Age of darkness

di NeNa_94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


capitolo 1

1 capitolo

Una radura, una vasta radura, si. sono proprio in tanti, ma anche noi siamo in tanti. loro ci vengono incontro. finalmente siamo ad armi pari, impossibile capire chi rimarrà vivo alla fine. Aspettiamo solo un segnale. Un ordine dalle menti avversarie e ci lanceremo contro di loro, non se lo aspettano. Abbiamo tanti talenti tra noi.
salverò coloro che amo o morirò nel tentativo. non avrebbe senso vivere senza di loro. Non ho paura della morte.
Io sono la morte.


Da quando Kate si era "trasferita" (morta, uccisa da qualcuno che cercavo da 3 giorni) la scuola sembrava ancora più monotona... fuori pioveva a dirotto...mi chiesi per l'ennesima volta quale fosse il motivo per cui i miei avevano deciso di trasferirsi proprio qui ad Olympia. mi torno in mente la conversazione..

-vedrai che non è poi così male! non è molto diverso da Boston.-
diceva mia madre.
-e poi ci sono 250 giorni di pioggia all'anno!-
diceva mio padre

non capivo perché li entusiasmasse tanto la pioggia. erano dei vampiri modello Milena e John, odiavano il sole, io invece lo adoravo,non mi interessava che la mia pelle brillasse se mi esponevo ai suoi raggi,appena era una bella giornata andavo subito sul tetto a godermi il suo calore visto
che non potevo andare a scuola, mentre mia madre e mio padre se ne stavano chiusi in casa.
dato che pioveva da due giorni( e credo che avrebbe continuato per molto) erano tutti di cattivo umore, la professoressa Jasian stava spiegando come coniugare il verbo andare in spagnolo. anche se io lo sapevo già...anche se avevo solo 17 anni avevo il cervello di una laureata di 30 ma nessuno sapeva il perché, apparte Kate; mi stavo annoiando a morte...non che non avessi altre amiche,conoscenti visto che quasi tutti seguivano il loro istinto e si tenevano alla larga da me,ma Kate era l'unica a sapere il mio segreto,(non credo che i Volturi avrebbero gradito che un umana sapesse il nostro segreto,ma io mi fidavo di lei) e mi aveva chiesto di trasformarla non appena avesse compiuto 18 anni, aveva voluto aspettare per non dover passare l'eternità da minorenne.
Se non fosse stato per mio fratello Manuel sarei stata quasi sempre sola, mio fratello era l'unico vampiro giovane che conoscevo, non era proprio mio fratello...lui era stato trasformato..non era un mezzo umano come me...io ero nata perché mia madre voleva disperatamente una figlia e allora mio padre ne aveva fatta una con un umana che era morta dandomi alla luce, e la mia attuale madre Milena mi aveva preso come una figlia, o almeno così mi avevano raccontato quando avevo 12 anni cioè 2 anni fa...volevo bene a mio fratello,ed ero molto protettiva nei suoi confronti , tutte

le ragazze della scuola dicevano che era bellissimo con quei suoi occhi verdi il fisico atletico e i capelli biondo cenere...
il preside interruppe i miei pensieri entrando in classe, tutti furono felici che qualcosa fermasse quella noiosissima lezione...
< Salve professoressa, scusi se interrompo la lezione ma è arrivato il nuovo ragazzo di qui le avevo parlato >
da dietro di lui apparve un ragazzo, molto alto, con i capelli nerissimi e degli occhi grigi, aveva uno sguardo penetrante, quasi ipnotico, però stranamente
quegli occhi per me erano muti, non proprio muti, però era come se non li capissi,entrai nel panico, ero abituata a sapere tutto di tutti leggendone i pensieri… era uno shock sapere che c’era qualcuno immune al mio potere, mi isolai dai pensieri degli altri, e spostai tutta la mia attenzione sulla mente dello sconosciuto, con scarsi risultati.
< Si chiama Daniel> continuò il preside < viene da Detroit , comportatevi bene con lui mi raccomando >
poi il preside uscii.
< allora Daniel parli spagnolo? >disse la prof con un sorriso, Daniel le rispose con uno spagnolo perfetto ma non migliore del mio...
< bene vedo che abbiamo un altro genio...> disse la prof seccata di avere un altro alunno che parlasse spagnolo meglio di lei
spostai lo zaino e lo posai per terra, lui si diresse verso il posto accanto al mio.
Quando si fu seduto la prof ricomincio a spiegare,ma a me non importava niente della lezione, ero catturata da quegli occhi, cercavo di capire cosa dicessero. Ma era inutile, probabilmente avvertì che lo stavo fissando perché si giro e per qualche secondo i nostri sguardi si incontrarono, io abbassai gli occhi ma sentivo che lui continuava a guardarmi, poi anche lui sposto lo sguardo sulla lavagna. Rinunciai a decifrare i suoi pensieri e mi dedicai a capire il più possibile su questo strano ragazzo.
Inspirai dal naso assorbendo il suo odore, non era un vampiro, neanche un licantropo, ma non era completamente umano. Non avevo mai sentito un odore del genere.
I resto dell’ora fu un incubo, mi sforzai di entrare in quella mente blindata, e prestai poca attenzione alla lezione, ma poco importava, qualsiasi cosa stesse spiegando la professoressa, la sapevo meglio di lei, i miei genitori avevano iniziato a insegnarmi lo spagnolo, il francese e il tedesco quando avevo 2 anni.
All’improvviso il ragazzo nuovo mi parlo.
< non sei di queste parti vero? > mi chiese, il suono della sua voce era basso e profondo, ma melodioso.
< veramente no, sono di Boston, da cosa l'hai capito? >
mi sorrise e io ricambiai un po’ diffidente
< sei troppo carina per questo posto sperduto.>
Non feci caso al complimento, continuai a indagare.
< e perché hai lasciato Detroit per venire in un paesino come Olympia? > volevo sapere il più possibile su quel ragazzo...
< mi ci hanno trascinato i miei genitori...qui sembra così noioso...>
< non è così male. ci si abitua.>
< beh se conosco qualcuno però sarà più facile ambientarmi.>
dove voleva arrivare? < si hai ragione.>mi dava sui nervi non capire che cosa gli passasse per la testa.
lo disse con un tono strano, io mi scervellai per entrare nella sua testa e capire cosa voleva, mi sforzai mentalmente come non avevo mai fatto prima.
< allora? > mi accorsi che presa dalla concentrazione non gli avevo risposto. pensai se potevo permettermi di uscire con quello strano tipo...non sapevo perché ma mi attraeva, quegli occhi penetranti sommati alla voce profonda e suadente erano un arma micidiale, e allo stesso tempo era come se qualcosa
nella mia testa mi dicesse di stargli alla larga. non che avessi paura, l'unica persona in grado di darmi del filo da torcere in combattimento era Devon, il licantropo, come forza fisica eravamo uguali. da piccoli quando eravamo amici i nostri combattimenti duravano per ore senza che nessuno dei due prevalesse sull'altro...anche se io ero avvantaggiata perché gli leggevo nel pensiero lui cercava di seguire solo l'istinto...poi lui aveva scoperto di essere un licantropo e i nostri genitori ci avevano separati. < alle sette?> in quel momento suonò la campanella. < certo, certo>dissi un po’ stordita. quel ragazzo mi faceva uno strano effetto…di solito avevo la risposta pronta, ma quel tipo rallentava i miei riflessi.
< allora ciao ci vediamo sabato, ti passo a prendere ciao!>
prima che potessi ribattere era sparito, mi avviai veloce verso il parcheggio, volevo solo andare a casa e non pensare più a quello strano incontro.
Vidi mio fratello che parlava al telefono appoggiato alla nostra macchina (un BMW X5,l’avevo detto ai miei che quella macchina era esagerata per quel paesino sperduto, ma mio fratello aveva insistito e alla fine l’avevano comprata). nei pensieri di Manuel c'era preoccupazione, ma quando mi vide chiuse la telefonata ed entro in macchina aspettandomi
io entrai e mi sedetti. quando la portiera fu chiusa provai a leggere nei suoi pensieri ma lui cercava di buttarmi fuori dalla sua mente in tutti i modi
< Manuel che succede?.>
< Niente.>
< avanti Manuel, sai che mi dà sui nervi non sapere le cose, dimmelo>
iniziavo ad arrabbiarmi, mio fratello e i miei mi nascondevano qualcosa. < Manuel sei
insopportabile, sai che non sopporto di starti vicino quando mi chiudi la mente.> Manuel era l’unico che poteva chiudermi fuori dalla sua mente se voleva, e non lo sopportavo quando lo faceva. < allora non sopportarmi, scendi e vai a piedi> disse secco lui. < è esattamente quello che farò!> scesi dalla macchina sbattendo la portiera che si incrino leggermente, lui ripartì a razzo. Mi sentivo strana, la rabbia era alle stelle, Manuel non era mai stato così brusco, sentivo caldo, troppo caldo… non era normale, improvvisamente sentì che i battiti del mio cuore acceleravano, istintivamente mi inginocchiai, il cuore mi batteva così forte da sembrare che da un momento all’altro il mio petto si sarebbe aperto in due,emisi un gemito, ero così presa dal dolore che non mi accorsi di quello che mi stava succedendo, sulle mie braccia cresceva velocissimo del pelo bianco, i miei denti si allungavano di più di quando ero una vampira, fino a diventare delle zanne, le mie unghie erano artigli, quando tutto fu finito, mi accorsi che ero a quattro zampe ed ero completamente ricoperta di pelo bianco, al posto del mio viso c’era un muso allungato,simile a quello dei cani, Corsi a guardarmi nel laghetto del bosco affianco alla strada, per un momento non mi riconobbi nell’immagine che si specchiava nel lago, era un bellissimo, enorme lupo bianco, il pelo bianco aveva dei bellissimi riflessi violetti che gli davano un aria di maestosità, avevo sempre pensato che il pelo di Devon fosse bellissimo ma questo lo superava. Poi realizzai che quel magnifico lupo bianco ero io! Ma come era possibile? io non ero una licantropa,i miei genitori dovevano spiegarmi un paio di cose, però rima dovevo tornare normale, non potevo tornare a casa in quello stato!
cercai di ricordare dell’unica volta che Devon mi aveva parlato di come si trasformava, quando mi aveva spiegato cosa era diventato, io me ne ero andata sconvolta, lui mi aveva detto che c’erano 2 modi di trasformarsi, uno era provando una grandissima rabbia, altrimenti bisognava entrare in un particolare stato mentale, sgombrare la mente, e vedere nella testa la propria immagine da lupo, aveva detto che all’inizio bisogna fare pratica, ma poi si impara anche a trasformarsi con un solo pensiero, comunque a me non importava diventare di nuovo un lupo, volevo sapere come tornare umana! Forse se avessi utilizzato il secondo metodo però pensando a me come persona avrebbe funzionato, mi sdraiai, o meglio, mi accucciai a terra e sgombrai la mente, poi dal nulla della mia testa feci spuntare la mia immagine, dopo qualche tentativo ci riuscì e fortunatamente tornai normale, mi tastai le braccia e il viso contenta di essere tornata nel mio corpo, mi ripromisi di non arrabbiarmi mai più, non ci tenevo a tornare come prima, correi verso casa cercando di dimenticare quello che mi era successo, ma l’immagine del bellissimo lupo bianco tornava nella mia mente… e desideravo di poter diventare di nuovo quella creatura straordinaria Era impossibile dimenticare,l’unica cosa da fare era capire cosa mi stava succedendo.       

