Perditae Aedes.

di Enio
(/viewuser.php?uid=104445)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Contro la Croce - Prologo ***
Capitolo 2: *** Perturbatio - Capitolo O1. ***
Capitolo 3: *** Memoriae Acceptae - Capitolo O2 ***
Capitolo 4: *** De principio - Capitolo O3 ***
Capitolo 5: *** Reditus in Animum - Capitolo O4 ***
Capitolo 6: *** Mythi - Capitolo O5 ***



Capitolo 1
*** Contro la Croce - Prologo ***





Perditae Aedes

( Templi Perduti )





“Il mio nome è Desmond Miles, e sono un prigioniero di guerra, una guerra di cui ignoravo l’esistenza tra due fazioni che non immaginavo neanche, i Templari e gli Assassini. L’Animus mi ha mostrato la Verità, quello che ho visto, quello che sono stato. Mille anni di storia che mi scorrono nelle vene, riportati in vita da questa macchina. La usano, anzi.. mi usano per trovare qualcosa, la chiamano la Mela, è un manufatto.. Uno dei tanti così detti Frutti dell’Eden. I templari li vogliono. E’ così che detengono il potere, e se i templari ne trovano un altro, cambieranno parecchie cose. Vogliono renderci tutti schiavi, quando mi portarono qui, all’inizio avevo paura di cosa sarebbe successo se avessi reagito, ora.. ho paura di quel che accadrà se non lo faccio. Ma non posso riuscirci da solo, e forse non dovrò farlo. Ho conosciuto una ragazza, Lucy.. e .. credo stia dalla mia parte. Quel bastardo, Warren Vidic, e i suoi padroni templari se l’erano portata via, ma alla fine è riuscita a scappare e a portare via anche me. Il viaggio è stato scomodo ma adesso credo di essere momentaneamente al sicuro. Ho conosciuto altri due assassini, Rebecca e Shaun. Con il loro aiuto, ho rivisto i ricordi del mio antenato, Ezio Auditore da Firenze, il così detto Profeta. Tramite egli, ho scoperto i segreti del Frutto dell’Eden. Una tale Minerva, mi ha rivelato cosa ci fu prima di noi, o meglio, chi ci fu e cosa successe. Non so bene cosa accadrà ma so per certo che se non reagiamo presto giungerà per tutti noi la fine.





Dobbiamo trovare i Templi costruiti da chi sapeva rifiutare la Guerra per proteggerci dal fuoco. Il tempo stringe. Dobbiamo agire.
La verità si è fatta mito e leggenda. Ciò che creammo viene frainteso.
Sta in guardia contro la croce: saranno molti i tuoi nemici.
Messaggio recapitato.
Ora lasceremo questo mondo.
Tutti noi. Non possiamo fare di più.
Il resto è in mano tua Desmond.

< Ti prego aspetta! Mi restano mille domande!> Confusione, solo confusione nella mente di Ezio. Poi buio totale. Il momento dallo stacco dall’animus era un momento di pura ambiguità. Non riuscivo a capire se era la mia mente che veniva estirpata brutalmente dal corpo di Ezio, o se era tutto frutto dell’Animus che la mia mente mi facesse rivivere ricordi così reali. Più o meno era la stessa cosa, ma al momento dello stacco sentivo sempre un groviglio di pensieri e visioni nella mia testa. Ora, v’era solo confusione, più di quanta già ne avessi accumulata.
Ma come faceva a sapere.. Miver.. Minerva.. si quello che è.. a sapere che io ero in ascolto di tutto questo. Quelli venuti prima..

< Pronti ad andare prima che..DESMOND!> La voce di Lucy mi risultò piuttosto forte e allertata. Che diamine succede ora? < Si.. si> Risposi intontito. Non solo mi è appena stato detto che la terra diventerà una palla di fuoco, ma adesso si ci mettono pure loro, così.. agitati.
< Va bene Shaun, voglio che tu e Rebecca sgomberiate tutto quello che c’è qui e lo carichiate sul furgone. Tu e io ci occuperemo dei Templari. > Lucy era agitata, lo si vedeva negli occhi, ma era decisa in quello che diceva, determinata a sfuggire a quei bastardi.
Erano qui.
Ci avevano scoperti.
< Cosa?! Sono qui?! >
< Sapevamo che prima o poi ci avrebbero trovato. Anzi.. mi sorprende che ci abbiano messo così tanto. > La voce di Shaun s’aggiunse seria e decisa come sempre, con quel pizzico di solita ironia.
< Andiamo! > Rebecca e Shaun stavano sistemando tutti i libri, registri, tabelloni, computer negli scatoloni in fretta e furia, mentre io ero ancora imbambolato e paralizzato a guardarli.
Ci volle Lucy per riportarmi alla realtà, che si parò dinnanzi a me e mi disse di seguirla. < Allora qual è il piano..ce la battiamo da qui e poi? > Chiesi a Lucy che era intenta a scendere le ferree scale del parcheggio.
< C’è un’altra casa sicura..E’… ABBIAMO compagnia.. Il furgone è poco più avanti >

Bene. Una trentina di soldati spuntarono così, come funghi, dal nulla. Armati come non mai. Il mio cuore batteva all’impazzata. Le mani mi tremavano. Diciamo, però… che mi ero preparato all’eventuale. Grazie all’effetto Osmosi sapevo agire come i miei due antenati Altair ed Ezio. Sapevo muovermi come loro, la loro agilità, i loro riflessi erano in me. Dovevo solo metterli in pratica e questo era il momento migliore.
Lucy mi porse in fretta lo stesso anti-braccio che indossava Ezio. La famosa, letale lama celata. Quella che silenziosamente mieteva anime come fossero paglia. Lo indossai con fare solenne, normalmente questi attimi sono eterni, ma non ci fu tempo per queste solennità.


Eccolo, Warren. Bastardo. < Signor Miles, che piacevole svolta, del tutto inattesa. Temevo che avrei perso molti altri uomini per trovarvi.. che gentili, a risparmiarmi la fatica > Fottutamente sarcastica la sua voce. Come sempre.
< Che cosa vuole Vidic?! > Proruppi.
< Che torniate a casa, ci siete mancati. Abbiamo così tanto lavoro da fare, tutti assieme.>
La voce della Stillman si faceva sempre più aggressiva, il suo sguardo era concentrato su quello del Doc.
< Purtroppo continua a deludermi signorina Stillman. Le ho salvato la vita una volta, se lo ricorda? Ed è COSì che mi ripaga?> Lo sguardo di Lucy s’era adombrato appena al solo ricordo. Appena da poterlo vedere. Io ero li ad ascoltare i due, appena paralizzato.
< Mi ha salvato solo per continuare i suoi esperimenti, distruggendo la vita delle persone… e PER COSA??! >
< Oh, la solita frusta obiezione. E dire che se ben ricordo, lei era dalla mia parte... Le SUE mani sono sporche del Loro sangue quanto le mie. > Lo sguardo di Lucy s’era perso nel vuoto. Lo vedevo nei suoi occhi che quel bastardo aveva toccato un tasto dolente. Non avrebbe dovuto farlo. Mi accorsi solo dopo che le iridi gelide di Lucy andavano cercando le mie.

< Devi assolutamente fermarlo >
< Ci provo > Dissi di istinto. Perciò mi preparai sia mentalmente sia fisicamente ad affrontare una trentina di soldati. In mano avevano dei bastoni elettrificati.
Argh.. terrificanti. Posso farcela.. posso.. Desmond, sta calmo.. dai.. sono solo.. Circa una trentina o più.


Un primo gruppo di soldati si avvicinò velocemente a Lucy che seppe stendere con la sola forza dei calci. Era brava e decisa più che mai a metter fine a quelle vite, vite sprecate. Sapeva come agire. Sapeva quali mosse fare. Evidentemente aveva ricevuto una grande educazione da qualche assassino. Un secondo gruppo s’avvicinò a me, sentivo tutti i loro sguardi su di me, i loro bastoni prossimi a colpirmi, ma non gliela dovevo dar vinta. Dovevo combattere come Lucy mi aveva insegnato nei giorni che erano trascorsi, o come avevo visto fare ai miei due antenati. Loro si che erano bravi. Loro erano assassini. I ricordi della Fattoria riaffioravano nella mia mente piano piano. Gli allenamenti che svolgevo fino a 9 anni fa. E poi? Poi ho passato la mia vita a servire drinks in un pub, scappando continuamente dai Templari. 9 anni. Alla fine mi hanno acciuffato. E adesso?
E adesso sono qui ed ho la possibilità di sfogare la mia rabbia su queste povere, prossime vittime. Mi pare che sia anche ora di dare una spolverata a ciò che imparai alla Fattoria. Un primo soldato, fece una mossa alquanto azzardata che seppi subito parare e contrattaccare facendo penetrare la mia lama nel ventre di questo. Un secondo soldato, un altro contrattacco. Altro sangue. Stavo mietendo vittime, una dopo l’altra, senza scrupoli. Un terzo soldato, da dietro, riuscì ad immobilizzarmi le braccia portandomele dietro la schiena in una posa innaturale. Gemetti non poco mentre quest’ultimo cercava di farmi stendere a terra, ma per mia fortuna, Lucy lo colpì appena in tempo con delle armi di templari che aveva raccolto lì vicino.
Restano più di una ventina di soldati. Questi s’avventano su me e Lucy, che schiena contro schiena, incominciamo una sincronizzata danza della morte, mietiamo vittime senza alcun momentaneo intralcio.
Non v’era più nessuno ancora vivo. A terra, solo sangue e corpi inerti. Non era ancora finita. Warren stava scappando.
< Oh oh Doc. Siamo io e lei da soli a quanto pare > Il mio tono era alquanto ironico quanto soddisfatto di poter vedere Vidic senza nessuno che l’aiutasse a difendersi. Ma era già preparato a scappare.
< Si goda pure la vittoria signor Miles, per quanto Effimera > Non mi diede il tempo di rispondere che il furgone si chiuse. Poi mi sentii chiamare.


< Desmond! Dobbiamo andare! >
< Ah eccoti, avanti, aiuta Lucy a salire. Su svelto!! Dobbiamo andare. > Rebecca e Shaun erano lì, vicino al furgone che caricavano i loro attrezzi.
Salii agilmente sul furgone insieme ai tre assassini, probabilmente alla guida vi era una quarta persona.
Il furgone era nel disordine, il tutto era stato caricato in fretta e perciò sbadatamente. Poi adocchiai Baby e Rebecca alle prese con il suo portatile.
Silenzio.
Stavamo tutti rielaborando l’accaduto, tutto quello che è successo.. tutto così in fretta. Minerva, la possibile fine del mondo, i templi, l’attacco dei Templari. E le parole di Warren Vidic. Che significava che Lucy s’era sporcata le mani col Loro sangue ? Il sangue di chi poi? Ad interrompere i miei pensieri furono le parole lievemente preoccupate di Lucy.
< Avrai la tua vendetta Desmond. Warren farà la fine che merita. Te lo prometto. >
< Che succede ora? Dove andiamo?> Dissi in attesa di una risposta. Dove ci trasferivamo? Che avremmo fatto ora? < C’è un capanno a nord. La saremo al sicuro, o almeno per un po. Devo analizzare i dati della tua sessione, per capire cosa succede.>
< E poi? >
< Ecco fatto, ora sei collegato. Ci aspetta un bel viaggio. Ho pensato che nel frattempo volessi dedicarti a Baby.. > Rebecca aveva preparato l’animus per farmici collegare. Sinceramente non avevo molta voglia. Però la curiosità di capire cosa stava succedendo era tanta. < Bene ma ho qualche domanda prima. Che cosa diavolo era quella nella cripta? >
< Quello che hai visto conferma i miei timori. I templari non sono il vero pericolo. Proprio per nulla. > Come nulla? C’è.. e da mesi che mi tartassate con la storia della guerra fra Templari e Assassini, e ora mi dici che i templari non sono un pericolo? Ah no?! E che c’è di peggio!?

< E qual è allora? Il sole? Brucerà la terra? > Il mio tono era impaziente come non mai.

Bene. Moriremo tutti. Si sono ammazzati tanto per recuperare quella cavolo di Mela, e adesso? E adesso si vaneggia che la terra diventerà una palla di fuoco.
< Sembrano vaneggiamenti di pseudo-scienziati, ma è certo che una catastrofe avesse colpito gli uomini della prima civilizzazione. E quella donna, come si chiama? Minerva, giusto? Sembrava convinta che sarebbe accaduto una seconda volta.> La voce di Shaun interruppe poi i miei pensieri. La sua voce è maledettamente tranquilla. Quasi mi irritava.
< Cioè in ogni caso.. siamo fottuti. > Pronunciai con parole quasi divertito. Certo, che diavolo c’era da ridere in una situazione come quella? Tutto.
< Non saprei, andiamo avanti coi video. E tu continua a scavare nei ricordi. Potresti scoprire altro. >
< Va beene. Sarà bene che inizi. > In una situazione come questa era meglio obbedire.


