Come il Sole e la Pioggia...

di kirlia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Ritorno Del Faro ***
Capitolo 2: *** Il Nuovo Generale ***
Capitolo 3: *** Una... missione? ***



Capitolo 1
*** Il Ritorno Del Faro ***


Come il Sole e la Pioggia

Come il Sole e la Pioggia...

Prologo – Il ritorno del Faro

 

 

Da qualche parte, nello spazio...

 

Lo spazio era infinito.

Tremendamente infinito e silenzioso. E freddo.

Il Faro non voleva restare lì, il Faro voleva tornare ad essere la guida per il suo

pianeta, Galactus, e cercare per lui nuovi pianeti pieni di vita e di gioia da distruggere.

Il suo ultimo araldo lo aveva profondamente deluso!

Lo aveva portato ad uccidere il suo stesso Creatore, ciò che aveva reso lui uno

strumento dotato di un potere immenso, ciò che gli aveva donato una volontà propria.

Volontà.

 

Il Faro si rese conto solo in quel momento di non essere più soggetto a nessuno,

e di essere finalmente libero.

Libero! Non aveva mai pensato a quellfeventualità e ora gli si presentava davanti

così, senza nemmeno averla desiderata.

Era una strana sensazione... che cosa avrebbe fatto adesso? Non aveva uno scopo,

non aveva voglia di fare niente.

"Beh, in effetti una cosa la farei..." aggiunse nella sua mente osservando in modo

 distratto il corpo ormai senza vita di Norrin, alias Silver Surfer, che volteggiava senza

tregua nell'infinità dello spazio.

Sapeva che la distruzione del suo Creatore e la morte del suo araldo erano tutte state

causate da quegli sciocchi esseri viventi, quegli umani.

Se avesse avuto una faccia, in quel momento sarebbe stata distorta in una smorfia di

disgusto.

Piccole creature insensate, quelle del pianeta Terra.

Così legate alle emozioni e alle sensazioni... disgustose.

Con una nuova consapevolezza, il Faro raccolse le sue forze e si diresse verso quel

pianeta che aveva così desiderato donare al suo Creatore e che ora odiava con tutte

le sue forze.

"Credete che sia finita qui?? Vi sbagliate di grosso" pensò, e con un sorriso mentale

cominciò a cercare l'unica persona che gli sembrava davvero adatta al suo nuovo

scopo: Victor Von Doom.

 

                                                ***

 

Capitano Francis Raye.

Ghiacciaio Russell, Groenlandia.

 

«La base è vicina, Capitano Raye, saremo lì entro 28 minuti esatti!» mi aggiornò Kyle,

il pilota dell'elicottero.

Feci un segno quasi impercettibile con il volto, annuendo, senza mostrare alcuna

espressione di felicità o tristezza.

Dentro di me era il caos. Non sapevo a quale emozione dare ascolto, forse l'amarezza

di quel ritorno dal Giappone o forse il sollievo per essermi finalmente liberata di quell'idiota.

Ma sapevo che quest'ultima era una bugia. Potevo auto-convincermi all'infinito ma

sapevo, ero certa, che essermi allontanata da Johnny mi aveva un po' rattristata.

Era strano ciò che mi succedeva quando ero vicina a lui, come se la sua presunzione

e spavalderia fosse uno strano magnete gigante... mi attraeva involontariamente.

"No, non se ne parla per niente Frankie, adesso devi smetterla di pensare a lui"

replicava la mia coscienza.

Cercai di scacciare via questi pensieri, scuotendo la testa con energia, ma sembrava

proprio che non se ne volessero andare... il suo viso compariva davanti a me in ogni

momento, con quel sorriso beffardo da saputello che mi piaceva tanto.

"Francis Raye riprendi il controllo di te stessa, maledizione! Sei un Capitano dell'Esercito

Americano, non un'adolescente alla sua prima cotta!" mi ammonii di nuovo.

Stavolta sembrò funzionare, e riuscii a ritrovare la calma. Il mio sguardo vagò nel

cielo e nel suolo ghiacciato sottostante, senza osservare davvero il panorama.

Le mie emozioni dovevano essere placate, si trattava di un momento estremamente

importante: finalmente sarebbe stato nominato il nostro nuovo generale.

Dopo la morte del Generale Hager – e a questo pensiero mi rattristavo ogni volta –

avevo pensato a lungo al suo prossimo successore.

Avevano chiesto a me di prendere il suo posto, ma emotivamente non me la sentivo

proprio di sostituirlo... essere nominata generale solo a causa della morte del precedente,

non mi sembrava giusto. Volevo guadagnarmi la mia promozione.

