L'algoritmo dell'amore

di _Amaranto_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


L’algoritmo dell’amore

Prologo

“Allora è finita?”

“Si, purtroppo non ti amo più… anzi devo confessarti che amo un'altra”

“Non posso crederci, ieri sera hai detto di amarmi…

“Ehm si, ma scorda quello che è successo la scorsa sera, è stato un errore”

“Sei un maledetto bastardo”

“Per favore non iniziare con delle inutili scenate, ho preso la mia decisione, non ti amo più e trovo inutile continuare questa relazione.”

“Mi è concesso almeno sapere chi è l’altra?”

Bhè ecco… la cosa mi imbarazza, ma è giusto che tu sappia: è tua sorella”

“Stai scherzando? Mia sorella? Marika? Ma come avete potuto farmi questo… mi avete pugnalato alle spalle. Basta non voglio vedervi mai più mi fate schifo.”

 

Le parole di Richard si erano conficcati nel cuore di Yvonne come spilli, che penetravano sempre più in profondità ad ogni parola pronunciata con freddezza dal uomo che aveva amato e che amava ancora più di ogni altra cosa al mondo, era stato, per lei,il suo primo grande amore a  cui lei aveva donato tutta se stessa e adesso lui la stava abbandonando, per andare da sua sorella Marika, anzi a dir la verità la sua sorellastra, Era stata tradita da due delle persone più importanti della sua vita.  In quella fredda mattina di autunno dal cielo livido si ritrovava seduta da sola su una panchina nel giardino della sua scuola a piangere certa che ormai la sua vita non sarebbe stata mai più la stessa, e che non avrebbe riacquistato la felicità di un tempo, per lei in que momento vivere non valeva più nulla. Ma il fato ha il potere di cambiarci la vita con il semplice schiocco delle dita trasformando una banale giornata nella più bella o disastrosa della nostra vita, ma purtroppo esso arriva all’improvviso e di soppiatto cogliendoci sempre di sorpresa.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Quando ormai le lacrime cessarono di venir giù dai suoi occhi la ragazza si decise  ad entrare a scuola, aveva già saltato la prima ora e per quanto ne avesse voglia non poteva permettersi  di perdere un giorno di scuola. Varcò la grande porta d’ingresso e salì in fretta le scale di marmo della lussuosa scuola privata che frequentava. Yvonne non poteva definirsi una ragazza fortunata, era stata adottata all’età di cinque anni da una famiglia bene stante che le aveva permesso sempre di vivere una vita agiata nel lusso più sfrenato ma tutto sommato la ragazza non riusciva ad essere felice si sentiva sempre inadeguata in quella famiglia e nell’ambiente che le costringevano  frequentare.

Arrivata  finalmente al terzo piano con la fronte bagnata dal sudore e i suoi penetranti occhi neri ancora arrossati dalle lacrime iniziò a percorrere a grandi falcate il corridoio che l’avrebbe portata in classe. Camminava con la testa bassa senza incrociare mai lo sguardo di nessuno, si era sempre allontanata dalle persone : gli unici amici che aveva erano Richard e la sua sorellastra Marika  ma in quella mattini li aveva persi entrambi. Si trovava così’ ad annegare nella sua solitudine alla quale si era abituata e cominciava ormai ad apprezzare. Aveva sempre pensato di essere invisibile agli occhi della gente, di passare sempre inosservata e  di non essere mai presa in considerazione, ma ne era felice non le piaceva affatto trovarsi al centro dell’ attenzione anzi preferiva essere ignorata. Facendosi breccia tra la folla di studenti che rientravano nelle loro aule riuscì ad arrivare in classe :la quinta C, l’unica classe della scuola prevalentemente femminile, in classe infatti c’erano solo 3 ragazzi Philip, Marcus e Richard che era seduto sul banco in fondo all’aula e la guardava ridendo insieme agli altri ragazzi e alcune delle ragazze meno affidabili della scuola se non dell’intera nazione. Decisa a non guardarlo negli occhi Yvonne andò a sedersi  in prima fila dando le spalle al ragazzo che poco meno di un ora prima le aveva strappato il cuore dal petto riducendolo in polvere. Cercò di evitare le provocazioni del gruppetto dietro di lei, escludendo  quelle squallide battute alle sue orecchie , ma i suoi occhi neri si stavano di nuovo riempiendo di lacrime e per quanto lei cercasse di trattenerle esse spingevano troppo forte finchè non dovette arrendersi e lasciarle  uscire. Scendevano lente sul suo viso incandescenti come la lava di un vulcano e rigandole il pallido viso atterrito dal dolore.  Sola, su un misero banco di scuola a piangere silenziosamente per un uomo che l’aveva usata come un pupazzo : trovava la situazione piuttosto triste e  patetica,ma  per fortuna i suoi pensieri furono interrotti da Joanna, una sua stralunata compagna di classe dai capelli biondi quasi bianchi con delle ciocche blu  che aveva sempre cercato di familiarizzare con Yvonne ma ci era riuscita solo in quell’anno .

“Ehi Yvi che ti prende?” domandò l’eccentrica ragazza alla sua amica che piangeva

“Non preoccuparti, non è niente di importante” si giustificò la ragazza asciugandosi le lacrime e cercando di controllare la sua voce

Yvi lo sai che a me puoi dire tutto…  Mi hanno raccontato cos’è successo con Richard, è stato veramente uno stronzo, se ne vuoi parlare puoi contare su di me”  si offrì Joanna con un tono rassicurante

“Grazie, ma preferirei non parlarne per il momento, tanto è inutile che ti racconti l’accaduto ho visto che la storia ha già fatto il giro della scuola… fece Yvi abbozzando un sorriso tra le lacrime che continuavano a venir giù

“Basta su non ci pensare, non vale la pena sprecare del fiato per un essere come quello”  Urlò la bionda saltellando intorno al banco di Yvonne  che non potè trattenere una sottile risata

“Hai ragione, allora parliamo d’altro… che materia abbiamo adesso?”

“Matematica!” rispose la ragazza che non smetteva di sorridere a saltellare davanti all’amica

“Oh no! “  Yvonne non era mai stata brava in matematica, il miglior voto a cui potesse aspirare era una  E , e in più il professore di matematica quell’anno  era andato in pensione e aveva abbandonato la classe all’ultimo anno con un anziano e severo supplente con cui la ragazza si era scontrata fin dal primo giorno facendo calare ancora di più il suo rendimento ,  L’anziano professor Smith aveva dato filo da torcere alla ragazza facendo diventare per lei l’ora di matematica una vera e propria tortura.

“Non dirmi che non hai fatto i compiti! Sai che viene sempre a controllarti” si affrettò a rispondergli l’amico in tono preoccupato

“No li ho fatti, ma preferirei non fare mai questa materia. E poi lo sai anche tu che questo professore mi detesta.”

“Dai devi sopportare solo per un po’… è un supplente e prima o poi andrà via”

“Credimi non vedo l’ora, spero che il nuovo professore sia più gentile nei miei confronti”

“Dai magari è un professore giovane e sexy”

“Ma che! I professori di matematica sono tutti vecchi e brutti, purtroppo i cervelloni sono tutti così”

“Io li preferisco cervelloni e dolci ma brutti che non belli e stronzi”

“Si come Richard”  rispose Yvonne alla battuta dell’amica

“Oddio, scusa non volevo assolutamente riferirmi a quello” Disse Joanna desolata

“No figurati, è la pura verità”  e un sorriso sincero all’amica, mentre parlava con lei aveva del tutto dimenticato l’accaduto e le lacrime avevano cessato di uscire dai suoi grandi occhi neri.  Per Yvonne Joanna aveva questo grande potere: le faceva dimenticare in un istante i suoi problemi e faceva ricomparire sul suo volto il sorriso.

“ Oddio sta arrivando il professore, vado a sedermi prima che mi veda familiarizzare con il so più grande nemico” si allontanò ridendo Joanna , lasciando a ridere anche l’amica.

“Buongiorno ragazzi!”  disse entrando il professore

Yvonne che era china sulla borsa a prendere il libro di testo sembrò non riconoscere la voce del professor. Smith e si affrettò ad alzare lo sguardo incrociandolo con quello di un ragazzo poco più che ventenne dai capelli castani mossi incolti e il viso perlaceo, vestito con un paio di pantaloni beige una camicia bianca con una fine cravatta.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


“Buon giorno a tutti ragazzi! Io sono il Professor Gray il vostro nuovo insegnante di matematica”

Il giovane professore si rivolse alla sua classe con un grande sorriso e scrisse il suo nome alla lavagna, mentre i ragazzi si domandavano come potesse un ragazzo così giovane essere già un professore di matematica. Yvonne era felice che il vecchio supplente nonché suo acerrimo nemico fosse andato via ma aveva dei dubbi riguardo a quel ragazzo troppo giovane per essere all’altezza della situazione.

“Cosa sono quelle facce? Vi dispiace che il vostro supplente sia andato vie lasciando il posto a me?”  domandò il professore mantenendo  sempre lo stesso sorriso stampato sulla faccia, la classe si affrettò subito a rispondere che erano estremamente felici che il vecchio Smith fosse andato via.

“Bene allora mi presento di nuovo sono il professor Gray, William Gray, il mio cognome ha origini inglesi come anche il nome d’altronde” e accennò un leggera risata, Richard spazientito dalle chiacchiere del professore ebbe il coraggio di fare al professore la domanda che tutti si stavano ponendo : “ Scusi professore ma lei quanti anni ha?” , in quel momento il vociare che si era creato nella classe smise subito facendo intendere che tutti volessero ascoltare la risposta. Il giovane non perse il sorriso e rispose risoluto: ”Ho 26 anni” , nella classe lo stupore era palpabile tutti si guardavano negli occhi chiedendosi come fosse possibile che un all’età di 26 anni si potesse essere già un professore. Anche Yvonne che era stata subito colpita dalla giovane età del professore cercò lo sguardo di Joanna e rimasero a guardarsi in silenzio con una strana espressione di stupore nel viso.  Gray aveva taciuto per qualche minuto, forse per lasciare che la classe si riprendesse dallo schock poi riprese a parlare trattenendo una risata “ So di essere molto giovane, ma credetemi ho le giuste competenze per insegnare, magari un giorno vi racconterò la mia storia.” Dalla lavagna mosse alcuni passi sino alla cattedra dove si sedette e iniziò a fare l’appello e a fare delle domande ai ragazzi per conoscerli meglio, quando arrivò a “ Yvonne Campbell”

