That thin line di Ayumi (/viewuser.php?uid=302)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Dell'amicizia ***
Capitolo 3: *** Dell'apparenza ***
Capitolo 4: *** Dell'inquietudine ***
Capitolo 5: *** Della codardia ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
Siamo fatti anche
noi della
materia di cui son fatti i sogni;
e nello spazio e
nel tempo d'un
sogno è racchiusa la nostra breve vita.
[Shakespeare]
L’aria, insolitamente fresca per quella nottata di
metà luglio, giocava
dispettosamente con le tende leggere della camera da letto.
Nel cuore della
notte tutto era
silenzioso, fatta eccezione per il passaggio di qualche auto lontano,
sulla
strada che conduceva verso la città.
La
stanza era debolmente illuminata dalla fioca luce dei lampioni del
viale;
inoltre il vento aveva soffiato via quelle nuvole che avevano tentato,
con poca
convinzione, di guastare il tempo di quel pomeriggio di grande caldo.
Così
dalla finestra faceva capolino una luminosissima falce di luna.
Natale
alla Tana era
sempre una grandissima festa. Erano tutti riuniti attorno alla grande
tavolata,
imbandita con le prelibatezze preparate dalla signora Weasly.
E poi lo
scambio dei regali, gli scherzi dei gemelli, il brontolio di Ron.
All’improvviso quel boato: si precipitarono tutti fuori,
bacchette alla mano: un
grosso drago volava sempre più vicino alla Tana, sputando
fuoco e muovendo
minacciosamente l’enorme coda. I ragazzi, capeggiati da
Charlie, si
lanciarono a cavallo delle loro scope in volo, per cercare di
neutralizzare
quel nemico.
Ma il drago non se
ne accorse neppure. Sputò
lingue di fuoco che incendiarono la casa, e poi fu un attimo: la
picchiata, e
quelle enormi fauci aperte per inghiottirla…
Un
grido soffocato ruppe all’improvviso quella pace.
-
Herm, tutto bene?
Un
preoccupatissimo Ron si mise a sedere sul letto, raggiungendo la sua
ragazza
per cercare di tranquillizzarla. Il suo respiro era irregolare, e i
suoi occhi
avevano un’espressione spaventata, disorientata.
Le
accarezzò con una mano i lunghi
capelli castani, e poi con un braccio le cinse le spalle.
Hermione, ancora scossa, lo
guardò rivolgendogli un timido sorriso. Aveva ancora il
fiato corto.
-
Mi spiace averti svegliato, Ron… - sussurrò
appoggiando la guancia sulla spalla
del ragazzo – ora torniamo a dormire, va tutto bene.
Ron annuì, e la fece sdraiare accanto a lui,
facendole
appoggiare la testa sul suo petto e continuando a tenerla stretta a
sé.
-
Buonanotte amore – le disse, posando un leggero bacio sui
suoi capelli.
Hermione
non rispose, ma si strinse ancora di più a lui, anche se non
riusciva a capire
per quale dannato motivo quel conforto che era sicura di trovare tra le
braccia
di Ron tardava così tanto ad arrivare.
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Capitolo 2 *** Dell'amicizia ***
Capitolo 1
Dell'amicizia
Chiunque
può simpatizzare col dolore di un amico,
ma solo chi
ha un animo nobile riesce a
simpatizzare col successo di un amico.
[ O. Wilde]
Organizzare un matrimonio era
qualcosa che andava veramente
oltre le sue possibilità.
Passare il suo tempo libero a sfogliare riviste a tema,
essere trascinata in negozi di abiti, bomboniere e affini era qualcosa
che
riusciva a tollerare ben poco.
Ma quando Ginny, con quello suo sguardo implorante
– e
soprattutto con le sue più che convincenti minacce
– le aveva chiesto di darle
una mano con i preparativi del suo, non aveva avuto
possibilità di rifiutare.
Spesso
sorprendeva Harry
che la fissava con uno sguardo dispiaciuto, comprensivo (visto che era
succube
delle stesse torture), ma più che altro esasperato.
Quello
che sperava
era solo che dicembre arrivasse al più presto, e che la luna
di miele portasse
quei due lontani per molto, molto tempo. Ma intanto era ottobre, e
Merlino solo
sapeva se sarebbe sopravvissuta a quella tortura.
-
Hermione, sabato sei
libera, vero?
La
voce di Ginny, colei
che fino a poco tempo prima considerava la sua migliore amica, riusciva
ormai
soltanto ad irritarla all’inverosimile. Contò fino
a dieci… venti… cento. E poi
vestendosi di uno smagliante sorriso, si decise a risponderle.
-
Solo il pomeriggio Ginny. Abbiamo dei lavori extra da terminare in
ufficio.
La
futura sposa si
accigliò per un attimo, per poi ritornare
raggiante.
-
Andiamo da Strega & Sposa, sono sicura che
lì troverò l’abito dei
miei sogni! Ti prego, ti prego!
Hermione
sospirò.
E
si vide costretta ad
accettare, anche per questa volta.
Perché aveva imparato sulla sua pelle che mai, per nessuna
ragione al modo, si
deve contraddire una futura sposa.
