Neutron Star Collision

di Valaus
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. La persona sbagliata, nel posto sbagliato, al momento sbagliato ***
Capitolo 2: *** II. Una discreta percentuale di soggettività nella concezione di fascino ***
Capitolo 3: *** III. La decisione più stupida, insensata e dannatamente giusta, e le sue fottute conseguenze. ***
Capitolo 4: *** IV. Tramutare cose spiacevoli del passato in realtà piacevoli del presente. ***



Capitolo 1
*** I. La persona sbagliata, nel posto sbagliato, al momento sbagliato ***







Questa storia ha partecipato al Crack Pairing Contest indetto da Only_me sul forum di EFP, classificandosi prima a pari merito con whateverhappened.
Il concetto di base del concorso era scrivere di una coppia non canon della saga, e la mia scelta non poteva non ricadere su una Dramione (la mia coppia preferita IN ASSOLUTO, come chi mi conosce anche solo un minimino sa benissimo ^^).
Oltre a questo, c'era la possibilità di scegliere un numero, a cui era abbinato un set da utilizzare all'interno della storia e che prevedeva un luogo, un oggetto, una citazione ed un colore.
Il mio set era il numero 15, così articolato: Bagno dei Prefetti, Manico di scopa, "Non parlare di queste cose spiacevoli. Se non si parla di una cosa, è come se non fosse mai avvenuta. Come dice Harry, è solo il parlarne che dà realtà alle cose.” (Il ritratto di Dorian Gray, Cap. 9 - Oscar Wilde) e fucsia.
Da tutto questo insieme è nata la mia storia, una long di cinque capitoli con poche pretese ma fortunatamente, a detta della giudice, non la solita e banale Dramione. Personalmente, la cosa che maggiormente mi preoccupava era proprio questa, l'idea di creare una fict scontata simile alle altre mille e più che si trovano su questo sito. Spero che anche chi deciderà di spendere un minutino del suo tempo per leggere la fict sia della stessa opinione, perchè è davvero la cosa che mi preme più di tutte. Ho cercato di evitare il più possibile i vari stereotipi Dramioneschi che sembrano pervadere il 99% di tutte le storie su questo pairing, ma come sempre il giudizio finale spetta ai lettori ;)
Aggiornerò una volta a settimana, tendenzialmente al giovedì ma non ci metterei troppo la mano sul fuoco (è estate pure per me, portate pazienza xD). Alla fine dell'ultimo capitolo posterò anche la valutazione della giudice.



NdA:Ho tenuto conto degli eventi del sesto e settimo libro, ma modificandoli in parte per adattarli alla storia.










"Neutron Star Collision"









I.
"La persona sbagliata, nel posto sbagliato, al momento sbagliato"









La notte era calata sul castello di Hogwarts da alcune ore. Aveva ricoperto il cielo col suo manto nero, rendendo tutto più oscuro, più indefinito, più spaventoso.
Le ombre si stagliavano minacciose sulle alte pareti, le sagome delle armature richiamavano alla memoria figure terrificanti, e solo la luce pallida della luna permetteva un minimo di visibilità.
Assieme alla notte, anche l’invisibile mano di Morfeo era scesa sul castello, permettendo a tutti i suoi abitanti di abbandonarsi nel dolce abbraccio del meritato riposo.
Tutti, eccetto una.
La timida luce proveniente dalla punta della sua bacchetta le illuminava parzialmente il cammino attraverso il dedalo di corridoi, scale e stanze.
Un lavoro ingrato il suo, ma qualcuno doveva pur svolgerlo.
Un lieve sospiro le sfuggì dalle labbra, mentre con passo fiero e sicuro continuava il suo solito giro di ronda.
Il buio non la spaventava. O almeno, non più.
Da bambina lo aveva temuto al punto che si era trasformata in una vera e propria fobia. Si rifiutava di dormire in una stanza dove le tende delle finestre non fossero aperte il minimo indispensabile per creare penombra. E se, disgraziatamente, le capitava di ritrovarsi improvvisamente al buio, l’unica cosa che riusciva a fare era stringersi le ginocchia al petto, accoccolarsi in un angolo e piangere disperata finché non fosse tornata la luce.
Ma poi, crescendo, aveva scoperto che al mondo c’era molto di peggio.
Aveva capito che non era l’oscurità di una stanza che doveva temere, bensì quella che si annida nel cuore degli uomini.
A diciassette anni, aveva imparato che il buio non poteva ferirla in alcun modo. Aveva fronteggiato mostri assai peggiori di quelli che la sua mente immaginava brancolassero negli angoli non illuminati della sua camera, e ne era uscita vittoriosa.
Era una persona nuova, più forte e più sicura di sé. Nulla poteva più scalfirla.
Era una donna, non più una bambina.
Un’adulta.
E gli adulti non hanno paura del buio.
Sospirò di nuovo.
La solitudine. Quella sì che era una vera paura.
Una paura ammissibile anche per chi, come lei, era ormai cresciuto.
Non che fosse effettivamente sola.
Di amici ne aveva. Non tantissimi, ma Hermione Granger non si era mai soffermata su una quisquilia come la quantità.
Aveva sempre puntato, piuttosto, alla qualità. Preferiva un ristretto numero di veri amici ad una folla di semplici conoscenti.
Anche perché, nel momento del bisogno, gli amici restano, mentre i conoscenti fuggono.
Lo aveva visto coi suoi occhi. Del resto, quale occasione migliore di una guerra per testare il fondamento di un’amicizia?
I suoi amici erano rimasti. Avevano combattuto gli uni al fianco degli altri, senza abbandonarsi, senza voltarsi le spalle, saldi in quel legame che li aveva uniti per sette anni.
Altri non avevano avuto la sua stessa fortuna.
Dunque, Hermione Granger era tutto tranne che una persona sola.
Una splendida famiglia alle spalle, un piccolo gruppo di amici fedeli e due persone, Harry e Ron, che erano per lei come fratelli.
Eppure, non riusciva a non sentirsi sola.
La guerra aveva costretto gli studenti di Hogwarts ad interrompere gli studi. Quando poi tutto era finito, la preside McGrannit aveva concesso la possibilità di riprendere e terminare la loro carriera scolastica.
Ma quasi nessuno degli studenti del Settimo anno aveva accettato.
Tra i sopravvissuti, alcuni non erano ancora guariti dalle ferite fisiche e psicologiche inferte dal conflitto, mentre altri, più semplicemente, avevano deciso di entrare subito a far parte del mondo degli adulti, abbandonando per sempre quell’adolescenza strappatagli via con forza da Voldemort.
Ron Weasley aveva iniziato a lavorare da “Tiri Vispi Weasley”, così da aiutare suo fratello George a gestire il negozio e a superare la morte del proprio gemello. Sua sorella Ginny, nonostante avesse interrotto gli studi solo al Sesto anno, aveva deciso d’intraprendere la carriera di giocatrice di Quidditch, per la quale il diploma non era minimamente richiesto.
Harry Potter, l’eroe del Mondo Magico, si era vista offerta la possibilità di cominciare l’addestramento per diventare un Auror anche senza i M.A.G.O. necessari. Ovviamente, l’aveva afferrata al volo.
Lei e Neville Paciock erano stati gli unici Grifondoro a fare ritorno ad Hogwarts.
E, per quanto volesse bene al ragazzo, non poteva non sentire la mancanza pungente e soffocante dei suoi due migliori amici.
Frequentare le lezioni senza di loro era talmente strano da sembrare irreale. Per sette lunghi anni erano stati inseparabili all’interno di quelle fredde mura.
Adesso lei era lì, da sola. Senza Harry, senza Ron.
Nessun Trio delle Meraviglie. Semplicemente Hermione Granger.
La solitudine rendeva quel castello, che per anni era stato la sua seconda casa, inospitale ed estraneo.
E, sorprendentemente, persino il mai gravoso onere dello studio le pesava come un macigno.
Un suo terzo sospiro ruppe il silenzio della notte.
Scrollò lentamente il capo, cercando di scacciare quei pensieri molesti. Continuando a camminare per i corridoi, si ripromise che il giorno dopo avrebbe scritto una lettera ai suoi amici.
Nemmeno si accorse di essere arrivata di fronte al Bagno dei Prefetti. E probabilmente avrebbe tirato dritto per la sua strada, ignorando quella stanza, se non avesse notato quel piccolo spiraglio nella porta.
Socchiusa. Quando, invece, doveva sempre essere chiusa a chiave.
Fin troppo evidente che qualcuno era sgattaiolato fuori dal proprio dormitorio.
Già s’immaginava la scena. Due ragazzini colti in flagrante ad amoreggiare.
Un classico.
Sbuffò, mentre lentamente apriva la porta.
Non aveva nulla contro le coppiette, ma che almeno evitassero di appartarsi sempre in luoghi e ad orari che la costringevano a fare la parte della guastafeste.
Dalla fine della Guerra, era diventata molto meno rigida e ligia al dovere. Ron le aveva eufemisticamente, e simpaticamente, fatto notare che sembrava si fosse “sfilata dal culo il manico di scopa che aveva tenuto per sette anni”.
Una vera perla lessicale, ma piuttosto calzante come metafora.
Non sapeva se era stata tutta quella distruzione e quel dolore a scioglierla, fatto sta che il terribile Prefetto “castigatore” era diventata una Caposcuola molto più accomodante e permissiva.
Ciò nonostante, c’erano regole a cui doveva attenersi comunque, e che a sua volta doveva far rispettare. Il coprifuoco era, forse, una delle più categoriche.
Quando mise piede nel Bagno, fu avvolta dal silenzio di tomba che vi regnava.
Storse il naso.
Decisamente troppo silenzio.
Si guardò intorno, senza notare nulla di strano.
Arrivò a pensare che, probabilmente, l’ultimo Prefetto che aveva usato il Bagno si fosse dimenticato di chiuderlo.
Poi, la vide.
Una figura sedeva in un angolo, di fronte alla grande finestra sul fondo della stanza. Girata di spalle rispetto a dove si trovava lei, parzialmente illuminata dalla tiepida luce della luna.
Non ebbe bisogno di vederne il viso, per riconoscerlo.
La massa di capelli biondi ed indisciplinati lo tradiva.
Malfoy.
Ebbe l’immediata tentazione di girare sui tacchi ed andarsene da quella stanza prima che il ragazzo si accorgesse della sua presenza.
Il suo senso del dovere la trattenne. Quello, e la consapevolezza che la guerra era conclusa, avevano vinto, Malfoy non era più un pericoloso Mangiamorte e non avrebbe potuto alzare un dito contro di lei.
Mosse qualche passo verso di lui, cercando di fare più rumore possibile con la suola delle scarpe.
< Non dovresti trovarti qui.> esordì poi, con voce autoritaria.
Lui non diede segno di averla udita. O, pensò Hermione, probabilmente preferiva fingere di non averla sentita.
Sbuffò, roteando gli occhi verso il cielo. Poi riprese la sua camminata, fino a raggiungere il Serpeverde. Si parò al suo fianco, in piedi.
Lo fissava dall’alto in basso. Come lui aveva sempre fatto con lei, figurativamente.
< Malfoy.> lo chiamò.
Nulla.
Continuava a fissare fuori dalla finestra, con uno sguardo indescrivibile. Duro, freddo, rigido, inespressivo. Mai lo aveva visto così.
Non poté evitare di riflettere sul fatto che, con tutta probabilità, il recente conflitto aveva segnato anche lui. Forse molto più a fondo di quanto lei credesse.
Si chinò lentamente, fino a poggiare per terra con le ginocchia. Seduta sui talloni, fissava il ragazzo di fronte a lei come più volte, in passato, aveva fissato la sfera di cristallo durante le ore della Professoressa Cooman: cercando di leggervi qualcosa, inutilmente.
Malfoy era sempre rientrato in quella tipologia di persone che, sentendosi al di sopra degli altri, tentano di dimostrare la propria preminenza infangando ed irridendo il prossimo. Non un altezzoso snob che non degna di considerazione chi, a suo dire, gli sia inferiore, piuttosto uno spocchioso ragazzino maligno ed indisponente che passa buona parte della propria giornata ad infastidire gli altri.
Tuttavia, non vi era alcuna traccia di quel Malfoy, nel giovane che stava osservando. Ad essere totalmente onesta con se stessa, Hermione non vedeva nemmeno più un ragazzino in lui.
Sembrava un uomo. Turbato, tormentato, complesso, un po’ misantropo e forse non pienamente in possesso della lucidità mentale, ma comunque un uomo.
< Il coprifuoco è scattato tre ore fa.> gli disse, cercando di riscuoterlo da quell’incomprensibile torpore. < Dovresti sapere che infrangerlo comporta una punizione...>
Nulla nell’espressione del ragazzo, o nella posizione del suo corpo, mutò. Tranne le sue labbra, che si mossero al ritmo delle parole che pronunciò.
< Sei tu la Caposcuola, Granger. Sei sicuramente più informata di me sulle regole di questo posto.>
Hermione non riuscì a trattenersi dall’aggrottare le sopracciglia.
La sua voce...
Era così diversa dalla voce che ricordava appartenergli.
Strascicata, melliflua, pungente: quella era la voce di Malfoy. Era sempre stata quella.
E non il timbro glaciale, severo e roco che aveva appena udito.
< Tu sei stato Prefetto.> osservò lei, decisa a continuare quella misera conversazione.
C’era qualcosa che non andava in Malfoy, nonostante non capisse cosa. L’aveva già notato da un po’.
Da quando avevano entrambi ricominciato a frequentare le lezioni, in quel Settimo anno aggiuntivo, Hermione non aveva fatto altro che osservarlo. L’aveva scrutato, studiato, spiato da lontano, tenuto sotto controllo con lo sguardo. Inspiegabilmente, perché non riusciva ad afferrare la ragione per la quale sprecava tanto tempo a guardare qualcuno di cui non le importava assolutamente nulla.
Ad ogni modo, l’aveva controllato. Si era accorta già da tempo che era strano.
Diverso.
Era certa che ci fosse qualcosa dietro questo suo improvviso mutamento.
E voleva scoprirlo. Voleva capire. Sebbene non comprendesse per quale motivo.
Le labbra del ragazzo s’incurvarono leggermente, in ciò che con molta probabilità voleva essere la parvenza di un sorriso.
< E ciò non mi ha impedito di infrangere tranquillamente la quasi totalità del regolamento disciplinare.> assunse di nuovo la sua espressione precedente, prima di proseguire < Vuoi punirmi? Fallo. E poi levati dalle palle.>
< Come sei entrato qua dentro?> fece lei, ignorando il suo invito ad andarsene.
Malfoy sbuffò, serrando con forza i denti.
< Non sono affari che ti riguardano.>
< Mi riguardano eccome, invece. L’hai detto anche tu, sono Caposcuola. E tu sei un ex-Prefetto in un Bagno riservato solo agli attuali Prefetti. Sei in un posto dove non dovresti essere, oltre l’orario consentito. Sei la persona sbagliata, nel posto sbagliato, al momento sbagliato. E’ decisamente affar mio, Malfoy.>
Lo vide alzarsi in piedi di scatto.
< Se me ne vado, la pianti di scocciarmi?> domandò secco.
Hermione, ancora inginocchiata a terra, puntò i propri occhi color cioccolato sulla sua figura slanciata.
< No.>
Lo sguardo del ragazzo quasi la fulminò. Per quanto sapesse con assoluta certezza che non poteva farle nulla di male, il suo stomaco si contrasse in uno spasmo di paura.
Sul fondo delle iridi di Draco aveva scorto un’ombra che l’aveva fatta rabbrividire da capo a piedi.
< Non m’interessa punirti o fartene andare, voglio solo sapere perché sei qui.>
Lui aggrottò le sopracciglia, confuso.
< Perché?>
Hermione sospirò.
< Non ne ho idea.> ammise < So solo che non sei lo stesso di prima, e mi piacerebbe capire per quale motivo.>
Lentamente, il ragazzo tornò a sedersi sul pavimento. Questa volta, anziché rivolgersi alla finestra, si protese verso la Grifondoro.
< Ti ha mai detto nessuno che la curiosità uccide, Granger?>
Lei non riuscì a non ghignare.
< Allora sarei dovuta morire secoli fa.>
Malfoy s’incupì di colpo.
< Già.> mormorò, talmente sottovoce che la ragazza faticò a cogliere quella parola.
< Eh?> domandò, perplessa.
Lui scosse il capo un paio di volte, invitandola tacitamente a lasciar perdere.
< Non vedo come la cosa possa interessarti e non capisco perché lo faccia, ad ogni modo è piuttosto lampante che non sono più la stessa persona di prima. Così come chiunque abbia preso parte alla guerra. E’ un’esperienza che ti segna e ti cambia, dovresti saperlo anche tu.>
Hermione annuì meccanicamente, seguendo il filo di quel discorso.
Il proprio cervello ci mise qualche secondo per registrare quelle ultime quattro parole, ma quando lo fece, un’espressione dubbiosa le si dipinse in volto.
< Trovi cambiata anche me?> domandò innocentemente.
Vide una strana ombra di panico percorrere il viso del suo interlocutore.
< Che diamine ne so io? Non ti conosco Mezzosangue, né m’interessa farlo. Non so com’eri, non so come sei, so solo che sei una gran rompicoglioni!> esclamò il ragazzo, distogliendo lo sguardo da quello di lei.
Non sapeva come spiegare il tono in cui lui si era rivolto. La sua invettiva le era quasi suonata come un tentativo di giustificazione, d’insabbiare rapidamente qualcosa che non doveva venire a galla.
Quando, dopo pochi istanti, Draco tornò a fissarla, aveva riassunto quell’espressione glaciale e dura che da alcuni mesi sembrava essere diventata per lui un’abitudine.
< Conversare per due minuti con un Grifondoro è il massimo che possa sopportare.> sibilò, prima di alzarsi in piedi e lasciare la stanza.
Rimasta sola, Hermione rifletté.
In quei brevi istanti di simil civiltà, la sua teoria degli ultimi mesi aveva trovato conferma: non c’era più luce negli occhi di Draco Malfoy.
Spenti, vuoti. Come se qualcuno gli avesse risucchiato l’essenza, l’anima, la scintilla vitale che lo aveva reso umano.
Come se qualcosa, durante la Guerra, gli avesse strappato via la voglia di vivere, la gioia, e qualunque altro tipo di emozione. Lasciandolo vuoto, incompleto, tormentato.
Draco Malfoy non era suo amico. Non era assolutamente nulla per lei, se non una vaga presenza nello sfondo della sua vita. Una piccola, insignificante ma fastidiosa macchia.
Che, però, si ostinava a non andare via.
Per quanto Hermione fosse consapevole che non avrebbe dovuto importargliene assolutamente nulla di lui, per quanto lei stessa non si capacitasse di questo suo improvviso interesse nei confronti di quel ragazzo acido ed indisponente, non riusciva a toglierselo dalla testa.
Non c’era più luce nei suoi occhi.
Ed Hermione aveva la ferma intenzione di restituirgliela, in un modo o nell’altro.







