Yes, i'm your destiny

di AnImoR_7
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 Prologo ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 Angelo Custode ***
Capitolo 3: *** Cap. 3 Il guardiano del bosco ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 Promessa ***
Capitolo 5: *** Cap. 5 Rivelazioni ***
Capitolo 6: *** Cap. 7 Chi sei tu... ***
Capitolo 7: *** Cap. 6 Dolcissimo guaio ***
Capitolo 8: *** Cap. 8 Il tuo destino ***
Capitolo 9: *** Cap. 9 Tre volte sì ***
Capitolo 10: *** Cap. 10 Innamorati ***
Capitolo 11: *** Cap. 11 S U A ***
Capitolo 12: *** Cap. 12 V I P E R A ***
Capitolo 13: *** Cap. 13 Mostro ***
Capitolo 14: *** Cap. 14 Yes i'm your destiny ***
Capitolo 15: *** Cap. 15 SPACCA NASO ***
Capitolo 16: *** Cap. 16 Prima volta ***
Capitolo 17: *** Cap. 17 Complotti & Scoperte ***
Capitolo 18: *** Cap. 18 Romeo & Giulietta ***
Capitolo 19: *** Cap. 19 Lupi e addii ***
Capitolo 20: *** Cap. 20 Per sempre, Ed ***
Capitolo 21: *** Cap. 21 Il Vincitore ***
Capitolo 22: *** Cap. 22 La voce del cuore ***
Capitolo 23: *** Cap. 23 Indovina chi viene a pranzo.. ***
Capitolo 24: *** cap. 24 Preludio ***
Capitolo 25: *** Cap. 25 Bella:Jessica loves Jacob? ***
Capitolo 26: *** Cap. 26 Guerra! ***
Capitolo 27: *** Cap. 27 Ultimatum ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 Prologo ***


Cap.1 13 Settembre, la svolta Premessa, ho una fifa blu. Fatta questa premessa vi dico che ho deciso di imbarcarmi in questa nuova avventura, e l'ho deciso così di punto in bianco, una mattina mentre mi truccavo in bagno, ma sarai matta? Si l'ho pensato anch'io, ma ho pensato pure che al momento mi andava di assecondare questa pazzia...così ecco qua.
Dunque si tratta di questo: e se Edward avesse conosciuto Bella il giorno stesso della sua nascita, perchè Alice giura che sarà lei un giorno la donna della sua vita. E Bella una volta grande sarà d'accordo con questa teoria? Non scrivo altro, se vi va leggete e vi prego perdonatemi se ho massacrato un testo "sacro".
Grazie
R.



 
CAPITOLO 1

13 Settembre, la svolta.

Pov Edward




                                                   

"Edward...Edward apri gli occhi ti prego, ti prego fallo per me"

La voce di mia sorella era scossa dai singhiozzi, pianto senza lacrime per noi vampiri, ma sempre pianto era.
Sempre manifestazione di dolore e sofferenza, anche se nessuna goccia d'acqua salata bagnava il nostro viso. Ed Alice mi pregava, mentre la sofferenza l'attanagliava, voleva che aprissi gli occhi, voleva che le dessi un segno che la rassicurasse, che le facesse capire che ero  ancora presente a me stesso, e non in preda alla pazzia, perchè questa era la sua più grande paura. Voleva un barlume di speranza a cui appigliarsi, che le facesse credere che tutti i suoi tentativi di riportarmi alla "vita" non fossero stati vani, sempre se vita poteva essere considerato l'insulso incedere del mio tempo.

"Alice, per favore smettila"fu tutto quello che riuscii a dire per tranquillizzarla, null'altro perchè io per primo desideravo starmene lì, senza nessuno, avevo scelto coscientemente di crogiolarmi da solo nella mia pena.

"Oh Edward, apri gli occhi guardami" insistette e così all'ennesima pietosa richiesta decisi di aprire gli occhi. Quella voce implorante era pur sempre di mia sorella, e alla fine l'accontentai.

Povera Alice, il suo bekl viso era distrutto dal dolore; i singhiozzi continuavano a scuoterle il viso cereo ma pur sempre bellissimo. Lei più di tutti dei membri della mia famiglia, era quella di cui sentivo la mancanza, perchè sapeva capirmi, riusciva ad essere partecipe della mia sofferrenza e percepire il mio disagio come nessun altro.

Da mesi ormai avevo deciso di trascorrere in solitudine i miei giorni, vagando per i boschi, nutrendomi di tanto in tanto e prendendo periodicamente in affitto qualche stanza d'albergo per ripulirmi e riposare in un letto asciutto. I miei genitori adottivi, Carlisle ed Esme Cullen, avevano cercato in tutti i modi di lenire il mio dolore così come i miei fratelli, ma io proprio non riuscivo ad accettare quell'insopportabile tarlo nella mia testa chiamato solitudine. L'ospite indesiderato che prepotentemente aveva preso dimora nel mio corpo e nel mio animo, semmai ne avessi avuto uno. Ero l'unico della famiglia che non aveva una compagna, qualcuno con cui condividere l'eternità a cui ero destinato, qualcuno che comprendesse quanto fosse difficile accettare la mia natura, per questo soffrivo, e per questo mi sentivo tanto solo.
Sebbene io avessi provato a cercarla una compagna, mai nessuna fanciulla aveva risvegliato in me un qualsiasi tipo di sentimento, neppure una simpatia, un guizzo, un lampo emotivo, mai. E dopo tutti quegli anni, mi ero stufato di aspettare e sperare che questo ipotetico qualcuno arrivasse più a rischiarare il buio del mio mondo, fatto solo di notti infinite.
L'unica che non si arrendeva era Alice, mi ripeteva come una cantilena che "lei" sarebbe arrivata, sarebbe nata apposta per me, figuriamoci ... "l'ho vista nelle mie visioni". Perchè lei, mia sorella, era capace di scorgere il futuro anche molto prossimo, se pur incerto, ossia in qualsiasi momento il protagonista delle visione poteva, suo malgrado cambiare l'evolversi degli eventi, la rotta del destino.

"Il destino ha già deciso tutto Ed, è solo questione di tempo"  Già il destino, io non ero sicuro che realmente il fato segnasse la vita della persone, ma mia sorella ne era assolutamente convinta. "La sua natura, almeno all'inizio sarà umana, ma poi al momento giusto si unirà a noi"

Io l'ascoltavo scettico e comunque per quanto noi vampiri fossimo per indole egoisti, non me la sentivo di privare un'umana della sua vita solo per guarire me, un mostro, dalla sua insana smania di avere una compagna. Perchè l'unico modo per un'umana di unirsi ad un mostro era perdere la propria condizione di nascita, la propria essenza. In parole povere doveva morire.
Così un giorno di fine estate, allo stremo della sopportazione, mi rintanai da solo nei fitti boschi dell'Alaska.

"Edward devo parlarti" Alice mi afferrò un braccio "è importante sul serio, ascoltami" ma io voltai il viso altrove continuando a stare disteso ed immobile come solo noi non morti sappiamo fare. 

"Lasciami in pace Alice, davvero io non..."

"Tu non capisci" m'interruppe "lei è nata è nata finalmente"

"Cosa? Non può essere"
 

"A Forks nello stato di Washington, stamattina alle cinque e diciassette minuti, pesa tre kili e settecentro grammi. Mamma e figlia sono in ottima salute. Vieni ti porto da lei"


"Ma dici sul serio?"
ero incredulo. Per decenni avevo atteso che Alice pronunciasse quelle parole, ed adesso che lo aveva fatto, non riuscivo a crederlo.

"Sì" ribadì commossa "dico sul serio, adesso non sei più solo Edward. La tua solitudine è finita" involontariamente accennai un sorriso, era incredibile, dopo mesi o forse anni sorridevo.

"Ma come fai ad essere sicura che sia lei Alice? E' troppo piccola;, tu hai visto il suo volto da adulta?" 

"Sì e no ..."

"E se ti sbagliassi?"

"NO è lei ne sono assolutamente certa" 


"Alice ..." mugugnai "io non so se sia giusto, insomma lei è umana"il debole senso di colpa tornava a fare capolino nella mia testa, da quando poi ero in grado di provarlo? La notizia appena ricevuta poteva davvero dare una svolta alla mia misera esistenza ed io mi sentivo in colpa?

"Sai che è giusto Edward!" ribattè Alice "e comunque sappi che non sarai tu a costringerla"

"Mi amerà alla follia appena getterà uno sguardo sogmeto su di me?"
Ironizzai.

"No, semplicemente perchè è scritto nel suo destino. Tu sei il suo destino"


I miei occhi vagarono nel vuoto qualche secondo. "Cosa devo fare?" Mi tormentai, se l'avessi vista forse poi non sarebbe stato facile rinunciare, e questa certezza mi fece titubare ancora di più. "E' un'umana piccola piccola, che effetto può mai farmi? Nessuno può innamorarsi di qualcuno appena nato, e poi i loro tratti sono pressochè uguali, per tutti."
Queste considerazioni misero a tacere gli ultimi dubbi e annullarono ogno remora, avrei accontentato mia sorella, si era data così tanta pena per me! Almeno questo glielo dovevo. "Solo uno sguardo" promisi a me stesso "e poi sarei ritornato alla mia pseudo vita"

"D'accordo, verrò a darle un'occhiata, ma non aspettarti nulla da me, poi dovrai lasciarmi in pace, d'accordo?"

"Siii" trillò pazza di gioia per la stanza mia sorella. Dopo giorni o forse settimane mi alzai dal giaciglio della mia sofferenza e la seguii.

*****

Un'ora dopo a Forks.

"Forks piccola cittadina di duemila anime, immersa quasi tutto l'anno sotto una coltre di nuvole e pioggia". 

Questo era quello che recitava il cartello di presentazione all'ingresso della contea, e ad essere sinceri non è che fosse molto allettante come descrizione per il visitatore. "Stranezze umane" conclusi.

"Destino benevolo" invece disse Alice guardando il cielo plumbeo che ci accolse, semmai in un futuro prossimo avessimo deciso di trasferirci in quell'angolo degli Stati Uniti, questo clima sarebbe stato l'ideale per noi, in considerazione del fatto che i raggi solari rivelavano la nostra vera natura. Ci illuminavamo come un'insegna al neon purtroppo, nulla poteva tenerci al sicuro dal sole.

"Saliamo per di qua" giunti a destinazione mia sorella indicò il muro esterno dell'edificio "quarto piano, ho visto, dormono. Non c'è nessun in camera oltre mamma e figlia" Annuii e le feci segno di salire per prima. Alice con la sua solita grazia balzò sul primo cornicione e poi s'inerpicò scrisciando in verticale sulla pancia, proprio come un serpente. Io la seguì. La finestra della stanza in questione era socchiusa e entrare senza fare il minimo rumore fu un gioco da ragazzi. Mia sorella entrò danzando sulle punte, io la raggiunsi subito dopo felpando i miei passi come un felino.

Una volta dentro la prima cosa che mi colpii, fu uno strano odore anzi un delizioso odore, e capii provenire proprio dalla bambina. Ebbi quasi l'impressione che una nuvola di questa essenza stazionasse proprio sopra alla sua culla. Lo paragonai per eccellenza alla crema di vaniglia che da piccolo mia madre, la mia vera madre, nell'altra mia vita, mi preparava alla Domenica. Analizzandolo più a fondo c'era anche un vago sentore di fiori di campo, margherite forse o ... non seppi identificarli, l'unica cosa certa fu che ne rimasi estasiato.

"Oh Edward quanto è bella" Alice si era fiondata accanto alla culla e giungendo le mani all'altezza del petto sembrava quasi recitare una muta preghiera di ringraziamento a quel piccolo esserino. I suoi occhi ridevano di felicità.


                                           

A memoria, l'unica altra volta in cui ricordavo mia sorella così felice era il giorno del suo matrimonio con Jasper, quindi circa trent'anni prima. Vederla di nuovo così gioiosa mi fece sentire bene.

Presi il coraggio a due mani e mi avvicinai anch'io, prima però gettai un'occhiata alla madre della piccola, una bella donna dai capelli rossi, di corporatura minuta, aveva dei lineamenti gentili ed aggraziati. Dormiva serena, anche se il suo viso mostrava i segni della stanchezza causati dal lungo travaglio e dal parto difficile.

Infine mi decisi a guardare dentro il lettino, presi un lungo respiro e abbassai il capo verso quella che secondo mia sorella sarebbe diventata la mia futura compagna, mentre per me era solo un'umana in fasce che mi apprestavo a scorgere esclusivamente per farle piacere.

La scorsi e fu l'inizio della fine.

Un piccolo fagottino era rannicchiato, quasi attorcigliato su se stesso, dormiva beato con le manine chiuse a pugnetti e le ginocchia strette al pancino. I piedini erano nudi, delle buffe scarpette di lana erano adagiate poco lontano da lei, indosso aveva un pagliaccetto rosa con un orsacchiotto giallo disegnato sul petto.

"Adorabile" mormorai "davvero adorabile"

"Sii è proprio adorabile" esultò Alice in trance.

Benchè fosse appena nata la sua testolina aveva tantissimi capelli scuri "abbiamo una bella bruna quì" dissi ad Alice mentre con l'indice indicavo la folta ed arruffata capigliatura della bimba.

"Già e diventerà bellissima Ed, non puoi immaginare quanto..." a quelle parole deglutii a forza, uno strano pensiero mi passò per la mente, ovvero "lo penso anch'io".
Al lato della culla, c'era un cartoncino rosa con delle buffe paperelle disegnate, identificava il nascituro. Mi avvcinai curioso di leggere il suo nome:
Swan, Isabella Marie.
Non potei far altro che pensare che fosse un nome bellissmo.



                                                           
                                                       


Naturalmente ho preso in prestito i personaggi della sig.ra Meyer solo per diletto e niente altro.

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Capitolo 2
*** Cap. 2 Angelo Custode ***


Capitolo 2 L'angelo custode Sono di nuovo qui, il secondo capitolo lo avevo già pronto ma non sapendo di che morte sarebbe morto il primo, ho voluto tenerlo in sospeso. Che dire grazieeeeeee, non mi viene altro perchè non ho parole, grazie di cuore a tutte vorrei ringraziarvi una per una ma non ho il tempo, mannaggia.
Allora questo cap. è il seguito del primo, ma già dal terzo le cose cambieranno, buona lettura e aspetto vostre opinioni.
Baci
Romi

ps per chi fosse interessata o appassionata dei Robsten questa è la mia prima creatura
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=538489&i=1


CAPITOLO 2
L'ANGELO CUSTODE

Pov Edward



                                           


Continuai a gurdarla e lei si mosse, come scossa da un fremito aprì la boccuccia a forma di cuore, e con la linguetta rosa formò quello che mi parve essere uno sbadiglio. Mi mancò il terreno sotto i piedi, avevo appena visto la cosa più tenera e dolce che a memoria, nella mia lunga esistenza, ricordassi. E quando poi si girò verso di me, ed  aprendo incerta gli occhietti mi fissò, considerai che se avessi avuto ancora un cuore pulsante, mi si sarebbe sicuramente fermato all'istante.

Non fece neppure un fiato, un lamento un gemito, nulla di tutto ciò, mi guardò e basta. E' troppo piccola per farlo, pensai, eppure quella bimba mi guardò dritto negli occhi come a dimostrarmi che sapeva che io ero lì, e lo ero per lei.

I suoi erano scuri, marroni o nocciola per essere precisi, lunghe ciglia facevano da corona alle sue morbide palpebre, ed in perfetta armonia col resto, un arricciato nasino all'insù completava la perfetta opera della natura. Era davvero bellissima ed io mi pentìì di aver dato ascolto ad Alice, perchè un solo sguardo adesso non mi sarebbe più bastato, l'avrei voluta vedere e rivedere per tante e tante altre volte.

Il destino aveva tirato un brutto scherzo anche a me, oltre che alla frugoletta, perchè più la guardavo più sentivo che l'avrei aspettata, l'avrei vista crescere e..sì l'avrei aspettata.

Non sapevo bene perchè e soprattutto cosa avrei voluto da lei, infondo non era scontato che una volta cresciuta io me ne sarei innamorato, e non avevo nemmeno la certezza matematica che lei a sua volta mi avrebbe ricambiato.

Ciononostante, quegli occhi e quella tenera boccuccia mi avevano stregato, fu allora che decisi.

Decisi che negli anni avvenire sarei stato il suo angelo custode, silenzioso discreto, ma presente per proteggerla da qualunque pericolo la vita le avesse riservato.

"Eeed dobbiamo andare" disse Alice riportandomi alla realtà "il padre sta arrivando l'ho visto parcheggiare l'auto, è lo sceriffo della contea sai?"

"Che fortuna! E' armato quindi?" scherzai, come se i proiettili di una semplice arma potessero scalfire il mio corpo granitico

"Già" rispose Alice, ridendo della mia battuta

"Va bene" dissi a malincuore "andiamo" avvicinai un dito al suo viso, sfiorandola appena. Essendo io freddo come la neve non volevo farle sentire il pizzicore gelato del mio tocco, ma ancora una volta Isabella, mi stupì. Afferrò il mio dito con la sua minuscola manina e lo trattenne con sè fino a quando non fui io a staccarmi da lei, nessun pizzicore, nessun brivido l'aveva infastidita.

Ancora una volta spalancai la bocca per lo stupore, impossibile è davvero impossibile,  dentro di me però fui certo che lei per qualche oscura ragione mi riconobbe.

"Ciao, adorabile Isabella"  le sussurrai in un orecchio "a presto"

Alice, mi guardò trionfante, sapevo a cosa pensava quel demonio

"Sei già cotto a puntino" disse gongolante, appunto sapevo alla perfezione cosa elaborava quel cervellino e mio malgrado in un certo senso aveva ragione, ero rimasto stregato.

"Taci, demonio e andiamo" ringhiai

"Sisì andiamo, ciao mia futura cognatina" salutò così quel frugoletto e andammo via saltando giù dalla finestra.
                                                   


                                               

Una volta fuori, sapevo che Alice non mi avrebbe più lasciato tornare al mio eremo, infatti mi costrinse a tornare a casa con lei ed io a dir la verità mostrai poca resistenza, era giunto il momento: avrei riprovato a vivere.

Questa consapevolezza mi procurò una strana eccitazione, forse potei paragonarla a curiosità, bramavo quasi, di sapere cosa sarebbe successo, volevo capire se davvero quando un giorno avessi visto Isabella cresciuta avrei provato per lei un sentimento grande e complesso, come l'amore.
Quanto tempo ancora..
per avere certezze e risposte, sarebbero dovuti trascorrerere almeno sedici lunghi anni.


Ore dopo sulla strada verso casa

"Alice" domandai ad un tratto

"Si Ed"

"Lei accetterà davvero di stare con me, uno scherzo della natura? Ma hai visto come è dolce e indifesa? Come può essere?!"

"Te l'ho detto, sarà lei a chiederti di prenderla con te, al momento è tutto quello che posso dirti, altro non sò, fratellino" decisi di farmi bastare queste parole, mi accomodai sul sedile passeggero della macchina e mi immersi nei miei pensieri, anzi nel mio pensiero Isabella.
Da quel 13 Settembre non ne avrei avuti altri, per tanti e tanti anni, solo lei e quello che sarebbe diventata per me in futuro.  

Una volta a casa Alice non perse tempo, raccontò ai miei genitori tutto ciò che era accaduto nei minimi dettagli compresa la mia faccia - da pesce lesso -  quando vidi la piccola. Loro, come mi aspettavo, fecero salti di gioia e mi dissero che in qualsiasi momento io avessi voluto, ci saremmo potuti trasferire dall'Alaska allo Stato di Washington bastava dirlo e avrebbero organizzato tutto.
Ed era realmente così, per noi trasferirci da un capo all'altro degli Stati Uniti era facile come andare in campeggio. Mettevano lo stretto necessario in un camper e andavamo verso la nuova meta, una volta lì avremmo ricominciato daccapo, altra casa altro lavoro in ospedale per Carlisle ed altro liceo per noi ragazzi, eterni diciassettenni.

"Grazie papà, sapevo di poter contare sù di voi" 
presi la sua mano e la strinsi forte alla mia

"Sei mio figlio Edward, desidero solo la tua felicità"
 e tu sei davvero un buon padre, pensai

"E dimmi Ed..è davvero così bella come dice Alice"
intervenne Esme, mia madre, con un sorriso che la diceva lunga

"Si mamma, lo è...davvero molto bella"
dissi e mi sfuggì un sospiro quando continuò dicendo:

"Chissà allora come sarà da grande! Tesoro mio sono così felice" e mi strinse forte al petto

Quel giorno la caparbietà e la lucida follia di mia sorella resero felice non solo me, ma tutta la famiglia, e soprattutto riaccese nel buio del mio petto una timida fiammella, una speranza che volli definire amore, un sentimento che fino a quel giorno ero sicuro, non mi appartenesse più.


                                           

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Capitolo 3
*** Cap. 3 Il guardiano del bosco ***


Cap. 3 Il guardiano del bosco Ciao a tutte, vi ho fatto aspettare poco anzi pochissimo, ma questo capitolo è venuto fuori facilmente perchè conclude uno spazio temporale e ne apre un altro, ma anche questo si conclude...e non dico altro, anche se penso che ormai avrete capito.
Adesso passo ai ringraziamenti, siete stupende magnifiche, vi adoro tutte e soprattutto mi date tanta tanta carica per andare avanti.
Come ho detto la volta scorsa vorrei riuscire a scrivere una parola a tutte, ma il mio tempo è davvero tiranno, e l'ora in cui di solito pubblico lo dimostra. Quindi perdonatemi vi prego!
Baci e alla prossima
Romi



CAPITOLO 3

IL GUARDIANO DEL BOSCO

Pov Edward



                                                                                   



Improvvisamente il tempo cominciò a scorrere, il mio mondo immobile si mosse.

E fu lei che rianimò le lancette di quell'orologio che avevo chiuso a chiave in cassetto del mio cuore. Lei che senza volerlo ruppe la serratura e diede nuova linfa agli ingranaggi arrugginiti di quella vecchia macchina del tempo, ferma forse da un'eternità.

Le notti infinite improvvisamente divennero momenti dolcissimi da trascorrere, magari leggendo un libro, seduto su una vecchia sedia a dondolo accanto al suo lettino. I giorni furono intermezzi tranquilli e sereni da passare con la mia famiglia, in attesa che il buio arrivasse e mi consentisse di scivolare silenzioso dalla mia piccola.

I primi mesi della sue esistenza la potei vedere solo di sfuggita, perchè essendo appena nata la mamma la volle con sè in camera per vegliarla. Facevo lunghe corse dall'Alaska allo Stato di Washington solo per sentire un suo vagito, un suo tenero ghnee nascosto tra gli alberi che circondavano casa Swan. Aspettai pazientemente fino ai nove mesi di vita, quando finalmente Renèe, prese coraggio e la lasciò dormire nella sua camerretta.

La prima notte che trascorsi con Isabella mi sentì un perfetto idiota

Ma che ci faccio io qui? Pensai

Non sono certo tuo padre nè tuo fratello, allora chì o...cosa sono piccola? Sussurrai più a me stesso che alla bambina.

La mia piccola però rispose alla muta domanda, mugugnò, si era svegliata.

Timido la guardai, e lei ricambiò il mio sguardo regalandomi un caloroso e splendido sorriso.

Il viso le si illuminò, gli occhi le luccicarono e i piedini e le manine cominciarono a muoversi frenetici, era contenta. Dippiù, mi parve felice...cioè mi parve felice di vedermi.

Ancora una volta ringraziai il mio cuore per essere già morto, poichè le gambe presero a tremarmi e fui certo di avvertire un colpo secco al petto, un dolore sordo, lato sinistro del corpo. Lato cuore.

Ecco cosa ci facevo lì, la guardavo dormire beata e tranquilla, la guardavo ridere e la guardavo felice al suo risveglio...forse di trovarmi lì.

"Ciao Isabella, è da un pò che non ci vediamo"

Le avvicinai il solito dito al viso e lei come la prima volta che la vidi lo afferrò, stavolta con entrambe le manine, lo strinse forte. Non un gemito non un lamento, solo risa e urletti lievi di contentezza, quella fredda appendice del mio corpo non la inquietava anzi la divertiva.  

Fu così che trascorsi tante delle mie notti avvenire.

La piccola crebbe, felice ed in salute ma da subito manifestò un caratterino ribelle, inoltre era decisamente irrequieta.

Spesso quando Renèe e Charlie si allontanavano da lei anche solo qualche minuto, toccava a me, farla scendere dalla sedia della cucina dove si era arrampicata o dal davanzale della finestra prima di tuffarsi a pesce nel vuoto od intenta ad infilare la testa nell'oblò della lavatrice.

Una volta la colsi ad infilare ben tre ditine nella presa della corrente, mi fiondai su di lei appena in tempo.

"Charlie, guardi la bimba per favore, c'è troppo silenzio di là" disse Renèe al marito, Isabella aveva appena compiuto due anni.

"Sii, vado subito" rispose il buon Charlie, che dalla cucina si mosse verso il soggiorno.

Ma io, da bravo angelo custode avevo già adempiuto al mio ruolo, presi in tempo la piccola e la risistemai sul seggiolone da dove magistralmente era riuscita ad evadere.  

Le diedi un bacino sulla fronte, dicendole "fà la brava piccola mia per piacere, così mi farai morire di paura" lei mi guardò gioiosa come sempre e mugugnò qualcosa del tipo "uumnntpNO", scossi la testa sconsolato, quindi mi dissolsi come nebbia al sole. Appollaiato sul mio albero dopo, rabbrividiì al pensiero di quello che sarebbe successo se non fossi arrivato in tempo per fermarla.

Con ciò non voglio dire che i genitori della bimba fossero persone distratte o poco attente alla sua incolumità, piuttosto che la mia cara Isabella era davvero terribile, una peste. Per lei arrampicarsi sù e giù per letti mobili e scale, aprire e chiudere cassetti colmi di coltelli e forbici, e tante altre molteplici attività super pericolose erano giochi fantastici.

Non aveva -purtroppo o per fortuna- paura di nulla, con assoluta tranquillità, si spingeva curiosa verso tutto ciò che l'attraeva.

Non seppi il perchè, ma una volta ebbi pure il dubbio che fosse capace di strisciare in verticale sulle pareti come noi.

Da quello scampato pericolo, trascorsero altri tre anni, durante i quali io non mi feci più vedere dalla bimba, ormai riconosceva distintamente i genitori ed i parenti ed io non ero nè l'uno nè l'altro. Mi accontentavo di vegliarla ogni tanto di notte, durante il sonno, e di proteggerla da lontano di giorno quando avevo l'occasione di avvicinarmi abbastanza.
Per tutte le volte che invece le ero lontano, pregavo e speravo che non le capitasse nulla di male.


                                           


Un pomeriggio di fine settembre successe un fatto, che alimentò l'idea che fin da quando la vidi la prima volta, balenò nel mio
cervello.

Nel primo pomeriggio, Renèe soleva far fare il riposino alla figlia così dopo avere atteso che sprofondasse in un sonno apparentemente tranquillo, andò a sbrigare alcune faccende in lavanderia. Ma la piccola peste dormì solo alcuni minuti e d'improvviso si svegliò, guardò fuori dalla finestra e spinta non saprei dirvi da quale impulso, decise di avventurarsi nel bosco vicino casa.
Da sola.

Scese le scale, aprì la porta ed a piccoli passi intraprese il sentiero, io seguìi tutta la scena arrampicato sul mio solito albero, ma non potei fare nulla.

Come avrei avvisato Renèe?

Come avrei detto ad Isabella di tornare a casa?

Ero nel panico più totale, sicuramente si sarebbe smarrita, e Dio solo sa cosa le sarebbe potuto capitare.

La vedevo precipitare da un burrone, affogare in uno stagno, urlare perchè azzannata dai lupi, stavo annegando in un mare di disperazione.

Trascorsi qualche minuto di vuoto assoluto, poi finalmente ebbi un'idea.

Presi coraggio e decisi di bloccarla, l'avrei riaccompagnata a casa.

Qualsiasi conseguenza derivante da questo gesto, sarebbe stata poca cosa rispetto al fatto di saperla lì da sola, persa nel bosco.

Con lunghi balzi mi spostai di albero in albero e mi fermai ad aspettarla davanti una grande felce, da lì a poco sarebbe arrivata.

Ero talmente emozionato, che il respiro si mozzava in gola..ed istanti dopo quando la vidi, smisi definitivamente di respirare, non le ero stato più così vicino, ormai da tre lunghi anni.


                                                               


Era diventata davvero una bellissima creaturina, cresceva la mia piccola e diventava ogni giorno più...bella.

I capelli color cioccolato le ricadevano sulle spalle, le lunghe ciglia nere facevano sempre da corona agli occhi grandi e scuri, vispi come la sua indole. La carnagione era sempre bianchissima e delicata, alcune lentiggini sormontavano il nasino, sempre arrinciato all'insù.

Indosso aveva un vestitino bianco con piccole margherite, un nastro giallo le circondava la vita, ed un'altro dello stesso colore le s'intrecciava tra i lunghi capelli.

"Ciao" disse fermandosi di colpo quando mi vide, imbronciandosi un pò ma per niente impaurita "tu chissei?"

"Ciao" risposi io incerto, quello impaurito ero io "sono...sono il guardiano del bosco" dissi con enfasi

"Ohh" rispose meravigliata "ecco chissei...e cosa guardi, le piante?" con la manina indicò la grande felce dietro di me, non potei fare a meno di ridere di gusto per la sua ingenua considerazione.

"No piccola mia" risposi "io aiuto le bimbe come te, che si avventurano da sole nel bosco a ritrovare la strada di casa, e tu Isabella credo abbia proprio bisogno di me..hai smarrito la strada, vero?"

Isabella? Accidenti. L'avevo chiamata per nome, che stupido..e adesso?

"Aah ho capito...sì non trovo più la mia casa, mi aiuti a tornare dalla mia mamma?"

"Certo, che ti aiuto. Ti riaccompagnerò fino a casa" le risposi, lei rise contenta poi colta come da un dubbio, mi chiese

"Ma tu, che sei il guardiano del mio bosco" ripetè scandendo bene le parole "perchè mi hai chiamata così?"
Beccato!
Pensai adesso fatti venire subito una idea, scienzato di un vampiro

"Emh...io ti ho chiamata così perchèèè" perchè? Ripetei a me stesso, se mi concentravo riuscivo a sentire le mie unghia stridere sulla parete di vetro dove mi stavo arrampicando, in cerca di un appiglio.

"Si insomma" blaterai, sperando che mi venisse in mente qualcosa.

Ma fu lei a togliermi dall'impiccio

"Io mi chiamo Be-lla, non Isa-bella" rispose in tono solenne, quasi offesa da quella mia mancanza

"Aaah ma certo, che stupido scusami, Bee-lla" sottolineai, tirando un sospiro di sollievo "adesso che lo so, non succederà più" le dissi solenne anch'io

"Che ne dici, torniamo a casa? Comincia a far fresco qui...sù andiamo"  con la mano le feci segno di andare

"Sii, grazie" concluse allegra "andiamo" ed afferrò tre delle mie cinque dita sospese a mezz'aria, stringendole forte. Ancora una volta, il freddo glaciale della mia pelle contro la sua non le fece nessuna impressione.

Camminammo in silenzio per tutto il tragitto, io teso ed imbarazzato come un ragazzino al primo appuntamento, lei invece tranquilla e serena come stesse passeggiando con una persona amica e non con "il guardiano del bosco" barra - sconosciuto - barra - vampiro.

Ah Isabella, Isabella..dovresti diffidare degli sconosciuti, la mamma non te l'ha ancora spiegato? ragionavo
Non dovresti parlare con chi non conosci.

Poi però mi consolai: E' stata una fortuna che Renèe non l'abbia fatto, solo ed esclusivamente in questo caso però. Mi sa che comunque dovrò starti alle calcagna, piccola mia, sei il pericolo fatta persona.

Mi lasciai sfuggire un sospiro preoccupato, e lei mi guardò di soppiatto con un sorrisino buffo stampato su quel visetto, che tanto adoravo.

Che darei per sapere a cosa stai pensando, desiderai ardentemente poter tornare a leggere i pensieri della gente. Una volta ne ero capace, i primi tempi dopo la trasformazione sviluppai questo dono ma durò solo qualche anno. Poi in seguito ad uno scontro con un giovane vampiro, dal quale uscìì gravemente ferito, non riuscìì più a farlo. Carlisle cercò tramite i suoi accurati studi e le sue amicizie di capirne il motivo. Ma ogni tentativo si rivelò vano, nessun libro o conoscente trovò una spiegazione logica a quello che mi capitò.

Mi strinsi nelle spalle e continuai a camminare cercando di rispettare il tempo segnato dai suoi passetti.

Quando finalmente il sentiero finì, ed il portico di casa Swan ci fu davanti le lasciai la mano, mi piegai in avanti col busto affinchè ci guardassimo alla stessa altezza e le dissi:

"Okay Bella, adesso rientra in casa io devo tornare nel bosco, non vorrei che altre bimbe monelle come te si smarriscano, tu lo sai che sei stata molto monella, vero?"

"NO! Non sono monella, IO" sentenziò di nuovo imbronciata, tentai di rimanere serio anche se un sorriso spingeva agli angoli della mia bocca. Era davvero comica con quel faccino arrabbiato.

"Invece sì signorina, perchè non avresti dovuto allontanarti da casa senza la tua mamma o il tuo papà, hai inteso Bella?" conclusi severo

"Non avresti dovuto, per nessuna ragione" lei sempre con le labbra increspate dal delizioso broncio,  mi ascoltava e forse pensava a ciò che mi avrebbe risposto, io imperterrito continuavo a propinarle la mia ramanzina

"Promettimi che non lo farai più!"  le dissi alzando l'indice, da bravo adulto "se vorrai fare una passeggiata lo chiederai alla mamma, lei ti accompagnerà. Siamo d'accordo Bella? Prometti?"

Bella fece un lungo respiro, come se avesse finalmente preso la sua decisione.

Il broncio svanì ed il sorriso prese vita sulle sue labbra rosso fragola, di nuovo col tono solenne fece la sua promessa:

"Va bene, giurin giurello" esclamò portando due dita della mano destra alla bocca e schioccando due baci su entrambi i lati, come sigillo alla promessa.

"Non lo farò più! Te lo prometto Eeed"  mi schioccò un bacio sulla guancia, si girò di scatto e trotterellò allegra verso casa, lasciandomi impietrito, e con la bocca spalancata.



                                                       


Non potevo averlo sognato, mi aveva chiamato Eeed, ne ero certo.

"Bella aspetta, Bella..." ma la mia piccola era già rientrata in casa dal retro.

Come faceva a sapere il mio nome? Lei mi conosceva?

Sapeva il mio nome...ma come era possibile?

Nella mia testa improvvisamente scoppiarono come bombe decine di domande, dubbi e perplessità.

Isabella Swan conosceva Ed, aveva sentito qualcuno chiamarmi così...

Alice riflettei, accendendo una lampadina nel buio della mia testa, il giorno della sua nascita.

Possibile mai che lei avesse memorizzato il mio viso, il mio nome? No. Impossibile.

Aveva meno di un giorno di vita, come potere essere...

Ciononostante non avendo al momento altre spiegazioni mi volli convincere di questo.

Sentire la sua dolce vocina pronunciare il mio nome, mi rese euforico, mi piacque.

Mi fece sentire finalmente parte della sua vita, della sua eistenza, almeno fino a quando qualche mese dopo, Renèe prese un'amara decisione...




                                               

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Capitolo 4
*** Cap. 4 Promessa ***


Cap. 4 Promessa


Ciao a tutte, eccomi qui questo è un capitolo decisivo. Per quante di voi si chiedevano se Renèe avrebbe portato via Bella come nel libro ebbene sì, lo fa, ed il povero Edward dovrà allontanarsi dalla sua piccola. E poi cosa accadrà?

Posso solo anticiparvi che il prossimo capitolo è già pronto e vi giuro che a scriverlo mi sono proprio tantooo emozionata perchè il mio Edward è...non ve lo dico. Sono cattiva lo sò, ma non aspetterete molto giuro. Nel frattempo leggete questo.
ps.
ragazze grazie di esistere!
romi

CAPITOLO 4
PROMESSA

Pov Edward

Alice continuava a gironzolarmi intorno, io ero seduto sul divano del salotto in compagnia di suo marito Jasper e cercavo di guardare un pò di tv.


                                                      


Mia sorella era in attesa come quando una tigre aspetta il momento giusto per colpire la sua preda -perchè le mi avrebbe colpito- lo sentivo, non in senso fisico naturalmente.
Avrebbe usato le parole.

Stava per dirmi qualcosa di spiacevole, ma non trovava nè il modo nè il momento giusto.

Allora si muoveva in circolo o in linea retta, da un lato all'altro della stanza.

L'istinto mi diceva che sicuramente non avrei voluto sentire ciò che le si era figurato in testa.

"Alice falla finita e sputa il rospo" le ringhiai contro qualche minuto dopo, stufo di aspettare che si decidesse.

Si bloccò.

"Ed, punto primo: sta calmo"  disse in tono difensivo  "punto secondo: quello che sto per dirti non cambierà assolutamente nulla"

Jasper ci guardò confuso, non sempre riusciva a stare al passo con i nostri discorsi, anzi spesso se assisteva preferiva estraniarsi e guardare altrove, immergendosi nei suoi pensieri. Era un essere complesso il compagno di mia sorella, fragile e perennemente in balìa del suo doloroso travaglio interiore. Era l'ultimo arrivato nella nostra famiglia -anche se ormai erano trascorsi più di trent'anni- l'ultimo che aveva accettato di non nutrirsi più, e in nessun caso, di sangue umano ma solo di quello animale. E spesso questa scelta, gli stava stretta. Sembrava che stesse sempre sul filo di un rasoio parecchio affilato e chiaramente questa situazione lo rendeva infelice, ripercuotendosi anche sulla povera Alice e sul loro matrimonio.

Di fatto anche stavolta scelse di ignorarci e fece segno a sua moglie di spostarsi dalla tv. Alice alquanto infastidita dal suo gesto si spostò liberandogli la visuale, e lui riprese a fissare lo schermo al plasma.

"Pensi che questa tua premessa, basterà a farti restare la testa attaccata al collo?" le dissi

"Oohh fratellino, perchè sei sempre così tragico? Non sai nemmeno cosa ho da dirti!"

"Perchè ti conosco piccola pazza, e mi gironzoli intorno da un'ora cercando il momento giusto per dirmi qualcosa senza farti decapitare, subito dopo"

"Uffa, sei il solito esagerato"

"Alice ti decidi o no? Si tratta di Bella?" alzai di un'ottava il tono della voce, cominciavo a spazientirmi.

Jasper ci guardò scocciato e aumentò il volume della tv, il messaggio era chiaro.

"Va bene, andiamo in camera tua" disse Alice lanciando un'occhiataccia al marito "è meglio"

Io invece valutai che quella risposta, equivaleva ad un sì, ed il mio nervosismo crebbe ulteriormente.

Arrivati in camera mia mi distesi sul divano, incrociai le mani dietro la nuca ed attesi.

"E' vero" iniziò Alice, sedendosi sul bordo del divano vicino a me "si tratta di Bella, è capitata una cosa e..ci saranno delle conseguenze" concluse.

"Quali? E quanto dolorose?" domandai chiudendo gli occhi e trattenendo il fiato

"I suoi genitori stanno per separarsi, Renèe domani partirà con la bambina" si zittii.

"Oh.." esclamai, ma riprendendomi subito dallo stupore le dissi "Continua Alice, so che c'è dell'altro"

"Si in effetti c'è dell'altro" si concesse qualche secondo "..andranno in Arizona, a Phoenix. Lì la temperatura media è di 35 gradi all'ombra, sole tutti i giorni, inoltre è una grande città e il quartiere scelto da Renèe è molto popoloso"

"Non potrò più vederla..." dedussi

"Se non vuoi che estranei ti vedano sbrilluccicare come un'albero di natale in pieno giorno, direi di no...Mi spiace Ed non sarà più possibile almeno per pò, ma tornerà" si affrettò ad aggiungere vedendo il mio viso contrarsi in una smorfia di sofferenza

"Quando?" chiesi emozionato

"Passeranno degli anni..ma verrà a trovare il padre per le vacanze. Potrai vederla in quelle occasioni"

"Certo come no, la vedrò in quelle occasioni" dissi ironico, sentii lo stomaco chiudersi in una morsa e i muscoli tendersi per lo sforzo di restare calmo "scusa Alice, ma vorrei restare solo.."

"Edward tornerà, te l'assicuro. Posso prometterlo se questo servirà a farti stare meglio"

"Alice ti prego, non fare promesse che non puoi mantenere"

"Va bene continua a non credermi brutto scemo! Ma pensi che ti avrei consentito di starle così vicino per tutti questi anni se le mie previsioni fossero cambiate in qualche modo? La vedo sempre accanto a te, nulla è cambiato. Tu sei ancora nel suo destino. Tu sei l'uomo del suo destino"

Sorvolai sul fatto che mia sorella mi definì uomo e mi limitai a sospirare.
Non nego che ciò che disse mi ridiede un pò di forza, Alice sapeva quanto ormai fossi affezionato a Bella e non avrebbe certo continuato ad incoraggiarmi se avesse visto un qualsiasi cambiamento su me e lei in futuro.

"Va bene" risposi  "voglio crederti, devo crederti, altrimenti per me è...la fine Alice" pronunciai le ultime tre parole con un filo di voce. Alice mi buttò le braccia al collo e mi tenne stretto continuando a ripetere che nulla era perduto.
Bella sarebbe tornata a Forks, dovevo solo avere pazienza.

In conclusione quella sera, era l'ultima della mia piccola a casa Swan, non potevo certo perdere l'occasione di verderla prima del distacco. Così al tramonto partì per quella che sarebbe stata la mia ultima visita.


                                                           


Arrivai a notte fonda e mi stupì di trovare la luce del soggiorno ancora accesa, diedi uno sguardo dalla finestra e vidi Charlie seduto sul divano, si teneva la testa fra le mani e piangeva, singhiozzava in silenzio.

Accidenti! Certo è l'ultima sera, quel pover'uomo adorava Bella e anche per lui quella era l'ultima notte prima del distacco. Improvvisamente mi senti tanto vicino a quel papà e al suo dolore. Entrambi la stavamo perdendo, non l'avremmo rivista per molto tempo.

Reneè era al piano di sopra, dormiva in camera, come se nulla fosse, che strana situazione. Avrei tanto voluto sapere la causa di quella separazione, li avevo sempre giudicati come una coppia unita, una famiglia felice. Evidentemente mi ero sbagliato, la natura umana è così indecifrabile, proprio non capivo.

Il mio angelo dormiva tranquilla, ignara di tutto, estranea alla disperazione che aveva colpito suo padre e me.

La guardai con attenzione, per marchiare la sua immagine nella mia mente, anche se ero sicuro che mi avrebbe accompagnato per ogni istante che le sarei stato lontano. Mi sarebbe bastato chiudere gli occhi e avrei ritrovato il suo musetto.
Le accarezzai lieve il viso col dorso della mano, strinsi tra le dita una ciocca di capelli, poi presi dalla tasca della mia giacca un piccolo orsacchiotto di pezza un pò spelacchiato e lo adagiai accanto al cuscino.



                                                                   

                                                             


Lo avevo con me da tanto tempo, non ricordavo neppure da dove era saltato fuori, forse reminescenza della mia prima vita. Un ricordo sbiadito di Elisabeth, la mia vera madre, non avevo mai voluto separarmene fino a quel momento.
Non sapevo se lo avrebbe tenuto, magari nemmeno si sarebbe accorta di averlo accanto, oppure lo avrebbe lasciato lì da suo padre. Volli lasciarlo lo stesso, alimentando la piccola speranza che Renèe lo avrebbe messo insieme ai giocattoli da portare con sè, nella nuova casa.

Se fossi umano -considerai- piangerei, le lacrime sarebbero scorse a fiumi sul mio viso.
Sentivo una pena immensa e non riuscivo a consolarmi, mi sarebbe mancata tanto, anzi tantissimo.

Quel visetto buffo, quella sua bocca spesso increspata dal broncetto, quello sguardo vispo negli occhioni marroni e poi le sue marachelle, le sue corse sotto la pioggia che facevano imbestialire la madre. Le liti con gli altri bimbi per un pupazzo conteso, oppure le filastrocche cantate a squarciagola al ritorno da scuola.
Insomma, mi sarebbe mancata e basta.

"L'ultima volta che ti ho vista così da vicino" le bisbigliai "mi hai fatto una promessa..ricordi Bella? Adesso angelo mio, ti chiedo di farmene un'altra" mi avvicinai ancora di più al suo orecchio e dissi in un soffio:

"Promettimi che tornerai, prometti...non vivo più senza te"

"Uumm" mugugnò "sssiii Eeed" quindi si volse sull'altro fianco e continuò a dormire tranquilla.

era quello che avevo udito, netto, chiaro innegabile così come il mio nome, che lo seguì.

Le mie labbra anche se a fatica si piegarono in un sorriso.

Ancora una volta avrei dovuto considerare che era impossibile, ma non mi ero sbagliato e quella era una chiara risposta alla mia domanda.

Bella promise per la seconda volta, ma soprattutto riconobbe la mia voce.  

Basta dubbi.

Non volli più stupirmi, non volli più dubitare, stavolta mi arresi all'evidenza e l'accettai perchè, io Edward Cullen ero il suo destino, punto.

Le sfiorai la fronte con un bacio, quindi balzai fuori dalla finestra e cominciai a correre e correre per kilometri e kilometri a perdifiato e senza meta. Continuai fino a quando mi resi conto che era giunto il momento di tornare indietro, altrimenti non avrei fatto in tempo a vederla partire.

Inverti il senso di marcia e ricominciai a correre.

Arrivai nel momento esatto in cui Renèe sospinse Bella fra le braccia di un Charlie distrutto, con gli occhi pesti e il viso segnato dalla lunga notte in bianco.
La strinse forte al petto, l'abbracciò e la baciò con amore, io provai di nuovo una profonda pena per quel papà, avrebbe sofferto tanto nei giorni seguenti. A malincuore si staccò dalla figlia e la indirizzo verso il sedile posteriore dell'auto, Bella si voltò nella mia direzione per salire sull'auto e fu allora che scorsi l'orsacchiotto di pezza. Il mio regalo, lo stringeva forte al petto quasi avesse paura che le potesse cadere dalle manine.

Ne fui tanto felice.
Un pezzettino di me stava andando via con lei stretto fra le sue braccia.
Una consolazione, se pur tanto piccina.

Trascorsero ancora pochi altri istanti, la macchina si mosse e la mia piccola andò via.

Mi sentii perso, spaesato, confuso.

Ricominciai a correre e stavolta non smisi fino a quando non senti  le suole delle scarpe consumarsi, allora distrutto tornai a casa.
Alice ed Esme mi aspettavano sulla soglia, mia madre mi corse incontro mi abbracciò e carezzò i miei capelli consolandomi con parole dolci, come solo una mamma sa fare. Mia sorella dal canto suo, sembrava sentirsi in colpa e continuava a darmi pacche d'incoraggiamento sulle spalle.

In realtà, aveva solo una paura folle che sprofondassi di nuovo nel mio male oscuro, ma io avevo solo voglia di crogiolarmi un pò nella mia tristezza, il tempo necessario per cercare di abituarmi al vuoto che sentivo dentro -ammesso che fosse stato possibile farlo- poi avrei ricominciato ad aspettarla.

Perchè ero certo che lei sarebbe tornata, la mia piccola Bella aveva fatto una promessa al suo Ed.

E l'avrebbe mantenuta.




                                              
 

 

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Capitolo 5
*** Cap. 5 Rivelazioni ***


Cap. 5 Rivelazioni
                                                               
Ciao eccomi qui col nuovo capitolo, siamo ad una svolta, Bella è cresciuta ed Edward non sta più nella pelle perchè la incontrerà faccia a faccia da compagno di scuola, questo incontro comunque non sarà certo tutto rose e fiori infatti...
Volevo sottolineare che il mio Edward è timido, insicuro e nutre mille dubbi sul fatto che Bella prenderà sul serio un suo avvicinamento, di contro anche Bella non è la Bella che conosciamo, è più spigliata per così dire, qui entra in scena anche il suo pov.
Fatemi sapere cosa che ne pensate, buona lettura.

ps ci tengo a dire che sono e sarò sempre TeamEdward, quindi mi scuso in anticipo con quante lo sono!!!
Ringrazio tutte, ma proprio tutte.
Non faccio nomi perchè potrei dimenticare qualcuno e non voglio, sappiate solo che vi sono davvero molto molto grata.
Romi


       


CAPITOLO 5

RIVELAZIONI






                                                                    


Pov Edward

Lei, il mio amore


 
Leggera come una farfalla scese dall'auto, lentamente s'incamminò verso la porta di casa mettendo un piede davanti all'altro senza staccare gli occhi dall'asfalto viscido.

Aveva paura di cadere la mia piccola, aveva timore che il ghiaccio sulla strada le facesse perdere, il suo già precario, equilibrio.

Non la vedevo da più di un anno, da quando due Natali precedenti era venuta a trovare il padre, io le avevo potuto dare solo uno sguardo da lontano, di sfuggita, poichè trascorse quei tre giorni rintanata in casa per la troppa neve ed il troppo freddo, in compagnia di Charlie e della famiglia Black.

Questi ultimi erano amici intimi del padre, Billy Black le sue figlie e il figlio Jacob, la moglie era venuta a mancare qualche anno prima. Erano nativi americani ed abitavano nella vicina riserva di La Push.

Jacob, che aveva più o meno la stessa età di Bella, fu per lei un compagno di giochi in tutte le estati trascorse col padre, quindi tra loro dopo anni si era instaurata una profonda conoscenza e confidenza, come capita fra amici di lunga data. In quell'occasione però mi accorsi che anche lui ormai era cresciuto, e stava venendo sù molto bene, cioè sicuramente il sesso femminile non lo avrebbe giudicato negativamente. Era molto alto, muscoloso capelli e occhi scuri, la carnagione olivastra. Bella quando gli stava accanto spariva, lui la sovrastava completamente. E fu notando proprio questa cosa che quel benedetto Natale per la prima volta avvertii uno strano formicolio alla bocca dello stomaco, un fastidio che sul momento non seppi identificare, ma poi capii.

Era gelosia, ero geloso di Jacob e della possibilità che lui aveva di starle così vicino.

Bella aveva sedici anni.


                                               


Da quel momento fui cosciente che quel sentimento mi avrebbe colto innumerevoli volte e senza un motivo apparente. Magari solo immaginando tutti i ragazzi che le sarebbero ronzati intorno, compreso Jacob. E chissà in quanti modi diversi avrei smaniato per sapere come avrebbe reagito lei alla cosa, cioè se  gradiva o meno l'interesse da parte di qualcuno.


Ma anche quella volta mi consolai.

Ripensai alla promessa che lei mi aveva fatto anni prima e continuai ad aspettare vivendo di questo, prima o poi l'avrebbe mantenuta.


 
Una mattina il cellulare vibrò nella mia tasca.

Alice, che sarà successo?

Andai a caccia con Emmet mio fratello, compagno di Rosaly altra sorella acquisita. Con lui uscivo volentieri, perchè il suo carattere gioioso e a tratti strafottente riusciva a mettermi sempre di buonumore.

"Eddiieddii, corri a casa presto" strillò la pazza

"Perchè? Mi stai facendo paura Alice, cosa è accaduto"

"No, nessuna paura Ed solo tanta, tanta gioia...l'angelo torna in Paradiso"

sorrisi, quella era la parola d'ordine.

Bella tornava a casa.

"Scusa fratello, ma devo andare" dissi al mio compagno di caccia

"Cosa? Ch'è successo Ed?"

"Il mio angelo torna a casa" risposi in trance

"Chee?" chiese confuso, ma i ero già sparito fra gli alberi

Mi precipitai giù per il sentiero, lasciando Emmett da solo in mezzo ai boschi, non avvertii più nemmeno la sete.
Corsi a più non posso verso casa, Alice mi aspettò seduta sul portico e quando mi vide saltellò verso di me, abbracciandomi.

"Nonsonopazza, nonsonopazza" ripetè felice

"Questo è ancora da stabilire" risposi inarcando un sopracciglio

"Arriva a Forks fra due giorni"

"Ma cosa è successo? Voglio dire...è una decisione così improvvisa"

"La madre. Sembra stia per risposarsi e viaggerà molto col nuovo marito, Bella non ha intenzione di spostarsi di continuo e ha chiesto di poter stare con Charlie"

"Oh capisco" risposi mesto, non trovavo le parole appropriate

"Eeddii ma capisci sul serio?" disse Alice scuotendomi le braccia "lei sta tornando! Ti rendi conto?"

No. Non mi rendevo conto.
Sembrava un sogno, anzi sembrava come se finalmente mi stessi risvegliando un pò intorpidito da un lungo sonno. I miei sentimenti, messi in letargo per molto tempo, potevano finalmente ridestarsi.

"Dobbiamo parlare con Carlisle" Alice era eccitatissima "bisogna organizzare la partenza, chiedere l'iscrizione al liceo, fornire i documenti, certificati, nulla osta...poi bisogna cercare la casa, Esme" urlò "Eeesmeee, la casa dove la vorresti? In collina, in pianura? Trovato! In mezzo al bosco..." mi strizzò un occhio complice e si fiondò all'interno in cerca di nostra madre.

Presi un lungo respiro.

La mia nuova vita stava per avere inizio.

 
Bella arrivò da suo padre una grigia mattina di gennaio, io la volli vedere anche se solo per qualche minuto, dovevo accertarmi che fosse davvero tornata.
E adesso era lì ad un centinaio di metri da me, aiutava Charlie a portare dentro la sua roba.

Aveva i capelli lunghissimi che le coprivano le spalle per metà, il colore marrone era arricchito da riflessi rossi che illuminavano ancora di più il viso perfetto, se possibile mi sembrò ancora più bella.

Da lì a qualche mese l'avrei incontrata a scuola, il nostro arrivo a Forks era previsto per marzo.
Soltanto altri due mesi.

 

E finalmente arrivò quel giorno...

Sapevo per certo e senza ombra di dubbio, che quel muscolo era morto.

Eppure io lo sentivo battere.

Già, sentivo distintamente il martellare impazzito del mio cuore fermo da centouno anni, che tentava di bucarmi il petto in cerca di una via di fuga.

Avevo paura, tanta paura che quando mi avesse visto non le sarei piaciuto, terrore che le sarei stato indifferente, che non sarei stato adeguato.

Troppo pallido, troppo magro, troppo timido. Troppo vampiro...

E se stavolta il suono della mia voce non avesse avuto nulla di familiare, come era accaduto in passato? Avevo aspettato per così tanti anni, per diciassette lunghi ed interminabili anni e adesso che era arrivato il momento della verità, ero scoraggiato da mille dubbi e paralizzato dalla paura.
Bella mi avrebbe incontrato, faccia a faccia, come suo compagnio di scuola.

Giunti al parcheggio Alice mi prese per un braccio facendomi strada, ero così teso da non riuscire nemmeno ad articolare ritmicamente un piede davanti all'altro.

"Ti vuoi calmare brutto scemo?" mi disse stringendo ancora di più la presa sul braccio

"Senti Alice ma se dovessi svenire, proprio qui davanti a tutti, e proprio adesso. Sarebbe poi davvero così imbarazzante come prima comparsa in una scuola nuova?"

"Ooccheii Eddy adesso smettila, an-drà tu-tto be-nee" mia sorella ebbe il tempo di scandire queste tre beneauguranti parole ed io mi bloccai in modalità, statua di marmo.

"Aalicee" mormorai  

"Che c'è adesso, devi andare al bagno?" come se fosse possibile!

"Mi chiedevo, per caso hai dimenticato...o -per meglio dire- omesso di informarmi di qualcosina?"
parlai digrignando involontariamente i denti.

La scena che mi si presentò davanti fu talmente inaspettata e così fuori posto in quel momento, che ebbi voglia di morsicare il collo di mia sorella in maniera violenta.

Bella era davanti all'entrata principale e aveva le dita della sua mano intrecciate a quelle di un ragazzo molto alto, tanto da sovrastarla. Lui le parlava vicino al viso, troppo vicino, lo riconobbi subito.
Era Jacob Black.

"No Eddy, non ho proprio dimenticato nulla, perchè?" il tono della sua voce era così dannatamente indifferente che non ebbi dubbi sul fatto che stesse mentendo.

"Ma niente di importante in realtà, sai?" dissi sarcastico "vorrei solo sapere perchè non mi hai avvisato che avrei visto la donna della mia vita mano nella mano con un altro, anzi...toh" continuai isterico "lui le ha appena dato un bacio sulla bocca...suullaboccaa" misi quattro dita sugli occhi, non li volli guardare.

"Oh ma di chi parli? Dello spilungone? Non ti preoccupare" rispose, la presto decapitata Alice, facendo con la mano il gesto di cacciare via l'aria "Quello non conta niente, spuff" ma i crampi della gelosia presero a mordere il mio lo stomaco.


                                           


Jacob le aveva toccato le labbra con le sue e lei lo lasciò fare.


Bella che fai? Pensai deluso

"Non conta niente?" li indicai di nuovo "e per contare qualcosa per lei che dovrebbe fare? Prenderla lì sui gradini, seduta stante"  le ultime parole fecero affiorare una dose di veleno caldo in gola, ero sull'orlo di una crisi isterica.

"Edward Cullen adesso smettila!" disse Alice inalberandosi "Non permettere alla la gelosia di mandare tutto all'aria. Hai una missione da compiere ricordi? Io non ti ho mai detto che sarebbe stata una passeggiata, nè che lei ti sarebbe caduta ai piedi la prima volta che ti avrebbe visto, e comunque.." aggiunse ammiccando compiaciuta "il gigante tonto non ha sconfinato, sta tranquillo. Lei non glielo permetterà, inconsciamente si sta conservando per te. Mica morirai per qualche bacetto.. E adesso muovi il sedere e andiamo in aula"

"Alice quello l'ha toccata, l'ha baciata, a me basta per dichiararlo sconfinamento. Se la tocca ancora io..." risposi intento a controllare verso quali parti del corpo di Bella si spostavano le mani del marpione indiano

"Che fai? Lo picchi? Lo mordi? Gli stacchi la testa?"

"No..che dici, sai che non potrei mai farlo"

"E allora?" poi cambiò tono e divenne improvvisamente dolce "ascoltami Edward, Bella è giovane ed anche molto carina, è normale che i ragazzi le vadano dietro, ed è normale che lei ne abbia trovato uno con cui voler stare. Ma tu non devi preoccuparti, siamo solo all'inizio...capisci?" pensai che quelle parole volevano dire: sappi che il peggio deve ancora arrivare "Per la tua gelosia, ti basti sapere che non ci ha fatto l'amore, va bene?"

"Lasciamo stare, andiamo" risposi abbattuto e provando pure un pò di disagio. Non mi aspettavo di certo che la mattina iniziasse così, nè che mia sorella dovesse tranquillizzarmi sulla vita...sessuale della mia piccola.
Anche se ormai pensai amaramente non era più nè mia piccola.

 
Quella mattina per la prima volta i nostri sguardi si incrociarono.

Alice teneva il mio braccio in una morsa, voleva incoraggiarmi, ed io decisi di usarlo quel coraggio.
Quando fui loro così vicino da sfiorare la schiena di Jacob, piazzai i miei occhi su Bella specchiandomi in quella colata di cioccolata calda. Lei avvertii la carezza del mio sguardo su di sè e per pochi istanti che mi parvero infiniti, rimanemmo impigliati l'uno negli occhi dell'altro.

Volevo annegare in quel mare marrone.

Solo pochi secondi ma bastarono a farmi rivedere tutti gli attimi passati con lei da bambina.
Le notti a vegliarla i giorni a proteggerla, e i lunghi e tediosi anni trascorsi ad attenderla crescere e farsi donna.
E alla fine conclusi che dopo tutto, ne era valsa la pena e semplicemente per un motivo.
Io l'amavo.

Non la conoscevo, vero. Eppure era amore quello strano calore che mi avvolse guardandola negli occhi.
Era amore quella inspiegabile frenesia che avevo di averla vicina, era amore quella incontrollabile smania di volerla sfiorare, ed era per amore l'acuto dolore che avvertivo vedendo un altro che le baciava le labbra.


                            
 
Pov Bella
Il mio eroe


Ricordai che da bambina mia madre per un periodo fu seriamente preoccupata per la mia sanità mentale.
Già.
Per mesi ebbe paura che io non fossi una bambina normale, uguale agli altri, ma che fossi un pò matta.
Il motivo era semplice.

Quando avevo cinque anni, un pomeriggio di fine estate di punto in bianco le raccontai una storia, che lei naturalmente ritenne assurda. Le dissi che da sola mi ero avventurarata nel bosco a fare una passeggiata e che quando pensavo di essermi smarrita il guardiano del bosco mi riportò a casa. Salutandomi questo guardiano mi fece promettere che non mi sarei più avventurata da sola in quel posto, amenochè non fossi andata in compagnia di un adulto. Per me quell'individuo divenne un eroe, ammesso che lo avessi incontrato per davvero.

All'inizio lei non ci diede tanto peso, pensò ad una storiella partorita dalla fervida immaginazione di una bimba troppo vivace. Ma da quel pomeriggio di settembre, io non smisi più un attimo di parlare di lui con chiunque, lo descrissi perfino fisicamente con dovizia di particolari e questo la inquietò. Quando poi il giorno in cui partimmo per Phoenix le dissi che Lui, il mio eroe del bosco di notte venne a salutarmi e mi regalò persino un orso di pezza, pensò che forse era il caso di farmi vedere da uno pschiatra infantile, uno bravo.
Ma io il mio eroe lo incontrai per davvero, almeno fui convinta di questo per tanti anni nella mia testa di bambina.
Dopo il trasferimento nella nuova città però, lui non si fece più vedere neppure nei miei sogni e così pian pian il ricordo scemò, fino a rimuoverlo quasi completamente.

Quasi appunto, perchè a distanza di dodici anni ero sicura che gli indimenticabili occhi color oro del mio eroe mi stessero fissando. Erano gli occhi del nuovo alunno di cui si parlava a scuola da qualche giorno.

"Hey che ti prende?" disse Jacob, mentre intento a darmi un altro bacio sulle labbra io mi scansai, rapita da due fari dorati che reclamavano la mia attenzione.

Non so per quanto ci fissammo, forse cinque o forse dieci secondi ma bastarono a catapultarmi indietro nel tempo. A quando un pallido ragazzo dalla voce gentile mi trovò nel bosco, e chiamandomi per nome mi riaccompagnò a casa. Avevo completamente rimosso questa fantomatica storia fino a quel giorno, bastò uno sbattito di ciglia di quegli occhi per riportare tutto a galla nella mia memoria.
In quel frangente mi sembrò che fosse lui a fissarmi, il mio eroe.



                                       


Bella ma tu ci fai o ci sei?
Questo mi chiesi.

Ovvero quella era solo una storia che la mia fervida fantasia di bambina allora elaborò, non poteva essere accaduta sul serio. O forse sì?

Furono solo pochi istanti, pochi eterni istanti.
Poi varcò la soglia, perdendosi fra i corridoi della scuola superiore di Forks.

Era meglio che mia madre mi ci avesse portato dallo strizzacervelli pensai ad alta voce

"Bells? Ma che stai blaterando, si può sapere?" Jacob, il mio ragazzo si avvicinò di nuovo alla mia bocca

"Emh scusa Jake, pensavo ad alta voce. E' meglio che vada adesso" dissi picchiettando il dito sul suo orologio

"D'accordo piccola, prima volevo dirti questo..." rispose e bisbigliò qualcosa al mio orecchio, quindi mi stampò sulle labbra il bacio a cui ero riuscita a sfuggire poco prima e mi salutò "ti passo a prendere all'uscita" io abbozzai un sorriso, mi staccai dalla sua presa di ferro e feci strada verso l'aula di biologia.

Jessica, l'amica più stretta -per così dire- che avevo a Forks, mi attendeva impaziente per entrare in classe, e da come sorrise giuliva aveva già adocchiato il nuovo arrivato. Non era una cattiva ragazza, ma il suo cervello alle volte pesava meno di un canarino.

"Ahh Bella hai visto quanto è carino?" volevo ben dire, gli aveva già messo gli occhi addosso

"Ma chi?"  feci la gnorri e risposi ad una domanda con un'altra

"Come chi? Ti è appena passato davanti. Il nuovo alunno Edward Cullen, la ragazza con lui è la sorella Alice. Molto carina anche lei, ha davvero un bel portamento"

"Oh no! Ma ti pare che mentre sto con Jake mi metto a guardare un altro? Geloso com'è mi avrebbe fatto una scenata" mentii, altrochè se l'avevo guardato...mi ero ubriacata di quegli occhi

"Addirittura, per un'occhiata"

"Jessi tu non lo conosci, è geloso pure di te a momenti"

"Un tantino esagerato per i miei gusti"

"Anche per i miei ma...lo amo" almeno credo, pensai stringendomi nelle spalle

"Contenta tu..." rispose lei ed entrò in classe, contenta io ripetei fra me

Stavo con Jacob da più di un anno, anche se mi ero trasferita a Forks solo da due mesi.
Per tanti anni da piccoli trascorremmo le estati insieme, poichè per le vacanze venivo sempre a trovare mio padre. Il resto dell'anno vivevo a Phoenix con mia madre.
Chiaramente, per chi ancora nutrisse dei dubbi rientravo di diritto nella categoria adolescente figlia di genitori divorziati.
Per me ad un certo punto fu del tutto naturale accettare di diventare la sua ragazza (anche se abitavamo in città diverse) quando due Natali prima me lo aveva chiesto. Lo conoscevo da sempre, era l'unico ragazzo che mi conosceva davvero, e che io conoscevo. A Phoenix non guardavo oltre il mio naso, anche se ogni tanto qualcuno si avventurava nel mio mondo, ma io lo facevo desistere immediatamente.
A Dicembre scorso mia madre si risposò con un uomo (Phil) che per lavoro doveva trasferirsi periodicamente, allora presi la palla al balzo e chiesi di tornare a Forks, per stare con mio padre e naturalmente con il mio ragazzo.

Jacob era bello, forte, protettivo mi dava sicurezza.
L'unica pecca, la sua smisurata gelosia.

Questa spesso era motivo di liti fra noi, alcune volte piuttosto accese che mi inducevano a riflettere.
Poi però si faceva la pace, e tutto passava.


In realtà, c'era un'altra cosa che mi rendeva pensierosa, ma quando mi balenava in testa la scacciavo subito.
Noi non avevamo mai...si insomma non avevamo mai consumato, cioè oltrepassato la linea di non ritorno in un rapporto, anche se da quando vivevo a Forks lui aveva cominciato a girarci intorno.

Non lo chiedeva esplicitamente ma mi pungolava con piccoli gesti o frasi inequivocabili.
Io però non avevo nessuna intenzione di varcare quella linea di confine, nella maniera più assoluta.
Non ero pronta, o forse non volevo varcarla con lui, non saprei dire esattamente.
Comunque il solo pensiero mandava in tilt il mio sistema nervoso.

Anche quella mattina davanti a scuola, era quello che Jacob aveva bisbigliato al mio orecchio
"Dio quanto ti amo Bells...ti desidero da morire, voglio che tu sia mia...in tutti i sensi, MIA in tutti i sensi"

Ed io invece, mi persi negli occhi di un altro.




                     


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Capitolo 6
*** Cap. 7 Chi sei tu... ***


DDDDDDDDDDDD Scusate l'anticipo, ma non ho resistito, se questo capitolo vi piacerà un decimo di quanto a me è piaciuto scriverlo, specialmente l'ultimo pov di Bella, mi potrò considerare più che soddisfatta.
Quando ho iniziato a scrivere questa ff, non sapevo esattamente come si sarebbe evoluta la storia, tutto è nato per caso ed anche troppo in fretta, ma vi assicuro che mai avrei creduto che potesse essere così bello scrivere di Edward Cullen e Bella Swan in questo modo.
Aspetto vostri giudizi e alla prossima, come al solito
VI RINGRAZIO TUTTE ED INDISTINTAMENTE.

Siete davvero stupende.
ps il rating rosso è solo accennato perchè i protagonisti della scena non solo quelli giusti, cioè ricordatevi che sono pur sempre TeamEdward. Quindi presto vi assicuro che leggerete cap colorati di un bel rosso acceso.
ps 2 per rispondere a chi pensa che Ed sia troppo timido, non sarà certo questo aspetto del suo carattere a fermarlo dal conquistare Bella. Ho solo voluto rendere l'idea di quanto la timidezza lo renda vulnerabile davanti ad un amore così grande ed inatteso, e poi concordo con chi dice che è da strapazzare di coccole. 
alla prossima
Romi

CAPITOLO 6

                       CHI SEI TU?


                   
 

Pov Eduard
Stupido

 

Lui era lì, l'aspettava seduto sulla moto di grossa cilindrata, lei gli si avvicinò e dopo avergli schioccato un vistoso bacio sulla bocca, si inforcò il casco e si accomodò sul sedile posteriore ancorandogli le braccia alla vita.

Sgommando Jacob partì veloce, un sorriso compiaciuto e di possessione gli affiorò sulle labbra.

Sulle mie invece, affiorò solo tristezza.

Gli angoli della mia bocca si piegarono in una smorfia di delusione.

Ma cosa pretendevo? Che stupido!

Prima di uscire dal parcheggio della scuola Bella mi lanciò un'ultima occhiata del tutto indecifrabile e questo acuii il senso di inadeguatezza che provavo.

Avevo balbettato tutta la mattina, senza considerare inoltre che rovinai con la mia presenza le uniche due ore di lezione che avevamo condiviso, spagnolo e ginnastica.

Nella prima praticamente la obbligai a cambiare banco, nella seconda ancora peggio; da quel giorno e per tutto il resto del semestre avrebbe dovuto giocare a pallavolo, cosa che lei odiava.

Si può essere più stupidi? Avrei dovuto informarmi prima sui corsi e le sue attitudini, invece...

Fui sorpreso e non poco quando mi rivolse la parola.

Ma poi, avessi formulato una frase di senso compiuto!

Le parole uscivano dalla mia bocca senza capire ciò che dicevo e se mai avessero una logica.

Bastava solo che il suo sguardo si posasse su di me (e lo fece per quasi tutto il tempo) ed io non capivo più nulla, mi immergevo nel mare calmo dei suoi occhi marroni e mi lasciavo cullare dal rumore dello sbattere delle sue ciglia.

E poi le sue labbra, le sue perfette e sicuramente morbide labbra...avrei tanto voluto sfiorarle anchi'io, per sapere se erano davvero così morbide come apparivano.

Probabilmente mi guardava a quel modo perchè era sconvolta dai miei occhi, ne era sicuramente impressionata.

Color miele, a tratti gialli.

Nella nostra razza avere l'iride chiara era indice di sazietà, quando la fame/sete si faceva sentire cominciavano a scurirsi.

Il mio obiettivo era quello di non avere mai sete, altrimenti cambiando colore ai miei occhi, l'avrei impressionata ancora di più.


Pov Bella
NO!

 
Jacob mi aspettava fuori, la prima cosa che feci quando lo vidi fu baciarlo con passione, reazione al senso di colpa che attanagliava le mie budella.

Tutta colpa di Eduardo, e questo è solo il suo primo giorno, pensai.

Prima di sparire oltre il parcheggio della scuola, gli lanciai un'occhiata furtiva volevo rivedere i suoi splendidi occhi un'altra volta prima di concentrarmi solo su quelli neri del mio ragazzo.

Ed i suoi erano lì, che aspettavano i miei, richiamati da un segnale muto ma chiarissimo per entrambi. Mi fissavano tristi o forse semplicemente indifferenti.

Jacob sfrecciava con la moto sembrava aver fretta di arrivare a casa mia, la cosa mi inquietò in considerazione del fatto che mio padre sarebbe rincasato solo nel tardo pomeriggio, se non addirittura per sera.

E nella mia testa rimbalzavano le parole che mi aveva sussurrato al mattino

ti desidero, voglio che tu sia mia...in tutti i sensi

"Allora com'è il nuovo alunno" chiese una volta in camera mia disteso sul letto

"Chi?" risposi sforzandomi di avere un tono indifferente

"Quel Cullen, il tipo di cui parlava Jessica l'altra sera...doveva arrivare oggi, no? La faccia nuova che ho visto all'uscita..." cercava una conferma

"Ah si Cullen, è uno sfigato di una imbranataggine unica" risposi

Potevo essere più cattiva? No.

E' dolcissimo, gli avrei voluto urlare ma non potevo lasciarmi sfuggire nessun dettaglio positivo su di lui o Jake mi avrebbe fatto una scenata.

"Non avevo dubbi, sembra proprio un pesce lesso e anche un pò stupido"

Volevo tirargli un pugno sul naso, passi pesce lesso...ma stupido?

Come faceva a dire che era stupido, se non aveva scambiato con lui neanche una parola?

Non dissi nulla, mi limitai a guardarlo in piedi accanto al letto.

Posto sbagliato però...avrei dovuto stargli lontana, molto lontana.

Jacob ad un tratto mi prese per la vita facendomi cadere su di lui, non mi resi conto neanche in che posizione fossi, fino a quando non mi ritrovai col suo torace schiacciato sul mio.  

Avevo le sue mani dappertutto.

"Jacob.." sibilai appena.

"Ssh...Bella mi stai facendo impazzire"  disse spostandosi sotto la mia camicetta e coprendo a coppa il mio seno destro dopo aver superato anche il reggiseno

"Jacob, per favore smetti..." lo pregai "potrebbe arrivare mio padre"

"E' presto, non sarà a casa prima delle cinque e mezza e poi mi pare che stai apprezzando"

il mio corpo infame infatti tradiva le mie parole, il seno s'inturgidì sotto le sue dita, forte di questo continuò a baciarmi e toccarmi, sempre più in profondità.

Per un pò lo lasciai agire, non ero certo indifferente a quello che mi stava facendo, stavamo insieme da un pò ed il sesso fra noi (anche se entro certi limiti) c'era sempre stato.

Ma non saprei spiegare, ad un tratto mi sentii come osservata, come se uno scrutatore solitario stesse leggendomi dentro e mi stesse domandando
Bella perchè lo lasci fare? Sei sicura che sia giusto? Lo ami davvero? E lo ami fino a questo punto?

Ero certa che quel giorno se lo avessi lasciato fare, sarebbe andato oltre l'abituale.
Oltre il famoso confine che non volevo varcare, eravamo soli lui mi amava e mi desiderava...

Ed ebbi la conferma che avrei dovuto fermarlo quando mi sbottonò i jeans e indugiò sull'elastico delle mie mutandine

"Jacob basta, per favore fermati" la mia mano bloccò la sua

"Perchè?" disse con voce roca e suadente al mio orecchio  "Bells è da tanto che aspetto...ormai è da troppo tempo, voglio fare l'amore con te, voglio che tu sia mia"

"Jacob non adesso..."

"Si adesso invece, è tutto così perfetto amore, sarà fantastico, di cosa hai paura?"

