Tutti tranne lui

di BluCobalto
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il concerto ***
Capitolo 2: *** Il sipario ***
Capitolo 3: *** Terremoto ***



Capitolo 1
*** Il concerto ***


Nico si svegliò di buonumore la mattina dell’1 novembre, la sua giornata perfetta era ormai giunta ed egli avrebbe dato il massimo per sortire un’impressione positiva di se ai giudici dei concerti. Nico si era allenato duramente nel canto studiando le possibili sfumature del suo già energico timbro vocale e ci teneva a far sì che quel giorno sarebbe stato la sua svolta per cambiare istituto e abbandonare quelle mezze calze che lo popolavano.

Nico aspirava a qualcosa di più, cercava un liceo che riconoscesse i suoi meriti e lo ponesse dinanzi a nuove opportunità; è risaputo che per contare qualcosa, bisogna prima di tutto avere buone conoscenze, e il conservatorio di Flemmingtown appariva al top delle classifiche nazionali per le scuole di canto e recitazione. Da quando la sua passione per la musica lo assalì tempo addietro, non volle porsi scuse: doveva necessariamente entrare in quell’istituto, e tutto se lo giocava quel giorno.

<<1 Novembre, festa di tutti i santi… mi piace questo giorno, mi ascolteranno anche da lassù… Chissà se anche mio padre assisterà al concerto..per come lo conosco, si apposterà negli ultimi sedili a destra sperando di non essere visto.>> Il ragazzo non riusciva a comprendere la fobia sociale del padre e da cosa essa sia potuta nascere. E’ fin da bambino che fugge dalla società appostandosi negli angolini più bui delle stanze. Mio padre non ha mai preso in considerazione l’idea della relazione con la mamma, che già dai sedici anni gli correva dietro stracotta com’è tuttora di quel bell’uomo moro e alto, dagli occhi grigi e dai capelli che fluenti ondeggiavano mentre si spostava. Nico era tutto suo padre, sennonché egli invece adorava stare in primo piano, gli piaceva discorrere da solo col primo gruppetto di ragazze che incontrava per strada e conosceva e dialogava ogni giorno con ogni suo coetaneo dei quattro paesi limitrofi alla sua cittadina.

Ma da quel giorno si cambiava strada, Nico avrebbe abbandonato quel sudicio ghetto e si sarebbe unito ai grandi del mondo, era destinato a diventare una star, e nulla lo avrebbe ostacolato.

Nico aveva scelto con cura la sua orchestra, dai due grandi violoncelli alla sua sinistra, fino al geniale pianista perito alla destra. Nulla sarebbe andato storto quel giorno, Nico sarebbe spiccato per la sua voce al vertice delle considerazioni. E si sarebbe anche divertito a vedere tutti i suoi amici, e i suoi concittadini applaudirlo e votare affinché lasciasse la loro città.

<> si ripeté Nico mentre pedalava allegro fino al Liceo;

Chiuse un attimo gli occhi e li riapri per vedere un’auto sfrecciare nella sua direzione e svoltare giusto in tempo per evitare l’impatto. Per poco non capitombolò giù dalla bici rimettendosi a fatica in marcia col cuore a mille senza nemmeno voltarsi.

La Lamborghini rossa invece si voltò eccome! In un attimo era dietro Nico e dal finestrino dell’auto il ragazzo dovette sorbirsi un inferno di tribolazioni e insulti fino a quando il tipo si rimise in moto avviandosi per la sua stessa strada.

Maledetto vecchiaccio, per poco non m’investivi e devi anche farmi la predica? Non passarono che due minuti e Nico agganciò la bici al parcheggio per dirigersi verso l’entrata. Si fermò un secondo per voltarsi e scorgere con orrore la Lamborghini rossa parcheggiata vicino alla sua bici.

<> Imprecò in ragazzo, quello doveva essere il suo giorno perfetto, e quel vecchio sarebbe capace di tutto vedendomi come solista al concerto, potrebbe fischiarmi addosso, urlare o….

Calmati Nico, ti fai troppi problemi, magari è qui per discutere col preside. Che motivo avrebbe di essere qui se no? Oggi c’è solo il concerto.

Dentro all’aula magna si era già riempita metà platea e continuava a entrare gente. I violinisti e il pianista lo aspettavano ansiosi nel retroscena e Nico non tardò per farsi vedere. La sua ragazza lo fermò un attimo per augurargli buona fortuna e stampargli un bacio sulle labbra più forte che poté. Nico stette al gioco ma doveva DAVVERO muoversi, indossare il suo vestito di scena e schiarirsi la voce prima del concerto, così salutò Martina e si vestì in tutta fretta per raggiungere la sua orchestra.

Appena arrivato, un professore lo avvisò che era venuto il preside della Flemmingtown a vedere il concerto e che voleva scambiare due chiacchiere con voi quattro, disse indicando Nico e la “band”.

