Un amore (Non) da film

di _Breath
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** //Prologo ***
Capitolo 2: *** /1. Scuola ***



Capitolo 1
*** //Prologo ***



Prologo

 

Non avevo mai amato particolarmente i film patetici di quelli che adorano vedere le ragazzine quando sono in compagnie dei loro fidanzati.

Avevo sempre trovato un certo disgusto per i film da ragazzine diabetiche  in quanto mi sembravano una grandissima presa in giro per noi ragazze.

Avanti, dove lo si trova un ragazzo  sempre fedele  e disponibile pronto  a  fare di tutto per amore tuo?

Appunto, vi siete risposte da sole; nessuno.

Come è vero che non esiste nemmeno uno di quei ragazzi che si mettono a correre come esauriti per la città in cerca del loro amore che sta partendo – proprio nello stesso momento in cui inizi la tua disperata gara atletica- e che alla fine non riesci a raggiungere perché già salita su un treno. Sono storie da film, belle, ma sempre impossibile. Storie da diario, piacevoli da leggere ma impossibile da vivere. 

Non capisco perché le ragazze della nostra generazione amino  illudersi che il principe azzurro faccia cose tanto ridicole per  loro.

Avanti, è surreale la cosa!

Essere ragazze mature sta anche nel accettare che il proprio ragazzo è umano come loro.

Ma a quanto pare io ero e sarò sempre l’unica a pensarla in questo modo perché la mia amica Maria, torturandomi per tutta la giornata, alla fine era riuscita a convincermi ad andare a vedere uno di questi petetici film.

Mentre lei aveva i lacrimoni agli occhi per quelle scene dolci che lei reputava romantiche ma che invece io ritenevo patetiche mi consolavo sentendo la musica dal mio Ipood e pregando che quella tortura finisse.

Mai nessun film mi era sembrato tanto squallido prima d’ora.

«Mary?» la chiamai stando ben attenta a non dar fastidio alle altre povere illuse che cercavano di capire qualcosa da quel sceneggiato «quanto ci vuole alla fine del film?»

Senza staccare gli occhi dallo schermo, Mary, si portò concentrata un popcorn alla bocca rispondendomi svogliata con un «ancora un ora scarsa»

Sbuffai riportandomi all’orecchio la cuffia bianca che avevo fatto scivolare sul collo.

Un ora e mezzo!

Come potevo far passare un ora e mezzo di tale noia?

Amareggiata inizia a far vagare lo sguardo per il cinema di sedia in sedia, di persona in persona. Di disperato in disperato!

Il mio sguardo si posò su delle ragazzine delle medie che emettevano strilli eccitati per quel  ragazzo che era l’orrido protagonista mentre dei ragazzini della loro stessa età dietro di loro( probabilmente loro amici) facevano commenti poco casti sulla bionda protagonista.

«Guarda quanto è bona quella »  disse un ragazzino, quello che dedussi fosse il capobanda « sono sicura che è veramente brava nelle attività extrascolastiche»

«Ma sì» rispose un suo compare dandogli corda « tutte le ragazze sono brave in quello, specialmente le belle bionde come a lei!»

Indignata storsi il naso distogliendo lo sguardo.

Che avevano contro le bionde?

Io ero bionda, avevo diciannove anni ed ero molto più matura di loro e probabilmente di quei loro insulsi genitori che li avevano messi al mondo.

Cercando di isolarmi, senza veramente riuscirci, dai loro commenti mi dedicai ad altro e feci vagare lo sguardo su altre persone.

Addocchiai un ragazzo che sedeva accanto ad una ragazza  ma che, invece di guardare veramente il film, faceva cadere lo sguardo sulla scollatura della sua accompagnatrice.

Sicuramente quello doveva essere uno dei depravati delle medie mal cresciuti che pensava solo ad una cosa.

Se una cosa giusta la dicevano quei insulsi film che amava tanto guardare Maria era proprio che i ragazzi, quasi tutti almeno, erano fossilizzati solo sul sesso.

Perché invece di illudere quelle povere ragazze che spendevano sei euro per vedere ‘ste schifezze di film non facevano una castrazione collettiva i giovani registri?

Se vi state chiedendo se avevo dei problemi con i ragazzi la risposta era negativa ma avevo solamente fastidio per la maggior parte di loro visto che si basavano solo a guardare l’aspetto di noi ragazze.

