Music is my religion

di Mars34
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vi presento Sophie. Capitolo [1] ***
Capitolo 2: *** La scelta di Sophie ***
Capitolo 3: *** Un incontro inaspettato ***
Capitolo 4: *** "Non ci andrai a quel concerto" ***
Capitolo 5: *** Fuga di mezzanotte. ***
Capitolo 6: *** Dov'è finito Matteo? ***
Capitolo 7: *** Buio pesto. ***
Capitolo 8: *** I paramore. ***
Capitolo 9: *** Ad un passo dal sogno ***
Capitolo 10: *** Heineken Jamin Festival. ***
Capitolo 11: *** La guerra. ***



Capitolo 1
*** Vi presento Sophie. Capitolo [1] ***


 

Music is my religion.

 

 

Ci sono sogni di tutta una vita, quei sogni da adolescente che non mollerai mai, che inseguiresti ad ogni costo perché ci credi sul serio.

Poi magari un giorno si avvereranno…

…Come è successo a me….

Mi chiamo Sophie, sono italianissima ma ho il cuore fottutamente americano, da sempre…

 

 Capitolo [1]

 

Sophie, un nome americano come se il suo destino fosse già prescritto.

Una ragazza apparentemente con tanti problemi, fottutamente timida e non amava la compagnia, o almeno così faceva vedere ai suoi compagni di scuola perché in realtà,Sophie,era tutt’altra persona.

Amava studiare le lingue straniere, amava il canto e la recitazione era una ragazza che non stava mai ferma, ma prima di tutto amava la musica, sì.

Per lei era tutto, non poteva vivere senza quel “frastuono” come lo definivano i suoi, che la isolava in un mondo tutto suo, dove i suoi sogni diventavano realtà.

Apparentemente questa sembra la classica storia di un’adolescente con mille problemi ed il solito sogno; incontrare il suo idolo. E invece, no. No, Sophie era una ragazza diversa da tutte le altre, il suo sogno non era conoscere il suo idolo, sbavarci addosso o pensare,come alcune sue compagne, di addirittura “sposarlo”.

Non aveva un idolo, amava le band. La band. La sua band preferita che era una delle più famose in quel piccolo borgo di provincia (la provincia di Verona) ma che amava solo per le note, i componimenti e non aveva mai e poi mai pensato di guardare anche il lato “sexy” del cantante, anche se a dire il vero quell’uomo lo era, aveva catturato il mondo con il suo sguardo glaciale.

Che tra l’altro la ragazza odiava, per il modo di mostrarsi alla gente, tipico di tutte le star.

Dunque, Sophie voleva diventare qualcuno, per esprimere le sue emozioni per esprimere tutto ciò che faceva parte di lei, perché solo attraverso la musica riusciva a farlo. Ma per un motivo o per un altro non aveva mai l’opportunità di farlo. Eppure era bravissima, aveva una voce dolce ma allo stesso tempo tagliente, sapeva suonare la chitarra e il pianoforte, ma nessuno mai si è accorto del talento della povera ragazza.

I suoi genitori, due 50 enni ma con la testa “ai tropici” come affermava lei, cioè si comportavano come se avessero la metà degli anni e questo le dava parecchio fastidio, ma doveva accettarlo e doveva anche accettare il fatto che non erano d’accordo su quello che voleva fare della sua vita perché pensavano non ce l’avrebbe mai fatta eppure non avevano mai sentito la sua voce, che riusciva a conquistare chiunque anche il suo gatto Spillo.

Ogni volta che Sophie aveva l’ispirazione per scrivere un nuovo testo, si chiudeva in camera in compagnia del suo gatto, che esastiato dalla voce della padrona rimaneva seduto sul letto a sentirla.

Forse era l’unico che credeva realmente in lei… O forse no… Chi lo sa.

Poi c’erano le amiche di Sophie, che erano quattro, le uniche,inseparabili che non le avrebbe mai barattate con niente e nessuno.

Caterina, Viola, Giulia e Beatrice.

Con una passione che ormai le aveva legate per la vita, la musica.

E quella band per cui andavano matte.

E anche loro con la fisse del cantante, povero Jared.

Ogni venerdì sera era d’obbligo il pigiama party a casa di Charlie, dove Sophie era sempre particolarmente ispirata e scriveva a manetta canzoni e canzoni.

Neanche un artista internazionale ci sarebbe riuscito, come riusciva a Sophie.

Però per quanto Caterina, Viola, Giulia e Beatrice fossero legate alla ragazza non consideravano la bravura di Sophie abbastanza, per percorrere la strada del successo.

E volete sapere cosa pensava, Sophie? Beh, non ci pensava. O semplicemente non le importava.

Infatti affermava “la mia musica è quello che sento dentro, ma di certo nessuno mai capirà ciò che qualcun altro ha nel cuore, è matematico!”

La prendeva con filosofia e tutti si soprendevano come mai non ci soffriva, e non aveva nessuna particolare attrazione per i ragazzi e non perché non le piacevano ma perché se lei non avesse prima “salito le scale di quel palco” non avrebbe mai pensato a nient’altro.

Sophie ci credeva, ci credeva troppo forse ma lei ne era sicura un giorno avrebbe scritto quella canzone che parlava della sua storia, e della sua passione.

La musica per lei era più di uno svago, era un po’ come una religione da seguire.

Magari un giorno chi non credeva in lei avrebbe ammirato la sua bravura su Mtv durante gli EMA.

Pensandoci rise, magari avrebbe battuto la band che dominava l’America e l’Italia.

 

Quella sera Sophie non aveva neanche metà dell’ispirazione di sempre e decise di accendere la tv, e ci trovò l’intervista al cantante della sua band preferita, se la seguì tutta e pensò che comunque per quanto potesse essere umano per lei sarebbe sempre rimasto il classico pallone gonfiato.

Nonostante tutto, seguì l’intervista compiaciuta della sua bravura, ebbene sì quel cantante aveva una voce che aveva catturato Sophie, l’aveva rapita, completamente.

Dopo l’intervista, spense la tv e decise di andare in cucina a salutare suo padre che era appena tornato da un importante riunione a Los Angeles, stettero tanto tempo a parlare, quando intervenne la madre di Sophie e fece una domanda che la ragazza mai e poi mai si sarebbe aspettata; “Ascolta Sophie, io e tuo padre vorremmo fare un discorso piuttosto serio con te.” “certo mamma, ditemi di che si tratta” esclamò S stupefatta “Ecco vedi, tra nemmeno un anno avrai diciotto anni.. “ “e vorremmo sapere cosa vorresti fare dopo il liceo” chiese seria la madre “Beh, voi la sapete, ne abbiamo già parlato ma probabilmente mi direste di no.” Disse rattristata la ragazza “Beh, Sophie, alla fine hai diciotto anni, e se questo è quello che vuoi… “ disse il padre “Ma Josh, non credi che potrebbe essere un errore per Sophie? Cioè ci sono tante cose da affrontare, non mi sembra il caso” Come al solito la signora Hamster aveva sempre un’aria iperprotettiva nei confronti della figlia, non voleva che soffrisse come tutti i genitori del resto. Ma Josh, suo padre intervenne “Charlotte, io penso che Sophie debba decidere da sola, le delusioni poi servono a crescere” ad un tratto Sophie si rese conto che coloro che per una vita intera le avevano sempre sconsigliato di intraprendere quel suo sogno così “folle” la stavano appoggiando “beh, sì Josh hai ragione. Allora Sophie… Che ne pensi se al termine del liceo andassi a stare da tua zia Vicky, così potresti visitare gli Stati Uniti e in più iscriverti a Brodway, che ne dici?” Sophie per un attimo pensò di sognarsi l’intera scena, ma non era così, i signori Hamster erano abbastanza seri, e poi, “cazzo la scuola di brodway… O anche Harvard.” Pensò Sophie. Era tanto indecisa quanto eccitata all’idea.