Di non amarti abbastanza urlai nella mia testa, perchè non un fiato uscii dalla mia bocca, e lui riprese a fare ciò che aveva interrotto abbassandomi di poco le mutandine ed infilando la mano fra le mie pieghe più intime. Preludio di qualcosa di più grande.

Restai immobile e chiusi gli occhi non riuscii a muovere un muscolo, attesi inerme l'inevitabile fino a quando sentii la sua eccitazione toccarmi l'interno della coscia. E poi quando infine capii che stava armeggiando con la chiusura dei suoi pantaloni, l'inaspettato si materializzò nella mia mente.

Due occhi color dell'oro tristi e bellissimi mi apparvero e la vocina tornò a farsi sentire

Non ti azzardare a farlo andare avanti brutta scema, fermalo immediatamente o te ne pentirai

"Mi dispiace Jacob ma non posso, scusami ti prego..." aprii gli occhi di scatto e riuscii a divincolarmi schizzando fuori dal letto. A tempo di record, ero già bella e rivestita, lasciando Jacob di sasso.





"Bella io davvero..non ti capisco" disse infastidito rivestendosi a sua volta "va tutto così bene tra noi..." scuoteva il capo deluso "ma a volte sembra quasi che io ti dia fastidio, anche solo se ti sfioro"

"Ma che dici Jake, come fai a pensare una cosa del genere?" mi accoccolai di nuovo al suo fianco e lasciai che mi accarezzasse i capelli "forse non mi sento pronta, tutto qua...lo sai che ti amo" le ultime due parole suonarono false anche a me.

"No Bells, io non lo sò, se mi amassi quanto ti amo io...mi vorresti anche tu allo stesso modo..." detto questo si alzò dal letto mi baciò sulla fronte e andò via.

Una brava ragazza innamorata gli sarebbe corsa dietro, invece io lo lasciai andare.

Sentii la porta d'ingresso sbattere rumorosamente e la moto sgommare a tutta velocità, l'avevo fatta forse troppo grossa, ma non riuscivo a pentirmene.

Rimasi a fissare il vuoto per alcuni minuti poi infilai la giacca a vento e corsi fuori verso il bosco, l'unico luogo che forse avrebbe potuto aiutarmi a capire cosa c'era che non andava in me.


Pov Edward
Fiele 

Le mani di Jacob erano dappertutto.

Dal mio albero di fronte la stanza di Bella vidi ogni cosa.

Lui l'aveva spinta sul letto e aveva cominciato a baciarla e poi a toccarla ovunque, ogni centimentro del suo corpo veniva esplorato dalle sue grosse e rudi mani.

Prima sopra la stoffa leggera degli abiti, poi le scostò la camicetta e prese a toccarle la pelle nuda, spostandosi sempre più in giù.

Voltai la testa, non riuscii a guardare oltre, la nausea mi assalì.

Feci un salto lunghissimo atterrando pesantemente sull'asfalto, misi così tanta forza che addirittura lasciai un solco sul terreno, quindi corsi via.

Perchè ero andato lì? Non saprei...forse curiosità, curiosità di vederli insieme, curiosità di sapere in che modo lei lo amava.

Ma non avrei voluto certo assistere a questo.

Mi rifugiai in camera, in attesa che scendesse la notte per andare a caccia...anche se più che voglia di nutrirmi avevo voglia di vomitare.

Vomitare la rabbia e il senso di ribrezzo che si erano impossessati di me quando vidi le dita di Jacob insuarsi fra le gambe di Bella

Alice mi aveva avvisato che non sarebbe stato facile, che avrei dovuto armarmi di tanta pazienza ma io temevo di non  essere pronto ad affrontare tutto questo.

Nonostante le sue rassicurazioni su quel versante, non ero davvero preparato ad affrontare tutto questo.

Mi sforzai di pensare ad altro, altrimenti sarei impazzito di sicuro.

Ma se distrattamente chiudevo gli occhi l'immagine era lì, nitida.

Jacob si muoveva frenetico sul corpo, tenero e delicato del mio amore, e la sua bocca con fare lascivo le baciava il viso il collo e poi più giù...sempre più giù.

Deglutii a vuoto.

Era davvero amaro il sapore della gelosia, fiele.

Amarissimo fiele.   

Non attesi il buio, andai nel bosco molto prima del tramonto.
 

Pov Bella
Tempesta

Il debole e quasi inesistente sole, tentò di fare capolino oltre la coltre di nuvole che si facevano largo con prepotenza nel cielo di Forks, ma da questa ipotetica gara il primo ne uscì ancora sconfitto, allora il cielo prese a trasformarsi in una sorta di tavola d'acciaio, grigia e minacciosa di pioggia.

A me nonostante tutto questa cosa piaceva, questa attesa di temporale rendeva l'aria frizzante ed elettrica.

Ed era così che mi sentivo anch'io, in attesa.

Attendevo che la pioggerella leggera, che per anni aveva bagnato la mia vita fino a quel momento si trasformasse in un vero e proprio temporale.

Percepivo l'aleggiare di scariche elettriche fendere l'aria.

Aria di tempesta, presto nella mia vita.

Certo la lite con Jacob aveva contribuito non poco a farmi sentire così, era stata una lite seria scaturita da motivazioni davvero importanti. Lui voleva da me, molto di più di quello che io in quel momento ero disposta a dargli.

Ma la mia vera inquietudine nasceva da un'altro fatto, era stata la mia reazione all'incontro con occhi dorati, a destabilizzarmi. Pensavo a lui e non ne capivo il motivo, addirittura poco prima di fare l'amore per la prima volta col mio ragazzo, avevo visto i suoi occhi color dell'oro che mi imploravano di non farlo.

Solo otto ore, ripetevo stupita, erano trascorse solo otto ore da quando lo avevo visto per la prima volta, ma erano bastate a scuotere la mia tranquilla routine quotidiana.

Le prime gocce presero a bagnarmi i capelli, mi cacciai il cappuccio della giacca a vento sulla testa e mi rifugiai sotto una rientranza di roccia, completamente ricoperta di muschio, non avevo ancora intenzione di tornare a casa nonostante mancasse meno di un'ora al tramonto.

Dovetti appoggiare con forza la schiena alla parete, perchè il terreno viscido non mi consentiva di stare ferma e le suole della scarpe da ginnastica continuavano a farmi scivolare verso la fanghiglia creata dalla pioggia.

Quindi decisi di sedermi su una roccia che sporgeva dal terreno, evitandomi così una eventuale caduta, e fu solo in quel momento che misi bene a fuoco dove mi trovavo e ciò che mi circondava.
A quel punto lo vidi.

Di fronte a me, non tanto lontano da dove ero io, forse a venti o trenta metri, dietro di lui una grande pianta di felci si ergeva rigogliosa.

"Dio" mormorai piano "è lui..." si era già accorto della mia presenza perchè mi fissava incredulo.

Esattamente ed inevitabilmente, era lui.

Edward, occhi dorati
Edward, timido dolcissimo ragazzo
Edward, guardiano del bosco.
Edward, il mio eroe.
Edward, il mio guaio.
Era Ed.

Non mi stupii neppure di trovarlo lì perchè la scena davanti ai miei occhi, fu la stessa di dodici anni prima.

Io e lui soli nel bosco, io persa e lui che mi ritrova





"Bella" disse avvicinandosi lentamente, "cosa fai qui?" nel parlarmi usò lo stesso tono di voce che ormai conoscevo, tradiva timore ed imbarazzo
"ti prenderai un raffreddore sotto la pioggia, torna a casa"

"Ed" lo chiamai senza esitazione, senza dubbi o remore "Ed..."

"Si?" rispose ormai a pochi metri da me, non attese che parlassi di nuovo "dai Bella, ti riporto a casa" e mi porse la mano, per farmi alzare dalla dura roccia.

Il déjà-vu tornò nella mia mente.

"Eeed" pronunciai per la terza volta "io...ti conosco, vero?"

Dove esattamente volessi andare a parare, mi era ancora oscuro, ma ero spinta da qualcosa di sconosciuto che aveva origine da dentro il mio corpo, e lo volli assecondare.

Mi guardò sorpreso, stupito ma oserei dire quasi contento di ciò che gli avevo chiesto

"Tu mi conosci?" ripetè accennando un sorriso

"Io...ho come la sensazione di averti già conosciuto, qui in questo stesso posto, dodici anni fa...ero una bambina di cinque anni e da sola mi avventurai nel bosco. Un ragazzo mi trovò e mi riportò a casa e..." ero indecisa se continuare la frase e farmi prendere per pazza, oppure dirgli lascia perdere è solo una stupidaggine e comunque forse sono pazza.

Ma scelsi la prima opzione

"Eri tu quel ragazzo, voglio dire ricordo, mi ricordo di lui e...aveva la tua faccia, i tuoi capelli e soprattutto" colmai la poca distanza fra noi, spinta dalla necessità irrefrenabile di toccarlo.

Con calcolata lentezza misi l'indice della mia mano destra sulla palpebra del suo occhio sinistro, fino a sfiorargli il sopracciglio umido.

Lui non si mosse, al mio tocco chiuse gli occhi e si lasciò accarezzare da me, come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se non avesse atteso altro che questo per tutta la vita.

Tutto ciò avvenniva mentre la pioggia continuava imperterrita a scendere su di noi, inzuppandoci i vestiti e inzaccherandoci le scarpe, ma noi la notammo appena.

"Bella..." sussurrò sempre ad occhi chiusi "se ti dicessi che sono io quel ragazzo, mi crederesti?"

"No" risposi di getto, cosa altro potevo dire?

Però poi non potei fare a meno di considerare, perchè mi assecondi? Perchè non mi dici che sono pazza e sto farneticando?
Era del tutto illogico

"Allora non sono io quel ragazzo" rispose

"E se invece..." continuai, mentre con tutta la mia mano scendevo ad esplorargli la mandibola squadrata per poi arrivare a tracciare il contorno delle labbra rosse e grondanti di pioggia "ti dicessi di sì, io credo che il ragazzo di quel giorno fossi tu"

"Allora..." rispose prendendo un lungo respiro, come se gli costasse fatica pronunciare ciò che stava per dirmi "ti direi che ...il ragazzo di quel giorno sono io" aprii gli occhi di scatto e mi fissò, aspettando immobile la mia reazione.

Non saprei dire il perchè, ma ebbi la certezza matematica, che stesse dicendomi la verità.

Sempre più confusa, mi arrovellai il cervello, nulla aveva senso nè la mia domanda, nè tanto meno la sua risposta.

Tutto era incoerente e come già avevo pensato prima, illogico.

Irreale, o addirittura surreale.

Mi sentii sospesa in un'altra dimensione, la scena di noi due in mezzo al bosco sotto una pioggia incessante cominciava ad assumere i contorni sfocati di un sogno in dormiveglia.

"Edward non è possibile..." risposi perplessa "è tutto così assurdo..."

"Lo so" sussurrò, e ripresi con l'indice a sfiorargli la bocca "non è razionalmente possibile, Isabella" e piegò le labbra fino a stamparmi un bacio sulla punta del mio dito.

A quel punto, ebbi voglia di fare quello che per nessuna ragione al mondo avrei dovuto.
Mai.

Perchè ho un ragazzo
Perchè lo conosco da otto ore
Perchè romperà il già fragile equilibrio della mia vita
Perchè niente sarà più come prima
Perchè mi sta facendo ammattire
Perchè non gli ho chiesto cosa ci fa qui
Perchè sto sognando e tutto ciò non può essere reale
Perchè non ha senso, perchè...

Non trovai più motivazioni da aggiungere al mio elenco e di slancio lo baciai.





La pioggia il vento, lo scorrere del tempo, il sogno la realtà, la pazzia la coerenza, non volli sentire nè pensare ad altro se non al gelido e appassionato tocco delle sue labbra sulle mie, il resto del mondo sparì nell'esatto momento in cui mi avvinghiai a lui.

Dopo un primo momento di smarrimento rispose al mio bacio.

Fu di una dolcezza sconvolgente, prese il mio viso tra le mani e cominciammo a scambiarci tante umide carezze con le labbra, e piccoli baci senza mai dischiudere le nostre bocche. Ad un certo punto si scostò e prese a baciarmi le palpebre degli occhi che tenevo chiusi, il naso la fronte le guance e poi di nuovo le labbra. Nonostante le sue mani fossero gelate, sentivo che emanavano calore e mi stavano scaldando il cuore.

Dopo poco mi resi conto di avvertire una specie di tremito, misi le mie mani sulle sue che erano sempre ancorate al mio viso e capii, il leggero tremito che sentivo veniva da lì.

Le sue mani tremavano per l'emozione, e quella emozione l'avevo provocata io. Di contro io non avevo mai provato una simile sensazione, e d'improvvio sentii un impulso così strano al petto che mi fece paura.
Avvertii una fitta dritta al cuore, così forte da bloccarmi il respiro.

Riaprii gli occhi colmi di lacrime che a stento trattenni e solo con un debole soffio di fiato riuscii a chiedergli

"Ma...chi sei tu?"


                            

che ne pensate?

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Capitolo 7
*** Cap. 6 Dolcissimo guaio ***


Cap. 6 Dolcissimo guaio Ciao a tutte, eccomi al nuovo appuntamento, capitolo moolto interessante Edward e Bella si affrontano da compagni di scuola.
Dunque che dire, mi sono divertita a scriverlo e vi anticipo che il prossimo sarà ancora meglio perchè comincerete a capire (solo come antipasto), perchè la mia ff ha il raiting rosso.
Come al solito grazie a tutte, mi fate davvero bene al cuore e vi assicuro che per me, non è cosa da poco in questo periodo.
Aspetto vostri commenti...
Romi
                          
                         IL MIO DOLCISSIMO GUAIO




                          


Pov Edward,
Contatto



Poteva essere più sublime? No decisamente no.
Non ci sarebbe stato al mondo un profumo più buono del suo.

In piedi davanti alla cattedra della professoressa Gomez mi apprestavo a frequentare il mio primo corso insieme a Bella.

Spagnolo, corso sperimentale indicava il cartello appeso sulla porta dell'aula, era la terza ora.

"Ragazzi diamo il benvenuto al signor Cullen, da oggi frequenterà il nostro corso"

"Grazie signora" sussurrai con un filo di voce, e ringraziai il mio sangue immobile poichè non sarebbe corso ad imporporarmi le guance per l'imbarazzo di trovarmi al centro dell'attenzione.

"Allora mi dica ha già frequentato un corso di spagnolo sperimentale prima d'ora?"

"No signora, solo un corso comune" risposi scrollando le spalle

"Bene signor Cullen questo corso è un pò particolare, perchè apprendiamo non solo una lingua straniera ma anche la terminologia commerciale per una eventuale applicazione lavorativa"

"Oh capisco" risposi spaesato, non avevo capito nulla in realtà di quello che la tizia disse, ma annuii ugualmente.

"Non si preoccupi..."  si affrettò a dire forse accortasi del mio viso perplesso "si sieda al penultimo banco,  la farò affiancare dall' alunno che ha il voto più alto in questo corso così..." mentre prendevo posto sulla scricchiolante sedia che mi era stata assegnata, un tonfo secco distrasse la professoressa, che si bloccò dal parlare per un istante. Qualcuno si era lasciato sfuggire un libro che cadde sul pavimento facendo un gran baccano "signorina Swan.." era stata Bella "le dispiace prendere posto accanto al signor Cullen, la signorina Brown è sicuramente in grado di seguire il corso da sola per il resto del semestre" mi avrebbe affiancato lei

"Emh, certo signora Gomez"

Bella strisciò fragorosamente la sedia indietro per consentirle di uscire dalla sua postazione raccolse i libri dal banco e quello che aveva fatto cadere per terra, quindi si volse verso la mia direzione. Non mi guardò negli occhi per tutto il tempo, si sedette sull' altrettanto scricchiolante sedia accanto alla mia, e aprì il testo ad una pagina a caso.

Con una lentezza esagerata mi decisi a guardarle il delicato profilo e mi persi sulla curva del suo sottile e bianchissimo collo.

Era da lì che giungeva il sublime profumo...vaniglia e fiori di campo.

Lo stesso che avevo sentito il giorno della sua nascita, giorno che avrebbe cambiato per sempre la mia esistenza.

"Mi spiace che hai dovuto cambiare posto" sussurai piano in tono di scuse dopo qualche minuto

"Non preoccuparti" rispose senza distogliere lo sguardo dal libro

"Davvero" continuai a scusarmi "non sapevo fosse un corso sperimentale perchè altrimenti non avrei mai..."

"Ho detto che non importa Eeed" sbottò d'improvviso






Ed
...

Toccai il cielo con un dito, il tempo non aveva cambiato nulla, ci facevamo ancora lo stesso effetto.
Lei era la mia piccola ed io il suo Ed.


Nell'istante in cui pronunciò il mio nome, la vidi scossa da un fremito come se avesse toccato qualcosa che emanava elettricità

Tre secondi, poi si ricompose e finalmente si decise a guardarmi.

"Non importa Edward...Claire Brown sopravviverà anche senza avermi nel banco con lei" sorrise "io sono Isabella Swan, Bella" mi porse la mano.

Che faccio adesso? Se la tocco sentirà quanto sono freddo

"Piacere di conoscerti Bella" inevitabilmente gliela strinsi  

"Piacere mio"  

 

 

Pov Bella
Bolla


 

Il libro che avevo fra le mani cadde fragorosamente sul pavimento, non appena la professoressa di spagnolo annunciava al nuovo arrivato, che la persona del suo corso col voto più alto lo avrebbe affiancato

And the winner is..

"Signorina Swan"

ME

"Le dispiace prendere posto accanto al signor Cullen? La signorina Brown è sicuramente in grado di seguire il corso da sola per il resto del semestre"

"Certo signora Gomez" risposi, presi i libri dalla scrivania raccolsi quello che avevo fatto cadere poco prima e raggiunsi il penultimo banco, dove occhi dorati si era già seduto.

Aprii il libro di testo ad una pagina qualsiasi e feci finta di leggere, non avevo il coraggio di guardarlo in faccia perchè avrei sicuramente ricominciato a fissarlo.

"Mi spiace che hai dovuto cambiare posto" disse impacciato, ebbi da subito l'impressione che fosse molto timido

"Non preoccuparti" risposi con gli occhi sempre incollati sulle pagine del libro

"Davvero, non sapevo fosse un corso sperimentale perchè altrimenti non avrei mai..." farfugliò sempre più impacciato

"Ho detto che non importa Eeed"

Silenzio.

Ed? Come Ed?



Cioè si, era la mia voce, ma non potevo essere stata io a chiamarlo Eeed.

Ma che mi era saltato in mente? Da quanto lo conoscevo...30 secondi? Cercai di ricompormi, perchè  a pronunciare quel nomignolo avevo avuto come la sensazione che una scossa elettrica mi avesse attraversato il corpo.

"Non importa,  E-dwa-rd" e sottolineai bene Edward "Claire Brown sopravviverà al semestre anche senza avermi con lei"  stavolta lo guardai e non potei fare a meno di sorridergli, sembrava così dispiaciuto
"Io sono Isabella Swan, Bella" gli porsi la mano, lui ricambiò il sorriso ma tentennò prima di stringerla con la sua. Infine quando mi toccò sentii di nuovo una scossa, stavolta lungo la schiena, la sua pella era tanto fredda ma non fu questo a scuotermi, fu altro.


Non saprei spiegare esattamente..ebbi come la sensazione di vivere un deja-vu.

Come se avessi già vissuto la consapevolezza del suo tocco, e delle sensazioni che esso avrebbe scaturito in me.

In sostanza era come se la mano di Edward Cullen in passato, mi avesse già toccato e io me ne rendessi conto.

"Piacere di conoscerti Bella" il suo sguardo tradiva una strana attesa, come se aspettasse una mia reazione negativa alla sua gelida stretta

"Piacere mio" ma non feci nessun commento.

Ero troppo intenta
a cercare di concentrarmi su un qualsiasi altro dettaglio del suo viso, i capelli rossicci un pò scompigliati, il naso perfetto oppure le sue labbra, piene e rosse, tutto, ma non i suoi occhi.

Ogni tentativo fu vano, mi catturarono di nuovo...avevano un nonsochè di vagamente familiare, di sicuro non può essere il ragazzo del bosco considerai poichè erano passati dodici anni ed Edward doveva avere la mia stessa età, per forza, e poi quella storia era solo un pazzesco vaneggiamento di una bambinetta.

Ciononostante non riuscivo a non fissarlo e a non pensare all'effetto del suo tocco.

Smettila Bella, lo metti in imbarazzo così! Non vedi quanto è timido?

Aveva preso a martoriarsi le dita delle mani mentre lo fissavo, le girava e le contorceva fra loro, poi forse troppo imbarazzato per continuare a reggere il mio sguardo si volse e cominciò a fissare immobile la copertina del libro di testo. Questo suo gesto mi provocò un moto di tenerezza nei suoi confronti,
è proprio tanto timido.


"Pagina quarantacinque ragazzi, signorina Brown vorrebbe leggere l'introduzione.." la voce della signora Gomez giungeva lontana, ma io aprii ugualmente il libro alla pagina giusta

"Pàgina cuarenta y cinco" gli sussurrai avvicinandomi al suo orecchio

"Cuarenta y cinco"  ripetè

"Mui bien Eduardo" gli dissi, sempre in un sussurro.

All'improvviso mi resi conto che forse avevo usato un tono di voce un pò troppo suadente, perchè Eduardo mi guardò stranito

"Gracias, Isabella" infatti era in imbarazzo

"De nada" gli soffiai letteralmente sul viso, sorpresa di quanto mi apparisse delicato il mio nome sulle sue labbra, quindi tentai di concentrarmi sulla lezione. Ma prima completai l'opera di seduzione, di getto emisi un altro sussurro

"Me gusta la forma en que dices mi nombre" mi piaceva come pronunciava il mio nome e glielo dissi, lui rispose balbettando un pò

"Su nom..bre es mui her..mo..so" che gli piaceva tanto, e a me piaceva tanto la sua voce..

Questo si chiama flertare Isabella

Stavo flertando? La risposta era SI, lo stavo provocando...

Non mi sembrava vero, ma stavo flertando con lui!

Se mi avesse visto Jacob considerai, che mi avrebbe disintegrata solo con uno sguardo.

Forte di questo pensiero cercai di concentrarmi sugli scambi commerciali del Sud America.


Quinta ora Educazione fisica

 
Un colpo, mi prese decisamente un colpo quando alla quinta ora me lo ritrovai a ginnastica.
Io ero l'unica del corso che fortunatamente non aveva un compagno per giocare a pallavolo, almeno lo ero fino a quel giorno. Così entravo in campo sporadicamente come riserva.

Gli allenamenti si facevano solo con squadre formate da due elementi durante le lezioni, mentre nel pomeriggio si svolgevano quelli per i componenti veri e propri della squadra della scuola.

"SWAN" disse il professore ghignando soddisfatto "mi pare che stavolta non te la puoi cavare tanto a buon mercato, ti ho appena trovato un compagno per giocare, hihi"

Edward si era appena presentato da lui col cartoncino di presenza da firmare. Anche questa volta occhi dorati avrebbe avuto un motivo per scusarsi con me.

Il primo quartetto cominciò a giocare mentre io e lui ci sedemmo sulla panchina, aspettando il nostro turno di allenamento. Da un momento all'altro mi aspettavo le scuse, che infatti non tardarono ad arrivare.

Sempre con la sua voce timida ed imbarazzata, che faceva sciogliere il mio cuore come neve al sole mi disse

"Ti prego...perdonami, oggi proprio non ne faccio una giusta con te. Non ami l'ora di ginnastica, vero?"

Sorrisi ironica e risposi "Non è che io non ami la ginnastica, è lei che non mi tollera, qualsiasi tentativo io faccia di muovermi ritmicamente va a vuoto, i miei arti non accettano di seguire delle regole precise dettate da qualsiasi sport, ballo compreso" rise anche lui e restammo a fissarci per un pò, io incatenata a quei fari color oro e lui spostandosi col suo sguardo dai miei occhi alla mia bocca.

Come era già accaduto qualche ora prima, fu lui che distolse lo sguardo per primo, abbassando il capo e ricominciando a martoriarsi le dita.

Restai stupita del fatto che le sue guancie non diventassero rosse, timido per come era, minimo dovevano assumere un colorito amaranto quando s'imbarazzava invece no...
Ma io sapevo che lo era e questa cosa mi faceva impazzire, mi sembrava un cucciolo.
Un tenero, piccolo cucciolo.


"Swan, Cullen TOCCA A VOI" urlò come un ossesso il professor Roberts, evidentemente ci aveva già chiamati ma non lo avevamo sentito, almeno io non lo avevo sentito, chiusa com' ero nella mia bolla, troppo occupata a contemplare gli occhioni da cucciolo che avevo accanto.

Ma che stai facendo Bella? Non capivo, più lui mi si rivolgeva timido ed imbarazzato, più io invece di ritenerlo uno sfigato, pensavo che fosse tanto dolce.

Dico cervello di gallina te lo ricordi che hai un ragazzo, sì? JakeJakeJakeJakeJake
ripetei a me stessa


"Edward ti avviso" gli dissi, prendendo alla fine posizione alle sue spalle sul campo da gioco "sono una frana, mi raccomando guardati anche dai miei tiri e non contare in nessun caso su di me!"

"Non preoccuparti Bella" rispose fiducioso "giocherò per entrambi, tu pensa solo a schivare le poche palle che ti arriveranno, per evitare sospetti okay?" mi fece un cenno d'intesa

"Okay" risposi rassegnata e mi preparai mentalmente a cercare di schivare i colpi e nel caso riuscissi a ribattere qualche palla, ad evitare di centrare il mio compagno.

Edward mantenne la promessa, nei successivi dieci minuti abilmente cercò di prendere quasi tutte le palle lasciando a me solo le deboli ribattutte di Annette Davis che giocava in coppia con Mike Newton, quest'ultimo invece tirava delle vere e proprie cannonate all'indirizzo del mio compagno.

Edward comunque rispose ad ogni assalto ricambiando la stessa intensità, fino a quando...

Mike sbagliò bersaglio, almeno io volli credere che la fortissima schiacciata che mandò al di quà della rete fosse indirizzata ad Edward e non a me. Vidi, come al rallentatore, la palla arrivarmi dritta in viso e rimasi come paralizzata non riuscii a muovermi di un centimetro, chiusi gli occhi e attesi il colpo.
Ma non sentii nulla, proprio nulla.

Allora dopo qualche secondo, mi decisi ad aprire gli occhi.

Edward era in piedi davanti a me mi guardava preoccupato, dava le spalle alle rete. Ed era proprio sulla schiena, in pieno centro che la palla lo colpì sicuramente, se l'era presa lui al posto mio mettendosi sulla traiettoria.

Lo guardai adorante e il primo istinto fu quello di abbracciarlo.

"Tutto a posto?" mi chiese invece lui, abbassandosi un pò dall'alto del suo metro e ottanta per guardarmi meglio negli occhi

"Tutto a posto..." risposi debolmente "tu ti sei fatto male?" chiesi preoccupata "dove ti ha colpito? Newton ma che bisogno c'è di tirare così forte, imbecille?!"

"Scusate ragazzi, ho sbagliato state bene?" rispose l'imbecille

"Sto bene, niente di grave" gli rispose Edward

"Ti verrà di sicuro un livido...fammi vedere" gli misi delicatamente una mano sulla schiena e con l'altra cercai di alzargli la maglietta, volevo vedere quanto dolore avesse preso al posto mio.

"NO" rispose Edward in un urlò smorzato e afferrò delicatamente la mia mano, allontanandola "non è nulla davvero, sto bene"

"Volevo solo vedere se sei arrossato o gonfio" mi giustificai

"No davvero...non importa Bella, grazie"  si rimise a posto la maglietta ormai alzata a metà schiena (dove però non scorsi nulla) e si allontanò da me, rimasi un pò delusa dalla sua reazione.

In quel preciso istante la campanella suonò, la lezione era finita ma noi, come era accaduto poco prima non ce ne accorgemmo subito, perchè la mi bolla aveva accolto anche lui al suo interno, rendendo deboli fruscii tutti i rumori che provenivano dal di fuori. Eravamo davvero troppo intenti a fare lunghi viaggi ognuno negli occhi dell'altro.

Ormai era chiaro per me, quel ragazzo mi avrebbe causato un sacco di guai, ed io in tutta coscienza capii, che non vedevo l'ora di cacciarmici a pesce, dentro quel dolcissimo guaio di nome Edward Cullen.

                           

                                       


ALLORA CHE VE NE PARE?

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Capitolo 8
*** Cap. 8 Il tuo destino ***


Cap. 8 l'uomo del destino Ciao, eccomi qui, siamo già all'ottavo capitolo, questo (così come lo sarà il prossimo) è un capitolo fondamentale perchè Bella capisce che c'è qualcosa di molto forte e sconvolgente che l'attira inesorabilmente verso Edward ma che non riesce ad identificare. Di contro Edward deve fare i conti con la sua timidezza (che comunque supera al momento opportuno) e con la consapevolezza che presto dovrà dare delle spiegazioni a colei che repentinamente si sta innamorando di lui.
1)Per rispondere ad alcune vostre domande, aggiorno ogni quattro o cinque giorni, poichè in maniera imperdonabile ho momentaneamente abbandonato l'altra mia fic sui miei adorati Robsten (ho perso l'ispirazione).
2)Nota dolente Jacob, ragazze il pulcioso tutto muscoli lo odio anch'io, ma lo cucinerò allo spiedo a tempo debito intanto per favore ingoiate il boccone amaro e state tranquille...mica può essere tutto rose e fiori altrimenti che gusto c'è?
3)Solita ed importantissima comunicazione:
NON HO PAROLE X RINGRAZIARVI VI ABBRACCIO UNA AD UNA GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE
spero di non deludervi
romi




Capitolo 8

 
                                  IL TUO DESTINO




Pov Edward

Vivo

                   
                               



"Ma...chi sei tu?" chiese infine quando si staccò da me.

Io la guardai ansimante, cercavo di riprendermi dalla moltitudine di emozioni che brulicavano nella mia mente, nel mio corpo, e forse pure nel mio cuore morto.

Ma come faceva ad essere senza vita il mio cuore, se provavo delle emozioni così forti?

Mi sentivo talmente stracolmo d'amore per lei, che temevo di scoppiare e mentre mi baciava lo sentivo crescere ancora di più questo amore.

Ancora di più.

Tremavo, le mie mani tremavano e sicuramente Bella se ne era accorta , ma per qualche strano motivo invece di giudicarmi infantile, questa cosa la emozionò, glielo lessi negli occhi.

Mi parvero addirittura velati di lacrime.

Quanto erano morbide le sue labbra, morbide e buonissime, per come le avevo sempre immaginate.

Ma non mi fermai solo a quelle però, poichè le baciai anche le palpebre le guance la fronte, ed avrei continuato ad esplorarle il viso all'infinito, se solo avessi potuto.

Non riuscivo a crederlo, ma Bella mi aveva baciato.

Quando la sua bocca toccò la mia, persi me stesso, il vampiro immortale si dileguò tra i meandri del bosco lasciando quel momento così intimo, solo ed esclusivamente ad Edward, ragazzo innamorato.

Dimenticai tutto, i dubbi le perplessità e le difficoltà che avrei dovuto ancora affrontare per averla, scomparve pure il dolore provato poco prima quando la vidi con Jacob...

Non importava più perchè in quel momento lei stava baciando me, essere goffo, e sempre troppo timido.

Zimbello della mia razza.

La goffagine e la timidezza erano state prerogative del mio carattere nella mia vecchia vita, ma anche nella nuova tali qualità non mi abbandonarono facendo di me la pecora nera dell'intera stirpe. Almeno così mi definiva Alice, quando si divertiva a prendermi in giro.

Carlisle invece apprezzava questa mia indole sosteneva che fosse rara nei vampiri e che comunque dovevo reputarli come aspetti positivi e non negativi, poichè indicavano che tutto sommato ero più vivo di tutti gli altri non morti.

E forse aveva davvero ragione perchè era così che mi sentivo in quel momento, vivo.

Tutto avvenne così velocemente che mi resi conto di gustare il suo sapore solo dopo che si staccò da me.

Ero andato nel bosco per placare la mia ira, scoppiata dopo averla vista in intimità con Jacob, e adesso ero io a ritrovarmela fra le braccia.

Non avevo fatto assolutamente nulla per meritare quel bacio, eppure...

"Ed, rispondi ti prego io...io non capisco davvero, tu non hai idea di come io mi senta, dell'effetto che hai su di me, dimmi chi sei?" la sua voce aveva assunto un tono quasi implorante.

Voleva che facessi luce sull'incantesimo che anni prima ci aveva uniti, e che l'aveva risucchiata come in un vortice fin dalla prima volta che i nostri occhi s'incrociarono quella mattina.

Era confusa, spaesata e l'ansia le aveva corrucciato l'espressione, formando una leggera ruga a V al centro della fronte.

Non resistetti e avvicinando la mia mano al viso l'accarezzai proprio lì, in quel punto distendendole la pelle coi polpastrelli.

Non volevo che stesse così, ma come spiegarle l'inspiegabile?

Come confessarle che nemmeno io sapevo perchè qualcuno lassù aveva deciso di benedire la mia esistenza con la sua nascita?

Come farle capire che tutto ciò che lei aveva provato vedendomi, l'avevo provato anch'io tanto tempo prima?

Le ero familiare, ma non nè capiva la ragione.

Cosa le avrei dovuto rispondere, chi ero?

Nessuno, solo un nuovo compagno di scuola.

Oppure

Tutto...
l'uomo del destino
l'uomo di cui ti innamorerai
e quello di cui non potrai più fare a meno, a tal punto che rinuncerai alla tua umanità pur di seguirmi.

No in realtà semplicemente le avrei voluto dire

Sono io il guardiano del tuo bosco Bella, e sò che ti ricordi di me.

Ma non sapevo come avrebbe reagito, mi avrebbe davvero creduto?

E se mai lo avesse fatto, le avrei dovuto spiegare perchè a distanza di tanto tempo dimostravo ancora diciassette anni e di conseguenza rivelarle il mio segreto, la mia vera natura di mostro e a quel punto di sicuro, sarebbe fuggita da me.

Questa parte del piano ad Alice era ancora oscura, il come informare Bella e la sua immediata reazione alla verità, ancora non le si erano figurati in quella sua mente affollata di immagini, il più delle volte, sfocate.

Ma la cosa di cui non riuscivo a capacitarmi mentre mi trovavo accanto alla mia futura compagna, era che la mia sorella pseudo-veggente non aveva visto nulla di quello che sarebbe accaduto quel pomeriggio, perchè se lo avesse saputo mi avrebbe fatto duemila raccomandazioni, in virtù del fatto che per lei di secondo nome facevo imbranato.

Invece nulla.

"Sono solo Edward" infine risposi "il tuo nuovo compagno di...pallavolo?"

inarcai un sopracciglio aspettandomi un sorriso che non tardò ad arrivare.

"No, tu sei molto di più...tu sei lui, io lo sò" ribadì e fece un altro gesto del tutto inattaso, mi abbracciò.

All'inizio rimasi rigido con le braccia lungo i fianchi, ma solo per poco, molto poco.

Come potevo rimanere inerte ad un suo abbraccio?

La strinsi anch'io.

Mi accorsi che adesso era lei a tremare, tra la pioggia e la mia gelida stretta si stava sicuramente congelando.

"Hai freddo?" le chiesi preoccupato "bisogna andare, angelo mio, rischi la polmonite se resti ancora sotto la pioggia"  

La sentii annuire col capo, mentre la punta fredda del suo naso pizzicava l'incavo del mio collo contrastando col tepore sprigionato dal suo respiro.   

"E' davvero così Ed?"

"Cosa?" domandai, sforzandomi di ignorare il connubio di brividi freddi e caldi che avvertivo alla base della nuca e che mandavano in confusione le mie idee, già poco chiare

"Sono il tuo angelo?"

"Beh è questo che sembri adesso" le risposi "un piccolo angelo infreddolito"

si dovette accontentare di quella risposta, perchè non potei rivelarle altro di ciò che provavo. Anche se mi sentivo così scoperto, quasi nudo per quanto fosse lampante e trasparente il mio amore per lei.

Quindi si staccò appena, giusto il tanto che le consentì di guardarmi in faccia.

"Prima o poi lo scoprirò" promise  "prima o poi ne verrò a capo, ti rendi conto, vero? Ho capito che per adesso non vuoi dirmi niente, ma va bene. Saprò essere paziente"

La ascoltai senza rispondere, non trovai nulla di sensato da dire e lei continuò

"Ogni cosa di te mi ricorda lui, sì ero piccola allora ma...io il suo viso non lo avrei mai scordato" e col dorso della mano sfiorò la mia guancia "nè i suoi occhi, nè il tocco freddo della sua mano, nè il suono dolce della sua voce...sei tu Ed, ne sono certa. Sei tu."


                                               


Mi abbracciò di nuovo, alzandosi sulle punte dei piedi e avventandosi sul mio collo, quasi temesse che potessi sparire dalla sua vista da un momento all'altro. Mi chinai un pò per consentirle una posizione più comoda, e stavolta mi ritrovai io col mio naso nell'incavo del suo collo ad inspirare il profumo di vaniglia e fiori che tanto mi inebriava.

Era così bello averla finalmente fra le braccia, l'avrei stretta per tutta la notte se fosse stato possibile, ma poì tremò di nuovo per il freddo...

"Ne riparliamo poi" le dissi "adesso però devo riportarti a casa, o ti congelerai"

"Ne riparleremo davvero? Me lo prometti?" chiese speranzosa

"Si, te lo prometto" risposi sorridendo e le diedi la mano "andiamo adesso" l'afferrò intrecciandola alla sua, e ci incamminammo.

In silenzio attraversammo il bosco, cercai di farle strada tra i rovi ed i rami sporgenti, sostenendola quando incespicava tra il fango e le foglie putride. La guardavo far leva sul mio braccio per reggersi in equilibrio e sorridermi.

Sei sempre la mia piccola, ripetei a me stesso.

Stavo assaporando quello che molti umani avrebbero definito un attimo di pura felicità, pura e semplice felicità.
E non potei fare a meno di sentirmi uguale a loro, ne più ne meno che un umano con accanto la donna che amava.

Mi fermai a qualche metro dal portico di casa Swan, esattamente nello stesso punto di dodici anni prima

"Adesso mi dirai che non devo più avventurarmi da sola nel bosco" scherzò, io sapevo a cosa si riferiva naturalmente, ma feci finta di non capire.

"No, io non ho intenzione di dirti null'altro" mentii, le avrei detto tante di quelle cose..."se non chè adesso devo andare, e tu devi correre ad asciugarti"
d'impulso le sfiorai il viso ancora umido di pioggia

"Eeed, guarda che sei fradicio anche tu, sai?" mi canzonò, picchiettandomi l'indice sul petto, notando i miei abiti grondanti di pioggia

"Si beh, insomma, emh..hai ragione, corro ad asciugarmi anch'io" sono sempre il solito stupido pensai "a domani Bella"
accennai un saluto con la mano.

Ma quello fu un giorno decisamente fortunato, perchè di nuovo vidi le sue labbra avvicinarsi alle mie e con sinuosa lentezza prenderne possesso.

Stavolta non esitai e le strinsi la vita, Bella di rimando mi circondò la nuca.

La sentivo muoversi esperta, al contrario di me, che aspettavo incerto che fosse lei a guidarmi, nel vortice umido delle nostre bocche. Non osavo cercare altro all'infuori delle sue la labbra, e fu sempre lei che per prima cercò la mia lingua, ed io senza esitazione gliela concessi.

Sicuramente si accorgerà che non ho esperienza, che vergogna pensai, ma ormai...

Dopo un tempo che mi parve troppo breve si staccò, stampandomi un ultimo struggente bacio.

"A domani" disse respirandomi sulle labbra ed entrò in casa di corsa, portandosi via l'ultima briciola di lucidità rimasta nella mia testa, mi sentivo in trance.

Galleggiavo ad un metro da terra in un mare di gioia, e probabilmente avrei anche preferito annegarci in quel mare.  

"A domani, angelo" mormorai ormai solo a me stesso

Alice, mi ci vuole Alice...devo parlare con lei

Chi altri poteva confermare che tutto quello che accadde quel pomeriggio nel bosco non fu frutto della mia fantasia?
Solo mia sorella.



 
Pov Bella
Rimorso

 
Arrivata in camera mia, mi svestii in fretta e gettai i vestiti bagnati nella cesta dei panni da lavare, quindi mi infilai sotto il getto d'acqua bollente della doccia, e presi a strofinarmi i capelli arruffati dalla pioggia ed il vento.
Inevitabilmente pensai a ciò che era appena accaduto.

Sfiorai le mie labbra avvertendo ancora il fuoco che mi ustionò baciando Edward, nonostante la sua bocca fosse gelida, io avevo percepito solo tanto calore.
Dolcissimo calore.

Era stato un impulso alla quale non seppi resistere, come se dovessi farlo per placare un bisogno impellente e necessario a me stessa, e non ne ero stata delusa anzi...e per questo mi sentii in colpa.

L'ho baciato, ho baciato Edward e...ho tradito Jake, sono un essere orribile, ignobile ed orribile

I sensi di colpa si impadronirono di me, come avrei guardato in faccia il mio ragazzo? Perchè era ancora il mio ragazzo nonostante tutto, e allora perchè improvvisamente mi sentivo come se appartenessi più ad Edward che a Jacob?

Non lo sapevo.

Da quando quella mattina avevo incontrato quel ragazzo dagli occhi colore dell'oro mi sembrava di assistere alla proiezione di un film, un surreale film di qualche regista visionario, una cosa del tipo Twin Picks, la cui trama si basava sul mio subconscio e sulle mie reminescenze di sogni infantili. Un intricato copione sospeso tra sogno e realtà, di cui io ed Edward eravano gli unici protagonisti ed attori principali.

Lui non ha fatto una piega
ripetei a me stessa      
non ha fatto nessuna piega...

Merda, ho fatto discorsi da fare rizzare i capelli in testa a chiunque si ritiene sano di mente, eppure lui, niente...
Anzi ha pure assecondato il mio delirio folle sulla sua reale identità.

Mi sa che è più pazzo di me...
conclusi
E poi mi fa un effetto assurdo, potrei giurare di essermi commossa quando ha risposto tremante al mio bacio...
Dio che tuffo al cuore, si muovera così lento e timoroso che se non avessi realizzato di conoscerlo da sole otto ore, avrei giurato che la fitta sentita al petto fosse...
amore.


Ma che sto dicendo?


Sbuffai sotto l'acqua

Smettila Bella smettila, cresci una buona volta e scordati di tutta questo storia da pazzi e soprattutto, scordati di Edward Cullen, il bosco, il suo guardiano e soprattutto scordati l'effetto che lui ha su di te.

Ma come ci sarei riuscita? Io avevo già voglia di rivederlo, di ribaciarlo, di riavvinghiarmi a lui e farmi stringere stretta per come aveva fatto poco prima. I suoi baci sul mio viso, le sue carezze, la sua lingua che non osava cercare la mia...

Brrr
Mille brividi percorsero la mia schiena e non furono certo brividi di freddo.

Quel ragazzo mi aveva stregato col suo essere timido ed insicuro, ma allo stesso tempo scatenava in me una passione che non avevo mai provato prima e per la verità non sapevo nemmeno di possedere.
Una sorta di fiamma sotto la cenere, la sentii viva e scoppiettante non appena ci baciammo.
Oppure aveva aperto una sorta di scatola chiusa, una scatola con una serratura magica nascosta dentro di me, e lui possedeva l'unica chiave in grado di aprirla.

Mi ero cacciata proprio in una situazione assurda.

La tempesta, è lui la mia tempesta...



                                       


Sussurai tra me mentre uscii dal bagno avvolta nell'accapatoio, in quel momento il telefono prese a squillare, dopo qualche secondo mio padre (che nel frattempo era rientrato a casa) mi chiamò dalla tromba delle scale

"Beeells, Bellaaa, ci sei?"

"Si papà che c'è?"

"E' Jacob al telefono" 

Oddio ci siamo

"Prendo la chiamata in camera mia, metti giù"

"Okay, vai pure" alzai la cornetta 

"J-e-i-k?" scandì

"Piccola" pronunciò il mio nomignolo con voce contrita dal rimorso

"Dimmi"

"Mi dispiace"

non dispiacerti per me Jake, ho baciato un altro non appena hai girato l'angolo

"Dispiace anche a me"  risposi, ma non ne ero più così certa

"Ti prometto che non lo farò più Bells, rispetterò i tuoi tempi okay? E soprattutto rispetterò la tua decisione, non voglio perderti amore...mi perdoni?"

Esitai, ma dopo qualche secondo risposi

"Ti perdono Jake" non aggiunsi altro.

Una piccola grande parte di me sapeva che forse mi aveva già persa.

Anzi cancellai subito il forse.

"Ho chiamato tre volte prima di adesso ma non c'eri? Ho provato anche sul cellulare e il telefono squillava a vuoto, posso sapere dov'eri?"
L'avevo lasciato a casa il cellulare, e chissà, come sarebbero andate le cose nel bosco se avessi risposto ad una sua chiamata.  

"Oh.." e che gli dico adesso? "ho fatto un giro, per schiarirmi le idee sai.. e nella fretta di uscire l'ho dimenticato a casa" in fondo era la verità, ero andata nel bosco per riflettere.

"Mi spiace che eri in collera con me, scusami davvero"

"Non importa, adesso non è più importante"

perchè tu non sei più importante...

In altri tempi avrei fatto salti di gioia alle sue parole, Jake non era tipo da scuse e richieste di perdono, anche se quel giorno aveva davvero forzato un pò troppo la mano con me.

"Sono contento piccola...ti amo tanto, lo sai vero?"

"Si lo so, Jake"

"Sogni d'oro a domani"

"A domani" risposi e attaccai sperando che non avesse notato il fatto che non gli risposi con un ti amo tanto anch'io.

Mi vestii velocemente e scesi in cucina a preparare la cena, ero in clamoroso ritardo.

Charlie, mio padre notò sia il ritardo (anche se non accennò nulla al riguardo) che il mio strano e meditabondo silenzio ma per quello ebbe da ridire.

Tra un boccone di hamburger e l'altro mi chiese

"Bella è tutto a posto?

"Umh?" mugugnai ritornando sul pianeta terra

"Con Jacob dico, è tutto a posto?"

"Certo papà, perchè?"

"Non so, sei stranamente silenziosa stasera...inoltre Jacob mi ha detto che ha chiamato diverse volte nel pomeriggio, ma tu non eri in casa. Posso chiederti dov'eri?"

"Papà...fai le stesse domande inquisitorie che fa lui" risposi infastidita "comunque abbiamo avuto una piccola discussione, e per schiarirmi le idee ho fatto due passi, tutto qui...vuoi sapere se c'è qualcuno che può testimoniarlo o come alibi regge"

"Wao che sarcasmo! Non volevo essere invadente, ma se Jacob si comporta male, dovresti dirmelo. Non importa se suo padre è il mio migliore amico"

"Non è stato nulla di grave papà e comunque sta tranquillo, se Jake si dovesse comportare male ti informerò...Billy o non Billy" mentii.

Se solo avesse saputo cosa il mio ragazzo aveva avuto intenzione di fare con me quel giorno, e per giunta sotto il tetto di casa sua...minimo gli avrebbe intimato con la pistola d'ordinanza (che non impugnava da tempi immemorabili) di non farsi più vedere, se non voleva essere impallinato e poi mi avrebbe messo due guardie alle calcagna, nel caso il ragazzo avesse disobbedito.

"Bene tesoro, bene..."

Quella notte non chiusi occhio, davanti scorsero vivide le immagini di me ed Edward sotto la pioggia, abbracciati come se ci conoscessimo da sempre, ma soprattutto come se ci amassimo da tutta la vita.

Sentii il suo sapore in bocca, il suo odore nelle narici e il suo gelido calore sul mio corpo...mi abbandonai completamente a quelle sensazioni, incurante del fatto che non era il mio ragazzo a provocarmele. Ma non per questo le cacciai da me, anzi mi ci immersi in maniera totale, fino a quando anche l'ultimo silenzioso rimorso scivolò via, ed io fui felice di lasciarlo andare.




               


 

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Capitolo 9
*** Cap. 9 Tre volte sì ***


cap 9 Tre volte si Benvenute ragazze, questo capitolo è molto importante per Bella perchè capisce che Edward non è solo un bel ragazzo con gli occhi da cucciolo, ma è molto, molto di più.
Buona lettura e alla prossima.
Grazie a tutte come sempre, di cuore.
Romi

 Capitolo 9
                                               TRE  VOLTE  SI

                                           

Pov Edward

Egoista

Alice come spesso accadeva mi aspettava seduta sul portico di casa, guardava la pioggia picchettare l'asfalto, aveva questa abitudine perchè la rilassava, diceva.
Ma se qualcuno non facente parte della nostra particolare famiglia l'avesse vista, immobile, con gli occhi fissi sulle goccioline che incessanti erodevano il terreno, l'avrebbe trovata senza dubbio un pò inquietante, e forse lo era davvero...

                                       

"Alice..." la chiamai ridestandola appena

"So tutto" rispose, prima ancora che formulassi qualsiasi domanda "per meglio dire, adesso so tutto"
"Certo adesso sai tutto, ma perchè diavolo non mi hai detto nulla?"
"Si è materializzato solo mentre avveniva, Ed"
"Ma come è possibile?" chiesi, e a quel punto, complice il mio tono di voce un pò irritato, si decise a lasciar perdere la pioggia
"Credo sia cambiata qualcosa...credo che tu gli abbia fatto più effetto di quello che avevo preventivato nelle mie visioni" disse, io però non capii esattamente se fosse un bene o un male
"Che vuoi dire Alice, per effetto che intendi esattamente"
"Che si sta già innamorando di te, se non lo è già" a quelle parole ebbi un sussulto, innamorata di me?   "beh da come ti ha baciato...mi sembra già sulla buona strada" strizzò un occhio complice  "piuttosto, sono mooolto curiosa, che hai pensato quando si è avvinghiata a te a quel modo? Perchè la tua faccia era tutta un programma..."
E che ho pensato...
Non trovavo le parole, ogni vocabolo mi sembrava riduttivo, poco efficace, poca cosa per descrivere quello che avevo realmente provato, quello che avevo sentito dentro, la complessità e la grandezza delle emozioni, per cui risposi solo
"Ho pensato che l'amo. La amo da ieri, la amo oggi e l'amerò domani"
Alice sorrise, e sospirò "aaah fratellino, sei così romantico...dovresti dare qualche lezione a quell'insensibile di Jasper" concluse irritata, considerando quanto spesso suo marito non le prestasse le giuste attenzioni.
Provai per lei una punta di compassione..

La mattina dopo esitai ad entrare in classe per la terza ora, anche se smaniavo dalla voglia di vederla.

Alice, mi aveva messo la pulce all'orecchio, si sta già innamorando di te, se non lo è già.
Ma più velocemente Bella si sarebbe innamorata di me e più velocemente sarebbe arrivato il momento della verità.
E nonostante tutte le rassicurazioni di mia sorella sul fatto che lei avrebbe accettato di buon grado il suo destino, io non ne ero completamente convinto. Il futuro, come aveva dimostrato l'episodio del giorno prima poteva sempre cambiare, questa volta era cambiato in meglio, ma la prossima?
Francamente non mi sembrava più neppure tanto giusto...se l'amavo perchè volevo che diventasse come me?
"Sarà una scelta sua, solo sua" ripeteva Alice fin dalla prima volta che mi preannunciò l'arrivo della mia futura compagna, ma io non potevo fare a meno di ritenermi un grosso egoista.
Così rimuginando su questi pensieri, arrivai alla lezione di spagnolo in ritardo di qualche minuto, la signora Gomez fu clemente e non mi riprese.
"Scusi il ritardo signora" dissi
Mi avvicinai al mio posto, guardando solo le punte delle mie scarpe, anche se sapevo che i suoi occhi cercavano i miei, ne sentivo il richiamo. Lentamente scostai la sedia, misi lo zaino per terra e il libro di testo sulla scrivania, quindi mi decisi a volgere lo sguardo alla mia destra e mi lasciai abbagliare dalla sua luce
La mia luce...

Eccolo quì il mio raggio di sole
Ed ecco perchè sono io che desidero, essere un grosso egoista  
 
Pov Bella
Tre volte SI

Attesi l'ora di spagnolo trepidante, non l'avevo incrociato quella mattina, nè all'entrata nè per i corridoi della scuola, ed avevo paura che non fosse venuto. Mi accomodai al mio nuovo posto, penultimo banco, e bramavo impaziente affinchè la sedia vuota accanto a me presto si riempisse della sua presenza. La signora Gomez stava quasi per procedere all'inizio della lezione quando Edward si materializzò sulla soglia. Il cuore cominciò a battermi all'impazzata, e mi resi conto solo in quell'istante di quanto mi fosse mancato.
"Scusi il ritardo signora" disse
La professoressa fece un segno d'assenso con la testa ed Edward si diresse veloce e a capo chino verso il suo posto, io cercavo i suoi occhi, volevo la conferma che anche lui fosse impaziente di vedermi quanto lo ero io.
Ma quando ti decidi a guardarmi Ed...
Si sedette e dopo aver adagiato lo zaino per terra e il libro di testo sul banco, finalmente si decise a voltarsi nella mia direzione. Ed eccoli lì gli occhi dorati, caldi bellissimi e felici di vedermi, li accolsi col sorriso migliore che fui in grado di fare e lui ricambiò con una fila perfetta di 16 denti bianchissimi e brillanti.
"Hola Eduardo" gli dissi languida, cominciai subito con l'effetto gatta morta...era più forte di me
"Hola còme estàs hoy, Isabella?"
"Sto bene e tu?"
"Dire molto bene..." quel molto lo interpretai come un messaggio in codice indirizzato a me
"Ti ho pensato stanotte, sai?" dissi di getto, giocherellando col tappetto della penna a sfera e guardandolo di sbiego
"Oh...davvero" rispose, forse non si aspettava una simile confessione "spero tu sia riuscita a riposare comunque"
"Ed..." mormorai
"Si" sussurrò guardandomi con quei suoi occhioni
"Non stavo più nella pelle, morivo dalla voglia di vederti...dimmi che non sono pazza, ti prego"
"Bella..." deglutì rumorosamente, si era appena trasformato in cucciolo Ed.
Attento cucciolo Ed, potrei anche saltarti addosso come ho fatto ieri
"Scusa, ho una gran faccia tosta" mi giustificai
"No" disse "no...anch'io" prese un profondo respiro e rispose "non sei pazza Bella, anch'io non vedevo l'ora di vederti e...e starti vicino" nel dire l'ultima frase, sfiorò il mio gomito con le dita e
nonostante avessi una bella maglia pesante, lo sentii andare a fuoco sotto il suo tocco.
Stavolta fui io che deglutii rumorosamente
"Che ci sta succedendo...tu lo sai?" balbettai "ne vieni a capo? Hai qualche idea?" mi bloccai un attimo e poi aggiunsi "perchè io una l'avrei..." essiii l'avrei proprio, anche se non osai aggiungere altro.
Sorrise di nuovo.

Ma quanto è bello...e quando sorride così, è addirittura stupendo
Rimasi incantata a contemplare quel viso perfetto fino a quando un urlo ruppe l'idillio
"Signorina Swan" tuonò la professoressa "potrebbe essere così gentile da leggere il capitolo sette a pagina 53?"
Merda!
"Subito signora" evidentemente mi aveva sgamata a fare gli occhi dolci al mio nuovo compagno di banco. Lui sghignazzò piano e con un filo di voce rispose "succede quello che deve succedere Bella...quello che deve succedere"
Avrei tanto voluto continuare il discorso, quella frase sibillina mi incuriosii terribilmente, ma non volevo certo rischiare di coinvolgerlo in una nota scolastica, al suo secondo giorno, allora lessi il capitolo e mi immersi nella lezione. Il mio compagno  fece altrettanto.
Quando la campanella decretò la fine della lezione e l'inizio della pausa pranzo gli chiesi
"Mangi con qualcuno?"
"Con Alice, mia sorella e tu?"
"Di solito con la mia amica Jessica, ma oggi credo che starà con Mike Newton, ricordi l'imbecille a pallavolo? Lui le sta facendo il filo, o almeno credo..."
Mike Newton filava Jessica a giorni alterni quindi non ero certa quali fossero le sue reali intenzioni con lei, di contro la mia amica non era mai impazzita per lui, mentre per Edward ieri era andata fuori di testa ripetendo per tutta l'ora di biologia che il nuovo arrivato era troppo sexy!
"Beh se ti va, puoi pranzare con noi...ti presento Alice così"
"Va bene" risposi entusiasta ero proprio curiosa di conoscerla Alice, e ci avviammo verso la mensa.
Era già seduta quando arrivammo e non fu per nulla stupita di vedermi in compagnia di suo fratello, anzi sembrò quasi che mi stesse aspettando. Aveva un viso molto delicato, pallido come Edward.  Nel suo aspetto gli occhi, furono il dettaglio che più mi piacque, color bronzo simili a quelli del fratello, forse appena un pò più scuri.
"Ciao Bella, sono Alice" esordì "e sono contenta di conoscerti, Edward mi ha parlato di te" lanciai un'occhiata ad Edward e avvampai
Oddio e che le avrà raccontato..."è simpatica, gentile e poi come benvenuto in questa scuola mi è saltata letteralmente addosso"
Iniziammo a discutere del più e del meno, dopo cinque minuti durante i quali mi bersagliò di domande sui miei gusti in fatto di abiti e marche di shampoo con estratti di alghe del mar Morto, si alzò dicendo che doveva ripassare la lezione di inglese, poichè era certa che l'avrebbero interrogata.
Quindi ci lasciò soli.
Di solito le persone troppo esuberanti mi infastidivano, ma quella pallida ragazza dallo sguardo vispo mi fece subito simpatia.
"Ti sembra un pò schizzata vero?" chiese Edward, in realtà un pò si, ma mi piaceva, mi piaceva proprio
"Solo un pò, è simpatica però"
"Sisi è simpatica" ammise
"Ci vieni dopo la scuola a fare un giro?" di punto in bianco gli feci questa richiesta, certa che stavolta mi avrebbe davvero considerata più che sfacciata. La sua risposta però mi stupii
"Non viene a prenderti il tuo ragazzo?"  
Ops questa non me l'aspettavo
Sapeva che avevo un ragazzo, certo che lo sapeva!
Ieri all'uscita di scuola aveva assistito allo spettacolo di me che baciavo appassionatamente Jacob.
Non riuscii a sostenere il suo sguardo diventato ad un tratto strano, mi parve indurito
penserà che sono "una facile", ho un ragazzo ma bacio lui dopo otto ore che lo conosco, gli dico che lo penso di notte e lo invito pure ad uscire
"Volevo fare solo una passeggiata" risposi mesta, ma lui mi stupii di nuovo.
Prese la mia mano e la strinse
"Bella guardami, dai guardami" disse "Io...io verrei in capo al mondo con te" continuò "ma hai un ragazzo, sbaglio? Voglio saperlo"
Tralasciai la seconda parte e mi concentrai su io verrei in capo al mondo con te
"Io non sono più sicura di volerlo, il mio ragazzo" era la verità, "è tutto così strano, io non capisco più nulla, quando sono con te il resto del mondo scompare, compreso Jacob" e proprio in quel momento il mio cellulare vibrò, il mio ragazzo aveva mandato un messaggio.
PICCOLA, LA MOTO NON VA
NON POSSO PRENDERTI ALL'USCITA
PUOI CAVARTELA SENZA DI ME?
gli risposi
CERTAMENTE TRANQUILLO
Senza specificare altro
"Ed" gli chiesi di nuovo "lascia perdere il mio ragazzo, allora ci vieni dopo scuola a fare una passeggiata?"
Lui vide il mio armeggiare col cellulare e forse colse un sorriso compiaciuto quando lessi ciò che Jacob scrisse
"Si" rispose infine "ci vengo ma...io ne vorrei riparlare, del tuo ragazzo"
Sorrisi a cinquantasei denti e strinsi ancora di più la presa nella sua mano
"Tu ieri hai promesso che avresti riaffrontato un determinato argomento, ricordi? Un argomento molto importante" mi morsicai il labbro impaziente di ascoltare la sua risposta
"Si, ricordo"
"Bene, io prometto che riaffronterò questo di argomento"
"Affare fatto!" siglammo il patto "dove mi porti?" aggiunse
"Nel bosco, e dove sennò"
All'uscita di scuola andai via con Edward ed Alice, accompagnammo quest'ultima nei pressi di casa loro, un posto piuttosto lontano dal centro di Forks, quindi ci dirigemmo verso casa mia.
Parcheggiò la sua auto lontano dal vialetto onde evitare che qualcuno la notasse, anche perchè era piuttosto vistosa.
Quindi dal retro prendemmo il sentiero, e come se fosse la cosa più naturale del mondo le nostre mani si cercarono per intrecciarsi. Il cuore prese di nuovo a battere all'impazzata, ed il respiro si fece corto
Ma perchè devi farmi questo effetto quando mi tocchi?
Dovetti concentrarmi per non bloccarlo all'istante e baciarlo, la sua bocca mi inviava messaggi subliminali.
Baciami Bella baciami...
Le sirene ad Ulisse al confronto emettevano richiami per anatre, era proprio un suono irresistibile e lo sentivo forte e chiaro
Sto diventando pazza, povera me...

                   

Arrivammo al posto del giorno prima, il luogo del nostro incontro. Come al solito nessun raggio di sole in cielo, solo nuvole che però non sembravano minacciare la pioggia. Ci sedemmo su un tronco d'albero caduto, e lì tenendoci sempre per mano cominciammo a delineare i contorni della nostra storia.
Ancora non sapevo in che cosa mi stavo per cacciare, sentivo solo una grande e magica euforia oltre che una spasmodica necessità di stare vicino a quel bel ragazzo del tutto sconosciuto. Capace di mandare in pezzi il mio autocontrollo e la mia razionalità se solo mi guardava negli occhi, per più di cinque secondi di seguito.

Il nostro incontro fu un evento così importante e a tratti così sconvolgente che segnò radicalmente la mia esistenza.
Edward Cullen piombò nella tranquilla e noiosa routine quotidiana della piccola Bella Swan con la grazia discreta della sua timidezza, ma le conseguenze derivanti dalla mia storia con lui furono più sconvolgenti di una tempesta tropicale. Segretamente sapevo, di averla sempre attesa, questa tempesta, conservandomi all'interno di un bozzolo per chi sarebbe stato in grado di trasformarmi da crisalide a farfalla.
"Secondo te è possibile innamorarsi di qualcuno in sole 24 ore?" gli chiesi mentre con finta  indifferenza guardavo un punto nondefinito davanti a me
"Si"  rispose senza nessuna esitazione
"E...a te è mai successo?" mi feci coraggio e lo guardai, mentre il tum tum tum del mio cuore era così fragoroso da sovrastare quasi la mia voce
"Si"  per la seconda volta, allora osai di più
"Ti è capitato con...me?" Pazza ma che domande fai?
Ormai il danno era fatto, trattenni il fiato, e attesi
"Sì"
Oddio, che ha detto ?
SI

Per la terza volta, la più attesa la più desiderata, diede una risposta affermativa ad una mia domanda.
Il mio cuore stavolta perse tutti i battiti, e più che tum tum sentii suoni sconnessi ad intervalli irregolari.
Forse sto per avere un infarto, pensai maacchisenefr...

Inconsciamente quel si mi autorizzò a fare quello che avevo cercato di reprimere per tutto il tragitto e mi catapultai su di lui, facendolo sussultare, abbracciandolo e accaparrandomi il luogo da cui continuava ad arrivare il messaggio subliminale, la sua bocca. A stento restammo in equilibrio, ed Edward per non rischiare di cadere mi prese per la vita e mi adagiò sul terreno, distendendosi accanto me.
Mi restituì i baci e le carezze che io gli anticipai e mi guardò e sfiorò come se fossi la cosa più bella e delicata che avesse mai tenuto fra le sue mani, e di nuovo  avvertii la fitta al cuore, ma stavolta non ebbi dubbi, fui sicura.
Era amore, lo amavo.   
IO L'AMAVO
Rimasi sgomenta da quella certezza, come era possibile se lo conoscevo solo da due giorni?
Siamo pazzi, due pazzi scatenati
Quando ci staccammo per riprendere fiato io mi accucciai sul suo torace, e sentii il bisogno di confessarglielo
"Ed"
"Si, angelo" aveva passato il suo braccio sotto la mia schiena tenendomi stretta a sè, e solleticava la mia fronte con le labbra
"Io...io devo dirti una cosa"
"Dimmi"
"Ti sconvolgerò..." lo avvisai
"Correrrò il rischio" rispose
"Credo...io credo di amarti" gli soffiai sul petto, lo sentii irrigidirsi e per una frazione di secondo ebbi paura di aver frainteso tutto.
Mi staccai da lui alzando un pò il bacino, volevo guardarlo in viso, volevo capire.
Lui ricambiò il mio sguardo con l'intensità esagerata che avevano i suoi occhi, e carezzandomi la schiena a sua volta confessò
"Io non lo credo Bella, io lo so per certo...ti amo"

                       
Continua....

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Capitolo 10
*** Cap. 10 Innamorati ***


Cap. 10 Innamorati Ed eccoci al capitolo numero 10, i nostri protagonisti si ritrovano innamorati pazzi nel giro di due giorni, è una situazione  strana specialmente per  Bella che non riesce a capacitarsi di quanto sia grande ciò che prova per Edward.
Vi anticipo che in questo capitolo prenderete in antipatia anche qualcun'altro oltre a Jacob, e quest'altra persona avrà un ruolo molto importante per l'evolversi della storia, okay basta così.
Per rispondere  ad alcune  vostre domande:
Flippy83, sorella hai ragione c'è un pò di Kris nella mia Bella, così come c'è un pò di Rob nel mio Edward. Ma d'altronde mi chiedo quando sarà possibile (almeno per me) scindere gli uni dagli altri?
TurchiCat, non ho idea di quanti capitoli scriverò, perchè da quando i due protagonisti si sono incontrati sono passati solo due giorni e la storia deve andare avanti...quindi al momento non so proprio. Tu quanti ne vorresti?
Passo ai ringraziamenti:
G R A Z I E    A    T U T T E
 di cuore, davvero grazieeeeee
Romi
ps assaggio cap 11 

"Ed, io voglio stare con te" gli confessai guardandolo adorante, mentre la mia mano giocava con il profilo ruvido dei suoi pantaloni, lo sentii fremere

"Bella io..." sussurrò



CAPITOLO 10

                                                        INNAMORATI

   
                                                                                                            



Pov Edward

L'avevo sempre immaginato così il momento in cui avrei confessato a Bella d'amarla, perfetto.
La cosa che non avrei mai e poi mai considerato però è che sarebbe stata lei per prima a rivelarmi i suoi sentimenti.
"Io...io credo di amarti" disse guardandomi negli occhi, con la voce incerta per l'emozione. Ero riuscito a sconvolgerle la vita nel giro di 24 ore, ed era successo tutto così in fretta e in modo così naturale che non mi stupii per nulla della grandezza delle sue parole. Neppure la mia assoluta padronanza della situazione mi sconvolse, la timidezza e l'imbarazzo d'improvviso scomparvero lasciando il posto alla determinazione.
L'amavo, la volevo e desideravo che si legasse a me. Per sempre.

Nell'esatto momento in cui pronunciò la frase, ebbi la sensazione di cogliere un velo di paura sul suo viso, come se fosse stato mai possibile che io non ricambiassi i suoi sentimenti. Allora per fugare qualsiasi dubbio le risposi
"Io non lo credo Bella, io lo so per certo...ti amo" 

"Oh Eeed..." fece un urletto di gioia e si fiondò tra le mie braccia "non sai quanto sono felice, sono al settimo cielo...stringimi forte ti prego" non me lo feci ripetere, l'adagiai di nuovo sull'erba umida e la strinsi riempendola di coccole.
La sentii fremere per i miei baci, rabbrividire per le mie carezze e sospirare per tutte le volte che le ripetei di amarla quel pomeriggio. Nulla sembrò più naturale per noi che restare avvinghiati per ore, fino a quando la luce del giorno lasciò il posto alla semi oscurità e Bella fremette di nuovo, questa volta per il freddo improvviso e pungente.
"Ti riporto a casa" le sussurrai sulle labbra ancora incollate alle mie
"Eeed..no, non voglio"  rispose capricciando come una bambina  "restiamo ancora così, solo un altro pò, per favore"
Sfregò il suo naso gelido sul mio, che lo era altrettanto, ma non certo per  un fattore climatico
"Ha il naso gelido e stai tremando, dobbiamo andare" le ribadii
"Primo, se io ho il naso gelido, tu lo hai addirittura di ghiaccio" e prese la punta del mio naso fra l'indice ed il pollice stringendolo, provocandomi il solletico  "si decisamente di ghiaccio. Secondo, sei tu che mi fai tremare, non il freddo.."  questa seconda considerazione la fece stringendo la mia mano e portandosela sul cuore.
Risi di gusto, ero lusingato da quella ennesima confessione e sorvolai sulla causa del mio naso di ghiaccio, come l'aveva definito
"Grazie, è bello sapere che ti faccio questo effetto, ma adesso tremi perchè hai  freddo signorina e poi non hai fatto ancora i compiti per domani e poi..." aggiunsi sentendo il suo stomaco brontolare  "non mangi dalla 11 e 30 di stamattina e la colpa è mia"
"Beh, se per questo sei a pancia vuota anche tu"      touché
"Io salto sempre il pranzo" mentii "preferisco abbondare con la cena"
Questa sarebbe stata la prima bugia di una lunga serie, in fatto di pranzi e cene, fino quando Bella non avesse saputo della mia identità e di conseguenza della mia particolare dieta.

"Davvero?" rispose stupita "questa è la prima cosa che mi dici di te...Vorrei tanto sapere altro...dove sei nato? Dove hai vissuto fin'ora, che musica ascolti, il tuo colore preferito...cosa ti piace leggere?" si zittì un istante, eccitata e smaniosa di soddisfare la sua crescente curiosità "Ed"
"Dimmi angelo.." pensai che la sua testolina stesse elaborando un lungo elenco di domande a cui presto mi avrebbe sottoposto
"Non sappiamo nulla l'uno dell'altro, se non...che ci amiamo" invece disse  "ma ti pare possibile una cosa del genere? Ti pare razionalmente e umanamente possibile? Non sò niente di te apparte il fatto che ti guardo e mi sento scoppiare il cuore per quanto è colmo d'amore"
"Oh...Bella" la baciai, poi le presi il mento fra due dita e le dissi "prometto che ti racconterò tutto di me, tutto" mi sforzai di usare il tono di voce più sincero possibile. Ma era vero l'avrei fatto "piano piano, impareremo a conoscerci...piano piano la situazione ti apparirà chiara, non angustiarti amore mio, ti prego" presi qualche secondo per cercare le parole adatte, era plausibile la sua confusione, il suo smarrimento di fronte a questo sentimento così grande ed improvviso.

"Nel frattempo questa pazzia fra noi, questa magia, questo sentimento che sappiamo essere amore...consideriamolo un regalo del destino. Da qualche parte hanno scritto che dovessimo incontrarci ed amarci fin da subito.  Qualcuno lassù ti ha destinata a me, magari l'esatto giorno in cui sei nata"
"Forse è andata proprio come dici tu" rispose "forse il fatto che io ti abbia riconosciuto come il ragazzo che incontrai tanti anni fa nel bosco è solo un pretesto che il destino ha utilizzato, per avvicinarmi a te"
Lei non lo sapeva ma era andata proprio così, le stavo dicendo la verità, era stata destinata a me fin dal giorno della sua nascita
"Beh è possibile, d'altronde neanch'io so nulla di te, tranne che sei brava in spagnolo e una frana a pallavolo" a questa ultima affermazione mi diede un buffetto sulla testa "e che...hai un ragazzo di nome Jacob"
"Già, questo il destino non lo ha considerato però" fece un sorriso amaro e s'intristì, mi dispiacque, non era certo mia intenzione farla intristire ma l'argomento mi stava troppo a cuore, lei ormai era mia e di nessun altro
"Andiamo adesso, non voglio parlare del tuo ragazzo, non voglio rovinanare questo momento così bello, ci penseremo domani, va  bene?"
Annuì, l'avevo rassicurata, anche se il presentimento che Jacob Black sarebbe stato una spina nel fianco per entrambi,  sembrava sempre più evidente.
Giunti davanti casa la salutai stringendola e baciandola come se non dovessi rivederla per un mese intero, mi pesava il fatto di non poter trascorrere più tempo con lei, adesso che ci eravamo dichiarati.
"Mi raccomando, mangia"  dissi scostandole una ciocca di capelli che le ricadeva ribelle sul viso. Gliela sistemai dietro all'orecchio e presi a carezzarle il lobo tenero come burro, avevo sempre sognato di farlo. Lei a quel contatto rabbrividì di nuovo,
questa cosa dei brividi iniziava a piacermi, non sò ma la sentivo più mia.

"Si, sta tranquillo mangio" rispose, chiudendo gli occhi e  godendosi il mio tocco sull'orecchio, le facevo scorrere i polpastrelli sù e giù, sfiorandola appena
"E tu..." primo tentativo a vuoto "e...tu" riprovò per la seconda volta.
Non potei fare a meno di ridere sommessamente, tentava di mettere una parola dietro l'altra, ma io le rendevo l'impresa piuttosto
ardua, e la cosa mi piaceva da morire.
"Edduardd..." biascicò alla fine
"Si, Bella?" risposi continuando la mia tortura
"Emh...sta atten...to per str...ada, emh...anzichià-mamì-appè-naaarriviii" okay poteva bastare, a malincuore smisi di farla rabbrividire.

"Certo lo farò, però.." piccolo dettaglio  "non ho il tuo numero"
"Oh che stupida, hai ragione" presi il cellulare dalla tasca e segnai il numero che mi dettò, il mio lo avrebbe memorizzato alla prima chiamata.
"Notte angelo"  la salutai
"Mi piace quando mi chiami così"  disse
"A me piace chiamarti così.."  restammo a guardarci sospesi a mezz'aria per qualche secondo, occhi negli occhi, nessuno dei due aveva la voglia nè il coraggio di distogliere lo sguardo per primo, e andar via. Poi notai che la luce del salotto di casa sua era accesa, evidentemente suo padre era rientrato dal retro, era meglio andar via e subito.
"Ti chiamo dopo" sussurrai sfiorandole la fronte con le labbra, fece sì col capo e poi mi fissò di nuovo per qualche secondo con quei suoi occhioni di cioccolata e fui tentato di riprenderla fra le braccia, ma non lo feci. Alla fine si incamminò verso il portico, attesi che entrasse in casa e andai via.