Essendo una bella bionda con occhi dolci, alta e magra ero sempre soggetta delle loro occhiate maliziose o dei loro pensieri malefici.

Ero arrivata a pensare di camminare con un bisturi in borsa, credetemi.

«Eva?»la voce ovattata di Maria mi chiamò facendomi sussultare e cadere l’ipood di mano.

Soffocando una bestemmia mi chinai a raccoglierlo da sotto il sedile pregando che non si fosse rotto «Sì Mary?»

La mia mora amica tirò sul con il naso «visto che tanto non te lo stai vedendo il film»mi chiese con voce rotta«mi andresti a prendere un pacco di fazzoletti al bancone per favore?»

Non riuscivo a capire cosa mai ci fosse da piangere in un film con quello ma, per paura che lei iniziasse a urlarmi contro come mia mamma quando era entrata in menopausa le sorrisi e mi alzai dalla sedia.

Sbuffai.

Ogni passo che facevo sentivo qualcuno che imprecava perché camminando gli toglievo la visuale o mi sentivo lo sguardo dei ragazzi depravati sul corpo.

Una volta arrivata davanti ai maniaci delle medie che avevano commentato poco finemente la giovane protagonista del film mi fermai cercando un modo per sfuggire al loro sguardo.

Sapevo a cosa andavo in contro e mi sentii patetica perché spaventata da dei marmocchi di seconda massimo terza media.

«Permesso»esordii per far capire la mia presenza e per fare loro cenno di togliere le gambe dal sediolino d’avanti per farmi passare.

Il capobanda, quello che prima aveva osato dire che noi ragazze eravamo brave solo a quello voltò lo sguardo su di me facendo scattare il sopracciglio in alto «Ciao»

Il mio sopracciglio scattò più in alto del suo.

Davvero ci provava con me?

Non si vergognava?

«Posso passare?»chiesi da brava adulta che deve dare il buon esempio.

«Che mi dai in cambio?»

Un bel calcio in faccia, ti va? Gli volevo rispondere ma mi morsi il labbro contando fino a dieci e valutando che poteva avere sì e no l’età di Fabio, mio fratello.

«Ragazzino, fammi passare»sorrisi spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

«Ok»annuii togliendo le gambe « vai a fare le tue cose. Io ti aspetto in bagno, ti va? Così ripassiamo un po’ di cosine?» Forse voleva essere malizioso, sexy, carismatico ma fece solo ridere e per questo lo sorpassai urtando violentemente contro la sua gamba nel tentativo di staccarcela.

Lo vidi solo schiamazzare con i suoi amici parole tipo “ bravo hai fatto colpo” o “ che bella gnoccona che ti sei scelto” prima di sparire oltre l’angolo.

Quando dicevo che un bisturi faceva al caso mio alludevo proprio a questo 

 

 

Una volta presi gli amati fazzolettini decisi di andare in bagno per perdere un po’ di tempo ma quando arrivai davanti la porta mi bloccai ripetendomi le parole del deficiente delle medie.

“Vuoi vedere che quello per davvero è venuto?” mi chiesi e, quasi per paura e anche voglia di non fargli credere che mi prestavo a certe cose in caso lo avessi trovato lì ad attendermi,mi avviai nuovamente nella sala illuminando il buio con il display del cellulare.

«Mary?»chiamai a tentoni avvicinandomi a quella che, secondo me, doveva essere la nostra postazione ma mi sa che sbagliai perchi recetti in cambio solo degli “shh”

Sbuffai facendomi avanti e cercando di non inciampare nel buio fin quando non urtai contro una gamba stesa.

Irrimediabilmente caddi faccia a terra.

«E che cazzo»sbraitai un po’ troppo forte facendomi udire da tutti compreso dal proprietario della gamba che alzò la testa per guardarmi.

Aprendo gli occhi un po’ dolorante incontrai due occhi castani divertiti e maliziosi.

Conosciuti.

«Venezi» una voce sarcastica e pungente mi fece guardare oltre la spalla dei due occhi castani facendomi notare che, accanto al bel ragazzo dalle iridi nocciola, vi era niente popò di meno che Serena Denti.

Serena altri non era che la vanitosa della scuola, la corteggiata, la bella( o quella che si credeva di esserlo) o in parole povere Serena era la sgualdrina del mio liceo.