Ma Sophie accetterà la proposta dei genitori?

Chiese di pensarci tutta la notte, in fondo doveva valutare pur sempre se la sua scelta fosse realmente quella giusta.

 

 

 

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Capitolo 2
*** La scelta di Sophie ***


 

Capitolo [2]

 

Quella notte non riuscì a dormire.

 “Ed ora? Che cosa faccio?” Pensò Sophie con aria turbata “Non ne ho la più pallida idea! Harvard? Brodway? Ma posso anche rimanere qui, studiare e poi partire dopo l’università”

L’indecisione di Sophie era per un motivo ben preciso, non perché lei non era sicura di farcela ma perché non aveva intenzione di andare a vivere da sua zia e sua cugina.

Tra Alex e la ragazza non scorreva buon sangue da quando la zia era ancora in Italia, forse perché erano troppo diverse o semplicemente perché Alessandra non era una ragazza di cui fidarsi, al contrario della cugina, amava lo “sballo” e quando erano insieme puntualmente a finirci nei guai era sempre e solo, Sophie.

Ma questa volta se sarebbe partita, avrebbe voluto spiegare a sua zia Vittoria che non era il caso di uscire insieme alla cugina, semplicemente perché avevano un modo di pensare, uno stile di vita, del tutto diverso.

Ma poi, la signora sarebbe stata d’accordo?

 

Si fecero le cinque del mattino, Sophie riuscì ad appisolarsi, ma dopo neanche un’ora si sarebbe dovuta alzare per andare al campo insieme ai suoi nonni.

Amava passare il tempo con loro, perché si sentiva protetta e sapeva che poteva parlare di tutto, dalla musica ai suoi problemi scolastici.

La coppia di anziani era felice che la nipote preferisse passare il tempo con loro che magari uscire con le amiche, ma volevano anche che non si isolasse a causa della sua passione.

Paul Hamster, suo nonno, era di origini inglesi, trasferitosi in Italia nel secondo dopoguerra dove conobbe una fantastica donna italiana (ancora tale nonostante la sua età)  Giovanna Marzo, che poi sarebbe diventata sua moglie in breve tempo.

L’unica cosa che Sophie non sopportava era il fatto che sia il nonno che la nonna, la chiamavano con il suo nome di battesimo “Anna Grazia”  , ma questo per lei ovviamente era poco rilevante.

 

Si fecero le sei, la sveglia iniziò a suonare a volume molto alto come tutte le mattine, sulle note di “Search and Destroy” amava quella canzone.

Scese le scale a due, a due ed uscì correndo.

Sophie era una ragazza talmente attiva che doveva andare sempre di fretta.

Arrivò a casa dei nonni e poi insieme si diressero verso i campi.

“Allora Sophie, come mai sei così taciturna oggi?” disse il nonno preoccupato. “No, non è niente.” Rispose Esse “ Beh suvvia, qualcosa che ti turba c’è, ti conosciamo bene,Anna” incalzò la nonna “Beh ecco, non so se la mamma e papà ve ne hanno parlato della loro proposta, quando finirò il liceo”

“Sì ci hanno accennato qualcosa, beh qual è il problema? Non è quello che hai sempre voluto?” chiese il nonno “ Sìsì però sono indecisa, non so cosa fare. Poi andare dalla zia… Sapete che ho problemi a stare con Alex.”

“oh andiamo Anna, lo sai, non puoi perdere quest’occasione”

“vabbè ci penserò su” E tornò al lavoro.

 

Alle otto e trenta, come ogni mattina, Sophie ritornò a casa e salutò i suoi genitori che la aspettavano per fare la colazione all’americana, come desiderava lei.

Sia la madre che il padre si accorsero che la ragazza aveva un’aria strana.

“Mmmh buono questo tost, beh Sophie che hai deciso? Hahahah, tanto so già la tua risposta!” Disse felice il padre.

“Ecco, non partirò.”

“CHE COSA?!?!” Esclamarono stupefatti l’uomo e la donna, non si sarebbero mai aspettata una risposta simile e, forse era anche arrivato il momento di far ragionare la figlia e farle capire che non era quello che realmente voleva.

 

 

                                                    “No, non paritirò”

 

 

 

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Capitolo 3
*** Un incontro inaspettato ***


Capitolo [3]

 

Sophie sembrava così decisa da non sentire ragioni, andò in camera prese la cartella e chiese al padre di accompagnarla a scuola.

Quel giorno entrava a seconda ora, mancava la professoressa di filosofia.

“Sophie, lo sai cosa stai facendo vero?” disse il padre “Sì papà non ne parliamo più per favore.” La ragazza sembrava piuttosto seccata dalle domande del padre, forse proprio perché sapeva che questa volta stava facendo la cosa sbagliata e, ne stava soffrendo, tanto.

Il padre la lasciò sulle scale della scuola e questa volta però si raccomandò con la figlia, cosa che la stupì parecchio; “Ehi, se hai bisogno di qualcosa chiamami, ti risponderò. Ti voglio bene,Sophie.” Quelle parole dette dal padre, che non sentiva da quando aveva otto anni, le aprirono un varco nel cuore e sentì salire per la gola un nodo, era la tristezza, stava deludendo i suoi genitori e se ne stava rendendo conto solo in quel momento.

Cercò di non piangere, chi l’avrebbe vista si sarebbe chiesto cosa fosse successo, e lei odiava dare spiegazioni di qualsiasi tipo.

Ma fu più forte di lei, lungo le scale scoppiò in un pianto, fu come una liberazione, era da anni che voleva farlo, ma per dimostrare a tutti che era una ragazza forte tentava di tenersi tutto dentro. Ma si sa, siamo umani, gli sfoghi ci servono.

Arrivò in classe e Beatrice che era l’unica del gruppo a stare nello stesso corso di studi della ragazza, si preoccupò.

Ma non disse niente, sapeva che se l’avesse fatto, Sophie non le avrebbe detto comunque. Le scrisse sul banco solo una frase, anche perché il professor Tinelli, non tollerava che parlassero durante la lezione, era piuttosto fissato quell’uomo.

“Se vuoi parlarne, sai dove trovarmi. Ti voglio bene Esse”

Sophie lo lesse, tra le lacrime le scappò un sorriso e scrisse su un biglietto all’amica che dopo le lezioni, avrebbe voluto parlarne.

Bea, fu molto sorpresa dalla reazione dell’amica, così seguì la lezione in attesa dell’intervallo per cercare di capirci qualcosa.

 

Arrivò l’ora dell’intervallo e le ragazze uscirono nel giardino della scuola, Sophie aveva bisogno di prendere un po’ d’aria.

“allora, dimmi tutto.” Disse bea cercando di rassicurare l’amica fra le sue braccia

“finito il liceo mi hanno chiesto di partire per l’America, per frequentare o l’università o andare a Brodway. Non so te ne ho parlato. Non ricordo”

“ah sì, me lo dicesti, beh? Quando parti?”

“è proprio quello il problema non credo di farcela, a causa di Alex”

“Cosa? Ma è il tuo sogno,esse!!”

“Sì questo sì, sennò non starei così male, ma credimi non ce la faccio a stare con quella, l’ultima volta sai cos’è successo.”

“Devi superare! Non puoi permettere a quella vipera di rovinarti un futuro! E lo sai, è quello che vuole!!”

“hai ragione… ma non lo so…”

Prima che Sophie potesse continuare il discorso, arrivarono le altre, Giulia e Viola.

“Ragazzeee, ho una splendida nozitizia!!” Come suo solito, Giulia si metteva ad urlare quando aveva qualcosa di importante per il gruppo.

