A due passi da te

di AdryaM
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Cambiamenti ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Una nuova occasione ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - Il ragazzo impertinente ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - Il sesto piano ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - L'appartamento di Edward ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 - Il nostro posto segreto ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 - Leggende e realtà ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 - Jane ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 - Una vera amica ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 - Il giorniversario ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 - Due occhi azzurri (Edward pov) ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 - Una telefonata inaspettata ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 - Tutto quello che volevo ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 - Il sogno che crolla ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 - Addio ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 - Rose bianche ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 (part I) - Me, without you (Edward Pov) ***
Capitolo 19: *** Capitolo 17 (part II) - Me without you (Edward Pov) ***
Capitolo 20: *** Epilogo (Edward Pov) ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


0. Prologo PROLOGO
 
Guardavo la mia figura che si rifletteva davanti lo specchio.
Ero io, ma non riuscivo a vedermi davvero. Intorno a me tutto profuma ed era perfetto. Era come lo avevo sempre sognato. Allora perché non mi sentivo bene? Facile. Perché non ero davvero felice.
Una strana sensazione invase il mio stomaco e dovetti sedermi. Mi sentii mancare l’aria.
Camminare con quest’abito ingombrante era davvero difficile. Aprii la finestra per respirare a fondo, una leggera brezza fredda accarezzò dolcemente il mio viso. Una strana sensazione portò in me una valanga di ricordi. Chiusi gli occhi e le lacrime cominciarono a rigare il mio volto. Mi sentivo sola e persa. Quanto avevo gioito e sofferto nell’ultimo periodo. Era bastato un mese perché cambiasse tutto.
Ricacciai dentro le lacrime e mi alzai. Questa non ero io. Avevo sempre saputo cosa volevo dalla vita e finalmente lo avrei avuto.
Ma se mi fossi sbagliata? Una vocina dentro di me si fece spazio come un uragano.
Ero troppo testarda per ammettere ciò che agli occhi di chiunque altro sarebbe stato palese.
Ma le cose erano andate così e nessuno poteva farci nulla. Con il tempo tutto si sarebbe sistemato.
Mi alzai di nuovo e a fatica tornai davanti lo specchio. Sorrisi, ma quello che vedevo era solo una smorfia contorta.
“E’ il momento.” Esordì mio padre entrando nella stanza con gli occhi lucidi. Mi guardava con così tanto orgoglio. Aveva sempre aspettato quel momento.
Mi voltai e gli sorrisi amorevolmente. Dovevo farlo per lui.
A piccoli passi cominciai a seguirlo. Il momento era giunto.


************************************

Ho deciso di postare questa nuova storia perchè mi piace e soprattutto perchè, pur essendo moltissimo tempo che ho cominciato a scriverla, ho finalmente delineato dove e come finirà la storia.

Spero vi piacerà...

Buona lettura ^_^

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - Cambiamenti ***


1. Cambiamenti CAPITOLO 1
Cambiamenti
 
Seduta sulle comode sedie della tavola calda come ogni giovedì pomeriggio, guardavo fuori dalla vetrata distrattamente. Mentre osservavo dei bambini giocare, ripensai velocemente ai fatti che mi avevano portato in quel luogo sperduto dell’America. Erano passati quasi 8 anni da quando avevo messo piede a Forks
Avevo odiato mia madre con tutta me stessa per avermi parcheggiato da mio padre. Avevo 14 anni, ed essere strappata ai miei amici e dalla mia vita a Phoenix era stato tremendo. A maggior ragione per il fatto che da circa 7 anni non avevo avuto più nessun rapporto con mio padre. Qualche telefonata o visita sporadica, ma potevo dire con certezza di non conoscerlo.
Ma lei era troppo impegnata a vivere la sua nuova storia d’amore con il suo nuovo baby fidanzato per potersi occupare di me. Non mi voleva tra i piedi, ed io, in fin dei conti, preferivo stare con un estraneo, piuttosto che con una persona che poco gradiva la mia presenza in casa.
Così mi aveva messa su un aereo e mi aveva spedita a Forks.
I primi tempi erano stati orribili. Mio padre era sempre stato un tipo taciturno, e comunicare con lui era difficile, ma dopo l’iniziale diffidenza l’uno nei confronti dell’altra, avevamo imparato a comprenderci. Dopo neanche un anno, non potevamo più vivere separati. Imparando a conoscerlo, capii quanto io assomigliavo a lui e quanto entrambi eravamo state vittime di quell’uragano di mia madre. Con il passare del tempo avevo compreso che la decisione di mia madre di farmi vivere con Charlie, era stata la migliore che avesse preso nella sua vita e cercai di perdonarla per il suo egoismo.
Forks era un piccolo paese sperduto tra le montagne, non c’era mai il sole e pioveva quasi ogni giorno, ma dopo un’iniziale titubanza, mi ero abituata a questo clima. Per di più avevo trovato degli amici migliori di quelli che avevo quando stavo a Phoenix.
“A cosa pensi Bella?” Esordì Angela sedendosi accanto a me. Non l’avevo sentita arrivare, ero troppo immersa nei miei pensieri.
“A niente di particolare.” Le sorrisi per rassicurarla. Tra tutte le persone che avevo conosciuto, lei era stata sicuramente uno degli acquisti migliori. Angela era la ragazza più altruista, simpatica, carina che avessi mai incontrato. E di sicuro era la migliore amica che avessi mai avuto.
“Avevi una faccia così assorta.” Strinse gli occhi, come a cercare di leggere le mie espressioni.
“Sei andata poi al cinema?” Le chiesi per cambiare argomento.
“Certo! Peccato che non sei venuta! Quell’attore è proprio uno sballo assoluto!” I suoi occhi si erano trasformati in due cuoricini che sprigionavano amore.
“Già, sarà. Ma a me da sui nervi!” Angela e Jessica si erano prese una cotta assurda per un attore che andava in voga in quel periodo, Edward Cullen, che io invece detestavo. Era così pieno di se nelle interviste che rilasciava, e poi ogni giorno gli attribuivano una fidanzata diversa. Non che lui facesse nulla per avere una vita privata in effetti.
“Non capisco come faccia a non piacerti!” Continuò lei.
“Ho bel altro per la mente, io, che stare dietro ad un tipo che di certo non incontrerò mai nella mia vita!” Esclamai, e vidi Angela intristirsi. “Bè, ma magari tu lo incontrerai!” Le feci l’occhiolino e scoppiò a ridere, diventando rossa per l’imbarazzo.
“Magari!”
“Ehi, cosa succede qui?” Nel frattempo era arrivata anche Jessica e si era seduta accanto ad Angela, cominciando a parlare, come suo solito, a ruota libera. Anche lei era una buona amica. C’era sempre stata nei momenti difficili ed era anche stata la seconda persona che avevo conosciuto quando ero arrivata al liceo di Forks. La prima era stata Mike, che mi aveva sbavato dietro fin dal primo momento. Non che fossi chissà che, ma ero la novità, e quindi una specie di trofeo da ottenere. Con Jessica eravamo diventate amiche così. Non avevo mai accettato le avance di Mike, e lei lo aveva sempre apprezzato, visto che era innamorata di lui e non aveva mai avuto il coraggio di confessarglielo. Le sorrisi quando mi guardò.
Le sentivo discutere sul film, ma non facevo caso alle loro parole. Pensai improvvisamente all’appuntamento che avevo stasera con Mike.
Già, Mike. Stavamo insieme da 5 anni adesso.
Era il ragazzo più desiderato della scuola quando era arrivata, e dopo un po’ avevamo cominciato ad uscire insieme. Inizialmente non volevo legami seri e stabili, ma con il tempo c’eravamo innamorati.
“Ragazze, scusate ma io devo andare!” Le interruppi alzandomi in piedi.
“Come?? Ma io sono appena arrivata!” Si lamentò Jessica.
“Jess, questa sera, è QUELLA sera!” Disse ammiccando Angela. Io diventai rossa per l’imbarazzo.
“Oh cavolicchio.. Cioè, QUELLA sera, QUELLA sera?” Mi guardò sconvolta.
“Bè, sembra di si.” Risposi timida.
“Ma allora, da domani, avremo un matrimonio da organizzare!” Urlò Jess.
“SHHHHH!” Le tappai la bocca con tutte e due le mani. Alla tavola calda, anche i muri avevano le orecchie, e non volevo che qualcuno lo venisse a sapere prima che fosse realmente accaduto.
“Ops.. scusa.” Jess mi rivolse un largo sorriso. Le baciai entrambe, prima che potessero aggiungere qualsiasi cosa e uscii.
Aveva piovuto da poco e l’aria era fresca e odorava di terra. Respirai a fondo. Un giorno tutto questo mi sarebbe mancato.
Salii sul mio bel furgone rosso e mi diressi lentamente a casa. Guardai l’orologio, le cinque e dieci. Mike sarebbe passato alle sei e trenta. Avevo tutto il tempo per prepararmi.
Arrivata a casa, notai che la macchina di mio padre non c’era. Era lo sceriffo della città, quindi capitava spesso che anche nelle ore in cui non era di turno, andasse in centrale. E dire che a Forks non succedeva mai nulla.
Salii  le scale e entrata in camera mi coricai sul letto, e mi misi distrattamente ad osservare il soffitto. Non mi accorsi del tempo che passò finchè non guardai l’orologio, notando che erano le sei passate. Cominciai ad urlare e correre per casa. Avrei fatto tardi. Di nuovo.
Mentre mi preparavo sentivo l’ansia crescere in me. Sapevo che non avrei mai dimenticato quella sera. Stava per succedere qualcosa di i mportante.
Persa tra i miei pensieri, non mi ero resa conto che il cellulare squillava sul letto.
Mi ci fiondai e vidi che era lui.
“Arrivo!” Urlai, senza dargli il tempo di parlare.
“Ok.” Rispose velocemente. In men che non si dica fui fuori.
Mike mi osservava da dentro la macchina e sorrideva, ma aveva qualcosa di strano in viso.
Probabilmente l’emozione stava giocando dei brutti scherzi anche a lui. Salii e lo baciai, ma lui ricambiò distrattamente. Era teso.
“Dove andiamo di bello?” Chiesi allegramente.
“Non lontano.” Tagliò corto e accese la radio ad un volume più alto del solito. E questo voleva dire che non aveva voglia di parlare. Cominciai quindi a fissare la strada, in attesa di arrivare in chissà quale posto romantico. Ma le mie aspettative furono disattese. Dopo pochi minuti in auto, Mike si infilò in una stradina sterrata della statale e spense il motore. Non era assolutamente un posto romantico.
“Isabella, ti devo parlare.” Disse serio. Brutto, bruttissimo segno quando mi chiamava per nome. Di solito erano rogne, ma ultimamente non avevamo avuto nessun tipo di problema, quindi mi trovai spiazzata.
“Sono qui, parliamo.” Risposi telegrafica.
Mike cominciò a contorcere le mani per il nervosismo. Lo vedevo indeciso, e stava sicuramente scegliendo con cura i termini da utilizzare.
“Vedi, ho riflettuto sulla nostra storia, e alla luce di quello che mi è accaduto, penso che sia meglio che la chiudiamo qui.” Fece una pausa, mentre io boccheggiavo, fissandolo, incredula delle parole che aveva appena pronunciato. “Piccola, questo nuovo lavoro è molto importante per me, e in questo momento sento la necessità di stare da solo. Dovrò trasferirmi lontano e non credo che il nostro rapporto reggerebbe alla distanza.” Mi guardava fisso negli occhi. Ero senza parole.
Le lacrime cominciarono a scendere lente senza che neanche me ne rendessi realmente conto.
Non sapevo cosa dire. Io pensavo che mi avrebbe chiesto di sposarlo, e invece lui mi stava lasciando. Provai un paio di volte a parlare, ma balbettai parole senza senso.
“Tu.. io.. noi.. portami a casa.” Furono le uniche cose che riuscii infine a dire tra i singhiozzi.
“Bella, io voglio che rimaniamo amici. Cioè, io ti amo e ti amerò sempre, questo non cambierà le cose, ma finchè non mi sistemo, ho bisogno di pensare solo a me stesso.” Mentre ci dirigevamo verso casa mia, lui continuava a parlare, cercando di giustificarsi, ed io in silenzio, stretta contro lo sportello della macchina, ascoltavo i suoi inutili tentativi di discolparsi.
Per fortuna arrivammo in men che non si dica, e quasi senza aspettare che si fermasse, scesi al volo dalla macchina, sbattendo lo sportello con tutta la forza che avevo in corpo.
Non volevo più vederlo, per tutto il resto della mia vita.
“Addio, Mike.” Furono le ultime parole che lui mi sentì pronunciare, prima che entrassi in casa e mi richiudessi la porta dietro.
Appena misi un piede dentro, scoppiai in lacrime. Era stata la serata più brutta della mia esistenza.

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Grazie mille a tutti voi che avete letto il prologo, per la fiducia... spero di non deludervi :)

@Ciccinella/Fatina: i tuoi commenti mi commuovono davvero.. grazie per tutto (te l'ho scritto anche su twitter ^^ )

@yara: grazie *__* spero che il primo capitolo sia all'altezza delle tue aspettative!

@giova: felice di aver stuzziacato la tua fantasia ^__^

Non mi rimane che dirvi che posterò un capitolo a settimana più o meno il giovedì, ed augurarvi una buona lettura <3

Grazie!

A.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - Una nuova occasione ***


2. Una nuova occasione
CAPITOLO 2
Una nuova occasione
 
Camminavo per la cucina con un vassoio e una bottiglia in mano. Di là c’erano Jess e Angela e da buona padrona di casa, stavo portando loro qualcosa da bere. Mi erano venute a trovare ogni giorno. Non ero riuscita ancora a riprendermi dalla batosta.
Era passato più di un mese da quel giorno. Ultimamente non ero uscita granché di casa, la gente mi fissava mentre camminavo, ed io avevo sempre odiato le persone che mi osservavano. Si aspettavano tutti io e Mike ci sposassimo, che andassimo a vivere a New York, che avessimo due o tre bambini.
Ed in un certo senso era quello che mi aspettavo anche io. Certo, magari non mi avrebbe chiesto di sposarlo, ma lasciarmi, sicuramente, non era tra le mie alternative. Sospirai. Ripensare a quella sera mi faceva stare così male. Non c’eravamo più sentiti. Avevo provato a chiamarlo un paio di volte, ma al secondo squillo avevo riattaccato, e lui, ovviamente, per cavalleria, non aveva mai richiamato.
Solo adesso mi rendevo conto di quanto fosse sempre stato egoista e stupido, ma ero così inebriata dai miei sentimenti, che non lo avevo visto davvero.
Mio padre era disperato. Avevo smesso di mangiare i primi giorni, e stavo chiusa in camera mia, senza dire una parola. Faceva quello che poteva poverino. Così avevo capito che era meglio smetterla, prima di farlo preoccupare troppo, e avevo ripreso a nutrirmi.
“Lo hai visto con Faith?” Disse con tono disgustato Angela, mentre entravo nella stanza.
“Shh.” Fece rapidamente Jess, appena mi vide entrare nel salone, dando una gomitata alla nostra amica.
Stavano parlando di Mike.
“Vedete che potete parlare di lui.” Esordii per rompere un silenzio imbarazzante, mentre poggiavo il vassoio sul tavolo. “Ci siamo lasciati, ed è normale che ognuno riprenda le redini della propria vita.”
“Ecco appunto Bella, anche tu dovresti riprendere le redini della tua.” Attaccò Jess.
“Bella, Jessica ha ragione, dovresti fare qualcosa, non puoi rimanere qui a disperarti.” Aggiunse Angela, con tono premuroso. “Noi ti vogliamo bene, e Mike si è comportato da stronzo. Ma ormai è finita, vi siete lasciati, e giunti a questo punto, meglio così, no?”
Sentivo le lacrime salire lente e arrivare agli occhi. Le ricacciai dentro, non senza difficoltà.
“Avete ragione, ragazze. Ma non riesco ancora a capacitarmi di tutto quello che è successo. Un giorno prima andava tutto bene e poi è bastata una proposta di lavoro a farci dividere.” Le mie amiche mi osservarono ammutolendosi. Non sapevano cosa altro aggiungere. E in realtà non c’era niente da aggiungere.
Il resto del pomeriggio passò tranquillo. Ovviamente, dopo quella parentesi, cambiarono discorso, e fecero di tutto per non farmi pensare a lui.
Quando andarono via presi il mio portatile e cominciai a cercare su internet qualche lavoretto da queste parti, inviando anche il curriculum. Ad un certo punto, iniziai a non guardare più neanche i luoghi del lavoro, mandavo email a caso, dovevo fare qualcosa, quella monotonia non faceva che farmi ripensare a lui.
Dopo circa due ore rincasò mio padre che mi destò dalle mie faccende. Gli preparai la cena e senza dire molto, andai a dormire. I soliti incubi mi perseguitavano, ma questa volta, accanto ai diversi volti familiari, ne apparve qualcuno che non mi sarei mai aspettata.
Sognai un attore, quell’Edward Cullen, che mi salvava dalle grinfie di Mike. Ed ero felice con lui, come non lo ero mai stata neanche con Mike. Mi svegliai nel cuore della notte. Quel sogno mi fece agitare, ma nello stesso tempo una sensazione di tranquillità mi pervase. Chiusi gli occhi e mi riaddormentai.
La mattina appena mi svegliai, tutto sembrava stranamente silenzioso. Scesi le scale e mi accorsi che mio padre era uscito. Ero sola, non che avessi voglia di compagnia.
Distrattamente accesi il computer e cominciai a leggere le email. La maggior parte mi dicevano che erano spiacenti, altre mi offrivano grandi opportunità di carriera, niente però in realtà che valesse la pena. Finchè i miei occhi non andarono per caso su una mail di un prestigioso hotel newyorkese. Aprii, convinta che sarebbe stata l’ennesima offerta di pernottamento per un weekend romantico. Ma mi sbagliavo di grosso.
Rimasi almeno mezz’ora con gli occhi fissi sul computer a bocca aperta. Non avevo mai riflettuto su un ipotetico lavoro al di fuori da Forks, ma il fatto che fosse a New York era l’unica cosa che contava davvero. Magari arrivata lì, avrei potuto chiamare Mike e chissà, con il tempo, potevamo tornare insieme. Quest’idea, per lungo tempo abbandonata, mi riempì di un insolito entusiasmo.
Presi immediatamente il telefono e chiamai il numero del responsabile del personale.
 “Hotel il Plaza, buongiorno, in che cosa posso esserle utile?” Rispose una signorina con un tono molto educato e voce trillante.
“Salve, vorrei parlare con il signor Clearwater.” Dissi cercando di non apparire ansiosa.
“Lei è?”
“Isabella Swan.”
“Un attimo, signorina Swan.” Subito partì una musichetta molto rilassante, quasi ipnotica.
“Signorina Swan, la ringrazio per avere chiamato.” Mi rispose improvvisamente una voce di un signore che doveva avere almeno una cinquantina di anni.
“Mmm, si, grazie a lei, per aver risposto così celermente alla mia richiesta.” Mi sentivo una demente, ero impacciata e non sapevo che dire.
“Il suo curriculum ci ha colpito molto. Ho visto che ha lavorato già in un hotel.” La sua voce era così professionale che mi sentivo davvero intimidita.
“Si, qui nella città dove abito c’è un piccolo hotel a conduzione familiare di proprietà dei Newton, e ci ho lavorato per qualche estate.” Ebbi un piccolo colpo al cuore, ripensando all’hotel dei genitori di Mike. Ma dovevo rimanere concentrata, dovevo apparire professionale, ma sapevo di avere un tono da cartone animato.
“Ok, bè, se per lei va bene, vorrei che venisse lunedì mattina dalle 9. Mi piacerebbe conoscerla di persona e fare quattro chiacchiere con lei.” Rimasi di sasso. Lunedì era tra due giorni.
“Farò il possibile.” Risposi senza pensarci. “A risentirla.” E senza neanche aspettare i suoi saluti, e presa dalla confusione, agganciai.
Cosa stavo facendo? Cominciai a cercare su internet i voli per New York. Non erano molto economici, ma avevo un po’ di soldi da parte per le emergenze, e questa era un’emergenza senza ombra di dubbio.
Senza pensarci due volte, acquistai il biglietto per il volo.
Non potevo credere a quello che avevo appena fatto. Lunedì sarei stata a New York per un colloquio di lavoro al Plaza.
Respirai a fondo, cercando di contenere l’agitazione. Dopo neanche due secondi rientrò mio padre. Tempismo perfetto.
“Papà devo darti una notiziona.” Lo vidi sorridere. Aveva notato la mia eccitazione.
“Dimmi Bells.” Chiese contento.
“Ieri ho mandato un po’ di curriculum, e bè… lunedì ho un colloquio.” Dissi omettendo la parte più difficile. Ero sicura che mi avrebbe fatto una scenata sentendo che si trattava di NY.
“Oh, sono davvero contento!” Sapevo che per lui era difficile esternare le emozioni in maniera palese, e sentire l’entusiasmo nella sua voce, mi dava una carica maggiore. “Di cosa si tratta?”
“Receptionist.” Risposi allegramente.
“Ma è perfetto, tu hai sempre adorato il lavoro all’hotel dei Newton!” Mi venne vicino e mi abbracciò.
“C’è solo un piccolo particolare.” Dichiarai mentre mi stringeva, e mi liberò dalla morsa per osservarmi in viso, aveva notato il tono di preoccupazione nelle mie parole.
“Cosa tesoro?”
“E’ il Plaza a New York.” Per qualche secondo, dopo la mia dichiarazione, rimase immobile ad osservarmi. Attendevo le sue urla di protesta, del resto, fino a quel momento non ci eravamo mai separati davvero, tranne quei pochi giorni che durante l’anno passavo dalla mamma.
“Ma Bells.. il Plaza.. è… è… è… è fantastico.” Disse infine emozionato.
Lo fissai stupita della sua reazione.
“Io pensavo che mi urlassi contro!”
“Come potrei tesoro? Dopo tutto quello che hai passato? E’ un mese che non ti vedevo così allegra e felice. Quando hai il colloquio?”
“Lunedì. Ho già fatto il biglietto dell’aereo.”
“Sono sicuro che andrà benissimo.” Mi abbracciò di nuovo. I suoi occhi brillavano. Era orgoglioso. Da tantissimo tempo non lo vedevo così.
Ovviamente lui non sapeva e non sospettava il mio piano malefico di riavvicinamento con Mike. Non sapeva neanche che Mike sarebbe andato a New York. Non lo aveva mai sopportato, lo riteneva un pallone gonfiato, ma aveva sempre rispettato le mie scelte. Mi ripeteva, che se io stavo bene con lui, allora era felice. E quando aveva saputo che c’eravamo lasciati, diciamo che non si era dispiaciuto più di tanto.
Lo lasciai in salotto e corsi a chiamare le mie due amiche.
La mia vita stava cambiando, ma mai avrei immaginato quanto.

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Vi ringrazio dal profondo del cuore per aver avvolto con tanto calore la mia storia :)
Spero do continuare ad appassionarvi!
Ho deciso di postare prima di giovedì, per farvi un picolo regalo!
L'altro capitolo lo posterò ugualmente giovedì!
Buona lettura!
@ciccinella: <3
@giova: ne dovrà vedere Bella di cambiamenti nella sua vita... spero non rimarrai delusa!
@yara: Bella prenderà una botta dietro l'altra, ma del resto, tutto è imprevedibile, no? Grazie per il commento!
@poc: grazie mille ^__^

Grazie anche a tutti voi che seguite silenziosamente la mia storia :)

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 - Il ragazzo impertinente ***