«Ciao Serena, ti diverti a guardarmi ai tuoi piedi?» le chiesi acida visto che ero a conoscenza del suo astio nei miei confronti solo perché io ero bionda naturale e naturalmente bella senza ricorrere a doppi giochi da vera puttanella.

«Il tuo posto è servirmi, tesoro»fece schioccare la lingua poggiando la testa sulla spalla del ragazzo dagli occhi nocciola che mi guardava,anche lui, interessato.

«Molto simpatica»dissi ricevendo altri “shh” per il fastidio che stavo procurando alla sala ma ignorandoli apertamente.

Il mio sguardo si posò nuovamente sul ragazzo che stringeva a se saldamente per poi far comparire sul mio volto un sorrisino sadico e cattivo « Chi è lui, Denti?» passai al cognome come faceva sempre lei «un altro de tuoi numerosi clienti?»

L’allusione al suo lavoro “serale” era esplicita ma lei non la colse perché sorrise baciando la mannibola al povero ragazzo che non la guardava minimamente troppo impegnato a scrutare i miei naturali biondi capelli e il mio naturale seno non rifatto.

Gli dovevo sembrare una Dea, sicuramente, visto con chi andava in giro.

«Lui è Fabrizio» rispose Serena dopo aver accarezzata le braccia al  suo accompagnatore « un bel ragazzo, non trovi Venezi?»

Guardai Fabrizio studiandolo: era alto, almeno questa impressione dava, e aveva dei capelli castani scuri, corti, liscia e perfetti da far venire voglia di passarci le mani dentro.

Soffici.

Aveva labbra carnose, simpatiche e divertenti che sicuramente erano martiri di tanti sorrisi e i suoi occhi, a mandorla, erano la cosa più bella che avessi visto.

Su questo non potevo non dare ragione a Serena perché era veramente ma veramente bello.

«Ma cosa ne vuoi sapere tu di bei ragazzi?»precedette la mia risposta acida «il massimo a cui puoi aspirare è il fratello viziato della Muzzi»

Muzzi era il cognome di Maria e suo fratello era un poppante di tre anni e mezzo.

Strinsi le labbra cercando di non fare caso alla vene che sicuramente mi pulsavano sulle tempie ma cercai di essere matura.

«Io ora devo andare, Serena» educata, falsa, masochista, stronza. Tutto pur di andarmene.

«Nessuno ti trattiene, sei tu che sei voluta cadere e che ti sei fermata qui. Smamma, nessuno ti ha chiesto di restare.» disse appoggiando la testa sulla spalla di Fabrizio mentre io socchiudevo gli occhi maledicendo quel maledetto profilattico che si era voluto rompere quando fu concepita.

Sospirai e me andai a passo sicuro da lei sorridendo soddisfatta in quanto sentivo lo sguardo del suo Fabrizio sul mio corpo.

Quel ragazzo sapeva riconoscere la merce buona, non c’è che dire …

 

 

 

Finito il film mi dovetti sentire tutti i deliri di Maria che non faceva altro che elogiare  per aver dato il regista ista a quel … film(?)

«A te è piaciuto?»mi chiese con le lacrime agli occhi.

«Sì»mentii«tantissimo»

«Allora ti va se domani torniamo a rivederlo»si animò«sono soldi ben spesi, non trovi?»

Mi pietrificai, spalancai gli occhi e la bocca e poi mi gettai ai suoi piedi«ti prego, non farmi questo!»

Non ce l’avrei fatta a passare un’altra giornata come quella.

Dopo tutto vedere il film era stata anche la cosa più bella perché una volta raggiunta la mia postazione vicino a Maria mi resi conto che il bambino delle medie era per davvero andato in bagno e quando tornò lo vidi deluso guardarmi con astio.

Non che mi importasse che ce l’avesse con me ma, all’uscita dal cinema, ai titoli di coda, si avvicinò a me facendomi una scenata di gelosia.

A me, capito?

Io che non lo conoscevo.

E cosa facevo secondo voi mentre lui mi additava dicendo che lo “ avevi mandato in bianco”?

Niente, mi ripetevo in mente solamente la parola bisturi.

Bisturi, bisturi, bisturi.

Approposito di bisturi!

Alzando la testa da terra fermando le mie preghiere verso Maria mi si illuminarono gli occhi che piantai in quelli della mia migliore amica.