La ragazza alzò timidamente la mano e disse: “Professore sono io”, trovava abbastanza strano chiamare professore un ragazzo così giovane, “ Ah e così tu sei Yvonne! Il professor Smith mi ha parlato di te, ma ha detto che sei una testa dura che non vuole studiare”, le guance delle ragazza stavano esplodendo “Professore le assicuro che non è vero, non sarò un asso in materia ma vi assicurò che mi impegnerò il più possibile” cercò di giustificarsi Yvonne , “Benissimo, era proprio quello che volevo sentirti dire! Avanti il prossimo!” e proseguì con l’appello. La ragazza fù soddisfatta dalla risposta del nuovo professore anche se si sentiva offesa da quello che il professor Smith aveva detto sul suo conto, ma ormai era acqua passata,come Richard era meglio non pensare più a lui e voltare pagina, in fondo l’aveva dimenticato subito anche lei e questo voleva dire che neanche lei era così legata a lui.                                                                                                 Nelle ore di matematica non fecero lezione ma ascoltarono per tutto il tempo il professore che illustrava il programma delle sue lezioni e il suo metodo di valutazione, Yvonne lo trovava un buon professore dopo quello che aveva sentito e non lo definiva severo, ma quello che più attirava l’attezione della ragazza era il suo aspetto: era molto magro e abbastanza alto, vestiva in maniera strana rispetto agli altri professori che aveva visto, il suo viso anch’esso molto magro veniva messo in risalto da due grandi occhi color nocciola che scintillavano al contrasto con la sua bianca pelle. Anche essendo già professore si notava in lui che fosse ancora molto giovane :forse questo veniva dettato dai capelli lunghi sotto le orecchie, o dal rossore che appariva sulle sue guance appena uno degli studenti le rivolgesse un domanda ma questo non gli impediva di rispondere in maniera impeccabile e con un linguaggio colto ad ogni domanda che gli fosso stata posta. Yvonne immersa nel analisi del professore, fu richiamata all’attenzione dal trillare della campanella, si alzò in fretta dal banco prese la sua borsa e si diresse verso l’uscita attenta a non incrociare la strada con Richard , ma passando davanti alla cattedra dove il professore stava raccogliendo le sue cose istintivamente si fermò a si diresse al giovane Gray: “Mi scusi professore non vorrei disturbarla ma vorrei dirle una cosa” di scatto il professore alzò la testa e incrociò i suoi occhi con quelli neri di Yvonne : “ Oh non disturbi affatto,dimmi” disse abbozzando di nuovo il suo strano sorriso,                                                                                               “ Volevo solo dirle, riguardo quello che le ha detto il Signor Smith che assolutamente non è vero, io sono un alunna diligente che ha voglia di apprendere che però ha delle difficoltà nella sua materia. Tra il professore e me c’è sempre stato dell’astio fin dal primo giorno di scuola, e non vorrei che suo giudizio possa influenzare il suo” la ragazza parlava velocemente imbarazzata dallo sguardo del professore e da quel suo affascinante sorriso, “ Oh Campbell non preoccuparti, ho capito subito che genere di persona è Smith, e non intendo farmi influenzare da quello che dice. Anzi ti chiedo scusa per avertelo detto non avrei dovuto, e per quanto riguarda il tuo rendimento scolastico non preoccuparti sto organizzando dei gruppi di studio pomeridiani  qui a scuola alla quale se vuoi tu potrai partecipare” detto questo il giovane poggiò esitante la sua mano sulla spalla di Yvonne come per darle forza, la ragazza scossa dal gesto del professore si affrettò a dire:” Parteciperò con molto piacere, la ringrazio” e di scatto si girò per andarsene e si ritrovò nel corridoi senza ascoltare nemmeno la risposta del professore.

La scuola era finita, la giornata era stata piuttosto pesante per la ragazza che era stata brutalmente lasciata dal suo ragazzo per la sua sorellastra ma che si era accorta anche che questo Richard  non valesse poi così tanto per la sua vita e in più era rimasta molto colpito dal giovane professor William Gray…

 

Ecco un altro capitolo, spero che vi piaccia. Vorrei ringraziare Katia24 che con la sua recensione ha alimentato la mia autosiama  XD XD… E in più ringrazio tutte quelle che hanno messo la mia storia tra le seguite APITARDI-JEROSY-CASSANDRA4EVER-KATIA24-NIGHTFOX-PIRILLA88-PRETTYVITTO-VAMPIRA89  vi ringrazio e spero di non deludervi con i prossimi capitoli, e in ultimo un grazie a DABE che ha messo la storia tra i preferiti!! ALLA PROSSIMA!! Baci baci

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Erano passati tre mesi da quando Richard l’aveva lasciata e Yvonne si era completamente dimenticata di lui, con sua sorella il rapporto era rimasto freddo ma non era più costretta a vederla,infatti la ragazza si era trasferita  nel campus della sua scuola. Era bastata una semplice richiesta che i suoi ricchi genitori adottivi avevano subito esaurito. Divideva la camera con la sua amica Joanna e grazie a lei Yvonne si era aperta anche con le altre ragazze ampliando le sue conoscenze; spesso in quel periodo si era soffermata a pensare come la vita di una persone potesse cambiare in soli tre mesi, tre mesi fa si trovava su una panchina a piangere  per  un ragazzo, sentendosi abbandonata e con solo Joanna a starle vicino,ora invece era felice si sentiva amata dalle altre ragazze e aveva fatto conoscere agli altri una nuova Yvonne, Un Yvonne che fino a prima era rimasta nascosta dietro un espressione malinconica ma che ora si era fatta avanti procurandosi l’ approvazioni di tutti. Le mancava solo una cosa per essere totalmente felice: Il Vero Amore.

Nonostante la sua vita fosse cambiata la sua media in matematica era rimasta immutata, per cui si era lasciata convincere dal professore ad andare alle sue lezioni pomeridiane.                                                                                                                                                                                            Dopo aver mangiato in mensa con le sue compagne Yvonne andò in camera sua si sistemò i capelli e si diresse verso l’aula 3 dove il professore impartiva ripetizioni ,percorrendo i corridoi della sua scuola a quell’ora deserti. Arrivata all’aula notò la porta semi aperta ,bussò e non ottenendo risposta entrò in aula : “Permesso?” chiese con una nota d’imbarazzo nella voce, il professore era chino sulla cattedra intento a leggere un grosso libro ma appena percepì la presenza della ragazza si alzò goffamente in piedi e si affrettò a rispondere :” A prego Campbell si accomodo, oggi saremo solo io e  lei a lezione!”  al suono di quelle parole Yvonne si bloccò di colpo e un forte fitta allo stomaco la percosse, si sarebbe trovata in una stanza per 2 ore sola con il professor Gray. La ragazza era fortemente imbarazzata, in presenza del giovane si sentiva sempre così, forse per la giovane età del docente o più probabilmente dal fatto che lei si sentisse fortemente attratta da lui. SI fin dai primi giorni la ragazza iniziò a provare una forte attrazione per l’amabile ragazzo, adorava il suo modo dolce di parlare e la sua melodiosa voce, amava il suo modo di vestire, indossava sempre delle camice con delle cravatte molto sottili oppure su di esse metteva dei gilet di lana dalle antiche fantasie o dei maglioni a bottoni. Ma la cosa che più amava la ragazza erano i suoi grandi e brillanti occhi color nocciola, ogni volta che i suoi occhi neri incrociavano quelli di William non poteva fare a meno di trattenere il respiro e sentire le sue guance diventare rosse. Durante le ore di lezione questo era facilmente mascherabile ma ora come se la sarebbe cavata? Come avrebbe fatto a non arrossire?  Dopo un primo momento di indecisione raccolse il coraggio e se diresse verso la cattedra dove il professore aveva posizionato una sedia proprio davanti alla cattedra di fronte a lui –Perfetto!-  pensò subito Yvonne che in fretta si sedette e tirò fuori penna e quaderno.