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


capitolo 2

Capitolo 2

                                                                                              Decisi che avrei chiesto aiuto a Devon. prima di dirlo ai miei genitori, anche se mi dava la nausea dover chiedere aiuto a un licantropo, lui era l’unico che poteva aiutarmi. Quando entrai l’entrata era deserta,e nella casa aleggiava un clima di tensione, sentivo distintamente un chiacchiericcio nervoso proveniente dal piano di sopra, in salotto, riconobbi la voce di mia madre e quella di 6 sconosciuti.
-È arrivata… .- 
Pensò mio padre teso.
Ma cosa stava succedendo?Salì le scale fino al soggiorno del piano di sopra, e quando entrai trovai seduti i miei genitori con sei persone che non avevo mai visto,erano tutti a coppie ma sembrano una famiglia,dovevano essere un clan, avevo sentito dire che alcuni vampiri si riunivano in questi gruppi. Stranamente avevo come l’impressione di averli già visti, non sapevo dove, scandagliai ogni angolo della mia memoria e non li trovai, ma la sensazione di familiarità non se ne andava. Nella poltrona affianco al divano dove sedevano i miei stava una coppia strana, una ragazza con i capelli corti e un vestito azzurro lungo fino al ginocchio con la gonna larga, aveva gli occhi gialli come tutti apparte i miei, viola, e quelli del suo compagno, nerissimi, doveva aver sete, la sua espressione e i suoi pensieri confermavano questa ipotesi anche se cercava di non darlo a vedere, lui la abbracciava con fare protettivo, affianco a loro erano seduti quelli che sembravano essere i genitori di tutti anche se probabilmente avevano solo qualche anno in più degli altri, l’uomo aveva i capelli biondi corti,ed era pallidissimo, la donna invece aveva i capelli bruni con riflessi biondi, e quello che mi colpi di lei fu la dolcezza che emanava dagli occhi e da tutto il corpo, in piedi affianco alla porta stavano un ragazzo con una canottiera attillata senza maniche nonostante fosse marzo, che sembrava scoppiare per tutti i muscoli che aveva lui, la ragazza affianco a lui era la più bella che avessi mai visto e nonostante portasse solo dei jeans scoloriti e una felpa bianca appariva lo stesso bellissima, era bionda, e mi guardava con aria di superiorità. < tutto bene mamma?> dissi diffidente guardandomi intorno, la bionda mi guardo di rimando con uno sguardo di sfida. Quella ragazza non mi piaceva. < siediti tesoro > disse mia madre indicandomi il posto accanto a lei,
-sapevo che sarebbe arrivato il momento ma pensavo di avere ancora un po’ di tempo-
pensò poi con tristezza.
< Il momento per cosa mamma?>le chiesi dolcemente.
< allora è vero che legge il pensiero come Edward… ne dubitavo.> disse la bionda con ironia.
< zitta rose…> disse la ragazza coi capelli corti, aveva una voce squillante ma melodiosa. Il tono non era arrabbiato, piuttosto stanco, come quando si dice a un bambino che non deve fare una cosa per la milionesima volta, poi continuò rivolta a me < Jenny ti ricordi di noi?> ignorai la sensazione di familiarità nel mio cervello e feci di no con la testa. < Io sono Alice, Probabilmente ti starai chiedendo cosa siamo venuti a fare a casa tua, domanda intelligente, noi siamo qui per raccontarti una storia. siediti.> io mi sedetti affianco a mia mamma,le presi la mano, mi guardai intorno e vidi che mi guardavano tutti, non mi piaceva stare al centro dell’attenzione, perciò non mi rilassai e rimasi diffidente. < Sei identica a tua madre lo sai?> io guardai Milena, e lei abbasso gli occhi
< no, non lei.>rimasi sorpresa, la mia vera madre a casa mia era un argomento tabù. mio padre mi aveva raccomandato di non parlarne mai davanti a Milena perché per lei il tradimento era stato terribile. Per anni mi ero tenuta dentro milioni d domande senza poter avere risposte, se in quel momento c’era la possibilità di saperne di più avrei approfittato il più possibile
< tu conoscevi la mia vera madre?>chiesi alla ragazza dai capelli corti.
< in un certo senso, però per capire devi prima ascoltare la storia>annui.
La ragazza guardo la donna dagli occhi dolcissimi
< ciao Jenny, io sono Esme, vedi, la razza dei vampiri-umani come te non è sempre esistita, una trentina di anni fa un vampiro si innamoro di un umana, e da lei ebbe una figlia, lui subito dopo trasformo la madre in modo che non morisse di parto, la figlia era per metà umana e metà vampira,come te, la bambina cresceva a un ritmo vertiginoso e quando aveva poche settimane dimostrava già alcuni anni, quando la bimba raggiunse i 17 anni smise di crescere, era una bellissima ragazza, e si innamoro del migliore amico della madre, un licantropo, ebbero 2 figli un maschio e una femmina, Ma i volturi non accettarono questa unione, perche pensavano che i piccoli sarebbero state creature troppo forti da controllare, visto che erano metà vampiri, metà umani e metà licantropi,così i volturi diedero la caccia alla famiglia, la madre e il padre per tenere al sicuro i bambini decisero di separarli e affidarli a delle famiglie di vampiri normali finche non fossero cresciuti, ma i volturi riuscirono a trovarli e catturarono i genitori e i nonni ma per fortuna i bambini erano con il resto della famiglia che riuscì a portarli alle due famiglie, e dissero ai volturi che i genitori avevano nascosto i bambini in un posto che nemmeno loro conoscevano, i volturi li stanno cercando ancora oggi, ma è arrivato il momento che i figli tornino e liberino i genitori e i nonni.>aveva raccontato tutto con tanto ardore che mi era sembrato di vedere le immagini della storia che mi passavano davanti, poi mi venne un dubbio.
< la credevo più sveglia…>disse la ragazza bionda affianco alla porta.
Alice la guardo male, poi torno a guardare me.
< Jenny tu sei una di quei due bambini figli di una mezza vampira e di un licantropo >
improvvisamente mi fu tutto chiaro, la trasformazione nel bosco, la mia strana passione per il sole, e mia madre e io padre non mi parlavano mai delle mie origini, avevo capito tutto, ma non significava che lo accettassi, durante tutta la mia vita non avevo vissuto altro che bugie, le persone che mi avevano cresciuta e che avevo amato, mi avevano mentito per tutto questo tempo, mi sentivo tradita, sola, avevo perso la ma migliore e unica amica, e ora anche la mia famiglia, feci le scale di corsa e usci dalla porta, mio fratello era in veranda, quando  mi vide correre via fece per
seguirmi.
-lasciatemi in pace!-
Gli trasmisi il pensiero nella mente,come se lo avessi gridato, sul momento non mi accorsi di quello che avevo fatto,poi quando lo capii, la rabbia non fece che aumentare, perfetto! Un altro potere che non sapevo neanche di avere, Manuel sembrava sorpreso quanto me, ma poi rientro con un solo pensiero 
-Stai attenta.-
Continuai a correre, senza fare caso a dove andassi, volevo solo allontanarmi da tutte quelle bugie, continuai a correre a correre nella foresta. finche non mi trovai vicino a un laghetto,  e mi sedetti su un masso affianco all’acqua. con una mano mi abbracciavo le ginocchia, e con la punta delle dita dell’altra sfioravo l’acqua. cercai di mettere in ordine quello che avrei dovuto fare,oggi era giovedì , ma domani non sarei andata a scuola, dovevo parlare con Devon, e poi alice aveva detto che avevo un fratello e una sorella, dovevo trovarli, lunedì sarei partita con tutti gli altri, Esme aveva detto che avremmo dovuto liberare i miei genitori e i mie nonni, era strano ormai se pensavo alle parole mamma e papa non vedevo i volti di Milena e John ma vedevo una nebbiolina grigia, vedevo solo le sagome dei visi dei miei veri genitori, anche se non li avevo mai visti sentivo un amore sconfinato verso di loro, Alice aveva ragione, dove trovarli e liberarli, e poi i Volturi andavano distrutti. persa nei miei pensieri non mi accorsi subito del rumore, era una specie di lamento, però quando si ripeté il mio corpo agì per me, in meno di mezzo secondo mi ritrovai in posizione d’attacco, il rumore era cambiato, ora era come se quella cos strisciasse, poi si senti un tonfo,e subito dopo, silenzio, attesi qualche secondo per assicurarmi che non si muovesse più,poi mi avvicinai con cautela, quando vidi chi era quella persona se avessi potuto sarei svenuta, era Kate! Era in un lago di sangue, ma non mi importava, aveva un grosso squarcio sulla pancia, e uno sul braccio,era svenuta, la presi in spalla e tornai correndo a casa, tutto quel sangue mi tentava incredibilmente. Avevo lo squarcio sul collo sotto il naso. Mi sarebbe bastato allungare le labbra perché il liquido dolce mi inondasse la gola. Ma io resistevo. Non mi sarei mai perdonata se l’avessi uccisa solo per placare la sete.
Non ero mai stata molto religiosa, ma sulla strada del ritorno, pregai tutti i dei che conoscevo che ci fosse un modo per salvare la mia unica migliore amica.

