The perfect life

di MaryElizabethVictoria
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Come tutto è cominciato ***
Capitolo 3: *** Degenza ***
Capitolo 4: *** Verso l'oscurità ***
Capitolo 5: *** La fuga ***
Capitolo 6: *** La casa dei ricordi ***
Capitolo 7: *** La fine della favola ***
Capitolo 8: *** Bad news ***
Capitolo 9: *** Perdere il controllo ***
Capitolo 10: *** Freddo addio ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

Salve a tutti! Questa è la prima storia (breve!) che pubblico su un telefilm che mi piace molto, Dark Angel, che altro dire? Aspettando un giorno forse la terza stagione ...magari ne farò un seguito a capitoli. Spero che vi piaccia!!

MEV

 

 

La prima volta che ci siamo visti ci siamo subito detestati a vicenda.

Odio a prima vista, credo.

Quando la mia proverbiale, sfortuna insieme a mille altre circostanze sfavorevoli che hanno complottato contro di noi, ci ha costretti ad approfondire questa spiacevole conoscenza nata per caso le cose non potevano che prender fuoco. E l’hanno fatto.

Io non sopportavo le sue continue critiche, il fatto che continuasse a darmi ordini e la sua ossessione per pianificare ogni minimo dettaglio della nostra esistenza.

Lui non sopportava la mia spiccata emotività, quelli che ritenevo i miei saldi e incrollabili principi morali e naturalmente la mia rara abilità di cacciarmi nei guai.

Io avrei tanto voluto vedere un mondo perfetto e fiabesco davanti  a me, ma lui mi ha mostrato quanto invece fosse duro e crudele quello reale ... e questo credo di non averglielo mai perdonato.

Lui mi chiamava ‘principessina viziata’  - e questo glielo concedo era in parte vero - ma che colpa avevo io se la mia vita era veramente perfetta prima di incontrarlo?!

Io lo chiamavo ‘esperimento mal riuscito’ quando mi faceva arrabbiare, il che capitava spesso e volentieri, ormai avevamo fatto del litigio la nostra forma di comunicazione.

Mi manca terribilmente.

Partiva per quella che doveva essere l’ultima missione, quella decisiva dopo la quale saremmo potuti stare insieme e io ho sentito per un attimo il cuore che mi si fermava.

‘Torna da me’ credo di averlo sussurrato a mezza voce o forse ero troppo angosciata per parlare, non importa, comunque lui l’ha capito perchè si è voltato e mi ha sorriso.

Quella è stata l’ultima volta che l’ho visto.

 

 

 

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Capitolo 2
*** Come tutto è cominciato ***


 

 

Kathrine Shepard benedì la fine del suo turno in tutte le lingue che conosceva.

L’ospedale era terribilmente affollato per quel periodo ed erano pure  a corto di personale a causa di un’influenza virale che li aveva decimati.  Dopo quattordici ore passate tra la corsia e la sala operatoria  senza una pausa l’unica cosa di cui aveva voglia era di correre a casa a farsi una lunga doccia rilassante e poi dormire fino alla mattina successiva.

- Dottoressa Shepard ...meno male che è ancora qui! Ci è appena arrivato un caso urgente, dovrebbe dargli un’occhiata ... – la vocetta squittente della sua prima assistente la pietrificò sul posto.

Non era possibile che la malasorte si accanisse in quel modo su di lei ...

-Kat, tesoro, sei sbiancata di colpo, ti senti bene?- la sua migliore amica nonché collega, la dottoressa Sato, le posò una mano sulla spalla rivolgendole un sorriso astuto – Per questa volta ti sostituisco io, vai a casa a riposare prima che ti prenda una crisi isterica nel mio reparto!

-Amy, ti adoro , sei la mia salvatrice!Per il tuo compleanno ti farò un regalo grandissimo!!

-Fila via prima che cambi idea ...

Kat non se lo fece ripetere due volte, sfrecciando verso la sua macchina senza guardarsi indietro.

Purtroppo non poteva sapere che quella sera non ci sarebbe stata nessuna doccia rilassante per lei e che nemmeno sarebbe riuscita a dormire nel suo letto ...

Quando parcheggiò sotto casa sua si stupì di vedere che le luci del suo appartamento erano accese, ma non ci diede peso pensando di averle dimenticate accese quella mattina, si stupì pure di trovare la porta socchiusa ma era troppo stanca per porsi domande, poi lo stupore divenne panico quando trovò un perfetto sconosciuto che, semi-piegato sull’addome,  grondava sangue nel suo salotto.

- Ma tu chi sei? Come sei entrato? – furono le prime domande che esplose a raffica presa dall’agitazione, poi si rese conto che il ragazzo che aveva davanti stava davvero male  e prevalse la sua vocazione professionale –  ...ehi, va tutto bene? – domandò incerta.

Lui le rivolse uno sguardo gelido con quegli occhi azzurro ghiaccio come per sottolineare l’ovvio.

-Mai stato meglio- rantolò con evidente sforzo.

-Hai ragione ... aspetta qui, vado a chiamare l’ambulanza - Kat  aprì la borsa per cercare il cellulare gettato alla rinfusa insieme alle altre cose, ma con uno scatto fin troppo rapido per le sue condizioni il ragazzo le bloccò il braccio afferrandole il polso.

-Niente ospedale- affermò lui – sei un medico no? Devi operarmi tu.

La gravità della ferita che nel frattempo continuava a sanguinare le fece intendere che non c’era tempo per discutere. Kathrine lo aiutò ad arrivare in camera sua dove lo fece stendere sul letto per poterlo meglio esaminare. Alzò la maglietta nera per scoprire sul fisico scolpito due fori d’arma da fuoco in pieno addome e un terzo che gli aveva sfiorato il fianco di striscio. In fretta e furia cominciò a preparare il necessario per l’operazione perchè non c’era un minuto da perdere.

-Niente anestetici- specificò lui vedendola armeggiare con una siringa- non c’è tempo.

Pur detestando l’invasione di competenza in quella che era la sua materia Kat ne convenne.

-Ti farà male ... - si sentì  comunque in dovere di avvertirlo mentre si preparava ad incidere.

Il ragazzo biondo annuì tenendosi alla testiera del letto e stringedola forte mentre Kathrine operava.

Cercando di impiegare meno tempo possibile per non prolungargli la sofferenza riuscì ad estrarre entrambi i proiettili, che per fortuna non avevano compiuto danni irreparabili, poi con pazienza si mise  a ricucirlo. L’intera situazione le sembrava così assurda! In più era sinceramente impressionata che quello strano tipo potesse sopportare in maniera lucida e cosciente un’operazione senza anestesia, senza contare che non credeva che una persona normale avrebbe potuto resistere tanto da andarsene in giro con una ferita così grave.

- Fermo dove sei!- gli intimò quando vide che nonostante tutto cercava di rialzarsi- Senti, non so chi sei e che cosa hai combinato per ridurti così, ma ti assicuro che non chiamerò nè l’ospedale nè la polizia se non vuoi ... però adesso devi startene qui tranquillo e riposare! Non dovresti neanche essere cosciente dopo un’operazione come questa, adesso cerca di dormire e non muoverti troppo!

Almeno su quel punto Kathrine riuscì ad avere la meglio, perchè il suo nuovo paziente pur fulminandola un’ultima volta con lo sguardo alla fine piegò la testa di lato e dopo poco tempo si abbandonò ad un  sonno ristoratore, lei ancora molto stanca e sconvolta se ne andò sul divano per guadagnare le poche ore che le restavano per dormire  a sua volta.

L’ultima cosa che notò prima di lasciare la camera fu lo stano tatuaggio che il ragazzo aveva dietro la base del collo: un codice a barre.

 

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Capitolo 3
*** Degenza ***


Per BGE, grazie!!Che emozione, la mia prima recensione!!!Non me l'aspettavo tanto presto, visto che DA non è nemmeno un telefilm molto conosciuto ... sono alle prime armi, cercherò di sviluppare di più man mano che la storia va avanti, intanto sono contenta che ti piaccia l'inizio!!Io vado per tentativi, se hai qualche suggerimento da darmi, soprattutto sui personaggi, ne sarei felice... Intanto ancora complimenti per la storia che hai scritto, me la sono praticamente bevuta! Buona lettura a tutti!

 

Il giorno seguente Kat era tornata al lavoro sforzandosi di comportarsi in maniera naturale, peccato che non fosse brava a fingere nemmeno la metà di quanto la dottoressa Amy Sato lo fosse a capirla.

-Alla fine non devi aver riposato molto ieri ... – commentò quando durante la loro pausa pranzo vide l’amica armeggiare nervosamente con i medicinali della scorta dell’ospedale.

-Perchè?- chiese Kat molto sulla difensiva-  Cosa te lo fa pensare?

-E’ che non hai una bella cera ... sicura che vada tutto bene?

-Benissimo!- rispose lei forse troppo in fetta- Ti secca se faccio un salto a casa?

-Come vuoi, non c’è nessun problema- ma Amy non si diede per vinta,  mantenendo il tono della normale conversazione, come se stesse esprimendo una sua curiosità , le chiese - Perchè ti sei messa garze sterili e dell’antisettico nella borsa?

-Li prendo in prestito ...- mentì Kathrine, poi sperando di riuscire a sviare il discorso  e allo stesso tempo di raccogliere qualche informazione domandò -  Allora cosa mi sono persa ieri sera? Altri avvelenamenti alimentari, qualche strana allergia agli agenti chimici ... magari qualche sparatoria?

-Sai è starno che tu lo chieda ...- notò Amy tenendo gli occhi scuri e perspicaci  fissi sull’amica- ... ieri sera poco dopo che te ne sei andata sono venuti qui dei militari a farci più  a meno le stesse domande. Figurati,  ci hanno fatto perdere un sacco di tempo come se le loro  fossero sempre  questioni di vita o di morte! Ci hanno messo a soqquadro tutto prima di andarsene così abbiamo dovuto allungare tutti il turno per rimettere a posto, da non credere...

-Amy, quali domande?- Kathrine intanto sperava di non aver mostrato un interesse eccessivo.

Per fortuna l’amica  sembrò interpretare la sua curiosità come un tentativo di distrarsi dai problemi che  evidentemente le stava nascondendo e decise di accontentarla con delle notizie fresche.

In fondo in quell’ospedale non succedeva mai niente di emozionante e la sera scorsa Kat era stata l’unica a perdersi lo spettacolo di una irruzione dei corpi armati nel loro reparto.

La sfortuna della sua amica Kat era leggendaria ...

-Ci hanno chiesto se sapevamo di qualche sparatoria avvenuta ieri sera, se avevamo ricoverato qualcuno con ferite d’arma da fuoco ... ci hanno anche mostrato la fotografia di un sospettato, un gran bel ragazzo tra parentesi, con uno strano tatuaggio sul collo ... Proprio il mio tipo ... peccato che si tratti di un serial killer estremamente pericoloso altrimenti gli avrei chiesto di uscire!!

Nonostante la battuta Kat non riuscì a ridere, al contrario un brivido le percorse la spina dorsale. Dalla descrizione che innocentemente le aveva fatto Amy sembrava trattarsi proprio dello strano  ragazzo che quella mattina aveva lasciato beatamente addormentato nella sua camera da letto. Perfetto! Ci mancava solo questa ... -E tu cosa gli hai detto?- domandò ancora ormai palesemente sulle spine.

-Che non ne sapevo niente e che avevo tre emergenze in chirurgia di cui occuparmi, che altro?! Ma Kat, sei sicura di stare bene?- adesso la dottoressa Sato non stava più scherzando,  era sinceramente preoccupata per l’amica.

-Si ... cioè no  – si corresse immediatamente accennando dei finti colpi di tosse - credo di avere l’influenza! Sai cosa faccio? Vado a casa a riposare perché non sto affatto bene... ciao!- prima di dare ad Amy il tempo di controbattere era già schizzata fuori dalla stanza.

-Kat, aspetta! Tu non hai mai avuto l’influenza!!!- sentì vagamente Amy che la chiamava, ma non ci fece caso, aveva questioni più importanti di cui occuparsi ... come il serial killer in casa sua!

...

Quando rientrò a casa tutto era immobile e silenzioso come lo aveva lasciato. Notò subito che le macchie di sangue che portavano dal salotto alla camera da letto erano scomparse e già questo fatto le parve strano, ma lasciò perdere per il momento. Si diresse verso la camera e con mano tremante aprì la porta: il letto era vuoto, le lenzuola insanguinate cambiate con alcune nuove e fresche di bucato. Per un istante  nacque in lei la speranza che la presenza di quello strano ragazzo fosse stata solo un sogno, la speranza puntualmente svanì quando voltandosi se lo trovò davanti. 

