Linda's portraits

di DeepBlueMirror
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mello ***
Capitolo 2: *** Near ***
Capitolo 3: *** Matt ***
Capitolo 4: *** sorpresa-1 ***
Capitolo 5: *** sorpresa-2 ***
Capitolo 6: *** End of part one- la partenza ***
Capitolo 7: *** 7- seven years after ***
Capitolo 8: *** You came back only 10 seconds ago ***
Capitolo 9: *** Equivoci ***
Capitolo 10: *** Architettando piani sul mare ***
Capitolo 11: *** Invito a cena col nemico- part 1 ***
Capitolo 12: *** Invito a cena col nemico- epilogo ***
Capitolo 13: *** Punto di non ritorno- epilogo ***



Capitolo 1
*** Mello ***




Mello ha il volto affilato; la mascella forma una curva morbida, il mento è appena spigoloso.

Mello ha i capelli biondi; porta un taglio strano, netto, appena sopra le spalle, con una spessa frangia che gli cade spesso negli occhi.

Mello ha occhi inquietanti e inquieti, mai fermi.
Spesso sono neri, a volte grigi, di rado azzurri.
Già, forse sono azzurri.

Mello non sorride molto.
Qualche volta, quando uno scherzo ben congeniato va a segno (specie se a farne le spese è il suo eterno rivale Near) o quando parla con Matt, sul suo volto aleggia un ghigno obliquo, maligno e scanzonato allo stesso tempo.
Ma per la gran parte del tempo ha un' espressione cupa, frustrata.


Mello ha la voce roca, ma questo dettaglio non mi serve.


Mello mangia tanta, troppa cioccolata.
Ne consuma tavolette su tavolette, senza mai stancarsene.
Credo ami il cacao fondente: le sue tavolette sono sempre nere.
Anche questo dettaglio forse non è essenziale... Ma che dico? È parte di Mello.
Certo che è essenziale.



Mello ha delle belle mani.
Dita sottili, agili, con le quali brandisce con insospettabile delicatezza gli oggetti che utilizza.
Ogni tanto quando è assorto ne lecca la punta, probabilmente alla ricerca di qualche traccia di cioccolata.


Mello non è mai seduto.
Mello è sempre stravaccato.
Non c'è parola migliore per definire la sua posizione.
Forse per questo adora divani e poltrone.


Mello si muove in modo nervoso, ma sa essere estremamente elegante.


Mello veste sempre di nero.
Ecco, forse ho finito...


No.
Mello non crede in se stesso.
È arrogante, paranoico e cinico.


Mello sa essere molto umano.
Se si impegna.


Ecco, ora ho finito.




-Linda, hai finito? Ancora un po' e faccio le radici...-.
-Sì, Mello, ho finito, vai pure-.
Mello si alza dalla poltrona rossa della sala comune, sbuffando.
Addenta l'ultimo quadretto della tavoletta che ha in mano e fa per andarsene, poi ci ripensa.
Esita, si sporge verso di me e squadra il foglio poggiato sulle mie ginocchia.
-Devo ammettere che hai un certo talento- dice, fissando la carta.
-Sono contenta che ti piaccia- rispondo con un lieve sorriso.
Mello sembra infastidito:- Non ho detto questo- replica, dandomi le spalle e andandosene con aria seccata, a passi rapidi e decisi.


Il mio sorriso si fa più ampio.
Ti ho visto, Mello, anche se eri voltato.
Hai un bellissimo sorriso.



Wammy's house,
2 novembre 2003



Una minuscola fic, anzi la prima di una serie... Vedremo se lunga o no...
Commentate!!!
Irene Kirsh

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Capitolo 2
*** Near ***


-Va bene qui?-.
-Sì, c'è una bella luce, è perfetto-.


-Near-.
-Sì?-.


-Se mi dai le spalle come faccio a ritrarti?-.
-Oh...scusami-.
-Figurati... Continua pure il tuo puzzle, non preoccuparti-.


Near si volta verso di me, pur tenendo gli occhi bassi; sistemo il foglio e sospiro, sorridendo a me stessa: sarà una dura sfida.
L'ho voluta io, d'accordo: sono anni che desidero fissare il volto di Near sulla carta.
Sospiro nuovamente, mentre scelgo la matita per lo schizzo.


Di che colore avrà gli occhi?
Un dubbio esistenziale che finalmente potrò sciogliere.
Credo blu scuro, o neri.
No, grigi... Forse.

-Near?-.
Interpellato, alza la testa fissandomi con aria interrogativa.
-Niente, scusami-.

Grigio scuro.



Noto solo ora che ha le labbra piene di minuscoli tagli.
Come se le mordesse spesso e con una certa forza.
Non per nervosismo, certo, Near non è mai nervoso.
Ma allora perchè?



Near è sempre curvo su qualcosa.
È un caso più unico che raro sorprenderlo in piedi o seduto a un tavolo, dato che sembra preferire il pavimento.



Quando è costretto a sedersi, assume una posizione a dir poco assurda: se siede per terra, lo fa in un modo scomodissimo, gamba sinistra piegata e gamba destra abbandonata sul pavimento in un angolo scomposto.
Se utilizza una sedia raccoglie la stessa gamba al petto, portando il ginocchio all'altezza del mento e poggiano il piede sulla sedia.
Mi ricorda vagamente un fenicottero.
Peccato che non sia rosa.




Near è bianco.
La carnagione color latte, i riflessi argentei della chioma, la stoffa nivea dei suoi abiti.
Credo sia affetto da albinismo, così mi hanno detto, ma è un argomento che non abbiamo ancora studiato, forse perchè Roger teme di metterlo in imbarazzo.




Pensandoci, non credo che Near sappia cosa sia l'imbarazzo.
Con questo non intendo dire che sia incapace di provare sentimenti, come credono molti qui alla Wammy's.
Tutt'altro.
L'imbarazzo è da persone insicure, cosa che Near certo non è.



Credo che Near abbia ritenuto utile seppellire la propria sfera emotiva sotto strati e strati di imperturbabilità.
Come seppellire un seme sotto la neve, illudendosi di aver vinto la Natura.
Fingendo di ignorare che a primavera dal manto candido spunterà un germoglio.



Quel germoglio non è poi così raro da vedere.
Quando Near è in balia di un'emozione particolarmente forte, i suoi lineamenti hanno un guizzo, la sua espressione assume un che di asimmetrico, come se i suoi lineamenti non sapessero come posizionarsi.




Tutto ciò, ovviamente, avviene quando è di spalle.
Le rare volte in cui Near riterrà strettamente necessario fronteggiarti, ti troverai di fronte a un essere a dir poco glaciale che sfodererà un'oratoria strabiliante, un lessico piuttosto curato e un'aria assolutamente distaccata e professionale.




A volte mi chiedo se Near non sia nato vecchio.
Poi ricordo la quantità di giocattoli che lo circonda ovunque e mi ricredo.




Near ha sempre le mani occupate.
Le sue dita agilissime danzano sui suoi mille puzzle, giocherellano con quei pupazzeti colorati che fabbrica da sè - ha un' ottima manualità - o attorcigliano ininterrottamente una ciocca di capelli creando una spirale ipnotica.
Proprio come ora.




Near è il disinteresse fatto persona.
Non è maleducato, anzi, lo definirei capace di grande cortesia, ma non è assolutamente interessato al mondo.
Non gli importa di essere un genio, non gli importa di uscire all'aria aperta e non gli importa di avere amici.


No, forse questo non è vero; è la frustrazione per il fatto di non riuscire ad avvicinarlo e a conoscerlo che mi fa parlare così.



Lo vedo spesso gettare occhiate ai bambini che giocano in giardino.
In quei momenti, c'è un vago interesse nel suo sguardo.
Dopo quattro secondi, però, esso è pervaso da una punta di amarezza.
Dopo sei, torna vitreo.




Credo che Near sia incuriosito soprattutto dal secondo della Wammy's house.
Mello è esattamente il suo opposto: brillante con le persone, dotato di carisma e leader dei ragazzini dell'orfanotrofio.




Non mi sembra geloso di Mello.
Forse lo ammira.
Sicuramente, se lo nominate in sua presenza, la sua espressione non sarà contrariata.
Non è molto, lo so, ma capire Near è come tentare di trovare un diamante in una pozza di petrolio usando solo le proprie mani.



-Ho finito, Near-.

Near alza la testa nuovamente.
Questa volta sembra quasi sollevato: che non ami essere osservato?
Faccio per alzarmi e avvicinarmi per mostrargli il mio lavoro, ma fa un cenno con la testa e si alza con un movimento lento e un po' barcollante.
Uao.

Si posiziona al mio fianco e fissa il disegno con aria neutra, assente.
Taccio, un po' tesa: sarei davvero felice se lo apprezzasse.

Dopo alcuni secondi si indica, mormorando:
-Sei sicura che questo sia io?-.
Una risata mi sale spontanea alle labbra:
-Certo, Near, sono una professionista-.
La mano di Near si abbassa, sfiorando appena il volto suo gemello tracciato con la grafite sulla carta.
-C'è qualcosa che non va?- chiedo esitante: sembra vagamente stupito.
Near scuote la testa:- No, solo... Io ho sempre trovato il mio aspetto abbastanza sgradevole- risponde, piegando leggermente la testa di lato.



Ok, Linda, richiudi la bocca.
-Devi essere cieco, Near- rispondo allegramente, tendendogli il foglio. - Tienilo. Ti ricorderà che devi essere meno severo con te stesso-.

Me ne vado, percorrendo a passi allegri la sala comune.
Un istante prima di chiudere la porta mi volto nuovamente verso di lui.
-Buon compleanno, Near!- gli urlo, fissandolo per un istante; poi mi allontano.



Oggi è un giorno di buona per me: assisto a strani spettacoli della natura.
Come il sorriso che Near mi ha regalato mentre gli auguravo un felice compleanno, prima di voltare nuovamente le spalle al mondo.









Eccomi col secondo ritratto^^ Grazie per le recensioni^^

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Capitolo 3
*** Matt ***


Per Matt ho scelto il giardino.


Ho pensato che sarebbe stato uno sfondo perfetto e che avrebbe fatto risaltare i colori accesi che caratterizzano il mio nuovo soggetto; dopo aver passato ore su tutte le gradazioni di grigio, nero e bianco, posso
finalmente dedicarmi a una certa varietà di sfumature.
Sediamo entrambi sull'erba morbida e umida di rugiada, posizionandoci in modo da avere il pallido sole settembrino alle mie spalle, così che non disturbi i miei occhi, e alcuni raggi che colpiscano Matt.

L'effetto è meraviglioso.

Io sono armata di blocco da disegno e matite, lui della amata PSP ricevuta in regalo da Roger per il suo quattordicesimo compleanno.



-Linda, ti dà fastidio se fumo?- domanda, estraendo una sigaretta dalla tasca del gilet chiaro che indossa.
-No, figurati... Ma da quando hai questo vizio, Matt?- replico piuttosto stupita dalla mia scoperta.
Silenzio, interrotto solo da un lieve sbuffo con il quale una sottile scia di fumo si fa strada tra le sue labbra.
Matt mi omaggia del suo tipico sorriso scanzonato e piuttosto provocatorio, mentre con gesti rapidi, resi tali dall'abitudine, inserisce un gioco nella console e si appresta a proseguire la partita interrotta in precedenza.
-Da un po'-.




Matt è Matt.
Credo si possa partire da qui.


Matt è simile a una di quelle gemme sfolgoranti esposte nelle gioiellerie su teli di velluto nero: se ti soffermi a fissarlo troppo a lungo, finisci per rimanere abbagliato dalle sue molteplici e diversissime sfaccettature.
O dai colori accesi del suo abbigliamento.


Matt è di natura allegra.
È la persona più solare della Wammy's house, ha sempre il sorriso sulle labbra e la sua risata contagiosa è udibile in tutto l'edifico, un vero toccasana per il malumore.
Credo che i suoi tratti più caratteristici siano proprio il suo permanente sorriso, il suo avere sempre la battuta pronta, il suo modo di prendere la vita con leggerezza e con positività, nonostante la sua storia personale e l'andamento delle cose in questo mondo.



Matt è un videogiocatore accanito.
Ha sempre avuto questa passione e credo se la porterà fino nella tomba.
La sua mente è sempre troppo occupata a vagare tra mondi digitali, trame complesse, strategie e tecnologie varie per poter soffermarsi per più di cinque minuti su qualcuno o qualcosa di statico.
Ultimamente si è interessato all'informatica; chissà che non diventi un bravo hacker.




Matt è paziente e flemmatico.
Nonostante la sua tendenza ad usare un volume di voce piuttosto elevato e il suo vagare qua e là rumorosamente come fa un tornado mentre devasta una piana silenziosa, è davvero difficile che perda la calma.
Tranne quando la scritta "GAME OVER" lampeggia sullo schermo della console che sta utilizzando.
Nessun membro dell'orfanotrofio scorderà mai la volta in cui Matt ha lanciato il suo primo gameboy contro la porta della sala comune urlando termini irripetibili e ancora sconosciuti a noi bambini; l'aggeggio ha quasi decapitato Roger, entrato proprio in quel momento per annunciare la cena.

Nel fracasso prodotto dalle risate di tutti e dalle scuse imbarazzate di Matt a un Roger a dir poco sconvolto, qualcuno giura di aver udito persino una risata soffocata provenire da dietro un enorme castello di tarocchi che occupava metà della stanza.
Qualcuno sostiene che fosse Near, altri trovano ben più probabile che fosse la poltrona accanto alla finestra.

Ciò accrediterebbe l'ipotesi formulata da alcuni, secondo cui Matt sia in grado di far ridere anche i mobili.



Mi rendo conto solo ora di aver divagato per una mezz'ora senza aver disegnato assolutamente nulla.
Ok, Linda, concentrati.

Osservo attentamente il suo volto regolare, nel tentativo di imprimere ogni dettaglio nella mia mente per riprodurlo con precisione.
Matt scoppia improvvisamente a ridere, staccando gli occhi dalla console (probabilmente messa in pausa per non perdere minuti preziosi della partita in corso) per un istante; compone un'espressione terrorizzata ed esclama: - Il modo in cui mi fissi è piuttosto inquietante, sai?-.
Arrossisco: - Mica lo faccio apposta! Se non ti studio con attenzione come faccio a ritrarti in modo realistico?- ribatto piuttosto imbarazzata.
Matt soffoca rapidamente la propria ilarità, assumendo ora un'espressione preoccupantemente seria: -Sì, ma avresti dovuto vederti in faccia, Linda- risponde in tono grave, offrendomi un'imitazione temo ben riuscita della mia assurda espressione.


Ecco, che rabbia, mi ha contagiata.

Gli tiro la gomma pane colpendolo in piena faccia, mentre la mia risata risuona nel giardino assieme alla sua.
-Quanta violenza in cotale aggraziata bellezza femminile...- osserva, tendendomi la gomma e facendo un buffo occhiolino.
-Taci e torna ai tuoi videogames, cretino- ribatto allegramente, iniziando a tracciare linee leggere sul foglio.




Matt ha un fisico scattante; non è molto alto, ha braccia piuttosto muscolose e mani agili e forti, che sostiene di essersi procurato grazie alle ore ininterrotte passate a reggere joystic e a premere pulsanti.
Noto una cicatrice piuttosto marcata sulla mancina; aggiungo anche questo dettaglio.



Matt ha un viso perfettamente ovale, occupato per metà da grandi occhi di colore indefinibile; a tratti sembrano blu scuro, a tratti più tendenti al verde.
Vada per una via di mezzo.

L'altra metà del volto è occupata dal suo ghigno irriverente.





I capelli di Matt sono rossi.
No, non va, così è troppo generico.
Tra amaranto e bordeaux?
Aggiungo un po' di sangria*.
Sì, ci siamo.




Ora l'abbigliamento.
Sorrido: i vestiti di Matt sono decisamente originali.
Mi rifugio per un attimo nella meravigliosa semplicità che mi riserva il disegnare i jeans blu che indossa, poi sospiro:
mi ci vorranno secoli per disegnare l'assurda fantasia a righe bianche e nere della maglia che indossa.
Mi vanno insieme gli occhi solo al pensiero.



Aggiungo gli ultimi dettagli: la playstation portatile sulla quale è chino, la sigaretta appena accesa, la terza per la precisione, che sporge dalle sue labbra, dandogli un' aria da spaccone buono, alcune rughe di concentrazione che solcano la sua fronte coperta da ciocche di capelli amaranto.


-Fatto!- esclamo soddisfatta; mi alzo in piedi, stiracchiandomi, subito seguita da Matt che replica allegramente -Anch'io-. La mia odierna musa ripone la console nella tasca dei pantaloni e mi prende il foglio dalle mani con un gesto deciso e allo stesso tempo delicato.
Noto un lampo di meraviglia ed entusiasmo nei suoi occhi bluastri: -Uao- dice solo.
-Dai, impegnati di più Matt- domando, sporgendomi oltre la sua spalla e attendendo un commento più esauriente.
-Il tratto è magnifico, bella scelta nell'uso delle mine, ottima tecnica. Le ombreggiature sono davvero realistiche, è un disegno dettagliato e pieno, ma senza cadere nell'eccesso... Inoltre lo sfondo è molto curato e ben definito; l'erba sembra balzare fuori dal foglio. E poi il soggetto è un gran figo- snocciola Matt, alternando una seria analisi artistica a uno dei suoi soliti commenti idioti.
Ridacchio, riprendendomi il foglio: - Non sono d'accordo sull'ultimo punto, caro il mio critico d'arte-.
Matt si acciglia, spegnendo la sigaretta sotto la scarpa: -Davvero?- domanda tra l'offeso e l'incuriosito.
Gli sorrido, infilando il foglio nel mio fidato blocco e infilando tutto sotto il braccio: -Il soggetto del mio disegno è una persona speciale, di grande spessore umano, dotata di grande carisma e di una sensibilità rara; è una persona vivace e apparentemente spensierata, un amico e un confidente eccezionale... Te lo presenterei volentieri, sai?- rispondo.
Matt sorride, abbassando lo sguardo per un istante; noto un guizzo di insicurezza sul suo volto.
-Insomma è una bella persona?- domanda.
Rimango interdetta: strano quesito.
Matt appare piuttosto imbarazzato.
-Sì, direi proprio di sì- ripeto convinta.
Matt sembra pensoso, poi domanda: - Perchè "apparentemente spensierata"?-.
Alzo le spalle: -Tutti abbiamo i nostri problemi, no? Inoltre l'essere orfani comporta sempre una storia che cancella ogni traccia di assoluta spensieratezza dalla propria vita-.
Il ragazzo annuisce: il suo sorriso ha un che di malinconico che gli addolcisce il volto.
-Hai talento, Linda, sai? Capisci bene le persone e non è da tutti...- dice, poggiando una mano sulla mia spalla con fare amichevole.
Poi ride e torna il solito Matt scanzonato e esuberante.
-Vado a finire di studiare informatica, altrimenti mi ritroverò ultimo nella graduatoria della Wammy's e un genio della tecnologia bello e formidabile come il sottoscritto non può avere contrattempi del genere...Grazie del ritratto, conservalo con cura per i posteri!- esclama in tono allegro, avviandosi con una pigra camminata verso l'orfanotrofio.

Lo seguo, l'animo pervaso da una pace e una serenità che solo questo strano ragazzo dai capelli color amaranto è capace di donare con gratuità e ingenuità.







Terzo capitolo!!! Essendo Mail Jeevas un personaggio comparsa vi sono davvero poche informazioni su di lui...
A cominciare dai colori!!!!
Per la fic mi sono basata sulle illustrazioni di Akane Kurosai che ringrazio per lo splendidi dnd poisoned e del quale attendo con trepidazione il seguito.

Grazie mille per le recensioni, sono molto felice!!!
Irene Kirsh

* Non pensate che Linda versi bevande alcoliche sui disegni XD è una sfumatura di rosso che prende il nome dalla bevanda.

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Capitolo 4
*** sorpresa-1 ***


Mi sveglio di soprassalto, ritrovandomi lunga distesa sul pavimento, avvolta in un groviglio di coperte.

Credo di capire cosa provino i bruchi all'interno della crisalide.

Mi metto a sedere, intontita dalla botta e dal brusco risveglio notturno: a giudicare dal cielo plumbeo che intravedo dietro la finestra saranno le quattro del mattino.
Sospiro, sfregando con forza le mani contro le braccia nel tentativo di riscaldare con la frizione delle dita almeno una parte del mio corpo gelido e madido di sudore.




Gli incubi sono qualcosa di mortale.
Penso questo mentre mi sollevo lentamente e mi dirigo, ancora infagottata nella mia trapunta blu, verso la scrivania di legno chiaro, prendendo posto davanti ad essa.
Ignoro il tremito delle mie mani mentre accendo una piccola lampada e estraggo da un cassetto il mio blocco da disegno e una matita.



Ho sempre avuto la tendenza a proiettare tutta la mia vita sulla carta.
Gioie, dolori, traumi, esperienze...Tutto riportato con cura e dovizia di particolari su fogli di leggerissima carta, su tele, su cartoncini, con ogni tecnica possibile.
È sempre stato così e credo che sarà un' abitudine che mi porterò sin nella tomba.









C'era un Volto.
Non ricordo i dettagli dell'incubo, eppure quest'unica immagine è sufficiente a turbare profondamente la mia anima, ancora assonnata, contesa dal dolce Morfeo e da Ade.
Sì, Ade: il Volto che ho visto non può che appartenere a una creatura degli Inferi, o forse a un abitante dell'Inferno dantesco.
Nella migliore delle ipotesi.




Il Volto ha tratti affilati e spigolosi che delineo con rapidità, dato che la mia mente ha creato un'immagine estremamente vivida che continua a sovrapporsi al foglio bianco.
È come se potessi riprodurli con poche linee precise limitandomi a ricalcarne i contorni.
Anzi, non è come se potessi, è proprio ciò che sto facendo.





La carnagione marmorea contrasta marcatamente con una chioma nerissima e arruffata.
Sembra quasi che vi abbia passato più volte le dita in una manifestazione di inquieto tormento.





Il Volto possiede due grandi e sporgenti occhi tondi, cerchiati da occhiaie profondissime.
Ma le iridi...
Le iridi, santo Dio!


Scarlatte.



Quelle iridi hanno sono pervase dalla cattiveria tipica di chi è nato con un peso enorme sulle spalle.
Di chi ha dovuto imparare a convivere con Incubo e Morte.
Di chi è sempre stato considerato diverso.
O semplicemente lo è sempre stato.
Di chi si è visto portar via tutto.
Di chi ha incentrato la sua esistenza su un unico scopo che persegue a costo di sacrificare tutto.





La psicologia del Volto non è poi così diversa da noi membri della Wammy's house, ora che ci penso.
E qualcosa mi dice che questa mia intuizione si avvicini incredibilmente alla verità, all'essenza del possessore del Volto.
Ma sto divagando: è inutile continuare a speculare su dettagli ipotetici.



L'ultimo dettaglio: un rivolo di sangue che cola dall'angolo destro della bocca, incurvata in un ghigno beffardo e malinconico.
Nessuna firma dell'autrice.
Non serve.




Mi alzo in piedi, dopo aver riposto blocco e matita e aver spento la luce.
Stringendo il foglio tra le mani abbandono la coperta sul pavimento e lascio la stanza, percorrendo silenziosamente i corridoi deserti fino a giungere davanti alla porta che cercavo.



Busso con delicatezza.
Dopo un istante la porta si apre di pochi centimetri, mostrando un grande occhio verde scuro.
-... Linda, come mai in giro a quest'ora?-.
Rivolgo un cenno di scusa a Matt che si scosta e mi introduce nella sua stanza con un sorriso assonnato, ma ospitale.
Tipico di lui.
-Scusami, Matt, so che è tardissimo, ma avrei bisogno di un prestito urgente- rispondo, guardandomi intorno con interesse: dopotutto una camera è lo specchio del suo proprietario... E direi che l'allegro caos che caratterizza questa camera ben rispecchia il Matt che conosco .