«Maria?» la chiamai.

«Sì?»

«Tuo padre  è ancora un chirurgo, vero?»

«S-sì, perché?»

«Mica sai se mi potrebbe regalare un suo bisturi da lavoro?»

«A cosa ti serve?»

Sorrisi sadica guardandomi intorno e sentendo qualche sguardo sul mio fondoschiena per poi soffiare e sbuffare esausta da quella vita esasperante che avevo ma consapevole che castrali non avrebbe gioviato  molto.

«Niente»ammisi avviandomi e prendendola per mano per uscire dal cinema «Lascia stare».




Giorno a tutti.

Non chiedetemi come è nata questa storia perchè veramente non lo so.

Una mia amica mi ha fatto vedere la foto di questo attore e da lì e scattato tutto. Tutto da una sola foto, vi chiederete? Sì, bhè, sono da rinchiudere x

Poi vi vorrei spiegare un pò come si volge la vicenda.

Eva è una bella ragazza bionda di diciannove anni che, a differneza della sua amica Mary, si ritrova ad odiare il romanticismo perchè ha avuto una brutta storia. Non crede nell'amore come avete visto, non crede in niente. 

Per lei i ragazzi sono solo " stronzi" visto che guardano solo il suo bel corpo.

Maria invece è l'opposto: ama i film romantici, quelli che la illudono sul vero amore e che la fanno sognare.

Maria è la classica ragazza innamorata dall'amore appunto un pò come tutte noi.

Io non sono nè come l'una nè come l'altra; sono un caso particolare... un incorcio diciamo xDxD

Poi c'è Serena la classica ragazza che si crede il Top del Top. Diciamo che lei è la ... la più bella della scuola o meglio, quella che si crede di esserlo.

E infine c'è questo ragazzo che abbiamo appena nominato: Fabrizio.

Di lui non si sa molto solamente che ha fatto cadere Eva e che ha gli occhi castani. Al buio, Eva, non ha visto altro.

Ora spero che abbiate capito qualcosa di questa piccola storia di cui mi sto mettendo con impegno.

Spero che piaccia e che possa trovare qualche persone a recensire altrimenti NON la continuerò anche se è stata scritta tutta quanta.

Se volete vedere come mi sono immaginata i personaggi eccoli qui i loro volti:

Eva Venezi

Maria Muzzi

Serena Denti

Fabrizio (...)

I personaggi che prendono i volti dei protagonisti non sono "usati" con scopi di lucro e la storia scritta e nerrata è totalmente inventata senza volere di offendere alcuno.

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Capitolo 2
*** /1. Scuola ***


/1. Scuola

La mattina dopo quando andai a scuola non facevo altro che pensare a due occhi castani.
Mi ero sognata due occhi castani quella notte e no, non erano gli occhi del protagonista del film che ero andata a vedere ma erano gli occhi del ragazzo che stava seduto al fianco di Serena.
Gli occhi di quel Fabrizio.
Non lo avevo visto bene ma quel ragazzo mi era entrato nell’anima. Dentro.
Come un proiettile, come un piccolo minuscolo imbecille proiettile.
E io, più imbecille del proiettile, mi ero fatta colpire.
Non avevo sentito nemmeno il timbro della sua voce ma quella sera, nel mio letto, dormendo, lo avevo sognato.
Avevo sognato le sue labbra: belle, carnose, larghe,
Avevo agognato la sua fronte scoperta e soffice, senza imperfezione.
E poi avevo amato i suoi occhi.
Castani.
Con la testa poggiata sul palmo della mano e gli occhi socchiusi stavo in classe a seguire le lezione.
Avevo due occhiaie madornali e mamma, vedendomi la mattina stessa, mi aveva anche consigliato di non andare a scuola ma io, risoluta, mi ero fiondata fuori dalla porta.
Io amavo la scuola.
Non ero una secchiona ma trovavo gratificante quando i professori mi guardavano commossi per la mia genialità.
Non avevo mai preso un voto inferiore all’otto e ne andavo fiera.
«Venezi»mi chiamò la professoressa di matematica «potresti venire alla lavagna a svolgere l’equazione?»
Scuotendo la testa mi alzai sotto lo sguardo della classe avvicinandomi al patibolo senza la minima paura.
Sapevo di essere in grado di svolgere qualsiasi cosa in quanto ero preparata in quella materia ma rimasi scandalizzata quando i numeri disegnati con il gesso bianco iniziarono a ballare la samba davanti a me.
Che roba era quella?
La studiai vagamente prime di prendere il gesso che la prof mi porgeva e iniziare a scrivere quello che la mia mente mi suggeriva.
 