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Capitolo 2
*** II. Una discreta percentuale di soggettività nella concezione di fascino ***







A Debora,
Perché fare gli auguri in anticipo porta male,
Ma una dedica di compleanno non ha mai ucciso nessuno!












"Neutron Star Collision"









II.
“Una discreta percentuale di soggettività nella concezione di fascino”




Ogni sera, durante il suo giro di ronda, Hermione Granger era costretta a passare di fronte alla porta del Bagno dei Prefetti.
Ogni sera, in quella stanza vi trovava Draco Malfoy. Sempre seduto nello stesso punto, con lo stesso sguardo inespressivo e l’inclinazione al mutismo quasi totale.
Ed ogni sera, Hermione tentava di parlargli. Iniziava conversazioni vaghe che puntualmente venivano interrotte in maniera brusca dal ragazzo, gli rivolgeva domande che restavano senza risposta. Non riusciva ad ottenere nulla di più di un paio di minuti di misere frasi e monosillabi.
Per giunta, Malfoy sembrava voler evitare il suo sguardo.
Gli si sedeva accanto, fissandolo insistentemente con la speranza che si voltasse a sua volta verso di lei.
Niente.
Se e quando le parlava, continuava lo stesso a mantenere il proprio sguardo saldamente di fronte a sé, rivolto alla finestra e al buio panorama che offriva.
Le rare volte in cui aveva, solo per una frazione di secondo, voltato il capo verso di lei, era immediatamente tornato alla posizione iniziale. Quasi come se si stesse auto imponendo di non fissarla.
Il che era piuttosto strano, in passato Malfoy era stato generoso di occhiate torve e sguardi omicidi nei suoi confronti.
Ora, invece, sembrava fuggirla.
Lo stesso accadeva durante il giorno. Hermione lo scrutava da lontano a lezione, in Sala Grande, nel cortile. Lui evitava sistematicamente di rivolgere lo sguardo in una direzione in cui lei sarebbe potuta rientrare nel suo campo visivo.
Se poi si accorgeva della sua presenza nei paraggi, si affrettava a lasciare la stanza, o qualunque altro luogo nel quale si trovasse.
A lezione si sedeva in ultima fila, il più nascosto possibile rispetto al banco di fronte alla cattedra che la Grifondoro occupava sempre.
Ed Hermione sentiva, percepiva che quel suo tentativo d’ignorarla celava qualcosa. Non era un semplice comportamento altezzoso, non si trattava di un fiero Purosangue che snobba una misera Mezzosangue fingendo che non esista.
C’era qualcosa sotto.
Ed era fermamente intenzionata a scoprire cosa.
Se il suo desiderio di restituire a quelle iridi grigio plumbeo la loro scintilla vitale era da imputare ad un inspiegabile quanto inusuale istinto da crocerossina, la sua voglia di scoprire il perché dello strano atteggiamento di Malfoy era tutto da attribuire alla sua naturale e lacerante curiosità “Made in Gryffindor”.
Soprattutto, c’era una domanda che continuava a rimbombarle nella mente.
Perché il Bagno dei Prefetti?
Non le interessava sapere come riuscisse ad eludere la sorveglianza ed introdursi in quel luogo – era piuttosto consapevole delle lodevoli capacità furtive di Malfoy e del suo discreto talento negli incantesimi – , piuttosto voleva comprendere quale fosse il motivo che lo spingeva a trascorrere tutte le sue nottate seduto da solo e al buio sul pavimento del bagno riservato ai Prefetti.
Perché di tutti gl’innumerevoli luoghi di Hogwarts, gli antri, i nascondigli, le stanze segrete, le aule vuote, perché proprio un bagno? Perché quel bagno?
Hermione, che aveva ormai deciso di abbandonare totalmente discrezione e tatto, continuava a chiederglielo insistentemente ogni sera.
“Che ci fai qui?” “Perché sei qui?” “Come mai vieni sempre in questo luogo?”.
Niente.
Forse avrebbe avuto più possibilità di ottenere una qualche risposta se si fosse rivolta ad un muro, o ad un oggetto inanimato qualsiasi.
Alle volte, durante le loro stentate conversazioni notturne, Malfoy cedeva alle pressioni della ragazza e finiva col rispondere ad alcune delle sue domande, seppur in modo secco, sbrigativo e tendenzialmente sgarbato.
Ma non a quella.
Il perché la scelta cadesse sempre sul Bagno dei Prefetti restava un mistero.
E ad Hermione Granger piacevano i misteri.
Soprattutto perché riusciva sempre a risolverli.
E quello non sarebbe stato da meno.

