Affari, Casini e… Noleggi?

di MihaChan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Che sia Dannato, Io… E anche la mia stupidissima lingua! ***
Capitolo 2: *** Trovata! ***
Capitolo 3: *** Istruzioni e... Aaaaazione! ***
Capitolo 4: *** Il lupo perde il pelo ma non il vizio ***
Capitolo 5: *** Ogni speranza è persa… ***
Capitolo 6: *** Viva Las Vegas ***
Capitolo 7: *** “Imprevisti” Evitabili ***



Capitolo 1
*** Prologo - Che sia Dannato, Io… E anche la mia stupidissima lingua! ***


 Tikal: Grazie per l'avviso! E' strano però, a me lo legge normale... Non so, forse è impazzito l'html... Fammi sapere se ora si legge bene e scusa (e scusate!) l'inconveniente ç_ç Si vede che con l'HTML non ci so proprio fare, eh? Grazie ancora dell'avviso, Tikal!

La storia non è scritta a scopo di lucro. Tutti i personaggi appartengono a:
© Square-Enix and © Disney

Non ho molto da dirvi, a parte che spero vivamente che l’idea vi piaccia e vi diverta, anche perché, come in ogni Commedia che si rispetti, non mancheranno scene Comiche, Demenziali, Romantiche e tanti, tanti equivoci!
Ahahah, già mi sto’ entusiasmando! Che bello! °W°
Iniziamo, va! Buona lettura! ^__^

---

Prologo.

Che sia Dannato, Io… E anche la mia stupidissima lingua!

Era da mezz’ora che guidavo, o meglio, rimanevo fermo nel traffico. Non so, forse la città di Los Angeles si era messa d’accordo per farmi perdere tempo, non che non potessi prendermi quel lusso, però… Che palle, avevo di meglio da fare che sentire clacson in continuazione e imprecazioni di ogni tipo, che avrebbero fatto venire le convulsioni a quelle povere e sante donne dedite al Signore degli alti dei cieli, conosciute meglio come suore.
Sbuffai, passandomi la mano tra i capelli, maledicendomi per la millesima volta nell’arco di mezza giornata. Ne avevo fatte e dette di stronzate nell’arco dei miei venticinque anni di vita, però cazzo, ora l’avevo sparata proprio grossa. Avevo davvero messo a rischio un accordo che mi avrebbe fruttato milioni di dollari, e la cosa non mi andava giù… E avevo una pessima sensazione.

Dopo aver perso un'altra mezz’ora bloccato nel traffico, finalmente arrivai nel luogo dell’incontro, superai il cancello e giro navigai la fontana che si trovava a pochi metri dall’ingresso, fermandomi d’dinanzi a quest’ultimo
Scesi dalla mia Lamborghini Estoque* grigio scuro, guardandomi intorno distrattamente. Un facchino, un ragazzotto di diciotto, massimo diciannove anni, sicuramente una matricola, si avvicinava lentamente, si vedeva benissimo che la voglia di fare bene le cose erano davvero basse. Ottimo, gli avrei cambiato i connotati in meno di un minuto.
«Buonasera, signore.» Sussurrò annoiato.
«Buonasera. Vuoi dare questo benvenuto a tutte le persone che alloggeranno in quest’albergo? Di questo passo, perderai presto il lavoro, ragazzo.»
«Ma stia zitt…» Bloccò le sue parole appena mi riconobbe, irrigidendosi rapidamente e mettendosi sull’attenti, come un soldato. «V-volevo dire… B-BUONASERA, SIGNOR VICE DIRETTORE!! M-m-m-mi perdoni!»
Lo guardai per pochi attimi, per poi ridere divertito. Ah, i novellini, come li adoravo. Gli poggiai una mano sulla spalla sorridendo.
«Vedi di darti una calmata, non voglio che i miei clienti ricevano quest’accoglienza. Ci metto davvero poco a cacciarti. Got it Memorized?» Proruppi, avvicinando il mio viso al suo. Annuì.
«Ottimo. Mi raccomando, trattala bene la mia bambina. Se trovo un solo graffio sulla sua bella carrozzeria, me la prenderò direttamente con te. Got it Memorized?» Dissi, facendogli l’occhiolino. Il ragazzo deglutì, annuendo flebilmente e sbiancando. Forse avevo esagerato, ma ci tenevo che le cose andassero come dicevo.
«Ah, non preoccuparti, se ti comporti bene, farai strada» Aggiunsi, ridendo di nuovo ed entrando nel mio splendido albergo. Mio… Insomma, lo sarebbe stato, un giorno.
Come? Vi chiedete perché uso questo “Got it Memorized?”?
Ah, non lo so, un vizio, l’ho sempre avuto. E onestamente, fa tanto fico**.

Appena misi piede all’Interno dell’albergo, mi raggiunse immediatamente il Responsabile Amministrativo, che scaricai dicendogli che avevo fretta ed ero in ritardo per un incontro importante.
Superai la grossa Hall, entrando poi nell’immensa sala riposo, dove vi erano molti ospiti –anche illustri- che salutai, per poi avviarmi verso il banco bar, dove c’era lui, vestito in modo poco consono –almeno, lo era per l’ambiente in cui si trovava-, divorando gli stuzzichini con un’eleganza che… Ah… Se non fosse stato un mio così caro amico, l’avrei mandato via a calci in culo, poco ma sicuro.
«Ehi, Max. Un Whiskey on the Rocks, grazie.» Dissi, rivolto al barman, che subito di mobilitò per prepararmene uno.
Il mio amico si voltò verso di me, scoppiai a ridere quando lo vidi sorridermi con gli occhi spalancati e con la bocca piena di noccioline.
«Ciao Axel!» Cinguettò, sputandomi qualche nocciolina in faccia, che levai prontamente guardandolo male, peccato che m‘ignorò completamente scolandosi un bicchiere di birra.
«Demyx.»
«Come va? E’ da un po’ che non ci vediamo! Allora, cosa mi racconti? Oggi al telefono mi sembravi disperato… Cos’è successo?»
Max mi diede il bicchiere pieno, che afferrai con entrambe le mani, senza però portarmelo alle labbra.
«Ecco… Io ho fatto una stronzata.» Sussurrai guardandolo, lui inclinò un po’ la testa, com’era solito fare. «Questa mattina mi sono incontrato con il Signor William Murphy e…»
«W-W-William Murphy?! Il Direttore di quella sfilza di Casinò di Las Vegas?!» Chiese, spalancando gli occhi, annuì. «E allora?! Non dovresti esser felice di averci a che fare?! AH! N-non ha accettato una tua proposta, vero? Vero? Per questo sei così disperato!»
«Demyx!! Ma la smetti di sparare idee a caso?? Fammi spiegare!» Lo interruppi, infilandogli un pezzo di focaccia ripieno in bocca. «Che cavolo, fai sempre così… Mi chiedo ancora PERCHE’ mi ostino a chiamare TE quando ho un problema…» Sussurrai.
«Perché sono il migliore!» Rispose sorridendo e facendo l’occhiolino.
«Sì…»
«Ok, dai, spiega al tuo caro ‘michetto cosa ti turba... Ah, ma prima levami una curiosità…»
«Cosa?»
«Mr. Murphy è ancora qui?»
«Sì… E ci resterà per un paio di giorni, fino a che non firmiamo il contratto…»
«Che fico… Me lo fai co…»
«No!»
«Cattivo…» Sussurrò, mettendo il broncio come un moccioso. Ah, l’aveva sempre avuto quel viziaccio… Lo odiavo quando lo faceva.
«Vuoi che ti racconti cosa è successo o continuiamo a cazzeggiare?» Chiesi, poggiando la guancia sulla mano appoggiata al bancone.
«Vai.»
«Ottimo. Allora, questa mattina ho avuto un incontro con il Signor Murphy, con la quale ho un affare in pentola che se va, farà guadagnare milioni di dollari all’azienda…»
«a-ha» Mi lanciò uno sguardo confuso, di tutta risposta, io gliene lanciai uno che faceva ben intendere che non avevo ancora finito.
«…l’affare va a gonfie vele, ci siamo messi d’accordo ed è una cosa che conviene a entrambi, però…»
«Però…?»
«Ho fatto una stronzata!» Sbottai, grattandomi la testa con entrambe le mani, disperato.
«Ok, ho capito… Ma che stronzata?!»
«Ora ti racconto…»

***Flash Back***

12:30
Ero seduto al tavolo migliore di tutta la sala, di fronte a me, c’era lui, l’uomo che poteva far migliorare ancora di più i miei affari, che poteva cambiare la strada dei miei alberghi.
Pranzavamo tranquilli, parlando dell’affare che già mio padre, anni prima, bramava di realizzare, senza però esserci mai riuscito, ma io, oh, ma io sì, ci sarei riuscito, eccome.
«Ohohoh! Ottimo, Signor Smith. Direi che la sua proposta sia ottima per entrambi.» Disse, sorseggiando dell’ottimo vino.
«Direi proprio di sì, Signor Murphy. Bisogna solo aspettare che il contratto sia pronto e la nostra collaborazione potrà finalmente avere inizio.»
«Sì. Anche se ci vorranno un paio di giorni, sa com’è, il mio Notaio e il mio Avvocato, nonché tutti i miei collaboratori sono piuttosto occupati. Ma le assicuro che non ci vorrà troppo.»
«Si figuri. Si prenda tutto il tempo che vuole.» Sì, dovevo portare pazienza, anche se non vedevo l’ora di tenere tra le mani quel foglio.
Continuammo a chiacchierare, sempre di lavoro e affari quando, verso la fine del pranzo, non mi fece una domanda.
«Smith, lei è sposato?»
!!! Papà me l’aveva detto che Murphy ci tiene molto alle famiglie, devo fare bell’impressione!
«Eh? Ma certo! Mi sono sposato due settimane fa! Non vediamo l’ora di metter su famiglia! Adoro i mo…erhm, i bambini!»
…C-cosa? C-che cazzo ho detto??
«Oh! Che bello, ricordo quando mi sposai la mia dolce Meredith… Eh, che bella la gioventù.»
«Già… Ahahahah…» Cercai di chiudere li l’argomento, pronto a cacciarne un altro, ma non me ne diede l’opportunità che continuò.
«Come si chiama?»
«Ehrm…» Oh cazzo. Ero nella merda, nella merda più nera. Dovevo trovare una soluzione, e subito. «…La conoscerà Venerdì sera, a casa mia, la invito a cena!»
M-ma sono impazzito?!
 «Fantastico. Ora mi scusi, ma devo lasciarla. Ho diverse cose da fare.»
«Va bene… Le auguro una buona giornata, Signor Murphy… Arrivederci a Venerdì…»

***Fine Flash Back***

«Ahi…» Sussurrò Demyx appena terminai la mia storia, lo guardai leggermente sconsolato.
«Già…»
«Bel casino…»
«Ma va?»
«Hm…»
Rimanemmo in silenzio per un paio di minuti, ognuno perso nei propri pensieri.
Dannazione, che sia Dannato, sia io che questa mia maledetta linguaccia! Che figura ci faccio se il Signor Murphy scopre che gli ho detto una palla colossale?! Non posso manco dirgli di aver capito male la domanda, visto la convinzione che ci ho messo… AAAAAAHHHH!!! Sono un imbecille!!
«AXEL!» Alzai di scatto la testa, guardando il mio amico sorridermi soddisfatto.
«…Oh, no… Quella faccia…» Sussurrai, aggrottando le sopracciglia preoccupato.
«Oh un idea GENIALE! G-E-N-I-A-L-E!»
«Oh, Dio mio…»
Iniziò a descrivermi il suo piano “Geniale”, lo ascoltai attentamente, per poi scuotere la testa perplesso appena terminò.
«N-Noleggiare una persona?» Sussurrai, incredulo. Mi prendeva in giro, vero?
«Ma sì! Non hai mai visto “Pretty Woman?”» Domandò lui, con un sorriso che arriva da un orecchio all’altro, divorandosi uno stuzzichino, seguito subito da un altro.
«Sì, ma… Demyx, quello è un film. Chi credi che sia così pazzo da accettare una proposta simile? E’ assurdo! A-S-S-U-R-D-O!! Got it Memorized? E se lo dico io, che ne faccio tante di cose assurde… E poi…» Mi fermai un attimo, ripensando al film «Julia Roberts in quel film non faceva la battona? Vuoi farmi noleggiare una battona?» Chiesi, sbattendo le palpebre, molto perplesso.
«Ma no!!!» Urlò, scoppiando a ridere fino alle lacrime. «Ma figurati! Era per farti capire… Ne noleggeremo una seria. Fidati di me, Axel!» Rispose ancora tra le lacrime, per poi calmarsi facendomi l’occhiolino.
“Ne noleggeremo una seria… Come se fosse normale noleggiare le persone!!!!” Pensai, roteando gli occhi e sbuffando pesantemente. Osservai il mio bicchiere di Whiskey on the Rocks ancora pieno, riflettendo sulla cosa. Che dovevo fare? Cosa POTEVO fare? Ormai il casino l’avevo combinato, e purtroppo, questa sembrava davvero l’unica soluzione al mio problema…. Non avevo molte possibilità… Mi ritrovai costretto ad affidarmi a lui.
«Uff… Ok… Fai come meglio credi…» Dissi in fine, rassegnato, portandomi il bicchiere alle labbra e assaporando il forte sapore del Whiskey. «Ma non fare stronzate, chiaro?!» Aggiunsi, additandolo con l’indice. Lui sorrise sicuro.
Sbuffai ancora… Stavo davvero per farlo?! Stavo davvero per noleggiare una… persona?! Dovevo essere onesto, avevo tutti i dubbi di questo mondo dalla mia che la cosa potesse funzionare.

Continua.

L’angolino dell’Autrice:

Note:

*Lamborghini Estoque: Auto STUPENDA, della quale mi sono innamorata subito, al primo sguardo. Qui per voi una bella foto. > http://www.newstreet.it/foto/gallery/1639/lamborghini-estoque-01_640.jpg <
Insomma, non ve lo immaginate Axel scendere da li?? Io !! *__*
**Se lo dici tu, Axel… Lo sai che ti adoro, però alla lunga diventa noiosa sta frase XD

Prologo breve, ma direi interessante!
Ok, ora devo essere onesta, io, il film Pretty Woman, non l’ho MAI, e dico MAI visto!
Però, quando ho saputo tramite un’amica –che porina, si deve leggere tutti i miei scleri- che si presentava una cosa simile anche nel già menzionato film –anche se in modo diverso, per fortuna, direi!-, ho pensato:
“Waaahhh!!!! Grande! Sarà grazie al film che Demyx avrà la brillante idea! Bwahahah! °w°”
Ok, basta così.
Spero di avervi portato un po’ di curiosità, e soprattutto, di sapere qual è il vostro parere, ovviamente, accetto tutto: Critiche (purché costruttive) e Complimenti.
Vi ringrazio in anticipo per tutto, soprattutto per la pazienza e per aver letto tutto fino a qui!
Un Kiss.

MihaChan



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Capitolo 2
*** Trovata! ***


Capitolo 01

Trovata!





Erano solo le dieci del mattino e già avevo voglia di scappare da quell’ufficio.
Mi piaceva il mio lavoro, vivevo in quell’ambiente da quando ero un embrione, ma la voglia di uscire con i miei cari e vecchi compagni d’università, andare in disco o in qualche locale In, conoscere belle pulzelle, andare al cinema… Insomma, volevo fare come ai bei vecchi tempi.
Non che non potessi farlo, ma avendoci tutte quelle responsabilità sulle spalle, non potevo esigere a tali libertà… E le pulzelle, eh, beccavo sempre le solite ochette aristocratiche figlie di chissà chi che si concedevano con facilità, non che mi dispiacesse, ma mi sarebbe piaciuto conoscerne una diversa.
E invece, mi ritrovavo costretto a sentire i discorsi del mio caro Responsabile Amministrativo, in compagnia del Responsabile Commerciale e ai vari Manager. Mio padre fortunatamente non c’era… L’avevo spedito all’estero con mia madre, che reggeva sempre il mio gioco.

Uff… Sono due giorni che Dem non si fa sentire… E mancano tre giorni a Venerdì… Quanto tempo gli serve, ancora? Cavolo, non sono mai stato così nervoso in vita mia…
E… E se… E se non ne trovasse un’adatta per Venerdì?! E se mi portasse davvero una Battona da noleggiare??
Dio, perché mi sono affidato a lui? Perché?!
«Axeel, mi ascoooltihhh??»
Mi rimisi seduto per bene quando il Responsabile Amministrativo, gracchiando come solo lui era capace, mi fece tornare in mente che ero nel bel mezzo di una riunione.
«S-sì, scusate, pensavo al contratto con Mr. Murphy… Di che parlavamo, Zio Vexen?»
L’uomo di fronte a me –Responsabile Amministrativo- mi guardò trovo, ma che voleva? Era il fratello di mia madre, mi veniva spontaneo chiamarlo così!
«Allooooooora… Stavamo discutendo sui conti, stando a…»
Aaahh, sempre le solite cose…
Con la scusa di sistemarmi la gamba del pantalone, attivai un registratore nascosto sotto la scrivania, mi sarei ascoltato il suo lungo, immenso, noiosissimo discorso quando mi sarei sentito leggermente meno nervoso.
Sempre se quel giorno sarebbe arrivato.

Quando finalmente mi lasciarono libero, mi fiondai fuori dall’Hotel, saltando sulla Lamborghini sparendo da lì a tutta birra.
Basta, non ce la facevo più. Dovevo parlare con Dem, volevo sapere che era sulla buona strada, che aveva trovato qualcuno!
E poi, conoscendolo, era del tutto probabile che si fosse dimenticato della cosa!

Arrivai di fronte alla casa di Demyx dieci minuti dopo la partenza dall’Albergo –quanto in realtà ci sarebbero voluti ben venticinque di minuti per arrivare- e, dopo aver parcheggiato con la massima cautela l’auto, citofonai più volte, finché non mi rispose.
°°°Chi è?°°°
«Dem, sono io, Axel! Apri!»
°°°…Ma lo sai che ore sono…?°°°
«Sì, le due del pomeriggio, ora apri, su.»
°°°Aw… Ok, ok…Rompiballe…°°°
Salii al terzo piano, infilandomi nella porta numero 102, quella di Dem, che era ancora in mutande, mezzo addormentato e con tutti i capelli spettinati. Mi chiusi la porta alle spalle e mi accomodai sul divano, evitando di finire sopra qualcosa di poco gradevole. Sparì nella porta della cucina, per poi tornare con una birra tra le mani e sedersi sulla poltrona di fronte a me. Ci guardammo per un po’ in assoluto silenzio, non sembrava per niente intenzionato di tirare in ballo l’argomento… Lo sapevo, l’aveva dimenticato.
«Sai che giorno è oggi, Dem?»
«Hm… Mercoledì?» Domandò, fingendosi confuso.
«Esatto. E’ non credi d’esserti dimenticato qualcosa?» Chiesi, usando lo stesso finto tono confuso. Continuò a fingere di pensare per un po’, lo lasciai fare finché non persi la pazienza.
«Ti prego, dimmi che hai trovato qualche ragazza…»
«Io… Io ho cercato, te lo giuro! Ma non ne ho trovata una disponibile! Appena le spiegavo di cosa si trattava, mi urlavano “MA PER CHI M’HAI PRESA?! NON SONO UNA PUTTANA CHE SI FA AFFITTARE! DISGRAZIATO! DIFFAMATORE!”, ecc ecc ecc…»
«Ecco, lo sapevo io. Chi è così idiota da farsi affittare? E’ io che ti do anche retta! Perché cacchio mi sono affidato a te? Perché? PERCHE’?!»
«Stai calmo, Ax… Ci sono ancora un paio di ragazze al quale posso chiedere… Facciamo così! Ora mi preparo e andiamo da loro! Magari vedendoti accettano!»

Lo seguii da queste ragazze, che puntualmente ci davano la stessa risposta che Demyx mi aveva già detto in precedenza. Iniziai a sentirmi sconsolato, abbattuto, avevo voglia di scappare via, inventare una qualsiasi scusa, che so, che magari ero morto in un incidente Aereo, e sparire definitivamente.
No ok, stavo esagerando, ma non mi andava proprio di fallire nel contratto! Non volevo sorbirmi mio padre che mi rimproverava… Ne andava del mio futuro!

Camminavamo per le strade di Beverly Hills, in silenzio. Solo lo speaker nella radio rompeva quel silenzio davvero terrificante, specialmente se in auto con me c’era quel casinista di Demyx.
Ormai era sicuro, mi ero giocato tutto. Non avevo possibilità, avrei dovuto confessare tutto al Signor Murphy, che sicuramente non avrebbe preso bene la cosa…
Maledizione… Forse è il caso che mi tagli la lingua e impari il linguaggio dei gesti… Combinerei meno casini…
«AH!» Lo guardai con la coda dell’occhio, che aveva ora? «Axel!»
«Che c’è?» Chiesi sbuffando.
«Tu quanto sei disposto a sganciare?»
«Uh?»
«Insomma, a te questa ragazza serve solo per una cena, giusto?» Aggrottai le sopracciglia alla sua assurda domanda… «Demyx, quante volt…»
«E sei disposto a pagare qualsiasi prezzo?»
«Dem, mica stai pensando di prendere una battona? Lo sai che…»
«No, è che… Se sei disposto a sganciare un bel po’ di soldi, forse c’è una ragazza che accetterebbe l’offerta…»
« Ancora una ragazza?» Non che la cosa cambiasse la situazione, anche lei sicuramente ci avrebbe dato la medesima risposta, ma ormai… Avevamo fatto trenta, fare trentuno ci costava davvero poco. «Chi è questa?» Sussurrai.
«Una mia… Amica… Perché non ci ho pensato prima non lo so…»
«Perché sei scemo.» Risposi subito, mi lanciò una pallina di carta come vendetta, e di tutta risposta risi divertito, per poi tornare serio. «Comunque, sganciare quanto?»
«Beh, non so… Direi che ventimila vanno bene…»
«Ventimila?! Ma sei pazzo?!»
«Ehi! Non credo proprio che tu sia nella posizione di poterti lamentare! Chi è che si è messo nei casini, eh? Chi è che ha detto di esser sposato quando invece non è vero, eh? Chi ha invitato Murphy William a cena per fargli conoscere una moglie che non esiste, eh? EH? EH?!»
«Ok, ok, ok! Oh capito!!» Lo interruppi, alzando per un secondo le mani dallo sterzo.
«E poi, con tutti i soldi che ti ritrovi, ti preoccupi di ventimila dollari?!»»
«No! Però… Insomma, sono tanti per una cena…»
«Eh, lo so… Ma sei tu che ti sei messo nei cas…»
«Sì, sì! E’ inutile che lo ripeti!»

Gli dissi di indicarmi la strada per raggiungere la zona dove viveva questa ragazza, nel cammino mi fece prendere l’autostrada… Ma dove cavolo mi stava facendo andare?
«Ma… Dove vive?»
«A Riverside!*»
«Riverside?! Vabbé, un oretta e siamo li… Speriamo che ne valga la pena…»
«Sì! Ne vale la pena, garantisco!» Sorrise, convinto come mai, io non ero così sicuro, però.
«Mah…»

Dopo un oretta, arrivammo a Riverside, girammo ancora un po’, finché non scendemmo dall’auto, dirigendosi verso una libreria.
«Una libreria?» Chiesi perplesso, a me serviva una ragazza, non un libro.
«Sì. E’ la proprietaria.»
«Ah… Ok… Ma è carina?»
«Carina? Ma perché, io conosco ragazze brutte?» Roteai gli occhi, effettivamente, aveva ragione.
«Mi raccomando, Ax…» Mi disse, prima di entrare.
«Tu ti raccomandi me?! Sono io che mi devo raccomandare con te!»
«Suvvia! Andiamo!»
«Ok…»
Guardai quel piccolo negozio di libri, sempre più dubbioso…
«Demyx…»
«Sì?»

---

Un'altra giornata di lavoro quasi portata al termine, e come il solito, mi ritrovai a ricevere cinquanta chiamate del proprietario di casa che aspettava ansioso lo stipendio. Peccato che i soldi per poterlo pagare mi mancassero… E stavo vivendo un momento in cui dovevo prendere una decisione da fare per il mio futuro.
Insomma, se vendo l’azienda, posso pagare l’affitto, e dopo? Come faccio a vivere? Potrei andarmene a lavorare in un bar, o in un ristorante, ok, ma.. Non posso… Lui ha fatto così tanti sforzi per aprire questa Libreria… Non posso venderla, non posso cederla a nessuno… Non me lo perdonerebbe, mai.
«Uff…» Ero demoralizzata. Le cose andavano malissimo negli ultimi tempi, se continuavano ad andare così, mi sarei ritrovata costretta a tornarmene dai miei, e l’idea non mi allettava per niente.
Mio padre, lui mi avrebbe accolto a braccia aperte, aiutandomi in tutti i modi, sostenendomi, ma mia madre… Lei no. Lei aveva grandi progetti per me, voleva che facessi quello che lei non era riuscita a fare. Peccato che io non fossi dello stesso parere. Con lei era un continuo litigio.
Non accettò la mia scelta di non studiare Medicina. Non accettò la mia decisione di trasferirmi a Los Angeles, con Lui. Non accettò Lui, nonostante fosse stata la persona migliore che avessi mai incontrato nella mia vita, con il quale ero felice.
Come potevo tornare? Specialmente se ripensavo a quello che mi aveva urlato per telefono:
“PER ME, SEI MORTA! NON TORNARE MAI PIU’!!”
Ah… Come può una madre dire questo? Non lo capisco…

Ci sarebbe voluto un miracolo per risolvere i miei problemi… Una vincita alla lotteria… Un parente sconosciuto ricco che mi lasciava qualcosa in eredità… Una proposta appetibile…
Che vado a pensare…? Sto messa proprio male, per pensare a cose così…
«E-Elliot, mi puoi aiutare?»
Alzai la testa da tutti quei fogli maledetti, e sorrisi quando vidi il mio piccolo aiutante reggere a stento una pila lunghissima di libri. Mi alzai e lo raggiunsi, togliendoglieli dalle mani.
«Grazie! Woh, erano davvero pesanti…» Disse, asciugandosi con la manica della maglia la fronte ricolma di sudore.
«Non dovresti prenderne di così tanti in una volta sola, Zexion.» Lo ripresi, senza però abbandonare il sorriso.
«Pensavo di farcela!» Si lamentò, gonfiando le guance. Scoppiai a ridere, adoravo quando faceva quel faccino!
«Dai, ti aiuto a metterli a posto»
«No! Ci riesco da solo!» Sbraitò convinto. «Vorrei solo che me li portassi fino a li…»
«Ok… Andiamo.» Decisi di accontentarlo. Zexion non lavorava per me, era minorenne, figuriamoci se mi approfittavo di un bambino, semplicemente, vista la sua immensa passione per i libri, le continue richieste di aiutarmi e le continue visite, accontentai, dopo aver parlato con i genitori –vicini di casa-, di farlo venire qua il pomeriggio, dopo che avesse svolto tutti i compiti.
Era un ottimo assistente, metteva in ordine i libri con una precisione unica, spesso lo ritrovavo a sistemarli addirittura per ordine alfabetico, per colore e grandezza, cosa che io non avrei mai fatto… Ma come si dice, per amore si fa tutto. Anche se la sua sembrava più una fissa.
Lo lasciai al suo “lavoro”, tornando a scervellarmi su quei fogli, quando la mia attenzione fu richiamata da due tizi che discutevano davanti all’ingresso del negozio.
Grazie alle vetrine –anche se ricoperte di libri- potevo vederli abbastanza bene. Uno, quello più alto, era vestito casual, con dei bizzarri capelli rossi, mentre l’altro, era vestito punk**, con i capelli biondo cenere.
Punk… Biondo Cenere… !!!
Mi fiondai verso la porta, spalancandola con un enorme sorriso stampato sul volto.
«Demyx!»
Sussultarono entrambi, guardandomi con gli occhi fuori dalle orbite, poi Demyx ricambiò il sorriso.
«Elliot!!» Urlò, abbracciandomi. «Era da tantissimo che non ci vedevamo!»
«Sì! Perché due giorni sono tantissimi!!» Dissi ridendo e ricambiando l’abbraccio, poi mi ricordai dell’altro ragazzo in sua compagnia. «Hm… Lui chi è? Un tuo amico?» Chiesi, indicandolo –con poca eleganza, effettivamente-, e fu in quel momento che notai i suoi occhi, di un verde smeraldo intenso, e in più, aveva due tatuaggi a forma di goccia sulle guance. Non si vedevano tutti i giorni tatuaggi così.
E come se non bastasse, notai un'altra cosa ancora, che mi lasciò un po’ perplessa.
Quello… Quello è… Eyeliner?
«Ah, giusto! Elliot, lui è Axel Smith. Axel, lei è Elliot Baker.» Ci scambiammo dei cortesi “Piacere”, mentre pensavo al suo cognome, Axel Smith… Non mi suonava nuovo come nome… Feci spallucce e mi concentrai sul mio amico.
« Allora, Demyx, come mai da queste parti?»
«Ho… Erhm, abbiamo una proposta da farti… Ma entriamo.» Disse, entrando.
Abbiamo?
Lanciai un occhiata al rosso, che si grattò nervosamente la testa. Lo seguii un po’ dubbiosa… Di che proposta si trattava? Demyx era pericoloso, un bravo ragazzo, ma potenzialmente dannoso, e quell’Axel… Chi lo conosceva!