“Sentiamo” disse Sophie nascondendosi il viso, ancora pieno di lacrime.

“Avete presente, Marco?!”

“beh?” dissero in coro Bea e la ragazza

“Ecco ha i biglietti per il mega concertone a Londra!!”

“scusa ma… che concerto, di chi?!” chiese Bea preoccupata, perché i gusti di Giulia erano pessimi, apparte i 30 seconds to mars, ascoltava roba house. E questo demoralizzerebbe chiunque.

“Paramore!!”

“cosa? Tu ad un concerto dei paramore? Ma stai bene?” Sophie si stava chiedendo se la ragazza avesse fumato qualcosa.

“No è che sicuramente ci sarà Mattia, che ama la band. E così visto che Marco ha i biglietti, potremmo… dico potremmo… “accompagnare” Caterina! Che ne dite? Vi prego!”

“Beh, si potrebbe fare.” Disse sophie

“Sì pure io, credo di poter venire.” Incalzò Beatrice

“perfetto, vado a farmi dare i biglietti!!”

Viola rimase lì a fissare Esse.

“Ehi tutto okay?” chiese preoccupata anche lei,  Viola e Beatrice erano le uniche del gruppo ad accorgersi subito che c’era qualcosa che non andava.

“Sì Viò, tranquilla”

Finirono le lezioni, e si rincontrarono la sera tardi, dopo aver studiato.

Giulia, aveva quel maledetto vizio di organizzare ogni cosa, dalla partenza all’abbigliamento, ma subito le altre tre la fermarono.

Il concerto era la settimana prossima, e Sophie era di nuovo felice, sì felice perché desiderava tanto ascoltare dal vivo i Paramore.

Come biasimarla.

Passarono pochi giorni, e ci fu qualcosa che scombussolò un po’ la ragazza.

Almeno,così sembrava.

“Sophie, ciao! Potresti farmi un favore?”disse la preside”certo signora, mi dica”

“potresti portare questi libri in bibblioteca, da parte mia?”
“certo vado subito” era un carello strapieno di libri, ma per esse non fu un problema, fino a quando non si scontrò con un ragazzo che veniva dal senso opposto del corridoio.

*sbam* tutti i libri cadettero con un tonfo sentito dal secondo piano.

“ehi ciao, scusa colpa mia” “no,eh….” Sophie si bloccò per un attimo, si soffermò a guardare il viso del ragazzo.

Due volte più alto di lei, moro occhi verdi.

Beh, per la prima volta la nostra Sophie stava considerando l’idea che quel ragazzo potesse interessarle.

“ciao… Mi chiamo Matteo, Matteo Persico. Scusa non volevo” “no ehm, sì scusa non volevo neanche io, Sophie, Sophie Hamster”

“wow, non sapevo fossi un’americana!”

“Non sono americana, ho il nonno di origini inglesi e quindi… Sono per metà inglese e per metà italiana”

“ah wow, tu sei del?” “quarto.” “ah perfetto io del quinto.”

 “Lascia che ti accompagni”

“ehm okay.” Sophie, balbettava aveva il cuore a mille, per lei tutte queste “sensazioni” come le definiva, erano nuove. Ed era quasi entrata in panico.

Passarono tutto il tempo a chiaccherare, da quello che sembrava Matteo era proprio simpatico.

E ogni volta che le rivolgeva il suo sguardo addosso, arrossiva.

“Beh, ora devo tornare in classe, Tinelli mi metterà un rapporto!”

“Fico, beh quello non è normale”

“Eh, lo so. Però è pur sempre il mio proff.”

“Già, allora ci si vede.”

“Yes, Bye inglesina!”

Le scappò un sorriso, ma fece di tutto affinchè il ragazzo non la vedesse, era troppo timida ed orgogliosa.

 

Quella sera, le squillò il cellulare.

Non stava capendo chi fosse, dato che il suo cellulare era sempre “morto” si chiese se stesse sognando.

Però quella volta non era la sua immaginazione, c’era veramente un messaggio;

 

                “E’ stato un attimo, ma fantastico. Ciao mia piccola inglesina”

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Capitolo 4
*** "Non ci andrai a quel concerto" ***


Capitolo [4]

 

Beh, fu sorpresa, non tanto per il messaggio ma quanto per il fatto che comunque non sapeva come Matteo fosse riuscito ad avere il suo numero di telefono.

Ma non si fece molti problemi, rispose immediatamente e da lì passarono tutta la sera tra messaggi e chiamate.

La mattina dopo, Sophie decise di chiamare la nonna per dirle che non sarebbe andata al campo, era troppo stanca, aveva bisogno di dormire.

Ma la nonna, sapeva che forse stesse arrivando il momento di lasciar andare la nipote per la sua strada, la piccola Esse stava crescendo e nel bene o nel male, doveva essere così ma era felice che si staccasse un po’, magari avrebbe capito che la sua vita non era in un piccolo borgo di Verona, ma nella sua America.

Così, dopo la chiamata, la ragazza impostò la sveglia per le sette e trenta, era il primo giorno che aveva una voglia matta di tornare a scuola, e credo che abbiate capito anche perché.

 

Arrivata a scuola, trovò Matteo seduto sulle scale della scuola che la fissava con i suoi occhi verdi, al sole erano ancora più belli, e un sorriso, beh sensazionale che avrebbe catturato chiunque.

Ma Sophie, nonostante avesse il cuore a mille ogni volta che i suoi sguardi si incrociavano, cercava di mantenersi con i piedi ben piantati per terra.

Era molto intelligente e aveva capito che comunque, anche se Matteo fosse un bravo ragazzo, o almeno così sembrava,  non voleva dipendere da lui.

“Ciao, inglesina!” disse sorridendo il ragazzo.

“Salve.”

“Mamma mia, che freddezza, non cambi mai eh?”

“Direi di no”

“Mah, io sono convinto che in fondo un qualcosa nascerà nel tuo cuoricino”

“Sì, okay. Senti io vado a lezione ci vediamo dopo in giardino, va bene?”

“Certo, sempre se non ci vediamo prima”

Disse Matteo con un sorriso beffardo, chissà voleva intendere. Ma non si soffermò più di tanto, anche perché se avesse fatto tardi, il professore di chimica si sarebbe infuriato.

“Buongiorno.” Disse Sophie, aspettandosi una lamentela da parte dell’uomo.

“Ah, giusto in tempo, Hamster, vedi di aggiungere un banco a quello tuo e di Zanotti.”

“Okay, nuovi arrivati?”

“Un nuovo arrivato, sì”

“Persico,entra.”

Sophie si sentì la terra mancare da sotto i piedi, quel ragazzo per stare con lei si era addirittura fatto cambiare corso.

“Che ci fai qui?” chiese la ragazza infastidita.

“Sono qui, per te.”

“Oh,bene.”

 

 

Suonò la campanella, e neanche il tempo di finire la spiegazione, che il professore si ritrovò a parlare da solo, i ragazzi erano già in giardino.

“Bene, ora passeremo più tempo insieme. Non sei contenta?”

“Sei un coglione.”

“Lo prendo come un sì” Matteo aveva capito tutto di quella ragazza, la conosceva bene anche se l’aveva incontrata da meno di due giorni.

“Ora io mi avvicinerò a te, però se non vuoi, hai cinque minuti di tempo per prendermi a schiaffi. Okay?”

“Okay”

Sophie capì subito che il ragazzo volesse baciarla, ma non si oppose e si lasciò andare.

Nel frattempo giunsero le altre del gruppo, insieme ai ragazzi per i biglietti del concerto.

“Allora, innanzi tutto auguri per il nuovo fidanzamento, e poi questi sono i biglietti. Venite vero?”

Disse Giulia.

