Akira e Miyako

di Angel_Ksn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lacrime di pioggia ***
Capitolo 2: *** Baci ***



Capitolo 1
*** Lacrime di pioggia ***


Note di notte, spettacolo organizzato dall'insegnante di musica della scuola, dopo 3 anni durante i quali nessuno aveva più pensato a quell'occasione.
Dalla palestra c'è un corridoio che porta a due spogliatoi. Facile sbagliare fra maschi e femmine, manco ci fosse un indicazione. Su quello a sinistra, c'è la porta socchiusa e vi sono tre ragazzi: discutono fra di loro sullo spettacolo che presto avrà luogo.
«Stupido! Muoviti che fra poco tocca a te.» Hiroyuki, con la sua felpa azzurra, un paio di jeans aderenti e una sciarpa nera al collo, stava in piedi davanti ad Akira, che sta seduto sulla panchina con un aria che non da nulla di buono. Porta un paio di pantaloni mimetici, chiusi in fondo con delle spille da balia. Sotto alla camicia grigia, indossa la sua maglia preferita, nera con gli strappi. Il terzo invece, Mike, sta appoggiato sul muro con le braccia conserte al petto ad ascoltare i discorsi assurdi che si svolgono lì. «Ti ho detto che tanto non ci riesco, sembrerò solo un gay del cazzo se mi metto a cantare quella canzone. Boia Cane!» Come al solito Akira si fa sentire, ogni volta che alza la voce lo si sente anche se lui si trova in studio e gli altri in atrio.
Hiroyuki non pare però essere molto convinto di quello che ha detto Akira «Ma insomma, ci farai una figura di merda se non vai. Immagina il Prof che dice che tu non vuoi cantare. Ti sfotteranno lo sai?» Akira stava per ribattere quando Mike si mette in mezzo, quasi fosse un prete riappacificatore. «Akira, porca miseria, pensa alla figura che farai davanti a Miyako invece che pensare agli altri. Già ti sfotte ora, pensa dopo. Yo! Cose del tipo "Ahahah che gay, non ha neanche il coraggio di cantare." Eh sì.» Non una parola di ribattuta da Akira, solo un gesto, un pugno stretto.

Palestra.
«Ahahah che gay, cantare Tu no! Che gaaay!» Kiri. Ha già cantato la sua canzone, Fatlip dei Sum 41, insieme a Nobu, Tsujai e Kudo. Ed ora prende in giro Hiroyuki. «Penso che canterà anche Akira.» Anche Shinobu sta assistendo allo spettacolo insieme alle amiche.
Miyako è stranamente zitta, seduta in mezzo a Kiri e Shinobu, e guardare il palco forse in attesa di qualcosa, ma tanto lei sà che Akira non salirà mai. Nel frattempo Kiri e Shinobu hanno continuato a parlare di lui, ed è ora che Miyako si risvegli dalla catalessi.
«Basta, tanto Nagase non salirà mai su quel palco. MAI!» Sbraita.
Purtroppo nel frattempo qualcuno sale sul palco con l'aria di uno che sta per andare incontro alla morte, anche se devo dire che se Akira vedesse la morte sarebbe anche contento.
«Visto?! Vistoo?!» Se la ride lei, Kiri, insieme a Shinobu tutte contente mentre l'altra si sta dannando l'anima stringendo nervosa i pantaloni. Akira afferra il microfono. Prima da un occhiata al suolo, e poi? Come fa sempre, SEMPRE, si mette a guardare Miyako, manco fosse strabico. Ma lei sa, e abbassa la testa come spesso le conviene fare.
Sono le note di "In nome dell'Amore" e in quel momento Kiri e Shinobu si guardano, poi guardano Miyako e sogghignano, mentre la poveretta di mezzo stringe ancora più forte i pantaloni grigi. Akira non fa altro che cantare, con gli occhi fissi su di lei, in attesa forse, ma non succede niente finché non pronuncia la strofa: "Fai la cosa giusta, si la cosa giusta anche se fa male" Hiroyuki e Mike stanno guardando lo spettacolo, però in quel momento gettano un occhiata su Miyako perché ricordano ancora quel martedì maledetto. Kiri e Shinobu guardano anche loro un istante l'amica, tuttavia Miyako rimane zitta. Akira canta.

