DISCLAIMER: Harry Potter e tutti i personaggi della saga sono di proprietà di JK Rowling e di chiunque ne possieda i diritti. Questa storia non ha alcun fine di lucro, né intende infrangere alcuna legge su diritti di pubblicazione e copyright.

Il mago

Lavanda Brown, imbronciata, osservava cadere la pioggia sul grande parco di Hogwarts.
Stava facendosi notte e Ron era ancora impegnato con gli allenamenti di Quidditch.
Per esperienza sapeva che, alla fine, sarebbe arrivato in dormitorio distrutto,
con l’unico desiderio di una tisana calda e un letto,
e lei avrebbe sentito il solito: “non stasera, Lavanda”.
Destino beffardo!
Aveva finalmente trovato un ragazzo e lui la trascurava per le sue passioni sportive.
Sospirando desiderò che le cose potessero cambiare.
Un lampo illuminò la stanza e davanti a lei comparve un bellissimo
mago che, con voce suadente, le propose d’esprimere tre desideri.

“Sono Tom, mago filantropo, e sono qui per aiutarti”.
Il sorriso del ragazzo era accattivante, ma Lavanda non si fidò.
“Che vuoi in cambio?”
“Una firmetta su questo Magicontratto, con cui t’impegni ad ospitarmi
nel tuo corpo”, minimizzò lui, srotolando una pergamena.
“Pensa come ti potrò essere utile nella vita”,
aggiunse suadente.
“Prima voglio la dimostrazione dei tuoi poteri.
Desidero che Ron la smetta subito col Quidditch.”
“Ai tuoi ordini, cara”.
Pochi minuti dopo Weasley, politraumatizzato e dolorante,
era ricoverato in infermeria e Lavanda, preoccupatissima, accorreva al suo capezzale.
“Ron Ron…”
“Non stasera, Lavanda”, esalò il ragazzo, prima di svenire.

“Mago incapace, non firmerò il tuo contratto”, sbuffò Lavanda.
“Oggi ti ricrederai bambola”, rispose spavaldo Tom e con un potente incantesimo la circondò di un’aura carismatica e sensuale.
Quel giorno fu ricordato negli annali della scuola come il “Delirium Day”.
Tutti i ragazzi le si dichiararono e Ron, pazzo di gelosia, scatenò risse e duelli magici in quantità industriale.
I professori, disperati, le imposero un pesante Burka e la segregarono in camera.
Quella sera, in sala comune, la velata Lavanda s’avvicinò a Ron, che giaceva riverso sul divano.
“Ron Ron”, tubò dolcemente.
“Non stasera, Lavanda” mormorò questi, addormentandosi di botto.

“Signor Weasley, se non le è di troppo disturbo, può dirmi cos’è l’Erbaciocca?”
La voce gelida di Piton interruppe il suo confabulare con Harry.
“Lavanda, signore”, mormorò con voce sognante, mentre una risata si levava dai banchi dei Serpeverde.
“Dieci punti in meno per Grifondoro”, enunciò lapidario il prof.
“Lo vedi Harry, è una fissazione! Forse dovrei parlarne con Madame Chips.”
Quella sera Lavanda, truccata ed elegante, s’appressò sicura al suo ragazzo, che ripassava Pozioni insieme a Harry ed Hermione.
“Ron Ron, usciamo?”
“Non stasera, Lavanda, Madama Chips m’ha prescritto un mese senza di te, per togliermi l’ossessione dalla mente”.

Lavanda sorrideva beata.
Questa volta l’incantesimo di Tom pareva funzionare.
Ron la stava baciando con trasporto nell’aula vuota di Trasfigurazione.
Finalmente uno dei suoi desideri s’era avverato e senza effetti collaterali!
“Lavanda sei bellissima”, le sussurrò il ragazzo cominciando a slacciarle i bottoncini dell’uniforme.
“Signor Weasley, signorina Brown, cosa state facendo?”
La voce dura della McGrannit li fece sobbalzare, mentre le loro guance s’imporporavano.
“Cinquanta punti in meno per Grifondoro, così imparerete a comportarvi con più discrezione e adesso in punizione!”
Il resto della serata lo trascorsero insieme a Mastro Gazza, a ripulire i cinquanta bagni della scuola senza magia.

“Sei il mago più disgraziato che conosca!”
Lavanda, indispettita, fissava a braccia incrociate il povero Tom Riddle.
“Sono state solo circostanze sfortunate, cara, non è colpa mia.
Dammi un’altra possibilità”, la blandì lui, sorridendo.
“Sia, ma sappi che sarà l’ultima. Se non esaudisci nemmeno questo desiderio non firmerò il contratto e ti denuncerò a Silente.
Esigo che Ron trovi il coraggio di dichiararmi il suo vero amore”.
Tom agitò la bacchetta e uno scintillio di stelle illuminò la stanza.
Poche ore dopo, Weasley giaceva incosciente in infermeria, vittima di un tentato avvelenamento.
“Non stasera, Lavanda”, mormorava nel delirio, “amo Hermione!”