“beh, credo di sì”

“certo!non ti lascio andare sola in Inghilterra”

Sophie sorrise, per la prima volta il ragazzo si accorse di aver sciolto la ragazza.

Forse stava diventando più dolce.

Così si organizzarono per i biglietti ed il resto in meno di quarantott’ore dovevano trovarsi a Londra, nessuno dei ragazzi ci credeva. E poi, erano i paramore.

Tutti,tranne Giulia, sapevano chi fossero e tutte le loro canzoni.

Insomma,erano riotters.

Solo che Esse non aveva calcolato il fattore “genitori” così la sera stessa chiese una riunione per parlarne.

“Beh, non lo so, sei sicura? Poi questo ragazzo non lo conosciamo neanche”

“Pa, dai ti prego, c’è Giulia,Bea e le altre”

“Sophie, io non credo che tu debba andare.”

Intervenne la madre seccata dalla richiesta della figlia.

“Dai, mamma!”

“No, non voglio che tu ci vada e non ci andrai”

Arrabbiata dall’affermazione della donna, si chiuse in camera sbattendo la porta, tanto da far spaventare anche Spillo.

E chiamò l’amica.

“Ehi, Giulia”

“Ah, ciao esse, dimmi!”

“Non credo di poter venire.”

“Cazzo, perché?”

“Mia madre, non vuole”

“Oh che palle.”

“Già”

“Vabbè ne riparliamo domani dai, notte cara”

“Notte.”

 

Si stese sul letto e si addormentò accanto al gatto, ora Sophie era di nuovo depressa.

Non sarebbe andata al concerto e, mentre gli altri stavano urlando le canzoni degli artisti, lei sarebbe stata lì chiusa in camera a comporrre quelle “fottute” come diceva lei, canzoni.

 

 

                                                                                                                   Questa si chiamava, sfiga.

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Fuga di mezzanotte. ***


 

Capitolo [5]

 

“Allora, cos’è sta storia che non ti vuole mandare al concerto,tua mamma?” chiese Giulia

“E che ne so, forse perché è lontano”

“Ma scusami, ti mandano in America e non a Londra?!”

“Eh… è mia madre che è fatta così, lo sai”

“Aspettate ho un’idea geniale!” Intervenne Beatrice arrivata in quel momento.

“Cioè?”

“Che ne direste… di una fuga di mezzanotte, questa sera?” l’idea di Beatrice era del tutto assurda, ma Sophie ci voleva andare a quel concerto, ne aveva bisogno e poi voleva stare con Matteo, chi l’avrebbe mai detto che la ragazza avesse un lato romantico.

“Beh, non sarebbe una cattiva idea”

“Eh? Un tempo avresti detto di no!” Esclamò Giulia stupefatta.

“Si, però… sai i Paramore…”

“Seh, i Paramore o Matteo, eh?”

“Giulia ci vediamo dopo vah, è suonata, ciao!” Disse ridendo la ragazza.

 

Subito dopo la scuola, le quattro ragazze si riunirono a casa di Caterina per organizzarsi, era una follia quello che stavano facendo, ma a Sophie non importava nulla.

“Okay, biglietti?”

“Ci sono.”

“Macchina fotografica?”

“C’è”

“Cartellone?”

“Cate, non starai dicendo sul serio spero.”

“Hahahaha, no scherzavo”

“Perfetto, abbiamo tutto, i panini e il cibo vario lo compriamo lì okay?”

“okay” risposero in coro le altre tre.

“i soldi?”

“Portano tutto i ragazzi.” Rispose Sophie

“Perfetto, ehi ragazze mi raccomando, nessun passo falso!”

“No tranquilla, ci rivediamo a mezzanotte baby” Disse sorridendo Giulia

 

Sophie tornò a casa, cenò con i genitori e poi andò a sistemare le cose in camera.

Prese la sua chitarra e la mise al suo posto, sotto le coperte. Almeno finchè non sarebbe riuscita a prendere l’areo per Londra, la madre non doveva accorgersi della sua assenza.

Erano le 12 meno un quarto quando le amiche di Sophie insieme ai ragazzi, lanciarono dei sassolini alla sua finestra.

“Ehi… sei pronta?”

“Sì, ma come faccio a scendere?” chiese la ragazza preoccupata.

“Aspetta e vedrai” rispose Giulia

Dopo neanche cinque minuti le lanciarono una corda.

“E dove la lego?!”

“Oh andiamo trova un posto, tanto non è molto alto ce la fai anche a saltare,Sophie!!”

Effettivamente, nonostante la casa fosse a due piani, la finestra di Sophie era a bassa altezza.

Fortunatamente, dopo aver fatto il salto “mortale” come lo definiva lei, senza neanche un graffio si diressero verso la macchina di Marco, i ragazzi erano tutti maggiorenni e quindi non ci sarebbero stati problemi di nessun tipo.

Anche se tutto stava procedendo come previsto, Sophie era comunque in ansia, aveva paura di ricevere chiamate dai suoi, tanto che preferì spegnerlo e addormentarsi sulla spalla di Matteo, il quale la abbraccio e la fece sentire al sicuro tra il suo calore e il suo buon profumo che le piaceva tanto.

Arrivati all’aereoporto i ragazzi presero tutte le valige e si diressero verso il check- in

Pagarono un po’ di più di quello che sapevano, perché come sempre le valige di Viola erano ingombranti e pesantissime.

Pian piano l’ansia di Sophie stava svanendo, forse erano gli abbracci e i baci di Matteo a rassicurarla, alla fine era quasi maggiorenne e poi era solo un concerto non stava facendo niente di male.

“ehi, stai tranquilla okay?”

“ci provo.” Disse Sophie sorridendo, gli occhi di Matteo l’avevano catturata quasi quando gli occhi di Jared Leto.

 Finalmente i ragazzi salirono sull’areo, avevano calcolato tutto molto bene e con i risparmi di ognuno di loro riuscirono a viaggiare in prima classe, era tutto perfetto.

“Okay ragazzi ora facciamo una foto” disse Viola

“Dite LOOOONDRAAA” i ragazzi risero felici, anche Sophie, non si era mai sentita così bene.

Forse, quello che aveva sempre voluto prima della musica era proprio questo, una compagnia come quella.

“hahahaha, okay LOOONDRAAAA. Anzi… FUGA DI MEZZANOTTEEEE” disse Sophie.

Dopo le prime foto e le varie risate, finalmente Matteo e Sophie avevano un momento tutto per loro.

“Ehi, esse” Sophie si soprese, non l’aveva mai chiamata così ed era fottutamente serio, che aveva?

“Dimmi amore” anche lui fu sorpreso allo stesso modo, la ragazza si stava innamorando di lui.

“Ti amo.”

“Ti amo anch’io” Si diedero un bacio lungo ed appassionato e poi si addormentarono, erano pronti per il viaggio.

 

 

 

L’avventura stava iniziando.

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Capitolo 6
*** Dov'è finito Matteo? ***


Capitolo [6]

 

La mattina dopo la signora Hamster si alzò per andare a scusarsi con la figlia, forse aveva esagerato e la sua indecisione e di suo marito stavano facendo impazzire la ragazza. Dovevano prendere una posizione, appoggiarla oppure no.

Quando entrò in camera la donna, non aveva ancora notato che stesse parlando con una chitarra, ma quando accese la luce si rese conto che la figlia era andata a quel concerto. Corse furiosa ad avvisare il marito che ancora stava dormendo.

“Josh!! Sophie non c’è!” disse urlando la donna

“Eh? Dov’è?” il padre ancora assonato, non stava mettendo a fuoco quello che gli stesse dicendo sua moglie.

“E’ andata a Londra! E noi non ce ne siamo accorti!” la donna urlava sempre di più.