E questo non era ancora il momento.

 

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Salve a tutti!

Sono nuova della sezione e ho visto che c'è davvero poco su questo film che io reputo

davvero bello e appassionante... quindi ho deciso di arricchirla con questo mio nuovo

racconto che spero vi piacerà.

Questo comunque è solo un piccolo prologo per orientarvi, dal prossimo capitolo

compariranno i personaggi che voi tutti conoscete =)

Spero che vi ricorderete della donna, il capitano Raye... (ne dubito xD) ... si tratta della

"fidanzata principale" di Johnny Storm nel secondo film ^^

Beh, fatemi sapere che ne pensate e se vale la pena continuarla, baci!

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Capitolo 2
*** Il Nuovo Generale ***


Come il Sole e la Pioggia

Come il Sole e la Pioggia...

Capitolo 2- Il nuovo Generale

 

 

 

Johnny Storm, la “Torcia Umana”

Baxter Building, New York.

 

«Johnny, il tuo atteggiamento è piuttosto ridicolo» commentò Susan, con

un tono di voce molto più severo del solito.

Non vedevo perché mia sorella dovesse comportarsi così… Che c’era di

male in fondo a volere un po’ di notorietà? Era forse un crimine? Io non la

pensavo affatto così.

E poi, guardiamo in faccia la realtà: eravamo i Fantastici Quattro! Non un

semplice gruppo di vip, noi eravamo dei supereroi di fama mondiale!

Tutti ci amavano… o, per meglio dire, amavano me.

«Sarebbe carino che almeno ti degnassi di rispondermi quando ti parlo» concluse

mia sorella, che doveva aver parlato per circa mezz’ora anche se io avevo

solo sentito l’ultima frase.

«Sai, Susie, non capisco perché ti scaldi tanto. Te lo dico in modo che tu lo

possa capire bene: siamo VIP, “very important people”! È normale che le

nostre facce siano in bella mostra sulle prime pagine di tutte le riviste, è normale

che i giornalisti ci vengano dietro in questo modo. Devi fartene una ragione» le

risposi con leggerezza, mettendomi comodo sul divano e incrociando le braccia

dietro la schiena.

«Forse sarà normale per te, Johnny, ma non per noi miseri mortali che

pretendiamo un po’ di privacy» rispose Reed al posto suo.

L’uomo elastico cinse dolcemente la vita della sua novella sposa, mentre mi

fulminava con uno sguardo che voleva significare “non innervosirla

ulteriormente”… ed io con un sospiro stanco mi alzai per avviarmi verso camera

mia.

«Okay okay, ho capito. Mi sembra inutile a questo punto chiedervi di firmare un

contratto con una multinazionale per diventare il suo sponsor…» dissi, mentre

camminavo lungo il corridoio illuminato alzando la voce per farmi sentire.

«E poi» feci per concludere «di privacy ne avete anche abbastanza qui in casa,

non vi pare?» dissi mentre chiudevo la porta dietro di me e sentivo l’ultimo

grugnito sconsolato di mia sorella.

 

La mia camera era assolutamente divina.

Divina, era davvero l’unica parola che il mio cervello era in grado di pensare

appena aprivo la porta.

Davvero, non mancava niente: il grande letto con le coperte maculate sopra,

l’enorme plasma che mi attendeva per dedicarmi ai più emozionanti videogiochi

mai inventati, uno stereo all’avanguardia con un impianto sonoro degno del

più lussuoso cinema del mondo… e candele.

Forse sembrava un po’ strano in quell’ambiente, ma le candele erano ciò che

dava all’atmosfera quel “non so che” di familiare, esotico e caloroso che

riusciva a rendere quella stanza davvero mia.

«Fiamma…» sussurrai tra me, per dare ai miei poteri quello slancio usuale che

riusciva ad infiammarmi. Stavolta però concentrai le scintille sul palmo delle mie

mani, per lanciarle poi verso ogni candela nella stanza, che si accese di colori

rosati, verdi, blu e gialli, mandando una luce soffusa su ogni oggetto nella

stanza e illuminando tutto di un intenso arancione dorato.

Beh, non era certo da me essere così romantico, mi dissi.

Ma forse quel Johnny Storm che tutti conoscevano non era solo “innamorato

di sé ai limiti del narcisismo”, come una volta qualcuno mi aveva descritto.

Qualcuno… beh, in realtà quel qualcuno era una persona che conoscevo bene,

 un certo Capitano dell’Esercito.