“Benissimo, cara sei pronta? Con cosa vorresti iniziare?”    la ragazza schiarendosi la voce rispose : “Non so professore, decida lei”                                                                                                                                                                                                                                                                                                 “ Allora io ti consiglierei di iniziare con qualche esercitazione di algebra per poi passare a dei ripassi delle regole basilari, va bene?”  sul volto del ragazzo comparve un grande sorriso che illuminò ancora di più i suoi occhi, e la ragazza non poté fare a meno di arrossire:                                                                                                                    “Va benissimo, professore”  cercò di farfugliare mentre con le mani sul volto cercava di nascondersi il viso   “Bene allora inizia con questi che sono su questo foglio e qualora non riuscissi a fare qualcosa dimmelo, io sono qui al tuo servizio”  e fece una delle sue solite dolci risate e allungò il foglio alla ragazza che ricambiò il sorriso del giovane.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Dopo 13 espressioni algebriche nella quale era sempre dovuto intervenire Gray la ragazza aveva il cervello in fiamme e per prendersi una pausa dal suo compito decise di iniziare una conversazione con il professore che tanto la incuriosiva. Rimase per più di 10 minuti a cercare una domanda che potesse fare a William ma senza risultato, quando ormai stava per mollare i suoi occhi caddero sul grosso libro che il professore stava leggendo per impegnare il suo tempo: “Cosa legge professore?”   domandò la ragazza che si sentiva fortemente in imbarazzo, il professore immerso nella lettura fù richiamato all’attenzione solo dalla domanda della ragazza, “ Oh un libro di filosofia” , “Mi piace molto la filosofia” bofonchiò la ragazza che voleva in tutti i modi intrattenere il ragazzo così da non adempire al suo dovere, “Mi fa piacere, se può interessarti ho dei libri che potrei darti” , Yvonne si sentì di nuovo andare il viso in fiamme:” Mi farebbe molto piacere, professore” , “Il piacere è mio Yvonne” era la prima volta che la chiamava con il suo nome, non lo aveva mai sentito chiamare nessuno con il nome,usava sempre il cognome, mentre questa volta con lei aveva usato il nome. In quel momento Yvonne si sentì talmente apprezzata dal professore che decise di farle la domanda che dalla prima volta che lo aveva visto si era chiesta :” Professore, posso farle una domanda se non oso troppo”   “si dimmi Yvonne” una altra volta aveva usato il nome e questo aveva incoraggiato ancora di più Yvonne: “ Come mai è già professore essendo così giovane?” pronunciò la domanda in fretta con la voce tremante per l’imbarazzo, il ragazzo sospirando rispose, “ Sapevo che un giorno avrei dovuto dirlo ai miei alunni, senti ti va di venire giù al bar della scuola con me così né parliamo?” , la ragazza in un primo momento rimase scossa dal “invito” del professore ma era talmente curiosa che non riuscì a rifiutare.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Mentre camminavano per i corridoi nessuno dei due ebbe il coraggio di parlare e una volta arrivati al bar presero un tè verde, il preferito di entrambi, e si sedettero al tavolo. La prima a parlare fù Yvonne che aveva capito di aver messo il docente in imbarazzo e voleva rimediare “Senta professore non è costretto ha raccontarmi la sua storia, capisco perfettamente che  non sono affari miei, le chiedo scusa…” mentre parlava il professore la interruppe con un gesto della mano, “Yvonne, tu hai tutto il diritto di sapere con chi hai a che fare, anzi avrei dovuto dirlo il primo giorno che sono entrato nella vostra classe ma ho sempre avuto paura ad esprimermi con le persone ma tu mi sembri una persone diversa, e a te voglio dirlo…   il professore fece un breve pausa, e Yvonne ebbe un brivido di paura, cosa doveva dirle di così terribile, per fortuna Gray riprese subito a parlare: “ Io sono andato al college all’età di 15 anni, a 22 anni avevo già una laurea in matematica e una in fisica con 2 dottorati, ho un Q.I. di 185!”  mentre diceva quelle parole sembrava quasi che potesse piangere da un momento all’ altro come se stese parlando di una maledizione, la ragazza non potè fare a meno di rispondere: “ Scusi professore ma cosa c’è di tanto orribile in questo, è un dono mica una maledizione, non c’è nulla di cui vergognarsi” detto questo  gli mise una mano sul braccio, “ Sai tu sei la prima persona che non esordisce dicendo “ooooooooooooh  wow!  Tutti mi hanno sempre considerato come un fenomeno da baraccone, e i compagni di scuola mi hanno trattato sempre da appestato escludendomi”  “Professore mi dispiace tanto, mi creda io posso capire come ci si sente a sentirsi soli.”  La ragazza in quel momento in lui vedeva lei qualche mese prima che quell’ espressione di tristezza sul volto,  “Perché mai dovresti sentirti esclusa? Sei carina simpatica dolce di sicuro tutti ti adorano” in quel momento non era il professore di matematica a parlare ma era il ragazzo che era cresciuto troppo in fretta e che aveva bisogno di amici, “ io sono stata adottata dai Campbell. Una famiglia molto ricca, e ho vissuto nello scintillio della vita nobili fin da piccola. Ma in quel ambiente mi sono sempre sentita un estranea, tutti mi trattavano come il giocattolino dei Campbell che avevano deciso di fare beneficenza, e io mi sono sempre esclusa da quel ambiente vivendo in solitudine. Anche con la figlia legittima dei Campbell ha sempre avuto un rapporti conflittuale, con le scuole private dove sono stata mandata dove i ragazzi erano tutti ricchi e mi lasciavano da parte. Così sono stata sempre sola, nella solitudine più profonda, e alla fine mi ci sono abituata.”  Yvonne non aveva mai detto a nessuno questo malessere che sentiva ed ora ne aveva parlato ad un suo professore.  William era rimasto veramente molto colpito dal discorso della ragazza, “Yvonne davvero non so cosa dirti in questo momento, mi dispiace davvero molto, in te vedo molto il ragazzino triste che ero io alla tua età”  la ragazza si sentiva liberata da un peso che l’affliggeva da anni, ed era molto grata al professore per averle raccontato la sua storia e per aver ascoltato la sua, “Professore la ringrazio molto, lei mi ha aiutato a liberarmi di un peso che mi stava schiacciando, non si preoccupi la sua storia con me è al sicuro” disse strizzando l’occhio al ragazzo e alzandosi e si senti afferrare la mano dalle lunghe  e morbide mani del ragazzo :”Yvonne Grazie a te. Se vorrei parlare sappi che in me troverai un professore di mattina e un  amico il pomeriggio, in fin dei conti siamo quasi coetanei” e anche lui strizzò l’occhio  alla ragazza e le ricolse quella brillante risate alla quale lei non potè fare a meno di rispondere, “Certo professore, grazie infinite” detto questo Yvonne si diresse verso la sua camera con il cuore leggero e un immensa felicità. Forse non aveva imparato niente di matematica ma aveva trovato un amico.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Quella mattina Yvonne si alzò dal letto con il cuore leggero e un sorriso stampato sul volto…  “Ehi come fai a sorridere di mattina così presto?”  domandò Joanna che aveva già indossato un vestito blu a pois bianchi con un colletto di pizzo e con la piastra si lisciava i capelli, “Non lo so, oggi sono felice … oggi non c’è nemmeno scuola!”  rispose la ragazza stiracchiandosi e mantenendo sul viso l’espressione allegra “ Si andiamo a vedere quella noiosa mostra di quadri di Dalì !” rispose la ragazza con aria annoiata,  “Si!! Non è fantastico? Non vedo l’ora!!  Disse la ragazza mentre si lavava i denti e saltellava dalla gioia, “Io credo che tu sia l’unica ragazza al mondo ad eccitarsi per una mostra di quadri!”  ironizzò Joanna mentre s’infilava dei calzini bianchi con dei bordi di pizzo e delle ballerine nere  “Pensala come vuoi, ma oggi sono felice e niente potrà togliermi il buon umore, nemmeno il tuo sarcasmo!”  Yvonne stuzzicò l’amica e scoppiarono a ridere insieme. Uscita dal bagno la ragazza apri l’armadio e decise di indossare dei pantaloni neri e una camicia bianca dalle maniche corte con un maglione nero a bottoni  – In stile professor Gray- pensò  Yvonne non riuscendo a trattenere un sorriso, truccatasi un po’ si diresse in classe con l’ amica dove il professore attendeva la sua classe per dirigerli al museo.

Entrarono in classe, era ancora vuota e le loro voci riecheggiavano per la stanza “Ehi Yvi io vado al bar a fare colazione, vieni con me?”  “No grazie preferisco aspettarti qui” , Joanna andò via saltellando lasciando sola in classe la ragazza  che si sedette sul banco in attesa che qualcuno arrivasse, mentre i suoi occhi grandi occhi vagavano curiosi per la stanza dalla porta entrò William con una tazza fumante di caffè in mano, indossava dei pantaloni beige coordinati alla giacca e una camicie a righe e nella mano libera dalla bevanda portava una valigetta di cuoio marrone “Buon giorno Campbell! “ Trillò il giovane ragazzo , Yvonne si sorprese del tonfo al cuore che ebbe quando incontrò le nocciole negli occhi del professore, si sentì leggermente arrossire quando lo sentì nominare il suo nome, per non destare sospetti si affrettò a rispondere “ Buon giorno professore!” Gray le regalò uno di quei fantastici sorrisi luminosi di cui Yvonne era innamorata e le disse: “Bhè quando siamo soli possiamo darci del tu, in fondo siamo amici vero… Yvonne?” Sulle gote del professore apparve un leggero rossore, sembrava un cucciolo in cerca di affetto e Yvonne era ansiosa di donarglielo : “ Certamente, William!”  gli sorrise rassicurandolo, il professore aprì la bocca per rispondere alla ragazza ma fu interrotto dalla fiumana di alunni che lo salutava.

Arrivati al museo dove erano in mostra le opere del pittore Salvator Dalì, alcune originali  alcune copie d’autore, Yvonne si estraniò dalla fila di ragazzi che continuavano a parlare e si perse tra quelle meravigliose opere. Aveva sempre amato l’arte e le piaceva perdersi in quei colori e lasciarsi trasportare in nuovi mondi dalla sua fantasia , si perse tra i colori del “ Mosè e il faraone”, tra le ombre del “L’ultima cena” ma il quadro che di più la rapì fu “La metamorfosi di Narciso” rimase incantata a osservarloper diversi muniti, perdendo il resto della classe, alle sue spalle William che accortosi della sua assenza era andata a cercarla la osservava mentre con gli occhi percorreva ogni curva del quadro, rimase inebriato dal profumo dei suoi capelli  che le scendeva sulle spalle e incantato dalla visione della ragazza le disse:   

“Bellissimo, non è vero?

 “si” si limitò a dire la ragazza ancora incantata dal quadro

“La metamorfosi del narciso, opera dipinta intorno al 1936 o 1937, l’originale si trova al museo di Figueres, ovviamente questa è una copia, d’autore ma pur sempre una copia” disse con aria saccente il professore

“Complimenti professor Gray la vedo molto preparato sul argomento” disse Yvonne girandosi verso di lui, guardandolo dritto negli occhi

“Dimentichi il mio Q.I. Yvonne” disse William sporgendosi in avanti e avvicinando il suo viso a quello della ragazza

“Giusto,”  poteva sentire il suo respiro addosso e sentirlo pronunciare il suo nome con quella candida e soffice voce le aveva messo addosso una strano senso di eccitazione e certa di non potersi controllare decise di girarsi per non guardare più negli occhi quel ragazzo che tanto la affascinava “William è meglio che andiamo, o perderemo la classe” azzardò la ragazza

“Giusto Campbell, andiamo” e passò avanti facendosi seguire dalla ragazza, durante il tragitto William disse: “Sai il quadro di prima mi ricorda te”

La ragazza profondamente incuriosita da quell’ affermazione cercò risposta dal ragazzo: “Come scusi?”

Bhè sai il primo giorno che ti ho vista eri sola al tuo banco con gli occhi lucidi, probabilmente avevi pianto da poco , spaventata e triste. Così per tutti i primi mesi di scuola , ti vedevo sempre vagare da sola per i corridoi senza incrociare mai lo sguardo di nessuno. Poi da alcuni mesi a questa parte la Metamorfosi. Sei cambiata, ti vedo diversa, sei più solare,sorridi di più anche a scuola noto dei grandi miglioramenti. Ti sei aperta di più anche con me, prima avevi paura persino a guardarmi negli occhi e ora invece siamo qui a parlare come amici. Sei cambiata molto.. in meglio intendo, non vorrei che tu mi fraintendessi. Ma quello che mi chiedo è : a cosa è dovuta questa metamorfosi?”

Yvonne rimase profondamente colpita dal monologo del professore e anche un po’ commossa, l’aveva capita, era riuscito a leggere nel suo cuore e decise di concedergli una risposta : “Se devo essere sincera non so nemmeno io a cosa sia dovuta, forse dall’allontanamento dalla mia famiglia, dalle brutte esperienze che mi hanno fortificato e mi hanno fatto capire chi sono, o semplicemente dal fatto che sono cresciuta , ma qualunque sia la causa le sono grata perché la nuova Yvonne mi piace”   rimase davvero colpita dalla risposta che aveva dato al professore e ne fu orgogliosa

“Piace anche a me Yvi” disse il ragazzo arrossendo, Yvonne colpita dal nomignolo che William le aveva dato si limito a sorridergli

Finalmente raggiunsero il resto della classe, e continuarono tutti insieme il percorso. Yvonne in compagnia di Joanna e delle altre sue compagne di stanza e William insieme agli altri docenti, ma entrambi gli sguardi dei ragazzi si incrociarono più di una volta durante la mattinata. La giornata trascorse uggiosa e la sera non tardò ad arrivare . Nel letto la ragazza non riuscì a pensare ad altro che alle parole di William, soffermandosi soprattutto sul “piace anche a me Yvi” , che il ragazzo pronunciò con molta enfasi provocando un brivido alla ragazza. Le piaceva davvero tanto William, e si sentiva molto attratta da lui ma sapeva benissimo che il loro rapporta doveva essere solo scolastico al massimo amicale.

William nel letto non riusciva a togliersi dalla testa i profondi occhi neri di Yvonne, e i suoi profumati capelli che ondeggiavano  sulla sua schiena, adorava il suono fresco della sua voce e le sue carnose labbra rosse. Ma la ragazza era una sua alunna, non poteva essere attratto da una sua alunna, non era affatto professionale, doveva togliersela assolutamente dalla testa, ma si sforzò e  combatté contro i suoi pensieri invano, nella sua mente tornava sempre l’esile figura della ragazza che osservava il quadro e gli venne in mente un'altra cosa, quella  mattina alla mostra si era esposto troppo, aveva rischiato di compromettere la sua carriera questo non sarebbe dovuto succedere più. Avrebbe dovuto combattere contro i suoi impulsi e guardare la ragazza solo come un’ alunna.

 

 

Scusate il ritardo!!!  È tantissimo tempo che non scrivo, perdonatemi. Vi ringrazio tutti, quelli che leggono la mia storia e quelli che l’hanno messa tra le seguite. Una cosa sola: perché NON VI FERMATE A LASCIARE UN COMMENTO? VI PREGO!!  Grazie in anticipo a tutti!! Baci

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


“Miei cari ragazzi oggi vi ho riportato il compito in classe della scorsa settimana corretto” , il giovane professore camminava tra i banchi e andava consegnando ai suoi alunni i compiti.                

