Dovevo Dirti Molte Cose...

di LoveChild
(/viewuser.php?uid=85852)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Drinks and Confessions ***
Capitolo 2: *** Tutto quello che non ti ho detto ***
Capitolo 3: *** Verità Nascoste ***
Capitolo 4: *** Odi et Amo ***



Capitolo 1
*** Drinks and Confessions ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono (esclusi gli eventuali OC, ovvio, e chi me li tocca lo mangio u.u), ma sono proprietà di Madam J.K. Rowling (beata lei...).



Da un'idea di BS.

Dovevo dirti molte cose...

 

Capitolo I

Drinks and Conffessions

-Davvero non capisco come fai!

Una donna di circa ventidue anni, fasciata in un tubino verde bottiglia, si era poggiata con i gomiti sul bancone del bar, proprio accanto all’uomo che, seduto su uno degli alti sgabelli del locale, era intento a scolarsi un generoso bicchiere di Fire Whiskey.

-Daphne…- quel nome risuonò a metà fra un saluto e un ammonimento.

-Oh, beh, mi pare positivo che tu ricordi chi io sia. Vuol dire che, al contrario di quanto pensassi, non sei totalmente sbronzo.

L’uomo fece ruotare lo sgabello e i suoi occhi grigi, leggermente lucidi a causa dell’alcool, si piantarono in quelli castano-verdi di lei.

-Il fatto che presto sarai mia cognata, Daphne, non significa che tu debba farmi da chaperon. E poi, ora che ci faccio caso, di che razza di colore sono i tuoi occhi?- disse avvicinandosi al suo viso.

-Sono castani, ma d’estate diventano verdi. Oh, se te lo stessi chiedendo, per evitare gaffes in futuro, quelli di Astoria sono verdissimi, tutto l’anno. E, Draco, stai lontano da me puzzi di alcool da far paura.- gli rispose lei con aria vagamente saccente.

-Anche tu bevi.- puntualizzò lui noncurante.

-Hai detto bene bevo, non mi affogo nell’alcool.- celiò, scuotendo la testa in un movimento studiato per far danzare i lunghi capelli biondi. –Allora, Draco, qual è il problema?

-Pansy…- mugugnò mentre faceva segno al barista di riempirgli ancora il bicchiere e si passava una mano tra i capelli biondi.

Daphne si agitò leggermente, si sedette sullo sgabello accanto a Malfoy e mormorò al barista:-Un’acquaviola- poi si rivolse preoccupata all’amico:-Cosa è successo?

-Le ho mandato un gufo, le ho chiesto di vederci perché volevo parlarle per spiegarle.- sbuffò nervoso –Ieri ci siamo incontrati.

-E…?

-Mi ha attaccato alle spalle e mi ha cruciato.- ringhiò.

-Stai scherzando.- sbottò Daphne, sorseggiando la sua acqua viola.

-No, Daphne, non scherzo affatto.- si alzò stizzito una lunga ciocca di capelli per scoprire una lunga sottile cicatrice sul sopracciglio sinistro –sono finito contro il marciapiedi.

-Cameriere, un Fire Whiskey!- disse nervosamente la donna –E poi?

-Era molto arrabbiata con me, ma non per il fidanzamento. Ha detto che io sono né più né meno dei Weasley, un traditore del mio sangue e che mia madre è la cagna che ha veduto il lord Oscuro a Potter- un lampo sinistro attraversò gli occhi di Draco.

-Cosa le hai fatto?- gli chiese Daphne bevendo agitata un sorso di whiskey.

-Nulla! Altrimenti credi che sarei qui a bere per calmarmi? Se avessi reagito ora sarei ad Azkaban.

La donna fissò per un po’ di tempo il liquido ambrato che aveva nel bicchiere, poi, sospirando, si voltò verso Malfoy e disse con voce malinconica:-Comprendila, Draco. Per lei non è stato per nulla facile.- lui alzò un sopracciglio e la guardò scettico –Non guardarmi così! Sai benissimo che ho ragione! Lei, paradossalmente, è quella che ci ha rimesso di più fra noi.

-Stai scherzando, voglio sperare! Devo ricordarti la cicatrice che ho sull’avambraccio?

-Non devi ricordarmelo!- gli rispose irritata –Ma tutti noi siamo riusciti ad andare avanti, chi per un motivo, chi per un altro, mentre lei sarà sempre additata come colei che voleva consegnare Harry Potter a Voldemort.- Draco Malfoy rabbrividì a quel nome e le fece un’occhiataccia –Oh, ti prego! Ormai è stramorto, lascia passare qualche anno e ci faranno anche delle barzellette! Tornando a Pansy… nella sua vita aveva due certezze: l’importanza della purezza del sangue e che avrebbe sposato il suo storico fidanzato, Mangiamorte, tanto per cambiare. Non solo si è vista togliere entrambe le cose, fatto già di per sé traumatico, ma ha anche dovuto subire l’umiliazione di essere la sola a proteggere apertamente l’idea della purezza del sangue. Per non parlare del fatto di essere lei stessa la causa indiretta della rottura del vostro fidanzamento. Pansy conosce molto bene l’etichetta purosangue e ha capito immediatamente che non l’avresti più sposata: devi troppo a questo nuovo mondo magico per poterti compromettere con lei. Se conosco Pansy bene come penso, questo è un rimorso che proverà per sempre.