"In nome dell'amore"
«...» Si alza. Miyako si alza e inizia a scendere le scalinate. Kiri e Shinobu non fanno in tempo a fermarla, che lei è già giù. Akira nella canzone fa uno sguardo simile al -ti prego non andartene- Ma continua a cantare.
"In nome dell'amore." Miyako supera la gente, per voler uscire. Veloce, come mai è stata.
"Stai con me"

Si ferma. Si volta, a guardare Akira, che sul palco la guarda. Ma la canzone riprende.
"Un giorno. Un ora, vorrei vederti ancora. Un raggio di sole in nome dell'amore. Un giorno. Un ora, vorrei parlarti ancora. Un raggio di sole... in nome dell'amore."
E' ferma lì, lei. Kiri e Shinobu guardano prima Akira poi Hiroyuki e Mike. E finisce la canzone.

Miyako aspetta. Riflette. Si gira, fa per andare via.
Kiri, Shinobu, Horiyuki e Mike che fanno per fermarla ma qualcuno li supera.
E' Akira.
Giusto il tempo di vederlo e Miyako esce, chiudendosi la porta dietro le spalle. Gira a destra, avviandosi verso le varie stanze del corridoio. Ma è stupida e non ferma quelle maledette medagliette che tiene legate alla cintura. Così Akira sa dove andare.
Pensa lei di averlo evitato, e invece non è così. E' appoggiata ad una porta, vetrata, con le spalle. Respira piano, tiene ferme le medaglie con la mano. Guarda giù, pregando qualcosa simile al -Non seguirmi. Non seguirmi.-
«Apri» E' Akira, dietro la porta. Miyako sussulta. Ma non dice niente, sperando di non essere stata vista.
«APRI» Ripete lui. Miyako serra gli occhi, stringendo fortemente la collana.
Ma si era distratta, e lui se ne accorto. Apre la porta con non poca forza e Miyako è costretta a spostarsi per lasciarlo entrare o verrebbe spiaccicata sul muro.
«Che vuoi?» Solita arrogante lei. Stringe ancora le medaglie. E arretra, quasi avesse paura di lui.
«Zitta. O ci sentiranno. Vuoi una nota?» Tutte scuse. E Miyako lo sa.
«CHE VUOI?» E stavolta non parla normalmente ma urla.
«Stai zitta!» Un passo, un altro. Fino a che Miyako si blocca sulla parete e Akira gli si ferma davanti.
Lei tace, forse più per dovere che per ordine.
Passa un prof fuori dalla porta: «Eppure avevo sentito.. bah.» E se ne va.
«Te l'avevo detto no?» Un sorriso, strano, forse di vittoria.
«Solo fortu..» Non finisce lei, perché Akira fa per metterle una mano davanti alle labbra, ma mai giocare con il fuoco.
«Non mi toccare» Ma le viene naturale, e quando si accorge che l'ha detto abbassa gli occhi.
«Vuoi che me ne vado?»
Silenzio. Non dice niente, come se non avesse più voce.
«Visto, allora vuoi che resto.»
«Fa come ti pare. E togliti.» Non lo guarda, gli occhi fissi sul pavimento. «Guardami, e ridillo.» Il tono è serio, anche troppo.
E' una provocazione. Miyako alza la testa, guardandolo. Fa per parlare, ma non dice niente. Stringe le mani a pugno, impotente.
«Avanti, ridillo.»
Silenzio.
«Non ci riesci. Parli tanto e poi non concludi niente.»
«Smettila, sei tu che non capisci niente! Non hai mai capito niente!» Aria di lacrime che non si fanno vedere. La voce forte.
Akira zitto, preso alla sprovvista.
«Senti chi mi viene a dire "Non concludi niente" Dimmi, Akira, quanto tempo è che mi guardi eh? Sei sorpreso, so anche il tuo nome e in tutto questo tempo non ho fatto altro che stare alle tue spalle. Senza mai dire e fare niente. Senza che tu mi dessi la possibilità di fare qualcosa!»
Riprende fiato, ma forse sa che sono parole buttate via.
«Miyako»
Non ci crede lei, che rimane in silenzio.
«Ho sempre saputo il tuo nome. Ho sempre provato a non comportarmi così. Ma posso solo guardare da lontano, le persone che non posso raggiungere. Non ti raggiungerò mai. Mai. Sei troppo distante, ed io non riesco ad avvicinarmi.»
Miyako fa per spostarsi, di laterale, forse non regge più i suoi occhi. O le sue parole.
La ferma, con la mano che va ad incontrare il muro.
«Aspetta.»
«Lasciami uscire. Che diavolo ci sto a fare con te? PERCHè DOVREI STARE CON TE?!»
Un professore, si sente. Akira che afferra Miyako, stringendola a se, e avvicinarsi con le spalle al muro dietro la porta. Le tiene la mano dietro la testa, fra i capelli.
La porta che si apre. Ma il prof nel silenzio non li vede, ed esce.
«Lasciami»
«Fa silenzio o tornerà.»
«Non importa. Tanto se la prenderà con te, se io mentirò»
«Lo faresti?»
«Sì»
Ma non la lascia. Non ancora.
Miyako non lo guarda. Silenzio totale, poi, la sua voce, di akira.
«Guardami»
Il silenzio come risposta.
«Guardami!»
Miyako che alza gli occhi, anche se la mano di Akira è ancora lì, fra i capelli di lei.
«Hai visto, fuori piove.»
«Che?»
«Mi piace la pioggia. Si può dire che l'amo, con tutti i torti che le faccio. Anche lei fa dei torti a me, tuttavia mi piace così com'è. Più di qualunque altra cosa. Di tutto. Ma...»
Un tuono.
«Amo di più la ragazza che tengo fra le braccia.»
Miyako di impeto diventa tutta rossa. Stringe le mani, e inizia a sentire che il cuore le batte, e la voce le muore in gola.
«Stai scherzando?» La voce è talmente bassa che quasi non si sente, fra il rumore della pioggia.
«Ti amo, Miyako»