Il pavimento è ricoperto di manuali informatici, videogames e stagnole argentate.
Uno schiocco secco mi avverte della presenza di Mello; lo cerco con lo sguardo, trovandolo stravaccato sul letto dell'amico, in una mano un libro, nell'altra l'immancabile tavoletta di cioccolata.
Lo vedo sollevare leggermente lo sguardo dalle pagine e ricambiare con aria disinteressata il mio saluto silenzioso, per poi tornare a immergersi nella lettura.
-Che genere di prestito?- domanda Matt, mettendosi a sedere sul letto e fissandomi con curiosità.



-Un accendino o un fiammifero- rispondo con semplicità.
Roger non ci lascia tenere oggeti del genere per "ragioni di sicurezza".
Ma sapevo che chiedendo a un fumatore sarei andata a colpo sicuro.



Mello solleva nuovamente lo sguardo dalle pagine di quella che mi accorgo essere la Divina Commedia.
Ah, le coincidenze
.
-Piromania notturna?- domanda in tono ironico facendomi sorridere.
-Mello ha ragione, strana richiesta la tua... A cosa ti serve? - aggiunge Matt, frugando distrattamente nelle tasche dei jeans e tendendomi poco dopo un piccolo accendino nero.
Mello ha spostato gli occhi cerulei sul foglio che stringo convulsamente nella mancina, subito notato anche dall'amico.



Rispondo con voce calma :
-Mi serve per incenerire un incubo-.




Aziono poi la rotellina metallica e osservo come la piccola scintilla scaturita da essa incendi il gas, dando vita ad una piccola fiamma.
Mi avvicino alla finestra spalancata e accosto l'accendino alla carta.
Quando il fuoco attecchisce, poso il disegno sul davanzale, assistendo in un silenzio quasi religioso alla sua fine.



Una folata di vento porta via la cenere in un turbinio di nero e di grigio.


-Linda... Ehm, tutto bene?- domanda il rosso con una note esitante nella voce.
Mi volto, improvvisamente sollevata, come se mi fossi liberata di un peso che mi opprimeva il cuore.
Noto che i due ragazzi si stanno scambiando un'occhiata preoccupata, cosa che causa il mio profondo divertimento:
-Tranquilli, non ho intenzione di disturbarvi oltre... Grazie e scusate ancora- dico.
Probabilmente temevano una qualche reazione isterica tipicamente femminile.


Maschi.


Faccio per restituire l'accendino al suo proprietario, ma il timbro basso e deciso di Mello rompe il silenzio: - Conviene che lo tenga tu-.
Matt si volta verso l'amico, guardandolo con aria sorpresa.
Mello ha usato un tono quasi... Gentile?
- Potresti fare altri incubi, no?- aggiunge subito aspramente, forse perchè conscio di aver agito con atipica"delicatezza" - Verresti qui ogni volta a darci il tormento e non sarebbe altro che una seccatura enorme per tutti. Perciò tientelo e da' pure fuoco al mondo intero, basta che non rompi più-.
Matt lo guarda simulando grande ammirazione:- Che classe. Che tatto. Che magnifico gentiluomo abbiamo tra noi...-.
Ridacchio divertita, mentre Mello finge di concentrarsi nuovamente sul libro.
- L'orso cacaomane ha provato a essere cortese, ma con scarsi risultati... Comunque, Madame, tenetelo pure come dono del Vostro umile servo, qual io sono...- aggiunse in tono melodrammatico, inchinandosi e baciandomi la mano.
-Ahahaha, ma quanto sei idiota... Comunque grazie mille, mio signore- ribatto divertita.
-Tranquilla, nessun disturbo, tanto ne ho parecchi- replica strizzandomi l'occhio.
Sorrido riponendo l'oggeto in una tasca.
Poi mi dirigo verso la porta: - Grazie mille, Matt e buonanotte...-.
-Figurati, spero tu riesca a riposare un po' meglio... Gli incubi sono una brutta cosa-.
Annuisco, poi, prima di uscire, esclamo:- Mello?-.
L'interpellato mi guarda con la coda dell'occhio.

-Era un modo per cercare di essere gentile con me, l'ho capito e lo apprezzo molto, davvero. Buonanotte anche a te-.
Mello borbotta qualcosa, immergendo il naso nelle pagine del testo dantesco.
Richiudo la porta alle mie spalle, mentre delle voci soffocate si intrecciano tra loro.

-Che cretino che sei... "Tientelo pure" eh?-.
-Sta' zitto, idiota-.
-Sì, anch'io ti voglio bene, Mello carissimo-.
-...-.









Un giorno un altro Volto occupera i miei incubi.
Altre iridi assassine faranno strage di vite.
Potrei giurarlo, anche se non so perchè.
In quei giorni rimpiangerò questo Volto.
Perchè il prossimo non sarà nei miei sogni, ma nella realtà.
Mieterà vittime tra i miei cari.

E non potrò fare altro che stare a guardare, perchè un accendino non basterà più.









Eccomi col quarto capitolo!
Dai, non è difficile capire che il personaggio ritratto è BB, come suggeritomi da Fe85 in una recensione.
A questo capitolo sarà legato strettamente il prossimo; sono certa che la vostra mente acutissima abbia un po' di idee a riguardo.
L'ultima parte è un riferimento a Kira.


Ringrazio tutti per i commenti e la partecipazione a questa fic che mi ha preso molto soprattutto perchè lo stile che sto utilizzando mi appassiona e mi lascia una quasi completa libertà di azione.

Misa4ever: ti ringrazio molto e ti dico che... Chissà che Misa non appaia in qualche modo anche qui.
Non garantisco nulla, ma potrebbe succedere come con BB: folgorazione e stesura di capitolo XD.

Redseapearl: è sempre un piacere trovarti qui! Ti ringrazio per le lunghe e dettagliate recensioni, sono felice che tu apprezzi il mio lavoro e ti faccio i complimenti per la bellissima "Black glove".


Fe85: hai visto chi è arrivato XD ? Spero ti piaccia questo capitolo^^ La frase sul mobile-Near mi è venuta per caso e mi ha fatta ridacchiare, l'ho inserita solo per questo XD.


Marmalade girl, Lucia Elric Arrenyuccia: grazie mille per le parole gentili, sono felice che la mia fic rispecchi la vostra idea dei pg di DN. Il mio intento è mantenermi abbastanza fedele alla realtà psicologica e fisica del manga.
Spero di riuscirci
.



Irene Kirsh




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Capitolo 5
*** sorpresa-2 ***


Non amo le premesse, ma vorrei aprire dicendo che questo capitolo contiene elementi "What if?"... Alla fine mi spiegherò meglio, ma credo capirete anche voi cosa ho ipotizzato.
Niente da aggiungere, se non che, essendomi concentrata parecchio su Mello e Matt, in questo capitolo parlerò anche -e sottolineo l'anche XD- di Near, in un ruolo simile a quello dei due baldi giovani nel capitolo precedente.

Un' ultima cosa: alcuni mi hanno chiesto se il capitolo precedente parlasse di... Ryuk! No, il soggetto era BB: anche dai colori credevo fosse chiaro, inoltre se avessi trattato lui avrei accentuato i lati mostruosi della sua fisionomia XD.
Devo ammettere che questo equivoco mi ha portata a pensare che in fondo fa parte della natura di BB l'essere ambiguo, forse più demone che uomo... Quindi non è poi così errata la sovrapposizione con lo shinigami.

Buona lettura!










Entro nella sala comune, ancora immersa nei miei pensieri.
Abbiamo appena terminato la cena e la sala è ancora vuota e silenziosa, fatta eccezione per il suo principale frequentatore.
-Ciao Near-.
L'interpellato solleva gli occhi dal suo operato:
-Linda-.
-Origami?- chiedo, ammirando le figure di carta colorata schierate di fronte a lui, un esercito di fiori, cani, stelle e pesci pronti ad obbedire al loro signore.
Near annuisce, lo sguardo perso nei giochi di luce che il bagliore delicato del lampadario proietta sul dorso delle sue mani; solo dopo qualche istante comprendo da dove vengano quelle macchie colorate che tanto sembrano affascinarlo: dai cristalli che decorano il fermaglio per capelli che indosso.
Senza dire nulla me lo tolgo, liberando la chioma castana e lo avvicino alla sua mano, così che i punti rossi, blu e bianchi divengano più nitidi: il mio stravagante compagno sembra leggermente spiazzato, ma rimane in contemplazione dell'oggetto.

Era un sorriso quel lampo che gli ha appena attraversato il volto?
Potrei giurare di sì.



-Sei uno strano fenomeno, Near- commento con onestà.
-Grazie- risponde, prendendo con delicatezza l'oggetto dalle mie dita e avvicinandolo agli occhi color tempesta.



È il mio turno di rimanere a bocca aperta: - Non credo si possa definire un complimento...-.
-Non intendevo questo- replica in tono appena udibile, ma a suo modo gentile, sfiorando con la punta dell'indice ogni cristallo -Per definire qualcosa sono necessari un certo interesse e una lunga osservazione-.


Ora capisco: mi ringrazia per essermi interessata al suo mondo, alla sua persona, senza fermarmi allo spesso muro accuratamente costruito con l'intento di scoraggiare tutti coloro che gli stanno attorno.



È come se, nonostante l'isolamento autoimposto, Near desiderasse essere... Scoperto, se così posso dire.
Sorge spontaneo in me il paragone con un diamante rinchiuso in una lastra di ghiaccio: nonostante tutto, la gemma lancerà sempre qualche lieve bagliore percepibile solo da occhi attenti.





-Grazie per esserti fatto trovare- mormoro involontariamente, salvo poi pentirmene e sperare che non abbia sentito: come tuffarsi in una piscina sperando di uscirne asciutti.
E infatti mi ha sentita.


Inutile negare, Linda: sei felice di aver ottenuto un qualche contatto con questo Sconosciuto... Che male c'è a farne partecipe anche lui?


Noto che gli angoli della sua bocca si sollevano nuovamente.
Due volte in un giorno.
Fantastico.


Near non fa commenti, restituendomi il fermaglio; mi affretto a raccogliervi nuovamente la chioma, tanto per tenere le mani occupate e per mascherare l'imbarazzo.
Non voglio che pensi che sono un'impicciona o cosa.



Improvvisamente mi dà le spalle, cominciando a piegare con movimenti rapidi e fluidi un foglio di carta candida.
Lo osservo incuriosita da sopra una spalla, tenendomi il più lontana possibile: ho notato da tempo come poco ami il contatto fisico.
Le sue dita agili creano le ultime piegature e increspature.
Il crepitio sottile della carta è un sottofondo delicato, rilassante.

Poi la magia termina.


Near si volta di poco verso di me, mentre la sua mano mi tende uno splendido giglio, perfetto in ogni dettaglio.
-Credo che tu sia una persona buona- osserva in tono solenne, simile a un anziano sacerdote nell'atto di svelare un arcano mistero al giovane adepto.


Non so bene che rispondere: ovviamente il suo commento è modellato sul nostro precedente scambio di battute.
Rifletto.
Near mi ha ringraziato con un regalo.


Vorrei ricambiare, ma come?



-Questo pomeriggio mi è accaduta una cosa strana...-.
Sto fissando il fiore di carta, ma sento il suo sguardo fisso su di me.
Certa di avere almeno una sua parziale attenzione, inizio a raccontare.












Ero immersa nei miei pensieri e sono capitata davanti all'ufficio di Roger.
Non sono mai stata convocata in quel luogo, notoriamente aperto a noi bambini solo in funzione di "Reproof room"*: vi si possono trascorrere minuti alquanto spiacevoli in balia dei rimproveri dell'anziano direttore; sono sempre stata attenta in classe e corretta con i miei compagni, quindi non ho mai dovuto subire questi lunghi monologhi traboccanti di biasimo e delusione riservati soprattutto a Mello e ai suoi degni compari, i membri più focosi, impulsivi, arroganti e avventati della Wammy's house.


Non sono entrata, mi sono limitata a lanciare una breve occhiata curiosa all'interno, aspettandomi di trovare la rassicurante figura di Roger china sulla scrivania e illuminata di riflessi color nasturzio dalla luce del tramonto.

Avevo già ritratto quella scena, donando poi il mio lavoro a quell'uomo che per me e per molti altri è la persona più vicina ad un genitore che abbiamo mai avuto accanto; ricordo di aver ricevuto un sorriso gentile e una serie di complimenti e ringraziamenti.




Invece i miei occhi hanno registrato qualcosa di inaspettato.
Qualcosa che mi ha fatta gelare.
Qualcosa che credevo di avere bruciato tempo addietro.





Mi sono avvicinata silenziosamente alla porta, osservando l'ospite con qualcosa di simile al terrore negli occhi.



Davanti alla grande finestra dell'ufficio di Roger vi era un uomo.
Giovane, sulla ventina credo.
Era di spalle, ma la sua figura mi era talmente familiare da non poterla scordare facilmente.



L'avevo vista in un incubo, l'avevo disegnata e incenerita.



Improvvisamente l'uomo si è voltato.
Il mio cuore ha perso un paio di battiti, mentre cercavo con un'occhiata fulminea quel dettaglio.




Da un volto spigoloso e pallido, coperto da una frangia corvina piuttosto scomposta, un paio di occhi tondi e sporgenti, circondati da profonde occhiaie, mi fissava con leggero interesse.



Iridi color carbone.



Ho ricambiato l'occhiata, dandomi mentalmente della stupida: vivi troppo nel mondo dei sogni, Linda.



L'uomo ha piegato leggermente la testa di lato, aumentando il margine di somiglianza che lo rendeva estremamente vicino ad un gufo.
-Ti ho fatto paura?- ha domandato con voce bassa e piuttosto monocorde.
-No... Credevo di aver visto... No, nulla, mi scusi- ho balbettato, arrabbiata con me stessa per la figuraccia appena fatta.
Il mio interlocutore non sembrava affatto turbato dalla mia maleducazione :- Sono qui per discutere con Roger riguardo alcuni affari importanti... Ma temo sia occupato- ha affermato in tono tranquillo - Vorresti farmi compagnia mentre attendo?-.
Non sapendo che altro dire, ho annuito, entrando nell'ufficio e sedendo su una sedia vicina alla finestra.
Ho gettato uno sguardo al grande giardino sotto di noi, tornando poi a fissare l'uomo che nel frattempo si era seduto accanto a me, assumendo una posizione a dir poco stravagante: appollaiato sulla sedia, in equilibrio sulle punte dei piedi nudi (dettaglio che ho notato solo in quel momento).


Allibita, non ho potuto trattenere un sorriso.
-Come mai sorridi?-.
Beccata.
-Non è scomodo?- ho replicato accennando alla sua strana posa.
Quello ha sorriso lievemente:- Qualunque altra posizione diminuisce del quaranta per cento le mie facoltà intellettive-.


Commenti simili mi sono familiari, ormai: so bene che tipo di personalità si cela dietro parole del genere.
Quest' uomo deve avere un'intelligenza notevole.



Un genio, dunque.

Uno dei tanti, dovrei aggiungere: qui alla Wammy's la genialità è ormai qualcosa di terribilmente banale.






- I geni sono come gli uccelli- ho mormorato dopo alcuni istanti di silenzio.
Ho pronunciato quelle parole involontariamente, a volume bassissimo, assorta com'ero nei miei pensieri.
Forse un delfino avrebbe captato qualche vibrazione, ma nulla di più.



-In che senso?- ha domandato immediatamente, una scintilla di interesse in più a far ardere il suo sguardo.


Ha sentito eccome.

Linda,dovresti imparare a non dire sempre la prima cosa che ti passa per la testa.



-Vi appollaiate nei modi più assurdi, avete grandi occhi acuti e un udito micidiale-ho detto con sincerità.
-L'uso del "voi" presuppone il fatto che tu creda che io sia un genio- ha affermato senza scomporsi, ma con lo stesso sguardo incuriosito.

-Assolutamente- ho risposto, più che certa del mio giudizio su di lui.


-Intuito sopra la media. Notevole-.
-In questo orfanotrofio sono una delle persone meno dotate- ho ridacchiato, lusingata, però, dal suo commento.


Non sapevo chi fosse quello strano individuo, ma i suoi modi pacati e il suo sguardo placido e leggermente fuori fuoco mi ispiravano fiducia e rispetto.


Il giovane ha taciuto per un po', poi ha domandato ancora:- Che uccello sarei, secondo te?-.
-Un gufo- ho ribattuto immediatamente, sperando che non si offendesse.
Con mia grande sorpresa, nel suo sguardo ho trovato una sincera approvazione.
-Ne conosci anche altri?- ha proseguito; in quel momento nella sua voce piatta e nel suo sguardo nerissimo vi era una nota di divertimento: sembrava che volesse giocare con me.
Ho annuito, stando al gioco: - Un fenicottero... Bianco, però. E solitario. E un falco bisbetico e indomabile, accompagnato da un leale e paziente pettirosso. Vivono qui-.
L'altro mi ha ascoltato attentamente, per poi annuire senza aggiungere nulla.




-Sembri una buona osservatrice- ha osservato dopo alcuni minuti di silenzio assoluto.
Non si era ancora stancato di stare seduto a quel modo.
-Amo disegnare... I dettagli sono fondamentali-.
-Fai anche ritratti?-.
Ho sorriso: - Soprattutto ritratti-.


-Vorresti ritrarre anche me?-.
Ho accettato immediatamente.
Non attendevo altro.





Ho avuto un paio d'ore, per fortuna Roger era piuttosto occupato e ho potuto concentrarmi sul disegno senza che la fretta disturbasse il mio operato.



Durante l'esecuzione del disegno non ho potuto fare a meno di notare ancor di più quanto la persona seduta davanti a me fosse assolutamente unica e fuori dalla norma.
Mai vista una persona capace di rimanere perfettamente immobile per un lasso di tempo tanto prolungato.


Solo il movimento regolare delle sue spalle larghe e ossute,
scandito da ogni respiro, mi rassicurava riguardo il suo stato di salute.



Ha compiuto un unico movimento nell'arco di due ore: si è portato il pollice alle labbra, prendendo poi a mordicchiarne la punta con aria persa.
Il suo sguardo attento vagava sulla vista offerta dalla finestra dell'ufficio, incurante delle mie continue occhiate concentrata.





Memore del mio incubo, non ho impiegato molto a delineare i tratti principali del suo volto, passando poi a ritrarrne la posa raccolta e la sedia che gli faceva da trespolo, seguite dal rimanente mobilio della stanza.


Tutto dell'immagine che si presentava ai miei occhi mi affascinava e sorprendeva per un qualche sconosciuto motivo.





La sua espressione è stata particolarmente ostica: difficile ricreare l'effetto dei due grandi occhi apparentemente vuoti, illuminati da un' unica scintilla di acume, nonchè l'aria infantile e paradossalmente pragmatica e disincantata che aleggiava sul suo volto pallido.

Come spiegarla?
Forse era simile a quella di un bimbo posto di fronte all'idea che Santa Claus non esista: riluttanza e rassegnazione, miste a delusione.
Uhm, no.
Forse ci avviciniamo di più immaginando che il bimbo in questione scopra che Santa Claus esiste ed è un killer spietato di renne e folletti.

Sì, credo che renda bene l'idea.



-Ho finito-.
Il mio interlocutore si è sollevato dalla sedia con un unico movimento lento e sicuro, probabilmente reso tale dall'abitudine di sedersi a quella maniera.
Si è avvicinato, prendendo poi con delicatezza, usando solo la punta delle dita, il foglio che gli tendevo.


Ha tenuto il mio lavoro sollevato all'altezza degli occhi per quattro minuti e trentasei secondi, poi ha sussurrato: - Hai talento...-.
-Linda- l'ho aiutato, accorgendomi solo in quel momento del fatto che non ci eravamo ancora presentati.
Questo ha annuito, replicando: -Puoi chiamarmi Ryuzaki.... Hai davvero un grande talento, Linda. Ti auguro di farne buon uso-.
-È un regalo, lo tenga pure. La mia stanza è fin troppo piena di scarabocchi e carta- ho aggiunto prima che potesse restituirmi il foglio.
Ryuzaki ha sorriso lievemente, ringraziandomi con un lieve cenno.

- Lo conserverò con cura-.





-... Poi è entrato Roger e li ho lasciati ai loro affari-.
Termino il mio racconto, osservando il mio ascoltatore con aria tranquilla.
Near tace: non si è perso una parola di quello che ho detto, ne sono certa, ma forse non ha nulla da aggiungere.



-Perchè mi hai raccontato questo episodio?-.
Qualcosa da dire lo aveva, allora.



-Near, un rapporto tra esseri umani è fatto di una certa reciprocità, un condividere alcune esperienze... Mi hai mostrato qualcosa di te, mi hai fatto un regalo... Io ho voluto ricambiare. Tutto qui-


-Non capisco perchè tu desideri avere un qualche rapporto con me. Tutto qui- replica, scandendo le ultime parole con un tono lievemente ironico.
O forse amaro.


Il silenzio avvolge la sala comune per alcuni minuti.

-Deve esserci per forza una ragione?- chiedo tranquillamente.
-Sì- ribatte subito.
Logico, razionale.
Terribilmente freddo.



-E se non fosse una ragione logica? Potresti tentare di accettarla ugualmente?-.

Silenzio.

-Temo di no-.
La muraglia di ghiaccio è di nuovo in piedi.
Più sottile di prima, certo, ma mi sovrasta ancora.
Sospiro, intuendo che la nostra conversazione odierna finirà qui.
Near mi volta nuovamente le spalle, tornando a costruire i suoi origami.










Non vi è alcuna ragione logica, mi dico.
Sento Near come parte del mio mondo, della mia esistenza, come lo sono Matt, Mello, la Wammy's house, le mie matite, la luce del sole, il cielo.

Tutto qui.





*stanza del rimprovero


Eccoci con un capitolo lunghetto e un pelo più articolato. Il what if è riferito soprattutto all'incontro tra L e Linda, dato che nella storia originale viene detto molto chiaramente che L non incontra fisicamente i bambini.
Sul protagonista del ritratto, ovviamente L (spero si capisse!), mi sono concentrata, ma in un modo leggermente diverso dai precedenti: il ritratto è solo una piccola parte della conoscenza tra Linda e "lo Sconosciuto"; credo che il dialogo sia ben più rilevante sia dal punto di vista psicologico sia dal punto di vista puramente narrativo.
Non mi dispiace il risultato, ma lascio il giudizio a voi^^

Grazie per il sostegno e per le recensioni!
Irene Kirsh

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Capitolo 6
*** End of part one- la partenza ***


La Wammy's house è sempre stata un luogo sereno e gioioso, nonostante il passato più o meno drammatico dei suoi occupanti.

Echi di risate infantili, di sussurri concitati, di passi rapidi e leggeri pervadono i grandi corridoi dell'edificio di un'atmosfera intima e accogliente .
Le grandi stanze sono sempre luminose, ricche di grandi finestre che danno sul magnifico giardino, regno incontrastato degli appassionati di calcio e dei tornei di nascondino e acchiapparella.

Giochi banali, direte voi.
Giochi infantili.
E perchè dovrebbe essere diversamente?
Non siamo bambini, in fondo?



I giochi dei bambini non sono giochi, e bisogna considerarli come le loro azioni più serie.
Michel De Montaigne






Oggi, però, vi è solo silenzio.
Le notizie circolano in fretta tra mille sussurri e nel giro di un paio d'ore tutti sanno.





Mello se ne vuole andare.
Vuole abbandonare la Wammy's house.
Senza un apparente motivo.
Per trovare cosa?
Per lasciare cosa?
Per diventare cosa, ragazzino orgoglioso?



