Nothing really ends

di Ezrebet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Victims ***
Capitolo 2: *** Victims-II ***
Capitolo 3: *** Victims-III ***
Capitolo 4: *** Still my beating heart ***
Capitolo 5: *** Still my beating heart -II ***
Capitolo 6: *** Still my beating heart -III ***
Capitolo 7: *** Touched ***
Capitolo 8: *** Touched- II ***
Capitolo 9: *** Touched -III ***
Capitolo 10: *** With The Pride ***
Capitolo 11: *** With The Pride -II ***
Capitolo 12: *** With The Pride -III ***
Capitolo 13: *** As You Were ***
Capitolo 14: *** As you were -II ***
Capitolo 15: *** As you were -III ***
Capitolo 16: *** Everytime you go away ***
Capitolo 17: *** Everytime you go away -II ***
Capitolo 18: *** Everytime you go away -III ***
Capitolo 19: *** The Real Me ***
Capitolo 20: *** The Real Me -II ***
Capitolo 21: *** The Real Me -III ***
Capitolo 22: *** The Real me -IV ***



Capitolo 1
*** Victims ***


"T’amo come si amano certe cose oscure,

segretamente, entro l’ombra e l’anima."

 

Gli occhi di Angel non l’avevano lasciato un istante. Come se gli fosse importato sul serio e, maledetto inferno, non poteva fare a meno di pensare che forse era proprio così. Quel vampiro triste e sdentato era stato accanto al suo letto per ore, mentre lui si fissava le mani, bendate e doloranti.

“E’ che non mi ero mai soffermato a pensare a loro. Alle vittime” aveva sussurrato evitando di proposito lo sguardo di Angel.

Ma aveva detto una bugia. Ci aveva pensato eccome, nel sotterraneo del liceo di Sunnydale, ma i pensieri, allora, erano confusi e spesso indotti da un’entità nascosta e malvagia che l’aveva quasi ammazzato. Nella follia di quel periodo, Spike aveva comunque trovato una sua soluzione, sebbene si fosse poi rivelata inutile: aveva tentato di non pensare.. Se ne era rimasto giorni interi a fissare la parete, riempiendosi occhi e cervello del suo bianco accecante, tentando di bloccare le voci e le immagini del passato, insieme al sussurro continuo dell’entità che agiva là sotto con l’unico scopo di farlo uscire totalmente di senno.

Non aveva alcun dubbio che Angel avesse intuito la bugia, sepolta tra gli strati di sofferenza ed autocommiserazione. Spike era certo che in quel preciso momento, nella penombra della stanza della clinica, Angel l’avesse compreso completamente. Ma aveva taciuto.

La spiegazione che si era dato era che fosse ancora troppo scioccato dall’incontro con Andrew, che gli aveva detto, senza mezzi termini, che Lei non si fidava più di lui, non da quando era diventato proprietà della Wolfram&Hart. Così scioccato da riservare a lui, l’insopportabile spina nel fianco che il fato continuava a mettergli sulla strada, un’attenzione particolare, un atteggiamento comprensivo che in cento anni non aveva mai fatto parte del loro rapporto.

Era stata Fred a spiegargli quanto era accaduto fuori da quel maleodorante magazzino dove aveva affrontato una potenziale cacciatrice impazzita. Lo aveva fatto guardandolo dritto negli occhi, come di solito faceva nel suo candore disarmante, mentre gli spiegava che le sue mani erano al loro posto, che avrebbe dovuto soltanto fare un po’ di fisioterapia, che se ne sarebbe occupata personalmente..

Chissà se Fred intuiva ciò che lui stava veramente passando. Che per un non morto, come era lui, dotato di un’anima intrisa di sangue, la sofferenza del corpo era una cosa minima, al cospetto delle cicatrici rosse che lo sfregiavano dentro e che, con un po’ di fortuna, avrebbero potuto al massimo sbiancare.. ma mai sparire del tutto. E per un essere destinato a non morire naturalmente, beh, questo era il peggior inferno immaginabile.

 

“Come vanno le cose?”.

La voce di Angel interruppe il flusso dei suoi pensieri. Senza guardarlo, Spike disse “Potrei spezzarti il collo con una mano sola”, il suo sarcasmo non scalfì il vampiro moro, che girò intorno al tavolo e si sedette comodo, fissandolo.

“Guardami”.

Spike rise forte scuotendo la testa, e lo fece.

“So benissimo che non è così. Fred mi aggiorna spesso. Non puoi ancora toglierti le bende, non puoi afferrare niente, tanto meno combattere”.

Per quanto si sforzasse, Spike non sentì un’ombra di ironia in quelle parole. Sbuffò, infastidito.

“E allora cosa? Vuoi farmi da valletto? Beh, forse ti potresti guadagnare una fetta di paradiso, aiutando un invalido..” fece tagliente. Tentò di prendere la bottiglia di birra dal tavolo, ma gli scivolò a terra, andando in mille pezzi. Frustrato, cacciò un grido, prendendosi la testa fra le mani “Vattene! Lasciami in pace! O ti diverte, questa situazione?”.

“Sai che non è così” disse subito Angel in tono serio. Non sembrava per niente scalfito dalla reazione del biondo. Spike si trovò a pensare che forse se l’era aspettata.

Sto diventando troppo prevedibile, pensò subito dopo, ancora più frustrato.

“Spike, rilassati. Per uno che è risorto dalle sue ceneri, questa è una passeggiata” continuò serio, facendogli alzare la testa di scatto. Se il suo sguardo avesse potuto, l’avrebbe incenerito all’istante.

Angel l’ignorò di nuovo e disse “Non è per questo che sono venuto in questo buco che tu chiami casa”.

A quelle parole, l’ossigenato si lasciò sfuggire una risata secca “Diavolo, non siamo mica tutti presidenti di un’infernale banda di avvocati!” gli lanciò un’occhiata sprezzante, mentre si alzava a raggiungere il frigorifero per prendere un’altra birra. Aprì lo sportello,  guardò un attimo le bottiglie, poi ci rinunciò. Lo richiuse con un colpo secco, vi si appoggiò ed incrociò le braccia sul petto “Allora, che vuoi? Se non sei venuto per esercitare il tuo spirito caritatevole e non vuoi umiliarmi, divertendoti alle mie spalle, che vuoi? Faccio volentieri a meno delle tue visite!”.

“Dacci un taglio” disse con calma l’altro “So benissimo a che cosa pensi, rintanato qui tutto il tempo. Pensi alle vittime” lo sfidò con gli occhi a contraddirlo “Alle tue vittime. Sei pieno di rimorso, non sai dove metterlo, non sai come gestirlo, credi di impazzire, ed ora non hai nemmeno le mani buone per ficcarti un paletto nel cuore” lo disse con calma, accavallando le gambe.

Spike strinse la mascella e dopo un silenzio che parve interminabile, la sua voce suonò metallica “Che cosa vuoi, Angel?”.

E poi lo sentì pronunciare le uniche parole che non avrebbe mai voluto, le uniche che potevano davvero incenerirlo senza bisogno di luce né calore.

“Lei arriva domani, con l’aereo di mezzogiorno. Con la strega”.

Gli occhi di Spike si allargarono, il suo corpo s’irrigidì immediatamente, mentre si staccava dal frigorifero e faceva un passo avanti “..perchè?”.

“Per avere dei chiarimenti. Da me” rispose Angel senza distogliergli lo sguardo di dosso. Seguì i suoi movimenti, mentre Spike tornava al divano e si lasciava cadere tra i cuscini. Lo guardò chiudere gli occhi, poi, subito dopo lo sentì dire “Devo partire”.

“Non puoi, non sei nelle condizioni”.

“Devo andare via da Los Angeles” ripeté quello, ma Angel scosse la testa “Non ne hai bisogno. Puoi semplicemente startene chiuso qui, cosa che ti riesce benissimo in questo periodo, senza farti vedere in giro.. Buffy non starà qui tanto”.

Il nome di Lei gli arrivò dritto al cuore, fermo da cent’anni e più. Non lo pronunciava da così tanto tempo.

“Spero ti renderai conto che avrei potuto non dirti niente. Non l’avresti certo incontrata, dal momento che ti stai infliggendo un esilio volontario” lo studiò attentamente.

Infastidito da quell’esame, Spike sbottò “Perché diamine me l’hai dovuto dire, allora?”.

“Perché ho pensato che fosse giusto farlo” disse semplicemente Angel.

Si guardarono un lungo momento, poi Angel riprese “Puoi rimanere nascosto qui e non incontrarla, te l’ho già detto. Lei crede che tu sia morto, io di certo non le rivelerò nulla e nemmeno gli altri lo faranno. Se deciderai di evitarla, puoi fidarti”.

Spike distolse lo sguardo. Fissò per un po’ la parete di fronte, immerso nei ricordi, poi mormorò “E’ di me che non mi fido” poi incontrò ancora lo sguardo cupo di Angel “Sono sempre stato un tipo inaffidabile”.

 

Eccomi di nuovo, ed in fretta, con una storia che spero vi piaccia. La poesia cui è ispirata è meravigliosa. Leggetela. Io ve ne offro un pezzetto alla volta... Buona lettura.
Ezrebet

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Capitolo 2
*** Victims-II ***


 

 

Mascherato da fiducia negli altri, il sadismo di Angelus sopravviveva benissimo nel Presidente della Wolfram&Hart. Per quanto tentasse di chiudere fuori dal cervello quegli scomodi pensieri, Spike non poteva fare a meno di arrovellarsi e giungere alla stessa conclusione. Ma certo, per quale altro motivo si era scomodato a venire fin lì a dirgli che Lei sarebbe stata a Los Angeles domani stesso? Perché avrebbe potuto tacere, dal momento che non gli sarebbe mai passata per la testa l’idea di andare alla W&H, in pieno giorno e con le mani fasciate.

Un ghigno si disegnò sulla sua faccia. Per fortuna che certe cose non cambiavano. Angelus, il flagello, che tormenta Spike. Decisamente, quell’abitudine era dura a morire. L’ironia era che Angel era convinto del contrario..

Si sollevò dal letto, si avvicinò alla finestra ed appoggiò le mani sul vetro, guardando la notte di Los Angeles e le sue luci. Beh, la visuale che aveva era molto limitata.. vedeva i lampioni della strada, i fari delle auto che sfrecciavano, il semaforo che alternava le sue luci.. La voglia di uscire era tanta, ma, odiava ammetterlo, si sentiva debole. Con le mani fasciate non avrebbe potuto difendersi al meglio in caso di uno scontro e non voleva che questo stato di cose, sebbene temporaneo, si sapesse in giro rendendolo un facile bersaglio. Così, erano giorni che non usciva, passando il suo tempo a guardare la televisione, giocare con la playstation, bere il sangue di maiale che Fred gli portava ogni volta che veniva per la fisioterapia.. Che misera situazione per il feroce William The Bloody!

La notizia comunque era vera, Buffy era in arrivo. Per chiarire con Angel.., Stava arrivando per sapere da lui perché si trovava al comando del ritrovo per demoni più conosciuto al mondo e non l’avrebbe fatto usando i guanti. Rise tra sé, oh, no di certo..

Il ricordo dell’ultima volta che l’aveva vista lo assalì con la forza di un uragano, bloccandolo in mezzo alla stanza. Rivide gli occhi di lei, umidi, che risplendevano tra le fiamme.. Non li avrebbe mai scordati. Non era dolore, né paura, né frenesia.. Ciò che ricordava era lo sguardo di pura ammirazione che gli aveva rivolto quando aveva capito che non si sarebbe mosso di lì, che sarebbe andato fino in fondo, lasciando che il fuoco incenerisse il suo corpo freddo. Ancora adesso, il flash di quell’istante lo fece rabbrividire.. La sua mente non volle soffermarsi sulle parole che gli aveva detto. Sapeva che in momenti estremi si dicono cose estreme e Buffy non si era sottratta a quella tendenza umana.. Ma lo sguardo.. Non l’avrebbe mai dimenticato.

Cercando di ignorare l’agitazione che gli strizzava le viscere, prese una a caso delle riviste di motori che Fred gli aveva portato e sprofondò sul divano, immergendosi nella lettura.

 

L’uomo lo fissa attraverso il sangue che gli ha inondato il volto. Fa fatica a respirare, perché ha i polsi stretti in una corda saldamente fissata ad un palo e la testa ciondola in avanti, sprofondando tra le clavicole. Una lenta agonia.. Il terrore che illumina i suoi occhi è l’ultimo barlume di umanità che gli rimane.. Il ghigno della creatura dalle fauci spaventose che gli gira intorno come un felino è sbiadito e tuttavia lui lo sente nelle ossa.. Uccidimi, vorrebbe gridargli, ma niente più aria, niente più fiato.. Neanche una goccia di sangue è scivolata a terra. Con precisione e diligenza, la creatura uscita dall’inferno che l’ha catturato ha praticato fori e tagli da cui spillare comodamente e aveva bevuto tutto. Era evidentemente che era una tecnica affinata in anni di pratica.. Prima di perdere i sensi, l’uomo abbassò gli occhi al pavimento e l’ultima immagine che ebbe fu quella di alcuni chiodi neri abbandonati in un angolo della stanza.

 

Si svegliò si soprassalto, un urlo represso nella gola secca, gli occhi che scattavano intorno, alla ricerca della fonte del pericolo. Le mani provarono a stringersi intorno al lenzuolo, ma il dolore lo trafisse. Maledette ferite, maledette bende..!

E poi, capì che si era trattato di un incubo. Raro, ma possibile. I vampiri possono sognare ed i loro sogni sono incubi efferati e tanto realistici da lasciare segni sulla pelle. Spike si guardò il petto nudo e sussultò quando vide i graffi.. Spostò lo sguardo acceso sulle dita che sporgevano dalle bende e ricostruì quanto era successo.. Queste mani fuori uso sanno fare solo questo, bucare la mia pelle per strapparmi via le viscere.. E dai tagli che aveva, pensò che erano stati gli artigli del demone a ferirlo.

Ricadde esausto tra i cuscini, fissando lo sguardo al soffitto. Sapeva che non si sarebbe più addormentato, per questa volta.

 

Ringrazio tutti coloro che leggono. Spero di non deludervi.. Buona lettura.
Ezrebet

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Capitolo 3
*** Victims-III ***


 

 

Era seduto al tavolo della cucina da un bel po’ di tempo, la tazza era piena di sangue ormai freddo, il portacenere colmo di mozziconi ed una sigaretta si consumava tra le punte delle dita.. Si era alzato dal letto prima del tramonto, tirando appena le tende per controllare l’esterno, poi si era seduto ed era rimasto lì, a fissare il ripiano bianco del tavolo, la testa appoggiata ad una mano fasciata.

Le immagini del sogno continuavano a scorrergli davanti agli occhi, mentre si sfiorava il petto nudo, deturpato dai tagli rossi che si stavano già rimarginando. L’unica cosa certa era che il demone si era risvegliato in lui durante quell’incubo e l’aveva ferito..

Si passò un polso sulla fronte, sospirò e spense la sigaretta nel portacenere. Una veloce occhiata alla sveglia gli confermò che Fred stava arrivando. Puntuale, alle otto, ogni sera.

Entrò con la sua chiave ed in silenzio lo raggiunse al tavolo, appoggiando la borsa per le medicazioni. Gli sorrise “Ehi. Ciao. Come andiamo..?” si zittì quando vide le ferite sul petto. Aggrottò la fronte “Che cosa è successo?” allungò una mano, ma Spike si ritrasse, scattando in piedi “Niente” la fissò “Niente che non possa affrontare da solo”.

Lei scosse la testa “Sono un medico. Il tuo medico, William. Adesso mi farai vedere quei tagli”.

Il vampiro sospirò, tornò a sedersi e lasciò che lo esaminasse, mettendosi a guardare oltre i vetri. Le luci dei lampioni, come ogni sera, illuminavano parte del soggiorno, evidenziandone l’aspetto dozzinale e trascurato. In quei momenti, Spike pensava sempre di dover fare qualcosa per migliorare l’appartamento, e si riprometteva di agire.. ma poi..

