Live like we're dying di Dolce Kisa (/viewuser.php?uid=80231)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Live like we're dying ***
Capitolo 2: *** You will pay for everything ***
Capitolo 3: *** Cars, restaurants and bridges ***
Capitolo 4: *** His eyes are bewitched ***
Capitolo 5: *** Roses and Chrysanthemums will help you! ***
Capitolo 6: *** 'cause jellyfishes taste like marshmellows ***
Capitolo 7: *** Pink boxer on a flying plant ***
Capitolo 8: *** Selling the fucking gentleness of tomatoes and potatoes ***
Capitolo 9: *** Airplanes full of Revenges ***
Capitolo 10: *** Friends for the Comic ***
Capitolo 11: *** Noisy Cakes and Psychedelic Jokes ***
Capitolo 1 *** Prologo - Live like we're dying ***
Live like we're dying
Un timido sospiro strozzato si diffuse nella stanza
andando ad aggiungersi a quelli già emessi durante gran
parte del torrido pomeriggio a Cartagena.
Il magnifico tramonto che penetrava le ampie vetrate sembrava
aggiungere solo benzina su un fuoco già incandescente. La
stanza dai toni chiari ora era completamente inondata dalla luce
rossastra che riscaldava ulteriormente il clima.
L'aria, satura dei sospiri e dei lamenti dei tre uomini, diventava ogni
minuto più pesante probabilmente a causa del caldo, della
pesante stoffa della tappezzeria o persino di quei movimenti che
diventavano sempre più sofferti.
Quella era decisamente la migliore stanza della casa
“estiva” di Spagna per lo spettacolo che si poteva
ammirare verso sera così caldo e carico di
sensualità; ma il tramonto, prima definito romantico ed
ammirato con la dovuta attenzione, ora era stato abbandonato al suo
destino di morte in favore i quei gemiti caldi e soffocati.
Un nuovo sospiro, l'ennesimo di quel torrido pomeriggio, la pelle che
metteva in mostra le goccioline di sudore capricciose mentre
percorrevano percorsi, quasi calcolati, lungo i muscoli ben definiti e
quel tramonto, nominato ormai così tante volte, rendevano lo
spettacolo unico.
Un uomo albino lamentò qualcosa in un sospiro più
alto degli altri.
-Questa noia sta uccidendo il magnifico me! Per non parlare del
caldo...- riuscì finalmente a pronunciare sofferente, le
gambe e le braccia lasciate indecentemente spalancate per poter
approfittare maggiormente del pavimento -quasi- fresco. Le sue
lamentele attirarono l'attenzione di un altro uomo, steso con fare
lascivo sul divanetto di velluto rosso. -S'il te plaît...non
parlare di caldo...- gemette in risposta l'uomo dai capelli biondi
piuttosto lunghi mentre teneva in mano un bicchiere di vetro -quasi-
freddo. Lo muoveva ritmicamente in modo da far ondeggiare il vino
-rosso anche lui- all'interno di esso e lo seguiva con gli occhi, quasi
incantato da quella sensazione di finta freschezza. Non si era nemmeno
azzardato ad avvicinare il vetro alle sue labbra, decisamente troppo
caldo e forse, esattamente come il suo amico, cercava solo quella
fievole sensazione di conforto.
Un moro stava invece tranquillamente seduto su una sedia dal prezioso
legno scuro a scrivere qualcosa su un tavolo d'identico materiale
ignorando i suoi amici, non riusciva a capire che cosa avessero.
Infondo non era nemmeno una delle estati più torride che
avesse avuto, anzi...era quasi una delle più fresche.
I due amici sospirarono e stavolta in contemporanea guardando il
ragazzo concentrato sulla sua lettera.
-Ma che sta facendo, invece di intrattenere il magnifico me?- chiese
l'uomo disteso per terra girandosi a pancia in giù ed
osservando il suo amico sul divanetto.
Francis ridacchiò appena per poi indossare l'espressione di
chi la sapeva lunga -Qualcuno...ha
rifiutato il suo invito di passare qui l'estate...e così gli
sta scrivendo una lettera...- disse vago ed agitando maggiormente il
bicchiere facendo quasi uscire il liquido rosso.
-Uh...e chi? E chi?- chiese curioso Gilbert ancora disteso per terra e
ricevendo un nuovo sospiro, stavolta rassegnato, da parte del francese.
-Lovi-chan.- disse alzandosi finalmente dalla sedia scura l'uomo dalla
pelle abbronzata.
-Ha detto: devo controllare quell'imbecille di mio fratello e il
crucco.- citò le precise parole del ragazzino per poi
aggiungere in un mezzo sorriso -e di certo trovo sicuramente di meglio
che stare con un bastardo pedofilo...o qualcosa del genere!-
I due lo guardarono perplessi, sembrava che Antonio in quelle parole di
odio riuscisse a leggervi una chiara e definitiva dichiarazione d'amore.
-Sarei dovuto andare da Sey-chan...almeno lì ci si butta in
acqua. E poi la mia cuginetta in costume è una
meraviglia...- mormorò Francis perdendosi nell'immagine
della sua cugina in costume.
-E lasciare da soli i tuoi amici?!- chiese Spagna buttandosi sul
divanetto con un largo sorriso.
Francia sorrise incapace di fingersi scocciato.
-Si se stiamo tutto il tempo in una villa a morire dal caldo e dalla
noia...- scherzò.
-Vediamo...qualcosa da fare...- cominciò a pensare lo
spagnolo.
Il silenzio calò nella stanza per alcuni istante, Francis,
come gli altri due, si sforzò di pensare qualcosa ma poi
rassegnato decise che era un'attività che apportava troppo
calore e tornò a concentrarsi sul bicchiere annoiato, di
nuovo.
-Ohi, ohi, ohi!! Il magnifico me sa una cosa che voi non sapete!- disse
l'albino alzandosi finalmente dal pavimento, radioso.
Appoggiò le mani sui fianchi e li guardò
dall'alto della sua posizione, un'espressione per nulla rassicurante in
viso.
-Dai Gilbert...dicci che hai scoperto, siamo curiosi...- gli resse il
gioco lo spagnolo sorridendo poi al francese che scosse appena la testa
in un mezzo sorriso.
-Oui,
Gilbert dicci, dicci...- spalleggiò il moro, magari l'amico
tedesco avrebbe anche alleviato la loro noia.
-Indovinate chi c'è a poche ore da qui?!- chiese retorico ed
assottigliando gli occhi.
Con poche ore da “lì” Gilbert poteva
intendere tutto e niente.
-Bhè poche ore...intendi Portogallo...?- chiese Spagna
sperando vivamente che non parlasse di lui.
-Manno!! E poi lui è sempre là!- disse scontato.
-Vi do un aiutino...è in un altro paese ma confina con
te...- fece furbo e Spagna sussultò, forse aveva intuito.
-Nella mia magnifica Francia?!- chiese adesso preoccupato Francis,
scattò infatti a sedere incitando con gli occhi Prussia a
parlare.
Gilbert scosse la testa e con un sorriso strano disse -Peggio!!- e a
quella frase Spagna fu sicuro dei suoi sospetti.
Un sospiro e si alzò -Non credo che Francis sarebbe felice
di saperlo...- buttò lì forse anche con un mezzo
sorriso e Gilbert non potè fare a meno di rispondergli con
un ghigno.
-è quella la parte divertente...- gli fece notare furbo.
Francis rimase leggermente offeso da quello scambio di battute fra i
suoi due migliori amici, perché lo tenevano all'oscuro?!
Adesso lo voleva sapere anche lui!!
Poggiò le braccia incrociate al suo petto vestendo un chiaro
broncio.
A quel vedere Spagna allargò il suo sorriso e misterioso gli
disse -A quanto pare...la tua “dolce”
metà è venuta qui...-
A quel dire Francis passò dall'offeso al perplesso, dolce
metà...quale delle tante?
Se Antonio intendeva uno dei suoi tanti amanti...allora se prima la
lista delle possibilità era lunga...adesso lo era ancora di
più!
-Eddai!! Chi?- chiese con tono lamentoso e Gilbert trionfante
esclamò -Il nostro inglese preferito! E chi se no?! A quanto
pare sta passando le vacanze da Gibilterra.-
Dire che Francis rimase paralizzato sarebbe poco, diede qualche colpo
di tosse e si premurò di chiedere che diavolo c'entrasse con
loro.
-Potremmo sfruttarlo per alleviare la nostra noia!!- rispose ovvio il
prusso sedendosi vicino a Francis. -Allora...ci stai?- gli chiese
sibillino.
-Certo!- la risposta del francese fu diretta ed affrettata, seguita poi
dai un sorriso piuttosto isterico e forzato.
Lo spagnolo scosse la testa rassegnato e si chiese come mai il francese
amasse cacciarsi nei guai da solo. Probabilmente il suo amico era
masochista. Il che in effetti avrebbe finalmente spiegato parecchie
cose...
Fu interrotto nei suoi pensieri da un'inserviente che annunciava la
cena.
Dopo qualche schiamazzo più o meno entusiasta dell'idea di
andare a trovare l'inglese andarono a mangiare progettando la giornata
successiva.
[Capanna dell'Autrice]
Inauguro il mio account con una fanfic a mia detta "strana", di solito
mi butto sul genere
disperazione/mortilenteesanguinolente/noiaprendidueportiacasatre....ma
mai su "cose" tipo questa... *guarda schifata* Vorrebbe diventare di
genere comico ma conoscendomi so che purtroppo di comico (= crepo dalle
risate)...ci sarà non molto... TT-TT
Prego che Francis tenga tutti i suoi arti apposto (o che si stupri
Arthur/chiunquealtrotroverà a distanza di sicurezza dal mio
foglio di writer), ma non prometto nulla al massimo taglierò
sul più bello o cambierò raiting...^^"
*però intanto ha messo yaoi e non shonen-ai, ha le idee
molto chiare*
Bye bye e grazie a chiunque commenterà/leggerà/mi
maledirà... (bhè l'ultima in effetti sarebbe meno
gradita, ma se proprio insistete... xD)
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Capitolo 2 *** You will pay for everything ***
You
will pay for everything
Arthur aveva
declinato tutte le gentilissime offerte di compagnia, una chiamata di
Alfred di 4 minuti e 23 secondi netti, 4 minuti dei quali
usati per insultarsi, ed una lettera della rana – che poi non
capiva perché il francese si ostinasse a scrivere lettere in
quei tempi, credeva avesse qualcosa a che fare con il romanticismo ma
non ne era sicuro – rigorosamente rosa, profumata e con una
specie di bacio stampato sul resto che aveva cestinato senza nemmeno
aprire, per dedicarsi ad un'estate in “ritiro”.
Già,
perché non trovava per nulla stimolante la proposta di
Alfred: andare in California. A fare cosa poi?! Passare un'ora a
cercare un posto per la macchina, un'altra per trovare un metro quadro
di spazio in spiaggia per poi tornare a casa bruciati?! Ah! Bisognava
anche menzionare la possibile presenza di squali decisamente poco
amichevoli. E nemmeno si era preoccupato di sapere quella del francese,
era certo che fosse qualcosa che l'avrebbe fatto arrossire per i
termini indecenti e poi sbottare qualche parolaccia, ovviamente ben
trattenuta, lui era un gentiluomo!
Infondo, un'estate tranquilla se la poteva concedere, aveva pensato
bene di andare a trovare la sua sorellina Gibilterra e, neanche a farlo
apposta, si era ritrovato alle calcagna pure Peter.
Non era il migliore degli inizi ma meglio avere uno scocciatore del suo
stesso purissimo sangue inglese piuttosto che un erotomane romantico
francese o un idiota patentato americano.
Poi ci si era messo anche il caldo, ma infondo, non poteva certo
sperare in altro, era al “mare” e mare voleva dire
caldo.
E poi anche la voglia di Peter di pescare granchi – a
testimoniarlo aveva un dito fasciato. Ma infondo era un bambino e non
credeva si potesse arrivare più infondo.
O almeno lo aveva pensato fino a quando non si era ritrovato le spalle
scottate e la comunicazione che tre esseri chiedevano
di passare il confine. Avevano attirato l'attenzione perché
troppo chiassosi, di tre nazionalità diverse e con dei
sorrisi sadici sulla faccia.
Gli era bastato sentire le parole: tedesco, spagnolo e francese subito
corrette da una voce che gridava dall'altro capo del telefono
“Il magnifico me viene dalla Prussiaaaaaaa!!!!!”
per capire di chi si trattasse.
Sospirò massaggiandosi le tempie mentre i visi gentili di
due bimbi lo guardavano perplessi.
Erano in macchina e presto avrebbero raggiunto la frontiera, voleva
vederli in faccia quei bastardi e capire che diavolo volessero.
Nulla di buono, questo era poco ma sicuro.
-Fratellone...?- chiese la vocetta perplessa di una bambina che fissava
i gesti nervosi dell'inglese.
Diede una rapida occhiata alla bimba rendendosi conto che il suo
aspetto era decisamente strano, la pelle abbronzata e i capelli
tendenti al biondo, gli occhi di un bel verde luminoso.
Le accarezzò i capelli, decisamente i suoi, -Letitia non ti
preoccupare, a quanto pare l'altro tuo “fratellone”
è venuto a trovarci...- le spiegò e gli occhi
della bambina si illuminarono.
Spagna le faceva abbastanza spesso delle visite ma le faceva sempre
piacere incontrarlo, anche perché il fratello era
ultra-protettivo nei suoi confronti e tendeva a sgridarla spesso per
queste piccole “scappatelle”.
Adesso il fratello la portava proprio da Spagna, sperò con
tutto il cuore che avessero fatto pace.
La macchina frenò e le tre nazioni uscirono, la bambina
corse subito al di là della frontiera per cercare Spagna
mentre Arthur rimase dall'altra parte come se quella fosse una terra
sicura e potesse proteggersi dagli attacchi di quel trio micidiale.
-Letitia!!- gridò una voce calda e felice seguita subito
dalle risate infantili della piccola. Arthur sbottò.
-Iggy! Ho sempre saputo che l'accoglienza inglese non era un gran che,
ma almeno potresti venirci a salutare...- cinguettò la voce
di Francis arrivando fino alla sbarra che divideva i due paesi
guadagnandosi occhiatacce sia dai responsabili che da Inghilterra
stesso. I primi ovviamente preoccupati per la sicurezza del loro paese,
Inghilterra...bhè...per la sua!
-Che diavolo ci fate qui?- chiese minaccioso, dietro di lui
spuntò Peter che corse immediatamente da
“fratellone Francia”
-Ma ciao, mon petit...- disse il francese accarezzandogli i capelli
biondi come quelli del fratello con un sorriso.
Arthur fu veloce a recuperarlo e portarlo indietro. -Che. Volete?-
chiese freddamente, non poteva trattenere sua sorella, purtroppo era
troppo attaccata a Spagna ma almeno non avrebbe permesso che Peter
finisse nelle mani di un vinofilo!
-Come siamo asociali oggi, Arthùr...-
disse continuando a sorridere -ma sta tranquillo, sono arrivato io ad
addolcirti...- ed a fine frase aggiunse un occhiolino a cui Arthur
arrossì rabbioso e sbottò alcuni insulti
sottovoce.
In quel momento li raggiunsero Spagna, con in braccio Letitia che
raccontava alcuni episodi divertenti di cui era protagonista Arthur, e
Prussia che ghignando ascoltava con molto interesse.
-Letitia...- sbottò l'inglese pensando che infondo l'unica
persona dalla sua parte era se stesso.
-Allora piccina...ci fai entrare?- le chiese dolcemente Francis e prima
che Arthur potesse anche solo aprire la bocca, sicuramente per
ringhiargli qualcosa contro, la bambina aveva annuito innocentemente.
-Solo se viene anche Antonio...- mise però a condizione e lo
spagnolo sorridendo le posò un bacio sulla guancia prima di
esclamare un “certo!” piuttosto divertito.
Ed Arthur lo sapeva...quello era l'inizio della sua fine.
-Prima però dovranno controllare passaporti e tutto.-
sbottò in un ringhio e riprese la bambina dalle braccia
dello spagnolo, che si era avvicinato alla sbarra. -E sarà
un controllo molto lungo...- disse assottigliando gli occhi e
portandosi via i due bambini per risalire in macchina e fare cenno di
andarsene.
I tre rimasero fermi sulla sbarra senza poter far altro che sospirare,
ognuno per ragioni diverse.
-Ma...fratellone...? Non sei contento che sia venuto Francis?- chiese
la bambina perplessa.
Arthur alzò un sopracciglio scettico -No, per niente, cosa
te lo fa pensare?- chiese.
-Bhè, Francis mi dice sempre che voi giocate tanto
insieme...- spiegò e cominciò ad elencare giochi
ai quali Arthur arrossì fin sopra alle orecchie.
-N.NO!! Io e lui non facciamo queste cose!!- disse indignato. Gliela
avrebbe fatto pagare a Francis...poteva metterci la mano sul fuoco!
Sempre a tentare di corrompere l'ingenuità dei bimbi.
-Ma perché?- chiese ancora la bambina. -Io e Peter giochiamo
sempre al ladro ed al poliziotto!! Sai...Francis mi ha detto che lui ha
anche le manette, e ti cattura sempre!!- disse sicura per poi ridere
innocentemente mentre il fratello avrebbe voluto seppellirsi sotto al
sedile della macchina.
Gliela avrebbe fatta pagare per tutto! Tutto! Decisamente molto, ma
altrettanto ma sicuro!
Intanto però si
sarebbe sforzato nel tentativo di riprendere il suo solito, decisamente
poco sano, pallido colorito.
