Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
“Si, purtroppo non ti amo più…
anzi devo confessarti che amo un'altra”
“Non posso crederci, ieri sera hai detto di amarmi… “
“Ehm si, ma scorda quello che è successo la scorsa sera,
è stato un errore”
“Sei un maledetto bastardo”
“Per favore non iniziare con delle inutili scenate, ho
preso la mia decisione, non ti amo più e trovo inutile continuare questa
relazione.”
“Mi è concesso almeno sapere chi è l’altra?”
“Bhèecco…
la cosa mi imbarazza, ma è giusto che tu sappia: è tua sorella”
“Stai scherzando? Mia sorella? Marika? Ma come avete
potuto farmi questo… mi avete pugnalato alle spalle.
Basta non voglio vedervi mai più mi fate schifo.”
Le parole di Richard si erano conficcati nel cuore di Yvonne come spilli, che penetravano sempre più in
profondità ad ogni parola pronunciata con freddezza dal uomo che aveva amato e
che amava ancora più di ogni altra cosa al mondo, era stato, per lei,il suo
primo grande amore acui lei aveva
donato tutta se stessa e adesso lui la stava abbandonando, per andare da sua
sorella Marika, anzi a dir la verità la sua sorellastra, Era stata tradita da
due delle persone più importanti della sua vita.In quella fredda mattina di autunno dal cielo
livido si ritrovava seduta da sola su una panchina nel giardino della sua
scuola a piangere certa che ormai la sua vita non sarebbe stata mai più la
stessa, e che non avrebbe riacquistato la felicità di un tempo, per lei in que momento vivere non valeva più nulla. Ma il fato ha il
potere di cambiarci la vita con il semplice schiocco delle dita trasformando
una banale giornata nella più bella o disastrosa della nostra vita, ma purtroppo
esso arriva all’improvviso e di soppiatto cogliendoci sempre di sorpresa.
Quando ormai le lacrime cessarono di venir giù dai suoi
occhi la ragazza si decisead entrare a
scuola, aveva già saltato la prima ora e per quanto ne avesse voglia non poteva
permettersidi perdere un giorno di
scuola. Varcò la grande porta d’ingresso e salì in fretta le scale di marmo
della lussuosa scuola privata che frequentava. Yvonne
non poteva definirsi una ragazza fortunata, era stata adottata all’età di
cinque anni da una famiglia bene stante che le aveva permesso sempre di vivere
una vita agiata nel lusso più sfrenato ma tutto sommato la ragazza non riusciva
ad essere felice si sentiva sempre inadeguata in quella famiglia e
nell’ambiente che le costringevanofrequentare.
Arrivatafinalmente
al terzo piano con la fronte bagnata dal sudore e i suoi penetranti occhi neri
ancora arrossati dalle lacrime iniziò a percorrere a grandi falcate il
corridoio che l’avrebbe portata in classe. Camminava con la testa bassa senza
incrociare mai lo sguardo di nessuno, si era sempre allontanata dalle persone :
gli unici amici che aveva erano Richard e la sua sorellastra Marikama in quella mattini li aveva persi entrambi.
Si trovava così’ ad annegare nella sua solitudine alla quale si era abituata e
cominciava ormai ad apprezzare. Aveva sempre pensato di essere invisibile agli
occhi della gente, di passare sempre inosservata edi non essere mai presa in considerazione, ma
ne era felice non le piaceva affatto trovarsi al centro dell’ attenzione anzi
preferiva essere ignorata. Facendosi breccia tra la folla di studenti che
rientravano nelle loro aule riuscì ad arrivare in classe :la quinta C, l’unica
classe della scuola prevalentemente femminile, in classe infatti c’erano solo 3
ragazzi Philip, Marcus e Richard che era seduto sul banco in fondo all’aula e
la guardava ridendo insieme agli altri ragazzi e alcune delle ragazze meno
affidabili della scuola se non dell’intera nazione. Decisa a non guardarlo
negli occhi Yvonne andò a sedersiin prima fila dando le spalle al ragazzo che
poco meno di un ora prima le aveva strappato il cuore dal petto riducendolo in
polvere. Cercò di evitare le provocazioni del gruppetto dietro di lei,
escludendoquelle squallide battute alle
sue orecchie , ma i suoi occhi neri si stavano di nuovo riempiendo di lacrime e
per quanto lei cercasse di trattenerle esse spingevano troppo forte finchè non dovette arrendersi e lasciarleuscire. Scendevano lente sul suo viso
incandescenti come la lava di un vulcano e rigandole il pallido viso atterrito
dal dolore.Sola, su un misero banco di
scuola a piangere silenziosamente per un uomo che l’aveva usata come un pupazzo
: trovava la situazione piuttosto triste epatetica,ma per fortuna i suoi
pensieri furono interrotti da Joanna, una sua
stralunata compagna di classe dai capelli biondi quasi bianchi con delle
ciocche blu che aveva sempre cercato di
familiarizzare con Yvonne ma ci era riuscita solo in
quell’anno .
“Ehi Yvi che ti prende?” domandò l’eccentrica
ragazza alla sua amica che piangeva
“Non preoccuparti, non è niente di importante” si giustificò
la ragazza asciugandosi le lacrime e cercando di controllare la sua voce
“Yvi lo sai che a me puoi dire tutto…Mi hanno
raccontato cos’è successo con Richard, è stato veramente uno stronzo, se ne
vuoi parlare puoi contare su di me”si
offrì Joanna con un tono rassicurante
“Grazie, ma preferirei non parlarne per il momento, tanto è
inutile che ti racconti l’accaduto ho visto che la storia ha già fatto il giro
della scuola…” fece Yvi abbozzando
un sorriso tra le lacrime che continuavano a venir giù
“Basta su non ci pensare, non vale la pena sprecare del
fiato per un essere come quello”Urlò la
bionda saltellando intorno al banco di Yvonneche non potè
trattenere una sottile risata
“Hai ragione, allora parliamo d’altro…
che materia abbiamo adesso?”
“Matematica!” rispose la ragazza che non smetteva di
sorridere a saltellare davanti all’amica
“Oh no! “Yvonne non era mai stata brava in matematica, il miglior
voto a cui potesse aspirare era una E ,
e in più il professore di matematica quell’anno era andato in pensione e aveva abbandonato la
classe all’ultimo anno con un anziano e severo supplente con cui la ragazza si
era scontrata fin dal primo giorno facendo calare ancora di più il suo rendimento
, L’anziano professor Smith aveva dato
filo da torcere alla ragazza facendo diventare per lei l’ora di matematica una
vera e propria tortura.
“Non dirmi che non hai fatto i compiti! Sai che viene sempre
a controllarti” si affrettò a rispondergli l’amico in tono preoccupato
“No li ho fatti, ma preferirei non fare mai questa materia. E
poi lo sai anche tu che questo professore mi detesta.”
“Dai devi sopportare solo per un po’… è un supplente e prima
o poi andrà via”
“Credimi non vedo l’ora, spero che il nuovo professore sia
più gentile nei miei confronti”
“Dai magari è un professore giovane e sexy”
“Ma che! I professori di matematica sono tutti vecchi e brutti,
purtroppo i cervelloni sono tutti così”
“Io li preferisco cervelloni e dolci ma brutti che non belli
e stronzi”
“Si come Richard”rispose Yvonne alla battuta dell’amica
“Oddio, scusa non volevo assolutamente riferirmi a quello”
Disse Joanna desolata
“No figurati, è la pura verità”e un sorriso sincero all’amica, mentre
parlava con lei aveva del tutto dimenticato l’accaduto e le lacrime avevano
cessato di uscire dai suoi grandi occhi neri.Per YvonneJoanna
aveva questo grande potere: le faceva dimenticare in un istante i suoi problemi
e faceva ricomparire sul suo volto il sorriso.
“ Oddio sta arrivando il professore, vado a sedermi prima
che mi veda familiarizzare con il so più grande nemico” si allontanò ridendo Joanna , lasciando a ridere anche l’amica.
“Buongiorno ragazzi!” disse entrando il professore
Yvonne che era china sulla borsa a
prendere il libro di testo sembrò non riconoscere la voce del professor. Smith
e si affrettò ad alzare lo sguardo incrociandolo con quello di un ragazzo poco
più che ventenne dai capelli castani mossi incolti e il viso perlaceo, vestito
con un paio di pantaloni beige una camicia bianca con una fine cravatta.
“Buon giorno a tutti ragazzi! Io sono il Professor Gray il vostro nuovo insegnante di matematica”
Il giovane professore si rivolse alla sua classe con un
grande sorriso e scrisse il suo nome alla lavagna, mentre i ragazzi si
domandavano come potesse un ragazzo così giovane essere già un professore di
matematica. Yvonne era felice che il vecchio supplente
nonché suo acerrimo nemico fosse andato via ma aveva dei dubbi riguardo a quel
ragazzo troppo giovane per essere all’altezza della situazione.
“Cosa sono quelle facce? Vi dispiace che il vostro supplente
sia andato vie lasciando il posto a me?”domandò il professore mantenendosempre lo stesso sorriso stampato sulla faccia, la classe si affrettò
subito a rispondere che erano estremamente felici che il vecchio Smith fosse
andato via.