3. Il ragazzo impertinente CAPITOLO 3
Il ragazzo impertinente
 
Due giorni passarono in fretta, molto più velocemente di quanto pensassi. Mio padre mi venne ad accompagnare all’aeroporto, ed eravamo rimasti che, nel caso mi fossi dovuta fermare a New York, mi avrebbe spedito un po’ di scatole che avevo già preparato con un po’ di roba. Non avevo portato molto con me. L’indispensabile, non sapendo neanche quanto sarei dovuta rimanere in città. Durante il volo non riuscii a dormire. Ero troppo eccitata a pensare a quello che era successo, e quando arrivai a New York, all’eccitazione si unì l’agitazione.
Camminavo per le strade trafficate di New York. La città era inebriante. Solo un paio di volte ero stata qui, ma mai avevo vissuto davvero la metropoli.
Il Plaza era al centro e non fu difficile raggiungerlo. Davanti il grande portone a vetri guardai l’orologio. Le otto e trenta. In anticipo, come sempre.
Entrando nella reception, cominciai a girarmi intorno. Quel posto era la cosa più sontuosa che i miei occhi avessero mai visto. Mi diressi al bancone dove c’era una ragazza con i capelli corti castani, molto carina, che aveva scritto nella targhetta appuntata sulla sua camicia di cotone bianco, il nome Alice. Mentre camminavo verso di lei, mi guardava e sorrideva come una barbie.
“Salve, sono Isabella Swan, avrei un appuntamento con il signor Clearwater.” Dissi incerta.
“Salve signorina Swan, la stavamo aspettando. Si accomodi in quei divani e tra poco la chiamerò io.” Mi indicò dei divanetti dove c’era seduta della gente, proprio davanti la reception. Poi mi diresse un altro sorriso raggiante prima di scomparire dietro una porta ed io andai a sedermi.
Cominciai ad osservare la gente intorno a me. Non c’erano tantissime persone e  tutti camminavano lenti e soprattutto in assoluto silenzio. Ero talmente concentrata a guardare gli altri, che non mi ero neanche accorta che dietro di me ci fosse un ragazzo seduto.
“Stai aspettando qualcuno?” Sentii dire alle mie spalle, ma non mi girai, pensando che il destinatario della domanda non fossi io. “Scusa, sto parlando con te, Isabella Swan.” Al suono del mio nome mi girai di scatto e fissai il ragazzo. Indossava un paio di occhiali scuri che gli coprivano quasi completamente il volto, e un cappello da baseball, e i suoi abiti erano talmente trasandati, che se non avesse avuto la barba rasata e i capelli sistemati, avrei potuto anche pensare che fosse un barbone.
“Ci conosciamo, visto che sai il mio nome?” Chiesi scortese, non curante dell’educazione.
“Wow, sei un tipetto. No, non ci conosciamo, visto che non mi davi retta, ho letto il tuo nome sul bagaglio.” Rispose con un tono di arroganza, indicando il trolley che avevo sistemato accanto a me.
Mi vergognai immediatamente per come avevo reagito.
“Scusami, non volevo risultare scortese. Sto aspettando il signor Clearwater. Ho un appuntamento con lui.” Cercai di essere più gentile possibile.
“Ah capito. Sei la sua ragazza.” Mi lanciò un sorrisetto malizioso e andai su tutte le furie.
“Ma come ti permetti? Sono qui per un colloquio di lavoro. Tutto qui.” Risposi secca, ritornando a sedere in modo tale da voltargli le spalle. Quel tipo mi dava sui nervi, e dire che ero già abbastanza nervosa di mio.
“Scusa, non era mia intenzione essere scortese nei tuoi confronti, Isabella.” Mi disse con tono gentile e non potei fare a meno di girarmi di nuovo.
“Bella. E’ così che mi chiamano tutti.” Esordii automaticamente, come ogni volta che mi presentavo.
“Mmmm.. Bella Swan.” Ripetè più rimuginando su se stesso che non parlando con me.
“Ed io ho l’onore di parlare con?” Chiesi aspettando che fosse lui a terminare la frase, ma nello stesso istante in cui aprì bocca, qualcuno venne ad interromperci.
“Signor Cullen, ci scusi per l’attesa, il signor Conrad l’attende nel suo ufficio.” La voce di Alice era particolarmente melodiosa e i suoi occhi brillavano incredibilmente. Per qualche secondo rimasi senza fiato. Incollai i miei occhi su di lui e notai particolari di cui prima non mi ero accorta. Avevo parlato con Edward Cullen, come avevo fatto a non accorgermene prima? Senza che riuscissi a emettere una sillaba, Edward si alzò, mi venne accanto e mi prese la mano, facendo il gesto di baciarla.
“Bè, signorina Swan, è stato un piacere conversare con lei. Sono sicuro che ci vedremo molto spesso.” E si allontanò lasciandomi come una pera cotta a guardarlo scomparire nel corridoio, dove doveva esserci anche l’ufficio del signor Clearwater.
Il mio primo pensiero andò ad Angela e Jess. Inviai ad entrambe un messaggio immediatamente. Non potevo ancora credere a quello che era successo.
Qualcuno improvvisamente mi destò dai miei pensieri.
“Signorina Swan, prego, il signor Clearwater l’attende.” Ancora inebriata dall’incontro, mi misi in piedi, ma le ginocchia cominciarono a tremare e per poco non caddi a terra. “Tutto bene?” Chiese Alice.
“Si scusi, è stata una mattinata intensa.” E le sorrisi cercando di recuperare un po’ di dignità. Ovviamente, non avrei mai raccontato alle mie amiche questa cosa.
Mi incamminai verso il corridoio seguendo la ragazza che continuava a sorridermi.
Davanti una grande porta rossa si fermò e diede due colpi.
“Avanti.” La voce era la stessa che avevo sentito al telefono, doveva trattarsi di Clearwater.
“Signor Clearwater, la signorina Swan.” La ragazza si scostò, facendomi spazio per entrare. Appena fui dentro, vidi che il signor Clearwater non corrispondeva per niente a quello che avevo creato nella mia immaginazione. Era alto, un po’ pienotto e anche se aveva molti capelli bianchi, il suo viso non era marcato da rughe profonde e i suoi occhi erano di un colore incredibile. Sembrava una persona di cui ci si poteva fidare.
“Signorina Swan, che piacere conoscerla.” Disse, tendendomi la mano.
“Bè, il piacere è mio.” Gli sorrisi, cercando di non apparire nervosa. Ma non ero mai stata una brava a nascondere le mie emozioni.
“Prego si sieda.” Mi indicò una grande poltrona di velluto rosso, davanti la scrivania. “Sono rimasto a dir poco sbalordito dalle sue credenziali. I suoi passati datori di lavoro, la elogiano, quasi come se fosse figlia loro. Deve essere davvero in gamba.”
“La ringrazio.” Arrossii come un peperone. I genitori di Mike, mi avevano sempre adorato, soprattutto sua madre.
“Non è me che deve ringraziare.” Fece un sorriso malizioso e continuò a parlare. “Direi che a questo punto non ci resta che ufficializzare la cosa. Lei è assunta.” Il suo tono solenne mi mise i brividi.
“Davvero?” Furono le uniche cose intelligenti che riuscii a dire in quel secondo. Lui scoppiò a ridere.
“Davvero.” Tornò serio. “Può cominciare anche da domani se vuole, e può dormire nell’area riservata al personale già da stasera, a meno che non abbia una sistemazione alternativa, ovvio. Delle regole, per così dire, parleremo domani. Si faccia un giro della città, e se ha bisogno di qualcosa può sempre chiedere ad Alice.” Si alzò ed io mi alzai con lui, non potevo ancora credere che avevo avuto il posto, non così facilmente.
“Grazie.”
“Non deve ringraziarmi, deve fare solo un ottimo lavoro.” Mi sorrise.
Uscii dalla stanza con la testa che mi girava dall’emozione. Presi subito il telefono e chiamai mio padre che rispose al primo squillo.
“E allora?” Chiese ansioso.
“E allora, mi hanno dato il posto!” Urlai di gioia, senza curarmi del posto in cui ero.
“Oh Bells, sono tanto orgoglioso di te, davvero.” La sua voce era rotta dalla commozione.
“Lo so papà. Ti richiamo dopo, ok?” Avevo sentito una presenza alle mie spalle e avevo preferito non farmi licenziare, prima di prendere servizio.
“Hai visto che avevo ragione?” Avrei riconosciuto la sua voce anche in mezzo alla folla. Era calda e sensuale.
“Su cosa, esattamente?” Gli sorrisi cercando di essere cordiale.
“Sul fatto che ci saremmo visti spesso.” Era appoggiato con la schiena al muro con le braccia conserte e i piedi incrociati. Mi sentivo molto in imbarazzo.
“Vieni spesso al Plaza?” Chiesi, pentendomi però subito della mia irriverenza.
“Io qui ci vivo.” Mi osservò dritta negli occhi. Per la prima volta potevo vederne il colore intenso. Erano davvero meravigliosi. Avrebbero potuto incantare chiunque. Appena mi resi conto che lo stavo fissando senza proferire parola, mi obbligai a dire qualcosa.
“Devo andare.” Oggi mi stavo davvero sprecando in discorsi intelligenti.
“Bè, allora ci vediamo, Bella Swan.” Gli voltai le spalle cominciando a camminare per il corridoio verso la reception, sentivo il suo sguardo su di me, ma non mi voltai. Ero troppo imbarazzata.
Arrivai in reception e mi fermai un attimo ad osservarla. Chiusi gli occhi e respirai a fondo.
Il mio piano stava prendendo forma. 

*********************************************

Questa settiamana ho deciso di postare un giorno prima... domani sarò molto impegnata e non so se ne avrei avuto la possibilità ;)
Mi piace il primo incontro tra questi due.. il mio Edward è molto più strafottente dei quello cui siamo abituati, ma non per questo meno profondo..

@giova71: come vedi Bella ha avuto il posto, ma per ora Mike direi che sarà per un pò fuori dai suoi pensieri ^__^
@fabiii: a volte le donne innamorate fanno cose stupide... e Bella ne farà tantissime di cose stupide :)
@feffira: ho deciso di ambientare questa storia in hotel, perchè è il lavoro che piacerebbe tantissimo fare a me... in realtà è frutto di un sogno questa trama.. bè, al posto di Bella c'ero io e al posto di Edward, Robert (a volte penso che la notte dovrei dormire invece di fare sogni strani.. XD ) .. e stai tranquilla che chi disprezza compra... anche se mi piace mescolare un pò le carte!!

Bè, a voi l'ardua sentenza...

Buona lettura
 :)

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 - Il sesto piano ***


4. Il sesto piano CAPITOLO 4
Il sesto piano
 
Avevo passato tutto il pomeriggio in giro per New York. Sarebbe diventata la mia città e volevo capire più o meno come muovermi. Ero rimasta abbagliata dalla sua bellezza e dalla sua maestosità. Abituata a Forks, sentivo un senso di inferiorità, guadando tutti quegli imponenti grattacieli.
Avevo anche sentito Jess e Angela, incredule dell’incontro che avevo fatto nella mattinata, e si erano ripromesse entrambe di venirmi a trovare appena ne avessero avuto la possibilità.
Per un attimo, ma solo per un attimo, avevo pensato di mandare un sms a Mike per dirgli che ero in città, ma forse era meglio aspettare qualche giorno. E comunque ero sicura che lo sapesse già.  E poi ambientarmi non sarebbe stato male, così come cominciare a lavorare e mettere un po’ di soldi da parte.
Rientrai in hotel poco prima che facesse buio, ero troppo stanca. Quella appena trascorsa era stata una giornata molto intensa e avevo bisogno di riposarmi, per essere in forma l’indomani.
Appena entrai, notai che in reception c’era stato un cambio di guardia e adesso c’era un ragazzo molto carino. Mi avvicinai.
“Ciao, sono Isabella Swan.” Non sapevo cos’altro dire e mi bloccai, in attesa che mi dicesse qualcosa.
“Buonasera, un attimo che controllo la sua prenotazione.” Dichiarò il ragazzo avvicinandosi a me con sguardo serio.
Cominciò a pigiare i tasti del computer in maniera velocissima, tanto celere che ne rimasi stupita. “Mi spiace, nessuna prenotazione a nome Swan.” Disse guardandomi negli occhi.
“Si, guarda, io dovrei cominciare a lavorare qui domani e il sig. Clearwater mi aveva detto che potevo usufruire delle camere per il personale già da stanotte.” Il ragazzo continua a guardarmi impassibile.
“Va bene, ma io non ho nessuna comunicazione al riguardo.” Il fatto che non sorrideva, cominciava  ad innervosirmi, ma cercai di ritrovare subito la calma, visto che quello sarebbe diventato un mio collega. Cominciai a sudare freddo, cercando di pensare a come risolvere la situazione.
“Prova a chiedere ad Alice.” Esordì trionfante, ricordando il nome della ragazza che avevo conosciuto la mattina.
Improvvisamente il viso del ragazzo cambiò espressione e cominciò a ridere.
“Oddio, dovresti vedere la tua faccia.. è a metà tra odio e terrore..” Si tappò la bocca con entrambe le mani per soffocare il suono della sua risata. “So benissimo chi sei, Isabella! Volevo farti uno scherzo!” Gli lanciai uno sguardo che non aveva bisogno di essere accompagnato da parole. Sospirai e cominciai a ridere pure io, in fin dei conti, meglio averlo scherzoso il collega piuttosto che musone.
“Io sono Jacob, ma puoi chiamarmi Jake.” Disse dopo avermi fatto cenno di girare, per entrare nell’area riservata al personale.
“Isabella, ma preferisco essere chiamata Bella.” Gli sorrisi. Guardandolo da vicino, non era per niente male. Alto, muscoloso, con una carnagione di un colore caldo e seducente. I capelli corti erano dello stesso nero intenso degli occhi, e il suo sorriso, bè, parlava da solo. Se lui era una delle persone con cui avrei dovuto lavorare, non mi sarei trovata per niente male.
“Vieni con me, ti accompagno nell’area dedicata agli alloggi per il personale.” Cominciò a camminare per lo stesso corridoio dove ero stata la mattina. “Niente persone extra, e cioè niente fidanzati o compagni o quello che è, niente rumore, niente casini. Queste sono le tre regole. Se ne infrangi una, ti buttano fuori.” Sorrisi annuendo. Non avevo intenzione di fare nulla di tutto ciò, già di mio, non ero mai stata una persona casinista. “Bene, questa è la tua stanza, ecco le chiavi.” Disse porgendomi un mazzo di chiavi con scritto B54 sopra. “Il pianterreno è il piano del personale e degli uffici. Al primo, secondo e terzo piano, ci sono le camere, al quarto e al quinto le suite e al sesto, gli appartamenti.”
“Appartamenti?” Chiesi stupita.
“Si, sono un po’ più grandi delle suite. C’è gente che non ha voglia di tenere una casa e trova più comodo abitare in hotel.” Ricordai improvvisamente l’incontro avuto con Edward Cullen. Se prima non lo sopportavo, adesso lo detestavo davvero. “ Scusami Bella, ma adesso devo tornare in postazione. Domani mattina alle 7,30 il signor Clearwater ti vuole vedere nel suo ufficio per consegnarti la divisa, il pass e tutto il resto, e prenderai servizio alle 8,30 insieme ad Alice. Lei ti spiegherà pian piano cosa fare. Fidati di lei, è molto in gamba.” Annuii per la centesima volta. “Se vuoi, fai un giro dell’hotel, ma senza dare troppo nell’occhio.” Mi fece l’occhiolino e si allontanò salutandomi con la mano.
Cominciai così a girovagare un po’ nell’albergo e senza neanche rendermene conto mi ritrovai al sesto piano. Cominciai a osservare e notai una grande porta che conduceva ad una terrazza con un giardino.
Rimasi incantata nel vedere lì, in mezzo al cemento, un giardino di tutto rispetto, con l’erbetta, gli alberi e dei grandi divani bianchi. Le luci erano soffuse e creavano un’atmosfera così romantica, che avrebbe fatto sciogliere anche i cuori più duri.
Controllando che non ci fosse nessuno, mi sedetti su un divano e cominciai a guardare le stelle. Mi sentivo in un film d’epoca.
“Te lo dicevo che ci saremmo rivisti spesso.” Una voce alle mi spalle mi fece sobbalzare. Mi girai e vidi Edward Cullen dietro di me. Questa volta non aveva più cappello, occhiali da sole e vestiti trasandati. Era difficile ammetterlo, ma in un’atmosfera così era bellissimo anche lui.
“Già.” Dissi tagliando corto e distogliendo lo sguardo, prima che si accorgesse che lo stavo fissando.
“Posso?” Nel frattempo si era avvicinato, e mentre chiedeva il permesso di sedersi accanto a me, si era già accomodato.
“No, figurati, fai tranquillamente.” Dichiarai a me stessa più che a lui, che a quelle parole, sorrise.
“Devo sembrarti davvero maleducato..” Mi prese alla sprovvista e mi ritrovai ad osservarlo.
“Un po’.” Ammisi imbarazzata.
“Scusa, è che a volte mi lascio prendere la mano. Tutti si aspettano che io sia così, e spesso va a finire che lo sono davvero.” Un velo oscuro passò nel suo sguardo. Fece un gran sospiro e continuò a parlare. “Da dove vieni, Bella Swan?”
“Fork, ma non credo che tu lo conosca.”
“Ne ho sentito parlare in effetti, ma non ci sono mai stato. E cosa ti porta a New York City?” Non volevo dirgli la verità, così mi inventai una scusa.
“Mi piacerebbe fare carriera nell’ambito alberghiero.” E mentre lo dicevo, mi rendevo conto, che in certo senso era la verità. Lui mi fissava senza dire una parola. Il suo sguardo era dolce e, da vicino, c’era davvero da perdersi nei suoi occhi.
“Bè, in bocca al lupo allora.” Sorrise infine, diventando ancora più bello, se mai fosse stato possibile. Poi rimase in silenzio e cominciò ad osservare il cielo, scrutandolo con attenzione, e i miei occhi si incollarono su di lui, senza rendermene conto. Cominciai a osservare ogni minimo particolare del suo viso. Dai piccoli segni intorno agli occhi e alla bocca, al fatto che si bagnava spesso le labbra con la lingua. Improvvisamente mi venne voglia di baciarlo. Scattai in piedi, terrorizzata dal mio stesso pensiero.
“Devo andare.” Dissi, osservando la sua espressione un po’ delusa.
“Davvero?” Chiese in maniera molto maliziosa. La testa cominciò a girarmi. Mi sentivo ubriaca, ma non avevo bevuto nulla.
“Mi ha fatto piacere parlare con te, ma domani mi aspetta una giornata impegnativa.” Gli allungai la mano per salutarlo e lui si alzò, avvicinandosi a me e al mio corpo. Mi sentii come una calamita che incontra il ferro: completamente e irrimediabilmente attratta da lui. Cercai di combattere contro me stessa, ma lui non mi aiutava minimamente.
“Spero di rivederti presto.” Con la mano, scivolò leggero lungo il mio braccio, provocandomi un brivido di piacere che scese lento, lungo tutta la schiena, poi si accostò piano piano al mio viso e scoccò un leggero e veloce bacio all’angolo della mia bocca. Io ero troppo impietrita per fare qualsiasi cosa.
“Tanti saluti.” Riuscii infine a dire, quando si allontanò di pochi centrimetri da me. Come risvegliata da un incantesimo, ripresi finalmente possesso del mio corpo, gli feci un cenno con la mano e mi voltai, rientrando dentro.
Stavo tremando, ma non era per il freddo. Ero troppo scioccata. Da me, dalla situazione.
In men che non si dica arrivai al pian terreno e infine nella mia camera.
Mi buttai sul letto e ripensai a quello che era successo pochi istanti prima. Non volevo prendermi una cotta, a maggior ragione per una persona egoista e spavalda come Edward Cullen. Chiusi gli occhi e senza avere il tempo neanche di mettere il pigiama, mi addormentai stremata.
Quella notte, sognai di nuovo Edward.

**************************************

Che dire ragazze... sono davvero senza parole :)
Leggere i vostri commenti mi emoziona tantissimo!!
Scusate se per ora sono un pò scostante nel postare, ma sono stata molto impegnata e mi viene difficile in questi giorni programmare qualcosa, quindi quando mi viene da farla, la faccio e basta (un pò come oggi del resto)...

@Kandy: felice che ti piaccia la storia ^__^ Fammi sapere che ne pensi anche dei prossimi capitoli!
@giova: Alice avrà un ruolo molto importante per Bella.. sarà un pò il suo angioletto custode *_*
@Pervy: Edward è un attore famoso, e piuttosto che comprarsi una casa, preferisce abitare in hotel.. c'è tanta gente che lo fa.. e cmq Mike non è uscito completamente dalla vita di Bella (e da brava bimba la smetto qui e non spoilero più nulla!)
@fabii: bè direi che siamo messi benissimo! ;)
@bluemoon: grazie cara :) Sono felice davvero di sapere che ti piace ^__^ Per quanto rigurda la frequenza dei capitoli, come ho già accennato, per ora sono un pò incasinata, quindi non so quando riesco a postare... quindi per questa e la prossima settimana sarò un pò altalenante...

Bè.. non mi resta che auguravi come sempre buona lettura :)
Fatemi sapere cosa ne pensate, me curiosa dei vostri pareri *__*

Come sempre grazie a tutti

Bacio

A.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 - L'appartamento di Edward ***


5. L'appartamento di Edward CAPITOLO 5
L’appartamento di Edward
 
“Buongiorno.” Sentii le sue braccia che mi avvolsero dolci. Mi girai lentamente per guardarlo negli occhi.
“Buongiorno.” Dissi infine, quando finalmente riuscivo a vederlo. I suoi occhi brillavano, e anche i miei dovevano avere lo stesso luccichio. Ero felice.
Dolcemente mi avvicinò a lui e il mio corpo cominciò a diventare bollente accanto al suo. Cominciò a baciarmi delicatamente il collo per poi risalire pian piano fino alla guancia e arrivare alla bocca, che lo aspettava desiderosa. Mi distaccai un attimo per respirare.
“Sono felice Edward.” Dissi tra gli spasmi di piacere.
“Anche io.” Si avvicinò per baciarmi di nuovo e chiusi gli occhi abbandonandomi a lui.
Improvvisamente uno strano rumore colse la mia attenzione. Era come uno squittio. Aprii gli occhi e capii. Era stato un sogno. Tutto.
Mi alzai dal letto per respirare. Mi sentivo il fiato corto per l’assenza del suo corpo, delle sue labbra, delle sue mani. Presi un bicchiere d’acqua e lo bevvi tutto d’un fiato. Quella non ero io. A me Edward Cullen non piaceva. Non era mai piaciuto.
Andai in bagno e mi fissai allo specchio. Era meglio non pensare a quel sogno.
Guardai l’orologio e vidi che tra un po’ mi sarei dovuta incontrare con il signor Clearwater, quindi era meglio sbrigarsi. Non feci molto caso al mio abbigliamento, visto che dovevo andare a prendere la divisa, dopo mi sarei cambiata.
Quando arrivai nella stanza del signor Clearwater, lo vidi, dallo spiraglio della porta socchiusa parlare animatamente con qualcuno. Visto che tendenzialmente mi faccio gli affari miei, feci un passo indietro e attesi che smettesse di parlare a telefono. Poco dopo bussai indecisa.
“Avanti.” Il suo tono era ancora serio. “Signorina Swan, stavo giusto pensando a lei.” Il suo viso si rilassò in un bel sorriso appena entrai, ed io feci altrettanto.
“Buongiorno.”
“Spero abbia dormito bene.” Chiese interessato.
“Abbastanza.” Risposi e accomodai nella sedia di fronte alla sua scrivania.
“Penso che Jacob le abbia un po’ spiegato le nostre regole.”
“Si, mi ha detto come funzionano le cose qui.” Evitai di dirgli le tre regole, non lo conoscevo ancora così bene da scherzare con lui.
“L’unica altra cosa che le chiedo è quella di non avere mai e per nessun motivo, un contatto personale con gli ospiti dell’hotel.” A quelle parole ebbi una morsa allo stomaco. Pensai ad Edward, alla notte passata. Cercai di controllare le mie emozioni.
“Certo. E’ ovvio.”
“Vede Isabella, la gente viene qui perché cerca servizi e professionalità, e saremmo poco seri se cominciassimo ad uscire con la clientela, non crede?” Il suo tono era più da padre di famiglia che da capo. Sorrisi e annuii apprezzando i suoi consigli. “E’ capitato un paio di volte in passato che succedesse qualcosa del genere, e siamo stati costretti a mandare via il nostro personale, oltre che cercare di riparare. Spero che lei comprenda che non è produttivo che si dica in giro che i nostri impiegati abbiano relazioni personali con i clienti.”
“Lo so che ci conosciamo da poco e lei non sa nulla di me, ma mai e poi mai mi giocherei questa opportunità. Ci tengo troppo a questo lavoro.” Mentre parlavo lui mi guardava concentrato, ascoltando ogni singola parola.
“Bene, penso allora che questo punto sia chiaro.” Si alzò dalla sedia e prese dall’armadio un completo con ricamato lo stemma dell’hotel. “Da oggi è in prova per un mese. Se va bene, le faremo un contratto a tempo indeterminato.” Allungai le braccia per prendere la divisa e sentii un brivido lungo la schiena. Ero davvero soddisfatta di me.
“La ringrazio signor Clearwater, e spero davvero di non deluderla.”
“Alice la aspetta alle 8,30 puntuali. Vada a cambiarsi e a faccia colazione. Se ha bisogno di qualcosa, mi trova qui.”
“Grazie.” Aggiunsi soltanto, lasciando la stanza. Andai di corsa nella mia camera a cambiarmi.
Dopo aver indossato il completo mi osservai davanti lo specchio. A parte il fatto che aveva una vestibilità assurda, a parte che doveva costare un occhio della testa, a parte tutto questo, mi faceva sentire davvero una receptionist professionale.
“Addio Edward Cullen.” Dissi tristemente continuando a guardare la mia figura riflessa.
Il resto della mattinata passò tranquillo. Alice fu talmente carina e disponibile, che non mi sembrava nemmeno di stare lavorando.
Ero giunta quasi alla fine del turno, e mi sembrava di essermela cavata. Di Edward neanche l’ombra, e questa cosa mi rendeva felice e triste allo stesso momento.
Volevo rivederlo con tutta me stessa, ma nello stesso momento, avevo una paura assurda a pensare di rincontrarlo.
“Oh mamma..” Sentii improvvisamente dire a Alice, destandomi dai miei pensieri. Alzai gli occhi e capii il motivo delle sue parole. C’era Edward, e non era mai stato così bello come in quel momento. Indossava un paio di jeans che sembrava fossero stati cuciti su di lui, abbinati ad una semplicissima t-shirt nera, che lasciva leggermente intravedere il suo fisico statuario. Mentre veniva verso di noi, i suoi occhi si incollarono su di me. Diventai color pomodoro, tendente al peperone. “Ma sbaglio o ti sta fissando?” Domandò Alice stupita.
“No, ma che dici.” Balbettai, conscia del fatto che avesse ragione.
“Buongiorno.” Esordì poggiando il braccio sul bancone.
“Buongiorno, signor Cullen.” Rispose Alice allegramente, dandomi una gomitata.
“Buon..giorno.” Sembravo uno zombi a cui avessero appena dato il dono della parola.
“C’è posta per me?” Mi chiese ed io per la prima volta distolsi lo sguardo da lui, per fissare Alice.
“Come sempre. Gliele faccio salire in camera se vuole.” Gli chiese con un tono melodioso.
“Si, grazie. Buon lavoro.” E si allontanò, dopo avermi lanciato l’ultimo sguardo. Ero di sasso. Per la prima volta in tutta la mattinata mi ero sentita in difficoltà.
“Allora, prendi queste e prima di andare a pranzo, portale nel suo appartamento. Questa è la chiave.” Esordì lei, riportandomi alla realtà.
“Cosa?” Replicai scioccata alle sue parole.
“Tu non sei ancora in grado di rimanere da sola qui, quindi io non posso andarci, e se escludiamo me, la scelta non  è difficile.” Disse con un sorrisetto malizioso. “E poi sembra che tu gli vada molto a genio.” Rimasi ammutolita a fissarla, cercando di trovare una scusa che ai suoi occhi fosse plausibile, per giustificare il fatto che mi stesse fissando. Non potevo proprio dirgli che la sera di prima c’eravamo quasi baciati. “Dai sto scherzando, non fare quella faccia! E’ impossibile che Edward Cullen guardi persone come noi, non siamo abbastanza modelle, stupide e disponibili per i suoi gusti. E’ una gran cosa a vedere, ma purtroppo finisce tutto lì.” Concluse Alice prima che potessi aggiungere qualsiasi cosa, ed io tirai un sospiro di sollievo. Il mio piccolo segreto era al sicuro.
Alice mi spiegò dove dovevo andare e aggiunse anche che c’era solo una remotissima possibilità che lui fosse in camera a quell’ora. Tirai un sospiro di sollievo e mi diressi verso l’ultimo piano.
Devo dire che di giorno l’hotel era ancora più bello. La cura nei dettagli, dai colori all’arredamento, era maniacale, così come la pulizia e l’ordine.
Incontrai un paio di signore che pulivano le camere nel tragitto, che mi salutarono con un cenno, poi, mi diressi verso l’appartamento di Edward.
Bussai due volte prima di introdurmi dentro, e mi sollevò non poco, sapere che non c’era nessuno dentro. Passai la scheda magnetica ed entrai.
Non avevo mai visto qualcosa di più splendido. L’arredamento seguiva lo stile moderno e ogni cosa era esattamente al suo posto. Sembrava davvero una casa di quelle da copertina. Nella stanza c’erano due divani immensi e un televisore di almeno 80 pollici.
Dopo lo shock iniziale, mi ricordai il motivo per il quale ero lì e così abbandonai il sacchetto sul tavolino del salotto, per come mi aveva raccomandato Alice.
Mi voltai per uscire, ma sentii la porta aprirsi e rimasi di ghiaccio. Ma ad entrare non fu Edward, come mi aspettavo, ma una bellissima ragazza dai capelli biondi.
“Scusi.” Dissi appena mi notò. “Stavo lasciando delle cose al signor Cullen e stavo andando via.”
La ragazza mi squadrò e sorrise allegra. Doveva essere come minimo una modella, perché era la ragazza più bella che i miei occhi avessero mai visto.
“Non preoccuparti.” Mi rispose con una voce cristallina. Improvvisamente realizzai che quella poteva essere la ragazza di Edward e sentii la gelosia crescermi dentro. La mia espressione doveva essere così palese, che anche la ragazza se ne accorse.
“Sei anche tu una fan di Ed, vero?” Chiese, mentre mi rendevo conto di non essermi mossa di un millimetro.
“No, io no…” Balbettai e lei scoppiò a ridere.
“Scusa, non volevo farmi gli affari tuoi, è che appena sono entrata hai fatto una faccia, come quella che farebbe una fidanzata che becca il proprio ragazzo in flagrante con un’altra.” In quell’esatto istante volevo sprofondare. “Comunque io mi chiamo Tania. Devi essere nuova, non ti avevo mai visto.” Si avvicinò, con passo leggero, sembrava quasi danzasse e mi tese la sua mano, che strinsi subito, ero già stata abbastanza maleducata.
“Si, oggi è il mio primo giorno in effetti, ed io sono Bella.” Risposi cercando di sorridere. Ovviamente, visto che i guai non erano abbastanza, arrivò anche Edward a complicare tutto.
“Bella!” Esordì appena mi vide nella stanza.
“Vi conoscete?” Domandò Tania curiosa. Io volevo solo scomparire.
“Diciamo che ci stiamo conoscendo.” Edward mi lanciò un sorrisetto malizioso ed io mi sentii di nuovo terribilmente attratta da lui. “Vedo che hai già conosciuto mia cugina!” A quelle parole per poco non spalancai la bocca, e una sensazione di sollievo mi avvolse.
“Mi sa che pensava fossi una tua fidanzata quando sono entrata.” Trillò felice lei, mentre io cercavo di escogitare un veloce piano di fuga. Mi sentivo troppo in imbarazzo.
“Io devo tornare giù, scusatemi.” Mi mossi velocemente nella stanza e passai accanto ad Edward che mi seguì con lo sguardo.
“Ti aspetto stanotte al solito posto.” Mi sussurrò quando gli fui abbastanza vicina, poco prima di uscire dalla stanza. Chiusi gli occhi per cercare di controllare la voglia di buttarmi tra le sue braccia.
Mi stavo andando a cacciare davvero in un gran bel guaio.