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


capitolo 3

Capitolo 3


                                              Entrai in casa sbattendo la porta contro il muro mi fiondai in cucina e appoggiai Kate sul tavolo, stranamente l’uomo biondo era già lì, ma in quel momento non ci feci caso
< Tranquilla Jenny, Carlile è un dottore>
mi sentì sollevata che ci fosse qualcuno in grado di occuparsi di Kate.
< tranquilla tesoro,si rimetterà, non piangere.>mia madre mi abbracciava le spalle, non mi ero accorta di piangere,ma le mie guance erano bagnate, e non riuscivo a smettere, mia madre cerco di portarmi in salotto ma volevo restare con Kate, Carlile stava sentendo il polso ed esaminando le ferite, poi mi guardo con aria afflitta.
< Jenny, non credo che Kate ce la farà, le ferite sono troppo profonde e a perso molto sangue. C’è solo una possibilità per salvarla, ma sarà doloroso,dobbiamo trasformarla.>
Ci pensai un attimo, diventare una vampira era quello che Kate aveva sempre desiderato, si trattava solo di accelerare un po’ i tempi.
annui guardando Carlile. Lui sorrise.
alla fine restammo solo io e Carlile in cucina.
< Jenny avrò bisogno del tuo aiuto, devi tenere ferma Kate, avrà degli spasmi e non deve muoversi > annui.
mi posizionai al fianco del tavolo emisi le mani sulle bracca di Kate. Osservai la grazia, con qui Carlile posava le labbra sul collo della mia amica, solo per qualche secondo, poi si spostò sulla vena del braccio sinistro, e poi su quello destro quando si alzo aveva una leggera linea rossa che scendeva dalle labbra, si pulì con il dorso della mano.
< Ora non ci resta che aspettare, e sperare,>
Gli sorrisi. Poi andai a chiamare alice, dovevo parlarle, e dei miei nuovi parenti lei era quella che mi ispirava più fiducia.
quando entrai nella camera degli ospiti, stava mettendo dei vestiti per Kate sul letto.
< Alice posso parlarti un attimo? >
< certo, di cosa vuoi parlare? >
Ci pensai un attimo. E mi sedetti accanto a lei.
< parlami dei miei genitori, come si chiamavano? >
Lei sorrise.
< sapevo che me lo avresti chiesto, i tuoi genitori erano fantastici, tua madre soprattutto, si chiamava Renesmee, mentre tuo padre era un licantropo e si chiamava Jacob, lei è stata una delle prime della sua specie, aveva un potere straordinario, lei poteva proiettare immagini nella mente di tutti solo toccandoli.>
proiettare immagini? Poco fa avevo “ proiettato” un messaggio nella mente di Manuel, ma io avevo già un talento, io leggevo nel pensiero, fortunatamente leggevo solo nelle menti che volevo leggere, non avevo mai sentito di una persona che avesse più di un talento.
< alice hai mai sentito parlare di un vampiro con più di un potere?>
< no, e credo sia impossibile, dove lo hai sentito?>
< prima quando me ne sono andata di corsa, Manuel ha cercato di seguirmi, e io ho pensato alla frase “ lasciatemi in pace” e a lui è arrivata in testa come se gliel’avessi detta ad alta voce.>
sul viso di alice apparve un’espressione strana, poi gridò.

mi prese per mano e mi trascinò in cucina.
< Carlile! Non ci crederai mai! Jenny può trasmettere agli altri i suoi pensieri, sembra una variazione del talento di Renesmee>
< fantastico! Ma Jenny non leggeva nel pensiero come Edward?>
< esattamente! Jenny ha due talenti! È incredibile!>
< cosa?!> Carlile era sconvolto.
< se ha due talenti potrebbe averne anche di più credi che sia possibile che abbia anche lo scudo mentale di bella?>
< chi è bella?> chiesi io.
<è tua nonna, la mamma di Renesmee, aveva uno scudo mentale che bloccava alcuni dei poteri mentali dei vampiri, infatti tuo nonno Edward non riusciva a leggerle nel pensiero.>
< allora io ho ereditato il potere di mia madre quello di mio nonno e forse anche quello di mia nonna?>
< non siamo ancora sicuri che tu abbia ereditato anche quello di bella bisogna trovare un modo per verificarlo.>
Tre talenti erano decisamente troppi. comunque il terzo era ancora da confermare. Perciò adesso la cosa da fare era vedere se avevo anche lo scudo mentale.
la voce squillante di alice mi risveglio dai miei pensieri.
< credo di conoscere un modo per sapere se Jenny ha anche lo scudo mentale, tra qualche settimana dovevamo far venire a Forks Zafrina, Senna e Kachiri, dopotutto rientra nei nostri piani >
Forks? Ero un po’ confusa…
< scusate? Ma che dobbiamo andare a fare a Forks?>
alice e Carlile si scambiarono uno sguardo.
< alice spiegagli tu il piano>
alice guardo stupita Carlile che la lasciava sola con me.
< grazie mille Carlile. >disse con tono sarcastico.
< alice? Di che piano stava parlando?>
ormai non ci capivo più niente.
I volturi ultimamente non si stanno attenendo molto alla legge, o almeno, modificano ed eliminano leggi a loro piacimento, per avere profitto, oramai la maggior parte dei vampiri pensa che l’era dei volturi debba finire, e la rivoluzione partirà da noi, dopo aver trovato i tuoi fratelli, tu io Jasper, i tuoi genitori e la tua amica, torneremo nella nostra casa di Forks mentre gli altri raduneranno l’esercito di vampiri più grande e potente che si sia mai creato, poi tutti insieme
andremo in Italia, e dovremo affrontare il corpo di guardia dei volturi.>
il piano sembrava avere un senso.
< come sta Kate?>ero preoccupata che anche con l’intervento di Carlile avrebbe potuto non farcela.
< benissimo, si sta trasformando, Carlile l’ha presa appena in tempo, qualche secondo e sarebbe stato tutto inutile,ora è di sopra, vuoi andare a vederla?>
< no, la vedrò domani, ora sono troppo stanca, vado a letto, a domani.>
io non avevo quasi mai bisogno di dormire, potevo stare alzata per giorni senza sentire un briciolo di stanchezza, ma quella giornata era stata fin troppo lunga.
< bene allora buona notte.>
mi avviai al piano di sopra, mi stesi nel letto e ripensai a tutto quello che era successo, mi ero sempre sentita sola, e ora scoprivo di avere addirittura due fratelli; non capii bene quando smisi di pensare e iniziai a sognare, so solo che nella mia mente apparve una nebbiolina grigia, e poi dalla nebbiolina apparvero due volti, una donna dai capelli color rame con riflessi più scuri e occhi color cioccolato, un ragazzo con i capelli neri e delle folte sopracciglia, non avevo bisogno di chiedermi chi fossero, sarei andata in Italia, e avrei liberato i miei genitori, e poi avremmo vissuto per sempre insieme con i miei genitori adottivi, i miei fratelli, e il resto della mia nuova famiglia.
cullata da questi dolci pensieri, mi addormentai.

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


capitolo 4

Capitolo 4

                                                                Tre sagome, tre sagome nere che avanzavano nella nebbia. man mano che si avvicinavano diventavano più definite, sapevo fin troppo bene chi erano, dai cappucci si intravedevano tre visi, erano estremamente pallidi, dietro di loro apparvero altre due sagome, venivano verso di me, ma non mi vedevano, lo sapevo, mi girai e vidi una donna dai capelli color rame, mia madre, era in catene, con una bambina in braccio. i volturi si avvicinavano a lei, volevano farle del male, lo capivo dal sorriso stampato sulle loro facce, mi misi tra mia madre e il corteo che avanzava imperterrito, e ringhiai, ma i volturi mi passavano attraverso,l’avevano raggiunta, mia madre gridò, aro aveva preso la bambina…

Mi svegliai tutta sudata, il sogno, sembrava così reale, guardai l’ora, erano solo le 6:30 la scuola iniziava alle 7:30, ma non sarei andata a scuola, dovevo parlare con Devon. Mi alzai, qualcuno aveva messo dei vestiti ai piedi del mio letto, una gonna nera e un dolcevita color perla,feci la doccia, mi vestì e scesi in cucina.
mia madre stava preparando la colazione.
< ciao tesoro, hai dormito bene?> sembrava allegra, ma i suoi pensieri erano tuttaltro che tranquilli, sapèva che appena Kate si fosse svegliata sarei partita.
< si, dove sono gli altri?> dopo il trambusto del giorno prima la casa mi sembrava troppo vuota.
< sono andati a caccia, dovresti andare anche tu, da quanti giorni non mangi?>
< sto bene mamma, andrò oggi pomeriggio dopo la scuola.>
< bene muoviti che senno arrivi in ritardo >
< dov’è Manuel? Mi deve accompagnare.>
< A proposito, io e tuo padre abbiamo un regalo per te, pensavamo di dartelo
più tardi ma credo che ora ti serva di più. Vieni.>
un regalo? Seguì mia madre fino in garage dove oltre alla BMW di mio fratello
c’erano anche una Volvo argentata e una Porsche giallo canarino e poi in fondo al garage c’era un’altra macchina coperta da un telone bianco con un fiocchetto attaccato sopra. no. i mie mi avevano regalato una macchina!
< mamma non è possibile, mi avete regalato un auto!>
< certo tesoro, visto che vai via, pensavamo che potesse servirti.>
la abbracciai fortissimo e lei mi diede un paio di chiavi.
< su guarda. Voglio sapere se ti piace, l’altro giorno stavi guardando un catalogo di auto, e ti ho vista fissare una macchina, ho pensato che ti piacesse e l’ho comprata>
corsi verso il fondo del garage, ero ansiosa di sapere che macchina fosse, tirai via il telo bianco, la macchina era nera, con forme eleganti , una Chevrolet corvette. l’avevo vista sul quel catalogo e mi ero innamorata di quell’auto.
ero rimasta senza parole, facevo avanti e indietro accarezzando il fianco e il tettuccio dell’auto. Non poteva essere reale. Pensavo che sarebbe sparita da un momento all’altro. Invece rimase esattamente al suo posto.
< su tesoro, vai a farti un giro.> mia mamma era entusiasta che mi fosse piaciuto il regalo, a dire il vero sarei stata felice anche se mi avesse regalato una
bicicletta. avrei apprezzato qualsiasi cosa mi avesse ricordato mia madre durante il viaggio, non l'avrei vista per mesi probabilmente, non ci pensavo neanche a farla venire in guerra con noi, se non fossi riuscita a salvare i miei veri genitori, almeno volevo salvare loro.
Non mi sembrava ancora vero che quell’auto fosse mia. Aprì la portiera con delicatezza, anche gli interni erano neri, i sedili erano in pelle, mi sedetti, chiusi la portiera e infilai le chiavi, il motore prese vita ruggendo come una pantera. Mi vennero i brividi. Feci retromarcia e uscì dal garage. Appena entrata in autostrada accellerai. Guidare quella macchina era facilissimo, era come se mi leggesse nel pensiero, presa dal piacere della velocità, per un momento mi dimenticai il motivo per qui ero uscita di casa , poi mi ricordai che dovevo andare da Devon. Mi diressi a tutta velocità verso black Lake boulevard, la via dove viveva Devon, era esattamente davanti alla foresta di black Hills. la “casa” dei licantropi. Arrivata davanti a casa sua parcheggiai la macchina nel cortile, probabilmente i suoi amichetti non sarebbero stati contenti di vedermi. Bussai alla porta ma non trovai nessuno, probabilmente era nella foresta, entrai anche io nella foresta con riluttanza, quello non era il mio territorio, si sarebbero molto arrabbiati quando avessero scoperto che ero entrata lì. affinai tutti i sensi, soprattutto l’udito, sentivo delle zampate sul terreno a ovest, mi diressi verso quella direzione, erano proprio loro, quando arrivai stavano correndo dietro a un grosso puma, si accorsero subito della mia presenza,abbandonarono la caccia, si girarono verso di me e ringhiarono. riconobbi subito Devon, era quello con il pelo marrone scuro,era uno dei più grandi.
-che ci fai tu qui? È il nostro territorio.-Pensò Devon

