Forever Friends di Blue Flower (/viewuser.php?uid=106639)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** 1. Qualsiasi Strada Pur Di Arrivarci ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. Vecchie Conoscenze, il Ritorno. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3. Affrontare le proprie Paure. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4. Cerca Ambra. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5. La ami anche tu, vero? ***
Capitolo 7: *** 6. Il Male è qui. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7. Riflessioni di un vampiro pentito. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8. Abbastanza lontano. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9. La lettera che segna il principio della fine. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10. Distanza zero. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11. Infect me with your love. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12. Gli amabili resti. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13. La visione di Beth. ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14. Collisione di cuori. ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15. Sottoterra. ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16. Sfiorarsi ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17. Anima gemella ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18. Tutti amano il proprio carnefice. ***
Capitolo 20: *** 19. Immortali. ***
Capitolo 21: *** Epilogo ***
Capitolo 22: *** E ora... Rullo di tamburi... I ringraziamenti!! ***
Capitolo 1 *** Prefazione ***
Forever Friends
Prefazione
“Me
lo prometti?” disse Ambra a mezza voce, mentre si
nascondevano nello stanzino
del bidello. “Ti do la mia parola”
sussurrò Bianca portandosi un pugno al cuore
in segno di fedeltà. “Perché mi fai
questa domanda?” chiese poi, intuendo ciò
che l’amica intendeva. “Ho paura che prima o poi
prenderemo strade diverse e
non ci vedremo mai più” una lacrima scese sul viso
di Ambra. L’altra ragazza si
fece cupa: “Ambra, noi due abbiamo già preso una
strada diversa” “Ma hai solo
diciotto anni, sei così giovane!” Bianca non
sapeva come spiegarle che era la
cosa giusta. “L’ultimo anno è quasi
finito… Stiamo insieme finché possiamo. Io
non ti abbandonerò, Ambra. Non importa ciò che
siamo, ciò che saremo.
L’importante è che tu e io sono io”
“No!” sbottò d’un tratto la
ragazza
scuotendo il capo spasmodicamente. “Tu te ne andrai, non te
ne frega niente di
me. Non te ne frega niente di nessuno… Vuoi solo vivere per
sempre con lui”
“Anche tu avresti fatto la stessa cosa se si fosse trattato
di Raffaele” disse
Bianca, alzando anche lei il tono di voce. I suoi occhi azzurri, non
riuscivano
a non essere preoccupati. “Ti stai cacciando in un guaio che
non avrà fine. E
questo non te lo perdono!” urlò Ambra sbattendole
in faccia la porta dello sgabuzzino.
La
mezza vampira non si concesse niente di più di una lacrima.
Non c’era niente da
fare, a quel punto. Avevano preso due strade diverse, anche se erano
uguali.
Erano due gemelle, due esseri a metà.
Uscì
dallo sgabuzzino.
Davanti
a lei trovò Dan, che le chiese cosa c’era che non
andava inarcando
semplicemente un sopracciglio. Lei si nascose nel suo abbraccio.
“C’entra
Ambra, vero? O è stato di nuovo mio fratello?”
“No, tuo fratello non c’entra. E
poi è il mio migliore amico… Lo sarà
per sempre, come tu sarai per sempre mio”
“Intendi dire che hai deciso?” “Ho deciso
nel momento in cui ti ho visto per la
prima volta” lui sospirò e la baciò.
Un ultimo bacio prima della nuova
vita. Un bacio dopo
la perdita di Ambra.
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Capitolo 2 *** 1. Qualsiasi Strada Pur Di Arrivarci ***
Capitolo
1. Qualsiasi
strada pur di arrivarci
Si
svegliò sulle note di Brick By
Boring
Brick, dei Paramore.
La
stanza era ancora avvolta nella penombra e lei era stretta al petto di
Dan. Si
girò verso il comodino per mettere a tacere la sveglia del
telefono quando vide
il promemoria: Colloquio di lavoro a Via
Veneto.
“Merda!”
sbraitò catapultandosi fuori dal letto. Fece sobbalzare
anche il suo ragazzo,
nel letto che era ancora assopito. “Oddio, che
succede?!” “Il colloquio! Era
oggi!” disse Bianca saltellando per tutta la stanza
nell’impresa di far passare
le caviglie in quei jeans che ti mozzavano il fiato. Non che lei fosse
grassa,
perché il suo fisico faceva invidia anche alle modelle.
Ovvio, era una vampira.
“Ah…
forse ieri non ci saremmo dovuti attardare” disse sarcastico
e sorridente Dan.
“Già, forse no! Ma chi se lo ricordava,
diamine!” lui fece un cenno del capo
come per assentire. “Vuoi che ti accompagni io?”
“Con una ferrari gialla?”
“Cos’hai contro la mia macchina?”
“Troppo
appariscente. Prenderò la mia” lui
sbuffò. Intanto la ragazza si era messa
quegli adorabili stivaletti Prada,
i
suoi preferiti, un cardigan lungo nero, una bella maglietta turchese e,
ad
abbellire il tutto, una lunga collana con un cuore d’argento.
Corse
in cucina e non diede neanche a Jack il tempo di dirle
“ciao”. Andò verso la
macchinetta e sussultò: “Caffè ho
bisogno di caffè” “Vi siete scordati che
avevi il colloquio di lavoro eh?” lei annuì
meccanicamente. “Da’ qua, faccio
io” con un gesto sinuoso, il suo migliore amico mise la
cialda nella
macchinetta e porse un bel caffè fumante a Bianca. Le
toccò il braccio. “Da
quant’è che non vai a caccia?”
“Un po’… sai, procurarsi un pasto
decente è
difficile e non mi va di andare a cacciare scoiattoli come
te” “Beh, ti
conviene rimettere un po’ in sesto la circolazione
perché sei un blocco di
marmo” lei gli fece un cenno con la mano. “Il
massimo contatto fisico che dovrò
avere sarà una stretta di mano se mai mi accetteranno nella
redazione…” lui
annuì. “Dan dorme ancora?” “No
si è svegliato… A proposito: voi non dovete
andare a lavoro?” “Sì ma alle
undici” “Tsh, bella vita quella del modello.
Qualche scatto e via” “Sì, ma
guadagni” “Preferisco seguire il mio
sogno” lui
sorrise caldamente. “Stavolta pensi di essere
pronta?” “Certo… In questi
vent’anni non sono mica stata con le mani in mano. Ma che
giorno è oggi?” “Sei
dicembre, lo dovresti sapere” disse lui alludendo
all’argomento tabù. “Sai che
non se ne parla” “E’ il suo
compleanno… Potresti passare a farle gli auguri”
“Lei
si è fatta una vita, Jack… Non è
più mia amica” “Bianca, tu sei morta il giorno stesso in cui avete
litigato… Non ha avuto il tempo di chiarire
perché gli altri stavano già
mettendo le rose sulla tua ipotetica tomba” “Ma lei
sapeva la verità, sapeva
che mi poteva trovare” “Ci hai mai pensato che per
lei sarebbe stato
impossibile vedere che mentre lei invecchiava, tu rimanevi
giovane?” “Sì, ma
lei avrebbe potuto fare la mia stessa scelta se la faceva soffrire
così tanto
il fatto che io ero immortale!” Jack sorseggiò
velocemente la sua tazza di caffè
caldo. “Cambiamo argomento… A quando le
nozze?” “Pensavamo di farle tra un mese
o giù di lì” “E…
Sappiamo tutti e due che Dan chiederà a me e Raffaele di
fargli da testimoni…” “Tu non vuoi veramente
cambiare argomento” “Evidentemente
no…” “Tu a chi lo chiederai?”
“Beh… di
sicuro a Beth, lei è una strega ma anche la mia migliore
amica” “E la tua
seconda migliore amica è…” “Era”
“Okay, era Ambra. Ma
adesso quanti
anni avrà Beth?” “All’incirca
ventotto… o trenta. Il suo invecchiamento è
rallentato” lui annuì. Intanto Dan uscì
ancora assonnato dalla camera da letto.
“Ehi ‘giorno, fratello mangia scoiattoli”
“Sempre divertente…” “Ehi,
tesoro!”
le diede un bacio lungo seguendo il contorno delle sue labbra e poi
passando
sul collo. “Questo era più pericoloso qualche anno
fa” “Eh già”
sussurrò lei.
“Ora dovrei uscire…” “Ti
aspetto… Oggi alle tre torno a casa”
“Fai la giornata
ridotta” lui sorrise, quel sorriso sghembo che a lei piaceva
tanto. “Mi sono
preso mezza giornata… E poi i servizi fotografici sono pochi
oggi” Bianca si
mise i Rayban, prese la sua borsa e scese giù per le scale,
fino ad arrivare al
garage.
Era
tardi, e lo sapeva.
Mise
le chiavi nel quadro della sua auto nera e mise in moto.
L’abitacolo quella
mattina era freddo, perciò mise il riscaldamento a palla.
Aveva
una sete che la divorava viva e sapeva che alle tre avrebbe avuto un
po’ di
tempo per andare a caccia con Dan.
Imbottigliata
nel traffico mattutino, accese la radio. Davano la sua canzone
preferita,
quella con cui era andata in fissa l’ultimo anno e che
pretendeva di mettere
tutte le volte che lei e Ambra stavano insieme a chiacchierare. Diceva:
Questa è la canzone mia e di
Dan… La
metteremo quando ci sposeremo. Ora non riusciva a capacitarsi
del fatto che
mancava così poco. E Ambra non ci sarebbe stata. Iniziò a giocherellare con
il grande e ingombrante anello di
zaffiri che aveva all’anulare. Era tutt’altro che
un anello di fidanzamento…
Era ciò che la proteggeva dalla luce del sole.
Roma,
come sempre, era avvolta da una cappa densa di smog e nuvole che si
fondevano
assieme creando un’atmosfera ancora più grigia. Il
lavoro in quella redazione a
Via Veneto era perfetto… Non era poi così lontano
dalla redazione dove lavorava
Dan, e da lì si poteva accedere a molti punti di Roma.
Inoltre era sempre stato
il suo sogno, scrivere in un giornale possibilmente che non si
occupasse di
politica, tassi d’interessi o roba del genere.
Arrivò
alla redazione.
Riuscì
a parcheggiare la macchina solo dopo dieci minuti dal suo arrivo in
quella via,
ma appena uscì dall’abitacolo si accorse che era
un posto a pagamento. Corse su
per il marciapiede fino a trovare un parchimetro. Quando lo
trovò mise il
bigliettino in macchina e finalmente si diresse su per le scale del
grande
palazzo al quale le avevano dato l’appuntamento. Era un
palazzo a specchio, che
faceva la sua figura in mezzo a tutti i negozi e agli appartamenti.
“Buongiorno,
avrei un colloquio con il signor… M. Maselli” la
segretaria, la squadrò da capo
a piedi, con una punta inossidabile di invidia negli occhi. Era la
classica
donna che appena vede un’altra donna, più giovane
e più bella di lei, si
riempiva di veleno. “La redazione di Vogue è
nell’altra via” “No, no io sono
qui per il colloquio con il redattore di questo giornale. Guardi, ho la
lettera”
disse con un falso tono amichevole e scostandosi i boccoli neri dal
viso.
“Bene,
è la seconda porta a destra” “Grazie
mille per l’indispensabile aiuto
signorina” si avviò verso la porta indicata con
un’andatura provocante. Del
resto, il rapporto era partito male dall’inizio e stavolta
non era colpa sua.
Bussò
una, due volte. Poi decise di origliare. Del resto avere un udito
vampiresco le
serviva a qualcosa…
“…Abbiamo
bisogno di qualcuno da lanciare verso il successo. Qualcuno di davvero
talentuoso. Sono disposto anche a finanziarvi un libro, basta che vi
sbrighiate
o siete falliti” “… Non si preoccupi, ho
un colloquio stamattina e penso di
aver trovato la persona giusta” Bianca sentì il
suo cuore (morto) che le
arrivava fino in gola che purtroppo era troppo viva e presente anche in
quel
momento.
“Bene.
Voglio un suo elaborato domani” detto ciò la porta
dello studio si aprì e ne
uscì un uomo sulla cinquantina con capelli brizzolati,
giacca e cravatta. Il
classico uomo d’affari, insomma. “E’
permesso?” “Sì avanti” Bianca
entrò nello
studio, completamente a vetri. Dietro alla scrivania era seduto un
ometto di
mezza età, che non incuteva alcun timore ma poteva comunque
essere il suo capo
quindi la ragazza era molto intimorita.
“Tu
devi essere Bianca Cedric, giusto?” annuì con un
gesto repentino. “Ho letto il
tuo pezzo… E’ figo, mi fa molto Twilight ma sono
sicuro che tu ci abbia messo
anche qualcosa dell’Amico Ritrovato, non è
così? Amore per un vampiro, migliore
amica che alla fine sparisce perché le due ragazze prendono
strade del tutto
diverso. Forte, insomma potrebbe uscirne un bel libro se solo fosse
più lungo…”
“Oh, beh potrei ampliarlo. Mi dica in quanto lo devo fare
e…” “… Dopodomani, al
massimo giovedì” “Ah,
capisco… Cioè per me va bene, se lei mi dice che
ne
farete un libro sono disposta ad accettare questi tempi
brevi” si torturava i
pollici delle dita da sotto la sedia.
Era
un’occasione, una grande occasione.
Se
il libro avesse sfondato, lei avrebbe fatto successo e il suo sogno si
sarebbe
avverato. Del resto aspettare era servito a qualcosa. Ma la consegna
era così
vicina, così imminente. Si sarebbe dovuta sbrigare.
“Bene,
io punto su di lei signorina Cedric e non voglio che mi deluda
perché se lei
delude me, io deludo il signor Johnson, chiaro?”
“Chiarissimo, le farò avere il
pezzo dopodomani” “In questo caso adesso
può anche andare e mi pare ovvio che è
assunta” “La ringrazio signor Maselli”
“Di niente…” quando chiuse la porta
dietro di sé sentì il sospiro di sollievo del
redattore.
Corse
giù per le scale.
Lo
doveva assolutamente dire a… No, era mai possibile che dopo
vent’anni a volte
era ancora convinta di esserle amica? Era possibile che non si fosse
lasciata
ancora tutto alle spalle?
Doveva
agire, doveva andare da lei e chiarire in quel momento, per tutta
l’eternità.
Entrò
nel primo bar che le capitò a tiro e chiese un elenco
telefonico. Doveva essere
sotto il nome “Denici” ci mise un po’ ma
alla fine trovò il numero. Raffaele
Denici. Certo, avrebbe potuto chiamare Dan ma non voleva disturbarlo a
lavoro.
“Pronto?” “Ehi Raffaele, sono
Bianca” fu il silenzio più assoluto per qualche
secondo. “Ehi ciao Bianca! Come va? Dan come sta?
E’ da un po’ che non andiamo
a fare due tiri a biliardo insieme…”
“Tutto bene… Ho bisogno di chiederti dove
abitate adesso con Ambra, volevo passare a salutarla”
“Oh… abitiamo vicino alla
Garbatella, hai presente quel bar decadente dove giravano qualche anno
fa la
serie tv dei Cesaroni?”