A chi mi domanda ragione dei miei viaggi, solitamente rispondo che so bene quel che fuggo, ma non quel che cerco.
Michel De Montaigne






-Mello-.
-Linda-.
Rimango sulla porta della sua stanza, osservandolo in silenzio mentre raduna i suoi effetti personali in una grande borsa, percorrendo la camera in tutta la sua estensione alla ricerca di oggetti dimenticati.
-Hai bisogno di qualcosa?- dice Mello dopo alcuni istanti in tono leggermente seccato, chinandosi per controllare sotto il letto.


-C'è un libro vicino alla finestra... Lì, appena più a destra- affermo, ignorando la sua domanda e tentando di mantenere un certo contegno.

L'altro non ribatte, avvicinandosi a gattoni all'angolo della stanza che gli ho appena descritto e raccogliendo una copia vissuta della Divina Commedia.
Quel libro è sempre in giro quando io e Mello ci incontriamo.



Rialzandosi dal pavimento, volta la testa verso di me, osservandomi per la prima volta.
-No... Ti prego, risparmiami almeno questo- mormora sarcasticamente, avvicinandosi alla sua borsa per posare il libro sopra la pila di vestiti al suo interno.
Sussulto, imponendomi di non avere alcuna reazione.
-Non ho nulla in particolare contro di te, Linda, ma non ho intenzione di sorbirmi pianti e scenate isteriche. Non oggi. Perciò vattene e lasciami finire i bagagli in santa pace-.


Che rabbia.
Non mi ero resa conto di avere un'espressione così esplicitamente rattristata.
Rimedio subito imbastendo un'aria indispettita e ribattendo con voce fredda:- A me sembra che l'unico a fare scenate isteriche qui sia tu. Volevo solamente salutarti... E capire perchè tu stia mollando tutto così, senza un motivo-.


La calamità dell'uomo, è il creder di sapere.
Michel De Montaigne





Mello chiude la borsa con un gesto deciso e stizzito, voltandosi nuovamente e rispondendo irato:- Non parlare come se avessi la verità in tasca! Pensi di sapere tutto? Mi credi capace di abbandonare il luogo dove sono cresciuto senza un valido motivo? Ma certo, il fatto che tu non sia a conoscenza di un qualche evento fuori dall'ordinario significa che non deve essere accaduto nulla del genere, giusto?-.
Taccio, intimorita dal suo scatto: ammetto di averlo volutamente provocato, ma non mi aspettavo una reazione tale.

Sarcasmo, ecco, magari qualche rispostaccia acida.
Certo non questo torrente di parole astiose.


-Ti ho chiesto di venire?
No.
Ti ho chiesto di farmi compagnia?
No.
Ti ho chiesto di venire a compatirmi o a farmi la morale per la decisione che ho preso?
No! Quindi cosa diavolo vuoi?!- prosegue senza sosta, ogni parola scandita dal suo timbro aspro e aggressivo.
-Mello, ora stai esagerando, chi ti ha detto che io sia qui per compatirti o che voglia rimproverarti?- rispondo incredula, avvicinandomi di un passo.
Il ragazzino indietreggia, fissandomi con'aria a dir poco esasperata:-Fammi il favore, Linda, vattene-.
-No, finchè non mi dici che ti passa per la testa!- replico alzando leggermente la voce: la sua ostilità comincia a influenzare anche me.
-È successo qualcosa che non so, dici? Va bene, cosa è successo? Perchè mi neghi di sapere?-.
-Sei un'insopportabile impicciona- risponde glaciale Mello.



La pazienza messa troppe volte alla prova diventa rabbia.
Publilio Sirio



Un attimo.
Uno sguardo calmo, forse leggermente vuoto.
Poi un sonoro ceffone in pieno volto.
Mello accetta in silenzio, senza rispondere al mio gesto impulsivo.
Probabilmente è consapevole di aver esagerato.
Credo capisca almeno in minima parte quanto la mia preoccupazione è sincera.
Eppure tace, fedele al suo segreto, irremovibile nella sua decisione di non dirmi nulla di ciò che gli passa per la testa.




La confessione è sempre debolezza. L'anima solenne mantiene i propri segreti, e riceve la punizione in silenzio.
Dorothea Lynde Dix



L' improvvisa consapevolezza del mio gesto mi colpisce con la forza di un uragano e tutto ciò che posso fare e voltarmi e lasciare la sua stanza a passi lenti e cadenzati.


Una volta giunta nella mia camera, nonostante io abbia tutta l'intenzione di non pensare a ciò che ho appena fatto, mi ritrovo seduta davanti al cavalletto regalatomi pochi giorni fa da Roger, colori e pennelli tra le mani .
E ogni tentativo di dimenticare l'accaduto è inutile, il soggetto che va imprimendosi sulla tela è inevitabilmente Mello.



La pittura è più forte di me; mi costringe a dipingere come vuole lei.
Pablo Picasso


Il movimento rapido del pennello traccia l'espressione che ho scorto sul suo viso nei sette secondi successivi al mio schiaffo, prima che me ne andassi.
Il volto scuro, serio, segnato da una certa incredulità.
Lo sguardo ostinatamente rivolto verso il basso.
Una mano posata sulla propria guancia, le labbra serrate.
Così differente dal Mello undicenne di grafite che mi osserva annoiato dalla parete cui è appeso ormai da quattro anni.
Così differente dal Mello irruento e scapestrato che ha animato l'orfanotrofio fino ad oggi.
Così sconosciuto e distante, così...
Adulto.
Che è diverso dall'essere maturo.

Essere adulto è avere responsabilità nuove.
Essere maturo è accettarle e sapere quanto sia doveroso affrontarle e in che modo.
E l'adulto non è necessariamente maturo.


La maturità è un'invenzione dell'uomo che non può ammettere di non essere migliorato.
Andrea G. Pinketts



Finisco il mio dipinto, nè soddisfatta, nè insoddisfatta.
Me ne allontano, lasciando che i colori si secchino lentamente, osservandolo distrattamente.
In un altro momento ne sarei stata fiera, ma ora non trovo nulla di interessante nel mio operato.



Sai perchè sei tanto agitata, Linda?
Sai perchè sei tanto inquieta e amareggiata?
Perchè anche questa volta, l'ultima possibilità che hai, non sei riuscita a mostrare ad una persona cui, per qualche sconosciuto motivo, sei affezionata quanto realmente ti importi delle sue sofferenze, delle sue decisioni e della sua vita.


Sospiro, il cuore reso paradossalmente più pesante dalla consapevolezza.


Dalla mia finestra scorgo l'angolo del giardino in cui ho ritratto Matt alcuni mesi fa.
Matt... Sarà chiuso nella sua camera come stamattina.
Solitamente quando passo accanto dalla sua stanza riesco a udire la musichetta dei suoi videogiochi e alcune sue esclamazioni di disappunto.
Oggi invece vi era il silenzio più assoluto.
Ho notato una busta che spuntava da sotto la sua porta: probabilmente Mello gli ha lasciato una lettera di saluto.
Matt affronta se stesso e la durezza della vita in silenzio, lontano da tutti.


E Near... Probabilmente sarà sempre seduto sulla solita mattonella del pavimento della sala comune.
Se anche la partenza di Mello lo toccasse, dubito che ne farebbe mostra.
Almeno non in pubblico.


Soffre veramente solo chi soffre senza testimoni.
Marziale



Decido di lasciare la mia stanza, in cerca di un po' di pace, magari proprio passeggiando nel giardino.
Apro la porta della mia stanza e mi immobilizzo, sbigottita, trovandomi di fronte all'oggetto dei miei pensieri nelle ultime ore.




-Mello?-.
Il ragazzo è chino davanti alla mia porta, la borsa già a tracolla, pronto per la partenza; è evidentemente sorpreso di vedermi, nonostante si trovi nel luogo dove passo gran parte della giornata, e leggermente imbarazzato.
Si raddrizza di scatto, grattandosi nervosamente una guancia.
-Volevo lasciarti questo- dice con voce appena udibile; capisco che parlarmi gli costa un certo sforzo.
Abbasso lo sguardo verso la sua mano tesa a tendermi l'oggetto che poco prima era intenzionato a posare vicino al mio uscio.
-La tua Divina Commedia... Credevo tu tenessi a questo libro-.
-Infatti-.
-E perchè lo cedi a me?-.
Mello punta gli occhi cerulei verso il soffitto.
-Credo... Spero che lo conserverai con cura, cosa che io temo di non poter fare dovunque andrò ora-.

Taccio pensierosa, rigirandomi tra le mani il libro.
-Non sai dove andrai?- domando in tono assolutamente neutro.
L'indifferenza è qualcosa che manda in bestia sia lui che me, eppure ora è l'unica maschera che riesco a indossare con naturalezza.



L'indifferenza è l'essenza dell'inumanità.
tratto da George Bernard Shaw


-No- risponde puntando nuovamente lo sguardo su di me.

Non reagisco, ho già manifestato sufficienti emozioni nei suoi confronti poche ore fa.
Non ho intenzione di scusarmi, dato che neppure lui ha ritenuto opportuno farlo.
Se vuole credere che io sia solo un'impicciona, faccia pure.



Tanto non dovrò vederlo mai più.
Non dovrò più sentire la sua voce tonante invadere i corridoi.
Non vedrò più una massa di capelli biondi sfrecciare nei corridoi all'ora di merenda in inverno, dopo la battaglia a palle di neve, per bere la cioccolata che tanto ama.
Non vedrò più la sua espressione tra l'esasperato e il furioso, al limite dell'esplosione, quando vengono esposti i voti dei compiti in classe, in cima ai quali spicca il nome dell'odiato rivale.
Non inciamperò più in fili tesi qua e là da lui e da Matt, non mi cadrà più in testa alcun secchio d'acqua collegato a quei fili, rendendomi conto di essere per l'ennesima volta la vittima dei loro scherzi infantili.

Non lo vedrò mai più, forse.
Lo comprendo solo ora.
E devo ammettere che è doloroso.




La sofferenza è una specie di bisogno dell'organismo di prendere coscienza di uno stato nuovo.


Marcel Proust




Annuisco in silenzio, lottando per non lasciarmi sopraffare dall'ondata di malinconia che mi invade il cuore.
Mello sembra esitare per un istante, ma lo precedo: - No, davvero, non dire nulla. Avrò cura del tuo libro, non preoccuparti... Chissà mai che non te lo restituisca un giorno- concludo, tentando di sembrare convincente.
Sento il suo sguardo su di me, mentre sfoglio distrattamente il testo.


Un sospiro, poi richiudo lo scritto dantesco, posando una mano sulla copertina di cuoio.
-C'è altro, Mello? Non voglio trattenerti- affermo con aria decisa, sfrontata, fissandolo dritto negli occhi.
Ho fatto trenta, tanto vale fare trent'uno.
Forse non noterà quanto io stia sforzandomi di nascondergli il mio stato d'animo.


-L è morto-.
La sua frase provoca un gelo istantaneo dentro di me.
L.
Morto.


-È per questo che te ne vai?- domando, la voce spezzata per la notizia appena ricevuta.
-No. Diciamo che la sua morte mi ha fatto riflettere su alcune cose- risponde evasivo.
Comprendo che non mi dirà altro.
Sospiro.
-Dunque Near è l'erede di L- concludo, notando come rimanga impassibile quando pronuncio il nome del rivale.
Mello annuisce, ma le labbre rimangono ancora una volta serrate.
-Grazie per l'informazione- aggiungo asciutta, anche se il mio contegno sdegnoso è ormai venuto meno; difficile restare indifferenti di fronte alla morte dell'uomo che si è maggiormente stimato in vita propria.
Però non mi è sfuggito il fatto che Mello non mi abbia risposto.
Non ha voluto dirmi perchè se ne va.
Bene, lo accetto.
Va bene così.

Faccio per congedarmi, ma Mello compie un gesto inaspettato.
Posa la mano sulla copertina del libro, accanto alla mia, per poi chiudere gli occhi e declamare con la sua voce bassa e potente:

-
"O frati," dissi, "che per cento milia

perigli siete giunti a l'occidente,
a questa tanto picciola vigilia

d'i nostri sensi ch'è del rimanente
non vogliate negar l'esperïenza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,

ma per seguir virtute e canoscenza". -

Pronuncia tali versi nella loro lingua originale*, in tono appassionato e deciso, ponendo maggiore enfasi negli ultimi tre versi.

Ricordo vagamente di aver studiato questo canto del testo dantesco... Ulisse esortava i suoi compagni a proseguire verso la montagna del Purgatorio.
Mello riapre gli occhi, concedendosi un leggero sorriso: - È il mio passo preferito-.
Resto pensierosa per alcuni istanti, poi sorrido a mia volta, raggiante.

Ho capito.


La sincerità non consiste nel dire, ma nell'intenzione di comunicare la verità
Samuel Taylor Coleridge


Annuisco, mentre lui solleva la mano dal libro, sfiorandomi, per riportarla lungo il fianco ed estrarre una tavoletta di cioccolata.
-Capisco... Giovane Ulisse, ti aspetta una vita dura- dico, sapendo che questo sarà il nostro ultimo scambio di battute.
Mello ha un'espressione sicura, decisa.
Negli occhi azzurri vi è un bagliore di arroganza, gli incisivi affondano nel cibo bruno con uno schiocco sonoro.
-Io vivrò a modo mio, Linda. È tutto ciò che so-.





Lo osservo dalla mia finestra, mentre si allontana, seguito dai saluti di alcuni compagni di gioco.

Forse il ruolo e le responsabilità che aveva qui erano un giogo troppo pesante e fastidioso per un essere attivo e curioso come lui.
Forse la morte di L è stata la scintilla che lo ha portato a comprendere quanto non provi frustrazione solo per l'essere secondo, ma anche e soprattutto per l'essere assolutamente vincolato a vita al ruolo di erede di L e alla rivalità con Near.
Forse.
Ma gli basterà lasciare questo posto per lasciarsi alle spalle la vita condotta fin qui?


Mello si ferma un istante, voltandosi indietro.
Fissa un punto sotto la mia finestra.
La stanza di Near.
Forse il suo proprietario è lì, dietro al vetro, ad assistere alla partenza del bambino pestifero che spesso faceva crollare le sue costruzioni.
Lo sguardo di Mello si fa affilato, carico di rancore.
Poi quest'ultimo volta le spalle e prosegue.




Mello non è libero come vorrebbe.
Temo che non lo potrà vivere totalmente a modo suo... Una parte di lui è comunque legata al suo passato.
Troppo, aggiungerei.
Lo immagino fra qualche anno, magari a capo di qualche importante organizzazione investigativa, forse leader di una gang di criminali, ma sempre assolutamente deciso a perseguire il suo scopo: battere Near.
Sono certa che non abbandonerà la sua rivalità.
È parte di lui, ormai.










Roger ci chiama per il pranzo.
Lascio la mia stanza, decisa: passerò anche per una ficcanaso, ma non ho alcuna intenzione di lasciare sole le persone cui tengo.
Busso alla porta di Matt e attendo alcuni istanti.
L'uscio viene aperto e mi ritrovo davanti ad uno spettro con una chioma arruffata di capelli scarlatti e l'aria infelice.
-Matt, come stai?-.
Lo spettro bofonchia un " Più o meno", prima di venire soffocato dal mio abbraccio.
In un'altra occasione avrebbe fatto qualche battuta sui miei eccessivi sentimentalismi, ma ora come ora tace, posando la fronte contro la mia spalla.
-Dai, andiamo giù a mangiare qualcosa- sussurro, acccarezzandogli la testa con delicatezza.
-Se ci tieni tanto...-.
-Ok, diciamo che ci tengo-.
-E allora andiamo, non vorrei scontentare una signora- risponde con un sorriso tirato, scostandosi da me e permettendomi di prenderlo a braccetto.

E uno l'abbiamo raccattato, mi dico.
Ora l'altro.



-Near, ancora qui? Non vieni a mangiare?-.
La porta della camera di Near era aperta, non ho dovuto bussare.
Il ragazzo albino è seduto sul davanzale, lo sguardo vitreo e lontano.
Rischia di prendersi qualche malanno, rimanendo esposto alla corrente di vento fredda che entra dalla finestra, ma non sembra interessato alla propria salute.
Il collo è teso verso l'esterno, il profilo rivolto alla strada imboccata da Mello un'ora fa.

Ciò sembra stupire anche Matt che ha un'espressione quasi incuriosita: un po' di tempo fa mi ha detto di non avere mai avuto nulla di personale contro Near, piuttosto di non avere cercato occasioni di contatto con lui.
"Un amico come Mello occupa già gran parte della giornata" aveva detto ridendo.
Ora sembra guardarlo per la prima volta con attenzione e spero che ciò possa almeno distrarlo un po'.


Near sembra notarci solo alcuni istanti dopo che io abbia parlato.
-Linda, Matt. In realtà pensavo di rimanere qui... Non sono affamato- dice.
La sua voce è leggermente roca, come se avesse taciuto per lungo tempo.

Riferito a qualcuno di laconico quanto lo è Near, significa aver praticato il mutismo assoluto per almeno un paio di giorni.


-Capisco... Se preferisci rimanere qui da solo...- rispondo, sperando che il mio goffo tentativo di persuasione sia efficace.

Near rivolge gli occhi verso me e Matt: sembra combattuto, il che è già qualcosa.
Matt sussulta all'improvviso, portando la mano destra alla tasca dei jeans.
- Toh, guarda... Non gliel'ho restituita-.
Matt regge tra le dita una delle tavolette di fondente ricoperte di stagnola di Mello.
Il suo sguardo si è leggermente intristito, ma le labbra sono distese in un sorriso divertito: - Sarebbe capace di tornare indietro per riprensersela...- aggiunge, entrando con disinvoltura nella stanza e sedendosi sul pavimento a gambe incrociate, a pochi metri dalla finestra da dove Near ci scruta con aria leggermente stordita: non sa bene che fare, forse, ma non sembra seccato dalla nostra intrusione.
-Una volta gliene ho rubata una per ripicca ed è andato fuori dai gangheri, strepitando per il resto del giorno... Volevo vendicarmi per come avevate ridotto la mia bambola- lo rimbecco, sedendo davanti a lui, in modo da averli entrambi di fronte. Matt si esibisce in un ghigno da mascalzone in piena regola, poggiando poi la tavoletta sul pavimento, in mezzo a noi.
-Ah, allora eri stata tu! Era l'ultima che aveva, ricordo bene... Effettivamente la tua bambola aveva qualche problemino ai capelli dopo la nostra visita... Erano blu?-.
-No, era rapata a zero-.
-Giusto, i capelli blu li avevamo fatti a... A chi?-.

- A me, credo-.
Near si è avvicinato silenziosamente, scivolando tra di noi e mettendosi nella sua solita posizione assurda. Ha un'espressione indecifrabile, pensierosa, mentre l'indice della mano destra si immerge nella chioma bianchissima: -Fu un risveglio traumatico... Devo avere ancora qualche ciocca azzurra, penso. Una tinta piuttosto resistente, se consideri che è stata eseguita sette mesi fa-.
-Sul serio? Gli avete tinto i capelli di blu?- domando incredula; Matt ridacchia nervosamente.
-Blu cobalto...- precisa Near assorto.
-Uhm, sì, me ne ero quasi dimenticato... Quella volta siamo stati piuttosto... Originali- disse Matt, tentando di capire quanto fosse nei guai.
-Avrei altri aggettivi per definirvi, Rosso. Come ho fatto a non accorgermi che avevi i capelli cobalto?- domando a Near che risponde con un sorrisetto:- Non sono uscito dalla mia stanza per una settimana con la scusa di un'influenza-.
Lancio a Matt una tale occhiataccia che questo sembra rimpicciolire:- Ehm...Near, mi dispiace... Siamo stati tremen... Oddio, è vero!- esclama, interrompendosi e avvicinandosi a Near.
-Cosa?- dico, avvicinandomi a mia volta.
-È azzurra, guarda!- dice ridendo, prendendo delicatamente tra pollice e indice una ciocca azzurrina , prima nascosta da alcune altre candide.
-L' avevo detto- brontola Near con aria vagamente imbarazzata.


Il pomeriggio passa lento e sereno, nonostante gli avvenimenti della mattina.
Ignari di pranzo, merenda e attività varie proseguiamo, rievocando momenti belli e brutti passati con Mello, davanti agli occhi ciechi della sua tavoletta di cioccolata.
È un tributo alla sua vita qui alla Wammy's, alle sue imprese, alla sua persona.
O forse il nostro tentativo di dimenticare per qualche istante che questa è probabilmente la fine di una fase.
Le cose cambieranno, lo percepiamo tutti e tre.





L è morto.
Mello se ne va.
Near è l'erede di L.
Si deve crescere.
Si diventa adulti.
Fine prima parte.


* Non sarebbe poi così strano imparare in lingua originale un testo che amiamo particolarmente... No? =D





Eccomi!
Grazie per le precedenti recensioni e per l'interesse che manifestate per la mia fic; in particolare grazie a Readseapearl, non sai quanto mi faccia piacere leggere i tuoi commenti!


Ho pensato di seguire la linea narrativa di Death Note almeno in parte... Non so dire quando questa fic terminerà, ma non ho intenzione di creare una storia lunga e complessa.
Inutile dire che Linda sarà il personaggio narrante di tutta la serie; ho sempre desiderato pensare a come sia trascorsa la sua vita, di cui sappiamo così poco... Preparatevi a mille sorprese.

Ne ho approfittato per riprendere meglio Mello, cui ho dedicato il primo (quindi il peggiore XD) ritratto.
Spero di non aver commesso OT involontariamente, anche se con personaggi tanto poco delineati psicologicamente è facile mettere un piede in fallo.


A presto, spero, e grazie di tutto cuore


Irene

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Capitolo 7
*** 7- seven years after ***


Verde islam, verde trifoglio, rosso amaranto, blu polvere, oro, bianco...

 

Il trillo insistente del cellulare interrompe il mio lavoro.

 

Sbuffo, posando pennello e tavolozza e afferrando il telefono con una certa stizza: sono le quattro del mattino, in pieno momento creativo, dopo giorni che fatico a trovare l'ispirazione per i miei dipinti.

 

Non è un buon momento, no.

 

- Qui Linda Rivereel. Sono piuttosto impegnata, quindi la prego di andare dritto al punto...-

- Amorevole come una iena, eh? Siamo nel bel mezzo di un blocco del pittore, se così posso dire?-.

Per poco non lascio cadere il telefono, tanta è la sorpresa:- Matt!!!! -.

- Ora sì che riconosco la mia donna di ghiaccio, sempre pronta a sciogliersi al suono della mia voce sensuale! Bello pseudonimo, comunque...* - ride la voce roca all'altro capo del telefono, riportandomi indietro nel tempo, anni e anni fa.

Quando eravamo ancora ragazzini chiusi in una struttura che era insieme la nostra casa e la nostra prigione.

La Wammy's House era stata luogo di momenti gioiosi e di incontri speciali: avevo trovato dei buoni amici nella schiera di bambini estremamente dotati che occupavano l'orfanotrofio in attesa della scelta dell'erede di L.

 

Quella scelta che, in un modo o nell'altro, condizionava la nostra intera esistenza.

 

Matt era uno di questi, forse il mio migliore amico: una di quelle persone oneste, riservate e meravigliosamente ottimiste, gioiose nonostante la avversità che la vita ha posto loro di fronte.

- Sono anni che non ti fai sentire... Come hai avuto il mio numero?- domando, sedendomi sulla poltrona accanto alla finestra e fissando lo sguardo sul mare in lontananza: la mia carriera di pittrice mi ha permesso di mettere da parte un po' di denaro e di comprare una viletta con vista su una spiaggia bianca e silenziosa.