aveva smesso di ringhiare a differenza dei suoi amici che mostravano ancora i denti, sembrava sinceramente sorpreso, ma manteneva la posizione di difesa, era diffidente, ma la curiosità lo spingeva ad ascoltarmi.
-che cosa vuoi? -
< vorrei parlarne da sola con te, è una questione molto delicata.>
-e perché dovrei fidarmi?-
< Andiamo Devon se avessi voluto ucciderti saresti già morto.>
ci pensò un momento poi annui.
-Aspettami davanti a casa mia, arrivo subito-.
Mi avviai di nuovo nella foresta, quando arrivai alla casa lui era già dietro di me, aveva un paio di jeans tagliati al ginocchio ed era senza maglietta,
< spero per te che sia veramente importante, avevo appena fiutato un puma.>
< ho sentito. non deluderò le tue aspettative >
mi guidò dentro casa e ci sedemmo ognuno all’angolo opposto del tavolo lui mise i piedi sulla sedia vicina.
< avanti, dimmi tutto.>
gli spiegai tutta la storia che mi aveva raccontato alice. Alla fine lui era entusiasta.
siamo con voi, qualsiasi occasione per ripulire un po’ la faccia della terra da voi sanguisughe và sfruttata. Era questo l’aiuto che eri venuta a chiedermi?>
ignorai l’ultima osservazione che aveva fatto.
< no, non sono qui per chiederti questo, ti ricordi quando ti ho detto che Milena e John non sono i miei veri genitori? Ecco, mia madre era una mezza vampira, mentre mio padre…> era frustrante ammetterlo. Era come dire che avevo qualcosa in comune con quei cagnetti…
< tuo padre?>disse Devon impaziente.
< era un licantropo, e lo sono anche io, mi sono trasformata per la prima volta ieri. > borbottai.
Devon restò paralizzato.
< dì qualcosa!>
< non è possibile.>disse con gli occhi sbarrati.
< invece è possibilissimo, mi è successo ieri, ero arrabbiata a morte con Manuel perché mi chiudeva la mente, così sono scesa dalla macchina per tornare a casa a piedi, ma la rabbia continuava a salire, finche non ho sentito caldo, e il cuore mi batteva fortissimo, sembrava che da un momento all’altro mi sarebbe uscito dal petto. Poi mi sono ritrovata a quattro zampe,coperta di pelo bianco, mi sono specchiata in un laghetto e...puoi immaginare il resto.>
Devon non si muoveva, restammo in silenzio per un paio di minuti.
< come hai fatto a tornare umana? >
< ho pensato a quando mi avevi parlato di quello che eri diventato, avevi detto che basta concentrarsi. L’ho fatto e sono tornata normale.>
< devi dirlo ai tuoi parenti, poi quando arriverai a Forks capirai un po’ di più , lì sono più preparati, hanno già donne nel branco, noi no, non so cosa dirti, però
voglio venire anche io a Forks e nel resto del viaggio. >
< non se ne parla neanche, non ho bisogno di un branco di cani, hai detto che non puoi aiutarmi, seguirò il tuo consiglio e lo dirò ai miei. Grazie dell’aiuto.>
mi alzai e mi avviai verso la porta. Se credeva che avrei chiesto aiuto a lui e ai suoi amichetti si sbagliava. Apri la portiera. Entrai e chiusi. Devon corse verso di me. Misi in moto, quando stavo
per partire, lui si appoggio al tettuccio della mia auto.
< riuscirò a convincerti Jenny.>
stavo per rispondergli male ma era già tornato in casa. Bene.
partì al massimo che mi permetteva la macchina, non avevo fretta di tornare a casa. Volevo perdermi nel piacere della velocità, e non sentire alto che il motore che ruggiva, non volevo ascoltare la vocina che nella mia testa mi diceva di tornare indietro e abbracciare forte Devon, mi mancava, ma non l’avrei mai ammesso, perciò confinai quella voce fastidiosa nell’angolo più remoto che conoscevo della mia mente, e cercai di non pensarci più, ma lei insisteva e pretendeva tutto lo spazio possibile, alla fine mi arresi e lasciai che mi invadesse la mente. Parcheggiai su un promontorio isolato. Appoggiai la testa contro il sedile e mi abbandonai a tutti i ricordi che lei riportava alla memoria. Venni sommersa dalle lotte e le corse tra i boschi di quando eravamo piccoli, i pomeriggi insieme, al mare, in montagna, lui diceva che saremmo stati insieme anche in paradiso, poi io ribatteva:
se esiste.
non ci ho mai creduto, lui si, gli sembrava deprimente pensare che dopo la morte non ci fosse niente, solo il nulla, e anche se quel momento per me e lui
era molto lontano, ci pensavamo spesso. poi tra i ricordi ne spuntò uno che avrei voluto cancellare definitivamente. il disgusto e la delusione quando aveva saputo che ero una vampira. Vedevo con i miei occhi ogni traccia di fiducia e affetto sparire dai suoi pensieri, ogni ricordo piacevole diventare la prova di quanto fossi stata falsa e bugiarda. Tutto questo infine diventare odio, provai il desiderio irrefrenabile di tornare indietro e chiedergli scusa, non per quel pomeriggio, ma per tutti quegli anni in qui gli avevo nascosto la mia natura, mentre lui mi aveva parlato di ogni angolo della sua mente. Volevo che tutto tornasse come prima. Questo pensiero svanì subito al ricordo di una frase che mi aveva detto un giorno che ero andata per farmi perdonare.
-Piuttosto che vampira preferirei vederti morta.-
Quelle parole esplosero nella mia mente come una bomba, ma provocarono molto più dolore, poi visto che del dolore non me ne facevo niente, si trasformò in rabbia, una rabbia incontrollabile,insopportabile. usci dalla macchina, e tirai un pugno contro un albero per scaricarmi, questo si inclino. la rabbia cresceva sempre di più,mi appoggiai all’albero che minacciava sempre di più di voler cadere dopo il mio pugno. conoscevo quella sensazione, il cuore che martella nel petto come se volesse uscirne, la sensazione di stare bruciando viva, era tutto come ieri pomeriggio, mi stavo trasformando di nuovo. Questa volta però era diverso, sapevo cosa mi stava succedendo, cercai di controllare le emozioni concentrandomi sul mio corpo che cambiava invece che sul dolore. il battito si calmò, e la sensazione di bruciare si attenuava, per evitare il dolore dovevo accettare quello che ero e riuscire a controllarlo, finita la trasformazione mi accorsi di un particolare che non avevo notato prima, avevo fame, erano 4 giorni
che non andavo a caccia, mi sembrava strana l’idea di mangiare la carne invece di prenderne solo il sangue. decisi di andare a caccia da trasformata, almeno mi sarei abituata alla sensazione, e poi era piacevole, dava un senso di libertà assoluta,sapevo di poter andare dove volevo, senza dover chiedere a nessuno, in quella forma non appartenevo a nessuno, solo a me stessa e al bosco che mi circondava e mi accoglieva, mi sentivo una parte di esso. mi misi a correre, staccai la mente dal corpo, e mi lasciai andare al piacere del movimento, dei muscoli che bruciavano, affilai i sensi, un puma sopra di me, mi appiatti al suolo, scrutandolo dal basso mentre lui dormiva su un ramo, respirai il suo odore, rilassai tutti i muscoli preparandomi al salto, sentivo ogni singola vena sotto la pelle sottile del felino, per ucciderlo sarebbe bastato un graffio nel punto giusto, e se ne sarebbe andato senza dolore, era come facevo di solito, ma non era divertente, così uscì dal mio nascondiglio e ruggì per farmi notare il puma si alzo subito e con un balzo era già vicino a me, lottammo per un po’. volevo che la lotta durasse il più a lungo possibile, ma poi il puma sembrava voler scappare, così dovetti finirlo, la carne aveva un buon sapore, molto simile a quello del sangue, finito il puma ero già sazia, la carne riempiva di più del sangue. Guardai il cielo e mi accorsi che era quasi sera, quella sera avevo appuntamento con Daniel. Dovevo indagare un po’. Iniziai a correre verso la macchina, arrivata lì davanti, tornai umana. avevo capito che sensazioni dovevo riprodurre nella mia mente, tornando a casa ripensai a quello strano pomeriggio, alla seconda parte. La mia testa era indaffarata a elaborare tutti i dati e le sensazioni della trasformazione, per qui, fortunatamente. Almeno per quella sera misi da parte la vocina con tutti i ricordi riguardanti Devon.

