Live like we're dying

di Dolce Kisa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Live like we're dying ***
Capitolo 2: *** You will pay for everything ***
Capitolo 3: *** Cars, restaurants and bridges ***
Capitolo 4: *** His eyes are bewitched ***
Capitolo 5: *** Roses and Chrysanthemums will help you! ***
Capitolo 6: *** 'cause jellyfishes taste like marshmellows ***
Capitolo 7: *** Pink boxer on a flying plant ***
Capitolo 8: *** Selling the fucking gentleness of tomatoes and potatoes ***
Capitolo 9: *** Airplanes full of Revenges ***
Capitolo 10: *** Friends for the Comic ***
Capitolo 11: *** Noisy Cakes and Psychedelic Jokes ***



Capitolo 1
*** Prologo - Live like we're dying ***



Live like we're dying


Un timido sospiro strozzato si diffuse nella stanza andando ad aggiungersi a quelli già emessi durante gran parte del torrido pomeriggio a Cartagena.
Il magnifico tramonto che penetrava le ampie vetrate sembrava aggiungere solo benzina su un fuoco già incandescente. La stanza dai toni chiari ora era completamente inondata dalla luce rossastra che riscaldava ulteriormente il clima.
L'aria, satura dei sospiri e dei lamenti dei tre uomini, diventava ogni minuto più pesante probabilmente a causa del caldo, della pesante stoffa della tappezzeria o persino di quei movimenti che diventavano sempre più sofferti.
Quella era decisamente la migliore stanza della casa “estiva” di Spagna per lo spettacolo che si poteva ammirare verso sera così caldo e carico di sensualità; ma il tramonto, prima definito romantico ed ammirato con la dovuta attenzione, ora era stato abbandonato al suo destino di morte in favore i quei gemiti caldi e soffocati.
Un nuovo sospiro, l'ennesimo di quel torrido pomeriggio, la pelle che metteva in mostra le goccioline di sudore capricciose mentre percorrevano percorsi, quasi calcolati, lungo i muscoli ben definiti e quel tramonto, nominato ormai così tante volte, rendevano lo spettacolo unico.
Un uomo albino lamentò qualcosa in un sospiro più alto degli altri.
-Questa noia sta uccidendo il magnifico me! Per non parlare del caldo...- riuscì finalmente a pronunciare sofferente, le gambe e le braccia lasciate indecentemente spalancate per poter approfittare maggiormente del pavimento -quasi- fresco. Le sue lamentele attirarono l'attenzione di un altro uomo, steso con fare lascivo sul divanetto di velluto rosso. -S'il te plaît...non parlare di caldo...- gemette in risposta l'uomo dai capelli biondi piuttosto lunghi mentre teneva in mano un bicchiere di vetro -quasi- freddo. Lo muoveva ritmicamente in modo da far ondeggiare il vino -rosso anche lui- all'interno di esso e lo seguiva con gli occhi, quasi incantato da quella sensazione di finta freschezza. Non si era nemmeno azzardato ad avvicinare il vetro alle sue labbra, decisamente troppo caldo e forse, esattamente come il suo amico, cercava solo quella fievole sensazione di conforto.
Un moro stava invece tranquillamente seduto su una sedia dal prezioso legno scuro a scrivere qualcosa su un tavolo d'identico materiale ignorando i suoi amici, non riusciva a capire che cosa avessero. Infondo non era nemmeno una delle estati più torride che avesse avuto, anzi...era quasi una delle più fresche.
I due amici sospirarono e stavolta in contemporanea guardando il ragazzo concentrato sulla sua lettera.
-Ma che sta facendo, invece di intrattenere il magnifico me?- chiese l'uomo disteso per terra girandosi a pancia in giù ed osservando il suo amico sul divanetto.
Francis ridacchiò appena per poi indossare l'espressione di chi la sapeva lunga -Qualcuno...ha rifiutato il suo invito di passare qui l'estate...e così gli sta scrivendo una lettera...- disse vago ed agitando maggiormente il bicchiere facendo quasi uscire il liquido rosso.
-Uh...e chi? E chi?- chiese curioso Gilbert ancora disteso per terra e ricevendo un nuovo sospiro, stavolta rassegnato, da parte del francese.
-Lovi-chan.- disse alzandosi finalmente dalla sedia scura l'uomo dalla pelle abbronzata.
-Ha detto: devo controllare quell'imbecille di mio fratello e il crucco.- citò le precise parole del ragazzino per poi aggiungere in un mezzo sorriso -e di certo trovo sicuramente di meglio che stare con un bastardo pedofilo...o qualcosa del genere!-
I due lo guardarono perplessi, sembrava che Antonio in quelle parole di odio riuscisse a leggervi una chiara e definitiva dichiarazione d'amore.
-Sarei dovuto andare da Sey-chan...almeno lì ci si butta in acqua. E poi la mia cuginetta in costume è una meraviglia...- mormorò Francis perdendosi nell'immagine della sua cugina in costume.
-E lasciare da soli i tuoi amici?!- chiese Spagna buttandosi sul divanetto con un largo sorriso.
Francia sorrise incapace di fingersi scocciato.
-Si se stiamo tutto il tempo in una villa a morire dal caldo e dalla noia...- scherzò.
-Vediamo...qualcosa da fare...- cominciò a pensare lo spagnolo.
Il silenzio calò nella stanza per alcuni istante, Francis, come gli altri due, si sforzò di pensare qualcosa ma poi rassegnato decise che era un'attività che apportava troppo calore e tornò a concentrarsi sul bicchiere annoiato, di nuovo.
-Ohi, ohi, ohi!! Il magnifico me sa una cosa che voi non sapete!- disse l'albino alzandosi finalmente dal pavimento, radioso. Appoggiò le mani sui fianchi e li guardò dall'alto della sua posizione, un'espressione per nulla rassicurante in viso.
-Dai Gilbert...dicci che hai scoperto, siamo curiosi...- gli resse il gioco lo spagnolo sorridendo poi al francese che scosse appena la testa in un mezzo sorriso.
-Oui, Gilbert dicci, dicci...- spalleggiò il moro, magari l'amico tedesco avrebbe anche alleviato la loro noia.
-Indovinate chi c'è a poche ore da qui?!- chiese retorico ed assottigliando gli occhi.
Con poche ore da “lì” Gilbert poteva intendere tutto e niente.
-Bhè poche ore...intendi Portogallo...?- chiese Spagna sperando vivamente che non parlasse di lui.
-Manno!! E poi lui è sempre là!- disse scontato. -Vi do un aiutino...è in un altro paese ma confina con te...- fece furbo e Spagna sussultò, forse aveva intuito.
-Nella mia magnifica Francia?!- chiese adesso preoccupato Francis, scattò infatti a sedere incitando con gli occhi Prussia a parlare.
Gilbert scosse la testa e con un sorriso strano disse -Peggio!!- e a quella frase Spagna fu sicuro dei suoi sospetti.
Un sospiro e si alzò -Non credo che Francis sarebbe felice di saperlo...- buttò lì forse anche con un mezzo sorriso e Gilbert non potè fare a meno di rispondergli con un ghigno.
-è quella la parte divertente...- gli fece notare furbo.
Francis rimase leggermente offeso da quello scambio di battute fra i suoi due migliori amici, perché lo tenevano all'oscuro?! Adesso lo voleva sapere anche lui!!
Poggiò le braccia incrociate al suo petto vestendo un chiaro broncio.
A quel vedere Spagna allargò il suo sorriso e misterioso gli disse -A quanto pare...la tua “dolce” metà è venuta qui...-
A quel dire Francis passò dall'offeso al perplesso, dolce metà...quale delle tante?
Se Antonio intendeva uno dei suoi tanti amanti...allora se prima la lista delle possibilità era lunga...adesso lo era ancora di più!
-Eddai!! Chi?- chiese con tono lamentoso e Gilbert trionfante esclamò -Il nostro inglese preferito! E chi se no?! A quanto pare sta passando le vacanze da Gibilterra.-
Dire che Francis rimase paralizzato sarebbe poco, diede qualche colpo di tosse e si premurò di chiedere che diavolo c'entrasse con loro.
-Potremmo sfruttarlo per alleviare la nostra noia!!- rispose ovvio il prusso sedendosi vicino a Francis. -Allora...ci stai?- gli chiese sibillino.
-Certo!- la risposta del francese fu diretta ed affrettata, seguita poi dai un sorriso piuttosto isterico e forzato.
Lo spagnolo scosse la testa rassegnato e si chiese come mai il francese amasse cacciarsi nei guai da solo. Probabilmente il suo amico era masochista. Il che in effetti avrebbe finalmente spiegato parecchie cose...
Fu interrotto nei suoi pensieri da un'inserviente che annunciava la cena.
Dopo qualche schiamazzo più o meno entusiasta dell'idea di andare a trovare l'inglese andarono a mangiare progettando la giornata successiva.



[Capanna dell'Autrice]
Inauguro il mio account con una fanfic a mia detta "strana", di solito mi butto sul genere disperazione/mortilenteesanguinolente/noiaprendidueportiacasatre....ma mai su "cose" tipo questa... *guarda schifata* Vorrebbe diventare di genere comico ma conoscendomi so che purtroppo di comico (= crepo dalle risate)...ci sarà non molto... TT-TT
Prego che Francis tenga tutti i suoi arti apposto (o che si stupri Arthur/chiunquealtrotroverà a distanza di sicurezza dal mio foglio di writer), ma non prometto nulla al massimo taglierò sul più bello o cambierò raiting...^^" *però intanto ha messo yaoi e non shonen-ai, ha le idee molto chiare*
Bye bye e grazie a chiunque commenterà/leggerà/mi maledirà... (bhè l'ultima in effetti sarebbe meno gradita, ma se proprio insistete... xD)

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Capitolo 2
*** You will pay for everything ***


You will pay for everything


Arthur aveva declinato tutte le gentilissime offerte di compagnia, una chiamata di Alfred di 4 minuti e 23 secondi netti, 4 minuti dei quali usati per insultarsi, ed una lettera della rana – che poi non capiva perché il francese si ostinasse a scrivere lettere in quei tempi, credeva avesse qualcosa a che fare con il romanticismo ma non ne era sicuro – rigorosamente rosa, profumata e con una specie di bacio stampato sul resto che aveva cestinato senza nemmeno aprire, per dedicarsi ad un'estate in “ritiro”.
Già, perché non trovava per nulla stimolante la proposta di Alfred: andare in California. A fare cosa poi?! Passare un'ora a cercare un posto per la macchina, un'altra per trovare un metro quadro di spazio in spiaggia per poi tornare a casa bruciati?! Ah! Bisognava anche menzionare la possibile presenza di squali decisamente poco amichevoli. E nemmeno si era preoccupato di sapere quella del francese, era certo che fosse qualcosa che l'avrebbe fatto arrossire per i termini indecenti e poi sbottare qualche parolaccia, ovviamente ben trattenuta, lui era un gentiluomo!
Infondo, un'estate tranquilla se la poteva concedere, aveva pensato bene di andare a trovare la sua sorellina Gibilterra e, neanche a farlo apposta, si era ritrovato alle calcagna pure Peter.
Non era il migliore degli inizi ma meglio avere uno scocciatore del suo stesso purissimo sangue inglese piuttosto che un erotomane romantico francese o un idiota patentato americano.
Poi ci si era messo anche il caldo, ma infondo, non poteva certo sperare in altro, era al “mare” e mare voleva dire caldo.
E poi anche la voglia di Peter di pescare granchi – a testimoniarlo aveva un dito fasciato. Ma infondo era un bambino e non credeva si potesse arrivare più infondo.
O almeno lo aveva pensato fino a quando non si era ritrovato le spalle scottate e la comunicazione che tre esseri chiedevano di passare il confine. Avevano attirato l'attenzione perché troppo chiassosi, di tre nazionalità diverse e con dei sorrisi sadici sulla faccia.
Gli era bastato sentire le parole: tedesco, spagnolo e francese subito corrette da una voce che gridava dall'altro capo del telefono “Il magnifico me viene dalla Prussiaaaaaaa!!!!!” per capire di chi si trattasse.
Sospirò massaggiandosi le tempie mentre i visi gentili di due bimbi lo guardavano perplessi.
Erano in macchina e presto avrebbero raggiunto la frontiera, voleva vederli in faccia quei bastardi e capire che diavolo volessero.
Nulla di buono, questo era poco ma sicuro.
-Fratellone...?- chiese la vocetta perplessa di una bambina che fissava i gesti nervosi dell'inglese.
Diede una rapida occhiata alla bimba rendendosi conto che il suo aspetto era decisamente strano, la pelle abbronzata e i capelli tendenti al biondo, gli occhi di un bel verde luminoso.
Le accarezzò i capelli, decisamente i suoi, -Letitia non ti preoccupare, a quanto pare l'altro tuo “fratellone” è venuto a trovarci...- le spiegò e gli occhi della bambina si illuminarono.
Spagna le faceva abbastanza spesso delle visite ma le faceva sempre piacere incontrarlo, anche perché il fratello era ultra-protettivo nei suoi confronti e tendeva a sgridarla spesso per queste piccole “scappatelle”.
Adesso il fratello la portava proprio da Spagna, sperò con tutto il cuore che avessero fatto pace.
La macchina frenò e le tre nazioni uscirono, la bambina corse subito al di là della frontiera per cercare Spagna mentre Arthur rimase dall'altra parte come se quella fosse una terra sicura e potesse proteggersi dagli attacchi di quel trio micidiale.
-Letitia!!- gridò una voce calda e felice seguita subito dalle risate infantili della piccola. Arthur sbottò.
-Iggy! Ho sempre saputo che l'accoglienza inglese non era un gran che, ma almeno potresti venirci a salutare...- cinguettò la voce di Francis arrivando fino alla sbarra che divideva i due paesi guadagnandosi occhiatacce sia dai responsabili che da Inghilterra stesso. I primi ovviamente preoccupati per la sicurezza del loro paese, Inghilterra...bhè...per la sua!
-Che diavolo ci fate qui?- chiese minaccioso, dietro di lui spuntò Peter che corse immediatamente da “fratellone Francia”
-Ma ciao, mon petit...- disse il francese accarezzandogli i capelli biondi come quelli del fratello con un sorriso.
Arthur fu veloce a recuperarlo e portarlo indietro. -Che. Volete?- chiese freddamente, non poteva trattenere sua sorella, purtroppo era troppo attaccata a Spagna ma almeno non avrebbe permesso che Peter finisse nelle mani di un vinofilo!
-Come siamo asociali oggi, Arthùr...- disse continuando a sorridere -ma sta tranquillo, sono arrivato io ad addolcirti...- ed a fine frase aggiunse un occhiolino a cui Arthur arrossì rabbioso e sbottò alcuni insulti sottovoce.
In quel momento li raggiunsero Spagna, con in braccio Letitia che raccontava alcuni episodi divertenti di cui era protagonista Arthur, e Prussia che ghignando ascoltava con molto interesse.
-Letitia...- sbottò l'inglese pensando che infondo l'unica persona dalla sua parte era se stesso.
-Allora piccina...ci fai entrare?- le chiese dolcemente Francis e prima che Arthur potesse anche solo aprire la bocca, sicuramente per ringhiargli qualcosa contro, la bambina aveva annuito innocentemente. -Solo se viene anche Antonio...- mise però a condizione e lo spagnolo sorridendo le posò un bacio sulla guancia prima di esclamare un “certo!” piuttosto divertito.
Ed Arthur lo sapeva...quello era l'inizio della sua fine.
-Prima però dovranno controllare passaporti e tutto.- sbottò in un ringhio e riprese la bambina dalle braccia dello spagnolo, che si era avvicinato alla sbarra. -E sarà un controllo molto lungo...- disse assottigliando gli occhi e portandosi via i due bambini per risalire in macchina e fare cenno di andarsene.
I tre rimasero fermi sulla sbarra senza poter far altro che sospirare, ognuno per ragioni diverse.


-Ma...fratellone...? Non sei contento che sia venuto Francis?- chiese la bambina perplessa.
Arthur alzò un sopracciglio scettico -No, per niente, cosa te lo fa pensare?- chiese.
-Bhè, Francis mi dice sempre che voi giocate tanto insieme...- spiegò e cominciò ad elencare giochi ai quali Arthur arrossì fin sopra alle orecchie.
-N.NO!! Io e lui non facciamo queste cose!!- disse indignato. Gliela avrebbe fatto pagare a Francis...poteva metterci la mano sul fuoco! Sempre a tentare di corrompere l'ingenuità dei bimbi.
-Ma perché?- chiese ancora la bambina. -Io e Peter giochiamo sempre al ladro ed al poliziotto!! Sai...Francis mi ha detto che lui ha anche le manette, e ti cattura sempre!!- disse sicura per poi ridere innocentemente mentre il fratello avrebbe voluto seppellirsi sotto al sedile della macchina.
Gliela avrebbe fatta pagare per tutto! Tutto! Decisamente molto, ma altrettanto ma sicuro!

Intanto però si sarebbe sforzato nel tentativo di riprendere il suo solito, decisamente poco sano, pallido colorito.





