Our Farewell-A Malice Mizer Fanfic

di Jemei
(/viewuser.php?uid=4407)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Total Eclipse of the Heart ***
Capitolo 2: *** Forgive me, please. ***



Capitolo 1
*** Total Eclipse of the Heart ***


Nota dell’autrice: E’ la prima fanfic che scrivo su dei personaggi reali, ma sono contenta di averlo fatto

Nota dell’autrice: E’ la prima fanfic che scrivo su dei personaggi reali, ma sono contenta di averlo fatto. Inizialmente, doveva essere una one shot, ma poi ho deciso di continuarla, e di fare nel prossimo capitolo, i pensieri di Gackt. Mi è piaciuto “utilizzare” il personaggio di Mana-sama, che stimo sia come persona sia come chitarrista. Gomen Nasai, Mana-sama, per averti utilizzato.

Questa fanfic è dedicata a tutti i fan di questa coppia, alla mia Honey e a Hika-sama, che mi ha fatto conoscere il J-rock, Mana, Gackt, e molti altri. Tenchù, Hika-sama. Se non fosse stato per lei, non avrei mai scritto. Per ultimo, ma non meno importante, è dedicata a Gackt e a Mana, sperando che un giorno si sveglino.

You took my heart
Deceived me right from the start
You showed me dreams
I wished they'd turn to real
You broke a promise
And made me realise
It was all just a lie

{Angels, Within Temptation}

-Mana-kun? Stai bene?-

La voce di Klaha lo distolse dai suoi pensieri. Alzò lo sguardo, come sempre inespressivo, guardandolo per un lungo attimo.

Stava bene?

Sì, certo. Stava bene.

Lentamente, annuì, senza dire nulla. Le sottile labbra dipinte di un tenue azzurro rimasero ferme, serrate tra loro.

Klaha sospirò, osservando il leader della loro band, i Malice Mizer.

No, Mana non stava bene. Affatto.

E lui, come gli altri, lo sapeva. Perchè Mana, quella perfetta bambola di porcellana dai lunghi capelli, non stava mai bene. Da quel giorno.

Il vocalist del gruppo si passò una mano tra i capelli, rimanendo ad osservare il chitarrista.

Klaha non poteva sapere come si sentiva Mana. Ma sapeva, dentro di lui, che non era altro che un rimpiazzo.

Già. Faceva male ammetterlo, ma era così.

Lui, Klaha, era un rimpiazzo. Un sostituto. Un tentativo, fallito. Perchè non era riuscito a portare ai Malice Mizer tanti fan, come invece aveva fatto Gackt. Gackt, che se n'era andato.

E non poteva fare niente per cambiare tutto ciò.

Dopo qualche minuto, il vocalist parlò ancora.

-Mana-kun... io vado a bere qualcosa con gli altri. Se hai bisogno...- mormorò, dirigendosi verso la porta.

Il chitarrista annuì, senza tuttavia guardarlo. Voleva rimanere da solo. Per un po'.

Per pensare. Per riflettere. Per commiserarsi, forse. Per rimpiangere.

La porta che si chiudeva gli fece alzare di nuovo lo sguardo. Klaha se n'era andato.

Schiuse le labbra in un sospiro, rimanendo fermo, seduto su quella poltrona di pelle nera che lo inghiottiva.

Stai bene?”
La domanda di Klaha gli risuonava nella mente.

Stava bene?

Sì, certo.

Stava bene.

[Non è vero. Non stai bene]

Accidenti a quella dannata voce interiore. Quella voce nella sua mente, che era la sua.

No, non è vero. Lui stava bene.

[Non è vero. Stai male]

*Smettila!*

Ah ah.

[Smettila Mana. Smettila di mentire a te stesso]

Il ragazzo si portò le mani alle tempie, stringendosele tra le dita affusolate, come a voler scacciare qualche nemico invisibile.

Lui stava bene.

Lui stava bene. Vero?

Lui... stava... bene. Vero?

[No]

E infine, Mana si arrese.

Si arrese ai suoi stessi pensieri.

Era vero. Non stava bene. Per niente. Stava male. Male da morire.

