In Principio era il Caos

di Kimmy_90
(/viewuser.php?uid=37)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I [Rolly Too] ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ( Micchan. ) ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 8: *** Finale [Rolly too] ***
Capitolo 9: *** Finali alternativi ***



Capitolo 1
*** I [Rolly Too] ***



CAPITOLO I

scritto da Rolly Too




In principio era il Caos.

Si trattava di un'energia vorticosa, gorgogliante, in continuo movimento. Qualcosa di imprecisato suggeriva che sarebbe stata un'ottima idea se fosse rimasto così per sempre, ma era ben difficile definire che cosa potesse essere Sempre, perché, in quel Caos, non era possibile misurare il Tempo. Non che non ci fosse, in realtà, ma era solo un ammasso vorticoso, indefinito, a tratti persino interrotto. Bisognava trovarlo tutto, raggrupparlo e metterlo in ordine. In questo modo, si sarebbe potuto fare durare il Caos per sempre.

E così si fece. Innanzitutto accadde che il Tempo si allontanò da tutto il resto, si mise per conto proprio e, una volta che si riuscì a trovare un metodo per misurarlo, ci si prodigò per ordinarlo e ben presto si ebbe un Tempo ordinato. Sembrava veramente, a quel punto, che tutto fosse perfetto. Il Caos avrebbe potuto durare per sempre e nessuno avrebbe avuto dubbi in proposito. C'era il Tempo e questo assicurava la continuità del Caos.

Dopo aver sistemato il Tempo, però, sembrò un peccato che non ci fosse null'altro, oltre al Caos, da poter far durare per sempre. La soluzione ideale sarebbe stata quella di trovare qualcosa che, innanzitutto, meritasse un simile privilegio. La Luna e le Stelle c'erano sempre state, ma anche loro, in mezzo al Caos, non erano altro che un'energia che continuava a modificarsi. Come avrebbero potuto essere eterni, se non avevano una forma? Si risolse, dunque, che era necessario dargliela, e così si fece.

Separarle dal Caos fu ben più difficile di quanto non fu per il Tempo, perché erano molte di più e i loro frammenti non facevano altro che vorticare, ma alla fine si riuscì a raccoglierle tutte e a dar loro la forma più adatta. Quando si ebbero ottenute queste, però, si capì che serviva anche un posto dove metterle. Quello non sarebbe stato difficile: sarebbe bastato creare qualcosa di abbastanza grande per poterle contenere tutte, qualcosa di uniforme che potesse essere uno sfondo adeguato a sostenere tanta bellezza. Dal momento che la Luna e le Stelle dovevano essere eterne, anche il loro sfondo avrebbe dovuto esserlo. Fu immediata, quindi, la scelta di qualcosa di non troppo complesso. Sarebbe stato meglio qualcosa di semplice, che, per sempre, non avrebbe potuto stancare.

Fu così che venne deciso di creare un Cielo su cui stagliare le Stelle e la Luna. Quando anche questo fu fatto ci si accorse con orrore che, purtroppo, l'effetto non era quello desiderato. Ciò che mancava, in effetti, era una luce che potesse mostrare per bene quei capolavori eterni. Si cercò a lungo una soluzione a questo problema, e soltanto dopo molto si riuscì a separare tutto ciò che era luminoso dal Caos.

Quando si decise di vedere l'effetto che faceva mettere anche quello nel Cielo, si giunse alla conclusione che sarebbe stato meglio unire tutta quella luce e farne un corpo unico, giusto per la comodità di avere un unico ente luminoso che rendesse meravigliose le tante Stelle sparse per il Cielo. Fu in questo modo che si ottenne il Sole, e il risultato fu talmente apprezzato che si pensò che fosse meglio rendere questo eterno, piuttosto che le Stelle. Si risolse, in tal modo, che il Sole avrebbe avuto il privilegio di durare per sempre, mentre le Stelle, ogni tanto, sarebbero morte. Tanto, nel Caos ce n'erano ancora in abbondanza, e si sarebbe potuto sostituirle ogni volta che una di queste si fosse spenta.

Creando il Sole, però, ci si accorse che era anche molto caldo e che il vero peccato era la mancanza di qualcosa da scaldare. Questa volta si pensò che fossero meglio dei corpi più piccoli, sparsi intorno alla massa luminosa. Ci volle un bel po' per trovare quello che si stava cercando, nel Caos, ma alla fine i Pianeti furono raggruppati e sistemati per bene intorno al Sole, in modo che ognuno di loro avesse la giusta quantità di luce e calore.

Il risultato così ottenuto aveva un notevole contenuto artistico e si decise che sarebbe stato carino se qualcuno avesse apprezzato quella meraviglia. Si scelse, così, un pianeta a caso e si decise di porre lì degli esseri che fossero in grado di vedere e sentire quella incredibile magnificenza. Sarebbe stato bello se avessero per sempre ammirato ciò che veniva offerto loro, e quindi anche questi ultimi avrebbero dovuto essere abbastanza belli da meritare di vivere per sempre.

Nel Caos, in verità, mancava qualcosa di adeguato, ma si provvide a unire alcune parti che sembravano stare bene insieme e alla fine si riuscirono a creare gli Esseri Viventi.

Ci si rese subito conto che qualcosa non andava, perché non durarono che pochissimo, nonostante fossero stati progettati per vivere in eterno. Venne in mente che, dopo averli sottratti dal Caos, era venuta loro meno l'energia che li animava mentre erano lì, e quindi bisognava trovare qualcosa che potesse sostituirla e permettere a quegli esserini minuscoli di resistere e di adorare a dovere tutto ciò che era stato ordinato prima di loro.

Si cercò a lungo, nel Caos, e solo alla fine si riuscì a trovare ciò che li avrebbe salvati. In questo caso, furono sottratte molti enti al Caos, ma questo sembrava continuare a esistere come prima, così non ci si fece più di tanto caso. Vennero aggiunti Acqua, Alberi e Aria, e dato che sembrava che ce ne fosse bisogno, si dotarono anche gli Esseri Viventi di un istinto che li aiutasse a capire come fare per sopravvivere. Si vide che il metodo funzionava, e che erano meravigliati da tutto ciò che li circondava, e si pensò che fosse meglio fermarsi lì.

Quel piccolo cosmo ordinato era perfetto, perché costruito apposta per ammirare il Caos. E dal momento che lo faceva con ardore, non si trovava motivo di eliminarlo.

I problemi vennero quando si decise di regalare ad alcuni Esseri Viventi anche la capacità di ragionare. Ci si accorse fin da subito che l'idea non era stata ottima come le altre, ma si evitò di intervenire per vedere che cosa sarebbe successo. Si rimase a osservare a lungo e le cose sembrarono andare sempre peggio, tanto che venne quasi la tentazione di distruggere ciò che era stato ordinato, prenderlo e ricacciarlo a forza nel Caos. Lì si sarebbe sistemato tutto, e i problemi sarebbero scomparsi. Ma dopo tutta la fatica fatta, si era reticenti a compiere una simile crudeltà.

E così si rimase inoperosi, per lunghissimo tempo, a tenere sotto controllo quel Pianeta a cui erano stati aggiunti gli Esseri Viventi.

E l'unica cosa che venne da pensare, davanti a quel cosmo ordinato che trovava i suoi guai in così piccoli e insignificanti enti, fu che il Caos era meglio.


Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** II ***




CAPITOLO II
scritto da Fabi_Fabi




Il Creatore , dopo aver atteso per molto tempo, controllando l’evolversi della situazione dall’alto della stella che aveva scelto per vivere, decise di
scendere sulla Terra per dare un’occhiata da vicino a quel nuovo pianeta che aveva creato con tanta cura.

Notò così che i vari elementi avevano imparato a collaborare tra loro, certo, a prima vista poteva sembrare che i loro comportamenti fossero caotici o casuali, ma in realtà nulla era lasciato al caso.
Acqua scorreva sotto forma di Fiume e rendeva rigogliose le piante, le quali prendevano dal Sole il nutrimento necessario per dare l’ossigeno  a tutti gli esseri viventi, parte di Acqua evaporava, confluendo in nubi, che spinte da Vento, con il quale spesso discuteva, diventavano Pioggia.
Pioggia arrivava ovunque, insieme lei e Vento raccontavano storie, vivevano in armonia e il loro ciclo sembrava perfetto.
Parte di quell’acqua andava a riposare nei ghiacciai, a volte vì restava per moltissimo tempo, dormendo. Si svegliava solo di tanto in tanto, per avere
notizie dalla nuova pioggia, parte del ghiaccio che si scioglieva si trasformava poi in Fuime, il quale scorreva, fino a trasformarsi in Mare;
viaggiava, informando i pesci e rendendo, con le sue notizie sempre fresche, il mondo unito e partecipe del progresso che tutti insieme stavano compiendo.
Così in quel tempo nel quale il creatore aveva pazientemente atteso, l’aspetto della Terra era cambiato: gli alberi si erano divisi in famiglie e popolavano i boschi, le isole tropicali e la steppa ghiacciata; i fiumi avevano scavato il loro corso dalle montagne alle pianure, laghi tranquilli avevano riempito i crateri e le valli più profonde, ora ospitavano la vita.
La terra aveva creato i giusti spazi per gli esseri viventi, così i pesci avevano preso i mari e i laghi, i mammiferi si nutrivano dei frutti della terra
e i volatili viaggiavano sospinti dal vento.

