Tra la vita e il sonno, la luce e il buio

di lafatablu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** City of Angels ***
Capitolo 2: *** Capitolo 01 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 02 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 03 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 04 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 05 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 06 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 07 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 08 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 09 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** City of Angels ***


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Titolo:            Tra la vita e il sonno, la luce e il buio

Autore:          Angel The Hero - (http://angelthehero.altervista.org) potete leggere la ff anche cliccando QUI (c'è pure la musica) :-))

Category:      Regular (i fatti accaduti precedentemente al punto di partenza della ff rimangono invariati)

Pairing:          Angel & Buffy

Rating:          Per tutti

Genres:         Dramma - POV Angel - POV Buffy

Timeline:       Subito dopo la 3° stagione di Buffy e poco prima dell’inizio della 1° stagione di Angel

Spoilers:        Nessuno

Disclaimer:    I personaggi descritti appartengono a Joss Whedon, David Greenwalt, alla Mutant Enemy, alla WB e alla 20th Century Fox. L’autore scrive senza fini di lucro e per puro piacere personale. Non si intende infrangere alcun copyright.

Summary:        Angel ha appena lasciato Sunnydale, trasferendosi a Los Angeles. Deve iniziare una nuova vita e sente, ora come non mai, il peso del suo passato. Buffy, anche lei sola, decide di passare l’estate a Sunnydale e non sa darsi pace per la partenza di Angel. Deve davvero rassegnarsi a tutta quella tristezza senza combattere? Decide che andrà a trovare suo padre a Los Angeles.

Racconterò di loro. Pensieri ed  Emozioni di  Anime che si cercano.

Note:               Questa ff è stata scritta nell’ estate del 2001 e solo di recente ho inserito delle modifiche che riguardano l’arrivo di Angel a Los Angeles. E’ la prima ff che l’autrice scrive e messa online solo di recente. Il titolo è tratto da una canzone di Franco Battiato “Tra sesso e castità” dell'album Dieci stratagemmi.

Feedback:        Vi prego SI!  sono molto graditi i vostri commenti. Potete lasciarli qui oppure qui.

 
 
Tra la vita e il sonno, la luce e il buio
Dove forze oscure da sempre si scatenano.
 
~~~
Per me esiste solo il cammino lungo sentieri che hanno un cuore,
lungo qualsiasi sentiero che abbia un cuore.
Lungo questo io cammino, e la sola prova che
vale è attraversarlo in tutta la sua lunghezza.
E qui io cammino guardando,
guardando senza fiato.

Don Juan Matus

Lascia lente le briglie del tuo ippogrifo, o Astolfo,
e sfrena il tuo volo dove più ferve l'opera dell'uomo.
Però non ingannarmi con false immagini
ma lascia che io veda la verità
e possa poi toccare il giusto.

Da qui, messere, si domina la valle
ciò che si vede, è.

Ma se l'imago è scarna al vostro occhio
scendiamo a rimirarla da più in basso
e planeremo in un galoppo alato
entro il cratere ove gorgoglia il tempo.

In Volo

-Banco del Mutuo Soccorso-

Da:  ”Banco del Mutuo Soccorso” -1972-

~~~ ~~~ ~~~
 
...questa storia non finirà per niente bene, me lo sento
disse il giovane demone
 
Lettore avvisato, mezzo salvato
:: No Happy Ending ::
non per ora almeno
 
come dice la canzone qua sotto

Happy Ending

I'm not pretending.
No hope, no love, no glory,
No Happy Ending.
This is the way that we love,
Like it's forever.
Then live the rest of our life,
But not together.

Wake up in the morning, stumble on my life
Can't get no love without sacrifice
If anything should happen, I guess I wish you well
A little bit of heaven, but a little bit of hell

This is the hardest story that I've ever told
No hope, or love, or glory
Happy endings gone forever more

I feel as if I'm wastin'
And I'm wastin' everyday

This is the way you left me,
I'm not pretending.
No hope, no love, no glory,
No Happy Ending.
This is the way that we love,
Like it's forever.
Then live the rest of our life,
But not together.

2 o'clock in the morning, something's on my mind
Can't get no rest; keep walkin' around
If I pretend that nothin' ever went wrong, I can get to my sleep
I can think that we just carried on

This is the hardest story that I've ever told
No hope, or love, or glory
Happy endings gone forever more

I feel as if I'm wastin'
And I'm wastin' everyday [x2]

This is the way you left me,
I'm not pretending.
No hope, no love, no glory,
No Happy Ending.
This is the way that we love,
Like it's forever.
Then live the rest of our life,
But not together.

A Little bit of love, little bit of love
Little bit of love, little bit of love [repeat]

I feel as if I'm wastin'
And I'm wastin' everyday

This is the way you left me,
I'm not pretending.
No hope, no love, no glory,
No Happy Ending.
This is the way that we love,
Like it's forever.
To live the rest of our life,
But not together [x2]

This is the way you left me,
I'm not pretending.
No hope, no love, no glory,
No Happy Ending.

~~~
video immortal qua

~~~

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Capitolo 2
*** Capitolo 01 ***


Capitolo 0 1

City of Angels

 

Di nuovo solo!

Non erano bastati gli ultimi cento anni di disperazione e solitudine? Cento lunghissimi interminabili anni. Allora aveva davvero toccato il fondo. Vagando per l’Europa, prima, e nel Nuovo Mondo poi, solo in compagnia di se stesso e del pianto di dolore delle sue vittime. Quel pianto ora, era anche il suo, e sarebbe durato per sempre. Aveva vagato dal vecchio al nuovo continente, tra la vita e il sonno, tra la luce e il buio in balia di un anima che non aveva chiesto. Solo! così come lo era adesso. Perché era successo a lui? Perché doveva sentire così presente il suo terribile passato? In ogni aurora, di quegli ultimi cento anni, aveva dovuto rivivere tutto il dolore che lui stesso aveva causato. Lo sentiva presente e vivo. All’alba, quando i sensi lo avvertivano che doveva riposare, chiudeva gli occhi ed ecco che tornava vivido il ricordo di ciò che lui era stato. I suoi incubi non erano delle semplici immagini mentali, come accade nei sogni notturni. NO!. I suoi incubi erano vivi, erano reali. Lui, con i cinque sensi in allarme, sentiva tutto lo strazio delle sue vittime. Lo sentiva con il corpo, con la mente, e con l’anima. I suoi incubi erano T R I D I M E N S I O N A L I. Corpo - Psiche - Anima.

Non poteva sfuggire a tutto quel dolore. Non poteva far finta che non esistesse. Non poteva trovare riparo in alcun luogo. Non poteva scappare da se stesso.

 

Non lo disse mai a lei. Lei però sapeva.

 

Gli zingari, quando lo maledissero, sapevano bene quel che facevano.

Ogni fibra del suo essere percepiva gli avvenimenti del suo passato, come se, ad uno ad uno, le sue  vittime prendessero possesso del suo corpo e lo tormentassero con il loro pianto. Poteva percepirne i pensieri, i loro progetti per il futuro, quel futuro che lui, uccidendoli, aveva negato loro. Poteva sentire il dolore fisico su di sé, il lacerarsi della pelle al suo morso e il frantumarsi delle ossa, quando con voluttà spezzava loro il collo.

Poteva sentire le loro suppliche. Non tutti imploravano con la voce, alcuni restavano in silenzio, chiedendo pietà con lo sguardo. Occhi increduli per lo stupore della morte che gli accoglieva. Risentiva il loro odore. L’odore della paura. Sentiva il loro sapore e il piacere che provava nel vedere la loro vita  scivolare via lentamente dalle sue braccia. Allora e solo allora, li lasciava cadere pesantemente a terra. Ormai erano solo pallidi e inutili involucri vuoti. Si allontanava, non ancora sazio, ansioso di cercare nuovo piacere. L’ebbrezza della caccia era diventata oramai la sua unica ragion d’esistere, una fonte inesauribile di voluttuoso appagamento.

Era diventato un esteta del male.

Avvolto nell’oscurità della sua nuova casa, tentava, con non molta convinzione, di trovare una sistemazione alle poche cose che aveva voluto portare con sé e che solo pochi giorni prima erano appartenute al suo recente passato. Aveva già svuotato la valigia e i suoi abiti, tutti rigorosamente scuri, erano appesi con meticolosa precisione, ordinatamente nell’armadio. Amava l’ordine, gli dava un senso di apparente sicurezza, in contrasto con il caotico andirivieni dei suoi pensieri. In quel momento sapeva di avere poche certezze e stare fra le sue cose gli dava un leggero senso di pace, quegli oggetti parlavano di lui e si sentiva rassicurato da essi.  Dalla valigia prese l’ultimo maglione rimasto, infilandolo in mezzo agli altri nel cassetto. Dando le spalle all’armadio, si diresse di nuovo verso la valigia ormai vuota. Si fermò di scatto, come se avesse avvertito la presenza di qualcuno nella sua camera, come se sapesse di non essere più solo. Rimase per alcuni istanti fermo in mezzo alla stanza, cercando di capire. Si voltò nuovamente a fissare l’armadio con le ante e i cassetti ancora aperti. Riprese in mano il maglione che aveva conservato poco prima e allora capì. Lo stropicciò delicatamente e se lo portò sul viso, annusandolo. Con un leggero sorriso, maledisse il suo olfatto super sviluppato che in quel momento gli era nemico. Chiuse gli occhi, e si lasciò trasportare dall’emozione dei ricordi che quell’odore avevano così inopportunamente evocato. Sorrise ancora!

Era l’odore di lei.

 

Lei era lì con lui.

 

Gli sorrideva e lo accarezza dolcemente.

Gli diceva di stare tranquillo.

Gli diceva che presto avrebbe capito.

 

Fuori il sole era alto, mancavano ancora molte ore al tramonto e doveva tenersi occupato per non sentire il peso di ricordi così dolorosamente presenti e soprattutto non voleva cedere alla tentazione di chiamarla. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto farlo, almeno per rassicurarla, per dirle che stava bene e che aveva trovato una casa e che… si anche per…

 

Per sentire la sua voce.

 

Rimise a posto il maglione e chiuse velocemente ante e cassetti. Dirigendosi verso il letto, chiudendola, conservò la valigia ormai vuota, sistemandola in un baule che stava ai piedi del letto. Sollevò uno scatolone da terra e poggiandolo su una sedia, iniziò a riordinare dischi e libri. I suoi amati libri, fedeli compagni di lunghe giornate passate davanti al grande camino acceso, mentre attendeva che lei uscisse da scuola e passasse da casa sua per allenarsi, oppure per leggere insieme antiche poesie o solo per parlare. Gli piaceva ascoltarla e gli piaceva vederla ridere, perché magari, come era capitato il giorno del suo ultimo compleanno, non capiva il linguaggio antico di quelle poesie d’amore ormai fuori moda.

 

“Virtude e Pulzella”

 

Ora il sorriso di Angel si addolcì, ma era profonda malinconia.

 

Lui amava leggere, anche se era una passione che aveva sviluppato nella sua seconda vita. Quando era ancora umano, amava altri passatempi, forse non così nobili ma non per questo meno piacevoli. Era strano come seguendo la linea dei ricordi, questa lo conducesse a rivedere luoghi e persone così lontane fra loro.

 

Ma erano poi davvero così lontane?

 

Nella sua famiglia, erano state sua madre e sua sorella ad amare i libri. Poteva ricordare ancora come sua madre coltivasse questa passione quasi di nascosto. A Galway nel XVIII secolo, una donna che voleva nutrire il proprio bisogno di conoscenza, non era affatto ben vista. Non da suo padre!. Lei leggeva nei momenti in cui lui non c’era. Ricordava ancora però, di come sua madre non nascondesse i libri, quasi a sfidare il marito. Era una mutua ribellione, ma non li leggeva mai davanti a lui. Aspettava sempre che lui fosse fuori per i suoi affari. Ricordava benissimo quando, in certi pomeriggi estivi, con il sole troppo alto e l’afa che non rendeva piacevole uscire all’aperto, loro tre trovassero ristoro nello stare insieme, nel fresco della loro grande cucina. Sua madre e sua sorella a ricamare, ma più spesso a leggere. Talvolta chiedeva a Kathy di leggere a voce alta. Gli piaceva ascoltarla, mentre si scambiavano sorrisi complici, godendo entrambi della momentanea pace dovuta all’assenza di loro padre. Allora lui prendeva dei grandi fogli e  sedendosi accanto a lei, giocava con il carboncino, tracciando profili, dando vita a volti di donne che infiammavano la sua fantasia. Si, amava disegnare ritratti e questa era una cosa che aveva conservato anche nella sua seconda vita. Sua madre era la prima ad interrompere la lettura, dedicandosi alla cucina. Era un ottima cuoca e sebbene avessero una governante, lei amava preparare di persona il cibo per la cena. Lui la seguiva, gironzolandole intorno e a volte l’aiutava. Aveva imparato da lei a cucinare. Anche se adesso, quella abilità non le sarebbe servita a molto. La sua dieta era composta di soli liquidi. Di un solo liquido.

Per chi avrebbe dovuto cucinare?

 

Finì di conservare i dischi in un piccolo mobiletto, per i libri doveva trovare ancora una sistemazione. Le ore di quel tardo pomeriggio sembravano non finire mai. Si sedette sulla poltrona. Chiuse gli occhi.

………… ………… …………

 

Di nuovo solo!

Una nuova città, una nuova casa, una nuova vita.

Quante volte era morto?

Quante vite aveva vissuto?

 

Ora, come non mai, il peso del suo passato lo tormentava e gli incubi erano diventati ancora più feroci. Da quando era ritornato dall’inferno, il dolore si era fatto più acuto e vivido. Lei Lo aveva aiutato. Ritrovare un po’ di equilibrio, dopo che era stato tormentato per secoli in una dimensione infernale, non era stato facile, e ancora non poteva dire di esserci del tutto riuscito. Ma vicino a lei era stato più semplice. Quanta forza aveva dovuto avere lei allora. Quella piccola ragazza minuta, lo aveva incatenato, temendo che di lui fosse rimasto solo il demone. Ancora una volta, si era messa contro tutto e tutti per proteggerlo, per salvarlo dalla morte che lei stessa gli aveva inflitto. Anche quando non sapeva ancora se lui fosse stato come lo ricordava, o fosse invece diventato una feroce e irrazionale bestia sputata dall’inferno. Lei aveva capito subito che lui non si era trasformato in un animale senza coscienza, sordo alla ragione e all’amore. Ma come poteva dirlo agli altri? Loro non avrebbero capito. Allora lo aveva curato, le era stata accanto vegliandolo. Lo aveva semplicemente amato, nascondendolo a tutti e mentendo ai suoi amici. Perché lei era così. Era forte, coraggiosa e fiera.

Potevano anche farle del male, ferirla, spezzarla, umiliarla, non le sarebbe importato,

ma nessuno doveva toccare il suo ragazzo. Lui era l’amore della sua vita.

La sua sola presenza era sufficiente per farlo stare meglio. Accanto a lei poteva sopportare tutto, e lentamente aveva ricominciato ad esistere nel mondo. Adesso non le era più accanto a e all’antico dolore del male inflitto alle sue vittime, si aggiunse la disperazione dell’incessante bisogno di lei. Ora era solo, come allora, cento anni prima, quando aveva vagato per il mondo, cercando invano una direzione, cercando perdono, cercando un motivo per cui vivere.

 

Vivere?

 

Beh, nel suo caso, “vivere” era una parola grossa. Lui era morto. Un non morto per la precisione. Un Nosferatu. Lui era un Vampiro! Oh si certo aveva un anima, e allora? A chi sarebbe importato? Quanti erano i grado di apprezzarne la sostanziale differenza?

Lei! Si! Lei lo aveva capito subito che lui era diverso.

Ha un anima adesso, è buono! aveva urlato a Kendra.

 

Quante volte era morto?

Sulle sue labbra comparve un leggero sorriso. Quando sorrideva in quel modo, la sua bocca si piegava di lato, e storceva le labbra verso l’alto. Era un sorriso amaro quello, un sorriso storto. Il sorriso di chi sapeva, che ancora una volta, aveva perso tutto. Avrebbe voluto chiudere con il mondo, niente più amore, niente più dolore, niente più demoni. Oh si! Avrebbe davvero voluto finirla lì, ma dentro sé, insieme all’urlo del demone, risuonava un altra voce. Una dolcissima voce, che fra le lacrime, gli diceva che non doveva smettere di credere nella lotta. Quella voce gli diceva, che essere forte voleva dire lottare. Gli diceva che era difficile, ed era doloroso, che ogni giorno sarebbe stata dura, ma che, per quelli come loro, quella poteva essere l’unica scelta possibile. "se tu morissi adesso saresti stato solo un mostro"

- Quella volta, aveva avuto paura di vivere -

 

Quella voce. La sua!!

L’avrebbe mai più risentita?

 

-Almeno qualche volta? No, non rivederla. Solo sentire ancora una volta la sua voce

 

Disse, sussurrando debolmente a se stesso.

 

Si alzò di scatto dalla poltrona in cui era seduto, come a voler scacciare quel ricordo.

La tristezza stava diventando più acuta.

Si diresse verso la cucina, prendendo dal frigorifero un contenitore trasparente e versando un po’ del contenuto in un bicchiere. Uhm! Anche il cibo non era una consolazione e si chiese quando mai si sarebbe abituato a quel surrogato di vita.

In fondo, quel cibo, poteva rappresentare, in qualche modo, la metafora della sua esistenza.

Già! La sua Vita! Una farsa, una grottesca farsa, un fenomeno da baraccone, un numero da circo.  E sentii ancora la voce di Lei e in lui tornò il ricordo di un alba,

che quella volta non arrivò.

Quella volta aveva iniziato a nevicare.

Un miracolo, come il miracolo del loro amore.

In quel momento seppe, con una certezza che sfiorava l’illuminazione, che il ricordo di lei non lo avrebbe mai abbandonato. Ne fu spaventato.

Come poteva continuare a vivere senza lei accanto?

Mai più e Per Sempre, anche quelle parole erano diventate ricorrenti nelle sue non-vite.

 

Quante volte era morto? L’ultima volta era stato pochi giorni prima, quando l’aveva guardata per l’ultima volta, per poi voltare le spalle e andare via per sempre avvolto nella nebbia. In quel momento era morto di nuovo. Stare con lei era vita. Ora c’era solo morte nel suo cuore.

 

Mentre si dirigeva nuovamente verso la poltrona, ancora quel suo sorriso sghembo, ritrovandosi a pensare a quante analogie fossero presenti in tutte le sue morti, e a quanto esse fossero simili.

 

Furono due donne ad uccidergli l’anima. Anche loro, come le sue morti, si somigliavano.

Due donne di corporatura minuta in contrasto alla loro forza fisica. Carnagione chiara, come la luna la prima e come la luce del sole la seconda. Due donne bellissime, quasi gli stessi occhi verdi e quei loro capelli color del grano maturo. Loro gli avevano preso l’anima. Avevano avuto il potere di svegliare il demone che era in lui.

Chiudi gli occhi, gli avevano detto. Con la curiosità nel cuore, lui fiducioso lo aveva fatto. Era rimasto così, in silenzio davanti a loro, in attesa di qualcosa di indefinito e poi quel dolore acuto a risvegliarlo. Lo stesso sguardo di sorpresa nei suoi occhi. La speranza aveva lasciato posto allo stupore e all’orrore. Riaprendo gli occhi si ritrovò all’ inferno. Tutte e due le volte.

Cosa era diventata la sua vita con Darla, se non un continuo secolare inferno quotidiano? Con lei era stato solo morte e distruzione! Senti il demone ruggire dentro lui. Si! quella nuova vita che lei, la vampira, gli aveva promesso, alla fine era basata solo sull’uccidere, niente altro che questo. Sangue ! Morte ! Follia. Perché questo fu. Follia. Una folle corsa, in lungo e in largo per l’Europa, durata 150 anni! Poi più niente. Un rumore secco e cupo fermò quel tempo. Il demone fu abbattuto, così come si abbatte un cavallo selvaggio che non vuol farsi domare. Lui, non più demone, ma non ancora uomo, cadde in ginocchio davanti al gitano che rideva, schiacciato dal peso del rimorso. Fu un attimo, un solo attimo di pura disperazione e comprese che la sua corsa era finita per sempre.

 

Ora aveva un anima! e lo divorava da dentro. Darla non lo volle più con sé.

Così quel mondo crollò, si accartocciò su se stesso e svanì in un istante.

 

Sorrise ancora amaramente, cogliendo beffarde similitudini.

 

Un solo attimo di pura disperazione aveva permesso ai gitani di imprigionare il demone.

Un solo attimo di pura felicità lo aveva liberato di nuovo.

 

Ancora il suo pensiero andò a lei, a Buffy, e non poté non notare come i pensieri, in quel caldo pomeriggio losangelino, fossero tutti rivolti alle donne più importanti della sua vita.

Buffy, sua madre, sua sorella, Darla e ancora Buffy. La più importante di tutte. L’unica che avesse mai amato. Nei suoi lunghi 250 anni di vita non aveva mai amato nessuna come lei e non si era mai sentito così amato da nessun’altra. Non così come lo aveva amato lei.

 

La pensava  già al passato?

 

No, non era così e lui lo sapeva bene. Fra loro era finita non certo perché avevano smesso di amarsi. Anzi, fra loro non era affatto finita, e sapeva bene anche questo, ma non potevano stare vicini. Si amavano troppo, era questo il motivo della loro separazione.

Non per mancanza d’amore, ma per troppo amore. Il loro era un amore maledetto.

 

Lei lo aveva fatto sentire di nuovo vivo. Stare con lei era stato come svegliarsi dal torpore del sonno e del buio, ed era andato verso la vita, verso la luce. Nessun’altra mai prima di allora lo aveva amato così. Lei vedeva solo lui nel suo futuro e a lui era sufficiente averla accanto per sentirsi finalmente un uomo. La prima volta che l’aveva vista, aveva sentito qualcosa dentro sé che chiedeva di essere ascoltato. Comprese immediatamente che aveva trovato finalmente una direzione, una luce da seguire, uno scopo. Dopo cento anni di tenebre, si accendeva di nuovo la speranza ed era stata lei a dargliela. Era riuscito subito a sentirla intimamente, vedendo semplicemente il suo cuore. Quella notte a Los Angeles, guardandola attraverso i vetri della finestra del suo bagno,  pianse insieme a lei. Sentii su di sé la sua sofferenza e desiderò da subito di poterla stringere per proteggerla, per salvarla da una vita che lei non avrebbe voluto. Non la conosceva ancora, non era ancora la cacciatrice, ma lui l’amava già. Lei piangeva per i continui litigi dei suoi genitori e senti la sua solitudine. Allora lui viveva ai margini del mondo, era arrivato davvero a toccare il fondo, più in basso di così non si poteva scendere. Era giusto così. Lui era stato un mostro e doveva pagare. Lei no!! Cosa poteva aver fatto di così tanto terribile per meritare quel dolore? Era poco più che una bambina. Perché era già così sola ?

Come era stato facile desiderare di poter proteggere il suo cuore. Temeva che venisse ferito o lacerato e voleva tenerlo accanto al suo per poterlo scaldare. Lui conosceva bene il freddo della solitudine. Invece fu proprio lui a ferirla con il suo amore. Ma questo ancora non poteva saperlo.

 

Per ucciderla la Devi amare

 

Anche il demone era attratto da lei. Disegnando il suo viso, quella notte, tracciò sul foglio, come fosse una carezza, il contorno ovale di lei e fu colto dall’irrefrenabile voglia di baciarla. Lei dormiva e lui silenzioso come un ratto, le aveva scostato una ciocca ribelle dal viso. Quanta tenerezza in quel piccolo gesto. Fu la prima volta che il flagello d’ Europa accarezzò quel sentimento  a lui sconosciuto, che molti chiamano amore. Ma non fu certo l’unica. Se Spike e Drusilla l’avessero visto adesso, avrebbero certamente pensato che fosse tornato Angel.

Ma così non era. Era sempre lui, Angelus, non più maledetto.

Rimase lì a guardarla fino all’alba. Anche lui l’amava.

 

Angel tornò con la mente al ricordo della prima volta che la vide. Era sola e fragile.

 

Dio come era bella!

 

Al cantastorie rispose con un SI, quel SI era per lei.

Era una promessa muta e ancora informe. Era già Amore.

Era quel genere di SI che sarebbe durato per tutta la vita. Per Sempre.

Come fosse di fronte all’altare, disse SI con la stessa emozione di uno sposo innamorato.

 

Ci sono momenti che possono determinare

il corso di un’intera esistenza.

A volte durano frazioni di secondo.

A volte no.

 

E la sua vita era cambiata. In una frazione di secondo, tutto si fece chiaro.

Quella nuova vita adesso aveva un nome… il suo.

E sempre lei, ora, lo aveva condotto lì in quella nuova città, in quella nuova casa, verso un nuovo cambiamento, ancora un altro! Ma se, quando l’aveva vista per la prima volta, aveva sentito di avere finalmente una direzione, adesso lì, seduto in quella poltrona sentiva di nuovo l’oscurità farsi più densa, più consistente pronta a riprenderlo con sé.

La malinconia, lentamente ma inesorabilmente, stava lasciando il posto alla cieca disperazione.

 

Chiuse gli occhi e pianse.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 02 ***


Capitolo 2

 

A Sunnydale era tornata la tranquillità. Molti erano già partiti per le vacanze estive, e altri si accingevano a farlo nei giorni a seguire. Lei quell’estate l’avrebbe trascorsa lì, a differenza degli anni passati, quando al termine delle lezioni, correva a Los Angeles da suo padre. Willow, Oz, Xander e Cordelia dovevano ancora decidere, ma l’estate era appena iniziata, non c’era fretta. Comunque la si mettesse, lei sapeva che il tempo del liceo era finito per sempre e nulla sarebbe mai stato come prima. Quel tempo non sarebbe più tornato.

Lui non sarebbe mai più tornato. Sapeva però che in qualche modo era ancora accanto a lei.

Era quello, un sapere sconosciuto ai più, solo chi si amava come si amavano loro, poteva comprendere. Distendendosi nel letto, lei abbasso le palpebre, quasi a voler dormire e lo vide. Con gli occhi della mente, poteva vederlo e “sentirlo”.

Percepì tutto il suo dolore. Non fu difficile. Era il suo stesso dolore.

 

Lui era lì con lei.

Le sorrideva e la accarezza dolcemente.

Le diceva di stare tranquilla.

Le diceva che presto avrebbe capito.

 

La notte prima aveva dormito pochissimo e ora si sentiva stanca. Aveva fatto un sogno stranissimo che ancora la turbava. Ormai aveva imparato a dare ascolto alle visioni notturne. Era una sensitiva e si fidava di ciò che la notte le sussurrava.

 

Soprattutto se si trattava di lui.

 

Sognò due strani essere luminosi. La loro pelle era completamente ricoperta d’oro e avevano entrambi delle striature blu sul volto e su tutto il corpo, a formare degli strani simboli, che forse avevano un significato che lei però non riusciva a capire.

Dissero di essere gli Oracoli e che difficilmente parlavano con i mortali, ma erano stati inviati dalle forze superiori che reclamavano il loro campione.

La pregarono di lasciarlo libero.

 

“Devi liberarlo dal peso del tuo ricordo o le tenebre lo avvolgeranno ancora una volta”.

 

Dissero ancora che lui era nato per essere un loro soldato. Un guerriero della luce. Così avrebbe dovuto essere già da tantissimo tempo. Da 250 anni lo stavano attendendo, ma le tenebre erano arrivate prima di loro, strappandolo al suo destino. Avevano investito molto su di lui ed ora era tempo che lui sapesse. Avevano inviato numerosi messaggi chiari, ma lui non aveva ancora compreso appieno quale era la sua vera missione. Dissero anche, che adesso, in questo qui e ora, l’amore era d’intralcio e loro non avrebbero atteso oltre. Era arrivato il momento che lui capisse e che facesse la sua scelta consapevolmente o lo avrebbero lasciato, abbandonandolo per sempre al proprio destino.

 

- Non può esserci l’amore. Non ancora. Non Ora -

 

Entrambi, Angel e la cacciatrice, nell’ immediato futuro, sarebbero stati chiamati a giocare un ruolo molto importante nella lotta fra il bene e il male. Il destino dell’intera umanità sarebbe stato nelle loro mani. Loro avrebbero salvato il mondo e quella era la forma più pura dell’Amore. Donare senza aspettarsi nulla in cambio. Lottare solo perché era giusto farlo. Rinunciare a se stessi per salvare gli altri. Desiderare l’amore solo per sé stessi sarebbe stato solo puro egoismo e l’intera umanità avrebbe pagato a caro prezzo le loro scelte.

 

“Se davvero lo ami devi renderlo Libero o lo dannerai per sempre”

 

Si era svegliata tremante e con la disperazione nel cuore. Doveva liberalo dal suo amore?

Ma come avrebbe potuto? Non era sufficiente l’essere lontani per renderlo libero?

No! Non poteva bastare e lei lo sapeva. E che significava che l’amore era d’intralcio? Era assurdo. L’amore non può mai essere d’intralcio. Poi ricordò la maledizione gitana e capì meglio il significato di quelle parole. Quanto avrebbero potuto resistere senza abbandonarsi ancora alla passione? Gli ultimi tempi insieme a lui, era stato sempre più difficile lottare contro il desiderio di stare ancora uniti in modo cosi totale. Essere ancora un solo corpo e una sola anima era la cosa che desideravano di più. La loro prima e unica volta era stata un esperienza unica, che anche adesso, a distanza di tempo, la lasciava senza fiato. Era stata un conoscenza mistica, spirituale, non solo fisica e corporea. Loro si erano sentiti finalmente completi. Non più DUALI. Amandosi e fondendo il loro amore in un unico corpo avevano percepito l’UNITA’. Loro non esistevano più, i loro confini corporei erano svaniti per lasciare posto ad un nuovo essere che nasceva dal loro amore. Spazio e tempo non avevano più senso nel loro mondo. Non esistevano più le limitazioni date dal corpo o dalla forza di gravità. Loro era diventati ALTRO. Non più divisi, non più frammentati. Loro ormai erano un'unica persona, Anima e Animus non più scissi, ma uniti in un TUTTO. Loro erano diventati ARMONIA. Non c’era da stupirsi se Lui, mentre si donavano reciprocamente amore, era riuscito a dimenticare quel dolore che lo tormentava da oltre un secolo. Quella era stata felicità totale, pura, vera. Buffy ricordò le lacrime di lui, di come pianse di gioia mentre si stringeva ancora più forte a lei, quasi avesse paura che non potesse durare. E non durò. Fu solo un attimo. Un solo attimo di pura e folgorante felicità e il demone ruppe le catene della sua prigione.

L’anima di Angel si dissolse.

 

Avevano ragione quegli esseri del sogno? Il loro amore era d’intralcio? Buffy sapeva che la maledizione degli zingari non si poteva aggirare in alcun modo. Tutto era ormai chiarissimo.

Per loro due, in questo qui e ora, l’amore era un ostacolo. Angel lo aveva già compreso, seppure non in modo totale, ma doveva aver già intuito qualcosa. Anche lui era un sensitivo. Per questo se ne era andato. Lui stava iniziando a capire. Lasciando Sunnydale, stava rispondendo alla chiamata. Anche lui era un  P R E S C E L T O. Quella semplice verità la colpì come un fulmine a ciel sereno e “sentii” che il destino dell’uomo che amava, lo chiamava a fare delle scelte dolorose. Comprese anche che in realtà non si poteva scegliere. Andavano fatte e basta. Lei, la prescelta, lo sapeva bene. Avrebbe voluto essere accanto a lui, per aiutarlo, come lui aveva fatto con lei tre anni prima. Ma qualcuno aveva già deciso per loro. Lui doveva essere libero per svolgere la sua missione. Le loro strade dovevano dividersi.

Ognuno la propria missione, i propri amici, la propria città.

Per quanto dolorosa potesse essere, quella era la dura realtà.

 

Avevano inviato numerosi messaggi chiari”. Ricordando le parole degli oracoli, Buffy capì che Angel aveva iniziato a percepirli da tempo e se questo fosse possibile, senti di amarlo ancora di più. Si era fatto carico di sopportare in silenzio anche quel peso. Sarebbe stato ancora una volta solo e doveva lottare ancora, e lei non poteva aiutarlo, non poteva stargli accanto.

La TUA croce non può portarla nessun altro.

 

Si alzo dal letto dirigendosi verso il porta gioielli sulla sua scrivania, da lì prese la croce d’oro bianco che penzolava in bella mostra. La guardò come se la vedesse per la prima volta.

Senti tutto l’amore di lui, era totale e puro e ne respirò l’essenza.

Chiuse gli occhi e lo vide come se fosse lì davanti a lei.

 

Era bellissimo.

 

Bello ma in modo “fastidioso”. Sembrava volesse sfidarla.

I sensi da cacciatrice erano in allarme. Ma non si senti in pericolo.

Chi era LUI?

Era “oscuro”, ed era così bello!

Quello sconosciuto così misterioso era davvero uno schianto.

 

Impossibile non notarlo e impossibile dimenticarlo. Era alto e moro. Il suo corpo agile e snello, emanava una sensualità particolare, quasi nervosa come fosse impaziente. Per un attimo le parve di vedere un felino, maestoso e fiero che avanzava con grazia ponendosi di fronte a lei.

Era il fascino fatto persona. Misterioso e  nero come la notte. Era bello come le tenebre.

I suoi occhi! Ci si perse per un istante e vide l’eternità.

Occhi caldi color nocciola, ma di un nocciola non comune. Un mare morbido di densa e calda cioccolata, che pareva ribollire, mandando di tanto intanto, leggeri e impercettibili bagliori dorati. Intensi come la luce che arrivava a rischiarare la notte.

 

Quegli occhi.

Non riusciva a staccarsi da essi.

 

Caldi

Profondi

Penetranti

Avvolgenti

Rassicuranti

 

E in quegli occhi si perse. Fu solo un attimo ma già sapeva tutto di lui. Percepì la sua unicità. Rispose con sarcastica ironia alle sue domande, non voleva che lui sentisse il battito accelerato del suo cuore. Le stava dicendo che voleva le stesse cose che voleva lui, ma lei cosa voleva?

 

Accarezzò la croce. La teneva in mano. Era La stessa croce che lei con un bacio, quella notte di due anni fa al Bronze, aveva stampato a fuoco sul cuore di lui, come un marchio.

Ancora con gli occhi chiusi, continuò a vederlo:

Era molto elegante, con quell’abito di velluto nero e quella camicia bianca. Era più grande di lei sicuramente. Forse era uno studente universitario dell’ultimo anno o forse era un amico di quello strano bibliotecario.

 

E senti la sua voce:

 

- Credi ci sia una possibilità di scelta ormai?  -

- Tu chi sei? -

- Diciamo che sono solo un amico -

- Già, ma forse io non lo voglio un amico -

- Non ho detto di essere amico tuo -

 

Buffy a quel ricordo quasi rise, pensando che mai parole potevano essere più vere. Loro amici non lo sarebbero stati mai. Persino Spike lo aveva capito.

 

Lo vide ancora, mentre cercava qualcosa, nella tasca interna della giacca di velluto nero.

 

- Attenta a non voltare le spalle -

- Devi essere pronta –

 

Andando via, le aveva lanciato una scatolina.

Era un suo regalo. Il suo primo regalo ed era per lei.

Una croce d’oro bianco che presto le avrebbe salvato la vita.

La sua croce. Lui l’aveva scelta per lei. Lei l’aveva accettata.

Solo adesso ne comprese appieno il significato.

 

La mise al collo e non la tolse mai più.

 

Qualcuno la stava chiamando e si riscosse da quei ricordi, dimenticando per un attimo anche lo strano sogno. Avrebbe ancora voluto ricordare di lui e respirare ancora il suono della sua voce calda. Lui era un vampiro, e tecnicamente era ben lontano dal concetto stesso di “calore”. Il suo corpo non poteva emanare altro che gelo. Era un non morto. Per tutti gli altri infatti era così. Chiunque lo sfiorasse non poteva che sentire il freddo sepolcrale di una vita che ormai non c’era più. Per tutti gli altri, ma non per lei. Lei lo sentiva vivo.

Se avesse dovuto associare un aggettivo che definisse il corpo di Angel, lei avrebbe usato il termine “Caldo”.

Dolcissimo e rassicurante calore, che per lei era sinonimo di Amore.

 

Tutto in lui era calore.

 

La sua voce

I suoi occhi

Le sue mani

La sua bocca

 

Tutto in lui era luce, calda protettiva avvolgente. Lui che era tenebre.

Lei lo chiamava  A M O R E.

 

Senti che ancora la chiamavano. Si riscosse del tutto e con le lacrime agli occhi, uscì dalla stanza per andare a vedere cosa succedeva al piano di sotto. Era di nuovo scesa sulla terra.

 

Sua madre era appena tornata a casa.

Non aveva assistito alla cerimonia per la consegna dei diplomi. Lei non aveva voluto e l’aveva allontanata dicendole che non poteva preoccuparsi anche per lei. Avrebbe dovuto combattere contro il sindaco, doveva impedirne l’ascensione e non voleva che sua madre fosse lì a correre dei rischi inutili per una stupida cerimonia che era solo una pura formalità. La raggiunse in soggiorno e la vide circondata da scatole, scatoloni e chissà cosa altro si era portata dietro da Los Angeles.

 

- Buffy sono io, sono a casa –

- Mamma, eccomi, scendo subito. Stai bene? –

- Sto bene tesoro, e tu? –

- Bene. Hai fatto acquisti a quanto vedo –

- Ah, no non io – rispose avvicinandosi a lei e baciandola in fronte.

- E tuo padre che ti manda i regali per il tuo diploma –

- L’hai visto? – Chiese Buffy

- Si, abbiamo cenato insieme una sera ed era felice per te – disse, guardandola preoccupata

- Vuole sapere quando andrai da lui, sai deve organizzare ancora le ferie –

- Mamma io non so se andrò a Los Angeles questa estate –

- Ho bisogno di un po’ di pace. Sunnydale è quasi deserta ormai, e questo mi piace molto –

- Tesoro sei sicura di star bene? Tu che ami Sunnydale?, e deserta per giunta! –

- Si mamma sto bene, va tutto bene, e solo che sono un po’ stanca.–

- Dormirei per giorni, non è escluso che lo faccia. Svegliami quando è ora di andare al college–

 Disse, fingendo un allegria che non possedeva affatto.

 

Joyce continuava a muoversi fra quelle scatole, passeggiando nervosamente fra il soggiorno e la cucina. Sembrava un anima in pena e si vedeva chiaramente che qualcosa la preoccupava.

 

- Allora Buffy, il pericolo è cessato? Ero così in ansia per te. È finito tutto? -

- Si mamma, è tutto finito. Stai tranquilla -

 

Tutto. Adesso è davvero tutto finito.

Il pensiero di lui tornò con forza e si senti mancare. Correndo per le scale, disse che doveva chiamare Willow per una cosa importante e si chiuse di nuovo in camera sua. Non era vero, ma non voleva che sua madre la vedesse piangere. Non sapeva spiegarsi il perché, ma era stata contenta di interrompere quel dialogo. Si sentiva a disagio e vedeva che anche lei non era tranquilla. Capiva che era stata preoccupata per lei, ma ciò non era sufficiente per giustificare lo stato di evidente ansia che aveva percepito in sua madre. Perché non l’aveva guardata negli occhi? Le era sembrata distante e particolarmente turbata. C’era qualcosa, nel comportamento di Joyce che le sfuggiva e le dava un leggero senso di inquietudine. Non riuscendo a capire il perché di quella sgradevole sensazione si sedette sul letto scrollando le spalle. 

Avrà litigato ancora con papà pensò.

 

Quel pomeriggio estivo la stava stremando, il caldo e i pensieri che vagavano tra il suo recente passato e il suo incerto futuro, non le erano certo d’aiuto. Willow, Oz, Xander e Cordelia erano andati al mare quindi non poteva chiamarli. Lei aveva preferito stare a casa per aspettare Joyce, sapendo che sarebbe rientrata quel pomeriggio. Avrebbe anche dovuto sentire il signor Giles, per sapere se c’erano delle novità, ma non voleva disturbarlo. Anche lui era abbastanza provato per tutto il lavoro che aveva dovuto fare in quelle ultime settimane e poi doveva ancora sistemare alcune cose con il Consiglio, ora che anche Buffy aveva preso la decisione di non seguire più le loro direttive. Wesley era stato licenziato ed era poi partito subito dopo il giorno dei diplomi. Buffy non aveva più un osservatore ma di certo non aveva smesso di contare sull’appoggio di Giles. Lui le dava un senso paterno di sicurezza e per lei era prezioso. L’aveva sempre aiutata, anche quella terribile notte in cui aveva temuto per la vita di Angel. Il pensiero andò a Faith e sentì una profonda pena per lei. Avrebbe voluto che le cose fra loro, non fossero finite in quel modo, ma lei non le aveva lasciato scelta. La notte che lasciò il Consiglio, alla disperazione per Angel che rischiava di morire, si aggiunse anche il dolore per Faith. Sapeva che aveva perso anche una sorella.

Sembrava passata una vita, invece tutto era accaduto solo pochi giorni prima.

Portò la mano sul collo e sentì che la ferita lasciata dal morso di lui, aveva ripreso a sanguinare. Non se ne preoccupò.

Sentiva invece che quel gesto, non solo le aveva permesso di salvare la vita di lui, ma aveva potuto, ancora una volta, essere in lui.

Si era donata di nuovo, completamente, la vita per la vita.

 

Totalmente SUA. Lui aveva bevuto la sua essenza. Lei aveva nutrito la sua anima.

 

Era il suo regalo d’addio. Fu estasi.

Anche se non potevano dirlo a nessuno. Solo loro due sapevano. Sarebbe stato il loro segreto.

 

Non vedeva l’ora che arrivasse il tramonto per fare la solita ronda di routine, anche se c’ era ben poco da fare ultimamente. Per fino  i vampiri erano andati in ferie?

La caccia la faceva sentire viva, ecco quello era l’unico punto fermo della sua vita. Una costante a cui avrebbe volentieri rinunciato, ma che al momento, paradossalmente, le dava un senso di sicurezza. Dopo la ronda doveva incontrarsi con gli altri al Bronze e forse avrebbe potuto almeno per un po’, mettere a tacere il proprio cuore.

 

Chissà lui dove era adesso e chissà cosa stava facendo. Gli mancava più dell’aria.

 

Come farò a stare lontana da te Angel?

Me ne andrò. Dopo l’ascensione, dopo che sarà finita con il Sindaco e Faith.

Se sopravivremo, me ne andrò.

 

Nei suoi occhi e nel suo cuore ora c’era solo la nebbia. Quella nebbia che le aveva portato via il suo Angel. Le aveva detto che non si sarebbe fermato per dirle addio. Invece lui non aveva resistito. Mentre lei lo cercava con gli occhi, sentendolo vicino si era voltata e lo aveva visto. Lui era lì, a pochi passi da lei per guardarla ancora un ultima volta. Nei sui occhi un ultimo muto saluto. Si dissero addio senza pronunciare una sola parola. Erano state le loro anime a parlare. Non era sempre stato quello il loro modo di comunicarsi amore?.

In cuor suo lo aveva ringraziato in silenzio, per quel suo ultimo delicato gesto d’amore.

Voleva ancora una volta proteggerla.

Voleva dirle di stare tranquilla.

Voleva dirle che stava morendo dentro, ma non poteva stare con lei, lei meritava di più.

Era sopravissuto alla battaglia e ora stava andando via.

 

Dove?

Non lo so.

 

Ormai le lacrime scendevano libere e nulla avrebbe potuto fermarle.

E ora c’era anche quel sogno a tormentarla. 

 

“Se davvero lo ami devi renderlo Libero o lo dannerai per sempre”

 

Che significava? Devo renderlo libero, da cosa?

 

“Devi liberarlo dal peso del tuo ricordo o le tenebre lo avvolgeranno ancora una volta”

 

Come posso fare a liberarlo dal peso di un ricordo? Non riesco a farlo neppure per me stessa e non so neppure dove lui possa essere. Potrebbe essere ovunque. Addirittura in Europa, magari è tornato nella sua Irlanda, so quanto lo desiderasse, disse fra sé.

 

Dovevamo andarci insieme,

Ricordò a se stessa.

 

Quanti progetti avevano fatto insieme. Pensavano di poter avere un futuro, sorretti solo dalla forza del loro amore, lei ci credeva davvero.

Quando penso al mio futuro io vedo solo te Angel, voglio solo te.

Angel, mentre le diceva che anche lui conosceva quella sensazione, l’aveva baciata per rassicurarla, da prima dolcemente come solo lui sapeva fare, poi sempre con maggior passione. Se fosse stato possibile avrebbero fatto l’amore lì, in quel freddo cimitero, poggiandosi su la lapide dove lui l’aveva spinta per baciarla con maggior ardore.

 

Buffy si tocco le labbra e per un attimo poté risentire il sapore di lui. Questo la sconvolgeva in tutto il suo essere, il ricordo della sua essenza era dolorosamente piacevole. Dobbiamo spogliarci dei nostri ricordi? Come possono volere questo? Come posso fare? Come possiamo fare? Non ci resta che questo, non abbiamo altro che i nostri ricordi. Questa è una crudeltà.

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Capitolo 4
*** Capitolo 03 ***


Capitolo 3

 

in uno strano locale di  Los Angeles…

 

- Ma perché io? –

- Perché no?  -

- Perché adesso? –

- Ah… ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio… -

- No, dico sul serio amico e comunque non ho ancora capito bene quello che dovrei fare?  -

- ah! i giovani!, sempre così impulsivi e con tutte queste domande sul senso della vita -

 

…due individui discutevano animatamente.

 

Sembrava non si conoscessero che da poco tempo e il più giovane fra loro, dava tutta l’impressione che non stesse vivendo un bel momento. Il più anziano invece era sereno e rilassato e sembrava divertito nel vedere l’evidente disagio dell’altro.