“Yvonne, ecco a te il tuo compito”, la ragazza con un immenso sorriso stampato sulla bocca prese il compito certa che la valutazione fosse più che positiva, ma non fu così.

“Non classificato!” non volendo aveva detto la sua valutazione ad alta voce, anzi in verità l’aveva urlato. Joanna che era seduta di fianco a lei le diede subito un pizzicotto sul braccio:

“Ma sei impazzita! Cosa diavolo urli…”

“Scusami, ma non è possibile.” La ragazza era estremamente imbarazzata per la reazione che aveva avuto, ma anche sconcertata dalla valutazione

“In effetti. Ricordo che eri felice perché eri riuscita per la prima volta a finirlo interamente”  anche l’amica era turbata dalla strana valutazione.

“ Si… non so cosa ho sbagliato questa volta…” ormai era in balia della rabbia. Non sapeva cosa pensare, certo il compito non era perfetto  come credeva ma non era neanche non valutabile, dal suo stomaco iniziò a salire una funesta rabbia nei confronti del professor Gray. – Per fortuna che la nuova Yvi le piaceva. Deve assolutamente averlo fatto apposta-  questo fu il primo pensiero che balenò in mente a Yvonne. Mentre continuava a girarsi il compito tra le mani trillò la campanella del intervallo e con aria risoluta avanzò verso la cattedra dove il professore era seduto, che vedendola arrivare verso di lui le sorrideva, con il sorriso che spesso aveva procurato un tuffo al cuore della ragazza che ora accecata dalla rabbia vedeva quel sorriso come un ghigno di sfida nei suoi confronti.

“Professore vorrei parlarle del compito che mi ha appena consegnato!” cercando di essere più cattiva possibile Yvonne sbatté le mani contro la cattedra facendo trasalire il povero William ignaro dell’ ira della ragazza.

“Si dimmi Campbell!” rispose Gray, nel frattempo l’aula si era svuotata.

“Lei ha valutato il mio compito come non classificabile, un voto che nemmeno il professor Smith che mi odiava, mi ha mai messo. Non capisco il perché e le sarei grata se mi desse una spiegazione” parlò velocemente, arrossendo notevolmente, un po’ per la rabbia, un po’ per i grandi occhi nocciola che la guardavano desolati.

“Mi dispiace Yvonne che tu l’abbia presa così male, non volevo assolutamente umiliarti non valutandoti il compito. L’ho fatto solo perché il tuo compito mi ha deluso notevolmente, sei sempre venuta ai miei recuperi e ho notato che l’argomento l’avevi capito. Poi correggendo il tuo compito ho notato che hai commesso degli errori assolutamente inutili, e conto che così la prossima volta sarai più attenta.” Il ragazzo pronunciò quelle parole con la solita calma e dolcezza che facevano impazzirla ma in quel momento Yvonne lo odiava talmente tanto che quella voce suonava alle sue orecchie insopportabile. In preda alla rabbia decise di non ribattere con il professore e girò i tacchi, ma il giovane la richiamò proprio sul suonare della campana.

Yv- ehm Campbell l’aspetto alle quattro per ripassare di nuovo l’argomento”  disse William sorridendo e cercando di calmare la ragazza. Ma Yvonne non rispose si limitò a fare un ambiguo segno con la testa, che lasciava in sospeso se la risposta fosse un si o no.

Era finita finalmente la giornata lavorativa per William, giornata che era stata particolarmente faticosa per lui, e si diresse verso la sala mensa con la testa piena di pensieri. “So di aver sbagliato, ma era l’unico modo. So che non avrei dovuto mettergli quella valutazione, ma devo costringerla ad odiarmi. Altrimenti non riuscirò a controllarmi. Continuo a darle del tu come uno scemo ma da oggi non sarà più così, devo allontanarla.” Questi pensieri frullavano nella mente del giovane, che era ormai arrivato in sala mensa e si era seduto prendendo solo un’insalata. Davanti a lui in fondo, quasi fosse un segno del destino, c’era Yvonne. Era seduta con le mani sotto il mento e il viso ancora provato dalla rabbia. Gli occhi neri brillavano e i lunghi capelli ricadevano incorniciandole lo splendido viso. “È davvero bellissima” pensava William mentre la osservava ammirato da lontano, “ è furiosa con me ed ha ragione. Oggi le chiederò scusa non dovevo farle questo. Certo adesso mi odia, ed era quello che volevo, ma non ce la faccia a vedere il suo bellissimo viso oscurato dalla rabbia questo pomeriggio le metterò il voto che merita . “ , per tutto il resto della mattina la sua mente fu attraversata da questo genere di pensieri.

Nel frattempo Yvonne seduta su una panca dell’aula mensa, con ancora il sangue che ribolliva per la rabbia, non riuscì a toccare cibo. Mentre il suo sguardo vagava per la stanza, andò a posarsi sulla figura seduta davanti a lei poche panche più in avanti. Era William, nonostante in quel momento lo odiasse la visione di quel ragazzo seduto solo su una panca fece aumentare esponenzialmente i battiti del suo cuore. “Anche se è stato un bastardo, devo ammettere che lo trova davvero bello.”  Pensò la ragazza, osservando quel ragazzo che guardava verso la sua direzione, “magari stesse guardando me. Pensavo fosse diverso e stava veramente cominciando a piacermi ma in fin dei conti dopo quello che ha fatto oggi si è dimostrato il solito professore uguale agli altri” la ragazza fu richiamata alla realtà dalla gomitata che ricevette da Kate, una sua nuova amica:

“ehi cosa stai fissando con tanta insistenza?”  disse la ragazza sporgendosi verso Yvonne per vedere cosa avesse davanti, la ragazza presa dal panico cercò di farfugliare una risposta convincente:

“Assolutamente niente.” E accennò un  sorriso mentre le sue guance andavano a fuoco.

“Sta guardando il professor Gray, ormai diventato suo acerrimo nemico” disse Joanna ridendo insieme a Kate e alle altre ragazze sedute con loro, Yvonne che era rimasta paralizzata dall’affermazione dell’amica cercò di cacciare fuori una risata forzata per non destare sospetti

“Eppure pensavo che ci fosse una certa affinità tra voi due!” disse Kate mentre le strizzava l’occhi , un altro colpo basso per la ragazza che in fretta rispose:

“Ma cosa dici? Io l’ho odiato fin dal primo momento” ogni secondo che passava le sue guance arrossivano, capì che si stava mettendo male e  decise di congedarsi con la scusa del compito.       Era ormai arrivata l’ora di andare a ripetizioni, e Yvonne uscì dalla sua camera e si avviò verso l’aula dove la aspettava Gray, mentre saliva le scale per dirigersi verso il secondo piano la rabbia nei suoi confronti rifiorì e decise di non andare da lui. Per far sbollire la sua rabbia decise che sarebbe stata meglio se avesse preso un po’ d’aria fresca. Uscì fuori, nel immenso cortile della sua facoltosa scuola, l’erba era sempre curata e gli alberi, querce e pini, ombreggiavano il viale che lei percorreva sempre quando qualcosa l’affliggeva. Andò a sedersi sulla panchina dietro la scuola, sua fedele compagna fin dai primi anni di scuola. Nessuno andava mai lì, era un posto tranquillo dove riflettere e rilassarsi. Si sedette lì e chiuse gli occhi, il cortile era deserto, non si udiva alcun rumore, il silenzio creava un atmosfera paradisiaca, nella quale Yvonne avrebbe potuto perdercisi. Finché sentì dei passi pesanti arrivare avanzare verso di lei, ma non aprì gli occhi certa che fosse solo un bidello, ma questa figura si fermò davanti a lei.

“Ciao dolcezza, che ci fai tu qui?”, il suono di quella voce face trasalire la ragazza che subito aprì gli occhi per accertarsi che fosse lui.

“Cosa vuoi Richard?”

 

 

Ciao a tutti!!! Spero che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto, un grazie infinito a che ha commentato la mia storia, spero che la mia risposta sia arrivata. Come avete visto ho deciso di lasciare in sospeso l’incontro tra Yvonne e Richard, che vi assicuro vi sorprenderà! Di nuovo grazie a tutti, e mi raccomando lasciate qualche recensione per favore!! Al prossimo capitolo, ciaoooooo!!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


William seduto in cattedra guardò per l’ennesima volta l’orologio… Lei tardava. 5 minuti. 10 minuti. 15 minuti. 20 minuti…  I minuti scorrevano inarrestabili. Le lancette continuavano a girare,il loro impercettibile suono riecheggiava per l’aula dove vi era solo il ragazzo che continuava a fissare la porta speranzoso di vedere Yvonne varcare la sua soglia e sedersi di fronte a lui puntandogli addosso quei profondi occhi neri, occhi provati dal dolore ma pieni d’intelligenza e forte voglia di vivere anzi di ricominciare a vivere sorridendo.  30 minuti di ritardo, -Credo che ormai non verrà, e in fondo non ha tutti i torti!- il giovane continuava a torturarsi con questi pensieri mentre prendeva la sua tracolla e si avviava verso l’uscita chiudendo la luce e sbattendo la porta alle sue spalle deluso e  amareggiato.

“Non ti scaldare zuccherino!”  disse Richard con il suo solito sorriso beffardo e uno strano bagliore negli occhi.

“Ti prego lasciami in pace” disse Yvonne mentre fece per alzarsi ma subito il ragazzo le fù addosso inpedendole  qualsiasi movimento.

“Dove credi di andare tesoro?” la sua voce aveva assunto un timbro tagliente, ogni sillaba che pronunciava provocava un brivido lungo la schiena all’indifesa ragazza che si sentiva sempre più schiacciata dal peso del corpo possente del ragazzo, il suo viso era  tanto vicino al suo da poter sentire il fetore del suo alito.

“Ti prego Richard smettila mi stai facendo paura!” cercò con tutte le sue forze di spingere il ragazzo più indietro che poté ma i suoi sforzi risultarono invani tanta era la forza che in quel momento assaliva il ragazzo.

“Dai piccola adesso ci divertiamo” disse portandosi sempre più avanti con il corpo

Yvonne era assalita dal panico, dalla sua gola uscivano solo parole strozzate e senza senso. Il respiro le moriva in gola, aveva paura, terrore…

“Dai su ti ricordi quanto ci siamo divertiti insieme io e te… su facciamo un tuffo nei vecchi tempi” dette queste parole Richard si trovò completamente addosso alla ragazza e cominciò a baciarle lievemente il collo, facendo nascere nella ragazza un forte senso di nausea…  consapevole di dover riuscire a liberarsi dalle grinfie di quel uomo raccolse la voce e le forze riuscendo a spingere la testa lontano dal suo collo e farfugliando alcune parole

“Ti prego smettila, non farmi questo ti prego!” la voce fu rotta dal pianto, le lacrime cominciarono a rigarle il volto a scendere silenziose sull’espressione terrorizzata della ragazza, iniziò a gridare mentre i baci cominciarono di nuovo e questa volta scesero più in basso accompagnati dalle mani di quel mostro che scorrevano ruvide sul suo corpo.  “Aiuto!!!! Aiutooo” gridava la giovane ma certa che nessuno avrebbe potuto sentirla si abbandonò al suo triste destino. Chiuse gli occhi e pregò che finisse in fretta.

