Una separazione troppo lunga

di annalauraeffe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



La 5 stagione di Bones in America è finita, e la sesta inizierà solo a metà settembre... nell'attesa ho provato a scrivere questa FF, su come io spero vadano le cose... spoiler 5 stagione, e anche uno sulla 6. Spero leggerete e recensirete, così potrò capire se volete che la continui..


I personaggi di Bones non sono miei ma appartengono a quanti ne detengono i diritti. Io non li uso a scopo di lucro, ma per puro divertimento.


Si passò il dorso della mano sulla fronte sudata e si abbassò ancora di più il cappello a tesa larga sulla testa, cercando di ripararsi dal sole cocente. “Dottoressa, forse sarebbe più opportuno continuare domani…” “non ne comprendo il motivo Miss Wick” la interruppe “ Beh, Dottoressa, sta lavorando ininterrottamente da ore, senza prendersi una pausa; e questo sole poi… mi sento spossata anch’io!” “signorina se crede di non farcela può andare, penso di poter continuare senza il suo aiuto oggi” “Oh no, Dottoressa Brennan, non la lascerei mai da sola!”

Daisy lanciò un’occhiata a Brennan, che era tornata a fissare assorta i resti che avevano scoperto quella mattina, e pensò che nelle ultime settimane la dottoressa era diventata più fredda, distante. L’entusiasmo e l’eccitazione sembravano essere pian piano svaniti da lei, lasciando una Brennan diversa da quella che era partita con il desiderio di cambiare la Storia dell’uomo. Guardandola adesso, infatti, credeva che nelle ossa cercasse di sfuggire da chissà quale pensiero che la tormentava. Scosse la testa divertita. Cosa ne sapeva lei? Era il suo Lancillotto che si occupava di interpretare l’animo umano. Lance.

Oh, quanto le mancava.


Le mancava. Ogni giorno di più sentiva la sua mancanza. Le sembrava quasi di non poter più ricordare bene i lineamenti del suo volto, il suo profumo, il suono della sua voce… che sciocchezza. Mancava da Washington solo da due mesi, e presto sarebbe tornata e anche lui.Avrebbero ripreso da dove avevano lasciato. Lo sperava, davvero. Ma aveva paura.
Le cose devono cambiare, Bones. Così aveva detto Booth. Ma lei voleva che rimanessero uguali. O almeno lo credeva. In ogni caso l’unica cosa di cui era certa nella sua vita era l’amicizia di Booth. E non voleva, non poteva perderla.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


I personaggi di Bones non sono miei ma appartengono a quanti ne detengono i diritti. Io non li uso a scopo di lucro, ma per puro divertimento.

Capitolo 1

“Ei, soldato!”
Booth si girò e vide Hanna che veniva verso di lui. Era bella, si disse, bella e intelligente. Faceva la corrispondente di guerra . Si erano conosciuti pochi giorni dopo il suo arrivo in Afghanistan. Era facile parlare con lei, gli veniva naturale, si erano confidati l’un l’altro e avevano scoperto di avere molto in comune… lei aveva appena concluso una storia durata 5 anni, desiderava una relazione stabile, mettere su famiglia e questo il suo ex compagno non aveva saputo darglielo. Così simili. Booth si era reso conto di sentire una forte attrazione verso Hanna, che era stata così dolce e paziente con lui da ascoltare tutti i suoi sfoghi su Bones. Era fantastica, davvero. Fantastica, ma non era… lei.
“Ciao! Cosa ci fai qui?” “sono venuta a trovarti! Non sei contento di vedermi?”
“No, cioè sì… cioè.. non dovevi disturbarti tanto! Pensavo ci saremmo visti stasera…” si interruppe imbarazzato.
Hanna rise “calma soldato, ho capito cosa volevi dire” “avevo un’ora libera e ho deciso di passare… i tecnici stanno montando il servizio per stasera”
“ah, ho capito… ma come hai fatto ad entrare?? Normalmente sono piuttosto rigidi.. hai ucciso quelli della sicurezza?” le disse scherzando.
Si trovavano nell’aria predisposta agli allenamenti dei soldati dove nessuno, tranne il personale dell’esercito autorizzato, poteva entrare. “non c’è stato bisogno” gli disse Hanna con uno sguardo ammiccante “li ho colpiti con il mio fascino”
“non ne dubito…” le rispose ridendo.
“Beh, adesso ti lascio lavorare. Ci vediamo stasera al confine”
“ A presto Hanna”
“A presto Seeley”.

Il “confine” non era altro che un lungo muro di cemento alto più o meno mezzo metro e si trovava a circa un paio di chilometri dal campo, dove Booth addestrava i soldati nella cattura dei terroristi, e dal malandato Motel, dove Hanna e la sua troupe soggiornavano.Lo avevano chiamato così, perché segnava il limite tra loro e quella zona di guerra; e il piccolo paese lì vicino… Due birre, la notte stellata, trascorrevano così il loro venerdì sera, l’unica serata libera per entrambi.Booth arrivò prima di Hanna, si appoggiò al muretto e pensò a quanto gli sembrasse familiare quel posto, anche se ci andava solo da due mesi. Gli ricordava tanto le serate passate al Diner con Bones… si riscosse da quei pensieri quando sentì il rumoroso Pick Up di Hanna avvicinarsi. La vide scendere, prendere la busta con le birre, sbattere la portiera dal camioncino e avviarsi verso di lui con il sorriso sulle labbra. Si abbracciarono e si apprestarono a godersi la serata.




E’ un pò corto lo so, ma cercherò di postare anche domani sera... vorrei sentire i vostri pareri però: vi piacciono i capitoli? sono troppo brevi? troppo lenta la storia? fatemi sapere, vi prego! le critiche sono molto costruttive!!
comunque vorrei ringraziare
gabrycullen che mi ha messo tra le seguite e wta87 che mi ha messo tra le storie tra ricordare
inoltre vorrei aggiungere che non sono esperta del modo in cui lavorano i corrispondenti di guerra o i soldati o chi li addestra, non so come sono fatti i campi o le zone di guerra.. ho cercato di documentarmi ma non ho trovato poi molto... quindi se c'è qualche errore perdonatemi! prendetela come licenza poetica. se qualcuno ne sa più di me e vuole dirmelo, non esiti a farlo.
vi ringrazio : )

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


I personaggi di Bones non sono miei ma appartengono a quanti ne detengono i diritti. Io non li uso a scopo di lucro, ma per puro divertimento.

 volevo ringraziare gabrycullen che mi ha messo tra le seguite, wta87 che mi ha messo tra le storie tra ricordare ed ha recensito il secondo capitolo  e tutti i lettori silenziosi

P.S. i capitoli d'ora in poi saranno più lunghi ma posterò solo una volta a settimana, perchè adesso ricomincia la scuola.spero che questo vi piaccia e sia abbastanza realistico. cerco di mantenere il più possibile il carattere dei personnaggi: se sbaglio, ditemelo!  a presto

 

 

Capitolo 2 

Verso mezzanotte decisero di salutarsi, anche perché quella era l’unica ora in cui riuscivano a chiamare di mattina i loro cari senza doversi svegliare ad orari impossibili durante la notte… Hanna voleva chiamare sua madre, Booth invece Parker prima che andasse a scuola.

Si avvicinarono per abbracciarsi e baciarsi sulle guance, quando Hanna girò il viso verso Booth e lo baciò sulle labbra. Lui si irrigidì e lei si allontanò timorosa abbassando gli occhi. Non fece in tempo ad alzarli e a guardare in volto l’uomo che le stava di fronte, che questo le si era avvicinato e l’aveva baciata con passione.

Era stato uno di quei baci dolci che crescono pian piano,  fra due bocche che devono ancora conoscersi ma che quando si riconoscono non vogliono più lasciarsi.

Era stato bello, giusto. Era stato semplice tenerla stretta mentre poggiava il capo nell’incavo del suo collo, come tante volte prima aveva fatto Bones.

 

 

 

 

Dopo il lavoro era andata al bar dell’hotel a bere qualcosa, e seguendo le regole di booth su come ci si ubriacava aveva ordinato un super alcolico e aveva detto al barista di lasciare pure lì la bottiglia… ma dopo due bicchieri aveva rinunciato. Non era da lei affogare i pensieri nell’alcool, lei si sfogava col lavoro… sbuffando si alzò dallo sgabello da bar e per poco non travolse un pover’uomo che stava dietro di lei  “oh, mi scusi…” “no, non si preoccupi… ma lei è Temperance Brennan??” oh no, un fan.. “ si sono io… senta se vuole un autografo lasci il suo nome al portiere e glielo farò avere.. ora però sono molto stanca… e non sono certa di riuscire a scrivere correttamente” e senza dargli il tempo di rispondere si diresse verso l’ascensore che portava alla sua camera.

 

Il giorno successivo si alzò con un forte mal di testa e quasi 20 minuti di ritardo. sapevo che non avrei dovuto bere

Ingoiò due aspirine con un bel bicchiere d’acqua, indossò i primi vestiti che le capitarono a tiro, si truccò e scese di corsa nella hall dell’albergo per recarsi al sito archeologico.

Bum! “oh mi scusi” “ le piaccio così tanto che mi viene addosso in continuazione? Non ce n’è bisogno, davvero” alzò la testa per guardare il suo interlocutore “Si ricorda di me? Ci siamo incontrati, anzi scontrati ieri sera. Non mi ha dato il tempo di presentarmi… George Crowford” Brennan lo guardò allibita “George Crowford? Il massimo finanziatore degli scavi? Era lei ieri… mi perdoni, non me ne ero proprio resa conto” “non fa niente e poi non si è sbagliata… io sono un suo fan” gli rispose il signor Crowford ammiccando. “stava andando agli scavi? Le va un passaggio?” “si, la ringrazio”. La portò ad una mercedes nera parcheggiata lì vicino, le aprì la portiera  galantemente e mise in moto. Mentre viaggiavano, Brennan non poteva fare a meno di osservarlo; aveva davvero una bella struttura ossea: alto, muscoloso, dagli occhi chiari e il sorriso da ragazzino… “come mai è qui, signor Crowford? Pensavo che i ‘grandi capi’ si limitassero a chiedere informazioni via fax… non che si sporcassero le scarpe venendo fin qui” “la prego mi chiami George… comunque sbaglio o c’è una vena tagliente nella sua voce?” non si sbagliava. Temperance aveva avuto un disguido con un finanziatore degli scavi, che le aveva fatto recapitare una lettera dove spiegava di essere oltremodo deluso dal fatto che gli scavi fossero così poco rilevanti da aver suscitato un basso interesso nei media… assurdo.  Questo gli aveva fatto capire che Booth non si sbagliava più di tanto quando diceva che i ricconi pensavano soprattutto ai soldi e alla fama. “Ho avuto modo di constatare che c’è chi usa i ritrovamenti antropologici per avere un po’ di notorietà, non perché ha davvero interesse per le scoperte che stiamo facendo…” “beh, io non sono così” le disse guardandola dritto negli occhi “mi interessa davvero. Mi ha sempre affascinato la storia dell’uomo e all’università avrei voluto prendere una laurea in antropologia ma poi… ma poi l’ ho presa in economia” concluse sorridendo “e per quale motivo? Non credo che il campo economico sia più interessante di quello antropologico, anzi… ” se in quel momento ci fosse stato Booth affianco a lei, si sarebbe beccata una delle sue solite occhiatacce che stava a dire bones, fatti gli affari tuoi. “ ha ragione dottoressa, ma per dirigere un’azienda è il titolo di studio più adatto e io dovevo dirigere quella di famiglia” “ Ma ho cercato di volgere la cosa a mio favore: con i soldi guadagnati da un lavoro che , diciamolo, non è certo quello dei miei sogni... finanzio quella che è la mia vera passione” Temperance lo guardò ammirata “davvero molto generoso da parte sua”.

Continuarono il viaggio in silenzio e in pochi minuti erano arrivati a destinazione. Grazie al passaggio del sua aitante accompagnatore era anche riuscita a recuperare il ritardo.



 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Perdonatemi! già posto una volta a settimana, poi faccio anche tardi... sono irrecuperabile. Ma questa settimana è stata un vero inferno... comunque spero che il capitolo vi piaccia. Mi è stato un pò difficile scriverlo perchè non volevo alterare i caratteri dei personaggi.

I personaggi di Bones non sono miei ma appartengono a quanti ne detengono i diritti. Io non li uso a scopo di lucro, ma per puro divertimento.



Capitolo 3

 

Mentre scendeva dalla macchina, chiese a George “Come posso sdebitarmi?” “Venga a cena con me…”  che ne dice di andare a bere qualcosa, invece? È molto meno impegnativo” “Mi accontento… la aspetto al bar questa sera” le disse e si chinò a farle il baciamano. Bello, intelligente e galante pensò mentre si infilava il camice e ignorava le occhiatine di Daysy Wick.

 

Andò via un po’ prima dal sito archeologico, per potersi preparare al meglio. Le andava di essere bella e farsi desiderare, di conversare  con un uomo che poteva appagarla molto intellettualmente... e magari anche di fare del buon sano sesso.
Indossò un tubino nero e  si legò i capelli in uno chignon, una delle sue collane etniche al collo.

Quando scese giù nel bar lui era già lì, girato di spalle. Lo riconobbe per quei capelli biondi, mossi, che aveva già apprezzato…

 

“salve” lui si girò, la baciò sulle guance e le indicò la sedia vicino a lui. “allora Dottoressa, cosa le posso offrire?” le chiese, con un sorriso tra il malizioso e il divertito. “ehm… prenderò un Martini” “due per favore” disse lui rivolgendosi al barista.

 “Devo proprio dirtelo” continuò dopo che gli furono serviti i drink “sei davvero stupefacente, stasera” e la rimirò con lo sguardo. Lei, invece che sentirsi lusingata da quel complimento, che di certo non le era nuovo, si sentì piuttosto infastidita senza sapere bene il perché. A darle più fastidio poi,c’era quella vocina nella sua testa, che somigliava paurosamente a quella di Booth, e le ripeteva vuole solo portarti al letto, non è al tuo livello.

Scosse la testa, per scacciare quei pensieri e tornò a prestare attenzione al suo interlocutore… perché non godersi l’attimo, come le avrebbe detto di fare Angela?