[Capanna dell'autrice]
Oserei dire che ho fatto un aggiornamento record visto i miei tempi
piuttosto lunghi... *guarda una mosca passare e resta un'ora incantata*
Ma visto che il 13 arriverà la mia terribile sentenza di
morte, -come molti altri purtroppo TT-TT- preferisco darci dentro
adesso >.<
*fa per girarsi e si incanta nuovamente, stavolta su una gomma*
Comunque...grazie infinite a quei poveri cani che hanno letto l'inizio
e a quelle tre sventurate che l'hanno messa fra le seguite!! *-*
Poi, qualche info...Letitia Kirkland è Gibilterra, e vi
assicuro che mi ha dato parecchi problemi...
1.Trovare una città abbastanza vicina ma non un puntino
sconosciuto sulla carta -Cartagena- (5 ore di macchina, alla faccia del
vicina TT-TT)
2. Capire quanto diavolo sono 6 km quadrati... -grandezza di
Gibilterra- *e ancora non l'ha capito*
3. Fratellone Francia, fratellone Spagna, fratellone
Inghilterra...troppi fratelli...andrà a finire male... @.@
4. E vabbè...basta poveretta x°D
Bye Bye! ^-^
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Capitolo 3 *** Cars, restaurants and bridges ***
Cars, restaurants and
bridges
Aveva passato
cinque ore abbondanti in macchina, sotto il sole, per raggiungere quel
piccolo lembo di terra...e ora si vedeva pure la porta –
sbarra, per la precisione – sbattuta in faccia?!
Maledisse
l'inglese causa dei suoi più grandi problemi, ah, ma gliela
avrebbe fatta pagare!
Francis
sbuffò ancora appoggiato al maggiolino fumante, oltre al
controllo durato decisamente più del normale –
Diavolo! Ci mancava solo che smontassero il motore e la
“revisione” sarebbe stata completa! - ora
pure la macchina in panne! Non riusciva a capire come avesse fatto quel
catorcio a sopravvivere fino ad allora ma non gliene aveva mai fatto
una colpa, anzi! Ne avevano passate così tante lui, Spagna,
Prussia e quel esserino, che era arrivato a credere non si
sarebbe mai rotto definitivamente.
-Mi sa che
stavolta...non c'è più niente da fare...- disse
con un sorriso leggermente triste, Antonio. L'uomo si tirò
su dalla macchina che teneva in bella vista le sue temibili ed
intricate viscere di cui Francis non aveva mai capito nulla.
-L'hai detto anche
l'altra volta.- sbottò Gilbert con il muso, non voleva
abbandonare lì la loro macchina.
Francis sospirò soffermandosi sul petto nudo dello spagnolo
sudato a causa dei fumi caldi che provenivano dalla macchina, un lembo
della maglia infilato nei jeans.
Era sempre stato un bell'uomo e decisamente passionale, tutta un'altra
storia rispetto quel bruco frigido e dal poco sano colorito pallido.
Sospirò massaggiandosi le tempie. -E adesso che si fa?
Chiamiamo?-
E purtroppo sapevano tutti e tre chi doveva essere
chiamato.
-Mi raccomando, non tutti insieme...- sospirò il francese
estraendo il cellulare e componendo un numero che ormai sapeva a
memoria.
Si portò l'apparecchio all'orecchio ed alzò gli
occhi al cielo, si potevano persino vedere le stelle da quanto era
tardi.
Poco distante da loro, in un ristorante, un cellulare
cominciò a squillare con il riconoscibilissimo inno inglese.
I due bambini presenti cominciarono a sghignazzare mentre praticamente
tutto il locale si girò a fissare il tavolo in cui stavano
seduti.
-Tzè...- sbottò l'uomo biondo proprietario del
cellulare ed accettò la chiamata senza nemmeno leggere il
nome del chiamante, probabilmente per far smettere quell'imbarazzante
musichetta di cui solitamente andava così fiero.
-Pronto?!- chiese con un tono seccato.
I due ragazzini erano voluti andare a mangiare fuori a tutti i costi,
aveva appena aperto un piccolo locale dalle luci soffuse e, meraviglie
delle meraviglie, con una piccola area attrezzata per i bambini!
Non aveva avuto cuore per ribattere e spiegare che quello era un
ristorante per “coppiette” e l'area serviva
solamente per “parcheggiare” i pargoli.
Si erano seduti da poco, Arthur stava giusto scrutando il
menù con aria critica - si rifiutava di prendere
“patatine fritte, pollo e una coca cola”,
così maledettamente cibo spazzatura americano - e sperava di
trovare qualcosa di mangiabile, magari del pesce. Credeva anche di aver
trovato una combinazione che lo soddisfaceva e uno scocciatore
– perché non poteva essere nient'altro –
lo chiamava, all'ora di cena, diavolo che maleducazione!
-Oh, Bonsoir mon petit chenille, ecco abbiamo un problema con la
macchina...- la voce gracidante di Francis lo risvegliò dai
suoi pensieri e rispose freddamente senza nemmeno aspettare che il
francese finisse di spiegare -Non sono affari miei!- il cellulare venne
impietosamente sbattuto il faccia al francese.
-Arthùr, sei solamente uno stupido teppistello inglese!!-
ringhiò il francese come se Arthur potesse ancora sentirlo
attraverso il cellulare.
I sue due compagni ridacchiarono per il tentativo andato a vuoto
-Provateci voi allora!- sbottò nervoso ed Antonio,
nuovamente coperto dall'attillata maglietta bianca, gli cinse le spalle
con un braccio.
-Su...lo sappiamo com'è fatto, ormai si sta facendo tardi,
andiamo a mangiare qualcosa...va bene?- chiese retorico e con un bel
sorriso sul viso, Francis annuì ed insieme ai suoi due amici
abbandonò la macchina fin dove era riuscita ad arrivare.
Si incamminarono lungo una delle tante strade della Rocca e
cominciarono a studiare alcuni ristoranti.
-Ma...ho sentito un gran vociare di sottofondo...ora che ci penso,
credo che anche Arthùr
sia qui in giro...- cominciò a ragionare Francis bloccandosi
sul marciapiede, guadagnandosi l'occhiata scettica di Prussia.
-Bhè! Il centro è questo, e siamo persino vicini
alla residenza del governatore...conoscendolo non si sarà
allontanato più di tanto...e poi non è nemmeno
una città grande...- abbozzò invece Spagna
cominciando a guardarsi intorno -Magari lo troviamo davvero!-
La caccia iniziò per davvero e quando videro due bambini
decisamente familiari giocare in un box di palline colorate, visibile
perché vicino all'entrata, non ci pensarono due volte a
varcare la soglia del locale, persino più facile di quello
che pensavano.
-Ma secondo te chi era...?- chiese la bimba lanciando l'ennesima
pallina contro Peter che rispose all'attacco lanciandone ben tre.
-Bhè...mio fratello viene chiamato di rado e di solito da
due persone...quindi potrebbe essere stato o Francis oppure Alfred...-
si ritrovò a ragionare il bimbo alzandosi per poi buttarsi
contro la bimba che cominciò a ridere ed a tentare di
difendersi dagli attacchi del fratello.
-Allora...allora doveva essere Francis!!- gridò divertita a
causa delle risate -Ed il fratellone Antonio deve essere con lui!
Chissà cosa volevano...-
Il bimbo si bloccò vedendo la sorellina pensierosa
-Sicuramente niente di che, fa così ogni volta...ma quando
Francis si trova nei guai e si tratta di cose serie accorre subito ad
aiutarlo.-
Uno “speriamo...” piuttosto fievole e preoccupato
uscì dalle labbra della bimba prima di essere presa in
braccio e trascinata fuori dal gioco.
-Buenas noches,
señorita!- la salutò una voce
decisamente conosciuta e subito si voltò nell'abbraccio
dell'uomo per stringerlo.
-Fratellone!!- proruppe felice ed Antonio se la strinse forte
accarezzandole la schiena.
-Francis, Antonio, Gilbert! Vado ad avvisare mio fratello che siete
qui!- li mise al corrente Peter con un tono gioioso e facendo per
scendere dal gioco. Le braccia del francese lo bloccarono e lui lo
guardò confuso.
-Fermo qui...gli faccio io una sorpresa...- gli disse allegro per poi
fare l'occhiolino. Peter rinunciò nel suo intento
ricambiando il sorriso e, dopo essere stato messo giù,
osservando insieme agli altri Francis che si avviava fra i vari tavoli.
Arthur picchiettava le unghie corte sul tavolo, le ordinazioni
tardavano ad arrivare ma essendo un sabato sera doveva aspettarselo.
-è arrivata la sua ordinazione...- mormorò
improvvisamente una voce suadente e si ritrovò a cadere
quasi dalla sedia quando qualcosa di umido, probabilmente una lingua,
entrò in contatto con il suo orecchio.
Scattò immediatamente in piedi e rosso in volto si
voltò verso la persona che lo stava torturando.
-Che cazzo ci fai qui, frog?!- chiese minaccioso ed assottigliando gli
occhi.
-Ma mon amour, al cellulare mi avevi detto di raggiungerti subito...che
volevi tanto vedermi...ed io sono arrivato!- mentì
allegramente e stringendo le braccia attorno alla sua sottile vita.
-L-Lasciami!- si lamentò subito cercando di sciogliersi da
quell'abbraccio decisamente imbarazzate, ringraziò
mentalmente di aver scelto un tavolo piuttosto appartato ma ricevette
comunque alcune occhiate, divertite o schifate, dai vicini.
Da parte sua Francis lo lasciò andare. -Lo sai che
è stancante stare in tua compagnia?- chiese con un mezzo
sospiro.
Arthur si sistemò per bene l'abito, stropicciato dal
precedente attacco, prima di degnarlo nuovamente di attenzione -Non
è una novità che tu sia una rana vecchia.-
sbottò tornando a sedersi e dandogli le spalle, forse in un
gesto offeso.
-Anche tu sei vecchio, Arthur...- gli fece notare scettico ed andando a
sedersi difronte a lui.
-Non quanto te...e quei posti sono occupati- rispose cercando di
ignorare la mossa dell'altro e appoggiando il tovagliolo sulle
ginocchia, aveva intravisto le loro ordinazioni arrivare.
-Ma Arthur...mi vuoi cacciare...?- lamentò il francese
portandosi una mano al petto in un gesto decisamente drammatico.
Un cameriere piuttosto perplesso rimase un po' distante da loro
osservando a scatti i tre piatti e le due persone al tavolo, eppure il
tavolo sembrava quello giusto... Appoggiò velocemente le
pietanze sul tavolo: due piatti stracolmi di patatine e una frittura
mista, sempre con fare perplesso.
-Oh non si preoccupi...non mangio tutto io...- rispose Francis
all'implicita domanda del cameriere rubando una patatina dal piatto di
uno dei due bimbi. -Adesso vado a chiamare nostra figlia.-
spiegò con un sorriso ed Arthur cominciò a
tossire diventando di un rosso acceso.
Il cameriere preferì defilarsi.
-Prima di andartene...- lo minacciò Arthur ricomponendosi.
-...avvisa Peter e Letitia che è pronto...-
Francis, fingendo di ascoltarlo, si alzò dal tavolo e
tornò trotterellando dai bimbi e dagli amici.
-è pronta la cena e...che ne dite di fermarci qui?- chiese
il francese.
Per sfortuna di Arthur un gruppetto di cinque persone: due bambini e
tre adulti, si accomodarono vicino
a lui. Un tavolo vuoto accanto a lui
– sfortuna delle sfortune probabilmente l'unico vuoto in
tutto il locale – venne spostato ed affiancato al suo.
Le cinque persone si impossessarono di piatti, sedie anche piuttosto
chiassosamente mentre Arthur cercava di ignorarli. E come ennesima
sfortuna ecco Francis accanto
a lui.
Diavolo! Ma non gli sembrava di essere lui l'unico cliente
in tutto il locale!!
-Mon amour...se ordiniamo adesso...chissà a che ora
mangiamo...- cominciò a parlare suadente il francese,
Inghilterra si limitò a rifilargli un'occhiataccia.
-Oh! Grazie per avermi offerto la cena!- cinguettò mettendo
il piatto fra loro due e rubandogli la forchetta per poi mangiare un
boccone.
Arthur restò basito, no di più, sconvolto,
traumatizzato...o forse, più semplicemente scioccato e sul
principio di una crisi di nervi.
-Mon amour...cos'è quella faccia?! Tieni, un boccone a me ed
uno a te....- ridacchiò il francese porgendogli la forchetta
con infilzato un anello di pesce fritto.
-Fai “aaah”...- lo invitò con un
risolino.
Arthur diede un'occhiata disperata alle vicinanze e vide Letitia
accanto a Spagna che progettava chissà quale misfatto e
Peter che prendeva lezioni su come essere una nazione
“awesome” da parte di Gilbert.
-Allora?- chiese il francese con un sorriso ebete stampato sulla faccia.
Arthur avrebbe volentieri cercato il primo ponte da cui buttarsi.
[Capanna dell'autrice]
Ah...sono al limite del tardi *le era stato ordinato di ritirarsi nelle sue stanze private
alle 11* ma insomma...sono qui anche oggi...^^"
Sono esausta,
tutto il pomeriggio a girare, girare, girare, girare...tipo girotondo
@-@ *cade giù per terra*
Capitoletto un pò...sul genere "inutile" ma visto che ho
maltrattato Arthur, volevo maltrattare pure Francis e co.
ù-ù Prometto che al prossimo cap sarà
più movimentato...decisamente più movimentato...
x°D
Liris: Oh! Ma chi se ne importa se hai dimenticato il
primo cap... *-* *comincia a fissare con uno sguardo preoccupante* hai
commentato, no?! è quello l'importante!! *-* *continua a
fissare con sguardo da pluriomicida*
Comunque! Lasciando da parte gli scherzi grazie per il commento e
soprattutto per aver detto che fa ridere!!! *sospiro di sollievo*
Eh, figli unici... ù-ù Peccato che poi il posto
di "fratellino rompi" viene preso magari da un cane minuscolo e
bisbetico...^^"
*scenette a casa sua*
-MAMMA!! MI HA RUBATO UN PUPAZZO!!!- è_é
-Amore...- *mamma con sospiro demoralizzato*
-AMORE COSA?! LUI! LUI! LUI! Lui è un essere malvagio...-
ç_ç
-Buf!- *cane con in bocca il suo pupazzo per la serie "ho vinto io
anche stavolta!"*
*fine scenetta*
Poi...ti assicuro che non sarà l'ultima volta che
Arhur si farà male, no no... ù-ù
*leggendo l'ultima riga corre a strozzare la prima/unica commentatrice*
GRAAAAAAAAARGH! M-Maledetta... ç____ç *allaga lo
studio di lacrime*
Bye bye e grazie a tutti quelli che leggono e inseriscono fra
le seguite!! ^-^
|
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Capitolo 4 *** His eyes are bewitched ***
His eyes are bewitched
Ore
00.14 Residenza del Governatore - Biblioteca
Se ne stava
rintanato nella piccola biblioteca del boss di Gibilterra, i sottili
occhiali appoggiati sul naso, davanti a due occhi verde smeraldo
concentrati.
Aveva dato la
buonanotte a quelle due pesti che, prima di addormentarsi, avevano
voluto spiegare quanto quella serata era stata divertente e
ringraziarlo per averli portati in quel locale.
Arthur avrebbe tanto voluto
replicare che per lui era stata una serata distruttiva, che la rana non
lo aveva lasciato in pace un solo secondo, che sentiva che quei tre
stavano progettando qualcosa alle sue spalle, che avrebbe preferito
trovarsi nella sua sicura Inghilterra – o persino da Alfred
– e molte altre cose ancora, ma non ebbe cuore.
Così
adesso, con la speranza forse di potersene stare in santa pace,
Inghilterra si era accoccolato su un divanetto dalla vecchia stoffa
verde con davanti un libro ed affianco un'ottima tazza di the.
Aveva promesso ai
bimbi che sarebbe andato a dormire anche lui poco dopo, ma il libro
l'aveva dolcemente trasportato nel suo mondo in modo tale da non
lasciarlo più allontanarsi.
Favole.
Per quanto le
conoscesse a memoria più o meno tutte, non gli dispiaceva
mai rileggere quelle magnifiche favole provenienti dalla sua
madrepatria.
Stava giusto
seguendo le avventure di un povero unicorno quando, a causa le luci
piuttosto soffuse, degli occhiali calati leggermente più in
basso dei suoi occhi o forse di quel
dolce aroma di the sempre capace di rilassarlo, socchiuse
gli occhi ormai lucidi di stanchezza.
Senza nemmeno
accorgersene si acciambellò meglio sui soffici cuscini e
lasciò andare la testa su un braccio appoggiato ad un
bracciolo. Il libro, ormai chiuso e dimenticato, presto
scivolò lungo il suo stomaco e finì nella piega
del divanetto.
Il mattino dopo
probabilmente avrebbe avuto un bel torcicollo...
Certo, lo avrebbe
avuto...se solo tre figure scure non si fosse premurate di trascinarlo
via da quello scomodo giaciglio.
Ore
8.48 Residenza del Governatore – Sala da pranzo
La tavola era ben
preparata, una tovaglia bianca con alcuni allegri fiorellini rosa
ricamati era stata appoggiata appoggiata su un prezioso e decisamente
lungo tavolo di mogano ma, nonostante la grande scelta di cibo, che
sembrava presagire una colazione per molte persone, la stanza era quasi
completamente vuota, se non per un Gilbert e un Antonio intenti a
mangiare ed a discutere su qualcosa. Tenevano il tono di voce basso e
sembravano piuttosto preoccupati.
-Fratellone!!-
Proruppe allegra la vocina di Gibilterra che andò subito ad
abbracciare Spagna, il quale la appoggiò sulle sue ginocchia
deciso a viziarla per tutto il tempo che avrebbe passato da lei.
-Ciao a tutti...-
arrivò solo in un secondo momento la voce un po' stanca di
Peter che si andò a sedere accanto a Prussia, ormai quello
era diventato il suo posto. Ascoltava tutte le sue awesome imprese con
un interesse che sfiorava l'adorazione.