[Capanna dell'autrice]
Oserei dire che ho fatto un aggiornamento record visto i miei tempi piuttosto lunghi... *guarda una mosca passare e resta un'ora incantata* Ma visto che il 13 arriverà la mia terribile sentenza di morte, -come molti altri purtroppo TT-TT- preferisco darci dentro adesso >.<
*fa per girarsi e si incanta nuovamente, stavolta su una gomma*
Comunque...grazie infinite a quei poveri cani che hanno letto l'inizio e a quelle tre sventurate che l'hanno messa fra le seguite!! *-*
Poi, qualche info...Letitia Kirkland è Gibilterra, e vi assicuro che mi ha dato parecchi problemi...
1.Trovare una città abbastanza vicina ma non un puntino sconosciuto sulla carta -Cartagena- (5 ore di macchina, alla faccia del vicina TT-TT)
2. Capire quanto diavolo sono 6 km quadrati... -grandezza di Gibilterra- *e ancora non l'ha capito*
3. Fratellone Francia, fratellone Spagna, fratellone Inghilterra...troppi fratelli...andrà a finire male... @.@
4. E vabbè...basta poveretta x°D


Bye Bye! ^-^

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Capitolo 3
*** Cars, restaurants and bridges ***


Cars, restaurants and bridges

Aveva passato cinque ore abbondanti in macchina, sotto il sole, per raggiungere quel piccolo lembo di terra...e ora si vedeva pure la porta – sbarra, per la precisione – sbattuta in faccia?!
Maledisse l'inglese causa dei suoi più grandi problemi, ah, ma gliela avrebbe fatta pagare!
Francis sbuffò ancora appoggiato al maggiolino fumante, oltre al controllo durato decisamente più del normale – Diavolo! Ci mancava solo che smontassero il motore e la “revisione” sarebbe stata completa! -  ora pure la macchina in panne! Non riusciva a capire come avesse fatto quel catorcio a sopravvivere fino ad allora ma non gliene aveva mai fatto una colpa, anzi! Ne avevano passate così tante lui, Spagna, Prussia e quel esserino, che era arrivato a  credere non si sarebbe mai rotto definitivamente.
-Mi sa che stavolta...non c'è più niente da fare...- disse con un sorriso leggermente triste, Antonio. L'uomo si tirò su dalla macchina che teneva in bella vista le sue temibili ed intricate viscere di cui Francis non aveva mai capito nulla.
-L'hai detto anche l'altra volta.- sbottò Gilbert con il muso, non voleva abbandonare lì la loro macchina.
Francis sospirò soffermandosi sul petto nudo dello spagnolo sudato a causa dei fumi caldi che provenivano dalla macchina, un lembo della maglia infilato nei jeans.
Era sempre stato un bell'uomo e decisamente passionale, tutta un'altra storia rispetto quel bruco frigido e dal poco sano colorito pallido.
Sospirò massaggiandosi le tempie. -E adesso che si fa? Chiamiamo?-
E purtroppo sapevano tutti e tre chi doveva essere chiamato.
-Mi raccomando, non tutti insieme...- sospirò il francese estraendo il cellulare e componendo un numero che ormai sapeva a memoria.
Si portò l'apparecchio all'orecchio ed alzò gli occhi al cielo, si potevano persino vedere le stelle da quanto era tardi.

Poco distante da loro, in un ristorante, un cellulare cominciò a squillare con il riconoscibilissimo inno inglese.
I due bambini presenti cominciarono a sghignazzare mentre praticamente tutto il locale si girò a fissare il tavolo in cui stavano seduti.
-Tzè...- sbottò l'uomo biondo proprietario del cellulare ed accettò la chiamata senza nemmeno leggere il nome del chiamante, probabilmente per far smettere quell'imbarazzante musichetta di cui solitamente andava così fiero.
-Pronto?!- chiese con un tono seccato.
I due ragazzini erano voluti andare a mangiare fuori a tutti i costi, aveva appena aperto un piccolo locale dalle luci soffuse e, meraviglie delle meraviglie, con una piccola area attrezzata per i bambini!
Non aveva avuto cuore per ribattere e spiegare che quello era un ristorante per “coppiette” e l'area serviva solamente per “parcheggiare” i pargoli.
Si erano seduti da poco, Arthur stava giusto scrutando il menù con aria critica - si rifiutava di prendere “patatine fritte, pollo e una coca cola”, così maledettamente cibo spazzatura americano - e sperava di trovare qualcosa di mangiabile, magari del pesce. Credeva anche di aver trovato una combinazione che lo soddisfaceva e uno scocciatore – perché non poteva essere nient'altro – lo chiamava, all'ora di cena, diavolo che maleducazione!
-Oh, Bonsoir mon petit chenille, ecco abbiamo un problema con la macchina...- la voce gracidante di Francis lo risvegliò dai suoi pensieri e rispose freddamente senza nemmeno aspettare che il francese finisse di spiegare -Non sono affari miei!- il cellulare venne impietosamente sbattuto il faccia al francese.

-Arthùr, sei solamente uno stupido teppistello inglese!!- ringhiò il francese come se Arthur potesse ancora sentirlo attraverso il cellulare.
I sue due compagni ridacchiarono per il tentativo andato a vuoto -Provateci voi allora!- sbottò nervoso ed Antonio, nuovamente coperto dall'attillata maglietta bianca, gli cinse le spalle con un braccio.
-Su...lo sappiamo com'è fatto, ormai si sta facendo tardi, andiamo a mangiare qualcosa...va bene?- chiese retorico e con un bel sorriso sul viso, Francis annuì ed insieme ai suoi due amici abbandonò la macchina fin dove era riuscita ad arrivare.
Si incamminarono lungo una delle tante strade della Rocca e cominciarono a studiare alcuni ristoranti.
-Ma...ho sentito un gran vociare di sottofondo...ora che ci penso, credo che anche Arthùr sia qui in giro...- cominciò a ragionare Francis bloccandosi sul marciapiede, guadagnandosi l'occhiata scettica di Prussia.
-Bhè! Il centro è questo, e siamo persino vicini alla residenza del governatore...conoscendolo non si sarà allontanato più di tanto...e poi non è nemmeno una città grande...- abbozzò invece Spagna cominciando a guardarsi intorno -Magari lo troviamo davvero!-
La caccia iniziò per davvero e quando videro due bambini decisamente familiari giocare in un box di palline colorate, visibile perché vicino all'entrata, non ci pensarono due volte a varcare la soglia del locale, persino più facile di quello che pensavano.

-Ma secondo te chi era...?- chiese la bimba lanciando l'ennesima pallina contro Peter che rispose all'attacco lanciandone ben tre.
-Bhè...mio fratello viene chiamato di rado e di solito da due persone...quindi potrebbe essere stato o Francis oppure Alfred...- si ritrovò a ragionare il bimbo alzandosi per poi buttarsi contro la bimba che cominciò a ridere ed a tentare di difendersi dagli attacchi del fratello.
-Allora...allora doveva essere Francis!!- gridò divertita a causa delle risate -Ed il fratellone Antonio deve essere con lui! Chissà cosa volevano...-
Il bimbo si bloccò vedendo la sorellina pensierosa -Sicuramente niente di che, fa così ogni volta...ma quando Francis si trova nei guai e si tratta di cose serie accorre subito ad aiutarlo.-
Uno “speriamo...” piuttosto fievole e preoccupato uscì dalle labbra della bimba prima di essere presa in braccio e trascinata fuori dal gioco.
-Buenas noches, señorita!- la salutò una voce decisamente conosciuta e subito si voltò nell'abbraccio dell'uomo per stringerlo.
-Fratellone!!- proruppe felice ed Antonio se la strinse forte accarezzandole la schiena.
-Francis, Antonio, Gilbert! Vado ad avvisare mio fratello che siete qui!- li mise al corrente Peter con un tono gioioso e facendo per scendere dal gioco. Le braccia del francese lo bloccarono e lui lo guardò confuso.
-Fermo qui...gli faccio io una sorpresa...- gli disse allegro per poi fare l'occhiolino. Peter rinunciò nel suo intento ricambiando il sorriso e, dopo essere stato messo giù, osservando insieme agli altri Francis che si avviava fra i vari tavoli.

Arthur picchiettava le unghie corte sul tavolo, le ordinazioni tardavano ad arrivare ma essendo un sabato sera doveva aspettarselo.
-è arrivata la sua ordinazione...- mormorò improvvisamente una voce suadente e si ritrovò a cadere quasi dalla sedia quando qualcosa di umido, probabilmente una lingua, entrò in contatto con il suo orecchio.
Scattò immediatamente in piedi e rosso in volto si voltò verso la persona che lo stava torturando.
-Che cazzo ci fai qui, frog?!- chiese minaccioso ed assottigliando gli occhi.
-Ma mon amour, al cellulare mi avevi detto di raggiungerti subito...che volevi tanto vedermi...ed io sono arrivato!- mentì allegramente e stringendo le braccia attorno alla sua sottile vita.
-L-Lasciami!- si lamentò subito cercando di sciogliersi da quell'abbraccio decisamente imbarazzate, ringraziò mentalmente di aver scelto un tavolo piuttosto appartato ma ricevette comunque alcune occhiate, divertite o schifate, dai vicini.
Da parte sua Francis lo lasciò andare. -Lo sai che è stancante stare in tua compagnia?- chiese con un mezzo sospiro.
Arthur si sistemò per bene l'abito, stropicciato dal precedente attacco, prima di degnarlo nuovamente di attenzione -Non è una novità che tu sia una rana vecchia.- sbottò tornando a sedersi e dandogli le spalle, forse in un gesto offeso.
-Anche tu sei vecchio, Arthur...- gli fece notare scettico ed andando a sedersi difronte a lui.
-Non quanto te...e quei posti sono occupati- rispose cercando di ignorare la mossa dell'altro e appoggiando il tovagliolo sulle ginocchia, aveva intravisto le loro ordinazioni arrivare.
-Ma Arthur...mi vuoi cacciare...?- lamentò il francese portandosi una mano al petto in un gesto decisamente drammatico.
Un cameriere piuttosto perplesso rimase un po' distante da loro osservando a scatti i tre piatti e le due persone al tavolo, eppure il tavolo sembrava quello giusto... Appoggiò velocemente le pietanze sul tavolo: due piatti stracolmi di patatine e una frittura mista, sempre con fare perplesso.
-Oh non si preoccupi...non mangio tutto io...- rispose Francis all'implicita domanda del cameriere rubando una patatina dal piatto di uno dei due bimbi. -Adesso vado a chiamare nostra figlia.- spiegò con un sorriso ed Arthur cominciò a tossire diventando di un rosso acceso.
Il cameriere preferì defilarsi.
-Prima di andartene...- lo minacciò Arthur ricomponendosi. -...avvisa Peter e Letitia che è pronto...-
Francis, fingendo di ascoltarlo, si alzò dal tavolo e tornò trotterellando dai bimbi e dagli amici.

-è pronta la cena e...che ne dite di fermarci qui?- chiese il francese.
Per sfortuna di Arthur un gruppetto di cinque persone: due bambini e tre adulti, si accomodarono vicino a lui. Un tavolo vuoto accanto a lui – sfortuna delle sfortune probabilmente l'unico vuoto in tutto il locale – venne spostato ed affiancato al suo.
Le cinque persone si impossessarono di piatti, sedie anche piuttosto chiassosamente mentre Arthur cercava di ignorarli. E come ennesima sfortuna ecco Francis accanto a lui.
Diavolo! Ma non gli sembrava di essere lui l'unico cliente in tutto il locale!!
-Mon amour...se ordiniamo adesso...chissà a che ora mangiamo...- cominciò a parlare suadente il francese, Inghilterra si limitò a rifilargli un'occhiataccia.
-Oh! Grazie per avermi offerto la cena!- cinguettò mettendo il piatto fra loro due e rubandogli la forchetta per poi mangiare un boccone.
Arthur restò basito, no di più, sconvolto, traumatizzato...o forse, più semplicemente scioccato e sul principio di una crisi di nervi.
-Mon amour...cos'è quella faccia?! Tieni, un boccone a me ed uno a te....- ridacchiò il francese porgendogli la forchetta con infilzato un anello di pesce fritto.
-Fai “aaah”...- lo invitò con un risolino.
Arthur diede un'occhiata disperata alle vicinanze e vide Letitia accanto a Spagna che progettava chissà quale misfatto e Peter che prendeva lezioni su come essere una nazione “awesome” da parte di Gilbert.
-Allora?- chiese il francese con un sorriso ebete stampato sulla faccia.
Arthur avrebbe volentieri cercato il primo ponte da cui buttarsi.






[Capanna dell'autrice]

Ah...sono al limite del tardi *le era stato ordinato di ritirarsi nelle sue stanze private alle 11* ma insomma...sono qui anche oggi...^^"

Sono esausta, tutto il pomeriggio a girare, girare, girare, girare...tipo girotondo @-@ *cade giù per terra*
Capitoletto un pò...sul genere "inutile" ma visto che ho maltrattato Arthur, volevo maltrattare pure Francis e co. ù-ù Prometto che al prossimo cap sarà più movimentato...decisamente più movimentato... x°D

Liris: Oh! Ma chi se ne importa se hai dimenticato il primo cap... *-* *comincia a fissare con uno sguardo preoccupante* hai commentato, no?! è quello l'importante!! *-* *continua a fissare con sguardo da pluriomicida*
Comunque! Lasciando da parte gli scherzi grazie per il commento e soprattutto per aver detto che fa ridere!!! *sospiro di sollievo*
Eh, figli unici... ù-ù Peccato che poi il posto di "fratellino rompi" viene preso magari da un cane minuscolo e bisbetico...^^"
*scenette a casa sua*
-MAMMA!! MI HA RUBATO UN PUPAZZO!!!- è_é
-Amore...- *mamma con sospiro demoralizzato*
-AMORE COSA?! LUI! LUI! LUI! Lui è un essere malvagio...- ç_ç
-Buf!- *cane con in bocca il suo pupazzo per la serie "ho vinto io anche stavolta!"*
*fine scenetta*
 Poi...ti assicuro che non sarà l'ultima volta che Arhur si farà male, no no... ù-ù
*leggendo l'ultima riga corre a strozzare la prima/unica commentatrice* GRAAAAAAAAARGH! M-Maledetta... ç____ç *allaga lo studio di lacrime*


Bye bye e grazie a tutti quelli che leggono e inseriscono fra le seguite!! ^-^

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Capitolo 4
*** His eyes are bewitched ***


His eyes are bewitched



Ore 00.14 Residenza del Governatore - Biblioteca
Se ne stava rintanato nella piccola biblioteca del boss di Gibilterra, i sottili occhiali appoggiati sul naso, davanti a due occhi verde smeraldo concentrati.
Aveva dato la buonanotte a quelle due pesti che, prima di addormentarsi, avevano voluto spiegare quanto quella serata era stata divertente e ringraziarlo per averli portati in quel locale.
Arthur avrebbe tanto voluto replicare che per lui era stata una serata distruttiva, che la rana non lo aveva lasciato in pace un solo secondo, che sentiva che quei tre stavano progettando qualcosa alle sue spalle, che avrebbe preferito trovarsi nella sua sicura Inghilterra – o persino da Alfred – e molte altre cose ancora, ma non ebbe cuore.
Così adesso, con la speranza forse di potersene stare in santa pace, Inghilterra si era accoccolato su un divanetto dalla vecchia stoffa verde con davanti un libro ed affianco un'ottima tazza di the.
Aveva promesso ai bimbi che sarebbe andato a dormire anche lui poco dopo, ma il libro l'aveva dolcemente trasportato nel suo mondo in modo tale da non lasciarlo più allontanarsi.
Favole.
Per quanto le conoscesse a memoria più o meno tutte, non gli dispiaceva mai rileggere quelle magnifiche favole provenienti dalla sua madrepatria.
Stava giusto seguendo le avventure di un povero unicorno quando, a causa le luci piuttosto soffuse, degli occhiali calati leggermente più in basso dei suoi occhi o forse di quel dolce aroma di the sempre capace di rilassarlo, socchiuse gli occhi ormai lucidi di stanchezza.
Senza nemmeno accorgersene si acciambellò meglio sui soffici cuscini e lasciò andare la testa su un braccio appoggiato ad un bracciolo. Il libro, ormai chiuso e dimenticato, presto scivolò lungo il suo stomaco e finì nella piega del divanetto.
Il mattino dopo probabilmente avrebbe avuto un bel torcicollo...
Certo, lo avrebbe avuto...se solo tre figure scure non si fosse premurate di trascinarlo via da quello scomodo giaciglio.