 

- passo la palla amico. Vado in pensione, ora tocca  a te. Largo ai giovani –

- guarda non sono io la persona che cerchi, insomma cosa abbiamo in comune io e te? –

- oltre al fatto di appartenere alla stessa razza di demoni intendi? –

- ehi amico, vuoi abbassare la voce? e comunque come fai a sapere tutte queste cose di me? –

- ti sei guardato in giro? Hai visto dove siamo? è un demon-bar questo, nessuno bada a noi –

- si ma non mi va che… ah lascia stare, piuttosto ripetimi esattamente quello che dovrei fare –

- è semplice, al momento devi solo seguirlo e stare a vedere cosa fa, stai nell’ombra per ora. –

- solo questo? seguirlo  e basta? e non devo farmi vedere. Ok, sembra facile… per ora. -

- si per adesso si, solo questo. Attento però, non farti scoprire… è un tipo piuttosto focoso –

- perché devo seguirlo? Cosa centriamo noi con i succhiasangue? –

- questo è speciale, in molti si stanno interessando a lui, e se le cose vanno come devono… -

- un vampiro con l’anima? e cosa intenti con focoso? questa storia mi piace sempre meno –

- se tutto va come previsto, creerà molto caos in città e molti sanno già del suo arrivo –

- caos eh? Bene, proprio quello che andavo cercando –

- il mondo demoniaco è in fermento amico, non è molto amato, in tanti  lo vorrebbero morto –

- motivo di più per stare alla larga da tutta questa storia - borbottò amaramente il giovane.

- non prendertela amico, siamo solo delle pedine, ma ognuno qui deve fare il proprio gioco –

- non potrebbe farlo qualcun altro al posto mio? Io mica ho capito perché hanno scelto me –

- chissà? forse eri solo il primo della lista, uno stupido anonimo nome in una stupida lista –

- anche per te è stato così? voglio dire… quando hai iniziato a lavorare per loro –

- si più o meno si… ma questa volta tutta la faccenda mi è sfuggita di mano –

- e LORO ti vogliono fuori dal gioco, giusto? Cosa è successo? Perché ti è sfuggita di mano…? –

- è una lunga storia, e non avrei mai creduto che mi sarei sentito coinvolto così tanto -

- non era mai successo prima? Vedi? una ragione di più per scappare il più lontano possibile –

- no, non era mai successo prima, questa volta è stato completamente diverso dalle altre… –

- sento amarezza nella tua voce, conosci bene il vampiro non è vero? Sembra quasi che tu… –

- lo conosco bene si, e accidenti… sarebbe andato tutto bene se… se solo non si fosse… -

- non si fosse messo a giocare a fare il fidanzatino con la liceale? –

- non era un gioco, nessuno dei due giocava. Entrambi hanno pagato un prezzo troppo alto –

- si, mi hai già raccontato tutta la storia e devo ammettere che è davvero molto bizzarra -

- già! Ok… per ora è tutto, io devo andare. Devo fare ancora un ultima cosa, prima di… -

- ehi aspetta dove credi di andare? Non puoi mollarmi qui – così - adesso –

- si che posso. Il tuo compito inizia da ORA, fa come ho detto. Lo troverai in giro per locali –

- ma… aspetta un momento… come faccio a mettermi in contatto con te? –

- con questo, sai come usarlo? – il demone lanciò qualcosa al giovane amico e la prese al volo.

- un cellulare? Oh beh questa poi… certo che so come usarlo, sono un demone evoluto io –

- eh si la tecnologia sta soppiantando la magia… non lo trovi divertente? – disse ridacchiando.

- ma… tu dove vai adesso?  -

- a fare una altra cosa che non dovrei fare, ma ho un debole per lei. Non lo avevo detto vero? -

- oh dio mio, questa storia non finirà per niente bene, me lo sento –

 

Il giovane demone era confuso e molto, molto preoccupato. Sentiva aria di guai lontano un miglio, e di solito, lui davanti al pericolo scappava a gambe levate. Questa volta però era diverso. Lo sentiva fin dentro le ossa. Questa volta non poteva tirarsi indietro o meglio, nonostante la sua apparente riluttanza , non voleva tirarsi indietro. La storia che gli aveva raccontato il demone anziano, aveva dell’incredibile e sembrava che lui avrebbe dovuto giocare un ruolo molto importante in questa assurda storia. Mando giù tutto d’un fiato il suo whisky e si avviò verso l’uscita. Il sole stava ormai sparendo dietro ai grattacieli più alti e fra pochi minuti il buio avrebbe avvolto tutta la città. A Los Angeles sarebbe stata ancora una volta notte, come sempre era stato fin dall’inizio dei tempi. Luce e buio, si inseguivano da sempre in una danza eterna, senza mai incontrarsi. Ripensò alla storia appena sentita dall’anziano demone. Non riusciva ancora a metabolizzarla. Davvero una storia assurda, molto, molto bizzarra. Aveva dell’incredibile e lui non era certo un novellino… ma una storia come quella non l’aveva mai sentita raccontare.

- Talvolta accade l’impossibile – pensò.

Talvolta, luce e buio possono incontrarsi. In una speciale dimensione, incorporea e non visibile se non con il cuore, anche in quel cuore che nascondeva così tanta oscurità. In quel cuore morto, che ormai non batteva più. Da quanto tempo? quasi duecentocinquanta anni.

– Già, cosi ha detto il mio demoniaco mentore. Il vampiro con l’anima ha un cuore antico. –

Il sole era ormai tramontato del tutto e le tenebre avrebbero chiesto ancora una volta il loro pedaggio. - Tempi duri per chi credeva che l’amore potesse essere tutto – disse a se stesso.

 

Los Angeles

 

cala l'oscurità e la città risplende come un faro.

Tutti ne sono attratti.

Persone e anche altre creature.

Arrivano qui per vari motivi.

Vuoi sapere il mio?

il più banale di tutti...

ha a che fare con una ragazza.

 

*****  *****  *****

 

Lui aveva perso la cognizione del tempo. Era totalmente in balia del suo dolore. Non riuscì ad opporre la ben che minima resistenza. Quel dolore era entrato dentro come nebbia sottile e non c’era più nulla che potesse fermarlo. Non era servito a nulla riordinare le sue cose, per sentirsi a casa. La sua casa era Lei. Solo Lei, null’altro che lei.

 

Sentì ancora il demone dentro sé.

Ruggiva di voluttuosa gioia, sentiva che la prigione in cui lui lo aveva confinato si stava indebolendo. Angel si stava allontanando pericolosamente dalla luce.

 

- Ah quella cacciatrice è davvero in gamba. Quando sarò di nuovo libero, dovrò ricordarmi di ringraziarla. Lei mi ha fatto sentire un essere umano e questa non è certo una cosa che si può perdonare. E’ riuscita ad arrivare a me già una volta, e come lo ha fatto? Con l’amore. C’è nulla di più schifoso e ammorbante dell’amore? Assolutamente geniale cara Buff. Neanche la mia dolce Sire avrebbe saputo fare di meglio. Una vera professionista. Beh magari un po’ inesperta, ma è ancora così giovane. Sono certo che con gli anni supererà in bravura anche la mia Darla, lei che professionista lo era per davvero. E devo anche ricordarmi di ringraziarla per avermi spedito all’inferno. Ahhh non vedo l’ora. Non appena mi sarò sbarazzato di questa stupida anima... presto, molto presto ci rivedremmo Buff. Sento ancora il sapore del tuo sangue sulle mie labbra e accidenti, prima d’ora mai sangue fu così dolce. Un nettare dolcissimo… come fosse ambrosia. Anche soulboy qui, è quasi impazzito e non può negare che gli è rimasto addosso un certo desiderio di lei… Ho sentito chiaramente gli spasmi dell’ estasi. Anche se è così stupido da non volerlo ammettere. Ma a me non può mentire, lui sa che io so. Stupido maledetto. Avrebbe potuto farle bere il NOSTRO sangue e lei ora sarebbe con NOI, qui adesso… e invece no. Lui cosa ha fatto? Lui l’ha portata in quello stupido ospedale, e poi ha lasciato Sunnydale. E’ scappato, come ha sempre fatto!!! Maledetto vigliacco.e adesso cosa fa? Piange sul latte versato? Ehm, sul sangue… volevo dire sul sangue versato. Adesso si tortura con tutti quei maledetti sensi di colpa. Dio che strazio, è insopportabile tutto questo piagnucolare. Questo è peggio dell’inferno! Un po’ di pietà per questo povero demone no eh? -

 

Angelus stava diventando più forte e Angel lo sapeva ma ora lui era debole e stremato. Oltre al dolore della solitudine, sentiva che non voleva più lottare, non c’era più una cosa che sentisse “giusta”. Perché quel maledetto cantastorie lo aveva illuso dicendogli che anche per lui c’era un posto in questo mondo? Perché si era preso gioco di lui?

Perché aveva creduto che i poteri superiori lo stessero aiutando?

Perché avrebbero dovuto farlo? Aiutare chi? lui? Un vampiro? 

Perché gli avevano fatto vedere la luce per poi togliergliela subito dopo?

 

- Io non sono un essere umano, non lo sarò mai più.

Come ho potuto mischiarmi con loro?

Come ho potuto pensare di poter essere come loro?

Come ho potuto pensare di poter essere amato da lei?

Come ho potuto pensare di poterla amare? –

 

…pensieri carichi di risentimento, si affollavano caoticamente nella sua mente …e lo spettro del senso di fallimento diventava man mano più corporeo

 

- Ho sconvolto la sua vita, non avrei dovuto avvicinarmi cosi tanto, dovevo solo aiutarla nella sua missione e invece sono andato molto oltre. Avrei dovuto capirlo da subito che era rischioso. Io appartengo alle tenebre e a quelli come me, non è concesso avvicinarsi troppo alla luce, si rischia di bruciare, di restarne abbagliati. Ecco cosa sono stato. Un cieco, solo un cieco irrimediabilmente abbagliato dalla sua luce. Le ho fatto del male, io che  amandola l’ho condannata alla sofferenza. Non meritava questo. 

Non succederà mai più.

Non avvicinerò mai più nessun essere umano –

 

Adesso stava urlando e tutto il dolore di quelle ultime settimane tenuto dentro a forza, uscì con feroce violenza. Il dolore che sentiva non era per se stesso, ma per lei.

Sapeva che la stava condannando ad una  vita di rimpianti, perché era consapevole di quanto lei lo amasse e sapeva che non avrebbe mai dimenticato. Lo sapeva con ogni fibra del suo essere, perché lo sentiva dentro, nonostante la distanza, lui la sentiva ancora così tanto vicina. Questa consapevolezza lo faceva impazzire, e faceva molto male.

 

Era un dolore sordo e profondo, continuo e persistente.

 

Non conosceva alcun modo per sfuggirgli.

O meglio, forse un modo lo conosceva, anche se non era una cosa duratura e anche se il dolore non cessava mai del tutto, ma almeno per un po’, smetteva di fare così tanto male.

 

Prese la giacca e si avviò verso l’ascensore, doveva uscire da quella stanza subito.

 

La sua vita era in pericolo come forse non  lo era mai stata prima.

Si sentiva più simile a Liam adesso, e Angelus non gli dava un attimo di tregua.

Da quando era arrivato in città, gironzolava spesso per locali.

In cerca di qualcosa? come forse avrebbe fatto Liam.

In cerca di qualcuno? come forse avrebbe fatto Angelus.

 

Lui, Angel non cercava più niente e nessuno, tutto quello che avrebbe voluto non era lì, non poteva essere lì. E così si ritrovo spesso, in quegli ultimi giorni, seppur non in modo totalmente consapevole, ad assecondare le richieste interiori dell’uomo che era stato e del demone che era diventato. Non riusciva più a opporre resistenza ai bisogni autodistruttivi di Liam, né ai malvagi istinti di Angelus. A Los Angeles certo non mancavano i locali notturni, che non erano poi così dissimili dalle taverne in cui bazzicava Liam, quando giovane ventenne, pieno di rabbia contro il padre, cercava alcool e donne in bettole di infime ordine.

 

Anche adesso, come allora, finiva ogni notte allo stesso modo.

Whisky, tanto whisky, rigorosamente irlandese.

 

Così tanto fino a stordirsi.

Così tanto fino a morirne, se solo fosse stato umano.

Così tanto per acquietare la solitudine.

Così tanto per uccidere il ricordo di quello sguardo carico di dolore, intravisto tra la nebbia.

La stessa maledetta nebbia che sentiva dentro sé, proprio adesso.

 

Sapeva perché Angelus stava diventando così insistente. Lo sapeva benissimo. Lo sentiva molto più vicino alla superficie, e ne conosceva il motivo. Il sangue della cacciatrice che ancora scorreva dentro lui, lo aveva risvegliato, ecco perché stava lottando per uscire. Angel lo sentiva nonostante l’anima. Dopo aver assaggiato il suo sangue, non poteva escludere che fosse riemerso e più di una volta era stato tentato dal bisogno di mordere qualche ignara vittima che incontrava nel suo solitario girovagare per la città. Se non lo aveva ancora fatto, era solo perché Angel, seppur debolmente, era ancora in grado di tenere per le briglie le richieste del suo demone. Ma per quanto tempo ancora sarebbe riuscito a mantenere il controllo? Non lo sapeva e quel che era peggio, non gli importava di saperlo.

Non gli importava più di niente, o almeno questo era quello che andava dicendo a se stesso. Intanto gli era già capitato di salvare qualche persona dall’aggressione di alcuni vampiri, e questo lo faceva sentire meglio. Dopo aver polverizzato un vampiro, sentiva Buffy molto più vicina, ma, ad ogni modo, era solo un momentaneo sollievo ed era comunque un circolo vizioso. Più la sentiva vicina, più le mancava e più le mancava più si perdeva tra i fantasmi della sua complicata vita passata.

 

E allora beveva, come aveva fatto Liam.

Più sentiva Angelus e più beveva per sfuggirgli.

Esattamente come faceva Liam, quando anche lui, per scappare dai suoi demoni, passava le notti nelle bettole di Galway a cercare amore  e calore nel letto di qualche sconosciuta.

Sorrise a se stesso… un sorriso amaro…

E’ proprio vero, certe cose non cambiano mai.

 

*****  *****  *****

 

- Certe cose non cambiano mai, o certe persone –

 

disse Willow, gesticolando animatamente per richiamare l’attenzione di Buffy e intanto guardava verso il palco del Bronze, dove Oz si stava esibendo con il suo gruppo e le sorrideva.

 

- Cordelia e Xander non hanno fatto altro che rimbeccarsi tutto il tempo, è stata una cosa davvero snervante. Non ti sei persa proprio nulla a non venire con noi sai? –

 

Buffy la fissava, ma dallo sguardo si poteva capire che non la vedeva realmente. I suoi occhi erano fissi su un punto indefinito del viso di Willow ed erano paurosamente spalancati.

 

- Buffy? Mi stai ascoltando? ci sei? cosa hai fatto ogg… –

- A n g e l –

- …oltre a pensare ad Angel, intendo -

- Cosa? Oh si Willow ti stavo ascoltando. Cordelia cosa? Il mare? è stato snervante? –

- Buffy, va tutto bene? no, certo che no… non va per nulla bene. Che domanda stupida –

- No Willow, è solo che… lui… lui… o mio dio… Angel… lui è… Willow… lui è in pericolo –

 

- Lui chi? – disse Xander, arrivando con in mano una bibita, - chi è in pericolo? –

- ma che domande fai? Chi pensi che sia il lui in pericolo? – disse Cordelia, sedendogli accanto

- oh no, non è tornato vero? non doveva sparire per sempre? non ditemi che è di nuovo qui –

- Xander, adesso smettila… per favore – Willow era infastidita dal comportamento dell’amico.

- adesso smettila? NO adesso mi ascoltate invece. Avete già dimenticato tutti quello che… -

- Xander, per fa.vo.re – Willow adesso era davvero seccata.

- pochi giorni fa, si è nutrito del sangue di Buffy SOLO perché era in pericolo, Lo ricordate? –

- Si lo ricordiamo Xander… e dopo l’ha pure lasciata… è sparito… di nuovo – fece eco Cordelia.

- ha fatto la cosa più giusta che potesse fare… andarsene per sempre – concluse Xander.

 

A quelle parole, Buffy si senti morire, e le lacrime minacciavano di uscire ancora una volta. Come era possibile tanta superficialità e tanto livore nei confronti di Angel? perché tanta cecità e pregiudizio verso l’essere più dolce che lei avesse mai conosciuto? e come poteva spiegare a Xander e Cordelia, ma anche a Willow e Giles, che Angel non le avrebbe mai fatto del male? Come poteva far comprendere loro, che quello era stato un momento così intimo e che li aveva uniti ancora di più?. Come poteva dire loro, che nello sguardo silenzioso di lui, avvolto in quella stramaledetta nebbia, vi aveva letto il più straziante e il più dolce degli addii?

 

Ti porto con me… devo andare adesso… ma ti porto con me, dentro me, insieme per sempre.

 

Questo era quello che il suo cuore aveva letto nei sui occhi e nella sua anima. Una parte di lei, stava partendo con lui. Ovunque stesse andando, lei era con lui… e la portava via con sé. Per questo non avevano pianto. Entrambi sentivano di essere comunque insieme, indivisibili, così come era sempre stato. Uniti da una forza invisibile, ma che per loro era reale e concreta.

 

Sentì qualcuno che le sfiorava il braccio, era Willow che preoccupata la richiamava al presente.

 

- non stare ad ascoltare quei due, credo che vogliano solo dire che sono preoccupati per te –

- devo andare adesso… non riesco a stare qui, mi manca l’aria, scusate… devo andare  -

- lascia perdere quello che ha detto Cordelia, sappiamo bene perché è andato via, non certo… -

- voi lo sapete? davvero? e allora dimmi Willow… perché è andato via? dimmi tu il perché –

 

Stava perdendo il controllo e adesso voleva urlare tutta la sua rabbia.

 

- lui… non voleva… anzi credo che ad un certo punto avesse anche cambiato idea sai? –

 

Willow cercava di tranquillizzarla, ma con scarsi risultati.

 

- che cosa? aveva cambiato idea? quando? perché io non ne so nulla? –

- credo che… quando stava male… pensando che fossi tu, ha detto delle cose durante il delirio -

- ha detto delle… Willow cosa ha detto Angel? e perché non me ne hai parlato prima? –

- stava delirando Buffy, ma ha detto qualcosa sul fatto che non poteva lasciarti e che… -

- non poteva lasciarmi… ha detto questo? – la voce di Buffy era ormai solo un sussurro

- credeva che non ti avrebbe più rivista, e… -

- e… ? – Buffy voleva sapere… ci aveva ripensato? e a lei non aveva detto nulla?

- non ti posso lasciare… ho sbagliato… ho bisogno di te. Ecco più o meno ha detto questo…ma -

- ma cosa? per favore Willow, cos’ altro ha detto? e perché lo dici solo adesso? –

- ma era prima che bevesse da te, credo che… che forse… forse era spaventato Buffy, forse… -

 

- spaventato ? oppure? per salvare se stesso, NON ha quasi ucciso la donna che dice di am…? -

- Xander, adesso BASTA!!! finiscila – lo interruppe Willow in modo autoritario.

 

- Willow? cosa vuol dire “prima che bevesse da te” non capisco… cosa stai cercando di dirmi? -

- Buffy, non sto cercando di dirti niente… è solo un mio pensiero, ma forse… forse se non… -

- se non… cosa? se lo avessi lasciato morire non sarebbe andato via? e questo che vuoi dire? –

- Buf… Buffy – Willow era intimidita dalla sua aggressività e si sentiva in colpa per aver taciuto.

 

Buffy era delusa e arrabbiata. I commenti sarcastici e superficiali di Xander e Cordelia la ferivano nel profondo e adesso scopriva che anche Willow, forse, non le era più così vicina come invece credeva che fosse. Angel le aveva detto delle cose così importanti e lei non aveva ritenuto necessario informarla… si sentiva tradita e sentiva di essere sempre più sola e sapeva anche che i suoi “amici” non avrebbero mai capito. Adesso più che mai, aveva un disperato bisogno di Angel… solo lui avrebbe potuto capire quello che sentiva dentro. Non avrebbe potuto fare affidamento neppure sul signor Giles. Anche lui non era riuscito a nascondere il sollievo che provò, nel sapere che Angel era andato via. Buffy capiva le motivazioni di Giles, come capiva Willow, Xander e Cordelia… ma poteva considerarli amici? Lei riusciva a comprendere, ma loro? loro comprendevano lei?. No, era certa di no. Si sentiva morire dentro e il senso di profonda solitudine che si stava facendo strada dentro lei, pesava come un macigno… e come doveva sentirsi Angel? Lui che solo lo era davvero? Certo lei ora si sentiva persa, ma almeno aveva ancora sua madre vicino, ma Angel? Chi avrebbe aiutato Angel?

Sentii la sua voce risuonare dentro lei e un ricordo si fece  strada nella sua mente…

 

La solitudine è la cosa più spaventosa che ci sia, Buffy

 

…solamente adesso riusciva a capire totalmente il peso delle sue parole, e pensò a quante altre volte Angel doveva essersi sentito così solo, solo come adesso. Comprese anche che, pensare di andar via, non era stata una sua decisione, non completamente almeno. Chi sceglierebbe volontariamente la solitudine? capì che loro non avevano mai avuto un altra scelta, anche se lui aveva deciso senza di lei. Quanto difficile era stato per lui, dirle quelle cose in quella maledetta fogna?

 

- Willow, per favore.. puoi ripetere esattamente quello che ha detto Angel? –

- Buffy… ma ha che serve adesso? Perché torturarsi ancora? capisci perché ho taciuto? io… -

- Willow!!! –

- ok… ok… esattamente… ha detto…cioè più o meno… qualcosa come… ha detto… -

- Wi.ll.ow ! …cosa ha detto esa.tta.men.te? -

- credevo che non ti avrei più rivista, non ti posso lasciare… ho sbagliato… ho bisogno di te. –

- non ti posso lasciare… ho sbagliato… ho bisogno di te – Buffy ripeté le ultime parole di Willow

- si, ha detto proprio così. Buffy… come dicevo prima… lui non... – Willow era molto a disagio.

- ha bisogno di me… adesso in questo momento, lui ha bisogno di me, è in pericolo e… -

 

…e c’era anche quello strano sogno, - oddio lo avevo quasi dimenticato – pensò,

ma non poteva parlarne con loro e neppure con Giles. Non sapeva perché, ma sapeva che non poteva parlare con nessuno del sogno. I sensi  di cacciatrice le dicevano che doveva tacere.

Si alzò come se fosse in trance e si diresse verso l’uscita, salutando appena gli amici che la guardavano come se avessero visto un fantasma.

 

Xander scattò in piedi… era furioso

 

- non può… non può fare così… ogni volta che c’è di mezzo lui.. dio quanto non lo sopport… -

 

Anche Willow si alzò e ora lo fronteggiava a viso aperto. Era molto arrabbiata e quasi urlò

 

- Xander, chiudi quella bocca, non voglio più sentirti, ok? Neanche un fiato… abbiamo già fatto danni abbastanza per oggi. Ma proprio non riesci a vedere che è a pezzi? L’abbiamo ferita, tutti noi e ora sono preoccupatissima, chissà cosa voleva dire con “Angel è in pericolo” ? e se lo fosse davvero? Come possiamo aiutarlo? Come possiamo aiutare Buffy? -

 

- Aiutarlo? Willow, Angel è abbastanza cresciuto, non credo che non sappia cavarsela senza Buffy, insomma voglio dire, è vissuto per oltre duecento anni senza lei, non trovi? E anche Buffy, non ha bisogno del nostro aiuto, anche lei è una tosta. Alla fine se la caverà anche lei. -

 

- non lo so Cordelia, quello che so e che Buffy sembrava molto spaventata, e credo anche che ci stia nascondendo qualcosa, sarà meglio parlarne con Giles domani mattina… e per quanto riguarda Angel… lo so bene che età ha, ma sul fatto che prima di conoscere Buffy, abbia realmente “vissuto”, sinceramente ho qualche dubbio. Da quel poco che mi ha raccontato Buffy su lui.. credo che prima di incontrarla, non se la passasse poi così tanto bene. -

- oh, mi dispiace, davvero… ma non roviniamoci la serata con cose così tristi – squittii Cordelia.

 

Xander si sedette di nuovo, ma si sentiva uno straccio. Sapeva di aver ferito Buffy, ma accidenti lo sapeva solo ora… e solo perché Willow gli aveva fatto notare la cosa. Possibile che lui ci arrivasse sempre dopo? Accidenti adesso aveva anche il diploma, doveva essere più maturo… e comunque di Angel non gli importava proprio nulla, se fosse stato per lui poteva bruciare all’inferno per l’eternità e di certo non avrebbe sentito la sua mancanza… ma con Buffy era tutta un'altra storia. Di lei le importava invece e le voleva molto bene.

Tremò al ricordo di quello che era successo l’anno scorso. Tutta quella storia con Angelus, la morte di Jenny Calendar e di Kendra, le torture a Giles, Willow all’ospedale, la disperazione di Buffy e Willow che arrivò tardi con l’incantesimo che avrebbe ripristinato l’anima di Angel.

Oh si lui aveva omesso di dire a Buffy che l’incantesimo poteva funzionare e che Willow ci stava riprovando. Ma questo era solo un piccolo insignificante particolare, quel demonio meritava questo ed altro. Buffy, beh lei alla fine aveva dovuto uccidere non Angelus, ma Angel e al dolore segui altro dolore. Se allora le avesse detto dell’incantesimo, le cose sarebbero andate diversamente? D’accordo, ok… ok…  forse quello non era solo “un piccolo insignificante particolare” e non era poi così sicuro che Buffy avrebbe compreso il suo punto di vista. Decise che adesso non era il momento giusto per scoprirlo. Se Buffy avesse saputo ora, arrabbiata come era, avrebbe anche potuto ucciderlo… ma accidenti odiava dover mantenere un segreto, lo rendeva sempre così nervoso.

 

Willow si era calmata un pochino e lo chiamò

 

- Xander? c’è qualcosa che non va? dio mio se ti vedessi adesso… hai una faccia!! –

 

- NO!! Willow, non ci provare ok? tanto non te lo dirò mai… eh eh lo so che vorresti sapere, ma non funziona ok? è un segreto e se è un segreto perché devo dirtelo? e se lo dico a te, ORA, che segreto pensi che sia DOPO? non sarebbe più un segreto giusto? quindi Willow, NO ok? –

 

- XANDER ???? – Willow e Cordelia urlarono nello stesso momento.

 

Per quella sera ne aveva abbastanza dell’amico. Willow si alzò velocemente e seccata si avvicinò al palco, dove sperava che Oz avesse finalmente finito di suonare.

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Capitolo 5
*** Capitolo 04 ***


Capitolo 04

 

Intanto Buffy era già arrivata a casa, e non aveva alcuna voglia né di mangiare né di parlare con la madre, voleva solamente correre in camera sua e cercare di decifrare meglio la sensazione di minaccia incombente che aveva avvertito al Bronze. Nel tragitto verso casa, si era fatta sempre più forte ed era ormai certissima che Angel fosse in pericolo. Non riusciva a togliersi dalla mente il pensiero che in qualche modo questo era collegato con lo strano sogno che aveva fatto la notte prima. Chi diavolo erano quei tipi? E cosa volevano da lei?

Cercando di far mente locale, tentò di ricordare i punti salienti del sogno.

 

- Hanno detto di essere gli Oracoli – disse fra sé e sé.

 

Ma questo per lei non aveva alcun significato.

Non li aveva mai sentiti nominare prima, né da Angel né da Giles.

 

Che il suo fosse soltanto uno stupido sogno senza alcun significato mistico?

NO!! Sapeva riconoscere i sogni comuni da quelli mistici e quello aveva tutta l’aria di esserlo. Quegli esseri, gli Oracoli, parlavano di Angel e in passato, ogni sogno che aveva riguardato lui, era sempre di natura mistica e quando sognava lui, era perché Angel era in pericolo e… aveva bisogno di lei. Ricordava bene i sogni terrificanti che faceva quando lui era confinato all’inferno.

Era stato appena lo scorso anno.

 

D’accordo, d’accordo. NON sempre i sogni che riguardavano Angel era di natura mistica. A volte era sogni normali… beh non proprio normali… uff insomma si, erano sogni normali di una ragazza normale, che sognava il suo ragazzo normale, dove ogni volta, normalmente, facevano l’amore e lui, ogni volta si svegliava accanto a lei, ed era proprio lui… era Angel, non Angelus.

 

 - Eh no Buffy, ho paura che in tutto questo ragionamento, ci sia qualcosa di sbagliato e ho il vago sospetto che l’errore sia come dire, di ordine semantico, è quella parola che stona un po’-

 

Disse a se stessa

 

- Normale? –

 

quando si trattava di lei e Angel, quella parola doveva essere cancellata dal loro vocabolario.

 

– …e comunque quand’ è che ho incominciato a parlare così difficile? "di ordine semantico” ? sto troppo tempo con Giles e Willow, questa è la verità. Oddio devo concentrarmi sul sogno -

 

Entrando a casa si accorse, quasi con sollievo che la madre non era lì. In cucina trovò, accanto alle istruzioni per la cena, un piccolo messaggio che le diceva che sua madre si era trattenuta in non so quale riunione per qualcosa che riguardava la galleria d’arte. Diede uno sguardo distratto al cibo pronto sul tavolo, ma non si trattenne a lungo. Corse invece in camera sua e sdraiandosi sul letto, accarezzò distrattamente la croce che portava al collo.

 

Fu come una folgorazione.

 

Non poteva stare più lì, non poteva neppure stare con gli amici, non poteva stare in nessun luogo se per questo e non poteva non pensare ad Angel. Non poteva e non voleva. L’unica cosa che voleva era sentirlo vicino e sapeva dove poteva farlo. Sembrò improvvisamente rianimarsi, come fosse rinata a nuova vita.

Dopo aver preso il necessario per la notte, scese velocemente le scale, e prima di uscire di nuovo di casa, scrisse una piccola nota per sua madre.

 

Dormo da Willow.

Credo che mangerò qualcosa lì.

Non preoccuparti.

Ci vediamo domattina.

Dolce notte.

 

Buffy

 

Si lo sapeva che era una bugia, ma al momento non le veniva in mente null’altro da dire a sua madre e non voleva che lei si preoccupasse inutilmente. Era così strana da quando era tornata da Los Angeles e non voleva darle altri pensieri …e comunque

 

Perché non ci aveva pensato prima?

 

Era rimasta tutto quel tempo al Bronze con gli “amici” ad ascoltare le loro cattiverie, quando invece l’unico posto in cui avrebbe trovato un po’ di pace era ben lontano dal chiasso assordante di quel locale.

 

Si sentiva un po’ in colpa verso Willow, Xander e Cordelia, ma al momento li sentiva molto distanti… forse si sbagliava su loro. Anzi, sicuramente si sbagliava. Era lei ad essere distante.

Sapeva che le volevano bene e lei ne voleva a loro, …ma si anche a Cordelia, in fondo, molto in fondo voleva bene anche a lei. Ridacchiò a quella piccola cattiveria… non odiava Cordelia, e apprezzava molto la sua sincerità. Magari a volte era una schiettezza un po’ caustica, come lo era stata stasera, ma nessuno è perfetto …e comunque non è che fossero proprio amiche.

Xander, si anche lui a modo suo voleva proteggerla, ma non riusciva a capire (ci sarebbe mai riuscito?) che sentirlo parlare di Angel in quel modo la feriva profondamente? e inoltre non era del tutto sicura che il suo giudizio su Angel non fosse offuscato da qualche altro sentimento, magari un po’ meno nobile, magari la gelosia. Con Willow invece le cose erano diverse, e ora con lei era davvero in collera… avrebbe dovuto dirle tutte quelle cose… PRIMA. Certo capiva che se non lo aveva fatto era solo perché voleva evitare di ferirla ancora di più, ma il fatto che lei capisse non la aiutava molto. Era molto delusa dal suo comportamento e si sentiva tradita.

Ad ogni modo, al momento non sopportava la loro presenza, non sopportava la presenza di nessuno a dire il vero. Neanche di Giles né di sua madre. Tutti loro, chi più chi meno, erano stati felici che Angel fosse partito. Magari per motivi diversi, ma questo non cambiava le cose. Lei li sentiva ostili. Xander e Cordelia lo manifestavano apertamente e gli altri lo pensavano senza dirglielo. E lei, ora più che mai, aveva invece bisogno di sentirsi compresa, almeno un po’ e invece doveva far finta che tutto stesse andando bene. Non che ci riuscisse, e stasera al Bronze aveva fallito miseramente. Non era riuscita a nascondere la sua malinconia e quasi piangeva davanti a loro. Era stata troppo aggressiva con Willow, e lei non lo meritava di certo. Ma era stanca di questa strana mania che ultimamente sembrava aver preso un po’ tutti quanti. Volevano proteggere ad ogni costo. Tutti sembravano saperla più lunga di lei sul suo conto e tutti “parlavano e agivano per il suo bene”, almeno così dicevano. Peccato però che lei non venisse mai interpelata. Nessuno di loro, si era mai preso veramente la briga di chiederle cosa realmente lei volesse e cosa era importante per il suo bene. Nessuno, neppure Angel, anzi lui sembrava essere il leader maximo della gloriosa missione “agire per il bene di Buffy”.

 

Si riscosse per un attimo da quei pensieri. Doveva stare concentrata adesso. Sentiva che stava per accadere qualcosa di importante, lo percepiva nell’aria e doveva restare lucida e calma. Qualunque cosa stesse per succedere, doveva cavarsela da sola. Sentiva che era qualcosa che riguardava lei e Angel. Sentiva che c’era in ballo il loro futuro, qualunque esso dovesse essere. Un futuro in cui loro non sarebbero stati insieme, ma la posta in gioco era alta. Non poteva coinvolgere gli altri, non c’era nessun mondo da salvare adesso, nessuna apocalisse imminente in arrivo. No! questa era una cosa sua personale, sua e di Angel, gli altri non centravano nulla. Non poteva contare su nessuno. come sempre del resto, non era stato sempre così? 

 

Beh non sempre.

Non quando aveva Angel vicino.

 

Quante volte, anche attraverso i suoi silenzi, le aveva urlato il suo amore?

Sempre. Era sempre stato così fra loro due.

Totale e reciproca comprensione, senza bisogno di parlare o di spiegare o di giustificare.

Certo capitava anche di litigare… ma durava sempre pochissimo.

E lui la ascoltava sempre, la ascoltava davvero, non faceva solo finta di farlo. La ascoltava con attenzione e con infinita pazienza, sempre presente e sempre pronto a darle forza, e capiva… capiva anche quello che non lei non riusciva a dire con le parole.

Anche per lei era così, era la stessa identica cosa.

La stessa comprensione, lo stesso sentirsi al di là di tutto.

Angel non era certo un chiacchierone e di lui, ancora oggi, non conosceva molte cose.

Lui non amava parlare di se stesso, ma lei sapeva, nonostante tutto, lei sapeva molte cose del suo angelo e conosceva il dolore e la solitudine a cui si era autocondannato, dopo che era stato maledetto, così come poteva intuire l’uomo che era stato.

Ma soprattutto conosceva la sua immensa capacità di amare.

Conosceva la sua anima, profondamente. Meglio di chiunque altro.

A cosa servivano le parole, quando loro riuscivano a comunicare attraverso il semplice sfiorarsi delle dita …e quanto diceva di loro, lo scambio di un semplice sguardo?

Le parole erano inutili e a volte servivano solo per ferire l’altro.

Si avevano fatto anche quello, soprattutto negli ultimi giorni, prima del ballo di fine corso.

Quel ferirsi con le parole però, non era in sintonia né con il loro occhi, né con le loro anime.

Quando l’eco delle parole che ferivano si affievoliva, allora era reciproca e totale comprensione.

Era semplicemente Amore.

 

- Tutta la sera al Bronze a perdermi dietro a parole stupide, quando invece potevo essere qui da subito… che stupida, dio a volte sono davvero stupida. -

 

Perché non ci aveva pensato prima?

 

Anche se quegli esseri del sogno, avevano detto qualcosa circa il doversi “dimenticare”

l’uno dell’altro, lei non lo voleva affatto. Lei invece voleva ricordare tutto di loro. E per questo avrebbe anche lottato, se fosse stato necessario. NO!!! Nessuno doveva interferire su questo.

Buffy non era famosa perché faceva sempre le cose a modo suo? – al diavolo il sogno – pensò.

Camminando velocemente, lei stava andando proprio nell’unico luogo al mondo, in cui invece la memoria di lui l’avrebbe avvolta come una calda e protettiva coperta.

 

Stava andando a casa di Angel.

Avrebbe passato lì la notte.

 

Con lui.

 

Sentiva un po’ di tensione però. Aveva la sensazione di essere spiata. Forse qualcuno la stava seguendo? Si fermò per ascoltare meglio, ma niente, nessun rumore insolito. Però c’era qualcosa che non andava, c’era troppo silenzio. Decise che al momento non era importante e continuò a camminare con passo svelto. Qualunque cosa fosse, o demone o vampiro o chissà quale altra diavoleria, lei avrebbe saputo come difendersi. Era pur sempre la cacciatrice.

 

Arrivando in prossimità della magione ebbe un tuffo al cuore.

Non era più così sicura che quella fosse una buona idea.

Si fermò per un attimo ad osservare da lontano.

A qualche ignaro passante, quel luogo avrebbe potuto mettere anche un po’ di paura.

La magione si ergeva silenziosa in tutta la sua oscura imponenza.

Si, a qualcuno poteva anche mettere un po’ paura.

 

Ma non a lei.

Lei lì si sentiva a casa.

Quella era la loro casa.

Sua e di Angel.

 

Sentii una strana e inaspettata gioia a quel pensiero.

Questo era un altro regalo di Angel.

La gioia che stava provando in quel momento era un suo dono.

 

Dio, lo amava così tanto! E le mancava più dell’aria.

 

Percorse velocemente l’ultimo tratto che la separava da lui.

Arrivando in prossimità del terreno che circondava la magione, rallentò il passo e discese lentamente i pochi gradini che conducevano verso il giardino.

 

Si sedette nella panchina di pietra, per riprendere fiato e riordinare i pensieri. Chiuse gli occhi e respirò profondamente. L’odore del gelsomino si mescolava a quella della menta e del rosmarino e creava un insieme assolutamente unico. Quelle dolci fragranze erano rilassanti e senti che la tensione accumulata nelle ultime ore, stava lentamente scivolando via. Si sedette meglio, cercando di essere consapevole della propria postura e tentò di sincronizzare il respiro con i battiti del suo cuore. Era un esercizio di meditazione che le aveva insegnato Angel e che lui aveva appreso dai “maestri dello spirito”, in uno dei suoi tanti viaggi nei paesi asiatici. Questo specifico esercizio, serviva per mettere in sintonia fra loro le varie funzioni corporee in un tutto armonico. Angel le aveva spiegato che bisognava partire sempre dal corporeo, per poi passare allo stato psichico e infine alla dimensione spirituale. Le aveva detto che ogni essere vivente in realtà era un essere tridimensionale e che fra queste tre dimensioni “dell’ essere” doveva esserci come un osmosi. Corpo-psiche-anima, dovevano comunicare fra loro e ognuna di esse doveva essere consapevole dell’esistenza dell’altra. Nessuna delle parti doveva prevalere e per poter arrivare ad uno stato di benessere totale, si doveva sperimentare l’armonia del “tutto unico e indivisibile”. L’ Unità come la chiamava lui.

Da Angel aveva imparato tantissime cose di cui Giles non sospettava neppure l’esistenza, nonostante tutti i libri che ingurgitava voracemente ogni giorno, certe cose non le conosceva.

Non era strano che un vampiro che non possedeva né battito cardiaco né tanto meno poteva respirare, avesse insegnato a lei tutto sulla respirazione e sul controllo del suo cuore? No non era strano affatto e sul controllo del suo “cuore”, Angel ne sapeva più di chiunque altro al mondo. Lo possedeva completamente ed era anche l’unico essere nell’ intero universo che avesse il potere di spezzarlo in mille pezzi, come aveva anche il potere immenso di poterlo guarire in un batter di ciglia. Lei naturalmente aveva lo stesso potere su di lui. Riusciva a ferirlo come nessun altra al mondo, e riusciva altrettanto velocemente a portarlo nelle vette più alte dell’ umana esistenza. Lui che uomo non era più. Con lei volava alto.

 

Lentamente riapri gli occhi e si alzò dalla panca.

Il freddo della notte stava diventando fastidioso.

Spostando le pesanti tende scure, che separano l’ingresso della casa dal giardino, decise di entrare e con un po’ di riluttanza si avviò verso l’interno.

 

Per un attimo le si fermò il cuore.

 

Chiuse gli occhi lentamente e respirò profondamente.

Un sorriso sulle sue labbra e la pace nel cuore.

Il suo odore era ovunque, la sua presenza era una cosa tangibile e reale.

Quasi tattile. Lui era lì

 

Riaprendo gli occhi, notò subito il disordine che regnava ovunque.

Ne fu stupita. A differenza di lei, Angel era sempre stato un tipo “ossessivamente ordinato” e spesso in passato, si era divertiva a portare un po’ di scompiglio fra le sue cose. La divertiva lo sguardo di disappunto di lui e le piacevano da morire quelle piccole rughe che si formavano ai lati dei suoi occhi, ogni volta che la guardava in quel modo. Poi arrivava il suo largo sorriso… quando lui capiva che era solo un gioco e attirandola a sé la abbracciava dolcemente.

 

- Mi piace sconvolgere un po’ la tua vita -

- Non c’è bisogno di buttare all’aria i libri Buffy, tu riesci sempre a sconvolgere la mia vita

 

…e allora ridevano come bambini, e mentre il mondo intorno a loro spariva,

le loro labbra si univano con bruciante passione, come se non esistesse domani.

 

Alcuni libri erano sparsi per terra. Notò che ne mancavano parecchi. Sorrise.

Niente e nessuno poteva separare Angel dai sui amati libri.

– Gli ha portati con sé. Preziosi e silenziosi amici. Ha sempre definito così i sui libri –

Chinandosi, sistemò quei pochi rimasti nel vicino scafale.

– Non devono rovinarsi, alcuni sono molto antichi e altri sono dei volumi unici. –

 

Sul grande letto, maglioni e altri indumenti lasciati lì disordinatamente.

– Ha lasciato qui molte cose, praticamente quasi tutto… come se… quasi come se… contasse di tornare. Oppure aveva semplicemente fretta di partire e non è stato lì a perdere tempo con le valigie. La corrente elettrica funziona ancora, quindi non ha disdetto il contratto –

 

Si diresse verso il bagno

- Anche l’acqua calda c’è ancora –

 

Tornò nell’altro locale e cominciò a sistemare i maglioni. Si muoveva velocemente e per la prima volta dalla sera in cui Angel era partito, sentiva un po’ di pace nel suo cuore. Le piaceva molto stare fra le sue cose, nella loro casa e al momento non vi avrebbe rinunciato per nulla al mondo. Avrebbe potuto essere devastante stare lì, in quella casa piena di ricordi, ma per lei non era affatto così. Accarezzare le sue cose, sentire il suo odore ovunque, percepire la sua presenza come se lui fosse lì realmente, la rasserenava profondamente ed era quello di cui aveva bisogno adesso. Serenità. Silenzio. Comprensione. Amore. ANGEL.

Si, in poche parole, aveva bisogno di Lui …e lì poteva sentirlo vicino.

 

- …e io dovrei dimenticare tutto questo? Ma neanche per sogno, neanche fra mille anni. Miei cari Oracoli sarete pure degli esseri “divini”, ma io sono Buffy e se mai dovessi rivedervi, vi dirò chiaramente, cosa penso dei vostri divini piani, …e detto fra noi, senza offesa eh? Ma non siete neppure umani, che ne sapete voi dell’amore? –

 

Si sentiva meglio rispetto a qualche ora fa. Forte e determinata a non cedere a chicchessia.

 

 - …e poi mica sono così sicura che siano “i buoni”. Da quel che ne so potrebbero essere addirittura malvagi o comunque appartenere alle forze del male, e solo dio sa quante volte hanno provato ad interferire con le nostre vite. -

 

“Devi liberarlo dal peso del tuo ricordo o le tenebre lo avvolgeranno ancora una volta”.

“Se davvero lo ami devi renderlo Libero o lo dannerai per sempre”

 

- …e non credo neppure che Angel sia in pericolo per questo. Qualcosa di quel sogno, mi dice che non devo fidarmi di loro. Il peso del mio ricordo eh? Non credo che il ricordare di noi lo condurrà alle tenebre o lo dannerà. Sarà doloroso, insopportabile, certo, e lo sarà per entrambi, ma noi siamo più forti di loro… lo siamo sempre stati…  

 

Come ebbe finito di sistemare le ultime cose di Angel nell’armadio, dentro un cassetto notò un foglietto, lo raccolse e vide che era una specie di ricevuta o uno scontrino o altro…

 

- un falegname? Angel ha chiamato un falegname? E perché mai?- decise che non era poi così importante, non più almeno. Ripose il foglio nel cassetto e si guardò ancora in giro.

 

– qui manca qualcosa –

 

Sorrise.

 

- Uno specchio e una cassettiera. D’accordo, d’accordo in quell’armadio c’è spazio sufficiente anche per le mie cose adesso

 

Spostando le coperte, si tolse i vestiti e mise su un vecchio maglione di Angel. L’ aveva usato anche altre volte prima di allora, era comodo …e odorava di lui.

 

- ok, niente cassettiera, ma lo specchio si –

 

Sorridendo si infilò fra le coperte e si addormentò quasi subito.

 

*****  *****  *****

 

- Ehi amico, il nostro vampiro è un tipo davvero strano sai? -

- Che cosa sta facendo? Dove è adesso? -

- E’ davanti ad un edificio, ad osservare non so cosa. -

- Non farti vedere, stai attento. Ricorda quello che ti ho detto. –

- Perché se ne sta lì immobile come una statua? -

- Riesci a vedere che posto è? -

- Si! È una scuola. La Hemery High School. Che ci fa qui a quest’ora?

Dall’altra parte del telefono ci fu un lungo silenzio.

 

- Sei ancora li amico? -

- Sta cadendo a pezzi -

- Non capisco -

- Devo agire in fretta –

- Stai cominciando a spaventarmi. Cosa sta succedendo? -

- E’ tornato laddove tutto è cominciato. Questo è un buon segno, ma… -

- Ok non ho capito molto. “Dovetuttoècominciato” cosa? …e comunque tu come fai a saperlo?