Una volta tornata a posto, con la mano nuovamente sul banco e la testa sopra di essa, maledivo la matematica.
«Avanti Eva, non ti demoralizzare. Doveva capitare anche a te di andare male una volta nella tua vita a scuola» mi sussurrò Maria.
Io brontolai un «lasciami in pace» poco convinto mordendo la penna con cattiveria.
Essere stata chiamata dalla mia professoressa preferita “asino” devo dire che non era stato molto gratificante come mi aspettavo.
E tutto a causa di quel maledetto moro del cavolo che mi aveva incantato il giorno precedente senza farmi dormire e venire a scuola riposata.
Il mio sguardo si voltò automaticamente verso Serena che, alla fila opposta alla mia, messaggiava con il cellulare senza curarsi nemmeno di nasconderlo dall’occhio dell’insegnate.
Ghignai.
Il sorrisino scomposto che la bionda tinta aveva tra le labbra mi faceva saltare i nervi in quanto sapevo che stava sicuramente spettegolando di qualcuno con qualcuno.
Chissà di chi e con chi!
Forse con una di quelle che lei reputava amiche o forse … forse parlava con il bel moro?
Gli occhi mi si dilatarono e iniziai a fare muovere la matita avanti e indietro in una lenta carezza.
«Eva?»mi chiamò Maria«Eva, sei strana da stamattina. Cosa è successo?»
«Come?»
«Dicevo che appunto sei strana.»mi disse« E’ tutta la mattina che non presti attenzioni alle lezioni e questo non è da te. Per di più stavi guardando la Denti con … interesse ecco»
«Cosa vorresti insinuare?»
«Niente» soffiò«ora non metterti a fare la suscettibile ma voglio sapere solo che ti succede. Sono o non sono la tua migliore amica?»
La guardai staccando lo sguardo da Serena e fissandolo in quello di Maria; valutandola.
Potevo veramente dirle che avevo incontrato un ragazzo, probabilmente il fidanzato di Serena, e che mi aveva incantato senza motivo?
Potevo dirle tale cosa senza cadere nel patetico.
Sbuffai; anche se Maria mi voleva bene e io ne volevo tanto a lei la situazione sembrava irreale anche a me stessa e allora le sorrisi «niente Mary, sono solo stanca»
Ero sempre stata una brava studente, una perfetta amica e una geniale attrice per questo non dubitò di me.
Che poi, cosa c’era da dubitare?
All’intervallo me ne uscii fuori dalla classe perché sentire gli schiamazzi di Serena che si vantava con le sue amiche – non so di che, non mi importa sapere di cosa- mi mandava in bestia.
Mi appoggiai alla finestra del corridoio facendomi invadere dalla aria fresca.
Non facevo altro che pensare alle parole di Maria, quelle dove mi diceva che ero strana.
Strana. Io?
Cosa c’era di strano nel mio comportamento?
Era vero, avevo due occhiaie da far paura ma apparte quello ero la stessa Eva di sempre.
La stessa Eva che andava bene a scuola ( sorvoliamo su questo punto) e che si innervosiva quando i primini passandole accanto cercavano di rimorchiarla.
Ero la stessa Eva di tutti i giorni.
«Ciao!»una voce dolce, una voce da bambina mi fece girare verso destra.
Una mora ragazzina che sembrava appartenere al primo massimo secondo anno ma che conservava ancora le fattezze infantili mi sorrideva tutta rossa in volto.
Le sorrisi.
«Ciao»
«Sono Tiziana»mi porse una mano calda e piccola «e faccio parte del corso di recitazione. Noi del corso vorremmo chiederti una cortesia; sempre se tu sei disponibile.»
Aggrottai le sopracciglia «corso di recitazione?»
«Sì» si animò« sai, quel corso che si tiene nel pomeriggio nel auditorium. Bhè, visto che sei una delle ragazze più ricercate della scuola vorremmo chiederti se sei disponibile a entrare a far parte della squadra. Sarebbe un onore per noi»
La mia faccia era sbigottita, non riusciva a credere a quello che stava dicendo.
«So che sarai sicuramente impegnata »riprese Tiziana « ma ci saresti veramente utile perché … vedi» divenne rossa«non sono molti quelli che si prestano a venire a vedere la recita di fine anno ma se ci sarà anche la “più bella dell’istituto” forse, chissà, almeno i ragazzi verranno»
Divenni furiosa ma anche lusingata.
«Ho capito bene?» le chiesi «vorresti usarmi come “carta vincente?” come “premio “ o peggio come “oggetto del desiderio?”» la guardai dall’alto in basso «dovrei essere “ l’esca?”»
«Sì» divenne rossa«cioè, no, però sai, s’intende, noi saremmo contenti se tu … cioè, loro, VOI vorreste a vederci. Ci stiamo impegnando tanto nella recita.»
Mi sarei dovuta arrabbiare, profondamente, ma invece qualcosa in lei mi fece pena.
Tenerezza.
E allora seppi cosa fare …
 