“Come te li sei fatti?” gli domandò la donna, interrompendo il flusso dei suoi pensieri.

Spike alzò le spalle “E chi lo sa”.

“Ma che significa?” lo affrontò con le mani sui fianchi “Hai una serie di tagli profondi e freschi sul petto e sullo stomaco e mi vuoi far credere che non sai come sia accaduto?”.

Le rivolse uno sguardo divertito “..devi, crederci. Perché è così che è andata” le sorrise e si alzò “Forza, dottore, cambiami le fasciature e poi corri a casa.. La notte è piena di lupi e non è adatta alle brave bambine come te!” le strizzò l’occhio, in una forzata espressione canzonatoria.

Ma Fred sembrò non lasciarsi ingannare. Scostò una sedia e prese posto “Adesso mi dirai tutto”.

Spike allargò le braccia “Ma che cosa, devo dirti..” la guardò.

Dopo un momento di silenzio, la ragazza strinse gli occhi “Ti fidi di me, William?”.

Lui annuì, e lei riprese “E perché ti fidi di me?”.

Spazientito, Spike fece “Forse perché mi hai riattaccato le mani e mi riempi di cibo e riviste?” tentò di scherzare, ma la serietà di lei bloccò il tentativo immediatamente. Lo fissava con la fronte corrugata mentre diceva “E credi che potrei aiutarti ancora, se si presentasse la necessità di farlo?”.

A quella domanda, Spike si appoggiò alla parete, sospirando. Da quando era diventato così facile mettere alle corde il Sanguinario..?

La guardò alzarsi ed andargli vicino “Dimmi che cosa è accaduto”.

 

Parlare con Fred era stata una buona idea. Dire a qualcuno dell’incubo gli era servito ad esorcizzarlo, a rimetterlo nella giusta prospettiva, a ridefinirne i contorni. Era stato solo un terribile incubo, la sua psiche aveva reagito, il demone aveva fatto il resto.. Una spiegazione accettabile, confortante, sdrammatizzante.. Glielo aveva ripetuto all’infinito, che il sonno era una dimensione molto studiata e poco conosciuta, che le dinamiche oniriche erano per lo più imprevedibili e che non era certo il primo che si feriva durante un brutto incubo. Ed intanto, gli aveva disinfettato e fasciato il petto, passando poi alle mani, il cui processo di cicatrizzazione continuava abbastanza spedito. Era una delle qualità migliori di Fred, riuscire a confortare le persone e dare un senso plausibile all’impensabile.

Spike aveva deciso di ascoltarla, di permettere a sé stesso di accettare la spiegazione quasi scientifica del sonno molesto che gli aveva dato e questo gli aveva consentito di alleggerirsi un po’. Ma si, un brutto sogno, niente di più.

Poi, sulla soglia, Fred si era voltata e aveva sussurrato “Sai che Buffy arriverà a Los Angeles domani mattina”.

Lui si era appoggiato alla porta, senza toglierle gli occhi di dosso ed aveva annuito “Il Grande Capo mi ha avvertito”.

“Avresti voluto rimanerne all’oscuro?” gli aveva chiesto fissandolo intensamente. Al suo silenzio, aveva continuato “..perché se fosse così, ti capirei. Insomma, lei non sa che sei qui, che sei vivo e..” ma Spike l’aveva fermata “Non ne voglio parlare”.

Fred si era bloccata, imbarazzata. Ma prima di andarsene, gli aveva detto “Ricordati che di me ti puoi fidare, anche in questo caso..” e dopo un veloce sorriso, era entrata nell’ascensore.

 

Per la prima volta dall’operazione, quella notte uscì. S’infilò lo spolverino e un paio di guanti neri, poi s’incammino per le strade buie, immerso nei suoi pensieri. L’aria fresca gli era mancata, così come la vita notturna che brulicava sui marciapiedi, nei bar, in mezzo al traffico. Los Angeles non si addormentava mai, nemmeno un minuto. Era perfetta per una creatura delle tenebre.

Rise di sé. Lo Spike tenebroso era morto tanto tempo prima, il giorno stesso che aveva messo piede a Sunnydale.

Aveva una gran voglia di fumare, ma prendere la sigaretta e l’accendino era più o meno come scalare l’Everest, in quel momento. Aveva i guanti che coprivano le fasce e non voleva apparire imbranato in mezzo alla gente.. Rise ancora di sé. Da quando gli interessava ciò che la gente pensava di lui?

Quando finalmente si fermò, si rese conto che i suoi piedi l’aveva condotto davanti al grattacielo della Wolfram&Hart. Alzò lo sguardo e vide le luci accese.. L’attività era in pieno svolgimento, nonostante l’ora..

Si sedette sugli scalini ed allungò le gambe davanti a sé. Aveva bisogno di pensare e pensare non era mai stata una delle sue attività preferite.

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Capitolo 4
*** Still my beating heart ***


T’amo come la pianta che non fiorisce e reca

dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori..

 

Apparentemente, nessuno l’aveva notato. Era entrato dalla porta principale ed era salito al “piano nobile”, nella stanza vuota accanto all’ufficio del Grande Capo, quello con le pareti a specchio da cui si poteva sbirciare nella stanza dei bottoni senza essere visti. Una volta chiusa la porta dietro di sé, si era accomodato nella poltrona di pelle, sollevando le gambe sul tavolo di mogano ed aveva puntato lo sguardo sulla parete di fronte. Un momento dopo, aveva una perfetta visuale dell’ufficio di Angel. Era vuoto e buio, per adesso.

Spike pensò che probabilmente Angel era fuori, a perlustrare le strade della città in cerca di qualche creatura da rispedire all’inferno, tanto per accorciare i tempi della sua redenzione. Si sistemò meglio sulla sedia, le braccia dietro la testa, un ghigno stampato in faccia. Per lui era tutto così chiaro. Stanare ed uccidere i mostri cattivi per salvare l’umanità, di solito ingrata, e guadagnarsi così il paradiso per la sua anima tormentata.. Già, era tutto semplice, lineare, chiaro.

In un certo senso, poteva anche comprendere la ragione della sua presenza alla Wolfram&Hart.. Colpire il Nemico dall’interno, fare il doppio gioco, sventare i suoi malefici piani alla radice, bla, bla.. Si, era un piano notevole, un po’ scontato, ma notevole.. Tuttavia, Spike conosceva alla perfezione anche i pericoli insiti in un progetto del genere. C’era quella piccola parte di Angel che apparteneva alle Tenebre che era in agguato dietro tutta quella benevola apparenza.. Si domandò se soltanto per lui fosse così evidente il rischio..

Beh, non era salito all’ultimo piano per pensare ad Angel. Era lì perché voleva almeno vederla, dopo tutti i mesi trascorsi a ricordarla, ad evitare di pronunciare il suo nome, a rimpiangerla..  Vederla, da dietro una parete che non poteva riflettere la sua immagine ma che gli avrebbe concesso di guardarla.

Scosse la testa.

E così, era tornato al punto di partenza. Ecco di nuovo il vampiro che si apposta nel buio per sbirciare la Cacciatrice, per sentire il suo odore, per perdersi nell’oro dei suoi capelli. Credeva di aver superato quello stadio, ed invece, forse era proprio quella la sua dimensione naturale, il destino di un cuore morto, senza battito, perduto per sempre.

Che patetica situazione! In certi momenti, rimpiangeva l’assoluta incoscienza della ferocia che l’aveva contraddistinto anni prima.. Emise un ringhio sommesso, mentre le immagini dell’incubo tornavano chiare nella sua mente e si diede dello sciocco. No. Non rimpiangeva proprio niente. Allo stato attuale, era immerso nel rimorso, esattamente come Angel gli aveva rinfacciato senza pietà.. o forse, per pietà. Il fatto che una ragazzina lo avesse picchiato ben bene e gli avesse tagliato le mani sporche di sangue era stato giusto, in un certo senso. Era stata una punizione meritata; senza mani, praticamente indifeso ed incapace di fare male ad una mosca..

Si voltò di scatto e si trovò davanti Fred. Lo guardava ad occhi spalancati dalla soglia della porta. Poi, entrò e la richiuse piano. Gli disse “Alla fine, sei uscito dalla tua tana” sorrise lieve “Come vanno le ferite?”.

Spike si alzò in piedi, dandole le spalle. Incrociò le mani sul petto “Non dovevi andare a casa?”.

“William” lo chiamò “..ehi, guardami”.

Lui non si mosse. Allora, Fred continuò “So perché sei qui e ti capisco, anche se tu non vuoi darmi retta. Quello che vuoi è ovvio e naturale. Vuoi incontrarla”.

“Voglio solo vederla” la corresse senza voltarsi. Lei annuì “Ok. Va bene. Da qui potrai farlo” guardò verso l’ufficio di Angel “Dovrai aspettare un po’. L’aereo arriva a mezzogiorno”.

Spike mosse appena la testa. Fred annuì e si diresse alla porta “Immagino che non vuoi che qualcuno sappia che sei qui. Soprattutto Angel”. Il vampiro rimase immobile, allora la donna sospirò “Farò del mio meglio per assicurarmi che tu possa rimanere in pace”.

Un attimo dopo, era di nuovo solo.

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Capitolo 5
*** Still my beating heart -II ***


 

La donna giaceva a terra inerme. Accanto a lei una bambina raggomitolata contro il suo fianco, le mani sporche di sangue. Il vicolo era sporco e maleodorante, i rumori giungevano attutiti, ogni tanto spezzava l’aria la sguaiata risata proveniente dal bordello poco lontano.

Aveva capelli d’oro ed occhi scuri, il viso inondato di lacrime. Non erano lacrime di paura, ma di dolore. La mamma non risponde.

Alla luce della luna, le macchie vermiglie sul suo abitino bianco sembravano risplendere, ma lei non se ne era accorta. Piangeva e piangeva, da quando la mamma era scivolata tra le braccia dell’uomo che adesso la stava fissando. Le lacrime le impedivano di vederlo bene.. Aveva notato il suo vestito, un elegante completo chiaro, le scarpe lucide, i capelli castani raccolti in una coda. Era apparso improvvisamente ed aveva abbracciato la mamma.. poi, lei era scivolata a terra e non aveva più risposto.

La piccola provò a scuoterla, ma sussultò quando il corpo di lei si rovesciò completamente mostrandole il buco nella gola. Non riuscì nemmeno ad urlare. Non aveva mai visto niente del genere, un buco rosso. Nella gola. La testa che ciondolava, gli occhi sbarrati e fissi.. Si ritrasse, un tremito la percorse da capo a piedi. Senza fiato.

La voce dell’uomo la raggiunse in quell’istante. Tranquilla, dolce.. Si girò ed incontrò i suoi occhi blu ed il suo bel sorriso comprensivo. Le diceva di non preoccuparsi, che tutto sarebbe andato a posto.. E mentre lo diceva, le prese una mano, la fece alzare e la attirò a sé, mormorando parole di conforto. Spaurita e sotto choc, lei si lasciò abbracciare. Forse l’avrebbe aiutata a tornare a casa, dove la nonna aspettava.. Quando sentì il lieve bruciore alla base del collo, pensò si trattasse di qualche insetto, come quelli che d’estate invadevano la cantina.. Poi la pressione aumentò e il dolore svanì rapidamente, mentre si sentiva svenire.. Pensò che quell’uomo la stesse addormentando cullandola.. E chiuse gli occhi, esausta.

Un momento dopo, il corpo della bambina cadde a terra con un tonfo, ad angolo retto rispetto a quello della madre.

 

A svegliarlo, furono i rumori provenienti da dietro la porta. Scattò in piedi, confuso, già pronto in posizione d’attacco. Solo in quel momento si accorse delle bende che coprivano le sue mani. Lasciando cadere le braccia lungo i fianchi, si guardò intorno e riconobbe la stanza. Ricordò improvvisamente tutto.

Si era addormentato sulla comoda poltrona di pelle ed aveva sognato. Un altro orribile incubo. Tremando d’anticipazione, abbassò la testa e vide. La maglietta nera era squarciata all’altezza del petto e le bende, amorevolmente messe da Fred qualche ora prima, erano state bucate.. La carne era ammaccata, i tagli si erano riaperti.. Guardò le punte delle dita e vide il sangue raggrumato.

Per l’inferno, é successo ancora..!

Come in un flash, rivide gli occhi scuri della bambina del sogno, sgomenti e nello stesso tempo fiduciosi.. Un senso di nausea lo colse impreparato e lo costrinse ad agguantare lo schienale della sedia per non cadere a terra..

Che diavolo sta succedendo?!

D’un tratto, i contorni della stanza si fecero sfuocati e con ribrezzo, si accorse di avere gli occhi pieni di lacrime.. Frustrazione, rabbia, paura.. Si sentiva in balia di qualcosa di troppo grande e forte, di insidioso e potente, che non aveva mezzi per combattere..

Un grido gli uscì dal petto, e per un momento il demone balenò nei suoi lineamenti.

“Non voglio sognare, non voglio pensare.. Voglio che mi lasci in pace..!” ringhiò al vuoto intorno a sé. E poi una risata, isterica, incontrollata, atroce.. Cadde a terra ed appoggiò la schiena alla parete, continuando a ridere, mentre con una mano fasciata si teneva il petto ferito..

 

“Spike”.

Una voce lo tirò fuori dal trance in cui era caduto.

“Spike, svegliati”.

Voltò appena la testa e vide Fred in ginocchio accanto a lui. Lo fissava ad occhi spalancati.

“Ti sei addormentato..” allungò una mano e sfiorò i lembi stracciati della maglietta “E’ successo ancora, a quanto pare” osservò le ferite “..le fascerò, se vieni in laboratorio”.

“No” disse subito, ancora confuso. Mosse appena la testa e tentò di alzarsi. Dovette farlo reggendosi al muro. Poi, guardando davanti a sé, ricordò “E’..è già arrivata?”.

Fred scosse la testa “E’ ancora presto” provò ad aiutarlo a muoversi, ma lui si scostò. Tornò lentamente verso la poltrona, tenendosi una mano al petto. Si sedette, chiudendo gli occhi e respirando forte.

“Devo medicarti”.

“No”.

“Si rimargineranno prima se lo farò..” ma lui fece un cenno deciso con la mano.

Dopo un silenzio che parve ad entrambi infinito, Spike disse “Ho bisogno di qualcosa che mi impedisca di addormentarmi”.

Fred scosse la testa decisa “No. Non si può non dormire.. Anche per i vampiri, il riposo è necessario”.

“Se non puoi aiutarmi, allora, lasciami solo”.

Il tono di lui sembrò convincerla. Spike si rese conto di essere rimasto di nuovo da solo. Riaprì gli occhi. Era stato anche peggio del precedente. Un incubo orribile.. Se quella era l’escalation, aveva davvero bisogno di qualcosa per stare sveglio..

Lanciò un’occhiata all’ufficio di Angel e si accorse che il Grande Capo era tornato. Aguzzò la vista e lo scorse sprofondato nel divano, nel suo bel completo nero, lo sguardo fisso davanti a sé.

Strinse la mascella. La sta aspettando. La sta aspettando ed è nel mio stesso stato d’animo.

Si mise più comodo ed incollò gli occhi sul vampiro scuro.

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Capitolo 6
*** Still my beating heart -III ***


 

Lo guardò alzarsi e vagare per l’ufficio buio, poi sedersi alla scrivania, accendere il computer e spegnerlo dopo un minuto. Lo guardò fermarsi davanti alle enormi finestre e guardare l’alba, immerso nei suoi pensieri. Lo guardò cercare un libro, aprirlo, leggerne una pagina e richiuderlo con un gesto secco.

Oh, si, Bello e Tormentato, la stai aspettando come sto facendo io..