Anche quella notte, il suo giro di ronda la condusse di fronte alla porta di mogano del Bagno in questione.
Sorrise tra sé e sé, considerando che ad occhi esterni alla faccenda, quei continui incontri di mezzanotte che si tenevano da un paio di settimane a quella parte sarebbero potuti sembrare degli appuntamenti.
Appuntamenti a sfondo romantico. In un bagno. Con Draco Malfoy.
Quanto di più assurdo la Grifondoro potesse concepire.
O meglio, l’idea di un appuntamento per fini sentimentali non era assurdo. Non sarebbe certo stato il primo della sua vita, né sicuramente l’ultimo.
Era una strega intelligente, brillante, un’ottima ascoltatrice ed una compagna di conversazione piuttosto piacevole, a detta di tutti. Era loquace, sagace, diplomatica al punto giusto e schietta quando si rivelava necessario. Poteva discutere tranquillamente di una vasta gamma di argomenti, e riusciva a sostenere un dialogo anche quando il tema le era sconosciuto. Dispensava un adeguato numero di sorrisi, aveva molteplici interessi, sapeva essere simpatica senza apparire ridicola.
Ed era, tutto sommato, piuttosto attraente. Non una bellezza mozzafiato, di quelle che quando camminano per strada fanno voltare le teste e partire coretti di fischi e grida d’apprezzamento. Ma aveva tutto al posto giusto: un fisico armonioso e proporzionato, delle belle curve, un viso fresco e piacevole. Era persino riuscita a domare, almeno in parte, la folta chioma color cioccolato, trasformando la massa di ricci crespi ed ispidi in una soffice nuvola di morbidi boccoli.
Era una bella ragazza, punto. Forse in passato era stata un brutto anatroccolo saccente ed insopportabile, ma ormai si era lasciata alle spalle quella parte di sé. Certo, non si era nemmeno trasformata in un sensuale e meraviglioso cigno, e probabilmente mai la sarebbe diventata.
Però si trovava in un piacevole stadio intermedio tra “la cozza stratosferica e la figa spaziale” – altra forbita metafora gentilmente concessa dalla ditta Ronald Weasley.
Era nella media. Abbastanza tendente al perfetto da risultare invitante per un discreto numero di uomini, ma non troppo da renderla la classica “bella ed impossibile”.
Perciò, l’idea di Hermione Granger che sgattaiola nella notte per un incontro amoroso non era poi così paradossale.
E nemmeno che suddetto incontro avvenisse in un bagno.
A prescindere dal fatto che molte sue passate avventure all’interno della scuola fossero riconducibili ad un gabinetto – l’episodio del Troll al primo anno, la Pozione Polisucco al secondo, tutte le sue varie fughe per poter piangere indisturbata dopo un litigio con Ron, lo spiacevole episodio con McLaggen che era valso al ragazzo un ceffone in pieno volto e a lei una nottata insonne con dentifricio e spazzolino in bocca nel tentativo di lavarsi via il suo disgustoso sapore – , la toilette era un ambiente abbastanza gettonato dagli studenti di Hogwarts per appartarsi in privato.
Nella sua carriera di Prefetto prima e Caposcuola poi, aveva colto in flagrante un discreto numero di coppiette intente a scambiarsi effusioni più o meno lecite nelle ritirate del castello.
Sarebbe stata solo l’ennesima di una lunga lista di studenti in preda ad ormoni scalpitanti e privi di originalità.
E, si ritrovò a pensare con suo sommo orrore, nemmeno il fatto che l’incontro fosse con Malfoy poteva essere così inconcepibile.
Ok, era l’essere più arrogante, indisponente, insopportabile, borioso, razzista, egocentrico, maleducato, presuntuoso, spocchioso, irritante, strafottente, maligno, perverso, tracotante, e chissà quanti altri simili epiteti, sulla faccia della Terra.
Però...
Però era dannatamente bello, incredibilmente sexy, maledettamente attraente, straordinariamente irresistibile.
E per quanto poco – molto poco – simpatico le risultasse, non poteva negare l’ovvio. Era palese anche per lei, nonostante si sarebbe rifiutata di ammetterlo anche sotto tortura, persino in punto di morte.
Si biasimava per questo, perché la rendeva alla stregua di tutte le altre ochette starnazzanti che avevano frequentato o frequentavano tuttora la scuola, ma nemmeno lei era insensibile al suo fascino.
E che fascino!
Inutile prendersi in giro, Malfoy ne aveva una tale riserva che avrebbe potuto imbottigliarlo e rivenderlo, e comunque gliene sarebbe rimasto abbastanza per far capitolare ai suoi piedi l’intera popolazione femminile di Hogwarts.
Me compresa, considerò Hermione, avvertendo una stretta allo stomaco e non capendo se si trattasse della classica sensazione che si prova quando si pensa al ragazzo per cui si ha una cotta o di un tentativo del suo corpo di implodere per quel molesto e scomodo pensiero.
Le ci vollero una manciata di secondi per realizzare che aveva effettivamente pensato a Malfoy come al “ragazzo per cui aveva una cotta”.
Impallidì, o forse arrossì, non poteva esserne certa, dato che non aveva di fronte il suo riflesso.
Ad ogni modo, qualcosa accadde nei pressi del suo viso. Una reazione sconvolta a quell’assurda svista.
Scosse violentemente la testa in segno di diniego. Lei non aveva una cotta per Draco Malfoy.
Lo trovava esteticamente bello, attraente, eccetera eccetera, ed era mossa da un’inspiegabile preoccupazione nei suoi confronti, in risposta a quell’improvviso cambiamento nel suo modo di fare.
E sì, era dall’inizio dell’anno che lo teneva d’occhio. Ma aveva una motivazione valida e plausibile: studiarlo per scoprire cosa nascondeva.
E sì, ribadì a se stessa, effettivamente aveva sempre prestato particolare attenzione a lui anche in passato. Ma, a quel tempo, doveva tenerlo sotto controllo per evitare che lui ed i suoi amichetti Serpeverde giocassero qualche tiro mancino a lei, Ron ed Harry. Ed anche perché c’era sempre la minaccia pendente sulle loro teste di ritrovarsi un Mangiamorte come compagno di classe, cosa poi rivelatasi quanto mai verosimile.
Insomma, allora come negli anni precedenti la presenza di Draco Malfoy non le era mai stata del tutto indifferente.
Ma questo non significava provare alcun tipo di sentimento per quel ragazzo.
Il fatto che anche per lei il suo bell’ – gran bell’ – aspetto fosse innegabile non prescindeva dalla repulsione che provava nei confronti del carattere del Serpeverde.
Non si può avere una cotta per una persona che, per quanto attraente, risulta odiosa come un sassolino in una scarpa.
Aprì lentamente la porta, mentre un qualche anfratto della sua mente si azzardava ad avanzare che, dopotutto, non le era poi così eccessivamente odioso. Il resto del suo cervello zittì immediatamente il piccolo neurone ribelle e screanzato, ancor prima che quel pensiero prendesse forma.
Non perse nemmeno tempo a far vagare lo sguardo per tutta la stanza.
Sapeva già dove l’avrebbe trovato.
Malfoy era decisamente uno che prendeva alla lettera il classico “stesso posto, stessa ora”.
Si richiuse la porta alle spalle e si avvicinò al punto in cui sedeva il ragazzo, poi si sistemò sul pavimento accanto a lui, secondo quella che ormai sembrava essere diventata un’abitudine.
Per la prima volta da settimane, lui diede segno di aver notato la sua presenza.
I suoi occhi saettarono rapidamente su di lei, prima di tornare dopo pochi secondi fissi sulla grande vetrata di fronte a lui.
Nulla di eccezionale, ma pur sempre un minimo passo avanti rispetto a quello che era stato il loro “rapporto” nelle sere precedenti.
< Ancora non vuoi dirmi perché vieni sempre qui?> gli domandò.
Le labbra di Malfoy si contrassero in una smorfia accennata. Con suo sommo piacere, Hermione si rese conto che era una smorfia divertita.
< Smetterai mai di domandarmelo, Mezzosangue?> le fece.
Lei sorrise.
< Non finché non ti deciderai a rispondermi.>
Malfoy non replicò, ma la ragazza era certa che i tratti del suo volto si fossero leggermente rilassati rispetto a qualche minuto prima.
Il silenzio li investì in pieno. Hermione ci si era abituata, ormai aveva capito e fatta sua la meccanica di quegli incontri.
Lei arrivava, domandava perché fosse lì senza ottenere risposta e tentava di quando in quando d’interrompere il suo testardo mutismo. Ma, da un tentativo ad un altro, potevano passare a volte anche dieci-quindici minuti, se non di più.
Quella sera, invece, ne trascorsero a malapena due. E, cosa ancor più incredibile, fu Draco a rompere il silenzio.
< Granger.>
Hermione sgranò di colpo gli occhi, sentendosi interpellata.
< Sì?>
Lui si portò la mano alla fronte, lasciandola scivolare lentamente sul capo e lisciandosi i capelli.
< Esattamente, quando ti avrei invitato ad unirti a me ogni sera?>
La ragazza aggrottò le sopracciglia, confusa.
< Non l’hai mai fatto, che io sappia.>
< Appunto.> sottolineò lui < E allora perché continui a presentarti qui?>
Per qualche istante, Hermione rimase spiazzata da quella domanda. Poi, un ghigno sarcastico comparve sul suo volto.
< Risponderò alla tua domanda quando tu risponderai alla mia, Malfoy.>
Draco si voltò verso di lei, squadrando il suo viso per un lungo istante.
Quegli occhi color piombo su di sé le suscitarono un brivido che la fanciulla non riuscì a spiegarsi.
Poi, tornò a rivolgere la propria attenzione alla finestra. Ma, inaspettatamente, un sorriso comparve sul suo volto.
Timido, a malapena accennato, giusto una lieve inclinazione della linea delle sue labbra. Ma comunque un sorriso.
E ad Hermione bastò.
Per ora.
Riuscì a sopportare il silenzio che seguì quel breve scambio di battute per quasi dieci minuti.
Non aveva controllato l’orario sull’orologio, ma era certa che fossero passati nove minuti e qualcosa. Ci avrebbe scommesso la sua stessa vita.
Quando è scandito dal silenzio più assoluto, lo scorrere del tempo è quasi percepibile dall’orecchio.
In quegli attimi di calma, in quei momenti in cui erano rimasti l’uno accanto all’altra tenendosi una muta compagnia, né troppo vicini né troppo lontani, ad Hermione era quasi parso di sentirlo.
Tic toc, tic toc. Il rumore di ogni singolo secondo trascorso.
Li aveva contati, per tenere la mente occupata.
Incredibilmente, quel silenzio era stato piacevole. Altri al posto suo l’avrebbero trovato opprimente ed insopportabile.
Lei stessa l’avrebbe fatto, in un’altra circostanza. Dopotutto, il completo silenzio le provocava una sorta di sensazione di disagio molesto alla bocca dello stomaco. Ad eccezione, ovviamente, di quando fungeva da sottofondo delle sue ore di studio.
Ma se il suo naso non era immerso nelle pagine di qualche libro, le piaceva sentire. Rumore, musica, chiacchiericcio, bisbigli. Qualunque cosa che non fosse il silenzio.
Eppure, seduta lì accanto a quella che teoricamente sarebbe dovuta essere la sua nemesi, almeno da un punto di vista strettamente scolastico e “campanilistico” – anche se la Guerra era finita ed i vecchi dissapori passati in secondo piano, Grifondoro e Serpeverde restavano comunque Grifondoro e Serpeverde – , stava bene.
Nessun disagio alla bocca dello stomaco, nessun fastidio, nessun imbarazzo. Riusciva a godersi quel silenzio.
Ma, come si suol dire, il gioco è bello finché dura poco. E dopo nove minuti e qualcosa, ne aveva abbastanza.
Era quasi dispiaciuta all’idea di rompere il ghiaccio. Dopotutto, in quei momenti di quiete, Malfoy le concedeva tacitamente di restare al suo fianco.
Perché desiderasse farlo era un altro discorso. Il punto era che, riprendendo a parlare, avrebbe rischiato d’incrinare quel magico equilibrio che solo l’assenza di suoni e parole riusciva a creare. Il che avrebbe potuto portare lui ad alzare quel suo delizioso fondoschiena Serpeverde dal pavimento ed andarsene senza nemmeno rivolgerle qualche parola di commiato.
Tuttavia, doveva rischiare. Non riusciva a non dire nulla.
Nonostante non sapesse di preciso cosa dire, doveva parlare.
Di qualcosa. Qualunque cosa.
Persino una cosa che, apparentemente, non aveva nulla a che vedere con lei.
< Quidditch.> mormorò inconsapevolmente, dando voce ai suoi pensieri.
Malfoy colse quel sussurro.
< Quidditch?>
Hermione, colta in flagrante, quasi sussultò quando lo sentì ripetere la parola che aveva usato pochi istanti prima.
Si voltò verso di lui, scoprendo con suo sommo stupore che anche il ragazzo la stava guardando.
< Sì.> rispose meccanicamente, senza sapere cosa aggiungere.
Lui roteò gli occhi verso il cielo.
< Hai intenzione di metterci un soggetto, di modo che riesca a capirci qualcosa?>
Sarcasmo. Il sarcasmo di Malfoy.
Merlino, quanto le era mancato in quei mesi!
Il che era piuttosto assurdo, dato che l’aveva sempre trovato sgradevole ed inappropriato, almeno quando era rivolto a lei.
< Tu.> proseguì la fanciulla, indicandolo con un cenno della testa.
< Io cosa?>
< Il soggetto. Sei tu.>
Lui aggrottò le sopracciglia.
< Continuo a non capire. Prova ad aggiungere un verbo, Granger.>
La sfotteva, il bastardo.
Adorava che lui la sfottesse. Non se n’era mai resa conto prima di allora.
Forse è proprio vero che ti accorgi di tenere a qualcosa solo quando l’hai persa.
Ma lei l’aveva ritrovata, in quel momento.
Benedetto il Quidditch, sport inutile, noioso e vagamente barbaro ma argomento di conversazione dalle incredibili capacità stimolanti!
< Tu giocavi a Quidditch.>
Le rivolse un’occhiata piuttosto eloquente.
< Vuoi andare a parare da qualche parte con questa frase, o ci tenevi solo a sottolineare qualcosa di ovvio e risaputo?> smise di fissarla, tornando a dedicare la propria attenzione alla scura vetrata di fronte a sé < Seriamente Mezzosangue, non dovresti parlare tanto per farlo.>
Punta sul vivo, Hermione si riscaldò.
< Io non parlo tanto per farlo, Malfoy. Non sono una che apre la bocca solo per darle fiato, io. O per sputare sentenze e veleno addosso agli altri. Io.>
< E allora che volevi dire, esattamente?> le chiese, in tono annoiato.
Il suo cervello formulò rapidamente una valida argomentazione.
Bingo.
< Volevo dire che tu giocavi a Quidditch, prima della Guerra. Ma ora non lo fai più, giusto?>
Lui non le rispose. Hermione notò come la sua espressione parve indurirsi, ma al tempo stesso tingersi di una vaga traccia di malinconia.
< Potresti tornare in squadra.> proseguì lei < Dopotutto, eri piuttosto bravino, no?>
Le sopracciglia di Draco s’inarcarono di colpo. Rieccolo, il vecchio, presuntuoso, tracotante Malfoy.
Si complimentò con se stessa per essere riuscita a tirarlo di nuovo fuori.
< “Bravino” una mazza, carina. Ero bravo. Ero fottutamente bravo. E lo sono ancora, per le braghe sudice di Merlino!>
< E allora perché non torni a giocare?>
Com’era apparso, Draco borioso scomparve di nuovo, lasciando il posto all’ormai solito Draco indolente. Un lieve sospiro gli sfuggì dalle labbra.
< Non è più la stessa cosa senza di lui.>
Comprese immediatamente a chi si riferiva.
Harry Potter.
Dopotutto, la loro rivalità dentro e fuori il campo di Quidditch era stata come un ulteriore, potente incentivo per entrambi. Se in condizioni normali davano il cento per cento, quando si scontravano davano il mille per cento.
< Ti capisco.> ammise lei, lugubre.
Ed era vero, lo capiva perfettamente. Nemmeno per lei Hogwarts era la stessa cosa senza Ron ed Harry.
< Però, indipendentemente da questo, dovresti farlo per te stesso.> proseguì poi, con rinnovato vigore < Insomma, non sarà la stessa cosa, ma sono certa che potresti divertirti comunque!>
< E da quando in qua t’importa del mio divertimento?>
Hermione scrollò le spalle.
< Era tanto per dire...>
Il silenzio s’impadronì di nuovo della stanza per qualche minuto. Poi, ancora una volta, di fronte ad un’Hermione sempre più esterrefatta, fu lui a romperlo.
< Non credo che prenderò mai più in mano una scopa.>
Lei puntò lo sguardo sul suo profilo, cercando di studiare quel viso apparentemente inespressivo.
Comprendeva che c’era qualcosa di più dietro quella semplice frase.
< Perché?> domandò, senza riuscire a trattenersi.
Malfoy contrasse le labbra in una smorfia.
< Dopo la Guerra, volare ha perso tutto il suo fascino.> sentenziò.
Chiaro. L’assenza di luce nei suoi occhi, la perdita di fascino del volo.
Era tutto collegato.
Semplicemente, la Guerra gli aveva tolto la gioia di vivere. In quei terribili mesi era accaduto qualcosa che aveva l’aveva spezzato, l’aveva segnato nel profondo ed aveva corrotto la sua anima.
Hermione era sempre più intenzionata a scoprire cosa fosse successo, e a capire come rimediare.
Non tentava nemmeno più di comprendere il motivo dietro quel suo accorato interesse nei confronti del repentino cambiamento del ragazzo. Sapeva che, in un modo o nell’altro, era affar suo, e basta.
Troppo tardi per i ripensamenti. Non si sarebbe fermata se non di fronte ad un successo.
Storse naso e labbra, in una smorfia carica di scetticismo.
< Perché, volare ha mai effettivamente avuto del fascino?>
Domanda retorica, la sua. Per lei la risposta era un no secco e categorico.
Draco parve cogliere sia la retorica che il cinismo di fondo. Un ennesimo lieve accenno di sorriso comparve sul suo volto.
Sempre un accenno, era vero, ma un po’ più marcato della volta precedente. Stava compiendo dei passi in avanti. Lenti, ma pur sempre in avanti!
< Beh, Granger, credo che sostanzialmente vi sia una discreta percentuale di soggettività nella concezione di fascino. Ciò che per me ne è pregno, per te può esserne totalmente privo, e viceversa. E’ un’opinione, più che un dato di fatto.>
Hermione ascoltò le sue parole in un silenzio quasi religioso.
Quando ebbe terminato, liquidò il discorso con un conciso “hai ragione”. Ma più lo guardava, più era certa di dissentire.
Il fascino non poteva essere puramente soggettivo. O, per lo meno, esistevano delle eccezioni a questa regola.
E Malfoy era una di queste.
Perché nel fatto che lui sprizzasse fascino da ogni singolo poro del suo corpo dannatamente perfetto ed invitante non vi era alcuna percentuale di soggettività, ammesso e concesso che lo zero percento non si potesse considerare una vera percentuale.
No. Quella non era un’opinione.
Non era nemmeno un dato di fatto.
Era una verità assoluta. Innegabile, insindacabile ed incontestabile.
E, almeno per quanto la riguardava, inconfessabile.


