Anche
se l’aveva già
trascinata in tutti i negozi – magici e babbani –
di Londra e dintorni, anche
se aveva ammirato e provato un numero di abiti imbarazzante.
Anche
per questa volta annuì
fingendosi entusiasta. E ancora si sarebbe trovata a destreggiarsi in
un
turbinio di tulle e raso, di veli, di calze di seta, di scarpine da
fare
invidia a Cenerentola.
Accettò
di nuovo.
Perché
per nessuna
ragione al mondo si deve contraddire una futura sposa.
***
Era la metà di ottobre, e l’aria
cominciava a farsi fresca e
frizzante.
Hermione
e Ginny
passeggiavano chiacchierando tra le vetrine dei negozi, dove
l’arancione delle
decorazioni per l’imminente festa di Halloween era il colore
predominante.
Raggiunsero
l’entrata di Strega & Sposa, la
cui piccola vetrina esponeva degli
abiti davvero raffinati.
“Forse
questa è la
volta buona” pensò Hermione sorridendo fra
sé.
Non appena entrarono nel negozio, una splendida
commessa le accolse e le fece accomodare su uno dei tanti divanetti
circolari
che si trovavano nell’ala destra della boutique. Raffinato
velluto blu notte ne
ricopriva l’imbottitura. Le due ragazze si sedettero
guardandosi attorno
incuriosite. Sugli altri divanetti erano sedute future spose
accompagnate da
amiche, mamme, sorelle che sfogliavano enormi cataloghi e si
scambiavano
sguardi estasiati accompagnati – almeno per Hermione - da
agghiaccianti
risatine.
La commessa che le aveva accolte le raggiunse dopo poco, e
si sedette a fianco di Hermione.
-
Allora ragazze che delle due è la futura sposa?
Ginny
rispose con
uno squittio, facendo rabbrividire l’amica.
Dopo
una serie di domande
a raffica, di cui Hermione comprese solo “dove ti sposi e
quando”, la
gentilissima e sorridentissima commessa fece apparire due pesantissimi
cataloghi, e li appoggiò vicino a Ginny, insieme ad una
pergamena, una penna e
calamaio:
-
Puoi provare fino a cinque abiti, segna qui i codici. Quello
è il tuo camerino
– e le indicò una porta interamente a specchio di
fronte a loro – Ci rivediamo
più tardi.
E
si allontanò con un
andatura talmente leggiadra da far impallidire una Veela.
La scelta fu veramente ardua.
Quando si spostarono nel grande camerino
a loro disposizione, la commessa – Veela le stava
già aspettando, e con lei i cinque
abiti scelti da Ginny.
Hermione
si mise di
lato, mentre la rossa rimase in intimo e fu fatta accomodare su un
piccolo
piedistallo al centro della stanza.
Indossò il primo vestito scelto, ma
decisamente quella tonalità di rosa faceva a pugni con la
sua carnagione. Il
secondo fece la stessa fine: nonostante il suo fisico minuto, riusciva
a farla
sembrare un parallelepipedo.
Il
terzo le stava
d’incanto: un corpetto bianco, senza spalline, con una fascia
di tulle rosato
all’altezza del seno, e la gonna lunga e bianca come il
corpetto, liscia e con
una coda appena accennata.
Ma fu indossando il quarto che capì che era
quello l’abito
dei suoi sogni: un corpetto color avorio, con applicati dei
piccolissimi fiori
color pesco e dei nastri sempre di questo colore intrecciati sui lati.
La gonna
ampia, da vera principessa, riprendeva in alcuni punti i motivi
floreali del
corpetto, e la coda era composta da tre lunghe fasce in tulle, due
color pesco
e una bianca.
Ginny,
visibilmente
emozionata si voltò a guardare Hermione.
-
Tesoro… sei bellissima… - le disse, commossa
– Sembra fatto per te!
La
commessa la
osservò annuendo.
-
Se non sei riuscita a trattenere la lacrimuccia, la tua amica ha
davvero
ragione mia cara! – esclamò, facendo evanescere
gli altri abiti – Scommetto che
l’ultimo non lo vuoi nemmeno provare!
Ginny rimase in uno stato di estasi per
il resto del pomeriggio: sembrava camminare su una nuvola.
Hermione la osservava, contenta per lei,
ma anche un po’ invidiosa. Perché lei non pensava
minimamente a sposare Ron,
non pensava al vestito, alla cerimonia, al viaggio di nozze. E non
perché in
generale non lo volesse. Era solo che le poche volte in cui le capitava
di
fantasticare sul giorno del suo matrimonio, lo sposo non aveva mai il
volto del
suo ragazzo. Non aveva mai alcun volto, in verità.
Le sembravano così lontani i tempi di
Hogwarts, dove
tutto era così chiaro, così netto. Aveva amato
Ron da… beh, praticamente da
sempre. Però poi la vita insieme non era stata
così come aveva creduto, e non
perché lei avesse tutte queste grandi aspettative.
L’amore che provava per lui
si era sciolto pian piano, come una candela consumata lentamente dalla
sua
fiammella. E ora quello che restava di quel sentimento era un
grandissimo
affetto.