“Certo”
“Ecco, devi andare avanti per duecento metri e lì
c’è casa nostra. E’ un
bell’appartamento” “Okay, ma non dire
niente a Ambra”
“D’accor…” non fece in
tempo a finire la frase. Bianca aveva già riattaccato. Non
era mai stata brava
con le strade ma ora si doveva dare da fare. Dopo un’ora di
giro a vuoto decise
di parcheggiare la sua macchina a Via Del Corso e prendere un taxi.
Il
tassista la squadrò dalla punta dei capelli ai lacci delle
scarpe. “Dove ti
porto bellezza?” lei non ci fece caso. “Alla
Garbatella, davanti al vecchio set
dei Cesaroni. Passi per qualsiasi strada
pur di arrivarci”.
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Capitolo 3 *** Capitolo 2. Vecchie Conoscenze, il Ritorno. ***
Capitolo
2. Vecchie
conoscenze, il ritorno
Oggi
era il suo compleanno.
Doveva
proprio capitare quel giorno? Raffaele sarebbe stato a lavoro per tutto
il
giorno, Emma era arrabbiata con lei da buona adolescente, Sophie faceva
i
capricci per un giocattolo che aveva visto in televisione… E
in più non aveva
un’amica con cui sfogarsi. Beh, ce ne aveva di amiche ma non
se la sentiva di
parlare con nessuna di loro.
L’unica
con cui voleva parlare l’aveva persa vent’anni fa.
Si
guardò allo specchio mentre si vestiva: quei trentotto anni
iniziavano a farsi
sentire con le rughette vicino agli occhi e il fisico da ragazzina che
l’aveva
abbandonata tempo prima, dopo le due gravidanze.
Din
don! Un
solo squillo. Nessuno di quelli che conosceva squillavano
una sola volta. Lei però doveva finire di vestirsi.
“Emma! Vai ad aprire”
“Eccheppalle mamma!” però
sentì i passi di sua figlia che si dirigeva verso la
porta.
La
palazzina non era delle migliori, un po’ decadente come tutto
in quel
quartiere. Bianca entrò e suonò delicatamente con
le sue dita laccate di nero.
“Sì?”
era incredibile. Forse si era sbagliata? Forse Ambra aveva deciso di
diventare
anche lei una vampira? Sembrava che non fosse passato un giorno da
quando la
aveva lasciata. “Ambra…”
sussultò. La ragazza parve perplessa. Bianca la
abbracciò, felice. “Ehm…
c’è stato un errore” disse la ragazza
rimanendo
immobile. “Io sono Emma, Ambra è mia
madre!” la vampira si staccò in un secondo
da Emma.
Sogno
finito.
“Oh,
scusa. E’ che vi assomigliate davvero tanto”
“Tsh… lascia perdere” detto
ciò se
ne andò lasciando la porta aperta. “Mia madre
è dentro” poteva essere un invito
a entrare? Provò a varcare la soglia ma niente.
Evidentemente non era un invito
ad entrare. Forse quella era la cosa più irritante di tutte
da quando era
diventata una vampira. A parte il sole, ovvio. Peccato che non ci fosse
un
anello anche per quello…
Dei
passi, finalmente qualcuno stava venendo verso la porta. “Chi
è?” una voce che
Bianca non riusciva ad identificare, forse per il fatto che era
cambiata nel
corso degli anni, forse perché era da tantissimo tempo che
non la sentiva.
“Ambra?” domandò incerta tenendo le mani
strette al muro nel tentativo di
sorpassare quell’invisibile barriera.
I
passi si facevano sempre più vicini, ma erano più
frettolosi ed ecco che dal
corridoio sbuca una donna a cui Bianca avrebbe dato tranquillamente una
quarantina d’anni. Forse era la balia delle sue bambine. No,
in cuor suo la
vampira sapeva già la verità. Appena la vide fece
di nuovo scendere la maschera sul
suo viso e si appoggiò al
muro, tra la barriera e lo stipite della porta. Sulla sua faccia,
dipinto un
sorriso leggermente strafottente.
La
donna rimase impassibile lì dov’era, incapace di
far altro. “Ehi Ambra! Non si
saluta una vecchia amica?” inizialmente non rispose, la
scrutò solo da capo a
piedi. Mentre a Bianca c’era voluto solo un secondo per
inquadrare l’immagine
della sua amica, e a carpirne ogni singolo particolare, Ambra stava
ancora
osservando la vampira. Certo, gli umani avevano una mente meno
spaziosa, era
ovvio che il ragionamento era rallentato. “Cosa ci fai
qui?” “Beh, sai… Volevo
passare a farti una visita, certo pensavo che tua figlia fossi tu
ma… Questi
sono dettagli. Ti potrei spiegare meglio davanti ad una tazza di
caffè fumante”
“Certo, vado subito a prepararlo…” stava
per andarsene ma Bianca disse: “Che
c’è, non mi inviti ad entrare?”
“No preferisco dartelo sulla porta”.
Detto
ciò, andò verso la cucina. Poi si aprì
una porta e ne uscì una bambina con un
orsacchiotto sotto braccio e gli occhi arrossati. “Ehi
piccola!” lei si girò
verso la porta. “Ciao tesoro, sono una cuginetta di tua
madre. Tu sei sua
figlia?” la bambina annuì senza avvicinarsi.
“E come ti chiami?” “Sophie”
sussurrò lei. “Okay Sophie, ma non avere paura di
me, vieni qua vicino e dimmi
perché piangi. Lei la guardò con
un’occhiata interrogativa che solo i bambini
riuscivano a fare, ma poi si avvicinò.
“Allora?” “Mamma non mi vuole comprare la Barbie…”
“Uh… Che peccato,
ma io passavo di qui e ho portato un regalo a te e a tua
sorella” per fortuna
che ci aveva pensato. Estrasse dal bauletto di Vuitton una confezione
plastificata con dentro una di quelle Barbie super innovative. La
bambina si
lasciò sfuggire un sospiro di ammirazione e poi tese le
mani. “Era questa, per
caso?” lei annuì continuando a tendere le mani.
“Ecco a te! Ora mi faresti il
piacere di invitarmi a entrare?” non era sicura che la
bambina capisse ciò che
le diceva ma poi sussurrò: “Sì,
entra”. Un piede, un altro piede.
Era
dentro.
“Ora
vado un attimo dalla tua mamma… Dov’è
la cucina?” la bambina indicò un
corridoio. Bianca lo percorse e poi vide una porta aperta. Ambra
canticchiava
la sua canzone preferita, How To Save A
Life, mentre si dava da fare ai fornelli. Non stava
preparando il caffè.
Evidentemente pensava che Bianca se ne fosse andata, ma lei non si
sarebbe
arresa facilmente. “Non è così che si
trattano gli ospiti” la donna sobbalzò e
si girò. “C-chi t-ti ha i-invitato?”
“Tua figlia, le è piaciuto molto il regalo
che le ho portato. Sai… mi sembrava brutto venire qui a mani
vuote perciò,
nell’eventualità che tu avessi dei figli o delle
figlie, ho portato qualcosa”
si sedette su una sedia e sorrise. “Ti dispiace presentarmi
la tua famiglia? Ho già
conosciuto Sophie, ma
devo ancora dare il regalo a Emma…” “Vai
via” “Che ostilità, volevo solo
passare un po’ di tempo con te!” “Senti
non sono venuta qui per litigare di
nuovo… Voglio chiarire, e…”
“E?” “Dirti che tra un mese mi
sposo” Ambra sbarrò
gli occhi. “Davvero?”
“Già… E ti volevo chiedere se volevi
farmi da testimone
ma ora tolgo il disturbo” posò due pacchetti sul
tavolo della cucina e se ne
andò. “Ah a proposito… Buon compleanno,
gemella.
Spero che il regalo ti piaccia” lo disse senza neanche
voltarsi.
Ambra
si sentì malissimo.
A
quanti eventi della vita della sua amica era mancata? Gemella…
la aveva chiamata con quel soprannome che adoravano darsi
quando avevano sedici anni. E lei l’aveva cacciata come una
stupida dopo tanti
anni che aveva desiderato più di tutto il resto quel
momento.
Rimase
seduta al tavolo della cucina, a contemplare il pacchetto a forma di
parallelepipedo che Bianca aveva lasciato lì.
C’era scritto a caratteri
cubitali, con una grafia impeccabile Per La Mia
Gemella. Evidentemente Ambra non
era l’unica ad immaginarsi quel momento in un altro modo.
“Mamma
con chi parlavi? Con quella tua amica?” era Emma, incuriosita
dal trambusto di
poco prima. “Non è una sua amica, è un
angelo custode cugina… Vero mamma?”
domandò la piccola Sophie. “Ti ha lasciato un
regalo?” “Sì quello piccolo è
per
te, Emma. E comunque lei è una mia… amica del
liceo” Emma strabuzzò gli occhi.
“Cosa?” “Sì, è
così” “Ma si è fatta qualche
plastica facciale, qualche
iniezione di botulino?” “Non ne ho la
più pallida idea…” Emma si
avvicinò al
piccolo pacchetto e lo scartò.
Erano
delle grandi cuffie per l’iPod, con dei disegni gialli,
turchesi e fuxia sopra.
Dentro al pacchetto c’era scritto: Ho
pensato che se hai gli stessi gusti di tua madre alla tua
età, queste ti
piaceranno di certo! B.
“Sono
bellissime! E’ il nuovo modello 3000. Vado subito a
provarle!” detto ciò
scomparve nel corridoio.
“Mamma
tu non apri il tuo regalo? Oggi è il tuo
compleanno!” la donna prese incerta il
pacco e lo scartò. Era una scatola di legno turchese, con
dei fregi viola. “Ma
è bellissima!” esclamò Sophie. Ambra
però, sapeva che il regalo non era solo
quello perché non era da Bianca, perciò
aprì la scatola e strabuzzò gli occhi
meravigliata. Una morbidissima sciarpa di cachemire turchese e fuxia,
degli
orecchini a cerchio gialli e una scatolina davvero piccola con sopra
inciso Tiffany. Bianca non poteva
aver speso
tutti quei soldi per una persona che non vedeva da una ventina
d’anni. Ma lo
aveva fatto. Perché lei era sempre stata imprevedibile.
Aprì la scatolina di
Tiffany e c’era un ciondolo a forma di cuore con scritto
“Forever Friends”. Sul
fondo della scatola, c’era una busta. Aprì anche
quella e la prima cosa che vi
vide fu il nuovo e introvabile cd dei The
Fray in versione limitata. Però c’era
anche una lettera. La prese
delicatamente e la lesse.
Sai,
non inizierei mai una lettera con
qualcosa del tipo “Cara Ambra”, mi fa troppo
“Dear John”… Comunque ti ho fatto
questo regalo per dirti che mi dispiace di tutti i compleanni a cui
sono
mancata, nei quali tu hai spento le candeline e io non c’ero.
Prima di tutto
c’è la scatola. L’ho presa in un viaggio
in Cina. Il commesso mi ha detto che è
della dinastia Ming, o almeno così ho capito
perché aveva un accento
incomprensibile! Però l’importante è
che sia turchese. La sciarpa invece è un
pezzo unico di Chloé
ed è anche quella dei tuoi colori
preferiti.
Gli orecchini sono dei cerchi gialli perché mi sono
ricordata che li stavi
cercando disperatamente e spero che tu non li abbia già
trovati. Ti ricordi
quando volevamo condividere un mezzo cuore? Beh, io però
voglio il meglio,
quindi ho fatto un salto da Tiffany. Infine il nuovo cd dei The
Fray. E’ stata un’impresa
trovarlo ma alla fine
ci sono riuscita. Sapevo che ci tenevi tanto. Spero che quando leggerai
questa
lettera saremo di nuovo amiche, che io me ne sarò andata con
la consapevolezza
di non averti persa per l’eternità.
Bianca.
P.S:
Questa la potremmo chiamare “Vecchie conoscenze: il
ritorno” mi fa molto film horror ma
del resto quelli come me a quale altro film
possono appartenere?
Due
lacrime scesero lievi sul volto di Ambra. Già: Vecchie Conoscenze il Ritorno. Peccato
che era stato un ritorno
davvero fulmineo…
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 3. Affrontare le proprie Paure. ***
Capitolo
3. Affrontare le
proprie paure
“Non
posso crederci… E’ impossibile che dopo
vent’anni non sia cambiata di una
virgola. Trova sempre il modo per farti soffrire” era stretta
a Dan, nel loro
letto. Come da promessa, lui
alle tre
era di nuovo a casa e la aveva trovata chiusa in sé stessa
ma poi si era lasciata
andare al suo amato vampiro. “Me lo dovevo
immaginare… Io però non sono forte
come te, Dan. Tu hai cinquecento e passa anni, io sono ancora una
novellina. E
pensavo davvero che quando mi avesse visto mi avrebbe
abbracciato” “Ma non
tutte le persone sono buone…” poi un lampo gli
passò negli occhi azzurri.
“Merda mi sono scordato di farti vedere le
sorprese!” “Quali sorprese?”
“Aspettami qui, torno tra un secondo”
scomparì dietro l’angolo del corridoio
per poi tornare dopo un tempo breve.
Le
porse una sacca e lei capì subito cos’era.
“Grazie al cielo” “Banca del sangue
di Roma. Ne ho altre nel frigo” lei la sorseggiò
con ingordigia e sentì il
liquido denso e dolce scenderle nella gola, placare la sua sete.
“Pronta per la
seconda sorpresa?” “Certo… sono
curiosa!” lui si sedette sul bordo del letto e
le porse una scatolina di velluto rosso. La aprì. Dentro
c’era un anellino
argentato, con incastonate tante minuscole pietre rosse.
“E’ bellissimo” “Ho
pensato che fosse adatto per renderlo ufficiale. E poi lo puoi mettere
sullo
stesso dito di quello di zaffiri per il sole… Non
è tanto grande” lei lo
abbracciò e lo baciò. “E’
bellissimo…” un attimo dopo, a rovinare la magia
di
quel momento, il telefono di Dan squillò insistente.
“Pronto?”
domandò secco lui. Una voce dall’altro capo della
linea. “Hai anche il coraggio
di chiederlo? Dopo quello che quella bastarda di tua moglie le ha
fatto?”
Bianca capì subito con chi stava parlando: Raffaele. Gli
occhi di Dan si erano
fatti neri. Lei gli posò una mano sulla spalla per
tranquillizzarlo. “Ascolta,
non la voglio far soffrire di nuovo. Se tua moglie non ha accettato le
sue
scelte non è certo colpa di Bianca” ci fu una
pausa mentre il vampiro ascoltava
ciò che stava dicendo Raffaele. “Non mi importa
che si è pentita. Una
rimpatriata? Ci deve essere anche lei? E come spieghi a tutti il fatto
che ha
ancora diciott’anni?” un’altra pausa.
“Senti manda a fanculo quella stronza di
tua moglie” detto ciò spostò il
telefono dal suo orecchio e attaccò.
“Non
può comportarsi in questo modo! Ci aveva invitato a cena
stasera” Bianca stette
zitta. Non sapeva cosa avrebbe fatto: se ci fosse andata oppure no.