Pov Bella
Quando Jacob mi baciò per la prima volta ne rimasi entusiasta, mi piacque, considerai che baciasse bene, non è che io avessi tutta questa esperienza nel campo e potessi paragonarlo ad altri. Fu il mio secondo bacio in assoluto, il primo lo diedi ad un compagno delle scuole medie, esperienza per altro disastrosa, comunque Jacob mi parve un gran baciatore. Reputai di essermi innamorata di lui, non solo per questa sua capacità ma anche perchè mi piaceva fisicamente, mi piaceva che lui a sua volta mi definisse molto carina e mi piaceva che fosse possessivo nei miei confronti (almeno all'inizio fu così).
Mi faceva sentire protetta ed amata.
Con Edward la storia fu totalmente diversa, i suoi non erano baci, erano piccoli tizzoni ardenti che delicamente si spegnevano sulla mia pelle. Ogni suo bacio mi sconvolgeva, mi marchiava, sentivo il suo nome tatuarsi su ogni singolo lembo di me stessa, con le labbra disegnava ghirigori e simboli di appartenenza e devozione assoluta. Ed erano soltanto baci. Che effetto mi avrebbe  fatto avere di più? La sua velata timidezza mi faceva impazzire, il suo imbarazzo mi induceva a stuzzicarlo, il suono della sua voce mi stordiva, il suo odore di uomo (benchè fosse ancora un ragazzo) mi inebriava, il suo corpo esile ma allo stesso tempo ben proporzionato, mi spingeva ad osare e varcare il famoso confine tracciato con Jacob.
Lo amavo, lo desideravo e lo volevo...con tutta me stessa.  
Non avrei resistito molto, quando ero fra le sue braccia avevo voglia di esplorare il suo corpo in lungo e in largo, ma mi costringevo a limitarmi. Ero già andata oltre i canoni della decenza, saltandogli addosso solo dopo poche ore che lo conoscevo e non volevo spaventarlo e neppure fargli pensare che fossi una ragazza avventata. Di sicuro lui non mi avrebbe chiesto nulla, sarei stata io a pretendere qualcosa di più, avrei preso l'iniziativa. Di questo ne ero più che certa.
Ti manca solo questa e poi brucerai davvero fra le fiamme dell'inferno per l'eternità.
Avevo un ragazzo e non potevo amarne e addirittura desiderarne un altro, ma dopo quel secondo pomeriggio con lui, dopo le nostre confessioni reciproche e dopo le meravigliose sensazioni che mi fece provare, non avrei più potuto stare con Jacob.
Per nessuna ragione al mondo, almeno questo era quello che credevo.

Quando entrai in casa mio padre mi aspettava in salotto

"Ciao Bells, alla buon'ora" disse picchettando il dito sul suo precisissimo orologio svizzero, erano le 19 e 30 passate "si può sapere dove sei stata? E magari se non chiedo troppo, anche con CHI?"
Ignorai entrambe le domande "Scusa papà, preparo subito la cena"
"Bella non è per la cena...ha chiamato Jacob" istintivamente cercai il cellulare nella tasca interna della  mia giacca a vento, e diedi uno sguardo: cinque chiamate perse, ommiodio!
Non avevo messo la suoneria c'era solo la vibrazione
"Avete litigato di nuovo e hai fatto due passi?" Il mio cervellino vagava in cerca di una risposta plausibile, ma vagava nel vuoto e basta.

Quindi non emisi alcun suono e mi limitai a fissarlo, con aria colpevole. Mio padre era pur sempre uno sceriffo e se mentivo, alla lunga mi avrebbe scoperto. Di contro non sapevo cosa rispondere.
"No papà non abbiamo litigato, io...io..."
"Tu cosa Bella? Che nascondi?"
"Nulla!!!" risposi forse con troppa foga. Inarcò un sopracciglio, si stava innervosendo, mi conveniva accennargli qualcosa
"Papà sono confusa, non so ma da un pò...con Jacob le cose non sono più come una volta, io forse..."
"Lui chi è?" strabuzzai gli occhi

Merda! Perchè perchè  imprecai non sono figlia di un impiegato delle poste? O di un idraulico o di un imbianchino? No invece no! Sono figlia di un polizziotto, e pure bravo...

"Lui?" Chiesi facendo la faccia più credibile e innocente che potessi "Ma lui chi?"
"Quello per cui hai preso una sbandata ragazzina, guarda che ti ho capita...Bella stai attenta" il dito indice della sua mano destra puntava dritto verso il mio naso  "a non rovinare tutto, Jacob è un bravo ragazzo"
"Scusa ma per caso ho detto il contrar..." non mi lasciò concludere
"Ascoltami bene Isabella Marie Swan, quando tua madre ebbe la felice idea di andarsene dall'oggi al domani portandoti via con sè, mi cadde il mondo addosso" noo la storia dell'abbandono  nooooooo, che colpo basso
"Questo non è corretto papà..."  sapevo già dove sarebbe andato a parare
"L'unico che mi aiutò a riprendermi fu Billy, trascorse nottate intere a consolarmi, sua moglie fino a quando la malattia glielo  consentì preparò le mie cene e lavò le mie camicie...e Jacob anche se piccolo riusciva sempre a farmi distrarre, quindi te lo ripeto: stai attenta Bella, non ti azzardare a far soffrire quel ragazzo"
Non potevo crederci stava facendo leva sul mio senso di colpa, io andai via da lui, lo abbandonai anch'io in un certo qual modo. Billy Black e la sua famiglia lo aiutarono a risalire dal pozzo nero della sofferenza, causata da mia madre e di riflesso da me.
"Ma papà tu non puoi...obbligarmi"  ma cosa stava dicendo? Non riuscivo a crederci
"Oh siii, io posso eccome ragazzina, non vuoi stare più con Jacob? Bene, fa pure, lascialo. Ma non ti azzardare a portare  qualcun'altro in casa mia, perchè non l'accetterò nè oggi nè mai" in quel preciso istante il cellulare stretto ancora fra le mie mani vibrò, feci l'indifferente, poteva essere Edward e non volevo certo rispondere davanti a Charlie.
"Vado a cambiarmi" dissi cercando di riprendere il controllo di me stessa, anche se le mani tremavano e le  gambe  erano molli come gelatina "scendo subito".
Avrei voluto urlare e strepitare, non riuscivo davvero a capacitarmi di ciò che mio padre aveva detto. Da come la vedevo in quel momento, era un ricatto bello e buono.
Salii i gradini a due e due precipitandomi in camera mia e sbattendo la porta, ma prima lo udii urlare ancora "guarda che non ho finito con te, ne riparleremo Bella, hai sentito? Ne riparleremo...e comunque TI TENGO D'OCCHIO" ignorai le ultime minaccie e guardai il display, non era Jacob. Ricacciai indietro, almeno momentaneamente le lacrime e risposi alla chiamata

"Pronto"
"Sono io" a quelle due semplici parole, mi sentii sollevata anche se smisi di respirare e il cuore cominciò a fare salti mortali carpiati senza rete di protezione.
"Ciao, sono contenta di sentirti"
"Anch'io" rispose lui completando l'opera di rincitrullimento "hai magiato?" mi nutrirei solo di te se potessi
"Stavo per preparare la cena"
"Sei una brava cuoca?"
"Mmh mio padre non si è mai lamentato, quindi suppongo di sì"
"Bene una cosa nuova che conosco di te" sentendo questa frase non riuscii a trattenermi, e cominciai a piangere, mio padre non avrebbe acconsentito al fatto che volessi lasciare Jacob, e comunque avrebbe reso la vita difficile a chiunque avesse preso il suo posto, il messaggio era chiaro.
"Ed.." la mia voce tradì l'emozione 
"Che c'è angelo? Qualcosa non va?"
"Ti amo" dissi "non voglio sapere altro, davvero...non m'importa dove sei nato o che musica ascolti, non m'importa" gli argini si ruppero e cominciai a singhiozzare
"Ti amo anch'io Bella, perchè piangi? Cosa è successo?"
"Nulla, è come dici tu era scritto nel destino, e noi ci conosceremo giorno per giorno" almeno spero "mi spiace ma adesso devo andare, mio padre reclama la sua cena" mentii asciugando il fiume di lacrime che scorreva sul viso
"Va bene, ne parliamo domani, Bella io non voglio causarti guai nè voglio farti soffrire, non sopporto di saperti triste per colpa mia"
"Oh ma non è colpa tua...solo che non sarà facile per noi due...dovrai avere pazienza e apettare. Avrai pazienza Ed? E soprattutto mi aspetterai?"
"Lo farò, ti aspetterò e saprò essere paziente. Mi basta sapere che mi ami e che mi vuoi quanto ti voglio io"
"Di più...molto di più"  lo sentii ridere
"Mi sembra impossibile, ma okay, sogni d'oro amore mio"
"Se ci sarai tu, lo saranno sicuramente" chiusi la chiamata,  sono l'amore suo.
Per un attimo assaporai la felicità,  anche se durò lo spazio breve di un sbattito di ciglia, perchè le dure parole di mio padre tornarono a ronzarmi nelle orecchie.
Non sarebbe stato facile lasciare il mo ragazzo, l'unico genitore che avevo disponibile, era contro di me, non mi avrebbe appoggiato e lui Jacob...rabbrividii, non avevo neppure considerato il suo punto di vista. Lo avrei chiamato, dopo cena però, avevo detto ad Edward che avrei mangiato e non volevo di certo rovinarmi ulteriormente l'appetito.
Come avrei fatto a trovare una soluzione? Non lo sapevo, brancolavo nel buio più assoluto.
Anche quella notte non riuscii a chiudere occhio, continuavo a girarmi e rigirarmi nel letto convinta che forse era la posizione  che assumevo a non farmi riposare, oppure la colpa era del cuscino, troppo basso e consumato. No in realtà avevo paura, era la paura a non farmi dormire, paura che la felicità che avevo soltanto assaporato svanisse per incanto. Per incanto era arrivata e allo stesso modo sarebbe andata via.

"Aspettami Eeed, aspettami..." mormorai prima di assopirmi sfinita.
continua...


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Capitolo 11
*** Cap. 11 S U A ***


Cap. 11
Buon Sabato a tutte, come state? Io bene, ho appena terminato il capitolo, e diciamo che posso ritenermi abbastanza soddisfatta, Bella non sa proprio tenere le mani a posto con Edward...Nel prossimo ci sarà un piccolo grande colpo di scena, ma non vi anticipo nulla spero solo di finirlo presto (sono ancora a metà).
Adesso vi saluto e aspetto vostre opinioni, se vi va recensite mi fa piacere sapere cosa ne pensate. Come sempre ringrazio tutte mi seguite in tante, davvero  t a n t e.
Grazie di cuore e alla prossima.
Romi.




                                                                                                S U A



                                                   
pov Edward

 
Dopo aver chiuso la chiamata con Bella, rimasi perplesso, la sua voce mi parve provata, come se avesse ricevuto delle cattive notizie. Mi distesi sul divano e cercai di pensare solo ai bei momenti trascorsi con lei quel pomeriggio, mi concentrai soprattutto sull'ultimo sguardo che mi rivolse, caldo ed intenso come il colore dei suoi occhi, fino a quando bussarono alla porta della mia camera.
"Eddy ci sei?" Alice
"Entra scocciatrice" mia sorella si avvicinò lentamente e come sua abitudine si sedette sul bordo della chaise longue a gambe incrociate
"Ti devo parlare" disse ecco come rovinarsi l'umore ascoltando solo tre parole
"Lo sapevo, questa tua visita a quest'ora non poteva di certo portare buone notizie..." risposi "che c'è?" per tutta risposta lei mi fece una linguaccia, e poi domandò
"Umh...Bella ti ha chiamato?"
"L'ho chiamata io, perchè"
"Come ti è sembrata? Triste? Nervosa agitata?"
"Tutte e tre le cose...Alice sai che quando si tratta di Bella ho una leggera tendenza ad agitarmi, quindi per favore dimmi di che si tratta"
"Complicazioni"
"Di che genere?"
"Il suo vecchio, hanno litigato, il Capo Swan non vuole saperne di lei che lascia il suo fido Jacob" la cosa non mi sorprese affatto, anche se rimasi  un pò perplesso
"Ma che vuol dire?"
"Creerà un sacco di problemi a te e Bella, quindi preparati" sorrisi
"Alice ho aspettato così tanto tempo per stare con lei, non mi abbatterò certo al primo ostacolo"
Avevo atteso per decenni che lei arrivasse nella mia vita e non mi sarei di certo scoraggiato al primo inconveniente, soprattutto dopo che avevo acquisito la certezza che  anche Bella ricambiava il mio amore.
Alice mise la sua mano sulla mia, la strinse e leggendomi nel pensiero disse
"Lo so Eddy, lo so...Ti ama molto sai? Le hai proprio stregato il cuore" a queste parole sentii una fitta al petto, nella zona che avrebbe dovuto essere morta. Il mio cuore defunto sussultò...
"Già, sembra incredibile, non riesco ancora a capire come sia stato possibile in soli due giorni" scossi la testa incredulo  "e comunque l'amo tanto anch'io, davvero, sapevo di provare amore  per quella creatura ma... stringerla, baciarla, respirare il suo odore, toccare i suoi capelli" chiusi gli occhi per un attimo e ripensai al bosco "Il contatto fisico fra noi ha amplificato il sentimento, lo ha reso mille volte più grande, non so se riesco a spiegarmi"
"Oh Eddy, certo che riesci" rispose mia sorella commossa, io riaprii gli occhi e aggiunsi
"Mi sento come se fossi nato per la terza volta, prima umano poi vampiro e adesso entrambe le cose...sono un vampiro che ama come un umano, o forse di più"  mi guardò, e colsi sul suo viso tanta emozione, se avesse potuto avrebbe pianto
"Davvero credi che mi ami molto?" le chiesi infine
"Si, non ho dubbi al riguardo e d'altronde non ne ho mai avuti. Ieri sera si struggeva per te dopo la lite col padre..."
"Ma come può essere che provi tutto questo per me, in così poco tempo?"
"Beh io ho una teoria"
"Ti ascolto" le dissi
"Lei ha avvertito la tua presenza fin dal suo primo giorno di vita, giusto?
"Si, credo proprio di sì"
"Quindi considerando che le sei stato accanto per molti anni e l'hai vista crescere,  ha percepito il tuo amore costante e discreto, cioè sapeva che tu le eri accanto,  e soprattutto sapeva che prima o poi saresti tornato per stare con lei, ti stava aspettando Edward...Se poi ci aggiungi che siete fatti l'uno per all'altro, perchè lo siete davvero, il gioco è fatto!" Il volto di Alice si aprì in un grande sorriso "Sei fortunato, è proprio una cara ragazza, dolce gentile oltre che bellissima, sarà un'ottima moglie e poi..."
"E poi cosa?"
"Nulla"
"Alicee"
"Davvero nulla, solo un..." non terminò la frase "lascia stare" disse sventolando la mano cacciando l'aria davanti a sè "quando la visione sarà più nitida ti dirò di cosa si tratta. Intanto ti consiglierei di preparare un piano" decisi di non insistere
"Cosa esattamente?"
"Per come la vedo io Bella deve lasciare l'indiano e poi piano piano introdurti a suo padre, ma non certo dall'oggi al domani ci vorrà del tempo" il suo ragionamento in effetti era logico, non faceva una grinza "altrimenti ci sarebbe un'altra soluzione..."
"Quale?"
"Fuggite insieme"
"Cosa? Ma sei impazzita?"
"Edward prima o poi dovrà abbandonare la sua famiglia e la sua vita...dunque non capisco di cosa ti preoccupi" per certi versi  anche questa volta disse una cosa logica, ma al momento avevo altro per la testa e non volevo certo fuggire via, se pur con Bella.
"Alice una cosa per volta per favore, okay? Sto rendendomi conto solo adesso che la mia vita è cambiata, voglio dire lei mi ama, ama me! Fino a una settimana fa era solo una speranza, adesso è realtà ed è accaduto tutto così in fretta...Voglio assaporare ogni istante, godermi questo periodo in cui la conoscerò davvero e lei farà la stessa cosa con me. Al resto ci penserò poi, gradualmente"
"Va bene hai ragione, goditi
questo periodo anzi sono sicura che te lo godrai nel vero senso della parola, ed anche molto presto..." fece un sorrisetto ammiccante di chi la sapeva lunga, poi prese a battermi una mano sulla spalla a mò di incoraggiamento "ahhh il mio fratellone timido ed impacciato, mi raccomando non farmi fare magre  figure. Piuttosto credo che dirò ad Emmett di scambiare due chiacchere con te, magari per spiegarti almeno i fondamentali" lì per lì non capii esattamente di cosa stesse parlando quella pazza, Emmett? E da quando lui sa qualcosa più di me?
Poi ebbi un'illuminazione, quell'energumeno di mio fratello solo in una cosa poteva battermi oltre che a braccio di ferro, in pratiche amatorie...
"ALICE, la vuoi smettere per favore" le urlai quando capii cosa doveva spiegarmi Emmett "Che caspita hai visto si può sapere? Anzi NO, non dirmelo. NON  voglio saperlo...Ma che credi che abbia tre anni? Mica sono poi così sprovveduto! Ti diverti a fare la guardona?"
"Insomma" rispose annoiata "non è che abbia visto granchè, soltanto qualcosina, ma il meglio deve ancora arrivare, la tua promessa sposa è molto passionale. E' piccola ma ha un vulcano dentro, saprà soddisfarti notevolmente"
"ALICE CULLEN" mi alzai di scatto, stava proprio esagerando "vai subito fuori di qui, su-bi-to! E tieni per te, le tue visioni da pervertita! Hai capito? Se dici qualcosa a qualcuno sù me e Bella è la volta buona che ti stacco la testa"
"Esagerato tanto ti vedrò se farai l'imbranato!" rise fragorosamente dandosela a gambe levate, mentre cercai di afferrarla per i capelli.
Non avevo mai pensato a Bella sotto questa luce, voglio dire lei era la mia piccola, certo mia sorella mi aveva incuriosito e ad essere sincero una certa idea me l'ero fatta. Bella era davvero passionale, e lo avevo capito la prima volta che mi baciò, l'impeto e il calore che ci mise mi lasciarono senza fiato. Ed era pur vero comunque, che avevo cominciato a provare certe sensazioni stringendola, sfiorandola...sensazioni che sconoscevo fino a quel momento. Ma non sapevo esattamente come affrontarle, stavo appena scoprendo che volto avesse l'amore e l'altra sua faccia complementare, il sesso, mi era del tutto sconosciuta.
Chissà che ha visto...un vulcano dentro, la scena di me e Bella in intimità balenò per un attimo nella mia mente, meglio non pensarci, riuscivo ad imbarazzarmi anche da solo, che scemo...
Speriamo davvero di non fare magre figure la mia inesperienza al riguardo era totale.
 

pov Bella

Jacob quella mattina venne a prendermi con l'auto di suo padre, la sera prima al telefono insistette così tanto per farlo che non fui in grado di dissuaderlo.
"Jake davvero non è necessario, prendo l'autobus e in cinque minuti sono a scuola"
"Assolutamente no" rispose "ti accompagno io e basta" dovetti rassegnarmi.
Non volli indispettirlo ulteriormente, lo era già abbastanza per il fatto che quel pomeriggio non  risposi alle sue cinque chiamate, e fu pure tentato di non credere alla bugia che gli propinai su dove e con chi fossi stata.
"Veramente" recitai "come facevo a dire di no ad una vecchina così carina, ho dovuto accettare il suo invito"
Inventai questa storia: nella strada verso casa incontrai la nonna di una vecchia amica di mia madre, che salutandomi calorosamente, mi invitò a prendere una tazza di tè. Potevo mai rifiutarmi?
"Dovevi vederla era così tenera, aveva pure i pacchi del supermercato poverina, mi è sembrato giusto accettare il suo invito per una tazza di tè e una fetta di torta, così l'ho anche aiutata con le borse"
"Umh" rispose perplesso "e sei rimasta a casa sua per ben tre ore?"
"Si Jake, sai come sono le persone di una certa età...e per giunta che vivono sole, quando hanno l'occasione di parlare con qualcuno, non lo lasciano andare con tanta facilità" mi stupii di me stessa per la fantastica e diabolica interpretazione.
Ero sempre più sicura che le fiamme dell'inferno mi avrebbero divorato per l'eternità, ma per Edward ne sarebbe valsa la pena, in ogni caso.
Arrivati davanti a scuola aprii lo sportello del vecchio Chevy rosso sbiadito di Billy Black e prima di girarmi verso Jake per salutarlo (dato che pretendeva il secondo bacio della giornata) sbirciai in giro per vedere se Edward fosse nei paraggi e potesse assistere alla scena. Non lo vidi, allora stampai un rapido saluto sulle labbra del mio ragazzo, che però non si accontentò e catturò il mio viso per approfondire il bacio. Rimasi immobile, lo lasciai fare senza ricambiare il suo trasporto.
Che ipocrita sono
"Ci vediamo all'uscita piccola" sìsì ci vediamo uff
"Jake perchè non posso prendere l'autobus? Se ti fa stare più tranquillo posso chiedere un passaggio a Jessica e sua madre"
"Bells è inutile che insisti" rispose perentorio, chiusi lo sportello e andai via.
Come avrebbe reagito Edward? Non bene.
Mi avvicinai all'entrata, lo cercai fra mille volti come un'ossessa, poi finalmente lo scorsi appena dentro l'entrata principale sorrideva e parlava con qualcuno, ma non era Alice. No decisamente la lunga e rossiccia chioma che intravidi accanto a lui non somigliava per nulla al caschetto scuro di Alice.
Oca giuliva Jessica, si era proprio lei accanto ad Edward, con una mano gli si era abbarbicata al braccio destro, come una cozza allo scoglio. Gli parlava fitto fitto vicino al viso, in modalità gatta morta, potevo sentirla mentre faceva le fusa.
Quella sciacquetta ci stava provando.
A grandi passi mi avvicinai, credetti che il fumo che usciva dal mio naso e dalle mie orecchie fosse visibile a kilometri di distanza.
"Buongiorno ragazzi" dissi salutandoli con aria indifferente, ma lanciando un'occhiata interrogativa ad Edward, lui fece solo un cenno con la testa "vedo che hai già conosciuto Edward, Jessica"
"Ciao Bella!" rispose la cozza sfoderando un sorriso, a suo avviso scintillante, all'indirizzo dello scoglio"Si, mi sono presentata poco fa e stavo giusto chiedendo ad Eddy se per l'ora di algebra poteva sedersi accanto a me, nutro dei dubbi su alcuni esercizi e magari potrebbe spiegarmeli" sgranai gli occhi Eddy? Algebra?
"Perchè?" chiesi in cagnesco "tu hai biologia con me adesso?" quella sciacquetta me l'aveva fatta sotto il naso.
"Oh che stupida" replicò battendosi una mano sulla fronte "non te l'ho detto? Ho cambiato il corso di biologia con algebra" cozza ipocrita e anche stronza, in tutto questo lo scoglio ci guardava in silenzio con un sorrisetto stampato sul viso, avrei giurato che fosse di compiacimento.
"Edward, sicuramente con te Jessica supererà tutti i suoi dubbi" usai un tono di voce sarcastico, ma in realtà si percepì nervosismo
"Beh in effetti me la cavo" rispose "penso proprio di ruiscire ad aiutarla"
Sbattei le palpebre e lo guardai sempre più stranita, che hai detto?
"Siii penso proprio che ci riuscirai...Eddy" l'oca giuliva fece un altro dei suoi sorrisi di plastica e vidi pure accentuare la sua presa sul braccio di Edward, che però non si scompose.
Rimasi di sale, non sopportavo le mani di un'altra su di lui.
"Allora Bella" il mio Edward si rivolse a me, e non sorrideva più "Jacob ha ancora la moto guasta?"

Sentii distintamente le mascella schiodarsi dal mio viso e cascare sul pavimento di linoleum, rotolando accanto ai miei piedi.
Mi ha visto con Jake
"Ssi" balbettai "mi ha accompagnato col furgone di suo padre" 
"Quel Chevy è proprio un catorcio" sentenziò l'oca "tu che macchina hai Eddy?"
chiamalo Eddy un'altra volta e ti faccio saltare tutti i denti con un pugno
"Una Volvo"
"Wao una Volvo" come se sapesse di cosa parlava "deve essere velocissima oltre che comoda, dopo scuola la vorrei vedere...magari ci facciamo un giro, ti faccio conoscere un pò Forks"
tzè ti piacerebbe...ora la strozzo, giuro che le torco il collo con le mie manine a questa oca giuliva. Merda sapevo che dovevo tenerla alla larga, è tutta colpa mia...
"Okay" rispose Edward "quando vuoi"
Ehhh? Ma che diciii?  Volevo piangere perchè ti comporti così? Fino a ieri esistevo solo io e adesso...
Adesso ti ha visto baciare un altro, stupida
.
Risposi da sola alla domanda, io continuavo ad essere la ragazza di Jacob Black, che pretendevo?
Ne ebbi abbastanza e andai via senza guardarlo in viso "beh ci vediamo dopo, vado in classe, buona lezione"  sentii un senso di vuoto terribile allo stomaco.
Faceva male, molto male.
Lui tecnicamente era libero, anche se provava qualcosa per me, quindi non potevo impedirgli di frequentare altre ragazze. Di sicuro se lo avessi visto con un'altra sarei morta di dolore.
Le prime due ore di lezione furono una tortura, in primo luogo perchè morivo dalla voglia di fare chiarezza, secondo perchè Jessica sicuramente ci stava provando in maniera spudorata e chissà fino a che livello si era spinta. Quando finalmente mi diressi verso l'aula di spagnolo ero a pezzi, lo stomaco era sempre sottosopra e avevo una fifa tremenda che Edward non mi volesse più.
Lo trovai già seduto al nostro banco, la professoressa non era ancora arrivata, quindi avrei potuto parlargli.
"Ciao" mi salutò
"Ciao, andata bene la lezione con Jessica?"
"Diciamo che quella ragazza, ha davvero qualche problemino con i numeri"
"Ha il cervello di un canarino quella" sbottai, Edward scoppiò a ridere, questa cosa mi diede coraggio "sei arrabbiato con me?" 
"Dovrei esserlo?" questa sua risposta-domanda mi prese in contropiede
"L'ho baciato"
"Lo so, ti ho vista e mi ha fatto male, molto male"  ben ti sta, mi dissi, volevo flagellarmi volevo provare lo stesso dolore che aveva provato lui per causa mia.
"Perdonami" 
"Cosa dovrei perdonarti Bella? E' lui il tuo ragazzo" disse "in fondo forse è a lui che dovresti chiedere scusa..." detto ciò si volse dall'altra parte. Era arrabbiato con me, gli guardai il profilo, aveva il viso contratto dalla rabbia, le labbra serrate, gli occhi fissi e le mani strette a pugno. Mi prese il panico, lo stavo perdendo.
"Ed?" gli sfiorai i pugni chiusi "Eeed" stavolta si volse e mi guardò triste "ti prego, abbi un pò di pazienza, ti prego...lo sapevo che per te non sarebbe stato facile"
"Bella io non sopporto neppure l'idea che lui ti sfiori, immagina cosa significa per me vederlo mentre ti bacia" era amareggiato, lo avevo deluso.
"Perdonami" gli dissi di nuovo "non ho potuto farne a meno"
"La cosa assurda è che lui avrebbe tutti i diritti su di te e..."
Non terminò la frase, mise il palmo della sua mano sotto il mio mento ed io mi ci adagiai chiudendo gli occhi,  lasciandomi tranquillizzare dalla sua vicinanza.
Non avrei dovuto stargli così vicina, più o meno tutti in classe sapevano di me e Jacob, ma in quel momento non m'importò più di nulla. Contava solo Edward.
Dopo qualche secondo lo udii mormorare
"Angelo mio, come faccio a restare indifferente? Non posso. Ci ho provato credimi, ma non ci riesco, stamattina ho dovuto lottare con tutte le mie forze contro la voglia di spaccargli il muso. Quando ti ha afferrato il viso a quel modo e ti ha baciato, lo avrei riempito di cazzotti, è rude e sgarbato...ma ha idea di quanto tu sia delicata?" col pollice prese a tracciare il bordo delle mie labbra "e poi queste appartengono solo a me".
Era vero, io gli appartenevo dalla radice dei capelli fino alla punta dei piedi, ero SUA. Aprii gli occhi e lo guardai intensamente, volevo che ascoltasse ciò che avevo da dire con attenzione.
"Io appartengo a te, solo a te, lui non ha più nessun diritto...e poi non mi ha mai avuta sul serio. Capisci cosa intendo?" doveva saperlo, era necessario che Edward sapesse.
"Si ho capito, stavi aspettando me?" chiese con una strana luce negli occhi
"E chi altri sennò?" mi sorrise  "e tu? A chi appartieni tu?"
Si protese verso il mio orecchio e in un soffio sussurrò "Il mio cuore, la mia anima, il mio corpo...tutto di me appartiene solo ad una persona...al mio angelo, Isabella"
Mi sciolsi come neve al sole, e gli occhi mi si riempirono di lacrime, lo guardai adorante non riuscendo a profferire parola, sorrisi soltanto come un'ebete. Non avevo idea di come tutto ciò fosse accaduto, io che lo amavo alla follia e lui che mi ricambiava con la stessa intensità. Era magia, pura assurda fantastica magia.
Dopo qualche secondo riuscii a riprendermi e gli chiesi
"Ma hai davvero intenzione di portare quell'oca a fare un giro con la tua macchina?"
Le sue labbra si aprirono di nuovo di nuovo in un sorriso e rispose
"Certo"
Lo guardai perplessa "si godrà la gita dal sedile posteriore, perchè su quello davanti, ci sarai tu"
Poggiai la mia mano sulla sua, ancora sotto il mio mento e gli dissi "Ti amo"
"Io di più" rispose ma a quel punto la professoressa entrò in aula e dovettimo staccarci. La lezione ebbe inizio, ogni tanto, quando pensavamo di non essere visti intrecciavamo le nostre dita sotto al tavolo e questo gesto valeva più di mille parole.
Appena la campanella suonò, schizzammo fuori, Edward mi prese per mano e mi trascinò sul retro dell'edificio, lì c'era un piccolo capannone adibito a magazzino. Non sapevo come facesse a saperlo, ma  quel giorno la porta non era chiusa col lucchetto, io però non gli chiesi nulla e lasciai che mi guidasse all'interno. Ci sedemmo su una vecchia cattedra in disuso e mi strinse a sè.
"Dovresti mangiare" lo sentii respirarmi  fra i capelli.
"Prima della lezione d'inglese prenderò qualcosa al distributore automatico" 
A quel punto decisi di togliermi il macigno che mi pesava sullo stomaco e annullava il mio appetito.
"Ieri sera ho avuto uno scontro con mio padre" si staccò da me per guardarmi
"Per questo piangevi?"
"Si. Non è per niente d'accordo con la mia decisione di lasciare Jacob, e comunque non mi permetterà di stare con nessun'altro" le lacrime erano dietro l'angolo
"E' assurdo, non può obbligarti" disse
"Oh non lo conosci...ammesso che Jake non faccia obiezioni al fatto che voglio rompere con lui, e non credo. Mio padre non approverà nessun altro accanto a me. Renderà la mia vita impossibile ed anche la tua" Edward mi fissava sbigottito
"Non capisco...dovrebbe volere il tuo bene"  gli spiegai in due parole
"Ah ma per lui è Jacob il mio bene, nessuno è migliore di lui...
Anni fa i miei genitori si separarono, avevo cinque anni e mia madre mi portò via da Forks. Mio padre ne soffrì molto e la famiglia Black gli fu accanto e il piccolo Jacob in un certo senso sopperì a me, alla mia colpevole assenza. Insomma lo aiutarono a riprendersi, e per questo nutre per loro molta gratitudine, oltre che un profondo affetto"
"Adesso un pò capisco, ma non del tutto. Infondo tu eri solo una bambina" non aggiunse altro
"Lo so ma per adesso la pensa così, ed io non sò che fare? Cosa devo fare Ed?" stavolta non riuscii a trattenermi e le lacrime presero a scorrermi sul viso, mi prese di nuovo fra le braccia e mi cullò.
"Bella sta tranquilla, si aggiusterà tutto"
"E come? Te l'ho detto, ammesso che Jake mi lasci andare...mio padre..."
"Ho detto che si aggiusterà tutto, noi due staremo insieme, è così che andrà, fidati. In un modo o nell'altro il nostro destino si compirà"
Era quello che volevo sentire "mi fido" gli dissi, saremmo stati insieme a qualunque costo.
Mi feci più vicino al suo corpo, aderendo completamente al suo torace quindi cercai le sue labbra e lo baciai.  Con trasporto, intensità ma soprattutto con ardore, gli chiesi la lingua e lui me la concesse, me ne impossessai avidamente, ma non mi bastò.
Feci scorrere le mie dita sul suo petto, indossava una maglia leggera e sentii distintamente i suoi muscoli guizzare al mio tocco. Arrivai fino al bordo dei jeans e la cacciai fuori, quindi cominciai ad esplorargli la pelle, liscia e fredda.
Per la prima volta mi resi conto di quanto la sua temperatura corporea non fosse normale, ma non mi stupii più di tanto, come se conoscessi già la ragione di tale "freddezza". Nel posto più recondito del mio cervello io sapevo che Edward non era un ragazzo come gli altri, lui era speciale, unico, ineguagliabile, ed era mio.  

"Ed, io voglio stare con te" gli confessai, mentre la mia mano giocava con il profilo ruvido dei suoi pantaloni, lo sentii fremere
"Bella io..." sussurrò
"Ssh, non dire niente ti prego" gli chiusi le labbra con un dito "lascia che io ti ami"  mi spinsi oltre, sapevo che il contatto ravvicinato col suo corpo mi avrebbe fatto impazzire, e adagiai il palmo della mia mano sulla sua mascolinità. Capii subito che anche lui mi voleva, il suo corpo non mentiva e allora osai sempre di più. Gli afferrai la mano destra e l'adagiai sul mio seno, lui lo strinse appena, bastò così poco a mandarmi in tilt
"Oh Ed, quanto ti voglio..."  
"Bella, aspetta ti prego" rispose in un grido soffocato, aveva il respiro corto ed ansimava proprio come me  "aspetta amore" non lo ascoltai continuai ad accarezzarlo ovunque e baciarlo. Lui ricambiò i miei baci e continuò ad accarezzarmi, anche se non osava cercare il contatto con la mia pelle nuda.

"Ed ti prego" lo implorai e con audacia alzai la mia maglia fino al collo scoprendo il fine reggiseno di pizzo rosa che celava i miei seni, ormai turgidi per l'eccitazione.
"Toccami" 
Volevo sentire le sue mani fredde su di me, volevo fremere e tremare per il suo tocco gelido. Ma lui mi guardò in trance, gli occhi gli  fiammeggiavano di desiderio e la bocca gli si aprì leggermente per la sorpresa, però non si mosse. Allora presi la sua mano tremante e l'adagiai sulla stoffa sottile, Edward la chiuse a coppa sul piccolo monte puntito e chiuse gli occhi, strizzandoli.
Dopo che rabbrividii per quel contatto così desiderato, strisciai con la mano libera verso sud cercando il bottone dei suoi jeans e quando lo trovai lo tolsi dall'asola. A quel punto solo una cosa restava ancora da fare,  presi il gancetto metallico della zip e l'abbassai. Ma Edward mi bloccò, ridestandomi dal mio delirio.
Mio Dio che ho fatto..
Sarei stata capace di prenderlo anche senza il suo consenso, ero accecata dal desiderio, volevo fare l'amore con lui subito non ruscivo a pensare ad altro.  Del resto gli ero saltata addosso fin dalla prima volta che l'avevo visto, doveva esserci abituato ormai. Sentivo un'attrazione irresistibile, quando gli ero vicino dovevo toccarlo, baciarlo e sentirlo su di me, ma quella mattina volevo di più, volevo tutto.
"Scusami, ho esagerato...non ti ho neanche chiesto se mi desideravi anche tu" mi giustificai sistemandomi la maglia e cercando a stento di riprendere il controllo dei miei ormoni impazziti.
"Non devi scusarti" disse ricomponendosi anche lui "solo che non voglio che...che avvenga qui...così" si guardò intorno "quando avverrà sarà in un posto diverso, nostro, intimo"
"Hai ragione, che stupida" mi baciò
"Tu meriti il meglio Bella, meriti un momento indimenticabile, unico e comunque...si sei una stupidina, certo che ti desidero anch'io, mi hai fatto impazzire...Sei così bella" accarezzò lieve la curva del mio collo. Non era lo stesso ragazzo timido ed impacciato dei giorni precedenti, ma una punta di disagio era chiara sul suo viso.
Il mio dolce e tenero Ed
"Adesso andiamo, siamo in ritardo" diede uno sguardo al suo orologio, eravamo oltre l'orario di pausa. Mi accompagnò all'aula d'inglese, ma prima prese al volo una merendina dal distributore, mi coccolava come una bambina. "Ci vediamo a ginnastica" lisciò i miei capelli con due dita e andò via.
Durante l'ora d'inglese Jessica, seduta accanto a me non mi rivolse la parola, e questo mi sembrò strano, mi aspettavo un resoconto dettagliato dell'ora di algebra con Eddy, invece nulla. L'oca giuliva covava qualcosa...e non erano di certo uova.
A ginnastica prima di iniziare l'allenamento Edward mi disse
"Okay escogiteremo un piano, devo rifletterci sù, ma sono sicuro che troverò una soluzione, ti prometto che troveremo il modo di stare insieme nel frattempo, saprai tenere a bada Jacob? Cioè tu..."
"Non mi toccherà più, lo prometto"
"Se lo vedo di nuovo che ti sfiora...io non risponderò di me"
"Parlerò con lui, lo lascerò...o comunque proverò a farlo" 
Lo dovevo fare, non solo per me ma anche per Jacob. Non si meritava di essere tradito e io non volevo essere una traditrice, eppure quel giorno lo ero quasi diventata. C'ero andata davvero vicino... tanto vicino da sentirmi quasi in colpa. Avvertivo le cinque dita di Edward attorno al mio seno, cinque petali infuocati, che facevano da corona al mio piccolo monte.  Altri marchi che si aggiungevano a quelli già presenti su di me.
Me lo sentivo, mancava poco e mi avrebbe segnata col sigillo più importante, perchè io lo volevo, anzi lo bramavo, non desideravo altro che questo fin dalla prima volta che mi ero avvinghiata a lui.
Volevo che mi consacrasse come SUA, e solo sua per sempre.
   

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Capitolo 12
*** Cap. 12 V I P E R A ***


12 Ragazze questo capitolo vi farà arrabbiare moltissimo con una certa persona, che fra l'altro a me è sempre stata sulle scatole, non so neppure il motivo, ma è così. Inoltre vi preannuncio che il prossimo sarà una piccola bomba, ma chiaramente non anticipo nulla. 
Invece tornando a questo che state per leggere, mi piacerebbe sapere come consigliereste a Bella di eliminare la serpe che ha in seno, sbizzaritevi pure mi raccomando...ah dimenticavo c'è solo il pov di Edward.
Baci e alla prossima.
ps 1
Giulia_Cullen, hai azzeccato quasi tutto, mi hai sorpresa
ps 2
G R A Z I E A TUTTE
                                                                                              VIPERA
                                   
    
 Cap. 12
 pov Edward

Ascoltavo il lento e persistente battere della pioggia sulla grande portafinestra della mia camera, un'intera parete era fatta solo di quel materiale, luminoso ma anche rumoroso vetro. Così non riuscivo a riposare, volevo chiudere gli occhi e distendere i nervi, tesi come corde di violino, a causa di tutto quello che era accaduto, ma era inutile.
Dal giorno in cui Bella mi mise al corrente della lite col padre e del suo dissenso alla possibile rottura con Jake, erano trascorse più di quattro settimane e la situazione era leggermente cambiata. Avevo escogitato una specie di piano, anche su consiglio di Alice, che consisteva in un graduale allontanamento di Bella dal suo ragazzo fino a creare tra loro un motivo di discussione con conseguente lite ed inevitabile separazione. Trascorso del tempo dalla loro rottura, io avrei fatto la mia comparsa discreta e sporadica nella sua vita per testare la reazione di Charlie, in fondo era solo lui l'ostacolo maggiore e non certo Jacob. Sembrava davvero un'idea geniale, ed in un certo senso aveva anche cominciato a funzionare.  
Bella due settimane prima aveva dato inizio all'opera di distacco, dopo una lite scaturita per futili motivi, disse a Jacob che voleva un periodo di pausa, voleva riflettere sulla loro storia e sui suoi reale sentimenti per lui.
"Bella che significa devi riflettere? Mi vuoi mollare?"
"Jake, non facciamo altro che litigare, sono settimane ormai che va avanti in questo modo ed io mi sono stufata, lo capisci?"
"Piccola, capita di litigare alle coppie, ma poi si fa pace...suuu non fare così"
"No Jake, con te capita un pò troppo spesso"
"Tesoro forse non lo hai notato, ma da circa un mese tu non sei più la stessa. Ti chiamo e non rispondi, ti cerco e non ti trovo MAI e non è dato sapere dove e con chi sei stata. Se provo a toccarti scappi via, come se io fossi un appestato...ecco perchè litighiamo. Mi nascondi qualcosa vero? C'è un altro? Dimmelo"
"Ma che dici? Come ti vengono in mente queste idee...ho solo bisogno di stare un pò per conto mio"
"Bells ma io ti amo, non posso stare lontano da te, io non voglio stare per conto mio e comunque sappi che farò di tutto per non perderti...di tutto, questo te l'ho già detto"
Il piano sembrava funzionare anche se Jacob come aveva preannunciato non si arrendeva e tempestava Bella di chiamate e di visite indesiderate. Tutto sembrò procedere liscio come l'olio, fino a quando successe l'imponderarabile, un imprevisto davvero non calcolato con tanto di nome e cognome, Jessica Stanley.

Avevo capito che quella ragazza nutriva dell'interesse per me, nonostante facesse la stupida con Mike Newton, era a me che mirava. Durante le lezioni di algebra non mi lasciava un attimo in pace, mi fissava mettendomi a disagio, mi ricopriva di attenzioni, mi parlava con voce suadente e cercava in tutti i modi di ammaliarmi. Tentativi che puntalmente cadevano nel vuoto, perchè io la guardavo ma non la vedevo di certo, e lei questo non lo capiva.
Mi tampinava ovunque, a mensa si insinuava anche tra me ed Alice e più volte ed in maniera alquanto sfacciata mi aveva chiesto di uscire. Io avevo chiaramente rifiutato ogni suo invito, adducendo le scuse più svariate, e facendole capire che non ero per nulla interessato alla cosa. Lei sembrava accettare i miei dinieghi con indifferenza, ma dentro di me sentivo che sotto sotto stava preparando una qualche ripicca. Anche Alice mi aveva messo in guardia
"Ed, non mi piace quella ragazza, credo si sia invaghita di te e stia tramando qualcosa...ma non riesco a focalizzare nulla di concreto. E' come se il suo futuro fosse protetto da una sorta di scudo e questa situazione non mi fa stare tranquilla"
Jessica le procurava sensazioni negative, e anche se non riusciva a vedere nulla di definito era certa che ci avrebbe creato dei problemi...come se già non ne avessimo abbastanza. Un giorno, dopo che le diedi l'ennesimo due di picche, (dissi di no ad un invito per un cinema) accadde il fattaccio.
La lezione di algebra era appena terminata ed io stavo precipitandomi fuori dall'aula quando la mia compagna di banco mi arpionò per il braccio
"Aspetta un attimo Eddy, devo parlarti"
"Devo andare Jessica, altrimenti farò tardi ad inglese..." feci per andar via ma lei mi richiamò
"Edward" quel nome per intero e quel tono perentorio mi bloccarono "a questo punto credo sia il caso che io e te scambiamo due parole su una certa cosa..."
mi irrigidii
"Spero che sia una cosa breve, ti ho detto che non voglio far tardi"
"Ci vorrà solo un minuto" disse, sospirai rassegnato forse era meglio assecondarla
"Dimmi"
"So tutto"
"Sai tutto? E di chè?" inarcai un sopracciglio perplesso
"Della tua tresca con faccia d'angelo Swan"
"Non so proprio di cosa tu stia parlando" risposi calmo
"Oh ma davvero? Quindi tu, Bella e il magazzino sul retro della scuola non ti dicono proprio nulla?" come se già non lo fossi abbastanza, impallidii
"Magazzino? Jessica ti ripeto non so di che parli" sapevo benissimo invece a quale magazzino si riferiva, era quello dove io e Bella sgattaiolavamo ogni tanto durante la pausa pranzo per stare un pò soli. Evidentemente non eravamo stati abbastanza prudenti e l'arpia ci aveva visti.
"Edward non giocare con me, non ti conviene" mi ammonì
"Esattamente dove vuoi arrivare Jessica, cosa vuoi?" a quel punto considerai che fosse importante conoscere le sue intenzioni prima di dire qualsiasi altra cosa.
Lei mi guardò in un modo strano, i suoi occhi di solito vuoti mi fecero rabbrividire, avevano un non so chè di malefico. Le labbra sottili si aprirono in un sorriso di trionfo, ed ebbi la sensazione di vivere un incubo non appena la udii rispondere
"TE"
"Cosa? Ma sei impazzita?"
"Si Eddy sono pazza di te, non lo hai ancora capito? Ti voglio, sono innamorata persa...non sopporto di sapere che c'è qualcosa fra te e quell'essere sciatto...e poi lei ha già un ragazzo" detto questo mi si avvicinò pericolosamente. Io reagii facendo un passo indietro, ma lei non si arrese e avanzò verso di me buttandomi le braccia al collo. Rimasi spiazzato da quel gesto, la fissai incapace di profferire parola o di fare qualsiasi movimento.
"Perchè ti piace?" continuò "cos'ha lei più di me? E' così insignificante, anonima...tu, Jacob ed anche Mike, avete una fissa per quella, la odio. E' solo una ragazzina Eddy io sono una donna...con me staresti meglio, non hai idea di quello che potrei darti" stavo per ribattere, le sue parole sortivano solo un crescente fastidio, quando sentii la voce dolce del mio angelo chiamarmi.
"Ed" cercai di voltarmi e seguire il suono della sua voce, ma il mio collo era ancora costretto tra le braccia di quella ragazza insolente, Bellai era sulla lì sulla soglia dell'aula e ci guardava, immobile
"Eeed" chiamò di nuovo timida "posso parlarti un attimo?"
Amore mio da quanto stai lì?  Il suo viso era pallido quasi quanto il mio.
"Arrivo subito Bella" risposi, alzai le mani fin sopra la nuca, portandole all'indietro, raggiunsi quelle di Jessica e fissandola con disgusto la strattonai via da me
"Non toccarmi mai più Jessica, M A I  più"
"Caro Edward, ti ripeto, non ti conviene giocare con me...ho le prove di quello che dico. I cellulari con fotocamera sono un'invenzione eccezionale, ho scattato delle foto di te e quella"
Indicò Bella come se fosse un pezzo d'arredamento, ed improvvisamente capii quanto lei la detestasse. Fino a quel momento aveva solo recitato la parte della pseudo amica, in realtà era gelosa marcia. Sicuramente il suo risentimento era diventato così intenso nelle ultime settimane, dopo che ci aveva visti insieme. Continuò: "Vi ritraggono sia al momento dell'entrata nel vostro nido d'amore, sia all'uscita, con tanto di lei che si ricompone dopo. E poi..." si preparò con enfasi a sganciare una sorta di bomba "ne ho una davvero compromettente...che stupida che sei Bella" le disse guardandola sprezzante "la prossima volta che vorrai farti toccare da qualcuno, ti conviene verificare se ci sono delle finestre aperte in giro, sei proprio stupida" disprezzo e gelosia, scorrevano a fiumi dalla bocca di quella vipera.
Per qualche istante scorse del veleno anche nella mia di bocca, sentivo la rabbia montarmi dentro e crescere a dismisura. Ogni invettiva di quella serpe contro Bella, non faceva altro che aumentare la voglia che avevo di morderla e punirla. Avvertivo il sapore amaro del liquido inondarmi le fauci serrate, e con non poca fatica dovetti costringermi a ricacciarlo in gola, insieme alla voglia di infliggere a quel rettile la punizione che meritava.
"Quindi..." concluse, scorrendo maliziosamente il suo dito indice lungo il mio torace "se non vuoi approfondire la nostra conoscenza, mi vedrò costretta a mostrare le foto al suo ragazzo, e naturalmente, anche a suo padre. Chissà cosa ne penserà il Capo Swan delle voglie della sua bambina...Non credo che tu desideri questo vero Bella? Che vergogna sarebbe per te...E tu Eddy? Lo vorresti tu?"
Ricatto, era solo un vile ricatto  "dunque la prossima volta che ti circonderò il collo con le braccia, pretendo che tu mi ricambi allo stesso modo" detto questo si avvicinò al mio viso e prima che potesse baciarmi sulla bocca riuscii a voltarmi dall'altro lato, porgendole solo la guancia. Attesi indifferente che posasse le sue labbra su di me poi, quando ebbe finito si allontanò incamminandosi verso l'uscita.
Passando davanti a Bella le promise
"Sarà mio molto presto te l'assicuro e comunque se non lo avrò io...non lo avrai neanche tu" il mio angelo non si lasciò intimidire e alzando il mento in segno di sfida rispose
"Lui è già mio e lo sarà per sempre"
Dio, quanto l'amo...pensai in quel momento.
Jessica abbozzò un sorriso di scherno "tzè, vedremo" finalmente se ne andò.
Quando fu certa che avesse girato l'angolo del corridoio Bella mise una mano davanti alla bocca per soffocare un singhiozzo, era molto scossa, le gambe le tremavano e dovette reggersi al telaio della porta per non cadere. Mi avvicinai a lei aprendo le  braccia "vieni qui" le dissi, si precipitò sul mio petto.
"Da quanto ascoltavi?"
"Penso di aver sentito tutto...i miei guai aumentano Ed, lo sapevo...avrei dovuto strozzarla il primo giorno che ha fatto algebra con te quell'oca. Penso che se ti avesse baciato sulla bocca, l'avrei fatta secca all'istante"
Nonostante la tensione risi "mi piace quando fai la gelosa"
"Difendo solo ciò che mio" rispose
"Non ne hai bisogno, lo sai..."
"Si lo so, ma adesso che facciamo? Quella ti vuole a tutti i costi e mi sà che l'unico modo per non concedergli ciò che vuole è eliminarla fisicamente, ho già in mente una fine lenta e dolorosa"
Continuai a ridere "lascia perdere, troveremo un altro modo, se vai in galera sarà difficile per noi restare insieme, e lei avrà vinto lo stesso"
"Si ma il solo modo per uscire indenni da questo ricatto è che tu le conceda di approfondire la vostra conoscenza. Vuole metterti le mani addosso...quella stronza oca giuliva...maniaca pervertita"
"Bella magari mente, magari ci ha solo visti e non ha nessuna foto"
"No, non credo avrebbe messo in piedi tutto questo senza prove, Ed se mio padre vedesse le foto sono io quella che farà una brutta fine...Non oso pensare cosa potrebbe farmi...forse mi rinchiuderebbe in casa per sempre o peggio ancora mi rispedirebbe da mia madre"
Così si aggiunse anche  Jessica Stanley alla lista di persone che furono d'ostacolo alla nostra relazione.  
Quella notte non riuscii a riposare perchè il giorno dopo il fattaccio, la vipera decise di dimostrarci che faceva sul serio e mise in atto per metà le sue minaccie, infilando una piccola e rivelatrice pulce all'orecchio di Jacob.
"Pronto"
"Ciao Jake sono Jessi"
"Ciao Jessi, come va?"
"Io bene, tu piuttosto come stai? Bella mi ha detto che avete dei problemi..."
"Già, non so che le sia preso, era strana da un pò...ma adesso dice che ha bisogno di riflettere, di stare per conto suo, ma tu hai qualche idea su cosa le stia succedendo? Io mi sto friggendo il cervello a forza di fare ipotesi"
"Jake in effetti un'idea ce l'ho...però appunto è solo un'idea, se poi mi sbaglio..."
"Jessi non importa sono aperto a tutte le possibilità, ti ascolto"
Non gli mostrò le foto compromettenti, in compenso gli confidò da amica fidata quale era, che secondo lei forse c'era di mezzo un altro, ed era proprio questo intruso la causa dell'improvviso allontanamento di Bella.
Quel pomeriggio ricevetti una chiamata al cellulare dalla serpe, non mi stupii neppure che avesse il mio numero, probabilmente lo aveva estorto a Bella senza che se ne accorgesse:
"Pronto"
"Ciao Eddy, sono Jessica"
"Come hai avuto il mio numero?"
"Ho le mie fonti"
"Oh immagino...perchè mi chiami?"
"Volevo informarti che ho appena lanciato un sasso a Jacob
e non intendo ritirare la mano se non farai ciò che voglio"
" Sei proprio una ricattatrice Jessica, una vile ricattatrice...ma esattamente cosa vuoi da me?"
Quando rispose alla domanda, non riuscivo a credere alle mie orecchie, e non solo perchè la sua richiesta ere palesemente assurda, ma soprattutto perchè era l'ultima cosa che avrei mai e poi mai voluto fare.
"Che fai l'amore con
me"
riuscii solo a rispondere
"Tu   s e i   p a z z a"
"Di te Eddy, te l'ho già detto sono pazza di te...
questa è la mia unica condizione, prendere o lasciare
ti concedo qualche altro giorno, poi agirò  di conseguenza...
pensaci"
E interruppe la conversazione.
Dopo che riuscii a riprendermi dalla telefonata chiamai Bella e le chiesi di incontrarci nel bosco al nostro solito posto, vicino la pianta di felci.
"E' successo qualcosa Ed?" 
"Nulla che non possiamo risolvere...in un modo o in un altro"
"Va bene, sarò lì tra un quarto d'ora"
"Ti aspetto..."
Non volli anticiparle nulla per telefono, non era proprio il caso.
Tutte le volte che avevamo bisogno di un pò di tranquillità andavamo lì, nel bosco, quel posto era magico, era il nostro posto, dove tutto aveva avuto inizio e lo amavamo molto, entrambi. Ci bastava sederci sul nostro tronco e guardarci negli occhi tenendoci la mano, anche solo per pochi minuti,  bastava a quietare i nostri animi e annullare tutte le tensioni. La mia speranza era che anche quel pomeriggio, il bosco adoperasse la sua magia per placasse il mio animo e per darmi l'ispirazione a risolvere il problema "Vipera".
Ma così non fu, quel maledetto pomeriggio non avvenne nulla di magico, io non ebbi il tempo di pensare  e non ebbi neppure modo di raccontare a Bella della telefonata di Jessica.
Quello che stava per delinearsi sarebbe stato un problema più grave, molto più grave della serpe che nutrivamo in seno.
Arrivai per primo, mi sedetti e attesi, quando la vidi le andai incontro e la strinsi forte a me.  Stavo preparandomi a raccontarle dell'assurda richiesta di quella assurda ragazza e volevo che mi sentisse vicino, volevo che avesse la certezza che anche davanti all'ennesima difficoltà avremmo trovato una soluzione.
"Ciao angelo"
"Ciao Ed...allora cos'altro è successo"
"Beh non crederai a quello che sto per dir..."
Non riuscii a finire la frase, d'un tratto un sibilo rabbioso scosse l'aria alle nostre spalle, una voce bassa e imperiosa mi intimò
"Bastardo toglile subito le mani di dosso"
Jacob.  
La vipera aveva cominciato a spandere il suo micidiale veleno...



Continua...
(tranquille comunque, prima o poi il cane lo faccio fuori...portate pazienza!)

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Capitolo 13
*** Cap. 13 Mostro ***


Cap. 13 Mostro capitolo 13  
                                                                                 MOSTRO
                                                       

pov Bella

"Bastardo toglile subito le mani di dosso"
Jacob era di fronte a noi e ci fissava furente d'ira.
 Aveva serrato i pugni talmente tanto, che le nocche delle mani apparivano bianche, quasi spellate
"Jake cosa ci fai qui?" mi ero staccata da Edward e lentamente mi avvicinai a lui
"No Bella, la domanda è: cosa ci fai tu qui con lui?"
"Lui è...Edward Cullen, un mio compagno di scuola"
"Lo so chi è Bella, Jessica aveva ragione..." mormorò abbonzando un sorriso, Jessica quella stronza  pensai "è lo sfigato. Se non sbaglio è così che lo hai definito il giorno in cui l' hai conosciuto. Evidentemente hai cambiato opinione adesso"
"Smettila Jake che vuoi? Perchè non mi lasci in pace?"
"Lasciarti in pace Bella? E' per lui che mi hai lasciato?" indicò Edward con la mano, continuando però a fissare me "E' per questo bastardo che hai mandato a puttane la nostra storia? Scommetto che con lui ci sei stata vero...non è vero? Rispondi Bella ci sei andata a letto? Parlo con te" si piegò pericolosamente verso il mio viso, aveva gli occhi ridotti a fessure e le  narici gli si aprivano e chiudevano ritmicamente, assecondando il respiro ancora affannoso per la rabbia. Ebbi paura, non riuscii ad emettere alcun suono, mi limitai a guardarlo inebetita.
"Basta Jacob" urlò Ed "stai esagerando adesso" aveva fatto qualche passo nella nostra direzione.
"Ma chiii cazzo sei tu stronzo? Che vuoi? Stanne fuori è meglio per te" lo minacciò Jacob "lei è MIA, hai capito? Se le metti di nuovo le mani addosso...ti uccido" detto questo afferrò il mio polso strattonandomi violentemente "andiamo, ti riporto a casa"
"Lasciami Jacob, mi fai male" dissi contorcendomi dal dolore non appena sentii stringere la mia mano in una morsa d'acciaio.
A quel punto accadde ciò che stavo aspettando, il segno, la traccia inequivocabile che avrei seguito per arrivare alla verità.

Perchè è  il mio destino

Perchè sono nata per lui
Perchè lo amo da morire
Perchè è il ragazzo del bosco

Perchè...

Perchè io Isabella Marie Swan sono la prescelta, colei che il fato ha designato quale compagna di un...
NO, non ancora...  n o n   ancora.


Sapevo in cuor mio che tutto prima o poi sarebbe stato nitido, limpido, cristallino. Anche Edward mi aveva rassicurata, un giorno tutto ti apparirà chiaro, ed infatti fu così, capii. L'attrazione inspiegabile per quel ragazzo appena conosciuto, la devozione improvvisa ed assoluta che provai nei suoi confronti. Cucciolo Ed mi aveva sconvolto la vita per lui nutrii amore fin dal primo sguardo, amore vero quello con la A maiuscola e desiderio; cocente e pulsante desiderio. E non mi spiegavo come tutto potesse essere accaduto in cosi poco tempo. A volte mi dannavo l'anima per trovare un barlume di luce nel buio delle mie perplessità. Già l'anima, ancora non avevo idea di quale fine avrebbe fatto...
E poi c'era quell'altra cosa, l'altra questione non meno importante: la somiglianza col ragazzo del bosco. Dopo i primi giorni in cui mi ero messa in testa che davvero Edward somigliasse a lui, accantonai il pensiero essendo troppo occupata a tentare di lasciare Jacob per stare con un altro ragazzo. Ma adesso forse il mistero sarebbe stato svelato, ed io avrei avuto le mille risposte alle mille domande che da un mese e più giorni stavano parcheggiate in un angolo della mia mente. Finalmente avrei messo insieme le tessere del mosaico che qualcuno, tanti anni prima, aveva iniziato ad incastrare l'una con l'altra al posto mio.
Adesso sarebbe toccato a me continuare...

pov Edward
Non ricordo neppure come sia stato possibile per me perdere il controllo con tanta facilità, per decenni avevo allenato il mio corpo e la mia mente con dura e ferrea disciplina.  
L'umano è
fragile 
l'umano è debole
l'umano è infinitamente mortale
Quelle frasi erano l'essenza degli insegnamenti di Carlisle, erano le fondamenta sulle quali egli aveva costruito la nostra filosofia di vita. I vampiri avevano una forza fisica cento e più volte potente rispetto agli esseri umani, una banale spinta da parte di uno di noi all'indirizzo di uno di loro poteva essergli fatale, poteva non lasciar scampo.
Io lo sapevo bene, ne ero conscio, eppure non esitai. Forse fu per quel lei è mia, o forse per quella mano che la strinse con troppa violenza oppure fu per il suoviso contratto dal dolore. Non saprei dire esattamente cosa scattò in me...sta di fatto che agii ed in fretta. Balzai verso il ragazzo con un solo movimento e con la velocità che ci distingueva liberai Bella dalla sua presa, quindi lo afferrai per la cintura dei pantaloni e lo scaraventai contro un albero. Lui cozzò violentemente col viso proprio sul tronco e stramazzò a terra perdendo i sensi. Conclusi la mia opera emettendo un ringhio acuto e scoprendo i canini. In quel momento ero troppo acciecato dalla rabbia per curarmi delle conseguenze della mia azione e soprattutto troppo vampiro per rendermi conto che il mio angelo era lì ad assistere. Mi ridestai solo dopo che la sentii urlare, il mostro aveva fatto la sua comparsa, nel modo e nel momento meno adatto.
"NOOO Edward...cosa hai fatto?" mi volsi verso di lei e non appena vide il mio viso trasfigurato dalla mia vera natura, sbiancò portandosi una mano alla bocca per soffocare un altro urlo. L'avevo terrorizzata, non disse nulla però, non una sola parola, si mosse lenta verso il corpo inerte di Jacob.
Aveva paura di me? Non lo avrei sopportato, cercai quindi di calmarmi e riprendere una parvenza d'umanità.
"Jake mi senti?" si misi in ginocciho e lo chiamò dolcemente "Jake rispondimi per favore...come stai? J-e-i-k?" Bella era in preda al panico. Jacob non rispose subito, ed io non capii se fosse svenuto oppure no, anche se sperai e pregai ardentemente che avesse solo perso i sensi.
"Edward, aiutami dobbiamo portarlo in ospedale" sentirmi chiamare Edward da lei equivaleva ad avere la certezza che qualcosa era cambiata, non risposi "Edward che fai lì impalato?" urlò "Muoviti ti ho detto"
Mi avvicinai indeciso sul da farsi "Bella, io...mi dispiace non volevo fargli del male, ma lui..."
"Dopo Edward, ne parliamo dopo, adesso pensiamo a Jake"e proprio in quell'istante Jacob diede un segno di vita "Beell...Bells"
 Bella sospirò sollevata "Sono qui Jake...come stai?"
Aprì gli occhi e li sbarrò quando mi vide chino su di lui 
"Stai lontano da me" urlò debolmente "ma chi caz...cosa sei tu?" chiese strisciando indietro con i gomiti, voleva allontanarsi il più possibile. Era a dir poco terrorizzato.
"Bella hai visto cosa mi ha fatto?" prese a massaggiarsi la fronte, un grosso livido gli era comparso fra l'attaccatura dei capelli e il sopracciglio sinistro
"Ho visto Jake ti ha spinto. Come stai?"
"Mi ha spinto...Bella ma cosa dici? Quello mi ha spazzato via come se fossi una foglia secca...e poi hai visto come si è mosso? Sembrava un fantasma"  aggiunse con voce stridula
"Ora basta Jacob, hai battuto la testa e stai dicendo un mucchio di sciocchezze, ti porto in ospedale"
"No Bella, io so ciò che ho visto...e lo sai anche tu. Perchè lo proteggi, questo tizio è...è..."
Non volli più stare a sentire "Se sei in grado di alzarti ti accompagno alla macchina, Bella ti porterà in ospedale" dissi e feci per aiutarlo ad alzarsi.
"Non mi toccare, e poi sto bene...ahhii" non stava poi tanto bene, la botta alla fronte era evidente e probabilmente aveva tutto il corpo indolenzito.
"Non credo che tu possa camminare senza aiuto e lei non riuscirà da sola a reggere il tuo peso"
"Sto bene" sibilò "non ti azzardare a mettermi una mano addosso...e non toccare nemmeno lei"
"Altrimenti che fai?" gli intimai
"No, altrimenti che fai tu? Mi sbatti di nuovo contro un albero?" il suo tono di sfida stava di nuovo innervosendomi, Bella notò la luce nei miei occhi, la fiamma rabbiosa che precedeva la trasformazione, forse l'aveva vista anche prima ed intervenne.
"Adesso basta voi due, Jake puoi camminare?"
"Si" lentamente si rimise in piedi solo con l'aiuto di Bella

"Okay, raggiungiamo la tua macchina e facciamo un salto in ospedale, Edward io..." non la lasciai continuare
"Ti chiamo dopo" le dissi "pensa a lui adesso" ero in preda ai sensi di colpa e la mia testa era in subbuglio. Jacob aveva visto come si muoveva un vampiro e aveva saggiato sulla sua pelle la sua forza...che avrebbe avuto intenzione di fare? E Bella? Mi aveva protetto o aveva fatto finta di nulla per paura?
Annuì guardandomi in un modo strano, un misto di disagio tensione e forse paura.
Ero un mostro, e mi ero rivelato a lei nel peggiore dei modi.
Mi avrebbe amato ancora? Avrebbe accettato la mia natura? I dubbi mi avrebbero divorato fino a quando non avrei avuto modo di parlare con lei.
Jacob le circondò le spalle con un braccio e lei gli cinse la vita quindi barcollando entrambi cominciarono a camminare "Bella" la chiamai, lei si girò a guardarmi col viso ancora pallido e le labbra tremanti, "ti amo" dissi senza voce.
Sorrise debolmente ma non rispose.
Quando sparirono nel bosco, cominciai a correrre verso casa ancora intontito dall'evento, dopo pochi metri il cellulare prese vita nella tasca dei jeans.
Mi fermai.
Alice
"Pronto"
"Eddy" sbraitò "cosa diavolo hai combinato?" il suo tono di voce non lasciava adito a dubbi, mi ero cacciato in un mare di guai.
"Alice tra pochi minuti sarò a casa"
"Questo non era previsto Eddy...maledizione non era proprio previsto" attaccò.
Sospirai sempre più inquieto e ricominciai a correre.

pov Bella

Edward

Edward
Edward 
Continuavo a chiamare il suo nome con l'assurda speranza che si materializzasse accanto a me, potevo telefonargli e chiedergli di venire a casa mia ma non mi sentivo pronta, non ancora, anche se avevo urgente bisogno di risposte oppure solo di conferme. Però  prima avrei dovuto convincermi che l'individuo che aveva scaraventato Jacob contro un albero fosse davvero lo stesso ragazzo dolce e tenero di cui mi ero innamorata.
Jacob non era voluto andare in ospedale, gli misi del ghiaccio sulla fronte e disinfettai i graffi sul viso, per la ferita al suo ego invece non potei fare nulla. Dovette tenersela.
"Bella che stai combinando, si può sapere? Chi è quel tizio, cosa fai con lui...e poi non dirmi sul serio che per te è stato normale quello che mi ha fatto.."
"No, in effetti non avrebbe dovuto spingerti a quel modo"
"Ma io parlo del suo modo...dell'assurdo modo in cui si è mosso, pareva inconsistente, una figura non delineata, quasi come se non fosse reale"
"Ma Jake continui ancora con questa storia?" mentii "ho visto che ti ha sollevato con facilità, francamente non pensavo fosse così forte, mi ha sorpreso" sperai che notasse il mio compiacimento "ma basta tutto qui...che films guardi ultimamente? Fantasmi? Alieni?"
Io lo avevo visto muovere veloce come un fulmine e lo avevo visto sollevare i 90 kili di Jacob come fossero 2, ma soprattutto avevo visto affiorare agli angoli della sua bocca dei bianchi scintillanti e sicuramente affilatissimi canini. E non me ne stupii.

Io Isabella Marie Swan sono follemente innamorata di un vampiro...adesso tutto ha un senso, adesso tutto è nitido, limpido, cristallino


Quando sentii quel ringhio, basso gutturale diabolico, capii, e quando vidi i suoi denti non ebbi più dubbi. Le leggende, le credenze popolari non facevano parte della mia cultura, non ero mai stata superstiziosa e non mi lasciavo abbindolare da favole più o meno credibili, ma in quel caso dovetti crederci perchè ero io la protagonista della favola, io insieme ad Edward .
Gli occhi colore dell'oro, la pelle di ghiaccio e il suo essere sempre un ragazzo nonostante fossero trascorsi dodici anni, perchè oramai non avevo più dubbi, era Edward il ragazzo che incontrai nel bosco dodici anni prima.
"Senti Jake, mi dispiace ma io non provo più per te quello che provavo un tempo. Mi spiace davvero ma non posso farci nulla"
"E' per quel tizio?"
"Si...no...voglio dire anche. Già da un pò per me le cose hanno preso questa piega e poi è arrivato lui e..." avevo deciso di non scoprirmi troppo, volevo che nessuno sapesse la reale entità del mio legame con Edward.
"Bella non mi arrendo"
"Jake ti prego"
"Bella IO NON MI ARRENDO, rassegnati" detto questo si alzò e mi prese fra le braccia
"Per favore no, lasciami"
"Cosa c'è è geloso? Dovrei esserlo io...solo un abbraccio, ti prego solo uno" lo lasciai fare, mi fece tenerezza. Mi amava ed io, spietata, non considerai minimamente quel suo sentimento. Inspirò profondamente per qualche secondo fra i miei capelli, poi si staccò mi baciò la fronte dicendo "ti amo Bells e lotterò per te" infine uscì da casa mia, lasciandomi con un enorme groppo in gola.


pov Edward

Alice aveva gli occhi fissi su di me e non parlava
"Alice, ti prego dimmi cosa hai visto"
"Io non vedo niente Eddy è questo il problema"
"Che significa..."
"Che siete scomparsi dalle mie visioni, entrambi..."
"Ma da quando?"
"Da stamattina, pensavo fosse una cosa temporanea, poi ho visto te che scaraventavi il ragazzo contro l'albero, infine è diventatao di nuovo tutto bianco"
"Non la vedi più con me, vero?"
"Non ho detto questo...però è tutto sfocato anzi ti ho detto, bianco...non vi vedo"
"Mio Dio ho rovinato tutto"
"Sta tranquillo vedrai che andrà tutto bene"
"Alice tu non hai visto come mi guardava, le leggevo la paura negli occhi...ho scoperto i denti come un pivello. Ti immagini cosa avrà provato e pensato nel vedermi a quel modo? L'ho persa Alice, l'ho persa..."
Avrei voluto battere la testa mille volte contro il muro, ma non sarebbe servito a nulla, non avrei sentito alcun dolore.
Non avevo il coraggio di chiamarla, ma volevo sentirla...non avevo il coraggio di andare dal lei ma volevo vederla...
Alla fine decisi
"Alice andrò da lei stanotte, non resisto più...avrebbe dovuto chiamarmi ore fa, ma non l'ha fatto"
"Eddy mi spiace ma non so che dirti, non vedo assolutamente nulla, non so se andrà bene...mi spiace"
"Non fa niente, mi sono cacciato da solo in questo guaio e da solo ne verrò fuori...non ho saputo controllarmi, ho cambiato il suo destino"
Alice non rispose, nessuna rassicurazione stavolta, avrei dovuto provvedere io a rimettere le cose a posto.
Aspettai che giungesse l'oscurità e andai da lei, mi arrampicai al solito albero e sbirciai all'interno della finestra. La luce era spenta, immaginai dunque che dormisse. L'avrei svegliata con delicatezza e le avrei chiesto di ascoltarmi e farmi spiegare, le avrei raccontato tutto.
Speriamo solo che non urli, pensai, o è la volt
a buona che mi faccio impallinare dal capo Swan
Con un balzo atterrai sul davanzale della finestra socchiusa, l'apri e con passi felpati entrai, trascorsero all'incirca cinque secondi ed udii la sua voce

                                                   
"Edward ti stavo aspettando" la luce sul comodino accanto al letto si accese, Bella era sul letto distesa con le spalle appoggiate alla testiera del letto, mi stava aspettando davvero.
               
Rimasi immobile, muto a fissarla in adorante contemplazione, non solo per la sorpresa di trovarla sveglia ad attendermi ma anche perchè indosso aveva soltanto una leggera canottiera di cotone e delle coulottes di seta, era bellissima. Le sue forme perfette e così evidenti mi spezzarono il fiato in gola.
 "Ti ho già fatto questa domanda" disse mentre il mare marrone dei suoi occhi era in tempesta, ed io mi ero già arreso a naufragarci dentro quando mi sorprese dicendo "adesso però mi aspetto che tu mi dia la risposta giusta...
Chi sei tu?"

