La solitudine

di orkaluka
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


La solitudine, non la puoi concepire finché non l’hai provata tu stesso. La solitudine di un’anima alla deriva, in un corpo suo che appartiene a qualcun altro. Inevitabile è la fine che spetterà a una di noi quando il destino deciderà che ciò deve accadere. Qualcuno mi ha detto che le vite di ognuno di noi sono come dei cerchi, perfetti nella loro rotondezza, che prima o poi si chiuderanno, iniziando un nuovo ciclo. Nonostante io ci creda non posso non pensare che la mia vita ora sembri una retta, una retta senza fine, con mille ripetizioni, come posso pensare che prima o poi il mio cerchio si chiuda? Scusa ;è vero,mi correggo, come posso pensare che il nostro cerchio si chiuderà?

Ciao Monica,pensai con cautela, come ti senti stamattina?

Come al solito, tu?

Oggi dobbiamo abbiamo in programma due compiti in classe, vuoi fare tu quello di storia? Cercai di tirarle su il morale.

Sarebbe veramente fantastico, grazie. Oggi chimica, non ho neanche bisogno di chiederti se sei pronta, tu per la chimica sei nata pronta.

Monica poteva prendere possesso del suo corpo solo per un lasso di tempo relativamente breve, il rischio che correvamo ogni volta era alto, se per errore avesse preso troppo controllo sul corpo io sarei stata spazzata via, se io non le avessi lasciato il giusto spazio lei sarebbe morta. Questa era stata una di quelle linee sottilissime, difficilmente percepibili, inizialmente, quando lei si era risvegliata in me dopo due anni che abitavamo lo stesso corpo inconsciamente, era stato complicato, ora la concentrazione per non perderla mi sembrava nulla. Sapevo che per non perderla mi sarei sacrificata, lei era tutto per me, la mia migliore amica e una sorella gemella, avevamo un rispetto una dell’altra che sfiorava l’adorazione. Eravamo in perfetta sintonia, equilibrate come solo una bilancia in assenza di pesi può essere, lei adorava le materie umanistiche, ricordava tutte le date più possibili immaginabili, ogni tanto qualcuno per scherzo ci diceva una data a caso e lei riusciva sempre a trovare un evento accaduto in quel anno, mese o giorno, invece io preferivo di gran lunga le materie scientifiche, mi piaceva calcolare, trovare soluzione utilizzando solo la logica. Sapevo di farla felice permettendole di fare l’esperimento di storia, la convivenza forzata ci aveva regalato una conoscenza profondissima l’una dell’altra.

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


 Mi vestii e mi lavai, alle sette e mezza ero pronta, uscii con calma, mi aspettavano venticinque minuti a piedi.  Il nostro corpo era alto, atletico, prosperoso, i nostri capelli scurissimi, neri come il carbone e i nostri occhi erano ancora più bui. Tutti ci dicevano che eravamo bellissime,una di quelle bellezze che si vedono nei film o sulle copertine di riviste di gossip, o ancora sulle passerelle degli stilisti più famosi. Dobbiamo ammettere che abbiamo sempre accentuato il nostro fascino con maglie aderenti e minigonne quando il tempo lo permetteva. Quel giorno faceva caldo,il sole risplendeva in un celo azzurrissimo, libero come non mai dalle nuvolette bianche che a volte in giornate come quelle disegnavano strani animali in cielo .Con la nostra  sacca in spalla ci sentivamo benissimo, in forma smagliante . Quel giorno ci sarebbero state all’inizio due ore di chimica, in seguito due ore di storia e poi il pomeriggio libero, lo avremmo passato a goderci il magnifico sole.

Ti piace molto il sole vero?

Si e a te la pioggia, ti calma sempre.

Monica aveva sempre amato la pioggia, a volte la facevo felice rintanandomi nello spazio che occupava solitamente e lasciandola ad osservare la pioggia, a percepirla, le piaceva spalancare le braccia sotto un acquazzone e lasciare che le gocce le scorressero sul viso e poi l’avvolgessero completamente, offuscando il mondo intorno a lei, rendendolo irreale, come se in realtà la vita si racchiudesse tutta in quell’attimo, in pochi secondi, perché poi la sensazione spariva e noi ci ritrovavamo esauste ma felicissime.