Sapeva solo
che non avrebbe potuto reggere lo sguardo infuocato di Ambra, quindi la
risposta era no. “Ha detto che Ambra si è pentita,
che non voleva farti
soffrire… Tutte balle! Quella è una vipera
Bianca… Non merita la tua amicizia”
“Ma io le voglio bene” Dan si alzò e
aprì il grande armadio di fronte al loro
letto. “Forza, è meglio prepararsi
perché andremo a quella cena” Bianca
strabuzzò gli occhi. “Non gli avevi detto di
no” lui scosse il capo. “Gli avevo
semplicemente detto di mandare a fanculo Ambra. Non che non saremmo
venuti”
gettò sul letto un paio di jeans invecchiati e una maglia
con scollo a V della
Abercrombie & Fitch. Bianca si alzò e prese dal suo
armadio un vestito nero
con le balze e delle scarpe tacco dodici nere con un fiocco azzurro,
abbinato a
una collana con tante pietre dello stesso colore. “Puoi
chiamare Jack per
avvertirlo? Raffaele ha invitato anche lui…” la
ragazza prese il Black Berry e
digitò il numero del suo migliore amico. “Ehi
Bianca!” aveva visto il suo
numero sul display. “Ciao Jack”
“Com’è andata la visita?”
“Male… decisamente
male. In poche parole mi ha invitato a entrare sua figlia di quattro
anni” “Mi
dispiace…” “Senti, Raffaele ci ha
invitato a una cena con un po’ di compagni
del liceo e ci sarà anche Ambra. Dan si è messo
in testa di andarci e ha detto
che anche tu devi venire… Ora dove sei?”
“Allora. Primo: mio fratello è pazzo.
Secondo: tu sei ancora più folle a dargli ragione. Terzo:
sono appena uscito
dal lavoro e adesso vengo a prepararmi” “Allora
anche tu vieni” “Diciamo che
non voglio che vi ubriacate tutti e due… Non posso
permettervi di guidare
sbronzi” Bianca rise e attaccò.
“Tanto
per la cronaca… A cosa ci serve andarci?”
“Devi affrontare le tue paure,
Bianca” disse sorridente Dan. Ma a quel punto non aveva paura
perché lui le
sarebbe stato accanto.
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Capitolo 5 *** Capitolo 4. Cerca Ambra. ***
4.
Cerca Ambra
Okay.
Era
pronta? No, non era pronta… Dan doveva esser davvero molto
arrabbiato con lei,
da come aveva risposto al telefono quel pomeriggio.
“Mamma…”
disse Sophie tirandole l’orlo della gonna che le arrivava al
ginocchio. “Che
c’è tesoro?” la bambina sorrise
imbarazzata. “Stasera viene anche la
cugina-angelo?” o sua figlia leggeva nel pensiero, oppure
aveva solo fatto una
domanda sbagliata al momento sbagliato. “Già
mamma! Quella ragazza è strana ma
ha stile da vendere!” continuò Emma.
“Non
lo so… Non ha detto né di sì,
né di no” risponde alla bambina e alla ragazza.
“Ambra,
ma di chi stavano parlando? Chi viene stasera?” a domandarlo
era Sarah Parker,
una odiosissima compagna di scuola dei tempi del liceo. Aveva sempre
disprezzato Bianca per il fatto che stava con Dan, ma alla fine la
aveva sempre
trovata inferiore a loro.
“Di
Bianca, Bianca Cedric…” Sarah sorrise con le sue
labbra super-rifatte. Bleah.
“Uh, Bianca! E’ dalla fine del liceo che non la
vedo… Alcuni insinuavano
addirittura che fosse morta, o peggio, che il ragazzo
l’avesse lasciata e che
vivesse in una casa piena di gatti” disse con quella
insopportabile voce da
pettegola. “No, in realtà è ancora con
Dan, tra un mese si sposano…” “Un
po’
tardi per sposarsi, non trovi?” altra frecciatina gelida da
parte di
Miss-Rifatta. “Beh, nonostante l’età
penso che Bianca non perderà mai la sua
classe…” sì! Ambra uno, Sarah zero!
“Aspettate…
Bianca?” a parlare era Ethan, l’ex quarterback che
stava con Sarah, con la
quale si era anche sposato, ma che aveva sempre avuto una cotta per
Bianca
Cedric.
Sì,
Ambra lo doveva ammettere: un giorno nella loro classe era peggio di
una
puntata di Beautiful.
Mentre
la discussione tra gli adulti diventava sempre più
infuocata, Emma si chiedeva
chi fosse questo Dan, che aveva di sicuro fatto impazzire Sarah, un
tempo.
Insomma, per quanto potesse essere bello un ragazzo non potevi avercela
con
un’altra ragazza per la bellezza di vent’anni!
Il
portone del locale si aprì.
E
quello che vide dopo Emma, la fece ricredere. Oh sì- se
fosse stata al posto di
Sarah- a quei due ragazzi lei non ci avrebbe pensato solo per
vent’anni, ma per
tutta la vita.
“Dovevamo
prendere per forza la tua macchina?” domandarono in stereo
Jack e Bianca. “Sì!”
rispose fiero Dan mentre accarezzava il volante della sua eccentrica
ferrari
gialla. “Tanto tutti quelli del liceo se la
ricorderanno!” Bianca sospirò,
dandogli ragione. “Come stiamo?” domandarono i due
fratelli scendendo dalla
macchina.
La
vampira ancora non riusciva a capacitarsi del fatto che fossero
così diversi:
Jack, con quel suo impeccabile stile army composto da Cheap Mondays,
anfibi,
camicia e cappotto; e poi Dan, il suo amato Dan, con il suo stile
casinista e
grunge, quella sera indossava una camicia a scacchi rossa e nera sopra
ad una
maglia a maniche corte di Abercrombie & Fitch, dei jeans
sdruciti e un
giacchetto di pelle.
Lo
osservò attentamente e lo comparò ai tempi del
liceo.
Aveva
cambiato il taglio dei capelli che adesso erano un po’
più corti e più sparati.
Forse, dopo la fine di scuola aveva anche avuto un po’ di
tempo per dedicarsi
ai pesi e agli addominali…
“Ragazzi,
quello è il locale…” indicò
Bianca. “Tu sei pronta?” le domandò
dolcemente Dan.
“Io sono morta pronta” risero e varcarono la
soglia.
C’erano
tutti.
Appena
entrò, Bianca la vide ed i suoi occhi azzurri si fecero
enormi. “Beth!”
sembrava una bambina che aveva appena visto un giocattolo nuovo di
zecca. Le
saltò al collo e la sua miglior amica ricambiò
l’abbraccio. “Ehi! Non ci
vediamo solo dalla settimana scorsa…”
“Lo so, ma ho tantissime cose da
raccontarti e non ti ho mai chiamata perché avevo paura di
disturbarti a lavoro!”
“Tsh, figurati. Ogni tanto incontro anche Dan e
Jack… Hanno indossato i miei
vestiti un paio di volte” disse sorridendo.
“Indovina? Mi hanno presa! Mi hanno
offerto un posto in una rivista e un contratto per un libro!”
ora tutte e due
sembravano eccitate. “Oddio, è
fantastico!” “Lo so! Alla fine ho fatto bene ad
aspettare…” “Sì, ma mi
racconterai i dettagli dopo, perché se non te ne fossi
accorta abbiamo l’intera classe del liceo intorno”
le sussurrò Beth
all’orecchio. “Giusto…” si
girò e salutò. “Ciao
ragazzi!” doveva ammettere che
- tranne lei, Jack, Dan e Beth- erano tutti invecchiati in una maniera
assurda.
Riconobbe l’aitante quarterback che adesso aveva perso quasi
tutti i capelli ed
aveva un bel panciotto alla Homer Simpson, Sarah Parker che si era
fatta come
minimo dieci plastiche e che ribolliva ancora di invidia.
“Ciao
Bianca” disse quest’ultima inviperita.
“Ciao Sarah. Che piacere vederti!”
esclamò la ragazza abbracciandola. “Ma come sei
bella… Fatti vedere!” sibilò
Sarah mentre la scrutava. “Da quale estetista vai?”
frecciatina. “No, lei non
ne ha bisogno…” arrivarono in difesa di Bianca Dan
e Beth. “E tu, Dan? Hai
tagliato un po’ i capelli?” disse subito quella
stupida con voce provocante.
“Lieto che l’abbia notato, ora se non ti dispiace
vado a prendere da bere per
me e Bianca” sibilò il vampiro freddo come un
pezzo di ghiaccio.
Sarah
prese per il braccio il suo “quarterback” che era
ancora imbambolato e andò da
un’altra parte.
“Che
accoglienza schifosa… Scusa Bianca, sai
com’è fatta Sarah” una donna con dei
pantaloni neri e una camicia bianca, molto seriosa le si
parò davanti.
Oddio…
chi è lei?! Pensò la vampira
allarmata. “Già Valentina…
Sarah non è mai stata molto simpatica”
osservò Jack
venendo in soccorso di Bianca. Valentina? Valentina Webster?
Impossibile! Al
liceo era una hippie con i dred e adesso… una serissima
donna con occhiali e un
taglio corto e ordinato?! “Jack! Tu, Bianca e Dan non siete
cambiati di una
virgola… Ve li portate davvero bene gli anni!”
“Grazie mille, Valentina… Tu
invece non eri una hippie?” lei fece un cenno con la mano.
“Ah, sciocchezze
della giovinezza… Sono maturata, come tutti in questo
posto” in quel momento
tornò Dan con due bicchieri in mano: “Martini per
Bianca… e Bourbon per me!”.
Già,
il suo intramontabile Bourbon. La vampira bevve un sorso di alcol e poi
sentì
il bisogno di abbracciare almeno per un attimo Dan. Lui le
sussurrò una frase:
“Devi cercare Ambra…” lei lo
guardò. Due paia di occhi azzurri si incrociarono
e in meno di una frazione di secondo si capirono.
Cerca
Ambra.
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Capitolo 6 *** Capitolo 5. La ami anche tu, vero? ***
5. La ami
anche tu, vero?
“Ambra?”
la donna si voltò, sentendo che la stavano chiamando. Dietro
di lei c’era un
Jack uguale al sé stesso del liceo.
“Jack!” esclamò lei felice. Erano in un
angolo della sala, precisamente quello dedicato ai superalcolici.
Corse
ad abbracciarlo.
Era
un quadretto stupido, dato che lui non aveva nemmeno
vent’anni e lei sembrava
sua madre. “Ne è passato di tempo, eh?”
“Beh sì, tu sei sempre il bel ragazzo
di un tempo!” disse lei scompigliando i suoi capelli biondo
scuro. “E tu non te
la passi male… pensavo peggio!” risero tutti e
due. “Stupido, Jack!” gli disse
lei dandogli un pugno. “Ehi! Doveva essere un
complimento…” sbuffò Jack.
Silenzio.
Imbarazzo.
“Bianca
è qui?” domandò Ambra con la voce
tremante, osservando imbarazzata la camicia
dell’amico. “Sì,
c’è” rispose lui. “Come
sta?” “Prima di oggi… bene. Lei
è
sempre come l’hai lasciata… Così
solare, non ha paura né della vita né della
morte. Fidati, non vorrebbe far soffrire nessuno e il fatto di averti
perso
tempo fa, l’ha segnata. Ma è una persona sempre
apprensiva, attenta nei minimi
particolari alle persone a cui tiene. E’ unica”
Ambra lo ascoltò in silenzio
attraverso un altro bicchiere di vino rosso.
“Proprio
come Dan la ami anche tu, vero?” domandò la donna
infine. Lui spalancò gli
occhi verde bosco e subito dopo cercò di riassumere
un’aria noncurante. Quel
ragazzo aveva il classico fascino del vampiro tormentato. Che coincidenza! pensò Ambra
ridendo mentalmente. Quando lui riuscì
a ridarsi un contegno, affermò: “Come potresti non
amare una persona come lei?”
e fece per andarsene.
“E
poi… lei ha fatto la sua scelta”
sussurrò il vampiro biondo senza che nessuno
se ne accorgesse.
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Capitolo 7 *** 6. Il Male è qui. ***
6. Il
male.
Eccola!
Finalmente l’aveva trovata.
Se
ne stava seduta a sorseggiare un bicchiere di vino e dalla sua aura
capiva che
anche lei la stava cercando. Lo capiva anche dai movimenti della sua
testa, dai
suoi occhi che erano alla ricerca di qualcosa di introvabile.
Stavolta
niente maschere si ripeté Bianca mentre
andava con passo deciso verso
di lei, superando tutti i vecchi compagni di liceo. No, nessuno la
doveva
intralciare.
“Bianca!
Quanto tempo…” Sarah Parker. Lei
no, per
favore. Vederla in quel momento era come vedere uno squalo
in mezzo all’oceano
quando si è da soli e senza nemmeno una barca.
“Dov’è il tuo accompagnatore?”
senza volere, Bianca sbuffò. “E’ uscito
a farsi un tiro” concluse cercando di
sorpassare la barriera costruita da Sarah. “Ah davvero? Non
sapevo che fumasse”
constatò la super-rifatta-ex-cheerleader. “Invece
sì, scusa ora devo andare”
Sarah la bloccò ancora una volta. No, non aveva tempo da
perdere. “Sarah
lasciami passare” la donna rise. “Perché
mai? E’ da maleducati lasciare in
sospeso una conversazione” in Sarah Parker, quella sera,
c’era qualcosa di
estremamente cattivo. E non perché era una cheerleader o
roba del genere, ma la
sua aura infondeva inquietanti vampate verde scuro. Il suo sangue
puzzava di
marcio, non aveva il solito odore agrodolce caratteristico di chi beve
e fuma
molto.
Bianca
fece un passo indietro quando capì cosa
quell’essere - che di sicuro non era la
solita Sarah Parker- voleva fare: stava cercando di creare un
diversivo, di impedirle
di riunirsi con qualcuno. Ambra! E’
in
pericolo. Fu solo una supposizione, ma di sicuro si trattava
di questo.
Aveva bisogno di aiuto, immediatamente.
BETH!
Chiamò
mentalmente la sua miglior amica. La chiamò con una tale
forza di pensiero che
il suo urlo silenzioso rimbalzò sulle pareti. Se Beth era
ancora lì, sarebbe
venuta.
Infatti
poco dopo era alle spalle di Bianca, pronta a proteggerla.
Si
guardarono negli occhi e bastò quello: tutte e due sapevano
che Sarah aveva
qualcosa di estremamente sbagliato quella sera. Una lo capiva in un
modo, una
nell’altro. Ma tutte e due sapevano che in quella sala
c’era qualcuno in
pericolo e quel qualcuno era di sicuro Ambra.
Ci
fu un’ondata di Potere: proveniva da Beth, che la aveva
indirizzata tutta a
Sarah.
La
donna si piegò in due per il dolore e Beth, con grande
nonchalance, urlò: “Qualcuno
ha un bicchiere d’acqua? Penso che Sarah abbia mischiato un
po’ troppi cocktail
stasera” tutti si affrettarono ad andare in quella direzione
mentre la strega e
la vampira sgusciarono via, alla ricerca di Ambra.