                                                                

 angolo dell'autrice:
Che fatica...scusate il ritardo, ebbene
che ne dite? Procede bene? Aspetto vostre opinioni.
La matassa si sta dipanando, ma per Edward sarà più difficile del previsto avere Bella oppure no? Vedremo.
Grazie di esistere ragazze, veramente grazie a tutte
Betta Masen, leggerò al più presto e commenterò giuro.
Baci e alla prossima
romi




 

 

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Capitolo 14
*** Cap. 14 Yes i'm your destiny ***


Capitolo 14 sono il tuo destino
Eccomi di ritorno, anche questa volta sono in ritardo, scusate ma sono stata occupata con un cosuccia accaduta in Brasile, niente di chè...vabbè avete capito di che parlo. Quei due hanno il potere di farmi stare per giorni interi sulle nuvole e poi ho serie difficoltà a scendere. Detto questo veniamo al nuovo capitolo, vi consiglio di fare attenzione all'ultima frase pronunciata da Bella, perchè in realtà non si afferra esattamente cosa lei voglia dire, lascio la sorpresa per la prossima volta.
Rispondendo ad alcune delle tante domande:
1) un cagnolone c'è ma non è detto che sia Jacob
2) Edward riacquisterà il suo potere, ma non vi posso dire quando
3) la vipera rientrerà in scena, anche se qualcuno la farà desistere dal suo progetto di ricatto e questo qualcuno non sarà nè Ed nè Bella.
Adesso buona lettura, alla prossima e grazie a tutte, a TUTTE ho raggiunto numeri che mai e poi mai avrei immaginato, grazie.
ps Chihuahua, mi piacerebbe mettere i video anche nell'altra ff avrei voluto ma non riesco a farlo, con la tecnologia sono imbranata come Ed con Bella,  la cosa assurda è che volevo mettere proprio quella canzone di Giorgia (Kris per Rob), ma leggi nel pensiero? Anzi se qualcuno sa come si fa potrebbe scriverlo tramite Contatta se ne ha voglia naturalmente, grazie baci.
Romi


CAPITOLO 14

                                                                          YES I'M YOUR DESTINY             
                     

                                                           

pov Bella

   
"Bella perchè mi chiami così?" domandò triste
"Così come?"
"Edward..." capii cosa volesse dire. Lui era il mio Eeed e non Edward, ma quel pomeriggio qualcosa era inevitabilmente cambiata.
"Non so chi sei" risposi "ti guardo adesso è vedo il mio Ed, ma oggi pomeriggio nel bosco non eri lui, eri un'altra persona...eri Edward, capisci?"
"Angelo sono sempre io" disse "perdonami non volevo spaventarti, non volevo che mi vedessi a quel modo. Perdonami ti prego" chiese il mio perdono per la seconda volta "ho perso il controllo"
"Non sono io la persona a cui devi chiedere perdono" gli dissi dolente "avresti potuto ucciderlo, ti rendi conto Ed?"
"Si, mi rendo conto e non sai quanto mi vergogno per essere stato così avventato, così impulsivo...ma quando ho visto come ti stringeva il polso" si decise ad avvicinarsi e si sedette sul bordo del letto. Delicamente prese il mio polso fra le mani e cominciò ad accarezzarlo proprio nel punto in cui Jabob mi aveva stretta lasciandomi un segno. Il suo tocco era lieve, fresco, rilassante. Trasalii a quel contatto, mi fece il solito effetto, cominciai a fremere e lui se ne accorse. Quindi si accomodò più vicino al mio corpo e continuando a toccarmi a quel modo fantastico disse "Non si arrenderà vero? Non si rassegnerà mai al fatto che non state più assieme"
"Si è così, non vuole farsene una ragione, ma questo non ti dà il diritto di ammazzarlo" risposi con foga
"Non succederà più, te lo prometto"
"Quando ti ho visto sollevarlo a quel modo io..."
"Hai avuto paura?"
"No, solo che non pensavo fossi così forte" gli adagiai una mano sul petto, non potei fare a meno di toccare quel torace perfetto, anche da sopra la maglia sembrava scolpito nel marmo.
"Ti ho sorpreso? Pensavi fossi un debole?"
"No che dici? Non ho mai pensato una cosa simile"
"Ah già è vero, tu pensavi che io fossi uno sfigato..." touchè,
accidenti a Jake e alla sua boccaccia
"Non volevo offenderti. Jake il giorno in cui ci siamo conosciuti mi ha chiesto che impressione mi avessi fatto e non potevo certo dirgli che mi avevi stregato all'istante...Eri così impacciato, timido e così... dolce" adesso mi spostai ad accarezzargli la nuca soffermandomi nell'incavo del collo, lui inclinò la testa imprigionando la mia mano fra testa e la clavicola "mi hai fatto talmente tanta tenerezza che avrei voluto stringerti a me fin da subito, sembravi un cucciolo smarrito"

"E' vero sono sempre stato timido" ammise "è un mio difetto anzi Alice trova che io sia proprio un imbranato"   
"Alice, quella ragazza è proprio simpatica...e non ha tutti i torti, sai?"
"Cosa? Allora mi giudichi imbranato anche tu? Grazie per la considerazione" la sua bocca si aprì in un largo sorriso ma immediatamente dopo si fece serio e aggrottò le folte sopracciglie "sfido chiunque nella mia situazione a non sentirsi un tantino in imbarazzo" disse, di lì a poco avrei ascoltato la parte più incredibile della favola mia e sua.
"Trovarsi davanti la donna della propria vita, la donna che hai visto crescere giorno dopo giorno per anni. Diciassette lunghissimi anni ad attenderti in silenzio Bella, in disparte...senza sapere se un giorno avresti ricambiato o meno il mio amore. Correndo da un capo all'altro del paese solo per vederti per qualche minuto, solo per perdermi qualche secondo nei tuoi occhi, solo per sfiorarti il viso mentre dormivi" e prese a farlo, cominciò a muovere i polpastrelli dalla tempia alla fronte "e adesso non riesco a credere che posso farlo mentre anche tu mi guardi, mentre anche tu mi tocchi, mentre nutro la speranza che anche tu provi quello che provo io" lambì il lobo del mio orecchio poi ritornò indietro ad accarezzò la punta del naso, infine tracciò i confini delle mie labbra "ti ho amata da subito Isabella Marie Swan, fin dal primo istante" mi baciò, appena un soffio leggero sulle mie labbra, quando si staccò gli chiesi
"Come è successo a me?"
"Si, fin da quando quella mattina di Settembre Alice mi trascinò quì a Forks per conoscerti"
"Alice? Tua sorella Alice?"
"Si proprio lei, tutto questo è accaduto per merito suo"
"Non capisco"
"Lei ha un dono, riesce a prevedere il futuro"
"Davvero?" chiesi spalancando la bocca
"Te lo giuro Bella! Il 13 di Settembre di diciassette anni fa, mi comunicò che la mia esistenza sarebbe finalmente cambiata, la donna della mia vita era appena venuta al mondo"
"E' incredibile..." fu tutto quello che riuscii a pronunciare in quel momento. Mi girava la testa.
"Già lo penso anch'io, sei venuta al mondo apposta per me...ti rendi conto? Qualcuno lassù mi ha benedetto facendomi un simile regalo" mi indicò con un'espressione di pura gioia sul viso
"quando appresi questa notizia rimasi davvero perplesso, anche perchè lei insistette nel portarmi a conoscerti subito. Non capivo come quella matta si fosse convinta che un neonato potesse farmi un benchè minimo effetto. Ma fu così e dovetti ricredermi, venni in ospedale, e mentre tua madre dormiva profondamente io potei sbirciare nella tua culla. Dormivi beata, rannicchiata su te stessa, eri così piccola così indifesa. Non potei fare a meno di pensare che fossi adorabile" lo ascoltai senza riuscire neppure a respirare,
era tutto prestabilito allora ha solo dovuto aspettare che crescessi abbastanza per farsi avanti...
Una persona sana di mente (quale io ritenevo che fossi) non avrebbe creduto alle sue parole, al racconto folle ed insensato di quel ragazzo troppo pallido e troppo forte per essere normale. L'avrebbe cacciato via a pedate urlandogli contro quanto fosse pazzo e psicopatico, o meglio ancora, avrebbe svegliato il padre polizziotto che dormiva al piano di sotto, per farlo rinchiudere dentro a qualche manicomio criminale. Ma io non ci pensavo minimamente perchè il suo racconto mi parve del tutto verosimile e plausibile.
"Il mio cuore morto tornò alla vita nell'istante stesso in cui ti vidi"
il suo cuore morto
Altra conferma, stava scoprendosi stava spiegandomi tutto.
"Io ti ascolto e ti credo, è assurdo non dovrei, eppure...io ti credo Eeed" ero tanto emozionata che le lacrime presero a scorrere copiose sul mio viso, senza accorgermene. Lui mi guardò con occhi colmi d'amore e cominciò ad asciugarle una ad una con le labbra, poi prese il mio mento fra le dita
"Non piangere angelo mio, non piangere...sei il mio amore da sempre, da quando sei nata. Ti ho vista crescere, ho vegliato su di te tutte le volte che ho potuto. Ti ho salvato dalle prese della corrente, dalle finestre aperte...ed anche dalla lavatrice, eri proprio discola sai"  la tensione si alleggerì un pò ed io sorrisi fra le lacrime per la descrizione di Isabella la discola
"Mio Dio, ecco perchè ero certa di conoscerti, avvertivo la tua presenza, io sapevo che eri accanto a me e che vegliavi su di me e poi quel giorno nel bosco..."
"Io ho tanto sperato che fosse così, ho tanto desiderato che sapessi della mia esistenza e soprattutto che avvertissi quanto ti volevo bene. Quel giorno nel bosco, non avevo previsto ciò che accadde, fui costretto ad incontrarti altrimenti ti saresti smarrita, io dovevo riportarti a casa"
"Oh Ed quanto ti amo" lo abbracciai e lo baciai con la mia solita irruenza, era troppo davvero troppo intenso quello che stavo provando in quel momento. L'amavo talmente tanto che temevo per il mio di cuore, lo sentivo battere all'inverosimile. Ma come potevo non amarlo a quel  modo? Mi aveva atteso per così tanto tempo...quale uomo l'avrebbe mai fatto? Quale essere umano avrebbe amato incondizionatamente qualcuno senza neppure conoscerlo? Senza neppure essere certo che un giorno sarebbe stato ricambiato? Lui aveva vegliato su di me a prescindere, si era preso cura di me coltivando solo una speranza, senza sapere se effettivamente sarebbe diventata mai una certezza. Era lui l'ANGELO, e non viceversa, era stato il mio angelo per tutta la mia vita.
"Io lo sapevo che c'era qualcosa che ci univa, che ci legava profondamente, l'ho capito fin dal primo giorno. Ho creduto di essere pazza, amare un perfetto sconosciuto..."
"Io non ero sicuro che mi avresti riconosciuto, e se mai avresti provato qualcosa per me, e soprattutto non ero e non sono tutt'ora sicuro che quando ti dirò chi e cosa sono mi vorrai ancora"
"Ma se tua sorella ha visto con chiarezza che noi siamo destinati a stare insieme perchè temi che ciò non accada?"
"Perchè le previsioni di Alice possono sempre cambiare, basta che uno di noi due commetta uno errore, ed io l'ho commesso oggi mostrandoti il lato peggiore di me"
Lo guardai negli occhi, erano tristi e malinconici, anche le sue labbra erano piegate in una smorfia. Stava soffrendo, pativa l'attesa della mia decisione. Era praticamente certo che non avrei accettato la sua natura, che anzi mi sarei allontanata da lui immediatamente, che non l'avrei voluto più.
Come se potessere essere...   

non amarti, impossibile
non vederti, impensabile
non toccarti, inconcepibile

"Ed pensi davvero che sapendo chi o cosa sei non ti vorrò più?"
"Si, sono un mostro Bella, un abominio, uno scherzo della natura, come puoi volermi? Sono stato un pazzo a sperarlo per tutti questi anni" disse voltando il capo e fissando la parete bianca davanti a sè
"Guardami" gli intimai, ma non mi diede ascolto "ti ho detto guardami Edward Cullen" gli misi una mano sulla guancia costringendolo a girarsi verso di me
"Sono nata per te? Tu lo credi?"
"Si"
"Perchè? Spiegami" ci penso sù qualche istante poi deciso rispose
"Perchè in decenni di questa mia esistenza mai nessuna mi aveva fatto provare le emozioni ed i sentimenti che ho provato con te e per te. E' bastato guardarti una sola volta...hai cambiato tutto. Quando da piccola ti osservavo sapevo di volerti bene come ad una sorella, eri solo una bimba, ma era necessario e vitale non interrompere il contatto fra noi, dovevo vederti, sapere che stavi bene e che eri al sicuro, protetta. Quando poi ti ho vista ragazzina, quasi donna il mio sentimento è mutato...ho cominciato ad amarti come un uomo ama una donna. Ho cominciato a sentire il bisogno di parlarti, di sfiorarti e tanto altro..." abbassò lo sguardo, probabilmente si riferiva al fatto che in qualche occasione mi aveva desiderata in senso fisico.
"Quando mi hai rivista adesso da grande, hai capito che i tuoi sentimenti erano diversi?"
"Si sono diversi Bella perchè si sono accresciuti. Stringerti fra le braccia...baciarti, non so davvero descriverti quanto è stato sconvolgente"   
"Ed per me è stata la stessa cosa, mi hai sconvolto, ti amo da star male...dunque ti chiedo: secondo le visioni di Alice sei tu l'uomo che sposerò?"
"Si, io sono il tuo destino" disse senza ostentare alcun dubbio stavolta
"Bene è solo questo che conta, il fatto che tu sia un vampiro è solo un dettaglio"
   
pov Edward
     
Isabella mi aveva sempre stupito fin dal suo primo giorno di vita.
Iniziò da piccola e continuò anche da grande.
Perchè il mio tocco gelido non le aveva dato mai alcun fastidio, perchè il mio viso trasfigurato dalla mia vera natura non l'aveva impressionata e perchè il fatto che io fossi un mostro non l'aveva per nulla impaurita. E in quelle occasioni diventavo proprio brutto.
Era inevitabilmente la donna della mia vita, non avevo più alcun dubbio.
Le dissi la verità, anche se sapevo che confessandole chi ero avrei corso un rischio serio, ma dovevo farlo.
"Perchè tu sei un vampiro..."  le tremava la voce, la sua non era una domanda, era un'affermazione. Non ebbe timore a pronunciare il termine
vampiro, anzi mi parve impaziente di conoscere la mia risposta e comunque i miei denti aguzzi le avevano lasciato pochi dubbi al riguardo.
"Si, lo sono"
"Voglio che tu sappia che io non ho paura, non potrei mai avere paura di te" disse tutto d'un fiato
"Sono felice di sentirtelo dire, non voglio che tu ne abbia. Non ti farei mai del male Bella, MAI"
"Lo so Ed, non ho dubbi su questo, ma come è accaduto questo...voglio dire tu eri umano, come hai fatto a ritrovarti così?"
"E' stato tanto tempo fa...è una lunga storia"
"Abbiamo tempo, sono solo le due. La sveglia suona alle sette"
"Dovresti dormire un pò"
"Beh anche tu"
"No, io no"
"Oh" rispose stupita "non dormi?"
"No, ho necessità di riposare, chiudo gli occhi e cado in una sorta di veglia ma non dormo"
"E neanche mangi, vero?" nota dolente
"Bella sai di cosa si nutrono i vampiri?" annuì "sangue"
"La nostra famiglia si nutre solo di animali, sangue di animali. Nessun umano è stato mai..."
"Si ho capito" disse non lasciandomi concludere la frase "beh dovete pur nutrirvi, hai fame adesso? Hai mangiato?"
"Si ho mangiato" risposi abbonzando un sorriso
"Bene, allora continua..."
"All'inizio del novecento rimasi vittima di un incidente, una carrozza mi travolse per strada. Mi portarono in ospedale, avevo ossa rotte e persi molto sangue. Il medico che si prese cura di me in ospedale era Carlisle. Lui è il mio creatore"
"Carlisle...dunque tutta la tua famiglia è come te"
"Si"
"Va avanti..."
"Disse che quando mi vide sentì subito una sorta di attaccamento nei miei confronti, come se fossi davvero suo figlio. Le mie ferite erano troppo gravi non sarei sopravvissuto alla notte, così volle darmi un'altra possibiltà di vita, anche se non esattamente da umano, mi morse e mi trasformai"
Mi guardava assorta, incantata, alla fine del mio racconto prese le mie mani e le strinse.
"Alice è tua sorella perchè Carlisle ha trasformato anche lei?"
"No, Alice e suo marito Jasper sono gli unici che non sono nati da Carlisle, si sono uniti a noi da circa trent'anni. Esme, mia madre, Rosaly e suo marito Emmett sono creature sue"
"Siete una grande famiglia"
"In effetti"
"Tu perchè non hai trovato una compagna?"
"Stavo aspettando te" le dissi "non so. In realtà nessuna ha mai fatto breccia nel mio cuore, cioè ha fatto breccia in
me...tecnicamente il mio cuore non dovrebbe essere responsabile delle mie emozioni"
"Il tuo cuore non batte?" adagio l'orecchio sul mio torace "è vero, non me ne ero mai accorta, eppure ti sto sempre addosso"
"Forse perchè inconsciamente lo sapevi"
"Già...ma Ed, io...io sono umana. Tu ami una fragile umana dal cuore che batte"
"Lo so Bella, ti assicuro che me ne ero accorto, conosco ogni singola melodia di questo meraviglioso strumento" risposi adagiandole una mano all'altezza del muscolo pulsante, al mio tocco i battiti le aumentarono di velocità "musica per le mie orecchie" dissi sorridendo
"Scusa ho detto una cosa stupida, solo che...Ed?"
"Si?"
"Hai lo stesso aspetto di dodici anni fa, tu non invecchi" altra affermazione 
"Non invecchio, ho lo stesso aspetto di quando sono morto e
rinato così"
"Io invecchio"
"So anche questo, agli umani è questo che capita se hanno una vita lunga" a questo punto chiuse gli occhi, stava pensando, riflettendo forse. Ebbi uno strano presentimento, ciò che stava per dirmi non mi sarebbe piaciuto
"Edward"
noo di nuovo Edward...
"Cosa?"
"Io, non voglio morire.."
???

Dunque domande:
a) Bella non vuole morire per diventare una vampira
b) Bella non vuole invecchiare, quindi morire in questo senso, allora sceglie l'eternità da vampira con Edward
A VOI le risposte, scatenatevi...

 

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Capitolo 15
*** Cap. 15 SPACCA NASO ***


Capitolo 15 Spacca naso Ciao ecco il nuovo capitolo, penso apprezzerete ciò che avverrà tra Bella e un'altra personcina da noi tanto amata (bwaaaaa....non è amata per niente). Non vi anticipo nulla come al solito e vado un pò di fretta perchè la mia mente bacata ha partorito un'altra ff che ha come protagonisti sempre Ed e Bella ma in versione secsi, se riesco forse la pubblico domani. 
Come al solito grazie a tutte, per il vostro affetto e la vostra costanza nel seguirmi, ringrazio anche chi legge soltanto senza recensire.
GRAZIE, Romi.

Capitolo 15


                                                 SPACCA  NASO

pov Bella


Avete mai provato un'intensa sensazione di soddisfazione dopo aver compiuto un determinato gesto? Un compiacimento tale da rendervi quasi euforici...che vi ha fatto sentire sazi senza aver toccato cibo, riposati senza aver dormito e paghi senza aver ottenuto ciò che desideravate?
Beh io si, e questa intensa sensazione la provai il giorno dopo la confessione di Edward sulla sua identità. E fui così soddisfatta per l'atto appena compiuto, che non ebbi alcun rimorso, e non considerai assolutamente le conseguenze che ne sarebbero derivate. Ci avrei pensato dopo, quando l'adrenalina nel mio corpo sarebbe del tutto scemata e quando mio padre venuto a sapere della bravata commessa dalla sua figlioletta, avrebbe stabilito l'entità della mia punizione.
Avevo raggiunto la scuola con la macchina di Edward, lui non era venuto a scuola quel giorno, la primavera stava per lasciare il posto all'estate e ogni tanto un timido sole, forse annoiato dalla perenne costrizione dietro le nuvole, decideva di fare capolino. Di conseguenza il mio fidanzato vampiro non poteva esporsi in pubblico, altrimenti la ridente comunità di Forks l'avrebbe visto sbrilluccicare più delle luminarie per la festa del quattro luglio.
Non è che mi trovassi a mio agio con quel macchinone, ma aveva così tanto insistito che volli accontentarlo. Appena mio padre uscì di casa per andare a lavoro parcheggiò la macchina sul retro e lasciò le chiavi inserite.
Arrivai a scuola di gran lunga in anticipo e fui costretta a gironzolare per i corridoi temporeggiando in attesa che si facesse l'ora per andare a lezione. Mancava ancora un quarto d'ora a biologia quando la vidi, puntava dritta verso di me, era l'oca giuliva. Dalla sceneggiata con Edward erano trascorsi forse un paio di giorni, avevo un pò perso la cognizione del tempo, e non avevo avuto occasione ancora di trovarmela a distanza ravvicinata. Adesso si affannava a camminare spedita nella mia direzione tutta impettita, col suo solito ghigno-barra-sorriso da idiota stampato in faccia e gli angoli degli occhi perennemente tendenti verso il basso. Mai come in quel momento mi resi conto che non l'avevo mai potuta soffrire.

"Ciao stupida" mi apostrofò "che c'è..sei sola oggi? Si è già stufato vero?" come inizio di mattina non c'è male, pensai
"Che vuoi Jessica perchè non vai a puntare il ragazzo di qualcun'altra?"
"No, voglio il tuo...Dio sei proprio stupida! Ti ostini a fare la finta tonta. Non puoi competere con me Bella"
"Come ragazza più stronza del pianeta sicuramente no! Ma la tonta che si ostina a non capire sei tu! Edward non ti fila per nulla non ti vuole non gli piaci. Fattene una ragione"
"Umh...ho l'impressione che non sei a conoscenza degli ultimi sviluppi" ma perchè devo starla a sentire?
"Ti riferisci alle foto? Ma credi sul serio che facendo una vigliaccata del genere poi lui ti vorrà? Non ti sopporta adesso, figuriamoci poi..te lo vuoi ficcare in testa cervello d'oca? Non ti vuoleee"
"Si, può essere che tu abbia ragione ma...avrò comunque la mia vendetta. Ho pensato che sarà Jacob a mostrare le foto a tuo padre, dopo tutto è il suo pupillo e poverino tu..lo hai fatto cornuto"  la detesto  "il minimo che il tuo genitore possa fare per rimediare al tuo comportamento deprorevole è fargli il favore di mandarti via, per dimenticare te e il tuo tradimento"
"Jacob non ti verrà mai dietro"
"Questo lo dici tu. Ricorda che stai parlando di Jake, quello geloso pure di te a momenti" disse  così e indicò se stessa "sono parole tue. Hai già dimenticato quanto sia possessivo nei tuoi confronti?"
"Ti odio" Le risposi mentre tutta compiaciuta mi spiegava il suo piano perfetto ed improvvisamente ebbi voglia di toglierle quel compiacimento dal viso in maniera violenta "si anch'io ed è proprio per questo che se niente Eddy io...niente Eddy pure tu"
"Sei una stronza repressa maniaca, che c'è non l'hai mai data a nessuno? No meglio...nessuno te l'ha mai chiesta" le urlai contro, fece per ribattare ma si trattenne, si avvicinò ulteriormente al mio viso e disse
"Ascolta ho dato al tuo pseudo ragazzo un'altra possibilità prima di farti rispedire a Phoenix, dove per altro per ovvie ragioni lui non potrà seguirti"
"Oh davvero come sei buona..e in cosa consiste quest'altra possibilità?"
"Semplice, ho detto a Eddy che possiamo provare a risolvere la questione ma ad una condizione"
"Cioè?"
"Deve venire a letto con me"
Click...la molla oltre modo sollecitata scattò nel mio cervello.
Non ricordo esattamente se l'impulso definitivo lo diede l'accostamento del verbo venire pensando al mio Ed, oppure il connubio delle parole letto-Ed-oca giuliva, che mi inquietò particolarmente, sta di fatto che le tirai un pugno dritto sul naso e glielo ruppi.
Ahh...che sollievo finalmente l'avevo sistemata per le feste. Non si compiaceva più e le avevo cancellato pure il ghigno malefico. La sentivo strarnazzare come se le stessero torcendo il collo, piangeva e si dimenava, grondava sangue e gli occhi le stavano per uscire fuori dalle orbite ma..che soddisfazione! Gongolavo.
"Ops scusa stronzetta ti ho fatto male?"
Prima di rispondermi mi lanciò un'occhiataccia ed i suoi occhi mi inquietarono, fui sicura di vederli cambiare colore, dal solito verde cacca di uccello le divennero giallino cacca di gallina.
Boh sarà una stregaccia malefica per davvero
"Tu piccola inutile ragazzina" mi puntò l'indice imbrattato di sangue per rendere più plateale l'ennesima minaccia. Continuava a parlare e sparlare tra se, emettendo suoni che adesso mi parvero simili a latrati, come quelli di un povero cane bastonato, infine prima di accasciarsi definitivamente sul pavimento senza più forze disse "questa me la pagherai Isabella Swan...non hai proprio idea di come e quanto me la pagherai" poi più nulla.
In poco tempo fummo circondati da un orda di ragazzi urlanti e professori indecisi sul da farsi. L'avevo fatta davvero grossa.

Mezz'ora dopo nell'ufficio del preside.

"Signorina Swan si rende conto della gravità della sua azione?"
"Si preside, sono davvero terribilmente mortificata non so come chiedere scusa"
"Beh innanzitutto dovrebbe chiedere scusa alla signorina Stanley, le ha rotto il naso sa?"
Povera piccola Jessica
"OMMIODIO DAVVERO?" si credibile si credibile si credibile ripetevo a me stessa. Sempre per il discorso che ormai certamente sarei bruciata tra le fiamme dell'inferno, mentire era diventato il mio passatempo preferito, sapevo perfettamente quanto male avevo fatto alla piccola strega.
"Come mi dispiace signore" continuai a dire cominciando a frignare, fui talmente brava che riuscii a impietosire il preside Jameson quasi all'istante "sono una persona orribile, davvero orribile... mia madre dice che mi serve lo psicanalista...ed ha ragione" tirai su col naso "sa ho avuto un'infanzia un pò triste, mamma e papà divorziati, senza fratelli nè sorelle con cui giocare e crescere...ho sentito tanto la mancanza di una vera famiglia e forse ho tanta rabbia repressa" mi sarei applaudita da sola.
"Su signorina non faccia così" rispose porgendomi un cleenex che presi subito per soffiarmi sonoramente il naso "vedrà che si risolverà tutto, io farò il possibile per non farle avere una nota ufficiale, ma devo prima sentire il consiglio"
"Una nota ufficiale? Oh preside ma come farò? Così comprometterò la mia media se non addirittura l'anno intero! Mio padre...povero papà che dispiacere...che disonore..." e giù a piangere.
"Va bene, va bene non pianga...farò il possibile" si alzò dalla poltrona presidenziale e cominciò a darmi lievi pacche sulle spalle a mò di incoraggiamento "dirò a suo padre che è stata una banale lite tra adolescenti, una schiocchezza e il consiglio d'istituto...beh mi darà ascolto per la nota, sono pur sempre il preside no?" mi sorrise paterno. Che verme che ero.
"Grazie, davvero non so come ringraziarla preside" feci uno dei mie sorrisi a cinquantasei denti quindi andai ad attendere mio padre in segreteria.
Dopo soltanto cinque minuti udii un sibilo alle mie spalle
"Isabella" ecco era il momento dei cavoli amari. L'ultima volta che mio padre mi aveva chiamata così andavo ancora all'asilo e avevo rovesciato in testa ad un compagno un'intera boccetta di colore a tempera "dimmi da quando tiri pugni meglio di un ragazzo?"
"Emh papà, scusa quella mi ha fatto uscire fuori dai gangheri"
"Le hai SPACCATO IL NASO ACCIDENTI! Io non ti riconosco più Bella davvero, da quando hai lasciato Jacob sei un'altra persona e questa persona non mi piace per niente"
"Ahhh papà di nuovo con questa storia, non lo voglio Jacob, lo vuoi capire? No-n-lo-vo-gl-io"
"Non lo vuoi da quando qualcuno ti ha messo in testa questa idea, tempo al tempo scoprirò chi è, e poi si che avrai voglia di tirare pugni, ma sulla tua di faccia"
"Papà per fav..."
"Papà un corno! Fila in classe ne riparliamo a casa, adesso devo vedere il preside Jameson e dovrò andare a scusarmi per il comportamento di mia figlia anche con la famiglia Stanley...che vergogna"
"Guarda che non sono impazzita" sbottai "mica ho litigato da sola. Lei evidentemente l'ha detta più grossa di quanto credi e..."
"Chiudi il becco e vai in classe"
Me ne andai sconsolata, l'adrenalina era sparita, restava solo il tanfo della grande palata di liquame dentro la quale mi ero ficcata. Chissà se la strega avrebbe vuotato il sacco quando mio padre sarebbe andato a casa sua per scusarsi...no, aveva altro in mente. Così sarebbe stato troppo facile, avrebbe rispettato il suo piano e coinvolto Jake. Una volta seduta al mio posto, durante la lezione di spagnolo mi resi conto però che Ed non aveva fatto minimamente cenno alla richiesta malsana dell'oca. Ma quando si erano sentiti quei due? Oppure si erano visti...Questa cosa di Jessica che parlava da sola con Ed mi fece girare parecchio le scatole. Che Ed avesse intenzione di esaudirla per levarcela di torno?
Tronco prima lei e poi lui...conclusi.
No impossibile Ed non lo avrebbe fatto, mai e poi mai e comunque ormai era tutto chiaro fra di noi. Io l'amavo a tal punto che quando sarebbe arrivato il momento avrei rinunciato alla mia vita pur di seguirlo e lui lo sapeva. Nessun ostacolo mi avrebbe dissuaso da questa decisione, ricatti e foto compromettenti comprese.


Pov Edward


"Edward...io non voglio morire"
Questa frase mi lasciò perplesso, maledissi per la milionesima volta il bastardo di vampiro che mi aveva fracassato il cervello, facendomi scomparire il potere di leggere le menti. Che cosa voleva dire Bella con quella frase?
"Oh ma io non voglio che tu muoia, io voglio solo il tuo bene e niente altro"
"Ed ma qual'è il mio bene? Tu e solo tu. Di conseguenza...Ci sono un sacco di cose da considerare e da stabilire è vero. Ma al primo posto nella mia vita adesso ci sei tu, poi tutto il resto"
Aveva già elaborato un piano, ne ero certo. Quel suo cervellino era sempre in super attività. Ma io non volevo che rinunciasse alla sua umanità nella foga del momento, doveva essere una cosa ponderata per bene, la sua scelta doveva essere SUA e soltanto sua.
"Angelo non dobbiamo parlarne per forza in questo momento abbiamo così tanto tempo, adesso devi dormire..corri sotto le coperte"
"Ma non ho sonno"
"Non fare storie e sdraiati...a proposito domani non verrò a scuola ci sarà il sole e io ed Alice non possiamo esporci ai raggi"
"Perchè brillate?" come al solito mi stupiva, aveva indovinato al primo colpo
"Esatto!"
"Ma dai..io scherzavo"
"E' così giuro! Brilliamo, la prima volta che andiamo nel bosco ti faccio vedere"
"Oh certo che ti voglio vedere, voglio conoscere ogni aspetto di te...ogni aspetto" si avvicinò e mi abbracciò forte, sentirla così vicina a me e alla mia natura mi faceva stare bene ed in pace con l'universo intero.
"Ti lascio la mia auto parcheggiata sul retro non appena tuo padre va a lavoro, andrai con quella a scuola"
"Non è necessario posso prendere l'autobus"
"Ma mi fa piacere che usi la mia macchina...è anche tua adesso, per favore vai con quella"
"Va bene prenderò la macchina" a quel punto si distese sul letto e si coprì con la trapunta "resti fino a quando mi addormento"
"Si resto" mi distesi sopra la coperta e lei si accoccolò sul mio petto
"Ed..."
"Dimmi"
"Poco fa volevo dire che non voglio morire da umana, non voglio invecchiare e un giorno lasciarti, capisci? Voglio stare con te"
"Si adesso capisco, ne parleremo poi"
"E quando? Quando festeggerò il mio trentesimo compleanno?"
"Bella ma di che parli?"
"Lo sai di che parlo ma fai lo gnorri..."
"Vuoi dormire per favore? Sono le tre del mattino!"
"Uffa va bene ne parliamo poi. Comunque anche se non me lo dici, io so già come andrà a finire"
"E come andrà a finire?"
"Diventerò come te prima o poi"
"Solo se lo vorrai tu...io ti giuro che non ti obbligherò mai in tal senso"
"Non sarà necessario e credo che Alice abbia previsto anche questo, solo che non lo dici"
"Dormi adesso ragazzina" le ordinai baciandole la fronte
"Sissignore"
Dopo qualche minuto capii che si era addormentata ma rimase accoccolata stretta al mio petto, non si mosse ed io decisi di restare fino a quando il capo Swan si fosse alzato per andare a lavoro, poi sarei andato a prendere l'auto.
Intorno alle undici e trenta di quella mattina il mio cellulare vibrò, era Bella. Doveva essere iniziata la ricreazione
"Ciao angelo come stai?"
"Bene! Mai stata meglio" rispose con troppa foga però "ho appena rotto il naso a Jessica e non potrei stare meglio"
"Tu hai appena fatto cosa?!"
"Senti Ed ma non è che hai intenzione di cedere al ricatto di quella strega e andare a letto con lei, vero? Perchè so che sarebbe ardua come impresa, ma troverei il modo di spaccarlo anche a te il naso"

                                               

Ahh adoro Bella gelosa, mi piace più di Ed

continua...
 

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Capitolo 16
*** Cap. 16 Prima volta ***


Cap. 16 Prima volta Ciao, finalmente torno ma mi faccio perdonare perchè torno col botto, finalmente Bella riesce  ad avere con Ed un incontro molto ravvicinato, sono molto dolci, spero vi piacciano. Non aggiungo altro, buona lettura.
Ho risposto alle recensioni col nuovo metodo, si impiega poco tempo, è più facile per me.
GRAZIE A TUTTE

Cap. 16
                                                                                           Prima volta
                                                                 

pov Bella

"Sei in punizione fino a Dicembre signorina, poi valuterò un'eventuale riduzione della pena, se ti sarai comportata bene fino ad allora, comunque non t'illudere" mio padre diceva quelle frasi ed io non sapevo se ridere per le panzane che stava blaterando o piangere perchè forseforse panzane non erano e diceva sul serio. Voleva rinchiudermi in casa fino a Natale, era pazzo? Un pazzo furioso.
"Non puoi farlo papà, non puoi segregarmi in casa. Tu dovresti rispettarla la legge e non infrangerla, questa è limitazione della libertà personale"
"Che?" chiese inarcando un sopracciglio, forse ero sulla strada giusta
"Limiti la mia libertà personale, vuoi macchiarti di questo reato?"
"No, ma da quando è reato punire i figli?"
"Da quando genitori come te infliggono torture che vorrebbero far durare mesi interi"
"Sese...comunque intanto tu torni da scuola e ti rintani in casa per le tre settimane a venire poi ne riparliamo" uff menomale, lo stavo battento per ko tecnico, troppe parole e frasi di seguito lo sfinivano.
poco dopo..
"Bella posso venire da te?" Edward mi chiamò cinque minuti dopo che l'aguzzino uscì da casa
"Si, il mio aguzzino è appena tornato a lavoro, ti aspetto"  doveva riprendersi l'auto che avevo parcheggiato lontano da casa, infatti sapevo che mio padre sarebbe rientrato a casa alla mia uscita da scuola per continuare la ramanzina iniziata in segreteria. E poi avevo alcune domande importanti da porgli, prima fra tutte il motivo per il quale non mi aveva parlato della richiesta di Jessica.
Un leggero battere alla finestra della mia camera mi fece sobbalzare, era lui. Corsi ad aprire e quando fu in piedi davanti a me in tutto il suo splendore, la mia prima reazione fu quella di abbracciarlo. Ma non un abbraccio normale, sembravo un koala abbarbicata al suo albero di eucalipto, unica fonte di cibo e sopravvivenza.
E' mio, solo mio e di nessun'altra...
"Hey che c'è?" chiese notando il mio spasmodico movimento delle braccia su per la sua schiena
"Niente" mentii continuando ad aggrapparmi alla sua camicia spiegazzandola tutta
"Bella guardami, che c'è?" mi prese il mento fra le dita
"Avevo voglia di stringerti" mi giustificai
"Fa pure" rispose
"Allora come stai? Mi fai dare un'occhiata alla mano. Ti duole?" esaminò il dorso della mia mano, le nocche e le dita una per una. Integre, non mi feci neppure un graffio.
"Sto bene io...l'oca un pò meno"
"Le hai davvero rotto il naso?" ribadì mentre a stento tratteneva un sorriso
"Si e non me ne pento, lo rifarei"
"Ma che ha detto di tanto grave da farti arrabbiare così?" non gli risposi, però ebbi voglia di spiegargli a fatti ciò che mi aveva fatto perdere le staffe, ciò che mi aveva fatto perdere per un attimo la ragione e ciò che mi aveva fatto rischiare di botto l'anno scolastico.
Lo guardai in silenzio, decidendo la tattica di avvicinamento, l'ultima volta quella attuata non aveva funzionato granchè.
"Bella comincio a preoccuparmi, perchè mi guardi cosi? Intendi rispondermi o no?"
"Si, ti rispondo" gli afferrai la mano e lo tirai verso la sponda del letto
"Ma che fai?"
"Quello che solo io posso fare"
"Non capisco..."
"Adesso capirai" gli dissi "ascolta bene le mie parole Edward Cullen..tu sei mio solo mio...non ti azzardare a farti toccare da nessun'altra, non m'importa di ricatti liti e discussioni e non m'importa neppure di mio padre e della sua ipotetica vergogna. M'importa solo di te"
Lo afferrai per il bavero della camicia, accecata ormai dalla smania di possessione che mi invase ripensando alla parole di Jessica e lo scaraventai sul materasso
"Jessica ti ha parlato della sua richiesta vero?"
"Quella se ti vuole portare a letto deve prima uccidermi e poi ridurmi in cenere, perchè credo che riuscirei a tornare pure dall'oltretomba per spaccarle la faccia, se osa solo metterti un dito addosso...la disintegro"
"Non l'avrei mai accontentata...in ogni caso" rispose serio, cercando di reggersi sui gomiti
"Accontenta me...adesso"
"Angelo, io" sussurrò con un filo di voce, scuotendo la testa, era teso e si era appena trasformato in cucciolo Ed
"Ssh..." gli misi il dito indice sulla bocca
"Credo di aver capito le tue intenzioni, ma non voglio deluderti io non ho mai...non so da dove cominciare" parlava fra la pelle del mio dito, solleticandolo. Sapevo a cosa si riferiva e se fosse stato possibile in quel momento, mentre faceva l'ennesima confessione, lo amai ancora di più.
"Sta tranquillo amore mio, neanch'io. Ma andrà come deve andare" gli risposi avvicinandomi al suo viso spaventato.
Si calmò abbandonandosi tra i cuscini del mio lettino, un pò corto per il suo metro e ottanta ed oltre, ma di certo per quel momento era il posto più giusto e comodo del mondo.

Mi sistemai su di lui a cavalcioni e lentamente presi a sbottonargli la camicia guardandolo nel modo più rassicurante possibile. Con mano ferma e decisa cominciai ad aprire asola dopo asola, scorgendo lembo per lembo la sua pelle bianca e fredda come il marmo.
Il suo torace al mio tocco si sollevava e si contorceva appena, colto da brividi mentre lo accarezzavo lenta. Lo torturavo, ma vederlo così sotto le mie mani mi faceva impazzire. Quando cominciai a lasciargli piccoli e umidi baci sul ventre all'altezza dell'ombelico, lo vidi chiudere gli occhi e mordersi le labbra rosse.
"Bella...ti prego" supplicò
Risalii velocemente e mi impadronii della sua bocca, allora mi prese per la vita e mi avvicinò di più a lui baciandomi con foga. Quandò capii che avevo bisogno d'aria per non morire, mi scansai e ripresi fiato.
"Ed...ti amo" gli dissi
"Io muoio d'amore per te, muoio" un soffio rauco e sommesso, sentirlo mi fece male al cuore. Adagiai la mia fronte sulla sua, quando diceva queste cose così forti non sentivo più le gambe, le forze mi abbandonavano. Se in quel momento fossi stata in piedi sarei caduta per terra come una pera cotta.
"Dimmi cosa devo fare" sussurrò "dimmi come ti posso dare piacere, dimmelo e lo farò" io annuii
Ripresi la posizione originaria e mi tolsi la maglia restando in reggiseno, a quel punto forse lui ricordò la mia richiesta nel magazzino della scuola e senza che gli dicessi nulla avvicinò le sue dita ai miei seni. Erano fredde, tremai e lui se ne accorse.
"Mi spiace" disse dolente l'amore mio "riuscirò solo a congelarti"
"Continua" lo rassicurai carezzandogli il viso "ti prego continua stavolta"
Annuì e delicatamente mosse i polpastrelli su entrambi i seni, poi incoraggiato dalla mia espressione rincretinita si mise seduto appoggiando la schiena alla testiera del letto, mi avvicinò a sè e diresse le mani sulla chiusura dell'indumento. Quindi sfilò le spalline e lo tolse definitavamente.
Una volta rimasta nuda per metà mi guardò regalandomi uno di quegli sguardi intrisi d'amore che riuscivano a togliermi il respiro
"Giuro che in vita mia non ho visto niente di più bello, la tua pelle...ha il colore della luna e poi...sei così liscia amore mio, sembri fatta di seta" timidamente avvicinò le labbra e cominciò a tracciare le mie areole di piccoli baci, facendomi trasalire. Affondai le dita nei suoi capelli per avvicinarlo ancora di più a me.
"Ed...o Ed" sussurrai martoriandomi le labbra ogni qual volta l'emozione si faceva troppo intensa. Continuò per un altro paio di minuti, poi gli feci segno di togliersi del tutto la camicia ed obbedii. Io invece andai oltre e tolsi i pantaloni della tuta rimanendo in mutandine. Tra l'altro quel giorno erano proprio minuscole, non avevo indossato le mie solite coulottes ma un perizioma turchese.
Quasi sentissi che mi sarebbero tornate utili.
"Io non so se...se dobbiamo andare avanti, forse è presto forse è..." lo azzitì baciandolo.
"Se mi dici di nuovo di no, spacco il naso anche a te" rise "posso riuscirci sai?"
"Già, qualcosa mi dice che saresti davvero in grado di farlo"
"Baciami" obbedì.
Diressi la mia mano verso il cavallo dei suoi pantaloni e sfiorai il rigonfiamento, ormai ben visibile. Poi come la volta precedente tirai giù la zip, attesi qualche istante per verificare se anche questa volta avrebbe bloccato la mia mano, non lo fece. Allora osai di nuovo, pregando la mia buona stella affinchè non gli facesse cambiare idea, non avrei sopportato un altro rifiuto, lo desideravo troppo.
Sfiorai più volte il tessuto dei suoi boxer e quandò mugolò impaziente decisi che era arrivato il momento di slacciare del tutto i pantaloni e sfilarglieli. Lo feci.
Il gioco lo avevo iniziato io ed io lo avrei portato a termine. Una volta abbandonati i pantaloni per terra insieme ai miei, mi accorsi che l'espressione preoccupata sul suo viso non l'aveva abbandonato nonostante il suo corpo urlasse a chiare lettere di volermi.
"Ed, che c'è? Se non vuoi mi fermo, non voglio farti fare qualcosa contro la tua volontà"
"Io lo voglio Bella, non sai quanto lo voglio...ma"
"Ma cosa? Cosa ti blocca?"
"Io non so quali conseguenze potrebbero esserci...io non so se potrei farti male, ferirti, io non se..."
"Qualsiasi cosa accadrà io sono pronta, e comunque sono sicura che non mi farai del male. Tu mi ami.."
"Più della mia stessa vita" a quella sua ultima affermazione scrollai le spalle, per fargli intendere che a quel punto le parole non servivano più. Funzionò, lo vidi liberarsi dell'ultimo indumento, io feci lo stesso.
"Ascolta il tuo corpo" gli dissi.
Per fare l'amore capii che non esistevano regole scritte nè percorsi obbligatori da rispettare. Bisognava ascoltare il richiamo dei corpi ed il mio lo desiderava tanto e viceversa il suo.
Si sistemò tra le mie gambe con movimenti lenti, leggeri, attento a non pesarmi troppo ed io continuai a baciargli le labbra dicendogli ad ogni tocco che l'amavo da morire. Quando lo sentii entrare in me, desiderai realmente di morire. Non perchè provai dolore per la sua ingombrante presenza, bensì perchè era l'unica condizione che mi avrebbe consentito di amarlo ed essere riamata a quel modo per sempre. Diventammo una cosa sola, corpo anima e cuore poichè il mio prese a battere per entrambi. Il mio destino si era compiuto era divenuta la sua compagna non di vita, ma di eternità. Gli circondai i fianchi con le gambe attirandolo a me il più possibile e lui si accoccolò col viso nell'incavo del mio collo. Quindi cercai di assecondare il più possibile i suoi movimenti e piansi in silenzio conficcando le unghia nella coperta fino a spezzarle, quando le sue spinte si fecero troppo intense. Non gli avrei mai detto di fermarsi, nonostante il dolore, mai.
"Ti faccio male?" si scostò appena ma bastò per accorgersi delle lacrime
"No" mentii "te l'ho detto, non potresti mai farmi male..."
"Allora perchè piangi?" chiese ed ebbi l'impressione che fosse sul punto di piangere anche lui
"Perchè sono felice..sono lacrime di gioia, Ed sta tranquillo, va tutto bene amore mio" sospirò si chinò verso il mio viso e raccolse le lacrime una ad una con le labbra, poi mi baciò.
Dopo poco gemette gridando il mio nome, lo sentii liberarsi del suo seme ed invece di spingerlo fuori, lo attirai ancora di più verso il mio ventre, perchè era così che doveva andare.
Ne ero certa, ero nata apposta.
 

Pov Edward
 
La ami sopra ogni cosa e non le farai del male...
Me lo ripetei più volte e volli convincermi anche perchè era talmente stupenda che stavolta non avrei potuto resisterle.
Quello scricciolo di umana mi guardava e mi era chiaro che i suoi occhi ardevano di desiderio, le sue labbra fremevano per baciarmi e le sue mani bramavano per stringermi. No decisamente non avrei potuto resisterle, i miei dubbi a poco a poco scomparvero sotto i tocchi delle sue piccole dita e le mie perplessità di dissolsero dopo ogni suo ti amo. Quando la vidi nuda, ebbi timore, non volevo quasi sfiorarla, mi parve troppo fragile e delicata, le mie dita dure e rigide avrebbero potuto lacerarla, così m'imposi di lambire il suo corpo come se fosse avvolto dalle fiamme e potessi scottarmi ad ogni tocco.
Infine nel momento in cui mi rifugiai fra le sue gambe presi a muovermi a rallentatore come se stessi annegando in un mare di cristallo. Avrei potuto mandarla in frantumi in un attimo.
Una volta dentro di lei cessai di esistere un'altra volta e rinacqui in un altro mondo, in un altro universo.
Non potevo essere lì, non potevo trovarmi davvero immerso assorbito fuso in lei, non riuscivo a crederlo davvero fino a quando non sentii avviluppare le sue gambe sui mie fianchi e spingere il mio bacino ancora di più verso il suo ventre.
Aveva ragione il mio angelo, imparai ad amarla d'istinto ascoltando il mio corpo. Almeno provai a farlo, perchè subito dopo mi resi conto che mancai un passaggio, fallii in qualcosa.
Avevo pensato solo a me stesso, e lei?
I miei timori dunque furono inutili per metà, certo non le feci male,  questa era la cosa che più temevo. Non mi avventai su di lei come un animale in preda ad un istinto incontrollato, non la morsi ne le lasciai segni però, non le diedi piacere.
"Angelo stai bene?"
"Si" l'avevo presa per le spalle e avvolta nel caldo pile della coperta quindi l'abbracciai.
"Credo di aver sbagliato qualcosa"
"In cosa? E' stato tutto perfetto..."
"No, non è vero. Ho mancato e tu sai a cosa mi riferisco"
"Smettila Eeed"
"Non ho saputo aspettarti o forse non c'ho neppure pensato...che egoista"
"Non sei egoista e poi ci saranno altre occasioni, non credi?"
"Se pensi che sarò meno schiappa di ades.." non mi fece finire, chiuse la mia bocca con le sue labbra
"Sei la mia schiappa preferita, adoro la tua insicurezza e adoro la tua inesperienza, adoro ogni aspetto di te"
"Beh menomale questo mi consola un pochino, comunque volevo sapere...emh non è che ci possa essere qualche rischio...almeno non credo ma, no anzi è sicuramente impossibile"
"Non prendo la pillola se è questo che intendi. Eeed ero vergine fino a dieci minuti fa, per cosa o chi avrei dovuto proteggermi?"
"Si scusa, ho detto una stupidaggine"
"Ma tu pensi davvero che potrei restare incinta?"
"No! Ti ripeto, in effetti non lo so, non mi ricordo di casi analoghi al nostro..cioè uno come me ed un'umana"
"Io lo terrei"
"Cosa?"
"Se dovesse accadere...io vorrei averlo il bambino"
"Bella ma che dici? Non voglio neppure pensare ad una simile eventualità, sarebbe la volta buona che tuo padre mi uccide prima di chiedermi: dimmi, sei tu il ragazzo di mia figlia?"
"Non scherzo, lo vorrei davvero un bambino"
"Mi pare che stai correndo un pò troppo, ti ricordo che hai solo diciassette anni che devi ancora diplomarti e che hai un vampiro per fidanzato..." non mi fece finire di parlare neppure stavolta
"Se è per l'età mi pare che tu sei grande abbastanza per fare il bisnonno, quanti anni hai detto che hai ? Centoventi?"
"Comincio a pensare che tu dica sul serio e questo mi fa paura" scossi la testa e le dissi "vorra dire che non lo faremo più"
"Non lo faremo più? Non ci penso proprio, non dopo che...so cosa si prova" non glielo dissi, ma la stessa cosa valeva per me
"Allora prenderemo precauzioni"
"NO"
"La smetti di fare i capricci?"
"NO"
"Prenderemo precauzioni?"
"NO"
"Basta, con te è inutile...l'hai sempre vinta tu" mi sorrise soddisfatta.
Era cocciuta come un mulo e capricciosa come una bambina, ma in fondo l'amavo anche per questo. S'impuntava e sbraitava da sempre, fin da piccola, era maestra a far capitolare chi discuteva con lei ed io l'avevo sempre adorata in quelle occasioni, anche se non era di certo un pregio. Ma lei era fatta così ed io l'amavo così. Lasciai cadere l'argomento era un momento troppo particolare per perderci in chiacchere, però ebbi l'impressione che la mia piccola avesse ordito una specie di piano, un disegno già predefinito ad arte che presto avrei scoperto.
Rimanemmo in silenzio per pò, entrambi impegnati a pensare e ripensare a ciò che era accaduto in quel letto ad una piazza ed una spanna poco prima, poi il mio cellulare vibrò.
Mi mossi e l'adagiai sui cuscini
"Che fai Ed?"
"Vibra il mio cellulare, dove hai messo i miei pantaloni?" diedi un'occhiata al pavimento
"Per terra vicino al letto credo, ma io non sento nulla..sei sicuro che vibra"
"Ho un udito più fine del tuo, si vibra" risposi alzandomi e raccattando i pantaloni buttati in un angolo della stanza. Presi il telefono dalla tasca, era Alice.
"Ciao Alice, che c'è?"
"Dove sei?"
"L'istinto mi dice che tu sappia benissimo dove sono"
"Inefetti si Eddy, emh potresti venire a casa se hai..si se avete già terminato di...insomma mi hai capito"
"Merda Alice, hai visto tutto?"
"Tranquillo fratellino sai che so rispettare la tua privacy..anche se forse era meglio che ci parlavi con Emmett"
"ALICE! Se parli di questo con qualcuno stavolta non te la cavi, lo giuro" la strega se la rideva
"Uff ho capito sta tranquillo, è strano però che quando si tratta di te vedo praticamente delle vere e proprie immagini proiettate nel mio cervello...comunque te l'avevo detto che era un vulcano la tua bambina"
Trasalii e Bella lo notò
"E' bene che tu sappia che ti odio con tutte le mie forze"
"Ed che c'è? Che ha visto Alice?"
"Poi ti spiego Bella, in quanto a te strega è davvero importante, non puoi aspettare fino a stasera"
"Ancora non so se è importante, però vorrei parlarti di una cosa al più presto"
"Okay arrivo" attaccai "devo andare a casa, torno stasera va bene?"
"Si, ti aspetto sveglia"
"Spero di essere qui verso le nove"
"Perfetto, salutami Alice...emh ci ha visti vero?"
"Si" risposi rassegnato "ci ha visti"
"Non sono in imbarazzo con lei, sai? La sento molto vicina e questo non mi dispiace"
"Beh meglio così, però a me questa cosa mi fa saltare i nervi comunque..cioè ogni volta che noi...non è proprio il massimo, io ho già i miei problemi"
"Dai non fare così.." adesso rideva anche lei
"Vado è meglio.. e comunque sono curioso di sapere cosa ha da dirmi quella strega"
Mi sporsi sul suo viso per darle un bacio e le sentii dire
Eeed, stringimi... lo feci, la strinsi ma Bella non aveva parlato, non aveva aperto bocca, la baciai e rimasi in ascolto, non sentii più nulla. Poi quasi sul davanzale della finestra di nuovo
Torna presto, ti voglio accanto a me... ma anche stavolta
"Bella hai detto qualcosa?"
"No, perchè?"
"Nulla a dopo" eppure ero sicuro di aver sentito, che stessi riacquistando il mio potere?
"A dopo" rispose e saltai giù. Andai a recuperare la Volvo parcheggiata ad un isolato di distanza quindi feci strada verso casa.
Magari è questo che ha visto Alice, il mio potere... Ma non era un problema di cui discutere con urgenza anzi...no doveva esserci dell'altro, la mia sensazione era che mia sorella avesse visto qualcosa di molto, molto importante e non volle allarmarmi per telefono.
Alice che avrai visto stavolta? Buone notizie o cattive notizie...
Chissà perchè propendevo sempre per la seconda opzione.

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Capitolo 17
*** Cap. 17 Complotti & Scoperte ***


Capitolo 17 Complotti e Scoperte  Ciao a tutte, ecco il nuovo appuntamento. Troverete alcune conferme ed alcune novità, non proprio bellissime però. Comunque non disperate perchè in questa storia prima o poi l'amore trionferà....almeno credo!
Saluto tutte e vi ringrazio davvero di cuore per seguirmi sempre così numerose, anzi festeggio i 100 preferiti
(quando ho visto il numero non riuscivo a crederci) 
GRAZIE
r. 
ps per chi fosse interessato ho scritto una nuova storia sono sempre Edward e Bella ma in versione decisamente diversa
 http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=602682&i=1
 
Capitolo 17

                                                                                       COMPLOTTI E SCOPERTE
                                                    

Il complotto, parte prima

"Jacob sono Jessica"
"Jessica ciao come stai?"
"Direi male al momento, la tua ragazza mi ha rotto il naso"
"Bella ti ha fatto cosa? Dici sul serio..."
"E' così. E' una stronza bastarda sgualdr..."
"Hey vacci piano Jessica.."
"Sisì scusa, sono alquanto provata e non so quello che dico"
"Ho capito ma stai parlando della mia ragazza come hai detto tu e non è una sgualdrina"
"Penso che potresti cambiare idea sai..incontriamoci devo farti vedere una cosa"
"Riguarda Bella?"
"Chi altri sennò"
"Okay. Dove e quando"
"Vengo a La Push, domani pomeriggio alle quattro alla spiaggia"
"Ci sarò"
 

pov Edward

"Hai qualcosa di diverso fratellino, a quanto pare è reale la teoria seconda la quale dopo aver perso la verginità si ha un viso diverso"
"Dacci un taglio Alice"
"Dimmi come ti senti, solo come ti senti daiii"
"Bene io sto bene"
"Tutto qui? Pensavo galleggiassi ad un metro dal suolo.."
"Si ma sto così..Alice è complicato, volevo restare con lei un altro pò"
"Scusami ma ho scoperto una cosa ed una certa idea ha cominciato a frullarmi per la testa"
"Quindi non è per una visione che mi hai fatto precipitare qui, lasciando Bella subito dopo che noi...Alice accidenti!"
"Eddy aspetta non ti arrabbiare, ascoltami prima"
"Ti ascolto"
"Non ti sembra strano che io non abbia visto Bella tirare un pugno a Jessica? Va bene che non ho la completa e continua visione della vita di nessuno, neppure della vostra ma questo è stato un evento particolare. Jessica avrebbe potuto reagire e picchiarla a sua volta...sempre se quel peperino della tua ragazza non l'avesse messa subito al tappeto. Adoro quella ragazza, è il giusto mix di dolcezza e crudeltà. Non avrei voluto nessun'altra per te..."
"Quello scricciolo è un portento anche se a volte è un pò troppo impulsiva"
"Hihi in tutti i sensi..."
"Stai ricominciando?"
"No scusa..dunque mi sono messa al computer e facendo qualche ricerca mi sono imbattuta in questo"
Mia sorella indicò un foglio sulla scrivania della sua camera "l'ho appena stampato" era un articolo di giornale del Forks Courir, la data di pubblicazione risaliva a dieci anni prima.
         - bambina smarrita nel bosco ritrovata viva dopo ore, sul corpo riscontrati dei graffi e diversi morsi apparentemente di lupi -
Guardai il nome della bambina scritto in corsivo poi fissai mia sorella. Tutto fu chiaro
        - Jessica Stanley, sette anni è stata ritrovata dopo ore di ricerche...-
"E' un licantropo?"
"Non so se si sia mai trasformata, magari ha solo il veleno in corpo, una specie di portatore sano. Sta di fatto però che io non leggo nulla su di lei e nulla di chi le sta accanto. A me capita solo..."
"Solo se c'è un lupo di mezzo"
"Già"
"Anch'io ho una cosa importante da dirti"
"Cioè?"
"Poco fa mi è sembrato di sentire i pensieri di Bella"
"Eddy sul serio? Hai riacquistato il tuo potere?"
"Non lo so, forse sono in grado di farlo solo con lei. Infatti non so assolutamente cosa ti stia passando per la tua testa bacata adesso"
"Molto divertente e menomale dire...perchè stavo pensando al fatto che al primo colpo hai fatto cilecca"
"Ahhh vieni qui piccola strega" mi lanciai contro mia sorella nella vana speranza di afferrarla per i capelli ma come al solito lei riuscì a fuggire.    Uff...chissà per quanto tempo sarebbe andata avanti con questa storia quel mostro, però pure io che frana che ero stato!

Il complotto, parte seconda (giorno dopo)

"Ciao Jacob"
"Hey...pensavo di trovarti col viso tumefatto, non hai detto che ti ha rotto il naso?"
"Si ieri stavo peggio, stamattina sto molto meglio l'ematoma si è quasi del tutto riassorbito"
"Strano di solito queste cose vanno per le lunghe"
"Senti che vuoi ti dica, guarisco in fretta...è sempre stato così. Anche quando mi sbucciavo un ginocchio da piccola, in mezza giornata mi passava tutto. Credo abbia a che fare con le circolazione del sangue...comunque non sei curioso di sapere cosa ho da mostrarti?"
"Veramente prima vorrei sapere perchè Bella ti ha picchiato"
"Ti evito i dettagli, comunque rivendicava il diritto esclusivo di andare a letto con Edward Cullen"
"Si forse è meglio che mi eviti i dettagli..cosa devi mostrarmi"
"Queste, scorri con la freccia verso il basso e vedrai tutte le foto"
(ma porca putt...non ci credo non è possibile, no Bella nooo...)             
"Merda Bella ma che hai fatto?"
"Lei voleva fare molto di più, ma lui l'ha fermata"
"Ho detto niente particolari per favore"
"Jacob è chiaro che abbiamo un problema comune"
"Comune? In che senso?"
"Tu rivuoi Bella, no?"
"Si altrochè se la rivoglio...se quello stronzo osa andarci a letto..."
"Beh io voglio Cullen"
"Tu vuoi Cullen? E da quando? Non pensavo ti piacesse"
"Mi piace, tu non hai idea di quanto mi piace e quella piccola puttan..."
"Jessica!"
"Okay scusa, comunque al momento i due non si vedranno oltre la scuola, quindi questo pericolo mi pare sia scongiurato"
"Come fai ad esserne cosi certa?"
"Bella è in punizione fino a Gennaio per quel che ne so. Suo padre è venuto a casa mia per scusarsi ieri sera e mi ha detto che l'avrebbe messa in punizione fino ad allora"
"Che hai in mente di fare con queste foto?"
"Ho un piano geniale, le mostrerai al capo Swan"
"Ma sei impazzita?"
"Jacob lui ti adora!"
"E allora? Che c'entra questo"
"Se ti presenti con queste insieme al il tuo bel visino di ragazzo tradito è chiaro che farà di tutto per separare sua figlia dall'intruso e farvi tornare insieme"
"Non lo so Jessica...e se Bella non mi volesse? Io penso che mi odierebbe per questo e magari tornerebbe da sua madre col risultato che tu avresti Cullen ed io non avrei niente"
"Jacob il mio piano è perfetto!"
"E' perfetto per te non per m! Scusa ma perchè non le mostri tu le foto al capo Swan?"
"No Edward non me lo perdonerebbe"
"Allora quelle schifo di foto nel tuo cellulare sono del tutto inutili. Per favore cancellale. Troveremo un altro modo per separare quei due"
"Grrrrr come la odio la odio la odio..."
"Ma che ti prende?"
"Niente perchè? Sono arrabbiata molto arrabbiata"
"I tuoi occhi..."
"Che hanno i miei occhi"
"Cambiano colore, sono diventati gialli..."
 

pov Bella (seguito pov di Edward)

Dopo che Ed andò via decisi di mettermi sui libri in attesa del suo ritorno, per la cena avrei rimediato con un panino, non volevo stare con mio padre, preferivo evitarmi la sua faccia schifata e severa. Prima però feci una doccia. Sotto il getto dell'acqua calda mi rilassai, rilassai i miei muscoli e cacciai la tensione accumulata per quel momento che tanto avevo atteso e desiderato. Durante il momento del risciacquo però notai qualcosa che mi turbò, l'acqua si tinse di rosso.
Non sentivo alcun dolore eppure qualcosa nel mio corpo si era spezzato o forse ferito.
Adesso che faccio?
Ma a chi potevo chiedere se fosse normale quello che mi stava accadendo? Non certo a mia madre...
Però se volevo suicidarmi forse potevo chiedere a mio padre. Attesi qualche secondo poi riaprii il getto dell'acqua e di nuovo si tinse di rosso.
Ecco ci mancava questo
Ebbi paura e considerai che avrei dovuto fare qualcosa e subito.
Uscii dal bagno mi rivestii in fretta e decisi di chiamare Edward, pensai ad Alice magari lei poteva dirmi cosa mi stava succedendo, se era normale che io...stessi così. Era una vampira d'accordo, ma pur sempre una vampira donna e per giunta sposata.
Presi il cellulare ma si illuminò prima che facessi il numero, era lui
"Ti stavo chiamando" gli dissi
"Lo so"
"Come lo sai?"
"E' successa una cosa dopo che siamo stati insieme, poi ti spiego"
"Cioè? Non tenermi sulle spine Eeed"
"Beh non ti spaventare...io sento i tuoi pensieri, anche a distanza. Quindi so cosa è successo, come stai? Voglio dire..."
"Ed  Smettila di prendermi in giro. Non è il momento adatto"
"Non scherzo è una lunga storia ti racconterò tutto quando ci vedremo, allora come stai?"
"Se non ti dispiace vorrei..."
"Parlarne con Alice"
"Già sono cose di donne"
"Okay te la porto lì"
"No, non  voglio che si prenda tanto disturbo"
"Quella strega non vede l'ora di averti sotto le sue grinfie, quindi non c'è problema. Dieci minuti e siamo da te"
"Va bene vi aspetto"
"Ah Bella..mi dispiace di averti ferito, oltre che deluso"
"Se lo dici di nuovo ti picchio scemo...ti amo" alle volte tirarlo su di morale era un'impresa.
"Ti amo" attaccai.

Ma che avrà voluto dire che sente i miei pensieri? Anche a distanza...

Un quarto d'ora dopo i fratelli Cullen bussarono alla mia finestra.
Alice entrò per prima leggera come una piuma e con un sorrisetto sulle labbra che la diceva lunga. Ed la seguiva, lui invece aveva un visetto triste, quello stupidino si sentiva in colpa. Mi sarebbe toccato consolarlo dopo aver parlato con Alice.
"Bella tesoro sono felice di vederti" Alice mi abbracciò al limite dello stritolamento ed io ricambiai nel mio piccolo
"Anch'io sono felice di vederti, scusa se ti ho fatto scomodare"
"Che scherzi non vedevo l'ora di parlare con te"
"Alice non cominciare ti prego" disse Edward irritato
"Uffa Eddy non cominciare tu...allora come stai Bella?"
"Ti dispiace se andiamo di là a parlare" mi sentivo terribilmente a disagio a trattare quell'argomento davanti ad Edward, anche se lui a quanto pareva sapeva ciò che mi passava per la testa
"Certo tesoro"
"Ti dispiace Ed?"
"No fate con comodo io aspetto qui" si sedette sul bordo del letto e cominciò a martoriarsi le dita, non gli vedevo fare quel gesto da un sacco di tempo.
Mi avvinai e gli diedi un leggero bacio sulle labbra carezzandogli i capelli  
"Sta tranquillo" gli dissi
"Anche tu" rispose, era vero sapeva che ero agitata. Mi leggeva davvero la mente
"Poi questa cosa del leggermi devi spiegarla meglio" rise ma non rispose, quindi seguii Alice nella stanza da bagno.
"Allora cognatina dimmi tutto"
"Si beh insomma..." feci qualche colpetto di tosse per schiarirmi la voce, forse non era stata una grande idea, in fondo non è che avessimo tutta questa grande confidenza, ma era la mia unica amica
"Bella puoi fidarti di me" intuì che ero titubante "non ti giudicherò nè tradirò mai la tua fiducia, davvero" i miei dubbi non nascevano dalla mancanza di fiducia bensì dal fatto che ci conoscevamo poco.
"Dopo che Edward è andato via ho fatto una doccia e...l'acqua si è tinta di rosso. Ho pensato fosse una cosa passeggera ed ho aspettato qualche secondo poi ho riprovato ed è successa la stessa cosa, ho avuto paura"
"Hai controllato di recente se la cosa continua?"
"Si prima che arrivaste, pare tutto a posto al momento"
"Bene sta tranquilla Bella"
"Alice io non ho mai avuto una simile esperienze e non so cosa fare" senza accorgermene la mia voce cominciò a tremare ed anch'io ero scossa da brividi
"Io posso dirti che quello che ti è capitato è nella norma. Capita a molte donne è successo anche a me...quando ero umana...si voglio dire per quel che ricordi. Saranno passati ottant'anni o forse novanta...comunque sta tranquilla tesoro"
Feci un profondo respiro chiusi gli occhi e dissi
"Sono proprio una stupida vero? Una piccola ragazzina umana stupida"
"No perchè dici così? E' normale che ti sei spaventata, sei alla tua prima esperienza e non hai avuto modo di parlarne con nessuno prima quindi..."
"Oh Alice" scoppiai a piangere e le buttai le braccia al collo "scusami improvvisamente mi sono sentita tanto sola, oggi pomeriggio mi è successa una cosa bellissima, la più bella della mia vita fino ad adesso e non ho potuto condividerla con nessuno"
"Tesoro ci sono qui io, le cognate servono anche a questo" disse carezzantomi i capelli "e poi io ti considero già mia sorella" era molto dolce quella vampira un pò pazza "susù non piangere. Tieni asciugati il naso" strappò un pò di carta igienica e mi soffiai il naso, improvvisamente mi guardai intorno e mi venne da ridere.
Io ero seduta sul bordo del lavandino mentre Alice era appollaiata sul coperchio della tavolozza del gabinetto. Ma chi l'avrebbe mai detto che sarebbe capitata a me una cosa del genere?
Condividere le emozioni e le reazioni della mia prima volta nel gabinetto di casa mia con la mia cognata vampira? Era proprio strana la vita, ma quando guardai Alice mi sentii improvvisamente fortunata, mi sorrideva rassicurante e capii di volerle bene.
"Grazie Alice, adesso sto meglio"
"Senti ma è proprio così imbranato mio fratello? Io glielo avevo detto di parlare con Emmett prima di spingersi oltre ma lui non ha voluto" scoppiai a ridere
"Ecco perchè Ed dice che sei una strega malefica. Povero amore mio lo prendi in giro costantemente vero?"
"Siiiiii e mi odia per questo, ma mi diverto moltissimo e comunque lui sa che l'adoro"
"E' impossibile non adorarlo"
"Lo ami molto vero?" a me parve un'affermazione più che una domanda
"Io a volte ho paura, sento che potrei scoppiare talmente mi sento gonfia d'amore per lui"
"Ahh dici le stesse cose che dice Eddy, come siete carini! Se solo Jasper..." si bloccò fece un lungo sospiro e improvvisamente divenne triste
"Jasper è tuo marito?"
"Si ma lasciamo perdere...allora devi chiedermi dell'altro? Sono a tua completa disposizione"
"No al momento no, però ci terrei a dirti che tuo fratello è stato comunque fantastico"
"Non avevo dubbi al riguardo" rispose compiaciuta
"Allora voi due la smettete di parlare di me per favore" caspita i miei pensieri
Aprii la porta e mi ritrovai davanti un Ed imbronciato e con l'espressione corrucciata
"Povero amore mio" lo abbracciai
"Tutto a posto allora" mi chiese speranzoso appoggiando la sua fronte sulla mia
"Si tutto a posto" restammo così occhi negli occhi
"Emh va bene credo di aver esaurito il mio compito, vado via piccioncini. Ci vediamo Bella"
"Grazie Alice, sei davvero un'amica oltre che una formidabile cognata" era merito suo se io e Edward ci eravamo legati e mi dispiaceva aver intuito che non fosse felice con suo marito "ti voglio bene"
"Anch'io tesoro" detto questo sparì.
Una volta soli Ed si sedette sul letto e mi fece sedere su di lui, io lo guardai con aria interrogativa
"Allora sputa il rospo"
"Dunque vediamo...dopo la mia trasformazione capii di avere un dono"
"Come Alice?"
"Si, riuscivo a leggere i pensieri delle persone, di tutti indistintamente. Fino a quando in seguito ad uno scontro con un giovane vampiro questa mia capacità scomparve, almeno credevo di averla persa"
"Scontro in che senso"
"Corpo a corpo ci picchiammo duro"
"E perchè?"
"Aveva offeso Carslile, lo aveva ricoperto di insulti perchè voleva convincerlo a seguire la nostra dieta e filosofia di vita, così io tentai di farlo ragionare, ma lui mi tirò un pugno e..."
"E vi picchiaste"
"Si e lui ebbe la meglio, i vampiri appena nati hanno una forza incredibile, mi fracassò la testa"
"Oh mio Dio Ed ma è terribile"
"Guarii in fretta Bella ma non riuscii più a leggere nella mente di nessuno. Comunque adesso riesco a leggere solo i tuoi di pensieri"
"E cosa sto pensando adesso?" lo provocai, lui mi fissò per qualche secondo poi rispose
"Anche per me è stato così..." la mia mente aveva ripercorso il nostro incontro formulando questo pensiero

 

                                         è stato il momento più bello della mia vita...


"E adesso? A cosa sto pensando?" si concentrò qualche secondo poi rispose
"No! Non ci pensare nemmeno ragazzina!" in effetti era un pò affrettata come richiesta, volevo ripetere l'esperienza di poco prima
"Uff, questa cosa non credo che sia positiva per me, sai in anticipo le mie mosse...e adesso come farò a farti gli attentati come quello di poco fa"
"Sapevo che era un'imboscata la tua..."
"Già ti è piaciuta però" chiesi ammiccando
"Si mi è piaciuta" rispose prima di baciarmi.
L'ultimo bacio prima dell'incubo...quel pomeriggio così speciale stava per essere cancellato con un colpo di spugna
"Adesso si che sei proprio nei guai signorina"
"Papà!" il Capo Swan era in piedi davanti a noi e brandiva la pistola d'ordinanza. Era laprima volta in vita mia che vedevo mio padre impugnare un'arma
"Finalmente vi ho beccati...TU toglile subito le mani di dosso o ti riempio di piombo..."

         

e continua purtroppo...