“Ascolta Charlotte, calmati…”

“No, ora la chiamo e la faccio ritornare!!”

“Charlotte…”

“Non ci credo, l’ha fatto sul serio…”

“Charlotte…”

“Ora mi sente…”

“CHARLOTTE” l’uomo incominciava ad infastidirsi

“Che c’è?”

“Non credi che ora tu stia esagerando? Insomma dai, eravamo disposti a mandarla in America da tua sorella e a Londra no?”

“Ma Josh…”

“Charlotte, capisco che tu abbi paura di perderla ma così ci stiamo rendendo ridicoli entrambi, cioè dai… Ci avrà preso per pazzi come minimo, cambiare ogni secondo idea, non ha senso! E LO SAI!” Il signor Hamster aveva sempre appoggiato le idee della moglie nonostante fosse sempre insicura, ma questa volta voleva prendere una posizione, doveva.

“E cosa dobbiamo fare?” chiese Charlotte preoccupata

“Chiamala, dille che sai che è andata e che non sei più contraria, questo nostro comportamento,mi snerva. Per cui, lasciala libera di fare quello che vuole e non ne parliamo più, ora continuo a dormire se non ti dispiace.” L’uomo spense la luce e continuò a dormire, l’unico ad avere le idee chiare era proprio lui, forse Sophie aveva preso dalla madre.

Prima pensava una cosa e poi ne faceva un’altra.

 

Nel frattempo i ragazzi erano arrivati a Londra, andorono a fare colazione e Sophie decise di riaccendere il telefonino, era nel panico totale, infatti subito ricevette la chiamata della madre, non sapeva cosa fare.

Rispose, tremante, ma rispose.

 

“Mam… Mamma.” L’ansia cresceva

“Sophie…”

“Ascolta, lo so che ho sbagliato, però io a quel concerto ci voglio andare e…” la ragazza quando era tesa iniziava a parlare senza fermarsi.

“Ascolta, non voglio farti la predica, come mi ha consigliato tuo padre, ora è il momento di prendere una posizione e di mantenerla, non posso prima dirti di andare in America, essere dispiaciuta e poi non mandarti a Londra, per cui…

Questa sarà la mia decisione finale, vai ovunque tu voglia… Ti chiedo solo di farmi sapere se stai bene o meno. Ti vogliamo bene.”

La ragazza non sapeva che dire, effettivamente all’inizio tutti quanti avevano capito che Sophie aveva dei genitori che non sapevano cosa volessero fare, ma non era il momento di soffermarsi su queste cose.

Era così felice che si mise a piangere. Tutto era come voleva, ma fece troppo presto a cantar vittoria.

“Grazie mamma, grazie! Salutami papà, vi voglio bene!”

 

Dopo la conversazione con la madre i ragazzi passarono due ore a visitare la città, quel poco che potettero vedere, perché comunque dovevano dirigersi al The O2 Arena, e dovevano fare anche in fretta per prendere i posti migliori.

Viola, continuava a scattare foto, Caterina e Marco, beh vi lascio immaginare.

Giulia e Mattia cercavano di socializzare, mentre Bea e sua cugina facevano le turiste.

Sophie?

Sophie si godeva i suoi momenti con Matteo.

I suoi ultimi momenti potrei aggiungere.

Arrivarono all’Arena intorno le undici, perdettero un sacco di tempo ad orientarsi con la cartina, data in mano a Caterina che non ci capiva quasi niente.

 

“Oh, finalmente siamo arrivati” disse realizzato Mattia

“Eh, dai entriamo, non sto più nella pelle” rispose Giulia

“WHOA!” intervenne Viola.

 

Dopo aver fatto visionare i biglietti dalla security finalmente entrarono, era immenso il palco.

I riflettori che andavano da una parte all’altra, stavano provando probabilmente.

La folla, i parawhores urlavano anche quando lo staff sistemava gli strumenti della band.

Ed erano solo le undici.

Si piazzarono più avanti possibile, furono fortunati perché riuscirono a scavalcare le transenne per avvicinarsi al palco senza che la security iniziasse a lamentarsi.

 

Mancavano ormai pochi minuti all’inizio del concerto, infatti improvvisamente tutte le luci si spensero, i paramore erano già entrati, stavano per iniziare.

L’ansia, l’adrenalina che i ragazzi stavano provando era indescrivibile.

La folla urlava, eh sì, il concerto stava iniziando.

Ad un tratto Sophie si girò e non trovò più al suo fianco Matteo.

“Ehi, ma Matteo dov’è?” chiese a Giulia preoccupata

“Non ne ho idea, dai tornerà sicuramente, non ti lascerà mica da sola.” Rispose Giulia.

A quel punto Beatrice e sua cugina si avvicinarono, Sophie si accorse come se l’amica volesse dirle qualcosa, ma la ragazza non disse nulla, non voleva farla star male, gliel’avrebbe detto dopo il concerto.

“Sophie, ora godiamoci i paramore!!” disse Bea fingendo un sorriso

“Ah,questo è poco ma sicuro” rispose Sophie ridendo.

 

Chissà Matteo che fine aveva fatto.

 

 

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Capitolo 7
*** Buio pesto. ***


Capitolo [7]

 

 

Il concerto fu uno spasso, Sophie non aveva mai urlato così tanto in vita sua, si erano divertiti,fu un’esperienza memorabile.

Finito il concerto, Sophie decise di cercare il ragazzo per tutto il tempo ma non c’era traccia del ragazzo, si preoccupò e ritornò dagli amici che erano seduti ad un bar a prendere fiato.

“Ehi Sophie che hai?” chiese Mattia

“Matteo! È sparito!” rispose ansimando, con le mani fra i capelli.

“Vado in bagno torno subito” disse lei dopo un po’.

Bea non fece in tempo a bloccarla che entrò e le cadette la borsa dalle spalle.

Era Matteo, con un’altra ragazza, avvinghiati vicino la porta del bagno.

Non sapeva più né cosa fare né cosa dire, si era resa conto da sola che un ragazzo non ti può amare dopo due giorni che ci stai insieme e che aveva sbagliato tutto fin dal primo momento, si sentiva offesa, umiliata ed era diventata agli occhi degli altri una bambina.

Ma nonostante tutto, si fece coraggio e andò dal ragazzo per affrontarlo.

“Ma che cazzo stai facendo! Ma ti rendi conto?! Mi fai schifo! Fai schifo!” l’urlo di Sophie venne sentito anche dagli altri, il bar era posto più avanti rispetto ai bagni pubblici.

Sentendo l’urlo dell’amica, tutti si precipitarono a vedere cosa stesse succedendo.

“Sophie!” dissero i ragazzi

“Sophie un cazzo, toglietevi di torno” Sophie era più delusa che arrabbiata,se ne andò.

“Sei un figlio di puttana” esclamò Marco.

Andarono dalla ragazza che si sedette su quella panchina dove stavano prima, e cercarono di consolarla, ma Sophie era irascibile.

“Lasciatemi, lasciatemi. Andatevene.”

“Ma Sophie non ti possiamo lasciare qui!” disse Beatrice

“Bea, tu lo sapevi E NON MI HAI DETTO NIENTE!!!” Sophie era fuori di sé.

“Ma…Ho cercato… Non volevo rovinarti la serata”

“Ma niente. La nostra strada finisce qui. E’ stato bello finchè è durato. A mai più”

 

Dopo la litigata con il gruppo, Sophie era del tutto sola non aveva una destinazione ed era in una città che non conosceva e per di più senza un soldo.

Decise di rientrare all’arena.

Si sedette sul palco ancora montato, se l’avessero vista probabilmente l’avrebbero cacciata via, ma a lei non importava.