Giunsi a scuola in perfetto orario, come sempre avevo impiegato 25 minuti esatti ad arrivare. La scuola era piccola, il paesino in cui abitavamo era piccolo, di conseguenza anche il liceo era piccolo e contava pochi studenti, più o meno quattrocento persone. All’incirca ci conoscevamo tutti, se non per nome di vista sicuramente. Noi poi eravamo molto conosciute, la popolarità non ci mancava e questo non solo tra gli studenti, ma anche tra i professori. A scuola ci aspettavano tre amici mi intrattenni a chiacchierare con loro, Monica ogni tanto commentava nella mia mente. Ad un certo punto dalla porta entrò un ragazzo alto, con capelli scuri e occhi chiarissimi, un ragazzo che io reputavo bello, anzi bellissimo, aveva un anno più di me. Dire che mi piaceva sarebbe un eufemismo, ma eravamo soltanto amici, almeno in quel momento. Lanciò uno sguardo intorno a se poi, quando mi ebbe notata, ci raggiunse. “Buongiorno Claire, Come stai stamane?” Il mio cuore accelerò i battiti anche se non lo detti a vedere “Io perfettamente e tu?”  “Molto meglio ora che ti ho vista”

Sfrontato.

Bellissimo, dai Monica in fondo è simpatico

“Mi chiedo se queste frasi le utilizzi solo per me o per tutte le altre tue spasimanti.” Gli dissi.

Hahaha, ottima risposta Claire se potessi ti darei il cinque.

La risata di Monica non era facile da scatenare. Sorrisi furbescamente. “Quali spasimanti?” Scoppiai a ridere. Lui mi rispose sorridendo. Ci avviammo verso la mia aula, non ero per nulla agitata a causa dell’esperimento. Ci fermammo davanti alla porta dell’unica aula di chimica presente in tutto il liceo. “agitata per l’esperimento?” mi chiese. Notai che eravamo vicinissimi, il mio cuore accelerò ancora i battiti, per fortuna si rispose da solo, io probabilmente avrei balbettato. “Non devo neanche chiederlo vero?” Le sue labbra erano invitanti, vicinissime, sussurravano cose che non capivo più, il suo sorriso si fece accattivante, poi, spezzando l’incantesimo, suonò la campanella. “Allora io vado. Oggi vieni al parco con me?”. Ogni giorno andavamo al parco insieme, parlavamo, ridevamo e facevamo una passeggiata. “certo come sempre.” Per fortuna avevo ripreso l’utilizzo delle parole. Entrai in aula tranquillamente, tutti si girarono a sorridermi, tranne Jennifer ovviamente, che chissà perché mi odiava. Mi sedetti in un posto lontano da tutti, in fondo all’alula, voltata di spalle rispetto alla classe.

Concentrati Claire se non vuoi prendere un’insufficienza.

Certo Monica, come vuoi.

Estrassi dalla cartella solo la penna e la calcolatrice, non mi serviva nient’altro. Il foglio dei quindici problemi era già pronto sul banco. Mi misi a lavorare con calma, senza fretta.

Finii molto prima del tempo, ma non mi importava, era uno di quei pochi momenti nelle nostre vite in cui potevamo parlare e basta, questo poteva accadere perché per le persone intorno a noi poteva sembrare che mi stessi concentrando su un problema particolarmente difficile.

 

Questa storia è un po’ particolare, ma spero che vi piaccia. Se avete qualche consiglio su come migliorarla o volete commentarla vi prego di recensire. Fa sempre piacere avere dei pareri altrui. Al prossimo capitolo!

                                                                                                                                                              Luka

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Il geniaccio a già finito. Non finirai mai di stupirmi, davanti all’analisi del periodo non sai mai cosa fare, ma ti si mette di fronte a un problema di matematica non smetti finché non hai trovato la soluzione.

 

Fortuna siamo in due qui a gestire la faccenda, ci completiamo, siamo due anime gemelle.