“Come sei buona! Ma perché ti ho lasciata? Dai dimentichiamoci del passato a torniamo insieme… Io ti amo Yvonne!”    quella lunga tortura era accompagnata anche da frasi di questo tipo che aumentavano ancora di più il dolore e il disgusto che la ragazza provava per quel uomo.

Mentre le mani di Richard iniziavano a sbottonare la camicia della ragazza che si era completamente abbandonata al triste fato percossa dai singhiozzi e in preda alla paura, in lontananza lei riuscì a percepire il suono della porta sul retro, quella adibita al personale, aprirsi e sbattersi rumorosamente, in quel momento uno sprizzo di speranza balenò nella mente della ragazza che ricominciò a gridare più forte che poteva tra le lacrime. Ci riuscì per qualche millesimo di secondo poi le massicce mani di Richard si posarono sulla sua bocca impedendogli di chiedere aiuto.

“Fai la brava!” disse mentre sul suo volto sfigurato dall’ ardente desiderio apparve un ghigno malvagio e nei suoi occhi balenò la violenza di quel gesto. Per Un attimo si guardarono negli occhi. Yvonne con lo sguardo implorò di nuovo di lasciarla andare ma lui riprese con foga a sbottonare la camicia fino ad arrivare all’ultimo bottone. Ormai la ragazza era inerme innanzi al mostro, la camicia era completamente sbottonata e le mani scorrevano sul suo ventre nudo. Combattere contro la bestia era inutile e si arrese completamente.

“Ehi ma cosa state facendo? Ho sentito gridare…” Yvonne riconobbe subito quella voce dolce e brillante e l’ingenuità di quella espressione non poteva che essere sua….                                                                                                           Aprì velocemente gli occhi ridestandosi dal quel orribile incubo  incrociando lo sguardo sgomento del giovane che aveva appena capito quale atrocità si stava compiendo innanzi ai suoi occhi. In quel millesimo di secondo Richard si ferma e alzò la testa dal corpo della ragazza che approfittando della distrazione lo spinse facendolo cadere di schiena a terra. Subito William si fiondò sulla ragazza che piangeva convulsamente sulla panchina cercando di riaggiustarsi la camicia. Il ragazzo la strinse in abbraccio e lei, come se non aspettasse altro, si strinse intorno a lui.

“Non preoccuparti, è tutto finito. Non potrà più farti del male. Ci sono io con te.” Gli diceva il professore stringendola ancora più forte. Richard nel frattempo con uno scatto felino si alzò e con forza trascinò lontano dalla ragazza il giovane.

“Ecco il tuo adorato professorino che viene a salvarti” disse mentre William si rimetteva in piede.

“Sei nei guai fino al collo” disse il ragazzo cercando di sembrare più minaccioso possibile.

“Ma sentilo come parla!! I dottorini come te mi fanno schifo! Siete patetici!” , Yvonne sotto shock partecipava impotente alla violenta schermaglia tra i due, le uniche parole che riuscì a farfugliare tra le lacrime furono: “Richard ti prego lascialo stare! Non dirò niente a nessuno ma tu non fargli del male”

“Oh la tua amichetta ti difende… Cara riprenderemo il nostro discorso tra un attimo prima fammi sistemare il dottorino”

“Mi fai schifo, un uomo capace di abusare di una donna non merita di vivere” disse Gray

“Ho fatto solo quello che in molti, compreso tu, hanno pensato, solo che io ho avuto il coraggio di farlo” di nuovo il ghigno malvagio comparve sulle sue labbra.

“Maledetto bastardo figlio di …” le sue parole furono interrotte da un  violento gancio destro che fece cadere a terra il minuto professore. Una volta a terra il ragazzo gli si scagliò contro con pugni e calci, la ragazza non potè sopportare di vedere William, che era andato lì per salvarla e proteggerla, picchiato a sangue da quel mostro. Inizio a urlare, urlò forte. Ma tutto era invano, decise allora di lanciarsi contro Richard per fermarlo, graffiò il suo viso le sue braccia strappò via i suoi capelli. Poi finalmente il ragazzo si fermò rivolgendosi a Yvonne:

“Prova a dire qualcosa e tu e il tuo professore siete morti!” e scappò via. La ragazza non ebbe nemmeno il tempo per soffermarsi sulle parole, il suo pensiero era Will. Il ragazzo era ancora cosciente, cercava di alzarsi ma senza risultati, dal suo naso colava copioso il sangue. Yvi si precipitò verso di lui e lo aiutò ad alzarsi:

“Ce la fai?”

“Si” con un filo di voce rispose il ragazzo tra i gemiti di dolore.

“Su vieni con me in infermeria, passiamo dal retro così non ci vedrà nessuno…” mise il braccio del ragazzo intorno al suo collo e con molta lentezza si avviarono verso l’infermeria. Il suo respiro era affannato ma in fin dei conti oltre al sangue sul viso non vi era nella di grave. Come previsto nessuno li vide, Yvonne aprì la porta e fece allungare il giovane sul lettino mentre frugava per trovare una bustina di ghiaccio istantaneo.

“Eccolo!!! Lo metta sul suo viso la farà stare meglio” disse mentre gli porgeva il ghiaccio.

“Grazie Yvonne” le affusolate dita del professore afferrarono la bustina e se la portarono all’altezza dello zigomo sinistro.

“Professore Grazie a lei!” sorrise la ragazza consapevole che il professore l’aveva salvata da un orribile destino.

“Quante volte ancora dovrò dirtelo di darmi del tu!” disse il ragazzo con un aria fintamente seria per poi aprirsi in uno dei suoi sorrisi.

“Scusi, ehm … William allora anche tu devi deciderti! Avvolte mi dai del tu avvolte del lei,deciti!!” lo imitò Yvonne. E scoppiarono a ridere all’unisono.

“Hai ragione scusa! Ti prometto che quando daremo soli ti darò sempre del tu!” e le regalò il suo sorriso. Guardando il suo angelico viso la ragazza si accorse che era ancora sporco di sangue e decise di prendere una pezza bagnata d’acqua calda per ripulirlo. Il ragazzo nel frattempo si era messo a sedere e osservava la ragazza che andava verso di lui.

“Hai del sangue sul viso!” disse mentre con il panno iniziò leggermente ad asciugare il sangue, con le guance piene del suo imbarazzo. Si era avvicinata molto al viso del ragazzo tanto da riuscire a percepire il suo calore. Il ragazzo arrossendo leggermente, cercò di non guardarla negli occhi…

Ahii! Fai piano!” si lamentò il ragazzo sorridendo

“Oh scusa mi spiace!” la ragazza era profondamente imbarazzata e dispiaciuta, William percependo dalla reazione della ragazza l’imbarazzo, le disse sorridendo:

“Non fa niente, non preoccuparti!” le afferrò la mano e la guardò con le sue enormi nocciole. La ragazza a quel contatto ebbe un fremito e alzò lo sguardo incontrando quello del professore. Per un tempo che a loro sembrò infinito restarono a guardarsi. Poi il viso di Will si sporse pericolosamente in avanti imitato da quello di Yvi, le loro labbra erano a pochi centimetri di distanza quando….                                                                                           La porta si spalancò ridestandoli da quel incantesimo. I giovani si allontanarono subito l’uno dall’altro cercando di non guardarsi e con le gote rosse. Dalla porta entrò un giovane ragazza che imbarazza chiedeva di prendere del ghiaccio, lo prese e scappò via. I due giovani rimasti nuovamente soli e in preda all’imbarazzo cercarono un modo per congedarsi.

Bhè io sto molto meglio, un bel Tè e tutto tornerà come prima!” disse William scollandosi  la terra di dosso.

“Bene, allora io vado… “ disse Yvonne mentre a testa bassa percorreva la strada verso l’uscita. Mentre attraversava la porta si sentì chiamare:

“Yvonne…” si precipitò a rispondere “Si?!…” , il professore le disse :

” Tu stai bene?

“Oh… comunque si grazie sto molto meglio” sorrise e uscì di scena .

William rimase ancora per qualche minuto in infermeria poi anche lui uscì lasciandosi alle spalle quella dura giornata.

 

 

Ciao a tutti!! Scusate il ritardo ma ho dovuto riscrivere il capitolo 2 volte… spero che vi piaccia . Ringrazio tutti i lettori, e un grazie speciale a che si ferma a commentare, fatemi sapere se le risposte sono arrivate. Al prossimo capitolo!!

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


“Dai piccola ci divertiremo…” Yvonne si svegliò di soprassalto nel cuore della notte, perle di sudore brillavano sulla sua fronte, la gola secca ardeva e il suo cuore batteva all’impazzata. Era passata una settimana dall’aggressione di Richard e da una settimana Yvonne era tormentata da incubi, andare a dormire per lei voleva dire ripercorrere passo dopo passo quello che il mostro le aveva fatto su quella panchina, fortunatamente William era riuscito a salvarla giusto in tempo. Era il suo eroe, da quel giorno lui era stata tanto gentile e premuroso, nei pomeriggi si erano incontrati con il pretesto delle lezione private per parlare e conoscersi meglio. Si sentiva violentemente attratta da quel ragazzo ma era consapevole che quella  dovesse rimanere solo una stupida cotta di un adolescente per il suo giovane e attraente professore. Guardò l’orologio, erano le cinque,decise di alzarsi dal letto e vestirsi facendo attenzione a non svegliare Joanna. Aveva voglia di uscire ma dopo quello che era successo non se la sentiva di andare in giro per la scuola da sola. Il battito del suo cuore continuava a bussarle nel petto, non ce la faceva più a stare da sola, avrebbe tanto voluto che in quel momento ci fosse lui.

Arrivate le 10:00 vi era la lezione di matematica, il giovane che indossava un camicia con un gilet di lana rosso e pantaloni neri si apprestava a spiegare alcune regole alla lavagna sotto agli occhi di Yvonne che lo guardavano insistentemente. In effetti la ragazza non prestava molta attenzione alla spiegazione, era occupata a perdersi tra la voce calda del ragazzo, ad osservare il suo gracile corpo, i suoi ondulati capelli castani, il suo sguardo concentrato, la linea perfetta del suo naso, le sue morbide mani che ondeggiavano sulla lavagna afferrando un gessetto e le tornò in mente quanto fosse bello trovarsi tra le sue braccia. La ridestò dal suo sogno il suono della campanella, aspettò che fossero usciti tutti per andare a salutarlo.

“Ciao William!” bisbigliò sotto voce.

“Ciao Yvi, stai bene?” le chiese con la sua voce sensuale, ormai glielo chiedeva ogni volta.

“Si sto bene!” stava mentendo spudoratamente, non stava affatto bene, si sentiva morire e avrebbe tanto voluto il suo aiuto.

“Sei sicura?” chiese sospettoso

“Si, sicura” e detto questo arrivò il crollo, cominciò a piangere singhiozzando e si accasciò a terra con le mani sul viso.

“Dai su forza! Sapevo che sarebbe arrivato.” Dicendo la strinse forte a sé e le baciò leggermente la fronte.