Fu in quel momento che di nuovo sentì salire quel nodo alla gola, non ce la fece a trattenerlo, pianse.

Forse aveva bisogno di rimanere un po’ da sola e poi avrebbe richiamato i ragazzi, o forse non ce ne sarebbe stato bisogno.

Quell’anno per lei fu un completo disastro, però non poteva di certo fermarsi, era dotata di caparbietà e tenacia, Sophie non era una che mollava e tantomento una a cui piaceva chiedere aiuto, anche se si trattasse dei suoi migliori amici, voleva superare sempre tutto da sé.

Nel frattempo mentre continuava a piangere, un’ombra sopra di lei la fece spaventare, anzi erano quattro o cinque.

Cercò di asciugarsi gli occhi e di alzarsi, ma uno di loro la fermò.

“No, stai tranquilla.”

“Io non volevo… scusatemi me ne vado.”

“Nono, puoi tranquillamente stare” disse la sagoma nel buio, di certo quella o quelle persone un volto dovevano averlo ma allo stesso tempo aveva paura, o forse semplicemente stava diventando pazza.

 

“Scusate è buio pesto qui, ma chi siete? O chi sei?”

 

 

 

 



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Capitolo 8
*** I paramore. ***


Capitolo [8]

 

“Chi siamo?” disse una voce da ragazza, era come se l’avesse già sentita. Ma non riusciva a capire bene.

“Siamo i Paramore!!” Aggiunse una voce maschile, era quella di Josh Farro. Uno dei chitarristi.

“Eh?” Sophie non riusciva a crederci.

“Marcus, le luci per favore!!” Questo era Zac Farro.

Un uomo dello staff accese i riflettori ed erano proprio loro. Tutti e cinque inseparabili, Hayley Williams, Josh Farro, Zac Farro, Jeremy Davis e Taylor York.

“Che ci fate qui? Non dovreste essere nell’hotel?” chiese incuriosita Sophie

“In un certo senso sì, ma poi la geniaccia che vedi qui davanti si è dimenticata la giacca e ci ha fatto tornare tutti e quattro perché sola non voleva venirci” Rispose Zac guardando male la Williams.

“Ehi, lo sai che mi sento male al buio” rispose la ragazza

“Mah…” Intervenne Josh.

“Scusate, ma non starò sognando spero?!” disse Sophie, effettivamente chiunque vedendosi i paramore davanti  essendo anche con il viso pieno di lacrime, beh non era per niente normale.

“No, cara, non stai sognando” disse Taylor con un sorriso a trentadue denti, notò che anche quella sera il ragazzo non aveva tolto il suo mitico berretto rosso, forse era il suo portafortuna,pensò.

“Beh ora passiamo ai fatti, signorina cosa sono quelle lacrime?” Jeremy si piegò ai piedi della ragazza e col pugno chiuso della mano destra tentò di asciugarle il viso.

“Eh… succede” rispose la ragazza improvvisando un sorriso.

“Allora fammi indovinare, un ragazzo tanto stupido ha fatto rovinare questo bel faccino?” continuò Jeremy.

“Sì…” Sophie non credeva a se stessa, si stava confidando con qualcuno e quel qualcuno era pure un componente dei paramore!!

Nel frattempo Hay e Josh si allontanarono per cercare la giacca della cantante e tornarono poco dopo.

“Allora, Jeremy ti fa da psicologo eh?” disse la vocalist scherzando

“A quanto pare…” rispose Sophie.

“Ma scusa, sei sola?” chiese Taylor

“Si, sono rimasta senza un soldo, non ho un posto dove andare e non so come fare, è una lunga storia…” disse la ragazza

“Uhmmm… Zac!!” urlò Tay al batterista che era poco più lontano da loro.

“Dimmi”

“E se facessimo venire la ragazza con noi?” chiese Tay

“Beh.. non mi sembra una cattiva idea, poi sembra brava… Abbiamo solo un problema…” disse Zac

“Quale?” chiese Jeremy

“Dove dorme? In quale stanza?”

“Beh può dormire nella mia!” disse Hay sorridendo.

“Oddio, grazie ragazzi non so cosa dirvi… Grazie” rispose Sophie

“Ma non dire nulla!” disse la Williams.

Era incredibile quanto fossero gentili i Paramore.

“Il tuo nome è?” chiese Josh

“Sophie”

“Uhm Sophie… Mi piace!!” Rispose Josh dandole una pacca sulla spalla

“hahahah, sono contenta!” Finalmente la ragazza rideva con sincerità.

“Bene dirigiamoci verso l’hotel, la felpa tienila tu, io prenderò quella di Josh, morirà lui di freddo per noi!!” Disse Hayley porgendole la sua felpa, aveva un profumo indescrivibile.

“Grazie” rispose.

“Ehi scusatemi, non ho capito la storia della mia felpa” disse Josh

“Taci e dammi la felpa!” disse Hay spingendolo

“Nah, va bene tieni”

 

Così durante il tragitto Sophie raccontò la terribile esperienza che ebbe e un po’ della sua vita.

Raccontò della sua passione e subito i ragazzi pensarono che il giorno dopo l’avrebbero fatta provare con qualche loro testo.

Per Sophie stava iniziando una  nuova era anche se ancora non lo sapeva.

Quella giornata fu una delle più brutte in vita sua, ma fortunatamente finì bene…

…C’erano i paramore accanto a lei, e il giorno dopo avrebbe chiamato felice la madre per raccontarle l’avventura e avrebbe anche dovuto spiegarle che non era ancora arrivata in Italia e, che per il momento probabilmente non ci sarebbe tornata.

I paramore avevano già pensato a dei progetti però prima dovevano vedere come se la cavava con i falsetti e le varie tonalità di voce.

Arrivarono all’hotel e i ragazzi andarono nelle loro stanze, rimanettero solo lei e la Williams, quando aprì la porta si trovò davanti ad una vera e propria suite, più che una stanza sembrava una casa intera, però d’altronde era una star per cui c’era da aspettarselo.

 “Perfetto io posso stare qui sul divano.” Disse Sophie.

“Ma stai scherzando spero, il letto è abbastanza grande per tre persone grasse e tu vuoi dormire sul divano? Io e te abbiamo abbastanza spazio!” rispose Hayley

“Si ma non vorrei dar fastidio” disse Sophie

“Ma smettila!” disse sorridendo la ragazza

Così alla fine non si fece supplicare e si addormentò accanto ad un suo mito.

Beh cosa poteva chiedere di più.

 

Il giorno dopo si alzarono tutti quanti e andarono a fare colazione, Sophie era considerata come una di loro e la cosa più stupefacente era che la conoscevano da meno di ventiquattr’ore.

Subito dopo i ragazzi la portarono in sala prove, dove di solito si riunivano per incidere nuovi testi.

E finalmente, Sophie ebbe i giusti complimenti, la sua voce incantò anche Hayley Williams, così decisero loro stessi di proporla al loro produttore.

Insomma stava per diventare una star, così, per caso.

Ora doveva informare i genitori che era con i paramore, ma doveva farlo nel modo più naturale possibile.

Di certo dopo il fatto della madre che aveva parlato con una chitarra e l’aveva fatta infuriare non poteva dirle da uno stato all’altro “mamma ho incontrato i paramore”

Doveva trovare un modo e forse era del tutto impossibile e doveva di nuovo abbandonare il suo sogno.

 

 

 

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Capitolo 9
*** Ad un passo dal sogno ***


Capitolo [9]

 

“Si però mi sa che dovremmo rinunciare al contratto” disse rattristata Sophie.

“Perché?” chiesero i ragazzi

“Mia madre… cosa le dico? Di certo non posso presentarmi con i Paramore a casa mia!” rispose ridendo Sophie.

“E qual è il problema? Veniamo e ne parliamo” continuò Zac.