Fine del primo capitolo, scritto da Miya…non è lei quella nella storia, nooo…comunque…spero piaccia, anche se non è scritta al meglio [senza offesa, è che scrivi meglio adesso…^_^]…quindi…al prossimo capitolo, naturalmente scritto da me!

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Capitolo 2
*** Baci ***


E qui una premessa…l'inizio l'ho fregato da tre metri sopra il cielo, naturalmente variando un pochettino,spero che l'autore non si offenderà, ma il suo è un capolavoro…dunque…buona lettura! ^_^

Ormai della lontananza che c'era tra loro non c'è nemmeno l'ombra lontana. Se n'è andata e con lei tutte le loro paure. Si trovano a camminare vicini, lungo il laghetto della scuola. Ha smesso di piovere, e nell'aria c'è un profumo di erba e asfalto bagnati. Soli, avvolti da quella pace. Miyako si avvicina al bordo del lago. Piccole onde orlate d'argento si rompono prima di bagnare i suoi stivali neri. Un'ondina più capricciosa delle altre prova a prenderla. Miyako indietreggia veloce sfuggendole. Finisce contro Akira. Imbarazzato, la abbraccia piano, quasi avesse paura che lei possa scomparire da un momento all'altro. Questa è la sua paura più grande. Lei non si sottrae. In quella luce notturna, appare il sorriso di Akira. Il primo, vero sorriso da molto tempo. Gli occhi neri pieni d'amore lo fissano rapiti. Lui le si avvicina e lentamente, stringendola a sè, la bacia. Labbra morbide e calde, fresche e salate, accarezzate dal vento. Akira le passa una mano tra i capelli. Glieli porta indietro scoprendole il viso. La guancia dipinta d'argento, piccolo specchio della Luna lassù, accenna a un sorriso. Un altro bacio. Nuvole lente passeggiano nel cielo blu notte sopra la scuola.

All'interno dell'edificio, smarrimento.
«Ma dov'è finita Miyako?! E se la trova Akira?» Kiri si aggira per la scuola buia insieme a Shinobu. In palestra, lo spettacolo continua. Una musica rock in lontananza. «Speriamo che riesca a parlarle…finalmente lui le dichiarerà il suo amore, lei farà lo stesso e…»
Kiri interrompe le parole di Shinobu. «Non credo che Akira abbia il coraggio di far una cosa del genere…!»
«Secondo me prima o poi lo farà…»