“Cosa?” disse tra i singhiozzi

“Il momento del crollo, che ne dici se adesso io e te sgattaioliamo via e ce ne andiamo in posto tranquillo a parlare?” la incoraggiò sorridendo

“Ma sei impazzito,non possiamo, se il preside lo scopre ci uccide” il tono di voce della ragazza era sinceramente sorpreso.

“Fidati di me” si alzò,le porse la mani e la tirò su, poi aprì la porta  e percossero il corridoio in assoluto silenzio. Uscirono fuori e si diressero verso il dormitorio dei docenti, e allora Yvi capì-

“Tu dormi qui?”

“Si… purtroppo non posso permettermi un appartamento” disse ridendo. Salirono fino al terzo piano, poi il ragazzo estrasse la chiave dai pantaloni e aprì la porta. La stanza era perfettamente in ordine e appena vi entrò la ragazza fu avvolta da un fresco odore . Senza dire niente il ragazzo lasciò la mano a Yvonne e prese un sedia dove lui si sedette e fece cenno alla ragazza si accomodarsi davanti a lui sul letto.

“Allora, dimmi tutto quello che vuoi su qualsiasi cosa tu voglia.” Disse il ragazzo

“Come? Sei per caso un analista?” chiese la ragazza scossa

“No, meglio. Sono tuo amico e voglio aiutarti. In questo momento hai bisogno di sfogarti..” era vero, ancora una volta lui era riuscito e leggere i suoi pensieri. Il volto della ragazza era ancora bagnato dalle lacrime ed i suoi occhi arrossati ma prese un respiro e decise di confessare tutte le sue paure al giovane amico.

Io… Io sono tormentata dagli incubi. Tutte le notti rivivo quei momenti… da una settimana non riesco a dormire, non vorrei mai andare a dormire per non rivedere quegli occhi che mi fissano…” la ragazza balbettava e a stento riusciva a trattenere le lacrime. Il ragazzo la guardava dritta negli occhi e sul suo volto si leggeva chiaramente un’espressione sincera di rabbia e dolore, mise le mani su quelle di Yvonne e le disse:

“Oh Yvi, mi dispiace tanto non sarebbe dovuto succedere. Soprattutto a te…  Disse il ragazzo, in quel momento era tormentato dai sensi di colpa, era convito che tutto questo fosse successo a causa sua, lui aveva creato tutto questo, lui ne era il vero colpevole e doveva dire la verità alla ragazza. Yvonne guardò negli occhi il ragazzo e gli disse:

“Forse sto esagerando, infondo non è successo niente, per fortuna sei arrivato in tempo” la ragazza stava cominciando a calmarsi, parlare con lui le aveva fatto bene

“Non pensare nemmeno per un attimo a questo, non stai esagerando affatto. Quello che ti è successo è stato scioccante, non so io come avrei reagito al posto tuo.”

“Grazie, Will. Parlare con te mi ha fatto veramente bene.” Sorrise la ragazza mentre gli accarezzava la guance, il contatto con la sua pelle le fece venire i brividi.

“Per te farei questo e altro” disse toccandosi l’occhio ancora annerito dal pugno infertoli da Richard e sorridendo come solo lui sapeva fare

“A proposito come hai spiegato i lividi?” disse la ragazza addolorata alzando i capelli del ragazzo per scoprire tutti i lividi

“Ho detto che sono scivolato mentre mi facevo la doccia” disse ridacchiando e strappando una risata anche alla ragazza.

“Mi dispiace tanto”

“Non preoccuparti sono abituato ad essere pestato” disse sorridendo nascondendo il dolore che stava provando voleva dirle la verità ma aveva paura che se le avesse detto tutto l’avrebbe persa.

“Sai ho deciso di non denunciarlo” disse la ragazza abbassando lo sguardo

“Cosa a sei impazzita! Quel mostro deve pagare per quello che ha fatto” Will era furioso

“Tanto sarebbe inutile, i suoi genitori sono ricchi e pagheranno i migliore avvocati mentre i miei cercheranno soltanto di mettere tutto a tacere per non infangare la loro reputazione, e io farei la figura della pazza e non potrei sopportarlo” continuò a parlare tenendo lo sguardo basso.

“Ma quel ragazzo  ha tentato di stuprarti”

“Lo so, però non ci è riuscito. E poi hai sentito cosa ci ha detto? Che se l’avessi denunciato avrebbe fatto del male a te, e non voglio correre questo rischio”  al solo pensiero gli occhi le si riempirono di nuovo di lacrime

“Io non ho paura di lui” cercò di incoraggiarla il ragazzo

“Ma io si, e credimi è meglio lasciare perdere.”, Will le prese il viso tra le mani e le ripose:

“Fai come credi ma devi essere sicura di quello che fai”

“Si sono sicura. Sarà meglio per tutti se dimentico questa storia.”

“Potrai sempre contare su di me”

“Grazie” si scambiarono uno sguardo intenso mentre il viso di lei diventava sempre più rosso e i pensieri di lui erano sempre più dolorosi e incontrollabili, volevano uscire dalla sua bocca ma lui cercava di trattenerli, dopo quel attimo di silenzio la ragazza si alzò e disse: “Bè forse è meglio che vada adesso”, e si diresse verso la porta il ragazzo fece lo stesso e gliel’aprì

“Grazie di tutto”

“Grazie a te Yvi” la ragazza uscì e si diresse verso l’uscita stando attenta a non farsi vedere da nessuno. William era rimasto in camera accasciato davanti alla porta in preda ai suoi sensi di colpa, sarebbe andata a finire davvero male se lui non fosse arrivato in tempo, e non riusciva a sopportare di essere lui la causa del dolore che stava provando quella ragazza, quella ragazza che a lui stava tanto a cuore, quella ragazza a cui pensava tutti i giorni, quella ragazza di cui era attratto, quella ragazza di cui era profondamente innamorato.

Non riuscendo più a sopportare tutto quel dolore il ragazzo decise di rincorrere la ragazza per dirle tutta la verità. La cercò lungo i corridoi del dormitorio, lungo le scale chiamandola,da una finestra la vide, stava percorrendo il viale che conduceva alla scuola. Si precipitò fuori dall’edificio e correndo la chiamò

“Yvonne, Yvonne!” la ragazza sentendosi chiamare e riconoscendo la sua voce si fermò e si girò verso di lui, il ragazzo affannato le disse

“Yvonne io devo parlarti, è stata colpa mia. Tutto questo è successo a causa mia”disse nascondendo il viso tra le mani e scuotendo la testa, la ragazza confusa imitò il  gesto che William aveva fatto prima a lei  e gli scoprì il volto, i suoi occhi erano lucidi

“Will che ti succede? Non è colpa tua quello che è successo…”

“Si invece! Sono stato io a metterti quel voto assurdo, sono stato io a dirti di venire a ripetizioni quel pomeriggio e e… se penso a quello che avrebbe potuto farti se non fossi arrivato in tempo..” la ragazza lo interruppe

“Smettila, non è assolutamente colpa tua, non devi sentirti in colpa. Sono stata così stupida ad arrabbiarmi per uno stupido voto”

“Yvonne io... quel voto non lo meritavi, te l’ho dato apposta!” il ragazzo era sinceramente dispiaciuto e non riuscì più a guardarla negli occhi.

“TU mi hai messo apposta un brutto voto? E perché mai avresti dovuto farlo?” la ragazza era sorpresa,confusa, non riusciva più a capire.

“Per farmi odiare da te! È stato un atteggiamento infantile lo so, non avrei dovuto farlo. Ho pensato che se mi avresti odiato non avrei corso nessun rischio, ma poi mi sono subito pentito e ho capito che non posso stare senza di te!” detto questo la guardò negli occhi, i profondi occhi della ragazza brillavano di rabbia  e di stupore

“Correre dei rischi? Quali rischi?” Yvonne era sempre più confusa

“Il rischio di innamorarmi di te!” a queste parole il cuore di Yvonne si fermò, continuò a fissarlo senza dire una parola, William la guardava e non sapeva cosa fare, il desiderio di baciarla era troppo forte e mentre stava avvicinando il suo viso a quello della ragazza lei si allontanò velocemente e disse:

“Quello che hai fatto è ignobile. Potrei farti licenziare. Sei tu che venivi a parlarmi, sei tu che mi hai dato confidenza. Se non mi volevi tra i piedi bastava dirlo. Sai ti pensavo diverso e invece sei come tutte le altre persone” gli occhi lucidi per la rabbia e la tristezza per essere stata pugnalata alle spalle girò i tacchi e cammino velocemente dando le spalle al ragazzo

“Yvonne scusa. Io non volevo questo. Ti prego perdonami” la ragazza continuò a camminare piangendo e quando arrivò in camera sua si distese sul letto e continuò a piangere. Quando riuscì a calmarsi ripensò a tutto quello che era successo. Forse Era stata troppo dura con il professore, ma lui aveva tradito la sua fiducia. Ma nonostante tutto non riusciva ad essere arrabbiata con lui, era troppo legata a lui per odiarlo. Cercò con tutte le sue forze di odiarlo ma non ci riuscì. Decise che la mattina dopo sarebbe andata a parlargli e avrebbero chiarito.

Gray non riuscì a darsi pace, per tutti il pomeriggio ripensò allo sguardo della ragazza che lo guardava disgustata. L’aveva tradita, aveva fatto del male alla persona a cui voleva più bene. Ormai era troppo tardi per tornare in dietro, l’aveva persa e doveva rassegnarsi.

Yvonne rimase per tutto il pomeriggio in camera seduta sul suo letto e ripensare a quello che Will le aveva detto. Era stato un stronzo a metterle un voto che non meritava ma non riusciva a provare rancore e nella sua mente riecheggiava sempre la stessa frase –Il rischio di innamorarmi di te- lo stesso “rischio” che lei stava involontariamente correndo. Fino a quel giorno aveva sempre pensato che fosse solo una banale attrazione quello che provava per il professore ma non era così, l’aveva capito mentre il ragazzo si avvicinava a lei per baciarla e lei dovette combattere contro se stessa per resistergli. Ma non poteva amarlo, per la differenza d’età per il fatto che lui fosse il suo professore, doveva assolutamente tenersi alla larga da lui.

William continuava a pensare a lei, non poteva arrendersi senza combattere doveva andare a parlargli e non poteva aspettare la mattina. Decise di andare da lei. Erano le otto ,bussò alla porta della sua stanza. La ragazza le aprì e appena lo vide trasalì

“Lo so che non ti aspettavi la mia visita ma devo assolutamente parlarti!” con un gesto la ragazza lo invitò ad entrare

“Le tue amiche non ci sono?”

“No, sono andate in camera di Shannon per festeggiare il suo compleanno.” Rispose la ragazza

“E perché tu non sei andata?” chiese il ragazzo imbarazzato

“Non sono del umore adatto per andare ad una festa, ti dispiacerebbe arrivare al punto? Sono stanca”

“Oh si scusami. Sono venuto per dirti…” non sapeva che parole usare. Decise allora di non usare parole

“Veramente sono venuto per darti una cosa…”disse mentre si avvicinava alla ragazza, lei vedendo che le mani del ragazzo erano libere gli chiese:

“Cosa devi darmi?” il ragazzo senza risponderle le prese il viso tra le mani e le diede un bacio. Yvonne sentì le calde mani del professore sulle sue guance e subito dopo le sue morbide labbra sulle sue, non esitò a ricambiare il bacio cingendo il collo del ragazzo con le sue braccia.