I ragazzi erano seri alla proposta, volevano davvero che Sophie diventasse qualcuno, era un talento innato, non potevano permettersi di perderla, sapevano cosa provava Sophie, perché anche loro ci sono passati.

Per Hayley Williams era una sfida personale, credeva in lei più di tutti quanti gli altri. Non era cosa da poco.

Nel frattempo Sophie chiamò la madre, doveva darle questa notizia, parlarono per oltre un’ora e poi si decise che il giorno dopo, i paramore sarebbero andati a Verona per parlare con i signori Hamster . In quel momento ringraziò di essere nata per metà inglese, non aveva problemi a parlare con i ragazzi e questo era un vantaggio anche per i genitori, era tutto molto semplice, lei tendeva a farlo diventare complicato per la sua insicurezza.

 

Così arrivati a Verona andarono subito a casa di Sophie, la famglia era al completo, persino i nonni della ragazza furono felici di ospitarli.

I paramore, avevano convinto l’uomo e la donna e decisero di farle firmare quel contratto, in meno di una settimana Sophie sarebbe ripartita in tour con i ragazzi, incredibile.

Il giorno dopo, la ragazza andò a parlare con la preside, lasciava la scuola. Finalmente il suo sogno si stava realizzando.

Ma al fine dell’incontro con la preside ebbe un incontro spiacevole.

“Che ci fate qui?” chiese Sophie.

Erano Beatrice e Giulia, avevano ricevuto la notizia da voci del corridoio.

“Abbiamo sentito in giro che parti…” risposero le due amiche

“Ah si? Bene, arrivederci.”

“Aspetta, Sophie.”

“Che cosa volete ancora?”

“Buona fortuna”

“Grazie.”

Nonostante quanto fosse accaduto, le volevano ancora bene e lei anche. Solo che il suo orgoglio era più forte di ogni altra cosa.

Uscì più velocemente possibile dalla scuola, non voleva incontrare nessun altro.

Aveva deciso di chiudere col passato, anche se non era un granchè ora doveva pensare a cambiare a comporre testi.

Tornò a casa e incominciò ad organizzarsi gli strumenti da portare in tour, ormai era totalmente presa, non voleva pensare a nient’altro.

Sembrava che tutto stesse procedendo come Sophie desiderava, ma ancora ne doveva vedere delle belle.

Da questo momento, la sua strada sì sarebbe cambiata ma sarebbe diventata ancora più difficilie, le sofferenze sarebbero state tante e che non era facile lo sapeva anche lei.

 

Ma non fino a quel punto…

 

 

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Capitolo 10
*** Heineken Jamin Festival. ***


Capitolo [10]

 

Passarono tre anni e  Sophie stava vivendo finalmente il suo sogno, incideva dischi, si faceva aiutare nei testi anche da grandi artisti, insomma stava diventando  tutto un successo.

Era finalmente felice della sua vita, non poteva chiedere di meglio.

Solo che alla  vigilia del suo primo tour iniziato come solista in America, non aveva tenuto conto di un inconveniente, ovvero di sua cugina Alessandra.

Starete sicuramente pensando cosa centrava la cugina in tutto questo, ebbene sì. Alex non sapeva come fare per mettere nei guai la cugina, forse per invidia o solo per divertimento.

Prima che sapesse del successo di Sophie, la ragazza aveva avuto anche lei la fortuna di entrare nel mondo dello spettacolo due o tre volte, grazie a dei concorsi con la sua scuola che era una delle più prestigiose d’America, ed era riuscita ad ottenere un posto come presentatrice del Jamin festival a Los Angeles, , entrambi erano delle ragazze in carriera, solo che quest’ultima non era allo stesse livello di bravura della cugina.

Insomma, Alessandra puntava principalmente a rovinare la vita a Sophie.

E stava quasi per riuscirci.

Un mese prima l’organizzazione del tour, Sophie ricevette l’invito al Jamin Festival e di certo non volette rifiutare, non lo faceva mai quando si trattava di esibizioni, così decise di posticipare le date del tour per esibirsi anche lì.

 Decise di informarsi anche su chi ci partecipava oltre a lei e chi lo presentava.

“Uhm, allora io potrei posticipare le date del tour, anche perché mi piacerebbe molto andarci, non ci sono problemi a rimandare le date vero?” chiese a Sophie al suo manager.

“Ma assolutamente no, almeno credo, anche perché il Jamin festival è di una certa importanza, ho saputo anche chi ci sarà!” disse con entusiasmo l’uomo

“Ah si? E dimmi che stai aspettando!” disse ridendo la ragazza

“Dunque,  credo i 30 seconds to mars, Hayley e gli altri hanno detto che probabilmente ci saranno ma tu lo sai già, i Linkin Park, Avril Lavigne ed altri che ora non ricordo”

“Ma è perfetto! Si comunque Hay ci sarà di sicuro me lo disse ieri..” Sophie e i paramore ormai erano diventati grandi amici, praticamente era una del gruppo, ma questo lo sapevate già in precedenza.

“Bene, ora chiamo e ti faccio sapere i giorni” disse il Manager

“Ehi Mike, e chi lo sta presentando?” chiese Sophie

“Ma è un concerto non ci sono presentatori Sophie”

“Si ma ho letto che da quest’anno, per le interviste sicuramente qualcuno ci sarà”

“Ah sì è vero scusami, aspetta fammi ricordare, è una nuova,non molto conosciuta”

“Ah, Alessandra credo…” continuò Mike

“Alessandra…?” rispose Sophie

“Alessandra Battaglia, è italiana ma vive da molto tempo in America!!” disse Mike

“Bene, si chiama come mia cugina spero proprio che non sia simpatica quanto lei” Sophie non aveva minimamente pensato che quella persona e sua cugina fossero la stessa persona, anche perché non era a conoscenza della vita della ragazza e né tanto meno si preoccupava.

“Ma sta tranquilla, ci vediamo dopo, okay?”

“Okay”

 

Mike andò via da casa di Sophie, la ragazza ormai stabilitasi a Los Angeles, viveva da sola e aveva anche riallacciato i contatti con il suo vecchio gruppo di amici dopo tante discussioni, ma aveva capito che comunque Matteo per lei era acqua passata.

Ogni fine settimana o stagione estiva, i ragazzi si trasferivano dall’amica che aveva una casa immensa e poteva ospitare quindici persone, beh come avrebbe detto lei “Tipico da star”.

Infatti dopo pochi giorni, i ragazzi arrivarono e Sophie raccontò loro che aveva deciso di posticipare il tour per quel festival, dovevano anche saperlo perché poi i ragazzi l’avrebbero seguita anche lì.

Erano inseparabili ormai, e lei ne era felice, non avrebbe mai più permesso a niente e a nessuno di rovinare quell’amicizia che era durata anni.

“Dunque, deciderò di posticipare le date del tour… “ disse Sophie

“Oh perfetto! Ci daranno i pass per entrare dietro le quinte del festival?” chiese Mattia

“Penso di si, però mi raccomando tenete le ragazze lontano da Jared, Tomo e Shannon, ve ne prego.” Disse Sophie

“Certamente” Intervenne Marco

“Che palla che sei però, Sophie!” disse Giulia

“Giulia, io non devo fare brutta figuara per le fan di Jared -.-“

Rispose la ragazza infastidita.

 

Arrivò il giorno dell’esibizione, e Sophie si diresse nel camerino, ma in quello sbagliato…

-Aprì la porta violentemente, credendo giustamente che non ci fosse nessuno-

“Evviva la delicatezza” disse il ragazzo

“Oddio scusa non volevo, pensavo fosse il mio” rispose Sophie imbarazzata

“Non preoccuparti, piacere Shannon” Sì era proprio lui, Shannon Leto, e Sophie non sapeva come comportarsi, ancora non riusciva e forse non ci sarebbe mai riuscita ad entrare nella mentalità delle star.