Entrammo, li feci accomodare su un divano messo nel centro e gli offrii del caffè, Demyx non perse tempo e iniziò a raccontarmi di questa sua proposta.
Mi spiegò che Axel aveva detto ad un suo importantissimo cliente d’affari che era sposato, e non contento, l’aveva anche invitato quest’uomo a cena a casa per fargli conoscere la sua consorte.
Onestamente, non capivo quale fosse il problema e soprattutto, io cosa centrassi, finché non mi spiegò che non esisteva nessuna moglie da fargli conoscere, e che quindi ne stavano cercando una da… Noleggiare per una sera.
…Noleggiare per una sera…? NOLEGGIARE?!
«…E avete pensato di chiederlo a me?» Sbottai, guardandoli perplessa.
«Ehh… Sì…» Sussurro, torturandosi le mani.
«E perché, secondo te dovrei accettare una cosa simile?»
«Beh…»
Non aspettai una sua risposta, non ne valeva la pena.  «No. Mi spiace, non posso accettare. Se volete affittarvi qualcuno, andate a cercarvi una dai facili costumi, sulla ventiquattresima ne trovate molte.» Dissi, mi sentivo offesa, come poteva aver pensato a ME per realizzare una cosa simile? E poi, se era un problema di quell’Axel, perché lasciava che fosse Demyx a spiegarmi tutto?
«Signorina Elliot.» Eccolo, finalmente si intromise.
«Sì?»
«Lo so benissimo che quello che le stiamo chiedendo è davvero assurdo e offensivo, ma mi creda, non lo avrei mai, mai fatto se non costretto.»
«A-ha.»
«Ovviamente, vorrei farle sapere che, se accettasse, sono disposto a pagarle quanto vuole, qualsiasi prezzo.»
Avevo sentito bene, o avevo sentito giusto? Voleva darmi qualsiasi cifra SOLO per fingere di essere sua moglie… Per una sera?!
«Q-quanto voglio? Q-qualsiasi prezzo? Stiamo parlando di soldi, vero?» Chiesi, volevo esser sicura, insomma… Avrei risolto gran parte dei miei problemi, se era davvero così.
«Esatto.»
«Hm…» La cosa era già più fattibile vista da quella prospettiva. Iniziai a ragionarci sopra.
Insomma, pensandoci bene, cosa devo fare…?
Fingere di essere la sua compagna, tenergli la mano se necessario, magari dargli un bacio a stampo quando sarebbe arrivato in casa con quel fatidico uomo… E poi, non è male questo Axel Smith.
In fin dei conti, è un sacrificio fattibile, considerando la posta in palio… E considerando il bisogno di soldi che ho…
Oh cavolo, sembro un approfittatrice… Una venale… Ma in fondo, lo faccio per una giusta causa, è per il Suo bene... Per non chiudere la libreria…

«Allora?» Chiese il rosso, impaziente.
Oddio… Sto davvero per farlo?
« Che ne dite di venire a cena da me, questa sera? Magari mi spiegate meglio questa storia… Questo non è il posto adatto per farlo… Verso le…» Guardai l’orologio, erano le sei «Tra un oretta e mezza, va bene?»
Annuirono, accettando l’invito. Ottimo, avremmo discusso meglio sulla cosa. Certo, mi sentivo un po’… Sporca, anche se non avevo fatto niente di spaventoso, ma comunque, non era molto normale quello che stavo, forse, per accettare di fare.
 
---

Appena svoltammo l’angolo, Demyx gioì come un moccioso al suo primo appuntamento con la strafiga della scuola.
«E vai!!! E’ andata benissimo!!!» Esultò, saltellando come un idiota, ma non lo consideravo, stavo pensando a Elliot. Era perfetta per il ruolo che doveva svolgere:
Capelli lunghi e castani, occhi dello stesso colore con alcune piccole sfumature di verde, carnagione medio/chiara, alta, con un fisico niente male, gambe lunghe… Sì, ci avrebbe creduto chiunque che era mia “moglie”.
«Devo dire che è molto carina.»
«Verooo???» Squittì il biondino accendendosi una sigaretta «Ha ventidue anni!» Aggiunse, passandomene una, che presi senza esitazione, che brutto vizio, quello.
«Ventidue? Ottimo. Comunque sia, non esaltiamoci troppo. Potrebbe ripensarci… Anche se è già tanto che la faccenda abbia preso la rotta giusta. Bisogna solo sperare che la nave approdi al porto.» Dissi per calmare le acque, per me andava benissimo, ma era pur sempre lei quella che doveva decidere cosa fare.
«Uh? Ma parla potabile!***» Sì lamentò il biondino, roteai gli occhi.
«Potrebbe anche ripensarci…»
«Nah, non credo!» Disse sicuro, avviandosi alla portiera dell’auto.
«Come fai a dirlo?»
«Vedi, Elliot ha diversi problemi economici, quindi guadagnare tanti soldi in così poco tempo, le fa mooooolto comodo…»
«Oh, beh, ok.» Mi accomodai al sedile, infilai le chiavi nel cruscotto facendo partire il motore dell’auto. «Che dici, dobbiamo portare qualcosa per la cena?»
«Sì! Andiamo a prendere un dolce!»
Detto fatto. Acquistammo un dolce –dei Profiteroles al cioccolato- e Demyx insistette per fermarsi in un negozio di giocattoli… Va bene che era un po’ infantile, ma che si comprasse ancora automobiline e peluche era alquanto esagerato. Ma non feci domande, non mi interessava, volevo solo che si facessero le otto per poterla incontrare di nuovo e parlare seriamente dell’accordo.

Eravamo di fronte alla piccola –ma elegante- palazzina, dove viveva Elliot. Demyx si portò quei giocattoli che aveva comprato precipitandosi a suonare il citofono e, senza aspettarmi, entrò nel portone. Mi ritrovai costretto a inseguirlo per le scale, visto che solo lui sapeva in che appartamento vivesse la ragazza.
«DEMYX! Cavolo!» Urlai, appena lo vidi fermo fuori ad una porta.
«Axel! Andiamo su… Elliot vive qui!» Disse, bussando il campanello. Mi posizionai accanto a lui, sentendomi un attimo a disagio.
La porta si aprì e la rividi con in braccio un… un… Un bambino?! Spalancai gli occhi, finalmente capivo perché Demyx aveva comprato quei giocattoli.
«Benvenuti! Entrate, scusate il casino, ma sapete com’è… Con un bambino ci sono sempre un sacco di giocattoli in giro…»
Il moccioso iniziò a ridere divertito appena Demyx gli mostrò i giocattoli, saltandogli al collo e dandogli un bacio sulla guancia. Li guardai per un po’, poi mi ripresi quando Elliot richiamò la mia attenzione tossicchiando. Mi accorsi che ero ancora sullo stipite della porta.
«Oh, scusa.» Dissi entrando. «Ah,ho portato questo, è un dolce.» Aggiunsi, passandole la scatola.
«Grazie. Ma non era necessario…» Rispose lei, afferrandolo e avviandosi verso la cucina.
«Sì invece, non preoccupar… non si preoccupi.» Sorrise, posando il dolce nel frigorifero.
«Se vuole aspettare di la con Demyx, faccia pure, tra poco sarà pronto, così parleremo anche della proposta di prima.» Disse, iniziando a smanettare vicino al forno.
«Ah, sì. Comunque, dammi del tu, mi sono stancato di sentirmi dare del lei.» Le dissi, rispose dicendomi di fare lo stesso con lei. Mi avvicinai a Demyx, che era sdraiato al suolo impegnato a far ridere quel moccioso, li guardavo, come dire… Stranito.
Non pensavo che a Demyx piacessero i bambini.
Li lasciai fare guardandomi in giro, effettivamente, c’era un po’ di caos, giocattoli sparsi ovunque, ma per il resto era molto ordinata e… Confortevole. Improvvisamente, sentii un paio di mani sulle gambe, abbassai lo sguardo per ritrovarmi quel bambino sorridermi divertito. Ci guardammo per un po’, non sapevo che fare… Con i bambini non avevo molta esperienza, ne mi importavano più di tanto.
«Axel… Lui si chiama Axel!» Disse Dem, avvicinandosi e indicandomi.
Il bimbo inclinò un po’ la testa, continuando a fissarmi con quegli occhioni azzurri. «Acel!» Disse ridendo.
«Acel? Sembra il nome di un detersivo…» Sussurrai, contrariato. Non so se fosse possibile, ma il moccioso si accorse che non mi piaceva come pronunciasse il mio nome e, come a volermi fare un dispetto, continuava imperterrito a ripeterlo.
«Acel! Acel! Acel!»
«AHAHAHAH!! FANTASTICO!» Urlò Demyx, rotolandosi a terra dal troppo ridere. Afferrai il marmocchio da sotto le ascelle, portandolo vicino al mio viso. Quegli occhi, erano così famigliari, mi sembrava di averli già visti…
«E tu come ti chiami?» Chiesi al ragazzino.
«Sora!!» Urlò, tirandomi due schiaffi sulle guancie, ridendo divertito. Sbuffai posandolo di nuovo al suolo, non erano fatti per me quei cosini.

Rimanemmo li ancora un po’, finché Elliot non ci disse che era tutto pronto in attesa di esser mangiato. Il cibo di sicuro non fu il migliore che avessi mai mangiato, ma era gradevole. Verso la fine della cena, Elliot mise in ballo il discorso dell’ipotetico accordo. Ottima mossa, questo mi faceva capire che era più intenzionata ad accettare che altro.
«Allora, parlando di quella cosa… Hai detto che saresti stato disposto a pagare qualsiasi prezzo… Giusto?» Annuii alla sua domanda.
«Capisco… E stando a quello che mi hai detto, la cosa vale solo per una sera.» Annuii nuovamente. Mi guardò per non so, qualche minuto probabilmente, riflettendo sul da farsi. Si alzò e andò in cucina, annunciandoci che avrebbe portato il dolce. Ritornò dopo due minuti, con il vassoio e dei piatti, diede a tutti la propria parte. Mi scappò un sorriso quando vidi il volto del piccolo Sora che, vedendosi piazzare davanti agli occhi il piatto con sopra i Profiteroles, fece un sorriso che gli arrivava da un orecchio all’altro, mentre gli occhi si illuminavano. Ci si avventò sopra, sembrava quasi assatanato.
«Per me si può fare.» Disse improvvisamente Elliot, richiamando la mia attenzione.
«Davvero?!»
«Sì, ma dobbiamo metterci d’accordo sul prezzo.»
«Certo. Quanto?»
«Trentamila.» Proruppe portandosi un Profiteroles in bocca.
«TRENTAMILA?!» Sbottai, alzandomi di scatto, scherzava?! «Sono troppi. Al massimo posso dartene Ventimila.» Obbiettai, ma era pazza? Ok che avevo detto qualsiasi prezzo, ma ora esageravamo!
«Ventottomila…» Continuò lei, imperterrita. Testarda eh?
«Ventidue.» Va bene che avevo bisogno del suo aiuto, ma voleva approfittarsi troppo della cosa.
«Ventisei.» Insistette.
No… Non potevo accettare! Ma non potevo nemmeno lasciar perdere, era la mia unica possibilità! AAAAH!!!
«Ok! Facciamo venticinque! Questa è la mia ultima offerta!» Dissi in fine, porgendole la mano per concludere l’accordo. Ci pensò un po’ su, per poi sorridere e ricambiare la stretta.
«Affare fatto!»
Sospirai abbastanza soddisfatto. Erano un bel gruzzoletto di soldi, ma niente in confronto a quello che avevo, certo, ma comunque, per una cena –senza alcun dopocena divertente- era un po’ troppo. Forse mi conveniva davvero prendere una battona… Almeno ci sarebbe stata una festicciola dopo…
Ma che vado a pensare…
«AHAHAHAHAH!!!! MA SEI FANTASTICO, SORA!» Sbraitò Demyx, indicando il piccolo Sora, che aveva il viso completamente ricoperto dal cioccolato, per non parlare del resto. Sorrisi nel vederlo conciato in quel modo, era così buffo.
«Ma…Sora! Ma che ti sei combinato!» Urlò Elliot. Sora la guardò confuso, poi guardò noi, che sorridevamo –io sorridevo, Dem rideva come un pazzo-, poi guardò di nuovo la madre, che non riusciva a nascondere un sorriso divertito.
Probabilmente prese il tutto come un gioco e si mise a ridere sbattendo le manine, entusiasta. Mi scoppiò una risata, era davvero uno spasso quel bambino, mi faceva morire la sua espressività facciale, e mi ricordava troppo quella di un mio amico, era incredibile.

Rimanemmo li a parlare degli ultimi dettagli, dissi a Elliot che l’indomani doveva venire da noi a Los Angeles, che dovevamo sistemare alcune cose, accettò.
Verso le dieci decidemmo di andarcene.
Mentre eravamo in auto, sulla strada del ritorno per casa, pensavo alcune cose, tra cui una in particolare. Dov’era il compagno di Elliot?
Insomma, mi aspettavo che d’improvviso, dalla porta di casa, entrasse un uomo, un ragazzo, qualcuno, e invece no, per tutta la sera non si era fatto vivo nessuno. Ero curioso di sapere come mai… Forse era una ragazza madre.
«Senti Dem, posso farti una domanda su Elliot?» Chiesi al mio amico, che si stava quasi per addormentare.
«Eh? Uh? C-cosa?» Sussurrò, alzando la testa dal finestrino e strofinandosi gli occhi.
«Mi chiedevo… Elliot è sposata oppure…?»
«Ah.» Il ragazzo si riprese subito, diventando improvvisamente serio. «No, era fidanzata con… Con Zack…» Sussurrò, mentre un velo di malinconia gli si formò sul viso.
«Ah.» Non aggiunsi altro. Zack era il cugino di Demyx, erano cresciuti insieme, e in pratica anch’io con loro, visto che avevamo tutti la stessa età.
«Sai, continua a mancarmi, nonostante siano passati due anni.» Sussurrò, guardando fuori dal finestrino.
«Manca anche a me.»
Zack era morto due anni prima per un incidente stradale. In auto con lui c’era anche Demyx, stavano venendo ad una festa che avevo organizzato per la laurea, peccato che per strada incrociarono uno ubriaco fradicio, che perse il controllo dell’auto, causando un incidente nella quale furono coinvolte più auto. Ci furono diverse morti, tra cui quella di Zack. Demyx invece ne l’era cavata solo qualche graffio qua e la è un piede rotto. Salvo, ma distrutto.
Rimase chiuso in casa per quasi un mese, non voleva vedere ne sentire nessuno, anch’io feci fatica a convincerlo, e ne feci tanta anche per rendermi conto cosa era davvero successo.
Se avessi saputo che Elliot era collegata a Zack, non gliel’avrei mai fatta quella domanda.
Elliot… Anche lei doveva aver sofferto tanto, specialmente sapendo che era incinta. Continuavo a guardare il mio amico, che non si mosse per un bel po’.
«Demyx…»
«Se ci ripenso, mi vengono i brividi…»
Dovevo farlo riprendere, non potevo vederlo in quel modo. Sapevo a cosa pensava: “Perché solo lui?”
«Potevamo morire entrambi… Così come potevamo salvarci entrambi…»
Ecco, appunto. Sospirai.
«Demyx. Il destino è beffardo… Non è colpa tua, ne sua… Purtroppo la vita va così.» Dissi, un po’ freddamente. Il ragazzo si zittì, continuando a guardare fuori dal finestrino.
Iniziai a pensare un po’ a cosa dire per fargli tornare il sorriso, finché non mi tornò in mente il viso del piccolo Sora, tutto sporco che sorrideva felice.
Mi feci scappare una risata, il biondino si voltò a guardarmi.
«Dem, Sora è proprio buffo, eh?» Dissi, sperando che funzionasse, e per fortuna, fu così. Iniziò a parlarmi del marmocchio, riprendendo finalmente il suo sorriso.
«Gli somiglia, non trovi?» Chiese, annuii.
«Sì, hanno gli stessi occhi, la stessa espressività…»
«Già! Me lo ricorda tanto, per questo lo adoro.» Disse, continuando a parlare del piccolo, in modo spensierato.

Finalmente ritornammo in città, lasciai Dem fuori casa sua, ricordandogli che l’indomani ci saremmo dovuti incontrare di nuovo con Elliot. Sorrise, dicendomi di non preoccuparmi che sarebbe stato puntuale, sì, come no.
Lo guardai entrare nel portone, mentre un senso di colpa iniziò ad invadermi totalmente. Sapevo che ora, Demyx, ci avrebbe ripensato per tutta la notte, e la cosa mi faceva davvero star male.

Sbuffai, dandomi dell’imbecille, facendo ripartire l’auto, sperando che l’indomani arrivasse il più rapidamente possibile.
 
Continua.

L’angolino dell’Autrice:

Note:
* Riverside è una città a 97km di distanza da Los Angeles.
** Insomma, sfatiamo questo mito che Demyx è truzzo. Sì, lo so, anche in un’altra mia FF lo descrivo come un truzzetto, ma non lo penso! Io lo vedo molto Punk! Dai, quei capelli, corti nei lati, lunghi dietro e sulla testa, sono da Punk! E poi, me lo vedo così bene vestito in quel modo!
*** Questa parola la usiamo di solito noi Napoletani per dire ad una persona di parlare in modo corretto.

Ed eccomi con il primo –secondo…- capitolo!! Cacchio quanto ho scritto… @_@
Come avete visto, la storia si sposta in due PoV, da quello del Soffio di Fiamme Danzanti a quello del mio OC, Elliot Baker, la Pretty Woman –per bene XD- della situazione.
Forse vi state chiedendo perché ho scelto un nome Maschile per il mio personaggio, beh, volevo che fosse particolare, niente di già usato o nomi “banali”, quindi ho optato per un nome Maschile che però stesse bene anche ad una donna. E poi beh, sì, è grazie a Scrubs che ho deciso di usarlo dai, devo dirlo XD Scrubs **
Per Zack e Sora, beh, l’idea di Sora piccino picciò mi inteneriva così tanto che l’ho usata ** Insomma! Non vi immaginate il nostro eroe versione bebè che si sporca tutto di cioccolato o che ti fa gli occhioni dolci? Io sììììììì *si scioglie*
Per Zack invece, mi piace troppo come personaggio e l’ho usato, punto. XD No dai, non so perché ma guardandolo mi viene inevitabilmente in mente Sora... Questo è successo dopo che ho giocato a KH:Birht By Sleep. Zack mi ricorda tanto Sora caratterialmente, e anche gli occhi sono identici, quindi ho pensato che come idea fosse carina e l'ho usata, tutto qui!
Ok, direi che basta… Vi starò ammorbando l’anima @____@
Passiamo alle cose importanti!

Ringraziamenti:
Tikal:
Grazie ancora per avermi fatto notare il casino creato con l’HTML… Che figura, non mi era mai capitato Y___Y
Poi, grazie mille per la recinzione, sono contenta che, nonostante non ami e tantomeno odi Axel, l’idea di vedere come lo torturo ti piace XD Anch’io mi diverto torturarlo…. Ghghgh *w*
E Demyx… Aw, è così puccio **
Ok, grazie mille ancora, spero di sapere la tua anche su questo capitolo!
Un kiss.

_Ella_:
La scena di Demyx che sputacchia la devo assolutamente disegnare! L’ho stampata in testa e nessuno mi fermerà dal farlo, è troppo bella XD
Grazie per la recinzione, mi fa piacere sapere che per ora ti sia piaciuta, e spero continui a piacerti anche in futuro.
E per Aku… Chissà XD Povero ragazzo, torturato così da Me… Vabbé, non è colpa mia se è così Torturabile V___V XD
Mi auguro di sentire la tua anche per questo capitolo!
Un Kiss.

OOOOK! Ora vi saluto! E mi metto a lavoro sull’altra FF… Sono un pochino in ritardo con la pubblicazione XD –non dovrei riderci ma vabbè…-
Grazie e alla prossima!

MihaChan

P.S: Devo essere onesta, non ho riletto in modo serio il cap, quindi se ci sono errori grammaticali, perdonatemi ç_ç
P.S 2: Ahahah! non avevo mica notato quell'errore XDDD Grazie dell'avviso, _Ella_ ;)

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Capitolo 3
*** Istruzioni e... Aaaaazione! ***


Capitolo 02

Istruzioni e... Aaaaazione!.

Quella mattina mi sarei incontrato con Elliot, e ovviamente con Demyx.
Io e lei dovevamo dire le stesse identiche cose al Signor Murphy, quindi dovevamo metterci d’accordo su tutto, prepararci il copione per ogni cosa, dal primo incontro al giorno del matrimonio, al viaggio di nozze all’arredamento della casa, eccetera eccetera.
Anche se mi ero reso conto –in tempo, per fortuna- che non avevamo nemmeno mezza foto che confermasse il nostro convoglio a nozze… Quindi, dovevamo anche fare un paio di foto, in abiti nuziali… Per fortuna avevo un gruppetto di amici che mi avrebbero aiutato all’istante anche per questo.
Eh sì, potevo ritenermi fortunato, avevo allacci dappertutto, e forse era per quello che m’infilavo spesso e volentieri nei casini… Sapevo di poter contare sempre su qualcuno.