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


capitolo 5

Capitolo 5

Le luci di casa erano accese, e da dentro proveniva il dolce suono del pianoforte.
i miei nuovi parenti dovevano essere tornati, Milena e John non sapevano suonare così bene.
Avevo ragione, era Alice a suonare, con accanto Jasper che la guardava con il solito sguardo adorante. La canzone la conoscevo, ma lei aggiungeva un sacco di variazioni, non sembrava più una banale canzoncina, ma una grande opera del più grande dei compositori, Carlile, seduto in salotto, era immerso in uno dei suoi libri ,Esme parlava allegramente con mia madre ed Emmet guardava una partita di football. probabilmente Rosalie era ancora a caccia. meglio così, meno la vedevo meglio era, lei mi odiava, e la cosa era reciproca.
andai subito a prepararmi in camera, Daniel sarebbe arrivato a momenti. Alice mi seguì.
< dove vai stasera?> chiese lei.
< esco con un amico.>le risposi distrattamente. Intanto mettevo sottosopra l’armadio alla ricerca di qualcosa di decente.
< è un licantropo vero?>
< no, perche?> dissi tirando fuori dall’armadio un jeans attillato e una maglia con lo scollo a V rosso vivo.
< non vedo niente di quello che succederà stasera, ti ho vista uscire dalla porta, ma poi vedo solo vuoto. Pensavo che fosse un licantropo perché io non posso
vedere il loro futuro, e perciò non posso vedere neanche te se il tuo destino si
Intreccia con il loro. Sei sicura che non sia un muta-forma o qualcosa del genere?>
< si, sono sicura.>
ci pensai un attimo, e mi ricordai dello strano odore che aveva, e che non potevo leggergli nel pensiero.
< non è un licantropo, ma non credo che sia completamente umano, ha un odore strano, non ho mai sentito una cosa del genere. Voglio uscire con lui per saperne un po’ di più.>
< non credo che sia una buona idea. Ti ricordo che i volturi ti stanno cercando, potrebbe essere uno dei loro. >
< Ne dubito. Stai tranquilla. Al primo accenno di pericolo me ne vado.>
alice ci penso un momento.
< Jasper ed Emmet ti seguiranno. Almeno staremo più tranquilli. >
poi lei guardo i vestiti che avevo messo sul letto.
< hai intenzione di metterti quelli?>
io annui.
< perché ? Non vanno bene ?.>
storse un po’ la bocca. Poi sparì. Riapparse un momento dopo con un vestito lungo fino al ginocchio color porpora. Che lasciava la schiena scoperta. Era davvero bello.
< metti questo. > disse con un sorriso.
Le sorrisi e mi infilai subito il vestito. sembrava che me lo avessero cucito addosso, era perfetto.
Feci per farmi una coda, ma alice fu più veloce, mi raccolse i capelli in una crocchia leggera, lasciando che qualche ciuffo scappasse alla presa della pinza a forma di fiore coperta di lapislazzuli.
< così sei perfetta. Ma guarda che la pinza la rivoglio. > disse alice sorridendo. Non feci in tempo a ringraziarla che qualcuno suono alla porta. Dal silenzio che sentì fuori dedussi che era Daniel.
mi misi qualche goccia di profumo e scesi rapida giù dalle scale.
< mi raccomando, stai attenta. Emmet e Jasper ti seguiranno, ma non si sa mai.>
mi raccomandò Alice. Dalla porta della stanza.
aprì la porta. e rimasi di nuovo paralizzata da quegli occhi grigi. erano più belli dell’ultima vota che li avevo visti, e ogni volta che li guardavo diventavano meglio. toglievano il fiato.
< ciao Jenny. Sei pronta?>
Mi accorsi che non lo avevo neanche salutato. Dovevo concentrarmi per non perdermi in quegli occhi.
< certo. Andiamo.>
mi porse la mano.
< a proposito, sei bellissima.>
dissi con un sorriso.
lui mi aprì la portiera della macchina. mi sedetti sul sedile di pelle nera, e quando fummo partiti provai l’impulso di provare a inspirare. forse l’altro giorno era stato tutto un’illusione. Quando percepì il suo odore dovetti convincermi che era tutto vero. Era esattamente lo stesso. Arrivammo in fretta alla pizzeria. Lui mi aiutò a sedermi.
< prima non scherzavo, sei proprio stupenda.>
gli sorrisi cercando di non guardarlo negli occhi, sapevo che mi ci sarei persa di nuovo.
la serata passo tranquillamente. parlammo del più e del meno, sembrava davvero un ragazzo normale, un po’ tenebroso forse, a volte dovetti tirargli fuori le parole di bocca, fortunatamente avevo un ottima capacità persuasiva. Quel ragazzo non aveva niente di strano, era impossibile che lo avessero mandato i volturi. Restava inspiegabile solo il perche di quel suo strano odore.
continuammo a parlare ben oltre la fine della cena. Era molto simpatico. e molto interessato alla mia famiglia. questo mi fece sospettare. Per qui rimasi sul vago quando faceva domande sui miei parenti. lui invece mi rispondeva con precisione se gli chiedevo della sua famiglia. Ma aveva uno strano tono, come se recitasse una storia imparata a memoria, ma in quel momento non ci feci molto caso. Il tempo passava. E noi non ci accorgemmo che il ristorante stava chiudendo finche una cameriera venne a chiederci se potevamo andarcene. Mi sorpresi di quanto fosse passato in fretta il tempo. Peccato che sarei dovuta partire di lì a poco, mi sarebbe piaciuto uscire con Daniel.
< ti và di andare a fare una passeggiata? Conosco un posto delizioso per parlare .>
probabilmente non avrei dovuto fidarmi. ma ero troppo curiosa. E poi volevo passare ancora del tempo con lui.
< perfetto. Andiamo in macchina?>
< no è proprio qui vicino.>aveva un sorriso mozzafiato, ma almeno non ipnotizzava come gli occhi, per qui decisi di concentrarmi su quello.
Ci avviammo verso un boschetto lì vicino, conoscevo quel posto, a pochi metri c’era una radura attraversata da un fiume. Lui mi guardo, e io non fui abbastanza rapida da evitare il suo sguardo, così mi trovai faccia a faccia con quegli occhi che tanto temevo,restammo a guardarci per qualche istante. la bellezza di quegli occhi mi procuro un brivido lungo la schiena. Fortunatamente lui credette che il brivido fosse di freddo. Perciò sposto lo sguardo per togliersi la giacca e me la appoggio sulle spalle. Mi guardai bene dall’incrociare di nuovo i suoi occhi. E continuai a camminare guardando per terra.
arrivammo quasi subito alla radura che già conoscevo, le sponde del fiume erano circondate da delle sbarre di ferro, visto che qualche settimana fa un bambino era caduto in acqua e per poco non affogava. Pensai che volesse sedersi sull’erba, ma mi sbagliai, punto dritto verso le sbarre di ferro affianco al fiume, e si appoggio, resto lì guardando l’acqua aspettando che lo raggiungessi, mi appoggiai affianco a lui. Continuava a guardare l’acqua.
< sai mi sono divertito stasera. Non avevo mai incontrato una ragazza come te. >
parlando si era girato verso di me.< anche io mi sono divertita , tu sei… diverso dagli altri ragazzi > si avvicino ancora di più ormai c’erano solo pochi centimetri tra noi. Sentivo il suo respiro sul viso. Sapevo cosa sarebbe successo, senza aver bisogno di leggergli nei pensieri. Improvvisamente quegli occhi non mi intrappolavano. Io li volevo su di me. Volevo che si avvicinasse di più. Quando le nostre labbra si toccarono fu come se una scarica elettrica mi attraversasse tutto il corpo. lui mi mise una mano sui capelli, e io spostai le mie braccia sul suo collo. Le nostre labbra si muovevano insieme e io volevo che durasse per sempre. volevo di più. l’altra sua mano scivolo sulla mia schiena a cercare un pezzo di pelle che il vestito lasciava scoperto. ebbi un fremito sentendo il calore emanato dalla sua mano contro il freddo delle mie spalle. la mia pelle era molto più fredda di quella dei vampiri-umani normali. Le sue carezze diventavano sempre più audaci. e io lo volevo. volevo che le sue mani mi prendessero anche l'anima. avrei voluto che durasse un po’ di più ma lui si allontanò. Lo guardai di nuovo negli occhi. Ma mi spaventai. Adesso non aveva più l’espressione di prima. Era crudele. I suoi occhi avevano preso una sfumatura sul rosso. Si stacco e si giro di spalle. fece un paio di passi. lasciandomi piena di desiderio. Poi si rivolse di nuovo verso di me. Parlo a voce alta. E il suono riecheggio per tutta la radura< Jenny, io so cosa sei, non puoi più nasconderlo. Ti ho osservato da quando ti ho conosciuta. E questo bacio mi ha confermato tutto. Tu sei una vampira. Vero?> lo disse con voce completamente assente. io istintivamente arretrai di qualche passo. non per paura, per il dispiacere. Mi era già successo che scoprissero il mio segreto, e quando succedeva c’era una sola possibilità. Dovevo ucciderlo. Un umano che conosceva il nostro segreto era troppo pericoloso. Non avevo avuto la
forza di uccidere Kate. Ma la cosa si era risolta perché lei aveva promesso di diventare una vampira. A Daniel non ero abbastanza affezionata da risparmiarlo. avrei fatto in fretta. Non volevo che soffrisse. Mi avvicinai a lui. Con passo leggero. Mi liberai dell’intoppo della giacca. Nascosi il dolore sotto una maschera. Assunsi uno sguardo affamato. e lo guardai intensamente. Qualunque altra persona, scoprendo una simile
verità e vedendomi avvicinare con uno sguardo come quello che avevo ora avrebbe cercato di scappare. Ma lui se ne stava tranquillo con le braccia incrociate. Avrei dovuto essere sollevata che non avesse paura di me. Ma quel viso beffardo mi irritava. Volevo intimorirlo. Ne andava della mia reputazione. Sicuramente Emmet se la rideva tra gli alberi di come non riuscissi a spaventare neanche un umano. Presi a passeggiare intorno a lui. E parlai con voce suadente e profonda. Ero una predatrice. Lui la preda
< sai speravo di potertelo dire più avanti e poter restare amici. Ma hai rovinato tutto. Mi ci costringi. > feci una risata sommessa.
< vedo che ti hanno insegnato bene la parte della predatrice. Uccidi senza pietà. Con freddezza. chiunque ti trovi davanti. Sembra strano che tu abbia davvero un cuore. Così tu adesso pensi di uccidermi. e andartene tutta tranquilla a salvare quella mezzosangue bastarda di tua madre e il resto della tua bella famigliola di erbivori vero? No, non mi piacciono le storie a lieto fine. Secondo me farebbe più scena la morte dell’eroina. Sei stata proprio imprudente a non portarti nessuno che ti seguisse. Però è un peccato, distruggere questo bel visino.> parlando aveva avanzato verso di me. La sfumatura rossa dei suoi occhi.
Ormai ero pietrificata dalla sorpresa. Ma era solo una misura difensiva. Perche intanto i miei muscoli erano tesi in attesa di una minima occasione. Mentre il mio corpo si preparava, la mia mente era divisa in due parti. Una esaminava a fondo il fisico dell’avversario, le possibilità di vittoria e macchinava delle strategie per fare tutto il più in fretta possibile. L’altra parte era in subbuglio. Troppi pensieri. Come faceva lui a sapere di mia mamma? E soprattutto come si permetteva di darle della mezzosangue bastarda? Stavo per saltargli addosso e staccargli la testa in un colpo.
La parte razionale del mio cervello mi tratteneva. Dovevo sapere il più possibile prima di ucciderlo. Perciò rialzai lo sguardo e gli chiesi piano.
< chi sei?> mi guardò e rise.
< va bene. Prima di ucciderti hai il diritto di sapere cosa sta succedendo. Vedi io sono una creazione dei volturi. Hanno fatto un sacco di esperimenti interessanti su tua madre e il suo fidanzato peloso. Hanno isolato un po’ del loro DNA è sono riusciti a potenziare una razza superiore a tutte. I demoni. Siamo più forti di voi. più intelligenti. E abbiamo dei sensi potenziati rispetto
ai vostri. E anche se per adesso sono l’unico. I volturi stanno creando un esercito. Perché nasca uno di noi ci vogliono 1000 anni. Ogni mille anni cade un fulmine vicino a una persona malvagia morta con violenza. Intanto erutta un vulcano e si scatena una tempesta. Il codice genetico della persona muta grazie all’unione degli elementi e si trasforma in un demone. i volturi hanno trovato un modo con cui si può ridurre l’attesa a 4 mesi basta utilizzare i cadaveri di un umani morti in modo violento e iniettargli il veleno di uno di noi poi unire il DNA dei tuoi genitori e il gioco è fatto. hanno lavorato tanto e sono riusciti ad avere il veleno dell’unico rimasto della nostra specie. Un demone che viveva in fondo al mare sotto il triangolo delle bermuda. hanno creato me. E io creerò tutti gli altri. Farò rinascere la mia specie. Ma ora basta con le chiacchiere. È l’ora dello spettacolo.>
I volturi. Alice lo sapeva. No non può essere. Mi chiesi dove fossero Emmet e Jasper. Sperai che non mi avessero lasciata sola. Se quello che aveva detto lui era vero. Ero spacciata. Il mio addestramento non era ancora finito. Mentre da quanto avevo capito. Lui era una macchina da guerra.
Intanto lui si era diretto nel centro della radura. Era come se non facesse più caso a me. Lui aprì le braccia. E io vidi in ogni singolo dettaglio la trasformazione più spettacolare a qui avessi mai assistito. I muscoli si gonfiarono tanto da far scoppiare la maglietta e lasciarlo a torso nudo. diventò più alto. anche le scarpe scoppiarono. I suoi occhi diventarono definitivamente di un rosso acceso. Come i suoi capelli. Le sue unghie diventarono lunghe e affilate. E infine. Dalla sua bocca completa di denti affilati come rasoi. Usci un urlo disumano. Che rimbombo per tutta la radura. Dopo di che. Venne lentamente verso di me facendo una risata sadica. Io ero senza parole.
< hai visto Jenny? E pensa che non ho ancora terminato bene la trasformazione. Ma non è necessario. Voglio offrirti un ultima occasione. Vieni volontariamente con me senza fare storie e ti risparmierò. Sarai una demone perfetta. Ma se vuoi puoi restare così. Sei troppo bella per sprecarti. Pensa che bello passare l’eternità insieme a sterminare chiunque si opponga al volere dei volturi.>
ormai non c’era più paura. E le due parti della mia mente si erano unite. I miei denti si allungarono. e sentii il sapore del mio veleno in bocca. 
Avevo evitato i suoi occhi, per il terrore di perdermi. li avevo cercati e desiderati come se fossero aria, o meglio sangue. Ora li sfidavo. Sapevo che i miei occhi erano altrettanto profondi con il loro colore violetto che diventava più scuro se provavo emozioni forti. E quello era uno di quei momenti. Perciò erano di un viola scuro e intenso. Per gli umani i miei occhi erano come quelli di Daniel per me. Pericolosi. Non mi ero mai chiesta perché a lui non facessero lo stesso effetto Come risposta gli ringhiai. E mi misi in posizione d’attacco. Poi gli dissi con voce crudele.
< piuttosto la morte.>