- Non è stato difficile vista la sua fama, signorina... Aggiungi l'aiuto di un certo uccellino pallido di nostra conoscenza... Et voilà- risponde con il suo solito tono ironico; il mio udito coglie lo scattare di un accendino e il suono prodotto da un lieve sbuffo: non ha perso il suo brutto vizio.

- Sei in contatto anche con Near, allora?-

- Diciamo che l'ho visto di recente, per una faccenda complicata tra uomini di mondi quali siamo...-

- Ah, Matt, il giorno in cui otterrò una risposta seria da te credo che mi commuoverò-.

Un'altra risata ilare segue al mio commento sarcastico: - Se è così, allora farò di tutto per accontentarti... Sei l'unica marmocchia della Wammy's che non sono riuscito a fare frignare-.

- Ahi, deve essere terribile per il tuo ego gigante, Rosso - sghignazzo, alzandomi dalla poltrona e dirigendomi verso la cucina, assetata: un bicchiere di sangria appena fatta è quello che ci vuole.

- Puoi dirlo forte, bellezza -

- Potresti venire a trovarmi, così potrei chiederti scusa di persona -.

Il silenzio è tutto ciò che riempe gli istanti successivi la mia proposta ironica, ma non troppo.

Matt mi manca, come tutto ciò che ha fatto parte della mia infanzia: mi mancano il giardino verde, i castelli di carte, il profumo di legno e cioccolata, il vecchio pianoforte scordato nel salone, le poltrone piene di giocattoli, l'atmosfera accogliente e rassicurante.

Nonostante tutto, la mia vita da sette anni a questa parte è stata malinconica e solitaria: i miei dipinti rappresentano quasi tutti scorci di paesaggi impressi nella memoria negli anni in cui ho vissuto alla Wammy's house.

 

- Non è una cattiva idea, sai... Potrei farti un'improvvisata, sperando di beccarti in una mise compromettente – risponde Matt nel suo solito tono scanzonato; eppure avverto qualcosa di differente nella sua voce.

- Del tipo? - domando, versando un po' di bevanda rossa in un bicchiere colorato e sedendo al tavolo, il bicchiere nella mancina e il cellulare nella destra.

- Uhm... Bigodini e maschera per il viso?-

- Già, e magari due fette di cetriolo sugli occhi! -.

Ridiamo entrambi come due idioti, ma avverto distintamente che Matt si è fatto leggermente teso, nervoso, forse.

 

- Linda -

- Dimmi -

- ... Hai una gran bella casa -.

 

A quelle parole il mio cuore si ferma.

 

Mi alzo, trasognata, dirigendomi nuovamente verso il salotto ingombro di tele.

Non è possibile, Linda.

Deve essere uno dei tuoi soliti sogni ad occhi aperti.

Hai sbagliato brocca e ti sei scolata un bicchiere intero di vodka, sì.

Hai dormito poco e ti sei addormentata sulla tavolozza, stai solo immaginando di aver udito la voce di Matt non solo dalla cornetta del telefono, ma anche dalla stanza accanto.

 

Non è possibile, no?

 

- Ti sei fatta silenziosa... Comunque, davvero, non pensavo che gli imbrattatele guadagnassero così tanto! Questo poltrona è comodissima... Il resto del mobilio, poi! Altro che quella specie di catapecchia in cui passo le giornate... Mello sarà verde di invidia quando glielo dirò-.

 

Un bellissimo miraggio.

La figura comodamente seduta sulla poltrona rossa che occupavo fino a poco prima deve essere un miraggio.

Eppure il mio cuore non può fare a meno che traboccare di gioia e sperare.

 

- Matt?-.

La figura si alza, dirigendosi verso di me con passo leggermente strascicato, lo stesso di sette anni fa: mi aspetto un commento arguto, una battuta ironica, qualcosa che mi confermi che il giovane uomo di fronte a me sia veramente Matt.

Strano, ma dalle sue labbra non esce alcuna parola, né risata: i suoi occhi, celati da un paio di goggles, sembrano più grandi e profondi di quanto ricordi.

- Matt...- ripeto, la voce rotta, mentre un paio di braccia forti mi avvolgono in una stretta salda e affettuosa.

 

 

 

 

 

-Come hai fatto ad entrare?-.

La mia poltrona starà soffrendo sotto i nostri pesi combinati, ma non ho alcuna intenzione di allontanarmi da Matt: ancora fatico a credere che sia qui.

- Linda, mi stai strangolando - ridacchia, ricambiando immediatamente la mia stretta assassina, - Comunque sono passato dalla tua finestra spalancata -.

Annuisco, respirando il profumo della sua pelle chiara e gettandogli un'occhiata curiosa: il suo sguardo è rilassato, calmo, simile a quello del Matt che ha accompagnato la mia infanzia, così come la massa di capelli scarlatti e disordinati e il largo sorriso felino.

I tratti del suo volto sono però più decisi, maturi, ed è decisamente cresciuto in altezza.

- Sei un uomo, ormai...- sospiro, ricevendo una risata sonora e un' arruffata di capelli in risposta:- E tu sei una donna, ormai... Una donna molto bella, tra l'altro -.

- Sei sempre il solito Playboy -

- E tu la solita Donna di Ghiaccio – si lamenta, strizzandomi un occhio e continuando ad accarezzarmi la schiena, mentre mi stringo ancora di più a lui.

 

-Ti va di bere qualcosa?-

- Perchè no-.

 

 

- Come sta Mello? Prima l'hai nominato, se non sbaglio-.

Matt si accende una sigaretta, accettando il bicchiere di sangria che gli porgo; mi siedo di fronte a lui al tavolo della cucina, osservando le trame delicate del fumo che esala dalle sue labbra piene: quelle stesse labbra che mi avevano creato difficoltà quando l'avevo ritratto nel giardino della Wammy... Avevo dovuto disegnarle almeno una decina di volte prima di essere soddisfatta.

Sorrido, presa dai ricordi, per poi rivolgere la mia attenzione alle parole tranquille del mio vecchio amico: - Mello sta bene, testardo, iperattivo e isterico come al solito-.

- E Near?-

- Come ti ho già detto, l'ho visto solo per questioni di lavoro-

- Un lavoro con Mello?-.

Un guizzo nei suoi lineamenti mi porta a comprendere che le mie domande lo mettono a disagio:- Vorrei poterti rispondere, Linda, ma...-.

- No, va bene così- lo interrompo con un gesto noncurante - Perdona la mia indiscrezione-.

Matt sorride, aspirando un'altra boccata di fumo: - Non sei cambiata, eh? Sei rimasta la buona amica che ricordavo. Mi spiace solo di essere riuscito a venire solo ora-.

- Non fa nulla... D'ora in poi potremmo vederci più spesso, no?-.

Matt scuote la testa.

Il suo sorriso si è intristito.

- Onestamente, non lo so-.

Rimango immobile, mentre la preoccupazione comincia a farsi strada nella mia mente confusa: - Cosa intendi dire?-.

- Intendo dire che il mio... Lavoro attuale... È complicato, mi tiene occupato per ore e ore tutti i giorni... Non mi è possibile uscire spesso- mi spiega con aria tranquilla, cercando il mio sguardo teso con i suoi grandi occhi verdi e celati dalle lenti gialle degli occhiali.

- Devo dedurre che passavi di qui per caso?-

- Ti sembrerà assurdo, ma il mio tabaccaio di fiducia è a pochi metri da qui.Quindi ho dovuto fare solo una breve deviazione. Avevo voglia di vedere che fine avevi fatto, ma non mi aspettavo che tu fossi così vicina! Near è piuttosto informato sul tuo conto, conserva parecchi articoli su di te e sulle tue mostre d'arte. È stato gentile a darmi il tuo numero e il tuo indirizzo, devo ammetterlo... Credo che abbia voglia di vederti anche lui, Linda-.

- Anche a me farebbe piacere... Anche vedere Mello-.

Matt annuisce, rivolgendomi un lieve inchino: - Riferirò, ma'am-.

 

 

 

- Beh, allora... Passa di qui quando vuoi, mi raccomando-.

Matt mi abbraccia calorosamente sulla soglia: - Farò il possibile per portarti anche l'Orso Scorbutico e l'Uomo delle Nevi-.

- Ci conto, Matt. A presto-.

 

 

 

 

Lo osservo mentre si allontana con la sua stramba andatura rilassata, accendendo l'ennesima sigaretta.

Mi auguro che questo sia un nuovo inizio, ma qualcosa mi dice che non sarà un inizio gioioso.

Matt ha evitato la mia domanda, sento che non mi ha detto tutta la verità riguardo il perchè ritiene sia difficile vederci.

Temo che il suo lavoro non sia solo complesso e stancante.

Temo che sia pericoloso.

 

 

Sospiro, rientrando in casa e apprestandomi a tornare al mio nuovo dipinto: quattro ragazzini di spalle,tre maschi e una femmina, che ammirano il tramonto in un giardino pieno di fiori colorati; le loro chiome risaltano alla luce color ambra,i vestiti ricadono morbidamente sui corpi esili, in un gioco di luci e ombre delicate, specie sul pigiama bianco del ragazzino a destra.

Avvicino il pennello alla tela e mi fermo, sorpresa.

 

C'è un biglietto poggiato sul cavalletto, accanto alla tela incompiuta:

  

 

E brava la mia incantevole artista!

Ti sei davvero superata,

                                Matt

 

 

 

 

 

 

Sorrido, felice.

Mi sei davvero mancato, Matt.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Buonasera e... Perdono!!!! Mi spiace per l'aggiornamento terribilmente in ritardo, ma ho avuto un periodo piuttosto nero... Spero che questo capitolo vi faccia passare un momento piacevole.

Irene


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Capitolo 8
*** You came back only 10 seconds ago ***


- Linda, scusami, ma...-
- Non puoi venire?-.
Un sospiro giunge dall'altro capo del telefono: - No, oggi non ce la faccio proprio... Ho una marea di faccende da sbrigare-.
- Non è un problema, sta' tranquillo-
- Mi avrebbe fatto piacere vederti, credimi-
- Lo so-
- Menomale... A presto, Linda-
- Ciao Matt-.


Resto a fissare pensierosa il soffitto, il cellulare ancora tra le mani.
Matt sembrava stanco e giù di tono: non ha fatto neanche un commento scherzoso o un'osservazione pungente, e questo non è da lui. Da quando ci siamo rincontrati per la prima volta, tre settimane fa, viene a trovarmi ogni volta che può e resta per qualche ora a chiacchierare con me o ad osservarmi mentre dipingo. Durante queste riunioni amichevoli i miei occhi non smettono di vagare su di lui, ancora timorosi di vederlo sparire nuovamente per altri sette anni o per sempre.

"Ha comprato una nuova console portatile per i suoi videogame... Chissà che fine ha fatto l'altra".

"Ha un'altra cicatrice sulla mano sinistra... Come se l'è fatta?"

"Non toglie mai quel paio di goggles gialli... Fatta eccezione per quelli, veste come alla Wammy's".

"Non ha perso il suo sorriso nè lo humor, però...".


Però.
Tutti i miei pensieri finiscono sempre in un però.
In sette anni si cambia, questo è ovvio e naturale, ma Matt non è cambiato, è... Distante, forse.
Paradossalmente con l'aumentare dei nostri incontri è aumentato il distacco tra di noi: spesso nella stanza aleggia un silenzio pesante e piuttosto tetro che mi innervosisce e mi inquieta.
Il Matt di due settimane fa è come appassito, non conosco questo Matt serio e lontano. Ma ogni volta che sono sul punto di interrogarlo, di guardarlo dritto negli occhi e chiedergli "Cosa ti preoccupa, Matt? Cosa sta succedendo?", incontro il suo sguardo.
Uno sguardo grave, sconsolato, che dura pochi secondi, prima di tornare a simulare quella mite serenità che Matt costruisce con cura durante ogni ora che trascorriamo assieme.

Uno sguardo che mi costringe a tacere.






- Linda, come stai?-
- Ah, Matt. Tutto bene, tu?-
- Tra un'ora sarò libero come l'aria-
- Fino a domani?-
- Ovvio, no? Però me la godo lo stesso-.
La risata tranquilla di Matt non ha nulla a che fare con le sue caratteristiche risate fragorose che riecheggiavano nei corridoi del orfanotrofio, ma riesce comunque a strapparmi un sorriso:- Fai bene. Purtroppo oggi sono io quella impegnata-
- Oh -.
Matt sembra deluso e mi dispiace, ma ogni tanto ho degli impegni anch' io e non posso rimandarli o il mio agente mi uccide:- Mi dispiace Matt, è per lavoro, una mostra importante, e non posso proprio...-
- No, no, no, vai pure e accresci la tua fama, giovane artista, non voglio impedirti di diffondere il tuo verbo pittorico nel mondo. Ci vediamo domani?-
- Domani andrà benissimo-.




Salgo i quattro scalini che portano all'ingresso della mia casa con passo lento e stanco: la mostra ha riscosso un discreto successo, ma stare in piedi cinque ore sui tacchi non fa decisamente per me.
Estraggo le chiavi dalla borsa e le infilo a tentoni nella serratura.
La porta è già aperta.

Mi immobilizzo, la stanchezza dimenticata e sostituita dall'agitazione: chi è entrato in casa mia?

Lentamente, senza fare rumore, spingo la porta e getto uno sguardo all'interno: la luce della luna che filtra dalla porta è troppo fioca per permettermi di scorgere un potenziale pericolo. Non ho idea di chi o cosa possa aver scassinato la serratura e essersi introdotto nel mio appartamento, e per cosa, poi?
Un furto?
I miei dipinti non sono tanto celebri da poter scatenare la sete di denaro di un ricettatore o il desiderio di rarità artistiche di un appassionato.
Forse qualcuno vuole farmi del male?
Improbabile, non ho particolari nemici.
Ma allora qual è il vero motivo di tutto ciò?


Scivolo silenziosamente nell'ingresso, guardandomi attorno circospetta e allungando una mano verso l'interruttore.
Lentamente.
Le mie dita sfiorano il pulsante e si apprestano a esercitare quella pressione che spero possa chiarire questa situazione confusa.
Forse un po' troppo lentamente.
Non saprò mai chi mi ha appena colpita, penso, mentre il mio mondo si capovolge e sembra diventare ancora più nero.







- Linda, sei in casa? Linda!-.
Una voce tesa affiora lentamente dal buio.
Stordita, apro gli occhi di scatto, tentando di capire dove mi trovi; la mia mano destra è posata su ciò che al tatto riconosco come carta, la mancina su una superficie fredda e liscia.
Deve essere il pavimento.
Ah, già.
- Linda... Mello, cazzo, non la trovo! Fammi accendere la luce!-
- No, idiota, potrebbero essere ancora in zona e notare la luce accesa. Stiamo già facendo abbastanza baccano così-.
Quella seconda voce brusca, tonante e autoritaria invade la mia mente ancora confusa: nonostante tutto non posso fare a meno di gioire.
Mello.
- Matt, qui non c'è, torniamo in salotto-
- D'accordo...-
- Calmati - la voce di Mello si è addolcita, ne sono sicura - È qui da qualche parte-.
- ...-.
Stanno bisbigliando qualcosa, ma non riesco a sentire le loro parole; avverto i loro passi decisi, ma cauti, e lo scattare della sicura di una pistola.
-Linda, sei qui?-.
Questa volta è la voce bassa e dura di Mello a chiamarmi.
- Mello... Sono qui...- riesco a mormorare.
- Come ti senti?- la sua voce è da qualche parte vicino al mio viso, una mano si è posata sulla mia tempia.
- Ho avuto momenti migliori-
- Ti portiamo via di qui, è inutile restare. Domani, con la luce del giorno, torniamo a verificare i danni fatti dal tuo visitatore-
- Va bene...- rispondo, tentando di alzarmi.
- Non ci provare nemmeno, signorina, per oggi basta passeggiate-
- Ma Matt...- protesto, mentre un paio di braccia mi solleva senza sforzo da terra.
- Piantatela di gracchiare come cornacchie. Matt, muoviti, Linda, taci-.






Il rollio regolare e il grugnito del motore dell'auto di Matt fanno da sottofondo alla conversazione dei miei vecchi amici.

- Linda?- domanda Matt; probabilmente la guida gli impedisce di voltarsi a controllare il mio stato di salute.
- Sta dormendo, credo-.
La risposta indifferente di Mello mi sorprende: sono praticamente sicura che sappia che sono assolutamente sveglia.
Matt si fida di lui, a quanto pare, perchè non commenta.
- Meglio così. Cosa ne pensi dell'accaduto?- dice dopo alcuni secondi.
Ho chiuso gli occhi, simulando un sonno profondo, desiderosa di bere ogni parola della loro conversazione appena bisbigliata.
- Penso che le probabilità che abbia a che fare con Kira sono alte-.
Chi è questo Kira nominato da Mello?
Un vago ricordo di un articolo di cronaca affiora nella mia mente... Un assassino, credo.
Mannaggia alla mia tendenza a isolarmi per mesi mentre dipingo... Giuro che non mi perderò mai più un telegiornale.
Dunque il loro lavoro ha a che fare con un'indagine, forse.
- L'ho pensato anch'io. Non era difficile arrivare alla Wammy's House e indagare tra i loro abitanti, era prevedibile che tentassero di carpire qualche informazione su te e Near -
- Mi chiedo se siano andati a colpo sicuro, se abbiano saputo qualcosa su Linda che li ha portati a frugare in casa sua-
- Con il plurale intendi...?-
- Intendo gli scagnozzi di Kira. Yagami è venuto fin qui dal Giappone per la figlia, non è poi così improbabile che non fosse solo. Ho preso tutte le precauzioni possibile, ma qualcuno potrebbe essere sfuggito ai nostri-
- Se arrivi ad ammettere la possibilità di un tuo errore, siamo alla frutta-
- Non dire stronzate, Matt, sto solo facendo delle ipotesi. La partita con Kira è aperta più che mai-.

Uno schiocco secco e uno metallico: l'accendino di Matt e la cioccolata di Mello, presumo.

- La partita con Kira, eh?-.
La voce di Matt è divertita, la reazione di Mello inaspettata: - ... Taci-.
- Come vuoi, dolcezza. Tanto non ammetterai mai che... Va bene, va bene, la pianto!- sghignazza Matt.
Mello borbotta qualcosa a denti stretti.
Credo che la conversazione abbia preso una piega meno grave, ma più scomoda per quest'ultimo.

- ... Però dovresti dirglielo-
- Potrei dire lo stesso, credo-.
Ora è Matt a sembrare nervoso: - Cosa intendi?-
- Lo sai benissimo, dolcezza- lo scimmiotta Mello, nuovamente a proprio agio: sembrava alle strette, eppure eccolo di nuovo sicuro di sè e un filo arrogante; - Parlo della bella addormentata qui dietro-
- Mello, taci, potrebbe sentirti -
- Meglio, sarebbe anche ora che scoprisse che il suo amico Matt ha una bella cotta per lei-
- Che razza di bastardo. Aspetta che torniamo a casa e una telefonata alla tua Dama Bianca non me la toglie nessuno...-
- Provaci-
- Vedrai-.


"Il suo amico Matt ha una bella cotta per lei" .
Il mio cervello è andato in panne e le parole di Mello continuano a ripetersi all'infinito nella mia mente.
Matt, una cotta per ME?
È per questo che Mello ha voluto che ascoltassi la conversazione tra lui e un ignaro Matt?
Perchè scoprissi i suoi sentimenti per me?
No.
Non torna.
Il suo atteggiamento distaccato, il suo sguardo triste... Tutto solo perchè prova un interesse nei mei confronti?
Mancano ancora dei pezzi.
E soprattutto, Linda, cosa provi per lui?




- Sai cosa, Mello? Siamo solo due coglioni innamorati-
- Che bellezza-
- Già... Siamo arrivati-.







- Benvenuta nel rifugio segreto di Mello Mello Sette e del suo fido assistente-.
Mi volto con un sorriso verso la porta della stanza che mi è stata ceduta per questa notte, dove sta sostando un sorridente Matt: - Grazie- rispondo, finendo di frizionarmi i capelli con un asciugamano: una doccia calda era quello che mi serviva per lavare via la tensione accumulata in queste ore.
Matt entra e siede sul letto a gambe incrociate, accanto a me; non posso fare a meno di provare un certo imbarazzo, alla luce della conversazione udita poco prima: siamo soli in una stanza appena illuminata, seduti su un letto, e io indosso solo un accappatoio gentilmente fornito dal padrone di casa.
- Domani torneremo a casa tua, come già detto, ma forse hai qualche idea riguardo chi abbia...-
- Mi dispiace, ma non lo so... Non credo di avere nemici... Ora come ora non so cosa pensare-.
Mi odio per il tremito che ha scosso la mia voce, ma la stanchezza e l'inquietudine mi hanno sopraffatta per un istante.
- Ehi... Va tutto bene, no? Stai bene, c'è solo un po' di casino nel tuo appartamento... Potrebbe essere stato un banale ladruncolo-
- Sappiamo entrambi che non è vero, Matt-.
Incrocio il suo sguardo mite, celato dalle lenti gialle degli occhiali, e aggiungo: - Prima, in macchina. Ho sentito tutto-.
La sua espressione sembra in bilico, tra panico e impassibilità: - Tutto?- ripete, con voce tranquilla.
Rifletto per un momento, consapevole dell'importanza della mia risposta.
La vera domanda di Matt è un'altra, e lo so bene.
Sospiro, abbassando gli occhi e posandoli sulle sue mani giunte in grembo: le cicatrici baluginano nella luce fioca della lampada posata sul comodino, i muscoli guizzano sotto la pelle pallida mentre le dita si intrecciano e si sciolgono in una sequenza ipnotica. Non posso fare a meno di rimanerne affascinata.
- Tutto- ribatto con voce gentile, posando una mano sulle sue.
Un respiro profondo è tutto ciò che esce dalle labbra di Matt, quelle labbra che ora scatenano in me pensieri molto meno casti di un tempo; non so dire cosa sia cambiato nei miei sentimenti per lui in queste settimane, ma so quanta felicità e confusione hanno provocato in me le parole di Mello e non posso fare a meno di ignorare il mio battito accellerato al solo nuovo incontrarsi dei nostri occhi.
- E... La tua opinione a riguardo?- sussurra lui, stringendo la mia mano tra le sue e fissandomi con aria speranzosa.
- Se ti togli gli occhiali te lo dico- rispondo enigmaticamente.
Matt sembra spiazzato, ma obbedisce al mio ordine in silenzio: non riesce a scherzare come suo solito quando ci sono in ballo dei sentimenti.


Eccoli.
Ecco quei meravigliosi occhi tra il blu e il verde che per sette anni non ho potuto incontrare, se non protetti da quel paio di lenti spesse che mi impedivano di leggere le emozioni che vi si annidavano.
Ora posso scorgere quella scintilla energica, ardente, che avevo amato fin dal nostro primo incontro all'orfanotrofio: posso fare chiarezza nei miei sentimenti, posso scorgere il vero Matt e, perchè no, amarlo.
- Mi sei mancato, Matt- sussurro, avvicinandomi al suo volto.
- Sono tornato due settimane fa- commenta lui, immobile, un lieve sorriso sulle labbra piene.
- No, sei tornato da me solo dieci secondi fa- rispondo, sollevando la mano libera e immergendo le dita nei suoi capelli rosso carminio;- E mi devi una spiegazione per il tuo atteggiamento dei giorni scorsi-.
-Te la darò presto, promesso- mormora nel mio orecchio con voce gentile, facendomi rabbrividire.

E incontrare le labbra di un uomo non è mai stato tanto profondamente bello e naturale quanto ora.