Mi avviai da Baby e mi sedetti nella poltrona. Rebecca era pronta per infilarmi delicatamente, molto delicatamente, l’ago nelle vena del braccio. La mia mente, ecco che rientra nel solito, sfortunatamente familiare stato confusionale. La mente nel corpo di Ezio e i miei occhi ancora vedono il furgone. Uno stato di puro caos. Un semplice attimo che ho imparto a cogliere in tutti questi mesi. Poi fui totalmente nel corpo di Ezio, ormai a me familiare. Ormai ero sincronizzato al massimo. Sentivo Shaun che mi parlava. Diceva che mi trovavo nella Monteriggioni dell’anno 1502, Il mio nuovo avversario era il figlio di Rodrigo Borgia, Cesare Borgia. Un altro fottuto templare che cercava di rubare la Mela per sapere quali grandiosi segreti essa celava. Ma Monteriggioni era distrutta. Quasi non la riconoscevo. Cannoni. Cannoni in ogni dove, in ogni angolo delle mura. Ero nel bel mezzo della guerra presumibilmente contro i Borgia.
La fortezza era distrutta. Soldati ovunque. Morti ovunque. Sangue ovunque. Il cozzare delle spade rimbombava nella “nostra” testa.
Ero nel corpo di Ezio, sentivo le sue emozioni. La sua preoccupazione per Caterina e suo Zio Mario.
La preoccupazione per la Mela.
Cesare era riuscito a sottrarre il Frutto a Mario.
Questi ultimi si presentarono al portone principale delle mura. Ezio correva sui tetti velocemente, evitando scontri, raggiunse lo spiazzo dove s’affacciava l’entrata alla fortezza.
Sulla soglia v’erano Cesare Borgia e una puttanella, soldati, tanti soldati armati fino al collo ed infine inginocchiato vi era lo Zio Mario.
Mi ero affezionato a quell’uomo. E vederlo lì, in bilico tra la vita e la morte mi dava un senso di dispiacere.

Cesare per puro sfizio premette il grilletto. Uno sparo. Poi un forte rumore di ali sbattute, piccioni. Poi silenzio preceduto dal tonfo del corpo inerte di Mario.
Successivamente un secondo proiettile va a penetrare nelle carni di Ezio che cadde a terra, avendo perso l’equilibrio. Venne colpito alla spalla destra. Ma il proiettile era come se fosse arrivato sia a me che ad Ezio. Sentivo un bruciore che man mano si faceva più forte. Sentivo il sangue che copiosamente colava dal foro venutosi a creare, questo macchiava la sua camicia candida, facendola diventare d’un rosso che sapeva di morte, di guerra. Sentivo sempre più a malapena la spalla, non potevo muovere il braccio destro.
Improvvisamente mi accorsi che ero disteso sulla poltrona di Baby. I miei occhi ancora chiusi, che a malapena riuscii ad aprire, la lieve luce del furgone mi sembrò una luce fortissima. Ero totalmente disorientato tanto da non capire cosa mi stesse succedendo intorno. Non capivo niente. Vedevo solo ombre agitarsi e mi sentivo sbandato di qua e di la. Il furgone! Presi maggiore coscienza del mio corpo quando constatai che poco a poco riuscivo a muovere il braccio e il dolore lancinante provocato dallo sparo si andava affievolendo. Mi alzai a fatica quando due mani, bruscamente mi fecero risedere su Baby facendomi sbattere violentemente la testa contro il sedile. Non capivo niente. Ero stordito al massimo. Le miei iridi, per quanto riuscirono, videro ombre in fuga, luci fortissime.
Quasi fossero ombre danzanti il ballo della morte e la cosa non mi piaceva affatto, poiché ero impalato in una sedia e stavo lì a far nulla, non stavo aiutando i Miei Compagni della setta di cui io ormai, facevo parte. Sentivo il furgone sbandare nella meglio maniera.
Sentivo i miei sensi affievolirsi di più fino a scomparire.
Buio. Urla. Sconforto. Confusione. Bagliori. Si, templari.. fottuti templari.



~ Angolo Autrice


Ok, non mi fucilate.
E' la prima volta che mi cimento a scrivere una storia, addirittura su Assassin's Creed permettendomi di inventare un finale.
Ebbene si, inventerò un finale tutto nuovo.. sperando di non fare cilecca xDD
Vi chiedo semplicemente di essere apertissimi con le critiche.. anzi, liberatevi, sfogatevi, dite tutto quello che volete. Spietati.. *w* Accetterò la qualunque anche perchè voglio migliorarmi.
Beh, non voglio anticiparvi nulla, anche perchè credo di non avere una storia fissa. xD
Infatti cambio sempre la mia storia mentre scrivo, aggiungendo dettagli e particolari. Guai se non accadesse e se le idee non mi venissero. Vabbe, ma io sono quella che le idee le vengono di notte! xD Non vi anticipo nulla!! xD ho qualcosa di strano per voi e poi spero vi piacciaaa :P Bene, adesso vi lascio.. ;D E vi ringrazio per aver letto questo mio primo capitolo.


Enio.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Perturbatio - Capitolo O1. ***




Perturbatio
( Confusione )




Ero abbandonato letteralmente sulla poltrona di Baby, per giunta legato con lo scotch. In quel lasso di tempo, a cui non so associare esattamente la vera durata, minuti, forse ore, o addirittura un giorno, era successo il finimondo ed io me ne stavo immobile come un perfetto idiota. Sinceramente? Non stavo capendo un bel niente.
Nella testa c’era solo quella dannata confusione. Ricordi offuscati. Ah, si.. mi ricordo della botta. Mi faceva ancora male. “ Giuro che se ribecco quel cogl..”
Ricapitolando; qualcuno aveva fatto sbandare il furgone. Qualcuno era riuscito ad entrare dopo averlo abbattuto, e quello stesso qualcuno mi ha legato. Ma che diamine..

< Des.. Des .. Des ..mond.. > Una voce flebile cercava di riportarmi alla realtà. Era Rebecca, con una voce terribilmente soffocata. E Lucy? E Shaun? Dov’erano loro?
< Desmond caz..zzo, svegliati!> La voce della Crane si fece più forte anche se dimostrava chiari segni di debolezza, quasi stesse per piangere. Riuscì nel suo intento, mi svegliai di botto respirando a mala pena.
< Ma che.. > Scrutai in giro e la situazione che mi si parò brutalmente davanti non era come me l’aspettavo, peggio.
Sangue, fogli ovunque, strumenti sparsi in ogni dove, insomma, il vero caos. Ma la cosa che mi preoccupò più di tutte era la condizione dei tre assassini. Rebecca era seduta a terra con le mani legate dietro la schiena.
Sembrava la meno disastrata poiché la visione di Lucy e Shaun fu peggiore in quanto erano pieni di tagli e ferite più o meno profonde. Sbarrai gli occhi e cercai di alzarmi anche se lo scotch mi impediva i movimenti poiché andava a legare dalle caviglie fino al petto. Insomma, ero una mummia. Al primo tentativo di alzarmi caddi di faccia a terra sbattendo violentemente il naso contro il pavimento. Borbottando mi inginocchiai e mi avvicinai a Lucy strisciando. L’assassina era stesa a terra, il viso sanguinante rivolto verso il pavimento e la mano.. era in una posizione innaturale, come se stesse tenendo un oggetto, effettivamente, la posa era quella.
< Lucy! > Gridai con tutte le mie forze verso di lei, come se potesse sentirmi. In fondo, lo scopo era quello, ma sprecai solamente la voce poiché Lucy non dava segni di risvegliarsi. Feci lo stesso per Shaun. Anche lui, era in una condizione decisamente non piacevole, le ferite erano innumerevoli. Così mi girai verso Rebecca e strisciai verso di lei. Era traumatizzata. Lo si vedeva in volto.
< Ehi, ehi.. Rebecca..? Che è successo? Chi erano? > La guardai terrorizzato.
Più percepivo la situazione più la paura aumentava. < Io.. Loro.. Lucy ha..ha.. e Shaun..>
< Calmati.. >
< No, no, non c’è tempo. > La sua voce si faceva sempre più debole. Infine, scoppiò in un pianto. Non era da lei. La solita Rebecca sempre solare e energica. Avevo davanti un’altra persona.
< Girati che ti slego.. > Dissi velocemente mentre aspettai che si muovesse.
< Stà ferma.. > Detto ciò addentai la corda, non molto spessa. Cercai di sfibrarla, ma dopo qualche minuto che provavo iniziai a provare dolore ai denti.
Iniziavo a innervosirmi. Anzi, ero già nervoso. Mi incazzai di brutto. Era inutile provare con i denti perciò cercai in giro qualcosa di tagliente, che effettivamente trovai. Dalla tasca dei Jeans di Lucy fuoriusciva un coltellino.
L’ideale. Sono davvero così fortunato?


Presi il coltellino con i denti facendo attenzione a non tagliarmi, cosa che non riuscii a fare quando m’avvicinai ai lacci che legavano Rebecca, poiché per fare pressione la lama aveva accidentalmente tagliato le mie labbra facendole sanguinare un po.
Sentivo un lievissimo bruciore quasi irritante ed il sangue caldo che colava all’interno della mia bocca. Comunque sia, riuscii a tagliare la corda dopo un po di minuti, circa dieci.
Rebecca una volta libera, mi lasciò bloccato dallo scotch, e andò direttamente dai due, dimenticandosi di me.
< Lucy.. Lucy!! Ti prego, svegliati..! Shaun..! > La voce di Rebecca interrompeva il silenzio che c’era. Io rimasi a guardare ogni singolo dettaglio dell’interno del furgone.
Sentii mugugnare.. una voce maschile.. Shaun!
< Shaun.. Ehi come ti senti? Ehi? > Rebecca si era catapultata sul corpo di Shaun che pian piano si risvegliava più stordito che mai.
< A parte una bella botta in testa, qualche ferita qua e la, a si.. e poi tralasciando il fatto che ora i Templari sanno tutto.. oh si .. mi sento veramente bene. > La solita ironia, l’unica pecca era la voce leggermente tremolante. Poco potevi capire che stava soffrendo per le ferite. Ma un bravo assassino ha l’obbligo di sapersi controllare, di saper mantenere emozioni e dolori per se.
< Sanno cosa!? Tutto cosa!? > Dicemmo io e Rebecca in coro alle ultime parole di Shaun ancora steso a terra.
Rebecca lo aiutò ad alzarsi e lo fece poggiare alla parete del furgone sostenendolo un po.
< Poi ci racconti.. ora dobbiamo aiutare Lucy. > Fece Rebecca prima di dirigersi da lei e sollevare di poco il suo corpo per rigirarla e poggiarla alla parete opposta a Shaun sostenendola dalle spalle. < Lucy ti prego.. svegliati> Disse infine Rebecca poco più che sconfortata quando si sentì un mugugno. Io e Rebecca ci guardammo negli occhi straniti, si.. era un’espressione di gioia infinita e malamente celata.
Un sorriso stava inevitabilmente increspando le mie labbra, così come quelle di Rebecca e Shaun.
Ci fu un momento di silenzio. Lucy aprì gli occhi e nonostante la sua vista non fosse delle migliori, poté constatare che tutti e tre la guardavamo con un’espressione buffa, commossa, colma di gioia ma anche tristezza nel vederla in quello stato.
< Che.. ? Rebecca..! > La voce di Lucy aveva interrotto bruscamente lo strano silenzio che si era venuto a creare. < Ragazzi, perché mi guardate così? … Dobbiamo.. dobbiamo impedire che i templari vedano i video… > Alle sue parole seguì lo sguardo sconfortato verso le sue mani e poi un sospiro stanco. Flebile.
< Non credo ci sia più molto tempo.. Insomma.. sono passate più di 4 ore da quando ci hanno attaccato. Ormai sono lontani. Ormai hanno visto il video, e sanno tutto.. Piuttosto.. ved..>
Dopo aver parlato, Rebecca si stava per avviare alle ante del furgone ma io la bloccai. < Ehi! Ehi! Prima vedi di togliermi lo scotch di dosso! Ehi! >
Urlai per farmi sentire da lei, che finalmente si decise a togliermi tutta quella roba che mi legava completamente.


Riuscì a slegarmi dopo 20 minuti di tentativi, quando poi si ricordò del coltellino che avevo usato per slegarla.
Una volta libero Rebecca uscì dal furgone per vedere dove ci trovassimo io invece mi sgranchii gambe e spalle e mi alzai andando verso di Lucy che era seduta con la schiena appoggiata alla parete del furgone. La guardai bene in viso. Afferrai in lei un’espressione del tutto nuova.
Scoraggiata. Pensierosa. Incurante della sua situazione personale.
< Lucy.. Io avrei dovuto.. proteggerti e invece.. > Ok, lo ammetto, mentre parlavo ero in imbarazzo, cosa che non mi era mai successa negli ultimi nove anni. < .. E invece sono diventato un peso morto per una semplice botta.. io.. io.. >
< Desmond tu non hai colpe. Quello che è successo non si poteva evitare.. e io.. > La sua voce roca fu interrotta dall’entrata di Rebecca nel furgone, che spalancò le ante tanto da far entrare una luce fioca. Arancione.
Evidentemente il sole stava tramontando. Ma la cosa che mi stupì più di tutte era poter intravedere dalle ante, il paesaggio dell’aperta campagna verde e brillante alla luce, seppur fievole, del sole.
< Ragazzi.. Ecco per voi un’altra bella notizia..Oltre che ci troviamo in un posto abbandonato da Dio.. Ecco.. Ho trovato del sangue alla guida e il nostro guidatore non c’è. Ma al suo posto ho trovato un bel post-it giallo appiccicato al volante.. Diceva molto ironicamente: Il vostro autista è qui davanti a me con uno sparo in fronte.
Godetevi il viaggio, o quel che ne rimane. >
La sua voce amareggiata e al contempo ironica in quel che diceva, poi per il solo pensiero del povero autista morto mi stavano iniziando a venire i primi conati di vomito, che per fortuna riuscii a trattenere.
Agli altri la cosa non sorprese.