 
Anche se Tiziana mi aveva pregato per più di dieci minuti per farmi andare nel loro “ cast” mi ritrovai risoluta a negarle la cortesia.
In compenso, però, le promisi che qualche altra ragazza del quinto anno avrebbe preso parte alla recita: Maria.
Maria era sempre stata una patita per i film e per le scene romantiche  quindi si mostrò più che entusiasta a rendersi disponibile.
Il resto dell’intervello lo passai in compagnia di Maria e di Tiziana che parlavano e discutevano sulla recita che si sarebbe tenuta a fine Maggio.
«Sai»mi disse Maria mentre rientravamo in classe«è stata una bella cosa quella che mi hai proposto di fare. Grazie»
«Di niente» le sorrisi sedendomi al mio banco« sapevo ti avrebbe fatto contenta»
«Perché tu non vuoi partecipare, Eva?»
«Come?»
«Mi ha detto Tiziana che vorrebbe che anche tu recitassi con noi» le si illuminarono gli occhi«perché non lo fai?»
Sbuffai e poggiai la mia dorata mano sul banco «perché lo sai che io non sono brava a recitare. Non mi piace tanto come piace a te fare queste cose. Io preferisco ricoprire il tempo libero in altri modi.»
«Hai ragione»rise«la secchiona preferisce studiare»
La guardai storto prima di farle segno di tacere per seguire la lezione.
Non volevo beccarmi altri brutti voti in quanto,dopo avere speso sette euro in caffè alla macchinetta giù al primo piano, mi ritenevo abbastanza sveglia da seguire le lezioni attentamente.
E da prendere un bel nove!
 
 
Una volta che la scuola ebbe fine, almeno per quel giorno, me ne uscii di classe tutta contenta per il nove che avevo preso ad inglese.
Sorrisi mentre mi mettevo la cartella in spalla e sistemandomi i capelli riavviandoli sulla fronte.
«Venezi» la voce di Serena che continuava a smanettare con quel suo telefonino mi fece saltare i nervi « o forse dovrei dire “secchiona” »
«Cosa vuoi?» la guardai dalla testa ai piedi « e se mi dici niente giuro che le mie unghie troveranno sul tuo viso una superficie sulla quale limarsi»
Maria, dietro di me, rise cercando invano di non farsi sentire dalla potente arpia.
«Ho visto che come una  degna secchiona anche oggi hai preso il tuo abitudinale nove, eh?»
«E ho visto che anche tu, da somara della scuola, oggi hai preso il tuo agognato tre, eh?» la ripagai con la stessa moneta.
Lei sbuffò riavviandosi i capelli tinti che avevano, sinceramente parlando, bisogno di essere ritinti in quanto le si vedeva la ricrescita sulla cute.
Evitai di dircelo ma feci vagare lo sguardo per la classe distratta.
«Non so cosa tu debba fare questo pomeriggio, Venezi, ma io ho da fare. Quindi saresti pregata di farmi passare. » il mio sopracciglio scattò in alto arrivando all’attaccatura dei capelli.
La feci passare facendo schioccare la lingua sul palato e osservandola camminare tutta rigida sui suoi tacchi da dodici centimetri.
«Come è patetica» mi sussurrò Maria all’orecchio.
«Sì, Mary» la guardai ancora pregando che un tacco si rompesse sotto il suo peso «non sai quanto … »
 
