La Mano Sinistra di Dio di kannuki (/viewuser.php?uid=1781)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Mano del Diavolo ***
Capitolo 2: *** La Mano Sinistra di Dio ***
Capitolo 3: *** Il Preferito di Dio ***
Capitolo 4: *** Adrien, l'Esorcista ***
Capitolo 5: *** Lilith, la Prima Moglie ***
Capitolo 6: *** La Vergine Maria... oppure no? ***
Capitolo 7: *** Lontano dalla Luce ***
Capitolo 8: *** Sensazione di Perdita ***
Capitolo 9: *** Il Salvacondotto e il Tradimento ***
Capitolo 10: *** La Tentazione di Amitiele ***
Capitolo 11: *** Il Libero Arbitrio ***
Capitolo 1 *** La Mano del Diavolo ***
Amitiele
aveva poche certezze nella vita. Una di questa, la teneva saldamente
stretta fra le dita della mano sinistra. La canna della Remington
Ultra-Tech 870 carezzò dolcemente la sua gamba sinistra,
scivolando subito dopo sul cemento divelto del muro crollato anni
prima della sua venuta. Amitiele guardò nel mirino e inquadrò
il Caduto e il suo servo di 'scena', come lo chiamava lei. Scostò
gli occhialini sulla testa e strinse gli occhi di un azzurro
stupefacente.
Amitiele
era un Arcangelo. Uno di quello con le palle, mica bruscolini.
Amitiele
era mancina e questo la faceva sogghignare. La mano del Diavolo.
Amitiele
pensava che il rock and roll non fosse un'invenzione del
Demonio. Steve Tyler lo era.
Amitiele
aveva deciso che il pollo alla Diavola era il suo piatto preferito.
Quel condimento era demoniaco.
Tirò
un sospiro divertito e seguì il Caduto con la sua vista
perfetta. Peccato fosse fotofobica. E quello sì che faceva
ridere, pensò premendo il grilletto e ricaricando in
fretta. Il primo per il Caduto, il secondo per il servo di scena, lo
schiavetto deputato ai lavori più sporchi che nemmeno i Demoni
volevano fare.
Il
Caduto urlò quando il colpo lo raggiunse e si voltò
dalla sua parte, mentre Amitiele usciva dal suo nascondiglio e
camminava decisa verso di lui, il giubbotto aperto a mostrare un top
che avrebbe scandalizzato quel vecchio bacchettone di San Pietro.
Beh, è vero, pensò indossando bene l'arma
fra le braccia e scaricando al petto e alla testa una serie veloci di
colpi che lo fecero volare contro il muro. Amitiele lo raggiunse per
assicurarsi che fosse morto, lo cosparse di acqua benedetta e si alzò
sulle gambe. L'acqua evaporava e la carne si liquefaceva nei punti in
cui era caduta. Con un sorriso seducente, Amitiele baciò la
punta delle dita e soffiò verso il corpo esanime che si
incendiò illuminandole il volto e costringendola ad abbassare
gli occhialini sul nasino alla francese. Posò la canna della
Remington sulla spalla sinistra e sospirò contenta. Uno in
meno. Altri ne verranno, pensò muovendo il collo
indolenzito. Ma per stasera, aveva fatto il suo dovere. Doveva solo
dire le preghierine, fare rapporto al Capo e infilarsi sotto le
coperte.
-
- -
“Amitiele
vuole fare cosa?!”
Una
Voce tuonò nei Cieli e il Principato tappò
metaforicamente un orecchio. Almeno, se l'avesse avuto, l'avrebbe
fatto. Il suo compito era portare i messaggi che gli Arcangeli
inviavano quotidianamente per posta pneumatica. Compito che si era
fatto piuttosto ingrato, da quando Amitiele era stata inviata sulla
Terra.
“Rileggilo!”
Il
Principato si schiarì la voce. Se avesse avuto delle corde
vocali, essa sarebbe risultata vagamente isterica. Spiegò la
pergamena e annunciò l'intenzione dell'Arcangelo di sfidare
Lucifero per 'dare un taglio a quelle stronzate senza fondo.'
“E'
un nuovo modo di dire?” domandò incuriosito.
La
Voce parlò e il Principato 'prese appunti'. Poi pensò
che 'ci sarebbe stato da ridere', come dicevano gli umani e sorvolò
veloce i Cieli portando il Messaggio.
-
- -
“You
got me runnin' wild and free”. Amitiele ballava per la stanza
roteando la maglietta in ampi cerchi sulla testa. Saltò sul
letto, mimò una immaginaria chitarra e scosse i lunghissimi
capelli neri che le arrivavano alla vita. Si esaurì in un
grido di tutto rispetto, e si inchinò al pubblico sentendo la
testa leggera. Sbuffò per eliminare una ciocca di capelli che
le era finita sul naso e sulla bocca e si distese sul letto a braccia
aperte. Spense la musica e sentì subito bussare dal piano
superiore. Che palle, pensò facendo una linguaccia al
proprietario dell'appartamento. Dire una parolaccia ogni tanto era un
peccato veniale, no? Lei era lì per stendere Caduti e il Buon
Dio non se la sarebbe presa... no?, pensò tirando in
fuori il labbro inferiore. Si guardò attorno con fare comico e
sogghignò uno 'scusa Capo' diretto al soffitto. Si addormentò
di colpo e come tutte le notti fece sogni felici.
-
- -
Cadere
non era mai divertente. Il giorno prima sei lì a farti gli
affari tuoi, a cantare con le schiere di Angeli, ad inebriarti della
Luce e il giorno dopo ti schiantano sulla Terra dopo uno schifoso
volo di miliardi di chilometri. Pretendono che impari a camminare nel
giro di pochi minuti, prima che non dannato avvoltoio ti pisci
sulla testa, e quando finalmente sei in piedi, il peso del corpo
umano ti fa sentire goffo e lento. Soprattutto con un corpo come il
suo. Centoventi chili di muscoli distribuiti su un metro e
ottantacinque di altezza. Il termine giusto era ingombrante.
Gabriele si guardò le mani e i piedi e grugnì di
disappunto. Un attimo prima sei essenza celeste e un attimo dopo
carne e sangue... e sporcizia, pensò lustrando i palmi
delle mani fra loro. Si mise in ginocchio e provò ad alzarsi,
un millimetro alla volta. Faceva male. Non gli avevano detto
che sarebbe stato così doloroso il suo cammino. Cammino
che non avrebbe potuto a compiere se non imparava alla svelta! Posò
le mani a terra e si tirò su, goffo come un neonato che impara
i primi passi. Dopo un minuto di quello strazio, perse la pazienza e
decise che sapeva camminare. Spostò i muscoli rigidi
delle gambe e sospirò alzando gli occhi al Cielo. Perché
non li rifornivano anche di abiti, quei geni dell'Attico?! Gabriel
pensò che quel deserto non era proprio deserto, quando
intravide un'abitazione alle sue spalle. Poteva sempre chiedere un
prestito di abiti. Non rubare, si ricordò
camminando deciso verso il bucato steso ad asciugare. Il cielo era
bigio e stavano già cadendo le prime gocce di pioggia. Sbirciò
le nuvole che chiudevano il Cielo come un tappo gonfio di pioggia e
un ghigno si formò all'angolo della bocca. Allungò il
braccio e si rifornì di quello che aveva bisogno.
-
- -
Amitiele
emerse dal sonno chiedendosi se quel pizzicore alle labbra volesse
dire qualcosa. Ci passò la mano sopra e voltò nel letto
sospirando. La maglietta che indossava si alzò sullo stomaco e
lei la tirò giù lentamente. Poi mosse le gambe sotto le
lenzuola e aprì gli occhi. Era notte o giorno? Ecosistema
di merda, pensò adocchiando il cielo gonfio di pioggia che
rovesciava la sua furia sulla città dannata. Di nuovo, le
labbra pizzicarono e le mordicchiò senza pensarci. Un vecchio
racconto diceva che quando un Angelo ti sussurrava un segreto
all'orecchio, posava un dito sulle tue labbra e diceva 'shh'. Una
specie di giochino innocente. Amitiele pensò che prima o poi,
un bambino dispettoso gli avrebbe dato un morso come si doveva,
all'Angelo che si prendeva la libertà di fare lo scemo in quel
modo. Infilò la mano nei capelli neri e lunghi che ornavano il
cuscino e si stirò come una gatta, pensando che un corpo agile
e veloce come quello che aveva inconsciamente scelto mentre cadeva,
era quanto di più sexy ci fosse sulla piazza. Un metro e
settanta per cinquantacinque chili di agilità sovrumana. Il
resto era tessuto adiposo ben distribuito per fare impazzire gli
uomini, pensò guardando la grandezza del seno che aveva
scoperto essere classificabile come una 'terza'. Quando sei
essenza e luce, non hai bisogno di reggiseno e vestiti. Non avevi
le vesciche ai piedi per colpa delle scarpe, non dovevi lavarti i
capelli e nessuno ti fischiava dietro facendo commenti osceni.
Ancora
impigrita dal sonno, grattò il naso che prudeva. Era come se
qualcuno la stesse infastidendo. Veloce, come sono la luce poteva
esserlo, infilò la mano sotto il cuscino, agguantò la
pistola e la puntò all'indietro, sopra la sua testa contro il
mento dell'essere che ghignava appollaiato sulla sponda del letto.
Subito, Amitiele ricordò i versi di una poesia che aveva letto
tempo prima.
“Riverso
sul cuscino il capo avvampato affonda, Esanimi dal letto pendon
candide membra; Con ansiti repentini già cessa di
fluttuare Nel soffocato afflato il palpito di quel cuore”
Tirò
indietro il grilletto e storse la bocca piegando la testa per
guardarlo meglio. Era un Incubo. Che diavolo voleva da
lei, quell'essere abominevole?
L'Incubo
graffiava il legno su cui era seduto con lunghi artigli ricurvi,
soffiava dai buchi che aveva al posto delle narici sul muso e
rantolava, un gorgoglio orribile che faceva venire i brividi lungo
la schiena. Mai, mai un Incubo si era permesso di avvicinarsi
ad un Angelo del Signore di sua spontanea volontà. Amitiele
voltò sullo stomaco e si mise in ginocchio, sempre tenendolo
sotto tiro. I testi di Demonologia si azzeccavano parecchio: un
Incubo non si accoppiava mai volentieri con un umana. Provavano
ribrezzo nei confronti della carne e reputavano l'atto osceno e
degradante. Se era lì, aveva un messaggio da consegnare.
“Sto
aspettando” disse a bassa voce fulminandolo con i suoi occhi
azzurri. Il Demone lasciò cadere una specie di pergamena sul
cuscino. Riconobbe il sigillo di Lucifero e alzò un
sopracciglio. Fece segno alla bestia di andarsene e ben volentieri
quella acconsentì. Quando fu certa di essere sola, Amitiele
usò la canna della pistola per raccogliere la pergamena e la
posò sul tavolo, stando ben attenta a non toccarla. Si diede
della sciocca: era solo carta e ceralacca rossa. Spezzò il
sigillo lasciando che una fumata rossa e nera salisse verso l'alto.
Zolfo, pensò annusando l'aria. Il Vecchio Caprone stava
scherzando o cosa?, si domandò con una smorfia comica sulle
labbra quando terminò la lettura.
-
- -
Aveva
bisogno di scarpe, pensò affondando i piedi nella terra
bagnata mentre si dirigeva presso la città. Qualcosa gli
diceva che sua Sorella stava per mettersi nei guai, ma di quelli con
la G maiuscola. Non che fossero veramente imparentati, era un modo di
dire. Lassù sono tutti Fratelli e Sorelle. Gabriele si infilò
nei vicoli sordidi della città e quasi calpestò un
topo. Scarpe e un'arma potente, decise sentendo la
pioggia che colava nel colletto della maglia che indossava. Aveva
anche bisogno di un soprabito con un cappuccio. Si guardò
attorno quando un rantolo lo costrinse ad inginocchiarsi presso un
vagabondo morente. L'uomo lo guardò e lo riconobbe, vide la
sua vera essenza e un minuscolo sorriso si disegnò sulle
labbra. Spirò e Gabriele lo benedì osservando la sua
anima salire lentamente verso l'alto. Mille anni di Purgatorio se
avrai fatto il bravo, pensò chiedendo perdono per il gesto
che si apprestava a compiere.
“Siamo
chiusi!”
Gabriele
spalancò la porta dell'armaiolo con aria stupita. In quella
città peccaminosa e ignobile, come era possibile che un
mercante di morte avesse un orario di chiusura? “Buon uomo, mi
serve un'arma.”
“Serve
a tutti un arma, qual è la tua?”
L'Arcangelo
studiò il gestore, un vecchietto canuto e rattrappito che si
reggeva a stento in piedi. Stava morendo lentamente.
“A
cosa ti serve?”
A
stendere Caduti, pensò con un sorrisetto interno. “Difesa
personale” rispose appoggiando le mani sul bancone e rimirando
le armi in mostra. “Vorrei provarle” disse indicando col
dito. Alzò lo sguardo e si accorse che il vecchio lo stava
fissando. Forse per via degli occhi che risplendevano di luce
angelica. Batté le palpebre smorzando il bagliore che
emanavano.
“Mh”
grugnì il vecchio posando le armi accanto alle sue mani.
Gabriele le soppesò una ad una e le scartò. Dopo
mezz'ora trovò quello che faceva per lui: si trattava di un
vecchio fucile d'assalto M16A2 Carabine M723. Roba che scottava, come
dicevano sulla Terra.
“Li
hai, i soldi?”
“Certo”
disse infilando una mano nella giacca e traendo fuori del denaro che
prima non c'era. “Bastano?”
L'armaiolo
lo fissò negli occhi per un breve istante e annuì senza
dire una parola “dono della casa” borbottò posando
sul bancone pallottole e una Walther P99 con tanto di silenziatore.
L'uomo le guardò con una smorfia “quella la può
usare anche una donna”. Lo disse con un tono di disprezzo che
non capì.
“Grazie,
buon uomo.”
“Salutami
quella piccola disgraziata e dille di passare a trovarmi ogni
tanto...” borbottò distraendolo dalle sue manovre di
occultamento delle armi. L'armaiolo sorrise di fronte la sua
espressione di stupore. “Tu quale sei, sei Sette?”
“Gabriele”
rispose a mezza bocca.
“Ah”rispose
mettendosi a sedere con molta difficoltà su una sedia
malconcia ma solida. “Quello che mancava.”
“Altri
sono venuti qui prima di me?”
“Praticamente
tutti” rispose ghignando “tranne Michele. Da quello che
dice la piccola, ha un debole per le armi bianche.”
“Dov'è
Amitiele?”
L'uomo
scrollò le secche spalle e scosse la testa, le mani appoggiate
al bastone che portava sempre con se. “Un po' qua, un po' la. ”
Gabriele
lo fissò in silenzio “come hai fatto a riconoscermi?”
“Quando
sei molto vicino alla morte, come me, ti accorgi subito se un
Emissario di Dio ti entra nel negozio” mormorò in tono
che sembrava ironico “gli occhi, ragazzo. Gli occhi.”
Gabriele
spostò lo sguardo su una superficie rilucente e vide che
brillavano “non posso farci niente.”
“Mia
nonna diceva sempre che era meglio darsi alla fuga, se ti trovavi di
fronte un Angelo del Signore. Che i motivi, di solito, erano due:
portare messaggi o strappare qualche anima prima del tempo”
borbottò sovrappensiero “tu perché sei qui?”
L'Arcangelo
ghignò come un folle, soppesò un coltello da caccia
dalla lama brunita e lo infilò nella cintura dei pantaloni.
“Ho l'aria di uno che reca una missiva?” domandò
facendo un saluto con la mano ed uscendo in strada. Era più
o meno vero, pensò cercando di captare la presenza di
Amitiele nella città. Si nascondeva bene, brava. Doveva
stanarla prima che la scema cadesse nella dannazione eterna.
Un brusco malumore lo aggredì. Spera che arrivi in fretta,
o ti strapperò personalmente le piume una ad una, Sorella!
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Capitolo 2 *** La Mano Sinistra di Dio ***
Giovanni,
Apocalisse 16:12 « Poi il sesto angelo versò la sua
coppa sul gran fiume Eufrate, e le sue acque si prosciugarono perché
fosse preparata la via ai re che vengono dall'Oriente. E vidi uscire
dalla bocca del dragone, da quella della bestia e da quella del falso
profeta tre spiriti immondi, simili a rane. Essi sono spiriti di
demoni capaci di compiere dei miracoli. Essi vanno dai re di tutta la
terra per radunarli per la battaglia del gran giorno del Dio
onnipotente. »
“Che
fantasia, quel ragazzino!” sghignazzò chiudendo
di scatto la sua Bibbia. Scriveva proprio bene e aveva una
predilezione per le stronzate apocalittiche. Gabriele sogghignò
e grattò i corti capelli neri all'altezza della nuca. Si alzò
dalle scale dell'abitazione su cui era seduto a rimuginare e imprecò
contro la pioggia e l'umidità. Quando era Lassù, poteva
contare su aria climatizzata e tempo splendido tutti i santi giorni.
Infastidito, aggiustò la fondina che aveva preso al negozio
dell'armaiolo e che conteneva la Walther P99. L'impugnatura era
comoda e scivolava nella mano come se ne fosse attratta. Quando la
guardava, gli ricordava vagamente la Betty del paginone centrale di
Playboy di qualche anno prima. Eh, che donna, pensò
sorridendo e vagando fra le strade dalle luci intermittenti e
lampioni spenti.
Gabriele
era quello che sulla terra veniva definito uno spaccone con troppo
testosterone. Amava giocare d'azzardo e a braccio di ferro.
Barava a carte, leggeva Playboy – non risparmiando i commenti -
e non si tirava indietro quando c'era da menare le mani, che la
ragione fosse dalla sua parte o meno.
Le
lettere di richiamo e le punizioni si sprecavano. Perchè fosse
ancora fra le file angeliche era un mistero che veniva chiarito ogni
volta che imbracciava un fucile mitragliatore per conto del Signore.
Gabriele sarebbe stato in grado di convertire anche il più
reticente degli atei e far cambiare idea ad in eretico ostinato. Il
segreto sta nel colpire veloce, basso e duro, rimuginò
studiando l'ambiente ostile che lo circondava. Riportare Amitiele in
Cielo sarebbe stata una passeggiata, ma se avesse opposto resistenza,
gliel'avrebbe date di santa ragione. Mancava solo scoprire che
aspetto avesse assunto e dove si fosse cacciata.
-
- -
Il
covo dei Caduti era il più peccaminoso, ignobile e divertente
luogo che avesse mai visto in quelle tre settimane di lavoro.
Amitiele provò una ventata di fresca allegria quando incappò
in un gruppo sparuto di Galb, i demoni della Collera. Il suo scopo
nella vita era farli arrabbiare. Stupidi come pochi demoni incontrati
sul suo cammino, erano lo strumento perfetto per scatenare risse da
bar e coinvolgere il maggior numero di Caduti possibili. Bastava una
parolina fuori posto e crollavano intere civiltà per opera
loro. Curiosamente, aveva notato che si tenevano bene lontani da
Tagaririm, i Litigiosi, spiriti della Discordia. Sogghignando si
avvicinò a grandi passi al gruppetto, quando un movimento
laterale le fece girare la testa e appiattire contro il muro.
Eccheccavolo! Asmodeo!
Amitiele
avrebbe preferito cena all'Inferno con Lucifero, che incappare anche
disgraziatamente in Asmodeo. Neanche Giuda era falso come quel
demone iracondo e vendicativo!, pensò con la Remington
stesa lungo il lato sinistro del corpo e le dita contratte sul
grilletto. Non spararti su un piede, si disse sentendo una
risata isterica nascere sotto il diaframma e propagarsi in gola.
Ridacchiò, imbracciò il fucile e quando si voltò,
Asmodeo le sorrise mostrando tutti i denti che aveva in bocca e forse
qualcuno in più. “Ehilà!” la prese in giro
sogghignando.
Le
fattezze umane la lasciavano un po' perplessa. “Dove hai messo
le altre due teste?” domandò mordicchiando un labbro,
indecisa se sparargli dritto in faccia e attirare tutti i Caduti e
gli spiriti su di se o restare a fare una sciocca e trita
conversazione.
“Parla
per te, le tue spoglie mortali sono ignobili!” ribattè
sbattendo le palpebre e guardandola da capo a piedi. “In cosa
posso esserti utile?”
Amitiele
lo fissò domandandosi come faceva ad ignorare un fucile
caricato a pallettoni puntato dritto al suo stomaco. Asmodeo cambiò
la gamba d'appoggio e incrociando le braccia sul petto si spinse
contro la canna, lasciandola affondare nella carne.
“Ho
un appuntamento col Vecchio Caprone” disse infilando una mano
in tasca e cercando la pergamena. Che aveva lasciato a casa. Ops!
Rovistò nella tasca con aria divertita “ho
l'invito...” insistette cambiando tasca. “Non ho
l'invito....”
Asmodeo
sospirò fra i denti e annuì, come se con lei ci volesse
molta pazienza “senza invito non puoi entrare.”
“Ma
io sono un Arcangelo e posso farti un culo così se voglio!”
gli ricordò sorridendo divertita “posso uccidere te, i
tuoi adepti e tirare giù la baracca se solo osi intralciare la
mia via... o pestarmi un piede” concluse notando che si era
avvicinato e l'aveva effettivamente calpestata. Inclinò la
testa con aria di rimprovero “Asmodeo....” sussurrò
alzando il fucile verso la sua fronte “le vie del Signore sono
infinite. Scegline una, perché stai per intraprendere un
doloroso cammino di redenzio...” Amitiele lo vide troppo tardi
e quando il Caduto l'afferrò per le braccia e le tirò
indietro lasciandole cadere il fucile. Quella era una brutta novità.