-Per favore non uccidermi!- esclamò Kat mettendo le mani davanti, gesto inutile visto che lui la sovrastava di almeno venti centimetri in altezza e si trovava tra lei e la porta.

 -Tranquilla se avessi voluto lo avrei già fatto.

-E con una risposta del genere dovrei stare tranquilla?!

-Pensavo non rientrassi prima di questa sera, per allora avrei già tolto il disturbo- replicò lui.

Kathrine era stupefatta che quel tipo volesse pure avere ragione, senza prestare ascolto alle sue proteste lo trascinò nella camera, mentre estraeva dalla borsa le medicazioni, incominciò a fere la predica in veste professionale.

- Tanto per cominciare non dovresti nemmeno stare in piedi ... mi sembra di averti già detto che hai bisogno di riposo!

-Mi sento meglio- protestò lui.

-Non mi interessa!Il medico sono io e decido io se stai bene o no!Leva la maglietta....- a quella richiesta lui la guardò malissimo ma Kathrine non desistette- ...levala o vengo a togliertela io!

Anche se di malavoglia fece come lei aveva detto. Nel cambiargli la fasciatura Kat rimase stupita di quanto in effetti la ferita sembrasse migliorata, o forse si era sbagliata la sera prima giudicandola più grave di quanto non fosse. Ma non volle dargliela vinta.

-Posso almeno sapere come ti chiami?- gli chiese mentre applicava il disinfettante sulla sutura.

-Zack- si decise a rispondere quando lei (per sbaglio?!) applicò un po’ più di pressione sui punti.

-Io sono Kathrine... e dimmi Zack, chi ha giocato con te al tiro al bersaglio?

-Non sono affari tuoi Kathrine.

-Invece si dal momento che ieri dei capoccioni dell’esercito alla caccia di un pericoloso killer hanno messo a soqquadro il mio reparto ... strano vero, un tale dispiegamento di forze per una sola persona?- insinuò Kat e per un momento lo vide irrigidirsi, ma solo un momento.

-Pericoloso killer hanno detto?- si mise a  ridere - Poveracci, sembrano essere a corto di idee.

-Non è una risposta- puntualizzò Kathrine, che nel frattempo aveva finito con la fasciatura.

Stava per insistere ulteriormente per avere delle risposte quando udì dei forti colpi alla porta d’ingresso. Zack scattò in piedi come se avesse avuto una molla.

-Polizia distrettuale, aprite immediatamente!- giunse una voce da dietro la porta- Siete circondati!Venite fuori con le mani in alto e nessuno si farà male!

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Verso l'oscurità ***


Per BGE :troppo buona, sono felice che ti sia piaciuto il capitolo! Mi fa immensamente piacere ricevere il tuo giudizio perchè ammiro molto il tuo lavoro, si vede che ci metti vera passione!!Non so se i personaggi che ho introdotto, e che introdurrò anche nel prossimo capitolo, riuscirò a mantenerli credibili, posso solo dire che faccio del mio meglio... questo l'ho scritto di getto stamattina, speriamo sia almeno decente ...come al solito buona lettura!!MEV 

 

-Sta indietro- le intimò Zack, lei per tutta risposta fece due passi in avanti.

-Sta indietro tu ...– ribattè col fiero orgoglio femminista che la distingueva – ... non è nulla, resta nascosto in camera e lascia fare a me- con estrema disinvoltura Kat andò ad aprire, aveva infatti riconosciuto la voce al di là della porta.

-Mi arrendo Chris!- sospirò davanti all’ avvenente Christopher Lamb, brillante agente federale, nonchè suo fidanzato, nonchè suo forse futuro marito- Ma tu  non dovresti essere al lavoro? La Links & Co ti paga per andartene a spasso a fare stupidi scherzi? E cosa ne penserebbe il tuo dipartimento? Sei un incosciente!

-Lo confesso: sono un cattivo soggetto! Oggi sono uscito prima perchè non potevo resistere un altro minuto in quell’ufficio senza veder la mia splendida fidanzata ...- le porse un enorme orsacchiotto di peluche e un mazzo di fiori- ...  Kathrine Shepard, la donna che si è presa il mio cuore-  aggiunse un piccolo inchino.

-Che carino, grazie ... non dovevi- sorrise Kat prendendo in mano entrambi i doni - ma come sapevi di trovarmi qui?- era ancora un po’ confusa dall’improvvisa comparsa del fidanzato, ma lui continuò a sorridere con quel suo comportamento amabile che gli riusciva facile come respirare. Si erano conosciuti solo tre anni fa a casa del padre di lei, ma dal primo momento che l’aveva vista le aveva fatto una corte spietata, finchè Kat non aveva  ceduto concedendogli un appuntamento. Era stato amore a prima vista come nelle favole che leggeva da piccola.

-Oggi volevo farti una sorpresa e portarti a pranzo, ma quando sono passato all’ospedale Amy mi ha detto che eri tornata a casa perché non ti sentivi bene ...- indicò l’orsacchiotto che teneva in mano un grande cuore rosso con la scritta ‘guarisci presto amore ’  e aggiunse- ...niente di grave spero.

-No, figurati, credo che sia solo influenza- mentì lei accennando un sorriso poco convinto che non avrebbe ingannato nemmeno il più disperato dei commedianti.

-Allora capito a proposito ... hai bisogno che qualcuno si prenda cura di te, piccola- Chris si avvicinò a lei tentando di baciarle il collo, ma Kathrine indietreggiò. Anche se avesse voluto quello non era il momento di abbandonarsi alle smancerie, soprattutto non con un altro uomo mezzo nudo in camera da letto di cui il suo fidanzato ignorava la presenza.

-Sto molto meglio adesso ... davvero non è il caso-  disse lei mentre cercava  di rimettergli le mani a posto. Gettò i doni sul primo ripiano che le capitò a tiro e  praticamente spinse il fidanzato fuori.

-Ma Kat, va tutto bene? – domandò lui di nuovo  preoccupato.

-Scusami... è che desso non è proprio il momento, vorrei riposare.

-Come preferisci tesoro ...- le rispose, un po’ deluso,  prese una delle sue mani tra le sue per baciarla lievemente - Ah, Kathrine ... hai del sangue sulla manica della camicetta- osservò prima di lasciarla andare.

-Si. Davvero? Dev’essersi macchiata in ospedale ... ci vediamo!- salutò lei frettolosamente, prima di sbattergli praticamente la porta in faccia. Si appoggiò alla porta chiusa e tirò un lungo sospiro. E addio al  romantico pranzetto, tutto ovviamente per colpa del ricercato di cui ormai era diventata complice ... giusto a proposito, come Chris se ne fu andato Zack uscì dalla sua camera dove nel frattempo si era rivestito completamente.

-Così il tuo ragazzo lavora alla Links &Co- osservò quasi casualmente.

Kat fu abbastanza infastidita da quell’osservazione perchè si rese conto che in qualche modo Zack aveva origliato l’intera conversazione dalla camera da letto. Era una chiara invasione alla sua privacy, inoltre le sembrava di aver captato una certa nota di disprezzo nella sua voce.

-Si, è il responsabile dei servizi di vigilanza federali – rispose orgogliosa. Notando che il suo ospite non era per niente impressionato dalla notevole posizione del suo fidanzato, Kathrine decise di mettere bene in chiaro il valore della persona con cui, un giorno, avrebbe costruito una famiglia - Si dà il caso che la Links & Co sia una delle più grandi ed efficienti industrie farmaceutiche a sovvenzione governativa. Si occupa di fornire assistenza medica gratuita a quelli che non possono pagarsi le cure- aggiunse con aria soddisfatta- Chris è un po’ il un cavaliere, farebbe di tutto per proteggere i più deboli.

Terminato il suo discorsetto di propaganda gli occhi di Kathrine brillavano, infervorati dai suoi ideali di pace e di giustizia nel mondo, non di meno Zack sembrava tutt’altro che entusiasta.

-Stai facendo finta di crederci o sei davvero così stupida?- le domandò in tono glaciale -Si dà il caso che la Links & Co sia solo una losca  società di copertura per esperimenti sull’ingegneria genetica finanziati dal governo ... E’ più probabile che in questo momento stiano  testando un’arma batteriologica che un farmaco miracoloso, e quei poveracci che vanno là per farsi curare perchè non possono permettersi l’assicurazione sanitaria sono solo le loro cavie umane. Sai, anche se spariscono nessuno li va a cercare... e se dovessero cercare di scappare, bè, ci pensa il tuo fidanzato non è così?

-Davvero divertente ... - esclamò Kat, avrebbe considerato quelle strane affermazioni uno scherzo e si sarebbe messa a ridere se Zack non avesse avuto un’espressione così seria- ... ma stai scherzando.

-Questo è tuo padre ... - affermò lui, in quel momento Kat si accorse che teneva in mano e stava guardando la fotografia che lei  teneva sul comodino, era quella che aveva scattato insieme a suo padre il giorno della sua laurea- ... il professor Anthony Alphard Shepard, prima cattedra di biogenetica all’università statale .

-Conosci mio padre?- Kathrine non riusciva ad immaginare dove volesse andare a parare- Sei un suo allievo per caso?

-Diciamo che in un certo senso lo sono stato, qualche tempo fa- rispose sempre fissando la fotografia, improvvisamente gliela restituì come se volesse scacciare un ricordo, e  a giudicare dal lampo scuro che gli passò per un istante negli occhi non era un ricordo piacevole.

-Sai mi sono proprio stufata delle tue risposte vaghe!- disse Kathrine, che  ormai aveva perso la pazienza- Per inteso non credo a una parola di quanto hai detto su mio padre, su Chris, sul suo incarico o sul posto in cui lavora.

-Allora come mai un ospedale per poveri dovrebbe avere un servizio di vigilanza di ventisei operativi all’ingresso, e sono solo quelli che potevo vedere da fuori, più il pattugliamento dell’intero perimetro?- le domandò Zack tanto più tranquillo quanto lei era agitata – Non sono riuscito ad avvicinarmi più di sei metri prima che aprissero il fuoco.

-Non lo so perchè  ma sono sicura che esiste un ottima spiegazione- insistette lei- E tu comunque che ci facevi là?- quella sua domanda parve centrare il punto perchè Zack sembrava restio a parlarle delle sue motivazioni, ma una volta provocato in quel modo non avrebbe potuto tirarsi indietro.

-Hanno preso una persona ... e io la devo tirare fuori di lì al più presto- disse infine.

-Da solo?!- domandò lei ironica, ripensando allo spiegamento di forze che le aveva  appena descritto.

-Sarebbe inutile fare intervenire altri, rischierei solo di perdere anche loro ... –  Zack si bloccò, come se da quel momento  si fosse imposto di non dire più  una parola sulla faccenda, si avviò verso l’uscita- ...ti ringrazio per avermi curato, adesso devo andare.

La lasciò lì, ammutolita nel suo soggiorno, con la testa piena di dubbi e insicurezze che non avrebbe potuto cancellare facilmente. Kat strinse tra le braccia il suo orsacchiotto di peluche, cercando una risposta nei suoi tristi occhi di plastica.

...

Erano le sette di sera e Kathrine aveva appena toccato la cena davanti a lei. Aveva passato un cupo pomeriggio a tormentarsi su quelle strane insinuazioni sul suo Chris . Quando non ce la fece più a stare lì a non far niente decise di prendere la macchina e andare a verificare di persona.

La sede principale della Links & Co dove lui lavorava si trovava poco al di fuori della città, vicino alla vecchia ferrovia, effettivamente era un luogo recintato e con un ottimo sistema di sorveglianza , ma probabilmente era per difendersi dai malintenzionati. Almeno così Kat continuava a ripetersi. Superò facilmente i cancelli perchè lì tutti la conoscevano come la fidanzata del capo della sicurezza, era stata lì altre volte a trovare Chris ma era sempre venuta di giorno ... avvolto dall’oscurità quel posto dava i brividi. Lasciò la macchina nel loro parcheggio sotterraneo e prese l’ascensore per i piani superiori della clinica.

-Kathrine, che bella sorpresa! – Christopher le venne incontro raggiante, invitandola ad accomodarsi nel suo ufficio- Allora ti senti meglio?