“Bene allora mi presento di nuovo sono il professor Gray, William Gray, il mio
cognome ha origini inglesi come anche il nome d’altronde” e accennò un leggera
risata, Richard spazientito dalle chiacchiere del professore ebbe il coraggio
di fare al professore la domanda che tutti si stavano ponendo : “ Scusi
professore ma lei quanti anni ha?” , in quel momento il vociare che si era
creato nella classe smise subito facendo intendere che tutti volessero
ascoltare la risposta. Il giovane non perse il sorriso e rispose risoluto: ”Ho
26 anni” , nella classe lo stupore era palpabile tutti si guardavano negli
occhi chiedendosi come fosse possibile che un all’età di 26 anni si potesse
essere già un professore. Anche Yvonne che era stata
subito colpita dalla giovane età del professore cercò lo sguardo di Joanna e rimasero a guardarsi in silenzio con una strana
espressione di stupore nel viso.Gray aveva taciuto per qualche minuto, forse per lasciare
che la classe si riprendesse dallo schock poi riprese
a parlare trattenendo una risata “ So di essere molto giovane, ma credetemi ho
le giuste competenze per insegnare, magari un giorno vi racconterò la mia
storia.” Dalla lavagna mosse alcuni passi sino alla cattedra dove si sedette e
iniziò a fare l’appello e a fare delle domande ai ragazzi per conoscerli
meglio, quando arrivò a “ Yvonne Campbell”
La ragazza alzò timidamente la mano e disse: “Professore
sono io”, trovava abbastanza strano chiamare professore un ragazzo così
giovane, “ Ah e così tu sei Yvonne! Il professor
Smith mi ha parlato di te, ma ha detto che sei una testa dura che non vuole
studiare”, le guance delle ragazza stavano esplodendo “Professore le assicuro
che non è vero, non sarò un asso in materia ma vi assicurò che mi impegnerò il
più possibile” cercò di giustificarsi Yvonne , “Benissimo,
era proprio quello che volevo sentirti dire! Avanti il prossimo!” e proseguì
con l’appello. La ragazza fù soddisfatta dalla risposta del nuovo professore
anche se si sentiva offesa da quello che il professor Smith aveva detto sul suo
conto, ma ormai era acqua passata,come Richard era meglio non pensare più a lui
e voltare pagina, in fondo l’aveva dimenticato subito anche lei e questo voleva
dire che neanche lei era così legata a lui.Nelle ore di
matematica non fecero lezione ma ascoltarono per tutto il tempo il professore
che illustrava il programma delle sue lezioni e il suo metodo di valutazione, Yvonne lo trovava un buon professore dopo quello che aveva
sentito e non lo definiva severo, ma quello che più attirava l’attezione della ragazza era il suo aspetto: era molto magro
e abbastanza alto, vestiva in maniera strana rispetto agli altri professori che
aveva visto, il suo viso anch’esso molto magro veniva messo in risalto da due
grandi occhi color nocciola che scintillavano al contrasto con la sua bianca
pelle. Anche essendo già professore si notava in lui che fosse ancora molto
giovane :forse questo veniva dettato dai capelli lunghi sotto le orecchie, o
dal rossore che appariva sulle sue guance appena uno degli studenti le
rivolgesse un domanda ma questo non gli impediva di rispondere in maniera
impeccabile e con un linguaggio colto ad ogni domanda che gli fosso stata
posta. Yvonne immersa nel analisi del professore, fu
richiamata all’attenzione dal trillare della campanella, si alzò in fretta dal
banco prese la sua borsa e si diresse verso l’uscita attenta a non incrociare
la strada con Richard , ma passando davanti alla cattedra dove il professore
stava raccogliendo le sue cose istintivamente si fermò a si diresse al giovane Gray: “Mi scusi professore non vorrei disturbarla ma vorrei
dirle una cosa” di scatto il professore alzò la testa e incrociò i suoi occhi
con quelli neri di Yvonne : “ Oh non disturbi affatto,dimmi”
disse abbozzando di nuovo il suo strano sorriso, “
Volevo solo dirle, riguardo quello che le ha detto il Signor Smith che
assolutamente non è vero, io sono un alunna diligente che ha voglia di
apprendere che però ha delle difficoltà nella sua materia. Tra il professore e
me c’è sempre stato dell’astio fin dal primo giorno di scuola, e non vorrei che
suo giudizio possa influenzare il suo” la ragazza parlava velocemente
imbarazzata dallo sguardo del professore e da quel suo affascinante sorriso, “
Oh Campbell non preoccuparti, ho capito subito che genere di persona è Smith, e
non intendo farmi influenzare da quello che dice. Anzi ti chiedo scusa per
avertelo detto non avrei dovuto, e per quanto riguarda il tuo rendimento
scolastico non preoccuparti sto organizzando dei gruppi di studio pomeridiani qui a scuola alla quale se vuoi tu potrai
partecipare” detto questo il giovane poggiò esitante la sua mano sulla spalla
di Yvonne come per darle forza, la ragazza scossa dal
gesto del professore si affrettò a dire:” Parteciperò con molto piacere, la
ringrazio” e di scatto si girò per andarsene e si ritrovò nel corridoi senza
ascoltare nemmeno la risposta del professore.
La scuola era finita, la giornata era stata piuttosto
pesante per la ragazza che era stata brutalmente lasciata dal suo ragazzo per
la sua sorellastra ma che si era accorta anche che questo Richardnon valesse poi così tanto per la sua vita e
in più era rimasta molto colpito dal giovane professor William Gray…
Ecco un altro capitolo, spero
che vi piaccia. Vorrei ringraziare Katia24 che con la sua recensione ha alimentato la mia autosiamaXD XD… E in più ringrazio tutte quelle che hanno messo la mia
storia tra le seguite APITARDI-JEROSY-CASSANDRA4EVER-KATIA24-NIGHTFOX-PIRILLA88-PRETTYVITTO-VAMPIRA89vi ringrazio e spero
di non deludervi con i prossimi capitoli, e in ultimo un grazie a DABE che ha messo la storia tra i
preferiti!! ALLA PROSSIMA!! Baci baci
Erano passati tre
mesi da quando Richard l’aveva lasciata e Yvonne si era completamente
dimenticata di lui, con sua sorella il rapporto era rimasto freddo ma non era
più costretta a vederla,infatti la ragazza si era trasferitanel campus della sua scuola. Era bastata una
semplice richiesta che i suoi ricchi genitori adottivi avevano subito esaurito.
Divideva la camera con la sua amica Joanna e grazie a
lei Yvonne si era aperta anche con le altre ragazze ampliando le sue conoscenze;
spesso in quel periodo si era soffermata a pensare come la vita di una persone
potesse cambiare in soli tre mesi, tre mesi fa si trovava su una panchina a piangereperun
ragazzo, sentendosi abbandonata e con solo Joanna a
starle vicino,ora invece era felice si sentiva amata dalle altre ragazze e
aveva fatto conoscere agli altri una nuova Yvonne, Un Yvonne che fino a prima
era rimasta nascosta dietro un espressione malinconica ma che ora si era fatta
avanti procurandosi l’ approvazioni di tutti. Le mancava solo una cosa per
essere totalmente felice: Il Vero Amore.
Nonostante la sua vita fosse cambiata la sua media in
matematica era rimasta immutata, per cui si era lasciata convincere dal
professore ad andare alle sue lezioni pomeridiane.Dopo aver mangiato in mensa con le sue
compagne Yvonne andò in camera sua si sistemò i capelli e si diresse verso l’aula
3 dove il professore impartiva ripetizioni ,percorrendo i corridoi della sua scuola
a quell’ora deserti. Arrivata all’aula notò la porta semi aperta ,bussò e non
ottenendo risposta entrò in aula : “Permesso?” chiese con una nota d’imbarazzo
nella voce, il professore era chino sulla cattedra intento a leggere un grosso
libro ma appena percepì la presenza della ragazza si alzò goffamente in piedi e
si affrettò a rispondere :” A prego Campbell si accomodo, oggi saremo solo io
elei a lezione!”al suono di quelle parole Yvonne si bloccò di
colpo e un forte fitta allo stomaco la percosse, si sarebbe trovata in una
stanza per 2 ore sola con il professor Gray. La ragazza era fortemente
imbarazzata, in presenza del giovane si sentiva sempre così, forse per la
giovane età del docente o più probabilmente dal fatto che lei si sentisse
fortemente attratta da lui. SI fin dai primi giorni la ragazza iniziò a provare
una forte attrazione per l’amabile ragazzo, adorava il suo modo dolce di
parlare e la sua melodiosa voce, amava il suo modo di vestire, indossava sempre
delle camice con delle cravatte molto sottili oppure su di esse metteva dei
gilet di lana dalle antiche fantasie o dei maglioni a bottoni. Ma la cosa che
più amava la ragazza erano i suoi grandi e brillanti occhi color nocciola, ogni
volta che i suoi occhi neri incrociavano quelli di William non poteva fare a
meno di trattenere il respiro e sentire le sue guance diventare rosse. Durante
le ore di lezione questo era facilmente mascherabile ma ora come se la sarebbe
cavata? Come avrebbe fatto a non arrossire?Dopo un primo momento di indecisione raccolse il coraggio e se diresse
verso la cattedra dove il professore aveva posizionato una sedia proprio
davanti alla cattedra di fronte a lui –Perfetto!-pensò subito Yvonne che in fretta si sedette
e tirò fuori penna e quaderno.
“Benissimo, cara sei pronta? Con cosa vorresti
iniziare?”la ragazza schiarendosi la voce rispose :
“Non so professore, decida lei”“ Allora io ti consiglierei di iniziare con
qualche esercitazione di algebra per poi passare a dei ripassi delle regole
basilari, va bene?”sul volto del
ragazzo comparve un grande sorriso che illuminò ancora di più i suoi occhi, e
la ragazza non poté fare a meno di arrossire:“Va
benissimo, professore”cercò di
farfugliare mentre con le mani sul volto cercava di nascondersi il viso“Bene
allora inizia con questi che sono su questo foglio e qualora non riuscissi a
fare qualcosa dimmelo, io sono qui al tuo servizio”e fece una delle sue solite dolci risate e
allungò il foglio alla ragazza che ricambiò il sorriso del giovane.Dopo 13 espressioni algebriche nella quale
era sempre dovuto intervenire Gray la ragazza aveva il cervello in fiamme e per
prendersi una pausa dal suo compito decise di iniziare una conversazione con il
professore che tanto la incuriosiva. Rimase per più di 10 minuti a cercare una
domanda che potesse fare a William ma senza risultato, quando ormai stava per
mollare i suoi occhi caddero sul grosso libro che il professore stava leggendo
per impegnare il suo tempo: “Cosa legge professore?”domandò la ragazza che si sentiva fortemente
in imbarazzo, il professore immerso nella lettura fù richiamato all’attenzione
solo dalla domanda della ragazza, “ Oh un libro di filosofia” , “Mi piace molto
la filosofia” bofonchiò la ragazza che voleva in tutti i modi intrattenere il
ragazzo così da non adempire al suo dovere, “Mi fa piacere, se può interessarti
ho dei libri che potrei darti” , Yvonne si sentì di nuovo andare il viso in
fiamme:” Mi farebbe molto piacere, professore” , “Il piacere è mio Yvonne” era
la prima volta che la chiamava con il suo nome, non lo aveva mai sentito
chiamare nessuno con il nome,usava sempre il cognome, mentre questa volta con
lei aveva usato il nome. In quel momento Yvonne si sentì talmente apprezzata
dal professore che decise di farle la domanda che dalla prima volta che lo
aveva visto si era chiesta :” Professore, posso farle una domanda se non oso
troppo”“si dimmi Yvonne” una altra volta aveva usato
il nome e questo aveva incoraggiato ancora di più Yvonne: “ Come mai è già
professore essendo così giovane?” pronunciò la domanda in fretta con la voce
tremante per l’imbarazzo, il ragazzo sospirando rispose, “ Sapevo che un giorno
avrei dovuto dirlo ai miei alunni, senti ti va di venire giù al bar della scuola
con me così né parliamo?” , la ragazza in un primo momento rimase scossa dal
“invito” del professore ma era talmente curiosa che non riuscì a
rifiutare.Mentre camminavano per i corridoi nessuno
dei due ebbe il coraggio di parlare e una volta arrivati al bar presero un tè
verde, il preferito di entrambi, e si sedettero al tavolo. La prima a parlare
fù Yvonne che aveva capito di aver messo il docente in imbarazzo e voleva
rimediare “Senta professore non è costretto ha raccontarmi la sua storia, capisco
perfettamente chenon sono affari miei,
le chiedo scusa…” mentre parlava il professore la
interruppe con un gesto della mano, “Yvonne, tu hai tutto il diritto di sapere
con chi hai a che fare, anzi avrei dovuto dirlo il primo giorno che sono
entrato nella vostra classe ma ho sempre avuto paura ad esprimermi con le
persone ma tu mi sembri una persone diversa, e a te voglio dirlo…”il professore fece un breve pausa, e Yvonne
ebbe un brivido di paura, cosa doveva dirle di così terribile, per fortuna Gray
riprese subito a parlare: “ Io sono andato al college all’età di 15 anni, a 22
anni avevo già una laurea in matematica e una in fisica con 2 dottorati, ho un
Q.I. di 185!”mentre diceva quelle
parole sembrava quasi che potesse piangere da un momento all’ altro come se
stese parlando di una maledizione, la ragazza non potè
fare a meno di rispondere: “ Scusi professore ma cosa c’è di tanto orribile in
questo, è un dono mica una maledizione, non c’è nulla di cui vergognarsi” detto
questogli mise una mano sul braccio, “
Sai tu sei la prima persona che non esordisce dicendo “oooooooooooohwow!Tutti mi hanno sempre considerato come un fenomeno da baraccone, e i
compagni di scuola mi hanno trattato sempre da appestato escludendomi”“Professore mi dispiace tanto, mi creda io
posso capire come ci si sente a sentirsi soli.”La ragazza in quel momento in lui vedeva lei qualche mese prima che
quell’ espressione di tristezza sul volto,“Perché mai dovresti sentirti esclusa? Sei carina simpatica dolce di
sicuro tutti ti adorano” in quel momento non era il professore di matematica a
parlare ma era il ragazzo che era cresciuto troppo in fretta e che aveva
bisogno di amici, “ Bè io sono stata adottata dai
Campbell. Una famiglia molto ricca, e ho vissuto nello scintillio della vita
nobili fin da piccola. Ma in quel ambiente mi sono sempre sentita un estranea,
tutti mi trattavano come il giocattolino dei Campbell
che avevano deciso di fare beneficenza, e io mi sono sempre esclusa da quel
ambiente vivendo in solitudine. Anche con la figlia legittima dei Campbell ha
sempre avuto un rapporti conflittuale, con le scuole private dove sono stata
mandata dove i ragazzi erano tutti ricchi e mi lasciavano da parte. Così sono
stata sempre sola, nella solitudine più profonda, e alla fine mi ci sono
abituata.”Yvonne non aveva mai detto a
nessuno questo malessere che sentiva ed ora ne aveva parlato ad un suo
professore.William era rimasto
veramente molto colpito dal discorso della ragazza, “Yvonne davvero non so cosa
dirti in questo momento, mi dispiace davvero molto, in te vedo molto il
ragazzino triste che ero io alla tua età”la ragazza si sentiva liberata da un peso che l’affliggeva da anni, ed
era molto grata al professore per averle raccontato la sua storia e per aver
ascoltato la sua, “Professore la ringrazio molto, lei mi ha aiutato a liberarmi
di un peso che mi stava schiacciando, non si preoccupi la sua storia con me è
al sicuro” disse strizzando l’occhio al ragazzo e alzandosi e si senti
afferrare la mano dalle lunghe e morbide
mani del ragazzo :”Yvonne Grazie a te. Se vorrei parlare sappi che in me
troverai un professore di mattina e unamico il pomeriggio, in fin dei conti siamo quasi coetanei” e anche lui
strizzò l’occhioalla ragazza e le
ricolse quella brillante risate alla quale lei non potè
fare a meno di rispondere, “Certo professore, grazie infinite” detto questo
Yvonne si diresse verso la sua camera con il cuore leggero e un immensa
felicità. Forse non aveva imparato niente di matematica ma aveva trovato un amico.