Più restava lontana dalla Luce e prendeva confidenza col suo
corpo umano – e la corruzione innata a cui era sottoposto - più
la Forza si indeboliva e i Demoni riuscivano ad avvicinarsi tanto da
toccarla. Se quel tipo nervoso dietro di lei, era in grado di tenerla
stretta contro il suo corpo massiccio senza provare dolore, voleva
dire che avrebbe dovuto impiegare l'astuzia per scrollarselo di
dosso. Amitiele tirò indietro la testa e lo colpì
dritto al naso. Ma il Caduto non si mosse di un millimetro e si
limitò a grugnire.
“Non
possiamo parlarne?” scherzò aprendosi in un sorriso
smagliante in direzione del Demone della Distruzione. Asmodeo scosse
la testa e allungò una mano per toglierle gli occhialini.
Subito Amitiele restò cieca. La luce anche minima dei lampioni
intermittenti, la costrinse a serrare gli occhi e acuire gli altri
sensi. Inspirò odori sgradevoli, putrefazioni, muffe e
sporcizia della strada. Zolfo e altre diavolerie puzzolenti attorno a
se.
“Sono
ridotti proprio male se mandando un Arcangelo scarso come te, a fare
questo lavoro” la prese in giro un po' offeso. “Dovrei
fare un favore al vecchio Lu e toglierti di mezzo ora, debole come
sei...”
“Puoi
sempre provarci. Sono cieca, ma non sono...”
“Mah!
Lasciala” borbottò al Caduto che aprì le braccia
e la lasciò scivolare a terra un po' troppo velocemente.
Amitiele si ritrovò in ginocchio e strinse le labbra. Poi gli
occhialini le furono rimessi sul naso e la vergogna fu completa. Li
indossò con un senso di rabbia profonda che la sbigottì.
“Torna
quando avrai davvero qualcosa da mostrare” la salutò
voltando sui suoi passi. Amitiele allungò il braccio per
prendere l'arma, ma il Caduto la colpì con il calcio del
fucile al viso e l'Angelo cadde a terra. ADESSO era umiliata, pensò
quando la sua splendida Remington le fu portata via. Toccò la
guancia che sanguinava e osservò il liquido che le arrossava
la mano con un senso di impotenza. Infastidita, ficcò le mani
in tasca e alzò gli occhi al Cielo. Non sarebbero stati
contenti di sapere che si era lasciata battere da un demone cialtrone
come quello. Era senza armi per proteggersi o per combattere. Doveva
fare un salto da nonno Jack e vedere se riusciva a farsi prestare
un'arma, anche piccola, per continuare la caccia.
-
- -
“Siamo
chiusi!”
“Non
è vero, non dire falsa testimonianza!” gli urlò
contro entrando nel negozio “mi serve un'arma.”
“Serve
a tutti, un'arma!” grugnì il vecchio armaiolo alzando
gli occhi cisposi da una pistola che stava pulendo. “Non sapevo
che gli Angeli potessero sanguinare.”
“Quando
sono in spoglie mortali fanno anche pipì” scherzò
poggiando le braccia sul bancone “puoi prestarmi qualcosa? Non
ho un soldo....”
“L'hai
già incontrato?” domandò enigmatico. Amitiele lo
fissò non capendo. “Quell'altro.”
“No...”
mormorò incuriosita “chi...” L'Angelo strinse gli
occhi nervosa. Ne avevano mandato un altro?! Pensavano che fosse una
vera schiappa, allora! Sperò che fosse Eturiele, era uno
piuttosto simpatico. O Michele. Michele faceva sempre un discreto
culo a tutti. “Come è fatto?”
“Una
montagna di muscoli. Fa tanto lo spiritoso ma sembra un po'
montato...” commentò distratto. “Ha detto che si
chiama...”
“Gabriele”
concluse mugolando di dolore fra se “perchè Signore,
perché proprio lui?!” domandò aprendo le braccia
a cielo “è perché ho bevuto e fumato?! Non ho
detto le preghiere della sera e ho pronunciato il tuo nome invano?”
sospirò e si accasciò sul bancone “quel tronfio
misogino, maleducato...” L'armaiolo ridacchiò e Amitiele
lo guardò di sottecchi “tu non hai idea di che razza di
essenza sia!” ribatté raddrizzando la schiena “è
il peggiore Angelo mai formato nelle file Celesti, un gradasso
montato con la passione per le armi e la birra...”
“Ti
sta cercando.”
“Cosa?!”
esclamò allarmata “e cosa vuole da me?”
L'armaiolo
alzò le spalle “scegli quella che vuoi, mi pagherai
quando ti sarai rifornita” borbottò voltandole le
spalle.
“Ti
bacerei su una guancia se non avessi paura di portarti via l'anima”
ridacchiò frugando fra gli scaffali e scegliendo l'esatta
copia del suo vecchio fucile. “Grazie!”
Amitiele
detestava poche cose nella vita. E per un Angelo, era grave provare
fastidio verso qualcosa. O qualcuno! Da loro ci si aspettava
che fossero pieni di misericordia e amore... col cavolo, pensò
stringendo le palpebre alla notizia che quel nazista celeste era
sulle sue tracce. Marciò fino al suo appartamento, frugò
ovunque per ritrovare l'invito di Lu e lo scovò nella
spazzatura. Ops! Con un ghignetto birichino, lo spazzolò
dalle bucce di banana e dai fondi di caffè e lo mise in tasca,
ben piegato. Adesso poteva affrontare il Vecchio Caprone.
-
- -
“Di
nuovo tu!”
“Ho
l'invito, vedi?!” esclamò battendo una mano sul foglio
stropicciato e lurido, il braccio teso di fronte Asmodeo. “Te
l'avevo detto!”
“Entra...”
borbottò incrociando le braccia sul petto “Ultimo piano,
in fondo a sinistra.”
“Guarda
caso!” ridacchiò sorpassandolo e rimediando una
pacchetta sul sedere. Amitiele si chiese perché avesse fatto
una cosa del genere e lo guardò. “Perchè?”
“Perchè
no?” rispose divertito “sulla Terra si usa”
“E
cosa significa?”
L'espressione
del Demone si fece perplessa, quasi messo in difficoltà dalla
domanda. Grattò l'ampia fronte su cui ricadevano folti capelli
castani chiari e strinse gli occhi verdi scuro, quasi neri. Piegò
l'altro braccio tendendo la camicia bianca che indossava. Il gilet
sotto la giacca si aprì di qualche centimetro. “Penso
sia un modo degli umani per dimostrare ammirazione...” borbottò
sovrappensiero “si vede fare spesso, da queste parti...”
“Provi
ammirazione per me? Quale novità!” esclamò
allegra.
“Beh
si” ammise sporgendo un po' il labbro inferiore “non è
da tutti cacciarsi nella tana di Lucifero sperando di uscirne viva.”
Scrollò le spalle e Amitiele fece una smorfietta nella sua
direzione. “Li metto tutti in conto.”
“Cosa?”
“Il
livido, l'umiliazione e la presa per il culo dell'ammirazione”
elencò contando sulle dita. “Sta in campana, Asmodeo.”
Il
Caduto sorrise con tutti i denti che poteva mostrare al mondo. “E'
stato un piacere conoscerti, Angelo!”
“Mi
dai proprio per spacciata, eh?”
“Completamente.
Ci vediamo di 'sotto'.”
Recensioni
Doralice:
Anche a me non piacciono le storie seriose di Angeli e demoni. Questa
mi ronzava in testa da un po' ma aveva toni più drammatici.
Scrivendo è diventata sempre più divertente e la figura
di Gerald Butler mi ha fatto immaginare un Gabriele cazzone e
spaccone. Amitiele ha la faccia di una modella vista su un catalogo
di moda, ma non saprei dirti il nome. Stessa cosa per Lucifero. Ho
visto quell'uomo bellissimo su una rivista ma anche qui nome zero! =)
Gold
Eyes: grazie, mille volte grazie! A noi 'scrittori' fa sempre piacere
ricevere commenti del genere, spero di non deludere le tue
aspettative!
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Capitolo 3 *** Il Preferito di Dio ***
Doralice:
Grazie della pubblicità! =)
In
fondo a sinistra. Amitiele marciò svogliatamente fino al
portone gigantesco di legno intagliato. Se distoglievi l'attenzione
dalle figure, sembrava che esse si muovessero. L'Arcangelo captò
qualcosa con la coda dell'occhio, ma subito l'essenza tornò
immobile nella sua prigione di noce. Mah, pensò
spingendo con entrambe le mani il portone. I cardini cigolarono
orribilmente e le ferirono le orecchie. Un calore infernale l'avvolse
da capo a piedi e per un brevissimo momento Amitiele ebbe un
cedimento. Sentì la sua arma battere contro il seno destro,
nella fondina di cuoio nera e i nervi tornarono saldi. Mosse un passo
nell'immensa sala che si estendeva a perdita d'occhio, come se lo
spazio fosse un concetto relativo nell'ambiente demoniaco.
“Non
credo ai miei occhi. Sei venuta veramente.”
Quel
tono ironico e sorpreso la fece trasalire. La voce che aveva appena
interrotto l'assordante silenzio della stanza era proprio dietro di
lei. Amitiele si voltò, bellicosa. “Cerchi di prendermi
alle spalle, Lu?” terminò la frase e le parole morirono
lentamente. Stava per dire qualcosa di inappropriato e il Principale
l'avrebbe fulminata se l'avesse fatto. Conosceva ogni aspetto
demoniaco del suo nemico. Aveva la Conoscenza di ciò che era
avvenuto Prima. Ma non era preparata a uno spettacolo del
genere. Risplendeva di Luce. Una luce diversa da quella a cui era
abituata Lassù.
“Se
avessi voluto prenderti alla spalle, non avrei sprecato inchiostro e
ceralacca, Sorella.”
“Non
siamo imparentati” soffiò distratta dalla luce che
emetteva. Era bellissimo, pensò una seconda volta. Gli
occhi una volta dovevano essere celesti. Ora rilucevano di una cupa
luce crepuscolare. Blu, a tratti grigiastra. Nero, mescolato col
viola più profondo. Amitiele chiuse la mente e si concentrò.
“Una
volta, forse” continuò spostando il lembo della giacca
di pelle che indossava con un dito. Amitiele si rese conto che era
stato ben attento a non toccarla. E quello che stava guardando, non
erano le sue fattezze mortali, ma l'arma al di sotto delle vesti.
L'Arcangelo
seguì con la coda dell'occhio la ciocca di capelli quasi
bianca che ricadde sul viso quando inclinò la testa per
osservare meglio ciò che recava con se e che doveva decretare
la sua fine.
“Quella
è per me?” disse indicando la corta pistola sotto il
seno destro.
“Questo
è per te” sussurrò alzando velocemente il fucile
contro di lui “più adatto, non trovi?”
Lucifero
alzò le sopracciglia biondo scuro e quando l'arma detonò,
il colpo lo scagliò dall'altro lato della stanza. Ma in
quell'ambiente privo di ogni logica umana, il tempo si arrestò
e il suo volo fu di breve durata. Amitiele ricaricò con la
destra ed estrasse la pistola con la sinistra. Avanzò decisa
contro il corpo a terra ma i suoi passi non coprirono mai la distanza
che la separava da Lu.
“Da
capo.”
-
- -
Predicare
gli riusciva da Dio. Tutto stava nel restare sveglio e lucido il
tempo necessario ad arringare le masse. Padre Adrien ruttò
rumorosamente, riempì il calice di vino benedetto e lo portò
alle labbra, in tasca il sacchetto pieno di ostie consacrate e il suo
'cannone' caricato ad acqua santa. “Tempo di conversione!”
ruttò pulendosi la bocca sulla manica della giacca lurida che
indossava sopra il finto abito talare. Il collarino pendeva da un
lato e la barba incolta andava allungandosi sempre di più.
Adrien
Lebeau non è un sant'uomo. Ha perso l'anima nella lotta contro
il Demone che cercava di possedere la bella Safyia. Alla fine l'aveva
fottuto, il figlio di puttana, e lui aveva perso anche la donna. Gli
ha venduto l'anima in cambio della sua e il testa di cazzo se l'era
portata via.
Il
Vaticano l'aveva cacciato per inadempienza. Non aveva più
alcuna protezione da parte di padre John. Aveva continuato a fare
quello che sapeva fare meglio: stendere Dannati e i piccoli Demoni
che affollavano il suo piano esistenziale.
Adrien
è un eroinomane autolesionista. Per questo ha deciso di
buttare tutti i rasoi.
Il
Cacciatore di Demoni uscì a passi insicuri dalla piccola
chiesetta in cui andava a rifornirsi. Gabriele lo vide con la coda
dell'occhio. Adrien si voltò nel momento stesso in cui
l'Arcangelo distoglieva lo sguardo celeste da lui.
“Allora
esistete davvero...” sussurrò lasciando cadere a terra
il vino avvolto nel cartone lurido.
Gabriele
tornò a guardarlo. Il bagliore lo ferì alla mente e
Adrien fu costretto a distogliere gli occhi.
“Tu
sai chi sono?”
Adrien
puntò un dito contro il cielo. Tremava dalla testa ai piedi.
“Come
hai fatto a riconoscermi?”
“Io...
Vedo” sussurrò timido “Li ho sempre visti... fin
da bambino...”
“Chi
vedi, buon uomo?”
“Gli
Altri. I Demoni” rispose piegandosi sulle ginocchia “Dio
mio...”
“Sono
solo un emissario” rispose inginocchiandosi a sua volta. “Non
avere paura di me. Puoi aiutarmi a trovare mia Sorella?”
domandò battendo una mano sulla spalla.
Adrien
mantenne gli occhi fissi nel lacero nulla che si apriva davanti a
lui. “Una volta... ero un esorcista...”
Gabriele
si concentrò su di lui e vide solo un involucro vuoto. Gli
occhi vacui riflettevano il dolore che aveva dentro. La sensazione
che lo trapassò si fuse nella corteccia celebrale. “Sei
messo molto male, amico mio.”
“Senti
chi parla. Devi aver combinato qualcosa di grave, se ti hanno
sbattuto qui” ridacchiò un po' folle, tornando subito
serio, come se avesse commetto un peccato mortale a prendersi certe
libertà con un Angelo.
Gabriele
sogghignò “E già! Devo trovare mia Sorella prima
che perda la ali per mano di Lucifero.”
Adrien
annuì e trovò il coraggio di guardarlo. Sostenne il
baluginio divino solo per qualche istante. “Pensavo che voi
Angeli foste asessuati...”
“Quando
Cadiamo, siamo posti di fronte una scelta.”
“Quando…
cadete”
Gabriele
annuì “è necessario. Dobbiamo confonderci fra gli
Umani.”
“Fa
male?”
“Molto”
confermò aiutandolo ad alzarsi “è la lontananza
dalla Luce a rendere tutto più difficile.”
Adrien
annuì cercando di volgere lo sguardo su di lui. Aveva il collo
inchiodato e rifiutava di accettare quella verità.
“Tu
credi in Dio?”
Gabriele
si era fermato nel mezzo del vicolo lercio e umido. Stava per
piovere.
“Credo
nel Male.”
L'Arcangelo
annuì. “E una buona risposta anche questa” disse
riprendendo a camminare sotto le gocce che cadevano lentamente.
“Angelo...”
Un
sorriso divertito “Vuoi sapere il mio nome, Adrien?”
“Puoi
rivelarlo?”
“Gabriele”
affermò osservando la sua reazione.
L'esorcista
sbiancò e si fermò. Era completamente fradicio. “Quel
Gabriele?”
“Quel
Gabriele” ridacchio. “Ma non ci sono Vergini o
Annunciazioni, stavolta!”
Adrien
continuava a guardarlo senza crederci veramente. La mente era confusa
e l'alcool lo rendeva poco lucido. “E' un Lui o una Lei?”
L'Arcangelo
sollevò le sopracciglia nere e scoppiò a ridere “fate
tutti la stessa domanda!”
-
- -
Amitiele
si ritrovò alle spalle dell'enorme portone di noce intagliato
e Lucifero era davanti a lei. Non c'era traccia del foro che aveva
aperto sul torace un attimo prima. Senza lasciarsi intimorire,
Amitiele estrasse entrambe le armi e un moto di disappunto contrasse
il viso bellissimo e perfetto di Lucifero. Afferrò la canna
del fucile e lo strappò verso l'alto mentre la pistola
esplodeva all'altezza del fegato.
Lu
si guardò e la guardò. “Possiamo andare avanti
per l'eternità, ne sei cosciente?”
“Io
ho tempo!” esclamò esplodendo un altro colpo, stavolta
al centro dello stomaco.
Lucifero
fece un passo indietro e sbuffò osservando i fori di entrata.
“La camicia era nuova.”
“Un
Inviato del Signore ti punta un'arma alla fronte e tu sai dire solo
questo?” sibilò posando bruscamente l'occhiello della
pistola contro la pelle liscissima e bianca del suo nemico.
Lu
alzò gli occhi al cielo. Letteralmente. Toccò appena
l'arma che si disintegrò fra le dita dell'Arcangelo. Ora non
faceva più la sbruffona, pensò vedendola impallidire.
Fece la stessa cosa col fucile e Amitiele restò a guardarlo.
Un sorrisetto ironico gli alzò l'angolo destro della bocca.
Afferrò entrambi i lembi della giacca e la lanciò
dall'altro capo della stanza.
“Da
capo.”
Amitiele
sentì il pesante portone in noce chiudersi alle sue spalle.
Non c'era nessuno, oltre lei e la sua fidata... dov'era la sua arma?
L'Arcangelo tastò il corpo e si rese conto di più cose
contemporaneamente.
Era
disarmata.
Quelli
non erano i suoi vestiti.
Non
aveva più gli occhialini.
Non
aveva letto la postilla sull'invito di Lu.
“Meglio”
disse la Voce dietro di lei. Amitiele si voltò con tutta la
calma del mondo. Tirò un lembo del vestito porpora che
indossava e fece una smorfia. “Che fantasia. Mi aspettavo
qualcosa di meglio, brutto Caprone.”
“Non
ti piace? Possiamo sempre cambiarlo” battè le palpebre e
il vestito virò sul nero. “Appropriato per la nostra
cena.”
Era
composto di seta e velluto e accarezzava la pelle come le mani di un
amante. Amitiele non sapeva descrivere la sensazione che il corpo che
'indossava' provava nel vestire un indumento come quello. Le
mancavano i vocaboli adatti. Restare troppo lontano dalla Luce, la
corrompeva. Come un qualsiasi essere umano, subiva il fascino della
carne e le tentazioni a cui veniva sottoposta. Subì la novità
senza battere ciglio.
“Mi
basta toccarti con dito per condannarti alla dannazione eterna”
l'avvisò sostenendo il suo sguardo feroce e astioso.
“Ricordatelo, Angelo.”
“Arcangelo.
Sono un Arcangelo!” esclamò con tono secco. “Vi
prendete un po' troppe libertà, voi Caduti.”
Lu
non disse nulla. Si limitò a sorridere. Nel corpo di Amitiele
passò un'altra sensazione inclassificabile.
“Asmodeo
cerca di integrarsi, non puoi biasimarlo.”
“Hai
dimenticato che Noi non giudichiamo ma ci limitiamo a seguire i Suoi
ordini?”
“Ti
ha detto di farmi fuori o te lo sei messo in testa da sola?”
domandò facendole cenno di seguirlo.
“Ho
fatto regolare rapporto” Amitiele era nervosa e i piedi non
volevano saperne di muoversi.
Le
essenze alle sue spalle si mossero inquiete. Sentiva il loro fiato
sul collo. Si costrinse a mettere un piede dietro l'altro.
“Ah...
il rapporto” la derise avvicinandosi ad una tavola imbandita.
Prima
non c'era, pensò aggrottando le sopracciglia. Gli occhi
non le davano alcun fastidio. La frustrazione di non saper
identificare le sensazioni che provava, la fece tremare di rabbia.
“Sì, il rapporto!”
“E
come è andata?”
“Hanno
respinto la domanda.”
“Chissà
perché...” ridacchiò versando quello che sembrava
vino rosso in calici di cristallo dal bordo dorato.
“Sono
qui per un motivo ben preciso. Non per cenare con te.”
Lu
si concesse un altro sorrisetto derisorio. “Come hai potuto
vedere, il tuo tentativo è fallito sul nascere.”
“Riproverò,
il tempo non mi manca.”
Lucifero
le porse il bicchiere e Amitiele lo guardò con un'aria
divertita. “Stai scherzando?”
Senza
risponderle, posò un calice e portò l'altro alle
labbra. “E' qui che ti sbagli” commentò laconico.
“Lontano dalla luce, l'ineffabile splendore...”
“Mi
ricordi qualcuno” soffiò l'Arcangelo incrociando le
braccia sul seno “Non comincerai a declamare versi anche tu.”
Lu
schioccò le labbra assaporando il vino “dovresti
provarlo, è magnifico.”
“No,
grazie. Non berrò ne mangerò nulla di quello che hai
preparato.”
“Non
ho preparato proprio niente, sono negato in cucina” commentò
“ho ordinato tutto al migliore ristorante della città!”
Amitiele
restò un po' allibita dalla risposta.
“Mi
piacerebbe fare un corso di cucina, ma tutto questo...”
sussurrò allargando le mani “... non si manda avanti da
solo.”
“Ci
credo. Corrompere umani richiederà un sacco di tempo...”
“No,
con loro non ci vuole niente... scimmie in grado di camminare erette,
patetiche copie della nostra perfezione.”