Lentamente, con grazia, si alzò da quella poltrona. Gli occhi, resi di un freddo ceruleo grazie alle lenti, si diressero, quasi con paura, verso il calendario.

Gennaio.

Quel mese.

E quel giorno.

Un anno. Era passato esattamente un anno da quel giorno.

Un anno, dodici mesi, e trecentosessantaquattro giorni, da quel maledetto, dannato giorno.

Quel giorno.

Quando, per la prima volta, aveva gridato.

Quando, per la prima volta, aveva sentito un reale bisogno di qualcuno con cui piangere.

Quando, per la prima volta, era stato indeciso se mollare tutto o no.

Quando, per la prima volta, si era sentito male. Così male da desiderare di morire.

Quando Camui Gackt se n'era andato.

Lasciando la band. Lasciando i Malice Mizer. Lasciando lui.

E quel dolore non l'aveva mai abbandonato.

Anche se fingeva di non sentirlo. Anche se cercava di ignorarlo. Anche se, davvero, credeva di non provare più niente.

Sbagliava. Perchè, insieme al ricordo di Gackt, quel dolore non era mai scomparso.

Sospirò, appoggiando le dita su quel giorno. Segnato con un cerchio rosso.

L'aveva disegnato lui, quel cerchio.

Una mattina, si era alzato, e aveva guardato il nuovo calendario. E allora, aveva preso un pennarello rosso, e aveva tracciato quel segno. Sotto gli sguardi tristi degli altri.

E Mana si era dato del masochista. Dell'idiota. Dello stupido.

Perchè aveva segnato quel giorno?

Perchè, perchè, perchè?!

Perchè voleva ricordarlo??

Non era un compleanno! Non era un giorno speciale!

Era un anniversario.

L'anniversario dell'abbandono di Gackt.

[Mi hai abbandonato. Mi hai tradito. Mi hai lasciato. Dopo tutto quello che c'era stato. Con la band. Con noi. Tra di noi. Dopo tutto questo, mi hai abbandonato, Camui!]

Con la stessa lentezza esasperante di prima, a piccoli passi, si diresse verso la propria camera.Era da solo in casa. Si inginocchiò davanti ad un piccolo cassetto, che raramente, davvero raramente, apriva.

Che non apriva da un anno.

La sua manò, bianca, affusolata, tremò appena. Incerto.

E infine, estrasse quello che pareva un rettangolo nero. Con delle pagine. Con delle foto.

Un album di fotografie.

Sfiorò la copertina patinata. Sospirò.
Faceva male. Oh, se faceva male.

Tanto. Troppo.

[Mi hai fatto male, Gackt. Troppo male. Mi hai fatto soffrire. Sei stato un egoista. Hai lasciato la band per seguire la tua carriera da solista. Sei stato crudele. Ci hai lasciati. Hai lasciato noi. Hai lasciato me]

Ed era quello, che faceva davvero male.

Perchè Gackt non aveva lasciato solo i Malice Mizer. Non aveva lasciato gli altri membri della band. Aveva lasciato lui. Completamente.

[E fa ancora così male. Ogni volta che ti vedo. In televisione. Sui giornali. Sui poster.]

Ci aveva provato. Davvero. Aveva provato a dimenticarlo. Ad odiarlo. Oh, sì, lo aveva odiato. Ma non era riuscito a dimenticarlo. Si faceva male da solo. Cercando ogni articolo su di lui. Guardando ogni programma televisivo che lo aveva per ospite del giorno.

Aprì l'album. E, davanti a lui, apparve un volto che pareva quello di un ragazzino. Dei capelli ossigenati, scomposti, leggermente lunghi sul davanti. Delle iridi rese di un azzurro profondo grazie alle lenti. E quel sorriso da bambino. Quel sorriso che Mana adorava.

Il sorriso di Gackt.

Quelle non erano foto dei Malice Mizer.

Erano le loro foto. Le foto di Gackt e Mana. Per gli album, per i fan, per i giornali. Ma anche foto private. Per loro.

E il volto di quella bambola di porcellana che era Mana non mutava di espressione, mentre sfogliava l'album. Alcuna emozione adornava il suo volto bianco, perfetto. Come quello di una bella bambola francese.