-Allora? Manca qualcosa, Linda?-.
Mello mi aiuta a raccogliere alcuni fogli sparsi sul pavimento, mentre io faccio mente locale e tento di rispondere alla sua domanda: mi sembra ci sia tutto, per ora.
- Novità?- chiede Matt, entrando nella stanza con un mucchio di tavole e schizzi tra le braccia:- Io ho raccolto tutta la roba sparsa in soggiorno-.
- Mi sembra che non manchi nulla- rispondo - Ma... No. Un momento-.
Mi alzo dal pavimento e mi precipito verso la libreria dove tengo gli schizzi più vecchi.
Frugo febbrilmente tra i fasci di fogli.
Oddio.
- Linda?-
- Mello... I miei vecchi schizzi, quelli della Wammy's per i vostri ritratti... Sono spariti-.
Lo sguardo duro e serio che i due amici si scambiano lascia intendere che la faccenda sia molto più complicata di quanto io creda.

 








Salve a tutti, miei lettori e mie lettrici!
La situazione si è evoluta, no? E Linda era troppo occupata a pensare ad altro per indagare sulla fiamma di Mello... Provvederà nelle prossime puntate, anche se sono sicura che avete qualche idea su chi sia^^.

Commentate numerosi^^

Irene

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Capitolo 9
*** Equivoci ***


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-Vediamo se ho capito.

Giocherellando col ghiaccio del mio bicchiere di sangria, tento di mettere ordine nel lungo racconto di Matt:-Dunque... Questo Kira sta commettendo omicidi di massa in ogni parte del mondo per dare inizio al suo regno di "giustizia", corretto?

-Corretto- replica Matt accendendo una sigaretta con un unico gesto fluido che osservo affascinata; non gli sfugge il mio sguardo incantato, ma prosegue, fermandosi solo un istante per regalarmi un'occhiata divertita e godersi il mio momentaneo rossore. -Io e Mello gli stiamo dando la caccia.

-Near?

-Anche lui, ma lavoriamo in squadre separate... O almeno così dovrebbe essere.

-In che senso?- domando perplessa, terminando la mia bevanda con trepidazione: il desiderio di sapere mi sta tormentando da giorni e ora che Matt è riuscito a staccare dal lavoro per qualche ora voglio tentare di carpirgli qualche informazione. Sono conscia del fatto che l'uomo seduto nel mio soggiorno assolato è molto più scaltro di quanto la sua apparenza rilassata e sognante non lasci intendere: se ha intenzione di nascondermi qualcosa lo farà, non importa quali sentimenti ci legano l'uno all'altra.

-Beh, diciamo che abbiamo dei contatti con il team di Near... E penso che al Genio delle Nevi non manchino informazioni sulle nostre mosse.

-Dei miei ritratti cosa pensi, invece? A chi e per quale proposito potrebbero servire?

Un estraneo potrebbe pensare che Matt sia rimasto assolutamente immobile e impassibile, ma io sono una ritrattista, sono abituata a cogliere ogni dettaglio... E non mi è sfuggito il lieve irrigidimento del suo braccio destro, nè la leggera increspatura delle sue labbra.

Tantomeno lo sguardo duro con cui sta perforando il pavimento.

-Questo è un dettaglio che è meglio tu non conosca- scandisce attentamente, schiacciando il mozzicone ardente nel posacenere posto sul tavolo. Una leggera irritazione pervade la mia mente, mentre tento di dissimulare il mio stato d'animo:-Come preferisci.

Un silenzio plumbeo aleggia sopra di noi, ognuno perso nelle proprie riflessioni; lo osservo di sottecchi, mentre è chino sul suo bicchiere vuoto, intento a osservarne il fondo, dove il ghiaccio si sta sciogliendo lentamente.

La mia rabbia aumenta col passare dei secondi: non hai nulla da dirmi, Matt?

Possibile?

Mi devi delle spiegazioni che ancora non mi hai dato: avevi promesso di spiegarmi il perchè del tuo comportamento scostante, invece non fai altro che tenere le distanze da me.

Cristo, non lo sopporto quando fa così.

 

-Non sei cambiato, nonostante tutto.

Matt solleva la testa, allarmato dalla mia voce cupa: è sempre stato estremamente sensibile al manifestarsi delle emozioni altrui; -Che intendi dire?- domanda, cercando il mio sguardo. Rifiuto di incontrare i suoi occhi, questa volta; mi alzo dalla sedia, accostandomi alla finestra, così che tutto ciò che è esposto al suo sguardo penetrante è la mia schiena rigida:- Alla Wammy's era uguale. Ponevi tra te e il mondo esterno ai tuoi videogames la stessa distanza che ora poni tra me e te- rispondo con una nota di tristezza nella mia voce.

Avverto un sospiro:-Sai che non posso dirti tutto.

-Non è a questo che mi riferisco- ribatto acidamente, voltandomi con uno scatto iroso verso di lui e trovandolo davanti a me, le braccia incrociate sul petto -Tu non vuoi farmi partecipe di dettagli a dir poco fondamentali per la mia persona, caro il mio detective.

- Mi illumini, dunque, cara la mia pittrice... In cosa ho mancato, di grazia?

Le sue parole sarcastiche mi gelano: Matt non mi ha mai parlato con astio.

Mai

Lo fisso, incapace di reagire a quella cattiveria improvvisa nella voce della persona che amo.

-Hai mancato, Matt, di abbandonare il tuo comportamento scostante, che ho sopportato per settimane, o quanto meno di darmene spiegazione.

-Ho i miei buoni motivi per non volerti coinvolgere più di quanto sia necessario.

-Più di quanto sia necessario? Qualcuno è entrato in casa mia, l'ha messa a soqquadro, ha rubato un centinaio di miei lavori- sbotto a un passo dal suo volto, ora indurito dall'irritazione: tanto peggio, almeno siamo due ad essere incazzati. Mi porto una mano alla tempia, scostando alcune ciocche di capelli bruni e rivelando un livido violaceo:- E questo, è piuttosto rilevante, a mio dire, come coinvolgimento diretto in questa faccenda. L'unico modo che hai per tenermi lontana dal pericolo è trattarmi con freddezza, evitare la verità?

Matt tace, fissandomi con aria stanca:-Non è facile da spiegare- mormora.

-Allora vatti a chiarire le idee, per favore- rispondo con altrettanta stanchezza -Ne riparleremo quando saremo in grado di sostenere una conversazione senza ferirci l'un l'altra con inutile sarcasmo.

Non lo seguo quando si allontana a passi lenti verso la porta. Non voglio che scopra quanto mi sia costato pronunciare queste parole con decisione: credo di avere un'espressione piuttosto eloquente, ora come ora.

 

 

Prendo i due bicchieri vuoti e mi accingo a lavarli, tanto per avere le mani occupate e per reprimere la tentazione di colpire qualche oggetto: alla Wammy's ero conosciuta come "Linda Gancio Destro" e tutti sapevano che era meglio girarmi a largo quando ero di cattivo umore. Ho il respiro pesante e strizzo la spugna con foga, furibonda: ma che diavolo significa "Sai che non posso dirti tutto"?! Come se fosse una motivazione valida per trattarmi con distacco! E menomale che prova dei sentimenti per me... Non voglio immaginare come tratti chi gli è indifferente.

Terminato il lavaggio piatti, mi ritrovo disoccupata e più irritata che mai.

Afferro distrattamente dei fogli di carta e una matita e mi lascio cadere sulla sedia, posando tutto sul tavolo: ho bisogno di un soggetto, di qualcuno da disegnare... Mi rifiuto di passare le ore seguenti a ritrarre Matt piangendo e sospirando come una donnicciola da romanzo. Getto un'occhiata allo schermo della televisione dimenticata accesa all'arrivo di Matt: uno spot di cosmetici mostra una graziosa ragazza sulla ventina, biondissima e attraente, nella duplice veste di demone e angelo. -Quante storie per un banale rossetto- borbotto, scarabocchiando sulla carta qualche omino stilizzato.

Dio, Linda, omini stilizzati... Non li facevi nemmeno all'asilo.

La ragazza bionda deve essere piuttosto popolare, perchè lo spot continua ad apparire a intervalli regolari: forse è una di quelle teen idols per cui le ragazzine impazziscono al giorno d'oggi. La osservo con attenzione, cercando di cogliere un qualche aspetto interessante, particolare: ho ancora la mente offuscata dalla rabbia, devo ammetterlo, ma mi costringo a concentrarmi, convinta che una qualche distrazione possa farmi solo bene.

Misa, credo sia il suo nome (o almeno così recita lo spot), ha un ovale perfetto e un incarnato luminoso, probabilmente in parte dovuto al trucco perfetto e in parte alla generosità di Madre Natura; gli occhi sono grandi, incorniciati da ciglia folte e nerissime, e le iridi sembrano color miele, certo grazie ad un paio di lenti a contatto.

L'effetto è piuttosto suggestivo: scommetto che gli spettatori uomini vengono abbagliati da questi occhioni nello stesso modo in cui il coraggioso Odisseo subì a suo tempo il fascino del canto delle sirene.

Traccio rapide linee leggere, dando forma alle ciocche biondissime che ricadono morbide ai lati del volto e sugli occhi, passando poi al naso sottile, leggermente all'insù, e alle belle labbra carnose, che mettono in mostra il cosmetico in promozione: devo ammettere che questo rosso cremisi non mi dispiace, anche se non girerei conciata a quel modo neanche per un milione di dollari.

L'espressione un po' ingenua, frivola, da ragazzina innamorata, tradisce comunque una certa furbizia: sono certa che questa tizia sia molto meno oca di quanto faccia sembrare.

Mamma mia, come sono acida.

 

 

La pubblicità termina e inizia una noiosissima soap opera; spengo con una certa stizza la televisione, fissando poi il volto fresco e grazioso della giovanissima modella che ammicca dalla carta.

"Invidiosa, mia cara?" sembra insinuare con civetteria. -Ti piacerebbe- brontolo, posando la matita e alzandomi stancamente dalla sedia, nuovamente irrequieta.

Perché non riesco a non pensare a Matt?

Razza di maniaco di schermi privo di qualunque tatto.

-Dannato stupido- mugugno, pasticciando l'ennesimo foglio.

-Gigantesco coglione- rincaro la dose, appallottolando il suddetto foglio e lanciandolo in un cestino.

-Immensa testa di cazzo!- sbotto infine, percorrendo a grandi passi l'intera cucina, in preda al mio raffinato monologo. -Come si fa ad essere così idiota?! Vai a fidarti di un imbecille in preda agli ormoni! Ben ti sta, Linda Rivereel, fanculo alle storie sentimentali e agli sguardi languidi. E fanculo a chiunque stia suonando alla porta!- urlo rivolta verso la porta d'ingresso, ancora aperta dopo la partenza di Matt.

-Se le cose stanno così, ricambio di tutto cuore- replica una voce secca, leggermente strascicata, che tradisce un certo divertimento.

-Oh... Scusami, non... Da un paio d'ore a questa parte non rispondo più delle mie azioni- balbetto, mentre un giovane alto e biondo, completamente vestito di nero ad eccezione di una giacca rossa piuttosto vissuta, entra chiudendosi la porta alla spalle; Mello alza le spalle, non sembra offeso, forse tace perché impegnato a staccare un quadretto di cioccolata fondente da una tavoletta nerissima, in pendant con l'abbigliamento.

-Sempre la solita scaricatrice di porto, vedo.

-Certe cose non cambiano mai. Posso offrirti qualcosa?

-No, grazie- risponde, sprofondando sul divano e facendo segno di avvicinarmi; mi accomodo alla sua destra, osservando attentamente la metà visibile del suo volto: sembra stanco, teso, ma non ha perso quell'aura di carisma che gli ha sempre procurato ammirazione e rispetto. Non ho ancora avuto occasione di fare due chiacchiere con lui, nè di osservarlo: il nostro primo e ultimo breve incontro è avvenuto nel buio più totale. Non posso fare a meno di notare quanto sembri maturo, uomo; questo aspetto elegantemente trasandato, cupo, piuttosto aggressivo, e l'occhio celeste che mi fissa apparentemente annoiato parlano di qualcuno che si è fatto le ossa nei bassifondi americani e che potrebbe esere letale in una quantità strabiliante di modi.

 

Taccio, incoraggiandolo a parlare con uno sguardo eloquente e probabilmente rassegnato: penso di sapere quale sarà l'argomento della discussione.

Mello sembra perdersi per qualche istante nei propri intricati pensieri, poi mi rivolge alcune parole secce e dirette, come sempre del resto:-Mi risulta che tu abbia avuto una discussione con un'immensa testa di cazzo di mia conoscenza.

-Hai fonti accurate, Uomo Nero- ribatto con aria lugubre, suscitando una sua risata bassa e quasi inudibile: Mello manifesta le proprie emozioni positive solo in punta di piedi, è sempre stato così.

-Vorrei chiarire un paio di cose con te, Linda- comincia, giocherellando con la stagnola che avvolgeva la cioccolata ormai terminata. -Matt è innamorato di te. Su questo non ci piove.

Mello parla a frasi concise, scandite da pause secche, che seguo con attenzione, consapevole di quanto le sue parole siano sincere e non premeditate; -Probabilmente sarebbe stato meglio se non vi foste mai piaciuti. Così lui avrebbe almeno mantenuto quel minimo di contegno di cui è dotato. E magari anche evitato di andarsene in giro con la testa tra le nuvole e un'espressione a dir poco ebete. Ma è andata come è andata. Se vuoi stargli vicino, però, dovrai essere paziente- dice, fermandosi un attimo a gettarmi un occhiata intensa -Perchè la nostra situazione è piuttosto rischiosa. Ed è necessaria la massima cautela, anche con le persone in apparenza più fidate. Tuttavia...

Pendo dalle sue labbra, letteralmente: tuttavia cosa? Cosa hai intenzione di raccontarmi per convincermi a fare la brava mogliettina ubbidiente?

-... Tuttavia, Linda, so bene qual è l'informazione che Matt vuole tenerti nascosta. E so anche il perchè. E dato che il vostro litigio ha già cominciato a danneggiare il lavoro del mio team credo di avere tutto il diritto di parlartene.

-Danneggiare?- domando stordita, mentre la mia mente si mette in moto freneticamente: Mello sa cosa ha spinto Matt ad agire e vuole parlarmene. Fantastico.

-Matt è a pezzi, lavora male, è distratto e parla poco. Ottengo rapporti imprecisi, pieni di errori, l'ultima cosa di cui ho bisogno per tentare di catturare Kira. E mi annoio mortalmente.

-Sono passate solo poche ore da quando è stato qui: ha già fatto danni considerevoli?- domando.

-Non sai quanto, credimi- replica lui con aria tetra e terribilmente annoiata.

-D'accordo, spara- decido, mettendomi a sedere più comodamente.

Mello però non dice nulla, limitandosi a fissare con una certa frustrazione il pavimento; -C'è una cosa che devi sapere- aggiunge dopo un minuto di silenzio. -Se sei la stessa Linda che conobbi alla Wammy's House anni fa, so per certo che sapere la verità ti darà un dolore terribile.

Rifletto in silenzio: non sono cambiata molto in questi anni, questo è vero, ma so che non riuscirei a sopportare oltre questa fase di stallo, di parziale ignoranza, in cui il silenzio di Matt mi ha lasciata a vagare. A questo punto voglio sapere.

-Dimmi la verità.

 

 

 

 

-Linda, calmati.

-No che non mi calmo!!! Io... Io... Cazzo! Come ho fatto a non pensarci?

-Linda, non potevi saperlo. E non è responsabilità tua.

-Perchè non mi avete detto nulla?! Avrei bruciato io stessa quei dannati ritratti, se avessi saputo che potevano costarvi la vita!- ululo, con una sensazione di oppressione all'altezza del petto. Mello resta impassibile, seduto sul divano, mentre io cammino avanti e indietro davanti al suo sguardo attento, senza guardarlo: -Non immaginavamo che sarebbero arrivati a te- risponde con lo stesso tono incolore di sempre -Volevamo evitare di diffondere informazioni così vitali, a meno che non fosse necessario, come poi è accaduto. Sei stata aggredita, avevi il diritto di venire a conoscenza del caso, ma Matt sapeva come avresti reagito, scoprendo che al killer cui diamo la caccia servono il nome e il volto della persona da eliminare. Ti vuole bene e ha preferito darti un dolore a suo giudizio meno pesante da sopportare. Ha voluto proteggerti.

-Non stava a lui giudicare quale dolore potessi sopportare meglio, avrebbe dovuto dirmi la verità!- ribatto, accecata dalla rabbia, senza cessare la mia marcia furibonda; -Proteggermi da cosa, poi?- domando, voltandomi di scatto verso di lui.

Per la prima volta mi trovo per intero davanti al suo viso.

-Dio santo, Mello...- mormoro, avvicinandomi a lui con circospezione, incapace di distogliere il mio sguardo turbato dalla metà ustionata del suo volto severo.

-Io e te abbiamo un carattere molto simile- afferma, per nulla scosso dalla mia reazione, sfiorando distrattamente la cicatrice con l'indice della mancina, -Tendiamo a rovinarci con le nostre mani. Tendiamo, volenti o nolenti, all'autodistruzione. A sette anni ti sei punita per aver fatto piangere la tua amica Adele: ti sei chiusa in camera per tre giorni e non saresti uscita se non avessero forzato la serratura. A dieci anni hai distrutto la tua bambola preferita, solo perchè Kristel ne era gelosa e non volevi vederla triste. Pensi che sia possibile dimenticare reazioni del genere? Matt sapeva benissimo che avresti tentato di punirti anche per questa presunta "colpa", perchè sei fatta così. E non ha voluto che tu ti facessi del male.

Taccio, ancora in piedi davanti a lui, pietrificata dal suo ragionamento logico e sensato, cui non ero arrivata: Matt ha voluto proteggermi da me stessa.

Torno a sedere accanto a lui, questa volta alla sua sinistra, in silenzio; continuo a fissarlo, pur non vedendo realemente il suo volto rovinato. Mello è tornato a fissare il pavimento, scartando una nuova tavoletta di cioccolata. -Mi scuso per la mia scarsa delicatezza- dice poco dopo, gettandomi una nuova occhiata, che a differenza delle precedenti occhiate fugaci si trasforma in uno sguardo teso e preoccupato; -Stai bene?

-Non mi metterò a piangere, sta' tranquillo- mormoro, levando gli occhi verso di lui, -Sono l'unica bimba della Wammy's che Matt non è riuscito a fare piangere... Ho una reputazione da mantenere.

Lo sguardo che incontro è talmente sorprendente da lasciarmi sbalordita.

Dolore, rimorso, ansia si rincorrono nelle sue iridi vitree, mostrando una fragilità che non avrei mai creduto potesse appartenergli.

-Mello, non fare quella faccia, sto bene. Sul serio- aggiungo, azzardandomi a posare una mano sulla sua spalla.

Ritrovandomi improvvisamente e inaspettatamente nel mezzo di un abbraccio a dir poco irruente, impulsivo, tanto spontaneo da risultare trascinante.

Per la prima volta da quando lo conosco il lato passionale di Mello ha preso il sopravvento in modo tanto prepotente: è sempre stato piuttosto geloso delle sue emozioni, manifestazioni d'affetto tanto evidenti non sono mai state da lui.

Ricambio la sua stretta, quasi rassicurandolo, sentendomi meglio ad ogni secondo che passa.

 

 

Salvo poi incontrare lo sguardo di un Matt stralunato, in piedi davanti alla porta spalancata.

Il mio cervello elabora l'ipotesi che Matt deve aver appena formulato, vedendoci stretti l'un l'altra.

Inorridisco.

 

 

Così impari a lasciare la porta aperta, Linda.

 

 

 

Ecco un nuovo capitolo di questa fiction sempre più simile a Beautiful: cosa avrà pensato Matt trovando l'amata tra le braccia del suo migliore amico? Che fine ha fatto Near? La portinaia del cugino della sorella di Matsuda avrà trovato la Pentola d'Oro alla fine dell'Arcobaleno?=D Ah, Linda "scaricatrice di porto" (modo di dire volgarotta, in caso non lo sapeste...) è fantastica, second me: al diavolo la finezza XD!!! Tanti auguri di buona Pasqua a tutti, un grazie sentito a tutti coloro che leggono/commentano/aggiungono a seguite o ricordate o preferite la mia fiction, in particolare alle fedelissime Redseapearl, DaniDhalia e Fe85.

 

Grazie anche a Misa per le lunghe recensioni ad ogni capitolo^^, anche se spero che tu riconsideri il capitolo che hai tanto poco gradito...

 

Colgo l'occasione per affermare con chiarezza un concetto che forse ho trascurato di precisare:riporto una parte della risposta che ho dato a una recensione e che forse può aiutare chi legge:

 

"Come avrai notato, la fic tende a evolvere: suggerisco di "prenderla come viene" e di leggere i capitoli che verranno senza il pregiudizio della struttura a ritratto su cui ho calcato (mea culpa) un po' la mano, per un motivo ben preciso: Linda, chiusa nell'orfanotrofio, ha solo la sua arte. Quindi la sua osservazione è particolarmente concentrata, a dir poco ossessiva. La Linda adulta non è distaccata dagli eventi, come, poniamo, Near: ne è sommersa, coinvolta, tanto da portarla a smettere di rinchiudersi in un mondo di fogli e inchiostro, ma da integrarlo nella sua vita insieme ad altri elementi. Se prima era chiusa in un piccolo universo protetto, ora è più impegnata a vivere che a osservare, pur mantenendo la sua spiccata sensibilità. Fa la pittrice, ma è anche una donna piuttosto normale, in balia del mondo^^."

 

Forse chiarirò così i dubbi di chi teme che io abbia perso per strada la tecnica pesantemente descrittiva dei primi capitoli. Misa è solo accennata qui, in quanto Linda non la conosce ed è anche piuttosto scazzata XD So che è normale ricevere critiche negative, ma devo ammettere di essere rimasta sorpresa e di aver pensato di non essere stata capace di spiegarmi bene.

 

A voi l'ardua sentenza.

Mi scuso per eventuali errori di battitura e per il pessimo html, ma il computer della zia fa brutti scherzi=D

Un abbraccio,

Irene 

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Capitolo 10
*** Architettando piani sul mare ***


-Matt.

-Mello.

I due si osservano con aria circospetta; taccio, sperando che la tensione si alleggerisca da un momento all'altro: chi può dire cosa stia passando loro per la testa?

-Vado- è il secco commento di Mello, seguito da un cenno di saluto rivolto a me; Matt annuisce, assestandogli una pacca sulla spalla mentre l'amico lo supera per raggiungere la porta.

-Tutto bene?- sussurro, quando il tonfo sordo del legno proveniente dall'ingresso mi comunica che il mio impulsivo e passionale amico ha lasciato la mia casa.

-Certo- replica Matt, con un'alzata di spalle e un sorriso, stravaccandosi sul divano e schiacciando la sigaretta ormai consumata nel posacenere blu posato sul tavolo appositamente per lui, dato che io non fumo; mi accomodo accanto a lui, permettendogli di passare un braccio attorno alle mie spalle e di attirarmi a sé.

-Mi aspettavo una bella scenata di gelosia, tante parolacce e botte da orbi- ridacchio, posando la guancia contro la sua clavicola e tracciando delle spirali col polpastrello sulla pelle bianca, unendo immaginariamente alcune lentiggini che non avevo mai notato. Matt ride, tirandomi con gentilezza una ciocca di capelli:-Nah, quello è più il genere di reazione che mi aspetterei da te- risponde, ironizzando sulla mia tendenza a reazioni decisamente poco fini e piuttosto teatrali che ben conosceva chi aveva vissuto con me alla Wammy's.

-Ah, è così dunque?- sibilo, sollevando la testa e raggiungendo le sue labbra con uno scatto fulmineo, per poi morderle con una certa decisione.

-Che bastarda- ridacchia lui, leccandosi le labbra nel punto in cui i miei denti hanno lasciato un'impronta lievissima.

-Te la sei cercata, Rosso- affermo, sciogliendo il nostro abbraccio e alzandomi dal divano -Devo assolutamente finire un dipinto... Non ho molto tempo per stare con te, oggi.

