Nico si svegliò di buonumore la mattina
dell’1 novembre, la
sua giornata perfetta era ormai giunta ed egli avrebbe dato il massimo
per sortire
un’impressione positiva di se ai giudici dei concerti. Nico si era
allenato
duramente nel canto studiando le possibili sfumature del suo già
energico
timbro vocale e ci teneva a far sì che quel giorno sarebbe stato la sua
svolta
per cambiare istituto e abbandonare quelle mezze calze che lo
popolavano.
Nico aspirava a qualcosa di più, cercava
un liceo che
riconoscesse i suoi meriti e lo ponesse dinanzi a nuove opportunità; è
risaputo
che per contare qualcosa, bisogna prima di tutto avere buone
conoscenze, e il
conservatorio di Flemmingtown appariva al top delle classifiche
nazionali per
le scuole di canto e recitazione. Da quando la sua passione per la
musica lo
assalì tempo addietro, non volle porsi scuse: doveva necessariamente
entrare in
quell’istituto, e tutto se lo giocava quel giorno.
<<1 Novembre, festa di tutti i
santi… mi piace questo
giorno, mi ascolteranno anche da lassù… Chissà se anche mio padre
assisterà al
concerto..per come lo conosco, si apposterà negli ultimi sedili a
destra
sperando di non essere visto.>> Il ragazzo non riusciva a
comprendere la
fobia sociale del padre e da cosa essa sia potuta nascere. E’ fin da
bambino
che fugge dalla società appostandosi negli angolini più bui delle
stanze. Mio
padre non ha mai preso in considerazione l’idea della relazione con la
mamma, che
già dai sedici anni gli correva dietro stracotta com’è tuttora di quel
bell’uomo moro e alto, dagli occhi grigi e dai capelli che fluenti
ondeggiavano
mentre si spostava. Nico era tutto suo padre, sennonché egli invece
adorava
stare in primo piano, gli piaceva discorrere da solo col primo
gruppetto di
ragazze che incontrava per strada e conosceva e dialogava ogni giorno
con ogni
suo coetaneo dei quattro paesi limitrofi alla sua cittadina.
Ma da quel giorno si cambiava strada,
Nico avrebbe
abbandonato quel sudicio ghetto e si sarebbe unito ai grandi del mondo,
era
destinato a diventare una star, e nulla lo avrebbe ostacolato.
Nico aveva scelto con cura la sua
orchestra, dai due grandi
violoncelli alla sua sinistra, fino al geniale pianista perito alla
destra.
Nulla sarebbe andato storto quel giorno, Nico sarebbe spiccato per la
sua voce
al vertice delle considerazioni. E si sarebbe anche divertito a vedere
tutti i
suoi amici, e i suoi concittadini applaudirlo e votare affinché
lasciasse la
loro città.
<> si
ripeté Nico mentre
pedalava allegro fino al Liceo;
Chiuse un attimo
gli
occhi e li riapri per vedere un’auto sfrecciare nella sua direzione e
svoltare
giusto in tempo per evitare l’impatto. Per poco non capitombolò giù
dalla bici
rimettendosi a fatica in marcia col cuore a mille senza nemmeno
voltarsi.
La Lamborghini rossa invece si voltò
eccome! In un attimo
era dietro Nico e dal finestrino dell’auto il ragazzo dovette sorbirsi
un
inferno di tribolazioni e insulti fino a quando il tipo si rimise in
moto
avviandosi per la sua stessa strada.
Maledetto vecchiaccio, per poco non
m’investivi e devi anche
farmi la predica? Non passarono che due minuti e Nico agganciò la bici
al
parcheggio per dirigersi verso l’entrata. Si fermò un secondo per
voltarsi e
scorgere con orrore la Lamborghini rossa parcheggiata vicino alla sua
bici.
<> Imprecò
in ragazzo, quello
doveva essere il suo giorno perfetto, e quel vecchio sarebbe capace di
tutto
vedendomi come solista al concerto, potrebbe fischiarmi addosso, urlare
o….
Calmati Nico, ti fai troppi problemi,
magari è qui per
discutere col preside. Che motivo avrebbe di essere qui se no? Oggi c’è
solo il
concerto.
Dentro all’aula magna si era già
riempita metà platea e
continuava a entrare gente. I violinisti e il pianista lo aspettavano
ansiosi nel
retroscena e Nico non tardò per farsi vedere. La sua ragazza lo fermò
un attimo
per augurargli buona fortuna e stampargli un bacio sulle labbra più
forte che poté.
Nico stette al gioco ma doveva DAVVERO muoversi, indossare il suo
vestito di
scena e schiarirsi la voce prima del concerto, così salutò Martina e si
vestì
in tutta fretta per raggiungere la sua orchestra.
Appena arrivato, un professore lo avvisò
che era venuto il
preside della Flemmingtown a vedere il concerto e che voleva scambiare
due
chiacchiere con voi quattro, disse indicando Nico e la “band”.
Secondo il pianista la faccia di Nico e
dell’anziano
direttore appena entrato nella stanza, divennero simili come una cosa
sola e
tutti e cinque rimasero senza parole, muti per qualche secondo.
Secondo il violinista Nico aveva
cominciato a tremare di
punto in bianco e le sue mani ticchettavano scoordinate sulla sedia
vicina.
L’altro violinista che invece osservò il
preside della
Flemmingtown lo vide sgranare gli occhi per un attimo e l’attimo dopo
puntare,
minaccioso, l’indice della mano verso il loro solista.
Non c’era dubbio, da quel momento, le
cose si sarebbero
messe male per tutti quanti…
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