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 18
*** Cap. 18 Romeo & Giulietta ***


Cap. 18 Romeo & Giulietta     Cap. 18                                                                                                                  
                                           ROMEO & GIULIETTA


                                                                             
                                                  ( lo so che sono R&K e non E&B, ma sono troppo belli...)                                


pov Bella


Non la userà...sta tranquillo
Pensai quando vidi Edward muoversi quasi a rallentatore e con un movimento deciso afferrarmi un polso e farmi scivolare dietro di lui, mi faceva scudo col suo corpo.
Inconcepibile, Edward mi proteggeva da mio padre
"Papà non sei affatto divertente abbassa quell'arma"
"Lui chi è?" chiese torvo
"Papà? Al momento la cosa importante è: chi sono io? Sono Bella tua figlia carne della tua carne, sangue del tuo sangue e tu mi stai puntando un'arma contro. Che sei ubriaco per caso?"
"Non è puntata contro di te, ma contro di lui" lo vidi sventolare la pistola verso Edward. Mi sembrava di assistere ad uno di quei film di serie B, Charlie aveva tutta l'aria del polizziotto imbranato che pesca i delinquenti in flagranza di reato e va in brodo di giuggiole...non gli pare vero che a beccarli sia stato proprio lui.
"Papà ma vuoi usarla sul serio? Con la mira che ti ritrovi colpiresti me di sicuro" era una frana con le armi, non colpiva un bersaglio neppure a dieci metri di distanza. Un mese si ed uno no si allenava al poligono senza risultato. Ma tanto a Forks nessuno sparava mai un colpo se non a qulache cervo o qualche anatra.
Sentendo le mie parole Charlie abbozzò un sorriso e abbassò l'arma
"Infatti è per quello che è scarica..." lo vidi ghignare maleficamente sotto i baffi dilatando gli occhi. Rimasi turbata, in quell'istante aveva assunto l'esatta espressione di Jack Nicolson in Shining durante la scena clou del film
E' proprio impazzito da qualche tempo a questa parte  
poi si chetò "Bella ma credi davvero che avrei puntato una pistola carica nella stessa tua direzione?"
"E allora perchè ti presenti qua così?"
"Volevo fargliela fare sotto dalla paura" indicò tranquillo Edward alzando la mano sinistra, nella destra impugnava ancora la pistola
"Beh c'è riuscito capo Swan" Edward finalmente rilassò i muscoli delle braccia e allentò i pugni in tensione "mi ha fatto proprio paura...ma lasci che mi presenti" si mosse timidamente verso mio padre
Ed non è una buona idea
Ma lui mi guardò e fece cenno con la mano di stare tranquilla quindi avanzò di altri due passi, Charlie nel frattempo si decise a riporre la pistola nella fondina
"Mi chiamo Edward signore, Edward Cullen e sono davvero onorato di fare la sua conoscenza" da ragazzo educato qual'era Edward allungò la mano affinchè mio padre la stringesse, ma da genitore maleducato quale invece era improvvisamente diventato Charlie, la ignorò.
Merda è proprio mister simpatia oggi. Mi dispiace Ed è troppo prevenuto al momento
Il mio ragazzo rimase immobile per qualche secondo, in attesa di una mano che purtroppo non giunse, quindi deluso la ritrasse.
"Cullen...uhm hai a che fare col dottor Cullen per caso?"
"Si è mio padre"
"Bene Edward ti sei presentato adesso sparisci"
"Ma capo Swan..."
"Papà stai esagerando adesso" gli urlai ma non mi degnò neanche di uno sguardo impegnato com'era a fissare Edward in cagnesco
"Senti Cullen non sei il benvenuto qui e mia figlia è in punizione fino al duemila e quattordici, quindi chiudi il becco e sparisci. Più tardi chiamerò tuo padre e lo informerò della tua visita di oggi"
"Amo sua figlia" disse "....tanto, volevo che lei lo sapesse" di punto in bianco buttò fuori questa frase facendomi gonfiare il petto d'orgoglio per il tono solenne con cui pronuciò le parole. Quel  tanto mi fece salire le lacrime agli occhi,  ma aimè peggiorò la situazione
"Tu cosa?" Charlie rise di nuovo "benebene quindi sei tu la causa di tutto...non avevo dubbi che ci fosse  un terzo incomodo di mezzo"
Eeed non aggiungere altro per favore, non adesso
"E lei ama me" Nooo! Urlai nella mia testa ora si incacchierà di brutto
"Bella non ama nessuno al momento. E' molto confusa e non sa quel che vuole...vero Bella?" in modo sarcastico stava rinfacciandomi le esatte parole che avevo usato in una delle tante discussioni  avute a causa di Jacob
"No capo Swan le idee di sua figlia sono chiarissime, glielo assicuro " il mio cucciolo rincarò la dose
Ed ti prego amore basta, non adesso...
"Ragazzino cominci davvero a darmi sui nervi e comincio a pentirmi di aver scaricato la pistola poco fa. Esci da casa mia subito e non farti più vedere"
"Vorrei solo farle capire..."
"D'accordo adesso ti sbatto dentro per violazione di proprietà privata" Edward si voltò e mi guardò con i suoi occhioni tristi
"Vado, tolgo il disturbo, buona sera e buona notte Bella" strinse le mie mani ma non osò baciarmi e fece bene naturalmente. Quel fuggevole tocco bastò a darmi la forza per affrontare l'ira del Capo Swan
Ti aspetto dopo, lascio la finestra aperta così non farai rumore
Annuì, era bello potersi capire così, adesso non avevo neppure più bisogno di parole con lui. Non era solo il mio cuore a non avere segreti anche la mia mente era un libro aperto per Edward
"Buonasera Capo Swan, mi dispiace che abbia reagito così...spero cambi idea"
"Sese come no, fuori dai piedi"
"Certo che quando ti impegni sei proprio odioso oltre che un gran maleducato" dissi quando Edward uscì dalla stanza
"Scendi di sotto con me. ORA. Dobbiamo parlare"
Si era proprio odioso, ma in quel momento era il caso di assecondarlo in tutto senza fare storie.
"Agli ordini Capo!" schioccai i talloni e mettendomi sugli attenti feci il saluto militare.
Scesi le scale e mi accomodai sul divano del salotto, rassegnata a sorbirmi il tornado di parole che di lì a poco si sarebbe abbattuto su di me. Nel frattempo mister simpatia tolse la cintura con la fondina e la ripose al solito gancio dietro la porta del ripostiglio quindi andò in cucina a prendersi una lattina di birra.
E no, questo non va bene
Quel piccolo particolare mi inquietò. Era troppo calmo. Avrebbe dovuto essere furioso invece aveva voglia di birra e lui beveva solo quando era rilassato. Uno strano presentimento mi provocò dei brividi lungo la schiena
"Dunque" esordì sedendosi sulla sua poltrona e cominciando a trangugiare birra "da quanto tempo va avanti questa storia?"
"Da un pò"
"Settimane, mesi? Ti spiace essere più precisa?"
"Un paio di mesi"
"Vi siete conosciuti a scuola?"  
Sorseggia birra e mi chiede tranquillamente di me e Ed, no decisamente qualcosa non quadra
"Si"
"E' per lui che hai lasciato Jacob?"
"Papà ma che cos'è il terzo grado?" sbottai ormai certa che ci fosse qualcosa sotto
"Puoi rispondere per favore?"
"No cioè si...insomma con Jacob le cose andavano male da un pò e questa cosa te l'ho ripetuta all'infinito. Poi è arrivato lui e mi ha sconvolto..." ammisi sorridendo
"Lo immaginavo"
Ma che ha capito?
"No aspetta non intendevo in quel senso..."
"Sei cambiata. Lui ti ha cambiata"
"Ma in cosa? Sono sempre la stessa papà!"
"Davvero Bella? A me non sembra. Da un giorno all'altro lasci il tuo ragazzo...cioè da quanto stavi con Jacob? Da sempre mi sembra, senza preoccuparti minimamente dei suoi sentimenti. Lo metti in un angolo come un oggetto vecchio che non ti piace più, che non va più bene per te e ti metti con uno sconosciuto arrivato in città da due giorni appena"
"Aspetta non è uno sconosciuto"
"No? Se non erro il dottor Cullen ha preso servizio in ospedale a marzo, siamo a fine maggio e tu hai detto che state insieme da due mesi. La matematica non è un'opinione cara figlia"
"Okay ci conoscevamo da poco ma quando...insomma io l'ho amato da subito papà ed anche lui"
"Vi amate? Ragazzina tu non sai proprio cosa sia l'amore altrimenti non avresti trattato Jacob a quel modo" Per un attimo, una frazione di secondo ebbi come l'impressione che il risentimento di mio padre nei miei confronti per aver lasciato Jacob, andasse oltre il fatto che lui adorava quel ragazzo. Mi parve che Charlie in un certo qual modo stesse paragonando me a Renèe, io come mia madre e senza alcun motivo apparente avevo abbandonato il mio compagno, rilegandolo in un angolo buio come un oggetto che non ti piace più. Era così che lui si era sentito quando mia madre lo lasciò? Un oggetto abbandonato in un angolo? Fui tentata di chiedergli se stessimo parlando di me o di mia madre, ma preferii cancellare quell'assurdo proposito e continuare ad ascoltare il suo sermone.
"Pur non di meno io e tua madre siamo preoccupati"
"La mamma? Ma cosa c'entra lei? Le hai raccontato tutto?"
"Certo sei pure figlia sua. Dopo che ha saputo quello che hai combinato oggi con Jessica, voleva addirittura venire qui per chiederti lei stessa cosa ti sia passato per la testa"
"Papà oddio che tragedie greche..."
"Non è da te un comportamento simile. Eri in punizione Bella da neanche mezza giornata e ti trovo in camera tua a tubare con quello là. Chissà cosa avreste combinato se non fossi arrivato in tempo"
Su questo aveva ragione, ero stata proprio avventata. Ero talmente persa nei miei problemi post prima volta che non avevo considerato il fatto che alle sette mio padre sarebbe rincasato come ogni sera. Avevo perfino lasciato la porta della mia stanza aperta.
"Mi dispiace per oggi pomeriggio, hai ragione non avrei dovuto farlo salire..ma Edward è passato solo per sapere come stavo. Ha saputo della lite con Jessica"
"Di sicuro stai meglio tu di lei e scommetto pure che la causa della lite è proprio Cullen" c'aveva azzeccato. Alle volte non tolleravo avere un polizziotto in casa...
"Jessica è molto meno innocente di quello che pensi. Ma tu oggi hai deciso che sono da condannare senza appello"
"Non sono io a condannarti lo hai fatto da sola...comunque fra quindici giorni finirà la scuola e tu te ne torni a Phoenix per l'estate. Ritornerai a settembre"
Spalancai la bocca
"Cosa? Non...tu non puoi decidere per me, tu...è assurdo...nononono non puoi lo capisci? Lo vuoi capire accidenti! Questa è la mia vita!" scattai in piedi stringendo i pugni lungo i fianchi talmente tanto per la rabbia che sentivo le nocchie in procinto di spellarsi
"Bella per favore calmati, siediti. Fammi prima spiegare le mie ragioni"
"Calmati un corno! Stammi a sentire tu. Io non mi muovo da qui, mi incateno al letto e poi vediamo se mi mandi a Phoenix"
"Adesso ascoltami Isabella e fallo attentamente perchè non mi ripeterò una seconda volta" lo vidi irrigidirsi sulla poltrona, gli occhi farsi a fessure e il tono di voce era quello che non ammetteva repliche quello che aveva usato con me pochissime volte in tutta la mia vita e che quel pomeriggio aveva utilizzato ben due volte.
Vuole mandarmi via...a Phoenix
Cercai di calmarmi e riprendere il controllo dei nervi ero scossa e la mia mente vagava altrove in completa confusione.
Per l'estate, tornerò a settembre
Edward a questo punto sapeva sicuramente già tutto e sarebbe stato più preoccupato di me. Non volevo avvilirlo, mi sforzai di pensare ad altro ma non ci riuscii
"Nel giro di due mesi hai cambiato ragazzo abitudini e stile di vita per non parlare dello studio...il preside Jameson ha detto che hai perso un pò di punti ultimamante e non è da te trascurare lo studio. E poi...hai picchiato una compagna di scuola fino a romperle il naso...Dio Bella io e tua madre non ti abbiamo cresciuta così. Tu non sei così. Hai bisogno di darti una calmata e ritrovare te stessa... Per questo devi tornartene a Phoenix"
"Non se ne parla nemmeno"
"Bella ormai è deciso. Ti prego non fare altre storie"
"Papà più mi allontani da Edward più io vorrò stare con lui. Più ci dividi più ci attacchiamo l'uno all'altro...è scientificamente provato. E' la sindrome di Romeo e Giulietta"
"Bene Giulietta" rispose tornando a sorridere "se al tuo ritorno mi dimostrerai di essere tornata quella di un tempo, quindi ti comporterai bene e studierai con buoni risultati io non mi opporrò più a quel Romeo secco e lungo. Non ci sarà necessità di epilogo tragico. Ma devi fare come ti dico io e soprattutto dovrai ritornare ad essere la Bella di prima"
"Papà ma per questo non è necessario che mi mandi via, ti prego non allontanarmi da lui, ti prego...cercherò di cambiare farò la brava..."
"Mi spiace tesoro ma la risposta è NO"
"Mi prometti che non ti rimangerai quello che hai appena detto e al mio ritorno mi permetterai di vedere Edward senza problemi?"
"Non rimangio nulla sta tranquilla...ma poi vorrei capire che ci trovi in quello lì...è pallido smunto sembra malato. Jacob invece è la faccia della salute!"
"Tzè...faccia della salute"
"Ragazzina sei proprio strana"
"Edward non è assolutamente paragonabile a Jacob in nessun caso. Lui è unico. E' con lui che voglio stare. Per sempre. E' meglio che cominci a fartene una ragione"
Mio padre scosse la testa e accese la tv sintonizzandola sulla partita di baseball, in men che non si dica si appassionò all'incontro come se nulla fosse. Era tranquillo, la situazione per lui era sistemata. Io invece andai in cucina stremata e decisi che era meglio prepare la cena. Scartai l'idea del panino in solitudine, meglio evitare altre discussioni. Se pur con la morte nel cuore cominciai ad armeggiare con pentole e padelle, cercando di considerare tutti i lati positivi della lontananza forzata. Ne riuscii a trovare solo uno: al mio ritorno mio padre non ci avrebbe più ostacolato.
Ed se sai già tutto...non temere ce la faremo
Ma ne ero davvero convinta? No, sarebbe stato un calvario stargli lontano, anche una sola ora lontana da lui mi faceva sentire come un drogato in astinenza, ma il tempo è inesorabile, comunque sarebbe passato e poi saremmo stati insieme.
Per sempre.

 
pov Edward
 

E' inquieta, troppo inquieta.
Cercava di tenermi all'oscuro pensando ad altro ma chiaramente non era per niente facile, come poteva pensare ad altro mentre discuteva con suo padre di noi due?
Vuole mandarmi via...a Phoenix
Ecco, la scure si abbattè sulla testa decapitandomi all'istante. Un vampiro d'altronde solo così poteva essere annientato, ucciso cancellato. Staccandogli la testa dal collo.
Per l'estate, tornerò a settembre
Sapevo tutto di ciò che si erano detti, tre mesi lontano da lei. Ma come avrei fatto? Non avrei resistito. Avrei corso il rischio e sarei andato a trovarla lo stesso, solo di notte, magari solo per un bacio fuggevole oppure solo per un abbraccio. No impossibile starle lontano per tutto questo tempo, avremmo trovato una soluzione e se al suo ritorno il Capo Swan si fosse rimangiato le parole dette e avesse ostacolato ancora la nostra relazione avrei seguito il consiglio che Alice mi aveva dato tempo addietro. Sarei fuggito via con Bella, lontano.
Andai a casa sua nel cuore della notte, intorno alle due, non volevo correre altri rischi.
Bella dormiva all'apparenza tranquilla.
In punta di piedi mi avvicinai al letto, come al solito era girata su un fianco il braccio sotto al cuscino, l'altro disteso lungo la gamba. La bocca leggermente aperta per accaparrarsi più aria del necessario, questa abitudine l'aveva avuta fin da piccola. Mi inginocchiai e piano sfregai il mio naso gelido contro il suo. Mi aspettavo di vederla sobbalzare a quel contatto, ma come al solito non fece una piega



"Mi hai fatto aspettare troppo" mormorò imbronciandosi
"Buonasera Giulietta" non resistetti e le mordicchiai quel musetto indispettito che tanto adoravo
"Ciao Romeo" rispose "crollavo dal sonno"
"Lo so scusa, ma volevo essere certo che tuo padre dormisse profondamente" aprì gli occhi
"Ti ho chiamato una cinquantina di volte...sei sordo?" era davvero seccata dal mio ritardo
"Ahh ma ti ho sentita forte e chiaro sai?"
"Potevi telefonarmi e dire che tardavi"
"Scusa...dai non essere arrabbiata, sono qui adesso"
"Finalmente" sospirò "vieni accanto a me. Sbrigati" mi fece posto sopra la coperta, io mi distesi e mi coprii con la piccola trapunta di pile ripiegata all'angolo del letto, l'utilizzavo per non congelarla nel momento in cui mi avrebbe abbracciato. Perchè lei mi avrebbe abbracciato. Lo faceva sempre, dapprima appoggiava solo il viso sul mio petto poi piano piano si avvicinava sempre più fino a dormirmi praticamente addosso. Erano quasi due mesi che passavo le mie notti con lei spalmata sul dorso, talmente vicina che i miei occhi conoscevano a memoria ogni piccolo dettaglio del suo viso, così come tutte le meravigliose espressioni che assumeva il suo faccino durante il sonno. Spesso le capitava di parlare mentre sognava e in più occasioni le sentii sussurrare il mio nome. Quando ciò accadeva prendevo realmente coscienza di quanto io fossi stato dannatamente fortunato. Quell'angelo così puro dolce e tenero mi amava anche durante il sonno. Sospirare di felicità era l'unica cosa che potevo concedermi di fare dato che mi era negato ascoltare il cuore battere all'impazzata oppure piangere di gioia
"Ora posso dormire tranquilla" sentenziò
"Si amore mio, dormi adesso" si accoccolò col busto su di me e intrecciò la sua mano alla mia. Presi a carezzarle i capelli nel tentativo di facilitarle di nuovo l'assopimento ma dopo qualche secondo alzò il capo e mi guardò triste
"Come farò a dormire senza di te? Come?"
"Ssh" cercai di consolarla "ci penseremo poi, abbiamo ancora due settimane...quattordici notti tutte per noi"
"Passeranno in fretta Ed, voleranno. Invece a Phoenix il tempo si fermerà"
"In qualche modo faremo vedrai, verrò da te di notte. Come facevo un tempo, quando eri piccola... anche solo per darti un bacio"
"E' troppo lontano Eeed" era sul punto di piangere, lo capii dal lieve tremore del labbro inferiore
"Sai che andrei pure in capo al mondo per avere uno solo dei tuoi baci" le lacrime cominciarono a rigarle il viso. D'istinto le asciugai col pollice ma lei con uno scatto si mise in ginocchiò e mi afferrò il dito. Lo avvicinò alla bocca e lo baciò
"Adesso non ti devi muovere nemmeno di un centimentro e puoi averne anche più di uno" scostò la mano e mi baciò. Io complice forse il momento mi lasciai andare. Non ascoltai più i suoi pensieri e mi abbandonai completamente a lei. Le presi il viso fra le mani ed approfondii il contatto delle nostre lingue, Bella affondò le mani tra i miei capelli e senza staccarsi dalle mie labbra si posizionò sopra di me. Quel suo gesto bastò a farmi scollegare del tutto il cervello dal resto del corpo, almeno per alcuni minuti. Fu la sua vocina sensuale a ridestarmi
"No Bella non adesso" in un attimo di lucidità le sue intenzioni mi apparvero chiarissime e comunque anche senza leggerle la mente notai che il suo corpo in fermento parlava da solo
Eeed adesso, ancora, di nuovo ti amo ti voglio...prendimi  "ti prego amore non fare così...aspetta"
"Ma che devo aspettare" borbottò seccata "accidenti perchè?"
"Perchè sono passate solo un paio d'ore dalla prima volta"
"No perchè mi leggi la mente! Adesso saprai in anticipo tutte le mie mosse oltre che i miei pensieri più..." non continuò la frase, almeno non a voce alta ma il suo sguardo malizioso era più che esplicito
...più impuri che faccio su di te ed il tuo splendido corpo, se solo penso a quanto è perfetto il tuo torace a quanto sono forti le tue braccia e tenere le tue labbra...e se immagino di nuovo di averti dentro...che ti muovi...lento delicato e poi sempre più...
"BELLA" urlai pressocchè in silenzio, avendo la strana sensazione di soffocare per il caldo. Impossibile io non potevo avvertire nè freddo nè caldo eppure uno strano calore mi avvolgeva il corpo "e se provassi a dormire? Per favore piccola dormi" scoppiò a ridere facendo attenzione ad non alzare la voce
"Povero amore mio, ti si sta ritorcendo contro questa cosa. Sei in imbarazzo vero? Sono troppo audace per te"
"No, solo che io...potrei anche non riuscire a controllarmi, sono un vampiro ma l'istinto è quello di un uomo"
"E tu non controllarti"
"Adesso dormi ragazzina" la presi per le spalle e la costrinsi a rimettersi sotto le coperte, sul momento pensai che avesse desistito
"Va bene Romeo, ma solo perchè sono troppo provata dalla giornata per provare a convincerti"
"Oh grazie...Ma questa cosa della sindrome di Romeo e Giulietta è vera o l'hai buttata lì per Charlie"
"Certo che è vera, almeno per me è così...più mi stai lontano e più mi attacco a te, più ti voglio vicino..." rispose e mi pentii della domanda perchè riapparve improvviso lo sguardo malizioso di poco prima "per vivere mi è necessario toccarti"  lentamente si diresse verso i miei capelli e strinse una ciocca tra le dita, "sentirti" prese la mia mano e se la adagiò sul seno "assaggiarti" infine passò con le dita dai capelli alla cute attirandomi pericolosamente verso le sue labbra "sempre più vicino..."
Inesorabilmente ne prese possesso.
Sei la mia causa persa  mormorai a fior di labbra prima di lasciarmi ricadere inerme e rassegnato sui cuscini.
"Oh Romeo...Romeo... perchè sei tu Romeo..." scherzò prima di soffocarmi di baci.
Quando voleva qualcosa, la mia piccola riusciva sempre ad ottenerla, io lo sapevo bene e quel giorno capii che non sarei mai più riuscito a resisterle, non dopo quello che avevamo fatto quel pomeriggio. Ogni volta che ne avesse avuto desiderio...io sarei capitolato.
Sempre e comunque, perchè lei era la mia Giulietta ed io il suo Romeo...

                                                           
 
continua...
Grazie sempre e comunque a tutti coloro che leggono seguono e recensiscono.
GRAZIE
r.

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Capitolo 19
*** Cap. 19 Lupi e addii ***


Cap. Lupa Ciao a tutti inizio subito col farvi in ritardo gli auguri di Natale ed in anticipo quelli di Buon anno, ma mi sono ritrovata a pubblicare in mezzo alle due feste. Spero dal profondo del cuore che questo sia stato e continui ad essere un periodo almeno sereno per tutti. Detto questo quello che vi accingete a leggere è un lungo punto di vista di Bella che per comodità vostra ho diviso in due (non volevo tediarvi troppo...).
Spero vi piaccia, ci ritroviamo alla fine.

Capitolo 19

                                                                    Lupi e addii

per non perdere il filo...

Quel pomeriggio sulla spiaggia di La Push Jacob fece una scoperta a dir poco sconvolgente e Jessica per una volta si scoprì debole e fragile come un cucciolo, un cucciolo non di cane ma di lupo...


"Jacob aiutami Jake..."

"Jessica cosa ti sta succedendo, Dio nooo"
"Ai-uta-miii"

un urlo straziante squarciò la quiete della piccola spiaggia della riserva, poi il silenzio. Dopo qualche interminabile secondo si udì un debole e sofferto guaito che scosse l'aria pressocchè immobile. Jacob dopo un primo momento di sgomento si avvicinò prudente a quel mucchio di pelo color miele che gli si materializzò davanti.  
Giaceva accucciato sopra gli abiti che poco prima indossava in forma umana, adesso erano ridotti a brandelli.

"Buona piccola, stai buona"

 
il ragazzo parlava a bassa voce e si muoveva molto lentamente, aveva paura che un gesto inconsulto potesse far scappare la lupa o forse addirittura indurla ad attaccare. Ma l'animale era paralizzato dalla paura e non si muoveva. Si lasciò accarezzare il manto morbido, caldo e davvero molto bello
 
"Hai il manto più bello che abbia mai visto sai?" le disse dandole un buffetto sul muso, poi anche una grattatina dietro le orecchie "Ma come è possibile tutto questo Jessi?" chiese incredulo "sei tu non c'è dubbio, io ti ho vista...inoltre sono proprio i tuoi occhi quelli che mi fissano terrorizzati adesso, li riconoscerei fra mille"

Proprio non riusciva a spiegarsi come una ragazza non appartenente a nessuna tribù  potesse avere il gene della licantropia  

"Sei tutto fuorchè una di noi...eppure guarda qui"


La lupa continuava a fissarlo con occhi imploranti, aveva paura di essere abbandonata in quello stato, in quel posto, ma Jacob nonostante non fosse uno stinco di santo non l'avrebbe mai fatto. E poi doveva scoprire il mistero di quella trasformazione. L'animale gli annusò una mano mentre l'altra continuava ad accarezzarla sul dorso e sulla folta gorghiera aranciata per tranquillizzarla. Lei timida gli leccò il palmo in segno di ringraziamento.
 
"Non preoccuparti, non ti lascio qui..ti porto da mio padre, lui saprà cosa fare. Sta tranquilla"

Jessica sembrò capire e rilassò il corpo "su andiamo" docile si fece prendere in braccio

"Però, sembravi più leggera"  

Jacob sorrise a quella considerazione mentre la lupa, quasi avesse capito l'allusione al suo peso non proprio di piuma, emise un poco convinto ringhio di protesta. Dalla spiaggia a piccoli passi raggiunsero le macchine situate all'inizio della collina, -meglio 
prendere la tua- considerò, avrebbe recuperato il furgone in un secondo momento. Aprì la portiera e adagiò delicatamente l'animale sul sedile posteriore 

"Sta giù mi raccomando" fece segno con la mano di abbassarsi "è meglio non farti notare da nessuno. Deve vederti prima mio padre"

l'animale anche stavolta recepì le parole di Jacob e si accucciò incrociando le zampe davanti e appoggiandovi sopra il muso, si appiattì quasi completamente sul sedile. Jacob rise di nuovo per quella strana posizione

"Jessica Stanley lupo...se me l'avessero detto...assurdo"

Scuoteva la testa incredulo, nonostante tutto fosse avvenuto davanti ai suoi occhi.
Lui era cresciuto con uomini lupo, tanti dei suoi parenti ed amici a un certo punto della loro vita si erano trasformati, la loro tribù aveva il gene e da generazioni se lo tramandava. A lui ancora non era successo e non sapeva se e in quale momento particolare gli sarebbe accaduto. Ma Jessica non faceva parte della tribù lei era  un viso
pallido e comunque nessuna donna aveva mai subìto tale processo. Solo suo padre e gli anziani Quileute avrebbero potuto dare una spiegazione a quell'eccezionale avvenimento di cui solo per un caso fortuito era stato testimone...

pov Bella

Come avevo immaginato le quattordici notti prima della mia partenza per Phoenix scivolarono via veloci come l'acqua di un fiume in un terreno ripido. Mia madre telefonava quasi tutte le sere, euforica mi teneva ore al telefono per mettermi al corrente delle novità in atto a casa sua, nell'attesa che io arrivassi. Era al settimo cielo Lei, di riavermi con sè per così tanto tempo e per l'occasione aveva rimesso a nuovo la mia stanza. Sperava di mettermi di buon umore, indorare la pillola, ma non c'era nulla che potesse mettermi di buon umore e a me la pillola sembrava amara come il più amaro dei medicinali. Certo se mio padre fosse venuto in camera mia e ridendo avesse detto "okay Bells abbiamo scherzato, tu resti qui" allora questo sii che mi avrebbe ridato il sorriso. Utopia, pura utopia, un sogno ad occhi aperti.
Con dovizia di particolari Renèe descriveva le nuove tende ed il nuovo coordinato di copriletto e cuscini, inoltre aveva scelto un fantastico lilla chiaro per rinnovare la tinta alle pareti

"Ommiodiooo lilla chiaro?" esclamai al telefono quella sera per compiacerla "ma è fantastico mamma" ero più falsa di una banconota da due dollari, mi rendevo conto ormai di essere diventata l'Arsenio Lupin delle menzogne, non mi beccavano mai...quanto avrei voluto però che mio padre fosse stato un polizziotto tipo l'ispettore Zenigata! Invece no, lui era un pelino più furbo.
Le disgrazie comunque non era finite e dulcis in fundo
"Ti abbiamo preparato una splendida sorpresa tesoro, io e Phil non vediamo l'ora di darti il tuo regalo di benvenuto...sono certa che farai i salti di gioia"
"Waooo non sto più nella pelle" potevo solo pregare che la sorpresa fosse stata scelta da mia madre perchè il cattivo gusto del suo nuovo marito era smisurato
"L'ha scelto Phil" Ahh tragedia! Volevo flagellarmi con lo spazzolone del water, ma considerato che Edward poteva leggere questa malsana idea la cancellai subito dalla testa. Mi rifeci sul labbro inferiore, capro espiatorio per i miei nervi tesi, alla fine della telefonata sembrava che sulla bocca avessi un canotto gonfiato oltre il normale.
Mi sorpresi a realizzare che io ero l'unica della famiglia a ritenere che quella che stavo per intraprendere non fosse una vacanza ma una punizione. Come avrei potuto essere contenta di stare tre mesi lontano dall'amore della mia vita?
I miei genitori non avevano capito assolutamente nulla di me, di Edward e di quello che provavamo l'uno per l'altro, benchè innumerevoli volte io avessi provato a spiegare...
Mio padre in quanto a cocciutaggine era un mulo, ma almeno aveva lasciato una porta aperta, "vai via tre mesi, schiarisciti le idee e poi se lui ti piace ancora, fa come un pò come ti pare. Ma sia chiaro: io non sono d'accordo"
Ecchissenefrega se non  sei d'accordo?
Problemi suoi, non miei. Mia madre invece era proprio sciroccata, Amelìè ed il suo mondo assurdamente fantastico le facevano un baffo.

"Tesoro questo Edwin.."
"Edward mamma"
"Si appunto questo Edwi, Edmund..cioè scusa Edward" sospiravo rassegnata per le amenità che avrei dovuto sentire "è solo una cotta passeggera"
"Non è una cotta, è molto di più"
"Capita alla tua età...vedrai che una volta lontano da questo Edwin"
"EDWARD mamma"     eccheccacchio
"Si cara, capirai che Jacob è il ragazzo giusto per te. Tuo padre dice che Ed-wa-rd è strano, sembra essere troppo pallido e smilzo. Sei sicura che non nasconda qualche malattia, chessò una rara anemia, lo conosci abbastanza tesoro? Jacob invece è così..."
"Faccia della salute!!!" grrr ma si rendeva conto di quanto fosse fuori? "Resta pure nel tuo mondo, Renèe. Non hai capito nulla come al solito"
"Non chiamarmi Renèe per favore" sbottò "mi irrita"
"E tu non chiamare Edward Edwin, per favore, m'incazza"
"Bella ma ti pare il modo di parlare a tua madre?"
Avrei voluto conoscere l'arabo in quel momento, e recitare tutti i versi del primo canto dell'inferno di Dante in arabo o forse era meglio il cinese...ma aimè non conoscevo neppure una parola di entrambe le lingue, così a quel punto Edwin Edmund Edward, smilzo pallido e malato, conosceva già tutti i particolari di quella stupida conversazione. Oltre a tutti i muti improperi formulati all'indirizzo di quella sciagurata di mia madre.

Merda, mi spiace che ci si metta anche lei, che famiglia di pazzi la mia
 

I miei genitori sconoscevano tutto di me, compreso il fatto che amare quel ragazzo pallido e smilzo era una cosa seria.

Dal canto suo Edward sembrava tranquillo, dopo un primo momento di tensione si era rasserenato convinto che avremmo trovato un modo per stare insieme ed io in cuor mio speravo ardentemente che avesse escogitato un piano, qualcosa della quale mi avrebbe messo al corrente non appena fosse stato tutto pronto nei minimi dettagli.
Gli ultimi giorni di scuola erano stati frenetici, avevo un mucchio d'interrogazioni da affrontare e queste mi costrinsero ad interminabili pomeriggi china sui libri, ore rubate a me e lui. Ma dovevo farmi promuovere con onore altrimenti chi lo sentiva il padre migliore del mondo? Mister simpatia. Non avevo di certo scordato neppure per un istante il modo ignobile in cui aveva trattato il mio ragazzo. Non aveva scuse, era stato maleducato e oltremodo scorbutico. Lui, l'offeso, invece di dare addosso al mio genitore ogni volta che affrontavamo l'argomento lo giustificava, dicendo che tentava solo di proteggere sua figlia da un perfetto sconosciuto.
Dio, quanto l'amavo! Come faceva ad essere così adorabile in qualsiasi situazione? Non lo sapevo. Io sapevo solo che il mio amore per lui cresceva a dismisura giorno dopo giorno. Per lui avrei scalato l'Everest a piedi nudi, mi sarei buttata nel fuoco avrei fatto il giro del mondo in bicicletta e avrei rotto mille volte il naso a Jessica e a qualsiasi altra stronzetta come lei, a chiunque avesse osato gironzolargli intorno. Lo amavo da morire e l'incredibile era che lui mi ricambiava.
Sarei dovuta tornare la Bella studiosa di un tempo, anche se non pensavo di avere trascurato davvero la scuola, semmai ero colpevole di avere allentato un pò la pressione, ma mi sforzai di raggiungere il massimo dei risultati possibili.
Così a lezione stavo attenta ad ogni spiegazione, intervenivo nelle discussioni e andavo volontaria al patibolo per le interrogazioni. Grazie alle ripetizioni di Edward riuscii a prendere persino una bella A in fisica, materia che di solito mi regalava solo C o al massimo B meno.
Il giorno prima della mia partenza decidemmo di passare un'intera giornata insieme, dissi chiaramente a mio padre che dopo scuola sarei stata col mio ragazzo fino a sera e non avrei accettato dinieghi di nessun tipo. Lui stranamente annuì senza fare storie
"Non fare troppo tardi però, hai l'aereo alle otto" questo fu l'unico appunto.
                                                        
                                                            ----------------------------------------


"Allora cosa ti piacerebbe fare oggi?" chiese il mio amore giocherellando con una ciocca dei miei capelli, mentre seduti in mensa cercavo di portare alla bocca (senza tanta convinzione) un pezzo di pizza. Non avevo appetito, lo stomaco era chiuso a doppia mandata, ma Edward mi obbligò ugualmente a prendere qualcosa per pranzo.
"Devi mangiare Bella, prometti che lo farai quando saremo lontani"
"Ed sta tranquillo mangerò"
"Tu non hai fame, almeno credi di non averne, ma devi sforzarti ti prego...non sopporto l'idea che non ti nutri abbastanza per causa mia, non farmi stare in pena" lo guardai cercando di imprimere in quel semplice gesto le molteplici emozioni che sentivo nel mio cuore, ma di sicuro la pena fu l'unica cosa che lesse nei miei occhi. Troppo lampante il dolore, perchè lui strinse con maggiore intensità la ciocca tra le dita e l'attirò a sè, facendo sì che le nostre fronti si toccassero.
"Neppure per un attimo smetterò di pensarti, neppure per un att
imo smetterò di desiderarti, sei il mio chiodo fisso, la mia ossessione. Sei la mia anima, la mia vita. Sei la mia unica ragione di vita...Bella"
"Eeed..." fu tutto quello che riuscii a mormorare prima di abbandonarmi ad uno di quei baci che ti straziano il cuore, lo fanno a brandelli e poi per rimettere insieme i piccoli pezzi ti ci vuole almeno una settimana. Le sue labbra mi parvero stranamente calde, quasi pulsanti di sangue bollente, ma in quel momento non dissi nulla perchè ero troppo occupata a tenere le mie mani a distanza di sicurezza dal suo corpo. Non volevo certo rischiare una nota per atti osceni l'ultimo giorno di scuola.
Dopo qualche secondo di completa immersione, Edward si staccò dalla mia bocca lasciandomi intontita e sempre fronte contro fronte sussurrò
"Angelo mio sai che sarai sempre nella mia testa, saprò cosa ti passerà per quel cervellino matto in ogni istante...e voglio che tu creda di poter fare lo stesso con me, perchè qui dentro" picchiettò le tempie con le dita "non ci sarà altro pensiero se non tu, la mia piccola. Il mio amore" annuii e abbozzai un sorriso
"Voglio andare nel bosco" dissi. Quale posto migliore? Quello era il nostro rifugio, il nostro piccolo angolo di Paradiso.
Edward non si stupì "certo il bosco.." in quel momento suonò la campanella, avevamo biologia "andiamo ci sono le ultime ore di tortura e poi avremo il resto della giornata per noi"
"Non vedo l'ora" cercai di essere convincente, ma lui sapeva bene quello che passava per il mio cervellino matto.
Le ultime due ore scorsero veloci e quando l'ultima campanella risuonò, fui preda di due sensazioni contrastanti. La prima di sollievo perchè finalmente potevo rilassare la mente e chiudere i libri in un cassetto a prendere polvere, la seconda di angoscia perchè stava per cominciare l'ultimo scorcio di giornata insieme al mio ragazzo.
"Sei pronta?"  ero passata a salutare il preside Jameson, quell'uomo era stato clemente con me riguardo l'incidente con Jessica e mi sembrava giusto dargli almeno un arrivederci. Il mio ragazzo aspettava davanti la segreteria, "Jessica" improvvisamente mi resi conto che non l'avevo vista spesso negli ultimi giorni quasi stesse evitandomi e neppure Edward aveva avuto più sue cattive notizie. Quell'ultimo giorno a Forks però stava per accaddere l'inatteso e l'inaspettabile mischiato all'incomprensibile.
Arrivati al cancello della scuola vidi la moto di Jacob parcheggiata di fronte al vialetto alberato, sussultai, non volevo guastarmi la giornata con discussioni inutili. Lui però non era lì per me, a qualche metro di distanza stava parlando fitto fitto con una ragazza, la vedevo di schiena ma i lunghi e piatti capelli color paglierino li avrei riconosciuti  fra mille, era Jessica. Sembravano molto in sintonia e ad un tratto Jacob le appoggiò perfino una mano sulla spalla come a farle coraggio per qualcosa che doveva turbarla non poco. Mi parve strana questa familiarità considerato che l'oca giuliva sopportava a stento Jake.
Diedi di gomito ad Edward

"Hey guarda un pò lì" indicai con un cenno del capo il punto esatto che volevo lui guardasse
"Wao" esclamò sorpreso "chissà perchè hanno tanto l'aria del gatto e la volpe o del lupo e la volpe.."
"Già, Jessica non ci ha dato più noie, non ti sembra strano considerato che l'ultima volta che l'ho vista faccia a faccia l'ho spedita all'ospedale? Ho paura che trami qualcosa e stia coinvolgendo anche Jake"
"Non so, potrebbe essere, quella ragazza è strana...non mi piace, ha qualcosa di sinistro" mentre affermava ciò l'espressione del suo viso s'indurì, quasi stesse pensando specificatamente a quel qualcosa di sinistro accennato "andiamo Bella, lascia stare quei due. Oggi ci siamo solo io e te"
"Okay andiamo" mi prese per mano e ci dirigemmo verso la sua auto, io però ebbi una strana sensazione a vedere quei due insieme e non per gelosia, per carità, piuttosto perchè Jessica mi aveva chiaramente detto che avrebbe coinvolto Jacob nei suoi piani per soffiarmi Edward. Era davvero una pazza, ma come poteva lontanemente pensare che lui la volesse in qualche modo? Certo aveva le foto, aveva l'arma del ricatto, ma chissà perchè non credevo le utilizzasse più. Quale migliore occasione per farle vedere a mio padre della sera in cui lui andò a scusarsi per il pugno? O anche nei giorni successivi... No, lei aveva in mente qualcos'altro, e adesso io stavo per partire lasciando l'oggetto dei suoi desideri malati e perversi da solo, libero per tre lunghissimi mesi.
Una volta arrivati il mio cavaliere aprì la portiera e prima di richiuderla mi diede un leggero bacio sul naso come faceva di solito - quanto mi mancherà tutto questo - lui sorrise aveva ascoltato la mia muta considerazione.
Il tempo aveva deciso di essere clemente quel giorno, nessuna minaccia di pioggia all'orizzonte, ma neppure sole a gogò, solo timidi raggi che ogni tanto filtravano dalla bianchiccia spuma delle nuvole.
Meglio accontentarsi
Una volta arrivati a destinazione ci sedemmo sul nostro tronco

"Allora hai chiuso le valigie" "
"Si "

"Charlie ti accompagna all'aeroporto?"
"Bè credo di si, prenderà qualche ora di permesso...ma se vuoi puoi venire anche tu"
"NO" rispose d'impeto "preferirei di no"
"Va bene era solo un'idea"
"Scusami non volevo essere sgarbato"
"Non fa nulla. Io capisco"
"Non sopporto gli addii" come potevo dargli torto, di sicuro avrei pianto tutto il tempo in attesa dell'imbarco "e comunque questa cosa l'abbiamo già vissuta in un certo senso" lo guardai sorpresa, ma poi stranamente capii a cosa si riferiva "la prima volta che andasti via da Forks, quando Renèe ti portò via...credo fosse lo stesso periodo dell'anno"  in quel momento un flash back prese vita nella mia testa, ma non erano immagini erano suoni, io ricordavo una voce.
La sua voce
"Mio Dio Ed"
"Che c'è?"
"Ascolta" presi le sue mani e le adagiai sulle mie tempie
"L'orso di pezza" sussurrò prima di distendere il suo bel viso in un ampio sorriso "te lo ricordi?"
"E' assurdo lo so, ma sì, me lo ricordo. Però io non...ecco non sono immagini che riaffiorano, piuttosto è la tua voce, certo l'orso lo trovai sul letto accanto a me quella mattina" cercavo di spiegargli qualcosa che in realtà non riuscivo a spiegare neppure a me stessa "insomma sei venuto da me la notte prima della partenza"
"Vero. E quella notte mi hai fatto una promessa Bella, mi promettesti che saresti tornata da me, perchè.."
"Perchè non vivo più senza di te" risposi per lui, le parole di Edward risuonarono chiare e nitide nella mia testa "furono queste le tue esatte parole"
"Si" ammise "furono queste. E torno a chiederti la stessa cosa" strinse forte le mie mani e si sistemò sul tronco in modo da guardarmi bene negli occhi "torna da me Bella..." non gli permisi di dire altro, gli buttai le braccia al collo e mi strinsi a lui disperata
"Sempre Ed, sempre e comunque. Io tornerò da te. Anche se dovessi venire a piedi a nuoto o in groppa ad un mulo. Niente e nessuno potrà mai separarci. Niente e nessuno"  
Anche lui mi strinse forte forte e rimanemmo così per un pò, stretti e muti, avvinghiati l'uno all'altro come reciproche ancore di salvezza. Nessuna parola sarebbe stata mai abbastanza per rendere l'idea del momento che stavamo vivendo. Il mio stomaco era un groviglio di nervi e il mio cuore continuava a perdere battiti. Ero sempre più convinta che un giorno o l'altro sarei morta di crepacuore. Inoltre la mia testa era nel caos, cercavo di regolare i miei pensieri, filtrando quelli più angosciosi e cupi ma era impossibile, non ci riuscivo. Non sarei mai riuscita in un'impresa del genere neppure con anni e anni di pratica. La mia testa era trasparente, nuda e cruda.
Ad un certo punto sorrise e allento un pò la presa.
"Di tutte le cose che ti potevano venire in mente, questa è veramente assurda!" 
"Aspetta un momento a cosa ti riferisci esattamente?" se la rideva di gusto mentre io m'innervosivo
"Dai Bella davvero ti preoccupi del fatto che rimarrò in balia di Jessica?"
"No cioè si, Eeed quella è bastarda dentro! Quando saprà che sei solo senza la mia minacciosa presenza che le ricordi cosa sono capace di fare se non ti sta alla larga..."
"Aaahhh angelo ma cosa dici? Sei proprio una bambina certe volte" mi prese per la vita e mi strinse di nuovo a sè affondando nel mio collo la punta gelida del suo naso, si divertiva a farmi il solletico
"Non devi temere nessuno, lo sai, e poi Jessica...neppure se fossi sotto l'effetto di droghe"
"Quindi Jessica no e qualche altra che non sia lei, sii?" cominciai a sentire uno strano formicolio allo stomaco, in un lampo scorsero nella mia testa immagini sfuocate di cozze non meglio identificate attaccate al mio scoglio
"Mmm se abbastanza carine potrei essere tentato, farci un pensierino" sapevo che non diceva sul serio, scherzava, lo sentivo ridacchiare, ma questo suo scherzo stupido m'infastidiva comunque. Lo strattonai via da me
"Edward Cullen stai attento" gli intimai ficcandogli l'indice nel petto, che chiaramente non affondò di un millimetro nella carne "posso sempre provare a vedere se il tuo naso è in grado di sanguinare"
"Sono duro come la pietra" mi ricordò
"A casa ho una mazza da baseball" risposi cercando di fare uno sguardo davvero truce, ma evidentemente non ci riuscii perchè rise fragorosamente e con uno scatto felino agguantò di nuovo la mia vita incollandomi a sè. Sentii le sue mani intrecciarsi sulla schiena in una presa di ferro
"Mi fai impazzire quando fai così la gelosa"
"E tu mi fai irritare quando fai così lo scemo" continuò a sghignazzare, si divertiva proprio
"Va bene" disse poco dopo facendosi serio "tregua, adesso basta con le stupidaggini, vorrei farti conoscere delle persone"
"Chi?"
"La mia famiglia, che ne pensi? Ti andrebbe di fare un salto a casa mia?"
"Oh, Ed ma non so...sono un disastro, guarda che capelli" erano spettinati e avevano bisogno dello shampo "passiamo prima da casa e mi dò una sistemata" lui si alzò e fece alzare me a sua volta, mi squadrò dal basso verso l'alto e disse
"No, sei bellissima così"


allora che ne dite? Trovate il cap 20 di seguito

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Capitolo 20
*** Cap. 20 Per sempre, Ed ***


Cap. x sempre
LEGGETE PRIMA IL 19, NE HO PUBBLICATO DUE CONTEMPORANEAMENTE
(dato che dice link all'ultimo capitolo)

Capitolo 20
                                                        Per sempre, Ed
                                                                               

pov Bella

La casa della famiglia Cullen l'avevo solo intravista da lontano, ricordavo si trovasse in un posto non molto agevole da raggiungere, e non mi sbagliavo. La costruzione era immersa nella vegetazione e per accedervi bisognava prima riuscire a scorgere il sentiero che consentiva di avvicinarsi. E anche quella non era impresa facile poichè era nascosto quasi completamente da sterpi ed erbacce. Ad un primo sguardo la cosa che più mi colpii fu la facciata principale della costruzione, squadrata con una serie di finestre senza imposte, la porta d'ingresso era al centro e per tutta la lunghezza della casa correva un bel portico di legno scuro. Le pareti (che un tempo dovevano essere color crema) e lo stesso portico erano interamente ricoperti da rampicante, un particolare rampicante che riconobbi subito per l'odore intenso che emanava e per i piccoli fiorellini bianchi che facevano la loro comparsa tra il verde, gelsomino. Io amavo l'odore del gelsomino era dolce e speziato, quel dettaglio mi fece considerare che avrei ritenuto quel posto sicuramente accogliente. Ma non potei fare a meno di pensare anche che fosse davvero strano che la pianta crescesse così rigogliosa col clima rigido di Forks. Prima che raggiungessimo il portico la pesante porta di legno si aprì ed Alice fece la sua comparsa trotterellando.

"Ciaooo cognatina, come stai?" mi gettò le braccia al collo allacciandole con la solita morsa stritolante
"Bene Alice e tu?"
"Benissimo, finalmente si è deciso a portarti in famiglia eh?" Lanciò un'occhiata truce al fratello "solo che ha scelto il momento meno indicato. Vai via!"
"Alice" Edward la rimbrottò "dacci un taglio" lei alzò le spalle e sorrise
"Scusa"
"Non fa niente" le dissi sincera
"Entriamo dai"  la voce di Edward era rassicurante ma io sentii le gambe improvvisamente molli, ebbi timore, ma non perchè stavo entrando in una casa piena zeppa di vampiri, bensì perchè temevo il loro giudizio.
Il mio ragazzo serrò la sua mano nella mia, lui sapeva naturalmente
"Andrà tutto bene, sta tranquilla amore"
"Okay" entrammo.



Il primo ambiente della casa era il salone, arredato completamente nei toni del bianco e del grigio. Divani tappeti tende e pareti andavano dal candido bianco fino al grigio perla.
I genitori di Edward ci aspettavano in piedi al centro della stanza e  sorridevano anche loro rassicuranti, Esme la madre, mi tese subito le mani. Era una donna molto bella con una nuvola di capelli rossi in testa e degli occhi che un tempo di sicuro erano stati verdi, mentre adesso erano color petrolio.
"Finalmente cara è un piacere conoscerti, io sono Esme la mamma di Edward" ricambiai la stretta, e chiaramente non mi stupii di quanto fosse gelida la sua presa "sei davvero incantevole, Edward aveva ragione" a quelle parole sentii subito le guance accalorarsi
"Oh grazie, anche per me è un piacere conoscerla signora Cullen" risposi balbettando
"Chiamami pure Esme"
"Esme" ribadii più sicura
"Io sono Carlisle, ciao Bella"
"Salve Carlisle" strinsi anche a lui le mani. Era un bell'uomo, mi sorpresi a pensare che forse era più bello di Edward. La pelle del suo viso era liscia e lucida e i suoi occhi erano due carboni ardenti. Il fisico era statuario e ben proporzionato. Davvero non seppi stabilire chi fra padre e figlio fosse più attraente.
"Bella" mi richiamò Edward, che avesse sentito la mia considerazione sull'aspetto fisico del genitore? Sicuramente si. Lo guardai facendo l'indiferrente e lui fece segno verso la sponda opposta della stanza, sui divani di fronte alla tv erano sedute tre persone, due uomini e una donna.
Sicuramente sono il marito di Alice e la sorella di Ed col compagno
"Si" rispose così alla mia muta domanda"vieni ti presento" ci spostammo all' altra estremità della stanza e raggiungemmo i tre ragazzi. Riconobbi subito Rosalie ed Emmett poichè si tenevano per mano mentre Jasper seguiva il tutto con aria distaccata, pareva quasi annoiato e infastidito dal trambusto.
"Loro sono Rosalie Emmett e Jasper, ragazzi lei è Bella"
"Ciao Bella" risposero in coro "bevenuta" aggiunse Rosalie
"Grazie sono molto contenta di conoscervi, ragazzi"
"Sappiamo che domani vai via" Emmett si staccò da Rosalie e si alzò facendo qualche passo nella mia direzione, rimasi impietrita, era alto almeno due metri spalle ampie e muscoli che guizzavano dalla maglia aderente. Sovrastava sia me che Edward.
"Sii...per l'estate, domani" balbettai, quel gigante mi fece un pò paura anche se con Edward accanto non avrei mai temuto per la mia incolumità. Lui seguì di nuovo la linea dei miei pensieri
"Ragazzi scusate abbiamo poco tempo, vi spiace se andiamo un pò di sopra"
"Certo" rispose Rosalie "mi pare giusto, rimanderemo la conoscenza di qualche tempo"
"Noi andiamo su" urlò Edward all'indirizzo dei suoi genitori fermi ancora nello stesso posto in cui l'avevamo lasciati
"Va bene Ed, tra mezz'ora porto su quella cosa"
"Si mamma, va bene" madre e figlio si scambiarono un cenno d'intesa
"Cosa deve portarti su?" domandai una volta su per le scale
"Niente di chè" naturalmente non gli credetti, ma non avevo voglia di discutere di nuovo
"Umh...okay lasciamo perdere"
"Vorresti fare il giro della casa?" la sua era cortesia, ma io volevo solo rifugiarmi fra le sue braccia, era già buio e fra un paio d'ore sarei dovuta tornare a casa
"Facciamo la prossima volta, ti spiace?"
"No per nulla, andiamo" attraversammo un lungo corridoio e ci fermammo davanti all'ultima porta, la sua stanza, Edward l'aprì e rimasi senza parole. La camera era grande almeno due volte e mezzo la mia, più lunga che larga però, una parete era completamete occupata da un libreria colma di volumi e ospitava anche centinaia di cd e un impianto stereo modernissimo, all'altra parete faceva bella mostra di sè una specie di letto, ma non era un vero e proprio letto, sembrava più un divano senza braccioli. L'ultima parete era occupata da una grande portafinestra che dava su un piccolo balconcino.
"Cosa stavi ascoltando" gli chiesi incuriosita dal cd che occupava ancora il vano dello stereo, non avevo alcuna idea di quali fossero i suoi gusti in fatto di musica
"Non credo troveresti il brano di tuo gusto" rispose quasi vergognandosi "è un pò datato oltre che banalotto" pigiai comunque il tasto play e le note di una canzone pop risuonarono nella stanza
"Non è che ascolti solo questo?" tentava di giustificarsi
"Ed.."
"Ascolto anche altro e poi..."
"Edward, la conosco...mi piace molto"
"Sul serio?" era stupito, ma io la conoscevo sul serio "quando la sento penso a te...a noi due"
"My Destiny, Lionel Richie"  lui annuì ed io accennai qualche strofa

-hai camminato nel mio cuore e hai scoperto

che la mia vita non sarebbe stata mai più la stessa
Sei il mio destino
tu sei il mio solo e unico -

mi sorrise e continuò la canzone


-tutta la mia vita è stata solitaria
un angelo travestito
con il suo potere dell'amore
mi hai ipnotizzato -
 
ascoltammo in silenzio qualche altra strofa e poi Edward concluse
 
-Sei la ragazza che Dio ha mandato dal cielo
sono così felice di averti trovata
Per sempre..per sempre
sono così felice di stare al tuo fianco
sei il mio destino
sei la mia unica e sola-

Chiusi gli occhi e per qualche istante mi  lasciai cullare dalla melodia, poi Edward mi prese per mano e mi sospinse verso il divano. Ebbi appena il tempo di sedermi sulla pelle morbida del sofà che qualcuno bussò alla porta.
"Sarà Esme?" annuì e andò ad aprire, era proprio sua madre, gli porse un vassoio e si congedò immediatamente.
"Ma cos'hai combinato?" chiesi alzando un sopracciglio
"Nulla, cenetta romantica" adagiò il vassoio fra di noi, conteneva un piatto chiuso da una coppa di acciaio, un bicchiere e una lattina di coca, le posate e...una rosa. Una rosa rossa.
"Eeed" mormorai quando mi porse il fiore
"Per te"
"Grazie" gli stampai un bacio sulle labbra
"Di nulla, non ti ho mai regalato dei fiori...e mia madre ha un roseto nella serra dietro casa. I fiori sono la sua passione..."
"Che c'è qui dentro?" indicai la campana
"Scoprilo, è ora di cena e tu in corpo hai si e no due bocconi e mezzo di pizza"
"Ma sai che.."
"Niente ma, mangia" decisi di obbedire, alzai la campana e un profumino si spanse nell'aria. Lasagne.
"Ma da dove escono?" di certo a casa Cullen non era la normalità cucinare lasagne, anzi a casa Cullen non era la normalità cucinare e basta.
"Esme ha le sue risorse. Mangia prima che si freddino" appena il profumo del ragù inondò le mie narici scoprii di avere appetito. Ne tagliai una considerevole quantità con la forchetta e la portai alla bocca
"Mmmh, squisite" Edward mi guardò soddisfatto
"Sapevo che le avresti gradite"
"Tu sai sempre tutto" considerai con un punta di sarcasmo
"Si, quando si tratta di te so sempre tutto"
In meno di cinque minuti divorai la pasta e bevvi tutta la coca, dopo beata per il pasto luculliano mi appoggiai alla spalliera del divano e guardai Edward che a sua volta guardava me con uno strano luccichìo negli occhi. Trascorsero solo pochi secondi e lo vidi dirigersi verso la porta, appoggiò la mano alla maniglia e con l'altra girò la chiave nella toppa. Evidentemente non voleva correre il rischio che qualcuno ci disturbasse oppure entrasse mentre noi...capii la sua allusione.
Capii a cosa si riferiva quando diceva che di me sapeva tutto con quell'aria maliziosa, sapeva cosa mi passava per la testa, sapeva che cosa avrei voluto fare in quel momento.

"Era buona la pasta?"
"Ottima"
"Hai ancora fame?"
"Si" lui mi guardò con aria interrogativa "non di cibo però"
"A no, e di cosa hai fame allora?"
"Tu lo sai di cosa ho sempre fame" feci una pausa e dissi "di te"
"Ho fame anch'io" rispose.  Fu in quel momento che conobbi un altro Edward, quello che non mi aspettavo, anche se in cuor mio sapevo già della sua esistenza.
Si avvicinò al divano e si tolse la maglia rimanendo a torso nudo, per poco non mi cascò la mascella per quanto era bello.
Ma quando mai lui aveva preso l'iniziativa? Di solito la maniaca della situazione ero io.  
"Eeed" fu tutto quello che riuscii a dire prima che lui si avventasse su di me con una foga che mai aveva avuto prima.
"Bella, per quanto non potrò averti più così?" disse cominciando a baciarmi il collo, le guance il naso per poi impadronirsi della mia bocca, mordendola succiandola e passandoci sopra la lingua, era preso da una incontrollata frenesia, come se io potessi scomparire, dissolvermi  da un momento all'altro.
"Eeed" mormorai di nuovo nel vano tentativo di tenere a bada le sue mani che come  tentacoli di una piovra si attorcigliavano al mio corpo "aspetta, mi tolgo la maglia"
"Sisi toglila" impaziente mi aiutò a far scivolare l'indumento oltre la mia testa, a quel punto prese i miei seni a coppa fra le mani, io emisi un debole gemito, freddo misto ad eccitazione "la mia piccola.. per quanto tempo non potrò più baciarti amarti...adorarti"
Cercò il gancio del reggiseno e lo aprì, quindi lo prese e lo fece volare alle sue spalle.
Dopo fece qualcosa che mi stupì ancora di più. Mi afferrò per le spalle e adagiandomi supina slacciò i miei jeans li fece scorrere per le gambe, si liberò delle scarpe e dei calzini e gettò tutto sul pavimento.
"Amore mio, quanto mi mancherai" chino sul mio petto scese a baciarmi l'ombelico e poi il ventre e poi credetti di morire, perchè con le dita arricciò i bordi delle mutandine e prese a sfilare anche quelle. Ogni centimetro di pelle percorsa un bacio, ad ogni bacio un sussulto, ad ogni sussulto l'urgenza che sentivo affinchè lui mi facesse sua aumentava.
Arrivò alle caviglie e baciò i miei piedi, dal dorso scorse fino alle dita e depose un bacio su ognuno di essi, poi risalì per i polpacci le cosce i fianchi, non trascurò un solo lembo di pelle. Ogni angolo ricevette un bacio, una carezza una parola d'amore. Quando fu di nuovo sul mio ventre, divaricai leggermente le gambe e lui senza esitazione dimostrò la sua dedizione anche lì, al centro di me stessa. Si chinò e lo baciò con delicatezza, inspirandone l'essenza, e carezzandolo con la punta del naso, lentamente, facendomi impazzire ancora di più...
"Ed io non so se resisto, io credo di.." non terminai la frase ero in trance, succube delle mie stesse emozioni. Lui sapeva cosa mi stava accadendo allora si tolse velocemente gli abiti e si accomodò su di me, con una leggera pressione entrò.
Alzai le braccia oltre la testa afferrando la spalliera del divano, inarcai la schiena per fargli più spazio e gli circondai i fianchi con le gambe
"Io..ti amo" sussurrò quasi a volersi scusare per quello che stava accadendo, quindi iniziò a spingere. Dapprima i suoi movimenti furono lenti, volle darmi il tempo di abituarmi alla sua presenza, poi quando sentii che davvero ero quasi arrivata serrai i muscoli delle cosce e lui aumentò il ritmo. Conobbi così il piacere per la prima volta, tra urla smorzate e respiri affannosi. Lui arrivò subito dopo. Quella era la nostra seconda esperienza, la prima era finita troppo presto ed io non ero arrivata da nessuna parte. Durante quei quattordici giorni non avevamo voluto riprovarci Edward aveva paura di sbagliare e di farmi male, visto l'inconveniente accaduto nella doccia, quindi non ci eravamo spinti oltre le coccole approfondite.
Ma in quel frangente io ero salita in Paradiso e ne ero tornata estasiata.

Rimanemmo abbracciati per un pò, lui appoggiò la testa sul mio seno, di sicuro voleva assicurarsi che il mio cuore tornasse ad avere un battito meno da infarto imminente, poi il mio cellulare suonò e ruppe l'idillio. Con malavoglia mi staccai da Edward e raccattai i jeans al centro della stanza, il telefono era nella tasca.
Sul display lessi PAPA' .
"Che c'è?" ringhiai senza tanti complimenti all'apparecchio
"Sono le nove e mezza, a che ora hai intenzione di tornare?"
"Per le dieci e trenta sono a casa, okay?"
"Okay Bella, sta attenta mi raccomando" attaccai, andò meglio di quanto sperassi
"Tutto bene"
"Si"
"Abbiamo ancora un'ora?" io annuii "vieni qui, devo darti una cosa"
"Cosa? Di che si tratta?"  chiesi eccitata
"Non essere impaziente" mi sistemai tra le sue braccia, lui mi allungò una coperta "metti questa" la presi e mi ci avvolsi, poi si sporse fino al comodino situato accanto al divano, aprì un cassetto e prese qualcosa, una scatolina di velluto blu.  Appena vidi quel cubo fra le sue mani pensai che davvero non sarei arrivata viva al giorno dopo. Deglutii a vuoto.
"Emh" Edward si schiarì la voce e disse "Bella io non voglio spaventarti, desidero solo che..."
"Aprila Ed"
"Cosa?"
"Apri questa dannata scatola" sentii mille brividi percorrermi la schiena quando vidi che obbediva. Si posizionò con la scatola davanti ai miei occhi e l'aprì.
Chiaramente dentro c'era un anello, una sottile fedina di oro rosso, nessuna pietra lo impreziosiva, solo un cerchio scintillante al cui interno scorsi un'incisione
"E' bellissimo" mormorai prossima alle lacrime
"Non sono certo della misura" disse sempre nervoso "non ci sarebbe tempo per farlo aggiustare...è solo un simbolo, cioè solo qualcosa che ci lega niente di più"
"Che dice l'incisione?"
Lesse "Per sempre, Ed"
Sentii gli occhi inumidirsi, quello era davvero troppo per le mie coronarie
"Che aspetti a mettermelo? Idiota" gli tesi la mano sinistra e lui impacciato e tremante prese l'anello e lo infilò al mio dito.
Lo mirai e rimirai inebetita, sembrava una fede nunziale. Per meglio dire era una fede nunziale.
Il mio dolce e ormai poco imbranato ragazzo non avrebbe potuto fare scelta migliore.


                                                                                    
Allora che ne pensate?
La canzone è davvero quella che mi ha ispirato...non è molto conosciuta ma a me piace.
Alla prossima      B U ON  ANNO - AUGURIIIIIIIII
R.

 

 

 

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Capitolo 21
*** Cap. 21 Il Vincitore ***


il vincitore


A volte, se per un attimo ci fermiamo a guardare,
ma guardare davvero...
forse ci accorgiamo che non è come pensavamo che fosse...

                                                                   
                                        IL VINCITORE






Cap. 21

Pov Bella


Quando uscii dal lungo e asettico corridoio degli arrivi all'aeroporto di Phoenix, il mio sguardo fu subito catturato dal sorriso a quarantadue denti di mia madre, e dalla punta dei mocassini neri che facevano capolino dai pantaloni della tuta da ginnastica di Phil.
Avrei voluto vomitare.
Gesùùù solo uno come lui poteva indossare la tuta da ginnastica con i mocassini.
Cosa avesse trovato Renèe in quell'uomo era un mistero, mocassini a parte non era di certo attraente.
I capelli che aveva in testa si contavano sulle punta delle dita, gli occhi erano praticamente sempre inespressivi, privi di qualsiasi vitalità, per non parlare delle maniglie dell'amore che su di lui avevano raggiunto le stesse dimensioni di quelle delle porte antipanico. E questo fatto sì che era davvero un mistero, poichè mia madre in cucina era brava solo ad aprire scatolette. Doveva essere dotato di una forte e spiccata personalità, almeno quello.  Era una specie di Homer Simpson senza il giallo itterico, o forse guardandolo bene aveva anche quello...
Da questo punto di vista Charlie, con la sua gradevole presenza, e tutto sommato, il suo discreto carattere, (almeno con mia madre) ne valeva almeno dieci di Phil.

"Tesoro, ben arrivata"

"Ciao mamma" la strinsi e le diedi un bacio, era pur sempre la mia mamma, svampita e a tratti superficiale, ma pur sempre la mia mamma "ciao Phil" abbozzai un simil-abbraccio anche a lui, stando però attenta a non avvicinarmi troppo. Proprio non riuscivo a farmelo piacere quell'uomo.

"Finalmente" esclamò "Renèe non la smetteva più di preoccuparsi per il tuo ritardo"

"A Seattle c'era una temporale in atto, siamo partiti con un'ora di ritardo"

"Tesoro chissà che paura avrai avuto a volare con questo tempaccio"

In effetti un pò di tremarella l'avevo avuta, a Seattle imperversava una tempesta di fulmini e tutti i voli erano stati messi in stand-by. Non si poteva rischiare di partire con tutta quella elettricità nell'aria, se un fulmine avesse colpito l'aereo avrebbe potuto compromettere la strumentazione di bordo e allora potevano esserci seri problemi.

Era stata proprio una fortuna sfacciata la mia, avrei dovuto prolungare l'agonia del distacco da Edward per altre due ore. Ma la mia sventura non si limitò solo a quello. Mio padre non poteva restare oltre il permesso richiesto, lo reclamavano in ufficio per una improvvisa emergenza. Si sentiva in colpa a lasciarmi da sola per tutto quel tempo e allora pensò bene di fare l'ultima buona azione nei miei confronti: chiamò Jacob per farmi compagnia.

"Hai chiamato chi? Jacob? Per farmi cosa? Compagnia? Merda papà, come ti è saltato in mente, non ho mica tre anni"

"Bella non dire parolacce ti prego, non lo sopporto"

"NON DIRE PAROLACCE???"

"E non urlare per favore"

"MA PORCA PUTT..."

"BELLA" urlò lui a sua volta. Mi guardai intorno e vidi alcune persone voltarsi nella nostra direzione, quindi mi morsicai la lingua e cessai le imprecazioni.

Cacchiocacchiocacchio, ma si può essere più stronzi? Vaffanc...

"Certo che ci stiamo separando proprio col botto, eeeh.. papà?" ero livida e tremante per la rabbia "ma come ti è venuta in mente una cosa del genere, si può sapere?"

"Ma dovevo lasciarti qui tutta sola?" si giustificò "non avevo proprio questo cuore"

"Allora l'hai capito finalmente che nel petto non hai un fico secco! Se ogni tanto ti pare di sentire qualche rumore che proviene da lì, non t'illudere perchè è il tuo orologio da polso"

"Su calmati, non pensavo reagissi così, non volevo farti arrabbiare. Non oggi che vai via"

"Papà proprio non vuoi capire vero?" Scossi la testa rassegnata, era una guerra persa in partenza "potevi chiamare qualcun'altro, chiunque altro. Ma non lui"

"Bè mi spiace il numero dello smilzo non ce l'ho"

I fulmini che scaturirono dai miei occhi, fecero concorrenza a quelli che squarciavano il cielo plumbeo fuori dalle finestre della sala d'attesa

"Non chiamarlo così papà" dissi a denti stretti

"Scusa"

"Potevi chiamare Angela o Sue oppure...aaaccidenti!"

Charlie scrollò le spalle e poi sorrise, il suo pupillo aveva appena fatto il suo ingresso. Esattamente venti minuti dopo che l'altoparlante aveva annunciato il ritardo della partenza.
Ma come aveva fatto ad arrivare così presto? Comunque all'imbarco ufficiale mancava ancora un'ora. Qualcosa non tornava, ebbi la netta sensazione che fosse tutto calcolato e che Jacob con una scusa qualsiasi sarebbe arrivato comunque.

"Jake" mio padre lo chiamò facendo un segno con la mano per attirare la sua attenzione "siamo qui"

Jacob sorrise felice come una pasqua, a me invece appena lo vidi scoppiò una terribile emicrania. Ed un broncio eloquente prese vita sul mio viso.
Due lunghe ore a sorbirmi lo sguardo accusatorio di Jacob cane bastonato.
Davvero un buon modo di lasciare Forks.

"Capo Swan"

"Ciao ragazzo"

Odiavo il tono confidenziale con cui Charlie parlava a Jacob, odiavo la loro complicità e il loro modo di intendersi perfettamente solo con un cenno. E odiavo naturalmente che si trovassero sempre d'accordo su tutto, anche su come io avrei dovuto vivere la mia vita.

"Ciao Bells, ci si vede finalmente"

"Ciao Jake, mi spiace che papà ti abbia disturbato. Non sapevo assolutamente che ti avesse chiamato"

"Non preoccuparti, ero in officina a perder tempo con la moto, non stavo facendo nulla di serio"  

Stava mentendo, conoscevo bene Jacob e quando diceva una bugia piegava sempre le labbra in un modo ben preciso. Ed era proprio quello che stava facendo in quel momento.

"Ragazzi io scappo" il mio premuroso genitore mi prese alla sprovvista e mi abbracciò per congedarsi "ciao tesoro mi raccomando chiama appena arrivi".

Rimasi inerte e lo guardai truce, quando sfiorò la mia guancia con un bacio gli sussurrai

"Sei un traditore, questa non la dimentico" lui non ribattè, smorfiò le labbra in un gesto incomprensibile e si allontanò di corsa brandendo il cappello a mò di saluto. Poi però tornò indietro di qualche passo e urlò "ragazzo ti aspetto stasera per cena, braciole okay?" il ragazzo annuì salutandolo a sua volta con un cenno.

Sarei dovuta restare lì da sola per quasi due ore in compagnia del mio ex ragazzo, non poteva capitarmi situazione peggiore.
Non sapevo proprio cosa dire e per i primi minuti non aprii bocca, fu Jacob a rompere il ghiaccio per primo. Ripensandoci non parlavamo dal giorno in cui Edward lo sbattè contro un albero, ed io gli curai la ferita alla fronte.

"Allora quanto starai via?"

"Tornerò a settembre"

"A settembre? E' un sacco di tempo"

"Si, tre mesi"

"Non mi hai neppure salutato" notai dell'imbarazzo nelle sue parole, e per stemperarlo si guardò distrattamente la punta degli anfibi consunti che portava praticamente sempre.

"Jake, scusa"

"Non importa Bells, ho detto una stupidaggine. Scusa tu" stava entrando in azione Jacob cane bastonato "in fondo perchè avresti dovuto avvertirmi o salutarmi. Adesso io non conto più nulla per te. Quindi..." alzò le spalle e lo vidi abbozzare un sorriso. Ed ecco che cominciavo a sentirmi in colpa.

Il suo era il classico sorriso di chi mastica amaro, di chi sa esattamente quale posto occupa ormai nella vita di qualcuno.
Ciononostante non potei fare a meno di considerare che il suo, era comunque un bel sorriso. Jacob aveva una bellezza particolare, era un Queileute, un nativo americano ed il bianco splendente dei suoi denti perfetti contrastava divinamente col color caffèllatte della sua pelle. L'altezza, i muscoli e le spalle larghe gli conferivano il famoso aspetto da faccia della salute che piaceva tanto ai miei genitori.

"Oh Jake non è vero, perchè dici così?" lui non rispose ed io senza rendermene conto colmai la distanza fra noi poggiandogli una mano sul petto. Sussultò a quel contatto, evidentemente non si aspettava che osassi tanto. Alzò di poco il capo per guardarmi negli occhi "tu rimarrai sempre una persona importante per me" gli dissi sincera.

"Già, sarò un buon amico"

"Un buonissimo amico Jake. Il tempo trascorso insieme è stato davvero bello, non lo dimenticherò mai"

Jacob prese la mia mano e la strinse fra la sua massaggiandola dolcemente, prima il palmo, poi proseguì per le dita e lì si bloccò strabuzzando gli occhi. Aveva appena visto un fantasma.

Merda!  Che cretina

Imprecai in silenzio, gli avevo messo sul petto la mano sinistra e Jacob si accorse che all'anulare portavo la fede di Ed.

"Non ci posso credere" sibilò a denti stretti, stringendo adesso quell'unico dito  "quel bastardo non ha proprio perso tempo! Dio, non posso crederci"

Aveva alzato la voce e con la mano libera assestava sul muro colpetti col pugno chiuso

"Jake calmati, perchè ti stai scaldando tanto. Vuoi lasciarmi il dito per favore?"

Jacob non mi ascoltò anzi strinse ancora di più la presa, facendomi gridare per il dolore "ahiii mi fai male, lasciamiii" mi pentii subito della mia reazione.

Già mi figuravo Edward apparire dal nulla, sollevare Jacob con una mano sola e scaraventarlo al muro, oppure infilarlo dentro il nastro trasportatore, oppure peggio gonfiarlo di botte fino a ridurlo in fin di vita. L'ultima volta che Jacob mi aveva afferrato la mano, la sua faccia aveva avuto un incontro a dir poco ravvicinato con la corteccia di una sequoia.
Forse lui se ne ricordò, perchè dopo qualche secondo dalla mia accorata richiesta, allentò la presa e riluttante lasciò il dito.
Calò di nuovo il silenzio, per alcuni minuti nessuno profferì parola. Io presi a massaggiarmi la mano indolenzita, Jacob rimuginava e si faceva sempre più scuro in volto.
Poi d'improvviso sbottò.

"Bella porti un anello al dito? Un anello, ti rendi conto?"

"Credo di si Jake, considerato che ero decisamente presente a me stessa quando mi è stato infilato all'anulare"

"Ti ha chiesto di sposarlo?"

"No"

"Ma daiii, tu vuoi prendere in giro me? Abbi un pò di rispetto per piacere...Davvero non ci posso credere"

"Jake è un simbolo, sono legata a lui, niente altro al momento...Certo però non nego che se me lo avesse chiesto" ops, avevo pensato ad alta voce
"Se te lo avesse chiesto cosa? Che avresti risposto?"

Presi un lungo respiro ma sapevo bene cosa rispondere

"Si"

"Nooo ma dai!!! Bells lo conosci da quanto due settimane? Sei assurda, e lui è più assurdo di te"

"Jake ripeto, gli avrei risposto di si. Io lo amo. Da morire capisci? E sono mesi, comunque che stiamo insieme, non settimane"

Stavo sorridendo delle mie stesse parole come una sciocca, mentre Jacob sembrava in procinto di dare di stomaco, era impallidito e tremava, stava per avere una crisi isterica. "Non pensavo si potesse amare in maniera così totale e con tale intensità. Eppure è successo, proprio a me. Non sai che inferno sarà stare tutto questo tempo lontano da lui"

Avrei dovuto intristirmi a quel pensiero, invece il mio sorriso si tramutò in espressione d'estasi quandò sentii il cellulare vibrare nella mia tasca. Avevo ricevuto un messaggio, l'istinto mi diceva che a breve avrei letto qualcosa che mi avrebbe reso ancora più felice. Mi sarei goduta il momento da sola però, quindi lasciai il cellulare nella tasca e continuai a discutere con Jacob facendo finta di nulla.

"Noi siamo stati insieme un anno abitando in due città diverse, e non mi pare che tu stessi così male lontano da me"

"Perchè fai così Jake? Me lo dici? Perchè mi costringi a dirti cose che ti faranno solo male? Non capisco"

"Semplice" rispose con voce tremula "solo due parole: ti amo"

Perfetto! Ed, se stai ascoltando -perchè io so che stai ascoltando- calma e sangue freddo, cioè scusa...volevo dire tranquillo, me la cavo da sola. Ho tutto sotto controllo

"Jake, ti prego non rendere tutto più difficile"

"Bells ma perchè per me ti sembra facile? Un giorno stavamo insieme e quasi facevamo l'amore" riprese le mie mani fra le sue e le strinse -stavolta dolcemente- adagiandosele sul petto "ti ricordi a casa tua, nella tua stanza? Dio quanto ci sono andato vicino, bastava solo un minuto in più e saresti stata mia"

Gesùùù ma che ho fatto di male per meritarmi questo...

"Si mi ricordo Jake" purtroppo avrei voluto aggiungere, ma tacquii.

Edward stava leggendo nella mia testa anche questo, pazienza. D'altronde come potevo dimenticarlo quel pomeriggio? Come lui stesso ammise per poco non accadde l'irreparabile.

"Il giorno dopo il nulla. Tutto era pressochè finito fra noi. Sei totalmente cambiata e mi hai allontanato senza un motivo"

"Lo so Jake ma..."

Abbassò il capo, mi lasciò le mani e disse

"Mi hai spezzato il cuore Bells, e non riesco a farmene una ragione...senza di te non riesco a vivere"

"Oh Jake"

Le sue parole mi colpirono allo stomaco come un pugno, ma ancora di più mi colpii il suo viso. Gli presi il mento fra le dita e lo costrinsi a guardarmi. Piangeva.

Rimasi attonita Jacob era una maschera di dolore. Cosa avevo fatto a quel povero ragazzo?
Lui era forte e fiero eppure in quel momento, davanti a me mi parve solo un fragile essere a cui io, senza alcun rimorso, avevo spezzato il cuore. Gli occhi gli si erano arrossati e riempiti di lacrime, le più grosse presero a scorrergli sul viso lasciando una scia umida sulla pelle liscia.
Cosa avrei potuto dirgli per rendere meno acuta la sua pena?

-Scusa Jake, il fatto è che ho incontrato il ragazzo per cui sono nata. Edward è l'uomo della mia vita, a cui sono stata destinata. Lui mi ha vista nascere crescere e farmi donna per lui, mi ha aspettata ed amata in silenzio per tutti questi anni. Ah dimenticavo, è un vampiro!-

No, non potevo.  

"Mi dispiace Jake, davvero" stavolta toccò a me prendere le sue mani e stringerle, cercai di fargli sentire che in un certo senso gli volevo ancora bene "non so che dire, non trovo le parole. Non volevo farti soffrire. E' successo tutto talmente in fretta...io stessa non ho avuto il tempo di capire cosa mi stava accadendo"

"Sai quante volte l'ho sognato Bells?"

"Cosa?"

Mi pentii subito della domanda perchè intuii cosa aveva potuto sognare

"Di chiederti di diventare mia moglie"

Appunto! E gli rilasciai le mani e mi allontanai di un passo, forse avevo esagerato.

"Un giorno non molto lontano l'avrei fatto. Sognavo di portarti alla spiaggia di La Push al tramonto, inginocchiarmi davanti a te e..."

E...successe in un attimo, in una frazione di secondo. Jacob mi afferrò per la vita attirandomi a sè e senza che me ne accorgessi posò le sue labbra sulle mie. Non ebbi neppure il tempo di reagire che lo sentii arpionarmi il labbro superiore con i denti. Pur non rispondendo al bacio rimasi lì inerme, non lo spinsi via.

"Quanto mi sei mancata Bells" dopo qualche interminabile istante si decise a staccarsi da me, pur continuando a tenermi stretta al suo petto.

"Che hai fatto Jake..."

Stavolta Edward sarebbe arrivato di gran corsa, e la faccia di Jacob avrebbe di sicuro fatto la conoscenza di qualche altra superfice solida.
Detto.
Fatto.