Il ghigno sul volto di Spike durò un istante. Poi, il suo pensiero corse al momento che più di tutti voleva cancellare dalla sua memoria. In quel bagno, la luce fredda del neon, gli occhi di Lei che lo fissavano, increduli, spaventati, sprezzanti.. Si appoggiò allo schienale della poltrona, incapace di scacciare quell’immagine dal cervello. L’aveva capito subito. Nonostante tutto, Spike l’aveva capito subito, mentre si schiacciava contro la parete nel tentativo inutile di sottrarsi alla sua vista. Buffy lo aveva sempre saputo; prima o poi sarebbe venuto fuori il demone e l’avrebbe colpita, nel modo più basso e vile, e sarebbe stato peggio, più di tutte le volte che negli anni aveva tentato di ucciderla. Una smorfia di dolore e sdegno gli alterò i lineamenti, mentre risentiva le parole che gli aveva sputato contro, tremante e spaurita, fissandolo dritto negli occhi, pieni di ribrezzo e sofferenza.

Chiedimi ancora perché non posso amarti.

Mosse appena la testa, il petto oppresso dal senso di colpa per quei momenti orribili che erano impressi a fuoco nei suoi ricordi e bruciavano, bruciavano, bruciavano..

Si piegò su sé stesso, incapace di scacciare le immagini della sua fuga disperata, dell’atroce discesa agli inferi che ne era seguita.. Gli uscì una risata secca. Per tutti i diavoli, lui era un demone dell’inferno, nell’ordine naturale delle cose certi eventi dovevano scivolargli addosso come acqua.. Ma con Buffy niente era mai andato come l’ordine naturale delle cose prevedeva.

 

Addossato al muro, Spike fece scivolare lo sguardo da Xander a Buffy, tentando di rimanere freddo, nonostante l’istinto di mordere che lo stava dilaniando. Maledetto chip!

Il bamboccio gridava con Anya, ma le loro parole gli giungevano come da dietro un muro. Ciò che gli interessava ce l’aveva di fronte. Buffy, che gli lanciava occhiate cupe mentre ascoltava col fiato sospeso ciò che Xander stava rovesciando addosso alla sua sposa mancata. E che sembrava colpirla con la forza di un proiettile.

La situazione lo stava facendo bollire. Così, disse qualcosa, qualsiasi cosa potesse farlo star meglio nell’unico modo che conosceva e che era stato efficace negli anni.. Attaccare. Colpire. Sbranare.

E lo fece, vomitando ciò che gli rodeva l’anima che non aveva, che gli maciullava le viscere, ciò che Lei non avrebbe voluto, mai, mai, mai.

“Per Buffy era abbastanza..”.

Poche parole, che deflagrarono fra lui e Buffy con la forza di una bomba. Lo fissò, con occhi scuri e cupi, occhi pronti ad incenerirlo. L’aveva detto, alla fine. L’aveva guardata a sua volta, perdendosi nelle sue iridi accese, rendendosi conto troppo tardi che in quel preciso istante, l’aveva perduta.

 

Si scosse soltanto grazie allo squillo improvviso del telefono sulla scrivania di Angel. Lo guardò rispondere e fare alcuni cenni col capo. Poi, lo sentì dire “Mandate l’automobile. Voglio che sia là, quando Buffy arriva. Non voglio che aspetti nemmeno un minuto”.

A dispetto dello stato d’animo che lo dilaniava, Spike lasciò che un sorrisetto gli distendesse i lineamenti. Si accese lentamente una sigaretta.

E dunque hai proprio paura, Capo. Anche tu, hai paura di Lei.

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Capitolo 7
*** Touched ***


T’amo senza sapere come, né da quando né da dove..

 

Fred gli tolse le fasce, ripulì le ferite e lo bendò ancora, con movimenti precisi ed accurati. Spike ammirava sinceramente la sua abilità, quasi quanto ammirava il suo cervello. Pensava sul serio di non aver mai incontrato, nel corso della sua lunga vita, una persona più intelligente ed intuitiva. Ma Fred era anche sensibile ed il suo candore, la semplicità con cui accettava i sentimenti altrui e li comprendeva, era quanto di più puro avesse mai incontrato.. A parte la forza di Buffy.

Eccola di nuovo a riempirlo. In un secondo, si trovò immerso nella battaglia, nelle battaglie che aveva combattuto con e contro di lei, nel furore che le balenava negli occhi quando colpiva per uccidere, quando parlava e diceva la verità, senza paura, senza nascondersi.

Un tremito lo percorse da capo a piedi e Fred dovette accorgersene, perché smise quel che stava facendo. Alzò gli occhi dicendo “Che succede, William? Incubi?”.

Spike ricambiò lo sguardo scuotendo la testa “No. Quelli sbucano di notte..” sorrise, ma la sua era una smorfia triste “E tu non vuoi aiutarmi a farli smettere”.

La donna alzò le sopracciglia “Ti ho già spiegato perché”.

“A me non serve dormire o riposare. Ho bisogno di fare, muovermi, lottare..” mosse le mani, fingendo di colpirla “Ho bisogno di..” la voce si spense in gola. Oh, per Dio, non sapeva neanche spiegarsi. Era confuso, ansioso, spaventato.. e aveva bisogno di una sigaretta. Frugò freneticamente nella tasca dello spolverino, estrasse il pacchetto e, dopo una breve lotta, riuscì a prenderne una tra la punta delle dita.. Fu Fred ad accendergliela, sotto il suo sguardo indispettito.

“Ci sarei riuscito” la redarguì.

“Lo so. Era solo una gentilezza” gli sorrise, incurante del suo tono.

La guardò sollevarsi “Buffy sta arrivando. L’aereo è atterrato puntualmente. La macchina era già là da un po’ e così..”.

“Mister Salvo il Mondo la sta aspettando con ansia” fece un cenno verso l’ufficio di Angel “Sono ore che fa su e giù tra divano, tavolo e finestra.. sembra angosciato” sogghignò.

“Allora, sei in buona compagnia”.

Le parole di Fred gli arrivarono dritte al cuore.. se ne aveva uno. Lo infilzarono per bene e il colpo lo fece visibilmente sussultare. Tremò, lasciando cadere un po’ di cenere a terra. Si mosse sulla poltrona, distogliendo lo sguardo da lei. Non poteva mostrarsi così, davanti a Fred.. così fragile ed emotivo.. E poi, perché diavolo era così trasparente?

“William” lo chiamò gentilmente “Sei qui da stanotte. La stai aspettando con ansia. Sei combattuto.. E se fossi al tuo posto, anche per me sarebbe la stessa cosa..” le sue labbra si piegarono in un sorriso comprensivo.

Ma Spike non voleva. Non voleva che nessuno vedesse così chiaramente in lui, in ciò che provava, in ciò che gli risultava ancora inaccettabile. Non alzò gli occhi, mentre diceva “..non è il fatto di rivederla..” il suo tono era di sfida.

“Lo so. Rivederla non servirà. Tu la vuoi” Fred strinse gli occhi, scrutandolo “Vuoi lei e il suo amore”.

A quel punto, pur non avendone bisogno, Spike respirò forte e si alzò in piedi “Credi di conoscermi così bene..?” ma la sua voce non convinceva nemmeno sé stesso.

Lei alzò le spalle “Probabilmente, non ti conosco affatto. Ma vedo quel che fai, come ti comporti.. e sono una scienziata. Mi baso sull’osservazione della realtà. Gli indizi mi portano a credere che tu la ami e vorresti che anche lei..”. Il cenno della mano di Spike la fermò. Il vampiro non voleva sentire altro. Non voleva sentirsi dire quel che già sapeva da tanto tempo, un tempo che si perdeva nel passato. Un momento, quello in cui si era reso conto di amare la Cacciatrice, che si era perso dentro le sue viscere, dentro la sua ritrovata anima, dentro la sua stessa carne..

Fred annuì “Certo. Ti capisco. Non sono affari miei..” e nel suo tono non c’era un’ombra di rimprovero. Solo calore. Un calore che lo bruciava senza incenerirlo. Se ne sentì toccato fin dentro le ossa. La seguì con lo sguardo mentre usciva.

Dovette chiudere gli occhi un momento, recuperando dalla memoria l’ultima immagine di Buffy che aveva e che conservava gelosamente. Lei, in mezzo alle fiamme, che gli sorrideva con gli occhi umidi ed esaltati.. Aveva vissuto cento e più anni per quell’unico, rifulgente momento.

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Capitolo 8
*** Touched- II ***


Capì immediatamente che Lei sarebbe entrata da lì a poco. Lo capì dal modo in cui Angel si mosse sulla sedia, dallo sguardo che rivolse alla porta a vetri, dal suo aggiustarsi il colletto della camicia, schiarendosi la voce. Spike avrebbe voluto ridere del suo nervosismo, ma per qualche misteriosa ragione gli fu impossibile farlo. Era teso quanto e più di Angel, nonostante non fosse lui a doversi giustificare davanti alla Cacciatrice che comandava un plotone di Piccole Cacciatrici Potenzialmente Letali.

Un momento prima stava pensando alla sua convivenza forzata a Sunnydale con quelle ragazzine petulanti, un momento dopo stava guardando Buffy ferma sulla soglia dell’ufficio, le braccia incrociate sul petto, gli occhi fissi su Angel. Il cuore, che non aveva, perse un colpo.

Mio Dio, era sempre stata così..? A dispetto dell’atteggiamento aggressivo che sfoggiava, Spike riuscì a vederla per com’era. Com’era veramente. Ammise a sé stesso che era qualcosa che gli era sempre riuscito. Vide oltre. In un secondo, vide oltre quell’espressione dura, quel gesto minaccioso,quella forza che emanava da lei, magnetica ed irresistibile.. La sentì quasi addosso, come la notte prima della battaglia.

 

Lo guarda dall’altra parte della stanza buia, e Spike sa che cosa vorrebbe. Vorrebbe che lui attraversasse lo spazio tra loro, la stringesse e le desse tutto, come sempre, sollevandola dal mare di paura, incertezza, confusione che la circondava. Ma lui non si muove. C’è un patto tacito tra di loro, qualcosa che non hanno detto, ma che hanno silenziosamente accettato entrambi. Forse perché la passione che si è scatenata tra loro è stata così distruttiva da rendere impossibile qualsiasi altro ragionamento. E sebbene, lui lo sa, Buffy abbia capito il suo cambiamento, i nodi non si sono ancora sciolti e forse non si scioglieranno mai. Perché un conto è capire razionalmente, un conto è sentire, nella carne, nelle ossa, nel cuore, che qualcosa o qualcuno è cambiato.

Così, rimane a fissarla, in piedi, il medaglione stretto nel palmo, che gli graffia la pelle..

“Mi chiedevo se..” mormora lei, con un’ombra di sorriso.

“Si” la interrompe, senza lasciarla finire. Si volta a sistemare il letto, sentendola arrivare. I suoi sensi di vampiro non l’hanno mai ingannato, con lei. La sente, sempre e ovunque, e la trova, quando si allontana dal suo spazio visivo. Lo sta guardando riassettare le lenzuola, lo guarda sedersi. Incontra i suoi occhi “Sai che non ce la faremo tutti, domani” gli dice. Gli ripete le stesse parole dell’altra volta, quando un’altra forza li minacciava. Adesso, quelle parole gli colpiscono qualcosa dentro. Si conficcano come punte affilate in qualche parte di lui che non conosce, che c’è, ma che si nasconde, impedendogli di prenderne vero possesso e gestirla, in qualche modo. Sa perfettamente di che cosa si tratta, ma non vuole dirlo, né pensarci, né rifletterci.. E’ troppo doloroso.

“Ho sempre pensato che sarei morto in battaglia” risponde, proprio come allora. Il guizzo negli occhi di Buffy gli fa capire che lei si ricorda. Si ricorda tutto, nonostante la morte, il ritorno, il loro conflitto. La vede avvicinarsi e sedersi. Fissa il pavimento, annuendo “L’ho sempre pensato anche di me” alza la testa e gli sorride “Una fine gloriosa, per la Cacciatrice”.

Il silenzio scende di pietra tra loro. Anche se l’ha abbracciata stretta, nelle due notti precedenti, Spike non si sente libero di sfiorarla. Non si è mai più sentito sicuro, da quando.. Scaccia dalla mente quel ricordo orribile di un se stesso che non esiste più. La desidera sempre, come se il tempo non fosse trascorso, ma sa di non poterlo fare, sa che ha sempre bisogno di un suo cenno.. Stringe la mascella, mentre, per l’ennesima volta, qualcosa gli si spezza dentro.

“Se deve essere domani..” la sente sussurrare “Dammi qualcosa da ricordare, William”.

Dammi qualcosa da ricordare, William.

 

Buffy fece un passo avanti, chiudendosi la porta alle spalle. Alzò il mento senza staccare lo sguardo da Angel. Spike la fissava, cercando con ogni forza che aveva in sé di strapparsi dai ricordi che gli offuscavano la razionalità, che provocavano reazioni dimenticate in tutto il suo essere. La guardava tentando di rimanere nel presente, di allontanare l’onda della memoria, troppo calda e pericolosa per un gelido vampiro.

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Capitolo 9
*** Touched -III ***


La donna è morta. Il cadavere gli pesa tra le braccia come un sacco.

 

Impossibile. Sono un vampiro, ho una forza sovrumana, e questa è una ragazzina.

 Eppure, pesa.

 

Alza la testa ed incontra il volto demoniaco di Drucilla, maggiormente distorto a causa dell’eccitazione. Lo sta fissando, gli occhi ambrati sembrano invitarlo.. In un flash, rivede se stesso avvinto a lei, immerso in lei, perso per i suoi occhi violetti, per la sensuale malia che sprigiona sempre, in ogni istante, in ogni sguardo.

 

Sono ancora qui. Non è cambiato niente, il legame di sangue che ci unisce è forte, è andato oltre.

 

Abbassa la testa sul collo bianco della ragazza, ne percorre l’andamento sinuoso, riesce a sentire il sangue che ancora scorre, il calore della vita che scivola via da lei. E poi, di nuovo Drucilla, la bocca sporca di liquido vermiglio, le zanne, che ha appena sfilato dalla pelle della sua vittima, scoperte in un sorriso senza calore e tuttavia avvincente, irresistibile, pieno di promesse. Non parla, Drucilla, non gli dice niente, solo un breve e convulso movimento del corpo, simile a quello dell’estasi.

 

Fallo, William.

Il chip non è d’ostacolo, la donna è morta, niente scariche elettriche, niente dolore.

Tu sei un assassino, mio William, io risolverò il tuo problema, gli aveva detto accarezzandogli i capelli, le spalle, cercando le sue labbra, infiammando la sua pelle e le sue viscere come in cent’anni non ha mai smesso di fare.

E Spike sotto quegli occhi frenetici, abbassa la testa ed appoggia la bocca al collo del cadavere, impacciato. Oh, per l’inferno, William Il Sanguinario, impacciato..? No.

Eppure, che cos’è il brivido che lo percorre come corrente elettrica quando, scivolato nel volto della caccia, morde la tenera pelle dell’adolescente morta che stringe tra le braccia? Non è eccitazione, né fame, né voglia di compiacere Drucilla, l’amata di sempre. No, conosce abbastanza sé stesso per ammettere che non è niente di così famigliare e scontato.

Mentre strattona le membra inerti della vittima, si da l’unica risposta che può, l’unica che gli balena luminosa nella nebbia del momento.

 

Potrebbe essere Buffy. Potrebbe essere il corpo morto di Buffy. Il sangue che mi scende nella gola potrebbe essere quello di Buffy..

 

E’ gelato da questo pensiero. Improvvisamente, il gusto in bocca si fa acido, nauseante, insopportabile.. Si stacca di colpo, lasciando che il cadavere scivoli a terra con un tonfo. Deve reprimere un conato di vomito, mentre, come da dietro un muro, al di là della musica sparata ad un volume impossibile, gli giunge la voce carezzevole della vampira che ha amato per così tanto tempo.. “Bravo, dolcezza. Sei un vampiro. Sei ritornato da me”.