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Bè... direi che Bella è sempre più interessata ad Edward, e già vi annuncio che nel prossimo capitolo, ne vedremo delle belle ^__^

Intanto vi faccio vedere la copertina : http://img833.imageshack.us/img833/4994/copertinadef4.jpg

L'ho fatta io, quindi siate clementi ^^

@yara: grazie per il bel commento ^^  Bella avrà dei seri problemi a riuscire a mantenere le distanze con lu (del resto, chi riuscirebbe, avendo un Edward davanti?) ^^

@Pervy: il prossimo capitolo noterai ancora di più quanto Edward sia interessato a lei ^__^

@fabii: Felice che ti sia piaciuto!

@giova: Bella comincia sin da adesso a capire che Edward le piace... e ti assicuro che ci saranno scintille :)

Bè GRAZIE (so che sono scontata e ripetitiva, ma io non mi sarei mai aspettata che potesse piace la mia storia..)

Buona lettura e al prossimo capitolo!

Baci

A:

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 - Il nostro posto segreto ***


6. Il nostro posto segreto
CAPITOLO 6
Il nostro posto segreto
 
Il pomeriggio ero di nuovo di turno, Alice mi aveva spiegato che per la prima settimana, dovevo fare entrambi i turni, mattina con lei e pomeriggio con Jacob, ma la cosa non mi preoccupava. Adoravo fare quello che stavo facendo, e lavorare, non mi faceva pensare ad altro. A parte Edward ovviamente. Lui era un pensiero fisso, anche se era difficile da ammettere.
Il turno passò velocemente, e per fortuna senza strani incontri. Edward non si era fatto vedere ed avevo passato tutto il tempo con Jake. Era simpatico e poi cercava sempre di farmi sorridere. Ero sicura che sarebbe diventato un buon amico.
Finalmente potevo andare a riposarmi, sentivo ogni cellula del mio corpo indolenzita. Avevo voglia di stare un po’ da sola, quindi decisi di andare sopra in giardino. Edward non si era fatto vedere, ed ero sicura che fosse uscito, perché lo avevo intuito da un paio di battute di Jake. Mentre salivo all’ultimo piano con l’ascensore, il mio cuore batteva ad un ritmo sempre più accelerato. Speravo di vederlo. Ma era troppo dura da ammettere. Quindi cercai di calmarmi, autoconvincendomi che lui non fosse lì.
Appena uscii fuori, la delusione si propagò lungo la schiena. Non c’era nessuno e ciò equivaleva, che non ci fosse neanche lui.
“Bè, avrò un po’ di tempo per stare con me stessa.” Riflettei a voce alta. Mai mi sarei aspettata di ricevere una risposta.
“Bè, se vuoi stare da sola, vado via.” Edward era dietro di me, con un’espressione compiaciuta. “Sapevo che non saresti mancata al nostro appuntamento.” Il suo tono provocò in me rabbia ed eccitazione.
“Oh, scusi non pensavo che ci fosse qualcuno. Me ne vado immediatamente.” Mi girai e tenni gli occhi bassi per non guardarlo. Ero stata una stupida. Dovevo sbrigarmi ad andare via da lì, ma quando gli passai accanto, mi bloccò il passaggio.
“Ti prego, non andare.” Mi disse piano e dolce, e fui costretta ad alzare lo sguardo. Appena incontrai i suoi meravigliosi occhi scintillanti mi tremarono le ginocchia e quasi persi l’equilibrio.
“Ok.” In quel momento ritornò la Bella idiota, che io odiavo profondamente. Mi infastidiva come mi faceva sentire. Accanto a lui perdevo completamente il controllo dei miei sentimenti. Avrebbe potuto quasi comandarmi a bacchetta.
“Ti va di mangiare un boccone?” Lentamente mi prese per il braccio e mi accompagno tra i folti alberi, davanti ad un piccolo tavolino apparecchiato per due. Ero davvero senza parole, per non contare che il cuore mi stava balzando fuori dal petto.
Mi accomodai sulla sedia che lui gentilmente mi scostò, ancora incredula di quello che mi stava succedendo. Se qualcuno me lo avesse raccontato anche solo una settimana fa, giuro che non ci avrei mai creduto, e ridacchiai quando pensai alla faccia che avrebbero fatto Jess e Angela appena glielo avrei raccontato.
“Trovi qualcosa divertente?” Mi chiese serio Edward, interrompendo il flusso dei miei pensieri.
“No, scusa.. è che tutto questo mi sembra così surreale. Tu, la cena, il posto..” Dissi ancora scioccata.
“Questo è il mio mondo.” Sorrise dolce, mentre poggiava il tovagliolo sui jeans. In quel momento non riuscivo a capire come avessi mai potuto pensare che potesse essere brutto. I capelli, leggermente ramati, erano sistemati ad opera d’arte, e solo pochissime ciocche ne scendevano dolci sul viso, ma lui con un gesto che in una sola parola si può definire sexy da morire, li portava indietro cercando di sistemarli in aria insieme agli altri. “Allora per te va bene?” Mi accorsi che non avevo ascoltato nulla di quello che aveva detto, ero troppo concentrata a guardarlo, fantasticando su di lui e arrossii, sperando che non se ne accorgesse.
“Cosa scusa?” Alle mie parole scoppiò a ridere, ed io diventai ancora più color peperone.
“Dicevo, immaginando che ti potrebbe dare rogne farti vedere insieme a me, ho pensato di farmi portare la cena e prenotare questo posto per noi per tutta la notte.” Ammiccò sensuale ed io sentii una vampata di calore attraversarmi il corpo.
“Si, un gesto molto carino.” Se volevo sembrare idiota, ci stavo pienamente riuscendo, così mi ripromisi di dire solo cose intelligenti.
Mangiammo quasi in assoluto silenzio. Quando avevo il coraggio di alzare gli occhi dal mio piatto, vedevo che lui mi fissava, così incollavo di nuovo lo sguardo al cibo e ingoiavo quasi senza masticare. Che imbarazzo.
“Sei silenziosa oggi.” Spezzò il silenzio Edward, non appena ebbe finito di mangiare.
“Anche tu.” Sorrisi, cercando di essere graziosa.
“Oggi non è stata una buona giornata in effetti.” Sospirò rumorosamente e i suoi occhi diventarono improvvisamente tristi.
“Problemi?” Ecco, adesso avrebbe pensato che oltre ad essere un’idiota ero anche un’impicciona.
“No, più che altro noie.. ex fidanzate e roba simile.” Mi sorrise dolce e quando mi guardò la tristezza scomparve dai suoi occhi.
“Ti capisco benissimo.” Ripensai improvvisamente a Mike. Cosa che non avevo fatto da tanto tempo. Da quando avevo conosciuto Edward, la mia mente era stata troppo occupata.
“Anche tu ex fidanzati che rompono le scatole?” Chiese curioso.
“Eh si, il mio ex mi ha mollato, quando io pensavo che mi stesse per chiedere di sposarlo.” La mia faccia doveva avere davvero un’espressione triste, perché Edward prese la mia mano e rivoltando il palmo in alto, cominciò a seguire con le dita una invisibile riga immaginaria.
“Vorrei davvero conoscere una persona così stupida da lasciarti andare via, Isabella Swan. Tu sei speciale. L’ho capito dal primo momento che ti ho vista. Emani luminosità quando parli con le altre persone e sei sempre troppo gentile. Sorridi sempre, anche se nei tuoi occhi c’è tristezza.” Rimasi a fissarlo quasi a bocca aperta. Aveva capito molto più di me di quanto davo a vedere.
“Come hai fatto a capire tutte queste cose?”
“Ti ho osservato in questi giorni. Molte più volte di quello che pensi tu.” Si alzò in piedi e mi prese per mano. “Vieni.” Mi alzai e lo seguii.
Mi condusse attraverso il giardino e mi ci accomodammo su un enorme divano, che l’altra volta non avevo proprio visto. Le luci della città ci avvolgevano dolci e creavano un’atmosfera a dir poco romantica.
“Le persone pensano che io sia un bamboccio senza cervello, e di solito mi sta bene, non devo concentrarmi per sembrare intelligente e la gente non si aspetta nulla da me. E’ più semplice. Ma con te è diverso. Con te non riesco a fingere. E poi sono felice di essere me stesso.” Aveva gli occhi fissi sul cielo mentre parlava.
“Si, capisco benissimo. Quando la gente si aspetta tanto da te, è snervante. Non puoi mai deluderli, ma soprattutto non puoi deludere te stessa. Ogni tanto mi piacerebbe essere semplicemente io, senza dover dimostrare niente a nessuno.” A quelle parole, Edward si avvicinò e si mise di lato. Mi sfiorava leggermente il corpo, e la pelle fremeva a quel contatto.
“Non ti piace il tuo lavoro?” Chiese curioso.
“No, al contrario, mi piace moltissimo. E’ che ho paura di non essere all’altezza. Ho già lavorato in un hotel, ma questo. Caspita. Cioè, è come se fosse una Ferrari per chi ama le macchine sportive. Questo hotel è la mia Ferrari. Spero solo di non fare un casino. Ci tengo davvero al mio lavoro.” Per un attimo dimenticai le circostanze che mi avevano portato lì.
Senza che me ne accorgessi, Edward si avvicinò ancora di più a me. Sentii il suo viso contro il mio. Cominciò a baciare leggero la mia guancia, per poi proseguire lentamente verso la mia bocca. Io rimanevo immobile. Sentivo il mio corpo tremare, ed ero sicura di stare per perdere il controllo di me stessa.
“No Edward, non posso.” Dissi, riuscendo per un attimo a riprendere faticosamente il controllo della situazione.
“Bella, quello che mi sta capitando con te, non mi era mai successo con nessuna. Io non riesco a non pensarti, e oggi sono sceso giù e mi sono messo in disparte solo per guardarti.” Sembrava sincero e confuso. Mi guardava senza aggiungere parole. Eravamo solo io e lui in quel momento. D’istinto, senza rendermene conto, presi il suo viso tra le mani e lo baciai delicatamente. Le nostre lingue si cercavano dolcemente, e ogni tanto mi rendevo conto di dimenticarmi di respirare.
In men che non si dica, mi ritrovai delicatamente sotto di lui.
Sentivo la sua eccitazione crescere insieme alla mia. Ormai non potevo fare più niente per fermare il momento, e non volevo fare niente.
Le sue mani si allungavano lungo tutto il mio corpo, che era letteralmente in fiamme.
In quel momento non pensavo che lui era un grande attore, né pensavo alle conseguenze, che sarebbero arrivate funeste.
Eravamo un ragazzo e una ragazza che avevano voglia di amarsi.
Chiusi gli occhi e mi lasciai andare completamente a lui, mentre una brezza fresca, accarezzava i nostri corpi nudi avvinghiati.
 
***********************************************

Capitolo abbastanza romantico direi :)
Sembrerebbe che le cose si siano sistemate, ma non sempre tutto va secondo i piani..
Grazie per aver letto in così numerosi..

@Pervy: sono felice che ti sia piaciuto :) Bella si metterà in un bel guaio, ma di questo non di hanno dubbi.. gestire le due cose non sarà per niente semplice.

@fabiiii: grazie per lasciare sempre un commento ^^

@giova: bè, anche se per lei è dura ammetterlo, Edward ha fatto breccia nel suo cuoricino... un bacio grande anche a te <3

Grazie sempre a tutti voi che avete la pazienza di leggere silenziosamente.. vi devo molto.. davvero...

Al prossimo capitolo

A.

 
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 - Leggende e realtà ***


7. Leggende e realtà
CAPITOLO 7
Leggende e realtà
 
Mi rannicchiai sotto le coperte in cerca di qualche altro minuto di relax. La sveglia era già suonata molte volte e tra poco dovevo alzarmi ma non ne avevo la minima intenzione. Ripensai a quello che mi era accaduto ultimamente. Non credevo che potessi essere di nuovo davvero felice. Dopo Mike sembrava che il mio mondo fosse crollato, e invece un nuovo sole era apparso, e il cielo non poteva essere più splendente. Erano passati solo pochi giorni ma mi veniva così naturale stare con Edward, mi faceva sentire davvero una principessa. Ovviamente non ci facevamo vedere in giro, il giardino era diventato ormai il nostro posto segreto e ogni sera ci incontravamo lì, facevamo l’amore tutta la notte e poi, alle prime luci dell’alba, io tornavo nel mio dormitorio e lui nel suo appartamento. Era tutto perfetto, o almeno io pensavo che lo fosse.
Finalmente mi decisi a lasciare quel posto sicuro e mi alzai. Come se fossi su una nuvoletta, camminavo per la camera, senza rendermi neanche conto di quello che facevo. Ogni volta che pensavo ai baci di Edward su tutto il mio corpo, un formicolio alla schiena mi distraeva completamente dalla realtà. Stava accadendo davvero. Mi ripetevo che dovevo rimanere concentrata, ma era difficile durante la giornata farlo. Cercavo Edward in ogni angolo, e anche se abbassavo lo sguardo ogni volta che passava, per non farmi scoprire, sentivo il suo sguardo dolce su di me. Sapere che tutto questo era solo nostro, mi faceva sentire ancora più euforica.
Nessuno si era accorto di nulla ed io mi ero tenuta lontana dal rivelare il nostro segreto. Erano colleghi di lavoro Alice e Jake e non sapevo ancora se potevo fidarmi di loro.
Anche quella giornata passò serena come tutti gli altri giorni. Jake e Alice stavano avendo così tanta pazienza nello spiegarmi le cose, che avevo già imparato tantissimo.
La mia giornata migliorò ulteriormente quando, entrata in camera, trovai un bellissimo vestito, corredato da biancheria di pizzo nera, con la scritta “Indossalo. Ti aspetto all’uscita sul retro alle 21,00. E.” Un fremito di eccitazione mi travolse.
Mi aveva detto che aveva prenotato un posto solo per noi. Era la prima volta che uscivamo davvero, e pur avendo paura di essere scoperta, cercai di non pensarci e di godermi tutta la preparazione.
Quando fu il momento di avviarmi verso l’uscita del personale, le gambe quasi non mi reggevano per l’eccitazione. Mentre uscivo dalla stanza, buttai un ultimo occhio allo specchio. Sapevo che non ero mai stata così bella.
“Wow, sembra che tu stia andando ad una festa.” La voce alle mie spalle mi fece trasalire.
“Jake, oddio, stavi per farmi morire!” Dissi mettendo una mano sul cuore che batteva a più non posso.
“Sei bellissima.” Mi sorrise dolce e non potei fare altro che ricambiare.
“Grazie.”
“Ti posso parlare un attimo?” Asserì, improvvisamente serio.
“Certo Jake!” La sua espressione non mi piaceva per niente.
“Vieni, facciamo due passi.” Cominciò a camminare per il corridoio guardando per terra. “Bella, so che non sono affari miei, ma ho notato una cosa negli ultimi tempi.” Prima di continuare a parlare mi lanciò uno sguardo furtivo. Io deglutii, sapendo dove voleva arrivare. “Edward Cullen, ti osserva, molto. Troppo in effetti. E questa non è una buona cosa.” Prese un bel respiro e continuò. “Vedi, noi non ci conosciamo da molto, ma l’ho capito subito che sei una bravissima ragazza. Si vede dal modo in cui sorridi alla gente, da come ti comporti durante il tuo turno di lavoro. Quel ragazzo è spazzatura, Bella, lui la sa solo usare la gente. Stai attenta, non cadere nella sua trappola. Sei una creatura troppo pura perché lui ti contamini.” Non sapevo cosa dire. Le parole, tutte le parole, mi si bloccarono in gola. Come poteva mai parlare così di una persona che non conosceva affatto?
“Grazie Jacob, lo terrò a mente. Stai tranquillo comunque, so badare a me stessa.” La frase risultò un po’ troppo dura forse, e Jacob si discostò leggermente da me.
“Scusa ancora Bella, non era mia intenzione offenderti, ma solo metterti in guardia. Ti volevo solo risparmiare una tremenda delusione. Tutto qui. Ci vediamo domani.” Si girò e andò via, ed io mi sentii terribilmente in colpa. Lo avevo trattato male e lui voleva solo darmi un consiglio che sapevo avrei dovuto ascoltare. Improvvisamente compresi quanto stavo rischiando e mi venne quasi un capogiro. Avrei deluso papà se mi avessero buttato fuori, e non potevo permettermelo. Mi ripromisi a malincuore di parlare con Edward spiegandogli la situazione. Finchè non mi avessero assunta non potevamo più vederci. Dopo l’assunzione, avrei spiegato le mie ragioni al direttore e sono sicura che mi avrebbe dato una possibilità, ma per adesso questa storia doveva finire.
Mi diressi sicura verso l’uscita, e quando fui fuori, mi girai intorno, ma non vidi nessuno e per un attimo mi agitai.
“Bella, Bella!” Sentii qualcuno sussurrarmi e mi accorsi che un ragazzo con un cappellino e degli occhiali scurissimi su una Volvo argentata mi faceva segno di salire in macchina.
“Edward?” Chiesi cercando di vedere meglio.
“Si, sali! Stasera sono in incognito.” E sorrise con quel sorriso sghembo che solo lui sapeva fare. Quanto era bello. Da mozzare il fiato. Salii in macchina e in men che non si dica ripartì a razzo.
“E allora, dove si va?” Chiesi curiosa. Lui mi guardò con la coda dell’occhio e sorrise.
“Vedrai. Un posto solo per noi.” Mi misi comoda quindi e mentre osservavo le luci della città, dimenticai completamente il discorso che mi ero ripromessa di fare. In quel momento, nulla aveva davvero più importanza.
Mentre procedevamo mi accorsi che ci stavamo allontanando dalla città. Avevamo camminato tanto e ogni volta che chiedevo a Edward dove stessiamo andando, lui mi sorrideva e mi rispondeva di fidarsi di lui. Cominciammo a percorrere la statale e ad un certo punto, si immise in una piccola stradina tra la fitta boscaglia. Quasi mi prese un colpo e una sgradevole sensazione di dejà-vù mi avvolse.
“Dove stiamo andando?” Chiesi terrorizzata e sentendo il tono della mia voce, Edward bloccò all’improvviso la macchina, fermandosi in mezzo al bosco.
“Ehi Bella, che succede? Perché hai quella voce?” Sembrava preoccupato, mentre mi guardava e cercava di abbracciarmi.
“Nulla. Voglio solo sapere dove stiamo andando.” Ero ancora tesa, ma sentire le sue labbra che sfioravano le mie dolcemente, mi fece rilassare un po’.
“Siamo quasi arrivati.” Si rimise in posizione e ripartì, ma questa volta, aveva intrecciato la sua mano con la mia e non la lasciava andare per nessuno motivo.
Improvvisamente, come se avessero aperto un sipario, un magnifico scenario si aprì davanti a noi. Una piccolissima radura, immersa nel verde si spalancò di fronte ai nostri occhi, e a fare da cornice c’era il cielo completamente coperto di stelle. Rimasi senza fiato.
“E’ stato per caso che ho scoperto questo posto. Ogni volta che mi stanco e voglio stare solo con me stesso, vengo qui.” Mi sorrise e mi abbracciò dolce. “Scusa se non te l’ho detto prima, ma sei bellissima stasera. E scusa se non ti guardavo, ma se cominciavo a farlo, era difficile riuscire a guidare.” Le sue braccia si fecero ancora più strette attorno a me e sentii la sua eccitazione crescere a contatto con la mia pelle. Cominciò a baciarmi dolcemente la spalla che il vestito lasciava abbondantemente scoperta, e con un dito fece cadere la bretella del reggiseno. Io chiusi gli occhi, cercando di assaporare ogni istante di quel momento.
“Com’è che tu, Isabella Swan, riesci a farmi sentire così?” Sussurrò dolce tra un bacio e l’altro. Improvvisamente si discostò da me e mi prese la mano, trascinandomi verso la radura. “Vieni.” Da lontano notai una piccola fiammella di candela che lottava contro la leggera brezza per non spegnersi. Avvicinandomi capii che era un tavolino.
“Ti piace la pizza, vero?” Sorrise, estraendo un pacchettino dal sacchetto che portava con lui.
“Io adoro la pizza!” Esclamai festosa.
“Bene, dobbiamo per forza essere anime gemelle allora.” Si mise seduto e cominciammo a mangiare.
“Parlami un po’ della tua famiglia, divo di Hollywood!” Chiesi come se fossi una giornalista che lo intervistava sulla sua vita.
“Non c’è molto da dire. Ho un fratello e una sorella. Jasper che è il piccolo di casa e anche quello che mi da più grattacapi. E Rosalie è due anni più piccola di me, attrice anche lei, solo che lei fa teatro. Vederla recitare è un’emozione immensa, credimi. Ed è ipersupergelosa di me.” Sorrise e continuò. “Mio padre si chiama Carlisle ed è un medico e mia madre Esme, un’arredatrice d’interni. Loro due e Jasper non amano molto le luci della ribalta, per questo li vedi poco in giro, preferiscono vivere una vita tranquilla. Diciamo.” Finì la frase e addentò un morso di pizza, mangiando quasi tutta la fetta.
“Il tuo secondo nome è Elvis?” Chiesi imbarazzata.
“Cosa?” Scoppiò a ridere. “Dove diavolo lo hai letto?”
“E’ vero che hai preso a pugni Stallone?” Continuai imperterrita con le curiosità.
“Leggenda.”
“E che il tuo migliore amico è Leonardo Di Caprio?”
“Leggenda anche quella. Io non ho molti amici in realtà.” Disse un po’ triste.
“E delle storie che ti attribuiscono che mi dici? Tutte vere?” La gelosia si faceva spazio tra le mie parole, ed Edward, che lo notò immediatamente, scoppiò in una nuova fragorosa risata.
“Assolutamente no. Non ti nascondo a dire che mi è sempre piaciuta la bella vita, ma di sicuro, non sono mai uscito con Cameron Diaz.” Rimasi a fissarlo, pensando a come potevo mai io competere con tutte le donne che ogni giorno gli stavano vicine. Mi imbarazzai talmente tanto, che continuai a mangiare senza proferire parola, osservando le stelle.
“Bella, senti, io domani partirò per tre giorni.” Annunciò, squarciando improvvisamente quel silenzio che si era creato tra noi. “Devo andare a Los Angeles a sbrigare una cosa con il mio agente. Però..” Si girò e cominciò a rovistare dentro la tasca. “Ecco, questo dovrebbe farti sentire meno la mia mancanza.” Mi porse uno scatolino nero di velluto, e il mio cuore cominciò a battere così forte che ero sicura che ne avrebbe sentito il suono.
“Co..sa..?” Riuscì a balbettare.
“Aprilo.” Mi rispose dolcemente.
Con le mani tremanti, feci scattare la chiusura, e vidi cosa si celava dentro quel piccolo scrigno. Il contenuto era una piccola collana argentata da cui pendeva un piccolo cristallo a forma di cuoricino. Ero senza parole.
“Edward, ma non…” Esclamai davvero scioccata.
“Voltati.” Prese la collana e me la mise intorno al collo. Il cuoricino, sfiorava leggero i miei seni, dondolando dolcemente. “Così quando starò lontano, mi sentirai vicino a te.” Si avvicinò e mi baciò dolcemente. Di lì a poco i miei vestiti nuovi sarebbero stati sparsi per la radura, ed io sarei stata nuda, avvinghiata al suo corpo perfetto.
Avevo ritrovato la serenità, il destino mi aveva dato una seconda opportunità. Ma mai potevo immaginare che si lì a poco, il fato avrebbe completamente cambiato le carte in tavola.

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Ed eccoci qui, ancora una volta.. che dire.. siamo più o meno a metà della storia... credo che dovrebbero essere all'incirca tra 16 e 17 capitoli più l'epilogo (ma sulla conclusione ci sto lavorando, quindi diciamo che tutto questo non è definitivo).
Per questo capitolo mi sono rifatta un pò (ma molto molto molto pò) alla conversazione in Twilight tra Bella ed Edward, che io adoro particolarmente.
Bè, spero davvero che vi piaccia questo piccolo spunto....

Ancora non riesco a capire se la storia è carina o no...

Aspetto i vostri pareri ovviamente, che per me sono fondamentali.

@Giova: io descrivo questi due capitoli, come la quiete prima della tempesta... Dal prossimo capitolo, capirai di cosa sto parlando :) Un bacione a te ^^

@fabii: eh si, si sono innamorati, ma ancora non lo sanno.. e gli ci vorrà un pò di tempo per capirlo!

@Pervy: Edward pur meraviglioso è sempre un attore famoso che è nuovo a questi sentimenti puri e genuini... ma non voglio dirti di più, capirai in seguito di cosa parlo!

Grazie anche a tutti voi che mi seguite, pur rimanendo nell'ombra...

Al prossimo capitolo!

A.