-Quanto tempo hai esattamente?- domanda Matt con aria concentrata, lo sguardo fisso sullo scorcio di spiaggia visibile dalla mia finestra: non ho idea di cosa gli stia passando per la testa.

-Mah, due o tre or... Non ci provare nemmeno!

-Perché no, tre ore bastano e avanzano.

-Matt!!!

Inutile urlare e strepitare, mi ha già sollevata di peso e si sta dirigendo verso la porta: pochi secondi di corsa, un tuffo e mi ritrovo immersa nell'acqua fredda e salmastra, completamente vestita, a ridere come una perfetta idiota della follia del mio innamorato.

 

 

 

-Direi che è un peccato avere una casa sul mare e non usufruirne come si deve.

-Idiota.

Cammino a passo di marcia sulla battigia, scuotendo la testa e strizzando il vestito fradicio, seguita da un altrettanto fradicio Matt intento ad osservare il cielo con estremo interesse: non so come faccia a camminare in linea retta e senza inciampare.

-Hai intenzione di tenermi il muso?- domanda lui, raggiungendomi.

Senza alcun preavviso, mi volto e lo spingo a terra: l'effetto sorpresa mi permette di vincere il suo equilibrio invidiabile e di inchiodarlo sotto di me sulla sabbia umida.

Sfioro piano le sue labbra, mordendole con dolcezza e guadagnandomi l'ingresso nella sua bocca: sale, sabbia e saliva si mescolano, mentre le nostre lingue si incontrano con una certa urgenza dopo la lontananza dell'ultimo periodo.

-No- rispondo pochi istanti dopo essermi allontanata per riprendere fiato: Matt sorride, passando le dita tra le ciocche bagnate appiccicate alla mia fronte.

-Credi che potrebbe passare qualcuno?- domanda, guardandomi negli occhi con una certa malizia malcelata.

-Teoricamente no, dato che questa spiaggia è mia- rispondo con un filo di arroganza, godendomi la sua espressione sconcertata, subito mutata in divertimento.

-Dannata pittrice ricca sfondata- borbotta, raggiungendo nuovamente il mio volto per un bacio e scivolando sopra di me con cautela; non faccio nulla per impedirglielo, improvvisamente spossata e desiderosa di abbandonarmi alla quiete del momento.

I baci si approfondiscono, le carezze diventano più decise, i respiri si spezzano come le onde che seguitano ad infrangersi sugli scogli e a lambire la sabbia pochi metri più lontano.

-Matt...

-Non dire nulla.

La sua protesta mi sorprende e mi cuce le labbra, mentre la sua mano scosta con delicatezza il tessuto umido della gonna dalle mie gambe: non posso reprimere l'ondata di incertezza e tensione che mi assale nel momento in cui prendo coscienza della mia vulnerabilità assoluta davanti a lui.

-Il tuo volto è un libro aperto in questo momento- sussurra Matt con voce bassa e divertita -E prima che tu inizi a pensare qualche cazzata delle tue, lasciati dire da uno che se ne intende che sei bellissima.

-Poi sono io quella che dice cazzate- lo rimbecco, non gradendo affatto la parte sulla sua “esperienza”; Matt ride e sposta ancora la gonna, svelando lentamente la pelle bianca delle cosce e del ventre, nonché l'intimo ormai fradicio e difficilmente considerabile elegante o sexy:-Sei bellissima- ripete, prima di scivolare lentamente verso il centro delle mie gambe.

Le sue dita sfiorano la stoffa delle mutandine, per poi insinuarsi cautamente sotto l'elastico e sfilarle con lentezza, attendendo una mia reazione; sono tesa, paralizzata, ma anche fremente di desiderio e incuriosita dalla situazione praticamente nuova per me: ho avuto alcuni amanti, ma ogni uomo di cui mi innamoravo a letto sembrava appassire alla luce del giorno e della vita quotidiana.

Con Matt è diverso.

Un mio sospiro rompe il silenzio, nell'istante in cui le sue labbra vengono a contatto con la mia pelle e la sua lingua appuntita e calda si immerge nella mia femminilità: il rumore del mare e le sensazioni stordenti che ricevo da lui mi confondono, mi fanno sentire a disagio e allo stesso tempo in perfetta armonia con ciò che mi circonda ora.

Matt si muove ora con più decisione, forse rassicurato dalla mancanza di proteste da parte mia; i sospiri divengono gemiti e scivolano senza alcuna resistenza fuori dalle mie labbra socchiuse, mentre le sue mani corrono a sfiorare il mio seno sotto la stoffa del vestito. Il mio corpo si inarca involontariamente, scosso da uno spasmo provocato dal piacere:-M-Matt...Ah...- ansimo, incapace di tacere ancora. Il suo volto raggiunge il mio in pochi istanti per un bacio: percepisco un sapore nuovo sulle sue labbra, il mio, e l'odore di salsedine impresso nella sua pelle chiarissima, stranamente priva della familiare nota di tabacco delle sue sigarette.

Poi, senza alcun preavviso, un movimento rapido e deciso.

-Tutto bene?

-...Un attimo.

Matt accarezza il mio viso, rimanendo immobile.

Abbasso lo sguardo, per non tradire il mio stato d'animo: tensione e una dolenza lieve, ma fastidiosa, sono tutto ciò che occupa ora la mia mente.

I secondi scorrono e fortunatamente il dolore si placa, lasciando dietro di sé una sensazione di calore che invade le mie membra come lava pura.

Matt mi guarda con aria interrogativa e leggermente colpevole: mi stringo a lui, avvolgendo la sua schiena con braccia e gambe, così da permettergli di penetrare in me più profondamente.

-Va meglio, suppongo- mormora lui con un sorriso, ricambiando la mia stretta.

Annuisco, chiudendo gli occhi e ricevendo un bacio a dir poco travolgente: i nostri corpi congiunti fremono, scivolano l'uno sull'altro, posseduti da una frenesia insopprimibile. La virilità di Matt affonda ritmicamente in me, in sincrono con i nostri respiri irregolari: non provavo emozioni tanto sconvolgenti da mesi, forse anni...

Altro che gli amanti di una notte, Linda, questo è tutto ciò che ogni donna dovrebbe provare almeno una volta nella vita.

Un'ultima spinta decisa e l'orgasmo esplode come luce pulsante nella mia mente confusa ed euforica, mentre Matt crolla ansimante su di me, posando la testa sul mio seno.

 

 

-Posso farti una domanda?

Matt sospira, togliendo alcuni granelli di sabbia dal mio volto:-Certo.

-La “Dama Bianca” cui accennavi la notte del furto dei ritratti... È Near?

-Di buona memoria e perspicace, ottimo...- ridacchia lui -...Sì, è decisamente Near. E questo è anche il motivo per cui non hai assistito a nessuna scenata di gelosia: sapevo che Mello era venuto per parlarti, non per sedurti. L'ho sempre preso in giro per via di questa ossessione nei confronti di Near, ma da un po' di tempo a questa parte mi è più chiaro cosa passi per la testa del mio stupido compagno di avventure.

-Si è scelto una preda non facile, questo è certo. Da soli non hanno alcuna speranza di avvicinarsi, ma forse con un piccolo aiuto...

Matt alza le spalle:-Temo che tu abbia già macchinato qualcosa in quella testa malata che ti ritrovi.

-Può darsi- replico ridendo, sollevandomi lentamente da terra e stiracchiando le membra indolenzite, imitata dal mio amante.

Amante, oddio.

-Perchè ridi?- domanda Matt terminando di raccogliere i propri vestiti e iniziando a indossarli.

 

-Perchè ti amo.

 

La mia risposta sembra averlo spiazzato: si è bloccato con la maglia a righe infilata per metà e gli occhi spalancati e vitrei.

-Tutto bene?- domando, preoccupata, agitando una mano davanti al suo volto pietrificato; Matt scuote la testa trasognato, tornando in sé:-Non me l'aspettavo, tutto qui- risponde con una nota dolce nella voce che non avevo mai udito prima.

-Sono una donna dalle mille sorprese- replico con un'alzata di spalle, trascinandolo verso casa -Adesso muoviamoci e pensiamo a qualcosa per i nostri innamorati.

 

 

 

-Pronto?

-Sono io, Linda.

-Dimmi tutto, Matt.

-Ho fatto come mi hai chiesto e ho invitato Mello a cena da te questa sera.

-Ottimo! Io ho quasi finito.

-Near?

-Ci penso io, tranquillo. Sei libero fino alle nove.

-D'accordo, a dopo.

 

Premo il pulsante per terminare la chiamata e poso il cellulare sul tavolo, volgendomi al mio nuovo dipinto da ultimare: se andrà tutto come previsto, sarà la chiave di volta del mio piano.

Devo ammettere che è uno dei lavori più riusciti di questo periodo e forse della mia intera carriera artistica.

È luminoso, caldo... Vivo.

Ultimo il volto di una delle figure e termino la tela, posando tavolozza e pennello sul tavolo e afferrando il telefono; compongo il numero con una certa nostalgia, felice di risentire una voce amica.

 

 

-Pronto?

-Halle?

-Sì, sono io.

-Sono Linda, abbiamo frequentato insieme l'Accademia d'Arte... Ricordi?

-Certo che mi ricordo, è un piacere sentirti! Come stai?

-Non c'è male, grazie.

-Come posso aiutarti?

-Beh, avrei un messaggio da affidarti... Un messaggio piuttosto urgente.

-Farò il possibile, che genere di messaggio?

 

-Un invito a cena da me, stasera, per il tuo datore di lavoro.

 

 

 

 

 

 

 

Buondì^^

Mi sono alzata presto, oggi, decisa a proseguire questa fic prima che “cada in prescrizione”: capitolo breve e "leggero", ulteriori passi avanti nella relazione tra Matt e Linda e...Beh, finalmente un'altra coppia tenterà di vedere la luce in questa storia molto Linda-centric.

Posso dire con una certa sicurezza che siamo quasi alla fine, due o tre capitoli al massimo.

E ne sono felice!                                                                                                                                                                                                                    Anche se questa fic mi ha dato alcune grandi soddisfazioni, emozioni e occasioni di miglioramento, tutto ha una fine.

A presto, un grazie di cuore a tutti coloro che seguono questa storia, in particolare Fe85, Redseapearl, DaniDhalia, Starhunter, Kiriku, Sadie, che hanno recensito l'ultimo capitolo.

Irene

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Capitolo 11
*** Invito a cena col nemico- part 1 ***


Buonasera^^

Finalmente la mia connessione ha deciso di resuscitare, permettendomi di aggiornare. Ringrazio tutti per l'attenzione che dedicate a questa storia, soprattutto chi si è ritrovato un po' spaesato davanti a questo strano ibrido long/raccolta, ma ha deciso comunque di continuare a leggere.Ho dovuto mediare più che mai tra brevitas e completezza: non volevo trascurare personaggi (Halle, per esempio :D), nè scrivere un papiro egizio e ammorbarvi con i miei viaggi mentali, quindi ho tagliato alcune parti e cominciato a puntare un piccolo riflettore sulla nuova coppia, senza però perdere la nota di allegria caratteristica della mia LindaxMatt.

Buona lettura,

Irene




-Eccomi qui.

Matt annuncia la sua presenza con voce allegra, richiudendo la porta alle sue spalle; gli rivolgo un sorriso, senza distrarmi dalla mia opera: una gigantesca torta di frutta e cioccolato. -Siete in anticipo, mio signore... A cosa devo tale onore?- domando con una certa ironia, posizionando due fragole sulla cima. -Alla mia assoluta mancanza di impegni di oggi e al mio ardente desiderio di vederti- risponde, avvicinandosi e scrutando il dolce con ammirazione -Porca miseria, Linda, c'è qualcosa che non sai fare?- esclama, rubandomi una fettina d'arancia di mano e facendola sparire dietro una fila di denti scoperti in un sorriso sfacciato. -Sì, Matt: sopportarti- replico acida, apprestandomi a sbucciare una mela. La sua risata allegra e impudente invade la casa, mentre lascia la cucina:-Ti lascio alla tua torta e vado a spostare il tavolo per la cena.

Sospiro, sistemando gli spicchi di mela e ammirando per qualche istante il dolce, riflettendo: stasera tenterò un'impresa a dir poco ardua, non c'è dubbio. Mello e Near hanno sempre avuto un rapporto infelice, ambiguo: cosa succederà nelle prossime ore è qualcosa che non sono in grado di prevedere. Spero immensamente che per una volta la Sorte si dimostri benevola nei loro confronti.

E nei miei.


-Se andasse tutto storto, temo che dovrei procurarmi dei documenti falsi e fuggire all'estero per scampare all'ira di Mello...- mormoro assorta, riponendo con cura la torta in frigo, -È troppo orgoglioso per accettare un aiuto, figuriamoci in una situazione del genere. Bene, ora la tavola.




-Hai avuto altre donne prima di me?

Passo alcuni bicchieri a Matt, che sembra riflettere sulla mia domanda sfacciata: -Qualche amante occasionale. Mi conosci, so relazionarmi meglio con gli aggeggi tecnologici che con le persone- risponde, terminando di apparecchiare e accendendosi una sigaretta -Perchè? -Timore di dovermi confrontare con rivali affascinanti e irraggiungibili- rispondo sinceramente, ricevendo un suo sorriso buono:-Tu sei la prima donna di cui io mi sia mai innamorato- ammette con gravità, osservando la sottile scia di fumo che si innalza dallo stelo della sigaretta. Sorrido, abbassando lo sguardo, per poi rialzarlo al suono del campanello:- Abbiamo ospiti- esclamo allegramente, superandolo per recarmi alla porta d'ingresso, non prima di avergli rubato la sigaretta dalle labbra e di averla ridotta ad un mozzicone informe nel posacenere:- Questo è per l'arancia che i tuoi denti hanno brutalmente torturato poco fa.

-Uno pari- ridacchia lui, fingendosi devastato dal rammarico e seguendomi.




-Buonasera, Mello.

-Salve, capo.

Il primo invitato ricambia il saluto con un cenno educato, lasciando vagare qualche istante gli occhi color carta da zucchero su di noi:-Grazie dell'invito, Linda.

-Figurati, è un piacere avervi a cena... Entra pure! Matt, mostragli dov'è il bagno, io vado a controllare la cena- comando al mio innamorato che esegue dopo avermi omaggiata di un elegante inchino. Li osservo attraversare il corridoio scambiando qualche parola, poi mi dirigo verso il mio piccolo atelier, il luogo dove conservo i miei lavori.

Accendo le luci in modo da illuminare strategicamente la stanza e da mettere in risalto la mia tela speciale, preparata per l'occasione. -Se non funziona così, vorrà dire che quei due non sono decisamente fatti l'uno per l'altro- mormoro tra me e me, gettando un'ultima occhiata alle mie spalle e lasciando la stanza.

Faccio ritorno in soggiorno, dove Mello e Matt hanno occupato il divano, impegnati in una fitta conversazione probabilmente legata al caso di cui si stanno occupando: odo il nome “Kira” sibilato con rabbia dalla voce di Mello; Matt è seduto accanto a lui, curvo su alcuni fogli stretti dalle mani dell'amico, un braccio posato sulle sue spalle, forse nel tentativo di trasmettergli un po' della sua invidiabile flemma.


Non tardano a tornarmi alla mente quelle serate alla Wammy's House durante le quali Mello ripeteva nervosamente l'argomento appena studiato ad un placido Matt, intento a controllare sui libri le risposte udite dalla voce tonante dell'amico.


-Tutto bene?- domando, sedendo ai loro piedi e posando una mano sul ginocchio di Mello: so bene che, qualora sia necessario, mi metteranno al corrente delle loro scoperte su questo Kira, non voglio assillarli con domande inopportune. Il giovane irruento si concede un lieve sorriso, posando il mento sul palmo della mano destra: -Cos'è, una serata di solidarietà verso il mio brutto carattere? A cosa devo tutte queste manifestazioni d'affetto?

-Razza di orso scorbutico- abbaia Matt, immergendo le dita nella chioma disordinata dell'amico e scompigliandola energicamente.

-Io non esagererei: lui è armato e tu non sei antiproiettile- lo ammonisco io, godendomi lo sguardo assassino che gli è appena stato rivolto.

-Nah, nessuno sparerebbe al proprio migliore amico- replica lui allegramente. -Sicuro?- è il gelido commento di Mello, seguito da un sorrisetto a dir poco inquietante.

Il trillo del campanello interrompe le mie risate sconnesse.

-Altri ospiti?- commenta Mello incuriosito.

-Già- replico, sollevandomi di malavoglia dal pavimento e recandomi all'ingresso.

Immagino già la sua faccia quando scoprirà l'identità dell'ospite...



-Near, che piacere rivederti.

-Grazie dell'invito, Linda.

Le stesse parole di Mello: un buon presagio, direi.

Near non è cambiato molto, fatta eccezione per una leggera crescita in altezza; non fatico a far combaciare l'immagine del ragazzino serio e pallido che popola i miei ricordi con la figura candida ed elegante del giovane in piedi nel mio ingresso. Dietro di lui, fa bella mostra di sé la sagoma di un'auto nera ed elegante, alla guida della quale scorgo il volto familiare di Halle Bullock, mia ex-compagna di accademia.

Durante una nostra conversazione Matt aveva accennato ad una collaboratrice di Near con cui Mello “teneva dei contatti”: non mi era stato difficile scoprire, non senza una certa sorpresa, che questa collaboratrice non era nient'altri che quella stessa Halle con la quale avevo studiato arte alcuni anni prima.


E che, per mia fortuna, non aveva cambiato numero di telefono.


Raggiungo l'automobile, chinandomi per salutare l'autista:-È un piacere rivedere anche te, bella paesaggista!

-Ah, bei tempi... Quando il buon Revildoom mi chiamava così- ride lei, rievocando l'anziano professore di pittura infatuato di lei, -Sono secoli che non ci vediamo, come stai?

-Mah, non c'è male. Le riunioni tra vecchi amici, poi, sono un toccasana per la mia vita frenetica e sregolata. Tu dipingi ancora?

-Solo per diletto, ogni tanto- risponde lei con un sorriso, tornando subito seria:- A proposito di riunioni tra amici... Ti prego di fare attenzione a Near. Non mi entusiasma l'idea di lasciarlo a distanza ravvicinata con Mello, ma lui ha insistito per venire.

-Tranquilla, prometto che non andranno oltre sguardi di fuoco e offese verbali.

O almeno spero.

-Se hai bisogno di me, chiamami e sarò qui in dieci minuti- aggiunge, indossando un paio di occhiali da sole e, dopo un cenno di saluto, dando gas e allontanandosi rapidamente. Seguo con gli occhi il percorso della vettura fin dove mi è possibile, poi torno sui miei passi.

Near sembra piuttosto a disagio, i suoi occhi grigio perla vagano su di me lasciando trapelare una certa inquietudine; è rimasto immobile, in piedi sulla stessa mattonella sulla quale l'ho lasciato, l'immagine stessa della tensione.

-Sono contenta che tu sia qui- dico, sostenendo il suo sguardo penetrante e stringendolo poi per qualche istante in un abbraccio delicato, ma affettuoso; pur essendo libero di allontanarsi dalla mia invadente persona, ricambia goffamente con una stretta delicata, sorprendendomi piacevolmente.

-Raggiungiamo gli altri- suggerisco, separandomi da lui e guidandolo all'interno -C'è un'ottima cena che ci aspetta.



Il suono prodotto dai nostri passi attira l'attenzione dei due giovani rimasti in mia attesa.

Mello leva lo sguardo, mutando immediatamente espressione: il bel volto rovinato si incupisce, gli occhi ridotti a due fessure, la mano poggiata sulla coscia stretta a pugno.

Non posso fare a meno di pensare ad un felino in gabbia.

Matt leva gli occhi al cielo, attento a farsi vedere solo da me, poi si alza dal divano con un movimento fluido ed energico, avvicinandosi a me e a Near e rivolgendo un saluto a quest'ultimo:-Ciao Near. Ti precedo in cucina, Linda- aggiunge, incamminandosi con la solita andatura sfacciatamente rilassata.

-Va bene, io arrivo subito...- rispondo, volgendomi poi verso i miei due ospiti: Near si è seduto silenziosamente a fianco di Mello, che somiglia sempre di più a una di quelle tigri che girano in tondo nelle loro gabbie allo zoo pronte a staccare a morsi la giugulare di chiunque si avvicini troppo.

Mi rivolgo loro con gentilezza: -Visitate pure la casa, vi prego solo di non toccare le mie tele... Sono frutto di ore e ore di lavoro, non voglio che si rovinino.

-Ma non mi dire- sibila Mello a denti stretti, probabilmente più interessato a trovare una qualche distrazione che a fare un commento originale: mi sta odiando profondamente, glielo leggo negli occhi.

-La prima stanza in fondo al corridoio è piena zeppa di quadri, se vi va potete darvi un'occhiata- suggerisco, sperando intensamente che questi due testoni siano collaborativi. Mello abbandona immediatamente il divano di pelle blu, incamminandosi a grandi passi verso il corridoio, le mani affondate nelle tasche dei pantaloni di pelle e il volto attraversato da lampi di ritrosia; Near mi rivolge un breve sguardo vuoto, seguendolo poi ad una certa distanza di sicurezza.

Dio, speriamo in bene.


-Andati?

Matt è alle prese con l'insalata, o meglio ha intrapreso una lotta con la lattuga.

-Sì, sono andati, ma non c'è bisogno che l'insalata voli per tutta la stanza perchè sia di gradimento per i commensali. Lasciala nella sua ciotola e vedrai che sarà meno aggressiva- replico scherzosamente, posando le mie mani sulle sue e aiutandolo nella sua nobile impresa.

-Grazie della preziosa perla, Sensei, la terrò a mente. Cosa pensi di fare con quei due?

-Uhm... A dire il vero punto sulla gradualità. Non mi aspetto che una volta usciti da lì abbiano scopato alla grande, ma che almeno si siano guardati negli occhi.

-Uno sguardo?

-Sì, insomma, non si sono mai realmente guardati negli occhi e questo è piuttosto triste, a mio parere. Potrebbe essere un buon punto di partenza. Il quadro è la chiave di tutto.

-Capisco il tuo punto di vista. Mello sembrava piuttosto scosso, spero non dia in escandescenze.

-Spera piuttosto che Near non faccia commenti impropri... Sarà dura, temo.

Matt ridacchia, mettendo da parte l'insalata e rivolgendomi la sua completa attenzione:- Non perdiamo altro tempo, dunque.

-In che senso?

-Hai seriamente intenzione di lasciare lo squalo e il tonno da soli nella stessa pozza d'acqua di mare per più di un minuto?

Ridacchio, posando il viso contro il suo petto e lasciandomi avvolgere dalla sua stretta morbida:-Confido negli stravaganti sentimenti dello squalo per... Com'era? Il tonno?

-Qualcosa del genere- ride in risposta lui, allontanandosi da me e prendendomi per mano, conducendomi verso la porta -Sei con me?

-Ovviamente. Dedichiamoci al voyerismo sfrenato- replico divertita, seguendolo il più silenziosamente possibile alla volta dell'atelier.







Eccomi... Vi sto facendo DECISAMENTE sudare la coppia più amata =D Perdono e pazienza, amiche mie! Ringrazio tutti coloro che hanno letto e commentato questa fic, sperando nel loro intervento anche in questo capitolo "preparatorio". Ancora due capitoli. E l'ultimo conterrà una sorpresa o due. Come sono criptica^^

Un abbraccio

Irene

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Capitolo 12
*** Invito a cena col nemico- epilogo ***


La porta dell'atelier è rimasta socchiusa, per nostra fortuna, così da rendere piuttosto semplice il nostro compito di “sorveglianti”: a prescindere dalle raccomandazioni di Halle, non voglio che quei due si facciano del male. 