Per tutto il tempo in cui Daphne Greengrass aveva parlato, Draco Malfoy aveva fissato un punto impreciso avanti a sé.

-Sai, Daphne, ho paura di quello che potrebbe fare, di quello che potrebbe farsi.

-Non temere, non si ucciderà, se è di quello che ti preoccupi. Pansy, di tutti noi, era quella più dotata di palle.

Draco ghignò a quella frase:-E la tua proverbiale raffinatezza, Greengrass?

-Sono sempre raffinata, io. Ci sono immagini, però, che possono essere rese solo in modo rude.

-Come Pansy…

-Sì, come Pansy…

Stettero un altro po’ di tempo seduti in silenzio, poi la bionda saltò giù dallo sgabello e si rivolse con aria imperiosa al suo amico:-Forza furetto, scendi giù dal trespolo e andiamo a fare quattro passi.

-Ok, Duffy.- rispose lui beffardo.

-Non chiamarmi con quell’odioso nomignolo!- gli disse mentre si infilava il lungo mantello nero.

-E tu non chiamarmi furetto.- celiò lui aggiustandosi gli alamari d’argento.

 

Quando uscirono dal locale una zaffata di vento dicembrino li colpì impietosa. Entrambi alzarono il cappuccio per proteggere le teste dal freddo pungente e si strinsero bene nei mantelli.

Camminavano ormai da un quarto d’ora quando Draco si fermò e si rivolse incuriosito alla donna:-Secondo te perché non hanno promesso te in sposa a me? In fondo abbiamo la stessa età…

-Ho due mesi più di te- disse Daphne assumendo un tono professionale –non sarebbe stato decoroso.

Draco rise della sua espressione.

-Non preoccuparti, Malfoy, a dispetto delle apparenze mia sorella è una persona piacevole- aggiunse dandogli una lieve pacca sulla spalla –hai un’ottima promessa sposa!

-E tu a chi sei promessa, Daphne?

A quella domanda il cuore di Daphne Greengrass sussultò.

 

 

Fine Capitolo I

 

 

 

Notes: effettivamente non ho molto da dire se non... COMMENTATE!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Tutto quello che non ti ho detto ***


Capitolo II

Tutto quello che non ti ho detto

 

 

Per te che mi aiutavi ogni giorno a vivere,

Per te che ora io non vivo più.

Non è stato facile per me, stare su.

Continuo a fingere per te,

Corro più su.

Dovevo dirti molte cose, amore… 

[Velvet- Dovevo dirti molte cose]

 

Erano passati ormai otto anni, otto lunghissimi anni durante i quali aveva combattuto una battaglia, una battaglia che era persa in partenza, lo sapeva. Era da quando aveva quattordici anni che soffocava il suo amore per Draco Malfoy. Come già detto, una battaglia persa.

 

Il rapporto tra lei e Draco si era sviluppato in modo complicato. Si erano conosciuti quando avevano quattro anni ad una festa tra purosangue e si erano stati immediatamente antipatici: lui le aveva tirato i capelli e lei gli aveva tirato un pugno, facendogli un occhio nero. Da quella memorabile sera, quando venivano organizzate le feste, si provvedeva sempre a tenerli lontani: erano totalmente incapaci di convivere pacificamente.

Poi era cominciata Hogwarts e, vuoi la convivenza forzata, vuoi la maturazione dovuta alla crescita, erano diventati amici.

Daphne era stata il tramite tra Pansy e Draco quando la ragazza si era presa una bella cotta per lui.

Il giorno in cui aveva fatto in modo che Draco e Pansy restassero da soli era stato anche il giorno in cui aveva detto definitivamente addio alla pace e alla tranquillità.

Pansy avrebbe potuto tenere un corso monografico su Draco Lucius Malfoy. Lei la ascoltava, pazientemente, ma non la capiva. Le ci erano voluti circa quattro anni per capire perché Pansy amasse il ragazzo. Aveva sempre visto Draco come un caro amico, oggettivamente bello, oggettivamente brillante nel Quidditch e a scuola, ma sempre oggettivamente. Semplicemente non era il suo tipo. A lei piacevano quelli come Terence Higgs: alti, con occhi e capelli castani e, soprattutto, più grandi. Quella per Terence era stata la sua prima cotta. L’unica. Aveva imparato, ormai, a dividere la sua vita in due grandi periodi: prima d’innamorarsi di Draco e dopo. Era una persona molto caparbia, Daphne, e si era sempre industriata con grande dovizia, se non a combattere il suo amore per Draco, a soffocarlo. Poteva fare altrimenti? Certo che no! Non poteva mica andare da Pansy e dirle, candidamente, che una bella mattina, posati i piedi sullo scendiletto, oltre ad accorgersi di essere in ritardo si era resa conto di essersi anche innamorata di Draco. Proprio no.