Il
suo senso dell'umorismo la lasciava senza parole. Amitiele alzò
brevemente le sopracciglia e prese il calice abbandonato sulla
tavola. La lingua non sapeva distinguere i gusti. Si limitava a
'buono, non buono.' Anche in quell'occasione, non seppe cosa dire.
“Ti
piace?”
L'Arcangelo
si limitò a battere le palpebre. Posò il bicchiere e
tornò a guardarlo. Era bellissimo. Le facevano quasi male gli
occhi, di fronte tanta perfezione. Era stato creato da Lui. Era il
Preferito. Aveva la Conoscenza. Amitiele si rese conto che non
avrebbero mai combattuto ad armi pari. Neppure se avesse perso le
ali. Ora capiva perché le avevano negato il permesso.
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Capitolo 4 *** Adrien, l'Esorcista ***
Il
Covo dei Dannati era in fermento anche quella sera. Adrien abbassò
la testa facendo cenno a Gabriele di seguirlo. Sorpassò
facilmente Asmodeo e la sua cricca e si infilò in quella che
sembrava una dance floor, incrociata con un bordello tailandese
arredato come un boudoir francese del tardo ottocento.
"Tieni
un profilo basso" gli suggerì tossendo. Prese un sorso di
vino dal cartone che teneva in tasca e ruttò pulendosi la
bocca con la mano.
Gabriele
lo studiò per tutto il tempo. Era un relitto umano. Ma era
ancora salvabile, pensò guardandosi intorno. Bel
posticino. Di classe, ridacchiò dirigendosi a quello
che sembrava un balcone "oste, una pinta di birra!" declamò
ad alta voce.
Adrien
impallidì e gli trotterellò accanto. Non osò
toccarlo. "Che stai facendo?"
"Tengo
un profilo basso e mi faccio una bevuta nel frattempo" rispose
passandogli il suo boccale "un altro!"
“Non
sapevo che voi... poteste bere” disse sedendosi accanto a lui
“bella mossa quella degli occhiali”
Gabriele
aggiustò gli occhiali da sole rubati – presi in
prestito! - poco prima e sorrise allegro. “Mica voglio
tirarmeli tutti addosso!”
Adrien
annuì mentre la birra si aggiungeva al vino e l'ebbrezza lo
rendeva più sfacciato. “Che altro potete fare? Mangiate,
scopate...”
“Possiamo
scegliere” rispose un po' cupo “libero arbitrio.”
“Beh
amico, non penso che tu possa fare una vacanzina sulla terra,
comportarti come un detenuto in libertà vigilata e tornare in
Cielo senza passare migliaia di anni in Purgatorio ad espiare i tuoi
peccati.”
Gabriele
sorrise divertito, allungò la mancia al barista e si scolò
un'altra birra, liberando tutti i gas che aveva nello stomaco con un
certo piacere. “Ti si è sciolta la lingua, eh?”
Adrien
non lo ascoltò neppure. Teneva fisso lo sguardo sulla parete a
specchi di fronte a se “non mi confesso da anni...”
sussurrò “mi stanno sul cazzo i preti.”
“Dio
ti ascolta sempre.”
“Dio
ha da troppo da fare per ricordarsi di me!” sibilò
sbattendo il bicchiere pesante sul tavolo.
“Non
mi ha aiutato quando quel demone si è portato via l'amore
della mia vita.”
Gabriele
lo guardò di sottecchi. “E' morta?”
“Era
condannata dalla nascita.”
“E
di cosa ti lamenti?” lo provocò facendolo sbiancare e
poi infuriare “Dio non centra. Aisha ha scelto. Libero
arbitrio.”
“Libero
arbitrio un cazzo!” esclamò arrabbiato. Aveva gli occhi
lucidi di rabbia e lacrime.
Gabriele
lo fulminò sotto gli occhiali “profilo basso, te lo sei
dimenticato?”
“Vaffanculo.
Tu e il tuo dio!” esclamò allontanandosi verso l'uscita.
Gabriele
alzò le spalle e riprese a bere. Sarebbe tornato indietro a
breve.
“Se
ti aiuto...”
Appunto.
L'Arcangelo voltò appena la testa.
“...
puoi riportami Safyia?”
Era
immobile alle sue spalle e lo stava implorando. Gabriele fu quasi
dispiaciuto quando dovette pronunciare un 'no' che suonò come
una condanna a morte. “Ma posso alleviare la tua pena”
disse ancora “vuoi confessarti, amico mio?”
-
- -
“Non
hai la più pallida idea di ciò che provi.”
Amitiele
non era sicura di averlo sentito parlare. Forse la voce era nella sua
testa. Quando lo trovò alla sua destra – fino ad un
momento prima, non era lì! – restò immobile.
“Non
sei in grado di capire i messaggi di quest'involucro umano. Mangi
cose che non hanno sapore, aspiri profumi che non sei in grado di
identificare.”
“Non
è importante ai fini della battaglia” rispose dura. “La
Mente è salda e lo Spirito...”
“Lontano
dalla Luce, la tua integrità sta decadendo.”
“Tra
poco non sai più in grado di combattere con me. O con un
qualsiasi Caduto di infimo livello.”
“Ne
sono a conoscenza” mormorò immobile “riuscirò
a farti fuori prima di ridurmi ad una semplice umana.” Amitiele
si scostò da lui con un gesto calcolato. Ruotò il busto
restando ferma sulle gambe. “E' una promessa.”
“Siamo
destinati a incontrarci, in un modo o nell'altro” le fece
notare divertito. “Corrompere l'Arcangelo che ha osato
sfidarmi, contravvenendo i Suoi ordini...” sussurrò
vicino al suo orecchio “questo si che rischiarerebbe la
giornata di un povero diavolo.”
“Oh,
ma per favore...” soffiò atteggiando le labbra in una
smorfietta “Sono intocca...” Amitiele ammutolì
quando le spostò i capelli dal viso. “... bile...”
“Sicura?”
Amitiele
lo osservò sorridere e il suo corpo umano ingoiò “ti
è andata bene, non capisco come hai fatto, ma...”
Lucifero la voltò su se stessa e Amitiele si rese conto che
non bruciava al tocco.
“Stai
perdendo la Grazia.”
“Impossibile”
balbettò. Ma lui la stava toccando. Così come aveva
fatto il Caduto e Asmodeo. Sciocca! Aveva creduto che con Lu le cose
sarebbero andate diversamente? La testa ruotò di tre gradi
verso il viso bellissimo del Portatore di Luce. Amitiele lo fissò
negli occhi.
“Puoi
scegliere. Perdere le ali e restare con me” propose pacato
“oppure morire e passare il resto dell'esistenza avvolta da
fiamme infernali.”
---
“Meglio?”
“M'è
passata la sbronza” confessò tenendo la testa fra le
mani. Cristo, aveva addirittura pianto sulle ginocchia di un uomo!
Pardon, di un Arcangelo. Olaf l'avrebbe preso per il culo a
morte, se fosse venuto a saperlo.
Gabriele
battè le mani facendolo trasalire “bene! Adesso andiamo
a stendere Dannati!” ridacchiò imbracciando il fucile.
“Ho proprio voglia di un pò di sana violenza. Prima di
cena è l'ideale!”
Adrien
lo guardò di sottecchi e mise su un'espressione perplessa “ma
non dovresti essere pieno di carità e grazia cristiana?”
“Ad
ognuno il suo, bello” ridacchiò. “Stammi dietro e
non gingillarti con gli esorcismi.”
“Dove
andiamo?”
Gabriele
strizzò gli occhi sotto gli occhiali da sole e prese un
respiro. “Quella cretina di mia Sorella sta per perdere le
ali.”
---
“Se
muoio, la mia essenza tornerà dritta al Piano Superiore”
commentò, ma la voce le tremava.
“Sicura-sicura-sicura?”
Amitiele
sentì il dubbio crescere e gonfiarsi. Era il modo in cui
sorrideva che...
Lu
aggrottò la fronte chiarissima e il disappunto corse come una
linea invisibile fra il naso e le sopracciglia. Si scostò
dall'Arcangelo nel momento stesso in cui un colpo feroce abbatteva la
porta posseduta.
Amitiele
sentì le anime imprigionate del legno urlare sbigottite. Poi
alzò gli occhi al Cielo e la sua preghiera risultò
esausta. “Dio, perché?!”
“C'era
una festa e nessuno mi ha invitato?!” esclamò una voce
sarcastica e del tono duro come l'acciaio. “Dovevate dirmelo,
avrei portato la birra e le pupe!”
Amitiele
massaggiò la fronte facendo una smorfia “ci mancava pure
questa...”
“Gabriele”
sussurrò il Caduto con espressione contrariata. “Come
hai fatto ad arrivare fin qui?”
“Ho
preso l'ascensore” sogghignò indicando la devastazione
alle sue spalle. “Bellezza, è tempo di levare le tende!”
Bellezza.
Amitiele ricordò con disappunto tutti i loro procedenti
incontri. Tutte le libertà che si era preso con lei. Mh,
che fastidio! Incrociò le braccia sul seno e indurì
il volto “ti dispiace, stavamo contrattando... ehi!”
Gabriele
l'afferrò per il braccio e con un'abile torsione del busto, se
la caricò in spalla.
“Mettimi
subito giù!” urlò col volto arrossato. “Bastardo
nazista misogino!”
“Zitta”
sbottò a bassa voce “saluta Lu. Ciao Lu!”
ridacchiò sistemandola meglio contro di se.
Amitiele
puntò il gomito contro la sua schiena e appoggiò il
mento sulla mano chiusa a pugno, mentre la portava via. Mise il
broncio e fece un cenno di saluto, come una brava bambina ubbidiente.
Notò solo allora l'umano che era rimasto immobile sulla porta
e si guardava attorno sperduto. “Non è posto per te.
Fila via!”
Adrien
si voltò verso di lei e sgranò gli occhi. Impallidì
e cadde quasi in ginocchio restando a fissarla. “Mio dio...”
“Oh,
no. Non ci somigliamo neanche un po'.”
“Andiamo”
sbottò Gabriele afferrandolo per il retro della giacca. Lo
scrollò costringendolo ad alzarsi. “Non è luogo
adatto a te, questo.”
“Gabriele.”
La
voce profonda di Lucifero lo fece voltare togliendo la visuale ad
Amitiele. L'Arcangelo si ritrovò faccia a faccia con
l'esorcista che restò a fissarla abbacinato. Amitiele fece un
mezzo sorrisetto e si chiese cosa avesse da guardare in quel modo.
“Bella serata, eh?”
“Piena
di sorprese...” sussurrò scontrandosi col baluginio
azzurro dei suoi occhi. Adrien spostò lo sguardo su Lucifero e
impallidì mortalmente. Di nuovo sentì la mente
rifiutare la realtà che stava vivendo.
“Che
vuoi?” domandò Gabriele svogliato.
“E'
solo rimandato.”
“Ma
si, ma si...” soffiò dandogli le spalle. I lunghi
capelli di Amitiele schiaffeggiarono Adrien e lo fecero tornare in
se.
“Non
guardarlo” sibilò Gabriele scrollandolo “vieni via
e non alzare più lo sguardo su di lui.”
“Ma
è...”
Un
cenno della mano di Gabriele e l'esorcista tacque suo malgrado. Sentì
le labbra incollarsi e i piedi muoversi da soli. Libero arbitrio
un cazzo, pensò camminando verso l'uscita con lo sguardo
fisso davanti a se. L'avevo detto io!
---
“Ma
come sei vestita?”
“Non
sono stata io. E' stato Lu.”
Gabriele
la scaricò a terra e Amitiele si ricompose con tutta la
dignità di cui era capace. Spostò i folti capelli
all'indietro e puntò le mani sui fianchi. “Ti rendi
conto di cosa hai fatto?!” urlò a polmoni spiegati
mentre Gabriele la scrutava disgustato da capo a piedi. “Ero a
tanto così da...”
“Eri
a tanto così da perdere le ali, Sorella!” esclamò
sovrastando la sua voce. Il che equivaleva ad usare un megafono in
una stanza chiusa. Amitiele si tappò le orecchie e arricciò
tutta la faccia in una smorfia sofferente. Quando aprì un
occhio solo, accucciata su se stessa per evitare la potenza del
vocalizzo, Gabriele la stava guardando con astio dall'alto del suo
metro e ottantacinque. Sembrava sempre andarsene in giro col tecnico
luci personale e se aguzzavi l'orecchio, potevi sentire anche una
colonna sonora che annunciava il suo ingresso. Gabriele rappresentava
tutto ciò che detestava in un'essenza celeste. Lo fissò
da capo a piedi e alzò un sopracciglio. Beh, in un uomo, pensò
ricomponendosi. Era troppo alto, troppo grosso, troppo cafone e
maleducato per i suoi gusti. Tronfio, detestabile individuo. “Come
hai fatto a trovarmi?”
“Sono
andato a naso” ridacchiò colpendosi la punta con un
dito. “Siamo gli unici due Arcangeli a spasso per la Città,
come pensi ti abbia trovata?”
“Un
vero cane da caccia” sibilò incrociando le braccia sul
seno. Le stava fissando il seno. “Ehi, guardami negli occhi!”
“Lo
sto facendo.”
“I
miei occhi sono più in alto!” ribattè arrossendo.
“Sei sulla Terra da cinque minuti e già hai perso la
Grazia?”
“Ringraziami,
invece. Se non fossi arrivato in tempo, saresti già
strisciando nelle putride paludi della decadenza umana.”
“Mi
prendi per una sprovveduta?” domandò puntandosi il
pollice contro.
Gabriele
sorrise in un modo così fastidioso che le mandò il
sangue al cervello. “'ndiamo, secca.”
“Toglimi
le mani di dosso” borbottò scostando la spalla dal suo
tocco delicato. “Devo tornare a Casa?” chiese
improvvisamente timida. “Ti hanno chiesto di ricondurmi in
Cielo?”
Gabriele
non rispose, si limitò a scrutarla. Aveva qualcosa di
tagliente. “Rechiamoci in un luogo più consono a cotali
discorsi, Sorella.” Solo allora si ricordò
dell'esorcista che aveva seguito tutta la discussione con espressione
attonita che lo rendeva simile ad una tartaruga spiaggiata senza
destino. “Grazie della soffiata, amico.”
“Prego...”
sussurrò immobile lo sguardo calamitato da Amitiele. “Chi
sei?”
“La
Vergine Maria!” ridacchiò “ma dove l'hai trovato?”
“Sciacquati
la bocca, Amitiele!” la rimproverò secco “stai
perdendo anche l'educazione.”
Gli
fece la linguaccia di rimando. “Senti chi parla! Tu non sai
neppure dove sta di casa!”
“Scusate...”
La
voce titubante di Adrien li fece voltare dalla sua parte. “Siete
davvero due Angeli?”
“Arcangeli.”
Quel tipo buffo la stava guardando come se fosse una rock star.
Scambiò uno sguardo con Gabriele. “Sei qui da un'ora e
hai già fatto amicizia?”
“Grazie
del tuo aiuto, Adrien” mormorò Gabriele ignorandola.
“Prenditi cura di te” sussurrò posandogli una mano
sulla testa. Adrien sentì l'anima farsi leggera e ripulirsi
dalla sozzura in cui era annegata. Di nuovo, le lacrime punsero gli
occhi. “Sei meglio dello psicologo...”
Doralice:
un zinzino seduttore lo è. Dopotutto, è il Diavolo! =)
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Capitolo 5 *** Lilith, la Prima Moglie ***
Ricapitoliamo.
C'erano
due Arcangeli a spasso per la città e uno di essi incarnava la
donna dei suoi sogni.
Aveva
ripulito un covo e non gli era costata fatica alcuna. Siamo capaci
tutti con un Arcangelo guerrafondaio al proprio fianco.
Aveva
visto Lucifero in persona.
“Cazzo...”
sussurrò e buttò giù d'un fiato il liquido
dorato.
Eudora
strofinò il bicchiere dopo averci alitato sopra. Prese la
bottiglia di Civas e riempì il bicchiere di Adrien. “L'ultima
doccia a quando risale?” domandò la donna guardandolo di
traverso. “Cominci a puzzare, Lebeau.”
“E'
il sangue dei Caduti” commentò a mezza bocca “sa
di marcio.”
“Mi
allontani i clienti. Fila a casa e tagliati quella barba!”
esclamò distogliendolo dai suoi pensieri.
Adrien
annuì con un riflesso automatico. “'Dora...”
La
donna lo guardò appena.
“Credi
in Dio?”
Eudora
posò le mani sul bancone e si sporse verso di lui “sei
in crisi nera anche stasera?”
“Credi
in Dio?“ ripetè meccanicamente “o nel Diavolo... o
quello che cazzo è.”
La
Guardiana incassò la testa nelle spalle. “Stai per
rivelarmi che ha visto Dio?”
“No.
Il Diavolo” rispose guardandola dritta negli occhi.
In
risposta, Eudora gli tolse il bicchiere e la bottiglia “vatti a
fare una dormita, Lebeau.”
“Sì...”
sussurrò spostando la sedia “forse è meglio...”
Il
diavolo, pensò ridacchiando dentro di se. “E che aspetto
aveva, questo diavolo?”
“Era
bellissimo” mormorò con la mente persa nel ricordo che
non riusciva a mettere a fuoco.
Andiamo
bene, rimuginò mentre lo osservava uscire
barcollando dal bar. “La prossima volta cosa vedrà? Uno
squadrone di Angeli che cantano l'Alleluja?” si domandò
a bassa voce.
“Si
chiamano Serafini. E non cantano davvero l'Allelluja”rettificò
una voce femminile dietro di lei.
Eudora
si voltò pensando di trovare una suoretta fra i piedi. Invece
posò lo sguardo su una bellissima rossa dagli occhi verdi che
arrotolava una ciocca di capelli attorno al dito bianco e affusolato.
La donna scese dallo sgabello e si mosse dietro la figura trasandata
di Adrien. “Ha ragione. È davvero bellissimo”
sussurrò con voce così insinuante e morbida che le mise
addosso una strana ed inspiegabile lussuria.
-
- -
“Cosa
è quella roba?” chiese indicando lo schermo.
“La
ruota della fortuna?” domandò con un accenno di ironia.
Gabriele si accorse di aver casualmente cambiato canale e tornò
sul film. “Quella roba!”
“Un
film.”
“Ne
sono consapevole. Voglio sapere perché quella cena si ripete
continuamente” insistette ostinato come un bambino. Amitiele lo
fissò e spostò lo sguardo sullo schermo. Non notò
nulla di strano finché i protagonisti non si scambiarono un
caldo bacio.
“Quello!”
indicò puntando il dito contro la TV.
“Il
bacio? Tu non sai...” o santo cielo!, pensò
battendo una mano sulla gamba.
“Ba
- cio? E a cosa serve?” domandò con disgusto “non
mi risultano che gli umani siano un grado di prelevare anime o...”
“Ma
cosa dici...” sussurrò incredula, pizzicando la radice
del naso “lo fanno perchè è piacevole. In molte
culture è un simbolo di amicizia e per il resto del mondo è
un preludio all'atto sessuale” spiegò sospirando.
Gabriele
la guardò battendo gli occhi e Amitiele lo fissò a sua
volta “sai cosa intendo per 'atto sessuale?'
“No.”
“Mio
Dio!”
“Non
bestemmiare o ti lavo la bocca col sapone, ragazzina!” la
avvisò voltandosi alla sua parte.
Amitiele
alzò gli occhi al cielo un'altra volta. Lasciò cadere
il collo all'indietro e fissò il soffitto. “E' una cosa
gradevole, agli umani piace... ma che ne vuoi sapere tu, che sei
fissato con la guerra.”
“Posso
fare nomi e cognomi di gente che ha usato la bocca a sproposito,
signorina” ribattè duro. “E che fine ha fatto,
Colui a cui mi riferisco?” la interrogò come un maestro
cattivo “se rispondi giusto, ti do la caramellina.”
L'Arcangelo
sospirò esausta “fammi pensare, è passato un
sacco di tempo...” spostò i gomiti sulle ginocchia e
posò le dita sulle tempie. “Ce l'ho!” rispose
schioccando le dita.
“Da
ogne bocca dirompea co' denti un peccatore, a guisa di
maciulla, sì che tre ne facea così dolenti. A
quel dinanzi il mordere era nulla verso 'l graffiar, che talvolta
la schiena rimanea de la pelle tutta brulla. «Quell'anima
là sù c'ha maggior pena», disse 'l maestro, «è
Giuda Scarïotto, che 'l capo ha dentro e fuor le gambe
mena».”
“Brava”
commentò divertito battendo pigramente le mani mentre Amitiele
si inchinava, una mano sul petto come un'attrice di teatro drammatica
e l'altro braccio dritto in fuori. “Dov'è la mia
caramella?”
Gabriele
sorrise malizioso e sogghignò.
“Attento,
Fratello. San Tommaso afferma che la malizia è un peccato
punibile come tale” lo riprese un po' seccata “come fai a
tirare fuori battute a doppio senso, se non sai neppure cosa è
il sesso?”
“Hanno
un senso solo, infatti” dichiarò allargando le braccia
sul divano esiguo e occupando tutto lo spazio “è
indispensabile saperlo, ai fini della Guerra?”
Amitiele
inclinò il collo e alzò le mani “fa un po' tu! E'
pieno di Succubi, Iamaliel...”
“Gli
Osceni” borbottò fra se “quindi Lilith gira ancora
da queste parti.” Posò la caviglia destra sul ginocchio
sinistro e mosse la gamba su e giù. “Sta in guardia
dai suoi bei capelli...”
“Non
cominciare a declamare il Faust, non ti sopporto” lo
avvertì scivolando lontano da lui. “Quella donna mi
piace, ha rifiutato di sottomettersi e quell'imbecille prepotente di
Adamo e ha fondato un popolo tutto suo” esclamò
storcendo la bocca all'occhiata che le arrivò. “Ed
Ella disse 'Non giacerò sotto di te'”
“Cosa.