Con sorpresa
dell'albino il bambino invece di cominciare a porre domande su domande
appoggiò la testa contro la spalla decisamente assonnato.
-Leti...ha voluto
che le leggessi storie per gran parte della notte...- spiegò
socchiudendo gli occhi esausto -...e...dov'è mio fratello?-
chiese poi, si era svegliato e non l'aveva trovato nella stessa stanza.
La casa del governatore - per ennesima sfortuna dell'inglese - non era
decisamente un hotel e le nazioni si erano dovute pigiare in quattro
stanze contate. Ovviamente tre per gli ospiti stranieri e una sola per
Peter ed Arthur, ringraziando il cielo Letitia aveva una stanza per
conto suo ma, come era accaduto anche quella notte, aveva sempre avuto
la brutta abitudine di infilarsi nel letto di Arthur per farsi
raccontare qualche fiaba.
-Tuo fratello
è stato richiamato in patria, ieri sera sul tardi, un
problema da niente, tornerà fra due giorni al massimo...-
spiegò Francis entrando finalmente nella sala.
Si
avvicinò al tavolo, i vestiti stropicciati del giorno prima,
i capelli spettinati e persino due occhiaie violacee sotto agli occhi.
-Francis...non sei
riuscito a trovare uno specchio stamattina?- gli chiese ridacchiando
Antonio mentre i due bambini parlottavano riguardo al fatto che il
fratello non li aveva nemmeno salutati.
Il francese
sbottò qualcosa di poco chiaro andandosi a sedere accanto
all'amico spagnolo che teneva ancora la bambina in braccio.
-Non sei riuscito
a dormire?- chiese Antonio accarezzando i capelli della bimba che li
fissava perplessa.
-No...ero un po'
preoccupato...- ammise in uno sbuffo, non ci faceva una gran bella
figura ad uscirsene con frasi simili.
-Susu...- lo
rassicurò Antonio posandogli un braccio attorno alle spalle
e facendolo appoggiare alla sua spalla. Francis vi si
accoccolò tranquillamente mentre Prussia era perso nei suoi
discorsi con Peter, parlava di qualcosa come grandezze, metri o
giù di lì, forse si era udito anche un cinque ma
decisamente il francese non aveva voglia di ascoltarlo, stanco com'era.
Francia
riaprì gli occhi pesanti ed incontrò gli occhi
verdi penetranti – così dannatamente simili a
quelli dell'inglese – della bambina e deglutì.
-Ha-hanno chiamato
anche me ieri sera...ma non occorreva la mia presenza...- rispose alla
chiara ma muta domanda di Letitia forse un po' frettolosamente. Quegli
occhi era sempre stati la sua maledizione! Si chiese per a millesima
volta come facesse quel verde a stregarlo, doveva essere colpa di
qualche maledizione di Arthur! Si, ne era sicuro! Aveva sentito che il
biondino si “dilettava” nella magia nera e doveva
aver stregato i suoi occhi! Ecco la spiegazione a tutto!
Ore
15.23 In una piccola stanzetta imprecisata
Arthur
riaprì piano gli occhi e ciò che vide fu buio.
-Ma quanto diavolo
durerà?! Non l'avrai mica ammazzato?!- chiese una voce
piuttosto isterica.
Avvertì
parecchie ossa doloranti, doveva essersi addormentato su quello scomodo
divanetto, peccato che non gli sembrava di essere
disteso...piuttosto...seduto...?
-Nein!!! La
scatoletta diceva due pillole per qualche ora di sonno, l'awesome me
NON sbaglia mai!!- gli rispose un'altra ombra forse offesa dalla poca
fiducia dell'altra.
Appurato
che era seduto tentò di mettere a fuoco la stanza, anche se,
attuato il lungo e difficile processo, si ritrovò comunque a
non vedere quasi nulla.
Giusto tre ombre
più scure in uno sfondo scuro.
-Ma...che...?-
chiese mezzo intontito, sentiva la testa pesante, quasi come se fosse
stato tramortito.
-Visto?- chiese
allora una voce tranquilla e calda.
Arthur
alzò appena la testa ma gli impulsi sembrarono non arrivare
ai muscoli che si rifiutarono di fare il loro dovere provocando un
inizio di panico e di nervosismo nell'inglese.
-Bonne soir, mon petit chenille...-
disse una voce con un tono volutamente beffardo.
-Ça va bien?-
chiese ancora quella voce che finalmente la sua mente sembrava aver
riconosciuto.
C'era Francis
davanti a lui, con un sorriso sbieco per nulla rassicurante, per di
più!
Il francese gli
sollevò il mento usando alcune dita in modo che potesse
guardarlo in faccia.
-You...Stupid
frog!!- gli diede contro e, cercando di scacciarlo con la mano,
capì un piccolo dettaglio che finora gli era sfuggito.
Legato.
Era legato...
Braccia e piedi
erano legati stretti ad un sedia piuttosto scomoda.
-Shit!-
ringhiò agitandosi e la risata sadica di Gilbert
riempì la stanza.
-Che diavolo
volete da me voi bastardi?!- urlò e la sua bocca venne
prontamente tappata da una specie di pallina con due fili che vennero
legati dietro la sua testa.
Ovviamente lo
strano “aggeggio” era stato portato da Francis ora
decisamente divertito.
-Allora...Spagna,
a te...- ghignò il francese ed Arthur cominciò a
tremare.
Aveva sempre
saputo di essere troppo
buono!!!
Che diavolo gli
era venuto in mente di lasciare che Gibilterra li ospitasse a casa sua?!
Li maledisse preso
dal panico e non riuscì nemmeno a deglutire quando
sentì un motorino accendersi.
No...non aveva per
nulla una bella sensazione...
Biascicò
qualcosa incavolato.
-Dice: non osate
nemmeno pensarci.- tradusse il francese con fare saputo.
-Capisci quello
che dice?- chiesero sia lo spagnolo che il tedesco sorpresi.
-Secoli di
allenamento.- spiegò agitando il polso in un gesto elegante.
Intanto il
prigioniero continuava a dimostrare tutto il suo disappunto urlando
improperi che ovviamente venivano censurati dal
“bavaglio”.
-E adesso...si
comincia...- ghignò Spagna avvicinando lo strano aggeggio
che vibrava ed emetteva un rumore piuttosto sinistro all'inglese.
Le urla disperate
di Inghilterra si sparsero per la stanzetta, in cui era stato
rinchiuso, ora illuminata sinistramente da una lampada.
Ore
01.48 Medesima posizione
Si, era
preoccupato.
Cosa c'era di
male?! Infondo lo avevano lasciato lì...così...da
solo...al buio...
Scosse la testa
fermandosi al centro del corridoio, stava provando pietà per
il nemico!
Una vocina
fastidiosa gli spiegò che però era anche la
vittima di quel crudele gioco.
Francia
sospirò sofferente diviso fra il suo bisogno di dimostrare
tutto l'amore che la propria nazione aveva da offrire e la vendetta
così piacevole ed attesa a lungo.
Sbottò
qualcosa contro l'inglese – tutta colpa di quegli occhi! - e
si diresse verso lo stanzino dove lui e i suoi compari lo aveano
rinchiuso.
Entrò e
il buio lo avvolse insieme all'odore di polvere e vecchio, accese la
lucetta e si avvicinò all'inglese con la testa penzoloni.
Si
chinò per vedere il suo viso e capire come stesse, sembrava
sognasse qualcosa, gli occhi che si muovevano agitati sotto alle
palpebre.
Gli tolse
pietosamente il giochino dalla bocca e lo sentì sospirare un
po' più rilassato.
Ridacchiò
vedendolo così stanco, in effetti doveva essere stato un
trauma per lui...
Gli
accarezzò gentilmente il volto e dopo poco
incontrò due occhi verdi appannati.
-Arthur...- lo
richiamò con voce soffice per non risvegliarlo troppo
bruscamente, la sua mano sempre dolcemente appoggiata alla guancia.
-Tu...-
mormorò Inghilterra senza forze -Tu...-
Rimase per alcuni
istanti in silenzio, giusto per avere il tempo per mandare
giù un po' di bile ed osservarlo attento.
-TU BRUTTO
BASTARDO MANIACO! TU NON HAI NEMMENO IDEA DI QUELLO CHE TI
FARÒ USCITO DA QUEST-!!- il suo sfogo, piuttosto improvviso
e violento, venne interrotto subito dalle mani di Francia che gli
tapparono la bocca.
-S.Sta buono!!
È notte!! Di là stanno dormendo...- gli
spiegò pregandolo di abbassare la voce piuttosto agitato.
Certo...non si aspettava un Inghilterra di ottimo umore –
quello sarebbe stato impossibile in ogni caso – ma non
immaginava che l'avrebbe presa così male.
E Francia ebbe
giusto il tempo per fare queste riflessioni quando egli stesso dovette
trattenersi dall'urlare a causa dei denti di Inghilterra che avevano
stretto forte la pelle della sua mano.
-AHIA!! T-Tu
maledetto teppista inglese, fa male!!- gli spiegò
massaggiandosi la mano dolorante e si stupì non poco quando
vide i segni degli incisivi dell'inglese sul suo palmo.
-MALE?!- chiese
beffardo -Dopo quello che mi avete fatto...?!- ringhiò poi
in un sibilo preoccupante.
-Oh!
Arthùr adesso non farla più grande di quello che
è...non abbiamo fatto niente di che...- sminuì la
faccenda agitando la mano sana e ritrovandosi a doverla ritirare
velocemente prima che l'altro gli mordesse pure quella.
In quel momento i
due assomigliarono talmente tanto a un cane ed a un gatto che Francis
giurò di aver sentito persino un ringhio lasciare le labbra
di Inghilterra. Passarono persino alcuni istanti in completo silenzio,
Arthur a fissarlo in cagnesco ed a cercare un modo –
più doloroso possibile – di vendicarsi
immediatamente e lui che ricambiava con lo sguardo più
innocente e colpevole che sapesse sfoderare. Ovviamente non
funzionò.
Francis, decidendo
che era abbastanza, si alzò in un sospirò ed
andò a liberare le braccia e le gambe dell'inglese che
impaziente sbuffava.
-Voi...voi
avete...- mormorò tremante l'inglese e massaggiandosi i
polsi arrossati dalle corde.
-Oui, ti abbiamo
sfoltito le sopracciglia...i ringraziamenti puoi tranquillamente
farceli più tardi.- tagliò corto il francese
forse anche piuttosto ilare verso l'ultimo pezzo della frase.
Da come stava
parlando sembrava che lo avessero stuprato, cielo!!
-Ma...Ma te li
sogni i ringraziamenti!!- ringhiò portandosi le mani alle
sopracciglia ora decisamente fini. -Le mie sopracciglia...-
mugulò dispiaciuto e facendo per alzarsi, voleva andarsene
il più presto possibile da lì e magari pure
denunciarlo per...per...bhè! Qualcosa avrebbe trovato!
Infondo il
sequestro di persona ci stava...per non parlare di aggressione e danni
fisici...
Certo era che
quando si ritrovò a barcollare e ad essere costretto a
sorreggersi al francese ogni suo proposito di non parlargli mai
più in vita sua fu forzatamente abbandonato. Almeno fino a
quando non sarebbe arrivato alla sua camera da letto, s'intende!
Francis,
decisamente preoccupato, riuscì a sostenerlo grazie ai suoi
ottimi riflessi e forse anche all'abitudine di vederlo barcollare per
l'alcool -Oh cielo...non mi dire che le sopracciglia sono tipo la
criptonite per Superman, solo che al contrario?! Senza di quelle non
funzioni...- abbozzò forse credendoci veramente, infondo
erano talmente strane che a un qualcosa dovevano pur servire!
-Ma sta zitto!-
ringhiò subito imponendosi di ignorare il paragone per
mantenere un minimo di calma. -Prova te a stare legato su una sedia, in
uno sgabuzzino per...per...- si bloccò non sapendo cosa dire.
-più o
meno ventiquattro ore...- lo informò l'altro prontamente.
-Ah
grazie...dicevo, in uno sgabuzzino per...ASPETTA!! VENTIQUATTRO ORE?!-
chiese allucinato e Francis si maledisse per la sua lingua lunga.
-TU! TU! Ti
farò sbattere in prigione!!- lo minacciò, e forse
era più una promessa che una minaccia.
-Ma...Iggy...era
solo un innocuo scherzetto...- tentò di difendersi Francia
in un pigolio.
-...e poi Letitia
e Peter saranno preoccupatissimi...ed anche in patria si chiederanno
dove sono finito...sky! Che diavolo racconterò...-
Continuò Arthur senza nemmeno degnarlo di attenzione e,
perso nelle sue riflessioni catastrofiche, aveva già
inconsciamente eliminato l'idea di parlare della terribile
“mutilazione” infertagli, si vergognava troppo per
ammettere che era stato sconfitto da tre imbecilli.
- No. Abbiamo
raccontato una balla.- spiegò semplicemente Francis ed
Arthur lo fissò con uno sguardo avverso.
Inghilterra si
ritrovò stupido quando capì che lo stanzino dove
stava era uno sgabuzzino della residenza...non si erano nemmeno
sforzati a portarlo fuori...
-Non puoi portarmi
in camera, allora...- sospirò l'inglese appoggiandosi ancora
di più all'altro mentre muoveva passi incerti lungo il
corridoio a causa dell'intorpidimento.
-Ehi! Non sei
così leggero...- gli fece notare scettico -E
perché poi? È forse una scusa per farti ospitare
nel mio letto...- aggiunse non nascondendo assolutamente la malizia ed
abbassando pericolosamente il braccio, che lo sosteneva, sempre
più in basso.
-NO! Ma se entro
adesso li sveglio...e dovrai raccontare un'altra balla per il fatto che
non sto in piedi.- gli spiegò con la pazienza al limite.
-Oh d'accordo mon
amour...stanotte staremo vicini vicini...- Francis, ignorò
completamente l'occhiataccia di Arthur e cominciò a
ridacchiare fino ad entrare nella sua stanza.
Uno spagnolo e un
tedesco fissarono piuttosto divertiti tutta la scenetta svoltasi alle 2
spaccate di notte.
-Ho vinto io,
Gilbert, sgancia i soldi...- ghignò Antonio aprendo la mano.
-Tzè...stupido
francese smielato...se avesse aspettato un'ora in più per
andare a salvare la sua principessina
avrebbe vinto il magnifico me...vi siete messi d'accordo!!- si
lamentò capriccioso l'albino defilandosi nella sua stanza,
non prima ovviamente di rifilare un'awesome linguaccia al moro.
Spagna
sospirò divertito e rientrò nella sua stanza
accanto a quella di Francis scuotendo la testa.
C'avrebbe scommesso
che sarebbe finita così...
[Capanna dell'autrice]
E con questo capitoletto finisce lo scherzo ad Arthur, prestissimo i
nostri eroi ripartiranno...ed andranno....lo saprete nella prossima
puntata...però non andranno molto lontano...non usciranno
nemmeno dal continente. ù-ù
Si, sto litigando coi codici, gli spazi cambiano...i titoli pure...
ç__ç Almeno il font resta lo stesso...
x°D MA portate pazienza...^^"
E stavolta aggiorno dopo due giorni... *comincia già a
perdersi* e mi sa che da ora in poi...un aggiornamento ogni 3 giorni
sarà tanto...ma spero di riuscirci...
Liris: Non credo di voler sapere quale tuo trauma sia legato alle
palline... O-o Comunque, come puoi vedere, stavolta ho saltato un
giorno... xP Ma il cap è lungo il doppio x°D E con
il tuo commento mi hai fatto venire una brutta idea per
Peter.....sisi...lo metto il copyright... ù___ù
Grazie a chi l'ha messa fra le seguite e legge semplicemente.^^
Bye bye *saluta con la manina*
|
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Capitolo 5 *** Roses and Chrysanthemums will help you! ***
Roses and Chrysanthemums
will help you!
Ti
prego...Spagna
si ravvivò i capelli con un mezzo sospiro rassegnato mentre
gli rimbombava ancora nella sua testa quella voce dal tono stranamente
lamentoso per un tipo come lui.
Ti
prego, Spanien...Ancora
un sospiro ed entrò nelle cucine dove trovò
Gilbert già intento a sistemare qualcosa su un vassoio,
sembrava terribilmente concentrato.
-Gilbert...-
sospirò l'uomo moro ma l'albino, intento com'era nella sua
attività, non lo sentì nemmeno.
-Gilbert!- lo
richiamò più forte e finalmente l'uomo si
girò mostrando la bocca sporca di marmellata.
-Gilbo...-
sospirò. -dovevi preparare quei...quei cosi! Non
mangiarli...- gli spiegò con dolcezza e pazienza facendo
comparire un sorriso un po' tirato.
-Non li ho
mangiati!- rimbeccò negando l'evidente come un bambino che,
completamente sporco di nutella, si ostinava a nasconderla dietro alla
schiena.
Con un gesto
elegante Antonio recuperò il vassoio per poi guardare il
fiore che era infilato in un sottile vasetto di vetro.
-E questo...dove
diavolo l'hai trovato?!- chiese fissandolo a metà fra lo
stupito ed il divertito.
-In giardino! Mi
pare ovvio!! Sono stato bravissimo vero?! Un'idea così
magnifica poteva venire solo al magnifico me!!- cominciò
subito a vantarsi il ragazzo albino mentre Antonio sostituiva il fiore
con una rosa.
-Certo...ma la
prossima volta...non usare un crisantemo*...una classica e semplice
rosa va benissimo.- disse ridacchiando ma Gilbert non ne
capì il motivo.
Lo spagnolo si
incamminò per un corridoio chiaro seguito dal tedesco.
-Chi era al
telefono?- chiese curioso Gilbert camminandogli accanto.