Secondo il pianista la faccia di Nico e dell’anziano direttore appena entrato nella stanza, divennero simili come una cosa sola e tutti e cinque rimasero senza parole, muti per qualche secondo.

Secondo il violinista Nico aveva cominciato a tremare di punto in bianco e le sue mani ticchettavano scoordinate sulla sedia vicina.

L’altro violinista che invece osservò il preside della Flemmingtown lo vide sgranare gli occhi per un attimo e l’attimo dopo puntare, minaccioso, l’indice della mano verso il loro solista.

Non c’era dubbio, da quel momento, le cose si sarebbero messe male per tutti quanti…

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Capitolo 2
*** Il sipario ***


Prevedibile sarebbe stata la scenata cui il povero Nico sarebbe andato incontro, il direttore del prestigioso conservatorio gliene avrebbe cantate di cotte e di crude vedendosi parare dinanzi il ragazzo che per poco non si era fatto investire per strada. Magari avrebbe annullato il concerto, congedato i professori e se ne sarebbe andato come fosse stato “ferito nell’orgoglio”. Tuttavia il vecchio si limitò a fissare Nico e a indicarlo sorpreso e dopo qualche secondo interrotto nel suo stupore, si sarebbe ricomposto per stringere la mano al ragazzo. Il direttore squadrò Nico un’ultima volta e gli suggerì di dare del suo meglio per il concerto.

Inverosimilmente il ragazzo era scampato al suo terrore più grande e ora si trovava seduto a fissare il soffitto. Il pianista gli si avvicinò incerto per chiedergli se ci fosse stato qualche genere di problema di cui non erano a conoscenza. Nico si limitò a raccontargli i fatti per com’erano accaduti aggiungendo “le sue buone ragioni” alla storiella. In fondo Nico avrebbe dovuto aspettarselo, chi altri se non un famoso direttore (che quel giorno si sarebbero diretti per l’unica strada verso il suo liceo) avrebbe utilizzato un’auto sportiva del genere per viaggiare. Il vecchio si era dimostrato comprensivo e aveva evitato una scenata. Lo aveva lasciato impalato a osservarlo uscire dal retroscena del palco con l’ammonimento (perché era difficile che ormai si trattasse di un semplice augurio) di fare del suo meglio in ciò che era più bravo. Ma non si trattava di questo, Nico sarebbe dovuto essere necessariamente il migliore se voleva farsi perdonare dall’unica persona che gli avrebbe assicurato un futuro. Quella sarebbe stata l’ennesima motivazione per andare avanti. Mentre Nico rifletteva, la presentatrice stava già annunciando i prossimi e la sua band si trovava dinanzi al sipario in attesa che esso mostrasse loro, quanta gente era la per acclamarli meritatamente o per fischiare delle cattiverie. Il discorso era quasi finito, Nico si schiarì un attimo la voce e represse ogni sorta di timore o emozione, gli era stato insegnato a calmarsi e a respirare profondamente nelle situazioni più ardue. Nico era là per cantare, il resto oramai non contava più; si affiancò ai tre musicisti con i quali aveva tanto provato e li osservò uno ad uno per infondergli sicurezza.

Una sicurezza che Nico stentava anche a considerare e riconoscere come sua.

-Ed è con grande gioia che il nostro liceo vi presenta il meglio della sua musica!-

Il meccanismo del sipario si mosse per rivelare la band che di lì a poco avrebbe suonato per coloro venuti ad ascoltarli. Nico chiuse un secondo gli occhi sperando di riaprirli per osservare decine e decine di mani che applaudivano per lui, per i violinisti, per lo sciatto ma bravissimo pianista alla sua destra..

Invece Nico vide solo la tenda rossa così come la aveva lasciata. Eppure il meccanismo avrebbe dovuto come di consueto spalancare il sipario, possibile che non funzionasse?

Nico rimase ad osservare le tende ondeggiare tranquille e provò a immaginare la moltitudine oltre quel rosso fluente. Altri trenta secondi, il pianista guardò distrattamente alla sua destra sussurrando non so che cosa al macchinista che di tutta risposta si scrollò le spalle spaesato quanto lui.

Pessimo segno.

Intanto qualcuno oltre il sipario aveva cominciato a sghignazzare e a parlottare vivacemente. Si potevano sentire le professoresse ammonire i burloni e le prime file mormorare silenziosamente le loro erronee ipotesi sul ritardo.

Altri trenta secondi, il sipario non voleva proprio aprirsi. Ma cosa stava succedendo? Alle spalle di Nico alcuni alunni addetti alla manutenzione e progettazione della scenografia correvano disorientati alla ricerca del problema fino a ché uno di loro parlò a Nico bisbigliando che non si trovava colui che avrebbe dovuto alzare il sipario.