"Jacob basta per favore, lasciala andare" mi si gelò il sangue nelle vene, con lentezza esagerata mi voltai per seguire con lo sguardo il suono di quella voce, che se pur storpiata un pò dal disappunto, conoscevo bene.  

"Edward ci rivediamo"

Jacob mi lasciò andare, ed io in maniera molto infantile mi precipitai verso Edward. Lui mi accolse tra le sue braccia anche se il suo volto non prometteva nulla di buono. Chissà quanto aveva visto e cosa aveva sentito.
La domanda più naturale che avrebbe dovuto farsi era: perchè non l'hai fermato, Bella?
Perchè?
Non lo sapevo.   
 


Pov Edward

 
Avevo sopportato ben oltre il sopportabile. Dovevo intervenire.
Ero a casa, aspettando disteso sul divano l'ora in cui Bella avrebbe preso quell'aereo. Ma ancora di più aspettavo con trepidazione che quell'aereo la portasse a destinazione, così avrei potuto chiamarla e sentire la sua voce. Mi mancava terribilmente sentirla, mi mancava terribilmente lei, e non la vedevo da appena cinque ore.
Nel frattempo cercavo di confortarmi ascoltando i suoi pensieri, poichè ne ero quasi sempre io l'oggetto. In fondo anche quella era la sua voce, la sua voce cerebrale per essere precisi, sussurri, bisbigli appena accennati. Ma venivano pur sempre dalla mia piccola ed era così dolce e tenero ciò che le passava per la testa.  
Ripercorreva i momenti più importanti vissuti insieme. Il primo sguardo il primo bacio, la nostra prima volta e quasi ne rimanevo sgomento, perchè se mi concentravo abbastanza riuscivo perfino a percepire i brividi che le scuotevano il corpo in quei momenti.
Rifletteva su come fosse cambiata la sua vita, su quanto io l'avessi sconvolta, in positivo, poichè le avevo fatto capire cosa significava amare con dedizione totale. Voleva stare con me e soffriva per ogni singolo secondo in cui eravamo costretti a stare lontani.  
Mi amava, molto.
E ogni volta che percepivo quel "quanto lo amo", non potevo far altro che ringraziare la mia buona stella per quella immensa fortuna. Certo io l'amavo di più, ma non importava, a me bastava e avanzava sentirglielo sussurrare a intervalli regolari nella sua testa.

Poi la tempesta di fulmini, il ritardo del volo e la sgradita sorpresa di Jacob all'aeroporto. Tutto accadde così velocemente che non riuscii a raccapezzarmi.

Bella dopo aver saputo dal padre che il suo ex ragazzo stava per arrivare, -ufficialmente per farle compagnia in attesa dell'imbarco- andò su tutte le furie. Elaborò una serie infinita di improperi all'inidirizzo del genitore, e anche una miriade di sottopensieri atti a cercare di non svelarmi cosa stesse accadendo. Chiaramente le riuscì impossibile farlo, troppo complicato.
Così attesi, dovevo capire se realmente fosse necessaria la mia presenza a Seattle.
Ricordavo perfettamente ciò che era successo l'ultima volta che incontrai Jacob Black faccia a faccia, per poco non lo uccisi e per un soffio non persi Bella.
Non avrei corso di nuovo un simile inutile rischio.
Attesi.
Con l'espressione sempre più corrucciata mi alzai a guardare fuori dalla finestra, in lontananza i bagliori dei fulmini si susseguivano in cielo, eco di ciò che a pochi kilometri da Forks stava accadendo, indeciso se andare oppure no.
Aspettavo un segno.
Certo avrei potuto andare comunque e stare in disparte, non farmi scorgere e intervenire solo se strettamente necessario. In fondo mancava ancora un sacco di tempo all'imbarco e la tempesta non accennava a cessare.
Esitai qualche altro istante, poi il segno arrivò.
Jacob fece l'unica cosa per la quale io non avrei più atteso, l'unica cosa per la quale non avrei più indugiato.  
L'unica.
Le fece di nuovo male.

"Vuoi lasciarmi il dito per favore...ahiii mi fai male, lasciamiii"

Avvertii distintamente lo spostamento d'aria che provocai dileguandomi dalla mia stanza. Fui veloce, anzi velocissimo. Talmente veloce che mi stupii di me stesso. Divorai i kilometri da Forks a Seattle in un lampo.
Ma come era stato possibile? Come avevo fatto?
Io non ero mai stato tanto veloce. Quando con i miei fratelli mi cimentavo in gare per stabilire chi fosse il più veloce della famiglia, io mi ero sempre mantenuto piuttosto basso in classifica rispetto a loro. Adesso però mi rendevo conto che ero inaspettatamente migliorato. Prima la lettura dei pensiero, poi questo...
Il mio istinto diceva che la causa (o il merito) di tutto, fosse Bella.
Due minuti e mezzo, era il tempo che avevo impiegato per arrivare all'aeroporto di Seattle, riguardai l'orologio per sicurezza e mi convinsi che avevo visto giusto. Poco più di due minuti.
Seguii le indicazioni nella hall e arrivai alla sala d'attesa. Li scorsi subito e m'imposi di aspettare. Erano in un angolo del grande salone, Jacob appoggiato alla parete scuro in volto, zitto. Bella accanto a lui anche lei in silenzio, si massaggiava la mano.
Sul momento vederle fare quel gesto mi scatenò l'impulso irrefrenabile di prendere di nuovo Black e sbatterlo al muro. Non sopportavo l'idea che quell'idiota le avesse provocato di nuovo del dolore, se pur minimo. Ma perchè cavolo doveva essere così poco delicato con quell'angelo che invece, delicato, lo era tanto?
Il buon senso mi trattenne, ma se si fosse di nuovo avvicinato a lei...
Mi nascosi dietro un pilone e li osservai qualche secondo, quando vidi Jacob aprir bocca e dimenarsi come fosse in preda ad una crisi isterica, mi avvicinai abbastanza per ascoltare ciò che dicevano.

"Bella porti un anello al dito? Un anello, ti rendi conto?"

"Credo di si Jacob, considerato che ero decisamente presente a me stessa quando mi è stato infilato all'anulare"

"Ti ha chiesto di sposarlo?"

"No"

"Ma daiii, tu vuoi prendere in giro me? Abbi un pò di rispetto per piacere...Davvero non ci posso credere"

"Jake è un simbolo, sono legata a lui, niente altro al momento. Certo però non nego che se me lo avesse chiesto..."

"Se te lo avesse chiesto cosa? Che avresti risposto?"

"Si"

D'istinto afferrai il cellulare e scrissi un messaggio, digitai le parole velocemente non facendo caso neppure se stessi scrivendo in inglese oppure in arabo. Le mie dita scorsero veloci, era troppo bello quello che avevo appena sentito. Le dovevo dire qualcosa, subito, altrimenti sarei esploso.
Quando pigiai il tasto invio, rimasi come in trance emozionato, in attesa di una risposta. Ma sentii Bella accennare al fatto che avrebbe letto il messaggio in un altro momento, quindi mi decisi a riascoltare la loro conversazione, convinto comunque che il mio intervento non sarebbe stato necessario.
Jacob per stavolta l'avrebbe fatta franca e comunque non avrebbe avuto più occasione di sfiorarla neppure con un dito.
Guardai di nuovo verso di loro e mi accorsi che Jacob era di nuovo a testa bassa.

"Mi hai spezzato il cuore Bells" disse in un sussurro rauco "e non riesco a farmene una ragione...senza di te non riesco a vivere"

Bella gli si avvicinò e lo costrinse a guardarla in faccia. Piangeva. Jacob si era appena lasciato andare ad un pianto liberatorio.

"Mi dispiace Jake, davvero" Bella gli strinse le mani ed io a quel gesto cominciai ad innervosirmi.

Certo Jacob stava soffrendo, ciò era innegabile. Quando piombai nella vita di Bella lei era la sua ragazza e lui l'amava, ed anche molto da quello che potei capire.
Del resto come era possibile non amare Bella? Non desiderarla e non avere sempre il costante e irrefrenabile bisogno di starle appiccicato?
Jacob forse era convinto che lei sarebbe stata sua per sempre, che un giorno l'avrebbe sposato. Di sicuro anche le loro famiglie aspiravano a questo.
Ma in un tranquillo giorno del mese di marzo di quell'anno, un perfetto sconosciuto arrivò a Forks e in un solo pomeriggio gliela portò via, distruggendo i sogni di una vita insieme e mandando in frantumi le aspirazioni delle rispettive famiglie.
Accadde dall'oggi al domani ed io, lo sconosciuto, non mi creai nessuno scrupolo a farlo. Proprio nessuno. Io la volevo, lei era MIA, era nata per me e me la presi.
E se ci fossi stato io al posto di Jacob?
E se fossi stato io l'ex che in quel momento, in un angolo di un aeroporto fissava, (conscio di averla persa per sempre) la ragazza che amava disperatamente? Distrutto dal dolore per ciò che era stato, e per ciò che sarebbe potuto essere?  
Forse se fossi stato umano, piangere per me sarebbe stato il minimo. Io avrei cercato la morte, indubbiamente lo stesso in quanto vampiro. Non avrei potuto sopportare un dolore del genere. Mi sarei lasciato morire, in ogni caso, giorno per giorno. Cancellato dalla faccia della terra, la vita senza il mio unico grande amore, non avrebbe avuto alcun senso.
Allora in quel momento, quando vidi Jacob sconvolto dalla perdita, capii quanto io fossi privilegiato. Quanto fossi dannatamente fortunato a trovarmi nella situazione opposta alla sua. In virtù di questa consapevolezza riuscii perfino a sopportare quello che di lì a qualche istante i miei occhi avrebbero visto.
Dopo un altro breve scambio di battute infatti Jacob afferrò Bella, la mia Bella, per la vita e la baciò. Fu un istante, e le sue labbra pigiarono possessive su quelle di lei.

opzione 1)  

Rabbia.
Ira.
Violenza.
Morte. 

opzione 2)

Tollenza.
Comprensione
Perdono.
Vita.

"Quanto mi sei mancata Bells"

Essendo Jacob ancora vivo e vegeto e ancora parlante dopo ciò che accadde, scelsi la seconda opzione, nonostante lui le avesse dato un bacio con tutti i crismi.

"Che hai fatto Jake..."

Quando finalmente si staccò da lei, Bella era pallida e tremava. Era certa che  sarei sbucato da un momento all'altro per disintegrare Jacob. Ricordava l'episodio del bosco e aveva paura che capitasse di nuovo. Una piccola parte di me lo avrebbe voluto fare, spaccargli la faccia...insomma l'aveva baciata sulla bocca, stretta a sè ma...

C'era un ma. Mi sentivo in debito con quel ragazzo. Le avevo portato via un bene talmente prezioso, che un bacio mi parve un pegno insignificante da pagare.  Non c'era confronto. Glielo concessi.

"Jacob basta per favore, lasciala andare"

"Edward, ci rivediamo"

Bella si voltò di scatto verso di me, strattonò Jacob e corse a rifugiarsi fra le mie braccia. Colsi preoccupazione sul suo viso e i suoi pensieri erano incentrati sulla preoccupazione per non essere riuscita a fermarlo.
Povera piccola, sapevo che non voleva quel bacio. Era rimasta inerme perchè concedendogli di baciarla, forse avrebbe attenuato il suo senso di colpa.

"Ti ringrazio per aver fatto compagnia a Bella, ma dato che adesso ci sono qui io tu puoi andare" Bella si stupì per il mio tono calmo e serafico, e a dire il vero me ne stupii pure io.

"Che c'è Cullen temi forse che al momento dell'imbarco lei saluti me come saluterà te?" intendeva provocarmi

"Smettilla Jake" rispose Bella, ma io tanto non avrei raccolto, in nessun caso.

Mi presi qualche secondo per cercare le parole giuste e poi decisi di dirgli quel che pensavo.

"Jacob io volevo chiederti scusa" avvertii subito lo sguardo di Bella su di me, mentre l'espressione di Jacob era tra lo sbalordito ed il divertito

"Le tue scuse sono tardive oltre che inutili, amico" rispose a denti stretti, poi però gli sfuggì un sorrise "sono una goccia in un oceano"

"Lo so. Me ne rendo conto"

"Tu ti rendi conto? E di cosa esattamente ti rendi conto Edward?"

"Di quello che provi, di quanto tu possa soffrire"

"No io non credo. Io non penso tu possa capire, tu non l'hai persa...tu l'hai appena trovata e da quello che ho potuto vedere, non corri il rischio di perderla. Per sempre"

"Jacob..." tentai di spiegare le mie ragioni ma lui me lo impedì, fece qualche passo nella nostra direzione e continuò il suo accorato discorso.

"Sai che significa abituarsi all'idea di non poterla più neppure sfiorare. Io non ne ho più il permesso, non ne ho il diritto. Non posso più fare la cosa più banale...tipo baciarle le labbra. Cristo Bella io adoro le tue labbra" le si rivolse con lo sguardo lacerato dal dolore "sono così morbide, buone" poi si spostò su di me "ma credo che tu te ne sia accorto" come dargli torto? Le labbra di Bella erano nettare, prelibato ed irresistibile "adesso questo mi è negato. L'ho rubato quel bacio Edward, lo sai pure tu" ammise, io annuii e continuai ad ascoltarlo. "E i suoi capelli? Sono stupendi, passerei ore ad annusarli, carezzarli. Anche per te è così?"

"Si Jacob, anche per me"

"Per non parlare del costante bisogno di stringerla, sentire il calore del suo piccolo corpo sul mio" abbandonò le braccia lungo i fianchi, serrando i pugni. Pareva sconfitto "ma anche in questo caso, tu sai bene cosa intendo, vero?"

"Si"

"Tu puoi stringerla. Tu puoi tutto adesso Edward. Tutto. E sono certo che hai goduto di questo privilegio in ogni senso. Non è vero, Edward? Rispondi."

"Si Jacob, è vero"

"Cazzooo NOOO!"

Si catapultò nella mia direzione, e per una frazione di secondo ebbi l'impressione che mi avrebbe colpito. Lo vidi alzare la mano e sferrare un pugno, ma non colpì me. Sfogò la sua ira sul muro alle mie spalle. Nel colpire la parete di cemento armato usò tutta la forza e la rabbia che aveva in corpo, perchè sentii distintamente le nocchie scricchiolare e rompersi nel momento in cui la mano mancò me e toccò il muro. Non fece un lamento, non un fiato, evidentemente il dolore fisico era nulla in confronto al dolore al cuore che la mia conferma gli aveva provocato.
Bella era stata mia e lui impazzì nell'apprenderlo. Anche io sarei diventato pazzo se avessi appreso una notizia del genere. E la mia considerazione aveva una cognizione di causa, poichè sapevo davvero cosa volesse dire possedere Bella.

"Mi dispiace"

"NO Edward, rispiarmiami ti prego...non mi dire che ti dispiace. Io al tuo posto non mi dispiacerei affatto per te credimi"

"Cosa devo dire?"

"Non devi dire nulla. Non devi dire che mi capisci e non devi dire che ti dispiace. Hai vinto tu, io ho provato a lottare ma...ho perso. Lei ama te, l'ho capito sai. Basta darle un'occhiata, come ti guarda...come si aggrappa al tuo corpo"

"Jake" Bella cominciò a piangere nell'esatto momento in cui vide Jacob ritrarsi e curvare le spalle. Aveva appoggiato la mano rotta sul petto e l'aveva coperta con quella sana, evidentemente il dolore cominciava a farsi sentire. Ancora una volta Jacob si era ferito a causa sua "la tua mano..."  

"Non preoccuparti Bella è solo rotta...vado via. Però prima voglio dire una cosa ad Edward"

"Ti ascolto" gli dissi

"Se la fai soffrire...ti ammazzo" detto questo se ne andò. Non si voltò indietro  neppure un istante, scomparve tra la folla in pochi secondi.

"Edward"

"Shh, tranquilla angelo, tranquilla" presi Bella tra le braccia e la condussi sui sedili della sala d'attesa. La cullai fino a quando l'altoparlante annunciò che la tempesta era cessata e che il gate dell'imbarco era stato aperto.

Ci guardammo negli occhi, senza parlare. Non c'era nulla da dire. Ci baciammo a perdifiato e fu un'agonia lenta e disperata, che ci tenne in sospeso per alcuni minuti. Poi cosciente che doveva andar via, mi feci forza e la staccai da me, aveva ricominciato a piangere il suo viso era una maschera di sofferenza. Non potevo lasciarla andare così, dovevo fare qualcosa. Mi ricordai di una cosa, il messaggio.

"Angelo ti ho inviato un messaggio poco fa, lo hai letto?" fece no con la testa

"Volevo leggerlo quando Jake se ne fosse andato" infilò la mano nella tasca dei jeans e tirò fuori il cellulare. Aprì la cartella messaggi e lesse.

Dopo qualche istante cercò di ricomporsi, tirò su col naso, si asciugò gli occhi dalle ultime lacrime e si sistemò i capelli. Infine si mise dritta e composta sul sedile, si schiarì la voce e disse.

"Ne sarei felice signor Cullen...Si"

Sorrisi, la presi di nuovo fra le braccia e le diedi un bacio sulla fronte, poi quel maledetto altoparlante gracchiò di nuovo e Bella dovette andare via. La vidi scomparire lungo il grigio corridoio dell'imbarco, quindi mi diressi di nuovo sui sedili della sala d'attesa e mi sedetti. Avevo bisogno di riordinare le idee prima di tornare a casa. In poco più di un'ora era successo di tutto. Riflettei in particolare su una cosa però e cioè che avrei dovuto sentirmi a pezzi, lei era partita. Avrei dovuto sentirmi triste e sconfitto dalla forzata separazione. Invece io non mi sentivo così, perchè in fondo IO Edward Cullen, ero il vincitore...

 
SIGNORINA
ISABELLA SWAN
VORREBBE FARMI
L'IMMENSO
ONORE DI
DIVENTARE
MIA MOGLIE?

Le avevo chiesto si sposarmi e lei aveva risposto, SI.




Jacob è un solo un ragazzo innamorato a cui hanno spezzato il cuore...


PS1 resto comunque sempre e per sempre Team Edward però...il cagnolone sta proprio male!
Va bene datemi addosso su...
PS2 chiedo scusa per gli eventuali errori ma vado di frettissima
baci a tutte e grazieeeeeeee

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Capitolo 22
*** Cap. 22 La voce del cuore ***


Capitolo 22 La voce del cuore


CAPITOLO 22
                                                          La voce del cuore

                                       
 
Pov Bella

Due settimane. Quattordici giorni, 336 ore, 20.160 minuti senza Edward e stranamente ero ancora viva.
Apatica, triste svogliata e sempre di malumore, ma viva.
Per i primi giorni ci sentimmo ogni mezz'ora, poi mia madre mi fece una predicozzo da paura, che riuscì a provocarmi una fastiodosa emicrania, (non sopportava che stessi tutto il giorno col cellulare incollato all'orecchio) e allora limitammo le chiamate ad ogni paio d'ore.
Mi mancava il mio cucciolo, tanto.
Mi mancava scomparire fra le sue braccia, mi mancava sentire il suo naso freddo affondare nel mio collo e mi mancava il contatto col suo corpo.
Mi sentivo a metà, come se a Phoenix fosse arrivata solo mezza Bella e l'altra fosse rimasta attaccata a lui.
Chissà se Edward si sentiva come me...incompleto.
Ogni tanto desideravo di poter sapere cosa gli passava per la testa, come lui faceva con la mia. Anche se la distanza aveva influito sul potere che aveva riacquistato, riusciva a captare i miei pensieri in maniera ridotta da quando ero partita. Come se i kilometri influissero sulla sua telepatia.
Il caldo estivo di Phoenix era opprimente, tutte le mattine dopo dieci minuti dalla doccia ristoratrice ero di nuovo appiccicaticcia e dovevo tenere i capelli legati in una coda alta, se non li volevo trovare bagnati di sudore.
Come era distante Forks e il suo clima rigido...
Non avrei mai immaginato che un giorno avrei rimpianto la pioggia e il freddo pungente di quel posto. Ma in effetti non avrei mai immaginato che in quel posto, qualcuno mi avrebbe avvolto tutte le notti in un caldo bozzolo cullandomi fra le braccia per farmi addormentare.
Il mio dolce Eeed...
 
Tutte le sere se mi concentravo abbastanza riuscivo a sentire la sua voce alitare al mio orecchio, calda e soave come una ninna nanna

-Dormi angelo mio...ci sono io con te-

-Rimani tutta la notte? Per favore...-
-Certo, non ti lascio. Resto con te tutta la notte-

e le sue labbra morbide posarsi sui miei capelli, fino a imprimermi il solito dolcissimo bacio della buona notte.
Poi tornavo alla realtà, e nel giro di tre secondi singhiozzavo talmente tanto da bagnare fino all'inverosimile il cuscino che tenevo stretto al petto, insieme all'orsacchiotto spelacchiato. L'orsacchiotto che mi aveva regalato Edward, lo ritrovai al solito posto quando tornai a Phoenix. Appoggiato al muro, sullo scaffale accanto alla scrivania, tra Oscar il cane lupo e Flippie il pinguino. All'orsacchiotto non aveva dato un nome, chissà perchè...

"Eeed cosa fai adesso tutte le notti...orso tu lo sai cosa fa?" guardavo l'animale di pezza sperando in una risposta. Ero proprio da ricovero...avevo quasi diciott'anni e dormivo ancora con i pupazzi e gli parlavo anche!

Dopo aver esaurito tutte le lacrime, contemplavo la finestra spalancata della mia camera, e mi illudevo che forse, prima o poi lo avrei visto comparire sul cornicione.
Quatto quatto sarebbe entrato, si sarebbe tolto le scarpe, avrebbe preso il plaid di lana posato ai piedi del letto con cui mi avrebbe avvolto, e poi piano sollevatami per le spalle  mi avrebbe adagiato sul suo petto, il mio posto preferito, ed io mi sarei accucciata, facendo sonni sereni e tranquilli.  
Ma ciò non accadeva, e io mi addormentavo esausta all'alba di un altro inutile giorno senza il mio amore.

                                                                                                ********************

Renèe, dovetti ammettere che tutto sommato non ruppe più di tanto, mi lasciò respirare. Non si arrabbiò se i venerdì sera preferivo mangiare un sandwich sul divano davanti alla TV, piuttosto che il pollo fritto da Jmmy's, il locale in centro, con lei e Phil. Non scocciò neppure quando mi rintanavo per ore in camera mia, a scambiare mail con Alice. Le raccomandai di tenermi d'occhio suo fratello, e soprattutto di tenere lontane le grinfie di Jessica, o quelle di chiunque avesse due tette.
Di Alice mi fidavo ciecamente.
Ogni giorno stilava una sorta di bollettino dettagliato della situazione e dei spostamenti di Edward, non che io non mi fidassi di lui, ma sapere cosa faceva senza di me (e cioè niente di niente) mi faceva stare stupidamente meglio. Inoltre quel"ciao cognatina mia, qui è tutto sotto controllo" di Alice la gnoma pazza, mi dava la forza ed il sorriso per andare avanti senza crollare.
Nei lunghi e afosi pomeriggi di Phoenix presi l'abitudine di scrivere lunghe e interminabili pagine di quaderno. Non era un diario quello che tenevo, piuttosto una sorta di racconto epico. Una nuova versione della tragedia di  "Romeo e Giulietta" ma i miei sfortunati innamorati, non vivevano nella magica Italia di tantissimi anni fa, piuttosto nella attuale e sperduta "Forks, ridente cittadina dello Stato di Washington, USA, America, Mondo...Universo" e si chiamavano "Edward e Isabella".
Insomma era solo una cronaca delirante della storia mia e di Edward, niente di più, niente di meno. Ma accanirmi su quelle pagine bianche con la mia pessima grafia, mi aiutava a esorcizzare il pensiero che come i protagonisti di Shekspeere, anche noi saremmo finiti male. Del resto anche il nostro amore era contrastato, dai miei genitori in primis ma anche da un altro fattore, forse più importante, la nostra diversa natura.
L'argomento non lo avevamo mai affrontato apertamente, ma se avessimo davvero fissato in futuro una data per il matrimonio, ne avremmo dovuto parlare, preferibilmente prima del mio trentesimo compleanno...
                                                                         
                                                                                        ********************
Domenica mattina ore 09:00
-"Mamma vado a fare un giro al centro commerciale, okay?" le dissi mentre la trovai intenta a fare yoga, stesa su uno scomodissimo tappetino sintetico. Si conterceva nel tentativo di dar vita alla posizione del cane a testa in giù.
-"Bella vuoi andare da sola?" grugnì, forse per la posizione impossibile della testa
-"Certo! Lo facevo prima, non vedo perchè non dovrei farlo adesso"
-"Perchè manchi dal quartiere da un pò tesoro...dico a Phil di accompagnarti..."
Pensai che l'idea malsana le fosse balenata in testa perchè le era affluito troppo sangue al cervello.
Già in evidente difficoltà in posizioni più consone.
-"NO!"
Isterico, feci un urlo troppo isterico per passare inosservato. Sentii le guance imporporarsi ed ebbi la sensazione di trovarmi a testa in giù anch'io.
Mi mancò l'aria.
Nooooo Phil nooooo.
Già lo immaginavo col mocassino e la tuta, ed il borsello per il portafogli e le chiavi di casa, nooo, trattenni a stento un conato di vomito.
-"No mam-ma" ribadii con più calma, cercando di ignorare la vocina sadica, che nella mia testa era intenta a fare un rito woodoo per far venire qualche virus intestinale al mio adorato patrigno. -"il centro commerciale sta sempre là, non è che l'hanno spostato stanotte. E' a due passi"
La mia espressione era del tipo, mica mi sono rimbambita in solo un anno e mezzo!.
-"Mmh...va bene"
La mia faccia indignata e la mancanza di ossigeno al cervello la convinsero.
Se il rito woodoo non avesse funzionato, piuttosto che andare al centro commerciale con Phil, avrei fatto volentieri il cane a testa in giù con mia madre. Sarebbe stato più piacevole.
-"Stai attenta mi raccomando...e porta con te il cellulare. Oh che stupida," grugnì di nuovo, stavolta facendo il cane a testa in sù -"certo che lo porti con te il cellulare, altrimenti come fai a respirare, se non senti il tuo Eeeed"
Eeeed!
Non riuscivo a crederci, ma mia madre mi stava facendo il verso per il modo in cui chiamavo il mio ragazzo, durante le conversazioni che io pensavo (sbagliando) fossero intime?
Ma cos'altro aveva ascoltato? Che vergona...magari aveva origliato mentre raccontavo a Edward il sogno erotico di qualche sera prima, l'avevo messo in imbarazzo per i particolari ed il linguaggio che avevo usato.
-"Sarcasmo a iosa stamattina, eh Renèe?" risposi nel tentativo di provocarla, per carpirle qualche altra informazione.
-"Bella non mi chiamare Renèe ti prego..."
Si era messa seduta incrociando le gambe sul ventre, nella tipica posizione da meditazione e aggiunse -"ti pare che sia sarcastica? A me sembra solo di costatare un dato di fatto...piuttosto guarda che l'ho notato, l'anello"
In un gesto involontario cacciai la mano sinistra dentro la tasca dei jeans. Renèe notò il mio futile tentativo di nascondere il corpo del reato.
-"E' inutile che la nascondi Bella, quella fede salta agli occhi come una spia luminosa"
-"E allora?"
-"Tuo padre lo sa?"
-"Sa cosa?"
-"Bella ascolta...lo so che noi due abbiamo sempre avuto un rapporto un pò così...come dire sui generis, io sono un pò testa per aria"
Feci una faccia stupita ed enfatizzai con un gesto della mano la mia risposta
-"Ma chi tu? Maddaiii...assolutamente mamma!"
-"Molto divertente, smettila sono seria questa volta. Voglio sapere quanto devo preoccuparmi per te e Edwin"
-"Intanto potresti iniziare col preoccuparti di chiamarlo col suo nome, Edward, invece di continuare con questo Edwin...Ma chi cacchio è Edwin si può sapere! C'è stato un Ed-wi-n nella tua vita di cui sei stata innamorata per caso, mamma?"
-"Ma no che dici!" rispose inspirando ed espirando profondamente -"scusami...Tu e Edward"
-"Mi ha chiesto di sposarlo"
Sputai fuori il rospo, pronta a beccarmi sulla testa il soffitto, le sue urla l'avrebbero fatto crollare. Chiusi gli occhi e attesi trepidante.
Invece finii per ascoltare solo silenzio.
Riaprii gli occhi e Reneè era ancora lì, calma e pacifica come si addiceva ad una yoghista (passatemi il termine) in posizione meditativa a gambe incrociate e braccia adagiate sulle ginocchia, i pollici e gli indici delle mani chiuse ad O. Continuava a rilassarsi inspirando ed espirando ad occhi chiusi. Avrei dovuto provare anche io, forse mi sarebbe stato utile per i nervi tesi.
In quell'istante non sapevo cosa aspettarmi, forse era solo la quiete prima della tempesta.  
-"Mamma, hai sentito che ho detto?"
-"Si Bella, sono stramba mica sorda"
-"E non dici nulla?"
-"E cosa dovrei dire? Sono io quella che a diciott'anni è scappata di casa per sposare il ragazzo che amava alla follia e con cui stava da soli due mesi, ti pare possa giudicarti se vuoi sposarti così giovane? Almeno tu sei ancora qui, non sei scappata di notte come una ladra, come ho fatto io.."
-"No, però mi aspettavo qualcosa del tipo: figlia mia non ripetere il mio stesso sbaglio"
-"Non è stato uno sbaglio Bella, dopo un anno sei nata tu...e sei la cosa migliore che mi sia capitata nella vita"
Questa non me l'aspettavo. Non da Renèe.
-"Mamma" sussurrai vedendola asciugarsi una lacrima scesa a bagnarle la guancia -"piangi?'"
Lei riprì gli occhi, ancora velati di commozione e rispose
-"No" ma tirò su col naso -"questo tappetino raccoglie polvere...mi sarà andato qualche granello negli occhi"
-"Si come no.."
-"Certo vorrei che frequentassi il college, vorrei che facessi esperienze di vita da adulta, viaggi...un lavoro che t'interessi e ti gratifichi. Ma questo lo vorrei io, perchè in fondo è quello a cui ho rinunciato sposandomi alla tua età. Ma tu cosa vuoi Bella? Cosa sogni per il tuo futuro? Non ne abbiamo mai parlato"
Caspita che domanda. Mi colse di sorpresa e del tutto impreparata per un argomento così...importante. Mi morsi il labbro per qualche secondo, dovevo formulare una risposta sensata e soprattutto una risposta che comprendesse altro oltre ad Edward e il mio amore viscerale per lui, mia madre si aspettava questo, di certo.
-"Io amo Edward, voglio dire lo amo come tu amavi papà alla mia età, e voglio sposarlo, gli ho già detto di si. Ma...vorrei anche andare al college, e non per il lavoro gratificante, piuttosto perchè voglio studiare. Per me stessa, penso che il matrimonio e il college possano essere due risvolti della stessa medaglia"
-"Bene, questa è senza dubbio una buona notizia. Sei una ragazza in gamba tesoro, e con la testa sulle spalle, al contrario di me...Pensi dunque che vi sposerete a breve?"
-"Non lo so. E' successo tutto così in fretta..fra poco compirò diciott'anni, finirò il liceo e poi si vedrà, papà..."
-"Ah papà è più ottuso di un angolo" rise della sua battuta
-"Lo detesta Edward, mi aveva già organizzato la vita con Jake e adesso non accetta che io gli abbia rovinato i piani!"
-"Bella, Jacob gli è stato utile quando io ti ho portata via, anche se l'aggettivo utile risulta freddo accostato a quello che allora, era solo un bambino. Ma è la verità, puoi forse negarlo? Sii sincera."
-"Va bene, questo glielo concedo" ammisi -"ma qui stiamo parlando della mia vita, capisci la MIA VITA! E lui si è comportato da cavernicolo, padre despota e autoritario"
-"Non biasimarlo se si è illuso quando tu e Jake vi siete messi insieme"
-"Certo non lo biasimo, ma è ora che lui guardi oltre il suo naso, altrimenti mi perderà..."
-"Tranquilla tesoro, parlerò io con lui...devi dargli un pò di tempo. Anch'io ero preoccupata quando Charlie mi ha raccontato ciò che era accaduto in così poco tempo. La rottura con Jake, il calo scolastico, le tue giornate fuori fino a tardi e anche il pugno alla tua compagna di scuola...devi ammettere che questo decisamente non è un comportamento tuo, Bella. Ad ogni modo in queste due settimane io ti ho osservata, e sei la solita. Certo un pò troppo persa nei tuoi pensieri, ma chi non lo sarebbe con un fidanzato lontano? Parlerò io con tuo padre, devi dargli il tempo di metabolizzare la cosa"
-"Ha ben tre mesi di tempo per metabolizzare il mio rapporto con qualcun'altro che non sia Jacob Black...ma poi se lo accettato lui, Jake, che non stiamo più insieme, non capisco perchè non debba farlo papà?" perchè mio padre era testardo come un mulo, e non mi avrebbe mai dato soddisfazione.
-"Lo farà Bella, lo farà. Comunque lo vorrei conoscere, Edward. Sapere della sua famiglia. Di cosa si occupa suo padre?"
-"Mi pare giusto, suo padre è medico, papà lo conosce..."
-"Medico, e Edward vuole seguire le orme del padre"
-"Io non credo mamma...la vista del sangue gli gioca brutti scherzi...comunque vedremo come fare, organizzerò un incontro" dopo il tramonto altrimenti lo vedresti sbrilluccicare come un albero di Natale fuori stagione  pensai -"è un bravo ragazzo, ti piacerà, ha un sacco di qualità"
-"Non ne dubito e immagino sia bellissimo, smilzo come dice Charlie, ma bellissimo"
-"Oh si mamma lo è"  altrochè se lo era, il mio Edward era il ragazzo più bello dentro e fuori che avessi mai conosciuto.
-"Da come ti brillano gli occhi bimba mia, non devi aggiungere altro...vai via adesso, devo finire la mia meditazione"
-"Va bene vado" le lanciai un bacio -"a dopo...Ah mamma"
-"Umh?"
-"Ti voglio bene" a occhi chiusi lei sorrise e rispose
-"Anch'io te ne voglio Bella, tantotanto"

                                                                                                ********************

Col sorriso sulle labbra mi incamminai verso il centro commerciale.
Mia madre mia aveva stupito, ma ragionandoci non era poi tanto assurdo ciò che mia aveva detto.
Io sapevo di come mio padre e mia madre si erano conosciuti e innamorati.
 
Charlie era un giovane agente, più grande di Renèe di ben cinque anni, che ne aveva appena compiuto diciotto. Un'estate a Forks si susseguirono una serie di misteriose aggressioni ai danni di giovani donne. In realtà chi compiva quest'atto scellerato si limitava (per fortuna) a spaventare a morte le sue vittime, e a rubar loro la borsetta, nulla di più. Mia madre fu una di quelle sfortunate donne, la più giovane. Charlie quella sera era di turno e mentre Renèe veniva presa per le spalle e sbattuta a terra dal ladro, passava proprio di lì. Non esitò a scendere dall'auto e bloccare il malvivente che arrestò. Quando Charlie vide quella giovane donna impaurita e dolorante se ne innamorò all'istante, così come accadde a Renèe quando vide il suo prode salvatore. Il resto della storia era prevedibile, cominciarono a frequentarsi, si fidanzarono e si sposarono nel giro di pochi mesi, non con la benedizione dei loro genitori però, poichè  ritenevevano mia madre troppo giovane.
Lei rinunciò al college. Dopo un anno nacqui io.
Allora erano molto felici, poi però le cose nel tempo presero una piega diversa...

                                                                     *********************
Le 10 e 30 del mattino e ancora Edward non mi aveva dato il buongiorno, era davvero strano. Provai a chiamarlo ma aveva il cellulare staccato, e questa cosa oltre che strana mi preoccupò. Quando poi provai a chiamare Alice e anche il suo telefono risultò staccato fui presa dal panico. Pensai fosse successa loro qualcosa.
Il centro commerciale era tale e quale a come lo avevo lasciato, enorme, chiassoso, sempre gremito di gente a qualsiasi ora.
Dopo aver dato distrattamente un'occhiata alle vetrine, decisi di bere qualcosa e mangiare un boccone. Lo stomaco brontolava e la preoccupazione contribuiva a provocarmi dolorosi crampi all'addome.
Scelsi una caffetteria poco affollata, mi sedetti su una di quelle sedie alte utilizzate per i bancone attaccati direttamente alle pareti, solo che in questo caso il bancone era attaccato alla grande vetrata che dava sul corridoio pieno di attività commerciali. Ordinai un latte freddo e una fetta di torta di mele, riprovai a chiamare prima Edward poi Alice, nulla
il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile...
"Ma dove vi sieti cacciati fratelli Cullen?"
-"Desideri altro tesoro?" alzai gli occhi dal displey del cellulare, e trovai la faccia pesantemente truccata della cameriera di mezza età che mi guardava un pò perplessa, mentre adagiava l'ordinazione sul tavolo, evidentemente la mia faccia doveva essere un tantino preoccupata.
-"Grazie no, va bene così" risposi riabbasando lo sguardo e pigiando per l'ennesiva volta in maniera nevrotica il tasto CHIAMA ORA.
Il cliente da lei chiam...
-"Merda" mi sfuggì ad alta voce chiudendo bruscamente la chiamata.
-"Tesoro sicura di star bene? Hai una faccia"
-"Oh non si preoccupi...sto bene" tentai di abbozzare un sorriso, ma ero certa di aver fatto una specie di smorfia -"il mio ragazzo ha il cellulare staccato e non è da lui. Sono un pò in pensiero"
-"Questi ragazzi" rispose allargando la bocca in un sorriso materno -"sono così sbadati, probabilmente è fuori casa e ha dimenticato di caricare la batteria del cellulare ieri sera. Stai tranquilla" mi diede un buffetto rassicurante sulla guancia -"presto chiamerà"
-"Certo lo farà" volevo chiudere il discorso in fretta-"anzi di sicuro ha ragione lei".
Continuò a sorridermi per altri cinque secondi poi si girò in direnzione di un altro tavolo.
Potevo risponderle che il mio ragazzo, non avrebbe mai e poi mai aver dimenticato di caricare il cellulare, perchè -cascasse il mondo- mi avrebbe chiamato come ogni mattina da due settimane a questa parte, alle nove spaccate, non un minuto prima non un minuto dopo, per darmi il buongiorno?
E che comunque da qualsiasi altro apparecchio, pure da una cabina telefonica, lui mi avrebbe chiamato...
Volevo dire il mio Ed non avrebbe mai resistito tutta la mattina senza sentire la mia voce e sapeva bene che neanch'io avrei resistito...
Qualcosa non andava, e la conferma era data dal fatto che anche Alice era irreperibile.
-"Non ci posso credere Isabella Swan in carne ossa..." una voce maschile mi distrasse dai cattivi pensieri.
Alzai il capo controvoglia, e questa volta ne avevo tutte le ragione poichè davanti agli occhi trovai il faccione sorridente di Jason O'Neel, un compagno rompiglione delle superiori. A suo tempo mi aveva fatto una serrata, quanto inutile, corte.
-"Jason" risposi con una vocetta irritata -"che sorpresa"
-"A chi lo dici Bella, ti ho vista dal vetro e non riuscivo a credere che fossi tu" lui però purtroppo o per fortuna non si accorse della mia irritazione  -"pensavo ti fossi trasferita"
-"E' così, sono qui per le vacanze estive"
-"Ti trattieni molto?"
-"Fino a settembre"
-"Woa un sacco di tempo, allora ci si può vedere...magari organizziamo una rimpatriata con gli altri ragazzi, saranno contenti di vederti"
-"Non lo so Jason..."
-"Sei sola, si insomma possiamo fare due chiacchere oppure aspetti qualcuno" non volevo essere pessima e scortese oltre il normale, così accettai la sua compagnia
-"Non aspetto nessuno...solo una chiamata che non arriva..." porca miaseriaccia ladra, non finii la frase che Jason prese posto sullo sgabello accanto al mio.
-"Ti trovo bene...voglio dire, sei stupenda"
-"Grazie sei molto gentile" lumacone come un tempo "trovo bene anche te"
-"Grazie, mi arrangio. Allora cosa mi racconti, come ti vanno le cosa a Fortsdale???"
-"Forks, la cittadina si chiama Forks, vanno bene. Mi sono ambientata"
-"Perfetto...la scuola? Fai ancora a botte con la fisica?"
-"No, cioè ho trovato qualcuno che ha fatto il miracolo, e me l'ha fatta piacere, ho fatto pace con la fisica"
Edward...pensai con una stretta al cuore. Perchè non chiami, dove sei...
-"Deve essere una persona speciale se è riuscito in una tale impresa disperata, ricordo che a suo tempo  ci provai anch'io. Senza alcun risultato."
-"Già, è speciale"
-"Parecchio più di me"
Jason con nonchalanche guardò prima la mano sinistra che stavo ultizzando per bere il latte dal bicchiere, dove la fede brillava in tutto il suo splendore e poi me, e capì. Anche perchè di sicuro la mia espressione da pesce lesso non lasciava adito a dubbi.
Chi mi aveva fatto piacere la fisica, mi aveva fatto piacere anche altro. Ma non chiese nulla, in fondo tra noi non c'era mai stata una tale confidenza da spingerci in domande particolarmente personali. Sta di fatto che bastò uno sguardo a quel sottile cerchio dorato per farlo desistere da qualsiasi altro intento.
-"Emh okay Bella, sarà meglio che vada adesso...mi ha fatto piacere vederti. Quando ti ho vista seduta qui da fuori non riuscivo a credere fossi davvero tu. Ti trovo davvero bene, l'aria di Forks ti fa bene, sei diventata davvero bellissima" non riuscivo a capire se esprimesse sul serio un suo pensiero o se stesse continuando a fare il cascamorto in ricordo dei bei tempi andati, nonostante il mio palese essere impegnata.
-"Sei davvero gentile Jason, ha fatto piacere anche a me incontrarti"
-"Proverò a chiamarti Bella, nell'agenda di scuola dovrei avere ancora il numero di casa di tua madre, così se sei libera, organizziamo"
-"Okay ci sentiamo" Jason si piegò a darmi un leggero bacio sulla guancia, io mi limitai a porgergliela quindi si alzò e andò via.
Presi altri due bocconi di torta, bevvi il latte, pagai e uscii dalla caffetteria, decisa a uscire dal centro commerciale. Era meglio tornare a casa.

Una volta fuori mi sentii avvampare, l'aria condizionata a palla di quel posto mi aveva fatto dimenticare per un paio d'ore i trenta gradi all'ombra di quella torrida domenica mattina di Phoenix.
Boccheggiante per la calura imboccai il viale, con quel maledetto cellulare silenzioso in mano.
Dopo qualche metro notai un grosso monovolume grigio scuro, accostarsi al maciapiedi, era uno di quei macchinoni a forma di uovo con i vetri scuri. Affrettai il passo, i vetri scuri delle macchine non mi piacevano, mi inquietava non poter vedere chi ci fosse all'interno.
Pochi passi e l'ebbi raggiunta, la vettura non accennava a muoversi ne nessuno dall'interno sembrava intenzionato a scendere dall'abitacolo. Proprio quando stavo per oltrepassarla lo sportello posteriore si spalancò.
-"Pssh...ehy angelo, salta su"
Solo una persona al mondo mi chiamava angelo. Solo una, ed era proprio la sua voce quella che udii.
-"Eeeedddd" senza pensarci un secondo, io l'angelo, pazzo di gioia, saltai su.
Ma non sopra il sedile dell'auto, saltai letteralmente addosso al mio ragazzo, atterrando col sedere sulle sue gambe. Lui, chiuse gli occhi per attutire il mio atterraggio (non proprio morbido) su di sè, come se avessi mai potuto provocargli sul serio del dolore, e scoppiò in una fragorosa risata.
-"Ahiii, angelo quanto mi sono mancate le tue incursioni da terrorista ninja"
-"Non hai ancora visto nulla" gli dissi ridendo di gusto anch'io "sono maestra in fatto d'incursioni"
Affondai con entrambe le mani nei suoi capelli e lo attirai a me
-"Vieni qui bel ragazzo"
Lo provocai, mentre le sue iridi color dell'oro cercavano impazienti le mie. Il cuore mi martellava in petto talmente forte che potevo sentire il rinculo dei battiti direttamente nelle orecchie.
A mezza voce farfugliai un roco noncicredo, davverononcipossocredere...e finalmente i suoi occhi trovarono i miei e li incatenarono, come se ci fosse stato bisogno di usare le maniere forti per incollare il mio sguardo al suo.
"Allora...credo dovrei fare qualcosa per farle cambiare idea signorina Swan"
Io sapevo cosa stava per fare, e desiderai ardentemente che non fossi troppo frastornata e riuscissi a godermi ogni singolo istante di quel momento fantastico e inaspettato.
Lentamente mi prese per i capelli, più precisamente arpionò l'elastico multicolor della coda di cavallo che avevo ancora alta sopra la nuca, azzerrò l'esigua distanza delle nostre bocche e mi baciò.
Dio che bacio...
Fu uno di quei attorcigliamenti di lingua e scambio di saliva che mi rincoglionivano totalmente.
La vista mi si annebbiò subito, poco male, serrai gli occhi, il bacio lo dovevo gustare e basta, mica lo dovevo vedere. Quei pochi pensieri, che per un caso fortuito si trovavano nella mia testa in quel momento, si trasformarono in confusi miscugli di parole e frasi senza senso. Il mio cervello decise di andare in pausa caffè. Ma tanto Edward ormai era abituato ai miei momenti di completo black-out nel mio cervellino.
Le gambe mi cedettero, le sentii molli come gelatina e mi abbandonai a corpo morto su Edward, spalmandomi completamente sul suo torace.
-"Adesso ci credo..." risposi compiaciuta e gongolante qualche minuto dopo.
Lui ricambiò il sorriso
-"So essere molto convincente se mi impegno"
Mi strinse forte al petto, mentre io nascosi il viso nell'incavo del suo collo. Inspirai ed espirai una due tre volte il suo profumo, il suo odore, mi sembrava di essere stata in apnea per due settimane e adesso tornavo ad ossigenarmi d'aria fresca.
-"Angelo vieni qui fatti guardare, sei molto carina con in capelli in su" mi prese per i fianchi e mi fece sedere meglio appoggiando la mia schiena al sedile del guidatore. "Ti piaccio davvero?" chiesi, poi un dubbiò ridestò il cervello dalla pausa.
Ma chi stava guidando la macchina? Non mi ero preoccupata di questo particolare.
Mi voltai di scatto, e mi trovai davanti un caschetto di capelli neri scombinati, due occhi color ambra e un sorriso felice, mi salutavano dallo specchietto retrovisore
-"Ciao cognatina, piaciuta la sorpresa?" Alice, l'adorabile gnomo pazzo, strizzò l'occhio in segno di complicità.
-"Voi due Cullen mi avete fatto preoccupare. Vi chiamo ripetutamete da due ore"
-"Sull'aereo i cellulari non si possono tenere accesi" rispose Alice -"e poi Eddy ha insistito per farti una sorpresa"
-"Direi che Eddy c'è riuscito..." mi fiondai di nuovo su quelle labbra rosse e carnose, dove avrei volentieri trascorso il resto della giornata, ma anche della notte volendo, e mandai di nuovo il cervello a farsi un caffè, black-out.
Quando ebbi bisogno di prendere fiato mi staccai, restando sempre a un'inezia lontana dalle sue labbra
-"Non resistevo più" sussurrò quasi a giustificarsi il mio amore, appoggiando la sua fronte sulla mia
-"Io non resisto dal primo giorno che sono qui veramente...come hai fatto a trovarmi?"
-"La tua testolina" rispose picchiettando la mano chiusa a pugno sul capo
-"Le trasmissioni radio sono riprese normalmente adesso?"
-"Si. Tutto come prima anche se, il primo pensiero che ho captato appena arrivato davanti al centro commerciale è stato Jason O'Neel...quanti altri Jason mi sono perso?"
-"Stupido di un vampiro, cosa dici?" e ricordando vagamente le sue parole di qualche tempo prima...  -"non ho pensato a nessun altro, ci sei sempre tu qui dentro" mi toccai la testa con l'indice -"e qui dentro, in ogni singolo istante della mia giornata." mi scostai appena, gli presi la mano e gliela adagiai sul mio petto, per fargli sentire il cuore -"ascolta, Ed ascolta...te lo sta gridando, il mio cuore ti sta gridando quanto ti amo, Dio solo lo sa...quanto, lo senti?" pronunciai queste ultime parole con tale foga che attesi le lacrime scorrermi sul viso da un istante all'altro. Ma perchè le nostre conversazioni dovevano essere sempre così...intense?
Era come se ogni momento insieme fosse l'ultimo...
Non piansi, la felicità prevalse sull'emozione, non me ne uscii col solito piagnisteo.
Edward mi prese il mento fra le mani, tremava, era emozionato quanto me, o forse lo era di più. Mi guardò, quegli occhi, ne ero certa sapevano leggermi l'anima oltre che la mente, accennò un sorriso con un angolo della bocca e poi prendendo un lungo e quasi doloroso respiro, rispose
-"Io di più Bella, te l'assicuro...il mio cuore non ha voce, ma te lo sta urlando lo stesso, tu lo senti?"
-"Si" soffiai sul suo viso, e mi baciò.
Qualche istante dopo...
-"Ehy voi due..."  Alice sbottò continuando a guardarci dallo specchietto retrovisore, con aria decisamete contrariata -"che intenzioni avete? Eddy io una settimana così non resisto!"
-"Una settimana?" Edward sarebbe stato con me per una settimana, quello era un sogno ad occhi aperti
-"Prima o poi finirei per piangere. Lo so che è impossibile, ma siete così uff...romantici ed emozionanti"
-"Alice mi sembra improbabile una tua eventuale lacrimazione" sentenziò Edward, prendendo in giro la sorella
-"Invece io potrei essere la prima vampira piangente nella storia della nostra razza...Oh che rabbia...mi fate sempre un effetto incredibile, siete devastanti. Pericolosi per la mia stabilità emotiva..." tentò di darsi un contegno e sospirò, pareva anche lei davvero provata. Si cacciò gli occhiali da sole sul naso e mise in moto la macchina per immettersi sulla via principale.
Era come se ci stessimo rincontrando dopo due mesi e non dopo due settimane. Ma ogni ogni minuto di lontananza per noi  equivaleva ad un intero giorno, un ora ad una settimana, e così via.
Rimanemmo abbracciati per almeno mezz'ora, io distesa su di lui, la testa incastrata fra il petto e l'incavo della sua spalla. Mi stringeva, continuava a guardarmi e baciarmi e carezzarmi il viso, come se volesse convincersi di avermi davvero lì con lui. Io gli sorridevo come una stupida, non sapevo che dire, che fare, volevo solo che continuasse a toccarmi e a guardarmi come solo lui sapeva fare, e cioè come se fossi l'unico essere sulla faccia della terra con due gambe e una sola testa.
Alice continuava a girare in tondo per la città, non feci caso alla strada, ai quartieri, il rumoroso e caotico traffico di Phoenix era solo un mormorio di sottofondo, buono per cullarmi fra le braccia di Edward.
-"Bella credo dovresti rientrare, è ora di pranzo" senza che me ne accorgessi era già mezzogiorno e mezzo.
-"Io non voglio tornare a casa" risposi stringendomi ancora di più ad Edward -"voglio stare con voi, voglio stare con te..."
-"Amore mio non voglio che Renèe si arrabbi, devi uscire tutti i giorni questa settimana"
-"Chiamala, le dici che hai incontrato degli amici e resti fuori per pranzo" riflettei per qualche istante e poi ebbi un'illuminazione
-"Ho un'idea migliore" risposi -"venite a pranzo a casa mia"
Dovevo solo imbabbuccarli per bene...
 
 

 

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Capitolo 23
*** Cap. 23 Indovina chi viene a pranzo.. ***


capitolo 23 Indovina chi viene a pranzo...

 

Annuccio, questo è il cap. 23 di 30, ebbene si, l'avventura fra sette capitoli si conclude, almeno per il momento.
Spero questo vi piaccia, a me è piaciuto tanto scriverlo!


 
Cap. 23


                                               INDOVINA CHI VIENE A PRANZO...
 


pov Bella   



"Ciao mamma non indovinerai mai chi viene a pranzo da noi..."


                                
                                       ***********************


-"Bella non puoi dire sul serio" Alice mi guardava con gli occhi fuori dalle orbite

-"Certo che dico sul serio!"


-"Se è uno scherzo non lo trovo affatto divertente"


-"Aliceee dai non scherzo" le risposi esasperata "non penso morirai per qualche carbidrato e un pò di zuccheri, tanto non ingrassi...beata te" lei mi fece la linguaccia


-"Invidiosa"

In quel momento quella vampira mi parve più acida della vecchia zia Ethel, zitella sessantenne, sorella di mia nonna materna.

-"Alice dai non possiamo non farlo" Edward rincarò la dose -"non moriremo per un pò di cibo umano...piuttosto Renèe non troverà strano il nostro abbigliamento?"

disse poi guardandosi i vestiti.

Certo la felpa a maniche lunghe con cappuccio che gli copriva testa e viso, non andavano d'accordo con i trenta gradi della giornata di fine giugno di Phoenix,magari il lungo caftano di lino bianco di Alice lungo ben oltre il ginocchio e il cappello di paglia a falde larghe risultavano un pò più in relazione con il clima dell'Arizona. Anche gli stivali da cowboy, la cui punta di metallo luccicava, non erano male.

-"A quello penserò una volta dentro casa" risposi agitata grattandomi la testa "mi verrà in mente qualcosa...dunque a mia madre ho detto che dei sandwich al pollo e insalata andavano più che bene per pranzo...è il massimo che potevo aspettarmi da lei, sempre meglio di una scatoletta di spaghetti precotti"

-"Spaghetti? Dio aiutami" mormorò Alice in tono plateale, poi strabuzzò di nuovo gli occhi come se avesse recepito in ritardo, ciò che avevo detto in precedenza.

-"Aspetta, ha dei detto pollo? Vuoi farmi mangiare del pollo? Stai parlando di quelle insulse bestiole che hanno le ali ma non le usano perchè sono troppo stupide per farlo?" La gnoma vampira si portò la mano alla bocca, quasi a reprimere un improvviso senso di nausea  -"io dei pennuti non bevo neppure il sangue e tu pretendi che ne mangi la carne? NO assolutamente NO! Non se ne parla proprio"

La guardai in cagnesco, non sarebbe stata la sua repulsione per i pennuti a fare andare a gambe all'aria l'incontro.

-"Alice non rompere, mangerai il sandwich di pollo. E basta."

-"No"

-"Invece si"

-"Invece no"

-"In-ve-ce-ho-de-tto-si" mi avvicinai alla gnoma ancora al posto di guida, guardandola come se la volessi fulminare con gli occhi. In quel momento mi sentii un metro più alta. Lei sembrò sorprendersi, forse le feci uno sguardo assassino, o forse lesse qualcosa in quello sguardo. Qualcosa che le avrei fatto in un futuro molto prossimo se non fosse capitolata, di sicuro vide, perchè si ritrasse appoggiandosi con la schiena al volante dell'auto.

-"Okay time out, adesso basta" Edward intervenne mettendo un braccio sul sedile a volerci separare, come se fosse davvero possibile che io facessi a botte con Alice, una gnoma ma pur sempre una gnoma vampira -"Alice se ti dessi qualcosa in cambio, faresti questo sacrificio?"

-"Qualcosa tipo un'altra auto sportiva? No grazie, non sono interessata"

Alice incrociò le braccia sul petto e assunse la sua tipica faccetta da "vampira incazzata", ma non me ne preoccupai, quella ormai la conoscevo, faceva solo scena, ma avrebbe fatto ciò che volevo io.

Venti minuti dopo sulla soglia di casa eravamo tutti e tre nervosi e agitati.
Ed era strano per dei vampiri essere nervosi e agitati, per dei vampiri normali, ma non per quelli della famiglia Cullen.
Cominciavo a pensare che loro di vampiri avessero davvero ben poco...
Edward stava per conoscere la sua futura suocera e visto l'esperienza con mio padre era del tutto comprensibile la preoccupazione che leggevo sul suo viso, almeno mia madre non teneva armi in casa. Alice temeva che non sarebbe stata in grado di buttar giù nemmeno un boccone, e se lo avesse fatto, temeva di non riuscire a trattenere il cibo nello stomaco, atrofizzato da anni di inutilizzo.

-"Bella se vomiterò sulla tovaglia buona di tua madre non mi reputerò responsabile...e se dicessi che sono vegetariana? In fondo è una mezza verità!"

Povera Alice, cominciava a farmi pena, non sapeva proprio come risparmiarsi il pennuto.

-"Non so quanto ti convenga Alice, mia madre è fissata col cibo sano, ma tanto strano...
rischeresti di mangiare bacche e bacelli conditi con tofu e salsa di soia"


Alice si mise di nuovo la mano davanti alla bocca, ed ebbi l'impressione che stavolta stesse davvero per vomitare.

"Su Alice resisti" le disse Edward allarmato "non puoi mollarci adesso"

Dio aiutami tu, pregai in silenzio.

Intrecciai le mie dita a quelle del mio ragazzo e suonai il campanello.

Avevo portato due vampiri vegetariani a mangiare sandwich di pollo in compagnia di mia madre e Phil...
Dovevo essere impazzita del tutto.

 

pov Edward

 
Le mani mi sudavano, e non era possibile, un vampiro non suda...ma non era la prima volta che mi succedeva da quando conoscevo Bella, i miei pori asfittici, traspiravano...

-"Ed tranquillo, andrà tutto bene" disse il mio angelo intrecciando le sue dita alle mie. Presto Renèe, sua madre, e se il cielo avesse voluto, mia futura suocera, ci averbbe aperto. Alice stava in piedi dietro di noi, col suo cappello di paglia da diva anni sessanta e gli occhiali a mascherina che le coprivano metà viso. Io col mio cappuccio della felpa calato sulla testa e le maniche giù, oltre i polsi, sembravo un pusher in attesa di smerciare qualche dose.

Dio che situazione! Ma per Bella avrei affrontato di tutto...anche un sandwich di pollo.

-"Benvenuti ragazzi!"

Alla fine Renèe aprì la porta.

La prima cosa che notai fu che era davvero una bella donna, ma la mia Bella le assomigliava poco, l'unica cosa in comune che avevano, erano le lentiggini accennate sul naso, forse anche quello era simile. Per il resto Bella assomigliava a Charlie, nei colori e nella fisionomia.

-"Accomodatevi, è un grandissimo piacere conoscervi"

-"Buongiorno signora, io sono Edward e lei è Alice, mia sorella"

-"Salveee" trillò mia sorella, sbucando oltre le mie spalle con addosso ancora gli occhiali da sole.

-"Ciao Alice, Edward, chiamatemi pure Renèe"

-"Renèe, ci spiace esserle piombati in casa con così poco preavviso, ma è stata una cosa decisa su due piedi...ieri sera..."

-"Davvero improvvisa" intervenne Alice "a dire la verità in casa non lo sopportavano più, era diventato intrattabile, una vera lagna, così ho prenotato due posti sul primo volo"

-"Hai fatto bene Alice, anche mia figlia cominciava ad essere piuttosto insofferente. Ma sarete affamati, scommetto che non avete fatto neppure colazione stamattina"

-"Oh noo e signora abbiamo una fame" Alice disse la parola fame con tale enfasi che Renèe non potè non notare che stesse mentendo, mi voltai e la fulminai con gli occhi, lei per tutta risposta mimò -"io-no-n man-gio-nessu-n-pe-nnu-to"

-"Alice" le dissi a bassa voce -"tu-man-gi-tu-tto-o-ti-sta-cco-la-te-sta...giuro"

-"Uff..."

La cucina era molto grande, ariosa e purtroppo anche luminosa, così Bella dovette inventarsi che Alice aveva un brutto mal di testa per il repentino cambio di temperatura, e che era meglio tirare le tende per non far filtrare la luce del sole, ancora alto in cielo, e che contribuiva a farla star male. Renèe non se lo fece ripetere due volte e velocemente si diresse verso la lunga veranda chiudendo le pesanti (per fortuna) tende di juta beige. Solo allora io abbassai il cappuccio e alzai un pò le maniche della felpa, Alice si tolse gli occhiali, il cappello lo aveva già tolto in salotto.

-"Edward" chiamò Renèe -"devo dire che Bella non ha esagerato nel definirti bellissimo, lo sei davvero" mentre pronunciava quell'ultima frase notai che mi guardava quasi con occhi adoranti.

-"Oh grazie" balbettai imbarazzato -"sua figlia lo è molto di più, Isabella è nata bellissima" guardai la mia piccola, eravamo ancora mano nella mano, era arrossita. Avrei avuto voglia di prenderla fra le braccia e morderle quel musetto compiaciuto, ma dovetti resistere. Non era il caso di saltarle addosso dopo nemmeno dieci minuti di conoscenza con sua madre.

-"E' vero, Bella era davvero un adorabile frugoletto quando è nata, hai visto qualche sua foto da Charlie?"

No, ho avuta la fortuna di vederla il giorno stesso della sua nascita, e mi ha stregato, rapito,
incatenato a lei...per l'eternità

Questo avrei voluto rispondere, ma non era di certo possibile.

-"Si ho visto le foto a casa del capo Swan" mentii "senza dubbio, un adorabile frugoletto" l'unica volta che mi trovai a passare per il salotto di casa loro fu quella in cui rischiai di essere impallinato, e non ebbi proprio nessuna voglia di soffermarmi a gurdare le cornici sulla mensola del camino.

Renèe annuì soddisfatta, e si diresse verso il tavolo, già apparecchiato di tutto punto.

-"Bene, sedetevi ragazzi, fate pure come se foste a casa vostra, non siate timidi, i sandwich sono già pronti" così dicendo tolse un candido tovagliolo da sopra un vassoio colmo di panini.

Io e Bella prendemmo posto l'uno accanto all'altro, Alice si sedette di fronte, Renèe si allontò qualche secondo, e ritornò con una pentola.

-"Ho preparato anche qualcosina di caldo, una zuppa"

A queste parole a Bella sbiancò -"non che abbiate bisogno di scaldarvi, ma secondo la mia personale visione, il corpo ogni giorno ha bisogno di una bella zuppa per restare in forma, sali minerali, ferro, vitamine... Ecco questa" disse togliendo il coperchio di terracotta al contenitore -"è a base di germe di grano, spaghetti di soia, alghe e ho aggiunto anche una grattatina di zenzero fresco"

Immediatamente i fumi della minestra invasero le nostre narici, io guardai Alice che esterrefatta guardò Bella che terrorizzata guardò me. Mia sorella piegò il busto in avanti e le sentii distintamente emettere un mugugno tipo "vuooohhh"

Stava per dare di stomaco, anche se non aveva ingerito neppure un minuscolo boccone di quella pietanza, solo l'odore le dava la nausea, e non solo a lei purtroppo. Reneè le era di fianco ma il suo sguardo era fisso su di me, io per qualche strano miracolo riuscii a non muovere neppure un sopracciglio, anche se sul serio quella specie di poltiglia verdastra era davvero rivoltante, oltre che nauseabonda.

Il cervellino di Bella andò subito in corto circuto, la calma apparente stava andando a farsi benedire, e il panico aveva raggiunto immediatamente il massimo livello di guardia.

Nooo la zuppa nooo...merdamerdamerda, ora quella vomita...viene da vomitare a me figuriamoci a lei! Cacchio che faccio adesso?

"Guardami Bella" pensai, come se potesse sentirmi, volevo tranquillizzarla almeno con un sorriso, con uno sguardo.

Alice non avrebbe mai vomitato...insomma eravamo vampiri, vampiri con debolezze da umani, ma pur sempre vampiri. Non potevamo avere tali stimoli fisici, il nostro corpo era immobile, insensibile a tali evenienze, eppure, Alice pareva davvero in difficoltà a trattenersi.

-"Mamma..." strepitò Bella, al limite dell'isteria, alzandosi in fretta e furia e strappando dalle mani della madre il coperchio per richiudere quella che sembrava la pentolaccia di una strega con all'interno una pozione magica -"perchè ti sei disturbata...non dovevi assolutamente, i panini erano più che sufficienti...arghahahahahuhuhu" quello strano suono voleva essere una risata, ma sembrava quasi che la mia piccola stesse esalando l'ultimo respiro. Guardava me e poi guardava la faccia, più morta del solito di mia sorella Alice e potevo vedere gl'ingraggi del suo cervello fumare per lo sforzo di trovare una soluzione.

Eddy questa vomita e se vomita? Anche se non ha tutti i torti poverina...bleah quella cosa verdastra è rivoltante, ma come le è venuto in mente di fare una cosa simile...ma il sandwich ora come caspita lo ingurgita, il sandwich, Ed??? Ed che facciamo Ed? Che facciamo? Eeeed???

-"Alice?" chiamai

-"Umh" mugugnò lei con un filo di voce

-"Hai ancora male alla testa, ti vedo un pò pallida?"

-"Ahhh siii, proprio non mi da tregua, povera la mia testa" platealmente si premette le tempie con le dita

-"Cara in effetti sei davvero palliduccia" affermò Renèe

Sai che novità considerò Bella ghinando un sorriso -"forse sarebbe meglio riposarti un pò, magari schiacciare un sonnelino e poi pranzare, ti prendo delle aspirine?"

-"Dio sia lodato" esultò a mezza voce la mia piccola, alzando gli occhi al cielo -"grazie Gesù...graziegraziegrazie"

-"Che hai detto?" Renèe guardò confusa la figlia -"chi stai ringrziando?"

-"Emh il cielo, grazie al cielo esistono le aspirine mamma, Alice cara, è meglio che vai a stenderti in camera mia" Bella schizzò dalla sedia per raggiungere mia sorella, alla quale non pareva vero di potersi allontanare dalla pentolaccia malefica -"butti giù due aspirine e poi quando ti sentirai meglio mangerai un boccone, eh che ne dici?" le strizzò l'occhio in segno di complicità. Di sicuro non avrebbe più mangiato.

-"Oooh grazie siete così gentili" Alice si portò di nuovo una mano alla testa "davvero penso sia meglio riposare prima di mangiare la zuppa...altrimenti rischierei di non gustarla appieno"

Bella ed Alice scomparvero su per le scale e io restai solo con Renèe, la pentolaccia ed il petto di pollo che bianchiccio al pari mio, faceva capolino fra la fetta di pane e le foglie di lattuga.

-"Edward, dai comincia a mangiare" disse la mia ignara carnefice mentre mi faceva ondeggiare sotto il naso la ciotolina con l'intruglio e adagiava un piatto con un gran bel sandwich a pochi centimetri da me.

-"Aspetto Bella" risposi comunque rassegnato a subire quella pena.

-"Ma no, sarai affamato sono le due del pomeriggio! Coraggio" mi incitò -"un ragazzone come te ha bisogno di nutrirsi"

-"In effetti da quando conosco Bella, mi è aumentato l'appetito" scherzai

-"Ci credo l'amore fa questo effetto, nel sandwich non ho aggiunto salse, non sapendo quale ti piacesse" Renèe incautamente avvicinò un'altra ciotolina -"salsa allo yougurt?"

-"NO...no grazie, lo preferisco così"

-"Ah la zuppa chiaramente, se non ti va non è un problema, so che è un pò particolare come pietanza,  io e Phil la scalderemo per cena...a proposito di Phil è uscito per comprare un dolce e non è ancora tornato...che strano" perfetto, mi sarebbe toccato mangiare anche il dolce, ma la zuppa no, non ci sarei riuscito.

-"Renèe le dispiace se mangio prima il sandwich?"

-"Certo che no caro"

Cercando in tutti i modi di non pensare cosa stessi per fare, mi concentrai su Bella, su quanto l'amavo e su ciò che ero disposto a fare per lei, e cioè tutto, anche mangiare cibo da umani.

Con entrambe le mani presi il pane e l'avvicinai alla bocca, l'odore del pollo mi arrivò dritto al naso, il mio olfatto sviluppatissimo amplificava quello che per umano poteva essere solo un vago aroma. Chiusi gli occhi e diedi il primo morso.

Plastica, carta e gommapiuma, questo mi sembrava di avere in bocca. Plastica il pollo, carta la lattuga e gommapiuma il pane. Masticai per mezzo secondo e mandai giù. Riuscii perfettamente a sentire il tonfo del boccone nello stomaco vacante, rimbombò come una pallina da squash sulla parete, chissà che festa avrebbero fatto le mie budella! Trovarsi riempite di qualcosa di solido dopo tutti questi anni... Ma come le avrei smaltite queste scorie radioattive? Forse Carlisle mi avrebbe potuto fare una specie lavanda gastrica una volta tornato a casa.

Stavo quasi a metà sandwich, inghiottivo senza masticare, e sorridevo a Renèe che mi guardava sempre più adorante e compiaciuta. A quanto pareva avevo davvero fatto una buona impressione.
Quando un pensiero mi attraversò la mente fecendomi andare il boccone di traverso.

Dio come sei sexy mentre mastichi ...

Bella!

Ero talmente concentrato a far finta di gustare quella prelibafezza, che non mi accorsi affatto del suo ritorno, era in piedi sull'ultimo scalino. Non appena la guardai mi bloccai qualche secondo, e poi tentai di mandare giù il boccone che però non ne voleva sapere di muoversi. Restò infatti intrappolato nell'esofago.

Un umano si sarebbe strozzato, io per fortuna potevo fare a meno dell'ossigeno, ma dubitavo che senza bere dell'acqua sarei stato in grado di emettere qualsiasi suono.

Il mio angelo era appoggiato con una mano al pomello della scala e con l'altra si arrotolava maliziosamente una ciocca di capelli.



Mi soffermai a guardarle le labbra rosse e carnose appena socchiuse, a tratti se le umettava con lingua per poi morsicarle con i denti.

Era lei quella sexy.
Un mix esplosivo di innocenza e sensualità, un angelo sensualmente diabolico e mi stava deliberatamente provocando.


Lei voleva me, almeno quanto io volevo lei.

Eeed se avessi saputo prima che vederti muovere le labbra a quel modo mentre mastichi sarebbe stato così eccitante... ti avrei obbligato a mangiare in altre occasioni, in camera mia magari...Quanto ti voglio

Le parole di Bella si strusciavano contro la mia mente con la stessa malizia di una gattina che si struscia al padrone per avere le coccole.

La piccola mi avrebbe fatto sudare di nuovo!

Sai da quanto tempo non facciamo l'amore...  

Senza rendermene conto, tossii convulsamente e a quel punto ebbi bisogno dell'acqua, almeno per camuffare l'imbarazzo della situazione.

-"Tutto a posto Edward?" Renèe si allarmò per il mio tossire convulso.

Le feci di sì col capo.

Presi il bicchiere già riempito e bevvi qualche sorso, continuai fino a quando sentii di nuovo il cibo toccare terra. -"Tutto a posto grazie".

Bella nel frattempo si decise a lasciare gli scalini e raggiunse il tavolo sedendosi accanto a me.

-"Avete già scambiato due chiacchere?."

-"No, prima lo lascio mangiare in pace, poi parleremo" Renèe accennò un sorrisino carico di promesse.

Cavolo se attacca a parlare con te, non avremo modo di stare soli, hai visto? Neppure lei riesce a toglierti gli occhi di dosso

Certo due settimane di digiuno anche a me avevano fatto davvero male, ma non poteva farmi quei discorsi con sua madre nella stessa stanza. Era crudele considerato lo sforzo sovravampiro a cui mi stavo sottoponendo per mangiare quel dannato panino.

Ad un tratto il telefono di casa squillò, facendomi per fortuna distrarre, dai pensieri sempre più audaci della mia adorata umana, e anche lei si interruppe più o meno mentre miagolava qualcosa del tipo oltre che con gli occhi vorrei spogliarti con le mani o magari con la bocca...

Fiuuu...tirai un sospiro di sollievo, Renèe si alzò per andare a rispondere ed io potei anche allontanare il pollo dalle mie narici e tentare di fermare la mente a luci rosse della mia ragazza.

-"La vuoi smettere di pensare quelle cose? Sei più pericolosa tu del pollo, sai?"

-"No, non ci penso proprio a smettere, non faccio altro che pensare a questo da quando hai aperto lo sportello dell'auto stamattina. Tu stanotte vieni da me, vero?"

-"Bella non siamo a Forks, qui è pieno di case intorno e anche pieno di gente e telecamere di sorveglianza. E' pericoloso"

-"Eeeed" sussurrò facendo gli occhioni dolci in stile Bamby e imbrocciando il musetto in un cucchiaino degno di una bimba di tre anni -"dunque non vuoi stare con me? Dici sul serio? Non stiamo insieme da un sacco, non mi addormento su di te da settimane e tu...non vuoi venire da me?"

Gli occhi le si velarono di lacrime, già la versione umana di Bamby era bastata a farmi decidere di travestirmi da Diabolik pur di andare da lei. Senza dubbio, avrei strisciato sui muri come i gechi e sarei saltato di tetto in tetto come una ranocchia gigante, ma sarei andato da lei. Aveva vinto per ko tecnico già al primo round.

Emisi un lungo respiro e la presi il mento, qualunque pericolo ci sarebbe stato l'avrei corso, e se qualcuno mi avesse visto appeso in verticale ad un muro...pazienza avrei pensato al da farsi sul momento.

Le sorrisi e le lacrime si dissolsero subito, bastava questo a calmarla, un lieve tocco o un sorriso appena accennato. Le carezzai la guancia con l'altra mano e poi poggiando la mia fronte sulla sua le dissi:

-"Alle nove sarò in camera tua, lascia aperta la finestra..."

-"Siii, come sono felice, tanto felice"

Un colpetto di tosse ci fece allontanare in un baleno, Renèe era tornata in cucina.

-"Era Phil, ha bucato una gomma e ha perso tempo per cambiarla, sarà qui fra mezz'ora...meno male che non ha comprato del gelato come dessert! Edward hai finito con il sandwich?"

-"Si Renèe la ringrazio, sono a posto così"

-"Benebene, allora se hai finito possiamo fare due chiacchere nel frattempo che Bella mangia il suo panino. Ti dispiace seguirmi in salotto Edward? Parliamo un pò da soli. Per te va bene tesoro, no?"

-"Ma mamma veramente non capisco perchè non puoi parlare con Edward davati a me?"

-"Evidentemente perchè non voglio che ascolti quello che ho da dirgli"

Bella rispose alla madre con tono irritato e dopo la spiegazione di Renèe per quella richiesta di colloquio a quattrocchi era stupita e anche preoccupata, io invece ero felice. Di sicuro mi avrebbe chiesto spiegazioni sull'anello, e su quanto fossero serie le mie intenzioni con sua figlia. Renèe al contrario di Charlie aveva deciso di considermi davvero il fidanzato di Bella, voleva ascoltarmi, ed io ero davvero contento che agisse a quel modo.

-"Tranquilla, andrà tutto bene, non può essere peggio di tuo padre no?" le diedi un bacio sulla fronte e lasciai la cucina per andare in salotto

 

pov Bella


Non riuscivo a credere che mi stessi preparando per vedere Edward, era un sogno che diventava realtà. Quante notti l'avevo atteso invano lasciando la finestra aperta e adesso, fra qualche minuto sarebbe arrivato.