Ora la situazione era più chiara.
Qualcun altro deve aver guidato al posto del nostro alleato. Una spia che ha condotto i templari nel punto esatto in cui ci stavamo dirigendo col furgone. E poi hanno attaccato.
Ah, piccolo particolare. Ci hanno abbandonato in un posto abbandonato da tutti. E in più i cellulari non prendevano.
< Maledizione! > Urlai dalla disperazione. Così in preda al furore uscii dal furgone per prendere aria abbandonando tutti lì dentro. Ed ora che si fa? I pugni stretti.. e il mio sguardo si perse nell’orizzonte, il sole era quasi tramontato del tutto, ancora qualche raggio cercava di illuminare forzatamente cioè che rimane di noi e del paesaggio che ci avvolgeva infinito. Si. Era una distesa immensa. Non un profilo di un villaggio o qualche paese.
La desolazione allo stato puro era dinnanzi a me, e si distendeva proprio sotto i miei occhi. Ero preoccupato nella peggio maniera per le condizioni di Lucy, le cui ferite erano state, per quel che si poteva, bendate.
Poi era stata fatta distendere nella poltrona poiché non riusciva nemmeno a stare in piedi.
Non sapevo cosa fare, mi sentivo inutile, letteralmente.
Non ero riuscito a dare una mano prima, e continuavo a non riescire a fare niente. Un fallito, ecco cosa sono. Un emerito fallito buono a nulla. So solo lamentarmi.


< Ho provato ad accendere la guida, ma niente da fare. Hanno manomesso il furgone. Ci hanno condotto nel nulla e se ne sono andati. Beh, si sono risparmiati la fatica di ucciderci. Ah! Stanotte dormiremo qui.. mi pare sia ovvio..! >
Seria la voce proveniente da dietro di me, che interruppe il corso dei miei pensieri. Shaun. Rispondergli mi parve più che inutile perciò rimasi immobili con le iridi scure perse nel vuoto del cielo ormai anch’esso, abbandonato dagli ultimi raggi del sole.
< Non ti preoccupare per Lucy, lei.. se la caverà. Sono successe cose che nemmeno immagini prima di tutto questo.
Non darti pena, sarai solo di intralcio. >
Le parole di Shaun mi stavano quasi per stupire se non fosse stato per le ultime quattro parole. Parole veritiere in fondo, ma che io, non sapevo accettare.


Dopo cinque minuti di pensieri assurdi, notai che Shaun, si era accostato a me, anch’egli ad osservare il cielo ormai adombrato. Sembrava quasi che in quel momento ci potessimo capire. Fu un’emozione strana quella che provai in quel momento. Piacevole e imbarazzante nel contempo. Non so dire di più. Non avevo mai sentito la presenza di Shaun così vicina a me, e l’effetto che venne scaturito in me fu più che strano. Lasciai che quel momento ci immobilizzasse per più di dieci minuti, dopo quel silenzio venne interrotto da Rebecca che ci richiamava per entrare a dormire, poiché l’indomani, ci avrebbe aspettato un lungo e faticoso viaggio. A quel punto lasciai che fosse Shaun a rientrare per primo, poiché volevo godermi gli ultimi attimi di tranquillità e solitudine, prima interrotti dall’Assassino.


Quando rientrai nel furgone, tutti stavano dormendo beatamente in dei “letti” idealizzati, o semplicemente a terra coprendosi con delle semplici felpe. Quasi tutti dormivano, vidi che Lucy se ne stava accucciata su se stessa, sveglia e tremante dal freddo. Sfilai così, la mia felpa di dosso e mi avvicinai a lei con passo felpato, m’accovacciai innanzi ad ella e la coprii per bene. Stetti a fissarla mentre le carezzavo il volto coperto da qualche ciuffo ribelle, scostandoglielo dietro l’orecchio. Rimasi semplicemente con una maglietta a maniche corte, infatti, in quei pochi secondi in cui la pelle delle mie braccia fu libera, sentii il freddo pungere arduamente su di essa. Brividi. Perciò occupai l’unico posto che non fosse occupato, ovvero proprio accanto le ante del furgone, le quali erano appena aperte, permettendomi la visuale di un panorama sempre più oscuro..



Chi è realmente Minerva?Una dea, un’extraterrestre.
Tanti modi per dire che prima di noi c’era qualcuno. Anzi, che prima e durante la nostra era c’era qualcuno. Ci crearono.. e poi?
“La verità si è fatta mito e leggenda" E con ciò? Vuole forse, affermare che Dio non esista? Che nessuno, a parte loro, ci abbia creati? E la Bibbia allora? Tutti vaneggiamenti di qualcuno che si è per caso imbattuto in loro mutandone il loro vero essere?
No, non per caso. Loro erano sulla terra. Loro erano in conflitto con noi. Poi, una catastrofe che distrusse il mondo.. ma sopravvivemmo noi e loro, e ora..? Ci hanno abbandonati.. Ma perché se ci fu una guerra, Minerva vuole aiutarci? Perché bada così tanto alla salvezza del mondo?
E tutte quelle cose che gravitano intorno alla così detta Religione? Non esiste niente. La sua esistenza, le sue parole confermano che sia inutile avere fede in qualcuno che non c’è. Che non ci assista o che ci aiuti.
“Ciò che creammo viene frainteso” Cosa viene frainteso e cosa fu creato? I frutti dell’Eden suppongo. Ma.. perché fraintesi? No..! Gli umani, plasmati secondo la loro immagine, fatti per sopravvivere. Manca qualcosa.. perché ci crearono? Qual’era il loro scopo? Perché li tradimmo? E perché niente di tutto questo è scritto nei libri?
Sta vaneggiando. Sicuramente. Ma.. Ezio.. insomma..
Come faceva a sapere che avrei rivisto i ricordi del mio antenato? ..Più avanti nel tempo.. già, più avanti nel tempo.



~ Angolo Autrice:

Ehilaaa! Rieccomi.. la regola vale per tutti i capitoli, spietati.. siate spietati! *-*
Comunque sia, questa mia FF si concentra soprattutto su Desmond, ma sappiate che aggiungerò anche le vicende di Ezio in svariati capitoli. ^-^
Ovviamente non aggiungo altro..
Piuttosto ringrazio Phantom G per aver recensito e aver letto questa lagna! * Me fa un inchino cinese * xD

Inoltre, volevo avvertirvi, che prevedo una ff di ... minimo 30 capitoli poichè la storia in cui mi sto cimentando a scrivere è.. davvero.. davvero assai complessa.. ma credo che alla fine riuscirò a mettere ogni pezzo al suo posto :)
Vi laascio, speero di non avervi annoiato con questo capitolo! *-* mi raccomando ragazzuoli.. recensite! ;D
Un bacioo..

Enio*

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Memoriae Acceptae - Capitolo O2 ***



Memoriae Acceptae
( Ricordi Ricevuti )




Avevo passato un’intera notte a rimuginare su tutta la faccenda. Conclusione del discorso? Mi dispiace deludervi, ma non riuscii a dare alcuna conclusione a niente. Niente aveva un senso. Assolutamente niente.
Ci doveva essere sicuramente di più. Ma quel più era in qualche assurdo modo, celato ai nostri occhi.
Sapevo che dovevamo muoverci in fretta, se il monito di Minerva e gli altri “dei” erano veritieri. Non ne valeva la pena rischiare. Non per l’umanità. Per me invece, era tutta un’altra storia.
Avrei preferito farla finita. Si, esatto, il 21 del Dicembre dell’anno 2012. La morte è qualcosa che ci accomuna, ma quella data, avrebbe fatto di noi, una massa omogenea da sterminare, o umanamente parlando, ci avrebbe accomunato maggiormente più di quanto ci immagineremmo. Avrei finalmente realizzato il mio sogno. Sentite un’po che buffo. Si può mai realizzare il proprio sogno con la morte?
Non ho mai avuto una vita normale. Fin da ragazzino, crebbi con una mentalità che presto feci finta di dimenticare. Feci finta di immedesimarmi in una vita normale. Ma il mio passato era ancora dentro di me, a logorarmi l’anima. Un peso costante che solo la morte sarebbe riuscita ad alleggerire.
Avrete sicuramente capito, che non sono un tipo molto ottimista. No. Siamo fottuti. Ma, per qualche assurdo motivo, in una remota parte di me, so che posso fermare tutto questo. Le parole di Minerva sono uno stimolo. Il resto è in mano mia e degli altri assassini.
Dobbiamo solo scoprire cosa si cela dietro a tutto questo. Facile a dirsi.
L’unico modo per scoprire altro.. sarebbe stato continuare con la vita di Ezio, che avrebbe potuto contenere qualche altra novità, o qualche contatto con Minerva.


< Desmond, Desmond svegliati! > Squillante la voce di Rebecca che mi fece svegliare di soprassalto. Quando aprii gli occhi notai che ero l’unico a terra ancora assopito, nel mentre i raggi del sole entravano violentemente dentro il furgone illuminando d’un giallo intenso, con sfumature arancioni.
Provai una calda emozione. Vidi qualcosa che mi era stata negata.
Non osservavo l’alba da tempo. In un modo o nell’altro, avevo avuto modo di essere rinchiuso, dal nemico e non. Pensandoci, pochissime furono le volte in cui attenzioni veramente un’alba o un tramonto. Una sensazione di immenso mi si allargò dentro di me. Di forza. Audacia. Fu un groviglio intenso di emozioni positive e misteriose che non seppi nemmeno spiegare a me stesso.
Ebbe un effetto positivo in me, qualcosa dentro di me si era mosso, iniziai a capire allora che non dovevo buttare nulla al vento. Dovevo scoprire la verità. Dovevo salvare l’umanità intera da una prossima catastrofe. Ed ero io a farlo. Un’occasione per dare un senso a tutto ciò, per dare un valore alla mia vita.
Non era un modo per rendermi qualcuno agli occhi della gente. Era un modo per rendermi qualcuno dinnanzi ai miei occhi, alla mia mente, e alla mia anima.

< Che ora è? > Chiesi con voce assopita.
< Desmond sbrigati. Stanno arrivando dei soccorsi.
Dobbiamo andarcene. Non c’è tempo da perdere. > Mi interruppe Lucy, velocemente mentre mi tirò la felpa che avevo usato per coprirla e ripararla dal freddo. Era di nuovo in forma. In viso aveva dei cerotti che le coprivano la parte destra della fronte ove prima v’era una lunga ferita.
Fui molto più sollevato quando potei finalmente constatare che lei, ma anche Shaun si erano, diciamo, ripresi per le condizioni in cui si trovavano il giorno precedente.

< Hanno detto che si trovano in zona, dovrebbe essere una questione di minuti e siamo fuori da qui. >
Rebecca ci avvisò dopo che il suo palmare aveva vibrato. Era riuscita in qualche assurdo modo che solo lei sa, a far prendere il cellulare.
La sua previsione si rivelò esatta poiché arrivò un altro furgone a salvarci. Penso di iniziare ad odiare i furgoni. Questo si fermò a pochi metri di distanza dal nostro, anzi, da quello che rimaneva del nostro furgone.
Da lì, scesero tre uomini, fisicamente atletici tanto da farmi sentire debole e minuto quanto una ragazzina. A prima vista non avevano armi con loro, ma mi stavo certamente sbagliando conoscendo il modo di pensare di un assassino.
< Lucy, non abbiamo ricevuto altro se non la vostra posizione. Ci sono feriti? State tutti bene? > Il primo uomo che parlò era il più alto dando l’impressione d’avere maggiore autorità su tutti gli altri presenti. Aveva una cicatrice che gli percorreva in veritcale il lato sinistro del volto dai tratti adulti.
< Lucy, grazie al cielo! > Dal furgone sbucò una donna che accorse da Lucy velocemente bloccandola in un affettuoso abbraccio.
< Ellen! > Sentii Lucy contraccambiare in un grande abbraccio la felicità della ragazza.
< Shaun..! Rebecca! State bene? > S’aggiunse la voce di un secondo uomo, che sembrava esser il più giovane fra tutti, più o meno la mia età. Capelli biondo cenere e due occhi verde-azzurro lo caratterizzavano e lo differenziavano dall’aspetto mediterraneo degli altri due.
< Abbiamo ricevuto i vostri avvisi solo tre ore fa. Ora è meglio che torniamo. Potrebbero tornare, anche se ne dubito, penso abbiano già tutto quello che gli serve purtroppo. Forza! Salite su, ci penseremo noi a raccogliere tutte quelle scatole. > Ci indicò il furgone, facendoci accomodare dentro, dove per mia fortuna trovai un divanetto su cui velocemente mi appostai.