- Lo so perché io ero lì -

- Dove sei adesso?

- Sunnydale

Il telefono tacque, la conversazione era terminata. Il giovane demone riportò la sua attenzione verso il vampiro. Per la prima volta poté vedere chiaramente il suo volto. Il profilo austero, quasi ieratico, era illuminato dalla luna e sembrava che pregasse.

– Beh se un vampiro potesse farlo – pensò

C’era qualcosa nel suo portamento che lo rendeva straordinariamente regale e incuteva un reverenziale timore. Non aveva paura di lui, non era questo. Si sentiva a disagio nello stare lì a spiare di nascosto quell’uomo. Aveva quasi la sensazione che stesse profanando un tempio sacro. Era un momento intimo quello, lo percepiva benissimo e la presenza di spettatori non richiesti era alquanto inopportuna. Si il vampiro pareva proprio che pregasse …e non solo. Quello a cui stava assistendo in quel momento, lo scosse profondamente e arrivo fin dentro la sua anima. Il vampiro stava piangendo. Silenziosamente. Dal suo punto d’osservazione e con il favore della luna che illuminava quel volto, poteva vedere le lacrime che scivolavano giù per gli zigomi e provò una profonda pena per lui. Whistler aveva ragione.

– E’ completamente solo -

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Capitolo 6
*** Capitolo 05 ***


Capitolo 05

 

Aveva sentito la presenza di qualcuno nascosto nell’ombra, era proprio lì a pochi passi da lui. Non gli interessava sapere chi fosse o cosa volesse, non subito almeno. Decise di fingere di non essersi accorto di lui, avrebbe scoperto più tardi perché lo stesse seguendo fin da quando era uscito di casa, ma non ORA. Era sicuramente un demone, Angel poteva percepirlo dal suo odore. Era in grado di distinguere la differenza fra un umano ed un demone. Faceva parte del pacchetto regalo che le aveva dato Darla, quando con il suo morso aveva infettato il corpo di Liam e l’anima era stata annientata dal demone. Quando si diventa vampiro infatti, il demonio si impossessa del corpo ma non dell’anima che semplicemente si annulla. Per un vampiro era fondamentale poter distinguere gli umani da altre creature, era inscritto nel loro DNA, perché per loro era una questione di sopravvivenza. Gli umani erano il loro cibo naturale. Per poter sopravvivere in eterno, i vampiri, dovevano nutrirsi di sangue umano preferibilmente direttamente dalla fonte. Peccato però che Darla dimenticò di menzionare questo particolare, quando aveva promesso di farlo entrare nel suo mondo, ingannandolo con la promessa che gli avrebbe mostrato cose che non aveva mai visto né mai udito. Darla dimenticò anche di dire al giovane ed ingenuo Liam che per vedere quel mondo sarebbe dovuto morire.

Per rinascere a nuova vita. Vita eterna.

Eterna dannazione.

Era stato questo il dono di Darla.

La morte.

 

Si, Angel poteva percepire questo ed altro nell’oscurità. La notte le era amica e per lui non aveva segreti. Al momento non gli importava del demone che stava proprio dietro lui, al momento era più interessato a quello che gli era accaduto pochi minuti prima, che riguardava proprio la sua capacità di poter sentire. Poco dopo aver lasciato il suo appartamento, mentre si aggirava per le strade di Los Angeles, aveva sentito improvvisamente un odore molto particolare. Tutta la zona circostante ne era impregnata. Decise di seguire quella traccia olfattiva che diventava sempre più forte man mano che andava avanti. Finché, svoltando verso un altro vicolo, non lo sentì  in modo chiaro e distinto. Era un profumo bellissimo e inebriante, fortissimo e persistente. Dovette fermarsi un attimo e appoggiarsi al muro, per non rischiare di cadere. Fu letteralmente travolto da quel profumo. - Questo non è possibile - pensò, visto che lì, in quel qui e ora era impossibile poter sentire quel particolare odore.  C’era un solo posto al mondo in cui lo aveva sentito prima d’ora, ed era stato nel giardino della sua casa a Sunnydale. Il fantasma di Drusilla si fece strada nella sua mente e ricordò che lei  passava delle lunghe ore in quel giardino a parlare con le sue bambole e ad ascoltare le stelle, perché, così diceva, le sussurravano dei dolci segreti. Lei aveva il dono della vista. Già! Drusilla. Il capolavoro di Angelus. Dopo averla fatta impazzire, e contro il parere di Darla, ne aveva fatto la sua childe ed era diventata una delle creature più malvagie che avesse mai visto. Folle e completamente inaffidabile. - Tale padre e tale figlia – pensò Angel con amarezza.

Concentrandosi meglio su quell’odore si rese conto che in realtà era un insieme di profumi. Impossibile non riconoscerlo. Gelsomino misto a quello della menta e del rosmarino. Il ricordo di Drusilla svanì velocemente, per lasciare spazio ad un altro ricordo del suo recente passato. Si appoggiò con la schiena al muro lì vicino e vi si aggrappò con tutte le sue forze. Sentiva che stava per perdere il controllo del proprio corpo, tremava visibilmente e la causa era proprio quel ricordo. Come se quell’odore avesse avuto il potere di riportarlo, nella frazione di un secondo, a Sunnydale, in quel giardino, da lei.

- Buffy

Trattenne a stento le lacrime cercando di non farsi prendere dalla forte emozione suscitata dal ricordo di lei, ricacciandole con forza dentro sé, ma il nodo in gola che sentiva in quel momento non accennava a diminuire e faceva male da morire.

- Chissà cosa starà facendo adesso, starà già dormendo? – Lo faceva impazzire il pensiero di lei, che si aggirava da sola nella notte nei vari cimiteri di Sunnydale per la sua ronda quotidiana. – Se le succedesse qualcosa, adesso che non sono più accanto a lei, non potrei mai perdonarmelo – Proteggerla era stato il suo compito principale in quegli ultimi tre anni e insieme erano davvero forti, ma il fatto che lei fosse la cacciatrice la esponeva ogni giorno a molti pericoli e lui ora non avrebbe più potuto aiutarla.

Il profumo svanì velocemente, così come era arrivato e lo lasciò con l’anima in subbuglio.

- Oh bene! Fantastico! adesso ho anche le allucinazioni olfattive. Sto forse impazzendo? – Anche la follia poteva essere una soluzione, una veloce e comoda via di fuga. Forse anche più efficace dell’alcool stesso. Guardandosi in giro spaventato, uscì velocemente dal vicolo, quasi a voler scappare come se si sentisse preso in trappola. Si rese conto di essere arrivato nelle vicinanze di un vecchio edificio, sembrava una scuola. Lo riconobbe immediatamente.

– Non è possibile, come ho fatto a non… -

Avrebbe tanto voluto poter dimenticare e invece quei ricordi lo tormentavano crudelmente.

Lui non poteva dimenticare. Non era forse questa la vera essenza della maledizione degli zingari? A lui l’oblio non era concesso. Doveva ricordare tutto e doveva ricordarlo per sempre.

– Non lo avevo notato prima – disse fra sé e in quel momento seppe che quella non poteva essere una semplice coincidenza. Qualcuno gli stava mandando un messaggio, qualcuno voleva che lui fosse lì, proprio in quel momento e proprio in quel luogo.

…un luogo a lui molto caro.

Il luogo in cui, quattro anni prima, aveva visto Buffy per la prima volta.

La Hemery High School.

 

Fu allora che decise che poteva ancora essere un uomo e fu allora che capì di amarla come non aveva mai amato prima.

 

– Ma chi? Chi può volere questo? E perché? – Come se fosse in trance si mosse lentamente verso quell’edificio. La strada era praticamente deserta e scarsamente illuminata, ma non era certo un problema, lui al buio ci vedeva benissimo. E sul fatto che la scuola fosse poco illuminata, era abbastanza ovvio capirne i motivi, a parte l’ora tarda, era logico che non vi fosse alcun segno di vita, le lezioni erano terminate da tempo visto che erano ormai a Luglio inoltrato. Tutti erano in vacanza da settimane.

Rimase lì immobile ad osservare, non riusciva a muoversi. Non importava quanto lo desiderasse, non poteva scappare da quel luogo. Faceva male essere lì, ma allo stesso tempo ne era attratto come le falene lo erano dal fuoco, che danzando pericolosamente sempre più vicine alla luce, finivano inevitabilmente con il bruciare le proprie ali.

Intorno a lui  tutto scomparve, per essere sostituito da scene che si susseguivano velocemente davanti ai suoi occhi e sperimentò una sorta di visione a tunnel. Il campo visivo era limitato, poteva solo guardare avanti.

Malgrado ciò, si rese conto che in qualche modo, oltre a vedere se stesso, poteva anche percepire i pensieri e le emozioni delle persone con cui aveva interagito in quegli ultimi tre anni, cogliendo sfumature che al momento le erano sfuggite. Come se dovesse rivivere tutto da capo, ma da una nuova angolazione. Sentì di essere di nuovo di fronte ad un ulteriore svolta epocale e ne fu spaventato. Comprese che avrebbe dovuto riconsiderare tutti gli anni di Sunnydale da una nuova prospettiva. Qualcuno voleva che accadesse questo, ma chi poteva volere una cosa simile? E soprattutto perché? - Se sono le PTB a fare questo, stanno perdendo il loro tempo. Ho chiuso con loro per sempre – disse con rabbia. Tentò di allontanarsi per fuggire via, ma non poteva muoversi in alcun modo da quel luogo. Si rese conto di essere spettatore passivo della stessa sua vita, e suo malgrado dovette assistere a quelle scene, il cui ricordo lo facevano soffrire terribilmente.

E lui rivide tutto. Con gli occhi, con il cuore, con l’anima. Non poteva opporsi a questo.

Rivide l’incontro con Whistler a Manhattan e tutto ciò che gli disse quella prima volta. Ricordò soprattutto la speranza che si faceva strada in lui. Sentì il peso della sua disperazione che finalmente si affievoliva e che tutto il tormento di quei lunghissimi cento anni stava sparendo per lasciare posto alla consapevolezza che anche per lui forse esisteva una seconda possibilità. Forse tutta quella solitudine e quella vita priva di senso stava per giungere al termine. Rivide il viaggio in quella vecchia macchina sgangherata che da New York lo portava a Los Angeles, proprio lì davanti a quella scuola, mentre lui ascoltava il cantastorie, senza fare domande e in religioso silenzio. Ricordò la fame che lo attanagliava, non si nutriva da giorni. Rivide il suo arrivo a Los Angeles, e la scena cambiò ancora una volta. Non c’era più la luna a rischiarare la notte, ora era sorto il sole. E per la prima volta vide lei. Il suo sole. Finalmente dopo tutta quella oscurità poteva accarezzare la luce senza bruciarsi. Ricordò il viso luminoso di lei e lo stupore nei sui occhi quando Merrick, il suo primo osservatore, le diceva che lei era la prescelta. Stava assistendo alla sua chiamata.  Ma soprattutto vide il suo cuore e la sua anima. Quella fu la prima volta che la sentì dentro sé. Riuscì subito a leggerla intimamente e le sembrò di averla conosciuta da sempre. Sentì che loro erano due esseri simili e complementari. Avevano tante cose in comune. Avrebbe dovuto sentire il pericolo e scappare il più lontano possibile, lui era un vampiro e lei era il suo nemico naturale, ma non accadde nulla di tutto questo. Anziché la loro diversità, lui percepì il loro essere simili, entrambi soli e fragili. Non percepì affatto quello che li divideva, ma vide quello che invece li univa. Tutto si fece chiaro in quel momento. Aveva incontrato la sua anima gemella, lo sentiva in ogni fibra del suo essere, e ora il destino li faceva incontrare. Nella sua lunga vita aveva visto e sentito molte cose strane e pensava che nulla ormai potesse più sorprenderlo, si sbagliava. Quello che stava vivendo in quel momento era una cosa unica e irripetibile e in una frazione di secondo, seppe che da quel momento in poi la sua vita sarebbe cambiata per sempre. La scena all’improvviso cambio ancora e rivide il cimitero dove Buffy uccise il suo primo vampiro. Vide anche sé stesso che osservava lei e provò disgusto e vergogna. Percepì la paura di lei, quando mancò il cuore del vampiro. Percepì la propria paura al pensiero che potesse rimanere ferita o uccisa. Sentì distintamente farsi strada dentro sé il fortissimo desiderio di starle accanto, per poterla aiutare e proteggere. Nella scena successiva vide di nuovo se stesso fuori dalla casa di lei, era ancora notte. La osservava dalla finestra del suo bagno. Sentì le liti dei suoi genitori e vide le sue lacrime riflesse nello specchio. Vederla lì, piangere sola e indifesa lo commosse fino alle lacrime. Percepì la sua stessa solitudine riflessa in quella di lei, come lei rifletteva la sua immagine nello specchio che le stava di fronte.

Pianse per lei.

Pianse con lei.

 

E sentì di amarla profondamente, sentì di averla amata da sempre. Provò una tenerezza infinita per lei e qualcosa dentro sé finalmente si sciolse. Le lacrime scendevano libere, e per la prima volta fu consapevole che possedere un anima era una benedizione e non una maledizione che portava solo disperazione. Gli zingari non avevano considerato quanto potente potesse essere l’amore. Venne preso dal desiderio di abbracciarla e stringerla forte a sé per far cessare le sue lacrime, era doloroso vederla soffrire. Vedersi riflesso in lei attraverso quello specchio, vedere e sentire la propria disperazione attraverso quella di lei, per lui assumeva un profondo significato mistico. Lui non poteva avere un immagine riflessa, ma finalmente attraverso lei poteva vedersi. Lei era il suo riflesso e in lei si specchiava. Lei era lo specchio della sua anima tormentata. Non aveva mai amato nessuno prima d’ora. Quel sentimento, sconosciuto al suo cuore, lo travolse totalmente ed entrò dentro lui dolcemente, avvolgendolo nel più dolce degli abbracci …e capì che fino ad ora aveva vissuto solo per poter incontrare lei. Tutto quello che aveva fatto, tutto quello che aveva vissuto e sofferto era stato solo un susseguirsi di istanti che lo avevano condotto fino a lei. Lei era il suo destino.

Da quel momento in poi, fu un susseguirsi di eventi frenetici che cambiarono radicalmente la sua vita. Seguendo le istruzioni di Whistler, lasciò New York e si trasferì in una piccola cittadina conosciuta nel mondo demoniaco come la Bocca dell’ Inferno. Rivide il suo primo giorno a Sunnydale. Era arrivato prima di lei, perché secondo le istruzioni, doveva aspettarla lì e voleva essere pronto ad accoglierla. Trovò un piccolo appartamento nel seminterrato di un vecchio palazzo, vicino ad un locale frequentato dai giovani del posto. - Il Bronze – ricordò a se stesso. Il tempo di dormire sotto i ponti era finito. Whistler gli indicò dove poter acquistare del sangue di maiale e così finì pure il tempo in cui i ratti erano stati il suo unico cibo. – Dio, come è ridotto, più in basso di così  non  si può scendere. – Percepiva i  pensieri di  Whistler  adesso.

In quei primi giorni a Sunnydale, non faceva che pensare a lei incessantemente, sentendo le stesse emozioni di quella prima volta, e sempre con la stessa identica intensità. Quelle emozioni gli davano forza e ne fu anche spaventato. - …e se dovessi perdere il controllo? – Subito pensò che sarebbe stato più saggio agire nell’ombra. L’avrebbe aiutata ma senza farsi vedere, aveva paura di non riuscire a starle accanto senza che Buffy potesse capire ciò che lui sentiva per lei. Non poteva certo dirle che l’aveva amata dal primo momento che la vide seduta nei gradini della sua scuola. Lui era un vampiro e lei la cacciatrice e questo non avrebbe dovuto dimenticarlo mai. Aveva paura di sé stesso, e di ciò che era stato e pensò che, involontariamente, avrebbe anche potuto farle del male. Aveva paura di perdere il controllo di sé e di cedere all’istinto del vampiro che era sempre presente in lui. Da oltre cent’anni, cioè da quando fu maledetto, non aveva più attaccato un solo essere umano, da cui si teneva sempre a distanza di sicurezza per non soccombere al desiderio di mordere e non era certo facile reprimere quell’impulso, era quella la sua natura. Fino ad allora era comunque riuscito a mantenere il controllo e pur di non cedere aveva preferito patire la fame. Ma Buffy Anne Summers era speciale, percepiva tutto il suo potere e sentiva Angelus dibattersi con forza dentro sé. Ebbe paura, e così pochi giorni prima dell’arrivo di Buffy, si recò dal gioielliere di Sunnydale e acquistò un regalo per lei. Il suo primo dono e non fu certo l’unico. Aveva scelto una croce con una catenina, che avrebbe dovuto proteggerla da demoni e vampiri, ma anche e soprattutto da se stesso. Prima di chiuderla nell’elegante scatolina, si recò da padre Gabriel, il sacerdote della vecchia missione di Sunnydale e gli chiese di  benedirla. Ricordò distintamente il suo incontro con il prete, ma questa volta ne percepì anche i pensieri e le emozioni.

– Deve essere molto speciale questo regalo, come deve esserlo la persona a cui esso è destinato, se ha avuto il potere di condurre qui te, Vampiro! – il prete lo scrutò attentamente.

- Come ti chiami? –

- Angel, padre. Il mio nome è Angel –

- Angel? un angelo caduto però, a quanto vedo. Perché e soprattutto per chi riesci a sopportare il terrore che senti davanti al Cristo in croce, Vampiro!? Dovresti scappare davanti alle immagini sacre e invece no. Nonostante il dolore che provi, tu riesci a stare qui stoicamente. Perché?  Lo sai vero che questo è luogo consacrato? - Il prete sfidò il demone apertamente.

- Si padre, lo so!  - disse nervosamente, non poteva stare lì a lungo, non senza impazzire.

- Perché sei qui? –

- Come ho detto poc’anzi, vorrei che lei benedisse questa piccola croce …è una cosa, …è molto importante per me. Ho una certa fretta, come lei ha ben capito, non posso stare qui per m…  -

- Perché sei qui a Sunnydale intendo, da dove arrivi? Dove stavi prima? –

- All’inferno, prima stavo all’inferno e… - non riusciva più a parlare, fu sommerso da una fortissima emozione e voleva scappare il più lontano possibile da quel luogo che lo respingeva.

- Vieni andiamo in canonica, lì starai meglio e potrai raccontarmi la tua storia –

- La mia storia padre? Ho paura che ci vorrà parecchio tempo, io… -

- Non abbiamo fretta. Angel giusto? o dovrei chiamarti Angelus? –

Angel si alzò di scatto e fronteggiò il sacerdote. Si sentì improvvisamente minacciato e si pose subito in una posizione difensiva. Per un lungo istante, sfidò padre Gabriel, guardandolo intensamente negli occhi, le braccia abbassate lungo i fianchi e le mani chiuse dolorosamente a pugno. Il suo passato l’avrebbe tormentato per sempre, non poteva sfuggire da esso. Il padre gli sorrideva con comprensione e lui si rilassò immediatamente dopo. Il prete non voleva fargli del male e sentì che poteva fidarsi di lui …e comunque pareva che lo conoscesse bene, visto che sapeva il nome del suo demone. Abbassò la testa sconfitto e seguì il padre in canonica. 

- Mi scusi per prima padre, io non avrei dovuto… ho paura che non sarei dovuto venire qua, non ne ho alcun diritto. Non volevo essere irriverente né tanto meno profanare la sua chiesa  -

- Siediti e rilassati ora, sei al sicuro qui. Dammi la croce Angel! non posso benedirla se continui a tenerla in tasca …e se ti stai chiedendo per quale motivo so di Angelus, dovresti sapere che lui era piuttosto noto fra noi uomini di fede. Come certamente ricorderai, era solito aggirarsi fra chiese e conventi, seminando terrore e morte. Erano questi i luoghi che esercitavano su lui un attrazione ossessiva e in cui sfogava tutta la sua perversa malvagità. - Angel annuì. - Avrai notato che parlo di Angelus in terza persona. Non so cosa gli sia accaduto, da tempo abbiamo perso le sue tracce, ma una cosa è certa Angel, TU non sei LUI. Posso sentire la tua anima, ma non sei neppure umano, no! Sei ancora un vampiro e possiedi un anima. Divino e demoniaco coesistono in te e questo è un fatto senza precedenti. Tu ora sei Angel, un vampiro con un anima, dimentica Angelus, tu non sei più lui, non saresti qui se tu fossi ancora lui. Su raccontami la tua storia Angel, non voglio sapere di Angelus, di lui so già tutto. Voglio sapere di te Angel! Perché sei qui? Hai detto di venire dall’inferno. Bene! dimmi del tuo inferno …e –

- Non posso padre, io vorrei tanto, ma non posso ricevere i sacramenti. Non mi è possibile confessarmi, anche se lo vorrei più di ogni altra cosa al mondo. Da oltre cento anni cerco il perdono, ma non credo che possa esistere per me alcuna forma di espiazione. –

- Non ho parlato di confessione, Angel – Padre Gabriel gli sorrise. - Diciamo che la mia è una curiosità professionale, se intendi cosa voglio dire – e sorrise ancora

- Sono nato a Galway... nel 1727. Il mio nome da umano era Liam ed ero il figlio primogenito di un mercante di sete e lini... –

- Irlandese eh? ed eri sicuramente cattolico – ridacchiò - questo però lo sapevo già. Parlami di Angel, ragazzo!. Voglio sapere come hai fatto ad uccidere Angelus  -

Angel, sentendosi chiamare ragazzo, sorrise a Padre Gabriel e raccontò della maledizione e della sua secolare solitudine. Gli raccontò, della disperazione che non lo aveva abbandonato un solo attimo, e di come ogni alba che arrivava portava con sé, nei suoi incubi, le grida di morte delle sue vittime. Ogni volta che chiudeva gli occhi, riviveva tutto il suo passato e non riusciva a trovare né pace né perdono. Come era possibile poter perdonare chi si era macchiato di simili colpe?. Gli parlò infine di Buffy e del cantastorie e gli disse che adesso aveva una missione da compiere. Finalmente, dopo il vuoto di una esistenza priva di significato, ora aveva di nuovo uno scopo per cui vivere …e parlando di lei, davanti a Padre Gabriel, si commosse ancora e pianse come un bambino. Gli raccontò, fra le lacrime, del loro primo incontro e quello che aveva provato nel vederla piangere, e gli confessò le sue paure. – Buffy, è questo il suo nome, lei è il mio primo contatto umano da oltre cinquanta anni Padre. Non riesco a trovare le parole giuste per dire come mi sono sentito quando l’ho vista …lei è speciale Padre, Buffy èPadre io credo di amarla e questo non è possibile… - Sentiva che a quest’uomo poteva dire tutto e a lui aprì il suo cuore. Non poteva confessarsi certo, ma sentì che parlare con lui, un po’ lo alleggeriva di tutto quel peso che gravava su di sé da così tanto tempo …e quelle lacrime erano così liberatorie. Era un sollievo poter condividere qualcosa di così intimo con uno sconosciuto e sentì che quelle lacrime stavano lavando la sua anima, ripulendola da tutto l’orrore che aveva vissuto. Capì anche che quello era un passaggio obbligato, sentiva il bisogno di lavare la propria anima. Si rese conto di quanto quel pensiero lo avesse tormentato subdolamente fin dal suo arrivo a Sunnydale. Non si sentiva degno di lei, come avesse paura di sporcarla con la sua vicinanza e ora padre Gabriel gli stava offrendo la possibilità di rendersi più puro agli occhi di Buffy.

– Padre, lei non immagina quanto ho desiderato tutto questo. Purificare la mia anima… l’ ho voluto con tutto me stesso da così tanto tempo, e lei ora mi sta regalando l’opportunità di poterlo fare. Non la ringrazierò mai abbastanza – Padre Gabriel gli sorrise silenziosamente. Anche lui era visibilmente commosso davanti a tanta purezza e in quel momento decise che avrebbe pregato ogni giorno per questo vampiro e per la sua anima. Comprese che Angel, prima di iniziare la sua missione, aveva un disperato bisogno di compiere una sorta di rituale di purificazione. Prima di incontrare Buffy, voleva fare un gesto importante e simbolicamente significativo. Doveva presentarsi puro a lei per esserne degno. Padre Gabriel non si sbagliava, infatti Angel, più che di fronte ad un confessionale, ora percepiva se stesso come se fosse davanti ad una fonte battesimale. Aveva ricominciato a vivere nel momento in cui aveva incontrato lei …e ora, aveva bisogno di candore e purezza.

- Voglio aiutarla, voglio diventare un uomo - furono queste le parole che Angel disse a Whistler. Darla aveva ucciso l’uomo che era stato …e ora Buffy gli donava una nuova esistenza.

Per rinascere a nuova vita.

Vita degna d’essere vissuta.

Era stato questo il dono di Buffy.

La vita.

Saluto padre Gabriel che intanto gli aveva riconsegnato la piccola croce benedetta e solo dopo averla riposta nella sua custodia. Non voleva ferire in alcun modo quest’uomo. Meritava tutto il rispetto e tutto l’amore che meritavano le creature di Dio e anche se pensò che forse quella era un idea che rasentava la blasfemia, in cuor suo sentì che anche da lassù approvavano. Si lasciarono con la promessa che si sarebbero rivisti presto. Angel sorrise. Era finalmente libero.

Davanti alla scuola di lei, lì a Los Angeles, ricordò ancora di quanto gli venisse facile sorridere in quei primi giorni a Sunnydale. Si sentiva un uomo nuovo. Non riusciva a fermarsi, era in continuo fermento in attesa dell’arrivo di Buffy e sentiva delle emozioni intense …era forse felicità? Si riapproprio delle sue cose, che aveva abbandonato da tempo in una vecchia casa che era stata sua intorno agli anni venti. I sui amati e preziosi libri, oltre ad alcuni oggetti antichi e ricominciò anche a dipingere. Disegnò il suo volto più e più volte. La ritrasse da ogni angolazione possibile, come avesse paura di poterla dimenticare e invece lui voleva rivederla ancora e ancora. Whistler intanto lo istruiva su quanto accadeva nella bocca dell’inferno, passandole delle preziose informazioni che in seguito sarebbero state utili a Buffy. Il mondo demoniaco era in fermento, perché tutti sapevano dell’imminente arrivo della nuova cacciatrice. Il cantastorie gli disse che qualcosa di terribile stava per accadere e gli parlò di alcuni vampiri, seguaci di una atavica setta, che avevano come unico scopo, quello di ripristinare potere e forza a colui che veneravano come il loro Maestro. La setta infatti apparteneva all’ antico ordine di Aurelius. Whistler gli disse che sapeva benissimo che lui lo conosceva. Il Maestro era un vampiro molto vecchio, aveva più di mille anni ed era stato il sire di Darla, e quindi anche Angel apparteneva allo stesso ordine. Angelus in passato aveva già incontrato il Maestro più volte, perché Darla era una delle sue “figlie” predilette e anche allora gli fu ostile e aveva per sino osato sfidarlo. Angelus, come Liam prima e come Angel dopo, difficilmente si sottometteva all’autorità di qualcun altro, specie se rivendicavano assurde pretese di paternità e di consanguineità. Liam non si sottomise mai al potere del padre, lottò contro lui fino a morirne e Angelus non riconobbe mai la tanto decantata (da Darla) superiorità del Maestro e non si sottomise mai a Darla …e Angel non si sottomise mai del tutto al fato o a delle mere e inconsistenti profezie e lottò per questo. Lottò fino allo stremo delle sue forze. Difendendo la propria capacità di poter compiere delle scelte. Lottò per il proprio destino e per quello delle persone che amava, deciso a modificarne il corso, a dispetto di quanto avevano scritto per lui in quelle vecchie e ammuffite pergamene. Liam-Angelus-Angel erano animati dallo stesso istintivo fuoco della ribellione. A modo loro, per motivi e circostanze differenti, erano comunque degli innovatori e dei rivoluzionari. Perché stupirsene? Non erano forse la stessa persona? Beh, sicuramente condividevano lo stesso corpo e gli stessi ricordi. Ad ogni modo il Maestro era un avversario forte e temibile, e Angelus, ogni volta che si era battuto contro di lui ne era uscito sempre con le ossa rotte. Ebbe paura per Buffy e per se stesso, conosceva fin troppo bene il potere e la malvagità del Maestro. Il pensiero che Darla potesse essere a Sunnydale lo terrorizzava e non voleva avere più nulla a che fare con lei, non voleva vederla mai più. Whistler lo rassicurava dicendogli che il fatto che conoscesse il Maestro era uno dei motivi per cui le PTB aveva contattato lui, ma non era l’unico. Angel aveva un grande potenziale e un luminoso futuro che lo attendeva e finalmente il suo destino poteva compiersi, così come avrebbe dovuto essere da tempo. Lui era nato per diventare un guerriero della luce, ma le tenebre, grazie all’intervento di Darla, ne avevano fatto un demone, uno dei peggiori mai esistiti. Il grande Angelus, il Flagello d’Europa e degno discendente dell’ordine di Aurelius.

– Darla non potrà più farti del male – gli disse il cantastorie.

- Questa volta andrà in modo diverso, questa volta potresti restituirle il favore che ti fece duecentocinquanta anni fa, questa volta per lei potrebbe essere la fine – continuò Whistler.

– Che cosa intendi dire? – chiese Angel con evidente ansia. Whistler non conosceva affatto la perfidia di Darla e la sua capacità di tessere abilmente inganni, ma lui si invece, e le sue paure erano più che giustificate. Nessuno conosceva Darla meglio di lui.

- Voglio dire che questa volta non sei solo, non più. Questa volta potresti anche ucciderla –

Angel per un attimo stette in silenzio, non volendo approfondire l’argomento e invece gli chiese di parlargli della prescelta, del suo potere e della sua missione. Voleva sapere tutto di lei.

- Per ogni generazione c’è una prescelta che si erge contro i vampiri, i demoni e le forze delle tenebre. Lei è la cacciatrice – Cominciò il cantastorie, che adorava mormorare di antichi racconti sconosciuti al sapere dei più. Storie perse per sempre, antiche quanto il tempo stesso e lui ne era il fedele custode. Era questo il suo compito, cantare storie e destini. Amava farsi ascoltare e raccontava le sue storie solo a chi voleva veramente sentire. Angel era un eccellente ascoltatore, silenzioso e attento ad ogni singola parola e Whistler cominciò a sentire del genuino affetto verso quest’uomo che tanto aveva sofferto. Aveva svolto altri compiti per le PTB in precedenza, ma con Angel era stato diverso fin da subito. In qualche modo si sentiva più coinvolto, molto più di quanto avrebbe dovuto. Whistler sentiva cosa si agitava in quell’anima tormentata, questo era uno dei suoi molti poteri. Per poter conoscere le storie e i destini di altri esseri, doveva sentire le loro anime e scoprirne il futuro. E nel futuro di Angel c’era la cacciatrice. – Buffy, la più carina fra tutte le cacciatrici …e la più longeva – pensò. I loro destini erano indissolubilmente intrecciati nel bene e nel male.  Il cantastorie aveva anche altri poteri, poteva infatti viaggiare nel tempo e osservare gli eventi passati e futuri, usandoli nel presente per neutralizzare le forze del male. – Tempo e spazio si piegano davanti a me, utile quando devi spostarti velocemente da un punto all’altro della città – ridacchiò fra sé e sé. La sua capacità di vedere attraverso il tempo però, aveva un unico limite. Non poteva vedere quei frammenti di esistenze altrui, in cui lui stesso era coinvolto. Per farla breve, non poteva vedere il proprio futuro né poteva modificarne il corso …e con il futuro di Angel, accidenti, lui era maledettamente coinvolto. Per questo le PTB avevano deciso di metterlo a riposo e di contattare un altro demone, anche lui appartenente alla stessa sua razza, quella dei demoni che mormorano e che vedono.

La visione a tunnel di poc’anzi si fece sempre più debole e svanì del tutto, lasciando Angel con l’anima in tumulto e il cuore a pezzi. Voltandosi di scatto e colpendo violentemente con i pugni contro il muro, urlò alla notte tutta la sua disperazione. Continuò a colpire fino a ferirsi le nocche che ormai erano dolorosamente sanguinanti. Non si fermo finché non fu esausto …e allora corse, corse fino a sfinirsi, lontano da quel luogo che tanto aveva amato e che solo quattro anni prima aveva portato luce, vita, speranza ...amore.

Si fermò solo quando si ritrovò davanti ad uno dei tanti bar di Los Angeles. Si lanciò contro la porta del locale aprendola violentemente, come se fosse inseguito da un orda di demoni inferociti e vi si tuffò dentro puntando dritto verso il bancone. Le porte dell’ inferno si erano riaperte per lui, nulla poteva più salvarlo, ormai era solo questione di tempo …e mentre ordinava la prima bottiglia di whisky per rifugiarsi ancora una volta nel tanto desiderato oblio, sentì la voce di lei che gli sussurrava dolcemente e con infinito amore…

Per andare avanti bisogna tornare indietro da dove si è cominciato …per non scordare chi sei.

…e Angel seppe, che quella notte, pace e oblio erano ancora molto lontani.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 06 ***


Capitolo 06

 

- Per andare avanti bisogna tornare indietro da dove si è cominciato …per non scordare chi sei, per non scordare chi siamo. Angel ti prego ascoltami, noi siamo più forti di tutto questo, ne abbiamo passate tante insieme e supereremo anche questo …insieme, come sempre è stato …insieme. Lo so che puoi sentirmi, ovunque tu sia adesso, so che stai ascoltando le mie parole… e anche se non vuoi o non puoi rispondere…. ti prego Angel, non dimenticare mai che io ti amo e non ti lascerò da solo. Mai. Come posso andare avanti, sapendo che tu ti stai perdendo?... Non lasciarmi Angel…non così. Allontanati dal buio, mi senti Angel? io sono qui  

Alla magione già albeggiava e Buffy si agitava nel sonno. Sognava di lui. Sapeva che era lì vicino da qualche parte, ma non poteva vederlo. Angel era in pericolo, sentiva le urla di dolore, ma quella maledetta nebbia che l’avvolgeva non le permetteva di muoversi, e allora urlò anche lei insieme a lui, urlò perché lui potesse sentirla. Non c’era tempo da perdere, doveva raggiungerlo al più presto e usò ogni mezzo a sua disposizione. Gli urlava tutto il suo amore, sperando che potesse superare e infrangere quel fitto muro di nebbia. Da prima le sue parole le rimbalzavano contro, come se una forza invisibile le respingesse, riportandole a lei …e allora urlò più forte, finché non vi riuscì. Aveva spezzato la distanza fra loro. Non poteva vederlo, ma sapeva che la sua voce ora non incontrava ostacoli e così gli diceva di amarlo e che questo non sarebbe cambiato mai. Potevano anche stare lontani, lontanissimi, ma lei lo avrebbe sempre amato. Sempre! Non aveva alcuna idea di come fronteggiare questo nuovo pericolo, era come se si muovesse alla cieca e non  aveva nessun arma con lei e allora usò l’unica cosa che possedeva, l’unica che le era rimasta. Il suo amore per lui. L’arma più antica e potente al mondo, antica quanto l’uomo stesso. L’amore! Sentiva che lui stava lottando disperatamente contro un demone potentissimo, ma era sempre più debole. Buffy non voleva arrendersi e non voleva abbandonarlo proprio adesso. Il demone contro cui Angel lottava era forte si, ma lei lo era ancora di più. Quel demone aveva svariati nomi e lei lo conosceva bene, l’aveva visto così tante volte negli occhi di Angel. Tormento, dolore, colpa, solitudine. Erano questi i nomi del demone che stava dilaniando l’anima di Angel, o per dirla con una sola parola, il suo vero nome era di-sperazione. lui stava perdendo la speranza e questo lo avrebbe presto ucciso. La disperazione era infinitamente più mortale e molto più potente del veleno con cui Faith aveva tentato di ucciderlo, più pericoloso di qualunque altro veleno al mondo e ancora una volta lei sarebbe stata l’antidotto che lo avrebbe salvato da quella morte orribile. Angel era molto forte, Buffy lo sapeva benissimo, era riuscito a sopravvivere per oltre cent’anni in una dimensione infernale, ma contro questo demone era totalmente disarmato e ora era vulnerabilissimo. Si svegliò di colpo. La fronte imperlata da gocce di sudore e il cuore che batteva all’impazzata. Si tirò su, mettendosi a sedere sul letto, e per un momento non riconobbe il luogo in cui si trovava. Si rese conto di avere in dosso il maglione di Angel e allora ricordò tutti i fatti della sera prima e della sua decisione di dormire lì.

– Non è sufficiente, so che mi ha sentito ma non basta, devo trovarlo ad ogni costo, anche se dovessi volare in Europa o in capo al mondo. Lui è in pericolo e io non starò a guardare senza fare nulla. Non posso, semplicemente non posso. Niente e nessuno potrà convincermi del contrario. Nemmeno lui! e la sua secolare testardaggine

Si alzò dal letto e andò in bagno. Dopo una doccia veloce, si rivestì e in cucina trovò una scatola di biscotti e del the. Angel aveva sempre tenuto lì delle cose per lei. Non era raro infatti che dopo la ronda si rifugiassero nella loro casa a coccolarsi l’uno nella braccia dell’altro, a parlare un po’ di tutto, ma più spesso del loro futuro, un futuro in cui loro erano insieme e fantasticavano di possibili viaggi nella lontana Europa.

 Un giorno ti porterò in Irlanda con me, voglio che tu conosca la mia gente. Sono certo che ti piacerà la mia terra. Un giorno accadrà Buffy. Tornerò a casa, dove sono nato, ma insieme a te

Ingoiò l’ultimo pezzetto di biscotto e con esso anche le lacrime che minacciavano di uscire. Quella casa era carica di ricordi e per quanto fosse doloroso stare lì, al momento non voleva rinunciarvi. Non ancora, non era pronta a lasciarsi tutto alle spalle e si chiese se mai lo sarebbe stata. Era impossibile dimenticare Angel, lui era l’essere più luminoso che avesse mai conosciuto e nessuno l’aveva mai amata come l’amava lui. Quando lui le era accanto, il mondo intorno a lei spariva e percepiva come una luce che offuscava tutto il resto. Vedeva solo lui e lo amava così intensamente da temere che il respiro si fermasse e il cuore smettesse di battere ...e per lui sarebbe morta mille volte, per salvarlo, perché lui DOVEVA vivere. Portò una mano al collo, accarezzando con le dita il segno tangibile del suo amore per lui …e ricordò le parole di Willow della sera prima al Bronze.

– Non avevo altra scelta Angel, stavi morendo. So che per te è stato terribile, ma non potevo lasciare che accadesse. Non posso pensare ad un mondo senza te, anche se non sarai qui accanto a me, tu devi vivere. Devi vivere perché lo facciano gli altri – mormorò a se stessa.

– Ora sarà meglio che torni a casa, prima che mia madre si accor… -

– C’è nessuno qui? Mio dio questo posto mette i brividi, si! ma l’indirizzo sembra quello giusto -

Un uomo sulla cinquantina si affacciò nell’ampio salone, entrando direttamente dal giardino. Chiamava a gran voce, aspettando che qualcuno gli rispondesse. Vedendo arrivare Buffy, si stupì di trovarla lì. La conosceva di vista, era la figlia della signora Summers, la proprietaria della galleria d’arte, con cui spesso collaborava per certi lavori di falegnameria. Cosa ci faceva lì a quell’ora? erano appena le sette del mattino, e la casa delle Summers era a Revello Drive. Forse erano parenti dello strano proprietario di quella strana villa? – Buongiorno signorina, sono James, della falegnameria James & Figli, dovrei fare alcuni lavori di restauro su gli infissi. Dovrei sostituire alcune vetrate rotte. Immagino siano queste che danno sul giardino – disse, indicando le porte scardinate e senza vetri proprio alle sue spalle – e inoltre dovrei consegnare alcuni mobili, non è stato facile trovarli. Il signor O’Connor è un cliente molto esigente. Ha le idee chiare e sa esattamente ciò che vuole, è un tipo piuttosto deciso. Certamente si intende di mobili antichi, oltre ad avere anche buon gusto. – Buffy lo guardava come se avesse visto un fantasma. – Mi scusi, ho paura di non aver capito bene e comunque credo che ci sia un errore, non è questa la casa che cerca, magari e qui nelle vicinanze – disse, mentre cercava ancora di capire cosa volesse da lei. – Non ci sono altre ville qui intorno, signorina Summers, e l’indirizzo è giusto. Crawford Street. -L’antica magione abbandonata di Crawford Street, non può sbagliarsi- Così mi ha detto il signor O’Connor. E’ in casa? – Buffy continuava a guardarlo sempre con maggior stupore – Ci conosciamo? Come sa il mio nome? E chi è il signor O’Connor? – si le pareva di ricordare quest’uomo, l’aveva già visto da qualche parte. – Angel, Angel O’Connor. È venuto da me pochi giorni fa, pochi giorni prima di quella violenta esplosione che ha distrutto la scuola, ha sentito eh? Una cosa terribile, pare siano morti anche alcuni studenti. Comunque ho qui la bolla di commissione, il signor O’Connor dovrebbe avere la sua copia, se può controllare per cortesia, perché vorrei iniziare subito. …e no, io e lei non ci conosciamo di persona. So il suo nome perché  conosco sua madre Joyce, sono stato anche a casa vostra qualche volta, ho svolto alcuni lavori per la galleria, sa teche espositive e qualche cornice. Siete parenti del signor O’Connor? –

- Angel O’Co… O’Connor? non… lui… non… non è in casa adesso…. lui… lui è partito e io adesso… dovrei… mi… mi scusi… io devo proprio andare –

- Signorina si sente bene? –

- Non… Si! si.. sto bene –

- Non importa, se deve andare vada pure, io posso lavorare comunque, non ci vorrà molto. Magari se mi dice dove sistemare i nuovi mobili è meglio, oppure posso lasciarli qui e poi ci pensate voi a sistemarli …e non si preoccupi per il pagamento, è tutto a posto. Il Signor O’Connor ha già provveduto a saldare il conto. Mi servirebbe però la copia della bolla. Devo aggiungere la data di oggi e la firma per l’avvenuta consegna. –

- La bolla? Si… certo… ora… ora la cerco, credo sia di là, mi scusi solo un attimo, torno subito  -

Dire che Buffy era sorpresa, non rendeva l’idea di come si sentiva in quel momento …e sentiva che c’era qualcosa di maledettamente sbagliato in tutto questo. - Ha chiamato un falegname per far sistemare la casa?. Ma tutto questo non ha senso. Non è un comportamento al quanto insolito per uno che sta per lasciare tutto per sempre? - Doveva essere successa qualcosa di inaspettato se aveva deciso di andare via così all’improvviso, qualcosa che non aveva previsto. – Ma che cosa? - solo pochi giorni prima parlavano del loro futuro insieme e invece nel giro di poche ore tutto era precipitato così velocemente e Angel aveva deciso di lasciarla. In quegli ultimi giorni, e dopo le parole del sindaco, Angel era più pensieroso e taciturno del solito e ogni volta che gli parlava del ballo lui si allontanava o evitava di guardarla negli occhi. Sicuramente era accaduto qualcosa prima del ballo e lei non sapeva che cosa. – Qualcosa di cui non mi ha parlato …e quando Angel evita di dirmi le cose lo fa sempre per una ragione ben precisa, e di solito “laragionebenprecisa” e che non vuole che io stia male. Da quando mi ha detto che sarebbe partito, ho sempre avuto la sensazione che mi sfuggisse qualcosa, come se mancasse più di un tassello a tutta quella storia del “meritidiavereunavitanormale” e il signor O’Connor non mi ha detto tutto. - Sorrise al pensiero che Angel avesse inventato quel nome - Signor O’Connor, carino però. Suona bene. - Mentre cercava la ricevuta, che aveva visto la sera prima nel cassetto interno dell’armadio, per un attimo chiuse gli occhi e lasciò che l’odore di lui l’avvolgesse completamente, respirandolo profondamente quasi a volerlo imprigionare per sempre dentro sé. - Non è da Angel fare promesse a vuoto, il giorno prima del ballo stavano progettando di fare un viaggio insieme per Natale e abbiamo riso da matti al pensiero di come fare con il problema della “sua allergia ai raggi solari” e alle storie che avremmo raccontato in aeroporto …e poi il giorno dopo salta fuori tutto il discorso che io meriterei di più e bla bla bla. Tra le risate per il Natale in Irlanda e quella maledetta fogna, manca qualcosa e scoprirò che cosa è successo, oh di questo puoi esserne certo signor Angel O’Connor …e ok, ecco la bolla per il signor… come ha detto di chiamarsi? James mi pare. –

- Eccola, non riuscivo a trovarla. Ha già cominciato a lavorare vedo –

- Si, il tempo è denaro signorina. Come sta sua madre? È da un po’ che non la vedo. –

- Sta bene, grazie! E’ stata via qualche giorno, ma ora è di nuovo qui –

 

Osservando il falegname che si dava da fare con la portafinestra che dava sul giardino, ricordò il giorno in cui era andata in pezzi. Erano state lei e Faith a mandare in frantumi i vetri, quando vi si erano lanciate contro. Faith, credendo che Angel volesse rubare quel guanto magico, aveva tentato di ucciderlo, e lei fortunatamente era arrivata in tempo per evitare il peggio.  Si alzò e andò a sedersi in giardino e continuò a guardare il lavoro del signor James, sorrise e si rese conto di quanto fosse surreale quella scena. Stava vivendo attimi di normalità, in quella casa che invece era stata teatro di tantissimi eventi sopranaturali. Quasi come se …come se quella fosse realmente la casa sua e di Angel …come se lei fosse realmente la signora O’Connor …come se Angel dovesse entrare da quella stessa porta da un momento all’altro e potesse avvolgerla fra le sua braccia, rassicurandola che era tutto vero, che lui era lì e che mai avrebbe rinunciato al loro amore. Ancora una volta, Angel, le regalava qualcosa di prezioso. Attimi di normalità, proprio lui che aveva preferito andare via perché lei potesse vivere alla luce del sole, lontana da tenebre e demoni. Ma sapeva che Angel stava pagando un prezzo troppo alto per questo. Entrambi stavano pagando un prezzo troppo alto.