Mi gettai sul letto, con la testa tra i morbidi cuscini mentre ripensavo a lei, con

 un innocente sorriso sulle labbra. Frankie mi era piaciuta dal primo momento.

Forse perché era così diversa da tutte le altre ragazze che avevo conosciuto

da quando era diventato una star. Anzi, forse da quelle che avevo conosciuto

 in tutta una vita.

Il suo sguardo era serio, dedito al lavoro… e non aveva mai mostrato un evidente

interesse verso di me, anche se a volte con impertinenza avevo cercato di attirare

la sua attenzione.

Certo, per il matrimonio di Reed e Sue ero riuscito ad invitarla e ad averla con me,

ma… non eravamo mai andati oltre.

Ed io stesso mi sentivo in una strana situazione quando ero con lei, come se non

riuscissi ad essere naturale.

Adesso poi, avevamo perso completamente i contatti. La missione contro Silver

Surfer si era conclusa ed io non l’avevo più rivista da allora… chissà cosa stava facendo.

 

 

Capitano Francis Raye.

Ghiacciaio Russell, Groenlandia. Base dell’ Esercito Americano.

 

Mi avviai con sicurezza per i corridoi, scortata come al solito da qualche soldato

giusto per non camminare in solitudine.

Con mia estrema sorpresa non trovai nessuno a sorvegliare le varie camere e

ambienti della Base, e ciò significava che si erano già tutti radunati nella sala

principale dove sarebbe stato, fra soli dieci minuti, eletto il nuovo generale.

Chissà chi sarebbe stato…

Avvertendo il mio quesito nel viso, un tenente si azzardò a dire «Capitano Raye,

non sarà lei il nostro nuovo generale…?»

«No tenente Marshall, ho rifiutato l’offerta categoricamente. Non voglio essere

 la sostituta del grande Generale Hager» risposi, chiudendo definitivamente la

discussione e volgendo per un attimo la mente al ricordo del mio vecchio superiore.

Pur essendoci un rapporto prettamente professionale tra di noi, avevo sviluppato

una sorta di sentimento affettivo verso Hager… ed ero rimasta abbastanza turbata

dalla sua morte improvvisa.

Non avrei mai perdonato Victor Von Doom per ciò che gli aveva fatto.

 

Mentre ero immersa nei miei pensieri, arrivammo finalmente alla sala principale e,

dopo che il sistema computerizzato ebbe riconosciuto le mie impronte digitali,

riuscii ad entrare ed accomodarmi in prima fila.

La sala non era completamente silenziosa come al solito… sembrava che i soldati

fossero in fermento: non era mai capitata una cosa del genere, i nostri uomini

erano sempre stati diligenti ed attenti alle regole. Ma forse era normale che la

situazione creasse un po’ di scalpore, d’altronde la morte del generale non era

stata di certo una delle più frequenti.

Carbonizzato, totalmente carbonizzato.

Ebbi un brivido e di conseguenza mi ritrovai a scuotere la testa, per cancellare

quelle terribili immagini dalla mente. Il tenente Marshall, che si era accomodato

accanto a me, mi lanciò un’occhiata incuriosita.

«Tutto bene, Capitano…?» chiese, sinceramente preoccupato.

Quasi mi stupii di tutte le attenzioni che il tenente mi riservava. Era raro che tra

di noi ci fossero legami, ma mi sentii sollevata dalla presenza di Marshall in quel

momento.

«Si… si, la ringrazio Tenente. Sono solo leggermente turbata da tutto questo» mi

lasciai sfuggire, dimenticando per un attimo di stare confidando una mia sensazione

ad un mio sottoposto.

Lui inclinò leggermente la testa, quasi a darmi un’occhiata più attenta, poi un leggero

sorriso educato apparve sulle sue labbra mentre mi rassicurava «La scomparsa del

Generale è stata uno shock per tutti noi… immagino che per lei che era così

vicina a lui dev’essere stato ancora più sconcertante.»

Ricambiai il sorriso con naturalezza, mentre riuscivo di nuovo a rilassarmi. Confidare

le mie preoccupazioni a qualcuno mi aveva finalmente tranquillizzato.

Intanto, il lunghissimo discorso del soldato che tentava di richiamare l’attenzione

finì, presentando finalmente il nostro nuovo Generale.

«… ed ecco qui il nostro nuovo superiore, il Generale Starr» concluse, mostrandoci

una donna alta e sottile.

I suoi capelli neri e lucidi erano stretti in uno chignon come i miei e i suoi occhi

erano di una particolare gradazione di grigio-azzurro che le conferiva uno sguardo

severo.

Non ero solita giudicare le persone dal proprio aspetto ma tutto in quella giovane

donna mi portava a pensare “serpe”.