Il viaggio fu abbastanza comodo anche se, i dolori del giorno precedente si erano fatti sentire sin dalla mattinata.
Dalle finestre del furgone, potevo vedere una campagna verdissima, e a qualche chilometro di distanza, per quello che poteva permettere la mia vista, vidi un profilo alto e grigio di una città. Enormi grattacieli predominavano su palazzi di medio altezza.
Avvicinandoci sempre di più, potei scorgere grandi vetrate, ove all’interno v’era del verde. Sembrava quasi, una città del futuro. L’aspetto delle città stava cambiando. Sarebbero solo stati vani progressi.
Il furgone si bloccò di colpo, quando uscii dal furgone, la luce del sole mi abbagliò, l’altezza dei grattacieli mi davano un senso assurdo di vertigine alla semplice vista. Evidentemente mi ero bloccato nei miei pensieri per non percepire il nostro arrivo.
Vidi poi delle “mura” di fili elettrici circondare all’inverosimile, tutti i grattacieli. La città non era poi così grande, la grandezza era quella di un paesino. Mi sentii nulla in confronto alla bellezza straordinaria di quel luogo. E solitamente non ci si aspetta una tale modernità da un paesino.
La mia attenzione fu subito catturata dallo stemma degli assassini inciso in una lastra di alluminio che s’innalzava al centro di uno spiazzo, ove tutt’intorno si estendeva il verde grandi orti. Qua e la alcune persone coi camici, erano raggruppate, chi a parlare, chi occupato in un via vai, chi curava gli orti con strane attrezzature, ma la cosa che più mi colpì, era lo strano senso di familiarità che il palazzo , seppur basso, mi dava. Era un blocco bianco rettangolare che s’alzava approssimatamente di tre piani, era di per se innalzato in una grande scalinata che si estendeva fino ad una grande piazza. Per le ampie strade che sboccavano in piazza, c’era molta gente, ma non era di quella che s’incontrava usualmente per strada, non c’erano famigliole felici, ne bambini gioiosi, ne fidanzatini innamorati.
Ma quel palazzo, quello che seppur basso, spiccava tra tutti. Ad un tratto mi ricordai di Monteriggioni, ricordai di Ezio, del suo masterato a Monteriggioni, con i suoi assassini più fidati. Iniziavo a provare un senso di ammirazione per il mio avo, e in me, dimorava una forte voglia di eguagliarlo, no.. di superarlo. Il covo dove ci rifugiammo dopo la fuga dall’Abstergo si trovava a Isola D’Arbia, non distava poi molto da Monteriggioni.
< Desmond, eccoci qua a.. > Pronunciò Ellen, con fare serio. Mi incitò a guardarmi intorno. < Monteriggioni, Palazzo Auditore > Proruppi io, guardandomi intorno ancor più meravigliato poiché gli unici ricordi che ho del paese erano quelli condivisi col mio avo, erano semplici illusioni, potei riconoscerla però, nella distribuzione dei palazzi, la piazza, la fontana centrale, le scalinate. Il mio era il ricordo di una Monteriggioni rinascimentale, ma quella, quella che si parava dinnanzi i miei occhi era una Monteriggioni.. splendida, di un presente quale è il 2012. < Dio com’è cambiata, è.. è un’altra. E le mura? Non esistono più ..>
< Le mura sono state distrutte coll’attacco dei Borgia nel 1499, ancora più aggravate con un secondo attacco nel 1502, che le rase completamente al suolo, come puoi vedere >
< Grazie per le delucidazioni Shaun, adesso non c’è tempo di pensare alla storia, andiamo, procederemo velocemente perché non sappiamo come si evolverà la faccenda con i templari. Possiamo sperare per il meglio, ma ora andiamo. > Incitò quello che mi fu presentato come Ufficiale Jane Victor, che lanciò un’occhiata agli altri due, Alan McOwen e Roberto De Luca.

Ci dirigemmo all’interno del palazzo Auditore, del qualche non rimaneva molto, se non la cripta sotterranea in cui ci dirigemmo.
Sinceramente la sensazione che provai a vedere Monteriggioni, ma quel luogo specialmente, era strana, poiché era la prima volta che potevo veramente toccarne le mura, le fondamenta che la costituivano.
Li dentro niente era diverso. Le statue dei sei assassini che imponenti circondavano la stanza circolare. La statua di Altair era malinconicamente vuota, senza la leggendaria armatura, andata anch’ella distrutta. Le pareti erano ricoperte di piante rampicanti che davano un’atmosfera di abbandono del luogo. L’interno era occupato da una serie di animus, tutti collegati ad un grande computer.

< Questo posto.. >
< Questa è la Cripta degli Assassini, e da lì, potrai vedere la Cripta Auditore. > Fece l’Ufficiale con tono meno autoritario di quanto prima si era dimostrato. Lo guardai per un momento spaesato, poi vidi la porticina che mi indicò Jane che conduceva ai sotterranei di Monteriggioni, fino alla Cripta. Sentii un’attrazione particolare, sentii il dovere di visitarla, di rendere i giusti onori ai miei antenati.
< Desmond, lo so che intenzioni hai, però adesso, sai.. dovremmo.. > La voce di Lucy mi bloccò e mi fece sospirare.
< Hai ragione Lucy. Ok, ragazzi, incominciamo. Dov’è l’animus? > Feci il mio solito sorrisetto sarcastico aspettando che tutti iniziassero a lavorare, ma quello che ci fu dopo, fu solo un imbarazzante silenzio che mi portò a guardare tutti uno per uno, mi trattenni a stento dal ridere per la situazione strana venutasi a creare. < Ahemm, ragazzi?! Che.. che stiamo aspettiando?! >
< Ecco, vedi, non useremo l’animus. O almeno non farai solo quello, sarà la minima parte. >
< Vedi Desmond , quello che ti vuole dire Lucy, è che l’animus stava iniziando a consumare la tua memoria. Dobbiamo fare molta cautela, ed è per questo che tu da oggi intraprenderai un durissimo allenamento con me, Alan e Roberto. >
< Ah.. Ok, non vedo l’ora di incominciare. Ma, in che senso, stava consumando la mia memoria? >
< Mi pare che Rebecca te ne abbia accennato qualcosa, mi ha inoltre riferito che hai avuto una serie di problemi con delle visioni mentre eravate ad Isola D’Arbia, ed è per questo che Rebecca rimedierà al più presto di potenziare l’Animus affinchè tu possa usarlo maggiormente. Ok, mi pare di aver discusso anche troppo. > L’Ufficiale fece una pausa, poi riprese. < Su ragazzi, a lavoro, Shaun, ho del lavoro per te, è tutto scritto nella cartellina che c’è su quella scrivania, Lucy, tu invece dovrai fare il resoconto giornaliero su Desmond e sui suoi miglioramenti. Dobbiamo far crescere un assassino. > Mi guardò con un’aria sorniona, poi mi fece cenno di seguirlò e così feci.

Quando ci ritrovammo fuori mi condusse in un campo, largo e ampio dove potei trovare molti attrezzi ginnici. Il campo era occupato da alcuni uomini che correvano, chi faceva i pesi, chi usava le attrezzature.
< Bene Desmond, questo sarà il tuo campo di addestramento, qui coltiviamo i nostri migliori Assassini. Questa è la Sede dell’Ordine degli Assassini. Tutti gli Assassini d’Italia e nel mondo sono collegati con noi attraverso reti segrete. Qui si allenano quelli che riteniamo più vicini a noi, di cui noi ci possiamo fidare maggiormente. Presto conoscerai il Gran Maestro degli Assassini, ma in questo periodo, come tutti del resto, è affacendato e da poco spazio a dialoghi futili.. > Victor rimuginò un attimo nel silenzio poi continuò. < Uhm, dunque, incominciamo, fammi vedere cosa sai fare. Fa il giro del campo in 20 secondi. >
< Ccccosa?! 20 secondi, è impossibile! >
< Provaci, Roberto, fa vedere un po a Desmond la velocità che un assassino deve tenere.>
< Certo > E fu allora che Roberto mi lanciò un sorrisetto di sfida che fece sì che in me nascesse un senso di innoqua competizione.

Lo vidi scattare veloce come un ghepardo, agile come una gazzella, potente come un’aquila. E in meno di 20 era già arrivato.
< Vedi? Tutto è possibile. Ricorda e ora prova. >
Annuii, mi recai sulla pista tracciata e dopo che sistemò il cronometro partii. L’ingombro dei jeans mi rendeva scomodo e meno agile di quanto già fossi, ovviamente non ai livelli di Roberto.

Corsi, corsi, corsi. Più veloce che potei. Mi liberai in aria, diedi sfogo all’aquila ch’era in me.
Sentivo il vento scagliarsi prepotente contro il mio viso.
Sentivo il dolore crescente ai polpacci.
Non sentivo il tempo scorrere con me, ma contro di me.
Come se l’andare contro a tutto quel vento mi facesse sentire chi fossi, chi ci fu prima di me,
quale sangue scorre dentro di me.


Devo aprire le ali della mia stirpe,
e volare,
sempre più in alto,
affinchè tutti possano vedere,
come gli Assassini non siano caduti,
siamo qui,
combattiamo,
lottiamo al costo del nostro sangue.



~ Angolo Autrice:

Beh, finalmente ho postato questo terzo capitolo tanto faticato,
dico faticato perchè non ho potuto scriverlo velocemente per via della scuola.
Ringrazio chi ha letto silenziosamente questi due capitoletti. :)
Non so quando posterò un quarto capitolo, so solo che la cosa andrà molto lentamente, il che dispiace anche a me.
Su richiesta di CartacciaBianca xD eccovi la traduzione dei titoli:
Perditae Aedes : Templi perduti
Perturbatio: Confusione
Memoriae Acceptae: Ricordi ricevuti


Waaaaaa!! Dimenticavo queste bellissime immagini! :)
1) http://i51.tinypic.com/2mhx4yh.jpg
2) http://i54.tinypic.com/288por6.jpg

Dunque, tutte e due le immagini illustrano il laboratorio all'interno della cripta dell'armatura. Diciamo che ho preso spunto da li per descriverne l'interno. Ovviamente vediamo un Desmond più maturo, così come tutti gli altri, maggiormente maturi di quanto erano prima. Vi spiego, vi racconterò passo passo il cambiamento interno di ognuno di loro, che ovviamente sarà al passo con gli eventi. Inoltre l'idea di una città del futuro, di questa città-laboratorio, sperò non sia un'po, come dire, scontata o banale.
Per quanto riguarda l'intreccio della storia, ho in mente di fare un miscuglio di eventi, una miscela di leggende e miti. Comunque non vi voglio rovinare la sorpresa, perciò questa piccola modifica basta per oggi.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** De principio - Capitolo O3 ***




De principio
( Dal principio )




Il tempo che ci rimaneva era breve, i giorni passavano svelti, l’inverno si faceva avanti. Il paesaggio mi circondava immutevole, l’altezza sproporzionata dei palazzi mi soffocava per il lungo stare nello stesso posto.
Gli alberi, perennemente verdi, erano stati sottoposti ad alcuni trattamenti dagli scienziati del luogo. In realtà gli scienziati lavoravano a mille e più progetti, ed ogni giorno vi erano notizie di grandi scoperte o successi che io non vi saprei spiegare.
Ma intorno a me, il paesaggio sembrava statico, era statico. Nulla cambiava, se non l’anticipato tramontar del sole, vittima delle leggi della natura, le quali non erano ancora state trasformate dall’uomo, avido di sapere, avido di conoscenza.
Le foglie verdi erano l’unico punto di colore della città. Il resto era bianco, un bianco costante.
E mentre tutto fluiva in un tempo che apparentemente sembrava essersi fermato, la data prestabilita si avvicinava con una velocità contrastante.
Io, ero più che concentrato sui miei allenamenti, che giorno dopo giorno, mi insegnavano l’agilità, le movenze, le tecniche ma soprattutto la mentalità dell’assassino.
Alan e Roberto, s’allenavano con me, insieme a molti altri, tutti guidati da Jane.
Usavamo svolgere il nostro allenamento sin dai primi raggi del sole, fino al tramonto. La settimana era suddivisa in diverse attività, i giorni li stabiliva Ellen che oltre a svolgere le sue normali attività, condivideva le lezioni con Jane. Lei ci insegnava a muoverci con furtività senza esser visti, ci aveva addestrato ad essere come i gatti neri nell’oscurità, silenziosi, pacati, e letali. Ma l’addestramento, era maggiormente intensificato sul combattimento, il che mi preannunciava che questa guerra, non sarebbe stata una semplice toccata e fuga.
Non si sarebbe basata su un singolo omicidio.
Qualunque fosse il finale, sarebbe tutto terminato con una grande carneficina.

I giorni procedevano ritmati come i minuti scanditi dalle lancette di un orologio. Col passare dei giorni sentivo accrescere in me maggiore potenza di quanto ne avevo appena giunto qui.

Era un giorno normale, coi soliti ritmi, ma quella mattina mi soffermai a pensare sulla figura di Ellen, che severa dirigeva alcune dei nostri allenamenti.