“Hai intenzione di rimanere zitta tutto il tempo?” Chiese Shannon sorridendo.

“No ehm, veramente dovrei trovare il mio camerino. “ disse Sophie, doveva ammettere che il ragazzo dal vivo era ancora più carino e sicuramente più simpatico del fratello minore,d’altra parte a lei stava antipatico Jared, nonostante in fondo sapeva anche lei che non era realmente così.

“Ah va bene, guarda là in fondo ce n’è uno che dovrebbe essere libero, potresti prenderlo tu. Sei una di noi alla fine, per cui siamo noi a scegliercelo il camerino”

disse ridendo il ragazzo

“Fico, vabbè vado…Grazie mille” rispose sorridendo lei.

“Ah… Sophie, la solista giusto?” chiese tenendola per il braccio

“Sì sono io”

“Complimenti, hai una voce fantastica.” Disse Shan

“Grazie! Ora vado però, a presto”

“Bye”

 

Alla fine Sophie riuscì a trovare il camerino giusto, si sentiva sempre più ridicola e non sapeva spiegarsi il perché alla fine, come aveva detto Shannon, era una di loro ormai.

Si sedette sulla sua poltrona cercò di chiudere gli occhi un momento per rilassarsi con l’ipod nelle orecchie, lo faceva sempre prima di un concerto per scaricare l’ansia da palcoscenico.

Ad un tratto, la porta si aprì,Sophie aveva dimenticato di girare la chiave per chiuderla, non sentì neanche la sua voce, prima che costui o costei le togliesse le cuffie dalle orecchie…

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** La guerra. ***


 

 

Capitolo [11]

 

Sophie si alzò di scatto e aprì gli occhi.

“Ma bene, abbiamo una nuova artista”

“A quanto pare” rispose Sophie all’uomo molto infastidita.

Quell’uomo era Jared Leto, colui che stava ascoltando, che amava e odiava allo stesso tempo.

“Buona fortuna” disse l’uomo sorridendo, il suo sorriso era qualcosa di magnifico, ma Sophie faceva finta di niente, lo sguardo della ragazza era del tutto gelido.

“Grazie.” Rispose freddamente

“Beh, ti lascio alla tua musica,sono curioso di sentire la tua voce dal vivo.” Rispose Jared, e si rivolse verso la porta…

Sophie non riusciva ancora a capire, Jared Leto aveva ascoltato la sua musica e forse era anche un appassionato, ma non volette illudersi.

“Va bene, a dopo” rispose la ragazza, era pietrificata.

All’inzio Sophie, pensò che fosse la cugina, ma di certo non poteva essere così, la cugina non aveva un minimo di esperienza per fare la presentatrice.

Cercò di distogliere il pensiero da Jared, ma fu più forte di lei, sentii delle fitte allo stomaco, non sapeva neanche lei cosa le stesse succedendo.

Eppure affermava che lo ammirava solo perché aveva una voce straordinaria ed era un grande artista, anche se quando pensava ai suoi occhi, c’era molto di più.

Ma si sentiva una bambina, perché sapeva anche che sarebbe stato solo un sogno di una quindicenne e dato che lei non lo era più doveva pensare a ben altro.

Andò a cercare dei vestiti nella da mettere durante l’esibizione, spesso ci metteva ore, altre volte ci metteva tanto solo perché non aveva nulla da fare, nel frattempo sentì di bussare nuovamente alla porta.

Questa volta non poteva essere Jared, né Hayley, e l’ansia cresceva, ma andò ad aprire senza esitazione.

Aprì la porta e si trovò di fronte, Matteo, il ragazzo che l’aveva mollata al concerto e che probabilmente se non fosse stato così non avrebbe mai conosciuto i paramore e non sarebbe mai diventata quello che era.

“Ciao Sophie” disse il ragazzo con aria triste

“Che ci fai qui?” rispose Sophie

“Ho bisogno di parlarti… Di me… Di te… Di noi…”

“Hahahahaha, non c’è mai stato un “noi” Matteo.”

“Andiamo, io quando ti ho detto che ti amavo lo pensavo sul serio”

“Sì certo, dopo due giorni che eravamo insieme, e ti ho ritrovato tra le braccia della prima troia il giorno dopo… Andiamo Mattè, non ho voglia di giocare”

“Sì hai ragione ho sbagliato, ma voglio rimediare!”

“Non ho tempo per queste cazzate” Disse Sophie chiudendogli la porta in faccia.

Ora anche Matteo, si aggiungeva al suo stress pre-concerto, non voleva davvero parlarci, perché si sentiva stupida, si era anche lì comportata come una bambina e non se lo perdonava.

Ma Matteo non voleva mollarla, forse questa volta ci teneva veramente e riaprì la porta.

“Dammi una possibilità” disse il ragazzo

“Vattene devo prepararmi, ne riparleremo dopo” rispose Sophie.

Così Matteo accettò e la aspettò fuori dietro le quinte alla fine del concerto.

Ma c’era ancora qualcosa che a Sophie non quadrava, sapeva che non erano finiti i colpi di scena, e che c’era ancora qualcosa che doveva sapere.

Erano le sette del pomeriggio, Sophie uscì dalla stanza per vedere come procedevano le prove degli altri artisti e inziare a fare gli esercizi vocali come ogni cantante che si rispetti.

C’erano i sum 41 che provavano le chitarre, i My chemical romance, Avril Lavigne e anche i paramore che stavano provando.

Appena si avvicinò per salutare i ragazzi, vide Josh Farro che le sorrideva e le veniva incontro e dietro di lui anche gli altri, Josh era sempre molto socievole, particolarmente con Sophie, avevano legato parecchio negli ultimi tempi.

“Ehyyy, tutto ok? Tesa?” chiese Josh con un sorriso a trentadue denti

“Ma no, solo un po’ preoccupata” rispose Sophie

“Ma dai, sarà un successo!”

“Certo Josh, lo spero” Sorrise Sophie

“Dai vai a fare gli esercizi, di là c’è Hayley”

“Okay, ciao ragazzi” disse accennando un saluto anche agli altri.

Si diresse verso la Williams, si salutarono e subito iniziò gli esercizi insieme al suo assistente, non riusciva a concentrarsi del tutto ma fece del suo meglio.

Come pensava Sophie, le sorprese non finivano là.

La presentatrice che girava a salutare tutti gli artisti, se la ritrovò di fronte e la prima reazione di entrambe non fu una delle migliori.

“Oh, ma che gioia, ora al festival anche i fenomeni da baraccone” disse Alessandra la cugina di Sophie, nonché presentatrice.

“Io non sapevo che ora le sfigate facessero le presentatrici.”

“Divertente, sappi che ti renderò la permanenza un inferno”

“Non avevo dubbi su questo, togliti dai piedi o potrei farti perdere il posto senza esitazioni, tesoro” rispose Sophie

“Ora ho ben altro da fare che stare a sentire le tue idiozie, baci baci” Alessandra si comportava sempre come se fosse la protagonista di Gossip Girl, aveva quell’aria scostante ed era costantemente su di un piedistallo d’argento ma Sophie questa volta aveva intenzione di mettersi in competizione con la cugina, aveva smesso di essere quella del “lasciar perdere”.

 

Passarono due ore, le luci si spensero e si accessero solo i riflettori, il concerto stava per iniziare.

Sophie inizia a tranquillizzarsi, sentiva la pressione salire e dopo l’esibizione dei 30 seconds to mars sarebbe toccato a lei, si chiedeva se ce l’avesse fatta a cantare davanti a miliardi di persone.

 

 

                                                                  …

 

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