Diavolo. Stai. Dicendo?” domandò scandendo bene le
parole.
“Non
puoi capire...” borbottò fra i denti incrociando le
braccia “sei un uomo. E per di più un Arcangelo. Tronfio
e misogino.”
“Sotto
o sopra che differenza fa?” domandò ancora cadendo dalle
nuvole.
“Lascia
stare, non fa per te.”
“Sei
molto informata” affermò senza alcuna malizia.
“Guardò
la TV a tarda sera” Amitiele lo fissò risucchiando un
labbro “mi annoio e saltello fra i canali.”
“Capito...”
sussurrò spostandosi di qualche centimetro da lei “sicura
di non dover confessare qualcosa, Sorella?” domandò con
voce bassa ed esitante.
Amitiele
lo fulminò con lo sguardo “non devo confessare niente,
non ho intrattenuto rapporti carnali con gli esseri umani di questa
città, ne con Incubi, bello mio!”
“Eh!
Meno male” sospirò rilassandosi. “Spiegami la
differenza fra sotto e sopra.”
Amitiele
assunse una colorazione intensa che gli umani definiscono 'rossore'.
“Mettiamola così” sussurrò spostandosi sul
divano a disagio “cosa ne penseresti se...” non c'era un
paragone, era impossibile farlo. “Mh...” borbottò
fra i denti stropicciando la bocca. Il suo sguardo limpido ed
innocente era difficile da sostenere. “Diciamo che gli uomini,
ma non tutti da quello che ho potuto vedere in TV, preferisco essere
la parte attiva durante l'atto. Di conseguenza, amano che la donna
giaccia sotto il loro corpo per... controllare meglio la
situazione... penso...” borbottò indecisa. “Non ne
ho la più pallida idea!” ammise in difficoltà.
“Tu preferisci aprire le lattine di birra da solo”
esclamò d'un tratto illuminata da un'idea “se le aprissi
al posto tuo, come ti sentiresti?”
“Sono
solo lattine” le ricordò non cogliendo il senso della
frase. “Non importa chi le apre, ma quello che c'è
dentro.”
Quello
sarebbe stato un bellissimo concetto, se l'avesse espresso una
persona normale e non un Arcangelo misogino che non aveva idea di
cosa stesse parlando.“Non possiamo sorvolare quest'argomento?”
domandò con voce comica rimettendosi in piedi.
“Ho
sudato sette vesti per insegnarti a combattere, quando eravamo Lassù.
Ora sprecherai un'ora del tuo prezioso tempo per insegnare a me
qualcosa, bellezza.”
“Ma
non è importante ai fini della Guerra!” ripetè
allargando le braccia.
“La
Conoscenza è Potere!”
“Non
è importante!” ribatté esausta avvicinandosi a
mani congiunte presso di lui “tu sei un Arcangelo, trascendi la
fisicità degli esseri umani. Nessuno ti chiederà mai di
fare sesso, ne qui, ne in Paradiso!”
Gabriele
la guardò soppesando le sue parole “è una cosa
così brutta? E' come la sozzura che abbiamo visto prima?”
“E'
molto peggio!” esclamò cercando di chiudere l'argomento.
“Fai una cosa: guarda la TV. Domattina esporrai le tue domande,
se ne avrai ancora.” Amitiele mugolò fra se mentre si
chiudeva in camera e ciondolava comica fino al letto “perchè,
Dio, Perché? Ho detto troppe parolacce, ho indossato vesti
succinte che hanno attirato la tua ira?!”
-
- -
Dormire,
sì. Dormire per sempre.
Aveva
già pensato molto volte al suicidio. Ma non poteva dargli
quella soddisfazione. La doccia l'aveva ripulito dal sudore e dalle
scorie. Ora cercava di tagliare la barba senza ferire se stesso. La
mano gli tremava. Una goccia di sangue spillò copiosa. Adrien
abbassò il rasoio e lo gettò nel lavandino.
“Adrien...”
Quel
sussurro amoroso avrebbe corrotto il più santo degli uomini.
L'esorcista la vide nello specchio. Non aveva i suoi amuleti e il
demone della Lussuria l'aveva preso di mira. “Cazzo vuoi?”
domandò alterando la voce, memore che bastavano due urlacci
per farlo sparire.
La
donna aggrottò le sopracciglia rosse e inclinò la testa
“che modo di rivolgersi ad una signora” borbottò
mettendo su un broncetto seducente.
Adrien
la fissò, improvvisamente lucido. La donna prese il rasoio e
cominciò a passarlo piano sulla guancia. Non aveva neppure la
sua crocetta al collo. Non la portava più da tempo.
“Hai
paura che possa ucciderti?” domandò sciacquando le lame
sotto l'acqua corrente.
“Non
me ne frega un cazzo” rispose restando immobile.
La
rossa sorrise alzandogli il mento con due dita. “Che
linguaggio...”
Adrien
le fermò la mano. La pelle era chiara, quasi trasparente. Era
fredda al tatto ma cominciava a scaldarsi. Il palmo era incandescente
mentre lo accarezza sul torace. Adrien sentì un fremito che
pensava essere morto per sempre con Safyia. “Che cosa vuoi da
me?”
“Tu”
bisbigliò a pochi centimetri dalla tue labbra. “So tutto
di te.”
“E
cosa... smettila...” borbottò scostandola da se. “Fa
viaggiare le mani e ti raso a zero, stella!”
“Ho
quasi fatto fuori il mio primo marito quando ha provato a
sottomettermi” rispose con la voce improvvisamente dura e
cristallina “non ti piacciono i miei capelli?”
Quel
tono infantile e carico di seduzione solleticava le sinapsi
risvegliando il suo lato maschile.
“Non
ti piacciono le mie mani o le mie labbra?”
Era
meravigliosa, un sogno... Adrien cercò di scuotersi ma la
malia era potente e la sua volontà faceva schifo. Infilò
le dita nei riccioli rossi e la guardò negli occhi, quasi
soggiogato. “Non ho nulla che possa interessati, demone.”
“Demone...”
ridacchiò baciandogli il palmo della mano e sollevando uno
sguardo che lo portò ad una dolorosissima erezione. La donna
si appoggiò completamente contro di lui. La terra gli mancò
sotto i piedi. “Chiamami Lilith.”
“Come
la prima moglie di Adamo...”
“Proprio
lei” sussurrò baciandolo dolcemente.
Aveva
le labbra morbide e sapeva di burro fuso e peccato. Adrien si scostò
con l'ultimo residuo di volontà rimasta. Prese il rasoio e si
incise velocemente la carotide.
“Stupido
mortale!” sibilò Lilith scostandosi con un balzo dal
sangue che sgorgava copioso. “Stupido, stupido essere!”
“Un
cazzho...” ridacchiò affogando nel suo stesso sangue “no
shono… sthupido da... urgh!”
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Capitolo 6 *** La Vergine Maria... oppure no? ***
Gabriele
risplendeva di luce divina mentre compiva le sue preghiere della
sera. Amitiele restò incantata a guardarlo, con un dito
avvolto attorno al lembo inferiore della mogliettina bianca che
indossava e i capelli annodati fra loro. Indossava calzini di spugna
e recava ancora tracce di trucco sotto gli occhi azzurri coperti
dagli occhialini. Aveva un Angelo in ginocchio sul pavimento del suo
salotto, completamente nudo. Si chiese se avrebbe spiegato le ali e
preso il volo. In quel caso gli avrebbe tirato in testa la spazzola
per capelli. Fatti notare un altro po', pensò
masticando le setole dello spazzolino da denti che teneva in bocca.
Capì che aveva compiuto i suoi doveri, quando il brillio calò
d'intensità e fu risucchiato all'interno del suo corpo. Solo
allora si alzò e si voltò verso di lei. Amitiele lo
fissò negli occhi restandone abbagliata e dovette portare una
mano sugli occhialini per non rimanere ferita. Girò la testa
quando il bagliore si fece vicino.
“Questo
problema è dovuto al corpo umano?” domandò a
bassa voce “posso guarirti, Sorella.”
“Risparmia
le forze per la battaglia contro i Caduti” mormorò
acuendo i sensi, priva della vista.
“Hai
detto le tue preghiere?"
“Mi
stavo lavando i denti” ammise tirando fuori dalla bocca lo
spazzolino. “Devi fare qualcosa per quegli occhi.”
“Ho
già provveduto” affermò guardandola attentamente.
Non sembrava la stessa che menava colpi a vuoto, durante il suo
addestramento. “Sei qui da tre settimane, hai provveduto alla
Confessione?”
Amitiele
scosse la testa. Quella luce era insopportabile “Fratello,
distogli lo sguardo, te ne supplico.”
Il
buio calò e l'Arcangelo poté aprire gli occhi
“grazie...”
“Perchè
non vuoi essere aiutata?” domandò fissando lo sguardo
sul fondo della stanza.
“Sono
fatti miei! Non andartene in giro nudo per l'appartamento, non sei
più in Cielo, tesoro!” gli ricordò spazzolando i
capelli con foga.
“Allora
si aprirono gli occhi ad entrambi e s'accorsero che erano nudi”
recitò solenne. “Stai acquisendo comportamenti umani
che non sono spiegabili in un Arcangelo” mormorò
scrutandola con le palpebre strette “tu non hai alcuna
intenzione di tornare in Paradiso, vero?”
Era
una bella domanda. Anzi. Era LA domanda. Amitiele non rispose e si
limitò a scrollare i capelli. “Mi piace stare qui.”
“Ti
piace passare tutto il giorno in fogne putride ad aspettare che si
faccia vivo un Caduto?” domandò un po' sorpreso.
“Beh...
sì. Quando non entra l'acqua sporca negli scarponi, mi piace
combattere e avere la meglio su di loro” ammise a bassa voce
“non puoi capire, sei qui da due giorni.”
“La
tua permanenza in questo luogo peccaminoso sta corrompendo il corpo
umano di cui ti rivesti e alterando il Giudizio” la rimproverò
“non avresti fatto cenno al mio stato, se la Malvagità
non ti avesse toccata.”
“Ma
per favore, si tratta di buonsenso! C'è una bambina nel
palazzo di fronte!” esclamò riprendendo a spazzolare i
denti. Voltò nel bagno e sciacquò la bocca, lavando il
viso. Quando tornò era vestito di tutto punto. “Bravo,
vedo che obbedisci.”
“Capisco
che occhi innocenti non debbano essere aperti prima del tempo”
disse a bassa voce. Le fece cenno di sedere. Amitiele obbedì
con sguardo curioso. Gabriele sedette di fronte a lei con aria
paziente, quasi rassegnata. “Mi avevano mandato qui per
impedirti di fare ciò che ormai è stato fatto”
rivelò con una secca smorfia di disappunto. “Senza
autorizzazione e senza armi, come credevi di mettere in trappola
Belzebù?”
Amitiele
reagì sdegnata “ero armata fino ai denti, ma Lu...”
“Lu.
Lo chiami anche Lu!”
“...
mi ha fregata!”
Gabriel
alzò le sopracciglia e unì le punte delle dita davanti
a se. Sembrava stesse per scoppiare. Amitiele socchiuse le palpebre
in attesa del 'botto'.
“Sei
la vergogna dei Cieli!” esclamò battendo una mano sul
ginocchio “Non ci sono riusciti Raffaele, Uriele e...”
“Ho
tentato e questo mi basta!”
“E'
per questo che hai 'indossato' vesti mortali di tale fattura?”
domandò indicandola “devo ricordati che fine ha
fatto...”
“Ehi!
Oh! Calma, bello mio!” gridò alzandosi in piedi “osi
mettere in dubbio la mia integrità?! Sei un orribile
maschilista celeste!”
“Maschilista?”
Gabriele la fissò confuso “cosa vuol dire?”
“Lascia
stare! Il tuo minuscolo cervellino affogato in birra ed armi non può
arrivare a comprendere un concetto del genere!”
“Zitta
un pò” mormorò alzando un dito e voltando lo
sguardo verso destra e poi in alto, come se stesse cercando di
captare qualcosa. “L'hai sentito?”
“Pure...”
sibilò Amitiele fra i denti. “Da pure gli ordini!”
Gabriele
ammutolì e si accigliò. “Andiamo.”
“Dove
andiamo?”
-
- -
Adrien
stava affogando nel proprio sangue. Steso sul pavimento del bagno,
fra gli asciugami umidi e il lerciume delle finestre, tentava di
ricordare le preghiere di un tempo.
Padre
Nostro...
Sarebbe
morto da suicida, anche se l'aveva fatto per salvare quello che
restava di lui.
Che
sei nei Cieli...
Già
la vedeva... era proprio una luce, come dicevano tutti.
Sia...
Era
abbagliante. Squarciava il nero dietro le palpebre e... cavolo,
quella era la Vergine Maria...
Amitiele
si inginocchiò accanto al corpo e spinse con un dito il
torace. Adrien si mosse appena, segno che era ancora vivo. La stava
guardando, ora. Amitiele gli fece un cenno simpatico con la mano. “E'
il tuo amico di prima? Carino, senza tutta quella barba.”
“Spostati”
ordinò facendola rialzare.
“Perchè
ha fatto una cosa del genere?”
“Ha
venduto l'anima al diavolo per amore di una donna.”
“Pensa
tu che stupido” commentò sedendosi a gambe incrociate
per terra. “Cosa vuoi fare?”
“Aiutarlo”
mormorò afferrando il corpo e sistemandolo fra le braccia. La
fissò di traverso, lo sguardo tagliente “reputi
'stupido' il suo operato?”
“Che
carino, vuole aiutarlo...” ironizzò. “Sì,
credo abbia fatto un'immensa fesseria... però, non ti facevo
così altruista!”
Gli
occhi di Gabriele restarono di ghiaccio ascoltando quelle parole, poi
intonò una nenia musicale e Amitiele si stupì per
l'ennesima volta della sua forza. Era li da tre settimane e si
sentiva svuotata di ogni forza e più lontana che mai dalla
Luce.
-
- -
Adrien
aprì gli occhi con un sussulto. Si rizzò a sedere sul
letto e portò la mano alla gola. Intatta. Forse l'aveva
sognato. Quella donna... il demone che si faceva chiamare Lilith...
“Non
è stato un sogno.”
Adrien
voltò lo sguardo sull'Arcangelo che aspettava pazientemente,
appollaiato sulla finestra. “Come ti senti?”
“Bene...”
sussurrò. Alla perfezione, pensò con la testa
leggera.
“Lilith
è stata qui.”
“Così
pare. Mi hai salvato la vita... perché?”
“Non
avevo niente di meglio da fare” ridacchiò scendendo
dalla cornice. “Risarcimento danni.”
“E...
per la mia anima?”
Gabriele
fece una smorfia dispiaciuta “ora è chiedere troppo.”
“Ho
visto la Madonna!” sbottò all'improvviso “era
bellissima, risplendeva di luce...”
Un
ghigno piegò le labbra dell'Arcangelo “hai visto
Amitiele.”
La
rivelazione lo gettò nel panico. Lei l'aveva visto in
quello stato pietoso. Come era successo con Safyia. “E' qui?”
“Sta
spazzolando il frigorifero” borbottò schiarendosi la
voce “perdonala, è un po' indisciplinata.”
“Non
fa niente...” borbottò cercando una camicia pulita e un
paio di jeans. “Grazie...”
Gabriele
lo studiò mentre si rivestiva. Seguì con interesse la
sua ricerca febbrile del laccetto di pelle che recava una crocetta
come ciondolo. Adrien lo vide con la coda dell'occhio. “Oro
bianco benedetto dal Papa in persona. Protezione.”
“Mi
sembra giusto.”
Adrien
smise di allacciare la camicia e lo guardò “l'hai fatto
per convertirmi al tuo Dio?”
“Chi
può dirlo...” sussurrò enigmatico lanciandogli
uno sguardo strano.
Le
mani coperte dai corti guanti da motociclista affondavano nei capelli
bruni e lunghissimi. Sembrava in crisi. Adrien pensò che un
Arcangelo coi nervi a pezzi non era cosa che si vedeva tutti i
giorni. Si fermò sulla porta e la guardò. Aveva una
scodella quasi vuota davanti a se e un cucchiaio affondato nel mezzo
di una poltiglia non identificabile. Amitiele poggiava i gomiti sul
tavolo e gli occhialini giacevano davanti al piatto.
Poteva
stare dormendo. O piangendo, decise quando vide cadere una
goccia d'acqua sul tavolo. Amitiele spinse il piatto lontano da se e
sbuffò passando una mano sotto gli occhi. Nell'attimo in cui
lo vide, Adrien restò abbagliato dal suo sguardo celestiale e
talmente brillante da ferirgli la mente. Distolse lo sguardo mentre
Amitiele indossava gli occhialini. “Beh, come va?”
“Una
meraviglia” rispose azzardando un'occhiata “non sapevo
poteste piangere...”
“Quando
siamo umani facciamo un sacco di cose” rispose velocemente “non
ho mosso un dito, è stato Gabriele a...” mosse il dito
in aria e voltò la testa altrove. Poi tornò a
studiarlo.
Non
hai la più pallida idea di ciò che provi.
Amitiele
lo guardò con curiosità. Doveva interpretare le
reazioni del suo corpo. Era molto alto, sebbene Gabriele lo superasse
di alcuni centimetri. Sicuramente veniva definito un bell'uomo dalle
donne umane. Avevo lo sguardo limpido e l'aria trasandata. Abbassò
gli occhi sulla camicia aperta. Restarono li un bel po'. Amitiele si
chiese che interesse avesse nel tessuto stropicciato. Poi si accorse
che il suo corpo fisico non stava guardando la veste che indossava ma
quel che si intravedeva al di sotto di essa. Si morse le labbra e
continuò fino ai piedi. “Hai dimenticato le scarpe.”
“Sì...”
sussurrò compiendo la stessa manovra con Amitiele. Non c'erano
parole per descriverla. E provare a pensare a lei in altro modo, era
commettere un peccato mortale.
“Oh,
ho approfittato dell'ospitalità. Combattere contro i Caduti
toglie un sacco di energie” disse indicando il piatto. “Cereali
e latte.”
Chissà
perché aveva più paura di lei che di un angelo
distruttore dalla parlantina sciolta e dal pugno facile. Forse perché
gli ricordava Olaf. Mentre lei era... un'altra cosa. “Fa
come fossi a casa tua.”
Amitiele
sorrise di sbieco “a 'casa mia' non mangiamo, non
indossiamo simili vesti e...” girò lo sguardo sulla
figura apparsa dietro Adrien e chiuse la bocca.
“Ce
ne andiamo” disse a bassa voce guardandola in modo strano
“saluta Adrien.”
“Ciao,
Adrien” ripetè ubbidiente alzandosi in piedi. Gli battè
il pugnetto sulla spalla e l'uomo sussultò.
“Ciao,
Ami.”
“Come
mi hai chiamato?” domandò sorridendo senza un motivo.
“E' carino, mi piace.”
“Andiamo”
sibilò Gabriele spingendola via “Ami!”
“Non
essere scorbutico.”
“E'
puro sarcasmo, impara la differenza!”
Adrien
li sentì discutere mentre uscivano tranquillamente dalla porta
di casa come due persone qualunque. Cosa si aspettava, che
prendessero il volo?
Prima
cosa. Ho finalmente trovato il volto di Amitiele! Si tratta
dell'attrice
Delphine
Chanéac ... semplicemente angelica!
Lu:
un buon candidato è Paul Walker... o Lionel Clerc... ma
immaginateli biondi biondi e con i capelli lunghi.
Beh,
che so ste richieste di accoppiamento fra angeli? Svergognate!!!
Sondaggio: con chi
vorreste vedere Amitiele? Adrien, Gabriele o Lu? (tanto la storia è
già bella che completa, quindi non influenzerete il finale)
RecenZioni:
Gold
Eyes: che dire... grazie di tutto cuore per le recensioni! Mi piace
scrivere di questi personaggi, ognuno ha la sua e un carattere bene
definito. Il segreto del 'postaggio' veloce, sta nel fatto che l'ho
scritta quest'estate in vacanza e mi sto limitando a dare le
'limatine' ai discorsi e alle descrizioni!
Doralice:
E' l'immagine più classica di Lilith! Da quella ho deciso che
aveva i capelli rossi... inoltre faceva più strega!
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Capitolo 7 *** Lontano dalla Luce ***
“Va
bene. Perché l'hai fatto?”
Gabriele
aguzzò la vista e per un istante Amitiele lo vide sorridere.
“Ho solo seguito gli ordini.”
“Ti
hanno ordinato di salvare quel poveraccio?”
L'Arcangelo
sorrise di nuovo, stavolta apertamente. “Chi fa la spia...”
“O
santo cielo!” esplose arrabbiata “non ti sopporto quando
fai così! E dove hai imparato questi detti? Sei qui da due
giorni!”
“Tu
da tre settimane e non hai combinato nulla” la prese in giro
piazzandosi in faccia un sogghigno sarcastico.
“Mi
stai di nuovo guardando le tette?”
“E'
la parte di te che preferisco” rispose scanzonato.
Amitiele
lo fissò – occhiali negli occhiali – e ruggì
sommessamente. Di tutta risposta, Gabriele l'afferrò per il
collo stritolandola contro di se bonariamente. “Che fai,
soffi?”
“Smettila,
animale!” sbottò percependo odore di sudore, polvere da
sparo, tessuto e... annusò l'aria e il viso si arrossò.