Lei aveva dei lineamenti non abbastanza morbidi che ritraevano un volto ovale e stretto. Il volto era illuminato da due grandi occhi verdi, dal taglio tipicamente occidentale. Le labbra sottili e chiare, si mimetizzavano timide con il resto del volto, il quale era incorniciato da una folta chioma scura, tendente al rossiccio, che solitamente teneva sciolta sulle spalle. Il suo era un fisico nerboruto, sebbene avesse una corporatura alquanto minuta. Non era molto alta, e potei constatare la sua altezza solo quando un giorno mi si avvicinò per darmi delle dritte: mi arrivava all’altezza del petto.
Usava sempre larghissimi pantaloni prettamente maschili,e ampie felpe in cui almeno tre di me potevano entrare. Quegli ampi vestiti nascondevano fin troppo bene le sue forme.
Sembrava essere un maschiaccio, soprattutto quando nascondeva i capelli tra il cappuccio delle felpe e i cappelli che spesso usava.
Talvolta volgeva delle occhiate insicure verso di me, ma queste scomparivano all’istante e si tramutavano in strani sorrisetti con l’intento di rassicurare ottenendo però, l’effetto contrario..
Se non era per il suo ruolo di istruttrice, sarebbe stata sempre in silenzio, o almeno credo. Le uniche volte che la vedevo in giro era sempre sola, ad eccezione che con Lucy con la quale sembrava aver un buonissimo rapporto. Quando svolgevamo le nostre frequenti riunioni lei era silenziosa, in pen’ombra, ed apparentemente per i fatti suoi. Talvolta mi chiedo a cosa possa pensare, o di cosa possa esser preoccupata.
Mi piaceva osservare le sue agili movenze, la sua furtività, la sua forza, e l’ammiravo, sempre di più col passare dei giorni.
E, anche se può sembrar strano, io ero il soggetto migliore per i suoi rimproveri. Già, mi sono scordato di parlare dei suoi rimproveri..
In quella ragazza appariva un velo di forza, questa talvolta trapelava nelle sue iridi, che molto spesso erano ingrigite.

< Desmond, oggi non potrò allenarti, ti affiderò ad Ellen. > Victor mi raccomandò con una semplice occhiata che mi divertì alquanto. < Amico, non è un problema. > Gli ammiccai un sorrisetto sornione per poi avviarmi verso Ellen, già pronta in tuta.
< Bene Miles, incominciamo.. per te oggi ho preparat.. > Ellen si avvicinò ammonendomi di iniziare ma io la bloccai subito. < Ehi ehi! suvvia, vuoi davvero iniziare subito, ora, in questa frazione di secondo? > L’umorismo non mi mancava mai. Mai.
< Desmond.. >
< E’ mattina.. >
< Desmond.. >
< C’è il sole.. >
< Desmond.. >
< Senti che bella giornata.. >
< Desmond! > Urlò tutto d’un tratto la ragazza che per tre volte ripetè invano il mio nome cercando di farmi smettere.. ehm, invano.
< Ok ok, ho capito.. >
< Forza allora! >
< ..Ma se ci facessimo una picc.. > Ad un tratto mi bloccai vedendo Ellen guardarmi torva. < Ooook! Ho capito, lasciamo perdere. > Sospirai infine per poi avviarmi al percorso previsto dall’allenamento di oggi.
< Quindi.. che si fa di bello oggi? > Domandai, non per un mio reale interesse, ma per interrompere il silenzio. Le mie parole causarono un lungo sospiro da parte della ragazza, decisamente stanca dei miei vaneggiamenti.
< Che si fa di bello oggi?! Oggi sarà il tuo più bel giorno.. stà tranquillo tesoro. > Mi ammiccò un terrificante sorriso che non prometteva niente di buono.

Ci recammo al campo da corsa, lì mi diede le indicazioni, perciò incominciai i miei 30 giri di corsa quotidiani.
Effettivamente stavo migliorando; i primi giorni non riuscivo a resistere prima di 10 giri, poi, giorno dopo giorno aggiungendo un giro in più, sono arrivato al record di 30. Sono soddisfazioni queste.

< Dai Desmond! Dobbiamo accelerare i tempi! Oggi 40 giri. Perciò continua e non ti fermare. >
All’udire delle parole di Ellen mi fermai piegandomi su me stesso poggiando le mani sulle ginocchia.
Quando presi fiato potei parlare. < Ma Ellen, ti prego.. sono stanco. >
< No! Continua o ne farai il doppio! >
Alle grida della giovane scattai subito, e feci altri 10 giri di quel campo enorme.
Mi avvicinai ad Ellen e nel frattempo prendevo fiato, le sue iridi severe posate su di me mi mettevano in soggezione.
< Prendi fiato. Poi vai a fare allungamenti, dopo di che, passiamo direttamente alla lezione. >
Annuii senza dire altro. Respirai a fondo, poi iniziai ad allungarmi, finito anche quello mi rivolsi ad Ellen.
< Ellen, la lama celata? >
< Non ti servirà. Niente lama. Ci saranno occasioni in cui non potrai usare la lama, ne il corpo; abbiamo ritenuto che sia meglio farti imparare ad usare le armi da fuoco solo dopo un determinato periodo di tempo, quel tempo è passato. E’ ora. Seguimi. >
Rimasi stupito dalle sue parole che oltre a lasciarmi basito, mi fecero riflettere sul credo degli assassini, che vietava l’omicidio a distanza, quindi qualunque polvere da sparo, o veleni. Il credo fu comunque cambiato dalla setta rinascimentale. Oggi è alquanto strano pensare di combattere con le lame, che purtroppo, sono state sostituite dalle armi da fuoco.

Ci dirigemmo in un’edificio a parte, dove dentro vi erano le sale adibite all’utilizzo di pistole, fucili ecc.
All’entrata vi era un pannello da cui si poteva scegliere l’arma che si voleva usare, poi un corridoio che conduceva verso diverse sale. < Ecco, prendi questa, ti parrà dura e complicata. Semplicemente motivo di sicurezza. Andiamo. > Ci dirigemmo in una delle sale dopo che Ellen mi porse la pistola. La squadrai a lungo, non avevo mai maneggiato una pistola prima d’ora ed era una sensazione piuttosto strana, diversa. Era di media grandezza, abbastanza maneggevole, e non v’era il caricatore.
< Ecco tieni! > Mi lanciò il caricatore che io a stento presi poiché ero distratto.
< Sai come si mette? >
< Beh, l’ho visto fare nei film! > Ammiccai sornione per poi iniziare a maneggiare caricatore e pistola insieme. Dopo vari tentativi riuscii ma non capii come avevo fatto perciò Ellen me lo spiegò cautamente.
< Ok! Allora, qual è il bersaglio? >
< Abbassa la cresta. Posa la pistola su quel tavolo, e vieni qui. La posizione da tenere; ovviamente quando saremo in difficoltà non dovrai perdere tempo in queste cose, ma per un obbiettivo a distanza, quando poi avrai tutto il tempo a tua disposizione, dovrai mantenere questa posizione affinchè tu possa mirare senza sbagliare e mandare eventualmente, a monte la missione. > Parlando mi fece vedere la posizione da mantenere. Era così seria, così attenta a quel che diceva. Dovrei avere almeno un po della sua serietà.
< Desmond, mi ascolti!? >
Annuii < Certo! Continua.. >
< No, provaci forza. Non perdiamo tempo. >

< No! Miles! .. Più dritto! .. Schiena ritta! .. Alza le spalle! ..Le braccia tese, non tremanti! ..Non fare la femminuccia! .. Ora prova con la pistola! .. No, non mettere il dito lì! .. Più sicura la presa! ..No, Desmond..Non lì! … >
BANG!
Uno proiettile andò dritto la parte di fronte a me. Saltai in aria, e rimasi teso e scombussolato. Non avevo mai sentito uno sparo così vicino, soprattutto se ero io a sparare. Le mani mi tremavano per la potenza dello sparo. Il silenzio calò subito in una maniera impressionante, e il mio disagio cresceva sempre di più per via dell’insistenza delle occhiataccie di Ellen.
< C..C..Credo.. di aver.. Aheem… >
< Desmond.. > Disse Ellen cautamente e fintamente dolce per poi continuare < ..TACI! >
Urlandomi di tacere, si diresse al pannello delle armi per prenderne una, quando tornò, incominciò il putiferio.

Sparò un primo colpo che centrò alla testa il primo bersaglio, poiché erano modellati secondo il corpo di un uomo.
Poi un secondo, un terzo, un quarto e via, continuò così rompendomi i timpani non essendo abituato a tale rumore.
Dopo pochi minuti, finì di sparare, e quello che potei vedere fu sconcertante, o almeno per me: tutti i bersagli erano stati centrati in pieno.
< Questa è roba da principianti.. > Ironizzai la situazione come sempre.
< Se non la smetti, giuro, che il prossimo bersaglio sarai tu. >
< E dai, si scherza.. > Risi come un ebete, e deglutii un groppo di saliva rumorosamente.
< Non più. Desmond, non capisci!? Già siamo ad Ottobre. Dicembre si avvicina! E a cosa siamo arrivati? A nulla! Non.. Non è possibile, quei bastardi ora sanno tutto, e noi che stiamo facendo? Niente! Io non posso accettarlo! >
< Aspetta un momento, i templi.. > Bisbigliai quasi, tanto che Ellen rimase a guardarmi stranita.
< I templi? Che c’entrano i templi ora?! >
< I templi, certo! Devo andare! >
< No! Aspetta! Dove stai andando?! Desmond! >
Ma la povera non fu ascoltata poiché io ero già in corsa verso la base, salii le scalinate per dirigermi a Palazzo Auditore, aprii le porte di fretta mentre tutti quelli all’interno mi guardavano straniti, scesi le scale interne per arrivare alla cripta in cui vi trovai Rebecca intenta a maneggiare alcuni cavi, mentre Lucy al pc, rivedeva alcuni dei miei ricordi. Quando entrai, facendo un fracasso assurdo, urlai alle due povere che saltarono in aria dallo spavento. < Lucy! Lucy! I templi! Dobbiamo trovare i templi! Non abbiamo dato peso alle parole di Minerva. Vere o no.. abbiamo un indizio! Dobbiamo trovarli! >
< Desmond, ma che stai dic… I templi.. Si! Minerva ne aveva parlato. Come ho fatto a non pensarci! >




~ Angolo Autrice:

Perdonatemi se sono così lenta, ma a volte sono stanca per poter scrive, alle volte non ne ho voglia, e altre manca il tempo. Vorrei innanzitutto iniziare col ringraziare Cartacciabianca, SophyTheWhiteDragon, e Phantom G per aver dedicato del tempo a leggere questa fic. Davvero, leggere le vostre recensioni mi fa davvero piacere! Non sapete quanto ne sia grata! Prometto di non deludervi. :) Ringrazio anche i lettori silenziosi. :)

Alloooura.. :D Questo è un capitoletto leggero, per nulla pesante.. Semplicemente per dare anche un certo humor alla trama senza appesantirla! Spero vi sia piaciuto o che v'abbia fatto ridere almeno! :D In caso contrario, vedrò di rimboccarmi le maniche e fare qualcosa di migliore ancora!

Per CartacciaBianca ( ma anche per altri ): Ti volevo rispondere, per la tua perplessità riguardo il rapporto Desmond-Lucy nel furgone: Allora, il periodo di tempo trascorso all'Abstergo fino al Covo provvisorio prevede più di mezzo anno, e quindi Lucy e Desmond, anche se per poco, hanno potuto comunicare, aiutarsi a vicenda, rassicurarsi per poi poter fuggire insieme, poichè Lucy aveva fatto vedere a Desmond il dito mozzato, e gli aveva fatto capire da quale parte stava. Dal covo provvisorio alla fuga verso la base ufficiale vi è un tempo di circa un mese. Quindi in quel mese, fatto di allenamente e animus, i due hanno potuto comunicare un po più liberamente, anche se non tanto per via dell'animus, ma sappiamo che Lucy ha fatto cautela per non fargli fare la stessa fine del Soggetto 16. Quindi il tempo c'è, e nel frattempo, il feeling tra i due nasce e cresce. Ma un feeling diverso. Non amore. Questo, lo vedremo dopo comunque. :) Spero d'averti chiarito questo passo.

Ok...riguardo questo capitolo non ho niente da dire! xD Beh, buona recensione! Grazie ancora, un bacio!
Enio*

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Reditus in Animum - Capitolo O4 ***



Reditus in Animum
( Ritorno alla memoria )



< ..Il resto è in mano tua Desmond >
< Ti prego aspetta! Mi restano mille domande!>


Nella cripta rimbombavano alcune voci familiari. Oltre quelle voci, il silenzio. L’edera che ricopriva una buona parte delle pareti era aumentata e accresceva ancor di più la sensazione di abbandono del luogo in confronto all’esterno. Le luci, forti e penetranti, provenienti da grandi fari, erano indirizzate verso il centro, dove v’era una fila semicircolare di schermi AMOLED accesi e collegati tra di loro tramite una serie infinita di cavi al computer principale, collocato in una pedana centrale. Il resto della stanza era occupato da strane tecnologie sconosciute, e alcune scatole lignee. Il tetto alto e semicircolare, lasciava che i suoni si propagassero abbondantemente, creando forti vibrazioni. Le sei leggendarie statue, ormai consumate dal tempo, poste intorno la cripta, scrutavano immobili e silenziose la situazione.
L’attenzione dei quattro era rivolta verso la schermata principale che mostrava chiaramente una strana cripta scura e proveniente da un non lontano futuro, ..o almeno non per Desmond. Poi i quattro si divisero in differenti schermi lavorando per conto proprio.
< Dunque, dobbiamo cercare questi templi.. Ma dove.. > Shaun riempiva nuovamente il locale con la sua voce calda e seria. < Dove potrebbero trovarsi? > Feci io cercando furtivamente lo sguardo di Lucy, ma non ottenni ne uno sguardo ne una risposta alla mia domanda e il silenzio tornò dunque, sovrano della cripta.
Strani suoni e vibrazioni ritornarono a lottare contro il silenzio, ma quest’ultimo fu completamente annientato poiché un gran fracasso si impossessò della cripta e con esso, alcune luci si sprigionarono all’interno del locale. Ci vollero alcuni secondi perché queste si interrompessero e lasciassero spazio nella schermata ad una scritta nera a caratteri cubitali:
SELF – DESTRUCTION 5 %