 

Getto un'occhiata furtiva all'interno della stanza: Mello è chino su alcune vedute di città realizzate mentre studiavo in Europa, Near osserva attentamente il ritratto di un mio vecchio amante, un giovane italiano sorridente e terribilmente affascinante. 
-Linda è piuttosto brava. 
Mello ha pronunciato queste parole in tono neutro, distaccato, ma so bene che mi sta indirettamente facendo un enorme complimento. 
Sorrido tra me e me, gettando un'occhiata trionfante a Matt che questi scuote la testa, trattenendo una risata e sibilando in risposta:   -Inguaribile vanesia. 
-Ha un grande talento...- osserva Near nel suo usuale tono incolore, il volto vicino alla tela, quasi voglia immergervisi, -...Le figure umane sono dipinte in modo mirabile. 

 


 

Scommetto il set di colori a olio che ho acquistato ieri che Mello tenterà di contraddirlo in un qualunque modo. 
-Mello farà sicuramente qualche commento astioso... Mi ci gioco il portatile- sussurra piano Matt, osservando pigramente la scena, in attesa.

 

-Preferisco i paesaggi.

 

Matt fa un gesto eloquente con la mancina, come a dire “Che ti dicevo?”.

 


 

-A mio parere, riprodurre un essere umano richiede una maestria ancora maggiore. 
Il commento di Near non tarda a giungere, né l'espressione di Mello tarda ad inasprirsi: ad una provocazione di Mello segue sempre una precisazione di Near che manda in bestia il primo. I lineamenti nordici del giovane sono induriti dalla stizza, gli occhi celesti sembrano lampeggiare pericolosamente; poi all'improvviso le labbra sottili si curvano in un ghigno: nonostante tutto, Mello adora le sfide. 
-Elabora, se non ti dispiace.
Near leva brevemente lo sguardo, forse leggermente infastidito:-Non basta riportare sulla tela la plasticità e l'armoniosità del corpo, il dipinto deve trasmettere emozioni. Linda ritrae sempre fedelmente lo stato d'animo di chi ha davanti, oltre ad avere cura di ogni singolo dettaglio anatomico. 

 

Sono commossa, così tante parole in mio favore nel giro di pochi minuti. 

 

Mello sembra sorpreso da una tale veemenza da parte di Near, solitamente privo di qualunque impeto mentre è impegnato in un discorso; tuttavia non rinuncia al suo gioco e prosegue con una nuova provocazione:-Non accetto lezioni in materia di emozioni. Specie da te- replica sardonico, rivolgendo poi la propria attenzione verso l'angolo opposto della stanza. 

 

-Finalmente- bisbiglio a Matt, trepidante: forza, Mello, noti qualcosa? 

 

Il secondo erede di L sussulta, avvicinandosi a una tela posata su un cavalletto di legno chiaro, accanto ad un cumulo di fogli arrotolati e schizzi; si ferma a pochi centimetri dal dipinto con aria a dir poco perplessa, senza però proferire parola.
Gli istanti passano e Near sembra notare l'insolito tacere dell'irruento rivale; gli occhi grigio perla vagano un ultimo istante sul ritratto che stava ancora esaminando, per poi posarsi sull'oggetto delle attuali meditazioni dell'altro.

 


 


 

 

Un quadro, direte voi?

 

No, non un semplice quadro. In questa tela ho tentato di riversare tutta la mia esperienza e i miei sentimenti: la passione per la pittura, l'affetto per questi due giovani testardi, tutto impresso nei colori brillanti e nelle pennellate morbide che compongono l'immagine. Non so perchè, ma sento che questo dipinto è la chiave per cambiare le cose tra quei due.

 

O almeno lo spero.

 



 

 

 

Una radura verde, alla “Ophelia” di Millais*.

 

Al centro, un ruscello d'acqua trasparente, attraverso il quale è possibile scorgere il fondo sassoso e alcuni piccoli pesci; le rive sono coperte di erba verde chartreuse**, dipinta con pazienza filo per filo, aggiungendo qua e là qualche goccia di rugiada e un paio di ragni pigramente sospesi sulla loro tela. La parte sinistra della scena è occupata da un salice piangente, le cui fronde sfiorano l'acqua, mosse da un vento lieve ed invisibile che scuote anche un piccolo canneto cresciuto poco distante.

 

Qualora Mello preferisca realmente i paesaggi, potrà ritenersi soddisfatto. Ma so bene che non è questo ad avergli tolto la parola.

 

Tutto ciò è solamente uno sfondo, l'ambiente in cui ho voluto porre i protagonisti della scena. Figure umane, per la gioia di Near.

 



 

 

Contrapposta al salice piangente, il braccio teso verso l'acqua limpida, vi è Psiche. L'ovale bianco del viso, occupato per metà da grandi occhi color grigio tempesta e incorniciato da morbide ciocche di capelli chiarissimi, è illuminato dalla pallida luce solare, il corpo nudo morbidamente adagiato sull'erba appare indifeso e allo stesso tempo vibrante di energia vitale.

 

Ed è inutile obiettare che il corpo sia evidentemente femminile, la somiglianza non può sfuggire: il volto della giovane innamorata è perfettamente identico al volto di Near.

 

E che dire di Eros?

 

Il giovane dio è immerso fino alla cintola nell'acqua lucente, esattamente al centro del ruscello, ed è intento a detergersi un braccio: il torso nudo e imperlato di gocce trasparenti è leggermente ruotato, il viso affilato in parte rivolto a Psiche, come se desiderasse ardentemente guardarla, ma l'orgoglio o il Fato glielo impedissero. La mano della giovane non riesce a sfiorare quella dell'amato, la delusione traspare appena dai suoi lineamenti, ma è presente: sembra assorta in pensieri imperscrutabili, eppure nulla sfugge al suo sguardo. 
Un chiaro riferimento a qualcuno di mia conoscenza. 
Eros, biondo e inquieto, tanto irruento nello sguardo quanto nella posa, è ovviamente lo specchio di Mello, ancora immobile e stralunato.

 

Mi sembra tutto sommato di aver fatto un ottimo lavoro: ho sempre amato queste due figure mitologiche e ho avuto occasione di sfruttarle per un nobile scopo.

 



 

 

-Questo dipinto sembra vivo. È esattamente questo che intendevo- mormora Near, calmo e compassato come suo solito: ha sicuramente notato i visi di Eros e Psiche, ma non mostra nessun tipo di esitazione o stupore.

Lo shock di Mello viene subito meno, sostituito dalla solita stizza:-Trovo un che di ironico in questa situazione. Stai seriamente tentando di tenere una lezione sulla difficoltà di rappresentare emozioni per un pittore?- ribatte tagliente, affondando le mani nelle tasche e avvicinando il volto al suo, fissandolo negli occhi -Cosa vuoi saperne di emozioni, tu? 
Near esita, schiude le labbra per dire qualcosa, ma si trattiene per alcuni secondi, sostenendo lo sguardo di Mello. Poi risponde, citando Mello con qualcosa di simile ad un ghigno sul volto:-Elabora, se non ti dispiace. 

 

Urgh, non ci voleva.

 

Come prevedibile, un tonfo sordo segue la provocazione di Near. 
Sbirciamo entrambi nella stanza, leggermente preoccupati: sono distesi sul pavimento, Mello sovrasta l'odiato rivale, fissandolo con un'espressione pericolosamente calma; Near è impassibile, deciso a non cedere di un millimetro. 
-Secondo me siamo sulla buona strada... Quanto amore nei loro sguardi- bisbiglia Matt, celando malamente lo scetticismo dietro la solita dose di ironia; lo zittisco con un gesto brusco: non voglio perdemi nulla, questo momento è unico e da esso dipendono molti destini. 

 

Compreso il tuo, Linda... Documenti falsi e fuga all'estero.

 

-Elaboro con molto piacere- risponde mellifluo il giovane biondo, stringendo gli occhi sino a ridurli a schegge di turchese, - Le emozioni sono qualcosa di vivo e irrefrenabile. Pulsioni che irradiano dall'anima al corpo. Non si manifestano mai da sole, ma a gruppi, l'una sull'altra, confondendo e influenzando scelte e atteggiamenti. Qualcosa di simile ad una colata di lava che travolge tutto ciò che incontra sulla sua strada- scandisce con ardore, avvicinandosi inconsciamente sempre più al volto di Near. 
-Che emozioni stai provando in questo momento?- domanda con un certo interesse Near, sorprendendo tutti: rimango interdetta da una domanda tanto diretta e così poco “da Near”, e così Matt, che mi rivolge un'occhiata sbalordita, e Mello, immobilizzatosi una seconda volta. 
-Rispondimi, per favore. 
-Le stesse emozioni che provo ogni qualvolta ci sei TU nei dintorni. Rabbia, disprezzo, odio, frustrazione, irritazione- ringhia Mello, il bel volto adombrato dal risentimento. 
-Solo emozioni negative... 
Near sembra assorto in chissà quali pensieri, mentre pronuncia queste parole. Mello, se possibile, diviene ancora più teso. 

 

Un fruscio, e un allarme scatta nella mia testa:-Muoviti- sibilo, afferrando Matt per un polso e sgattaiolando il più rapidamente possibile in cucina. 

 

Appena in tempo: Mello ha impiegato 3 secondi per sollevarsi da terra, 3 per spalancare la porta dell'atelier e 3 per tornare in salotto e scaraventare la sua persona sul divano, in preda a borbottii lugubri; Near ne ha impiegati 5 per riflettere sulla situazione e altri 5 per alzarsi da terra. 
Noi, fortunatamente, ne abbiamo impiegati 6 per scappare in cucina e 4 per prepararci psicologicamente alla cena tutt'altro che rilassante che stava per avvenire.

 


 


 


 


 


 


 

-Signora mia, era tutto squisito.

 

Fortunatamente è andato tutto bene: Mello, ora impegnato a divorare un'enorme fetta della mia torta al cioccolato, era quasi tranquillo, ha addirittura scambiato civilmente due parole con la sua candida nemesi. Near ha appena finito la sua fettina e si appresta a dedicarsi alle fragole, credo lasciate appositamente per ultime: non ricordavo gli piacessero tanto. 
-Concordo con il mio collega fumatore- commenta Mello, concedendosi un breve sorriso divertito: a stomaco pieno gli uomini diventano terribilmente accomodanti. 
-Tutto buonissimo- aggiunge Near educatamente, addentando cautamente una fragola e posando la coroncina di foglie sul piatto con delicatezza. 
-L'ho scelta per questo, dopotutto... Buona, buona, scherzavo!- ride Matt, schivando rapidamente il mio destro diretto contro la sua faccia -Tu sparecchi, io lavo i piatti? 
-Tu sparecchi E lavi i piatti, ovviamente- replico acida, salvo poi sporgermi a baciarlo affettuosamente sulle labbra. 
-Agli ordini- sospira lui, apprestandosi ad adempiere ai suoi doveri -Mello, dammi una mano- aggiunge con uno sguardo che non ammette repliche. Mello annuisce in silenzio, alzandosi da tavola e seguendo l'amico carico di piatti. 
Rimasta sola con Near, mi volto a fissare la porta a vetri che conduce sul retro della mia casa:-Ti andrebbe di fare due passi sulla spiaggia, Near? 
-D'accordo- acconsente Near, terminando di mangiucchiare l'ultima fragola .

 

 


 

 

-Che effetto fa essere un super detective? 

 

Near sorride della mia domanda apparentemente ingenua:-Non hai perso la tua ironia. 
-Temo di no- replico ancora una volta scherzosamente, lasciando vagare lo sguardo sul mare: il riflesso della luna sull'acqua scura ha un che magnetico. 
-Non so bene che effetto faccia... È la mia vita. Tutto qui- risponde tranquillamente, giocherellando con dei granelli di sabbia prelevati dal cumulo sui cui siamo seduti. 
Taccio, pensierosa. 
-Linda, c'è qualcosa che vorresti chiedermi?

 

Sussulto, sorpresa: come diavolo...

 

-Sono un super detective, ricordi?- mormora lui con un certo divertimento, non esteso però agli occhi vuoti e un po' tristi, come al solito. 
-Avrei mille cose da chiedere... Forse anche di più- rispondo, sospirando piano.

 

 

Vorrei chiedergli se moriranno.

 

Vorrei sapere quante probabilità ci sono che Kira non uccida lui, Mello... e Matt. Vorrei sapere quante probabilità ci sono che la mia vita attuale resti in questo stato di beatitudine quasi completa ancora per molto. Vorrei sentirmi rispondere che non c'è pericolo. E vorrei poter credere a questa bugia con tutte le mie forze.

 

Ma non riesco a parlare, o forse non ne ho voglia.

 

-No... Meglio rientrare. Comincia a fare freddo- mormoro, stringendomi nelle spalle ed evitando il suo sguardo.

 

Near non ha perso la sua discrezione.  La sua mano candida indugia per un momento sul mio capo, in una carezza lieve e affettuosa, per poi tornare al suo posto, tra i riccioli disordinati del suo padrone.

-Come desideri.

 



 

 


 


 

 

-Bentornati!- esclama Matt dal divano su cui è nuovamente seduto con Mello; quest'ultimo leva lo sguardo su di noi, in silenzio, tornando poi ad occuparsi della sua tavoletta di fondente appena scartata:-Com'era il mare?- domanda, apparentemente rivolto a Near. 
Wow, Matt potrebbe fargli da terapista, se una chiacchierata è bastata a rasserenarlo a tal punto. 
Il giovane albino piega lievemente il capo verso destra, pensieroso:-Vasto e calmo- replica con voce tranquilla, sedendo accanto a lui senza alcun timore. 

 

Tonno coraggioso.

 

-Ragazzi, io sono piuttosto stanca e credo che me ne andrò di corsa a letto- sbadiglio, esibendo la mia migliore faccia da poker ed evitando lo sguardo inquisitorio che mi ha appena rivolto Matt: non voglio che noti il mio stato d'animo e si rovini la serata per colpa mia.

 


 

-Potremmo rimanere qui a dormire, se per voi non è un problema.

 

Le parole di Near suscitano diverse reazioni: a Mello per poco non scivola di mano la cioccolata, io e Matt ci scambiamo uno sguardo stupito: che intraprendenza improvvisa! 
-Sì, non c'è problema... Devo prepararvi una stanza, però. 
-Non ce ne sarà bisogno. Ci possiamo arrangiare qui in salotto.

 

Mello sembra aver appena preso un pugno in piena faccia, ma non si oppone. 

 

-Come volete- acconsento, decidendo di lasciare loro carta bianca: credo che Near abbia in mente qualcosa, forse vuole continuare il discorso interrotto poche ore fa. 
-Buonanotte- aggiungo gentilmente, avviandomi verso la camera da letto. Odo la voce di Matt salutare i due amici e i suoi passi nel corridoio, dietro di me. 
-Matt...
-Va tutto bene- sussurra lui, chiudendosi la porta della camera da letto alle spalle e avvolgendomi in un abbraccio deciso; mi lascio condurre verso il letto, sedendo accanto a lui e ricambiando con una certa esitazione il suo gesto.

 

Suppongo di dover migliorare la mia tecnica di dissimulazione di stati d'animo negativi... La mia faccia da poker è piuttosto inefficace.

 

-Matt..- mormoro, tentando di formulare quella domanda che non ho avuto la forza di porre a Near. 
-Ti amo, Linda...- sussurra lui con voce tesa, prendendo il mio viso tra le mani e costringendomi a guardarlo negli occhi, -... Ma non posso rispondere alla tua domanda, perchè non so quale sia la risposta giusta. Lo capisci? 
Annuisco in silenzio, lasciando che le lacrime solchino il mio volto teso: per lui sono come un libro aperto, ha percepito il mio malessere e i miei dubbi senza quasi guardarmi in faccia. 
Non ha senso negargli ancora le mie lacrime.
-Hai vinto tu, alla fine... Sei riuscito a farmi piangere- balbetto, sentendo il cuore più leggero alla vista del suo solito sorriso buono.  

 

-È valsa la pena attendere- mormora lui scherzosamente, posando con gentilezza la testa sulla mia spalla.

 



 

 



 

 



 

 

Sono le due del mattino e ho sete. Ecco perchè mi sono recata in cucina, giusto? Dopo quel pianto vergognoso ho bisogno di liquidi.

 

Dalla a bere a qualcun'altro, Linda: il tuo lato voyeur ha preso nuovamente il sopravvento.

 

Mi affaccio cautamente, sbirciando il salotto: Mello e Near sono ancora svegli, il primo seduto ad un capo del divano, l'altro rannicchiato nell'altra metà.                                                                                                                                               

 

-Mello. 

 

Che fortuna, forse non mi sono persa nulla. 

 

-Cosa- è la risposta svogliata dell'interpellato. 

-La mia presenza genera davvero solo emozioni negative?- domanda con voce incolore, giocherellando distrattamente con una ciocca bianco perlato. 
Mello tace, lo sguardo puntato verso il pavimento:-Che tipo di risposta ti aspetti? 
-Mi auguro solo tu non fugga di nuovo- replica Near cautamente, senza alcuna ironia nella voce: non vuole provocarlo. 
Mello tace, pensieroso.

 

Avanti, biondo, tu sei l'uomo d'azione! Inventati qualcosa! Near non sembra indisponente, dopotutto, basterebbe cogliere l'attimo con un po' di faccia tosta...

 



 

 

-Proviamo. 

 

Near getta un'occhiata verso il rivale, seguendo il suo avvicinamento con occhi attenti:-A fare cosa?- domanda, dandogli improvvisamente la schiena.

 

Un'ultima sfida per Mello, nonché l'ultimo tentativo di Near di proteggersi da qualcosa di sconosciuto e travolgente.

 

Il secondo erede di L si china su di lui, senza però tentare di invadere il suo spazio:-A verificare la tua teoria, no? Vediamo se sei capace di “generare in me solo emozioni negative”- risponde con naturalezza, senza però riuscire a celare un'espressione nervosa.

 

O almeno, non celandola a spettatori indiscreti nascosti nel buio ad origliare.

 

Silenzio.                              
Posso udire distintamente il suono prodotto dall'oscillare del pendolo nel salotto e il respiro tranquillo di entrambi.
Poi avviene il miracolo.

 

Near si volta verso di lui, i tratti delicati modellati in un'espressione curiosa e determinata; Mello non attende un istante e abbandona l'aria tesa e incerta, calando rapido sul suo volto e posando le labbra sulle sue.

 

Devo seriamente trattenermi dall'esultare.

 

Il loro bacio è un qualcosa di a dir poco unico, una scena erotica e toccante allo stesso tempo: le loro bocche si allontanano svogliatamente solo per riprendere fiato, tornando ad incontrarsi ancora e ancora.
Near arriva ad immergere le dita nei capelli di Mello, inclinando la testa e permettendo alla sua bocca di accedere alla pelle delicata e bianchissima del collo, sospirando piano:-Emozioni negative, dunque?- domanda con un vago sorriso sulle labbra.

-Senza dubbio- risponde Mello a bassa voce, piegando la testa per aumentare il contatto tra il suo capo e le dita candide annidate tra le ciocche color grano, -Una passione tanto insana non può essere annoverata tra le emozioni positive.

-Capisco- risponde Near, interrompendosi per ricambiare l'ennesimo bacio silenzioso dell'altro.
Mello si allontana di qualche centimetro, fissandolo in silenzio; Near ricambia lo sguardo, sollevando lentamente la mancina e posandola sul lato del viso occupato dall'enorme cicatrice da ustione:-L'immagine della colata di lava è piuttosto suggestiva, ma terribilmente desolante. Forse le emozioni sono negative per loro natura.
Il secondo erede di L scrolla le spalle:-O forse sono io ad essere negativo e incredibilmente sbagliato.
-È così che ti senti quando ci sono io?  
-Mi sento così per l'intera durata della giornata- ridacchia amaramente Mello, salvo poi immobilizzarsi con un'espressione piuttosto confusa stampata sul volto, forse a causa dell'infrangersi delle labbra di Near sulle sue.
Il ragazzo è più audace di quanto immaginassi.

 

-Non devi.

 

E a mio parere mai risposta fu più azzeccata.

 


 


 


 


 


 


 

Sono terribilmente belli.

È tutto ciò cui riesco a pensare, osservando Mello stretto tra le braccia esili di Near: lo squalo che riposa nella tana del tonno, incredibile a dirsi. Sono felice per loro.

O almeno credo.

 


 

Linda, sei felice? È questa la vera domanda che vortica nella mia testa, offuscando la soddisfazione per il piano andato a buon fine e la gioia offertami in questi ultimi mesi dal cosiddetto Fato.

 


 

Dovrei esserlo, non vi è alcun dubbio.

 

Ma se c'è una cosa che ho imparato nei miei vent'anni di permanenza sul pianeta Terra è che, quando meno te lo aspetti, il mondo si diverte a crollarti sulla testa, mandando la tua vita in frantumi e lasciandoti smarrita a raccoglierne i cocci.

 

E ho paura.

 



 

 



 

 



 

 

Signore e signori, il parto è terminato -____- 

Il capitolo 12 non voleva vedere la luce: si è cancellato, corrotto, sdoppiato, dimezzato e rifiutato di farsi editare in modo leggibile, persino con NVU.

Questo è il meglio che sono riuscita ad ottenere... Sono le 3 del mattino e finalmente aggiorno!

 

Questo capitolo è stato duro da scrivere, non mi soddisfava mai... La carne da mettere al fuoco era tanta, ma tutta buona, il problema era cuocerla al punto giusto, mediare tra suspence snervante e flusso improvviso di eventi.

 

Non so bene se ci sia riuscita, spero solo che l'insieme non risulti troppo pesante da leggere.

 

Un grazie immenso per le vostre 50 e oltre recensioni, positive e negative, entusiaste e scettiche, grazie per il vostro sostegno incredibile.

 

E arrivederci con il prossimo capitolo... L'ultimo.

 



 

 

Un bacio!

 

Irene

 



 

 



 

 

*http://chetempochefa.blog.rai.it/files/2009/02/millais.jpg

 

**tonalità di verde chiaro.


 

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Capitolo 13
*** Punto di non ritorno- epilogo ***


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-Linda, dovresti smettere.

-È un'idea.

-Parlo sul serio.

In tutta risposta riempio per la decima volta il bicchiere con dell'ottimo brandy, levandolo poi in direzione dell'uomo che mi sta fissando con amarezza:- Brindo alla tua salute, Matt. Che il tuo aereo per Tokyo possa schiantarsi sulla pista e che tu possa morire nel modo più doloroso possibile- gracchio, scandendo le mie parole con un tono beffardo e astioso.                 Andavamo avanti così da una settimana ormai.                                                                                                                 Matt è sempre riuscito a zittirmi con un bacio, finendo poi per fare l'amore con me in modo disperato e selvaggio più e più volte ogni notte.Ma oggi è diverso, non c'è più un "sempre" davanti a noi, o anche solo un "futuro"; oggi non gli permetterò di mettermi a tacere.

 

Linda è sempre stata piccola e tondetta.

Alla Wammy's House rispondeva sempre a chi le suggeriva di badare alla linea che qualche chilo di troppo ben valeva quei piccoli peccati di gola che di tanto in tanto si concedeva: adorava le frolle rotonde coperte di gocce di cioccolata che venivano sempre servite per merenda.Ora come ora, però, sembra aver completamente dimenticato sia i dolci che qualunque altro cibo. Non mangia da giorni e sembra a malapena consapevole della gravità della cosa.                Il volto solitamente piuttosto rotondo è scavato, stanco, ha perso la solita sfumatura corallo delle guance ed è pervaso da un pallore malsano.

 

 

-Linda...

-Non rivolgermi parola, Matt. Peggioreresti le cose.

-Dubito che possa andare peggio di così.