 

A malapena sentì la voce di Angel. Si scosse, rendendosi subito conto che era di nuovo caduto in un trance doloroso. Alzò la mano fasciata al volto e con la punta delle dita sentì il graffio. Un lungo graffio gli sfregiava il viso, attraversava lo zigomo fino al collo. Sospirò forte, impaurito, sconvolto, furioso.. Che diavolo succede?..

E poi, il suo sguardo si fermò su Buffy, i cui occhi stringevano Angel in una morsa. Riconosceva quello sguardo, di chi era pronto alla battaglia, di chi non si sarebbe fermato di fronte a niente.. Ma riconosceva anche il resto di lei, così morbido ed attraente, che aveva stretto tante notti tra le braccia illudendosi che il gelo potesse sciogliersi. Strinse la mascella, alla reazione immediata del proprio corpo. Per lui, Buffy era tutto e non sarebbe mai cambiato niente. Lei era il suo desiderio, la sua voglia di combattere, la sua voglia di essere un campione, il suo amore. Deglutì forte, a quel pensiero.

“Spiegami perché sei qui” gli stava dicendo in tono duro. Non c’era da stupirsi, era andata subito al punto, aveva spogliato la questione e ne aveva stretto il nocciolo. Era qui per questo.

Le spalle di Angel si abbassarono impercettibilmente.

Uno a zero per la Cacciatrice, pensò Spike. Il primo colpo era andato a segno. Lei sapeva come fare, lei era allenata per dilaniare vampiri.

“Una scelta strategica” riuscì a dire il vampiro moro, infilandosi le mani in tasca “Se non puoi vincerli, combattili dall’interno.. boicottali”.

Nello sguardo di lei passò qualcosa di simile al compatimento. Disse “Wow. Che piano brillante”. Il suo tono era ironico e sprezzante, un ghigno le attraversò il viso, prima di recuperare la freddezza iniziale “E questo dovrebbe tranquillizzarmi?”.

Al silenzio di Angel, riprese “Sai che faccio, da un anno a questa parte? Scovo ed alleno ragazzine adolescenti, nel migliore dei casi. Le strappo dalla loro vita e le butto nella mischia, dopo aver svelato loro che il mondo è ben altro che quello che vedono, che i mostri si aggirano nel buio tra noi e che loro sono chiamate a rigettarli nell’inferno da cui sono scappati. Insegno loro a combattere, dare pugni e calci, a maneggiare paletti ed armi pesanti.. per colpire, uccidere, difendersi..” fece un passo avanti nella foga “E questo tuo brillante piano strategico dovrebbe tranquillizzarmi? O impressionarmi? O farmi tornare serena a casa?”.

Angel la guardò un lungo istante, cupo. Poi mormorò “Non necessariamente” sospirò “Ma è quanto di meglio ho potuto fare, Buffy. E non è stata una scelta facile. Ho perso.. molto, lungo la strada. Ho perso Cordelia,.. ho perso anche te” la scrutò.

Se Spike avesse avuto un cuore, di sicuro avrebbe mancato un colpo. Le parole di Angel, pronunciate con calma e rassegnazione, gli giunsero dritte come proiettili, lasciandolo inchiodato alla poltrona, le unghie conficcate nel morbido velluto.

Per l’inferno. Lo sta ammettendo, si trovò a pensare, un macigno sul petto, lo sguardo che scorreva frenetico dal vampiro alla Cacciatrice, divisi da pochi passi che parevano una voragine insuperabile.

Lo sta ammettendo. Per la prima volta glielo sentiva dire e dall’espressione di Buffy capì che era la prima volta anche per lei.

Spike ebbe l’impressione che i due fossero nudi, uno di fronte all’altra. Pur sentendosi un intruso, non poté muoversi da lì.

“So che è finita tra di noi, Buffy. E so che è stata mia la responsabilità. Sono abbastanza onesto da ammetterlo.. Una sola cosa. Abbi fiducia in me. Ancora per una volta”.

La voce di Angel gli giunse chiara e senza tentennamenti. Guardò Buffy negli occhi e vi lesse dentro il riconoscimento. Questa era la loro verità. Il cenno d’assenso di lei non giunse inaspettato.

Uno pari, pensò alla fine.

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Capitolo 10
*** With The Pride ***


T’amo direttamente, senza problemi né orgoglio..

 

Fred entrò rapidamente e rapidamente, con fare furtivo, chiuse la porta alle proprie spalle. Si appoggiò ad essa guardandolo “..come stai?”.

Spike parlò senza distogliere gli occhi da Buffy, che si era seduta di fronte alla scrivania di Angel.

“Sto bene”.

Un attimo dopo, la donna gli era accanto e fissava la scena davanti ai loro occhi.

“E’ molto bella” sussurrò.

“Già” fece laconico lui.

“E tu sei innamorata di lei”.

A quelle parole, Spike si voltò di scatto. Un lampo feroce gli attraversò lo sguardo “Basta con questa storia, Fred!” le puntò una mano fasciata contro “Basta così. Non ho voglia di parlarne, né di rivangare vecchie cose, né di dare spiegazioni..”.

Tutto si era aspettato, ma non la genuina risata che alterò i delicati lineamenti dell’amica. Fred rise, gettando la testa indietro. L’espressione di Spike mutò all’istante. Lo stupore scalzò la rabbia, le braccia abbandonate lungo i fianchi, la confusione stampata sul viso spigoloso.

Fred smise pian piano di ridere e lo fissò “E come ti sei fatto quel graffio..?” indicò la guancia ferita “No, lasciami indovinare, ti sei addormentato mezzo secondo..” il suo tono era sorprendentemente canzonatorio. Senza pensarci, il vampiro si portò una mano al viso, perplesso. Poi si scosse.

“Fred,.. voglio stare solo” fece, dandole le spalle.

“Prima dobbiamo parlare” era seria, adesso. Spike scosse la testa “Non c’è niente da dire. Tu vuoi avere delle risposte che non ho.. che non voglio avere..” sospirò “E’ una storia vecchia, ormai”.

“Ed è per questo che sei qui da stanotte, a fissare prima una stanza vuota ora due persone che discutono?” fece un cenno verso l’ufficio di Angel “Perché è una storia vecchia?”.

Spike irrigidì la mascella. In realtà, non voleva sostenere quella conversazione. Voleva guardare Buffy, sentire la sua voce, crogiolarsi in quella sensazione scomoda e meravigliosa di averla lì, a pochi passi, così vicina, dopo tutto. Ma Fred non si muoveva e dallo sguardo nei suoi occhi, era chiaro che non l’avrebbe fatto. Così, le lanciò un’occhiata “Vuoi che ti dica cosa, esattamente?”.

La ragazza sollevò le sopracciglia “Tu non devi dire proprio niente a me, William” gli sorrise dolcemente “Tu devi uscire di qui e parlare con Buffy”.

Questa volta fu lui a ridere. Una risata amara, stonata sul suo viso ansioso, ma non poté trattenersi. Si appoggiò alla parete, guardandola “Tu credi?”. Quand’ebbe recuperato un po’ di controllo, fece “Tu credi che io non l’abbia già fatto? Tante di quelle volte che ho perso il conto?”.

In un secondo, si trovò immerso nella frustrazione che lo aveva assalito ogni singola volta, nella disperazione che seguiva ogni rifiuto, nella tristezza che lo avvolgeva nel letto freddo della cripta, un attimo dopo che lei era scivolata via, senza una parola.

Evitò di incontrare gli occhi di lei, per non leggervi la compassione. Guardò a terra, tentando di infilare le mani in tasca, inutilmente. Ci rinunciò, nascondendole dietro la schiena.

“E’ sempre stato un ritornello intollerabile per Buffy” sussurrò “Il vampiro innamorato della Cacciatrice”.

In quel momento, Fred fece una cosa che sciolse il nodo dentro il cuore spento di Spike. Gli si avvicinò e dolcemente gli appoggiò una mano sulla guancia, ricordandogli un gesto simile che Buffy gli aveva concesso, tanto tempo prima. Tenne la mano sulla pelle sfregiata di lui, mormorando “Le cose cambiano, William. Le persone, cambiano” i suoi occhi luminosi e comprensivi non lo mollavano “In modi inaspettati, per lo più”.

Spike non riuscì a trattenere il tremito delle labbra “Lei no. Lei non è cambiata, in questo..” la sua voce era appena percepibile. Ma Fred insisté “Vuoi dire che hai paura che non sia cambiato niente” lo disse senza supponenza e il tono avvinse il vampiro, che si lasciò andare a quella carezza, chiudendo gli occhi “William, non lasciare che questa paura ti intralci..” gli disse poi.

 

Una luce accecante lo avvolge, il medaglione è così bollente, si sta quasi sciogliendo sul suo petto. La voce fatica ad uscirgli. Una forza immane lo immobilizza alle pareti scoscese del cratere, la confusione che lo circonda, fatta di grida, versi inumani, rumori di armi che s’incrociano, gli rende impossibile individuarla.. la chiama. E lei arriva, correndo, incurante della ferita sanguinante all’addome.

“La sento, Buffy..” e al suo sguardo interrogativo e disperato “.. la mia anima. C’è, è qui dentro. E punge”.

La ragazza spalanca gli occhi, cerca di prendere fiato, cerca di capire.. E non gli è mai parsa più bella, più infinita, più unica. La Prescelta. E lui l’ama, l’ama così tanto che non gli importa nemmeno che lei ricambi un centesimo di questo sentimento. Improvvisamente, mentre la luce emana da lui bucandogli le viscere, comprende. Io ti amo, Buffy, ti amo anche se tu non l’hai mai fatto né mai lo farai..

 

Fred lo chiamò riportandolo indietro. C’era qualcosa negli occhi di lei. Stupore, choc, addirittura. Spike non capì subito, ma poi la guardò staccare la mano dalla sua guancia e fissare le proprie dita. Poi, di nuovo lo guardava.

“William” riuscì a dire. Le sue lacrime le avevano bagnato la pelle, lasciandola evidentemente sconvolta.

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Capitolo 11
*** With The Pride -II ***


La porta si è chiusa con un tonfo la cui eco è divampata come un incendio dentro di lui. Un attimo fa la guardava, tentando di spiegarle che tra loro c’è qualcosa, un filo che li lega, sensazioni che condividono e che Lei finge di non vedere, negando l’evidenza. L’ha inseguita, come gli capita spesso di fare, balbettando le sue ragioni, rispondendo alla sua rabbia, ignorando il suo sarcasmo.. Infine, ha sbattuto contro il rifiuto. Niente più parole, solo quell’onda che lo ricaccia indietro, la maledizione che lo perseguita, la certezza di essere un indesiderato. In qualche modo, gli ha revocato l’invito dopo anni. Sbattere contro una barriera invisibile che di fatto incarna tutte le sue maggiori paure, l’ha annientato. A distanza di qualche ora, si rende conto che lo sguardo che le ha rivolto deve esserle sembrato comico, nella sua tragicità. L’ha fissata incapace di crederci, come se fosse scivolato in un incubo da sveglio. L’ha fissato senza espressione e ha chiuso la porta, costringendolo ad arretrare di un passo per non esserne colpito.

Dirle senza esitazione “Io ti amo” non è servito a niente, anzi, forse sì, è servito a farla decidere che non c’è alcun posto per un feroce vampiro bloccato da un chip nella sua vita, nel suo mondo, sul suo pianeta.

E’ rimasto fermo sulla veranda qualche secondo, lottando contro la voglia di prendere a pugni la porta chiusa, spaccare i vetri delle finestre, calciare qualsiasi cosa trovasse lì introno.. Ha lottato contro questa voglia, rimanendo immobile, le braccia lungo i fianchi, le mani strette a pugno, lo sguardo che vagava sulla facciata della casa da cui, da ora, è definitivamente cacciato.

Quando si è mosso, ha riso. Una smorfia grottesca gli ha attraversato il volto. Si è voltato e si è allontanato, tentando in ogni modo di ignorare il peso che gli schiacciava il petto. Il sapore salato delle lacrime sulle sue labbra non l'ha fermato. E non l'ha stupito.

 

Fred lo fissava. Spike sapeva che le lacrime di un vampiro erano un fatto raro, ma non impossibile ed era conscio che erano cose che potevano succedere, in momenti di alta tensione, tuttavia essersi lasciato andare davanti a qualcuno lo umiliava. Sebbene potesse contare sulla sua discrezione, era sempre duro da sopportare. E poi, quel suo sguardo.. Non c’era compatimento o pena, piuttosto una grande tristezza. Sospirò, allontanandosi di qualche passo e tornando a guardare Buffy, sprofondata nella poltrona di fronte ad un Angel sempre più cupo.

“Non è uno spettacolo edificante, eh?” sussurrò, abbozzando un sorrisetto e passandosi una mano sugli occhi, facendo sparire i segni delle lacrime “Non pensare che sia la norma, comunque”.

La ragazza seguì la direzione del suo sguardo. Fissò Buffy qualche secondo “La invidio molto”.

Spike strinse la mascella, respirando forte.

“Si, la invidio, perché ha suscitato in te questi sentimenti indistruttibili. Deve essere una donna eccezionale.. Beh, si. E’ la Prescelta. Lo è stata per molto tempo” sussurrò.

“Non è per questo” si sentì dire “E’ la sua natura. E’ forte, terribile, diretta.. Ed è unica”.

Fred lo affrontò “Spike, devi uscire di qua e andare a parlarle” gli poggiò le mani sulle braccia e il vampiro fu assalito da una improvvisa sensazione di calore che lo lasciò boccheggiante. Le dita sottili di lei gli stringevano gli avambracci, nel punto in cui le bende terminavano, e quel contatto risvegliò molto altro in Spike. Ripensò alle mani di Buffy che, lievi come carezze, risalivano le sue braccia, fino alle spalle, fino al collo, la rivide piegarsi su di lui e lasciargli scie di piccoli, umidi baci sulla pelle.. Respirò forte, incontrando gli occhi scuri di Fred, spalancati e preoccupati “Presto se ne andrà e se il mio istinto non m’inganna, non tornerà tanto presto. Il chiarimento che stanno avendo quei due mi sembra.. definitivo..” voltò la testa verso l’ufficio di Angel “E’ il momento di agire, William. Le tue lacrime saranno di rimpianto, se non ci proverai”.

Spike guardò ancora Buffy, poi le disse “Non posso farlo”.

Fred lo scosse leggermente “Devi, farlo. Di che cosa hai paura? Del suo rifiuto? Hai paura di questo? Oh, Dio, William, se anche dovesse rifiutarti, non starai peggio di così!”.

Il silenzio che seguì li avvolse. Improvvisamente, Spike si sentì a mille miglia da quella stanza vuota ed impersonale, si sentì sospeso in aria, pronto a scomparire tra le nuvole, e lo avrebbe fatto, sarebbe scomparso se non avesse avuto quella corda che lo teneva legato a terra, impedendogli di perdersi.

“Non posso farlo” ripeté scuotendo la testa, la tensione che lo dilaniava e tirava i suoi tratti marcati fino allo spasimo “La cose sono andate in un modo che.. che esclude un altro finale. Sono morto, per lei, in quel crepaccio. Sono morto, per lei” incontrò i suoi occhi “Ho fatto la fine che fa un vampiro, sono diventato un mucchietto di cenere disperso nel vento. Lei era lì e ha visto”.

Fred si lasciò sfuggire quel che gli parve un ringhio. Nel suo sguardo passò, per un secondo, una luce furiosa. Poi la sentì dire “Stronzate. Tu non sei polvere. Tu sei qui, carne, ossa, anima. Anima, William” lo strattonò “Deve pur esserci una ragione per questo. Buffy, è una di queste..” gli impedì di interromperla “No, tu ascolti me. Non so perché sei tornato e hai di nuovo la possibilità di camminare su questa valle di lacrime, ma è questa la realtà e se tu hai troppa paura per affrontare tutto ciò che ne consegue, beh, allora hai recuperato per niente l’anima..” lo lasciò andare “Forse per te era più semplice aggirarti per il mondo senz’anima, con un chip che ti rendeva innocuo, senza la speranza di una redenzione..” lo sfidò con lo sguardo “Era meglio, William?”.