< Dannazione! Ma che diamine.. >
< Lucy, che cos’erano quelle luci? >
< ..E cos’è questo?! > Aggiunse in seguito alle parole di Shaun, Rebecca, seriamente preoccupata per i PC.
< Come possiamo fermarla? Sbrigati Rebecca, pensa.. > Sbottò Lucy.
< Ma dove sei andata? Che hai fatto? >
< Non c’è tempo per spiegare, Shaun chiama un addetto a queste.. diavolerie! Veloce! >
SELF – DESTRUCTION 13 %


< Se arriva a distruggersi, siamo fottuti, perderemo tutti i dati e non avremo modo di scoprire dove cazzo sono quei templi.. Rebecca com’è finita!? >
< Sto cercando di rintracciare il sito in cui ti sei recata, solo che non riesco a rintracciare l’indirizzo IP, sconosciuto! >
< Provaci dannazione! >
< Ma cosa.. Non riesco a rilevare l’indirizzo, sembra che il proprietario non voglia far sapere chi sia, o non voglia far rivelare le informazioni ad altri.. portando ad autodistruggere l’hardware che cerca di collegarvisi.. >
SELF – DESTRUCTION 24 %


< Questo bastardo và veloce, perderemo tutto, dovremo ricominciare da capo! Non riusciremo a.. Sta aumentando! >
< Ci sono, sto riuscendo a infiltrarmi nel sito.. Abstergo?! >
< Cosa c’entra l’Abstergo ora? >
< Il sito.. Il sito è dell’Abstergo! Che stavi cercando di fare Lucy?! > Sbottò Rebecca tutto d’un tratto contro di Lucy.
< Io.. Ho effettuato alcune metaricerche, conducevano i-in quel s-sito.. Non c’è tempo per discutere! Sta finendo! >
< Non conosco un modo per poterlo bloccare Lucy! >
SELF – DESTRUCTION 99 %


< 99 %.. 1OO%! Giù tutti!! >
Sbottò di colpo Lucy per avvertire i presenti dell’imminente esplosione, le due si abbassarono di colpo, io invece, mi abbassai qualche secondo dopo ma nessuno dei tre fece tanto in tempo da essere scaraventati impetuosamente contro le scrivanie semicircolari, che cedettero al peso e si lasciarono trasportare.
Qualche secondo dopo il locale era dominato da una gran confusione. Gli schermi erano a terra e degli scintillii azzurrognoli provenienti da cavi elettrici che procuravano delle piccole vibrazioni.
Quando aprii gli occhi, oltre ad avere la vista appannata, un forte giramento pervase bruscamente la mia testa provocandomi alcune strane scosse lungo tutto il corpo e una strana sensazione di vertigine.
Lasciai scorrere ancora qualche secondo, non pensando a nulla, e tralasciandomi nello stato da cui mi ero “risesvegliato” dopo essere stato scaraventato. Poco dopo, sentii alcune voci, ma queste si fecero sempre più ovattate fino a non sentire più nulla. Mi lasciai andare, e il buio adombrò la mia mente.


***

< Ehi William, com’è? Come sta Desmond? >
< Non abbiamo riscontrato gravi problemi, solo una lieve commozione celebrale. Si riprenderà presto. Sta’ tranquilla Lucy. >
< E per quanto riguarda l’Animus? Può riprendere le sue sedute? >
< Si, le può riprendere tranquillamente poiché questi brevi mesi di pausa hanno avuto un effetto benefico sulla salute mentale del soggetto 17.. ehm, di Desmond.. >
< ..Perfetto! Finalmente potremo chiudere quest’intera faccenda… >
< Ti capisco Lucy.. >
< No.. Sono stanca.. Mi chiedo.. se un giorno potrò mai dire di essere libera.. senza.. senza avere un gran peso sulle spalle. E non sono l’unica. Rebecca.. Shaun.. Desmond. Mi chiedo per quanto ancora potremmo resistere. >
< Ehi, ehi.. Dov’è finita la Lucy che conoscevo? Quella determinata? ..Tutto questo finirà, prima o poi dovrà finire. Te lo prometto Lucy. >
< .. >




Il mio risveglio fu accompagnato dall’intensa luce del reparto medico dell’Ordine, che si trovava in un degli alti edifici di Monteriggioni, non poco distante da Villa Auditore. Dalla grande vetrata, gli energici raggi solari filtravano indisturbati illuminando ancor di più la sala medica. Il silenzio regnava sovrano all’interno di questa, e quando adocchiai ciò che mi circondava, constatai che non v’era nessuno nel locale. Diedi libero sfogo a un lungo sbadiglio, mi stiracchiai con la calma di quando ci si sveglia in una comune mattinata, pronti fisicamente per andare a lavorare, ma non mentalmente. Diedi un’occhiata più profondo alla vetrata, dal quale spiccavano gli immensi grattacieli bianchi e il verde brillante degli alberi intorno. Una piccola voglia e curiosità, mi diede la forza di alzarmi e sporgermi per avere una visuale migliore dell’esterno. Avvicinandomi alla larga vetrata, capii da quale altezza stavo osservando il panorama. Ero pure io in uno di quei candidi colossi e la visuale che offrivano era stupefacente. Accrebbe in me la voglia di lanciarmi da quell’altezza sproporzionata, di bloccarmi in aria per quel breve attimo, e poi precipitarmi celermente al suolo, sentendo il vento graffiare la mia pelle con forza, ma uno spessore di pochi millimetri mi separava dall’esterno, e frenava quella mia voglia.

Dopo qualche minuto di riflessione, la mia solitaria beatitudine fu interrotta dal rumore meccanico della porta scorrevole. Distinsi una figura maschile alta, snella e muscolosa. < Signor Miles! Vedo che si è svegliato. >
< Come vede.. ma preferisco essere chiamato Desmond. > Scandii il mio nome con un certo tono superbo.
< Desmond.. Si si, certo, come desideri. Sai?! Si è sentito parlare molto di te qui al reparto. >
< Woow, sono una celebrità! > Assunsi un tono di scherno alle mie parole in risposta all’ironia del dottore. < Si, ok. Comunque Lucy ti sta aspettando alla sala di controllo. Và da lei, ricomincerete con le sedute sull’Animus. >
< Animus!? >
< Ebbene. >
Sbuffai rumorosamente, poi guardai un ultima volta il dottore senza proferir parola, successivamente mi girai e mi inoltrai nei lunghi corridoi del reparto sperando di ricevere un’illuminazione per uscire da quello che presto si sarebbe rivelato un labirinto.




< Eccoti finalmente! Come stai? >
La squillante voce di Rebecca mi accolse nella solita e abituale cripta. < Rebecca.. Dov’è Lucy? Il Dottor.. ehm un certo non so chi sia! Mi ha detto che Lucy mi cercava. > Borbottai sonoramente tra me e me leggermente irritato mentre Rebecca continuava a guardarmi sempre più stranita. < Forse ti riferisci a William Baker. E’ il primario del reparto. Ad un primo impatto può sembrare uno scorbutico.. ma in fondo, è come Shaun, basta conoscerlo. >
< Hei! Lo so che state parlando di me! > La voce di Shaun , del tutto inaspettata, piombò veloce ma ne io ne Rebecca gli demmo ascolto.
< Comunque Lucy ti aspetta alla sala di controllo, qui è in ristrutturazione. Hanno finalmente deciso di dare una ripulitina a questo posto, col pretesto dell’esplosione. > < Grazie Rebecca. > La salutai con un sorrisetto per poi dirigermi sopra, alla sala di controllo; un posto decisamente illuminato, contornato da muri trasparenti che lasciavano filtrare i violenti raggi solari diffondendo luce all’interno dell’enorme sala, dove si dilungavano otto lunghe file di scrivanie su cui vi stavano alcuni PC alquanto strani. Lo ammetto: ero rimasto alla vecchia tecnologia.

In fondo alla sala c’era un piccolo ufficio posto su una pedana circondato anch’esso da pareti trasparenti che lasciavano vedere cosa e chi v’era all’interno. All’interno della sala circolavano un bel po’ di persone, tutte vestite formalmente, alcune intente davanti a luminosissimi computers, altre guardavano religiosamente alcuni schermi. Ma non tutta la sala era occupata da computers, in quanto una parte era occupata da strani marchingegni.. mi ricordavano lievemente gli Animus.

La mia attenzione era totalmente immersa in tutta quella tecnologia avanzata e luminosa quando fui distratto, per così dire, da Lucy.
< Eccoti qua Desmond.. dai vieni. William ti ha detto che oggi rincomincerai con le tue sedute sull’Animus? >
< Ehi.. William? Ah si.. Mi ha avvertito.. Ma non potrei continuare ad allenarmi come ho fatto per questi mesi? >
< No, mi dispiace, Jane è in missione, e con lui molti altri dei nostri assassini; hanno rintracciato una piccola base templare nelle vicinanze di Monteriggioni, e inoltre riteniamo che Ellen non sia adatta per allenarti intensamente, quindi, cos’è meglio di una bella dose di Animus? >
< E i templi? >
< Stiamo elaborando i tuoi ricordi.. le parole di Minerva, ma fin’ora non ne abbiamo ricavato un granché, valido motivo per continuare con l’Animus, magari continuando con i ricordi su Ezio, potremmo scoprire qualcosa di nuovo a riguardo. >
< Hai proprio ragione. Ma l’esplosione? Non ha distrutto tutto? >
< Rebecca ha creato un Back Up dei files, siamo stati fortunati. >
< Perfetto, allora prima cominciamo, meglio è. >
< Mi stupisci sempre di più Desmond. >
A quelle sue parole sorrisi soddisfatto, poiché io stesso mi stupii per ciò che mi uscì dalla bocca.




L’animus non era come me lo ricordavo. Quello che usavamo era comodo, simile a quello dell’Abstergo ma con molte più innovazioni. Adornato da sottili fasci azzurrognoli luminosi che si dilungavano lungo l’animus, questi andavano a concentrarsi tutti in un unico globo centrale, proprio sotto la mia schiena. L’animus ricreava la forma del mio corpo, aderiva perfettamente alla pelle, sagomando una forma un po’ concava che dava la sensazione di avvolgere il corpo. Inoltre, ero stato spogliato dei miei vestiti, e mi avevano fatto indossare una tuta in strane fibre alquanto sconosciute, sensibilissime al tatto. Questo nuovo Animus consisteva in un contatto diretto col corpo, da cui estrapolava emozioni provate, metaricordi ( ricordi di ricordi), immagini registrate dalla memoria visiva, suoni particolari ed altre cose inimmaginabili. Era un modo per avere più informazioni possibili, infatti, la forma concava dell’animus serviva per far aderire la tuta a dei cavi trasparenti, interni all’apparecchiatura, tramite delle protuberanze quasi inesistenti al tatto. Infine, non v’era più quello schermo all’altezza del viso, ma v’era un grande schermo trasparente AMOLED che mi ricopriva dai piedi sino alla testa. Anch’esso impiegato al fine di captare ogni movenza del corpo, ogni spasmo muscolare, ogni mia reazione, sia per una mia maggiore sicurezza, sia per ricavare maggiori informazioni. Più che stare in un animus, mi sembrava di dover fare una risonanza magnetica.

Stare con quella strana tuta indosso mi metteva a disagio, soprattutto innanzi a Lucy; talmente aderente da farmi sentire nudo. Era una sensazione che cacciai indietro e dimenticai nel momento in cui lo schermo trasparente mi avvolse completamente e un senso di vertigine e di soppressione iniziava a crescere.
Ad assistermi non c’era solo Lucy, anche se l’avrei preferito, ma c’era anche un cosiddetto assistente. < Ok, tieniti pronto, iniziamo.. L’inizio della sessione può risultarti nuovo. >
E nuovo fu: uno strano formicolio mi percorse tutto il corpo provocandomi la pelle d’oca e facendomi irrigidire alquanto. Poi sentii le protuberanze dell’animus, farsi sempre più consistenti, come se cercassero di infiltrasi oltre la tuta. Da lì ebbero origine strane scosse che vennero seguite da strani lampi verdastri, via via, sempre più frequenti fino a divenire costanti. Da quel niente luminoso iniziò a plasmarsi una città, rinascimentale, opportunamente in contrasto con la Monteriggioni odierna.