-Si grazie... Sai, speravo proprio di trovarti di turno stasera- disse lei sedendosi davanti alla sua scrivania, sulla quale troneggiava una bella fotografia di loro due insieme, scattata due settimane prima durante un romantico weekend. Kat sorrise dentro di sè ...  in fondo non c’era nulla di cui preoccuparsi, pensò, e si rammaricò anche di aver fatto tanta strada in fin dei conti per niente.

-Perchè, volevi forse dirmi qualcosa?- le domandò Chris.

-No, niente ... non ha importanza ... sono proprio una sciocca- mormorò lei imbarazzata quando all’improvviso qualcuno chiamò Chris al cellulare, lui rispose in un atteggiamento molto serio e dando risposte concise. Si alzò dalla scrivania per dirigersi fuori a grandi passi.

-Scusami tanto cara, sembra che ci sia un problema nel settore est- le disse-  torno subito, tu aspettami qui. Mi raccomando non ti muovere.

Uno dei molti difetti di Kathrine era di non essere mai stata  in grado di fare quello le veniva detto. Fosse anche per ripicca non aveva mai ubbidito ad un ordine in vita sua, perchè questa volta doveva essere diverso? Dopotutto era una buona occasione per poter dare un’occhiata in giro e fugare definitivamente ogni dubbio. Quel posto aveva un’infinità di corridoi, scarsamente illuminati per di più, vide dei laboratori, delle sale operatorie colme di strani macchinari, attrezzature moderne e costose che il suo ospedale non si sarebbe mai potuto permettere ... Certo che il governo ci teneva alla salute dei poveri!

Grazie al suo fantastico senso dell’orientamento dopo pochi minuti Kathrine si era già persa.

Per fortuna vide un uomo in camice bianco entrare il una porta d’acciaio, in fondo corridoio che stava percorrendo, quindi lo seguì intenzionata a chiedere informazioni su come tornare all’ufficio di Chris ... ma quando varcò quella soglia si ritrovò davanti una scena sconvolgente.

All’interno di una cupola di vetro, attaccata ad uno strano macchinario in posizione verticale, c’era una ragazza . Non sembrava affatto felice di trovarsi lì perchè non faceva che dimenarsi contro le restrizioni di metallo tanto da farsi sanguinare i polsi.

Il dottore le si avvicinò con totale indifferenza. Le disse qualcosa leggendo da una cartelletta che aveva in mano, la ragazza per tutta risposta gli sputò addosso un rivolo del suo stesso sangue e per questo ricevette uno schiaffo così forte da farle sbattere la testa di lato sul lettino di metallo.

Allora Kathrine si accorse che anche lei aveva sul collo un codice a barre ... come quello di Zack.

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** La fuga ***


 Hola!Innanzi tutto un enorme grazie a BGE e a FedeV per avermi lasciato un commento, oltre che a farmi piacere mi invoglia a scivere!!Per domande, osservazioni, consili ci sono sempre mi raccomando...Ok, ecco il nuovo capitolo ... buona lettura!!MEV

 

Kathrine si sentiva di piombo, non sapeva che cosa fare.

Quella ragazza aveva bisogno di aiuto, del suo aiuto, ma lei non aveva idea di come intervenire, no era nemmeno sicura che fosse compito suo. Avrebbe dovuto chiamare la polizia ... ma a questo punto, se quello che le aveva detto Zack era la verità, la polizia o era già informata su quello che succedeva lì dentro o non gliene fregava proprio niente, o entrambe le cose.  Forse Chris l’avrebbe aiutata, o forse lui era proprio il primo ad essere coinvolto ... per quanto difficile le risultasse crederlo. Poteva anche lasciar perdere, in fondo non erano affari suoi, lei aveva ben altro  a cui pensare, aveva la sua vita perfetta ... il suo lavoro ... già, e proprio quando era diventata dottoressa aveva giurato di salvare delle vite. Ormai c’era dentro e  non poteva tirarsi indietro. Bè, qualunque cosa decidesse di fare, si disse, doveva farla in fretta.

Vide il dottore scomparire dietro il macchinario, probabilmente per controllarne il funzionamento, era forse la sua unica occasione ... cercando di fare meno rumore possibile Kathrine entrò nella stanza e si nascose dietro uno schedario di metallo vicino alla cupola di vetro. La ragazza legata nel frattempo seguiva le sue mosse attentamente  e in silenzio, come se stesse cercando di valutarla. Poco dopo l’uomo col camice bianco ricomparve, schiacciò il pulsante verde al di là del vetro per far si che si aprisse una porta scorrevole e infine  uscì dalla stanza principale richiudendo a chiave la porta,  fortunatamente non si era accorto che Kat era rimasta dentro.

Una volta che se ne fu andato anche lei potè uscire allo scoperto, schiacciò lo stesso pulsante al di fuori della cabina per far si che si aprisse ... lì dentro doveva essere un ambiente sterile, adibito forse a effettuare interventi chirurgici ... o forse, più probabilmente, esperimenti. Non aveva mai visto niente di simile in un ospedale.

-Ok ... Come si apre quest’affare?- domandò riferendosi allo strano macchinario che ancora imprigionava la ragazza dai capelli rossi.

-Dev’esserci una specie di leva sul retro- rispose lei, Kat annuì e in pochi secondi riuscì a liberare la sconosciuta dalle restrizioni di metallo. Questa si sgranchì leggermente e si osservò i polsi segnati.

- Vieni, dobbiamo andarcene prima che torni- disse Kat aprendo la porta scorrevole come aveva visto fare al medico di prima.

-Tu non sei una di loro ...- constatò quella con aria circospetta- ... chi sei?

-Kathrine ... Kat - rispose distrattamente mentre cercava qualcosa per forzare la seconda porta, chiusa a chiave- sono un’amica, veramente più una conoscente,  di Zack.

-Lui è qui?!- esclamò la ragazza improvvisamente più distesa- Comunque io sono Vada, piacere!

-Piacere ... mio- disse Kathrine,la voce arrochita dallo sforzo. Nel frattempo stava infatti armeggiando con una riga di metallo, che tuttavia si spezzò contro la serratura d’acciaio.

-Kat, spostati un momento, lascia fare a me- disse Vada, face arretrare Kathrine di qualche passo e poi, con un movimento che lei nemmeno riuscì a seguire del tutto, assestò un tale calcio alla porta da scardinarla parzialmente.

-Accidenti!Come diavolo hai fatto?!- esclamò Kat.

-Diciamo che Manticore ha i suoi meriti ... – rispose la rossa con un sorrisetto furbo, poi ritornando seria e pratica - ...allora qual’è il piano?

-Veramente non c’è un piano ... – confessò Kathrine un po’ in imbarazzo- ... dovremo improvvisare.

-Zack ti ha detto di improvvisare?!- domandò l’altra incredula.

-No, non me l’ha detto lui, ti ho tirata fuori di mia iniziativa ... non mi ha detto molto in effetti, solo che l’altra notte ha provato a venirti a prendere ma gli hanno sparato ...- notando la sua espressione atterrita si affrettò ad aggiungere- ... ma adesso sta bene! Tranquilla, l’ho ricucito- Vada continuava a guardarla abbastanza confusa, poi d’un tratto si voltò verso un lato del corridoio come se  avesse sentito qualcosa.

-Dobbiamo muoverci, stanno arrivando- disse conducendo Kat nella direzione opposta..

Ormai Kathrine non chiese neppure più come facesse a saperlo, l’intera situazione in cui si era cacciata era fin  troppo assurda da commentare.

Nel frattempo era chiaro che qualcosa non andava nell’edificio, perchè ogni tanto si vedevano pattuglie di uomini armati che correvano in gruppo qua e là sbraitando di una qualche emergenza, di codici e procedure che Kathrine non comprendeva. Fortunatamente riuscirono sempre ad evitarli ... in verità era Vada che aveva preso in mano la situazione e le faceva da guida.

Ad un certo punto incrociarono sul loro percorso una unità  di quattro guardie armate che proprio non potevano evitare.

-E adesso? Vengono verso di noi!- esclamò Kat allarmata.

-Non preoccuparti ... sono solo in quattro, ci penso io- e nuovamente fu Vada ad occuparsene, anche con una certa facilità, una volta che li ebbe storditi si fermò a prendere le pistole dalle loro cinture e ne offrì una anche  a Kathrine.

-Oh, no no no!- si schermì lei mostrando i palmi delle mani- Io non potrei mai sparare a qualcuno! Sono un medico,  salvo le vite non le distruggo ... etica professionale!

-Tienila, non si sa mai- insistette la rossa mettendole praticamente la pistola in mano, dopo averle inserito la sicura... fortunatamente aveva già inquadrato il tipo. Kat se la fece scivolare nella tasca del trench, fermamente  intenzionata a lasciarla lì qualsiasi cosa fosse successa.

Dato che nessuna delle due aveva la minima idea di come uscire proseguirono per i corridoi affidandosi all’istinto di Vada. Quel posto sembrava un fottuto labirinto! Se non altro ora a Kathrine era chiaro che non si trattava di un ospedale ... Ad un certo punto arrivarono in un grande atrio, c’era una porta a vetri che dava su una scala antincendio che sicuramente portava all’esterno della struttura, forse l’uscita che cercavano. Peccato che fosse sbarrata da uno schieramento di militari.

Alle loro spalle altri soldati: impossibile battere in ritirata.

Si trovarono così completamente circondate da uomini armati, a capo dei quali c’era Cristopher Lamb, con un sorrisetto soddisfatto che non gli aveva mai visto in volto.

-Chris ... ma che cosa significa tutto questo?- domandò Kathrine sempre più allarmata.

-Mi dispiace terribilmente Kat, avresti dovuto restarne fuori ...- le disse lui  senza smettere di sorridere, ma non era il sorriso amabile che gli aveva sempre visto in volto - ... ora, dopo quello che sai e che hai visto stanotte capisci anche tu che non posso lasciarti andare.

-Io non ho ancora capito bene che accidenti sta succedendo ...- rispose  lei stringendo i pugni per la rabbia- ... ma di sicuro so che sei un grandissimo figlio di puttana e che con te ho chiuso per sempre!!

-Oh, Kat!Tu mi spezzi il cuore ... – si mise a ridere fragorosamente- ... non importa, di quello posso fare benissimo a meno! Ma tu ... credo che mi mancherai. All’inizio eri solo un incarico per me ma devo ammettere che sei stata un bell’incarico! Ce la siamo spassata, quanti bei ricordi ... cominciavo a considerarti quasi un essere umano.

-Ma che stai dicendo?!- domandò lei senza capire a cosa si riferisse. Intanto Vada  se ne stava immobile al suo fianco, fissava un  punto in alto muovendo impercettibilmente gli occhi.

-Dovresti chiederlo al tuo paparino... in fondo è colpa sua se ti trovi in questa situazione- Christopher sollevò il braccio puntando la pistola verso Kathrine - comunque è tempo di dirsi addio, non preoccuparti amore, gli dirò di come questa transgenica ti ha aggredita e di come tragicamente sono arrivato troppo tardi per salvare la sua unica figlia!

-Tu forse sei arrivato tardi ... – Kathrine alzò lo sguardo per incontrare quello di chi aveva parlato e quasi le mancò un battito quando lo riconobbe-  ...ma io credo di essere giusto in tempo.

Tutto quello che avvenne dopo fu troppo rapido perchè potesse seguirlo completamente: Zack si era calato dal soffitto con una corda e l’aveva afferrata al volo per la vita, contemporaneamente Vada, che era stata l’unica ad accorgersi prima della sua presenza, disarmava Christoper con un calcio per poi spiccare un salto notevolmente alto fino alla balaustra dove lui e Kat erano atterrati.

Successivamente i tre si trovarono a correre sul tetto dell’edificio, o meglio, Zack e Vada correvano mentre Kat cercava in qualche modo di stargli dietro ... il rumore degli spari dietro di loro risultarono un incentivo molto convincente.

 Quando finalmente si fermarono sull’orlo del cornicione Kat si accasciò a prendere fiato, credeva davvero  di morire, ma non sapeva che il peggio per lei doveva ancora arrivare.

- Buone notizie, sappiamo come levare il disturbo- disse Zack allegramente.

-Sei sicuro? E’ un bel salto, magari noi ce la facciamo ... ma come si fa con lei?- domandò Vada guardando verso Kathrine, la quale alla parola ‘salto’ era stata attraversata da un brutto presentimento. Quando anche lei cominciò a sentire il rumore del treno che si stava avvicinando sul binario sotto di loro il presentimento si trasformò in terrore.