 

Non era divertente come battuta e comunque se non fossimo due anime gemelle non potremmo abitare lo stesso corpo senza distruggerci a vicenda. Claire tu hai un’anima veramente speciale, è come se tu fossi donatrice universale per il sangue solo che con l’anima funziona al contrario. Ti sai legare a qualsiasi corpo senza danneggiare propriamente l’altra anima. È una qualità che pochi, anzi pochissimi prescelti posseggono.

 

Grazie Monica. Ogni tuo complimento è una parola di conforto che tratterò per sempre nelle mie memorie.

 

Sentii Monica ridere e la campanella suonare nello stesso momento. Mi alzai, consegnai il foglio e scappai dall’aula, fuori ad aspettarmi c’era come sempre il mio impavido cavaliere: Saimon. “Non ti devo neanche chiedere come è andata, mi aspetto solo un altro :complimenti signorina Claire ha superato ancora una volta il massimo dei voti.” Mi disse. Mi aveva lasciata fuori dall’aula e mi era venuto a prendere subito dopo la lezione, non era solito fare cose del genere, anche se sapeva farmi un piacere. Camminammo in silenzio l’uno di fianco all’altra senza dirci nulla, verso la mia aula di storia. Avevamo comunque quindici minuti di pausa e poi sarebbe cominciata la nuova sfida. All’ultimo piano non c’era nessuno, con il caldo soffocante esso diventava una vera e propria serra, quindi tutti erano ai primi piani o ancora meglio fuori a godersi il sole. Ci sedemmo su una panchina addossata a una parete. Mi sentivo nervosa, quel silenzio non mi piaceva.

 

La nostra piccola chimica che trema di fronte a un miscuglio eterogeneo di emozioni, da te non me lo sarei mai aspettata.

 

Mi sento molto rassicurata ora grazie!

 

Monica era ormai abituata al mio sarcasmo, ma comunque non è che le piacesse particolarmente.

Io e Saimon eravamo vicinissimi, i suoi pantaloni leggeri sfioravano le mie gambe. “Ho appena ricevuto una chiamata da mia madre, mi sa che oggi non potremo vederci al parco mi spiace.” Mi sorrideva, intanto che pronunciava queste parole “Dispiace anche a me, ma sarà per la prossima.” Sapevo che i miei occhi esprimevano tristezza. “Non devi essere così triste.” Una lampadina gli illuminò gli occhi e mi sussurrò in un orecchio “Vediamo di consolarti un po’.” Allungò un braccio e prima che me ne accorgessi mi ritrovai sulle sue gambe, in braccio a lui, come tante volte avevo sognato. I nostri libri erano appoggiati sulla panca. Seduta in quel modo ero più alta di lui di una testa, non mi era mai capitato. Cominciò a baciarmi il collo delicatamente, come fossi l’oggetto più fragile del mondo, una piccola bambola di cristallo. Il mio respiro accelerò talmente che dovetti aprire le labbra per respirare. Dal ventre mi salivano calde ondate di … non so come spiegarlo, attrazione forse? Era come avere mille farfalle che risalivano tutto il corpo fino al viso dove cominciai ad arrossire.

 

Questo si che è consolare! Un bel punto per Saimon.

 

Saimon fissò i suoi occhi di fuoco nei miei, mi mise una mano sul volto mentre l’altra mi avvolgeva ancora la vita. Si avvicinò lentamente o così mi parve, capii che non mi voleva costringere potevo scostarmi in qualsiasi momento, ma non lo feci. Avevo sognato quel momento per giorni e giorni, avevo sperato e pregato perché accadesse. Le sue labbra si posarono sopra le mie e il mondo scomparve definitivamente senza lasciare traccia, chiusi gli occhi e le mie palpebre si colorarono di mille colori. Le sue dolci labbra indugiarono sulle mie, si scostò un poco per potermi guardare, ma io gli strinsi il viso fra le mani e lo riavvicinai a me, le nostre bocche si incontrarono ancora, si mossero all’unisono, come i nostri respiri, era magnifico. Ci staccammo soltanto perché la campanella ormai era suonata, quando mi voltai mi accorsi che tutti ci fissavano, per nulla sorpresi. Mi sentivo felice, anzi no tutto luccicava intorno a me e mi sentivo risplendere dentro da un raggio di sole. Saimon sorrideva, avvicinò le labbra alla mia guancia e sussurrò “Qualcuno doveva farsi avanti prima o poi.” Mi posò delicatamente sulla panchina, si alzò, si chinò, mi baciò ancora una volta e poi se ne andò, osservato da tutti. La mia mente era completamente tra le nuvole, ma un urlo lontano e distante mi fece tornare in me. Monica gemeva per la sofferenza, la mia anima aveva preso troppo spazio e lei ne soffriva, mi ero deconcentrata e Monica ne soffriva, non andava bene. Indietreggiai nel controllo del mio corpo il più possibile in modo da lasciarla respirare.