Quella
mattina Yvonne si alzò dal letto con il cuore leggero e un sorriso stampato sul
volto…“Ehi come fai a sorridere di
mattina così presto?”domandò Joanna che
aveva già indossato un vestito blu a pois bianchi con un colletto di pizzo e
con la piastra si lisciava i capelli, “Non lo so, oggi sono felice … oggi non
c’è nemmeno scuola!”rispose la ragazza
stiracchiandosi e mantenendo sul viso l’espressione allegra “ Si andiamo a
vedere quella noiosa mostra di quadri di Dalì !” rispose la ragazza con aria
annoiata,“Si!! Non è fantastico? Non
vedo l’ora!!Disse la ragazza mentre si
lavava i denti e saltellava dalla gioia, “Io credo che tu sia l’unica ragazza
al mondo ad eccitarsi per una mostra di quadri!”ironizzò Joanna mentre s’infilava dei calzini
bianchi con dei bordi di pizzo e delle ballerine nere “Pensala come vuoi, ma oggi sono felice e
niente potrà togliermi il buon umore, nemmeno il tuo sarcasmo!”Yvonne stuzzicò l’amica e scoppiarono a
ridere insieme. Uscita dal bagno la ragazza apri l’armadio e decise di
indossare dei pantaloni neri e una camicia bianca dalle maniche corte con un
maglione nero a bottoni – In stile
professor Gray- pensòYvonne non riuscendo a trattenere un sorriso, truccatasi un po’ si
diresse in classe con l’ amica dove il professore attendeva la sua classe per
dirigerli al museo.
Entrarono in
classe, era ancora vuota e le loro voci riecheggiavano per la stanza “Ehi Yvi
io vado al bar a fare colazione, vieni con me?”“No grazie preferisco aspettarti qui” , Joanna andò via saltellando
lasciando sola in classe la ragazza che
si sedette sul banco in attesa che qualcuno arrivasse, mentre i suoi occhi
grandi occhi vagavano curiosi per la stanza dalla porta entrò William con una
tazza fumante di caffè in mano, indossava dei pantaloni beige coordinati alla
giacca e una camicie a righe e nella mano libera dalla bevanda portava una
valigetta di cuoio marrone “Buon giorno Campbell! “ Trillò il giovane ragazzo ,
Yvonne si sorprese del tonfo al cuore che ebbe quando incontrò le nocciole
negli occhi del professore, si sentì leggermente arrossire quando lo sentì
nominare il suo nome, per non destare sospetti si affrettò a rispondere “ Buon
giorno professore!” Gray le regalò uno di quei fantastici sorrisi luminosi di
cui Yvonne era innamorata e le disse: “Bhè quando
siamo soli possiamo darci del tu, in fondo siamo amici vero…
Yvonne?” Sulle gote del professore apparve un leggero rossore, sembrava un
cucciolo in cerca di affetto e Yvonne era ansiosa di donarglielo : “
Certamente, William!”gli sorrise
rassicurandolo, il professore aprì la bocca per rispondere alla ragazza ma fu
interrotto dalla fiumana di alunni che lo salutava.
Arrivati al
museo dove erano in mostra le opere del pittore Salvator Dalì, alcune originali
alcune copie d’autore, Yvonne si
estraniò dalla fila di ragazzi che continuavano a parlare e si perse tra quelle
meravigliose opere. Aveva sempre amato l’arte e le piaceva perdersi in quei
colori e lasciarsi trasportare in nuovi mondi dalla sua fantasia , si perse tra
i colori del “ Mosè e il faraone”, tra le ombre del “L’ultima cena” ma il
quadro che di più la rapì fu “La metamorfosi di Narciso” rimase incantata a osservarloper diversi muniti, perdendo il resto della
classe, alle sue spalle William che accortosi della sua assenza era andata a
cercarla la osservava mentre con gli occhi percorreva ogni curva del quadro,
rimase inebriato dal profumo dei suoi capelliche le scendeva sulle spalle e incantato dalla visione della ragazza le
disse:
“Bellissimo,
non è vero?
“si” si limitò a dire la ragazza ancora
incantata dal quadro
“La
metamorfosi del narciso, opera dipinta intorno al 1936 o 1937, l’originale si
trova al museo di Figueres, ovviamente questa è una
copia, d’autore ma pur sempre una copia” disse con aria saccente il professore
“Complimenti
professor Gray la vedo molto preparato sul argomento” disse Yvonne girandosi
verso di lui, guardandolo dritto negli occhi
“Dimentichi
il mio Q.I. Yvonne” disse William sporgendosi in avanti e avvicinando il suo
viso a quello della ragazza
“Giusto,”poteva sentire il suo respiro addosso e
sentirlo pronunciare il suo nome con quella candida e soffice voce le aveva
messo addosso una strano senso di eccitazione e certa di non potersi controllare
decise di girarsi per non guardare più negli occhi quel ragazzo che tanto la
affascinava “William è meglio che andiamo, o perderemo la classe” azzardò la
ragazza
“Giusto Campbell,
andiamo” e passò avanti facendosi seguire dalla ragazza, durante il tragitto
William disse: “Sai il quadro di prima mi ricorda te”
La ragazza
profondamente incuriosita da quell’ affermazione cercò risposta dal ragazzo: “Come
scusi?”
“Bhè sai il primo giorno che ti ho vista eri sola al tuo
banco con gli occhi lucidi, probabilmente avevi pianto da poco , spaventata e
triste. Così per tutti i primi mesi di scuola , ti vedevo sempre vagare da sola
per i corridoi senza incrociare mai lo sguardo di nessuno. Poi da alcuni mesi a
questa parte la Metamorfosi. Sei cambiata, ti vedo diversa, sei più
solare,sorridi di più anche a scuola noto dei grandi miglioramenti. Ti sei
aperta di più anche con me, prima avevi paura persino a guardarmi negli occhi e
ora invece siamo qui a parlare come amici. Sei cambiata molto.. in meglio
intendo, non vorrei che tu mi fraintendessi. Ma quello che mi chiedo è : a cosa
è dovuta questa metamorfosi?”
Yvonne
rimase profondamente colpita dal monologo del professore e anche un po’ commossa,
l’aveva capita, era riuscito a leggere nel suo cuore e decise di concedergli
una risposta : “Se devo essere sincera non so nemmeno io a cosa sia dovuta,
forse dall’allontanamento dalla mia famiglia, dalle brutte esperienze che mi
hanno fortificato e mi hanno fatto capire chi sono, o semplicemente dal fatto
che sono cresciuta , ma qualunque sia la causa le sono grata perché la nuova
Yvonne mi piace”rimase davvero colpita
dalla risposta che aveva dato al professore e ne fu orgogliosa
“Piace anche
a me Yvi” disse il ragazzo arrossendo, Yvonne colpita dal nomignolo che William
le aveva dato si limito a sorridergli
Finalmente raggiunsero
il resto della classe, e continuarono tutti insieme il percorso. Yvonne in
compagnia di Joanna e delle altre sue compagne di stanza e William insieme agli
altri docenti, ma entrambi gli sguardi dei ragazzi si incrociarono più di una
volta durante la mattinata. La giornata trascorse uggiosa e la sera non tardò
ad arrivare . Nel letto la ragazza non riuscì a pensare ad altro che alle
parole di William, soffermandosi soprattutto sul “piace anche a me Yvi” , che
il ragazzo pronunciò con molta enfasi provocando un brivido alla ragazza. Le piaceva
davvero tanto William, e si sentiva molto attratta da lui ma sapeva benissimo
che il loro rapporta doveva essere solo scolastico al massimo amicale.
William nel
letto non riusciva a togliersi dalla testa i profondi occhi neri di Yvonne, e i
suoi profumati capelli che ondeggiavano sulla sua schiena, adorava il suono fresco
della sua voce e le sue carnose labbra rosse. Ma la ragazza era una sua alunna,
non poteva essere attratto da una sua alunna, non era affatto professionale,
doveva togliersela assolutamente dalla testa, ma si sforzò e combatté contro i suoi pensieri invano, nella
sua mente tornava sempre l’esile figura della ragazza che osservava il quadro e
gli venne in mente un'altra cosa, quella mattina alla mostra si era esposto troppo,
aveva rischiato di compromettere la sua carriera questo non sarebbe dovuto
succedere più. Avrebbe dovuto combattere contro i suoi impulsi e guardare la
ragazza solo come un’ alunna.
Scusate il
ritardo!!!È tantissimo tempo che non
scrivo, perdonatemi. Vi ringrazio tutti, quelli che leggono la mia storia e
quelli che l’hanno messa tra le seguite. Una cosa sola: perché NON VI FERMATE A LASCIARE UN COMMENTO? VI
PREGO!!Grazie in anticipo a tutti!!
Baci
“Miei cari
ragazzi oggi vi ho riportato il compito in classe della scorsa settimana
corretto” , il giovane professore camminava tra i banchi e andava consegnando
ai suoi alunni i compiti.