Monteriggioni 13 Dicembre 1499

Un’atmosfera di festa e di baldoria aleggiava nel salone principale di Villa Auditore. Un’unica grande tavolata ospitava una quarantina di ospiti, tutti invitati in onore dell’ormai non più giovane Auditore.
Quest’ultimo, a capo tavola, sedeva con una postura fiera ma al contempo moderata, senza vantar di sene senza esprimere eccessi.
Era questa la particolarità dell’Auditore; grande d’animo ma umile. L’esempio del vero nobile, il prototipo dell’uomo perfetto.
Molti potrebbero pensar che l’Assassino, è colui che si macchia della più grande colpa, ma si sbagliano.
Ed Ezio e tutti gli altri Assassini l’avevano capito, ed era questo il messaggio che andavano diffondendo.
< Brindiamo al ritorno di Ezio! E alle sue vittorie! > Fece gloriosa Claudia, sempre più bella, fiera e orgogliosa sorella dell’Auditore.
< Ad Ezio! > Gridarono in coro tutti i convitati, brindando in seguito, producendo un gran rumore argentino con lo sbattere dei calici.
Poi venne il silenzio, e l’attenzione fu rivolta alla gran nobil donna, qual’era la madre di Ezio, Maria Auditore da Firenze.
< Al mio grande figlio, che ha saputo combattere le sue guerre, ha difeso l’onore degli Auditore, ed è grazie al suo valore che oggi noi siamo qui a brindare in suo onore. > Dalle labbra sottili e rosate, usciva un filo di voce sicura e determinata contrastante con l’aspetto flebile della donna, che mostrava si e no, sessant’anni. Le guancie erano ormai scarne, consumate dalla vecchiaia e ricoperte da un velo di rughe. I lunghi capelli argentei erano tenuti legati in uno chignon sulla nuca, il collo era alto e teso, adornato da sfavillanti collane pregiate, la postura superba, e il corpo, in apparenza fragile, da potersi infrangere con il solo soffiar del vento, era abbigliato da lunghe seti rosse, ricamate da pregiati merletti finemente lavorati. Lo sguardo profondo come quello di un saggio, era posato orgoglioso sul figlio, le labbra leggermente incurvate in un sorriso soddisfatto, e la mano destra brandiva il calice con forza e sicurezza verso l’alto. E così tutti gli altri fecero, innalzarono i calici facendoli scontrare provocando un rumore cristallino.
< Nipote! Nipote! > Canzonò Mario Auditore, ormai anch’egli non più vigoroso come una volta, ma determinato allo stesso modo, cui capelli, erano ancora castani ma tendenti al grigio,l’occhio destro era quello cicatrizzato, dove la pupilla aveva lasciato spazio ad un bianco pallido, e ancora, un solco percorreva perpendicolarmente l’occhio fino ed oltre il sopracciglio. Un qualcosa che donava alla sua figura austera, un che di leggendario, mitico.

Qualche ora dopo, Ezio era immerso nella vasca da bagno della sua stanza da letto. Era un locale di media grandezza, il letto a baldacchino spiccava su ogni cosa appena vi si entrava dentro, le coperte erano di una seta rosso sangue, particolare, e grandi cuscini del medesimo colore occupavano la testa del letto. Le tende del letto erano un colore poco più scuro di quello delle coperte e ricadevano morbide sino a terra, accasciandosi liberamente. La restante parte della stanza era guarnita di svariati eleganti mobili in noce, e un grande e maestoso specchio, affiancava il letto, contornato da un legno pregiato, vecchio, consumato. Due grandi vetrate foravano la parete frontale, il vetro era appannato, e sopra le sottili asticelle lignee, che attraversavano perpendicolarmente e orizzontalmente le finestre, v’era un filo di neve. La vasca, nel medesimo locale, era separata dal resto della stanza con un largo separé in noce, decorato con eleganti rifiniture. Era in un metallo scuro e colma d’acqua, e al centro, spiccava il corpo abbronzato e scolpito di Ezio, tentato dal calore dell’acqua e sfidato dai soavi profumi che questa emanava. I pettorali sodi, da cui scorrevano una serie di lucide goccioline, fuoriuscivano dall’acqua per metà, così come le possenti braccia, poggiate lungo le pareti della vasca. Il resto del corpo era caldamente immerso nelle concavità della tinozza. Con un sospiro si abbandonò da ogni pensiero, poggiando la testa all’indietro, sulla parete anteriore della vasca. La calura dell’acqua lo avvolgeva procurandogli una sensazione soporifera. Chiuse gli occhi e cercò di non pensare più a niente. Ora, una volta finita la guerra, poteva concedersi un attimo di riposo, senza dover stare in allerta, in un posto caldo e sicuro.
Sprofondò nell’acqua, immergendosi fino alla testa, e rimase qualche secondo sott’acqua; eliminò ogni suono, ogni odore, ogni sensazione. Solo lui e l’acqua. Vide il suo corpo, come fosse abbandonato in acqua, e d’un tratto si ricordò dei tanti corpi inerti gettati lungo i canali di Venezia. Ricordò il sangue. La morte.
Eruppe di botto fuori dall’acqua quando si accorse che gli mancava il fiato. Tossì.
Stette immobile a fissare la camera, tutto intorno era quieto.
Poi quando l’acqua incominciò a divenire più fredda, si drizzò e uscì dalla vasca, procurando delle piccole pozze qua e la. Lasciò che l’acqua che aveva intorno, gli scivolasse lesta lungo il corpo, causandogli lievi brividi lungo la schiena. Poi prese il telo poggiato sul separé e se lo legò alla vita. Si recò verso la finestra più vicina, e da lì, le sue iridi fissarono il paesaggio esterno, e si persero fissando i bassi profili del borgo, poi i possenti profili dei grigi monti, il verde offuscato del bosco e alcune sagome oscure in lontananza. Sbarrò gli occhi, osservò meglio: cannoni.

***

< Ehi! Ehi! Aspetta un momento, questa parte l’abbiamo già vista.. > Sentii Lucy parlare mentre la sensazione di stare nel corpo di Ezio svaniva rapidamente. Poi mi ritrovai nel mio corpo e sopra di me, lo schermo si ritirò nella fessura dell’animus.
< Lucy, ma questo ricordo l’ho già visto. >
< Per l’appunto. Stiamo avanzando. Vediamo da dove possiamo partire.. Nel frattempo tu và a riposarti. Ti manderò a chiamare. >



~ Angolo Autrice:

Eccomi ritornata! beh, si ritornata perchè non aggiornavo da troppo. Perdonatemi voi che seguite la fic. Non aggiornavo da un secolo causa impegni scolastici & co. Compatitemi ç.ç
Sinceramente non ho chiarimenti da fare al momento, se mi viene qualcosa da dire, ricordatevi che la posterò qui, in questo spazio ;) posterò anche le risposte che vi darò!
Ahhh! Piuttosto, dimenticavo! RINGRAZIAMENTI<3
- Sophia: Mi spiace deluderti, la caccia ai templi *SPOILER xD dannati* incomincia tra un pò! XD Cmq ringrazio il tuo interesse per questa fic! Davvero! ^^ Alla prossima!
- Cartacciabianca: Hei! :D Ho aggiornato! Beh che posso dire? Con i titoli siamo apposto! xD Devo continuare a ringraziare per la tua costanza che presto ricambierò ;)
- Lady kadar: Davvero gentilissima. ^^Spero ti possa piacere questo chap! E spero continuerai a seguire le vicende dei nostri protagonisti! :) Grazie infinitamente!<3

Ah! Per quanto riguarda Ellen, beh, lei è un PG particolare, che approfondirò più in la! quello era un piccolo accenno,presto o no conosceremo la sua storia, il suo passato. Mi spiace deludere le aspettative di molti ( o pochi ma Ellen è diversa dalla solita ragazzetta "debole".. lei è tosta!
Spero vi possa piacere questo aggiornamento. :)
Un bacio.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Mythi - Capitolo O5 ***



Mythi
( Miti )



Il silenzio e il freddo dell’alba avvolgevano Monteriggioni nella sua staticità, la nebbia circondava le mura e rendeva difficile la visuale del borgo per intero e nei dettagli, all’orizzonte nascevano i primi raggi di sole, portando con loro quel po’ di speranza che ormai nei cuori di molti si credeva perduta. Molti intitolerebbero questo momento “la quiete prima della tempesta”, io lo vedo un po’ come rituale, un rituale che anticipa il sangue che verrà versato. Se chiunque provasse a guardare con occhio esterno, si renderebbe conto di quanto stupida sia la mente umana nel lacerarsi a vicenda. E’ nella natura umana così come in quella animale.
Quel silenzio, così familiare. Sarà capitato a tutti di sentire quel silenzio, che paradossalmente ci reca fastidio, come se fosse un rumore assordante. Eppure il silenzio è silenzio, è sinonimo di nulla, ma la nostra mente non può accettare il nulla, tanto da arrivare a crearsi il qualcosa, il rumore.
E quello stesso rumore offuscava le menti dei mercenari; l’insuccesso, la famiglia, la morte. La paura guidava le loro menti al contrario del nostro non più giovane assassino. Non si può certo negare che mente e corpo fossero tesi, ma la bravura nel sapersi controllare lo distingueva da molti, un’abilità che avrebbe portato lontano, tanto lontano da non poterselo nemmeno immaginare.
Cesare era venuto per riscuotere ciò che voleva dopo numerosi ammonimenti e se non l’avesse avuto avrebbe sicuramente attaccato la villa. Vuole la guerra? E che guerra sia!

Sappiamo tutti che il Valentino era conosciuto all’epoca per la sua crudeltà e la sua ferocia, perciò non potremmo non immaginare in cosa consistessero i suoi ammonimenti o come tentasse anche il minimo approccio con gli Assassini. Diede ordine ai primi quattro plotoni, schierati parallelamente alle mura, a circa dieci metri di distanza tra di loro, di sparare i primi colpi coi cannoni; le prime quattro palle di cannoni arrivarono dunque, con una tale brama di devastare ogni cosa, ed effettivamente procurarono non pochi danni alle mura, alla villa, e al borgo. Dopo questi, il Borgia, avanzò seguito da una schiera di guardie papali alle spalle, al suo fianco la bella e lussuriosa Lucrezia scintillava colma sfarzi avvolta in un lungo abito rosso come il peccato, vellutato come il suo essere. Alla sinistra del Borgia, v’era un uomo dalle vesti e volto ignoti.
La notte, aveva ufficialmente ceduto il ruolo principale al giorno ed i primi raggi del sole, che uscivano dalla loro culla, sfiorarono spauriti la superba armatura del Duca, rifinita con decorazioni altamente pregiate e ne illuminarono il volto, un volto che per chi fosse stato appena più attento, avrebbe appreso che un certo senso di spossatezza balenava nelle sue scure iridi. Non v’era uomo più acuto di lui d’occhio e d’orecchio. Mai in alcuno, infatti, erano unite, come in lui, le più rare doti dell’intelletto con sì perfette facoltà animali.
E non appena raggiunse la porta principale, pronunciò a gran voce < Auditore! Vi ho avvertito! Sapete cosa dovete darmi oppure non avrò pietà nel far torcere i capelli alla vostra amata madre! ..una volta assediata Monteriggioni, è ovvio. > E l'eco della risata spaventò un gruppo di piccioni appollaiati sulle tegole delle case più vicine alla Porta.
Frattanto il nostro assassino aveva già da un pezzo lasciato la sua stanza, avendo indossato l’armatura di Altair, che pochi minuti prima era collocata addosso ad un manichino, dunque si diresse all'esterno ove incontrò suo zio che lo avvertì invano dell’imminente attacco.
< Insieme per la vittoria! > Ripete così, Ezio, l’istante prima di allontanarsi verso la parte opposta della fortezza, al fine di guidare i mercenari a ostacolare l’attacco nemico.
Giunto sulle mura, aiutò i mercenari a sparare con i cannoni per distruggere quelli nemici. Sparò il primo colpo, ma essendo scosso da tali avvenimenti, non riuscì a mirare perfettamente, dunque i proiettili arrivano a colpire il soldato impiegato al cannone nemico. Il secondo colpo fu di gran lunga migliore, mise fuori gioco il cannone. Seguirono allo stesso modo gli altri colpi che distrussero il resto dei cannoni..
La speranza, che un istante prima aveva trovato un piccolo riparo nel cuore di Ezio, adesso, non appena all’orizzonte sorsero sproporzionate catapulte in scuro legno guidate da ingenti drappelli di guardie, lo abbandonò lasciandolo solo nel suo vuoto, così come le sue iridi nere che si smarrirono nel vuoto della angoscia, un angoscia dedicata alla tanto amata madre, così come alla sorella, e tutta la brava gente..


Di quel giorno possiamo di certo dire che rimasero solo le rovine della ancor più affascinante e misteriosa Monteriggioni; i soldati del Valentino non si seppero spiegare come tutta la gente del luogo possa essere scomparsa così, senza lasciar tracce.





Quando, sfortunatamente per me, fui chiamato per continuare la seduta dopo aver pranzato, Lucy mi spiegò che grazie al nuovo animus e a nuove opzioni, erano riusciti a saltare moltissimi ricordi velocizzando il lavoro, poi, accennando un sorrisetto malizioso mi annunciò che per oggi avremmo lasciato perdere la seduta ma che avremmo continuato l'indomani.
< Perfetto! Grazie Lucy! >
< Non ringraziare me Desmond, tutto merito dei miei assistenti che hanno progettato quest'Animus. Và a cambiarti adesso, preparati che ti aspetta un lungo pomeriggio! > Mi ammiccò un sorriso e mi fece cenno di andare.