Avevo fatto la doccia quando mancavano solo venti minuti alle nove, così pensai che sarei rimasta fresca più a lungo. Nonostante il sole fosse tramontato da un pò, la serata era calda e afosa ed in camera mia si faticava a non sudare, non avevo il condizionatore, e spesso al mattino mi svegliavo umida per il gran caldo.

"Non devo sudare..." mi ripromisi profumandomi e riempiendomi di crema per il corpo.

Lasciai i capelli umidi e li legai nella solita coda alta sulla nuca. Indossai una camicia da notte a canottiera di cotone blu che mi copriva solo metà coscia, sotto avevo messo degli slip dello stesso colore piuttosto casti, ma non avevo indossato il reggiseno...e un pò dovevo provocarlo il mio vampiro!

Chiusi la porta a chiave come facevo la sera, mia madre approvava, in fondo Phil per me era pur sempre un estraneo. Non che lui si fosse mai permesso di entrare in camera mia senza motivo e senza bussare, ma comunque io mi sentivo più a mio agio chiudendomi dentro, in ormai ero abbastanza grande per farlo.

Mi sedetti sul letto a gambe incrociate e attesi, sperai che il quartiere non fosse ancora affollato di bambini che giocavano a baseball o di papà che cucinavano gli amburger sul barbecue in veranda, erano pur sempre le nove di sera...

Le nove e venti, Edward tardava e non era da lui, lui era un orologio svizzero. Mi alzai dal letto e andai a dare uno sguardo alla finestra aperta, e capii immediatamente il motivo del ritardo.

La famiglia Gardener, nostri vicini, stavano godendosi la brezza serale tutti insieme appassionatamente, (che poi, la sentivano solo loro la brezza perchè non si muoveva la benchè minima foglia) e la finestra della mia stanza dava proprio su loro minuscolo giardino.

"Cacchio, ci mancavo pure loro...che sfiga nera" 

Tornai a sedermi sul letto e per ingannare l'attesa misi l'ipod alle orecchie, un pò di musica mi avrebbe rilassato. E mi rilassai infatti, a tal punto da addormentarmi senza accorgemene. Nel cuore della notte, qualcosa però mi fece svegliare, ma non qualcosa di spiacevole, anzi avvertii una specie di piacevole sensazione di fresco sulla pelle.

Aprii gli occhi e mi si mozzò il respiro, lui era accanto a me.



-"Edward"

Mi teneva stretta al petto come al solito, ma stavolta nessuna coperta ci separava,

io gli toccavo il tessuto della maglietta con la spalla e non avevo freddo, anzi il fresco che emanava il suo corpo solleticava piacevolmente la mia pelle accaldata.

-"Ciao amore mio" sussurrò.

-"Ciao, quegli idioti in giardino non si schiodavano vero?"

-"In effetti, ho sentito la mamma alzarsi dalla poltrona intorno alle undici, ma io già alle dieci e mezza sono riuscito a saltare dal loro albero senza farmi vedere, solo che tu dormivi  beatamente"

-"Perchè non mi hai svegliata?"

-"Scherzi? Mi è mancato così tanto il tuo faccino appisolato! Non lo sai ma mentre dormi fai tante di quelle espressioni e smorfie e pieghi le labbra in modi così particolari e teneri. Sei uno spettacolo Bella."

-"Ed ma che dici? Chissà che faccia da ebete avrò, dormo pure con la bocca aperta...sbrodolo, mio padre dice che a volte mi sente pure russare"

A quella battuta rise, ma non fece il solito sorriso, quello che usava sempre. Fece 'il mio sorriso' quello che regalava solo a me, e che mi serbava in occasioni speciali. Era il sorriso che preludeva l'esplosione della passione, e che riusciva a friggermi il cervello e spaccarmi il cuore in un nano secondo.

Era quello che mi rendeva consapevole di quanto fossi innamorata e diposta a tutto pur di stare con lui.

-"Sei bellissima angelo, credimi, bellissima" si avvicinò e mi baciò, ed io a quel punto, a suo rischio e pericolo non potei fare altro che infiammarmi come un'ingenua e sprovveduta balla di fieno capitata accanto ad un fuoco scoppiettante.

In un attimo mi ridussi in cenere.

Gli afferrai l'orecchio e mi attaccai al suo tenero liscio e freddo lobo, ed iniziai a torturarlo con l'indice ed il pollice. Con l'altra mano, torcendo appena il dorso affondai nei suoi capelli, stringendo le ciocche morbide fra le dita.

Lui invece, con entrambe le manone mi circondò il viso e intrecciò le dita dietro la mia nuca. Come era bello sentire quei freschi lunghi ghiaccioli, che erano le sue falangi fra i miei capelli. Mi punzecchiavano la cute facendomi rabbrividire, e mi piaceva.

Sempre bocca contro bocca, mi alzai e puntellandomi sulle ginocchia mi sedetti a cavalcioni su di lui.

Per alcuni minuti ci baciammo in maniera quasi violenta, famelica, sembrava ci volessimo sbranare solo con la lingua. Eravamo affamati ognuno della bocca dell'altro, ognuno dei baci dell'altro.

-"Quanto mi sei mancata Bella...quantoquantoquanto" lo sentii annaspare fra un bacio e l'altro -"non riesco neppure a trovare una parola adatta per spiegarti quanto".

-"Anche tu" risposi io, tentando di incamerare più aria possibile in quel frangente, così da assicurarmi un'apnea più lunga -"anche tu."  

Poi però dopo qualche minuto capii che i baci sulla bocca non mi bastavano più, volevo il pacchetto completo. Mi staccai e guardandolo negli occhi in un modo che sperai risultasse davvero sensuale, cominciai ad accarezzarli il torace. Era inutile che profferissi parola, lui sapeva cosa volevo. Non mi stavo certo trattenendo col fantasticare su ciò che desideravo fargli e ricevere in cambio...

Dal torace scesi in giù e afferrai il lembo della maglia, Edward alzò il busto e portò le braccia in alto, ed io veloce gli sfilai l'indumento. Ogni volta che guardavo quell'addome perfettamente disegnato, con quella peluria bruna appena accennata, i pettorali pronunciati ma non eccessivi, le spalle larghe e le braccia perfettamente proporzionate e muscolose, non potevo fare a meno di pensare:

Cacchio Isabella Marie Swan c'hai avuto proprio un c... enorme!

Ed era vero, perfino mia madre mi aveva detto che il mio ragazzo era bello da togliere il fiato, e che poteva capire benissimo del perchè io fossi così innamorata. Inoltre aveva aggiunto che non era solo bello, ma molto dolce e intelligente e con la testa sulle spalle. Lei approvava la nostra unione, e aveva dato con largo anticipo la sua benedizione, per quando, un giorno, ci saremmo sposati.

-"Eeeed" mormorai mentre la mia manina insolente saliva e scendeva su quel corpo da adone, facedolo tremare e fremere "è bello sentire il fresco del tuo corpo sul mio, non avevo pensato a questo aspetto positivo di Phoenix...non dobbiamo sbrigarci...non rischio la polmonite se ti struscio addosso" detto questo portai le manine sempre più impudenti alle bretelline della camicia da notte e lentamente le abbassai, scoprendomi il seno. Quindi mi distesi sul torace di Edward e a partire dal suo ventre iniziai, sfiorandolo solo col seno, la mia lenta risalita verso la sua bocca.

Lui chiuse gli occhi ed emise un ringhio basso e strozzato.

-"Tu piccola umana impertinente sarai responsabile della mia morte" e con tutta la calma che fu in grado di ostentare aspettò che gli arrivassi abbastanza vicino da prendermi per le spalle e costringermi ad alzare il busto. -"Basta...così mi uccidi sul serio" scherzò, e diresse le sue manone sante sui miei piccoli seni ancora incandescenti come vulcani, e lì le chiuse a coppa facendomi trasalire per la stupenda sensazione di freschezza.

-"Io sono fortunata se non mi viene una sincope ogni volta che mi tocchi Ed, non so chi dei due sta messo meglio"  sorrise.

-"Tu Bella...tu sei messa di gran lunga meglio di me...guardami" disse con tono falsamente contrariato -"ormai sono solo l'ombra del vampiro che ero una volta, per te striscio sui muri, per te salto dai tetti e dagl'alberi, per te mangiò perfino i pennuti!"

-"Povero amore mio" lo consolai -"era davvero così cattivo?"

-"No, se ti piace mangiare la plastica"

-"Oh allora era proprio cattivo" conclusi carezzandogli il viso -"mi dispiace tanto, spero non occorra più un tale sacrificio da parte tua" ma Edward replicò subito.

-"Lo rifarei angelo, farei pure un pranzo completo se fosse necessario...farei tutto per te, tutto. Non l'hai ancora capito?"

Pronunciò quelle parole così importanti con una tale naturalezza che mi spiazzò, lui avrebbe sul serio fatto di tutto. Esempi come attraversare l'oceano a nuoto, oppure scalare l'Everest a piedi, non erano solo frasi eclatanti e puramente figurative come potevano esserle per me, lui queste cose le avrebbe messe in pratica davvero.

Dal canto mio, l'unico atto che potevo concretamente mettere in pratica e che sarebbe stato all'altezza in termini di paragone con quello che Edward era disposto a fare per amor mio, era cambiare la mia natura.

Diventare una vampira come lui.

Per dimostrargli quanto l'amavo e quanto desideravo stare con lui per sempre, gli avrei detto che una volta sposati, io sarei voluta diventare una Cullen a tutti gli effetti.

-"Si che l'ho capito. Ed è per questo che ad ogni tuo gesto, piccolo o grande che sia, io mi scopro sempre più persa di te, e sempre più convinta che la decisione che ho maturato in questo ultimo mese sia giusta"

-"E quale sarebbe questa decisione?"

Mi presi qualche secondo di tempo per cercare le parole più adatte, e risposi:

-"Vorrei che tu," pausa -"quando un giorno saremmo sposati" pausa -"e magari avremmo la nostra casetta e la nostra vita" ultima pausa -"vorrei che tu, mi trasformassi"

-"Bella ma..." gli tappai la bocca con un dito.

-"Aspetta."

-"No..."

-"Edward ti prego, sai bene che è così che deve andare e come lo sai tu, lo so io, ma soprattutto lo sa Alice, e lei lo sa da tantissimo tempo" non disse altro, restò in silenzio per qualche secondo baciando pensieroso la punta del mio dito.

Poi senza neanche accorgemene mi prese per i fianchi e mi portò sotto di lui. Si alzò e si tolse ciò che ancora aveva indosso, quindi si inginocchiò sul letto e finì di denudare anche me.

Quindi prese posto fra le mie gambe.

-"Bella sai che io non desidero altro che passare l'eternità con te...questo è lampante, come lampante è l'intensità del sentimento che ci lega, ma adesso io non credo che privarti della tua umanità sia quello che voglio"

E prima che potessi ribattere, entrò in me.

-"Edward..." emisi un debole sussurro, una sorta di mugugno misto di dolore e piacere.

-"Bella è puro egoismo il mio non credere...solo puro egoismo se ti dico questo" rispose, muovendosi lentamente.

-"Tu egoista? Non capisco, perchè dici così?" Riuscii a chiedergli, sforzandomi di conservare un minimo di lucidità.

-"Amo troppo il tuo viso da umana mentre ti faccio questo..." biascicò -"oddio se potessi guardarti adesso..." rispose intensificando di poco le spinte -"amo le tue smorfie, amo le tue debolezze...Bella adesso, mentre ti sono dentro e il tuo corpo si contorce debole sotto il mio...sei così piccola amore mio, così indifesa, fragile. Ti adoro, ti adoro da morire così e non voglio cambiarti, capisci?"

Riuscii solo ad annuire debolmente, ma non risposi, non seppi proprio cosa rispondere, ero troppo presa dal momento, da lui, dal suo corpo...

Feci l'unica cosa che giudicai opportuna, lo baciai e lo amai nel modo che avevo imparato. Con quel corpo da umana fragile e debole che tanto adorava e che al momento non voleva assolutamente perdere.

 

grazieeeeeee
a tutte, vi adoro
r.
ps scusate eventuali errori di battitura, ma sono alle prese con un'altra pazzia, la troverete fra un pò negli originali, romantici col titolo "quello che voglio sei tu", per chi fosse interessato...
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=658967

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Capitolo 24
*** cap. 24 Preludio ***


Capitolo 24 Preludio
                                                   
                                            




Eccomi qua sono in ritardo stratosferico, mi rendo conto e mi scuso sto facendo del mio meglio per non farvi aspettare troppo.
Dunque ho un quesito da porvi, come ho anticipato intorno al cap 30 la storia dovrebbe concludersi, ma sarebbe interessante secondo voi un "Yes i'm your destiny"  Two? Avrei qualche ideuzza, (che intaccherebbe il finale della prima parte) tanto bellina, ma siccome siete tante e tante, e tante mi sembra corretto sapere cosa ne pensate e se vi piacerebbe l'idea. Bene in attesa di vostre opinioni vi lascio al capitolo, inizia con Jacob il che è una grossa novità, ci vediamo giù...




 Jacob


 

"La rabbia è un fuoco, ti scoppia dentro all'improvviso, non ti avverte non ti avvisa, ti arde vivo e basta, divorando in pochi istanti ogni piccolo brandello di corpo e di anima, facendo di te cenere. Nera impalpabile, inutile cenere.
La rabbia nel mio caso, ha fatto di me altro, ha cambiato per sempre la mia vita, ha fatto di me un lupo".

Quel giorno corsi fuori dall'aeroporto in preda a strani rantoli che scotevano dolorosamente ogni singolo muscolo e osso del mio corpo, ed era strano perchè io avevo solo la mano rotta, il resto non avrebbe dovuto dolermi a quel modo insopportabile, eppure...Pensai che quello fosse il mio momento.

Tornai in fretta e furia alla riserva, pigiando a tavoletta l'accelleratore del pick-up, in tutta onestà non avrei mai pensato che quel catorcio potesse spingersi a velocità così folli.

Quando fui davanti casa, dalla finestra scorsi la sagoma di mio padre davanti alla tv, ed ebbi paura. Paura di ciò che il mio malessere significava per lui, ma soprattutto paura di ciò che rappresentava per me, sapevo che prima o poi sarebbe accaduto, ma dalla teoria alla pratica il passo non fu poi così breve.

Pensai a Jessica, mi venne in mente lei, a lei era accaduta la stessa cosa, avrebbe potuto aiutarmi prepararmi alle sensazioni, alle conseguenze. Mio padre invece, da anziano tradizionalista quale era avrebbe dato importanza solo a ciò che la mia trasformazione rappresentava all'interno dell'ordine gerarchico del branco, non  si sarebbe preoccupato del lato emozionale della cosa. Dovevo raggiungerla prima che la trasformazione avesse luogo.

La chiamai sul cellulare.

-"Jessica sono io...sta succedendo anche a me...aiutami"

-"Jake alla spiaggia, arrivo subito. Tieni duro mi raccomando e...sta tranquillo"

-"Fa presto"

Dopo la sua trasformazione io e Jessica diventammo amici, la presentai alla tribù, lei voleva risposte e gli anziani gliele diedero.

Da piccola era stata morsa dai lupi e questi le trasmisero il gene, rimasto dormiente fino a quel fatidico giorno a la Push. Gli anziani le spiegarono che spesso la trasformazione coincideva con una grande manifestazione di rabbia. Come una scintilla, questo sentimento forte e intenso, innescava un processo irreversibile. A me stava accadendo la stessa cosa, la rabbia scoppiata per aver appreso che la mia Bella era stata di Edward, aveva dato vita alla scintilla che a sua volta aveva innescato il processo irreversibile.  

A la Push in un pomeriggio di quasi estate diventai lupo per la prima volta, Jessica mi fu accanto, assistette al prima e al dopo. Venne a casa con me, e strinse la mia mano quando raccogliendo tutto il coraggio rimasto nel mio corpo da umano parlai a mio padre. Lui a sua volta, in una sequenza già stabilita e attesa chissà da quanto tempo, mi illustrò le regole, i doveri e le responsabilità che l'essere lupo e discendente diretto del maschio alfa comportavano, ma cosa più importante mi informò su chi e quali fossero i nostri nemici giurati.

Scoprì che essi avevano un un volto già noto...

Quel pomeriggio di quasi estate segnò l'inizio della mia nuova vita, quella di Jacob licantropo, ma soprattutto fu il preludio di una guerra inaspettata.

 

 

Edward

 

Settembre finalmente arrivò e Bella tornò a Forks da suo padre e da me.

Ad attenderla quel mattino all'areoporto di Seattle, accanto al capo Swan c'ero anch'io. Arrivai alle nove e trenta, l'arrivo del volo di Bella era previsto per le dieci e quando scorsi il padre della mia ragazza vicino al gate degli sbarchi, decisi che era giunto il momento di sfidare la sorte e andai a salutarlo.

-"Buongiorno Capo Swan"

Lui si voltò di scatto e scosse la testa.

-"Bè che dire ragazzo, puntuale come un orologio svizzero"

Come inizio non c'è male, calma e gesso Edward

-"Dopo tre mesi capirà che non stavo più nella pelle" mentii, lui mi guardò un pò infastidito inarcando un sopracciglio, ma poi disse qualcosa che mi stupii.

-"Deve essere stata dura per te, aspettare tutto questo tempo" per un attimo quando sentii queste parole pensai ad un tranello, pensai che sapesse che ero stato a Phoenix e mi stesse provocando. Ma durante il colloquio avuto da solo con Renèe lei manifestò l'intenzione di non dire all'ex marito della mia visita Che avesse cambiato idea?

-"Si, soprattutto il primo mese" risposi e questa in fondo era la verità, giugno era stato terribile, poi metà luglio ed agosto l'avevo rivista, ma lui questo davvero non poteva saperlo...

-"Umh, mi pare di capire che se sei qui, tu e mia figlia avete continuato a sentirvi e insomma" si inerruppe e deglutì rumorosamente, quello che stava per dire gli costava un'immane fatica "intuisco che le cose non sono cambiate fra di voi"

-"Se sono cambiate capo Swan" continuai, era giunto il momento di andare fino in fondo "lo sono decisamente in meglio. Io e Bella ci amiamo" gli dissi infatti tutto di un fiato "ma sul serio...voglio dire, non è una cosa fra ragazzi è una cosa da adulti. Io la voglio sposare, in verità le ho già chiesto di diventare mia moglie e lei ha acconsentito"

Ora caccia di nuovo la pistola pensai. Invece, scoppiò a ridere.

-"Ma questa poi...ahahaha" e giù risate, si stava sganasciando prendendosi gioco di me e dei miei sentimenti "è una pazzia" grugnì tra uno sghignazzo e l'altro"tu sei pazzo Cullen." Lo vidi togliersi il cappello dalla testa e asciugarsi il sudore scaturito dalle grasse risate, o forse più verosimilmente le mie parole lo agitarono e gli causarono un brusco innalzamento della pressione sanguigna. Io non ribattei, continuai ad osservarlo in silenzio poi lui notando il mio viso del tutto inespressivo tornò serio. "Lei è ancora una bambina" affermò con irritazione "e tu pure. Come fai a parlare di matrimonio? E comunque sarai certo di buona famiglia ma io ti conosco appena, come pensi che acconsenta così a cuor leggero a darti mia figlia?"

Sua figlia è gia mia, e lo sarà per sempre avrei voluto urlarli a quell'uomo che a volte sapeva essere davvero irritante, ma poi il buon senso mi fermò.

-"In primo luogo Bella è una donna, nel caso non se ne fosse accorto e comunque anch'io sono piuttosto cresciuto" -se solo sapesse quanto- "è vero che ci conosciamo appena, ma se lei me ne desse la possibilità vorrei farmi conoscescere" avevo appena dato inizio alla mia arringa difensiva. "Senza presunzione credo di potermi definire un bravo ragazzo."

-"Avresti mai potuto definirti come cattivo?" Domandò come se avessi detto la più ovvia delle banalità.

-"No, ma quello che voglio dire è che... sono dedito allo studio, non ho grilli per la testa o vizi di alcun genere. Non bevo non fumo non frequento cattive compagnie. Bella è la mia unica compagnia, Bella è il mio unico svago, il suo sorriso è il mio unico divertimento, e da quando l'ho conosciuta renderla felice è divenuto l'unico scopo delle mie giornate. Presto andrò all'università e fra qualche anno diventerò medico come mio padre, e presto se il cielo mi assisterà voglio creare una famiglia e un futuro con la donna che amo più della mia esistenza...Sua figlia. Non le farò mai mancare nulla capo Swan, lo prometto, la tratterò come una regina, perchè questo è quello che merita. Glielo giuro...e se mai un giorno lei dovesse verificare che sono venuto meno a queste parole, l'autorizzo fin d'ora a rivolgermi di nuovo contro la sua arma, come ha fatto già una volta, e cacciarmi di nuovo."

Era stata un'arringa sentita e quanto mai accorata, le parole rotolarono libere e veloci, incuranti dell'eventuale condanna del giudice severo e un pò ottuso che avevo davanti. Lui ascoltò tutto in silenzio con espressione impertubabile, poi quando conclusi:

-"Che dire, ci sai fai con le parole, non lo si può negare...quella di rivolgerti contro l'arma quella volta è stata una baggianata, anzi ti chiedo scusa, dovrei dare l'esempio in qualità di sceriffo, invece mi sono lasciato prendere la mano. Ti chiedo di nuovo scusa..." Rimasi basito da quelle parole, mi trovai in improvviso imbarazzo.

-"Oh ma non deve scusarsi capo Swan, lei stava solo difendendo sua figlia da quello che riteneva un perfetto sconosciuto. Io allora questo lo compresi benissimo."

Lui parve apprezzare la mia giustificazione per la sua (comunque) bizzarra reazione, fu vero che intendeva difendere Bella, ma lei era comunque nella mia stessa traiettoria, e se avesse sbagliato mira...

-"Senti Edward, io credo che tu lo sia un bravo ragazzo, anche se non ho abbastanza elementi per dire eventualmente il contrario. Apprezzo la tua dedizione nei confronti di mia figlia e hai fatto un discorso serio valido e senza fronzoli, ma Bella deve studiare, ha solo diciott'anni, deve frequentare l'università, laurearsi. Per mia figlia voglio di più di un matrimonio affrettato e scaturito magari solo da una passione incontrollata di pseudo adulti, siete troppo giovani...Mi capisci Edward?"

Si riferiva al suo di matrimonio indubbiamente, e io capivo le sue perplessità.
Renèe si era forse pentita di quella scelta, perchè le aveva precluso lo studio e tanto altro?


Magari il capo Swan dava la colpa del fallimento del loro matrimonio anche a questo.

Ma io per Bella volevo il meglio, e se lei voleva frequentare l'università, lei avebbe frequentato l'università. Se lei aveva intenzione di lavorare, fare esperienze viaggiare, bè avrebbe fatto tutte queste cose, io non le avrei impedito nulla. Non intendevo tarparle le ali. Lei avrebbe dovuto essere felice, soddisfatta e gioiosa in ogni singolo istante della sua vita. Questa era diventata la nuova missione del vampiro Edward Cullen:

"Lei ti ama

Lei ti ha accettato per come sei.

Lei è pronta a rinunciare alla sua umanità per te.

Conclusione: DEVI e ribadisco DEVI renderla immensamente felice"

Certo era pur vero, che tutte queste eventuali esperienze di vita che Bella avrebbe voluto compiere, non prescindevano l'eventuale matrimonio, io volevo sposarla.
Io volevo che diventasse mia agli occhi di Dio e agli occhi di tutto il resto del mondo.


Io volevo che diventasse la signora Cullen...Io lo volevo tanto, sognavo un matrimonio come quelli che si facevano una volta. Magari all'aperto, sotto un gazebo ricoperto di rampicante, magari gelsomino, il profumo di fiori preferito dalla mia piccola. Non con tantissima gente, magari con presenti solo i familiari e qualche amico, magari al tramonto, magari in estate, magari la prossima estate...

Io sognavo e desideravo tutto questo, ancora però ignoravo che di lì a qualche giorno tutto sarebbe cambiato.  



 


Bella

 
Quel lungo grigio corridoio degli arrivi pareva non finire mai, avevo il cuore a mille, sapevo che lì fuori c'era Edward, ma sapevo anche che c'era mio padre...per questo avevo timore. Speravo ardentemente che quel testone del mio genitore non lo strapazzasse troppo quel cucciolo fin troppo educato del mio ragazzo.

Appena le porte scorrevoli si aprirono lo individuai subito, quegli occhi color dell'oro spiccavano in mezzo a tutti gli altri, ordinari e insignificanti della gente comune. I suoi erano straordinariamente unici, stupendamente inumani e come sempre, colmi di felicità, fissavano i miei.

Fino a quando lui mi avrebbe "vista" (e non giudicatelo un errore l'uso di questo verbo) in quel modo, io avrei avuto la certezza e la consapevolezza che mi amava di un amore sconfinato. Ero come la luce per il cieco, il cibo per il povero, la medicina per l'ammalato (come questo potesse essere accaduto, rimaneva sempre un mistero, ma era una realtà a cui cominciavo ad abituarmi).

Io ormai avevo imparato a distinguere, l'Edward che guardava dall'Edward che vedeva. Lui era me che vedeva, tutto il resto del mondo lo guardava distrattamente, riservandogli un interesse minimo ed indispensabile. Tutta la sua attenzione, concentrazione e dedizione era rivolta a me, lui vedeva solo me.

Al resto del mondo concedeva solo un cenno dei suoi splendidi occhi.
Di sicuro lui era l'innamorato perfetto, quello che ogni ragazza o donna sognava, ed era mio...


E ogni volta che quelle due pozze dorate mi infondevano questa certezza, il mio cuore esultava e gioiva, e anche in quel frangente esultò...e ancora gioì.

Mi feci largo fra la folla di parenti urlanti volti a sbracciarsi per reclamare l'attenzione dei propri cari e con non poca fatica, fra spinte e strattoni, riuscii a liberarmi dalla calca. Edward poverino a stento tentava di frenarsi dal catapultarsi verso di me, c'era pur sempre qull'orso di mio padre a puntarlo.

Ed corri, gli urlai nella testa, non badare all'orso e vieni ad abbracciarmi . Bastarono queste parole, e la sua indecisione durò un quarto di una frazione di secondo, (che poi forse non era neppure un tempo possibile) e corse verso di me.

Io gli saltai letteralmente addosso come il mio solito, la solita impulsiva Bella. Lui naturalmente attutì la mia incursione senza muoversi di un millimetro, mi sorresse per le gambe, che nel frattempo incurante dell'espressione a dir poco sorpresa di mio padre, gli attorcigliai sui fianchi. Tempo tre secondi in tutto, gli stavo già torturando le labbra e vivisezionando la lingua.

-"Da quanto tempo non ci baciamo bel ragazzo?" gli bisbigliai all'orecchio.

-"Dunque se contiamo le quattro ore d'aereo...umh...sei ore?" rispose a sua volta lui in un sussurro.

-"E' un sacco di tempo" gli dissi strusciando le mie labbra contro le sue "bisogna recuperare"

-"Già, ma tuo padre..." non gli lasciai finire la frase e gli tappai la bocca con la mia.  

Qualche secondo dopo.

-"Emh emh...bentornata tesoro" un colpo di tosse mi indusse a staccarmi dalle labbra di Edward. Lui mi depose lentamente in terra quindi andai ad abbracciare il mio vecchio, e nonostante tutto, caro rompiglione.

-"Ciao papà" lui mi stritolò in un abbraccio calorosissimo, gli ero mancata "come stai?"

"Benone adesso che sei tornata sto proprio benone" potei giurare che delle timide lacrime affiorarono in quegli occhi dallo sguardo burbero, ma prontamente le ricacciò indietro "speravo di trovarti un pò abbronzata, ma tu e il sole non andate proprio d'accordo, sembri più pallida di quando sei partita."

Tipico di lui, spazzare via l'emotività con una battutaccia.

-"Ho preferito fare altro che crogiolarmi al sole" risposi, guardando ammicante Edward.

Rotolarmi fra le lenzuola nel buio di una stanza d'albergo era stato decisamente più divertente e produttivo, che scottarmi sotto al sole di Phoenix.  
Edward dopo che venne a trovarmi non andò più via, almeno non ufficiosamente. Prese in affitto una stanza in una piccola pensione non tanto lontano dal mio quartiere, ed io con la scusa di andare a trovare vecchie compagnie correvo da lui. Di contro la notte, rischiando anche di essere scoperto lui correva da me. Avevamo provato a stare separati, per non rischiare, ma era umanamente e vampiramente impossibile.

Nudi, illuminati solo dalla luce dei nostri occhi, su quel letto che avevamo cominciato a reputare come nostro, ci sfioravamo toccavamo, baciavamo, insaziabili ognuno dell'altro.

Fare l'amore era diventata non solo una necessità fisica ma anche spirituale, io ci rinascevo dentro di lui. Morivo e rinascevo ad ogni amplesso, e ogni volta rinvigorivo e mi tempravo nello spirito e nella mia essenza.

Lui era cibo per il mio corpo e per la mia anima.

Ogni contatto ogni carezza ogni bacio diventava un'urgenza costante alla quale non sapevamo resistere.  

In quei due mesi eravamo cresciuti tanto, si anche Edward lo era...strano a dirsi per un vampiro imprigionato eternamente in un corpo da diciassettenne, ma era stato così. In fondo lui aveva conosciuto l'amore per la prima volta con me e come me. Dopo i primi tempi in cui la passione, la voglia di scoprirsi e di stare sempre insieme l'avevano fatta da padrone, era arrivato il tempo in cui ognuno riteneva di conoscere l'altro e aveva necessità di averlo sempre accanto proprio perchè adorava ogni aspetto della sua natura. Il nostro rapporto si era consolidato attimo dopo attimo, giorno dopo giorno come quello tra uomo e donna. Avevamo raggiunto un'intesa una confidenza e una complicità tale da fare invidia alle coppie sposate da decenni, era come se ci conoscessimo e ci ammassimo da tutta la vita.

-"Tu e il sole non vi siete mai piaciuti"

-"No e credo che più andremo avanti e più sarà così, papà" con Edward l'avrei dovuto evitare del tutto, ma non importava, era lui il mio sole. Mi scaldava col suo amore, mi illuminava col suo sorriso, risplendeva di luce propria di giorno di notte, estate inverno...cosa avrei potuto desiderare di più?

-"Allora, voi due vi siete scannati nell'attesa?" guardai uno e poi l'altro aspettando che si decidessero a dirmi cosa c'era di nuovo.

-"Abbiamo fatto due chiacchere" rispose mio padre con tono vagamente irritato "è stato piuttosto interessante oltre che illuminante. Credo che tu abbia qualcosa da dirmi signorina" dicendo questo prese la mia mano sinistra e fece roteare la fede all'anulare, ecco spiegata l'irritazione.

-"Papà...Edward mi ha chiesto di sposarlo e io ho acconsentito"

-"E' la cosa più inverosimile, assurda e fuori da ogni criterio, che mi sarei mai aspettato di sapere oggi...e per giunta lo vengo a sapere per bocca del tuo promesso sposo. Quando mi avresti fatto la comunicazione? Perchè di questo si tratta, nessun permesso o richiesta di benedizione, solo una comunicazione di un dato di fatto. E siccome prima o poi ti servirà il mio braccio per portarti all'altare allora... Non è così che si comporta una figlia, Bella"

-"Papà ma se la prima e unica volta che vi siete parlati, gli hai puntato una pistola contro! Mi reputi davvero così scema da dirti una cosa del genere e partire per tre mesi, dandoti la possibilità di cacciarlo dalla città? E poi me lo ha chiesto la sera prima della mia partenza, anche volendo non c'era tempo per parlarne."

-"Per quella schiocchiezza gli ho chiesto scusa comunque"

-"Tu hai fatto cosa?" Questa era nuova, mio padre che si scusava e per giunta con Edward "Ed ma sul serio si è scusato con te? E per quale delle tante cazz...cioè schiocchiezze?"

-"La pistola, quando ha puntato la pistola...Io gli ho detto che non era necessario, ma lui ha insistito"

-"E quando mai tu!" Esclamai colpendo con un leggero pugnetto il torace del mio ragazzo "per una volta che si comporta da persona normale, lascialo fare no?"

-"Su adesso non esagerare Bella" intervenne il protagonista riprendendo in mano le redini della discussione "senti andiamo a casa, okay? Devo tornare a lavoro, magari possiamo continuare a parlare stasera. Vieni a cena da noi Edward? Ho comprato le costolette d'agnello"

-"Io ne sarei davvero onor..."

-"Verrà dopo cena papà, vero Edward?" Lo interruppi lanciandogli un'occhiata eloquente, non volevo che si sacrifisse di nuovo a mangiare umano.

-"Cos'è vegetariano?" Chiese Charlie guardandolo con aria di sufficenza. Era inconcepibile per lui che qualcuno non amasse le costolette, figuriamoci se questo qualcuno un giorno sarebbe diventato suo parente.

-"No papà, preferisco io così, devo disfare i bagagli lavare un sacco di roba e poi anche cucinarti le costolette e la salsa, da quello che ho capito"

-"Certo bambina" rispose lui tutto contento e già con l'acquolina in bocca per ciò che avrebbe gustato quella sera a cena. "Allora è deciso verrai per il dolce, così mangerai la torta di rabarbaro della signora Jensen, l'ha portata appena sfornata stamattina per festeggiare il tuo ritorno."

Cacchio Ed questa non te la posso evitare...pensai scrollando le spalle, ma lui sorrise. Il mio amore avrebbe mangiato di tutto, questo lo sapevo già.

-"Vada per la torta di rabarbaro della signora Jensen" rispose infatti Edward "ci vediamo stasera Bella" si avvicinò a mi stampò un bacio in fronte.

-"A stasera, otto e mezzo" già mi manchi   feci scorrere il dorso della mano sul suo torace.

-"Pure tu" rispose lui in un debole sussurro "Arrivederci capo Swan"

-"Ciao ragazzo a stasera."

Lo aveva salutato come faceva con Jacob, questo mi fece ben sperare per la serata.


In perfetto orario Edward bussò alla porta di casa mia, ci accomodammo sul divano, mio padre prese posto sulla sua amata poltrona. In silenzio gustammo la torta di rabarbaro della signora Jensen, cioè io e mio padre la gustammo, perchè Edward mandò giù la sua fetta in due bocconi, senza neanche masticarla. E per autoflagellarsi ancora di più bevve, anche qualche sorso di caffè. Sarei stata in debito con lui a vita.

-"Dunque" esordì il mio genitore dopo aver spazzolato per bene anche la sua seconda fetta di dolce e ingollato il suo terzo caffè "parliamo di questa cosa, esattamente quali sarebbero le vostre intenzioni..."

Edward prese fiato, quasi come se ne avesse davvero bisogno e guardandomi negli occhi, ribadì le sue intenzioni:

-Amo sua figlia, voglio sposarla e renderla felice. Avrò cura di lei, la proteggerò e la rispetterò sempre. Rispetterò i suoi tempi e le sue aspirazioni, se vorrà studiare lavorare viaggiare, potrà fare tutto a me basta sapere che vorrà sposarmi prima o poi...certo sarebbe meglio prima che poi, ma deciderà lei"
 
Io lo guardai adorante comunicandogli uno io ti sposo subito, scemo.!

-"Bene bene" gracchiò Charlie "sarò sincero non è che io abbia avuto un cambiamento repentino di opinione nei tuoi confronti ragazzo, però avevo fatto una promessa a mia figlia, ovvero se tornata da Phoenix fosse stata ancora intenzionata a stare con te non l'avrei più ostacolata ed io" annunciò solennemente mettendosi una mano sul cuore "mantengo sempre le promesse...MA TU CASPITA NON TI HO ANCORA DATO LA MANO CHE TI SEI PRESO TUTTO IL BRACCIO!"

-"Capo Swan le sembrerà affrettato ma..."

-"Affrettato? Dici affrettato? Un regalo di Natale fatto adesso è affrettato, Una proposta di matrimonio a mia figlia a queste condizioni e in questa situazione è una pazzia"

Cominciai ad agitarmi ed Edward se ne accorse, prese la mia mano e la strinse più forte -"sta tranquilla ne verremo fuori" sussurrò mentre io presi a mordermi il labbro. Avrei tanto voluto nutrire la sua stessa fiducia, ma la faccia rossa e distorta dalla rabbia di mio padre mi infondava tutt'altro che positività.
 
-"E' fuori discussione che tu Bella, prenda il diploma e vada all'università. Non ti ha insegnato nulla ciò che è successo a tua madre e a me? Non hai visto quanto sono state disastrose per lei le conseguenze di un matrimonio affrontato da giovane?"

-"Papà..." provai a ribattere

-"Papà un fico secco..." rispose lui a muso duro, e senza rendermene conto cominciai a piangere. Edward si irrigidì ancora di più ma non disse nulla, si limitò a infilare la mano nella tasca dei pantaloni e sfilare un candido fazzoletto, che mi porse dolcemente.

-"Non piangere angelo mio" mi consolò il mio amore stringendomi a sè "andrà tutto bene."   

Charlie osservò la scena in silenzio, forse gli facemmo tenerezza e d'improvviso si rabbonì, capì forse di essere stato troppo brusco e cercò di rimediare.

-"Emh...sentite io non voglio mettervi i bastoni fra le ruote, anche perchè come mi avevi tu stessa anticipato Bella, più si cerca di allontanarvi più vi avvicinate..."

-"Romeo e Giulietta" mormorai accennando un timido sorriso fra le lacrime che continuavano a scorrere

-"Già Romeo e Giuletta" ammise lui sorridendo a sua volta "quindi...anche d'accordo con tua madre ho da proporvi un patto."

"La mamma? Ma quando vi siete parlati? E poi patto? Che genere di patto?"  Tirai su col naso e aprii bene le orecchie.

-"Ho chiamato Renèe nel pomeriggio, mi ha detto della tua visita a Phoenix Edward"

-"Capo Swan non glielo detto perchè..."

-"Tranquillo, il motivo è chiaro, pensavi che mi sarei arrabbiato e avresti così peggiorato la situazione."

-"Si" ammise mesto.

-"Comunque, tua madre mi ha letteralmente scioccato. Per la miseria quella donna è d'accordo con voi! Non so cosa gli hai fatto ragazzo ma è rimasta stregata da te..." e quale donna non lo sarebbe stata? Edward stregava tutto il genere femminile, indistintamente grandi piccole belle brutte "Pur non di meno, siamo arrivati ad una soluzione..."

Quella sera io mio padre ed Edward raggiungemmo un compromesso, anzi stipulammo una specie di patto.
Non dovevamo fissare nessuna data per il matrimonio e porre nessuna scadenza. Io avrei finito la scuola e mi sarei iscritta all'università, dopo il primo anno di college se fossi stata ancora decisa a sposarmi prima dei ventuno anni lo avrei potuto fare, mio padre e mia madre sarebbero stati d'accordo, anche se mi sarei impegnata comunque a conseguire la laurea negli anni avvenire.


-"Allora, che ne dite?"


Edward mi guardò, aspettava un cenno da me

Puoi aspettare? Lui vuole solo che non affretti i tempi

"Ti ho aspettata per così tanto tempo" rispose con una nota di malinconia nella voce "cosa vuoi che siano ventiquattro mesi?"

Ti amo...da morire Ed

"Accettiamo capo Swan" rispose rivolgendosi a mio padre.

Il resto della serata si svolse affrontando la questione della scelta del college, l'invio delle domande di iscrizione e alla valutazione delle spese che si sarebbero presentate. Edward lontano dall'orecchio del mio genitore mi disse che l'aspetto finanziario avrebbe dovuto essere l'ultimo dei miei pensieri, avrei dovuto solo scegliere l'università al resto avrebbe pensato lui.
Intorno alle 23 Edward andò via da casa mia che era diventato ufficialmente il mio ragazzo e promesso sposo.

Non potevo credere che fosse accaduto sul serio, dopo tanta fatica finalmente avevo raggiunto una relativa tranquillità. Due anni e un pò di college non mi avrebbero ucciso ed io ed Edward saremmo stati comunque sempre insieme. Forse in fondo quella era la strada giusta verso un futuro che mi riservava delle incognite, la mia trasformazione era sempre un argomento fluttuante nell'aria, ma mai seriamente affrontato. Anzi negli ultimi tempi Edward sembrava evitare l'argomento, dandomi  l'impressione che non fosse intenzionato in nessun caso a metterla in pratica..
Ci erano voluti cinque mesi di sofferenza ma alla fine avevo sistemato tutto. Avevo chiuso con Jacob, superato l'esilio in Arizona e cosa più importante, mio padre si era arreso all'evidenza dell'amore che legava Edward a me, e viceversa.


-"Bella" mi aveva detto dopo che Edward andò via, ed io andai in cucina a sistemare "pensavo che durante questi tre mesi tu e lo smilzo vi sareste allontanati invece..."

-"Invece il nostro amore è stato più forte della lontananza papà, te l'avevo detto" lui annuì.

-"Bella" chiamò nuovamente preda di chissà quali pensieri.

-"Si papà" risposi io paziente asciugando e riponendo le tazze da caffè sulla credenza.

-"Ma tu lo ami sul serio? Voglio dire tesoro mio...sei così giovane così inesperta, cosa ne sai tu dell'amore...del matrimonio. Non puoi negare che io e tua madre siamo stati un pessimo esempio per te"

A quel punto mi fermai, poggiai lo strofinaccio e mi misi proprio di fronte a lui.

-"Ascolta papà adesso dirò qualcosa che forse ti ferirà, ma spero che tu riesca a capire comunque quello che voglio dirti" lui annuì un pò preoccupato e si concentrò per ascoltarmi. "Il fatto che tu e la mamma siete stati sposati per così poco tempo, il fatto che io sono cresciuta con una famiglia per così dire a metà...non ha fatto altro che aumentare la mia voglia di averne una tutta mia il più presto possibile. Capisci?"

-"Mi dispiace tanto..." sussurrò lui rammaricato

-"Papà no, non devi dispiacerti. Non so come esprimermi, io voglio sposare Edward perchè lo amo immensamente e tutto il resto...ma la cosa che più di ogni altra mi spinge a non avere dubbi sul matrimonio è che potrei giocarmi la testa...lui desidera la stessa cosa, quindi ci sembra inutile perdere tempo in..."

-"Non vorrai sfornare dei marmocchi subito? Sono troppo giovane per diventare nonno!"

Come se fosse possibile? Pensai con una punta di tristezza, avrei tanto voluto un bambino a immagine e somiglianza del mio Edward..

Sorrisi ma non risposi, lo abbracciai.

-"Ti voglio bene papà"

-"Anch'io tesoro, voglio solo che tu sia felice" solo qualche mese fa, queste parole le sentivo pronunciate da lui solo nei miei sogni, adesso erano reali.

-"Lo sarò, sta tranquillo"

Di lì a poco avrei imparato a mie spese che i progetti a lunga scadenza lasciano il tempo che trovano. La vita con la sua imprevedibilità, stravolge il corso degli eventi come un fiume in piena stravolge ogni lembo di terra che inonda.
 
Primo giorno di scuola, ultimo anno di liceo io e Edward arrivammo a scuola di buon ora, parcheggiammo la macchina e l'uno accanto all'altro, felici e ancora ignari delle novità che l'estate aveva portato con sè, prendemmo il vialetto che conduceva all'entrata.

Fu allora che li vedemmo.

Jacob appoggiato alla sua moto, Jessica accanto a lui, lo guardava con occhi adoranti e pendeva dalle sue labbra, non appena ci videro entrambi si irrigidirono. Non mi stupii della cosa, ma mi preoccupai invece quando vidi Edward fare lo stesso, cambiando del tutto espressione.

-"Ed, cosa c'è?"

-"Non lo so, ho una strana sensazione" rispose agitandosi.

Giunti ad un paio di metri dai due, Jacob si scostò dalla moto e si parò davanti a noi bloccandoci il passaggio, Jessica restò dietro.

-"Cullen devo parlarti, da solo"  

-"Be ciao anche a te Jake" sbottai "ma che modi sono questi? Ti sei imbifolchito in questi due mesi? Saranno le cattive compagnie che frequenti" dissi alludendo alla serpe dietro di lui.

"E di cosa? Non mi pare avessimo più nulla in sospeso, abbiamo chiarito tutto all'aerporto, no?" Edward stentava a restare calmo.

-"Allora non sapevo...adesso invece è cambiato tutto. La devi lasciare subito" disse indicando me "e forse sarebbe meglio che tu e la tua famiglia lasciaste subito la città...se ci tenete alla testa."

Edward serrò la mascella.

-"A cosa devo queste intimidazioni e queste minaccie?"

-"Sarebbe meglio che la smettessi con la sceneggiata Cullen so chi sei...o forse sarebbe meglio dire so cosa sei...succhiasangue" 

A quel punto Edward emise solo un flebile sibilo:

-"Mio Dio sei un cane..."

 
 

nota dell'autrice:
punto a) vi starete chiedendo: come mai Jessica non se ne è accorta?
Perchè lei è diventata lupo non è nata con il gene, ciò che sa della licantropia lo sa per merito degli anziani che comunque hanno tralasciato parecchi dettagli, particolari e segreti che non le competono.
punto b) i lupi sanno della presenza dei Cullen nel loro territorio fin dal loro arrivo, e li tengono d'occhio. Dopo aver costatato che in nessun modo nuociono agli umani, decidono di non intervenire per non scatenare dei dissapori, ma nel momento in cui Jacob li informa della relazione fra Bella e Edward, quindi fra una umana e un vampiro, le cosa cambiano...
punto c) Jacob fu iniziato sul serio al branco e ai suoi segreti solo ad avvenuta trasformazione.

A presto e grazie a tutte come sempre immensamente, e di cuore. Un ringraziamento particolare però va a tutte quelle che hanno fatto un salto nel buio e hanno letto di Emma e Sam

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=658967


 

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Capitolo 25
*** Cap. 25 Bella:Jessica loves Jacob? ***


Cap. 25 Jessica loves Jacob



                               


   

Buona Domenica, CHIEDO UMILMENTE PERDONO sono in ritardo esagerato, credetemi non è perchè non ho più interesse per la storia ma al contrario desidero impegnarmi a più non posso affinchè ogni capitolo, (nonostante si stia avvicinando la conclusione della storia) sia sempre di vostro gradimento. Francamente ho avuto come l'impressione che gli ultimi episodi non vi abbiamo granchè entusiasmato e questo mi è dispiaciuto parecchio. Dunque bando alle ciance, in questo cap. si fa luce su tantotanto e soprattutto per chi già aveva Jacob sulle bipbip, adesso lo vorrà definitivamente uccidere!
Ci vediamo giù.
ps, ringrazio il mio angioletto (si proprio tu, streghetta) che sopporta le mie lagne.



Capitolo 25
                                            


                                           Bella: Jessica loves Jacob?


 

 

pov Bella

Scoperta sorprendente

 

 

-Cane? Che vuol dire cane?- Chiesi allibita.

-E' un modo gentile per definire i licantropi- spiegò abbonzando un sorriso sarcastico Edward.

-Lican..licantrochè?-

Provai a deglutire, ma il groppo che mi si materializzò in gola fu talmente ingombrante che non ci riuscii.

 

Ma che significa?

 

-Lupo Bella-
Edward rispose alla mia muta domanda -Jacob è un ragazzo con la facoltà di cambiare forma e trasformarsi in lupo-


 

Jacob lupo!

 

Il ragazzo con cui ero cresciuta, il ragazzo con cui ero stata per quasi un anno era in realtà un animale?

-Ma per lupo intendi proprio quei cosi ricoperti di pelo, che camminano a quattro zampe e si grattano se hanno le pulci?-

-Si Bella, precisamente si grattano per le pulci- stavolta Edward non si trattenne e rise apertamente.

-Senti Jake qualsiasi cosa tu sia devi stare comunque fuori dalla mia vita- alzai la voce incurante che qualcuno potesse sentirmi.

-No- ringhiò deciso lui.

-Ma che vuol dire no?-

-No, mi spiace non posso starne fuori-


-Ma all'aeroporto...- strepitai -tu all'aeroporto hai detto che era una storia chiusa, che Edward aveva vinto e che..-


-Era prima Bella, prima di sapere cosa fosse lui- indicò Edward con ribrezzo -Dio non riesco a crederci, tu e lui...che schifo-


-Ehy adesso basta Jacob ne ho abbastanza- Edward avanzò di qualche passo parandosi davanti al suo antagonista, il suo viso non prometteva nulla di buono.
-Ma un bel pacco di cavoli tuoi no eeeh Jake?!- Feci capolino al di sopra delle spalle di Edward.

-Perchè io non riesco davvero a capire come hai fatto ad innamorarti di uno come lui- sbottò di nuovo scuotendo il capo, pareva proprio non darsi pace.

-Certo lupo sì e vampiro no? E comunque questi continuano a non essere affaracci tuoi cane-

-Adesso basta! Entrambi, tacete!-

Jessica dal suo angoletto fece la sua comparsa.

Non potei negare che in quel momento ebbi come l'impressione di trovarmi di fronte un'altra persona. Aveva un chè di diverso, il suo sguardo, i suoi occhi di solito spenti, senza vita adesso luccicavano, mentre i tratti del viso all'improvviso mi apparvero più dolci, delicati. Sembrava più matura, sembrava più donna.

Sembrava quasi...

Me?

Che fosse innamorata anche lei?

E di chi?

Di Jake?

In effetti non era impossibile come idea, per quel che ne sapevo avevano avuto tutta l'estate per frequentarsi e in quel frangente, forse aveva consolato Jacob. ma lei che sapeva di questa storia? Come mai Jacob affrontava un simile discorso con lei presente? Sta di fatto che la vipera intervenne prontamente per cercare di sedare la discussione, di sicuro presto sarebbe sfociata in un corpo a corpo.

-La smettete di fare gli stupidi? Sembrate due ragazzini dell'elementari, e poi ci stanno guardando tutti-

Dopo aver dato una rapida occhiata al di là del muretto di cinta della scuola ci rendemmo conto che un capannello di ragazzi si erano fermati a guardarci dalle inferriate, pregustando la scazzottata. -Fra poco il preside sarà informato del vostro scambio di opinioni. Vogliamo ritrovarci tutti e tre in punizione il primo giorno dell'ultimo anno di scuola? Proprio un bel biglietto da visita- ci chiese preoccupata -Jake è meglio se vai via.-

-E' stato lui a cominciare- protestò Edward proprio come un bambino, lo disse in tono così infantile che stentai a trattenere una risata -io e Bella stavano per i fatti nostri-

-Devi ringraziare Jessica se non ti sono saltato alla gola non appena ti ho visto-  

Jacob invece era più in versione bullo quella mattina, arrogante ed irritante. Quel lato del suo carattere mi aveva sempre fatto saltare i nervi. Si avvicinò ad Edward attraverso la spalla di Jessica, e lo continuò a provocare.

-Oh ma grazie Jessica-
ironizzò Edward facendo pericolosamente un passo verso Jacob. Jessica a quel punto poggiò entrambi i palmi delle mani sul torace del mio ragazzo per fermarlo da qualsiasi tentativo di scontro fisico.


 

Si vabbè ogni scusa è buona per toccare

Giù le mani dalla mercanzia

 

Edward mi lesse nel pensiero e si scostò dalla ragazza eliminando del tutto qualsiasi contatto fisico. Entrambi i ragazzi continuarono a guardarsi in modo truce per diversi secondi poi dall'esterno qualcuno intervenne.

 

-Cosa succede qui?-

 

Il professore di educazione fisica, mr Roberts, dall'alto della sua imponente stazza da ex giocatore di football ci guardava a meno di un metro di distanza, talmente eravamo presi dalla discussione, che non lo avevamo sentito arrivare.

Chiaramente fiutò subito i segni che preludevano una scazzottata, anche se con loro due di sicuro non si sarebbe trattato solo di un semplice scambio di pugni.

-Nulla professore-

Jessica si voltò verso l'uomo esibendo un sorriso innocente degno di una bimba di tre anni. -Stavamo solo parlando-

-E' tardi e a quest'ora dovreste essere già in classe. Filate! Lei invece è pregato di andar via- si rivolse a Jacob -non credo frequenti questa scuola-

-No infatti- rispose secco e poi mormorò -fortunatamente per Cullen-

-Andiamo subito professore- aggiunse Jessica sussurrando distintamente un smettila idiota all'indirizzo di Jacob.

Io ancora scombussolata da tutta quella assurda discussione non riuscivo a muovermi, ero paralizzata dalla sorpresa ma anche da un senso d'inquietudine.

Era un incubo.

Era destino che la mia vita fosse costellata da guai infiniti e creature mitiche, che avrebbero dovuto popolare solo le favole, oppure i racconti per impaurire i bambini capricciosi, e non la vita di tutti i giorni della gente banale e comune come me. Eppure io ero stata tanto precisa quanto sfortunata da innamorarmi prima di un lupo e poi di un vampiro.

 

Merda!

 

Quella considerazione non era rimasta solo mia e con la coda dell'occhio vidi l'espressione di Edward cambiare, da arrabbiata divenne delusa.

Che stupida, come potevo pensare che amare Edward fosse una sfortuna?

 

Sono un'ingrata, scusami,  blaterai mentalmente.

 

Purtroppo però quello non era il momento di rimediare all'ennessima fesseria partorita dal mio cervellino stressato, così mi strinsi nelle spalle e sospirai di frustrazione. Il mio ragazzo non disse nulla, e quando mai lui osava darmi addosso?

Anche se non meritavo altro che quello?

Si limitò mesto ad avvicinarsi e ad intrecciare le sue dita alle mie, mi guardò e accennò un sorriso.

Mi volevo prendere a sberle da sola, ero proprio un'ingrata.

-Angelo coraggio, dobbiamo andare in classe-

-Mnh sì- risposi come un automa -Eeed ma cosa sta succedendo?-

Balbettai quella domanda, cercando di tenere a bada il mio labbro inferiore che invece non ne voleva sapere di smettere di tremare.

-Nulla amore, sta tranquilla.-

Cercò di rassicurarmi e notando il mio passo incerto, mi sostenne per le spalle sospingendomi verso il cancelletto d'entrata.

Jacob e Jessica rimasero immobili l'uno accanto all'altro.

-Signor Cullen- il professor Roberts richiamò Edward che si fermò voltandosi senza però lasciare la presa su di me -mi aspetto da lei che qualsiasi cosa fosse in atto prima del mio arrivo, adesso si sia definitavamente conclusa. E lo stesso vale per lei...- guardò Jacob squadrandolo da capo a piedi. Decisamente il ragazzo lupo non aveva fatto una buona impressione a mr Roberts. -La prego di non ripresentarsi in questo edificio o nei dintorni di esso, altrimenti mi vedrò costretto a chiamare la polizia-

Jacob sorrise e sprezzante rassicurò il professore:

-Tranquillo mister, la puzza di questo individuo mi dà troppo il voltastomaco, starò alla larga da qui senza dubbio.- Quindi cambiando repentinamente espressione si voltò verso Jessica -ti chiamo dopo piccola- mormorò suadente.

Piccola annuì tutta compiaciuta e sembrò librarsi in volo quando Jacob si abbassò leggermente per stamparle con un rumoroso schiocco un bacio sulla guancia.

Ma se stava con Jessica, perchè diavolo doveva dare addosso a me ed Edward?

Jacob dopo quello spettacolo un pò troppo melenso saltò in sella alla sua moto e sgommando andò via.

Io e Edward sorpresi da quello strano comportamento entrammo a scuola seguiti a ruota da Jessica, percepivo la sua agitazione nonostante le dessi le spalle. Anche lei era preoccupata, potevo toccare con mano i brividi che le percorrevano la schiena, ed era strano visto che negli ultimi mesi la sua missione nella vita era stata quella di riuscire a separare me ed il mio ragazzo per portarselo a letto. Quindi l'ipotesi che potesse aver messo davvero gli occhi su Jacob prendeva sempre più corpo.

Prima di entrare in aula mi voltai e la vidi ferma sulla soglia dell'aula di inglese in attesa, aspettava proprio che mi girassi a guardarla, aveva qualcosa da comunicarmi. Prima di scomparire dalla mia vista mimò:

 
Dopo scuola vengo da te..


Per completare l'eccellente inizio dell'ultimo anno di liceo, una visita della mia acerrima nemica era proprio quello che mi ci voleva.


Perfetto!

 

                                                                 *********************

 

La giornata scolastica scorse lentamente, Edward fece di tutto per tenermi buona, ma io avevo il cervello in iperattività e naturalmente era scontato che con tutta quella agitazione stressassi anche lui. Come facevo a non rimuginare su quello che avevo scoperto poco prima fuori da scuola?

 

-Non credi che merito una spiegazione?-

 
Chiesi al mio ragazzo in mensa durante la pausa.

-Si ma non è adesso il momento giusto, sei troppo agitata-

-Eeed ma spiegami almeno perchè Jacob ce l'ha tanto con te? E perchè lui non vuole che noi stiamo insieme. In fondo tu sei un vampiro, ma lui è un licantropo cacchio!-

-Lo so piccola, ma vedi da sempre vampiri e licantropi sono stati in conflitto. Sono nemici naturali gli uni degli altri.-

-E perchè?-

-Antiche rivalità, antiche dispute...credenze popolari che si perdono nella notte dei tempi-

-Stupidaggini insomma.-

-Si forse hai ragioni, stupidaggini. Purtroppo però l'odio tra le nostre razze è un dato di fatto e il nostro amore non può cancellarlo con un colpo di spugna.-

-Pensi che dicesse sul serio e quindi non lascerà perdere la cosa-

-Ha una buona scusa per cercare di dividerci. Quindi purtroppo sì.-

-Come purtroppo si? Eeed.-


Distese il braccio sul freddo tavolo della mensa e con la sua grande mano racchiuse all'interno la mia guancia, io mi adagiai su di essa cercando di farmi tranquillizzare dalla dolcezza del suo tocco morbido.

-Penso coinvolgerà anche gli altri lupi se non lo ha già fatto.-

-Le cose vanno di male in peggio- costatai, poi decisi di dar voce alla questione Jessica -ma c'è una cosa che non capisco. Jessica, sà tutto? Non si è scomposta di un millimetro a sentir parlare di vampiri e licantropi, anzi pareva essere direttamente coinvolta.-


-Si, sa tutto- Edward prese la mia mano abbandonata sul grembo e aggiunse -perchè lei è una di loro.-

Per non cacciare un urlo strinsi con tutte le mie forze le dita del mio ragazzo..

 

 

 

 

Edward



Qualche ora dopo a casa Cullen...


 

 
Mi avevano tenuto all'oscuro. Tutti.

Alice, Carlisle Esme e forse anche Emmett e Rosaly sapevano, tutti tranne me. Mi avevano accuratamente tenuto all'oscuro.

La Push, la riserva indiana era infestata dai licantropi, nostri nemici per definizione, eppure nessuno si era preso la briga di avvisarmi. Pensandoci bene avrei dovuto allarmarmi quando Alice scoprì di Jessica, della sua disavventura con i lupi, e della possibilità che fosse un lupo lei stessa. Se era stata morsa nei dintorni di Forks evidentemente dovevano esserci degli insediamenti, e quindi era alta la possibilità di presenza licantropa in giro. Ma io ero talmente preso da me e il mio amore per Bella da non riflettere su una tale eventualità.

Forse se mi fossi avvicinato a La Push avrei capito.

Ormai piangere sul latte versato era inutile e non avrebbe portato a nulla.

-Edward calmati, non volevo darti altri pensieri- mio padre mi poggiò una mano sulla spalla nel vano tentativo di calmarmi. Aveva appena confessato che la famiglia in realtà sapeva già dei lupi di La Push. -Eri già tanto preoccupato per i dissapori col capo Swan, non volevo caricarti di altro.-

Dopo scuola, lasciai Bella a casa e mi precipitai dai miei, loro a sua volta avvisati da Alice mi aspettavano pronti a confessarmi tutto.

-Papà scherzi? Questo è il problema più grosso in assoluto- sbottai -Jacob aizzerà il branco contro di noi a meno che io non lasci Bella-

-Troveremo una soluzione anche a questo-

-Forse è meglio chiarirti il concetto- ribadii in preda ad un imminente attacco d'isteria -Jacob ha trovato la scusa per farmi la guerra e per le ragioni giuste. Anche se il branco giudicherà il nostro modo di vivere e di sfamarci compatibile con il loro, non accetteranno mai, e sottolineo mai, che un'umana abbia una relazione con uno di noi. Maggiormente se questa umana è Isabella Swan.-

-Chiederò un incontro con gli anziani, vedrai chiariremo la nostra posizione, Edward andrà tutto bene-

-Vorrei tanto avere il tuo ottimismo, ma al momento mi è impossibile- risposi abbattuto -ma tu da quanto tempo sai di loro?-

-Da prima di trasferirci-


-Cosa? Da prima di..? E' assurdo- commentai a mezza voce.

-Presi informazioni, è la prima cosa che faccio quando decidiamo di traferirci in una nuova città. Di solito se mi confermano la presenza dei lupi, scarto e vado avanti nella ricerca. Questa volta non è stato possibile, non avevamo scelta dovevamo venire a Forks-

-Papà, ma in che guaio vi ho cacciato?-

Lui ignorò la domanda e si lanciò nel resto della confessione.


-Venni qui qualche settimana prima del trasloco a chiedere un incontro, decisi di tentare la carta del veniamo in pace e servì. Dissi loro che dovevamo venire da queste parti solo a causa dei miei motivi lavorativi. Diedi garanzie sul nostro comportamento, sul nostro modo di nutrirci e sul nostro modo di vivere. Mi credettero e acconsentirono di buon grado, ma..-

-Ma..-

Doveva per forza esserci un ma.


-Ma in maniera per nulla velata mi avvisarono che non avrebbero consentito sgarri di alcun genere. Nessuno di noi avrebbe dovuto avere contatti fuori dall'ordinario con gli umani-

-E il mio contatto con la mia umana è decisamente fuori dall'ordinario- bofonchiai pensando a tutte le notti trascorse con Bella che dormiva sul mio petto -e tu me lo dici adesso? Anche senza Jacob Black di mezzo prima o poi avrebbero scoperto di me e Bella. Voglio dire Charlie è un grande amico dei Black..-

-Ci avremmo pensato al momento-

-Ma cosa dici Carlisle?-

Raramente chiamavo il mio genitore così, stavo perdendo il lume della ragione.


-No cosa dici tu Edward- sbottò di rimando lui e mi stupii -esattamente cosa avrei dovuto fare? Cosa? Disilluderti, dirti di rinunciare alla tua felicità, oppure consigliarti di rapire Bella senza neppure conoscerla e tanti saluti.-
Era la prima volta che lo vedevo così adirato con me -Io e tua madre avevamo appena ritrovato un figlio, e non era nostra intenzione perderlo di nuovo per un dettaglio. Ho cercato di agire solo per il tuo bene, questo è quanto.-


-Un dettaglio?- Ripetei respirando profondamente, sperai che ciò mi aiutasse a calmarmi, in fondo Carlisle aveva detto la verità. Aveva agito solo per mio bene e la mia felicità, ed io gli stavo dimostrando solo ingratitudine. -Papà io...lo so cosa vi ho fatto passare, ma tu al mio posto adesso cosa faresti? Ti rendi conto che non ho praticamente scelta? O vado via, oppure resto qui e combatto. Il che significa coinvolgere anche voi in una guerra. Tutto questo per causa mia.-

-Edward io tua madre e i tuoi fratelli saremo con te, qualsiasi decisione tu prenda. Siamo la tua famiglia. Il nostro dovere è quello di appoggiarti. E comunque stai precipitando i fatti, ancora non c'è nessuna dichiarazione di guerra all'orizzonte.-

Io ero purtroppo convinto del contrario e la ragione era lampante.

-Io lo so che siete con me, grazie. Avrò bisogno di voi quando Jacob lancerà il prossimo assalto.-

-Ma perchè sei sicuro che lo farà?-

-Io al suo posto lo farei. Se ci fosse anche una minima possibilità di riprendermi Bella le tenterei tutte.-

-Anche se riuscirà a dividervi dubito che Bella tornerebbe con lui-

-E chi lo sa questo papà? Gli eventi, i fatti cambiano in un secondo, basta un battito di ciglia e il corso della vita più deviare-

-Tu devi solo convincerti che tutto andrà bene, al resto penserò io. Vado subito a decidere con i tuoi fratelli cosa fare.-

Carlisle mi diede quell'incoraggiamento stringendo le mie mani nelle sue e guardandomi nel modo amorevole che caratterizzava da sempre il nostro rapporto. Era brutto ammetterlo ma per me come per Alice, lui aveva sempre avuto un debole. Si mostrava fiducioso ma di sicuro celava preoccupazione. Volevo un gran bene al mio creatore, a lui come ad Esme che ritenevo essere una mamma amorevole e dolcissima. Loro non mi avevano mai abbandonato, nonostante per molti periodi avevo avuto nei loro confronti un comportamento assai riprovevole, fatto di indifferenza e apatia, rifiutando l'affetto incondizionato che da sempre mi manifestavano.

-A dopo- un ultimo sorriso e uscì dalla mia stanza, lasciandomi solo con la mia frustrazione.

Il non sapere come dover agire mi prostrava profondamente, mi faceva sentire inutile.

Dovevo parlare con Bella, ma solo dopo aver provato e riprovato valutato e considerato tutte le possibili soluzioni semmai la situazione si fosse evoluta verso il peggio.

La devi lasciare solo al ricordo di quelle parole mi si contorcevano le budella nello stomaco.

Che cosa avrei dovuto fare? Non potevo coinvolgere la mia famiglia in uno scontro coi lupi, ma non potevo neppure lasciare Bella...lei era la mia esistenza, la mia unica ragione di vita. Avrei preferito morire mille volte piuttosto che rinunciare a lei.

E allora? Fuggire, scappare via, allontanandola da tutto e da tutti?

Proprio non avevo idea. Lei avrebbe acconsentito? Lo avrebbe fatto per me?

Ma quanto egoista sarei stato? Ancora tanto di più di quanto ritenevo essere già.

Lei voleva parlare con Jacob cercare di dissuaderlo da qualsiasi progetto di scontro, anche se il suo modo di agire assomigliava di più a sete di vendetta. Io le dissi che era una cattiva idea, non volevo avesse più contatti con quel cane. In compenso però Jessica sarebbe andata da lei nel pomeriggio. Ma stranamente ero tranquillo, non temevo che le potesse fare del male. Dopo il comportamento coscienzoso mostrato durate lo scontro verbale col cane quella amttina, pensavo che forse, poteva aiutarci.

Sperai solo che l'istinto non mi tradisse.

-Toc toc, Eddiii ci sei?-

-Lo sai benissimo che ci sono, entra e falla finita- mia sorella Alice fece capolino dalla porta.

-Umh come siamo nervosi- disse atterrando col sedere sul mio divano letto.

-Non ti ci mettere pure tu per favore okay?..... Ma che razza di veggente sei?- L'aggredì qualche secondo dopo aver rimungiato un pò -ho una spada di Damocle che mi pende sulla testa e tu neppure te ne accorgi?-

-Bè scusa se c'è un'intera riserva di licantropi a bloccare le mie visioni!-

-Diavolo Alice ma tu non vedi assolutamente nulla? Non ti credo! Il fatto è che vedi cose talmente brutte che non vuoi mettermi al corrente.-
-Nooo, ti assicuro Eddy che sul futuro tuo e di Bella non vedo più nulla, neppure un piccolo insignificante fotogramma. Ed è tutta colpa di quel branco di cani bavosi.-

-Perchè non mi hai detto della situazione- le chiesi poi a bruciapelo, avevo bisogno di sentire anche la sua versione.

Prese qualche secondo per concentrarsi e incrociò le gambe, quindi mi fece segno di sedermi affianco a lei, ubbidii.

-Edward- cominciò, mi chiamava così solo quando aveva dei discorsi estremamente seri da fare, le prestai tutta l'attenzione di cui fui capace -ti ricordi quando ti avvisai che Bella era tornata a Forks e che era giunto il momento di trasferirci?-

-Si. Come potrei non ricordarlo, è stato uno dei giorni più felici della mia seconda vita.-

-Appunto, io non dimenticherò mai la gioia e la speranza che lessi nei tuoi occhi quando tornasti a casa. Sembravi rinato, tornato alla vita, ma non come vampiro, come umano Eddy. E in fondo tu sei sempre stato il più umano di tutti noi. Avevo faticato tanto per raggiungere questo obiettivo, avevo pregato tanto...Non sai quante volte ho consolato la mamma e le ho garantito che tutto sarebbe passato. Dunque a quel punto non potevo rinunciare più, nessuno di noi poteva farlo. Capisci Edward, capisci cosa sto cercando di dirti?

-Si- ammisi profondamente emozionato. Mai come in quel momento mi sentii parte di una vera grande, unita famiglia.

-In accordo con tutti decidemmo di tenerti all'oscuro. Ci augurammo solo che senza preavviso tu non riacquistassi il tuo potere e leggessi le nostre menti. Non sai che spavento quando mi dicesti di sentire i pensieri di Bella.-

Alice accennò un sorriso, e capii che un pò di tensione era scivolata via dal mio corpo, mi distesi su un fianco e continuai a parlare con quell'adorabile cocciuto mostricciattolo che era mia sorella maggiore.


-Alice forse avrei comunque avuto il diritto di sapere a cosa andavo incontro io, e tutti voi? Mi sento responsabile.-


-Puff sciocchezze- e fece con la mano il gesto di cacciare l'aria -se quel cane non si fosse trasformato forse tutto questo non sarebbe accaduto-

-Io credo invece che sarebbe successo ugualmente, ho la sensazione che Jessica ci abbia fiutato fin dall'inizio, solo che magari essendo estranea alla riserva non sapeva esattamente di cosa odorassimo-

-Che idea ti sei fatto di lei?-

-E' un lupo senza alcun dubbio. Dovevi vederli stamattina quei due..mi sono sembrati così intimi, avrei giurato che stessero addirittura insieme, ciononostante Jacob è ancora assuefatto di Bella e non smette di tormentarla. Ma come dargli torto- ammisi amaramente, era strano, ma io capivo il mio nemico. Capivo cosa lo animava e lo spingeva a non mollare. All'aeroporto era stato solo un attimo di smarrimento, per aver appreso che la donna che amava si era concessa ad un altro. Ma forse prima o poi sarebbe tornato alla carica, a maggior ragione in quel frangente. -Uffa non ci sto capendo nulla. Ma tu sforzati Alice, magari qualcosa salta fuori-


-Eddy te l'ho già detto, con i cani di mezzo cosa vuoi che veda? E' un miracolo se ancora riesco a vedere le cose mie e di Jasper, anche se sarebbe meglio lasciarle sfocate effettivamente- sospirò.
Prima o poi io e mio cognato Jasper avremmo dovuto parlare. Non sopportavo l'idea che non riuscisse a fare felice mia sorella. Se c'era una persona al mondo che meritava di esserlo era lei, il mio adorabile mostriciattolo.


-Ma siamo qua da mesi ormai, non ti hanno mai creato disturbi tali da farti insospettire?-

-Certo qualcuno si, ma pensavo fosse colpa di Jessica, insomma era assodato che fosse lei il disturbo, che fosse lei a sfocarmi il campo visivo. Ma adesso è come se tutte le energie negative dei lupi si fossero concentrate in un unico blocco per non farmi vedere più nulla. E' come se dopo la trasformazione di Jacob si fosse aperto una sorta di canale nella mia mente che capta solo gli influssi avversi del branco.-

-Dio Alice non riesco a crederci, finalmente si era tutto risolto- mi portai le mani ai capelli, ero saturo di ansie e paure.

-Lo so fratellino mio, mi spiace così tanto-

-Che posso fare adesso? Come affronto la cosa? Se almeno tu mi confermassi che non è cambiato nulla, che Bella rimarrà con me...sempre e comunque-

-Edward lo so che desideri questo più di ogni altra cosa al mondo, ma sono tua sorella e per il bene che ti voglio devo essere sincera. No, al momento non ti posso confermare questo, ma neppure il contrario. Quindi forza e coraggio non è cambiato assolutamente nulla fra te e la tua piccola. Adesso dobbiamo aspettare la mossa del branco, Jacob ti ha minacciato? Okay, ma non è lui che comanda. Lui fa solo parte di esso.-


-Non so Alice, ma ho come l'impressione che in realtà quel bastardo abbia un certo peso, che sia una specie di capo-

-Carlisle incontrerà gli anziani, questo è deciso. Domani manderà Jasper ed Emmett alla riserva per fissare un incontro. Quanto meno per capire se dobbiamo fare i bagagli-

-I bagagli?-

A quelle parole deglutii a vuoto ed i polmoni si fermarono, smisi di respirare, quel movimento volontario e inutile mi infastidii. Fare i bagagli, andare via lasciare Forks, lasciare Bella...perchè? No. Senza di lei non sarei andato da nessuna parte.

Niente e nessuno poteva dividerci.


 

Bella
 

                                                                                Amiche / Nemiche
                                       

Alle cinque e mezza camminavo nervosamente da un capo all'altro della cucina, avevo di sicuro tracciato un solco sul pavimento. Aspettavo Jessica.

Edward sapeva dell'incontro ed era stranamente tranquillo a tal proposito, non lo temeva, anzi secondo lui la ragazza era animata da buone intenzioni e tra donne avremmo potuto raggiungere un qualche accordo di sorta.

Di sicuro il mio ragazzo aveva ragione, ma non era questo che mi innervosiva, ovvero non erano le buone o cattive intenzioni di Jessica ad agitarmi. Ciò che mi teneva sulle spine erano le rivelazioni che sicuramente la ragazza mi avrebbe fatto.

Quando il campanello gracchiò sentii una fitta allo stomaco, ansia allo stato puro.

Mi avviai all'ingresso e lentamente aprii la porta, la ragazza che scoprii poco prima essere un lupo era immobile, un leggero sorriso le incurvava le labbra.

Buon segno pensai

-Ciao Jessica-

Forse ci avevo messo troppo entusiasmo, perchè lei sembrò sorprendersi dal tono caloroso che usai, ma mi sforzai di mantere ferma la mia voce, non volevo che capisse quanto fossi agitata. Quindi cacciai fuori quella frase tutta d'un fiato.

-Bella- rispose lei accennando un saluto con la testa, mi feci da parte e avanzò oltrepassando la soglia di casa mia. Quando richiusi la porta alle mie spalle ebbi la sensazione che quel pomeriggio qualcosa avrebbe compromesso per sempre l'equilibrio già precario della mia vita.

-Accomodati- dissi indicando il salotto. Jessica annuì.

-Quanto tempo è passato dall'ultima volta che mi sono seduta su questo divano- in onore dei vecchi tempi si lasciò sprofondare sul cuscino molliccio del sofà.

-Già- ammisi con una punta d'amarezza -sembra passato un secolo.-

Dai tempi in cui eravamo state amiche, non per la pelle, non come quelle adolescenti che crescono in simbiosi capendosi solo con lo sguardo o con una parola, ma pur sempre vicine, sembravano trascorsi decenni. Invece non era passato neppure un anno.