Il creatore era orgoglioso di questo perfetto ordine caotico, per questo decise di parlare con gli elementi che lo componevano.
Prese da parte Vento, per discutere con lui del suo ruolo:
“Io porto ovunque calore e frescura, sospingo le nubi e permetto ai volatili di starsene comodi, li lascio sfruttare le mie correnti”, sussurrò orgoglioso di se stesso.
“Dimmi, vento, cosa potrei fare per rendere migliore questo pianeta?”
“Va benissimo così, in questo luogo c’è armonia”.
Il creatore allora decise di chiedere la stessa cosa ad Acqua, la quale rispose allo stesso modo: “Amo questo mondo, sono felice di essere importante, so di essere portatrice di vita”.
Acqua aveva ragione, il creatore passò quindi a Fuoco, il meno cordiale degli elementi: “Dimmi fuoco, hai capito qual è il tuo ruolo in questo mondo?”
“L’ho capito: io devo scaldare e illuminare la terra”. Fuoco aveva ragione, infatti lui viveva nelle viscere del pianeta, ne era il cuore, le permetteva di girare, si sentiva molto importante perché sapeva di essere anche in Sole, ed era proprio grazie a Fuoco che tutto sulla terra viveva.
Terra e Fuoco permettevano a tutti gli esseri viventi di soggiornarvi, Terra accoglieva tutti, alberi, mammiferi, insetti, rettili, volatili.
Tutti avevano un loro posto su di essa, che dal canto suo sapeva di essere una casa amata e rispettata. Per questo il Creatore non ebbe bisogno delle sue parole per conoscerne i pensieri.

Esauriti gli elementi decise di preoccuparsi degli esseri viventi: andò a parlare con un albero: “Io ospito scoiattoli ed insetti, sulle mie fronde ho
visto crescere una famiglia, c’è infatti un nido di uccelli, che io ho accolto con gioia, inoltre all’ombra delle mie fronde spesso si riposano animali, che mi raccontano il mondo che da qui non posso vedere”.
Albero rise, facendo frusciare i suoi rami solleticati da Vento.
Era sempre più soddisfatto della sua opera, l’uccellino che ospitava l’albero, chiese allora al Creatore perché avesse scelto una sorte così triste per quelli della sua specie: “Noi siamo braccati, cacciati dai serpenti e dai gatti, perché non possiamo vivere sereni? Non causiamo danno ad alcun essere”. Ma la creatura si sbagliava, Esso sospirò, gli disse così: “Tu, mio caro volatile, prendi la luce dal sole, mangi insetti, i quali si potrebbero
lamentare al tuo stesso modo, inoltre bevi Acqua e vivi su questa terra, sfruttando Alberi per costruire i tuoi nidi, ciascuno di noi deve avere la sua
parte. Il cerchio che desideravo vedere si è creato, il caos non l’ha inghiottito ed io non vi posso donare nulla più di questa splendida Terra, che
è la vostra casa. Senza contare che vi ho dato la possibilità di lasciare una parte di voi in eredità a questo pianeta.”
Il volatile era grato al creatore, ma avrebbe desiderato di più.
Cantò per lui per renderlo partecipe della sua gioia, allora il creatore andò a cercare un mammifero.
Lungo la sua strada si imbatté nella sua ultima creatura: l’uomo.
Il Creatore aveva donato all’uomo la capacità di ragionare, ed era molto curioso di conoscere l’effetto che questa aveva avuto su di esso.
Prese quindi le sembianze di un uomo e decise di andare a parlargli.


Quando il Creatore si avvicinò a Tiala, lei non era affatto felice. Piangeva.
Si chiese cosa fossero quelle lacrime, infatti non gli era mai capitato di vedere le sue creature così tristi: “Cosa succede, uomo?”
Lei alzò la testa e lo osservò stranita: “Io sono una donna”.
Esso sorrise per quella precisazione, ma passò oltre: “Perché sei triste, donna?”
“Non sono una semplice donna, io sono Tiala”, disse lei seccata.
Tutte quelle precisazioni sembravano esagerate: “Potevi dirlo subito, Tiala”.
Lei sospirò ancora.
Il creatore non aveva chiaro il motivo che la rendeva triste, quindi chiese alla donna quale fosse il problema, “Non capisco perché”.
Creatore si fece invitare nel villaggio degli uomini, Tiala allora lo accompagnò, e fu fiera di mostrargli le capanne che gli uomini avevano
costruito, gli mostrò che gli uomini avevano imparato a improgionare Fuoco e ad usarlo per mangiare, cosa che piacque molto ad Esso.
Vide che gli uomini avevano creato oggetti dalla natura, che si servivano di essa, così domandò: "Dimmi Tiala: perché costruite queste cose?"
"Prima di tutto perché sono utili, secondo: perché possiamo farlo".

Il Creatore osservò le bestie nei recinti, le armi che gli uomini usavano per cacciare, il fuoco che scaldava il villaggio e gli alberi che bruciavano in
mezzo alle fiamme, per un attimo si sentì triste, ma decise di restare, voleva conoscere meglio gli uomini.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** III ( Micchan. ) ***


Hai trovato un baco su EFP, per questa non vedi il testo della storia.

Segnala il problema cliccando qui.
Si tratta di un form per violazioni del regolamento, ma copiate pure quanto scritto in grassetto nella casella.
La storia con indirizzo 'stories/Ki/Kimmy_90/595591.txt' non e' visibile.

L'amministrazione provvedera' a fare il possibile per sistemare.
Grazie in anticipo per la preziosa collaborazione.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo V ***


Hai trovato un baco su EFP, per questa non vedi il testo della storia.

Segnala il problema cliccando qui.
Si tratta di un form per violazioni del regolamento, ma copiate pure quanto scritto in grassetto nella casella.
La storia con indirizzo 'stories/Ki/Kimmy_90/611955.txt' non e' visibile.

L'amministrazione provvedera' a fare il possibile per sistemare.
Grazie in anticipo per la preziosa collaborazione.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


Hai trovato un baco su EFP, per questa non vedi il testo della storia.

Segnala il problema cliccando qui.
Si tratta di un form per violazioni del regolamento, ma copiate pure quanto scritto in grassetto nella casella.
La storia con indirizzo 'stories/Ki/Kimmy_90/643915.txt' non e' visibile.

L'amministrazione provvedera' a fare il possibile per sistemare.
Grazie in anticipo per la preziosa collaborazione.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Finale [Rolly too] ***


10 agosto 2011 Untitled

Ma non era così semplice. Tiala lo sapeva benissimo, e, nonostante le parole del Creatore l'avessero rassicurata sul suo potere su Azra, continuava a essere covinta che qualcosa sarebbe andato storto.

«Non puoi lasciare il regno, Sacerdotessa.» mormorò Jules, inginocchiata accanto ad Auren. «Non puoi. Ti cercheranno, ti faranno del male!»

«Potrebbero attaccare il nostro paese.» considerò ancora Auren, annuendo tra sé.

«Devo recuperare la Sacra Ampolla.» replicò seccamente la donna. «Chi altri può farlo? Sono io la Sacerdotessa. Il Creatore l'ha affidata a me, devo proteggerla.»

«Non ha mai detto che devi andarla a recuperare, Tiala.» mormorò la ragazza. «Sacerdotessa, ascolta, ti prego. Il regno ha bisogno di te, del tuo potere. Se te ne vai, le persone che vivono qui potrebbero essere orribilmente torturate, attaccate dagli uomini di Azra, mentre tu puoi impedirlo! Ti prego, dimostra di avere pietà di queste persone! Andrò io, andrò io con Auren a cercare l'Ampolla. Noi non serviamo a nulla, qui, ma forse insieme potremmo avere successo...»

«Devo vedere Alan, convincerlo a lasciare Azra. Lui ha bisogno del mio amato per regnare, non è abbastanza potente per farlo da solo, ha bisogno di un umano che faccia da mediatore. Lui ascolterà solo me, cercherà di uccidervi se vi avvicinate.»

«Auren sa combattere.» replicò Jules. «Lo porteremo qui, Sacerdotessa, te lo faremo incontrare.»

«No.» rispose la Sacerdotessa, e il suo tono era tanto deciso che né Jules né Auren trovarono la forza di replicare. «No, ma verrete entrambi con me.»

Chinarono entrambi la testa, obbedienti. Non potevano disobbedirle di nuovo, sarebbe stata una mancanza di rispetto imperdonabile.

«E Ysaye verrà con noi.» continuò Tiala dirigendosi a passo svelto verso l'ingresso del Tempio per poi svoltare, decisa, verso il Padiglione delle Sacerdotesse dove sapeva che avrebbe trovato la ragazza. «Tradurrà le mie parole agli uomini di Azra. Diremo loro che vogliamo arrenderci, che non vogliamo far loro guerra. Che possono tenersi l'Ampolla a patto che ci portino da Alan. Lo costringerò a parlarmi...»