Quando arrivai a casa di Dem, verso le nove, già vi trovai Elliot, ovviamente in compagnia del piccolo Sora che, appena mi vide, mi corse in contro sorridendo felice.
«ACEL!» Urlò, avvinghiandosi alle mie gambe, come se non mi vedesse da chissà quanto tempo, o come se fossi un amico che vedeva tutti i giorni. Mi chinai vicino a lui, scompigliandogli i capelli già incasinati.
«Axel! A-X-E-L! Got it Memorized?»
«A-C-E-L! Cat Memoice!»
«Ahahahahahahah!» Ovviamente Demyx si fece sentire con tutta la sua immensa grazia, mentre Elliot rideva in modo più composto. Sbuffai, arrendendomi. Quel piccolo mi prendeva deliberatamente in giro, ed era uno spasso, a essere onesti.
«Buongiorno» Dissi, rivolto agli altri, che ricambiarono il saluto. «Allora, andiamo? Abbiamo molte cose da fare.»
«Sì, però devo chiederti se possiamo mettere questo passeggino dietro al cofano e se posso montare questo seggiolino in auto… Per Sora, mica posso tenermelo in braccio tutto il giorno, pesa il signorino.» Chiese Elliot, mostrandomi i due oggetti, ovviamente le dissi di sì, ci mancava pure che rifiutassi.
Quando fu tutto pronto, partimmo verso la prima meta: Parrucchiere e Estetista. Nel tragitto, iniziammo a discutere su alcune cose.
«Allora, Axel… Quando ci siamo incontrati?» Mi chiese lei, guardandomi dallo specchietto retrovisore.
«Un anno fa’.»
«Dove?»
«Hm… In una discoteca?» Proposta banale.
«Nah, troppo banale…» Appunto «Che ne dici di… Di…» Di? Aw, rimanemmo in silensio per diversi minuti, pensando ad un primo incontro.
«A una festa di un amico in comune?» Propose Demyx, lo guardai con la coda dell’occhio, sorridendo. Sapeva rendersi più utile di quanto pensassi, davvero.
«Ottimo! E l’amico sei proprio tu, Dem, che ci fai anche da testimone!» Esultò Elliot, dando un paio di pacche sulla spalla di Dem, che gongolò soddisfatto.
«Fantastico… Un imbecille come Testimone…» Proruppi, roteando gli occhi.
«Ehi!!!»
«Andando avanti…» Lo stoppai prima che potesse continuare porgendo un'altra domanda essenziale. «La nostra prima volta?» A quella domanda, entrambi mi guardarono spalancando gli occhi, Demyx diventò rosso come i miei capelli, ed Elliot lo seguì a ruota libera.
Che ho detto?? “La nostra prima volta?” ….Ops.
Mi ero espresso male.
«Cioè! Volevo dire… Il nostro primo appuntamento…?»
«Ah…» Entrambi tirarono un sospiro di sollievo. «Hm… Fuori a cena e poi… A una partita di Basket?» Propose Elliot, fantastico! Accettai all’istante, adoravo il basket!
«Ovviamente si tifa la stessa squadra, spero…» Ti prego, ti prego…
«I Lakers!»
OH YEAH! «Yep. Poi… Dopo un mese ci siamo messi insieme e dopo altri sei mesi, ti ho chiesto di sposarmi.»
«Ok. E dove me lo hai chiesto? E come?» Eccola. La parte peggiore… Non ci avevo ancora pensato.
«Eh… Che ne so… Come si chiede una cosa simile, Dem?»
«E io cosa ne so!!» Disse, facendo spallucce.
«Elliot?»
«Io… Ci devo pensare, non voglio che sia la solita cosa banale…»
«Ok, non c’è fretta, c’è tutta la giornata per pensarci.»
Dopo diversi minuti, entrammo nel negozio della mia amica Naminè, che ovviamente mi fece una partaccia perché non andavo a trovarla da qualche tempo –che poi, perché, lei non poteva venire da me??.
Le dissi che Elliot, un’amica, aveva bisogno di un’acconciatura da sposa per l’indomani, non mi fece domande, il che andò benissimo, non avevo voglia di spiegarle tutto.
«Ma perché mi devo fare un’acconciatura da sposa per domani? Non è esagerato per una cena?» Mi chiese Elliot quando fummo fuori, diretti all’altra meta.
«Ehrm… Ecco… Ci pensavo ieri sera…»
Le spiegai la mia idea di scattare delle foto “Tarocche”, per avere delle prove concrete del nostro “matrimonio”, insomma, era più che normale che una coppia di sposi tenesse una foto del giorno più bello esposto in casa, i miei ne avevano un casino. E quale prova migliore di quella poteva mai esserci? Il Signor Murphy ci sarebbe cascato come una pera cotta, yep.
«Wow. Hai pensato proprio a tutto, eh?» Chiese, stupita da quella mia minuziosa precisione.
«Certo. Mica sono il primo imbecille che capita a tiro, io!» Dissi, vantandomi. Sì, ero vanitoso!
«Deve essere importante quest’uomo per non voler tralasciare niente…»
«Direi proprio di sì.» Mi accesi una sigaretta, ne offri una anche a lei, ma rifiutò, mentre Dem ne approfittò subito prendendosene ben tre. Scroccone.
«Posso sapere chi è? O devo chiamarlo “Signor importante”?»
«Oh, certo. Si tratta di William Murphy.» Dissi tranquillamente
«…W-William Murphy??» Sussurrò, con un velo di incredulità nella voce. La guardai annuendo. «Quel William Murphy?» Domandò, sempre con lo stesso tono di voce, riconfermai sempre annuendo.
«Oh cielo… E tu chi sei?» Chiese poi, afferrandomi per un braccio.
«Come chi sono?» Domandai perplesso «Axel Smith…»
«Si, sì, lo so ma… Cioè, come fai ad averci a che fare? Che lavoro fai?»
«Ah già, non lo sai. Io sono il Vice-Direttore dell’Hotel “Radiant Garden”» A quella mia risposta, la ragazza spalancò gli occhi a livelli disumani. «Cosa c’è? Qualcosa che non va?»
«No, no, niente…» Sussurrò, capivo che magari avere a che fare con uno come me poteva esser… Strano? No, una novità! Però era esagerata come reazione, ero pur sempre un ragazzo normale, mah, le donne, valle a capire.
«Ora dove andiamo?»
«Beh, Demyx. Adesso dobbiamo comprare un bel vestito da sera e delle scarpe alla signora Smith»
«Ma veramente a casa io avrei un bel vestito, non è necessario com…»
«Ma no, ma no! Domani dovrai essere bellissima.» La interruppi, senza darle via di uscita «Non preoccuparti, te lo compro volentieri un abito! Magari ne compriamo uno anche a Sora, che ne dici, piccolo?» Dissi, abbassandomi per raggiungere il viso del moccioso, che sorrise.
«Non voglio la tua compassione.» Proruppe lei, guardandomi fisso negli occhi, rilanciai l’occhiata, per poi scoppiare a ridere.
«Compassione?! Adesso voler fare un regalo al figlio e alla donna di uno dei miei migliori amici è “compassione”?»
«Al figlio e alla donna di uno dei tuoi migliori amici?» Ripeté lei, aggrottando le sopracciglia. «Tu… Conoscevi Zack?» Chiese poi, sussurrando.
«Certo. Io, Dem e lui siamo cresciuti insieme.»
«Ah…»
«Guarda la cosa da questo punto di vista: Il vestito, i giocattoli o quello che preferisce che prenderò a Sora, sono il mio regalo per la sua nascita, della quale Zack se avesse potuto mi avrebbe avvisato mentre tu avevi sentito la prima contrazione…» Apparve un piccolo sorriso sul viso di Elliot, probabilmente, come me, si era immaginata la scena. «Mentre il vestito e tutta l’altra roba che comprerò a te, sarà il mio regalo per esser diventata mamma e per aver reso Zack papà.» Mi guardò un po’ scettica, per poi fare spallucce, come se rinunciasse. Meglio così.
«Oh, Axel! Ma quanto sei romantico! Quanto sei dolce!» S’intromise Demyx, afferrandomi per un braccio e sfoggiando un orribile paio di occhi lucci-cosi.
«Non pigliarmi per il culo, Demyx.»
«Non ho questi gusti, io!»
«Meno male…»
Riprendemmo a camminare tranquillamente, chiacchierando ogni tanto un po’ di tutto, anche se principalmente ero interessato a conoscere i gusti di Elliot, dovevo sapere più cose possibili di lei, e lo stesso doveva fare lei con me, scoprii che aveva una certa passione per il fuoco, non che fosse una piromane –cosa che io fui ai tempi delle superiori- ma l’attirava molto il movimento di quell’elemento tanto pericoloso. Fico, avevamo un’altra cosa in comune.
«Scusa.» Disse d’improvviso lei, mentre gironzolavamo all’interno di un negozio di Giocattoli, dove Sora si stava dando alla pazza gioia insieme a Demyx. Aw, quel ragazzo era un eterno moccioso.
«Eh? Riguardo a cosa?» Domandai, preso alla sprovvista.
«A prima… La storia della Compassione…» Sussurrò.
«Aw, non pensarci più!»  Risposi, dandole una pacca sulla spalla. «Ora pensiamo ad altro. Che ne dici, Sora se ne verrà senza fare capricci?»
«Sì… E’ Demyx il problema.» Risi a quell’affermazione, effettivamente, a guardarli, sembrava Dem il moccioso e Sora l’adulto, uno spettacolo unico.
Dopo diversi minuti, riuscimmo a portare entrambi fuori di li –acquistando per Sora una pista di Automobiline radiocomandate e un modellino di non so che robot di non so quale serie animata a Demyx (mi aveva convinto dicendomi che sarebbe stato il mio regalo per lui per il suo ormai imminente compleanno)-  e ci avviammo verso alcuni negozi di abbigliamento, intenti a comprare un abito per Elliot.
Visitammo alcuni negozi d’alta moda, con abiti un po’ troppo “esagerati”, almeno per i gusti di Elliot, e spesso aveva ragione, alcuni abiti erano davvero assurdi, roba che probabilmente solo Lady Gaga –amorevolmente soprannominata da me Lady Cacca- avrebbe indossato.
Finalmente entrammo in un negozio che sembrava piacere a Elliot, prendemmo alcuni vestiti, che la ragazza provò, peccato che li trovava o troppo scollati –però cacchio, mettevano ben in mostra le sue curve non stravolte dalla gravidanza- o troppo Chic.
«Sora! Non toccare!» Urlò improvvisamente, correndo verso il bambino che aveva afferrato un abito.
«Mamma! Bello tetto!» Disse, indicando l’abito sopranominato
«Sì, sì, Bell…» Vidi la ragazza osservare quel vestito, lo afferrò e lo ispezionò tutto. «Demyx! Axel!» Richiamò la nostra attenzione, e accorremmo –si fa per dire- da lei
«Sììì??»
«Che ne dite di questo?» Disse, mostrandoci l’abito.
«…Wow! Che bello! Semplice ma bello!!! Mi piace!» Esultò Demyx, afferrandolo anch’esso. «Che ne dici, Ax?»
«Sì, può andare.»
«…Cacchio, costa milletrecento dollari e sessanta centesimi! E’ troppo!!» Proruppe lei, pronto a posarlo.
«Ma che ti frega! Tanto paga Axel!» Disse Dem, afferrandola e portandola con se alla cassa.
«Eh sì, tanto paga Axel…» Sussurrai io, prendendo per mano Sora, che mi seguì senza tante cerimonie. Mi piaceva quel bambino.
Quando l’abito fu di nostra proprietà, andammo a comprare delle scarpe, più precisamente, delle Decolletè nere a tacco alto –tanto che il viso di Elliot arrivava pari al mio- da abbinare al vestito, e… Beh, si poteva dire che la missione “Shopping” fosse finalmente arrivata alla conclusione.
«Mamma… Fame…!» Urlò Sora, mentre eravamo di ritorno verso casa. Guardai l’orologio, e cacchio! Erano le Due, e iniziavo a sentire anche io i primi ululati del mio stomaco che richiedeva cibo.
«Pranziamo?» Chiesi.
«Sì, ho un certo appetito anche io… Dove andiamo?»
«MacDonalds?» Propose Demyx, ovviamente Sora, come tutti i bambini, credo, appena udì quelle magiche parole, si illuminò emanando luce propria.
«MacDoald! MacDoald!»
«E sia!»
Detto fatto, andammo al primo McDonalds che trovammo, peccato che di posti liberi neanche l’ombra, sicché, per non deludere Sora, lo prendemmo da portare via e andammo a casa mia, così che Elliot potesse vederla e imparare a conoscerla. Rimase già stupita quando vide la zona, e lo rimase ancora di più nel vedere la casa.
«Vieni, te la faccio vedere tutta, così sai come muoverti domani, devi dimostrarti spensierata» Dissi, portandola con me in tutte le stanze, rimase piacevolmente meravigliata da tutto, la colpì in particolar modo la grandezza dei bagni.
«Davvero una bella casa Axel, non c’è che dire.»
«Grazie, mi fa piacere che ti piac…» Non riuscii a terminare la frase, poiché la mia attenzione venne attirata da Sora, che stava cercando di afferrare un vaso Cinese da uno sgabello, situazione pericolosa! «S-Sora!» Urlai, allungandomi per evitare il peggio, se quel vaso gli fosse caduto in testa, l’avrebbe ammazzato!
«SORA!»
L’urlo acuto di Elliot fece girare di scatto il piccolo che subito la fissò, nel farlo mollò la presa dallo sgabello, mentre questo si rovesciò portandosi dietro il vaso, che si frantumò in mille pezzi.
«M… Mamma…!!!» Dagli occhi di Sora iniziarono ad apparire delle lacrime, che subito si fecero strada sul suo volto appena la madre si avvicinò arrabbiata… No, arrabbiata non era la parola giusta, INCAZZATA, sì, quella era la parola adatta per descriverla.
«Non si toccano le cose degli altri!» Sbraitò, afferrando per un braccio il piccolo «Scusa, Axel!» Disse, prima di portare Sora verso le scale, iniziando a sgridarlo.
«Non preoccuparti… Non è necessario che lo sgridi così, non era imp…» Volevo calmare le acque, ma niente, mi bloccò prima che potessi continuare.
«NO! Non può fare tutto quello che vuole!» Urlò, lanciandomi un’occhiata per niente raccomandabile. Era la prima volta che provavo paura per via di una donna che non fosse mia Zia Larxen. Elliot tornò da noi lasciando Sora solo sulle scale, che piangeva e urlava disperato.
«MAMMAAAAA!!!! MAMMMAAAAAA!!!!»
«E’ colpa mia, Elliot, dovevo tener…»
«Demyx, non considerarlo e non scusarti, non voglio le tue scuse.» Lo stoppò… Era brava a impedire alle persone di finire le proprie frasi. «Torniamo alle cose serie…» Disse, avvicinandosi al vaso e recuperando i pezzi rotti. Mi avvicinai per aiutarla. «Ci siamo incontrati ad una festa di un amico comune» Annuii, recuperando i pezzi insieme a lei «Poi tu mi hai chiesto se volevo uscire con te, e mi hai portata a cena fuori e poi a vedere una partita dei Lakers…»
«S-sì…»
«Mammaaaa!!!»
«…Dopo un mese che ci frequentavamo, mi hai chiesto se volevo stare con te, e dopo altri sei mesi, mi hai chiesto di sposarti… Giusto?»
«Mammaaaaaaaaa!!!!»
«Esatto…»
«MAMMAAAAAAAAA!!!»
«Ci siamo sposati…» Si interruppe di botto. Mi abbassai quel po’ che bastasse per guardarla in viso, e fu in quel momento che le notai. Piangeva? Perché?
«Elliot»
«I-io non ce la faccio…» Sussurrò, portandosi una mano a coprirsi gli occhi. «Mi sento una pessima mamma…»
«Ehi! No! Non è vero, Elliot!» Urlò Demyx, avvicinandosi –finalmente, forse non l’aveva fatto prima per paura- e afferrandola per una spalla. «Non devi neanche pensarla una cosa simile!»
«Sì che è vero! Se continuo così… Mi odierà…»
«No! Impossibile! Non dire stronzate, Elliot!»
Continuarono così per diversi minuti, nella quale io pensai alla sua situazione.
Era una ragazza giovane con un figlio di un compagno che aveva perso per colpa di un’imbecille che non aveva di meglio da fare se non bere… Si era ritrovata sola con un bambino da portare avanti, con un negozio che, stando a quello che mi disse Demyx, non andava proprio bene… Doveva essere pesante come situazione.
Abbassai lo sguardo, indeciso su cosa fare o non fare, finché non sentii il bisogno improvviso di dire qualcosa che, onestamente, non mi sarei mai aspettato da me.
«Dem ha ragione…» Sussurrai, afferrando i pezzi del vaso dalle mani di Elliot. «Tu fai solo il tuo dovere, e credimi, lo fai benissimo. E’ giusto che Sora impari cosa si può o cosa non si può fare, e metterlo in punizione è il modo migliore che potessi scegliere per educarlo.» Finalmente alzò lo sguardo per incrociarlo con il mio «E credimi, Sora non potrà mai odiarti, mai. Anzi, ti vorrà sempre più bene ogni volta che gli spiegherai perché l’hai messo in punizione e lo coccolerai.» Conclusi alzandomi «Vado a prendere la scopa e la pala.»
«Già, Axel ha ragione! Non fare così… Guarda, si è già calmato e ti guarda, in attesa che tu vada da lui, come potrebbe odiarti? Non devi nemmeno pensarlo!» Mi diede man forte Demyx, continuando a dirle altro che però non riuscii a sentire, visto che ero lontano. Lanciai un occhiata a Sora, che aveva la boccuccia inclinata verso il basso, le guancie tutte arrossate, così come gli occhi… Sembrava davvero dispiaciuto. Avrei voluto dirgli qualcosa, ma non era compito mio.
Tornai in sala, mentre Elliot si avviava verso Sora. Passai la scopa e la paletta a Demyx, che le afferrò senza dire niente.
«Wow, Axel… Tutte quelle belle frasi da dove ti sono uscite?» Disse d’improvviso, mentre entrambi guardavamo verso i due sulle scale.
Ci pensai un po’ su, finché non mi arrivò la risposta. «Qualcosa dentro mi ha detto che quelle sarebbero state le stesse identiche frasi che gli avrebbe detto Zack.» Sussurrai.
«Sicuro.» Rispose, dandomi una pacca sulla schiena.
Quando Sora si addormentò, e quindi le acque si calmarono, io e Dem aspettammo, accomodati sul divano, il ritorno di Elliot.
«Uff… Scusate, sia per aver rotto il vaso, sia per le urla di Sora, e sia per… Per il mio sfogo improvviso…» Disse la ragazza, appena appari da dietro le scale.
«Nah! Non devi scusarti, Elliot!» Proruppe subito Demyx.
«Già, non è necessario, davvero. Non era niente di importante, e anzi, se posso essere onesto… Mi faceva anche abbastanza schifo quel vaso.» Sussurrai, per rassicurarla, e poi beh, sì, era vero. Quel vaso –regalatomi da un amico- mi faceva schifo, ed ero contento di essermene liberato in quel modo, voglio dire, poteva capitare a chiunque, no? «Continuiamo?» Chiesi, per cambiare argomento, la ragazza sorrise e si accomodò accanto a me.
Ripetemmo tutto, dal primo incontro al primo appuntamento, dalla mia proposta di mettersi con me a quella del matrimonio –che decidemmo nei dettagli più assoluti-. Decidemmo anche dove avevamo fatto la Luna di Miele.
Ripetemmo così tante volte tutto, che ci accorgemmo che si fecero le Sei solo quando Demyx urlò disperato.
«Cavolo! Sono in ritardo!! Raga, io devo andare, mi devo preparare per lo spettacolo di questa sera!! Ci vediamo domani, ok? Dai un bacio a Sora per me! CIAO!»
Disse tutto ad una velocità incredibile, scappando e lasciandoci soli.
«E’ il caso che svegli Sora, è tardi.» Annuii mentre la guardavo andare verso la camera. Mi alzai e andai a prendermi qualcosa da bere, nel frattempo mi venne un dubbio… Come sarebbero tornati a casa?
Tornai in salotto e provai una strana sensazione nel vedere Sora intento a dare tanti baci a Elliot, come a volersi fare ancora perdonare del casino combinato prima. Aw… Era adorabile.
«Ben svegliato, dormiglione!» Dissi, sedendomi sul divano accanto a loro, il moccioso mi salutò con un enorme sorriso, che ricambiai. «Elliot, come torni a casa?»
«Prenderò un bus» Rispose subito lei, senza esitazioni.
«Ti accompagno io» Dissi, alzandomi per recuperare le chiavi dell’auto.
«Cosa? Grazie ma, non disturbarti»
«Ma che disturbo. Ti accompagno volentieri»
Continuammo così per non so quanto tempo, ci misi davvero un casino per convincerla, ma alla fine ce la feci! Cavoli se era testarda.
Rimanemmo in silenzio ascoltando la radio per quasi tutto il viaggio, di tanto in tanto lanciavo delle occhiate a Sora, che giocava divertito con un Peluche a forma di stella, e fu proprio lui a rompere –finalmente!- il silenzio.
«Maaammmaaaa…»
«Sì?»
«Fame!»
«E te pareva…» Sussurro Elliot, roteando gli occhi. Iniziò a trafficare nella sua borsa, da dove tirò fuori un pezzo di focaccia… Anche mia madre mi zittiva con quello quando mi lamentavo per la fame! «Posso…?» Mi chiese.
«Sì, sì, certo che puoi.» Risposi, ci mancava pure che impedissi a quel moccio setto di mangiare qualcosa, vabbé che l’auto era costosa, ma si poteva sempre lavare.
Quando gli passò la focaccia, Sora iniziò a divorarla, per poi fermarsi e staccarne un pezzo, passandolo –o almeno, provandoci- alla madre.
«Mangia tu, Sora, la mamma non ha fame.» Disse lei, sorridendogli dolcemente. Visto il rifiuto della madre, decise di offrirla a me, e accettai, avevo un certo languorino anch’io. Sembrò soddisfatto.
«Ehi, Sora» Dissi d’improvviso, continuando a guardandolo dallo specchietto retrovisore, dove incrociò il mio sguardo. «Non sporcare la macchina a zio Axel, ok?» Dissi, facendogli l’occhiolino. Annuì convinto, visto che aveva la bocca piena, sembrava uno di quei bambolotti, tipo… Come si chiamava? …Ciccio Bello! Ma più bello.
«Dimmi un po’, Axel» Proruppe improvvisamente Elliot, guardando diritto davanti a se. «No, niente.» Disse poi, scuotendo la testa.
«No, dimmi. Sono curioso ora! Cosa c’è?» Chiesi, non poteva reclamare la mia attenzione e poi non dirmi niente!
«Perché non hai la ragazza?» Domandò di botto. Feci spallucce.
«Non ho mai trovato quella giusta… Ne ho avute diverse, ma molte erano solo interessate ai soldi, oppure speravano di avere contatti con persone del cinema importanti e cose simili» Risposi tranquillamente.
«Ah. Beh, credo sia il prezzo da pagare per uno ricco come te, no?»
«Purtroppo sì. E pensa, spesso ho avuto alcune proposte indecenti anche dagli uomini» Confessai, gesticolando con quel pezzetto di focaccia tra le dita, che portai poi alle labbra.
«Oh Cielo…» Sussurro lei, stupefatta.
«Già… Ma cosa vuoi farci? Nessuno resiste al mio fascino!» Dissi, quando mandai giù l’ultimo boccone e sorridendo marpione.
«Che modesto…» Rispose, lasciandosi scappare un sorriso divertito, per poi tornare -peccato che le riuscisse male- seria.
«Veeero???» Chiesi, continuando a sorridere, fu in quel momento che finalmente si abbandonò in una risata divertita e… Dovevo ammetterlo, era una bella risata, e il suo sorriso era contagioso, e le sue labbra… Sembravano così morbi… !!!
Cosa cazzo vado a pensare?! Axel, no! Non fare l’imbecille, pensa ad altro e ritorna in te, ORA! Got it Memorized?!
Pensa ad altro, pensa ad altro… PENSA AD ALTRO! P-E-N-S-A A-D A-L-T-R-O! Got it Memorized?! EH?!
«Zio Acel!» Scossi la testa, guardando Sora, lo ringraziai mentalmente per avermi distratto da quell’attimo di pazzia.
«Sì?»
«No poccato brum brum io!!» Esultò, alzando le braccia al cielo soddisfatto. Sorrisi.
«Bravissimo.» Gli dissi, facendogli il segno del okay con il pollice. Continuai a guardarlo per un po’, mi piaceva osservarlo mentre stringeva a se quel peluche, mentre ci parlava –amico immaginario?- e rideva divertito.
Quando fummo ormai vicino alla meta, mi assalì un dubbio… Come sarebbero tornati domani?
Hm… Idea!
Richiamai l’attenzione di Elliot appena mi fermai sotto casa sua. «…Senti» Si fermò dall’uscire, rivolgendomi uno sguardo interrogativo. «Perché non rimani da me, questa notte?» Chiesi forse un po’ troppo diretto.
«C-cosa?!» Urlò, arrossendo.
«Non pensare male!» Dissi immediatamente gesticolando, mi ero di nuovo espresso male. «E che pensavo… Domani come fai a venire da me?»
«Come ho fatto oggi?» Me l’aspettavo quella risposta ovvia.
«Prendendo il bus?»
«Veramente mi ha accompagnato il mio vicino…»
«A-ha…»
«E domani mi ri-accompagna sicuramente, visto che deve tornare a LA per lavoro. Non preoccuparti, è tutto ok! Grazie comunque dell’invito.»
«Ok… Figurati»
Li salutai, prendendoci di nuovo appuntamento per l’indomani alla stessa ora. Sul cammino verso casa, mi resi conto che il mio era stato un invito davvero troppo esplicito da fare ad una ragazza che conoscevo da… Un giorno e mezzo. Aw, mi ero rincretinito, avevo bisogno di una vacanza, e quando tutto questo sarebbe finito, quando il contratto sarebbe stato finalmente nelle mie mani, me ne sarei andato per un mese a godermi una meritata vacanza.

---

«Eccoci. Qui sceglierai l’abito da sposa e faremo le foto “prove” del matrimonio.» Eh sì, eravamo arrivati al tanto atteso giorno, quello dove tutto sarebbe finalmente finito. Stavo andando in compagnia di Elliot –che già era stata da Naminè per acconciatura, manicure e trucco- nel negozio del mio amico, esperto di abiti da sposa e fiori, dove ci attendeva anche il fotografo. Dem e Sora ci avevano preceduti.
Entrammo nel negozio –chiuso giusto per l’occasione- e richiamai l’attenzione del proprietario, che ci chiese di raggiungerlo nel retro. Appena apparimmo da dietro la porta, mi corse incontro, ma riuscii a bloccarlo prima che facesse chissà cosa.
«Axel, tesoro! Lei è la tua amica?» Chiese, quando finalmente si rese conto che non doveva neanche pensarci. Annuii soddisfatto. «Però, mica male… Sempre l’occhio fino, eh? Bravo!» Disse, dandomi una pacca sulla spalla. «Mademoiselle. E’ un onore, incontrarla. Io sono Marluxia, un amico di questo deficiente…»
«EHI!»
«Ma mi chiami pure Marly.»
«Oh! Ok. Io sono Elliot, piacere. E… Possiamo darci del tu?»
«Certo!»
«Ahahah! Sei stupendo, moccioso!» Fummo entrambi incuriositi da quelle risate, che conoscevo bene, ci avviammo verso uno stanzino, dove vi trovammo Demyx, il fotografo e…
«Sora? Ma cosa…!»
«Ehi, Elliot!» Demyx le corse incontro, afferrandola e avvicinandola al figlio, intento a giocare con un velo appeso al soffitto. «Guarda, guarda! Non è adorabile??» Disse, indicandolo.
Sora notò la nostra presenza, e sorrise felice come una pasqua. «Mamma! Guadda! Zio Iggy fare foto!» Disse sorridendo.
«Lei è la madre?» Demyx annuì.
«Salve, sono Xigbar, dammi subito del tu che il lei mi sta sui co…» Elliot gli lanciò un occhiata ben comprensibile, e Xigbar si stoppò in tempo, correggendosi –strano da parte sua!- «… Cosiddetti, sono amico di Axel e di quest’altro qui. Stavo facendo due foto a Sora, appena l’ho visto mi ha colpito la sua espressività che non ho resistito, spero non sia un problema.»
«Figurati. Sora adora fare le foto. Vero, Sora?» Il bimbo annuì, e Xigbar ne approfittò per fargli un'altra foto.
«Si vede! Si è messo subito in mostra!»
«E’ adorabile!» Costatò Marly, portandosi le mani congiunte vicino al viso «Però, pensiamo a noi… Elliot, devi sceglierti il vestito! Vieni, li ho il magazzino pieno, scegli quello che più ti piace!»
«O-ok…» Sussurrò Elliot, poco convinta. «Sora, rimani qui con Demyx e Xigbar?»
«Sì! Zio Iggy e Zio Demy fa foto!»
Annuì e si fece guidare da Marly verso la zona interessata, sparendo dietro la porta, cosa che feci anche io entrando nella zona maschile.

Dopo diversi minuti –insomma, per essere precisi, passò almeno un ora…- tutto era pronto, a parte Elliot che non voleva saperne di uscire.
«Uff… Ma quando arriva?» Mi stavo annoiando, vabbé che era presto, ma per fare quelle foto ci voleva tempo, e ce ne voleva ancora di più per svilupparle e sistemarle al pc per aggiungergli gli sfondi adatti. Finalmente si fece vedere e…
Oh, Dio Mio.
Rimanemmo tutti immobili a fissarla, nel silenzio più assoluto. Era… Era…
«Ehrm… Perché mi fissate? S-sto male?» Chiese titubante.
Oh, no… Sei…
«OHH! Tesoro! Sei STUPENDA!» Urlò Marly, correndogli contro e abbracciandola.
«Bella Mamma!» Sora.
«Sì! Fantastica!» Demyx, che urlò quasi come una donnetta.
«Sì, proprio una bella sposa.» Non si spinse oltre, Xigbar, e fece bene, perché conoscendolo poteva dire ben altro. «Ottimo. Iniziamo?»
Annuimmo, e iniziammo le foto, un po’ fredde inizialmente, ma era anche per colpa di Xigbar, che ci faceva mettere in pose stupide.
«Xigbar… Mi sto rompendo le scatole.»
«Che pa… Palloni! Trovala tu qualche posa, di solito sono gli sposi che scelgono come mettersi!» Si lamentò, ma andava benissimo così. Mi lasciava la libertà che volevo.
Afferrai, senza che capisse davvero cosa stavo facendo, Elliot in braccio, a mo’ di “Principe che salva la sua bella”
«A-Axel?! Mettimi giù!» Urlò lei, contrariata.
«Oh, avanti! Se continuiamo a dare ascolto a quello, rimaniamo qui per l’eternità! Su, scogli ti un po’!» Mi guardò per un attimo male, finché non fece spallucce e decise di collaborare, e lo fece nel modo migliore, dandomi un leggero bacio sulla guancia. Ovviamente Xigbar ne approfittò e scattò la foto.
Continuammo così per un po’, iniziando a divertirci seriamente sulla cosa, finché, non feci… Un’altra delle mie stronzate…
La strinsi a me prendendola dalla vite, le afferrai il mento con la mano libera e feci aderire, anche se per pochissimo –il tempo giusto per dare a Xig la possibilità di fare la foto- le nostre labbra.
Quando ci staccammo –anzi, quando MI staccai- le sorrisi convinto, ma durò poco, visto l’espressione poco raccomandabile che le ornava il viso.
«S-scusa! Non volevo! Mi è venuto spontaneo!» Ed era vero! Mi ero fatto prendere dall’atmosfera e dalla situazione! «Sono serio, giuro!»
Non commentò, ma agì, schiacciandomi il pollice –il mio pooovero pollice!- con il tacco delle scarpe. Trattenni a stento un urlo, in fondo, me l’ero cercata, non potevo ribellarmi. Evidentemente la schiacciata del pollice non mi bastò, visto che feci un commento che potevo risparmiarmi.
«Hai delle labbra molto soffici» La guardai di sbieco, e lo riconfermo, potevo risparmiarmelo quel commento.
Fortunatamente ci pensò Demyx a salvarmi, infilandosi tra di noi. «FATE SPAZIO AL TESTIMONE!»
«D-Demyx!»
«Cosa?? Una foto con il testimone ci vuole, vero, Xig??»
«Ovvio! Sorridete!»
Quando finimmo, Xig ci disse che per le diciotto le foto sarebbero state completate, incorniciate e pronte per esser messe in bella mostra. Lo ringraziai di tutto –così come ringraziai Marly per il prestito dei vestiti- e ci demmo appuntamento per quell’ora nel suo studio.
Ovviamente, come mi aspettavo –e com’era giusto che fosse- Elliot non mi rivolse la parola per tutto il tempo, ci misi tanto tempo per farmi perdonare spiegandole più e più volte che non volevo, che era stata una reazione improvvisa, e mi scusai centinaia di volte per il commento sulle sue labbra… Anche se non capivo perché se la prendeva tanto, insomma, era un innocente bacio sulle labbra, un bacio a stampo, niente di importante o rilevante, e poi, doveva esser felice che le avessi fatto un complimento!
Mah, donne… Valle a capire –sì, lo so che l’ho già detto, ma quando ci vuole, ci vuole!-

***

«E’ l’ora. Vado a prendere Mr. Murphy, torno tra un po’.» Disse, avvicinandosi dalla porta, senza però uscire, in attesa di una mia risposta.
«Ok…» Sussurrai, giusto per togliermelo da davanti agli occhi. Sparì dietro la porta, e Meno Male, aggungo.