“Yvonne,
ecco a te il tuo compito”, la ragazza con un immenso sorriso stampato sulla
bocca prese il compito certa che la valutazione fosse più che positiva, ma non
fu così.
“Non
classificato!” non volendo aveva detto la sua valutazione ad alta voce, anzi in
verità l’aveva urlato. Joanna che era seduta di fianco a lei le diede subito un
pizzicotto sul braccio:
“Ma sei
impazzita! Cosa diavolo urli…”
“Scusami, ma
non è possibile.” La ragazza era estremamente imbarazzata per la reazione che
aveva avuto, ma anche sconcertata dalla valutazione
“In effetti.
Ricordo che eri felice perché eri riuscita per la prima volta a finirlo
interamente”anche l’amica era turbata
dalla strana valutazione.
“ Si… non so
cosa ho sbagliato questa volta…” ormai era in balia della rabbia. Non sapeva
cosa pensare, certo il compito non era perfettocome credeva ma non era neanche non valutabile, dal suo stomaco iniziò a
salire una funesta rabbia nei confronti del professor Gray. – Per fortuna che
la nuova Yvi le piaceva. Deve assolutamente averlo fatto apposta- questo fu il primo pensiero che balenò in
mente a Yvonne. Mentre continuava a girarsi il compito tra le mani trillò la
campanella del intervallo e con aria risoluta avanzò verso la cattedra dove il
professore era seduto, che vedendola arrivare verso di lui le sorrideva, con il
sorriso che spesso aveva procurato un tuffo al cuore della ragazza che ora
accecata dalla rabbia vedeva quel sorriso come un ghigno di sfida nei suoi
confronti.
“Professore
vorrei parlarle del compito che mi ha appena consegnato!” cercando di essere
più cattiva possibile Yvonne sbatté le mani contro la cattedra facendo
trasalire il povero William ignaro dell’ ira della ragazza.
“Si dimmi
Campbell!” rispose Gray, nel frattempo l’aula si era svuotata.
“Lei ha
valutato il mio compito come non classificabile, un voto che nemmeno il
professor Smith che mi odiava, mi ha mai messo. Non capisco il perché e le
sarei grata se mi desse una spiegazione” parlò velocemente, arrossendo
notevolmente, un po’ per la rabbia, un po’ per i grandi occhi nocciola che la
guardavano desolati.
“Mi dispiace
Yvonne che tu l’abbia presa così male, non volevo assolutamente umiliarti non
valutandoti il compito. L’ho fatto solo perché il tuo compito mi ha deluso
notevolmente, sei sempre venuta ai miei recuperi e ho notato che l’argomento l’avevi
capito. Poi correggendo il tuo compito ho notato che hai commesso degli errori
assolutamente inutili, e conto che così la prossima volta sarai più attenta.” Il
ragazzo pronunciò quelle parole con la solita calma e dolcezza che facevano
impazzirla ma in quel momento Yvonne lo odiava talmente tanto che quella voce
suonava alle sue orecchie insopportabile. In preda alla rabbia decise di non
ribattere con il professore e girò i tacchi, ma il giovane la richiamò proprio
sul suonare della campana.
“Yv- ehm Campbell l’aspetto alle quattro per ripassare di
nuovo l’argomento” disse William
sorridendo e cercando di calmare la ragazza. Ma Yvonne non rispose si limitò a
fare un ambiguo segno con la testa, che lasciava in sospeso se la risposta
fosse un si o no.
Era finita
finalmente la giornata lavorativa per William, giornata che era stata
particolarmente faticosa per lui, e si diresse verso la sala mensa con la testa
piena di pensieri. “So di aver sbagliato, ma era l’unico modo. So che non avrei
dovuto mettergli quella valutazione, ma devo costringerla ad odiarmi. Altrimenti
non riuscirò a controllarmi. Continuo a darle del tu come uno scemo ma da oggi
non sarà più così, devo allontanarla.” Questi pensieri frullavano nella mente
del giovane, che era ormai arrivato in sala mensa e si era seduto prendendo
solo un’insalata. Davanti a lui in fondo, quasi fosse un segno del destino, c’era
Yvonne. Era seduta con le mani sotto il mento e il viso ancora provato dalla
rabbia. Gli occhi neri brillavano e i lunghi capelli ricadevano incorniciandole
lo splendido viso. “È davvero bellissima” pensava William mentre la osservava
ammirato da lontano, “ è furiosa con me ed ha ragione. Oggi le chiederò scusa
non dovevo farle questo. Certo adesso mi odia, ed era quello che volevo, ma non
ce la faccia a vedere il suo bellissimo viso oscurato dalla rabbia questo
pomeriggio le metterò il voto che merita . “ , per tutto il resto della mattina
la sua mente fu attraversata da questo genere di pensieri.
Nel frattempo
Yvonne seduta su una panca dell’aula mensa, con ancora il sangue che ribolliva
per la rabbia, non riuscì a toccare cibo. Mentre il suo sguardo vagava per la
stanza, andò a posarsi sulla figura seduta davanti a lei poche panche più in
avanti. Era William, nonostante in quel momento lo odiasse la visione di quel
ragazzo seduto solo su una panca fece aumentare esponenzialmente i battiti del
suo cuore. “Anche se è stato un bastardo, devo ammettere che lo trova davvero
bello.”Pensò la ragazza, osservando
quel ragazzo che guardava verso la sua direzione, “magari stesse guardando me. Pensavo
fosse diverso e stava veramente cominciando a piacermi ma in fin dei conti dopo
quello che ha fatto oggi si è dimostrato il solito professore uguale agli altri”
la ragazza fu richiamata alla realtà dalla gomitata che ricevette da Kate, una
sua nuova amica:
“ehi cosa
stai fissando con tanta insistenza?”disse la ragazza sporgendosi verso Yvonne per vedere cosa avesse
davanti, la ragazza presa dal panico cercò di farfugliare una risposta
convincente:
“Assolutamente
niente.” E accennò unsorriso mentre le
sue guance andavano a fuoco.
“Sta
guardando il professor Gray, ormai diventato suo acerrimo nemico” disse Joanna
ridendo insieme a Kate e alle altre ragazze sedute con loro, Yvonne che era
rimasta paralizzata dall’affermazione dell’amica cercò di cacciare fuori una
risata forzata per non destare sospetti
“Eppure
pensavo che ci fosse una certa affinità tra voi due!” disse Kate mentre le
strizzava l’occhi , un altro colpo basso per la ragazza che in fretta rispose:
“Ma cosa
dici? Io l’ho odiato fin dal primo momento” ogni secondo che passava le sue
guance arrossivano, capì che si stava mettendo male edecise di congedarsi con la scusa del
compito.Era ormai arrivata l’ora
di andare a ripetizioni, e Yvonne uscì dalla sua camera e si avviò verso l’aula
dove la aspettava Gray, mentre saliva le scale per dirigersi verso il secondo
piano la rabbia nei suoi confronti rifiorì e decise di non andare da lui. Per
far sbollire la sua rabbia decise che sarebbe stata meglio se avesse preso un po’
d’aria fresca. Uscì fuori, nel immenso cortile della sua facoltosa scuola, l’erba
era sempre curata e gli alberi, querce e pini, ombreggiavano il viale che lei
percorreva sempre quando qualcosa l’affliggeva. Andò a sedersi sulla panchina
dietro la scuola, sua fedele compagna fin dai primi anni di scuola. Nessuno andava
mai lì, era un posto tranquillo dove riflettere e rilassarsi. Si sedette lì e
chiuse gli occhi, il cortile era deserto, non si udiva alcun rumore, il
silenzio creava un atmosfera paradisiaca, nella quale Yvonne avrebbe potuto
perdercisi. Finché sentì dei passi pesanti arrivare avanzare verso di lei, ma
non aprì gli occhi certa che fosse solo un bidello, ma questa figura si fermò
davanti a lei.
“Ciao
dolcezza, che ci fai tu qui?”, il suono di quella voce face trasalire la
ragazza che subito aprì gli occhi per accertarsi che fosse lui.
“Cosa vuoi
Richard?”
Ciao a tutti!!! Spero che questo
nuovo capitolo vi sia piaciuto, un grazie infinito a che ha commentato la mia
storia, spero che la mia risposta sia arrivata. Come avete visto ho deciso di
lasciare in sospeso l’incontro tra Yvonne e Richard, che vi assicuro vi
sorprenderà! Di nuovo grazie a tutti, e mi raccomando lasciate qualche
recensione per favore!! Al prossimo capitolo, ciaoooooo!!!!
William seduto in cattedra guardò per l’ennesima volta
l’orologio… Lei tardava. 5 minuti. 10 minuti. 15 minuti. 20 minuti…I minuti scorrevano inarrestabili. Le
lancette continuavano a girare,il loro impercettibile suono riecheggiava per
l’aula dove vi era solo il ragazzo che continuava a fissare la porta speranzoso
di vedere Yvonne varcare la sua soglia e sedersi di fronte a lui puntandogli
addosso quei profondi occhi neri, occhi provati dal dolore ma pieni
d’intelligenza e forte voglia di vivere anzi di ricominciare a vivere
sorridendo.30 minuti di ritardo, -Credo
che ormai non verrà, e in fondo non ha tutti i torti!- il giovane continuava a
torturarsi con questi pensieri mentre prendeva la sua tracolla e si avviava
verso l’uscita chiudendo la luce e sbattendo la porta alle sue spalle deluso
eamareggiato.
“Non ti scaldare zuccherino!”disse Richard con il suo solito sorriso beffardo e uno strano bagliore
negli occhi.
“Ti prego lasciami in pace” disse Yvonne mentre fece per
alzarsi ma subito il ragazzo le fù addosso inpedendole qualsiasi movimento.
“Dove credi di andare tesoro?” la sua voce aveva assunto un
timbro tagliente, ogni sillaba che pronunciava provocava un brivido lungo la
schiena all’indifesa ragazza che si sentiva sempre più schiacciata dal peso del
corpo possente del ragazzo, il suo viso era tanto vicino al suo da poter sentire il fetore
del suo alito.
“Ti prego Richard smettila mi stai facendo paura!” cercò con
tutte le sue forze di spingere il ragazzo più indietro che poté ma i suoi sforzi
risultarono invani tanta era la forza che in quel momento assaliva il ragazzo.
“Dai piccola adesso ci divertiamo” disse portandosi sempre
più avanti con il corpo
Yvonne era assalita dal panico, dalla sua gola uscivano solo
parole strozzate e senza senso. Il respiro le moriva in gola, aveva paura,
terrore…
“Dai su ti ricordi quanto ci siamo divertiti insieme io e te…
su facciamo un tuffo nei vecchi tempi” dette queste parole Richard si trovò
completamente addosso alla ragazza e cominciò a baciarle lievemente il collo,
facendo nascere nella ragazza un forte senso di nausea… consapevole di dover riuscire a liberarsi
dalle grinfie di quel uomo raccolse la voce e le forze riuscendo a spingere la
testa lontano dal suo collo e farfugliando alcune parole
“Ti prego smettila, non farmi questo ti prego!” la voce fu
rotta dal pianto, le lacrime cominciarono a rigarle il volto a scendere
silenziose sull’espressione terrorizzata della ragazza, iniziò a gridare mentre
i baci cominciarono di nuovo e questa volta scesero più in basso accompagnati
dalle mani di quel mostro che scorrevano ruvide sul suo corpo.“Aiuto!!!! Aiutooo” gridava la giovane ma
certa che nessuno avrebbe potuto sentirla si abbandonò al suo triste destino.