«Non accetteranno.» considerò Auren. «Loro hanno già l'Ampolla.»

«Anche loro temono il mio potere.» replicò Tiala. «Li minaccerò di scatenare su di loro ondate di malattie da cui non riusciranno mai a guarire. E lo farò, se non mi porteranno da Azra.»

Trovarono Ysaye nel Padiglione. Non le diedero spiegazioni, non le concessero di prendere nulla con sé. Ma insieme a lei, che ancora tremava e piangeva, si diressero con passo svelto verso la foresta che circondava il palazzo.

Quando toccò con il piede la terra umida della foresta, fu attraversata da un brivido.

Era la loro unica possibilità.


Come Tiala aveva previsto, trovare gli uomini di Azra non era stato troppo difficile. Ysaye aveva gridato a lungo, nella loro lingua, parole che loro non capivano per attirarli, e alla fine loro erano giunti. Tiala, tramite la giovane sacerdotessa, aveva fatto la propria proposta. Loro avevano accettato molto più in fretta di quanto Auren e Jules si sarebbero aspettati.

Furono condotti nelle terre di Azra su un carro malandato, e impiegarono solo pochi giorni per arrivare al palazzo dell'imperatore Alan. Auren non avrebbe mai immaginato che quel regno fosse così vicino.

Li fecero entrare in una stanza magnifica, dalle splendide decorazioni, assicurandosi solo di tenere con sé la giovane Ysaye, che venne condotta via da una donna. Al centro della stanza, in piedi, c'era un uomo, un umano. Jules immaginò che quello fosse Alan, perché i due che erano con lui avevano dei tratti fluidi e indefiniti che non potevano appartenere ad altri se non a dei.

«Tiala...» mormorò quando vide la Sacerdotessa, e fece un passo per raggiungere la donna. Ma uno dei due dei, talmente rapido che Auren non riuscì a distinguere il suo movimento, lo bloccò posandogli una mano sulla spalla.

«Con calma, Alan. Io e Loki discutevamo... sull'importanza di questa donna. Non la lasceremo andare via con l'Ampolla, vero, Alan? Sarebbe sbagliato... Dopo tutto quello che abbaimo fatto per ottenerla!»

«L'Ampolla non ti appartiene, Azra!» esclamò Tiala con voce vibrante. «E' un dono del Creatore. Rendimela, e una guerra verrà evitata. Alan,» proseguì rivolgendosi all'amato, «Alan, dammi l'Ampolla. Fallo per me. Una volta dicesti che avresti fatto qualsiasi cosa per rendermi felice. Fallo ora, Alan, è il momento adatto. Se mi dai quell'Ampolla, sarò felice.»

«Lo sarai davvero, Sacerdotessa?» domandò in risposta, con voce vellutata, Loki. «Vedo nella tua anima... Non saresti più contenta di abbandonare quel tuo compito così gravoso? Noi te ne offriamo la possibilità. Azra ha progetti interessanti per questo luogo. E io, in alleanza con lui, ne ho altrettanti. Tu saresti liberata dal tuo giogo, una volta che sia io che lui avremo ottenuto ciò che vogliamo...»

«Ti permetterò di vivere con il tuo amato, Tiala.» disse Azra guardando la Sacerdotessa. «Scioglierò per te il vincolo che la tua condizione ti impone. Potrai vivere come una donna qualsiasi accanto all'uomo che ami, e che ti ama. Non è quello che vorresti? Non è forse questo il sogno, il desiderio che ti ha attraversata in questi millenni?»

Jules vide gli occhi di Tiala dubitare, davanti a quella proposta. Fin dall'istante in cui la Sacerdotessa aveva messo gli occhi su Alan, dopo tutto quel tempo, la ragazza aveva colto nel suo sguardo una passione vibrante impossibile da frenare. Quanto doloroso poteva essere, per lei, essere costretta a rinunciare al proprio amore?

«Rimarrai qui, starai sempre con lui. Io rimarrò con voi, e ti consentirò di mantenere i tuoi poteri di Sacerdotessa. Dovrai solo rinunciare all'Ampolla. Solo a quello. E in cambio, otterrai l'uomo che ami e la tua piena libertà. E stai tranquilla, perché non intendo distruggere il mondo. L'Ampolla è solo il modo migliore per controllarlo. Ma nessuno avrà da lamentarsi della nostra guida.» aggiunse, facendo con la mano un gesto che voleva inculdere sé e Loki.

Tiala scosse la testa. Quelle due divinità malefiche a governare insieme, a muovere guerra al Creatore! Non poteva, non poteva. Ma Alan... Tutto ciò che desiderava era stare con lui. Era solo una donna, non una dea. Aveva sacrificato la propria intera esistenza per il Creatore e tutto ciò che lui sembrava essere in grado di fare era rimanere a guardare, immobile, il mondo che si distruggeva. Era questo l'amore che dimostrava alle sue creature? Era questo quello a cui l'avevano educata? No, non lo era, e allora... Era un'essere umano. Poteva sbagliare. Poteva permettersi di cedere alla tentazione.

«Mi rifiuto. Alan, amore mio, ti desidero più di ogni altra cosa al mondo. Ma non posso farlo. Il mondo mi è stato affidato insieme a quell'Ampolla, e io devo proteggerlo. Non accetterò la proposta. Ma sappi, amore mio, che lo faccio anche per te.»

Dopo quelle parole Auren riuscì solo a vedere la luce, e il corpo delicato di Tiala che sembrava disgregarsi, avvolto dai raggi luminosi. Sentiva la mano di Jules stretta nella sua, tremante, ma, abbagliato, non riusciva a scorgerla, al suo fianco.

Negli anni successivi, nel ricordare quel momento, sarebbe riuscito solo a rammentare un candore opalescente e il calore della pelle di Jules contro la sua.

Quando riaprì gli occhi, non avrebbe saputo dire perché, si trovò sdraiato a terra. Jules, stesa accanto a lui, aveva il volto premuto contro il pavimento di pietra e i capelli rossi, spettinati, che le ricadevano ai lati, fino a toccare terra. Quando si accorse che poteva muoversi e che riusciva a parlare, si inginocchiò in fretta e scosse la ragazza.

«Jules!» la chiamò, «Jules, apri gli occhi! Sei ferita? Puoi sentirmi?»

«Sto bene.» sussurrò lei tirandosi lentamente a sedere. Scostò i capelli dal volto con un gesto delicato della mano impolverata, poi si voltò a guardare Auren.

Era vivo, anche lui come lei, e sembrava stare bene. Era vivo e stava bene. Si sporse verso di lui, che aveva allargato le braccia per accoglierla, e con lentezza si poggiò al suo petto, lasciando che la stringesse a sé. Gli carezzò la lunga treccia di capelli biondi e rimase immobile qualche secondo per assicurarsi che non era un sogno. Auren non era morto. Il loro amore non era stato sacrificato. Ma allora, questo significava che, se l'Ampolla giaceva a terra, intatta – proprio lì, a pochi metri da loro – e non c'era nessuno nelle vicinanze che faceva una guerra, e non c'erano divinità malefiche che si contendevano l'Ampolla e la Sacerdotessa, allora significava che ce l'avevano fatta. Un'epoca era finita, e ne era iniziata un'altra. Un amore che non era il loro era stato sacrificato. Sarebbero rimasti insieme, ancora, fino a che avessero avuto vita.

«Guarda.» mormorò Auren alzandosi in piedi e tendendole la mano per aiutarla a fare altrettanto. «Guarda, è l'imperatore Alan, che giace a terra?»

«E' morto?» domandò Jules muovendo cautamente il piede nudo verso l'uomo riverso a terra, «Auren? L'hai visto morire? L'hai visto cadere? Io ricordo solo una luce bianca, e nulla di più. E prima... prima c'era Loki, e c'era Azra, ed entrambi volevano l'Ampolla. Ma non c'era più... Perché non c'era? Dov'era? Non riesco a capire, Auren. Ho un forte mal di testa. Non riesco a ricostruire gli eventi.»

«E' morto, sì.» confermò Auren parlando lentamente. «E guarda dov'è l'Ampolla, a pochi passi da lui. L'aveva con sé, Jules, ne sono certo. Gli è caduta dalle mani quando Tiala si è sacrificata, quando è arrivata quella luce. L'aveva con sé. Voleva aiutarci... Voleva aiutare Tiala, avrebbe assecondato la sua richiesta, ma i due dei gliel'hanno impedito costringendo Tiala al sacrificio...»

«Dopo aver visto Tiala...» continuò in un soffio Jules «Lui ha capito. Ha ritrovato il suo amore perduto, e ha deciso di aiutarla. Ma non hanno potuto nemmeno parlarsi, Auren, non hanno potuto vivere felici nemmeno per un momento.»

«Si sono sacrificati.» replicò Auren, serio. «E' quello che aveva detto il Creatore, ricordi? Un amore dovrà sacrificarsi perché un altro possa nascere. Il loro ha dovuto essere sacrificato.»

«Il nostro è nato?»

«Il nostro era nato anche prima, Jules. Io ti ho sempre amata, sempre.»

«Io amo te.»