Rieccomi qua!! ^^
Sono orgogliosa del fatto che sono riuscita ad essere puntuale con l'aggiornamento! xD Il che è piuttosto una sorpresa, per me in primis.
Dunque, innanzitutto voglio ringraziare calorosissimamente tutti coloro che hanno letto e recensito lo scorso capitolo, in particolare DiamonDior, ross_ana e Whitney per aver inserito la storia tra le preferite.
Grazie grazie grazie a tutti quanti <3
E, prima di procedere col mini-angolino delle risposte alle recensioni, ci tenevo a fare un altro dovuto ringraziamento (che la scorsa volta avevo dimenticato -.-) a _Mary per la sua stupenda recensione e segnalazione della mia ultima one-shot The Ballad of Azkaban Gaol (e intanto facciamo un pò di pubblicità - poco - occulta, che ci sta sempre bene xD), che ha permesso alla mia umilissima fict di rientrare tra le Storie Scelte del sito, con mio sommo stupore, shock, sorpresa, gioia, eccetera eccetera.
Grazie davvero <3


lilyblack: Carissima! Ti ringrazio infinitamente, soprattutto per l'appunto sulla mancanza di banalità di Draco (ti posso assicurare, è uno dei miei grossi crucci!). Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto ;)

ross_ana: Donnaaaaaaaaaaaaaaaaa!!! <3 Grazie grazie grazissime (eh? O.o), come al solito sei fin troppo gentile! Addirittura un talento naturale con le Dramione?! *-* Così va a finire che il mio ego si gonfia ed esplode tipo Cicciobombo Cannoniere xD xD xD Grazie ancora, aspetto le tue impressioni su questo nuovo capitolo ;)

Whitney: Tesoro!!!! *-* Ormai ringraziarti è diventato un obbligo, tu stai seriamente minando alla mia umiltà continuando a riempirmi di troppi complimenti! ^^ Ma grazie davvero, sai quanto significano per me, soprattutto i tuoi! Sono felice che la storia ti piaccia, ci ha fatto penare un mucchio questa povera mini-long, vero? xD Come al solito, concordo pienamente con te per quanto riguarda le Dramione (ormai che per me sono LA coppia è risaputo ed appurato ^^). La decisione di non inserire Potty e compagnia bella è talmente semplice che è quasi imbarazzante: innanzitutto, loro non sono ad Hogwarts con Hermione; e, secondariamente, il limite di pagine e di capitoli non mi lasciava spazio per una divagazione anche su loro tre, a meno che non tagliassi qualcosa della vicenda principale. E, ovviamente, ho deciso di non farlo =P
Grazie ancora tesoro, non vedo l'ora di leggere la tua prossima recensione <3 <3 <3

Globulo Rosso: Ma ciao!!!! Ti ringrazio infinitamente per le tue belle parole, sono davvero felice che tu abbia trovato la storia interessante e che ti piaccia! Concordo con te sull'epilogo (ormai è risaputo, io quel "Diciannove anni dopo" lo cestinerei con tutto il cuore -.-), personalmente Hermione e Ron non li ho MAI e dico MAI visti bene come coppia, nonostante Ron mi piaccia ed anzi sia uno dei miei personaggi preferiti. La Row poteva sforzarsi di essere un filino più originale u.u
E concordo anche sull'andamento generale delle ultime Dramione. Per l'amor del Cielo, siamo in un paese libero ed ognuno può scrivere ciò che più preferisce, però quando si decide di creare una storia sulla falsa riga di un romanzo si dovrebbe cercare di darvi un minimo di senso! Cioè dai, una fict in cui all'inizio del primo capitolo lei odia lui a morte e dopo un misero scambio di battute scopre di amarlo alla follia... bah vabbè, sorvoliamo u.u
Grazie ancora, aspetto di leggere le tue impressioni per questo capitolo ;)

PaytonSawyer: Ti ringrazio tantissimo, sei davvero troppo buona!! ^^ Draco ferito e tormentato confesso che piace molto anche a me, l'ho sempre visto come un personaggio molto complesso e ricco di mille sfacettature e quindi mi affrontarlo da un punto di vista più "profondo", diciamo. E stai tranquilla, Hermione non resterà sola a lungo ;)

_Mary: Ti giuro, leggere il tuo nome nella lista dei recensori di una mia Dramione mi fa quasi impressione xD xD xD Sono onorata che tu abbia deciso di degnarmi della tua presenza, soprattutto tenendo conto del tuo odio viscerale per il mio Draco =P
Effettivamente la Row non gli ha mai fatto fare delle gran figure, ed è una cosa che non mi è mai andata molto a genio. Sarà che poi io invece odio furiosamente Mister Sfregiato, e vederlo umiliare costantemente il mio povero Dracuccio mi ha sempre dato abbondantemente sui nervi.
Migliore di quello della Row?!? O.o Oddio... oddio ma GRAZIE, ma sei matta a farmi complimenti del genere?! Potresti scatenare in me un delirio di onnipotenza, ahahahah xD
Grazie ancora cara, e... beh, aspetto la tua recensione per questo capitolo! <3

DiamonDior: Grazie davvero, sono contenta che la storia ti piaccia! ^^ E spero di essere stata abbastanza rapida con l'aggiornamento ;) Aspetto di leggere ancora le tue impressioni, un bacione

sgasga: Ok, non scrivo la parola che inizia per A e finisce con UGURI perchè farli in anticipo porta male e io sono fin troppo scaramantica su queste cose u.u In ogni caso, te li farò a tempo debito domani ^^
Ti ringrazio tantissimo per i complimenti tesoro!! Scrivere sul serio?! O.o Oddio ma magari, è uno dei miei tanti sogni nel cassetto, però da qui a farlo sul serio... *___*
Muahahahha concordo, chi ha bisogno di Potty&Friends quando ha Draco Malfoy a disposizione?! Eheheh, diciamo che Draco si è fregato da solo, ma probabilmente una parte del suo inconscio voleva farsi fregare ;) Quei due non la raccontano giusta, eh? - Ma che te lo dico a fare, tu sai già come finisce la storia!! xD
Un bacio enorme, attendo la tua recensione ;)

callistas: Ti ringrazio taaaaaaantissimo, sono davvero davvero felice che la storia ti sia piaciuta (anche perchè mi devo far perdonare per il mancato aggiornamento di O&A u.u Ma prometto che prima o poi arriverà!!). Muahahhahaha il C.V. di Harry, fantastico xD Effettivamente, pure io se avessi potuto sarei andata subito a lavorare senza finire gli studi *fischietta*, ma è anche vero che Hogwarts è un posto talmente bello che forse forse avrei faticato ad andarmene xD
Un bacione, aspetto di leggere le tue impressioni anche su questo capitolo ;)

vogue: TeSSSSoro!!! <3 Muahahahhahah un'arma di distruzione di massa, mi piace xD xD xD No seriamente, ho portato te e Mary a leggere una Dramione, posso dirmi soddisfatta a vita xD
Sono felice che la storia ti piaccia e che il mio Draco post-guerra ti intrighi. Effettivamente, ha molto da dire il signorino ^^
Attendo con ansia i tuoi commenti a questo capitolo <3



E con questo, vi saluto! ^^ A giovedì prossimo!! ;)





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Capitolo 3
*** III. La decisione più stupida, insensata e dannatamente giusta, e le sue fottute conseguenze. ***

















"Neutron Star Collision"









III.
“La decisione più stupida, insensata e dannatamente giusta, e le sue fottute conseguenze”




Le sere si susseguivano, l’una dopo l’altra, ad un ritmo ormai cadenzato.
Hermione terminava il suo giro di ronda – ridottosi ormai dalle sue canoniche due ore ad una mezz’oretta a malapena – nei pressi del Bagno dei Prefetti, trovava la porta socchiusa, entrava, avvistava Malfoy sempre nel solito punto, lo raggiungeva e gli si sedeva accanto.
Il resto, invece, mutava ogni volta.
C’erano sere in cui la ragazza riusciva a scalfire lo spesso muro d’indifferenza che lui si era costruito, portandolo a dialogare con lei. Non certo grandi discorsi o lunghe chiacchierate amichevoli, ma comunque aveva l’occasione di assistere ad un ormai insolito Malfoy piuttosto loquace.
Altre notti, invece, ogni suo tentativo andava a vuoto. Lui rispondeva a monosillabi, o non rispondeva affatto. Quando capiva che quella era l’antifona, che era una delle sue “serate no”, desisteva.
Non lo tormentava più con domande, ragionamenti, lievi frecciatine. Smetteva a sua volta di parlare e restava lì, in silenzio, seduta accanto a lui.
Ciò che la stupiva era il fatto che anche lui rimanesse seduto accanto a lei.
I primi tempi faceva di tutto per evitarlo. Dopo un paio di minuti, si alzava e se ne andava, sia che Hermione stesse parlando o sedesse in silenzio.
Pian piano, i minuti avevano iniziato ad aumentare. Di volta in volta, Malfoy restava sempre un pochino di più.
Aveva perso l’abitudine di andarsene se lei parlava. Anche se non aveva intenzione di rispondere alle sue domande, o partecipare a quell’abbozzo di conversazione, restava comunque lì ad ascoltarla.
E restava anche se lei taceva.
La ragazza sospettava seriamente che se il suo senso del dovere – un po’ ammaccato, ma comunque ancora presente – non la costringesse a prendere la decisione di lasciare la stanza dopo un paio di ore, obbligando lui a fare altrettanto, sarebbero potuti rimanere lì anche tutta la notte.
Due persone antitetiche, praticamente sconosciute l’una all’altra, che si erano odiate e detestate dal profondo negli anni precedenti. Uno si sarebbe aspettato fuoco e fiamme da loro.
Eppure, sarebbero potuti rimanere in quella stanza ad aspettare l’alba, da soli, seduti vicini, godendo della reciproca, silenziosa compagnia.
Era certa che, se mai ne avesse parlato con Harry e Ron, loro non avrebbero capito. Come probabilmente nessun altro.
E ad essere totalmente onesti, nemmeno lei aveva ben chiaro il quadro di quella situazione. Ma aveva compreso che era inutile cercare di darvi un senso logico.
Doveva prendere le cose così come venivano. Le piaceva passare le sue serate sul pavimento del Bagno dei Prefetti con Malfoy. Le piaceva rimanere in silenzio accanto a lui. Le volte in cui il ragazzo si lasciava coinvolgere dai suoi tentativi di conversazione le suscitavano un caldo senso di soddisfazione personale.
E soprattutto, non si recava lì ogni notte per una qualche forma di filantropia. Era semplicemente più forte di lei. Quando raggiungeva quel punto del corridoio, non riusciva ad andare oltre. Sapeva che lui era lì dentro, e sentiva di dover entrare a sua volta.
Presumibilmente, nemmeno la sua decisione di aiutarlo a ritrovare la gioia di vivere, o qualunque cosa la Guerra gli avesse prematuramente strappato via, aveva nulla a che vedere con la solidarietà e l’altruismo.
Lo faceva per lui, era vero. Ma ciò che la spingeva ad agire in suo aiuto era una motivazione puramente egoistica. Lo faceva anche, ed in particolar modo, per se stessa.
Si rifiutava categoricamente di ammetterlo, ma con tutta probabilità era molto più affascinata da quel ragazzo di quanto lei stessa credesse.
E l’attrazione fisica centrava assai poco in tutto questo.
Era obiettivamente intrigata dalla sua persona, dal suo carattere, da ciò che si celava dietro quel viso dall’incredibile avvenenza. Voleva venire a capo di quell’enorme punto interrogativo che lui rappresentava, voleva sciogliere i nodi che legavano strettamente tutti i suoi segreti, voleva far luce sulla sua anima.
Era coinvolta. Parecchio coinvolta. Decisamente più di quanto avrebbe pensato di poter mai essere, e molto più di quanto lei stessa supponesse.
Del resto, il suo interesse per Malfoy non si esauriva nelle blande ore notturne passate in sua compagnia. Anche dopo aver fatto ritorno nel suo dormitorio, si ritrovava a pensare a lui. A chiedersi se il giorno seguente avrebbe notato qualche cambiamento in lui, se la sera successiva avrebbe taciuto o meno, se era già rientrato nella sua stanza, se già dormiva.
Sebbene, su quest’ultimo punto, fosse piuttosto scettica.
Quando lei decideva che era giunto il momento di far ritorno alle proprie Sale Comuni, Malfoy le obbediva. Strano, ma vero. Rispondeva con un cenno della testa al suo invito a lasciare la stanza, si alzava in piedi e la seguiva nel corridoio.
Tuttavia, non era effettivamente certa che, una volta separatisi, lui rientrasse nel dormitorio dei Serpeverde. Piuttosto, sospettava che facesse dietrofront, e tornasse a sedere sul pavimento del Bagno.
Ciò di cui era assolutamente sicura, era che non dormisse. Le profonde occhiaie che segnavano il suo volto ne erano solo la testimonianza più evidente, ma vi erano anche altri segnali della sua cospicua, se non totale, mancanza di sonno. Era provato, stanco, stremato, sia fisicamente che mentalmente.
Hermione aveva la netta sensazione che anche dietro alla sua insonnia si celasse qualcosa.
Mettendo insieme tutti gli indizi, era giunta a formulare una vaga ipotesi: era accaduto qualcosa durante la Guerra, qualcosa di grave, di brutto, di estremamente spiacevole, che lo aveva segnato nel profondo. Quel “qualcosa” lo aveva turbato al punto da influire sulla sua personalità, sul suo modo di fare, e persino sulle sue funzioni fisiologiche. Sospettava che Malfoy non dormisse per evitare che, una volta chiusi gli occhi, la sua memoria gli rievocasse immagini ed eventi che non voleva rivivere.
Lo comprendeva, anche lei aveva sperimentato la situazione. Gli orrori e le tragedie della Guerra erano state tante e talmente sconvolgenti che per mesi il suo sonno era stato agitato da cruenti e macabri incubi.
Aveva rivissuto in sogno ogni evento, ogni decesso, ogni battaglia. E spesso la sua fantasia aveva creato scenari ancora più spaventosi. Innumerevoli erano state le volte in cui si era svegliata di soprassalto, sudata ed agitata, da un incubo in cui la battaglia finale aveva ripiegato a favore di Voldemort, e non di Harry.
Chiunque, come loro, avesse preso parte al conflitto era stato vittima di brutti sogni e terrificanti ricordi. Eppure, erano stati in grado di superarlo, chi più velocemente, chi con grandi sforzi.
Lui no.
Lui era ancora in balia di quell’orrore.
Come se una parte di lui fosse ancora intrappolata in quel macabro passato, ed addormentarsi significasse viverlo di nuovo.
Ci avrebbe sicuramente messo del tempo, ma non le importava: Hermione Granger gli avrebbe restituito anche il sonno.
Avrebbe scavato in profondità, riportato a galla il vecchio Draco Malfoy, gli avrebbe dato una lustratina ed avrebbe curato le sue ferite, e poi...
E poi?
Che avrebbe fatto, dopo?
Una volta guarito da quell’ignoto male oscuro, che ne sarebbe stato di lei?
Preferiva non pensarci.
E, soprattutto, non voleva pensare al perché si ponesse tutte quelle domande, e fosse tanto angosciata dalla loro probabile risposta.