Eccola!
Era ancora dove l’avevano lasciata.
“Oh,
cielo! Ambra, stai bene? Cosa ti hanno fatto?” Ambra, seduta
su una sedia con
la figlia minore, sembrò più che sorpresa.
“Che cosa dovrebbe esser successo?”
Bianca la guardò sbigottita. “Tesoro, che ne dici
di stare un po’ insieme alla
zia Beth? Mamma e Bianca tornano fra poco… adesso devono
parlare di cose da
grandi” la bambina annuì e andò vicino
alla strega.
“Cosa
ti prende, Bianca?” domandò Ambra con
l’aria di chi non sa minimamente cosa
stia succedendo. “Sarah… Non è la
stessa di sempre. Il suo sangue oggi puzzava
di marcio. Mi stava distraendo, stava facendo da diversivo. E io ero
sicura che
dovesse fare del male e a te, ma a quanto pare…”
con un gesto del tutto
inaspettato, Ambra la abbracciò. “Mi sei mancata,
mi sono mancate le tue parole
a raffica” Bianca, da dietro la spalla dell’amica,
sorrise.
Fu
un bel momento, ma si sa… I migliori momenti sono destinati
a durare poco.
“Bianca!”
era la voce di Jack che arrivò con una grande falcata nella
loro direzione. “Cosa
c’è Jack?” lui prese un respiro, ma
aveva quasi gli occhi lucidi e la mascella
contratta. “Dan. Due troll lo hanno preso” e poi
parve fermarsi tutto lì, in
una frazione di secondo.
“Cosa
vogliono fare con lui?” domandò Ambra allarmata
mentre sorreggeva Bianca. “Niente
di buono” concluse Jack interpretando ciò che
Bianca era già riuscita a capire.
Poi
tutto si fece nero in un turbinio di immagini indistinte e la vampira
dagli
occhi azzurri cadde rovinosamente a terra.
Svenuta.
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Capitolo 8 *** Capitolo 7. Riflessioni di un vampiro pentito. ***
7.
Riflessioni di un
vampiro pentito.
Jack
era così in ansia.
Per
suo fratello, che era scomparso trascinato via dai due mostruosi
goblin. Per la
sua Bianca, che giaceva ancora sul grande letto a due piazze e mezzo
della
camera.
“Si
sveglierà?” gli domandò Ambra.
“Lo spero… Ma non si doveva neanche
addormentare. Non dovrebbe succedere, sai?” la donna
annuì, profondamente
consapevole. Il vampiro accarezzava con cura la pelle delicata ed
eterea della
ragazza svenuta. E ogni tocco era un po’ di quel desiderio
incontenibile che lo
assaliva ogni volta che incrociava il suo dolce sguardo del colore del
mare.
Non
si sarebbe mai perdonato per essersi innamorato della ragazza di suo
fratello.
Certo, fra di loro c’erano state discordie, grossi litigi
durati centinaia di
anni. Ma era suo fratello e gli voleva bene. Era tutto ciò
che gli rimaneva
della sua famiglia e, nonostante tutto, loro una volta - quando erano
ancora
umani- erano stati molto uniti.
Poi
Dan partì per il fronte e dopo poche settimane
arrivò la lettera: lui era
morto. Per il piccolo Jack fu un grande shock, da cui non si riprese.
E
crebbe con il rimorso di non aver potuto salutare l’unica
persona che lo aveva
cresciuto veramente: suo fratello. Sì, lui che aveva
promesso di tornare, in un
modo o nell’altro, adesso era sepolto in mezzo alla polvere
da sparo e al
sangue del campo di battaglia.
Passarono
due interminabili anni prima che Jack compiesse diciotto anni e fosse
pronto a sposarsi.
Si
ricordava ancora il nome della sua sposa, Janelle
Alcott di nobile famiglia. Il suo matrimonio con lei avrebbe
significato
una prosperosa unione delle due famiglie di alto ceto sociale. Jack era
sempre
stato fedele a suo padre così, anche quella volta,
cercò di non deluderlo.
Eppure, il non poter vedere suo fratello tra le file della chiesa,
pronto ad
applaudire dopo il bacio, gli provocò una stretta al cuore
davvero troppo
forte.
Nei
primi mesi di matrimonio, si domandava spesso perché non
avesse potuto fare lui
la fine di Dan, per evitargli quell’infame destino che non si
meritava. Non
dava ascolto a sua moglie che nonostante il comportamento burbero di
Jack,
cercava sempre di essere accomodante nei confronti del marito che tutti
definivano segnato profondamente dalla
perdita del fratello. Ci fu poi un momento in cui Jack,
così giovane e
inesperto, non riuscì a sopportare il peso
dell’abbandono.
Andò
in prossimità di una rupe.
Quando
era proprio in procinto di buttarsi, vide Dan. “Smettila,
Jack! Devi continuare
a vivere” e Jack rise, come non aveva mai riso prima.
“Sei venuto a prendermi,
vero fratellone? Adesso io mi butterò e potremo stare
insieme per sempre” il
fratello maggiore scosse la testa in segno di disapprovazione.
“Non sai cosa
significhi per sempre,
Jack” “Oh sì
che lo so… Vuol dire basta. Basta preoccupazioni, basta
matrimonio, basta
dolore” rispose risoluto il fratello minore. “Non
penso proprio, mio caro. La
fine di questa vita…” lo disse indicando tutto
ciò che li circondava. “… E’
solo l’inizio. Non farlo” Jack rise di nuovo.
“E come faresti a fermarmi? Sei
solo un fantasma! Un’allucinazione!” Dan scosse la
testa. “Io non penso proprio”
osservò il fratello defunto mentre si guardava le unghie con
fare interessato. Jack
si sarebbe accorto solo troppo tardi che in quel fratello
c’era qualcosa di
diverso, di non umano. Ma era troppo ubriaco di sensazioni per capirlo.
“Allora
sei un impostore!” gli urlò prendendo il coltello
a serramanico che teneva
sempre negli stivali e andandogli incontro con l’arma
davanti. Lo trafisse sull’addome.
Lui
restò immobile, poi si sollevò la camicia,
pulì il sangue e non era rimasto più
nulla. “Io non lo farei una seconda volta se fossi in te,
sai?” Jack, da povero
e ingenuo umano, inorridito cerco di sferrare un altro colpo stavolta
più
vicino al cuore.
Dan,
gli bloccò il polso in una frazione di secondo.
I
suoi occhi si fecero completamente neri, i canini furono scoperti.
Erano zanne.
Il
suo viso era quello di un demone, di un feroce predatore.
Jack,
spaventato, fece un passo indietro, poi ne fece un altro. Quando Dan si
accorse
dell’errore e rilassò il viso, era già
troppo tardi. “No, Jack! Sono io, fermo.
Ti spiegherò tutto!” urlò. Ma suo
fratello aveva già fatto un passo di troppo,
inciampando e cadendo giù, sempre più
giù.
Jack
si ricordava poco della sua morte.
Ricordava
solo l’infinita caduta.
La
paura: non di provare dolore ma di dover rivedere ancora una volta quel
mostro
dopo essere morto.
Si
svegliò chissà quanto tempo dopo ed era tutto
diverso. La sua vista era più
nitida, riusciva a sentire rumori che provenivano chissà da
dove.
Ma
soprattutto gli faceva male la gola.
Aveva
sete.
Le
sue vene bruciavano.
Vicino
a lui, c’era suo fratello che lo guardava con fare
apprensivo. Forse quei due
anni erano tutti un bruttissimo incubo vissuto al rallentatore e loro
erano
ancora a casa. “Non potevo lasciarti lì, morto. Ma
non dirmi che non ti avevo
avvertito” era successo davvero.
E
Jack capì: era diventato anche lui un mostro.
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Capitolo 9 *** Capitolo 8. Abbastanza lontano. ***
8.
Abbastanza lontano.
Bianca
si era svegliata poche ore prima, spaventata e decisa a fare qualcosa.
Doveva
scendere nelle fogne, dove di solito abitavano i goblin di Roma. Non
c’era
altro modo per ritrovare il suo Dan,
l’uomo a cui aveva deciso di legare la propria vita per il
resto dell’eternità.
Purtroppo
non le era consentito di uscire, perché dicevano che sarebbe
stato troppo
pericoloso. Jack la seguiva in ogni suo spostamento, senza tregua.
Non
c’era modo per scappare da quella casa: era in trappola.
Ma
lei doveva salvare Dan.
Qualsiasi
fosse il prezzo.
Insomma,
aveva abbastanza esperienza da potersela cavare contro qualche goblin.
“E se
fosse Dan quello contro cui dovrai combattere? Come farai a distruggere
ciò che
ami di più al mondo?” le domandava Jack a
tradimento.
Ma
i goblin erano estremamente stupidi, non sarebbero riusciti a farlo
diventare
un mostro nemmeno volendo.
E cosa
succederebbe se dietro ai goblin
ci fosse qualcosa di molto più grande? Se noi fossimo tutti
sulla sua scacchiera?
Bianca
se lo domandava spesso.
Passarono
i giorni e la reclusione divenne sempre più forzata. Jack
era sempre presente,
la invogliava ad andare avanti. Ambra e Beth facevano a turno per
venire: se
una doveva badare ai bambini, l’altra stava
nell’appartamento di Bianca ad
aiutare il vampiro. Ambra la guardava con l’aria di chi
capisce cosa sta
passando l’altra. E la vampira la apprezzava per quello, ma
le sarebbe piaciuto
che la aiutasse a uscire da quella che era diventata la sua gabbia da
giorni e
giorni ormai. Non vedeva la luce del sole da così tanto
tempo che si era quasi
abituata del tutto all’oscurità, al bere la sua
quotidiana sacca di sangue in
un angoletto buio dell’appartamento. Una mattina, quando come
sempre stava
mettendo una cannuccia nella sacca di sangue, sentì i suoi
amici fare una
strana conversazione.
“…
Non possiamo continuare così” era la voce di Beth.
“… trasformando in un automa”
la voce di Ambra. “Non è più
umana” conclusero le sue amiche. “Non lo
è più da
quarant’anni ormai…” disse risoluto
Jack. “Sai che non intendevamo questo”
scattò Ambra decisamente scocciata.
“Sì, Jack. Sappiamo quello che provi per
lei. Ma non è un buon motivo per tenerla rinchiusa in una
scatola di vetro” e
cosa provava il suo miglior amico per lei? Cosa stavano dicendo?
“… Magari
prima o poi lo dimenticherà” disse il ragazzo.
“Sai meglio di noi che
dimenticherebbe più facilmente di nutrirsi che di pensare a
Dan” il campanello
suonò.
Con
passo incerto, esponendosi alla luce, Bianca andò ad aprire
per sturare le
orecchie da quei discorsi dei quali non riusciva a capire il senso.
Fuori
dalla porta non c’era nessuno.
Solo
una lettera.
Sopra
c’era scritto il suo nome, così
l’aprì e iniziò a leggere.
Cara
Bianca,
quando
leggerai questa lettera spero di
essere già abbastanza lontano, in modo che tu non mi possa
rincorrere…
Aveva
già capito a chi apparteneva quella lettera. La fece cadere
per terra e, prima
che gli altri arrivassero e la trattenessero all’interno
dell’appartamento, si
precipitò fuori.
Non
aveva le scarpe, ma non le importava.
Sentiva
già gli altri che la chiamavano, così corse
più veloce. Con la sua velocità
sovrannaturale. Quando si ritrovò all’esterno, il
sole la colpì in pieno viso e
ci mise qualche secondo ad abituarsi.
E
subito dopo si lanciò alla ricerca di Dan, ma era
impossibile.
Vedeva
il suo viso in quello di qualsiasi passante con i capelli neri e sulla
ventina.
Corse ancora più lontano, ma del vero Dan non
c’era traccia.
Si
era dileguato.
Così
cadde per terra, piangendo.
Pochi
minuti dopo, Jack la trovò e la riportò a casa.
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Capitolo 10 *** Capitolo 9. La lettera che segna il principio della fine. ***
9.
La lettera che segna il
principio della fine.
Jack
si sedette e con calma rilesse la lettera lasciata da suo fratello.
Cara
Bianca,
quando
leggerai questa lettera spero di
essere già abbastanza lontano, in modo che tu non mi possa
rincorrere…
In
questi giorni, quando sono stato
catturato dai goblin, sono successe cose che nemmeno ti immagini. E io
non sono
più lo stesso, che tu ci creda o no. Sto tornando
com’ero al principio e
stavolta non c’è niente da fare: i miracoli
accadono una volta sola.
E tu
sei stata il mio miracolo, Bianca.
Sei
stata la mia luce nel buio e questo
spero di non scordarmelo mai, perché sei stata troppo
preziosa per me e il tuo
dolce ricordo non sarà cancellato da ciò che sto
diventando. Ti amo, mia
piccola stella senza cielo.
Te la
ricordi quella canzone di Ligabue?
Te la ricordi la nostra canzone? Ecco, vedi di tenerla a mente in
questi secoli
in cui non ci sarò.
Tu sei
la mia stella e lo sarai sempre:
non importa se siamo vicini o lontani, buoni o cattivi.
E se ti
mancherò, non pensare a me ma a
quelli che come Jack ti possono stare vicini.
E se
piangerai, ricordati che siamo comunque
sotto lo stesso cielo.
Prenditi
cura del mio cuore: l’ho
lasciato a te con questa lettera.
Non
starò a spiegarti cosa mi è successo
perché verresti a cercarmi e io non voglio. Ti farei del
male e non me lo
potrei mai perdonare.
Non
tornerò, non cercarmi, non chiedere
di me.
Ti amo.
-Dan
In
fondo alla busta, c’era un’altra lettera e in
qualche modo, Jack sapeva che era
indirizzata a lui, così la lesse.
Caro
fratellino,
mi
mancherai tanto. Ma adesso il tempo
stringe e non posso spiegare cosa mi ha indotto ad andarmene. I goblin
sono solo
le pedine di un piano molto più grande e non sono loro a
muovere i fili di
tutto questo teatrino. Qualcuno sta cercando di creare una razza di
vampiri più
potente. Vampiri che si nutrono del sangue di altri vampiri. Con me ci
sono
riusciti. E’ per questo che me ne vado: non voglio farvi del
male, ma mi sto
ritrasformando in quella persona senza una coscienza che ero diventato
prima di
conoscere Bianca.
Ti
prego, fai in modo che mi dimentichi.
So quello che provi per lei e aiutala a passare questo momento: in un
modo o
nell’altro. Falla innamorare di te, fai qualcosa.
Queste
sono le parole di un uomo
disperato, che ama troppo la sua dolce metà per vederla
soffrire. Ora vado: non
c’è modo per distruggermi. Con me non funzionano
né i paletti né la verbena. E’
per questo motivo che non mi sono ancora autocastigato. Ti voglio bene
e spero
nel tuo prezioso aiuto anche questa volta.
-Dan
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Capitolo 11 *** Capitolo 10. Distanza zero. ***
10.
Distanza zero.