 
La serata passò in fretta e fu piuttosto piacevole, George aveva saputo intavolare una conversazione davvero interessante e brillante. La vocina nella sua testa, però, non l’aveva lasciata stare un momento, trovando qualcosa da ridire su qualsiasi atteggiamento dell’uomo. Si salutarono con un lieve imbarazzo, soprattutto da parte di Brennan  quando si rese conto che il suo “amico” si aspettava un finale un po’ diverso per la serata. E lei non avrebbe avuto problemi ad accontentare sia lui che lei stessa,perché di certo non le era indifferente la forte carica sessuale che si sprigionava tra loro… non avrebbe avuto problemi se non fosse stato per la voce nella sua testa, che continuava ad assillarla.

Mentre rientrava nella sua camera si chiese se dovesse preoccuparsi di più perché sentiva voci nella sua testa, o perché gli dava ascolto.

 

 

 

Rimasero abbracciati per un bel po’, finche non si staccarono e si guardarono negli occhi come se si vedessero per la prima volta, sorridendosi come due adolescenti innamorati. Decise di riaccompagnarla lui stesso al motel, quasi temendo che la serata finisse e il giorno successivo alla luce del sole potessero riconsiderare i loro gesti. Rimasero in silenzio per gran parte del viaggio, non volendo rompere il perfetto equilibrio che si era creato;  si limitarono a sbirciarsi e a sorridere, le mani intrecciate…

Davanti al fatiscente edificio lei si girò verso di lui e lo baciò di nuovo, come se il loro fosse un gesto abituale. Booth poteva sentire il suo petto farsi sempre più vicino a quello di lei, tanto che gli sembrò che i loro cuori battessero insieme. L’istinto gli diceva di scendere da quella macchina, prenderla in braccio, varcare quel portone e cercare finalmente di chiudere l’enorme ferita che gli pulsava nel cuore. La ragione lo fece allontanare un po’, aprire lo sportello del passeggero per farla scendere e dopo un ultimo bacio a fior di labbra, andare via senza guardarsi indietro.

Quando rientrò si mise immediatamente al letto confuso dal senso di colpa che pian piano nasceva dentro di lui… colpa di cosa, poi? Non aveva mica tradito qualcuno, a parte il suo cuore? Ma a quello c’era abituato… Non era possibile cancellare la ferita, ma con il tempo avrebbe potuto chiuderla e andare avanti senza sentire quel dolore lancinante dentro. Certo non avrebbe mai smesso di far male davvero, ma poteva imparare a conviverci e tornare a essere felice. Perché lui aveva bisogno di essere amato, e forse con Hanna...


RECENSIONI

 wta87 mi fa piacere che la storia ti piaccia : )  non sarà una FF molto lunga quindi la parte corposa arriverà davvero tra poco... anche se non so ancora bene come accadranno le cose perchè lascio che sia il mio istinto a guidarmi.. Grazie ancora per le recensioni ^^


volevo ringraziare che mi ha messo tra le seguite, chi tra quelle da ricordare e i lettori silenziosi.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


 

ho fatto tardissimo, lo so, ma chimica e greco insieme sono un mix letale... comunque sono molto soddisfatta del capitolo e spero piaccia anche a voi :)

bando alle ciance.. buona lettura!

I personaggi di Bones non sono miei ma appartengono a quanti ne detengono i diritti. Io non li uso a scopo di lucro, ma per puro divertimento

 

 

Capitolo 4

 

La mattina successiva si svegliò con la ferma intenzione di dare una svolta alla sua vita e permettersi di essere di nuovo felice. Quando scese al campo era agitato e felice come un bambino la mattina di natale, trovava difficile anche concentrarsi sull’addestramento: voleva solo che arrivasse la sera per poter correre da Hanna e dirle tutto…

 

Le ore passavano lente, ma non ebbe più il tempo di crogiolarsi nei suoi sentimenti, come un ragazzino innamorato, quando una bomba colpì un villaggio distante una trentina di chilometri dalla base e fu costretto ad accorrere con i suoi soldati sul posto.

 

Tornarono distrutti a sera inoltrata, e Seeley, senza pensarci due volte salì sulla jeep,  andò al Motel e  la trovò che cercava di mettere in moto la sua auto. Quando lo vide si fermò e scese, dopo aver tratto un respiro profondo. Seeley le andò incontro dicendole “ scusa non ho potuto venire prima, c’è stato un casino…” “non devi scusarti, ho capito. Pensi che l’altra sera sia stato un errore, lo capisco davvero, sei ancora legato a quella don…” non riuscì a continuare perché Booth si era lanciato su di lei baciandola con passione “l’unica donna a cui mi sento legato in questo momento sei tu. Non mi sono pentito proprio di niente” lei lo guardò confusa, fino a quando il significato di quelle parole non le fece comparire sul viso un sorriso mozzafiato. “quindi… adesso tra noi.. cosa sarebbe questa… una cosa seria, un’avventura…. Perché a me sta bene qualsiasi decisione… non vorrei fare la parte di quella che corre…” scoppiò a ridere vedendola balbettare imbarazzata e la interruppe gentile “ sono fuori dal giro da un bel po’, ma credo che la chiamino relazione, certo.. solo se sei d’accordo” e allora lo vide, negli occhi di lei, la stessa voglia di ricominciare, di lasciarsi andare, di sentirsi bene.  Cosa poteva andare storto?

 

 

 

Bisogna affrontare la cosa con razionalità e oggettività… non aveva senso lasciarsi condizionare da sentimenti effimeri e voci inesistenti.

Quindi…rimanere e tentare di combattere le emozioni così sconosciute che si agitavano nel suo animo, per quanto tentasse di scacciarle, e cercare di scoprire il segreto dell’umanità.. o tornare a Washington, alla vita di sempre, a quello che era certo e sicuro nella sua vita, ma senza Booth…?

La cosa più giusta da fare era chiamare Angela.

 

La sua più cara amica rispose al secondo squillo, con la stessa voce gioiosa che ricordava: “tesoro, finalmente! È una vita che non ci sentivamo, cominciavo a temere che ti fossi dimenticata di noi… o c’è forse un motivo più che valido per cui non ti sei fatta sentire??? Ti sei data da fare con un prestante straniero tutto muscoli, dì la verità….” Insinuò Angela, con quell’intonazione maliziosa che la caratterizzava. “ ti posso assicurare che non ho rapporti di genere sessuale con nessun uomo da…” “si tesoro, ho capito. Ma non dirlo con quel tono, ti prego.. fai passare la voglia anche a me di farlo!” aggiunse e lei se la immaginò mentre scuoteva il capo e aveva quell’espressione tra l’incredulo, il deluso e il divertito che assumeva sempre quando lei reagiva a semplici confidenze tra amiche in modo a dir poco inadatto…questo secondo lei e Booth. “ oh, scusa.. comunque sono uscita con un uomo. Un bell’esempio di mascolinità, devo ammetterlo, prestante, con un ottima struttura…” “era bello. Abbiamo capito. E non ci hai fatto niente?? Oppure – com’è che di ci tu?- ti attirava solo sulla sfera intellettuale?” “no, devo dire che aveva i requisiti giusti per appagare in pieno entrambi gli ambiti, ma… Angela hai mai avuto la sensazione di sentire una voce?” le chiese Temperance titubante “una voce?? Ah, la coscienza ti sta parlando cara…e cosa ti dice???” concluse ridendo Ange “non credo sia la mia coscienza… perché sarebbe alquanto strano se la mia coscienza avesse la voce di booth, ma forse è tutto frutto dello stresss e dalla lontananza da casa anche se non mi era mai successo…” “aspetta, aspetta, tesoro!! Mi stai dicendo che c’è una voce, che assomiglia a quella di Booth e che ti dice di non andare a letto con altri uomini – suppongo- e intanto tu senti anche la mancanza di casa tua?? Non è che, più semplicemente, senti la mancanza di Booth e del vostro rapporto?” aggiunse Angela dolce e con un barlume di speranza nella voce: che la sua amica stesse finalmente comprendendo il forte sentimento che provava per Booth??

“la mia patnership con Booth e il lavoro che facciamo insieme sono fondamentali lì a Washington… l’Fbi sarà in difficoltà non avendo a disposizione un’antropola della mia elevatura e tornando potrei di nuovo aiutare ad arrestare i criminali….” “Temp, smettila di parlare! Lascia un attimo perdere il lavoro e il Booth agente… pensa al Booth amico… senti la sua mancanza? Vuoi tornare da lui?” non mollare Bren, pensò Angela, non mollare proprio ora che sei così vicina a capire cosa provi davvero

“Io… Booth è in Afghanistan, Ange. Cosa cambierebbe una mia risposta?” e in quell’istante ad Angela, Brennan apparve davvero fragile “devo andare, sono già in ritardo. Salutami gli altri.” E riattaccò senza dare alla ragazza il tempo di controbattere.

A quanto pare Temp continuava a voler ignorare i suoi sentimenti. Ma forse lei poteva fare qualcosa per farla tornare…

 

Booth è in Afghanistan. Dopo averlo detto, Temperance non poté fare a meno di pensare per colpa mia, per averlo rifiutato. E per la prima volta da quella sera, sentì di essersi un po’ pentita per aver spezzato il cuore di quell’uomo che le era tanto caro. E contemporaneamente anche il suo.

 

 

RECENSIONI                                                                                                                                            

wta87 grazie ^^ davvero. spero che ti piaccia anche questo cappy                                                     

volevo ringraziare che mi ha messo tra le seguite, chi tra quelle da ricordare e i lettori silenziosi.


 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***



 

300 VISITE !! SOLO AL PROLOGO!! è fantastico che tutte queste persone abbiano letto (e spero continuino a farlo) la mia storia…  questo mi rende very very happy ^^

 ho deciso quindi di farvi un regalo, e ho pubblicato il capitolo molto prima del solito (considerando i miei standard xD)… spero vi piaccia, buona lettura.

 

I personaggi di Bones non sono miei ma appartengono a quanti ne detengono i diritti. Io non li uso a scopo di lucro, ma per puro divertimento.

 

Capitolo 5

Angela si portò una mano sotto il mento con fare pensieroso, e lasciò l’altra libera di tambureggiare con le dita sul tavolo di vetro del suo ufficio. Brennan aveva fatto un passo avanti, certo era ancora lontana dal comprendere i suoi sentimenti… ma almeno era stata abbastanza sincera da ammettere che sentiva  la mancanza di Booth. Ora toccava a lei fare qualcosa. Da troppo tempo vedeva quei due girare e rigirare intorno ai propri sentimenti senza avere il coraggio di fare un passo verso di essi. Loro si amavano. Solo che non avevano abbastanza fegato per dirselo. Almeno Temperance… Booth era diverso… si vedeva lontano un miglio quanto ci tenesse alla sua patner, aveva dato la vita per lei così tante volte e non ne rimpiangeva nessuna. Non si sarebbe affatto sorpresa se un giorno avesse scoperto che si era già dichiarato…

Comunque, basta pensare. Bisogna agire.

Brennan voleva tornare a Washington…voleva tornare a lavorare con l’FBI…

Angela non poté fare a meno di confrontare la Temperance di adesso con quella di 5 anni fa, prima di incontrare Booth. Non era solo l’attrazione, che continuava a negare, verso il suo patner…Booth l’aveva cambiata dentro, l’aveva resa più umana.

Se solo fosse riuscita a convincerla a tornare, se avesse avuto la possibilità di farle vedere con i suoi occhi la sua vita senza Booth… non sarebbe mai riuscita a mentire davvero a se stessa, avrebbe compreso che la sua non era nostalgia di casa o del suo lavoro….

“ Jack! Dolcezza, vieni qui! Ho bisogno di uno dei tuoi piani paranoici e ben architettati!”

 

 

1 mese dopo

“Brennan!!” “Angela?che è successo?”

“devi tornare qui, so che lì stai scoprendo la storia dell’uomo eccetera; ma qui abbiamo bisogno di te per scoprire gli assassini.”  “Ma… e l’antropologa che aveva trovato Cam?”

“beh…c’è stato un problema. Sai, lei non conosce Hodgins come noi, non sa che è parecchio paranoico e fissato con le cospirazioni. In pratica si è lasciata condizionare da tutte le sue storie sui complotti all’interno del governo federale, era convinta che l’agente che le aveva assegnato l’FBI stesse cospirando contro di lei: assurdo! Comunque, ha preso un aereo per Chicago con il suo assistente, lasciando Cam nei pasticci perché non sa con chi sostituirla… abbiamo bisogno di te.”

Angela rise tra se, pensando a come Hodgins aveva spaventato quell’antropologa. Era stato fantastico, aveva tirato fuori tutto il suo repertorio, gli aveva raccontato anche del corpo che quegli agenti avevano portato mesi fa… dopodiché era scappata a gambe levate, strillando “sapevo che era un errore lavorare con il governo!! Io sono una scienziata!!”

“Ehm…ok Ange, dammi solo il tempo di prenotare il volo” rispose poco dopo Brennan

thanks sweety!” perfetto, pensò Angela chiudendo il cellulare con uno scatto.

 

 

 

 

“Indovina chi sono?”

Seeley sentì due mani morbide e affusolate posarsi sui suoi occhi; e un sorriso si aprì contento sul suo viso. prese il palmo della mano di Hanna e se lo portò alle labbra per baciarlo e inspirarne il profumo. Poi si girò per soddisfare la voglia delle sue labbra. “ciao. Come stai?” “molto bene, adesso” e gli sorrise. Era così dolce e bella e talentuosa.

 Pensò all’inizio della loro storia quando -nonostante la voglia di incominciare daccapo, innamorarsi di nuovo, essere felice di nuovo- sentiva che non era abbastanza e si vergognava un po’ per questo; gli sembrava di fare un torto verso se stesso stando con lei . Mentre la abbracciava e la baciava,  c’era una piccola parte di lui che agognava altre braccia, altre labbra. Ma era normale, giusto? Dopo 5 anni di amore non corrisposto e una batosta come quella che aveva avuto lui prima di partire.. tutti avrebbero avuto bisogno di un po’ di tempo per andare avanti, no??

E ci credeva davvero mentre lo pensava; trovandosi a mille miglia di distanza dall’oggetto del suo sfortunato amore.