Ore 8.48 Residenza del Governatore – Sala da pranzo
La tavola era ben preparata, una tovaglia bianca con alcuni allegri fiorellini rosa ricamati era stata appoggiata appoggiata su un prezioso e decisamente lungo tavolo di mogano ma, nonostante la grande scelta di cibo, che sembrava presagire una colazione per molte persone, la stanza era quasi completamente vuota, se non per un Gilbert e un Antonio intenti a mangiare ed a discutere su qualcosa. Tenevano il tono di voce basso e sembravano piuttosto preoccupati.
-Fratellone!!- Proruppe allegra la vocina di Gibilterra che andò subito ad abbracciare Spagna, il quale la appoggiò sulle sue ginocchia deciso a viziarla per tutto il tempo che avrebbe passato da lei.
-Ciao a tutti...- arrivò solo in un secondo momento la voce un po' stanca di Peter che si andò a sedere accanto a Prussia, ormai quello era diventato il suo posto. Ascoltava tutte le sue awesome imprese con un interesse che sfiorava l'adorazione.
Con sorpresa dell'albino il bambino invece di cominciare a porre domande su domande appoggiò la testa contro la spalla decisamente assonnato.
-Leti...ha voluto che le leggessi storie per gran parte della notte...- spiegò socchiudendo gli occhi esausto -...e...dov'è mio fratello?- chiese poi, si era svegliato e non l'aveva trovato nella stessa stanza. La casa del governatore - per ennesima sfortuna dell'inglese - non era decisamente un hotel e le nazioni si erano dovute pigiare in quattro stanze contate. Ovviamente tre per gli ospiti stranieri e una sola per Peter ed Arthur, ringraziando il cielo Letitia aveva una stanza per conto suo ma, come era accaduto anche quella notte, aveva sempre avuto la brutta abitudine di infilarsi nel letto di Arthur per farsi raccontare qualche fiaba.
-Tuo fratello è stato richiamato in patria, ieri sera sul tardi, un problema da niente, tornerà fra due giorni al massimo...- spiegò Francis entrando finalmente nella sala.
Si avvicinò al tavolo, i vestiti stropicciati del giorno prima, i capelli spettinati e persino due occhiaie violacee sotto agli occhi.
-Francis...non sei riuscito a trovare uno specchio stamattina?- gli chiese ridacchiando Antonio mentre i due bambini parlottavano riguardo al fatto che il fratello non li aveva nemmeno salutati.
Il francese sbottò qualcosa di poco chiaro andandosi a sedere accanto all'amico spagnolo che teneva ancora la bambina in braccio.
-Non sei riuscito a dormire?- chiese Antonio accarezzando i capelli della bimba che li fissava perplessa.
-No...ero un po' preoccupato...- ammise in uno sbuffo, non ci faceva una gran bella figura ad uscirsene con frasi simili.
-Susu...- lo rassicurò Antonio posandogli un braccio attorno alle spalle e facendolo appoggiare alla sua spalla. Francis vi si accoccolò tranquillamente mentre Prussia era perso nei suoi discorsi con Peter, parlava di qualcosa come grandezze, metri o giù di lì, forse si era udito anche un cinque ma decisamente il francese non aveva voglia di ascoltarlo, stanco com'era.
Francia riaprì gli occhi pesanti ed incontrò gli occhi verdi penetranti – così dannatamente simili a quelli dell'inglese – della bambina e deglutì.
-Ha-hanno chiamato anche me ieri sera...ma non occorreva la mia presenza...- rispose alla chiara ma muta domanda di Letitia forse un po' frettolosamente. Quegli occhi era sempre stati la sua maledizione! Si chiese per a millesima volta come facesse quel verde a stregarlo, doveva essere colpa di qualche maledizione di Arthur! Si, ne era sicuro! Aveva sentito che il biondino si “dilettava” nella magia nera e doveva aver stregato i suoi occhi! Ecco la spiegazione a tutto!


Ore 15.23 In una piccola stanzetta imprecisata
Arthur riaprì piano gli occhi e ciò che vide fu buio.
-Ma quanto diavolo durerà?! Non l'avrai mica ammazzato?!- chiese una voce piuttosto isterica.
Avvertì parecchie ossa doloranti, doveva essersi addormentato su quello scomodo divanetto, peccato che non gli sembrava di essere disteso...piuttosto...seduto...?
-Nein!!! La scatoletta diceva due pillole per qualche ora di sonno, l'awesome me NON sbaglia mai!!- gli rispose un'altra ombra forse offesa dalla poca fiducia dell'altra.
Appurato che era seduto tentò di mettere a fuoco la stanza, anche se, attuato il lungo e difficile processo, si ritrovò comunque a non vedere quasi nulla.
Giusto tre ombre più scure in uno sfondo scuro.
-Ma...che...?- chiese mezzo intontito, sentiva la testa pesante, quasi come se fosse stato tramortito.
-Visto?- chiese allora una voce tranquilla e calda.
Arthur alzò appena la testa ma gli impulsi sembrarono non arrivare ai muscoli che si rifiutarono di fare il loro dovere provocando un inizio di panico e di nervosismo nell'inglese.
-Bonne soir, mon petit chenille...- disse una voce con un tono volutamente beffardo.
-Ça  va bien?- chiese ancora quella voce che finalmente la sua mente sembrava aver riconosciuto.
C'era Francis davanti a lui, con un sorriso sbieco per nulla rassicurante, per di più!
Il francese gli sollevò il mento usando alcune dita in modo che potesse guardarlo in faccia.
-You...Stupid frog!!- gli diede contro e, cercando di scacciarlo con la mano, capì un piccolo dettaglio che finora gli era sfuggito.
Legato.
Era legato...
Braccia e piedi erano legati stretti ad un sedia piuttosto scomoda.
-Shit!- ringhiò agitandosi e la risata sadica di Gilbert riempì la stanza.
-Che diavolo volete da me voi bastardi?!- urlò e la sua bocca venne prontamente tappata da una specie di pallina con due fili che vennero legati dietro la sua testa.
Ovviamente lo strano “aggeggio” era stato portato da Francis ora decisamente divertito.
-Allora...Spagna, a te...- ghignò il francese ed Arthur cominciò a tremare.
Aveva sempre saputo di essere troppo buono!!!
Che diavolo gli era venuto in mente di lasciare che Gibilterra li ospitasse a casa sua?!
Li maledisse preso dal panico e non riuscì nemmeno a deglutire quando sentì un motorino accendersi.
No...non aveva per nulla una bella sensazione...
Biascicò qualcosa incavolato.
-Dice: non osate nemmeno pensarci.- tradusse il francese con fare saputo.
-Capisci quello che dice?- chiesero sia lo spagnolo che il tedesco sorpresi.
-Secoli di allenamento.- spiegò agitando il polso in un gesto elegante.
Intanto il prigioniero continuava a dimostrare tutto il suo disappunto urlando improperi che ovviamente venivano censurati dal “bavaglio”.
-E adesso...si comincia...- ghignò Spagna avvicinando lo strano aggeggio che vibrava ed emetteva un rumore piuttosto sinistro all'inglese.
Le urla disperate di Inghilterra si sparsero per la stanzetta, in cui era stato rinchiuso, ora illuminata sinistramente da una lampada.


Ore 01.48 Medesima posizione
Si, era preoccupato.
Cosa c'era di male?! Infondo lo avevano lasciato lì...così...da solo...al buio...
Scosse la testa fermandosi al centro del corridoio, stava provando pietà per il nemico!
Una vocina fastidiosa gli spiegò che però era anche la vittima di quel crudele gioco.
Francia sospirò sofferente diviso fra il suo bisogno di dimostrare tutto l'amore che la propria nazione aveva da offrire e la vendetta così piacevole ed attesa a lungo.
Sbottò qualcosa contro l'inglese – tutta colpa di quegli occhi! - e si diresse verso lo stanzino dove lui e i suoi compari lo aveano rinchiuso.
Entrò e il buio lo avvolse insieme all'odore di polvere e vecchio, accese la lucetta e si avvicinò all'inglese con la testa penzoloni.
Si chinò per vedere il suo viso e capire come stesse, sembrava sognasse qualcosa, gli occhi che si muovevano agitati sotto alle palpebre.
Gli tolse pietosamente il giochino dalla bocca e lo sentì sospirare un po' più rilassato.
Ridacchiò vedendolo così stanco, in effetti doveva essere stato un trauma per lui...
Gli accarezzò gentilmente il volto e dopo poco incontrò due occhi verdi appannati.
-Arthur...- lo richiamò con voce soffice per non risvegliarlo troppo bruscamente, la sua mano sempre dolcemente appoggiata alla guancia.
-Tu...- mormorò Inghilterra senza forze -Tu...-
Rimase per alcuni istanti in silenzio, giusto per avere il tempo per mandare giù un po' di bile ed osservarlo attento.
-TU BRUTTO BASTARDO MANIACO! TU NON HAI NEMMENO IDEA DI QUELLO CHE TI FARÒ USCITO DA QUEST-!!- il suo sfogo, piuttosto improvviso e violento, venne interrotto subito dalle mani di Francia che gli tapparono la bocca.
-S.Sta buono!! È notte!! Di là stanno dormendo...- gli spiegò pregandolo di abbassare la voce piuttosto agitato. Certo...non si aspettava un Inghilterra di ottimo umore – quello sarebbe stato impossibile in ogni caso – ma non immaginava che l'avrebbe presa così male.
E Francia ebbe giusto il tempo per fare queste riflessioni quando egli stesso dovette trattenersi dall'urlare a causa dei denti di Inghilterra che avevano stretto forte la pelle della sua mano.
-AHIA!! T-Tu maledetto teppista inglese, fa male!!- gli spiegò massaggiandosi la mano dolorante e si stupì non poco quando vide i segni degli incisivi dell'inglese sul suo palmo.
-MALE?!- chiese beffardo -Dopo quello che mi avete fatto...?!- ringhiò poi in un sibilo preoccupante.
-Oh! Arthùr adesso non farla più grande di quello che è...non abbiamo fatto niente di che...- sminuì la faccenda agitando la mano sana e ritrovandosi a doverla ritirare velocemente prima che l'altro gli mordesse pure quella.
In quel momento i due assomigliarono talmente tanto a un cane ed a un gatto che Francis giurò di aver sentito persino un ringhio lasciare le labbra di Inghilterra. Passarono persino alcuni istanti in completo silenzio, Arthur a fissarlo in cagnesco ed a cercare un modo – più doloroso possibile – di vendicarsi immediatamente e lui che ricambiava con lo sguardo più innocente e colpevole che sapesse sfoderare. Ovviamente non funzionò.
Francis, decidendo che era abbastanza, si alzò in un sospirò ed andò a liberare le braccia e le gambe dell'inglese che impaziente sbuffava.
-Voi...voi avete...- mormorò tremante l'inglese e massaggiandosi i polsi arrossati dalle corde.
-Oui, ti abbiamo sfoltito le sopracciglia...i ringraziamenti puoi tranquillamente farceli più tardi.- tagliò corto il francese forse anche piuttosto ilare verso l'ultimo pezzo della frase.
Da come stava parlando sembrava che lo avessero stuprato, cielo!!
-Ma...Ma te li sogni i ringraziamenti!!- ringhiò portandosi le mani alle sopracciglia ora decisamente fini. -Le mie sopracciglia...- mugulò dispiaciuto e facendo per alzarsi, voleva andarsene il più presto possibile da lì e magari pure denunciarlo per...per...bhè! Qualcosa avrebbe trovato!
Infondo il sequestro di persona ci stava...per non parlare di aggressione e danni fisici...
Certo era che quando si ritrovò a barcollare e ad essere costretto a sorreggersi al francese ogni suo proposito di non parlargli mai più in vita sua fu forzatamente abbandonato. Almeno fino a quando non sarebbe arrivato alla sua camera da letto, s'intende!
Francis, decisamente preoccupato, riuscì a sostenerlo grazie ai suoi ottimi riflessi e forse anche all'abitudine di vederlo barcollare per l'alcool -Oh cielo...non mi dire che le sopracciglia sono tipo la criptonite per Superman, solo che al contrario?! Senza di quelle non funzioni...- abbozzò forse credendoci veramente, infondo erano talmente strane che a un qualcosa dovevano pur servire!
-Ma sta zitto!- ringhiò subito imponendosi di ignorare il paragone per mantenere un minimo di calma. -Prova te a stare legato su una sedia, in uno sgabuzzino per...per...- si bloccò non sapendo cosa dire.
-più o meno ventiquattro ore...- lo informò l'altro prontamente.
-Ah grazie...dicevo, in uno sgabuzzino per...ASPETTA!! VENTIQUATTRO ORE?!- chiese allucinato e Francis si maledisse per la sua lingua lunga.
-TU! TU! Ti farò sbattere in prigione!!- lo minacciò, e forse era più una promessa che una minaccia.
-Ma...Iggy...era solo un innocuo scherzetto...- tentò di difendersi Francia in un pigolio.
-...e poi Letitia e Peter saranno preoccupatissimi...ed anche in patria si chiederanno dove sono finito...sky! Che diavolo racconterò...- Continuò Arthur senza nemmeno degnarlo di attenzione e, perso nelle sue riflessioni catastrofiche, aveva già inconsciamente eliminato l'idea di parlare della terribile “mutilazione” infertagli, si vergognava troppo per ammettere che era stato sconfitto da tre imbecilli.
- No. Abbiamo raccontato una balla.- spiegò semplicemente Francis ed Arthur lo fissò con uno sguardo avverso.
Inghilterra si ritrovò stupido quando capì che lo stanzino dove stava era uno sgabuzzino della residenza...non si erano nemmeno sforzati a portarlo fuori...
-Non puoi portarmi in camera, allora...- sospirò l'inglese appoggiandosi ancora di più all'altro mentre muoveva passi incerti lungo il corridoio a causa dell'intorpidimento.
-Ehi! Non sei così leggero...- gli fece notare scettico -E perché poi? È forse una scusa per farti ospitare nel mio letto...- aggiunse non nascondendo assolutamente la malizia ed abbassando pericolosamente il braccio, che lo sosteneva, sempre più in basso.
-NO! Ma se entro adesso li sveglio...e dovrai raccontare un'altra balla per il fatto che non sto in piedi.- gli spiegò con la pazienza al limite.
-Oh d'accordo mon amour...stanotte staremo vicini vicini...- Francis, ignorò completamente l'occhiataccia di Arthur e cominciò a ridacchiare fino ad entrare nella sua stanza.

Uno spagnolo e un tedesco fissarono piuttosto divertiti tutta la scenetta svoltasi alle 2 spaccate di notte.
-Ho vinto io, Gilbert, sgancia i soldi...- ghignò Antonio aprendo la mano.
-Tzè...stupido francese smielato...se avesse aspettato un'ora in più per andare a salvare la sua principessina avrebbe vinto il magnifico me...vi siete messi d'accordo!!- si lamentò capriccioso l'albino defilandosi nella sua stanza, non prima ovviamente di rifilare un'awesome linguaccia al moro.
Spagna sospirò divertito e rientrò nella sua stanza accanto a quella di Francis scuotendo la testa.
C'avrebbe scommesso che sarebbe finita così...




[Capanna dell'autrice]
E con questo capitoletto finisce lo scherzo ad Arthur, prestissimo i nostri eroi ripartiranno...ed andranno....lo saprete nella prossima puntata...però non andranno molto lontano...non usciranno nemmeno dal continente. ù-ù
Si, sto litigando coi codici, gli spazi cambiano...i titoli pure... ç__ç Almeno il font resta lo stesso... x°D  MA portate pazienza...^^"
E stavolta aggiorno dopo due giorni... *comincia già a perdersi* e mi sa che da ora in poi...un aggiornamento ogni 3 giorni sarà tanto...ma spero di riuscirci...

Liris: Non credo di voler sapere quale tuo trauma sia legato alle palline... O-o Comunque, come puoi vedere, stavolta ho saltato un giorno... xP Ma il cap è lungo il doppio x°D E con il tuo commento mi hai fatto venire una brutta idea per Peter.....sisi...lo metto il copyright... ù___ù

Grazie a chi l'ha messa fra le seguite e legge semplicemente.^^
Bye bye *saluta con la manina*

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Capitolo 5
*** Roses and Chrysanthemums will help you! ***


Roses and Chrysanthemums will help you!


Ti prego...Spagna si ravvivò i capelli con un mezzo sospiro rassegnato mentre gli rimbombava ancora nella sua testa quella voce dal tono stranamente lamentoso per un tipo come lui.
Ti prego, Spanien...Ancora un sospiro ed entrò nelle cucine dove trovò Gilbert già intento a sistemare qualcosa su un vassoio, sembrava terribilmente concentrato.
-Gilbert...- sospirò l'uomo moro ma l'albino, intento com'era nella sua attività, non lo sentì nemmeno.
-Gilbert!- lo richiamò più forte e finalmente l'uomo si girò mostrando la bocca sporca di marmellata.
-Gilbo...- sospirò. -dovevi preparare quei...quei cosi! Non mangiarli...- gli spiegò con dolcezza e pazienza facendo comparire un sorriso un po' tirato.
-Non li ho mangiati!- rimbeccò negando l'evidente come un bambino che, completamente sporco di nutella, si ostinava a nasconderla dietro alla schiena.
Con un gesto elegante Antonio recuperò il vassoio per poi guardare il fiore che era infilato in un sottile vasetto di vetro.
-E questo...dove diavolo l'hai trovato?!- chiese fissandolo a metà fra lo stupito ed il divertito.
-In giardino! Mi pare ovvio!! Sono stato bravissimo vero?! Un'idea così magnifica poteva venire solo al magnifico me!!- cominciò subito a vantarsi il ragazzo albino mentre Antonio sostituiva il fiore con una rosa.
-Certo...ma la prossima volta...non usare un crisantemo*...una classica e semplice rosa va benissimo.- disse ridacchiando ma Gilbert non ne capì il motivo.
Lo spagnolo si incamminò per un corridoio chiaro seguito dal tedesco.
-Chi era al telefono?- chiese curioso Gilbert camminandogli accanto.
-Tuo fratello.- rispose lapidario Antonio ripensando alla comunicazione che aveva avuto con l'altro tedesco.
-West?!- Gilbert si ritrovò a fermarsi per alcuni istanti per poi riprendere la strada -M.Ma che voleva?!-
Era inusuale che Ludwig chiamasse proprio Spagna, non che si odiassero...anzi, ma semplicemente non si frequentavano più di tanto...giusto qualche festa passata insieme per via dei due fratelli che li avevano fregati ancora parecchio tempo prima.
-Aveva un problema...- spiegò sommariamente e fermandosi davanti ad una porta bussò con il sorriso stampato sul volto, pronto ad accogliere la persona che avrebbe aperto.
-E ora...divertiamoci un po'...- disse al tedesco che ghignò dimenticando completamente la faccenda del fratello.