Invaso da una rabbia impotente che gli impediva di pensare lucidamente, Spike si sciolse con uno strattone dalla presa di lei e le diede le spalle, tremante. Ci mise un po’ a calmarsi.. Gli passavano davanti agli occhi le immagini del suo ritorno a Sunnydale, con un’anima ingombrante che aveva rischiato di farlo impazzire e si rivide abbracciato ad una croce, l’odore nauseante di carne bruciata che si alzava dal suo corpo, mentre sentiva lo sguardo stranito di Buffy che registrava la sua confessione.. Mosse la testa, come a scacciare quegli ingombranti ricordi.

“Perciò, se tutto ciò che ti ha portato fin qui, in questo posto, in questo momento, ha un qualche senso per te, ti consiglio di rivedere i tuoi piani” la voce di Fred lo raggiunse. Il suo tono era di nuovo dolce, la solita Fred “Tutto il resto non ha importanza, William”.

Ciao a tutti. Ringrazio quelli che leggono la mia storia e ringrazio tutti coloro che hanno recensito. I commenti mi fanno piacere e mi aiutano a proseguire. Grazie ancora.
A presto, Ezrebet

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Capitolo 12
*** With The Pride -III ***


 

 

Buffy stava ascoltando Angel in silenzio. Gli occhi di Spike non la lasciavano un secondo. Si stava bevendo tutto di lei, lo sguardo serio, l’espressione guardinga, il bagliore dorato dei suoi capelli, trattenuti in una severa coda. L’esame di Spike proseguì sulle spalle, diritte e rigide, le braccia, abbronzate e conserte sul seno, nascosto da una camicetta scura e sorprendentemente sobria. Scese lungo i fianchi, la cui curva morbida era fasciata da jeans scoloriti, le scarpe lucide, dal tacco alto.. Qualcosa si andava sciogliendo dentro il vampiro. Era eccitato, certo. Questo era il solito effetto che la Cacciatrice aveva su di lui fin dalla prima occhiata. La ricordava bene, nella penombra della pista da ballo, mentre si muoveva a ritmo della musica, all’oscuro del fatto che un killer spietato l’osservava nell’ombra. Oh, si, più e più volte, nel corso degli anni, era tornato a quel momento completamente suo, completamente privato. L’aveva scrutata, preso da una sensazione sconosciuta.. La voleva ammazzare, ovviamente, ma fin da allora era stato onesto con sé stesso. L’aveva voluta.. niente amore, né sesso. Nient’altro che ossessione furiosa per una ragazzina letale e sfuggente, irraggiungibile. Perché lui era un vampiro, lei la Cacciatrice, quella che era lì con un unico scopo, far fuori i mostri come lui.

E se in qualche modo gli fosse stata concessa un’altra possibilità, forse sarebbe fuggito via da Sunnydale proprio allora. Perché ora sapeva che era stato quello il momento in cui il destino di William il Sanguinario era cambiato, aveva preso una direzione diversa, fatta di frustrazione e rabbia. Soprattutto fatta di sacrificio. Che parola assurda per un vampiro.. Sacrificio!

 

“Forse dovrei uscire di qui e sparire. Andare più lontano possibile da Los Angeles” mormorò.

Fred incrociò le braccia sul petto, seria “Potrebbe essere una possibilità. La è, William?”.

Spike rise, amaro. Le lanciò un’occhiata “..l’anima che mi ritrovo mi sta dicendo di scappare, dottore. Via da qui, via dalla Wolfram&Hart, lontano da lei..” guardò ancora Buffy “La mia anima me lo sta gridando così forte da stordirmi”.

“Non credo”.

Non poteva in alcun modo combattere. Il tono di Fred era così sicuro e dolce, così convincente. Gli entrava dentro come un mantra, lento e martellante, e la sua eco gli riempiva cervello e anima.

 

Hai ragione, maledizione, è così! Qualcosa mi sta gridando di correre da lei, ora, subito!

 

“Io credo che tu sia pronto” riprese Fred con dolcezza implacabile “Sei pronto per lei, William”.

Lo sguardo che le rivolse era pieno di disperata speranza. Era come se, se ne rendeva conto nel marasma del momento, cercasse una valida scusa per andare e nello stesso tempo per non andare.. e le cercava negli occhi della ragazza che lo fissava comprensiva e risoluta.

“Mi ha visto morire da eroe. E non mi ama.. O forse mi ama perché sono morto da eroe..” sussurrò con voce spezzata “.. non posso.. non potrei presentarmi così..” scuoteva la testa, un nodo in gola impossibile da sciogliere.

“Puoi, invece. E devi. Perché hai in mano non soltanto il tuo destino, ma anche il suo” intervenne Fred “La ami e devi darle la possibilità di saperlo. Sul serio, senza costrizioni, senza apocalissi che incombono, senza più urgenze da affrontare. Lei deve saperlo e anche tu devi affrontarla. Sarai libero solo in quel momento”.

 

Libero? Libero? Da quando non lo era più? Dall’istante in cui gli avevano impiantato nel cervello un chip degradante impedendogli di seguire la sua natura di vampiro, o dall’istante in cui, tolto il chip, aveva capito che dentro di sé non c’era rimasto niente della feroce creatura assetata di sangue che terrorizzava il mondo intero? Drucilla aveva liberato il suo demone, Buffy aveva scavato e trovato la sua reale essenza, ciò che profondamente era e che non era riducibile a William, poeta da strapazzo, né al sanguinario Spike..  Un uomo.

 

Sospirò profondamente, abbassando il capo sconfitto. Quando si voltò verso Fred, la vide sorridere.

 

Maledetto inferno, pensò, sono così trasparente di fronte a te, dottore?

 

La vide armeggiare con la borsa ed estrasse un pacchetto. Glielo porse dicendo “Cambiati la maglietta. Non vorrai presentarti a lei così combinato?”.

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Capitolo 13
*** As You Were ***


 .. così ti amo perché non so amare altrimenti che così,

in questo modo in cui non sono e non sei..

 

“Non voglio incontrarla qui, alla Wolfram&Hart”.

Borbottava, Spike, mentre si aggiustava la maglietta sopra le bende che Fred gli aveva nuovamente sistemato sul petto. Guardava di sbieco l’ufficio di Angel mentre lei gli ripuliva il graffio in viso, dopo varie insistenze. Buffy era sempre seduta rigida, gli occhi fissi in quelli del Grande Capo, che parlava e parlava.. Sospirò.

“Ho quasi finito” lo avvisò Fred, che aveva evidentemente notato la sua impazienza.

Spike non poté trattenere un ringhio sommesso. Lei lo fissò “Ti sto facendo male?”.

Scosse la testa “No. E poi, non trattarmi come un moccioso che ha paura del dottore” fece in tono insolente “Hai fatto?”.

“Ti ho appena detto che..” ma un movimento improvviso del vampiro la interruppe.

Spike era in piedi, gli occhi fissi oltre il vetro. Fred seguì il suo sguardo e vide Angel che, girando intorno alla scrivania, si avvicinava a Buffy e le sfiorava la guancia con una mano.

La mascella contratta, lo sguardo gelido, il viso tirato allo spasmo.. Spike sapeva benissimo di apparire spaventoso. Ma stava cercando di trattenere il demone, di trattenere lo sguardo d’ambra e le fauci aguzze che spingevano per trovare spazio. Non voleva che accadesse. Ogni volta che Angel si avvicinava troppo a ciò che considerava suo, a torto o a ragione..

“William, calmati” lo richiamò Fred “Non c’è alcun bisogno di..” ma lui si voltò e la sua espressione mozzò il fiato alla ragazza.

Paura, minaccia, tormento, tristezza.. che diavolo stava balenando sul volto del vampiro? Spike era a conoscenza di ciò che Fred stava vedendo, se ne vergognò, come sempre faceva quando sentiva di scoprirsi troppo davanti a qualcuno.. ma lei aveva già visto così tanto di lui in poco tempo..

Si fronteggiarono così, rimanendo in silenzio.

 

Spike era rimasto inchiodato sulla soglia, lo sguardo fisso davanti a sé, immerso fino ai capelli nei suoni che provenivano dal centro della stanza.. I suoi sensi di vampiro l’avevano tradito. Di norma, l’odore di sesso ed eccitazione lo raggiungeva molto prima, ma questa volta non era successo. Non aveva tempo si analizzarne la ragione.. pensò solo che forse era qualcosa di così inaspettato da aver annebbiato le sue percezioni.. Strinse la mascella, mentre guardava le due figure strette in un amplesso selvaggio, abbandonate tra le coperte del letto a baldacchino. La donna era avvinghiata alle spalle del suo amante, che spingeva e spingeva, stringendole le gambe in una presa d’acciaio.. I loro ansiti gli perforarono le orecchie e giunsero al cervello, scatenando qualcosa dentro.. Ruggì, mentre il demone stravolgeva i suoi bei lineamenti e le zanne, nella foga, finivano per ferirgli le labbra secche. Fece un passo avanti, richiamando l’attenzione degli amanti.

Gli occhi violetti di Drucilla emersero dalle lenzuola, appannate dal piacere, le iridi scure di Angelus lo fissarono spavalde. Il vampiro più anziano parlò e la sua voce suonò morbida e fintamente sorpresa “Oh, William. Eccoti di ritorno” il suo bacino ancora si muoveva e Drucilla abbassò le palpebre, completamente presa dal momento. Spike si domandò se lei lo avesse davvero visto o se le fosse impossibile pensare, in quegli istanti..

“..ti stavamo aspettando” un ghigno attraversò il volto liscio di Angelus.

Spike avrebbe voluto dire qualcosa, ma non ci riuscì. Li fissava, mentre il demone si ritirava nei suoi meandri, e al suo posto, William. Capì di essere sotto choc.

“Io e la mia donna, qui, ne abbiamo ancora per poco” gli disse Angelus con voce vellutata, lanciando un’occhiata piena di lussuria a Drucilla “Hai fretta o puoi attendere..?”.

Gli occhi in tempesta di Spike si posarono sulla vampira che aveva imprigionato il suo cuore morto, il suo desiderio, la sua volontà.. trovò lo spettacolo rivoltante.. Girò su se stesso ed uscì dalla camera e da quella tana, pronto a sfogare la rabbia su qualsiasi cosa di vivente avesse incontrato sulla sua strada.

 

Si allontanò da Fred ed abbassò lo sguardo, scuotendo la testa.

Certe cose non cambiano mai, disse a sé stesso.

Avrebbe dovuto saperlo. E non per la carezza di Angel, che sapeva aveva ben poca importanza dopo le parole che quei due si erano appena detti, ma per sé stesso, perché era questo il suo modo, perché  lui era sempre stato questo.

Gli sfuggì un sorriso stanco, mentre i suoi occhi incontravano quelli spalancati di Fred.

“Sono sempre stato così, dottore. Certe cose non cambiano”.

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Capitolo 14
*** As you were -II ***


 

Il gesto di Angel finì subito. Lo vide allontanare la mano e sedersi sul bordo del tavolo, incrociare le braccia sul petto e guardare Buffy con quella sua aria solenne..

Spike si lasciò sfuggire un ghigno. Per l’inferno, capiva come una donna potesse perdersi in quello sguardo! Ma il sarcasmo, che da sempre funzionava, quella volta non servì. Dentro di sé, tremava. Tremava perché sapeva ciò che Buffy conservava nel cuore per Angel, nonostante tutto. Glielo aveva letto mille volte negli occhi, fin dall’inizio, fin da quando Angelus l’aveva straziata per le sue nefandezze. Per il rimorso, per il senso di colpa..

Ah! Mosse la testa come per scacciare quei pensieri. Lo sapeva già, l’aveva imparato a memoria negli anni, si era stampato a fuoco da qualche parte dentro di lui.

 

Tu sei solo conveniente”.

 

Fred gli sfiorò un braccio, facendolo voltare. I suoi occhi castani gli accarezzavano il volto “Adesso vai. Se non vuoi incontrarla qui, scendi ed aspettala nel garage” gli sorrise “Devi agire, toglierti di qui, perché ciò che stai vedendo non significa niente, William. E nonostante questo, tu ne soffri..”si fermò come cercando le parole “Ne soffri così tanto”.

Spike sospirò, sollevando le sopracciglia, improvvisamente imbarazzato “Un vampiro non soffre”.

“L’anima di un vampiro scommetto che lo fa” fece di rimando.

Guardando di nuovo oltre il vetro, lui sussurrò “Non so fare altrimenti, dottore. E’ come se.. ci fosse qualcosa che mi impedisce di reagire diversamente. Nella mia lunga vita ho sempre fatto così. reagire, aggredire..” alzò le spalle “E’ l’unico modo che conosco”.

“Crederai di essere l’unico!” sbuffò Fred avviandosi alla porta “L’umanità si ammazza spesso agendo in questo modo. Conosci la storia..? Tu qualcosa l’hai anche vissuta..” rimase ferma con la mano sulla maniglia. Abbassò la testa, ed alla fine sussurrò “Esci di qui e inventati qualsiasi cosa, ma incontrala. Ehi..” gli rivolse un’occhiata “Ho fiducia in te”.

Un momento dopo, era di nuovo solo.

Le parole di Fred l’avevano scagliato indietro, in un altro posto, in un altro tempo, davanti a due occhi verdi che l’avevano perforato, colpito, affondato, con quelle stesse poche parole.

Magari, era stato proprio quello l’istante in cui l’anima logora di William era risorta, si era fatta spazio spaccando, graffiando e demolendo tutto ciò che di un vampiro sanguinario aveva trovato sulla sua strada.

Oh, si, doveva essere andata proprio così, per lui.

Guardò Angel. Lui aveva avuto più tempo, la cosa era stata inaspettata, certamente non voluta, sebbene adesso proclamasse ai quattro venti di essere stato salvato da una maledizione zingara.. Cent’anni per accettare, agire, comprendere.

Strinse la mascella al ricordo della fuga da Sunnydale, disperata e piena di vergogna di sé, alla ricerca di una leggenda. Chiuse gli occhi, stanco. Quando li riaprì, lanciò un’occhiata a Buffy e poi, un’improvvisa frenesia lo assalì. Si voltò di scatto e si precipitò alla porta.

 

Voglio ringraziare tutti quelli che continuano a leggere questo viaggio dentro Spike.. Grazie.
Ezrebet

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Capitolo 15
*** As you were -III ***


Si fermò di botto in fondo alle scale. Aveva deciso di non prendere l’ascensore per non incontrare nessuno, ma, come molte delle sue decisioni si rivelò sbagliata. Si bloccò sull’ultimo scalino quando sentì un odore che non aveva scordato. Colpì le sue narici improvvisamente, impedendogli di reagire subito. Non poté girarsi e scappare, ormai era tardi, ma, rabbrividì al pensiero, avrebbe voluto farlo, alla velocità della luce. Così, quando voltò l’angolo cercò di assumere un’espressione seria. Che quasi si sgretolò quando incontrò lo sguardo di Willow. La ragazza lo fissò un momento, poi, come svegliandosi da un sonno, spalancò gli occhi e parve rimanere senza fiato. Rimasero fermi qualche secondo, ad esaminarsi. Willow gli sembrò più bella, più alta, più sicura di sé, nonostante l’aria sgomenta. Le guardò i capelli, lunghissimi e di un rosso fiammeggiante, che si stupì di aver dimenticato.. Lei si riscosse per prima.

“Spike” sussurrò. La vide corrugare la fronte e poi ripetere, in tono più deciso “Spike!”.

Il vampiro sfoderò un sorriso che voleva apparire seducente e sicuro. Sperò di aver centrato l’obbiettivo.

“Ciao, strega” l’apostrofò “Qual buon vento ti porta?”.

Ma lei lo fissava in silenzio, studiandolo incessantemente, quasi frenetica. Spike capì che credeva di avere davanti un fantasma o di essere vittima di un’allucinazione.