Jack
non sapeva più che fare con Bianca.
Da
due settimane ormai, giaceva tramortita sfogliando vecchi album di foto
del
liceo e recenti scatti delle riviste in cui era comparso Dan. Di
quest’ultimo
invece, non c’era traccia. Dopo la sua lettera, il fratello
minore aveva capito
che non era il caso di cercare né lui né i
goblin. O almeno non con Bianca in
quelle condizioni pietose.
Ogni
tanto la sorprendeva a fissare il vuoto fuori dalla finestra, a contare
le
persone che passavano, a rileggere la lettera strappalacrime che Dan
aveva
riservato a lei e solo a lei.
Anche
solo pensare Bianca- la sua dolce, impertinente solare Bianca- in
quello stato.
Aveva paura che un giorno o l’altro lei decidesse di staccare
le emozioni, di
abbandonarle per sempre. L’idea di non vedere più
quel suo sorriso sincero ma
solo un ghigno da predatrice lo terrificava: non poteva perderla.
Perché?
Perché.
Lui
la amava, punto.
La
amava più di quanto avesse amato il sole nelle lunghe
passeggiate a cavallo quando
era umano, più dell’aria che respirava,
più del dolce sapore del sangue che
scende in gola, più di sé stesso e di tutto
ciò che lo circondava.
Ma
questo non glielo avrebbe mai detto: non voleva rovinare tutto.
Nonostante
suo fratello gli avesse chiesto esplicitamente di farla innamorare, di
indurla
a provare qualcosa di più nei suoi confronti per aiutarla a
dimenticare, Jack
non sarebbe mai riuscito a concepire una Bianca che lo amasse o che
comunque lo
baciasse.
Eppure
la brama delle sue labbra, quella passione che tutti i giorni lo
chiamava a
rapporto nel solo vedere gli occhi azzurri della splendida vampira, si
poteva
contenere. Perché lui la amava troppo. Tanto da mettere lei
e tutto il suo
mondo davanti a qualsiasi cosa: persino al suo stesso amore.
Gli
vennero in mente alcuni versi di Shakespeare, precisamente di Romeo e
Giulietta: E che cos'è l'amore, se
non
una pazzia mite, un'amarezza che soffoca, una dolcezza che
dà sollievo?
In
quel momento la vide passare, spenta come sempre ormai.
No.
Non poteva più sopportare una tale tristezza in quegli occhi
così gentili.
Si
avvicinò lentamente a lei, che lo guardò
trapassandolo da parte a parte con l’azzurro
glaciale dei suoi occhi.
Non
gli importava.
Io la
amo, pensò.
E
questo sarebbe bastato… Magari non a farla innamorare di
lui, ma avrebbe fatto
di tutto per alleviare le sue pene. Di tutto.
“Jack
cosa fai?” domandò lei con voce quasi atona.
“Non ti chiedo di dimenticare. Ma
farò di tutto per farti soffrire di meno” detto
ciò le si avvicinò.
Due
centimetri.
Un
centimetro.
Distanza
zero.
Non
si aspettava certo che lei ricambiasse, né tantomeno che la
sua aura si
infuocasse come era infuocata la sua. “Aiutami a dimenticare,
ti prego” disse
lei, sempre più affannata tra un bacio e l’altro.
Lo
prese per la t-shirt e lo portò nella camera da letto, dove
lo fece sedere sul
letto, lasciando sul suo collo tracce incandescenti dei suoi baci.
“Lo
farò” sussultò lui ricoprendo
l’esile e candido collo della ragazza di baci. Si
sentiva pronto a fare tutto per Bianca.
Perché
lei era Bianca.
Anche
se non sarebbe mai stata sua.
Anche
se quella era una stupida illusione.
Anche
se dovesse esser stato lo sfortunato rimpiazzo del suo indimenticabile
fratello.
E
i loro sospiri si facevano sempre più infuocati, mentre lei
gli sfilava la
maglietta e gli sbottonava i pantaloni. Lui fece la stessa cosa con
lei.
I
loro corpi aderivano alla perfezione, le loro anime si erano fuse e
adesso
anche Jack stava condividendo un po’ dell’immenso
dolore di Bianca. La aiutava
a sopportarlo.
Tra
lacrime e respiri affannati, tra interrogativi e paure, fecero
l’amore.
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Capitolo 12 *** Capitolo 11. Infect me with your love. ***
11. Infect me with your love.
Lo
stavano facendo.
Davvero.
E non era così male come Bianca aveva pensato. Qualcosa era
scattato in lei: che
fosse stato istinto di sopravvivenza o una vera scintilla, la vampira
non lo
sapeva.
Alla
radio davano una canzone di Katy Perry.
You're
so hypnotizing
could
you be the devil
could
you be an angel…
E
le loro anime affondarono ancora di più l’una
nell’altra, respirando ognuno le
paure e i pensieri dell’altra. Bianca sapeva cosa stesse
facendo, ma non voleva
smettere. Voleva rimanere così, avvinghiata a Jack per il
resto dell’eternità:
condividendo le paure e i dolori, rendendo tutto meno terribile di
quanto
sembrasse.
Your
touch magnetizing
feels
like I am floating
leaves
my body glowing.
Non
le bastava. Voleva sentire ancora di più di appartenere a
qualcosa, o meglio a
qualcuno. Voleva fondersi, essere un tutt’uno con quel dolce
vampiro dai
capelli biondo cenere e gli occhi verdi come un’intricata
foresta di
sensazioni.
They say be
afraid
you're not like
the others.
Futuristic
lover
different
DNA…
They don't
understand you.
“Sei sicura di
volerlo?” domandò Jack, tutto ad un
tratto allarmato. Ma la sua anima continuava a rimanere incastrata a
quella di
Bianca, a bruciare di passione e desiderio imminente.
“Sì, lo voglio” quelle
tre parole furono dolorose. Erano le stesse parole che avrebbe dovuto
dire a
Dan il giorno del loro matrimonio, ma stavolta avevano tutto un altro
significato. “Commettiamo insieme…” lo
baciò con una potenza emotiva che fece
tremare le fondamenta della casa. “… il peggiore
dei peccati” concluse.
You’re
from a whole other world,
a
different dimension.
You
open my eyes
and I'm
ready to go:
lead
me into the light.
I
baci di Jack si fecero più fievoli e scese fino al collo,
dove socchiuse le
labbra. E mostrò i canini. Li affondò nella pelle
di Bianca, attento a farle il
minor male possibile. Inizialmente lei sussultò per il
dolore, ma subito dopo
gemette per il piacere. Il sapore del suo sangue era così
dolce per Jack che si
sorprese di esser riuscito a fermarsi. Si passò la lingua
sulle labbra,
assaporando ancora una volta quell’inebriante liquido rosso e
denso.
Kiss me,
ki-ki-kiss me.
Infect me with
your love and
fill me with
your poison…
Poi fu la volta di Bianca ad
avvicinarsi, dapprima
facendo combaciare le sue labbra con quelle del ragazzo, poi affondando
i
canini nella carne morbida del suo collo. Tempo prima, le avevano
spiegato che
alcune volte si riusciva a capire cosa provasse una persona nei
confronti del
vampiro attraverso il suo sangue. Fu esattamente quello che successe a
Bianca
mentre beveva il sangue di Jack. E nei suoi pensieri c’era
lei, lei, ancora
lei. La amava. Con tutto il cuore, con tutta l’anima e non
gli importava ciò
che stavano facendo se avrebbe potuto far sentire meglio Bianca.
Bianca.
Bianca.
Bianca.
In mille occasioni diverse, che gli
porgeva un
radioso sorriso. E nei pensieri del vampiro, lei era sempre luminosa,
perfetta
ed eterea. Eppure inavvicinabile. Fu in quel momento che Bianca
capì veramente
cosa stavano facendo e, sorpresa anche da stessa, continuò. Mi
sta amando, pensò
gioiosa di sapere che lei contava almeno per qualcuno. E quel qualcuno
era
Jack, il suo adorabile Jack. Con i suoi occhi magnetici e la sua
dolcezza
infinita. La amava così tanto da offrirsi a lei per farle
scordare il dolore.
Take
me, ta-ta-take me.
Wanna
be a victim
ready
for abduction…
Da
quel momento in poi, loro due avrebbero avuto un Imprinting. Sarebbero
rimasti
legati per l’eternità, volenti o nolenti.
Perché avevano deciso di
appartenersi, di portare con sé ognuno un po’
dell’anima dell’altro. La consapevolezza
di ciò spaventò Bianca non poco, ma la gioia di
avere ancora qualcuno su cui
contare in quel marasma di dolore placò buona parte delle
sue ansie. Guardò il
ragazzo che, stanco, dormiva accanto a lei. Gli accarezzò i
capelli, il viso, i
due forellini che gli aveva lasciato sulla pelle. Poi si
accoccolò accanto a
lui come qualcosa di piccolo e indifeso. Lui si accorse di lei e la
prese più
vicina, facendole appoggiare la testa al torace.
E
si addormentò così: nascosta tra le ampie spalle
di Jack, sentendo E.T. di Katy
Perry.
Nota
dell’autrice:
Allora,
vorrei ringraziare di cuore Frandra che
continua a seguirmi con grande entusiasmo. Grazie, tesoro! Senza di te
penso
proprio che non avrei continuato la storia, ma tutte le volte che torno
a casa
trovo sempre le tue recensioni che mi danno la giusta spinta per dire:
“Ma sì,
pubblico il prossimo capitolo”. Inoltre da quando ho qualcuno
come te che mi
segue, riesco a plasmare meglio i miei personaggi, a donargli una vita
propria
e seguirli tutti con più partecipazione.
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Capitolo 13 *** Capitolo 12. Gli amabili resti. ***
12.
Gli amabili resti.
Questi
erano gli amabili resti,
cresciuti intorno alla mia assenza. I legami, a volte esili, a volte
stretti a
caro prezzo, ma spesso meravigliosi, nati dopo che me n'ero andata. E
cominciai
a vedere le cose in un modo che mi lasciava concepire il mondo senza di
me.
Ricordava
di aver letto quel libro insieme a Bianca, molto tempo prima. In
un’altra vita.
E
gli venne in mente una frase che lo aveva estremamente colpito. Come si
faceva
a concepire il mondo senza sé stessi? Fino a poco tempo
prima aveva pensato che
fosse impossibile, che non ci sarebbe mai riuscito. La sera, quando
osservava
Bianca da un posto sicuro dove lei non lo avrebbe potuto individuare,
sperava
con tutto il cuore che non si avvicinasse a suo fratello, nonostante
l’impellente
bisogno di cancellare quel dolore dal suo viso non poteva permettere
che lei
amasse qualcuno all’infuori di lui.
Anche
se Dan era diventato un mostro, questo non significava che si fosse
dimenticato
proprio tutto… Ricordava il suo sorriso rassicurante, la sua
forma esile e il
modo in cui si muovevano le sue labbra mentre gli leggeva uno dei suoi
ultimi
racconti di cui andava particolarmente fiera. Cos’avrebbe
dato per farsi
leggere un’altra delle sue epiche avventure o semplicemente
per poterle dire
ancora una volta ti amo.
Una
sera però, successe qualcosa di diverso. Fu la sera in cui
Jack la baciò, la
sera in cui suo fratello e Bianca fecero l’amore per la prima
volta.
Da
una parte lui non poteva sopportare di vederli insieme a scambiarsi il
sangue,
a fondersi… ma dall’altra fu eternamente grato al
suo fratello minore che per
una volta aveva accantonato la giustizia del vampiro sofferente e aveva
deciso
che non sempre per far felici le persone bisogna essere giusti,
ma semplicemente seguire il cuore.
I
suoi occhi lampeggiarono di rosso nel buio della notte. Un rosso
vermiglio,
cremisi e acceso come i fari di una macchina. Esattamente come la
macchina che
si fermò proprio sotto di lui, davanti alla casa di Bianca e
Jack.
“Dan?”
di chi era quella voce? Chi lo stava chiamando? Chinò la
testa e la donna che
era scesa dalla macchina gli fece un cenno. Con un balzo che avrebbe
fatto
invidia a un qualsiasi vampiro, le apparve davanti. Lei sembrava
terrorizzata:
era Ambra. “Oh mio Dio, Dan! Sei proprio tu? Cosa ti
è successo?” lui le tappò
la bocca in modo rozzo. Quando lei capì di dover stare
zitta, la lasciò andare.
“I tuoi occhi… sono rossi” gli
sussurrò Ambra. “Ambra… io…
ho sete. Non posso
stare qui ancora per molto, quindi ascoltami: cos’hai
intenzione di fare?” lei
fece spallucce. “Volevo salire su e portare le sacche della
banca del sangue a
Jack e Bianca” nel buio, Dan sorrise. “Penso che
potranno aspettare fino a
domani… stasera sono impegnati” e fece per
allontanarsi. “Vuoi dire che loro…?”
lui, senza voltarsi, annuì. “E cosa ne
sarà di te?” “Mi dispiace, ma per quanto
mi riguarda… io sono già morto”
sussurrò in modo che solo Ambra lo potesse
sentire.
E
in un secondo, fu avvolto dalla nebbia.
Scomparve
nel buio.
Ambra
rimase lì sotto per qualche motivo, poi decise di riprendere
la macchina. Era
combattuta: avrebbe dovuto dire a Jack e Bianca di Dan e dei suoi
inquietanti
occhi rossi o sarebbe stato meglio tacere, in modo di dare una
possibilità a
quei due di compensarsi a vicenda? In quel momento non lo sapeva: ci
avrebbe
dormito su. Doveva pur tornare dalla sua famiglia… E poi il
cielo di Roma quella
sera era così limpido da sembrare quasi irreale. Non era il
caso di disturbare
due persone che stanno vincendo insieme un dolore così
grande.
Torna a
casa Ambra, pensò
fra sé e sé.
Tutto
ad un tratto però, la macchina si fermò con un
forte scoppio. Lei uscì a
controllare, ma mentre apriva il cofano per vedere se per caso ci fosse
stato
un guasto, qualcosa che puzzava di marcio la prese da dietro.
Si
dimenò con tutte le sue forze, ma non riuscì ad
opporre abbastanza resistenza.
Goblin,
pensò
disperata.
Ma
subito dopo fu tutto buio.
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Capitolo 14 *** Capitolo 13. La visione di Beth. ***
13. La
visione di Beth.
“Questo
programma è abbastanza stupido…” disse
Bianca strappando il telecomando dalle
mani di Jack. “Abbastanza stupido da poterti
piacere?” continuò lui,
rivolgendole un sorriso radioso che la fece subito sentire meglio.
Era
tutto così strano… ma piacevole.
Non
sapeva esattamente cosa provare per il ragazzo seduto al suo fianco, ma
aveva
così tanta paura di soffrire che non se lo domandava
neanche. L’imprinting era
qualcosa di unico: Bianca Cedric non si era mai sentita così
in vita sua. Era
come condividere un’anima avendo due corpi e quando facevano
l’amore… era come
non essere più nel proprio corpo, viaggiare attraverso il
tempo e lo spazio
fino ad arrivare nel cuore dell’altro. Non si apparteneva
più solo a se stesso
ma anche a qualcun altro.