-Ma cosa ci è successo Bella?-

Si fece improvvisamente triste e strinse i pugni in grembo, potei giurare di vederle gli occhi riempirsi di lacrime.

-Prima non c'era giorno in cui non trascorrevamo almeno un'ora spalmate su questo divano a strafogarci di gelato e patatine fritte, ridendo di tutto, spensierate. Adesso sembriamo due estranee-

-Più che estranee sembriamo nemiche- risposi piccata.

-Io non volevo che avvenisse questo-

-Wao Jessi- e non potei trattenere una risata isterica -dovevi pensarci prima di cercare di portarti a letto il mio ragazzo-  

-Mi dispiace- abbassò la testa, sembrava sinceramente dispiaciuta ma...non potevo di certo cancellare tutto con un semplice mi dispiace

-Ti dispiace? Jessica mi hai fotografata mezza nuda e volevi fare vedere le foto a mio padre! Ma che razza d'amica farebbe una cosa simile?-

-Hai ragione- continuò in tono sempre più rammaricato -sono stata pessima, una persona davvero pessima. Ma forse un pò puoi capirmi, no?-

Potevo? E perchè mai?

-Quando Edward è arrivato a scuola tu stavi con Jacob ed io mi sono subito sentita attratta da lui...insomma Bells non raccontiamoci balle. Lui è stupendo, è tanto dolce...non puoi biasimarmi se lo volevo per me-

Forse un pò potevo.

-No- ammisi -non posso, ma non ti giustifico lo stesso.-

-Bella ero gelosa, gelosa marcia-

-Davvero non lo avrei mai pensato!- Sprizzavo sarcasmo.
 
-E a dire la verità lo sono ancora.-


-Lo sei ancora? Ma di chi? Di Edward? Perchè allora non abbiamo nulla da dirci-

Decretai francamente.

-Edward non c'entra, almeno non più. Si tratta di Jacob.-

Arrossì leggermente, le mie ipotesi erano azzeccate, si era innamorata. -Vedi c'è qualcosa che devo dirti e riguarda ciò che hai scoperto stamattina su Jacob, sulla sua...emh- tentennò ma io drizzai le orecchie. Edward mi aveva raccontato a mensa le sue idee sulla natura di Jessica, ipotesi senza conferme, e adesso io avevo la possibilità di sapere tutta la storia direttamente dall'interessata. La vidi prendere un lungo respiro e guardandomi dubbiosa della mia reazione ammise -anch'io sono una di loro, sono un lupo.-

Oh bè una cosa era sospettarlo, ben altro effetto sortiva sentirselo dire, rabbrividii. Era tutto così assurdo, dovetti pizzicarmi una coscia per essere certa di non stare dormendo.

-Emh Jessica, dovrei essere ormai abituata a questo tipo di rivelazioni, ma mi fanno sempre un gran effetto- detto questo mi lasciai cadere come una pera cotta sulla poltrona preferita di mio padre.

-Hai ragione dovresti essere abituata, del resto la persona che ami è un vampiro.-

Il tono con cui disse vampiro non mi piacque, e storsi la bocca, ma poi pensai che tale atteggiamento fosse giustificato dal fatto che il mio ragazzo era in profondo conflitto con il suo.

-Non è tanto il fatto che tu sei un lupo che mi stupisce, quanto la costatazione che sei una di loro non essendo una nativa americana. Come è possibile?-

Sorrise.

-Sai quante volte i primi tempi mi sono fatta questa domanda? All'inizio quando Jacob mi portò alla riserva, subito dopo la trasformazione gli anziani mi guardarono come se fossi un fenomeno da baraccone, uno scherzo della natura. Figurati..un bianco lupo, e per giunta donna! Sacrilegiooo. Poi piano piano dopo aver analizzato per bene gli antefatti che portarono all'accaduto, trovarono una risposta che chetò loro e un pò me.-

-E cioè cosa ti è successo?-

-Tanti anni fa in un pomeriggio di primavera con i miei genitori facemmo un picnic vicino al bosco, avevo all'incirca sette anni. Ero una bambina vispa, piena di energia ed estremamente curiosa. Approfittai di un attimo di distrazione di mamma e papà per ficcarmi da sola nei meandri del bosco. Non avevo paura di nulla, neppure dell'oscurità che l'interno nascondeva. Dopo alcuni minuti attirata dai raggi del sole che filtravano timidi tra le fronde degli alberi, giunsi in una specie di sglargo circondato da sequoie. Al centro di essa un gruppetto di lupi si contendeva la carcassa di una cerva.
- Si fermò un istante a riprendere fiato e io pensai che praticamente stava facendo anche la mia descrizione, e la mia memoria corse veloce alla prima volta in cui vidi il mio Ed nel bosco, il mio guardiano. Io fui decisamente più fortunata di lei. Riprese il racconto. -Lì per lì rimasi perplessa, ma non mi fecero impressione i lupi bensì ebbi terrore del corpo orrendamente mutilato della loro preda. Cominciai a piangere rumorosamente, uno degli animali forse il capo branco si volse a guardarmi, fiutò l'aria, era infastidito dall'intrusione o forse lo attirai come preda. Sta di fatto che nel giro di tre secondi mi ritrovai a terra con l'animale che mi sovrastava completamente. L'ultima cosa che ricordo di quel giorno è il dolore intenso al polso.-

Mi mostrò la vistosa cicatrice all'interno del polso sinistro, era stranissimo che non l'avessi mai, davvero mai notata prima.

-Ma come hai fatto a sopravvivere, insomma loro avrebbero potuto ucciderti in un attimo-

-Questo è un mistero- rispose anche lei perplessa -i miei disperavano di ritrovarmi viva, figuriamoci in buona salute. La cicatrice sul polso è l'unico segno evidente che resta per testimoniare ciò che accade quel giorno. Ma di sicuro i lupi mi hanno trasmesso il loro gene o comunque qualcosa di simile, che è rimasto silente fino a poco tempo fa.-

-La trasformazione è avvenuta da poco?-

-Si, poco prima dell'inizio dell'estate, Jacob era con me. Lui si è preso cura di me.-

Ricordò l'episodio con tenerezza.


-Ma cosa l'ha provocata.-

-La rabbia, una forte manifestazione di rabbia, è successo dopo il tuo colpo da peso massimo al mio naso- rise, io invece provai vergogna.
-Mi dispiace- arrossii -sono stata impulsiva quel giorno.-

-Bella, mai come adesso mi rendo conto che tu stavi difendendo solo ciò che era tuo- rispose e sembrava davvero convinta di ciò che diceva -comunque l'età post adolescienziale è quella in cui avvengono quasi tutte le trasformazioni dei ragazzi della riserva, quindi a me sarebbe successo in ogni caso.-


-Comicio a capirci qualcosa- mi massaggiai il mento, tutti i pezzi a poco a poco combaciavano -Jacob si è trasformato dopo di te?-

-Esattamente il giorno della tua partenza per Phoenix, al ritorno dall'aeroporto era arrabbiato, tanto arrabbiato per qualcosa che non ha voluto dirmi- io invece sapevo il motivo. Jacob in quell'occasione ebbe la conferma che io ero stata di Edward in tutti i sensi -ciò ha accellerato un processo inevitabile-

-Jessica tu e Jacob...si insomma state insieme?-

-Ah che domanda Bella! E' strano sai, ancora non l'ho capito! Eppure dovrei, dato che andiamo a letto insieme da più di due mesi-

-Coosa?-

-Hai capito bene, mica ti scandalizzi?-

-No, certo che no- come avrei potuto.
 
-Dopo la mia trasformazione io e lui ci siamo avvicinati molto e questa nostra vicinanza ha avuto il suo culmine dopo la sua di trasformazione. Ci siamo fatti coraggio a vicenda, ci siamo consolati l'uno con l'altro, sai com'è, no? Da cosa nasce cosa...-


-..E te ne sei innamorata- conclusi.

-Disperatamente Bella, lo amo da morire, ma lui credo mi voglia solo bene. Ma non mi ama- era al limite delle lacrime.

-Perchè dici così?-

-Sei sempre tu il centro costante e fisso dei tuoi pensieri- vidi il suo viso rigarsi di grossi lacrimoni, istintivamente mi avvicinai e mi sedetti sul bracciolo del divano.

-Mi dispiace tanto- dissi mortificata -ma io sono stata chiara con lui te lo giuro. Io amo Edward è questa cosa rimarrà tale in eterno-

-Io ti credo Bella ed è per questo che sono qui. Ma non so più dove sbattere la testa,
l'ultima volta che abbiamo fatto l'amore alla fine ha perfino sussurrato il tuo nome al mio orecchio...capisci? Mi ha chiamato Bells- era proprio disperata, provai un moto di commozione per lei. -Dobbiamo allearci- mormorò fra le lacrime -e cercare di persuadere Jacob a cambiare idea su ciò che ha in mente, magari..magari non mi amerà lo stesso, ma devo provare. Devo Bella assolutamente.-

-Certo che proveremo, ma cosa ha in mente?-

-Cercava un pretesto per attaccare e distruggere Edward e lo ha trovato.-

-Lo sapevo maledizione.-

-Dovevi vedere la sua faccia trionfante quando dopo aver detto a sua padre il motivo della rabbia che ha scatenato la trasformazione, e cioè che tu e Edward stavate insieme..questo a sua volta è impazzito perchè conosceva la natura dei Cullen. Isabella Swan deve essere allontanata da quel mostro, gridava Billy per casa brandendo il bastone del consiglio. Per Jacob quella era musica per le sue orecchie, suo padre sarebbe stato dalla sua parte in quella storia. Da lì in poi è stato tutto un crescendo Bella. Aspettavano il tuo ritorno per avere la conferma che tu e il succhiasan..cioè scusa tu e Edward, stavate ancora insieme.-

-Bè direi che l'anno avuta- conclusi preoccupatissima. -Jessica guardami- le presi le mani e le strinsi erano gelate quanto le mie. Obbedì mi guardò, tirò su col naso si sistemò sul divano in modo tale da vedermi bene in viso. -Posso fidarmi di te?- le chiesi valutando qualsiasi sfumatura d'espressione -ho bisogno di sapere che qualsiasi cosa succeda, qualsiasi cosa io e i Cullen decideremo di fare, tu non ci pugnalerai alle spalle. Altrimenti sarà tutto inutile, capisci?-

-Basta che mi giuri che non farete del male a Jacob, certo che puoi. Forse non ti è chiara una cosa: io e Jacob possiamo essere stati amanti amici confidenti, ma l'unica che ama e che vuole a costo della vita sei tu. L'ho capito in questi mesi, lui non si rassegnerà fino a quando non avrà ucciso Edward. E io questo non posso permetterlo, e non certo perchè mi sta a cuore il tuo vampiro-

-Certo che no- sospirai, come avevo temuto tutti gli equilibri si erano infranti. Cominciavo a precipitare, giù, in un pozzo nero e pauroso. Chissà se presto avrei saputo dove sarei atterrata e quanto male mi sarei fatta in quella inaspettata caduta -a te sta a cuore solo quel bastardo di un lupo.-





Finito anche questo, allora Jacob al patibolo subito e senza sconti, Jessica poverina sfigata...tutti i ragazzi di cui si innamora amano Bella. Carlisle è un papà dolcissimo e Alice la sorellina che tutti vorrebbero.
Baci vi adoro alla prossima.
Romi.


 

 

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Capitolo 26
*** Cap. 26 Guerra! ***


Capitolo 26 guerra  
                       


Capitolo 26

Bella

                                                              GUERRA!


Con la testa sul suo petto cercavo di dormire, ma quell'impresa risultava quasi impossibile.

Ero agitata, inquieta. Di certo lui sapeva che stavo rimuginando, di certo lui sapeva che avevo un vulcano in continua eruzione nella mia testa, che vomitava senza sosta ipotesi e preoccupazioni.

Per lui la mia mente non aveva segreti, era un libro perennemente aperto, le cui pagine riportavano a chiare lettere ogni mio singolo pensiero. Bello, brutto stupido o infantile.

Quella situazione nel nostro rapporto era la croce e delizia, a volte sapere cosa mi passava per la testa era un vantaggio sia per Edward che per me (vedi delizia), altre volte no.

Ecco in quel momento era tutto tranne che un vantaggio che lui sapesse su cosa stavo rimuginando.

Non mi aveva ancora chiesto nulla, non aveva ancora accampato nessuna pretesa, ma ero certa che prima o poi l'avrebbe fatto.

Presto mi avrebbe messo davanti a due porte chiuse e mi avrebbe chiesto

 
Quale vuoi aprire? Scegli!


Oppure mi avrebbe portata ad un bivio, e lì lo avrei sentito dire

 
Quale strada vuoi prendere?

 
E io che avrei fatto?

Mi sarei consumata nell'indecisione?

Considerato il mio grado di stupidità ed ingratitudine era molto probabile che accadesse proprio questo.

Edward si sarebbe comportato così non certo per il gusto di mettermi in difficoltà, ma perchè era così che prima o poi sarebbero andate le cose. La situazione stava prendendo una piega tale che non ci sarebbero state alternative.

Porte o strade era uguale, il punto era scegliere.

 

Avevo stretto un patto con Jessica, ma in cuor mio sapevo come lo sapeva il mio ragazzo che nè lei nè Carlisle sarebbero riusciti a cambiare la situazione in cui ci trovavamo. Gli anziani avevano detto no a qualsiasi mediazione, mentre Jacob al primo tentativo della sua quasi ragazza di farlo ragionare aveva rotto i ponti cominciando ad ignorarla.

Era tutto inutile quindi, avevamo provato solo banali quanto disperati tentativi di ritardare un futuro già scritto. Saremmo dovuti fuggire lontano da Forks se volevamo restare insieme, e io sapevo che la fuga non sarebbe bastata, saremmo dovuti scomparire.

Avremmo dovuto far perdere le nostre tracce, cancellare le nostre identità.

Avrei dovuto rompere col passato e con la mia famiglia, inoltre dopo la fuga non ci sarebbero stati solo i lupi a cercarci, ma anche mio padre.

Che decisione avrei preso?

Sarei stata disposta a fuggire con tutte le conseguenze che ne sarebbero derivate?

Sarei stata capace di dare ai miei genitori un simile dolore?

Io ero la loro unica figlia, e per Charlie ero addirittura l'unico parente rimastogli in vita.

 

Col cuore dicevo di sì, senza alcuna remora, ma con la testa .. con la testa le cose cambiavano.

Sentivo dentro di me una vocina che diceva chiaramente: no.

Ed era proprio questa la fregatura, la mia testa.

Non dotata di fino intelletto ma capace di arzigolare riflessioni e congetture.

Ed Edward ne era al corrente nell'istante stesso in cui le formulavo.

Quella del mio vampiro non mi parve più un super potere capace di rafforzare il nostro già indissolubile legame. Leggermi nel pensiero in quell'istante rappresentava solo una condanna, addirittura forse una tortura, a cui lo stavo sottoponendo.

Ad occhi chiusi mormorai un flebile

Io verrò con te Eeed,

quasi a voler metter le mani avanti, a scusarmi per l'eventuale dolore che avrei potuto causargli quella notte. Doveva sapere che potevo dar vita ad una miriade di schiocchezze, ma alla fine l'avrei seguito fino in capo al mondo se necessario.

Quando avvertii le sue labbra poggiarsi sulla mia fronte e disegnare un timido sorriso, capii che lui naturalmente era al corrente del mio travaglio.
Stretta tra le sue braccia, alla fine riuscii ad addormentarmi.




                                           *************************

 

Alle sette la sveglia suonò e prima ancora di aprire gli occhi capii che qualcosa non andava.

Ero sola, Edward era andato via.

Provai uno strano senso di vuoto.

Lui solitamente aspettava che mi svegliassi prima di tornare a casa sua, doveva darmi il buongiorno, lo faceva sempre. Quella era una regola non scritta, un patto tacito stipulato fin dalla prima notte che aveva trascorso a guardarmi dormire.

Quella mattina qualcosa lo aveva indotto a infrangere il patto, e doveva essere qualcosa di davvero importante, altrimenti non lo avrebbe mai fatto. Questa considerazione non fece che alimentare la strana sensazione da cui mi sentii avvolta appena sveglia.  

E se i timori della sera prima si fossero avverati?


Mio Dio


Trasalii, perchè tutto ciò parve avere un senso.

Se fosse accaduto sul serio, la prima a non perdonarsi sarei stata io, altro che Edward.


Gli avrò fatto più male del solito, losòlosò stavolta non mi perdona ..


Istintivamente afferrai il cellulare e feci partire la chiamata. Appoggiai l'apparecchio fra clavicola e orecchio, e presi a roteare nervosamente la fede al mio anulare sinistro, nell'attesa di essere tranquillizzata dal suono della sua voce. Quando udii la prima sillaba di una fredda voce registrata, mi si gelò il sangue nelle vene. Si era inserita la segreteria, Edward non aveva risposto. Riprovai freneticamente per dieci minuti di fila, ma nulla. A quel punto lo stomaco si contorse in una morsa e avvertii uno strano formicolio ai palmi delle mani, proprio prima dei polsi. Paura.

Chiamai Alice, la quale ci mise un pò, (ben cinque interminabili squilli) ma poi fortunatamente

rispose.

-Sìì, pronto.-

Merda ..

Il tono di voce non lasciava adito a dubbi, era successo qualcosa.

-Dov'è?-

Chiesi senza neppure salutarla.

-Bella, adesso non posso parlare. Ti richiamo.-

-Neanche per sogno- risposi agitandomi ancora di più -dimmi cosa è successo. Dov'è Ed?-

-E' ancora in città.-

-Come è ancora in città? Cosa vuole fare, andar via? Senza di me?-

-Un imprevisto.-

Rispose evasiva.

-Sono stata io vero? Durante il sonno, non è vero? Che ho pensato? Alice che ha saputo?-

Dall'altra parte solo silenzio -L'ho ferito? Alice ti prego rispondimi?-

-Tesoro mi spiace ma al momento non posso dirti nulla, devo aspettare anch'io. Non ho la minima idea di cosa abbia in mente.-

-Ma sai almeno dove potrebbe essere?-

-No. Quei maledetti lupi- imprecò -non vedo nulla. Adesso devo attaccare, Jasper vuole andare a cercarlo. Ti chiamo appena ho notizie.-

-Ma .. -

Alice chiuse la conversazione in fretta e furia e io pensai per una frazione di secondo, che forse stavo ancora dormendo.

Per forza doveva essere così, perchè quello era un incubo. Il peggiore.

Che cosa avevo mai pensato di così terribile da farlo scappar via a quel modo, senza neppure una spiegazione? Che razza di idiota ero?

Sapevo benissimo cosa avrei potuto combinare, eppure ..

Ma come facevo a bloccare la mente, a filtrare i pensieri? Io ero incapace di attuare ragionamenti più semplici, figuriamoci barcamenarmi in atti così complicati.

Ci impiegai 60 secondi buoni a riarticolare gambe braccia e cervello, ero paralizzata, ma dovevo muovermi, fare qualcosa, rimediare prima che fosse troppo tardi. A tempo di record mi vestii, mi lavai i denti e corsi fuori. Chiaramente per quella mattina non sarei andata a scuola, e forse chissà, a secondo di come si sarebbero messe le cose, non ci sarei andata mai più.

Prima di prendere qualsiasi direzione mi fermai a riflettere, solo che ero talmente confusa e annebbiata dalla paura che non riuscivo a pensare in maniera costruttiva.

Chiamai di nuovo Alice. 

-Bella che c'è?- Ruggì spazientita.

Non era proprio felice di sentirmi, questo avvalorava ancora di più l'ipotesi che Edward volesse andar via a quel modo per causa mia.

-Scusa Alice ma ho bisogno di sapere se ci sono novità. Sai dov'è?-

-No-

Awww, pensai


-Puoi dirmi allora ciò che sai, per favore .. -


Lei sospirò e senza alcuna voglia comunque rispose alla domanda.

-All'alba è rientrato molto turbato. Scuro in volto, mi è sembrato lacerato da qualcosa-

si fermò.

-Continua ti prego.-

-Gli ho chiesto cosa avesse. Non ha risposto, e non ha risposto neppure alle altre cento domande che gli ho fatto. Posso solo dirti che temo sia qualcosa di grave .. -

La interruppi.

- .. e ha a che fare con me.-

-Suppongo di sì.-

-Perchè credi che voglia andar via?-

Di nuovo silenzio.

Riprovai a formulare la domanda con più decisione.

-Alice, rispondimi! Perchè credi voglia andar via?-

-Ha preparato una borsa .. ha messo dentro degli abiti, documenti soldi .. che altro può significare questo Bella?-


In quell'istante il mio cuore perse un battito, anzi forse più battiti, no forse addirittura si fermò.

Sono morta!

Poi sentii di nuovo le parole di Alice rimbombarmi nelle orecchie, "che altro può significare questo Bella?" e mi ridestai. Dovevo fare qualcosa e subito.

 

-Dove lo cerco Alice? Che faccio? Dove vado? Ti prego aiutami-

-Bella, Carlise ed Esme sono fuori rientreranno stasera, non credo che vada via senza salutarli, non può .. o forse non voglio credere che sia capace di un comportamento simile. Quindi sarà nei paragi. Concentrati, di sicuro ti verrà in mente dove trovarlo-

-Mmh, al momento penso solo a come fermarlo.- sospirai di frustrazione -Alice e se lo trovassi e non riuscissi a fermarlo? Mi porterà con sè? Deve farlo io .. io non riesco a vivere senza di lui.-


Alice ascoltò ma non ribattè. Intuii che stava riflettendo, rimuginava su ciò che poteva o non poteva dirmi. Ebbi il vago sospetto che sapesse e non volesse mettermi al corrente.

-Alice ci sei?-

-Si scusa, emh ma tu non ricordi nulla? Cosa ha potuto sconvolgerlo fino a questo punto?-

-Non lo sò- risposi afflitta, cominciavo a sentire le lacrime pungermi gli occhi

-ma sapevo che sarebbe successo prima o poi. La mia testa, la mia stupida testa ..-

-Bella non è colpa tua-

-Invece si. Devo andare adesso. Devo trovarlo.-


Senza darle il tempo di aggiungere altro chiusi la conversazione.


-STUPIDA STUPIDA IDIOTA SENZA CERVELLO-

Pestavo i piedi, ero in collera con me stessa, mi odiavo. Volevo picchiarmi, volevo flagellarmi per ciò che avevo combinato.

Ma cosa avevo combinato?!

Io non ricordavo nulla, almeno non credevo di aver partorito pensieri così orribili da indurre Edward a lasciarmi su due piedi.

Le lacrime cominciarono a scorrermi sul viso e realizzai che non erano solo quelle a bagnarmi.

Pioveva.

Aveva iniziato a piovere almeno da cinque minuti buoni, poichè ero zuppa dalla testa ai piedi.

Forse mi sentivo troppo sconvolta per badare a quel futile dettaglio. Avrei trovato Edward ad ogni costo. Avevo tempo fino a sera per cercare di dissuaderlo dal compiere quell'assurdo gesto.

Da dove avrei dovuto cominciare?

Noi due non amavamo girare per la città o nei dintorni di essa.

Il nostro tempo insieme era scandito da abitudini semplici e ripetitive, a noi bastava stare insieme, in camera mia o in camera sua, oppure ci piaceva andare ..

-Accidenti!- .. nel bosco. -Ma certo!- mi battei una mano sulla fronte -che stupida, come ho fatto a non pensarci prima. Il bosco, il nostro posto. Non c'è che dire, Isabella Swan sei proprio un'idiota.-


Rincuorata da quella speranza, mi asciugai le lacrime e cominciai a correre sù per il sentiero sotto la pioggia, per due volte rischiai di ritrovarmi col sedere per terra. Naturalmente alla terza il rischio divenne realtà.

La tanta acqua aveva reso il terreno fangoso e a tratti scivoloso. Incautamente misi un piede, quello destro, su un mucchio di foglie marcie, fu come salire su di uno skateboard senza avere la minima idea di come si facesse. La gamba sghiciò in pieno la presa sul terreno distendosi tutta.

In totale solitudine mi esibii in una spaccata olimpica. Il piede sinistro di contro nel tentativo disperato di salvare il salvabile, fece leva con la punta, ma anche questa mancò la presa.

Caddi rovinosamente sul ginocchio.

 
-DIOOO CHE MALEEE-

Il silenzio irreale del bosco fu rotto dall'eco del mio urlo di dolore.


-Perfetto Swan- biascicai -senza dubbio sei la migliore nel tuo genere .. -


A fatica, imprecando in lingue che neppure sapevo di conoscere riuscii a rimettermi in piedi.

Adesso oltre che zuppa ero anche completamente ricoperta di fango. Ero riuscita ad inzacchermi di terra e foglie anche i capelli, perchè nel tentativo di togliermeli dal viso avevo usato la stessa mano con cui avevo cercato di rimettermi in piedi.  

Sempre più frustrata ripresi a camminare.

Giunta quasi alla nostra felce cominciai a guardare spasmodicamente ogni albero, ogni tronco caduto, ogni roccia sporgente. Speravo di scorgerlo, anche lui bagnato fradicio, magari intento a fissarmi, come la prima volta che ci eravamo incontrati. Come la prima volta in cui ci eravamo baciati.

Dopo alcuni minuti dovetti fermarmi, vedevo a fatica e le ciglia grondavano acqua e molta di questa entrava dentro gli occhi, costringendomi a stropicciarli continuamente col dorso della mano.

Bruciavano e prudevano.

Proprio durante uno di questi momenti mi parve di vederlo.

Una sagoma azzurra non definita, sbiadita.

Un attimo prima non c'era, un attimo dopo era lì in piedi accanto ad una sequoia.

Era lui, Edward.

Aveva una mano appoggiata al tronco, l'altra fra i capelli. Vedevo il suo profilo perfetto, fissava un punto davanti a sè. Indossava una giacca a vento blu con cappuccio, ma non lo aveva tirato sù, così anche lui grondava di pioggia.

Improvvisamente mi sentii leggera, il peso dell'angoscia aveva lasciato il posto alla speranza.


-Eeed- urlai con tutto il fiato che avevo in corpo. Non si mosse, allora provai con più foga sbracciandomi -Eeeed sono Bella, sono quaaa Eeeed-

Lui continuava a stare immobile, sembrava davvero che non mi sentisse.

Era possibile?

Certo la pioggia a suo modo faceva un gran baccano, ma un vampiro aveva un udito superiore ad un comune umano.

Come mai non a riusciva a sentirmi?

Mi balenò in testa l'idea che mi ignorasse di proposito.

Provai dolore al petto.

Decisi che era il caso di raggiungerlo e mi mossi veloce, troppo veloce di nuovo misi il piede in fallo. Scivolai. Stavolta caddi a faccia in giù, e non ebbi nemmeno il tempo di cacciare un urlo perchè la mia bocca annegò in una frazione di secondo nel terreno melmoso.

 
Eeed  piagnucolai mentalmente.


Improvvisamente mi sentivo sfinita, stanca. La tensione mi aveva distrutta fisicamente ed emotivamente, e sentivo dolore non solo al viso ma dovunque nel corpo. Non trovai la forza neppure per alzare il naso. Preferii trattenere il respiro. Rimasi così lungalunga distesa con le braccia giù per i fianchi, il naso nel fango e la bocca serrata a singhiozzare in silenzio. Fino a quando capii che qualcuno si era inginocchiato accanto a me.

 
-Bella-
 
Al suono della sua voce mi ridestai, puntai i gomiti e tirai sù il bacino.

-Eri tu allora- mi guardava sorpreso, ma allo stesso tempo sembrava anche lui sollevato -perchè non ti voltavi? Perchè non rispondevi?-


Gli domandai tra lo stizzito e il sollevato.

Edward ignorò la domanda.

-Angelo come stai? Ti sei fatta male?-

Mi prese per le spalle e lentamente mi girò di schiena fino a farmi sedere su di lui.

-Credo di essermi sbucciata un ginocchio quando sono caduta poco fa- tirai sù col naso e mi tastai la rotula già gonfia. -Mentre qui credo che mi verrà un bel bernoccolo- mi massaggiai un punto della fronte subito sotto l'attaccatura dei capelli. -Auuu che male.-

Edward sorrise e d'impeto mi strinse al petto affondando il viso nel groviglio appiccicaticcio dei miei capelli.

-La mia piccola- sussurrò dolcemente.

Io a quel contatto invece di smettere di lacrimare presi a piangere di più.

Gli poggiai i palmi sul torace e lo scostai quel nulla necessario per guardarlo negli occhi.

Erano tanto tristi, come la sua espressione, ma questo non mi avrebbe fermato dall'intenzione di dargli una strigliata. Ero arrabbiata, peggio furiosa per il suo comportamento.

-Per-chè-mi-vu-o-i lasci-a-reee?- Singhiozzai scossa dal livore che avevo represso fino a quel momento -perchè vuoi andare via senza di me? Cosa ti ho fatto Ed? Cosaaa? Cattivooo -   

-Angelo non fare così ti prego-

Mi abbracciò e mi tenne stretta a sè, mi cullò fino a quando non fu certo che mi fossi calmata almeno un pò. Mi carezzò il viso e scostò i ciuffi di capelli intrisi di fango ormai solidificato, che ricadevano dispettosi sulla fronte ferita.

-Devo riportarti a casa, subito. Ti devi asciugare e poi hai bisogno di ghiaccio per la fronte e alcol per il ginocchio.-

-Promettimi che resti qui- gli dissi poi ancorandomi al sua giacca -promettimi che non vai via.-

-Ne parliamo dopo angelo-

-NO- gli urlai -NE PARLIAMO ADESSO! Io non vado da nessuna parte se non prometti.-

Puntai i piedi, come spesso accadeva nelle nostre discussioni. E come da copione lui desistette quasi subito, e sorrise. Anche se mi parve un sorriso un pò amaro.

-La vuoi avere sempre vinta tu, non è vero?-

-Prometti Edward Cullen-

Sospirò di rassegnazione.

-E va bene. Prometto.-

-Mmm!-

Assentii impettita asciugandomi le lacrime color cacca che facevano a scrisce la mia faccia. Mi alzai dal suo grembo, e gli afferrai possessivamente la mano. Dopo qualche metro percorso sul sentiero si bloccò.

-E' meglio portarti a casa mia- lo guardai perplessa -Alice ti darà qualcosa da metterti, va bene?-

-Certo- risposi di getto, ma dopo capii, quella era una soluzione logica. A casa mia non avrei avuto vestiti da dargli, mentre a casa sua Alice poteva prestarmi qualcosa.

-La macchina è subito dopo quella radura. Sbrighiamoci hai preso un sacco d'acqua, ti verrà un malanno.-

-E' sarà tutta colpa tua scemo di un vampiro!- gli sferrai un pugno all'altezza dello

stomaco. L'arrabbiatura non mi era ancora passata. Lui afferrò la mano prima che sferrassi il secondo colpo e se la portò alle labbra, baciò tutte e cinque le nocche, poi la intrecciò alla sua.

-Se dovesse accadere giuro che mi farò perdonare-

-Lo dovrai fare in ogni caso-

Risposi sprezzante, quell'ora e mezza era stata terribile per essere cancellata in così poco tempo.

-Si, hai ragione.-

 

Giunti all'auto, come sua abitudine Edward mi aprii lo sportello e poi si precipitò ad accendere l'aria calda, la pioggia non accennava a smettere e faceva ancora più freddo di prima. Io battevo i denti, ed ero congelata dalla testa ai piedi.

-Resisti angelo, faccio presto- disse accorgendosi del mio tremore e sparando a tavoletta la Volvo.

-Ed a casa tua ci vorrei arrivare tutta intera-

Per un soffio evitò un furgone che procedeva in senso di marcia opposto.

-Tranquilla, non metterei mai a repentaglio la tua vita.-

-Davvero?- chiesi sarcastica -mi hai fatto prendere un tale colpo stamattina. Pensi che non sarei morta d'infarto se te ne fossi andato? E poi così, senza neanche una parola .. -

   
Non rispose ma capii che lo avevo colpito, forse davvero non si era reso conto che effetto avrebbe avuto su di me la sua partenza. No, era impossile che non considerasse quanto male mi avrebbe fatto. Guidò pensieroso fino a casa.


La porta di casa Cullen si aprì prima ancora che Edward parcheggiasse, Alice uscì reggendo in mano un grande ombrello rosso.

Quando mi vide sgranò gli occhi.

-Eddy ma che le hai fatto?-

-Sta zitta Alice e cerca di non farla bagnare-

Edward mi prese in braccio ed io mi appoggiai al suo petto. Stavo proprio male.

Sentivo dolore dappertutto e la testa aveva cominciato a dolermi, forse avevo preso l'influenza.

Una volta dentro mi portò direttamente di sopra.

-Devi farti un bagno bollente tesoro- disse Alice.

-Ma se ha la febbre, non è peggio?-

-Prenderà delle aspirine Eddy, non può restare in queste condizioni. Povera piccola- mi accarezzò il viso sporco di fango -ma che ti è successo cognatina? Hai fatto una nuotata nel fango?-

Alice si diresse verso il suo bagno e cominciò a fare scorrere l'acqua nella vasca, aggiuse bagnoschiuma e sali profumati. Edward continuava a tenermi in braccio, guardandomi con aria preoccupata. Ogni trenta secondi mi tastava la fronte con le labbra.

-Vedi che sei riuscita a trovarlo?-

La vampira mi strizzò un occhio in segno di complicità.

-Era nel bosco, sai che ha fatto finta di non sentirmi e di non vedermi .. - il mio tono voleva essere accusatorio, ma le parole vennero fuori incerte, impastate, sentivo di stare scottando. -Questo stupido di un vampiro- gli mollai di nuovo uno pseudo scappellotto sulla nuca. Ero troppo ko per risultare minimanente dannosa. -Non posso prendermi neppure la soddisfazione di mollargli un pugno .. mi romperei la mano. Sei uno scemo Eeed-

Lui continuava a stare zitto, chiuso in un silenzio colpevole.

Ben gli stava, doveva proprio sentirlo tutto il peso della colpa per ciò che era capitato.

E se non l'avessi trovato? Cosa sarebbe potuto accadere? Non osavo neppure immaginarlo.

-Il bagno è pronto- Alice chiuse il rubinetto. Il sapone aveva creato una moltitudine di bolle e schiuma profumata alla vaniglia e il vapore acqueo aveva appannato il grande specchio sopra il lavabo. -Puoi lasciarla a me- la vampira stese le braccia, voleva che il papà lasciasse la figlioletta alle cure della mamma.

Ma io istintivamente mi strinsi più forte al petto di Edward e gli intrecciai le braccia al collo.

Alice un pò imbronciata si ritrasse.

-No Alice, ci penso io a lei-

Edward mi tranquillizzò baciandomi la fronte.

-Non mi lasciare- avevo ancora paura che andasse via da me.

Gli sussurrai con un filo di voce.

-Non ti lascio piccola, stai tranquilla.-

-Okay fratellino non insisto, fai in fretta però-

Alice uscì dal bagno e Edward di schiena diede un calcio alla porta che col minimo sforzo si chiuse.

Mi adagiò sullo sgabello accanto alla vasca si inginocchiò, mi tolse le converse sporche di fango, mi fece alzare in piedi sul caldo tappeto sistemato davanti al sanitario e mi privò del resto degli abiti. Infine mi riprese in braccio e mi immerse lentamente dentro la vasca.

-E' troppo calda?-

-No, va bene.-

Tremavo e l'acqua bollente era quello che mi occorreva per riscaldarmi e per sciogliere i miei nervi tesi come corde di violino.  

-Ti .. ti insapono i capelli? Vuoi?-

-Um sì, io penso al resto-

Parlai con un filo di voce, nonostante fosse un momento gradevole dovevo sbrigarmi rivestirmi e buttarmi su di un letto. In un'altra occasione quella circostanza sarebbe stata molto eccitante.

Di sicuro avrei afferrato Edward per la maglia e l'avrei cacciato dentro la vasca con me, chiedendogli di insaponarmi la schiena ..

Prese lo shampoo e con delicatezza iniziò a frizionarmi la cute tentando poi di scigliore i nodi che si erano formati durante quei due sciagurati capitomboli, il tutto senza farmi lacrimare dal dolore. Ci riuscì.

Con la coda dell'occhio lo vedevo separare pazientemente ogni singolo capello uno dall'altro senza farmi accusare nessun fastidio. Il suo viso super concentrato per quella inconsueta operazione mi parve buffissimo. A secondo dei movimenti delle dita si mordeva il labbro inferiore trattenendolo fra i denti, oppure sgranava gli occhi temendo di sentirmi urlare da un momento all'altro.

Sorrisi rendendomi conto di non essermi mai sentita tanto colma d'amore per lui come in quel momento. La paura che avevo provato al pensiero di perderlo aveva amplificato all'ennesima potenza il mio sentimento nei suoi confronti.

Alla fine del bagno mi avvolse in un grande telo da bagno e mi riportò in camera di Alice, sul letto trovai ciò che mi occorreva per stare al caldo.

                                                       

Avevo la febbre alta, un livido in fronte, un ginocchio sbucciato e dolori sparsi dovunque, ma ero con Edward.

Questo bastava a farmi sentire bene.

                                          
                                                 ********************

-Salve capo Swan sono Alice Cullen-

-Alice? Come mai mi chiami è successo qualcosa a Bella?-

-No stia tranquillo, stamattina temeva di avere l'influenza ma è uscita lo stesso per andare a scuola. Io però ho capito che non stava bene e ho insistito per portarla a casa mia.-

-E ..-

-Bè ha la febbre molto alta-

-Oh, povera piccola- mio padre sembrava preoccupato -ti ringrazio Alice, mi spiace però che tu abbia saltato la scuola- per questo!

Alice su quel punto non si era preparata alcuna risposta.

-Emh non fa nulla capo Swan, sono molto avanti col programma, non mi perdo nulla- in qualche modo quel mostriciattolo riusciva sempre a cavarsela -volevo dirle che non può muoversi adesso, non è il caso che esca con questo tempo e queste condizioni. Resterà qui se per lei è okay?-

Mio padre rimuginò qualche secondo..

Alice stava facendo quella chiamata in viva voce e potevo sentire perfettamente mentalmente le congetture attuate dal cervellino del mio genitore.

 
Edward+Bella-controllo+notte+letto = sesso!


-Dorme in camera tua vero?-

-Certo capo Swan starà con me, non deve neanche chiederlo .. stia tranquillo.-

-Va bene- rispose il capo Swan con poca convinzione, ma davanti alla "salute" della figlia doveva abbozzare per forza. Pensava che nonostante io stessi male Edward avrebbe approfittato della situazione. Come se avessimo bisogno di questi mezzucci per fare zum zum! Se pensavo a tutte le volte che mentre mio padre dormiva come un ghiro io e Ed .. mio Dio che pazzi eravamo.. ahh se le pareti della mia camera parlassero!

-Grazie tante Alice dille che la chiamerò più tardi-

-Certo a dopo.-

 

Infagottata in un pigiama di flanella e una coperta di lana ero distesa sul letto di Alice, Edward accanto a me non lasciava la mia mano neppure per un istante. Dormii alcune ore dopo aver preso una pasticca, e mi svegliai nel primo pomeriggio. La febbre era scesa.


-Ciao angelo, come ti senti?-

Non appena aprii gli occhi me lo trovai davanti, sospirai di sollievo, avevo fatto un brutto sogno.

Avevo sognato che ero da sola nel bosco vagavo fino a notte fonda senza riuscire a trovarlo.

-Meglio. Vieni qui-

Lo attirai a me circondadogli il bacino con le braccia e appoggiando la mia testa sul suo petto. Edward volle assicurarsi del mio stato tastandomi la fronte.

-Si la febbre è scesa.-

-Te lo avevo detto già io testone-

-Dico ad Alice di portarti qualcosa da mangiare-

Mi scostò da sè e fece per alzarsi ma io gli arpionai un polso.

-Aspetta- mi guardò interrogativo -devi darmi una spiegazione per stamattina-

-Quando ti sentirai meglio Bel .. -

-Edward non ci provare, devi darmela subito. ADESSO. Voglio sapere cosa ho pensato stanotte di tanto orribile da farti scappare-

Non rispose, si limitò solo a scuotere la testa. Io però non capii se dovessi attribuire quel gesto ancora al senso di colpa che sentiva, oppure alla frustrazione per non essere riuscito a portare a termine il suo intento di fuga.

-Edward aspetto .. -

Dopo qualche secondo, prese un lungo respiro e si decise a spiegarmi.

-Ieri notte- deglutì -ieri notte, tu-

-Ieri notte io?-

- ... -

Proprio mentre stava per aprir bocca, Alice aprì la porta precipitandosi davanti a noi.

-Edward, vieni giù, subito!-

Il suo viso non tradiva alcuna emozione ma gli occhi spiritati e il tono della voce gridavano "GUAI!"

Edward?  

Era la prima volta che la sentivo chiamare così il fratello.

Era senza dubbio accaduto qualcosa.

-Non puoi aspettare Alice?-

Anche "Edward" sembrava stranito da quel comportamento più pazzoide del solito.

-No, non posso. Credimi è urgente-

Fece un eloquente gesto di conferma con la testa.

-Va bene, se dici che è urgente-

-Lo è.-

Edward scrollò le spalle.

-Torni presto per favore?-

Ero accigliata, Alice avuto un tempismo perfetto.

Lui annuì, si abbassò a stamparmi un bacio sulle labbra e poi uscì seguito a ruota dalla sorella.

Dopo qualche minuto dal piano inferiore sentii provenire delle voci, qualcuno stava discutendo animatamente. Le voci sembravano prevalentemente maschili e le frasi troppo concitate per capire di cosa stessero parlando, poi  qualcuno chiamò il mio nome

   
-Bellaaa. Dove l'hai nascosta Cullen? Stavolta ti distruggo-
   
Jacob?

Non ebbi neppure il tempo di capire se fosse realmente lui che sbraitava il mio nome, che la porta della camera di Alice si spalancò.

Jacob fece il suo ingresso a grandi falcate seguito da Edward livido di rabbia.

-Come stai? Cosa ti hanno fatto?-

Io lo guardai interdetta, sembrava un pazzo scappato dal manicomio. Aveva gli occhi fuori dalle orbite e il fiato corto per l'agitazione.

-Non osare toccarla- urlò Edward quando lo vide avvicinarsi e fare il gesto di prendermi il viso fra le mani. Io mi ritrassi, non avevo nessuna intenzione di farmi neppure sfiorare dal quel vile infame traditore.  Deluso e sorpreso dalla mia reazione desistette da quell'intento.

-Ma cosa diavolo ci fai qui?-

   
La mia faccia era un misto di sorpresa fastidio e rabbia.

 
-Non sei andata a scuola e non c'erano neppure i succhiasangue, ho chiamato a casa e non c'eri, così ho chiamato Charlie che ha detto che stavi male e che ti trovavi qui.-

-Cioè fammi capire mi spii?-

Conclusione ovvia.

-Nooo-

Bugiardo.

-Allora come fai a sapere che non ero a scuola, non ero a casa .. Jacob ma che cosa stai combinando? Cosa ti sei messo in testa si può sapere?-

Gli chiesi urlando debolmente con quel pò di forze che avevo in corpo.

-Pensava ti avessi morso per .. si insomma hai capito Bella. Per trasformarti.-

Spalancai la bocca, ma non tanto per la parola morso o trasformarti, quanto per il fatto che ebbi coscienza di quanto Jacob e tutto il branco facessero sul serio.

-E anche se fosse?-

Grugni in tono di sfida.

-Sarebbe la fine-

-Ma per chi Jacob?-

-Per tutti loro-

-Ma lo vuoi capire che questa è la mia vita e decido io cosa è meglio per me? Io amo Edward e rimarrò con lui qualsiasi cosa succeda, e quando entrambi capiremo che sarà il momento giusto lui mi morderà e tu non potrai farci nulla.-

-Ma non pensi a Charlie? Non pensi a tua madre? Come fai ad essere così egoista?-

-E tu Jacob? Tu forse non sei egoista? Stai facendo scoppiare una guerra che porterà dolore e distruzione solo per la tua aberrante gelosia e il tuo sconfinato ego ferito-

-Ennnooo carina non mettere in mezzo me-  sbottò sprezzante facendo di no con la testa -se scoppierà una guerra, e credo che scoppierà, sarà solo per colpa tua.-


Sentendo quelle parole impallidii. Non seppi cosa rispondere, abbassai la testa e cominciai a lacrimare. Non avrei voluto dargli quella soddisfazione. Piangere, equivaleva ad dargli la conferma che potesse avere ragione. Ma ero ancora provata e debole per la febbre così non potei evitarlo.

Edward, vedendomi in quello stato espolse.

Emise un ringhio e io capì che stava per mostrare il suo lato oscuro, lo vidi aggrottare il viso e aprire la bocca per far uscire i canini. Jacob da lupo fiutò il pericolo e con un balzo di almeno tre metri raggiunse il punto più distante rispetto a noi due, quando toccò terra era un grosso enorme, spaventoso ammasso di pelo.

 
La guerra era appena cominciata ed ero stata io a dargli il via.





E siamo a meno 4, che dire .. un pò mi dispiace. Non posso fare a meno di pensare cosa succederà alla fine, voglio dire sembra tutto così scontato. I vampiri sconfiggono i lupi Ed e Bella restano insieme e vivono felici e contenti (???).
Bwaaa non sembra tutto troppo semplice .. O____O
Alla prossima spero presto.
Baci a tutte e mi raccomando fatevi sentire, Mi URGONO le vostre opinioni .
romi

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Capitolo 27
*** Cap. 27 Ultimatum ***


Cap. 27 Ultimaltum
                               




Capitolo 27

                                                        ULTIMATUM


Bella



-Edward nooo- urlò Alice quando capì che suo fratello stava per scagliarsi contro il lupo.


Lui si voltò a guardarla, il suo viso era a dir poco sconvolgente.

Solo in un'altra occasione lo avevo visto così, ovvero nella sua vera veste, ma quel giorno pensai che stesse mostrando davvero il peggio del peggio di sè.

Per la prima volta da quando lo conoscevo ne ebbi paura.

I suoi occhi dorati lampeggiavano, parevano sputassero lapilli infuocati, i canini agli angoli della bocca splendevano bianchissimi e affilati, pronti ad azzannare il lupo alla giugulare. I tratti gentili e delicati del suo viso erano stravolti da una rabbia inaudita.

Nella sua mostruosità dovetti ammettere però, che era tremendamente affascinante.


Il lupo dal canto suo, nonostante l'imponenza della sua stazza, se ne stava acquattato in un cantuccio, calmo e fresco come un quarto di pollo.
Fiutava l'aria in attesa di capire chi, dei due vampiri lo avrebbe attaccato per primo.
Io non volevo che Edward lo attaccasse, non volevo che si spargesse una sola goccia di sangue a causa mia. Ne che fosse quello bollente di un lupo e ancor meno che fosse quello gelido di un vampiro, del mio vampiro.

Non ero certa che Alice riuscisse a calmare Edward, così intervenni.


-Eeed- urlai con quel pò di fiato che avevo ancora in corpo. Lui spostò lo sguardo da Alice a me e prese a fissarmi perplesso, dispiaciuto. Corrugò la fronte assottigliando lo sguardo. Non sopportava l'idea che lo vedessi di nuovo in quello stato. -Ti prego non arriviamo a questo. Ti prego- lo implorai -se dovessi ferirlo, non potremmo tornare indietro. Ti supplico fallo per la tua famiglia. Se attacchi Jacob, non passerà molto tempo che subirete l'ira del branco. Tu Carlisle e gli altri ne paghereste le conseguenze.-  

Edward riflettè qualche istante, poi lentamente si rilassò e ritrasse i canini.

Indietreggiò di qualche passo verso il letto dandomi le spalle, temeva qualche gesto inconsulto del suo avversario.

-Va via cane- sibilò a Jacob -per questa volta sei salvo-

Il lupo però non si mosse allora Alice tentò un'altra strada, si spostò velocissima verso una delle finestre della stanza e la spalancò.

-Jacob- lo chiamò in tono dolce e calmo sorprendendomi non poco -ascolta Edward ti prego. Vai via prima che accada l'irreparabile.-
 

Jacob sembrava indeciso, guardò a lungo Alice poi Edward infine guardò me, ancora sconvolta da quello che stava accadendo in quella stanza. Quindi emise una sorta di guaito, e a passo incerto s'incamminò verso la finestra. Giunto sul davanzale si voltò di nuovo verso Edward e gli mostrò i denti digrignandoli. Stava avvertendo il suo nemico giurato che comunque non sarebbe finita lì. Un balzo, e fu fuori nella notte buia.


-Awww- strepitai lasciandomi cadere stremata sul letto, sentivo che la febbre era tornata a bruciare il mio corpo. Edward mi fu subito accanto, e sul suo viso riconobbi i tratti delicati del mio dolce Eeed.

-Angelo mi dispiace tanto, come stai?-

Lo guardai e non risposi, d'improvviso mi sentii tanto stanca anche per aprire bocca. Lui lesse i miei pensieri, annuì e mi prese tra le braccia per cullarmi.

-Scotti di nuovo- disse tastandomi la fronte con le labbra.

Cosa facciamo adesso?  gli chiesi mentalmente.
-Ci penseremo noi tu sta tranquilla piccola, andrà tutto bene. Adesso riposati.-


-Resta con me- sussurrai in un soffio.

-Non mi muovo.-

-Tieni questa- sua sorella prontamente gli diede una coperta per frapporla fra me e il suo petto, non volevano che congelessi anche se un pò di refrigerio avrebbe dato sollievo al mio corpo incandescente.
-Vado a chiamare Carlisle- continuò Alice -è meglio che rientri subito, dobbiamo chiamare anche gli altri e organizzarci.-

Non sentii la risposta di Edward, miracolosamente presi sonno, il riacuirsi della febbre mi fece crollare.



                                                   *****************

 

La notte precedente


Angelo,
scusami ma non voglio
costringerti a scegliere

tra me e tuo padre
cosi ho deciso di ..

 

La penna scivolò via dalle mie dita, avevo scritto e riscritto il biglietto tre volte, ma non riuscivo a finirlo.

Le stavo scrivendo che andavo via, da solo. Ma ero talmente nervoso a quel pensiero, che ogni volta che arrivavo a quel punto la mia mano tremava e si rifiutava di continuare la frase.
Come facevo a lasciarla? Come?

Lei era tutta la mia vita, tutto il mio mondo.
Lei era il mio amore.
Lei era il mio angelo.

Nonostante ciò, ero dilaniato.

Non potevo costringerla a lasciare tutto.
Il mio allontanamento era l'unica soluzione possibile.

Quella notte più di ogni altra, Bella era inquieta.
La sua mente in subbuglio creava pensieri su pensieri, un vortice intricato di dubbi e perplessità. Era convinta che a breve avrebbe dovuto abbandonare la sua famiglia in modo definitivo, e questa cosa la devastava.
La cosa che invece devastava me, era che l'avrebbe fatto comunque.
Perchè, non potevo negarlo, lei mi amava moltissimo.



Ma chi ero io per costringerla ad un simile atto?
Chi ero io per rovinare la vita a Renèe e soprattutto a Charlie?

Ricordavo bene le notti che quell'uomo aveva trascorso a piangere, quando sua moglie portò Bella a Phoenix. Conobbi il suo dolore, e per un verso lo provai anch'io.
Per anni non potei andare a trovare la bambina in Arizona.


-Eddy cosa credi di fare?-

Mia sorella mi raggiunse in camera mia dopo che avevo ridotto in polvere l'ennessimo foglio di carta, e mi accingevo a riempire una borsa con l'indispensabile per il viaggio. 

-Non vedi? Le valigie, vado via.-


Alice strabuzzò gli occhi.

-Cosa? Ma sei impazzito brutto imbecille?!-


-No! Semmai sono stato un pazzo a darti ascolto e venire qui .. a conoscere Bella, e illudermi che avrei potuto vivere con lei per sempre.-


-Non puoi farle questo- disse parandomisi davanti -le spezzerai il cuore.- Io la guardai e per un attimo il dubbio, mi attraversò il cervello.

-Ormai ho deciso- risposi svuotando i cassetti della biancheria,

-Diooo come fai a essere così idiota Edward?-


-Il suo cuore si spezzerà comunque Alice. Quando sarà costretta a lasciare suo padre e sua madre, e lei a sua volta spezzerà i loro. E' un un circolo vizioso non credi? Una tragedia infinita-


Abbozzai una specie di sorriso.

-Io non capisco quale sia il vero problema. Non dovevamo preoccuparci dei lupi? Di Jacob Black? Perchè adesso metti in mezzo Bella e il fatto che deve abbandonare i suoi genitori. Questa eventualità era scontata fin dall'inizio.-


-Alice è molto più complicato di così-


-Bè allora spiegami perchè il mio cervello al momento è un'immensa distesa di sabbia, un deserto-

-Bella è stata la spinta definitiva o la goccia che ha fatto traboccare il vaso .. vedi tu come vuoi meglio interpretarla. La verità è che non voglio costringervi ad uno scontro coi licantropi. Così come non voglio costringere la mia ragazza ad abbandonare tutto ciò che le è più caro al mondo, dall'oggi al domani. In fondo la questione è mia, e avrei dovuto affrontarla a quattr'occhi con quel cane rognoso. Ma quel bastardo è troppo codardo, e ha dovuto coinvolgere per forza tutto il branco. Maledetto Black- mormorai stringendo i pugni per la stizza.

-E allora? Lui ha il branco e tu hai la tua famiglia. Siete in parità-


-Alice non capisci?-

-No mi spiace non capisco-

-Io non ho intenzione di trascinarvi in una guerra solo perchè non ho voluto accettare il fatto che sarei dovuto rimanere solo .. Perchè mi sono ostinato a cercare una compagna.-


-Tu non hai cercato un bel niente e lo sai. Se c'è un colpevole qui, sono io- disse stringendosi nelle spalle -Sono io l'artefice di tutto. Ti ho martellato per anni per poi costringerti ad andare a Forks.-


Questa volta risi sul serio e di cuore. Era vero, mi aveva "costretto" ad andare in ospedale la sera che Bella nacque. Ma da quel 13 settembre in poi, niente e nessuno mi avrebbe dissuaso da stare vicino a quella piccola umana.

-Bè costretto .. Sì, ma non è che hai dovuto insistere poi troppo-

-Certo! Appena hai visto quel frugoletto, ti sei rincretinito-

Mi ero completamente rincretinito, quel nasino all'insù e quella boccuccia a forma di cuore mi apparvero come l'ottava meraviglia del mondo. E sentii per lei un profondo e immediato affetto.

-Hai capito che era destinata a te- affermò mia sorella compiaciuta.


-Avrei potuto cambiarlo il suo destino- dissi amaramente -Se solo avessi dato ascolto ai miei dubbi. Bella a quest'ora starebbe con Jacob. Suo padre sarebbe felice e lei non dovrebbe chiedersi se stare con me oppure .. -

-Stare con te oppure cosa? Che vuoi dire?-


-Niente-


-Non è vero, Bella c'ha ripensato? E' impossibile- si disse scuotendo la testa -almeno questo l'avrei visto.-


-Alice non stanno così le cose-


-Allora com'è che stanno?-


-Lei non sopporta il pensiero del dolore che darà alla sua famiglia. Rimugina su questo di continuo. Di giorno di notte, ogni singolo istante si tortura, si interroga se sia giusto ciò che dovrà fare. Io non voglio che in un futuro non così lontano, lei debba pentirsi di avermi incontrato e amato, e soprattutto rinunciato alla sua vita e la sua famiglia. Per me.-


-Ma hai carpito tra i suoi pensieri qualche fondato tentennamento? Qualche segno inequivocabile ..-


-No- risposi e Alice sospirò di sollievo.
Mi parve strano dato che aveva appena affermato che non aveva visto cambiare il futuro di Bella -Lei nonostante questo vuole andare avanti. E' disposta a fuggire anche domani.-

-Bene va tutto secondo i piani, allora continuo a non capire-


Come faceva a non capire? Era tutto così facile da intendere.

-Maledizione Alice!-

-Maledizione tu caro Edward! Stai commettendo un enooorme sbaglio.-
 
-Perchè la fai tanto lunga?-

-Perchè non ti capisco-

-Vediamo se adesso riesco a essere più chiaro.
Punto primo: non voglio che combattiate con i licantropi a causa mia. Punto secondo: per evitare questa eventualità l'unica soluzione sarebbe la fuga. Punto terzo: di conseguenza una fuga significa per Bella sparire dalla faccia della terra, e dalla vita dei suoi cari dall'oggi al domani. E per sempre. Capisci adesso razza di testona?-


-Diciamo di si. Ma la tua geniale fuga in solitaria non aggiusterà un fico secco. Sei sempre il solito esagerato melodrammatico.-

-Alice- la chiamai esasperato -Allora non hai capito nulla di quello che ti ho detto-

-Io capisco solo che sei un idiota, e che ti stai facendo un sacco di inutili paranoie. Già affrontate un sacco di volte, per altro. Eddy ne abbiamo già parlato fino alla nausea del futuro di Bella. Lei sa chi sei, ma soprattutto sa cosa sei. Lo ha accettato.- disse con orgoglio -Ti ama cavolo! Che poi si faccia degli scrupoli per i suoi genitori, mi stupirei del contrario .. è una cara ragazza, sensibile e coscienziosa. La ami tanto anche per questo no?-

Annuii. L'amavo tanto anche per quello.

-Riguardo a noi invece .. bè ti stai attaccando ad inutili particolari .. Sai che c'è Eddy?-

-Che c'è?- chiesi quasi temendo la risposta.

-Pensò che hai paura- 


-Paura? E di cosa?-

-Del fatto che sei a tanto così, da realizzare il tuo sogno- e fece un eloquente gesto con le dita, con la quale io intuii quanto poco ci voleva per ottenere ciò che più desideravo -e questa cosa ti spaventa a morte. Quasi più di un vampiro neonato assetato di sangue-

-Tu vaneggi Alice, io non ho paura di nulla- grugnii infastidito dalla recondita possibilità che potesse avere ragione -Adesso vado a fare due passi, ho bisogno d'aria-
Mi allontanai da mia sorella e andai a prendere la giacca a vento poggiata sul sofà vicino la finestra.



-Eddy- la voce di Alice tremava stavolta -lei ne morirà, sul serio. Non pensi a questo?-


-No- risposi ormai convinto della mia scelta -lei sopravvivrà invece.-


Sono io quello che morirà      Conclusi nella mia testa.

-Okay fratello, vai pure via- sbottò -sono sicura che non appena metterai piede fuori da Forks nella mia mente compariranno una serie di eventi tragici. E sarà solo colpa tua! Stupido vampiro cocciuto-

Dette queste ultime frasi sibilline (che mi procurarono non pochi brividi lungo la schiena) mia sorella uscì dalla stanza sbattendo la porta, talmente forte, da scardinarla.
Era chiaro che non approvava il mio comportamento.


 
                                                   ************************


Sarei partito quella sera stessa, avrei aspettato che Carlisle ed Esme tornassero dalla caccia per salutarli. Al solo pensiero di vedere l'ennesimo sguardo addolorato di mia madre per causa mia, sentivo lo stomaco contorcersi. Ancora una volta sarebbe stata male per me, ero proprio un figlio cattivo.
Girovagai come un matto per un pò nel giardino della nostra tenuta, sembravo un diavolo che ardeva tra le fiamme dell'inferno. Alice mi aveva confuso di più le idee con i suoi discorsi da oracolo in pausa di riflessione. Il sospetto che avesse ragione, e che io in realtà avessi solo paura di raggiungere finalmente la felicità con Bella, mi infastidiva, peggio mi innervosiva. Dovevo allontanarmi da lì,
dovevo riprendere il controllo di me stesso. Decisi di andare nel bosco. Il posto più caro a me e Bella.
Ci baciammo lì la prima volta e accadde proprio in un giorno come quello, grigio e piovoso.


Con la pioggia il bosco assumeva un aspetto particolare, tutto sembrava un pò sfocato e colorato di tante sfumature azzurre, piuttosto che verdi. Era simile alle ambientazioni dei sogni.
Ammesso che i miei vaghi ricordi di umano dormiente fossero validi.

Appoggiato ad uno dei tronchi delle sequoie secolari mi abbondai ai ricordi, quel piccolo angolo di paradiso ne evocava tantissimi e meravigliosi.

Erano trascorsi più di sei mesi da quel pomeriggio di marzo, da quel primo bacio, eppure era come se fosse accaduto il giorno prima. Riuscivo ad assaporare perfettamente l'intensità delle emozioni che provai allora.
Devastanti.
Talmente potenti da lasciarmi senza forze, inerme. Totalmente sovrastato dalla grandezza del sentimento immediato, che provai per quella piccola e fragile umana.


Quei momenti magici li avrei portati con me e conservati come il più prezioso dei tesori. Mi avrebbero permesso di continuare ad esistere fino a quando ne avrei avuto la forza, fino a quando avrei resistito lontano dalla mia unica ragione di vita.

Ero completaamente assorto. Le fiamme del mio inferno personale non si erano ancora esaurite e conscio di questo guardavo avanti a me, in un punto non definito oltre una collina, quando udii la sua voce.

All'inizio pensai che la stessi solo immaginando, del resto lei era costantemente l'oggetto dei miei pensieri. Poi però un dubbio si fece strada nella mia testa. Udii i suoi di pensieri e capii che non era immaginazione, Bella era lì con me.  

Non potevo vederla perchè le davo le spalle, ma doveva essere lontana solo alcuni metri. Urlava il mio nome a squarciagola, disperata, ma allo stesso tempo nella sua testa avvertii il sollievo per avermi finalmente trovato.

Per tutto il tempo in cui ero stato a casa avevo intenzionalmente chiuso la sua mente fuori dalla mia. Sapevo che quando si sarebbe svegliata e non mi avrebbe trovato accanto a lei, tutto le sarebbe stato chiaro.

Era perspicace la mia piccola.

Troppo, infatti mi aveva trovato con estrema facilità, segno che eravamo tanto affini, anime gemelle. Due metà di uno stesso cuore.

La sentivo che si sgolava eppure non volevo voltarmi a guardarla.

Se l'avessi fatto il mio piano sarebbe crollato all'istante, come un castello di carte. Se avessi visto il suo bel viso, contrito dal dolore e arrossato dalla fatica di cercarmi in quel pantano, con quel diluvio che le bagnava ogni lembo di abito, non avrei potuto continuare col mio intento.

Poi la sentii mormorare il mio nome debolmente, un sussurrò appena accennato. Lo fece non a voce, mi chiamò mentalmente e d'istinto mi voltai. La vidi in terra con la faccia nel fango, era caduta, scivolata su un mucchio di foglie marce. In un lampo le fui accanto.

-Bella- la chiamai, lei puntò lentamente i gomiti e fra i singhiozzi alzò di un pò il bacino.

Sembrava un gattino caduto in una pozzanghera.

Il suo viso era coperto di terra così come i suoi capelli, ridotti ormai ad una poltiglia grumosa. Grossi lacrimoni le solcavano le guance colorandole di marrone scuro.
Mai mi sembrò bella come in quel momento, mai più dolce e vulnerabile. Mai l'amai tanto come in quell'istante, ne provai addirittura dolore. Un dolore all'altezza del petto, strano, intenso, che comparve quando Bella alzò la testa per guardarmi. Forse se avessi racchiuso il suo ovale impiastricciato fra i palmi delle mani e l'avessi baciata, sarei stato meglio. Ma vidi il suo viso da sofferente trasformarsi in sofferente arrabbiato, allora dedussi che in quel momento non avrebbe accettato i miei baci di buon grado.

-Eri tu allora- strepitò.

Adesso il sollievo aveva lasciato il posto alla stizza, l'avevo indubbiamente combinata grossa.


-Angelo come stai? Ti sei fatta male?-

La presi per le spalle e la feci sedere sulle mie gambe.

-Credo di essermi sbucciata un ginocchio quando sono caduta poco fa. Mentre qui credo che mi verrà un bel bernoccolo- si massaggiò la fronte con un gesto incerto -Auuu che male.- Ecco, beccò in pieno il piccolo taglio che aveva sulla fronte con le dita.

La guardai intensamente, pendevo dalle sue labbra. Anche se non era necessario, bastava che mi concentrassi un'inezia di più e avrei saputo cosa stava provando. Tentava di camuffarsi, non voleva farmi intuire quanto dolore e fastidio le causassero quelle piccole ferite. Lei non voleva dispiacermi, anche se si trovava in quello stato pietoso per causa mia.

D'impeto l'afferrai e la strinsi al petto, affondando il viso in quella balla di fieno scura che erano diventati i suoi capelli. Odoravano di pioggia e di terra, odoravano soprattutto di Bella.  

Tra le mie braccia però, invece di tranquillizzarsi prese a piangere con più intensità.

-La mia piccola- sussurrai stringendola di più e avendo così coscienza di quanto mi fosse necessario più del cibo il contatto col suo corpo, caldo e morbido. Anche il dolore al petto dopo che la ebbi fra le braccia si attenuò.

Avevo così tanta necessità di lei solo dopo un paio d'ore ..
Come avrei resistito per giorni, settimane e addirittura anni?

Avrei preferito cessare di esistere piuttosto che conoscere la risposta a quelle domande.
L'assoluta mancanza di Bella nel mio piccolo mondo non era concepibile.


D'un tratto si scostò, e mi scrutò con gli occhioni color cioccolato.

-Perchè mi vuoi lasciare?- chiese con voce rotta dai singhiozzi. -Perchè vuoi andare via senza di me? Cosa ti ho fatto? Coosa? Cattivoo-

Piangeva disperata.

Avrei voluto dirle che  non aveva fatto proprio nulla, anzi.. che la stavo lasciando proprio perchè avrebbe sacrificato l'amore dei suoi cari, piuttosto che separarsi da me. Ma mi convinsi che era meglio rimandare a quando fosse stata meno provata, nel corpo e nella mente.
Anch'io avevo bisogno di chetare il tumulto di emozioni che mi vorticavano nella testa e anche nel cuore, ormai senza ombra di dubbio resuscitato. 


-Angelo non fare cosi, ti prego-

L'abbracciai e la strinsi di nuovo, fino a quando non fui sicuro che si fosse calmata.
Continuava a pensare, non mi lasciare ti prego, non mi lasciare.


Non ti lascio, questa era l'unica conclusione, sarebbe inutile
Farei solo la tu infelicità e la mia


Anche se con Alice non volli ammetterlo, il nostro destino si era già compiuto da tempo, ci amavamo.
Inequivocabilmente.
Disperatamente.
Totalmente.
Nessuno dei due avrebbe avuto speranza di vivere in assenza dell'altro.


                                               
                                                    *******************

Una volta a casa cercai di farmi perdonare per l'assurdità del gesto ma soprattutto, per le disastrose conseguenze che in poche ore ero riuscito a produrre. Bella per cercarmi aveva preso talmente tanta acqua, che dopo qualche bruciava di febbre.
Povero angelo, oltre al dolore al cuore che le avevo inferto e quello fisico per le cadute in mezzo al fango, si era presa anche l'influenza.
Non sarebbe bastato un anno per ripagarla di tutto.


Ma di "conseguenza" ce ne fu un'altra, alla quale però non avrei potuto porre alcun rimedio, e si presentò in carne ed ossa a casa mia poco dopo il nostro rientro.

Jacob Black alle 19 bussò alla mia porta con l'assurda convinzione che avessi trasformato Bella quel pomeriggio stesso, allo scopo di coglierli di sorpresa. Di metterli davanti al fatto compiuto. Nella concitazione del momento quello stolto prese pure le sembianze di lupo davanti a Bella, con la speranza di indurmi ad un corpo a corpo. Ne fui tentato, e molto, perchè quel cane rognoso per provocarmi, infierì con frasi offensive proprio sull'oggetto della sua pazzia.

Ma proprio per lei, per Bella e per la mia famiglia desistetti.
In ogni caso volente o nolente, la guerra, quel pomeriggio fu dichiarata.



 

 Bella                                         



Quella sera in quanto malata, avevo avuto il permesso da mio padre di dormire dai Cullen.
Alice si prodigò nel farmi da crocerossina, mi diede le medicine, mi fece arrivare della minestra calda (non riuscivo mai a capire come arrivasse con tanta facilità del cibo umano in quella casa), e bagnò la mia fronte con dell'acqua fredda, quando dopo la comparsa di Jacob, la mia temperatura schizzò alla soglia dei quaranta gradi.


Quindi dedussi che tra le braccia di Edward non mi ero addormentata, bensì svenni.

Alle 22.00, mi sentii meglio anche se di poco e chiesi a Edward di portarmi giù in salotto, dove la famiglia era riunita al completo. Dovevano decidere il da fare e io volevo essere presente.

-Edward per la tua bravata di stamattina ne ha pagato le conseguenze la piccola Bella- disse Esme al figlio in tono di rimprovero -Sei stato un incosciente figlio mio. Impulsivo e incosciente. Come ti senti adesso cara?-
Esme mi tasto amorevole la fronte, dopo che Edward mi sistemò con cura fra i quindici cuscini del divano, imbozzolata dentro una coperta di lana.


-Meglio Esme, grazie- le dissi grata. Quella donna (anzi vampira) era di una dolcezza infinita, capivo bene il motivo per il quale i suoi figli e suo marito l'adoravano visceralmente.

-Guarda che faccino provato che hai .. Lo hai strigliato a dovere almeno?-

Ridacchiai un pò prima di rispondere.

-C'ho provato, ma al momento non mi sento tanto in forze.- Edward sorrise, appoggiò la mia schiena sul suo petto, e mi circondò con le braccia intrecciando le sue mani alle mie. Un freschissimo sollievo si diffuse sulle mie dita bollenti.


-Mi farò perdonare mamma- rispose in tono dolente -fosse l'ultima cosa che faccio- Poi quando Esme prese posto accanto al marito sul divano di fronte, si avvicinò al mio orecchio e bisbigliò -Mi perdoni angelo, vero?- 

-Non lo so- bisbigliai anch'io -Devo ancora pensarci- e mi scostai un pò da lui -mi riservo di farlo quando sarò sfebrata e in pieno possesso delle mie facoltà-

Lui ridacchiò e strofinò la punta fredda del suo naso nel lembo di pelle fra il lobo dell'orecchio e il collo. Rabbrividii dalla radice dei capelli fino alle dita dei piedi, e non certo per l'influenza.

-Va bene- rispose tutto gongolante una volta resosi conto dell'effetto che mi stava facendo -penso sia giusto. Emh .. però posso dire qualcosa che potrà aiutarti nella decisione?-

-Che vuoi fare? Corrompermi?-

-No- soffiò di nuovo al mio orecchio -volevo solo dirti .. - esitò e si fece improvvisamente serio -oggi ho capito che pur volendo, non potrei mai separarmi da te. E neppure tu potresti separarti da me.-

-Bella scoperta- bofonchiai acida. Non mi era ancora minimamente passata.

-Angelo, stavo facendo una stupidaggine-

-Di proporzioni inimmaginabili- replicai con voce strozzata dall'emozione -Sei uno scemo con la patente.-

-Già, ma penso che avrei resistito al massimo due giorni. La consapevolezza di non poterti più stringerti mi avrebbe ucciso prestissimo o portato alla pazzia-

-Eeed .. non dire queste cose, ti prego-

Lui riprese a stringermi e presa di nuovo posizione ad un centimetro dal mio orecchio disse:

-Ti amo angelo, non riesco neppure a dirti quanto. E' inquantificabile .. -

Appoggiò le sue labbra sul mio lobo, io tremai di nuovo e sentii formarsi un sorriso sulla mia pelle.

-Lo stesso vale per me- dissi.

A quel punto mi scostai girandomi di tre quarti e gli cercai gli occhi. -Come hai potuto solo immaginare di vivere lontani, hai forse dimenticato l'inferno di quest'estate? Quello che abbiamo passato per sole poche settimane di lontananza. Adesso addirittura tu volevi .. volevi- non riuscii a trattenere uno spasmo -non riesco neppure a pensarla una cosa del genere. Mi viene una sincope. Tu in un modo o nell'altro mi porterai alla morte Edward Cullen.-


-Scusa- rispose, ignorando il doppio senso della frase -hai ragione amore mio, non è neppure pensabile. Non facciamolo più okay?-

Annuii e mi accoccolai di nuovo su di lui.

Durante il nostro colloquio Carlisle e gli altri avevano continuato ad affrontare la spinosa questione, senza peraltro raggiungere alcun risvolto. Bisognava decidere se affrontare i licantropi, oppure prendere armi e bagagli e trasferirsi da qualche altra parte nell'emisfero opposto a Forks.  

Jasper ed Emmett fremevano per affrontare i lupi corpo a corpo. Rosalie Alice ed Esme, le donne della famiglia, credevano invece fosse più saggio togliere le tende per evitare probabili spargimenti di sangue. Carlisle, ottimista fino al midollo, sperava ancora di poter raggiungere un accordo con gli anziani Quileute.
Edward ed io, ancora un pò rintronati per la giornata trascorsa, invece non avevamo la più pallida idea di cosa sarebbe stato meglio fare.


Intorno alle 23.00 qualcuno bussò alla porta.

-Chi sarà a quest'ora?- Chiese Esme allarmata.

-Per non aver visto nulla, come al solito ad occhio e croce sarà qualcuno a pelo lungo- rispose piccata Alice.

Carlisle un pò tentennante andò ad aprire.

Era Jessica.


-Jessica?- Dicemmo in coro io e Edward -cosa ci fai qua?-

-Bè i miei amici hanno mandato me perchè non mi avreste torto un capello, sanno come la penso. Ho un messaggio da parte del branco per tutti voi.-

-Siamo tutti orecchi- anche Jasper incuriosito si era alzato dal divano, raggiungendo il gruppetto che faceva capannello attorno alla ragazza lupo.

-Avete una settimana per sistemare le vostre cose e andare via, senza Bella naturalmente. Se non accetterete il "consiglio" vi cacceranno con la forza.-


-Che carini, a mandare te ..- rispose sogghignando Rosalie.


-Questo messaggio ha tutta l'aria di essere ..-


-Un vile ultimatum-

Edward completò la supposizione di Carlisle.

Aveva ragione.
La partita era cominciata e i lupi avevano fatto la prima mossa sullo scacchiere.

Adesso toccava a noi muovere ..




Ciao a tutte, siamo a meno TRE? Oh mamma non ci posso credere!
Comunque farò qualche capitolo extra, vedremo quanti, al momento non ne ho idea. Come avete letto, ho deciso di riprendere il capitolo scorso per spiegare cosa era preso a Edward, e perchè aveva partorito l'insana decisione di lasciare Bella. Il nostro Edduccio per fortuna è rinsavito, anche se il suo intento aveva una motivazione nobile. Dal canto sua Bella, come dice alla fine "in un modo o nell'altro" il suo amatissimo vampiro "la porterà alla morte".

ps come al solito ringrazio tutte (e Silvia scusa per il ritardo) in modo inquantificabile (per fare il verso a Eeed) e vi chiedo un favorino, e cioè di dare un'occhiata a questo
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=726659&i=1
Sono Bella e Edward, anzi "Swan e Cullen" versione umana. Si intitola Lividi e anche se dal primo cap. non si intuisce molto, vi assicuro che è molto intensa come storia.
GRAZIE a presto
r.

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