“Sei…” mormorò ad un tratto “Sei un fantasma..?” strinse appena gli occhi.

Spike rise, cercando di apparire disinvolto “Oh, no.. Vuoi esaminarmi più da vicino?” le rivolse un’occhiata seducente, spalancando le braccia. Ma Willow proseguì “Non puoi essere tu. Sei morto nel cratere di Sunnydale. Buffy era lì con te. Ha visto”.

Lui annuì, mantenendo un’espressione serena, così lontana dal suo vero stato d’animo.

“Si. E’ vero, ma ora sono qui. Carne ed ossa” per essere più convincente fece un giro su se stesso.

La vide portarsi una mano alla bocca e, guardandola meglio, vide che i suoi occhi si riempivano di lacrime. Di colpo, divenne serio. Si accigliò, sgomento, incapace di dare un senso a quella reazione inaspettata.. Ma che fa? Piange? Fece un passo verso di lei, ma la ragazza si allontanò di più, fissandolo ancora come a volerlo bucare con lo sguardo.

“Ehi” la chiamò, indeciso su come comportarsi “..se non sei contenta di vedermi.. beh, come non detto. Ora mi volto e scendo le scale e non ci siamo mai incontrati..” fece in tono frenetico.. Poi, la guardò di nuovo e vide che un lieve sorriso le aleggiava sul volto. E adesso? Che cosa doveva fare?

“Spike” ripeté Willow, abbassando le braccia e sorridendo più convinta, mentre una lacrima le scivolava sulla guancia “Sei proprio tu”.

“E’ un quarto d’ora che te lo sto dicendo, strega” la apostrofò.

“Sei vivo”.

“Per quanto può esserlo un vampiro” specificò lui, ritrovando un po’ di ironia.

Lei rise e di riflesso, anche Spike si ritrovò a ridere.

Quando furono nuovamente seri, e sempre alla stessa distanza, Willow domandò, tamponandosi gli occhi con le mani “Come.. come è successo? Cioè. Che ci fai qui?”.

“Sono ospite di Angel” scherzò lui “A tempo determinato, spero” alzò le spalle.

“Come mai sei.. sei vivo?” insisté.

“E’ una storia lunga, Rossa. Magari te la racconto più tardi”.

Ma la ragazza con gli levava gli occhi di dosso e gli parve decisa a non mollare.

“Quant’è che sei qui?”.

“Qualche mese.. un anno, o poco più” fece Spike.

“Un anno?” sembrò stupefatta. Chinò un momento la testa, e quando incrociò di nuovo il suo sguardo, Spike vi lesse dentro qualcosa di simile al rimprovero, qualcosa di solito destinato ai bambini birichini. Si sentì sdegnato ed allo stesso tempo preso con le mani nel sacco.

“Un anno, Spike?” ripeté ed il suo tono tradiva una malcelata rabbia.

Al suo silenzio, lei continuò “E in tutti questi mesi non hai pensato di.. che so, fare una telefonata? Mandare un telegramma? Magari una mail!” era proprio arrabbiata, adesso. Il vampiro poteva vedere la rabbia che montava in lei come un’onda di piena.

“Beh.. perché avrei dovuto? Il mio compito era concluso..” alzò le spalle, ben sapendo che quelle parole e quella noncuranza lo stavano ficcando in guai peggiori.

Davanti a quello sguardo accusatorio, strinse la mascella “Non ero tenuto a..” ma lei lo interruppe “No, non eri tenuto” fece asciutta, raddrizzando le spalle.

Si fronteggiarono un momento, poi Willow disse “.. pensi di incontrare Buffy?” nei suoi occhi adesso c’era una freddezza che colpì Spike più di un pugno sullo stomaco.

Si inumidì le labbra, non trovando le parole.. Alla fine, fu lei a dire “O non vuoi farti vedere?”.

Il vampiro sospirò “Non so se ne sarebbe contenta” tentò di fare lo spiritoso. Non voleva che Willow intuisse i suoi veri pensieri, il suo tormento interiore.

La vide annuire “Ho capito” lentamente gli diede le spalle, prendendo la direzione opposta alla sua.

Spike rimase lì fermo, scioccato. Non si raccapezzava, in più, adesso che Willow l’aveva visto..

Respirò forte e le corse dietro. Prima che la ragazza potesse entrare nell’ascensore, la tirò indietro, impacciato con le mani fasciate, e la fissò “Aspetta!” la fissò, lei ricambiò lo sguardo “Sì, Spike? Che c’è?” i suoi occhi poi scivolarono sulla sua presa. Spike capì che stava realizzando che lui era vivo, lì, davanti a lei.. La lasciò gentilmente e sussurrò “..che vuoi fare? Dirai a Buffy che..”.

Willow abbozzò un sorriso che non coinvolse gli occhi “Oh, certo che no. Non ti toglierò le castagne dal fuoco”.

Senza capire, Spike corrugò la fronte “Che significa?”.

“Significa che le spiegazioni, a Buffy, dovrai darle tu stesso. Se vorrai. Io non ci penso proprio”.

Lo sdegno ed il disprezzo con cui pronunciò quella frase lasciarono di stucco il vampiro, che indietreggiò lievemente. Si trovò a ridosso della parete, gli occhi fissi nei suoi. Con i poteri che aveva, Willow avrebbe potuto polverizzarlo con la sola forza del pensiero.. Pensò che l’avrebbe sicuramente fatto.

Invece, la sentì dire “Sei sempre lo stesso, Spike. Anima o no, campione o no, sei sempre il solito spaccone menefreghista che non si cura delle conseguenze. Fai come credi. Solo, non tentare di coinvolgermi” lo guardò ancora per alcuni secondi, poi entrò nell’ascensore.

Le porte metalliche si chiusero davanti ad uno Spike esterrefatto e ferito più di quanto volesse, o potesse, ammettere.

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Capitolo 16
*** Everytime you go away ***


..così vicino che la tua mano sul mio petto è mia..

 

Si trovò immerso nel buio del garage. Il silenzio lo aiutò a riprendersi. Le parole della strega l’avevano scosso. L’avevano fatto arrabbiare, l’avevano offeso, l’avevano fatto sentire l’ultimo degli ultimi. Per quale ragione, poi, doveva ancora comprenderlo.

In fin dei conti, ciò che le aveva detto era stata una versione della verità. Non c’era stato mai nessuno, ai tempi della sua permanenza a Sunnydale, che avesse mostrato di tenere a lui.. Per quale dannato motivo avrebbe dovuto informarli che non era morto.. o meglio, che era morto ed era tornato?

E perché diavolo non le aveva assestato un bel morso sul collo? Perché non l’aveva dissanguata? Perché non l’aveva fatta stare zitta, una volta per tutte?

Nell’istante stesso in cui si faceva queste domande, si dava una risposta, l’unica possibile.. Per Lei. Per Lei non si era fatto vedere, per Lei non aveva dissanguato il collo candido di Willow, per Lei. Perché tutto aveva sempre fatto, solo per Lei.

 

La guarda di sottecchi, incerto. E’ imbarazzato. Nemmeno nei suoi sogni ha pensato di arrivare a questo momento. Quando ha visto il suo cadavere, riverso tra le macerie, ha creduto davvero che tutto fosse finito e che il suo destino fosse quello di rimpiangerla.. Rimpiangere ciò che avrebbe potuto essere e non è stato, ciò che avrebbe dovuto fare e non ha fatto. Ha passato intere notti ed interi giorni a chiedersi dove ha sbagliato.. Il destino gli concede di parlarle di nuovo e spiegarle, almeno provare, a spiegarle che cosa è accaduto e che cosa avrebbe voluto..

“Non ho dimenticato ciò che ti ho detto, la promessa.. di proteggerla”.

Gli occhi di Buffy lo fissano seri, senza giudizio, dandogli la forza di proseguire “Ho passato intere notti a pensare.. avrei potuto fare diversamente, qualcosa di più veloce, più astuto, più.. Ogni notte, da allora, ti ho salvato..”.

La guarda vergognoso, perché sa che ha avuto un’occasione, quella notte, e l’ha sprecata per questo suo modo di essere, impetuoso e istintivo, che lascia così poco spazio al ragionamento, alla riflessione, alla valutazione di ciò che si deve e non si deve.. La vergogna lo ha assalito, ogni notte, da allora, costringendolo a prendere atto della sua realtà, dei suoi limiti, dei suoi errori.

Buffy non dice niente, lo guarda. Spike sa che è ancora troppo sconvolta dal ritorno. Scavare con le unghie per uscire, la paura assurda di essere intrappolati per sempre, la voglia di sentire il freddo dell’aria sulla pelle. Ricorda alla perfezione la notte del suo, di ritorno. Niente di paragonabile, ovviamente. Lei è viva, respira, è calda.. Il suo calore si espande nella cripta e gli arriva dritto, sommergendolo, lasciandolo boccheggiante.. Eppure, pur nella diversità, sa che questo li unisce. Scavare la terra freneticamente per sbucare fuori è l’esperienza che più li unisce, in questo momento, che ha creato un filo, tra di loro, invisibile, impercettibile, ma così stretto, per lui, da impedirgli di pensare lucidamente. L’unica cosa che riesce a focalizzare per bene sono le ferite sulle nocche di lei, rosse, profonde, brucianti.

Alza gli occhi e la fissa. Ancora non ci crede di averla lì davanti, viva. Eppure è viva e lui passerà la sua vita di non morto a rimediare.

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Capitolo 17
*** Everytime you go away -II ***


 

Riconoscere l’automobile che aveva portato Buffy dall’aeroporto fu immediato per Spike. L’odore di lei, probabilmente, era registrato da qualche parte nei suoi geni e, seguendone la scia, giunse davanti ad una berlina scura. Era chiusa a chiave e dell’autista non c’era traccia. Si piegò, dopo un momento di esitazione, e guardò attraverso i vetri.. forse per scovare qualche traccia di lei. Vide una borsa semiaperta, da cui sporgeva un quotidiano ed un paio di occhiali da sole marroni. Guardò ancora e vide un foulard bianco, abbandonato sul sedile, e un’altra rivista sgualcita.

Il vampiro si sollevò e strinse la mascella. Nessuna valigia. Buffy non aveva intenzione di fermarsi a Los Angeles. Dunque, sarebbe scomparsa di nuovo dalla sua vita, così come era già accaduto nel crepaccio di Sunnydale.

Si appoggiò all’automobile, e, lottando con le mani fasciate, riuscì ad accendersi una sigaretta.

L’incontro – scontro con Willow l’aveva scioccato, e nello stesso tempo, l’aveva fatto riflettere su un aspetto della questione che non aveva considerato.

Uscire per sempre dalla vita di Buffy.

Era veramente questo che voleva? Rimanere a guardarla da dietro un vetro, spiarla mentre perdeva lo sguardo in quello di Angel, lasciare che credesse che fosse ormai niente altro che polvere..? Nonostante il suo gesto eroico.

Era davvero questo che desiderava?

Certo, sapere che Buffy lo considerave un campione alla stregua di Angel, o quasi, gli pareva molto più di quanto avesse mai potuto sperare nella sua atroce non vita di vampiro, tuttavia.. tuttavia lei se ne sarebbe andata senza guardarsi indietro perché, non c’era alcun dubbio, stava chiudendo col Grande Tormentato, di sopra, e si sarebbe allontanata per sempre senza sapere. Senza sapere che lui era vivo.

Quest’improvvisa indecisione gli punse qualcosa dentro, lo infastidì, lo fece respirare più profondamente. Ma, per l’inferno, non era questo che aveva voluto, in quell’ultimo periodo a Sunnydale? Che Buffy credesse nel suo cambiamento? Che lo vedesse come l’aveva visto nel crepaccio, avvolto dalle fiamme, pronto a morire per il mondo?

Non era trascorso un giorno da quando l’aveva ritrovato nello scantinato del liceo in cui aveva sperato in quel benedetto momento e la morte, buon Dio, la morte era stata la sua occasione, perché lei credesse, lei capisse, lei lo AMASSE, una volta per tutte.

In un moto d’impazienza, gettò a terra la sigaretta, pestandola più e più volte, arrabbiato con se stesso per essere così debole da lasciarsi mettere in crisi da una ragazzina come Willow.

Si calmò qualche istante dopo. Incrociò le braccia sul petto e ripensò allo sguardo incazzato della strega, alla dolce insistenza di Fred, ad Angel stesso, che lo avvertiva dell’arrivo della Cacciatrice.. Un susseguirsi di eventi che rischiavano di travolgere e polverizzare il suo ritrovato equilibrio..

Poi, s’un tratto, sentì la voce di Buffy. Si stava avvicinando. Colto di sorpresa, preso da una frenesia che lo infastidì non poco, si guardò intorno, alla ricerca di un nascondiglio. Non trovò di meglio che l’angolo del box della berlina. Si appiattì contro la parete, immobile.

“..va bene, Willow. Ci vediamo all’aeroporto. Si, certo che hai fatto bene a fare un po’ di shopping. A dopo”.

La sua voce! Così vicina. Spike trattenne il respiro che non aveva, mentre capì che Buffy si era fermata davanti alla portiera. Stava aspettando l’autista..

 

“Ciao, Spike”.

Il vampiro spalancò gli occhi e si accorse, disgustato, di tremare. Gli pareva di vivere un incubo. O un sogno.. Non ebbe il tempo di decidere. Le gambe fecero per lui. In un secondo, si ritrovò a fissare gli occhi seri di Buffy. A dividerli, la lunga limousine.

Mai aveva sul serio pensato di incrociare ancora lo sguardo di Buffy. L’ultima volta era stata così intensa da bastargli per l’eternità. Ma si accorse, proprio in quell’istante, che era una bugia, che mai gli sarebbe bastato niente di lei.

“Ciao.. Buffy” le rispose, tentando inutilmente, di nascondere l’agitazione e l’imbarazzo. Con disgusto, capì di essere completamente esposto e vulnerabile in quel momento, a tal punto che lei avrebbe potuto annientarlo con un lieve cenno del capo o con una parola qualsiasi.

Nessuno dei due pareva voler spezzare quel silenzio di pietra. Spike fece un passo ed uscì completamente dal suo nascondiglio, tentando di nascondere le mani fasciate all’interno dello spolverino.

Inutile. Gli occhi di Buffy scorsero subito le bende. La sentì chiedere “Che hai fatto?” vide che gli studiava il volto “E quel graffio..?”.

Non era ciò che si era aspettato. Un grido, della rabbia, qualche lacrima.. ma mai quel tono serio, quell’osservazione minuziosa, quella calma..

“Niente di cui doversi preoccupare” fece alla fine.. Sarebbe mai riuscito a sentirsi diverso da così, al suo cospetto? Così piccolo, debole, completamente alla sua mercé..?

“Bene” disse la ragazza di rimando.

Spike sussurrò, schiarendosi la voce “..come.. come sapevi che ero..?” indicò l’angolo della parete, senza riuscire a finire la frase. Al suo silenzio, riprese “Si, insomma, che ero qui..” chiarì imbarazzato.

“Me l’ha detto Angel” rispose subito lei, senza sganciare gli occhi da quelli di lui.

 

Ciao a tutti. Spero che vi piaccia la piega che gli eventi stanno prendendo.. Se volete, commentate.
Un grazie e un saluto a tutti.
Ezrebet

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Capitolo 18
*** Everytime you go away -III ***


Spike aprì la bocca per dire qualcosa ma, forse per la prima volta in cent’anni, non riuscì a trovare niente, neanche una battuta, per riempire quel lungo silenzio. Mille pensieri gli affollavano la mente, per la verità, ma nessuno sembrava abbastanza giusto per quel momento. Così, continuò a fissarla, mentre lei sospirava lievemente, incrociando le braccia sul petto. Sembrava proprio che non avesse alcuna intenzione di aiutarlo.. e poi, perché avrebbe dovuto farlo? Era passato più di un anno. Forse, nonostante tutto, tra loro non c’era proprio più niente da dire. Magari, rifletté Spike nella frazione di un secondo, il problema è stato sempre e solo mio. A dispetto di ciò che gli aveva detto Fred e della reazione inaspettata di Willow, non c’era davvero più niente tra loro, se non il ricordo di un passato condiviso e chiuso, dentro il cratere di Sunnydale.