-Bisogna tentare- rispose lui- non c’è un’altra via di fuga e loro sono vicini.

-No ragazzi, fermi un attimo, parliamone!Non vorrete mica... - tentò di protestare Kat col poco fiato che le restava.

-Tranquilla, datti solo una spinta al resto ci pensiamo noi!- le disse allegramente Vada, cercando di sembrare rassicurante .... appena un secondo dopo, prima che Kathrine potesse ribattere, ciascuno dei due le aveva preso un braccio e prima ancora che potesse rendersene conto erano saltati giù nel vuoto.

Atterrarono giusto sulla parte superiore di uno dei vagoni del treno in corsa e lì rimasero appiattiti per evitare la scarica di proiettili che li seguiva. Per fortuna il treno si allontanava velocemente e furono presto fuori tiro.

Ovviamente Kat era ancora  in fibrillazione per la scarica di adrenalina che le era entrata in circolo, il cuore le batteva all’impazzata, quando finalmente cominciò a riprendersi dallo shock ebbe solo la  forza di chiedere: - E adesso come si scende da questo coso?

-Al volo naturalmente ...- le rispose Zack, poi notando lo sguardo di puro orrore sul volto di Kat si corresse- ...o magari aspettiamo la prossima fermata.

Nel frattempo sul tetto della pseudo-clinica i soldati fissavano i fuggitivi all’orizzonte.

-Li abbiamo persi, signore- dichiarò uno di loro.

-Non importa ... – rispose distrattamente Christopher Lamb, che fissava il treno che si allontanava con uno sguardo gelido- ... diamogli pure qualche ora di tregua, non appena la ragazza comincerà ad avere le convulsioni dovranno tornare o lei morirà.

 

 

 

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Capitolo 6
*** La casa dei ricordi ***


Per BGE, ciao!Mi dispiace ci ho messo un po' più di tempo a mettere il nuovo capitolo perchè sono stata davvero impegnata, non certo per mancanza di ispirazione!wow!Dal commento che mi hai lasciato mi sembra di capire che hai intuito perfettamente come voglio sviluppare la storia ... ma come hai fatto?! Comunque viene tutto spiegato in questo capitolo e nel prossimo che prometto metterò presto, buona lettura!

MEV

 

- Ci possiamo fermare ad un fast food?- domandò per l’ennesima volta Vada - Andiamo... sono andata avanti a flebo le ultime due settimane, me lo merito un Cheeseburger! E voglio anche una Big Cola! E le patatine ovviamente, non dimentichiamo le patatine!! – dal sedile posteriore dell’auto gettò le braccia al collo del fratello, tanto per dargli fastidio mentre guidava- Ti pregoooooo!!

Zack faceva del suo meglio per sopportarla. Era incredibile quanto rapidamente sua sorella riuscisse a passare da un estremo caratteriale all’altro... era capace di uccidere rapidamente  con la massima  efficienza e un secondo dopo mettersi a fare i capricci come una mocciosa di sei anni. Si ostinava a comportarsi come se potesse avere una vita perfettamente normale, avere degli amici, andare alle feste, ubriacarsi ed portarsi a casa uno sconosciuto a cui raccontava la storia della sua vita... per questo si cacciava spesso nei guai, troppo volubile. In fondo era il suo modo di reagire a quello che avevano passato, tutti ne avevano trovato uno, almeno lei non se ne andava in giro a cavare i denti alla gente, che era già qualcosa ...

Accanto a risolvere questo problema sulla sua lista delle cose da fare si era aggiunta Kathrine, un’altra a cui piaceva fare di testa sua e che agiva senza pensare alle conseguenze, la quale  attualmente si trovava  seduta accanto a lui a criticare il suo modo di guidare perchè secondo lei andava troppo forte. Zack aveva tentato di spiegarle che quando si scappa in genere non si bada ai limiti di velocità delle strade extraurbane ma era stato praticamente fiato sprecato. Ancora peggio gli era andata quando aveva deciso di farle un breve riassunto della situazione, giusto per farle capire come mai il fattore tempo era essenziale e convincerla di non poterla semplicemente ‘riportare a casa’ come lei aveva suggerito. Non solo Kathrine non aveva seguito una parola, si era pure arrabbiata con lui per aver scoperto come aveva fatto Zack a superare i controlli all’entrata e praticamente a salvarle la vita.

-Quindi fammi capire ... – puntualizzò la ragazza, che progressivamente si stava riprendendo dallo shock- ... tu mi hai raccontato tutte quelle cose su Chris per spingermi ad andare da lui  ... in poche parole mi hai deliberatamente usata?! E non te ne vergogni nemmeno!

-Era l’unico modo per entrare!- si giustificò lui, parlava come se quella scelta fosse stata perfettamente logica al contrario della rabbia ingiustificata di Kat - ... e poi  non credevo che una volta lì avresti deciso di intervenire ... a sproposito, naturalmente.

-Scusa tanto se ho cercato di dare una mano, e non sarebbe la prima volta tra parentesi ...- aggiunse Kathrine ironicamente – ... anzi sono sicura che anche farti sparare facesse parte del tuo geniale piano!Come ho fatto a non capirlo subito?!- ormai il suo tono rasentava l’isterico.

-Non è questo il punto: hai agito senza pensare e hai rischiato di morire, se vuoi aiutarci e aiutare te stessa cerca di non fare mai più una cosa così stupida. E soprattutto smettila di comportarti da isterica, così non risolvi nulla!

-Senti, ho avuto una serata piuttosto difficile ... ho rotto col mio fidanzato ... sono appena saltata da un tetto su un treno in movimento ... mi hanno sparato addosso... sono stata praticamente sequestrata da un folle che non rispetta i limiti di velocità... come cittadina americana ho il diritto di essere isterica quanto voglio!

-Insomma Vada dì qualcosa anche tu!Vada?- in effetti era strano che sua sorella non intervenisse in una discussione, probabilmente si stava godendo lo spettacolo ridendo di loro.

-Si che c’è?- rispose lei flebilmente. La sua postura si era irrigidita, si stava sforzando di mantenere un aspetto sereno, ma il suo viso contratto raccontava una storia totalmente diversa. Kathrine si voltò immediatamente e si chinò su di lei per esaminarla.

- Accidenti, ma tu scotti!!- dichiarò dopo averle toccato la fronte, inoltre notò subito come la ragazza sembrava pallida e febbricitante, totalmente all’opposto di quando prima era saltata su un treno in corsa come se nulla fosse – E guarda, hai le pupille dilatate.

-Sto bene, non preoccupatevi ...

-Non stai affatto bene, guarda che stai tremando- insistette Kathrine- Ok, mi pare di capire che il vostro metabolismo è leggermente diverso da quello standard, quindi ... è una cosa normale?

-No non è affatto normale- rispose Zack- le avranno iniettato qualche schifezza in quel posto.

-Ora che ci penso la tenevano in ambiente sterile, sotto una specie di campana di vetro ... - disse Kathrine - Dei semplici narcotici non farebbero questo effetto, ci dev’essere qualcos’altro ... ma non posso sapere cos’è senza averti fatto delle analisi.

-Non posso andare in ospedale ...- ansimò lei, che ora non cercava più di nascondere il suo malessere.

-Possiamo portarla da mio padre, lui saprà cosa fare- propose Kat, ma nessuno dei due sembrava  particolarmente entusiasta a quella prospettiva – sentite, ha un laboratorio nel seminterrato dove potremo farle con calma tutte le analisi di cui ha bisogno.

-Perchè dovrebbe aiutarci?- disse infine Zack dubbioso- Anche tuo padre fa parte di loro, il minimo che farà quando ci avrà scoperti sarà di consegnarci.

-Sono sicura che mio padre non farebbe mai una cosa del genere- protestò lei indignata- l’obbiettivo di ogni dottore è salvare vite umane, se la porteremo da lui acconsentirà di certo a curarla.

-Intendi ‘sicura’ come lo eri del tuo fidanzato?- ribattè Zack, e se con quelle parole aveva una mezza intenzione di ferirla ci riuscì perfettamente -  Nel caso non l’avessi notato non sei una persona difficile da ingannare.

-Morirà se non proviamo a fare qualcosa- disse Kathrine con un tono sommesso, incassando malamente il colpo, l’ennesimo dopo quella sera- non abbiamo scelta.

Era fin troppo vero e anche Zack lo sapeva, per quanto non si fidasse del professore era pur vero che non avevano migliori risorse a disposizione e che le condizioni di Vada potevano solo peggiorare. Era obbligato  a prendere una decisione subito.

-D’accordo- si arrese infine, girando la macchina per raggiungere l’indirizzo che Kathrine gli aveva indicato.

Dovevano fare in fretta perchè le condizioni di Vada si aggravavano minuto dopo minuto, Kat non aveva mai visto in un paziente un peggioramento così repentino. Arrivarono alla villa del professor Shepard che era praticamente svenuta tra le braccia di Zack. Kathrine per prima cosa disattivò l’allarme della casa, sapeva che sia suo padre sia la sua anziana domestica a quell’ora erano a dormire da un bel pezzo al secondo piano, con un po’ di fortuna non si sarebbero nemmeno accorti che qualcuno era entrato in casa e che stava usando il laboratorio. Mentre estraeva le chiavi dalla tasca del trench la sua mano entrò in contatto col freddo di un oggetto di metallo: la pistola che le aveva dato Vada si trovava ancora lì e il solo pensiero la fece rabbrividire. Dovette riprendersi in fretta perchè non c’era tempo da perdere.

Il laboratorio da che ricordava Kathrine era sempre stato una stanza proibita per lei... tante volte da piccola aveva desiderato esplorarlo! Era sicura di aver sentito delle voci al di là della porta, voci di bambini, e una volta era anche riuscita a vederli dal buco della serratura, voleva andare a giocare con loro...Come suo padre se ne era accorto l’aveva strattonata via con forza e le aveva severamente proibito di avvicinarsi di nuovo. Era piuttosto strano in effetti perchè suo padre era sempre stato pronto a cedere ad ogni suo capriccio, ma il permesso di entrare in quella stanza non glielo aveva mai concesso. Dopo tanti anni era riuscita a convincersi che si era trattato solo della sua immaginazione, eppure non avrebbe mai dimenticato quanto quel giorno suo padre sembrasse spaventato.

La casa era grande e al buio non era facile orientarsi, tuttavia Kat riuscì a trovare le scale per scendere nel seminterrato, dopotutto era il posto dove era cresciuta. Dovettero forzare la serratura per entrare nel laboratorio ma quando si accesero le luci al neon fu estremamente sollevata nello scoprire che si trovavano in una specie di ambulatorio, senza alcunché di strano o spaventoso.

Senza perdere tempo cominciò ad accendere i macchinari che le servivano mentre Zack sistemava Vada su una specie di lettino bianco di fianco ad essi.

-Dove sono?- domandò la ragazza sollevando la testa debolmente- Zack?

-Va tutto bene, sono qui- le rispose lui.

Purtroppo le cose non andavano affatto bene.

Le analisi del sangue rilevavano anomalie che Kathrine non aveva mai visto in vita sua, e quel che è peggio, non aveva la minima idea di cosa fare per poterla aiutare. Intanto per buona misura le aveva fatto prendere un paio di antibiotici, ma dubitava che sarebbero serviti a molto, forse avrebbero rallentato l’espandersi dell’infezione ma non l’avrebbero salvata comunque. Proprio quando si accingeva a dare agli altri la brutta notizia la porta del laboratorio si aprì nuovamente.

-Kat, sei tu tesoro? Che cosa sta succedendo? E come hai fatto ad entrare qui dentro?- l’anziano professor Shepard andò loro incontro vestito ancora con la vestaglia da stanza sopra il pigiama, sistemandosi meglio gli occhiali sul naso.

-Papà questa ragazza ha bisogno di aiuto, ti prego!- esclamò Kathrine.

-Ma cosa... Kat chi sono queste persone?

-Non ho tempo di spiegartelo ora ... ma tu devi aiutarla, subito- disse praticamente trascinando suo padre davanti allo schermo che riproduceva in grande una copia del vetrino che conteneva il sangue analizzato.

- Ma guarda, è molto interessante ... – commentò il professore spostando lo sguardo vivacemente dal monitor del computer alla ragazza stesa sul lettino - ... così questa è uno dei prodotti di Manticore, è passato qualche tempo dacchè ho avuto la possibilità di analizzarne uno.

-Lei si chiama Vada- ribattè Zack freddamente.