Chiuse gli occhi e pregò che finisse in fretta.
“Come sei buona! Ma perché ti ho lasciata? Dai
dimentichiamoci del passato a torniamo insieme… Io ti amo Yvonne!”quella lunga tortura era accompagnata anche
da frasi di questo tipo che aumentavano ancora di più il dolore e il disgusto
che la ragazza provava per quel uomo.
Mentre le mani di Richard iniziavano a sbottonare la camicia
della ragazza che si era completamente abbandonata al triste fato percossa dai
singhiozzi e in preda alla paura, in lontananza lei riuscì a percepire il suono
della porta sul retro, quella adibita al personale, aprirsi e sbattersi
rumorosamente, in quel momento uno sprizzo di speranza balenò nella mente della
ragazza che ricominciò a gridare più forte che poteva tra le lacrime. Ci riuscì
per qualche millesimo di secondo poi le massicce mani di Richard si posarono
sulla sua bocca impedendogli di chiedere aiuto.
“Fai la brava!” disse mentre sul suo volto sfigurato dall’
ardente desiderio apparve un ghigno malvagio e nei suoi occhi balenò la
violenza di quel gesto. Per Un attimo si guardarono negli occhi. Yvonne con lo
sguardo implorò di nuovo di lasciarla andare ma lui riprese con foga a
sbottonare la camicia fino ad arrivare all’ultimo bottone. Ormai la ragazza era
inerme innanzi al mostro, la camicia era completamente sbottonata e le mani
scorrevano sul suo ventre nudo. Combattere contro la bestia era inutile e si
arrese completamente.
“Ehi ma cosa state facendo? Ho sentito gridare…” Yvonne
riconobbe subito quella voce dolce e brillante e l’ingenuità di quella
espressione non poteva che essere sua….Aprì velocemente gli occhi ridestandosi dal quel orribile incuboincrociando lo sguardo sgomento del giovane
che aveva appena capito quale atrocità si stava compiendo innanzi ai suoi
occhi. In quel millesimo di secondo Richard si ferma e alzò la testa dal corpo
della ragazza che approfittando della distrazione lo spinse facendolo cadere di
schiena a terra. Subito William si fiondò sulla ragazza che piangeva
convulsamente sulla panchina cercando di riaggiustarsi la camicia. Il ragazzo
la strinse in abbraccio e lei, come se non aspettasse altro, si strinse intorno
a lui.
“Non preoccuparti, è tutto finito. Non potrà più farti del male.
Ci sono io con te.” Gli diceva il professore stringendola ancora più forte.
Richard nel frattempo con uno scatto felino si alzò e con forza trascinò
lontano dalla ragazza il giovane.
“Ecco il tuo adorato professorino che viene a salvarti” disse
mentre William si rimetteva in piede.
“Sei nei guai fino al collo” disse il ragazzo cercando di
sembrare più minaccioso possibile.
“Ma sentilo come parla!! I dottorini come te mi fanno schifo!
Siete patetici!” , Yvonne sotto shock partecipava impotente alla violenta
schermaglia tra i due, le uniche parole che riuscì a farfugliare tra le lacrime
furono: “Richard ti prego lascialo stare! Non dirò niente a nessuno ma tu non
fargli del male”
“Oh la tua amichetta ti difende… Cara riprenderemo il nostro
discorso tra un attimo prima fammi sistemare il dottorino”
“Mi fai schifo, un uomo capace di abusare di una donna non
merita di vivere” disse Gray
“Ho fatto solo quello che in molti, compreso tu, hanno
pensato, solo che io ho avuto il coraggio di farlo” di nuovo il ghigno malvagio
comparve sulle sue labbra.
“Maledetto bastardo figlio di …” le sue parole furono
interrotte da unviolento gancio destro
che fece cadere a terra il minuto professore. Una volta a terra il ragazzo gli
si scagliò contro con pugni e calci, la ragazza non potè sopportare di vedere
William, che era andato lì per salvarla e proteggerla, picchiato a sangue da
quel mostro. Inizio a urlare, urlò forte. Ma tutto era invano, decise allora di
lanciarsi contro Richard per fermarlo, graffiò il suo viso le sue braccia
strappò via i suoi capelli. Poi finalmente il ragazzo si fermò rivolgendosi a
Yvonne:
“Prova a dire qualcosa e tu e il tuo professore siete morti!”
e scappò via. La ragazza non ebbe nemmeno il tempo per soffermarsi sulle
parole, il suo pensiero era Will. Il ragazzo era ancora cosciente, cercava di
alzarsi ma senza risultati, dal suo naso colava copioso il sangue. Yvi si
precipitò verso di lui e lo aiutò ad alzarsi:
“Ce la fai?”
“Si” con un filo di voce rispose il ragazzo tra i gemiti di
dolore.
“Su vieni con me in infermeria, passiamo dal retro così non
ci vedrà nessuno…” mise il braccio del ragazzo
intorno al suo collo e con molta lentezza si avviarono verso l’infermeria. Il
suo respiro era affannato ma in fin dei conti oltre al sangue sul viso non vi
era nella di grave. Come previsto nessuno li vide, Yvonne aprì la porta e fece
allungare il giovane sul lettino mentre frugava per trovare una bustina di
ghiaccio istantaneo.
“Eccolo!!! Lo metta sul suo viso la farà stare meglio” disse
mentre gli porgeva il ghiaccio.
“Grazie Yvonne” le affusolate dita del professore afferrarono
la bustina e se la portarono all’altezza dello zigomo sinistro.
“Professore Grazie a lei!” sorrise la ragazza consapevole che
il professore l’aveva salvata da un orribile destino.
“Quante volte ancora dovrò dirtelo di darmi del tu!” disse il
ragazzo con un aria fintamente seria per poi aprirsi in uno dei suoi sorrisi.
“Scusi, ehm … William allora anche tu devi deciderti! Avvolte
mi dai del tu avvolte del lei,deciti!!” lo imitò Yvonne. E scoppiarono a ridere
all’unisono.
“Hai ragione scusa! Ti prometto che quando daremo soli ti
darò sempre del tu!” e le regalò il suo sorriso. Guardando il suo angelico viso
la ragazza si accorse che era ancora sporco di sangue e decise di prendere una
pezza bagnata d’acqua calda per ripulirlo. Il ragazzo nel frattempo si era
messo a sedere e osservava la ragazza che andava verso di lui.
“Hai del sangue sul viso!” disse mentre con il panno iniziò
leggermente ad asciugare il sangue, con le guance piene del suo imbarazzo. Si
era avvicinata molto al viso del ragazzo tanto da riuscire a percepire il suo
calore. Il ragazzo arrossendo leggermente, cercò di non guardarla negli occhi…
“Ahii! Fai piano!” si lamentò il
ragazzo sorridendo
“Oh scusa mi spiace!” la ragazza era profondamente
imbarazzata e dispiaciuta, William percependo dalla reazione della ragazza
l’imbarazzo, le disse sorridendo:
“Non fa niente, non preoccuparti!” le afferrò la mano e la
guardò con le sue enormi nocciole. La ragazza a quel contatto ebbe un fremito e
alzò lo sguardo incontrando quello del professore. Per un tempo che a loro
sembrò infinito restarono a guardarsi. Poi il viso di Will si sporse
pericolosamente in avanti imitato da quello di Yvi, le loro labbra erano a
pochi centimetri di distanza quando….La porta si spalancò ridestandoli da quel incantesimo. I giovani si
allontanarono subito l’uno dall’altro cercando di non guardarsi e con le gote
rosse. Dalla porta entrò un giovane ragazza che imbarazza chiedeva di prendere
del ghiaccio, lo prese e scappò via. I due giovani rimasti nuovamente soli e in
preda all’imbarazzo cercarono un modo per congedarsi.
“Bhè io sto molto meglio, un bel Tè
e tutto tornerà come prima!” disse William scollandosila terra di dosso.
“Bene, allora io vado… “ disse Yvonne mentre a testa bassa
percorreva la strada verso l’uscita. Mentre attraversava la porta si sentì
chiamare:
“Yvonne…” si precipitò a rispondere “Si?!…” , il professore
le disse :
” Tu stai bene?
“Oh… comunque si grazie sto molto meglio” sorrise e uscì di
scena .
William rimase ancora per qualche minuto in infermeria poi
anche lui uscì lasciandosi alle spalle quella dura giornata.
Ciao a tutti!! Scusate il ritardo ma ho
dovuto riscrivere il capitolo 2 volte… spero che vi
piaccia . Ringrazio tutti i lettori, e un grazie speciale a che si ferma a
commentare, fatemi sapere se le risposte sono arrivate. Al prossimo capitolo!!
“Dai piccola
ci divertiremo…” Yvonne si svegliò di soprassalto nel cuore della notte, perle
di sudore brillavano sulla sua fronte, la gola secca ardeva e il suo cuore
batteva all’impazzata. Era passata una settimana dall’aggressione di Richard e
da una settimana Yvonne era tormentata da incubi, andare a dormire per lei
voleva dire ripercorrere passo dopo passo quello che il mostro le aveva fatto
su quella panchina, fortunatamente William era riuscito a salvarla giusto in
tempo. Era il suo eroe, da quel giorno lui era stata tanto gentile e premuroso,
nei pomeriggi si erano incontrati con il pretesto delle lezione private per
parlare e conoscersi meglio. Si sentiva violentemente attratta da quel ragazzo
ma era consapevole che quella dovesse
rimanere solo una stupida cotta di un adolescente per il suo giovane e
attraente professore. Guardò l’orologio, erano le cinque,decise di alzarsi dal
letto e vestirsi facendo attenzione a non svegliare Joanna. Aveva voglia di
uscire ma dopo quello che era successo non se la sentiva di andare in giro per
la scuola da sola. Il battito del suo cuore continuava a bussarle nel petto, non
ce la faceva più a stare da sola, avrebbe tanto voluto che in quel momento ci
fosse lui.
Arrivate le
10:00 vi era la lezione di matematica, il giovane che indossava un camicia con
un gilet di lana rosso e pantaloni neri si apprestava a spiegare alcune regole
alla lavagna sotto agli occhi di Yvonne che lo guardavano insistentemente. In
effetti la ragazza non prestava molta attenzione alla spiegazione, era occupata
a perdersi tra la voce calda del ragazzo, ad osservare il suo gracile corpo, i
suoi ondulati capelli castani, il suo sguardo concentrato, la linea perfetta
del suo naso, le sue morbide mani che ondeggiavano sulla lavagna afferrando un
gessetto e le tornò in mente quanto fosse bello trovarsi tra le sue braccia. La
ridestò dal suo sogno il suono della campanella, aspettò che fossero usciti
tutti per andare a salutarlo.
“Ciao
William!” bisbigliò sotto voce.
“Ciao Yvi,
stai bene?” le chiese con la sua voce sensuale, ormai glielo chiedeva ogni
volta.
“Si sto
bene!” stava mentendo spudoratamente, non stava affatto bene, si sentiva morire
e avrebbe tanto voluto il suo aiuto.
“Sei
sicura?” chiese sospettoso
“Si, sicura”
e detto questo arrivò il crollo, cominciò a piangere singhiozzando e si
accasciò a terra con le mani sul viso.
“Dai su
forza! Sapevo che sarebbe arrivato.” Dicendo la strinse forte a sé e le baciò
leggermente la fronte.