 

Ma perché diavolo Angel le ha detto di me..?

 

La frustrazione e la rabbia stavano per avere il sopravvento sul vampiro, già pronto a girare i tacchi e a scomparire per sempre da sotto il fuoco di quelle iridi per cui era già morto, quando la sentì mormorare “Ha detto che avremmo potuto provare a chiarire qualcosa”.

La confusione e lo stupore si disegnarono istantaneamente sul volto di Spike, che piegò la testa da un lato e strinse gli occhi “..chiarire qualcosa?” ripeté, odiandosi per lo stato d’animo che l’aveva invaso.

Buffy annuì “Si, ha detto così. Magari, si è sbagliato” riprese lei in quel modo serio e fatalista che, per l’inferno, lui aveva adorato. La vide abbassare lo sguardo, come a cercare le parole e la concentrazione necessari per spiegarsi, poi incontrò di nuovo i suoi occhi “Mi è sembrata una buona idea, prima, nel suo ufficio. Mi è sembrata una cosa logica, questa è la giornata dei chiarimenti, per me” un sorriso amaro le piegò le labbra “Ma adesso, credo che non sia così. Insomma, Spike, che c’è da chiarire? Qualche forza ti ha riportato in vita dopo il sacrificio a Sunnydale e, in tutta onestà, trovo che sia più che giusto. Quello che hai fatto.. è stato magnifico. Davvero” gli rivolse un’occhiata sorprendentemente dolce “C’ero e so come è andata. E’ più che giusto che tu sia qui ed abbia la possibilità di vivere. Una sorta di ricompensa dovuta. Io.. io lo trovo corretto”.

Spike si accigliò, sempre più confuso. Gli pareva una situazione surreale, ben al di là di qualsiasi idea si fosse fatto su un loro re-incontro. La fissava, incapace di muoversi o di dire qualcosa. Ascoltava. La sua voce. La sua bocca. I suoi occhi. Dopo tutto quel tempo… Si trovò a spingere indietro il nodo che gli stringeva la gola.

“Credo che tu possa fare molto e bene, qui con Angel. Si. Se è vero quel che mi ha raccontato.. la storia del se non puoi batterli.. eccetera eccetera..” lo guardò “La sai anche tu, non è così?”.

Spike fece un cenno vago, sconvolto da ciò che stava accadendo.

La guardò distogliere lo sguardo e dare un’occhiata in giro “Ma dov’è l’autista..”.

Un attimo dopo, un uomo in livrea le fu accanto e le aprì la portiera.

La vide togliersi la giacca e appoggiarla al sedile, poi guardarlo ancora “Mi ha fatto piacere rivederti e sapere che.. che stai bene” abbozzò un sorriso “Spero che le ferite vadano a posto in fretta”.

La osservò sistemarsi sul sedile, tirare le ciocche ribelli dietro le orecchie, infilare gli occhiali neri. Si girò di nuovo, un sorriso stampato sul volto, la mano alzata in segno di saluto “Allora, ciao..” disse muovendo appena le dita.

Lui fece lo stesso, piegandosi lievemente in avanti per guardarla dal finestrino aperto “Ciao, Buffy”.

Un momento dopo, l’automobile si mosse e rapidamente guadagnò l’uscita.

Spike rimase immobile, le braccia abbandonate lungo i fianchi, la bocca semi aperta, l’espressione di chi è stato appena investito da un inaspettato uragano.. Non aveva capito nulla di quanto era accaduto in quei pochi minuti che aveva aspettato ed evitato per tanti mesi. L’unica cosa certe era che niente era andato secondo le sue aspettative.

Lei se n’era andata. Rivide in un flash quanto era successo, cercando di ricordare le esatte parole che gli aveva rivolto. Lo fece, più e più volte in pochi secondi, arrivando ben presto all’ovvia conclusione. Buffy l’aveva liquidato, aveva liquidato l’intera faccenda “Spike” con poche, efficaci parole, mostrandogli nel giro di due minuti che il vampiro ossigenato faceva ormai parte del suo passato.

 

Cari lettori, so che questo capitolo è un colpo al cuore per i sostenitori della coppia Spike- Buffy. Una sola cosa: abbiate fiducia.
Ezrebet

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Capitolo 19
*** The Real Me ***


..così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno..

Trovò Angel seduto alla sua poltrona, le mani giunte sotto il mento, gli occhi chiusi. Lo guardò dalla soglia, incerto se saltargli subito alla gola o annunciarsi.. ovviamente, lui sapeva già che era lì, ma sarebbe stato un gesto di cortesia..

“Risparmiami le lamentele, William” fece Angel, strappandolo alle sue riflessioni. Aprì gli occhi “Ti prego”, il suo tono era serio e nello stesso tempo Spike non poté fare a meno di notare un po’ di esasperazione.. ed ironia, forse.. Strinse la mascella e chiuse la porta con un colpo che probabilmente fu sentito fin alla reception, cinquanta piani sotto, più o meno.
 

“Hai tutta la mia considerazione” disse Angel canzonatorio.
 

Spike fece alcuni passi verso di lui, fermandosi proprio di fronte alla scrivania “Che diavolo è successo?” sbraitò, rendendosi subito conto che le parole gli erano uscite senza che avesse avuto il tempo di pensare.. Infatti, l’altro alzò le spalle “C’è stata Buffy, qui. Fino a poco fa..” lo scrutò con aria divertita “Ma che te lo dico a fare. Ti sei goduto tutto lo spettacolo, o quasi, dalla stanzina segreta” indicò il grande specchio a parete che non rifletteva nessuno dei due.
 

Se avesse potuto, Spike sarebbe arrossito.. Puntò comunque le mani chiuse a pugno sul tavolo e si sporse verso Angel “Che hai detto, a Buffy?”.
 

“Hai sentito tutto, mi pare”. Tranquillamente, il vampiro moro si alzò e si volse a guardare fuori dalla finestra “Sai quel che le ho detto.. a che cosa precisamente ti riferivi, Willy?”.
“Non chiamarmi così!” sbottò seguendolo “Ho parlato con lei, giù, in garage.. Che diavolo significa? Perché le hai detto che ero qui e che dovevamo chiarirci.. Di tutte le cose idiote che hai fatto nella tua lunga vita, questa è la più idiota di tutte!” esclamò.
Angel gli lanciò un’occhiata “Così le hai parlato” le labbra si piegarono in un ghigno “Non pensavo che sarebbe successo tanto presto. E dimmi, perché sei così incazzato? Ti ha detto qualcosa di sgradito? Ti ha preso a pugni..?” fece finta di osservarlo meglio “Non direi.. perché diavolo sei così alterato?”.
“Avevi detto che non le avresti rivelato la mia presenza a Los Angeles” chiarì subito “Avevi detto che..” ma Angel lo fermò con un cenno “So quel che ti ho detto”.
Spike spalancò ancora di più gli occhi. Le mani fasciate gli prudevano per la voglia di prenderlo a botte, come ai vecchi tempi.. tante, tante, botte..
“Ma vedi, certe volte, nella vita, occorre scegliere, soppesare i pro e i contro, cambiare idea, se necessario” si girò completamente verso Spike “E’ quel che mi è successo oggi”.
L’ossigenato rimase fermo un momento, poi si spostò, rinunciando ai propositi di battaglia. Scosse la testa, abbassando lo sguardo “Chi ti capisce è bravo” disse, poi incontrò di nuovo i suoi occhi “Non dovevi. Non doveva andare così.. Non avrei voluto..” cercò le parole, ma non gli veniva niente. Non sapeva realmente che cosa dire. Ma voleva capire.. capire perché Angel aveva agito in quel modo, perché tutto gli sfuggiva.. Pensò di essere ancora sotto choc per ciò che Buffy gli aveva detto e forse era per questo che stentava a comprendere il voltafaccia del Bel Tenebroso..
“Spike, niente è mai andato come doveva, in questa storia” sospirò Angel, di nuovo serio “Io e te, due flagelli con l’anima, ma ti sembra una cosa normale?” strinse gli occhi “Dovremmo essere là fuori, a fare quel che abbiamo sempre fatto bene. Uccidere, dissanguare, vivere della morte altrui..” sussurrò guardando fuori dalla finestra i bagliori del tramonto “E invece, eccoci qui. In un posto che non ci compete, a lottare per qualcosa che non ci dovrebbe interessare più di tanto”.
Confuso da quell’inaspettato sfogo, Spike rimase in silenzio, quasi mordendosi le labbra. C’erano troppe cose che avrebbe voluto sbattergli addosso, ma capì che quello non era il momento. Chissà perché poi non ci riusciva.. Si diede dello stupido.
“In realtà, le ho detto che doveva parlarti. Dirti quel che sentiva, qualsiasi cosa fosse..” lo vide chinare il capo, con quel suo fare teatrale e inarrivabile “E a quanto pare, te l’ha detto”.
A Spike sfuggì una risata amara “Per Dio se me l’ha detto! Mi ha ringraziato tanto per ciò che ho fatto a Sunnydale e che mi merito questa seconda opportunità. Che è giusto che io non sia morto..” tentò di ricordare le sue esatte parole, ma nel marasma che aveva dentro era impossibile.
“Non volevi che fosse così?” lo fissò “Volevi che ti dicesse altro? Boh, magari che eri un falso eroe che te l’eri cavata con poco, che era tutta una messinscena..?” si fermò, poi “L’avresti preferito?”.
Spike sospirò “No, certo che no. Solo che..”gli mancò la voce, ripensando al loro ultimo momento nel crepaccio, quando lei gli aveva detto quel Ti Amo a mezza voce, con quello sguardo pieno d’ammirazione.. Non voleva confidarlo a nessuno, tanto meno ad Angel.. Invece, si trovò a mormorare in un tono più triste di quanto avrebbe voluto “Solo che credevo che mi amasse.. almeno un po’..”.
Capì che nonostante non avesse mai voluto prendere in considerazione la dichiarazione di Buffy, in realtà quelle due parole gli erano entrate dentro come punte acuminate ed avevano deflagrato in lui più che un paletto di frassino. Sentì tutte le bugie che si era detto e che l’avevano convinto per mesi.. le sentì come echi indistinti nella mente, e capì che erano state soltanto delle barriere erette dalla sua paura. La Paura di William, quella che l’aveva dannato, quella che l’aveva costretto a un destino sanguinario e senza sbocco.. Non c’era niente di più prezioso per lui al mondo che quelle due parole sussurrate da Buffy nel crepaccio, mentre il fuoco lo consumava.
Angel lo stava fissando. Spike si sentì perforato dai suoi occhi neri. Gli stava leggendo dentro come in un libro aperto.
Si allontanò ringhiando, scivolando nel volto vampirico.. come se una zaffata di sangue gli avesse colpito i sensi.. Cercò di riprendere il controllo, lo fece, ma fu duro convincere il demone a rientrare.. La Paura di William era il demone, il vero demone di Spike.
La voce di Angel gli giunse sommessa “Perché credi che l’abbia mandata da te?”.
Lui scosse la testa “E che cosa vuoi che ne sappia..” il tono triste che aveva usato lo fece ulteriormente imbestialire, ma era troppo stanco.. così esausto.
“Allora, rispondi a questa, di domanda. Tu che cosa le hai detto?”.
“Niente” disse subito Spike, rivedendosi scioccato nel buio del garage, con la gola secca, la testa  in fiamme.
“..Non oggi. Che cosa le hai detto, nel cratere a Sunnydale?” precisò Angel.
Il vampiro biondo si accigliò ed in un istante fu catapultato tra le pietre roventi l’avevano visto diventare polvere. 

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Capitolo 20
*** The Real Me -II ***


Dubitava fortemente che Buffy ricordasse quanto le aveva risposto. Come avrebbe potuto rispondere alle sue parole, pronunciate con quello sguardo negli occhi? Ed esisteva una risposta.. qualcosa da dire che non fosse stata banale o forzata? Si stava scatenando l’inferno in terra e c’era un vampiro che stava bruciando.. maledizione!

Nel profondo di sé, Spike sapeva di essere stato comunque sincero. In tutti quegli anni, in cui l’aveva rincorsa, afferrata e poi persa, beh, solo di questo era stata certo. Lei non l’aveva mai amato. Forse era stata attratta, perché lui rappresentava ciò che era proibito alla cacciatrice in carica, o perché era la nemesi di Angel, il suo unico disperato amore, forse perché aveva compreso il suo smarrimento dopo il ritorno.. o forse semplicemente perché il sesso, tra di loro, era sempre stato esplosivo.. Si era fatto mille domande senza mai trovare una risposta adeguata.

Buffy non lo aveva mai amato, non gli aveva mai mentito, su questo.
Lui l’aveva protetta, l’aveva seguita, si era lasciato condurre da lei, ma tutto questo non c’entrava con l’amore.

“Le ho detto che non era vero” sussurrò dopo quella che ad entrambi parve un’eternità “Quel che mi ha detto, mentre stavo bruciando.. e l’ho ringraziata, perché erano parole belle per uno che stava morendo..” sbuffò “..ma che cosa c’entra?”.
Angel incrociò le braccia sul petto “Me l’ha raccontato”.
Spike si accigliò. Aprì la bocca, ma non poté dire niente.. Era scioccato, per la seconda, o terza, per la verità, volta in una sola giornata. Si sentì frustrato ed arrabbiato. Ma come aveva potuto..! Quel momento così loro, così privato.. E si diede subito dell’idiota.
Per me, è stato un momento così. Per me.
“Mi ha detto del vostro ultimo scambio prima della distruzione” piegò appena la testa, osservandolo “Credevi che non l’avesse fatto? Non sai quanto siamo legati?”.
Il biondo digrignò i denti, riducendo gli occhi a due fessure “..dacci un taglio!”.
La risata di lui gli perforò le orecchie. Lo vide scuotere la testa “Ma quando imparerai. E dire che hai centotrent’anni..”.
Non potendo sopportare oltre, Spike si voltò dirigendosi a grandi falcate verso la porta. Si fermò con la mano sulla maniglia quando lo sentì dire “Le tue ultime parole erano molto da.. Spike”.
Si girò di scatto “..era l’unica cosa che avrei potuto dire. La verità!”.
La sua testa era in fiamme. Non ci capiva niente, era fuori di sé, voleva correre via, andarsi a nascondere in un posto sicuro, bere fino a stordirsi e dimenticare quella giornata..
“La tua verità, certo” concesse Angel.
“La verità e basta!” ringhiò Spike “Dopo tutto quel che è successo tra me e la Cacciatrice, sarei stato uno stupido senza cervello se non l’avessi capito” mollò la maniglia e lo affrontò “Sesso, tanto sesso, amico. Ma fine.. ah, dimenticavo” cominciò a contare sulle dita “Un tentativo di violenza, una serie di tradimenti, uccisioni, il fatto che sono un vampiro.. Oh, guarda, guarda quante ragioni..”.
Con orrore si accorse che gli si riempivano gli occhi di lacrime. Oh, no, non davanti a Angel..! Cercò di ricomporsi, stringendo la mascella e distogliendo gli occhi da quelli di lui “La storia la conosci. Sono sicuro che Buffy, o chi per lei, te l’ha raccontata”.
Il silenzio tra di loro era teso, da tagliare col coltello. Non aveva mai voluto sentirsi così esposto davanti ad Angel.. ma stava capitando.. Si portò le mani alla testa, chiudendo gli occhi “Basta, basta.. devo andarmene” tornò a voltarsi.
“Credo anch’io. Ma sai dove andare, William?”.
Un istante dopo, Spike si sentì dire “Non ho mai avuto nessuna possibilità con lei. Ci ho provato, in tutti i modi che ti possono venire in mente..” rise amaro “Ma non ho mai avuto alcuna possibilità”.
“Ma lei te l’ha detto” lo interruppe Angel.
“Oh, si.. ma stavo tirando le cuoia” alzò le spalle “Un gesto di pietà”.
“..significa che tu avresti mentito a qualcuno, mentre stava morendo? Mi stai dicendo che avresti raccontato una balla così grossa a Buffy se fosse stata lei al tuo posto, nelle tue condizioni, con ciò che avevate alle spalle?” lo fissò.