-Allora? Puoi fare qualcosa?- domandò Kathrine, riservandosi nel frattempo il proposito di chiedere a suo padre spiegazioni su questa Manticore, che sentiva nominare già per la seconda volta nella stessa folle serata.

-Ah! Questi virus modificati sono delle vere carogne  ... - asserì lui concentrato sulle provette e  armeggiando con qualche attrezzo medico- ... ma credo di avere proprio il vaccino che fa per lei, una cosina che ho progettato in caso decidessero di giocarmi qualche brutto tiro.

- Perchè Manticore non è il datore di lavoro dei suoi sogni? Fossi in lei avrei chiesto un aumento quando potevo- commentò Zack, la cui ostilità verso il professor Shepard era ormai palese.

-Ma insomma qualcuno mi vuole spiegare cos’è questo posto di cui parlate tutti?! Comincio a sentirmi esclusa dalla conversazione- insistette Kathrine accigliata.

-Non agitarti piccola mia, non avrei mai voluto che lo scoprissi così... - le rispose suo padre con un velo di tristezza, ma visto che sua figlia continuava a fissarlo insistentemente in attesa di una spiegazione fu costretto ad aggiungere- ... adesso lasciami lavorare, te ne parlerò più tardi non temere ...ti basti sapere per adesso che è là che ti ho presa.

 

 

 

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Capitolo 7
*** La fine della favola ***


Per BGE: non temere i guai per i nostri eroi sono appena cominciati ... Quando inserisci il prossimo capitolo della tua storia? Non vedo l'ora,ci hai lasciati ad un punto cruciale ... fammi avere notizie! Io il prossimo non riuscirò a metterlo prima di tre-quattro giorni, purtroppo non riesco a connettermi spesso, chiedo perdono... Ringrazio tanto chi ha messo la storia in 'preferiti' e 'seguiti' e auguro come al solito buona lettura a tutti!!MEV

 

 

Tantissime volte in ospedale Kathrine aveva visto parenti e amici dei pazienti affollare le sale d’aspetto ... vederli piangere, pregare o semplicemente restare muti in attesa di una risposta dai dottori era per lei una scena così comune da farci l’abitudine. Non aveva mai sperimentato in prima persona cosa volesse dire trovarsi dall’altra parte.

E faceva veramente schifo.

Trasferitisi nell’ampio e confortevole salotto dell’abitazione, lei e Zack aspettavano che il professore terminasse l’operazione in un cauto silenzio ... sarebbe stato davvero di pessimo gusto ricominciare a litigare mentre Vada rischiava la vita. Come misura precauzionale si erano seduti agli angoli diametralmente opposti della stanza.

-Allora come vanno i punti?- domandò Kathrine dopo un po’, confermando il tragico sospetto che Zack cominciava ad avere, e cioè che la ragazza che si erano dovuti tirar dietro per forza non aveva la capacità di tenere la bocca chiusa per più di dieci minuti di fila.

-Bene- rispose lui abbastanza evasivo, sperando che la questione si chiudesse lì. Non fu accontentato.

- Lo sapevo, si sono riaperti- dichiarò Kat scattando in piedi con decisione. Zack non era il primo paziente riottoso con cui aveva a che fare, inoltre era convinta che avere qualcosa da fare  attinente alla sua professione l’avrebbe di sicuro aiutata a distrarsi -Questa volta l’anestetico ce l’abbiamo... e in abbondanza!- annunciò andando ad aprire un armadietto di vetro, per lanciandogli una bottiglia piena di liquido scuro.

-Tuo padre si tratta bene- commentò Zack osservando l’etichetta del pregiato liquore- Ma sei sicura di volermi ricucire qui? Non vorrei sporcare di sangue i suoi preziosi cuscini e rovinare il costoso arredamento del salotto.

-Ho capito: lui non ti piace- sospirò Kathrine intanto che si occupava di ricucire i punti, non si sentiva più così nervosa e quindi stava cominciando a ragionare più freddamente- sono sicura che hai le tue ragioni, ma considera che in questo momento lui ti sta aiutando e soprattutto sta aiutando Vada.

Zack non ne sembrava troppo convinto, ma almeno quella volta decise di non ribattere, tanto sarebbe stato inutile spiegarle perché ce l’aveva tanto col professor Shepard, perchè l’avrebbe volentieri ucciso se solo sua figlia non li avesse appena aiutati. E poi era evidente che Kat era sempre stata al’oscuro di tutto. Meglio così comunque: meno ne sapeva meglio era, anche se dopo quella notte avrebbero dovuto inventarsi qualche spiegazione plausibile. Ma c’era ancora tempo.

-Vado a vedere come sta- annunciò non appena lei ebbe finito con la fasciatura, probabilmente un grazie era sottointeso.

Kathrine si concesse  a sua volta un bicchiere di liquore, benchè non avesse mai bevuto sentiva di averne bisogno, in effetti la aiutò a distendersi e dopo pochi minuti si addormentò accovacciata sul divano.

Quando si svegliò era già mattina inoltrata, praticamente mezzogiorno ... sul tavolino accanto a  lei le era stato lasciato un vassoio con le brioches alla crema che adorava, la marmellata,  la frutta e un termos di caffè nero. Aveva appena avuto il tempo di fare colazione/pranzo, lavarsi e cambiarsi d’abito nella lavanderia( questa volta optò per scarpe da ginnastica, jeans e maglietta in caso ci fossero stati altri treni su cui saltare nella sua giornata), raggiunse il corridoio del piano superiore e stava per entrare nella sua vecchia stanza quando ne vide uscire suo padre.

-La tua amica sta bene adesso, l’ho appena controllata - le annunciò con un flebile sorriso, non era un sorriso contento o soddisfatto ma uno che si usa solo per salvare le apparenze- tanto vale dirtelo Kathrine: non sono affatto contento che tu l’abbia portata qui, ma ormai quel che è fatto è fatto ... l’abbiamo spostata qui per la notte, puoi entrare a vederla se vuoi- aggiunse e fece per andarsene.

-Aspetta!- lo bloccò Kat - Sbaglio o hai parecchie altre cose da dirmi?

-Tesoro, abbiamo parecchie cose da sistemare tra cui trovarti un posto sicuro dove stare, non abbiamo tempo per le discussioni e sono sicuro che un girono ...

-No papà, è una situazione troppo assurda. Se sai qualcosa me la devi dire adesso- insistette lei- Tu sei una brava persona, mi hai insegnato ad essere una brava persona, hai sempre detto che la scienza esiste per aiutare le persone ... - Kathrine  voleva disperatamente credere a quello che stava dicendo- ... dimmi che non centri niente con Christopher Lamb e con quella gente.

Il professo Shepard non rispose subito, abbassò lo sguardo, si rigirò la fede al dito, tentennava ... per Kat era praticamente un’ammissione di colpevolezza.

-D’accordo... dentro di me ho sempre saputo che prima o poi sarebbe arrivato questo giorno ... -sospirò infine, si tolse di tasca il portafogli e ne sfilò una piccola fotografia che porse a Kat- ... mi auguravo solo che fosse il più tardi possibile.

-Questa non spiega assolutamente nulla...- commentò lei osservandola, era piuttosto sollevata che non si fosse rivelata niente di terribile o sconvolgente- E’ solo una mia fotografia da piccola, ne abbiamo a centinaia! Proprio non capisco come ...

-Leggi la data sul retro- ribattè suo padre serissimo.

-Risale a più di dieci anni prima della mia data di nascita, dev’essere sbagliata ... insomma questa sono sicuramente io e questo è il nostro giardino, è stata scattata a casa nostra ...si vede benissimo.

-No quella non sei tu, è Kathrine... l’altra Kathrine, mia figlia- insistette il professore.

-Papà, sono qui, sono Kat! Sei sicuro di sentirti bene?- domandò piuttosto preoccupata dal fatto che suo padre cominciasse a dare i numeri in quel modo.

-Nacque con una malattia genetica rarissima e pressoché sconosciuta – continuò a raccontare  il professor Shepard, aveva gli occhi lucidi -  da quel momento concentrai tutti i miei studi sulla manipolazione genetica cercando di curarla ... ma purtroppo fallii miseramente. Riuscii solo a prolungarle la vita di un paio d’anni. Ne aveva sei quando si spense e i medici di tutto il mondo si stupirono che fossi riuscito a tenerla in vita tanto a lungo. Mia moglie l’ha seguita poco dopo. Ero rimasto solo, solo con la mia brillante carriera. Intanto i risultati delle mie ricerche avevano destato l’attenzione del governo e mi fu offerto di partecipare al progetto di Manticore. Inizialmente rifiutai, francamente credevo fosse un’operazione folle... la scienza e il progresso dovrebbero servire a salvare delle vite, non certo a creare soldati geneticamente potenziati per uccidere meglio!

-Ma alla fine hai accettato ... – proseguì Kat per lui- ... ti sei lasciato comprare.

-No, non è stato per denaro, non mi interessavano certo i loro stipendi da capogiro perchè grazie ai miei saggi ero già ricco a sufficienza ... - affermò con orgoglio nello sguardo, ma subito dopo trapelò anche un moto di vergogna - ...per convincermi mi offrirono qualcosa di ben più prezioso, qualcosa che avrei potuto avere solo grazie alle loro tecnologie di manipolazione del dna unite alle mie ricerche  ... Mi hanno permesso di tenere te, una copia perfetta di quella che era lei. Solo che tu non potevi ammalarti. Eri sana e quando ti ho vista correre e giocare, cose che lei non avrebbe potuto fare nelle sue condizioni, ho creduto di avere una seconda opportunità ... per essere un buon padre.

-Non ci posso credere ... mi hai sempre mentito... tu, Chris e chissà chi altro!Puoi anche dirmelo, chi altri che fa parte della mia vita mi ha fregata alla grande?! I nonni? Amy?- tutto ciò non aveva senso, pensava Kathrine, nulla del mondo che la circondava aveva più senso.

-Tesoro, ti prego non fare così ... ho sempre cercato di non farti mancare nulla come avrei fatto con lei, non avrei mai voluto metterti in questa situazione... - il professor Shepard tirò un lungo sospiro- Credevo che ormai non tu corressi alcun pericolo, che una volta cresciuta non ti avrebbero voluta indietro, ma poi ti ho vista con Christopher  e ho capito. Non ci avrebbero mai lasciati in pace.

-Perciò l’hai sempre saputo ... e hai lasciato che facessi la figura della stupida?!- esclamò lei indignata, ora si spiegavano molte cose come l’attaccamento quasi ossessivo che suo padre aveva per lei, il fatto che l’avesse coccolata e viziata in maniera esagerata da piccola - Come hai potuto?

- Per allontanarti da lui avrei dovuto dirti la verità ma non potevo farlo perché questa  ti avrebbe allontanata da me, ti prego Kat, sono ancora tuo padre ...- la supplicò.

-E’ questo il punto ... ormai non so chi sei, nè cosa sono io- e dicendo questo Kathrine entrò in camera sua e chiudendo a chiave la porta. Ovviamente si era dimenticata che Vada si trovava in degenza in camera sua e Zack era con lei, quando se li trovò davanti entrambi abbastanza in imbarazzo per aver assistito alla scenata rimase agghiacciata.

- Avete sentito tutto vero?- domandò sconsolata, già sapeva la risposta.

- Ogni parola- confermò Vada, poi cercando di cambiare in fretta  argomento aggiunse – Ora che  sto meglio ci stavamo organizzando per la partenza ... immagino verrai con noi.

-Cosa? No, io non posso, scusate... è un pensiero carino ma io non posso andare via... questa è la mia casa- protestò Kat, stava per aggiungere che c’era suo padre ma ormai non sapeva nemmeno se fosse in diritto di chiamarlo così.

-Quando avranno finito di cercarti in ospedale  e dai tuoi amici verranno di sicuro qui... ci siamo già fermati troppo a lungo,potrebbe essere questione di minuti ... - le disse Zack con fare pratico - ... la soluzione migliore è che tu parta con noi, possiamo fare il viaggio insieme e dividerci al confine. Ma deciditi in fretta, perchè entro cinque minuti io e Vada ce ne andiamo con o senza di te.

-Complimenti, molto delicato...-  commentò questa, poi si rivolse a Kathrine usando un tono più dolce e comprensivo- Quello che Zack voleva dire è che saremmo felici se tu volessi unirti a noi!Vedila come un’avventura, potrebbe anche essere divertente ... vedrai posti nuovi, puoi ricominciare da capo ... la vita del fuggitivo una volta che ci fai l’abitudine non è così male- poi aggiunse indicando suo fratello- E nemmeno Zack è così stronzo come sembra, te l’assicuro!