per mezzo secondo sembro sinceramente dispiaciuto. Ma poi l’espressione crudele torno sulle sue labbra.
< come desideri.> con questa frase mi saltò addosso. Era fortissimo. Ma io ero più veloce. Capì che per batterlo avrei dovuto sfruttare questo suo punto debole e giocare sporco. Lottammo a lungo ma ogni secondo che passava io ero più stanca. Mentre lui sembrava avere una riserva di energia infinita, Poi arrivai al punto in qui capìi che non potevo farcela. Mi stavo già preparando a mollare e a lasciare che finisse tutto. 
Mi preparavo già psicologicamente all’oblio. Quando di colpo fui sollevata dal peso del mio avversario. Non mi stava più colpendo nessuno. Guardai intorno. E vidi un lupo dal pelo color marrone scuro. Che era saltato addosso a Daniel. Era Devon.
-tutto io devo fare. -
Pensò. Tirai un sospiro di sollievo. Avevo pensato che fosse veramente la fine. Proiettai nella sua mente:
-grazie.-
lui fece un smorfia che interpretai come un sorriso.         
-Figurati. Ora eliminiamo il succhiasangue gonfiato.-
Si lanciò su Daniel che si stava rialzando in quel momento. Ma lo aveva sottovalutato. Lui si alzo di scatto e con gli artigli squarciò il ventre di Devon che stava saltando verso di lui. Devon si accascio a terra svenuto mentre una pozza rossa si spandeva sotto il suo corpo esanime.  Ora lui veniva di nuovo verso di me.
< sai. Sei quella che ha resistito di più in un combattimento con me. Devo ammettere che mi hai dato filo da torcere. E un peccato che tu non voglia venire con me. >
improvvisamente dagli alberi uscirono due saette. E davanti a me apparirono Emmet e Jasper.
< fine della passeggiata dongiovanni. La ragazza e con noi.> disse Emmet, poi
si girò verso di me. E rise sarcastico.
< è incredibile Jenny devo proprio insegnarti tutto.>
si vedeva lontano un miglio che Daniel era infuriato. Contro due vampiri esperti non poteva farcela. mi disse un ultima frase.
< questa sera ho fallito Jenny. Ma non avrai sempre qualcuno a difenderti. E quando accadrà io tornerò.> con questa frase si girò. E dalle sue spalle uscirono due enormi ali nere simili a quelle dei pipistrelli. spicco il volo ed in pochi secondi non lo vedevo già più.
dato che il pericolo era passato mi precipitai verso Devon. La ferita era profonda e perdeva molto sangue. Mi rivolsi verso Jasper. Non dovetti dire neanche una parola. Lo aveva già preso in spalla e si dirigeva verso casa. Emmet fece una smorfia.
< da quand'è che siamo il pronto soccorso cuccioli?>
Jasper lo guardo male e Emmet si zittì.
Improvvisamente mi sentì rilassata. Sapevo che era Jasper che stava manipolando le mie emozioni. Mentalmente lo ringraziai. Ci dirigemmo correndo verso casa. E io speravo che Carlile potesse salvare di nuovo l’ennesima vita.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


capitolo 6

                                 

                                                                            Capitolo 6

 

                                                                       

                                                                            Il salotto era costretto in un silenzio concentrato, Carlile  era in cucina con Jasper da quasi mezzora. E tutti tendevano le orecchie verso la porta per capire cosa stesse succedendo lì dentro.
appena eravamo entrati in casa, Jasper era subito corso in cucina con Devon sulle spalle, aveva tutta la camicia sporca di sangue, ma fortunatamente il sangue dei licantropi non stuzzicava il già precario autocontrollo di Jasper.
io ero rannicchiata sul divano, e abbracciavo mia madre da una parte ed Esme dall’altra.
in quel momento Jasper uscì dalla cucina, più sporco di prima. Mi rassicurò subito.
< stai tranquilla, sta bene, però ha perso molto sangue, perciò deve riposare un giorno o due anche se questo ritarderà un po’ la partenza.>
tirai un sospiro di sollievo. volevo parlargli e chiedergli scusa per l’altro giorno. E ringraziarlo di avermi salvato la vita. Forse un paio di licantropi ci sarebbero stati utili.
< è sveglio?>
< si, ma non per molto. Se vuoi parlargli, fallo ora, perché dormirà parecchio dopo. >
mi diressi verso la cucina. E quando apri la porta lo scenario che mi si presentò davanti mi fece venire la nausea. La cucina era sporchissima di sangue. E Devon sul tavolo non aveva una bella cera. Una benda gli circondava tutto il torso. Segno che la ferita era molto larga. Lui era pallidissimo. Quando mi vide fece per alzarsi, ma una fitta lo colse al torace  e ricadde sul tavolo gemendo. Io corsi al suo fianco e lo aiutai a distendersi meglio.
< stai tranquillo, non alzarti, o la ferita si riaprirà. Come stai?>
< come uno che è stato squartato in due da una sanguisuga  imbottita di steroidi... come dovrei sentirmi?>
nonostante la ferita non aveva perso la sfacciataggine.
< già. Domanda stupida.>
< decisamente...>
Feci una pausa. Non sapevo come cominciare.
< ho cambiato idea. Credo che qualche licantropo ci servirebbe nella spedizione. E poi ho bisogno di qualcuno che mi aiuti>
< questa è la prima cosa inteligente che ti ho sentito dire da molto tempo. Rilassati. Ti insegno tutto io. Dammi un giorno e sarò come nuovo. Così potremmo iniziare l’addestramento.>
feci una smorfia ed entrambi ci mettemmo a ridere. Poi io tornai seria. C’era una cosa che mi
tormentava da quel pomeriggio in qui ero andata a trovarlo.
lo guardai negli occhi e abbassai subito lo sguardo
< che succede?>
sapevo che era più probabile che la risposta fosse no. Ma ci provai lo stesso.
< Devon. Persi che potrebbe tornare tutto come prima?>
Sapeva cosa intendevo.
ci riflette un attimo. Questo mi sollevò. Io mi aspettavo un no secco. Invece era indeciso.
< non lo so Jenny. Mi hai ferito molto mentendomi sulla tua identità per tutto quel tempo.>
abbassai lo sguardo di nuovo. Sapevo che non sarebbe stato facile. Ma lo rialzai quando sentii la sua risata.
< comunque credo che qualcosa si possa fare.>
Questo era un si! Mi ripromisi di non mentirgli mai più. E di non utilizzare soprannomi offensivi per quelli della sua razza. ( che adesso era anche la mia.)                                            
Gli si leggeva in faccia che era sfinito. Quindi decisi di lasciarlo riposare. Jasper lo avrebbe portato in una camera di sopra. Mi avviai verso la porta. Poi quando stavo per uscire mi ricordai che avevo dimenticato una cosa.
< Devon?>
< si?>
< Grazie.> mi sorrise uno di quei sorrisi che non vedevo da anni e che mi sciolse il cuore.
< figurati. Quando vuoi.>
uscii dalla stanza. Il salotto si era svuotato. Ora c’era solo Jasper. E aveva un aria strana. Tra il felice e il preoccupato.
< che c’è Jasper?>
< devi venire di sopra. Kate si sta svegliando.>
quelle parole mi riempirono di gioia. Ma la mia felicità si smorzò subito. Kate  sarebbe stata una neonata. Senza nessun controllo. E questo l’avrebbe fatta diventare un peso per il viaggio.
Jasper intuì la mia preoccupazione. A volte leggeva la mente meglio di me. Io il mio potere non lo usavo quasi mai.
< Carlile ha trovato un modo per aumentare l’autocontrollo dei neonati. E l’ha applicato su Kate. In questo modo non darà alcun fastidio se vorrà venire con noi. Ora saliamo. Non conosce nessuno di noi e si spaventerà subito se non vede un volto familiare.>
insieme ci dirigemmo su per le scale. Erano tutti di sopra. Jasper mi fece mettere di fronte a tutti insieme a lui. Poi ci spiegò gli ultimi dettagli.
< allora. Non fate movimenti bruschi. Non parlate a voce troppo alta. E non fate niente che possa insospettirla. Il metodo di Carlile la controlla ma è pur sempre una neonata. Perciò potrebbe avere scatti di rabbia. Jenny, dovrai portarla a caccia. Vi seguirà Emmet da lontano. Così se ci saranno imprevisti vi aiuterà lui. Seguite il bosco sempre dritto. Ho controllato io. non ci saranno umani. Anche se lei può controllarsi se vuole, è meglio non rischiare. Mentre siete a caccia cerca di capire cosa le è successo. E spiegale il motivo del viaggio. Noi iniziamo i preparativi. Domani si parte. >
< domani? Ma Devon?>
< coi suoi  ritmi per domani starà già più che bene. Alice preparerà le tue cose. E...>
in quel momento lei trillo.
< 5 secondi! A dopo le chiacchiere. >
Kate muoveva le dita delle mani. E strizzava gli occhi. Sentii Jasper proiettarsi nella sua mente per infonderle un senso di sicurezza. A un certo punto lei apri gli occhi. Erano di un rosso intenso. Ma si scurirono subito. Fino a diventare quasi neri. Di certo i suoi vecchi occhi azzurri erano più belli. Ma quelli erano andati persi. Appena si accorse della nostra presenza ringhio e  scatto in piedi sulla brandina mettendosi sulla difensiva. Poi si accorse che c’ero io,  salto giù dalla brandina e mi corse addosso. Mi strinse così forte da farmi soffocare. Intanto ripeteva il mio nome e faceva domande su domande. Era sempre lei. Kate. Non era cambiata di una virgola. Io cercavo di staccarmela di dosso senza risultati. Era una ventosa.