Francis si mosse appena sotto alla leggere coperte emettendo un piccolo fruscio, qualcuno aveva bussato alla porta della sua camera.
Sorrise quando vide una testa bionda appoggiata sul suo petto, alla fine era riuscito a farlo dormire vicino a lui. Posò un soffice bacio sulla testa dorata ed essa, con un lamento, tentò di sfuggire a quel contatto decisamente troppo dolce per i suoi gusti.
A furia di carezza Francis riuscì ad allontanare l'inglese senza nemmeno svegliarlo ed ad alzarsi.
Di certo non si aspettava di trovarsi davanti Spagna e Prussia, o forse...non si aspettava di vedere Spagna e Prussia con quei sorrisi enormi.
-Bonjour...?- tentò piuttosto indeciso il francese per poi sentirsi spostare verso l'interno senza nemmeno troppa delicatezza dal tedesco che andò a spalancare finestre.
Antonio da parte sua approfittò del varco ed andò a sedersi sul letto accanto ad Arthur allegramente.
Il diretto interessato da prima tentò di ignorare le voci poi, quando si ritrovò avvolto nella luce del giorno scattò seduto e, trovandosi davanti uno spagnolo troppo allegro, tentò istintivamente di cacciarlo giù dal letto.
Che diavolo stava succedendo, un'invasione?!
Antonio evitò senza nemmeno sforzarsi il tentativo bellicoso dell'inglese ancora troppo addormentato mentre Francis se ne stava ancora alla porta scosso da tutto quel trambusto.
-Allora principessa...dormito bene con il vostro principe?!- chiese il ragazzo dalla carnagione scura e continuando ad indossare quel sorriso a detta di Inghilterra, ebete.
-Non so cosa tu voglia dire...ma vi consiglio di sparire nel più breve tempo possibile...- ringhiò assottigliando pericolosamente gli occhi mentre il francese forse stava intuendo qualcosa da quel vassoio riempito a festa. Istintivamente cominciò a strisciare piano fuori dalla porta, un attacco isterico da parte di Arthur no, non era ancora pronto ad affrontarlo.
Un braccio si avvolse prepotente al suo collo mentre una risatina fin troppo familiare gli riempiva le orecchie. -KESESESESESESE...dove volevi andare Francis?!-
E, grazie al prusso, Francis si ritrovò in mezzo al ciclone.
Intanto infatti Inghilterra continuava nei suoi vani tentativi di scacciare lo spagnolo che invece appoggiò tutto sorridente il vassoio stracolmo di leccornie sulle sue gambe.
-La colazione è servita! Avete dormito bene piccioncini?-
Lo spagnolo, sempre con quel maledettissimo sorriso in faccia – diavolo! Nemmeno si fosse incollato la faccia per mantenerlo! -, si ritrovò a dover schivare una porta tovaglioli che invece centrò il Prusso in piena nuca mentre ancora tentava di trascinare Francis sul letto.
-AHIA!- Gilbert si ritrovò a lamentarsi con le mani sulla testa liberando il francese dalla sua morsa, che andò immediatamente a nascondersi dietro un comò.
Se conosceva abbastanza bene Arthur avrebbe cominciato a tirare oggetti ovunque come un isterico.
Cosa che infatti accadde.
Fra le risate lo spagnolo e il tedesco – quelle di quest'ultimo a volte interrotte da piccoli gemiti di dolore – scapparono per il corridoio mentre volavano cuscini, coperte e oggetti trovati a caso, persino un piattino di biscotti.
Quando fu in grado di sentire solo una persona con il respiro corto Francis uscì dal suo nascondiglio ravvivandosi i capelli e guardando l'altro appoggiato alla porta mentre fissava il corridoio come se si aspettasse un nuovo agguato da parte dei nemici.
Francis si diresse verso il letto dove – miracolosamente salvi – alcuni scones stavano appoggiati su un piattino d'argento, ne prese uno e lo assaggiò. Con un piccolo ghigno si rialzò ed andò dall'altro biondo obbligandolo a girarsi e rinchiudendolo fra le sue braccia.
-Hai fame mon petit chenille...?- gli chiese malizioso e portandogli il panino dolce alle labbra.
Dopo un primo sguardo inceneritore Arthur sospirò e, rubato prontamente lo scone, ne mangiò un pezzetto.
-Sono bruciacchiati...- commentò acido e Francis ridacchiò trascinandolo nuovamente sul letto per concedersi forse un risveglio leggermente più tranquillo e dolce.

Il telefono squillò in casa di Gibilterra per la seconda volta in quella mattinata e Spagna venne nuovamente richiamato per rispondere.
Seduto su una seggiolina, con Letitia in braccio, Spagna sentì ancora quella voce pregarlo di aiutarlo. Gilbert, dopo aver per un po' origliato, se ne era andato annoiato trascinandosi via Peter per insegnargli chissà quale stramba tecnica di pesca dei macachi.**
-Sisi...vengo vengo...- sospirò il moro forse anche leggermente divertito da quella situazione.
-Vedi di resistere, entro sera sarò lì da te...susu...faccio presto...-
Antonio continuò a rassicurare la persona dall'altra parte del telefono per un bel po' mentre, forse distratto, continuava ad arrotolare una ciocca dei lunghi capelli biondi della bimba.
-Hermano...?- lo richiamò la bambina appena il telefono venne appoggiato sul ricevitore.
-No te preocupe...non è nulla, anzi...ti va di venire a trovare mi querido?- le chiese ridacchiando mentre la bambina lo fissata perplessa.
-A quanto pare in Italia c'è qualcuno che non ce la fa più...- aggiunse continuando a sorridere e riprendendo a giocare con i suoi capelli.
-In Italia?!- gli chiese tutta contenta, Arthur le permetteva raramente di uscire dal suo paese e solo quando non poteva proprio evitarlo. -Mi ci porti tu?!-
-Già!- la rassicurò il moro pensando divertito a cosa dovevano aver combinato i due fratelli italiani per costringere Germania a chiamarlo disperato e sull'orlo di una crisi di nervi.



*Crisantemo: è il fiore dei morti per chi non lo sapesse ù___ù *l'autrice non lo sapeva e si illude che esistano persone che lo ignorino*
**Macachi: si, incredibilmente, a Gibilterra ci sono Macachi che vivono semi-selvaggiamente e sono anche piuttosto pericolosi visto che si gettano sui turisti alla spietata ricerca di cibo e macchinette fotografiche. Se infastidite possono persino mordere... *fischietta cercando di non immaginarsi Peter e Gilbert inseguiti da 60 macachi furiosi*
comunque maggiori informazioni le trovare sul nostro vecchissimo e carissimo amico Wiki ù_ù






[Capanna dell'Autrice]
Perfetto, come forse si è notato...ho aggiornato piuttosto in ritardo. ù_ù Linciate i miei prof, io non c'entro (che poi mi fareste pure un enorme piacere! *-*)
E si! Il titolo è messo a caso...è un misto fra i due fiori citati e la promessa di aiuto di Antonio...insomma un misto mare che non vuol dire una cicca!^^"
Beeeeeeeeeeene e adesso mi diverto... *risata malefica per poi accasciarsi depressa sul tavolo* come farò a gestire tutti questi personaggi non so...infatti il povero Peter fa brevissime entrate...giusto per finire fra le mani di quel pericolosissimo uomo tedesco...io lo so che me lo rovina...me lo sento... ç____ç Però, se vi è sembrata FrUk fino ad adesso...mo si cambia musica, adesso Francis e Arthur diventeranno pg secondari e Gilbert e Antonio i principali...insomma il contrario! x°D

POOOOOOOOI...visto che sono stata “beccata”, ciao stupid frog... >-> E bhè...visto che sei tu la maledetta ad avermi introdotto alla FrUk ed a tutto il resto...ti dedico questa schifezza: Tié! *rifila schifezza* ù-ù ma ricordati che continuo ad amare ugualmente la UsUk e la UkMozzarellaBlu +w+
Spiegazioni: la sopracitata donna non sapeva nulla ne del mio account ne della fanfic ma mi ha trovato al primo colpo >-> *maledice il suo nick e l'erotomane romantico che l'hanno fregata*

Clow: Essere! Grazie per il tuo inutile commento... *-* susu lo sai che ti voglio bene x°D *tutta contenta per il commentino* e poi se dici che la fanfic fa ridere...io...grazie cielo... ç____ç *la gente ride e lei si mette a piangere*

Ultimi ma solo perché gli ultimi saranno i primi ed i primi...eccetera...eccetera, tanto lo sapete ù_ù
Grazie alle OTTO persone che l'hanno messa fra le seguite ed alle DUE che l'hanno messa fra le preferite...grazie, grazie... ç-ç *il che vuol dire che non la caga quasi nessuno ma lei si accontenta di poco*

Bye bye ^-^

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Capitolo 6
*** 'cause jellyfishes taste like marshmellows ***


'Cause jellyfishes taste like marshmallows

Spiagge chiare ed illimitate.
La sabbia fine e pulita che passa attraverso le dita solleticandole appena.
Il dolcissimo silenzio interrotto solo dalle onde del mare e dal fruscio degli alberi vicino alla spiaggia.
Quell'azzurro incantato che promette bagni rinfrescanti e bellissimi giorni romantici e tranquilli.
No, Jesolo non era nulla di tutto questo.
Decisamente, no!
Germania sussultò quando l'ennesimo pallone gli finì sulla pancia mentre tentava di rilassarsi sotto l'ombra dell'ombrellone.
Da quanto tempo era là?
Una settimana...due...non di più...
Rilanciò la palla ai bambini che si scusarono per l'inconveniente sghignazzando. Stupidi adolescenti! Non sanno assolutamente cos'è il rispetto!
Sospirò tornando a chiudere gli occhi quando una voce conosciuta lo fece sospirare.
Erano già tornati.
Già, perché infondo...lo spazio limitatissimo di circa mezzo metro quadrato, le pallonate, gli schiamazzi, gli spruzzi – perché diavolo si erano andati a mettere in riva al mare, poi?! - il sole bruciante e tutto il resto potevano essere anche sopportati. Ma quei due, no.
-Veeeeh...Doitsu! Ti abbiamo comprato il gelatoooo!!- urlò un ragazzo dalla pelle chiara – che poi...come diavolo faceva a non scottarsi?! - e io capelli castani, uno strano ciuffo partire dal basso a “decorazione” di quei fili scuri già disastrati.
Un tonfo ed un “ahia, Doitsu!” lo fecero sospirare ancora ed ancora.
-Fratello sei un idiota!- lo rimproverò una voce dura ed asociale, anche quella piuttosto conosciuta da Germania, purtroppo.
L'ennesimo sospiro e la preghiera che quella tortura finisse il prima possibile; riordinò i pochi nervi che ancora sembravano reggere e si alzò per andare “in soccorso” al ragazzo caduto.
-Italia...- lo rimproverò abbassandosi ed aiutandolo a rialzarsi e meritandosi così un “Veeh, grazie Doitsu!” molto allegro. A volte si chiedeva se per caso non lo facesse apposta.
-Stupido mangiapatate! Giù le mani da mio fratello e tieni questi piuttosto!- la voce di Lovino fu preceduta da due gelati mezzi sciolti ficcati nelle mani del tedesco che fu quindi costretto ad abbandonare Feliciano.
-Il tuo gelato...è caduto...- si lamentò Feliciano quando vide la macchia di colore chiaro venir assorbita dalla sabbia.
-Non fa niente Italia...sto bene anche così...non preoccuparti.- tentò di rassicurarlo Ludwig sperando – illuso – che il problema si risolvesse così facilmente.
-Ti do una parte del mio!!- ribattè allegro l'italiano conducendo a forza il fratello e l'altro sotto l'ombrellone per poi sedersi con un enorme sorriso.
Doitsu non voleva sapere, pregava di non sapere ma, quando un gelato alla vaniglia gli venne praticamente spiaccicato sulle labbra non poté fare a meno di darsi dello stupido.
Come poteva anche solo sperare una cosa simile?!
Quando però l'italiano si sporse e cominciò a leccare anche lui il gelato sussultò a causa di un fremito lungo tutta la colonna la vertebrale – e forse anche un po' più in basso.
Quello era troppo!!
-Ehi tu!! Giù le mani da mio fratello!!- si ribellò la voce di Lovino che li buttò entrambi nella sabbia.
Non seppe come ma il gelato gli si spiaccicò sul viso insieme a tutta la sabbia alzata dai tentativi di tirarti su di Feliciano.
-Basta...- mormorò. Una settimana...forse due...ammettiamolo, nessuno ce l'avrebbe fatta.
-Ludwig...dovresti vedere come sei buffo!!!- cominciò a ridere Feliciano quando vide il volto del tedesco che davvero, non ne poté più.
-BASTA!!!- si infuriò alzandosi e facendo precipitare un cascata di sabbia – Lovino sembrava aver trovato molto divertente ricoprirlo di sabbia nei brevi istanti in cui era rimasto disteso.
Mezza spiaggia si girò a quell'urlo disumano e Ludwig divenne rosso dalla vergogna.
-Che c'è West? Crisi isterica?- chiese una voce sghignazzando.
Il tedesco si voltò esasperato, no...non anche lui...
-Gil...- mormorò quando riconobbe la testa chiarissima del fratello.
Germania si ritrovò a pensare che la peggior giornata della sua vita, era solamente appena iniziata.

C'era un tavolo.
Un grande tavolo messo accanto alla finestra di quel modesto hotel a Jesolo.
Un grande tavolo ricco di persone attorno.
Un grandissimo tavolo stracolmo di persone rumorosissime.
E come tale, su di esso incombevano le lamentele di più o meno tutti i presenti.
Nella sala da pranzo di quel modesto hotel volavano patate in testa agli astanti, parole alquanto volgari che avrebbero fatto saltare in aria i capelli di qualsiasi madre ma soprattutto le risate.
Risate di tutti, tranne che quelle di Doitsu ovviamente, ma forse anche Igirisu condivideva la depressione del tedesco anche se sembrava decisamente più combattivo. O almeno lo era sembrato finchè non era sparito. La mancanza anche di Francis e lo strano movimento della tovaglia – fortunatamente molto lunga – avevano fatto desistere anche i più coraggiosi dal darci un'occhiata sotto.
Ma tornando al povero Germania, ora se ne stava con mezza patata spiaccicata sui capelli biondi e l'espressione piuttosto insofferente sul viso. Stava per scoppiare, eccoli lì! Si! I fumetti che filtravano attraverso i capelli affogati dal gel quella stessa mattina.
-ADESSO BASTA!!- urlò al limite della pazienza facendo zittire immediatamente tutti.
-POSSIBILE CHE NON SAPPIATE COMPORTARVI UMANAMENTE?!- chiese retorico, diavolo! Lui aveva chiamato Antonio, sperando forse che lo "alleggerisse" dal peso di Lovino, non tutta quella marmaglia di gente! Anche perchè...di sicuro non lo stavano aiutando. La pace intanto sembrò ripristinata.
Esatto, sembrò. Perché i sospiri sollevati dei vari genitori presenti nella stanza vennero bruscamente interrotti da una voce, o forse due...
-AHIA! Non lì, stupid frog!!!- gemette una voce da sotto il tavolo piuttosto riconoscibile a causa dell'insulto allegato a fine frase.
-Se stessi fermo magari riuscirei ad andarci piano!- rispose immediatamente la voce di un francese piuttosto nervoso.
-Ah...sei molto caldo...- aggiunse con una strana inflessione nella voce – quasi dolorante – che fece scappare fuori dalla sala le ultime coraggiose famigliole che avevano resistito fino ad allora.
Il tavolo intanto si era gelato, nessuno ebbe il coraggio di guardare sotto, tranne Antonio che sorridendo tornò a mangiare tranquillo.
-Diavolo-ah! Ti avevo detto di andare a...ah letto!- borbottò l'inglese fra un gemito e l'altro per poi notare qualcosa che sembrava essere sfuggito ai due fino ad allora. -N-Non ti sembra che ci sia troppo silenzio...?- chiese l'inglese da sotto il tavolo e il suo volto arrossato spuntò fuori dalla tavola bianca per controllare la situazione.
Situazione a dir poco tragica visto che gli vennero rifilate occhiatacce dal malizioso all'incredulo, fino allo scioccato ed allo schifato, anche perché Inghilterra aveva il petto completamente nudo.
-Inghilterra tutto bene?- chiese Francis uscendo a sua volta e ricevendo occhiate piuttosto sconsolate.
Quel francese era un vero e proprio maniaco.
-E-EHI! Fermi tutti!! Mi sta solo mettendo la lozione contro le scottature!!- si affrettò a dire – gridare a dir il vero – l'inglese che aveva intuito i pensieri generali.
Gli sguardi si fecero scettici. -è-è vero!!- ribadì la sua innocenza. -Mi faceva male la schiena!!-
-Oh, Angleterre...ci hanno beccati...- ridacchiò Francis che approfittò del momento di distrazione dell'inglese per rifilargli un bacio.
-MA! Ma non è vero!! Non crederete a questo maniaco, spero!!- chiese quasi supplicante l'inglese ricevendo un sospiro generale.
-BASTA! Mi avete definitivamente stancato!!- ringhiò la voce esausta di Germania per poi dirigersi verso l'uscita. Non prima di aver recuperato però Italia che con un “Veeeeh” salutò tutti.