E
tutto quello che Bianca voleva, era appartenere ancora una volta a
qualcosa di
bello. Anche se tutto ciò che è bello
è destinato a finire.
Lo
aveva imparato a proprie spese, dopo aver letto le prime righe della
lettera di
Dan. Ma in quel momento non ci doveva pensare, doveva imparare a
dimenticare, a
vivere senza di lui. Guardò Jack un’altra volta.
Gli diede un bacio.
Ma
era un bacio così disperato che lui lo percepì. E
la strinse ancora più forte,
nella spasmodica possibilità di risanare un po’ di
quel dolore inguaribile.
Mi ama.
Jack mi
ama.
Io…
E
lei? Cosa provava lei? Lo stava illudendo oppure nel futuro
c’era una
possibilità per loro due? Dentro il suo cuore, Bianca sapeva
già la risposta.
Io no.
Ma
ci sarebbe potuta riuscire: col tempo sarebbe riuscita ad innamorarsi e
sarebbero stati davvero felici insieme, dimenticando tutto meno che
loro. “So
cosa pensi” disse d’un tratto Jack, improvvisamente
serio. “E ti capisco. Io
farò tutto quello che vuoi…
l’importante è che sia felice” lei lo
guardò
implorante. “Io non potrò mai essere felice
veramente. Non senza di lui”
Jack sospirò. “Dan non tornerà. Mi
dispiace deluderti Bianca” in preda alla rabbia lei lo prese
per le spalle e lo
scrollò. “Ti prego ho bisogno di sapere che cosa
gli è successo. So che te l’ha
detto” si mise a piangere, così forte che fece
soffrire persino Jack. “Non
posso…” sussultò lui. “Dimmi.
Cosa. E’. Diventato!” d’un tratto non
furono soli
nella stanza.
“Un
super vampiro” esclamò Beth irrompendo
nell’appartamento. “Vi spiegherò tutto
più tardi, ma ora dobbiamo andare a fare un giretto nelle
fognature di Roma…
Ah, vi conviene bere un po’ di sangue prima di
partire” senza curarsi di nulla,
Beth prese quattro sacche di sangue dal frigo e le lanciò
addosso ai due
vampiri. “Pretendo che le ingurgitiate”
tuonò con voce autoritaria.
“Beth!
Spiegami cos’è successo”
ringhiò Jack. “Ho avuto una visione”
rispose lei
stralunata. Poi guardò i due ragazzi, avvinghiati
l’uno all’altra. “Beh più di
una… ma questo non lo avevo considerato” disse
indicando il quadretto romantico
al quale stava assistendo. “In breve?” la strega
prese un respiro. “Ambra è in
pericolo. L’unico che può aiutarci è
Dan” Bianca la guardò come se avesse
appena visto un fantasma. “Sì, lo dobbiamo
trovare… e non è molto lontano da
qui” alla vampira si strinse il cuore. “E come
pensi di fare a ritrovarlo?”
domandò Bianca incredula.
“In
questo modo” in un lampo, Beth tirò fuori dalla
tasca dei pantaloni un
coltellino svizzero bordato di rosso. Strattonò il polso
dell’amica e lo incise
profondamente, tenendo la lama affondata nella carne.
Bianca
urlò.
“Mi
dispiace. E’ la nostra ultima spiaggia e la ferita non si
può richiudere…” i
tre nella stanza si guardarono ancora una volta.
Tre
paia di occhi si incrociarono e si capirono.
“Resisterò”
sussultò Bianca tenendo lei stessa il coltello affondato nel
polso.
Un
lampo nero.
E
in meno di un secondo qualcosa si stava materializzando nella stanza.
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Capitolo 15 *** Capitolo 14. Collisione di cuori. ***
14.
Collisione di cuori.
Era
una specie di nebbia nera, che si era fatta spazio attraverso le pareti
scivolando attraverso le fessure e lentamente aveva preso forma e
fattezze di
un uomo.
Bianca
trattenne il fiato, cercando di non urlare per il dolore.
Pochi
secondi dopo, davanti a lei si materializzò lui.
Lui, del quale aveva cercato di seppellire il ricordo per
troppo tempo.
Lui, esattamente come se lo ricordava.
Ma
non riuscì a vedere il suo viso, perché in un
istante le aveva dato le spalle
sussultando: “Chiudi quella ferita, Bianca! E soprattutto non
guardarmi”.
“Dan”
sussurrò lei. “No. Posa quel coltello”
era freddo, irremovibile. Fece come le
aveva ordinato, lasciando il coltello impregnato di sangue sul tavolino
di
cristallo. “Dan, per favore, non te ne andare”
disse Beth poggiandogli la mano
sulla spalla. “Non. Cercare. Di. Trattenermi”
sibilò, in procinto di saltare
giù dalla finestra. Beth non lo avrebbe persuaso.
“Allora ci proverò io” una
voce che ruppe il silenzio. Una voce piena di dolore, ma allo stesso
tempo
piena di speranza. La voce di Bianca Cedric rimbombò nelle
quattro pareti. “Non
farlo” ringhiò lui, sempre di spalle.
“Dan…” sussultò la vampira
facendo un
passo avanti. “Sono io, Bianca” un altro passo.
“La tua Bianca” tese la mano.
Lui la bloccò. “Non posso” disse con
voce esitante Dan. “Io ti amo”
riuscì a dire la ragazza. Le
loro mani si toccarono.
Fu
un’esplosione.
Era
come se tutto l’universo si concentrasse in quello sfiorarsi,
così leggero
eppure così profondo e intimo da scuotere tutte le anime dei
presenti.
Ma
dopo quel bellissimo attimo, Dan riprese la parola: “Non puoi
amare un mostro”.
Si girò nella direzione di Bianca, mostrando i suoi occhi
del colore del
sangue. Tutti sussultarono. Nessuno si mosse.
“Allora
Bianca? Mi ami ancora? Riesci ancora a vedere in me qualcosa di
umano” ringhiò
lui avvicinandosi alla ragazza. Silenzio, troppo silenzio.
“Tu riesci a
vederlo?” domandò la vampira, sostenendo quello
sguardo di fuoco. Il viso di
Dan, che fino a quel momento era acceso da una rabbia cieca, si spense
e il
vampiro abbassò la testa. “No, non ci
riesco” disse infine.
Ma
Bianca ci riusciva. Sapeva che sotto quegli occhi rossi c’era
ancora la persona
che amava con tutto il cuore, con tutta l’anima. La persona a
cui sentiva di
appartenere sin dal giorno in cui i loro sguardi, allora spaventati e
fuori
posto, si erano incrociati.
Era
stato sempre amore.
Lo
era ancora.
“Io
lo vedo” sussurrò lei, trovando la forza e il
coraggio di posare la mano ferita
sulla sua guancia. Lui sembrò assaporare quel profumo, ma si
tenne alla larga
cercando di controllarsi. “L’ho sempre visto. Lo
vedrò sempre” concluse.
Poi
annullò qualsiasi distanza, qualsiasi paura.
E
arrivò il bacio che aspettava da tanto tempo. Il bacio del
quale era stata
privata ingiustamente.
Ma
non durò molto: Bianca sentì le sensazioni di
Jack.
Gelosia,
tristezza, stupore. Tutto insieme.
Alla
ragazza si spezzò il cuore nel vederlo così, ma
non sapeva cosa fare. Non
sapeva quale dei due fratelli avesse avuto più bisogno di
lei in quel momento.
E
proprio in quell’istante si accorse di aver creato una vera e
propria
catastrofe.
Una
collisione di cuori.
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Capitolo 16 *** Capitolo 15. Sottoterra. ***
15.
Sottoterra.
La
donna aveva perso i sensi da svariato tempo ormai. Era un po’
troppo vecchia
per avere a che fare con dei vampiri… di solito loro
sceglievano vittime
giovani e di bell’aspetto. Questa
donna
dev’esser stata davvero bella da giovane, constatò
Lena Hawkins mentre
continuava ad osservare l’ultima vittima dei goblin. Proprio
non capiva perché
un uomo illustre come suo padre, che castigava i vampiri per i loro
crimini
ingiusti e per le loro furie omicide, dovesse scendere a compromessi
con esseri
del genere.
Lui
meritava la gloria con gli altri umani, non le fognature condivise con
dei
goblin.
L’unico
vampiro che Lena avesse mai visto in vita sua, era quel mostro dagli
occhi
cremisi che suo padre gli aveva mostrato poche ore dopo la cattura. Era
divorato dalla sete, non riusciva a controllarsi. Suo padre, il giorno
dopo, le
disse di averlo castigato e di voler riservare lo stesso trattamento a
tutti i
vampiri di Roma.
Gli
stessi vampiri che tanto tempo fa avevano preso sua madre.
Gli
stessi vampiri che le avevano rovinato la vita.
Lena
sorrise nel silenzio dei cunicoli.
“Allora
qual è il piano, capo?” domandò Dan
dopo un lunghissimo giro nella macchina di
Beth con Bianca e Jack. La strega fermò improvvisamente la
macchina. Era
completamente buio: nessun umano sano di mente sarebbe andato in quel
posto, ma
i vampiri potevano benissimo vedere che Beth li aveva portati alla
discarica. “La
discarica?” chiese Bianca incredula.
“Sì, qua sotto c’è la via
d’accesso più
facile alle fognature” spiegò risoluta la ragazza
muovendo i fluenti capelli
neri. “Perfetto, andiamo a squartare qualche
goblin” disse Dan mettendo già un
piede fuori dall’auto. “No!”
tuonò la strega. “Abbiamo bisogno di un
infiltrato. Qualcuno che riesca ad eludere…”
“… la figlia del capo” concluse il
vampiro dagli occhi rossi. “Come fai a saperlo?”
azzardò Bianca. “Quando mi
hanno portato lì sotto, lei faceva la guardia ai
prigionieri… Suo padre mi ha
mostrato a lei dopo avermi fatto tutte quelle cose.
Ha detto che io ero il vampiro
cattivo” a Jack si illuminarono gli occhi. Tutti
gli sguardi furono rivolti
verso di lui. “Dan, questa è un’ottima
notizia!” “Ehm… io non
credo…” “Ma
certo! Adesso la ragazza pensa che tutti i vampiri abbiano gli occhi
rossi e
siano… come te” osservò il ragazzo
biondo, compiaciuto di sé stesso. “Quindi
uno di voi potrà scendere là
sotto…” analizzò Beth.
“… E eludere la sua
sorveglianza!” esclamò Bianca soddisfatta.
“Ma il problema è… chi?”
si guardarono tutti per diversi
secondi. “Vado io” disse infine Jack.
“Manderò un messaggio a Bianca quando ci
sarà il via libera” “E cosa ne farai
della ragazza?” gli domandò alla svelta
Dan mentre lui già scendeva dalla macchina.
“Lei… sarà la merce di
scambio” un
sorriso a mille watt illuminò il volto di Jack. Poi
scomparve nella fresca
umidità della notte, pronto ad andare sottoterra.
L’attesa
si stava facendo snervante… Perché suo padre
aveva catturato quella donna? Non
era un vampiro. I vampiri erano mostri, quella era una normalissima
donna di
mezza età. Forse la voleva tranquillizzare, dirle che non
avrebbe mai più
ricevuto attacchi dai vampiri. O magari era una vittima in stato di
transizione
e in quel caso avrebbe dovuto abbatterla. “Ehm…
scusa?” la voce proveniva dalla
fine del cunicolo. Lena si voltò, subito sulla difensiva.
Davanti a lei c’era
un ragazzo di cui riusciva solo ad intravedere i lineamenti,
perché il buio era
così fitto da impedirle di vedere altro. “Penso di
essermi perso… dove sono?”
lei rise. “Oh, ti sei perso di sicuro. Siamo nelle
fognature” “Uh… in questo
caso penso che me ne dovrei andare” “Dovresti
eccome” “Acidina la ragazza?”
“Solo
con i malintenzionati” “Oh tu pensi che io
sia… Oh ma fammi il piacere!” “Allora
dimmi il tuo nome. Voglio sapere chi sei”
“Jack” “Jack cosa?”
“Jack e basta”
silenzio.
“Allora
piacere, caro Jack-e-basta. Vieni alla luce, non mi impressiono. Cosa
sei, un
mendicante? Un vagabondo?” il ragazzo fece un passo verso lo
spiraglio
illuminato. “Veramente… un modello. Ma se ti trovi
più a tuo agio con un
barbone, va bene. Sono un barbone” Lena rimase senza fiato.
Era
bellissimo.
Aveva
i capelli di un biondo scuro, un po’ alzati. I contorni del
suo viso e del suo
corpo erano scolpiti, sembravano quasi levigati in un marmo pregiato e
senza
epoca: dalla mascella squadrata, al naso aristocratico, alle ampie
spalle
muscolose. E i suoi occhi… erano verdi. Verdi come una
foresta tropicale,
impossibile da penetrare a mani nude.
Prese
un respiro.
“Quindi
tu saresti un modello?” domandò Lena cercando di
darsi un contegno. “Sì, mi
pare di averlo già chiarito. E tu
saresti…?” lei gli tese la mano.
“Lena” “Lena
cosa?” “Lena e basta” “Allora a
quanto pare siamo parenti” risero tutti e due.
Era
una ragazza testarda.
Stavano
parlando da diversi minuti ormai e Jack sapeva di averla in pugno,
ormai. Forse
il suo aspetto aveva fatto il settanta percento del lavoro, ma lui ce
la stava
mettendo tutta.
Per mio
fratello.
Per
Ambra.
Per
Bianca.
Quella
Bianca che non sarebbe mai stata sua, ma che avrebbe avuto sotto gli
occhi per
molto tempo ancora. Come poteva continuare ad amarla? Quanto avrebbe
voluto
avere un interruttore per spegnere i suoi sentimenti nei confronti di
quella
vampira. Ma era impossibile. Lei era troppo perfetta per essere
semplicemente
spenta.
Cercò
di concentrarsi sulla sua missione, così
focalizzò la sua attenzione sul viso
della ragazza che aveva davanti. Era semplice: viso ovale, occhi grandi
e
marroni, capelli biondicci. Non era niente di straordinario.
“Oh,
qui sotto non c’è campo”
osservò Jack, cercando di apparire il più ingenuo
possibile. “Se vuoi ti posso accompagnare di sopra”
si offrì lei. Colpita e affondata!
“Sì, mi farebbe
molto piacere Lena-e-basta” così si diressero,
finalmente, all’aria aperta.
“Ma
qui è buio pesto…” “Ah
davvero?” domandò lui. Oh
no! Ho fatto un passo falso. “Certo.
Perché, tu riesci a vedere
qualcosa?” “Assolutamente niente, ma ho la luce del
cellulare” disse tirando
fuori l’iPhone dalla tasca. “Bel
telefono” indicò lei. “Cellulare
aziendale”
spiegò senza mezzi termini Jack.
A:
Bianca Cedric
Da:
Jack
Potete
andare. Io non posso raggiungervi.
Ci vediamo a casa tra un’ora.
“Perché
non puoi raggiungerli?” lui rimase in silenzio.