-Tuo fratello.-
rispose lapidario Antonio ripensando alla comunicazione che aveva avuto
con l'altro tedesco.
-West?!- Gilbert
si ritrovò a fermarsi per alcuni istanti per poi riprendere
la strada -M.Ma che voleva?!-
Era inusuale che
Ludwig chiamasse proprio Spagna, non che si odiassero...anzi, ma
semplicemente non si frequentavano più di tanto...giusto
qualche festa passata insieme per via dei due fratelli che li avevano
fregati ancora parecchio tempo prima.
-Aveva un
problema...- spiegò sommariamente e fermandosi davanti ad
una porta bussò con il sorriso stampato sul volto, pronto ad
accogliere la persona che avrebbe aperto.
-E
ora...divertiamoci un po'...- disse al tedesco che ghignò
dimenticando completamente la faccenda del fratello.
Francis si mosse
appena sotto alla leggere coperte emettendo un piccolo fruscio,
qualcuno aveva bussato alla porta della sua camera.
Sorrise quando
vide una testa bionda appoggiata sul suo petto, alla fine era riuscito
a farlo dormire vicino a lui. Posò un soffice bacio sulla
testa dorata ed essa, con un lamento, tentò di sfuggire a
quel contatto decisamente troppo dolce per i suoi gusti.
A furia di carezza
Francis riuscì ad allontanare l'inglese senza nemmeno
svegliarlo ed ad alzarsi.
Di certo non si
aspettava di trovarsi davanti Spagna e Prussia, o forse...non si
aspettava di vedere Spagna e Prussia con
quei sorrisi enormi.
-Bonjour...?- tentò
piuttosto indeciso il francese per poi sentirsi spostare verso
l'interno senza nemmeno troppa delicatezza dal tedesco che
andò a spalancare finestre.
Antonio da parte
sua approfittò del varco ed andò a sedersi sul
letto accanto ad Arthur allegramente.
Il diretto
interessato da prima tentò di ignorare le voci poi, quando
si ritrovò avvolto nella luce del giorno scattò
seduto e, trovandosi davanti uno spagnolo troppo allegro,
tentò istintivamente di cacciarlo giù dal letto.
Che diavolo stava
succedendo, un'invasione?!
Antonio
evitò senza nemmeno sforzarsi il tentativo bellicoso
dell'inglese ancora troppo addormentato mentre Francis se ne stava
ancora alla porta scosso da tutto quel trambusto.
-Allora
principessa...dormito bene con il vostro principe?!- chiese il ragazzo
dalla carnagione scura e continuando ad indossare quel sorriso a detta
di Inghilterra, ebete.
-Non so cosa tu
voglia dire...ma vi consiglio di sparire nel più breve tempo
possibile...- ringhiò assottigliando pericolosamente gli
occhi mentre il francese forse stava intuendo qualcosa da quel vassoio
riempito a festa. Istintivamente cominciò a strisciare piano
fuori dalla porta, un attacco isterico da parte di Arthur no, non era
ancora pronto ad affrontarlo.
Un braccio si
avvolse prepotente al suo collo mentre una risatina fin troppo
familiare gli riempiva le orecchie. -KESESESESESESE...dove volevi
andare Francis?!-
E, grazie al
prusso, Francis si ritrovò in mezzo al ciclone.
Intanto infatti
Inghilterra continuava nei suoi vani tentativi di scacciare lo spagnolo
che invece appoggiò tutto sorridente il vassoio stracolmo di
leccornie sulle sue gambe.
-La colazione
è servita! Avete dormito bene piccioncini?-
Lo spagnolo,
sempre con quel maledettissimo sorriso in faccia – diavolo!
Nemmeno si fosse incollato la faccia per mantenerlo! -, si
ritrovò a dover schivare una porta tovaglioli che invece
centrò il Prusso in piena nuca mentre ancora tentava di
trascinare Francis sul letto.
-AHIA!- Gilbert si
ritrovò a lamentarsi con le mani sulla testa liberando il
francese dalla sua morsa, che andò immediatamente a
nascondersi dietro un comò.
Se conosceva
abbastanza bene Arthur avrebbe cominciato a tirare oggetti ovunque come
un isterico.
Cosa che infatti
accadde.
Fra le risate lo
spagnolo e il tedesco – quelle di quest'ultimo a volte
interrotte da piccoli gemiti di dolore – scapparono per il
corridoio mentre volavano cuscini, coperte e oggetti trovati a caso,
persino un piattino di biscotti.
Quando fu in grado
di sentire solo una persona con il respiro corto Francis
uscì dal suo nascondiglio ravvivandosi i capelli e guardando
l'altro appoggiato alla porta mentre fissava il corridoio come se si
aspettasse un nuovo agguato da parte dei nemici.
Francis si diresse
verso il letto dove – miracolosamente salvi –
alcuni scones stavano appoggiati su un piattino d'argento, ne prese uno
e lo assaggiò. Con un piccolo ghigno si rialzò ed
andò dall'altro biondo obbligandolo a girarsi e
rinchiudendolo fra le sue braccia.
-Hai fame mon
petit chenille...?- gli chiese malizioso e portandogli il panino dolce
alle labbra.
Dopo un primo
sguardo inceneritore Arthur sospirò e, rubato prontamente lo
scone, ne mangiò un pezzetto.
-Sono
bruciacchiati...- commentò acido e Francis
ridacchiò trascinandolo nuovamente sul letto per concedersi
forse un risveglio leggermente più tranquillo e dolce.
Il telefono
squillò in casa di Gibilterra per la seconda volta in quella
mattinata e Spagna venne nuovamente richiamato per rispondere.
Seduto su una
seggiolina, con Letitia in braccio, Spagna sentì ancora
quella voce pregarlo di aiutarlo. Gilbert, dopo aver per un po'
origliato, se ne era andato annoiato trascinandosi via Peter per
insegnargli chissà quale stramba tecnica di pesca
dei macachi.**
-Sisi...vengo
vengo...- sospirò il moro forse anche leggermente divertito
da quella situazione.
-Vedi di
resistere, entro sera sarò lì da
te...susu...faccio presto...-
Antonio
continuò a rassicurare la persona dall'altra parte del
telefono per un bel po' mentre, forse distratto, continuava ad
arrotolare una ciocca dei lunghi capelli biondi della bimba.
-Hermano...?- lo richiamò
la bambina appena il telefono venne appoggiato sul ricevitore.
-No te
preocupe...non
è nulla, anzi...ti va di venire a trovare mi
querido?-
le chiese ridacchiando mentre la bambina lo fissata perplessa.
-A quanto pare in
Italia c'è
qualcuno
che non ce la fa più...- aggiunse continuando a sorridere e
riprendendo a giocare con i suoi capelli.
-In Italia?!- gli
chiese tutta contenta, Arthur le permetteva raramente di uscire dal suo
paese e solo quando non poteva proprio evitarlo. -Mi ci porti tu?!-
-Già!-
la rassicurò il moro pensando divertito a cosa dovevano aver
combinato i due fratelli italiani per costringere Germania a chiamarlo
disperato e sull'orlo di una crisi di nervi.
*Crisantemo:
è il fiore dei morti per chi non lo sapesse
ù___ù *l'autrice non lo sapeva e si illude che
esistano persone che lo ignorino*
**Macachi: si,
incredibilmente, a Gibilterra ci sono Macachi che vivono
semi-selvaggiamente e sono anche piuttosto pericolosi visto che si
gettano sui turisti alla spietata ricerca di cibo e macchinette
fotografiche. Se infastidite possono persino mordere... *fischietta
cercando di non immaginarsi Peter e Gilbert inseguiti da 60 macachi
furiosi*
comunque maggiori
informazioni le trovare sul nostro vecchissimo e carissimo amico Wiki
ù_ù
[Capanna
dell'Autrice]
Perfetto, come forse si è
notato...ho aggiornato piuttosto in ritardo. ù_ù
Linciate i miei prof, io non c'entro (che poi mi fareste pure un enorme
piacere! *-*)
E si! Il titolo
è messo a caso...è un misto fra i due fiori
citati e la promessa di aiuto di Antonio...insomma un misto mare che
non vuol dire una cicca!^^"
Beeeeeeeeeeene e
adesso mi diverto... *risata malefica per poi accasciarsi depressa sul
tavolo* come farò a gestire tutti questi personaggi non
so...infatti il povero Peter fa brevissime entrate...giusto per finire
fra le mani di quel pericolosissimo uomo tedesco...io lo so che me lo
rovina...me lo sento... ç____ç Però,
se vi è sembrata FrUk fino ad adesso...mo si cambia musica,
adesso Francis e Arthur diventeranno pg secondari e Gilbert e Antonio i
principali...insomma il contrario! x°D
POOOOOOOOI...visto
che sono stata “beccata”, ciao stupid frog...
>-> E bhè...visto che sei tu la maledetta ad
avermi introdotto alla FrUk ed a tutto il resto...ti dedico questa
schifezza: Tié! *rifila schifezza* ù-ù
ma ricordati che continuo ad amare ugualmente la UsUk e la
UkMozzarellaBlu +w+
Spiegazioni: la
sopracitata donna non sapeva nulla ne del mio account ne della fanfic
ma mi ha trovato al primo colpo >-> *maledice il suo nick
e l'erotomane romantico che l'hanno fregata*
Clow: Essere!
Grazie per il tuo inutile commento... *-* susu lo sai che ti voglio
bene x°D *tutta contenta per il commentino* e poi se dici che
la fanfic fa ridere...io...grazie cielo... ç____ç
*la gente ride e lei si mette a piangere*
Ultimi ma solo
perché gli ultimi saranno i primi ed i
primi...eccetera...eccetera, tanto lo sapete ù_ù
Grazie alle OTTO
persone che l'hanno messa fra le seguite ed alle DUE che l'hanno messa
fra le preferite...grazie, grazie... ç-ç *il che
vuol dire che non la caga quasi nessuno ma lei si accontenta di poco*
Bye bye ^-^
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Capitolo 6 *** 'cause jellyfishes taste like marshmellows ***
'Cause
jellyfishes taste like marshmallows
Spiagge chiare ed
illimitate.
La sabbia fine e
pulita che passa attraverso le dita solleticandole appena.
Il dolcissimo
silenzio interrotto solo dalle onde del mare e dal fruscio degli alberi
vicino alla spiaggia.
Quell'azzurro
incantato che promette bagni rinfrescanti e bellissimi giorni romantici
e tranquilli.
No, Jesolo non era
nulla di tutto questo.
Decisamente, no!
Germania
sussultò quando l'ennesimo pallone gli finì sulla
pancia mentre tentava di rilassarsi sotto l'ombra dell'ombrellone.
Da quanto tempo
era là?
Una
settimana...due...non di più...
Rilanciò
la palla ai bambini che si scusarono per l'inconveniente sghignazzando.
Stupidi adolescenti! Non sanno assolutamente cos'è il
rispetto!
Sospirò
tornando a chiudere gli occhi quando una voce conosciuta lo fece
sospirare.
Erano
già tornati.
Già,
perché infondo...lo spazio limitatissimo di circa mezzo
metro quadrato, le pallonate, gli schiamazzi, gli spruzzi –
perché diavolo si erano andati a mettere in riva al mare,
poi?! - il sole bruciante e tutto il resto potevano essere anche
sopportati. Ma quei due, no.
-Veeeeh...Doitsu!
Ti abbiamo comprato il gelatoooo!!- urlò un ragazzo dalla
pelle chiara – che poi...come diavolo faceva a non
scottarsi?! - e io capelli castani, uno strano ciuffo partire dal basso
a “decorazione” di quei fili scuri già
disastrati.
Un tonfo ed un
“ahia, Doitsu!” lo fecero sospirare ancora ed
ancora.
-Fratello sei un
idiota!- lo rimproverò una voce dura ed asociale, anche
quella piuttosto conosciuta da Germania, purtroppo.
L'ennesimo sospiro
e la preghiera che quella tortura finisse il prima possibile;
riordinò i pochi nervi che ancora sembravano reggere e si
alzò per andare “in soccorso” al ragazzo
caduto.
-Italia...- lo
rimproverò abbassandosi ed aiutandolo a rialzarsi e
meritandosi così un “Veeh, grazie
Doitsu!” molto allegro. A volte si chiedeva se per caso non
lo facesse apposta.
-Stupido
mangiapatate! Giù le mani da mio fratello e tieni questi
piuttosto!- la voce di Lovino fu preceduta da due gelati mezzi sciolti
ficcati nelle mani del tedesco che fu quindi costretto ad abbandonare
Feliciano.
-Il tuo
gelato...è caduto...- si lamentò Feliciano quando
vide la macchia di colore chiaro venir assorbita dalla sabbia.
-Non fa niente
Italia...sto bene anche così...non preoccuparti.-
tentò di rassicurarlo Ludwig sperando – illuso
– che il problema si risolvesse così facilmente.
-Ti do una parte
del mio!!- ribattè allegro l'italiano conducendo a forza il
fratello e l'altro sotto l'ombrellone per poi sedersi con un enorme
sorriso.
Doitsu non voleva
sapere, pregava di non sapere ma, quando un gelato alla vaniglia gli
venne praticamente spiaccicato sulle labbra non poté fare a
meno di darsi dello stupido.
Come poteva anche
solo sperare una cosa simile?!
Quando
però l'italiano si sporse e cominciò a leccare
anche lui il gelato sussultò a causa di un fremito lungo
tutta la colonna la vertebrale – e forse anche un po'
più in basso.
Quello era troppo!!
-Ehi tu!!
Giù le mani da mio fratello!!- si ribellò la voce
di Lovino che li buttò entrambi nella sabbia.
Non seppe come ma
il gelato gli si spiaccicò sul viso insieme a tutta la
sabbia alzata dai tentativi di tirarti su di Feliciano.
-Basta...-
mormorò. Una settimana...forse due...ammettiamolo, nessuno
ce l'avrebbe fatta.
-Ludwig...dovresti
vedere come sei buffo!!!- cominciò a ridere Feliciano quando
vide il volto del tedesco che davvero, non ne poté
più.
-BASTA!!!- si
infuriò alzandosi e facendo precipitare un cascata di sabbia
– Lovino sembrava aver trovato molto divertente ricoprirlo di
sabbia nei brevi istanti in cui era rimasto disteso.
Mezza spiaggia si
girò a quell'urlo disumano e Ludwig divenne rosso dalla
vergogna.
-Che
c'è West? Crisi isterica?- chiese una voce sghignazzando.
Il tedesco si
voltò esasperato, no...non anche lui...
-Gil...-
mormorò quando riconobbe la testa chiarissima del fratello.
Germania si
ritrovò a pensare che la peggior giornata della sua vita,
era solamente appena iniziata.
C'era un tavolo.
Un grande tavolo
messo accanto alla finestra di quel modesto hotel a Jesolo.
Un grande tavolo
ricco di persone attorno.
Un grandissimo
tavolo stracolmo di persone rumorosissime.
E come tale, su di
esso incombevano le lamentele di più o meno tutti i presenti.
Nella sala da
pranzo di quel modesto hotel volavano patate in testa agli astanti,
parole alquanto volgari che avrebbero fatto saltare in aria i capelli
di qualsiasi madre ma soprattutto le risate.
Risate di tutti,
tranne che quelle di Doitsu ovviamente, ma forse anche Igirisu
condivideva la depressione del tedesco anche se sembrava decisamente
più combattivo. O almeno lo era sembrato finchè
non era sparito. La mancanza anche di Francis e lo strano movimento
della tovaglia – fortunatamente molto lunga –
avevano fatto desistere anche i più coraggiosi dal darci
un'occhiata sotto.
Ma tornando al
povero Germania, ora se ne stava con mezza patata spiaccicata sui
capelli biondi e l'espressione piuttosto insofferente sul viso. Stava
per scoppiare, eccoli lì! Si! I fumetti che filtravano
attraverso i capelli affogati dal gel quella stessa mattina.
-ADESSO BASTA!!-
urlò al limite della pazienza facendo zittire immediatamente
tutti.
-POSSIBILE CHE NON
SAPPIATE COMPORTARVI UMANAMENTE?!- chiese retorico, diavolo! Lui aveva chiamato Antonio, sperando forse che lo "alleggerisse" dal peso di Lovino, non tutta quella marmaglia di gente! Anche perchè...di sicuro non lo stavano aiutando.
La pace intanto sembrò ripristinata.
Esatto,
sembrò. Perché i sospiri sollevati dei vari
genitori presenti nella stanza vennero bruscamente interrotti da una
voce, o forse due...
-AHIA! Non
lì, stupid frog!!!- gemette una voce da sotto il tavolo
piuttosto riconoscibile a causa dell'insulto allegato a fine frase.
-Se stessi fermo
magari riuscirei ad andarci piano!- rispose immediatamente la voce di
un francese piuttosto nervoso.
-Ah...sei molto
caldo...- aggiunse con una strana inflessione nella voce –
quasi dolorante – che fece scappare fuori dalla sala le
ultime coraggiose famigliole che avevano resistito fino ad allora.
Il tavolo intanto
si era gelato, nessuno ebbe il coraggio di guardare sotto, tranne
Antonio che sorridendo tornò a mangiare tranquillo.
-Diavolo-ah! Ti
avevo detto di andare a...ah letto!- borbottò l'inglese fra
un gemito e l'altro per poi notare qualcosa che sembrava essere
sfuggito ai due fino ad allora. -N-Non ti sembra che ci sia troppo
silenzio...?- chiese l'inglese da sotto il tavolo e il suo volto
arrossato spuntò fuori dalla tavola bianca per controllare
la situazione.
Situazione a dir
poco tragica visto che gli vennero rifilate occhiatacce dal malizioso
all'incredulo, fino allo scioccato ed allo schifato, anche
perché Inghilterra aveva il petto completamente nudo.
-Inghilterra tutto
bene?- chiese Francis uscendo a sua volta e ricevendo occhiate
piuttosto sconsolate.