Continuò a guardare. Facendosi del male. Stringendo quasi convulsamente le mani su quelle pagine patinate.

[Oh, mi fai ancora così male. Troppo male. Ogni volta che ti sento. ]

Perchè Mana ascoltava ogni sua canzone. Sempre. Di nascosto dagli altri, anche. Per non far capire la sua debolezza.

E quando aveva sentito “Last Song”, si era sentito male. Perchè, per un attimo, aveva sperato fosse dedicata a lui. Ma non sarebbe mai stato possibile.

Gli occhi azzurri scorrevano su ogni foto.

Guardando.

Osservando.

Ricordando.

Facendosi del male.

Ogni sorriso di Gackt. Ogni suo gesto. Ogni parola. Ogni carezza. Ogni bacio.

[Perchè, Camui? Perchè lo hai fatto? Perchè... perchè mi hai abbandonato? Perchè mi hai lasciato? Io, che ti avevo dato tutto. Ti avevo donato il mio cuore. La mia anima. E tu, crudelmente, dolorosamente, l'hai calpestata. E ho fatto male a fidarmi di te. Eppure, non posso fare a meno di amarti]

Oh, come ricordava quel giorno. Dannatamente bene. Era scolpito nella sua memoria. Per sempre. Forse, se Gackt, in quel momento, fosse sembrato triste... dispiaciuto... costernato... qualsiasi cosa, si sarebbe sentito meglio.

Invece no.

Perchè, quel giorno, Gackt sorrideva.

* Me ne vado, Mana-chan *

E sorrideva.
Mana si era sentito crollare il Mondo addosso. Si era arrabbiato. Aveva urlato. Per la prima volta. Aveva riversato ogni emozione che provava in quel momento.

Rabbia.

Ira.

Frustrazione.

Dolore.

[Se solo tu potessi sapere come mi sento... se solo potessi sapere perchè lo hai fatto! Oh, ma lo so. Per seguire la tua carriera. Da solo. Portandoti via non solo metà dei nostri fan. Ma anche il mio cuore]

Le lunghe ciglia tremolarono appena, quando girò l'ultima pagina. L'ultima foto.

Quell'unica foto, dove Gackt aveva un braccio attorno alle spalle sottili di Mana, e lo stringeva a .

Sorridendo.

E anche Mana, seppur lievemente, seppur imbarazzato, sorrideva.

[Fa troppo male. Il mio Mondo è finito. IO, sono finito. Ti odio, Camui. Ti odio, ti odio, ti odio! Come hai potuto farmi questo?! Ora lo so, che ho sbagliato. Ho fatto un dannatissimo errore, affidandoti il mio cuore e la mia anima. ]

Ma era vero?

[Sì]

Era davvero stato uno sbaglio?

[Sì!]

Gackt meritava davvero il suo odio, il suo rancore?

[Sì, lo merita!!]

...

L'album cadde a terra, quando le mani di Mana tremarono.

Atemonaku hitori samayoi arukitsuzuketa

Kasuka na toiki o tada shiroku somete

Utsuri kawari yuku kisetsu no sono hakanasa ni

Wake mo naku namida ga koboreta

"Ima mo aishite iru..."

No, no, no!!
Non quella canzone! Non in quel momento!

Di scatto, quella bellissima bambola si alzò, quasi cadendo, e corse verso la radio.

[Fa troppo.. male...]

Le note di Last Song si fermarono per un attimo. Ma, dopo pochi secondi, ripresero.

Oh, come poteva essere così debole?

[Dannatamente... male...]

Mana stava ansimando.

Le affusolate dita appoggiate al tasto di accensione della radio, i boccoli azzurri scompigliati per quella piccola, breve, eppur veloce corsa.

Si voltò verso lo specchio.

[Dimmi perchè, Camui. Vorrei solo sapere perchè. Perchè te ne sei andato? Perchè mi hai tradito? Perchè mi hai abbandonato? Perchè, perchè, perchè?! Perchè, dopotutto questo, io...]

Le bambole non hanno emozioni.