 

 

 

RECENSIONI

wta87  si, sto vedendo la sesta serie sottotitolata ( essendo  una B&B convinta, questi due episodi mi hanno spezzato il cuore, anche se bellissimi… )  e mi rende estremamente felice sapere di riuscire a dare voce ai suoi pensieri ^^.  A presto.

 

Ancora grazie (non posso farne a meno^^ voi mi rallegrate la giornata e mi spingete a continuare) a chi legge, segue e apprezza la mia storia.  

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Mi dispiace per il ritardo, ma mi è mancata l’ispirazione in questi giorni…. Comunque vi prometto che venerdì posto un altro capitolo (c’è sciopero a scuola ^^ ne approfitto) e se tutto va secondo i piani domenica un altro.

Spero che questo capitolo vi piaccia.  Stavolta invece che delle sensazioni- emozioni  di Booth; ho parlato di quelle di  Hanna e dei suoi pensieri riguardo alla relazione, con Booth ovviamente. Buona lettura!!

 

Come sempre I personaggi di Bones non sono miei ma appartengono a quanti ne detengono i diritti. Io non li uso a scopo di lucro, ma per puro divertimento.

 

 

Capitolo 6

 

Si fermò davanti alle porte di vetro del laboratorio, lasciando cadere la sacca di tela davanti ai suoi piedi… era andata subito al Jeffersonian, appena atterrata. Sebbene sentisse il bisogno di una doccia, voleva salutare Angela e rivedere il suo amato laboratorio.

“ tesoro! Finalmente sei qui!” ancora assorta nei suoi pensieri, Brennan  non aveva sentito arrivare la sua amica, che intanto le era venuta incontro e l’aveva abbracciata forte “oh ciao Ange” “ci sei mancata tanto… sembra che sia passata una vita”  “ beh… anche se l’uomo tende a percepire in modo soggettivo il passare del  tempo, è scientificamente impossibile  che 3 mesi…” la vide scuotere la testa, con un sorriso indulgente  “ma tu intendevi metaforicamente, vero?” concluse, rendendosi conto dell’errore. “già. Allora, come è stato il viaggio? Daysy è con te?”  “ è andato bene e no, Daysy è rimasta a Machu-picchu…” “oh, Sweets ci rimarrà malissimo. Comunque vieni a salutare gli altri; poi ti do un passaggio fino a casa così ti racconto  quello che sta succedendo”

 

Mezz’ora dopo  erano sul suv di Angela, che la stava aggiornando sugli avvenimenti degli ultimi mesi. “ Io e Jack siamo stati a Parigi, è stato meraviglioso!! Il sogno di una vita. Siamo tornati da poco, neanche un mese. Per quanto riguarda il lavoro, all’antropologa - di Chicago come ti ho già detto- che Cam ha chiamato per sostituirti, è stato assegnato l’agente Andy Marciano. L’ hai mai conosciuto?” “No. Non so chi sia” “ha circa trent’anni, italo americano, abbastanza sveglio. Domattina verrà al Jeffersonian” “Sa già che io voglio lavorare sul campo, vero?” “ehm…no . Lo informerai tu; non credo ci saranno problemi visto che l’Fbi conosce già le tue ‘esigenze’.Comunque, cambiando discorso, hai sentito Booth in questi mesi?” “Sono stata molto occupata con gli scavi.. e sono sicura che anche Booth è occupatissimo lì, in Afghanistan” “ Quindi no. Deduco che non sappia nemmeno che sei tornata… hai intenzione di informarlo?” “Angela! Sono a Washington da nemmeno tre ore, dopo un viaggio molto lungo che ho prenotato in fretta e furia informando solo gli stretti necessari, non ho avuto il tempo di chiamare Booth o chicchessia per dire che sono tornata. E poi perché dovrei dirglielo?” Angela avrebbe voluto dirgli  perché sei stata tu a voler partire per un anno per un’ emozionante avventura antropologica, tu ad aver cambiato le carte in tavola, tu ad aver scombussolato la vita di tutti; e sempre tu ad aver dovuto fare i conti con sentimenti che non hai mai provato e ti rifiuti di ammettere che li senti.

Invece disse solo “ Forse gli interessa sapere che la sua patner è tornata prima del previsto e da domani lavorerà con un altro agente...” “quando Booth tornerà dall’Afghanistan, le cose torneranno esattamente come prima. È lui il mio patner; l’agente… Marciano è solo una sostituzione temporanea”

“Ok…Eccoci qui. Ci vediamo domani, dolcezza. Passa una buona notte.” Le diede un bacio sulla guancia e  aspettò che entrasse nel portone prima di andare via. Mentre guidava,  pensava che se non avesse voluto così bene alla sua amica, non avrebbe sopportato a lungo la sua testardaggine.

 

 

 

 “ E’ gia mattina?” Hanna si stiracchiò assonnata nel letto, guardando il suo uomo seduto sul bordo mentre si metteva i pantaloni “ Si. Sono le 5 e mezza, vorrei prima passare a farmi una doccia… E’ assurdo… ma si sta  meglio da me, dove c’è solo un bagno per 10 di noi, che qui da te! Almeno ho l’acqua calda!” le disse ridendo   “Molto spiritoso! Ci vediamo stasera?”  lo vide irrigidirsi e poi tergiversare la sua domanda. “non so, forse… ma non avevi un servizio importante oggi?? Dov’è che devi andare?”  mentre gli rispondeva, pensava al suo comportamento di poco prima… stavano insieme da un mese oramai; avevano passato dei giorni stupendi… ma se da una parte lo sentiva partecipe e felice tanto quanto lo era lei, dall’altro gli sembrava scostante e pensieroso in molte occasioni. Eppure non faceva in tempo preoccuparsi di quegli atteggiamenti che lui tornava ad essere l’uomo dolce di cui si era innamorata.

Come adesso. “Divertiti, ma fai attenzione. Non farmi preoccupare.”  Le disse serio.  Gli diede un ultimo bacio  e poi tornò sotto le coperte.

E se il suo passato, il suo vecchio amore, lo stesse ancora tormentando? Sapeva che non era il caso angosciarsi con pensieri del genere, ma proprio perché c’era  già passata non poteva fare a meno di chiederselo. Lei prima di riuscire ad andare avanti veramente aveva sofferto molto, per molto tempo. Comunque lei aveva piena fiducia in Seeley: lui gli aveva detto di averla dimenticata e lei gli credeva. Stavano costruendo qualcosa di importante, lo sentiva;stavano affrontando una guerra insieme, non era una prova da poco. Il passato di  Booth era ancora così importante per lui, da rovinare il loro futuro?

Dio, sperava proprio di no…

Ma in cuor suo sapeva  che se lasciarlo libero, farlo tornare alla sua vita  - quella di cui gli parlava appena si erano conosciuti, con la voce velata di nostalgia -  l’avrebbe reso più felice di com’era adesso con lei… l’avrebbe lasciato andare, anche se rinunciare a lui gli avrebbe spezzato definitivamente il cuore.

 

 

 

 

RECENSIONI

 wta87 ciao! Sono contenta che continui a piacerti la mia storia.. spero di essere riuscita a esprimere bene anche le sensazioni di  Hanna… poi mi farai sapere, sono sicura che sarai ultra-sincera  :P   baci.

 

Ringrazio di cuore chi mi ha messo tra le preferite, chi tra quelle seguite, chi tra quelle da ricordare e anche chi legge soltanto… vi adoro indiscutibilmente.

Au revoir !

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


L’unico giorno di sciopero, l’unico giorno che posso dedicare alla scrittura senza sentirmi addosso l’ansia per i compiti…. Manca la corrente!! Per questo non ho postato prima mie care.

Comunque, ho seguito il consiglio di wta87 e ho fatto il capitolo un po’ più lungo. Spero vi piaccia, buona lettura.

I personaggi di Bones non sono miei ma appartengono a quanti ne detengono i diritti. Io non li uso a scopo di lucro, ma per puro divertimento.

 

 

Capitolo 7

La mattina successiva, mentre cercava la forza per alzarsi dal letto, dovette ammette che l’hotel in cui aveva soggiornato a Machu-pichu  non era proprio ai livelli del suo bellissimo appartamento a Washington. Nonostante fosse di gran classe, solo adesso che si ritrovava nel suo letto si rendeva conto di quanto gli fosse mancato… sarebbe rimasta molto volentieri a crogiolarsi nel caldo delle lenzuola tutto il giorno.  Strano. Non era mai stata molto pigra; ma a sua discolpa poteva dire che la differenza di temperatura tra le isole Maluku e Washington era allucinante… non la allettava il pensiero di doversi immergere nel gelido clima della città.

In ogni caso, doveva alzarsi, e anche in fretta; altrimenti avrebbe fatto tardi.

Con un sospiro poggiò i piedi a terra e rabbrividì al contatto con il freddo, poi si strinse nella vestaglia e si avviò con passo stanco verso il bagno.

Decise di fermarsi al Diner, prima di andare al laboratorio… se proprio doveva ritornare tutto come prima perché non iniziare dal caffè? 

Ma il caffè quel giorno era così diverso da come lo ricordava, le sembrava più amaro del solito, forse perché un ritorno senza Booth, un caffè al loro bar senza lui, non aveva molto senso.

Arrivò sotto l’enorme ingresso del Jeffersonian, trasse un respiro profondo ed entrò.  Salutò con un cenno Cam e Hodgins, che stavano parlando vicino al tavolo del laboratorio e si recò nel suo ufficio. Lasciò cadere la giacca e la borsa sul divano dove aveva dormito così tante volte, si sedette alla scrivania  allungando le gambe sotto la poltrona in cerca di  una posizione più comoda.  Si immerse nel lavoro come se non fosse mai andata via e quel senso di abitudine la tranquillizzò un po’.

Verso le 11 sentì un leggero bussare alla porta di vetro del suo ufficio; alzò gli occhi e si trovò davanti un uomo giovane, di carnagione scura, l’abbigliamento austero tipico di un agente dell’Fbi.

“salve, dottoressa Brennan. Sono l’agente speciale Andy Marciano.” Mentre parlava si era avviato verso di lei, che si era alzata in piedi, e le aveva stretto la mano “ E’ un piacere conoscerla” aveva un sorriso da ragazzino e un espressione un po’ ingenua, un fisico asciutto. Non voleva partire prevenuta nei suoi confronti, ma gli risultava difficile avere fiducia in lui… probabilmente era anche più giovane di lei.  “piacere mio, Signor Marciano. Penso sia il caso di lasciare da parte i convenevoli e parlare subito di lavoro. Non so se è stato informato dall’FBI che io pretendo piena partecipazione al caso…” lasciò sfumare la frase aspettando una risposta  “ehm.. non lo sapevo… l’altra antropologa non ha mai chiesto niente del genere… ma ha detto che l’Fbi già lo sa, quindi… certo. Nessun problema” aveva balbettato nervoso l’intera frase. Booth non aveva mai balbettato. Si era sempre mostrato come un agente forte e sicuro di sé. Certo col tempo, conoscendosi e instaurando un rapporto molto più profondo del lavoro, aveva visto anche la parte più fragile di lui, quella che segretamente gli piaceva di più. Ma mai sul lavoro. Aveva sempre saputo di poter stare tranquilla al suo fianco… l’agente Marciano aveva molto lavoro da fare se voleva guadagnarsi la sua fiducia.

“bene, allora siamo d’accordo. Ora, vuole informarmi nei dettagli sul caso che stava risolvendo con l’antropologa che mi ha sostituito?”

Quella sera tornò a casa molto tardi. Aveva avuto una giornata pienissima. Prima aveva discusso del caso con l’agente Marciano, si era fatta dare tutti i fascicoli e i verbali degli interrogatori… voleva essere informata su ogni cosa. Poi aveva dato un occhiata ai resti e agli appunti dell’antropologa di Chicago, non trovandoci niente di interessante o di nuovo: foro post mortem causato da un arma da fuoco sull’osso frontale; segni di colluttazione; colpo causato da un oggetto non ancora identificato sotto il polmone destro Aveva passato ore su quell’ultimo punto, che era la probabile causa della morte. Doveva cercare un’ oggetto rotondo di circa 9 cm di diametro e 3 mm di spessore, probabilmente di  legno, visto che i frammenti ritrovati vicino alla ferita erano di legno di cedro. In più doveva fare tutto da sola visto che Cam non era ancora riuscita a trovare nessuno che la potesse aiutare … tutti i suoi vecchi tirocinanti, mentre era stata via, si erano organizzati diversamente.

Come se non bastasse era venuto Sweet al laboratorio “Non potevo non venire a salutare la nostra adorata dottoressa! Ci è mancata molto, sa?” aveva detto così, squadrandola con quella sua occhiata fastidiosa da psicologo, ma persino lei si era resa conto che in realtà stava cercando Daisy. Dopo avergli detto che no, Daisy non era venuta con lei e aver risposto a tutte le sue domande; si era velocemente congedata ed era uscita dal laboratorio per tornare a casa.

Senza neanche togliersi le scarpe era crollata sul divano subito dopo aver varcato la soglia del suo appartamento, vinta dalla stanchezza. Prima di abbandonarsi ad un sonno profondo si era domandata se era questa la routine che le mancava, la vita di cui aveva nostalgia. Era troppo poco lucida per riuscire a mentire a se stessa, quindi si disse sinceramente no. Nella vita che voleva c’era Seeley al suo fianco. 

2 settimane dopo

“ pronta , Temperance?” “Sì, arrivo subito.”

 Si tolse velocemente i guanti e il camice da laboratorio e  seguì il suo patner-surrogato fino all’auto di lui. si davano del tu adesso,  e  tra un interrogatorio e l’altro al Bareau dividevano un caffè e una chiacchiera da macchinetta… che spesso consisteva in un tentativo di conversazione da parte di Andy e una risposta fredda, razionale e completamente priva di  qualsiasi contestazione da parte di Temperance. Marciano non aveva abbastanza fegato per provocarla o  controbattere a ciò che diceva, perciò erano in una posizione di stallo: lei parlava, lui la assecondava. Non che fosse stupido, ma non aveva la stoffa per tenerle testa,e neanche voleva farlo! Voleva solo passare indenne i prossimi 8 mesi e mezzo, fino a quando non sarebbe tornato l’agente Booth a reclamare la sua dama.