Quel francese era
un vero e proprio maniaco.
-E-EHI! Fermi
tutti!! Mi sta solo mettendo la lozione contro le scottature!!- si
affrettò a dire – gridare a dir il vero
– l'inglese che aveva intuito i pensieri generali.
Gli sguardi si
fecero scettici. -è-è vero!!- ribadì
la sua innocenza. -Mi faceva male la schiena!!-
-Oh,
Angleterre...ci hanno beccati...- ridacchiò Francis che
approfittò del momento di distrazione dell'inglese per
rifilargli un bacio.
-MA! Ma non
è vero!! Non crederete a questo maniaco, spero!!- chiese
quasi supplicante l'inglese ricevendo un sospiro generale.
-BASTA! Mi avete
definitivamente stancato!!- ringhiò la voce esausta di
Germania per poi dirigersi verso l'uscita. Non prima di aver recuperato
però Italia che con un “Veeeeh”
salutò tutti.
-Quel maledetto
crucco...- protestò Lovino sbottando e ricevendo una pacca
gentile da Spagna – appropriatosi a tempo debito del posto
accanto a lui, ovviamente.
-Non fa altro che
stare appiccicato a mio fratello, non deve permettersi di rovinarlo!-
ribadì con più forza ricevendo sorrisi tirati da
parte di più o meno tutto il tavolo per evitare eccessi di
rabbia da parte dell'italiano.
-Comunque gliela
farò pagare!- concluse l'italiano mettendo su il muso e
cominciando a rimuginare.
-Ti aiutiamo noi!-
saltò fuori il francese che tentava di difendersi dai pugni
tirati dall'inglese a causa della figuraccia di poco prima.
-Aiutare...?-
chiese Lovino guardandolo spiego. -Non voglio l'aiuto di un maniaco
come te!-
-Sicuro...?
Potresti avere la vendetta che desideri...- gli spiegò
sibillino ricevendo le occhiate perplesse di Spagna, Sud Italia e
persino Inghilterra che smise – solo momentaneamente
– di picchiarlo.
Lo sguardo
decisamente poco rassicurante di Francis fece avvertire un intenso e
durevole brivido lungo alla schiena dei presenti.
-Ma...dici che
sono buone da mangiare?- chiese una bambina dai capelli biondi
sporgendosi appena dal pedalò.
-MA CERTO!-
ribadì con una grassa risata un uomo in acqua mentre
sventolava un retino.
-E di che sanno?-
domandò ancora un bambino anche lui in acqua.
-Ecco...sanno...di...-
l'uomo sembrò rifletterci -Di marshmallow!! Ovviamente!!-
spiegò l'uomo aggiungendo una nuova risata. -Non vedi che
sono mollacciose come i marshmallow?!-
-Se lo dici tu...-
commentò perplessa la prima bambina.
-Ma...non vedo
più la riva...Prussia...va bene vero?- aggiunse perplessa e
forse leggermente spaventata.
-Ma certo! Non
c'è assolutamente alcun problema! Lasciate fare all'awesome
me!- e giù...ancora, a ridere mentre sperava di tutto cuore
che qualcuno si accorgesse della loro assenza...
-Oh! Prussia! Ho
catturato un'altra medusa!- fece sapere allegramente Peter.
[Capanna
dell'Autrice]
E aggiornamenti sempre meno frequenti...ye! *-*
Comunque questo capitolo è il primo che ha fatto ridere
anche me *ce l'ha ancora su con il fatto che ha paura che non faccia
ridere* quindi mi sento abbastanza orgogliosa ù__ù
Per il resto non ho molto da dire...tranne il fatto che il nuovo bar
touch trio sarà: Peter, Letitia e Gilbert...mi dispiace
signori e signore ma a quanto pare Prussia ha trovato due degno compari
per le sue cavolate ù___ù
E le risposte ve le immaginate, stasera sono stufa...al massimo domani
se trovo la voglia... TT-TT
Grazie moltissime a quelli che leggono semplicemente e l'hanno messa
fra le preferite e le ricordate!!!
Bye bye ^-^
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Capitolo 7 *** Pink boxer on a flying plant ***
Pink boxer on a flying
plat
Sospirò
alzando ancora gli occhi dal suo libro per incontrare la sedia vuota
difronte a lui.
Desolatamente
vuota.
Ma possibile che
quell'italiano non sapesse stare fermo un solo istante?!
Appoggiò
nuovamente gli occhi su quella pagina di libro che aveva sotto alle
mani da circa un quarto d'ora ormai, cercando forse di non dare troppa
attenzione al ticchettio nervoso delle sue stesse dita sul tavolo.
E se fosse caduto
lungo la strada? Magari in un fosso... - trovato chissà come.
E se fosse
svenuto? E se fosse stato coperto da una marea di foglie?! - in piena
estate, già.
E soprattutto, se
nessuno l'avesse soccorso?
Ludwig si
massaggiò le tempie togliendo i sottili occhiali da vista e
rinunciando definitivamente al libro.
Feliciano era
voluto uscire perché diceva che nella stanza si annoiava e
bhè, era uscito. Infondo quello era il suo paese, non poteva
mica perdersi...no?!
Ma, per una strana
ragione, Feliciano, dopo circa due ore, non era ancora tornato...
Ripose il libro
sul tavolo, dopo essersi premurato di mettere un segnalibro, ed
uscì dalla stanza con tutta calma.
Non era certo
preoccupato, assolutamente no.
E i passi veloci
lungo la striscia rossa della moquette ne erano la prova inconfutabile.
Più o meno...
-Vi
odio!!- urlò Lovino strappando in mille pezzi le carte che
aveva in mano e lanciandole in aria come divertenti coriandoli in pieno
Carnevale.
-Fratellone...calmati...-
Veneziano cercò di bloccare l'ascesso di ira del fratello
alzando le mani e ricevendo botte ed insulti in risposta. E si! Romano
ce l'aveva con suo fratello! Più del solito, si
intende.
-Ehi ehi...- li
ammonì una voce dalla tipica inclinazione francese andando a
sedersi su una delle tante sedie che circondavano il tavolo con un
sospiro.
Dopo pranzo Spagna
e Francia erano stati chiamati d'urgenza in ospedale, sembrava che al
loro amico albino non fosse bastata la dura sconfitta che i macachi gli
avevano inferto a Gibilterra, così in
quel momento si ritrovava su un lettino d'ospedale, ricoperto da
punture di medusa. Se fosse stato umano sarebbe sicuramente crepato
entro poche ore. Fortunatamente invece,
Gibilterra era illesa e Sealand se l'era cavata con solo due punture. O
almeno questo era quello che pensava Francia, mentre lanciava
un'occhiata ad un Inghilterra sadicamente divertito dal comportamento
di Romano: la nazione si sarebbe probabilmente trasformata in un mostro
se i due si fossero seriamente fatti male. A dir il vero, la nazione
credeva che le due pesti fossero ancora a giocare in spiaggia, ma
quello sarebbe stato il loro piccolo segreto.
Inghilterra e
Romano invece erano finiti a giocare a carte. Una coppia destinata
davvero a non durare; soprattutto se Arthur sfoggiava la sua arte da
baro professionista.
In un primo
momento Romano si era solamente innervosito, il ciuffetto che
cominciava a tremare pericolosamente non aveva nemmeno allarmato
più di tanto l'inglese, ma poi...poi erano volati insulti,
carte, tovagliette e persino un bicchiere che si era infranto contro la
parete dietro ad Inghilterra. A salvare la situazione, fortunatamente, era
stato Feliciano che, nel tentativo di uscire dall'hotel, era passato
per la sala e li aveva raggiunti preoccupato per le sorti di una povera
pianta sollevata a forza dal fratello.
-Francia...questi
sono matti...- mormorò con fare perplesso l'inglese, mentre
Romano mordeva una mano di Spagna, ed interrompendo così i
pensieri del francese.
Francia
inarcò un sopracciglio piuttosto ironico e sbottò
un -Ma senti chi parla...- poi tornò a fissare i tre che
“dimostravano tutto il loro amore” con fare
disinteressato.
Alla frase
“Ha vinto sempre lui!!” la nazione francese
cominciò a capire il motivo di tutto quel trambusto e, con
un evidente ghigno, abbassò la manica dell'inglese, troppo
intento a rimbeccare qualcosa all'italiano per bloccarlo. Una colorata
cascata di carte fece crollare il silenzio sulla sala.
Il ghigno sul viso
di Francia si allargò maggiormente, ormai conosceva fin
troppo bene il suo bruco.
Poi uno
“shit...” seguito da un “Damned
France” ed Inghilterra si salvò solo grazie ad una
piega del tappeto – dovevano essere stati i suoi fedeli amici
fatati.
Così,
mentre la nazione più giovane cercava di liberarsi dal
tappeto, lui riuscì ad alzarsi dalla sedia e scappare via
con la dignità necessaria ad un perfetto gentil'uomo inglese.
-Non
me ne frega nulla se è spaventoso! Io lo ammazzo!!-
Lovino stava
ancora imprecando contro l'inglese quando il posto lasciato vuoto venne
nuovamente occupato da un Germania piuttosto perplesso, come mai
Feliciano si trovava in mezzo a quella marmaglia?
-Mangiapapate! Che
diavolo ci fai qui?!- gli chiese furioso Lovino, finalmente libero dal
crudele tappeto.
-Ti ricordo che
anche la mia stanza è in questo hotel...- sospirò
lanciando un'occhiata a Francia, sperava forse che almeno lui spiegasse
quella situazione, visto che Feliciano sembrava troppo impegnato ad
evitare i pugni del fratello.
-Ah, non guardare
me, cherì.
Sono appena tornato dall'ospedale. Ah! Tuo fratello mi ha chiesto di
riferirti: “Non ti preoccupare West! Tornerò
più awesome di prima, quindi non prenderti troppe
libertà!!” O qualcosa del genere...-
citò le parole del tedesco agitando le mani per imitarlo e
Ludwig sospirò ancora più rumorosamente.
Ecco
perché aveva potuto passare il primo pomeriggio
relativamente tranquillo, non c'era!
Una scarpa lo
colpì in pieno viso interrompendo la discussione fra le due
nazioni e lasciando un silenzio spettrale. Francia si spostò
di più di qualche centimetro con la sedia. Spagna lo
imitò e con un sorriso gioviale si andò a
sistemare accanto a lui. Innamorato si, ma fesso no.
-AH AH! Inutile
mangiapatate!! Non sai nemmeno evitare una scarpa!!- rise –
piuttosto forzatamente – Sud Italia.
Germania prese la
scarpa e la fissò con tutta calma, era un 40 preciso.
Se ci rifletteva,
anche Feliciano aveva un piede piuttosto grande. Si chiese se quella
regolina così conosciuta valesse anche per Lovino. Mise da
parte quei pensieri scuotendo la testa sconsolato, erano sicuramente
più adatti ad un certo vinofilo al suo fianco.
Ah no, si era
spostato.
Germania si
alzò continuando a fissare la scarpa, prima una terribile
settimana in compagnia dei fratelli, poi quei casinisti patentati.
-Questa me la
paghi.- lo avvisò con calma e saggiando la fisionomia della
scarpa, quasi a volerne
studiare
l'aerodinamicità.
Che le scarpe
potessero...volare? Si chiese pensando che infondo l'unico modo per
saperlo era provare.
E così
la scarpa volò. Peccato che le teorie di Ludwig vennero
ostacolate – senza nemmeno troppo rimpianto da parte del
tedesco – dal volto di Lovino.
Quello che accadde
dopo fu un lancio continuo di oggetti e maledizioni, fortunatamente
l'unico mago in carica era già troppo lontano per metterci
il suo.
Germania
canticchiava una canzoncina che non ricordava nemmeno di aver mai
sentito, mentre, con ampi gesti circolari della mano, strofinava la
spugna imbevuta di sapone sul suo stesso corpo. Cantare sotto alla
doccia non era certo una delle sue attività preferite ma
l'influenza italiana l'aveva colpito anche da quel punto di vista. Se
poi sapeva che Romano sarebbe stato “misteriosamente
rapito” da Spagna e sarebbe potuto restare un po' da solo con
Feliciano...bhè i motivi per canticchiare diventavano
molteplici.
Dopo quel
“semplice scambio” di opinioni del giorno prima
aveva ricevuto l'allettante proposta di vendetta da parte di Spagna e
solo il cielo sapeva quanto la desiderava. Si poteva dire che,
decisamente, era arrivato al punto di non ritorno.
Mentre il tedesco
continuava a pensare alla giornata, spaventosamente allegro, la porta
venne socchiusa ed una mano chiara si intrufolò agilmente
nella piccola stanza da bagno fino a che, dopo un rapido controllo dei
dintorni, trovò ciò che cercava. Le dita, quasi
con fare vittorioso, si strinsero attorno a della stoffa
trascinandola via dal ripiano su cui era stata appoggiata con
così tanta cura poco tempo prima.
Germania, intento
nella sua attenta opera di pulizia, non si accorse di nulla ed
ingenuamente pensò che quella sarebbe stata davvero una
bella giornata.
-MA
CHE CAZ...!!- urlò una voce che si espanse per tutto il
corridoio dell'hotel accompagnata dallo sbattere furioso di una porta.
E Romano fu non
poco sorpreso della vista che gli si presentò davanti.
-Oh Dio, no...-
disse in un misto fra lo spaventato e l'allibito, bhè,
almeno adesso poteva dire di aver visto tutto.
-Ma che diavolo ti
sei messo mangiapatate?! I miei occhi...! I miei occhi bruciano!!-
cominciò a gridare l'italiano coprendosi gli occhi anche se,
nel suo sub inconscio, trovava la situazione davvero divertente, quanto
avrebbe voluto avere la macchinetta di Giappone in quel momento!!
Germania invece
non sembrava dello stesso avviso e diventò di un colore
molto molto simile ai suoi slip rosa shocking. Sì...quel
rosa tendente al fucsia, probabilmente persino fosforescente.
E pensare che
aveva anche tentato di sgattaiolare fuori dalla porta silenzioso
– e soprattutto invisibile – per raggiungere il
prima possibile la porta di Spagna e chiedergli aiuto. Aiuto.
Già, quello di cui aveva bisogno anche maggiormente adesso.
-C-Come se tu
fossi messo meglio di me!- tentò di rimbeccare il tedesco
indicando il ragazzo che si bloccò immediatamente.
Bhè, in
effetti, nemmeno Lovino era messo molto bene.
-I-Idiota! Non me
lo sono messo io!! Deve essere stato quel pedofilo di Spagna!- Si, lo
sapeva. Era stato quel maniaco a riempire il suo armadio con
quei...quei...vestiti!!
I due rimasero
alcuni minuti a fissarsi per poi scappare nella stanza dell'italiano
quando sentirono persone avvicinarsi.
Rimasero senza
fiatare per alcuni istanti fino a che i rumori non si dispersero. Due
sospiri sincronizzati e si ritrovarono a fissarsi, cosa fare adesso?
-Così...ti
sei trovato...l'armadio pieno di quei...vestiti?- buttò
lì il tedesco osservando cosa indossava l'italiano. Un lungo
vestito verde, che giurava di aver già visto da qualche
parte, solo di dimensioni minori, se ne stava addosso ad un Lovino
piuttosto imbronciato – o forse imbarazzato.
-C.Credo che
quell'idiota di Spagna abbia voluto ricordare i vecchi tempi...-
mormorò evitando lo sguardo indagatore di Germania, quando
si era svegliato, circa le 11.00 da buon italiano pigrone, aveva
cercato dei vestiti da mettere – maledetto lui e la sua
abitudine di dormire nudo, passata dallo spagnolo per di
più!!- ma aveva trovato solo decine di copie di quel vestito
indecente.
-Lo
ucciderò!- sibilò riprendendo il solito carattere
furioso. -Lo scherzo non dovevano farlo a me...-
Germania rimase
qualche istante perplesso -Non a te...? Quindi...eravate tutti
d'accordo sul mettere questi...questi...cosi...nella mia stanza?!-
chiese al limite dell'incredulo.
Possibile? Ma cosa
aveva fatto di male nella sua vita?!
-Certo!
Mangiapatate del diavolo...- sbottò con ovvietà
Lovino.
Germania rimase
senza parole per qualche istante.
-Ma...Spagna mi
aveva chiesto il permesso di fare uno scherzo a te.-
spiegò il tedesco cominciando a sentire puzza di bastardata
bella e buona.
O forse ne
intravvide il flash che, mentre ancora sbigottiti realizzavano la
situazione, li accecò.
God. Non è stato un parto...no qualcosa di più.
Una tortura...? No, non ci siamo ancora. Forse...boh, non so. Ma la
cosa più divertente è che non sono nemmeno troppo
contenta del risultato, pensavo a qualcosa di diverso... u.u"
badluna: Tesoro
sono contenta che ti abbia fatto divertire *O* Che poi...alla faccia
dell'aggiornamento veloce... u-u"
erika94:
Grazie davvero per il commento!! ^O^
Poi...allora...well...so... *non sa da dove cominciare*
Come si è -forse- intuito, Gibilterra è un mio OC
ed è sorella "di sangue", diciamo, di Inghilterra, poi, a
causa delle sue vicissitudini storiche, chiama Spagna "fratellone"
semplecemente per una questione di attaccamento. Ecco. Francia invece
è il "fratellone" di tutte le nazioni, quindi lui non conta.
u-u *lo liquida con 3 parole*
Peter invece, è Peter Kirkland, il fratellino minore di
Inghilterra che rappresenta il principato di Sealand, una piattaforma
artificiale in mezzo al mar ♪
appare più volte nell'anime ed è
quell'esserino che va in giro vestito da marinaretto rivendicando la
sua indipendenza - ma nessuno lo bada - u.u Spero di averti aiutata
x°D
Clow:Bene...quindi i commenti sono finiti...ah! No! Ci sei anche tu
essere... <3 Bhè, grazie per tutto, consigliere mio.