-Quel maledetto crucco...- protestò Lovino sbottando e ricevendo una pacca gentile da Spagna – appropriatosi a tempo debito del posto accanto a lui, ovviamente.
-Non fa altro che stare appiccicato a mio fratello, non deve permettersi di rovinarlo!- ribadì con più forza ricevendo sorrisi tirati da parte di più o meno tutto il tavolo per evitare eccessi di rabbia da parte dell'italiano.
-Comunque gliela farò pagare!- concluse l'italiano mettendo su il muso e cominciando a rimuginare.
-Ti aiutiamo noi!- saltò fuori il francese che tentava di difendersi dai pugni tirati dall'inglese a causa della figuraccia di poco prima.
-Aiutare...?- chiese Lovino guardandolo spiego. -Non voglio l'aiuto di un maniaco come te!-
-Sicuro...? Potresti avere la vendetta che desideri...- gli spiegò sibillino ricevendo le occhiate perplesse di Spagna, Sud Italia e persino Inghilterra che smise – solo momentaneamente – di picchiarlo.
Lo sguardo decisamente poco rassicurante di Francis fece avvertire un intenso e durevole brivido lungo alla schiena dei presenti.

-Ma...dici che sono buone da mangiare?- chiese una bambina dai capelli biondi sporgendosi appena dal pedalò.
-MA CERTO!- ribadì con una grassa risata un uomo in acqua mentre sventolava un retino.
-E di che sanno?- domandò ancora un bambino anche lui in acqua.
-Ecco...sanno...di...- l'uomo sembrò rifletterci -Di marshmallow!! Ovviamente!!- spiegò l'uomo aggiungendo una nuova risata. -Non vedi che sono mollacciose come i marshmallow?!-
-Se lo dici tu...- commentò perplessa la prima bambina.
-Ma...non vedo più la riva...Prussia...va bene vero?- aggiunse perplessa e forse leggermente spaventata.
-Ma certo! Non c'è assolutamente alcun problema! Lasciate fare all'awesome me!- e giù...ancora, a ridere mentre sperava di tutto cuore che qualcuno si accorgesse della loro assenza...
-Oh! Prussia! Ho catturato un'altra medusa!- fece sapere allegramente Peter.






[Capanna dell'Autrice]
E aggiornamenti sempre meno frequenti...ye! *-*
Comunque questo capitolo è il primo che ha fatto ridere anche me *ce l'ha ancora su con il fatto che ha paura che non faccia ridere* quindi mi sento abbastanza orgogliosa ù__ù
Per il resto non ho molto da dire...tranne il fatto che il nuovo bar touch trio sarà: Peter, Letitia e Gilbert...mi dispiace signori e signore ma a quanto pare Prussia ha trovato due degno compari per le sue cavolate ù___ù

E le risposte ve le immaginate, stasera sono stufa...al massimo domani se trovo la voglia... TT-TT

Grazie moltissime a quelli che leggono semplicemente e l'hanno messa fra le preferite e le ricordate!!!
Bye bye ^-^

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Capitolo 7
*** Pink boxer on a flying plant ***


Pink boxer on a flying plat


Sospirò alzando ancora gli occhi dal suo libro per incontrare la sedia vuota difronte a lui.
Desolatamente vuota.
Ma possibile che quell'italiano non sapesse stare fermo un solo istante?!
Appoggiò nuovamente gli occhi su quella pagina di libro che aveva sotto alle mani da circa un quarto d'ora ormai, cercando forse di non dare troppa attenzione al ticchettio nervoso delle sue stesse dita sul tavolo.
E se fosse caduto lungo la strada? Magari in un fosso... - trovato chissà come.
E se fosse svenuto? E se fosse stato coperto da una marea di foglie?! - in piena estate, già.
E soprattutto, se nessuno l'avesse soccorso?
Ludwig si massaggiò le tempie togliendo i sottili occhiali da vista e rinunciando definitivamente al libro.
Feliciano era voluto uscire perché diceva che nella stanza si annoiava e bhè, era uscito. Infondo quello era il suo paese, non poteva mica perdersi...no?!
Ma, per una strana ragione, Feliciano, dopo circa due ore, non era ancora tornato...
Ripose il libro sul tavolo, dopo essersi premurato di mettere un segnalibro, ed uscì dalla stanza con tutta calma.
Non era certo preoccupato, assolutamente no.
E i passi veloci lungo la striscia rossa della moquette ne erano la prova inconfutabile. Più o meno...

-Vi odio!!- urlò Lovino strappando in mille pezzi le carte che aveva in mano e lanciandole in aria come divertenti coriandoli in pieno Carnevale.
-Fratellone...calmati...- Veneziano cercò di bloccare l'ascesso di ira del fratello alzando le mani e ricevendo botte ed insulti in risposta. E si! Romano ce l'aveva con suo fratello!  Più del solito, si intende.
-Ehi ehi...- li ammonì una voce dalla tipica inclinazione francese andando a sedersi su una delle tante sedie che circondavano il tavolo con un sospiro.
Dopo pranzo Spagna e Francia erano stati chiamati d'urgenza in ospedale, sembrava che al loro amico albino non fosse bastata la dura sconfitta che i macachi gli avevano inferto a Gibilterra, così   in quel momento si ritrovava su un lettino d'ospedale, ricoperto da punture di medusa. Se fosse stato umano sarebbe sicuramente crepato entro poche ore. Fortunatamente invece, Gibilterra era illesa e Sealand se l'era cavata con solo due punture. O almeno questo era quello che pensava Francia, mentre lanciava un'occhiata ad un Inghilterra sadicamente divertito dal comportamento di Romano: la nazione si sarebbe probabilmente trasformata in un mostro se i due si fossero seriamente fatti male. A dir il vero, la nazione credeva che le due pesti fossero ancora a giocare in spiaggia, ma quello sarebbe stato il loro piccolo segreto.
Inghilterra e Romano invece erano finiti a giocare a carte. Una coppia destinata davvero a non durare; soprattutto se Arthur sfoggiava la sua arte da baro professionista.
In un primo momento Romano si era solamente innervosito, il ciuffetto che cominciava a tremare pericolosamente non aveva nemmeno allarmato più di tanto l'inglese, ma poi...poi erano volati insulti, carte, tovagliette e persino un bicchiere che si era infranto contro la parete dietro ad Inghilterra. A salvare la situazione, fortunatamente, era stato Feliciano che, nel tentativo di uscire dall'hotel, era passato per la sala e li aveva raggiunti preoccupato per le sorti di una povera pianta sollevata a forza dal fratello.
-Francia...questi sono matti...- mormorò con fare perplesso l'inglese, mentre Romano mordeva una mano di Spagna, ed interrompendo così i pensieri del francese.
Francia inarcò un sopracciglio piuttosto ironico e sbottò un -Ma senti chi parla...- poi tornò a fissare i tre che “dimostravano tutto il loro amore” con fare disinteressato.
Alla frase “Ha vinto sempre lui!!” la nazione francese cominciò a capire il motivo di tutto quel trambusto e, con un evidente ghigno, abbassò la manica dell'inglese, troppo intento a rimbeccare qualcosa all'italiano per bloccarlo. Una colorata cascata di carte fece crollare il silenzio sulla sala.
Il ghigno sul viso di Francia si allargò maggiormente, ormai conosceva fin troppo bene il suo bruco.
Poi uno “shit...” seguito da un “Damned France” ed Inghilterra si salvò solo grazie ad una piega del tappeto – dovevano essere stati i suoi fedeli amici fatati.
Così, mentre la nazione più giovane cercava di liberarsi dal tappeto, lui riuscì ad alzarsi dalla sedia e scappare via con la dignità necessaria ad un perfetto gentil'uomo inglese.

-Non me ne frega nulla se è spaventoso! Io lo ammazzo!!-
Lovino stava ancora imprecando contro l'inglese quando il posto lasciato vuoto venne nuovamente occupato da un Germania piuttosto perplesso, come mai Feliciano si trovava in mezzo a quella marmaglia?
-Mangiapapate! Che diavolo ci fai qui?!- gli chiese furioso Lovino, finalmente libero dal crudele tappeto.
-Ti ricordo che anche la mia stanza è in questo hotel...- sospirò lanciando un'occhiata a Francia, sperava forse che almeno lui spiegasse quella situazione, visto che Feliciano sembrava troppo impegnato ad evitare i pugni del fratello.
-Ah, non guardare me, cherì. Sono appena tornato dall'ospedale. Ah! Tuo fratello mi ha chiesto di riferirti: “Non ti preoccupare West! Tornerò più awesome di prima, quindi non prenderti troppe libertà!!” O qualcosa del genere...- citò le parole del tedesco agitando le mani per imitarlo e Ludwig sospirò ancora più rumorosamente.
Ecco perché aveva potuto passare il primo pomeriggio relativamente tranquillo, non c'era!
Una scarpa lo colpì in pieno viso interrompendo la discussione fra le due nazioni e lasciando un silenzio spettrale. Francia si spostò di più di qualche centimetro con la sedia. Spagna lo imitò e con un sorriso gioviale si andò a sistemare accanto a lui. Innamorato si, ma fesso no.
-AH AH! Inutile mangiapatate!! Non sai nemmeno evitare una scarpa!!- rise – piuttosto forzatamente – Sud Italia.
Germania prese la scarpa e la fissò con tutta calma, era un 40 preciso.
Se ci rifletteva, anche Feliciano aveva un piede piuttosto grande. Si chiese se quella regolina così conosciuta valesse anche per Lovino. Mise da parte quei pensieri scuotendo la testa sconsolato, erano sicuramente più adatti ad un certo vinofilo al suo fianco.
Ah no, si era spostato.
Germania si alzò continuando a fissare la scarpa, prima una terribile settimana in compagnia dei fratelli, poi quei casinisti patentati.
-Questa me la paghi.- lo avvisò con calma e saggiando la fisionomia della scarpa, quasi a volerne
studiare l'aerodinamicità.
Che le scarpe potessero...volare? Si chiese pensando che infondo l'unico modo per saperlo era provare.
E così la scarpa volò. Peccato che le teorie di Ludwig vennero ostacolate – senza nemmeno troppo rimpianto da parte del tedesco – dal volto di Lovino.
Quello che accadde dopo fu un lancio continuo di oggetti e maledizioni, fortunatamente l'unico mago in carica era già troppo lontano per metterci il suo.

Germania canticchiava una canzoncina che non ricordava nemmeno di aver mai sentito, mentre, con ampi gesti circolari della mano, strofinava la spugna imbevuta di sapone sul suo stesso corpo. Cantare sotto alla doccia non era certo una delle sue attività preferite ma l'influenza italiana l'aveva colpito anche da quel punto di vista. Se poi sapeva che Romano sarebbe stato “misteriosamente rapito” da Spagna e sarebbe potuto restare un po' da solo con Feliciano...bhè i motivi per canticchiare diventavano molteplici.
Dopo quel “semplice scambio” di opinioni del giorno prima aveva ricevuto l'allettante proposta di vendetta da parte di Spagna e solo il cielo sapeva quanto la desiderava. Si poteva dire che, decisamente, era arrivato al punto di non ritorno.
Mentre il tedesco continuava a pensare alla giornata, spaventosamente allegro, la porta venne socchiusa ed una mano chiara si intrufolò agilmente nella piccola stanza da bagno fino a che, dopo un rapido controllo dei dintorni, trovò ciò che cercava. Le dita, quasi con fare vittorioso, si strinsero  attorno a della stoffa trascinandola via dal ripiano su cui era stata appoggiata con così tanta cura poco tempo prima.
Germania, intento nella sua attenta opera di pulizia, non si accorse di nulla ed ingenuamente pensò che quella sarebbe stata davvero una bella giornata.

-MA CHE CAZ...!!- urlò una voce che si espanse per tutto il corridoio dell'hotel accompagnata dallo sbattere furioso di una porta.
E Romano fu non poco sorpreso della vista che gli si presentò davanti.
-Oh Dio, no...- disse in un misto fra lo spaventato e l'allibito, bhè, almeno adesso poteva dire di aver visto tutto.
-Ma che diavolo ti sei messo mangiapatate?! I miei occhi...! I miei occhi bruciano!!- cominciò a gridare l'italiano coprendosi gli occhi anche se, nel suo sub inconscio, trovava la situazione davvero divertente, quanto avrebbe voluto avere la macchinetta di Giappone in quel momento!!
Germania invece non sembrava dello stesso avviso e diventò di un colore molto molto simile ai suoi slip rosa shocking. Sì...quel rosa tendente al fucsia, probabilmente persino fosforescente.
E pensare che aveva anche tentato di sgattaiolare fuori dalla porta silenzioso – e soprattutto invisibile – per raggiungere il prima possibile la porta di Spagna e chiedergli aiuto. Aiuto. Già, quello di cui aveva bisogno anche maggiormente adesso.
-C-Come se tu fossi messo meglio di me!- tentò di rimbeccare il tedesco indicando il ragazzo che si bloccò immediatamente.
Bhè, in effetti, nemmeno Lovino era messo molto bene.
-I-Idiota! Non me lo sono messo io!! Deve essere stato quel pedofilo di Spagna!- Si, lo sapeva. Era stato quel maniaco a riempire il suo armadio con quei...quei...vestiti!!
I due rimasero alcuni minuti a fissarsi per poi scappare nella stanza dell'italiano quando sentirono persone avvicinarsi.
Rimasero senza fiatare per alcuni istanti fino a che i rumori non si dispersero. Due sospiri sincronizzati e si ritrovarono a fissarsi, cosa fare adesso?
-Così...ti sei trovato...l'armadio pieno di quei...vestiti?- buttò lì il tedesco osservando cosa indossava l'italiano. Un lungo vestito verde, che giurava di aver già visto da qualche parte, solo di dimensioni minori, se ne stava addosso ad un Lovino piuttosto imbronciato – o forse imbarazzato.
-C.Credo che quell'idiota di Spagna abbia voluto ricordare i vecchi tempi...- mormorò evitando lo sguardo indagatore di Germania, quando si era svegliato, circa le 11.00 da buon italiano pigrone, aveva cercato dei vestiti da mettere – maledetto lui e la sua abitudine di dormire nudo, passata dallo spagnolo per di più!!- ma aveva trovato solo decine di copie di quel vestito indecente.
-Lo ucciderò!- sibilò riprendendo il solito carattere furioso. -Lo scherzo non dovevano farlo a me...-
Germania rimase qualche istante perplesso -Non a te...? Quindi...eravate tutti d'accordo sul mettere questi...questi...cosi...nella mia stanza?!- chiese al limite dell'incredulo.
Possibile? Ma cosa aveva fatto di male nella sua vita?!
-Certo! Mangiapatate del diavolo...- sbottò con ovvietà Lovino.
Germania rimase senza parole per qualche istante.
-Ma...Spagna mi aveva chiesto il permesso di fare uno scherzo a te.- spiegò il tedesco cominciando a sentire puzza di bastardata bella e buona.
O forse ne intravvide il flash che, mentre ancora sbigottiti realizzavano la situazione, li accecò.