-Una volta che ci fai l’abitudine ...- concluse Kat sorridendo. Cominciava a comprendere che quella di scappare al più presto, per quanto facesse schifo, era  purtroppo l’unica soluzione possibile.

-Ah, divertente... ora se vogliamo andare - commentò lui indicando la porta, le due ragazze lo seguirono ancora ridacchiando.

-Così te ne vai ...-  le disse suo padre, era arrivato il tragico momento dell’addio, la abbracciò stretta mentre le porgeva un borsone da viaggio- ... tempo fa ti ho preparato questo, sai lo tenevo da parte per ogni evenienza.

-Papà, mi dispiace- Kathrine era triste come non lo era mai stata di dover lasciare per sempre la sua casa e soprattutto suo padre ... o meglio l’uomo che l’aveva cresciuta- qui non è sicuro nemmeno per te...e se finissi nei guai a causa mia? Nemmeno tu puoi restare, vieni via con noi!

-Non preoccuparti per me tesoro, so perfettamente come trattare con quella gente - le rispose lui sorridendo – per loro le mie ricerche sono troppo importanti perciò stai tranquilla, starò benissimo!Ma tu devi andare adesso, coraggio!

- Accompagna Vada alla macchina, io vi raggiungo subito ... - le disse Zack, poi quando Kathrine fu fuori dalla loro portata di ascolto si rivolse al professor Shepard- ... signore, appena scopriranno che ci ha aiutati, e lo scopriranno di sicuro, non importerà quanto siano miracolose le sue ricerche ... non la lasceranno in vita.

-Lo so- rispose il professore con assoluta calma- l’importante è che Kat non lo sappia, altrimenti non partirebbe, e sono convinto che sia la cosa migliore per lei ...  - prese un respiro profondo e aggiunse- ... fin ora ho protetto mia figlia come meglio ho potuto, in futuro dovrà pensarci qualcun altro. Mi rendo conto di non avere il diritto di chiederti alcun favore ma... lo farai al posto mio, ti prenderai cura di lei?

Zack era consapevole che sarebbe stata un’ardua impresa tenere Kat fuori dai guai, probabilmete fuori dalla sua portata visto che la ragazza sembrava avere un talento particolare per attirarli. Non aveva tempo nè voglia di occuparsi anche di lei. In più era perfettamente d'accordo sul fatto che Shepard non fosse in diritto di chiedrgli proprio nulla, anzi fino a quel momento si era dovuto trattenere dal vendicarsi una volta per tutte ... però una cosa doveva risconoscergliela: quell'uomo sapeva come morire con dignità.

-Farò del mio meglio- promise.

 

 

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Capitolo 8
*** Bad news ***


 Per BGE, ciao ho messo il nuovo capitolo appena ho potuto, meglio tardi che mai...come sempre sono lieta che la storia ti interessi anche se mi sta vendeno più lunga di quanto immaginassi, spero non sia un problema, s epiace potrei perfino allungarla ma il tempo tiranno è quello che è ... aspetto sempre il proseguo della tua storia mi raccomando, appena puoi sai cosa fare... buona lettura!!MEV

 

Kathrine sbuffò pesantemente annoiata.

Era ormai circa una settimana e mezza che erano partiti e fino ad allora della ‘grande avventura’ che le avevano prospettato non si era vista nemmeno l’ombra ...  a meno che per avventura non intendessero viaggiare in auto sette giorni di fila con brevi pause i una notte in stanze di  motel pidocchiosi, che puntualmente dovevano dividere con topi grandi come gatti , cibo schifoso, orari tremendi, ecc.

Come se non bastesse durante quelle soste forzate a Kat era stato categoricamente vietato di uscire o di avere qualsiasi contatto con l’esterno. Praticamente era in isolamento da una settimana, senza nemmeno avere la possibilità di leggere un giornale o ascoltare la radio. La televisione era off limits naturalmente, nessuna di quelle bettole disgustose in cui si erano fermati ne era provvista ... francamente si riteneva fortunata che ci fosse il bagno, o almeno qualcosa di molto simile. Zack e Vada uscivano qualche volta a prendere da mangiare  o a fare lunghi giri misteriosi senza degnarla di una spiegazione, Kathrine chissà per quale motivo non poteva e per buona misura la chiudevano dentro a chiave.

Per la sua sicurezza, dicevano, Kat non ci vedeva del tutto chiaro in quelle faccende.

Quando Vada restava a farle compagnia, termine elegante per dire sorvegliarla, almeno poteva parlare con qualcuno. Le aveva raccontato tutto della loro fuga e del modo in cui vivevano, probabilmente più di quello che Zack le avrebbe lasciato dire se fosse stato presente... ovviamente il tema ‘aneddoti imbarazzanti’ su di lui non era stato trascurato. Per neiente. Quando si trovava sola invece, e  accadeva spesso, Kat  si era dovuta arrangiare per trovarsi qualcosa da fare per non impazzire.

Il borsone che le aveva dato suo padre era praticamente un piccolo kit della fuga: conteneva alcuni vestiti, provviste, documenti falsi, dodicimila dollari in contanti e altri libretti bancari di conti esteri ... ah si, e soprattutto dentifricio e spazzolino da denti! Ma l’oggetto più interessante che aveva trovato al suo interno era stato un pesante faldone grigio che conteneva appunti, formule e sintesi delle ricerche del professor Shepard insieme a tutte le cartelle cliniche di Kathrine e alla mappatura del suo dna. Inizialmente aveva messo tutto da parte, non avendo ancora digerito la tremenda rivelazione non era riuscita nemmeno ad aprire quei documenti, ma poi un po’ perchè non aveva nient’altro da fare e un po’ per curiosità aveva cominciato a dargli un’occhiata. Da allora aveva passato giorni interi a studiare quei fascicoli ... ancora le sembrava impossibile che parlassero di lei.

Presa dalla sua nuova occupazione aveva trascorso un’altra serata di studi sulla genetica, guardò nervosamente l’orologio: erano solo le dieci e si annoiava da morire. Quella regola del non avere contatti con l’esterno era ridicola, pensava Kathrine, ormai dovevano trovarsi miglia e miglia lontani dalla sua città, probabilmente non erano nemmeno nello stesso stato, ma per ogni sua domanda su quale fosse il loro itinerario aveva ricevuto solo risposte vaghe e palesemente evasive.

In pratica non aveva idea di dove fossero diretti nè quanto tempo sarebbe durata la sua segregazione.

Non farti notare, non correre rischi inutili, stai qui buona ferma e zitta, bla bla bla bla ... non ne poteva più!

In fondo se usciva una mezz’oretta a prendere aria cosa poteva capitarle di male? La sorte sembrava concordare con lei visto che la porta della stanza era rotta e non era possibile chiuderla se non col chiavistello ... anche se si trattava di una piccola stradina poco illuminata di un quartiere evidentemente malfamato la possibilità di fare quattro passi nell’aria fresca della sera le sembrava una grande conquista.

Poter stare tra la gente, anche se si trattava in prevalenza di tossici o prostitute, era un sollievo dopo giorni di confinamento. Ad un tratto notò qualcosa che attirò la sua attenzione, si trattava di un giornale vecchio d qualche giorno abbandonato sul ciglio della strada, sul titolo della prima pagina anche se macchiato si leggeva a caratteri cubitali il cognome Shepard. Kathrine lo raccolse incuriosita, ma non ebbe il tempo di leggere di che si trattava ... in quel breve momento di distrazione non si accorse del pericolo in arrivo.

- Ehi bellezza, sei sola?- un gruppetto di uomini l’avvicinò con fare spavaldo, erano in cinque e tutti col poco raccomandabile aspetto dei piccoli gangster della zona - Vieni con noi, ti offriamo da bere... e magari poi puoi offrire tu qualcosa a noi.

-Scusate, non sono interessata- ribattè lei freddamente, ma quando cercò di allontanarsi altri due di loro le bloccarono la strada deliberatamente.

-Avanti tesoro non farti pregare ... ti paghiamo in contanti!- l’uomo che aveva parlato prima  tentò di afferrarla per un braccio ma Kat si ritrasse velocemente, finendo addossata al muro.

-Ok, adesso lasciatemi stare e farò finta che non sia successo niente- disse cercando di suonare sicura di sè quando non lo era affatto. Nel frattempo si guardò intorno in cerca d’aiuto, ma nessuno dei passanti sembrava disposto a venire in suo soccorso e rischiare di prenderle al suo posto, anzi tiravano dritto facendosi gli affari loro da bravi vigliacchi.

-Bel temperamento ... per una puttana!- commentò il brutto ceffo - Adesso sta zitta e vieni con noi bambolina...

-Lasciami andare brutto scimmione! Levami le mani di dosso!!- Kat cercava di divincolarsi a fatica, consapevole che l’unica possibilità era scappare in un loro momento di distrazione. Riuscì a sgusciare verso un piccolo varco tra i cassonetti ma la sua fuga fu breve, fu nuovamente afferrata per le spalle e rigettata contro il muro ... in cinque le furono subito intorno e si ritrovò bene presto accerchiata.

Vide la mano di uno di loro sollevarsi su di lei e chiuse gli occhi terrorizzata, aspettando di ricevere un ceffone in faccia che per sua fortuna non le arrivò mai.  Quando li riaprì Zack era davanti a lei, con la solita espressione neutra, aveva bloccato il suo aggressore, era salva ... o almeno così credeva.

-Spiacente, c’è stato un malinteso- annunciò con fare pratico, la cinse per la vita con una presa fin troppo stretta così che Kat ebbe la conferma che doveva essere incazzato a morte con lei-  l’ho già pagata per l’intera notte ... e non mi piace dividere.

Kathrine arrossì all’istante per l’inammissibile allusione, fatta tra l’altro di fronte a una piccola folla di passanti e curiosi che popolavano il quartiere dove le liti per una prostituta erano all’ordine del giorno. Prima che Kat potesse replicare con tutta la sua indignazione si ritrovò nuovamente contro il muro ... solo che questa volta era Zack a tenerla ferma per i polsi e la stava baciando senza la minima delicatezza. Appena si riprese dall’iniziale stupore cercò immediatamente  di levarselo di dosso ma non vi fu verso, era più forte di lei e la teneva premuta tra il suo corpo e la parete. Non fu certo grazie agli inutili sforzi di Kathrine che poco dopo si staccò da lei come se nulla fosse.

- Credetemi, non ne vale la pena ... è una principiante -  commentò tranquillamente, e la gang sembrò convinta dalla piccola dimostrazione, solo quando se ne furono andati ridacchiando tra loro Zack la lasciò andare, o meglio le lasciò i polsi e prese a trascinarla per un braccio verso la loro stanza.

-Come ... hai ... osato ... baciarmi?!- protestò lei in tono basso e allibito, mentre si lasciava condurre come un manichino ancora sotto shock.

-Ti dice niente l’espressione ‘non farsi notare’ ?! - ribattè lui- Dovrebbe perchè te l’ho detto e ripetuto non so più quante volte e nonostante ciò te ne vai ancora in giro in cerca di guai ...- dire che ce l’aveva con lei era un eufemismo dal momento che se l’espediente del bacio non avesse funzionato sarebbe stato costretto a metterli tutti e cinque al tappeto davanti a tutti, facendo irrimediabilmente  saltare la loro copertura. Per colpa di quella incosciente.

-Si, ma tu mi hai baciata!- insistette Kathrine, anche lei piuttosto alterata.

- Smettila ... guarda che è stato un sacrificio anche per me- si giustificò Zack- e comunque non ti sarebbe successo niente se fossi rimasta dove dovevi stare, cioè qui dentro fino a nuovo ordine.

-Fino a nuovo ordine ... ma come osi?! Io non prendo ordini da te!

-Ti conviene cominciare se vuoi sopravvivere, non credi?!

-Ehilà! Ragazzi ... cosa mi sono persa?- in quel momento Vada rientrò in camera allegramente  portando la spesa, probabilmente fu il suo intervento ad impedire un bagno di sangue.

-Kathrine se ne andava in giro tranquillamente nonostante le abbia detto chiaramente di restare qui- spiegò Zack brevemente.

-E lui mi ha baciata!- lo accusò lei puntandogli contro l’indice.

-Se non l’avessi fatto poteva accaderti di peggio, prova a pensarci!