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 - Jane ***


8. Jane CAPITOLO 8
Jane
   
I primi due giorni passarono in fretta. L’albergo era stracolmo e avevamo così tanto lavoro che la sera arrivavo in camera stremata e avevo a malapena il tempo di sdraiarmi sul letto.
Edward mi aveva mandato un paio di messaggi in cui diceva che mi pensava, che gli mancavo e che le cose gli stavano andando bene. Erano appena le dieci di mattina e lui sarebbe arrivato stanotte. Dovevo sforzarmi di far passare anche quella giornata.
“Bella, ti vedo particolarmente di cattivo umore. Che c’è che non va?” Esordì Alice dopo avermi scrutata attentamente.
“Io?” Chiesi, stupita che si fosse accorta del mio cambiamento d’umore. “Nulla!!”
“Non me la racconti giusta.. E’ un paio di giorni che sei meno luminosa del solito. Sarà, ma…” E lasciò la frase in sospeso, spostandosi dall’altro lato del bancone.
“Ma??” Mi incollai a lei come un segugio. Quella era la parte della giornata in cui c’era meno gente e potevamo permetterci di rilassarci un po’.
“…ma, ho notato che c’è qualcuno che non ti stacca gli occhi di dosso, Bellina cara.” E mi ammiccò maliziosa.
“Non capisco dove vuoi arrivare..” Le risposi diventando rossa in viso e abbassando lo sguardo.
“Oh, si che lo capisci.” Sorrise e continuò. “Senti Bella, ci siamo cascate tutte. Arrivi qui, vedi gente famosa che prima potevi solo sognare di incontrare. Loro ti fanno gli occhietti dolci, tu ci stai, pensando che vedano in te qualcosa che non hanno mai visto in nessun altro e poi ti usano. Quella gente lì, non è abituata a preoccuparsi dei sentimenti degli altri.” Anche lei aveva ragione. Stesso concetto di Jake. Facevano questo mestiere da troppo tempo, per non rendersi conto dei risvolti negativi. Sospirai, sapevo che dovevo parlarne almeno con qualcuno e mi decisi a confessarle tutto.
“Senti devo confessarti una….”
“Mi scusi, signorina, volevo un’informazione.”Le mie parole furono interrotte da una voce calda e suadente che conoscevo molto bene. Alice si alzò e andò verso il cliente. Io rimasi pietrificata.
“Buongiorno signore, benvenuto al Plaza. In cosa posso esserle utile?” Chiese lei con il suo solito tono gentile.
“Volevo sapere se c’era la signorina Swan e se potevo parlarle.”
“Un attimo solo.” Alice si avvicinò a me, che ero seduta un po’ più lontana dal banco dei clienti.
“Bella, c’è qualcuno che ti cerca.” Mi comunicò ed io annuii leggermente.
Mi feci improvvisamente coraggio e mi diressi verso il bancone esterno. Le gambe mi tremavano e avevo il fiato corto.
“Mike.” Dissi appena fui quasi davanti a lui. “Che cosa ci fai qui?”
“Bella, oddio, non sai quanto è bello vederti! Ho saputo che eri qui a New York e allora mi sono ripromesso di venirti a trovare. E siccome oggi ho sbrigato una commissione da queste parti…” Era bello come lo ricordavo e un sussulto al cuore mi fece capire che non lo avevo affatto dimenticato, come mi ero illusa di credere.
“Già, che coincidenza, eh?” Dissi con un’amarezza assurda, più tra me e me che rivolta a lui.
“Capisco che questo non è il momento migliore per parlare, e mi chiedevo se ti andava di venire a cena stasera con me.” Il primo pensiero a quelle parole andò ad Edward. Era strano. Pur provando ancora qualcosa di forte per Mike, Edward rimaneva lì, come un’immagine di fondo e sentivo di fargli un torto, accettando il suo invito.
“No, stasera non posso, mi spiace Mikly.” Sorrisi ancora amareggiata. Fino a una settimana prima, avevo sperato ogni singolo giorno che arrivasse quel momento. Ma adesso, non ne ero affatto felice.
“Allora facciamo un’altra sera?” Chiese speranzoso.
“Guarda devo vedere come sono messa con il lavoro. Ti chiamo.”
“O-k…” Affermò deluso. “Ti prego Bella, ho bisogno di parlarti. Ti chiedo solo una cena. Me lo prometti?” Il suo sguardo da cucciolone ferito mi fece vacillare.
“Si, te lo prometto. Adesso scusami ma devo tornare al lavoro.” Dissi risoluta.
“Allora ci sentiamo.” Mi sorrise dolce e si allontanò, fissandomi, finchè non sparii dalla sua vista.
Quando se ne fu andato, Alice si avvicinò alla velocità della luce.
“Ma chi era quel fustacchione?? Oddio Bella.. ti guardava in un modo…” La sua curiosità ebbe la meglio sulla discrezione.
“Quello era Mike, il mio ex ragazzo.” Ammisi tristemente.
“Ex? Cioè.. come te lo sei fatta sfuggire?”
“In realtà è lui che si è fatto sfuggire me… mi ha lasciata quando pensavo che mi stesse chiedendo di sposarlo.” Dovevo avere un’espressione davvero affranta perché Alice mi abbracciò per consolarmi.
“Oddio Bella, scusami. Non potevo mai immaginarlo. Oddio scusami davvero. Mannaggia alla mia boccaccia…”
“Tranquilla, non potevi sapere, ed io ormai ho superato la cosa. Mi mette solo un po’ di tristezza, ma va bè, quello penso che sia normale. Ci sono stata già abbastanza male per lui. Adesso sto cercando di guardare al di là.” E pensai ad Edward.. il suo pensiero non mi aveva del tutto abbandonato, e sapere di avere lui mi faceva sentire più sicura.
Pensavo che peggio di così la giornata non potesse andare, ma di lì a dieci minuti, compresi che mi sbagliavo di grosso. Fu quello che successe dopo a renderla ancora più sgradevole.
Mentre stavamo sistemando delle prenotazioni con Alice, si avvicinò al banco una giovane ragazza bionda dall’aria familiare. Era bellissima, i suoi capelli scendevano leggiadri sulle spalle e il suo trucco era impeccabile.
“Oh no.” Esclamò Alice balzando immediatamente in piedi quando la vide venire verso il bancone.
La ragazza, cominciò a suonare insistentemente il campanellino, pur vedendo che Alice si stava avvicinando a lei.
“Signorina! Che piacere averla di nuovo qui!” La sua voce era più alta di due toni, da ciò compresi che doveva proprio darle sui nervi.
“Marie. Eccoti. Mi chiedevo dove fossi. Sono due ore che sto ferma qui.” La sua voce era particolarmente odiosa, così come i suoi modi di fare.
“Suppongo che voglia alloggiare, signorina.” Non l’avevo mai vista così nervosa con un cliente.
“Certo, che altro se no?!” Più osservavo quella ragazza, più mi rendevo conto che l’avevo già vista da qualche altra parte.
“Solita suite?” Mentre parlava con lei, pigiava nevroticamente sui tasti del pc.
“Certo.” Rispose sgarbata, improvvisamente le partì una musichetta dalla tasca, dalla quale estrasse uno scintillante Iphone 4 e si allontanò leggermente dal bancone per rispondere, anche se ovviamente, parlava ad un volume talmente alto che la sua voce risuonava in tutta la hall.
“Alice, ma chi è questa? Mi sembra di averla già vista da qualche parte.” Le chiesi velocemente mentre la biondina  continuava animatamente a parlare a telefono.
“Tu mi vuoi dire che non sai chi è quella, Bella?” Mi guardò sgranando gli occhi per lo stupore.
“Mmmmhh.. no.” E mi sentii un’idiota totale.
“Bè, incredibile ma vero, se lo sentisse, penso che ti ucciderebbe, perché si ritiene la persona più fantastica, meravigliosa e famosa del mondo. Quella lì è Jane Bennett, famosa anche per essere la figlia del magnate Aro Bennet, nonché la fidanzata di Edward Cullen.” A quelle parole il sorriso mi morì sulle labbra e sentii di nuovo il fiato corto.
“La fidanzata di Edward? Ma io non l’ho mai visto con lei.” Il tono della mia voce le fece comprendere che consideravo Edward molto più che un semplice cliente.
“Bella, stai attenta. Non ti infatuare di lui. Loro due si prendono e si lasciano almeno 10 volte l’anno e la sua presenza qui è un sintomo di riconciliazione.” Il suo viso si era addolcito mentre mi parlava, ma quelle parole fecero l’effetto di una pugnalata. Come era possibile, dopo tutto quello che mi aveva detto, che ritornasse a stare di nuovo con lei? Sfiorai la collana con la punta delle dita, e queste bruciarono al contatto con il cristallo freddo. Che cosa mi stava succedendo? La voce stridula di Jane si conficcò come una spina tra i miei pensieri, e fui costretta a tornare alla realtà.
“E lei chi è?” Chiese ad Alice, come se io non le fossi davanti.
“Lei è una nuova receptionist in prova. Si chiama Isabella.”
“Oh, ma certo che la selezione del personale non la fate sicuramente in base alla bellezza.” Asserì esaminandomi da capo a piedi. Mi venne l’improvviso istinto di trafiggere la sua bella faccia con una penna. Alice non rispose alla provocazione e per fortuna neanche io. “Appena arriverà Eddy comunicategli che lo sto aspettando nel suo appartamento.” E con quest’ultima frase si voltò e mi lasciò come uno stoccafisso a guardarla, in preda a scatti di ira funesta.
“Ma chi diavolo si crede di essere quella lì.” Scattai sotto gli occhi impietriti di Alice, che scoppiò a ridere.
“Fattene una ragione Bella, se si sono rimessi insieme, la vedremo molto, molto spesso.”
La mia rabbia arrivò alle stelle.
Non vedevo l’ora che tornasse Edward tornasse e che mi dicesse che era tutta una montatura.
In preda allo sconforto, mi misi il cuore in pace, in attesa del suo ritorno.

**************************************

Come avete ben compreso i guai di Bella sono appena cominciati.. e più avanti (ovviamente) le cose si complicheranno per i due piccioncini...

Mi spiace che non siate in molti a commentare, perchè mi piacerebbe davvero sapere cosa ne pensate :(

@giova: Jake si è semplicemente comportato da amico.. sia lui che Alice hanno un grande rispetto per Bella e soprattutto hanno molta esperienza con queste cose.. ^_^

@fabii: mi sa allora che devi cominciare a preparare i coltelli XD

@Pervy: siamo nel cuore della storia.. adesso le cose si faranno sempre più intricate per entrambi..

Spero davvero di leggere i vostri pareri (per me davvero importanti :) )

Alla prossima!

A.

 
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 - Una vera amica ***


9. Una vera amica CAPITOLO 9
Una vera amica
 
Provai a chiamare Edward almeno 10 volte appena finì la giornata per sapere a che ora sarebbe arrivato, ma il suo cellulare era sempre spento.
Camminavo su e giù per la stanza, in preda a spasmi di nervosismo. Non era possibile che Alice mi avesse detto la verità, quella strega infernale non poteva essere davvero la sua ragazza.
Non riuscii neanche a mettere qualcosa nello stomaco, tanto era l’ansia. L’incontro con Mike poi, era davvero stato il colpo di grazia. Sarebbe stato meglio per tutti se se ne fosse rimasto per dover’era. Confusione su confusione regnavano sovrane nella mia mente.
Non riuscivo a capire qual’era la strada giusta da percorrere.
Improvvisamente il telefono prese a squillare nella mia tasca e in men che non si dica, me lo ritrovai tra le mani, nella speranza che fosse Edward. Ma appena lessi il nome sul display una cocente delusione si fece strada in me.
“Papà.” Risposi senza entusiasmo.
“Bells, ti ho disturbato? Scusami. Va tutto bene?” Chiese con voce allarmata
“No papà scusa, è che aspettavo una telefonata e..” Presi un bel respiro, non dovevo fare preoccupare anche lui. “Come stai?”
“Bene piccola. Sono appena tornato da lavoro. Tu piuttosto? Ci sono novità?”
“Ehm.. si in effetti. Oggi mi sono trovata Mike davanti.” Sapevo che non gli avrebbe fatto piacere, ma gli avevo raccontato sempre tutto. O almeno quasi tutto.
“Mike? E cosa diavolo voleva ancora? Chi gli ha detto che eri lì?” Si agitò un pò, sentendo il nome di quella persona che mi aveva fatto così tanto male.
“Calma papà, la pressione!! Voleva solo invitarmi a cena per parlare. E sai benissimo che non è un mistero a Forks che io sono a New York e che sto facendo un mese di prova al Plaza.” Forks era una piccola città, e bastava che una cosa la sapesse una persona, che in giro di poche ore la conoscevano tutti. Ma ormai mi ci ero fatta l’abitudine, e non mi dava neanche più fastidio.
“Già. Scusa. A volte dimentico come funziona qui.” Fece un lungo sospiro e riprese a parlare. “Sta attenta Bells. Ti ha illusa una volta, e potrebbe rifarlo.” Il suo tono divenne improvvisamente premuroso.
“Lo so papà. Ho imparato dai miei errori.” Nello stesso istante in cui dissi questa frase, mi resi conto che era un’enorme bugia. Fino a quel momento, non solo non avevo imparato, ma continuavo a commetterne, di errori.
“Ok Bells. Apri soltanto bene gli occhi, ok? Ti chiamo domani.” E dicendo ciò terminò la conversazione. Posai il telefono sul letto ma immediatamente questo riprese a squillare.
Aveva sicuramente da farmi altre mille raccomandazioni. Come ogni volta del resto.
“Papà, so badare a me stessa. Stai tranquillo!” Dissi spazientita, alzando gli occhi al cielo.
“Ne sei davvero convinta?” Una voce calda e suadente, all’altro capo del telefono, che sicuramente non era di mio padre, mi fece arrossire in men che non si dica.
“Edward! Scusa, pensavo fosse mio padre con le sue continue raccomandazioni.” Risposi imbarazzata e ansiosa. Il cuore aveva ripreso a battermi fortissimo.
“Interessante, mio padre ormai ha smesso di farmi le raccomandazioni in effetti. Ha detto che ormai so badare benissimo a me stesso. Non hai idea di quanto abbia torto.” E scoppiò a ridere, ed io insieme a lui, rilassandomi un po’.
“Dove sei?” Chiesi premurosa.
“Bè.. sono appena atterrato a New York, ma non so a che ora arriverò in hotel.” La sua voce aveva un che di vago, ma lì per lì non ci feci caso.
“Io ti aspetto se vuoi.” Avevo così tanta voglia di vederlo e di baciarlo, che non mi importava di non dormire per tutta la notte.
“Ehm.. bè.. Bella, forse è meglio se ci sentiamo domani, ok? Cioè, sono stanco e voglio andare a dormire. Sono stati tre giorni impegnativi. Ma domani ti prometto che passeremo un po’ di tempo insieme.” Quelle parole mi fecero venire la voglia di piangere.
“Si, certo.” Cercai di nascondere la delusione che si celava tra quelle due semplici parole. E pensai anche a quella Jane che lo aspettava nel suo appartamento. “Edward, una cosa. So che non sono affari miei, e se non ci fosse una ragione più che valida, non ti farei questa domanda neanche morta, ma non è che per caso sei fidanzato con Jane Bennett e non me lo hai detto, vero?” Mi pentii di quella domanda nello stesso instante in cui l’avevo formulata. Ma ormai il danno era fatto. Edward rimase in silenzio per qualche secondo, che a me sembrò un’eternità.
“Bella scusami devo andare, devo prendere i bagagli. Ne parliamo domani. Un bacio.” E chiuse repentino la conversazione. Non aveva risposto alla mia domanda. No peggio. Aveva evitato di rispondere. Questa cosa mi procurò fortissimi crampi allo stomaco e ovviamente per tutta la notte non riuscì a chiudere un occhio. Mi giravo e rigiravo nel letto e ogni volta che mi appisolavo, immaginavo Edward nelle braccia di quella strega odiosa, che guardava e rideva della mia sofferenza.
Conseguenza di tutto ciò fu un aspetto a dir poco orribile la mattina successiva. Le occhiaie si erano ancora di più scavate sotto i miei occhi e la mia pelle era più bianca del solito. Se avessero dovuto fare un film sui vampiri, potevo fare la comparsa e non avrei avuto neanche bisogno di trucco.
Molto più lentamente del solito, mi preparai e mi avviai verso la sala colazione, dove mi aspettava come ogni mattina una Alice raggiante, che appena mi vide incrinò un po’ il sorriso.
“Cavolo Bella, che brutta cera che hai! Ma che hai fatto stanotte?” Chiese dimostrando di impensierirsi per me.
“Lasciamo perdere, credimi.” Risposi tristemente.
“MMhh questa cosa non mi torna, ci deve essere per forza di mezzo un ragazzo.” Per il troppo nervosismo accumulato, involontariamente una lacrima scese lenta, e insieme a quella tante altre. In men che non si dica, mi ritrovai tra le braccia di Alice a piangere a dirotto. “Oh, Bella, perdonami, non volevo farti piangere… volevo sdrammatizzare. Se ti va di parlarne io sono qui.”
Dopo circa 10 minuti, riuscii a riprendere il controllo di me stessa riuscendo finalmente a parlare.
“Oh Alice, scusami davvero. E’ che ho immagazzinato così tanta rabbia ieri che sono esplosa. Il fatto è che.. bè..” Guardai Alice per un attimo dritta negli occhi. Che senso aveva continuare a mentire, dopo che si era dimostrata così comprensiva per me? “Inutile nasconderlo ancora.. io mi vedo con Edward Cullen.” Alice restò talmente scioccata da questa confessione che rimase a fissarmi a bocca aperta.
“Tu cosa?” Chiese ancora esterrefatta.
“Io esco con..”
“No Bella, questo l’ho capito benissimo. Ma come è successo?” Mi domandò interrompendomi bruscamente.
“Bè.. all’inizio non mi piaceva, cioè, non mi piaceva prima di conoscerlo, ma poi mi ha conquistato. Ci vediamo praticamente ogni notte.” Mentre parlavo, disegnavo immaginari cerchi con la punta del piede e avevo gli occhi incollati al pavimento. Per la vergogna, non riuscivo a guardarla in faccia.
“Bella, tu devi essere impazzita, davvero. Sai cosa rischi? Cioè una cosa è farlo una volta, ma ogni notte.” Più che da rimprovero, il tono della sua voce era preoccupato.
“Lo so Alice, ma credimi, lui è diverso da come vuol apparire. So che mi dirai che sono tutte trappole per ingannarmi, ma prima di partire mi ha regalato questa.” E le mostrai la catenina con il cristallo uscendola da sotto la camicia.
“Accidenti, ti ha regalato un diamante!” Ancora una volta lo stupore si dipinse sul suo volto.
“Un cosa? Oh Mio Dio, credevo fosse un cristallo!” La presi in mano, sentendola molto più pesante del suo peso effettivo.
“Credimi, io mi intendo di gioielli, quello è un gran bel pezzo di diamante mia cara. Bè non c’è che dire, sicuramente non ti considera l’avventura di una notte.” Cominciò a massaggiarsi il mento, come se stesse riflettendo. “Ma il mio giudizio finale al momento non cambia. Stai attenta Bella.”
“Grazie Alice, cioè.. adesso che ne ho parlato con te mi sento meno sola.” Le sorrisi grata.
“Bella, so che non mi conosci molto bene, ma puoi fidarti di me.”
Avevo trovato un’amica. Me ne ero resa conto esattamente in quell’istante. Ma i guai per quella giornata che era appena cominciata, non erano finiti, anzi erano appena iniziati e me ne sarei accorta di lì a poche ore.

**********************************

Dovevo postare questa mattina, ma causa connessione da chiavetta, non sono riuscita.. e quindi vi chiedo scusa :)

Bè adesso le cose si fanno davvero complicate e nel prossimo capitolo, Bella avrà una bella sorpresa..

Ma basta ciarlare

@fabiii: come ogni storia che si rispetti, quando tutto sembra andare bene, in realtà non va bene nulla ^^

@ila_sgu: ma grazie ^__^ sono davvero felice di leggere queste belle cose che hai scritto!! Fammi sapere se ti piace anche il resto <3

@giova: Jane è una piccola arrogante viziata.... che ottiene sempre ciè che vuole... e Mike... bè... capirai molto presto cosa vuole!

@Pervy: e i guai più grossi non sono ancora arrivati!!!!!!

@baby: vedrai tra un pò come odierai gli ex ancora di più ^^

Grazie ragazze per aver commentato!!

A tutti gli altri, grazie per avermi letto!

Fatemi sapere cosa ne pensate!

Bacioni

A.


 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 - Il giorniversario ***


10. Il giorniversario
Bè ragazzi.. oggi è il mio compleanno ^^ e questo è il mio regalo per voi!
Alla fine del capitolo i ringraziamenti!
Buona lettura!!!
A.

CAPITOLO 10
Il giorniversario
 
Erano le 4 di pomeriggio, e ancora non avevo avuto notizie di Edward.
Quella mattina ero scattata in piedi ogni volta che avevo sentito passare qualcuno dalla reception, ma di lui purtroppo neanche l’ombra. Ma quello che mi preoccupava di più non era non aver visto lui, ma il fatto di non aver visto quella strega malefica.
E improvvisamente, come se ascoltasse i miei pensieri, eccola spuntare dietro il bancone, mentre suonava istericamente il campanello, nell’unico momento della giornata in cui ero stata da sola.
“Si, signorina, mi dica.” Chiesi gentilmente, cercando di fare un sorriso sforzato.
“Mmmh..” Mi guardò esaminandomi prima di cominciare a parlare. “Non c’è nessuno oltre te?” Chiese continuando a squadrarmi con un’espressione di disgusto.
“Non al momento. In che cosa posso esserle utile?” Avrei voluto saltare sul bancone e afferrarla per il collo, ma mi trattenni perché a quel posto ci tenevo davvero.
“Bè, spero che tu sia in grado di fare quello che ti dico. Vorrei organizzare una sorpresa per il mio Eddy. Oggi è il nostro giorniversario.” Sospirò rumorosamente e proseguì. “Sono ben tre giorni che siamo tornati insieme. Volevo organizzare una cenetta per lui. E’ possibile o è un compito troppo difficile per te?” Strinsi i pugni e cercai di tenere un tono pacato e gentile.
“Spero di no, signorina. Mi dica cosa vorrebbe fare, così chiamo le cucine e faccio preparare tutto. All’ora prestabilita uno dei camerieri..”
“NO, ASSOLUTAMENTE NO!” Cominciò ad urlare interrompendomi e tutti si girarono a guardarci. Diventai paonazza per la rabbia. Mi giravo continuamente intorno per vedere se arrivava Jacob, ma di lui nessuna traccia. “Vorrei che te ne occupassi direttamente tu di tutto, questi compiti passati da uno all’altro vanno a finire sempre male.”
“Occuparmene io in che senso, scusi?” Una sensazione sgradevole cominciò a farsi strada dentro di me.
“Come sei sciocca.” Disse con l’intento di offendermi. “Vorrei che fossi tu a portarmi la cena in camera. Quando meno se lo aspetterà, entrerai tu con la cena e dirai SORPRESA, e lui sarà felice.” La vidi che sospirava, immaginando la scena romantica. A me venne solo da rimettere.
“Signorina, i miei compiti sono diversi. Io non porto la cena in camera ai clienti.” Dovevo trovare un modo per uscire da quella situazione.
“Che vuoi, soldi? Ecco.” Prese 5 banconote da 100 dollari e me le gettò sul bancone. Rimasi allibita.
“Non intendevo questo.” Spinsi i soldi verso di lei. “Intendevo dire che non è tra le mie mansioni.”
“Senti, il direttore è un carissimo amico di mio padre. Non vorrei per caso dovergli dire, che per colpa tua, io e Eddy ci siamo lasciati. Se non ricordo male, ed io non ricordo mai male, tu sei qui da quindici giorni e sei in prova.” Mi lanciò uno sguardo carico di superiorità.
Ero in un limbo. Non potevo fare nulla per uscire da quella situazione, se non accontentarla.
“Ok, va bene.” Mi arresi infine. “A che ora devo venire?”
“Alle 8 e trenta sarà perfetto. La cena falla decidere allo chef, lui conosce benissimo i nostri raffinati gusti.” Sculettando allegramente se ne andò, lasciandomi come una pera cotta a bollire come una teiera per la rabbia. Dopo neanche 5 minuti tornò Jake.
“Tempismo perfetto Jake, davvero.” Asserii arrabbiata appena mi fu vicino.
“Ehi, che succede, che ho fatto?” Sgranò gli occhi in attesa di spiegazioni. Presi un respiro profondo, capendo che non era con lui che dovevo prendermela.
“Scusa, Jake.” Passai una mano tra i capelli, cercando di riordinarli e insieme a loro, di riordinare le idee.
“E’ passata Jane Bennett quando non c’eri e mi ha chiesto di portarle la cena in camera stasera.” Gli raccontai tristemente.
“E tu hai detto che non è compito tuo, no?” Chiese scioccato.
“Si, e lei mi ha minacciato di buttarmi fuori.” Ammisi imbarazzata.
“Eh no Bella, questa non è una buona cosa. Se lei capisce che può colpirti nel tuo punto debole, diventerà meschina con te e ti farà fare di tutto. Ad una ragazza una volta, ha fatto levare la cacca del suo cane dalla camera.” Pensai ad un piccolo barboncino. Quanto poteva sporcare? Ma come se potesse leggere i miei pensieri, Jake aggiunse: “Aveva un Alano.”
Ero finita. Già il fatto di farmi comandare a bacchetta, non mi andava a genio, ma la cosa che mi preoccupava di più era sapere che li avrei visti insieme. Cosa avrebbe detto Edward quando li avrei visti insieme?
“Ormai il danno è fatto Jake, vado in cucina a parlare con lo chef.” Mi incamminai verso le cucine, sentendo Jacob che sospirava tristemente un “Povera Isabella” mentre mi allontanavo.
Parlando con lo chef, scoprii un sacco di cose sui gusti culinari di Edward. Mi resi conto che non tutti i mali venivano per nuocere. Il suo piatto preferito era la pizza napoletana, che mangiava tutto, ma non gli piaceva molto la cucina raffinata. Diversamente da quella piccola arpia che invece mangiava solo ostriche e champagne.
Il resto del pomeriggio passò in attesa di quel momento, con il cuore in gola in attesa di quello che sarebbe potuto succedere. Cosa avrei provato se veramente Edward fosse stato con lei? E soprattutto, come diavolo aveva fatto a prendermi così tanto in così poco tempo?
Quando arrivarono le 8 e un quarto il cuore cominciò a martellarmi così forte che a stento sentivo altri tumori oltre il suo frenetico battito.
Scesi in cucina e presi il carrello e mi indirizzai verso camera di Jane.
Un piede dietro l’altro cercavo di respirare e mantenere il controllo. Ma mi costava uno sforzo immane.
Quando l’ascensore suonò la campanella del quinto piano, il mio corpo tremò così vistosamente che dovetti tenermi per non cadere. Cominciai ad incamminarmi per il corridoio lentamente. Guardai l’orologio, 8 e 30 esatte. Con tutta la forza che avevo in corpo,sollevai il braccio e mi costrinsi a bussare con due colpi secchi. Aspettai qualche secondo, ma nessun rumore arrivò dalla stanza. Presi un nuovo respiro e bussai di nuovo, stavolta più rumorosamente, se c’era qualcuno, doveva sentirmi per forza. E così infatti fu. Sentii la piccola smorfiosa che urlava “avanti” e lo spettacolo che mi si parò davanti appena aprii la porta non fu affatto piacevole.
Vidi Edward, seduto nel divano accanto a lei con la camicia completamente aperta, tutti e due rossi in viso. La gelosia mi colpì come uno schiaffo in pieno viso. Mi sentii mancare l’aria.
“Ecco la sua ordinazione, signorina.” Sbiascicai le parole.
“Sorpresa tesoro! Buon gioniversario!!!!!” Guardava Edward con aria sognante, poi si voltò verso di me. “Puoi mettere tutto lì. Eddy, tesoro, puoi dare qualche spicciolo alla ragazzina?” Chiese Jane ad Edward, che era sbiancato nello stesso momento in cui mi aveva visto. Mi fissava senza riuscire a dire una parola, come se avesse appena visto un fantasma.
“Bella..” Disse in un sussurro. Ci fissammo per un lunghissimo secondo negli occhi, poi distolsi lo sguardo, sapendo di dover scappare da lì immediatamente.
“Non voglio soldi. Vi auguro buona cena.” Le parole uscirono con una tale violenza, che mi sentii quasi stanca, svuotata, dopo che le ebbi pronunciate. Uscii in fretta dalla stanza e cominciai a correre verso l’ascensore, ma improvvisamente sentii una mano che mi strattonò.
“Bella, aspetta.” Cercavo di liberarmi dalla presa, ma lui mi teneva saldamente, senza farmi male. “Dobbiamo parlare.”
“Non abbiamo proprio niente da dirci.” Mi trovai ad urlare e mi sorpresi io stessa del mio comportamento. Cercando di mantenere un contegno, abbassai il tono della voce. “Lasciami andare Edward, diciamo che là dentro sei stato piuttosto palese.” Lui mi si avvicinò e vedendo con la coda dell’occhio che Jane ci stava osservando dalla porta della sua stanza, mi spinse dietro un angolo che le occultava la vista.
“Calmati, ok? Se mi stai ad ascoltare un attimo ti spiego tutto.” Mi fissò negli occhi bloccandomi le spalle al muro.
“Che cosa cavolo c’è da spiegare? Mi hai mentito! Ti sei preso gioco di me! Eri fidanzato, Edward, e non mi hai detto niente! Io credevo che ti importava di me. Invece sono stata solo un trofeo da aggiungere alla tua lista! E pensare che ero disposta a rischiare tutto per te. Ma adesso basta, non voglio essere più presa in giro da te!” Continuava a stringermi, aspettando che finissi di parlare.
“Bella, le cose non sono così semplici, ok? C’è qualcosa che non ti ho detto, e questo non è né il momento né il luogo per parlarne, ma ti giuro, te lo giuro sul mio onore, che ti spiegherò tutto.” Quando finì di parlare mi calmai e smisi di divincolarmi. Come riuscivo a fidarmi di lui, dopo tutto questo?
“Edward io..” Un singhiozzo improvviso interruppe le mie parole. Mi portai entrambe le mani sulla bocca. Edward mi accarezzò dolcemente il viso con il palmo della mano.
“Qualsiasi cosa succeda, non scordare mai che sei la persona più speciale per me in questo momento.” Dicendo questo mi abbracciò forte ed io feci lo stesso, infischiandomi se qualcuno potesse vedermi oppure no. “Devo tornare da lei. Ti chiamo dopo. Te lo prometto.” E con questo sciolse l’abbraccio e girò immediatamente l’angolo, lasciandomi impietrita al centro del corridoio.
Dentro di me mi rincuorai un po’ perché sapevo che Edward mi avrebbe spiegato tutto, ma non mi sentivo affatto tranquilla. Cominciai a dirigermi verso gli ascensori per rientrare in camera, visto che il mio turno era finito. Mentre aspettavo che arrivasse l’ascensore, mi girai e vidi per caso due occhi azzurri osservarmi da lontano. Sorrisi e salutai con un cenno. Non avrei mai potuto immaginare, che quegli occhi azzurri, mi avrebbero portato ancora più guai.