Era stato davvero uno sbaglio?

[...Sì...]

Le bambole non hanno sentimenti.

Era stato veramente un grosso, imperdonabile errore, l'avere affidato a quell'uomo la sua anima?

[... Sì...]

Le bambole sono vuote.

Gackt meritava davvero il suo odio e il suo rancore?

[....]

Gackt meritava davvero il suo odio e il suo rancore?

[... Sì...]

Le bambole non piangono.

Camui aveva davvero il suo odio?

[...]

Camui aveva davvero il suo odio?

[...]

Camui aveva davvero il suo odio?

[... No...]


Eppure, in quel momento, quando si guardò allo specchio, Mana vide un'unica, singola lacrima, scendere dai suoi occhi.

|| Ed è tutto…?||

{So sorry your world is tumbling down
I will watch you through these nights
Rest your head and go to sleep
Because my child, this not our farewell.
This is not our farewell.}

[Our Farewell, Within Temptation]

Allora? ç____ç com’è? Eh? Eh?

Personalmente mi riesce difficile vedere Mana come una persona che piange a dirotto, perciò gli ho fatto uscire una sola lacrima v.v I’m sorry, Mana-sama!

So perfettamente che Last Song non è uscita un anno dopo l’abbandono di Gackt, ma fa niente v.v mi piaceva quella canzone di Gacchan, anche perchè è la prima che ho sentito. Quindi, silenzio v.v

Ci si vede.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Forgive me, please. ***


OUR FAREWELL

OUR FAREWELL

CHAPTER II

{Camminavamo insieme inseguendo un sogno senza fine
improvvisamente mi è venuto da dire, scherzando:"
"Forse finirò per fuggirmene via da solo..."
Tu hai chinato il capo e hai iniziato a piangere
ma poiché era uno scherzo, hai asciugato le lacrime e hai sorriso, perché non rinunceremo}

[Kono yoru ga owaru mae ni, Gackt]

-Gackt-san?-

La voce di Masa lo risvegliò dai suoi pensieri. Si era quasi addormentato.

Alzò lo sguardo, osservando per un attimo stordito il ragazzo davanti a lui.

-Sì, Masa-chan?- domandò, sorridendo.

Masa sembrò un attimo a disagio, come se avesse rotto il filo di pensieri intricati che di tanto in tanto attraversavano la mente del cantante.

Sospirò, prima di guardarlo.

-Sei sicuro di stare bene?-

Gackt inarcò un sopracciglio, apparendo improvvisamente accigliato, come se quella domanda lo avesse infastidito. Poi, però, sorrise ancora, mostrando i denti perfetti.

-Certo, Masa-chan. Ti ho forse dato un’altra impressione?-

Il tono del vocalist era pacato, tranquillo, eppure pareva nascondere una lieve acredine.

Masa sapeva che non era colpa sua. Era colpa di *quel* giorno. Stese le labbra in un sorriso tirato. Gackt sembrava stare bene. Apparentemente.

Eppure… c’era qualcosa di diverso.

Masa lo percepiva.

-Non so, Gackt-san… mi sembri diverso, oggi- mormorò.

Aveva… paura? Sì, paura di toccare un tasto dolente.

Il sorriso del ragazzo castano si fece più forzato.

-Sono solo stanco- tagliò corto, volgendo il viso verso la finestra.

Fuori, notò, una coppietta si stava baciando. Prese ad osservare distrattamente le loro labbra che si univano.

-Sicuro? Non vorrei che fosse perché oggi è…-

Masa prese un forte respiro, come a farsi coraggio.

-… *quel* giorno-

CRACK

Qualcosa all’interno –nel suo cuore, nella sua anima- di Gackt si ruppe.

Rimanendo voltato verso la finestra, parlò.

E a Masa sembrò di essere nell’occhio del ciclone. La calma prima della tempesta. Una tigre pericolosa e bellissima, che stava per divorarti.

-… cosa vorresti dire, Masa? Che sembro nervoso? Triste? Arrabbiato? E’ così che ti sembro? Eh? Rispondi, Masa!-

Gackt si era alzato improvvisamente.