Per questo vedere Ginny così sicura dei
suoi sentimenti verso Harry dopo tutto questo tempo, le provocava un
po’ di
invidia. Vederli insieme, così innamorati come ai tempi
della scuola le dava da
una parte tanta speranza, ma dall’altra la faceva sentire
immensamente in colpa
nei confronti di Ron, e di tutta la sua famiglia. Avrebbe dato
qualsiasi cosa purché
le cose tornassero come prima, avrebbe dato qualsiasi cosa pur di
smetterla con
quella continua recita che era diventata la sua vita.
Sospirò, forse troppo rumorosamente, ma
Ginny era talmente assorta dai suoi pensieri che neppure se ne accorse.
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Capitolo 3 *** Dell'apparenza ***
Capitolo 2
Dell’apparenza
Tutto il
mondo è un teatro e tutti gli uomini e le donne
non sono che attori:
essi
hanno le loro uscite e le loro
entrate;
e una stessa
persona, nella sua vita,
rappresenta diverse parti…
[Shakespeare]
Il lunedì mattina anche nel mondo magico - e anche per
Hermione Granger - era
un ostacolo insormontabile, un insostenibile peso sull’anima,
una nube oscura
come quelle che si trovò ad osservare la giovane non appena
varcò la soglia di
casa. Si strinse nel suo trench e sollevò lo sguardo,
scoraggiata da quel cielo
così grigio e minaccioso.
Sospirò.
E iniziò a piovere.
La
giornata sembrava proprio partire per il verso sbagliato.
In quell’istante la raggiunse
Ron, sul viso un’espressione
tutt’altro che
sveglia.
Hermione lo guardò divertito.
-
E tu dovresti essere il Super-portiere, il Re, l’Imbattibile
eroe dei Chuddley
Cannons? – gli chiese, sollevando ironicamente un
sopracciglio.
Ron ricambiò lo sguardo, e sbuffando le rispose:
-
Hermione: frasi più corte, la mattina.
Grazie.
Si
scambiarono un bacio a fior di labbra e si smaterializzarono.
***
Hermione non fece in tempo a raggiungere il suo sgabuzzino, ovvero
ciò si
azzardavano a definire ufficio, presso il dipartimento della
Regolazione della
Legga Magica, quando un gufo grigio – colore diventato ormai
il leitmotiv della
giornata – planò elegantemente sopra la sua
scrivania e lasciò scivolare una
busta in cima ad una catasta di libri.
Lasciò qualche biscottino all’amico pennuto e si
concentrò su quanto ricevuto.
Una busta anonima, che riportava con un’elegante calligrafia
il suo nome.
E capì immediatamente che quella
giornata, anzi quella settimana, anzi i prossimi mesi sarebbero stati
un vero e
proprio inferno, forse peggio di quanto le era parso aiutare Ginny con
i
preparativi per il matrimonio.
Kingsley Shacklebolt, il Primo Ministro in persona, la convocava presso
il suo
ufficio. E la convocava per una questione della massima urgenza e
riservatezza.
Quando entrò nell’ufficio, oltre al Primo Ministro
seduto all’enorme scrivania
in mogano, erano già presenti Harry, Gawain Robards
– capo degli Auror – e
Anthony Goldstein. Poco dopo il suo arrivo, furono raggiunti anche da
Lisa
Turpin e Justin
Finch-Fletchley.
Eccoli lì, tutti riuniti.
La
faccenda era evidentemente più seria di quanto si
fosse immaginata, e lo
sguardo di Shacklebolt non faceva presagire nulla di buono.
Non era mai successo che l’Ordine di Silente – nato
dalle ceneri dell’Ordine
della Fenice - venisse convocato per intero: la maggioranza
delle volte
era più che sufficiente l’intervento di un paio di
loro.
Hermione sentì lo stomaco chiudersi, come ogni volta che
doveva affrontare un
incarico per l’Ordine. Non tanto per il pericolo che avrebbe
dovuto
fronteggiare – avevo o no combattuto la guerra contro
Voldemort? – ma quanto
per le barriere che avrebbe dovuto innalzare verso tutto e tutti. Verso
Ron,
Ginny, verso la famiglia Weasly, verso
Luna e tutti gli amici. E poi era
preoccupata per Harry: con il matrimonio imminente, non ci voleva un
incarico
proprio ora. Sarebbe stato ancora più difficile per lui
dover mentire a Ginny,
dover fingere che andava tutto bene.
Anthony
prese la parola.
-
La questione alle Isole del Nord è più grave di
quanto pensassimo. – cominciò,
facendo scorrere lo sguardo su tutti i presenti. – Durante il
nostro ultimo
pattugliamento io e Lisa abbiamo riscontrato dei movimenti sospetti,
probabilmente di reduci Mangiamorte, oltre che un’altissima
concentrazione di
potere oscuro.
Si
fermò, e poi si rivolse soltanto ad Hermione:
-
Crediamo di poter confermarti che il luogo nei pressi del castello di
Egilsay
sia stato sottoposto
a potenti
incantesimi di protezione.
Hermione
lo guardo seria.
Un
covo di Mangiamorte nelle isole del Nord. Era un quadro davvero poco
rassicurante. Innanzitutto per il luogo scelto: dalle sue ricerche era
emerso
che quelle isole fossero un catalizzatore per ogni forma di magia nera.
Robards fece apparire una serie
di fascicoli che i distribuì ai ragazzi.