**********************************************

Eccoci di nuovo qui.....
Ho aspettato di postar oggi, perchè ci tenevo a farvi avere questo per il mio compleanno.. in questo modo è un pò come festeggiare con voi :)

Il prossimo capitolo sarà un Edward Pov e molto probabilmente lo sarà anche l'epilogo (che dovrebbe essere il capitolo 17)

Grazie mille a tutti <3

@Giovi: Bè. Edward è arrivato... ;) Bella aveva bisogno di un'amica in quel momento.. ed Alice ha saputo adempiere perfettamente a questo compito ^^ Un bacio a te

@Ila_sgu: me felice <3 Bè, del resto Edward è sempre un attore che vive di pubblicità.. e cmq capirai meglio nei prossimi capitoli..

@Pervy: il mio Edward è un tantino diverso da quello della saga ^^ un bacione <3

@fabii: un bacione bella *_*

@Miss: grazie *__* me arrossita.. sono felice che ti piaccia  ^^

Al prossimo capitolo.

Grazie per l'affetto.

Vi voglio bene

A:
 
 
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 - Due occhi azzurri (Edward pov) ***


11. Due occhi blu CAPITOLO 11
Due occhi azzurri
Edward p.o.v.
 
“Edward io..” Sentire la sua voce rompersi in un singhiozzo mi fece male. Doveva capire ad ogni costo. Quella piccola ragazza dagli occhi castani mi era entrata nel cuore e con prepotenza vi si era stabilita e adesso non passava momento che non pensassi a lei. Ma come era possibile che io Edward Cullen, andassi in paranoia per una ragazza qualsiasi? Dovevo fare tutto ciò che era in mio potere per non farla soffrire.
“Qualsiasi cosa succeda, non scordare mai che sei la persona più speciale per me in questo momento.” La presi tra le mie braccia stringendola, sapevo che dovevo tornare da Jane, ma volevo con tutto il cuore che quel momento durasse per sempre. Sentii il suo odore impossessarsi di me. Sperai per un secondo di essere una persona normale con dei normali problemi. Ma così non era e tutto era ingigantito dalla mia notorietà. “Devo tornare da lei. Ti chiamo dopo. Te lo prometto.” Detto questo la lasciai andare e mi allontanai per tornare da quella piccola arpia.
Respirai profondamente. Alzai gli occhi e la vidi ancora lì davanti la porta ad aspettarmi. Non avevo mai potuto sopportarla. Si, era stata l’avventura di una notte o due, avevamo fatto sesso, ma come compagnia per la vita, era davvero improponibile. Avrei preferito di gran lunga stare da solo. Ma in questa situazione purtroppo, non ero solo io ad essere tirato in ballo.
“Edward, dimmi perché sei andato dietro di lei, dimmelo subito!” Starnazzò mentre la sorpassavo entrando di nuovo in camera.
“Mi serviva che facesse delle cose per me domani.” Mentii talmente male che neanche io stesso credevo alle mie parole. Ma Jane era così stupida che avrebbe preso per vere tutte le cose che dicevo, anche che gli asini volavano se glielo avessi detto io.
“Io l’ho visto Eddy, l’ho visto come ti guarda. E’ un’impertinente. Ecco cos’è. E una sciocca, stupida, invidiosa. AHHHHHHHHHHHHHHH.” Gettò un urlo così forte che pensai si stessero per spaccare i vetri. “Ma ora ci penso io a lei, chiamo mio padre…” Fece per prendere il telefono, ma le bloccai entrambe le mani. Non potevo permettermi che Bella pagasse per qualcosa di cui non aveva colpe.
“No, Jane lasciala in pace. Che ti importa di lei, quando io ho occhi solo per te?” La frase suonava come una bestemmia alle mie orecchie, ma dovevo mentire, dovevo farlo per lei.
“Davvero Eddino?” Mi rispose facendomi gli occhi dolci e avanzando verso di me, senza più ricordarsi di cosa stava facendo un attimo prima.
“Si, davvero.” Le accarezzai il viso, cercando di tranquillizzarla. La sua pelle era delicata, ma nulla a confronto di quella di Bella. Si avvicinò leggera e mi diede un bacio sulle labbra che non rifiutai, ma neanche contraccambiai.
“Vedi, oggi è il nostro giorniversario. Sono passati tre giorni due ore e dieci minuti, da quando ci siamo rimessi insieme.” Cinguettò allegra, andando verso il tavolo delle cose che aveva portato Bella.
“Wow, sono già passati tre giorni.” Esultai senza entusiasmo, ma lei sembrò non ascoltarmi neanche.
“Vieni tesoro, siediti e mangiamo, ho fatto preparare le cose che ti piacciono di più.” E cominciò ad alzare i diversi coperchi, per capire quello che era destinato a me.
“Già, bè, ma io non ho fame. Domani devo alzarmi presto, ti spiace se vado a letto?” Volevo andare via da quella stanza. Avevo bisogno di tempo per riflettere da solo. Sapevo di non trovarmi in una bella situazione e dovevo riuscire a escogitare una soluzione che non comprendesse tra le altre cose la sofferenza di Bella.
“No, ma è prestissimo. E questa bella cena?” Piagnucolò Jane, venendo verso di me.
“Domani ti prometto che staremo tutto il giorno insieme, baby. Ho solo da fare di mattina, ma di pomeriggio sono tutto per te.” Dissi abbracciandola di nuovo. Lei sorrise e si strinse a me.
“Va bene, amore.” E mi baciò di nuovo, questa volta con più passione e non potei non rispondere al bacio. Mi sentivo un verme.
“A domani.” Dissi frettolosamente per staccarmi da lei. Mi cominciava a mancare l’aria.
Raccolsi le mie cose e uscii dalla stanza. Percorsi lentamente il corridoio, fermandomi davanti l’ascensore, quando qualcuno venne a bussare alle mie spalle.
Mi girai di scatto e vidi due scintillanti occhi azzurri che mi osservavano.
“Dio, Rose, mi hai fatto venire un colpo.” Le dissi sorridendo. Si gettò tra le mie braccia. “Quando sei arrivata? Potevi dirmelo! Ti sarei venuto a prendere all’aeroporto!”
“Sono arrivata oggi pomeriggio e volevo farti una sorpresa. Ho un appuntamento di lavoro domani e ne ho approfittato per venire a vedere come se la passa il mio fratellone, super attore famoso ultra figo.” Vederla mi mise improvvisamente di buon umore.
“Vieni, andiamo in camera, ti devo raccontare un po’ di novità.” Entrammo in ascensore e Rose cominciò a parlarmi delle sue ultime novità lavorative.
“Se mi prendono Edward, sarò tutto l’inverno a New York. Sarebbe bello stare insieme.” L’idea di me e Rose nella stessa cosa mi fece sorridere.
“Sei troppo disordinata sorellina!” Dissi scompigliandole i capelli. Rose era più piccola di me di due anni. Jasper invece era il piccolo della famiglia.
“E’ Jasper quello disordinato, ti ricordo!” Asserì fingendosi offesa.
Improvvisamente il campanello dell’ascensore tintinnò e ci trovammo al mio piano. Mentre camminavamo verso il mio appartamento, la osservavo. Adoravo terribilmente i miei fratelli, per loro avrei fatto di tutto. “Come se la passa Emmet? Si comporta bene lo scimmione?” Emmett era il mio migliore amico. Lo era sempre stato, ancor prima di diventare famoso. Con Rosalie c’era sempre stata una profonda attrazione, ma nessuno dei due si era mai dichiarato, pensando entrambi di farmi un torto, finchè non avevo dato loro la mia benedizione e da allora non si erano più staccati.
“Bene.. voleva venire anche lui, ma è dovuto partire per una gara di Surf in Europa e quindi..”
Dentro casa ci accomodammo sul divano e Rose cominciò a guardarmi con occhio malizioso.
“Chi era la tipa in corridoio?” Chiese aggrottando la fronte.
“La tipa in corridoio?” Finsi di non capire di cosa stava parlando. Era impossibile che ci avesse visti.
“Ed, inutile che fai finta di niente, vi ho visto, ma soprattutto, vi ho sentito.” Mi osservò riducendo gli occhi a fessura. Capii che non potevo mentirle.
“Ecco, giusto di questo volevo parlarti. Rose, io.. io credo di essermi innamorato.” Nel momento in cui le parole uscirono dalla mia bocca, mi resi conto che era davvero così. Sentii il cuore che mi esplodeva dal petto.
“Innamorato?” Sospirò rumorosamente. “Edward, santo cielo, quante volte te l’ho sentito dire? Ogni volta che una relazione ti dura più di tre giorni, ti senti già subito innamorato. E’ ora che cominci a crescere.” La sua voce aveva un tono di rimprovero.
“Rosalie, questa volta è diverso. Lei non è una stupida starletta del cinema, come tutte le donne che ho avuto fino adesso. Lei è diversa. E’ vera.” Ricordai il primo giorno che l’avevo vista. A come sbatteva il piede nervosamente a terra, in attesa che la chiamassero per il suo colloquio. A come era riuscita a tenermi testa. Dire che Bella era una ragazza fuori dagli schemi era davvero poco.
“Lo sapevo che c’era qualcosa che non andava.” Affermò Rosalie, distogliendomi dai miei pensieri. “Dannazione Edward, come puoi essere così egoista?” Quelle parole mi ferirono profondamente, perché capii subito di cosa stava parlando.
“Egoista, dici? Si, forse.” Risposi asciutto, distogliendo lo sguardo da lei.
“Edward, non puoi farlo. Sai cosa c’è in ballo e dipende tutto da te.” Era disperata.
“Rosalie, credi che non ci pensi ogni giorno? Che non passi ora a ricordare quello stupido patto? Ma io devo pensare pure alla mia felicità.”
“No Edward, tu devi pensare soprattutto alla tua famiglia. Hai presente che cosa succederebbe se si venisse a scoprire? Se lo sapessero i nostri genitori? Sarebbe una tale vergogna… Mamma ne morirebbe. E tu.. tu e io saremmo finiti per sempre. Sai come i paparazzi cerchino ogni giorno del materiale su di te. Ma questo non possiamo proprio permetterci di farlo trapelare.” Rosalie mi guardò, aspettando una mia risposta, ma io non sapevo che dire. Sospirai.
“Già.. mamma e papà. Stupido di un fratello.” Sprofondai ancora di più sul divano. “Ma come faccio Rose? Come faccio a dirle che per me è stato uno scherzo?” Chiesi supplichevole a mia sorella. In quel momento vidi un guizzo nei suoi occhi, come un lampo. “Che ti passa per la testa?” Chiesi fulmineo. Conoscendo mia sorella, sapevo che c’era qualcosa sotto.
“No, niente Edward, è che mi sono ricordata che devo fare una cosa domani.” Mi sorrise dolcemente e proseguì allegra. “Senti, usciamo, andiamoci a divertire, chiamo Jane e ce ne andiamo in quel locale carino dove andiamo sempre!”
“Con Jane?” Chiesi in preda al panico.
“Edward, vi dovete fare vedere in giro, e poi lo sai benissimo che lei dopo due bicchieri è sbronza e si addormenta sui divanetti dei locali. Dai, vado a chiamarla.” Rose si alzò così velocemente che non riuscii a fermarla.
Mi alzai e presi il telefono per chiamare Bella. Dovevo spiegarle. E lei doveva capire. Ma come riuscire a non perderla? Mi ero messo in un gran bel casino. Ma del resto tutta la mia vita era sempre stata un casino. Ognuno che mi passava accanto credeva di conoscermi, ma nessuno a parte lei, mi aveva mai conosciuto davvero. Sbuffai. Che situazione difficile.
Scusami per stasera. Ti prometto che mi farò perdonare e ti spiegherò tutto. Mi manchi quando non sei al mio fianco, signorina Swan.
Scrissi il messaggio senza pensarci, ma quando stavo per premere invio un tornado mi travolse.
“Eddynooooo!! Oh Mio Dio, c’è Rosi e non mi hai detto niente!!!! Usciamo dai!! Cosa fai con il cellulare in mano!! Sono qui!!” Mi strattonò così forte che mi cadde il telefono di mano. “Ops scusa!” Fece vedendo che il telefono era andato in mille pezzi.
“Diavolo Jane, potresti stare attenta.” Le urlai disperato. Nel frattempo arrivò anche Rosalie a spingermi fuori dall’appartamento.
“Domani te lo ricoprio.” Fece lei.
Già domani. Ma non avevo più il numero di Bella, e soprattutto non le avevo mandato il messaggio.
Dannazione.
Scesi le scale nella speranza di non incontrarla, Jane mi stava avvinghiata e continuava a baciarmi.
Ma proprio perché tutto doveva andare storto, eccola seduta in un angolo. Era bellissima. I capelli le scendevano sul viso ed era intenta ad osservare il telefono.
Dannazione. Aspettava un mio messaggio. Alzò lo sguardo improvvisamente vidi la sofferenza nei suoi occhi, ed io mi sentii uno stronzo per l’ennesima volta, ma per fortuna non guardò nella nostra direzione, si alzò e scomparve dietro una porta.
Sentivo che le cose mi stavano sfuggendo di mano, e di lì a poco mi sarei reso conto, che sfuggire di mano, era solo un eufemismo.

**********************************

Ed ecco il tanto atteso Edward P.O.V.
Spero che sia di vostro gradimento...
Sono quasi sicura di scrivere anche l'epilogo dal punto di vista di Edward... vedremo...

Grazie a tutti voi che continuate a seguirmi e che avete messo la mia storia tra quelle che seguite... sono davvero senza parole!!!

@fabiii: suppongo che ti sia piaciuto il capitolo con Alice ^^

@Giova: Jane è Jane... deve essere odiosa per forza, e anche se non ha il potere di dare dolore, ti assicuro che di dolore, ne procurerà tanto a Bella...

@Isabella: fammi sapere se con questo capitolo, cambi idea su Edward ;)

Se vi va, lasciatemi anche un commentino!

Al prossimo capitolo!

GRAZIE!

A.
 
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 - Una telefonata inaspettata ***


12. Una telefonata inaspettata
CAPITOLO 12
Una telefonata inaspettata
 
La gente passava nella hall tranquilla, come ogni mattina.
Uomini in giacca e cravatta camminavano tutti indaffarati con le loro valigie, senza degnarsi di uno sguardo, pigiando a casi tasti dei loro BlackBerry. Tutto era immutato come ogni giorno, tutto tranne me. Era da due giorni che aspettavo un cenno, una telefonata da Edward, che non arrivava.
Controllai il display del telefono per la milionesima volta. Ancora nulla. Se voleva farmi stare sulle spine ci stava riuscendo benissimo.
Ero anche salita su in giardino, ma di lui, neanche l’ombra. Il suo cellulare era spento. Cominciavo a pensare che mi stesse evitando. Era la cosa più logica e la più giusta. Ma allora perché io al sol pensiero mi sentivo morire dentro?
 “E’ inutile che stai lì ad osservare il telefono, Bella.” Alice mi sgridò sonoramente. Aveva dannatamente ragione.
“Si, lo so Alice, ma aspetto che mi chiami, ma lui continua a non farlo.” Avevo visto passare solo la strega malefica che mi lanciava occhiate di odio puro. Ed io ovviamente facevo altrettanto.
“Bella, lo so che non ti piacerà sentirlo, ma forse dovresti lasciarlo in pace.” Disse con tono premuroso.
“Già, forse dovrei.” Sospirai e mi alzai. Concentrarsi era davvero difficile.
Improvvisamente il telefono prese a squillare e per poco non mi prese un colpo.
“Pronto?” Dissi affannata con il cuore che batteva a mille.
“Ciao Bella.” Conoscevo bene quella voce, ma non era quella che con tutta me stessa avrei voluto sentire.
“Mike..” Sussurrai, delusa.
“Scusa.. ti ho disturbato? Hai una voce strana..” Chiese un po’ risentito dal mio tono.
“No è che sto lavorando..” Lasciai la frase in sospeso, sperando che questo gli facesse capire che non avevo voglia di parlare.
“Ecco, io avevo chiamato.. a proposito dell’altro giorno.. cioè, del fatto di vederci insomma.. ti andrebbe di uscire con me?” Si bloccò aspettando una mia risposta che però non arrivava. “Bella, ci sei ancora?”
“Si scusa.. stavo solo pensando.. io non credo..”
“Ti prego.. sono stato uno stupido con te. Ti chiedo solo una cena.” Mi supplicò. Improvvisamente mi balenò in mente di nuovo l’immagine di Jane avvinghiata ad Edward e le parole uscirono quasi di getto dalla mia bocca.
“Si va bene.”
“Davvero?” Domandò contento.
“Davvero. Quando?” Il mio tono era un po’ troppo secco, ma non mi importava, mi aveva fatto stare troppo male.
“Domani sera?” La sua voce era ancora titubante.
“Stasera non puoi?” Se proprio dovevo togliermi la spina dal fianco, meglio subito.
“Si certo che posso, ma credevo che tu..”
“Dove ci vediamo?” Lo interruppi bruscamente.
“Ti vengo a prendere io alle 21,00, ok?”
“Perfetto. A stasera.” Stavo per chiudere la conversazione quando continuò.
“Eh, Bella, un’ultima cosa.. metti qualcosa di carino, ti porto in un posto speciale.” E con questo riagganciò. Qualcosa di carino? Cercai di pensare a cosa diavolo avesse in mente, ma Alice mi riportò immediatamente alla realtà.
“Chi è Mike?” Mi interrogò curiosa.
“Il mio ex. Quello che mi ha mollata quando io pensavo che mi stesse per chiedere di sposarlo. Ti ricordi, è venuto l’altro giorno..”
“Uh.. cavoli, scusa Bella.. si ricordo benissimo... scusami davvero, non voglio essere invadente.. ” Affermò tristemente.
“Ma dai Alice, non è successo nulla!!” Le sorrisi e lei tornò il piccolo folletto radioso.
“Ok, allora dobbiamo parlare della sua mise. Cosa pensi di metterti?” Chiese curiosa.
“Bè, dovrei avere un vestitino, credo..” Balbettai imbarazzata. Non avevo portato nulla di particolarmente carino.
“Eh no, Bella.. guarda, io e te dovremmo avere più o meno la stessa taglia. Se ti fidi di me, te la presto io qualcosa.” Ammiccò raggiante.
“Ok.” Risposi incerta.
Fu così che la pausa pranzo passò in camera di Alice che mi fece provare 200 cose finchè non ne trovammo una giusta. Un tubino semplice blu, con delle decolté stampate che si abbinavano perfettamente al colore dell’abito. Mi sentivo terribilmente in imbarazzo, ma Alice non aveva sentito ragioni.
Il resto della giornata trascorse tranquillo, e grazie a Mike, pensai un po’ di meno ad Edward. Jake mi cominciò a punzecchiare sul mio appuntamento e, anche se io non gli avevo raccontato di Edward, lui aveva intuito che c’era qualcosa che non andava e cercava di tenermi su di morale.
Quando arrivarono le 20,00 Alice mi rapì e fece di me la sua bambola, pensando al trucco e al parrucco.
“Alice, davvero, non posso crederci.. sono davvero io questa?” Mentre mi guardavo allo specchio, stentavo a credere che fossi davvero io quella nell’immagine che si rifletteva.
“Bella, ho solo portato fuori quello che tenevi nascosto.” Era soddisfatta del risultato ottenuto e si vedeva.
I miei capelli scendevano ad onde leggere giù per la schiena, con delle curve perfette. Il viso era chiaro e le guance leggermente colorate da un rosa delicato. Gli occhi erano contornati da filo di matita nera e le ciglia allungate con il mascara. Le labbra brillavano, come se fossero di diamante. Aveva preso i miei lati migliori e li aveva esaltati. Ero davvero senza parole.
“Grazie.” La abbracciai, prendendola alla sprovvista, ma ricambiò immediatamente.
“Prego Bella, ti meriti un po’ di felicità. Spero che questa sera vada come tu vuoi che vada.” E mi sorrise.
Quella frase mi lasciò non poco sgomento dentro. Cosa volevo io? Inizialmente ero venuta a New York con l’intento di riconquistare Mike, ma dopo aver conosciuto Edward, questa parte del piano aveva perso importanza. Amavo ancora Mike? Sarei voluta tornare con lui? Cercai di allontanare questi pensieri, ci avrei pensato al momento opportuno. Ero sicura che quando lo avrei rivisto avrei avuto l’ illuminazione. Guardai l’orologio, le 20,50. Era il momento di uscire fuori e aspettarlo.
Baciai Alice che continuava a guardarmi con orgoglio e mi incamminai verso l’entrata principale.
Appena uscii fuori una leggera brezza accarezzò il mio viso e mi venne improvvisamente in mente la prima notte che passai con Edward. Al pensiero un brivido scese dolce lungo la schiena. Dovevo scacciare via quei pensieri assolutamente.
“Ehi.” Una mano calda si posò sul mio fianco, cingendomi la vita e una figura longilinea si posizionò al mio fianco. “Aspetti qualcuno?” Mi guardò dolce, sorridendomi.
Rimasi senza parole. Come ogni volta che vedevo Edward.
“Io.. tu.. cosa vuoi?” Mi discostai da lui, staccandomi dal suo contatto.
“Scusami Bella..” Mi si mise davanti ed io mi scostai per evitare il suo sguardo.
“Non devi scusarti. Ho capito da sola, tranquillo.” Ero arrabbiata come non mai, ma nello stesso tempo ero sollevata nel vederlo.
“Si, che devo.. ma bè, il mio telefono è andato in frantumi e non ho avuto tempo per prenderne un altro.” Sembrava sincero, ma non volevo credergli.
“Bella scusa, Edward, davvero.. ma potevi fare di meglio.” Cominciai nervosamente a picchiettare con il piede per terra.
“Sei così dannatamente sexy e bella stasera.” Mi accarezzò la guancia dolcemente e mi sorrise con quel suo sorriso sghembo che sfoderava quando voleva essere irresistibile e sapeva di mettere a dura prova le mie difese.
“Si ma non lo sono per te, mi spiace.” Mi pentii del mio tono nello stesso momento in cui le parole uscirono dalla mia bocca, perché Edward si allontanò e fece una smorfia, guardandomi torvo.
“Che vuol dire, ma non per me? Dove stai andando?” Domandò nervosamente.
“Non sono affari tuoi.”
“Bella ti prego. Ho bisogno di saperlo per non impazzire.” Pronunciò quelle parole con un tono così disperato che non potei fare a meno di guardarlo per la prima volta dritto negli occhi. “Bella, c’è qualcosa che ti devo dire.. veramente più di qualcosa.” Mi prese le mani ed io continuavo a fissarlo come incantata.
Fu il suono di una voce che chiamava il mio nome a distrarmi dal suo incantesimo.
“Bella?” Mike si avvicinò a noi due, ed io staccai immediatamente le mani da Edward.
“Mike!” Esclamai buttandomi tra le sue braccia, più per fare ingelosire Edward che per il piacere di vederlo.
“Oh mio Dio, ma tu sei Edward Cullen?” Chiese Mike accorgendosi di Edward.
“Si.” Rispose lui, continuando a fissare me.
“Oddio, io ho visto tutti i tuoi film. Cioè, sei un grande e poi tutte le donne che hai. Ma stai davvero con Jane Bennet?” Mike parlò a raffica ma Edward non lo degnava di uno sguardo. Continuava a guardare me.
“Mike, andiamo, se no si fa tardi.” Lo presi per un braccio e cominciai a camminare voltando le spalle ad Edward.
“Oddio Bella, ma lo hai visto? Cullen in persona vicino a te!” Trillò Mike tutto esaltato.
“E’ un cliente dell’hotel, è normale che lo veda ogni giorno.” Improvvisamente sentii la presenza di Edward di nuovo al mio fianco.
“Scusa.. Mike, giusto? Permetti che parli un attimo con la signorina Swan?” Chiese guardandolo finalmente negli occhi.
“Ce.. certo!” Mike era troppo stupito per accorgersi di come Edward mi prendeva le mani, di come mi guardava, di come non mi aveva tolto gli occhi di dosso. Edward ed io ci mettemmo un attimo in disparte.
“Mi dai la possibilità di spiegarti, per favore? Bella io ci tengo a te, dannazione, come te lo devo far capire?”
“Ok, ci vediamo domani nel tuo appartamento durante la pausa pranzo.” Risposi mantenendo il tono glaciale.
“Sai che non ho mai invidiato nessuno come quel ragazzo in questo momento?” Mi sorrise, si girò e andò via, ed io feci lo stesso, pensando a quello che mi aveva appena detto e sentendo la testa che mi girava. Appena lo raggiunsi, Mike partì con le sue solite domande a macchinetta quando era curioso.
“Wow Bella, cioè, tu conosci Edward Cullen di persona?” Chiese mentre mi apriva lo sportello del taxi.
“Non immagini quanto, Mike.” L’auto partì e lasciai l’hotel alle mie spalle, notando, con la coda dell’occhio, che Edward era ancora davanti la porta a fissarmi.


****************************
Se qualcuno di voi se lo sta chiedendo, Bella non ha visto Edward uscire dall'hotel con Jane la sera di prima.
Grazie per continuare a seguire i miei deliri...