- Allora non è stata via molto? –

- Mi scusi? –

- Sua madre, non è stata via molto. L’ultima volta che l’ho vista è stato proprio pochi giorni fa ed è stato proprio qui. Si, ricordo benissimo. Avevo appena salutato il signor O’Connor, dopo esserci accordati sui lavori da fare, quando è arrivata sua madre stavo giusto andando via. Ora capisco, Sono colleghi vero? Il signor O’Connor è certamente un esperto d’arte, so riconoscere gli intenditori e immagino che sua madre essendo la direttrice della galleria, debba lavorare a stretto contatto con antiquari ed esperti del settore. –

- Mia madre è stata qui? No, non è possibile, credo… credo che non… -

- No, no, era proprio lei, ne sono certo. Conosco bene la signora Summers, come le ho dett… -

- Quando? – perché sentiva che l’angoscia la stava dilaniando da dentro come un mostro dai mille tentacoli? – Mia madre è stata qui …e, è stato prima di… dio no, dimmi che non è vero

- Signorina Summers, la data esatta è proprio lì nel foglio che ha in mano. Avevo già sentito signor O’Connor qualche settimana prima, per i lavori di restauro, ma quel giorno mi telefonò perché voleva ordinare anche dei nuovi mobili e così la stessa mattina ci siamo incontrati per prendere accordi. Fu allora che gli consegnai la ricevuta che ora tiene in mano. Mentre andavo via, ho visto arrivare sua madre, lei non mi ha visto, ma io l’ho riconosciuta benissimo. –

…e mentre Buffy controllava, si rese conto che riportava la stessa data del giorno in cui lei aveva passato tutta la notte con Angel. Proprio lo stesso giorno, in cui avevano parlato dello specchio e della cassettiera. Angel aveva risposto alle sue richieste, annuendo con un sorriso felice …e quindi aveva chiamato il signor James. Ora era tutto fin troppo chiaro …e quella stessa sera, durante la ronda in quella fogna, lui aveva deciso di lasciarla. Era il giorno prima del ballo. Sapeva che Angel aveva già deciso di accompagnarla, anche se non aveva ancora comprato lo smoking …e quella mattina, quando si era svegliata fra le sue braccia, lui era assolutamente sereno, mentre poche ore dopo, durante la ronda appunto, era triste e c’era qualcosa che lo tormentava. Lei lo conosceva bene e aveva capito che qualcosa non andava. Aveva trovato il tassello mancante. Dopo che lei era andata via, Angel aveva chiamato il signor James e non le fu difficile immaginare quali mobili volesse acquistare.

- …e questi sono assolutamente progetti per il futuro, non pensava certo di andar via quando ha chiamato il falegname. Poi mia madre è stata qui, e solo dio sa cosa può avergli detto …e conoscendo Angel, immagino che tutti i dubbi e le insicurezze circa il nostro rapporto, saranno tornati a galla in un batter d’occhio …e il gioco è fatto. E’ così facile ferire Angel, basta far leva sulle sue insicurezze e sul suo senso di colpa. Quando si toccano certi argomenti, lui è completamente indifeso. E’ sempre stato vulnerabile, anche con Xander o Cordelia, quando sbottavano con le loro frecciatine velenose. Lui non ha mai reagito, ma ho sempre saputo che lo ferivano profondamente …e con mia madre non deve essere stato poi tanto diverso. Devo parlare assolutamente lei. Dio, vorrei tanto che… vorrei tanto sbagliarmi. – Scattò in piedi, …e

- Si ho visto signor James, e la ringrazio. Non immagina quanto mi sia stato d’aiuto. Io dovrei andare adesso, si è fatto tardi. Mi spiace, vorrei poter restare, mi creda, ma devo… -

- Non si preoccupi, vada pure, ho quasi finito. Ora firmiamo la bolla. E’ lo stesso se firma lei, giusto? visto che il signor O’Connor non è presente al momento –

Firmò e saluto velocemente il falegname. Doveva parlare con sua madre, subito.

Nel tragitto verso casa, una moltitudine di pensieri si accavallavano nella sua mente. Ripensò alle persone a lei vicine e alla loro reazione per la partenza di Angel. Tutti era sollevati dal fatto che lui fosse andato via. Tutti, indistintamente. Nessuno escluso. Ricordò gli eventi delle ultime ore, che avevano preceduto la sua partenza. Avevano subito dato la colpa ad Angel, per aver bevuto il suo sangue, ma nessuno di loro conosceva la verità e non volevano conoscerla affatto. Per loro era stato infinitamente più semplice incolpare Angel. L’avevano processato e condannato senza alcuna possibilità di difesa. – Non oso immaginare, cosa devono aver detto ad Angel, in quell’ospedale. Quanto livore deve esserci stato nelle loro parole e chissà come deve essersi sentito lui – Xander e Cordelia ma anche Giles e Willow dovevano esserci andati giù duri – …e magari hanno anche pensato che avrebbe voluto vampirizzarmi, mentre Angel aveva scelto di morire pur di non ferirmi. Era terrorizzato al pensiero di non riuscire a fermarsi in tempo, e poi la corsa in ospedale …e non sanno neppure che mi ha salvato dal sindaco. Ero incosciente, ma potevo sentire tutto. Se Angel non fosse stato lì accanto a me, sarei morta soffocata dal sindaco. Ho sentito tutto, il mio respiro si è anche fermato per un attimo …e ho sentito la disperazione di Angel e ricordo benissimo anche di aver parlato con Faith. Voglio parlare con i medici, andrò da lei più tardi. Dubito che qualcuno si sia posto il problema di farle visita e di sapere come sta. Non voglio lasciarla sola. Nessuno dovrebbe stare solo. Mai. –

Si sentiva tradita da tutti quelli che amava. A torto o a ragione, adesso era quello il suo stato d’animo …e ora anche sua madre. Anche lei sembrava essere coinvolta nella partenza di Angel. Tutti avevano interferito, e sebbene Angel aveva poi deciso da solo, loro non si erano opposti.  Certo per amore, come sempre era per amore. Cominciava ad averne abbastanza di tutta questa assurda situazione …e ancora la stessa sensazione della sera prima. Qualcuno la stava seguendo. Un demone. Non era umano. Si voltò di scatto, ma non vide nessuno.

– Vorrei tanto essere lasciata in pace, si può sapere cosa vuoi da me? Avanti vieni fuori, lo so che sei lì da qualche parte, mi stai seguendo da ieri. Su fatti vedere, o devo pensare che hai paura? – Urlò con rabbia, era davvero stanca.

- Potrei anche decidere di mollare ogni cosa, sono stanca di tutto questo. Perché no? Potrei rivedere alcune decisioni recenti. Non sono stati loro a suggermi di iscrivermi ad altri college? L’Illinois potrebbe anche andare bene. Mia madre e Giles sembravano felici di questa possibile scelta. Non facevano altro che dirmi – va con dio - Ma immagino che questo fosse prima che partisse Angel. Ma si certo, sono sicura che adesso avrebbero parecchio da ridire se decidessi di andar via. A parte Wesley, tutti erano felici che mi avessero accettata in così tanti college. Ma a chi voglio darla a bere? da qui non andrò mai via. Penso sarà il caso di riconsiderare la proposta di papà, forse è meglio se per un po’ sto lontana da tutto questo, da tutti loro. –

Arrivando a casa vide la macchina di Giles e senti un vociare animato provenire dal soggiorno. Distingueva benissimo le voci di Giles, sua madre, Xander e Willow. Che stavano facendo tutti lì a quell’ora? E perché erano così agitati? Sembrava stesserò litigando. – Dio, ho messo Willow nei guai. Ho detto a mia madre che avrei dormito con lei, però avrei dovuto avvertirla. Ora starà tentando di inventarsi qualcosa per giustificare la mia assenza, e Willow non sa mentire. La adoro anche per questo – Sorrise al pensiero di Willow balbettante davanti alle insistenze di sua madre. - …e accidenti e c’è pure Giles. Uhm… Il gran giurì al completo. –

- Willow, non è questo il punto –

- Ah no? E allora qual è? A questo punto voglio sapere Xander, visto che mi hai coinvolta… –

- Non ha passato la notte da te? Willow ti prego di non… –

- Xander e Willow! Smettetela, Joyce ha ragione. Dove è Buffy e dove ha passato la notte? –

- No Xander, continua pure. Cosa volevi dire con “tanto lo avrebbe ucciso lo stesso?” –

- Non ha più importanza ormai. Non è più Angel il problema, e sono contento che certe brutte storie siano finite per sempre –

- Lo so signor Giles, ma io non voglio essere usata come capro espiatorio. Ho fatto di tutto per ridare l’anima ad  An… –

- E’ andato via? Buffy non ne ha parlato – uno sguardo di intesa fra Joyce e Giles

- Si è andato via, da giorni ormai, quindi Buffy non è con lui, stai tranquilla… -

- E’ stato di parol… - ma il sussurro di Joyce venne interrotto dalla nuova arrivata

 

- Non lo sapevi? Non l’ hai aiutato tu a comprare un biglietto di sola andata per chissà dove? –

- Buffy, tesoro… -

 

Per un lungo istante madre e figlia stettero a guardarsi senza parlare. Entrambe sapevano che l’altra sapeva. Le parole non sarebbero servite. Non ora, non davanti agli altri. Buffy voleva scappare via il più lontano possibile da quella casa, continuava a guardare sua madre con gli occhi pieni di lacrime incapace di formulare pensieri coerenti. Una domanda bruciava nei sui occhi, – Perché? – ma non riuscì a leggere la risposta in quelli di sua madre. Voltandosi, incrociò lo sguardo di Giles, che non riuscì a sostenere il suo. Abbassando gli occhi, Giles le stava dicendo che anche lui sapeva. Non ne fu sorpresa, quella era solo un ulteriore conferma per quello che aveva sempre saputo. Certo, non avrebbe mai pensato che avessero avuto una parte così attiva nello spingere Angel verso quella decisione, e questo faceva molto male. Ingoiò ancora una volta le lacrime, davanti a loro non avrebbe pianto. Il silenzio carico di tensione che regnava nella stanza, fu interrotto da Xander e Willow che le chiedevano delle cose, sovrapponendo le loro voci. Anche loro sapevano?.

 

- Buffy? Grazie a dio. Stai bene? Cos’ è successo? Dov’ eri, ti abbiamo cercato ovunque –

 

Willow si alzò subito, mentre contorceva nervosamente le mani, si diresse verso Buffy per farle capire che aveva tentato di inventarsi una scusa plausibile, ma che non c’era riuscita.

- Buffy, lo so che dovevamo dormire insieme e che sei passata da me – amicava con gli occhi

- ...ma,  sai al Bronze c’era… si certo lo sai… c’eri anche tu con noi… dopo siamo andati… -

Buffy sorrise all’amica – No infatti, sono passata da te …e non –

- Non mi hai trovata, giusto… perché… perché stavo…stavamo… io e Oz… Oh dio Buffy –

- …e poi ho fatto la solita ronda, una lunga, lunghissima ronda… praticamente fino adesso –

- Una lunga ronda? va tutto bene Buffy?– chiese Giles con evidente ansia.

- Si, tutto bene. Credo di essere seguita da qualcuno già da ieri, ma non penso abbia brutte intenzioni. Per il resto è tutto a posto, soliti vampiri, niente di straordinario. – tentò di portare avanti una conversazione normale, sperando che rassicurandoli sarebbero andati via presto. Aveva bisogno di parlare con sua madre. Doveva sapere cosa si erano detti lei e Angel.

 

- Bene. Eravamo tutti preoccupati. Sono le nove del mattino, non vedendoti abbia pensa… -

- …e quindi? se è tutto a posto, come mai sei stata fuori tutta la not…? – disse Xander

 

Lo sguardo torvo e la gomitata di Willow, gli ricordarono che forse era meglio tacere e che al momento non era in una posizione a lui favorevole. Willow aveva scoperto che aveva mentito a Buffy, circa l’incantesimo per ridare l’anima ad Angel e certamente la sua amica adesso voleva conoscere i particolari esatti di tutta la vicenda e lui messo alle strette avrebbe dovuto dire la verità. Con Willow era sempre stato così, con lei non riusciva a mentire. Non era sicuro che sarebbe riuscito a dirlo anche a Buffy. Non era il momento questo per riaprire vecchie ferite, ma accidenti non riusciva mai a star zitto? Perché si cacciava sempre nei guai da solo?

 

- Xander, ho già risposto a questo. Sono stanca di questo tuo atteggiamento infantile, cresci ti prego! Il tempo del liceo è finito, spero lo sia anche per te. Vuoi farmi altre domande? o forse sono io che dovrei farne qualcuna a te? Cosa stavi dicendo prima con Willow? Di cosa stavate parlando? C’è qualcosa altro che io dovrei sapere? Oggi e la giornata delle grandi rivelazioni a quanto pare. Una più una in meno non farà poi sta grande differenza. Di cosa stavate parlando, e lo sto chiedendo a tutti quanti? –

 

Giles e Willow si avvicinarono a Buffy quasi a volerla proteggere da altro dolore, oltre a quello che già vedevano nei suoi occhi. Non era quello il momento di parlare di vecchie storie. Buffy aveva certamente il diritto di sapere, ma non ora.

 

– Non è nulla di importante, eravamo solo preoccupati per te. Tutti noi lo siamo Buffy. Lo so che non è un bel momento, ma passerà anche questo, e solo una questione di tempo. –

 

La dolcezza di Willow ebbe l’effetto sperato, e Buffy si rilassò un pochino e le parole di Giles fecero il resto. - Sei molto stanca ora, forse è meglio se vai a riposare. Noi adesso andiamo, possiamo riparlarne nel pomeriggio, magari a casa mia. – Uscendo, Willow si avvicinò e l’abbracciò – Non sei sola Buffy – Annuendo, rispose all’abbraccio dell’amica, ma sapeva che non era ancora finita. Doveva ancora parlare con sua madre.

 

Guardandola capì perché era stata così nervosa da quando era tornata da Los Angeles. Non era perché aveva litigato con suo padre, era un'altra la ragione. I segreti pesano sul cuore come un macigno, lei lo sapeva bene. – Non ho dormito da Willow stanotte, ho lasciato quel biglietto solo perché non volevo che ti preoccupassi. Si! ho mentito, ma non sono la sola ad averlo fatto. Ora vorrei solo capire mamma. Perché? Perché sei andata da Angel a mia insaputa e cosa gli hai detto di così terribile da convincerlo a lasciarmi? Perché hai interferito così? Non pensi che io sia grande abbastanza, da riuscire a gestire la mia vita? Sei mia madre certo, ma questo ti da forse il diritto di prendere decisioni che dovrebbero essere solo mie? Cos’ hai detto ad Angel? L’hai ferito con le tue parole? Io devo sapere. Perché se cerchi un colpevole in questa storia, beh allora lo siamo entrambi. Io e Angel, insieme ...insieme, capisci mamma? – Joyce indicò il divano e si sedettero. Accarezzando dolcemente il viso  di sua figlia e con non poca emozione nella voce cominciò a parlare.

 

– Non è stato facile per me e avrei voluto parlare con tutti e due, ma tu avresti capito? Ho scelto di parlare solo con lui perché ho sempre pensato che fosse una persona matura e che avrebbe capito. Non mi ero sbagliata. Lui ha capito le ragioni che mi hanno spinto a dirgli quelle cose e l’ha capito perché ti ama, e lo ha dimostrato. Non credo di averlo ferito, non intenzionalmente almeno, non era quello il mio obiettivo. Volevo solo che riflettesse su cosa comportasse per te, il vostro stare insieme. Abbiamo parlato di scelte Buffy …e di opportunità di vita, che vorrei tu avessi. Io sono tua madre e non potevo stare a guardare senza far nulla. Nessuno può chiedere questo ad una madre. Credo che Angel ti voglia bene sinceramente, e la sua scelta di andar via lo conferma …e credo che lui pensasse a questo già da tempo. Sapeva che non poteva durare, in cuor suo lo sapeva. Ho solo detto ad Angel di ragionare non con il cuore, ma con la testa e che uno di voi due doveva fare una scelta. L’unica scelta possibile, dolorosa certo, ma l’unica che si potesse fare. Appartenete a mondi completamente diversi Buffy. Alla fine siamo arrivati alla stessa conclusione, non l’ ha detto apertamente, ma so che lui ha compreso le mie ragioni. Ora pensi che il mondo ti stia crollando a dosso, non è così. Vedrai che il tempo sistemerà le cose. Incontrerai qualcun altro e ti innamorerai ancora. Ora pensi che non potrà mai più accadere. Succederà Buffy, e prima di quanto tu non immagini. –

 

Buffy capiva che sua madre aveva ragione, che Angel aveva ragione. Tutto quel discorso non era diverso da quello che aveva fatto il sindaco. Lei capiva. Si certo, razionalmente lo capiva. Tutti avevano ragione …ma perché il suo cuore non voleva saperne di sentire quelle ragioni? …e perché si ostinava con tanta tenacia a battere più forte al solo ricordo di lui? Poteva sua madre comprenderne i motivi? Aveva una risposta per questo? aveva mai amato così come lei amava Angel? era mai stata amata così come lei era amata da Angel? Si sarebbe innamorata ancora dopo Angel? chi poteva saperlo. Sua madre aveva delle certezze che lei al momento non poteva riconoscere? Buffy non aveva risposte a tutte quelle domande.

 

Era solo una la certezza che possedeva. L’unica!. Abbracciò sua madre. Voleva rassicurarla.

 

- Non amerò mai nessun altro come amo lui. Nessuno potrà mai sostituirlo. Nessuno!. Mai!

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Capitolo 8
*** Capitolo 07 ***


Capitolo 07

 

Non riusciva a dormire. Era rientrato poco prima dell’alba e non ricordava come fosse riuscito a raggiungere il letto in cui ormai si rigirava da ore. – Al diavolo. Maledizione, inutile insistere – Alzandosi, iniziò a girovagare distrattamente per la casa. Cercando qualcosa da fare, diede uno sguardo annoiato alla libreria e fece scorrere le dita su alcuni libri, come se potesse leggerne il contenuto con il solo tocco. – Dovrei avere qualcosa su questo, almeno credo. – Cercava di dare un senso a quello che era accaduto la notte prima. Non erano allucinazioni frutto di una mente malata. Erano sicuramente di natura mistica o forse addirittura demoniaca, non poteva escludere nulla. – …e questo? da dove salta fuori? – sorrise ricordandone la provenienza

Aforismi, massime e proverbi nel tardo Medio Evo

Tienilo tu, non mi serve più, tanto non lo leggerò. Dovevamo fare una cosa per storia e letteratura, ma Willow ha fatto una breve ricerca su internet e abbiamo scopiazzato da lì. Magari a te piace, sono poesie della tua epoca. – Eh no, Buffy e la storia non sarebbero mai andate d’accordo. Sorrise ancora, mentre, con un movimento circolare del pollice, accarezzava la copertina del libro. Lo sguardo perso nel vuoto. – Buffy, non sono così vecchio, sono nato parecchi secoli dopo il medioevo …e queste non sono poesie – tornò a sdraiarsi sul letto portando con sé il libro – Mi dispiace Angel, non volevo metterti in imbarazzo – fece scorrere distrattamente alcune pagine – No, infatti non mi sento affatto in imbarazzo, è solo che mi diverte il modo in cui tu e Willow approfondite le vostre ricerche. Non preoccuparti per me Buffy. Non cercare di essere diversa da come sei, solo perché hai paura di “ferirmi” e poi la prendeva in giro per farla ridere, perché lui adorava quando lei rideva – quello che invece è imbarazzante e la tua abissale ignoranza verso gli eventi storici. – Era così facile ridere con lei.

Ah, e così io sarei ignorante eh? Signor “mastico tanti libri quasi quanto Giles”. Perché invece non mi aiuti un po’ tu con la storia? – Era bellissima quando faceva quelle smorfie, come se fosse offesa sul serio.

Dopo

Dopo cosa?

Dopo questo

…e mentre intorno a loro il mondo spariva, le loro labbra si univano. Un unico respiro, un solo battito. Due anime che vibravano insieme, bocche assettate dalla stessa passione. Il cielo e il mare diventano una sola cosa, senza più confini. Le sue labbra sapevano di sole. Se il sole avesse avuto un sapore, avrebbe avuto quello delle labbra di Buffy.

 

Portò le mani sulle labbra, sfiorandole con le dita, come se volesse trattenere ancora dentro sé quel ricordo dolcissimo. – Ho bisogno di lei e lei ha bisogno di me. Proprio ora, in questo momento, lei ha bisogno di me – La sua attenzione fu catturata da una frase del libro che era stata sottolineata più volte con inchiostro rosso. "Non sono quello che dovrei essere e neanche quello che ho intenzione di essere" – Ah pinocchia, allora non è vero che non l’hai letto …e ora ricordo che ne abbiamo anche parlato …e tutto quel discorso sull’indossare la maschera – Ripensando a quella sera, ricordò che le disse di quanto per lui fosse importante che non cercasse di essere diversa da come era, pensando così di piacere di più a lui. – Io ti amo esattamente come sei. Con i tuoi diciassette anni, la tua forza e la tua dolcezza. Non ti vorrei diversa Buffy. Non indossare la maschera con me. Quando sei con me, devi sentirti completamente libera di essere te stessa. Il guaio della maschera Buffy, è che se la indossi troppo a lungo dopo non è più tanto facile toglierla. Se tieni per troppo tempo la maschera, finisci per farla diventare la tua faccia …e dimentichi chi sei veramente – Chiuse gli occhi ricordando la voce che aveva sentito quella notte “…per non scordare chi sei, per non scordare chi siamo.” Rimase lì fermo immobile, cercando di decifrare meglio quella improvvisa sensazione di pericolo che sentiva in quel momento.

Non farlo Buffy, non nasconderti dietro una maschera.

A Sunnydale stava succedendo qualcosa, ne era certo. Lanciò il libro sul letto, e alzandosi afferrò velocemente il telefono. L’ansia lo stava divorando da dentro.

– Pronto? Si Angel. No…no… stia tranq… mi ascolti per favore. Voglio solo sapere come sta lei –

– Sta bene. Non l’ho vista molto in questi giorni, ma sta bene …e presto starà anche meglio –

– Cosa sta accadendo? sento che mi nasconde qualcosa. La prego… io ho bisogno di sapere –

– Assolutamente no, qui è tutto a posto …e comunque, è ancora affar tuo? Dove sei adesso? –

– Non è importante sapere dove sono, non sono più lì, è questo che conta. Sapere cosa sta accadendo a Buffy invece è ancora affar mio, lo sarà sempre …e non lasciatela sola, non ora –

– Non è sola, non lo è mai stata. Noi siamo sempre stati accanto a lei. Devo chiudere ora… –

– Si… lo so – la voce ora era solo un debole sussurro carico di dolore e colpa …e l’altro capì

– Senti… devo chiudere davvero, ma possiamo risentirci …e cer… cerca di stare tranquillo –

– La ringrazio Giles, richiamerò certamente …e grazie anche per questa sua… grazie –

Stimava molto il signor Giles e sapere che lui voleva mantenere un qualche contatto con lui, lo rasserenò non poco, ma non gli aveva detto la verità. Buffy non stava affatto bene.

 

*** *** ***

Giles rimase pensieroso ad osservare la cornetta del telefono che aveva appena posato.

– Buffy non sta affatto bene mio caro ragazzo, e tu non stai certamente meglio di lei -

 

- Giles cosa fa? Parla anche da solo adesso? Chi era al telefono? La sua nuova fidanzata? –

 

Esistono alcune persone al mondo che hanno il raro dono di essere fastidiosamente inopportuni e indelicati, ma nessuno poteva battere Xander Harris. Lui primeggiava in questo e inoltre possedeva anche il dono del tempismo perfetto. Riusciva sempre a dire la cosa sbagliata nel momento sbagliato …ma aveva un cuore d’oro e lui gli voleva bene come ad un figlio. Risentire Angel, aveva riportato a galla vecchi dolorosi ricordi. Jenny Calendar e il modo atroce in cui Angelus l’aveva uccisa. Avrebbe mai dimenticato Jenny? Ad ogni modo, ora tutto questo apparteneva al passato e Angel aveva pagato a caro prezzo il male commesso da Angelus.

 

– Era un vecchio amico Xander. Ho paura che si senta un po’ solo, ha chiamato giusto per fare due chiacchiere. Perché siete già qui tutte e due? Non dovevamo vederci con Buffy nel pomeriggio? …e a proposito di Buffy, temo sia un po’ giù …e non lasciatela sola, non ora –

 

Si rese conto che stava ripetendo le stesse parole usate da Angel. La sua voce lo aveva colpito profondamente. Quel ragazzo stava soffrendo esattamente come Buffy …e provò pena per lui.

 

– Si signor Giles ha ragione, ma volevo dirgli alcune cose che riguardano proprio Buffy, e fra un po’ dovrebbero arrivare anche Oz e Cordelia. Siamo tutti preoccupati –

– Bene. Avete già fatto colazione? Xander perché non vai a prendere un po’ di ciambelle per tutti? Intanto io preparo il the – Non appena soli, Willow si avvicinò a Giles e chiese quasi sottovoce – Era Angel vero? Prima al telefono, era lui? – Giles annuì

– Ha detto dove si trova? …e come sta? Voleva sapere di Buffy vero? –

– Non ha voluto dirmi dove vive adesso. Ha chiesto di Buffy, si certo. Ha chiamato per questo. Era convinto che lei fosse in pericolo, ma se fa così ogni volta che lei lo sarà davvero, dubito che potrà mai andare avanti con la sua vita. Buffy è praticamente sempre in pericolo –

– Andare avanti? ohh, lei intende dimenticare Buffy? No, non accadrà mai e ne mai lo farà Buffy …e solo una cosa temporanea mi creda ...e tutta quella storia assurda del fatto che lei meriti una vita normale è solo un modo stupido per scappare da ciò che non vuole affrontare –

– Io credo che sarebbe più saggio rispettare la decisione di Angel, non credi Willow? –

– Non si tratta di rispettare o meno, non è questo …e lo so che fra voi due i rapporti erano tesi dopo… beh mi ha capito, ma stiamo parlando di Angel, non del demone che è dentro lui. Signor Giles, lei non è Xander. Lei conosce bene la differenza fra l’anima e il demone. Per quanto tempo ancora dobbiamo far finta di ignorare questo? Buffy e Angel si amano, ma sembra che di questo non importi a nessuno …beh a me importa invece e sto cercando di decodificare meglio i files della signorina Calendar …vorrei tanto trovare il modo di… –

– No Willow, credo che Angel abbia fatto la scelta giusta …hai visto anche tu cosa è successo proprio pochi giorni fa …anima o no, lui è sempre un vampiro. Lui sarà sempre un pericolo –

– oh andiamo, è stata Buffy a volerlo …e lei lo sa benissimo che è così. Angel non ha fatto nulla che non volesse anche Buffy. L’ha visto come era ridotto? Non si reggeva neppure in piedi …e lei pensa che se avesse aggredito volontariamente Buffy, lei non sarebbe stata in grado di difendersi? Io ero lì signor Giles. Quando Buffy è arrivata, ha chiesto a me e Oz di lasciarla sola con lui …e non è difficile immaginare cosa è accaduto dopo, visto quello che era successo con Faith. Ecco …e se si fosse trattato di Faith? Se anzi che da Buffy avesse bevuto da Faith?, avremmo davvero reagito così duramente con lui? Signor Giles, lei può avere tutte le ragioni del mondo per non volere Angel qui, ma vorrei che almeno non lo si crocifiggesse per colpe che non ha …e io non sopporto di vedere Buffy ridotta in quello stato…l’abbiamo ferita tutti quanti –

– Ora comunque non è il caso di rimettere tutto in discussione Willow, ed esiste più di una ragione perché concordo con Angel e con la sua decisione. Ciò non toglie che anche io sia preoccupato per lui. Prima, al telefono aveva una voce così assente… sembrava sofferente... 

– Ecco è proprio di questo che volevo parlargli. Ieri sera Buffy ha detto che Angel è in pericolo. Ho paura che stia nascondendo qualcosa. Come fa a sapere che lui è nei guai? –

– Come temevo. Sono connessi l’un l’altro Willow, lo sono sempre stati …e ora lo sono ancor di più. Ecco perché sono convinto che sia meglio per loro stare lontani, anche se temo che… 

– Buffy e Angel. Angel e Buffy. No vi prego, non di nuovo. Che strazio. Fortuna che sto per partire, se no sai che noia con sta tiritera tutta l’estate –

– Buongiorno anche a te Cordelia –

– Stai per lasciarci? Davvero? oh Cordelia, riuscirò mai a sopravvivere a questo? –

– Xander ha dimenticato di chiudere la porta a quanto vedo –

– Buongiorno signor Giles. Willow, si parto. Davvero pensi che ti mancherò? –

– Non sai quanto Spord… Cordelia, non sai quanto –

– Dici sul serio? Non mi stai prendendo in giro vero? –

– Certo che no!! Cosa te lo fa pensare? –

 

*** *** ***

Si era rifugiata in camera sua. Le parole di Joyce l’avevano ferita e ora era molto lontana dalla serenità che aveva sentito alla magione. Abbracciando sua madre, aveva voluto rassicurarla perché capiva il suo punto di vista, ma il fatto che lei avesse interferito così pesantemente sulla sua vita era una cosa difficile da mandar giù. Sentiva di essere stata violata profondamente nel proprio intimo e non poteva sopportarlo …e allora era corsa in camera sua decisa a non uscirne tanto presto. Non voleva vederla, né voleva parlare con lei. Voleva evitare di urlare a dosso tutta la sua rabbia, e così aveva preferito la più facile via della fuga. Sapeva che era solo una tregua temporanea …e nel pomeriggio doveva vedere anche gli altri ...e anche con loro avrebbe sorriso e magari anche riso. – Ho forse altra scelta? –

 

Fu allora che cominciò ad indossare la maschera. Stava imparando a nascondere le sue emozioni. In qualche modo doveva difendere se stessa da tutto quel dolore. Nessuno doveva più vedere cosa c’era veramente nel suo cuore… quello era andato via con Angel. L’aveva portato con sé, ovunque fosse andato, il suo cuore era con lui. Angel aveva ragione, come sempre del resto. Lei era troppo vulnerabile emotivamente. Doveva imparare a difendersi, anche se non era così sicura che lui approvasse il “come”. Ne avevano parlato tante volte insieme e lui riusciva sempre a trovare le parole giuste. Si, ricordava bene tutto quel discorso sul fatto di non nascondere il proprio cuore, non a lui almeno. Con lui era sempre stato facile essere autenticamente se stessa, con lui non c’era bisogno di nascondere niente. Ma ora le cose era cambiate, nulla sarebbe stato più come prima.

Devo farlo Angel, e lo farai anche tu o non riusciremmo a sopravvivere a tutto questo.

Lui era l’unico che conosceva bene il suo cuore …e con lui non finse mai. Era riuscito a leggerla intimamente sin dalla prima volta che l’aveva vista, proprio perché aveva visto il suo cuore …e ora solo lui ne sarebbe stato il fedele custode, solo lui ne possedeva la chiave e solo a lui lo avrebbe mostrato ancora.

 

Ho sentito il tuo richiamo  …e ti amavo già …perché ho visto il tuo cuore. Lo tenevi nelle mani per farlo vedere a tutti e io temevo che potesse venire lacerato o ferito e ho desiderato proteggerlo più di ogni altra cosa e scaldarlo con il mio.

 

Quanta saggezza nelle sue dolci parole. Quel giorno aveva appena compiuto diciotto anni.

 

– Benvenuta nel mondo degli adulti Buffy, un mondo dove i sogni sono banditi per sempre – disse amaramente a se stessa. Angel aveva ragione, non avrebbe più tenuto il suo cuore così esposto a tutti e il suo timore di allora era più che giustificato – Non temere, non accadrà. -

 

Quello non fu che l’inizio. In futuro avrebbe indossato la maschera più e più volte, imparando a ridere quando invece voleva piangere, a sorridere quando invece voleva urlare, ad accettare quando invece voleva respingere. Finse piacere quando invece provava solo disgusto. Finse serenità quando invece stava morendo dentro …e così si avvio, lentamente ma inesorabilmente verso l’oblio di se stessa.

Joyce entrò in camera chiedendo se volesse mangiare qualcosa. Sedendosi sul letto le disse che poche ore prima aveva chiamato suo padre e che avrebbe voluto vederla, prima di partire per l’Europa. – Papà va in Europa? – Anche lui partiva, anche lui la lasciava sola. – Si tesoro. Per lavoro, starà via per un po’ di tempo. Credo che potresti passare qualche settimana con lui, non partirà che a metà Agosto. Qui c’è Faith che potrebbe sostituir… –

– Faith? Non sono una commessa mamma, le cacciatrici non vanno in ferie ...e nessuno può sostituirmi come in un qualunque altro lavoro ...e comunque Faith al momento non… lei è in coma mamma – Non voleva dire alla madre cosa fosse accaduto realmente a Faith, e sperava che lei non facesse altre domande. – Mi dispiace per lei Buffy, quella ragazza è sempre stata così sola. E’ successo quando avete… in quest’ultimo pericolo che avete affrontato vero? Dio se penso che potrebbe succedere qualcosa di brutto a te, io… tu non sei rimasta ferita vero? Ho notato quel… sul collo… cosa è successo? È stato… è stato un… vampiro? Santo cielo… Buffy –

– Sto bene! Credo che andrò da papà qualche giorno. Parlerò con Giles questo pomeriggio… – la conversazione stava dirigendosi verso un terreno pericoloso. – Ti ha morsa un vampiro, dio mio …e quando pensavi di dirmelo? Io sono tua madre Buffy, io devo sapere quello che… –

– Ho già risposto a questo… ho detto che sto bene, che importanza vuoi che abbia ADESSO? –

– Buffy, non usare questo tono con me, sono tua madr… –

– NO! Questa conversazione NON sta avvenendo. Io non sono qui e tu non stai parlando con me, è meglio che vada prima che… NO anzi, invece c’è qualcos’altro che vorrei sapere, un ultima cosa ancora. Giles? Anche lui sapeva che avresti parlato con Angel? hai preso prima accordi con lui? L’avete deciso insieme? Chi altri sapeva? Voglio solo sapere chi altro, oltre a te, devo ringraziare per questo bel regalo di fine anno –

– Non cambiare discorso adesso. Buffy, ho solo chiesto cosa è successo. Sono preoccupata per te, possibile che non riesci a capire quest… – Joyce si bloccò di colpo, come illuminata da una improvvisa certezza. Spalancando gli occhi, guardò sua figlia. In essi vi era un misto di stupore e di terrore ...e una domanda. Portò la mano alla bocca e… – Oh mio dio Buffy. E’ stato lui? non è vero? È stato lui. Ma come… come ha potuto farti questo?… – Buffy sentiva… non era sicura di cosa sentiva in quel momento. Rabbia, tanta rabbia. Risentimento. Sensazione di impotenza. Sentiva di essere prigioniera in un mondo che non riconosceva più come suo. Non riusciva a respirare come fosse presa da una morsa d’acciaio che la stritolava senza pietà …e quel dolore che la dilaniava da dentro. Prima di uscire da quella casa, in cui ormai sentiva di essere solo un estranea, guardò sua madre un ultima volta e con un filo di voce appena udibile

– Lui non ha nessuna colpa. Non ha fatto proprio nulla, nulla che io non abbia voluto. –

 

*** *** ***

Angel si svegliò di colpo. Gli occhi sbarrati dal terrore. Deglutendo ripetutamente, annaspava affannosamente come se avesse fame d’aria, come se non potesse respirare …ma lui NON respirava. Sentiva il cuore in gola. Portando una mano al petto, tentò di bloccare il dolore acuto che sentiva proprio sul cuore, come se dovesse scoppiare da un momento all’altro …ma lui NON aveva battito cardiaco – oddio, cosa mi sta succedendo? – si alzò dal letto e cominciò ad andare su è giù nervosamente per tutto l’appartamento. Sembrava un animale in gabbia. Era stato svegliato da un sogno terrificante. Un incubo terribile, in cui Buffy era in pericolo e lui non poteva fare nulla per salvarla …e in qualche modo, sapeva che non era un semplice sogno.

– Non dovevo andare via adesso. Non così presto …e non dopo aver… non era il momento giusto. L’ho lasciata da sola ad affrontare cose più grandi di lei, dio sono proprio… –

 

Un idiota… si, un patetico idiota. Non senti ancora il sapore del suo sangue sulle labbra? …e non hai visto come si è donata a noi senza alcuna remora? Non dirmi che non ti ha lasciato a dosso un po’ di desiderio. Puoi raccontarti un sacco di belle bugie, a te e a quella stupida anima, ma con me non puoi mentire. Tu sai che ho ragione. Ora, intendi fare qualcosa o rimarrai ancora qui a rimuginare sulla tua patetica vita?

 

Angelus non perdeva occasione per far sentire la sua voce, sperando così di poter sfuggire ancora una volta alla prigione in cui Angel lo teneva rinchiuso  e Buff sarà la chiave che aprirà una volta per tutte, le porte di questa maledetta prigione …e sottolineo maledetta. E’ solo una questione di tempo… presto sarò libero

 

*** *** ***

Joyce uscì di casa in fretta e furia subito dopo Buffy. Doveva sapere cosa era successo. Se prima si era sentita un po’ in colpa per non aver detto a Buffy del suo colloquio con Angel, e per aver parlato a lui in quel modo, adesso invece aveva la certezza assoluta che aveva fatto la cosa giusta. Scoprire che lui l’aveva morsa era stato uno shock troppo grande per lei. Vide materializzarsi dinanzi a sé tutte le sue paure. Ciò che aveva sempre temuto, era diventato realtà. Lui si era nutrito del sangue di sua figlia e pensò che se ora l’ avesse avuto davanti, lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani. Nessuno doveva fare del male alla sua bambina.

 

*** *** ***

…intanto altrove qualcuno giocava a scacchi con il destino altrui e si preparava ad entrare in scena. I tempi erano oramai maturi e non sarebbe certo stata la piccola slayer ad intralciare i suoi piani. Non tutto era pronto, ma doveva cominciare ad impiantare i semi della rinascita.

Un piccolo passo alla volta – …e così si apprestava a giocare la prima decisiva mossa. Presto il mondo degli umani si sarebbe prostrato dinanzi alla sua grandezza. Nessuno avrebbe più potuto fare a meno della sua presenza. Perché rinunciare all’amore e alla felicità? I segni erano stati chiari, il suo tempo era finalmente giunto. Angelus era indispensabile per la realizzazione del suo piano. Angel doveva spezzarsi, frantumarsi in mille pezzi. Doveva sentire il freddo secolare della solitudine, doveva perdere ogni speranza, per poi piegarsi per sempre al suo volere. Ma per fare questo la slayer doveva essere neutralizzata. Se l’attimo di pura e perfetta felicità non aveva funzionato, almeno non del tutto, allora non restava che provare con il suo esatto contrario. Perfetta disperazione. La slayer non doveva interferire. Aveva troppo potere su Angel e questo disturbava enormemente i suoi progetti futuri.

– Piccola stupida donna innamorata. Farai bene a dimenticarlo. Lui non sarà mai più tuo –

 

*** *** ***

– Diventerò una super star internazionale, non resterò certo qui con voi poveri sfigati. Lo so vi mancherò, ma fatevene una ragione. Los Angeles non è poi così lontana. Potrete sempre venire a trovarmi, e magari vi concederò anche un po’ del mio tempo, a meno che non sia già occupata con qualcosa di più interessante, intendiamoci – un colpo di tosse interruppe Cordelia

– Xander non strozzarti con quella ciambella. Lo so, lo so, già mi invidi. Beh mettiamola così, potrai sempre raccontare ai tuoi figli di aver conosciuto la grande Cordelia Chase, ehi non è da tutti sai? farai un gran bel figurone. –

– …e questo quando dovrebbe accadere? cioè voglio dire… quando hai deciso che diventerai una star? Stanotte? Perché non ti avevo mai sentito parlare di questo prima d’ora –

– Sei molto intelligente Willow, dico davvero. Sei molto acuta nelle tue osservazioni, davve… –

– Immagino che questo fosse un complimento –

– Xander, proprio non ti va giù eh? Non sopporti l’idea che si possa essere qualcosa di diverso da te. Tipico modo di pensare dei falliti come te. –

– Cordelia, nessuno la pensa come me, ma sai il tuo modo di paralare non sembra quello di una pazza visionaria –

– Io non ho le visioni Xander …e Willow, si l’ho deciso proprio stanotte o meglio stamattina. Mi sono svegliata …e bang, e così mi sono detta “ma si, perché no?” –

– Oh, illuminata sulla via di Damasco –

– No, nooo Willow, non Damasco. Los Angeles. Si ragazzi tra qualche giorno parto per Los Angeles. Dici che anche a Damasco c’è Hollywood? –

– Ehm… possiamo andare avanti? che ne dite ragazzi? Willow prima diceva che ieri Buffy… –

– …e adesso perché mi guardate tutti così? che ho detto di stano? –

– …che ieri Buffy… Cordelia per cortesia, possiamo continuare? –

 

L’improvviso bussare alla porta bloccò nuovamente l’osservatore, che cominciava a spazientirsi per le continue interruzioni.

 

– Rupert, mi dispiace di non aver chiamato prima, avrei dovuto telefonare –

– Prego entra pure, tu sei sempre la benvenuta Joyce. E’ successo qualcosa? –

– Speravo fossi tu a dirmelo. Ho bisogno di parlare con te di alcune questioni …urgenti –

 

– Signora Summers, è successo qualcosa a Buffy? –

– Ciao Willow. No, non è successo niente. Vedo che siete tutti qui, ho interrotto qualcosa? –

– No Joyce, non hai interrotto niente. Stavano giusto andando via, giusto ragazzi? –

– In realtà no, devo ancora finire la mia ciambell… –

 In realtà SI invece, stavamo giusto andando via …Xander an.dia.mo –

– Signor Giles, possiamo rivederci qui nel pomeriggio? Vorrei… –

– D’accordo Willow, intanto cerca Buffy, credo abbia bisogno di non stare da sola –

 

*** *** ***

Si era accorta di non aver con sé la borsa, e tornò verso casa per riprenderla. Non voleva assolutamente vedere, né tanto meno parlare con sua madre, quindi entrò, come accadeva spesso, dalla finestra della sua camera. Stava andando da Faith, voleva parlare con i medici e sapere se poteva essere d’aiuto in qualche modo. Sapeva che lei non aveva parenti e voleva coinvolgere anche Giles in questo. Faith era pur sempre una cacciatrice. Dark lady o meno, lato oscuro o no, lei era pur sempre una di loro. Nonostante tutto quello che era accaduto fra loro, lei non l’avrebbe lasciata sola. Non era il caso di coinvolgere il consiglio, anzi era proprio meglio che ne stesserò fuori. Wesley aveva fallito miseramente. Se avesse lasciato che se ne occupasse Angel le cose sarebbero andate in modo diverso.  - Angel ha molta familiarità con il lato oscuro, per ovvie ragioni. Sono sicura che sarebbe riuscito a tirarla fuori e a riportarla da noi. Io non avevo compreso quanto grave fosse la situazione. Mentre lui ha capito subito che Faith aveva provato piacere nell’uccidere e credo che Angel fosse davvero l’unico in grado di aiutarla. – Sorrise al pensiero che una cacciatrice venisse aiutata da un vampiro. Luce e buio ancora una volta contrapposti, solo che qui le parti erano assolutamente capovolte.

Angel il vampiro, la luce. Faith la cacciatrice, il buio. Si, il suo Angel era speciale e ora se ne era andato per sempre. – Magari se non ci fossero state tutte quelle complicazioni con Faith, forse ora sarebbe ancora qui. Forse Willow ha ragione, se non avessi dovuto curarlo con il mio sangue, forse… No alla fine è meglio che sia andata così. Se Faith fosse morta? Se Angel, con lei,  non fosse riuscito a fermarsi in tempo? Saremmo riusciti a sopportare anche questo? –

Il pensiero che Faith poteva morire per mano loro la inorridiva, anche se era consapevole di aver tentato di salvare la vita di Angel in cambio della vita di Faith. Lei era pronta ad ucciderla pur di salvarlo. In quel momento le era sembrato giusto e comunque non aveva altra scelta. Il sangue di una cacciatrice era l’unico antidotto al veleno. Faith si era spinta troppo oltre e Angel rischiava di morire per colpa sua. Ora era contenta che le cose fossero andate diversamente. Anche se era stato solo il caso a non fare di lei un assassina. Il lato oscuro aveva molteplici facce e non sempre significava passare dalla parte del nemico …e lei quella notte, voleva uccidere Faith. Forse faceva parte della loro stessa natura di cacciatrici, forse il lato oscuro era in loro, e lei sapeva ancora poco sulle prescelte. Comunque se Wesley non fosse intervenuto, consegnando Faith a quelli del consiglio, lei ora non sarebbe in coma, sospesa com’era tra la vita e il sonno. Non ancora morta ma non più fra i vivi. Wesley voleva aiutarla, ma di buone intenzioni sono lastricate le vie dell’inferno. – Spero almeno che abbia imparato la lezione –

 

Lo squillo del telefono interruppe i sui pensieri, corse per le scale – Papà? Ciao. Si tutto bene, grazie per le cose che hai mandat… dici da te? a Los Angeles? Non lo so papà, forse si, magari solo pochi giorni… no, no sto bene, davvero, è solo stress post-diploma, ma sto bene. Sono solo un po’ stanca. – Era felice di sentirlo, le mancava molto e aveva voglia di riabbracciarlo.

– Holiday on ice? perché no? – Rise alla proposta di suo padre. – Guarda penso che potrei partire anche domani, devo solo sistemare alcune cose. Si la mamma mi ha detto che parti, potrei stare con te qualche settimana. Si va bene, ti chiamo prima – Non era sicura che fosse la cosa giusta da fare, sperava solo che suo padre non fosse assillante e che non cominciasse anche lui a fare domande su domande, ma tornare a Los Angeles al momento le permetteva di prendere un po’ le distanze dalle tensioni che si erano create con sua madre e con gli amici. Decise di rimandare la visita a Faith, prima sarebbe andata da Giles, avrebbe salutato tutti poi sarebbe andata in ospedale. Avrebbe passato la notte alla magione e all’alba avrebbe preso il primo bus per Los Angeles. Stava accadendo ancora, esattamente come lo scorso anno, anche allora era estate e anche allora era stato per Angel. Aveva lasciato Sunnydale senza salutare nessuno, trasferendosi a Los Angeles per tre mesi. Questa volta la fuga sarebbe stata meno traumatica. Non avrebbe messo in allarme nessuno, ma era pur sempre una fuga. Se aveva inizialmente deciso di passare l’estate a Sunnydale, era stato solo per non lasciare sola sua madre, ma ora non le importava nulla neppure di lei. Certo rispetto allo scorso anno, le cose adesso erano meno gravi di allora. Grazie a dio lui era ancora vivo. Almeno così sperava, visto che il sogno della notte precedente non era stato granché rassicurante. Si rese conto solo ora che sua madre non era in casa e sentì una leggera ansia. Salì comunque in camera sua e cominciò a riempiere un borsone con le sue cose e senza sapere perché decise che avrebbe portato con sé il suo vecchio diario. Da quando Angel era partito aveva smesso di scrivere.