“Cosa?”
disse tra i singhiozzi
“Il momento
del crollo, che ne dici se adesso io e te sgattaioliamo via e ce ne andiamo in
posto tranquillo a parlare?” la incoraggiò sorridendo
“Ma sei
impazzito,non possiamo, se il preside lo scopre ci uccide” il tono di voce
della ragazza era sinceramente sorpreso.
“Fidati di
me” si alzò,le porse la mani e la tirò su, poi aprì la portae percossero il corridoio in assoluto
silenzio. Uscirono fuori e si diressero verso il dormitorio dei docenti, e
allora Yvi capì-
“Tu dormi
qui?”
“Si… purtroppo
non posso permettermi un appartamento” disse ridendo. Salirono fino al terzo
piano, poi il ragazzo estrasse la chiave dai pantaloni e aprì la porta. La
stanza era perfettamente in ordine e appena vi entrò la ragazza fu avvolta da
un fresco odore . Senza dire niente il ragazzo lasciò la mano a Yvonne e prese
un sedia dove lui si sedette e fece cenno alla ragazza si accomodarsi davanti a
lui sul letto.
“Allora,
dimmi tutto quello che vuoi su qualsiasi cosa tu voglia.” Disse il ragazzo
“Come? Sei
per caso un analista?” chiese la ragazza scossa
“No, meglio.
Sono tuo amico e voglio aiutarti. In questo momento hai bisogno di sfogarti..”
era vero, ancora una volta lui era riuscito e leggere i suoi pensieri. Il volto
della ragazza era ancora bagnato dalle lacrime ed i suoi occhi arrossati ma
prese un respiro e decise di confessare tutte le sue paure al giovane amico.
“Io… Io sono tormentata dagli incubi. Tutte le notti rivivo
quei momenti… da una settimana non riesco a dormire,
non vorrei mai andare a dormire per non rivedere quegli occhi che mi fissano…” la ragazza balbettava e a stento riusciva a
trattenere le lacrime. Il ragazzo la guardava dritta negli occhi e sul suo
volto si leggeva chiaramente un’espressione sincera di rabbia e dolore, mise le
mani su quelle di Yvonne e le disse:
“Oh Yvi, mi
dispiace tanto non sarebbe dovuto succedere. Soprattutto a te…”Disse il ragazzo, in quel momento era
tormentato dai sensi di colpa, era convito che tutto questo fosse successo a
causa sua, lui aveva creato tutto questo, lui ne era il vero colpevole e doveva
dire la verità alla ragazza. Yvonne guardò negli occhi il ragazzo e gli disse:
“Forse sto
esagerando, infondo non è successo niente, per fortuna sei arrivato in tempo”
la ragazza stava cominciando a calmarsi, parlare con lui le aveva fatto bene
“Non pensare
nemmeno per un attimo a questo, non stai esagerando affatto. Quello che ti è
successo è stato scioccante, non so io come avrei reagito al posto tuo.”
“Grazie,
Will. Parlare con te mi ha fatto veramente bene.” Sorrise la ragazza mentre gli
accarezzava la guance, il contatto con la sua pelle le fece venire i brividi.
“Per te
farei questo e altro” disse toccandosi l’occhio ancora annerito dal pugno
infertoli da Richard e sorridendo come solo lui sapeva fare
“A proposito
come hai spiegato i lividi?” disse la ragazza addolorata alzando i capelli del
ragazzo per scoprire tutti i lividi
“Ho detto
che sono scivolato mentre mi facevo la doccia” disse ridacchiando e strappando
una risata anche alla ragazza.
“Mi dispiace
tanto”
“Non
preoccuparti sono abituato ad essere pestato” disse sorridendo nascondendo il
dolore che stava provando voleva dirle la verità ma aveva paura che se le
avesse detto tutto l’avrebbe persa.
“Sai ho
deciso di non denunciarlo” disse la ragazza abbassando lo sguardo
“Cosa a sei
impazzita! Quel mostro deve pagare per quello che ha fatto” Will era furioso
“Tanto
sarebbe inutile, i suoi genitori sono ricchi e pagheranno i migliore avvocati
mentre i miei cercheranno soltanto di mettere tutto a tacere per non infangare
la loro reputazione, e io farei la figura della pazza e non potrei sopportarlo”
continuò a parlare tenendo lo sguardo basso.
“Ma quel
ragazzoha tentato di stuprarti”
“Lo so, però
non ci è riuscito. E poi hai sentito cosa ci ha detto? Che se l’avessi
denunciato avrebbe fatto del male a te, e non voglio correre questo
rischio”al solo pensiero gli occhi le
si riempirono di nuovo di lacrime
“Io non ho
paura di lui” cercò di incoraggiarla il ragazzo
“Ma io si, e
credimi è meglio lasciare perdere.”, Will le prese il viso tra le mani e le ripose:
“Fai come
credi ma devi essere sicura di quello che fai”
“Si sono
sicura. Sarà meglio per tutti se dimentico questa storia.”
“Potrai
sempre contare su di me”
“Grazie” si
scambiarono uno sguardo intenso mentre il viso di lei diventava sempre più
rosso e i pensieri di lui erano sempre più dolorosi e incontrollabili, volevano
uscire dalla sua bocca ma lui cercava di trattenerli, dopo quel attimo di
silenzio la ragazza si alzò e disse: “Bè forse è meglio che vada adesso”, e si
diresse verso la porta il ragazzo fece lo stesso e gliel’aprì
“Grazie di
tutto”
“Grazie a te
Yvi” la ragazza uscì e si diresse verso l’uscita stando attenta a non farsi
vedere da nessuno. William era rimasto in camera accasciato davanti alla porta
in preda ai suoi sensi di colpa, sarebbe andata a finire davvero male se lui
non fosse arrivato in tempo, e non riusciva a sopportare di essere lui la causa
del dolore che stava provando quella ragazza, quella ragazza che a lui stava
tanto a cuore, quella ragazza a cui pensava tutti i giorni, quella ragazza di
cui era attratto, quella ragazza di cui era profondamente innamorato.
Non
riuscendo più a sopportare tutto quel dolore il ragazzo decise di rincorrere la
ragazza per dirle tutta la verità. La cercò lungo i corridoi del dormitorio,
lungo le scale chiamandola,da una finestra la vide, stava percorrendo il viale
che conduceva alla scuola. Si precipitò fuori dall’edificio e correndo la
chiamò
“Yvonne,
Yvonne!” la ragazza sentendosi chiamare e riconoscendo la sua voce si fermò e
si girò verso di lui, il ragazzo affannato le disse
“Yvonne io
devo parlarti, è stata colpa mia. Tutto questo è successo a causa mia”disse nascondendo
il viso tra le mani e scuotendo la testa, la ragazza confusa imitò ilgesto che William aveva fatto prima a lei e gli scoprì il volto, i suoi occhi erano
lucidi
“Will che ti
succede? Non è colpa tua quello che è successo…”
“Si invece!
Sono stato io a metterti quel voto assurdo, sono stato io a dirti di venire a
ripetizioni quel pomeriggio e e… se penso a quello
che avrebbe potuto farti se non fossi arrivato in tempo..” la ragazza lo
interruppe
“Smettila,
non è assolutamente colpa tua, non devi sentirti in colpa. Sono stata così
stupida ad arrabbiarmi per uno stupido voto”
“Yvonne
io... quel voto non lo meritavi, te l’ho dato apposta!” il ragazzo era
sinceramente dispiaciuto e non riuscì più a guardarla negli occhi.
“TU mi hai
messo apposta un brutto voto? E perché mai avresti dovuto farlo?” la ragazza
era sorpresa,confusa, non riusciva più a capire.
“Per farmi
odiare da te! È stato un atteggiamento infantile lo so, non avrei dovuto farlo.
Ho pensato che se mi avresti odiato non avrei corso nessun rischio, ma poi mi
sono subito pentito e ho capito che non posso stare senza di te!” detto questo
la guardò negli occhi, i profondi occhi della ragazza brillavano di rabbia e di stupore
“Correre dei
rischi? Quali rischi?” Yvonne era sempre più confusa
“Il rischio
di innamorarmi di te!” a queste parole il cuore di Yvonne si fermò, continuò a
fissarlo senza dire una parola, William la guardava e non sapeva cosa fare, il
desiderio di baciarla era troppo forte e mentre stava avvicinando il suo viso a
quello della ragazza lei si allontanò velocemente e disse:
“Quello che
hai fatto è ignobile. Potrei farti licenziare. Sei tu che venivi a parlarmi,
sei tu che mi hai dato confidenza. Se non mi volevi tra i piedi bastava dirlo.
Sai ti pensavo diverso e invece sei come tutte le altre persone” gli occhi
lucidi per la rabbia e la tristezza per essere stata pugnalata alle spalle girò
i tacchi e cammino velocemente dando le spalle al ragazzo
“Yvonne
scusa. Io non volevo questo. Ti prego perdonami” la ragazza continuò a
camminare piangendo e quando arrivò in camera sua si distese sul letto e
continuò a piangere. Quando riuscì a calmarsi ripensò a tutto quello che era
successo. Forse Era stata troppo dura con il professore, ma lui aveva tradito
la sua fiducia. Ma nonostante tutto non riusciva ad essere arrabbiata con lui,
era troppo legata a lui per odiarlo. Cercò con tutte le sue forze di odiarlo ma
non ci riuscì. Decise che la mattina dopo sarebbe andata a parlargli e
avrebbero chiarito.
Gray non
riuscì a darsi pace, per tutti il pomeriggio ripensò allo sguardo della ragazza
che lo guardava disgustata. L’aveva tradita, aveva fatto del male alla persona
a cui voleva più bene. Ormai era troppo tardi per tornare in dietro, l’aveva
persa e doveva rassegnarsi.
Yvonne
rimase per tutto il pomeriggio in camera seduta sul suo letto e ripensare a
quello che Will le aveva detto. Era stato un stronzo a metterle un voto che non
meritava ma non riusciva a provare rancore e nella sua mente riecheggiava
sempre la stessa frase –Il rischio di innamorarmi di te- lo stesso “rischio”
che lei stava involontariamente correndo. Fino a quel giorno aveva sempre
pensato che fosse solo una banale attrazione quello che provava per il
professore ma non era così, l’aveva capito mentre il ragazzo si avvicinava a
lei per baciarla e lei dovette combattere contro se stessa per resistergli. Ma
non poteva amarlo, per la differenza d’età per il fatto che lui fosse il suo
professore, doveva assolutamente tenersi alla larga da lui.
William
continuava a pensare a lei, non poteva arrendersi senza combattere doveva
andare a parlargli e non poteva aspettare la mattina. Decise di andare da lei. Erano
le otto ,bussò alla porta della sua stanza. La ragazza le aprì e appena lo vide
trasalì
“Lo so che
non ti aspettavi la mia visita ma devo assolutamente parlarti!” con un gesto la
ragazza lo invitò ad entrare
“Le tue
amiche non ci sono?”
“No, sono andate
in camera di Shannon per festeggiare il suo compleanno.” Rispose la ragazza
“E perché tu
non sei andata?” chiese il ragazzo imbarazzato
“Non sono
del umore adatto per andare ad una festa, ti dispiacerebbe arrivare al punto?
Sono stanca”
“Oh si scusami.
Sono venuto per dirti…” non sapeva che parole usare.
Decise allora di non usare parole
“Veramente
sono venuto per darti una cosa…”disse mentre si
avvicinava alla ragazza, lei vedendo che le mani del ragazzo erano libere gli
chiese:
“Cosa devi
darmi?” il ragazzo senza risponderle le prese il viso tra le mani e le diede un
bacio. Yvonne sentì le calde mani del professore sulle sue guance e subito dopo
le sue morbide labbra sulle sue, non esitò a ricambiare il bacio cingendo il
collo del ragazzo con le sue braccia.