«La Sacerdotessa è scomparsa.» continuò Auren, cambiando discorso. «Dov'è il suo corpo? Dove le sue vesti?»

«La Sacerdotessa Tiala ha terminato il suo compito sulla terra.» spiegò all'improvviso una voce che non aveva corpo. I ragazzi la riconobbero, era la stessa con cui il Creatore aveva parlato a Tiala, solo pochi giorni prima. «La sua anima riposa in pace, anche se non potrà mai ricongiungersi a quella di Alan. Ma anche lui avrà il riposo che merita.

«E Loki? E Azra?» domandò Jules aggrappandosi al braccio di Auren, incapace di trattenere le domande?»

«Non per il momento.» rispose il Creatore. «Verrà il momento in cui torneranno, più forti di prima, ma voi sarete pronti. Dovete continuare a proteggere il mondo, e conservare l'Ampolla. Un giorno, Jules, capirai che è arrivato il momento di trovare qualcuno che ti succeda, una giovane da allevare in modo che possa diventare Sacerdotessa, così come ora tu stai per diventare. Dovrai raccontarle la storia, e spiegarle qual è il suo compito. Capirai quando sarà il momento giusto. Avvertirai che l'equilibrio del mondo si va affievolendo, e insieme ad Auren, che rimarrà sempre con te, cercherete la persona che lo salverà dalla minaccia.»


«Non ci credo neanche un po' a quello che mi hai raccontato.» sentenziò la bambina poggiando una mano sulla sua e costringendola a chiudere il vecchio libro che aveva portato con sé. «Non è vero che era una storia vera.» continuò. «E' una favola come quelle che mi racconta la mamma.»

Jules scosse la testa, osservando la bimba che si puliva la mano sporca di cioccolato sulla salopette di jeans. Quella bimba era un demonio. Ventunesimo secolo! Le aveva esclamato quella mattina Auren, salutandola con un bacio, mentre usciva di casa per andare ad assolvere il proprio nuovo dovere di scrupolosa baby-sitter. Sarai pure la Sacerdotessa, ma non ti crederà. Questi bambini sono diversi da come eravamo noi, amore. Non credono più alla loro storia.

«Guarda quest'Ampolla, Jenny. Non vedi che è proprio come quella del racconto? Non senti il potere che racchiude?»

«A me sembra solo un vaso piccolino.»

«Be', non è così. E' un dono del Creatore. E un giorno dovrai essere tu a proteggerlo. Il Tempio è stato distrutto ormai da così tanti anni... Ma tu sarai la prossima Sacerdotessa. Tesoro, cerca di capire. I tempi sono vicini. Azra e Loki stanno recuperando il loro potere e...»

«Quando torna la mamma, glielo dico che sei pazza.» si limitò a replicare la piccola grattandosi il nasino coperto di lentiggini. «Non ti fa più venire, vedrai.»

«Ma non vorresti essere la Sacerdotessa, la prediletta del Creatore, l'unica che può parlare e comunicare con lui?»

«Io non lo so che cosa vuole dire preletta. E il creatore non m'interessa.»

«Prediletta.» la corresse dolcemente Jules. Ci sarebbe voluto molto, molto tempo per abituare quella ragazzina all'idea che tutta quella storia era reale e che lei avrebbe davvero dovuto proteggere l'intero mondo, entro pochi altri. «Jenny, vieni qui e ascoltami. Lascia stare quel verme. Tua madre non vuole che giochi con gli insetti.»

Ma la bimba, già china su un cumulo di fango nel giardino ancora umido di pioggia, aveva infilato le manine paffute in quella poltiglia umida e ne aveva tirato fuori un lombrico rosato.

«Guarda in che razza di mani sudice si ritroverà questo mondo!» esclamò Jules, spazientita, avvicinandosi alla piccola peste e portandola di peso in casa. La costrinse a stare ferma davanti al lavandino e si chiese nuovamente, mentre l'aiutava a sciaquarsi le mani, se quella bionda creaturina non fosse altro che un'altra prova che il Creatore, evidentemente colmo di un profondo senso dell'umorismo, le aveva mandato.

«Ma alla fine,» interloquì all'improvviso Jenny, strofinando le mani sulla salopette, invece che aspettare che Jules le porgesse l'asciugamano, «alla fine, Jules e Auren si sono sposati e hanno vissuto sempre felici e contenti?»

«Non si sono sposati, perché la Sacerdotessa non può farlo. Però hanno sempre vissuto insieme, e sonon stati felici. Ma» aggiunse prima che la bimba potesse aprire la bocca, «se tu non capisci che sarai la nuova Sacerdotessa, e non credi alla storia che ti ho raccontato, e non la impari, allora saranno infelici. Capisci? Dipende tutto da te. Allora? Che ne dici? Diventerai la nuova Sacerdotessa?»

«Devo controllare la mia agenda per i prossimi vent'anni.» replicò Jenny, mettendo su un broncio serio che somigliava tanto a quello della madre, ma già concentrata su una lumaca che riusciva a vedere dalla finestra. «Magari ne riparliamo.»

Jules sorrise e le lasciò andare la mano, permettendole di tornare a tormentare il povero animaletto.

Non sarebbe stato facile, ma era convinta che quelle piccole manine paffute sarebbero state le migliori a cui affidare la salvezza del mondo.

Azra e Loki non sarebbero riusciti, neanche volendo, a contrastare quel demonietto. Forse lei sarebbe riuscita a sconfiggerli per sempre, come né Tiala né lei erano riuscite a fare. Sì, sarebbe andata sicuramente così. E poi, avrebbe trovato un ragazzo che l'avrebbe amata e lui l'avrebbe amata nello stesso modo in cui lei e Auren si amavano. Sarebbe andato tutto bene.

Glielo diceva sempre Jenny che tutte le storie finiscono con un E vissero tutti felici e contenti.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Finali alternativi ***


10 agosto 2011 Untitled


Ottavo Capitolo

di Prisca Turazzi



Dal precedente capitolo:

«Certo, Padre mio.» assentì la Sacerdotessa con un sorriso.

«Estirperò il morbo dal cuore del mio amato.»



«Loki, non hai più motivo di nascondere l’Ampolla.» mormorò affettuosamente il Creatore, dall’alto dei Cieli ai quali lui stesso aveva dato forma. La creatura amorfa, che sulla Terra aveva il potere di assumere qualunque forma, vibrò al suo cospetto, di sicuro poco soddisfatta di come fossero andate avanti le vicende, nonostante il suo intervento. A Loki piaceva molto la Terra, non l’aveva mai negato, poiché era un’ottima fonte d’intrattenimento. Il progetto dell’Essenza di ogni cosa si era dimostrato perfetto, finché l’uomo non aveva assunto la ragione. Il Caos era sempre stato invidioso di quel che gli era stato strappato, ma, da quando la razza umana aveva cominciato a pensare, si era aggiunta una certa gelosia. Non voleva che quell’agglomerato di irrazionale razionalità venisse distrutto o proibitogli e sapeva che quella nuova epoca avrebbe permesso agli umani di subire uno slancio dalla loro condizione primitiva.

Per questi motivi, aveva rubato l’Ampolla Creatrice, così da ricostituire il Caos, renderlo padrone, ed evitare che si compiesse il Destino di quel bel pianeta. Aveva ben paura di scoprire in che modo sarebbe cambiata la razza umana, al giungere della nuova Era. Non voleva che la propria materia venisse ulteriormente allontanata dal nucleo materno. Loki adocchiò la Terra, oltre una delle tante Galassie, sospirando. Il Creatore aveva ragione: non aveva più possibilità di poter ritardare la conversione. Anzi, il suo gesto non aveva fatto che accelerarlo ulteriormente. Si sentiva offeso e malinconico.

«Non crucciartene troppo. Rimani superiore a loro, poiché nel tuo rigoroso Caos, sai essere il più logico e splendido.»

Rincuorato, Loki sobbalzò nella sua forma amorfa e indescrivibile, come se ridacchiasse, e vorticò su se stesso, per rendere materica l’Ampolla che fino a quel momento aveva nascosto nel buco nero del suo corpo. Era infastidito dall’esistenza del Creatore e da ciò che aveva fatto, ma allo stesso tempo gli era riconoscente, perché l’aveva salvato dalla noiosa eternità. Lo rispettava e lo considerava l’antitesi perfetta. Esattamente come il genere umano, il quale prendeva molto da Colui che diede forma al nulla, che permetteva la convivenza dell’ingegnosa ragione e del turbolento sentimento.

«Gli umani sono belli, questo è vero.» ammise infine il Caos, tornando ad osservare oltre la Galassia dal colore purpureo. Le sue frequenze vibranti erano talmente rapide e lievi, in quel vuoto assoluto, che il Creatore faticava sempre a raccoglierne i significati. Questa volta, però, l’Essenza di ogni cosa sorrise, comprendendo cosa avrebbe seguito. «Ma sono limitati, finiti. Non sono capaci di ascendere. La loro esistenza sembra un ellissi obliqua. Fanno tanta fatica per evolversi, ma, una volta raggiunta la cima, ricadono alla condizione primitiva velocemente. Perché? Non sono essi figli nostri?»