Inaspettata e sorprendente, una sera giunse la svolta.
Come sempre, Hermione sedeva sul lucido pavimento del Bagno dei Prefetti. Era una notte particolarmente gelida, il freddo pareva penetrare fin dentro le ossa, e l’avere il fondoschiena adagiato sul marmo non aiutava.
Si era raggomitolata il più possibile su se stessa, stringendosi saldamente le ginocchia al petto.
Il ragazzo al suo fianco non dava il minimo segno di soffrire per la bassa temperatura.
Maledetto ghiacciolo umano.
Odiava il fatto che lui non fosse infreddolito come lei. Era certa che avesse qualcosa a che fare con l’aridità ed il gelo che regnavano dentro di lui. Dopotutto, le serpi non patiscono il freddo.
Era infastidita. Si sentiva quasi in posizione di svantaggio rispetto a lui, debole, esposta.
Non aveva neppure detto una sola parola, tanto era concentrata nell’adottare la tecnica “pensa a qualcosa di caldo”, nel vano tentativo di far scaturire un qualche tepore autoindotto nel proprio corpo.
Quando vide Malfoy sfilarsi il maglione, rimanendo con indosso solo una camicia bianca, avvertì un senso di profonda frustrazione montarle dentro. Come, lei batteva i denti per il freddo , e lui sentiva talmente caldo da poter fare a meno di quel prezioso indumento?
Corrugò la fronte, pensando tra sé e sé che la vita era maledettamente ingiusta. Le era chiaro come il sole che, con quel gesto, lui volesse irridere alla sua debolezza fisica.
Ma nel momento in cui avvertì il fruscio della lana sulle sue spalle, si rese conto di essersi sbagliata. Di grosso.
Spalancò la bocca tanto che rischiò quasi di slogarsi la mascella. Si voltò, e ne ebbe la certezza.
Il maglione, lo stesso maglione che fino a pochi secondi prima aveva ricoperto il torace del Serpeverde, ora posava sulle sue spalle.
Impossibile.
< Cosa...> avanzò lei, incredula.
Malfoy scrollò le spalle con sufficienza.
< Avevi freddo.> sottolineò semplicemente.
Hermione era sconvolta. Un gesto carino nei suoi confronti?
Quella era indubbiamente una giornata da segnare sul calendario. Quale altra stranezza l’attendeva, la scoperta del talento nascosto di Neville per le pozioni?
< Stai scherzando?!> disse, incapace di contenere la sua sorpresa.
Il ragazzo le rivolse una rapida occhiata di traverso.
< Ti sembra forse che io stia scherzando?>
No, per la miseriaccia.
Era serio. Terribilmente serio.
Forse quello era il primo segnale del sopraggiungere dell’Apocalisse.
< Grazie.> mormorò ancora frastornata, ricevendo in risposta un semplice cenno del capo.
Lo sguardo le saettò involontariamente sulla manica della sua camicia. Nello sfilarsi il maglione, si era sollevata di qualche centimetro, rivelando una porzione di avambraccio.
Avvertì un brivido quando scorse il Marchio. Eppure, non poté evitare di notare che era in qualche modo diverso da quelli che aveva visto in precedenza.
Non ne comprendeva il motivo.
Finché non si accorse che il nero di quel tatuaggio era più sbiadito in certi tratti, più tendente al grigio. E che, in quegli stessi punti, si vedevano i segni di profondi graffi sulla pelle.
Sgranò gli occhi, quando realizzò con orrore perché il Marchio del ragazzo le sembrava diverso dagli altri.
Aveva tentato di cancellarlo con le unghie, strappandosi via la pelle.
Quella era decisamente una testimonianza inequivocabile dell’entità del suo tormento interiore.
Draco intercettò lo sguardo della fanciulla, e si affrettò a risistemarsi la manica della camicia.
Hermione decise di non indagare oltre. Però, non riuscì ad evitare un’unica domanda.
< Non hai proprio intenzione di dirmi perché ogni sera vieni qui?>
Gliela pose con tono e sguardo eloquente. Sapeva che quella stanza era solo il primo tassello di quell’intricato puzzle, e voleva che Malfoy avesse chiara la sua consapevolezza di ciò.
Il ragazzo la squadrò intensamente per qualche secondo. Poi si voltò, interrompendo il contatto visivo.
Rimase in silenzio, evitando di risponderle. Ma, dopo alcuni istanti, esordì a sua volta con una domanda.
< Perché t’interessa tanto saperlo?>
Era fatta. Ora di mettere le carte in tavola, anche per lei.
< L’ho capito, sai? E’ successo qualcosa durante la Guerra, e questo qualcosa ti ha cambiato. Sei diverso da come eri prima. Sei... spento.>
Malfoy aggrottò leggermente la fronte.
< Spento.> ripeté.
< Sì, spento. Non c’è più luce nei tuoi occhi, non c’è più gioia di vivere. Sono vuoti, freddi, morti. Ciò che è successo deve averti spezzato qualcosa dentro. Non fraintendermi, non voglio impicciarmi dei fatti tuoi e costringerti a raccontarmi tutto per soddisfare una mia curiosità personale.>
< Ah no?> chiese lui, una punta di sarcasmo nella sua voce piatta ed annoiata.
< No. Io...> sbuffò < Sinceramente non so nemmeno io per quale assurdo motivo, però... voglio aiutarti. Vorrei cercare di darti una mano a scacciare qualunque cosa ti stia divorando dall’interno.>
Scivolò leggermente in avanti col corpo, avvicinandosi a lui di qualche millimetro.
< Mi piacerebbe provare a riaccendere quella luce. Sempre che tu me lo permetta.> concluse, dolcemente.
Il ragazzo s’irrigidì di colpo. Tutto il suo corpo ed i tratti del suo viso si contrassero, tendendosi ed indurendosi.
Pareva diventato di pietra.
Hermione si morse il labbro inferiore. Non aveva preso in considerazione che potesse reagire a quel modo, ed ora non sapeva che fare. Temeva di aver rovinato in un attimo settimane di progressi.
Malfoy scattò improvvisamente in piedi. Era certa che le avrebbe voltato le spalle e se ne sarebbe andato senza dirle una parola.
Boccaccia mia maledetta!
Invece, non si mosse. Rimase fermo, con lo sguardo fisso di fronte a sé e le mani strette saldamente a pugno.
< Hai ragione.> fece poi, con una voce talmente cupa e roca che la fece rabbrividire < E’ successo qualcosa. Qui.>
Lei lo fissava dal basso, ad occhi sgranati. Sapeva di averci visto giusto, ed ora ne aveva la conferma.
Draco abbassò lo sguardo, incontrando quello di lei.
Vide passare una strana ombra, in quelle iridi grigie.
< Non chiedermi altro Hermione, ti prego.> aggiunse in un supplichevole sussurro, prima di voltarsi ed uscire dalla stanza.
La ragazza rimase immobile a lungo, fissando la porta di mogano.
Hermione.
Il suono del proprio nome pronunciato dalla sua voce continuava a rimbombarle nella testa, stordendola.
Non avrebbe dovuto sentirsi tanto frastornata. Dopotutto, era così che si chiamava. E così tutti la chiamavano.
Tutti, eccetto lui.
Mai in otto anni aveva usato il suo nome di battesimo. Mai.
Eppure, l’aveva chiamata per nome. E con una tale facilità... come se non fosse la prima volta, come se non fosse nulla di nuovo per lui. Come se avesse già pronunciato quella parola in passato.
Si sentiva una stupida per il modo in cui le budella le si erano – metaforicamente – attorcigliate in risposta.
Aveva finalmente capito il vero significato del famoso “sentire le farfalle nello stomaco”.
Era vero. Era stato come se uno stormo di piccole farfalle svolazzasse all’interno della sua pancia, sbattendo vigorosamente le alucce e cozzando contro le pareti del suo intestino con fragorosi tonfi.
Sospirò. Doveva assolutamente venire a capo di quella faccenda.
Ormai era una questione personale. E, per di più, ne andava della sua salute mentale.


Non fu difficile bloccarlo dopo la lezione di pozioni del giorno dopo. Ormai, in tutti quei mesi d’osservazione, aveva imparato le sue abitudini. Sapeva che era sempre l’ultimo ad uscire dall’aula, ma stranamente le sembrava quasi che quella mattina fosse più lento del solito.
Attese che anche l’ultimo studente lasciasse la stanza, poi avanzò verso di lui.
Le dava le spalle, chinato sul suo banco a sistemare i libri all’interno della propria borsa.
Si parò a pochi metri da lui, riflettendo su cosa dire.
< Immagino che tu non abbia intenzione di rispettare la mia richiesta.>
La sua voce mise fine a tutti i ragionamenti di Hermione.
Girò su se stesso, voltandosi verso di lei. La fissò dritto negli occhi, cosa piuttosto insolita vista la sua generale tendenza ad evitare d’incrociare lo sguardo della ragazza.
Dopo l’implorazione della sera precedente, era certa che sarebbe stato quantomeno infastidito dalla sua insistenza. Invece, né il suo tono né la sua espressione mostravano il minimo segno di disturbo.
Anzi, pareva quasi compiaciuto.
Lei scrollò il capo in diniego.
< Ho bisogno di sapere. E tu hai davvero bisogno di parlarne con qualcuno.>
Si sarebbe aspettata di sentirlo controbattere, almeno mettere in dubbio il fatto che lei potesse essere il “qualcuno” adatto.
Tuttavia, si limitò a liquidarla con un “non qui” che, per entrambi, aveva un significato sottinteso.
Stesso posto, stessa ora.


E fu proprio nello stesso posto, alla stessa ora, che Hermione trovò Draco Malfoy ad attenderla.
Ma in modo del tutto diverso rispetto alle volte precedenti.
Quando aprì la porta del Bagno, lo vide in piedi al centro della stanza, lo sguardo puntato verso di lei.
La fioca luce della luna che penetrava dalle alte finestre alle sue spalle lo investiva in pieno, donandogli un aspetto quasi etereo. La sua pelle bianca risplendeva come porcellana, perfetta e fragile. Il biondo dei suoi capelli tendeva quasi al platino.
Troppo bello perfino per essere vero.
Dava quasi l’impressione di essere una qualche divinità celeste discesa per errore tra i comuni mortali.
E lei, essere umano imperfetto ed impuro, non riusciva a trattenere i propri pensieri lascivi, mentre percorreva con lo sguardo la sua splendida figura.
Con la coda dell’occhio, scorse involontariamente la vasca da bagno, a pochi passi di distanza dal punto in cui stazionava il ragazzo. Piena di calda acqua cristallina e soffici bolle di sapone, come sempre l’aveva vista. Probabilmente doveva essere stata sottoposta ad un qualche incantesimo che la manteneva costantemente a quel modo.
Dalla vasca, lo sguardo si spostò nuovamente su Malfoy. Subito le balzò alla mente un indecente accostamento tra i due che la fece sentire ancora più torbidamente terrena.
Avvertì un improvviso rossore infiammare le sue guance, e pregò con tutta se stessa che lui non lo notasse, o quantomeno non comprendesse cosa l’aveva scatenato.
Una decina di passi e lo raggiunse. Si parò di fronte a lui, solo un misero metro a separarli.
Fu costretta ad inclinare leggermente la testa verso l’alto, per poterlo fissare negli occhi.
Incredibile, non si era mai accorta che lui fosse effettivamente così alto.
E bello.
No, bugia. Che fosse così bello l’aveva già notato. E pure da parecchio tempo.
La fissava con un’espressione indescrivibile. Non riusciva a comprendere quale tipo di sentimento vi fosse celato dietro: non capiva se era arrabbiato, serio, triste, o chissà cos’altro.
Pensò che la penombra di quella stanza, e forse tutta la situazione in cui si trovava, stessero compromettendo la sua piena lucidità mentale. Probabilmente quella era l’unica spiegazione al rapido e fugace guizzo di luce che le pareva di aver scorto negli occhi del ragazzo quando si era avvicinata a lui.
Rimasero a fissarsi in silenzio per quelli che ad Hermione parvero secoli, quando in realtà erano a malapena una manciata di secondi.
< B-beh?> esordì poi lei, incerta su ciò che voleva dire e semplicemente desiderosa d’interrompere quel silenzio che, per la prima volta da quando aveva cominciato a “frequentare” quella stanza, era carico d’imbarazzo e tensione.
Draco abbassò lo sguardo, sospirando pesantemente.
< Cosa vorresti sapere, esattamente?>
< Tutto.> rispose la fanciulla, annuendo.
< Tutto quanto?>
< Sì, tutto quanto. Voglio sapere cosa ti è successo, voglio sapere perché, voglio capire cosa ti ha cambiato così tanto, cosa ti tormenta tuttora, voglio comprendere perché vieni qui ogni sera e ti siedi laggiù in silenzio, voglio sapere...> si morse il labbro inferiore, titubante < vorrei sapere perché mi hai chiamata Hermione.>
Lui risollevò il capo, fissandola con un sopracciglio inarcato.
< E’ il tuo nome, a meno che tu non abbia deciso di cambiarlo a mia insaputa.>
Anche lei inarcò un sopracciglio.
< E non mi pare che tu l’abbia mai usato per rivolgerti a me. Mi è sempre parso che prediligessi Granger. O Lurida Mezzosangue, ovviamente.>
< Non potrei aver semplicemente deciso di cambiare appellativo e passare al tuo nome di battesimo?>
Scettica, Hermione inclinò il capo verso sinistra.
< Mi degneresti di tale onore senza un preciso motivo, Malfoy?> domandò, sarcastica.
Lui le scoccò un’occhiata perforante, quasi come se tentasse di passarla da parte a parte con lo sguardo.
< Pensi che ci sia un motivo preciso dietro?>
La ragazza resse il contatto visivo con altrettanta intensità.
< Ne sono certa. Come sono certa che ci sia qualcosa anche dietro a tutto il resto.>
Draco soppesò le sue parole per qualche istante. Poi, distolse nuovamente lo sguardo.
< Sei proprio sicura di volerlo sapere?> chiese, lugubre.
Hermione annuì.
< Assolutamente.>
Con un sospiro, il ragazzo le voltò le spalle. Mosse qualche lento passo verso la finestra, poi si bloccò, continuando a rivolgerle la schiena.
< Quando Voldemort mi marchiò, rendendomi a tutti gli effetti un suo Mangiamorte, mi affidò una missione.>
Una smorfia fece capolino sul viso della fanciulla.
< Uccidere Silente.> commentò.
Draco annuì.
< Si, anche quello.>
Hermione scattò sull’attenti.
< Anche?>
< L’assassinio di Silente era solo parte di un piano ben più vasto. Una parte considerevole, è vero, ma non era il mio unico compito.>
Prese un lungo respiro, poi proseguì.
< Mia madre mi spiegò che gli ordini del Signore Oscuro non erano sindacabili. O obbedivi, o morivi, non c’erano vie d’uscita. Ma io non la pensavo allo stesso modo.>
Le sue mani, abbandonate lungo i fianchi, si serrarono in due stretti pugni.
< Sono stato un povero sciocco a pensarlo, ma quando Voldemort mi affidò quell’incarico io non vidi di fronte a me un’unica possibilità. Ne vidi due. Prendere o lasciare, due alternative. Andare avanti per la strada che lui mi aveva imposto, o rifiutarmi ed oppormi.>
Voltò leggermente la testa, fornendo alla ragazza la visuale del suo profilo.
< Non fraintendermi, non sono un eroe o una persona di buoni principi. Non ho scelto di non portare a termine il mio compito per dei ripensamenti circa la moralità o cazzate del genere. E’ stato puro e semplice egoismo. Voldemort mi aveva dato un incarico che io non ero in grado di concludere per miei motivi personali. E di conseguenza, ho preso una decisione. La decisione più stupida, insensata e dannatamente giusta di tutta la mia vita. E ne ho dovuto pagare le fottute conseguenze.>
< Stai ancora parlando dell’incarico di assassinare Silente?> avanzò lei, perplessa.
Draco sorrise. Un sorriso amaro, quasi ironico.
Scosse la testa in senso di diniego.
< No, non è quello l’incarico a cui ho deciso di non adempiere. Come ti ho già detto, non è stato l’unico compito che Voldemort mi ha affidato.>
< E allora quale...>
< Te.> la interruppe lui.
Hermione sgranò gli occhi, colta da uno stupore incontenibile.
< I... io?>
< Quella era la missione che mi era stata assegnata, che mi sono rifiutato di portare a termine e che mi è costata dannatamente caro.>
Si voltò nuovamente verso di lei, fissandola con uno sguardo talmente intenso che la fece quasi sussultare.
< Io dovevo uccidere te, Hermione.>
D’improvviso, avvertì il gelo più totale penetrarle nelle ossa, paralizzandola. L’unica cosa che riuscì a fare fu osservarlo a bocca aperta, completamente sconcertata.



