Quell’imbecille! Deficiente! Idiota! Stupido! Decerebrato! Psicotico! Come si è permesso di baciarmi?

Ma che dico? Quest’evenienza l’ho messa in conto dal primo momento!

Sì, ma era una cosa che, SE DOVEVA CAPITARE, doveva succedere davanti a William Murphy, non così!

Però quella foto è un ottimo modo per rendere la cosa più reale… E poi, era un bacio a stampo, da bambini.

Ma non doveva permettersi comunque!

Aw… Eh vabbé… Alla fin fine mi ha fatto anche un complimento… E si è scusato almeno mille volte...

AH! E va bene! Gliela lascio passare! Tanto dopo questa sera, chi lo vedrà più?! Si salva giusto per questo motivo.
Ma questo non leva che sia un Deficiente patentato e… e… Maniaco! E traditore!

Ok, sto esagerando.

D’improvviso sentii la porta aprirsi… Oh, cacchio! Era già tornato?! Ma non ero pronta!
Mi alzai di scatto dalla poltrona, controllando che fosse tutto a posto.

Ora, Elliot, calmati e pensa al tuo lavoro.


«Prego, prego, entri! Tesooooroooo!!!» Oddio, c’eravamo. Era arrivato il momento del giudizio, non si poteva più tornare indietro… Era finita. Axel mi fissava, in attesa di una risposta, di un segno che ero ancora viva, ma la gola si era seccata completamente. Mi si avvicinò sorridendo, leggermente nervoso.
«Ellioooott… Riprenditi!» Mi sussurrò ad un orecchio. Voltai la testa di scatto verso di lui, fissandolo spaventata quando si avvicinò pericolosamente al mio viso. Un altro bacio, no!
Chiusi gli occhi, e rimasi stupita quando, invece di avvicinare le nostre labbra, avvicinò i nostri nasi, facendoli strofinare.* Mi feci scappare una risata divertita.
«Bentornato, caro!» Proruppi, finalmente tornata in me.
«Tesoro, ti presento William Murphy» Disse, avvicinandomi all’uomo di mezz’età che era rimasto –pazientemente- ad attendere la mia “rinascita” dal coma temporaneo. «Signor Murphy, lei è mia moglie, Elliot Baker, ora Signora Smith.»
Gli porsi la mano «Salve, Mr. Murphy. E’ un onore incontrarla e averla nella nostra umile casa» Dissi, sorridendo sinceramente.
«Il piacere è tutto mio, Signora Smith.» Rispose l’uomo, afferrandomi la mano ed eseguendo un elegante baciamano. «Complimenti, ragazzo mio, ti sei preso proprio una bella moglie.» Aggiunse, rivolto a Axel, che iniziò a gongolare soddisfatto.
«Grazie, Signore! Elliot tesoro, mostra la casa al Signor Murphy!» Disse poi, invitandomi a trascinarlo per tutta la casa, annuii sicura.
«Certo! Prego, venga!» Proruppi, afferrando Mr. Murphy sotto braccio. Mi voltai quel poco che bastasse per intravedere il viso di Axel, che fece il segno del okay seguito da un occhiolino.
Bene. Si dia inizio alla sceneggiata.

Continua.

L’angolino dell’Autrice:

Note:

* Questa parte l’ho ripresa dalla FF di _Ella_ “Morsi Morbosi”, che mi è piaciuta tanto (anche se lo yaoi non è il mio genere, se una storia è bella, è bella, punto!)
Spero non ti spiaccia >.<’’

Sigh… Sob… *soffia il naso* Scusate… Sigh… T_____T
Ho finito KHBBS, e ho visto il video segreto…. Sigh…. Stupendo! T____T Nomura è un Fottutissimo Genio! Amo quell’uomo. T____T
Ora aspetto impazientemente KHIII *______* Sora!!! Ti aspetto a braccia spalancate, ciccino mio coccoloso spupazzoso *____*
E poi, devo confessare una cosa… Mi sono innamorata! (ANCORA!) *___*
Di chi? Ma di Xigbar/Braig *Q*
Lo trovo così… Così… Così… Sexy! Ehi! NON GUARDATEMI COSì!!! Non sono pazza ç_ç Mi piace, che posso farci?!
Ho deciso che, appena finirò questa (e l’altra FF), ne scriverò una su di lui *___* Anche Xiggy merita l’ammore! <3
Ok, basta. Ora parliamo alla storia… Hmm… CACCHIO! Ma quanto ho scritto O____O
Mi sono data alla pazza gioia…. Uff, uff… @____@
Spero vi sia piaciuto e che non vi abbia annoiato XD
Ora passiamo alle cose SERIE! I Ringraziamenti *_*

Ringraziamenti:
_Ella_:
Sono contenta che il mio aggiornamento ti abbia teoricamente salvato la vita dalla noia assoluta XD
Per quanto riguarda la storia che Sora ricorda ad Axel qualcuno, mi riferisco al padre, a Zack, sì XD Anche perché non so te –e tutte le altre-, ma io tra i due ci vedo una certa somiglianza… E forse la noterai –noterete- quando giacerai a KHBBS… Poi boh, sono io che vedo le cose al contrario XDDD
Ma figurati, anzi, grazie mille per l’avviso!!! Dopotutto, sono stata io a dire che se notavate qualcuno di avvisarmi, hai fatto solo il tuo “dovere” di lettrice, e ti ringrazio ^O^
Grazie ancora di tutto, Mi fa un enorme piacere ricevere i tuoi commenti!! E spero di sentire la tua anche su questo cap!!!
Un Kiss!

ka93:

Sono contenta che la storia per ora ti piaccia, e sono ancora più contenta che, l’idea di Sora bebè, piaccia ^O^
Per la macchina credo che… insomma, costi un bel po’ XD Ma se tua madre te la compra, vedi di lasciarmi il suo numero di telefono, che magari riesco a convincerla a comprarla anche a me XDDDD
Sora ha perso il paparino, zi… Sigh ç_ç
Comunque, grazie mille per il commento, ho molto gradito! Spero di sentire la tua anche su questo cap.
Un kiss!

OOOOK! Ora vi saluto!!
Grazie e alla prossima!

MihaChan

P.S: Devo essere onesta, non ho riletto in modo serio il cap... Quindi se ci sono errori grammaticali, perdonatemi (e fatemelo sapere, eh! XD) ç_ç



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Capitolo 4
*** Il lupo perde il pelo ma non il vizio ***


Capitolo 03

Il lupo perde il pelo ma non il vizio

«Queste foto sono davvero belle, e lei era assolutamente divina, Elliot» Disse Mr. Murphy, osservando le foto e sorseggiando il proprio bicchiere ricolmo di vino rosso –stavamo facendo un aperitivo prima di cena-, e in quel momento mi resi conto di quanto fossero belle quelle foto, erano venute tutte benissimo, sembravamo davvero una coppia nel giorno più felice della loro vita e… Dovevo ammetterlo, insieme formavamo proprio una bella coppia.
M’infilai entrambe le mani nelle tasche dei pantaloni, e sentii al contatto con le dita qualcosa di piccolo e freddo e… tondo?
… !!!!
L’anello!

«La ringrazio Signore» Rispose Elliot, grattandosi imbarazzata la testa.
«Sono sicuro che i vostri bambini saranno stupendi.» Elliot sussultò a quelle parole, guardandomi accigliata con gli occhi spalancati, come a volermi dire: “Non dire stronzate su dei figli che mai ci saranno, sennò giuro che ti ammazzo e faccio sparire il cadavere per poi sparire dagli USA
Deglutii rumorosamente, spostando nervosamente gli occhi in tutte le direzioni, immaginavo la scena alla perfezione. «G-già…» Sussurrai. «Ehrm… C-che né dite di cenare? Avrei una certa fame…»
«Sì!» Tubò Elliot, invitando il nostro ospite verso la tavola. Per poi avviarsi verso la cucina, la seguii, non prima di scontrare il mio sguardo con quello del mio ospite che mi lanciò un’occhiata ammiccante d’intesa…
Entrai in cucina, avvicinandomi a Elliot. «Ehi, indossa questo.» proruppi, porgendole l’anello, che guardò leggermente scettica.
«E questi da dove…?»
«Ehrm… me li hanno prestati…»
«Ah… E perché non me l’hai dato prima?»
«Ecco…»

Iniziai a spiegarle cosa era successo e dove avevo trovato le fedi:

Durante il viaggio in auto per andare a prendere Mr. Murphy, mi ricordai di un piccolo, minuscolo dettaglio ma estremamente importante che dimostrava la nostra unione… Le fedi!
Mi stava venendo una crisi isterica, perché non ci avevo pensato prima?! Perché mi stava venendo in mente solo in quel momento?!
Che cosa potevo fare??
Cosa… un attimo…
C’era ancora una speranza. Allungai il mio arrivo verso l’albergo, dirigendomi a casa di un paio di vecchi amici… Mi avrebbero aiutato, o almeno, speravo in tale opportunità.
E fortunatamente, fu così. Appena Dilan*, anch’egli amico universitario, sentì la mia storia, accettò, ovviamente dopo le suppliche della moglie –che quasi arrivò al pianto- tale Belle –in attesa del loro primo marmocchio- di prestarmi le loro.
Li ringraziai fino all’inverosimile e corsi a prendere Mr. Murphy, scusandomi con lui per averlo fatto attendere così a lungo.

«…Ed è così che ho recuperato le fedi… E meno male che la tua ti sta bene, la mia è un po’ larga… Ma almeno…»
Mi guardò scettica, con una faccia che diceva: «Solo tu puoi trovare una soluzione tanto assurda a un problema, vero?» Ovviamente lo disse pure. Sbuffai, facendo spallucce, lo stesso fece lei.
«Andiamo di là, sennò penserà chissà Cosa» Disse, avviandosi verso la sala da pranzo con il primo. La seguii senza proferire parola.

Ci mettemmo a tavola, mangiando il cibo ordinato –ma senza dirlo al nostro ospite- nel ristorante vicino a casa, spacciandolo per cibo cucinato da Elliot, che ovviamente si beccò tanti complimenti senza realmente meritarseli. Stava facendo davvero ottima impressione verso Mr. Murphy, e questo mi faceva convincere sempre di più che “noleggiarla” –che brutta parola- fosse stata la cosa migliore che avessi fatto in quella settimana.
La cena proseguì bene, e mi sentivo sempre più rilassato ogni volta che guardavo l’orologio scorrere rapido. Peccato che la sensazione di benessere sparì quando Mr. Smith fece una domanda.
«Ormai avete capito che sono un uomo curioso, vero? Dimmi, Elliot, come ha fatto Axel a chiederti di sposarlo?»
Oh, Cazzo.
Io ed Elliot ci lanciammo un’occhiata sconcertata, anche noi c’eravamo posti quella domanda, senza però trovare una risposta –poiché ce ne scordammo-
E ora?
«Ecco… Eravamo… Al matrimonio di due nostri amici… Anzi, amici di Axel, miei conoscenti, Dilan e Belle… Passammo una bella giornata, divertendoci, e quando la festa era alla fine, Axel mi prese da parte e mi chiese se volevo sposarlo… Ero così felice che gli saltai addosso accettando!»
E questa da dove gli era uscita?? Andava benissimo! Era una cosa che avrei potuto fare tranquillamente, visto che non sapevo come si chiedeva una cosa simile… Mi unii a lei, pompando la cosa.
«…G-già! Ci mise così tanta forza che finimmo in piscina, ti ricordi? Ritornammo a casa zuppi!» Dissi, ridendo divertito, mi lanciò uno sguardo fugace per poi mettersi a ridere insieme a me, seguiti subito da Mr. Murphy.
Sospirai mentalmente. C’eravamo salvati. Elliot quei venticinque mila dollari se lì era guadagnati tutti, per quanto mi riguardava.

La sera continuò tranquillamente, non ci furono troppi intoppi, per fortuna, e finalmente riuscivo a sentirmi rilassato.  D’improvviso, squillò un cellulare, tutti ci guardammo per diversi squilli, poi Elliot si alzò dichiarando che era il suo, si scusò e si allontanò uscendo dalla porta finestra per rispondere.
«Ragazzo mio, lascia che ti dica una cosa…»
«Sì…?»
«Sei stato fortunato a trovare Elliot, tienitela ben stretta.»
«Oh… Sì, certo.»
Finalmente Elliot tornò da noi, e aveva una strana espressione sul viso… Che era successo?!
«Axel, avrei bisogno di parlarti due secondini… In privato…» Sussurrò, tenendo stretto il cellulare al petto. Non so perché, ma quel tono di voce non mi piaceva, e le mie attenzioni andarono subito a Sora.
«Certo. Ci scusi Mr. Murphy, torniamo subito.» Dissi, alzandomi e portandomi Elliot in camera. Quando mi chiusi la porta alle spalle, presi subito la parola. «Cos’è successo?»
«Era Demyx…»
«Oddio! SORA!» Lo sapevo! «Cosa gli è successo?!» Strillai, impedendole di continuare «Sta bene, vero? Non si è fatto male, vero?» Ero dannatamente preoccupato per quel moccioso.
«Sì… Sì… Sta bene… E’ che sta avendo una crisi di pianto, e Demyx non riesce a capire da che cosa è dovuta… Ha detto che ha provato a giocarci, senza risultati, ha provato a suonargli qualcosa, ma sempre senza risultati, quindi gli ha messo un cartone per farlo calmare, ma dice che guarda un minuto il video, e poi riparte con il pianto disperato…» Mi spiegò, un po’ mi calmai perché sapevo che non gli era successo niente di grave, ma ero comunque preoccupato.
«E quindi?» Domandai
«E quindi… Dev…» Il telefonino squillò di nuovo, impedendole di continuare. Appena vidi sullo schermo il nome “Demyx”, afferrai il cellulare e risposi.
«Demyx! Come sta Sora? Si è calmato?» Urlai, stava per rispondermi ma Elliot si riprese il cellulare tirandomi un calcio nello stinco.
«Demyx, scusa l’interruzione… Cosa c’è?»
°°°…°°°
«Ah, capisco. Meno male.»
°°°…°°°
«Ok, tanto tra poco abbiamo finito… Sì, sì»
°°°…°°°
«Cosa? Ok. Ora glielo comunico, ciao e grazie.»
«Allora?» Chiesi, continuando a massaggiarmi la zona lesa.
«Sta bene.»
«Che cosa aveva?»
«Le gengive. Dem si è accorto che mentre piangeva si teneva sempre una mano in bocca, quindi gli ha rifilato un ghiacciolo all’amarena e si è calmato.» Spiegò, facendo spallucce. Tirai un sospiro ricolmo di sollievo. «Come mai così preoccupato per Sora?» Chiese poi, curiosa.
«Beh… Mi… Mi sono affezionato a quel bambino… Ha un’ incredibile capacità di farsi voler bene dal primo momento…» Ed ero sincero, quel bambino era speciale. Sorrise avvicinandosi alla porta.
«Andiamo?»
«Sì.»

Ritornammo in salone, dove inventammo al volo una scusa, non potevamo di certo dirgli: “A suo figlio gli è venuta una crisi di pianto e il nostro finto testimone non sapeva come uscirsene”, gli raccontammo che dei nostri amici avevano litigato e che la ragazza si era sfogata due minuti con Elliot. Sembrò crederci… meglio così.
Verso le undici Mr. Murphy decise di andarcene per lasciarci la nostra dolce e ancora infuocata passione, io risi alla cosa, mentre Elliot scoppiò nell’imbarazzo più totale coprendosi gli occhi con una mano.
«E’ stata una bella serata, spero di rivedervi presto, miei cari.» Disse Mr. Murphy, mentre lo accompagnavamo alla porta.
«Sì, certo» Rispose Elliot, con un tono estremamente convinto.
«Axel, a proposito del contratto» Disse d’improvviso «Si è posto un imprevisto, e domani sono costretto a tornare a Las Vegas…»
Questa non ci voleva…
«Oh, capisco…»
«Quindi, pensavo che potevi venire a Las Vegas, come mio ospite, ovviamente. Così vedrai i miei alberghi e i Casinò, tra divertimenti vari e, quando sarà pronto, firmeremo il contratto. Che ne dici?»
…La potrei trasformare in una vacanza, quest’offerta… Molto interessante!
«Oh! Volentieri!»
«Ovviamente, vi voglio entrambi da me.»
«Certo!!»
Aspetta… Entrambi? …Oh, Santo Cielo…
Elliot mi lanciò un’occhiata mista tra lo stupore e l’incredulità… L’avevo fatta grossa, di nuovo.
Mi levo da un casino, e mi lancio a capofitto in un altro BEN peggiore?! Sono incorreggibile…
«Fantastico, ragazzi miei! Non vedo l’ora di avervi come miei ospiti! Ora vi lascio.»
«L’accompagno, Mr. Murphy!»
«Oh, no, no. Non preoccuparti, prendo un taxi. Voi godetevi la serata»
Sì, l’unica cosa che mi godo ora è una sgridata e una miriade di botte…
«Ahah… O-ok…» Sussurrai, grattandomi nervosamente la testa, lo salutammo e, quando chiusi la porta, non ebbi il coraggio di girarmi… Sentivo un aura oscura invadere la casa… No, non avevo proprio il coraggio di voltarmi per guardare Elliot negli occhi, eppure dovevo farlo.
Chiusi gli occhi, prendendo un respiro profondo.
«…E…Elliot…» Sussurrai, voltandomi leggermente verso di lei.
«Stai zitto.» Detto fatto. «Vai a prendere Sora e Demyx, e sparisci dalla mia vista.»
Non osai contraddirla e sparii immediatamente, precipitandomi verso la casa di Demyx.

Quando fui sotto casa di Demyx, iniziai a tirare testate sul clacson, e ringraziai che fosse solo il clacson e non un muro di cemento armato. Ero un imbecille patentato, un idiota, dovevano dare l’ergastolo alla mia stupidissima lingua…
Possibile che non impari mai? Insisto a infilarmi nei casini…
Continuai a tirare testate al clacson, finché non arrivò Demyx.
«Eccociiii!!!!» Urlò, spalancando la portiera dell’auto.
«Zio Acel!» Squittì Sora, felice come una pasqua e più sveglio che mai, ricambiai il saluto ad entrambi con il tono di voce peggiore che avevo.
«Wow… Che tono disperato… Che è successo? E’ andata male?» Chiese Dem, scossi la testa.
«No… è andata benissimo…»
«E perché quel tono?»
«…Perché sono un coglione…» Sussurrai, senza pensare –come al solito- che c’era un bambino in nostra presenza, pronto a imparare ogni nuova parola.
«Coione?» E infatti, la ripetè.
«S-SORA!!»Sbraitò Demyx, voltandosi verso di lui con una faccia pallidissima «N-non lo dire mai più!»
«Tanto… E’ vero…» Sussurrai io, senza badarci più di tanto, ormai, il danno l’avevo fatto… Peggio di così non poteva andarmi, no?
«Ok, è vero, ma Sora NON deve dirlo!» Insistette Demyx.
«Coione!» Urlò Sora, contento di aver appena imparato da un pessimo zio una nuova bella parola.
«S-Sora! Se ti sente mamma si arrabbia tanto! E tu non vuoi che mamma si arrabbi, vero?» Disse rivolto al piccolo, che sorrise. «Io non voglio che si arrabbi…» Sussurrò poi, portandosi entrambi le mani a coprirsi il viso, probabilmente immaginandosi la reazione di Elliot.
«…Tanto già lo è con me…» Spiegai rapidamente, se si arrabbiava un po’ di più non cambiava molto.
«Ahi… Ancora peggio… Ma che hai combinato?»
Lanciai un occhiata a Demyx e, durante tutto il tragitto, gli spiegai che cosa avevo combinato. Non proferì parola, e tradussi quel suo silenzio come un: “Amico mio, sei nella merda.”
Come se fosse una novità.

Appena superarmo la soglia di casa, fummo assaliti da un silenzio surreale e terrificante. L’atmosfera era paragonabile a quella di un film Horror, per niente rassicurante. Non avevo il coraggio di proferire parola, avevo il terrore che, al minimo rumore, dal nulla sarebbe sbucato fuori Pyramid Head** pronto a sbudellarmi. E Demyx sembrava del mio stesso parere.
Fortunatamente, ci pensò Sora a rompere quell’orribile atmosfera correndo, appena la vide, verso la madre «MAMMA!!!»
«Sora. Hai fatto il bravo?» Chiese subito lei, abbracciando il piccolo e sorridendo.
«Tì! Ho avuto la bua…»
«Povero il mio cucciolo, si è tolta?»
«Tì! Zio Demy ha dato a me il gelato e totta la bua!»
«Bene.» Disse, accarezzandolo e baciandolo dolcemente… Sembrava leggermente più tranquilla rispetto a prima… Sperai che durasse quella tranquillità.
«Mamma…?»
«Sì?»
«Zio Acel coione!»
Ecco… Era già andata a puttane la tranquillità, visto che sul viso di Elliot apparve una smorfia indecifrabile.
«Ehrm… E-Elliot, poss…» Provai a spiegare perché avesse imparato quella nuova splendida parola, ma la ragazza mi sovrastò con la propria voce.
«Sì, hai ragione, Sora. Axel è un coglione» Disse seria, lanciandomi un occhiataccia delle sue… Deglutii rumorosamente, sbottonandomi un bottone della camicia.
Demyx, finalmente ripresosi dallo shock di quell’atmosfera, provò a prendere parola «Ehrm… C-che ne dite se…» Ma anche a lui toccò il mio stesso destino, venendo fermato dalla ragazza.
«Ci accompagnate a casa» Non era una domanda, era un affermazione, e così come avevo aperto la porta per entrare, la riaprii per uscire, senza proferire parola.

Durante tutto il tragitto verso Riverside, nessuno di noi proferì parola.
Demyx sembrava mummificato, si muoveva unicamente per respirare, spesso non sbatteva neanche le palpebre, probabilmente per paura di qualche strana reazione della ragazza.
Io non sapevo esattamente cosa dire, anche perché temevo che, aprendo bocca, avrei detto un'altra delle mie stronzate, e visto che la situazione era già drastica, preferivo evitare.
Quando arrivammo a destinazione, Elliot chiese –chiese… Ordinò- a Demyx di recuperare il carrozzino e il seggiolino e, mentre lui si occupava di queste cose, lei afferrò delicatamente Sora –che si era addormentato- dal seggiolino avviandosi in casa senza salutarmi.
Demyx fece tutto senza obbiettare e, quando tornò, leggermente più rilassato, provò ad alleggerire la situazione.
«Vedrai che le passa…» Disse, sforzandosi di sorridere.
«Sì, quando finalmente sarò morto…» Sussurrai, facendo ripartire l’auto.
«Ma no…Ok… F-forse…»

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Il giorno successivo, dopo aver passato tutta la giornata in ufficio tra scartoffie e incontri con alcuni ospiti celebri, andai a casa dei miei “presta fedi” –amici- di fiducia.
Arrivato di fronte alla loro villetta, parcheggiai e mi avviai verso la porta.
«Chi… AXEL!» Tubò Belle, appena mi vide. «Ciao! Come sono contenta di vederti!» Urlò poi, saltandomi al collo. «DILAN! Abbiamo ospiti!»
«Ciao… Come va?»
«Benissimo!» Disse, facendomi entrare in casa «Tu? E’ andato tutto bene?»
«Sì…» Sussurrai.
«Hm… Dal tono però non sembra…» Rispose subito lei, sedendosi accanto a me con fatica.
«E che…»
«Oh, no. Che ci fai qui?» Proprio mentre stavo proferendo parola, apparve dalla porta della cucina Dilan, con un grembiule e con un coltellaccio tra le mani.
«Dilan.» Sbottai, alzando la mano in segno di saluto. «Sono venuto a riportarvi le fedi» Dissi, consegnando i due anelli a Belle «E poi… Beh, per stare un po’ con i miei carissimi, disponibili e incredibili amici» Aggiunsi.
«Ok, che vuoi questa volta?»
«Dilan!» Lo riprese Belle, guardandolo male «Non vedi che è turbato?! Vuole solo sfogarsi un po’, vero?» Annuii.
Dilan sbuffò, tornando in cucina per posare gli oggetti del mestiere, per poi tornare da noi per ascoltare il mio racconto. iniziai a spiegare tutto l’accaduto ai due.