God. Non è stato un parto...no qualcosa di più. Una tortura...? No, non ci siamo ancora. Forse...boh, non so. Ma la cosa più divertente è che non sono nemmeno troppo contenta del risultato, pensavo a qualcosa di diverso... u.u"

badluna: Tesoro sono contenta che ti abbia fatto divertire *O* Che poi...alla faccia dell'aggiornamento veloce... u-u"
erika94: Grazie davvero per il commento!! ^O^ Poi...allora...well...so... *non sa da dove cominciare*
Come si è -forse- intuito, Gibilterra è un mio OC ed è sorella "di sangue", diciamo, di Inghilterra, poi, a causa delle sue vicissitudini storiche, chiama Spagna "fratellone" semplecemente per una questione di attaccamento. Ecco. Francia invece è il "fratellone" di tutte le nazioni, quindi lui non conta. u-u *lo liquida con 3 parole*
Peter invece, è Peter Kirkland, il fratellino minore di Inghilterra che rappresenta il principato di Sealand, una piattaforma artificiale in mezzo al mar
♪ appare più volte nell'anime ed è quell'esserino che va in giro vestito da marinaretto rivendicando la sua indipendenza - ma nessuno lo bada - u.u Spero di averti aiutata x°D
Clow:Bene...quindi i commenti sono finiti...ah! No! Ci sei anche tu essere... <3 Bhè, grazie per tutto, consigliere mio. ^O^

Come al solito grazie anche a tutti quelli che l'hanno messa fra preferite/seguite anche se vorrei sapere la vostra opinione... *viene trucidata*
Bye Bye ^O^

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Capitolo 8
*** Selling the fucking gentleness of tomatoes and potatoes ***



Selling the fucking gentleness of tomatoes and potatoes

Spagna vedeva. Poteva perfettamente notare l'espressione triste, l'allegro ciuffo senza la sua solita vitalità, gli occhi -che normalmente sarebbero rimasti attaccati al suo enorme piatto di pasta- abbandonati su un tavolino infondo al locale che avevano scelto per la loro ultima serata in Italia, poteva persino sentire quella strana inclinazione della voce. E poco importava se Spagna era l'unico a rendersi conto di quei minuscoli ed insensati particolari mentre tutte le altre nazioni mangiavo rumorosamente.
-Veeh...-
La nazione spagnola accarezzò una mano dell'italiano come a rassicurarlo, si, in mezzo a tutto quel vociare aveva persino sentito il mezzo sospiro di Italia. Poteva vantare di conoscere i fratelli Vargas meglio di se stesso e di riuscire a capirli abbastanza bene.
Italia del Nord aveva un animo dolce e gentile.
Italia del Sud al contrario era suscettibile e violento.
I due fratelli insieme, l'Italia, erano estremamente legati nonostante tutti i loro litigi, il loro era effettivamente uno strano amore che il più delle volte non riuscivano a dimostrarsi.
Eppure Spagna vedeva che Italia del Nord soffriva nel vedere suo fratello separato dal gruppo in un minuscolo tavolino e sapeva anche che lo stesso Italia del Sud si era pentito di aver voluto fare l'offeso anche con suo fratello, che per di più non aveva ancora capito cosa fosse successo quel pomeriggio.
Se poi anche Germania ci metteva del suo, isolandosi con Romano in quel tavolino, era scontato che il povero Feliciano si deprimesse a quel modo.
-Andiamo a trovarli?- chiese gentilmente Spagna alzandosi dalla tavola e beccandosi sul schiena una specie di palla di cannone al pomodoro, raggiunta subito dalle scuse -poco credibili, in effetti- di un bimbo.
Ecco, finito il suo momento di gloriosa figaggine.

-Stupido Crucco!- sbottò Romano buttando il trancio di pizza sul piatto e facendo schizzare qualche macchia di olio e pomodoro addosso al tedesco che osservò, sconsolato, la camicia bianca macchiata.
-Potevamo almeno invitare quello stupido di mio fratello...- rincarò il ragazzo più piccolo appoggiando, con finta -e poco evidente- noncuranza, il mento su un palmo della mano.
-Lo so...ma ti ricordo che anche tu eri furioso, prima...- tentò di conciliare la questione il tedesco mentre attenuava il disastro di Lovino con la conseguenza di peggiorare solo la situazione.
Di certo i due non andavano d'amore e d'accordo ma, da quando Francia aveva scattato loro quella assurda ed imbarazzante foto, avevano visto i reali vantaggi -effettivamente Lovino si era reso conto dei vantaggi- di mantenere un rapporto umano.
Quando un tornado investì entrambe le nazioni costringendole in un “focoso” abbraccio, Lovino -e probabilmente anche Germania- riflettè su quanto stupido fosse stato a sentire la mancanza dell'italiano. Lovino con un'abile mossa si liberò, ma Germania rimase incastrato. Due occhi lucidi lo fissavano estremamente dispiaciuti.
-Scusa!! Non volevo...mi dispiace...Doitsu non essere arrabbiato con me...- e probabilmente Germania, per la terza volta in sei righe, cambiò nuovamente idea.
-N...Non ti preoccupare Italia, non sono arrabbiato con te...e nemmeno tu fratello...- cominciò a rassicurarlo con una dolcezza che solo l'italiano sapeva fargli nascere. Quel piccolo ragazzo sgangherato gli faceva decisamente troppa pena per poter mantenere il suo cipiglio duro.
Più semplicemente, Germania -almeno stavolta- non aveva davvero alcun motivo per essere arrabbiato con Feliciano, quindi si poteva dire si sentisse un po' in colpa.
Ma questo, era meglio non dirlo all'italiano -anche perchè avrebbe speso troppo tempo a spiegarglielo.
Mentre Germania si lasciava cullare -solo perchè distratto dai suoi pensieri- dall'italiano ancora preoccupato per il suo terribile ed imperdonabile errore, Spagna si era avvicinato ad un Lovino piuttosto irritato dalla felice scenetta.
-Mi querido...- gli sussurrò all'orecchio facendo immediatamente irrigidire il più piccolo a causa del soffio caldo. Quel maledetto, stronzo e bastardo...e...e terribilmente sensuale...e....pedofilo e mania-!!
-Scusa...- aggiunse prima di stringere il più piccino in un tenero abbraccio al quale Lovino rispose con dei borbottii poco convinti. Forse poteva anche perdonare quel pedofilo....
-Ma con quel vestito stavi davvero bene! Sei pure venuto benissimo nella foto!!-
...ma anche no.
Lovino -con grazia dettata solo dall'esperienza- piegò il braccio in modo da colpire in pieno volto Antonio appoggiato sulla sua spalla. -TU! Brutto bastardo!! Sparisciiiii!!!!- cominciò a ringhiare l'italiano dimenandosi come una furia, del tutto indifferente al sangue che usciva copioso dal naso di un -ebbene si- ancora felice spagnolo.

Mentre le due strambe coppie cercavano di riappacificarsi sul tavolo di tutte le altre nazioni permaneva la classica confusione da malfamato locale francese.
Inghilterra sgridava Peter per il suo comportamento sregolato e così poco finemente inglese, la vicinanza di Gilbert stava già mostrando i suoi primi effetti. La possibilità che fosse lui la causa di quella maturazione fallita -già ampiamente dimostrata da altri suoi pargoli- non lo sfiorò minimamente.
Prussia invece si era ritrovato a tentare di spiegare a Francia come avesse eroicamente salvato i bimbi da un attacco alieno di meduse mangia-uomini -un discorso che il francese si sarebbe aspettato più da America, a dir il vero- con la traduzione istantanea di Gibilterra. Purtroppo infatti le numerose bende -decisamente in anticipo per la notte di Halloween- rendevano impossibile la comprensione, Gibelterra quindi si limitava ad interpretare, effettivamente con parecchie licenze.
Fortunatamente, anche le orecchie di Prussia erano coperte.
In tutta quella confusione di urla, mugolii e risatine non ci si rese nemmeno conto della sparizione di Antonio e Feliciano, e, ancora più sorprendente, non si era nemmeno notata l'assenza di Lovino e di Ludwig dall'inizio della cena.

Ad interrompere l'allegra serata ci fu il suono di una chitarra, probabilmente di un mendicante in cerca di guadagni facili nei vari locali, che attirò per primo Spagna.
Con fermezza e determinazione trascinò via dal tavolo Lovino costringendolo a posizionarsi in mezzo alla lunga strada centrale di Jesolo e...a ballare. Insieme a lui.
Lovino, da parte sua, cercò di scappare da quella situazione a dir poco insensata ed imbarazzante ma un urletto di gioia ed eccitazione lo lasciò parecchio intontito.
Letitia, che aveva osservato tutta la divertente scenetta della cattura/trascinamento dell'italiano, era corsa giù dalla sedia per andare anche lei a ballare con i due.
Probabilmente Spagna avrebbe preferito un romantico ballo fra lui ed il suo querito ma, il divertimento stampato sul volto della bimba e l'atmosfera decisamente più festaiola che romantica, l'avevano presto consolato.
Così i tre, mano nella mano, cominciarono a ballare in mezzo la strada attirando finalmente l'attenzione anche delle altre nazioni che, volenti o gentilmente obbligate e trascinate, si aggiunsero allo strano trio.
Presto un'insana allegria prese tutti coinvolgendoli in divertenti scenografie al limite del possibile e, in questo, Gilbert si rivelò un vero asso. L'atmosfera divenne via via più leggera e i vari componenti dello strambo gruppo dimenticarono ogni tipo di rivalità millenaria: armate distrutte, sconfitte imbarazzanti, colonie contese, debiti, magari anche qualche palpatina...Pareva che la musica avesse uno strano potere terapeutico sulle anime di quelle povere nazioni provate da secoli di litigi. Eccolo! Finalmente si era creato un perfetto equilibrio nel mondo...e....
-Se avete intenzione di pagare continuo, altrimenti andate a quel paese.- Detto questo il medicante guardò ironicamente le nazioni ancora frastornate per poi andarsene. Lui era lì per guadagnare, mica far divertire la gente così, eh!



[Capanna dell'autrice]
Intanto...perdonatemi u__u"
Il ritardo stratosferico è causato dalle controindicazioni della scuola -e dal fatto che hai riscritto 4 volte il capitolo, idiota!- ^^"
Comunque...perdonatemi anche per il ritado con cui rispondo mi rendo conto che adesso si risponde sotto ai commenti... O__o *si era appena abituata all'idea di rispondere sotto al testo*
BUT...alla fine sono qui x°D *vengono lanciati pomodori addosso all'autrice*
Come avrete -forse- intuito, qui lasciamo l'Italia e ci dirigiamo da ben altre parti, vedrete dove. u_u
Il titolo stavolta ha meno senso del solito e questo è per un errore che poi ho deciso di usare. x°D
In pratica...discutendo con la mia ombra-neko-uke del titolo *lei spara nomi a caso, l'ombra ascolta impassibile* stavo pensando "Vedendo la gentilezza dei pomodori e delle patate" ma poi è diventata la "bastarda gentilezza" *aggettivo consigliato da Lovino* e mentre scrivevo ho beccato una "n" per sbaglio.
Vendendo la bastarda gentilezza dei pomodori e delle patate.
Oh My Dear Sky, stavolta ho dato il meglio di me stessa!! :D
*I lettori non riescono a tirarle più pomodori perchè li hanno finiti, così passano alle scarpe*
Ok, basta va u___u"

Ringrazio moltissimo coloro che mi hanno seguito fin qui
Bye Bye^^


ps. Visto? :D Continuo a cambiare la grandezza dei caratteri. E me ne vanto pure.... ç__ç"

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Capitolo 9
*** Airplanes full of Revenges ***


Airplanes full of Revenges

Non riusciva ancora a crederci.
In effetti erano circa tre settimane che aveva smesso di credere nella realtà e si era convinto di star vivendo solamente un gran brutto sogno.
Ringhiò sottovoce un'imprecazione quando sentì un verso animalesco al suo fianco.
Non solo brutto, pure parecchio rumoroso, come sogno.
-Mi dispiace Inghilterra che sia finita così...- si azzardò a dire una voce due posti più in là.
-Non fa niente.- rimbeccò l'inglese con un tono decisamente acido.
Ad aumentare la sua furia c'erano anche le vocette tutte contente davanti a lui.
Insopportabili.
-Fratellone, dovresti sentire, Spagna ci sta raccontando delle storielle molto divertenti!!- la vocetta felice di una bambina lo raggiunse da davanti a lui prima che un urlo di rabbia soverchiasse tutto.
-Ma come cazzo ti permetti di raccontare queste cose?!-
Ecco, quello era abbastanza.
-Vado in bagno.- disse Inghilterra alzandosi prima di finire poco elegantemente addosso al suo vicino che non si disturbò nemmeno di smettere di emettere quei versacci fastidiosissimi.
-Inghilterra, tutto bene?- gli domandò allora la prima voce -...e il bagno è occupato da Francia, a quanto so sta soffrendo parecchio questi vuoti d'aria.-
E Inghilterra, sapendo perfettamente che il francese non soffriva l'aereo, non poté fare a meno di maledirlo perché sicuramente si stava solo divertendo con l'hostess di turno.

Dopo due ore circa la situazione si era calmata.
Prussia, l'uomo sedutogli affianco che aveva trovato molto comodo l'appisolarsi completamente spalmato su di lui, era ritornato al suo posto e non russava più indegnamente. Forse grazie al cuscino che Inghilterra stesso gli aveva quasi fatto ingoiare.
Germania, l'unico sano di mente della compagnia, seduto dopo Prussia aveva invece continuato a leggere silenziosamente e diligentemente per tutte le tre ore trascorse senza creare problemi di alcun tipo. Forse poteva rivedere la sua opinione su quell'uomo, infondo non era indecente come tutti gli altri.  
E se si nominava l'aggettivo indecente, non si poteva non partire da Francia! Ora se ne stava a sonnecchiare due file più avanti dopo aver “patito le turbolences” per un bel po', in compagnia di una carinissima -e alquanto sconcia- hostess.
Difronte a lui invece c'erano: Gibilterra, Sealand e Spagna.
Un gruppetto che non l'aveva ispirato per niente, ma alla fine i due bimbi si erano bellamente addormentati e Spagna aveva infastidito solo Sud Italia, seduto davanti a lui in mezzo fra Francia e suo fratello minore. Un comportamento decisamente coraggioso quello di Lovino, si ritrovò ad ammettere l'inglese fra sé e sé.
Alla fine, Inghilterra stesso, era piacevolmente scivolato nel sonno guardando fuori del suo finestrino le chiare lucette delle stelle.

-Qui!!! QUIIIIIIII! SONO QUIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!- urlava una voce nel bel mezzo di tante altre voci, urlanti, anche loro.
Inghilterra non riusciva a capire come si potesse vivere in un caos del genere. Certo, anche l'aeroporto di Londra era affollato e caotico, ma quello...quello era....
-IGGY!!!!!!! QUIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!- si sforzò ancora quella voce disumana ed inascoltata.
Ecco! Disumano! Quell'aeroporto era disumano! Quasi quanto l'uomo che si stava sbracciando per ottenere la sua attenzione.
-Credo che Alfred ti stia chiamando.- disse Francia, fermo con la sua valigia in mano, con un tono decisamente perplesso e la testa leggermente piegata di lato, forse nel tentativo di capire cosa stava facendo l'americano.
Ah no. Stava solo guardando il sedere di...
-Excuse-moi! Juliet!- disse il francese prima di accorrere dalla hostess che l'aveva aiutato durante il volo.
Inghilterra sospirò preparandosi mentalmente ad affrontare l'americano, doveva ancora capire perché adesso si trovava al Kennedy International Airport di New York.*
Delle piccole braccia strette attorno ad una delle sue gambe lo fecero sussultare e, quando abbassò lo sguardo, vide la piccola Letitia spaventata da tutta quella confusione.
-Ehi...stai calma, ci sono qui io a proteggerti...- le disse appoggiando timidamente una mano sulla sua testolina bionda, forse per rassicurarla, prima di essere travolto da una furia americana ed essere costretto a lasciare la piccola Gibilterra da sola.
-AH! Sei proprio diventato vecchio Iggy! Oltre che avere le visioni adesso sei anche sordo!- rise l'americano mentre Inghilterra cercava di riprendersi dall'attentato alla sua vita. Sapeva che non doveva andarci. A dir il vero quel messaggino che America aveva inviato a Nord Italia non lo convinceva più di tanto, primo perché scrivere due righe in croce? Ricche di abbreviazioni per di più! Ci aveva impiegato un anno per tradurre quello che aveva scritto, eppure gli sembrava di avergli insegnato a scrivere!
Secondo...lui il cellulare lo sapeva usare! Il fatto che non rispondesse mai era per ovvi motivi, quali il fuso orario, di cui America sembrava non aver ancora saputo l'esistenza -o, molto più probabile, l'americano lo conosceva fin troppo bene- e terzo...perchè diavolo aveva il numero di Italia?!  
-Si può sapere perché sono dovuto venire qui?- sospirò l'inglese, maledicendo i suoi stessi pensieri e alzandosi. Mentre America cominciava a spiegare una complicata questione in cui erano stati nominati gli alieni e la noia di un certo vecchio almeno tre volte, Inghilterra cominciò a guardarsi intorno, decisamente preoccupato.
Letitia! Non c'era...era...era...
Un pianto ed alcune persone radunate in cerchio lo distrassero da qualsiasi cosa stesse dicendo l'americano preferendo così fiondarsi a vedere.
Eccola là, la bimba. A terra con il vestitino un po' sgualcito e dei pesanti lacrimoni che scendevano lungo le guance.
-Letitia! Sono qui, calma, calma...- la rassicurò Inghilterra facendosi spazio tra le varie persone e ricevendo continue ammonizioni dai presenti per la sua poca attenzione.
L'inglese si sorbì le varie ramanzine mentre prendeva il braccio la bimba. Proprio quello che gli mancava!
-Sisi ho capito...mi dispiace che ci sia stato questo malinteso ma...- un ombrello bloccò le parole evasive di Arthur. Una signora anziana l'aveva infatti colpito senza pietà per la sua disattenzione lasciandolo mezzo rintontito nel mezzo della fiumana che si andava disperdendo.
-Lei è proprio un monellaccio! Cosa può aver fatto questa povera bimba per trovarsi un padre del genere! Mascalzone!- e poi, prima che la nazione potesse spiegare qualcosa, la donnina se ne andò.
-Fratellone! Eccoci!- urlò la voce di un altro bambino seguito da altri uomini.
Arthur tremò quando lo sguardo omicida della donnina lo fulminò.
-Inghilterra, hai trovato America alla fine?- si interessò Germania passando una trolley ad Inghilterra, dietro di lui seguiva tutto il gruppo di nazioni. Francia ed Inghilterra avevano infatti ricevuto il compito di cercare l'americano, mentre le altre nazioni avrebbero recuperato i bagagli e li avrebbero raggiunti subito dopo.
Improvvisamente l'inglese si ricordò dell'altro suo “parente”. Cominciava a pentirsi di tutte le sue conquiste. Il francese invece rimase semplicemente uno dei tanti punti di domanda accantonati.
-Si...si...è all'incirca...lì.- disse indicando un punto vago dell'aeroporto fino a quando non riuscì ad individuare l'americano. Era rimasto basito lì, in mezzo a quella confusione, chiedendosi come diavolo si permetteva Iggy di ignorarlo in quel modo.  Ah! Adesso persino lo chiamava con quel cenno poco gentile!
Alfred si avvicinò svogliatamente al gruppo, lui aveva chiamato solo Inghilterra, al diavolo!
-Alfred...forse ci sono...- annunciò l'inglese quando l'altro gli fu abbastanza vicino.
-Comunque spero che ci siano abbastanza posti per tutti, in un modo o nell'altro sono venuti anche loro.- spiegò l'inglese indicando la marmaglia di nazioni prima che un fulmine travolgesse una di quelle in particolare.
-Espagna!- urlò una bella donna, spalmandosi contro lo spagnolo e facendolo cadere a terra.
-Oh, California.- disse la nazione sorridendo e non preoccupandosi minimamente delle grandi e prosperose curve della donna appoggiate indecentemente su di lui.
California era decisamente una bella donna, alta e magra, la pelle abbronzata ed i capelli scuri corti, leggermente mossi. Decisamente prosperosa in fatto di curve e...poco vestita.
-Ah perfetto. C'è anche lei.- sbottò l'inglese massaggiandosi le tempie con una mano, un'altra casinista nel gruppo.
-E-England...andiamocene...- piagnucolò la bambina, ricevendo così sguardi dolci e comprensivi dalla maggior parte delle nazioni, ancora stretta fra le sue braccia ed Inghilterra sospirò. -America...Non è abituata a questa confusione, andiamo fuori...tanto il cambio ce l'abbiamo fra più di quattro ore, no?-
America annuì con un'espressione indecifrabile per poi seguire l'inglese che si dirigeva insieme agli altri verso l'uscita dell'enorme aeroporto.
Piccole pacche sulla schiena della bimba, parole dolci e confortanti, persino Prussia che tentava di farla sorridere...ma chi diavolo si credeva di essere quella piccoletta per rubargli il palcoscenico?!
Come se l'avesse letto nel pensiero la bimba, non vista dalle altre nazioni, rifilò una linguaccia all'americano che spalancò gli occhi incredulo.
Allora...quella era una guerra...?!