Adesso stavano andando a parlare con il fratello della vittima. Temperance, infetti aveva capito cosa poteva aver causato la ferita allo sterno: un candeliere  di legno, come quello che aveva visto a casa dell’uomo la prima volta che erano andati a interrogarlo. Probabilmente avevano avuto una discussione sull’eredità del padre morto poco prima e avevano finito con il lottare.. fino all’inevitabile gesto. E aveva anche capito perché dopo averlo ucciso gli aveva sparato, visto che era la pista che avevano seguito fin dall’inizio: la vittima era un avvocato molto famoso che aveva intrapreso una lotto giuridica contro un importante mafioso. È risaputo che nella mafia uno dei modo in cui vengono uccisi i testimoni scomodi è con un colpo di pistola in mezzo agli occhi. Era molto fiera di sé per aver capito come si erano svolte le cose;  era la prima volta che lo faceva analizzando le cause che avevano potuto portare al gesto oltre che le prove materiali. Subito dopo averlo fatto aveva sentito un irrefrenabile voglia di chiamare Booth per dirglielo, aveva immaginato quanto sarebbe stato fiero di lei…

“siamo arrivati”  bussarono alla porta della casa, ma non venne ad aprire nessuno. L’agente Andy stava per sparare alla serratura, quando sentirono il rumore di una macchina che accelerava dietro di loro. Si girarono di scatto, giusto in tempo per vedere l’uomo puntare una pistola verso la dottoressa e fare fuoco.  

 

 

Non uccidetemi, vi prego!!! E non abbandonate la storia, soprattutto. Vi assicuro che ne varrà la pena. Sistemerò tutto, o quasi…

Comunque.ringrazio  wta87 e le sue recensioni, chi mi ha messo tra i preferiti, che tra le seguite e che tra quelle tra ricordare… siete un pubblico meraviglioso!!

A prestissimo, ve lo giuro!

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

Angela si era recata di corsa all’ospedale non appena aveva ricevuto la chiamata dell’agente Marciano. Era dannatamente preoccupata.

“Sto cercando la mia amica. Le hanno sparato. Si chiama Temperance. Temperance Brennan. L’hanno portata qui poco fa…Dove posso trovarla?” chiese all’infermiera dietro il bancone non appena  entrò nell’edificio  “Si calmi signorina, la sua amica è stata portata in sala operatoria non appena arrivata. È ancora lì. È l’unica cosa che so dirle al momento… si sieda e non appena avrò qualche informazione gliela farò avere al più presto” 

si lasciò cadere esausta sulle poltroncine della sala d’aspetto “grazie” sussurrò.

Si prese la testa tra le mani, non potendo fare a meno di pensare che se Temp si trovava in quella situazione era colpa sua. Sua e della sua voglia di fare cupido. Se l’avesse lasciata a rintracciare ossa di cavernicoli ora non sarebbe in pericolo di vita… interruppe le sue elucubrazioni  non appena sentì qualcuno avvicinarsi a lei “Angela!”  “oh, Andy! Che diavolo è successo??” “…Ci ha preso alla sprovvista, non sono riuscito a parare il colpo. Dio, non sai quanto mi dispiace” “Lascia stare. Dobbiamo solo sperare che si rimetta” ce l’aveva un po’ con lui, in realtà, ma non le andava di urlarle contro anche lei… sapeva che l’avrebbe fatto qualcun altro, prima o poi… Doveva chiamarlo?? Brennan non avrebbe voluto, ma non sempre lei sapeva cos’era giusto fare. Da una parte sapeva che era giusto dirlo a Booth, dall’altra non voleva intromettersi di nuovo.

Scosse la testa. Ci avrebbe pensato dopo.

Ora l’unica persona che doveva chiamare era Jack. Era corsa fuori dal laboratorio senza dargli nessuna spiegazione, solo urlando il nome di Temp.

Mormorò uno scusami ad Andy e si allontanò per chiamare suo marito.

 

 

“Ancora niente?” aveva chiesto Hodgins ad Angela, allungandole una tazza fumante di caffè. Stava fissando la grande porta bianca in fondo al corridoio. “no, non mi dicono niente!! È lì da ore ormai… “

“calmati Ange” le disse piano, abbracciandola “ Brennan starà benissimo, non è la prima volta che ha un incidente”

 “Ma è la prima volta che capita per colpa mia”

“Ma cosa dici?? Non è colpa tua!! Semmai è colpa di quell’agente Marciano… non mi è mai piaciuto” Angela avrebbe voluto controbattere ma vide uscire un medico dalla sala operatoria  e si alzò in piedi ansiosa.

“ La vostra amica starà benissimo. È molto forte. Adesso sta riposando, è ancora sotto gli effetti dell’anestetizzante.” Possiamo  vederla?” “Certo. Ma uno alla volta. La accompagno alla sua stanza, signorina?” “sì, la ringrazio” lanciò un’occhiata a Jack “Vai, tranquilla. Io devo avvertire Cam, era molto preoccupata.” Annuì piano e si girò per seguire il medico

 

Si era seduta sulla poltrona, a guardarla. Era più pallida del solito, un tubicino attaccato sotto il naso e decine di altri fili che da lei portavano alle fastidiose macchine al suo fianco.  Per più di un’ora non si era mossa, aveva solo respirato, anche quando l’infermiera era venuta a controllare la medicazione…il colpo era proprio sotto il cuore… un po’ più su e non ci sarebbe stato niente da fare.

Poi aveva iniziato a mormorare qualcosa, si era avvicinata e le aveva sentito dire distintamente il nome di Booth.

A quel punto aveva capito che con o senza l’approvazione di Brennan lo avrebbe chiamato. Er la cosa giusta da fare, e anche la sua amica lo sapeva, nel profondo.Non c’era più niente di cui preoccuparsi, e proprio per questo motivo poteva farlo con più tranquillità.. si trattava solo di essere corretti nei confronti di Booth. Non aveva secondi fini. Dopo aver preso quella decisione tornò a sedersi sulla poltrona, molto più tranquilla.

 

Si era appisolata, ma venne svegliata dal rumore frenetico delle macchine nella stanza; suonavano impazzite, mentre uno dei tubi si riempiva  di sangue…

 Corse a schiacciare il pulsante della chiamata d’emergenza e subito apparvero nella stanza il medico e due infermieri.  Si precipitarono sul corpo di Temperance con urgenza, poi il medico gridò “è in shock emorragico! Bisogna intubarla , subito!!”  uno dei due infermieri accompagnò Angela fuori dalla porta, mentre gli altri due portavano verso la sala operatoria la sua Bren. 

Guardandoli allontanarsi sentì il sangue gelarsi nelle vene e sperò che tutto andasse per il meglio; non sapeva cosa fosse successo, perché non aveva avuto neanche il coraggio di chiedere qualcosa agli uomini… non aveva voluto disturbarli dal salvare la vita alla sua migliore amica.

 

 

 

 
Un’ora dopo era seduta nella sala d’aspetto, gli occhi fissi sulla sua mano che stringeva quella di Jack. La stanza in poche ore si era riempita di persone; erano arrivati Cam, Sweets, Goodman e alcuni tirocinanti del Jeffersonian… Andy era andato al Bureau per aiutare a rintracciare l’assassino, che era ruiscito a scpppare dopo aver sparato alla dottoressa. 

prima un medico era venuto a spiegare loro cos’era accaduto: la paziente ha perso moltissimo sangue, per questo è stata portata urgentemente in sala operatoria dove è stata arrestata l’emorragia interna…ora si trova nel reparto di terapia intensiva, in coma,  avrà bisogno di molte trasfusioni di sangue…non è ancora fuori pericolo. E no, mi dispiace, per il momento non potete vederla.

“Jack?”  “dimmi”  “pensi che dovrei chiamare Booth?”   aveva bisogno di una spinta per riuscire a fare quella telefonata, soprattutto ora che la notizia da dare era molto più grave:  significava avvertire un uomo che la sua patner aveva rischiato di morire ed era ancora in pericolo di vita.

“credo che lui abbia il diritto di sapere… ma la Brennan potrebbe pensarla diversamente”
“ha sussurrato il suo nome, prima, ha sussurrato il nome di Booth come se lo stesse sognando… significherà pure qualcosa??”  con la cosa dell’occhio vide Sweets aprire la bocca, per poi richiuderla senza dire niente…
“avanti Sweets, dì quello che devi dire”  “Non devo dire niente, sono d’accordo con il dottor Hodgins”  “davvero? Beh, in questo caso siamo tre contro uno… vado a fare questa  telefonata.”

 

Trasse un respiro profondo, e si allontanò un po’ prima di comporre il numero. 
Dopo tre squilli una voce molto disturbata disse “Pronto?”

“Booth?”

 

allora, non arrabbiatevi vi prego!! vi avevo detto che avrei sistemato la situazione, ma non vi ho detto quando... era INDISPENSABILE  creare un pò di suspense, altrimenti non vi sarebbe piaciuto, credetemi.

In secondo luogo, speravo di riuscire a finirlo prima, ma mi sono dovuta documentare sullo shock emorragico, le ferite da arma da fuoco ecc...  per fortuna c'era mia madre, altrimenti non sarei mai riuscita a capirci qualcosa xD  Per lo meno adesso so per certo di non aver scritto niente di sbagliato: è tutto più che probabile. Spero di riuscire a postare il prossimo capitolo domenica ...

RECENSIONI
 wta87  ti sei anticipata da sola sull'argomento del prossimo capitolo... booth verrà a sapere tutto e ovviamente darà la colpa all'agente Marciano   xD   spero che ti sia piaciuto anche questo...

 BurberryFendi93    una nuova lettrice! benvenuta! mi dispiace averti lasciato con l'amaro in bocca, ma non potevo fare diversamente.. spero che questo capitolo ti ripaghi dell'attesa... a presto :)


ringrazio ancora chi mi segue assiduamente... mi rendete orgogliosa della mia storia :)   ciao

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


sono riuscita a pubblicare, come vi avevo promesso...

spero vi piaccia. ^^

 

Capitolo 9

“Booth?”
“Angela?!”
Erano le sei, ed era appena uscito dalla doccia, ancora mezzo addormentato si chiese per quale motivo Angela Montenegro lo stesse chiamando di prima mattina…..
“ E’ successa una cosa, Booth… una cosa grave.”  Divenne di colpo più lucido “cosa??”
“ brennan… ha avuto un incidente, le hanno sparato… ed ora è in coma”
a quelle parole Seeley sentì come una stilettata al cuore, le gambe gli diventarono molli,  il suo cervello si rifiutò di credere ad una notizia del genere… Bones era in coma??
“che diavolo stai dicendo Angela? Bones è in mezzo al nulla ad analizzare ossa, perché qualcuno avrebbe dovuto sparargli??”  
“Temperance è tornata due settimane fa a Washington. Nell’attesa del tuo ritorno , l’ FBI gli ha affibbiato un altro agente e durante un caso…” Angela non riuscì a continuare, non che ce ne fosse bisogno..
“come sta?” ti prego dimmi che starà bene, dimmi che si risveglierà
“ è sul filo del rasoio, Booth. Stiamo tutti aspettando, e sperando”

“vengo subito lì”

 

Non poteva partire senza avvertire almeno il Maresciallo Primo della sua decisione, così aveva preso il pick up e tornato alla base aveva informato il suo superiore della sua decisione. Sapeva che non lo avrebbe mai costretto a rimanere; aveva già fatto molto, lasciando suo figlio e vendo in una zona di guerra a rischiare la vita in quei mesi.
Poi era partito alla volta di Washington.

 

Merda. Se ne era completamente dimenticato. Aveva dimenticato di avvertire la sua fidanzata che stava per andare dall’altra parte del mondo… o forse l’aveva volutamente rimosso, non sapendo come spiegare ad Hanna, che stava ritornando solo per Bones.
E ora cosa doveva fare? Si trovava nell’aeroporto di Kabul, con il biglietto stretto nella mano destra: doveva solo chiamarla e cercare di giustificare in qualche modo la sua urgenza, o invece doveva tornare indietro a spiegargli le cose con calma?
Calma? Bones era in coma, per l’amor di Dio! Se conosceva Hanna almeno un po’ lei  avrebbe capito. Si decise a prendere il telefono e a comporre il numero. Dopo due squilli senti la sua voce familiare  “ciao! stavo venendo da te..”
“Hanna è successo un casino” disastro, catastrofe, tragedia, rendevano meglio l’idea. “hanno sparato a Bones, è grave… io devo andare lì, dare una mano come posso. Mi capisci vero? Sai come sono fatto, non posso rimanere con le mani in mano…”  per più di due minuti nessuno dei due proferì parola, poi Hanna disse “capisco… ma, Seeley?” “che c’è?” “se senti… di essere ancora legato a lei, se credi che rimarrai lì… ti prego, fammelo sapere. Solo questo... Mi mancherai”  non trovò la forza di replicare alla sua richiesta, perciò la salutò affettuosamente, promettendole di richiamarla appena avesse potuto.

 

Non aveva mai odiato tanto Washington come in quel momento, mentre era seduto nel taxi e stava aspettando di arrivare nell’unico posto in cui non sarebbe mai voluto andare, pregando per la salvezza di una delle persone che contavano di più al mondo per lui. 
Aveva immaginato il suo ritorno a casa in modo completamente diverso: pensava che sarebbe stato felice di essere tornato dalla guerra, felice di poter riabbracciare suo figlio, la sua famiglia, la sua patner… non pensava che avrebbe lasciato un inferno per doverne vivere uno anche peggiore.