«Lo penso anche io.» convenne il Creatore, accarezzando i bordi della forma amorfa, che sobbalzò presa di sorpresa e si avvicinò, portando con sé l’Ampolla Creatrice ancora sospesa nel bel mezzo del suo buco nero. Loki sospirava, diviso fra l’entusiasmo di quelle creature e l’amarezza della loro esistenza limitata. «Sono convinto, però, che prima o poi essi supereranno i loro limiti.»


Gli eserciti della Terra erano schierati lungo il confine tra le due metà. Azra dominava imponente la sua fazione, dal proprio trono, mentre l’Imperatore Alan le era a fianco, decorato dell’antica armatura. I suoi occhi erano vacui e stanchi, come se in realtà non avesse mai voluto essere schierato da quella parte. La sua era stata una scelta antica di millenni e mai si era sentito così fuori posto. Aveva paura, ma non era la paura che la divinità polimorfa considerava ai fondamenti della sua religione. La paura che stringeva il cuore del progenitore non aveva nulla a che fare con il rispetto verso Azra.

Non vedeva Tiala da millenni. Era di lei che aveva paura.

Lo stesso sentimento sconvolgeva l’animo della Sacerdotessa, mentre ella attraversava le file di soldati, fino a giungere al confine. Non era riuscita a ritrovare l’Ampolla Creatrice. Al suo fianco, trotterellava fiero il Regnante della loro metà di umanità. Tiala aveva cercato di trattenerlo dal seguirla, ma non c’era stato nulla di efficace a convincerlo. Alle loro spalle, Jules ed Auren seguivano i passi dei sommi comandanti, mano nella mano. Il ragazzo dai dolci lineamenti si era dato una ripulita e non riusciva a non sorridere alla compagna. Lei ricambiava ogni volta, arrossendo appena al ricordo di ciò che erano stati capaci di confessare addirittura di fronte al Creatore stesso. Erano felici e sembrava che quel giorno, che per tutti gli altri abitanti della Terra pareva infausto, sarebbe diventato il più luminoso della loro vita.

Notando che la Sacerdotessa era sbucata dalle file dei militari, Alan lanciò un’occhiata ad Azra. La divinità storse le labbra, come se non gradisse affatto quell’intromissione. Sembrava che Tiala volesse convocare l’antico amante, prima di dar battaglia. La creatura non era d’accordo: aveva bisogno di quel conflitto per nutrirsi. La morte dei fedeli in suo nome le garantiva la sopravvivenza. In tutti quegli anni, aveva imposto un rigido calendario religioso, così da poter ottenere periodicamente dei sacrifici. Tutta quella energia, però, le avrebbe finalmente permesso di opporsi al Creatore e dichiararsi unica divinità padrona della Terra. Sollevò gli occhi rossi sul suo Imperatore e acconsentì al colloquio. Era solo questione di minuti: per millenni aveva soggiogato Alan e non l’avrebbe tradita solo perché Tiala si era rifatta viva. L’uomo immortale annuì, ubbidiente e allo stesso tempo reticente, e si allontanò dal fianco della propria divinità. Oltrepassò a passi decisi le file dei propri soldati, fino a giungere al confine.

La Sacerdotessa alzò per la prima volta lo sguardo ed indugiò sul viso indurito ed inespressivo dell’Imperatore. Quindi, fece segno agli altri che la seguivano di non muoversi ed avanzò ulteriormente. Alan fece lo stesso, finché non si ritrovarono ad un passo di distanza, con il confine che sfiorava le punte dei loro piedi. L’uomo fu rapito dagli occhi della donna, quasi come era successo millenni prima. Prima delle guerre, prima della divisione dei territori. Come se non fosse passato che un secondo.

«Amore mio…» sussurrò infine Tiala, abbracciandolo e baciandolo di fronte a tutto il mondo. Azra scattò in piedi, furente e alzò un braccio in direzione del proprio fedele. Si rese conto troppo tardi di cosa stesse succedendo. La sacerdotessa allontanò piano il viso da quello dell’altro progenitore e tutti poterono scorgere il morbo marcio che per millenni aveva infettato lo spirito di Alan e che ora si trasferiva nel corpo di Tiala. L’Imperatore cadde in ginocchio, svuotato e debole. Per la prima volta, da quando era scoppiato il conflitto, il suo cuore riprese a battere, libero dal controllo della fittizia divinità. Al contrario, la sacerdotessa sentì il proprio animo appesantirsi ed imputridirsi di quella velenosa presenza che aveva strappato dall’amato. I suoi occhi si riempirono di lacrime nel tentativo di non cedere a quel controllo, mentre frugava tra le pieghe della veste ed estraeva il proprio pugnale.

Alzò lo sguardo su Azra, che la fissava sbigottita, e poggiò la punta dello stiletto sul petto, in direzione del cuore.

«In nome del Creatore, nostro Padre, io estirpo e purifico la tua fetida radice dal mio amore.» esclamò a voce alta Tiala, affondando infine la lama nella carne. Sentì solo il dolore e delle grida, ma presto il suo animo venne raccolto altrove. Alan, che fino a quel momento si era sentito stordito dagli avvenimenti, guardò il corpo dell’amata accasciarsi dinanzi a lui. Solo allora si rese conto di quanto fosse successo e si abbassò sulla donna, trattenendo a fatica le lacrime. L’amore che Azra aveva zittito in tutti quegli anni tuonò di furore nell’animo del progenitore.

«Mio amore, mia antica e bellissima promessa. Ti sei sacrificata per me.» mormorò a fatica Alan, mentre Auren si ritrovò a stringere la mano della Principessa nella sua. Il Creatore aveva previsto quanto sarebbe successo, ma quella scena era tanto struggente da commuovere gli animi di tutta la Terra. Attorno a loro, i soldati sussurravano, raccontando alle retroguardie cosa stesse succedendo e così via. Finché entrambe le popolazioni non si ritrovarono i cuori gonfi di pietà.

Solo un’oscura divinità riusciva a non piegarsi a tanto sentimento. Azra chiuse la mano a pugno e gridò alla propria fazione: «Avete assistito ad un inutile sacrificio, poiché solo Noi siamo la Divinità legittima di questo mondo. Essi per millenni hanno creduto ad un Creatore che mai si è fatto uomo e ha camminato in mezzo a voi. Al contrario, Noi ci siamo presi cura di voi e dei vostri bisogni. Chi volete credere? Ad una diceria passata per sacra o a Noi?»

I soldati si mostrarono turbati a tali parole. In effetti, la fede nel Creatore non era mai supportata da prove sostanziali, ma solo dalle parole della Sacerdotessa, che ora era morta. L’Imperatore, però, strinse le dita attorno all’elsa del pugnale e lo estrasse dal cuore dell’amata. Gli sguardi di migliaia di uomini tornarono su di lui e Auren strinse a sé Jules, in modo che non vedesse. Il Sovrano, il quale non aveva idea di cosa stesse succedendo, rimase sbalordito e paralizzato, come tutti gli altri.

«Una Divinità ci ha divisi, mia Tiala. Ed una ha saputo ricongiungerci.» parlò sempre più forte l’Imperatore, trattenendosi in ginocchio e accostando la punta della lama al collo, sul bordo del pettorale armato. Con gli occhi bagnati di lacrime, alzò lo sguardo al cielo plumbeo e sospirò, prima di esclamare: «So di non essere degno, ma di’ solo una parola, mio unico e vero Dio, ed io sarò salvo.»

Detto ciò, si conficcò il pugnale nella gola ed il suo gorgoglio fu accompagnato dalle varie esclamazioni che ripresero a percorrere le creature di quel mondo. Azra sobbalzò, stordita ed imbarazzata: l’uomo di cui per millenni si era fidata si era appena tolto la vita in nome del suo eterno avversario. Lo sguardo della Divinità spaziò sui volti attorno al suo alto trono, scoprendo espressioni di rimprovero e di rifiuto. Nonostante i semi che lei stessa aveva piantato negli animi di quegli ingegnosi animali, era bastato l’accenno dell’amore autentico e religioso per far sì che aprissero gli occhi sui veri scopi della Divinità.

Fu allora che i corpi dei due progenitori si trasformarono in luce e quindi in gocce di pura energia color dell’ambra. Azra fissò con sdegno quel succo vitale, stringendo i pugni tanto da far conficcare le unghie nella pelle incorporea. Si rese così conto che il suo stesso corpo stava perdendo concretezza: gli uomini avevano smesso di aver fede in lei. Le gocce d’ambra si innalzarono al cielo e scomparvero oltre la volta.

«Il Creatore, unico e vero Dio, ha posto su di noi la responsabilità della sua religione e delle sue creature.» si fece dunque avanti Auren, con la sua treccia bionda che sferzava l’aria a causa del forte vento che si era alzato all’improvviso. Jules, al suo fianco, sorrideva. «Egli dichiara di non voler separarsi più dai propri figli. Per questo, è necessario che la Serpe, creata dall’uomo millenni fa, venga distrutta.»