@Ila: sono davvero contenta che ti piaccia! Scusa se non ho aggiornato prestissimo. Un bacio!

@Isabella: bè... non devi chiedermi scusa... questo capitolo mi è servito per fare vedere che Edward la ama davvero. So che può sembrare riduttivo e so che si è comportato da vigliacco,  ma per lui tutto questo è nuovo, non gli era mai successo di innamorarsi davvero, di trovare qualcosa che potrebbe contare più di qualunque altra cosa al mondo. Dagli un pò di tempo. ^__^

@Fabiii: eh si.. che casino.. le cose si faranno sempre più complicate!!!!

@Giova: le ragioni di Edward le capirai più avanti. Lui ha paura, perchè non ha mai provato ad amare davvero qualcuno... :)

Grazie davvero...

Al prossimo capitolo.

A.


 

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 - Tutto quello che volevo ***


13. Tutto quello che volevo CAPITOLO 13
Tutto quello che volevo
 
“Cavolo Bella, deve essere davvero un bel lavoro il tuo. Chissà quante persone famose incontri. Ma ci hai mai parlato davvero con Edward Cullen?” Mike parlava a ruota libera, ma io pur annuendo alle sue parole, non ne avevo ascoltato neanche una. Pensavo solo ad Edward.
“Hanno detto che ha avuto una storia praticamente con ogni sua coprotagonista. Deve essere davvero un grande. E poi ogni donna è innamorata di lui.” Lasciò la frase in sospeso e mi voltai repentinamente verso di lui. “Bè ogni donna tranne te Bella, lo so che non lo sopporti.” Presi un bel respiro, sollevata, che almeno lui non si fosse accorto di una cosa tanto palese.
Per il resto del tragitto, lui continuò a parlare ed io continuai ad ignorarlo.
Quasi non mi resi neanche conto quando arrivati davanti un lussuoso ristorante, lui aprì lo sportello e mi chiese di scendere dalla macchina. Ero come in trans, ripensavo ad Edward, al suo sguardo, alle sue parole. Non era possibile che ci fossi cascata. Era un classico. La ragazza che si innamora del bell’attore. Ma io potevo davvero dire di essere innamorata di lui? Un profondo malessere mi avvolse, per un attimo non riuscii a respirare. Non avevo mai pensato all’eventualità di amare Edward. In realtà con lui, non avevo pensato a nessuna eventualità.
“Bella, allora?” Chiese Mike spazientito, quando vide che continuavo a non muovermi.
“Si, scusa Mike, ero distratta.” E scesi velocemente dalla macchina. Mike mi prese la mano e mi indicò con orgoglio il ristorante.
“Ho preso il tavolo migliore solo per noi, Bella.” Affermò gongolante.
“Grazie.” Risposi timidamente. Era tornato il solito Mike. Quello per cui io ero al centro di tutto. Quello che mi faceva sentire come se fossi una principessa. Quello di cui io mi ero perdutamente innamorata. Ma sentimenti contrastanti si dibattevano dentro di me, e non sapevo se essere felice o no di tutto ciò. Anche se erano passato poco tempo da quando ci eravamo lasciati, sentivo che erano cambiate tante cose. Troppe, in effetti.
I camerieri ci accolsero come se fossimo divi di Hollywood, e mi sentii terribilmente in imbarazzo. Chissà se Edward era abituato a tutto questo. Chissà come si sentiva sapendo che non poteva fare neanche due passi in strada che già tutte lo riconoscessero, chiedendogli un autografo o una foto. Chissà cosa provava, sapendo che tutti pensavano di conoscerlo, ma in pochi sapevano davvero chi era.
Ci accomodammo in un piccolo tavolino, illuminato dalla tiepida luce di una candela. Il posto era appartato e un piccolo separé lo divideva dal resto del locale. Era come se fossimo davvero solo io e lui.
Ordinammo senza scambiarci molte parole. Non avevo niente da dirgli e lui sembrava terribilmente in imbarazzo. Durante l’antipasto gli chiesi del lavoro e mi racconto gli ultimi progressi che aveva fatto e di come gli andassero bene le cose. Mentre mangiavamo il primo, fu il momento di parlare del mio lavoro, e raccontai di come mi trovassi bene, omettendo ovviamente tutto quello che era successo con Edward.
Fu al dolce, che i continui sguardi di Mike pieni di tensione verso gli altri tavoli, mi fecero un po’ preoccupare.
“Ehi Mikly, tutto bene?” Chiesi, cercando di capire che cosa stesse succedendo.
“Mmmh, si Bella, è che..” Rispose confusamente. Cominciai a guardarmi intorno e mi voltai a guardare verso di lui, solo quando sentii che si stava alzando.
“Dove vai?” Lo interrogai, notando che si stava avvicinando a me con fare impacciato.
“Puoi alzarti un attimo per favore?” Mi domandò imbarazzato.
Io obbedii e solo un attimo dopo, quando lo vidi inginocchiarsi davanti a me, compresi quello che stava accadendo.
“Isabella Swan, so di avere sbagliato con te. So di essere stato un enorme stupido a lasciarti andare via così, ma avevo le mie buone ragioni. Non potevo chiedere la tua mano, se prima non avessi avuto un buon lavoro per poterti dare tutto quello di cui avevi bisogno.” Mentre lui parlava io ero come impietrita. Avevo sognato centinaia di volte quel momento e adesso, era come se stessi osservando la vita di un’altra come un silenzioso spettatore.
Mike infilò le mani in tasca e ne estrasse una piccola scatolina di velluto blu. La posizionò davanti a me e con un click fece scattare l’apertura, rivelandomi il suo prezioso contenuto. Un anello con un grosso diamante rosa luccicava di fronte a me. Era la cosa più bella che avessi mai visto. Nello stesso istante in cui mi mossi, il gancetto della collana di Edward mi si impigliò tra i capelli, facendomi male.
“Mi faresti l’immenso onore di diventare mia moglie?” Concluse infine il suo monologo.
Ero senza parole. Non sapevo che dire, e non per l’emozione, ma perché sentivo che i miei sentimenti nei suoi confronti erano cambiati. Qualsiasi risposta in quel momento sarebbe stata un grandissimo errore.
“Io… non so.. Ci devo pensare, Mike.” Riuscii infine a sbiascicare, ancora sotto shock.
“Che significa che ci devi pensare? Bella era quello che volevi, che volevamo entrambi!” Affermò mentre si alzava da terra. Io ricaddi di nuovo sulla poltrona.
“Mike, hai ragione, ma adesso, dopo tutto quello che è successo.. io non so. Sono stata talmente male. Perché non hai parlato dei tuoi progetti? Avrei potuto aspettare…”
“Aspettare dici? Bella, io adesso sono qui. Penso che abbiamo aspettato abbastanza.” Improvvisamente il suo sguardo si illuminò, come se avesse avuto una rivelazione. “Hai conosciuto qualcun altro, vero?” Disse in tono allarmato.
“No, Mike, non ho conosciuto nessuno.” Mentii. Ma lui si accorse immediatamente che c’era qualcosa che non andava.

“Stai mentendo Bella, ti si legge negli occhi.. Chi è?” Alzò il tono della voce e alcuni si girarono.
“Ti prego, non complicare le cose.” Mi alzai e lo guardai negli occhi. “Dammi solo qualche giorno per pensarci. Non ti chiedo altro.”
“E’ qualcuno dell’hotel.. sicuro.. perché a Forks non sei uscita con nessuno.” Parlava più con se stesso che con me, e a me questa cosa, aveva sempre dato i nervi.
“Michael, sono qui, ok? E poi come diavolo fai a sapere che a Forks non sono uscita con nessuno?” Stavo per cominciarmi ad altarare.
“Bella, Forks è una piccolissima città. Se fossi uscita con qualcuno, lo avrei saputo.” Disse con tono pacificatore e prendendomi le mani. “Io ho chiesto ogni giorno di te. E non credere che non ci sia stato male..”
“E di Faith che mi dici allora?” Chiesi con molta più rabbia di quella che pensassi.
“Faith è stato un errore. Siamo usciti una sola volta e non è successo niente. Per me tu sei sempre stata l’unica.” A quelle parole, sentii la gelosia divamparsi dentro di me.
“L’unica Mike? L’UNICA?” Mi ritrovai ad urlare, senza rendermene conto. “Io me ne torno in hotel. Subito.” Mi alzai e presi le mie cose, ma Mike di scatto mi afferrò.
“Ti prego Bella, pensaci.” Mi supplicò.
“Lo farò.” Mi voltai e uscii da locale, in attesa che il taxi che avevo fatto chiamare, arrivasse.
Ero talmente piena di pensieri, che non mi accorsi neanche del tempo che passò. Mike mi aveva finalmente chiesto di sposarlo. Era quello che volevo. Ero venuta fino a New York perché ciò accadesse. Ma allora perché non ero la ragazza più felice del mondo?
Nel tragitto che mi riportò a casa, cercai di impiantare nella mia testa che quella proposta era la migliore cosa che mi potesse capitare. Scendendo pagai distrattamente il tassista e guardai l’orologio. Era mezzanotte passata. Attraversai la hall quasi deserta e mi direzionai verso la porta che conduceva alle camere del personale, quando qualcuno mi chiamò.
“Sei Isabella Swan, vero?” Mi volta e riconobbi immediatamente i due occhi azzurri che mi scrutavano nell’oscurità, che avevo visto qualche sera prima, quando stavo discutendo con Edward.
“Si.” Risposi di getto, senza pensarci.
“Possiamo parlare?” Chiese gentilmente, mentre si avvicinava a me. Uscendo dall’oscurità, la sua bellezza mi travolse. Ero davvero senza parole. Lunghi capelli biondi avvolgevano un viso a dir poco perfetto.
“Cer-to.” Balbettai.
“Scusa, non mi sono neanche presentata.” Allungò la mano ed esternò un meraviglioso sorriso. “Io sono Rosalie Cullen, la sorella di Edward.” Appena sentii quel nome, il cuore mi andò in gola e mi si mozzò il fiato.
“La sorella di Edward?” Chiesi scioccata. Avevo sentito parlare di lei, ma trovarmela davanti così all’improvviso, era tutta un’altra storia.
“Si.. bè, non voglio sembrarti impertinente, ma.. dovresti farmi il favore di lasciare mio fratello in pace.” Il suo tono continuava ad essere garbato, ma le sue parole erano taglienti come coltelli.
“Che cosa vorresti dire?” Non riuscivo a credere che mi stesse davvero dicendo quelle cose.
“Mio fratello è troppo distratto da te, e perde di vista quelli che sono i suoi obiettivi principali.” Riassunse asciutta il concetto del discorso.
“Obiettivi principali?” Mi colse talmente alla sprovvista con quelle sue parole che non riuscii neanche a controbattere.
“Isabella, mio fratello è un attore famoso e questo penso che lo sappiamo tutti. Oddio, come spiegarti. Mi spiace che sia io a dirti queste cose, ma lo faccio per il bene di entrambi. Credi davvero che sia innamorato di te? Per lui sei solo una enorme distrazione.” Sentii gelare il sangue nelle vene.  
“E sta mandando te a dirmi queste cose?” Affermai acida.
“Lui è troppo indaffarato con Jane per preoccuparsi anche di te. Quindi ho fatto io il lavoro sporco al posto suo.” Aprii la borsa e prese il portafoglio. “Quanto vuoi per stare zitta e fare finta che non sia successo nulla?” Quella domanda mi umiliò a tal punto che la rabbia prese il sopravvento sulla ragione e sulla calma.
“Non voglio i suoi soldi, ne ora ne mai.” Le urlai in faccia. “Digli anche che può anche andare a quel paese.”
“Senti, sono in ballo troppe cose per preoccuparmi dei tuoi sentimenti da ragazzina innamorata. Volevo solo farti un favore e renderti la cosa più semplice. Ma fai un po’ come vuoi.” E si allontanò, lasciandomi lì, al centro della hall, senza riuscire ad emettere più un suono.
Sapevo che aveva ragione e sapevo anche che Edward era stato l’errore più grande della mia vita, e adesso c’era anche la proposta di Mike con cui fare i conti.
Con la testa piena di domande e la rabbia che urlava dentro di me, mi diressi verso la mia camera, nella speranza che una volta tanto, la notte mi avrebbe portato davvero consiglio.

********************************************

Un'altra settimana è passata e ci avviciniamo sempre più alla fine....

Le cose non diventeranno più semplici, un pò come nella vita reale, quando qualcosa va a rotoli poi sembra che tutto il resto lo segua...

Non vi dico altro per non svelarvi nulla, ma niente è scontato :)

Grazie ragazze per i commenti:

@feeg: bè, Mike si può annoverare sicuramente tra gli uomini a cui piace apparire... e trovarsi davanti a Edward Cullen in persona è un ottimo modo di apparire, non si è neanche accorto di come lui guardava Bella.. per chiunque altro sarebbe stato così palese!

@isabella: non credo che Bella cederà molto facilmente... e capirai quanto è forte nel prossimo capitolo ^^

@giova: adesso ci sono gli ultimi capitoli.. spero davvero di lasciarvi con il fiato sospeso :)

@erika: Bella ragiona da donna ferita. Vuole fare del male a Ed anche a costo di riaprire vecchie ferite. E come hai visto qui, le ferite non si sono mai rimarginate del tutto!

@fabii: felice che ti sia piaciuto

@yara: non preoccuparti per le recensioni ^^ il mio scopo è solo farvi sognare un pò con i miei occhi.. Grazie mille per i tuoi complimenti, non sai quanto mi lusingano! <3

Grazie a tutti voi, che con affetto continuate a spendere 5 minuti del vostro tempo con i miei personaggi.

Al prossimo capitolo!

A.

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 - Il sogno che crolla ***


14. Il sogno che crolla CAPITOLO 14
Il sogno che crolla
 
Le notti insonni ormai non erano più un problema. Mi ci ero abituata, e quella trascorsa era stata sicuramente la più insonne di tutte.
Sentivo come una spada di Damocle che gravava sulla mia testa, ed ero sicura che prima o poi sarebbe caduta, lasciando ben poco di me.
Non avevo raccontato a nessuno quello che era successo. Ma Forks era un piccolo paese e la notizia non tardò ad arrivare alle orecchie di mio padre.
Quando squillò il telefono sapevo già cosa voleva dirmi, ma risposi ugualmente. Magari sentirlo mi avrebbe fatto stare meglio.
“Papà.” Dissi con voce assonnata.
“Bells.. ehm..” Era imbarazzato. Non gli piaceva che pensassi che si immischiava nelle mie cose, così fui io a prendere il discorso.
“Si, papà, mi ha chiesto di sposarlo ieri sera.” Il tono piatto con cui esclamai una cosa che doveva farmi stare su di giri, lo fece preoccupare.
“Che succede? Non era questo che volevi più di ogni altra cosa?” Tutti sembravano sapere quale fossero le cose che desideravo o non desideravo. Tutti tranne me, ovviamente.
“Papà.. io.. non so cosa fare.” Affermai infine, con lui mentire non sarebbe servito a nulla, mi conosceva troppo bene.
“So che non ho mai nascosto il fatto che il piccolo Newton non mi faccia impazzire. Ma a me importa solo della tua felicità Bella, e se è questo che vuoi, per me andrà benissimo.” Disse con tono serio. “Io ti voglio bene, piccola mia, e voglio solo il meglio per te.”
“E’ che io.. ho una tale confusione in testa. Credevo che lui fosse quello che avevo sempre desiderato e aspettato, ma..” Lasciai in sospeso la frase, perché non sapevo come terminarla. Ma ho incontrato un altro di cui mi sono perdutamente e scioccamente innamorata, che non ricambierà mai il mio amore e che si è dimostrato essere la persona più egoista del mondo, avrei probabilmente dovuto dire.. “..ma ho paura di fare la scelta sbagliata.” Conclusi invece.
“Hai tutto il tempo che vuoi per pensarci e per prendere una decisione. Ed io starò sempre dalla tua parte.” Disse amorevolmente.
“Grazie papà.. adesso devo andare al lavoro.” E chiusi la conversazione. Le parole di mio padre mi fecero riflettere. Era quello che avevo sempre desiderato, aveva detto. Ed era la pura e sacrosanta verità.
Mi alzai, ancora con la testa nel pallone e mi preparai per andare a fare il mio turno. Avevo provato talmente rabbia con il colloquio con Rosalie, che mi sentivo sfinita. E poi mancavano anche pochi giorni alla scadenza del mese di prova e a breve avrei saputo se la mia carriera avrebbe preso il volo o se il volo, l’avrei preso io per tornare a casa.
Alice era sorridente come ogni mattina, e mi incoraggiò quando le raccontai della nottata appena trascorsa.
“Bella, troverai la soluzione, vedrai. Devi solo capire cosa vuoi davvero tu.”
“Già. Ma cosa voglio davvero?” Dissi più a me stessa che a lei.
Suonò improvvisamente il telefono e apparve sul display il numero dell’interno dell’ufficio del signor Clearwater.
 “Buongiorno signor Clearwater.” Alice rispose sempre sorridente e frizzante. Ma in men che non si dica cambiò espressione, diventando improvvisamente seria. “Si, certo.. ovvio. Glielo dico subito.” E riagganciò. La sua faccia non preannunciava niente di buono.
 “Bella?” La sua voce aveva un che di nervoso, preoccupato.
“Alice cosa succede?” Chiesi allarmata.
“Il signor Clerawater ti vuole vedere.. subito.. e non aveva per niente un tono felice.” Entrambe ci guardammo. Sapevamo tutte e due cosa significava quella telefonata.
“Dannazione.” Mi alzai di scatto e mi diressi verso il suo ufficio.
Mentre percorrevo il corridoio, avevo il cuore in gola. Davanti la porta, presi un gran respiro e bussai educatamente, aspettando di essere invitata ad entrare. Con mio enorme stupore, sentii che all’interno della stanza, doveva esserci qualcun altro, oltre il signor Clearwater.
“Avanti.” Aprendo la porta, mi resi conto, che avevo ragione. In quella stanza, il signor Clearwater non era da solo. Rosalie e Jane erano sedute su comode poltrone poste davanti la scrivania del signor Clearwater.
“Si sieda, signorina Swan.” Tutti gli occhi erano puntati su di me. “La signorina Bennett è venuta questa mattina nel mio ufficio, ponendo alla mia attenzione un fatto increscioso che è successo con il suo fidanzato. Dice che lei è ossessionata dal signor Cullen. E’ vero?” Chiese serio. Sentii come se quelle parole mi avessero dato uno schiaffo in faccia.
“Ossessionata? Io?” Balbettai.
“Dice anche che più di una volta, ha molestato il signor Cullen, seguendolo in camera e in giardino.” Dall’espressione che aveva, il signor Clearwater non si sentiva per niente a suo agio come inquisitore.
“Si.. no.. cioè.. non è esattamente così.” Cercai di difendermi, cercando una scusa plausibile per proteggermi da quelle accuse. Jane e Rosalie, nel frattempo, continuavano a fissarmi, una con sguardo di odio puro, l’altra con indifferenza totale. I miei occhi passarono velocemente in rassegna le tre persone che avevo davanti. Non sapevo che dire.
“Non è stata colpa sua. Lei non c’entra nulla.” Solo in quel momento mi accorsi che c’era una quarta persona nella stanza. Edward in piedi, che guardava fuori dalle finestre, con aria assente.
“Come dice, prego?” Chiese il direttore corrugando la fronte.
“Che la colpa non è della signorina Swan. Lei non mi ha ossessionato, non mi ha perseguitato. Ci siamo solo visti. Tutto qui.” Edward continuava a non staccare gli occhi dal panorama esterno. Come se non volesse guardare quello che stava succedendo in quella stanza.
“In ogni caso la signorina Swan ha infranto le regole, e ne pagherà le conseguenze.” Mi fissò nuovamente negli occhi, con aria di disapprovazione ed io mi sentii talmente in colpa che mi uscì fuori un singhiozzo. E solo in quel momento Edward si voltò a guardarmi con sguardo sofferente.
“Non possiamo trovare un accordo? In fondo è stata solo uno stupido errore.” Quelle parole, pronunciate da Edward mi ferirono più di qualsiasi altra cosa, e senza volerlo, le lacrime, cominciarono a scendere lente e silenziose.
“No, mi spiace signor Cullen. Sapeva quali erano i rischi di un tale comportamento. Adesso, se vogliate scusarmi, devo scambiare 4 chiacchiere a tu per tu, con la signorina Swan. Mi scuso enormemente per il fastidio procuratovi e vi assicuro che verranno prese le precauzioni necessarie.” Disse rivolgendosi a Jane in particolar modo. Le ragazze si alzarono e allungarono la mano verso il signor Clearwater.
“Non si preoccupi. Sapere che questa ragazza avrà la giusta punizione, mi fa stare certamente meglio.” Affermò Jane prima di voltarsi e lasciare la stanza, gettandomi occhiate schifate, come se fossi un sacco dell’immondizia. Sentivo il mio mondo sgretolarsi. Mi voltai verso la finestra e notai che Edward non si era mosso di un centimetro.
“Signor Cullen, deve dirmi qualche altra cosa?” Gli chiese gentile il direttore.
“Non la licenzi, la prego. Per lei questo lavoro è molto importante, e la colpa è solo ed esclusivamente mia.” L’impeto delle sue parole mi lasciò senza fiato. Ma questo non significava che non fossi arrabbiata, triste ma soprattutto delusa.
“Lo terrò in considerazione, ma non posso prometterle nulla.” E con questo anche Edward si avviò verso l’uscita. Mentre camminava, non alzai neanche un secondo gli occhi verso di lui. Mi sentivo davvero ferita.
“Mi spiace signorina Swan...” Esordì il signor Clearwater quando anche Edward fu uscito dalla stanza. “Le ho dato un’opportunità, e lei l’ha sprecata. Mi dispiace davvero tanto.”
“Già dispiace anche a me.” Continuavo a piangere e non riuscivo a smetterla. Come lo avrei detto a mio padre?
“Sa cosa mi dispiace di più? E’ che quando il signor Newton mi ha chiamato..”
“Come ha detto scusi? Come fa a conoscere il signor Newton?” Chiesi esterrefatta quando sentii pronunciare quel nome.
“Vede Bella, devo confessarle una cosa. Circa un paio di mesi fa, ho ricevuto una telefonata dal signor Newton che mi chiedeva il favore di metterla in prova. Non ha specificato i motivi, ma siccome io e lui siamo vecchi amici, ho detto che lo avrei fatto con piacere.” Sorrise amabilmente, ma c’era un velo di tristezza nei suoi occhi.
“Ma io le ho inviato il curriculm.. la sera prima, me lo ricordo benissimo!”
“Il signor Newton mi ha gentilmente chiesto di non farle parola di questo nostro piccolo accordo, e così durante la nostra prima conversazione, non le ho detto nulla. Il fatto che lei abbia letto la mail quel giorno, sarà stata una semplice coincidenza. Mi creda.” Ripensandoci bene, tutto coincideva. I genitori di Mike non avevano accettato la nostra separazione e dovevano essere a conoscenza dei piani del figlio. Se anche io fossi stata a New York sarebbe stato tutto più facile. “I signori Newton la adorano. E credono davvero tanto in lei.” Avevo avuto quell’opportunità grazie ai Newton e qualunque fosse il loro scopo finale, so che lo avevano fatto anche perché credevano molto in me e non potevo per questo arrabbiarmi con loro.
“Si.. grazie..” Piuttosto che farmi stare meglio, tutto questo, mi faceva stare molto peggio.
“Adesso, dovrebbe consegnarmi il pass. La divisa e le chiavi della stanza le può lasciare in reception, quando avrà finito di preparare le sue cose.” Allungò la mano. “Arrivederci signorina Swan. E’ stato un piacere, seppur breve.”
Strinsi la sua mano, quasi fossi uno zombie, con gli occhi rossi e gonfi per le lacrime.
Non potevo credere che fosse successo veramente tutto quel casino. Ripensai alla reazione impassibile di Edward, e un dolore forte e intenso mi colpì in fondo al cuore.
Ormai avevo perso tutto. O quasi tutto.
Presi il telefono e composi il numero senza pensarci. Dopo due squilli, il mio interlocutore rispose.
“Bella?” Chiese con tono amabile.
“Ciao Mike. Scusa.. ti disturbo?” Avevo ancora la voce roca per le lacrime.
“No.. sai che non mi disturbi mai… che succede?”
“Ho preso una decisione. E volevo comunicartela subito.” Dissi decisa senza pensarci molto.
“E allora?” Sussurrò emozionato.
“E allora ti sposo.”

*************************************

E rieccoci qui... le cose per Bella non sono messe per niente bene.... Ma anche nella realtà, quando una cosa va male, non capita spesso che vada male anche tutto il resto?

Vi ringrazio davvero, sapere di scrivere qualcosa che è apprezzata da qualcuno, mi rende davvero felice :)

@Pervy: come hai ben visto, Bella ha deciso di sposare Mike...e penso che vipere per Jane e Rose, non basti.

@Giova: nel prossimo capitolo, scoprirai se Edward era al corrente o no di quello che  ha fatto Rosalie.

@Funny: Edward ama davvero Bella, ma non avendo mai provato un sentimento così per qualcuno, non riesce a capire quali sono le cose davvero importanti.

@isabella: contenta che Bella abbia accettato? XD Il prossimo capitolo, odierai ancora di più Edward ^^

@Erika: Bella è troppo arrabbiata, per capire cosa sta facendo della sua vita. E questo è stato sicuramente la goccia che ha fatto traboccare il vaso...

@Ila: Spero che sia abbastanza presto ^__^

@Yara: Rosalie, da un certo punto di vista è gelosa di Edward, perchè lei ha sempre vissuto nel mondo della finzione, e non ha mai davvero capito cosa significa provare qualcosa di sincero per qualcuno.  Spero ti piacerà la piega che prenderà la storia :)

@fabii: grazie cara <3

@Grepattz: bè un pò di pasticci ci sono. Dovrai aspettare il prossimo capitolo, per conoscere le reazioni di Edward ;)

Insomma... nel prossimo capitolo ci sarà una sorta di resa dei conti... spero davvero che continui a piacervi.. e grazie dei commenti, sono davvero contenta che siate stati così in tanti! ^__^

Al prossimo capitolo.

A.
 