Hola gente!!! ^^
Dunque, innanzitutto un'indispensabile comunicazione di servizio: nella mia più TOTALE idiozia, ho scritto che questa fict consta di cinque capitoli. Ecco, fate finta che non abbia detto niente xD
Sono talmente rimbambita negli ultimi tempi che non ricordo nemmeno più le storie che ho scritto io stessa u.u Segno dell'arteriosclerosi galoppante, che vogliamo farci...
Ad ogni modo, i capitoli totali della storia sono quattro, non cinque. Ergo, il prossimo sarà l'ultimo ^^

Purtroppo sto postando piuttosto di corsa e non ho il tempo di soffermarmi a rispondere in maniera adeguata alle vostre stupende recensioni. Ad ogni modo, ringrazio infinitamente le dieci (caspiterina, dieci? O.o) persone che hanno inserito la mia storia tra le preferite. Davvero grazie di cuore <3

Ed un "grazie" specialissimo, come sempre, a chi si è soffermato a recensire. In particolare, sono felicissima di dare il "benvenuto" a Morea e poison spring!
Rispondo brevemente giusto a due considerazioni. Payton, condivido pienamente il tuo punto di vista sulla questione Draco/Tom; personalmente, trovo Felton piuttosto carino e molto bravo nell'interpretare Draco nei film, ma decisamente non corrisponde al mio ideale assoluto di Draco Malfoy. Diciamo che lo vedo più adatto, almeno dal punto di vista fisico, a rappresentare una versione infantile e quindi molto acerba. Ma il Draco ragazzo/semi-adulto per me è tutt'altra storia. E' più... più, insomma! xD Anche perchè, parliamoci chiaro... con un simile padre... buon sangue non mente, no? ;)
DiamondDior, la storia procederà secondo il POV spersonalizzato, chiamiamolo così, di Hermione, come nei precedenti capitoli. Tuttavia, già in questo si cominciano a scoprire molte più cose su Draco, e nel prossimo si farà completamente luce su di lui ^^

Grazie ancora a tutti quanti, anche a chi si limita semplicemente a leggere.
A giovedì prossimo con l'ultimo capitolo!!



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Capitolo 4
*** IV. Tramutare cose spiacevoli del passato in realtà piacevoli del presente. ***









A Barbara,
Avevo promesso che mi sarei fatta perdonare! ^^
Ti voglio bene <3










"Neutron Star Collision"









IV
"Tramutare cose spiacevoli del passato in realtà piacevoli del presente"




Hermione fissava il ragazzo di fronte a sé in un tetro silenzio.
Non sapeva onestamente cosa dire. Era vero, aveva combattuto una guerra sanguinosa contro un pazzo votato all’oscurità ed aveva affrontato un incredibile numero di suoi adepti altrettanto folli. Di conseguenza, aveva rischiato la pelle ben più di una volta.
Anzi, in un paio di occasioni era stata talmente vicina alla morte che quasi le era parso di vedere la classica “luce in fondo al tunnel”.
Tutti i Mangiamorte, e Voldemort stesso, avevano tentato di ucciderla in quanto membro dell’Ordine della Fenice e parte della ristretta cerchia di amici intimi di Harry Potter.
Che la sua vita fosse stata a repentaglio per tutta la durata del conflitto non era certo una novità.
Ma sentire Draco Malfoy ammettere che gli era stato precisamente ordinato di eliminarla... beh, quella era decisamente tutt’altra cosa!
Respirò a fondo per alcuni secondi, cercando di riassumere il controllo di se stessa. Il suo cervello elaborava informazioni su informazioni alla velocità della luce, emettendo commenti, ragionamenti, ponderazioni e dando forma di pensiero al turbinio di emozioni che la stava travolgendo.
C’era tuttavia una considerazione in particolare che aveva preso piede con forza dentro di lei: quel “dannatamente giusta”.
Malfoy aveva definito la sua decisione di non ucciderla dannatamente giusta.
Perché? Per quale motivo avrebbe dovuto sentirsi così orgoglioso di non aver adempiuto ad un compito tutto sommato piuttosto facile ed presumibilmente nemmeno così sgradito per lui?
Lei era lì, ad Hogwarts, in pratica alla sua mercé. Fragile, indifesa, sciocca, ignara. E lui, dall’alto del suo metro e ottanta e con la sua stazza discretamente muscolosa, avrebbe potuto farle del male anche usando solo una mano.
Non sarebbe stato difficile tenderle un agguato per i corridoi, attendendo il momento in cui fosse stata completamente sola. E durante il sesto anno era capitato spesso, visti i continui litigi con Harry per la faccenda del Principe Mezzosangue e con Ron per via di Lavanda.
Avrebbe avuto a sua disposizione mille occasioni. Ed altrettanti motivi per ucciderla.
In primis, lui era un Mangiamorte e lei la migliore amica di Harry Potter. Lui un Purosangue razzista, lei una sporca Mezzosangue. Lui un Serpeverde, lei una Grifondoro.
E, per giunta, lui la odiava.
O almeno così Hermione credeva.
E se si fosse sempre sbagliata?
< Perché?> domandò poi, cercando di controllare il tremito della propria voce.
Draco la fissò intensamente.
< Vuoi sapere perché Voldemort mi aveva ordinato di ucciderti... o perché io non l’ho fatto?>
La ragazza ricambiò lo sguardo con altrettanta intensità.
< Entrambe.> confermò, con tono più sicuro.
Lui annuì lentamente, poi ricominciò a parlare.
< Voldemort credeva che tu fossi il cervello dietro le allegre scampagnate di Potter a suo danno. Lo credeva a ragione, se me lo concedi.>
Hermione contrasse le labbra in una smorfia imbarazzata. Era consapevole di essere sempre stata l’ideatrice e fautrice di molte delle loro avventure, ma sapere che persino Voldemort riteneva che lei fosse la mente del gruppo le metteva una certa soggezione.
< Perciò arrivò alla conclusione che se tu fossi stata eliminata, lui si sarebbe ritrovato senza l’elemento maledettamente intelligente, sveglio e capace del gruppo. Solo lui e Weasley. In pratica, due spilungoni senza cervello né raziocinio. Indubbiamente una posizione di notevole svantaggio per Potter. E decise d’investire me del compito sia perché frequentavamo entrambi Hogwarts, sia perché riteneva che fossi talmente semplice da uccidere che persino un poppante come il sottoscritto ci sarebbe riuscito.>
La ragazza corrugò la fronte.
Semplice da uccidere?
Fottuto Voldemort, che marcisca all’Inferno!