«Non verrò mai distrutta! Vivrò per sempre nei cuori empi ed infedeli! Traditori! Assassini! Violenti! Cercate nei loro animi ed io sarò là!» pronunciò profeticamente Azra, arretrando di un passo e rischiando di ricadere sul proprio trono. Dunque, afferrò il proprio mantello e, un attimo prima che gli uomini smettere di credere del tutto in lei, scomparve. Sia Auren che Jules sapevano che quelle parole non erano state dette a caso. Prima o poi, lei sarebbe tornata a mettere a dura prova la loro Fede. Così doveva essere e così sarebbe stato.

Finché l’essere umano non fosse riuscito ad ascendere.





Epilogo

di Prisca Turazzi



Dal precedente capitolo:

«Sono convinto, però, che prima o poi essi supereranno i loro limiti.»



Non si susseguirono più eterni spiriti tra gli umani, poiché il ciclo della vita venne ben presto stabilito. Il mondo si evolse e con lui i suoi ingegnosi abitanti. Come predetto da Loki, l’esistenza umana continuò il suo andamento ad ellisse inclinata, alternando a faticosi slanci verso l’ascesi tormentose ricadute. Per anni, secoli, millenni…

Le vicende dei Progenitori e della Guerra delle Divinità vennero presto cancellate, poiché la memoria degli uomini era labile e limitata. A Jules ed Auren si sostituirono altri messia o profeti, che giungevano agli uomini nei momenti di maggior bisogno, quando rischiavano di rimanere bloccati nella condizione primitiva, e che si sacrificavano per essi in nome dell’unico e vero Dio.

Ben presto, però, l’intelligenza umana divenne troppo elaborata e specifica per raccogliere le parole dei profeti.

La ragione li rese ottusi. La parola li rese sordi. La potenzialità li rese inutili.

Il Creatore, nonostante le buone intenzioni e le speranze, dovette convenire con il Caos, ammettendo il fallimento. I loro figli non sarebbero mai riusciti ad ascendere, poiché erano loro stessi a limitarsi.

Millenni dopo la Guerra delle Divinità, Colui che aveva dato tutto al niente chiamò a proprio cospetto Loki, che giunse in una nube vibrante, curioso di sentire le scuse della propria antitesi.

«Ti propongo un patto, mio bellissimo amico.» proclamò il Creatore, concedendosi di mostrarsi un po’ ruffiano. L’altro si scosse tronfio, poiché era convinto di averla avuta vinta ormai. Sarebbe stata solo questione di tempo. «Invierò sulla Terra un ultimo Messia. Se gli uomini lo rifiuteranno ancora, li abbandonerò a loro stessi e tu potrai godertene quanto vorrai, prima che essi ti siano restituiti.»

«Continui a stupirmi, mio intelligentissimo amico. Ma, per quanto mi riguarda, puoi pure continuare a giocarci.» lo beffeggiò Loki, svolazzando soddisfatto attorno all’Essenza e sfiorandogli l’Ampolla Creatrice. Le sue frequenze erano particolarmente rapide, a causa del buon’umore di chi le emetteva. «Dimmi, che cosa ne farai di tutta quell’energia, dopo che la Terra si sarà autodistrutta?»

«Non so. Mi verrà in mente qualcosa. Dopotutto, abbiamo l’eternità per inventarci qualcos’altro.» ridacchiò fra sé il Creatore, ma nella sua voce Caos riuscì a scorgere una punta di amarezza. Sapeva che il sentimento della sua antitesi era grande e vasto: dover rinunciare a quel progetto, che già in partenza si era dimostrato poco proficuo, gli costava molto. Nel seguito di quei millenni, l’Essenza di ogni cosa aveva conosciuto molte anime e di molte si era affezionato, tanto da insistere nel trattenere a sé quella stupida Ampolla Creatrice.

«Fai come vuoi.» sbottò a disagio Loki e si allontanò dal Creatore così da lasciarlo in pace. Da subito, l’Essenza si mise al lavoro su suo ultimo Messia, sperando di tutto cuore che questa volta gli umano lo avessero ascoltato. Lo rese donna e lo chiamò Paula. Nel caso avesse definitivamente fallito, avrebbe creato un altro mondo e lei sarebbe stata la prima donna di quel nuovo progetto.

Richiamò a sé la Sacra Ampolla e la aprì, sussurrando il nome di Tiala, e, quando la goccia d’ambra emerse dal resto, indicò colei che aveva chiamato Paula. Lei, ubbidiente e riconoscente, inseminò il fantoccio, che prendendo vita sorrise al Creatore. Egli la baciò, prima di spedirla di nuovo sulla Terra.


In quel giorno e a quell’ora, nacque una splendida bambina. L’ultimo Messia del progetto Universo 1.0.


Il resto fu storia dell’Universo 2.0, divenne in seguito apocrifa nell’Universo 3.0 e si confermò religione, seppur travisata negli anni, nell’Universo 4.0, dove Tiala tornò per la settima volta con il nome di Eva.











__________________________________________________________________________________________________________________________














Ad un amico speciale che ha saputo ispirarmi con i suoi consigli musicali.

In questo periodo completamente privo d’ispirazione è stato la mia salvezza. Grazie.



Autore: Fabi_

Capitolo finale: parte 1

Ysaye si svegliò di colpo: si sentiva la testa pesante. Era distesa per terra in una grotta. Come ci era finita?

Tentò di alzarsi per andare a esplorare la zona, ma quando iniziò a camminare, si rese conto di essere imprigionata in una specie di bolla: la parete era invisibile eppure la poteva sentire. La percorse, constatando che le lasciava abbastanza spazio per camminare tranquillamente avanti e indietro, cosa che iniziò a fare.

Sperava che non fosse opera di Azra, sperava di riuscire a recuperare l’ampolla in uno slancio di coraggio. Avrebbe tanto desiderato essere un eroe e non una specie di principessa da salvare, eppure a quanto sembrava era diventata forse più una vittima sacrificale. Avrebbero sicuramente incolpato a lei: la straniera che scompare dopo che la sacra ampolla è stata rubata. Sì, sarebbe stata colpa sua, senza dubbio.

In quel momento notò un’aquila, sbatteva le ali con fare quasi umano mentre camminava, sì: camminava, verso di lei. Stava mutando: cresceva e i suoi tratti cominciavano a diventare umani. Lo vide nel viso, i lineamenti erano armoniosi, sembrava essere arrivato da un mondo di luce.

Ben svegliata, Ysaye." Attraversò la barriera come se non esistesse e si fermò di fronte a lei in forma completamente umana.

Lei lo guardava nervosamente: "Dove sono?"

Loki sorrideva: "Non è la domanda più importante, ho capito da subito che tu sei una delle figlie di Alan. Cosa ci fa una discendente dell’imperatore in una terra che le dovrebbe essere ostile?"

"Non capiresti."

Io capisco molto meglio di te, sono nato molto prima di te e posso dire con certezza di essere l’unico essere su questa terra a non avere paura della guerra e della morte. Voglio aprire quella stupida ampolla e lo farò in ogni caso. L’unica cosa che voglio aspettare e la tua risposta: vuoi essere dalla mia parte?"


Parte 2

Tiala osservò il creatore svanire nella luce, così come era arrivato. Aveva compreso il significato della profezia, si domandava soltanto come sarebbero arrivati ad un confronto pacifico, vista la guerra imminente.

"Jules, vai a radunare le altre sacerdotesse. Devo scoprire dove si trova la Sacra Ampolla. Ho soltanto un modo per farlo."


Nel frattempo, l’imperatore Alan era in marcia verso il fronte, in compagnia dei dodici dei. Sapevano benissimo che la protezione di Tiala non sarebbe servita a lungo, di sicuro non avrebbe potuto respingere l’esercito e gli dei senza muovere guerra contro di loro.

I capelli bianchi e l’espressione poco vigile dell’imperatore avrebbero potuto far comprendere a chiunque che l’uomo non era al comando del paese da troppo tempo. Infatti era stato avvelenato da Azra e soggiogato al suo volere. Alan proseguiva il suo cammino in una nebbia troppo densa e vedeva soltanto quello che il suo maestro gli mostrava. Ora vedeva una possibilità di ritrovare quella grande energia che aveva potuto provare con l’Ampolla soltanto per poco tempo.

Ysaye non si sorprese troppo nel riconoscere Loki nell’essere inumano che aveva di fronte. Il dio del caos era quello che più di tutti avrebbe gioito del ritorno alla guerra, alla confusione e all’unione tra il mondo dei vivi e quello dei morti, contenuto dall’Ampolla. Persino lei ne poteva sentire il potere. Era un calore brillante e freddo, impuro e molto pericoloso. Di una cosa era certa: ingannare il Dio dell’inganno non sarebbe stato affatto semplice, ma lei doveva provarci. L’Ampolla doveva sparire in ogni caso.

Non ci sarebbe mai più stata la pace se il contatto tra i due mondi non fosse stato completamente separato. Non credeva certo che sarebbe stata lei a dare il via a questa separazione, ma questo era tutto ciò che poteva fare e lei l’avrebbe fatto. Per dare un senso alla sua esistenza maledetta.


Ysaye era figlia di Azra, non di Alan.