Ora Akira e Miyako sono seduti sull'erba, abbracciati. Le mani bagnate di pioggia si incontrano.
Un altro bacio. Poi lei lo butta giù e Akira si ritrova sdraiato sul prato ancora umido di pioggia. Miyako lo guarda. Quegli occhi di lui, ora tranquilli, la fissano. La sua pelle sembra color ebano nell'oscurità. Sembra appartenere a quel prato disteso lì, con le braccia allargate, padrone della pioggia e di tutto. Akira la tira a sé, padrone anche di lei, accogliendola in un bacio più lungo e più forte. L'abbraccia tenendola stretta, il sapore morbido. Non hanno paura di sporcarsi, sdraiati lì, sul giardino, senza preoccuparsi del mondo e di tutti. La giacca nera e i pantaloni grigi di Miyako, infilati negli stivali, ormai sono completamente inzuppati d'acqua.
Akira guarda la Luna, lì in alto, bella come lo è sempre stata, sola come lo è sempre stata. Come lui. Ma non si accorge di quella nuova stella nata vicino a lei, che brilla piano, ma c'è, e brillerà sempre più forte.

«Dove cavolo…?!» Kiri è seduta sul pavimento, nel corridoio che porta proprio a quel giardino, dove si stanno consumando giovani emozioni. Shinobu le scivola a fianco.
«Speriamo sia insieme ad Akira. Dopo che è uscito seguendola dalla palestra non si è più visto…»
«Già…ma chissà dove sono. Io voglio vederli, uffa!»
«Magari. Ma pensa che anche se non li vediamo, loro sono lì, insieme. Sono contenta.»
«Hai ragione…»

BEEEP!BEEEP!
La zia di Kiri sta suonando il clacson per chiamare la nipote che come al solito, il cellulare lo tiene spento.
Il suono arriva alle orecchie della ragazza, che, imprecando contro la zia, corre lungo il corridoio ed esce nella notte fresca, salutando Shinobu. All'improvviso ricorda. Quando arriva all'auto si affaccia al finestrino.
«Zia, Miyako non si trova. Come facciamo?!»
«KIRI! Sono qui! Aspettami!» Miyako arriva di corsa, il rumore dei tacchi sull'asfalto bagnato. Mette il piede in una pozzanghera, ma sembra non farci caso.
«Ho sentito il rumore del clacson. Così ho raccolto la mia borsa e sono…scappata.»
«Kiri, non sali?»
Kiri era ancora in piedi in fianco alla portiera dell'auto. Sale nella vettura che parte sgommando.
«Miya, dov'eri finita??» chiede Kiri seduta sul sedile posteriore.
«…Sono andata…in bagno, appena uscita dalla palestra.»
«Ci siamo state, in bagno, io e Shinobu…!»
«…in quello…della grafica! Sai che preferisco andare lì.»
«E Akira? Ti ha seguita, dopo dov'è finito?»
«Cosa vuoi che ne sappia io??» Ma non incrociò lo sguardo di Kiri.
«Ciao Miyako!» Erano arrivate sotto casa di Miyako, che salutò e si avviò verso il cancello, le chiavi in mano, un sorriso sul viso. Quella sera si addormentò ripensando al momento in cui aveva salutato Akira.
- Erano ancora distesi sul prato, la testa di lei sul petto di lui, quando suonò un clacson. Miyako, si alzò improvvisamente.
«La zia di Kiri!»
Lui era ancora seduto sull'erba, mentre la osservava andarsene, come saluto solo un cenno, un sorriso. -