^O^
Come al solito grazie anche a tutti quelli che l'hanno messa fra
preferite/seguite anche
se vorrei sapere la vostra opinione... *viene trucidata*
Bye Bye ^O^
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Capitolo 8 *** Selling the fucking gentleness of tomatoes and potatoes ***
Selling the fucking
gentleness of tomatoes and potatoes
Spagna vedeva. Poteva perfettamente notare l'espressione triste,
l'allegro ciuffo senza la sua solita vitalità, gli occhi
-che normalmente sarebbero rimasti attaccati al suo enorme piatto di
pasta- abbandonati su un tavolino infondo al locale che avevano scelto
per la loro ultima serata in Italia, poteva persino sentire quella
strana inclinazione della voce. E poco importava se Spagna era l'unico
a rendersi conto di quei minuscoli ed insensati particolari mentre
tutte le altre nazioni mangiavo rumorosamente.
-Veeh...-
La nazione spagnola accarezzò una mano dell'italiano come a
rassicurarlo, si, in mezzo a tutto quel vociare aveva persino sentito
il mezzo sospiro di Italia. Poteva vantare di conoscere i fratelli
Vargas meglio di se stesso e di riuscire a capirli abbastanza bene.
Italia del Nord aveva un animo dolce e gentile.
Italia del Sud al contrario era suscettibile e violento.
I due fratelli insieme, l'Italia, erano estremamente legati nonostante
tutti i loro litigi, il loro era effettivamente uno strano amore che il
più delle volte non riuscivano a dimostrarsi.
Eppure Spagna vedeva che Italia del Nord soffriva nel vedere suo
fratello separato dal gruppo in un minuscolo tavolino e sapeva anche
che lo stesso Italia del Sud si era pentito di aver voluto fare
l'offeso anche con suo fratello, che per di più non aveva
ancora capito cosa fosse successo quel pomeriggio.
Se poi anche Germania ci metteva del suo, isolandosi con Romano in quel
tavolino, era scontato che il povero Feliciano si deprimesse a quel
modo.
-Andiamo a trovarli?- chiese gentilmente Spagna alzandosi dalla tavola
e beccandosi sul schiena una specie di palla di cannone al pomodoro,
raggiunta subito dalle scuse -poco credibili, in effetti- di un bimbo.
Ecco, finito il suo momento di gloriosa figaggine.
-Stupido Crucco!- sbottò Romano buttando il trancio di pizza
sul piatto e facendo schizzare qualche macchia di olio e pomodoro
addosso al tedesco che osservò, sconsolato, la camicia
bianca macchiata.
-Potevamo almeno invitare quello stupido di mio fratello...-
rincarò il ragazzo più piccolo appoggiando, con
finta -e poco evidente- noncuranza, il mento su un palmo della mano.
-Lo so...ma ti ricordo che anche tu eri furioso, prima...-
tentò di conciliare la questione il tedesco mentre attenuava
il disastro di Lovino con la conseguenza di peggiorare solo la
situazione.
Di certo i due non andavano d'amore e d'accordo ma, da quando Francia
aveva scattato loro quella assurda ed imbarazzante foto, avevano visto
i reali vantaggi -effettivamente Lovino si era reso conto dei vantaggi-
di mantenere un rapporto umano.
Quando un tornado investì entrambe le nazioni costringendole
in un “focoso” abbraccio, Lovino -e probabilmente
anche Germania- riflettè su quanto stupido fosse stato a
sentire la mancanza dell'italiano. Lovino con un'abile mossa si
liberò, ma Germania rimase incastrato. Due occhi lucidi lo
fissavano estremamente dispiaciuti.
-Scusa!! Non volevo...mi dispiace...Doitsu non essere arrabbiato con
me...- e probabilmente Germania, per la terza volta in sei righe,
cambiò nuovamente idea.
-N...Non ti preoccupare Italia, non sono arrabbiato con te...e nemmeno
tu fratello...- cominciò a rassicurarlo con una dolcezza che
solo l'italiano sapeva fargli nascere. Quel piccolo ragazzo sgangherato
gli faceva decisamente troppa pena per poter mantenere il suo cipiglio
duro.
Più semplicemente, Germania -almeno stavolta- non aveva
davvero alcun motivo per essere arrabbiato con Feliciano, quindi si
poteva dire si sentisse un po' in colpa.
Ma questo, era meglio non dirlo all'italiano -anche perchè
avrebbe speso troppo tempo a spiegarglielo.
Mentre Germania si lasciava cullare -solo perchè distratto
dai suoi pensieri- dall'italiano ancora preoccupato per il suo
terribile ed imperdonabile errore, Spagna si era avvicinato ad un
Lovino piuttosto irritato dalla felice scenetta.
-Mi querido...-
gli sussurrò all'orecchio facendo immediatamente irrigidire
il più piccolo a causa del soffio caldo. Quel maledetto,
stronzo e bastardo...e...e terribilmente sensuale...e....pedofilo e
mania-!!
-Scusa...- aggiunse prima di stringere il più piccino in un
tenero abbraccio al quale Lovino rispose con dei borbottii poco
convinti. Forse poteva anche perdonare quel pedofilo....
-Ma con quel vestito stavi davvero bene! Sei pure venuto benissimo
nella foto!!-
...ma anche no.
Lovino -con grazia dettata solo dall'esperienza- piegò il
braccio in modo da colpire in pieno volto Antonio appoggiato sulla sua
spalla. -TU! Brutto bastardo!! Sparisciiiii!!!!- cominciò a
ringhiare l'italiano dimenandosi come una furia, del tutto indifferente
al sangue che usciva copioso dal naso di un -ebbene si- ancora felice
spagnolo.
Mentre le due strambe coppie cercavano di riappacificarsi sul tavolo di
tutte le altre nazioni permaneva la classica confusione da malfamato
locale francese.
Inghilterra sgridava Peter per il suo comportamento sregolato e
così poco finemente inglese, la vicinanza di Gilbert stava
già mostrando i suoi primi effetti. La
possibilità che fosse lui
la causa di quella maturazione fallita -già ampiamente
dimostrata da altri suoi pargoli-
non lo sfiorò minimamente.
Prussia invece si era ritrovato a tentare di spiegare a Francia come
avesse eroicamente salvato i bimbi da un attacco alieno di meduse
mangia-uomini -un discorso che il francese si sarebbe aspettato
più da America, a dir il vero- con la traduzione istantanea
di Gibilterra. Purtroppo infatti le numerose bende -decisamente in
anticipo per la notte di Halloween- rendevano impossibile la
comprensione, Gibelterra quindi si limitava ad interpretare,
effettivamente con parecchie licenze.
Fortunatamente, anche le orecchie di Prussia erano coperte.
In tutta quella confusione di urla, mugolii e risatine non ci si rese
nemmeno conto della sparizione di Antonio e Feliciano, e, ancora
più sorprendente, non si era nemmeno notata l'assenza di
Lovino e di Ludwig dall'inizio della cena.
Ad interrompere l'allegra serata ci fu il suono di una chitarra,
probabilmente di un mendicante in cerca di guadagni facili nei vari
locali, che attirò per primo Spagna.
Con fermezza e determinazione trascinò via dal tavolo Lovino
costringendolo a posizionarsi in mezzo alla lunga strada centrale di
Jesolo e...a ballare. Insieme a lui.
Lovino, da parte sua, cercò di scappare da quella situazione
a dir poco insensata ed imbarazzante ma un urletto di gioia ed
eccitazione lo lasciò parecchio intontito.
Letitia, che aveva osservato tutta la divertente scenetta della
cattura/trascinamento dell'italiano, era corsa giù dalla
sedia per andare anche lei a ballare con i due.
Probabilmente Spagna avrebbe preferito un romantico ballo fra lui ed il
suo querito ma, il divertimento stampato sul volto della bimba e
l'atmosfera decisamente più festaiola che romantica,
l'avevano presto consolato.
Così i tre, mano nella mano, cominciarono a ballare in mezzo
la strada attirando finalmente l'attenzione anche delle altre nazioni
che, volenti o gentilmente obbligate e trascinate, si aggiunsero allo
strano trio.
Presto un'insana allegria prese tutti coinvolgendoli in divertenti
scenografie al limite del possibile e, in questo, Gilbert si
rivelò un vero asso. L'atmosfera divenne via via
più leggera e i vari componenti dello strambo gruppo
dimenticarono ogni tipo di rivalità millenaria: armate
distrutte, sconfitte imbarazzanti, colonie contese, debiti, magari
anche qualche palpatina...Pareva che la musica avesse uno strano potere
terapeutico sulle anime di quelle povere nazioni provate da secoli di
litigi. Eccolo! Finalmente si era creato un perfetto equilibrio nel
mondo...e....
-Se avete intenzione di pagare continuo, altrimenti andate a quel
paese.- Detto questo il medicante guardò ironicamente le
nazioni ancora frastornate per poi andarsene. Lui era lì per
guadagnare, mica far divertire
la gente così, eh!
[Capanna dell'autrice]
Intanto...perdonatemi u__u"
Il ritardo stratosferico è causato dalle controindicazioni
della scuola -e dal fatto che hai riscritto 4 volte il capitolo,
idiota!- ^^"
Comunque...perdonatemi anche per il ritado con cui rispondo mi rendo
conto che adesso si risponde sotto ai commenti... O__o *si era appena
abituata all'idea di rispondere sotto al testo*
BUT...alla
fine sono qui x°D *vengono lanciati pomodori addosso
all'autrice*
Come avrete -forse- intuito, qui lasciamo l'Italia e ci dirigiamo da
ben altre parti, vedrete dove. u_u
Il titolo stavolta ha meno senso del solito e questo è per
un errore che poi ho deciso di usare. x°D
In pratica...discutendo con la mia ombra-neko-uke del titolo *lei spara
nomi a caso, l'ombra ascolta impassibile* stavo pensando "Vedendo la
gentilezza dei pomodori e delle patate" ma poi è diventata
la "bastarda gentilezza" *aggettivo consigliato da Lovino* e mentre
scrivevo ho beccato una "n" per sbaglio.
Vendendo la bastarda
gentilezza dei pomodori e delle patate.
Oh My Dear Sky, stavolta ho dato il meglio di me stessa!! :D
*I lettori non riescono a tirarle più pomodori
perchè li hanno finiti, così passano alle scarpe*
Ok, basta va u___u"
Ringrazio moltissimo coloro che mi hanno seguito fin qui
Bye Bye^^
ps. Visto? :D Continuo a cambiare la grandezza dei caratteri. E me ne vanto pure.... ç__ç"
|
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Capitolo 9 *** Airplanes full of Revenges ***
Airplanes full of Revenges
Non riusciva
ancora a crederci.
In effetti erano
circa tre settimane che aveva smesso di credere nella realtà
e si era convinto di star vivendo solamente un gran brutto sogno.
Ringhiò
sottovoce un'imprecazione quando sentì un verso animalesco
al suo fianco.
Non solo brutto,
pure parecchio rumoroso, come sogno.
-Mi dispiace
Inghilterra che sia finita così...- si azzardò a
dire una voce due posti più in là.
-Non fa niente.-
rimbeccò l'inglese con un tono decisamente acido.
Ad aumentare la
sua furia c'erano anche le vocette tutte contente davanti a lui.
Insopportabili.
-Fratellone,
dovresti sentire, Spagna ci sta raccontando delle storielle molto
divertenti!!- la vocetta felice di una bambina lo raggiunse da davanti
a lui prima che un urlo di rabbia soverchiasse tutto.
-Ma come cazzo ti
permetti di raccontare queste cose?!-
Ecco, quello era
abbastanza.
-Vado in bagno.-
disse Inghilterra alzandosi prima di finire poco elegantemente addosso
al suo vicino che non si disturbò nemmeno di smettere di
emettere quei versacci fastidiosissimi.
-Inghilterra,
tutto bene?- gli domandò allora la prima voce -...e il bagno
è occupato da Francia, a quanto so sta soffrendo parecchio
questi vuoti d'aria.-
E Inghilterra,
sapendo perfettamente che il francese non soffriva l'aereo, non
poté fare a meno di maledirlo perché sicuramente
si stava solo divertendo con l'hostess di turno.
Dopo due ore circa
la situazione si era calmata.
Prussia, l'uomo
sedutogli affianco che aveva trovato molto comodo l'appisolarsi
completamente spalmato su di lui, era ritornato al suo posto e non
russava più indegnamente. Forse grazie al cuscino che
Inghilterra stesso gli aveva quasi fatto ingoiare.
Germania, l'unico
sano di mente della compagnia, seduto dopo Prussia aveva invece
continuato a leggere silenziosamente e diligentemente per tutte le tre
ore trascorse senza creare problemi di alcun tipo. Forse poteva
rivedere la sua opinione su quell'uomo, infondo non era indecente come
tutti gli altri.
E se si nominava
l'aggettivo indecente, non si poteva non partire da Francia! Ora se ne
stava a sonnecchiare due file più avanti dopo aver
“patito le turbolences” per un bel po', in
compagnia di una carinissima -e alquanto sconcia- hostess.
Difronte a lui
invece c'erano: Gibilterra, Sealand e Spagna.
Un gruppetto che
non l'aveva ispirato per niente, ma alla fine i due bimbi si erano
bellamente addormentati e Spagna aveva infastidito solo Sud Italia,
seduto davanti a lui in mezzo fra Francia e suo fratello minore. Un
comportamento decisamente coraggioso quello di Lovino, si
ritrovò ad ammettere l'inglese fra sé e
sé.
Alla fine,
Inghilterra stesso, era piacevolmente scivolato nel sonno guardando
fuori del suo finestrino le chiare lucette delle stelle.
-Qui!!!
QUIIIIIIII! SONO QUIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!- urlava una voce nel bel
mezzo di tante altre voci, urlanti, anche loro.
Inghilterra non
riusciva a capire come si potesse vivere in un caos del genere. Certo,
anche l'aeroporto di Londra era affollato e caotico, ma quello...quello
era....
-IGGY!!!!!!!
QUIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!- si sforzò ancora quella voce
disumana ed inascoltata.
Ecco! Disumano!
Quell'aeroporto era disumano! Quasi quanto l'uomo che si stava
sbracciando per ottenere la sua attenzione.
-Credo che Alfred
ti stia chiamando.- disse Francia, fermo con la sua valigia in mano,
con un tono decisamente perplesso e la testa leggermente piegata di
lato, forse nel tentativo di capire cosa stava facendo l'americano.
Ah no. Stava solo
guardando il sedere di...
-Excuse-moi!
Juliet!- disse il francese prima di accorrere dalla hostess che l'aveva
aiutato durante il volo.
Inghilterra
sospirò preparandosi mentalmente ad affrontare l'americano,
doveva ancora capire perché adesso si trovava al Kennedy
International Airport di New York.*
Delle piccole
braccia strette attorno ad una delle sue gambe lo fecero sussultare e,
quando abbassò lo sguardo, vide la piccola Letitia
spaventata da tutta quella confusione.
-Ehi...stai calma,
ci sono qui io a proteggerti...- le disse appoggiando timidamente una
mano sulla sua testolina bionda, forse per rassicurarla, prima di
essere travolto da una furia americana ed essere costretto a lasciare
la piccola Gibilterra da sola.
-AH! Sei proprio
diventato vecchio Iggy! Oltre che avere le visioni adesso sei anche
sordo!- rise l'americano mentre Inghilterra cercava di riprendersi
dall'attentato alla sua vita. Sapeva che non doveva andarci. A dir il
vero quel messaggino che America aveva inviato a Nord Italia non lo
convinceva più di tanto, primo perché scrivere
due righe in croce? Ricche di abbreviazioni per di più! Ci
aveva impiegato un anno per tradurre quello che aveva scritto, eppure
gli sembrava di avergli insegnato a scrivere!
Secondo...lui il
cellulare lo sapeva usare! Il fatto che non rispondesse mai era per
ovvi motivi, quali il fuso orario, di cui America sembrava non aver
ancora saputo l'esistenza -o, molto più probabile,
l'americano lo conosceva fin troppo bene- e terzo...perchè
diavolo aveva il numero di Italia?!
-Si può
sapere perché sono dovuto venire qui?- sospirò
l'inglese, maledicendo i suoi stessi pensieri e alzandosi. Mentre
America cominciava a spiegare una complicata questione in cui erano
stati nominati gli alieni e la noia di un certo vecchio almeno tre
volte, Inghilterra cominciò a guardarsi intorno, decisamente
preoccupato.
Letitia! Non
c'era...era...era...
Un pianto ed
alcune persone radunate in cerchio lo distrassero da qualsiasi cosa
stesse dicendo l'americano preferendo così fiondarsi a
vedere.
Eccola
là, la bimba. A terra con il vestitino un po' sgualcito e
dei pesanti lacrimoni che scendevano lungo le guance.
-Letitia! Sono
qui, calma, calma...- la rassicurò Inghilterra facendosi
spazio tra le varie persone e ricevendo continue ammonizioni dai
presenti per la sua poca attenzione.
L'inglese si
sorbì le varie ramanzine mentre prendeva il braccio la
bimba. Proprio quello che gli mancava!
-Sisi ho
capito...mi dispiace che ci sia stato questo malinteso ma...- un
ombrello bloccò le parole evasive di Arthur. Una signora
anziana l'aveva infatti colpito senza pietà per la sua
disattenzione lasciandolo mezzo rintontito nel mezzo della fiumana che
si andava disperdendo.
-Lei è
proprio un monellaccio! Cosa può aver fatto questa povera
bimba per trovarsi un padre del genere! Mascalzone!- e poi, prima che
la nazione potesse spiegare qualcosa, la donnina se ne andò.
-Fratellone!
Eccoci!- urlò la voce di un altro bambino seguito da altri
uomini.
Arthur
tremò quando lo sguardo omicida della donnina lo
fulminò.