 

Arrivato all’ospedale aveva chiesto informazioni ad un’infermiera, poi si era avviato verso il reparto di terapia intensiva. Erano tutti lì, seduti o appoggiati al muro, lo stesso sguardo preoccupato. C’erano Angela, Jack, Sweets, Daisy.. anche Max Keenan.  Lì salutò con un cenno, poi chiese ad Angela se c’erano novità “no, niente di nuovo. Sei appena arrivato?” “si… sono venuto subito qui . Posso vederla?” la vide scuotere la testa con rammarico “hanno detto che non è possibile per il momento.” Si lasciò cadere su una sedia, e guardò Max. Era sconvolto, e poteva capirlo.
Poi la sua attenzione fu attirata da una valigia, vicino a Daisy. Non era arrivata due settimane fa con Bones? Non si prese neanche il disturbo di chiederglielo. Non gli interessava.
Voleva solo sapere cos’era successo di preciso, e chi aveva permesso che accadesse tutto quello.
Aveva bisogno di prendersela con qualcuno.
“come diavolo è accaduto tutto questo, Angela? Quale agente incapace le hanno assegnato?” la sua rabbia fluiva in ogni parola. Angela gli rispose in un sussurro “quello lì”, indicando con la testa un uomo che stava venendo verso di loro.
Quando lo vide, Marciano sobbalzò sorpreso “ oh, agente Booth. Sono l’agente Marciano…”  Booth si alzò di scatto dalla sedia e avanzò verso Andy, facendolo indietreggiare “ so chi è. So anche che è nell’Fbi da appena due anni. Un novellino.” A quel punto il viso di Booth era a meno di dieci centimetri da quello di Andy, e le mani erano strette sul colletto della sua giacca “potresti spiegarmi perché la mia patner è stesa in un letto d’ospedale e sta rischiando la vita???”  “ci…ci ha colti di sorpresa...” “non mi interessa! Dovevi stare attento, la dovevi proteggere!”  “Booth, per favore lascialo” intervenne Angela. Continuò a fissarlo con odio, quasi sopraffatto dalla voglia di spaccargli la faccia; ma fu distratto alla vista di un medico che veniva verso di loro.
Il dottore lanciò un’occhiata circolare, per poi rivolgersi ad Angela. “ le condizioni sono ancora critiche ma sta lentamente migliorando. Speriamo possa risvegliarsi dal coma. Potete vederla, ma soltanto uno alla volta.”
Aveva trattenuto il fiato per tutto il tempo, preoccupato per quello che avrebbe potuto dire. Trasse un respiro di sollievo, poi guardò Angela in una muta richiesta “vai,forza. Sono sicura che sentirti vicino le farà bene”.

Era così pallida, e fragile. Stringendole una  mano tra le sue, aveva avuto paura di farle male. 
L’ aveva terribilmente scosso vederla in quello stato.
 Ma era agitato soprattutto per essersi reso conto che nonostante fossero passati tre mesi, nonostante fosse andato avanti e avesse trovato l’amore, nonostante non dovesse subire l’incredibile sguardo magnetico dei suoi occhi azzurri… lei lo attirava con la stessa forza di sempre, aveva un potere incredibile su di lui senza nemmeno saperlo. Era così forte da annientare qualsiasi sua volontà di resistergli.

 

Bene, bene. Booth è arrivato, con la sua armatura scintillante, e ha difeso la sua amata (proprio come piace a me ^_^).   speriamo che questo capitolo vi ripaghi dell' “attesa” che avete dovuto sopportare negli altri due. :D

P.S.  booth nell'ultimo episodio della quinta serie, dice di essere stato promosso a Maresciallo capo. Il superiore del maresciallo capo  è il Maresciallo Primo, almeno così ho trovato scritto su internet. se per caso ho sbagliato avvertitemi ^^

 

RECENSIONI

 BurberryFendi93  grazie per i complimenti. spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo. :)

 wta87  siamo proprio sulla stessa lunghezza d'onda, io e te: ho sempre pensato che anche Booth doveva provare la paura di perdere la propria patner... non perchè sono sadica ( xD), ma perchè altrimenti non avrebbe mai compreso a fondo cosa prova Temp ogni volta che lui rischia la vita.  Spero di essere riuscita a esprimere bene le sensazioni che secondo me proverebbe se si trovasse in questa situazione. alla prossima, ciao. :)

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Finalmente! Sono riuscita a finirlo! È il capitolo più lungo e significativo che ho scritto…

Non ho molto tempo, perché sto letteralmente crollando dal sonno, vi dico solo che ho rivisto anche i capitoli precedenti e ho cercato di togliere tutti gli errori di battitura, ma soprattutto ho creato l’immagine per la FF… è nel prologo, fateci un salto se vi va (non è chissà che cosa, perché il mio primo lavoro di grafica)

Vi lascio, buona lettura. ^^

Capitolo 10

La luce che entrava dalla finestra della camera lo colpì sul viso e lo ridestò dal suo sonno agitato. Era appena l’alba. Guardò verso il suo letto sperando, per impossibile che fosse, di trovarla sveglia e di poter rivedere di nuovo l’espressione intelligente dei suoi occhi color del cielo…
Ovviamente non era così. Era ancora immobile, pallida e spaventosamente fragile.

Era rimasto con lei tutta la notte, non era riuscito a lasciarla.
Si era allontanato solo per dare l’opportunità anche agli altri di vederla. Poi era tornato lì, su quella scomoda sedia di plastica, che era stata testimone delle sue paure appena sussurrate, delle sue preghiere silenziose, delle sue lacrime…
Sentì dei passi avvicinarsi, e si ricompose un poco. Sulla soglia della stanza apparve Angela, gli occhi segnati da occhiaie profonde, il volto teso. Probabilmente anche lui era nelle stesse condizioni.
“ Buongiorno.” Gli disse, con un sorriso tirato. “Ciao, Angela”
“Perché non vai un po’ a casa a riposare Booth? Ti farebbe bene. Ti fai una doccia, dormi un po’… resto io con lei, ok?”
Non voleva andare via. Allontanarsi da quella stanza, dalla sua persona, gli creava un dolore fisico.
Non poteva abbandonarla ancora. Perché era così che vedeva tutto quello che era successo: una sua colpa per averla abbandonata in mani poco sicure. La parte di lui che aveva ancora un po’ di buon senso – e cercava di dissuaderlo da certi pensieri- non poteva nulla contro la parte di lui che invece si stava lacerando per il rimorso.
Ma voleva vedere anche Parker. Era stato lontano da suo figlio per tre mesi, ne sentiva la mancanza. E poi leggeva, negli occhi di Angela, la necessità di stare un po’ con la sua amica.
Con un sospiro, si alzò quindi dalla sedia per avvicinarsi al corpo privo di sensi di Bones e si abbassò per darle un leggero bacio sulla fronte.
“Grazie, Angela” le disse uscendo; lo sguardo basso, l’espressione vacua, le lacrime che premevano per uscire…

Appena arrivato a casa, chiamò subito Rebecca per informarla del suo ritorno e chiederle se poteva vedere Parker . Decisero di incontrarsi un’ora più tardi a casa sua.
Quando riattaccò il telefono sapeva di dover fare un’altra telefonata, doveva chiamare Hanna.
Ma non si sentiva ancora pronto, non sapeva nemmeno cosa avrebbe dovuto dirgli.
Lei, perspicace com’era, aveva compreso il conflitto del suo cuore prima ancora che lo facesse lui. E gli aveva chiesto di chiamarla non appena avrebbe preso una decisione. Avrebbe voluto rispondergli in quel momento, che non c’era nessun decisione da prendere, che l’amava e che era sicuro delle sue scelte. Ma non ce l’aveva fatta e non riusciva a spiegarsi bene il perché… alla vista del letto però, il sonno ebbe la meglio e decise di rimandare le domande e le decisioni da prendere ad un altro momento.

“Papà!Papà!” “oh, ecco il mio ragazzo!! Come stai?” guardò suo figlio e per la prima volta da quando era tornato sentì un sorriso sincero aprirsi sul suo viso
“sono super felice adesso! Ma come mai sei tornato così presto? Pensavo che saresti stato via un anno…” a quel punto alzò il viso verso Rebecca
“bentornato Seeley” “ciao Rebecca.” “ora che ci penso” continuò la donna “ Parker ha ragione. Non ti ho ancora chiesto come mai sei tornato prima.”
“ già. Beh… Parker, ti ricordi di Bones?” “certo” “beh, Bones ha avuto un piccolo incidente e io sono venuto qui per vedere come stava” “oh… e come sta?”
“non troppo bene, purtroppo. Ma guarirà presto. Ora, perché non dici al tuo vecchio cosa hai fatto in tutto questo tempo?”
“ sono andato in campeggio con la scuola!! Ho fatto anche le foto, vuoi vederle?”
“Ma certo! Valle a prendere”
Non appena il bambino si fu allontanato, Rebecca guardò Booth preoccupata “Un incidente? Cosa è successo?”
“Bones è tornata qualche settimana fa qui a Washington, e l’Fbi le ha assegnato un altro agente durante la mia assenza. Non so né come né chi è stato ma… le hanno sparato. È in coma adesso, non sanno se si risveglierà.”
Sentì la sua voce spezzarsi alla fine della frase. “mi dispiace Seeley, sul serio. So quanto sia importante lei per te”
Stava per risponderle quando sentì suo figlio scendere di corsa le scale e precipitarsi tra le sua braccia. Deviò allora la sua attenzione su di lui e sulle foto che era tanto ansioso di mostrare al suo papà.

Guardò l’orologio e si rese conto che erano passate quasi tre ore. Il tempo era volato mentre giocava con Parker.
“ Ehi, campione, io devo andare via adesso. Ci sentiamo più tardi, ok?” lo abbracciò forte e gli diede un bacio sui capelli biondi; poi salutò con un cenno della mano Rebecca.

Quando arrivò all’ospedale c’era Max con Temperance.
Era seduto vicino a lei, le mani strette tra le ginocchia, lo sguardo fisso sul pavimento. Bussò piano vicino alla porta, prima di entrare nella stanza. “ ah, Booth. Vieni pure, stavo andando via.” “non c’è problema, torno dopo se vuole stare ancora con lei”
“no. Preferisco andare. Mi sento male a vederla così, mi sento impotente. Nella mia vita ho fatto tutto ciò che era in mio potere per salvare la mia famiglia, sono stato disposto anche ad uccidere… ma adesso non c’è niente che io possa fare per la mia bambina” ... non si era mai sentito così vicino a quell’uomo come in quel momento; poteva comprendere in pieno il suo stato d’animo.
“non è colpa tua” stava per uscire, era girato di spalle, la mano sulla maniglia “come?” “so che ti stai incolpando per quello che è successo a Temp, ma non devi. Anzi. Se non fosse stato per te probabilmente l’avrei persa molto prima; ti sei già preso una pallottola al posto suo. Averti vicino l’ha resa più forte, più umana; grazie a te si è anche riavvicinata a me. Non ti ringrazierò mai abbastanza. Sono contento di sapere che ha vicino qualcuno che la ama così tanto.” E se ne andò senza dargli il tempo di rispondere.

Si lasciò cadere sulla sedia con un sospiro, ripensò alle parole di Max Keenan. Non era vero, che era stato lui a cambiare lei, al contrario era stata lei a renderlo un uomo migliore.
Portò la sedia più vicina al letto, fino a toccare le lenzuola con le ginocchia. Le prese una mano nelle sue e iniziò a carezzarle la pelle con il pollice, lo sguardo perso in quel gesto.
“ ei, Bones…ciao. Sai, oggi sono stato con Parker. Accidenti come mi è mancato, mi è sembrato anche cresciuto. Si, lo so che sono passati solo tre mesi, ma mi sembra di aver perso molto di più. Non sarei dovuto partire. Non sarei dovuto partire per Parker e per te. Però, accidenti, credevo di poter stare tranquillo!! Sono molto arrabbiato con te Bones, prima prendi una decisione, dici Partiamo! Prendiamoci una pausa! E poi torni prima senza neanche avvertirmi? E ti fai anche sparare. Che cosa ti è saltato in mente? Non capisci quanto mi faccia male tutto questo, vederti qui. Perché sei tornata, Temp? Perché hai cambiato idea? Torna Bones, torna e spiegami perché…”

“ perché sentivo la tua mancanza”

alzò la testa di scatto. Aveva parlato? Aveva parlato, davvero. Non l’aveva immaginato? Si era svegliata!!
“BONES! oh grazie a dio, finalmente. Finalmente sei tornata.”

“tecnicamente sei tu quello che è tornato, io ero già qui.” A quelle parole sentì lacrime di felicità bagnargli il viso. La sua Bones era tornata, e con lei la sua logica.
“aspetta chiamo il dottore. E Angela, e Max e gli altri… sei qui. Ancora non ci credo” “Già… Ti ho fatto spaventare?” gli chiese in un sussurro appena percepibile. Si sentiva un po’ frastornata, non ricordava neanche bene cosa fosse successo, la testa le pulsava forte . Ma al momento la presenza di Booth era la cosa che la confondeva di più. Era tornato solo per lei? Oh, non aveva la forza di pensarci adesso, né a quello né ad altro…era troppo stanca. “ oh sì, che mi hai spaventata. E hai spaventato anche gli altri.” gli rispose Booth “perciò vedi di fare più attenzione la prossima volta, d’accordo?”
“mmm…” non aveva la forza neanche per rispondere. “riposati, adesso. Vengo subito.” E le baciò la fronte come aveva fatto quella mattina, ma con una gioia nel cuore che qualche ora prima non credeva sarebbe più riuscito a provare.

Dopo il controllo del medico, che le aveva spiegato in poche parole cosa fosse successo , si era abbandonata sui cuscini e aveva dormito per un paio d’ore. Intanto Booth aveva chiamato Angela, che era scoppiata a piangere, e le aveva detto di avvertire tutti gli altri…. anche l’agente Marciano: ora che Bones stava bene poteva permettersi di essere magnanimo.
Quando si era svegliata era molto più lucida, la testa non le faceva più male… probabilmente le avevano dato degli antidolorifici.
“Booth?”    “ehi, ciao.
Ti sei svegliata. Come ti senti?”
“molto meglio.. potresti spiegarmi meglio cosa mi è successo? Il dottore mi ha detto solo che mi hanno operato e poi per una complicazione sono stata in come per circa tre giorni… non capisco perché non mi ha spiegato la situazione in modo chiaro e con gli opportuni termini medici: ho un’ampia conoscenza dell’anatomia umana, non solo per quanto riguarda le ossa…” “nessuno l’ ha messo in dubbio, Bones. Sono sicuro che il medico ha solo cercato di essere il più chiaro e breve possibile, per poterti lasciare riposare. Adesso che viene a visitarti, gli chiederai tutto quello che vuoi. Sicuramente riuscirà a rispondere alle tue domande meglio di come potrei fare io.”
“…e l’assassino, l’uomo che mi ha sparato, lo hanno preso?” 
“Ancora no. È riuscito a scappare, ma l’agente Marciano e tutto l’ Fbi si stanno adoperando per rintracciarlo”
“hai conosciuto Andy?”  “sì… e avrei preferito conoscerlo in un’altra occasione” le disse sarcastico.
“posso farti un’altra domanda?” “certo.” “sei tornato solo per vedere come stavo?” quella domanda gli ronzava in testa da quando si era svegliata. Dopo tutto quello che gli aveva fatto, dopo averlo rifiutato, dopo aver deciso di partire, dopo essere tornata senza nemmeno avvertirlo… lui era tornato per lei?
“certo, Bones. Non avrei mai potuto lasciarti sola, dopo tutte le volte che tu sei stata vicino a me… e non lo volevo nemmeno fare.” Sentì di essere arrossita, senza sapere bene il perché

“ grazie, Booth.” “di niente. Posso fartela io adesso, una domanda?” gli fece segno di sì con la testa, curiosa “sei davvero tornata perché ti mancavo?” “cosa?” “l’hai detto tu, appena ti sei svegliata dal coma, perché sentivo la tua mancanza…era vero?” si aspettava una delle sue risposte fredde e calcolate, era abituato a vederla tirare fuori la parte razionale di sé quando aveva a che fare con i sentimenti; per questo quando Temperance gli disse “sì” la fissò felicemente sorpreso. Le era mancato.