 

Claire, devi stare più attenta. L’amore è una cosa stupenda, ma noi non ci possiamo permettere di perdere la concentrazione, ti prego di stare più attenta in futuro.

 

Scusa Monica non volevo, mi dispiace veramente tanto. Ora mi ritirerò in un angolino del nostro corpo in modo che tu possa svolgere il compito di storia.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Liakey grazie mille per i suggerimenti, ho cercato di aggiungere, non solo durante questo capitolo ma anche nei prossimi ciò che mancava. Devo ammettere che quando hai un racconto in mente a volte alcune cose le dai per scontate. Buona lettura a tutti!

 La stanza in cui mi ritrovai era disadorna, di un bianco quasi accecante. Dalla prima volta in cui mi ci ero ritrovata, appena arrivata era sempre stata così. L’avevo scoperta appena un anno prima più o meno. Nei due anni in cui avevamo coabitato inconsciamente Monica era come svenuta. Dopo la separazione dei miei genitori avevo deciso di sperimentare: come nei film avevo preso molte candele, le avevo disposte a cerchio e mi ero concentrata. Dopo un paio di ore a gambe incrociate ero tutta dolorante e non avevo risolto i problemi con me stessa. Proprio nel momento in cui avevo deciso che era tutto inutile, mi ero ritrovata in quella stanza. Ricordo benissimo la spaventosa sensazione di smarrimento, poi Monica aveva cominciato a parlarmi e a spiegarmi a grandi linee cosa stava accadendo. All’inizio non volevo crederci, ma non potevo fingere che Monica non esistesse e inoltre non ero un’assassina, non riuscivo a sentire le sue grida strazianti senza intervenire in suo aiuto. Dalla prima volta in poi la stanza mi regalava una sensazione di casa che provavo raramente in altri luoghi, fisici o meno.

 Immaginai una poltrona ed essa comparve davanti ai miei occhi. Mi bastava immaginare in quel luogo e tutto compariva, ma anche lì bisognava stare attente a cosa si desiderava. In meno di un secondo l’ambiente divenne caldo e accogliente, mi sdraiai su un grande letto a baldacchino e aspettai che Monica aprisse la finestra che mi consentisse di vedere il mondo. Essa si spalancò proprio sul soffitto, in quel momento potevo vedere attraverso i suoi occhi. Una voce rimbombò nella stanza.

 

Mi piace l’arredamento, poi posso tenerlo? Sembra davvero confortevole.

 

Sorrisi sapendo che lei lo poteva percepire, poi mi chiusi gli occhi e mi addormentai, caddi in un sonno ristoratore per la mia anima affaticata. Forse non sembrava ma ci volevano moltissime energie per fare ciò che facevamo. Vivere in due in sol corpo non è solo complicato è faticoso e anche stressante, ma non potevamo ucciderci a vicenda, andava contro ai nostri principi.

 

Mi svegliai lentamente, come solo un’anima senza corpo sa fare. Monica camminava per strada, improvvisamente i suoi ricordi delle ultime ore mi fecero barcollare. Aveva risposto a tutte le domande del test senza problemi, aveva evitato Saimon senza farsi scoprire e poi era uscita.

 

Buon giorno dormigliona!! Da quanto la tua anima non riposava così a lungo?

 

Un mese più o meno.

 

Claire devi riposare più spesso, prendi il controllo per alcune ore poi torna a dormire, così recupererai le forze del tutto.