-
Qui ci sono tutte le informazioni che fino ad ora siamo riusciti a
raccogliere.
Il piano per ora è questo: Harry, Lisa e Justin si
occuperanno dei
pattugliamenti su al Nord. Anthony ed Hermione, a voi invece il compito
di
trovare tutto ciò che sia collegato a Egilsay: morti,
sparizioni… connessioni
con l’Oscuro.
Annuirono,
e uscirono dall’ufficio del primo ministro.
Hermione
raggiunse Harry prima che questi prendesse la strada presso
l’ufficio per i
giochi e gli sport magici.
-
Harry, sei sicuro di voler partire? Che copertura utilizzerai questa
volta?
Il
ragazzo osservò la sua amica, la sua migliore amica, e le
sorrise tentando di
rassicurarla.
-
Herm, non preoccuparti. Quando abbiamo accettato di rimettere in piedi
l’Ordine, sapevamo che ci sarebbe stata la
possibilità di missioni del genere.
- Lo
so, ma… Hai pensato a Ginny?
Harry
sospirò, spostando il suo sguardo verso un punto indefinito
del soffitto.
-
Lo faccio, in ogni momento. E penso che se lei fosse al corrente di
tutto
questo, mi appoggerebbe senza remore – le rispose regalandole
un altro dei suoi
sorrisi, ancora così infantili – Anzi, sai che ti
dico? Che farebbe carte false
per unirsi alla missione!
La
ragazza lo abbracciò.
-
Non ti dico di essere prudente, tanto so che non lo sarai…
Si
salutarono, e tornarono entrambi alle loro occupazioni di copertura.
***
Hermione si accomodò poco elegantemente alla sua postazione,
e cominciò a
studiare attentamente il fascicolo consegnato loro dal capo.
Quando
arrivò alla fine i fogli scomparvero in una piccola fiamma
violacea: era quello
che accadeva con tutti i documenti dell’Ordine. Nessuno oltre
ai membri poteva
avere accesso a quelle informazioni, ed erano incantati
affinché svanissero non
appena fossero state assimilati i dati fondamentali dai relativi
destinatari.
Raccolse i capelli in una morbida coda, cominciò a pensare.
Innanzitutto era
necessario procurarsi tutte le informazioni possibili e la biblioteca
più
fornita restava sempre quella di Hogwarts: ora non avrebbe avuto
problemi ad
accedere alla sezione proibita.
Si
promise di accordarsi con Anthony per una visita alla loro ex scuola.
Non
si trattava della prima volta che vi si recava da quando era
un’Auror speciale
che faceva parte dell’Ordine: altre passate ricerche
l’avevano portata là, nel
luogo che tanto aveva amato da ragazzina, e che mai avrebbe scordato.
Hogwarts
era rinata dopo la guerra grazie alla
tenacia e la voglia di ricostruire un futuro pacifico e sereno per
tutti i
facenti parte del mondo magico e in onore di tutti coloro che avevano
perso la
vita per combattere Voldemort e i suoi seguaci.
Non riusciva a concepire come potessero esistere ancora degli invasati
che
continuassero a tramare per riuscire a portare il potere oscuro a
dominare su
tutti, maghi e non. E il pensiero che tra questi ci potessero essere
ragazzi
che avevano frequentato la scuola con lei, la faceva rabbrividire.
Quanti
di loro erano
stati fatti Mangiamorte ancora minorenni?
Quanti di loro avevano subito sin da bambini il lavaggio del cervello
da parte
le proprie famiglie, purosangue e affiliate alle arti oscure?
Di quasi tutti si erano perse le tracce.
Chi ad Azkaban, chi esiliato in remote regioni dimenticate da Merlino.
E
se qualcuno fosse ritornato, con un macabro progetto di vendetta?
Questi pensieri la misero in ansia.
Mandò
immediatamente un gufo a Goldstain: quella sera, dopo
l’orario ufficiale,
sarebbero immediatamente partiti per Hogwarts.
Note
di Ayumi:
Innanzi
tutto un saluto ai lettori,
e un ringraziamento a coloro che
hanno inserito la storia tra le preferite e le seguite.
Un
ringraziamento particolare a Hollina
e a ely2596 per le vostre
recensioni! Spero che seguirete ancora la
mia storia, e che questo capitolo abbia solleticato un po’ la
vostra curiosità!
Ovviamente
invito tutti coloro a cui
capiterà di leggere questo parto della mia mente a voler
lasciare una traccia:
le critiche, le vostre opinioni sui personaggi e sulla trama sono
sempre ben
accette!
Alla
prossima (dopo le vacanze, sono
finalmente in partenza per il mare)!
Ayumi
|
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Capitolo 4 *** Dell'inquietudine ***
Capitolo 3
Dell'inquietudine
Tra tutte le
vite possibili,
ad un bisogna
ancorarsi per poter contemplare, sereni,
tutte le
altre.
[A. Baricco]
Fece ritorno a casa ormai a notte fonda.
Il russare di Ron si poteva distintamente percepire sin
dall’ingresso della loro casa. Che non era di certo grande,
ma tendendo conto che c’era un corridoio e ben due porte
chiuse a dividerla dalla camera da letto, diciamo che la situazione era
alquanto preoccupante.