I corpi umani avevano un odore indefinibile, per un Angelo privo di
vocaboli come lei. Ma riusciva a distinguere una nota di fondo
diversa a secondo dei sessi. Quella nota si alzava e abbassava di
tono a seconda di chi 'l'indossava'. In Adrien era leggera, si
faceva più accentuata in Gabriele. Lu le toglieva
letteralmente il respiro. Restò col fiato sospeso per un
lunghissimo momento, poi si divincolò con un gesto di stizza.
Gabriele la osservò di sottecchi, mentre si aggiustava i
vestiti e pettinava le ciocche nere.
Il
suo sguardo addosso la metteva a disagio. Era come un fratello
maggiore a cui non puoi nascondere la verità. “Penso...”
cominciò in un sussurro “... di aver bisogno di...”
si arrestò in mezzo alla strada e grattò a fronte
furiosamente. C'era un vecchio detto che affermava che 'chi si
gratta la fronte, ha le corna pronte'. Amitiele lo prese quasi
alla lettera. “Di parlare...”
“Prima
cibo.”
“Cibo?”
domandò sorpresa “hai fame?”
Gabriele
si indicò con fare comico “hai idea di quanto nutrimento
ha bisogno questo corpo?”
-
- -
Era
imbarazzata. Quello che provava era l'imbarazzo più spaventoso
della sua intera esistenza. Amitiele lo fissò con disgusto
quando addentò l'ennesimo whopper. “Se continui così,
entrerai nel Guinnes dei Primati” lo avvisò tenendosi
ben discosta da lui. Peccato fosse allo stesso tavolo,
impossibilitata a negare la conoscenza di quell'essere gigantesco
che, tempo quindici minuti, aveva fatto fuori quattro porzione
grandi di cheeseburger con annesse patatine e bevande gassose.
Gabriele
lasciò andare il fazzoletto con cui aveva deterso mani e
bocca, ingoiò un altro litro di Pepsi e ruttò
discretamente. Distese la gamba destra avanti e si lasciò
andare all'indietro sulla sedia che scricchiolò sospetta.
“Comincia.”
Amitiele
sventolò una mano, disgustata. “Sento l'odore di cipolla
da qui” borbottò abbassando le spalle. “Sono in
crisi. Non riesco a capire... ma mi ascolti?”
Gabriele
giocherellava con la cannuccia mordicchiandola svogliato. Invece di
concentrare la sua attenzione su di lei, si guardava attorno.
Amitiele
gli mollò un calcio sotto il tavolo quando lo vide fissare una
rossa clamorosa che aveva appena varcato la soglia del locale. “Mi
stai ascoltando o stai sbavando su quella tipa?”
Gabriele
sorrise sospetto, riportò lo sguardo sulla donna e sogghignò,
massaggiando lo stinco.
“Ho
capito” sibilò alzandosi dal tavolo e rifinendo a sedere
all'improvviso. Abbassò lo sguardo sulla mano che teneva il
polso fermo. Sentiva formicolare la pelle, il battito cardiaco stava
facendo mille piroette nella cassa toracica.
Gabriele
le rifilò un'occhiata penetrante quando la vide arrossire e
divincolare il polso. La lasciò andare e le fece cenno di
sedersi e restare in silenzio. “Stai diventando umana.”
Quella
frase arrivò fra capo e collo e Amitiele non seppe ribattere.
“E'
quello che succede restando troppo lontano dalla Luce.”
L'Arcangelo
cincischiò con le parole e strinse le labbra “che devo
fare?”
“Un
bel niente” rispose alzandosi in piedi. “Ci si vede”
“Dove
vai?” domandò sorpresa dal suo comportamento “che
devo fare, Fratello?!”
“Quello
che fai di solito!”
Di
solito andava a caccia di Caduti. Ma non ne aveva molta voglia.
Amitiele sprofondò le mani in tasca e mosse le labbra. Le
mordicchio, poi le toccò con un dito. Erano secche. Una volta
non ci avrebbe fatto caso. Stava diventando padrona del suo corpo e
delle sensazioni che esso provava a contatto con il mondo. Aveva
reagito alla presenza di Lu, in quella che veniva definita
'eccitazione sessuale'. Si era sentita partecipe della disgrazia di
Adrien – roba che l'avrebbe preso fra le braccia e consolato,
quel cucciolo sparuto - e, cosa più strana di tutti, aveva
provato 'qualcosa' per il suo celeste Fratello incazzoso. Non lo
detestava più come prima. Amitiele si arrestò davanti
una vetrina che le ricordò che era senza armi e che avrebbe
dovuto fare una visita al vecchio e fidato mercante di morte. Ecco,
pensò alzando gli occhi al cielo. Aveva cominciato a
parlare come Gabriele!
-
- -
Il
gigantesco Olaf era abituato agli sproloqui alcoolizzati o drogati
(molte volte le due cose insieme) e senza senso di Adrien. Da quando
aveva perso Safyia, anni prima, era caduto nella depressione più
profonda che uomo avesse mai sperimentato. Ma quello che aveva
davanti, era un Guardiano esorcista lucido e in preda ad una crisi
mistica. Parlava di Angeli e Demoni senza che la voce gli tremasse o
la mente se ne andasse a spasso per qualche anfratto lurido della
propria anima (altro termine da non usare con leggerezza di fronte a
lui.) “Mi stai dicendo che ci sono due Angeli che ciondolano in
città, e che li hai incontrati entrambi?”
“Arcangeli.”
“Fresca”
sussurrò uscendo dal cofano dell'auto per la regolare
manutenzione bimestrale. “E che ti hanno salvato la vita.”
“Lui
mi ha salvato la vita.”
“Ma
gli Angeli non sono asessuati?”
“Non
quando cadono. Devono scegliere la forma u... senti, so che è
assurdo e incredibile ma ti sto dicendo che ci sono due Arcangeli
qui, in questo momento, che stanno lottando contro Lucifero!”
esclamò spazientito “non ci credevo nemmeno io, ma li ho
visti con questi occhi!”
Olaf
lo osservò mentre ripuliva le mani su uno straccio unto e
sporco. Non sembrava drogato ne alcolizzato. Non lo vedeva così
in forma da anni. “Com'è questa Lei?”
Adrien
sentì la bocca sigillarsi, non poteva usare alcun termine per
definire Amitiele. A disagio si mosse sulle gambe e guardò
altrove. “Che te ne frega, torna al punto principale.”
“Due
Arcangeli in lotta con Lucifero” disse infilando l'asta
dell'olio nell'apposito contenitore. Adrien si spostò dalla
macchina quando chiuse il cofano.
“E
dove risiede Lucifero?”
“Al
Covo dei Dannati” sussurrò malmostoso. “Nell'attico.”
Olaf
scoppiò a ridere e lo fece così a lungo che Adrien
pensò fosse stato uno sbaglio parlargliene.
“Ok,
scusa” ridacchiò asciugandosi gli occhi e creando due
grandi macchie di grasso sulle guance. “Che trip ti sei
fatto?!”
“Ma
vaffanculo...” sbottò staccandosi dal fianco dell'auto
“fai questo lavoro da una vita. Hai visto cosa c'è
nell'altra Dimensione! Perché non riesci a credere ad una cosa
del genere?!”
Olaf
si accigliò visibilmente “stai parlando di Angeli e
Demoni, di lotte divine nelle nostre strade e ti stupisci che non ti
creda! Ce l'hanno un nome questi Angeli?”
“Arcangeli.
E sì, ce l'hanno!” rispose immusonito.
“E
da quando in qua Lucifero risiede nel super attico del palazzo più
alto della città?!”
“Che
diavolo ne so, avrà bisogno di un cambiamento anche lui!”
esclamò rendendosi conto di quanto suonava isterico quel
discorso. Tirò su la manica e mostrò le braccia
levigate.
Olaf
lo studiò, in guardia “i buchi...”
“Sono
scomparsi. E anche i tagli!” esclamò sollevando un lembo
della camicia sotto la quale spiccava la pelle intatta “è
stato lui, mi ha guarito... anzi, mi ha riportato in vita...”
sussurrò a disagio. “Continui a non credermi..”
“Il
suicidio è punibile con la dannazione eterna. Rinnegare il
dono di Dio non farebbe muovere il culo di nessun Angelo”
rimuginò guardandolo negli occhi “che cosa hai fatto,
Lebeau?”
“Lilith...”
“Lilith.
Quella Lilith?” la voce si alzò di un tono
“Lilith ha cercato di ucciderti?!”
Adrien
lo guardò di sottecchi. Era sempre più a disagio
“no...” spinse la lingua nella guancia e Olaf lo fissò
innervosito “ti ha fatto un pompino?!”
“Che
cazzo stai dicendo?!” gridò imbarazzato “ha
cercato di corrompermi e nessun demone cerca di corrompere Adrien
Lebeau!”
Era
scosso e tremava. Olaf si rese conto che aveva i nervi a pezzi e che
era arrivato il momento di abbassare i toni. “Ok. Lilith ti ha
concupito, com'è nella sua natura...”
“Non
riuscivo a resisterle... ho preferito...” Adrien indicò
la gola e abbassò la mano “è stata legittima
difesa. Non ho più l'anima, ma il mio corpo non è il
trastullo di alcun demone.”
“Hai
fatto bene” mormorò l'amico posandogli un braccio sulla
spalla “e l'Arcangelo ti ha salvato.”
“Sì...”
“Dobbiamo
fare un regalo all'amico” disse sovrappensiero. “Come si
chiama?”
“Mi
credi davvero?”
“Ho
altra scelta?” domandò guardandolo negli occhi. Quello
che aveva davanti era un'altra persona e un cambiamento del genere
non poteva avvenire dall'oggi al domani. Adrien non aveva la forza di
stare in piedi da solo. Non nelle normali condizioni. “Ti
credo.”
Il
peso che portava sulle spalle si alleggerì all'improvviso.
“Preparati al botto...”
“Non
giocare agli indovinelli e spara 'sto nome.”
“Gabriele.”
Olaf
lo guardò sbiancando “la Mano Sinistra di Dio? O
porca...”
“Eviterei
di associare il suo nome ad una bestemmia” lo fermò
divertito “è simpatico, un po' sopra le righe.”
“E
che aspetto ha?”
“Beh...”
Adrien rimuginò sulla tenuta militaresca che portava e il suo
modo di fare da bullo della scuola con troppo testosterone nelle
vene. “Hai presente quelle belle figure angeliche
dell'iconografia classica? Scordatele completamente. ”
-
- -
Amitiele
spalancò la porta dell'armaiolo Jack e si stupì del
silenzio che vi regnava. Nessun borbottio, nessun 'siamo chiusi'?
Niente musica di sottofondo?
“Nonno Jack? Non...”
Un
flebile lamento le fece sporgere la testa oltre il bancone. Amitiele
aggirò il banco e si inginocchiò accanto alla figura
dell'armaiolo morente.
“Mi
sa... che è l'ora...” bisbigliò l'uomo fra le sue
braccia. “Oh... non farmi finire... nel posto sbagliato...”
ridacchiò sentendo la vita fluire via. Amitiele posò le
labbra sulle sue e l'anima venne risucchiata al di fuori del corpo
mortale. Bisbigliò qualcosa e l'essenza fluttuò verso
il Cielo in un turbine di luce. Amitiele tolse gli occhialini e la
guardò, sentendo un'enorme nostalgia propagarsi nel corpo.
Finchè riusciva a vedere la Luce e a sentire il suo calore,
poteva dirsi ancora un Angelo.
“Arrivo
nel momento sbagliato?”
L'Arcangelo
lasciò andare il corpo a terra e si voltò. “La
vedi, la Luce?”
“Non
vedo la Luce da migliaia di anni.” Lucifero lasciò
chiudere la porta alle sue spalle e avanzò nel negozio. “Ne
sento la mancanza ogni singolo minuto di ogni singola ora.”
Amitiele
si rimise in piedi e lo ignorò. Girare le spalle a Lucifero
non era intelligente, ma lei aveva bisogno di un'arma. In più
stava piangendo. Portar via un'anima le faceva sempre un effettaccio.
Frugava ancora fra gli scaffali, quando si sentì toccare su
una spalla. Si voltò senza una parola. Quella bellezza le
feriva la vista e anche attraverso le lenti nere, poteva scorgere lo
scintillio crepuscolare degli occhi di Lucifero. Il corpo umano
tremò.
“Ti
vidi, quando ti creò.”
La
sua voce era un sussurro soggiogante e non lasciava spazio a vie di
fuga. Amitiele chiuse la mente, ma non potè impedire che le
circondasse la vita con le braccia. Non provò neppure a
fuggire. Rifiutò il contatto bisbigliando una preghiera
protettiva dentro di se.
“Smettila”
sibilò sentendo una forza divina allontanarla da lui “non
fuggire.”
“Tu
sei il Male, io un Servo di Dio mandato sulla Terra per combatterti”
snocciolò con voce assente e sguardo vitreo. “La
fisicità umana non trascenderà il mio essere angelico.”
Perché aveva tanto l'aria di una stronzata?
“Guardati...”
disse mettendola di fronte ad una superficie riflettente. Era rossa
in volto e tremava da capo a piedi. Eppure si sentiva padrona di se!
Come era possibile che la mente e il corpo fossero così
distaccati da...
“Ascoltati...”
sussurrò voltandola verso di se “... prendi coscienza
dei tuoi reali desideri...”
“Non
sei più nel Giardino nell'Eden, non fare il viscido serpente
con me!” Amitiele si rese conto troppo tardi del guaio in cui
si era cacciata.
“Libero
arbitrio” sussurrò troppo vicino. Amitiele lo guardò
mentre si chinava su di lei. Girò la testa quel tanto che
bastava per evitare il bacio ma si rese conto che le dita lo
afferravano e lo tiravano verso di se. Il suo corpo umano l'aveva
tradita.
RecenZioni!
Gold
Eyes: più che indispettirsi, la prende in giro. I capitoli -
per ora - sono 11. Poi magari tiro fuori qualcosa dal cilindro...
Eilinn:
non amo per niente Twilight, mi sono informata sull'attore ma no... è
molto lontano dalla mia idea di Lucifero.
Doralice:
il mistero delle recensioni resterà un mistero...
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Capitolo 8 *** Sensazione di Perdita ***
“Mi
stavi cercando, tesoro?”
Gentilissima.
Gli risparmiava la cerca. “Ciao, Lilith.”
“Gabriele”
sussurrò restando dietro di lui a braccia incrociate. “Cosa
ti porta qui?”
L'Arcangelo
si voltò ridacchiando dentro di se “oh, sai... le solite
cose...”
La
rossa strinse gli occhi verdi da gatta e Gabriele ricordò che
non avendo toccato l'Albero della Conoscenza, non fu condannata alla
mortalità. “Ho bisogno che tu mi faccia un favore.”
Lilith
lo guardò negli occhi, sorrise e poi scoppiò a ridere.
“Questa è buona! Da quando in qua, un Arcangelo ha
bisogno di un favore da una delle mie ragazze?”
“Dipende
dalla ragazza. Fa vedere la merce.”
-
- -
Non
vedeva più nulla. Amitiele strinse gli occhi quando le tolse
le lenti con un gesto svogliato. Usò le mani per coprire il
viso. Si sentiva un po' ridicola, ma era l'unico modo per proteggersi
dalla luce demoniaca che emanava. Non era mai successo, a memoria di
Angelo, che Uno di Loro fosse così vicino alla Sorgente
di tutti i Mali. Oppure sì e lei non ricordava? La 'nota'
la confondeva. Si insinuava nei condotti nasali diffondendosi nel
cervello. Lo sentiva ridere. “Ridammi gli occhiali!”
Lucifero
li posò sul ripiano di cristallo del bancone e le lenti
tintinnarono. Seguì divertito gli impacciati tentativi di
Amitiele di raggiungere i suoi occhialini protettivi e quando ne ebbe
abbastanza, scivolò verso di lei.
A
tentoni cercò le lenti. Tastò il vetro e della stoffa
che non riuscì a identificare, poi una massa solida che le
intirizzì i polpastrelli e la fece ritrarre.
Stanco
del giochino, la diresse verso di se. Le accarezzò i capelli e
il viso. “Ascoltati.”
Cos'era
quella Voce?! Avrebbe proferito un malo verbo se fosse stata
in grado di parlare. Le gambe non la tenevano in piedi, il respiro
era sempre più affannoso e il guaio peggiore era a livello
della cintola. Quello non l'aveva mai sperimentato prima. La
sensazione che provava scivolava dal cuore fino all'ombelico e si
perdeva nelle membra, rendendo le dita quasi insensibili. Immaginò
che avesse usato la stessa voce per sedurre la Prima Madre.
“Libero
arbitrio.”
Poteva
scegliere. “No”.
Perché
aveva detto no?
“No,
mai.”
Lu
alzò il mento che teneva ostinatamente puntato verso il basso
e la scrollò, sorprendendola. Istintivamente aprì gli
occhi.
Grigio,
blu e nero che si confondevano in un vortice.
Si
aggrappò alle sue braccia e ammutolì.
Ora
vedeva.
Vedeva
fin troppo bene.
“Hai
perso la Grazia nel momento in cui hai cominciato a desiderare di
possedere fisicamente questo involucro umano” spiegò
insinuante e carezzevole. “Sei sulla buona strada per perdere
le ali.”
Amitiele
non rispose. Lo fissò negli occhi e parte del cervello rifiutò
quella spiegazione. Lei – il suo corpo - desiderava Lucifero.
Mai nessuno di Loro aveva raggiunto
una tale vicinanza con esso. Nessuno di loro era stato accarezzato in
quel modo. Lu la spinse contro il muro e la gola di Amitiele lasciò
andare un gemito.
“Mi
vuoi?” Lu si chinò su di lei e le scostò
i capelli dalla bocca con un dito. ““Mi
vuoi, vero?” bisbigliò facendole girare la
testa, lo sguardo appannato e i polmoni in procinto di scoppiare.
“No,
non ho perso le ali...” rispose in un miagolio indistinguibile.
“Non mi porterai all'Inferno con te!” urlò
spingendolo via. Amitiele inciampò nel corpo di Jack e
caracollò in avanti, urtando le ginocchia contro il pavimento.
Il dolore la svegliò e la rimise in piedi. Scappa!
-
- -
Adrien
percepì un vuoto improvviso nel cuore e un dolore acuto che
gli fece portare la mano sul petto.
“Cosa
hai?”
“Non
lo so...” sussurrò guardandosi attorno “una
sensazione di perdita...”
Olaf
lo guardò interessato. “Mentre analizzi la tua
sensazione di perdita, io mi rifornisco di proiettili dal
vecchio Jack. Sono rimasto quasi senza munizioni.”
Adrien
lo seguì sovrappensiero e quando sbattè contro l'amico
che si era fermato all'improvviso, provò un terrore tale da
costringergli la mente.
“Lo
senti?”
“Sì.”
Era forte, acuto e lo terrorizzava a morte.
“Cos'hai
con te?”
“Qualche
amuleto e basta” mormorò stringendosi le braccia addosso
“cazzo...”
“Cosa?”
“L'ho
già sentito prima. Al Covo.”
Olaf
si girò completamente verso di lui “Lucifero?”
Adrien
fece una mezza smorfia e annuì.
“Non
mi metto a combattere contro Lucifero! Chiama i tuoi amici Arcangeli
e fatti aiutare da loro!” esclamò impaurito. “Che
cazzo, a tutto c'è un limite!”
“Non
hanno mica il cellulare, sai?!” esclamò affrettandosi
verso la via da cui sentiva provenire la sensazione.
“E
come li chiami?”
“Sono
loro a trovare me!”
Lucifero
non si scomodava per corrompere un umano. Ci pensava un Caduto.
Lucifero non avrebbe mosso un dito a meno che non si trattasse di un
Arcangelo, pensò scurito. Aveva visto cosa stava facendo al
Covo...
Amitiele
si lanciò fuori dal negozio e svoltò l'angolo
finendogli addosso. Un turbinio di capelli e imprecazioni rotolò
su se stesso per un metro. Quando lo riconobbe, lo tirò su a
forza. Anche quella era diminuita. “Va via di qui!” gli
intimò spingendolo via “via, scappa!”
Adrien
lo vide svoltare l'angolo proprio in quel momento. L'aria pacata che
aveva al Covo era stata sostituita da disapprovazione e fastidio. Il
terrore gli gelò le gambe e l'Arcangelo lo spinse via un'altra
volta. “Cerca Gabriele, digli che...” Amitiele si
interruppe quando lo vide alzare la testa e fissare con pupille
ridotte ad uno spillo la figura dietro di lei. Dio, aiutami!
Qualcuno
sparò. Qualcuno che era comparso dal nulla. L'acqua santa
sfrigolò a contatto con la pelle e i vestiti. Lucifero sibilò
orribilmente e voltò la testa verso il gigante che lo fissava
a bocca aperta. Pronunciò parole che non appartenevano a quel
mondo e Amitiele vide l'uomo sbiancare e tremare da capo a piedi.
“Fai un esorcismo!” urlò scuotendo Adrien “ora,
ora!”
La
bocca di Adrien si mosse in automatico e la nenia latina che ne
scaturì, fu efficace quel tanto che bastava per distrarre
l'attenzione del Diavolo da Olaf.
“Via!”
urlò spingendolo verso la strada aperta.
“Ci
sta seguendo?!”
“Continua
a correre!”
Adrien
si arrestò e Amitiele gli sbatté addosso per seconda
volta. Era terrorizzata, e non era di buon auspicio che un inviato di
Dio fosse in quelle condizioni. “Se avesse voluto, ci avrebbe
già preso!” le gridò in faccia per farla
riprendere “ci ha lasciato andare!”
“Sì,
lo so!” urlò più forte di lui “è un
guaio, un cazzo di guaio!”
“Non
dire parolacce” l'ammonì scuotendola “che sta
succedendo, Ami?!”