Lo sguardo di Angel gli entrò dentro, fin nelle viscere, mentre realizzava quanto gli stava dicendo. Poche parole, ben assestate, dritte come frecce.
Lo avresti fatto, tu, William? Avresti mentito a Buffy se fosse stata lei al tuo posto? 
 

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Capitolo 21
*** The Real Me -III ***


“Ho smesso di mentire a Buffy da quando sono tornato a Sunnydale dotato di anima”.

Angel annuì, lasciandosi cadere sul divano e appoggiando i gomiti alle ginocchia. Lo guardava serio, adesso, mentre Spike fissava un punto fuori dalla finestra, chiedendosi per quale motivo, in quel preciso istante, si sentiva un perfetto idiota. Si era sentito in colpa, bugiardo, in torto marcio.. ma mai idiota come adesso.
“Avrei dovuto dirle che le credevo?” sussurrò. Al silenzio di Angel, riprese, con voce appena percepibile “Se glielo avessi detto, sarebbe stata la fiera della pietà..e io stavo arrostendo. Stavo morendo. Non avrei sopportato..” abbassò la testa, respirando forte “..non l’avrei sopportato”.
“E così, William, hai pensato di morire dandole della bugiarda insensibile” lo provocò il vampiro bruno.
“Oh, no” fece subito Spike “No. Volevo che se ne andasse di lì, che sapesse che sapevo..” rise scuotendo la testa “Guarda che ragionamenti complicati sono riuscito a fare mentre arrostivo”.
“Lei non li ha fatti” l’interruppe Angel, serio “Buffy ti ha ascoltato e basta”.
“Non ha importanza”.
“Forse per te, perché per te era finita. Eri al capolinea. Ma per lei ne ha avuto eccome”.
Spike lo guardò “Ah, si? Immagino che te l’abbia detto qui, poco fa, mentre io correvo in garage..”.
“Certo. Siamo legati e..” Spike lo fermò “Va bene, lo so..” quanto lo infastidiva sentirlo parlare così..
“Siamo legati” ribadì Angel “E Buffy sa che io non le mentirei mai su certe questioni”.
“Ma non si fida di te per questa, di questione” disse sarcastico facendo un largo gesto “Presidente della Wolfram&Hart”.
“Lascia stare, adesso non stiamo parlando di questo e poi l’abbiamo chiarita” sbuffò “Stiamo parlando di sentimenti, anima, sofferenza, morte..” sollevò le sopracciglia “Vuoi sapere che cosa mi ha precisamente detto BuffY?”.
Spike rimase in silenzio, il cuore in una stretta.
“Che doveva rispettare le tue scelte. Che se tu avevi deciso di rimanere qui a combattere con me forse era la cosa migliore. Che se alla fine avevi deciso che lei non facesse parte del tuo futuro, beh, che doveva adeguarsi e guardare avanti..” quasi ringhiò, a dimostrazione di quanto lo ferisse il ricordo di quelle parole.
Il biondo spalancò gli occhi e la bocca. Non si era immaginato.. Non l’aveva fatto.. Fissò Angel qualche secondo, poi riuscì a dire “Ma che cosa significa?”.
Con un gesto d’impazienza, Angel si sollevò dal divano “Per l’inferno, William. C’è una donna che crede di essere stata rifiutata, che ha gettato nella spazzatura tutto il male che le hai fatto per seguire questi sentimenti..” sembrò che la voce gli mancasse “.. ti ha detto ciò che volevi sentire da anni..e, per Dio, tu stai lì come un pesce preso all’amo? Di fronte a me?” il suo tono denunciava quanto gli costassero quelle parole “Che cosa avrebbe dovuto fare quando ha saputo che eri qui da un anno, vivo, per modo di dire, s’intende, e che non avevi voluto farglielo sapere? Dopo quanto è successo nel crepaccio di Sunnydale?” quasi gliele sputò addosso, quelle parole.
Spike indietreggiò, come colpito da proiettili veri. Si appoggiò alla parete, fissando la sua nemesi dritta negli occhi. Angel non aveva ancora finito e i suoi lineamenti stavano scivolando nella rabbia pura. Spike pensò che si sarebbe trovato davanti agli occhi Angelus in piena forma.
“Ma sei stupido, o cosa! La paura che hai, in quella tua anima arrugginita, è di essere rifiutato, Willy? Perché Cecily non ti ha voluto? O perché Drucilla ti ha piantato in asso, nonostante tutta la tua devozione?”. Il volto di Angel prese l’aspetto della caccia e per la prima volta, Spike lo trovò terrificante.. “Sei solo un vampiretto che trema perché tutti lo abbandonano, lo rifiutano” lo schernì, mentre le iridi d’ambra si accendevano di una luce demoniaca “Povero, sperduto, William”.
Esterrefatto, Spike osservò la sua furia quasi affascinato. E se ne sentì colpito profondamente. Sebbene travestita da Angelus, quella era la vera anima di Angel. Piena di rabbia, risentimento, dolore.. Ne fu affascinato.
Quando lo vide avvicinarsi, capì che l’avrebbe attaccato. Senza nemmeno accorgersene, lasciò che il Sanguinario prendesse il sopravvento e si trovò a fronteggiarlo, pronto a combattere.. Eccitato, esaltato, assetato di sangue..
Angel si avventò su di lui, colpendolo al volto, e un fiotto si sangue uscì dal naso contuso; in risposta, Spike reagì con un pugno sullo sterno che allontanò il vampiro. Lo vide piegarsi, senza però distogliere lo sguardo da lui.
“Povero Willy” sibilò ricomponendosi “Nessuno lo vuole, nessuno lo ama..” lo canzonò, e l’altro reagì furiosamente, colpendolo con un calcio agli stinchi. Angel barcollò, ma riuscì ad afferrargli le caviglie e gettarlo a terra. In un istante, Spike si sollevò e tornò alla carica, una rabbia cieca lo spingeva, mentre le parole del suo avversario gli rimbombavano dentro. Con un salto, lo raggiunse, schiacciandolo a terra e mettendosi a cavalcioni su di lui. E prese a colpirlo, forte, senza controllo.. “Buffy non mi ha abbandonato.. lei non mi ha abbandonato, mai.. e io non ho paura.. di questo..” ripeteva tra un pugno e l’altro, mentre le lacrime lo accecavano mescolandosi al sangue.
Improvvisamente, riuscì a mettere a fuoco Angel e si accorse che giaceva fermo. Non stava reagendo.. stava lasciando che lo picchiasse.. Come scottato, si fermò e si sollevò, fissandolo sgomento.
“Che stai facendo!” gli gridò furioso “Vuoi che t’ammazzi?”.
Angel, col volto completamente coperto di sangue, rise. I suoi canini lucidi balenarono e Spike si sentì ipnotizzato. Lo vide pulirsi la bocca e dire “..ci sono modi migliori per suicidarsi”.
“E allora? Perché non reagisci!” ringhiò pieno di rabbia, mentre il dolore alle mani si faceva insopportabile. Nella foga del momento aveva dimenticato le fasciature..
Lo guardò sollevarsi ed affrontarlo. Era di nuovo Angel. Serio, tormentato, oscuro..
“Me le meritavo, per quello che ho cercato di dirti e per quello che ti dirò adesso, tanto per essere più chiaro. Buffy ti ama. Non ti ha mentito per compassione nel crepaccio e ha pianto, qui, poco fa, quando ha saputo che non eri tornato da lei subito.. Ha concluso che avevi preferito non rivederla, che non le avessi creduto sul serio, che ti stavi rifacendo una vita, se così vogliamo chiamarla..” lo fissò “Non mi sento benissimo a dirti queste cose. Ma quest’anima che ho dentro mi costringe alla lealtà verso Buffy.. Voglio che stia bene e se per stare bene, ha bisogno di te..” la sua bocca insanguinata si piegò in una smorfia disgustata “..è proprio incredibile”.
Spike spalancò gli occhi, sentendo qualcosa che gli esplodeva dentro con la forza di una bomba. Ma non fece altro che rimanere immobile, con lo sguardo fisso in quello di Angel. 

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Capitolo 22
*** The Real me -IV ***


 

“Dov’è lei?”.
 
Il tono frenetico che si trovò ad usare scandalizzò se stesso per primo. Così, improvvisamente, ogni pezzo del puzzle trovava la sua collocazione e per la prima volta Spike doveva sul serio fare i conti con qualcun altro.
Mettersi nei panni di Buffy.
Rivedere la scena come lei l’aveva vista e vissuta.
Sentire le parole che le aveva rivolto come lui le aveva pronunciate.
Aveva creduto di averlo fatto per anni.. perché era in grado di leggerle dentro, di prevedere certe sue reazioni, perché sapeva esattamente che cosa le piaceva e che cosa la faceva infuriare.. perché da sempre interpretava le parole che gli rivolgeva alla lettera.. proteggila.. se parli con qualcuno di stanotte, ti ammazzo.. ma quando era stato necessario, non l’aveva deliberatamente fatto.. per mille e uno motivi che adesso neanche gli venivano in mente.
 
Angel annuì, pulendosi il sangue dal viso “E così, ha deciso di rimediare” lo fissò con espressione imperturbabile “..la macchina la sta portando all’aeroporto. Primo volo per Edimburgo, gate 27”.
Ma Spike era già scomparso oltre la soglia.
Angel si voltò, perdendo lo sguardo nel paesaggio fuori. Il tramonto colorava di rosso ogni cosa, dentro e fuori dell’ufficio, ed era così assorto che non si accorse di Fred, entrata silenziosamente.
“Hai fatto la cosa giusta” sussurrò la ragazza, rivolgendogli lo sguardo adorante di sempre “So quanto ti sia costato. Non tenterò di consolarti, perché non credo che esista un modo efficace per farlo”.
Il vampiro chinò il capo “No. Non esiste”.
Lei annuì “..già” fece qualche passo avanti e gli si mise accanto “Magari, col tempo, sarà possibile..”.
Angel alzò le spalle, sospirando “..è proprio questo che non mi manca. Il tempo”.
Rimasero lì fermi, assorti nella contemplazione della città che lentamente scivolava verso la notte.
 
I passi frettolosi di Spike rimbombavano nel garage deserto. Si avvicinò alla decappottabile rossa e la trovò aperta, con le chiavi già inserite. Senza indugiare oltre, mise in moto e partì, con un forte stridore di freni. Seguì la strada verso l’uscita, fatta di continui tornanti in salita e dovette frenare di botto quando scorse, proprio sulla soglia, una figuretta minuta. Strinse gli occhi, ma sapeva già di chi si trattava. Sembrava piantata per terra, con le braccia incrociate sul petto, lo sguardo fisso, il mento alzato.
Buffy.
Sebbene la forza della frenata gli avesse fatto sbattere la testa sul volante, uscì di scatto dalla macchina. Il dolore alla testa era forte e si sommò a quello delle mani. Dovette appoggiarsi alla portiera aperta, ma non distolse gli occhi da quelli di lei. Era evidente che lo stava aspettando.
Buffy si mosse verso di lui e si fermò a pochi passi. A dividerli, soltanto la portiera aperta. La sua espressione era accigliata, nervosa, sulle spine. Lui era confuso.. convinto com’era di dover inseguire un aereo in partenza..
“..hai le bende insanguinate” gli disse alla fine.
Spike si riscosse e le guardò, come se le vedesse per la prima volta “Oh” fece “Si.. niente di che” tornò a fissarla “Incidente di percorso”.
La ragazza fece un cenno con la testa e sospirò “Ecco..” fece una pausa, come per cercare le parole “Non potevo partire prima di parlarti” s’infilò le mani in tasca “Insomma. Non so quando avremo un’altra occasione..e così..” dondolò un po’.
Spike non rispose niente. Era sbalordito, confuso, perché sentiva di dover dire lui qualcosa.
“E’ vero che sono contenta della tua nuova situazione. Sembra veramente che tu possa fare cose grandiose qui con Angel..” alzò le mani per spiegarsi e Spike vide. Non l’aveva ancora notata. C’era  una vistosa bruciatura sul palmo della mano sinistra, quella che gli aveva stretto senza esitazione nel crepaccio a Sunnydale. Il ricordo di quel momento lo strappò da lì per un istante.. Poi incontrò di nuovo gli occhi di lei e la sentì dire “..ma.. anch’io sto facendo molte cose, in Scozia. Ho molti progetti per le potenziali e piani per il futuro.. Ecco. Avrei bisogno di un aiuto consistente” il suo sguardo sembrò penetrargli dentro, conficcarsi oltre i suoi occhi, fin nel cervello e in quell’anima sconosciuta che lo aveva invaso “Potresti valutare l’idea di venire con me?”.
Spike non si mosse. Troppo occupato ad analizzare ciò che gli stava accadendo, non si rese nemmeno conto di tutto il tempo che passò. La fissava, senza in realtà vederla, mentre quell’anima straniera pungeva, esattamente come era accaduto tra le fiamme, mesi prima..
“So che qui hai da fare, ma io ho veramente bisogno di te” sussurrò Buffy, deglutendo “Te l’avrei chiesto prima, se avessi saputo che tu eri.. “ fece un gesto con le mani.
Fu in quel momento che il vampiro uscì dalla catalessi e la vide. La vide veramente. Piccola, potente, bellissima.. che cercava di dire qualcosa e non ci riusciva..
Mormorò “Vuoi che venga con te”.
Lei annuì, gli occhi spalancati, il fiato sospeso.. I sensi di Spike avvertirono il suo turbamento, la sua tensione, la sua paura.. Dovette farsi forza perché anche lui era turbato, teso, impaurito dal momento, e disse, schiarendosi la voce “Penso che si possa fare”.
Buffy emise un impercettibile sospiro. La sua espressione si ammorbidì e un timido sorriso increspò le belle labbra “..bene” sussurrò. Si guardò intorno, imbarazzata “E.. quando credi di poter partire? Se hai da finire un lavoro o..” alzò le spalle, cercando il suo sguardo. Ma Spike fece cenno di no, completamente immerso nella tenerezza che quel modo di lei gli aveva istantaneamente suscitato  dentro “No, non ho niente da fare qui. Posso venire anche subito”.
Lei sembrò perdere un respiro. Poi, si riprese e disse “Ok. Bene. Allora..” guardò l’automobile.
Spike si mosse e girò intorno alla macchina. Le aprì lo sportello “Andiamo all’aeroporto”.
La Cacciatrice annuì e si sedette. Un attimo dopo, anche Spike si sistemò sul sedile e mise in moto.
Non dissero niente durante il tragitto. Quando giunsero al parcheggio dell’aeroporto, lasciarono l’auto in custodia e salirono con le scale mobili.
Willow era ferma all’entrata del chek in. Li guardò avvicinarsi, un lampo di sorpresa le attraversò lo sguardo. Incontrò gli occhi di Spike e lui alzò le sopracciglia “Sorpresa di vedermi, strega? Beh, facci l’abitudine, perché sto per partire per il vecchio mondo con voi.. sto tornando a casa” le strizzò l’occhio. Willow fece un breve sorrisetto, poi si avviò dando loro le spalle.
Proprio in quell’istante, Spike sentì la mano si Buffy, calda e morbida, posarsi sulla propria, coperta dalle bende, e cercare le dita. Le intrecciò, per quanto poté.
E d’improvviso Spike sentì chiaro, dentro il suo forte e gelido corpo di vampiro, l’alito bollente della vita.
La sua anima.
 
Carissimi lettori, ecco la fine. Spero che non vi abbia deluso.
Ringrazio tutti quelli che mi hanno seguito e commentato, in particolare Dragon88 e Kiki May.
Grazie!!!
 
A presto, Ezrebet 

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