Lasciò cadere la pesante borsa sul divano, e per poco non
colpì la piccola Luinil, la gattina bianca che aveva da poco
preso il posto del vecchio e compianto Grattastinchi. La micina
miagolò risentita, e sparì nel buio della casa
per trovare un posticino più tranquillo.
La spedizione ad Hogwarts non era propriamente andata a buon fine.
Avevano trovato conferme circa l’alta energia negativa del
luogo pattugliato, ma poche informazioni in più rispetto a
quelle di cui erano a conoscenza. Restavano da studiare alcuni tomi che
avevano preso in prestito e che avevano nascosto presso
l’ufficio segreto dell’Ordine.
Si fece una doccia e poi raggiunse Ron a letto. Gli fece tenerezza
vederlo dormire così scomposto, coi i capelli arruffati e la
bocca leggermente aperta. E un po’ lo invidiò.
Perché lui non doveva vivere di nuovo con quella paura, con
quell’angoscia costante che già avevano pienamente
conosciuto ai tempi della scuola.
Mentre lei ed Harry… beh, loro avevano deciso di non fingere
che il Male non avrebbe più potuto tornare. Non nella forma
di Voldemort, certo. Ma forse ora avrebbero dovuto affrontare qualcosa
di altrettanto pericoloso, forse avrebbero perso nella battaglia altre
persone care. Forse avrebbero potuto morire loro stessi.
E
fino a che non avrebbero scoperto di più su ciò
che stava accadendo al Nord, non si sarebbe data pace: un nemico
diventa invincibile se non lo conosci, e lei voleva scoprire quanto
più possibile per poterlo neutralizzare prima che fosse
troppo tardi.
Per proteggere le persone che amava.
Per non dover di nuovo cancellare la memoria dei suoi genitori e
costruir loro falsi ricordi.
Per evitare l’ennesima guerra.
Le
sarebbe piaciuto essere in grado di ignorare questa
eventualità.
Le sarebbe piaciuto poter svolgere un lavoro normale: per esempio
insegnare ad Howgarts, era sempre stata una brillante studentessa, no?
E quante volte aveva dovuto aiutare i suoi compagni di corso, Ron ed
Harry per primi?
Le sarebbe piaciuto tornare la sera nella sua casa, chiudersi la porta
alle spalle e pensare soltanto alla sua famiglia.
Eh
sì, perché sotto sotto anche a lei sarebbe
piaciuto sposarsi e avere dei bambini.
Si rigirò nel letto: era troppo agitata, e non sarebbe
riuscita a chiudere occhio: si alzò decisa a prepararsi un
Distillato della pace, ma la sua attenzione fu attirata da un movimento
che percepì fuori dalla finestra: si affacciò per
guardare meglio, ma non notò nulla di strano.
“Sarà
la mia immaginazione…” pensò e,
scuotendo la testa, si recò in cucina.
***
- Hermione,
sono stufa. Harry non è per niente collaborativo, e ormai
non mancano neppure due mesi. – esclamò Ginny
sbuffando, l’argomento del matrimonio era come sempre tema
centrale di quasi tutte le sue discussioni.
-
Ginny, lo sai
come sono gli uomini – le rispose, tentando di giustificare
le continue assenze di Harry – E poi dovresti essere fiera di
questi incarichi di prestigio che gli vengono affidati, non credi?
La
rossa annuì con poca convinzione. Ormai era una settimana
che Harry era partito con altri membri del Ministero per quelli che
aveva definito degli incontri all’estero con vari
rappresentanti per l’organizzazione del campionato mondiale
di quidditch.
-
Ron farebbe
carte false per essere lì con lui!
-
Già
– rispose Hermione finendo di bere il suo succo di zucca
– Comunque se c’è qualcosa che posso
fare per aiutarti, dimmi pure!
Ginny
rifiutò l’offerta dell’amica.
-
Grazie Herm,
ma in effetti posso farcela tranquillamente da sola. Avevo solo voglia
di lamentarmi un po’!
Si
raccolse i capelli in uno chignon e poi salutò Hermione,
ringraziandola per il pranzo: doveva raggiungere immediatamente George
al negozio a Diagon Alley, che nel periodo precedente Halloween era
letteralmente preso d’assalto!
Un attimo dopo anche Hermione si smaterializzò per
raggiungere gli altri al Ministero: il primo Ministro aveva convocato
un’altra riunione urgente.
Probabilmente
Harry e gli altri avevano mandato un gufo con degli aggiornamenti.
***
Invece di un semplice messaggio, Hermione si trovò davanti
ai tre ragazzi reduci da una settimana di pattugliamento.
Era arrivato il momento di cercare di confrontare quello che avevano
scoperto sul posto, con le ricerche fatte da lei a Anthony.
Le loro facce erano stanche e spossate. Appena tutti furono presenti,
prese parola Lisa.
-
Ci sono
Dissennatori dovunque. Non sappiamo come abbiano fatto, ma sono
riusciti a metterli a guardia della zona. E il castello, secondo noi
è proprio quello il covo. Inutile dire che è
protetto da incantesimi che lo rendono impenetrabile: non ci si
può smaterializzare nelle vicinanze.
Dissennatori.
Le cose si mettevano male, molto male.