< Dopotutto eri sì in gamba, brillante ed estremamente abile, ma pur sempre una ragazzina di sedici anni che pesava la metà di me e misurava dieci centimetri di meno. Una volta privata della bacchetta, sopraffarti sarebbe stato un gioco da ragazzi.>
Pronunciò quell’ultima frase con un insolito tono di voce vagamente roco. Hermione non riuscì a non rabbrividire.
E, si rese conto con stupore, non certo di paura.
< Inoltre,> proseguì < era anche fermamente convinto che, se fossi riuscito a pieno nel mio compito, la morte tua e di Silente avrebbe profondamente disorientato Potter. Tu ed il vecchio siete sempre stati due capisaldi della sua esistenza, eravate coloro che mettevano il sale in quella sua zucca vuota. Perdervi sarebbe stato destabilizzante per lui. Disperato, rancoroso, e senza alcuna guida: in poche parole, una preda perfetta. Probabilmente sarebbe stato talmente accecato dalla rabbia da commettere la follia di presentarsi spontaneamente di fronte a Voldemort. Avrebbe firmato la propria condanna a morte con le sue stesse mani.>
< E perciò ti aveva ordinato di uccidermi...> fece lei, cupa.
< Esattamente.>
< Ma tu non l’hai fatto.>
< No.> confermò lui.
Hermione lo scrutò, interrogativa.
< Non ci hai nemmeno provato.> sottolineò.
Lui scosse la testa in diniego.
< Anche se, probabilmente, i miei tentativi sarebbero andati a vuoto. Hai constatato con i tuoi occhi i miei infruttuosi sforzi per uccidere Silente. Forse non sono molto portato come killer su commissione.> concluse, scrollando le spalle.
La ragazza non riuscì a trattenere un sorrisetto.
< Questo è un bene.>
Draco inarcò un sopracciglio.
< Dipende dai punti di vista.> mormorò, tetro.
Hermione tornò seria, decisa ad approfondire ulteriormente quella storia.
< Cosa successe poi?>
Malfoy le scoccò una lunga occhiata, poi si voltò e riprese a camminare a passo lento verso la vetrata.
< Quando mi accorsi che voi tre eravate spariti dalla circolazione, pensai che foste stati abbastanza furbi da nascondervi in qualche posto sicuro. Perciò decisi di usare la situazione a mio vantaggio. Quando Voldemort mi domandò se ne sapevo qualcosa, gli dissi che non avevo idea di quale fine avessero fatto Potter e Weasley, ma che per quanto riguardava te avevo portato a termine la mia missione durante l’attacco ad Hogwarts.>
< E lui ti credette?> avanzò lei, scettica.
< Voi eravate scomparsi nel nulla, non c’era nessuno che potesse confutare la mia dichiarazione. Giustificai la mancanza di notizie della tua morte sulla Gazzetta del Profeta adducendo che ti avevo uccisa nella Foresta Proibita ed avevo occultato il tuo cadavere con la Magia.>
< Un po’ debole come difesa...>
< Discretamente debole, è vero.> raggiunta la finestra, si bloccò < Ma Piton testimoniò a mio favore.>
Hermione sgranò gli occhi, sconcertata.
< Piton fece cosa?>
Draco ruotò lievemente il capo, per poi annuire.
< Disse di aver assistito di persona al tuo omicidio, e di avermi aiutato a nascondere il tuo corpo.>
La ragazza sbatté ripetutamente le palpebre, incredula. Come poteva il suo ex-professore aver sostenuto una simile frottola, quando sapeva benissimo che lei era viva e vegeta?
Lui parve leggerle nel pensiero.
< Lo fece per proteggere me. Se Voldemort si fosse reso conto che non avevo adempiuto nessuno dei compiti che mi aveva affidato, me l’avrebbe fatta pagare molto cara. Se poi avesse scoperto che, nel tuo caso, avevo deliberatamente deciso di non obbedire, mi avrebbe ucciso seduta stante.>
Posò la mano destra sul vetro, fissando il paesaggio esterno avvolto dall’oscurità.
< E credo che in parte volesse proteggere anche te. Sapendoti morta, era ovvio che non ti avrebbe più dato la caccia. Saresti stata relativamente al sicuro. Sai, per quanto non lo desse a vedere, ha sempre avuto un’altissima considerazione di te. Soprattutto dopo che io...> s’interruppe di colpo, come se avesse detto troppo.
< Tu cosa?> lo esortò lei.
< Lascia perdere.> tagliò corto lui, secco. Per un istante, ad Hermione parve quasi...
Imbarazzato.
No, impossibile. Doveva essersi sbagliata.
< Comunque, di fronte alla testimonianza di Piton, non poté fare a meno di credere alla mia storia.> riprese immediatamente lui, senza lasciarle il tempo per ulteriori domande. < Questo, ovviamente, finché lo Sfregiato non ebbe la malaugurata idea di pronunciare il nome del Signore Oscuro ad alta voce.>
Hermione si strinse nelle spalle. Conservava ricordi piuttosto vividi della loro cattura e della prigionia a Malfoy Manor. Le sovvenne che, in quell’occasione, Draco aveva finto di non riconoscere lei e gli altri.
< E’ per questo che non ci hai smascherati, quando Bellatrix ti chiese d’identificarci?>
Il ragazzo parve tentennare.
< Sì e no.> ammise poi < E’ chiaro che non volevo che la mia menzogna fosse scoperta, e che temevo la reazione di Voldemort. Ma non solo.>
< E cosa...>
< Piantala di farmi domande.> la interruppe lui, esasperato < Lasciami finire!>
Hermione tacque, permettendogli di continuare col racconto. Aveva promesso che le avrebbe detto tutto, e lei stranamente si fidava della sua parola.
Era certa che le domande a cui evitava di rispondere adesso avrebbero trovato una spiegazione successivamente. Forse non era ancora pronto a dirglielo.
Ma dirle cosa, poi?
Era talmente confusa che cercare di mettere ordine nei suoi pensieri sarebbe stato del tutto inutile.
Draco trasse un sospiro quando lei si ammutolì. Riprese a parlare poco dopo, rivolgendo lo sguardo alla finestra senza realmente fissarne il panorama.
< I miei genitori sapevano perfettamente cosa tutto ciò avrebbe comportato per me: morte.> sentenziò in tono grave < Non solo non avevo eseguito gli ordini, ma avevo pure mentito, prendendomi gioco di lui. Voldemort mi avrebbe torturato fino a costringermi a supplicarlo di uccidermi, per porre fine a quell’agonia. Perciò, approfittarono della confusione che seguì la vostra fuga per farmi uscire di soppiatto dalla villa.>
Hermione aggrottò la fronte.
< Credevo che tuo padre fosse un Mangiamorte fedele e fanatico.>
< Lo credevo anch’io. Ma mi sbagliavo. Mio padre fondamentalmente ha sempre cercato di ottenere il massimo per sé e per la sua famiglia da ogni situazione. Il che significava, ovviamente, saltare di volta in volta sul carro del vincitore. E in quel momento, il vincitore era decisamente Voldemort.>
< Perciò lui non era un fermo sostenitore della sua causa.>
Malfoy scosse il capo, ridacchiando amaramente.
< Pensi forse che qualcuno lo sia mai stato davvero? Gli unici che erano veramente convinti della validità delle azioni di Voldemort erano lui stesso e zia Bellatrix. E lei era una pazza furiosa che pendeva dalle labbra del Signore Oscuro. Se lui avesse proclamato l’assoluta necessità di squartare bambini e cibarsi dei loro corpi, lei sarebbe subito partita a caccia di neonati.>
La ragazza provò un incontenibile moto di disgusto a quel pensiero. Ma, memore delle molteplici manifestazioni di follia della donna, convenne che quell’immagine, per quanto macabra, fosse decisamente calzante.
< Il resto dei Mangiamorte erano per la maggior parte persone come mio padre, avidi ed approfittatori pronti a tutto pur di guadagnare potere e ricchezze. Altri erano semplicemente criminali che grazie a Voldemort potevano dare libero sfogo alla loro indole. Ma nessuno combatteva seriamente per la vera causa di quella guerra.>
< E quindi, quando entrò in gioco la tua sopravvivenza...>
< Chiaramente mio padre non ebbe il minimo dubbio su cosa fosse più importante, esatto.> concluse lui per lei < Sarà pure un uomo dalla dubbia moralità e quant’altro, ma è sempre stato un marito ed un genitore impeccabile. A modo suo, mi ha sempre amato più della sua stessa vita. E non ha esitato un solo istante ad esporsi a dei grossi rischi, pur di proteggermi.>
Hermione si morse il labbro inferiore. Doveva riconoscere di aver sempre malgiudicato Lucius Malfoy, almeno da quel punto di vista.
Dopotutto, era un essere umano come gli altri. E, esattamente come i membri dell’Ordine, avrebbe dato la vita per le persone che amava.
Il fatto di appartenere a due schieramenti opposti non rendeva qualcuno una persona migliore di qualcun altro. Semplicemente, ognuno aveva la propria visione del mondo e della vita, ma per il resto erano individui simili, con le stesse debolezze e gli stessi sentimenti.
Era una cosa che aveva già imparato durante la Guerra. Ma soprattutto grazie a quell’avvicinamento con Draco ne aveva avuta la piena conferma.
< E che successe, dopo la tua fuga?>
Il ragazzo continuò a darle le spalle.
< Mi rifugiai dall’unica persona dove sapevo sarei stato al sicuro.>
Lei comprese immediatamente a chi si riferisse.
< Piton.>
Lui annuì.
< Appunto. Può sembrare paradossale, dato che era molto vicino al Signore Oscuro, eppure nei mesi che passai sotto la sua tutela mai una sola volta rischiai di essere scoperto. Fu durante la mia permanenza presso di lui che scoprii tutta la verità.>
Hermione sgranò gli occhi. Questa era decisamente una novità.
< Tu... sapevi?>
Draco inclinò il capo all’indietro, alzando lo sguardo al soffitto.
< Sì. Severus mi raccontò tutto quanto. Mi disse che fin dall’inizio era stato una spia di Silente, che aveva ucciso il vecchio su suo preciso ordine, che stava segretamente tramando per la sconfitta di Voldemort, eccetera eccetera. E mi offrì di collaborare con lui.>
Si passò una mano tra i capelli, riportando la testa alla sua posizione originaria. Rimase col braccio a mezz’aria, afferrandosi le corte ciocche sulla nuca e stringendole.
< Io accettai, ovviamente. Prima di essere marchiato, non sapevo una benemerita sega di cosa significasse essere al servizio del Signore Oscuro. Pensavo fosse una cosa grandiosa, pensavo che lui fosse grandioso. Mi bastarono un paio di mesi per rendermi conto che in realtà essere un Mangiamorte faceva davvero schifo, e che Voldemort era semplicemente un sadico squilibrato che si divertiva a giocare con le vite degli altri e che per qualche inspiegabile motivo era ossessionato dal distruggere tutti i Mezzosangue pur essendo egli stesso uno di loro. Ma il colpo di grazia fu quando mi affidò quella fottuta missione. Lì iniziai seriamente ad odiarlo, e a sperare che Potter si rivelasse abbastanza in gamba da riuscire a fargli il culo a strisce e rispedirlo all’Inferno da cui probabilmente proveniva. Perciò non ebbi la minima esitazione quando Piton mi propose di aiutarlo.>
< Per questo eri qui durante la battaglia finale? Per aiutare Piton?>
Draco inclinò il capo verso destra.
< Più che altro speravo di poter essere d’aiuto. Il piano di Severus era che io m’introducessi ad Hogwarts prima del vostro arrivo e che trovassi il Diadema di Corvonero, così da consegnarlo a Potter per permettergli di distruggerlo. E c’ero quasi riuscito, ma...>
Ruotò leggermente la testa, fissando la ragazza di traverso.
< Sapevo che Harry era nei corridoi, avevo avvertito la sua presenza con un incantesimo di localizzazione che mi aveva appositamente insegnato Piton. Stavo tentando di raggiungerlo per consegnargli il Diadema, quando fui scoperto da Rodolphus Lestrange. Voldemort aveva affidato a lui il compito di scovarmi e sottopormi alla mia giusta punizione.>
Girando su se stesso, tornò a rivolgersi direttamente ad Hermione, fissandola con intensità.
< Mi trascinò qua dentro, nel punto esatto in cui ti trovi tu adesso. E mi diede ciò che secondo lui mi meritavo.>
Hermione deglutì.
< Cioè?>
Draco iniziò ad avanzare lentamente verso di lei, senza interrompere il contatto visivo neppure per un secondo.
< Maledizioni. Decine e decine di incantesimi, uno peggiore dell’altro. Al confronto, un cruciatus sembrava quasi una piacevole carezza. E calci, per lo più. Io ero steso a terra, lì dove ora poggiano i tuoi piedi, riverso in una pozza di sangue. Il mio sangue. Non riuscivo più a muovere un muscolo né a distinguere dove o cosa di preciso mi facesse male. Era tutto un unico, lancinante dolore. Oltre alla tortura psicologica, ovviamente. Ero sicuro che sarei morto. Prima sarei impazzito, e poi morto.>
Continuò a camminare verso di lei. Hermione, immobile come se fosse stata pietrificata, osservava il suo lento avanzare.
Ogni parola di Draco, ogni singola descrizione delle torture da lui subite le provocava una fitta. Era come una catarsi, come se stesse rivivendo su di sé tutto ciò che lui aveva sperimentato. Un dolore quasi palpabile.
< Rodolphus frugò impietosamente nella mia testa alla ricerca del motivo per cui avevo tradito il Signore Oscuro. Io tentai di resistergli, ma le mie capacità di Occlumante in quelle condizioni erano nettamente diminuite. Quando lo scoprì, mi costrinse a confermarlo ad alta voce, a furia di maledizioni e botte. E nel momento in cui lo ammisi, si accanì su di me con violenza ancora maggiore.>
La ragazza finalmente comprese cosa avesse spento la luce negli occhi di Draco Malfoy, cosa lo avesse trasformato così radicalmente. Ciò che gli era capitato era qualcosa che lasciava segni indelebili sia sull’anima che sul corpo. Se poi a tutto ciò si aggiungevano le sevizie subite dai suoi genitori a causa del suo tradimento e la successiva morte di quello che in pratica era come un secondo padre per lui, si meravigliava che Draco non avesse ancora perso il senno.
Pensando a Piton, le sovvenne quella mezza frase sfuggita al ragazzo qualche minuto prima.
Ha sempre avuto un’altissima considerazione di te. Soprattutto dopo che io...
Che lui cosa? Che Piton fosse a conoscenza del motivo per cui Malfoy non l’aveva uccisa?
Che sapesse qualcosa su di lui che implicava anche l’ignaro coinvolgimento di lei?
Ma cosa poi, cosa? Cosa c’era da sapere?
L’avanzare di Draco si arrestò a pochi metri da lei. Ancora la fissava negli occhi. Non aveva smesso di farlo un solo istante.
< Mi disse che ero solo un patetico traditore del mio sangue, un piccolo verme che meritava semplicemente di essere schiacciato. Stava per uccidermi, aveva già puntato la bacchetta contro di me ed era in procinto di scagliarmi la Maledizione Senza Perdono. Se sono qui, lo devo solo a Potter.>
Hermione trasalì.
< Harry?>
< Già. Si accorse della nostra presenza qua dentro ed intervenne in mio soccorso, stordendo Lestrange e trascinandomi al sicuro. Fu una fortuna che quel coglione non avesse fatto altro che urlarmi contro, perché furono i suoi strepiti a mettere in allarme Harry. Io non avevo emesso un solo fiato, eccetto la confessione a cui mi aveva costretto. Non gli avrei dato la soddisfazione di sentirmi gemere dal dolore.>
Lei lo fissò con un’espressione sconcertata.
< Non ne avevo idea... Harry non mi ha mai detto nulla.>
< Gli chiesi io di non farlo. Non gli diedi alcuna spiegazione del perché Rodolphus mi avesse torturato a quel modo, anche se lui immaginò fosse per la mia decisione di tradire Voldemort, e lo pregai di non fare parola con anima viva su ciò che aveva visto in questa stanza.>
Hermione era assolutamente stravolta. Abbassò lo sguardo sul pavimento, cercando di riordinare le idee dopo quel bombardamento d’informazioni e segreti. Poi risollevò il capo, tornando ad incontrare le iridi plumbee del ragazzo.
< Tutto questo perché ti sei rifiutato di uccidere me?>
Le labbra di Draco si piegarono leggermente all’insù.
< A conti fatti, sì.>
Il viso di lei si contrasse in un’apparente smorfia di dolore. Era confusa, e si sentiva dannatamente in colpa, nonostante non avesse fatto nulla.
< Perché?> chiese, con voce angosciata < Per quale motivo hai preso quella decisione? Per quale motivo ti sei esposto a tutti questi rischi pur di non eseguire quell’ordine?>
Si passò una mano sul volto, inspirando.
< Draco... che cosa ti ha costretto a confessare Rodolphus Lestrange?>
Lui le scoccò quella che Hermione giudicò, senza alcuna ombra di dubbio, l’occhiata più intensa ed eloquente che mai le avesse rivolto. Inarcò un sopracciglio, mentre un inatteso guizzo di luce faceva capolino sul fondo dei suoi occhi.
< Non ci arrivi da sola?> le domandò retorico.
Prima ancora che lei riuscisse a formulare un qualunque tipo di pensiero, l’afferrò per le spalle e l’attirò rapidamente a sé, per poi tuffarsi sulle sue labbra in un bacio carico di tutte le risposte alle sue mille domande.
Hermione impiegò qualche secondo perché il suo cervello registrasse che no, non stava sognando e che sì, Draco Malfoy la stava proprio baciando. Per tutto quel tempo rimase rigida, immobile, paralizzata, pietrificata.
Poi, quando si rese effettivamente conto di ciò che stava succedendo, avvertì una forte sensazione di calore all’altezza del basso ventre ed uno strano senso di pienezza nel petto. Come se il cuore le si fosse improvvisamente gonfiato e la cassa toracica faticasse a contenerlo.
La sua mente perse qualunque contatto con la realtà. L’unica cosa su cui riusciva a concentrarsi erano quelle labbra inaspettatamente morbide e calde che saggiavano le proprie come fossero state l’unica fonte di sopravvivenza del ragazzo.
L’urgenza di quel bacio, la sua intensità, tutta quella passione le fecero finalmente comprendere la verità.
Draco Malfoy non l’aveva mai odiata. Tutt’altro.
E, ora iniziava a rendersene conto, lo stesso valeva per lei. Probabilmente, era sempre stato così, solo che non se n’era mai accorta prima. O forse, più semplicemente, aveva preferito non accorgersene.
Dopotutto, si trattava pur sempre di un Malfoy, un Serpeverde, un Purosangue ed un Mangiamorte.
Ma ora che la Guerra era finalmente un capitolo concluso del passato, niente di tutto ciò contava più. Lo sapevano entrambi.
Fingere indifferenza non era più necessario.
Iniziò a sciogliersi tra quelle braccia salde e muscolose. Abbassò lentamente le palpebre e dischiuse le labbra, permettendo alla lingua del ragazzo d’insinuarsi alla ricerca della propria, e si abbandonò con tutta se stessa a quel bacio.
Fu l’impellente bisogno di ossigeno ad interrompere forzatamente l’intreccio delle loro lingue ed il gioco delle loro labbra.
Entrambi rimasero ad occhi chiusi, come se temessero di riaprirli ed affrontare la realtà. Hermione posò la propria fronte contro quella di lui con un sospiro.
< Come?> chiese semplicemente.
< Vorrei saperlo anch’io.> rispose lui < Credo che sia perché sei stata l’unica ragazza al mondo che abbia avuto il coraggio di tenermi testa e schiaffeggiarmi. Nessuno mi aveva mai dato uno schiaffo prima. Temevo mi avessi rotto qualche vertebra del collo.>
Hermione ridacchiò.
< Esagerato.>
Draco mosse lievemente il capo su e giù, strofinando la propria fronte contro la sua con delicatezza.
< Ma al di là di questo, è tutta colpa di quel tuo dannato vestito fucsia, al Ballo del Ceppo. Non sono mai più riuscito a togliermi quell’immagine dalla testa.>