Davvero, aveva un aspetto… velenoso. Non mi piaceva proprio.

Comunque non potevo di certo contestare la scelta dei nostri superiori, magari

si sarebbe rivelata anche un buon capo.

Mentre facevo tutte queste supposizioni lei si avvicinò al microfono e cominciò a

parlare.

«Il mio nome è Daphne Starr e sono il vostro nuovo Generale. È stata davvero

una sorpresa per me sapere di essere stata scelta per questo ruolo, ma farò

del mio meglio per confermare le aspettative… » il suo discorso si protrasse per

circa quindici minuti ma non ascoltai con attenzione, visto che ero distratta dai

commenti incuriositi di vari soldati.

Ero anche quasi pronta ad andarmene quando un’ultima frase del Generale mi

fece voltare di nuovo verso di lei.

«Mi piacerebbe dare una svolta decisiva all’esercito, creando un nuovo gruppo

di speciali soldati dotati di conoscenze e capacità particolarmente sviluppate. Per

fare questo ho chiesto la collaborazione di una persona» disse con fierezza, poi

si voltò per chiamare qualcuno accanto a sé.

Il mio cuore ebbe un sussulto quando la figura uscii dall’ombra rivelandosi e creando

un coro di bisbigli in tutto il pubblico presente.

«Diamo il benvenuto al mio collaboratore più fidato, Victor Von Doom!»

 

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Finalmente ho avuto tempo di aggiornare, scusate l’attesa ^^’’

Ringrazio debby95 per la sua recensione e per avermi aggiunta tra le seguite ^_^

A presto :D

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Capitolo 3
*** Una... missione? ***


Come il Sole e la Pioggia...

Capitolo 3- Una… missione?

 

 

Capitano Francis Raye.

Ghiacciaio Russell, Groenlandia. Base dell’ Esercito Americano.

 

La riunione era finita da circa un’ora ed io non riuscivo ancora a calmarmi.

Come era potuto accadere?? Come quel mostro, quel Von Doom era riuscito a guadagnarsi di

nuovo l’appoggio di un generale?

Eppure era ancora lì con quel suo insulso sorrisetto compiaciuto e quegli occhi inespressivi… e

nessuno si era azzardato a commentare.

Ed io ero riuscita solo ad alzarmi e andare via, senza dire una parola, senza puntargli contro una

pistola. Ero semplicemente sconvolta.

Chiusa nella mia piccola camera mi fissavo silenziosamente nello specchio, chiedendomi,

domandandomi nel profondo cosa fare. Dovevo forse interferire con gli ordini della nuova

Generale? Potevo forse oppormi alla sua scelta di richiamare qui Von Doom?

Sospirando mi resi conto che la risposta era no. Non potevo, a meno che non volessi essere

retrocessa a soldato semplice… e non ci tenevo per niente.

Mi sedetti ancora pensierosa ai piedi del mio letto, allacciando bene le stringhe dei miei stivali e

provando a concentrarmi solo su quello.

Cosa potevo fare…?

 

Johnny Storm, la “Torcia Umana”

Baxter Building, New York.

 

Quella notte, mi ero addormentato osservando ancora le fiamme delle mie divine candele, e

pensando a lei…

Quando qualcuno aprì in modo insistente le pesanti tende della mia camera, costringendomi

immediatamente a schermare gli occhi appena svegli.

Il mio sguardo abbagliato si posò sulla figura di mia sorella, che con le mani sui fianchi mi

guardava con l’aria di una madre che sta per fare la predica.

«Eddai, potevi anche evitare di svegliarmi così, Sue! Non dormivo così bene da…» cominciai ma lei

mi interruppe con aria professionale.

«Forse prima di rimproverarmi dovresti vedere questo» disse, lanciandomi addosso un quotidiano.

Lo guardai con aria confusa prima di mettere a fuoco il titolo della prima pagina.

“La Cina richiede 5 milioni di yen ai Fantastici Quattro, per i danni subiti dalle strutture a causa

degli scontri con Silver Surfer” lessi. Immediatamente feci una smorfia e guardai mia sorella.

«A quanto corrispondono cinque milioni di yen all’incirca?» gli chiesi con dubbio.

Lei sbuffò esasperata, strappandomi un sorriso. Mi divertiva un mondo innervosirla, era una delle

mie attività preferite, dopo il volo e le pose per i paparazzi.

Il suo viso però non sembrava solo infastidito, bensì furente, quindi il motivo doveva essere un

altro…

«Non quell’articolo ma QUESTO!» rispose, cambiando la pagina del giornale e mettendomi di

fronte all’immagine di un uomo che credevo di non dover mai più vedere.