Una semidea nata dal desiderio di potere della dea della morte e dell’imperatore. Aveva delle qualità che in molti avrebbero sognato. Aveva capacità di sentire tutto ciò che le stava intorno, poteva fare sue le sensazioni di chi le stava intorno e usava questa sua dote per riporre la sua fiducia in chi la meritava.

Azra era malvagia. Questa era una delle poche certezze che la ragazza aveva. Anche lei sulla carta avrebbe dovuto desiderare il potere e la gloria che la sua posizione le avrebbero consentito di ottenere. Invece Ysaye era fuggita per comprendere chi fosse in realtà, aveva scelto di inseguire se stessa e di gettare sul fuoco tutto quello che avrebbe fatto di lei un’imperatrice di quel mondo del terrore e desolazione che tanto poco offriva agli abitanti dell’arida regione del sud.

Un giorno aveva espresso il suo desiderio di fronte ad Alan, che per un attimo aveva ritrovato in lei la purezza che cercava in ogni donna dopo che aveva lasciato Tiala e l’Ampolla. Non se l’era sentita di impedirle di andarsene.

Ysaye era fuggita di notte, aveva lasciato ogni cosa in suo possesso lungo la strada, aveva scambiato i suoi abiti regali con altri molto meno appariscenti ed era arrivata nella capitale con il fermo proposito di trovare Tiala. Non intendeva certo infiltrarsi nelle linee nemiche per fare la spia o per rubare l’ampolla. Tutto ciò che desiderava era comprendere come liberare la regione di Azra da quell’oppressione che non sembrava eliminabile.

Si era finta una serva in fuga, aveva inventato un passato triste ed era stata creduta.

Ancora si domandava ogni tanto come mai Azra non l’avesse cercata: forse per onore, forse per la convinzione che sarebbe tornata prima o poi. Forse perché sapeva benissimo dove fosse e intendeva lasciarle la possibilità di avere un ruolo di rilievo in quella guerra che presto sarebbe iniziata.

Aveva la strana sensazione che il dio sapesse benissimo come fare a controllarla. Lei si era impegnata a mantenere la sua coscienza vigile, ad innalzare barriere spirituali in modo da difendersi, ma ora era troppo debole per fare qualunque cosa e nessuna barriera l’avrebbe riparata da Loki, ancora si chiedeva come avesse fatto a portarla lì. "Loki, l’Ampolla deve sparire."

Oh, mia cara, a quanto pare abbiamo la stessa idea in mente! Questo mi rende immensamente felice." Sorrideva soddisfatto, pur non credendo che il loro intento fosse comune. "Ma ancora non intendo darti l’Ampolla o permetterti di uscire da questa barriera. A quest’ora ti staranno cercando tutti, sei una pedina molto importante in questa guerra. Non ti troveranno, tranquilla. Ho messo talmente tante barriere all’ingresso che nessuno oserà avvicinarsi."

Parte 3

Tiala era nel tempio, accese le candele e le pose di fronte lei. Ai suoi piedi ogni sacerdote pregava in silenzio. Versò l’acqua dove fino a poche ore prima c’era la Sacra Ampolla e questa si mantenne sospesa.

Ti prego, dimmi che cosa devo fare per salvarci."

L’acqua roteava, alcune gocce cadevano a terra per poi risollevarsi lentamente. L’energia residua dell’ampolla non avrebbe retto per molto tempo. L’acqua prese la forma di un’aquila, tra le zampe aveva l’ampolla. L’aquila cambiò forma, rivelando un uomo. Ora anche Tiala conosceva l’identità del misterioso ladro: Alan non c’entrava nulla.

Fece un sospiro di sollievo prima di comprendere cosa sarebbe potuto succedere con Loki in possesso di quel potente strumento. Il caos avrebbe potuto distruggere tutto quello che conoscevano. Del loro mondo sarebbero rimaste soltanto le briciole e tutto sarebbe diventato caos. I morti e i vivi avrebbero abitato lottato per sempre: non poteva permetterlo.

Prese una decisione: avrebbe affrontato Alan da sola. L’avrebbe fatto con tutta l’energia che fino a quel momento l’aveva mantenuta in vita.

Era come aveva detto il Creatore: avrebbe dovuto sacrificarsi per permettere al mondo un futuro sereno.

Corse verso l’esterno sotto gli occhi confusi dei sacerdoti, che comunque non smisero di pregare per lei.

Quanto tempo era vissuta? Secoli, forse addirittura di più, ormai aveva perso il conto e non aveva più senso tenerlo. Aveva amato la terra ma ora era l’unica in grado di mostrare la verità al suo amore perduto. Era l’unica in grado di risvegliarlo.

Tiala sapeva che il contatto tra i dodici dei e il mondo che stava sotto i suoi piedi era Alan. Gli dei avrebbero dovuto obbedirgli se lui avesse avuto richieste. Senza di lui loro sarebbero tornati nella dimensione di vuoto che abitavano. Risvegliare Alan anche solo per un attimo era tutto ciò che Tiala poteva fare per dare una possibilità ad Auren e a Jules.


Auren attendeva fuori dal tempio: "Sacerdotessa Tiala," chiamò quando la vide uscire di corsa dal tempio.

"Auren, ho un compito per te ed è molto importante che tu mi ascolti con attenzione."

Annuì grave, sapeva che erano momenti cruciali.

Cosa hai detto al re?"

Ho detto che Ysaye è scomparsa e che probabilmente c’entra qualcosa con la scomparsa dell’Ampolla. Ora l’esercito è in fase di raduno, presto partiranno."

Non è così. Chi ci troviamo a fronteggiare è qualcuno di molto più pericoloso. Purtroppo da questo momento in avanti la nostra battaglia proseguirà su due campi differenti: io e l’esercito raggiungeremo le truppe di Azra e cercheremo di mantenere la pace con loro. Tu devi aiutare Jules."

Certo."

Non è così semplice. Jules dovrà usare capacità che non ha ancora imparato a controllare, dovrete per forza essere da soli perché altrimenti Loki si accorgerebbe di voi. Tu sei un comune umano, ma hai doti molto più sviluppate se confrontate con quelle degli altri. Per questo tu dovrai difendere Jules mentre lei cercherà il nascondiglio dell’Ampolla. La vostra missione è importante più della nostra, il fallimento porterebbe a termine l’idea di Caos che governa il mondo di Loki e il mondo come lo conosciamo cesserebbe di esistere. Purtroppo un esercito non avrebbe più possibilità di voi due. Un’altra cosa: c’è anche Ysaye con Loki, ho sentito la sua presenza e so che vi aiuterà a celarvi a lui per quanto possibile."

farò il possibile."

Pregherò per voi."


Loki sorrideva senza parlare, si rigirava tra le mani un paio di piume che gli erano cadute nella grotta e osservava Ysaye. Lei guardava il pavimento della grotta e accarezzava la parete della sua cella invisibile, con la speranza che svanisse d’incanto. Concentrandosi sull’ambiente era riuscita a comprendere con certezza che l’Ampolla era vicina, ma fuori dalla sua cella. Riusciva a percepirne la forza, che arrivava ovattata e flebile, molto differentemente da come l’aveva sempre percepita quando era nel tempio.

"Cosa intendi fare della Sacra Ampolla?"

Loki sollevò la testa e rispose con tranquillità: "Aprirla e versarla, sarà molto divertente."

Tu sai cosa succederà se lo farai, vero? I morti…"

torneranno a fare compagnia ai vivi in questo mondo troppo grande, nel quale tornerà a governare il caos. Cioè io. Sì, era da un po’ che ci pensavo. Aspettavo solo una buona occasione per mettere in atto il mio piano."

Ma tu comprendi che non gioverà a nessuno."

Nessuno oltre a me e a chi mi sarà amico. Tu sei una semidea, troverai un modo per trarre i tuoi vantaggi."

Ysaye tratteneva a fatica le lacrime, fino a quel momento sentiva che combattere per mantenere la pace era la cosa giusta da fare, si chiedeva cosa avrebbe potuto fare per convincere Loki a cambiare il suo piano.

Comunque tu non capisci qual è la verità: voi avete sbagliato. Avete fatto un torto alle anime imprigionate in quell’Ampolla."

"Lo so. È giusto liberarle, ma ci vuole un posto per loro." Lo pensava da un po’, la sua capacità le consentiva di conoscere lo stato dell’energia nell’ampolla: in tutti quei secoli persino Tiala si era dimenticata quale fosse il ruolo di quell’ampolla, avrebbe dovuto proteggerla da Azra, il cui unico desiderio era bere l’energia che conteneva per riuscire infine a dominare il mondo come essere in carne ed ossa, libero finalmente di andare dove volesse, senza la presenza del suo vecchio burattino ormai quasi inutile.

Dall’altra parte alla Sacerdotessa piaceva avere intorno quell’energia e aveva iniziato ad adorarla, dimenticandosi che avrebbe invece semplicemente dovuto proteggerla. Avevano messo troppa importanza su quell’oggetto e ora rischiavano di morire per la loro stoltezza.

Tiala avrebbe avuto il potere di creare un mondo per quelle anime e invece aveva passato gli anni a usare l’energia per se stessa, per vivere in eterno, per avere una figlia come Jules.

Hai ragione, Loki, dobbiamo versarla."