Harry
continuò:
-
Abbiamo
notato alcuni movimenti presso l’ala nord del castello,
quella adiacente ad una foresta. Quelle creature sembravano provenire
dal nulla. Purtroppo non ci è stato possibile verificare
l’esistenza di passaggi segreti, non siamo riusciti ad
avvicinarci.
-
Harry, hai
parlato di creature? Non maghi quindi? – chiese Hermione.
-
Herm,
è difficile da spiegare… - Harry
indugiò osservando i compagni di spedizione.
-
Era come se
fossero corpi vuoti, dei burattini … - Justin
cercò di aiutarlo.
-
Pensate che
potessero essere persone sotto la maledizione Imperium? –
chiese Anthony.
Harry,
Lisa e Justin scossero la testa simultaneamente.
-
No, Anthony.
– rispose poco dopo Lisa – E’ proprio
come dice Justin: corpi privi di volontà, di anima,
di… vita.
-
Potrebbero
aver ricevuto il Bacio dei Dissennatori, non credete? –
ipotizzò Hermione.
Anthony,
con un movimento veloce, afferrò uno dei volumi presi in
prestito da Hogwarts:
-
Dov’era,
accidenti… - disse, più a se stesso che agli
altri, mentre sfogliava l’enorme libro come un forsennato.
Hermione
lo osservava preoccupata, temeva che le pagine di potessero sgretolare
sotto quei tocchi per nulla delicati.
-
Eccolo
qui… Stavo leggendo questa parte proprio ieri. Potrebbe
essere un punto di partenza.
Così
dicendo il ragazzo mostrò ai compagni la pagina su cui si
era fermato.
Vi
era un’immagine, probabilmente risalente al periodo
medievale, che raffigurava dei corpi umani posti in circolo e dai
quali, dall’alto, fuoriuscivano ombre senza forma. In secondo
piano era riprodotta una figura scura, poco definita, verso la quale
convogliavano le ombre.
-
E’
un rituale antichissimo – asserì Hermione, che nel
frattempo aveva cominciato la lettura. – Vengono risucchiate
le energie vitali e magiche delle vittime, che convogliate in un
catalizzatore, gli conferiscono un potere illimitato… Questo
rituale veniva chiamato Invictus Fatum.
Nessuno ne
aveva mai sentito parlare. Se solo Silente fosse stato ancora con
loro… Erano così giovani e inesperti, nonostante
le difficili prove che sin da ragazzini avevano dovuto affrontare.
La
ragazza chiuse violentemente il tomo.
-
Accidenti,
non dice altro! – esclamò frustrata.
Lisa
si portò al suo fianco, e le pose una mano sulla spalla.
-
Hermione,
siamo solo all’inizio. – le disse.
***
Quella
sera voleva passare un po’ di tempo con Ron.
Aveva
solo voglia di normalità, voglia di stare un po’
con il suo ragazzo.
Appena
arrivò a casa si precipitò in cucina, e
iniziò la preparazione dei piatti preferiti di Ron, voleva
fargli una bella sorpresa. Sembrava di essere alla Tana, quando la
signora Weasly era intenta a preparate uno dei suoi mitici pranzi:
utensili che volteggiavano, padelle sui fuochi, verdure che si
tagliuzzavano da sole.
Un
barbagianni entrò con prepotenza dalla finestra: portava un
messaggio di Ron:
Ciao
Hermione,
non
ti dispiacerà se mi fermo a cena fuori con la
squadra… Sicuramente sarai impegnata al Ministero, e non mi
andava di andare di nuovo dalla mamma.
Ci
vediamo più tardi.
Un
bacio,
Ron
Ripiegò
la lettera, e nello stesso istante tutta la confusione che regnava in
cucina riempiendola di allegria si dissolse, come il sorriso sul viso
di Hermione.
Quante
volte era già capitata una situazione simile? Milioni.
Eppure
le sembrava che qualcuno le stesse schiacciando il cuore.
Incominciò
a piangere, lì da sola, appoggiata al tavolo della cucina.
Note di
Ayumi:
Buongiorno a tutti!
Chi non muore si
rivede, e quindi eccomi qui con un nuovo capitolo.
Grazie come al
solito a tutti coloro che dedicheranno un po' di tempo alla lettura di
questa storia e soprattutto a chi sarà così
gentile da lasciarmi un commento!
Buona settimana :)
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Capitolo 5 *** Della codardia ***
Capitolo 4
Della cordardia
Chi ora
fugge, presto inseguirà,
chi non
accetta doni, ne offrirà,
e se non ama,
presto comunque amerà.
[Saffo]
Una pioggia debole ma costante aveva dato il buongiorno a quel trentuno
di ottobre, e sembrava intenzionata a tenergli compagnia per
tutta la sua durata.
Hermione aveva spedito fuori casa Ron per alcune commissioni: in
realtà non si trattava di nulla di urgente, ma non voleva
averlo fra i piedi mentre cercava di rassettare in qualche modo casa.
Oltre tutto il suo ragazzo aveva avuto uno strano comportamento sin
dalla colazione. Sembrava agitato da qualcosa, evasivo, ma anche
euforico: tempo un quarto d’ora, ed era riuscito a combinare
più guai di quelli che la piccola Luinil aveva causato
durante il primo mese che aveva passato con loro.
