Insperata Realtà

di Isyde
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gelido Inverno ***
Capitolo 2: *** Raggio di Sole. ***
Capitolo 3: *** Insperata Realtà- Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Gelido Inverno ***


Questa Fanfiction partecipa al contest indetto da NarcissaM, "Malfoy Family Contest" sul forum EFP che terminerà 1/10/2010.

Gelido Inverno.

 

 

 

 




Le sue dite afferrarono la gonna che scendeva elegante fino a terra, rovinando per un momento i ricami di piccoli fiori.
Le scarpe divennero sempre più scure a contatto con la terra e l'erba coperta da fiocchi bianchi.
Il breve strascico se ne stava appeso su un braccio e la ferrea e complicata acconciatura si stava sciogliendo, rilasciando in balia del vento, i suoi lunghi capelli castani.
Il rigido corpetto le impediva di respirare profondamente, impedendo al suo petto di ansimare per lo sforzo.
Fermò la sua corsa non appena si ritrovò di fronte a un laghetto. Camminò lentamente fino a una panchina di legno dove si sedette pesantemente.
Sorrise appena, quando riuscì a scorgere comunque la bellezza di quel lago, fra il velo di lacrime che le confondevano la vista.
Lasciò le lacrime cadere e scivolare lungo il suo volto appena truccato, creando due piccoli fiumi di colore che impiastricciarono la sua pelle.
Inverno.
Un gelido inverno albergava da tempo nel suo cuore.
La consapevolezza che qualche ora avrebbe consegnato parte della sua vita nelle mani dell'uomo sbagliato.
Di un uomo che non amava.
Solo per vedere spuntare un sorriso fra le labbra severe di sua madre.
Oppure di vedere l'orgoglio negli occhi chiari di suo padre.
Eppure non si sentiva minimamente felice.
Contenta.
Soddisfatta.
Nulla di tutto ciò.
Avrebbe voluto lavorare e impegnarsi per un mondo governo da maghi giusti e solidali fra loro, invece sarebbe diventata l'ennesima signora con un'ottima famiglia alle spalle, un affettuoso marito e una bella casa.
La sua maschera di fredda indifferenza non sarebbe mai caduta.
Astoria si asciugò l'ultima lacrima e cercò di dare al suo respiro affannoso un ritmo più regolare, reprimendo ogni nuovo scoppio di pianto.
Si accorse solo allora della neve che lenta scendeva a ricoprire ogni cosa, compreso i ciuffi bruni dei suoi capelli e la piccola mantellina d'avorio. Riuscì a notare anche il piccolo strato di ghiaccio del lago che luccicava ogni volta che veniva colpito dal stanco sole di gennaio.
Non seppe come, ma ritrovò la forza di sorridere di fronte alla natura.
Un sorriso che non ebbe come soli destinatari fragili steli d'erba e piccole e raggrinzite foglie.
Un uomo vestito con eleganza, le mani in tasca, una sigaretta consumata incastrata fra le labbra e lo sguardo fisso su di lei, aveva notato quel sorriso ingenuo e puro come solo lei a volte poteva essere.

-Anche tu da queste parti?- disse appena si avvicinò a lei, facendola sobbalzare.
-Draco?- sussurrò Astoria sorpresa e imbarazzata, tentando di allontanarsi un poco dal lui.
Un silenzio coprì ogni altra reazione, congelando lui con lo sguardo perso verso l'orizzonte, bloccando lei con le mani strette in grembo.
Draco improvvisamente si alzò e gettò via la sigaretta, che cadde e si spense nella fresca neve.
Porse la mano alla ragazza.
-Andiamo? Gli invitati ci stanno aspettando.-
Astoria sgranò gli occhi azzurri e lo fissò a lungo prima di parlare. -Come puoi trovarlo giusto, Draco? Noi siamo solo amici! Noi non ci amiamo.- mormorò prendendo la sua mano ed alzandosi da quella gelida panchina.
Lui si passò una mano fra i capelli biondi, scompigliandoli ancora di più.
Passò una mano intorno alla vita e la strinse a sé.-
Bisogna scegliere per moglie solo una donna che, se fosse un uomo, si sceglierebbe per amico.*- le bisbigliò all'orecchio.
Solo il silenzio rispose a quella confessione.
Il nulla e il vuoto parlarono, mentre stretti in un falso abbraccio fraterno si dirigevano verso il castello della famiglia Malfoy.