-  Che razza di vampira. -

pensò Emmet. Volevo guardarlo male ma Kate me lo impediva. Così con un filo di voce cercai di convincerla a mollarmi.
< Kate, mi stai strangolando.>
lei si allontanò subito con aria divertita.
< già è vero. Scusa. Dimenticavo che sono più forte di te.>
poi si incantò a guardare da tutte le parti. Tutto era nuovo per lei. Anche il modo di vedere e di sentire. Persino lei era cambiata. I suoi capelli biondi erano più lunghi e lisci. Le labbra erano di un rosa leggero. E le ciglia più lunghe. E in più la pelle candida le donava molto.
< scusa ma chi sono quelli? > disse indicando i Cullen.
già, Dovevo spiegarle tutto. Ma lo avrei fatto più tardi.
< te lo spiegherò dopo ora la cosa più importante e che tu mangi qualcosa. Andiamo a caccia.>
strabuzzo gli occhi. Non se lo aspettava. Ma prima che potesse protestare la presi per mano e mi diressi verso la finestra aperta. Alice purtroppo mi precedette e mi sgridò.
< pensi di portarmela via senza che si sia vista allo specchio? Ti illudi...>
la trascinò fino alla fine della stanza dove alla parete era appeso uno specchio enorme. Quando guardò dentro, Kate non si riconobbe subito.  Poi accortasi che la dea nello specchio era lei. Le si accesero gli occhi e sorrise di felicità.
< credo che potrei abituarmi.> disse . poi si diresse verso di me e insieme saltammo giù dalla finestra. Mi sorpresi della destrezza con cui saltò. Ci mettemmo a correre nella foresta io ero molto più veloce di lei ma facevo finta di dovermi impegnare per stare al suo passo. La caccia andò avanti per molto. Kate si divertiva un mondo e non voleva più smettere. Aveva un talento naturale. Era come se fosse nata per essere una vampira. guardarla cacciare era un piacere. Si accovacciava osservando la preda, poi rilassava i muscoli e le saltava addosso con
grazia. Era brava. Ma non più di me. Alla fine il suo vestito era tutto sporco di sangue mentre io non avevo un goccia addosso.
Tornammo a casa camminando. Così intanto le raccontai tutta la storia. Si stupì sentendo che anche io potevo trasformarmi in un lupo. Poi però fu il mio turno.
< ora tocca a te però. cosa ti è successo? Perché sei scomparsa??>
sui suoi occhi calo un velo di paura. Mi guardò e comincio a raccontare.
 
ho riaperto gli occhi e mi sono trascinata verso di te.
Ho percorso un paio di metri ma poi sono caduta priva di sensi. Poi è stato come un sogno. Sentivo il mio corpo. Ma non riuscivo ad aprire gli occhi e intanto un fuoco invisibile mi bruciava da dentro. era sempre più caldo. Insopportabile. Ho bruciato per ore. Giorni. Non so quanto sia passato. So solo che poi mi sono svegliata in quella sala a casa tua. Sei stata tu a portarmi lì vero?>
un brivido mi corse per la schiena al ricordo di quella notte in qui l’avevo trovata in fin di vita.
< si. Ma ora che sei indistruttibile saremo amiche per sempre.> dissi teneramente. Lei mi abbraccio. eravamo arrivati a casa. E io ero impaziente di conoscere il piano del viaggio.
erano già tutti seduti intorno al tavolo del salotto Jasper stava controllando alcune mappe. Ma smise subito appena entrammo.
< finalmente! Vi stavamo aspettando. Sedetevi.>
obbedimmo. Io mi sedetti accanto a mia madre. E Kate si mise al mio fianco.
< allora. Devon sta già meglio. E per domani si sarà rimesso completamente. Abbiamo già raccolto tutta la vostra roba e spostato tutto

sulle macchine. Viaggeremo così: tu Kate e Devon andrete con la tua macchina. Io alice e i tuoi genitori andremo con la porche di alice. tutti gli altri con la Volvo. Io sarò davanti seguito da Jenny. Lei non deve mai rimanere sola. Intesi?>

aspettò un secondo per sapere se tutti avevano capito. Annuimmo e lui continuò.

< bene. Da qui a Forks ci vorranno 2 ora al massimo. Ma se andiamo veloci potremmo anche metterci un ora e mezza. Ci fermeremo a Forks  giorni. Tempo di prendere il fratello di Jenny e ripartiremo per  Phoenix dove abita la terza sorella.  Da Forks a Phoenix ci vorrà un giorno se andiamo veloci. Altrimenti due. Da lì ci divideremo. Jenny e i suoi amici con Carlile ed Esme torneranno a Forks nella nostra vecchia casa e ci aspetteranno mentre noi gireremo tutto il mondo per trovare vampiri disposti a rivoltarsi contro i volturi. Voi dovrete accoglierli e spiegargli bene i piani. Appena avremmo raggruppato abbastanza gente, il che dovrebbe occupare più o meno un mese partiremo tutti per l’Italia. Tutto chiaro?.>mi ero vista passare davanti agli occhi tutto quello che sarebbe successo e alla fine mi ero soffermata sul volto di mia madre. L’avrei liberata. Anche a costo di morire. Annui decisa verso Jasper, e lui mi sorrise. Emmet si alzo e grido:

< andiamo a fare il culo a strisce a quei farabutti dei volturi!! > tutti lo guardarono male. Ma poi la tensione sfumò e si trasformo in una risata generale. non ero stanca. Ma volevo un po’ di silenzio. Così mi diressi verso la mia camera mentre tutti festeggiavano. Persino Kate si divertiva. Stava parlando con alice e sembravano andare daccordissimo. Mi raggomitolai sotto le coperte. Ma non riuscivo a prendere sonno. Persino quando la baraonda di sotto fu finita e tutti si allontanarono per cacciare io ero ancora sveglia a fissare l’oscurità. Decisi di andare a vedere come stava Devon.
in punta di piedi. Aprii la porta. La finestra era aperta e da fuori la luce della luna piena illuminava un quadrato di pavimento e rendeva la notte di un argento pallido.
< non riesci a dormire?>chiese lui da dentro. Pensavo stesso dormendo ma non era così.
< no. >-< neanche io>
mi avvicinai al letto e mi sedetti sulla sponda. In camera mia avevo pensato a mia madre credendo di addormentarmi felice. Ma ogni volta che il suo viso e quello di mio padre spuntavano tra i miei ricordi diventavo più triste, mi ricordava che loro ora non erano con me e probabilmente stavano soffrendo le pene dell’inferno credendomi morta. Era insopportabile.
probabilmente il mio stato era evidente perche lui sembrò accorgersene.
< su avanti raccontami tutto.>disse sedendosi al mio fianco. Avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno. Così iniziai a parlare. E le parole mi uscivano dalla bocca come una valanga. Non riuscivo a contenerle. Gli dissi di quanto mi mancassero i miei genitori reali anche se non li conoscevo neanche. Della paura che mi faceva in realtà quel viaggio. e di come non potevo esprimerla perche fin da piccola avevo dovuto imparare a frenare sempre le lacrime e la paura. appena i miei genitori adottivi le vedevano andavano nel panico. quanta tristezza avevo sempre represso. Non mi accorsi che dai miei occhi scendevano lacrime finche Devon non mi accolse tra le sue braccia stringendomi forte e sussurrandomi di non piangere. Non ce la facevo più perciò lasciai che scorressero, finche sfinita non mi addormentai tra le sue braccia.
L’alba ci ritrovò così. Abbracciati. La mia testa sulla spalla di Devon e sulle labbra, finalmente. Un sorriso. NeNa_94


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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


capitolo 7

                                                                                Capitolo 7

                                Tutto era pronto per partire. Io e Kate eravamo già in macchina come tutti gli altri, tranne Emmet e rosalie che stavano controllando i motori. Mancava solo Devon. Che sarebbe dovuto venire con noi insieme ad un altro licantropo. Kate da ieri non la smetteva più di parlare ed era insopportabile. Adesso si era fissata che doveva guidare. Ma la mia macchina non la toccava nessuno che non fossi io. Soprattutto perché conoscevo la limitata capacità di guida di Kate. Aveva sfasciato almeno 3 macchine che le avevano regalato i suoi.
< E dai! Fammi guidare per un pezzo!>
< Scusa ma vorrei vivere ancora un paio di annetti se non ti dispiace.> le risposi seria. Lei mi mise il broncio e si girò dall’altra parte come una bambina capricciosa. Mi misi a ridere ma lei non si girò. Forse l’avevo offesa. Bene. Almeno stava zitta. Era la mia migliore amica ma a volte era proprio assillante.
Ma quanto ci metteva Devon ad arrivare. Me lo stavo chiedendo quando dalla foresta spuntarono due ragazzi a petto nudo. Uno era Devon. L’altro aveva la pelle color avorio. E i capelli nerissimi, come gli occhi. quando Kate lo vide i suoi si illuminarono. Lei sbavava dietro qualsiasi essere vivente maschio che respirava.( e a volte anche a quelli che non respiravano.)
subito la sua stizza passo e si mise a spettegolare di quanto fosse carino l’amico di Devon.
< viene in macchina con noi vero?>
< certo che viene con noi. Gli altri non sopporterebbero l’odore. Su vai dietro che qui deve venire Devon> dissi sapendo che le avrebbe fatto piacere avere quel tipo affianco per le due ore successive. lei si fiondo dietro e si aggiusto la maglietta in modo che mostrasse un pezzo di reggiseno. alzai gli occhi al cielo. E lei mi fece la linguaccia. Pensai al poverino che avrebbe dovuto passare due ore con Kate che ci provava deliberatamente. Io quel momento Devon apri la portiera davanti e si sedette mentre il suo amico si sistemo dietro accanto a Kate che se lo mangiava con gli occhi.
< Hei Jenny! Lui è Luis, il mio amico. >strinsi la mano al ragazzo.
< lei è Kate la mia amica.>Devon fece lo stesso con Kate che dopo inizio a parlare con Luis.
il mi cellulare squillo e vidi che era Jasper.