-So già cosa devi dirmi!- sbotto, colpendo violentemente il tavolo e rovesciando il bicchiere ancora mezzo pieno di alcol, -Tu stai per andare incontro a morte certa, Matt, fine della storia! 

Due mani forti calano sulle mie spalle, impedendomi di muovermi dalla sedia per abbandonare la cucina in cerca di solitudine o di un'altra bottiglia di brandy: -Ascoltami- replica lui, costringendomi ad incontrare il suo sguardo, -Sai bene anche tu che non è qualcosa che ho scelto. Sono, volente o nolente, il terzo erede di L...- afferma con decisione, rafforzando la stretta sulle mie spalle -... e farò il possibile per contribuire alle indagini, è mio dovere, così come lo è per Near e per Mello.            

-Contribuire alle indagini è un conto, morire per mano di un pazzo omicida è un altro- sibilo, fissandolo con rabbia.

-Quello che progettiamo di fare non comporta obbligatoriamente la mia morte- replica lui con una nota di frustrazione nella voce.

-Non comporta la tua... Cosa intendi dire?

Matt distoglie per un istante lo sguardo, il tempo in cui un lampo attraversa la mia mente e comprendo.

-Ma certo...- mormoro sconvolta -...Mello.

-Abbiamo considerato ogni possibilità, ma questo sembra essere l'unico modo. Non posso dirti altro.

-E Near cosa pensa a riguardo?

-Near è in Giappone già da tempo, Mello mi ha chiesto esplicitamente di non coinvolgerlo- risponde con leggerezza e un sorriso lievemente amaro -"Capirà da sè" ha solo detto, e io rispetto la sua volontà.

Sono piuttosto stordita, in parte dall'alcol e in parte dalla tristezza della situazione: seguire il proprio migliore amico con la consapevolezza di perderlo e di rischiare la propria vita, lasciandosi alle spalle l'amore della donna di cui è innamorato.                                                        La sorte più infelice è capitata a lui, dopotutto.

 

Linda è una di quelle personi capaci di piacere al primo istante, affascinanti e piuttosto abili nel mascherare emozioni negative dietro un elegante sorriso di circostanza.

Gli occhi tondi e scuri guizzano rapidi sul mondo, senza mai fermarsi troppo a lungo su qualcosa o qualcuno, così che nessuno possa carpire per intero i suoi pensieri; eppure ogni dettaglio, ogni forma, ogni sfumatura si imprime nel suo cervello brillante nell'arco di pochi secondi, per poi riversarsi in una pioggia di tratti ora delicati ora rabbiosi su tele intonse, su pareti vuote, su fogli da disegno o su vecchi scontrini.

Proprio come adesso.

La mano nervosa e affusolata abbozza, marca, delinea, dà vita ad una nuova creatura di carta e grafite.

Eppure non vi è passione in lei, nè negli occhi assenti e doloranti a causa dell'insonnia nè nella mano esperta.

Ma Linda è una professionista: sa che nonostante tutto ritrarrà con estrema fedeltà ciò che vuole ritrarre.

È un suo "dono naturale", come lo aveva definito più volte il vecchio Roger ammirando i suoi disegni di bimba.

 

 

-E cosa ne penso IO a riguardo... Non ha importanza?- sussurro debolmente, avvertendo il peso della sue mani sulle mie spalle come il peso della sconfitta: so perfettamente che la sua decisione è irrevocabile. Il volto di Matt sembra quasi andare in pezzi sotto il mio sguardo triste: per un istante ha un'espressione strana, sgraziata e dura.

-Nè il mio pensiero nè il tuo hanno la precedenza su ciò che è giusto fare- replica esasperato, scuotendo con decisione la testa e raddrizzandosi, riportando le braccia lungo i fianchi.            

Il buio che invade la casa lo divora in pochi secondi, cogliendomi alla sprovvista; odo il chiudersi delicato di una porta non molto lontano da me. Resto immobile per alcuni minuti, fissando l'orologio a pendolo di fronte alla mia sedia: le due.

Le due e cinque.

Le due e dieci.

-Siamo due idioti- sospiro, alzandomi dalla sedia e lasciando a mia volta la cucina, diretta verso la nostra camera: sono sicura che è andato a nascondersi lì, come fa sempre quando si sente braccato, spalle al muro.

"Ti vuole bene e ha preferito darti un dolore a suo giudizio meno pesante da sopportare. Ha voluto proteggerti". Ricordo ancora le parole sincere di Mello che mi furono d'aiuto tempo fa, così come ora: non è più tempo di rinfacciarsi tutto ciò che è andato storto, nè di tacere, chiusi in un silenzio ostinato ed egoista.

Forse è arrivato il mio turno di proteggere te, Matt.

Entro con una certa esitazione nella stanza, avvicinandomi poi con circospezione al letto: Matt sembra assopito, immerso com'è in un silenzio innaturale; il suo corpo raggomitolato su un fianco e assolutamente immobile mi ricorda i serpenti di Regent's Park*, immobili nelle teche, indifferenti al picchiare sul vetro delle manine dei bimbi più vivaci.                                                 La persona che amo di più sulla faccia della terra si è rinchiusa in una teca di ostinato mutismo e io non posso fare altro che picchiare su questi dannati vetri, sperando di essere almeno udita.

-Smettila- sussurro, accarezzandogli affettuosamente il capo e lasciando correre le dita attraverso le ciocche amaranto, ottenendo in risposta un borbottio incomprensibile.

-Matt- lo chiamo, con il tono di una maestra che rimprovera dolcemente uno dei suoi allievi, udendolo ridacchiare debolmente; lo spingo dolcemente così da farlo distendere completamente sul materasso, per poi coprire il suo corpo con il mio. La sua schiena si rilassa sotto il mio ventre, mentre poggio la mia guancia destra contro la sua sinistra leggermente ruvida: -Per le prossime due ore ti chiedo di pensare solo al presente, ad adesso- gli sussurro, ricambiando di cuore la stretta ansiosa delle sue dita -Nient'altro. Solo tu e io per due fottute ore.

Percepisco un guizzo dei suoi muscoli facciali: non saprei dire se abbia sorriso, o se sia stata una smorfia di dolore.

 

 

Linda sembra sempre distratta da qualcosa, che sia pulviscolo atmosferico, un pensiero formulato distrattamente o un lampo di genio.

Parlandole potreste avere l'impressione che vi ignori bellamente.

Eppure non è così, la sua mente è in grado di organizzare più informazioni contemporaneamente, il doppio di un essere umano dotato di un normale quoziente intellettivo: se interrogata riguardo ciò che le avete detto mentre sembrava persa nel suo mondo fatato, sarà in grado di ripetere ogni vostra sillaba con nonchalance.

Ma non crediate che il vostro discorso le sia realmente interessato: il più delle volte lo rimuoverà immediatamente dalla memoria, per tornare ad occuparsi del pulviscolo.

È questa espressione che Linda vuole imprimere ora sulla carta, quella scintilla di oblio che vaga nei suoi occhi color seppia mentre segue il movimento circolare dei granelli nell'atmosfera, sentendosi andare in pezzi e vagare con essi.

Un respiro più pesante degli altri esala dalle sue labbra coperte di piccoli morsi autoinferti, mentre riflette su come quella sensazione di perdita e dispersione di sè, un tempo tanto piacevole, la stia divorando da alcuni giorni a questa parte.

 

 

Vengo svegliata dal tocco discreto di qualcuno, un picchiettare scherzoso di dita sul mio capo che mi riporta indietro ad alcune mattine di parecchi anni prima, quando venivo svegliata nel mio letto alla Wammy's House dallo stesso gesto infantile.

-Mello...- sbadiglio, sollevando appena il viso da quello di Matt: noto un'intricata trama di fili disegnata sulla sua guancia e sorrido, passando il polpastrello sulle scanalature provvisoriamente incise nella sua pelle lattea dai miei capelli.

-Buongiorno- risponde lui, sedendo accanto a noi con un'espressione piuttosto morbida sul volto affilato.

-Fra quanto parte l'aereo?- domando, guardando con una certa tristezza le sue bellissime iridi: questa potrebbe essere l'ultima occasione per vederle ardere di vita.

-Tre ore- afferma lui, posando lo sguardo severo su Matt per alcuni istanti.

Taccio, perdendomi ad osservare il vortice di polvere che rotea leggero nel cono di luce rosea che filtra dalla finestra. 

L'alba dipinge il cielo di mille sfumature, incurante del dolore degli uomini: quanto poco tatto.

-Tu e la tua mania di incantarti ad osservare il pulviscolo atmosferico- ghigna Mello, interrompendo la mia osservazione e chinandosi su Matt per svegliarlo, salvo poi fermarsi ad un mio gesto; -Aspetta- mormoro -Ha dormito poco. Lascialo tranquillo ancora una mezz'ora.

Il secondo erede di L leva gli occhi su di me, ritraendosi e tornando a fissarmi con serietà:- Non sai quanto mi dispiaccia per voi, Linda. Sono sincero- mormora allungandomi poi con gentilezza una busta.

-Lo so, Mello. Per me?- domando incuriosita, afferrando la carta ruvida con la punta delle dita e posandomela in grembo; Mello annuisce, aggiungendo: -Non devi aprirla ora. 

-Se non ora, quando?

Mello sorride, offrendomi un'espressione incredibilmente carica di saggezza e comprensione: -Lo scoprirai da te. Sei una donna intelligente.

-Confido nel mio cervello, dunque- concludo, prendendo un libro dal comodino e accingendomi ad infilarci la busta. Il mio amico ridacchia improvvisamente, indicando il tomo tra le mie mani:-Quel libro è sempre tra i piedi- osserva, mentre leggo distrattamente il titolo "Divina Commedia".

-Vero... Quanto tempo è passato- replico con un certo magone, carezzandone la copertina prima di riporlo sul comodino. -Prima che tu svegli Matt, vorrei che facessi una cosa per me- affermo, notando come la sua persona si sia fatta molto più attenta.

-Qualunque cosa- afferma lui con ardore, strappandomi un sorriso.

Mi tenti, Mello.

"Giurami che tornerete presto, sani e salvi" sarebbe una richiesta folle, però per un attimo mi chiedo cosa mi risponderesti.

"Nè il mio pensiero nè il tuo hanno la precedenza su ciò che è giusto fare", forse.

Tu e lui siete così simili.

-Vorrei...- comincio insicura, notando di nuovo quella strana espressione morbida e ingentilita: quanto sei invecchiato in questi mesi! 

Non conosco questo strano uomo saggio e giusto, e non potrò mai conoscerlo come si deve.

Non è giusto.

 

-Non è giusto- mormoro involontariamente, dimentica del fine del mio discorso, smarrendomi in quel mare di rabbia e tristezza che mi divora nel profondo.

Mello scrolla le spalle: -L'uomo è libero di agire come meglio crede: c'è una certa giustizia in questo. Ma la vita sembra non essere quasi mai giusta. Un mistero che sveleremo solo quando torneremo a Dio.

Osservo con una certa sorpresa una catena sottile che non avevo notato prima, che lega una croce argentea al suo collo bianco: non portava un rosario alla Wammy's e non avrei mai pensato che la religione potesse assumere un qualche ruolo nella sua vita. -Dio...- ripeto, perdendomi in pensieri confusi, mentre la sua voce roca sveglia Matt con poche parole secche: -Forza, Matt. Su le palpebre e giù il culo dal letto.

 

Linda interrompe il disegno per gettare uno sguardo intenso allo schermo del pc: è riuscita a connettersi ad un canale di notizie giapponese in lingua inglese, davanti al quale passa ore ed ore nell'attesa di qualche sviluppo notevole sul caso Kira. Ha già assistito a diverse morti e ad alcuni annunci di quella che sembra essere la portavoce del killer. 

Parla di giustizia, quell'infame. 

Un borbottare di insulti a bassa voce, poi Linda si appresta a terminare il ritratto.

Il suo autoritratto.

Non si è mai disegnata, nemmeno una volta.

Temeva fosse troppo difficile, temeva di creare qualcosa di insoddisfacente, temeva di scorgere troppo a fondo in se stessa. Si ferma un istante per temperare la matita, scosta una ciocca di capelli con un gesto nervoso, sospira e si lascia sfuggire un singhiozzo. Si impone di far cessare il tremito della mano e riprende a disegnare, mentre il sito mostra un inseguimento serrato della polizia ai danni di una bella Camaro amaranto.

 

-Cosa volevi chiedermi prima?

Sorrido, osservando la figura scattante di Mello in attesa con me sull'uscio: Matt sta tardando, forse proprio per permetterci di scambiare due parole.                                                                    Le ultime.

-Una cosa piuttosto stupida- replico, stringendomi nelle spalle con fare imbarazzato.

-Questo starà a me deciderlo- afferma con un tono che non ammette repliche.

Riesce a strapparmi un altro piccolo sorriso, ma il peso degli eventi comincia a farsi opprimente, a pesare sulle mie spalle come non mai. Non posso ignorare quella verità ingombrante che è il non ritorno. Perchè questa è la mia unica certezza: da qui non si torna indietro.

-Abbracciami- mormoro, chinando la testa -Abbracciami con la stessa intensità di allora.

Non c'è bisogno di aggiungere altro.

Mi rifugio nella sua stretta salda in modo diverso dall'ultima volta: in quell'occasione ho rischiato di perdere il mio rapporto con Matt, ora rischio di perdere Matt. E sono certa di perdere Mello.

-Non c'è un altro modo?- singhiozzo, stringendo convulsamente una delle sue mani.

-No.

La sua risposta giunge brusca, lapidaria, ma la sua mano libera intenta ad accarezzare la mia schiena con gentilezza lascia intendere quanto gli costi ammetterlo e quanta tristezza provi.

-Prega per me quando me ne sarò andato- mormora, allontanandomi da sè delicatamente, ma in modo deciso.

-Io non ho fede, Mello- replico amaramente -Non l'ho mai avuta.

-Fa' un'eccezione per me- è la sua risposta, accompagnata da un ultimo sorriso, il più sincero e sereno che abbia mai visto balenare sul suo volto.

 

Linda fissa lo schermo del computer, paralizzata.

Linda ha capito chi c'è alla guida di quell'auto sportiva in corsa verso una fine incerta.

Il momento in cui l'auto è circondata da uomini armati è il momento in cui il suo cuore esita, incerto se esplodere in battiti velocissimi o fermarsi del tutto.

 

-Cerca di tornare presto- sussurro, la voce spenta e un sorriso debole che non arriva agli occhi.

Matt annuisce, in difficoltà, osservando distrattamente l'auto nera "presa in prestito" per il tragitto fino in aeroporto, parcheggiata poco lontano, nella quale lo attende Mello.

-Ti amo- aggiungo con più convinzione -Ricordalo sempre.

-Sempre- ripete lui assorto, attirandomi delicatamente a sè e incatenando le iridi blu, oggi non celate dalle lenti spesse dei googles, alle mie.

Vorrei rifiutarlo, negargli quel bacio di cui è bisognoso: non voglio nulla che lasci il sapore dell'abbandono sulle mie labbra. Eppure, quella muta richiesta di perdono che leggo nei suoi occhi da giorni, occhi che urlano " non abbandonarmi" ad ogni battito di ciglia, me lo impedisce.

-Sei uno stronzo- affermo, stringendolo a me con rabbia, -Aggrapparti a me un istante prima di abbandonarmi... È così ingiusto.

Matt rabbrividisce, posando un bacio sul mio collo: -Lo so- risponde con voce lacerata e lacerante -Ma non posso...

L'uomo che amo si interrompe a metà della frase con aria desolata; poso a mia volta un bacio sulla sua giugulare, completandola per lui: -...Farne a meno?

Matt annuisce febbrilmente, afferrandomi poi il volto per prendersi quel bacio ritardato dal mio ego crudele in cerca di vendetta: le sue labbra non lasciano le mie finchè il suono di un clacson non ci riporta alla realtà.

-Temo che non tornerò dal Giappone- sussurra mentre allontana faticosamente il volto dal mio.

-Lo sapevo- mormoro, inseguendo la sua bocca per sfiorarla ancora una volta con gentilezza.

-Credevo che illuderti del mio ritorno avrebbe reso tutto meno... definitivo.

-E io credevo che lasciarti credere di esserne persuasa avrebbe reso tutto meno doloroso per te.

-Parola mia, Linda, sei l'unica donna che avrei mai voluto al mio fianco per la vita- sorride lui, posando un ultimo bacio sulla mia fronte corrugata.

Un istante dopo è lontano, pronto a mettere in moto l'auto.

E rimango sola, in balia di eventi che non vorrò vedere.

 

 

Linda avrebbe preferito non vederlo accadere.

Il suo cervello riesce solo ad elaborare la sua bellezza.

L'asfalto sembra ardere sotto quell'enorme quantità di color cremisi che l'ha invaso: i capelli di Matt sono un tutt'uno con le pozze di sangue formatesi attorno al suo corpo martoriato dai colpi di pistola, l'auto amaranto è uno sfondo suggestivo al suo lento accasciarsi a terra e l'immancabile sigaretta scivola via dalle sue labbra, con la stessa semplicità con cui la vita scivola fuori dalle sue membra.

-Sei morto in grande stile, non c'è che dire- mormora lei, incapace di scegliere verso cosa volgere la sua rabbia e il suo dolore, -Sei magnifico, un trionfo di porpora, il colore del potere... Eppure non ti alzerai mai più da lì, sai? Lo sai, Matt?

La sua voce si leva istericamente, le parole si tramutano in singhiozzi che sconquassano il petto, il computer finisce sul pavimento con uno schianto sordo e tace, mentre il rosso si spegne e tramuta istantaneamente in nero.

 

 

 

 

 

 

26 gennaio 2013, cimitero di Winchester.

 

-Sembra assurdo che siano passati 3 anni.

La mia riflessione ad alta voce non turba affatto la concentrazione di Near: lo osservo con curiosità mentre si destreggia nella potatura di un rovo piuttosto esteso, posto dietro due lapidi che ancora rifiuto di guardare.

-Sono rose inglesi?

-Sì.

Annuisco, seguendo i suoi movimenti metodici e curati e il cadere dei rametti sul terreno gelato.

-La fioritura deve essere meravigliosa.

Near annuisce, eliminando gli ultimi due rami: -Le piantai già allora. Sono avvenute già diverse fioriture.

Colgo un velato rimprovero (probabilmente inesistente)  nelle sue parole che mi porta a chinare il capo con aria colpevole.

Tre anni prima, la morte di Mello e Matt e la conclusione del caso Kira ci avevano radicalmente allontanati;  mi ero rinchiusa nel mio mondo di tele malinconiche, ma apprezzate dalla critica d'arte e dagli spettatori. Pensare a Near avrebbe significato dover pensare a Matt, a Mello, alla decadenza della mia esistenza... Tutte cose che non volevo assolutamente vedere. Decisi di interrompere ogni rapporto con Near e con chiunque e qualunque cosa potesse portare a galla quelle memorie dolorose.

-Mi dispiace- mormoro, con un tono che lascia intendere che il mio dispiacere non è certo dovuto alla mancata visione della fioritura.

Il giovane alza le spalle, l'espressione calma non muta sfumatura mentre i suoi occhi grigi si posano su di me per alcuni istanti.

-Ce ne saranno altre- risponde semplicemente, accingendosi poi a sfilare i guanti da lavoro sporchi di terra: come sia possibile che i suoi indumenti siano tuttora immacolati per me rimane un mistero.

 

 

 

-Near.

L'algido giovane osserva con aria indecifrabile il foglio di carta piegato accuratamente che poso tra le sue mani: -Credo che Mello avesse scritto questa lettera per te.

Sarebbe più corretto parlare di biglietti che di lettere, data la brevità del loro contenuto: nella busta vi erano due fogli scritti da due mani diverse; il biglietto appena consegnato a Near era attraversato da lettere spigolose e marcate che componevano le frasi: "Raggiungerò il traguardo prima di te, questo è certo. Ti affido il ricordo di ciò che sono stato".

Dopo un paio di cancellature, Mello ha aggiunto un "Ti aspetterò" quasi illeggibile, per poi firmare "Mihael Keehl".

 

Near legge in silenzio, immobile accanto al roseto sfiorito, attento ad ogni singola parola.

Un sorriso lieve si apre sul suo volto per alcuni istanti, per poi scomparire rapido come una freccia scoccata nella boscaglia. -Ti ringrazio per avermela recapitata- dice, riponendola in una tasca del cappotto nero con un gesto elegante.

-Mi scuso per averlo fatto con tre anni di ritardo- ribatto, estraendo poi dalla mia borsa una custodia di pelle e una cornice rettangolare contenente un disegno. Near tace, seguendo con sguardo attento ogni mio movimento fino alle lapidi. Mi inginocchio di fronte alle due lastre di marmo: qualcuno vi ha inciso la data di morte, ma non i loro nomi.

 

-Sono tornata- affermo, estraendo dalla custodia alcuni attrezzi da lavoro presi in prestito da un amico scultore -Ci ho messo del tempo, ma l'ho fatto. E sono tornata per rimediare ai miei errori per quanto possibile.

Il suono limpido prodotto dai colpi dello scalpello nel marmo rieccheggiano nel piccolo cimitero, producendo un ritmo quasi solenne. Dopo parecchi minuti di lavoro minuzioso, posso ritenermi piuttosto soddisfatta: i nomi completi dei due defunti svettano sulla tavola, fieri quanto i loro possessori.

-Ho voluto regalarti il mio ritratto, Mail- aggiungo, posando la cornice accanto alla bara, - Non posso regalarti me stessa, perchè contravverrei alle tue ultime volontà. "Vivi, Linda, sii forte", ricordi?- sorrido, avvertendo il cuore farsi più leggero con il fluire delle mie parole -Perciò ti regalo tutto ciò che di me sono riuscita a riversare sulla carta in questi lunghi anni dolorosi. Abbine cura.

 

Near si è avvicinato, ponendosi al mio fianco e contemplando da vicino le due lapidi; dopo aver ascoltato le mie parole, in silenzio estrae da una tasca del cappotto un meraviglioso rosario di madreperla, facendone scivolare la lunghissima catena attorno alla lastra.

Mi colpisce lo sguardo morbido che posa sul nome "Mihael" per alcuni istanti.

È lo stesso sguardo che rivolgo al nome posto sull'altra lapide, ripensando al contenuto di quel biglietto di dieci anni prima, scritto con una calligrafia tondeggiante e un po' infantile:

 

 "Inutile scrivere fiumi di parole non dette. Preferisco lasciarti qualcosa di me che mi è sempre stato proibito mostrare. 

Vivi, Linda, sii forte.

Mail Jeevas". 

 

 

Il suo nome, la parte di lui soffocata dietro quel soprannome, Matt, e dietro il suo ruolo di erede.

Non poteva farmi regalo migliore.

 

 

 

 

 

-Verrai ad assistere alla prossima fioritura delle rose?

-Con molto piacere, Near.

 

 

Carissimi lettori, 

mi scuso per l'assurdo ritardo di questa pubblicazione di capitolo, sperando che la cura che vi ho dedicato in questi ultimi giorni possa supplire alle ore che ho passato davanti alla pagina bianca, incapace di scrivere qualcosa che mi convincesse. 

Questo epilogo agrodolce è però qualcosa di cui sono abbastanza soddisfatta: ho potuto inserire un bel ritratto di Linda e lavorare con una struttura a flash back che mi piace parecchio.

Vi prego, insultatemi pure, punitemi per il ritardo, ma fatemi sapere qualcosa di voi!

Un abbraccio e un "grazie" immenso a chiunque abbia preferito/recensito/seguito e letto questo racconto.

 

Irene

 

Buon Halloween!!!!

credits:

http://linda-fanclub.deviantart.com/favourites/?set=11371325&offset=48#/d1oc9rx

 

 

*parco londinese che ospita un grande rettilario... Ho ipotizzato una gita a Londra, penso che Linda viaggi molto per lavoro...

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