Letitia si stava asciugando gli occhietti ancora lucidi, seduta attorno ad uno dei tavoli di legno, usati per i pic nic, di un anonimo parco* vicino all'aeroporto.
Le nazioni si erano un po' sparse per la zona verde e la piccola si era accaparrata un posto accanto alla nazione inglese, subito inseguita da Peter...e quell'odioso americano.
Sorrise con un'espressione dolce ad Arthur che insieme a Peter si dirigeva a prendere qualcosa da mangiare per tutti e quattro ad un chiosco già assaltato dalle altre nazioni.
-Quindi...tu saresti Gi-Gibr*...si insomma, quel minuscolo staterello, là, giusto?- le chiese America, beffardo ed agitando una mano, sembrava le stesse dicendo che gli interessava nemmeno il suo nome.
-Già...e tu invece quel bastardo che mi portava sempre via mio fratello, right?- disse la bimba abbandonando l'espressione dolce e vestendo un'espressione imbronciata che ricordava tremendamente quella del piccolo Inghilterra. Vide anche l'espressione dell'americano cambiare a quella frase, finalmente l'aveva capito! Non gli avrebbe lasciato mai più il suo fratellone!
-Già, sono la grande America.- la sbeffeggiò nuovamente ottenendo una linguaccia in risposta.
I due cominciarono a litigare facendosi smorfiacce fino a che, Letitia, non fece un'espressione sconfitta e un po' spaventata.
-HAHA! Visto?! Mai mettersi contro di me!- saltò su l'americano vittorioso.
Oh...ma la sua vittoria sarebbe durata ben poco!
-Alfred...che diavolo stai facendo?!- lo riprese Arthur guardandolo decisamente male.
-é una bambina...smettila di torturarla...già si è spaventata per colpa di questo tuo aeroporto gigantesco!- sembrò accusarlo con uno sguardo duro.
-Ma...ma...ma lei!- tentò l'americano con un tono che fece divertire parecchio la bimba che però fu costretta a nascondersi con una manina. Peter le si avvicinò perplesso e lei gli concesse un occhiolino d'intesa, infondo suo fratello poteva aiutarla in quel pericoloso gioco, magari coprendola.
-Oh, dai! Alf...non fare il moccioso, ne ho già abbastanza.- tagliò corto Arthur mettendo in tavola un enorme vassoio stracolmo di schifezze maleodoranti.
Sconfitto!
 Ah, ma...quello sarebbe stato solo l'inizio.
-Thanks brother!- disse la bimba sorridendo timidamente e mangiando una patatina.


Capanna dell'autrice

Bhè, eccomi qui con un nuovo capitolo, non so perchè mi sono persa in questi preamboli, ma vi assicuro che SO dove voglio arrivare. Per la prima volta da quando scrivo Fanfic, SO. C'è da festeggiare. *-*
America avrà più di qualche problema in questi capitoli e ne approfitto per dire una cosa che mi sta a cuore: IO non patteggio per nessuna coppia in particolare *si riferisce soprattutto a UsUk e FrUk*, oltre al fatto che come avrete notato coppie ce ne sono -diavolo! Altrimenti non sarebbe hetalia xD-, ma ho sempre preferito mantenermi sul leggero, è una fanfic "divertente", non amorosa. Quindi, spero che non ci siano lamentele riguardo a paring vari. u_u" (Io tifo ItaliaxAmerica, e in questo ordineCOFFCOFF :D *venne assassinata*)

Altra cosa che ci tengo a precisare, Gibilterra è stata ceduta dagli spagnoli agli inglesi grazie al trattato di Utrecht nel 1713 e la guerra d'indipendenza americana è del 1775-1781, quindi, dal mio punto di vista, Inghilterra era fin troppo impegnato dietro ad America per passare del tempo con Gibilterra. Dopo la guerra d'indipendenza, bhè, Iggy era leggermente intento a leccarsi le ferite. u_u" Allora si spiega perchè a Gibilterra non piaccia molto America -per colpa sua non l'ha potuto vedere molto-, non sono torti diretti, ma solo delle implicazioni. E poi l'idea di scatenare una "battaglia" fra bimbi -più o meno cresciuti- mi piaceva. u_u"

Allora...un pò di spiegazioni (ancora?!):
*Il
Kennedy International Airport di New York è, da come si intuisce, uno degli aeroporti di New York, *ha fatto la conta per scegliere* no bhè, è l'aeroporto civile che permette di fare scali. Ok, perdonate l'ignoranza ma ho ritenuto che per andare in California le nostre nazioni dovessero fare scalo, e America e California stanno lì perchè sono andati a "recuperarli".
*Parco a random, anzi no. :D C'è il Brookville Park a meno che non me l'abbiano tolto... u_u" Comunque, ci sono altri parchetti intorno all'aeroporto, prendetene uno qualsiasi. :D *l'idiota*
*Gibraltar, è il nome che sta tentando di ricordare America, cioé Gibilterra in Inglese *almeno secondo GoogleTranslate* 

Ringrazio tutti per i commenti (sempre ben accetti), per averla messa fra ricordate e preferite, ma soprattutto la mia Neko-ombra-uke: Clow, perchè nonostante lo odi con tutto il cuore, è sempre estremamente gentile e paziente, e sta aspettando da più di mezz'ora una risposta ad una role. u_u" Ti voglio bene, baka. ^O^

Bye Bye ^^

Ps: Francia stava veramente male :D

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Capitolo 10
*** Friends for the Comic ***


Friends for the Comic


Era stata una giornata terribile. America non aveva fatto in tempo a cambiare aereo che ogni sorta di calamità gli era capitata.
Il borsone, che aveva portato solo per metterci dei fumetti da leggere in aereo, era sparito misteriosamente. Un evento davvero inspiegabile visto che era un bagaglio a mano e l'aveva tenuto appunto in mano fino a che...bhè, non era sparito.
Comunque, poteva esserselo dimenticato da qualche parte.
-Il magnifico me non avrebbe certamente mai perso nulla.- aveva proclamato Prussia facendolo sorridere, forse più per un rabbioso imbarazzo.
Poi...il suo posto, che aveva fatto in modo fosse vicino ad Inghilterra, si era scoperto essere vicino ad una donna che, probabilmente, ne avrebbe tranquillamente occupare due.
-Vedi?! Ecco cosa ti succederà se non smetti di mangiare schifezze!- aveva persino infierito l'inglese mentre lui piegava la bocca in una smorfia.
Successivamente, era stata la volta della mostarda sul sedile del taxi per cui aveva persino dovuto pagare. Jeans costosi e comodi da buttare via.
-Infondo...erano persino bucati...- aveva osservato Spagna ottenendo un pugno da parte di Lovino ed un rimprovero sul suo essere arretrato con la moda.
Poi, poi, poi...cosa c'era stato?
Ah si! La camera ordinata!
-Non ci credo...- aveva detto il francese vedendo la stanza e facendo un lungo fischio -quando eri piccolo eri un vero disastro...- aveva aggiunto ed America aveva capito che c'era qualcosa, o qualcuno, che lo stava perseguitando.
Adesso, a causa di quel maledetto ordine, non sarebbe più riuscito a trovare nulla!
Vedendo poi, dei sorrisini divertiti da parte di Francia, Spagna e Prussia...aveva capito che quei tre idioti erano venuti per rendergli la vita terribile.
Un calcio sul ginocchio gli fece mal trattenere un'imprecazione.
-America! Non davanti ai bambini!- lo riprese immediatamente Arthur, guardandolo male e tenendosi vicino la piccola Gibilterra che rideva nascosta dietro la sua gamba.
Quattro. Quei quattro idioti erano venuti per rendergli la vita terribile.

California era una donna.
O almeno Lovino aveva sempre immaginato che quella colonia di cui ricordava poco niente, grazie ai racconti di Spagna, fosse una donna.
Anche perché...quelle due cose che aveva davanti non potevano essere muscoli. No?
Quindi...se i suoi ragionamenti erano giusti, com'era possibile che quella bellissima donna -perchè, nonostante gli scocciasse ammetterlo, era veramente bella- fosse così?
Appoggiato ad una sedia che aveva raccattato nel salottino della lussuosa camera, continuava a studiare quella donna intenta ad urlare concitata davanti alla mega televisione.
-Si! Fallo fuori!!- urlava senza remore agitando tutto ciò che la natura le aveva donato.
Almeno aveva pensato bene di indossare una maglia bianca e...dei boxer...?
Passò oltre all'abbigliamento della donna con una scrollata del capo per tornare a studiare i suoi comportamenti, tutto di lei mostrava una donna sicura di sé, allegra e pure piuttosto disponibile, insomma, il tipo di donna che un uomo cerca. Adesso però vedeva solamente un mezzo ragazzo scalmanarsi davanti ad un videogioco con America e Spagna.
Bhè, effettivamente anche quello poteva essere un aspetto della donna che attirava uomini, solo si stupiva che Spagna le andasse pure dietro.
Guardò lo spagnolo mettendo su un muso leggermente scocciato, perché alla fine si trattava sempre di lui...delle sue colpe, a voler essere più precisi.
Antonio l'aveva fatto svegliare la mattina, piuttosto presto per poter scendere a vedere il mare della California, eppure, a mezzogiorno passato l'italiano si trovava ancora lì, in quella camera a vedere tre bambini che giocavano a scannarsi con i videogiochi.
-Che idioti...- borbottò ricordando come, dopo qualche saluto, qualche innocente bacio e qualche parola, America e California avessero indotto Spagna a sedersi sull'enorme divano e prendere in mano un joystick, ed ora si stava pure divertendo!
Certamente era più controllato dei due americani, ma si vedeva molto bene come se la stesse spassando, lui, invece, si annoiava.
-Ma non è giusto! Antonioooo!- urlò la donna buttando il comando del gioco sul tappeto e gettandosi contro lo spagnolo per vendicarsi della sua vincita.
-Eheh...ho vinto, di nuovo.- disse scompigliandosi i capelli e ritrovandosi atterrato sul divano dalla donna.
America invece aveva appoggiato il mento sul palmo della sua mano, scocciato dall'enorme fortuna dello spagnolo. -Questo gioco mi annoia.- borbottò quasi a volersi difendere.
Lovino, d'altro canto, aveva già sbattuto la porta uscendo.

I tre si guardavano in modo angoscioso, in un silenzio tetro, decisamente poco solito per tutti e tre i presenti della stanza.
-Ecco...- tentò Francia seduto su una sedia attorno al piccolo e bel tavolino con dei profumati fiori al centro di esso. -...potremmo...- continuò non troppo sicuro che gli altri due lo stessero ascoltando.
-Taci, Rana!- ringhiò Arthur dalla sua postazione subito spalleggiato da un -Si, sta zitto, Frankreich.- da parte di Prussia.
Francia sospirò appoggiando elegantemente il mento su un palmo della mano, a sostegno, e spostando le sguardo verso le ampie vetrate. -E pensare che fuori è così bello...sole, mare, magnifiche donne ed avvenenti uomini in costume...- mormorò con un tono drammatico.
I due nemmeno lo ascoltarono.
Restavano impegnati nel loro...non far nulla?
Bhè, effettivamente si stavano semplicemente fissando con sguardi truci, quasi a cercare di incenerirsi a vicenda o aspettando forse un momento di distrazione dell'altro per attaccare.
Il tutto era iniziato con Francia che entrava senza alcun ritegno nella stanza di Inghilterra con al seguito uno svogliato Prussia, poi la proposta di uscire in spiaggia, qualche insulto, una battutina di troppo, un bicchiere rotto...bhè, fin qua tutto nella norma. Poi gli sguardi di Prussia ed Inghilterra si erano incontrati e non si erano più staccati.
Francia, mentre tornava a guardarli, si chiese se i due non stesse giocando a chi riusciva a mantenersi serio per più tempo. Il quel caso, la battaglia sarebbe durata all'infinito.
-Bien, me ne vado.- annunciò alzandosi e sistemandosi gli occhiali da sole, pronto a far conquiste, -...se voi volete restare a marcire qui in eterno, fate pure.- sbottò ed uscì dalla porta sbattendola.
-Non distrarti.- dissero i due, in contemporanea senza mutare assolutamente espressione.
-Ah! Ah! Beccati!- disse il francese rientrando in stanza e restando non poco deluso dal mortorio, -Oh bhè! Arrangiatevi!- li liquidò stavolta, uscendo ed andandosene veramente.
Finalmente i due si concedettero dei ghigni soddisfatti.
-Bhè, per uno poco awesome come te, veramente notevole!- disse il tedesco alzandosi dal mobiletto su cui era seduto e stiracchiandosi.
-Shut up, german.- sbottò Arthur sedendosi più comodamente sul letto, -...anche se devo ammettere che non è stato male collaborare, solo per stavolta.- ci tenne a precisare ottenendo solo un movimento della mano, quasi a scacciarlo.
Nonostante non si fossero detti nulla, i due erano riusciti ad accordarsi silenziosamente nell'evitare tutte le moine del francese per convincerli ad uscire. Entrambi infatti non potevano/volevano uscire sotto quel sole cocente.
Prussia non voleva certamente ammettere che, un uomo della sua portata, non potesse stare sotto al sole* e Inghilterra...bhè una scottatura era più che sufficiente e le prese in giro del francese gli avrebbero solo fatto venire i nervi.
Inghilterra piegò un attimo la testa quando vide il tedesco cominciare a rivoltare una tracolla che si era portato via per poi estrarne un giornaletto.
-Kesese...questo si, è un bel modo per passare il tempo.- ghignò per poi notare lo sguardo perplesso ed interessato di Inghilterra, -per mia gentilissima concessione, puoi vederlo anche tu.-
-C.Che è?!- chiese con finta noncuranza e quasi scocciato dalla proposta, nel vano tentativo di far trapelare il suo essere impegnato...a far qualcosa di non ben specificato.
-Una rivista erotica, englisch.- lo provocò il tedesco con un ghigno, mentre l'inglese avvampava e cominciava a dargli del maniaco, del pervertito e qualche altro insulto in inglese che l'altro ignorò tranquillamente.
-Uh...!!- disse improvvisamente l'uomo, aprendo il giornaletto, rubato ad una delle valige nella sua stanza. Probabilmente quindi apparteneva a Francia, o Spagna o, ancora, suo fratello, che però aveva scartato quasi subito.
Inghilterra guardò Gilbert a metà fra il sospettoso e l'incuriosito, alla fine si avvicinò circospetto con uno scocciato -che c'è?!-
-Ha...ha le tette...veramente molto grandi...- disse il tedesco fissandole piuttosto in imbarazzo e rosso in viso.*
A quel punto Arthur non si contenne ed andò a vedere anche lui la pagina trovandosi ad apprezzare non poco le curve della donna. -Davvero niente male...- commentò quasi sovrappensiero ed arrossendo subito dopo allo sguardo incredulo del tedesco.
-Ci-Cioè...sono grandi.- disse in difficoltà.
-B-Bhè...potremmo vedere anche le altre...di pagine...saranno grandi anche quelle...le pagine e...e belle soprattutto, più che grandi...le pagine.-
-O-Ok...ma solo perché...perchè altrimenti potrei incontrare la rana.-
-U-Uh...allora giro...-
-Y-Yes...-
E i due, si persero a commentare le curve più o meno pronunciate delle belle donne passando una decisamente piacevole mattinata. Bhè, almeno avevano trovato qualcosa che li accomunasse e non gli permettesse di litigare!