“Jack, chi è Bianca?” di nuovo
silenzio. Lena fece un passo indietro. Un altro passo. Ma ormai era
caduta
nella trappola. “Sono venuto per vendicare mio
fratello” Jack si parò davanti a
lei con una velocità inumana. La ragazza fece appena in
tempo a vedere e
sentire i canini affilati del ragazzo che le trapassavano la pelle del
collo.
Poi
fu tutto buio.
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Capitolo 17 *** Capitolo 16. Sfiorarsi ***
16.
Sfiorarsi.
The
stars, the moon,
they
have all been blown out,
you
left me in the dark,
no
dawn, no day,
I'm
always in this twilight,
in
the shadow of your heart,
*Cosmic
Love di Florence & The
Machine*
“E
questa è la tua idea geniale? Quel pazzoide ci
starà già cercando… di sicuro ha
messo un microchip anche addosso a sua figlia!” Dan stava
dando di matto mentre
camminava avanti e indietro per tutta la stanza, tenendo gli occhi
puntati
sulla ragazza che lo aveva visto sotto forma di mostro, con il viso
deturpato
dalla sete. Fortunatamente adesso stava dormendo. “Beh,
è comunque un’idea…”
“Oh
certo! Portiamo la figlia dello scienziato pazzo in casa nostra,
beviamo il suo
sangue e leghiamola ad una sedia mentre è ancora
svenuta!” osservò sarcastico
Dan, squadrando il fratello dalla testa ai piedi.
“Okay,
se continuate a discutere, non sapremo cosa dire alla ragazza quando si
sveglierà… e soprattutto cosa faremo di
lei?” intervenne Bianca mettendosi in
mezzo alla zuffa tra fratelli. Tutti e due la guardarono, incapaci di
parlare a
sproposito davanti a lei.
Ambra
si era svegliata da poco e Beth aveva cercato di spiegarle tutto, ma
erano
concetti che lei sentiva del tutto estranei. Ma doveva prendere le
redini della
situazione o non ne sarebbero venuti a capo.
“La
useremo come ricatto” disse d’un tratto.
“Jack, se tu la costringessi a bere il
tuo sangue basterebbe romperle l’osso del collo e lei si
risveglierebbe come un
vampiro… Non penso che il suo papà ne sarebbe
tanto contento” Bianca si
illuminò. “E in cambio della sua salvezza come
umana...” tutti tacquero. “…
Chiederemo la sua vita” concluse Dan prima che la vampira
potesse finire la
frase. “No, Dan! E’ più importante che
tu ritorni come prima” esclamò Beth, che
fino a quel momento era stata in silenzio. “Per poi lasciare
a piede libero
quel pazzo criminale? Per lasciargli trasformare altri in quello
che… sono diventato io?
No” tutti rimasero
incollati a quello sguardo rosso così deciso e fermo da far
quasi paura.
“Allora
è deciso” sentenziò Jack. “Ma
adesso dobbiamo scegliere chi rimarrà qui al suo
risveglio… e chi no”
mentre
pronunciava le ultime tre parole, si rivolse a Dan e Bianca. Loro
fecero
spallucce all’unisono.
“Andiamo
in camera?” domandò Bianca, quasi spaventata della
risposta che avrebbe potuto
ricevere. “Okay” fu l’unica parola di
Dan. “Beth, Ambra?” Ambra scosse la testa
decisa. “E’ un guaio in cui ti sei cacciato
tu… Devi risolverlo. Adesso” Beth
rise e si mise una mano sulle labbra. “Oh, si sta svegliando.
Ti lasciamo solo!”
detto ciò tutti scomparvero dall’ampio salone.
Bianca
e Dan si guardavano.
Si
osservavano, scrutavano l’uno nell’anima
dell’altra sperando che nell’assenza
non fosse cambiato niente. E Dan aveva così tanta paura di
poterle far del male
che si sentì di ritornare al principio, quando lei era
ancora umana per metà,
figlia di un’umana e di un vampiro. A quei tempi, i tempi del
liceo, lui doveva
sempre stare molto attento a come si muoveva, a come la baciava
perché ogni
errore sarebbe potuto essere fatale. In quei momenti - quando lui aveva
troppa
sete e non riusciva a gestirla- loro si sfioravano. Era qualcosa che si
sarebbe
potuto considerare insulso o poco sensuale. Ma solo Dan e Bianca
sapevano quanto in realtà quel gesto fosse profondamente
intimo. Si sfioravano
per venire a contatto con l’anima dell’altro, per
sentirne almeno un po’ i
sentimenti. Non sempre ci riuscivano, ma quando accadeva era qualcosa
di unico.
Così
Dan decise di sfiorarla.
E
stavolta sentì tutto: la paura -
non
del mostro che era diventato ma di perderlo- si insinuava nei pensieri
di
Bianca continuamente così come l’amore,
così
grande e forte da non avere confini, da non avere limiti. E infine la felicità che era sopravvenuta
a tutto il
resto in quel semplice contatto.
“Te
ne andrai di nuovo? Quando tutto questo sarà finito,
intendo” silenzio. La
ragazza non si aspettava una risposta… Forse un bacio, un
gesto. “Okay, questo
mi è sufficiente” fece per alzarsi e andare nel
bagno confinante con la camera
da letto, ma Dan la prese per il polso. In quel momento, il vampiro
sentì il
sangue pulsare sotto la pelle di Bianca ma si trattenne.
“Resta con me. Ti
prego” la sua voce, sempre decisa e forte, a quel punto era
rotta dal pianto.
Una lacrima scese lungo la guancia di Dan Silva, troppo veloce
perché lui la
potesse trattenere.
Venne
raccolta con un lieve bacio.
“Lascia
che io compensi la tua sete” la ragazza si sedette sul letto
e scoprì
lievemente il collo. “Non posso…”
sussultò lui, pervaso dall’odore del sangue.
“So
che non mi farai del male” Dan si avvicinò con
circospezione. “Se fosse l’unico
modo per tenerti in vita, mi lascerei anche consumare da te”
continuò lei
reclinando il collo. “Fallo. Non abbiamo tutto il tempo che
pensi, sai?” un’altra
mossa verso Bianca.
E
affondò i canini.
Sentì
il sapore del suo sangue: dolce e speziato esattamente come se lo
ricordava.
Sentì il suo gemito, il suo trattenere il dolore fino alla
fine.
Vivimi,
assaggia la mia anima gli comunicò lei
mentalmente.
E
a Dan sembrò che non esistesse più niente:
né la ragazza svenuta dall’altra
parte dell’appartamento, né il pazzo che lo aveva
trasformato in un mostro.
C’era
solo il loro amore rischiarato dalla luna di Roma.
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Capitolo 18 *** Capitolo 17. Anima gemella ***
17.
Anima Gemella.
Un'anima gemella è chi
ha serrature ove
entrano le tue chiavi e chiavi che aprono le tue serrature.
Quando
ci
sentiamo abbastanza sicuri da aprire i lucchetti, i nostri
più veri e veraci
noi stessi escono fuori e noi possiamo essere completamente e
sinceramente chi
siamo. Possiamo essere amati per chi siamo e per quello che fingiamo di
essere.
Ciascuno svela la parte migliore
dell'altro.
Paulo
Coelho
Si
stava svegliando.
Jack
la osservò con grande attenzione: notò le ciglia
che erano una mezzaluna
perfetta, la bocca a forma di cuore, l’espressione rilassata
del viso.
Espressione che cambiò appena gli occhi dell’umana
riuscirono ad incontrare
quelli del vampiro. Tentò di urlare, ma lui le fece cenno di
stare in silenzio.
Non servì altro.
“Sei
un vampiro? Perché i tuoi occhi non sono rossi? Mio padre vi
troverà. E vi
ucciderà tutti” era furiosa. “Lena,
calmati. Non vogliamo farti del male… noi
non volevamo ricorrere a questi metodi” i suoi occhi marroni
si fecero grandi
per la paura. “Hai mai pensato a… vivere per
sempre” la ragazza sussultò,
cercando di scappare. Ma non poteva, era legata ad una sedia.
Cercò di tastarsi
i due forellini che era sicura di avere sul collo. “Adesso
sono un vampiro?”
strano, lei non si sentiva affatto diversa. Jack rise. Era la stessa
risata che
la aveva attirata diverse ore prima. “No, non lo sei. Tuo
padre verrà a
prenderti e a quel punto dovrà scegliere tra te e lui, ma il
mio compito è
prepararti a qualsiasi sia la sua scelta” il vampiro prese un
respiro. “Ti
spiegherò tutto, ma prima dimmi… cosa ne pensi
dell’immortalità?” “Penso che
non la vorrei passare come un mostro” ringhiò lei.
“Penso che tu non abbia ben
capito chi è veramente il mostro in questa
situazione… Io ti sembro un mostro?”
le domandò Jack indicando il suo viso. “No, ma
questo non significa che tu non
lo sia… Sennò perché mi avresti
morsa?” lui rise ancora una volta. “Per
metterti al tappeto… sei una tipetta dura, sai?”
lei annuì, quasi compiaciuta.
Si divertiva così tanto con quel ragazzo che quasi si
scordava di stare
parlando con un mostro senza anima che poche ore prima le aveva
succhiato il
sangue.
“Okay,
se la pensi così fa piuttosto schifo anche a me, ma ci tengo
a farti sapere che
io non sono diventato un… mostro,
come dici tu, per scelta. Ero morto e mio fratello mi ha
trasformato” la storia
si stava facendo interessante. “Quindi tu sei un
cadavere?” “Se la vuoi vedere
sotto questa prospettiva… Sì, forse. Ma il mio
cuore batte esattamente come il
tuo” disse toccandosi il petto. “Quando sei
morto?” “Sei sicura di volerlo
sapere?” “Non ne sono sicura… ma tanto
sono in trappola” “Allora… Sette agosto
1456” Lena sbarrò gli occhi. “Che
c’è? Sono troppo vecchio per i tuoi
gusti?”
inaspettatamente, anche la ragazza si mise a ridere. E’
così solare che, anche quando è presa in
ostaggio, riesce a flirtare
con qualcuno pensò Jack scrutando quel viso
così semplice, ma che in quel
momento gli sembrava così radioso.
Cosa ti
sta prendendo, Jack. Tu ami Bianca! Era una seccante voce nel suo
cervello.
Ma
quella ragazza gli piace… Sì, Jack! Ti piace
Lena!! Questa voce era più
acuta e
trillante.
Ma Lena
è la figlia di uno psicotico che ha trasformato tuo
fratello in un mostro, ricordi?
Però
se sapesse tutta la verità, magari cambierebbe
opinione. E’ simpatica. E carina!
E cosa
farai adesso? La userai per dimenticare Bianca?
Magari
non serve usarla. Magari si innamora davvero.
E questo
significherebbe condannarla ad un’esistenza
immortale…
“Ehi?
Sei ancora tra di noi?” domandò d’un
tratto Lena. “Uh… come? Ah sì, scusa.
Stavo solo pensando” “A cosa?”
“All’essere immortali. Al dover passare tutti
questi anni senza mai crescere, senza vedere la prima ruga che ti solca
il viso…
Ti sembrerà una cosa stupida, lo so, ma quando si vive per
sempre si arriva a
desiderare anche la vecchiaia. Del resto noi non siamo molto diversi
dagli
umani. Desideriamo sempre ciò che non possiamo
avere” lei sembrò colpita da
quel discorso. “Ma… magari passare
l’eternità con una persona a cui tieni
davvero non è così male” “Oh,
non è male solo se puoi avere quella persona. Se
invece è irraggiungibile, tu cosa faresti? Rimarresti in
silenzio a vederla vivere?”
Lena scosse la testa. “Non lo
so, non mi è mai capitato… Sono sempre stata
assorbita dal lavoro di mio padre,
dal suo continuo trafficare e infine dalla morte di mia
madre” “Come è morta?”
“L’ha
uccisa un vampiro” “Ah”.
Silenzio.
“Mi
dispiace… ma non tutti i vampiri sono come quello. E ritorno
a dire che siamo
come gli umani: ci sono vampiri buoni e vampiri cattivi. Penso che sia
una
legge universale, non cambia a seconda della specie”
“Ho visto un solo vampiro
in vita mia… qualche tempo fa. Lo aveva catturato mio padre
ed era mostruoso.
Lui era cattivo di certo” “Penso di aver capito a
chi ti stai riferendo” “Lo
conosci?” “Più di quanto tu possa
immaginare, ma non è cattivo. E' stato tuo
padre a renderlo così” Lena si sentì
offesa. “Mio padre? Lui non lo farebbe mai”
“E invece è quello che sta facendo. Ancora, ancora
e ancora” lei scosse la
testa. “E’ impossibile. Lui lavora per eliminare i
vampiri malvagi, non per crearne
di nuovi” “Lena, mi devi ascoltare. Tuo padre sta
creando un nuovo tipo di
vampiri. Vampiri che bevono il sangue dei loro simili ed è
qualcosa di
estremamente pericoloso perché si altererebbe
l’equilibrio alimentare che c’è
sempre stato tra le nostre razze” “E tu lo chiami
equilibrio? Mia madre,
dissanguata sul tappeto di casa nostra è sempre parte di
questo equilibrio alimentare
di cui vai blaterando?” urlò lei in preda alla
rabbia. Jack prese un respiro.
Guardò quegli occhi che si rifiutavano di capire.
“So
che per te può essere difficile comprenderlo, ma i cattivi
non siamo noi. E io
non voglio più usarti come ostaggio: vuoi andartene? Fai
pure” non poteva
credere a quello che stava dicendo, ma non poteva neanche somministrare
il suo
sangue a quella ragazza.
No,
non una semplice ragazza.
Lena.
E
fu nel preciso momento in cui si mise a slegare le corde che la
intrappolavano,
nell’istante in cui incrociò gli occhi color
cioccolato di Lena, che capì di
aver avuto un colpo di fulmine.
No!
Non poteva essersi innamorato di una ragazza che conosceva da poche
ore, eppure
si sentiva legato a lei da un filo invisibile e, ovunque fosse andato,
il
ricordo di quella ragazza incontrata quasi per caso lo avrebbe
perseguitato.
Non era come ciò che provava per Bianca. Era qualcosa di
più profondo e
mistico. Qualcosa di cui aveva sentito parlare solo nei vecchi tomi di
magia e
occulto.
Il
principio delle anime gemelle.
Quando
lei fu libera si guardarono, incapaci di fare altro. Poi Lena rivolse
un’ultima
occhiata verso la porta, verso la sua via per la libertà. Se
in quel momento
poteva scappare, allora perché non si sentiva salva?
Perché si sentiva più in
trappola di prima? Mosse un passo, due passi, tre passi… Ma
più si allontanava,
più sentiva la sua schiena tendersi, come se
l’elastico che la legava quel
punto esatto dell’universo avesse smesso di allungarsi. Era
tutto così strano…
Doveva andarsene, prima che fosse troppo tardi per ripensarci.
Aprì la porta e
la richiuse dietro di sé, sentendosi vuota, esausta.