Il giorno seguente, seduto alle pendici del grosso salice piangente posto sulla riva del Lago Nero, Draco Malfoy assistette stupefatto ad uno spettacolo quanto mai unico nel suo genere.
Hermione Granger che avanzava sorridente verso di lui.
Con in mano un manico di scopa.
Non poté non aggrottare le sopracciglia. La repulsione della moretta per il volo era risaputa a chiunque la conoscesse. E lei non aveva mai fatto nulla per nasconderla, tenendosi alla larga il più possibile da qualunque strumento del genere.
Perciò, o le sue intenzioni prevedevano una forte collusione tra quella scopa e la sua povera testa bionda, oppure...
Non ebbe nemmeno il tempo di formulare l’ultima parte del pensiero. Lei lo raggiunse, gli si piazzò di fronte e, mantenendo lo stesso largo sorriso in volto, protese la scopa verso di lui.
Draco roteò gli occhi, mugugnando.
< Hermione...>
< No, niente “Hermione”.> esordì lei, categorica < Tu oggi voli.>
Il ragazzo si alzò in piedi con un sospiro, fronteggiandola.
< Perché vuoi costringermi a fare qualcosa che non desidero?>
< Perché tu lo desideri eccome, solo che quel tuo cervellino bacato si rifiuta di ammetterlo.> mosse qualche passo verso di lui, avvicinandosi. Frappose la scopa tra loro, premendola contro il suo petto, poi si sollevò sulle punte dei piedi e sfiorò le sue labbra in un rapido e tenero bacio.
< Draco, io ti sono grata per ciò che hai fatto per me, ma non pensare che stia cercando di sdebitarmi o cosa. Affatto. Semplicemente, sono una fottuta egoista, e per questo voglio rivedere nei tuoi occhi quella luce che mi ha sempre fatto impazzire. Voglio che torni ad essere l’impertinente tronfio e arrogante che mi sfotteva nei corridoi di Hogwarts, perché l’ho sempre trovato incredibilmente sexy. E voglio che riacquisti tutta la tua forza e la tua sicurezza, perché ho intenzione di passare parecchio tempo assieme a te ed ho bisogno di un uomo che sia in grado di proteggermi e provvedere a me.>
Lui sorrise divertito di fronte all’espressione ironica e pungente della ragazza. Tutto si sarebbe aspettato da lei, meno che un’uscita del genere.
< E pensi che volare possa risolvere la cosa?>
Lei inclinò il capo verso destra.
< Penso che innanzitutto dovresti piantarla di tormentarti per quello che è successo nel Bagno dei Prefetti. E’ stato un episodio piuttosto difficile, me ne rendo conto, ma devi smetterla di riviverlo ogni notte, tornando in quella stanza. Non pensarci. Non parlarne più, nemmeno con me. Non parlare di queste cose spiacevoli. Se non si parla di una cosa, è come se non fosse mai avvenuta. Come dice Harry, è solo il parlarne che dà realtà alle cose. Mettici una pietra sopra e vai avanti con la tua vita.>
Draco sbuffò, sarcastico.
< Harry è un cretino.>
< Già, ma è il cretino che ha salvato il tuo delizioso culo, tesoro.>
Sollevò la mano destra, portandola sul viso del ragazzo per sfiorarlo in una carezza.
< Credo seriamente che, dopo tutto quello che ti è successo, dovresti lasciarti alle spalle le cose spiacevoli del passato. Anzi, dovresti cercare di trasformarle in realtà piacevoli del presente. Del resto, se vogliamo proprio puntualizzare, è stato solo grazie a tutta quella deplorevole faccenda che adesso tu ed io ci troviamo qui, no?>
Draco ruotò leggermente la testa, facendo scivolare la mano di Hermione fin sopra le sue labbra, per posarvi sopra un bacio.
< E cosa dovrei fare, secondo te?>
Lei sorrise, raggiante.
< Beh, come primo passo dovresti riprendere a volare.>
Arrendevole, il ragazzo annuì, prendendo la scopa dalle sue mani. Tuttavia, la fissò perplesso quando vide che non mollava la presa.
< E dato che è il tuo primo volo dopo un sacco di tempo,> aggiunse < credo che non mi sentirei affatto tranquilla se restassi quaggiù a fissarti da terra.>
Draco sgranò gli occhi, non riuscendo a credere alle proprie orecchie.
< Stai scherzando?>
Lei gli scoccò un’occhiata sprezzante.
< Ti sembra forse che io stia scherzando?> replicò, imitando il modo in cui lui le aveva rivolto quella stessa frase poche settimane prima.
< Hai davvero intenzione di volare?>
Hermione scosse la testa.
< Precisiamo. Volare con te.>
Lui avvertì tutto il proprio corpo prendere fuoco. Si sentiva profondamente in debito con Dio, o qualunque entità avesse il controllo delle loro esistenze, per aver fatto incrociare il suo cammino con quello di cotanta eccezionale creatura. O forse, più che di incrocio, sarebbe stato giusto parlare di “collisione”. Ad ogni modo, ne era grato come di nessun’altra cosa in vita sua.
Le sorrise, mentre gli occhi gli si illuminavano di una luce che per mesi non aveva più fatto capolino in mezzo a quel grigio perla.
< E allora voliamo.>


Non aveva paura.
Neanche un po’.
Hermione non riusciva proprio a capacitarsene.
Si trovava a migliaia di metri da terra, coi piedi a mezz’aria e seduta sul manico di una misera scopa, eppure si sentiva sicura come mai prima di allora.
Stretta a quel corpo saldo e perfetto che si ergeva di fronte a lei, sentiva che nulla di male poteva succederle.
Si sentiva finalmente a casa. Quel senso di solitudine opprimente che aveva calato un’ombra impietosa sul suo Ottavo anno ad Hogwarts era del tutto scomparso.
Non era più sola. E, sicuramente, non la sarebbe stata mai più.
< Come credi che la prenderanno Potter e Lenticchia?> le domandò lui, mentre sfrecciavano sopra il castello.
Hermione sorrise. Alla fine, non aveva mai scritto quella famosa lettera ai suoi amici. Era stata fin troppo presa da ben altri pensieri.
< Non lo so.> rispose < E francamente, non me ne importa più di tanto.>
Lui sussultò in modo teatrale.
< Merlino, Granger! Stiamo insieme da neanche un giorno e ti ho già portata sulla cattiva strada! Forse sono più bravo di quanto pensassi, a corrompere giovani anime innocenti.> la canzonò.
Lei scoppiò a ridere.
Amava Harry e Ron, erano i due fratelli che la vita le aveva negato. Sperava con tutta se stessa che avrebbero accettato di buon grado la sua relazione con Draco Malfoy, più che altro in nome dell’affetto che provavano per lei.
Altrimenti, si sarebbe dannata l’anima pur di costringerli a mandare giù quella novità.
Ma non avrebbe rinunciato a lui neppure se loro l’avessero posta di fronte ad un aut aut. Per quanto fosse assolutamente certa che mai l’avrebbero fatto.
Non avrebbe rinunciato a Draco per nulla al mondo. Nemmeno per loro.
Si accoccolò maggiormente contro la sua schiena, lasciando che il vento le accarezzasse il viso e le scompigliasse i capelli.
Chiuse gli occhi, serena.
< Draco.> lo chiamò.
Lui inclinò il capo verso di lei.
< Amore?>
Hermione sorrise. Strofinò la punta del proprio naso contro l’incavo della sua spalla, per poi risalire lentamente su per il collo e la guancia. Infine, avvicinò le labbra al suo orecchio, ed espresse il pensiero che le ronzava in mente dalla sera prima con un sussurro.
< Il mio vestito al Ballo del Ceppo era rosa antico, non fucsia, amore.>








-Fine-






























NdA fondamentalmente inutili: Giusto un paio di puntualizzazioni che ritengo necessarie, quantomeno per lavarmi la coscienza xD L'intera vicenda, avvicinamento tra Draco ed Hermione e compagnia cantante si è svolta, almeno rispetto ai miei soliti canoni, fin troppo velocemente. E questa è una delle cose che mi aveva lasciata più perplessa. A mia discolpa, posso dire che i tempi si sono dovuti restringere per via dei limiti di pagine e di capitoli per il contest. Se fossi stata pienamente libera di scrivere, probabilmente ci avremmo messo qualcosa come sei o sette capitoli prima di arrivare alla confessione di Draco, ed almeno uno o due prima che Hermione, dopo il bacio, decidesse di mettere le carte in tavola e fare finalmente coppia col nostro bel biondino, con tanto di uccellini cinguettanti e fiori d'arancio.
Ad ogni modo, mi ha fatto piacere vedere che tutto sommato lo svolgersi degli eventi vi sia sembrato abbastanza plausibile ^^ Spero in ogni caso di aver reso, con le parti non narrate, l'idea del trascorrere del tempo. Tra la parte del bacio ed il pezzo finale della scopa, ad esempio, nella mia testolina bacata passa una luuuuunga notte di chiarimenti, confessioni e quant'altro tra i nostri due piccioncini. Insomma, non è che la sera prima si danno un bacio e dal giorno dopo si chiamano "amore" così a brecchio xD
Poi, la questione vestito. Come avevo già specificato, uno degli elementi che dovevo inserire nella storia era il colore "rosa". Oggettivamente, il vestito del ballo del ceppo (e, per inciso, mi sono dovuta ispirare all'abito del film, non all'autentico Blu Pervinca del Calice di Fuoco by mamma Row) è l'unica cosa che mi sia venuta in mente. Hermione che si aggira per i corridoi vestita di rosa sinceramente non ce la vedevo, e non sapevo che altro inventarmi. Tuttavia, spezzo una lancia in favore della povera, bistrattata Mezzosangue Zannuta: io odio, odio, odio e ribadisco ODIO le storie in cui i ragazzi si rendono conto che Hermione è un essere di genere femminile solo grazie ad un ballo in cui s'imbelletta, si trucca e s'ingioiella.
Odio il fatto che venga considerata una cessa orripilante e poi, una volta apparsa in cima alle scale con un bell'abito da sera, tutti restino a bocca aperta e bavetta da maniaci a fissarla. Hermione è una ragazza normalissima. Come tutte, dunque, si tira un pò più a lucido per le occasioni speciali. Questo però non significa che senza vestito, acconciatura e trucco sia orripilante.
E' una bellezza diversa, più normale, più semplice, più acqua e sapone. Ciò che la può rendere meravigliosa agli occhi di un uomo è la sua bellezza interiore: l'intelligenza, l'arguzia, la simpatia, la sapienza, eccetera eccetera. Chiaramente, una ragazzina di quattordici anni perennemente sciatta e spettinata fa la sua figura vestita a festa. Ma poi Hermione cresce, la sua bellezza fiorisce e diventa evidente anche senza trucco.
Ergo, non è certo il Ballo del Ceppo a far innamorare qualcuno di lei. E per Draco, in questa storia, vale lo stesso.
Spero di aver reso questo punto sufficientemente comprensibile. Draco resta colpito (in tutti i sensi xD) dallo schiaffo di Hermione, e non tanto dal gesto in sé quanto dal suo valore simbolico. La prima ragazza, anzi la prima persona che osa alzare una mano contro di lui e picchiarlo. Il piccolo viziato cocco di papà che viene schiaffeggiato da una ragazza. Piuttosto logico che non sia rimasto indifferente a questo evento.
Da lì, inizia a vederla sotto una luce diversa. Lei diventa per lui qualcosa di più della semplice Mezzosangue amica di Potter. Il Ballo del Ceppo è per lui il momento in cui si rende conto che quella ragazzina non solo è terribilmente intrigante dal punto di vista caratteriale, ma che sta anche diventando una donna. Ed una bella donna, per giunta.
Il Ballo non è il punto di arrivo quanto il punto di partenza. Dopo averlo colpito nel viso, nell'orgoglio e nell'interesse, Hermione lo colpisce anche dal punto di vista estetico. Dunque, da ogni punto di vista, resta totalmente soggiogato da lei.
Ultima puntualizzazione, i capelli di Hermione. Come Silvia mi ha fatto notare nella sua recensione, li ho descritti come morbidi e boccolosi. So benissimo che i capelli di Hermione in realtà sono crespi ed indomabili. La mia scelta di optare per questa descrizione non ha nulla a che vedere con la generale tendenza di molte autrici di Dramione di trasformare Hermione in una fiQua di dimensioni epiche, perfetta bellissima meravigliosa col fisico da indossatrice ed il viso da dea greca stile modella dal cognome impronunciabile di "Intimissimi".
Tutt'altro. Qui si tratta di una questione puramente personale u.u
Io sottoscritta me medesima ho i capelli di Hermione. Ebbene yes. Crespi, ricci, indomabili, gonfi, una tragedia.
Non ai livelli di Hermione, ma su per giù siamo lì u.u E, per giunta, fino a undici-dodici anni avevo invece lunghi capelli lisci come l'olio, docili e malleabili, senza un nodo o una doppia punta. Poi li ho tagliati (cretina u.u) e sono ricresciuti stile Granger.
La mia decisione di trasformare il cespuglio di Hermione in boccoli modellati simil acconciatura fresca di parrucchiere è una sorta di rivalsa, per me e per lei. Perché io comprendo benissimo la dolorosa sorte di chi si ritrova capelli come i nostri, e dato che almeno nel mondo delle fict la fantasia può diventare realtà, ho deciso di restituire un pò di dignità ai crini della giovane Grifondoro.


Ok, detto ciò, passo ai ringraziamenti.
Grazie, grazie grazie grazie grazie grazie.
A tutti voi che avete letto anche solo per sbaglio la mia fict.
A chi l'ha inserita tra i preferiti, i seguiti e quant'altro.
Alle meravigliose fanciulle che hanno recensito ogni capitolo (non vi rispondo singolarmente solo perchè altrimenti rischierei di pubblicare tra tipo due ore e qualcuna potrebbe chiedere il mio scalpo in cambio xD).
Alla mia amanteH Only che ha indetto questo contest meraviglioso.
E, ultimo ma non per importanza, ai Muse. Perché quando sono a corto di titoli, d'ispirazione o di qualunque altra cosa, loro arrivano sempre in mio soccorso xD
(Oddio, mi fa tanto Meyer ringraziare i Muse O.o)
Grazie ancora davvero di cuore. Scrivere è un piacere puramente personale, ma tutti voi che seguite e commentate le mie baggianate qui su EFP siete la linfa vitale che mi permette di non appendere al chiodo (non letteralmente, eh!) il pc.
Vi adoro <3


Ultima, piccola postilla.
Ho creato un profilo autore su FB. Chiunque volesse aggiungermi, è ben accetto ;)
Vi lascio il link: FB
Alla prossima ;)



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