Victor Von Doom mi sorrideva divertito dalla pagina, stringendo la mano di una giovane donna dai

capelli neri in divisa militare. Mi ricordò tanto Frankie con quel suo sguardo severo e autoritario,

ma allo stesso tempo c’era qualcosa in questa donna che mi faceva pensare a una vipera. E di

certo Frankie non era una vipera.

Ma mi concentrai di nuovo su Victor cercando di capire e guardando Sue negli occhi per avere una

risposta.

«Non è possibile, me ne ricordo perfettamente. L’avevo spinto nelle profondità del fiume… come

può essere ancora vivo?» chiesi sconcertato. Quante volte doveva resuscitare quell’uomo??

Mia sorella si strinse nelle spalle, non sapendo come rispondere. Poi aggiunse «Quello che mi

chiedo, è perché quel generale l’abbia riaccolto nelle forze militari, specialmente dopo ciò che ha

fatto al Generale Hager…»

Il suo sguardo si fece pensieroso e dubbioso. E io non potei fare a meno di chiedermi se Frankie

fosse d’accordo con tutto questo.

 

Capitano Francis Raye.

Ghiacciaio Russell, Groenlandia. Base dell’ Esercito Americano.

 

 

Dopo essermi finalmente ripresa un po’, in modo da poter mantenere il mio sguardo serio e privo

di emozione, tornai allo specchio.

Decisi di concentrarmi sui miei capelli e avevo appena cominciato a lavorare sullo chignon quando

sentii bussare alla porta della mia camera. Mi voltai verso la porta leggermente confusa, di solito

nessuno veniva a disturbarmi quando mi ritiravo nella mia stanza.

Quasi ad assicurarmi che fosse successo davvero, ci fu un altro colpo alla porta.

Con passo deciso mi affrettai quindi ad aprire trovandomi di fronte gli occhi di ghiaccio del

Generale Starr.

Mi affrettai a fare il saluto militare, per poi chiedere «Generale, a cosa devo questa… » non riuscii

a concludere la domanda.

«Evitiamo le formalità, Capitano Raye. C’è un motivo preciso per cui sono venuta qui a parlare con

lei, e preferirei che la nostra sia una conversazione privata» mi interruppe in fretta, per poi

lanciare una curiosa occhiata all’interno della mia camera, quasi a volersi auto-invitare dentro.

Ovviamente non potei negarglielo e le feci cenno di accomodarsi.

Lei si infilò dentro chiudendo la porta e a passo svelto si incamminò fino al centro della camera,

poi si voltò verso di me e con un sorriso tirato sulle labbra, che a me sembrò più una smorfia,

cominciò a parlare.

«Le spiegherò brevemente il motivo che mi ha portato a venire a disturbarla direttamente nei suoi

appartamenti, senza richiedere un incontro ufficiale» cominciò, e io annuii pensierosa.

Non avevo alcuna idea di ciò che mi dovesse dire la neo-Generale. Non le avevo ancora rivolto la

parola fino a quel momento e non avevo molto piacere a farlo. Le feci cenno di continuare.

«Come avrà sentito poche ore fa, quando sono stata ufficialmente assegnata a voi come nuova

Generale, avevo espresso la mia intenzione di formare un nuovo gruppo di speciali soldati dotati di

conoscenze e capacità particolarmente sviluppate» continuò, e io per un momento mi sentii

spaesata. Con l’arrivo di Von Doom, avevo quasi dimenticato il discorso di apertura del Generale.

Tentai di ricordare e annuii verso di lei.

«Bene, vorrei che lei ne facesse parte» concluse e mi lanciò uno sguardo incoraggiante.

Per un attimo restai pietrificata.

Non che non accettassi sempre i ruoli e le missioni che mi venivano affidati, ma un’offerta di

questo genere mi sembrava alquanto prematura e… sospetta. Davvero sospetta.

Decisi di azzardare una domanda.

«Di preciso, in cosa consisterebbe questa…» non sapevo come definirla «… questa missione?»

conclusi un po’ titubante.

Lei mi guardò sorridendo con naturalezza e rispose «Le verrà subito spiegato, mi segua».

Sempre con più dubbio, la seguii all’esterno.

 

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Dopo anni sono tornata su Efp, e non intendo lasciare incompiute le mie storie.
Ecco qui il seguito delle avventure di Frankie, che avranno una svolta particolare nel prossimo

capitolo.

Spero vi piaccia, attendo i vostri commenti :)

 

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