Rimasero a guardarsi per un lasso di tempo indefinito, senza dire una parola. Poi vennero interrotti da Angela, Jack, Cam… seguiti nel giro di poco tempo da Max e Andy. Angela aveva abbracciato forte la sua amica, sgridandola per il forte spavento che le aveva fatto prendere “ho dato i numeri, tesoro.” “hai dato i numeri? Quali numeri?” Ange rise divertita “non letteralmente dolcezza”.
Poi fu un susseguirsi di abbracci, saluti, chiacchiere e sorrisi. Erano felici che tutto si fosse risolto per il meglio.

Ogni tanto si guardavano, Booth e Temp, in silenzio. Sentivano la necessità di parlarsi, spiegarsi, le parole premevano per uscire come un fiume in piena. Ma allo stesso tempo volevano tacere, godere delle ultime parole che si erano dette, timorosi di poter rovinare tutto.

RECENSIONI

_julia_ grazie per i complimenti : ) comunque non preoccuparti, io sono assolutamente B&B ^^

wta87 spero che tu l’abbia pregustata fino in fondo, la dolce tensione di cui parlavi… : D

a presto e grazie, come sempre ^^

forse per mercoledì pubblicherò un altro capitolo, ma non vi prometto nulla. Grazie ancora a tutti quelli che seguono questa storia… ‘notte , miei cari.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Eccomi qui, dopo nemmeno 4 giorni ^.^  

È incredibile come io sia riuscita a fare un altro capitolo così lungo. Quando ho iniziato a scriverlo ero in piena crisi, perché priva di idee interessanti… poi ne ho avute talmente tante che il capitolo non voleva finire. Sono in pieno fermento anche per i prossimi; ci saranno un bel po’ di avvenimenti …

 Adesso vi lascio.  Buona lettura e fatemi sapere cosa ne pensate… mi fa sempre piacere. 

 

 

 

Capitolo 11

 

Andare oppure no? Aspettare o agire?
Era passata una settimana, ma lui non l’aveva ancora chiamata… certo, gli aveva detto di prendersi il suo tempo per riflettere, ma quanto avrebbe dovuto attendere? Per quanto tempo sarebbe stata seduta, vicino al telefono, aspettando una sua chiamata, temendo per il peggio?
Nella vita aveva già aspettato abbastanza. Aveva visto le sue relazioni fallire senza fare niente per cambiare la situazione.  Doveva farlo anche stavolta? Lasciarlo andare via senza nemmeno provare a combattere? Niente sensi di colpa o opere di convincimento. Voleva solo dirgli quanto l’amava. Poi l’avrebbe lasciato decidere.
Si alzò decisa dal letto e afferrò la valigia.
Si va a Washington.

 

 

 

 

Si trovava in un grande prato. Dovunque si girasse vedeva intorno a se un’immensa distesa di verde. Inspirò profondamente e sentì il profumo dei fiori di campo , che la portava indietro nei ricordi a quando era bambina. Quel posto sconosciuto le dava un senso di pace e tranquillità, si sentiva serena come non lo era da molto tempo ormai.
Sentì qualcuno che la abbracciava da dietro, le mani giunte sul suo grembo, il viso poggiato nell’incavo del suo collo. Non poteva vederlo, ma non aveva dubbi sulla sua identità. Si lasciò andare tranquilla al suo petto, mise le mani sulle sue, e chiuse gli occhi felice per assaporare in pieno quel momento. Un’esplosione di piacere la invase, sentì il cuore battere furioso e il sangue scorrere caldo nelle vene. Come se fosse innamorata.  Si girò piano, fino ad incontrare i suoi grandi occhi scuri
“ io l’ho sempre saputo, Bones. Fin dall’inizio.”

 

E a quel puntò si svegliò.
Aprì gli occhi di scatto, il respiro corto, il battito del cuore velocissimo.
Era un sogno. Lo stesso sogno che faceva ogni notte da quasi una settimana. Lo stesso sogno che quando andava a dormire sperava di rifare, e che quando si svegliava le lasciava un vuoto dentro perché era terminato. Era solo un sogno.
Si girò sul fianco, seppellì la testa nel cuscino e si riaddormentò a fatica.

 

Quando si risvegliò nella stanza c’era Angela. “Buongiorno tesoro. Dormito male? Hai degli occhi…”    “diciamo che ho avuto nottate migliori. Per fortuna oggi torno a casa. Nel mio letto starò molto meglio”
“già, e magari starà più tranquillo anche Booth. Praticamente vive in questo ospedale, da quando è arrivato. Chissà come hai fatto a convincerlo a dormire a casa sua…”
“A proposito di Booth, Angela… sei stata tu a chiamarlo? Ad avvertirlo dell’incidente?”  “sì, e ho fatto bene. E sì, era necessario. Quindi non iniziare  con le tue stronzate antropologiche…”   grazie” la interruppe “sapere che lui è qui con me, mi fa sentire molto meglio… anche se mi sorprende che abbia deciso di tornare solo per vedere come stavo. In fondo ero in coma, non c’era niente che lui potesse fare per farmi svegliare…” 
“sul serio ti sorprende? A me per niente. Non hai ancora capito cosa prova quel ragazzo per te? O fingi di non saperlo?”  provava, pensò Temperance, provava qualcosa per me prima che io dicessi di no “ah, e comunque” continuò Angela “un giorno e mezzo dopo il suo ritorno tu ti sei risvegliata dal coma… e ci scommetto quello che vuoi che è stata la sua presenza a farti tornare nel mondo dei vivi. Qualcosa ha fatto” .

 

 

 

“Bones! Ancora non sei pronta? Datti una mossa, ho la macchina in doppia fila…”  “non capisco per quale motivo debba accompagnarmi tu a casa. Potevo benissimo prendere un taxi.”
“ti accompagno io Bones, perché stasera rimango a dormire a casa tua, quindi tanto vale che andiamo insieme. Ok?” le disse mentre con una mano prendeva la sua sacca e con l’altra la spingeva gentilmente verso la porta. “che cosa? Perché mai dovresti dormire con me?”   e arrossì subito dopo aver detto quella frase “si, intendevo…hai capito…”  “dormirò a casa tua  perché oggi è il primo giorno che torni a casa, potresti avere una ricaduta, o non riuscire a dormire… rimango con te. Non c’è niente da discutere.” Le disse prima che potesse replicare.

 

“ bentornata” le disse appena varcarono la soglia di casa sua “ora, vai a riposarti mentre io ordino qualcosa per cena. Poi potremmo guardare qualcosa in TV…”
“sono stanca di stare ferma in un letto a fare niente. Vado a farmi una doccia, poi cucinerò io qualcosa.” La sua espressione decisa, lo convinse ad arrendersi. Si lasciò andare sul divano, prendendo il telecomando “e va bene. Ma fai in fretta, sto morendo di fame”.

 

Mezz’ora dopo erano sul divano del salotto a guardare la televisione, sul tavolino davanti a loro dei piatti vuoti e due lattine di birra.
“ E' interessante come questo personaggio presenti le caratteristiche del complesso di Edipo, ma all’inverso…”   “Bones, è Stewie Griffin. È un cartone animato. Non puoi analizzare un cartone, è assurdo!”  e scoppiò a ridere  “perché?” gli chiese confusa. Poi si lasciò trascinare dalla sua ilarità e scoppiò a ridere insieme a lui, senza neanche saperne il motivo. Solo perché la sua espressione felice la faceva sorridere.  Poggiò la sua testa sulla sua spalla, ancora ridendo; la mando di lui sulla sua gamba.  Pian piano le risate si smorzano, e attorno a loro aleggiava un’aria pesante.
Rimasti in silenzio, Booth fissò la sua mano e la portò via dalla sua gamba, come se scottasse “scusami..”  “ehm, no.. non preoccuparti…” “porto questi piatti in cucina”  “grazie…”, quando si fu allontanato, Temp poggiò la testa sulla testata del divano, fissando il soffitto. Prima, mentre era stretta a lui, la testa sulla sua spalla, mentre sentiva il suo odore inconfondibile, buonissimo… non si sarebbe voluta muovere. Si sentiva come nel suo sogno.  Si stese sul divano, ancora scossa, e si rese conto che il cuscino aveva ancora il suo profumo. Chiuse gli occhi e inspirò. Si addormentò così, cullata da quel dolcissimo profumo.

 

 

Quando si svegliò, era nel suo letto, coperta da un plaid, e la sveglia digitale segnava le 7 e mezzo. Era stato Booth a portarla  lì?  Un gesto molto carino…
Si alzò dal letto, stringendosi in una vestaglia, e si avviò in cucina.

Lo trovo già lì, con i pantaloni del completo e la camicia sbottonata, che trafficava vicino ai fornelli.
“buongiorno…”   “ehi Bones, buongiorno. Sto facendo il caffè.”   “fantastico” disse sedendosi a gambe incrociate sulla sedia “ne ho proprio bisogno…”  Booth lo versò in due tazze e si andò a sedere di fronte a lei.
Per un po’ rimasero in silenzio, poi  Booth disse “Questo è il nostro primo caffè dopo… beh, dopo tutto.  Pensavo sarebbe passato molto più tempo prima che potessimo farlo di nuovo.”  E sorrise, creando una piccola fossetta all’angolo della bocca.
Quanto la eccitava quella fossetta.
 “Già. Non ti ho ancora ringraziato per essere venuto qui, da me…”   “non devi ringraziarmi, è una cosa che sentivo di dover fare, te l’ho già detto. E poi, penso che sarei comunque tornato prima, mi mancava Parker, la mia vita… ormai sono un agente, gli anni da soldato sono passati e va bene così.”  
“anche a me mancava la mia vita” con te “ Ho finalmente capito che lavorare con l’Fbi, aiutare a trovare gli assassini, non mi rende meno antropologa… metto solo a disposizione degli altri la mia conoscenza e bravura.” gli rispose decisa 
 “Quindi siamo tutti e due felici di essere tornati, giusto?”  “certo, è quello che ho detto.”   “Bene. Qua la mano patner.”

Booth era andato via subito dopo aver bevuto il suo caffè, e le aveva detto di rimanere lì buona buona, e di non farlo preoccupare.  
Erano passate due ore ormai. Per un po’ aveva lavorato al suo nuovo libro, ma ora non sapeva più come occupare il suo tempo; non essendo abituata a stare con le mani in mano.
 
Le cadde l’occhio su alcuni documenti del caso, posti sul tavolino da caffè di fronte a lei… magari erano utili a Andy. Poteva fare un salto al Bureau a portarglieli e chiedergli come stavano andando le indagini… se era abbastanza fortunata non avrebbe incrociato Booth e non avrebbe dovuto sorbirsi una sua predica.

 

Meno di mezz’ora dopo era davanti all’ascensore del suo appartamento.

 

 

 

Proprio mentre usciva dall’ufficio dell’agente Marciano, era arrivato Booth
“Bones! Cosa ci fai qui?”  “ho solo portato alcuni documenti ad Andy, credevo potessero essergli utili… e poi volevo sapere come procedeva la situazione...” 
“potevo portarglieli io stamattina, perché non me li hai dati?”  “me ne ero dimenticata. Inoltre ero stanca di starmene a casa a fare niente. Non sono un’invalida, Booth” 
“ma se ti hanno sparato!  E hai rischiato di morire! Perché non puoi startene tranquilla a leggere un libro o ad ascoltare musica… le persone normali dopo un incidente come il tuo, si prendono del tempo per ristabilirsi, si rilassano… non puoi comportarti come una persona normale?”
“le mie innumerevoli conoscenze e il mio elevato quoziente intellettivo non fanno di me una persona normale”   “solo perché sei super-intelligente, non vuol dire che tu sia anche super-forte. Torna subito a casa.”  “vuoi obbligarmi, Booth?”
battuta dopo battuta, provocazione dopo provocazione, si erano avvicinati senza neanche rendersene conto. Ora i loro visi erano a dieci centimetri di distanza uno dall’altro. Si fissavano negli occhi. L’aria era carica di tensione; e  i loro corpi sprizzavano elettricità da tutti i pori …

“salve”

per la sorpresa spiccarono un salto all’indietro, ritrovandosi improvvisamente lontani di mezzo metro.  Davanti a loro una giovane donna, bionda, sorridente.
“Hanna?! Che ci fai qui?”
“bel modo di accogliere chi ha viaggiato tutta la notte per arrivare qui! Comunque ti cercavo… e ti ho trovato. Non mi presenti?”  chiese la ragazza ad un Booth visibilmente scosso
“ehm, certo. Hanna questa è Bon… Temperance”  “Bones, questa è Hanna. La mia ragazza.”                                                                                                                             

 

 

 

 

 

Tadà !!!  ora dovete solo immaginarvi una Bones scioccata e afflitta ( non felice e soddisfatta, come la fanno vedere nella sesta stagione ù.ù )  e il gioco è fatto.  