Ciao
a tutti! Ecco un nuovo capitolo. Che ne dite? Fatemi sapere. Ringrazio tutti
quelli che recensisco e chi ha messo la mia storia tra le
SeguiteRicordarePreferite. Un bacio a tutti al prossimo capitolo. BUON ANNO A
TUTTI!!!
Le loro
bocche si incontrarono unendosi in una danza, quelle labbra che per tanto tempo
si erano bramate ora, finalmente,
potevano congiungersi. Le mani morbide di Williamsi insinuarono tra i capelli della ragazza,
mentre il bacio diventava sempre più ardente. Yvonne dapprima confusa, gettò le
bracciaintorno al collo del ragazzo e
ricambiò il bacio. Non seppero mai quanto durò quel bacio, se un minuto o un’ora,ma
capirono quando si staccarono che quella era la cosa che tutti e due
desideravano di fare fin dal primo momento che si videro. Si guardarono
intensamente negli occhi senza parlare, le guance del ragazzo ardevano mentre
la ragazza, ancora inebriata dal sapore delle sue labbra lo guardava estasiata
senza sapere cosa dire. Il
silenzio fu rotto dal suono della maniglia della porta, segno che Joanna stava
rientrando. I due ragazzi si staccarono subito dall’abbraccio con cui erano
incatenati e salutando con un filo di voce, Gray uscì velocemente dalla stanza
lasciando Yvonne con lo sguardo fisso a terra confusa.
“Ehi che ci
faceva il professor Gray qui?” chiese Joanna a Yvi
“Willia… ehm
il professore era venuto a darmi degli esercizi per recuperare il voto del
compito” rispose, dicendo la prima cosa che le venne in mente.
“ Tu
vorresti farmi credere che il professore è venuto qui, a mezzanotte per darti
degli esercizi?” Joanna era sospettosa
“ Si, è
venuto qui intorno alle nove poi si è messo a spiegarmi delle cose che non
avevo capito e senza accorgercene si è fatto tardi, cosa c’è di strano?” la
ragazza si stava impantanando nelle sue bugie.
“Bè qualcosa
di strano c’è… Sai ho visto come guardi il professore, credo che ti piaccia”
“Ma.. ma..
ma stai scherzando?!!! Il prof. Ma dai!, ma l’hai visto? A chi potrebbe mai
piacere uno così” il suo viso era in fiamme, era così evidente quanto le
piacesse Will?.
“ Ok ok, non
ti scaldare. Stavo solo scherzando. Comunque dove sei andata questa mattina
dopo l’ora di matematica? Non ti ho vista a storia e a biologia”, ecco, Yvonne
era entrata di nuovo nel panico era rimasta di ghiaccio dopo quella domanda,
ora cosa avrebbe inventato? La sua mente non era abbastanza lucida per
inventare altre bugie.
“Ehmm sono
tornata in camera perché non mi sentivo bene, ora se non ti dispiace vado a letto,
sono molto stanca” e si mise a letto
“ Va bene
volevo solo chiacchierare dato che oggi non ti ho vista per niente” disse
ironicamente Joanna
“Buonanotte!”
“D’accordonon hai voglia di parlare, buonanotte Yvi”
La mattina
successiva Yvonne si alzò dal letto ancora più confusa. Aveva davvero baciato
il suo professore di matematica? Sperava che fosse tutto un sogno, ma invece
no, il ricordo era marchiato a fuoco nella sua mente e rivederlo le provocò una
sensazione indescrivibile. Ricordarsi le sue mani tra i suoi capelli, il suo
respiro sul suo viso e il sapore della sua bocca suscitò in lei violente scosse
che le percorrevano il corpo. Si vestì senza rendersi conto di quello che stava
facendo, pensando soltanto a quel bacio, senza neanche curarsi di quello che l’amica
le stava dicendo, venne richiamata all’attenzione soltanto quando l’amica la
strattonò
“Ehi ma mi
stai ascoltando?”
“No scusami”
“Aaah Yvi ma
cosa ti sta succedendo in questi giorni?Sei sempre con la testa fra le nuvole, che ti fossi davvero innamorata?!”
disse la ragazza a mò di battuta
“Ah forse”
rispose Yvonne rendendosi conto solo a frase già pronunciata di quello che
aveva detto, fortunatamente Joanna aveva una capacità di attenzione molto bassa
e non ascoltò quello che Yvi le stava dicendo e le risposa cambiando discorso.
“Ehi oggi è
venerdì! Questo vuol dire che domani ci divertiremo! Iuuuhuuu!!!” disse l’eccentrica
ragazza saltellando lungo la stanza
“Mi dispiace
rovinare tutto il tuo entusiasmo ma questo sabato dovrai divertirti senza di me”
“Cosa? E perché
mai?”
“ Guarda qui”
le disse porgendole un busta contenente un invito per una festa stampato su
carta pregiata,
“ Devo
andare alla festa di compleanno della mia sorellastra Marika, mi verrà a
prendere un autista questo pomeriggio e mi riporteranno domenica sera. Non si
disturbano nemmeno di venirmi a prendere”
“Bè ce l’hanno
con te da quando hai deciso di andartene da casa e di trasferirti qui” le
rispose l’amica con tutta la sua sincerità
“Si hai
ragione. Ma non mi pento di essermene andatada quella casa, non mi sono mai sentita a mia agio con loro. Poi dopo la
violenta lite tra me e Marika per Richard” fece una pausa, per il senso di
nausea che le dava pronunciare quel nome ma poi riprese “non era possibile continuare
a vivere sotto lo stesso tetto.”
“Va bè tieni
duro per questi giorni” disse Joanna aprendo la porta e avviandosi lungo il corridoio
con la sua amica. Quando ormai erano arrivate nel bar della mensa della scuola
per fare colazione a Yvonne tornò in mente Gray e disse all’amica:
“Ehi ma oggi
non abbiamo matematica,vero? Chiese quasi sconvolta
“Come no? Alla
prima ora!” le rispose addentando la sua brioche.Yvonne rimase pietrificata, non sapeva
come comportarsi in presenza del professore dopo quel bacio, e farla trasalire
ancora di più arrivò al suo orecchio una voce calda, morbida,rassicurante e
solo una persona poteva avere quella voce:
“ Mi dia un
caffè, perfavore!” era la voce di William, avrebbe potuto riconoscerla fra
mille, ed era proprio alle sue spalle, si girò di scatto per guardarlo e lo
vide. Più bello che mai mentre afferrava il suo caffè e la guardava, le regalò
il suo sorriso e la salutò:
“Buongiorno
Campbell!”
“Buongiorno professore”
balbettò la ragazza piena d’imbarazzo, e si accorse dalle guance del ragazzo
che anche lui era in imbarazzo anche se non voleva darlo a vedere. William con
il suo cappotto lungo e la sua tracolla si avviò verso l’aula lasciando la
ragazza senza parole. Il suono della campanella richiamò tutti gli studenti
nelle loro aule, anche Yvonne e Joanna. Il professore era già in classe e tutti
gli altri ragazzi erano seduti:
“Su ragazze,
vi stavamo aspettando” le esortò il professore ridacchiando.
“Bene,
adesso che ci siamo tutti possiamo iniziare la lezione. Da oggi inizieremo il
ripasso di tutto il programma dato che alla fine di quest’anno vi diplomerete”
continuò il giovane sorridendo e gesticolando.
“Se qualcuno
potrebbe prestarmi un libro di testo, così vediamo quali esercizi svolgere.
Campbell vuoi darmi il tuo? “ la ragazza si alzò e lentamente avanzò verso la
cattedra attenta a non incrociare lo sguardo con quello di William, gli porse
il libro e tornò immediatamente a sedersi.Durante tutta la lezione la ragazza rimase con la testa bassa a fare gli
esercizi che assegnava il professore senza alzarla maiper non incontrare gli occhi magnetici del
ragazzo. Finita l’ora tutti i ragazzi si erano alzati per recarsi in palestra e
Yvi era rimasta sola per andare a riprendere il libro che aveva dato al suo
professore.
“Grazie
Campbell, ricordati di fare gli esercizi a pagina 284” le disse il ragazzo
senza guardarla. Mentre la ragazza si avviava in palestra aprì il libro a
pagina 284 per vedere quali esercizi le avesse assegnato, ma una volta aperta
la pagina vi trovò un foglietto ripiegato. Aprendolo vi riconobbe subito l’ordinata
calligrafia di Will
Possiamo vederci alle 15.00
nell’aula 18, ho bisogno di parlarti.
William
Il panico
avvolse Yvonne. Cosa mai avrebbe voluto dirgli quel pomeriggio? Che non voleva
vederla più? Che era stato tutto un errore?, si convinse che doveva per forza
esserci uno di quei motivi, e rimase per tutta la mattina in silenzio a
decidere se andare o no.
Ore 14.30
aveva deciso di non andare all’appuntamento
Ore 14.45
aveva deciso di andare. Doveva affrontare la verità.
Ore 14.55 si
era convinta a non andare sicura che quello che le avrebbe detto il professore
le avrebbe fatto solo male.
Ore 15.01
stava aprendo la porta dell’aula 18. Appena aprì la porta vide davanti a lei
Will seduto sulla cattedra che la guardava coni suoi immensi occhi e non appena lei chiuse la porta le andrò incontro
e la baciò. La prese tra le braccia e la baciò come non aveva mai baciato
nessuno, questa volta la ragazza ricambiò subito il baciò. Alla fine si
guardarono negli occhi e a Yvonne le sembrò di scorgere delle lacrime negli
occhi del ragazzo.
“Yvi,
perdonami ma io non ce la faccio a stare senza di te”
“Will,
neanche io” il ragazzo la interruppe.
“No, Yvonne
aspetta, fammi finire. Non so cosa mi sia successo ma non ho mai provato niente
del genere per un’altra persona. Anche se ci conosciamo da poco io non posso
fare almeno di pensare a te. Io.. io.. mi sono innamorato di te. Ma so perfettamente
che non possiamo stare insieme.”
“Will anche
io penso di amarti. Anche solo pensarti provoca in me delle reazioni che mai
nessuno mi aveva fatto sentire. Perché due persone che si amano non potrebbero
stare insieme?”
“Perché io
sono un tuo professore, e inoltre sono molto più grande di te.”
“No lo verrà
a sapere nessuno che stiamo insieme, e poi io fra tre mesi compirò 20 anni, ho
perso un anno a causa dell’adozione”
“Sarebbero
comunque 6 anni”
“Ma nell’amore
l’età non conta!”
“Scusami ma
non può funzionare tra noi, ti fatta venire qui per dirti che ti amo, ma che
non ho il coraggio di amarti, spero che potrai perdonarmi” lasciò Yvonne senza
parole, le diede un leggero bacio sulla fronte e se ne uscì dall’aula. Nel
momento in cui porta si chiuse, la ragazza cadde in pianto disperato, non
avrebbe mai pensato che potesse innamorarsi del suo professore aveva sempre
pensato che fosse semplice attrazione o una banale infatuazione, e invece
adesso aveva capito che si era veramente innamorato di lui, come anche lui di
lei. Ma il loro era un amore impossibile.
Asciugatasi le
lacrime risalì in camera sua, prese la sua valigia salutò Joanna e scese le
scale. Rimase ad aspettare per un paio di minuti, poi finalmente la macchina
dai vetri oscurati arrivò per portarla a casa. L’unico pensiero che aveva era
quello di dimenticarsi di Will.