-Oh...Gibraltar...Sealand?- disse una voce con l'inclinazione americana che fece non poco spaventare i due bambini intenti a giocare con la sabbia, in una spiaggia interna del lussuosissimo hotel presso il quale tutte le nazioni alloggiavano.
-Ah! California!- disse Peter sospirando e portandosi una mano al petto. -Pensavamo fosse tuo fratello...- borbottò sollevato e ricevendo una gomitata da Letitia.
-Non dovevi dirlo!- gli sussurrò, un po' arrabbiata.
-E perché mai?! È qualcosa che mio fratello non deve sapere?- chiese ai bimbi accucciandosi accanto a loro e scoprendo il loro progetto disegnato sulla sabbia, cioè una bandiera americana, anche piuttosto deforme e sbagliata, barrata con una croce.
-Volete...conquistarlo?- chiese la donna che era uscita da poco dalla stanza d'albergo, vestendo un un bel e succinto costume rosso nascosto da un copricostume bianco e semi trasparente. Il tono della sua voce era decisamente divertito dall'innocenza dei due bimbi.
-Certo! Il Magnifico Sealand conquisterà tutto il mondo!!- disse, orgogliosa, la piccola nazione, mettendosi in piedi e cancellando metà disegno.
Mia Jones, California, rise, lasciando incantati due piccoli a causa del suono cristallino ed anche un po' infantile, per poi dire: -E...vi posso aiutare?- Aggiunse alla fine un occhiolino, quasi per rendere il “gioco”, più un complotto.
-Sure!- disse Letitia che aveva immediatamente abbandonato la reticenza di qualche istante prima.
Una delle sorelle di America, doveva sicuramente conoscerne qualche punto debole!!



[Capanna dell'Autrice]
Oh bhè, aggiornamenti a random, anche perchè se mi scuso sempre divento ripetitiva. Nonostante questo aggiornamento più lungo sia servito a qualcosa, effettivamente ?=
Ho rivisto il cap e...ricordate quando dicevo di sapere dove volevo arrivare? :D Bhè, ho cambiato destinazione. u__u *è lunatica*
Per il resto, capitoletto un pò più lungo del solito, che mi è piaciuto abbastanza...anche California non mi dispiace poi così tanto?= *era mooolto dubbiosa sul pg* Ma! Almeno le ho trovato una degna funzione, all'inizio avevo pensato solo a qualcosa come un'apparizione.
Poi non vi preoccupate Ludwig e Feli non li ho dimentica ma, a dir il vero, ho tagliato la parte dove c'erano loro, la metterò come bonus, se avrò voglia. u_u
Il titolo...stavolta non l'ho pensato con la mia ombra-uke, infatti è più corto del solito ç_ç Perchè l'idea di giocare sul comic tradotto come "buffo" e "giornaletto", mi è piaciuta! xD
Bhè...vi sal-ah si! Le spiegazioni!! *schiaffa una mano in faccia*

*Il nostro magnifico Prussia, come probabilmente si nota, è albino, quindi la luce lo infastidisce abbastanza e non può stare per troppe ore sotto al sole, ecco perchè è così reticente.
*Bhè, non so quanti di voi vedano gli ep in streaming con regolarità, comunque per la "timidezza" di Prussia nello sfogliare il giornaletto, mi sono attenuta ad una particolare puntata. Altrimenti, ammetto che l'avrei fatto ben più sicuro. u_u"


Continuo a ringraziare chi mi segue e...
Bye Bye^^


E ora...pubblicità! :D
Deltray GDR

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Capitolo 11
*** Noisy Cakes and Psychedelic Jokes ***


Noisy Cakes and Psychedelic Jokes


Non che Francia, Prussia e Spagna ce l'avessero in modo particolare con America, anzi, a dir il vero, era solo una delle tante nazioni con cui non avevano un rapporto propriamente pacifico. Altrettanto vero era che non fosse loro intenzione rinvangare antiche e sanguinose battaglie in una piacevole ed allegra vacanza, solo...non potevano farne a meno.

L'americano sembrava immune a qualsiasi scherzo gli avessero combinato durante tutta quella settimana, se la rideva con quel tono irritante e sembrava che nulla fosse successo.
Insopportabile per il trio, o almeno per Francia.
Il francese guardava il tavolo attorniato da ragazzini studiando il momento giusto per attaccare, giocherellando nervoso con il piccolo aggeggio che teneva fra le mani.
-Appena si alza, entriamo in azioni.- ghignò Gilbert al suo fianco. Eccolo, un altro ragazzino. La nazione credeva veramente che fosse tutto un gioco e, come tale, cercava di dargli la giusta sfumatura da thriller.
-Smettila di alitarmi sul collo, mon dieu!- borbottò Francia voltandosi e beccandosi uno sguardo perplesso dai suoi due amici. I suoi due compagni non capivano, quello era un fatto di orgoglio!
Non essere riusciti a non avere alcun genere di reazione da America, era una vera onta sul conto del Bad Touch Trio! Possibile che solo lui comprendesse la complicata e delicata situazione?!
-So, Iggy, fe ti è fuffesso alle soffrarsirglie?- chiede ad un certo punto Alfred, sputacchiando fino a mezzo metro da lui le briciole di un, forse nemmeno masticato, hamburger.
Il tavolo gelò.
Il Bad Touch Trio se la rise.
Arthur imprecò con ogni improprio che  conoscesse in Modern English, Middle English ed Old English, persino qualcosa in francese dal nervoso.
-è vero! Brother, che ti è successo?!- si rese finalmente conto Letitia seguita dal fratello che quasi si strozzò realizzando che le sopracciglia di Inghilterra erano...fini?
-N.Non sono fatti vostri!- ringhiò l'inglese, completamente rosso in viso.
-Non te le sarai assottigliate, come l'altra volta?! Tanto lo sai che non sono durate nemmeno una settimana...-
E il danno fu fatto.
Tutti i presenti rimasero con la bocca spalancata, Inghilterra...aveva cercato di...
No! Francia cancellò a forza l'immagine dalla sua mente decisamente insopportabile per tornare a concentrarsi sul tavolo ora decisamente scosso, l'allegra combriccola sembrava essersi zittita.
-O.Ok...vieni fratellone, accompagnami a prendere qualcosa da bene.- si intromise finalmente Mia portando via il fratello che continuava a masticare la sua cena, come nulla fosse successo.
Arthur, d'altro canto, ignorò i due fratellini che chiedevano silenziosamente risposte -mai avrebbero osato pronunciare ad alta voce la domanda- lasciandoli crogiolare nella loro curiosità ed incredulità.
Nemmeno si accorsero del piccolo canarino giallo che aveva gettato qualcosa sul posto dove stava seduto America precedentemente, ma gli effetti si ebbero appena la nazione tornò e... un'imbarazzante pernacchia fece voltare metà locale.
America, rise, per nulla infastidito.

Alla fine anche quella era andata male. Francia spuntò anche l'idea del cuscinetto, uno scherzo così vecchio ed usato che quasi lo disgustò l'averlo proposto proprio lui.
-Ehi! Andrà meglio la prossima volta...- esordì Spagna sorridendogli e cingendogli le spalle con un braccio, subito raggiunto da Prussia che a sua volta lo incoraggiò magnificamente a perseverare nel suo obbiettivo.
Infondo...per quanto lo scherzo fosse andato a vuoto ed avessero persino rinunciato ad una serata in compagnia delle altre nazioni, potevano sempre contare su loro stessi. Scoppiarono persino a ridere cominciando già a pensare a qualche altro scherzo buffo e pressoché inattuabile.
-Voi...- una voce li raggiunse da dietro e tutti e tre si bloccarono, raggelando per il tono usato.
-...provate anche solo a farmi ancora un piccolo sgarbo e giuro che mi vedrete molto arrabbiato.- terminò la voce, mentre sul volto dell'uomo che aveva parlato si disegnava un sorriso decisamente inquietante.
Francia si appuntò: mai far arrabbiare seriamente l'America.

Arthur se ne stava davanti alla porta della propria camera, seduto a terra, mentre cercava di pensare dove diavolo potessero essere finite le chiavi della sua stanza.
-L'ho sempre detto che sei un vecchiaccio, Iggy!- lo rimproverò una voce che purtroppo riconobbe.
-Idiota!- lo riprese mettendo su il muso e senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, perfetto adesso arrivava anche lui!
America si sedette accanto ad Inghilterra con un luminosissimo sorriso.
-Che cosa combini qui per terra? Un nuovo gioco?- gli chiese piuttosto divertito ed ignorando completamente l'insulto dell'inglese, non era una novità che Iggy dicesse cose che non pensava minimamente. Con questa certezza continuò a sorridere ed ad aspettare la risposta dell'altro biondo.
-Le...chiavi...- mormorò imbarazzato Arthur -...non le trovo...- ammise con estrema difficoltà e la risata di America lo fece solo innervosire maggiormente.
-AH! Iggy!! Cominci a perdere pure la memoria adesso?!- gli chiese buttandosi per terra e continuando a ridere.
Arthur divenne di ogni colore possibile -E-E SMETTILA!! Me le avrà rubate la stupida rana!!- rimbeccò furioso prima di rifilargli un pugno sullo stomaco che l'altro nemmeno sentì.
Inghilterra sospirò, ma perché quel ragazzo era così maledettamente forte?!
-Ed andare a chiedere una nuova chiave?- gli fece notare l'americano quando si fu un attimo ripreso.
-Non farò mai una figuraccia simile!!- si impose. -Non in uno stupidissimo hotel americano!!- ribadì con più forza e senza alcuna possibilità di appello.
-Ti sveglierai con il maldischiena, vecchio...- gli fece notare, ancora ridendo e per nulla preoccupato da quella possibilità.
-Ma non hai niente di meglio da fare, idiota?! Va a dormire!!!- lo rimproverò allontanandosi scocciato di alcuni centimetri.
-E vorresti cacciare un eroe come me?!- chiese l'americano sorridendo ed avvicinandosi di nuovo a lui.
-Avrei tutto da guadagnarci!- rimbeccò per poi alzare gli occhi e vedere il volto dell'altro. Sbuffò girando la testa dall'altra parte. -Oh! Fa quel diavolo che ti pare!- sbottò mettendo su il muso e tornando ad evitare il suo sguardo.
Se c'era una cosa che Inghilterra non sopportava era quel sorriso ingenuo -che ingeuo poi effettivamente non era- che viveva costantemente ancorato sulle labbra dell'americano, insieme a quelle fastidiosissime briciole di chissà che.
Sussultò improvvisamente quando sentì una testa appoggiarsi alla sua spalla.
-A-Alfie...- mormorò sul principio di un infarto. Qualche antico ricordo di serate passate su una verranda con il piccolo America fra le sue braccia si fecero prepotentemente spazio nella sua mente.
Così, Arthur, vedendo solo quella testa bionda appoggiata contro di lui ebbe la fortissima tentazione di accarezzarla, allungò persino la mano tremante. Per l'inglese era davvero impossibile liberarsi del passato...
E l'americano si sistemò meglio – forse sarebbe più esatto dire che a quasi spiaccicò a terra Arthur per “accoccolarsi contro di lui” - cominciando a russare rumorosamente.
-I-IDIOT!!- gli urlò contro l'inglese per poi sospirare, svegliarlo sarebbe stato impossibile e persino spostare quell'ammasso di grasso era fuori questione.
Ecco! Adesso, si, che la mattina si sarebbe svegliato con il maldischiena. Complimenti all'eroe!
Sbottò cercando di spintonarlo via e di riuscire a raggiungere una posizione più comoda e, in un qualche modo, riuscendoci.
Alfred aprì appena un occhio come per controllare la situazione, aveva sentito il respiro di Iggy regolarizzarsi quindi probabilmente si era addormentato. Quando fu sicuro che l'altro dormisse estrasse qualcosa di piccolo e luccicante dalla tasca dei pantaloni.
-L'ennesima missione da eroe portata a termine!- sorrise tutto contento ed intascò nuovamente le chiavi della stanza di Iggy nei suoi jeans per poi concedersi un ottimo sonno, a sua detta, più che meritato.

-Ma...che vi è successo?- chiese una voce tipicamente francese mentre addentava una brioche abbastanza morbida per i suoi raffinati gusti. Effettivamente, la scena che si presentò alle nazioni tutte riunite per la colazione la mattina successiva fu veramente divertente.
Un inglese nemmeno troppo arrabbiato – nel percorso dalla porta della sua camera al ristorante dell'hotel aveva finito gli insulti – era sostenuto da un America a dir poco lamentoso.
-S-Se scopro che siete stati voi...- ringhiò infatti Alfred indicando una povera coppia su un tavolo lì vicino, -Giuro che vi dichiaro guerra!!- minacciò, stupendo i due piccioncini che preferirono defilarsi.
-America, siamo di qua...- disse il francese facendo un mezzo sorrisino e masticando in tutta tranquillità la sua colazione.
Alfred cominciò ad indicare tavoli a caso fino a che Inghilterra non gli guidò il braccio davanti al tavolo giusto -Sono lì!- sospirò per poi abbassargli la mano, -Ma non indicare! È maleducazione!-
perché quel ragazzo non riusciva ad imparare un minimo di buona educazione?
-Cosa vuoi che me ne importi?!-
-Ti mollo qui se non stai buono!-
-Non puoi.-
-Si che posso! Non mi fa più tanto male.-
-Iggy...-
-Ragazzi, scusate se vi interrompo ma...cosa vi è capitato?- domandò Germania, in un nuovo tentativo di delucidazioni, mentre osservava una tortina molto critico, gli sembrava piena di coloranti... Italia intanto continuava a reclamarla ma il tedesco sembrava decisamente poco convinto dal cibo ed alla fine decretò -Meglio se non la mangi.- per poi gettarla nel piatto di suo fratello.
Tanto, ragionò, lui aveva uno stomaco di ferro.
-Ho maldischiena perché quella stupida rana mi ha rubato le chiavi della stanza....- sbottò l'inglese, fissando con rabbia il francese che quasi si strozzò con il caffellatte.
-M...Mais...Non ho fatto nulla stavolta!- si difese immediatamente per poi fissare l'americano, furente anche lui.
-E dopo!! Mi hai rubato gli occhiali per dispetto perché sono stato io ad avere la brillante idea e sono stato così bravo che non se ne è nemmeno accorto!!- aggiunse furioso l'americano.
Il silenzio cadde, interrotto solo da qualche risolino e dal sospiro decisamente sollevato di Francia.
-TU!- si infervorò l'inglese ficcando una mano nella sua tasca e trovandoci le chiavi, -crepa qui!- ringhiò mollandolo davanti al tavolo e raggiungendo con un po' di fatica gli altri, per sedersi.
-Fammi spazio, rana.- borbottò ficcandosi affianco a lui e rubandogli un dolcetto dal piatto per addentarlo. -Ma oui...mon petit chenille...- ghignò il francese guardando l'americano, vittorioso.
Peccato che lui non poté vederlo visto che cominciò a muovere le braccia con grande impaccio ed a girare intorno.
-Quindi...hai dormito per terra?- domandò il francese, mentre si avvicinava di più, era persino fortunato! Il tavolo era attorniato da un divanetto semicircolare e non da sedie.
-Ti fa male la schiena? Ti posso fare un massaggio...- si offrì e, senza aspettare la risposta, cominciò a massaggiargli le spalle.
Il ringhiò iniziale dell'inglese si acquietò presto e, fra la colazione spiluccata a Francia e quel massaggio, si ritrovò ad abbassare i livelli di acidità al normale.
Intanto America era stato aiutato da Gilbert che, ridendo, l'aveva fatto sedere sul divanetto.
-Ma...quindi...tu non ci vedi, senza occhiali?- chiese piuttosto perplesso Sealand, mentre gustava la il suo latte caldo con del cacao.
America emise uno sbuffo e disse -Solo...ombre...- ammise -Ridatemi Texsas!!*- si lamentò agitandosi e rischiando di far cadere metà del tavolo.
Di certo, quando Gibilterra, Sealand e California si alzarono quasi in contemporanea, con dei saluti affrettati, e se ne andarono allegramente, nessuno, tranne America che continuava ad agitarsi, aveva più dubbi su cosa fosse capitato alla sfortunata nazione.



[Capanna dell'Autrice]

Coming soon...

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