 

P.S.  la storiella di Stewie Griffin e il suo “complesso” non sono una sciocchezza…  Io guardando il cartone ho sempre pensato ad una cosa del genere, ma non credevo fosse vero. Poi, però, sono andata su wikipedia e ho scoperto che non è frutto della mia invenzione XD

 

 

RECENSIONI

 

wta87    spero solo di non farti venire il diabete con tutti questi zuccheri XD
                in ogni caso sono io a dover ringraziare te,
  le tue recensioni mi sono di stimolo… :)

 

grazie a tutti i miei lettori, a chi segue, a chi recensisce.  Hasta luego. <3

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Eccoci qui, ragazze. So di aver fatto un po’ tardi stavolta ma in mia discolpa posso dirvi che questo capitolo era già scritto e pronto ad essere pubblicato domenica sera… quando ho deciso di cambiarlo completamente per evitare un infarto alle mie amate lettrici… (si avevo un’idea un po’ “sconvolgente” in mente)

È volutamente più corto, era necessario che il capitolo finisse così : )

 P.S.  manca poco alla fine della storia, diciamo un paio di capitoli  (dipende da come la mia testolina partorirà il finale) e devo dire che mi dispiace moltissimo abbandonarla…

 
Adesso vi lascio al capitolo. Good read.

 

 

Capitolo 12

 

La sua ragazza??? Booth aveva una ragazza. Una ragazza bionda, fastidiosamente sorridente, insopportabilmente cortese; che adesso aveva teso la mano verso di lei.

“Ciao! Io sono Hanna Burley. Piacere di conoscerti!”  le disse allegra.
“dottoressa Temperance Brennan.” Era stata fredda, brutale, senza un briciolo di cortesia… lo sapeva. Ma non poteva fare a meno di comportarsi così, con quella donna che era venuta lì a rubargli il suo patner.

Non è tuo

No, non era suo.

Quando, quella maledetta sera di quasi 4 mesi, lo aveva rifiutato, sapeva che prima o poi sarebbe successo. Sarebbe arrivata una donna che avrebbe potuto amarlo per trenta, quaranta o cinquant’anni. Lo sapeva e pensava che sarebbe stata capace di accettarlo… questo prima di dover fare i conti con se stessa, con il dolore che gli procurava la sua lontana, con la gioia che provava nell’averlo vicino a vegliare su di lei, con l’incredibile attrazione che sentiva nei suoi confronti e la spingeva ad agognare ogni contatto. E quei sogni poi, un sublime contatto con tutto ciò che avrebbe potuto esserci…

 

Lo guardò negli occhi, stava fissando Hanna. Era ancora un po’ shockato per la sua presenza, ma non gli sembrava dispiaciuto, anzi…
Forse era il caso di lasciarli soli, così anche lei avrebbe potuto riflettere e analizzare in tutta calma quello che si stava agitando nel suo animo.
“credo che andrò a casa, Booth. Mi sento un po’ stanca…” Hanna la interruppe “ mi dispiace molto per quello che ti è successo. Sono contenta che tu stia bene…”  la guardò annuendo appena con la testa, poi rivolse di nuovo lo sguardo a Booth  “finalmente mi dai ascolto…ci sentiamo dopo Bones?” 
“si… ci sentiamo dopo”

 

 

Booth la guardò allontanarsi  a passo svelto e la seguì con gli occhi, finché non svoltò l’angolo. Poi si girò verso Hanna   “ wow… Questa sì che è una sorpresa!! Non avrei mai immaginato che saresti venuta fino a Washington…” “spero una gradita sorpresa” gli disse sorridendo “Mi sei mancato, Seeley”  e  gli mise le braccia attorno ai fianchi, poggiando la testa sul suo petto. 
Lui poggiò il mento sulla sua testa, confuso. Non sapeva cosa dirle.

“penso che tu sappia perché sono qui…”

oh, sì che lo sapeva. Lei era lì per una risposta e lui in quel momento non sapeva quale darle. Era come se tutti i passi avanti, verso una nuova vita, che aveva fatto nei tre mesi precedenti con Hanna… fossero stati cancellati in una settimana. Eppure lui era certo dei suoi sentimenti nei confronti di Hanna, lei lo aveva riportato in vita.

Ma in quel momento si  sentiva come sdoppiato in due: c’era una parte di lui che desiderava la sua vecchia vita  lì, a Washington, con Bones. Credeva di poter tornare e cercare di dimenticarla. Un’altra parte gli diceva che questa utopia non sarebbe durata a lungo: così assuefatto dalla sua presenza, inerme davanti al potere che la legava a lei. Sapeva che ci sarebbe stati altri momenti come quello della sera precedente, quando, così vicino a lei sul divano, avrebbe voluto baciarla e baciarla e baciarla. Un giorno sarebbe crollato, lei lo avrebbe di nuovo rifiutato e il suo cuore non avrebbe retto un altro colpo del genere.

“Hanna, mi dispiace non averti chiamato…”  “non importa.” “Sì, invece. Lasciami finire. Non l’ho fatto, non perché non ti ho pensato o non mi sei mancata in questi giorni…”  “Seeley, sul serio. Non importa che tu abbia chiamato o meno. Importa solo che tu sappia quello che vuoi . Lo sai?”

“sono confuso… mi dispiace , sul serio. Non voglio prendermi gioco dei tuoi sentimenti.” “ lo so, lo so. Ascoltami, sono venuta qui solo per dirti che ti amo, dovevo essere certa che tu lo sapessi… così non ci saranno fraintendimenti. Sai quello che provo, ora devi solo capire cosa provi tu. Rimarrò qui ancora un giorno. Pensaci, pensa a ciò che vuoi… o forse dovrei dire a chi vuoi.”  gli diede un bacio a fior di labbra e lo lasciò da solo in mezzo al corridoio.

 
Booth si appoggiò le mani sui fianchi e sospirò stanco, fissandosi la punta delle scarpe… e adesso? 

Così non va, Temperance.
Si disse, mentre scalciava via le scarpe e si lasciava cadere sul divano.
Così non va proprio. Ti stai lasciando condizionare da sentimenti effimeri e irrazionali.
L’amore. Non è proprio il tuo campo.

No, non era brava con i sentimenti lei, con le persone. In quel periodo le sembrava di essere un’estranea nel proprio corpo. Veniva invasa da sensazioni che non sapeva spiegarsi, aveva comportamenti estranei alla sua natura.
Aveva bisogno di qualcuno che le spiegasse cosa sentiva, perché lei da sola non riusciva a farlo.


Prese il telefono e compose veloce un numero “Angela? Ciao… Ti va di mangiare qualcosa insieme, questa sera? Dovrei parlarti.”

 

Spero vi sia piaciuto e soprattutto che non sia OC… ci tengo davvero.

 

RECENSIONI

0o0Felicity0o0   grazie per i complimenti ^_^ è sempre un piacere avere una nuova lettrice, sono contenta che ti piaccia la storia. A presto !!

 
 wta87   Hi, darling… beh, se il solo nominarla nell’episodio precedente ti ha fatto abbassare la glicemia, non voglio pensare a cosa ti ha causato questo capitolo. XD
non preoccuparti, tutto si sistemerà…. La sua presenza serve per smuovere un po’ i nostri adorati protagonisti. : )  a presto.

 

  

Grazie a chi segue, recensisce e apprezza questa storia :D

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Capitolo 14
*** capitolo 13 ***


Salve ragazze!!! Ecco qui il, forse, penultimo capitolo.  Spero vi piaccia.

 Buona lettura!!

 

  

 Capitolo 13

 
Angela arrivò mezz’ora dopo. Due pizze fumanti e un sorriso a trentadue denti. 

“ciao, dolcezza! Come stai?” “…bene.”
“Sai, sono contenta che passiamo un po’ di tempo tra ragazze… anche se non riesco a credere che Booth ti abbia lasciato da sola… non si è accampato sul pavimento o qualcosa del genere?” 
“beh, ieri ha insistito per rimanere dormire qua… e mi ha proibito di andare al Jeffersonian, o anche solo di uscire da questa casa…”
“ma sono più che certa che tu non gli hai dato ascolto” le disse Ange sorridendo. Erano sedute al tavolo della cucina e stavano per iniziare a mangiare.
“Già. Sono andata al Bureau oggi pomeriggio. Lui mi ha visto, si è arrabbiato…poi è arrivata la sua ragazza.”  Detto questo, si era alzata per prendere qualcosa da bere. Angela quasi si strozzò con la sua fetta di pizza sentendo quella frase 
“come scusa? Booth ha una ragazza??” “ si… si chiama Hanna Burley… forse l’ ha conosciuta in Afghanistan” 
“ e come ti è sembrata?”  non riusciva a vedere la sua espressione, perché le dava le spalle, occupata a cercare qualcosa nel frigo… “non è mia abitudine esprimere un parere su una persona senza fatti concreti alla mano, lasciandomi sopraffare da impressioni del tutto soggettive” Ok, lasciamo perdere. Come al solito Brennan si nascondeva dietro la sua maschera razionale. In questo modo Angela non avrebbe cavato un ragno dal buco…  “ sai se è… una cosa seria?”  
“intendi se hanno una stabile relazione, sessuale ed emotiva? Non lo so, credo di sì… Booth mi sembrava molto felice, e se lei è venuta per lui dall’Afghanistan … ma stiamo facendo delle congetture e a me non piace trarre delle conclusioni senza fatti alla mano”
“non stiamo parlando di un omicidio, Bren. Non hai bisogni di prove.  Comunque secondo me, non è una cosa seria. È impossibile, altrimenti lui te ne avrebbe parlato.”   A quelle parole Temperance, si sentì più tranquilla. Angela riusciva sempre a rassicurarla… 
“ tu come stai?” la sua amica glielo chiese all’improvviso e lei tentennò in cerca di una risposta che non la facesse sembrare fragile e confusa tanto quanto si sentiva “ cosa intendi?  Non sono io quella a cui lo dovresti chiedere… semmai è a Booth” 
“oh no, è proprio a te che devo chiederlo. E tu sai anche perché. Non continuare a nascondere ciò che provi… sono tua amica, puoi aprirti con me.”  Eccolo lì, il momento. L’aveva fatta venire proprio per quel motivo. Aveva bisogno che una persona di cui potesse fidarsi l’aiutasse a capire l’enorme  groviglio di emozioni che si nascondevano nel suo animo 
“non lo so, Ange. Non so come mi sento… non riesco a comprendere cosa provo” aveva detto quella frase in sussurro appena percepibile. La sua amica sapeva quanto gli costasse aprirsi e mostrare i suoi sentimenti… anche se non li capiva. Angela doveva fare un passo alla volta, senza forzarla a parlare, per non farla scappare “Ti sei resa conto di non provare più della semplice amicizia per Booth?” dovette aspettare parecchi minuti prima di sentire il suo “sì” 
“bene, è già qualcosa… e ti rende felice questo? Oppure no?” 
“sono spaventata. Non ho mai sentito niente del genere, non so come comportarmi…” 
“so che ti spaventa, tesoro. Ma la paura non deve impedirti di essere felice. E tu puoi esserlo, con Booth”  la guardò riflettere sulle sue parole, mentre dentro di lei si stava combattendo una battaglia tra la parte razionale di lei che non si fidava dell’animo umano e delle sue emozioni, e la parte di se che stava finalmente emergendo e cercava di dare credito ai suoi sentimenti
“e se questi… impulsi  passeggeri, finiranno per rovinare la mia amicizia con Booth?”
“se quando non c’è ti manca, se averlo vicino ti fa sentire al sicuro, se non vuoi perderlo, se ti riesce a cambiare nel profondo… non sono impulsi, è amore”  tre mesi fa Temperance a quelle parole avrebbe dato una risposta fredda, calcolata e assolutamente falsa… questo prima di dover fare i conti con la lontananza da lui, con l’irrefrenabile bisogno di lui, con quei sogni che gli parlavano di lui e di quello che aveva perso. La nuova Temperance rispose solamente “secondo te sono innamorata di Booth?”  “io credo proprio di sì…” Brennan annuì piano, senza replicare nulla. 
Il resto della serata lo passarono parlando del più e del meno, in un tacito accordo. Ma quando venne l’ora di andare via, Angela diede la buona notte alla sua amica e le chiese “sei felice, Bren? Perché se sei felice e pensi di non aver bisogno d’altro allora posso capirti se dici di non voler rischiare di perdere la sua amicizia… ma se senti che quell’amicizia non ti basta, se senza di lui  sei infelice, allora è diverso.”
 “e se lui non fosse felice con me? Se io non fossi la donna giusta per lui? E se avesse deciso di stare con questa donna e io non gli interessassi?”
 “pensavo che tu non ragionassi per congetture” le disse sorridendo “io ho sempre pensato che voi due foste destinati, e io raramente mi sbaglio. Booth ti ama, da sempre e finalmente ti sei resa conto anche tu di cosa provi. Non sarà una donna qualsiasi a mettersi tra voi e il vostro destino.” “io non credo nel destino”
“ma Booth sì, e tu credi in lui. Alla fine, credete nella stessa cosa”  le diede un bacio sulla guancia e se ne andò…

 
E ora? Temperance si chiese quale fosse la prossima mossa da fare… si era resa conto di aver commesso un errore. Nel cercare di fare la scelta giusta aveva totalmente sbagliato. Ma ora aveva la possibilità di rimediare? Poteva tornare indietro e prendere la decisione giusta? Doveva rischiare il tutto per tutto e aprire totalmente il suo cuore? Era abbastanza forte da riuscire a sopportare un probabile rifiuto?

 

*** 

E ora? Booth guardò la radiosveglia sul suo comodino. Segnava le 24:00.
Una decisione da prendere. Un cuore da spezzare.
Solo che non c’era mai stata scelta, lui non aveva alcun potere. E se ne sarebbe accorto molto prima se non fosse stato così cieco. Perché da quando era tornato lì, era attirato da lei come se non fosse mai andato via; perché gli occhi che popolavano i suoi sogni erano azzurri come il cielo, perché neanche andando in Afghanistan l’aveva totalmente dimenticata; perché non era mai stata una scelta tra Bones e Hannah… ma tra il resistere e il soccombere ad un amore che non voleva finire.