Avevano in programma di pranzare da Ginny ed Harry - infatti si erano
dati appuntamento direttamente a casa loro - e poi di raggiungere gli
altri alla Tana per una delle immense cene organizzate dalla signora
Weasley.
Terminò di sistemare la cucina e la camera da letto.
Adorava essere una strega: fare le pulizie alla maniera babbana sarebbe
stato un vero incubo, mentre le erano bastati pochi colpi di bacchetta,
qualche incantesimo, e la casa era veramente splendente.
Era felice del programma della giornata: perché avrebbe
passato del tempo con le persone a cui voleva più bene al
mondo, perché l’atmosfera che si respirava alla
Tana era sempre così famigliare e rassicurante, e
perché almeno per qualche ora avrebbe potuto staccarsi da
quanto la tormentava ultimamente, e provare un assaggio di leggerezza e
allegra.
Allietata da questi pensieri, prese tra le braccia la gattina e la
coinvolse in un’aggraziata giravolta, posandole poi un bacino
sul muso prima di deporla a terra; poi, sempre a passo di danza, si
spostò in camera per prepararsi ad uscire.
Hermione aveva conservato il suoi stile semplice e sobrio: scelse di
indossare un morbido magione bianco su dei jeans blu scuro. Un cappotto
color panna e un cappellino di lana dello stesso colore avrebbero
completato il tutto. L’unico vezzo aveva iniziato a
concedersi da qualche tempo, era quello di portare i tacchi.
Guardò fuori dalla finestra la pioggia che non dava segno di
voler smettere di cadere, e per la seconda volta in quella mattinata,
ringraziò Merlino per essere una strega: sorrise e si
smaterializzò direttamente sulla porta della villetta dei
suoi due migliori amici.
***
-
Finalmente
sei arrivata! – Ron l’accolse abbracciandola.
-
Ron, te
l’ho già detto che oggi sei strano? –
gli rispose ridendo, cercando di togliersi il cappotto e il cappello.
Ron sorrise,
e prendendola per mano la condusse in cucina, dove Harry e Ginny
stavano per mettere in tavola il pranzo.
Hermione amava molto passare del tempo a casa loro.
Era sempre tutto in disordine, molte volte per trovare una sedia si
doveva fare la caccia al tesoro perché erano sempre sepolte
da abiti, libri, riviste. Inutile dire che con il matrimonio imminente,
la situazione era di gran lunga peggiorata.
Ma
c’era quel caminetto così piccolo e delizioso, con
il fuoco sempre acceso. E c’era quel profumo di buono, di
vaniglia e fragola, che ti investiva non appena veniva aperta la porta
d’ingresso. E che, se all’inizio poteva essere
sgradevole, in pochi attimi di avvolgeva con la sua dolcezza e ti
faceva venire voglia di accomodarti per terra, sul morbido tappeto, per
mangiare una gustosa fetta di torta, di quelle ipercaloriche che
preparava Ginny.
Era una casa che trasudava amore da ogni angolo.
Hermione si
accomodò vicino a Ginny, e iniziarono a mangiare.
-
Ginny, hai
per caso scordato che sta sera siamo a cena da vostra madre?
– chiese la ragazza, vedendo tutte le prelibatezze che
imbandivano la tavola.
-
Hermione, hai
per caso scordato che mio fratello mangia quanto un branco di
ippogrifi? – le fece il verso.
In effetti
quando si voltarono a guardare Ron, lo trovarono intento a riempirsi il
piatto con una mano e con l’altra a portarsi alla bocca vere
e proprie badilate di cibo.
-
Sono uno
sportivo – rispose, senza smettere di mangiare –
consumo un sacco di energia e ho bisogno di nutrirmi!
Lo guardarono
malissimo, compreso Harry, e poi scoppiarono a ridere. A vederli
scherzare così sembravano ancora quattro ragazzini, mentre
in realtà ognuno di loro – forse Ron era un caso a
parte – stava giorno per giorno costruendo il proprio futuro,
con tanta fatica e assumendosi non poche responsabilità.
***
La lunga tavolata era imbandita, la casa era decorata con finti
pipistrelli (che parevano veri), enormi zucche e candele che
diffondevano una calda luce dorata.
Sembrava
quasi di essere nella Sala Grande di Howgarts, mancava soltanto il
soffitto incantato.
C’erano proprio tutti quella sera.
Ovviamente Molly ed Arthur. Poi Bill con Fleur e la piccola Victoire,
Charlie con la sua fidanzata rumena Gentiana. George e Angelina, Percy
e Audrey.
Hermione si sentiva inspiegabilmente a disagio, e la cosa la
preoccupava in quanto non le era mai capitato di sentirsi
così, nemmeno la prima volta che aveva passato
l’estate alla Tana.
Era seduta comodamente sul divano mentre osservava i tentativi della
piccola Victoire nel cercare di alzarsi in piedi da sola, quando
arrivò Ron che le porse un bicchiere di succo di zucca,
sedendosi poi a fianco a lei e circondandole le spalle con un braccio.
Fleur le fece l’occhiolino, e prendendo tra le braccia la sua
bambina, raggiunse Gentiana.