*** *** ***

Note:  avrete notato che inserisco a volte pensieri e situazioni che sembrano allontanarsi dalla storia vera e propria e che possono sembrare inutili divagazioni rispetto al tema principale. In realtà sto solo creando le premesse per il continuo di questa ff, che avrà un seguito e sarà ambientata nel futuro. Mi riferisco ad esempio alle scene alla magione, al coma di Faith, ai pensieri di Buffy per Faith, all’errore di Wesley, ai progetti di Cordelia, …e altro ancora

grazie per la vostra pazienza :)

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Capitolo 9
*** Capitolo 08 ***


Capitolo 08

 

– Avete visto Joyce prima? Sembrava molto turbata –

 

Willow, Oz, Xander e Cordelia passeggiavano nel vicino parco, avevano deciso di pranzare insieme in attesa di tornare ancora da Giles nel pomeriggio. Willow e Oz mano nella mano e Xander e Cordelia avevano finalmente smesso di punzecchiarsi a vicenda. Tutti e quattro erano stranamente malinconici. Si sedettero in una panchina, tra loro era calato il silenzio, ognuno assorto fra i propri pensieri. Il tempo degli addii stava arrivando e per quanto Cordelia non l’avrebbe mai ammesso davanti a loro, era un po’ triste. Sentiva che quello sarebbe stato un addio definitivo. Non erano mai stati amici nel vero senso della parola, soprattutto con Willow e Buffy, ma sentiva comunque di avere un legame con loro e c’era stato un tempo in cui aveva anche pensato di poter amare Xander Harris. Le cose erano andate in modo diverso fra loro e lei ora non provava né rancore né altro. Si era lasciata tutto alle spalle e Xander era stato carino con lei il giorno del ballo. Quel vestito era proprio una favola, e gli era grata per non aver tradito il suo segreto. Cordelia Chase, - la grande Queen C - ridotta a fare la commessa. Harmony Kendall, Aura e tutte le altre avrebbero capito? Sicuramente no. Xander invece con quel gesto aveva dimostrato di volerle bene e questo non lo avrebbe dimenticato mai. Ma abbandonarsi a pensieri tristi non era da lei, per quanto fosse un po’ dispiaciuta di lasciare Sunnydale, era anche contenta di iniziare una nuova vita, lontana da demoni e apocalissi, che suo malgrado, erano stati così presenti nella sua vita, in quegli ultimi anni di liceo. Non aveva rimpianti e partire era l’unica cosa da fare. Lì non c’era più nulla che le appartenesse. Neppure la casa in cui viveva. Presto gli agenti del fisco avrebbero preso anche quella. Avevano già inviato l’istanza di sfratto. Quella casa non era più la sua. – Si Cordy, abbiamo visto, era molto turbata. Spero non sia successo qualcosa di irreparabile con Buffy. Sono davvero preoccupato per lei – Willow si alzò in piedi e nervosamente disse – Forse dovrei andare a cercarla – Oz le cinse la vita con un braccio e la costrinse a risedersi – Stai tranquilla adesso, Buffy sa cavarsela anche da sola. Io credo che invece abbia bisogno di stare un po’ da sola …e c’è una cosa che non ho capito bene. Se non doveva stare da te, dove ha dormito stanotte? – Cordelia lo guardò come se lo vedesse per la prima volta – Morbosissimo – e intanto agitava la mano, salutando qualcuno che parlava con una ragazza in una panchina parecchio distante dalla loro. – Chi stai salutando? Chi è quello? –

– Parker, quel super figo della UC Sunnydale. Era innamorato di me un tempo, ma io non… –

– Un tempo forse, perché a me pare che ora ti stia ignorando alla grande –

– ah ah, molto spiritoso Xander, comunque quel ragazzo mi ricorda un po’ Angel, a voi no? –

– Da qui non riesco a vedere molto, ma non mi pare che Angel sia un tipo così comune –

– Si Willow, hai ragione. Lui è un vampiro e tutto il resto, ma intendevo fisicamente –

– Perché tu… lo conosci bene vero? Intendo fisicamente –  era forse gelosia quella di Xander?

– Parker Abrams? Beh… si, diciamo di si –

– No, Angel. Dai Cordelia ammettilo, hai fatto un pensierino anche su Angel, non è vero? –

– E anche se fosse? A te che importa?  Sono affari tuoi? –

– No, non sono affari miei. Ma il fatto che qualcuno ti preferisse a qualcun'altra deve ess…–

– Deve essere cosa? pensi davvero che se IO non avessi voluto, non sarei riuscita a… –

– Lascia perdere Cordelia. Te l’ho già detto una volta ricordi? Non saresti mai riuscita a … –

– Repetita iuvant – disse Oz, che non capiva perché adesso tirassero in ballo simili questioni.

– Non riuscirai mai a dividere quei due. Devi credermi. Io lo so – Xander ricordò a Cordelia.

– Tu dici? – Rispose con tono di sfida. Cordelia amava essere adorata come una dea. Non sopportava di essere seconda a nessuno. Era o non era la più bella del reame? beh sicuramente lo era stata, almeno sino all’arrivo di Buffy. Dopo il suo arrivo a Sunnydale, i ragazzi sembravano preferirla a lei. Pure quell’ Owen si era interessato a Buffy e non le piaceva essere messa da parte. Comunque, di Angel non le era mai importato un granché. In realtà a lei non era mai importato un granché di nessuno altro, oltre se stessa ben inteso. Ma il fatto che lui la ignorasse sistematicamente, l’aveva stizzita non poco. Buffy sembrava essere al centro del suo mondo e quando aveva provato a sedurlo, lui non aveva dimostrato il ben che minimo interesse. Possibile che fosse immune al suo fascino? Tentare di sedurre Angel, per Cordelia, era stata più che altro una sfida e per quanto Buffy fosse la cacciatrice, quando si trattava di uomini la cacciatrice era lei …e Angel, accidenti, era davvero uno che non passava inosservato. Peccato che fosse quello che era …e comunque per essere un vampiro era piuttosto affascinante. Alla fine vi aveva rinunciato, perché aveva capito che ciò che diceva Xander era la pura verità. Angel non aveva occhi che per Buffy e così si era totalmente disinteressata a lui, rivolgendo la propria attenzione altrove. Smise anche di vedere Buffy come una rivale, quando capì che non voleva portarle via il trono di regina del liceo, perché a Buffy non interessava affatto. Buffy, pure lei, non aveva occhi che per Angel. Quindi lei aveva di nuovo campo libero. Buffy non era più una minaccia, persa com’era dietro a quel vampiro.

– Ma perché non la finite con questi discorsi stupidi? anche perché adesso non è che ha molto senso parlare di questo. Ora come ora non vedo come Cordelia potrebbe dividerli, visto che… –

– Stavamo solo scherzando Willow, non prendere sempre tutto sul serio –

– Io no, giusto per dovere di cronaca. Io non scherzavo affatto. Ora è meglio che vada. Devo informarmi sugli orari dei bus e non so se riuscirò a passare anche da Giles nel pomeriggio. Devo fare ancora delle cose prima di partire. Magari ci vediamo stasera al Bronze –

– Hai già deciso quando partirai? Il giorno esatto intendo –

– No Oz, ancora no. Sicuramente entro questa settimana – In realtà lo sapeva benissimo, ma poteva dire loro che doveva lasciare quella casa entro e non oltre cinque giorni? Certo che no. I tre la guardarono allontanarsi, e fu Oz il primo a parlare – E’ incredibile non trovate? –

– Cordelia dici? Si è incredibile – disse Xander stranamente malinconico.

– No, intendevo dire che siamo riusciti a sopravvivere a tutto questo. Cordelia compresa –

– Uhm si ho capito che vuoi dire, ma credo che ti sbagli su Cordy sai? non è così cinica come vorrebbe far credere, e non tutto ciò che luccica è oro –

– Esatto, era proprio ciò che volevo dire. Non sempre è oro ciò che brilla. Cordelia compresa –

– Cordelia che brilla? Uh e magari si illumina tutta – Xander rise di gusto per la battuta di Oz

– Beh, sicuramente non brillerà di luce propria! – aggiunse Willow, sorridendo sorniona ad Oz.

– Uhm, vedo che il club “noi odiamo Cordelia” è ancora attivo – disse un Xander pensieroso

 

*** *** ***

Joyce e Giles avevano parlato a lungo. Dopo le forti insistenze della donna, lui si era visto costretto a raccontare i fatti di quegli ultimi drammatici giorni. Aveva tentato di essere il più delicato possibile, cercando le parole adatte per rendere meno dolorosa la verità. Ma Joyce era una madre e intuiva anche ciò che lui voleva nascondere. Così seppe di Faith, del sindaco, del veleno che stava uccidendo Angel e della corsa in ospedale, dove tutti quanti avevano temuto che Buffy potesse non farcela. – Joyce, credo che lui… che non volesse farle del male – Joyce si rese conto di quanto poco sapesse di sua figlia e del reale sentimento che la univa al vampiro, ma per quanto ora conoscesse meglio i particolari dell’accaduto, continuava a nutrire un forte risentimento nei confronti di Angel. L’unica cosa che al momento la rassicurava, era che lui si fosse finalmente deciso ad allontanarsi da lei e sperava di non doverlo rivedere mai più. Buffy non poteva buttare via la sua vita così stupidamente, inseguendo sogni impossibili. Lei non l’avrebbe permesso. bussarono alla porta e Giles andò ad aprire. Joyce sperava che non fosse Buffy, in quel momento non era sicura di poter sostenere lo sguardo di sua figlia. Doveva ancora metabolizzare ciò che aveva appena saputo. Erano Xander e Willow. – Solo voi due? e gli altri? Avete parlato con Buffy? – Giles era a disagio e anche lui in fondo era contento che Buffy non fosse lì in quel momento. – Cordelia non verrà e Oz aveva le prove. Stasera deve suonare al Bronze con il suo gruppo e Buffy non la vediamo da stamattina – Joyce, dirigendosi verso l’ingresso, decise che era tempo di andare. Non voleva parlare davanti ai ragazzi e ormai con Giles non c’era tanto altro da dire. Ora sapeva. – Bene ragazzi, si è fatto tardi, ora è meglio che vada. Buffy non era con voi? – Xander e Willow erano a disagio e non sapevano che cosa dire. Temevano di mettere nei guai la loro amica dicendo qualche parola di troppo e Joyce sembrava piuttosto agitata. Fu Buffy a salvarli da quella situazione imbarazzante. Come sempre del resto. Non era lei che ogni volta li salvava da mostri e demoni? Arrivò, zaino in spalle, decisa a partire per Los Angeles. Era lì per salutarli e trovarvi sua madre non fece che aumentare le sensazioni negative che aveva vissuto poche ore prima a casa sua.  Si erano riuniti senza avvertirla? Cos’altro volevano ancora da lei? Non era bastata la discussione di quella mattina? Doveva subire ancora un qualche stupido umiliante interrogatorio? – Ehi, ciao ragazza zaino, dove sei diretta? pure tu  “On the Road” eh? – Xander era nervoso. Nascondeva qualcosa, lo conosceva troppo bene ormai. – On the Road? – Xander rise nervosamente – Si, figlia dei fiori, cittadina del mondo, libera come l’aria. Droga, sesso e jazz, con un pizzico di filosofia indiana, un vero sballo. Ehm, no non volevo dire droga e sesso proprio in senso stretto, e neanche sballo. Insomma Kerouac, l’abbiamo letto no? – Il silenzio era davvero imbarazzante …e no, stavolta Willow decise che non avrebbe aiutato Xander. Una volta o l’altra doveva pur crescere. – Buffy, dove credi di andare? Perché hai lo zaino con te? Oh no, stavolta non ti permetterò di fare altre sciocchezze. Non starai pensando di scappare ancora? – Le mascelle serrate, le mani chiuse a pugno, quasi in posizione di lotta …e gli occhi pieni di lacrime. La tregua era finita e lei era così stanca, ma non avrebbe permesso a nessuno di loro di ferirla ancora. Avrebbe risposto colpo su colpo ferendo a sua volta. Era una guerra quella? E allora doveva combattere. Per non soccombere.

– Fare altre sciocchezze? Oh ma che bello! è così confortante sapere che ti fidi di me –

– Perché non entriamo e parliamo con calma? Tutti quanti. Buffy? –

– Ma si, e magari sorseggiamo anche il suo the. Tutti quanti. Signor Giles? –

– Capiamo tutti che non è un bel momento, ma non è il caso di esagerare adesso –

– Non è il caso? No, certo che no, è solo la mia vita che sta cadendo a pezzi, e non è il caso? –

– Buffy, ti ho fatto una domanda, cosa intendi fare? Non puoi pensare di scappare ancora –

– Non volevi che stessi con papà? Bene, sono passata a salutarvi, vado da lui. Contenta? –

Joyce era visibilmente sollevata, certa che una vacanza era quello di cui Buffy aveva bisogno.

– Oh tesoro, mi dispiace di aver pensato. Si, sono contenta, vedrai che presto andrà meglio –

– Perché sei qui? C’è per caso una riunione in corso dove io non sono invitata? Signor Giles? –

– No, nessuna riunione segreta Buffy e tu sei stata invitata, ricordi? –

– Siamo arrivati adesso, io e Willow non sapevamo che tua madre ha parlato per ore con… –

– Ore? Mamma perché sei qui? Sei venuta a congratularti per la riuscita del vostro piano? –

– Piano? Nessun piano. Tua madre voleva solo farmi alcune domande a cui io ho risposto –

– Cosa volevi sapere? Perché si è nutrito del mio sangue? è davvero così importante per te? e cosa ti ha risposto? ti ha detto che stava morendo? Riesci a capirlo questo? Lui stava morendo, mamma. – Buffy aveva perso il controllo e parlava ormai a ruota libera, tirando fuori tutto il dolore e la rabbia che aveva dovuto sopportare in quei giorni. Tutte le emozioni che aveva tenuta dentro per tanto tempo, adesso la stavano travolgendo come una valanga. Se si era trattenuta prima, era stato solo per non ferire sua madre e i suoi amici, ma ora non le importava più di niente e nessuno. Era come un fiume in piena che finalmente poteva straripare liberamente. Gli argini della razionalità era stati erosi. Non poteva trattenersi oltre.

– Lui sarebbe morto. Oh lo so che per voi sarebbe stato meglio. Avreste anche preferito mille volte che non fosse mai tornato dall’inferno se è per questo. Ma avete pensato solo per un attimo, cosa è stato per me vederlo lì inerme, mentre poteva morire per la seconda volta? Come potevo lasciare che accadesse? E avete pensato cosa ha significato per Angel tutto questo? Non avere la certezza di riuscire a fermarsi in tempo e che potevo anche morirne –

– Ma a quanto pare questo non l’ha fermato, nonostante tutto ha preferito rischiare, non… –

– Xander non puoi parlare così di Angel. Lo sai benissimo che LUI non è il mostro che TU vorresti che fosse. Se fosse così, saresti libero di odiarlo tranquillamente, senza dover sentire la tua coscienza che urla, non è vero? Ma non è così, mi spiace deluderti. Fatene una ragione –

– Ora stai esagerando Buffy – Giles tentò di riportare un po’ di calma ma senza alcun risultato.

– Sono stata IO a costringere Angel. IO e solo IO. Lui si era ormai rassegnato alla morte. Non potevo ucciderlo per la seconda volta. Non potevo ignorare di sapere… di sapere che il mio sangue era la sola medicina possibile. Sarebbe stato come ucciderlo di nuovo – Buffy ormai piangeva liberamente senza preoccuparsi di bloccare le lacrime. Joyce non riusciva a parlare, sopraffatta anche lei dall’emozione. Giles non stava certo meglio. Willow, anche lei con le lacrime agli occhi, trovò invece il coraggio di dire qualcosa – Buffy, credi davvero che non capiamo quello che?… o meglio, credi che io non capisca il tuo dolore. Parlo per me, perché credo sia giusto così. Io so quanto vi amate, tu e Angel,  e cosa rappresentate l’uno per l’altro e per quanto mi riguarda io sono completamente con te – Buffy la guardò intensamente. Le fu grata per quelle parole, per lei significavano molto. Ma non aveva ancora finito. C’erano tante cose che avrebbe voluto sapere da tempo e ora era arrivato il momento dei chiarimenti. Avvicinandosi a Willow, sorrise dolcemente e con un tono di voce pacato ma deciso, le chiese

– Perché hai detto a Xander di uccidere Angel? –

– Che cosa? Buffy ma cosa stai dicendo? –

– Quando eri in ospedale lo scorso anno, ricordi?. Xander mi ha raggiunto mentre andavo alla magione pronta ad uccidere Angelus, e mi ha riferito le tue parole. Tu hai detto che avrei dovuto ucciderlo. Perché? Se stavi tentando nuovamente di ripristinare l’anima ad Angel, perché non hai fatto in modo che anche io sapessi? Avrei potuto agire in modo completamente diverso. Avrei preso tempo e forse Angel non avrebbe dovuto sopportare tutto lo strazio di quel terribile inferno. Cos’è successo Willow? – Il gelo improvviso avvolse tutto, calò il silenzio ed era assordante. Occhi che si scrutavano furtivamente, mani che si contorcevano nervosamente, ma neanche un suono. Buffy guardava Willow in attesa di una qualche risposta. Aveva toccato un nervo scoperto, ne era consapevole. Provò pena per la sua amica, ma non poteva ignorare ancora, doveva sapere se aveva davvero degli amici e se poteva fidarsi ancora di loro. Rivolse uno sguardo a sua madre che alzandosi in piedi sembrava voler andar via. In silenzio l’accompagno verso l’ingresso e uscì con lei lasciando la porta socchiusa.

– Io preferisco andare Buffy, sono cose vostre e non voglio… se sono venuta a parlare con Giles stamattina, è solo perché ero molto spaventata e tu… – Buffy, anche se apparentemente sembrava più tranquilla, dentro era un ribollire di emozioni. – Se tu non mi avessi aggredito con quel tuo tono inquisitorio, non sarebbe stato necessario parlare con Giles. Ti avrei detto tutto io, perché solo IO so cosa è successo veramente –

– Credo di essermi fatta un idea di quello che è successo e per quanto non riesca a comprendere completamente, voglio che tu sappia che io mi fido di te. –

– Io non so se posso dire altrettanto mamma, non ancora. Ho bisogno di tempo per… –

– Lo so tesoro… vuoi che avverta tuo padre che stai arrivando? –

– No, non è necessario. Lo farò io. Prima passerò da Faith, voglio vederla prima di partire –

– Non rientrerai a casa vero? Hai già tutto con te? –

– Non credo farò in tempo. Partirò domani all’alba se non stanotte stessa –

– All’alba? ma allora… dove passerai la notte? Buffy per favore non… –

– Starò a casa di Angel mamma. Non fare domande ti prego. Ho bisogno di stare lì, per ora –

– Buffy? Sola… in quella casa così isolata, io… credo sia  meglio che non… –

– So badare a me stessa, ricordi? sono la cacciatrice …e stanotte IO DEVO stare lì –

Joyce annuì, pur pensando che quella non fosse la cosa più saggia da fare. Buffy però sembrava pensarla in modo diverso e quello non era il momento di alimentare nuove tensioni.

– Non ho mai… voluto ferirti Buffy, ma ci sono cose che ancora non riesco ad accettare –

– Lo posso capire. Ho delle cose da prendere alla magione e da lì mi viene più facile arrivare al bus domani mattina, va meglio se lo dico così? – ancora una volta era lei a rassicurare.

– Buffy non… –

– Non avevo altra scelta mamma. Lui non ha mai voluto farmi del male. Per me è importante che tu capisca questo – adesso era lei che voleva essere rassicurata

– Non sono sicura di aver compreso appieno, ma mi fido di te –

– Ti chiamo appena arrivo a Los Angeles – Buffy la guardò allontanarsi. Sua madre si fidava di lei, ma non era quello che avrebbe voluto sentire, o meglio, non solo quello …e di Angel? si fidava anche di Angel? anche lei lo credeva solo un demone assettato di sangue?

 

Per Buffy adesso era importante che la sua famiglia e i suoi amici, comprendessero davvero che lei non era una ragazzina immatura e irresponsabile e che Angel non era quel mostro che tutti volevano che fosse. Avevano deciso di condannarlo senza neppure conoscere tutti i fatti. Preferivano pensarlo un mostro, piuttosto che vedere la cruda verità …e la verità era, che lei per lui sarebbe morta mille volte, perché lo amava più della stessa sua vita. Questo non doveva essere messo in discussione da nessuno. Non avrebbe più permesso loro di ergersi a giudici del loro amore, quello era solo suo e di Angel. Il loro amore apparteneva solo a loro due, e nessuno doveva sporcarlo o avvelenarlo con pregiudizi e meschini propositi di vendette personali. Era un amore puro e pieno di grazia il loro, e lei ne avrebbe protetto il ricordo ad ogni costo. Era l’unica cosa che le rimaneva. Il ricordo di un amore immenso. Non pretendeva che gli altri capissero, ma che almeno la smettessero, una volta per tutte, di giudicare ciò che non comprendevano. Era forse chiedere troppo a coloro che dicevano di essere amici suoi?

 

Rientrò chiudendosi la porta alle spalle giusto in tempo per sentire le ultime parole di Giles.

 

– In teoria si Willow, è proprio così, almeno secondo il pensiero cattolico –

– Quindi se io non avessi fatto l’incantesimo, Angel non avrebbe dovuto patire… o mio dio –

– Si temo di si Willow. Quella che sopravvive alla morte è l’anima, ed è l’anima che soffre i tormenti della dannazione. Se Buffy avesse ucciso Angelus, l’anima non avrebbe dovuto… –

– Invece Buffy ha ucciso Angel, condannandolo a delle sofferenze atroci – continuò Buffy

– oddio Buffy io non… devi credermi, l’unica cosa che volevo era ridare l’anima ad Angel –

– Lo so Willow, non sei responsabile per quanto accaduto. Nessuno di noi lo è. Solo che non riesco a capire perché non mi hai avvertito. Cosa è successo nel fra tempo? hai cambiato idea, tentando lo stesso l’incantesimo? Perché se io avessi saputo forse le cose sarebbero andate… –

– Io non ho cambiato idea, volevo ridare l’anima ad Angel sin da subito. Ho chiesto ad Oz e Cordelia di andare in biblioteca per prendere l’occorrente per l’incantesimo. Sapevo di potercela fare …e questo è quanto, almeno per quanto riguarda me. Prima che Drusilla ci attaccasse, eravamo tutti d’accordo, compreso il signor Giles, che era giusto restituire l’anima ad Angel. Era stato l’ultimo desiderio espresso dalla signorina Calendar. Tentando il suo rituale, avremmo anche dato un più alto significato al suo sacrificio. In un certo senso, era un modo per onorare la sua morte. Così, quando in ospedale, mi sono risvegliata, ho semplicemente ripreso da dove avevo interrotto. Nessun ripensamento Buffy. Voglio molto bene ad Angel e rifarei mille volte quello che ho fatto, è solo che ora mi sconvolge scoprire che invece, per colpa mia… se quello che ha detto il signor Giles è vero… sull’anima intendo… forse non… –

– No Willow, nessuna colpa. Hai fatto esattamente quello che avevamo già deciso tutti insieme. Nessuno di noi ha delle colpe, solo che continuo a non capire perché Xander… –

– Credo che a questo, possa rispondere solo lui. Io avevo detto a Xander di… –

– …di prendere tempo, mi hai detto questo. Dì a Buffy di aspettare. In quel momento potevo avere la certezza che saresti riuscita a terminare il rituale? ti eri appena ripresa da un trauma cranico. Kendra era stata uccisa, Giles era in mano loro e per quanto ne sapevo, Acathla poteva già essere stato destato. Non c’era tempo da perdere. Il mondo rischiava di essere risucchiato nel suo vortice. In quel momento l’unica priorità era quella di fermare quel demonio. Non era più AN.GEL quello, anche se sembra che io sia il solo a ricordarlo.

Quanti innocenti dovevano morire ancora per mano sua? Angelus doveva essere fermato ad ogni costo –

Aveva parlato tutto d’un fiato, rivolgendosi soprattutto a Willow ed era ancora fermamente convinto di aver fatto la cosa giusta. Anima o no, a lui Angel non era mai piaciuto molto. Ancora lo terrorizzava il solo pensiero che Angelus sarebbe anche potuto tornare, ma sembrava che nessuno prendesse in considerazione questa, non tanto remota, eventualità. Il fatto che lui, per salvare sé stesso, non aveva esitato a nutrirsi del sangue di lei, non era che un ulteriore conferma. Buffy, allora come adesso, era troppo innamorata per poter pensare in modo razionale …e così quel giorno, lui aveva deciso che l’unica cosa da fare, fosse quella di chiuderla una volta per tutte con Angelus. Doveva pagare per tutto. Per la Calendar, per Kendra, per aver mandato Willow in ospedale e per le torture a Giles. Tutte quelle discussioni filosofiche sull’anima, per lui non avevano alcun significato e non capiva perché Willow dovesse sentirsi così in colpa. Rivolse il suo sguardo verso Buffy e ciò che vide lo terrorizzò più del pensiero di Angelus stesso. Il suo viso era come trasfigurato, e non riuscire a decifrare quali fossero le emozioni che animavano gli occhi della cacciatrice, non fece che aumentare la sua paura. In quel momento avrebbe voluto essere invisibile o essere lontano mille miglia da quella stanza che improvvisamente era diventata troppo piccola. Sentiva gli occhi di Buffy su di sé e non poté più sostenerne la vista. Una cosa era certa, Buffy sembrava non condividere il suo punto di vista e questa non era una novità. Ogni volta che avevano affrontato l’argomento “Angel”,  loro finivano sempre con il litigare animatamente. Poi riuscivano a far pace, almeno sino alla volta successiva, ma adesso nutriva seri dubbi circa un possibile chiarimento con Buffy. Possibile che fosse così testarda e non riuscisse a capire che lui voleva solo aiutarla?

Giles si avvicinò a Buffy e poggiandole una mano sulla spalla tentò di tranquillizzarla.

– Non serve a nessuno rinvangare certe brutte storie. Ormai appartengono al passato –

Buffy, con uno strattone si scostò da lui – al passato? Certo, un passato lungo ben cento anni –

…e muovendosi lentamente si avvicinò a Xander

– Fallo fuori… hai detto così. Fallo fuori. Non posso credere che lo odi così tanto –

– No, non mi è mai piaciuto, e credo di non averlo mai nascosto. Con me, il fascino del bel tenebroso, non ha mai funzionato, a differenza vostra, non mi sono mai fatto incantare dai suoi modi da damerino. Ma guardatevi, tutti ancora qui a parlare di lui, come se fosse un caro vecchio amico, mentre sapete tutti che non è così. Willow dovresti smetterla di sentirti in colpa e anche lei signor Giles, con tutti quei discorsi sull’anima che non servono a nulla. Avete visto tutti cosa è stato capace di fare solo pochi giorni fa. Anima o no, la sua natura riemergerà sempre e lo sai anche tu Buffy. Niente e nessuno potrà mai cambiare quello che realmente è. Angel è un vampiro e noi i vampiri dovremmo ucciderli. SI, sono contento che sia andato via e spero che se lo inghiotta l’inferno, una volta per tutte. E’ quello il suo posto –

 

Un improvviso e forte bruciore alla guancia fermò il suo delirante soliloquio …e perché ora stava seduto per terra? Buffy l’aveva colpito? Possibile che fosse arrivata a tanto? Portò una mano alla bocca, per asciugare il piccolo rivolo di sangue, che dalle labbra stava scivolando verso il mento. Sollevò lo sguardo e ciò che vide lo terrorizzò a morte. Due occhi lo scrutavano attentamente, spaventosamente nerissimi e totalmente privi di pupille. Occhi senz’anima.

 

– WILLOW? –

 

– Non permetterti mai più di usare me per le tue personali e meschine vendette. La prossima volta potrei non limitarmi ad un semplice schiaffo. Vorrei ricordarti che noi, oltre ai vampiri, dovremmo anche uccidere i licantropi e demoni di ogni genere e il tuo discorso di prima ha ferito anche me. Buffy non è la sola qui ad amare “il mostro”. Non posso credere che dopo tutto questo tempo, dopo tutto quello che abbiamo visto e vissuto INSIEME in questi tre anni, tu ancora non sappia distinguere la differenza tra chi ti è amico e chi invece non lo è. Devo ricordarti quante volte Angel ti ha salvato la vita? –

– Willow? gli occhi? cosa hai fatto ai tuoi occhi? –

Giles e Buffy si voltandosi verso lei, e videro la solita, dolcissima e adorabile Willow.

– I miei occhi?  Oh non è nulla Xander. I miei occhi sono gli stessi di sempre –

Chinandosi verso di lui, lo aiutò a rialzarsi e gli sorrise come se nulla fosse accaduto.

– Ora però sai cosa intendo quando dico “espressione risoluta”. Visto? Espressione risoluta. –

 

Xander era confuso e ancora un po’ spaventato e dovette sedersi per non ricadere di nuovo a terra. Aveva notato il silenzio di Buffy e tentò di dire qualcosa ma Giles lo bloccò.

 

– Non una sola parola Xander, per oggi hai già fatto abbastanza danni e non starò qui a ricordarti la gravità delle tue azioni e ciò che esse hanno comportato per Buffy e Angel …e ringrazia Willow. Non so cosa sia successo prima fra voi, ma le sue parole mi hanno ricordato quello che sei veramente. Un ragazzino immaturo ed egoista. Ti sei preso gioco di noi tutti, dimenticando che insieme avevamo raggiunto un accordo. Per tutti noi, anche se per motivi differenti, era importante che Angel riavesse indietro la sua anima. Ti sei fatto beffe di Willow, mentendo a Buffy, distorcendo le sue parole e sminuendo in modo vile le sue azioni, e la sua volontà di non arrendersi. Hai idea dello sforzo immane che Willow ha dovuto sopportare nel voler portare a termine l’incantesimo? Hai ricordato tu stesso, che aveva subito un forte trauma e nonostante ciò ha voluto tentare comunque …e tu hai vanificato tutto –

 

Buffy non voleva ascoltare oltre. Era stanca, delusa, ferita nell’anima. Si sentiva tradita ancora una volta e nel modo più vile. Lei voleva bene a Xander e per quanto sapesse che Angel non gli piacesse, mai avrebbe immaginato che il suo odio potesse arrivare fino a tanto. Salutò Giles e Willow con un gesto della mano, dirigendosi velocemente verso l’ingresso. Lo zaino in spalla, la testa china e gli occhi annebbiati da lacrime e rabbia. Sembrava improvvisamente invecchiata di cento anni, quello era un peso troppo grande da sopportare. Xander si alzò e tentò di fermarla afferrandole un braccio con la mano.

 

– Lasciami andare – sibilò fra i denti – Buffy ascolta… – Xander tentò ancora. Lei si voltò e con un filo di voce appena udibile ebbe comunque la forza di pronunciare alcune parole.

 

– Quel giorno, quando hai voluto farmi credere che non c’era più alcuna speranza per curare Angel, hai ucciso anche me, non solo lui. Mi hai tolto l’unica cosa che avevo. La speranza che potesse guarire ...e quando si perde la speranza, ciò che resta è solo inferno. Io sono stata all’inferno insieme ad Angel e sono rinata solo quando lui è tornato. Voglio che tu sappia, che dagli amici mi aspetto comportamenti diversi dai tuoi. Se non possiamo fidarci gli uni degli altri, allora è molto meglio essere soli. Quando capirai cosa intendo dire, forse potremmo anche essere di nuovo amici …e ora è meglio che me ne vada prima che… –

 

– Buffy, aspetta. Per favore –

– ORA è meglio che vada, hai sentito cosa ho detto? CRE.DI.MI Xander, è meglio che vada. –

 

Giles si avvicinò vedendo le sue lacrime, e sentì profondo affetto verso questa donna così coraggiosa e fiera …e la vide per ciò che realmente era. Una bambina, cresciuta troppo in fretta che già sentiva il peso della vita, come se avesse già vissuto mille anni.

– Se avrà bisogno di me sa dove trovarmi, mia madre le darà il numero di papà …e ora per favore mi lasci andare, la prego signor Giles – Lui annuì visibilmente commosso e Buffy si precipitò fuori dalla porta. Doveva ancora passare in ospedale a salutare Faith. Non sapeva bene perché, ma per lei era importante vederla prima di partire. Sentì di essere ancora seguita da qualcuno ma non si preoccupò. Sentiva che chiunque fosse, non costituiva una minaccia per lei. Invece si fermò quando sentì la voce di Willow che la chiamava. – Buffy, posso fare… stai bene? mi dispiace per tutto quello che… c’è qualcosa che posso fare per te? qualunque cosa? –

– Sto bene. Si, c’è una cosa che puoi fare per me. Puoi occuparti di Faith in mia assenza? –

– Faith? oddio io non so se posso. L’ultima volta che sono stata sola con lei… –

– Stai tranquilla, è in coma ricordi? Non può farti del male e non è necessario che tu vada proprio nella sua stanza, se non te la senti. Dovresti tenerti in contatto con i medici, e se ci sono novità chiamami subito. Se dovesse svegliarsi, vorrei esserci… vorrei che non fosse sola –

– Si ok, questo posso farlo, tu… tu riposati a Los Angeles –

– Lo farò, anche tu riposati …e non dimenticare Amy –

– Posso occuparmene io di Faith – Xander le aveva raggiunte, deciso a voler parlare con Buffy

– Bene, io vado – Willow pensò che fosse meglio lasciarli soli, sperando in una riconciliazione.

– NO!, o non da solo. Insieme a Willow. E’ questo che fanno gli amici. Fanno le cose insieme –

– Ok capo, perché il capo sei tu, giusto? ok, si credo di aver capito sai? si certo, insieme –

– Sono scuse quelle? Siamo arrivati al momento in cui tu chiedi implorante il mio perdono? –

– Implorante, divertente non trovi? eh eh implorante, e comunque si, qualcosa del genere –

– Devo andare Xander. Oh e le tue scuse potrei anche accettarle, ma non ora e comunque non finché non saranno complete. Manca ancora qualcosa. Qualcosa di molto importante per me –

– Devo davvero mettermi in ginocchio? –

– Non fare il buffone Xander, non è il momento giusto. Quello che volevo dire, è che io non sono la sola a cui devi chiedere perdono –

– Si credo che dovrò fare una lunga chiacchierata anche con Willow e Giles –

– Credo che sia una buona idea, ma ancora manca qualcosa o meglio, manca qualcuno –

– Oz? non ho mai pensato che fosse un mostro. Beh, se escludiamo le notti di luna piena –

– Vedi? Non posso ancora accettare le tue scuse. Non sei ancora pronto. Non riesci neppure a pensarlo possibile, non riesci neanche a prendere in considerazione una simile eventualità… –

– Ora però non ti seguo Buffy. La verità è che non ho capito quello che vuoi dire –

– Lo so, non riesci ancora a formulare il pensiero di poter… di poterlo fare. Non è solo a me che devi chiedere scusa o perdono, se preferisci. Quello che hai fatto è spaventoso Xander, e non l’hai fatto solo a me. Angel. Sto parlando di Angel, anche a lui dovrai chiedere perdono. Perché? Perché queste sono le mie condizioni, prendere o lasciare …e a me non importerà se lui sarà disposto o no a perdonare. Quelle saranno solo cose vostre, io non centro nulla con questo, ve la vedrete fra voi due. Quello che per me è importante ora, e che tu chieda perdono anche a lui, perché quello che hai fatto a me l’hai fatto anche a lui. Pensi di riuscire a far questo? Pensi che ne sarai capace? –

– Ho paura che al momento, tu mi stia chiedendo troppo Buffy. Non sono io il responsabile del ritorno di Angelus e non sono neppure responsabile per tutti gli orrendi delitti che ha compiuto …e anche se so che a te piace pensarlo, non sono IO il tuo nemico –

“Io non sono tuo nemico” volevi dire questo vero? Sembrerebbe la stessa cosa ma in realtà è parecchio diverso. Pensi che ti stia chiedendo troppo? come ho detto prima, le cose stanno così, prendere o lasciare. Non è ad Angelus che devi chiedere scusa. Io ho parlato di Angel.

Quando sarai capace di vedere la differenza fra demone e anima e di chiedergli perdono, allora e solo allora capirò davvero che posso fidarmi di te –

– Vedi Buffy? Ogni volta che c’è di mezzo lui, tu stai male da cani e ti allontani da quelli che… –

Buffy non l’ascoltava più. Adesso guardava oltre Xander e vide che alle sue spalle, una persona si dirigeva in modo spedito verso loro. La riconobbe subito e con amarezza accennò un sorriso.

– Sai cosa penso Xander? Penso che l’universo, nella sua infinita saggezza, conosca più di un modo per ripristinare l’ordine o l’equilibrio se preferisci. Qualcuno potrebbe anche chiamarla vendetta …e parlando di demoni e vendetta, …ma tu guarda chi si rivede, non posso crederci. Credo che qualcuno stia cercando te Xander, è proprio lì alle tue spalle. –

– Xander, ma dove eri finito? Ti ho cercato ovunque. Ciao Buffy –

– ANYA? – Xander sorrise alla nuova arrivata, era contento di rivederla.

Buffy saluto Anya e si allontanò velocemente – Già! l’universo e la sua saggezza …e chissà che un giorno non debba restituire il favore, magari spedendo all’inferno il demone che ami. –

 

– Ora la domanda è …e se tu non avessi… –

– Indovinate chi ho trovato la fuori? Willow, Giles. Anya –

– Fai le presentazioni Xander? dimentichi che conosciamo già Anyanka –

– Signor Giles, Willow, salve. Solo Anya. Non sono più un demone della vendetta, purtroppo –

– Giusto, giusto. Ora sei umana, giusto – a Willow Anya non piaceva molto e sapeva anche che la cosa era reciproca, ma sorrise comunque alla nuova arrivata. Sembrava che invece Xander ne fosse attratto, e questo per lei era sufficiente per accoglierla come se fosse la benvenuta.

– Esatto, ora sono un ex demone, con una lunghissima esperienza …e ricordo quella volta… –

– Sentito Willow? EX demone… ex, non lo è più ora – Xander era davvero contento di rivederla.

– Bene. Salve Anya – Anche Giles, per quanto stupito di vederla lì, la saluto calorosamente.

– Cosa diceva prima a Willow? a proposito Willow, ti sei rimessa a pasticciare con la magia? –

– Io non pasticcio. Ho ripreso a studiare magia per Amy, deve rimanere topo per sempre? –

 

Giles osservò Willow con preoccupazione. Sapeva che era una ragazza con la testa sulle spalle e si fidava di lei, ma questa sua attrazione per le scienze occulte un po’ lo preoccupava. Lui stesso, in passato, aveva subito il fascino della magia e con conseguenze disastrose, quindi pensò che fosse meglio seguirla da vicino. Poco prima era accaduto qualcosa fra lei e Xander e sebbene non fosse durato che la frazione di un secondo, sentì una sorta di inquietudine. Ad ogni modo, viste le loro attività con il paranormale, se Willow avesse approfondito la conoscenza delle arti magiche, avrebbe potuto aiutare meglio Buffy nella lotta contro il male e questo era una cosa positiva. Aveva capito anche, che l’incantesimo per ripristinare l’anima ad Angel, per lei era stata un esperienza mistica molto intensa e che certamente, per la prima volta, era stata consapevole della forza che nascondeva nel profondo. Quando si effettuano rituali così antichi, si sperimenta uno stato di potere assoluto, ci si sente invincibili e potenti e questo potrebbe anche creare dipendenza se non qualcosa di peggio. Ad ogni modo, adesso voleva assolutamente rassicurarla circa gli effetti del rituale.

 

– Xander, prima con Willow, abbiamo ripreso il discorso interrotto dall’arrivo di Buffy. Lo so che tu trovi noiosi tutti quei paroloni sull’anima, ma per chi ha effettuato l’incantesimo, è invece importante sapere di non aver creato ulteriori danni, laddove invece voleva solo curare. Capisci Xander? Quindi Willow si è posta la domanda: Se non avessi ripristinato l’anima, lasciando che Buffy uccidesse non Angel ma Angelus, l’anima avrebbe o no sofferto i tormenti eterni della dannazione? – Xander annui visibilmente a disagio e aspettò in silenzio la risposta di Giles.

 

– Ora la vera domanda è: Se tu non avessi ripristinato l’anima, Angel sarebbe mai riuscito a sfuggire all’inferno? Avrebbe mai potuto ritrovare la strada per il ritorno a casa? E’ sempre e solo l’anima che sopravvive in eterno Willow, solo l’anima. Quindi direi che hai fatto la cosa giusta. Ottimo lavoro Willow. Puoi esserne fiera. –

 

Willow era al settimo cielo. Quella era la sua prima magia. Le parole di Giles non solo l’avevano rassicurata, ma ehi? accidenti! si era pure complimentato con lei. Aveva fatto la cosa giusta.