 
 
 
 

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 - Addio ***


15. Addio CAPITOLO 15
Addio
 
“Davvero vuoi sposarmi, Bella?” Rispose Mike pieno di entusiasmo, come se qualcuno gli avesse appena detto che aveva vinto ad una lotteria.
“Davvero. E’ quello che ho sempre desiderato.” Sapevo benissimo che il mio tono non era felice come quello di Mike, ma quella che avevo appena avuto era la batosta più grossa di tutta la mia vita.
“Ma che succede? Sembri… strana.” Chiese notando la mia voce da funerale. In quel momento scoppiai di nuovo a piangere.
“Mi hanno licenziato Mike.” Singhiozzai.
“Ti hanno cosa?? Ma come è possibile?? Sei la receptionist migliore del mondo. Adesso vengo e..”
“No, tesoro, la colpa è stata mia. Ti racconto dopo. Posso venire a stare da te per qualche giorno?” Il tono di supplica era evidente nelle mie parole. “Ho due valigie e non so dove andare.”
“Certo che puoi Bella, puoi stare tutto il tempo che vuoi. Se vuoi vengo anche a prenderti.”
“No, ce la faccio da sola. Ci vediamo più tardi.” Chiusi e mi diressi nervosamente verso la mia stanza, non accorgendomi che stavo ancora piangendo. Appena giunsi davanti la porta, mi tremavano talmente le mani che non riuscivo ad infilare la chiave nella serratura. Dopo innumerevoli tentativi, riuscii nell’impresa e chiusi la porta alle spalle, sbattendola rumorosamente. Mi poggiai con la schiena allo stipite e cominciai a scivolare a terra, abbandonandomi ad un nuovo pianto liberatorio.
La delusione mi fece venire un senso di nausea assurdo. Sentivo ogni pezzettino della mia vita crollare. Cosa avrei fatto adesso?
Cercai di concentrarmi sull’idea del matrimonio e finalmente smisi di piangere. Avrei raccontato a Mike a grandi linee quello che era successo, senza scendere troppo nei dettagli. In fin dei conti nessuno avrebbe mai creduto a quello che era davvero successo con Edward.
Un profondo ed intenso dolore scaturì dal mio corpo al pensiero di quel nome. Sospirai a fondo prima di riuscire a trovare la forza di alzarmi. Rovistai nella borsa e presi il telefono. Dovevo fare la cosa che mi terrorizzava di più. Chiamare mio padre.
Il telefono cominciò a suonare, ma non ebbi nessuna risposta. Tirai un sospiro di sollievo pensando che almeno quello al momento lo avevo rimandato.
Mi osservai attorno, guardando frammenti di un mese di vita sparsi per la stanza e sapendo che era il momento di impacchettare il mio piccolo sogno e le mie fragili speranze e riporle in un cassetto infondo al cuore. Era tutto finito.
Sapevo che sposare Mike era l’obiettivo finale di tutto, ma allora perché stavo così male?
Due toc alla porta mi distrassero improvvisamente. La aprii con una lentezza esasperante, e rimasi quasi senza fiato, quando mi ritrovai Edward davanti. Era sicuramente l’ultima persona che avrei voluto vedere in quel momento.
“Posso?” Chiese senza avere la forza di guardarmi in faccia. Aveva indosso il solito capellino e i soliti occhiali da sole.
Ci pensai un attimo, poi gli feci cenno di accomodarsi. Ero troppo arrabbiata per riuscire a parlare.
Mi chiusi la porta alle spalle, e continuando a non dire nulla, presi la valigia sotto il letto e cominciai a gettarci dentro abiti alla rinfusa.
“Io..” Esordì, zittendosi immediatamente, come non avesse avuto il coraggio di continuare a parlare.
Io seguitavo a non degnarlo di uno sguardo, e senza farmi notare, ripresi silenziosamente a piangere. “Bella ti prego..” Il suo tono disperato mi fece voltare a guardarlo. Il dolore si intensificò nel mio cuore. Mi aveva ferito più chi di chiunque altro al mondo. “Mi dispiace Bella, per tutto.” Disse guardando a terra. Non aveva neanche il coraggio di fissarmi negli occhi.
“Ti dispiace?” Dissi ridendo amaramente tra le lacrime.
“Ascolta io…” Riprese a guardarmi, ma stavolta ero io ad avere abbassato lo sguardo. “Io credo di amarti.” Quelle parole mi colpirono violente.
“Tu credi cosa, Edward? Stai scherzando?” Chiesi quasi offesa.
Aspettò qualche secondo prima di riprendere a parlare, come se stesse selezionando le parole da utilizzare. Il suo sguardo sembrava concentrato e i suoi occhi erano velati di una tristezza che non gli avevo mai visto.
“Bella, le cose non sono semplici. Ed io non sono il solo ad essere tirato in ballo in questa storia. E’ complicato.” Cominciò a camminare inquieto per la stanza.
“Cosa c’è di complicato, dimmi..” Mi misi le braccia conserte, in attesa della sua illuminante spiegazione.
“Troppe persone ne soffrirebbero Bella…” La sua voce continuava ad essere tormentata.
Io non ci stavo capendo più niente. La mancanza di costanza di questo ragazzo era così evidente che non mi sarei stupita se improvvisamente così come era arrivato si fosse alzato e se ne sarebbe andato.
“Vedi io non capisco Edward.. prima mandi Rosalie a dirmi che sono una distrazione, poi mi fai licenziare e infine vieni qui a dirmi che mi ami. Sono un po’ confusa.” Parlai come se stessi riflettendo ad alta voce.
“Cosa c’entra Rosalie adesso?” Chiese di scatto.
“Sei un ottimo attore, davvero.” Sentivo la rabbia salire sempre più dentro di me.
“Bella, cosa ti ha detto Rosalie?” Domandò con più insistenza.
“Mi ha detto che l’hai mandata a darmi il ben servito. Mi ha anche offerto dei soldi per tenere la bocca chiusa sulla nostra, diciamo relazione..” A quelle parole, Edward cambiò completamente espressione del viso, divenendo improvvisamente furibondo.
“Cosa diavolo stai dicendo?” Urlò quasi.
“La pura e semplice verità.” Affermai asciutta senza intimorirmi.
“Ok Bella, vuoi la verità? Ora te la dico io, tutta la verità.” Mi prese per le spalle, costringendomi a guardarlo negli occhi. Notai che il velo di malinconia si acuì. “Mio fratello Jasper è un giocatore d’azzardo. E' sempre riuscito a pagare da solo i suoi debiti di gioco, ma stavolta è decisamente diverso, si è messo in guai davvero grossi, e ci sarebbero state grosse conseguenze, se io e lei non ci fossimo messi in mezzo.” Deglutì come se la cosa che stava per dire era la cosa più difficile al mondo. “Sai che il padre di Jane, Aro, possiede i più grandi casinò d’America, no?” Annuii senza proferire parola, sconvolta da tutte quelle rivelazioni. “E’ con lui che mio fratello si è messo nei guai. Così un giorno Aro mi ha chiamato e mi ha detto che per salvare mio fratello potevamo raggiungere un accordo. Oltre a dargli la cifra pattuita, stavolta c’era una clausola in più. Io dovevo uscire con Jane, che è sempre stata innamorata di me, e lui non avrebbe torto un capello a mio fratello ma soprattutto, non avrebbe raccontato a nessuno di questa storia. Hai presente cosa potrebbe succedere se i giornalisti lo venissero a scoprire? Se lo sapessero i miei?” Mi lasciò andare e lo guardai scioccata, lui distolse improvvisamente lo sguardo da me.
“E tu credi, che tutto questo basterà?” Chiesi ancora sotto shock per quella scoperta.
“Deve. Stiamo facendo tutti dei sacrifici.” Il suo tono duro, storpiava con i suoi lineamenti perfetti.
“Quali sacrifici, Edward? Qui mi sembra che l’unico che mi sta sacrificando sei tu. Davvero così baratteresti la tua felicità? Non così che aiuti tuo fratello ad affrontare i suoi problemi.”
“Cosa dovrei fare, dimmi? Ne va della mia carriera, della mia famiglia.” Esclamò esasperato.

In quel momento lo vidi davvero per la prima volta. Davanti a me non era più un grande attore, ma una fragile creatura, una normale persona che si trova ad affrontare degli enormi problemi, ma tutto questo non bastava a far passare la mia rabbia, il mio rancore nei suoi confronti. Aveva appena fatto la sua scelta e doveva piangerne le conseguenze.
“La verità sai qual è?” Ripresi a parlare, sorridendo amaramente. “Tu non hai mai davvero creduto in noi. Tua sorella aveva ragione, sono stata una come tante che ne passano nella tua vita. Ti ho sfiorato, ma in realtà, nessuno ti tocca davvero. E poi diciamoci la verità, io non riuscirei a fare parte del tuo mondo, troppi intrighi, troppe bugie.” Una nuova lacrima scese lenta. “Vedi Edward, io sono qui. Sono sempre stata qui a due passi da te, ma tu non mi hai mai visto davvero. Potevi essere il mio faro nella tempesta, invece sei stata solo uno scoglio contro il quale mi sono schiantata.” Conclusi tristemente. La rabbia divenne in men che non si dica, amarezza.
Edward rimase immobile non so per quanto tempo, senza parlare, senza muoversi. Sembrava una statua di cera. “E’ finito tutto.” Dissi per rompere il vuoto. “Ormai ho preso la mia decisione, e non posso e non voglio tornare indietro.”
“Cosa vuoi dire?”
“Mi sposo.” Per un attimo rimase fermo impassibile. Era come se qualcuno gli avesse appena dato uno schiaffo talmente improvviso che per l’incredulità non riusciva a proferire parola.
Io continuai a prendere maglie e oggetti e a sistemarli nel bagaglio. Volevo andare via da lì il prima possibile, volevo lasciarmi alle spalle quell’incubo.
“Ti prego, non farlo.” L’evidente supplica nelle sue parole non mi fece demordere, e anche se tutto nel mio cuore urlava di non lasciarlo andare, le parole che dissi, espressero il concetto opposto.
“E’ già tutto deciso. Addio Edward, e questa volta per sempre.” Prima che lui potesse aggiungere altro mi voltai e mi misi davanti la porta aprendola, facendogli un chiaro segnale che volevo che se ne andasse. Lui mi guardò arrendendosi e poco prima di uscire si voltò.
“Bella Swan, sei l’unica persona che io abbia mai amato in vita mia, l’unica che mi abbia mai toccato davvero.” E uscì lasciando ancora più vuoto dentro me e dentro la stanza di quello che ci fosse già.
Era come se improvvisamente mi fossi svegliata da un bellissimo sogno. Fino a poche ore prima, avevo tutto e adesso, invece era svanito nel nulla, come se non fosse mai esistito davvero. Per la prima volta nella vita avevo avuto un momento tutto mio e per una stupida debolezza era sfumato. Non mi sarei mai perdonata quell’errore. Ma ormai era inutile piangersi addosso. Mi toccava rialzarmi in piedi e ricominciare da capo.

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Le cose non sono per niente messe bene per i due ragazzi...
Ma del resto a me piacciono le storie inquiete, quelle che si rispecchiano più facilmente con la realtà, quelle dove non sempre il lieto fine, è la cosa più logica di tutte....
Ma non voglio rovinarvi nessuna sorpresa....
Ormai rispondo ai vostri messaggi direttamente, quindi, non mi resta che dirvi GRAZIE e che aspetto impaziente le vostre recensioni!!!

Al prossimo capitolo!

A.
 
 
 
 
 

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 - Rose bianche ***


16. Rose bianche CAPITOLO 16
Rose bianche
 
La neve scendeva lenta e ricopriva tutto di bianco. Era così suggestivo vedere il candore fuori che creava un patina delicata e rendeva tutte cose magiche.
I suoni della città erano attutiti e improvvisamente, sembrava di essere completamente isolati da tutto.
Sospirai a fondo e chiusi gli occhi un attimo, quasi a volere cancellare con quel gesto, tutto quello che era successo negli ultimi due mesi. Ma niente poteva eliminare quello che era successo.
Riaprii gli occhi.
Guardavo fuori quasi imbambolata i fiocchi che danzavano nell’aria leggiadri per poi poggiarsi dolcemente sul terreno. Non mi ero resa conto di quanto tempo avevo passato fissando quello spettacolo suggestivo, anche se la mia mente era volata a chilometri di distanza da Forks.
E non mi ero neanche accorta che nella stanza fosse entrato qualcuno.
“Bella?” Il dolce tono della voce non mi fece sussultare per la sorpresa, ma mi girai lo stesso di scatto, non aspettandomi quella presenza dietro di me.
“Papà. Credevo fossi di là.” Sorrisi al mio papà.
“Sono passato per vedere se qui era tutto ok.”
“Capito.” Il tono distratto, provocò una ruga profonda sulla fronte di mio padre.
“Stai bene tesoro? E’ da qualche giorno che ti vedo un po’… stressata.” Chiese un po’ preoccupato.
“Si, papà, sono stati i preparativi del matrimonio.” Mentii, ma non avevo voglia di esternargli quello che davvero mi passava nella mente. Riuscire a condividere con gli altri i miei pensieri, significava ammettere a me stessa che qualcosa non andava e più di tutto, cercavo di allontanare dalla mente questo pensiero.
Nel corso dell’ultimo mese avevo completamente represso tutti i miei sentimenti, i miei pensieri, i miei sogni e per un certo verso, me stessa. Non la Bella che ero sempre stata, ma quella che avevo scoperto di essere. Con Mike avevamo deciso di sposarci subito. Se volevamo farlo, che senso aveva aspettare? E così mi ero ritrovata a organizzare tutto alla velocità della luce, ma questo non mi aveva evitato di pensare ad Edward. Era un pensiero fisso, che non riuscivo a scacciare.
Mio padre non aveva preso così male il licenziamento, dopotutto. Mi aveva detto che per lui la cosa più importante era la mia felicità. Ma io non avevo ancora capito, cosa mi faceva davvero felice. Credevo che la soluzione a tutti i miei problemi fosse quella, ma in quel momento mi rendevo conto che il sentirmi completamente e assolutamente vuota, era un forte segnale che forse mi ero sbagliata.
Salutare Alice e Jake era stata poi la cosa più devastante di tutte. In loro due avevo trovato degli amici fidati, e anche se c’eravamo ripromessi di sentirci ogni giorno e di vederci presto, sapevo benissimo che le cose sarebbero completamente cambiate.
“Vado a controllare se è tutto ok.” Mio padre uscì di nuovo la stanza lasciandomi di nuovo da sola con i miei pensieri.
Cominciai a vestirmi lentamente. L’abito di seta bianca aderiva perfettamente al mio corpo.
Ma due nuovi colpi alla porta rapirono nuovamente la mia attenzione.
“Avanti.” Dissi fissando la porta.
“Posso?” Il suono di quella voce cristallina mi mise immediatamente di buon umore.
“Alice!! Oh, Alice!! Ma allora ce l’hai fatta a venire, come sono felice!” Le corsi in contro per abbracciarla. Anche se la conoscevo da pochissimo era sicuramente una delle persone che sentivo più vicine in quel momento.
“Non potevo mancare proprio oggi.” Ci staccammo dall’abbraccio e mi prese le mani, per guardarmi negli occhi. “Allora, come stai?”
“Perché me la ripetete tutti questa domanda oggi.” Abbandonai le sue mani per andarmi a sedere sulla grande poltrona.
“Perché ci preoccupiamo per te e vediamo che c’è qualcosa che non va.” Affermò Alice risoluta.
“Non c’è niente che non va.” Dissi senza convinzione nelle mie parole.
“Tesoro, lo capirebbe anche qualcuno che non ti conosce affatto che c’è qualcosa che ti turba.”
“E’ che sono stata sotto pressione per via del licenziamento e del matrimonio…”
“… e basta?”
“Dove vuoi arrivare?”Mi rivolsi scattando. Aveva perfettamente centrato il problema.
“Bella, lo so che ti manca Edward.” Quelle parole mi colpirono, più di quanto avrebbe potuto fare un’arma.
“Non mi manca per niente Edward.” Un singhiozzo ruppe l’ultima sillaba.
“Sei davvero sicura di quello che stai facendo?” Il tono estremamente dolce della sua voce, mi fece comprendere che era davvero preoccupata per me.
“Si.. credo di si.” Le mie parole continuavano a non essere convincenti.
“Ok, sappi che in ogni caso io sarò qui al tuo fianco. Qualunque sarà la tua decisione.” Mi sorrise dolce e contraccambiai senza aggiungere altro. “Ti aiuto a mettere il velo.”
“Grazie Alice.” Dichiarai mentre mi appuntava il lungo tulle bianco in testa.
“Bè da sola non riusciresti a metterlo?”
“No, non lo dico per quello. Dico per quello che hai fatto per me, per quello che continui a fare. Ti sei dimostrata una vera amica.”
“Bella, tu ti meriti il meglio. Sei una bellissima persona, quindi dovrei essere io a dirti grazie, per avermi permesso ti starti accanto.” Mi abbracciò così forte che per un attimo mi mancò il respiro. Si asciugò velocemente una lacrima che scendeva furtiva sul viso, tentando di rovinare il suo trucco. “Bè, direi che sei pronta. Ti aspetto di là, prima che scoppi a piangere e non mi fermi più e rovini tutto il mio trucco.” Mi baciò delicata sulla guancia e scomparve, lasciandomi di nuovo sola.
Mi mossi delicata davanti la stanza e mi voltai per osservarmi.
Guardavo la mia figura che si rifletteva davanti lo specchio.
Ero io, ma non riuscivo a vedermi davvero. Intorno a me tutto profuma ed era perfetto. Era come lo avevo sempre sognato. Allora perché non mi sentivo bene? Facile. Perché non ero davvero felice.
Una strana sensazione invase il mio stomaco e dovetti sedermi. Mi sentii mancare l’aria.
Camminare con quest’abito ingombrante era davvero difficile. Aprii la finestra per respirare a fondo, una leggera brezza fredda accarezzò dolcemente il mio viso. Una strana sensazione portò in me una valanga di ricordi. Chiusi gli occhi e le lacrime cominciarono a rigare il mio volto. Mi sentivo sola e persa. Quanto avevo gioito e sofferto nell’ultimo periodo. Era bastato un mese perché cambiasse tutto.
Ricacciai dentro le lacrime e mi alzai. Questa non ero io. Avevo sempre saputo cosa volevo dalla vita e finalmente lo avrei avuto.
Ma se mi fossi sbagliata? Una vocina dentro di me si fece spazio come un uragano.
Ero troppo testarda per ammettere ciò che agli occhi di chiunque altro sarebbe stato palese.
Ma le cose erano andate così e nessuno poteva farci nulla. Con il tempo tutto si sarebbe sistemato.
Mi alzai di nuovo e a fatica tornai davanti lo specchio. Sorrisi, ma quello che vedevo era solo una smorfia contorta.
“E’ il momento.” Esordì mio padre entrando nella stanza con gli occhi lucidi. Mi guardava con così tanto orgoglio. Aveva sempre aspettato quel momento.
Mi voltai e gli sorrisi amorevolmente. Dovevo farlo per lui. A piccoli passi cominciai a seguirlo. Il momento era giunto.
Il mio cuore cominciò a battere a mille. L’emozione. Era questo che mi ripetevo. Ma sapevo la verità. Io non amavo Mike. Il giorno in cui mi aveva lasciato, o meglio, quello in cui avevo incontrato Edward, avevo capito che qualcosa dentro di me si era rotto e non mi importava nulla di Mike. Forse lo avevo amato, ma avevo capito che io ero più importante, che non mi dovevo accontentare solo perché ero arrabbiata con Edward, perché mi sentivo ferita da lui. Io meritavo di più. Io meritavo di essere felice.
Improvvisamente, come a riportarmi alla realtà, le porte si spalancarono afferrai il braccio di mio padre come fosse un’ancora di salvezza e subito mi ritrovai al centro della navata, con un centinaio di persone che si voltarono verso di me, in attesa che cominciassimo a camminare. L’odore delle centinaia di rose bianche che addobbavano le panche mi travolse e mi provocò un leggero senso di nausea. La marcia nuziale suonava, ma io non riuscivo a muovere un muscolo. Sentivo come se tutto il mio corpo se stesse ribellando.
Mike mi faceva impazienti segni di cominciare a camminare e quando finalmente riuscii a respirare di nuovo, il mio passo non era aggraziato e leggiadro come quello di una giovane sposa, ma pesante e lungo come quello di una maratoneta.
La gente mi osservava sgranando gli occhi,  ma non gli badai e in men che non si dica mi trovai accanto a Mike.
“Bella, tesoro, entrata in scena a dir poco originale.” Sorrise Mike nervoso.
“Devo parlarti.” Chiesi
“Non possiamo farlo dopo la cerimonia? Ci guardano tutti.” Mike cominciò a guardare gli sguardi curiosi dei nostri invitati.
“No, dobbiamo farlo adesso. Possiamo andare di là?” Il mio tono risoluto, stupì anche me, ma ormai sapevo cosa dovevo fare.
“Possiamo farlo anche qui!!” La risata che ne se seguì, sancì il suo nervosismo.
“Sei sicuro?” Ero seria e sapevo cosa significa dirlo davanti a tutti.
“Si, ovvio.”
“Mike, io non voglio più sposarti.” Dissi asciutta e diretta, senza cercare di addolcire la pillola.
“Tu… cosa? Bella, ma sei impazzita!” Alzò il tono della voce e mi ritrassi di qualche passo.
“No Mike, ho capito che io voglio pensare a me, voglio realizzare i miei sogni, che non è questa la vita che desidero.” Per la prima volta da quando avevo lasciato l’albergo, mi sentivo davvero libera.
“Ma con me potrai realizzare tutti i sogni che vuoi!” Fece un passo verso di me ed il suo tono, dall’arrabbiato passò al disperato, comprendendo che ormai avevo preso la mia decisione.
“No, non è vero. Mike, io non sapevo di avere dei sogni e delle ambizioni, finchè non ci siamo lasciati. Avevo sempre vissuto alla tua ombra, pensando che fare felice te era l’unica cosa di cui mi importasse. E invece non è così.” Mi ci era voluto del tempo per capirlo, ma io con lui non ero felice. E non lo sarei mai stata.
“E’ davvero quello che vuoi?” Chiese capendo che avevo fatto la mia scelta e che una scenata sarebbe stata inutile giunti a questo punto.
“Si. Mi spiace Mike, mi spiace davvero.”
Mi voltai e cominciai a camminare dritta, senza guardare nessuno in faccia. Mi strappai il velo ingombrante dalla testa. Sentivo le lacrime scendere calde sul mio viso. Avevo appena distrutto tutto quello che pensavo dovesse essere il mio destino. Immediatamente sentii prima una mano e poi un’altra ancora stringere le mie.
“Non sei sola, Bells.” Disse mio padre.
“No, ci siamo noi con te. Te l’ho detto che sarei stata al tuo fianco. E poi, Mike non ti ha mai meritato davvero.” Alice mi sorrise dolce.
“Grazie.” Sussurrai, ormai quasi fuori dalla chiesa.
Mi sentivo libera e sapevo di aver fatto la cosa giusta.
Ma improvvisamente, senza capire come, tutto intorno a me cominciò a offuscarsi e in men che non si dica, divenne tutto buio e caddi a terra.

**************************************************

Grazie a tutti...
Il prossimo capitolo sarà un Edward Pov, così come l'epilogo!!

Io vi ringrazio di cuore, di seguire il mio piccolo delirio, che ormai ahimè sta giungendo alla fine...
Vi voglio bene e mando un bacio ad ognuna di voi <3

Al prossimo capitolo!

A.
 
 
 
 

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 (part I) - Me, without you (Edward Pov) ***


17. Me, without you CAPITOLO 17 (part I)
Me, without you
Edward Pov
 
Dopotutto era giusto così.
Meritavo tutto quello che mi era successo. Avevo messo la mia carriera e la mia famiglia al primo posto. E adesso pagavo le conseguenze di quella scelta.
Seduto sul divano, facevo zapping tra un canale e l’altro, nella speranza di trovare qualcosa di interessante da guardare, che riuscisse a farmi distrarre dai miei pensieri. Era da quasi un mese che non uscivo da quella stanza, se non per necessità. Il mio agente era venuto più di una volta a bussare alla mia porta e ogni volta se ne era andato dopo aver aspettato per mezz’ora. Non avevo voglia di vedere o parlare con nessuno. Per fortuna Jane aveva deciso di aver bisogno di una vacanza in un posto esotico con le sue amiche e credendo al fatto che dovevo lavorare, mi aveva lasciato in pace.
Improvvisamente un film attirò la mia attenzione. Era l’ultimo film che avevo girato, una storia d’amore romantica. Il protagonista si accorgeva di amare la sua vicina di casa, con cui era cresciuto, dopo che questa aveva deciso di sposare un altro. Sorrisi amaramente. Ironia della sorte.
Sospirai e spensi la tv. Niente  mi interessava davvero.
Mi alzai e mi diressi verso la cucina per prendere una birra. Ma due colpi alla porta mi distrassero e mi immobilizzai. Chissà perché, ogni volta che qualcuno bussava alla porta, nel mio cuore sobbalzava una piccola speranza, che però puntualmente veniva disattesa.
Rimasi in silenzio, aspettando che qualcuno parlasse.
“Edward Antony Cullen, apri questa porta immediatamente, o la butto già a calci.” Riconobbi la voce all’istante, provai ad andarmi a nascondere, ma loro furono troppo rapidi ad entrare.
“Bene, sei vivo allora.” La voce fredda e distaccata di mia sorella mi fece arrabbiare più di quanto non lo fossi in passato. “La ringrazio immensamente, può andare.”
“Prego miss Cullen.” Disse la cameriera che abbandonò subito la stanza, palpando la tensione tra di noi, e chiudendosi immediatamente la porta alle sue spalle.
“Pensavo non ti importasse.” Distolsi lo sguardo e proseguii verso la cucina, senza degnarla di un ulteriore sguardo.
“Edward, sei sempre sciocco. Sei mio fratello, certo che mi importa di te.” Rispose con una nota di nervosismo nella voce. “Ma che diavolo di fine ha fatto?”
“Stai parlando con me?” Chiesi senza curiosità.
“No, sto parlando da sola, di mio fratello. L’altro fratello.” Rose guardò nervosamente l’orologio.
“Jasper? Che diavolo ci fa qui?” Sgranai gli occhi. Jasper in città significa guai.
“Siamo venuti a parlarti Edward.” Rosalie mi fisso e per un secondo mi sembrò di notare un velo di tristezza nei suoi occhi, lei che era sempre al di sopra di tutto.
“Parlarmi? E di cosa?” Cominciai a vagliare le varie opzioni e la più probabile era che si fosse messo di nuovo nei guai.
“Di te. Di noi. Siamo venuti a chiederti scusa.” Abbassò lo sguardo, cominciando ad osservarsi la punta delle scarpe.
“A chiedermi scusa?”
Due nuovi colpi alla porta distrassero entrambi dal discorso.
“E’ Jasper.” E si fiondò ad aprire la porta, prima che potessi aggiungere altro.
“Edward!” Jasper sorrise. Era da troppo tempo che non lo vedevo. E dopo tutto quello che era successo con Bella, non avevo neanche avuto la forza di chiamarlo. Una fitta di dolore al centro del cuore si aprì al pensiero di quel nome. Un dolore con cui ormai convivevo ogni santo giorno.
“Jas.” La mia voce senza entusiasmo, cancellò il sorriso dal suo volto, che si trasformò in una smorfia di dolore.
“La mamma vuole sapere come stai Ed.. e’ preoccupata, non ti sente da giorni.. non rispondi a telefono..” Rose attaccò di nuovo con il suo tono autoritario e sicuro.
“Rosalie, cosa vuoi da me? Lasciami in pace.” Mi voltai e mi accasciai sul divano, come se fossi estremamente stanco.
“Eh no Edward, no che non ti lascio in pace, sei sempre più egoista.” Urlò venendomi davanti.
“Io egoista? Io che ho rinunciato a tutto per voi? Io che ho rinunciato a lei?” Mi alzai in piedi e i nostri visi si sfiorarono. Nessuno dei due distoglieva lo sguardo.
“No Edward, non darci colpe che non abbiamo.. tu avevi paura e hai solo colto l’occasione per nasconderti dietro ai tuoi problemi.” La sua voce tremava per il nervosismo e la collera.