Amitiele
ammutolì e Olaf li guardò ancora scosso e tremante.
Stava per farsela nei pantaloni. “Era Belzebù, quello?!”
“Sì”
sussurrò l'Arcangelo facendo un passo indietro. “Nelle
sue spoglie umane...”
“Ho
sparato una cartuccia d'acqua santa al Diavolo?!”
“Sì”
urlò di nuovo in preda ad una crisi isterica “e io ho
quasi perso le ali, indovina un po' chi è quello fottuto fra
noi due?!”
Olaf
la guardò come se fosse una povera pazza.
“Che
vuol dire che hai quasi perso le ali?”
Amitiele
arrossì quando Adrien le rivolse la domanda. “Non posso
proteggere neppure me stessa, sarebbe meglio dividerci.”
“E'
una buona idea!” confermò Olaf col fiato grosso “puttana
Eva, ho sparato al Diavolo!”
“Ti
sparo io, se non la finisci!” eruttò l'amico tornando a
guardarla. “Troviamo Gabriele. Avrà sicuramente...”
“No,
non dirgli nulla!” esclamò frastornata. Ma che
stupidaggine, lui già lo sapeva. “Non posso più
tornare in Cielo...”
“E'
l'Arcangelo?! Lei è l'Arcangelo...”
“L'Arcangelo
sega e buona a nulla” mormorò Amitiele stropicciando la
faccia e accorgendosi solo in quel momento che non aveva gli
occhialini. E ci vedeva perfettamente. Abbassò la testa e le
lacrime le pizzicarono gli occhi. “Sono un'incompetente...”
“E'
uguale a Safyia” sussurrò Olaf nell'orecchio di Adrien
che lo scostò con fastidio.
“Non
si somigliano per niente” ribatté. “Ami...”
Amitiele
tirò su col naso e lo guardò appena. Sembrava una
bambina sgridata e messa in castigo.
“Hai
detto bene prima. Sono un esorcista e la mia abitazione è
piena di trappole per demoni” mormorò sempre imbarazzato
ma un po' meno intimidito da lei. “Se il Diavolo ti sta
concupendo, posso darti una mano...”
“Tu
non credi più in Dio, come puoi pensare di aiutarmi?”
Di
fronte a quell'accusa, Adrien si sentì spiazzato.
“Ehi,
signorina!”
Amitiele
si voltò verso Olaf che l'aveva redarguita. “Non hai
fatto un granché da sola, il mio amico ti offre aiuto e tu fai
pure la stronza?!”
“Olaf...”
sibilò imbarazzato “stai dando della stronza ad un
emissario di Dio!”
“Ha
detto che ha perso le ali. Non è più potente di noi!”
Aveva
peccato di superbia. Amitiele arrossì e chiese scusa ad
entrambi. “Il problema resta, però...” gli fece
notare abbassando di molto i toni.
“Vedremo
di risolverlo” mormorò sentendo un guizzo dentro che non
provava da tempo “ti devi fidare di me.”
Amitiele
lo guardò negli occhi e annuì e Adrien non riuscì
a credere alla propria fortuna.
-
- -
La
storia si riproponeva.
Amitiele
si guardò intorno toccando gli oggetti che custodiva la casa.
Se ci fosse stato Gabriele lì, l'avrebbe sgridata. “L'hai
già fatto prima?”
“Sì”
rispose. Ma non con un Angelo, pensò nascondendo i vestiti
sporchi dietro il divano.
“Gabriele
mi ha detto che hai venduto l'anima per una donna.”
Bene.
Aveva toccato il tasto peggiore. “La mia ultima protetta. Un
demone la stava tentando, non sono stato capace di aiutarla.”
“E
pensi di riuscirci con me?”
Bella
domanda. “Non è la stessa cosa. Aisha, la madre
naturale di Safyia, aveva contrattato col demone Azafir. Ricchezze in
cambio della figlia.”
“Che
stronza!”
Un
termine del genere in bocca ad un Angelo stonava terribilmente.
“Venne fuori che Safyia era una naturale Reclutatrice di
Anime...”
“Ahi!”
“E
che Azafir cercava una porta di carne per attraversare da una
dimensione all'altra.”
“Un
Procreatore.”
“Sì.”
Adrien si fermò e la guardò. “Azafir aveva
bisogno di una vergine per suggellare il patto nel sangue...”
Amitiele
rabbrividì e si strinse nelle spalle. La sensazione di
smarrimento fisico che aveva provato prima, poteva darle solo un
quadro incompleto di quello che doveva aver provato Safyia. Aveva
idea che cedere spontaneamente poteva essere di gran lunga più
piacevole di un'imposizione forzata. Era un pensiero nuovo e sentiva
il corpo rispondere al posto suo. Se Lu l'avesse forzata...
“C'è riuscito?”
“Noi
eravamo innamorati... quindi...” Adrien perse la voce e ingoiò
il magone. “Non l'ha presa bene. L'ha ingannata, l'ha posseduta
e quando ho venduto la mia anima in cambio della sua, se l'è
portata via. Non ho avuto più alcuna notizia di lei.”
Era la prima volta che raccontava tutta la storia a qualcuno.
Se
l'avesse forzata, sarebbe stata perdonata?
“Mi
dispiace.” Amitiele lo toccò sul braccio e Adrien la
guardò di traverso. “Mi hanno tolto il mandato, il
Vaticano mi ha dichiarato inadempiente e padre John mi ha
abbandonato.” Era quello che bruciava più di tutti.
Perché
al suo corpo piaceva così tanto essere toccata da lui?
“E'
per questo che hai rinunciato a Dio?”
Non
aveva alcuna spiegazione logica dietro.
“Mi
rendo conto che l'operato dei nostri rappresentanti terreni non è
stato dei migliori... ma credimi, Adrien, Dio non ha abbandonato te.”
Anche
Gabriele la toccava, ma la reazione era ben diversa. Non diventava
inconsistente come se fosse fatta di vapore.
“E
tu?”
Quella
domanda la strappò dai suoi pensieri e la mise sulle spine.
“Io sono stata debole. Mi sono lasciata quasi corrompere dal
Demonio.”
“Come?”
Mi
vuoi, vero?
“Nel
momento stesso in cui l'involucro umano è caduto nella
tentazione della Lussuria, la Grazia di Dio mi ha abbandonato...”
“Il
che vuol dire?”
Come
faceva a non capire? “Lontano dalla Luce, siamo soggetti alla
corruzione, come voi umani.”
“Allora
Dio non è eccelso come volete far credere, se basta così
poco a perdere la sua stima!” eruttò facendole alzare la
testa “dov'era, quando Azafir me l'ha portata via e dov'era
quando Lucifero ti ha tentato? E non uscirtene con la storia del
libero arbitrio! Un minuscolo errore e persino tu, l'Arcangelo
Amitiele, è stato espulso dalle file angeliche?”
“Non
hai capito un accidente!” esplose fulminandolo. “Tu
potevi scegliere di non vedere la tua anima per una già persa
ed io...”
“Ma
io l'amavo!”
“Allora
l'amore è una stronzata!” Amitiele tappò la bocca
all'istante. Quello era il dubbio che non aveva osato confessare a
Gabriele.
“Forse
è meglio chiudere il discorso...”
Amitiele
annuì. Era terribilmente mortificata e confusa.
“Vieni.
Ti faccio vedere la tua stanza.”
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Capitolo 9 *** Il Salvacondotto e il Tradimento ***
Però!
Non fosse stato un sant'uomo, avrebbe festeggiato in quel luogo
fino alla morte!
“Hai
scelto?”
Vecchia
ruffiana! Gabriele si voltò accigliato. In realtà
stava morendo dalla risate dentro di se. “Quella che cerco non
c'è.”
Lilith
lo fissò da capo a piedi e scrollò i lunghi capelli
rossi “chi stai cercando, Angelo?”
“Una
donna sulla trentina. Capelli e occhi scuri, origine orientale.”
“Devi
dirmi qualcosa di più” mormorò sfiorandosi il
mento con un dito. “Pensavo avessi deciso di abbandonare la
retta via per un'esistenza molto più vera. E carnale.”
Gabriele
sogghignò e si avvicinò alla donna “stai facendo
la gattina con me, piccola?”
“Non
avvicinarti, il tuo fetore angelico mi è insopportabile”
borbottò sventolando una mano.
“Le
cipolle del cheeseburger” ridacchiò tirando indietro la
testa. “Ti dirò il suo nome: Safyia.”
Lilith
lo fissò negli occhiali e alzò il mento “e
pensavi di trovarla qui, fra le mie ragazze?”
“No,
volevo solo rilassarmi la vista” ridacchiò facendola
quasi sorridere. “Andiamo, dove posso trovarla?”
“Non
sono la sua padrona. Devi parlare con Azafir.”
“E
sia” sussurrò abbassandosi un po' e inondandola con
l'alito cattivo “dove posso trovarlo?”
“Non
puoi trovarlo. E' nella Dimensione dove neppure tu puoi accedere
senza permesso.”
“Lo
vedremo” dichiarò tirando fuori il fucile dal soprabito
“a chi devo sparare per aprire un Portale?”
I
sussurri sbigottiti delle donne attorno a lui, fecero accigliare
Lilith “mettilo via. Non mi piace la violenza.”
“E
cosa ci facevi a casa di Adrien Lebeau? L'ho trovato in una pozza di
sangue.”
La
rossa si alterò e per un istante, Gabriele vide i suoi capelli
fluttuare “volevo solo divertirmi! Quello stupido ha preferito
tagliarsi la gola che cedere a me!”
“Un
uomo onesto che non si è lasciato corrompere” commentò
sereno “ti rode, eh?”
La
furia di una donna era terribile. Quella di Lilith addirittura
biblica. Gabriele sogghignò senza ritegno “troverai un
altro poveraccio da svuotare delle sue energie maschili!” Le
diede le spalle camminando verso l'uscita. Mantieni il cuore puro
e intatto, si ripetè più volte. Ma era troppe e
tutte bellissime. Mettermi alla prova in questo modo è
quasi scandaloso, Boss, pensò alzando gli occhi al Cielo.
“Gabriele!”
L'Arcangelo
si voltò svogliato.
“Vuoi
trovare Azafir? Va da Lucifero. Ma portagli qualcosa in cambio.
Conosci le regole.”
Ehhh,
il caro vecchio Lu, pensò ciondolando verso il Covo dei
Dannati. Sapeva benissimo quello che voleva da loro. Gabriele entrò
e nessuno provò a fermalo. Neppure Asmodeo che lo seguì
con aria seccata e i denti in mostra. Prese l'ascensore e contemplò
anche l'idea di fermarsi al bar per una bevuta ritemprante. Ma non
aveva molto tempo da perdere. Quando le porte si aprirono, Gabriele
si spalancò in un sorriso irritante. “Ciao Lu!”
“Che
cosa vuoi, Arcangelo?” sibilò restando immobile
dall'altro lato dell'ascensore “il mio livello di tolleranza è
pari allo zero.”
“Non
fai tanto il cazzone con me, eh?” ridacchiò cambiando
gamba d'appoggio “voglio un salvacondotto per l'Altra
Dimensione.”
Lucifero
lo scrutò senza alcuna espressione. “Perchè
dovrei acconsentire?”
“Perchè
c'è un fucile divino puntato alle tue palle e uno psicopatico
celeste dall'altra parte. Non cercare di scoprire chi fa più
male dei due.”
“Non
è con la minaccia che otterrai il salvacondotto.”
Gabriele
si avvicinò alle porte spalancate e inclinò la testa.
“So che cosa vuoi e sono qui per dartelo.”
La
mimica facciale di Lucifero mostrò tutta la sua sorpresa. Gli
occhi crepuscolari guizzarono di piacere. “Sacrificheresti tua
Sorella per un permesso di accesso all'Inferno?”
Gabriele
fece passare il chewingum che stava masticando da un lato all'altro
della bocca. “Ordini dall'alto.”
-
- -
“Metti
questa e non toglierla per nessuna ragione.”
Amitiele
prese la catenina che le porgeva e la guardò. La minuscola
crocetta d'oro risplendeva fra le dita. Armeggiò con il
laccetto di pelle e lo impigliò fra i capelli. Adrien le tolse
la catenina dalle mani e girò dietro di lei. Amitiele raccolse
la chioma da un lato e il contatto lieve con le dita di Adrien la
fece rabbrividire. Il cuore batteva disordinato. L'Arcangelo si leccò
le labbra e lo guardò di sbieco. Gli sembrava innocuo come un
adorabile cucciolo di cane. Forse lui poteva spiegarle cosa stava
succedendo.
“Fatto.”
“Avrei
bisogno di parlare con te.”
L'uomo
restò a guardarle la nuca “se vuoi parlare di teologia o
convincermi che...”
“No,
Dio non centra nulla” commentò voltandosi di qualche
grado. “Si tratta di me. Del mio involucro fisico.”
Il
suo bellissimo corpo non aveva bisogno di commenti. Di certo, non
sarebbe riuscito ad esprimere un parere. Si autocensurava quando
intravedeva il seno dalla scollatura o i jeans disegnavano la linea
dei fianchi. “Qual è il problema?”
“Non
lo so” sbottò scuotendo la testa “quando sono
arrivata, andava tutto una meraviglia. Col tempo, il mio essere ha
subito un cambiamento. Sento cose che prima non sentivo e provo delle
sensazioni a cui tento di dare un nome...” la voce si affievolì
fino a scomparire. Adrien si sedette di fronte a lei, sul tappeto, al
centro di un cerchio magico. “Ti stai umanizzando.”
“Noi
diciamo 'corrompendo'.”
“E'
un termine poco gradevole” le fece notare tranquillo “sentire
o provare piacere, non è male.”
“Cos'è
questo profumo che sento?”
“Incenso
di erbe magiche. Oppio e molto altro.”
“Penso
che mi piaccia. Ma non ne sono sicura” mormorò
guardandolo negli occhi “quando Lu mi ha toccata... che fai?”
domandò quando vide che le accarezzava il palmo della mano.
“Che
cosa provi?”
Amitiele
seguì il movimento lento e il formicolio le raggiunse il
braccio “mi fa venire da ridere.”
“Ed
è male?”
“No”.
Scosse la testa e Adrien la lasciò andare. “Quando
Gabriele mi tocca... è strano. Mi piace... ma non è...
come...” Amitiele arrossì vivamente e capì che
provare piacere al tocco del Demonio equivaleva ad un'espulsione per
cattiva condotta dal Regno dei Cieli. Con tanto di sculacciata.
“Io
ti ho toccato. Che cosa hai provato?”
Amitiele
lo guardò a lungo e bisbigliò un 'non lo so' che
lo spinse ad avvicinarsi.
“Cosa
senti quando sei con me?”
“Tranquillità”
Amitiele battè le palpebre privandolo per un attimo della
visione celeste che riempiva il suo mondo. “Mi fido di te.”
“Bene”
mormorò imbambolato “Ami...”
“Perchè
mi chiami così?”
“Ti
infastidisce?”
“No.
Mi piace” mormorò e si avvicinò di qualche
centimetro “mi fa sentire protetta.”
Cavolo,
che complimento!
“Ho
detto qualcosa di male?”
“No.
No, anzi...” sussurrò un po' perso nei propri pensieri
“non mi capitava da tempo di ricevere appoggio da qualcuno.”
“Sei
troppo duro con te stesso.”
Adrien
chiuse gli occhi quando gli posò una mano sulla testa.
“Dimenticavo
che non sono più un Angelo vero...” mormorò
interrompendo la carezza.
“No,
non smettere” disse fermandola e posando una mano sulla sua
“non darti per spacciata...”
“Non
penso di poter tornare in Cielo. Sono destinata alla mortalità.”
La voce si era spezzata. Adrien l'abbracciò di slancio,
sentendola irrigidirsi per la sorpresa. “Ti proteggo io”
mormorò nel suo orecchio “fidati...”
Amitiele
provò a ricambiare la stretta. Non ci riusciva. “Ehi...
hai mai pensato che un giorno avresti abbracciato un Angelo?”
Non
ho mai immaginato niente di tutto questo, pensò infilando
le mani sotto i capelli. Era fresca e morbida. Il suo cuore non era
morto con Safyia. Si dava particolarmente da fare, in quel momento.
L'esorcista aprì gli occhi e la scostò da se. Quel modo
di protendersi verso di lui... sapeva cosa voleva dire? Gli occhi
celesti erano annacquati e assottigliati in un'espressione di estremo
piacere. Le labbra socchiuse lo attiravano come una calamita. La
baciò a fior di labbra e Amitiele trasalì e si scostò
all'indietro. “Pazzo, potrei portarti via l'anima per... oh...
scusa.”
Adrien
battè le palpebre facendole capire che era tutto a posto. Si
aspettava una folgore divina per quel gesto impulsivo e sconsiderato,
ma non successe nulla. Baciare un Angelo in crisi esistenziale... che
trip! “Libero arbitrio” mormorò restandole
vicino. “So che è da vermi giocare la carta del libero
arbitrio, ma...”
“Hai
ragione. Posso scegliere” disse distogliendo lo sguardo.
“Carino, il bacio.”
“Quello
non era un bacio” sussurrò spinto da una forza interna
che non sapeva identificare. Ne acuiva le riserve di coraggio
latente. “Posso baciarti davvero?”
Amitiele
lo fissò perplessa. Se quel contatto labiale era stato
gradevole, cosa avrebbe provato con un bacio? Non era tanto sicura di
volerlo scoprire. Scosse la testa e si tirò indietro. “Non
voglio peggiorare le cose.” Si rialzò dal tappeto con
estrema lentezza. “Sono a pezzi, vado a dormire.”
Adrien
la osservò allontanarsi, poi crollò di schiena a terra.
Portò le mani alla faccia e la stropicciò. Il più
grosso due di picche della sua vita glielo tirava un Arcangelo! Però,
pensò sorridendo, non è da tutti...
Amitiele
si lasciò andare sul letto, faccia avanti e sospiro
sconsolato. Le cose erano già peggiorate. Baciare Adrien
sarebbe stato il minimo! Voltò su se stessa e fissò
il soffitto cercando di trapassare le mura. “Mi stai mettendo
alla prova, vero?” domandò a voce bassissima. “Non
sto andando molto bene...” chiuse gli occhi e il rumore di uno
svolazzare d'ali l'attraversò riempiendola di serenità.
Il letto di inclinò da un lato e Amitiele provò un
senso di fastidio per l'invasione del suo spazio personale. Una volta
non ci avrebbe fatto caso. Una volta l'avrebbe preso a calci nel
posteriore per tutta la città! Si tirò a sedere,
gambe incrociate e lo guardò. Per la prima volta, pensò
che il termine 'figo' gli calzava a pennello. “Posso ancora
chiamarti Fratello?”
Gabriele
sollevò le spalle e le lasciò ricadere. Era stato più
veloce di lei ad acquisire comportamenti umani. “Per me...”
rispose studiandola attentamente. “Hai fatto casino.”
Amitiele
annuì e si avvicinò a lui. “Immagino non siano
molto contenti, Lassù” ribattè stringendo le
labbra. “Sai, quando non parli si riesce quasi ad apprezzarti.”
“Non
ti sono mai piaciuto.”
“No”
ammise sorridendo “sei... eccessivo.”
Gabriele
ghignò come se lo trovasse molto divertente e le passò
un braccio attorno alle spalle. “Perchè non l'hai
baciato?”
“Non
era giusto.”
“Nei
confronti di chi?”
Amitiele
lo guardò perplessa. “Non posso. Oppure sì?”
La
smorfia di Gabriele si accentuò e diventò noia “eppure
abbiamo frequentato gli stessi corsi, Sorella...” sospirò
spostando il braccio “tu puoi fare quello che vuoi!”
“Non
mi risulta” rispose un po' seccata “sono un Arcangelo,
non posso andarmene in giro a sbaciucchiare esseri umani o...”
“...
lasciare che Lucifero ti conduca manina manina nelle putride
paludi fangosi della lussuria umana?” concluse sarcastico,
guardandola di traverso. Il risolino che gli sollevava un angolo
della faccia era quanto di più irritante avesse mai visto.
Amitiele ebbe voglia di fare come alla Tv e mollargli uno schiaffo
per togliergli quell'espressione dal volto. “Smettila”
soffiò prendendo le distanze con aria dignitosa “non mi
diverte.”
“Eddai
che ti piace il biondino... è un bel ragazzo...” la
sgomitò cameratescamente.
“Ma
che stai dicendo?!” esclamò allibita “stiamo
parlando di Lucifero! Di colui che ha...” Amitiele ammutolì
e alzò la testa quando gli arrivò a pochi centimetri
dal volto. Ora che lo guardava meglio... e sì, era proprio
figo.
Gabriele
gli si appollaiò quasi sopra e la studiò. Era
penetrante anche attraverso gli occhiali da sole. Li tolse e li gettò
da un lato. “Lo desideri sessualmente, non mentire.”
“Non
sono io, è questo corpo!” ribatté sporgendo la
testa verso di lui. Brillava ma riusciva ancora a sostenere la vista
della Luce divina. “Hai già imparato usi e costumi della
Terra?!” Gli addominali si contrassero dolorosamente. “Non
respirarmi così vicino, puzzi di cipolla!”
“Meglio
l'odore di zolfo?” la prese in giro tagliente “sei una
vergogna di Angelo!”
“Senti
chi parla! Il signor 'ce l'ho più grosso di voi'!”
“Cosa?”
domandò perplesso.
“E'
un modo di dire! Via dal mio stomaco, uccellaccio!”
Gabriele
storse la bocca e assottigliò le palpebre “chi ti ha
insegnato a combattere? Chi ha evitato che ti sparassi su un piede?”
“Tu.