 
La patetica ero io perché una volta arrivata fuori nel cortile della scuola mi crogiolai sbarrando gli occhi notando che Serena si sbaciucchiava il moro dagli occhi stronzi e indifferenti davanti a tutti.
Mi cadde un mito.
«Che guardi Eva?» mi chiese Maria affacciandosi oltre la mia spalla.
«Niente»risposi senza riuscire a staccare lo sguardo su quel ragazzo.
Vederlo al sole, e non in una stanza buia di un cinema, era molto meglio.
Era alto, come avevo pensato, magro e fascinoso.
Sembrava uno di quei ragazzi fanatici, perfetti per Serena ma qualcosa mi spinse a pensare che lui era troppo per lei.
«Andiamo» mi disse Maria prendendomi per mano «sennò perdiamo la corriera»
Lo guardai un ultima volta, non seppi perché come se sperassi che lui staccasse lo sguardo e le labbra da Serena e così fu.
I nostri sguardi si incontrarono non seppi come, non volli sapere perché ma alzando le sue iridi dalla testa bacata della bionda tinta, Fabrizio, incontrò il mio sguardo.
E fu davvero come uno di quei film che tanto criticavo.
Sentii qualcosa dentro di me rompersi, frantumarsi e distruggersi.
Come se il cordone ombelicale si rompesse solo ora, come se il mondo iniziasse solo quando, guardandomi, mi sorrise di sbieco.
«A chi sorridi?» la voce di Serena gli fece staccare gli occhi da me e, cosa che apprezzai molto, si staccò anche dal corpo di lei che continuava a cingerlo possessivamente.
« A nessuno» fu la sua laconica risposta mentre lei, stupida, annuiva slacciando le braccia dal suo corpo e avvicinandosi alla sua Ferrari rossa fiammante per salirci sopra.
Mi ero scordata di dirlo ma Serena era anche ricca in quanto i suoi genitori erano padroni di una linea di moda.
Bah, patetica al cubo!
A riportarmi nel paese dei vivi lasciando “ pateticoLand” fu il sorriso che Fabrizio mi rivolse prima di raggiungere Serena salutandomi con la mano.
Mi aveva riconosciuto.
Lui aveva riconosciuto in me la ragazza che il giorno prima gli era caduta ai piedi e, cosa che mi fece sorridere sadicamente e soddisfatta fu che quando raggiunse Serena, mentre lei cercava le sue labbra Fabrizio , invece, cercava i miei occhi.

'Giorno a tutti. Eccomi qui, anche se in ritardo, con un'altro capitolo.
Spero di vedere altre recensioni e in quanto alle vecchie veramente non so cosa dire in quanto mi hanno fatto piacere moltissimo *_*
In questo capitolo Eva si scopre un pò di più "Intessata" a Fabrizio.
Vi avverto: questo NON è un colpo di fulmine, il suo è SOLO  interesse ma chissà, forse .... magari ... xD
Grazie tantissime a:
SugarLudo=Ciao, come sempre, grazie. Sei troppo gentile Ludo. *_*
Mi piace scrivere originali perchè posso creare miei personaggi senza paura di sbavare oltre i confini dei personaggi credibili. ;) Grazie mille per i complimenti e in quanto alla storia spero che ti soddisfi. Un bacione!
music_dreamer= Ciaooo! Grazie mille. Eva si è molto simpatica, lo devo ammettere, ed è una di quelle ragazze che non si fanno mettere i piedi in testa.
Molte volte orgogliosa, iperattiva e ... arrogante ma anche simpatica, dolce, gentile e, ahimè, studiosa.
La sua passione per lo studio le rovinarà la vita ... * sisi*
Spero che anche questo ti sia piaciuto, un bacione =)
 
Angolo Spoiler:
«Come sei bella» la voce di Maria mi fece schioccare la lingua infastidita sul palato «dovrei fare la stilista da grande!»
La guardai con fastidio prima di voltarmi verso lo specchio«Mary, non credi di aver giocato troppo di … ehm … fantasia?»
«No»scattò all’erta, offesa«perché dici una cosa simile? Sei perfetta!»
Indossavo un jeans nero attillato che più che un pantalone sembrava una seconda pelle e una maglietta rossa scollatissima.
«No Mary» ribattei« sono patetica!»

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