Gackt, l’allegro, solare e affascinante Gackt.

Che ora aveva il bel volto deformato dall’ira.

Masa fece istintivamente un passo indietro.

-Che giorno sarebbe oggi? Siamo a Gennaio! E’ un giorno come gli altri! Niente di più, niente di meno! Si può sapere cosa credere che abbia? Oggi non c’è niente di speciale!

Vattene, Masa!-

Gackt aveva urlato. Ansimava.

Masa rimasa fermo per un attimo inespressivo, per poi voltarsi e aprire la porta.

-Come vuoi, Camui. Ma ricordati che non potrai fuggire per sempre da lui-

La porta si chiuse.

Gackt rimase fermo a fissare per qualche attimo il legno scuro della porta chiusa.

Poi, si lasciò cadere sulla poltrona di pelle nera, sospirando e passandosi una mano tra i capelli.

Che cosa voleva dire Masa?

Scappare da chi?

[Oh, lo sai da chi]

Lui non doveva fuggire da nessuno.

Da nessuno.

[ne sei sicuro?]

Sì, ne era sicuro.

Da cosa sarebbe dovuto scappare? Da chi?

E la risposta, era sempre quella:

da nessuno.

… Vero?...

Rimase seduto sulla poltrona, fermo, lo sguardo rivolto verso il basso.

Alzò lentamente lo sguardo, puntando gli occhi, resi azzurri, sul calendario.

Quell’anno. Quel mese. Quel giorno.

Era strano pensare che era passato esattamente un anno da quand aveva lasciato i Malice Mizer.

Da quando aveva abbandonato.. lui.

Scosse con forza il capo.

No, no, non doveva pensarci!

Non… doveva… pensare…. A …. Lui..

Lo sguardo rimase fisso sul calendario.

Quel giorno. Segnato con una X.

L’altra mattina, all’improvviso, si era alzato, e aveva tracciato una X con un pennarello rosso.

Indelebile.

Come la ferita che aveva nel cuore. Nell’anima.

[Ferita? Ah, allora lo ammetti]

No. Non c’era nessuna ferita.

C’era stata. Si era rimarginata.

…Vero, Gackto-san?

Il ragazzo annuì, come se davvero stesse rispondendo a qualcuno.

Una stretta al cuore. Spasmodica. Dolore acuto.

Una fitta che iniziava appena pensava a quel nome.

Doveva smettere. Doveva dimenticare. Doveva morire, e poi rinascere.

Per una nuova vita. Per smettere di soffrire.

Ma sarebbe mai riuscito a dimenticare?

Ci sarebbe mai stato una mattina nel quale, svegliandosi, avrebbe smesso di soffrire?

Camui si alzò, sospirando pesantemente. Non stava affatto bene.

Forse aveva la febbre. Fatto sta, che aveva un dannato mal di testa. Si diresse in cucina, gli occhi semichiusi, riempiendo poi un bicchiere con dell’acqua gelata.

Lo bevve tutto d’un fiato, per calmarsi.

Mh, sì, andava un po’ meglio.

Si appoggiò al tavolo, lo sguardo rivolto a terra.

Non riusciva a capire perché si sentisse così male, quel giorno.
Strette al cuore, giramenti di testa, respiro quasi affannato.

Perché diavolo si sentiva così male, fisicamente e psicologicamente?

[Oh, lo sai perché]

Scosse il capo.

No, non lo sapeva.

Sì, lo sapeva.

Oh, cazzo, ora stava diventando pure un malato di mente.

Deglutì. La fitta al cuore stringeva di più. I giramenti di testa aumentavano.

Doveva rimanere calmo. Doveva smettere di pensare ad ogni cosa.

Doveva finirla di credere che la colpa del suo malessere fosse… *quel* giorno.

Perché non era così, vero?
No, era solo un … malessere passeggero, ecco. Un male che, però , durava da un anno.

[Andiamo, Camui. Ammettilo. ]

No, no, no!

Mai avrebbe ammesso che “lui” gli mancava.

Si sedette di nuovo sulla poltrona, rimanendo fermo, quasi come una divinità (perché tale appariva a tutte le sue fan) dallo sguardo nostalgico. Almeno in quel momento.