Solo perché Michele non era disponibile!” gli ricordò
“il suo corso era pieno, mentre – guarda caso! – il
tuo completamente vuoto!”
“C'è
una propensione per le armi bianche lassù...” si scusò
grattando il naso a disagio.
“Mentre
a te piace tutto ciò che fa BUM!” esclamò
storcendo il naso. Sentiva quella nota bassa e il suo corpo si
risvegliava. Che stress! Artigliò il lenzuolo sotto le
dita e girò la testa “nessuno ti darà la colpa
per la mia incapacità.”
“Come
se li avessi mai ascoltati” rispose facendosi indietro e
osservandola bene “che ti sta succedendo?”
“Niente...”
ma si accorgeva di tutto, quel tipo?
“Non
è 'niente'. Senti qui” mormorò posandole
una mano sul cuore. Amitiele impallidì e il battito si fece
più disordinato di prima. Ma che... ma le stava toccando il
seno! Gli spostò la mano con un gesto brusco e veloce. “Resta
qui tre settimane e comincerai a capire cosa si prova a diventare
umani...” sussurrò incrociando le braccia. “Non
farlo mai più.”
“Sorella,
ti devi togliere quelle idee dalla testa. Non porteranno a nulla di
buono...” borbottò pensieroso. “Eh, si può
fare.”
“Hai
la soluzione?” domandò speranzosa sgranando gli occhi.
Gabriele
annuì e la fissò seccato. “Ho sempre la
soluzione!”
“Ti
ascolto!” esclamò finendogli quasi in braccio. “Spara.”
“Quella
si che sarebbe una gradevole soluzione!”
“E'
un altro modo di dire, fesso!” ribatté spingendolo su
una spalla e non spostandolo di un millimetro.
“Sei
piena di modi di dire...”
Amitiele
lo vide accigliarsi, lo sentì mugolare fra se e poi lo vide
prendere una decisione. “Male non farà... al massimo una
ramanzina...”
“Cosa?”
domandò dondolando una gamba per un istante.
“Zitta”
mugugnò afferrandola e appiccicando le labbra alle sue.
Amitiele
trasalì per la sorpresa e restò immobile.
Gabriele
si staccò e la guardò “passati, i bollenti
spiriti?”
“Eh?”
domandò battendo le palpebre “che cos'era, quello?”
“Un
bacio. L'abbiamo visto in televisione, ieri sera” spiegò
esitante “ho sbagliato qualcosa?”
Amitiele
lo fissò ad occhi sgranati. “Mi stai tirando i
capelli... e non penso che si debbano sbattere i denti in quel modo”
commentò acida. “Sei troppo irruento.”
“Non
sono irruento!”
“Fosse
la volta buona che ti insegno qualcosa io” sibilò
tirando indietro i capelli e drizzando la schiena “vieni qua!”
Amitiele inclinò il collo e si sporse fino ad arrivargli al
mento. “Sua Altezzosità ha la compiacenza di chinare il
capo? Non ci arrivo!”
Gabriele
sospirò quasi infastidito “sei sempre stata una sega su
tutto. Non cercare di insegnarmi una cosa così semplice.”
Amitiele
lo fissò con un certo cipiglio, poi lo afferrò per la
giacca e lo tirò a se. Glielo avrebbe fatta vedere lei! Che ne
sapeva quell'uccellaccio di come si baciava? Ingoiò la saliva
e prese un respiro. Brutta mossa. La nota bassa e personale di
Gabriele l'avvolse completamente. In tre secondi, il suo corpo subì
un drastico cambiamento: aveva il batticuore, stava sudando e sentiva
la maglietta tirare sul seno. Con molta delicatezza, posò le
labbra sulle sue e restò immobile. Non aveva pensato ad alcune
cose. Quanto avrebbe dovuto durare, il contatto? E poi, bastava
quello o c'era altro? Il suo odore la distraeva e la mente fluttuava
fra mille domande. Forse dovresti lasciarlo, pensò
cercando di convincere le dita a mollare la presa sui vestiti.
Gabriele
mosse le labbra sotto le sue e le aprì, catturando prima il
labbro inferiore poi il superiore. Le accarezzò la mandibola
alzandole il viso. Non sarebbe stato da meno. Se la cretinetta
pensava di prenderlo in contropiede si sbagliava di grosso. L'aveva
vista pure lui, la TV!
Amitiele
si sentì avvolgere completamente dalle sue braccia e provò
una sensazione mai avuta prima. Tremò fin dentro le ossa e
impaurita dalla reazione del proprio corpo, gli puntò le mani
contro e spinse facendo forza sulle braccia. “Ma che fai,
idiota?!” esclamò colpendolo sul torace e su una spalla
“siamo Arcangeli, imbecille spiumato! Te lo sei dimenticato?!”
Ehi, che faccia. Che gli era successo?
Gabriele
la guardava come uno appena svegliato da un lungo sonno. “Pensavo
di farti un favore...”
“E
come, ammazzandomi con le cipolle?!” urlò in preda ad
una ridicola crisi isterica senza senso “cosa ti dice la
testa?!”
“La
testa mi dice di neutralizzarti prima di fare una cazzata! Cedi a
Lucifero e mi toccherà addestrare un'altra essenza e tu sai
quanta pazienza ho con i novizi!”
L'esplosione
di Gabriele risuonò e la investì tramortendola.
Amitiele sgranò gli occhi “sei preoccupato per me? Hai
paura di perdermi?”
“Un
pò” ammise fra i denti “tendo ad affezionarmi alle
cretinette come te.”
“Oh...”
uggiolò abbracciandolo “ti voglio bene...”
“Ehi,
che tette morbide!”
“Guarda
che te lo mollo un ceffone” ruggì staccandolo da se
“perchè devi essere così ignobile?!”
“Stavo
scherzando.”
“No,
non scherzavi!” esclamò puntandogli un dito contro.
“Maschilista!”
Gabriele
si alzò dal letto seccato. La sovrastava di parecchi
centimetri “non dire parole a caso, se non hai studiato il
vocabolario!”
“E
tu smettila di essere come sei!” gridò più forte.
“E
come sono?”
“Sei...
sei...” Amitiele non trovò le parole giuste. Lasciò
cadere il braccio, sbuffò e si mise a sedere sul letto “è
successo qualcosa di terribile mentre ti creavano” disse
alzando la testa verso di lui. La guardava senza alcuna espressione
sul viso. “Sei testardo, fastidioso, insopportabile...”
“Tutti
pregi a casa mia, bambola.”
Amitiele
sorvolò la frase infelice. “Vanitoso, collerico... ma ho
l'impressione che accanto a te, non mi accadrà mai nulla di
male.”
“Eh...”
grugnì “non sono l'Arcangelo Gabriele per niente,
bellezza.”
“Appunto”
bisbigliò fra i denti “il solito stronzo...”
“Ah!
Guarda che te le do!”
Amitiele
gli mostrò la lingua, Gabriele l'afferrò per il collo e
le strofinò la testa con le nocche “quando dico una cosa
la faccio!”
“Ahia!
Mi fai male, lasciami!” scoppiò a ridere per la scena
ridicola e sentì le lacrime pungerle gli occhi. “Scemo...”
asciugò le palpebre con il dorso dell'indice e quando vide
come la guardava, tornò seria.
Gabriele
la fissò per un istante e girò gli occhi altrove.
Giocherellava con le proprie dita, picchiettando le punte dei
polpastrelli fra loro.
Come
se si fossero messi d'accordo, si ritrovarono faccia a faccia. Il
cuore le batteva disordinatamente ma una sensazione di felicità
inspiegabile la possedeva.
“Non
raccontarlo in giro.”
“Ok...”
“Merda!”
“Che
c'è?!”
“Mi
stavo dimenticando!”
Amitiele
sussultò quando la prese in braccio. Lo guardò
sospettosa “Dove andiamo?” domandò quando si
avvicinò alla finestra. “Posso camminare.”
“Il
vecchio Gabriele ha la cura a tutti i mali! Non seccarmi e chiudi gli
occhi.”
Gli
Angeli si muovevano alla velocità della luce. Nel momento in
cui li riaprì, l'ambiente cupo che la circondava e l'odore
sottilissimo di zolfo, le fece intirizzire l'anima. Guardò
Gabriele ad occhi sgranati e con un filo di voce riuscì a dire
solo una parola. “Perché...”
L'Arcangelo
la lasciò andare e Amitiele sbatté dolorosamente il
coccige a terra. “Ma cosa fai?!”
“Il
salvacondotto.”
“Che...”
Ma
Gabriele non stava più parlando con lei. Si rivolgeva a
Lucifero in persona che la guardava con aria altezzosa e stringeva un
rotolo chiuso da ceralacca rossa nella mano destra. Lo porse a
Gabriele senza dire una parola, gli occhi crepuscolari puntati su di
lei. Amitiele provò la sensazione della vittima sacrificale.
Ammutolita da quello che stava succedendo, non si rese conto che era
rimasta di nuovo sola. No, non sola. C'era Lucifero con lei. Si stava
abbassando sulle gambe lunghissime e le porgeva la mano.
Amitiele
strisciò indietro, il più possibile, finché
dovette fermarsi, spalle al muro.
Lu
sorrise. “E' il caso di dirlo” mormorò a bassa
voce “stavolta sei davvero fottuta.”
Doralice:
sì, senza la protezione divina diventa umana perdendo tutti i
poteri.
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Capitolo 10 *** La Tentazione di Amitiele ***
Amitiele
si appiattì contro il muro. Era una prova, vero? Vero?!
Gabriele non l'avrebbe mai fatto, senza un buon motivo.
Come
se le avesse letto nella mente, Lu sorrise apertamente. “Sembra
che Lassù abbiano deciso che sei sacrificabile, dopotutto...”
ritirò la mano e si alzò in piedi. “Intendi
restare in quell'angolo ancora per molto?” domandò
placido. Un gesto delle dita e le luci aumentarono di intensità
mostrandole la stanza in cui si trovavano. Era la stessa in cui
l'aveva ricevuta la prima volta. Erano al Covo. Tremando, si rialzò
restando aderente al muro.
“Non
ho alcuna intenzione di farti del male. L'ho promesso a Gabriele.”
Tutto
quello giungeva inatteso e le toglieva la forza di parlare.
“Di
nuovo quei vestiti...” lo sentì sussurrare osservando la
sua mise da battaglia. Un attimo dopo aveva qualcosa di leggero e
impalpabile addosso. Amitiele sollevò la seta blu notte con
due dita. Probabilmente era uno che non amava l'abbigliamento
sportivo.
“Siediti”
mormorò indicandole un comodissimo ed enorme divano di fronte
un camino che mandava un calore infernale. Visto che non lo seguiva e
restava immobile, la stanza si mosse verso di lei. Amitiele si
ritrovò seduta di fronte a Lucifero. Si appiattì contro
la stoffa vellutata. La sensazione di quel materiale, sotto le
braccia nude, era inspiegabile. Tirò le gambe a se e incrociò
le caviglie. Aveva i piedi nudi.
“Leggiadra...”
Lucifero sogghignò e quel barlume di sorriso le ferì la
vista. Distolse lo sguardo e quando lo riportò sulla posizione
originaria, era sparito.
Lo
trovò seduto alla sua sinistra, un bicchiere di vino rosso fra
le dita snelle e bianchissime. I capelli biondi fluttuavano liberi
sulle spalle e si adagiavano lungo la schiena come se fossero vivi.
La camicia nera era aperta leggermente a mostrare la pelle chiara e
liscia del collo. Era seducente come solo il Diavolo poteva essere.
Prese il calice per non farlo spazientire. Quella era la sua prova.
Aveva dubitato del Suo operato, di Lui, dell'Amore che avrebbe dovuto
profondere sulla Terra. Meritava la prova più dura. “Quanto
dovrò restare qui?” domandò recuperando la
parola. “Fino al ritorno di Gabriele?”
Lucifero
la guardò e non rispose subito. Si prese tutto il tempo per
gustare il vino. Amitiele non toccò un goccio.
“Abbiamo
fatto un patto. Non è previsto che torni la fuori. O Lassù”
sussurrò puntando in dito in alto. “L'Arcangelo Amitiele
in cambio di un salvacondotto per l'Inferno.”
Amitiele
si irrigidì tanto che il bicchiere si incrinò fra le
dita. Lu glielo tolse con un gesto galante.
“Che
deve fare... perché...” balbettò andando nel
panico. Il cuore prese a martellarle nel petto e il seno si alzò
e abbassò velocemente attirando lo sguardo di Lucifero che
restò a studiarla senza muovere un dito. “Stai
iperventilando. Calma.”
“Che
vuol dire... che deve fare...” continuò sentendo il
cuore esplodere “Gabriele non poteva farlo senza...”
“...
gli ordini dall'Alto” concluse con una piccola nota trionfante
nella voce.
“Stai
mentendo!” gridò sporgendosi verso di lui “come
osi prenderti gioco di me in questo modo?!”
Lucifero
la guardò interessato. Parecchio interessato. Le sorrise senza
muovere le labbra. Amitiele sentì il corpo liquefarsi “non
resterò qui un minuto di più...” mormorò
con voce tremolante scivolando goffamente dal divano.
“Invece
resterai perché il patto è stato stretto!”
replicò afferrandola per l'avambraccio. “Nessuno può
venir meno alla parola data!”
“Me
ne frego, non voglio...” Amitiele ammutolì quando le
luci calarono e la figura di Lucifero sembrò farsi enorme e
avvilupparla. “Smettila di spaventarmi!” urlò
sentendo i nervi cedere di colpo. “Sono nervosa e ho paura... e
che cavolo, questo corpo lo detesto!” sbottò sollevando
il vestito dalla vita “non fa altro che darmi problemi!”
“Arrenditi
all'evidenza che il tuo amato Dio ti ha venduta al nemico”
insistette abbassando la voce e tornando 'normale'. “Da quando
hai paura di me?”
“Io
non ho paura di te! Il mio corpo ha paura di te! E non mi ha venduta,
questa è una prova.”
“Per
cosa? Hai sbagliato a fare i compiti a casa e non hai detto le
preghierine della sera? Hai usato il tuo corpo per scopi impuri o
pronunciato falsa testimonianza?”
“Ho
dubitato di Lui, io...”
Lucifero
la tirò a se e la tenne stretta. Amitiele avvampò
quando gli finì in braccio. Era caldo e muscoloso e quel
vestito amplificava la differenze fisiche fra loro. Era bellissimo,
una tentazione continua. Si sentiva un topo in trappola. La
sensazione l'opprimeva e l'affascinava al tempo stesso. “Non
siamo nell'Eden, smettila di tentarmi...”
“Mai”
mormorò accarezzandola sulle braccia e lungo il collo “così
hai paura di me.”
Amitiele
soffiò di sdegno ma la voce tremò “non avrei
paura di te neppure se ti mostrassi nel tuo vero aspetto!”
“Sai
perché non ti ho mai uccisa?” domandò
all'improvviso facendole alzare la testa. Lu la scrutò in ogni
angolo del viso e sorrise svogliato. “Per arrivare qui, dove
siamo ora...”
“Dove
siamo ora?“ domandò timida e poco sicura di voler udire
la risposta.
“Stai
tremando.”
Amitiele
serrò i pugni e un momento dopo, fermò la mano che le
sollecitava le guance. “Puoi avere l'involucro, non arriverai
mai a possedere la mia anima.”
“Mi
basterà” ridacchiò “come inizio è
ottimo.”
-
- -
Gabriele
canticchiava mentre scivolava veloce come la Luce fra i sentieri
infernali. Lucifero era stato di parola. I vecchi patti non
vengono mai meno, rimuginò con un pensiero rivolto ad
Amitiele. Non le avrebbe fatto del male, se la sarebbe cavata. Aveva
cavillato con Lu fino allo sfinimento: solo se avesse ceduto di sua
spontanea volontà, avrebbe potuto averla. In caso contrario,
avrebbe sguinzagliato le orde celesti contro di lui e l'Armageddon
sarebbe arrivato molto prima del previsto. Una buffonata messa su in
quattro e quattr'otto. Gli sarebbe valsa una tiratina d'orecchi. E
qualche migliaio di anni di Purgatorio per quel bacetto innocente,
pensò svoltando l'angolo giusto.
La
biblioteca era gigantesca e si stagliava in tutta la sua sontuosità
nel cielo rossastro. Gabriele mostrò il salvacondotto alla
guardia infernale all'entrata e l'essere si fece da parte con
malcelato sospetto. Chi pensava che l'Inferno fosse un enorme ufficio
burocratico, non ci andava tanto lontano.
Fila
C, scaffale 359, lettera L. Gabriele spostò l'enorme scala
che giaceva in un angolo e velocemente si avviò alla cerca.
Nascite, morti... a-ah! Contratti!, pensò cercando il
fascicolo giusto. Adrien Lebeau. Gabriele afferrò il
contratto vergato col sangue e lo piegò mettendolo in tasca.
Scese fischiettando dalla scala e fu subito fermato dalla guardia.
“E'
vietato portare i documenti fuori della Biblioteca” lo aggredì
alzando una mano ma senza toccarlo.
C'è
sempre qualcosa che non va, pensò sbuffando. “Mi
serve il documento originale non posso mica fotocopiarlo!”
esclamò alzando gli occhi al cielo. Lì non potevano
vederlo. Gabriele sogghignò “ehi, che hai sulla spalla?”
domandò all'improvviso e nel momento stesso in cui il
bibliotecario abbassava gli occhi, lo colpì dritto e duro alla
mascella. O quella che doveva essere la mascella. Scavalcò il
corpo e velocemente si avviò all'uscita.
-
- -
Quella
era mossa bieca e sporca, pensò. “Ripensandoci, non
avrai neppure quello.” Più lo guardava e più
sentiva il corpo illanguidirsi. Ricomponiti, sei un Arcangelo!
“La
vedremo” rispose sorridendole. Appiccicò le labbra alla
tempia e le sussurrò nell'orecchio “le preghierine non
funzionano più, vero?”
Amitiele
restò immobile e respirò affannosamente. Il suo profumo
le entrava in circolo, il calore che emanava era insopportabile.
Quando percepì la carezza lungo i capelli, rabbrividì
fino alla punta dei piedi.
“Il
tuo corpo mi desidera...” sussurrò spingendosi contro di
lei. Aveva visto abbastanza televisione in piena notte per capire
cos'era che le premeva addosso. Spostò le spalle
all'indietro e gli puntò una mano sul torace. Un altro
risolino. Era quasi irritante! Si sarebbe alterata, se ne avesse
avuto la forza. Invece cercava di restare 'in piedi' e respirare allo
stesso tempo. Lucifero la lasciò andare di colpo e lei
barcollò all'indietro, la mente proiettata alla fuga mentre
girava su se stessa e di dirigeva verso l'uscita.
“E'
la seconda volta che mi dai le spalle” lo sentì
sussurrare dietro di se.
Amitiele
si arrestò contro la porta quando vi appoggiò le mani
sopra, le Essenze si lamentarono e Lu le soffiò nell'orecchio
un'altra volta. “Lo prendo come un invito.”
Amitiele
si appiattì contro il legno lavorato. Le Voci si alzarono di
tono. Erano sbigottite.
“Fate
silenzio, voi!”
Amitiele
non si rese conto di aver chiuso gli occhi e tappato le orecchie con
le mani. Si raggomitolò su se stessa e pensò che
nessuno di Loro aveva mai dovuto superare una prova simile. La mente
vacillava, ma il corpo l'aveva del tutto abbandonata. Tremava e
piagnucolava e sentiva qualcosa di fastidiosamente umido fra le
gambe.
“E'
impressionante il punto in cui sei arrivata...”
Amitiele
alzò la testa lentamente, le lacrime le impedivano di vedere
la splendida bellezza di Lucifero.
“Gli
umani si corrompono così facilmente” sussurrò
abbassandosi sulle gambe “mi aspettavo qualcosa di più
da te.”
La
stava giudicando debole? Amitiele sgranò gli occhi: l'aveva
deluso! Quel pensiero le era insopportabile. “A differenza di
qualcuno di nostra conoscenza, io non ho ceduto alla tua Tentazione!”
Lu
sorrise rallegrato. “No, ma hai appena peccato di Superbia.”
Mosse le dita in una breve piroetta e Amitiele si ritrovò
nella penombra, distesa su un enorme letto di raso rosso e nero. “Che
fantasia...” sussurrò sarcastica, indicando le lenzuola
sotto di se. “Sei un po' monotono.”
“Non
abbiamo arredatori decenti all'Inferno” replicò in
ginocchio su di lei. “Riesci a fare dell'umorismo in questo
momento, me ne compiaccio.”
“Perchè
non dovrei? E' una cosa talmente assurda da farmi ridere!” Sta
zitta, sei isterica.
“Non
mentire” sussurrò accarezzandola lungo le gambe. “Stai
tremando di nuovo...”
“Tu
hai abbassato il riscaldamento!” esclamò facendolo
sorridere ancora di più. Amitiele sentì il cuore
riscaldarsi e le membra farsi di piombo. Solo per un sorriso. Era una
prova difficile da superare. Ma non impossibile. Tutto bastava
distrarre la mente dalla situazione e... mh... dove sono finiti i
vestiti? Amitiele si accorse di essere nuda. Strinse la bocca in
una smorfia risentita e si coprì con le braccia. “Sei un
vile e un verme!”
“Il
patto con Gabriele non contempla le offese al mio operato” la
prese in giro mettendosi in situazione di parità. Cioè,
eliminando le proprie vesti. “Hai peccato d'Ira. La tua lenta
discesa mi compiace ma ti prego di astenere i commenti sgradevoli.”
“Tu
che preghi? Neanche se ti vedo con questi o...” Amitiele
ammutolì di fronte quella stupefacente perfezione.