«…E così ho combinato un nuovo e ancor più grosso problema…» Terminai la mia storia, mantenendomi la fronte con le mani.
«Non perderai mai questo vizio del cazzo.» Proruppe Dilan, additandomi con fare nervoso. «Già all’uni ci mettevi nei casini con quella tua fottuta linguaccia» Aggiunse, gesticolando… Ma quella era una mia peculiarità! Ero io che gesticolavo… Che faceva, imitava?!
«Dilan! Non dire certe parole!» Sbottò Belle, guardandolo malissimo.
«Ma…»
«Ma niente! Non puoi infettare l’innocenza del nostro bambino ancor prima che nasca!» Lo interruppe, stringendosi il pancione in un abbraccio morboso. Dilan la guardò per diversi secondi, sperando che lei cambiasse sguardo, ma non fu così, e si ritrovò a sbuffare rassegnato.
«Comunque, Axel…» Disse, pronto a riprendere il discorso in modo serio.
«…Dilan…» Sussurrò d’improvviso Belle, con un tono di voce per niente rassicurante, mantenendosi una mano sulla pancia. Entrambi portammo immediatamente la nostra attenzione su di lei.
«Cosa?» Chiese Dilan, spalancando gli occhi e mettendosi sull’attenti.
«Io…»
«…Cosa?! Va tutto bene? Stai bene, vero?» Urlò, avvicinandosi e inginocchiandosi accanto a lei, afferrandole una mano e mettendo l’altra sulla pancia.
«Sì… E che…»
«E che, COSA?! Non tenermi sulle spine!» Sbraitò, davvero allarmato, non che io fossi più rilassato, insomma… Si manteneva la pancia, usava un tono di voce preoccupante… Temevo che sparasse di botto il moccioso che aspettava lì, nel salotto di casa.
«Pensavo… Non avremo niente da mettere ai piedini del bambino quando torneremo a casa dall’ospedale» Tubò poi, seria come mai l’avevo vista fino a quel momento. Io caddi dalla poltrona stile cartone animato –evitando alla meglio di tirare una testata sul pavimento-, mentre Dilan le chiuse gli occhi per evitare di scappottare.
«...E io che pensavo chissà cosa…» Sussurrò, cercando di apparire il più rilassato possibile, ma si capiva che stava per impazzire… Chissà quante gliele faceva passare Belle.
«Che cosa vorresti dire?! Che i piedini di tuo figlio non t’interessano?!» Sbottò lei, contrariata da quella risposta.
«No! Non volevo dire questo! E che… Hai usato un tono così disperato che pensavo ti facesse male da qualche parte» Si giustificò.
«No, Dilan, va tutto bene» Lo rassicurò lei tranquilla «Ma abbiamo bisogno di un paio di scarpine!» Insistette poi, convinta.
«Abbiamo mesi per comprarne» Rispose immediatamente Dilan, alzandosi.
«Vedo quei piedini… Tutti rossi per il freddo…» Piagnucolò, portandosi le mani congiunte al seno. Dilan tentò di ignorarla, risedendosi al proprio posto per riprendere il discorso bruscamente interrotto, ma la sua “durezza” durò poco, specialmente quando gli occhi di Belle iniziarono a inumidirsi.
«Aaahhh… Ho capito! Vado…» Sbottò in fine, rassegnato.
«E visto che ti trovi, porta anche della pizza con il salame piccante e… e del gelato alla stracciatella e menta! Uh, è anche del succo ACE!!» Squillò allegra lei, con un sorriso che arrivava da un orecchio all’altro.
Dilan la guardò per qualche secondo, sperando che stesse scherzando, ma il sorriso convinto di lei gli fece capire che no, non scherzava. Era serissima. «…Altro?» Chiese, probabilmente per evitare di uscire di nuovo dopo esser tornato.
«Dei bomboloni ripieni alla nutella, cioccolata bianca e crema!» Disse lei, sorridendo innocentemente «Grazie tesoro, ti amo!»
«… Anch’io…» Sussurrò Dilan, infilandosi la giacca di pelle e chiudendosi la porta alle spalle.
Io tornai a guardare Belle, che ricambiò inclinando un pochino la testa verso destra.
«Wow… Che voi donne incinta avete le voglie di botto lo sapevo, ma mica così tante insieme…» Dissi, accomodandomi meglio sulla poltrona.
«Eh beh, avevo bisogno di mandarlo via… Sai com’è…» Rispose tranquilla. Era sempre stata tremenda ed era SEMPRE riuscita a sovrastare quel gigante di Dilan, e anche ora, che aspettava un bebè, non era cambiata neanche un po’.
«Ah, quindi non ti va niente di tutta quella roba che hai ordinato?» Chiesi ironico.
«Certo che ne ho voglia! Che domande!» Scoppiai a ridere divertito. «Parlando del tuo problema, Axel… Io non credo che lei si sia arrabbiata perché hai accettato l’invito di Murphy»
«Ah no? E perché si è arrabbiata, secondo te?»
«Perché non hai pensato che, così facendo, le impediresti di stare insieme al figlio» La guardai scettico. «Ma sì! Se tu la porti via con te a Las Vegas, lei non potrà stare con il proprio bambino, e questo è straziante. Io non sono ancora mamma, ci vogliono ancora due mesi prima che questo avvenga al cento per cento, ma la sola idea di non poter vedere il mio piccolo per chissà quanti giorni, mi fa sentire male.» Spiegò, accarezzandosi la pancia.
«…Non ci avevo pensato.» Sussurrai.
«Lo so.» Disse fiera.
«Quindi… Dici tu… Se le propongo di portarci dietro anche Sora, potrebbe calmarsi e… Magari accettare? Anche perché non sono per niente sicuro che voglia accettare…»
«Probabile»
«Ok… Ci provo… Grazie, Belle.»
«Ma figurati!»
Continuammo a parlare un po’ di tutto, anche se gli argomenti principali erano: Il bebè in arrivo –la piccola Angie- e Elliot con Sora, era estremamente curiosa e, ogni volta che le dicevo qualcosa di Sora, sospirava sperando che anche la sua venisse fuori così.
Addirittura mi disse di invitarli –sempre se Elliot avesse mai accettato di parlare nuovamente con me- una sera a cena.
Dopo un oretta Dilan tornò, ricoperto di buste fino all’orlo, che posò sul tavolino.
«Tesoro, hai preso le scarpine? La pizza? Il gelato? I bomboloni? Il succo?» Chiese lei, avvicinandosi esaminando le buste.
«Sì… Sì… Sì… Sì……… No… Mi sono dimenticato…»
«Lo voglio…» Sussurrò lei, mettendo il muso.
«E dai, Belle… Non fammi uscire di nuo…»
«Lo voglio!» Insistette, senza dargli vie di fuga.
«E va bene… Fammi andare prima al bagno, però…» Sussurrò lui, avviandosi verso il servizio richiesto.
«Beh, io andrei. Divertitevi, eh!» Dissi, avviandomi alla porta.
«Ciao Ax» Sussurrò Dilan, alzando la mano in segno di saluto.
«Ciao Axel! Ci vediamo in questi giorni!» Sbottò Belle, già intenta a mangiare la pizza, sorrisi e uscii di casa, ringraziandola mentalmente.

---

Quella sera sarei andato a casa di Elliot per chiarire il tutto, anche se avevo la sensazione che non sarebbe stato per niente facile.
Il tempo sembrava non passare mai, forse era anche grazie all’aiuto di mio Zio e dei suoi interminabili discorsi che il tempo non passava mai.
Quando finalmente il lavoro terminò, mi precipitai in auto, diretto verso la casa di Elliot, ma prima, mi fermai da un fioraio… Non sapevo se facevo bene a portargli, ma l’idea che forse non era il caso mi venne solo quando ormai ero fuori casa sua.

Ed eccoci qua… Solo voi ed io, miei cari fiori…
Busso? Corro il rischio? Che dite, amici miei?
… Sto davvero parlando con dei fiori?!
La vacanza ci vuole davvero.
Ok, forza e coraggio, Axel…
O la va, o la spacca…
Spacca… La mia faccia… ME la spacca…
Oh, Santo Cielo…


Dopo un quarto d’ora che ero li, mi decisi di bussare e, ovviamente, il primo ad accorrere fu il piccolo Sora. «La potta!» Urlò, con quella sua voce squillante e acuta. Sorrisi nel sentire la sua voce.
«Chi è?» Ed eccola, Elliot. Sembrava tranquilla, magari non sarebbe andata così male come pensavo. Appena la porta si aprì, mi preparai sfoggiando il migliore dei miei sorrisi.
«Ci…» Neanche il tempo di finire quella parola di quattro lettere che la porta si richiuse con un fortissimo tonfo, che probabilmente si sentì fino a Los Angeles «…ao…» Quella reazione me l’aspettavo…. Quindi non mi stupii più di tanto.
«Ti era, mamma?»
«Un imbecille, Sora. Torna a guardare il film.» E anche di questo non mi stupii, ma non avevo la minima intenzione di andarmene.
«Elliot! Dai, apri la porta! Voglio parlarti!» Insistetti, bussando insistentemente.
«VATTENE!»
Sbuffai, contrariato… Ok che doveva essere arrabbiata con me, ma ora esagerava… Ma non avevo intenzione di andarmene, sarei rimasto li fino a che non avesse aperto la porta.
Mi appoggiai alla porta, scendendo lentamente al suolo fino a sedermi.
«Zio Acel!» Urlò improvvisamente Sora, sbattendo le manine sulla porta.
«Sora! Ciao piccolo…» Dissi subito, sorridendo.
«Mamma è abbiata con te?» Mi chiese con quella sua vocina.
«Eh sì…»
«Pecché?»
«…Perché sono uno stupido…» Risposi tranquillo.
Ci fu un minuto di silenzio, nel quale pensai che Sora se ne fosse andato attratto da qualcosa in casa, ma mi ricredetti quando sentii nuovamente la sua voce squillante invadere l'aria.
«Mamma! Api la potta a zio Acel?»
«No, Sora, andiamo a vedere il fil…»
«Noooooo!! Voglio zio Acel!»
«Ho detto di no, Sora!»
«Apiiiiiiiiiii!!!!!!»
E da li, iniziò una luuuuunga serie di capricci, pianti disperati, oggetti lanciati –sicuramente giocattoli- e grida strazianti, che durarono per diversi interminabili minuti, dove chiedeva alla madre di farmi entrare.
D’improvviso, sentii il silenzio… Possibile che si fosse addormentato di botto o, peggio, che Elliot, esasperata, lo avesse zittito in qualche modo che non osavo immaginare?
Rimasi li, fermo, in attesa di un qualsiasi rumore, che non arrivava, finché, non mi ritrovai a sbattere rumorosamente la testa al suolo «Ahia!!» La porta si era aperta, e mi ritrovai a guardare sopra di me, incrociando lo sguardo di Elliot.
«Che ci fai lì a terra?» Mi chiese, guardandomi male, anzi, malissimo. Sorrisi imbarazzato, e mi rialzai il più velocemente possibile.
«E-Elliot…» Sussurrai una volta su. «Ciao… Erhm… Q-questi sono per te…» Proruppi, passandole i fiori, che osservò per diversi secondi scettica, per poi afferrarli in malo modo rientrando in casa. Rimasi fermo li un pochino, indeciso se entrare o no, ma lo feci appena vidi Sora con gli occhi rossi dal pianto corrermi contro sorridendo.
«ZIO ACEL!»
«Sora!» Sbottai, inginocchiandomi per abbracciarlo «Piccolo furbacchione, a furia di piangere l’hai convinta, eh? Sei un piccolo genio!» Dissi, iniziando a fargli il solletico. Quando arrivai al punto di farlo piangere per le risate, mi ricordai perché mi trovavo lì. «Sora… Rimani qui? Devo parlare con mamma…» Dissi, guardandolo serio. «Devo fare pace con mamma»
«Ottey! Guaddo i Diosaui io!!» Rispose lui, indicandomi la televisione.
«Diosaui…?» Guardai la tv, e capii di cosa parlava. «Ah, i Dinosauri! Sì, bravo!»

Lo lasciai li in salotto, cercando Elliot nel resto della casa, e la trovai intenta a lavare i piatti in cucina. Mi avvicinai cauto a lei e, quando le fui a un metro di distanza, decisi di prendere parola.
«Elliot…?» Sussurrai, appoggiandomi con la schiena vicino al top della cucina, non mi degnò di uno sguardo. «Dai… Capisco che DEVI, perché DEVI essere arrabbiata con me, ma ora esageriamo… Non trovi?» Niente… Nessun tipo di risposta «Una soluzione c’è…»
«Ah, davvero? E quale sarebbe questa soluzione?» Oh! Finalmente un segno di vita! Beh sì, non uno dei migliori, ma pur sempre un segno di vita.
Stavo per spiegarle quale fosse la mia idea, ma mi interruppe prima che potessi proferire più di mezza parola. «Oh, sì, è davvero una soluzione geniale, sono stupita, Axel» Disse ironica, agitando proprio la mano dove impugnava la spugnetta che, bagnata fracida, mi bagnò tutto il viso –e non solo.
«Fammi continuare, e non prendermi in giro» Dissi, rimanendo serio.
«Chi, io? Quando mai»
«Ti stai comportando come una ragazzina di quattordici anni, Elliot»
«Se tu non fossi così imbecille da sparlare a caso, ora non mi comporterei così!» Proruppe, continuando ad agitare quella dannata spugna.
«Senti…» Sussurrai, cercando di mantenere la calma, ma le sue risposte stupide e acide non mi aiutavano affatto, mi facevano irritare da morire, e ancor di più, mi irritava da morire quando mi interrompeva sparando risposte a caso.
«Elliot, per me non è…»
«Certo che per te non è un problema!! Per te l’unica cosa importante è che il tuo stupido affare vada a gonfie vele! Che ti frega di quello che potrei pensare io? Tanto, io sono solo una che si fa noleggiare, approfittiamone!»
Se in quel momento mi fossi stato il protagonista di un manga, un enorme vena si sarebbe gonfiata, seguita da tante altre. «Elliot, adesso stai dicendo un casino di stronzate.»
«Ah certo, perché TU non ne dici mai… Vero, Mr. Perfettino?»
«Ok, adesso basta!» Urlai in fine, preso dalla rabbia, non voleva ascoltarmi? Beh, l’avrei obbligata! «Lasciami!» Urlò contrariata quando l’afferrai per le spalle e la spinsi fino al frigo, dove le impedii di muoversi grazie all’uso del mio corpo.
«Ascoltami cazzo!» Proruppi, avvicinando il mio viso e ancor di più il mio corpo al suo. «Io ho bisogno di te. E sono disposto a tutto pur di averti al mio fianco» Sussurrai, fissandola intensamente. Lei arrossì, probabilmente presa alla sprovvista a quella mia frase e dal contatto.
Ora che ci penso…Sembra quasi una dichiarazione d’amore la mia…
Devo smetterla di guardare Beautiful…

La lasciai andare, rimettendo di nuovo distanza tra i nostri corpi. Lei subito si allontanò di qualche passo, mostrandomi le spalle. Mi grattai la testa come mio solito, riprendendo a parlare in modo tranquillo e pacato.
«Mi spiace. Non avevo pensato a Sora… Non mi era balzato per la testa che per un po’ non saresti stata con lui… Io non penso sul momento, io agisco e via… E dopo mi rendo conto di cosa ho fatto… Per questo m’infilo sempre nei casini…» Sussurrai, avvicinandomi –questa volta evitando un contatto così ravvicinato- «Ascolta, ci porteremo anche Demyx e Sora, così  possiamo stare insieme tutto il tempo senza problemi…»
«…Vuoi portare anche Sora e Demyx?» Disse lei, voltandosi quel po’ che bastasse per guardarmi.
«Certo! Demyx per Mr. Murphy è pur sempre il nostro testimone, nonché amico, se viene con noi non penso sia così strano… E poi Demyx è sempre voluto andare a Las Vegas, accetterà sicuramente la proposta e… E poi, il solo pensiero che passi chissà quanti giorni in sola compagnia di Demyx mi spaventa! Insomma, Demyx è pur sempre Demyx… Ti puoi fidare ma non del tutto…» Dissi, guardandola.
«…Già…» Sussurrò.
«E ovviamente, voglio ricompensarti dandoti uno stipendio…» Ritornò il silenzio, probabilmente stava pensando. Rimanemmo in silenzio li per diversi minuti, lei tornò a lavare quei piatti, mentre io le lanciavo, di tanto in tanto, qualche sguardo.
«Tu… Tu riflettici…» Le dissi, avviandomi verso la porta per andarmene. « Qui c’è il mio numero di cellulare, per ogni evenienza…» Aggiunsi, lasciandole un bigliettino da visita sul tavolo.
Ero già verso la porta, ma Sora si accorse della mia presenza e richiamò la mia attenzione. «Zio Acel! Guadda i Diosaui con me!» Urlò, invitandomi con la mano a raggiungerlo sul divano.
«Non posso, Sora, devo andare a casa…»
«Nooo!! Guadda i Diosaui con me!»
«Dinosauri, Sora. Di-no-sa-u-ri!» Cercai di correggerlo, con scarsi risultati.
«Di-o-au-ri!»
«E’ ancora presto per te…» Dissi ridendo «Comunque, devo andare…»
«Rimaniiiii!!!!!»
«Non pos…»
«Rimani pure, non ho voglia di sentirlo piangere…» Sbottò Elliot, apparsa in salotto con in mano un vassoio con delle fette di crostata.
«Sicura?» Chiesi, lei annuii «Ok»
Per la gioia di Sora, e per disgrazia di Elliot –vabbè dai, forse tanto fastidio non le davo…- rimasi li con lui fino alla fine del film.
«Bene, è finito. Ora a nanna.» Disse Elliot, quando finalmente la pellicola finì.
«Giochiamo?» Chiese il piccolo, scendendo a fatica dal divano, lei annuì sorridendo e, il viso di Sora, si illuminò «Andiamo, mamma!» Urlò, tirandola per un braccio.
Lei si avviò verso la porta, la seguii senza proferire parola. «Di buonanotte a Axel.» Disse poi, aprendo la porta.
«Zio Acel!» Sbottò lui, avvicinandosi e agitando le braccia «COLLO!» Lanciai uno sguardo a Elliot, non capivo cosa volesse da me.
«In braccio» Spiegò lei. Finalmente mi fu tutto chiaro.
«Buoanotte, Zio Acel! Ti volio bene!»
Mi disse il piccolo, abbracciandomi con foga. Sorrisi e ricambiai l’abbraccio.
«’Notte, Sora»
Sussurrai, rimettendolo delicatamente al suolo.
«Quanto vuoi bene a Axel?» Gli chiese Elliot, abbassandosi verso di lui.
«TANTO!»

«Tanto quanto?»
«COTì!!!»
Disse lui, spalancando le braccia finché gli riuscisse.
«Sei entrato nelle sue grazie.»
Sussurrò lei, alzandosi e portando la mano dietro la porta, pronta a chiudere.
«E nelle tue?»
«No!»

«Non mi aspettavo il contrario…» Sussurrai sorridendo «Fammi sapere… Qualsiasi sia la tua risposta»
«’Notte.»
«Ciao.»

---

Due sere dopo l’incontro con Elliot, andai a bermi una birra nel locale dove lavorava Demyx, al quale raccontai cosa era successo negli ultimi giorni, aggiornandolo su tutto.
«Cooosa?! Vuoi portarci anche me a Las Vegas?! Davvero?!» Sbraitò appena lo informai della proposta fatta a Elliot.
«Purtroppo, sì.» Sussurrai, roteando gli occhi.
«Tsk… Purtroppo, eh?» Disse, fingendosi offeso.
«No dai… Ma è ancora tutto in forse… Sono due giorni che Elliot non si fa sentire…»
«Non saprei che dirti… Elliot è tanto buona quanto strana… Probabilmente, per fartela pagare, vorrà tenerti sulle spine fino all’ultimo giorno» Sbottò, portandosi il bicchiere ricolmo alle labbra.
«Ma le ho chiesto scusa!»
«Lo so, ma deve fartela pagare comunque. Lei è fatta così.»
«Donne…»
«Speriamo che accetti però! Così vedrò a Las Vegas! E tutto a spese tue!» Disse sbattendo le mani come un deficiente, entusiasta al solo pensiero di passare chissà quanti giorni a divertirsi a Las Vegas a MIE spese
«Che amico venale…» Ma in fondo, me l’ero cercata, quindi era inutile lamentarsi.

Era passato un altro giorno da quanto Elliot non si faceva sentire, ormai avevo perso ogni speranza. Ero impegnato ad ascoltare ancora quei noiosissimi discorsi di mio zio, quando, miracolosamente, il cellulare squillò. Era lei?
«Zio, potresti…?» Mi guardò male, per poi accettare di uscirsene dal mio studio.
«Giovani d’oggi…»
Se era davvero Elliot, era il momento della verità… In quel momento si sarebbe deciso che piega avrebbe preso la mia vita e la mia carriera…
Dio, ti prego, se ci sei e un pochino di bene mi vuoi, ti prego, fa che sia lei, e fa che accetti. Ti prometto che d’ora in poi non farò più cazzate simili se mi aiuti…
Presi un respiro profondo, premendo quel bottoncino verde sul cellulare.
«Pronto?»

Continua.

L’angolino dell’Autrice:

Note:
* Dilan: Beh dai, ormai è ovvio… E’ il vero nome di Xaldin!
** Pyramid Head: Oh beh, Pyramid Head è… è… E’ IL super mostro di Silent Hill! Ed è il mio preferito… L’antagonista perfetto. Proprio il mostro che uno non vorrebbe MAI incontrare nella realtà!

Ed eccomi qui anche con il 3° Capitolo! Yuuuuuuuuuhuuuuu! *_*
Scusate il ritardassimo, ma ho avuto diverse cose da fare –sono in fase di trasferimento… E d’improvviso mancherò per qualche tempo @_@-
Ma devo confessarvi che, per questa FF, mi stanno uscendo un casino di idee, e quindi sto mettendo un po’ da parte l’altra FF… Però, prometto –a chi la sta seguendo- che la aggiornerò! Il fatto è che la mente è completamente impegnata in questa, e tutte le idee che avevo di là sono andate a farsi benedire ç____ç Infatti pensavo di sospenderla temporaneamente e riprenderla una volta completata questa… Vedrò.
Uh, e volevo dire che sto seriamente pensando di scrivere una One-Shot sulla coppia Xaldin[Dilan]xBelle, visto che adoro questa coppia –scrivere la parte con loro è stato divertentissimo! XD- °w°

Ok, ora basta .___. Sennò mi ammoscio…
Tornando al capitolo, spero vi sia piaciuto!
E ora passiamo ai consueti… Ringraziamenti!

ka93:
Guarda, cerca di convincerla per davvero, perché KH: Birth By Sleep merita assolutamente di essere giocato, non puoi perderlo!
Certo cara, sarai avvisata quando arriverà il momento! Anche se, ti avviso da ora, sarà “Spoiler!”, poiché mi baserò su KHBBS… Quindi potrei dire –anzi, sicuramente dirò- cose che riguardano il gioco… Mi spiace, ma l’idea mi è venuta giocando e non voglio cambiarla >.<’’ Sperò che ti andrà bene comunque… Poi chissà? Nel frattempo magari avrai la PSP tra le mani e il gioco finito –o quasi- XD
Xigbar è un mito *_* E poi, lo trovo stranamente Sexy, non chiedermi perché, però, poiché non lo so nemmeno io XD
Storie stupende?! Grazie, sei troppo gentile! >///<
Sora è un amore, se potessi averlo in 3D, lo spupazzerei fino a consumarlo! XD
Eh, come hai potuto costatare, Sora non c’era, ma si è fatto comunque sentire XD
Alla prossima, sperando in un altro tuo commento **
Un kiss!

_Ella_:
Stupendo, addirittura?! Esagerata >/////<
Sìììì, Sora è da stritolare, assolutamente! Io lo abbraccerei, coccolerei, bacerei fino a consumarlo!! XD Cucciolo mio *W*
Vero che Zack e Sora si somigliano?? Gli occhi sono quelli! Sono contenta di averci azzeccato ^O^ (e poi, devo essere onesta, non volevo usare qualche altro pg… Volevo Zack, punto! XD)
Anch’io vorrei esser stata al posto di Elliot! E non siamo le uniche a questo mondo! XD
Figurati, cara, anzi, grazie a te per aver scritto quella splendida FF! Eh sì, onesta. Ci tengo a dire le cose così come stanno, non voglio creare incomprensioni ecc con le altre autrici, credo sia normale comportarsi così… no? Tutti prendono ispirazione da tutti, e il minimo che si possa fare, è dirlo! Sono contenta che non ti sia dispiaciuto XD
Spero di sapere la tua anche su codesto cap! Alla prossima!
Un Kiss!

OOOOK! Ora vi saluto!!
Grazie!!!!

MihaChan

P.S: Come al solito, non ho riletto per bene tutto, quindi, come è ormai consueto, se ci sono errori, fatemelo notare –e perdonate la mia pigrizia XD-



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Capitolo 5
*** Ogni speranza è persa… ***


Capitolo 04

Ogni speranza è persa…



«Zio, potresti…?» Chiesi, mi guardò male, per poi accettare di uscir sene dal mio studio.
«Giovani d’oggi…» Borbottò, uscendo dalla stanza.
Se era davvero Elliot, era il momento della verità… In quel momento si sarebbe deciso che piega avrebbe preso la mia vita e la mia carriera…
Dio, ti prego, se ci sei e un pochino di bene mi vuoi, ti prego, fa che sia lei, e fa che accetti. Ti prometto che d’ora in poi non farò più cazzate simili se mi aiuti…
Presi un respiro profondo, premendo quel bottoncino verde sul cellulare.
«Pronto?»
°°°Axel, figliolo!°°°
«…Papà… Sei tu…» Che delusione… Ci rimasi malissimo.
°°°Che allegria, mi commuovo così°°°
«Scusa e che… Niente. Come va?»
Rimasi al telefono con lui per diverso tempo, quando mi domandò del contratto, gli dissi che era andato tutto bene ma che c’erano ancora alcuni problemi da risolvere prima di firmare. Non potevo di certo dirgli cosa avevo combinato… Nessuno nell’Albergo lo sapeva, e non dovevano assolutamente scoprirlo.
Quando finii con mio padre, iniziai con mia madre, e con lei ne passò di tempo al telefono. Avevo voglia di staccare, visto che aspettavo la chiamata da Elliot ma, mia madre non era dello stesso avviso.
Finalmente anche con lei finì tutto, mi ritrovai a fissare il cellulare per diverso tempo, sperando che suonasse, ma niente.
Ok, basta.
Non ce la facevo più.
Dovevo sapere qualcosa, dovevo avere una cavolo di risposta! “Sì”, “No”, non m’importava quale fosse, ma dovevo averla!
Scappai dal mio lavoro senza avvisare niente e nessuno, precipitandomi a tutta velocità verso la casa di Elliot. Se avessi atteso ancora, sarei impazzito.