-Inghilterra, hai
trovato America alla fine?- si interessò Germania passando
una trolley ad Inghilterra, dietro di lui seguiva tutto il gruppo di
nazioni. Francia ed Inghilterra avevano infatti ricevuto il compito di
cercare l'americano, mentre le altre nazioni avrebbero recuperato i
bagagli e li avrebbero raggiunti subito dopo.
Improvvisamente
l'inglese si ricordò dell'altro suo
“parente”. Cominciava a pentirsi di tutte le sue
conquiste. Il francese invece rimase semplicemente uno dei tanti punti
di domanda accantonati.
-Si...si...è
all'incirca...lì.- disse indicando un punto vago
dell'aeroporto fino a quando non riuscì ad individuare
l'americano. Era rimasto basito lì, in mezzo a quella
confusione, chiedendosi come diavolo si permetteva Iggy di ignorarlo in
quel modo. Ah! Adesso persino lo chiamava con quel cenno poco
gentile!
Alfred si
avvicinò svogliatamente al gruppo, lui aveva chiamato solo
Inghilterra, al diavolo!
-Alfred...forse ci
sono...- annunciò l'inglese quando l'altro gli fu abbastanza
vicino.
-Comunque spero
che ci siano abbastanza posti per tutti, in un modo o nell'altro sono
venuti anche loro.- spiegò l'inglese indicando la marmaglia
di nazioni prima che un fulmine travolgesse una di quelle in
particolare.
-Espagna!-
urlò una bella donna, spalmandosi contro lo spagnolo e
facendolo cadere a terra.
-Oh, California.-
disse la nazione sorridendo e non preoccupandosi minimamente delle
grandi e prosperose curve della donna appoggiate indecentemente su di
lui.
California era
decisamente una bella donna, alta e magra, la pelle abbronzata ed i
capelli scuri corti, leggermente mossi. Decisamente prosperosa in fatto
di curve e...poco vestita.
-Ah perfetto.
C'è anche lei.- sbottò l'inglese massaggiandosi
le tempie con una mano, un'altra casinista nel gruppo.
-E-England...andiamocene...-
piagnucolò la bambina, ricevendo così sguardi
dolci e comprensivi dalla maggior parte delle nazioni, ancora stretta
fra le sue braccia ed Inghilterra sospirò. -America...Non
è abituata a questa confusione, andiamo fuori...tanto il
cambio ce l'abbiamo fra più di quattro ore, no?-
America
annuì con un'espressione indecifrabile per poi seguire
l'inglese che si dirigeva insieme agli altri verso l'uscita dell'enorme
aeroporto.
Piccole pacche
sulla schiena della bimba, parole dolci e confortanti, persino Prussia
che tentava di farla sorridere...ma chi diavolo si credeva di essere
quella piccoletta per rubargli il palcoscenico?!
Come se l'avesse
letto nel pensiero la bimba, non vista dalle altre nazioni,
rifilò una linguaccia all'americano che spalancò
gli occhi incredulo.
Allora...quella
era una guerra...?!
Letitia si stava
asciugando gli occhietti ancora lucidi, seduta attorno ad uno dei
tavoli di legno, usati per i pic nic, di un anonimo parco* vicino
all'aeroporto.
Le nazioni si
erano un po' sparse per la zona verde e la piccola si era accaparrata
un posto accanto alla nazione inglese, subito inseguita da Peter...e
quell'odioso americano.
Sorrise con
un'espressione dolce ad Arthur che insieme a Peter si dirigeva a
prendere qualcosa da mangiare per tutti e quattro ad un chiosco
già assaltato dalle altre nazioni.
-Quindi...tu
saresti Gi-Gibr*...si insomma, quel minuscolo staterello,
là, giusto?- le chiese America, beffardo ed agitando una
mano, sembrava le stesse dicendo che gli interessava nemmeno il suo
nome.
-Già...e
tu invece quel bastardo che mi portava sempre via mio fratello, right?-
disse la bimba abbandonando l'espressione dolce e vestendo
un'espressione imbronciata che ricordava tremendamente quella del
piccolo Inghilterra. Vide anche l'espressione dell'americano cambiare a
quella frase, finalmente l'aveva capito! Non gli avrebbe lasciato mai
più il suo fratellone!
-Già,
sono la grande America.- la sbeffeggiò nuovamente ottenendo
una linguaccia in risposta.
I due cominciarono
a litigare facendosi smorfiacce fino a che, Letitia, non fece
un'espressione sconfitta e un po' spaventata.
-HAHA! Visto?! Mai
mettersi contro di me!- saltò su l'americano vittorioso.
Oh...ma la sua
vittoria sarebbe durata ben poco!
-Alfred...che
diavolo stai facendo?!- lo riprese Arthur guardandolo decisamente male.
-é una
bambina...smettila di torturarla...già si è
spaventata per colpa di questo tuo aeroporto gigantesco!-
sembrò accusarlo con uno sguardo duro.
-Ma...ma...ma
lei!- tentò l'americano con un tono che fece divertire
parecchio la bimba che però fu costretta a nascondersi con
una manina. Peter le si avvicinò perplesso e lei gli
concesse un occhiolino d'intesa, infondo suo fratello poteva aiutarla
in quel pericoloso gioco, magari coprendola.
-Oh, dai!
Alf...non fare il moccioso, ne ho già abbastanza.-
tagliò corto Arthur mettendo in tavola un enorme vassoio
stracolmo di schifezze maleodoranti.
Sconfitto!
Ah,
ma...quello sarebbe stato solo l'inizio.
-Thanks brother!-
disse la bimba sorridendo timidamente e mangiando una patatina.
Capanna dell'autrice
Bhè, eccomi qui con un nuovo capitolo, non so
perchè mi sono persa in questi preamboli, ma vi assicuro che
SO dove voglio arrivare. Per la prima volta da quando scrivo Fanfic,
SO. C'è da festeggiare. *-*
America avrà più di qualche problema in questi
capitoli e ne approfitto per dire una cosa che mi sta a cuore: IO non
patteggio per nessuna
coppia in particolare *si riferisce soprattutto a UsUk e FrUk*, oltre
al fatto che come avrete notato coppie ce ne sono -diavolo! Altrimenti
non sarebbe hetalia xD-, ma ho sempre preferito mantenermi sul leggero,
è una fanfic "divertente", non amorosa. Quindi, spero che
non ci siano lamentele riguardo a paring vari. u_u" (Io tifo
ItaliaxAmerica, e in questo ordineCOFFCOFF :D *venne assassinata*)
Altra cosa che ci tengo a precisare, Gibilterra è stata
ceduta dagli spagnoli agli inglesi grazie al trattato di Utrecht nel
1713 e la guerra d'indipendenza americana è del 1775-1781,
quindi, dal mio punto di vista, Inghilterra era fin troppo impegnato
dietro ad America per passare del tempo con Gibilterra. Dopo la guerra
d'indipendenza, bhè, Iggy era leggermente intento a leccarsi
le ferite. u_u" Allora si spiega perchè a Gibilterra non
piaccia molto America -per colpa sua non l'ha potuto vedere molto-, non
sono torti diretti, ma solo delle implicazioni. E poi l'idea di
scatenare una "battaglia" fra bimbi -più o meno cresciuti-
mi piaceva. u_u"
Allora...un pò di spiegazioni (ancora?!):
*Il Kennedy
International Airport di New York è, da come si intuisce,
uno degli aeroporti di New York, *ha fatto la conta per scegliere* no
bhè, è l'aeroporto civile che permette di fare
scali. Ok, perdonate l'ignoranza ma ho ritenuto che per andare in
California le nostre nazioni dovessero fare scalo, e America e
California stanno lì perchè sono andati a
"recuperarli".
*Parco a random, anzi no. :D C'è il Brookville Park a meno
che non me l'abbiano tolto... u_u" Comunque, ci sono altri parchetti
intorno all'aeroporto, prendetene uno qualsiasi. :D *l'idiota*
*Gibraltar, è il nome che sta tentando di ricordare America,
cioé Gibilterra in Inglese *almeno secondo
GoogleTranslate*
Ringrazio tutti per i commenti (sempre ben accetti), per averla messa
fra ricordate e preferite, ma soprattutto la mia
Neko-ombra-uke: Clow, perchè nonostante lo odi con
tutto il cuore, è sempre estremamente gentile e paziente, e
sta aspettando da più di mezz'ora una risposta ad una role.
u_u" Ti voglio bene, baka. ^O^
Bye Bye ^^
Ps: Francia stava
veramente male :D
|
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Capitolo 10 *** Friends for the Comic ***
Friends for the Comic
Era stata una giornata terribile. America non aveva fatto in tempo a
cambiare aereo che ogni sorta di calamità gli era capitata.
Il borsone, che aveva portato solo per metterci dei fumetti da leggere
in aereo, era sparito misteriosamente. Un evento davvero inspiegabile
visto che era un bagaglio a mano e l'aveva tenuto appunto in mano fino
a che...bhè, non era sparito.
Comunque, poteva esserselo dimenticato da qualche parte.
-Il magnifico me non avrebbe certamente mai perso nulla.- aveva
proclamato Prussia facendolo sorridere, forse più per un
rabbioso imbarazzo.
Poi...il suo posto, che aveva fatto in modo fosse vicino ad
Inghilterra, si era scoperto essere vicino ad una donna che,
probabilmente, ne avrebbe tranquillamente occupare due.
-Vedi?! Ecco cosa ti succederà se non smetti di mangiare
schifezze!- aveva persino infierito l'inglese mentre lui piegava la
bocca in una smorfia.
Successivamente, era stata la volta della mostarda sul sedile del taxi
per cui aveva persino dovuto pagare. Jeans costosi e comodi da buttare
via.
-Infondo...erano persino bucati...- aveva osservato Spagna ottenendo un
pugno da parte di Lovino ed un rimprovero sul suo essere arretrato con
la moda.
Poi, poi, poi...cosa c'era stato?
Ah si! La camera ordinata!
-Non ci credo...- aveva detto il francese vedendo la stanza e facendo
un lungo fischio -quando eri piccolo eri un vero disastro...- aveva
aggiunto ed America aveva capito che c'era qualcosa, o qualcuno, che lo
stava perseguitando.
Adesso, a causa di quel maledetto ordine, non sarebbe più
riuscito a trovare nulla!
Vedendo poi, dei sorrisini divertiti da parte di Francia, Spagna e
Prussia...aveva capito che quei tre idioti erano venuti per rendergli
la vita terribile.
Un calcio sul ginocchio gli fece mal trattenere un'imprecazione.
-America! Non davanti ai bambini!- lo riprese immediatamente Arthur,
guardandolo male e tenendosi vicino la piccola Gibilterra che rideva
nascosta dietro la sua gamba.
Quattro. Quei quattro idioti erano venuti per rendergli la vita
terribile.
California era una donna.
O almeno Lovino aveva sempre immaginato che quella colonia di cui
ricordava poco niente, grazie ai racconti di Spagna, fosse una donna.
Anche perché...quelle due
cose che aveva davanti non potevano essere muscoli. No?
Quindi...se i suoi ragionamenti erano giusti, com'era possibile che
quella bellissima donna -perchè, nonostante gli scocciasse
ammetterlo, era veramente bella- fosse così?
Appoggiato ad una sedia che aveva raccattato nel salottino della
lussuosa camera, continuava a studiare quella donna intenta ad urlare
concitata davanti alla mega televisione.
-Si! Fallo fuori!!- urlava senza remore agitando tutto ciò
che la natura le aveva donato.
Almeno aveva pensato bene di indossare una maglia bianca e...dei
boxer...?
Passò oltre all'abbigliamento della donna con una scrollata
del capo per tornare a studiare i suoi comportamenti, tutto di lei
mostrava una donna sicura di sé, allegra e pure piuttosto
disponibile, insomma, il tipo di donna che un uomo cerca. Adesso
però vedeva solamente un mezzo ragazzo scalmanarsi davanti
ad un videogioco con America e Spagna.
Bhè, effettivamente anche quello poteva essere un aspetto
della donna che attirava uomini, solo si stupiva che Spagna le andasse
pure dietro.
Guardò lo spagnolo mettendo su un muso leggermente
scocciato, perché alla fine si trattava sempre di
lui...delle sue colpe, a voler essere più precisi.
Antonio l'aveva fatto svegliare la mattina, piuttosto presto per poter
scendere a vedere il mare della California, eppure, a mezzogiorno
passato l'italiano si trovava ancora lì, in quella camera a
vedere tre bambini che giocavano a scannarsi con i videogiochi.
-Che idioti...- borbottò ricordando come, dopo qualche
saluto, qualche innocente bacio e qualche parola, America e California
avessero indotto Spagna a sedersi sull'enorme divano e prendere in mano
un joystick, ed ora si stava pure divertendo!
Certamente era più controllato dei due americani, ma si
vedeva molto bene come se la stesse spassando, lui, invece, si annoiava.
-Ma non è giusto! Antonioooo!- urlò la donna
buttando il comando del gioco sul tappeto e gettandosi contro lo
spagnolo per vendicarsi della sua vincita.
-Eheh...ho vinto, di nuovo.- disse scompigliandosi i capelli e
ritrovandosi atterrato sul divano dalla donna.
America invece aveva appoggiato il mento sul palmo della sua mano,
scocciato dall'enorme fortuna dello spagnolo. -Questo gioco mi annoia.-
borbottò quasi a volersi difendere.
Lovino, d'altro canto, aveva già sbattuto la porta uscendo.
I tre si guardavano in modo angoscioso, in un silenzio tetro,
decisamente poco solito per tutti e tre i presenti della stanza.
-Ecco...- tentò Francia seduto su una sedia attorno al
piccolo e bel tavolino con dei profumati fiori al centro di esso.
-...potremmo...- continuò non troppo sicuro che gli altri
due lo stessero ascoltando.
-Taci, Rana!- ringhiò Arthur dalla sua postazione subito
spalleggiato da un -Si, sta zitto, Frankreich.-
da parte di Prussia.
Francia sospirò appoggiando elegantemente il mento su un
palmo della mano, a sostegno, e spostando le sguardo verso le ampie
vetrate. -E pensare che fuori è così
bello...sole, mare, magnifiche donne ed avvenenti uomini in costume...-
mormorò con un tono drammatico.
I due nemmeno lo ascoltarono.
Restavano impegnati nel loro...non far nulla?
Bhè, effettivamente si stavano semplicemente fissando con
sguardi truci, quasi a cercare di incenerirsi a vicenda o aspettando
forse un momento di distrazione dell'altro per attaccare.
Il tutto era iniziato con Francia che entrava senza alcun ritegno nella
stanza di Inghilterra con al seguito uno svogliato Prussia, poi la
proposta di uscire in spiaggia, qualche insulto, una battutina di
troppo, un bicchiere rotto...bhè, fin qua tutto nella norma.
Poi gli sguardi di Prussia ed Inghilterra si erano incontrati e non si
erano più staccati.
Francia, mentre tornava a guardarli, si chiese se i due non stesse
giocando a chi riusciva a mantenersi serio per più tempo. Il
quel caso, la battaglia sarebbe durata all'infinito.
-Bien, me
ne vado.- annunciò alzandosi e sistemandosi gli occhiali da
sole, pronto a far conquiste, -...se voi volete restare a marcire qui
in eterno, fate pure.- sbottò ed uscì dalla porta
sbattendola.
-Non distrarti.- dissero i due, in contemporanea senza mutare
assolutamente espressione.
-Ah! Ah! Beccati!- disse il francese rientrando in stanza e restando
non poco deluso dal mortorio, -Oh bhè! Arrangiatevi!- li
liquidò stavolta, uscendo ed andandosene veramente.
Finalmente i due si concedettero dei ghigni soddisfatti.
-Bhè, per uno poco awesome come te, veramente notevole!-
disse il tedesco alzandosi dal mobiletto su cui era seduto e
stiracchiandosi.
-Shut up, german.-
sbottò Arthur sedendosi più comodamente sul
letto, -...anche se devo ammettere che non è stato male
collaborare, solo per stavolta.- ci tenne a precisare ottenendo solo un
movimento della mano, quasi a scacciarlo.
Nonostante non si fossero detti nulla, i due erano riusciti ad
accordarsi silenziosamente nell'evitare tutte le moine del francese per
convincerli ad uscire. Entrambi infatti non potevano/volevano uscire
sotto quel sole cocente.
Prussia non voleva certamente ammettere che, un uomo della sua portata,
non potesse stare sotto al sole* e Inghilterra...bhè una
scottatura era più che sufficiente e le prese in giro del
francese gli avrebbero solo fatto venire i nervi.
Inghilterra piegò un attimo la testa quando vide il tedesco
cominciare a rivoltare una tracolla che si era portato via per poi
estrarne un giornaletto.
-Kesese...questo si, è un bel modo per passare il tempo.-
ghignò per poi notare lo sguardo perplesso ed interessato di
Inghilterra, -per mia gentilissima concessione, puoi vederlo anche tu.-
-C.Che è?!- chiese con finta noncuranza e quasi scocciato
dalla proposta, nel vano tentativo di far trapelare il suo essere
impegnato...a far qualcosa di non ben specificato.
-Una rivista erotica, englisch.-
lo provocò il tedesco con un ghigno, mentre l'inglese
avvampava e cominciava a dargli del maniaco, del pervertito e qualche
altro insulto in inglese che l'altro ignorò tranquillamente.
-Uh...!!- disse improvvisamente l'uomo, aprendo il giornaletto, rubato
ad una delle valige nella sua stanza. Probabilmente quindi apparteneva
a Francia, o Spagna o, ancora, suo fratello, che però aveva
scartato quasi subito.