 

 

Ciao a tutti! Ecco un nuovo capitolo. Che ne dite? Fatemi sapere. Ringrazio tutti quelli che recensisco e chi ha messo la mia storia tra le SeguiteRicordarePreferite. Un bacio a tutti al prossimo capitolo. BUON ANNO A TUTTI!!!

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Le loro bocche si incontrarono unendosi in una danza, quelle labbra che per tanto tempo si erano bramate  ora, finalmente, potevano congiungersi. Le mani morbide di William  si insinuarono tra i capelli della ragazza, mentre il bacio diventava sempre più ardente. Yvonne dapprima confusa, gettò le braccia  intorno al collo del ragazzo e ricambiò il bacio. Non seppero mai quanto durò quel bacio, se un minuto o un’ora,ma capirono quando si staccarono che quella era la cosa che tutti e due desideravano di fare fin dal primo momento che si videro. Si guardarono intensamente negli occhi senza parlare, le guance del ragazzo ardevano mentre la ragazza, ancora inebriata dal sapore delle sue labbra lo guardava estasiata senza sapere cosa dire.                                                                                                                                                                   Il silenzio fu rotto dal suono della maniglia della porta, segno che Joanna stava rientrando. I due ragazzi si staccarono subito dall’abbraccio con cui erano incatenati e salutando con un filo di voce, Gray uscì velocemente dalla stanza lasciando Yvonne con lo sguardo fisso a terra confusa.

“Ehi che ci faceva il professor Gray qui?” chiese Joanna a Yvi

“Willia… ehm il professore era venuto a darmi degli esercizi per recuperare il voto del compito” rispose, dicendo la prima cosa che le venne in mente.

“ Tu vorresti farmi credere che il professore è venuto qui, a mezzanotte per darti degli esercizi?” Joanna era sospettosa

“ Si, è venuto qui intorno alle nove poi si è messo a spiegarmi delle cose che non avevo capito e senza accorgercene si è fatto tardi, cosa c’è di strano?” la ragazza si stava impantanando nelle sue bugie.

“Bè qualcosa di strano c’è… Sai ho visto come guardi il professore, credo che ti piaccia”

“Ma.. ma.. ma stai scherzando?!!! Il prof. Ma dai!, ma l’hai visto? A chi potrebbe mai piacere uno così” il suo viso era in fiamme, era così evidente quanto le piacesse Will?.

“ Ok ok, non ti scaldare. Stavo solo scherzando. Comunque dove sei andata questa mattina dopo l’ora di matematica? Non ti ho vista a storia e a biologia”, ecco, Yvonne era entrata di nuovo nel panico era rimasta di ghiaccio dopo quella domanda, ora cosa avrebbe inventato? La sua mente non era abbastanza lucida per inventare altre bugie.

“Ehmm sono tornata in camera perché non mi sentivo bene, ora se non ti dispiace vado a letto, sono molto stanca” e si mise a letto

“ Va bene volevo solo chiacchierare dato che oggi non ti ho vista per niente” disse ironicamente Joanna

“Buonanotte!”

“D’accordo  non hai voglia di parlare, buonanotte Yvi”

 

La mattina successiva Yvonne si alzò dal letto ancora più confusa. Aveva davvero baciato il suo professore di matematica? Sperava che fosse tutto un sogno, ma invece no, il ricordo era marchiato a fuoco nella sua mente e rivederlo le provocò una sensazione indescrivibile. Ricordarsi le sue mani tra i suoi capelli, il suo respiro sul suo viso e il sapore della sua bocca suscitò in lei violente scosse che le percorrevano il corpo. Si vestì senza rendersi conto di quello che stava facendo, pensando soltanto a quel bacio, senza neanche curarsi di quello che l’amica le stava dicendo, venne richiamata all’attenzione soltanto quando l’amica la strattonò

“Ehi ma mi stai ascoltando?”

“No scusami”

“Aaah Yvi ma cosa ti sta succedendo in questi giorni?  Sei sempre con la testa fra le nuvole, che ti fossi davvero innamorata?!” disse la ragazza a mò di battuta

“Ah forse” rispose Yvonne rendendosi conto solo a frase già pronunciata di quello che aveva detto, fortunatamente Joanna aveva una capacità di attenzione molto bassa e non ascoltò quello che Yvi le stava dicendo e le risposa cambiando discorso.

“Ehi oggi è venerdì! Questo vuol dire che domani ci divertiremo! Iuuuhuuu!!!” disse l’eccentrica ragazza saltellando lungo la stanza

“Mi dispiace rovinare tutto il tuo entusiasmo ma questo sabato dovrai divertirti senza di me”

“Cosa? E perché mai?”

“ Guarda qui” le disse porgendole un busta contenente un invito per una festa stampato su carta pregiata,

“ Devo andare alla festa di compleanno della mia sorellastra Marika, mi verrà a prendere un autista questo pomeriggio e mi riporteranno domenica sera. Non si disturbano nemmeno di venirmi a prendere”

“Bè ce l’hanno con te da quando hai deciso di andartene da casa e di trasferirti qui” le rispose l’amica con tutta la sua sincerità

“Si hai ragione. Ma non mi pento di essermene andata  da quella casa, non mi sono mai sentita a mia agio con loro. Poi dopo la violenta lite tra me e Marika per Richard” fece una pausa, per il senso di nausea che le dava pronunciare quel nome ma poi riprese “non era possibile continuare a vivere sotto lo stesso tetto.”

“Va bè tieni duro per questi giorni” disse Joanna aprendo la porta e avviandosi lungo il corridoio con la sua amica. Quando ormai erano arrivate nel bar della mensa della scuola per fare colazione a Yvonne tornò in mente Gray e disse all’amica:

“Ehi ma oggi non abbiamo matematica,vero? Chiese quasi sconvolta

“Come no? Alla prima ora!” le rispose addentando la sua brioche.                                                                                                                                                                                                               Yvonne rimase pietrificata, non sapeva come comportarsi in presenza del professore dopo quel bacio, e farla trasalire ancora di più arrivò al suo orecchio una voce calda, morbida,rassicurante e solo una persona poteva avere quella voce:

“ Mi dia un caffè, perfavore!” era la voce di William, avrebbe potuto riconoscerla fra mille, ed era proprio alle sue spalle, si girò di scatto per guardarlo e lo vide. Più bello che mai mentre afferrava il suo caffè e la guardava, le regalò il suo sorriso e la salutò:

“Buongiorno Campbell!”

“Buongiorno professore” balbettò la ragazza piena d’imbarazzo, e si accorse dalle guance del ragazzo che anche lui era in imbarazzo anche se non voleva darlo a vedere. William con il suo cappotto lungo e la sua tracolla si avviò verso l’aula lasciando la ragazza senza parole. Il suono della campanella richiamò tutti gli studenti nelle loro aule, anche Yvonne e Joanna. Il professore era già in classe e tutti gli altri ragazzi erano seduti:

“Su ragazze, vi stavamo aspettando” le esortò il professore ridacchiando.

“Bene, adesso che ci siamo tutti possiamo iniziare la lezione. Da oggi inizieremo il ripasso di tutto il programma dato che alla fine di quest’anno vi diplomerete” continuò il giovane sorridendo e gesticolando.

“Se qualcuno potrebbe prestarmi un libro di testo, così vediamo quali esercizi svolgere. Campbell vuoi darmi il tuo? “ la ragazza si alzò e lentamente avanzò verso la cattedra attenta a non incrociare lo sguardo con quello di William, gli porse il libro e tornò immediatamente a sedersi.  Durante tutta la lezione la ragazza rimase con la testa bassa a fare gli esercizi che assegnava il professore senza alzarla mai  per non incontrare gli occhi magnetici del ragazzo. Finita l’ora tutti i ragazzi si erano alzati per recarsi in palestra e Yvi era rimasta sola per andare a riprendere il libro che aveva dato al suo professore.

“Grazie Campbell, ricordati di fare gli esercizi a pagina 284” le disse il ragazzo senza guardarla. Mentre la ragazza si avviava in palestra aprì il libro a pagina 284 per vedere quali esercizi le avesse assegnato, ma una volta aperta la pagina vi trovò un foglietto ripiegato. Aprendolo vi riconobbe subito l’ordinata calligrafia di Will

                                                                                    

                                                                         Possiamo vederci alle 15.00 nell’aula 18, ho bisogno di parlarti.

                                                                                                                                           William

 

Il panico avvolse Yvonne. Cosa mai avrebbe voluto dirgli quel pomeriggio? Che non voleva vederla più? Che era stato tutto un errore?, si convinse che doveva per forza esserci uno di quei motivi, e rimase per tutta la mattina in silenzio a decidere se andare o no.

Ore 14.30 aveva deciso di non andare all’appuntamento

Ore 14.45 aveva deciso di andare. Doveva affrontare la verità.

Ore 14.55 si era convinta a non andare sicura che quello che le avrebbe detto il professore le avrebbe fatto solo male.

Ore 15.01 stava aprendo la porta dell’aula 18. Appena aprì la porta vide davanti a lei Will seduto sulla cattedra che la guardava con  i suoi immensi occhi e non appena lei chiuse la porta le andrò incontro e la baciò. La prese tra le braccia e la baciò come non aveva mai baciato nessuno, questa volta la ragazza ricambiò subito il baciò. Alla fine si guardarono negli occhi e a Yvonne le sembrò di scorgere delle lacrime negli occhi del ragazzo.

“Yvi, perdonami ma io non ce la faccio a stare senza di te”

“Will, neanche io” il ragazzo la interruppe.

“No, Yvonne aspetta, fammi finire. Non so cosa mi sia successo ma non ho mai provato niente del genere per un’altra persona. Anche se ci conosciamo da poco io non posso fare almeno di pensare a te. Io.. io.. mi sono innamorato di te. Ma so perfettamente che non possiamo stare insieme.”

“Will anche io penso di amarti. Anche solo pensarti provoca in me delle reazioni che mai nessuno mi aveva fatto sentire. Perché due persone che si amano non potrebbero stare insieme?”

“Perché io sono un tuo professore, e inoltre sono molto più grande di te.”

“No lo verrà a sapere nessuno che stiamo insieme, e poi io fra tre mesi compirò 20 anni, ho perso un anno a causa dell’adozione”

“Sarebbero comunque 6 anni”

“Ma nell’amore l’età non conta!”

“Scusami ma non può funzionare tra noi, ti fatta venire qui per dirti che ti amo, ma che non ho il coraggio di amarti, spero che potrai perdonarmi” lasciò Yvonne senza parole, le diede un leggero bacio sulla fronte e se ne uscì dall’aula. Nel momento in cui porta si chiuse, la ragazza cadde in pianto disperato, non avrebbe mai pensato che potesse innamorarsi del suo professore aveva sempre pensato che fosse semplice attrazione o una banale infatuazione, e invece adesso aveva capito che si era veramente innamorato di lui, come anche lui di lei. Ma il loro era un amore impossibile.