 

Monica faceva molta più fatica di me a controllare il corpo, il motivo era semplice lei aveva meno agganci con il corpo. Ogni anima possiede sei agganci su tutto il corpo, Monica ne possedeva due io gli altri. Ripresi il controllo del corpo con una certa fatica, subito dopo il risveglio era doloroso e mi lasciava stordita. Fu questo uno dei motivi per cui non lo sentii arrivare, questo e il fatto che il colpo fosse troppo veloce per schivarlo o pararlo, mi arrivò dritto sulla nuca e io scivolai a terra priva di sensi, Monica svenne con me.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


La stanza in cui mi risvegliai era buia e tenebrosa. La prima cosa di cui mi accorsi fu il silenzio all’interno della mia mente; Claire non c’era, non la trovavo, la stanza che di solito occupavamo era vuota e distrutta. Dei pochi mobili e del letto non rimanevano che schegge, della sua anima neanche l’ombra. Mi aggirai tra le macerie, quello scempio era inguardabile. Chiunque fosse stato aveva usato una forza a me fin troppo conosciuta: magia. Un tintinnio mi giunse da lontano, come da un altro luogo e io raggiunsi in fretta il nostro corpo. Le catene che mi tenevano ancorata al muro di pietra non erano così solide, le spezzai con una formula da dilettante, a chi studia magia da tutta la vita non si mettono catene ai polsi. Guardai di fronte a me e riconobbi un uomo dai capelli chiari come il sole, dagli occhi  scuri come un pozzo senza fondo e dalla carnagione ne pallida, ne scura. Una rabbia cieca mi invase tutto il corpo, mi sentivo fremere e la mia magia accrescere in forza dentro me. Con un onda di potere che anche io avrei temuto abbracciai mortalmente la mente di Erik, la comunicazione silenziosa tra noi due iniziò subito. “Mi permetta di….” “Non ti permetterò nulla, chi ha portato via Claire?” Sentivo la sua mente esitare, non poteva darmi quell’informazione aveva giurato di non rivelarmelo, così spalancai la sua mente, il muro che aveva costruito con tanta fatica si sgretolò come un castello di carte a una minima scossa, il nome era lì che galleggiava in mezzo alle nuvole: Blak. Il messaggio che spedii a Erik era chiarissimo “Sarà morto ancor prima che possa pensare di punirti.” Non ero assolutamente disposta a sacrificare un’anima amica per riavere il mio corpo, ma ero pronta ad uccidere per vendicare quella che ormai contavo come una sorella. Io principessa di Luna crescente per la prima volta in vita mia avevo giurato di uccidere qualcuno e il perché era ovvio; loro avevano ucciso Claire e questo non lo avrei mai perdonato a nessuno.

 

Il luogo in cui mi trovavo era un castello medievale in mezzo al nulla, esso era posto in cima a una collina in Inghilterra, un luogo dove spazio e tempo si confondevano, inseguendosi in ruota infinita che non era percepibile. Quando ancora il mio corpo mi apparteneva io abitavo qui e conoscevo ogni singolo angolo di quell’immensa reggia. Fu facile trovare la stanza delle armi e impugnare ancora la mia spada fu come ritrovare una vecchia amica. Lei era sfavillante e si chiamava Alba, sottile e lunga era praticamente indistruttibile, di un bianco accecante; eravamo e siamo ancora i due rovesci della medaglia, io il crepuscolo e lei la prima luce del giorno, inseparabili e inimitabili.