“Vattene Rosalie. Vattene subito.” La strattonai per un braccio cercando di buttarla fuori da quella stanza, ma lei riuscì a sfuggirmi.
“NO! Non me ne andrò finchè non avrai ascoltato quello che abbiamo da dirti.” I suoi glaciali occhi azzurri mi fissavano, mentre si massaggiava il punto in cui le mie dita erano entrate nella sua carne, lasciandole degli evidenti segni rossi.
“Ok, va bene, allora sbrigatevi e poi lasciatemi in pace.” Il mio sguardo si posò su Rosalie, pensando che sarebbe stata lei la prima a parlare. Ma invece fu Jasper che cominciò.
“Io… io ti devo chiedere scusa Edward.” La sua voce tremava. “Tu e Rosalie siete sempre stati clementi con me, avete sempre cercato di proteggermi, ed io ho sempre risposto continuando a giocare. Ma adesso basta. Devo prendermi le mie responsabilità.” Prese un profondo respiro. Sapevo quanto gli stava costando.
“Jaspere, tu non…”
“No Edward. Io ho già parlato con mamma e papà.” Fece un attimo di pausa, come se quello che stava per dirmi era la cosa più difficile di tutte. “Sono entrato in una comunità. Non gioco da ben 19 giorni.. il che, come ben sai, è un record assurdo. Adesso credo di aver capito i miei errori. E farò ammenda per questo. Sapere che i nostri genitori non mi hanno giudicato, mi ha dato la forza.”
Con un improvviso impulso andai verso mio fratello e lo abbracciai, come quando facevo quando era piccolo e aveva paura di dormire da solo.
“Ti voglio bene Jas. Sono davvero orgoglioso di te.” Lui mi sorrise dolcemente e stavolta, ogni segno di tristezza era scomparso dai suoi occhi.
“Edward, c’è anche dell’altro.” Rosalie ruppe improvvisamente quel tiepido calore, riportandomi alla realtà.
“Cosa?”
“Bella.” Bastò solo un nome, perché i miei occhi si riempissero di lacrime.
“Non pronunciare il suo nome.” Sputai le parole con disprezzo, ricordandomi come mi ero sentito, quando lei, insieme a Jane, l’aveva denunciata al direttore.
“Bè.. lei si sposa domani e…” Rovistò nella borsa in cerca di qualcosa e prese quello che all’apparenza sembravano dei fogli. “Questo è un biglietto per Seattle. Arrivato lì, avrai una macchina ad aspettarti che ti porterà direttamente a Forks. Speriamo solo che riuscirai ad arrivare in tempo.” Rimasi fermo come un blocco di marmo ad osservarla. Le parole mi ruotavano nella mente senza che ne comprendessi il reale significato.
“Jane?” Fu l’unica cosa che riuscii a biascicare fuori, mentre la testa mi girava vorticosamente.
“Jane è stata sistemata. Ha incontrato casualmente un famoso calciatore che le ha fatto un po’ la corte e ha deciso di lasciarti. Non li leggi i giornali tu?” Chiese stupita che non sapessi questi recenti fatti di gossip. “La gente è convinta che sei disperato perché lei ti ha rimpiazzato.”
“Davvero? .. e come facciamo con Aro?”
“Abbiamo trovato un accordo molto più conveniente farai un paio di puntatine in qualcuno dei suoi casinò, in modo da attirare gente e questo basterà. Oltre a pagare tutto il debito di Jasper e promettere che non ci avrebbe messo più un piede. E’ un uomo d’affari e come tale ha capito, che questa cosa era molto più conveniente.” Disse risoluta.
“Rosalie… ma tu odiavi Bella…”
“No Ed, io non ho mai odiato Bella, ho solo agito per salvaguardare la mia famiglia. Ma poi ho visto come ti eri ridotto, e Emmett mi ha aperto gli occhi, facendomi capire che tu l’amavi davvero, e che non ti meritavi questo. Hai fatto troppo per la nostra famiglia. E’ il momento che cominci a fare anche qualcosa per te.” Sorrise e ritornai a vedere il velo di tristezza che ricopriva i suoi magnifici occhi azzurri.
“Rose, io…” Ero rimasto senza parole. In attimo mia sorella aveva improvvisamente creato una nuovo speranza in me. L’abbracciai stretta e il suo profumo di more e muschio, che la caratterizzava da quando era piccola, mi avvolse dolcemente.
“Scusami Edward se ti ho fatto soffrire.. io… non avevo capito nulla.” Sentii i suoi singhiozzi leggeri che le scuotevano il corpo e la strinsi ancora di più.
“Su, Rose, è tutto ok adesso.” Le accarezzai dolcemente i capelli.
In un batter d’occhio fu mattina e in men che non si dica, mi trovai a fare la fila per il check in. Sentivo e vedevo mille occhi puntati su di me, gente bisbigliare sotto voce e alcuni addirittura indicarmi, ma non mi importava. Per la prima volta, dopo settimane, sorridevo davvero e avevo una speranza.
Respirai a fondo e chiusi gli occhi. Bella doveva sposarsi ed io non sapevo se sarei arrivato in tempo per impedirle di fare la scelta sbagliata. Perché quella era la scelta sbagliata.
Io lo sapevo, e finalmente potevo dimostrarglielo. Era la prima volta nella mia vita che avevo tutto chiaro. Sapevo cosa volevo, e avrei fatto di tutto per ottenerlo. Jasper, mamma, papà, Rosalie, Jane, erano solo un ricordo lontano che aleggiava in un angolo della mia mente.
Avrei fatto di tutto per Bella. Sorrisi alla hostess che mi guardò e mi chiese gentile.
“Dove va di bello, signor Cullen?”
“Seattle, vado a riprendermi quello che è mio.”
 
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Eccoci qui... questa è la prima parte dell'ultimo capitolo, a cui seguirà ovviamente l'epiologo.

Scusate il ritado, visto che di solito ho postato tra domenica e lunedì, ma i regali di Natale mi stanno assorbendo tempo ed energie!!!!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e chi di voi non ha apprezzato Edward, che l'abbia rivalutato!!

Fatemi sapere cosa ne pensate!

Un bacioone e grazie per la pazienza!!

A.
 

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Capitolo 19
*** Capitolo 17 (part II) - Me without you (Edward Pov) ***


Capitolo 17 CAPITOLO 17 (part II)
Me, without you
Edward Pov
 
Il volo mi sembrò interminabile e l’unica cosa che mi ronzava in testa era “sarei arrivato mai in tempo?” e ogni volta una voragine si apriva al centro del mio stomaco.
Cosa avrei fatto se l’avessi persa per sempre?
No, era meglio non pensarci. Io sarei arrivato in tempo, avrei impedito il matrimonio, l’avrei fatta tornare da me.
Sapevo che farmi perdonare da lei non sarebbe stato semplice, ma sapevo di avere una possibilità.
Io l’amavo. Niente avrebbe avuto più senso senza di lei.
Da quando l’avevo conosciuta, anche i colori non erano più gli stessi. Quando lei era accanto a me, tutto prendeva una nuova sfumatura, era come se i toni si ravvivassero e prendessero improvvisamente vita.
Adesso che l’avevo trovata non potevo lasciarmela sfuggire.
Sospirai. L’ansia mi stava divorando come un leone famelico si ciba della sua preda dopo un’estenuante caccia.
Ero come dentro una campana di vetro, tutti i suoni attorno mi rimbalzavano.
Uscito dall’aeroporto, trovai una piccola macchinina con un uomo tarchiato che fumava un sigaro ad aspettarmi, con il cartello Cullen in mano.
“E’ lei il signor Cullen?” Chiese senza abbandonare il sigaro dalla bocca.
“Si, si.” Mi infilai dentro la macchina, mentre un gruppo di ragazze, stava spaventosamente cominciando ad avvicinarsi, e lui fece lo stesso.
“Mmmmm, sa che ha una faccia conosciuta?” Disse prima di partire, osservandomi dallo specchietto retrovisore.
“Bè, me lo dicono in molti.” Sorrisi e per fortuna non fece più domande, lasciandomi ai miei pensieri.
Guardavo l’orologio in continuazione, e in continuazione mi chiedevo che cosa stesse facendo lei. Dall’autostrada passammo ad una strada provinciale. Alzai gli occhi al cielo e vidi la coltre di nubi che impediva al sole di far filtrare i suoi raggi.
Improvvisamente tra gli alberi cominciarono ad apparire le prime case e insieme a queste il cartello “Forks”. Il mio cuore sobbalzò così forte, che per un attimo pensai che il tassista lo avesse sentito. Ero vicino ormai.
“Dove vuole che la lasci?” Chiese appena entrammo nel centro abitato.
“In chiesa.” Balbettai. Ero talmente nervoso che non riuscivo più neanche a parlare.
Quando l’auto si fermò davanti una struttura in cemento e grandi portoni, fu in quel momento che il mio cuore sembrò fermarsi.
“Grazie.” Sbiascicai abbandonando la macchina. In men che non si dica, mi ritrovai solo davanti i gradini di quell’edificio. Mi feci coraggio e cominciai a salirli ad uno ad uno. Le porte erano chiuse e furono mille le cose che pensai prima di avere finalmente il coraggio di spalancarle.
Ma ciò che mi si presentò davanti gli occhi, era sicuramente uno scenario a cui non avevo minimamente pensato. La chiesa era vuota. Completamente e assolutamente vuota. Entrai e sentii i miei passi rimbombare. Un senso si smarrimento mi pervase. Per la prima volta nella mia vita mi sentii solo e per la prima volta mi resi conto che probabilmente non avrei mai più avuto indietro Bella. La mia Bella.
Mi sedetti su una panchina e appoggiai stancamente la testa alla panca davanti la mia. Chiusi gli occhi per non pensare.
Improvvisamente sentii una mano sulla mia spalla e mi drizzai velocemente.
“Tutto bene, figliolo?” Chiese con voce gentile quello che era senza ombra di dubbio il parroco.
“Si bè. No.” Lo guardai in fondo agli occhi e un improvviso senso di fiducia vi avvolse. Si sedette accanto a me e continuò a sorridermi.
“Se vuoi dirmi cosa ti affligge. Forse non potrò aiutarti, ma sicuramente ti sentirai meglio.” Quello sconosciuto mi parlava dolcemente e stava riuscendo a tranquillizzarmi.
“Io.. sono venuto per il matrimonio. Ma sono arrivato troppo tardi.” Feci scivolare la faccia sulle mani, per nascondere gli occhi lucidi. Mi sentivo così vulnerabile. E non lo ero mai stato in tutta la mia vita. Probabilmente perché mai nessuno, in tutta la mia vita era riuscito a penetrare così a fondo nel mio cuore.
“Bè, se è questo il tuo problema, la soluzione è semplice.” Disse ridendo ed io mi voltai immediatamente a guadarlo.
“Cosa vuol dire che la soluzione è semplice?” Il cuore cominciò a battere forte.
“Il matrimonio in questione non si è svolto. La sposa è svenuta. In realtà è svenuta dopo aver detto allo sposo che non voleva più sposarlo.” Si grattò la lunga barba e guardò in aria, come cercando di ricordare cosa era esattamente successo.
“Il matrimonio non si è svolto? Vuol dire che lei non è sposata?” Un improvviso entusiasmo mi accese e in un impeto di gioia abbracciai il sacerdote che rimase stupito da quel repentino gesto di felicità. Lei lo aveva lasciato. Solo in un secondo momento riflettei sulla prima parte del discorso e un senso di angoscia mi pervase. “E dov’è adesso? La sposa intendo.” La mia apprensione crebbe incredibilmente mentre attendevo che mi rispondesse.
“L’hanno portata in ospedale.”
“Grazie padre.” Mi alzai di scatto e lo scavalcai, cominciando a correre a perdifiato. Ma appena fuori la chiesa mi bloccai. Tornai di corsa dentro. “Dov’è? Dov’è l’ospedale padre?” Chiesi senza aria.
“Ti ci accompagno io figliolo.” Si alzò e barcollando arrivò accanto a me.
Non mi resi neanche conto del percorso che dalla chiesa mi portò in ospedale. Immaginavo solo Bella, in un letto di ospedale. Volevo vederla, avevo bisogno di vederla, di sapere che stesse bene.
“Eccoci.” Disse improvvisamente distogliendomi dai miei pensieri.
“Si.” Risposi distrattamente scaraventandomi fuori dalla macchina. Appena fui dentro la reception dell’ospedale mi resi conto che non lo avevo neanche ringraziato. Lo avrei fatto successivamente. In quel momento, dovevo trovare Bella.
Mi avvicinai al banco e la ragazza davanti a me, che inizialmente mi aveva gettato un sguardo indifferente, mi guardò improvvisamente sgranando gli occhi.
“Isabella Swan.” Dichiarai quasi senza fiato. La ragazza continuava a fissarmi con la bocca aperta. “Isabella Swan.” Ripetei con più insistenza e lei sembrò finalmente svegliarsi.
“Si, 4° Piano, stanza 435.” Quando scattai non aveva ancora neanche finito di pronunciare tutti i numeri della camera. Sentii che continuava a parlare, ma non ascoltai le sue parole.
Ero vicino a lei. Così vicino che mi sembrava quasi di sfiorarla ormai. Feci le scale, salivo gli scalini a tre a tre e in men che non si dica, mi ritrovai senza fiato, ma non mi importava.
Solo la scritta ‘4° Piano’ mi fece fermare un attimo per prendere fiato.
Entrai con calma e cominciai a scrutare i numeri delle camere in cerca del suo. Tenevo gli occhi bassi, nella speranza che nessuno mi riconoscesse. Ed effettivamente, erano tutti così impegnati che nessuno mi prestava attenzione. Dopo aver girato 3 corridoi, finalmente mi ritrovai davanti il fatidico numero.
Con una lentezza esasperante aprii la porta e finalmente la vidi lì, coricata nel letto, avvolta tra le lenzuola bianche dell’ospedale che rendevano la sua pelle ancora più candida e pallida, che dormiva beatamente. Sembrava così piccola e indifesa. Mi ero concentrato così tanto su di lei, che non mi ero minimamente accorto che nella stanza ci fossero anche altre persone.
“Capo Swan, le presento Edward Cullen.” Mi presentò Alice ad un uomo in vestito con dei baffi nerissimi, che intuii essere il padre di Bella.
“Piacere.” Sbiascicai, continuando a non togliere gli occhi da Bella.
“Eh così sei tu.” Disse il padre di Bella, come facendomi i raggi X. Non mi ero mai sentito così in imbarazzo.
Notai che sedute accanto il letto c’erano anche due ragazze che continuavano a fissarmi e indicarmi scioccate.
“Voi dovete essere Angela e Jessica. Bella mi ha parlato moltissimo di voi.” Risi, nel vedere i loro sorrisi crescere dopo quella affermazione.
“Papà.” Sembrava che si fosse svegliata dopo un lungo sonno. Quante volte l’avevo sentita appena sveglia? Troppe poche probabilmente.
“Bella, tesoro, ti senti meglio?” Chiese dolcemente suo padre, accarezzandole la testa.
“Si meglio, grazie.” Sorrise e il cuore sobbalzò. Capii quanto mi era mancata. Quanto mi era mancato il suo sorriso.
“C’è una persona che è venuta a trovarti.” Affermò suo padre indicandomi, e rimasi di ghiaccio, quando i suoi occhi si posarono su di me.
“Ed… Edward? Che diavolo ci fai qui?” Sgranò gli occhi.
“Bella.. io… vorrei solo avere l’opportunità di parlare 10 minuti con te. Non ti chiedo altro. Aspetterò anche fuori dalla stanza. Anche tutto il pomeriggio se c’è bisogno. Non mi importa.” La determinazione nelle mie parole era così forte, che vidi lo stupore nel suo sguardo.
“Papà, ragazze, potete lasciarci un po’ da soli per favore?” Disse con un filo di voce e tutti abbandonarono la stanza, compreso il padre, che mi guardava in cagnesco.
“Non credo di piacere molto a tuo padre.” Dichiarai sorridendo, mentre mi sedevo nella sedia accanto il letto. La osservai per un attimo e una strana sensazione mi avvolse. Vederla con quel vestito bianco provocava in me sentimenti contrastanti.
“Edward, cosa sei venuto a fare qui?” Chiese dopo un silenzio che mi sembrò durare un’eternità.
“Bella, ma davvero non lo capisci?” Afferrai le sue mani e la guardai negli occhi.”Io ti amo… Queste settimane senza di te, sono state un vero inferno. Non mangiavo più, non dormivo più e ogni cosa, tutto in intorno a me, mi ricordava te.” Deglutii, cercando qualcosa in lei che mi desse una speranza. “Bella io non voglio vivere senza di te.”
Ma lei rimase immobile a fissarmi. I suoi occhi erano pieni di lacrime, ma dalla sua bocca non usciva una parola. Il mio cuore cominciò lentamente a decelerare. Non era possibile che stesse accadendo davvero.
“Bella?” Dissi in un soffio quasi impercettibile, quando lei continuava a rimanere in silenzio. “Bella, ti prego, di qualcosa…”
“Edward…” La sua voce era un flebile suono che rimbombava nelle mie orecchie. “Io non posso dirti quello che vuoi sentirti dire. Io in questo tempo lontana da te ho riflettuto. Tu non mi ami veramente, non lo hai mai fatto.” Rimasi di sasso ascoltando quelle parole. Come poteva non capire? Compresi che mi rimaneva l’ultimo, disperato gesto prima di lasciarla andare per sempre. Mi alzai dalla sedia ed e mi misi in ginocchio davanti a lei. Dalla tasca della giacca estrassi un piccolo cofanetto in velluto blu e ne feci scattare la chiusura che mostro un piccolo anello con a centro un diamante che brillava solitario.
“Isabella Swan, vorresti farmi l’immenso onore di diventare mia moglie?” Ma proprio nell’esatto momento in cui stava per rispondere qualcosa, sentii la porta alle mie spalle aprirsi e in men che non si dica il dottore e il padre di Bella irruppero nella stanza.
“Scusate se sto interrompendo qualcosa.” Disse il medico imbarazzato mentre io mi alzavo da terra, lasciando l’anello tra le mani di Bella. “Ho i risultati delle analisi signorina Swan.”
Il mio cuore accelerò all’istante. Qualcosa mi stordì improvvisamente. Qualcosa che avrebbe cambiato completamente il corso della mia vita.
 
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Non so se chiedervi scusa basterà... le vacanze di Natale, che dovevano essere il periodo perfetto per trovare un pò di tempo per rilassarsi e scrivere sono state praticamente più incasinate di tutti gli altri giorni.. E poi sapere che ormai manca davvero pochissimo mi mette un pò tristezza e forse è anche per questo che ho rimandato il momento della stesura di questo capitolo. Ma non potevo rimandare per sempre, e quindi rieccoci qui.
Non vi assicuro i tempi di stesura dell'epilogo... potrei metterci una settimana, come un mese.. ma quello che vi assicuro e vi prometto è che avrete l'epilogo :)
Mi scuso immensamente anche con le ragazze che hanno commentato e alle quali non ho risposto.. prometto che non succederà mai più.

Non mi resta che dirvi che se vi è piaciuta la mia storia, lasciate un segno, una dedica, un suggerimento <3

Grazie di cuore.

Alla prossima.

A.
 

 

 

 

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Capitolo 20
*** Epilogo (Edward Pov) ***


Epilogo Un piccolo salutino, prima di leggere la fine di questa storia... :D

 Eccoci qui... eccoci alla fine...

Scusate se ci ho messo così tanto, ma l'ultimo periodo è stato denso di avvenimenti per me che mi hanno impedito di sedermi, concentrarmi e scrivere la giusta fine per questa storia.. o forse semplicemente non volevo che finisse...
Ma ogni cosa è destinata ad avere un inizio e una fine.. ed è il momento di concentrarmi su nuovi progetti e su nuove storie (sto pensando di scrivere una nuova FF ^__^).

Ma andiamo a noi... io voglio ringraziarvi.. per il vostro sostegno, per avermi seguito in questa avventura...

Spero che la mia conclusione vi piaccia... Fatemi sapere cosa ne pensate, lasciate tanti commentini, così che possa ringraziarvi ad una ad una, rispondendovi!!! :)

Buona lettura.. vi voglio bene! 

A.

EPILOGO
Edward Pov.
 
Camminavo per strada e guardavo la mia figura che si rifletteva sulle vetrine. Stava spuntando qualche capello bianco, ma non è che me ne importasse chissà quanto.  Mandai i capelli sotto il cappello e sistemai gli occhiali scuri che mi aiutavano a celare la mia identità. Essere una star era sempre stato difficile, e anche se era passato qualche anno, la gente continuava a riconoscermi quasi con la stessa cadenza per strada.
Già, perché la mia carriera di attore era finita. Ed era finita esattamente quattro anni fa. In fin dei conti non era stata una decisione sofferta. Ci avevo pensato, avevo fatto la mia scelta quando avevo capito che non era davvero quello di cui avevo bisogno per essere felice.
Non possono non ammettere che la mia vita era completamente cambiata. Per mantenermi avevo aperto un piccolo ristorante, che devo dire andava anche discretamente bene. Non so se per il cibo o perché la gente era curiosa di vedere me.
Sorrisi quando due ragazze mi passarono accanto e mi indicarono con le solite movenze. Gli anni passavano, ma le cose restavano immutate per certi versi.
Come ogni mattina stavo percorrendo la strada che mi portava da casa al locale. Sapevo che non avevano bisogno di me per andare avanti, che il mio staff era perfettamente in grado di cavarsela, ma a me piaceva avere qualcosa da fare e pian piano avevo anche imparato a cucinare.
Qualcosa vibrò nella mia tasca. Guardai il monitor e vidi che era Rosalie.
“Cosa c’è?” Chiesi rispondendo alla chiamata.
“Non posso chiamare il mio piccolo e dolce fratellino a cui voglio immensamente bene?” La sua voce mi fece insospettire.
“Ok, hai ragione.. Rettifico: cosa vuoi?” Sorrisi. Mia sorella era la persona più testarda del mondo, ma per me la vita non avrebbe avuto senso senza di lei.
“Uffa, Ed! Non è possibile che ti chiami solo per sapere come stai?” Sbuffò ed io cominciai a sghignazzare.
“Rosalie, ti conosco, quando hai quella voce, è perché ti serve qualcosa. Su forza.. non ti vorrò meno bene per questo.”
“Dannazione Eddy.. come diavolo fai a conoscermi così bene?” Sospirò profondamente e continuò. “Bene, so che non è una cosa da dire al telefono, ma… vorrei che fossi il mio testimone di nozze.” Un singhiozzo di commozione ruppe la sua voce.
“COSA?” Urlai fermandomi in mezzo la strada, mentre due signori in giacca e cravatta mi sfiorarono, lanciandomi occhiate poco carine.
“Bè.. io ed Emmett abbiamo deciso di sposarci ed io voglio che tu e Jasper siate i miei testimoni. E non puoi dirmi di no.” Il suo tono aveva un’autorità che anche con tutta la volontà del mondo nessuno sarebbe riuscito a dirle di no.
“ E sia mia piccola Rose.” Mi arresi dolcemente.
“Grazie Ed, non sai quanto mi fai felice. Corro a dirlo ad Emmett. Ti chiamo in settimana. Ti adoro.” E chiuse la chiamata, senza neanche potessi controbattere o aggiungere altro.
Sorrisi ancora una volta. La mia Rose finalmente sarebbe convolata a nozze. Come sarebbe stato strano vederla in abito bianco.
In men che non si dica mi ritrovai al ristorante e appena aprii la porta, una dolce massa di capelli mi saltò addosso, facendomi indietreggiare. Ne sospirai a pieni polmoni l’incantevole profumo e la strinsi forte a me, come se non l’avessi tra le mie braccia da troppo tempo, anche se erano passati solo pochi minuti dall’ultima volta che l’avevo vista.
Anche se era ancora una piccola donna, aveva un’intelligenza che spesso mi lasciava davvero di stucco. Era davvero la perfezione assoluta.
“Sei in ritardo. Ti avranno di nuovo fermato per strada, Edward Cullen?” Dalle cucine arrivò anche lei che sghignazzava allegramente e mi distolse dai miei pensieri. Mi prendeva ancora in giro perché la gente continuava a riconoscermi e a chiedermi l’autografo o una foto.
“Papà..” Carlie cercò di attirare nuovamente la mia attenzione ed io l’abbracciai ancora più forte. E dopo pochi secondi si svincolò dalle mie braccia per tornare a giocare. Ed io tornai a guardare lei.
“No, tesoro, mi ha chiamato Rose. Lei ed Emmett si sposano ed io farò da testimone.” Dissi sorridendo, mentre seguivo con lo sguardo la mia piccola che cercava di far entrare ad un orsacchiotto il vestito di una barbie.
“SI SPOSANOOO!! Ma che bella notizia!” Urlò di gioia. “Finisco di sistemare le prenotazioni e mi racconti tutto.” Mi baciò velocemente sulle labbra e tornò nel retro bottega.
Bella. Era lei la donna della mia vita, e lo avevo capito esattamente nel momento in cui avevo pensato di perderla per sempre.
Ricordo ancora quel giorno come fosse ieri.
Ero andato in ospedale, le avevo chiesto di sposarmi, ma dopo pochi minuti avevo scoperto che lei aspettava un bambino, che NOI aspettavamo un bambino.
E in quel momento la mia vita era cambiata. Stupito, stordito, scioccato. Un miliardo di emozioni avevano attraversato il mio corpo. Ma soprattutto paura. Paura di perderla per sempre, paura che non volesse stare con me.
E i primi tempi così era stato. Ero stato tre mesi a corteggiarla, a farle capire che ero cambiato, a dimostrarle che era lei la donna con cui volevo stare. E ne era assolutamente valsa la pena.
Perché quando ti rendi conto che davanti a te hai la donna della tua vita, il resto non conta. Non conta quanto tempo ci metterai a conquistarla, quante cose dovrai fare per lei. Conta solo lei, averla nella tua vita, convincerla che tu sei l’uomo giusto.
La mia vita, la mia intera vita non avrebbe avuto senso senza di lei, perché che senso ha vivere un’esistenza senza quella che sai essere la tua anima gemella?
Lei era diversa, diversa da tutto quello che io avevo conosciuto, da quello che io pensavo di volere, ma mi era bastato guardarla negli occhi, quel giorno in reception per capire che lei era speciale. E non mi sarei mai perdonato di lasciarla andare via, perché insieme a lei tutto ha finalmente un significato.
Il giorno in cui finalmente mi aveva detto si, che mi avrebbe sposato, era stato uno dei più belli della mia intera vita. In quello stesso giorno, mi aveva chiesto di scegliere tra lei e la mia carriera, perché lei voleva una vita normale, una famiglia, una persona su cui potere contare in ogni momento. Ed io non ci avevo pensato due volte. Volevo lei.
E poi era nata Carlie. La mia piccola bambina, la mia grande ragione di vita. Lei e Bella erano tutta la mia vita. Non avevo mai creduto di avere così tanto amore da dare finchè non l’avevo tenuta tra le braccia per la prima volta. Era così piccola, così indifesa e aveva bisogno di me. Ero diventato un papà. Avevo una vita di cui prendermi cura.
E adesso erano passati 4 anni. E anche se la vita non era ogni giorno rose e fiori, non avevo paura di affrontare le difficoltà, perché sapevo di avere loro a mio fianco.
“Ed, che pensi?” Bella interruppe per l’ennesima volta i miei pensieri. Mi avvicinai a lei e l’abbracciai forte, baciandola con passione.
“Ti amo Bella, ti amo da impazzire.” Dissi appena riuscii ad allontanarmi dalle sue labbra che erano come una calamita per le mie.
Lei mi guardò sorridendomi e il mio stomaco andò in subbuglio, la mia testa diventò leggera.
“Anche io amore.”
“Pure io, pure io, abbraccio mamma e papà.” Carlie corse verso di noi, unendosi al nostro abbraccio.
Tutto era tornato a posto ed io finalmente ero davvero felice.

FINE

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