 

– La ringrazio Giles. Anche se nel caso di Angel, direi che sono intervenuti anche altri fattori. Credo che non esista nulla di più potente al mondo, come la volontà e la forza che nasce da due anime che si cercano …e che ritrovandosi, finalmente si ricongiungono. Quella è la forza che lo ha salvato. La forza dell’amore ha permesso ad Angel di ritrovare la via del ritorno. L’amore, da sempre è la magia più potente dell’intero universo. –

 

 

 

 

 

 

~~~ ~~~ ~~~

Note: Io non ho davvero idea se può essere credibile la spiegazione che ho dato sull’anima, non sono certo una teologa :-) però questa è una cosa che mi sono sempre chiesta.

Un demone senz’anima può soffrire per la dannazione eterna? In un episodio di Angel, quando Darla viene riportata in vita dalla Wolfram&Hart, lei dice a Lilah Morgan di aver vissuto per quattrocento anni e dopo la sua morte, ha sperimentato il nulla. Ricordo che allora notai la differenza fra lei e Angel. Lui al ritorno dall’inferno era devastato per l’esperienza vissuta e ho pensato che questo fosse dovuto proprio alla presenza dell’anima.

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So che Xander è molto amato dai fans del Whedonverse e per quanto non sia proprio il mio personaggio preferito, riconosco che fra lui e Buffy vi è una sincera amicizia. Quindi chiedo scusa ai fans di Xander per questo capitolo, ma ho sempre ritenuto ingiusto il fatto che lui se la sia cavata con poco. Nella sesta stagione, quando Buffy deve uccidere Anya, salta fuori il segreto di Xander. Gli autori hanno dedicato giusto una battuta a quanto accaduto in Becoming, ma per me non era giusto liquidare così velocemente la faccenda. Non meritava anche lui un po’ d’inferno? :-) bhe si, almeno un pochino si …Angel c’è stato per cento anni. Xander “soffrirà” giusto il tempo in cui Buffy starà a Los Angeles… ma tranquilli, riusciranno comunque a salvare la loro amicizia.

 

 

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Voglio ringraziare Melmon (Bentornata J) e wta87 per le loro recensioni. Sono linfa vitale per me. Prometto che tutto sto strazio della lontananza finirà presto. Staranno ancora insieme, prima dell’addio definitivo, perché come ho detto dall’inizio questa storia non avrà un lieto fine ...non ancora almeno.

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 09 ***


Capitolo 09

 

Camminava speditamente. Era in ritardo. Non aveva pensato di trattenersi così a lungo da Giles, ma in poche ore era successo di tutto. Ripensava alle ultime parole dette a Xander. Lui non aveva sentito, preso come era dall’arrivo di Anya, ma a lei non era sfuggito il fastidioso brivido che aveva sentito nel pronunciarle. Già da un po’ di tempo si era accorta, di poter sentire eventi non ancora accaduti, come una sorta di déjà vu al contrario. Era successo più di una volta ormai e quindi non poteva più pensare che fossero solo legati al caso. Erano più che altro sensazioni, e duravano solo pochi attimi. Più che dei già visto erano come dei non ancora vissuto. In passato aveva già fatto dei sogni premonitori, ma non era mai successo da sveglia. La prima volta che aveva vissuto questa esperienza, al di fuori dal sonno, era stato su quella collina, la notte di Natale, con Angel. Allora aveva agito spinta dalla certezza, che Angel doveva assolutamente continuare a vivere, perché era scritto così. Lei aveva percepito chiaramente che a lui era stata data la possibilità di cambiare totalmente il corso della propria esistenza, ed era destinato a fare grandi cose. Gli Oracoli, in quel sogno, avevano detto delle cose che per lei erano ovvie già da tempo. Sapere che le PTB avevano dei progetti su Angel, per lei non era che un altra ulteriore conferma a ciò che aveva sempre saputo. Mesi dopo era accaduto di nuovo, e riguardava sempre il futuro di Angel. Fu quando decise che lei doveva curarlo con il suo sangue, perché lui doveva assolutamente vivere. Per questo motivo aveva trovato particolarmente penoso, dover spiegare a tutti gli altri, le motivazioni del suo gesto. Come si può descrivere ad altri, in modo razionale e comprensibile, quelle che invece erano solo delle vaghe sensazioni? Quello stesso giorno, era accaduto ancora. Era stato con Faith in ospedale, anche se allora pensava fosse una sorta di sogno, visto che entrambe erano in stato di incoscienza. Era stato subito dopo che Angel si era nutrito di lei. Che le cose fossero collegate? Notò che tutte queste esperienze premonitorie avevano in comune una cosa. Riguardavano lei e le persone che amava e tutte le volte si era trattato di momenti cruciali e legate alla morte o meglio alla rinascita. Un nuovo inizio. Le situazioni che percepiva, appartenevano a momenti che precedevano la morte, e sentiva che le persone coinvolte, erano come prigioniere in una dimensione di mezzo, dove lottavano per sopravvivere, come fossero sospese tra due mondi. Tra la vita e il sonno, tra la luce e il buio. Era così che si sentiva lei, ora

In ospedale parlò con i medici che la informarono sulle attuali condizioni di Faith. Furono molto vaghi e non escludevano che lei potesse anche risvegliarsi, ma oltre a questo non dissero molto altro. Lei invece aveva la certezza assoluta che Faith si sarebbe salvata, anche se non sapeva né quando né come. – Lei si salverà, e io con lei. Insieme – Rimase accanto a lei per delle ore, tenendole la mano. Ora parlando, ora ascoltando.

 

– lo capisco sai Faith? lo capisco perché si possa arrivare a perdersi quando non si ha nessuno su cui contare o quando non si ha più nulla che conti davvero. Lo sento sai? sento il buio e la solitudine che ci appartengono. A noi cacciatrici non è concesso di avere zavorre affettive. Noi dobbiamo vivere in solitudine e lo sapeva anche Kendra. Ma credi che sia giusto? Io dico che noi invece, faremo la differenza. Noi non resteremo sole. Te lo prometto, Faith. –

Noi non siamo sole B. Ricordi? un più alto potere ci guida

Sai, Angel è andato via, e ora non puoi lasciarmi anche tu. Devi svegliarti. Il sindaco, quel viscido serpentone, è morto e tu sei ancora qui e sei viva. Non voglio perdere anche te. Siamo un anomalia, lo sai? io e te non dovremmo coesistere, lo sai no?  tutta quella faccenda che per ogni generazione c’è una sola prescelta e bla bla bla. Ma io dico che in due siamo più forti.

In cinque siamo più forti, B. Abbiamo bisogno d’aiuto però, e in sette è più facile. Ma lo zoccolo duro siamo noi cinque. Anzi no scusa, per essere più precisi, voi tre. Si, il nucleo originario siete indubbiamente voi tre. Il fatto è, che tutte queste immagini, mi arrivano in differita. Ma ora ho visto chiaramente. Ogni cosa parte da voi tre. L’origine di tutto.

 – In sette, in cinque, in tre? sono numeri magici, vero? –

Sono numeri primi, B.

– Stai diventando più criptica di Angel adesso. Però pensaci un po’ su, Faith. Su quel fatto dell’anomalia. Immagini cosa succederebbe, se potessero attivarsi tutte le potenziali contemporaneamente? Lo so, lo so è una pazzia, ma pensaci, non sarebbe tutto molto più semplice? …e ti immagini le facce di quelli del Consiglio? –

A quelli del Consiglio li fregheremo per benino, gliela metteremo in culo. Puoi giurarci.

– Devi per forza essere volgare? comunque il Consiglio ci ha mollato entrambe, Faith. Forse però siamo noi che abbiamo mollato loro, e ora pure tu non hai un osservatore. Oltre a Giles, pure Wesley è stato licenziato. Sai  che Angel è andato via? l’avevo già detto lo so, ma non ti ho ancora detto che si è salvato. Stai tranquilla, non è morto. Alla fine l’ho salvato. –

Alla fine mi hai salvato. Salvando lui, salvi anche me …e io salverò te e lui. Insomma è tutta una cosa basata sul salvarsi a vicenda. Non voglio diventare sentimentale ora.

– Se non ti fossi lanciata da quella finestra, ho paura che saresti morta il giorno dei diplomi. Invece sei qui, e questo vorrà pur dire qualcosa no? Angel potrebbe aiutarti ancora, e tu non puoi mollare tutto così proprio adesso. –

Certo che no, B. Io tornerò, non subito, ma tornerò. Angel mi aiuterà, mi riporterà da te.

– Ok, ok appena so dov’è però. Perché al momento non so neppure dove sia Angel, e mi sento così persa, Faith. – Tenendo la mano di Faith stretta alla sua, ora piangeva disperatamente e non le importava degli sguardi furtivi dell’ infermiera, che ogni tanto sbirciava dalla vetrata.

Adesso smettila di piangere. Sarò io a trovare lui e noi tre ci batteremo ancora. Non durerà molto però e nessuno si farà male davvero. Siamo connessi B. siamo tutti connessi. Noi cinque insieme, siamo forti. Uniti dalla stessa linea di sangue. Insieme formeremo una nuova generazione di campioni. Nascerà una nuova razza di guerrieri e il terzo ne sarà il capostipite. Dovrò prima fermarlo però  “e il mignolino che è il più piccino lo mandarono in cantina a uccidere il pane e il vino”. La ricordi questa filastrocca, B? Posso dirti ancora una cosa, non dimenticare che ci unirà lo stesso sangue, la nostra unicità e l’essere stati toccati dalle tenebre. Quando ci rincontreremo, saremo stati tutti morti una volta o due. Tutti sfuggiti all’inferno. Siamo simili ed è questo che ci unirà. La sua missione, sarà la nostra missione. Dovrà salvarli tutti, per salvare se stesso ...e tutti siamo stati salvati da lui. Lo già detto prima no? È tutta una cosa basata su chi salva chi. Grazie a noi nascerà una nuova razza. New Generation, B. largo ai giovani ...dovresti vedere le facce di quelli del Consiglio, quando ci vedranno arrivare tutti insieme. Noi cinque più quei due. Troppo forte. Davvero perverso

– Bene, ancora messaggi criptici ...e perché siamo sedute in quel divano adesso? È casa tua? –

E’ casa nostra, ma non per molto. Vedi le valige? Stiamo per partire. Torniamo in America, B. …e il pacco? Ti ha fatto il pacco un'altra volta, eh B.? dai, scherzo adesso. Non dimenticare il pacco, è prezioso. Contiene i ricordi di un intera vita. Sono stati liberati dalla loro prigione. Devi restituirli al legittimo proprietario, raccontandoglieli ...e solo tu puoi farlo, è giusto così.

– Capisco! No, non lo dimenticherò. Adesso devo andare, Faith.  Starò via per un po’. Willow si prenderà cura di te, in mia assenza. – Accarezzò la sua guancia e ne osservò ancora un attimo il volto. Era sereno e rilassato …e sorrideva. Prima di andar via, posò un leggero bacio sulla sua fronte – Insieme siamo più forti, Faith. –

Lasciò di corsa la stanza di Faith, felice di essere fuori all’aria aperta. Lei odiava gli ospedali, specie dopo quello che era capitato a Los Angeles l’estate scorsa, proprio nel periodo in cui era scappata da Sunnydale. Nessuno sapeva dell’accaduto, anche perché, in realtà, nessuno aveva chiesto come fosse stata a Los Angeles. Solo Angel sapeva. Loro, si erano raccontati tutto l’inferno che avevano vissuto, nei tre mesi che erano stati lontani. Nel suo personale inferno, Buffy aveva dovuto sopportare anche un ricovero d’urgenza in ospedale, per una improvvisa emorragia. I medici non seppero dare alcuna spiegazione plausibile, o meglio l’unica cosa che dissero, era talmente assurda che lei la scartò subito. Lei ricordava solo un dolore lancinante al ventre e tutto quel sangue, che non capiva da dove venisse fuori. Era corsa in ospedale, da sola, in quella notte di fine Agosto. Fu dimessa la mattina dopo, dietro le sue insistenze. Lei si sentiva bene fisicamente, ma ora sentiva di essere più sola di prima e sperimentò una forte sensazione di perdita e di vuoto. Fu soprattutto di questo che parlò con Angel. Lui non aveva detto niente, ma era evidente che il suo racconto l’aveva molto turbato. L’aveva visto tremare e poi l’aveva stretta così forte a sé, abbracciandola, che per un attimo quasi non respirò. Non parlarono più dell’accaduto, ma lei non avrebbe mai scordato, l’abbraccio disperato di Angel.

Comunque adesso era stremata. Il lungo tour cerebrale con Faith l’aveva come svuotata. Se ora, avesse dovuto raccontare ad altri, quello che si erano dette, non sarebbe riuscita a mettere su un discorso razionale e comprensibile, ma al momento, a lei tutto sembrava chiaro. Le sfuggivano i particolari, ma aveva ben chiaro il senso generale delle parole di Faith. In futuro sarebbero state ancora unite, a combattere insieme la battaglia più difficile di tutta la loro esistenza, e non sarebbero state sole. Non sapeva chi altri sarebbe stato con loro due, ma non era importante. Aveva visto chiaramente se stessa in quella casa, pronta a partire verso un nuovo inizio, una nuova vita …e quello scatolone sul tavolo, sembrava avvolto da una luce particolare. Faith aveva detto che era prezioso …e Buffy concordava.

 

Avviandosi verso l’uscita, decise che avrebbe fatto una passeggiata per cimiteri. Giusto un breve giro di perlustrazione, l’ultima ronda prima della partenza. A Sunnydale era di nuovo calato il sole e sicuramente anche quella notte, qualche non morto sarebbe risorto dalla tomba, e lei lo avrebbe liberato dalla dannazione eterna, polverizzandolo.

 

Sei a caccia, dico bene?

L’intenzione era quella, ma questo pigrone non ne vuole proprio sapere

La prima volta che ti svegli nella bara sei un po’ disorientato, io lo so

È dura pensare che sei stato là dentro

È dura essere là dentro

 

Angel, sempre Angel nei suoi pensieri.

 

*** *** ***

Cordelia uscì da casa sua, pronta a raggiungere gli amici al Bronze. Si sentiva una persona nuova, piena di energie e decisa più che mai, a chiudere per sempre con il suo passato. La notte scorsa aveva fatto un sogno bellissimo, e fu come una specie di folgorazione. Adesso sapeva cosa avrebbe fatto della sua vita. Non sarebbe andata al college, lei sarebbe diventata una stella di prima grandezza. Al mattino, quando aprì gli occhi, seppe che in lei, vi era il fuoco sacro della recitazione. Sarebbe diventata un attrice …e quando Cordelia decideva una cosa, nulla e nessuno avrebbe potuto fermarla. Lei riusciva sempre ad ottenere ciò che desiderava. Chiudendo la porta alle sue spalle, si avviò verso il Bronze. – Stasera farò faville. –

 

*** *** ***

Sunnydale sembrava essere avvolta in una innaturale normalità. 

 

– Neanche un vampiro. Tutti al mare pure loro? qui è tutto tranquillo, troppo tranquillo …e il tizio alle mie spalle non si arrende ancora, mi sta seguendo da ieri. Accidenti a lui, non riesco a vederlo. Sarà mica invisibile, come la povera Marcie Ross? – Si avviò verso l’uscita, lì non c’era alcun vampiro da salvare. L’unico vampiro che adesso avrebbe voluto salvare, non era lì. Mentre si dirigeva verso la magione, sollevò gli occhi al cielo, come fosse in attesa di una qualche risposta divina. La sua attenzione fu catturata da un improvviso bagliore, che però scomparve subito – Questo è il periodo delle stelle cadenti – pensò. Ci fu un altro bagliore e subito dopo udì un tonfo sordo e fortissimo …e accidenti, più che una stella, quella era…

– CORDELIA? –

Corse verso di lei, e l’aiuto a rialzarsi. Possibile che l’avesse davvero vista cadere dall’alto? D’accordo, erano a Sunnydale e lì capitavano cose bizzarre, ma Cordelia che cadeva dal cielo era davvero troppo. Non sapeva se ridere o preoccuparsi. Vedendo la faccia contrariata di lei, decise che la seconda opzione era più adatta alla circostanza …e i suoi occhi, perché erano cosi strani? facevano quasi paura. Occhi bianco latte e totalmente privi di iridi e pupille. Freddi.

– Cordelia stai bene? cosa è successo? sei ferita? –

– Ma che accidenti di domande fai? ti pare che sto bene? e guarda come è ridotto il mio vestito, ci vorrà una vita per smacchiarlo …e non lo so cosa è successo. Stavo raggiungendo gli altri al Bronze, quando tutto intorno a me si è fermato. Non so come spiegarlo, tutto si è come bloccato, capisci? tutto e tutti, come se fossero congelati, come se il tempo si fosse fermato – Buffy annuì, la voglia di ridere era scomparsa. Era accaduto qualcosa e sicuramente era di natura demoniaca – Eh si, sembrava proprio che il mondo si fosse fermato, per aspettare me. SOLO ME. Beh questo ha senso, non trovi? – squittì Cordelia e Buffy si chiese se sarebbe mai arrivato il momento, in cui Cordelia riuscisse a formulare anche un solo pensiero, in cui lei non vedesse se stessa al centro del mondo intero. – Ha senso? Cordelia, sei caduta dall’alto con un tonfo terribile e dici che questo ha senso? – Cordelia le lanciò uno sguardo furente.

– Non intendevo questo, io parlavo del fatto che tutto si è fermano per ME, ma a te proprio non va giù questo vero? Tu pensi solo a te stessa, come sempre – Buffy dovette fare ricorso a tutto l’autocontrollo possibile, per non mandarla al diavolo e pazientemente le chiese, – Ok Cordy, ti ricordi cosa è successo? anche tu eri bloccata? oltre ad osservare, potevi anche muoverti o che so …parlare o altro? hai visto dove eri? – Cordelia sembrava non ascoltarla, ma era evidente che stesse tentando di ricordare altri particolari. – Non ero a Sunnydale. Era una strada molto trafficata, ma non qui a Sunnydale …e ecco ora ricordo, io guidavo e dovevo fare una cosa che credevo importante ed ero in ritardo, ma poi tutto si è fermato. Ecco perché… adesso ricordo bene. Tutto si è fermato perché qualcuno voleva che io riflettessi, e che capissi che ciò che pensavo importante, in realtà non lo era affatto, non per me almeno, perché il mio destino non era lì. Ho potuto scegliere fra due possibili futuri …e io ho scelto. – Buffy sentì una sorta di inquietante familiarità. Le parole che Cordelia aveva usato, purtroppo le erano ben note. Destino. Scelta. Possibilità. Futuro. – Ho parlato con qualcuno, e poi ho sentito che mi muovevo verso l’alto – continuò Cordelia. – Verso l’alto? verso l’alto dove? questo avrebbe anche senso, perché in effetti sei proprio caduta dal cielo – Buffy era ormai certissima che si trattasse di qualcosa di demoniaco, ma non disse nulla. Non voleva spaventare Cordelia.

– Oh Buffy, molto in alto. Non è buffo? potevo anche volare, come se fossi una specie di dea – o come Mary Poppins, pensò Buffy, ma decise che era meglio non dirlo a Cordelia.

– E questo spiegherebbe anche il tonfo terribile. Più in alto si sale, più si fa rumore quando... –

– Cosa vuoi dire, Buffy? –

– Mi riferisco al rumore che ho sentito prima di vedere te lì per terra. E’ stato molto forte, impossibile non notarlo. Poco prima, c’era uno strano ed innaturale silenzio qua intorno –

– Già! io però non ricordo di essere caduta …e comunque è strano, non ho nulla di rotto –

– Vero! ho notato anche questo infatti. Hai detto di essere salita molto in alto, e sappiamo che più è alto il punto da cui si cade e più ci si fa male quando si scende, invece tu stai bene per fortuna. Comunque lasciamo perdere questo adesso, concentriamoci su quello che ricordi. Hai detto di aver visto e di aver parlato con qualcuno prima di… –

– Ascendere? –

– Prima di salire, volevo dire salire. Ricordi chi fosse la persona con cui hai parlato? –

– Assolutamente no. Oltre a ciò che ho già detto, non ricordo molto altro –

– Hai parlato di scelte e tu hai scelto di fare una cosa diversa, rispetto ai tuoi progetti iniziali, giusto? non ricordi altro? ricordi perché hai scelto in modo diverso? – Voleva capire cosa fosse realmente accaduto – Beh, diciamo che mi hanno fatto un offerta che non potevo rifiutare – Cordelia sembrava raggiante per quella scelta, e decise che per ora, non avrebbe insistito con altre domande, ma i sensi da cacciatrice le urlavano pericolo lontano un miglio e lei non poteva ignorarli. A Cordelia era successo qualcosa di sopranaturale, e anche se al momento non sapeva che cosa fosse, non poteva essere nulla di buono. Fortunatamente i suoi occhi erano di nuovo normali e sembrava non avere nulla di così grave, da aver bisogno di urgenti cure mediche. – Ok, adesso stai tranquilla. Sembra tutto a posto, visto che non c’è nulla di rotto – Le sorrise, Cordelia sembrava comunque un po’ spaesata. – A parte il vestito, vuoi dire? Oh, non è mio, io non ricordo di averlo comprato, però è carino, vero? Sembra una specie di abito da cerimonia …e se, se stavo andando ad un matrimonio? magari il mio. Potrebbe essere, non trovi? magari era proprio quella la scelta da fare. Amore o Fama? – Risero per la battuta

– Oh si, il mondo si ferma per impedirti di sposare il principe oscuro e tu scegli la notorietà –

Si guardarono per un istante, improvvisamente serissime e turbate. Nei profondi meandri delle loro menti, sapevano che quelle parole erano vere. Cordelia fu la prima a rompere il silenzio, quella situazione la metteva a disagio e non voleva che Buffy capisse. Nel personale decalogo cordeliesco, quella era la sua prima  regola d’oro.  mai mostrare il lato debole al nemico.“

 

– Ci sarà torbida passione nel mio futuro e indicibile ricchezza. Anche se propenderei per invidiabile fama. – eh si, riecco la solita vecchia Cordelia …e anche Buffy si rilassò un pochino. Cercò di scherzare per minimizzare l’accaduto, ma decisa a volerne sapere di più.

– Torbida passione? torbida quanto? – chiese ridacchiando

– Torbidissima – anche Cordy rise.

– Chi sarà il fortunato? il principe oscuro magari –

– Volevi dire lo sfortunato? chi sarà lo sfortunato? Oh si, mucho oscuro, magari Will Smith –

– Will Smith? – ormai erano lanciatissime e ridevano di gusto alle loro stesse battute.

– Si, Will, il principe di Bel-Air. Beverly Hills, Sunset Boulevard, un marito ricco. Il mio sogno 

– Cordelia, scherzi? È davvero questo il tuo sogno? Sposare uno ricco? – ora Buffy era seria

– Beh, non sarebbe poi così male, ma io direi di iniziare con il superdivismo internazionale –

– Ohhh, una star che brilla nel firmamento hollywoodiano. Stella fra le stelle, ti ci vedo sai? 

– Lo so è buffo, ma pensaci. Ricca e popolare lo sono sempre stata, ma adesso voglio di più –

– Cordy, nella vita c’è anche altro, ci hai mai pensato? È giusto che tu voglia di più. L’amore per esempio. Non sarebbe un sogno, se anzi che uno ricco, cercassi invece uno che ti ama? –

– Scherzi vero?, per poi ridurmi come te? No grazie. Dopo Xander Harris, ho giurato a me stessa, che avrei chiuso per sempre con gli sfigati …e credo di meritare di più. Tu sei costretta a vivere qui per combattere demoni, forse per tutta la vita. IO no, IO posso scegliere –

– Credo che tu stia facendo un po’ di confusione. Xander non centra nulla, come non centra nulla tutta sta cosa degli sfigati. Io parlavo di te Cordy …e dell’amore. Non escluderlo dalla tua vita, nessuno può vivere senza. Certo che meriti di più. Meriti di incontrare uno che ti ama –

– Si, e che sia anche un giovane rampollo, figlio unico di un ricchissimo industriale e che ti ama così tanto da sommergerti ogni giorno di costosissime scatoline blu e ti veneri come una dea –

 

Buffy si diede della stupida. Non era possibile parlare con Cordelia senza scontrarsi con il suo gigantesco ego. Lei era davvero convinta di essere superiore a tutto e a tutti e cercare di farle vedere altro, era un impresa titanica. Buffy poteva anche capire certi suoi atteggiamenti. Anche lei in passato, non era stata poi così diversa da Cordelia. Superficiale ed egocentrica. Ma all’epoca aveva quindici anni ed era ancora una ragazza spensierata. Poi il destino decise per lei. Divenne la cacciatrice e suo malgrado, fu costretta a modificare radicalmente la sua vita. Cordelia invece, poteva ancora crogiolarsi nella beata convinzione di essere l’unica al mondo che meritasse tutte le attenzioni possibili e non riusciva a vedere altro che se stessa, come fosse sorda …e cieca – Oddio, gli occhi di prima. Proprio come quelli di un cieco – pensò Buffy.

Doveva saperne di più su questa storia, ma non voleva che Cordy si sentisse sotto pressione.

 

– Stai un po’ meglio adesso? Possiamo andare da qualche parte a prendere qualcosa di caldo –

– E dove? Non  posso presentarmi al Bronze in queste condizioni –

– Giusto, ci sarebbe Willy la spia. E’ un demon-bar, ma non ci disturberanno. Ti andrebbe? –

– Se non ci sono demoni di mezzo, tu non sei contenta vero? Io odio tutto questo –

– Ascolta Cordelia, è tardi. Sono stanca e ora vorrei essere a casa mia a fare quello che mi pare. Invece devo stare ancora qui, perché a quanto pare devo risolvere anche questa cosa.

Quindi puoi smetterla di lamentarti per ogni sciocchezza? ...e sembra che non sono l’unica qui ad attirare i demoni. Sei vagamente consapevole di quello che ti è successo? Sei caduta dall’alto come una pera cotta, brillando come un albero di Natale, con indosso un vestito che non riconosci come tuo …e secondo te, qui non c’è di mezzo qualche schifoso demone? Ora, vuoi che ti aiuti o no? Non possiamo mica stare qui tutta la notte – eh si, Buffy non era famosa per la pazienza. Non voleva spaventare Cordelia, ma accidenti, lei non l’aiutava di certo.

– Come un albero di Natale? dici davvero? e con un abito bianco, eh si, è davvero strano –

– Già! tutta bianca e sbrilluccicante. Praticamente un albero di Natale, ma con la neve –

– Un albero di Natale eh? oppure un Essere  Superiore – ironizzò Cordelia

– Oppure una santa di radiosa purezza. Si, santa Cordy da Sunnydale – rincarò Buffy

 

Avevano ripreso a ridere insieme, per alleggerire il momento, ma entrambe percepivano tutta la gravità della situazione e mentre si avviavano verso l’uscita, continuarono a scherzare e a ridere come se… quasi come se fossero delle vecchie amiche.

 

– Ho un idea migliore. Possiamo andare a casa mia, sono sola e lì non ci disturberà nessuno –

– Va bene, Cordy. Possiamo anche ordinare una pizza, se vuoi. –

 

*** *** ***

Intanto altrove, qualcuno osservava tutta la scena ed era piuttosto contrariato. Rivolgendosi all’altro presente nella stanza, con tono autoritario si lamentava per la sua inettitudine.

– Non doveva ricordare e invece quella stupida oca, proprio ora, sta spiattellando tutto alla cacciatrice. Questo non doveva succedere, non c’era bisogno di mostrare così tanti particolari. Deve sapere solo quanto basta, per convincerla a collaborare con noi. Capisci che questo può compromettere tutto? Deve pensare di aver fatto solo uno strano sogno. Devi lasciare in lei solo una vaga sensazione di direzione. Tutto quello che inserirai nella sua mente, manipolandola, dovrà agire in futuro, come una sorta di pilota automatico. Lei deve credere di agire, perché spinta da proprie motivazioni. Non deve sospettare che invece, qualcun altro muove i fili della sua vita. Avevo detto di far leva sulle sue debolezze, non era poi una cosa così difficile. Quella stupida umana non brilla certo per virtù. Dovrò fare un lavoro immane per modificarne la struttura originaria e questo richiederà tempo. Dovrò infondere in lei tutta la dolcezza possibile, e non sarà certo facile. Perché tutti possano fidarsi di lei, dovrò manipolare pesantemente la sua personalità, lasciando intatto il nucleo originario. Sarà proprio su quello che dovrai far leva alla fine. Quello sarà il nostro capolavoro. L’atto finale. –

– Non sono stato io a far trapelare più del dovuto. È successo qualcosa di imprevisto. Sono stato interrotto da qualcuno e la cheerleader è sparita davanti ai mie occhi, proprio mentre sfumava il sogno, e qualcuno ha fatto in modo di farla riapparire nel suo presente, proprio nella città della cacciatrice, o meglio, davanti agli occhi della cacciatrice. –

– Qualcuno? e chi può aver fatto questo, se non le PTB? Stanno proteggendo il loro campione. Avevo previsto questo, ma non pensavo che intervenissero così presto. Non mentire, so che hai lavorato anche per loro, stai forse facendo il doppio gioco con me? –

– Io lavoro per chi mi paga. Le vostre beghe non m’interessano. Lavoro per chi paga di più –

– Bene, ora porta a termine il tuo lavoro. Deve dimenticare tutto. Ricorderà solo ciò che serve. È importante agire con prudenza, un passo alla volta. La prima decisiva mossa ha avuto pieno successo. Dovevi convincerla a trasferirsi a Los Angeles in cerca di fama, e ci sei riuscito. La mattina dopo, quando si è svegliata, “ha avuto la folgorante idea” che lei è destinata a diventare una grande attrice. Presto lascerà Sunnydale e questo metterà in moto tutti gli eventi necessari per la mia rinascita. Non appena arrivata a Los Angeles, dovrà semplicemente accettare un invito per un lussuoso party hollywoodiano –

– Quindi la sua carriera di attrice decollerà veramente? Conoscerà la fama? – Una terrificante e agghiacciante risata, risuonò per tutta la sala.

– Conoscerà la fame, vorrai dire ...per questo parteciperà al party, per non morire di fame. –

– Perché non agisci direttamente sul vampiro? non sarebbe più semplice? –

– E’ ciò che farò infatti, Cordelia è solo uno strumento che mi permetterà di arrivare a lui. Dovrò usare anche altre risorse. Come ben sai, ho già avuto dalla cacciatrice, proprio ciò di cui avevo maggiormente bisogno, non potevo sperare di meglio. Un dono davvero prezioso. Un anima unica. Un miracolo …e me lo ha servito su un piatto d’argento. Agire direttamente sul vampiro non è cosa saggia. Lui è troppo forte, difficile da manipolare. Cordelia è perfetta. – Un'altra risata riecheggiò sinistramente fra le pareti dell’ampio salone.

– Per quanto riguarda la cacciatrice? –

– Lei non sarà un problema, presto sarà fuori dai giochi. Almeno su una cosa concordo con le PTB. Lei e Angel devono stare lontani. Lui deve dimenticarla e farò in modo che accada presto. La cacciatrice non riuscirà a rovinare i mie piani. Sarà meglio per lei, se resterà fuori da tutto questo, non è lei che voglio. Con lei ho già finito da tempo. Ho già preso tutto ciò che poteva darmi. Non immaginavo di poter avere tanto, è stato un dono inaspettato, ma molto gradito. –

 

*** *** ***

Buffy non poté non notare le valigie in camera di Cordelia. Anche lei partiva? Non che le interessasse veramente saperlo, e Cordy non si confidava certo con lei. Loro non erano mai state grandi amiche, però riconosceva che aveva delle qualità che neppure la stessa Cordelia sapeva di possedere. Era tosta e determinata e Buffy apprezzava la sua forza d’animo. La sua più grande qualità era la sincerità, Cordelia diceva sempre quello che pensava, anche se spesso finiva per ferire gli altri. Già! la sua più grande qualità era anche il suo peggior difetto …e gli altri, Cordelia non riusciva proprio a vederli. Cordy usci dal bagno con indosso il pigiama. La serata era finita così, ormai non aveva più voglia di andare al Bronze. Si sedette sul letto accanto a Buffy, tenendo in mano il vestito che indossava quando Buffy l’aveva vista al cimitero, e tentava di smacchiarlo con un panno umido, strofinando con forza. – Finirai con il rovinarlo ancora di più, ormai è bello che andato, peccato però, è un bel vestito, anche se non era tuo – Cordelia la guardò un po’ seccata. Piegò il vestito e lo ripose dentro una valigia. – Lo so che non è mio, ma lo porterò comunque con me. Mi ricorderà anche di questa serata, un po’ insolita. Dovevo essere al Bronze a divertirmi e invece sono qui a parlare con te. Come è che sei venuta a trovarmi? Non eri mai stata a casa mia, prima di stasera. Sei ancora un po’ giù per Angel, vero? Ok Buffy, ti ho ascoltata e ora  ho anche qualche buon consiglio da darti. Ohhh non è stato molto carino ad andarsene via così, senza nemmeno salutare. Un bel maleducato. Voglio dire, prima ti prosciuga quasi del tutto, diventando tutto grrrrr, e poi arrivederci e grazie? Eh no bello, non si fa così. Vuoi un consiglio da amica? da vera amica? dimenticalo Buffy, prima lo farai e meglio sarà …per tutti –

– Cordelia? che co… cosa stai dicendo? Io NON sono venuta a trovare proprio nessuno –

– Ah no? e allora perché sei qui? Voglio ricordarti, che IO, per stasera avevo altri programmi, a cui ho dovuto rinunciare, per colpa tua. Mi facevi così pena prima, con quella tua aria da disperata, potresti almeno ringraziarmi?. Credi davvero, che a me importi di te e delle tue pene d’amore per quel tuo bel vampiro? Io stavo andando al Bronze, come ti ho già detto. Ma tu hai insistito così tanto. Insomma, sei arrivata qui tutta piangente, dicendo che avevi bisogno di parlare con me, e io ti ho ascoltato con pazienza, con molta pazienza, Buffy. Adesso vuoi star zitta solo per un momento e lasciar parlare anche me? – Buffy non riusciva a credere a quello che sentiva. Cosa stava succedendo? Cordelia sembrava non ricordare nulla di quanto accaduto poc’anzi. Cercò di coordinare le idee, ripercorrendo mentalmente tutti gli eventi. Decise di assecondarla, fingendo di accettare la versione cordeliesca dei fatti, così come lei gli aveva esposti. – Ok Cordy, io sono venuta da te per fare due chiacchiere …e poi sei andata in bagno a cambiarti, perché il vestito che indossavi era sporco. Non capisco allora perché dici che non è il tuo – Cercava di far leva sui particolari, per scoprire cosa ricordasse ancora Cordelia. – Ma sei matta? ti pare che io possa uscire con un vestito del genere? certo che non è mio. La mia immagine riflessa allo specchio, là in bagno, con indosso quel vestito… oh mio dio era così ridicola. E’ di mia madre, Buffy, come ti ho già detto prima. – Buffy non poté fare a meno di pensare che tutta la situazione, avesse un non so che di raccapricciante – Va bene Cordy …e come hai fatto a macchiarlo? –

– Ahhh che bella faccia tosta. Se tu non fossi stata così maldestra, venendomi a dosso con quella accidenti di pizza… comunque ora è tardi, Buffy. Possiamo chiuderla qui?, che ne dici? –

In effetti Buffy era molto stanca, e al momento non è che potesse fare molto lì. Cordelia, a parte la strana e improvvisa amnesia, sembrava stare bene e oltre a starle vicina, non sapeva cos’altro fare per aiutarla – Come vuoi, voglio solo essere sicura che stai bene. Perché non chiami Willow? sarebbe meglio non stare sola stanotte …e magari –

– Ma certo, psicologia inversa. Buffy, sei tu quella che sta male, non IO. Ti pare che io abbia bisogno di Willow o di chiunque altro? ma per favore. Io so cavarmela benissimo da sola –

– Va bene, allora io andrei, sono molto stanca, oggi è stata una giornata davvero molto pesante …e un ultima cosa ancora. Cosa dicevi a proposito della tua immagine riflessa? –

– Ah quella! Si, mentre mi struccavo, per un attimo mi sono vista allo specchio con indosso quel vestito ...e non mi piaceva affatto. Mi stava malissimo a dosso, ed ero così ridicola –

– Strano non trovi? Perché avresti dovuto vederti vestita così? – Buffy, indagava ancora

– No, in realtà non è strano. Credo che fosse un ricordo. In effetti, una volta provai quel vestito. Mia madre lo aveva appena acquistato ed ero curiosa di vedere come stesse a dosso a me. Uno schifo. – Buffy annui, e dopo averla salutata si incamminò verso la magione. Nel tragitto si fermò ad un telefono pubblico e chiamò suo padre, avvertendolo che in mattinata sarebbe arrivata a Los Angeles. Poi chiamò Willow, dicendole che era preoccupata per Cordelia, ma non disse nulla dell’accaduto. – No Willow, credo che stia bene, ma mi è sembrato che fosse un po’ triste, tutto qui. Per il resto era la solita dolce Cordelia, ma forse è meglio se non la lasciate tanto sola questi giorni. Ehi? mettila così ok?, un giorno ti ringrazierà, quando sarà diventata ricca e famosa – La risata cristallina di Willow riuscì a strapparle un sorriso.

– Uh… ohhh, l’ha detto pure a te eh? Si pare che da oggi, abbia deciso di diventare una stella –

 

Mentre si avviava verso la magione, ripensava alle ultime parole di Willow – Una stella cadente però, una meteora che si spegne non appena precipita. Spero, che nella sua rovinosa caduta non trascini giù anche altri però. Ha visto se stessa allo specchio, e ciò che ha visto non le è piaciuto …e non credo che fosse un ricordo del passato. Dal suo racconto, lì al cimitero, credo piuttosto, che si trattasse di qualcosa che riguardava il futuro …e non solo il suo. Non solo. –

 

Arrivando finalmente alla magione, sfilò lo zaino dalle spalle e si sedette di fronte al caminetto spento. Perché sentiva freddo adesso? …e la vista perché era sfocata, come se fosse immersa nella nebbia? Si sdraiò sul divano, rannicchiandosi in posizione fetale …e lo zaino come cuscino.

 

era seduto per terra sui cuscini, la schiena appoggiata alla parete del camino acceso …e lei sdraiata accanto a lui, la testa che poggiava sulle sue gambe. Con un braccio le cingeva la vita per tenerla più vicina, accarezzandole dolcemente il ventre e nell’altra mano teneva un libro.

 

È molto bello questo racconto, sembra una fiaba per piccini, è così dolce

Lo è infatti. Una fiaba moderna. Usa un linguaggio semplice, per dire delle semplici verità

– “Nessun luogo è lontano” mi piace il titolo. Chi l’ha scritto, un filosofo? …e ora perché ridi?

Un filosofo? Forse. L’autore è un pilota acrobatico dell’Air force, in qualche modo è anche un po’ filosofo …e rido perché mi stupisce che tu non sappia chi è. Questa è sub cultura del ventesimo secolo, pensavo lo conoscessi, per ciò l’ho comprato. Non è proprio il mio genere preferito questo …ma sa raccontare con semplicità delle cose molto interessanti e non manca certo di poesia …e credo che ami molto la libertà, in ogni sua forma

Richard Bach, si mi pare di averlo visto in biblioteca. Se è sub cultura, come dici tu, il signor Giles deve aver faticato non poco a doverlo inserire fra i “suoi” libri – Risero all’idea che Giles, fosse costretto, suo malgrado, ad assecondare i gusti letterari, così poco britannici, dei giovani studenti americani. – Mi rileggi quella parte dove dice che non puoi separarti… – Angel la baciò

…da coloro che ami?

Si quella! – Buffy si strinse ancora più forte al braccio di lui

“Può forse una distanza materiale separarci davvero dagli amici?

Se desideri essere accanto a qualcuno che ami, non ci sei forse già?”

Angel, è bellissimoe quello che dice è così vero, ma tu non vai via, vero? – La baciò ancora

Finiamo di leggere, senti cosa dice alla fine. “…così pure questo anello. Vola libera e felice, al di là dei compleanni, in un tempo senza fine, nel persempre. Di tanto in tanto noi c'incontreremo, quando ci piacerà, nel bel mezzo dell'unica festa che non può mai finire.

 

Buffy si addormentò lì sul divano, cullata dalla sua voce …e con gli occhi pieni di lacrime.

 

 

*** *** ***

Note: Mi rendo conto, che questo capitolo sembra un po’ demenziale, come il dialogo con Faith prima e con Cordelia poi, ma questi non sono altro che degli stralci di eventi che si verificheranno nel futuro. Alcuni sono riconoscibili, perché li abbiamo visti nelle due serie. Io mi sono semplicemente limitata, a dare la mia personale interpretazione degli eventi. Altri invece sono di mia invenzione ed entrambi costituiranno la trama base del continuo di questa storia.

 

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Se volete leggere "Nessun luogo è lontano" di Richard Bach, potete cliccare qui (è una brevissima fiaba)

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

Alla magione, Buffy si agitava nel sonno. Sognava ancora di lui e di nuovo quella nebbia fittissima,  che non le permetteva di raggiungerlo. Angel era in pericolo. Esattamente come il sogno della notte precedente. Lei era lì, a pochi passi da lui, ma non riusciva a vederlo e lui non poteva sentirla. Allora Buffy urlava, con tutto il fiato che aveva in gola. Poi riusciva finalmente a creare un varco, e la sua voce poteva attraversare la nebbia …e solo allora, sapeva di aver raggiunto Angel. Lui poteva sentirla. Lei gli parlava con dolcezza, dicendogli quanto lo amasse e che non lo avrebbe mai abbandonato al suo destino. Ma lui non rispondeva

Tu non resterai qui! Non ti lascio morire

*** *** ***

Strizzò gli occhi ripetutamente, aprendo e chiudendo le palpebre velocemente. La visione era al quanto sfocata. I flashback erano la parte meno gradita del bere. Seduto ad un tavolo di quell’ anonimo locale, la testa appoggiata al pilastro proprio dietro a lui, era completamente immerso in una nebbia di alcool ora. La metà dell’ennesima bottiglia era andata, e presto ne avrebbe ordinato un altra. Un gruppo jazz suonava sul palco e non era niente male. Aveva voltato le spalle già a tre donne che cercavano sesso a buon mercato. Era sicuro che, prima che lui decidesse di andar via, avrebbero cercato di abbordarlo ancora.

Ehi bello, vuoi un po’ di dolcezza? Non costo molto sai? ma ti prometto la vera felicità

Passando una mano tra i capelli, si rese conto che, sebbene in modo sfocato, poteva ancora vedere e sentire le persone intorno a sé, e probabilmente era ancora in grado di camminare. Questo non era una cosa buona però. Voleva uccidere le cellule del suo cervello, o almeno la maggior parte di esse. Sperava che le prime ad andare, fossero proprio le cellule della memoria. Pensò che poteva vivere lo stesso, anche senza la maggior parte di esse.

  Non si beve per dimenticare? pensò con amarezza.

Buffy, sempre Buffy nei suoi pensieri.

Immagini di lei ballavano nella sua testa. La vide come era bella il giorno del ballo. La vide mentre lo scimmiottava per farlo ridere. La vide al primo anno di liceo, quando indossava quei suoi abiti corti. La vide con il vestito bianco, mentre andavano ad una festa al Bronze. Era la loro prima festa insieme, e solo poche ore prima, lei era morta per pochi attimi.

Si assicurò che il bicchiere fosse pieno. Non era ancora così ubriaco da bere direttamente dalla bottiglia, che comunque era già quasi vuota. Non era certo un problema, ne avrebbe ordinato un'altra …e un'altra …e un'altra ancora. Aveva a che fare con tutto questo, sino alla fine della notte. Questa era la sua missione adesso, addormentare il demone  che urlava nella sua testa.

Il bar chiudeva alle cinque del mattino. Angel pensò che fosse vicino alla mezzanotte ora. Stava bevendo dalle nove. Aveva una lunga strada da percorrere ancora.

*** *** ***

Buffy, nel sonno, continuava a chiamarlo. Non voleva arrendersi, doveva raggiungerlo ad ogni costo. Al di là della nebbia, qualcosa si mosse. Si sporse in avanti per vedere meglio, come avesse percepito la presenza di qualcuno. Iniziò a camminare lentamente e si accorse che ora poteva andare oltre la nebbia. Riuscì a vedere un ombra e sentì una voce che la chiamava …e quella voce lei la conosceva. Si svegliò di colpo e scattando subito in piedi, si mise in posizione di lotta, pronta ad intervenire. C’era qualcuno alle sue spalle. Era la stessa persona che l’aveva seguita tutto il tempo, fin dal giorno prima e ora sapeva a chi apparteneva la voce che aveva appena sentito nel sogno. Si girò di scatto …e sgranando gli occhi con stupore, lo vide.

– Tu? –

– Già, io! rilassati cacciatrice, sono qui per aiutarti –

– Per aiutarmi? Non credi di essere un po’ in ritardo “per aiutarmi” ? cosa ci fai qui? Perché mi stai seguendo? Cos’è, una sorta di nuovo strano gioco? –

– Non sono qui solo per te. Sono qui per te e per Angel, ci sono delle cose che dovete sapere –

– E’ stano sai? Quando penso che tutto stia andando a rotoli e che ormai ho raggiunto il fondo, ecco che arrivi tu, e scopro che invece il peggio deve ancora venire. Cosa devi dirmi questa volta? Come uccidere Angel di nuovo? Spiacente, Angel non è qui. Sei in ritardo, Cantastorie –

– Lo so che non è qui, Buffy. So tutto. So che l’hai spedito all’inferno per fermare Acathla. Io stesso ti ho suggerito come fare, ricordi? So anche che è tornato. So che l’hai aiutato a rimettersi in piedi e l’hai fatto più di una volta. Lui è piuttosto testardo eh? credo di conoscerlo bene ormai. So che l’hai salvato da morte certa donandogli il tuo sangue. Ah, giusto perché tu lo sappia, il sangue di Faith non avrebbe funzionato. I tuoi amici non hanno letto il testo giusto, quella era solo una copia tradotta male. L’antidoto al veleno, non era il sangue di una slayer. L’unica cura possibile, era il tuo sangue, Buffy. Non il sangue di una slayer, ma il sangue della slayer. Ma questo ha creato altri problemi fra voi due, giusto? Si, so anche questo, Buffy. So che lui ha lasciato Sunnydale pochi giorni fa, e ora vaga triste e solitario lungo desolate e desertiche lande. Ho Dimenticato qualcosa, Buffy? Beh ovviamente tra “l’haispeditoall’infernoperfermareAcathla” e “luihalasciatoSunnydalepochigiornifa” ho omesso di menzionare dei significativi particolari, ma non voglio annoiarti ancora, con cose che già sai. Hai fatto qualche sogno particolare di recente, Buffy? –

– Sogno? – abbandonando la posizione di lotta, Buffy continuò a guardarlo con diffidenza. Non sapeva ancora se poteva fidarsi di lui – Si Whistler, ho fatto più di un sogno se è per questo. Angel è in pericolo, non so cosa stia accadendo di preciso, ma SO che ha bisogno di me e so che in qualche modo, tu sei coinvolto in tutto questo. Perché mi stai seguendo? Visto che sai tante cose, puoi dirmi cosa sta succedendo?. Cosa sai dei sogni? Ho sentito la tua voce prima.

– Rilassati Buffy! Come ho già detto, ci sono delle cose che tu e Angel dovete sapere –

– Senti, io non c’è l’ho con te, dico davvero. Tra “l’hospeditoall’infernoperfermareAcathla” e “luihalasciatoSunnydalepochigiornifa”, Angel mi ha raccontato parecchie cose, come ad esempio il perché è arrivato qui a Sunnydale tre anni fa. So chi sei e so quale è il tuo compito Cantastorie, ma adesso la cosa più importante è che Angel è in pericolo. Whistler, credo che ci siano alcune cose, di cui io e te dovremo parlare. Sei con me? Perché non ho nessuna intenzione di lasciarlo nei guai, di qualunque tipo essi siano! –