Poi
iniziò a correre, sempre più velocemente nello
spasmodico desiderio di arrivare
alla salvezza. Una salvezza che non giunse mai, nemmeno quando
arrivò alle
porte delle fognature, dove suo padre la accolse chiedendole dove era
stata e
giurando di vendicarsi di quella cricca di vampiri.
Jack, pensava intanto lei.
Aveva
iniziato a piovere.
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Capitolo 19 *** Capitolo 18. Tutti amano il proprio carnefice. ***
18. Tutti
amano il proprio
carnefice.
Baciami ancora, e non lasciarmi
vedere i
tuoi occhi.
Io ti perdono per quello che hai
fatto a
me.
Io amo il mio carnefice.
*Cime
Tempestose di Emily
Bronte*
Quella
sera, ognuno nell’appartamento amava il proprio carnefice.
Bianca,
che stava sdraiata sul letto della sua camera e non le importava se Dan
l’avrebbe
prosciugata o meno. L’importante era stare con lui in quel
momento.
Jack,
che era ancora seduto sulla sedia a guardare la porta in attesa che lei
tornasse in compagnia del suo carissimo papà pronto a
uccidere lui e qualsiasi
persona nel giro di un miglio. Pensava al momento in cui si era
richiusa la
porta alle spalle, pronta a scappare.
Ma
chi soffriva di più: il carnefice o la vittima?
Dan
era consapevole del fatto che stesse facendo uno sbaglio madornale, ma
non
riusciva a smettere. Sentiva il sapore del sangue sulle labbra, si
sentiva vivo
come non lo era stato da due settimane o anche più. Voleva
scappare, andarsene
e salvare la vita alla sua Bianca che non aveva neanche la minima idea
del male
che lui avrebbe potuto farle.
Lena
era seduta nell’auto di suo padre, pensando sempre alla
stessa cosa o meglio
alla stessa persona: Jack. Sarebbe morto? Certo. Lei continuava a
odiare i
vampiri? Ovviamente. E allora perché sentiva una stretta
allo stomaco così
forte da toglierle il respiro? Perché era sicura che quello
che stava per fare
insieme a suo padre fosse estremamente sbagliato?
Allora
pensateci, lettori.
Chi
è il vero carnefice e chi la vera vittima?
Forse
la verità è che in amore siamo tutti assassini e
assassinati gli uni degli
altri: dipende dalla prospettiva.
L’amore,
quello vero, è capace di uccidere.
E’
capace di deturpare la vita quasi a renderla irriconoscibile.
Ma
è il vero amore, solo quello, a poter risanare le ferite che
ha inferto ad
ognuno dei nostri fragili cuori in balia della corrente, spesso sotto
il
crudele giogo della mente.
E
cosa succede agli amanti e ai loro carnefici una volta che hanno
realizzato
cosa stanno facendo? Questo.
“Basta!”
sussultò Dan con la bocca ancora intrisa di sangue. Ma si
accorse che Bianca
non lo stava ascoltando. Perché era priva di sensi.
“Oddio, Bianca! Svegliati,
ti prego” esclamò strattonandola. La paura gli
attanagliò lo stomaco con una
stretta che, in altre condizioni lo avrebbe fatto morire. Ma in quel
momento
era pieno di Potere: poteva riparare il suo sbaglio. Con un gesto
fulmineo,
incise il suo polso con un’unghia e, mentre il sangue
scorreva denso e scuro
sulle lenzuola, avvicinò la ferita a Bianca e le fece bere
il suo prezioso
sangue. Il sangue di un vampiro diverso. Il sangue che
l’avrebbe salvata dalla
morte certa che la attendeva. La sua pelle ricominciò a
prendere colore e il
vampiro tirò un sospiro di sollievo. Aveva quasi rischiato
di perderla.
E
il carnefice era diventato un salvatore.
Dall’altra
parte della città, sotto una pioggia battente, Lena Hawkins
capì di dover
intervenire. Di dover credere in Jack e non in suo padre.
“Papà, cos’avevi
fatto al vampiro che mi hai mostrato settimane fa?”
“Niente. Loro sono mostri” “Ho
bisogno di sapere la verità. Su tutto”
“Oh la scoprirai tesoro. La scoprirai
molto presto” silenzio. Suo padre aveva torto: di questo ne
era certa. Non
poteva mettere in pericolo Jack o avrebbe messo in pericolo
automaticamente
anche sé stessa. “NO!” urlò
frapponendosi tra suo padre e il volante, cercando
di evitare una tragedia con un’altra tragedia.
L’auto
sbandò, andando a sbattere contro il muro di un vicolo. Dopo
l’urto, tutto
rimase immobile, silenzioso e insopportabile.
E
la carnefice di qualcuno era diventata la carnefice di sé
stessa.
Ma
l’amore non è destinato a finire così.
No di certo.
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Capitolo 20 *** 19. Immortali. ***
19.
Immortali.
La morte è spaventosa,
ma ancor più
spaventosa sarebbe la coscienza di vivere in eterno e di non poter
morire mai.
Anton
Cechov
Ci
sono due modi per diventare immortali.
Il
primo, nonché il più nobile, consiste nel fare
qualcosa di davvero grandioso, dare
a chi verrà dopo di te un motivo per ricordarti in eterno. E
stai certo che la
tua immagine non scomparirà mai veramente, neanche quando
sarai morto da cento
anni. Non importa che ciò che hai fatto sia bello o brutto,
ma dev’essere
diverso da qualsiasi cosa prima di esso.
Il
secondo metodo, è più facile: basta morire. Non
devi aver fatto un gesto per il
quale dovrai essere ricordato… devi solo avere la fortuna di
incontrare un
altro immortale, disposto a donarti il suo sangue e a spiegarti a cosa
vai
incontro.
In
tutti e due i casi però, non è detto che si
voglia diventare immortali. A volte
si tratta solo di destino: lo stesso destino che fa incrociare il tuo
sguardo con
lo sguardo di un passante, lo stesso che ti fa vivere, morire, tornare.
E’
questo ciò cui pensava Lena Hawkins, incastrata tra il
sedile anteriore della
macchina e una montagna di mattoni. Sapeva di avere i minuti contati,
che non avrebbe
mai scoperto la verità. Se ne sarebbe andata
così, senza che nessuno la
ricordasse perché, nonostante avesse fatto qualcosa di
davvero grandioso,
nessuno lo avrebbe mai saputo.
A
meno che…
Jack! pensò, al culmine delle
sue forze.
Jack,
Jack, Jack! lo
pensò con potenza, ricordò il suo viso spigoloso,
i
suoi occhi, il suo sorriso. E il pensiero rimbalzò.
Ritornò da lei come un’onda
d’urto.
Lui
l’aveva sentita. Ora la sua vita era nelle mani di un
vampiro. Sarebbe stato
così tanto in collera da lasciarla morire o
l’avrebbe salvata? Le restavano
pochi minuti.
Jack! Era la voce di Lena.
Era
riuscita a contattarlo ed era in pericolo.
Jack
non sapeva come faceva a sapere queste cose, ma ne era certo
così come era
certo di amarla. Certe volte, pensò,
non bisogna stare a ragionare sulle cose ma
semplicemente viverle. Senza paura, senza rimpianti. In quel
momento
irruppero nella stanza Dan e Bianca, che nel frattempo si erano
cambiati dei
panni sporchi di sangue pronti ad affrontare la battaglia imminente. In
precedenza, Jack aveva spiegato loro delle anime
gemelle, di quel momento che gli era bastato per capire che
lui e Lena
erano fatti per stare insieme e di come poi lei era scappata.
“Lena! Lei ha
bisogno del mio aiuto” Bianca si fece subito preoccupata.
“Jack, potrebbe
essere una trappola” spiegò Dan per lei. “Fanculo alle
trappole” urlò lui imboccando l’uscita.
Dan
e Bianca non poterono far altro che seguirlo.
Intanto
Jack correva. Seguendo il suo istinto, contro ogni logica, lui era
sicuro di
sapere dove si trovava in quel momento Lena. E più la
distanza si accorciava,
più sentiva l’elastico rilassarsi e ritornare al
proprio posto, così come il
cuore del ragazzo vampiro. Inizialmente, suo fratello e Bianca fecero
una gran
fatica a seguirlo ma poi riuscirono a captare i suoi spostamenti e se
la
presero comoda.
Il
ragazzo arrivò in un vicolo cieco: era lì.
“Lena!” esclamò vedendo la macchina
sfasciata contro il muro. Sentì solo dei mormorii sommessi.
Si diresse subito
in quella direzione e aprì il portellone schiacciato della
macchina.
Dentro
c’era un mare di sangue. E due corpi. Uno dei due doveva
essere quello del
padre di Lena, ma era irriconoscibile… e morto. Jack
però sentiva ancora il
battito del cuore di Lena: non era troppo tardi. Poteva portarla
all’ospedale e
lei sarebbe rimasta umana.
“No,
fratello. Non sopravvivrà così a lungo. La devi
trasformare” Jack entrò nel
panico. “Ma… io non posso. Lei… non
vorrebbe” Lena respirò. Più che un
respiro
fu un lungo sospiro. “J-jack…” lui
sbarrò gli occhi e le prese la mano. “Q-qualsiasi
p-pos-sto con t-te… va b-bene” poi chiuse gli
occhi. “Sbrigati, Jack” lo incitò
Bianca.
Lui
si incise il polso.
La
fece bere.
Ad
un certo punto lei tossì, ma lui la strinse nel suo
abbraccio. “Sshh… Va tutto
bene adesso. Tutto andrà per il verso
giusto…” a quelle parole, Lena sorrise.
E
sorrisero tutti in quel vicolo buio.
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Capitolo 21 *** Epilogo ***
Epilogo
California, tre mesi dopo.
Bianca
non si era mai sentita meglio in vita sua: sole, mare, granite alla
menta e…
Dan. Quel ragazzo in costume da bagno era qualcosa di spettacolare. I
suoi
occhi avevano ripreso il loro normale colore azzurro ghiaccio dopo
qualche
settimana dall’accaduto. A quel punto, avevano celebrato le
nozze. Sì, le nozze
che non erano a riusciti ad avere prima.
Ed
era stato tutto bellissimo.
Come
previsto, la testimone di nozze di Bianca fu Ambra e quella a ricevere
il
bouquet fu ovviamente Beth che fece una delle sue danze trionfali da
ricordare.
E
a quel punto si stavano godendo il viaggio di nozze in una California
assolata
e rilassante. Bianca aveva perso l’occasione di pubblicare il
suo libro presso
quell’editore, ma la sua passione per la scrittura ebbe la
meglio e in un mese
riuscì a trovare un altro editore disposto a pubblicare il
suo nuovo scritto: Forever Friends. Indovinate
un po’ di
cosa parlava? Di tutto! Ma ovviamente, nella vita reale, i vampiri, i
goblin e
gli scienziati pazzi non esistono perciò il suo libro
diventò un grande fantasy
che nessuno avrebbe immaginato essere la realtà.
“Tesoro,
c’è posta per noi!” la voce di Dan la
distolse dai suoi ragionamenti. Si
diedero un lieve bacio e poi scartarono le lettere, una ad una.
A:
Bianca Cedric e Dan Silva
Da:
Jack Silva e Lena Hawkins
Ciao
californiani!
Come
va il vostro fantastico viaggio di
nozze? Noi due siamo sicuri che sia un successone. Qui a Roma la vita
passa un
po’ monotona, ma siamo insieme: questo è
l’importante. Lena si sta abituando a
bere normalmente, una volta al giorno. Ah, e vedete di tornare presto
perché il
diciotto settembre ci sarà una nuova coppia di marito e
moglie… noi! E, Dan…
siamo riusciti a vendere l’appartamento. Ne abbiamo trovati
altri due
confinanti, molto carini che si affacciano su Piazza del Popolo. In
allegato ci
sono le foto… fateci sapere presto cosa ne pensate!
“Si
sposano!” squittì felice Bianca.
“E’ una bellissima notizia, ma questo
significa che… dobbiamo tornare a Roma” disse Dan
mettendo il muso per finta.
A:
Bianca Cedric
Da:
Beth Swann
Ehi,
amica mondana!
Ti
volevo solo far sapere che sarò in California
per qualche giorno… precisamente dal ventotto agosto al
trenta. Dato che dopo
dovrai tornare anche tu, pensavo che potremmo prendere lo stesso volo.
Ah, a
patto che tu e Dan non vi mettiate a fare sesso selvaggio davanti ai
miei
occhi!
Baci
baci!
“Uh
beh… non le posso garantire niente” sorrise
malizioso Dan. “Scemo!” rispose
Bianca stampandogli un bacio a fior di labbra.
A:
Bianca Cedric
Da:
Ambra Roth
Cara
Bianca,
so
che non dovrei scriverti lettere
strappalacrime quando sei in viaggio di nozze ma stavo solo pensando a
quanto
sono felice che siamo tornate come eravamo una volta. Sono felice per
te e Dan:
questo viaggio ve lo meritavate! Dopo tutto quello che è
successo era
decisamente il minimo e vi auguro tutta la felicità
possibile. Ti domanderai:
perché Ambra scrive questa lettera? Beh, innanzi
tutto… ci trasferiamo.
Raffaele ha trovato lavoro a Singapore e non può perdere
questa occasione. So
che i primi tempi saranno duri, soprattutto perché stare
lontana da te, Beth,
Dan, Jack e tutti gli altri sarà molto difficile e mi
metterà alla prova. So
che adesso penserai: “Ma come… Ho ritrovato
un’amica e l’ho persa tre mesi
dopo?!”. Tuttavia, ti assicuro che non è
così. Mi hai ritrovata. Per sempre. E
ti giuro che la nostra amicizia sarà eterna, così
come il tuo amore per Dan.
Sul
volto della vampira, prima apparve un sorriso e poi
un’impalpabile,
impercettibile lacrima.
E
cosa mi direste se io vi rivelassi che, il libro scritto da Bianca
Cedric,
altro non è che ciò che avete letto finora?
Sogni
d’oro, miei cari lettori e ricordate che nessun mostro vi
verrà a far visita la
notte…
Sempre
che voi non lo vogliate.
Bianca
Cedric
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Capitolo 22 *** E ora... Rullo di tamburi... I ringraziamenti!! ***
Ringraziamenti
Eccoci
qui: siamo giunti al termine di questa avventura. E’ stata
una avventura che ha
rallentato all’inizio, ma che poi abbiamo ripreso con
passione negli ultimi tre
giorni. Ero così emozionata all’idea di finire la
fiction che non mi sono
staccata neanche un momento dal computer… Così
è finita.
Vorrei
cogliere l’occasione per ringraziare di cuore coloro che mi
sono stati accanto
come Frandra
che avevo precedentemente citato e kiriko che, anche se
è arrivata in
ritardo, ha partecipato attivamente alla mia fiction. Grazie! Se ho
finito, lo
devo a voi e ai vostri continui commenti che mi hanno emozionata sul
serio. Spero
che voi vogliate seguire anche le mie altre fiction! Baci, baci! E che
questo
sia solo un arrivederci, non un addio.
P.S:
Vedete di farvi vive perché mi mancheranno i vostri
commentini… J
Blue
Flower
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