-E alzatelo voi no?-

-Certo, guarda si è già aperto per metà!-

Mezzo uditorio lo stava fissando interessata al fatto che il telone si fosse aperto quel che bastava per presentare il solista. Nico si sforzò di non tradire nessuna sorpresa e fu capace di sostenere lo sguardo di tutti quelli che studiavano il ragazzo sulla scena.

In contabile il numero delle imprecazioni che affollavano la mente di Nico in quel fatidico momento. Ma sul viso egli non mostrò nulla, a detta di chi lo osservava, il ragazzo aveva uno sguardo preparato: come se fosse a conoscenza di ciò che stava avvenendo.

Finalmente il sipario si aprì del tutto e un sonoro applauso accolse la sfortunata band. C’era una qualche ammirazione negli sguardi del pubblico, e in particolar modo chi lo conosceva gli stava applaudendo perché lo aveva già sentito cantare dal vivo; stava augurandogli buona fortuna…

La musica del pianoforte fu la prima a chetare la sala, le luci si spensero rimanendo per illuminare i membri sul palco: si comincia, Nico si bagnò le labbra avvicinandosi al microfono.

Lui doveva solo cantare, come aveva sempre fatto, nulla di più…

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Capitolo 3
*** Terremoto ***


Gli occhi fissi sul ragazzo al centro del palcoscenico riflettevano l’unica luce ancora accesa dietro Nico che serviva ad illuminare il cantante ed il pianoforte. E le miriadi di occhiate alimentavano la prontezza del solista che si sentì ancor più autorizzato a dare del suo meglio. La sua voce che varava tra potenza e precisione lasciava spazio anche ad accenni di allegria prontamente previsti da una scala musicale repentina oppure giocavano con i grevi mantenendo costante l’attenzione del pubblico. Le cover procedettero splendidamente una dopo l’altra e Nico ben presto ci prese gusto a tutte quelle espressioni di stupore e invidia che gli rivolgevano. Nico si sentì il mondo nel palmo delle proprie mani, adesso poteva farne di loro quel che voleva, avrebbe potuto interrompere l’incanto e lasciare tutti a bocca aperta ma si convinse che poteva fare ben di più, anzi che lo doveva fare, per evitare rimpianti. L’attenzione era rivolta solo per Nico, la fonte della voce accompagnata da violini e sinfonie al pianoforte ed anche lo stesso Nico si concentrò solamente su se stesso, tantoché chiuse gli occhi per ascoltare la sua stessa voce.

Alla prima crepa nessuno fece caso, il gesso del soffitto cadde quasi invisibile sul pubblico rapito dalla voce di Nico. La seconda crepa si fece sentire, assieme al rumore di frammenti di gesso e calcestruzzo che si schiantavano per terra e sembrò che solamente qualche ragazzino cui erano finiti sulla fronte se ne fosse accorto. La terza crepa fu fatale, e si fece sentire di sicuro: l’intera scenografia crollò sul pianista e colpì uno dei violinisti che cadde violentemente giù dal palco e tra la gente in preda al panico che correva verso l’uscita. L’altro pianista urlò a Nico di spostarsi prima di essere costretto ad indietreggiare a causa di grossi blocchi di cemento che per poco non lo schiacciarono.

Nico non fu ugualmente fortunato.

L’intero dapprima odiato, ora temuto sipario cadde addosso al ragazzo, a cui seguirono numerosi blocchi di cemento e montature ferree del telone. Nico si sentì addosso tutto il peso insormontabile del soffitto crollando per terra assieme ad esso. Chissà in che modo, Nico si rialzò e rotolò fuori dai blocchi di cemento e dai pali del sipario trascinandosi via dal fracasso verso il pianista che osservava impotente la scena.

Il cantante chiese aiuto al pianista per rialzarsi, ma egli sembrava non sentirlo. Doveva essere sotto shock per lo spavento; Nico allora si rialzò da solo per avvicinarsi dicendogli che era meglio scendere dal palco nel caso altro fosse caduto giù sulle loro teste. Ma il pianista ancora una volta non lo sentì o tantomeno lo guardò negli occhi. Si avvicinò cauto sul luogo del disastro oltrepassando Nico e i suoi richiami.

Oltrepassando, Nico si era bloccato all’improvviso. Il pianista lo aveva appena attraversato, era letteralmente passato attraverso il suo corpo e si era inginocchiato per raccogliere le pietre cadute sul disastro di poco fa. Nico si voltò sbalordito per assumere l’attimo dopo un’espressione magistrale.

Lui stesso giaceva sepolto sotto i blocchi di gesso e cemento nonostante si trovasse lì, in piedi davanti a tutti quelli rimasti che non lo degnavano neppure di uno sguardo.

Erano troppo impegnati a salvare quel Nico rimasto sotto le macerie.

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