-Calma gente, uno alla volta, non vi posso lasciare soli cinque minuti che subito ci date dentro eh ...-Vada, in mezzo ai due che si guardavano in cagnesco, sospirò con fare allusivo- Se qui sono di troppo potevate dirlo! Avete bisogno di un po’ di privacy per ... diciamo concludere la discussione?- i due in questione la fissarono indignati al solo pensiero.

-Vada, per favore non mettertici anche tu ...- la supplicò Zack.

Nel frattempo Kathrine aveva deciso di ignorarlo per mostrarsi superiore, concentrò quindi la propria attenzione sul giornale che aveva recuperato da fuori. Finalmente lesse il titolo per intero della prima pagina e restò di marmo.

-Allora ... come bacia mio fratello?- le chiese Vada allegramente, ma Kat non rispose, non l’aveva neanche sentita. Non riusciva a staccare gli occhi dal titolo del malandato giornale.

 

PROFESSOR ANTHONY SHEPARD ASSASSINATO IN CASA SUA

Sua figlia, Kathrine Shepard, dopo avere commesso il delitto ancora latitante

 

 

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Capitolo 9
*** Perdere il controllo ***


Cara BGE hai ragione, il finale del capitolo prima era volutamente 'a tease', ma non preoccuparti non sarà l'ultimo ... Però in questo spero di essermi fatta perdonare ... buona lettura!!MEV

 

Zack era preoccupato, anche se non voleva darlo a vedere, e anche abbastanza nervoso ... già una volta quel giorno per colpa di Kathrine Shepard aveva perso il controllo seppur per pochi istanti, in quel momento non poteva permettersi assolutamente un altro errore. Cercò di rilassarsi e focalizzare la situazione.

-E’ almeno un’ora che si è chiusa in bagno ... va a chiamarla, tra poco dobbiamo andare quindi dille di sbrigarsi- ordinò a Vada, questa sospirò e incrociò le braccia sul petto. Zack purtroppo conosceva quello sguardo... stava per fargli la predica.

-Senti è da un po’ che dovevo parlartene: Kat è una donna, non un soldato ... non puoi darle ordini in continuazione e aspettarti che li esegua- sospirò nuovamente e scosse la lunga chioma rossa in segno di disapprovazione-  Se vuoi che faccia qualcosa  devi chiederglielo con molto tatto e gentilezza  ... specialmente in questo momento- concluse lei .

-Non è che non ci abbia provato... ma lei non vuole ascoltare nessuno e fa solo di testa sua, il che è pericoloso e francamente stupido specialmente in questo momento...-  rimarcò lui incrociando a sua volta le braccia - ... in più è una donna irritante!

-E’ una donna spaventata! Ed è comprensibile dopo tutto quello che le è capitato negli ultimi giorni... devi solo avere pazienza con lei , e un’altra cosa- aggiunse – se appena esce ti metti a sbraitarle contro che siamo in ritardo sulla tabella di marcia o stronzate del genere giuro che ti prendo a calci! Piuttosto cerca di dirle qualcosa di carino, una volta tanto...

Ok la solidarietà femminile, pensò lui, ma dovevano coalizzarsi proprio contro di lui che stava solo cercando di proteggerle?

Proprio in quel momento la porta del bagno si aprì e ne uscì la ragazza di cui stavano parlando, bè non proprio la stessa ragazza ... aveva tagliato fin poco sopra le spalle i lunghi capelli castani, ora neri. Avanzava decisa e apparentemente tranquilla, fin troppo tranquilla per le notizie che aveva da poco ricevuto. Più di una volta l’avevano vista isterica per molto meno.

-Wow, ti sei tagliata i capelli... e li hai tinti anche ...- commentò Vada, poi lanciò a Zack uno sguardo significativo per incoraggiarlo alla tattica dolce.

-Ti stanno molto bene- azzardò lui prontamente , per tutta risposta Kathrine lo guardò malissimo.

- Guarda che è inutile lusingarmi... non ti ho affatto perdonato per prima- dichiarò con cipiglio solenne - comunque le tue molestie sessuali non sono il mio problema principale, ormai sono una ricercata quindi per prima cosa ho pensato di fare qualche piccolo cambiamento al mio aspetto per essere meno riconoscibile.

-Finalmente un ragionamento sensato da parte tua -  non potè trattenersi dal commentare Zack, meritandosi un’altra occhiataccia questa volta da sua sorella. Sostenne lo sguardo di lei fieramente e alzò le spalle come per dirle ‘te l’avevo detto’.

-Kathrine, noi volevamo dirti che se in questo momento possiamo fare qualcosa per te ... – intervenne allora Vada per salvare la situazione, ma Kat non la lasciò nemmeno finire andando ad aprire il proprio borsone da viaggio. Non era solo il nuovo taglio di capelli a renderla diversa dalla ragazza di prima, era qualcosa nei suoi occhi, uno sguardo duro e determinato. Inquietante.

-Si ci sono parecchie cose che potete fare, innanzi tutto spiegarmi come si usa questa-  dichiarò con un’espressione mortalmente seria, consegnandogli la pistola che fino  a quel momento aveva conservato inutilizzata tra i bagagli.

-Sei proprio sicura? Magari possiamo parlarne ... – suggerì Vada, peccato che Kat non sembrasse affatto incline a discutere.

-Beretta 9mm semiautomatica,non è difficile da usare ... - cominciò Zack prendendo in mano la pistola e mostrandole man mano le parti che nominava, aggiungendo qua e là qualche spiegazione tecnica - ...come vedi in una semiautomatica con caricatore monofilare per ogni colpo sparato hai il secondo in canna senza bisogno di armare  intervenendo sul carrello... questa ha la canna forata larga a .357" e non a .355" come altre 9mm, la lunghezza di canna è 125mm quindi serve una mira discreta ... ovviamente molto dipende dalla cartuccia, in questo caso 15 colpi standard per peso di palla e foratura ... con una buona visibilità puoi sparare non oltre i 100 metri senza l’arma in appoggio ... Kat, hai capito quello che ho detto?

-Ehm non proprio tutto...- confessò lei che in verità  non aveva capito nemmeno una parola, ma non volendo ammetterlo fece almeno finta di aver compreso la parte principale del discorso, con un’enorme sorriso cercò di elaborare una domanda intelligente- Come hai detto che si mette il carretto?

-Intendi dire  il carrello?

-Si si è quello che volevo dire... comunque fa lo stesso... dai, intendo quella cosa nera lì! - aggiunse sperando disperatamente di salvare la faccia, mentre era palese che in trenta minuti di spiegazione teorica non aveva fatto alcun progresso. Si sentì estremamente scoraggiata, m a allo stesso tempo si fece strada dentro di lei il proposito di non mollare. Aveva un piano e seguirlo significava quanto meno imparare a difendersi da sola.

-Ok, non importa se non ti ricordi le parti dell’arma, tanto è più facile da fare che da dire ... facciamo una prova pratica!- propose Vada che come al solito peccava in ottimismo. La prova pratica infatti si rivelò un disastro ancora peggiore...

Sulla sagoma ideale che avevano disegnato col gesso sul muro di un vicoletto appartato, alla distanza di venti metri circa, il primo colpo sparato da Kathrine in tutta la sua vita centrò la figura dritta alla testa.

-Brava, hai visto?! Te lo dicevo che era facile!- esclamò Vada allegramente.

-Veramente avevo mirato alla gamba ...- confessò Kat, che però non si perse d’animo e decise di riprovare. Nonostante vari consigli e indicazioni dei successivi sette colpi ne sbagliò sei prendendo il muro esterno e il settimo non riuscì nemmeno a farlo partire perchè aveva inceppato l’otturatore ... il che era statisticamente quasi impossibile.

-Bè... puoi sempre migliorare ... con un po’ di pratica magari ...molta pratica- disse Vada che era imbarazzata quanto Kat per quei risultati disastrosi.

-No, è un disastro ... - dichiarò Zack, esasperato andò a mettersi dietro Kathrine, le sollevò il braccio da dietro puntando sul bersaglio mentre  con l’altra mano sul suo  fianco la ruotò leggermente, posizionandola nell’angolazione giusta per il tiro- ... concentrati sul mirino non sul bersaglio, spari e segui il colpo ... così- finalmente l’ottavo tentativo fece centro.

Kathrine voltò la testa soddisfatta  verso di lui e sorrise, per poi rendersi conto in maniera molto imbarazzante dopo appena qualche secondo che lui le stava ancora abbracciando da dietro... arrossì e guardò per terra. Lui pure guardò da un’altra parte e la lasciò subito.

-Bel tiro!- si complimentò Vada- Comunque adesso continuate pure voi due, lo capisco quando sono di troppo ... - aggiunse facendo l’occhiolino a entrambi, se ne andò ridacchiando.

Le successive prove migliorarono discretamente, Kat insistette per fare tutto da sola e data la situazione Zack non ebbe obiezioni.

-Kat, guardami un momento... per favore- le disse dopo che ebbero concordato dieci minuti di pausa- sparare a un muro disegnato non è la stessa cosa che avere davanti una persona . Tu sei una ragazza molto ... sensibile, sei sicura che riuscirai a farlo?

-Assolutamente si- rispose lei automaticamente, troppo in fretta per essere credibile.

-Ne sei davvero sicura?- ripetè lui dubbioso.

-Ti ho detto di si, ti sembro stupida?!

-Per favore, non farmi rispondere a questa domanda ... - Zack fece qualche passo indietro portandosi a una certa distanza da lei- Ok, se ne sei sicura sparami.

-Eh? Sei impazzito?!- esclamò Kathrine.

-Tanto non mi prenderai, mi sposterò prima ...- spiegò lui tranquillamente- ... voglio solo vedere se ne sei capace.

-Guarda che dopo quello che è successo ... – Kathrine si sforzò di non arrossire al solo pensiero di quel bacio- ... potrei anche pensarci.

-Non ti ho chiesto di pensarci: fallo!- ripetè Zack.

Kat si concentrò sul mirino come le era stato detto ... voleva dimostrare di esserne capace, lo voleva davvero, voleva essere in grado di vendicare l’omicidio di suo padre. Semplicemente non lo era.

Abbassò la pistola con aria sconsolata.

-Hanno ucciso mio padre ... – mormorò  infine come se questo fatto spiegasse tutto, poi aggiunse con sguardo accusatore - ... e tu lo sapevi, lo sapevi da giorni, forse perfino dal momento in cui siamo partiti! Perchè non mi hai voluto far sapere niente?

-Fino a ieri avevi paura anche a prendere in mano un’arma, oggi vuoi giocare a fare il killer: ecco perchè- le rispose Zack sempre dritto al punto- e comunque non avresti potuto fare niente.

-Ma avevo il diritto di saperlo!- insistette lei, finalmente l’emotività cominciava trasparire dai suoi occhi lucidi, una volta rotto l’argine  la travolse come un fiume in piena- Viste le mie precedenti esperienze devi sapere che nulla mi fa arrabbiare come le persone che mi mentono... si, anche quando lo fanno a fin di bene! Tutti mi hanno mentito e io gli ho sempre creduto ...Hai idea di quanto questo mi faccia sentire stupida?Non è così che ci si comporta...

-Ok ok come vuoi, calmati- la bloccò lui  tenendola per le spalle- d’ora in avanti prometto che non ti nasconderò più nulla, sei contenta adesso?!

-Si esattamente!- Kat lo guardò intensamente come per sfidarlo a fare il contrario, voleva sembrare minacciosa ma con quelle guance rosse e rigate dalle lacrime non lo era affatto- E non credere che abbia finito con te: ci sono un altro paio di cosette che devo dirti ...

Non un’altra predica, pensò Zack... Ormai aveva superato il suo limite di sopportazione e per la seconda volta quel giorno, ovviamente sempre per colpa di Kathrine Shepard, perse il controllo.

-Adesso sta un po’ zitta- le disse e per renderle più chiaro il concetto la baciò di nuovo.

Questa volta non la stava nemmeno tenendo ferma, Kat avrebbe potuto tirarsi indietro in qualsiasi momento ... ma non lo fece.

Nemmeno lei sapeva se lo stava facendo perchè era sconvolta, arrabbiata o attratta da lui, sul momento decise di non porsi il problema, anzi di rimandare i ragionamenti e vivere il momento... fu la cosa più piacevole che le capitava da settimane, potersi lasciare andare con la giustificazione morale di non essere lucida.