Arrivai sotto la palazzina di Elliot parcheggiando alla meglio, dovevo sapere cosa mi avrebbe detto, ero così impaziente che mi feci le scale a quattro a quattro, rischiando anche di cadere e rompermi tutti i denti –e il setto nasale- per fare prima e, quando arrivai di fronte alla porta, iniziai a bussare e urlare come un forsennato.
«ELLIOT! ELLIOT, APRI!!!»
Continuai a bussare finché non sentii dei passi sicuri provenire da dietro la porta, seguiti da una voce squillante e armoniosa che avrei voluto sentire molto prima.
«Chi è?»
Non le diedi neanche il tempo di aprire completamente la porta che mi fiondai in casa, afferrandola per le spalle.
«ELLIOT!!! Perché non mi hai fatto sapere niente?! Ti avevo chiesto di avvisarmi per qualsiasi tipo di risposta! Capisco che devi vendicarti perché sono un coglione, ma non farmi patire così! Sono arrivato al punto di mangiarmi anche le dita delle mani!» Sbraitai tutto d’un fiato, fissandola insistentemente. «Hai preso una decisione? Sì? No? Forse? Dimmi qualcosa!»
«Se mi fai parlare!» Sbottò, scuotendo le spalle, alla ricerca della libertà. La mollai, aspettando una risposta, che arrivò dopo diversi secondi interminabili. «…Io… Io non lo so…» Sussurrò, passandosi una mano sul collo «Insomma… Venire a Las Vegas…»
«Ti ho già detto che per me non è un problema portarci dietro anche Sora…»
«Sì, lo so… Ma credi davvero che Sora sia capace di non chiamarmi Mamma in pubblico? Che cosa spiegheremo a Mr. Murphy quando lo farà? Perché lui lo farà, stanne certo. E’ troppo piccolo perché gli spieghi che non deve chiamarmi così una volta lì, e non è nemmeno normale dirgli una cosa così…» Replicò, tenendo lo sguardo basso.
Aveva ragione. Anch’io ci avevo pensato durante quei giorni d’attesa. Non sarebbe stato per nulla facile gestire la cosa.
«Io ti aiuterei volentieri, ma come facciamo? Finché era una cena informale, andava bene, ma così è troppo difficile da gestire…»
«Beh, sì, ma Mr. Murphy non ci starà sempre dietro, mica può cazzeggiare con noi, ha da fare lui» Dissi, avvolto da una misera speranza che questo bastasse a cambiare la cosa.
«Beh sì, è vero, però…»
«Dai, Elliot, non preoccuparti… Sono sicuro che andrà tutto benissimo!»
«Io non lo so, Axel, mi spiace.» Replicò rapida.
Era chiaro. Era un no.
«Capisco…» Sussurrai, non potevo costringerla, in fondo, cosa la obbligava ad aiutarmi? Niente. Era giusto così, alla fin fine. «Grazie lo stesso per tutto, Elliot. Mi sei stata di grande aiuto, e sappi che, se ti servirà qualcosa, qualsiasi cosa, potrai contare su di me» Dissi, già pronto a lasciare la sua casa, non volevo darle altri fastidi.
Stavo per andarmene, quando mi venne in mente Sora. «Ma Sora?» Chiesi, volevo salutare quel bambino.
«E’ a casa di un amico qui di fianco»
«Ah, ok… Salutamelo» Proruppi, alzando la mano, dirigendomi verso le scale.
«Guarda che puoi venire a trovarci, se ti va…» Disse, mantenendosi vicino alla porta. La guardai, per poi sorridere «Lo farò.» Promisi «Ciao, Elliot»
«Ciao…»

Era tutto finito, non c’era più niente da fare.
Ora avrei dovuto dire a Mr. Murphy che era stato tutto uno stupido scherzo, che Elliot non era la mia consorte e che avevo organizzato tutto per fare bella figura… Peccato che ora ne stavo facendo una ben peggiore.
Potevo dire addio al contratto migliore della mia vita.

---

Quella sera stessa, andai nel Locale dove lavorava Demyx, giusto per passare il tempo bevendo qualcosa che mi stonasse un po’, ero davvero depresso per la piega che aveva preso il tutto.
«Cooooosa?! Ha detto di no?!» Sbraitò Dem, quando gli diedi la notizia «Non ci credooo!!!!»
«Credici.» Sbottai, facendo gironzolare il ghiaccio nel bicchiere ormai vuoto.
«Ma nooooo!!!»
Per tutta la serata non fece altro che dirmi che era un peccato, che gli dispiaceva –anche se avrei scommesso tutto il mio patrimonio che gli dispiaceva di più non poter cazzeggiare a Las Vegas a mie spese-

Erano già passati diversi giorni ma, stavo ancora pensando a come dare la notizia a Mr. Murphy, di certo non mi sarei potuto presentare li e dirgli: “Signor Murphy, sa la storia che io e Elliot siamo sposati eccetera…? E’ tutta una balla! Divertente, vero?!”
Uff…
Ero davvero giù di morale, e tutti nell’Albergo si erano accorti di quel mio stato d’animo, infatti dovetti inventarmi una sfilza di stronzate per non far preoccupare nessuno.
La giornata passava lentamente, troppo lentamente, per passare il tempo, ero intento a giocare con una penna sulla scrivania, quando il cellulare iniziò a squillare. Afferrai l’apparecchio, neanche vedere il nome Demyx scritto sul Display mi aiutò a risollevarmi un po’ su di morale.
Premetti sul tasto verde, inserendo il vivavoce.
«Pronto?»
°°°AXEL!!°°°
«Demyx! Non urlare così per telefono!!»
°°°Ho una notizia stupenda da darti!!!°°°
«Ah sì?»
°°°Sì!°°°
«E cosa è?»
°°°Ieri sono stato da Elliot…°°°
«Ah…»
°°°Abbiamo parlato della tua proposta e…°°°
«E…?»

***

Probabilmente nella sua vita precedente, Demyx era stato una delle dodici piaghe dell’Egitto, perché era impossibile sopportarlo, quando ci si metteva.
Ero abituata ai capricci di Sora ma, LUI almeno era giustificato, aveva un anno e mezzo, ma Demyx?! Ne aveva ventiquattro, e in TEORIA doveva esser abbastanza maturo da sapere quando insistere e quando no, ma in PRATICA non lo era per niente.
Sbuffai, accarezzando la testolina incasinata di Sora, che si era addormentato sul mio grembo guardando “Il Re Leone”, spensi la tv e mi alzai lentamente, afferrandolo con delicatezza per portarlo in camera, sul divano sicuramente sarebbe caduto, smanioso com’era. Feci tutto con estrema delicatezze e nel silenzio totale, non volevo che si svegliasse, peccato che qualcun altro dietro la porta fosse di tutt’altro parere, giacché bussava come un ossesso.
Mi avvicinai a essa un po’ titubante, avevo capito dalla voce chi era, ma onestamente non pensavo venisse… Aprii la porta lentamente, ma non ebbi neanche il tempo di aprirla completamente che lui, Axel, si lanciò contro di me, abbracciandomi con foga.
Rimasi così spiazzata da quell’abbraccio –che non mi aspettavo- che rimasi ferma come una cretina per non so per quanto tempo, e ogni minuto, secondo che passava, mi stringeva ancora più forte, e dovevo ammetterlo, le sue braccia erano forti e avvolgenti, accoglienti ed estremamente calde.
Mi sentivo così bene avvolta in quell’abbraccio.
«A… Axel… Che ne dici di mollarmi?» Sussurrai, quando mi resi conto di quello che stava succedendo.
«Ah! S-sì, scusa!» Sbottò subito, mollando la presa.
«Suppongo che Demyx ti abbia dato la notizia…»
«Sì…»
Ci furono diversi minuti di silenzio totale, non sapevo cosa dire, e nemmeno lui, il che era strano, considerando che aveva sempre un argomento pronto, almeno, quei pochi giorni che avevo passato in sua compagnia era così.
Rompi questo silenzio, ti prego!
«Grazie, Elliot.»
Oh Dio, grazie!
«Non devi ringraziare me, ma Demyx…»
«Di preciso, cosa ha fatto per convincerti?»
Ah… Ora dovevo spiegarli tutto… Il solo pensiero di ripercorrere quella giornata mi faceva tornare mal di testa…
«Questa mattina è arrivato qua presto, e mi ha seguito dappertutto; A fare la spesa, in farmacia, in banca, in libreria, e per tutto il tempo è non ha fatto altro che dirmi:
“Accetta! Andiamo a Las Vegas! Non pensi che Axel passerà un sacco di guai dicendo che era tutta una farsa? Se invece scoprisse che tu prima di conoscerlo hai avuto un figlio da un altro uomo che amavi, non la prenderà male, anzi! Penserà che ti ami davvero per averti spostata nonostante un figlio, e farà una bella figura! Dai! DAI! DAI! DAI! DAI! DAI! DAIIII!”
Alla fine, per farlo stare zitto, gli ho detto di sì! Mi ha fatto venire cinque mal di testa nell’arco di mezza giornata… Una cosa impossibile… E anche un record da Guinnes»
«Ma Demyx è un fottuto genio!» Urlò, facendomi sollazzare. Lo zittii tirandogli uno scappellotto dietro la testa, dicendogli di non fare casino, visto che Sora dormiva beato. Si scusò, riprendendo a parlare con un tono più normale. «Quella vacanza a mie spese se le meritata tutta!»
«Suppongo di sì»
«Ah, meraviglioso! Sono così contento
«Mi fa piacere…» Sussurrai, grattandomi un braccio.
«OTTIMO! Partiremo domani!» Esultò, mi voltai di scatto verso di lui, guardandolo con gli occhi spalancati
«DOMANI?!»
«Certo!»
«Ma… Ma…»
«E’ troppo presto?»
«Certo che è presto!»
«Allora partiamo tra… Tra qualche giorno?» Chiese, dubbioso.
«Sì, sarebbe meglio… Devo chiudere la libreria, avvisare i vicini per ogni eventualità, fare le valigie, sistemare un po’ e…»
«Ok, non preoccuparti.» Mi interruppe, posando le mani sulle mie spalle… Mi sposai, invitandolo ad entrare –poiché rimanemmo sulla soglia della porta per tutto il tempo- per un caffè, ma reclinò l’invito dicendo che aveva alcune cose da organizzare, ora che avevo dato il mio consenso. Non obiettai e lo lasciai andare.
«Ah! Ti ricordi di Belle e Dilan, vero?»
«Sì, i due che ci hanno prestato le fedi»
«A proposito di fedi… Devo comprarne un paio! Che taglia porti?»
«Ehrm… Non so, chiedi a Belle, il suo mi stava bene…»
«Ok. Dicevo, Belle mi ha detto di dirti “Sei mia ospite a cena una sera di questa!”» Disse, imitando la voce dell’amica. Trattenni a stento una risata. «Se ti va, le dico di incontrarci prima di partire, che ne dici?»
«Beh…»
«Dai, dai, ci divertiamo! Allora l’avviso! Ci vediamo, Elliot! Ciao e grazie ancora!!»
…Che me lo chiede a fare se poi non mi fa rispondere? Mah, vallo a capire…
Rientrai in casa, guardandomi in giro senza un motivo ovvio.
Sentii improvvisamente di nuovo il calore delle sue braccia intorno a me, quella piacevole sensazione mi avvolse, facendomi sentire bene… Mi ritrovai ad arrossire energeticamente.
Ma che cazzo?!
Agitai la testa, cercando di tornare in me.
Non andava bene. La sua vicinanza era grave, dannatamente grave.

***

Ero così felice che mi sarei messo a ballare per strada come Frank Sinatra in “Singing in the Rain”, ma evitai di farlo giusto per non allarmare o indurre qualcuno, preoccupato, a chiamare il reparto di Psichiatria dell’Ospedale più vicino, non mi andava di esser ricoverato e incaprettato.

Quella gioia mi seguì per tutti i giorni a venire, fino –e anche dopo- la cena che Belle organizzò.


«Bum Bum, Baby! Axel is here!!!» Dissi, appena Dilan aprì la porta.
«Se inizi così, puoi anche andartene» Replicò lui, già intento a chiudermi la porta in faccia. Gli impedii di farlo mettendo un piede –non l’avessi mai fatto- nella porta.
«Che simpatico» Sbottai, guardandolo male e entrando in casa. «Dilan, lei è Elliot!»
«Salve…»
«Piacere. Mi spiace che devi sorbirti questo qui, sappi che hai tutta la mia compassione, e sappi anche che, se arriverai al punto di ucciderlo, non ti darò colpe, anzi, sarò dalla tua.» Gli disse Dilan, dandole piccole pacche sulle spalle. Ovviamente lei scoppiò a ridere divertita.
«Che bell’amico che mi ritrovo, eh?» Dissi, guardandolo male.
«AH! Tu sei la famosa Elliot! Piacere cara, sono Belle!» Urlò la signora di casa, correndoci –per quanto le fosse possibile- contro con un sorriso gigantesco.
«Piacere…» Sussurrò Elliot, ricambiando l’improvviso abbraccio «Che bel pancione» Disse poi, accarezzando la zona interessata.
«Grazie! Ma mi fa apparire come una vacca però…» Si lamentò Belle, guardandosi.
«Ma non è vero, tesoro. Sembri una modella…» Commentò Dilan, a volerla consolare.
«Davvero?» Tubò lei.
«Sì. Una modella che ha rubato una… Una palla da Basket» Improvvisò, mi aspettavo una reazione assurda di Belle, invece la prese così bene che gli saltò al collo, offrendoci uno spettacolo poco consono al piccolo spettatore –ma anche a noi adulti, eh!
Quando si ricomposero –meno male- Belle si concentrò su Sora, ancora ignorato.
«Tu sei Sora? Ciao!»
«Ciao!» Squittì il ragazzotto, sorridendo un po’ intimidito… Non l’avevo mai visto così timoroso. Dopo le presentazioni, ci mettemmo comodi a parlare, quando Sora, con un tono di voce particolare, richiamò le attenzioni della madre «…Mamma?»
«Cosa c’è, Sora?»
«Lei ha la bua alla pancia?» Disse, indicando la pancia di Belle, ah, ora era chiaro da cosa nascesse quel suo timore. Beh, effettivamente, per un bambino doveva apparire strana una pancia così gonfia e strana.
«Cos..? Ah, no!» Proruppe Elliot, ridendo «Aspetta un bimbo»
«Bimba!» La corresse Belle «Vuoi toccare?» Chiese poi al piccolo, che non sembrava molto convinto. Provarono a fargli toccare la pancia più volte, ma con scarsi risultati.

Passò un po’ di tempo prima che il campanello di casa risuonasse. Dilan andò ad aprire la porta, dove si fece spazio la faccia da schiaffi di Xigbar.
«Gentaglia!» Urlò, entrando con la sua indiscutibile “grazia” «Ma guarda chi c’è!!» Disse poi, vedendo Sora ancora intento a osservare quella pancia enorme.
«...Zio Iggy!» Proruppe Sora, correndogli incontro felice.
«Mocciosetto!»
«Ehi, Xigberto!» Dissi, salutandolo con un gesto della mano.
«Richiamami così e t’ammazzo! Got it Memorized, Axel?» Sbottò lui, con un tono poco raccomandabile.
«Sì, memorizzato.»
Neanche il tempo di chiudere la porta, che ribussarono, Dilan aprì nuovamente la porta, e ci mostrò il viso sorridente di Demyx.
«Ehi ehi ehi! E’ arrivato l’anima della festa!»
«Zio Demy!»
«Anche te, se inizi così puoi andartene…»
E non era il solo, visto che anche una chioma Rosa si fece notare.
«Salve gente!»
«Marly!» Urlò Belle, contenta di rivedere “la” sa vecchia amica di università.
«Tesoro! Ma la pancia è diventata ancora più grande! Che bello!» Urlò Marly, iniziando a urlacchiare come una ragazzina seguito a ruota da Belle.
«Fanno sempre così?» Mi chiese Elliot, leggermente sconvolta.
«Sì»

Quando finalmente tutti fummo d’accordo, iniziammo la cena, preparata interamente da Dilan, che amava dilettarsi ai fornelli, ed era anche bravo, quel dannato mezzo Crucco! E Sora era pienamente d’accordo con me, visto che divorava tutto entusiasta, facendo addirittura alcuni Bis… Dove metteva tutta quella roba, non era chiaro a nessuno dei presenti, ma Elliot non si stupì più di tanto, diceva che era normalissimo.
La cena andò benissimo e, quando finimmo, ci fu chi chiacchierava allegramente, chi suonava –immaginate un po’ chi?- e chi, come me, giocava allegramente insieme a Sora, che non si smentiva.
«Ahahahahah! Avevi ragione sul moccioso, Axel, è un mito!» Sbottò Dilan, dopo l’ennesima scenetta comica che il piccoletto ci aveva offerto.
«Zio Dian, fa vola me??» Chiese, saltellando intorno al colosso, che lo afferrò senza esitazioni.
«Ok, ok… Ora andiamo più su, però… Pronto?»
«Tì!» Squillò lui, allegro.
«VOLA!»
Inutile dire le grasse risate divertite che si faceva ogni volta, arrivando sempre più sotto il soffitto, Belle era terrorizzata da quel gioco, mentre Elliot sembrava poco interessata, le chiesi come mai non si preoccupasse di un eventuale testata del pargolo al soffitto, la sua risposta fu: “Tanto, di testate ne tira a decine ogni giorno, una più, una meno…” Questo fece ridere un po’ tutti, certo, abbastanza strano come comportamento per una madre, ma chi ero io per dirle se andava bene o no?
«E tu, Xigbar? Non hai una compagna?» Chiese improvvisamente Elliot al pirata mancato.
«Perché, sei interessata, tesoro?» Rispose subito lui, ammiccando. Ovviamente, Dilan non mancò di dire la sua.
«Ma stai zitto, cogl…» Ma venne bruscamente interrotto da una gomitata intercostale dalla moglie, seguito da un’occhiataccia orribile. Sbuffò annoiato, correggendosi «Stupidotto… Non è mica così disperata!»
«Stupidotto?!» Sbraitò Xigbar, incredulo «BWAHAHAHAHAHAHAH!! Che offesona!» Aggiunse poi, ridendo come un ossesso per diversi minuti, facendo alterare quel poverino di Dilan, che, conoscendolo, sicuramente si sarebbe vendicato alla prima occasione. «Comunque, certo che ho una compagna!» Disse quando si riprese dalla risata convulsiva.
«Davvero? Questa mi è nuova!» Proruppi subito io, meravigliato da tale notizia.
«E’ la ragazza che incontrai l’altra volta?»
«Esatto, Marly. L’ho conosciuta quattro mesi fa, venne in studio perché voleva che facessi le foto alla sua festa della consegna del diploma e…»
«Consegna del DIPLOMA?!» Sbottò Demyx, smettendo –FINALMENTE- di strimpellare le corde di quella chitarra che si portava sempre ovunque.
«Ha diciotto anni, no?» Chiese il biondo.
«Eh sì»
«E’ giovane…» Sentenziò ancora il biondo, imperterrito.
«Abbiamo solo dieci anni di differenza, che vuoi che sia?»
«Sono tanti…» Insistette Demyx.
«Beh, io non ci vedo niente di male, mio padre e mia madre hanno dodici anni di differenza…» M’intromisi io, facendo spallucce.
«Davvero, Axel?» Chiese Belle.
«Yep»
«I miei nonni ne avevano diciotto di differenza!» Proruppe Marly
«Sti cazzi…»
«Dilan!»
«Scusa Belle! Mi è venuto spontaneo!»
«Comunque… Ce la descrivi? Sono curiosa, ora!»
E fu così che iniziammo a parlare di questa ragazza che, almeno per come la descriveva Xigbar, sembrava un gran bel pezzo di gnocca, tanto che nessuno dei presenti –escluse Elliot e Belle- gli credette più di tanto. Se era bella come diceva, come poteva stare con uno sguercio come lui?
Nel mentre del racconto, vidi Sora fissarsi nuovamente con la pancia di Belle, ma questa volta lo guardava con un espressione più incuriosita rispetto a prima, che era titubante. Spronato da Belle, si avvicinò e finalmente poggiò la mano, sorridendo subito dopo.
«Ha dato un caccio!» Disse, contento come mai. «Come ti chiama?»
«Angie» Rispose cordialmente Belle.
«Ciao Enti…» Sussurrò Sora, appoggiandosi con la testa sopra la pancia, come a voler sentire una risposta «Un alto caccio!» Beh, forse non era come se l’aspettava, ma arrivò. Continuò a parlarci per diverso tempo, facendomi ridere.
«AAAAWWWW!!!» Tubò improvvisamente Belle, facendo girare tutti dalla sua parte. «Elliot! Posso tenermi Sora?» Chiese poi, speranzosa.
«Tu mi dai Angie?»
«…No»
«Allora niente»
«Ti do Dilan!»
«Wow, quanto amore… Sono quasi commosso»
«Ma dai che scherzo!... Più o meno…»
«Cosa?!

La fine della serata passò tranquillamente, e alle tre di notte decidemmo di tornarcene a casa. Sora dormiva già da diverse ore, ormai, Demyx invece era così brillo che faceva quasi tenerezza, non che io scherzassi, visto che avevo un pochino esagerato, ma non ero messo così male.
«Axel… Ti senti bene? Sei un po’… Pallido…» Mi chiese Elliot prima di salire in auto.
«…Mi… Mi gira la testa…» Confessai, massaggiandomi la tempia con entrambe le mani.
«Guido io?»
«Sai guidare?»
«Certo che sì! Solo perché non ho l’auto, non vuol dire che non so guidare, sai?»
«Ok… Ma fai attenzione, ci tengo a lei…»
«Ooookey.»
Prendemmo a viaggiare nel silenzio, non potevo e non volevo accendere la radio. Primo; perché Sora dormiva. Secondo; Avevo un mal di testa da Guinnes.
Prima che prendessimo la super strada che ci avrebbe condotti a Riverside, riprovai a fare una proposta a Elliot.
«Perché… Perché non rimani da me, questa notte?» Chiesi, guardandola di sbieco. Lei subito mi ricambiò lo sguardo «N-non pensare male! E che… Puoi guidare tu fino a Riverside, poi come torno? E in più, sono le…. Le tre di notte, orca miseria! Andare e tornare da li vuol dire farsi due ore di viaggio…» Dissi, guardandola speranzoso. «E poi, le valigie tue e di Sora sono già da me… Non è nemmeno così necessario tornare a Riverside… La porta di casa l’hai chiusa, no?»
«Sì.»
«Allora… Cosa dici? Se vuoi eh…»
Sembrò pensarci un po’ su, poi capii che accettava quando, invece di svoltare per la super strada, svoltò per Beverly Hills «Ok, rimango da te.»
Sorrisi, soddisfatto da quella risposta. Non dovevo farmi due ore di viaggio.

---

Aprii lentamente la porta di casa, facendo entrare tutti.
«Demyx, te vai sul divano» Manco il tempo di finire che aveva già preso posto. «Elliot, tu e Sora andate nella camera accanto alla mia, è libera. Io devo assolutamente prendere qualcosa per la testa»
«Ok… Buonanotte»
«’Notte»

Di cosa accadde quella notte, non ricordo niente, visto che appena appoggiai la testa sul cuscino partii per il mondo dei sogni, risvegliandomi direttamente l’indomani mattina, aiutato dal delizioso odore di… Frittelle?
Sì, frittelle!
Mi alzai lentamente, visto che il mal di testa non era passato ancora del tutto, avviandomi verso la cucina, dove vidi Elliot e Sora già intenti a fare colazione, mentre Demyx ronfava ancora beato sul divano. Li salutai, tirando un calcio a Dem.
Facemmo colazione normalmente e, quando fu l’ora, ci dirigemmo all’aeroporto, dove ci avremmo messo una settantina di minuti per arrivare a Las Vegas.

Il viaggio fu un vero piacere, non ci furono intoppi, nemmeno Sora diede problemi, mi aspettavo facesse casino, invece, era così preso dal guardare fuori dal finestrino che quasi non lo si sentì.

«Benvenuti a Las Vegas, gente!» Esultai, quando finalmente mettemmo piede fuori dall’aereoporto della città.

Continua.

L’angolino dell’Autrice:

Note:

4° Capitolooooooooooo *_________*

Il titolo tirava in inganno, eehhh? XD
Comunque, sapete… Non sono sicura che quel “d’un fiato.” Sia ItaGliano correttissimo… Ma vabbé, non mi veniva in nessun altro modo o_o
Comunque, questo capitolo è leggermente più breve dei suoi predecessori, ma vabbé, capita sempre V__V E poi… Io qui prendo un po’ in giro Xiggy, ma sappi tesoro, che quelle cose non le penso! Per me sei bellissimo *____*
Comunque, nel compenso, credo sia abbastanza carino e scorrevole… Fatemi sapere!
E ora, com’è ormai mio solito –ma è sempre stato così °O°- passo ai ringraziamenti! *_*

_Ella_:
Tesoro!
Ma… Ma che commento lungo! Non sono abituata mica io! XD Mi commuovo così… Sigh Y____Y Allora, vediamo da dove iniziare… Ok, ci sono! Tanto per iniziare: Grazie per tutto il commento in generale XD
Poi, beh sì, Axel è un po’ OCC, ma come ho scritto sulle note: nella storia c’è dell’OCC XD
Poi dai, se vogliamo dirla proprio tutta, anche renderlo Gay è OCC, non credi? :P (o almeno, io così la vedo XD Ovviamente è una critica costruttiva, lo sai cara)
Poi, Sora sì, è adorabile e non ci stancheremo mai di dirlo! *w*  E Anche io voglio esser sbattuta al frigo da Axel (ma anche da Xigbar –lo sai. Lo sai-, e non solo al frigo… Sono strana? Sì! Direi che si è capito bene, ormai… ma che hooooo! Se mi piace, mi piace! E ne vado fiera è_é)!
Vabbé, basta sclerare… Torno seria.
Alla prossima, cara!
Un bacio (A Sora più di uno gliene ho dati XD)

ka93:
Ma figurati, cara, ci manca che ti scusi per aver risposto quando ne hai avuto il tempo XD
Dilan e Belle sono una bella coppia, sì!!
E Sora… è Sora! Un piccolo genio XDDD Tutti lo vogliamo in 3D! *W*
Spero che il cap ti sia piaciuto! Fammi sapere!
Un bacio.

OOOOK! Ora vi saluto!!
Grazie!!!!

MihaChan

P.S: Vabbé ormai lo sapete ._. Divento noiosa a furia di dirlo….

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(Chiunque voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede).
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Capitolo 6
*** Viva Las Vegas ***


Capitolo 05

Viva Las Vegas!

Las Vegas.
La città dello shopping.
La città del gioco d’azzardo legalizzato.
La città dell’alcol reperibile sempre e comunque.
La città dove puoi sposarti e divorziare nell’arco di una sola giornata.
La città dov’è facilmente reperibile uno spettacolino per “soli adulti” in qualsiasi momento.
Las Vegas, soprannominata Sin City, la “Città Sporca”, attira ogni anno migliaia di visitatori da tutto il mondo, offrendo loro ogni tipo di divertimento e intrattenimento.

Arrivammo a Las Vegas che erano le dodici del mattino, fuori all’aeroporto, ci aspettava una limousine bianca –mandata da Mr. Murphy- che ci accompagnò al “A Blue Rose Resort & Casinò”.
«Tu ci sei già stato nell’albergo/casinò di Mr. Murphy, Axel?» Chiese Elliot, mentre eravamo in viaggio.
«Sì, qualche anno fa, con i miei…»
«E com’è?»
«Com’è?! Mi chiedi com’è, Demyx?! Lo vedrai quando ci arriviamo.» Lo liquidai rapidamente, ma non avevo preso in considerazione il fatto che mi avrebbe tormentato e, infatti, dopo diversi minuti ricolmi di “eddaieddaieddaieddaieddai”, lo accontentati.
«Ok. E’ una cosa immensa. L’edifico è composto da trenta piani, alto una novantina di metri, e ci sono circa 6.000 stanze, ci sono sei piscine che occupano un totale di 7 acri, non so quanti negozi che vendono di tutto e di più, venti ristoranti diversi, cinque discoteche, diverse sale dove offrono spettacoli tutte le sere, un centro congressi di 35.000 mq e il casinò di 11.000mq. Contento?»
«Oh Gesù…» Sussurrò Elliot, portandosi una mano vicino alle labbra.
«Miseriaccia! Altro che divertimento!!» Sbottò Demyx, eccitato come mai per quella che, sicuramente, si sarebbe trasformata nella sua –prima e ultima- vacanza migliore della sua esistenza a mie spese.
Quando arrivammo all’albergo, casinò, o come preferite chiamarlo, fummo accolti da alcuni facchini, che presero le nostre valigie portandole in quelle che sarebbero state le nostre stanze.
Demyx era così eccitato che si avviò all’avanscoperta del Resort in totale solitudine, sperai che non si perdesse… Anche se la vedevo dura. Già m’immaginavo di sentire la voce dell’altoparlante, proferire le seguenti parole: “Si cercano gli amici del Signor Dem” per essere poi, interrotta, da Demyx stesso, che s’impadroniva del microfono urlando terrorizzato con la voce smozzata dal pianto: “ELLIOT! AXEL! MI SONO PERSO! VENITEMI A PRENDERE!!!”
Bella figura di merda….