– Sono con te, sono sempre stato con te e con Angel, e come ho detto, sono qui per aiutarvi 

Buffy gli rivolse ancora uno sguardo indagatore e decise che per ora poteva fidarsi. Aveva altra scelta? C’erano delle cose che lei doveva sapere? Bene, non desiderava altro. Voleva sapere cosa stesse accadendo …e il cantastorie era comunque un alleato prezioso.

– Chi sono gli Oracoli? Cosa sai di loro? e come faccio a contattarli 

– Gli Oracoli? Meglio lasciar perdere, Buffy. Sono dei canali pericolosi quelli, e comunque è meglio parlarne dopo –

– Non ho molto tempo, fra qualche ora parto, quindi dimmi tutto ciò che sai, adesso. Perché sono pericolosi? stanno dalla nostra parte o no? perché mi sono sembrati strani – Whistler rise

– Vi somigliate tu e Angel, dico davvero. Stesse reazioni, di fronte alle stesse situazioni. Sempre così acutamente inopportuni. Gli oracoli sono dalla nostra parte, Buffy. Non stanno in questa dimensione e come me, sono degli emissari delle PTB. Canali appunto, attraverso i quali le PTB comunicano con voi umani. Sono pericolosi perché non amano interferenze di alcun tipo …e non hanno un alta opinione dei mortali. Intervengono di rado, lo fanno solo quando non è possibile fare altrimenti. Quindi è inutile cercare di parlare con loro. Solo loro decidono quando entrare in gioco. Sono piuttosto imprevedibili e capricciosi …e ora, scusami solo un attimo – Lo squillo del cellulare interruppe Whistler – Solita storia eh? come tutte le notti. Senti, io sarò presto di ritorno, qui a Sunnydale ho quasi finito. No, non devi farti vedere, devi solo tenerlo d’occhio e devi chiamarmi subito se accade qualcosa di insolito. No, ho già detto di no. Non puoi farti vedere ancora, per il semplice motivo che non sappiamo come reagirà. Tutto dipenderà da come andranno le cose qui a Sunnydale. Se ti vedesse adesso, la risposta sarebbe solo una. Un bel NO secco, questo se è di buon umore, se no ti becchi anche qualcos’altro. No, non posso essere io a farlo, non più. Per questo hanno chiamato te, con me non accetterebbe mai, almeno per ora. Al momento ho paura che non ascolterebbe nessuno. Si sta avvicinando troppo al lato oscuro …e credo che ora, ci sia una sola persona al mondo, in grado di aiutarlo. L’unica capace di arrivare a lui, l’unica che ancora ascolterebbe. Ora ti è più chiara la situazione? Bene! – Chiuse la comunicazione e Buffy notò che era preoccupato, come se fosse in ansia. Sembrava cambiato dall’ultima volta che lo aveva visto. Si certo, faceva sempre quei commenti stupidi e quelle battutine ironiche, ma era meno pungente del solito. Sembrava quasi malinconico.

– Era per Angel vero? parlavi di lui al telefono. Tu sai cosa gli sta succedendo – Whistler annuì

– Stai partendo, Buffy? Perché avrei una storia da raccontare e ci vorrà un po’ prima che… –

– Posso aspettare, sto andando solo a Los Angeles. Se è necessario posso rimandare. Ok ti ascolto, ma prima dimmi cosa sta succedendo ad Angel. Non è in pericolo per Angelus, vero? –

– Tu lo sai cosa sta succedendo, Buffy. Hai percepito chiaramente cosa sta uccidendo Angel –

– E’ solo! ecco cosa lo sta uccidendo. Ci sono tanti modi per mettere fine alla propria esistenza. Aspettare l’alba su una collina è uno di questi, ma quello non è l’unico modo di morire. Ha perso la speranza, senza quella nessuno può vivere a lungo. La disperazione lo sta uccidendo –

– Ma si sbaglia, Buffy. C’è ancora speranza per lui e la sua morte non è ancora stata scritta –

– Lo so …e messa così come dici tu, sembrerebbe anche facile no? Devo solo riuscire a fargli capire questo e il gioco è fatto. Si certo, Buffy fa il discorsetto di incoraggiamento alla pecorella smarrita è tutto si risolse. Ma no aspetta, ora che ci penso… NO! non è affatto facile. Sai perché? Perché non ho idea di dove possa essere in questo momento …ahhh dimenticavo una cosa importante, la ciliegina sulla torta. Per i tuoi amici Oracoli, sarei proprio io la causa della sua dannazione.  Pare che sia il ricordo di me ad ucciderlo – Buffy stava quasi urlando adesso.

– Dilettanti! ti spiegherò meglio tutta la questione strada facendo. Sei pronta per partire? –

– Pronta per partire? Ma hai sentito quello che ho detto? devo prima trovare Angel e… –

– So dove è Angel! – Era quella la fine di un incubo? Lei non perse tempo a cercare risposte

– Andiamo! – Afferrò velocemente lo zaino, segui Whistler e salì con lui in auto.

 

*** *** ***

 A Los Angeles, era successo qualcosa quella notte, qualcosa di straordinario.

Era stato testimone di un miracolo.

Era iniziato esattamente come la notte prima. Dopo aver lasciato quel locale troppo affollato, si avviò senza una metà certa. L’oblio era ancora lontano, ma Los Angeles, per sua fortuna, offriva molte possibilità di scelta. Svoltando verso un vicolo, aveva sentito da prima una forte pressione lungo tutta la spina dorsale, che si irradiava fin sino alla nuca e infine un dolore acuto che partiva dal petto fin giù allo stomaco. Si fermò perché sentii che le gambe non lo reggevano più e dovette poggiarsi al muro per non cadere a terra. Un attimo dopo le ginocchia cedettero e  si ritrovò col corpo piegato verso il basso. In ginocchio, con la testa reclinata in avanti, una mano poggiava sull’asfalto e con l’altra stringeva lo stomaco nel vano tentativo di far cessare quel dolore. Non riuscendoci, decise di non opporre resistenza, cercando di assecondare i movimenti del corpo per non crollare del tutto. – Cosa gli stava accadendo? - Ad un tratto la sua attenzione fu catturata da qualcosa di insolito. Qualcosa che non poteva essere lì. Percepì chiaramente un odore fortissimo penetrare nelle sue narici e non riusciva a capire da dove potesse provenire. Non era un unico profumo, piuttosto un insieme di odori ed era molto familiare. Cercò di rilassare i muscoli del corpo il più possibile e si concentrò unicamente su quell’odore. Non era possibile. Non poteva sentirlo lì, in quel vicolo sporco e maleodorante. Tentò di rialzarsi ma non vi riuscì. Sapeva che era già accaduto qualcosa di simile la notte precedente, ma nonostante ciò, sentì lo stesso stupore, come se lo vivesse per la prima volta. Pensieri carichi di domande si affollavano nella sua mente, ed erano identici alla precedente esperienza, ma non riusciva a capire perché invece la percepisse come se fosse nuova. Una parte di lui sapeva di aver già vissuto questo e un altra parte per qualche inspiegabile motivo non ne era consapevole. E si ritrovò di nuovo e allo stesso tempo per la prima volta a seguire quell’odore. Era l’effetto dell’alcool che gli dava quella percezione distorta? Non poteva escluderlo – Tutto questo è già accaduto proprio ieri. Sono i Poteri a fare questo? ma perché? –

 …e insieme a quel profumo, ora poteva percepirne anche un altro. Si distaccava nettamente dagli altri e lo sentì chiaramente. L’avrebbe riconosciuto fra mille.

– Buffy –

Ecco, questa invece era una cosa nuova. La notte prima, dopo aver seguito la scia del profumo, aveva ricordato lei e il loro primo incontro, ma non aveva sentito il suo odore.

– Buffy è qui –

Si guardò in giro per cercarla, ovunque fosse in quel momento, lei non era lontana da lui. Aveva sempre potuto sentirla quando era vicina e non perché lei era la cacciatrice e lui un vampiro. Lui sentiva Buffy, la donna che amava. In passato aveva incontrato altre cacciatrici e con loro non gli era mai accaduto di sentirne così chiaramente la presenza. Con Buffy era diverso. Con Buffy era stato sempre tutto diverso.

Si rilassò completamente, cercando di concentrasi ancora di più sull’ odore di lei. Il dolore acuto di prima era scomparso, per lasciare spazio ad un profondo e inaspettato senso di gioia, e per la prima volta, da quando era arrivato in città, sentì che un po’ di pace stava finalmente entrando nella sua anima. Angelus finalmente taceva.

- Cosa mi sta succedendo? – ma i suoi pensieri vennero interrotti bruscamente da qualcos’altro

Una luce bianca lo colpì in pieno viso e ferì i suoi occhi quasi accecandolo. Per un attimo dovette coprirli con il dorso della mano per ripararsi dall’intensità di quel bagliore. Sollevò di nuovo il capo, tentando di riaprire gli occhi. Doveva capire da dove potesse provenire quella luce. Si sporse ancora più in avanti. Voleva capire cosa c’entrasse tutto questo con Buffy.

…e allora la vide. Lei era lì

– Buffy – la chiamò quasi urlando.

Era avvolta in una luce bianchissima, e sembrava assolutamente rilassata e serena. Stava seduta in una panca del giardino della loro casa, con le gambe incrociate e gli occhi chiusi. Percepiva distintamente il suo respiro e il battito del suo cuore. Vibravano in sintonia.

Dio! era bellissima.

Poco dopo la vide alzarsi ed entrare in casa. Senti il cuore di lei che quasi si fermava e per un momento ebbe paura, poi vide il suo sorriso che ebbe il potere di sedare completamente la sua ansia. Senza sapere perché, si ritrovò anche lui a seguire i movimenti di Buffy e mentre lei chiudeva gli occhi, nello stesso istante anche lui abbassava lentamente le palpebre.

Un sorriso sulle sue labbra e la pace nel cuore.

Il suo odore era ovunque, la sua presenza era una cosa tangibile e reale.

Quasi tattile. Lei era lì. Con lui.

 

Erano insieme.

Ancora una volta vicini.

Anime che si cercavano.

E si erano ritrovate

Non era più solo.

 

Percepì uno strano senso di euforia. Era gioia profonda e pensò che se fosse morto in quel momento, quello sarebbe stato un bel modo di morire. Avrebbe voluto stare lì per sempre, ma sentì il bisogno di riaprire gli occhi. Voleva vederla ancora e ancora e ancora. Aveva bisogno di aggrapparsi disperatamente a quella visione, o allucinazione o magia o qualunque altra cosa fosse. - Oh bene! fantastico, adesso anche le allucinazioni visive oltre a quelle olfattive. – ridacchiò a quel pensiero, ma aveva il cuore leggero, come se una mano pietosa lo avesse finalmente liberato dal peso che lo aveva oppresso così tanto duramente in quegli ultimi giorni.

- Forse sto solo impazzendo – si disse, ma in realtà non gli importava. Voleva solo rivedere lei. La gioia che sentiva in quel momento, ne era certo, era un regalo di Buffy ed era per lui.

Aprì di nuovo gli occhi e lei era ancora lì. Sembrava tranquilla e perfettamente a suo agio.

 

Vide mentre sistemava dei libri nello scafale e mentre accarezzava i suoi maglioni. La vedeva chiaramente. Allungò un braccio. Voleva toccarla, voleva raggiungerla e abbracciarla con forza per non lasciarla andare via mai più. Ma subito dopo si pentì di averlo fatto. La visione stava svanendo. Urlò. - NO – abbassò di nuovo il braccio e rimase lì immobile, conscio di non poter fare altro se non osservare la scena davanti a sé. Doveva essere solo uno spettatore passivo, non aveva altra scelta. Ecco che la visione divenne nuovamente chiara e nitida. Vide Buffy sparire oltre la porta che conduceva al bagno e la vide tornare pochi attimi dopo.

 

– Buffy – la chiamò più e più volte.

Cercò di sentirla. Voleva sapere di lei. Aveva bisogno di sapere!!.

 

Era un ricordo? Stava rivivendo un ricordo come la notte precedente? Ma era assurdo, quello che stava vedendo non era mai accaduto prima, non mentre lui era lì. Era qualcosa che apparteneva al passato, ma quando era successo? Quando lui era stato per tre mesi all’inferno? - oltre un secolo per lui - Buffy era stata lì durante la sua assenza? Sorrise. Beh questo poteva anche avere un senso. La vide parlare animatamente, lo capì dal movimento delle sue labbra, ma non poteva sentire quel che diceva. Buffy si rivolgeva a qualcuno e sembrava anche un po’ arrabbiata. A quel pensiero ridacchiò. Lei era assolutamente adorabile quando si infervorare in quel modo. Si, sicuramente stava parlando con qualcuno, ma con chi? oltre a lei, lì non c’era nessuno altro.  Sentì un po’ di frustrazione. Perché non poteva sentire le sue parole?. Si sollevò un pochino, spostandosi all’indietro cambiò la sua posizione. Era sempre in ginocchio, ma ora poggiava il peso del corpo completamente sui talloni e sulle gambe, che erano leggermente divaricate, come fosse seduto su un morbido cuscino. Le braccia poggiavano mollemente sulle cosce e il capo leggermente reclinato in avanti. Era una delle tante cose che aveva imparato dai monaci e lui poi le aveva insegnate a Buffy …e lei gli ricordava che adesso doveva usarle anche per sé  stesso, proprio come lei aveva fatto pochi minuti prima. Era totalmente connesso a lei. La stava sentendo dentro sé. Di nuovo. Come sempre era stato. Oscillando dolcemente il corpo, si sistemò meglio, godendo della nuova e più comoda postura. Trovare il baricentro era indispensabile per l’equilibrio interiore.

 

“Cerca il centro dentro te stesso”.

Il suo centro era proprio lì davanti a lui, non aveva bisogno di cercare lontano. L’aveva già trovato quattro anni fa, proprio qui a Los Angeles, quando la vide per la prima volta. Lei era diventata subito il centro totale della sua vita. Tutti i suoi pensieri, i suoi desideri, tutto ciò che avrebbe voluto, iniziavano e finivano con lei. Lei era il suo tutto.

Dio, la amava così tanto! e le mancava più di qualsiasi altra cosa al mondo.

 

…e ora stava tornando il tormento che lo aveva torturato da quando aveva lasciato Sunnydale. Lei era lì, proprio davanti a lui. Poteva vederla, poteva sentire il suo odore, ma non poteva né toccarla né udire la sua voce. Era una cosa atroce. La peggiore delle torture e faceva male da morire. Quasi come se qualcuno avesse ascoltato le sue preghiere, nello stesso momento in cui stava per abbandonarsi di nuovo alla disperazione, sentì una voce risuonare nella sua mente.

 

Era la voce di lei che lo chiamava.

 

- Buffy, oh mio dio. Buffy -

La sentiva chiaramente, ma era come se avesse una doppia percezione. Con gli occhi vedeva lei che si aggirava fra le sue cose tutta indaffarata a riordinare, mentre con l’udito o con la mente - non era più sicuro di nulla - sentiva che lei gli diceva delle cose. Buffy stava parlando con lui, ma le parole che sentiva erano completamente distaccate e separate dalla scena che vedeva. Percepiva chiaramente tutto distintamente anche se era una percezione distorta. Era come se fosse contemporaneamente in due luoghi e in due tempi diversi. Non era sicuro a quale tempo appartenesse la visione di Buffy alla magione, ma quello che udiva adesso, quello apparteneva certamente al loro passato. Quello era un ricordo.

Il ricordo di un miracolo.

- Tu non resterai qui! Non ti lascio morire

Buffy adesso indossava quel suo vecchio maglione e si infilava fra le coperte nel suo letto. La vide mentre stringeva le braccia intorno a sé stessa. Sentiva il ritmo del suo cuore che rallentava i battiti e la respirazione diventare sempre più profonda e lenta. Si lasciò cullare dal ritmo del suo respiro e capì che Buffy ormai dormiva. Rimase a guardarla a lungo. Il viso era sereno ed era bella più che mai. Vederla dormire era una cosa che lo commuoveva ogni volta e non sarebbe mai riuscito ad abituarsi a questo. Ogni volta era come se fosse la prima. Sarebbe rimasto ore a vederla dormire, non era mai abbastanza per lui.

  …e di nuovo la sua voce, che arrivò fin dentro la sua tormentata anima e finalmente capì.

la forza è nella lotta! Che è dura e molto dolorosa e quotidiana... è questo il nostro compito e dobbiamo farlo insieme... ma se sei troppo vigliacco per reagire, allora brucia, se non sei ancora convinto di appartenere a questo mondo, non ho più argomenti... ma non aspettarti che io stia a guardare e neppure che pianga la tua morte!

Lo stava salvando. Ancora una volta lei lo salvava dalla disperazione. Esattamente come aveva fatto su quella collina, la notte di Natale.

Angel, hai la capacità di fare del bene, di espiare. Ma se morissi adesso, allora saresti stato solo un mostro. –

E la neve arrivò anche a Los Angeles, neve metafisica certo, ma non meno salvifica di quella reale. Con la voce rotta dall’emozione – Non lascerò che il mostro vinca. Non morirò, Buffy –

Capì quello che stava accadendo. Buffy non era nel passato, ma nel presente. Lei era realmente alla magione e dormiva nel suo letto, forse proprio in quel preciso momento, e per una qualche strana ragione che non riusciva a capire, lui poteva vederla, poteva sentire la connessione profonda che li univa. Lei era andata lì non solo per sentirsi vicina a lui ma per salvarlo. Buffy, in qualche modo, aveva sentito che la sua anima era in pericolo. Sentì di nuovo risplendere dentro sé tutto l’amore che li univa così profondamente, e mentre la visione lentamente spariva si alzò in piedi e si ritrovò a correre nella notte. Doveva assolutamente trovare il modo di connettersi ancora con lei. Capì perché aveva scelto Los Angeles. Era lì che tutto era cominciato, li doveva continuare la sua missione. Per questo era tornato dall’ inferno. Aiutando gli altri, lui avrebbe potuto espiare le sue colpe. La redenzione era possibile anche per lui …e Buffy gli sarebbe stata sempre accanto. – Non sono mai stato solo. Mai! –

Voleva sentirla ancora. Solo poche ore prima aveva vagato senza una metà sicura. Adesso invece sapeva dove stava andando. Aveva di nuovo una direzione. Lei, lo aveva aiutato a ritrovarsi. Corse dirigendosi verso la scuola di Buffy. In futuro sarebbe andato in quel luogo tantissime altre volte. Nei lunghi anni d’esilio forzato, gli anni in cui avrebbero vissuto lontani, quando la nostalgia di lei sarebbe diventata insopportabile, allora sarebbe corso di nuovo lì. Per non morire dentro, per sentirla ancora accanto a sè …e lei ogni volta, sarebbe stata li ad attenderlo. Sempre. Una volta o due, avrebbe portato anche qualcuno altro con sé. Suo figlio. Ma questo lui non poteva ancora saperlo.

Improvvisamente una luce, un'altra …e un'altra ancora. Stridore di pneumatici che frenavano bruscamente, proprio a pochi passi da lui. Fari accecanti puntati a dosso gli impedivano di vedere chiaramente. Arretrò un po’. Riuscì a distinguere la sagoma di cinque auto di grossa cilindrata, da cui uscirono almeno cinque persone per ogni vettura ...e non sembravano tanto amichevoli, visto che sventolavano davanti a lui, numerose spranghe di ferro e pesanti catene. Chi erano? cosa volevano da lui? Si guardò velocemente intorno per capire cosa fare, e si rese conto che quel vicolo non aveva altre vie di fuga. Arretrò ancora un po’ per prendere tempo ma fu tutto inutile. Era spalle al muro ormai.

*** *** ***

Whistler, aveva spiegato a Buffy, dettagliatamente, quello che stava capitando ad Angel e il motivo per cui l’aveva seguita senza farsi vedere. – Poteva non essere necessario un tuo intervento. Almeno non nell’immediato. – Lei ascoltava in religioso silenzio. – Vi somigliate davvero tanto tu e Angel. Anche lui ascoltava con la stessa attenzione con cui adesso ascolti tu. E’ stato quando siamo arrivati per la prima volta qui. Già! sembra proprio lo stesso viaggio di allora. Da Los Angeles verso Sunnydale. Ovviamente questa volta stiamo facendo il viaggio inverso …e sai una cosa? anche il motivo del viaggio è lo stesso di allora. La vostra chiamata. Lui era presente quando hai saputo di essere la prescelta e tu assisterai all’inizio della sua nuova missione …e avrai lo stesso compito che Angel ebbe allora con te. Anche tu dovrai dirgli che non c’è nessun altra possibilità di scelta, anche se questo comporterà che non potrete più combattere insieme. Era questo che intendevano gli Oracoli, anche se sicuramente avranno usato un linguaggio più pomposo del mio – Buffy annuì silenziosamente. Non vedeva l’ora di arrivare. Per un po’ aveva provato una sorta di serenità e di pace. Aveva pensato che Angel fosse finalmente al sicuro e che alla fine sarebbe andato tutto bene. Ma adesso percepiva di nuovo quella terribile sensazione di pericolo ed era maledettamente forte. – Sta succedendo qualcosa di grave ad Angel, proprio adesso. Devi andare più in fretta. Lui è in pericolo. ORA! –Fu interrotta dallo squillo del cellulare. Lo strappò all’istante dalle mani di Whistler – Tu pensa a guidare il più velocemente possibile, rispondo io – Sapeva con assoluta certezza che si trattava di Angel – Ehi amico, qua si mette molto male. Dovresti arrivare prima di subito –

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

Si era difeso con tutte le sue forze, ma erano davvero tanti e non erano umani. Vampiri, ed erano armati fino ai denti, mentre lui aveva con sé solo due paletti che nascondeva sotto le maniche del cappotto. Ne arrivarono altri. Pensò di averne polverizzato almeno una ventina, prima di cadere in ginocchio sotto i molteplici assalti dei colpi dei sui aggressori. Sembrava una spedizione punitiva in piena regola e lui era ormai quasi privo di forze. L’avevano circondato e alcuni di loro, lo costrinsero a rimettersi in piedi. Tenendolo saldamente per le braccia, lo immobilizzarono e lo spinsero con forza contro il muro, mentre gli altri infierivano su di lui con calci e pugni, usando catene e spranghe di ferro. Il suo volto era ormai una maschera di sangue e prima di cadere di nuovo a terra, ormai completamente alla mercé dei suoi assalitori, sentì uno di loro che diceva – Devi lasciare la città. Questo è il nostro territorio di caccia e i traditori come te non sono graditi – Tentò di rialzarsi, ma fu colpito da diverse dolorose scariche, inferte da uno storditore elettrico. Tentò di nuovo,  ma le ginocchia cedettero ancora – Non provarci Angelus. Credi che il messaggio non sia stato sufficientemente chiaro? –

Ad un cenno di quello che sembrava il capo, alcuni vampiri si avvicinarono e lo colpirono ancora con le spranghe e con una infinità di calci inferti in modo indistinto in ogni parte del corpo. Angel, rannicchiato su se stesso con le gambe ripiegate verso l’addome cercò di ripararsi il più possibile, coprendo il viso e la testa con le braccia, ma fu tutto inutile. Lo colpirono ripetutamente al ventre, ai fianchi, alla schiena, allo sterno, con una ferocia inaudita. Perse la cognizione del tempo. Rotolò ancora sull’ addome e si ritrovò con il volto rivolto verso terra. Tossendo convulsamente fu colto da violenti spasimi e conati di vomito. Sputò ripetutamente il sangue che ormai usciva copioso dalla bocca. Non un solo lamento uscì dalle sue labbra, non avrebbe dato loro la soddisfazione di gioire di questo, ma desiderò che quella tortura finisse presto. Se doveva morire lì in quel sudicio vicolo che odorava di urina e di escrementi, che almeno lo facessero subito. Ma sapeva che i suoi assalitori non volevano ucciderlo. Se così fosse stato, lo avrebbero fatto da prima e senza perdere tempo. Non sapeva se essere sollevato o spaventato da questa consapevolezza.

Poco distante da lì, appoggiati contro una limousine parcheggiata alle loro spalle, due persone, un uomo e una donna elegantemente vestiti, osservavano con interesse tutta la scena. La donna, senza distogliere lo sguardo dal gruppo dei vampiri, rispose alla chiamata del suo cellulare. – Si, siamo sul posto. Come scusi? Si, certo! Capisco, ma stiamo solo eseguendo quanto deciso in precedenza. D’accordo. Bene! – Rivolse uno sguardo infastidito verso il suo compagno – Contrordine! Pare che i piani siano cambiati. Abbiamo una riunione fra pochi minuti. Andiamo! – Si avvicinò al leader che controllava la banda dei vampiri – Per ora può bastare. Se avrò ancora bisogno di te in futuro, ti contatterò io. Puoi passare domani nel mio ufficio, per il tuo compenso – Rivolse uno sguardo gelido ad Angel che rantolava disteso a terra – Hai una bella resistenza, vampiro. Altri al posto tuo avrebbero già perso i sensi da tempo! Ma non temere, questo non è che l’inizio. Farò in modo che il resto della tua vita immortale, diventi insopportabile, Puoi starne certo – Lo lasciarono lì sull’asfalto, agonizzante. Mentre loro si allontanavano velocemente, alcuni vampiri, particolarmente zelanti, continuarono ad infierire con sadismo su quel corpo ormai martoriato ...e l’alba era ancora molto lontana.

L’improvviso stridore di freni, segnalò loro l’arrivo di un'altra auto, e dovettero interrompere quel perverso divertimento. Fu solo un attimo, e prima ancora che potessero capire cosa stesse accadendo, la furia si abbatte improvvisamente su di loro con tutta la forza e la potenza di un uragano, che li spazzò via in un istante. Molti divennero polvere. – La cacciatrice – urlò il leader …e gli altri fuggirono spaventati a morte.

Buffy ansimava visibilmente, respirando velocemente per lo sforzo della lotta. Si era lanciata contro loro come fosse animata da cieco furore. Tutti i muscoli del corpo ancora in tensione, pronta ad intervenire se solo fosse stato necessario. La fronte imperlata da gocce di sudore e il cuore che batteva all’impazzata. Si guardò attorno ancora per un attimo, per assicurarsi di averli messi tutti in fuga. Niente e nessuno avrebbe potuto fermarla adesso. Demoni, vampiri o chiunque altro, potevano fare tutto quello che volevano, non le sarebbe importato, ma nessuno doveva toccare il suo ragazzo. Ormai certa di essere sola, lanciò uno sguardo a Whistler quasi a chiedere conferma che tutto fosse finito. Ad un cenno di lui, abbandonò la posizione di lotta e abbassò lentamente le braccia. Gemiti soffocati provenivano proprio dietro alle sue spalle. …e

Voltandosi, finalmente lo vide. Per un attimo chiuse gli occhi, che già si riempivano di lacrime e in un sussurro appena udibile – Che cosa ti hanno fatto? – Corse all’impazzata per eliminare la distanza che ancora la divideva da lui. Chinandosi, e senza pensarci due volte, si sedette subito lì per terra, su quell’asfalto umido e sporco, accanto al corpo agonizzante di lui. Non le importava più di niente, l’unica cosa che adesso le importava veramente era Angel. Solo Angel. Lui giaceva ancora sul ventre, così come lo avevano lasciato i sui assalitori. Il viso poggiava sull’asfalto. Gli occhi chiusi. Immobile. Buffy dovette fare ricorso a tutte le sue forze, per non urlare tutta la sua rabbia. Lo chiamò. – Angel – Sollevandogli il capo delicatamente, lo fece poggiare sulle sue gambe e mentre lo abbracciava per rassicurarlo, gli accarezzava dolcemente i capelli. Con voce rotta dal pianto, gli parlava, nel vano tentativo di lenire il dolore di lui. In quel momento, voleva disperatamente che capisse che lei era lì con lui e che non era più solo. – Angel, sono qui, è tutto finito adesso. Vedrai, andrà tutto bene. Sono qui, puoi sentirmi? – Chinandosi ancora un po’ di più verso di lui, posò un leggero bacio sulla sua fronte e le sue lacrime si mischiarono a quelle di lui. Angel si muoveva a fatica, probabilmente aveva qualche costola rotta e numerose ferite che sanguinavano copiosamente. Aveva difficoltà a parlare e tremava visibilmente, scosso da dolorosi spasmi inconsulti, ma sapeva che lei era lì. Non era più un allucinazione. Lei era lì con lui. Tutto il resto, adesso, non contava più.  – Buffy – Si aggrappò con tutte le sue forze a lei, stringendosi ancora di più alle sue gambe, come fosse la sua unica ancora di salvezza e insieme si abbandonarono, così abbracciati, ad un pianto liberatorio. Finalmente! Angel e Buffy erano di nuovo insieme, adesso il cielo poteva anche cadere, ma nulla avrebbe cambiato questo. Era sempre stato così per loro. Tutte le lacrime e il dolore che vivevano, per quel destino che li voleva divisi, sparivano in un istante, se solo potevano sfiorarsi con un semplice tocco delle dita. Loro avrebbero comunque continuato ad amarsi. Nonostante il destino avesse dato loro tutte le ragioni per non farlo. Niente e nessuno poteva cambiare il fatto che loro si amavano. Il loro amore era intoccabile.

Il giovane demone uscì dal luogo in cui era nascosto per tutto il tempo e si avvicinò a Whistler.

 – Ne avete messo di tempo per arrivare eh?, ancora un po’ e qui finiva davvero male. Dobbiamo andare via, prima che qualcuno ci ripensi e magari ritorni per finire quello che ha cominciato. Avevo paura che la mia missione, finisse ancor prima di cominciare. Quelli erano davvero arrabbiati ed erano tantissimi. – Whistler gli sorrise e rivolgendo di nuovo lo sguardo verso Angel e Buffy, disse – Diamogli ancora un momento, ok? –

Incamminandosi verso la macchina, parlarono ancora un po’ e prima di salutarsi, Whistler gli disse che per ora poteva anche andare. – Adesso non pensare a quei due in limousine, ho paura che li rivedrete presto. Accompagno Buffy e Angel, ovunque decidano di andare e noi ci rivediamo più tardi. Credo che Angel ora sia in buone mani –

Angel sentì il sangue che dalla fronte colava giù per il mento e sentiva delle fitte lancinanti in tutto il corpo. Voleva alzarsi. Non voleva che Buffy stesse lì, seduta per terra, in quel vicolo sudicio. Quello non era il posto in cui lei doveva stare, ma nonostante i sui sforzi, non riuscì a muoversi. Tentò di parlare – Erano davvero tanti …e c’era anche qualcun altro, una donna …e tu? Buffy, tu stai bene? – Buffy continuando ad accarezzargli i capelli, gli sorrise – Sto bene. Beh, chiunque sia stato a fare questo, adesso non può raccontarlo in giro …oh esclusi quelli che sono riusciti a scappare. Pochi però, davvero pochi. – Con gli occhi ancora pieni di lacrime, riuscirono comunque a ridere insieme.

Buffy, la sua Buffy era qui. Era davvero incredibile come lei riuscisse a farlo stare così bene, anche con una semplice battuta e come riuscissero a comprendersi all’istante.

Angel, il suo Angel era qui. Era davvero incredibile come lui riuscisse a farla stare così bene, anche solo con quel semplice sorriso e come riuscissero a comprendersi all’istante.

Si erano detti addio solo pochi giorni prima, ma ad entrambi era sembrato un tempo eterno. Tutto il dolore per la loro separazione era sparito nello stesso istante in cui i loro corpi si erano sfiorati. Lui la guardava con occhi pieni d’amore e devozione e desiderò, più di ogni altra cosa al mondo, di poterla stringere a sé, per non lasciarla andare via mai più. Lei si chinò ancora un po’ ed accarezzandogli una guancia, fra le lacrime e in preda ad una emozione fortissima, gli sussurrava parole prive di senso logico. Piansero insieme. I loro visi erano ormai vicinissimi. Lui sentì il cuore di lei che accelerava i battiti. Come sempre era stato, loro adesso erano chiusi nel loro microcosmo, dove a nessuno altro era permesso di entrare. Era un mondo fatto di sguardi e di parole non dette – non sarebbero servite – un mondo, dove solo le loro anime e i loro corpi avrebbero potuto esprimere ciò che sentivano. Angel, con uno sforzo enorme, sollevò un po’ il capo e sfiorò, con le sue, le labbra di lei. Aveva bisogno di sentire che era tutto vero, che lei era lì e che non stava sognando. Lei rispose immediatamente, accogliendo fra le sue, le  labbra di lui. Quel lieve bacio, sapeva di loro. Lacrime e sangue …e amore infinto.

Un rumore improvviso li strappò via dal quel loro mondo, riportandoli alla realtà. Angel sentì la presenza di qualcuno e guardò Buffy con evidente apprensione. Sapeva di non essere in grado di combattere adesso, e questo non gli piaceva per niente. Buffy, comprendendo le sue paure, lo tranquillizzò subito – Tranquillo è un tuo amico, almeno credo – disse arricciando il naso. Ad un cenno di Buffy, Whistler si avvicinò, salutando Angel con quel suo solito sorriso fra l’ironico e il rassicurante. – Ciao Angel. Ci si rivede eh?. Possibile che ogni volta che ci incontriamo, tu stai sempre disteso a terra, più morto che vivo? – Sorridendogli e chinandosi verso di lui, lo aiutò, insieme a Buffy, a rimettersi in piedi e lo fece sdraiare nel sedile posteriore della sua auto. Angel gli lanciò uno sguardo carico di domande. – Whi…stler, co…sa ci fai qui? – Buffy si sedette accanto a lui, aiutandolo a trovare la posizione più comoda possibile. Aveva bisogno di cure immediate e vedeva che lui stava facendo uno sforzo enorme per mantenersi cosciente.  – Rilassati Angel, sono qui per aiutarti, di nuovo. Dove siamo diretti, Buffy? – Lei non ci pensò due volte – A casa di mio padre, è ad appena due isolati da qui. Ma prima dobbiamo procurarci del sangue – Whistler annuì – Sarà meglio portarlo a casa prima, è ridotto piuttosto male. Ma credo che non sia nulla di grave, i vampiri guariscono rapidamente. Strano non trovi? Hanno la stessa capacità di guarigione delle cacciatrici. – Una parte di Buffy comprendeva che, dietro a quella che per lei sembrava una verità ovvia, Whistler voleva farle capire anche qualcos’altro, ma in quel momento lei era lontanissima dalla razionalità. L’unica cosa che riusciva a pensare era, che doveva prendersi cura di Angel e non solo perché era ferito. No, non era preoccupata solo per questo. Sapeva bene che in un paio di giorni al massimo, Angel sarebbe stato di nuovo bene. Anche se era straziante vederlo ridotto così, sapeva che quel genere di ferite guarivano in fretta, ma le altre? Le ferite dell’anima sarebbero guarite altrettanto in fretta? A Buffy non era sfuggito lo sguardo disperato di Angel. Quel suo aggrapparsi disperatamente a lei, il modo in cui l’aveva guardata e le sue lacrime, erano state un segno tangibile del tormento che aveva vissuto, da quando era arrivato a Los Angeles. Buffy ricordò il sogno e la nebbia che le impediva di raggiungerlo. Ricordò anche la sensazione di pericolo che aveva percepito a Sunnydale e che adesso si faceva strada nuovamente dentro lei. Anche in quel momento sentiva che Angel tremava, e non era solo per le ferite del corpo. Lui stringeva la sua mano troppo forte, per non vedere che qualcos’altro lo tormentava.

Arrivando sotto casa di Buffy, Angel riuscì a stento ad uscire dall’auto. Sentiva che le sue forze venivano meno, ma non voleva crollare proprio adesso e faticò non poco per mantenersi cosciente. Sorreggendosi a lei, riuscì comunque ad arrivare fino alla porta che Buffy aprì velocemente. Angel si fermò all’improvviso, incapace di andare avanti. Buffy sentì che il suo corpo si era irrigidito, e tremava ancora di più. Ne fu spaventata – Sei stremato. Ok, ancora qualche passo e potrai riposare tutto il tempo che vorrai – Lui la guardò con quei suoi occhi scuri, carichi di ansia – No, non è questo… non posso… Buffy… non posso entrare se non... – Lei capì e si diede della stupida. I vampiri non potevano entrare a casa di nessuno, a meno che non fossero invitati. Ecco perché si era fermato. Comprese anche quello sguardo da cucciolo smarrito e la tristezza che traspariva dai sui occhi. Erano solo delle sfumature appena visibili, ma Buffy conosceva bene il suo cuore e sapeva che lui viveva tutto questo con un senso d’angoscia infinita, vergognandosi di essere quello che era. Un vampiro. Il mondo con le sue regole, giuste o sbagliate che fossero, non faceva altro che ricordargli che lui non era un uomo. A lei le si strinse il cuore e ancora una volta gli occhi si riempirono di lacrime. Sarebbe mai riuscita a proteggerlo da tutto quel dolore? – Oh, giusto! Puoi entrare, Angel. Certo che puoi –

Con l’aiuto di Whistler, Buffy riuscì a portare Angel in camera sua e a farlo sdraiare sul letto. Lui continuava a tremare visibilmente e l’ultimo sforzo fatto per uscire dall’auto ebbe la meglio su di lui. Si lasciò cadere pesantemente sul letto e subito dopo perse i sensi. – Sta gelando e ha bisogno di nutrirsi – disse Buffy, mentre prendeva delle altre coperte. Whistler, annuendo le disse che se ne sarebbe occupato lui – Adesso devo andare, ma so dove trovare del sangue. Lo lascio qua fuori dalla porta …e penso che voi due, almeno per ora, non abbiate più bisogno di me – Buffy lo ringraziò – Non è finita vero? Voglio dire, dovremo vederci di nuovo – Whistler annuì ancora – Si Buffy, dobbiamo rivederci, non appena Angel starà meglio. Sarà la mia ultima missione questa …e beh, potremmo anche chiamarla con un nome divertente. The gift” ad esempio. Suona bene, non trovi? Ad ogni modo, nel nostro prossimo incontro, avrò la possibilità di mostrarvi qualcosa di prezioso. Sarà il mio personale dono per i mie due guerrieri preferiti. Ehi! io tifo per voi due, Buffy. E’ un modo come un altro per dirvi “auguri e figli maschi”  – Buffy lo guardò sparire dietro la porta con mille domande che le ronzavano in testa. – Dio quanto odio i messaggi criptici. Mai una volta che dicano chiaramente le cose. –

Andò in bagno dove prese degli asciugamani e l’occorrente per medicare Angel. Avvicinandosi di nuovo al letto, per un momento pensò che il suo cuore si fosse fermato. Non poteva smettere di pensare a quanto fosse felice di averlo di nuovo accanto a sé. Sapeva che quella era solo una tregua momentanea. Presto avrebbero dovuto separarsi ancora, ma in quel momento non le importava. Posò la mano sulla guancia di lui e con il pollice disegnò la linea del sopracciglio, accarezzandolo con una dolcezza infinita. Il volto di Angel, quasi rilassato, nell’incoscienza di quel sonno innaturale, era completamente illuminato dalla bianca luce lunare che proveniva dalla finestra alle loro spalle. I lineamenti del suo viso, seppur alterati dalle numerose ferite,  rasentavano l’assoluta perfezione. Era bellissimo. Un essere dal volto angelico, così lo aveva definito Giles una volta. Tirò su con il naso. Perché adesso ricominciava a piangere? Iniziò a tamponare le ferite partendo dalla fronte, alcune stavano già guarendo. Con l’asciugamano umido, gli ripulì delicatamente il viso e ancora una volta fu rapita dalla perfezione dei sui tratti. Osservò la mascella forte, le labbra lisce e sottili, che solo poco prima si erano unite alle sue, lasciandola come sempre senza fiato. Desiderò che lui si svegliasse. Voleva vedere ancora i suoi occhi. Angel era la sua roccia. Aveva bisogno di lui più dell’aria che respirava. Come se lui avesse potuto leggere i suoi pensieri, in quel momento riemerse dall’incoscienza e i loro occhi si incontrano ancora. Un sorriso di Angel valeva più di mille parole. Continuarono a guardarsi a lungo senza parlare. Non erano gli occhi lo specchio dell’anima? Nei loro sguardi vi era un universo di silenziose parole. Parole d’amore.

Mi sei mancato.

Mi sei mancata.

Ora non c’era più rabbia, dolore, disperazione, solitudine. Tutto si era dissolto in un batter di ciglia. Adesso c’erano solo loro. Due corpi e la stessa identica anima. Erano a casa. Finalmente insieme. Nessuno dei due volle interrompere il contatto visivo. Angel sollevò una mano tremante e accarezzandole la guancia, asciugò una lacrima – Non piangere amore mio – Buffy si ritrovò a seguire gli stessi movimenti di lui. Gli accarezzò la guancia e asciugò le sue lacrime. – Neanche tu – Prendendo la mano di lei, la avvicinò alle sue labbra, baciandola. Fu lui il primo ad interrompere il silenzio – Ciao – Lei arricciò il naso, in quella sua tipica e adorabile smorfia  e senza smettere di guardarlo negli occhi un solo istante, gli sorrise – Ciao –

Avrebbero voluto stare lì per sempre. Perdendosi ognuno negli occhi dell’altro ed esistendo solo nel riflesso delle proprie anime.

Quella apparente staticità di gesti e parole, celava invece un tumultuoso fermento di emozioni, di pensieri e di sentimenti fortissimi, che rischiava di travolgerli. Amore e passione, che come magma incandescente ribolliva appena sotto la superficie. Sarebbe bastato pochissimo, e si sarebbero persi ancora una volta nell’estasi di quel bruciante desiderio. Un lieve rumore aldilà della porta e Angel si ridestò dall’incanto in cui entrambi erano prigionieri. Tentò di alzarsi, avvertendo Buffy – C’è qualcuno la fuori – Con una leggera spinta al petto di lui, lo costrinse a stendersi di nuovo – Non sei ancora in grado di alzarti – e sparì dietro la porta, per ritornare subito dopo, tenendo in mano due contenitori di sangue e un cartone per pizza. Rise di gusto. – Abbiamo ordinato da mangiare? Servizio completo, cena in camera stanotte – Angel la guardava senza capire, ma alle sue battute, sorrise anche lui. – Era Whistler. E’ andato via, ma credo che tornerà. Non stanotte, ma ha detto che tornerà. Però che carino, hai visto? Ha preso anche la pizza per me …e già! Si vede che era proprio destino – Angel avrebbe volute farle tante domande, ad esempio voleva sapere perché Whistler fosse lì, ma vedere la faccia di Buffy che lo imitava era troppo divertente. – Destino? –

Buffy ridacchiò ancora – Eh si, era scritto per me e sai tutte quelle cose altisonanti sul fatto che non si sfugge al proprio destino …e bla bla bla. Stanotte dovevo proprio mangiare la pizza, ma non con Cordelia, a quanto pare – Angel annuì – Ah, Cordelia …e come sta? e gli altri? tua madre? Stanno bene? – Ad Angel mancava Sunnydale. Anche se in realtà, non poteva considerarli propriamente amici, ma le persone che aveva conosciuto lì, le erano mancate un po’ tutte quante. Erano comunque gli amici di Buffy e questo per lui bastava. Amava tutto di lei

– Bella domanda. Cordelia sta bene, almeno credo. Sono successe tante di quelle cose strane e in così poco tempo a Sunnydale, da stupire anche me. Oh anche con Faith sai? …e gli altri stanno bene, anche loro. Adesso credo che sia più urgente trovare qualcosa per te. Quella roba che hai a dosso e ridotta piuttosto male ...e forse sarà meglio, se prima di mangiare, diamo una controllata anche alle altre ferite. Hai la maglia completamente inzuppata di sangue e credo sarà necessaria qualche fasciatura e anche qualche cerotto qua e là –

Angel percepì subito il cambiamento d’umore e la sua voce che si inclinava verso il basso, quando aveva pronunciato la parola “altri”. Lui era in grado di percepire anche le più piccole sfumature. Sapeva riconoscere, ad esempio, quando una persona mentiva, la verità aveva un suono più gradevole, meno nasale e comunque con Buffy era avvantaggiato dal fatto che la conoscesse molto bene. Lei era un libro aperto per lui. Aveva parlato troppo velocemente e il suo linguaggio del corpo gli diceva che aveva toccato un nervo scoperto. Ricordò la terribile sensazione d’angoscia che aveva sentito quella stessa mattina …e quel dolore fortissimo al petto, ed era assolutamente collegato alla paura che Buffy fosse in pericolo. A Sunnydale erano successe tante cose strane? Perché aveva la chiara sensazione che lei non gli stesse dicendo tutto? Lentamente si alzò e con fatica riuscì a rimettersi in piedi. La circondò subito con le sue braccia, stringendola con forza al suo petto. Le baciò i capelli e le spalle, più e più volte, con piccoli movimenti rapidi. Una mano sepolta fra capelli setosi e con l’atra le accarezzava dolcemente la schiena. La cullava dolcemente. Voleva proteggerla da tutto quel dolore, anche se una parte di sé, era consapevole di esserne stato, almeno in parte, la causa. Nessuno doveva fare del male alla sua Buffy. Lui sarebbe morto per lei, per proteggerla da tutto e tutti. – Adesso va tutto bene, Buffy. Va tutto bene – Ma anche lui credeva poco alle sue parole. Non andava affatto bene. Il pensiero che anche Buffy avesse vissuto il suo stesso inferno, lo faceva impazzire. In quei giorni, si era erroneamente convinto, che lei, a differenza sua, non fosse sola. Aveva pensato che gli amici le sarebbero stati accanto e sapeva quanto loro fossero importanti per lei. Ma dopo  quel terribile incubo anche questa certezza si era sciolta come neve al sole. Per questo aveva chiamato Giles al telefono. Soprattutto per questo. E ora aveva la certezza che lui gli aveva mentito. Buffy non stava affatto bene e in qualche modo sapeva che ciò che la tormentava non era dovuto solo alla sua partenza. C’era dell’altro e lui voleva sapere. Aveva nominato Faith e Cordelia, ma non erano loro il problema. Il vero problema erano gli altri. Cosa era successo di tanto terribile da farla stare così male? Scostandosi un po’ da lei, ma tenendola sempre stretta fra le sue braccia, la guardò negli occhi e quel che vide lo spaventò a morte. – Cosa è successo? Buffy, io ho bisogno di sapere. Cosa sta accadendo? È tutta colpa mia, lo so. Non sarei dovuto andar via così, non in questo momento. Vedi? riesco sempre a farti del male. Buffy, io… –

Lei appoggiò di nuovo il viso al suo petto, stringendosi ancora più forte a lui. Angel era la sua roccia. La sua salvezza. Il suo rifugio. Fra le sue braccia, tutto diventava sopportabile.

– NO! Angel, non è colpa tua. In realtà non è colpa di nessuno e non è accaduto niente. Niente di nuovo almeno. Nulla che non abbiamo già visto e vissuto. È il solito vecchio film di sempre. Stai tranquillo, sto bene adesso …e solo che vorrei ci fosse un cerotto anche per questo –