Gentiana era proprio l’opposto di Fleur: era una bellissima
donna, ma dai capelli e dalla carnagione scuri. Aveva un fisico molto
atletico, e ogni volta che Hermione l’aveva vista, portava
sempre abiti sportivi. Vicino a lei la figura di Fleur sembrava ancora
più eterea.
Molly annunciò che la cena era pronta, invitando tutti a
prendere posto.
Nel chiacchiericcio generale, emergevano le voci di Ginny ed Harry che
stavano affrontando un’altra importantissima discussione sui
colori che avrebbero dovuto avere i centrotavola.
Hermione
non riuscì a trattenere una risata, e si fece accompagnare
da Ron al suo posto.
I loro piatti erano già stracolmi di pasticcio di carne, e
sulla tavola c’erano diversi vassoi contenti patate cucinate
in ogni modo conosciuto. Poi fu la volta della torta di zucca e carote,
di quella al cioccolato e infine del gelato. Un banchetto luculliano in
piena regola.
-
Molly, non si
doveva disturbare così tanto! – esclamò
Hermione, passandosi istintivamente una mano sulla pancia. –
Sto per scoppiare, ma era tutto buonissimo!
La signora
Weasly sorrise
compiaciuta.
-
Cara, nessun
disturbo. Sai che per me è un piacere, soprattutto quando
c’è qualcosa di così bello da
festeggiare!
Hermione
la guardò con aria interrogativa.
Qualcosa
da festeggiare, ma cosa?
Halloween?
Un
altro piccolo Weasley in arrivo?
Si
sposeranno Charlie e Gentiana?
Un’altra
festa per Ginny ed Harry?
La cosa che
la urtava maggiormente era che tutti sembravano essere al corrente
della novità.
Un colpo di tosse palesemente
finto di Ron la
riportò alla realtà. Stava per chiedere appunto
quale fosse l’evento da festeggiare, ma la sua attenzione fu
attirata da una scatolina rossa e lucente che si trovava proprio dove
fino a qualche istante prima c’era il suo piatto.
Fece
scorrere lo sguardo da Ron ai signori Weasly, e poi verso tutto gli
altri.
Che
la osservavano.
Che
la osservavano sfoggiando dei sorrisi emozionati. Fleur addirittura
aveva le mani giunte al petto, e sembrava che da un momento
all’altro sarebbe scoppiata a piangere.
E allora capì tutto: capì lo strano comportamento
di Ron, capì gli sguardi di Fleur e Ginny, capì
il motivo della suo disagio.
-
Su
Herm… - sussurrò Ron, col le guance dello stesso
colore della scatolina – aprilo!
Iniziò a scartare il pacchettino, e ad ogni piccolo
movimento, ad ogni sussulto proveniente dai suoi spettatori si sentiva
morire dentro.
Era l’anello più bello che avesse mai
visto. In oro bianco, con tre piccoli brillanti a forma di stelle. Lo
teneva tra pollice e indice, davanti a sé, e non smetteva di
osservarlo.
Senza
riuscire a parlare, si voltò verso Ron.
Che
sorrideva.
Che
apriva la bocca per parlare.
Che
le chiedeva di sposarlo.
Fu scossa da un fragoroso applauso e da urla indistinte.
Fleur e Ginny che si abbracciavano, George che fischiava, Molly che si
asciugava le lacrime con un lembo del grembiule e Arthur che le cingeva
le spalle con un braccio, annuendo soddisfatto.
Nessuno aveva prestato attenzione al fatto che Hermione non aveva dato
alcuna risposta.
Perché
quella risposta avrebbe dovuto essere scontata, no? Perché
tra lei e Ron le cose sarebbero dovute andare esattamente come tra
Harry e Ginny, come tra George e Angelina.
Per tutti loro era così, anche per Ron.
Soprattutto per Ron.
Che
approfittando della confusione e del suo stordimento – che
ovviamente tutti avevano attribuito alla troppa emozione –
infilò l’anello al suo anulare sinistro.
***
E
adesso sì che era nei guai.
Adesso
si sentiva in trappola, braccata da quelle persone che aveva sempre
considerato la sua famiglia nel mondo magico.
Aveva voglia di piangere, ma non poteva.
Aveva voglia di confidarsi con qualcuno, ma con chi?
Con Ginny era impensabile, e lei era sempre stata l’unica con
la quale riuscisse ad aprirsi un po’. E Harry… No,
Harry aveva già troppe preoccupazioni in questo momento, non
poteva assillarlo con i suoi problemi.
Si sentiva in
colpa, tremendamente in colpa.
Perché tutto questo avrebbe dovuto renderla la strega
più felice del mondo, invece la faceva sentire male nei
confronti di se stessa, nei confronti di tutti loro, nei confronti di
Ron.
E l’unica cosa che voleva, era scappare via il più
lontano possibile.
Ma l’unica cosa che fu in grado di fare, fu quella di
continuare la farsa.
Accettò
le congratulazioni, gli abbracci, i baci. Le allusioni dei ragazzi
quando lei e Ron salutarono tutti per tornarsene a casa, visto che si
era fatto ormai tardi. Accettò i baci di Ron e le sue
carezze. E accettò di fare l’amore con lui, anche
se mai come in quel momento, si era sentita così vuota.
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