I
capelli biondi piovvero oltre le spalle, quando si chinò su di
lei. Strofinò una gamba contro le sue, separandole. “Guarda
cosa stai facendo. Una volta non ti avrebbe importato mostrare il
corpo nudo.” Si chinò e la baciò sul collo e
lentamente scese fino al seno che stava coprendo con un braccio.
Amitiele si morse le labbra a sangue e non emise neppure un gemito.
Un'altra mossa del genere e il cuore avrebbe ceduto.
“Peccato
di Lussuria, uno dei miei preferiti...” Lucifero spostò
anche l'altra gamba, osservandola bene. “Tu non hai la minima
idea di quel che sta per accadere...”
Non
accadrà nulla. Nulla!, si ripetè più
volte. Aveva visto qualcosa di simile in Tv ma, annoiata, aveva
girato canale. Lucifero la accarezzò lungo il ventre,
scendendo sempre di più. Solo in quel momento, Amitiele gli
puntò le mani contro, il respiro annientato e il sangue che
implodeva. “No...” sussurrò sentendo un cedimento
inesorabile della volontà. “Non mi avrai.”
“La
vedremo” mormorò sdraiandosi su di lei e circondandole
il viso con le mani. “Chiedimelo. Muori dalla voglia.
Chiedimelo.”
“No”
bisbigliò affogando nel suo profumo “mai!”
Gli
occhi crepuscolari di Lucifero riflessero tutta la sua collera. Forse
aveva capito. C'era una clausola nel patto con Gabriele.
“E
sia” sibilò scostandosi da lei “spero che i tuoi
Fratelli Celesti siano preparati alla mia furia!”
“Scateneresti
i Mastini Infernali per un semplice no? Come la prendi male...”
borbottò voltando sullo stomaco e appoggiando il mento sui
palmi delle mani. “Impara dagli esseri umani. Il 'due di
picche' fa scorrere alcool e lacrime da migliaia di anni.”
Lucifero
la guardò impassibile. Di colpo era di nuovo calmo e
controllato. “L'Apocalisse è solo rimandata.”
“I
vestiti, falli ricomparire...” mormorò allontanandosi
dal letto. Doveva sedersi, le gambe non riuscivano a tenerla dritta.
Un gesto svogliato della mano e Amitiele li vide cadere ai suoi
piedi. “Grazie. Sei sempre così gentile e amorevole con
me.”
Lucifero
la osservò di sottecchi e si sdraiò comodamente,
mettendo in mostra il corpo snello e muscoloso che possedeva. “Dove
vai?”
“A
casa” rispose infilando i jeans. Una gamba alla volta,
brava. Non cadere.
“Quale
casa?”
La
mano si fermò sulla cerniera e Amitiele fissò il nulla
chiedendosi anche lei a quale casa si riferiva.
“Dimmi...”
mormorò interrogativo “che vita può fare un
Angelo che ha perso le ali, in un posto come questo?”
“Smettila
di sottolineare, ho capito!” sbottò infilando il top sul
reggiseno “non lo so, qualcosa mi inventerò.”
“Porta
curriculum e referenze, ti assumo io.”
“Fai
lo spiritoso?”
“Lilith
cerca sempre personale...”
Amitiele
gli rifilò un'occhiataccia ustionante.
“Faresti
furore fra le sue ragazze. Sarei un cliente fisso” Lu sollevò
le sopracciglia divertito e sorrise. Una rasoiata dritta al cuore. Di
tutta risposta, Amitiele gli tirò uno scarpone.
“Così
innocente e pura... arrossisci al minimo tocco. Sei una delizia da
gustare a lungo e lentamente.”
Amitiele
non trovò la forza di gettargli anche l'altra scarpa, quando
il pensiero si gonfiò e immagini poco consone ad un Angelo le
invasero la mente. In silenzio, fece il giro del letto e riprese il
compagno lanciato poco prima.
“Perdi
la favella quando faccio menzione del tuo stato virginale.”
“Va
all'Inferno” borbottò arrossendo fino alla cima dei
capelli.
“Dove
vai?”
“Te
l'ho detto!”
Lucifero
sbatté le palpebre piano “ti sei resa conto delle
contraddizioni?”
Amitiele
afferrò la giacca da terra e la strinse fra le mani.
“Contraddizioni?”
Il
Diavolo sogghignò. “Contraddizioni” ripetè
sollevando la schiena e guardandola bene “ti ha dato questo
corpo meraviglioso per confonderti fra la gente...” mormorò
abbassando la voce, come se fosse partecipe del suo 'problema'
“un'arma per difenderti...”
“Arriva
al punto!”
“Sta
tutto lì. Nel libero arbitrio.”
Amitiele
sbuffò e gli diede le spalle. “Ciao Lu!”
“Ti
ha detto 'combatti per me, ma non uccidere'!” urlò
alle sue spalle bloccandone i passi “ti ha detto 'guarda, ma
non toccare', 'tocca, ma non godere', 'godi...”
“Oh,
smettila! Sei un maniaco!” esclamò voltando su se stessa
e trovandolo a pochi centimetri da se. Ancora nudo. Ancora
bellissimo.
“'Godi,
ma non ingoiare'” concluse osservandone le reazioni “Lui
giudica e condanna. Un minuscolo errore ti ha fatto perdere la
Grazia” esclamò quando indurì i lineamenti e si
allontanò a rapidi passi “dove vai?”
“Via,
lontano da te. Quest'odore di zolfo fa venire la nausea” eruttò
seccata e confusa da quello che le aveva appena detto.
“Possiamo
eliminarlo” mormorò arrivandole alle spalle. “Posso
darti tutto quello che vuoi...” la abbracciò e sollevò
contro il muro “quante volte vuoi...”
Quel
sussurro trasognato e insinuante le fece perdere il controllo di se.
Se era una prova l'aveva fallita. “No, non voglio niente da
te...” trovò la forza di dire, mentre gli affondava le
unghie nella carne.
“Comprendo
appieno” mormorò prima di afferrarle le gambe e portarle
attorno alla sua vita.
Adrien
si guardò attorno sconsolato. Amitiele era andata via senza
neppure avvertirlo. Sentì il cedimento di una parte del cuore
e sospirò di frustrazione, abbassando le spalle.
“Su
con la vita, guarda cosa ho qui!”
Quella
voce profonda ed improvvisa lo fece trasalire. “Puoi evitare di
arrivare alle spalle così?!” esclamò portando una
mano al petto “Amitiele è scomparsa!”
Gabriele
scosse la giacca dalla polvere infernale che si era portato appresso
e si strinse nelle spalle “non è scomparsa, è con
Lucifero...”
“A
fare che?” domandò impallidendo “l'hai portata da
lui?”
“Un
patto è un patto!” dichiarò “guarda un pò
cosa... dove vai?” gli gridò dietro vedendolo schizzare
verso la porta. “Pensi di combattere Lucifero da solo?”
“Sì!”
urlò muovendosi a grandi passi “non perderò anche
lei!”
“E
il contratto?”
Adrien
si bloccò e si voltò verso di lui, il sole stava
tramontando e le ombre si facevano lunghe, sotto i loro piedi.
“Contratto?”
Gabriele
spiegò la pergamena vergata col sangue. Il volto d'esorcista
divenne cinereo “dove l'hai preso?”
“Nel
reparto salumi... dove vuoi che l'abbia preso?” domandò
divertito “adesso troviamo un bravo avvocato... ehi! Sto
parlando con te!”
“La
mia anima può aspettare” dichiarò riprendendo il
cammino “non posso lasciare che Lucifero la tenti ancora!”
Accidenti
a questi cuori innamorati, pensò rimettendo la pergamena
in tasca e seguendolo a debita distanza.
Ciao
Didyme: si si, l'ho visto pure io secoli fa e forse mi è
rimasto impresso (probabilmente perchè Gabriele era un fico e
il concetto degli angeli abbandonati da dio mi ha intrigato) mi è
stato riferito che la mia 'porta intrappola essenze' ricorda un pò
'l'avvocato del diavolo'... quello non l'ho visto e sto rimediando in
questi giorni.
Doralice:
Gabriele non è stronzo, è timido!
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Capitolo 11 *** Il Libero Arbitrio ***
“Non
fa per te...”
“La
vedremo!”
Adrien
marciava a grandi passi verso il Covo dei Dannati mentre Gabriele gli
ciondolava dietro svogliatamente. Quando l'esorcista si fermò,
vide il dubbio nei suoi occhi. “Non so neppure dove sia...”
“Continua
dritto” mormorò spingendolo verso il quartiere “ma
stai facendo una grande...”
“Cazzata?
Sono una specialista!”
“Eh,
più o meno...” mormorò con le mani affondate
nelle tasche. “Lascia fare a me. Ho l'asso nella manica”
ridacchiò sfoderando il fucile “se provano a fermarci,
li facciamo secchi tutti quanti!”
“Ma
sei davvero un Arcangelo o ti hanno reclutato in qualche manicomio
criminale?” domandò con le palpebre strette.
Gabriele
scoppiò a ridere e continuò finché non arrivò
alla porta del club ancora chiusa. “Ora guarda come si
risolvono i problemi in Paradiso.”
-
- -
Amitiele
affondava le dita nelle lenzuola, mentre Lucifero le usava su di lei.
Non aveva ancora ceduto e la volontà di farlo era sempre più
forte. Non le aveva strappato un gemito, sembrava un film muto che si
svolgeva al rallentatore. Spazientito dalla sua indecisione, strinse
la schiena contro il torace e affondò le mani fra i capelli,
scoprendole il collo. Lo mordicchiò, Amitiele trasalì e
le labbra si aprirono di qualche millimetro. Scese sul seno
tormentandolo finché non arrivò al pube dove affondò
con decisione.
Amitiele
gemette all'improvviso e un ghigno si disegnò sulle labbra
perfette di Lucifero. “Cedi...”
Era
troppo, saliva troppo velocemente. Era incontrollabile! “Aspetta...
parliamone... un secondo...”
“Sei
nella mia posizione preferita, sta attenta...” ridacchiò
nel suo orecchio “molte cose che si raccontano di me sono
vere...”
La
sua volontà era assottigliata, non poteva più tenerlo a
bada! Proprio un quel momento, Lu la voltò verso di se e la
baciò affondandole la lingua fra le labbra. Amitiele gemette e
chiuse gli occhi sentendo il cuore scoppiare. Quello era un bacio? Se
faceva sempre quell'effetto, capiva perché fosse così
diffuso fra gli umani. Si accorse di ricambiarlo quando le braccia lo
strinsero al collo e i gemiti si diffusero nell'aria. La lingua le
lambiva l'interno della bocca scontrandosi con la sua. Ne seguì
i movimenti non sapendo cosa fare di quella massa carnosa. In TV non
veniva spiegato. Gabriele non l'aveva baciata così.
Quell'imbecille...
Lu
si staccò, contemplò gli effetti e tornò a
baciarla. Le sollevò la gamba sinistra e la portò
dietro la schiena. Amitiele seguì il movimento anche con
l'altra. Così era più comodo...
Doveva
essere lei a chiederglielo. Un patto era un patto. Nessuno veniva mai
meno ad un patto. Neppure il Diavolo. “Ti sento...”
bisbigliò strappandola dal mondo sordo e confuso che la
circondava “di sì...”
“Spostati.”
Adrien
si fece rapidamente da parte. Gabriele era sempre più nero a
mano a mano che salivano verso l'Attico. “Giuro che le strappo
le piume una ad una...” sibilò sfondando la porta e
entrando trionfante nel covo di Lucifero. “Allora, la finiamo
di fare le zozzate?!”
Adrien
sporse appena la testa sentendo quelle parole. Quando vide Amitiele
avvinta fra le braccia della creatura più meravigliosa su cui
avesse posato lo sguardo, si sentì insignificante.
Ma
anche lei aveva ceduto ad uno di loro. Incrociò
lo sguardo dell'Arcangelo tentato e stirò le labbra,
rassegnato.
Amitiele
lo vide e di fronte quello sguardo, si vergognò. Ascoltò
le parole di Gabriele e arrossì rendendosi conto fin dove era
arrivata.
Lucifero
la teneva saldamente inchiodata sotto di se, ma dovette allentare la
presa quando Gabriele gli puntò il fucile sotto il mento.
“Lasciala andare! Ora!”
Un'inspiegabile
fiotto di felicità rischiarò il volto di Amitiele. Si
era sentita persa e abbandonata, ma un'improvviso affetto le avvolse
il cuore, quando vide il cipiglio feroce e preoccupato di Gabriele.
Peccato che lo sguardo che le rivolse fu di disappunto. Senza badare
alla forma e al fatto che fosse nuda, gli volò in braccio e
Gabriele la nascose dietro di se. “Dopo facciamo i conti”
sussurrò a bassa voce.
Amitiele
lo strinse più forte e la forza che emanava la tranquillizzò
e sentì di nuovo il cuore farsi puro e libero. “Grazie...”
sussurrò chiudendo gli occhi, inebriata.
“Porta
via Adrien.”
Amitiele
si voltò verso di lui e al tempo stesso, l'esorcista girò
lo sguardo altrove. “Non dovresti essere qui!” bisbigliò
andandogli incontro.
“Non
potevo lasciarti con lui” sussurrò togliendosi la giacca
e porgendogliela.
Che
doveva farci? Amitiele osservò il tessuto con una smorfia. Oh,
beh. Lei non guardava molto al fattore nudità, in quel
momento. Aveva superato la prova più difficile della sua
intera esistenza.
“Non
hai vinto” sghignazzò Gabriele divertito “in che
lingua preferisci il 'pappappero'?!”
“Un
patto è un patto” rispose pacato. Incrociò lo
sguardo di Amitiele e la fissò per un lunghissimo istante.
“Parliamo
di questo” borbottò tirando fuori la pergamena.
“Rivoglio la sua anima.”
Lucifero
lo guardò appena. “Ha firmato il contratto di sua
spontanea volontà.”
“L'ha
firmato per ovviare l'inganno del tuo adepto ed esso non ha mantenuto
l'impegno preso.”
“Cavilli”
ribatté sventolando una mano. “Non mi riguarda.”
“Ti
stacco la testa dal collo. Ti riguarda” lo minacciò e ad
Adrien sembrò che diventasse molto più grande e
brillante.
Lucifero
restò a guardarlo per nulla impressionato. “Non hai il
permesso per combattere contro di me.”
“Hai
perso un passaggio. Sono famoso per fare quello che mi pare, quando
mi pare e nel metodo che ritengo più appropriato!”
dichiarò caricando l'arma. “Sciogli il contratto.”
“Devi
darmi qualcosa in cambio.” Lucifero spostò lo sguardo
crepuscolare su Amitiele. L'Arcangelo si sentì indebolita. La
sua forza di volontà faceva veramente schifo. “Va bene,
mi sacrifico io” mormorò staccandosi da Adrien “la
mia anima in cambio della sua.”
Gabriele
la fulminò con lo sguardo e Adrien udì distintamente un
battito d'ali furioso. “No! No, non devi, non per me!”
esclamò andandole dietro. “No, Ami!” l'afferrò
per il polso, delicatamente e Amitiele si fermò e gli rivolse
un sorriso solare che lo riempì di amore.
“Libero
arbitrio” sussurrò sempre sorridendo. “Posso
scegliere.”
“Non
devi farlo per me!”
Il
contratto bruciò lentamente e fluttuò davanti ai due.
Amitiele sorrise di nuovo e alzò le spalle con espressione
birichina “ti voglio bene, Adrien.”
“Hai
scelto” mormorò Gabriele con una strana espressione “hai
scelto di salvare lui e condannare te stessa alla dannazione
eterna...”
“E
che vuoi farci... te l'ho detto, non si sta poi tanto male qui...”
mormorò avvicinandosi a lui “addio, Fratello.”
Gabriele
la guardò negli occhi e sorrise all'improvviso “ma quale
addio, cretinetta!” ridacchiò “brava, hai superato
la prova!”
“La
prova? Ma non era...” indicò Lucifero che andava
lentamente infuriandosi.
“Mi
avete raggirato...” sibilò scurendosi “avete
ingannato il Diavolo!”
“Tu
lo fai da migliaia di anni, che ti aspettavi?!” ridacchiò
prendendo Amitiele per la vita e stringendola a se.
“La
prova non mi riguarda. La sua anima in cambio di quella
dell'esorcista” insistette sempre più cupo. “Ha
accettato ed essa ora è mia!”
“E'
qui che ti sbagli!” esclamò sventolando un dito in aria.
“Non vedo fogli vergati con sangue... dove sono?” domandò
sarcastico “perdi colpi, Vecchio Caprone!”
“Via
di qui!” sibilò furioso “sconterai tutto questo al
momento giusto, Angelo!”
“Vabbè,
vabbè...” soffiò alzando gli occhi al Cielo
“Addio, Lu! Non rosicare troppo!”
Adrien
aveva seguito lo scambio di battute ma non era riuscito a
raccapezzarsi che stesse avvenendo davvero una conversazione del
genere. Avrebbero dovuto riscrivere i trattati demonologici.
Amitiele
le guardò: aveva una strana espressione, sembrava sofferente.
“Adrien...”
L'uomo
alzò lo sguardo quando vide la mano tesa. Risplendeva di luce.
Era bellissima...
“Vieni
con me...”
Annuì,
imbambolato e le prese la mano.
-
- -
“Come
va?”
“Bene...
non noto differenze...” mormorò guardandosi addosso
“dove siamo?”
“Un
posto qualsiasi della terra” spiegò sdraiandosi
sull'erba. “Bello, vero?”
Adrien
annuì e la guardò, piuttosto triste “tornerai in
Cielo?”
“Il
mio mandato non è ancora scaduto” esclamò
balzando di nuovo a sedere “tu cosa farai?”
Adrien
scosse la testa e alzò le spalle “quello che faccio
sempre, combattere dannati.”
“Non
mettere mai più piede nel Covo. Promettimelo!”
“Promesso”
sussurrò e la guardò negli occhi “non ci vedremo
mai più?”
Amitiele
stirò le labbra e scosse la testa “la città è
grande... magari un giorno, in qualche vicolo...” gli prese le
mani e le strinse nelle sue “hai visto? Dio non ti abbandonato.
Non lo fa mai.”
L'esorcista
trovò la forza di fare una smorfia “ho l'impressione che
sia stata tutta una pensata di Gabriele...”
“Oh,
no! Non può farlo senza autorizzazione!”
Adrien
pensò che neppure Dio in persona sarebbe stato in grado di
fermare Gabriele. “Sicura, eh?”
-
- -
Gabriele
si insaccò nelle spalle mentre ascoltava i rimproveri e le
punizioni a cui stava per andare incontro. “Ho preso due
piccioni con una fava! Ho riportato Amitiele sulla retta via e ho
reso l'anima a quel poveraccio!” esclamò tentando di
difendersi “non ho rispettato proprio le regole...”
“LE
HAI INFRANTE TUTTE!”
“Ma
il risultato è stato raggiunto...” bisbigliò
facendosi minuscolo “quanti secoli di Purgatorio mi toccano,
stavolta?”
Un
mese dopo
“Cosa
dovrei fare io?!” Amitiele li guardò come se fossero
impazziti. Ma impazziti di brutto. Grattò la cute sotto i
capelli e sistemò gli occhialini sul naso “volete
formare un'Associazione?”
“No,
bellezza” grugnì Olaf sgomitato immediatamente da Adrien
“l'Associazione già esiste...”
“Vorremmo
che tu ne facessi parte” concluse l'esorcista a bassa voce.
“Non ha senso combattere separati per la medesima causa.”
“Eh
già, il culo ce lo facciamo doppio!”
“Zitto!”
sibilò imbarazzato. “Pensaci su.”
Amitiele
dondolò sulle gambe un paio di volte “ok... devo
chiedere l'autorizzazione...”
“A
chi? Alla mammina?” domandò il gigantesco Olaf
accendendosi un sigaro.
“A
Paparino” ribatté indicando con un dito il Cielo.
L'uomo
si strozzò col fumo e tossì mentre Amitiele sorrideva.
Adrien restò incantato a guardarla. Era sempre più
bella. E intoccabile.
“Ti
faccio sapere” mormorò strizzando l'occhio sotto le
lenti. Fece un cenno di saluto con la mano e Adrien restò
impalato a guardarla.
“Si
vede...”
“Cosa?”
“Che
le sbavi appresso...” borbottò col sigaro fra i denti
“c'è speranza?”
“No.
E' un Arcangelo. Non c'è speranza.”
“Allora
smetti di farti le seghe pensando a lei” esclamò
travolgendolo con una divertita pacca sulle spalle “andiamo a
farci una birra.”
Però
sarebbe carino lavorare con quei due. Olaf la faceva ridere ed
Adrien era semplicemente adorabile. Quando un lampo fendette il cielo
e lo illuminò, Amitiele si arrestò, improvvisamente
seriosa. Alzò la testa: il cielo era coperto e minacciava
pioggia. Di nuovo. L'espressione si fece preoccupata, un po'
persa. Svoltò un angolo e si bloccò, nascondendosi
dietro il muro. Le labbra si ammorbidirono e il resto di lei... beh,
era la reazione di sempre, no? Si allontanò verso la strada.
La stava seguendo. Corse per un breve tratto, ma era sempre dietro di
lei. O davanti a lei. O su di lei, pensò alzando la
testa col fiato grosso che la faceva ansimare. “Ciao, Lu...”
Salivazione azzerata, battito cardiaco accelerato. Il solito.
Amitiele si appoggiò al
primo muro che trovò e si ricompose, come se non fosse
accaduto nulla.
Succedeva da un mese.
Succedeva in tutte le
giornate di pioggia.
To
be continued...
Grazie
per avermi seguito fin qui!
Alla
prossima!
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