Percepivo nell’aria la magia appena utilizzata che conduceva alla stanza del trono, tre piani sopra di me. Soprelevandomi a mezz’aria raggiunsi le sue porte in pochissimo tempo, esse erano di mogano nero e si aprirono a un mio cenno. Erano tutti seduti intorno a lungo tavolo, i capi di maggior rilievo, mentre gli altri erano seduti attaccati alla parete, ma lo sgomento al mio arrivo era unanime. Mi vidi riflessa in molte menti, i capelli spettinati, un lungo taglio su un braccio scoperto, gli occhi che esprimevano solo odio e un profondo e immenso dolore. La mia voce sconvolta e arrabbiata come non mai risuonò nell’aula dove era calato immediatamente un silenzio innaturale. “Black alzati  e vieni ad affrontarmi, subito.” Aspettai paziente osservando il vuoto che l’individuo obbedisse ai miei ordini, ma non accadde nulla, allora cominciai a perlustrare la camera con la magia e lo trovai tranquillamente seduto su una sedia subito a fianco del trono, con la mia forza di volontà lo costrinsi ad alzarsi e lo obbligai a raggiungermi a mezz’aria, lui non si divincolava e mi sorrideva sornione. “Allora Principessa, cosa aspetti ad uccidermi?” Mi disse in tono beffardo. Ma in me c’era in corso una lotta interiore immane, una parte di me mi diceva di ucciderlo, perché lui aveva fatto del male a Claire e continuava a prendersi gioco di me, ma l’altra parte mi diceva che c’erano altri modi di punirlo, ma era come se questa voce fosse debole, come attutita da qualcosa. Black conosceva cosa mi stava accadendo internamente e mi stuzzicò dicendo “Ma che Principessa ci è toccata, non ha saputo neanche difendere l’anima a lei più cara” C’era qualcosa che mi sfuggiva, qualcosa ai confini della mia memoria che mi suggeriva una cosa in lingua sconosciuta, quella voce mi sussurrava in un orecchio, ma io non potevo sentirla. Inoltre avevo la sensazione di aver completamente scordato qualcosa di importanza vitale. Comunque misi da parte i miei dubbi e alzai la spada, tutti i presenti trattennero il fiato tranne una che urlò “No” E io mi fermai. Il vetro si ruppe e riconobbi la voce che mi sussurrava:Claire. Poi mi ricordai chi ero veramente: la Principessa di Luna Crescente o come mi chiamavano alcuni la Pura. La magia che avevano utilizzato contro di me era potente e di tipo oscuro, malvagio.

 

Monica! Io non capisco più niente, cosa sta succedendo qui? Perché tutti sembrano temerti più di ogni altra cosa? Perché….

 

Le frasi di Claire si spensero, l’avevo addormentata, nulla di quello che aveva visto quel giorno avrebbe ricordato. Mi voltai verso la voce che aveva urlato e in quel preciso istante, senza volerlo, ripercorsi la mia storia

. Ciò che stavo rivivendo era spaventoso. Davanti agli occhi vedevo scorrere le immagini della mia vita, le immagini della guerra durante cui ero nata e a cui avevo messo fine. Rividi lo sguardo crudele del nemico, un mago potentissimo, intanto che si divertiva torturando mia madre. Rividi le pagine di un antichissimo, dentro cui era spiegato l’unico modo per fermare il nemico. Rilessi quelle stesse parole che avrebbero cambiato il mio destino. Per salvare il popolo magico avevo sacrificato il mio corpo. Presupponendo di non essere abbastanza potente per compiere una magia di tale livello senza staccare completamente l’anima dal corpo, di anima ne avevo invitata un’altra. Avevo pensato che avrebbe potuto governare i maghi al mio posto. Per mia fortuna alla fine ero sopravvissuta, il mio popolo sapeva che la mia anima era sopita nel suo corpo, così aveva cancellato i ricordi di Claire e aveva aspettato che io risorgessi. Quando poi non avevo ucciso l’altra anima si erano arrabbiati. Solo una persona non mi aveva mai abbandonata e quella persona stava davanti ai miei occhi.

Mi riscossi a fatica dai miei pensieri e sentii scorrere via come acqua la rabbia e la tristezza e al loro posto nacque un sentimento che non provavo da molto tempo, felicità pura e inconfondibile, grazie a quell’emozione mi librai ancora più in alto e sentii il mio viso aprirsi in un sorriso sincero, come non accadeva da molto, troppo tempo.

 

Siamo ormai agli sgoccioli, questo racconto è quasi terminato. Vi prego, ancora, se avete qualche suggerimento recensite. Il prossimo capitolo sarà raccontato dal terzo narratore, questa volta un uomo. Al prossimo capitolo allora!                                             Luka

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


Eccomi di nuovo qui con il penultimo capitolo di questa storia. Come vi ho anticipato il narratore sarà un uomo. Spero che mi seguiate e spero che la storia vi piaccia. Comunque vi prego di recensire perché ho veramente bisogno del vostro parere. Ci si vede al prossimo capitolo!