Si avvicinò quello che poi si dichiarò il Capo ricevimento, riferendoci che Mr. Murphy in persona gli aveva detto di dirci -…- che avevamo un tavolo già prenotato per il pranzo, che quella sera alle otto ci aspettava a cena con la consorte, che si scusava per non averci accolto di persona e dandoci le chiavi delle nostre stanze.
«Grazie… Voi avete fame?» Chiesi a Elliot.
«Io non molta… Tu, Sora? Hai fame?» Il bambino negò, e iniziò a spingerla per avviare una piccola gita turistica in quell’enorme posto, ed ero d’accordo nel soddisfare la sua curiosità.
«No, per ora preferiamo fare un giro. La ringrazio.» Dissi, liquidando l’uomo che ci augurò di passare una buona giornata, Elliot ricambiò sorridendogli.

Iniziammo a girovagare per quell’immenso primo piano. Ogni tanto lanciavo occhiate a Elliot e Sora, quest’ultimo, era così eccitato che gli brillavano gli occhi, non sapeva dove lanciare lo sguardo, continuava a spostare la testa a destra e a sinistra, su e giù, con un enorme sorriso sul viso. Elliot, invece, guardava tutto con calma e con un sorriso radioso, un sorriso che non avevo mai visto prima di allora.
Mi piaceva quel sorriso, le rendeva il viso più dolce e sembrava più giovane di quanto già non fosse. Mi ritrovai per tutto il tempo a fissarla intensamente, ero ammaliato da quella sua espressione, e ovviamente, se ne accorse, e ricambiò il mio sguardo un po’ confusa.
«Ho qualcosa sul viso?»
«No.»
«E perché mi fissi?»
«Mi piace il sorriso che hai ora» Confessai, sorridendo innocentemente. Lei alzò un sopracciglio scettico, però poi si mise a ridere, ringraziandomi.
Wow!
E io che pensavo che mi avrebbe fulminato…


D’improvviso, mi sentii afferrare la mano, abbassai lo sguardo e mi ritrovai la manina di Sora stretta alla mia. Lo fissai un po’, poi tornai a fissare Elliot.
Mi guardai in giro, e mi venne spontaneo pensare che, in quel momento, per chi non ci conosceva, dovevamo apparire come una famigliola felice intenta a godersi una vacanza a Las Vegas, e la cosa non… non mi dispiaceva, a essere onesti.
Insomma…
Sora era un bambino stupendo, quello che un po’ tutti sognano di avere, sorridente, allegro, dolce, furbo, che entrava nel cuore di tutti senza alcuna difficoltà, rimanendoci per sempre.
Elliot era una donna altrettanto stupenda, forte, decisa, un po’ incazzosa, ma questo la rendeva più affascinante, ti regalava un sorriso difficilmente –per diffidenza, non perché musona- ma quando lo faceva, ti lasciava senza fiato. E poi, era bella, molto bella.
Zack, se non te ne fossi andato, saresti stato l’uomo più fortunato del mondo.
Vecchio marpione.
Continuammo a passeggiare –senza ricevere alcun richiamo per riprenderci Dem… Strano- fino alle due, poi, affamati, andammo al ristorante, dove ci abbuffammo fino a sentirci male –e di Demyx ancora nessuna traccia-, dopodiché, andammo a vedere quelle che sarebbero state le nostre stanze per un tempo ancora da determinare…
Salimmo sull’ascensore accompagnati dal Receptionist –anche perché non avevo la minima idea di dove andare- che ci scortò fino alle stanza, dicendoci che quella sulla destra era la nostra, mentre quella sulla sinistra del nostro accompagnatore. Lo ringraziammo, entrando.
«Accipicchia! Questa… Questa è una casa! Altro che stanza!» Sbottò Elliot, guardandosi in giro. Aveva ragione eh, appena entravi trovavi un salotto con due divani e una megatelevisione da cinquanta pollici, con un tavolino di cristallo e una libreria, sia ricolma di libri che di alcolici di ogni tipo, sulla destra, c’era la porta che portava al bagno, con la Jacuzzi, ovviamente, poi, sulla sinistra, c’era la camera da letto, anch’essa enorme.
«Tutte le stanze dell’albergo sono così?»
«Beh no, questa è una delle Suite più costose dell’albergo, per questo è così grossa.»
«Chissà che faccia farà Dem quando la vedrà.»
«Non farmici pensare…»
«Comunque… Dobbiamo dividerci la stanza…?» Chiese
«Beh…» Esitai un secondo «Ovvio. Ma io dormirò sul divano» Aggiunsi subito.
«Ovvio.»
«Ovvio…» Rimanemmo di nuovo in silenzio, poi notai che Sora era scappato. «Dov’è Sora?»
«…SORA!»
Corremmo entrambi in camera da letto, dove lo trovammo saltellare allegro sul divano.
«MAMMA! Guadda! Satto su lettone io!»
«Attento che cad…» Neanche il tempo di finire la frase che si sfracellò al suolo «…Come non detto.» Sussurrai, guardandolo mentre i lacrimoni iniziavano a scendere sul suo viso.
«Che ne dite di guardare qualcosa? Ci sono un sacco di DVD qui… Vieni Sora, scegliamo cosa vedere!» Dissi, per evitare di farlo piangere e farlo distrare. La cosa funzionò, visto che mi corse contro.
Lo lasciai scegliere quello che preferiva e prese il dvd –che non credevo esistesse!- “Make Mine Music”, che raccoglieva una serie di cortometraggi della Disney. Ci accomodammo tutti e tre sul letto –ovviamente Elliot volle mantenere le distanze, e Sora la aiutava spiaccicandosi di fianco a me. Fu un’immensa gioia rivedere “Lambert Leone Tenerone”, e lo fu ancor di più quando intonai insieme a Sora –e Elliot- la canzone di questo cartone.
Piano piano, l’atmosfera iniziò a cambiare, Elliot si addormentò di colpo mentre Sora si calmò colpito dal sonno. Mentre guardavamo, tranquilli la televisione, mi afferrò la mano, iniziando a giocare con le dita, mi misi a osservarlo… Le sue manine erano piccole e morbide, il visino paffuto era ornato da un colorito rosso, i capelli più incasinati di quanto non fossero i miei, gli occhioni di un azzurro incredibile e quel sorriso innocente perennemente stampato sul volto.
Mi piaceva Sora, di solito i bambini non mi dicevano niente, li ritenevo tutti casinisti e capricciosi, invece Sora non mi trasmetteva quelle sensazioni. Mi ero affezionato a lui. Rimanemmo in quel modo fino a che non si addormentò, stringendo sempre la mia mano nella sua, mi sentivo così bene che mi addormentai anch’io.


Quando mi risvegliai diverse ore dopo –erano le sei- mi ritrovai il viso di Elliot particolarmente vicino, strabuzzai gli occhi preso alla sprovvista, per poi rilassarmi, inchiodando il gomito sul letto e appoggiando il viso sulla mano, posizione assunta per studiarmi un po’ meglio la ragazza.
I lunghi capelli castani le scendevano morbidi sul viso, rilassato dal tranquillo sonno che stava facendo, una mano era nascosta sotto la testa, mentre l’altra giaceva vicino al viso. Le labbra, invece, erano socchiuse, intende ad aspirare e espirare l’aria, che le gonfiava leggermente il ventre.
Sì, l’avevo già detto più volte ma, ripeterlo non faceva mai male; Elliot era bella, molto bella.
Mi ritrovavo spesso a fissarla incantato, anche sull’aereo avevo seguito i suoi movimenti, cogliendo ogni sorriso dolce che regalava al figlio. Anch’io li avrei voluti ricevere quei sorrisi.
Rimasi a fissare quelle labbra rosee e carnose per un bel po’, poi, sopraffatto da un istinto quasi primordiale, mi avvicinai lentamente a lei inclinando un po’ la testa, pronto a far aderire le nostre labbra, ma mi bloccai prima di farlo.
Aspetta. Aspetta.
Che sto a pensà? E soprattutto, che sto FACENDO?!
Ma sono impazzito! Elliot è, la ragazza del mio migliore amico… Non posso pensare ne fare queste cose così….
E’… No, Era la ragazza del mio migliore amico…

Tornai a fissarla un po’ confuso.
Che mi fossi infatuato di Elliot? O era solo attrazione fisica?

Oh cazzo.

Non era possibile… Elliot mi piaceva?

Sì, mi piaceva.
Beh, non potevo di certo darmi torto… Aveva molto fascino, fisicamente era proprio il mio tipo e anche caratterialmente non era male, era testarda e io adoravo le persone testarde, era più facile litigare e a me piaceva avere scontri verbali.
Zack…
Non t’incazzi se ti dico che Elliot mi piace, vero?
Si mosse, tanto che temetti si stesse svegliando, ma no, aveva solo cambiato posizione, una posizione che di certo non m’invitava a evitare di avvicinarmi ancora di più. Sospirai chiudendo gli occhi, per non fare stronzate, per non perdere il controllo, ma non ce la feci, e mi avvicinai nuovamente a lei, quando mi resi conto che mancava qualcosa…
L’atmosfera?
Beh sì, ma non era quella…
Il fatto che dormiva?
Anche…
Ma era altro ciò che mancava… Ma cosa…?
Abbassai la testa, e mi resi finalmente conto di cosa mancava…
«SORA!» Urlai scattando seduto sul letto, facendo svegliare di colpo Elliot, che mi guardo con gli occhi sbarrati.
«Cosa Sora?!» Proruppe spaventata, mi alzai dal letto, correndo nella stanza affianco, dove lo vidi intento a sfare le valigie divertito, Elliot si avvicinò, guardando la scena allibita. C’erano panni di ogni genere sparsi dappertutto, me ne arrivò uno anche in faccia. Mi mobilitai per vedere di cosa si trattasse e… Eh beh!!
Un paio di mutandine nere di seta mooooooolto sensuale!
Elliot, indossi questa robina tu?!
Mica male.
Elliot si accorse subito di cosa avevo tra le mani, mi tirò una gomitata nel plesso solare, che mi fece perde fiato, obbligandomi a mollare l’indumento per mantenermi lo stomaco dolorante.
Cazzo, che forza!
Recuperato l’indumento e fermato Sora, disse che voleva andare a cercare Demyx, giacché non si faceva vivo da quando eravamo arrivati. Annuii, continuando a mantenermi lo stomaco che, se avesse potuto parlare, avrebbe urlato: Pietà! M’ARRENDO!
Scendemmo, ritrovandoci di nuovo nell’enorme hall del resort ancora piena di persone, anzi, forse ora ancora più pieno. Iniziammo a girare, a chiedere in giro se avessero visto un povero deficiente allegro come un bambino girovagare per li, ma nessuno seppe aiutarci, finché non incontrammo una coppia che ci disse che lo avevano appena visto al Casinò, intento a giocare a poker.
«Demyx che gioca a Poker? Ma se non conosce manco le regole!» Sbottai, corrugando le sopracciglia. Dissi a Elliot di aspettarmi li, visto che Sora non poteva entrare nel Casinò.
Mi avviai di fretta li dentro, cercandolo per tutti i tavoli che c’erano all’interno dell’enorme struttura –e porca miseria, cercarlo per 11.000 mq era dura-, finché non lo trovai intento a giocare vicino a un tavolo, circondato da cinque uomini che sembravano tutto fuorché principianti.
Ahia…
«Demyx!» Sbottai, avvicinandomi a lui «Che cavolo stai facendo?!»
«Gioco, non vedi?»
«Ma… ma…!» Mi avvicinai al suo orecchio, tenendo ferma la testa con la mano, che si stringeva imperterrita. «Tu non sai giocare a Poker, imbecille!» Sussurrai
«Ma cosa dici?! Hic!»
«…Sei ubriaco?»
«Chi…hic… io?! Ma quando mai! Hic! Ho bevuto giusto un… Un goccino… Hic!»
«…»
In quel momento, avvenne il miglior Palm Face della mia vita. Sbuffai, afferrandolo per la collotta.
«Cosa fai?! M-mollami! Hic! Non vedi che sto vincendo?!» Sbottò, contrariato
«Ma che vincendo!» Proruppi, guardandolo male.
«Ehrm… Guardi che il suo amico ha ragione… Per ora è quello con più punti e vittorie» Intervenne il Croupier.
«Davvero?»
«Sì.»
«Questo moccioso ci sta stracciando tutti! Non ha perso nemmeno una volta!»
«Oh…» Ero sbigottito… Forse l’alcol lo rendeva più abile? O aveva semplicemente un culo della Madonna? Non sapevo proprio, ma comunque questo non cambiava che doveva smetterla e riprendersi dalla sbornia, siccome quella sera avrebbe dovuto badare a Sora. Io e Elliot dovevamo incontrarci con Mr.Murphy e la moglie, non potevamo rimandare di certo. Lo portai via, con enorme disappunto degli altri che giocavano e suo, ma non m’importava.
Uscimmo da li, e non vi trovai Elliot… Ecco, avevo trovato uno, e avevo perso l’altra… Dov’era andata?!
Ok, ok. Ora porti Demyx in camera e… Anzi, chiedi la cortesia a uno che lavora qui di portarlo in camera e inizi le ricerche.
Detto fatto. Lasciai Demyx nelle mani delle receptionist, che dissero che ci avrebbe pensato loro, e mi avviai alla ricerca di Elliot, che trovai dopo poco all’interno di un… cos’era?
Entrai e vidi una decina di donne intende a guardare dietro una porta, mi avvicinai a Elliot tranquillo.
«Cosa guardi?» Mi guardò, indicandomi l’interno della sala, dove vidi Sora, in compagnia di altri bambini più o meno grandi di lui, intenti a giocare, seguiti da alcune animatrici.
«…Un…»
«Un asilo, se vogliamo.»
«Non sapevo dell’esistenza di questo posto…»
«Beh, meglio così, no?» Sussurrò lei, facendo spallucce «Almeno non dobbiamo preoccuparci più di tanto…» aggiunse, guardandomi.
Ci guardammo per un po’ negli occhi senza fiatare, mi piaceva il suo sguardo, oh cazzo se mi piaceva. Peccato che interruppe lo scambio di feromoni –almeno da parte mia- spostando lo sguardo nuovamente dietro la porta di vetro, riprendendo a parlare.
«Demyx? L’hai trovato?»
«Ah, sì…»
«E dov’è?»
«L’ho fatto portare in camera, è ubriaco…»
«Ma che imbecille» Sbuffò, massaggiandosi la fronte con la mano. «Senti ma allora… Lo lasciamo qui Sora? Loro fanno il servizio completo…»
«Servizio Completo?»
«Sì, li tengono per tutta la giornata e, se serve, anche la sera… Mi ha detto la titolare che li portano anche a dormire… E visto che Dem non è nello status giusto per guardarlo…»
«Sì, va benissimo. Neanche io mi fido di lasciarlo solo con lui»
Ci mettemmo d’accordo con le ragazze dell’asilo, e ci dissero che non c’erano problemi, che potevamo goderci la nostra serata romantica tranquillamente. Ovviamente Elliot era già pronta a smentire che la nostra fosse una serata romantica, ma la zittii prima che potesse aprir bocca. Salutai di fretta e furia le animatrici trascinandomi Elliot, che si dimenava.
«Perché mi hai zittita?!» Sbottò una volta fuori, infuriata.
«Perché, ci tengo a ricordarti che, le signorine li lavorano per Mr.Murphy, non dobbiamo farci sfuggire nessuna parola di troppo, genio!» Risposi, additandola.
«Ehi!»
«E non ti alterare per così poco!» Aggiunsi, tirandole un piccolo colpetto sulla fronte con il dito.
«Io non mi altero! E non toccarmi!»
«Sì, invece! Ti alteri eccome!»
«No!»
«Sì!»
«NO! E smettila, idiota!» Urlò, tirandomi un piccolo pugno sulla spalla.
«Ehi! Vedi? Lo stai facendo di nuovo! Ti stai alterando!»
«Sei tu che mi fai alterare!»
«Io?! Ma se fai tutto tu!»
«IO?! Ma se stai facendo tutto tu!»
«Ma smettila!» Sbottai, incrociando le braccia al petto e voltandomi un po’.
«Sei insopportabile!» Urlò, ritornando dentro all’asilo.
«Anche tu sei insopportabile!» Urlai, con un sorriso divertito sul viso.
Adorabilmente insopportabile.
Mi portai le mani in tasca, aspettando che uscisse da li. Dopo poco uscì e, ovviamente, mi lanciò un’occhiataccia, risi divertito, facendola alterare ancora di più. Ma che potevo farci? Più si alterava, più mi piaceva! Mi veniva spontaneo provocarla.
Camminammo a addebita distanza per un bel po’ di tempo, poi controllai l’orario e vidi che erano già le sette.
«Elliot?»
«Che vuoi?»
«Dobbiamo andare a prepararci, sono le sette.»
«Ok»
Non aggiunse atro, dirigendosi verso l’ascensore che richiamò più volte premendo con insistenza quel bottone… Che si stesse immaginando me al posto di quell’innocente bottoncino innocente? Per così poco, poi?
Mi avvicinai tranquillo, mentre la porta si apriva. Entrammo e premetti il tasto ventisei. Il tragitto –di qualche minuto- fu totalmente immerso nel silenzio, così come lo fu il tempo passato in camera per cambiarci. Quando la rividi pronta, rimasi quasi senza fiato, era stupenda in quel vestito viola, che scendeva leggero sui suoi fianchi, coprendole le coscie fin sopra il ginocchio.
«Wow…» Sussurrai, fissandola. «Seì… Bellissima!» Aggiunsi. Mi guardò con gli occhi ridotti a due fessure e con il muso lungo. «E smettila di tenermi il broncio! Ti ho fatto un complimento, sai? Dovresti dirmi: “OH! Grazie Axel! Anche tu stai benissimo!”»
«Zitto, imbecille!» Rispose, uscendo dalla stanza senza aspettarmi.
Aw, è esageratamente adorabile.
Ok, basta Axel! Non fare l’imbecille!

La seguii, assicurandomi prima di scendere che Demyx stesse ok, e fortunatamente era così… Addormentato beatamente sul letto della sua stanza.
Prima di avviarci nella sala da pranzo, passammo a vedere come stava Sora, e potevo dire che stava benissimo, si stava dilettando nel pitturare con le mani un enorme tela messa sul pavimento, era così intento a divertirsi che non si accorse della nostra presenza.
Una volta sicuri che fosse tutto ok, andammo a incontrare Mr.Murphy e signora, che però non furono molto puntuali.
Io e Elliot rimanemmo ad aspettarli al tavolo per una mezz’oretta senza rivolgerci mezza parola, e così non andava bene…
«E dai, Elliot… Smettila di tenermi il broncio… Non mi sembra di averti offesa così tanto… Anzi, non ti ho proprio offesa» Sussurrai, quando mi stancai di quel silenzio.
«Io non sono arrabbiata, e non ti tengo il broncio» Rispose stizzita.
«Sì, ok…»
Sbuffai stancamente, appoggiando il mento sulla mano guardandomi in giro, la sala era piena di gente di ogni tipo, lanciai una rapida occhiata all’orologio e vidi che erano già le nove e mezza.
«Che palle…»
Dopo un po’, arrivò il capocameriere, spiegandoci che Mr.Murphy aveva avuto un problema –non grave, per fortuna- che gli impediva di venire. Si scusò con noi per non averci avvisato prima e ci invitò a ordinare la cena offerta interamente da Mr.Murphy.
«Mangiamo?» Chiesi a Elliot, che continuava a non rivolgermi la parola. Mi guardò un secondo prima di proferire parola.
«Andiamo in camera.» Sussurrò, con un tono di voce molto basso.
Eh?
Una proposta indecente?!

La guardai malizioso, ma l’occhiata truce seguita da un calcio sotto la sedia mi fece intendere che no, la sua non era una proposta indecente.
«Ok, allora…» Ordinammo la nostra cena per quattro –eh beh, anche quell’imbecille di Demyx e il piccolo Sora dovevano mangiare-, chiedendo loro se potevano portarcela in camera, cosa che fecero non molto dopo.
Nel frattempo, andammo a recuperare Sora e, tutti insieme, tornammo nella nostra Suite. Quando arrivò il cibo, svegliai Demyx alla meglio e mangiammo nel silenzio, se non per Sora che tra un boccone e l’altro se ne usciva con uno dei suoi discorsi no-sense troppo carini da ascoltare.
Quando finimmo, rispedii Demyx in camera sua a dormire, mentre Elliot annunciò al piccolo Sora che era l’ora di fare il bagnetto.
«Lo porto io a fare il bagno!» Sbottai, avvicinandomi.
«Cosa?»
«Ma sì! Sora, vuoi fare il bagno con zio Axel?»
«Tì! Mamma! Io fare bannetto con zio Acel!» Disse entusiasta, afferrandomi la mano e spingendomi verso la porta del bagno.
Elliot ci pensò su un po’, per poi dare il consenso.
«Vieni qua, ti devo dare un paio di cose e qualche istruzione.» Disse, avviandosi verso una valigia, da essa estrasse un paio di bottiglie.
«Allora, usa questo shampoo e questo bagnoschiuma, che sono adatti a lui e se gli finiscono negli occhi non bruciano… Ma tu cerca di non farglielo finire negli occhi lo stesso. Assicurati che non scenda con la testa sott’acqua e…» Scese nuovamente nella valigia, estraendo una busta che aprì, afferrando una paperella di gomma e soffiandomela a due centimetri dal naso «…Buon divertimento.»
Afferrai gli oggetti, avviandomi verso il bagno con il piccolo che mi seguiva come un cagnolino, mancava solo che scodinzolasse e potevo davvero definirlo tale.

Entrammo nella vasca –che avevo riempito di schiuma-, lui subito iniziò a giocare con i suoi giocattoli, soffiando sulla schiuma e schizzandomi l’acqua in faccia, lo lasciai fare per un po’, finché non decisi che era il momento di lavare i capelli.
Non si ribellò anzi, mentre gli massaggiavo la testa iniziò a canticchiare.
«Il coccodillo come fa! Non c’è nettuno che lo sa! Si abbia ma non stilla, sosseggia camomila e mezzo addommentato te ne vaaaaa»
«Ahahahah!»
Canticchiò la canzone per tutto il tempo dello shampoo, lo seguii cantando insieme a lui, e la cosa lo rese alquanto felice.
Quando finii, passai a lavarli a me stesso, impresa ardua ma non impossibile. Chissà come avrebbe reagito Elliot nel vedermi con i capelli al naturale? Forse non avrebbe resistito a tanto fascino e la non proposta indecente di prima sarebbe diventata LA proposta.
Ok, stavo esagerando.
Sciacquai i capelli, sistemandomi di nuovo meglio nella vasca, mentre Sora intonava un'altra canzone, giocando con una barchetta.
«Quel guuufo con gli occiali che guardo che ha!» Urlò convinto «Lo prendi papà?» Chiese poi, voltandosi e guardandomi fisso negli occhi. Rimanemmo a fissarci in quel modo per diversi secondi.
«…»
Voleva che gli rispondessi?
Beh sì, imbecille, aspetta che tu dica di sì come nella canzone
«Papà?» Ripetè, fissandomi sempre con quegli occhioni.
Aveva ripetuto papà, ma questa volta mi suonò diverso il modo in cui l’aveva detto…
«Sì…» Sussurrai, un po’… Come potevo dire… Confuso?
Rimanemmo nella vasca ancora per un po’, poi Elliot ci richiamò. Uscimmo tutti imbabbucchiati dagli asciugamani, e passai Sora a Elliot appena fuori.
«Ettomi!» Strillò contento, andando in braccio alla madre, che lo portò a vestirsi. Recuperai il pigiama –pigiama poi, era il pantalone di una tuta e una t-shirt dei LA Lakers-, tornando in bagno per indossarlo.
Quando uscii, visi Elliot e Sora già sul letto, lei era intenta a raccontargli una storia, canticchiando di tanto in tanto qualche canzone. Era intonata e brava, il tono che usava trasmetteva pace… Anche io mi sarei addormentato facilmente così. Rimasi a guardarli finché Sora non si addormentò.
Elliot uscì dalla camera, socchiudendo un po’ la porta a soffietto, poi mi guardò per diversi minuti.
«Stai bene con i capelli al naturale…» Sussurrò, superandomi.
«Grazie.» Risposi sorpreso. Lanciai un occhiata nella camera dove Sora dormiva, sorrisi nel vederlo così rilassato.
«E’ adorabile…» Proruppi, osservando dietro la porta.
«Vero… Un po’ capriccioso a volte, ma adorabile» Rispose tranquilla. La guardai mentre recuperava la sua roba dalla valigia, e mi venne naturale dirle una cosa.
«…Senti…»
«Cosa?»
«…Tu… Tu parli mai di Zack a Sora?» Ci furono diversi attimi di silenzio, e quasi mi pentii di averglielo chiesto, ma la risposta pacata e sicura di Elliot mi fece ricredere.
«Certo…Perché me lo chiedi?»
«No perché prima… Prima, mentre ci lavavamo, ha iniziato a cantare e mi ha chiamato… Papà… »
«Cantava “Sei forte papà?”»
«Beh sì»
«Allora che pretendi? E’ normale.»
«Sì ma… Quando non gli ho risposto, mi ha guardato richiamandomi papà…»
«Ah…» Sembrava stupita quasi quanto me «Gli sarà venuto così, spontaneo» Disse poi, facendo spallucce e dirigendosi verso il bagno.
«Sicuramente. Però sai, mi ha fatto piacere» Confessai, grattandomi la testa.
«Piacere?»
«Sì. Voglio molto bene a Sora, e l’idea che mi abbia chiamato papà mi fa intendere che anche lui ne voglia molto a me» Spiegai, grattandomi un braccio. Lei non disse altro, e neanche io sapevo che dire, quindi chiusi li il discorso, parlando di altro e lasciandola libera di fare quello che voleva.
«Oh beh, vado a dormire sul caro vecchio divano… Ci vediamo domani, notte.»
«’Notte»

Andai sul divano, tanto bello quanto scomodo, almeno per dormirci non era il massimo. Ci misi mezz’ora prima di trovare una posizione relativamente comoda, e fu proprio in quel momento che Elliot uscì dal bagno, guardando verso di me. Chiusi rapidamente gli occhi e attesi di sentire i suoi passi sul pavimento prima di riaprirli. Notai –grazie alle luci sempre accese di Las Vegas- che aveva in dosso una maglietta grigia larga e lunga, ma non abbastanza da nascondere le culotte dello stesso colore della maglia, che mettevano ben in mostra il suo bel fondoschiena.
E dopo questa bella visione, posso dormire beato.

Continua.