Parte 4

Jules non credeva alle parole di Tiala, non sarebbe mai riuscita a trovare l’ampolla e a liberare Ysaye. Non era una cosa semplice e lei non era mai stata in grado di fare nulla di importante nella sua vita. Aveva sempre dovuto avere una guida e l’aveva cercata di volta in volta in Tiala, in Auren e in Ysaye.

Ora era lei e lei sola a poter agire e si trovava a dover resistere le sue paure.

Non ce la farò mai," disse ad Auren mentre camminavano in silenzio, lui armato e lei con l’acqua sacra in una brocca.

Non dire così, devi credere nelle tue capacità. Se ci crede Tiala significa che puoi farcela, ha detto che l’ha visto ed io le credo. Ho fiducia in te."

Ti ringrazio." Continuarono a camminare fianco a fianco per qualche centinaio di metri. Tiala aveva detto a Jules che lei avrebbe saputo quando fermarsi e solo allora avrebbe dovuto versare l’acqua. In quel momento erano di fronte ad una collinetta coperta di edera e di pietre. "È qui." Lo sentiva, sentiva la presenza di qualcosa di non umano dietro di loro.

Versò l’acqua sulle foglie che svanirono sotto le poche gocce.

Sapevano di avere poco tempo.



Tiala cavalcava dietro la prima fila di cavalieri, al suo fianco il re sembrava più preoccupato che mai e la guardava con aria assorta: "Tiala, credi che sia davvero la scelta giusta?"

Non è una scelta purtroppo, è l’unica cosa che possiamo fare. Non abbiamo scelta, siamo nelle sue mani."


L’esercito nemico era ormai in vista. La sacerdotessa avrebbe presto lasciato per sempre il suo corpo, ora la sua unica speranza era che Alan la seguisse in quella scelta difficile da prendere, anche se molto più naturale di quello che avevano vissuto sino a quel momento.

Pronunciò la litania ad alta voce, si sentì colpita e assorbita dalla luce che iniziava a raggiungerla dal cielo. Diventò aria per raggiungere Alan.


Nel frattempo Ysaye si concentrava sulla barriera, poteva sentire che Loki stava abbassando le difese. Forse l’avrebbe liberata.

Il suo piano non era semplice da attuare. Nelle lezioni che aveva avuto la possibilità di fare con Azra aveva imparato a lanciare piccoli lampi e a riconoscere le fonti di energia.

Sentiva in sé Azra.

Probabilmente si sarebbe presto manifestata, Azra aveva creato Ysaye per avere un contatto con la terra, le serviva. Ysaye finalmente l’aveva capito: "Loki, Azra è… in me."

Loki spalancò gli occhi e rise soddisfatto: "Benvenuta o dea."


Auren entrò nella grotta con la spada tra le mani, Jules teneva ancora la brocca con una parte dell’acqua. La posò a terra e iniziò a pronunciare delle parole a lui sconosciute. Vide l’acqua muoversi e sollevarsi, poi un rivolo iniziò a correre lungo la grotta e Jules prese a seguirlo: "Andiamo Auren, è vicina!"

La scena che stavano osservando era molto strana: un bell’uomo dall’aspetto molto tranquillo giocherellava con alcune piume, dietro di lui Ysaye sembrava imprigionata in una bolla e i due parlavano tranquilli.

Ysaye si accasciò improvvisamente a terra, quello che aveva detto Tiala era vero: Azra si sarebbe manifestato lì. Dovevano solo sperare che la sacerdotessa riuscisse a fermarlo, anche solo per poco.


Tiala volò verso Alan, si fermò di fronte a lui che la guardò sorpreso: la usa Tiala lo guardava con quegli occhi che lui tanto aveva amato, lo guardava con amore, con pace e pena.

Alan, puoi fermarlo, possiamo fermarlo."

Come posso?" L’imperatore era stanco della guerra, stanco di vivere in un palazzo circondato dalla paura, sotto il continuo controllo di Azra.

Dobbiamo solo lasciare la terra."

Alan tese le mani verso quell’aria pura che lo faceva sentire di nuovo umano e chiuse gli occhi, liberando per una volta la sua anima dalla nebbia che la imprigionava. Azra non era al suo fianco in quel momento. Era molto distante, in una grotta. Voleva l’Ampolla.

Alan cercò la sua umanità nel bacio che scambiò con Tiala, lei lo accolse, lo sollevò e il cielo accolse la loro preghiera, permettendo finalmente alle loro anime di abbandonare quei corpi stanchi. I due sapevano che sarebbero andati a finire nella Sacra Ampolla insieme alle altre anime. Doveva finire così. Tiala sperava soltanto che Jules fosse riuscita a fermare Loki.


Parte 5

Loki non intendeva togliere la Barriera, l’Ampolla era al sicuro sotto i suoi piedi. Era chiaro che Azra l’avrebbe sentita immediatamente, per questo pose un ulteriore protezione all’Ampolla e tornò a rivolgersi alla Dea: "Azra, tu sei debole, ti sei contaminata con gli umani e non hai trovato la tua dimensione, io sono appena arrivato e sono fresco come una rosa. Come pensi di potermi battere?"

"Sei uno stupido Loki, io non sono solo Azra, io sono anche tutti gli altri dodici dei. Io posso fare ciò che voglio." Frantumò la barriera e si diresse verso Loki, che per nulla impressionato continuava a giocherellare con la piuma d’Aquila.

Non rovinerò tua figlia per batterti. Sei talmente stupida da non aver capito che hai già perso: tra poco non avrai più il tuo contatto e tornerai aria. Sbrigati a trovare l’ampolla, o potente dea… o insieme di potentissimi dei che sia."

Azra iniziò a ridere sguaiatamente, poi il suo volto cambiò, trasformandosi in Araguth, dio del fuoco. Loki venne colpito da una fiammata, che schivò prontamente. Subito dopo rispose al colpo lanciando la sua piuma avvolta dal vento. La piuma si conficcò nella mano del dio che la ritrasse.

Vi mancano giusto i riflessi, cari i miei potenti dei."

Azra si mostrò di nuovo e urlò di rabbia: "No!" sollevò l’ampolla da terra e la prese tra le mani.

La stappò. Loki sorrideva: "A mai più rivederci, dea."

Infatti aveva iniziato a dissolversi. Loki prese con calma l’ampolla dalle mani della dea che si stava sgretolando sotto il suo sguardo per nulla preoccupato: "Ci vediamo quando sarà la mia ora! Ahah! Non molto presto quindi."

Auren guardava Jules, lei sussurrava qualcosa, in quel momento incrociò gli occhi con quelli di Ysaye che finalmente sembrava tornata in sé.

Era ora, Tiala era stata chiara: Quando Azra sarà svanita, raggiungi Loki e colpiscilo. Prendi l’ampolla e dalla a Jules, lei saprà come creare un mondo per le anime che sono chiuse lì dentro. Loki non sarà fuori combattimento per molto tempo, quindi devi stargli vicino. Non guardarlo mai negli occhi.


Auren fece esattamente come gli aveva detto la sacerdotessa. Loki fu preso alla sprovvista e questo permise ad Auren di recuperare la tanto agognata Sacra Ampolla. Ysaye nel frattempo stava andando a raggiungere Jules, che teneva tra le mani la brocca contenente ancora una piccola quantità di Acqua sacra.

Pronunciando la litania, Jules iniziò a versare l’acqua. La terra del pavimento della caverna iniziò a sgretolarsi lentamente. L’immagine della Sacerdotessa Tiala Sorrideva dall’interno dell’Ampolla: "Buona fortuna," disse alla sua unica vera figlia.

Jules iniziò a svuotare l’Ampolla. L’immensa energia che conteneva trovò immediatamente la sua strada verso quel mondo che era stato creato per le anime.

Non ci sarebbe stato il caos. Ysaye salutò Jules: "Io non posso stare in questa terra, non sono una figlia degli uomini. Credo che una di noi possa bastare in questo mondo. Governerò il mondo qui sotto. Prima o poi ci vedremo di nuovo, mia unica amica."

Jules piangeva. L’aveva sempre saputo che prima o poi si sarebbero divise. Auren Aveva tra le braccia il corpo di un Loki ancora svenuto a causa del colpo.

Lo terrò d’occhio io, da laggiù non vi potrà più nuocere. Addio Auren."

Ysaye, è stato un piacere conoscerti. Ci vediamo più tardi possibile."

L’atmosfera era comunque molto rilassata. La guerra era stata evitata e non era stato sparso più sangue del dovuto.

Ysaye si tuffò nel mondo sotterraneo insieme a Loki, salutò nuovamente Jules con la certezza che non si stava sbagliando. Era quella la sua via.


Jules ed Auren uscirono dalla caverna dopo aver chiuso il passaggio.

Ora li aspettava un mondo nuovo.

Sicuramente sarebbe stato un mondo meno magico, privo di sacerdoti millenari e di dei desiderosi di potere.

Le guerre ci sarebbero sempre state, la sete di potere dell’uomo si sarebbe sempre mostrata in tutta la sua malvagità, ma di sicuro quella che li aspettava era l’alba di un giorno di festa e di pace.

L’alba di un giorno di amore.


Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=565965