 

 

 

 

 

 

 

 

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* Citazione di Joseph Joubert, scrittore francese. (1754-1824)

 

 

Questa storia è dedicata a AliH e al suo talento.

 

 

Per vostra sfortuna >.< ci saranno anche altri due capitoli che posterò fra poche ore.

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Capitolo 2
*** Raggio di Sole. ***


Raggio di Sole.




Inutile.
Era inutile fingere anche quel giorno.
Fingere di essere un uomo migliore, un uomo mosso da sentimenti profondi.
Fingere.
La pioggia batteva contro le grandi vetrate del suo soggiorno. Un luogo che l'aveva visto prima ingenuo come i bambini possono esserlo. Impavido come solo l'adolescenza era in grado di farti sentire e poi semplicemente vigliacco.
La sua maschera era caduta, spezzandosi in migliaia di pezzi quando vide quegli occhi azzurri fissarlo con tristezza.
Non compassione o pietà.
Solo tristezza.
Aveva a lungo ignorato i suoi sguardi assenti, le sue mute domande e la sua ritrosia a farsi vedere accanto a lui.
Nonostante i suoi sforzi, aveva fallito laddove suo padre ottenne complimenti e riconoscimenti.
In lui non c'era quell'aria affabile, non possedeva la capacità di girare a suo favore ogni situazione.
Strinse istintivamente le dita attorno al bicchiere di liquore scuro che scolò poco dopo in pochi sorsi.
Un fulmine squarciò il silenzio e illuminò per pochi millesimi di secondo lo spazio intorno a sé, seguito da un tuono spaventosamente vicino e che sembrò squarciare i vetri delle antiche finestre.
Il silenzio che seguì durò fin troppo poco, dilaniato da un urlo.
-Astoria!- gridò gettandosi dalla comoda poltrona, corse e salì le ripide scalinate finché non raggiunse l'ala riservata a lei, sua moglie.
Aprì le porte di più sale, finché non la ritrovò seduta a terra, mentre lottava contro qualcosa.
Fu solo avvicinandosi che notò il suo braccio coperto dalle liane di una pianta dai colori accesi.
-Che ci fa una pianta carnivora a casa mia?- domandò inginocchiandosi accanto a lei e cercando di capire quanto fosse grave quella situazione.
Astoria sbuffò e continuò in silenzio quella lotta. -Se tu la smettessi di essere così egocentrico ed egoista, sapresti che sono tre settimane che frequento il corso di laurea in Erbolo...Ahi!- la pianta aumentò la stretta, un rivolo di sangue comparve fra le verdi braccia e scivolò a terra macchiando il pavimento in legno. -Chiama Paciok, al numero 8 di George Main Street, Cardiff.- sussurrò prima di mugolare ancora di dolore.
Draco si voltò verso il camino e velocemente infilò la sua testa, chiamando a gran voce il suo ex compagno di studi.
Un volto paffuto comparve nella sua visuale. Gli anni passati gli avevano dato un'aria più severa e seria di quella giovale che ricordava.
-Ma...Malfoy?- chiese sconcertato il giovane Professore di Erbologia. -Che..Che ci fai qui?-
-Paciok, cosa hai dato a mia moglie?- gridò, tentando inutilmente di penetrare in quella casa e spaccargli la faccia perplessa che aveva.
-Oh, no!- esclamò solamente. -Astoria non doveva potarla stanotte!Arrivo subito!.-
Draco tolse il viso infiammato dalla Metropolvere e raggiunse nuovamente sua moglie.
-Sta arrivando.- tentò inutilmente di sciogliere la morsa delle braccia della pianta ma essa rispose serrandosi ancora di più intorno all'avambraccio della moglie.
-Perché non mi hai detto nulla?-
Astoria con le lacrime agli occhi si girò verso di lui, sconcertata dal tono rattristato del marito.
-Perché non ti sarebbe interessato. Perché noi due non ci parliamo mai, Draco.- bisbigliò la donna.
A interrompere la risposta dell'uomo, fu l'arrivo di un goffo Neville Paciok che trasportava strane forbici giganti.
Si inginocchiò accanto alla ragazza. -Astoria, c...Come stai?- balbettò mentre cercava con tocco esperto di sciogliere la ferrea presa.
-Come pensi che stia?- rispose gridando Draco.
-Neville, ignora Malfoy.- balbettò lei, rivolgendosi all'ex Grifondoro. I suoi occhi s'illuminarono per un secondo e  un mesto sorriso le increspò le labbra, colpendo come un pugno d'acciaio la naturale gelosia di Draco.