Buffy non voleva parlarne e Angel non avrebbe insistito. Anche se non conosceva i particolari, aveva comunque capito cosa volesse dire con quel “è il solito vecchio film”. L’avevano ferita ancora una volta, era sempre stato così. Quando si toccava l’argomento “Angel e Buffy” riuscivano sempre a ferirla. Ogni volta che gli altri parlavano del loro amore, Buffy era completamente indifesa e la sua forte emotività prendeva il sopravento. In quei momenti lei era vulnerabilissima e questo non l’aiutava di certo …e non faticò molto a credere che Xander, potesse essere il maggior responsabile di quanto era accaduto. Anche non volendo e per quanto non ne fosse del tutto consapevole, quel ragazzo riusciva a fare dei danni enormi con le sue parole.  Si diede dello stupido per non aver pensato subito a questo e nonostante le parole di Buffy, continuò a pensare che invece fosse tutta colpa sua. Immaginò, che il fatto che lui si fosse nutrito di lei poco prima di lasciarla, sicuramente era stato un argomento che, da sola, aveva dovuto affrontare con Giles e i suoi amici. Subendo commenti e penose domande a cui lei certamente non avrebbe voluto rispondere. Si sentiva in colpa per tutto questo. Per aver bevuto da lei, per essere andato via, per averla lasciata sola in un momento così delicato. Per amarla così come l’amava. Abbozzò comunque un sorriso, che però non riuscì ad arrivare fino agli occhi. Docilmente lasciò che lei lo trascinasse sino al bagno. Buffy l’aiutò a sfilarsi la maglia e ripulì le ferite dal sangue che ancora fuoriusciva da alcune di esse. – Scusa, ti ho fatto male, ma hai dei brutti tagli profondi e lividi ovunque. Si può sapere chi erano quelli che ti hanno aggredito? – Angel lottava per non cadere e dovette tenersi a lei per riuscire a stare fermo, in quella posizione scomoda, seduto lì sul bordo della vasca da bagno – Non lo so. Mai visti prima. C’era una donna …e mio dio, mi ha parlato con un tale astio e livore, ma non ho idea di chi possa essere – Buffy lo ascoltava con preoccupazione – Forse non gli sono simpatici i vampiri. Sei appena arrivato in città e ti sei già fatto così tanti amici? – Risero insieme ancora una volta – Amici eh? beh lo scoprirò. Credo che con quel suo “questo non è che l’inizio”,  lasci supporre che presto sentirò parlare ancora di lei. Ma non credo che non le piacciano i vampiri, visto che ha pagato alcuni di loro per arrivare a me. Sa chi sono io e anche che cosa sono io – – Ok, allora diciamo che non ama i vampiri con l’anima …e qualcosa mi dice che non ne esistano poi così tanti. Quella cercava te, Angel – dalla sua voce traspariva tutta la sua ansia, anche se tentava di nasconderla – Stai attento. Promettimi che starai attento. Los Angeles è immensa e qua il male si nasconde ovunque. Io lo so. I miei inizi da cacciatrice, gli ho vissuti qui e la cosa più importante che mi ha insegnato, sin da subito, il mio primo osservatore, è stata proprio questa. Il male si nasconde ovunque. Hai mai sentito parlare dello studio legale della wolfram&hart? – Angel l’ascoltava con crescente interesse. Sapeva che Buffy, nonostante la sua giovane età, nella lotta contro il male era più che esperta. Unendo la loro forza e le loro conoscenze, insieme sarebbero stati davvero imbattibili. Due splendidi guerrieri uniti da un amore immenso come il loro. Erano davvero nati per stare insieme e lui la amava così tanto anche per questo. Per la sua forza e per la sua infinita dolcezza. Lei riusciva a tenere unite queste due qualità, senza mai alterarne l’equilibrio. L’essere una cacciatrice non aveva intaccato minimamente la sua femminilità. Angel si sentiva completo, solo quando stava con lei …e sapeva che anche per Buffy era così. Ora più che mai, loro erano due esseri assolutamente complementari. Lei era la sua dolcissima bambina, la sua donna, l’unica che avesse mai amato, era la sua più cara amica e confidente, la sua compagna nella lotta. Lei era il suo tutto. Ma loro non potevano essere anche amanti. Mai più. Perché il destino li aveva divisi? Sarebbero mai riusciti a sopravvivere l’uno lontano dall’altro? E sapeva che era perfettamente inutile fingere che non fosse così. Avevano anche provato per un po’ ad essere solo amici e compagni nella lotta contro il male. Ma i loro tentativi erano miseramente falliti, ogni volta. Avevano poi pensato che fosse sufficiente mantenere il controllo, per non cedere alla passione, ma era difficile. Era sempre più maledettamente difficile. Lui non poteva garantire in eterno di poterci riuscire e anche se vi fosse riuscito, era giusto condannare una giovane donna, così piena di vitalità come Buffy, ad una vita di castità e di rinunce? Per questo era andato via. Ma non significava certo che non l’amasse più …e perché adesso ricominciava a tremare? Si staccò da lei bruscamente per mantenersi lucido e razionale – No, wolfram&hart, mai sentito prima – Buffy lo vide tremare – Ok, per ora può bastare. Andiamo di là, hai bisogno di riposare. Stai gelando di nuovo. Un po’ di sangue e una buona dormita al caldo, adesso è ciò che ci vuole – Lo aiutò a tornare a letto. Gli tolse le scarpe e lo aiutò a sfilarsi i pantaloni. Non vi era alcun imbarazzo nei loro gesti. Avevano raggiunto un livello tale di intimità nei tre anni a Sunnydale, che a loro parve del tutto naturale e se il cuore di Buffy adesso batteva più forte non era certo per l’imbarazzo. Il corpo di Angel, al pari dei lineamenti del suo viso, la lasciavano sempre senza fiato. Lui era perfetto. – Tu dove dormi? Forse è meglio se mi sistemo qui per terra. C’è solo un letto …e forse è meglio… se  – Buffy, sollevando un sopraciglio, lo guardò con stupore. – Angel, abbiamo già avuto una conversazione del genere anni fa. Ricordi? Ma da allora, le cose fra noi due sono un tantinello cambiate, non trovi? – Angel ricordava, certo che ricordava. Quella era stata la prima volta che la baciava. Come avrebbe potuto dimenticare? – Vuoi che ti risponda come ho fatto quella notte? – Lei adorava prenderlo in giro, quando lui diventava troppo serio. – Angel sei ferito e questo letto è molto più grande di quello a Sunnydale …e non è certo la prima volta che dormiamo insieme – Ancora a ridere insieme – Sicura che quella notte mi hai detto proprio così? io la ricordavo un tantinello diversa – Un rumore improvviso di chiavi e una porta che si apriva …e passi sicuri. Non erano più soli, in casa era entrato qualcun altro. Buffy spalancò gli occhi e solo adesso si rese realmente conto di dove fosse. – Oddio! Mio padre. Vado a salutarlo. Certo gli verrà un colpo a vedermi qui a quest’ora, ma tranquillo è tutto sotto controllo. Torno subito. – Angel annuì – e giusto perché tu lo sappia, non c’è bisogno che ti nascondi dentro l’armadio, come quella volta – Buffy non scherzava, o almeno non del tutto. Aveva sentito la preoccupazione di Angel e voleva rassicurarlo in ogni modo. Adesso lui aveva bisogno di tranquillità e l’arrivo del padre di Buffy non era un problema.

Abbracciò suo padre, era molto contenta di rivederlo. – Sorpresa! – Disse ridendo. Era davvero molto tardi e Buffy si chiese come mai suo padre, rientrasse a casa solo adesso. Decise che comunque non era affar suo. Hank Summers ora era un uomo libero ed era ovvio che avesse una sua vita. Una vita dove lei e sua madre erano state escluse, ma quello non era certo il momento di fare domande. – Sono riuscita ad arrivare prima del previsto. Ho preferito evitarmi una levataccia domani mattina e così ho preso l’ultimo bus, giusto qualche ora fa. Come stai? – Hank era felice di vederla, ma adesso avrebbe dovuto dirle che c’era un cambio di programma non previsto. – Se tu avessi aspettato fino a domani, avrei avuto il tempo di avvertirti, Buffy. Le mie ferie sono saltate e purtroppo non potremo stare insieme. Domani pomeriggio parto per l’Europa. Questo viaggio era previsto per fine Agosto, invece devo anticipare la partenza. Mi dispiace, Buffy – Gli dispiaceva doverla deludere ancora una volta. Aveva sempre meno tempo da dedicare a sua figlia, che adorava. Non sapeva ancora quanto lontano fosse dalla verità. Buffy non era affatto sconvolta per la sua partenza. Anzi, questo risolveva in un sol colpo tutti suoi problemi. Lei sarebbe rimasta comunque a Los Angeles, da sola, fino alla fine dell’estate. – Beh non proprio da sola – Pensò fra sé, questo era un regalo davvero inaspettato – No, non preoccuparti per me. Vorrà dire che staremmo insieme per Natale – Ora che sapeva che Angel era a Los Angeles, pensò che sarebbe venuta molto spesso a trovare suo padre. Parlarono ancora un po’ e finalmente il padre si decise a darle la buonanotte. Corse in camera sua, chiudendo a chiave la porta. Era meglio evitare che suo padre scoprisse che non era sola.

Angel la guardò divertito, con quel suo adorabile sorriso sghembo, che Buffy amava così tanto. Aveva seguito tutta la conversazione, pur non volendo. Il suo udito da vampiro gli permetteva di sentire anche da grandi distanze. – Che c’è? Perché stai ridendo? No davvero, Angel. Mi dispiace che mio padre debba partire – Risero di gusto. Insieme – Ma ok, me ne farò una ragione …e insomma …non è che non… okkkk credo che non mi annoierò in sua assenza – Incrociando le gambe, si sedette sul letto proprio di fronte a lui e porgendogli un bicchiere di sangue, cominciò ad addentare un pezzo della sua pizza. – Così resterai qui per un po’? – chiese Angel, ma conosceva già la risposta. – Si certo, resterò per un po’. Almeno fino a quando non cominceranno le lezioni al college. Come ogni estate del resto. Perché quest’anno dovrebbe essere diverso? – Angel teneva ancora in mano il bicchiere senza aver bevuto un solo sorso. Questa era un'altra cosa che lo metteva a disagio. Non voleva che lei lo vedesse bere del sangue. Aveva il terrore folle che lei potesse provare disgusto per lui e questo pensiero lo faceva impazzire. Buffy capì – Angel, vuoi bere da solo o devo imboccarti io? Non credo sia il caso di vergognarsi ancora di questo. Non con me, Angel. – La sua voce adesso era dolcissima e rassicurante – Ti ho visto bere anche altre volte …e non solo dal bicchiere. Credi davvero che dopo tutto questo tempo, dopo tutto quello che abbiamo vissuto e sofferto insieme, io possa ancora impressionarmi per questo? – Lui abbozzò un sorriso, lei aveva assolutamente ragione. Solo pochi giorni prima, non solo aveva bevuto davanti a lei, ma aveva bevuto da lei. Avevano condiviso un esperienza così intima fra loro, che ora era davvero da sciocchi sentirsi a disagio davanti a lei. Si sistemò meglio tirandosi su e mettendosi seduto, mentre si appoggiava allo schienale del letto. Sorseggiando un po’ del suo sangue, continuò a parlare, usando lo stesso tono di poc’anzi. Fra il divertito e il canzonatorio …e hai intensione di vederti con qualcuno? – Lei arricciò il naso ridacchiando – Forse! Tu che dici? – Aveva una maledetta voglia di baciarla, ma pensò che non fosse una buona idea. – Perché no. Potresti vederti con qualcuno dei tuoi vecchi amici. Quel Tyler per esempio – A sentire quel nome Buffy scoppiò a ridere – Tyler? Uhm, bella conversazione casuale …e comunque com’ è che tu sai di Tyler? – Era bellissima quando rideva, davvero bella, troppo bella …e voleva baciarla, lo voleva disperatamente.

Lei si alzò per risedersi subito dopo accanto a lui. Angel poggiò il bicchiere sul comodino e si spostò per farle posto. Adesso erano vicinissimi, pericolosamente vicinissimi – Tyler, insieme ad un mucchio di altre cose, appartiene ad un'altra vita. Appartiene ad un passato lontanissimo in cui non vorrei mai più tornare. Non so ancora cosa ci sarà nel mio immediato presente, ma per una qualche ragione, che adesso non so spiegarti, io so cosa ci sarà nel mio futuro. Nel nostro futuro, Angel. Noi staremo insieme e niente e nessuno potrà più dividerci – Lui chiuse gli occhi e per un brevissimo istante gli parve di poter respirare. Lui la respirava, respirava lei. La prendeva dentro se stesso ancora una volta ed era vivo come non lo era mai stato. La baciò ferocemente con disperazione, stringendola forte a se possessivamente. Lei era sua. Solo sua. Buffy rispose con altrettanta disperata passione, accogliendolo ancora una volta dentro se. Si aggrappò a lui come fosse la sua unica possibilità di salvezza. Se questo era un sogno, non avrebbe voluto svegliarsi mai più. Le loro bocche si cercarono ancora e ancora, in una dolce danza infinita, finché non li vinse la stanchezza di quella lunga giornata. Si addormentarono così, abbracciati. Finalmente insieme. Vicini.

 

*** *** ***

Scusate il ritardo nell’aggiornamento, ma le vacanze sono finite e i molti impegni della vita quotidiana mi impediscono di dedicarmici come vorrei.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

Si erano svegliati un paio di volte durante la notte. Avevano alternato momenti di sonno a quelli di veglia, mai insieme però, quasi come se l’uno dovesse vegliare sul sonno dell’altro. Adesso era il turno di Buffy. Era sveglia già da un po’ di tempo. Si alzò per chiudere le tende dimenticate aperte, da cui filtrava la bianca luce lunare. Presto sarebbe arrivata l’alba e il sole in quella stanza non era il benvenuto. Tornò a sdraiarsi accanto a lui, osservandone il profilo perfetto. Era bello da levare il fiato. Quella visione la commosse. Angel si agitava nel sonno e lo sentì pronunciare delle strane parole di cui non comprendeva il significato. Il suono della sua voce era malinconico – Mo ghrá. Is tú mo ghrá – Sembrava una nenia d’altri tempi, forse una poesia o una dolce melodia. Chiuse gli occhi lasciandosi trasportare da essa, come se la voce di Angel la trascinasse in un vortice di luce, riportandola al sonno – Mo ghrá. Is tú mo ghrá – Forse stava sognando di nuovo, ma per un attimo le parve di sentire l’eco della sua anima.

Angel riemerse lentamente dalla nebbia del sonno svegliandosi un istante dopo. Vederla lì, addormentata accanto a sé, lo scosse profondamente. Era bella da morire. Sentiva freddo e sia accorse che aveva ripreso a tremare. Si avvicinò ancora di più a lei e cingendole la vita la strinse più forte a sé. Aveva paura che da un momento all’altro lei potesse svanire, come era successo solo poche ore prima in quella sua visione. Poggiò la testa sulla spalla di lei e affondò il viso fra i suoi capelli. Lasciandosi trasportare dal quel profumo, si immerse completamente nel dolce tepore di quell’abbraccio e ancora una volta si sentì vivo. – Mo ghrá. Is tú mo ghrá – Chiuse gli occhi e scivolò ancora in un sonno agitato, popolato dai fantasmi del suo passato.

Nessuno dei due sapeva però, che Whistler aveva già mantenuto in parte la sua promessa. Quel loro alternarsi vicendevolmente, fra il sonno e la veglia, costituiva infatti una parte del suo dono. Buffy e Angel, in sogno, potevano vivere tutta la loro vita, dalla nascita e  fino alla fine dei giorni. Dovevano però farlo separatamente. Era importante che accadesse in questo modo, perché nessuno dei due doveva interferire nelle decisioni dell’altro. Il suo regalo consisteva proprio in questo. Stava donando loro la conoscenza. In poche parole avrebbero visto cosa il futuro riservava loro. Potevano solo vedere per ora, perché la conoscenza non era che una piccola parte del suo dono. Mancava ancora la comprensione. La conoscenza non era niente, se non fosse arrivata anche la comprensione. Conoscere e Comprendere, in questo caso, non erano sinonimi.

Quello che invece aveva dimenticato Whistler, era, che quando si trattava di Buffy e Angel, le cose non andavano mai come previsto. Ancora una volta, il gioco gli era sfuggito di mano.

Angel adesso era sdraiato su un fianco, e si teneva ancora saldamente stretto a lei. Il suo era un sonno inquieto e si agitava, continuando a piangere e a lamentarsi sotto voce. Tutto il corpo era scosso da violenti tremori e sentiva freddo, fin dentro l’anima. Lei si mosse nel sonno e gli prese la mano stringendola forte, intrecciando saldamente le sue dita con quelle di Angel.

 

A Galway era appena arrivata una giovane e bellissima dama. Una nobildonna. Perché era lì? Si era forse perduta? Lui, con la mente offuscata dall’alcool, la seguì nel vicolo attratto dalla quella diafana femminilità. Il giovane Liam non poteva sapere che lei non era quello che sembrava. La dama non era né nobile, né giovane e non era neppure una donna. La vide mentre oscillava sensualmente i fianchi, invitandolo in modo fin troppo esplicito ad avvicinarsi a lui. Dolore bruciante al collo. La vista annebbiava. Il cuore rallentava. Cadde in ginocchio, e con gli occhi sbarrati per lo sgomento, affondava il volto sui seni prosperosi di lei, abbeverando così la sua sete di conoscenza. Fu l’ultima cosa che vide. La luce lentamente sfumava e così la sua vita. L’anima prese il volo. Con un violento e doloroso strattone, si staccò dal corpo. Ora era libera. Lui poteva ancora sentirla anche da lì, da dentro la sua tomba e volle seguirla. Scrollandosi di dosso la terra ancora umida della sua recente sepoltura, si alzò in volo con lei. Attraversò spazi infiniti, finché la sua anima non si fermò e lui con lei. Il tempo è lo spazio non esistevano più, non come lui gli aveva conosciuti. Proprio nel punto in cui la sua anima si era fermata, adesso lui si ritrovava ad osservare una luce che proveniva da una finestra aperta. Era un mondo diverso da come lui lo ricordava. Un mondo nuovo. Era questo ciò che la nobildonna gli aveva promesso? – Vedrai cose mai viste, cose mai udite prima – Non le importava più di saperlo. Adesso sapeva che la bella dama l’aveva ingannato. Lo aveva ucciso.

 

Una giovane donna, vestita con strani abiti, saltò con agilità giù da quella finestra e avvicinandosi lo prese dolcemente per mano. – Ti aspettavo, Angel – Le loro anime si alzarono in volo insieme – Sono venuto a prenderti, Buffy – e mano nella mano, loro le seguirono. Erano di nuovo a Galway, davanti alla tomba di Liam. La terra si smosse e una mano si liberò dal terreno in cerca d’aiuto. Angelus, il Flagello d’Europa, lottava per liberare il corpo da quella prigione, lottava disperatamente. La nascita era sempre dolorosa. Adesso era giunta anche la nobildonna a reclamare la sua preda. Darla, la vampira! Ansimava per l’eccitazione, la sua ultima vittima sembrava uno stallone impazzito, ma lei lo avrebbe certamente domato. Tutta quella forza, tutta quella oscurità che emanava da lui, la sconvolgeva. Dopo tanto cercare, finalmente aveva trovato lo stupido giusto e pensò che con lui sarebbe durato per sempre. Insieme avrebbero fatto grandi cose. Angel e Buffy, in silenzio e sempre mano nella mano, osservavano tutta la scena, e non visti seguirono Angelus e Darla. Morte. Follia. Oscurità. Cento cinquanta anni d’orrori in una folle corsa che seminò morte e distruzione. Angel e Buffy, senza mai staccare le loro mani, li seguirono in lungo in largo per tutta l’Europa. Attraversarono città e paesi sconosciuti, volando fra decenni di sangue che divennero secoli. Il canto disperato di una vecchia catturò la loro attenzione – Aşa să fie! Aşa să fie! Acum!– Angelus trovò la sua morte in Romania. Darla impazzì. Era nato Angel, il vampiro con l’anima. Angel e Buffy, continuarono il loro viaggio, senza lasciarsi un solo istante. Attraversarono insieme un intero secolo di buio e di disperazione. Era il dolore e la solitudine dell’anima che urlava in cerca di redenzione. Le loro vite si incrociarono per la prima volta e il dolore cessò. Si amarono alla follia, disperatamente …e mentre un Claddagh brillava all’anulare di lei, Angelus tornò. Fu maledetto ancora e Angel e Buffy si ritrovarono insieme, per ben cento lunghi anni, a vivere l’inferno della loro colpa. Una forza invisibile li strappò da quell’orrore. Era la stessa forza che li voleva divisi. – Il destino – Per lunghi anni, cercarono di dimenticarsi l’uno dell’altro, senza mai riuscirci completamente. Lei conobbe l’orrore del vuoto abissale di una vita senza senso e si abbandonò ai devastanti e oscuri piaceri della carne. Era morta dentro.

Lui si perse mille volte ancora fra i fantasmi del suo passato e si illuse, per un solo momento, di poter ancora essere un uomo. Fu tutto inutile. Anche nel sogno, anche nell’illusione di un amore nuovo, urlò il suo nome – Buffy –

 

Quello che stavano vedendo, era il loro futuro. Gli anni in cui avrebbero vissuto separati, cercandosi mille volte ancora. Angel e Buffy nonostante tutto ciò che vedevano, continuarono a tenersi per mano senza mai spezzare del tutto quel legame che li teneva uniti. Loro erano più forti del destino. Sapevano che quella era la loro unica possibilità di salvezza. Se avessero reciso quel legame sarebbero morti entrambi. Un pianto disperato attirò la loro attenzione e dovettero voltarsi. Era la prima volta che accadeva, Fino ad ora avevano potuto guardare solo davanti a loro, mai indietro. Ma quel pianto era straziante e non potevano più ignorarlo. Lo avevano fatto per troppo tempo, ora volevano sentirlo. Era il pianto di un bambino.

 

Angel e Buffy aprirono gli occhi di colpo, nello stesso istante. Il terrore nei loro occhi.

 

Si cercarono, nella semi incoscienza di quel brusco risveglio, abbracciandosi strettissimi. Buffy piangeva disperatamente, consapevole di non aver solo sognato e conscia di aver perso, forse per sempre, qualcosa di molto prezioso. Non riusciva quasi a respirare, e non sapeva se questo fosse dovuto all’angoscia che la stava attanagliando o per quel fortissimo dolore acuto che sentiva all’addome. Si aggrappò ad Angel cercando aiuto …e lui, pur non sapendo bene il perché, iniziò a massaggiarle il ventre con lenti movimenti circolatori. – Respira, Buffy! Respira lentamente, segui il movimento della mia mano. Non lasciare che la paura vinca. Sono qui con te, Buffy! – Continuava a parlare con lei sussurrando parole dolcissime e mentre continuava ad accarezzarle il ventre, le baciava delicatamente il viso, posando le sue labbra sulla fronte, sugli occhi, sulle guance. – Shhh, piccola… va tutto bene, è tutto finito adesso –

Buffy si sentiva come svuotata e quasi priva di forze, ma seguendo il suono della voce di Angel era riuscita a rilassarsi e il dolore era passato davvero. Si scostò un po’ dal suo abbraccio e guardò nei suoi occhi. Lui era spaventato quanto lei, ma era comunque riuscito a mantenere il controllo della situazione. Si rese conto che se Angel non fosse stato lì, lei quella notte sarebbe morta …e quel dolore al ventre le ricordava qualcosa, qualcosa che aveva già vissuto in passato. Ricordò il ricovero in quell’ospedale di Los Angeles e ricordò le parole del medico. Scacciò dalla mente quel pensiero. Adesso come allora, sapeva che era impossibile e assurdo il solo pensarlo. I vampiri non potevano avere figli e Angel, l’unico con cui avesse fatto l’amore, era una vampiro. Quindi ancora una volta oscurò quel pensiero escludendolo dalla sua coscienza e relegandolo nel profondo della sua mente. Ma il pianto di quel bambino non poteva dimenticarlo e neppure quell’angoscioso senso di perdita e di terribile vuoto, come se avesse perso una parte importante di se stessa. Si sentiva incompleta.

– Mio Dio! quel pianto, Angel. L’hai sentito anche tu, lo so. C’eri anche tu nel sogno con me. Non è la prima volta che accade, e quello non era solo un sogno. Cosa sta accadendo, Angel? –

 

Lui non rispose perché non voleva spaventarla, ma continuava a guardarla accarezzandole il viso e i capelli per rassicurarla …e comunque neanche lui sapeva bene cosa stesse accadendo. Era certo che stavano sognando e che nel sogno erano realmente insieme. Non era una novità. Come avevo detto Buffy, questo era accaduto anche altre volte. In passato avevano condiviso gli stessi sogni in più di una circostanza. Si era verificato sempre in momenti cruciali della loro vita e questo sogno, ne era certo, non faceva eccezione. Continuava a sentire il pianto disperato di quel bambino anche adesso da sveglio, ma non lo disse a Buffy. Era molto preoccupato per averla vista soffrire mentre lei stringeva dolorosamente il ventre e pensò che per adesso era meglio non parlarne, ma stava cominciando a considerare la possibilità che le cose fossero collegate e un pensiero assurdo si presentò alla sua coscienza ...e ricordò ciò che Buffy gli raccontò un anno fa. Ma come era possibile? Lui non poteva certo essere padre.

 

– Ho avuta così tanta paura, Angel. In qualche modo sapevo che non dovevo lasciare la tua mano per nessun motivo. Pensi che non fosse solo un sogno? Insomma, voglio dire, abbiamo visto un sacco di cose, alcune delle quali talmente assurde che... –

– Forse non era tutto reale. Si, alcune cose erano davvero assurde. Io di nuovo con Darla? questo non è possibile. Noi due l’abbiamo vista morire, per fortuna …e poi io con Cordelia? –

– Già! tu e Cordelia, davvero assurdo …e io con Spike? Accidenti Angel, era un sogno vietato ai minori quello, tutto quel sesso selvaggio. Ma era molto più hard quell’ultimo film che abbiamo visto insieme, ricordi? Dove c’era quell’unica scena con il cibo, per il resto era …wow – sorrise

– Buffy, lo ricordo benissimo il film. Si, era abbastanza… forte anche per me …e Spike poi, non è certo questo grande amatore, anche se lui va dicendo in giro il contrario – Sorrise anche lui.

 

Nonostante scherzassero, cercando di alleggerire il momento, una parte di loro sapeva che ciò che avevano visto era reale, ma non era ancora pronti per questo. Conoscere non era la stessa cosa di Comprendere. Buffy ricordò quanto accaduto con Cordelia la sera prima e sebbene non riuscisse a unire bene tutti gli eventi, sentì che le cose erano collegate. Ebbe paura e si strinse ancora di più ad Angel. Lui avvertì subito il cambiamento.

 

– Cosa c’è? 

– Cordelia è in pericolo, e lo sono anche le persone che le stanno accanto. I suoi amici –

– Cosa vuoi dire? Perché dovrebbe essere in pericolo. I suoi amici chi? Willow e Xander? –

– No, non loro. Tu sei in pericolo …e i vostri amici –

– Buffy, io e Cordelia non siamo mai stati amici e non abbiamo amicizie in comune –

 

Lei era certa di avere ragione. Non poteva spiegarlo razionalmente, ma sapeva di aver ragione.

 

– Non ancora, ma potrebbe accadere, giusto? voglio dire, puoi escluderlo? –

– No! certo che no, ma se ti stai riferendo a quello che abbiamo visto nel sogno, Buffy credimi, non accadrà mai. Questo si posso escluderlo. Non credo che potrò mai amare qualcun'altra dopo… –

– Dopo cosa? –

– Lo sai cosa voglio dire, Buffy –

– Dopo che mi hai lasciato? Dopo che mi hai detto che non vuoi vivere la tua vita con me? –

– Buffy… non è che io non voglio vivere la mia vita con te… lo sai benissimo che non è questo –

– Lo so Angel, è so anche che non… ma quelle parole… Angel, quelle parole erano terribili –

– Si! è vero che l’ho detto e che poi sono andato via, ma questo non significa che io abbia smesso di amarti, questo non accadrà mai. Era questo che volevo dire prima. Dopo te, non ci sarà mai nessun altra, non… Buffy, io non… non so ancora come farò, come faremmo a… stare lontani… ma non possiamo ignorare la maledizione, e a parte questo, io sono un vampiro Buffy, non voglio trascinarti nel mio inferno. Il fatto è, che io non posso più vivere ne con te ne senza di te …e questo è terribile, è il peggiore degli inferni che io abbia mai conosciuto –

 

Le labbra calde di lei sulle sue interruppero quel fiume di parole e si perse ancora una volta nel dolce tepore di quel bacio. Sulle quelle labbra avrebbe potuto morirci. La baciò ancora, attirandola forte a sé quasi con violenza. Lei era la sua forza ma anche la sua debolezza. Si staccò bruscamente da lei, aveva paura di perdere il controllo.

 

– E’ questo il mio inferno, Buffy. Non vedi quando tutto questo sia patetico? Un giorno potrei non riuscire a fermarmi. È sempre più maledettamente difficile per me …e sappiamo bene tutti e due cosa succederebbe se perdessi… se perdessimo il controllo. Non voglio condannarti all’infelicità. Non voglio che tu viva questo inferno insieme a me. Non voglio vivere la mia vita con te, non perché non ti ami, ma perché non voglio trascinarti in questo orrore senza fine. –

 

– Orrore. Inferno. Oh si certo, uno scenario davvero apocalittico. È questo che pensi del nostro amore? Il tuo inferno… il tuo inferno è anche il mio, Angel e lo sarà comunque, sia che stiamo insieme oppure no. La verità è che tu non sei forte abbastanza per lottare. E’ questa la verità, e io davvero non ho più voglia di sentirti parlare in questo modo e di spiegare ancora le ragioni per cui dovremmo stare vicini, anzi che dividerci. Per poter stare insieme, dovremo essere in due a volerlo …e tu semplicemente non lo vuoi. È questa la verità! Inutile girarci intorno. –

 

Si alzò dal letto e prima di uscire dalla stanza, si voltò a guardarlo ancora una volta. Lui stava immobile a fissarla, incapace di parlare o di fare qualunque altra cosa. Sapeva di averlo ferito e di aver esagerato con le parole, ma era stanca, maledettamente stanca.

 

– Preparo un po’ di the, credo di aver bisogno di qualcosa di caldo. Ne vuoi un po’ anche tu? –

 

Lui non rispose, la guardò semplicemente allontanarsi e sparire dietro la porta e sentì di nuovo quell’opprimente senso di solitudine. Chiuse gli occhi cercando di richiamare l’immagine di lei. Il vuoto lasciato dalla sua assenza era insopportabile e faceva male da morire. Sentì una risata agghiacciante risuonare dentro sé. Angelus, che in quelle ultime ore aveva taciuto, si ridestò.

 

Raggomitolata su una sedia, Buffy fissava con non molto interesse la tazza di the fumante proprio davanti a sé. Ripensava al sogno di poc’anzi, e ripensava alle parole di Angel.

“Non credo che potrò mai amare qualcun'altra dopo te”. Era stato quel “dopo te” che l’aveva fatta scattare in quel modo. La loro storia era ormai giunta a questo punto, e sapeva che per entrambi ci sarebbe stato un futuro, un “dopo”, in cui loro due non sarebbero stati più insieme. Ma quel sogno, se da un lato l’aveva terrorizzata, dall’altro le aveva anche dato qualche speranza e adesso aveva bisogno di aggrapparsi a questo disperatamente. Possibile che Angel si ostinasse così tanto? Pochi giorni prima, anche lei aveva cominciato a considerare la possibilità che lui non avesse torto, ma dopo quel sogno non voleva più sentire ragioni. Non stava mettendo in discussione l’amore che Angel sentiva per lei, non era questo. Sapeva bene che lui l’amava, ma sentiva che lui in questo momento era spaventato e confuso e che ora più che mai aveva bisogno di lei. Non era forse lì per questo? era lì per aiutarlo e l’avrebbe fatto, che lui lo volesse o meno. Non l’avrebbe lasciato solo a Los Angeles, a perdersi dietro i fantasmi del suo passato. La vita di Angel era un inferno? bene, lei l’avrebbe vissuto con lui.

 

Versò del the in un'altra tazza e tornò in camera. Lui si era assopito ma continuava ad agitarsi nel sonno e a Buffy le si strinse il cuore. Non sopportava di vederlo soffrire in quel modo. Il sonno avrebbe dovuto essere un momento rigenerante, una pausa dal mondo cosciente e avrebbe dovuto portare ristoro. Era così per tutti, ma non per Angel. Per lui non era affatto così. Il sonno, ogni volta, lo riportava nel suo inferno personale, dove le sue vittime tornavano a tormentarlo. Le vittime di Angelus, per essere più precisi, ma era Angel che doveva pagare per tutto. Era questa la sua maledizione. Doveva ricordare tutto e soffrire per il male fatto dal demone senz’anima. Ricordò le sue parole, quando Angel parlò per la prima volta con lei della sua maledizione. Possedere un anima, fra le altre cose, significava avere coscienza di sé stessi.

Tu non hai idea cosa significhi fare quello che ho fatto io, ed esserne consapevoli – Furono quelle le parole di Angel e Buffy adesso comprese meglio anche il significato del momento di pura e perfetta felicità. Con lei accanto e per un solo attimo, lui era riuscito ad annullare il ricordo di cento cinquant’anni d’orrori e comprese anche che la maledizione non era un atto di giustizia ma di pura e semplice vendetta. Gli zingari non si curavano del fatto, che con il ritorno di Angelus, sarebbero morti altri innocenti? A loro non interessava evidentemente. La loro è solo vendetta. Chissà se nei files lasciati dalla Calendar avrebbe trovato qualcosa al riguardo. Poggiò il vassoio sul comodino e si chinò verso lui, accarezzandogli i capelli lo baciò delicatamente sulla fronte. – Non ti lascio solo, stupido testardo – Si sedette nella poltrona accanto al letto e lo guardò a lungo, prima di riaddormentarsi di nuovo.

 

*** *** ***

 

Si era svegliato, gli occhi spalancati e immobili. Il suo sguardo fissava un punto indefinito della parete di fronte a sé. Sapeva che lei era di nuovo lì, non aveva bisogno di vederla per sentirla e lo stesso fu per lei. Nonostante lui non si fosse mosso, sapeva che era sveglio. Si avvicinò e gli accarezzò ancora la fronte. Il corpo rigido di Angel emanava un gelo profondo che lei non aveva mai sentito prima di allora e adesso tremava di nuovo in modo inconsulto. Lui non la guardò continuando a fissare il muro, ma saperla lì di nuovo accanto a lui, lo commosse ancora profondamente. Poco prima, il pensiero che lei fosse andata via, l’aveva terrorizzato a morte.

 

– Sei qui –

– Dove altro potrei essere, se non qui vicino a te? –

 

Si voltò a guardarla, e Buffy si accorse subito che dai suoi occhi era sparito quel calore che lei tanto amava. L’oscurità quella notte, sarebbe stata la loro compagna – ma non per molto – pensò Buffy. Lei non lo avrebbe permesso, non finché lei era lì. Il corpo di Angel fu scosso da un altro violento tremito e aveva cominciato a gemere di nuovo. Le ferite bruciavano ancora.

 

– Ho freddo …e non riesco a farmelo passare –

 

disse in un sussurro appena udibile, stupendosi per le sue stesse parole. Raramente aveva mostrato la sua vulnerabilità davanti a lei, perché non voleva che si preoccupasse per lui. Aveva sempre pensato che la sua presenza fosse già sufficientemente ingombrante, senza doverla appesantire ulteriormente, facendo gravare su di lei il peso della sua disperazione. Preferiva stare sempre un passo dietro a lei, seguendola quasi in punta di piedi, senza far rumore e senza opprimerla con la sua presenza.

 

Lei scostò velocemente le coperte e lo copri meglio. Allungando una mano verso la poltrona ne prese un'altra e con essa lo avvolse. Adesso anche lei stava gelando. Sentiva il suo inferno.

 

– Vuoi che accenda il caminetto? –

– No. Non servirebbe, non è questo. Ho freddo dentro, Buffy. Non credo che le coperte… –

– Lo so, Angel. Anche io lo sento sai? ma va bene così. Sono contenta che me l’hai detto, io… –

 

Scostò le coperte e si sdraiò accanto a lui, lo abbracciò appoggiando la testa nell’incavo tra il collo e la spalla di lui, che sembrava fatta a posta per accoglierla. Lui le mise un braccio intorno alle spalle e con l’altro le cinse di nuovo la vita, esattamente come aveva fatto poco prima, avvicinandola di più a sé e attirandola saldamente contro il suo petto.

Le baciò delicatamente il viso più e più volte e le scostò una ciocca di capelli dagli occhi. Guardandola, vide la sua tristezza, nonostante cercasse di nasconderla, e seppe che lei non era lì solo perché doveva. Lei era lì perché lo amava. Si rese conto che c’erano tante cose da dire e lui con le parole non era mai stato tanto generoso. Lei non meritava questo. Volle rassicurarla.

 

– Va già un po’ meglio, adesso. Tu come stai? Sarebbe meglio se dormissi un po’, sei stanca  

– Va meglio, Angel ...e non ho sonno. Ho fatto del the prima, magari non è più caldissimo –

– Ok, vada per il the …e stavo pensando che… che non potrò stare qui per molto. Sarebbe meglio se andassi adesso, manca ancora un po’ all’alba e…–

– e… ? Ho già accostato le tende, il sole non entrerà. Non sei ancora in grado di muoverti da solo. Domani al tramonto andremo da te, lo so che lì ti sentirai più al sicuro… –

– Gia! il sole… il sole non entrerà… –

– Lo so come ti senti, Angel, e lo capisco sai? è così anche per me. Mi sento anche io come sospesa fra due mondi, incapace di essere totalmente da una parte o dall’altra e questo in effetti un po’ mi spaventa. Ma quel sogno… in qualche modo non ci sta mostrando qualcosa? forse…  forse per noi c’è ancora una speranza –

– Quel sogno… forse era solo un sogno Buffy, null’altro che questo, anche se la parte riguardante il passato era… era reale. Hai visto Angelus, cioè me… perché è questo che io sono, Buffy. Angelus sono io …e hai visto cosa sono stato capace di fare, cosa potrei ancora… –

– Si! Ho visto cosa è stato capace di fare. Lui non tu, Angel …e non era da solo. Mi è sembrato che il regista di tutto quell’orrore non fosse lui. Darla ha avuto un ruolo molto importante in tutto questo …e mi chiedo se le cose non sarebbero state diverse, se lei… se non fosse stata lei a… ad uccidere l’uomo che eri …e come ha potuto parlare d’amore, quando hai… 

– Ucciso la mia famiglia? – concluse Angel, in un sussurro appena udibile

– Si –

Lo accarezzò dolcemente ancora una volta. Era questo l’inferno di Angel. Il suo passato. Non che lei non lo sapesse già, ma vederlo era diverso che leggerlo sui libri di Giles. I resoconti degli Osservatori non si avvicinavano neanche un po’ a quello che era stato il passato di Angel. Quella sembrava piuttosto, una versione edulcorata rispetto a quello che lei aveva visto. Angelus non uccideva per nutrirsi, non solo. Lui provava un piacere immenso nel farlo ed era un violento e psicopatico sadico animale. Non era come gli altri vampiri. Ma nonostante ciò, nonostante avesse visto tutti gli orrori di quel passato, lei riusciva a distinguere chiaramente la differenza tra lui e Angelus e sentì di amarlo ancora di più. Era proprio quel passato terribile, che faceva di Angel una creatura speciale. Lui era quello che era, nonostante Angelus. Angel aveva tanta forza dentro sé, che forse neppure lui sospettava di avere, ma Buffy riusciva a sentirla. Era contemporaneamente luce e tenebre insieme, era un essere unico …e lei non poteva non amarlo. Lo amava totalmente e incondizionatamente. Amava la sua unicità. Qualunque altra donna, sarebbe fuggita davanti alla visione di quell’orrore, ma non Buffy. Lei amava tutto quello che lui era stato, quello che era diventato e quello che era adesso. Non poteva amare solo la parte buona. Se così fosse stato, loro non avrebbero mai potuto avere un futuro. Era fin troppo facile amare Angel e la sua infinita dolcezza. Ma in lui coesistevano anche il demone e l’uomo di un tempo. Come era possibile amarlo totalmente, così come lei l’amava, se non avesse accettato anche il suo passato? Buffy seppe che in qualche modo, la vera forza di Angel, nasceva proprio dall’essere stato proprio quello che era stato. Tutto quel dolore che stagnava dentro lui, come un cancro che lo divorava dall’interno, rischiava di schiacciarlo ogni volta, ma alla fine riusciva sempre a mantenere il controllo. Angel era anche Angelus ed era anche Liam. Le cose non erano mai così semplici però. Lui, nella sua totalità era qualcosa di diverso. Angel, non era il solo e semplice risultato della somma delle singole parti che componevano la sua complicata personalità. Lui era di più. Angel nella sua interezza, era altro. Buffy questo lo aveva sempre saputo, seppur non in maniera così chiara. Lo sapeva non a livello razionale, ma fin dalla prima volta che lo vide, percepì la sua unicità. Se Angel, adesso, pensava che lei fosse spaventata dal sogno che avevano condiviso, beh si sbagliava di grosso. Lei ora lo amava ancora più di prima.

 

– Avevo già visto il tuo passato in sogno, Angel! quindi non è stata poi una grande sorpresa. So bene chi e che cosa è Angelus e so che ti sta tormentando ancora. Credi che non l’abbia visto nei tuoi occhi prima? lo so benissimo che è più vicino alla superficie, posso sentirlo, ma lui non mi fa paura, non più. Non vincerà Angel, noi non lo permetteremo. Credi che io possa smettere d’amarti perché lui è ancora dentro te? Questo non accadrà. Non mi sentirai mai dire cose tipo io ti amo, ma non posso stare con te per quello che eri in passato …e bla bla bla. Non potrei mai dire cose del genere perché… perché io ti amo esattamente come sei. Quel passato non c’è più e tu puoi fare ancora molto per mandare il demone sempre più nel profondo, finché, alla fine, di lui non resterà più neppure il ricordo. Un giorno accadrà Angel, e quel giorno io sarò ancora accanto a te. Io ti amo, Angel! ha importanza tutto il resto? –

 

Angel aveva ascoltato in silenzio. Dentro lui si agitavano delle emozioni fortissime, che non riusciva ad esprimere e lui con le parole non era mai stato bravo, o almeno questo era ciò che lui pensava. Lei lo amava nonostante tutto. Lo sapeva, l’aveva sempre saputo, ma sentirglielo dire così chiaramente e con tanta naturalezza, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, ebbe il potere, ancora una volta, di fargli dimenticare per un attimo tutto il tormento di quei giorni. In quel momento lui aveva assolutamente bisogno di sentirsi dire esattamente quello che lei aveva detto. Sapeva di essere, di nuovo, di fronte ad una svolta epocale della sua vita. Il livello di angoscia personale ed esistenziale, in quei giorni, aveva raggiunto vette non esattamente trascurabili, ma lei, con le sue parole, era riuscita a rendere tutto chiaro come un fresco e rigoglioso ruscello d’acqua limpida …e il ruscello divenne un fiume impetuoso e poi ancora, un immenso oceano di passione, d’amore e di desiderio, destinato però a rimanere dolorosamente inespresso. La voleva disperatamente. Ora, adesso. Subito. – Io ti amo, Buffy – e Angel avrebbe mentito a se stesso, se avesse detto che non avrebbe voluto essere ancora una volta dentro lei. Anche lei lo voleva, poteva sentire l’odore della sua eccitazione e vide i suoi occhi farsi più scuri. – Buffy …non possiamo, noi non… –  Buffy si avvicinò ancora un po’ di più – No, Angel, non possiamo, noi non… - poggiò una mano sul suo viso, portando l’altra dietro al collo di lui – Hai ragione, Angel, noi non… - e mentre i suoi occhi si velavano di desiderio, cominciò a baciarlo. Era un bacio duro, disperato, e lei sentì la sua erezione pulsare violentemente contro la sua coscia. Spingendo la lingua nella bocca di lei, Angel gemeva, restituendo il bacio avidamente. Continuarono per un po’, abbandonandosi a quella dolce e tremenda tortura. Fu lui a staccarsi per primo, anche questa volta, e Buffy, anche se a malincuore, lo ringraziò silenziosamente.

 

– deve esserci un modo per… – disse Buffy, quasi con rabbia.

– …per non impazzire – continuò Angel per lei

– Si! – concluse Buffy

 

…e lei per la prima volta, sentì Angel che pronunciava le parole, che avrebbe voluto sentirgli dire da tanto tempo. – Se c’è un modo, noi lo troveremo, Buffy! – Stava sognando? – ma fintanto che… – Eh si, stava sognando. Non poteva dire però che Angel non avesse ragione. Solo pochi attimi prima, erano stati davvero ad un passo dal cedere alla passione. Si erano spinti troppo oltre. – Non è solo… – continuò Angel – Non è solo il sesso, Buffy. Non hai idea di come mi senta quando tu sei così vicina. Quello che hai detto prima, di me, di Angelus… di noi… io… Buffy, è stato bellissimo, mi sono sentito così… Adesso posso sentirlo sai? non è più come la prima volta, voglio dire… quando cambiai… allora mi colse di sorpresa, ma adesso riesco a sentirlo prima… sento… non riesco a descriverlo, ma sento che l’anima si stacca lentamente e… non è solo quando facciamo l’amore… non solo. Sulla maledizione ci sono ancora tante cose che non sappiamo… dovremmo studiare meglio tutta la faccenda e se esiste un modo per aggirarla noi lo scopriremo… forse Giles o Willow… potrebbero aiutarci… forse la Calendar ha lasciato qualcosa nei suoi appunti  

 

Per la seconda volta, in così poco tempo, aveva parlato come un fiume in piena, e per essere un tipo taciturno e ombroso questo era da considerarsi un fatto assolutamente eccezionale. Buffy riusciva sempre, in un modo o nell’altro, a sconvolgere ogni volta la sua esistenza …e non poteva non sorridere al pensiero di quanto lei fosse davvero una creatura straordinaria.

 

– Angel stai bene? –

– Ho parlato troppo e troppo in fretta eh? – Sorrise e le accarezzò i capelli – Sto bene, Buffy -

– Sei diventato un chiacchierone. Beh mi piace… e mi piace anche quando non parli e… –

– …e non sarebbe meglio se dormissimo un po’ ? – Buffy annuì coccolandosi fra le sue braccia.

 

Rimasero così in silenzio, abbracciati ma nessuno dei due dormiva.

 

– Angel? –

– Uhm? –

– Pensavo a quello che ti ho detto prima –

– Anche io –

– Pensavo anche al sogno –

– Anche io …e quel pianto era… –

No, quello che più mi ha spaventata di quel sogno, non è stato vedere Angelus, ma… il pianto del bambino. Lo sento ancora dentro me sai? Ha bisogno di noi, Angel! ha bisogno del nostro aiuto, non possiamo ignorarlo ancora –

– Dio, Buffy! Era un pianto così disperato …e non credo fosse… –

– Non siamo stati in grado di aiutarlo, Angel. Svegliandoci, l’abbiamo lasciato lì. È come se lo avessimo abbandonato al suo destino. Lui sapeva che noi potevamo sentirlo e chiedeva aiuto –

– …e non credo che fosse il pianto di una vittima di Angelus e Darla. No, quel bambino era… –

– Vivo! –

– Si, Buffy! Era vivo ed era umano …e aveva un anima. Non so perché lo so, ma lo so! –

– Ne parli al passato, perché? Lui non è morto. Angel, lui è ancora vivo. Adesso. Ora. E’ ancora vivo. Non chiedermi perché dico questo, ma so che non è morto. Non può essere morto. –

 

 

Note:

 

Mo ghrá. Is tú mo ghrá.

È una frase in gaelico (la lingua parlata tuttora in Irlanda) e significa: Amore mio. Io ti amo.

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Aşa să fie! Aşa să fie! Acum!

È l’ultima parte del rituale, recitato dalla vecchia zingara per maledire Angelus.

Anche Willow ha pronunciato queste stesse parole, quando a ripristinato l’anima di Angel.

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