Come era cominciato tutto finì in pochi istanti, Zack fece un passo indietro, evitando di guardarla negli occhi. Kat attese in silenzio una sua qualsiasi spiegazione... lui al contrario si voltò per andarsene.

-Ah, i direi che non mi è piaciuto farlo, che era solo necessario, eccetera ...ma tu non vuoi che ti menta, giusto?- e con quel  commento ironico a mezza voce la lasciò lì sola e confusa.

-La mia vita è troppo incasinata- mormorò Kat sfiorandosi le labbra.

 

 

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Capitolo 10
*** Freddo addio ***


Per BGE: mia cara, nonostante vari impegni e intoppi faccio quello che posso per mettere nuovi capitoli il prima possibile... ma in questo caso non so se sia un bene perchè il seguito è davvero triste ... Buona lettura e non odiatemi se qui le cose cominciano a metetrsi male per tutti,tra l'altro segna la fine della serie 1 di questa storia... MEV

 

I giorni successivi trascorsero in un’atmosfera quasi surreale .

Zack e Kathrine avevano improvvisamente smesso di battibeccare su qualsiasi cosa ... d’altra parte come avrebbero potuto visto che dopo quella sera a malapena si rivolgevano la parola e quando lo facevano non si guardavano neanche in faccia?!

Lui la informava sui loro prossimi spostamenti o le dava qualche consiglio di tattica, autodifesa e altre cose che avrebbe dovuto imparare per cavarsela da sola. Lei annuiva, faceva quello che le veniva detto e cosa ancor più incredibile lo faceva senza lamentarsi!

Vada aveva intuito che qualcosa quella sera doveva essere successo per giustificare un simile comportamento da parte loro, ma nessuno dei due le aveva detto niente e probabilmente non l’avrebbe scoperto mai... infatti  il loro viaggio insieme era volto al termine, ormai avevano raggiunto il confine e da lì ognuno dei tre avrebbe preso una strada diversa. Com’era nei piani.

-Abbi cura di te ... - disse abbracciando Kat- ... mi mancherai.

-Anche tu mi mancherai... - mormorò la ragazza- ... mi raccomando cerca di fare attenzione.

Vada annuì, Kathrine non poteva sapere allora che quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe vista.

-Già,sul serio sorellina ... - la salutò Zack facendosi abbracciare a sua volta- ... resta nascosta per un po’, evita di metterti in mostra con le gare di stuntman. Sul serio Vada ... non voglio doverti venire a recuperare ancora.

-Tranquillo, non accadrà tanto presto ... - assicurò lei, poi si chinò sul suo orecchio per aggiungere- ... lo sai cosa stavo pensando? Kat è proprio una brava ragazza, bella, spiritosa, intelligente e sa già tutto di noi ... non ci sarebbe bisogno di inventare scuse assurde.

-Non capisco cosa intendi dire-  si irrigidì lui.

-Io sono sicura di si- insistette Vada sorridendo allegramente, dopo quell’ultimo enigmatico commento se ne andò per la sua strada lasciandoli soli definitivamente.

Arrivati a quel punto si concessero entrambi di guardarsi negli occhi, per la prima volta da giorni. Quella sarebbe stata anche l’ultima volta se tutto andava secondo i piani, certo ammesso che i piani non fossero cambiati. Dopo un primo momento di imbarazzante silenzio Zack fu il primo a rompere il ghiaccio.

-Allora cosa hai in programma di fare adesso?- chiese.

-Prenderò il primo treno per Fresno, ho delle mie ex compagne del college che vivono lì, pensavo di stare da loro per un po’ intanto che mi organizzo per trovarmi un posto mio. Probabilmente riuscirò a trovare un lavoro da infermiera o da paramedico- il discorso Kat se l’era imparato a memoria.

-Fresno è piuttosto lontano... potrei accompagnarti fin là, se vuoi. Per accertarmi che non ti cacci nei guai di nuovo.

-Meglio di no, me la posso cavare da sola ... ma grazie per il pensiero.

-In ogni caso tieni questo, se mai ne avessi bisogno ... -aggiunse porgendole un cellulare nuovo sulla cui casella remota era stato memorizzato un solo numero- ...ricorda, chiama solo se è un’emergenza. Niente telefonate di cortesia, niente auguri di Natale, di Pasqua, ecc. Solo emergenze.

-Ho capito, ho capito ... E se lo faccio tu accorrerai in mio soccorso sul tuo cavallo bianco!- sorrise Kathrine, ma  tornò serissima non appena si rese conto dell’idiozia che aveva appena detto- Scusa, l’ultima frase non l’ho detta sul serio- mormorò imbarazzatissima, abbassando lo sguardo.

Zack fece deliberatamente finta di niente... era sicuro che stava facendo la cosa giusta tatticamente parlando, ma allo stesso tempo c’era qualcosa di penosamente sbagliato. Non aveva considerato nemmeno per un momento di potersi permettere una relazione seria, almeno non l’aveva mai considerata un’opzione realizzabile. Inoltre almeno lui doveva dare l’esempio visto che tutti gli altri della sua famiglia contro il suo parere vivevano da anni appassionate storie d’amore che non avevano mai funzionato ... alcuni di loro erano morti cercando di vivere una vita normale. Vada c’era andata vicino non meno di una settimana prima. Se proprio lui cominciava ad avere la ragazza gli altri si sarebbero sentiti moralmente autorizzati a mettere su famiglia ... sempre che non l’avessero già fatto in sua assenza ...

-Cerca solo di tenerti lontana dai guai per un po’- aggiunse in tono sbrigativo.

Kat annuì, si disse a sua volta che stava facendo la cosa giusta ... ammesso che la cosa giusta potesse essere mentire spudoratamente dopo che lei per prima aveva tanto insistito sul discorso della sincerità.

-Non devi preoccuparti per me, se tutto va bene ... e ovviamente entrambi speriamo che sia così ... non ci rivedremo più, quindi non preoccuparti- disse.

Si scambiarono una veloce stratta di mano che implicasse il minor contatto fisico possibile e si separarono. Kathrine prese un lungo sospiro, mentre con tutto il cuore sperava che lui non avesse capito che mentiva. Che non sarebbe andata a Fresno,  perchè là non viveva nessuna sua ex compagna di college. Che i suoi progetti per il futuro erano ben altri: la vendetta tanto per dirne uno.

Ormai era decisa a vendicare la morte di suo padre era certa che se Zack lo avesse saputo, ammesso che riuscisse a capirlo, avrebbe di sicuro cercato di impedirle di correre un simile rischio. Ma a Kat non importava di rischiare, visto che ormai non aveva più nulla da perdere.

Avere conseguito un master in chimica al liceo aveva i suoi lati positivi ... ad esempio il saper comporre una miscela esplosiva fatta in casa facendo reagire l'acido nitrico concentrato sull'esammina in polvere ... risultato: un composto del tutto simile al C4, solo molto più potente.

Grazie alle carte che le aveva lasciato suo padre sapeva esattamente l’ubicazione della base di ricerca che aveva sviluppato le sue teorie genetiche.

Passò quasi un mese nascosta nei pressi del fabbricato a pianificarlo nei minimi dettagli.

La sera prescelta per piazzare le cariche, si introdusse di soppiatto, sempre grazie alla buon anima del professor Shepard sapeva anche tutte le password per aggirare i sistemi di sicurezza che lui stesso aveva progettato.

Una volta dentro ebbe cura di far scattare l’allarme della contaminazione tossica così che il personale si affrettò ad uscire... nessuno sarebbe rimasto coinvolto. Nel viavai di medici, infermieri e militari che abbandonavano l’edificio in stato di allarme non le fu difficile mischiarsi alla folla e raggiungere il laboratorio principale.

Kathrine pensò che se qualcuno un mese fa le avesse detto che si sarebbe trovata in una situazione del genere si sarebbe messa a ridere, ma pensò anche che se il suo piano avesse funzionato quella base sarebbe andata completamente distrutta insieme al lavoro di suo padre e nessuno avrebbe più potuto utilizzarlo per fare del male. Si fece coraggio per passare alla fase successiva: detonare.

Aveva solo tre minuti prima che tutto saltasse in aria, ma secondo i suoi calcoli ce l’avrebbe fatta.

Poi, mentre per ultima si accingeva  a lasciare l’edificio, vide qualcosa che la bloccò: imprigionata su un lettino di metallo c’era .. lei. O meglio un’altra lei in versione ridotta: una ragazzina totalmente identica a come era Kathrine da piccola, un altro clone. Lei la stava guardando.

-Signorina, si muova dobbiamo lasciare subito l’edificio...- uno degli inservienti di sala che stavano scappando prese Kat per un braccio- ... mi ha sentito? C’è un pericolo di contaminazione!

-E lei? Dobbiamo portarla fuori con noi!- protestò lei indicando la sala operatoria abbandonata.

-Lasci stare, non c’è tempo ... - insistette questi cercando di trascinarla via  - ... dannazione, è solo una cavia! Non è una gran perdita mi creda, ne possiamo fare altre cento come lei!

Sapeva che per eseguire un lavoro da manuale non poteva perdere altro tempo, come diceva sempre Zack il piano non andava modificato per alcun motivo, non certo per azioni improvvise, insensate e stupide ... come quella che stava per fare.

-Mi lasci immediatamente- Kat si divincolò dalla  sua presa e corse verso la sala operatoria ... le restavano solo due minuti.

La ragazzina la fissava calma e rassegnata, quando Kat le si avvicinò si rese conto che aveva il corpo coperto da ematomi, che si era procurata prima di essere trasportata lì.

-Allora gli organi non me li asportano più?- le chiese come se fosse la domanda più normale del mondo .

-Non oggi tesoro... una bomba esploderà tra circa due minuti – disse Kat cominciando a slegarla il più in fretta possibile- ... dobbiamo andarcene e in fretta-  stranamente la ragazzina non sembrò sconvolta da questa notizia, continuava a guardare con curiosità quello che stava facendo Kat.

-Non importa, non posso correre in queste condizioni- spiegò semplicemente- Dovresti lasciarmi qui.

-Ma qui siete tutti completamente pazzi?!- si lamentò Kathrine prendendola in braccio e mettendosi a correre a fatica. Mancava ormai un solo minuto, corse quanto più poteva e riuscì a raggiungere almeno il cortile principale prima che la violenta esplosione alle loro spalle le sbalzasse entrambe a terra. Da quel momento Kathrine perse conoscenza.

 

...

...

...

 

Quando si svegliò aveva un forte mal di testa, con la vista annebbiata si rese conto di trovarsi in una specie di stanza di ospedale, una figura maschile seduta accanto a lei.

-Zack?- domandò flebilmente, ma quando riuscì a  mettere a fuoco l’immagine si rese conto che non c’era Zack accanto al suo letto.

-Finalmente ti sei ripresa ... hai dormito per due giorni, cominciavo a preoccuparmi- disse Christopher Lamb col suo solito sorriso cordiale –Allora, Kat, hai appena raso al suolo un progetto costato vent’anni di duro lavoro dei migliori scienziati del mondo e svariati miliardi di dollari .. spero sarai contenta?

-In effetti mi sento piuttosto soddisfatta- replicò lei- ...e la ragazzina che era con me?

-E’ stata curata, immagino che troveremo un altro modo di utilizzarla prima o poi...oh Kat, solo tu potevi rischiare la tua vita per un’unità difettosa ... - sorrise lui, le accarezzò i capelli e Kathrine non potè impedirlo rendendosi conto solo in quel momento delle cinghie ai lati del letto che la trattenevano- ... se solo sapessi quanto mi sei mancata ... Non riesco a smettere di pensarti la notte, e tu che hai fatto invece? Piccola stupida puttana ... ci sei andata a letto non è vero?!- dicendo questo andò a stringerle il collo con entrambe le mani. Kat incominciò a tossire.

Ecco, ci mancava solo l’ex fidanzato pazzo che di lavoro faceva il killer per il governo in una crisi di gelosia isterica ... poi finalmente la stretta sul suo collo pian piano diminuì.

-Senti, mi è appena venuta una bella idea: perchè prima non mi uccidi e poi continui col tuo monologo da folle?- ansimò Kat voltandosi dall’altra parte per quanto i legacci lo consentissero.

- Ma i piani sono cambiati, tu devi assolutamente restare viva- le annunciò Christopher, tornando ad accarezzarle i capelli premuroso , si chinò su di lei per sussurrarle all’orecchio –Adesso cerca di riposare amore ...  quando starai meglio ti prometto che passeremo tantissimo tempo insieme.

Zack, dove sei?

 

 

 

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