L’angolino dell’Autrice:

Note:

Kyaa! Capitolo cinque! *W*
Eh sì, il titolo del capitolo è stato rubato dalla splendida canzone di Elvis! Chi, a parte lui, poteva ispirarmi?! XD
Ora, ci ho messo un casino a postare perché ero sommersa da alcuni lavoretti, tra cui: Aiutare i miei con la sistemazione della nuova casa, fare 5 commissioni, finire due disegni che avevo iniziato secoli orsono, scrivere con la mia dulce _Ella_ alcuni capitoli della nostra FF…
Insomma, non ho avuto molto tempo. Quindi, vi chiedo perdono sia per il ritardo che per la scarsità del capitolo >.<
Vi prometto che il prossimo compenserà anche questo!!!
E ora, i ringraziamenti!!! *_*

_Ella_:
Pucci pucci buhbuh! *____*
*Viene portata via con la camicia di forza*
Se inizio così…. Non oso immaginare come finisco XD
DemDem è un genio incompreso, c’è poco da fare XD Eh sì, tu fingi di non sapere chi sia… Come direbbero i pinguini di “Madagascar”: «Tu non hai visto niiieeeeeente.» XDDDD
Per il resto già sai tutto, visto che ci sentiamo di continuo su msn…
Quindi ti saluto qui, mia cara!
Un bacione grande grande! <3

ka93:
Ahahahah V____V
DemDem è più utile di quello che sembra, davvero! Per questo lo lovvo *_*
Comunque, ok, mi rassegnerò (come se poi fosse una cosa impossibile da fare! Sora è troppo puccio *_*)
Spero che anche questo capitolo ti piaccia, e spero di aver soddisfatto la tua voglia di vedere la demenza di Demy e la pucciosità di Sora *_* Fammi sapere!
Bacio!

KaMiChAmA_EllY_:
Una nuova commentatrice!!! *O*
Ma davvero ti scusi perché hai commentato?! Ma dai!! Per me è un enorme piacere ricevere commenti di ogni tipo da qualsiasi persona, che la conosca o no! Quindi non preoccuparti assolutamente!!!
Allora, prima di tutto; Grazie mille per i complimenti! Sei estremamente gentile >////<
Poi, sono contenta che la storia ti piaccia! Spero di sentire la tua anche nei prossimi capitoli!
Un bacio

OOOOK! Ora vi saluto!!
Grazie!!!!

MihaChan




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Capitolo 7
*** “Imprevisti” Evitabili ***


Capitolo 06

“Imprevisti” Evitabili.



Ancora immerso nel sonno, iniziai a sentire qualcosa accarezzarmi dolcemente la guancia… Sensazione piacevole… Forse era Elliot? Aveva deciso di svegliarmi con tanto amore?
Che cosa stupenda.
Aprii leggermente gli occhi, convinto di ritrovarmi il dolce viso di Elliot, ma invece mi beccai il visino di Sora a pochi centimetri che sorrideva beato, con una manina vicino alla bocca…
Beh, non era Elliot, ma era comunque una bella visione quel moccioso.
«Sora… Ciao» Sussurrai, con la voce ancora impastata dal sonno.
«Ciao zio Acel!!»
Sorrisi alzandomi, e un fortissimo dolore alla schiena mi fece quasi urlare.
«Shhh, fai pano, mamma domme»
«Ahi ahi….»
Oh cazzo, quel divano non era proprio l’ideale per dormire, per niente, sarebbe stato più comodo riposare sopra ad uno di quei letti indiani fatti da chiodi… Quale era il nome…?
Ma ti sembra il caso di pensare a queste cazzate ora?!
Giusto.

Guardai l’orologio… Erano solo le sette?! E che cavolo…
«Zio Acel?» Sora catturò le mie attenzioni strattonandomi per il braccio.
«Dimmi»
«Voglio fare colatione io!» Urlò –e meno male che dovevo fare piano che mamma “dommiva”.
«Oh, sì… Ora chiamiamo il servizio in camera… Cosa vuoi?» Gli chiesi, afferrando il telefono pronto a fare le mie ordinazioni.
«I panchace!»
«Panchace…?» Ci pensai un po’ su…
Panchace… Che cazzo sono i panchace?
«…Ehrm… Ok… Che cosa prendiamo a mamma?»
«I panchace!»
Ancora quei panchace…. Panchace…. Uh!
«AH! I pancake! Ok» Grazie alla mia smisurata genialità, ero riuscito a capire cosa desiderasse il mocciosetto, e ordinai tre pancake, due caffè e un succo si frutta alla “pecca”.
Dopo una decina di minuti, bussarono alla porta, che andai ad aprire, chiedendo a Sora di andare a svegliare Elliot, e non fu un risveglio dolce come quello che mi riservò, ma da come era partito, sembrava che l’idea fosse quella, però evidentemente doveva aver avuto un cambio di programma improvviso, sicuramente ritenuto più divertente.
Si era intrufolato in camera piano piano, tipo ninja, e una volta dentro… Urlò così forte –cosa che fece anche Elliot- che anche il cameriere mi chiese se era tutto okay.
«Beh, sì, direi che è tutto okay… Però ora il “mostro” è stato svegliato»
Il cameriere mi guardò alquanto perplesso, indeciso se chiedere o no di cosa si trattasse. Pensai che non lo facesse, e invece, la curiosità ebbe il sopravvento.
«Il… Mostro?»
«Sì, e sarà intrattabile per tutto il giorno.»
Salutai il cameriere, portando la nostra cola… Cazzo! Mi ero dimenticato di quel rompipalle di Demyx! Vabbé, avrebbe fatto colazione quando aveva fame, chi sene fregava. Continuando, portai la colazione al tavolino vicino al mio “caro” divano, aspettando l’arrivo di Elliot e Sora, che ancora non si facevano vivi…
«Tutto bene?»
«Sì, ora arriviamo.» Oh… Il tono di voce era normale… Strano, ero convinto che sarebbe stato tipo quello del Demonio in persona… Forse era ancora mezza addormentata per poter prendere pienamente potere… Magari sarei riuscito a far si che non accadesse proprio!
Passarono un paio di minuti, quando finalmente i due si fecero vivi, lui ancora con il pigiamino, lei già vestita… Ecco perché ci avevano messo tempo, la signorina non voleva farsi vedere con il pigiamino sexy? Peccato che avessi già sbirciato quella sera, e che lo spettacolino, seppur breve, fu alquanto piacevole.
Non parlammo molto, visto che tutte le nostre attenzioni furono per Sora, che riuscì a sporcarsi completamente con la cioccolata che c’era sopra i Pancake e a farsi cadere addosso un bel po’ di succo di frutta… E come se non bastasse, scroccò da me e la madre alcuni pezzi delle nostre pozioni.
Piccolo ladruncolo!
Quando finimmo, Elliot si chiuse in bagno insieme a Sora, pronti a prepararsi, quando una telefonata richiese le mie attenzioni.
«Pronto? Qui Axel Smith»
°°°Buongiorno, Axel, sono io, Murphy°°°
«Oh, buongiorno Mr.Murphy! A cosa devo l’onore?» Sapeva tanto di leccata di culo…
°°°Senti, che ne diresti di incontrarci oggi? Andiamo a fare una partita a Golf°°°
Golf? Odio il Golf, è una palla di gioco…
«Con enorme piacere, Mr.Murphy! Adoro il Golf!» Questa è una leccata di culo, Axel, questa lo è. «Mi dica a che ora e dove dobbiamo incontrarci.»
Mi disse orario e luogo, chiedendomi ovviamente di invitare anche la mia adorabile consorte… Oh, sì, era adorabile, fastidiosamente adorabile. Lo rassicurai che sarebbe stato fatto, ringraziandolo dell’invito e salutandolo fino a nuovo ordine.
«Beh, abbiamo la giornata libera fino alle sedici…» Che cacchio avremmo fatto tutto il giorno?
…Che domanda idiota, eravamo a Las Vegas! Potevamo fare di tutto!
Sì, ma cosa?
Ci pensai un paio di secondi affacciandomi al balcone della suite, finché non la vidi.
Geniale!
Tornai dentro, bussando alla porta del bagno.
«Che c’è?» La voce di Elliot era irritata, impossibile non capirlo.
«…Andiamo in piscina?» Chiesi, sorridendo –anche se non potevano vedermi- rispose con un alquanto dubbioso “eh?”, che mi spinse a ripetermi, aggiungendo un po’ di quell’ironia che avevo ben capito la facesse irritare ancora di più «In piscina! Andiamo in piscina? Sai, quella vasca enorme dove puoi fare il bagno in costume, divertirti, tuffarti e cose così.»
«Sì so cosa è una piscina, mica sono decelebrata come te!»
AH! Lo sapevo che rispondeva così! Fantastico!
Sora era estremamente entusiasta, tanto che iniziò a rompere amorevolmente le scatole alla madre pur di convincerla a portarcelo «Tì! Pittina! Andiamo in pittina! IN PITTINAAAA!!!» Riuscì a proseguire così per mezz’ora –ne aveva di fiato in gola quel piccoletto- riuscendo in fine a convincerla. Certo, aveva trovato la scusa del “Ma io non ho portato il costume… Whops!”, che io subito buttai alle ortiche con poche semplici parole.
«E che problema c’è? Andiamo a comprarlo!»
Mi guardò accigliata per un bel po’, ma ne valse la pena, decisamente.

*

Faceva ogni cosa così facile…Sembrava che per lui non esistessero problemi…Non lo sopportavo. Per niente, per niente!
“E che problema c’è? Andiamo a comprarlo”
Ma fatti i cazzi tuoi!
Ma no, Axel Smith non era il tipo che si faceva gli affari suoi, per niente… Maledetto bastardo!
Ma vabbé, se ero andata a comprare il costume ed ero sdraiata su una –dovevo ammetterlo- comodissima sdraio sotto un ombrellone di paglia a sorseggiare un ottimo melatini*, non era di certo per lui, ma solo per il mio Sora, che si stava divertendo un casino insieme a quel capellone e Demyx, che si era ripreso più che bene da quella sbronza presa la sera prima. Onestamente, mi aspettavo che si sarebbe lamentato per tutto il giorno, piagnucolando e pregandoci di non permettergli di fare mai più una cosa simile in tutta la sua inutile esistenza, e invece no, non fu così. Si svegliò bello pimpante e pronto a fare casino… Speravo solo che quel pomeriggio non tornasse al Casinò, ma anche se l’avesse fatto, c’era l’asilo del Casinò che si sarebbe preso cura di Sora, quindi, non ero molto preoccupata.
Mi preoccupava più il fatto che Axel, ogni tot minuti, si impalasse a fissarmi… Non avevo comprato chissà che costume particolare, eppure sembrava il contrario da come mi fissava…
Beh, Elliot, lo hai costatato che è un coglione e maniaco, quindi, non meravigliarti più di tanto.
Stavo sorseggiando il mio melatini quando Axel si avvicino con Sora sulle spalle, uscendo sene con un portentoso: “Sora, guarda zio Axel, vado a fare un tuffo da li sopra!” sbraitò indicando il trampolino più alto che c’era alla piscina.
«Ottey!» Sbottò entusiasta Sora, sedendosi vicino a me a guardare il capellone correre allegro come un tredicenne verso le scale, seguito da un altrettanto –se non doppiamente- eccitato Demyx.
Scossi la testa, domandandomi e cercando di capire in qualche modo chi dei due fosse più infantile... Domanda alla quale probabilmente non sarei mai riuscita a trovare una risposta..
«Guarda, Sora, quell’idiota di Axel è li sopra, lo vedi?» Dissi al mio amore, indicandogli il punto in cui si trovava il capellone.
«Tì! C’è anche zio Demi! Vai Zio Acel! Vai zio Demi!»
I due “geni” ci salutarono –Demyx sbracciando come un idiota- e, dopo aver deciso chi dovesse buttarsi per primo, si esibirono uno –Demyx- in una straordinaria panciata, e il secondo –Axel- in un tuffo classico, che io conoscevo come il tuffo a pesce, ma non sapevo il nome tecnico… Non che mi importasse saperlo, poi.
Demyx era tornato a galla quasi subito, mantenendosi la pancia, ma Axel, erano già passati diversi secondi e di lui neanche l’ombra… Che si fosse fatto male nell’impatto? Mi affacciai sull’orlo della piscina, guardandomi in giro nell’acqua, con i capelli che si ritrovava lo dovevo individuare per forza, ma niente…
«Axel…?»
Oddio i miei desideri erano stati esauditi! L’avevo maledetto così tanto e così tante volte che era morto d’avvero!
«Axel! Non è divertente, vieni fuori, ORA!» Sbottai, nervosa, ma niente. Iniziò a salirmi un impeto di paura.
Santo iddio, l’ho ucciso. E mo’?
Mi voltai verso Demyx, feci per aprire bocca, quando mi sentii afferrare per il braccio, l’ultima cosa che vidi fu il viso di Demyx contrarsi in una smorfia di risate, poi, buio. Quando riaprii gli occhi, ero sott’acqua, in compagnia di quel cretino di Axel che sorrideva come un deficiente. Lo guardai malissimo, sbracciandomi per tornare su –seguita a ruota da lui.
«Razza di deficiente» Dissi appena presi aria «Ma che cavolo ti passa per la testa, eh?! Potevo farmi male! O peggio, bere quest’acqua piena di cloro!»
«Quante storie» Sussurrò, roteando gli occhi «E’ uno scherzetto, stiamo qui da due ore e sei stata tutto il tempo sdraiata su quella sdraio senza partecipare ai nostri giochi, che cacchio, volevo farti essere partecipe»
«Se volevo essere partecipe l’avrei fatto di mia iniziativa, ti pare?!» Sbottai ancora più nervosa, uscendo dalla piscina.
«Dio quanto sei noiosa» Sbottò, poggiando i gomiti sulla piscina «Anche mia nonna di 90 anni, grande donna, sa divertirsi più di te!»
«Stai dicendo che sono…»
«Esatto» Sussurrò, uscendo dalla piscina «Sei una bacchettona, una…» Non gli diedi il tempo di finire che mi lanciai contro di lui, pronta a fargliela vedere io chi era la bacchettona! Mi aggrappai a lui tipo cozza sullo scoglio, ritrovandoci nuovamente in acqua, lottando come due ossessi, non gliel’avrei data vinta neanche per tutto l’oro del mondo, preferivo perire piuttosto di dargliela vinta!
Andammo avanti in quel modo per molto tempo, finché, purtroppo, stanca morta non dovetti dichiarare la sconfitta. Avevo perso la battaglia, ma non la guerra.
Vedrai Axel. Vedrai! Te la farò pagare amaramente! Mai mettersi contro Elliot Backer, MAI!

---

Eravamo tornati in stanza verso le tre, Sora si era addormentato, esausto per colpa di quei due cretini che lo avevano fatto sfrenare come mai. Non che mi dispiacesse se dormiva, potevo rilassarmi un po'. Stavo per chiudermi in bagno pronta per un lungo bagno, quando...
«Allora, pronta?»
«...Per cosa?» Chiesi, guardandolo con un sopracciglio alzato.
«Come per cosa? Dobbiamo andare al campo da Golf, abbiamo un appuntamento tra un ora con Murphy e signora, ricordi?» Disse lui, guardandosi allo specchio.
«...No che non ricordo, anche perché non mi hai detto niente.» Risposi, portandomi la mano destra sul rispettivo fianco.
«Oh... Davvero?»
«Sì, davvero!»
«Beh dai, hai un ora per prepararti, non è una tragedia!»
Lo guardai malissimo, chiudendomi in bagno e uscendone dopo una quarantina di minuti -dovevo far si che lui facesse tutto nell'arco di pochissimi minuti, così imparava ad avvisarmi in ritardo- quasi totalmente pronta. Come avevo previsto, il rosso fece tutto in pochissimo tempo, dicendomi che ero una strega malefica sotto mentite spoglie, gli risposi che sì, aveva ragione. Mi fece incazzare da morire quando aggiunse un “Un adorabile strega malefica”.
Come potevo essere adorabile se ero malefica?! COME?!
Feci centinaia di raccomandazioni a Demyx prima di uscire e, quando fummo al campo da Golf, trovammo il signor Murphy e signora ad attenderci. Ci scusammo per il ritardo e, dopo averci detto che non dovevamo poiché erano arrivati da pochi minuti, i due uomini iniziarono la loro partita, mentre io rimasi in compagnia della signora Murphy -che insistette nel farsi chiamare per nome e a darle del tu.
Parlammo di cose in generali, ma lei insisteva nel voler sapere come avessi incontrato Axel, di come lo avessi conquistato e cose varie. Ovviamente dovetti inventare molte cose sul momento, e come si sa, le bugie sono più difficili da ricordare... Speravo vivamente di ricordarmi tutto, se mai avesse chiesto nuovamente le stesse cose in futuro.
Poi mi confessò che era un po' contrariata, perché avrebbe voluto che la loro figlia -una certa Odette- si sposasse con Axel. Mi chiesi perché non l'avevano fatto, mi avrebbero evitato di fare tutto sto casino... Certo, i soldi mi facevano comodo, specialmente nella mia situazione, però insomma, la cosa stava iniziando a diventare davvero complicata, e lo sarebbe diventata ancora di più.
Fa che quei due trovino un accordo definitivo, così ce ne torniamo a casa.
Rimasi a parlare amorevolmente -mah, insomma, mi stava antipatica- con la signora Annette -che fantasia, tra lei e la figlia...- per quasi tre ore, fui eternamente grata per la prima volta ad Axel per essersi fatto vivo ai miei occhi. Preferivo un milione di volte stare in sua compagnia che continuare a sentirmi quella vecchiaccia! Il Signor Murphy era così bonaccione e simpatico, come aveva fatto a prendersi una così?!
In ogni caso, salutammo -finalmente- i due, rifiutando di incontrarci per cena con la mia fantastica interpretazione; “Oh, vorrei tanto, però non mi sento molto bene... Non vorrei rovinarvi la serata. Possiamo fare un altro giorno, però. Se per voi va bene.” Ovviamente mi credettero, e tornammo in camera, dove finalmente potetti rilassarmi veramente.
Cenammo senza troppi problemi, Demyx aveva deciso di uscire, voleva portarsi dietro anche Axel, che non si fece supplicare più di tanto, quindi, dopo essermi vista “Mary Poppins” insieme a Sora, lo portai a dormire e, con un po' di difficoltà, riuscii a farlo addormentare.
Finalmente potevo starmene un po' sola, rilassandomi come facevo a casa.
Ah, ci voleva proprio.
Mi sdraiai sul divano dove Axel aveva passato la notte, ed aveva ragione, era scomodissimo. Dovevo dirlo al Signor Murphy, e l'avrei fatto, sicuro. Rimasi sdraiata per un po', senza pensare, o almeno, provando a non pensare. Era difficile, questo sì, ma non impossibile.
Rimasi sola per diverse ore, godendomi la mia pace -per quanta pace potesse darmi una città piena di luci e rumori- sul divano, quando la porta della camera si aprì. Era Axel, ovviamente, e con se aveva una bottiglia con due bicchieri.
Non ci sono già abbastanza bottiglie qui dentro?
«Hey, speravo di trovarti ancora sveglia, sai?»
«Aha, come mai?»
Mi spiegò che aveva incontrato Murphy, e che avevano parlato un po' di me, e mi confessò che gli aveva detto che non volevo andare a cena perché ero un po' “nervosetta” -naturalmente gli tirai un pugno sulla spalla-, e che quindi, Murphy stesso, si era offerto di aiutarmi regalandoci una bottiglia di “Pierrer Jouet Belle Epoque”, dicendogli che mi avrebbe fatto rilassare moltissimo.
Lo guardai accigliata per un po', ma accettai di sorseggiare un po' di quello Champagne, visto che dal profumo sembrava buonissimo. E lo era, eccome se lo era. Senza rendermene conto, mi scolai più di mezza bottiglia. Essendo brilla, parlavo a raffica, raccontando ad Axel tutte le cose che mi passavano per la mente, anche le più imbarazzanti.
Ovviamente Axel si stava divertendo un casino a sentirmi, e io non mi preoccupavo, perché dovevo? Mi stavo divertendo, in fondo.
«Senti, Elliot, posso chiederti una cosa?» Mi chiese di punto in bianco Axel, interrompendo il mio racconto riguardante il mio primo ragazzo magramente dotato ai paesi bassi, annuii. «Come hai conosciuto Zack?»
Mi zittii per qualche istante, guardandolo. Poi spostai lo sguardo verso la città, prendendo un respiro profondo.

*

Lo avevo fatto. Ci stavo pensando da diverso tempo, di chiederle qualcosa riguardo Zack, e ora, l'avevo fatto.
«Lo conobbi per caso, eravamo in un locale, io per i fatti miei con alcune amiche, lui in compagnia di Demyx, se non ricordo male... Comunque, mi venne vicino, offrendomi da bere. Non ero molto convinta, visto che i ragazzi quando fanno così sperano di portarti a letto -lo dico per esperienza- mi voltai per guardarlo, per digli che aveva preso di mira la preda sbagliata, e quando i nostri sguardi si incrociarono capii che...» Si bloccò, ma io sapevo cosa voleva dire, e quindi, conclusi per lei.
«Che non era il tipo di ragazzo da fare cose così idiote, vero?» Chiesi retoricamente, guardandola con un sorrisino. Lei annuì con un dolcissimo sorriso.
«Sì... Zack aveva gli occhi che riflettevano esattamente quello che pensava, era un libro aperto... Capii subito che non voleva portarmi a letto per una sola notte, ma che voleva portarmici per tutta la vita, se gliene avessi dato la possibilità.»
Elliot si fermò nuovamente, persa nei suoi pensieri. Non volli disturbarla, e la lasciai fare, e poi, insomma, non l'avevo mai vista sorridere in quel modo, e mi piaceva da morire vederla così, in quel momento.
«Quindi beh, sì» Sbottò di colpo, continuando a sorridere con una particolare luce negli occhi. «Decisi di dargli una possibilità, di vedere come si comportava. Visto che non riuscivamo a sentirci bene a vicenda per colpa della musica, lasciammo il locale dopo un po', andandoci a sedere su una panchina poco lontana dal locale e rimanemmo li a parlare per tutta la notte. Ci raccontammo tutto, dalle cose che ci piacevano di più a quelle che più odiavamo in assoluto. Fu fantastico, davvero fantastico.»
Si stoppò ancora una volta, questa volta fissando quel bicchiere ancora mezzo pieno di Champagne, seguendone la linea con l'indice.
«Oh, sì. Mentre parlavamo, mi stoppò di botto, chiedendomi se avevo fame. Io annuii, anche se non era vero, e lui mi disse di aspettarlo, che sarebbe tornato subito dopo, e fu di parola, tornò dopo una decina di minuti, portando dei cornetti ricolmi di cioccolata... Non dimenticherò mai di come fu capace di macchiarsi tutto... Un po' come fa Sora quando ha il cioccolato davanti agli occhi. Comunque, io capii che era l'uomo adatto a me grazie a quella serata, già dal primo sguardo. Sentivo dal profondo che volevo rimanere con lui per sempre, sentivo che l'avrei sposato, che avremmo avuto dei figli e che avremmo avuto una vita fantastica, insieme.»
Si zittì ancora, ero pronto a raccontarle un aneddoto divertente che mi successe con Zack con proprio la cioccolata come protagonista, ma mi bloccai con la bocca spalancata in un sorriso, sorriso che mi morì subito quando vidi il suo viso solcato dalle lacrime.
«Io volevo davvero passare la mia vita insieme a lui... Volevo sposarlo... Volevo renderlo felice... Volevo dargli tutti i figli che voleva...Volevo invecchiare con lui... E invece...» Iniziò singhiozzare pesantemente, tanto che le parole le morivano in gola «E invece... Per... Per colpa di un imbecille... L'ho perso... Non ho potuto... Non ho potuto fare niente....»
Mi guardò con quegli occhi pieni di lacrime, il viso contorto in un espressione di dolore assurdo. «L'ho perso per sempre....» Sbottò forte, piangendo ancora di più.

No cazzo, no. Non volevo che andasse così, non volevo proprio che andasse così.
Mi si spezzò il cuore nel vederla in quelle condizioni, non volevo vederla piangere così, e mi sentivo ancora più male perché ero stato io a portarcela. Continuava a singhiozzare pesantemente, coprendosi gli occhi con una mano, come se non volesse farsi vedere.
«Elliot» Sussurrai, stringendola a me «Ti prego, non piangere» Le dissi piano, dandole un leggero bacio sulla fronte «Non è vero che non hai potuto fare niente per lui e con lui.» Le afferrai il mento con il pollice e l'indice, invitandomi a guardarmi negli occhi.
«Con Zack hai vissuto dei momenti bellissimi, gli hai dato tanti bei ricordi e tante belle esperienze, gli hai dato tutto il tuo amore e lui l'ha dato a te, e insieme avete dato vita al frutto che lo dimostra al mondo il vostro amore. Lui sarebbe fierissimo di te e del lavoro che stai facendo con Sora, e sarebbe ancora più fiero di lui. Non piangere, lui non vorrebbe, okay?» Dissi, sorridendole dolcemente e dandole un altro bacio sulla fronte.
«T-tu dici...?» Sussurrò, guardandomi con gli occhi arrossati ancora pieni di lacrime. Io annuii, continuando a sorriderle.
«Se io fossi in lui, non vorrei mai vedere i tuoi bellissimi occhi rossi e il tuo viso macchiato dalla salsedine delle lacrime. Vorrebbe vederti sorridere sempre.»
Continuai a guardarla dolcemente, mantenendo il sorriso, in modo che capisse che avevo ragione. In fondo conoscevo Zack da molto più tempo di lui, e sapevo che non avrebbe voluto vederla triste neanche per colpa sua. E anche io non volevo.
Continuavo a sorriderle rassicurante e, ancor prima di rendermene conto, le nostre labbra si erano unite in un leggero bacio, dal sapore dolce e salato al tempo stesso, che mi lasciò senza fiato.

Ma cosa sto facendo?

Continua.

L’angolino dell’Autrice:

Note: *
Melatini: Chi conosce Scrubs, capirà.

AH! Ed eccomi qui con il sesto capitolo… Era ora! Cacchio, quanto è passato?! Non lo so nemmeno io.
Ultimamente non ho molto tempo, visto che una CERTA signorina me lo porta via tutto v___v Oh, e a questa CERTA signorina -Alias _Ella_-, le dedico questo Capitolo, visto che non ci sentiremo per due lunghissime settimane °AAA° Mi mancherai!
Comunque sia, spero che questo capitolo -seppur corto- sia di vostro gradimento *w*

_Ella_:
Tuuuuuuuuuuuuuuuu!
Ahahah, tutte invidiano Elliot v.v Beh, Axel anche se non lo è come tu sai chi, è gnocco, e tu sei una porcella. ù.ù
Grazie mille tesoro. Un bacione grande grande! <3
P.S: Te piacerebbe, eh? Beh… NO! lulz

ka93:
Aw! Demyx è un essere particolare… Per questo lo adoro.
Axel è partito, sì, Elliot invece… Ma vabbé, si vedrà che succederà v_v
Sooooooraaaaaaaa! *sviene*
Grazie mille di tutto!
Bacio!

KaMiChAmA_EllY_:
Aw, grazie mille! Sei troppo gentile >w<
Axel ha capito tante cose, Elliot è ancora dietro…. Ma lei è così.
Aw, sì, Sora è troppo <3 Anch’io lo stritolerei Nonna Style XDDD
Grazie ancora, spero di sentire la tua anche su questo capitolo!
Un bacio

la Rose_neko:
Non preoccuparti, non è necessario, questo tuo unico commento equivale ad averne avuto uno ad ogni capitolo. Davvero.
AH! Lo sapevo! Lo sapevo che quando avresti letto codesta FF ti sarebbe piaciuta, e la cosa mi fa estremamente piacere. E per la proposta di sposarmi, beh, considerando che anche io te l’avevo fatta, per me dobbiamo solo organizzare il tutto e decidere una data! XDDDD
Ehh, beh, no. Però io e Ella stiamo organizzando una cosina che probabilmente ti farà molto piacere e ridere. Prima o poi la metteremo in atto XD
Comunque, grazie mille per tutti i complimenti, spero di poter leggere altri tuoi commenti!
Un bacio e alla prossima!

E ora vi saluto!!
Grazie!!!!

MihaChan

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