Quando mi recai al Campo vidi la sola figura di Victor, illuminata da raggi pomeridiani, pronta e scattante e come al suo solito in tuta, poiché non solo dirigeva gli allenamenti, ma durante quelli, preferiva allenarsi anch’egli.
< Desmond, finalmente! Quest’oggi vorrei attenzionare il tuo allenamento. Vediamo quanto siamo riusciti a fare questo mese. >
Gli ammiccai semplicemente un sorriso sincero, in quanto ero davvero entusiasta all’idea di potermi allenare invece di rimanere bloccato all’interno dell’Animus.
In effetti, io e lui iniziammo ad avere un rapporto abbastanza aperto ed amichevole. Ovviamente non mi parlò della sua missione in quanto considerata “top secret”. Non capivo ancora perché gli assassini mi celassero così tanti segreti, forse non l’avrei mai capito. Talvolta mi sorgeva il dubbio su chi fossero quelli buoni. Ma ricacciavo abitualmente quella sensazione indietro, perché sapevo che era infondata. Ma tralasciando questi fatti, Jane si dimostrava leale e divertente, a prima vista sarebbe potuto sembrare uno dei miei colleghi al bar, comunque un normalissimo ragazzo.
Però i suoi occhi celavano tanto, ed erano proprio quelli a regalargli un gran fascino. Non era italiano, diceva che fosse del Texas ma che si fosse trasferito in tenera età con i suoi genitori. In seguito scoprii molte altre cose sul suo conto. Giorno dopo giorno rimanevo sempre più stupito da ciò che apprendevo su di lui. Come un abisso, dai uno sguardo e ti perdi nell’intensità del buio. Le iridi scure spiccavano sul volto dall’abbronzatura dorata, erano delineate da un taglio tipicamente occidentale, il naso prorompeva nell’armonia del volto essendo lungo ma stretto e una piccola gobbetta nasceva proprio nell’attaccatura, ma tutto ciò lo rendeva paradossalmente bello. Gli zigomi erano sporgenti e le due labbra irregolari, di cui il labbro superiore era più spesso rispetto a quello inferiore, completavano il volto donandogli un’aria misteriosa. Era più alto e più muscoloso di me, senza che però eccedesse. I capelli corti e castano chiaro, ondulati lievemente, gli incorniciavano il volto.


Iniziammo il solito riscaldamento che consisteva in venti giri di campo e stretching. Poi ci dirigemmo al Poligono di Tiro dell’Ordine, lì mi accinsi a prendere la pistola divenuta ormai mia ma la grande mano di Jane mi placcò in tempo per poi porgermene un’altra di gran lunga migliore.
< Ellen mi ha parlato di come la prima volta hai rischiato di ucciderla.. > Ridacchiò sonoramente < Ma mi ha anche detto di come sei migliorato.. E voglio proprio vedere. >
< Amico non c’è bersaglio che io non prenda! >
< Staremo a vedere. >


Tenni a mente gli insegnamenti di Ellen e perciò mantenni la giusta posizione dinnanzi il bersaglio a venti metri di distanza, poi sparai andando a colpire la parte gialla. Jane mi guardava soddisfatto e mi spronò a continuare a sparare sugli altri bersagli: su 10 bersagli, 6 li presi al centro, 4 di striscio. Gli allenamenti erano intensi dopotutto, Ellen a un mese di distanza dalla partenza di Jane, era riuscita a fare di me un cecchino.. Ok ok , non esageriamo.
Ma comunque non si può certo dire che io non sia preparato a questa guerra.


< Mi devo congratulare con Ellen e ovviamente con te, hai fatto progressi! >


Mi allenai ancora per un’ora o forse due, poi Victor mi condusse in un altro edificio, dalla parte opposta a quello in cui ero.
Non appena aprì la porta, oltre quella soglia si materializzò una sterminata serie di ostacoli intricati tra di loro. Rimasi sbigottito perché finora non avevo mai visto niente di simile.. ma soprattutto così complicato.
< Tu scherzi.. !? >
< No, affatto.. > Seguì poi una risata. < Inoltre, grazie all’effetto osmosi, la maggior parte di questi può risultarti persino familiare. >


Jane rimase lì fermo, rigido, io per un attimo esitai poi mi avvicinai al ostacolo più vicino; c’erano tre percorsi, o forse quattro.. ma comunque tutti collegati, e disposti su più livelli.
Il primo era una non tanto semplice scalata su un muro bianco abbastanza alto, con minuscole rientranze che facevano da appigli, salendo bisognava appendersi su delle aste lignee, circa cinque, e giungere su una palizzata mobile, di cui si poteva cambiare velocità a comando.

Superata quest’ultima c’era un bivio, a destra ti recavi al livello superiore, a sinistra si continuava sullo stesso livello e bisognava traversare una parete sostenendosi su una piccola rientranza poi eseguire un salto della fede verso un piano sotterraneo.
Una volta lanciatosi il percorso si diramava nei sotterranei dell’edificio. Seguendo a destra invece, e salendo sul livello superiore, gli ostacoli si intensificano; dal tetto pendevano delle corde alquanto spesse, molto distanti tra loro. Ok qui mi ammazzerò sicuramente.


< Bene, vediamo quanto ci stai ad arrivare qui facendo tutto quel percorso > E Victor mi indicò il percorso da fare mentre prendeva il cronometro per dare inizio alla sfida. Si, era una sfida. La mia contro me stesso.
Iniziai.
Scalai il muro facilmente, mi appesi alle aste e avanzai fino ad arrivare alla palizzata mobile, esitai.
Quest’ultime accelerarono tutto d’un tratto. Avrei detto che fossero impostate al massimo. < Ahhh.. > I pali avevano un diametro alquanto stretto, al massimo potevo metterci un piede e mezzo, e si muovevano orizzontalmente l’uno verso l’opposto del seguente. Saltai sul primo e subito dovetti accostarmi al seguente, così feci per i rimanenti, ovviamente mi si presentò più volte la possibilità di cadere. Riuscii finalmente a oltrepassarle, dunque continuai il percorso con non poche difficoltà. Sudavo, e con le mani umide non riuscivo a tenermi sugli appigli.
Avrò fatto non so quanti tentativi per finire il percorso senza cadere una volta. Il mio tempo record fu 8 minuti e 34 secondi. Victor mi parlò della sua prima volta che si era allenato con questo percorso e mi disse che fece peggio di me. Il percorso è lungo e intricato, il record massimo è stato eseguito dal Maestro dell’Ordine, 2 minuti esatti.

Pensandoci, non avevo ancora avuto l’occasione di incontrare il Maestro degli Assassini, perciò chiesi a Victor chi fosse e se avessi la possibilità di conoscerlo, ma mi rispose che non era il momento e che come tutti, era alle prese con i Templari. In effetti questo era un momento poco probabile per incontrarlo. C’era altro a cui pensare.



Ero madido di sudore e stremato al massimo, i muscoli di tutto il mio corpo mi dolevano nonostante fossi abituato a pesanti allenamenti e l’acido lattico intorpidiva i miei quadricipiti. Victor fortunatamente notò il mio sfinimento e solo alla quarantanovesima volta che feci il percorso, pronunciò quelle fatidiche parole. Parole che mi sembrarono amorevoli in confronto alle parole che mi pronunciava la mia ex. La mia ex.. Da quando sono qui ho scordato di ciò che faceva parte della mia vita passata, non che lo facessi apposta, semplicemente non ne avevo il tempo: non durante il giorno, impegnato dagli allenamenti e dalle sedute sull’Animus, né nella profondità della notte, poiché sfinito dalle lunghe giornate, non avevo nemmeno la forza necessaria per poter concludere un pensiero o addirittura connettere più parole tra loro. Oggi più che mai, avevo voglia solo di rintanarmi nel mio letto, tanto comodo quanto provocatorio. Si, perché ti suscitava la voglia di rimanere a letto per non alzarsi mai più, peccato che questa fosse solo un’utopia, una fottutissima utopia.





< Lucy, credo di aver scovato qualcosa.. vieni a vedere. >
< Fa vedere Rebecca. >
Le voci delle due ragazze rimbombavano nella sala ormai ristrutturata a differenza del silenzio di Shaun, seduto in un angolo appartato a fare continue ricerche; l’edera non ricopriva più alcuna parete, le statue brillavano di luce propria, le pareti in marmo erano lucide e alcune spaccature tra le pareti erano diventate un pretesto per creare degli incavi, trasformati subito in librerie. Il centro della sala era occupato da una grande schermata, da cui convergevano tutti i PC. La luce proveniva da una serie di lampadine incastrate nel soffitto del locale, disposte esattamente a forma circolare.
< Ti ricordi che grazie al soggetto 16 siamo venuti a conoscenza di quegli artefatti? La spada impugnata da Alessandro Magno.. e dallo stesso Re Artù ? E lo scettro papale? Il frutto? Tutto potrebbe essere collegato in qualche modo.. >
< Si certo Rebecca, ma tutto ciò che collegamento potrebbe avere coi templi? >
< Forse, si tratta di una chiave.. per aprire i templi. Una mappa forse.. >
< Uhmm.. >
< Non so Lucy, tu hai detto che Al Mualim considerava Gesù come uno dei tanti che ebbero in mano quello strano potere.. Era sicuro, terribilmente sicuro che Gesù usasse qualche manufatto per compiere i suoi miracoli.. qualcosa come la Sindone o il Graal.. potrebbe darsi! >
Ma la Rebecca sognatrice fu subito smorzata dal realismo di Lucy.
<.. O potrebbero anche essere discorsi campati per aria, però non abbiamo altri indizi se non questi. >
< E’ vero > concluse in un attimo di delusione, poi si rianimò. < Sto facendo una ricerca su un certo Ur-Hekaw, un bastone di origine arcaica, per gli Egizi era una sorta di chiave verso i cieli, si dice che Iside lo abbia donato all'umanità come arma per respingere l'effetto di eventi pericolosi.. Potremmo iniziare da questo! >
< E in quale parte dell’Egitto dovremmo incominciare per trovarlo?! E’ una follia! >
< La leggenda narra che questo bastone fu nascosto all’epoca del Faraone Micerino.. > Rebecca fu subito interrotta da Shaun, che s’aggiunse col suo fare di chi sapeva tanto. < o Kakhet, uhmm.. si tratta della quarta dinastia egizia se non mi sbaglio. Antico Regno, si si. Queste cose sono scritte sui libri di storia, ma quello che non si sa, o che, a modo loro si reputa futile, è che egli era solito frequentare una profetessa. Ora.. normalmente la classe sacerdotale era interamente maschile però il Faraone permise solo a quest’ultima di poter entrare a far parte di quella classe. Di questa profetessa, Khentkaus, si sa che dal suo nome deriva quello della figlia di Micerino, poiché infatuatosi, la volle onorare ricordandola nel nome della sua amata figlia. La profetessa inoltre custodiva un tempio a Menphi.. il tempio di Osiride. Osiride.. che vi dice Osiride? >
< Osiride era un dio egizio. > Fece Lucy.
< Precisamente dio e guardiano dell’Oltretomba, sposo e fratello di Iside. E di Iside dunque, che ne pensate? > Continuò imperterrito Shaun.
< Beh, Iside è la dea della fertilità e maternità.. ma non vedo cosa ci sia di.. >
< Lucy, Lucy, Lucy. > Canzonò.. < La storia è piena di dettagli. Infiniti dettagli da cui trarre tanti, tantissimi indizi. Sentite qua, Iside e Osiride civilizzarono l’umanità insegnandole l’arte dell’agricoltura.. così come Prometeo aveva consegnato il dono della conoscenza all’uomo, tramite il fuoco, scatenando dunque, l’ira di Zeus. E questo cos’altro vi ricorda? >
< Beh.. il mito è sempre la stessa solfa.. >Rebecca tagliò corto, quasi fosse annoiata dal discorso di Shaun che subito ribattè. < Ti sbagli, sembra quasi che l’uomo si copi.. ma chi ti dice che qualcuno come Minerva, o anche chiamata Atena, o se vuoi Menrva, o Belisma, Sekhmet, Ishtar.. non esista davvero..? Pensa, tutte queste dee, un’unica persona. La verità è che l’uomo ha sempre avuto sotto i propri occhi grandi, immensi, ingenti reperti storici che parlano di questa “stirpe”. Noi li chiamiamo dei.. ma che vengano dai cieli? >
< Va bene, va bene.. Ho capi.. > Rebecca non riuscì a concludere la frase che la voce di Lucy la interruppe.
< Così come Adamo ed Eva ricevettero la conoscenza tramite la Mela!.. dal s..serpente.. però nella Bibbia il serpente è rappresentato come un malvagio e Dio è .. >
< Non possiamo sapere chi sia veramente il buono. Tutti o quasi tutti i miti narrano di un dio che non vuole far dono della conoscenza all’umanità. Ovviamente, ognuno ha le sue sfumature, ma la base è la stessa. Tutti i miti ci insegnano che la conoscenza ci era stata proibita. >





~ Angolo Autrice:

Salve ragazzi! Eccomi tornata! Chiedo venia! Vi ho fatto aspettare troppo!.. beh.. si, siete quattro gatti a leggere ( peggio di Manzoni coi suoi venticinque lettori XD)
Spero vi piaccia il capitolo..Beh ecco, voi che ne pensate riguardo la prima parte? E della parte finale?
Non sono molto convinta della parte dell'Allenamento di Desmond.. mmmm che ne pensate?
Spero di non avervi annoiato..( mi raccomando, dite anche questo nelle recensioni! u.u)!
Eeeeeh si! Avete visto questo gran miscuglio di religioni e miti.. Per quanto riguarda tutti fatti storici che trascriverò, alcune cose sarò costretta ad inventarle.. altre no.
Al solito, apprezzo le critiche costruttive più dei complimenti.. quindi non vi risparmiate.
ringrazio i recensori ma anche i lettori silenziosi! E ringrazio anche chi ha messo tra le seguite/preferite la mia storia. Non faccio la lista perché lo sapete voi. Sono davvero commosa :’)
Eventuali spiegazioni le aggiungo dopo e sempre qui!
A presto!

Testo rielaborato grazie agli utilissimi consigli di Micho! :)

Enio

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=569020