Ed era ancora seduto sull'erba mentre la seguiva con lo sguardo, la guardava salutare l'amica, la guardava salire nell'auto ed andarsene, aspettando l'indomani. Si alzò, fradicio, e lentamente, con le mani in tasca, camminò lungo il campo di calcio, verso l'entrata. Quando entrò, nella scuola regnava il silenzio. Qualcuno stava ancora cantando, in palestra. Frugò nelle tasche, trovò 40 cent. Si prese un caffè alle macchinette. Salì le scale che lo portavano nella sua stanza. Aprì la porta della camera. Il suo compagno di stanza era già andato a dormire e senza preoccuparsi di poterlo svegliare o no, Akira chiuse la porta col piede. Si diresse verso il suo letto, si tolse i vestiti e rimase in boxer. Quando si infilò sotto le coperte, quasi dormì abbracciato al cuscino. Il mattino dopo si svegliò all'alba. Il sole filtrava dalle tapparelle semialzate e, anche se ancora debole, accecava gli sguardi appena aperti da una notte di sonno. Akira si alzò e si risedette sul letto, sbadigliando.
«Buongiorno Nagase!» Richi lo salutò quando lo vide alzato. Era già vestito. Ancora con gli occhi socchiusi, Akira lo guardò e ricambiò con un cenno della testa.
«Ancora sonno? Ma se sei andato a letto presto ieri sera! Bah.»
Akira si svegliò di colpo. Era stato solo un sogno? Non è possibile.
Sentiva ancora le labbra di Miyako sulle sue, la sua pelle sotto la mano.
Ricordava chiaramente le sue parole. Ma poteva esserselo solo immaginato. Le sue paure tornarono tutte a galla, come se durante la notte avessero raccolto tutte le loro forze e fossero tornate da lui. Scese per la colazione. Lungo le scale si convinse sempre più che quello che si erano detti la scorsa sera non era altro che un sogno. Alla fine delle scale, la vide. Solo un istante, che a lui sembrò un'eternità, prima che lei lo vedesse, abbassasse lo sguardo e lo rialzasse, sorridendogli. Era tentato di dirigersi verso di lei, ma ricordò il loro discorso della sera prima.
- «Però, se ci facciamo vedere…quanti saranno contrari? No, è meglio che almeno per un po' nessuno sappia niente…»
«Non posso nemmeno salutarti?»
«Puoi sorridermi. E per me conta molto di più questo che un saluto…»
E così, nel freddo atrio della scuola, lui le sorrise. Raggiunse Hiroyuki, che era già in mensa.
«Guarda che l'ho visto.»
«Hai visto cosa?»
Kiri insisteva con l'amica. Sapeva che c'era qualcosa nell'aria.
«Ho visto che gli sorridevi.»
«Io? E perchè dovrei sorridergli?»
«SMETTILA! Tanto lo so quando dici una bugia! Dimmi tutto! Adesso!» Kiri si era alzata.
«……E va bene…siediti!» Miyako la tirò per la cintura e la costrinse a sedersi. Le raccontò di come Akira l'aveva seguita, di come l'aveva trascinata in giardino dopo la loro discussione, di come era riuscito a stringerla e baciarla…il tutto con un'aria che Kiri non aveva mai visto nella sua amica.
«Shinobu aveva ragione! Dovevo immaginarlo, lei ha sempre ragione. È come se lo sentisse dentro.»
Miyako non sentiva di dire a Kiri che lei e Shinobu riuscivano a percepire i reciproci sentimenti e a comunicare quasi, col pensiero. Sentiva che era una cosa più speciale se rimasta tra di loro.
«Adesso però non possiamo stare insieme, almeno a scuola.»
«Perchè??!»
«Io e Lui insieme? Pensa che shock per i nostri compagni! Così ci limitiamo a sorriderci.»
«Non l'ho mai visto sorridere…»
«Kiri,non farmici pensare…» Mentre Miyako ripensava al sorriso del suo (finalmente!) fidanzato, le raggiunsero Kaori e Shinobu. Ovviamente Shinobu sapeva già cos'era successo, ma Kaori, quando apprese la notizia, saltò al collo di Miyako e la strinse forte, tutta contenta. Cosa che anche Kiri fece, naturalmente, quando seppe. Ogni volta che incontravano Akira lungo il corridoio, Kaori gli rivolgeva un gran sorriso, che a dire il vero, la faceva sembrare un po' stupida. Ma Akira capiva e la guardava in modo strano. Miyako e Akira passavano i giorni facendo finta di niente, con molta difficoltà. Desideravano stare sempre abbracciati, sentirsi vicini. Se ad Akira capitava di passarle a fianco lungo il corridoio, le sfiorava la mano, uno sguardo, un sorriso. Hiroyuki e Mike dietro di loro a coprirli. Miyako gli era molto grata. Loro sapevano, Akira doveva aver detto loro tutto. "E finalmente!" avevano esclamato quando l'amico gli raccontò quello che era successo tra lui e Miyako.
Ma non riuscivano a stare insieme. Dovevano fare finta di odiarsi ed era molto, molto difficile.