 

Sapevo che il piano di Black non avrebbe mai funzionato, anche a me aveva imposto una magia, essa mia aveva zittito, ma una forza ancora più grande di qualsiasi magia mi aveva permesso di pronunciare una sola parola che l’aveva salvata. La Pura non doveva perdere se stessa e io non volevo perderla. In quel momento inoltre, appena posato lo sguardo su di me era ritornata radiosa come non mai e sentivo l’onda del suo potere benefico riscaldare l’ambiente e risollevare l’animo a tutti. C’era un motivo se la si chiamava la Pura, c’era un motivo se era stata nominata dalle antiche forze Principessa di tutti i maghi. Risplendeva come un sole sorridendo, gli occhi caldi, era felice di vedermi e io non potevo sopportare un minuto di più di starle lontano. Mi avvicinai in volo e prima che la raggiungessi tutti i suoi sudditi dormivano, anche loro, come Claire avrebbero dimenticato tutto: i suoi sudditi non dovevano perdere fiducia nella Principessa. Quando lei fu tra le mie braccia sentii traboccare la sua felicità e trasformarsi in un potere puro e sconvolgente che rinvigorì il castello e tutti i presenti. La baciai con delicatezza e sentii il mio corpo assorbire un poco di quella energia, lei mi sussurrò un grazie all’orecchio e io annuii prima di baciarla ancora e ancora volevo che quel momento durasse in eterno, ma sapevo che tutto presto sarebbe finito e ricominciato ancora una volta, perché Black ci avrebbe riprovato ancora per moltissime volte, ormai era da quando Claire aveva occupato il copro di Monica che provava a separarle e l’unico modo era o far uccidere a Monica qualcuno o farle decidere di annientare Claire, ma lei non l’avrebbe mai fatto; la profezia lo diceva e si sa che le profezie si avverano sempre:Una nuova regina dei maghi avremo, ella pura tra tutte rifiuterà di fare ciò che per altri è dovere.

Ma due anime non possono governare come regine, o almeno questo crede la gente. La stupidità non ha mai fine.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


 

Buongiorno a tutti! Mi dispiace davvero di aver tardato tanto a pubblicare quest’ultimo capitolo, ma non trovavo più il computer (probabilmente solo io riesco a fare cose simili). Comunque ora che l’ho ritrovato non mi rimane che augurarvi buona lettura!

 

Mi sembra di essere osservata anche se in realtà so che non è così. Osservo il buio della notte più luminosa che io abbia mai visto, Monica è inquieta, stranamente felice e inquieta, non è da lei.

La solitudine, non la puoi concepire finché non l’hai provata tu stesso. La solitudine di un’anima alla deriva, in un corpo suo che appartiene a qualcun altro. Inevitabile è la fine che spetterà a una di noi quando il destino deciderà che ciò deve accadere. Qualcuno mi ha detto che le vite di ognuno di noi sono come dei cerchi, perfetti nella loro rotondezza, che prima o poi si chiuderanno, iniziando un nuovo ciclo. Nonostante io ci creda non posso non pensare che la mia vita ora sembri una retta, una retta senza fine, con mille ripetizioni, come posso sapere che prima o poi il mio cerchio si chiuda? Scusa ;è vero,mi correggo, come posso sapere che il nostro cerchio si chiuderà?

Semplice non lo so e non lo potrò mai sapere, perché la vita è fatta di incertezze e di mille dubbi e perché il futuro non è scolpito su una roccia ma mutevole e infinito; io ti saluto Cavaliere di Luce e spero di rivederti presto.

Accadde qualcosa di strano e una voce sconosciuta rispose a Monica.

Principessa. Ti amo.

 

 

Vorrei ringraziare moltissimo chiunque abbia letto questa storia o la leggerà. Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuta, se volete recensire a me piace avere commenti altrui. Grazie e grazie ancora. Ora sto scrivendo un nuovo racconto spero che mi seguiate anche in quello!!! Alla prossima!

                                                                                                                                                                       Luka

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