- A parte qualche ferita lieve, non mi ha ancora amputato nulla, siamo ancora nel bel mezzo della fase due.- aggiunse lei.
Per il resto del tempo si limitò ad osservare Paciok lavorare duramente, spezzando lentamente quelle liane verdi.

-Attenta Astoria, manca l'ultima.- disse infine e poco dopo, Draco vide il braccio della moglie staccarsi definitivamente dalla bocca di quella pianta. Alcuni tagli squarciavano la maglia, facendo intravedere la carne martoriata dalle spine da quei steli verdi. Il sangue secco non era altro che una macchia scura sul pavimento.

Neville consegnò alla donna una piccola fiaschetta di vetro e con molta cautela trasportò la pianta carnivora fino al camino dove, dopo un breve e timoroso saluto, si tuffò.

Nessuno dei due ebbe il coraggio di parlare, a lungo.

Astoria si alzò da terra e ritrovando la bacchetta a terra, la usò per medicarsi le ferite sotto lo sguardo intenso e rattristato di Draco.

-Perché...ci facciamo questo, Malfoy?- domandò infine. -Basterebbe mollare, dividersi e tu potresti divertirti in qualunque locale, in qualunque letto caldo senza cercare di inventare scuse plausibili. Io potrei essere...-

-Libera?- terminò Draco avvicinandosi a lei.

-Anche.- rispose fissando le assi di legno del pavimento. -In fon...-

Non finì la frase perché le labbra fredde di suo marito, così estranee per lei, ma familiari per i suoi sensi, la bloccarono.

Sentì chiaramente la sua schiena contro il muro, il suo corpo reagire premendo contro il suo, le sue labbra aprirsi al suo tocco.

La razionalità fu dimenticata ed abbandonata, sepolta sotto il calore dei corpi, i gemiti di piacere e di dolore, le ferite mai rimarginate che sanguinavano copiose e scavavano piccoli fiumiciattoli intorno al loro cuori amputati dalle conseguenze della guerra.

Solo l'alba poté illuminare ciò che era rimasto, gettando su quell'abbraccio sensuale e intimo, un timido raggio di sole.

 

 

 

 

 

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Un ringraziamento speciale va a Confettina, una grande fan di questa coppia.

Buona Merenda.

Isi.

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Capitolo 3
*** Insperata Realtà- Epilogo. ***


Insperata realtà.



Un bambino biondo e magrolino se ne stava seduto a terra, giocando con un treno volante e borbottando parole incomprensibili.

Una donna, avvolta in un abito viola, lo controllava con la coda dell'occhio, mentre catalogava diverse foglie e campioni in un grosso libro pieno di pergamene ingiallite.

Le finestre aperte facevano entrare l'aria che rinfrescava gli ambienti più caldi dell'immensa dimora.

Una figura se ne stava in disparte, appoggiata a un muro, nascosta da una tenda verde, con ancora indosso un mantello da viaggio estivo.

Gli occhi stanchi si nutrivano della serenità dei volti che poteva solo intravedere.

Le sue orecchie ingerivano quantità straordinarie di rumori quotidiani. Il borbottio di suo figlio, le melodie accennate di sua moglie, il graffiare della penna sulla pergamena, lo stridere dei freni del treno-giocattolo.

Insperata felicità.

Ricordò la fatica che fece per conquistare la fiducia di sua moglie, sbagliando diverse volte, ma comprendendo sempre più l'importanza di averla affianco.

Ricordò quando scoprirono, quasi per caso, l'arrivo inatteso di Scorpius, poco prima di decidere di imparare a non aspettarsi nessun erede.

Vide sua moglie cambiare, le sue labbra, la sua risata e il suo corpo cedevano agli anni con eleganza.

Varcò la soglia e sorprese Astoria con un bacio affettuoso sul suo collo scoperto, ignorando la sua risata e lo sguardo perplesso di suo figlio, alla quale, poco dopo, riparò una ruota rovinata dall'eccessivo uso.

E quando, la sera, si sedettero tutti e tre in giardino assaporando gli ultimi raggi del sole, Draco Lucius Malfoy sorrise.

Insperata realtà.

 

 

 

 

 

 

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Un ringraziamento alla Geme, ci vuole|

Comunque, ringrazio NarcissaM per aver indetto questo Contest e le auguro di divertirsi a valutarle!

Bacioni a tutti.

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