Inghilterra guardò Gilbert a metà fra il
sospettoso e l'incuriosito, alla fine si avvicinò
circospetto con uno scocciato -che c'è?!-
-Ha...ha le tette...veramente molto grandi...- disse il tedesco
fissandole piuttosto in imbarazzo e rosso in viso.*
A quel punto Arthur non si contenne ed andò a vedere anche
lui la pagina trovandosi ad apprezzare non poco le curve della donna.
-Davvero niente male...- commentò quasi sovrappensiero ed
arrossendo subito dopo allo sguardo incredulo del tedesco.
-Ci-Cioè...sono grandi.- disse in difficoltà.
-B-Bhè...potremmo vedere anche le altre...di
pagine...saranno grandi anche quelle...le pagine e...e belle
soprattutto, più che grandi...le pagine.-
-O-Ok...ma solo perché...perchè altrimenti potrei
incontrare la rana.-
-U-Uh...allora giro...-
-Y-Yes...-
E i due, si persero a commentare le curve più o meno
pronunciate delle belle donne passando una decisamente piacevole
mattinata. Bhè, almeno avevano trovato qualcosa che li
accomunasse e non gli permettesse di litigare!
-Oh...Gibraltar...Sealand?- disse una voce con l'inclinazione americana
che fece non poco spaventare i due bambini intenti a giocare con la
sabbia, in una spiaggia interna del lussuosissimo hotel presso il quale
tutte le nazioni alloggiavano.
-Ah! California!- disse Peter sospirando e portandosi una mano al
petto. -Pensavamo fosse tuo fratello...- borbottò sollevato
e ricevendo una gomitata da Letitia.
-Non dovevi dirlo!- gli sussurrò, un po' arrabbiata.
-E perché mai?! È qualcosa che mio fratello non
deve sapere?- chiese ai bimbi accucciandosi accanto a loro e scoprendo
il loro progetto disegnato sulla sabbia, cioè una bandiera
americana, anche piuttosto deforme e sbagliata, barrata con una croce.
-Volete...conquistarlo?- chiese la donna che era uscita da poco dalla
stanza d'albergo, vestendo un un bel e succinto costume rosso nascosto
da un copricostume bianco e semi trasparente. Il tono della sua voce
era decisamente divertito dall'innocenza dei due bimbi.
-Certo! Il Magnifico Sealand conquisterà tutto il mondo!!-
disse, orgogliosa, la piccola nazione, mettendosi in piedi e
cancellando metà disegno.
Mia Jones, California, rise, lasciando incantati due piccoli a causa
del suono cristallino ed anche un po' infantile, per poi dire: -E...vi
posso aiutare?- Aggiunse alla fine un occhiolino, quasi per rendere il
“gioco”, più un complotto.
-Sure!-
disse Letitia che aveva immediatamente abbandonato la reticenza di
qualche istante prima.
Una delle sorelle di America, doveva sicuramente conoscerne qualche
punto debole!!
[Capanna
dell'Autrice]
Oh bhè, aggiornamenti a random, anche perchè se
mi scuso sempre divento ripetitiva. Nonostante questo aggiornamento
più lungo sia servito a qualcosa, effettivamente ?=
Ho rivisto il cap e...ricordate quando dicevo di sapere dove volevo
arrivare? :D Bhè, ho cambiato destinazione. u__u
*è lunatica*
Per il resto, capitoletto un pò più lungo del
solito, che mi è piaciuto abbastanza...anche California non
mi dispiace poi così tanto?= *era mooolto dubbiosa sul pg*
Ma! Almeno le ho trovato una degna funzione, all'inizio avevo
pensato solo a qualcosa come un'apparizione.
Poi non vi preoccupate Ludwig e Feli non li ho dimentica ma, a dir il
vero, ho tagliato la parte dove c'erano loro, la metterò
come bonus, se avrò voglia. u_u
Il titolo...stavolta non l'ho pensato con la mia ombra-uke, infatti
è più corto del solito ç_ç
Perchè l'idea di giocare sul comic tradotto come "buffo" e
"giornaletto", mi è piaciuta! xD
Bhè...vi sal-ah si! Le spiegazioni!! *schiaffa una mano in
faccia*
*Il nostro magnifico Prussia, come probabilmente si nota, è
albino, quindi la luce lo infastidisce abbastanza e non può
stare per troppe ore sotto al sole, ecco perchè è
così reticente.
*Bhè, non so quanti di voi vedano gli ep in streaming con
regolarità, comunque per la "timidezza" di Prussia nello
sfogliare il giornaletto, mi sono attenuta ad una particolare puntata.
Altrimenti, ammetto che l'avrei fatto ben più sicuro. u_u"
Continuo a ringraziare chi mi segue e...
Bye Bye^^
E ora...pubblicità! :D
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Capitolo 11 *** Noisy Cakes and Psychedelic Jokes ***
Noisy
Cakes and Psychedelic Jokes
Non che Francia, Prussia e Spagna ce l'avessero in modo particolare con
America, anzi, a dir il vero, era solo una delle tante nazioni con cui
non avevano un rapporto propriamente pacifico. Altrettanto vero era che
non fosse loro intenzione rinvangare antiche e sanguinose battaglie in
una piacevole ed allegra vacanza, solo...non potevano farne a meno.
L'americano
sembrava immune a qualsiasi scherzo gli avessero combinato durante
tutta quella settimana, se la rideva con quel tono irritante e sembrava
che nulla fosse successo.
Insopportabile per
il trio, o almeno per
Francia.
Il francese
guardava il tavolo attorniato da ragazzini studiando il momento giusto
per attaccare, giocherellando nervoso con il piccolo aggeggio che
teneva fra le mani.
-Appena si alza,
entriamo in azioni.- ghignò Gilbert al suo fianco. Eccolo,
un altro ragazzino. La nazione credeva veramente che fosse tutto un
gioco e, come tale, cercava di dargli la giusta sfumatura da thriller.
-Smettila di
alitarmi sul collo, mon
dieu!- borbottò Francia voltandosi e beccandosi
uno sguardo perplesso dai suoi due amici. I suoi due compagni non
capivano, quello era un fatto di orgoglio!
Non essere
riusciti a non avere alcun genere di reazione da America, era una vera
onta sul conto del Bad Touch Trio! Possibile che solo lui comprendesse
la complicata e delicata situazione?!
-So, Iggy, fe ti
è fuffesso alle soffrarsirglie?- chiede ad un certo punto
Alfred, sputacchiando fino a mezzo metro da lui le briciole di un,
forse nemmeno masticato, hamburger.
Il tavolo
gelò.
Il Bad Touch Trio
se la rise.
Arthur
imprecò con ogni improprio che conoscesse in
Modern English, Middle English ed Old English, persino qualcosa in
francese dal nervoso.
-è
vero! Brother, che ti è successo?!- si rese finalmente conto
Letitia seguita dal fratello che quasi si strozzò
realizzando che le sopracciglia di Inghilterra erano...fini?
-N.Non sono fatti
vostri!- ringhiò l'inglese, completamente rosso in viso.
-Non te le sarai
assottigliate, come
l'altra volta?! Tanto lo sai che non sono durate nemmeno
una settimana...-
E il danno fu
fatto.
Tutti i presenti
rimasero con la bocca spalancata, Inghilterra...aveva cercato di...
No! Francia
cancellò a forza l'immagine dalla sua mente decisamente
insopportabile per tornare a concentrarsi sul tavolo ora decisamente
scosso, l'allegra combriccola sembrava essersi zittita.
-O.Ok...vieni
fratellone, accompagnami a prendere qualcosa da bene.- si intromise
finalmente Mia portando via il fratello che continuava a masticare la
sua cena, come nulla fosse successo.
Arthur, d'altro
canto, ignorò i due fratellini che chiedevano
silenziosamente risposte -mai avrebbero osato pronunciare ad alta voce
la domanda- lasciandoli crogiolare nella loro curiosità ed
incredulità.
Nemmeno si
accorsero del piccolo canarino giallo che aveva gettato qualcosa sul
posto dove stava seduto America precedentemente, ma gli effetti si
ebbero appena la nazione tornò e... un'imbarazzante
pernacchia fece voltare metà locale.
America, rise, per
nulla infastidito.
Alla fine anche
quella era andata male. Francia spuntò anche l'idea del
cuscinetto, uno scherzo così vecchio ed usato che quasi lo
disgustò l'averlo proposto proprio lui.
-Ehi!
Andrà meglio la prossima volta...- esordì Spagna
sorridendogli e cingendogli le spalle con un braccio, subito raggiunto
da Prussia che a sua volta lo incoraggiò magnificamente a
perseverare nel suo obbiettivo.
Infondo...per
quanto lo scherzo fosse andato a vuoto ed avessero persino rinunciato
ad una serata in compagnia delle altre nazioni, potevano sempre contare
su loro stessi. Scoppiarono persino a ridere cominciando già
a pensare a qualche altro scherzo buffo e pressoché
inattuabile.
-Voi...- una voce
li raggiunse da dietro e tutti e tre si bloccarono, raggelando per il
tono usato.
-...provate anche
solo a farmi ancora un piccolo sgarbo e giuro che mi vedrete molto
arrabbiato.- terminò la voce, mentre sul volto dell'uomo che
aveva parlato si disegnava un sorriso decisamente inquietante.
Francia si
appuntò: mai
far arrabbiare seriamente l'America.
Arthur se ne stava
davanti alla porta della propria camera, seduto a terra, mentre cercava
di pensare dove diavolo potessero essere finite le chiavi della sua
stanza.
-L'ho sempre detto
che sei un vecchiaccio, Iggy!- lo rimproverò una voce che
purtroppo riconobbe.
-Idiota!- lo
riprese mettendo su il muso e senza nemmeno degnarlo di uno sguardo,
perfetto adesso arrivava anche lui!
America si sedette
accanto ad Inghilterra con un luminosissimo sorriso.
-Che cosa combini
qui per terra? Un nuovo gioco?- gli chiese piuttosto divertito ed
ignorando completamente l'insulto dell'inglese, non era una
novità che Iggy dicesse cose che non pensava minimamente.
Con questa certezza continuò a sorridere ed ad aspettare la
risposta dell'altro biondo.
-Le...chiavi...-
mormorò imbarazzato Arthur -...non le trovo...- ammise con
estrema difficoltà e la risata di America lo fece solo
innervosire maggiormente.
-AH! Iggy!!
Cominci a perdere pure la memoria adesso?!- gli chiese buttandosi per
terra e continuando a ridere.
Arthur divenne di
ogni colore possibile -E-E SMETTILA!! Me le avrà rubate la
stupida rana!!- rimbeccò furioso prima di rifilargli un
pugno sullo stomaco che l'altro nemmeno sentì.
Inghilterra
sospirò, ma perché quel ragazzo era
così maledettamente forte?!
-Ed andare a
chiedere una nuova chiave?- gli fece notare l'americano quando si fu un
attimo ripreso.
-Non
farò mai una figuraccia simile!!- si impose. -Non in uno
stupidissimo hotel americano!!- ribadì con più
forza e senza alcuna possibilità di appello.
-Ti sveglierai con
il maldischiena, vecchio...- gli fece notare, ancora ridendo e per
nulla preoccupato da quella possibilità.
-Ma non hai niente
di meglio da fare, idiota?! Va a dormire!!!- lo rimproverò
allontanandosi scocciato di alcuni centimetri.
-E vorresti
cacciare un eroe come me?!- chiese l'americano sorridendo ed
avvicinandosi di nuovo a lui.
-Avrei tutto da
guadagnarci!- rimbeccò per poi alzare gli occhi e vedere il
volto dell'altro. Sbuffò girando la testa dall'altra parte.
-Oh! Fa quel diavolo che ti pare!- sbottò mettendo su il
muso e tornando ad evitare il suo sguardo.
Se c'era una cosa
che Inghilterra non sopportava era quel sorriso ingenuo -che ingeuo poi
effettivamente non era- che viveva costantemente ancorato sulle labbra
dell'americano, insieme a quelle fastidiosissime briciole di
chissà che.
Sussultò
improvvisamente quando sentì una testa appoggiarsi alla sua
spalla.
-A-Alfie...-
mormorò sul principio di un infarto. Qualche antico ricordo
di serate passate su una verranda con il piccolo America fra le sue
braccia si fecero prepotentemente spazio nella sua mente.
Così,
Arthur, vedendo solo quella testa bionda appoggiata contro di lui ebbe
la fortissima tentazione di accarezzarla, allungò persino la
mano tremante. Per l'inglese era davvero impossibile liberarsi del
passato...
E l'americano si
sistemò meglio – forse sarebbe più
esatto dire che a quasi spiaccicò a terra Arthur per
“accoccolarsi contro di lui” - cominciando a
russare rumorosamente.
-I-IDIOT!!- gli
urlò contro l'inglese per poi sospirare, svegliarlo sarebbe
stato impossibile e persino spostare quell'ammasso di grasso era fuori
questione.
Ecco! Adesso, si,
che la mattina si sarebbe svegliato con il maldischiena. Complimenti
all'eroe!
Sbottò
cercando di spintonarlo via e di riuscire a raggiungere una posizione
più comoda e, in un qualche modo, riuscendoci.
Alfred
aprì appena un occhio come per controllare la situazione,
aveva sentito il respiro di Iggy regolarizzarsi quindi probabilmente si
era addormentato. Quando fu sicuro che l'altro dormisse estrasse
qualcosa di piccolo e luccicante dalla tasca dei pantaloni.
-L'ennesima
missione da eroe portata a termine!- sorrise tutto contento ed
intascò nuovamente le chiavi della stanza di Iggy nei suoi
jeans per poi concedersi un ottimo sonno, a sua detta, più
che meritato.
-Ma...che vi
è successo?- chiese una voce tipicamente francese mentre
addentava una brioche abbastanza morbida per i suoi raffinati gusti.
Effettivamente, la scena che si presentò alle nazioni tutte
riunite per la colazione la mattina successiva fu veramente divertente.
Un inglese nemmeno
troppo arrabbiato – nel percorso dalla porta della sua camera
al ristorante dell'hotel aveva finito gli insulti – era
sostenuto da un America a dir poco lamentoso.
-S-Se scopro che
siete stati voi...- ringhiò infatti Alfred indicando una
povera coppia su un tavolo lì vicino, -Giuro che vi dichiaro
guerra!!- minacciò, stupendo i due piccioncini che
preferirono defilarsi.
-America, siamo di
qua...- disse il francese facendo un mezzo sorrisino e masticando in
tutta tranquillità la sua colazione.
Alfred
cominciò ad indicare tavoli a caso fino a che Inghilterra
non gli guidò il braccio davanti al tavolo giusto -Sono
lì!- sospirò per poi abbassargli la mano, -Ma non
indicare! È maleducazione!-
perché
quel ragazzo non riusciva ad imparare un minimo di buona educazione?
-Cosa vuoi che me
ne importi?!-
-Ti mollo qui se
non stai buono!-
-Non puoi.-
-Si che posso! Non
mi fa più tanto male.-
-Iggy...-
-Ragazzi, scusate
se vi interrompo ma...cosa vi è capitato?-
domandò Germania, in un nuovo tentativo di delucidazioni,
mentre osservava una tortina molto critico, gli sembrava piena di
coloranti... Italia intanto continuava a reclamarla ma il tedesco
sembrava decisamente poco convinto dal cibo ed alla fine
decretò -Meglio se non la mangi.- per poi gettarla nel
piatto di suo fratello.
Tanto,
ragionò, lui aveva uno stomaco di ferro.
-Ho maldischiena
perché quella stupida rana mi ha rubato le chiavi della
stanza....- sbottò l'inglese, fissando con rabbia il
francese che quasi si strozzò con il caffellatte.
-M...Mais...Non ho
fatto nulla stavolta!- si difese immediatamente per poi fissare
l'americano, furente anche lui.
-E dopo!! Mi hai
rubato gli occhiali per dispetto perché sono stato io ad
avere la brillante idea e sono stato così bravo che non se
ne è nemmeno accorto!!- aggiunse furioso l'americano.
Il silenzio cadde,
interrotto solo da qualche risolino e dal sospiro decisamente sollevato
di Francia.
-TU!- si
infervorò l'inglese ficcando una mano nella sua tasca e
trovandoci le chiavi, -crepa qui!- ringhiò mollandolo
davanti al tavolo e raggiungendo con un po' di fatica gli altri, per
sedersi.
-Fammi spazio,
rana.- borbottò ficcandosi affianco a lui e rubandogli un
dolcetto dal piatto per addentarlo. -Ma oui...mon petit chenille...-
ghignò il francese guardando l'americano, vittorioso.
Peccato che lui
non poté vederlo visto che cominciò a muovere le
braccia con grande impaccio ed a girare intorno.
-Quindi...hai
dormito per terra?- domandò il francese, mentre si
avvicinava di più, era persino fortunato! Il tavolo era
attorniato da un divanetto semicircolare e non da sedie.
-Ti fa male la
schiena? Ti posso fare un massaggio...- si offrì e, senza
aspettare la risposta, cominciò a massaggiargli le spalle.
Il
ringhiò iniziale dell'inglese si acquietò presto
e, fra la colazione spiluccata a Francia e quel massaggio, si
ritrovò ad abbassare i livelli di acidità al
normale.
Intanto America
era stato aiutato da Gilbert che, ridendo, l'aveva fatto sedere sul
divanetto.
-Ma...quindi...tu
non ci vedi, senza occhiali?- chiese piuttosto perplesso Sealand,
mentre gustava la il suo latte caldo con del cacao.
America emise uno
sbuffo e disse -Solo...ombre...- ammise -Ridatemi Texsas!!*- si
lamentò agitandosi e rischiando di far cadere
metà del tavolo.
Di
certo, quando Gibilterra, Sealand e California si alzarono quasi in
contemporanea, con dei saluti affrettati, e se ne andarono
allegramente, nessuno, tranne America che continuava ad agitarsi, aveva
più dubbi su cosa fosse capitato alla sfortunata nazione.
[Capanna dell'Autrice]
Coming soon...
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