Era proprio così, se ne rendeva conto adesso: da quando aveva visto Hanna il pomeriggio, aveva cercato di capire se a prevalere era la parte di lui che voleva stare lì e fingere di non provare quello che provava, oppure buttarsi in un’altra storia e cercare di dimenticare… in un modo o nell’altro era Bones il centro di tutto. Era legato a lei, oramai lo aveva capito. Era legato a quell’amore impossibile.  
Si lasciò cadere tra i cuscini, esausto. Forse, ora che aveva capito cosa fare, sarebbe riuscito a dormire un po’.

 

 Alzò di scatto la testa. Era il campanello, quel rumore? Chi diavolo era a quell’ora?
Si alzò piano dal letto e prese la sua pistola, prima di andare a vedere.
Ma che…. “Bones??? Che ci fai qui??”

 

 

 

 

 

Tada!!  Spero di non aver esagerato con gli “zuccheri” e di aver reso il carattere dei personaggi…

 

RECENSIONI

 wta87   La mia prima versione, dici???  Beh, Hanna, nella mia idea originaria, avrebbe chiesto a Booth… di sposarla.  E vivere per sempre felici e contenti.  Sì, tranquilla, sono rinsavita come hai potuto notare XD … spero che la seconda versione sia di tuo gradimento e questo capitolo abbastanza dolce da compensarti per la non tanto gradita presenza di Hanna. :) Baci, cara.

 
0o0Felicity0o0  Ciao! Puoi stare tranquilla, Booth e Temperance non possono stare separati a lungo se sono io a scrivere di loro :)  spero ti piaccia anche questo capitolo.

 

 Ringrazio tutti quelli che ancora seguono la mia storia, la recensiscono e la apprezzano. 

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Due settimane e mezzo di ritardo… sono davvero imperdonabile.
Ma in mia discolpa devo dire che le interrogazioni a scuola (-.-) mi costringono a studiare fino a tardi e poi… volevo che questo capitolo fosse perfetto.
Quindi godetevi 3 pagine e mezzo di dolcezza : ) 

 
 

Capitolo 14

 

Durante tutto il viaggio da casa sua a quella di Booth aveva cercato di trovare un senso in quello che stava facendo…
Le sembrava di non averci riflettuto abbastanza, ma allo stesso tempo di pensarci  troppo…
Voleva andare da lui.
Ma per dirgli cosa?  Che improvvisamente le parole di Angela non le sembravano più un insieme di sciocchi concetti astratti e privi di logica??
Che era cambiata anche se non lo credeva possibile??
Accostò l’auto al ciglio della strada, poggiando il mento sulle sue mani che stringevano il volante.

 Quante volte aveva sentito parlare Booth e Angela di relazioni stabili, della possibilità di avere una famiglia, di rapporti basati sull’amore e non sul sesso… e poi aveva visto quello sguardo compassionevole nei loro occhi, perché lei si stava perdendo tutto quello?
E se da un lato credeva che dipendere da sentimenti irrazionali, da relazioni destinate a fallire fosse il primo passo verso l’infelicità… dall’altro aveva sempre provato il desiderio di sperimentare anche lei quel senso generale di appagamento, quel rilascio di endorfine e serotonina che porta alla completezza dei sensi e di cui aveva sentito così tanto parlare.

 Forse aveva ragione, forse davvero tutto era destinato a finire… ma anche la sua amica aveva avuto delle relazioni che si erano concluse, aveva rischiato e a volte questo l’aveva ferita ma non per questo aveva smesso di cercare il Santo Graal dei sentimenti: l’amore vero.
E poi, lei, la Signora delle Ossa che aveva chiuso la porta ai sentimenti fino a quel momento, cosa ne sapeva dei rapporti veri?
Aveva semplicemente detto che non ci credeva, ma non aveva motivato la sua scelta con fatti concreti…
Angela, Sweets… avevano sempre detto che era innamorata di Booth e lei non aveva mai creduto ad una parola, fino a quella sera… ma non essendo mai stata innamorata come poteva dire che non era  vero?
Tutto questo non era da lei. Lei era una scienziata. Ragionava per logica.

 
Rimise in moto l’auto.
Adesso sapeva dove aveva sbagliato. E cosa doveva dirgli.

 

 

***

 

Bones??? Che ci fai qui?? Stai male? È successo qualcosa di grave?”
“No, sto bene,  ma  ti devo parlare.”
“All’una di notte? Cosa c’è di così importante da non poter aspettare un orario decente?”
“E’ una cosa molto importante… di cui mi sono resa conto solo ora.”
Booth si spostò per farla entrare e si chiuse la porta alle spalle.
“ Ero venuta qui per dirti che avevo sbagliato quella sera… ma ho riflettuto e ho capito che lo sbaglio l’ho fatto molto prima.
Credo di aver fatto un errore, nel giudicare le relazioni tra uomo e donna… Convinta dell’inesistenza di sentimenti veri e duraturi, e credendo una relazione un semplice sfogo antropologico e fisiologico, ho sempre creato legami con gli uomini che si basavano su semplici e naturali impulsi sessuali… pensavo fosse impossibile vivere diversamente. Ma logicamente parlando, c’è una falla nel mio ragionamento: come si può, infatti, trarre delle conclusioni su un argomento senza avere la certezza che esista anche un modo diverso di vedere la cosa?? È totalmente irrazionale!!”
ancora non del tutto sveglio, Booth si chiese di cosa stesse parlando, all’una di notte, così emozionata e con una luce negli occhi… come se avesse fatto una scoperta scientifica.
“Bones, cosa diavolo stai dicendo??”
“siediti Booth.” E lo sospinse verso il divano con le mani “sto cercando di dirti che fino a quanto non ti ho conosciuto, io avevo un solo modo di considerare le relazioni umane, era l’unico che conoscevo… poi sei arrivato tu, e mi hai parlato di amore, relazioni durature… e io non posso semplicemente negarne l’esistenza perché non posso essere certa che non esistano davvero, se non ho mai provato nulla del genere, no?”
lui le si era lentamente avvicinato, cercando di non farsi confondere  da quelle parole, timoroso di sperare e poi rimanere deluso “stai dicendo che…” 
“che dovremmo darci una chance. Se lo vuoi ancora, certo. Il nostro sarebbe un… esperimento scientifico. Se fatto con passione potrebbe avere un buon margine di riuscita.”
I loro volti erano vicinissimi, sentivano uno il respiro dell’altro sulla pelle.
Brennan aveva parlato tenendo gli occhi bassi, non riuscendo a sostenere il suo sguardo magnetico
“Già. Passione.” Aveva detto Booth posando delicatamente le mani sul suo volto e sussurrando sulle sue labbra, ancora incredulo per quella stramba dichiarazione che le aveva fatto la sua Bones “abbiamo bisogno solo di passione, noi” e aveva finalmente colmato la poca distanza che li separava.
Le loro bocce si muoveva in sincrono. Stavolta non avevano fretta, stavolta era vero; non era un bacio rubato al sapore di tequila, non era una scommessa da pagare, non avevano neanche qualche stupida ragione per fermarsi.
Stavolta si lasciarono andare, Bones affondò le mani nei capelli di lui per avvicinarlo, e Booth la prese per i fianchi facendo scontrare i loro corpi…ma quando Bones scese a baciargli la mascella un lampo di lucidità lo colpì “Io… dovrei…” 
“shh. Non parlare…” lei lo spinse verso la sua camera da letto, senza nessuna intenzione di fermarsi. Si lasciò scappare una risatina vedendo la sua determinazione: non pensava fosse così audace anche a letto
 “calma, calma Bones… per poterti amare come voglio, devo prima chiarire con Hanna.  Per poterti dare…tutto, devo parlarle… poi potremo stare insieme, finalmente” concluse guardandola adorante.
Sul viso di Brennan una smorfia di disappunto “ va bene. Ma non mi sembra proprio una grande mossa per la riuscita del nostro esperimento reprimere gli appetiti sessuali.” Booth si limitò a scuotere la testa… quella sera non aveva voglia di criticare i suoi modi dire così poco romantici, la accompagnò al suo letto e la coprì con una coperta, poi le diede un bacio sulla fronte “dormi adesso, Bones… domani sarà un gran giorno”.

 
Si stese sul divano, troppo euforico per prendere sonno, anche se si sentiva un po’ in colpa… ma domani, domani sarebbe incominciata la sua nuova vita, quella che aspettava da sempre, quella con la donna che amava.
Aveva sempre detto a Bones di non trattarlo come se fosse un osso da analizzare, ma in quel momento essere un esperimento scientifico non gli dispiaceva affatto.

 
 

***

Lui l’aveva chiamato quella mattina, molto presto. Quasi come se morisse dalla voglia di comunicargli la decisione che aveva preso. E questo le aveva fatto ben sperare, finché lui non aveva insistito per vedersi prima di dirle qualcosa… e allora aveva capito. Aveva perso.
Adesso era sulla panchina di fronte al suo albergo, ad aspettarlo. Per salutarlo. Lo vide venire verso di lei, bello come sempre. Si sedette vicino a lei, le mani sulle ginocchia, in cerca delle parole giuste. Decise di aiutarlo. “ho già capito Seeley… non c’è bisogno che ci pensi troppo, non vorrai farti scoppiare il cervello?” e rise, per spezzare la tensione… per non piangere
“Mi dispiace” rispose lui e lei ci credeva, sapeva che non l’aveva fatto di proposito, che non voleva ferirla.
“dispiace anche a me… Adesso devo andare. Ho un aereo da prendere” gli strinse appena la mano, afferrò la valigia e si avviò verso la strada per chiamare un taxi. Non ce la faceva a stare lì un minuto di più.
Rimase girata di spalle, sapendo che lui la stava fissando. Quando arrivò il taxi si girò “Spero che tu sia certo, di quello che fai…e spero anche che tu sia felice”
“ anche tu, Hanna. Anche tu.” E la guardò andare via, una parentesi del suo passato, pronto per dedicarsi alla storia del suo futuro.


***

 

Non era mai stato così ansioso di tornare a casa sua… Schiacciò il piede sull’acceleratore, fremendo al pensiero di rivederla.

 Quando era andato via quella mattina, lei stava ancora dormendo, nel suo letto, e lui non aveva voluto chiamarla.
Si chiese se tornando l’avrebbe trovata sveglia; magari aveva ripensato a quello che aveva detto, si era pentita, e adesso lo aspettava con una vagonata di spiegazioni scientifiche per giustificare il suo comportamento di ieri sera….

 Oh, grazie a Dio era arrivato, almeno avrebbe smesso di tormentarsi con quei pensieri.
Alzò gli occhi al cielo, in una muta preghiera, e uscì velocemente dall’auto.

 

 

 Era ancora addormentata. Booth rimase a fissarla, affascinato…era bella come sempre.
Ad un tratto si era svegliata, strofinandosi gli occhi come una bambina, cercando di capire dove si trovava.
Seeley era rimasto fermo, sulla porta, aspettando che lo sguardo di lei  si posasse su di lui.
Quando i suoi occhi color del cielo lo avevano guardato, aveva sentito una sensazione di calore mai provata prima… e quando gli aveva rivolto un sorriso abbagliante capace di illuminare l’intera stanza, temette che il cuore potesse scoppiargli.
“buongiorno”
“Buongiorno, Bones… dormito bene?”
“Magnificamente.”
“ Io… ehm… ho parlato con Hanna… lei” si interruppe un momento vedendola avanzare verso di lui “…ha capito. Tu… non hai avuto ripensamenti, o altro, vero?”
lo stava fissando e Booth si perse in quel mare blu, che erano i suoi occhi
“non sono mai stata così sicura in vita mia” affermò  Temperance decisa, avvicinandosi sempre di più.
“quindi…”
“quindi, se non sbaglio, abbiamo un lavoro da finire.” Detto questo, lo trascinò dentro la stanza e chiuse la porta con un calcio.

***
 

Qualche ora più tardi erano distesi sul letto, mentre si lasciavano cullare dai battiti frenetici dei loro cuori.
I raggi caldi del sole di metà mattina, riscaldavano la schiena di Temperance Brennan che si godeva quel momento di estasi mai provato, stretta tra le braccia del suo patner.
Booth prese a disegnare dei cerchi immaginari con le dita, sulle sue spalle nude
“a cosa stai pensando?”
“ a nulla Bones.”
“ questo è, ovviamente, impossibile. Nessuno può smettere di pensare…”
“ Ok! Stava pensando a quanto sia meraviglioso stare qui, con te… è una vita che ti aspetto”
e le aveva baciato delicatamente le labbra.

 
Anche Bones stava pensando. Pensava che aveva fatto bene ad andare lì la sera precedente, aveva fatto bene  a mettersi in gioco per la prima volta.
Si era buttata, con la paura di cadere, Booth l’aveva presa al volo e l’aveva portata a toccare il cielo con un dito. Metaforicamente, certo.
Temperance gli sorrise e ricambiò il bacio.
“Così tanto tempo sprecato… abbiamo molto da recuperare, sarà meglio iniziare” e con un sorriso malizioso era tornata a sfiorargli le labbra con un dito.
Sperava di restare per sempre in quel dolce paradiso.

 

 

Fin.

 Ecco qui, ragazze. Spero che vi sia piaciuto seguire questa storia, almeno quanto a me è piaciuto scriverla.
È stata fantastica questa “avventura” e devo ringraziare molte persone per l’aiuto e l’appoggio costante:

mia madre per le sue conoscenze mediche, che mi sono tornate più che utili in questo racconto, e per essere stata sempre disposta a leggere i miei capitoli in anteprima e darmi un giudizio super sincero;

a wta87 che ho avuto l’onore di conoscere durante questo percorso e che mi ha assiduamente commentato dall’inizio della storia e i cui giudizi e consigli ( e i complimenti, anche xD ) mi hanno infinitamente aiutato: è stato un vero piacere conoscerti…;

 a  0o0Felicity0o0, salvad,  _julia_ e  BurberryFendi93  per aver espresso anche loro un giudizio sulla mia opera: vi ringrazio tantissimo, ragazze;

 DiNozzo323 , elis75, Ello, isif, kirachan74 per avermi messo nelle seguite, gabrycullen nelle ricordate, 4everBasketball, candy948, gy_93, kakashi85, ReikoeKeiko, tannaca nelle preferite: non ho mai avuto il piacere di sentire cosa ne pensate di questa storia, ma spero che il finale non vi deluda.

 Spero di riavervi tutte con me alla prossima fan- fiction.  Au revoir.

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