Rieccomi!!!So che vi ho fatto aspettare molto ma ho
avuto una sorta di blocco dello scrittore. Spero di essermi fatta perdonare scrivendo una
capitolo abbastanza lungo. Nel prossimo capitolo conosceremo la famiglia di
Yvonne, e capiremo chefine hanno fatto
Marika e Richard, come alcune si voi mi hanno chiesto. Colgo l’occasione per
scusarmi per gli errori grammaticali che di tanto in tanto faccio nei capitoli,
sono dovuti al fatto che non rileggo quasi mai quello che scrivo, e che scrivo
talmente in fretta che faccio degli errori, per questo mi scuso ancora. Ringrazio
tutti quelli che leggono, quelli che metto la storia tra preferiti- ricordare-
seguiti e soprattutto tutte quelle che recensiscono, soprattutto a Katia24 e a Miss_Riddle mie
assidue commentatrici. Baci a tutte!! Al prossimo capitolo!!
Yvonne era
seduta sul sedile posteriore della vettura, gli occhi lucidi, lo sguardo
piantato fuori dal finestrino e nessuna voglia di parlare. Il suo caro amico
Max, l’autista tentò varie volte di instaurare un discorso con la giovane ma dopo svariati
tentativi getto la spugna. Dopo quasi 40 minuti, arrivarono finalmente all’immenso
cancello di ferro battuto che subito si spalancò per far entrare l’auto, e si
mostrò ai loro occhi l’immensa residenza dei Campbell. Una villa di due piani
circondata da una fitta boscaglia, sul retro sorgeva un’immensa piscina fornita
persino di scivolo acquatico e una dependance. Nel parcheggio davanti casa c’era
la Ferrari rossa del signor Jonathan Campbell proprietario di un’industria
farmaceutica che si tramandava da generazioni; poi c’era la Porche bianca della
signora Meredith Campbell e poi la Jaguar nera di Marika. Appena Yvonne scese
dall’auto le si fiondarono incontro i camerieri che le presero la valigia e la
condussero in casa come se fosse un’ospite, appena aperto l’imponente portone
la ragazza si trovò davanti la sua sorridente “famiglia”.
“Yvonne,
quanto ci sei mancata!” le andò incontro sua madre abbracciandola cercando di essere
più convincente possibile.
“Ciao mamma”
rispose la ragazza ricambiando l’abbraccio
“Ehi, ci
sono anche io!” disse il signor Campbell aprendo le braccia per accogliere la
sua figlia adottiva.L’unica che rimase
in disparte fu Marika e spettò a Yvonne andare a salutarla
“Ciao” disse
la ragazza imbarazzata,
“se Pensi
che ce l’abbia ancora con te per quella assurda scenata che hai fatto ti sbagli
di grosso.” Rispose la sorellastra con la sua solita freddezza
“Bene, mi fa
piacere!” le rispose Yvi a sua volta fredda e acida dandole le spalle.
“ Bene Yvi
sai dove è camera tua, mangiamo alle otto noi ora dobbiamo uscire!” le disse la
madre prendendo la giacca e dirigendosi verso l’uscita con sua marito e sua
figlia Marika. Yvonne, da un parte delusa di non essere stata invitata e da una
parte felice di non aver dovuto fingere di divertirsi in loro compagnia andò in
camera sua e appena si distese sul letto cadde in un sonno profondo.
“Ehi
svegliati” Yvonne si alzò spaventata dal modo di svegliarla di sua sorella e le
disse:
“Ehi piano,
mi hai spaventata”
“oh mi
dispiace” rispose sarcastica sua sorella e poi riprese: “Vieni giù, stiamo per
cenare.” E uscì dalla camera
Yvonne scese
in sala da pranzo dove tutti era già seduti ai loro posti, appena si sedette i
camerieri iniziarono a portare le pietanza raffinate sul tavolo e Yvonne non potè non notare che erano stati usati piatti in ceramica
pregiati, bicchieri di cristallo e posate d’argento appena lucidate. Per buona
parte della cena nessuno proferì parola, poi il signor Campbell si schiarì la
voce e esordì dicendo:
“Bene Yvi,
dopo essere tornata a casa tua sono sicuro che tu non voglia tornare a vive a
scuola” , la ragazza lo guardò con aria confusa
“Abbiamo
accontentato il tuo capriccio di andartene per un po’ da noi perché abbiamo
pensato che si trattasse di uno dei capricci dell’adolescenza e perché fosse
giusto allontanarvi per un po’ dopo quel assurdo litigio per quel Richard” , a
Yvonne si chiuse immediatamente la gola iniziò a tossire nervosamente.
“Ma adesso
basta!Siamo stanchi di sentire gli
altri che ci chiedono come mai tu te ne sia voluta andare.”Continuò ancora Jonathan, e Yvi decise di
rispondere
“Ma io mi
trovo benissimo nel dormitorio della scuola. Divido la camera con Joanna e…” fu interrotta da Marika che disse:
“Ah chi? Quel
fenomeno da baraccone!” ridendo
“Non ti
permetto di parlare così di una mia amica!” disse Yvi alzandosi dalla sedia
“Ehi Ehi
basta voi due! Non vorrete mettervi a litigare a tavola!” disse Meredith, ci fu un attimo di silenzio
poi Jonathan riprese:
“Comunque
sia, tu lunedì torni a star con noi!”
“Ma io non
voglio. Io adesso finalmente sono felice, ho degli amici , credo più in me
stessa e mi sono perfino innamorata!” disse Yvonne con gli occhi lucidi.
“Perché cosa
ti è mai mancato qui? Non ti sei trovata bene con noi!? “ disse suo padre
“Papà
lasciala perdere non vedi che è solo un’ingrata?” disse Marika alzandosi e
andandosene.
“No io vi
ringrazio per tutto quello che avete fatto per me, ma sto bene a scuola e
voglio restare lì che vi piaccia o no. Non mi importa nulla di quello che
pensano gli altri” concluse Yvonne andandosene in camera sua.
Rimase per
tutto il sabato chiusa in camera, senza neanche scendere per mangiare per non
vedere i membri della sua famiglia. Soprattutto sua sorella, fino a qualche
mese prima era inseparabili e poi, dopo che le aveva soffiato il ragazzo, era
diventata acida anche con lei e non le aveva più rivolto la parola se non per
farle del male. Mentre stava ascoltando l’ipod entrò
in camera sua madre.
“Ti
disturbo?” disse sua madre sedendosi di fianco a lei sul letto, in mano aveva
una scatola abbastanza grande
“No, mamma”
le disse Yvonne togliendosi le cuffie e facendole un sorriso.
“Non far
caso a quello che dice tuo padre, non è mai stato bravo con le parole. È solo
che lui ti vorrebbe ancora con noi perché ti vuole bene”
“Lo so
mamma, ma io non voglio tornare qui. Vi voglio bene lo stesso però”
“Ma certo. Se
tu stai meglio lì, nessuno ti costringerà a tornare” le disse sua madre
rivolgendole un sorriso rassicurante, per poi continuare:
“Ho solo una
cosa da chiederti. Potresti risanare il rapporto tra te e Marika? Eravate inseparabili
da piccole e adesso non ce la faccio a vedervi così”
“Mamma
questa situazione fa male anche a me, ma io ho provato a parlarle ma lei non
vuole saperne niente”
“So
benissimo cosa ha fatto. Ti ha rubato il ragazzo, e tu avevi tutte le ragioni
del mondo, ma forse la lite qua a casa è stata un po’ esagerata”
“Hai ragione
mamma. Ma ero fuori di me”
“Ti posso capire. Va bè comunque, ieri pomeriggio quando siamo usciti siamo
andati a comprarti questo per la festa di questa sera” e le porse il pacchetto
“Oh grazie”
la ragazza lo aprì e ne uscì fuori un vestito bellissimo.Di un blu cobalto, lungo fino alle ginocchia
con uncollo fatto di pietre pregiate
dorate e di diverse tonalità di blu.
“Mettilo che
la festa comincia tra poco” le disse sua madre uscendo dalla stanza.
Yvonne mise
in vestito che le stava d’incanto abbinandoci dei sandali con il tacco dorati,
degli orecchini di topazi azzurri e una pochette dello stesso colore del
vestito. Scese nella sala della festa, dove al pianoforte vi era un compositore
che suonava un sottofondo musicale gradevole, vi era poi un lungo tavolo da buffet
e dei camerieri che camminavano per la stanza offrendo Champagne e tartine. Con
lo sguardo la ragazza cercava sua sorella per poterle fare gli auguri, e la
vide in fondo alla stanza con un meraviglioso vestito Dior nero con una
scolatura a cuore e una fascia verde smeraldo sotto al seno, con i capelli
castani raccolti e sottobraccio ad un giovane ragazzo che da lontano Yvonne non
riuscì a riconoscere.
“Auguri
Marika!” le disse Yvonne mentre sua sorella era girata, nel momento in cui sua
sorella si voltò, la ragazza riconobbe il ragazzo che si trovava con lei… era Richard.
“Oh grazie
Yvi. Ti ricordi di lui? è il mio ragazzo Richard!” le disse Marika sorridendo. Il
volto di Yvonne perse subito colore e ebbe solo la forza di sorridere e
allontanarsi velocemente.
Mentre stava
per prendere da bere, le si avvicinò un imponente figura da dietro che le
disse:
“Come sta il
tuo amichetto?”, quella voce la fece rabbrividire ma raccolse il coraggio per
rispondere.
“Allontanati
velocemente altrimenti inizio ad urlare”
“Ehi calmati
volevo solo fare due chiacchiere” disse ridendo il ragazzo
“Bè io non
ne ho nessuna voglia!”
“Oh come ti
scaldi subito, tua sorella è molto più disponibile di te in tutti i sensi” le
disse mentre Yvonne stava risalendo le scale per andare in camera sua, quando
lui le si ripresentò di nuovo davanti:
“Una sola
parola sua quello che è successo a scuola tra me e tua sorella e tu e il
professorino siete morti”
“Richard non
mi fai paura. È comunque puoi stare tranquillo, non le dire che sei un porco, e
non le dirò di stare attenta. Per me potete andare tutte due all’infermo!”
La ragazza
salì in camera sua e si gettò sul suo letto a piangere, i ricordi
riaffiorarono. Richard che tentava di stuprarla, Will che la baciava e che poi
le dice che non aveva il coraggio di amarla, questi ricordi tornarono a
torturarla. Per due giorni era riuscita a dimenticarsi di quanto amava Gray, ma
adesso non ne aveva più la forza, il suo muro era crollato e avrebbe dato la
sua anima per trovarsi nelle esili braccia del giovane, dove si sentiva
protetta e al sicuro.
Passò l’intera
domenica in silenzio, fin quando non venne il momento di tornare a casa, la
scuola, la sua vera casa. Salutò tutti, e entrò in macchina con una sola cosa
nella mente,il suo amore per il
professore.
Ecco
un nuovo capitolo!! Come avete letto, qui si parla poco della storia d’amore
tra Yvonne e William, ma ho voluto parlare della sua famiglia per dare un idea
di come era la sua vita prima di incontrare Will. Vorrei tanto sapere cosa ne
pensate, anche perché non so se vi piace e se dovrei andare avanti, vi prego
fatemi sapere. Comunque qui sotto ci sono le foto del vestito di Yvonne e di
Marika. Al prosssimo capitolo!!