Asciugatasi le lacrime risalì in camera sua, prese la sua valigia salutò Joanna e scese le scale. Rimase ad aspettare per un paio di minuti, poi finalmente la macchina dai vetri oscurati arrivò per portarla a casa. L’unico pensiero che aveva era quello di dimenticarsi di Will.

 

 

Rieccomi!!!  So che vi ho fatto aspettare molto ma ho avuto una sorta di blocco dello scrittore.  Spero di essermi fatta perdonare scrivendo una capitolo abbastanza lungo. Nel prossimo capitolo conosceremo la famiglia di Yvonne, e capiremo che  fine hanno fatto Marika e Richard, come alcune si voi mi hanno chiesto. Colgo l’occasione per scusarmi per gli errori grammaticali che di tanto in tanto faccio nei capitoli, sono dovuti al fatto che non rileggo quasi mai quello che scrivo, e che scrivo talmente in fretta che faccio degli errori, per questo mi scuso ancora. Ringrazio tutti quelli che leggono, quelli che metto la storia tra preferiti- ricordare- seguiti e soprattutto tutte quelle che recensiscono, soprattutto a  Katia24 e a Miss_Riddle mie assidue commentatrici. Baci a tutte!! Al prossimo capitolo!!

 

 

  

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Yvonne era seduta sul sedile posteriore della vettura, gli occhi lucidi, lo sguardo piantato fuori dal finestrino e nessuna voglia di parlare. Il suo caro amico Max, l’autista tentò varie volte di instaurare  un discorso con la giovane ma dopo svariati tentativi getto la spugna. Dopo quasi 40 minuti, arrivarono finalmente all’immenso cancello di ferro battuto che subito si spalancò per far entrare l’auto, e si mostrò ai loro occhi l’immensa residenza dei Campbell. Una villa di due piani circondata da una fitta boscaglia, sul retro sorgeva un’immensa piscina fornita persino di scivolo acquatico e una dependance. Nel parcheggio davanti casa c’era la Ferrari rossa del signor Jonathan Campbell proprietario di un’industria farmaceutica che si tramandava da generazioni; poi c’era la Porche bianca della signora Meredith Campbell e poi la Jaguar nera di Marika. Appena Yvonne scese dall’auto le si fiondarono incontro i camerieri che le presero la valigia e la condussero in casa come se fosse un’ospite, appena aperto l’imponente portone la ragazza si trovò davanti la sua sorridente “famiglia”.

“Yvonne, quanto ci sei mancata!” le andò incontro sua madre abbracciandola cercando di essere  più convincente possibile.

“Ciao mamma” rispose la ragazza ricambiando l’abbraccio

“Ehi, ci sono anche io!” disse il signor Campbell aprendo le braccia per accogliere la sua figlia adottiva.  L’unica che rimase in disparte fu Marika e spettò a  Yvonne  andare a salutarla

“Ciao” disse la ragazza imbarazzata,

“se Pensi che ce l’abbia ancora con te per quella assurda scenata che hai fatto ti sbagli di grosso.” Rispose la sorellastra con la sua solita freddezza

“Bene, mi fa piacere!” le rispose Yvi a sua volta fredda e acida dandole le spalle.

“ Bene Yvi sai dove è camera tua, mangiamo alle otto noi ora dobbiamo uscire!” le disse la madre prendendo la giacca e dirigendosi verso l’uscita con sua marito e sua figlia Marika. Yvonne, da un parte delusa di non essere stata invitata e da una parte felice di non aver dovuto fingere di divertirsi in loro compagnia andò in camera sua e appena si distese sul letto cadde in un sonno profondo.

 

“Ehi svegliati” Yvonne si alzò spaventata dal modo di svegliarla di sua sorella e le disse:

“Ehi piano, mi hai spaventata”

“oh mi dispiace” rispose sarcastica sua sorella e poi riprese: “Vieni giù, stiamo per cenare.” E uscì dalla camera

Yvonne scese in sala da pranzo dove tutti era già seduti ai loro posti, appena si sedette i camerieri iniziarono a portare le pietanza raffinate sul tavolo e Yvonne non potè non notare che erano stati usati piatti in ceramica pregiati, bicchieri di cristallo e posate d’argento appena lucidate. Per buona parte della cena nessuno proferì parola, poi il signor Campbell si schiarì la voce e esordì dicendo:

“Bene Yvi, dopo essere tornata a casa tua sono sicuro che tu non voglia tornare a vive a scuola” , la ragazza lo guardò con aria confusa

“Abbiamo accontentato il tuo capriccio di andartene per un po’ da noi perché abbiamo pensato che si trattasse di uno dei capricci dell’adolescenza e perché fosse giusto allontanarvi per un po’ dopo quel assurdo litigio per quel Richard” , a Yvonne si chiuse immediatamente la gola iniziò a tossire nervosamente.

“Ma adesso basta!  Siamo stanchi di sentire gli altri che ci chiedono come mai tu te ne sia voluta andare.”  Continuò ancora Jonathan, e Yvi decise di rispondere

“Ma io mi trovo benissimo nel dormitorio della scuola. Divido la camera con Joanna e…” fu interrotta da Marika che disse:

“Ah chi? Quel fenomeno da baraccone!” ridendo

“Non ti permetto di parlare così di una mia amica!” disse Yvi alzandosi dalla sedia

“Ehi Ehi basta voi due! Non vorrete mettervi a litigare a tavola!”  disse Meredith, ci fu un attimo di silenzio poi Jonathan riprese:

“Comunque sia, tu lunedì torni a star con noi!”

“Ma io non voglio. Io adesso finalmente sono felice, ho degli amici , credo più in me stessa e mi sono perfino innamorata!” disse Yvonne con gli occhi lucidi.

“Perché cosa ti è mai mancato qui? Non ti sei trovata bene con noi!? “ disse suo padre

“Papà lasciala perdere non vedi che è solo un’ingrata?” disse Marika alzandosi e andandosene.

“No io vi ringrazio per tutto quello che avete fatto per me, ma sto bene a scuola e voglio restare lì che vi piaccia o no. Non mi importa nulla di quello che pensano gli altri” concluse Yvonne andandosene in camera sua.

 

Rimase per tutto il sabato chiusa in camera, senza neanche scendere per mangiare per non vedere i membri della sua famiglia. Soprattutto sua sorella, fino a qualche mese prima era inseparabili e poi, dopo che le aveva soffiato il ragazzo, era diventata acida anche con lei e non le aveva più rivolto la parola se non per farle del male. Mentre stava ascoltando l’ipod entrò in camera sua madre.

“Ti disturbo?” disse sua madre sedendosi di fianco a lei sul letto, in mano aveva una scatola abbastanza grande

“No, mamma” le disse Yvonne togliendosi le cuffie e facendole un sorriso.

“Non far caso a quello che dice tuo padre, non è mai stato bravo con le parole. È solo che lui ti vorrebbe ancora con noi perché ti vuole bene”

“Lo so mamma, ma io non voglio tornare qui. Vi voglio bene lo stesso però”

“Ma certo. Se tu stai meglio lì, nessuno ti costringerà a tornare” le disse sua madre rivolgendole un sorriso rassicurante, per poi continuare:

“Ho solo una cosa da chiederti. Potresti risanare il rapporto tra te e Marika? Eravate inseparabili da piccole e adesso non ce la faccio a vedervi così”

“Mamma questa situazione fa male anche a me, ma io ho provato a parlarle ma lei non vuole saperne niente”

“So benissimo cosa ha fatto. Ti ha rubato il ragazzo, e tu avevi tutte le ragioni del mondo, ma forse la lite qua a casa è stata un po’ esagerata”

“Hai ragione mamma. Ma ero fuori di me”
“Ti posso capire. Va bè comunque, ieri pomeriggio quando siamo usciti siamo andati a comprarti questo per la festa di questa sera” e le porse il pacchetto

“Oh grazie” la ragazza lo aprì e ne uscì fuori un vestito bellissimo.  Di un blu cobalto, lungo fino alle ginocchia con un  collo fatto di pietre pregiate dorate e di diverse tonalità di blu.

“Mettilo che la festa comincia tra poco” le disse sua madre uscendo dalla stanza.

Yvonne mise in vestito che le stava d’incanto abbinandoci dei sandali con il tacco dorati, degli orecchini di topazi azzurri e una pochette dello stesso colore del vestito. Scese nella sala della festa, dove al pianoforte vi era un compositore che suonava un sottofondo musicale gradevole, vi era poi un lungo tavolo da buffet e dei camerieri che camminavano per la stanza offrendo Champagne e tartine. Con lo sguardo la ragazza cercava sua sorella per poterle fare gli auguri, e la vide in fondo alla stanza con un meraviglioso vestito Dior nero con una scolatura a cuore e una fascia verde smeraldo sotto al seno, con i capelli castani raccolti e sottobraccio ad un giovane ragazzo che da lontano Yvonne non riuscì a riconoscere.

“Auguri Marika!” le disse Yvonne mentre sua sorella era girata, nel momento in cui sua sorella si voltò, la ragazza riconobbe il ragazzo che si trovava con lei… era Richard.

“Oh grazie Yvi. Ti ricordi di lui? è il mio ragazzo Richard!” le disse Marika sorridendo. Il volto di Yvonne perse subito colore e ebbe solo la forza di sorridere e allontanarsi velocemente.

 

Mentre stava per prendere da bere, le si avvicinò un imponente figura da dietro che le disse:

“Come sta il tuo amichetto?”, quella voce la fece rabbrividire ma raccolse il coraggio per rispondere.

“Allontanati velocemente altrimenti inizio ad urlare”

“Ehi calmati volevo solo fare due chiacchiere” disse ridendo il ragazzo

“Bè io non ne ho nessuna voglia!”

“Oh come ti scaldi subito, tua sorella è molto più disponibile di te in tutti i sensi” le disse mentre Yvonne stava risalendo le scale per andare in camera sua, quando lui le si ripresentò di nuovo davanti:

“Una sola parola sua quello che è successo a scuola tra me e tua sorella e tu e il professorino siete morti”

“Richard non mi fai paura. È comunque puoi stare tranquillo, non le dire che sei un porco, e non le dirò di stare attenta. Per me potete andare tutte due all’infermo!”

La ragazza salì in camera sua e si gettò sul suo letto a piangere, i ricordi riaffiorarono. Richard che tentava di stuprarla, Will che la baciava e che poi le dice che non aveva il coraggio di amarla, questi ricordi tornarono a torturarla. Per due giorni era riuscita a dimenticarsi di quanto amava Gray, ma adesso non ne aveva più la forza, il suo muro era crollato e avrebbe dato la sua anima per trovarsi nelle esili braccia del giovane, dove si sentiva protetta e al sicuro.

Passò l’intera domenica in silenzio, fin quando non venne il momento di tornare a casa, la scuola, la sua vera casa. Salutò tutti, e entrò in macchina con una sola cosa nella mente,  il suo amore per il professore.

 

Ecco un nuovo capitolo!! Come avete letto, qui si parla poco della storia d’amore tra Yvonne e William, ma ho voluto parlare della sua famiglia per dare un idea di come era la sua vita prima di incontrare Will. Vorrei tanto sapere cosa ne pensate, anche perché non so se vi piace e se dovrei andare avanti, vi prego fatemi sapere. Comunque qui sotto ci sono le foto del vestito di Yvonne e di Marika. Al prosssimo capitolo!!

 

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