Sospirò, incrociando le mani in grembo.
[if !supportLineBreakNewLine]
[endif]

[Bene. E ora, Gackt, che farai? Te ne starai lì, fermo, come un perfetto idiota?]

Gli occhi resi azzurri dalle lenti saettarono per le pareti bianche della stanza, dove erano appesi dei quadri, e delle foto.

Foto sue, di famiglia, del GacktJob e… sì, ce n’era anche una dei Malice Mizer.

Si alzò, lentamente, dirigendosi verso quella foto, per osservarla meglio.

Istintivamente, senza che se ne accorgesse, le labbra si stesero in un lieve sorriso.

Era la foto che avevano fatto insieme, truccati sì, ma senza darla ai giornali, dopo l’uscita di “Bel Air”.

La canzone che gli aveva portati al successo.

Chiuse gli occhi, immergendosi in quei ricordi. Quei ricordi che, mesi prima, si era ripromesso di cancellare.

Quando i Malice Mizer lo avevano definitivamente accettato come vocalist.

Quando, “insieme”, avevano scritto e composto Bel Air.

Quando avevano fatto il video.

Quando, al primo live, la folla era esplosa in urla.

Quando, dopo il concerto, lui e la sua Principessa si erano…

No!

Doveva smettere di pensarci.

Riaprì gli occhi, scuotendo il capo e guardando la foto.

I membri dei Malice Mizer. Quando ancora c’era Kami. Quando ancora lui faceva parte di *loro*

Perché, nel suo cuore, non li aveva mai lasciati.

Nel suo cuore, nella sua anima, nella sua mente, *qualcuno* viveva ancora.

E bastava ascoltare le sue canzoni, per capirlo.

Riusciva, quel *qualcuno*, a percepire il messaggio che lasciava nella sua musica?

La foto… dove loro due erano vicini.

Lui sorrideva apertamente, come sempre. Gli occhi truccati con la matita nera, e quel completo da Principe Gotico che tanto aveva amato e che poi aveva lasciato.

E l’altro, la sua Principessa, lievemente, a mala pena visibile, sorrideva . Con le labbra dipinte di un tenue azzurro e i lunghi capelli biondi.

E allora, i ricordi vennero fuori ancora una volta, prepotenti, invasivi.

*Me ne vado, Mana-chan*

E lo aveva detto sorridendo, quando dentro di lui si sentiva morire.

E lo aveva sussurrato, quando il suo cuore voleva gridare :
“Fermami, ti prego!”
E si era voltato, quando avrebbe voluto rimanere lì.

E aveva visto quella fragile, bellissima e fredda Bambola guardarlo con odio e rancore.

Ma, in fondo a quegli occhi privi di emozioni, aveva visto qualcosa spezzarsi.

Qualcosa, in quella Maschera, si era incrinato.

La sua Bambola si era rotta.

E lui lo sapeva, oh, se lo sapeva!

Ma voleva che la sua Bambola lo fermasse. Perché la sua Bambola non l’aveva fatto?

Troppo, troppo orgogliosa era quella Bambola, e troppo egoista era stato lui.

Tsk.

In che modo, era finito quello spettacolo. Quale orribile scenario, su quel palco!

Avrebbe voluto andarsene in un altro modo.
[if !supportLineBreakNewLine]
[endif]

[Avrei voluto almeno dirti per un’ultima volta che eri bellissimo, e che ti amavo…]

Ma non l’aveva fatto.

E in quel momento, Gackt Camui si rese conto di cos’era quel malessere che sentiva dentro di sé.

Le gambe non lo ressero, e lui cadde a terra, con alcune delle ciocche castano scuro a sfiorargli il volto.

E con gli occhi rivolti verso il basso, offuscati da quelle lacrime che, dopo poco, caddero.

-Perdonami… Mana-hime…-

{La tua figura che danzava nel vento
era avvolta dalla luce...
Guardavo solo te
io guardavo i tuoi occhituttora guardo solo te
e non cambia nulla}

[Emu ~for my dear, Gackt]

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=52498