< Jenny partiamo. Ricordati di stare sempre dietro di me e sempre davanti al fuoristrada di Emmet e rose ok?>
< capito. Andiamo.>

Salutai i miei genitori e mio fratello dal finestrino. Lui l’avrei rivisto. Ma dubitavo che avrei potuto guardare ancora una volta il dolce volto di mia madre. Le lacrime mi pizzicavano gli occhi cercando di uscire. Ma le ricacciai indietro. Era finito il momento di piangere. Avrei lottato per poterli rivedere. Dopotutto, mi avevano cresciuta… e volevo un sacco di bene a tutti e tre. Quando vidi Jasper uscire dal cortile ingranai la seconda e la macchina ruggì come una tigre. Mi fece venire i brividi e vidi che lo stesso era capitato a Devon. Che sorrise come un bambino.
continuammo piano finche non fummo usciti da Olympia. Arrivati in autostrada Jasper accellerò di colpo e io feci lo stesso. Devon si trovo schiacciato contro il sedile e lo stesso successe a Kate e Luis dietro. Io mi divertivo da pazza. Adoravo la velocità. Abituatisi all’andatura Kate continuo a parlare allegramente con Luis lanciandogli occhiatine seducenti. Ma Luis non le prestava la minima attenzione. Parlava con lei ed era molto simpatico. Ma non faceva caso alle proposte sottintese di Kate. I pensieri di Kate erano esilaranti.
- sarà gay. - pensava stizzita di non riuscire a conquistarlo. A scuola tutti la volevano. Lei sceglieva i ragazzi come fossero mele al mercato. Questa similitudine mi fece sorridere.
- secondo me è solo che stai diventando vecchia-
le dissi scherzando nei suoi pensieri.
- Hei! Lascia stare la mia testa. Non sai cos’e la privacy? –
- non ho intenzione di uscire dalla tua mente. È troppo divertente vedere come ti scervelli perche un ragazzo non ti vuole..-
- bene. Io so come farti andare via.-
- davvero? Dimostramelo-
a quel punto i suoi pensieri divennero talmente sconci da darmi il voltastomaco.
- ok hai vinto.- le dissi. mi tolsi dalla sua testa.
< perché ridi?> mi chiese Devon.
< niente.>
 Lo guardai e gli trasmisi il messaggio nella mente.
- Kate ci sta provando con il tuo amico ma lui non la calcola perciò è infuriata.-
a Devon scappo una risatina.
-Luis ha avuto un imprinting il mese scorso. Perciò non gli interessa altri che la sua ragazza.-
anch’ io risi sotto i baffi.
il resto del viaggio passo tranquillo e io non entrai più nella mente di nessuno. Anche se Kate continuava a chiedere quanto mancava. Mi sembrava di avere una bambina di 5 anni in macchina invece di una diciassettenne vampira. Alla fine. Quando vidi la scritta “benvenuti a Forks” il cuore mi salto in gola. Domani avrei rivisto mio fratello. Ero impaziente. Ma anche spaventata.
< siamo arrivati > dissi.
Kate tirò un sospiro di sollievo e Devon mi guardo accigliato.
< che c’è Jenny?>
< e solo che sono emozionata. È la prima volta che vedo mio fratello.>
Devon si che mi capiva. Meglio di qualunque altro.
< Hei. Andrà tutto bene. > disse.
In quel momento suonò il cellulare. Era di nuovo Jasper.
< pronto?>
< Siamo arrivati. Vienimi dietro. andiamo alla nostra vecchia casa a disfarei bagagli. Da tuo fratello andremo domani. È troppo tardi.> effettivamente era già sera. Non mi ero accorta che la giornata fosse passata così in fretta. dal telefono sentii un gridolino di gioia. Probabilmente alice. Doveva essere felice di tornare nella sua casa. ero sollevata che l’incontro non fosse subito. Almeno avrei avuto il tempo di studiare la situazione e prepararmi psicologicamente.
< ok. Ti seguo.>
Jasper entrò con la macchina dritto nella foresta. Evitando Accuratamente la zona appartenente ai Quileute. Il patto era sempre in vigore. Jasper si infilò in una stretta via che tagliava il bosco e sbucava in un vialetto. Esattamente di fronte alla foresta c’era una casa bianca bellissima. Durante la lunga assenza dei Cullen l’erba era cresciuta e alcuni alberi coprivano parti della casa. Ma questo non turbava la bellezza del luogo. Una parete che dava verso l’esterno era completamente in vetro. Come un’ enorme finestra. Parcheggiai davanti alla casa. Ma poi Jasper mi fece cenno di seguirlo ancora. Girò attorno alla casa e mi porto in un enorme garage. c’erano già una Aston Martin, una Ferrari e una Porche giallo canarino. Che alice appena scesa dalla macchina corse ad abbracciare. era la sua macchina. Me ne aveva parlato tanto. Parcheggiai accanto alla Aston, che faceva sembrare la mia macchina una bicicletta. E scesi. Era tutto pulitissimo. Anche se un po’ buio. Jasper accese la luce vidi quanto era grande veramente. Quando tutti ebbero parcheggiato, sembrava che dentro il garage ci fosse una mostra di auto di lusso. Vidi alice che portava 7 valigie una sopra l’altra con una mano sola. La guardai a bocca aperta. Lei se ne accorse e sorrise.
< bhe? Che c’è? Non potevo mica lasciare i miei vestiti a Olympia. E queste sono solo una parte. Ho lasciato un sacco di roba in giro.>
probabilmente ci sarebbero voluti un paio di camion per tutti i vestiti di alice. Non metteva quasi mai due volte la stessa cosa. E comprava minimo 3 vestiti a settimana.
presi le mie due valigie striminzite e andai di sopra.
la cucina era enorme e bellissima con affianco un salotto altrettanto grande con la parete in vetro. non era pulitissimo ma era stupefacente lo stesso. Carlile scese dalle scale.
< alice fai vedere a Jenny la sua “stanza.”> disse con tono misterioso.

< Vengo anche io! È stupenda vedrai. Ho visto delle foto.> Kate si intrufolo tra me e alice
prendendo tutte e due sottobraccio.>al trio si aggiunse anche Devon.
< credo che verro anche io. Mi avete incuriosito>pensai che ci avrebbe portati al piano di sopra. Ma invece uscì dalla casa. E si inoltro nel bosco. Io la segui. Che ci faceva la mia stanza nel bosco? Non andammo molto lontano. A un certo punto alice si fermo.
< Kate chiudi gli occhi a Jenny! non sbirciare! È una sorpresa.> andai avanti a tentoni. E il buio della notte non aiutava. Finché lei non si fermò. Sentì un sospiro di stupore proveniente da Devon, e Kate si mise a ridacchiare. inspirai e mi accorsi che c’erano odori che non appartenevano alla foresta
 rose, legna bruciata e caprifoglio. dissi ridendo. Ero curiosissima.
< bene. Ora puoi aprire.>
quando Kate mi tolse le mani dagli occhi rimasi senza fiato. C’era una casetta di pietra color grigio lavanda. Pareva che fosse nata insieme al paesaggio. Sotto le finestre c’era un giardino con cespugli di rose e un piccolo stagno. Davanti alla casa c’era un sentiero di pietre che conduceva all’ingresso con tanto di porta ad arco. Alice mi diede una chiave in ottone. Io non ci credevo ancora. Avevo una casa tutta mia! Ed era bellissima. Non riuscivo a trovare il coraggio di entrare. Pensavo che entrando mi sarei svegliata da quel sogno meraviglioso e sarebbe sparito tutto. Sembrava di essere dentro una favola. alice mi spinse impaziente verso l’uscio. Mentre Devon mi veniva dietro guardando dappertutto. Io girai la chiave nella toppa. E la porta girò sui cardini senza emettere il minimo rumore. L’interno era stupefacente quanto l’esterno. Mi sembrava sempre di più di essere entrata in un libro di fiabe, era uno di quei posti che ti fanno credere nella magia. il soffitto basso era attraversato da travi di legno a vista. Le pareti erano a sezioni di legno e pietra e nell’angolo c’era un caminetto acceso che tingeva tutto con una leggera sfumatura arancione. Affianco al camino una intera parete era coperta da una libreria piena zeppa di qualsiasi genere di libri. Mi diressi verso quella che sembrava la camera da letto. le pareti erano di un azzurro chiarissimo...  il letto era bianco e dal baldacchino pendeva una tenda di seta. nella casa c'èrano molte stanze da letto, le contai mentalmente. 6, Alice mi spinse verso una stanza chiusa da una porta bianca. Quando entrai stavo per svenire. L’armadio era più grande della stanza. E probabilmente anche dell’intera casa. passai la mano tra i soprabiti bianchi che alice aveva messo sopra i vestiti. Annusai l’aria, seta, pizzo, raso, in quella stanza c’era tutto quello che una ragazza di 17 anni potesse desiderare. Alice mi si avvicinò piano.
< c’è ancora una stanza che devi vedere. > mi prese per mano e mi porto in una stanza esattamente al fianco del camino. Non l’avevo notata prima. Mi guidò dolcemente dentro e quello che vidi mi commosse. Era una camera da letto simile a quella che avevo a Olympia. Le pareti viola, il letto a baldacchino con le tende color crema, e la scrivania piena di cd di musica classica e libri.
< questa era la stanza di tua madre quando aveva la tua età.>
le lacrime mi scesero sulle guance. E io non feci nulla per trattenerle. Io e mia madre eravamo
identiche. Persino la sua stanza era uguale alla mia. Mi sedetti sul letto. E immaginai lei che dormiva su quei cuscini di piume. Sul piumone c’era un lupo dal pelo color marrone cioccolato di peluche con al collo un braccialetto di corda e attaccato al braccialetto c’era un lupo che ulula alla luna intagliato nel legno appeso all’estremità.
< tuo padre a ne ha regalato uno identico a tua madre e a tua nonna. Ora e tuo.>
la guardai riconoscente. Ma non riuscivo a parlare. Quando ritrovai la voce riuscì solo a sussurrarle un debole.
< Grazie.>
< ti lascio sola.> disse lei allontanandosi. Kate mi rivolse un sorriso triste e mi fece una carezza. quando tutti furono usciti. Nella stanza rimanevamo solo io e Devon. Si sedette sul letto di fianco a me. E io mi appoggiai a lui mentre mi circondava con un braccio affettuoso. Mi stringevo al petto il peluche a forma di lupo. Devon continuava ad accarezzarmi i capelli. E io mi sentivo una bambina in quel momento. Una bambina senza genitori. Guardai Devon e lui mi sorrise.
< riuscirò a liberare i tuoi genitori. A costo di morire. Non sopporto di vederti soffrire. Mi si spezza il cuore.>
in quel momento non sapevo esattamente cosa facevo. Sapevo solo che avevo affianco la persona più fantastica che conoscessi. Gli sarei stata eternamente riconoscente.
Quando lo baciai dolcemente sulle labbra sentivo che stavo facendo la cosa giusta. Lui ricambio il bacio. Con Daniel c’era stato solo desiderio soffocante che mi faceva annegare.                                                       
                                                Devon mi stava salvando.

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