“Why do you look at her she looks at me…She don't know how I feel…” Questa canzone si ripeteva nella testa di Miyako, che con le cuffie del lettore Mp3 nelle orecchie stava ancora lavorando a computer nella prima stanza della grafica. Erano le 17.45, la sala era deserta. Tutti gli studenti esterni erano a casa ormai, e i convittori a quell'ora erano in studio. Chissà cosa stava facendo Akira, seduto sul suo banco. Stava lavorando alla pagina di una rivista, quando guardò l'ora.
“Porca miseria mia mamma mi ammazza! Devo tornare a casa prima che lei esca!” pensando così spense il programma, il computer, prese la borsa nera e corse in fretta verso l'uscita con tutta la velocità possibile alla quale si possa correre indossando i tacchi. Infatti quel giorno portava stivali in pelle nera con cinghie, ed una gonna a balze dello stesso colore. Il bustino rosso scuro era coperto da una giacchina nera trasparente che si chiudeva con dei laccetti. Che naturalmente il destino fece impigliare sulla porta.
«No!» urlò nel bel mezzo del corridoio. Fortuna che non c'era nessuno. Scese in fretta le scale. Mentre scendeva sul lato sinistro, vicino al corrimano, salì qualcuno. Lì per lì non ci fece caso, ma dopo alzò lo sguardo e vide Akira. Si fermò. Lui salì le scale a grandi passi, per raggiungerla. Si incrociarono a pochi scalini dal pianerottolo. Akira le mise le mani sulle spalle, un po' verso il cuore, e la spinse contro il muro vicino al quale stava camminando lei. Prima che Miyako potesse rendersene conto lui teneva stretta contro il petto della ragazza la croce che lei portava al collo, una mano tra i suoi capelli neri, e la stava baciando. Rimase stretto a lei per almeno due minuti. Una canzone passava in sottofondo a quell'istante, quella che risuonava dalle cuffiette ormai abbandonate lungo i loro corpi. E proprio in quell'istante la canzone “Eat you alive” dei Limp Bizkit diceva “I'm sorry, so sorry, your beauty is so vain…It drives me, yes it drives me…”. Si staccò dalle sue labbra, la abbracciò forte, più forte, e si avvicinò con la bocca al suo orecchio. Miyako poteva sentire il metallo del suo orecchino sulla sua pelle, vicino all'orecchio. Afferrò un lembo della camicia grigia di Akira. Lui le si avvicinò ancora di più.
«Miyako…non ce la faccio più. Io voglio STARE con te. Non m'importa niente di quello che penseranno. Ed è la prima volta in tutta la mia vita che non mi interessa quello che gli altri pensano di me. A me interessa quello che TU pensi di me. Ed io voglio che mi ami.»
Miyako appoggiò la testa sul suo petto. La camicia che tanto adorava già dall'anno prima, era lì, ne sentiva la stoffa ruvida sulla fronte. Miriadi di pollini entravano inseguendosi dalla porta che dava sul giardino, fino alle scale. Erano circondati da fiocchi bianchi e vaporosi che si appoggiavano sulle loro teste, quasi volessero, come fiocchi di neve, reclamare un natale ancora così lontano.
«Ma io…ti amo.» Non glielo aveva mai detto così, chiaramente. Parole sussurrate sulla sua camicia. Quante volte aveva sognato quell'istante, e quante volte si era svegliata piangendo, conscia che fosse solo un sogno. Forse per paura di svegliarsi, non osava aprire gli occhi.
«Cos'è questo profumo?» Akira stava annusando l'aria, ora. «Sembra…cioccolato.»
Miyako arrossì violentemente.
«Ehm…sono io. Il bagnoschiuma che mi hanno regalato le mie amiche per il compleanno…sai…»
Akira perplesso e soprattutto ROSSO! Le appoggiò la testa sulla spalla. «…è buonissimo.»
Eccoli. Sono tornati i due pinnipedi che diventano rossi se si guardano. Una voce li costringe a separarsi all'istante. È l'insegnante che era in studio a controllare gli allievi del convitto.
«Nagase!»
Salì qualche gradino.
«Non dovevi andare in bagno? Avanti, torna subito in studio!» Gli fece cenno di seguirlo.
Senza una parola, Akira scese le scale e se andò con il professore. Con un sospiro, Miyako uscì dal portone, verso casa.

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