Dopo la guerra aveva sperato per un momento che i genitori di Draco e i suoi decidessero di farli sposare, poiché, lo sapevano tutti, il ragazzo e Pansy non potevano più. Quando Astoria le comunicò sovraeccitata che era stata promessa in sposa all’erede dei Malfoy a Daphne mancò il fiato. Ancora una volta doveva reprimere i suoi sentimenti, spazzarli via, nasconderli sotto il tappeto persiano che si trovava nel salone di Greengrass Manor e fare bene attenzione a calpestarli quanto più spesso possibile. Draco le era stato portato via di nuovo, questa volta da sua sorella.

L’unica a sapere del suo amore era Christina Spinks, la sua ex compagna di scuola. Appena smistate erano diventate amiche, condividevano gli stessi interessi e avevano idee simili, inoltre i loro caratteri, al contrario di quello di Pansy, erano più tranquilli e pacati, il che aveva reso la loro convivenza idilliaca.

Doveva ammetterlo: Christina gliel’aveva detto. Non appena finita la guerra le parole di Christina erano state ‘Se non vuoi perderlo, vai e digli quello che provi. Non ti rifiuterà, Daphne’. Ovviamente non era andata proprio da nessuna parte, aveva continuato a comportarsi come sempre, non aveva neanche provato a fargli capire ciò che sentiva. Lo chiamavano Orgoglio Serpeverde, quello. Christina le aveva detto anche che l’orgoglio serpeverde l’avrebbe dovuto mandare al diavolo se non voleva dimostrare di avere la stessa intelligenza di un Troll di montagna. Daphne aveva ignorato anche questo saggio consiglio e quando le era arrivata l’orribile notizia del fidanzamento di Draco con Astoria, si era smaterializzata senza preavviso a casa di Christina. L’amica non aveva recriminato, non lo faceva mai. L’aveva consolata e le aveva detto con aria rassegnata ‘Forse non era destino, o forse non era il momento giusto’. Daphne, che le leggeva negli occhi, sapeva benissimo che l’amica le avrebbe voluto tanto strillare ‘Chi è causa del suo mal pianga se stesso!’ e avrebbe avuto tutte le ragioni per farlo, ma le fu grata per l’infinita pazienza che aveva con lei.

 

***

 

Erano sedute sotto ad una quercia nel grande parco di Villa Spinks, quando Christina aprì il suo pacchetto di sigarette.

-Chi l’avrebbe mai detto che i babbani inventassero cose così utili! Queste me le ha portate Adrian da Liverpool, sono una nuova marca.- disse rigirandosi il pacchetto fra le mani osservandone il disegno –Ne vuoi una?

-Ho smesso di fumare.- rispose mogia Daphne.

-Questa mi giunge nuova! Tu sei totalmente assuefatta, Daphne! Come diavolo hai fatto? Sarà stata una bella fatica!

-No, è stato così semplice.- alzò gli occhi castani e li puntò tristemente sull’amica –Fumare sigarette mi riporta troppi ricordi di Draco…

-Daphne, lo so che non è facile, ma io non ce la faccio a vederti giù! – sospirò – Voglio sperare che non sia successo nient’altro…

-E’ successo, invece!- rispose stizzita la bionda con le lacrime che le riempivano gli occhi- I miei genitori hanno avuto il coraggio di dirmi che se non trovo al più presto un marito, sarò costretta a fare da damigella ad Astoria! Capisci, Christina? Oltre al danno, anche la beffa! Umiliata! Ti rendi conto di che umiliazione sarebbe fare da damigella al matrimonio di mia sorella minore?- con rabbia strappò qualche ciuffo d’erba.

Christina posò la sigaretta che stava per accendersi e le si avvicinò abbracciandola:-Lo sai qual è la soluzione, vero?

Daphne annuì lentamente.

 -Vorrei che non fosse mai nata.- sibilò a denti stretti, il risentimento le serpeggiava dentro e le faceva ribollire il sangue.

-Bugiarda…

-Lo so.- un sospiro le uscì dalle labbra.

Non importava che si ripetesse di odiare sua sorella, per quanto fosse doloroso vederla promessa in sposa all’uomo che amava, non avrebbe mai potuto odiare Astoria.  

 

 

Fine Capitolo II

 

 

 

 

 

Note:

Intanto ringrazio chi ha letto la mia fan fiction, sopratutto Sasyherm _EpicLoVeper le recensioni.

Su questo capitolo, come sul precedente non c'è molto da dire... Soltanto che si colloca nella linea temporale prima dell'incontro con Draco. 

Teoricamente questa fan fiction dovrebbe essere composta soltanto da tre capitoli, ma non so se rispetterò la lunghezza, oltre che per motivi di evoluzione della trama anche perché, come penso si sia notato, sto scrivendo capitoli davvero brevi.

Inutile dire che nulla mi farebbe piacere di più che essere recensita, è per me anche un modo per capire se vi fa piacere che io mandi avanti questa storia.

Insomma sta anche a voi! ^^

Baci,

  LoveChild

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Verità Nascoste ***


Capitolo III

Verità Nascoste

 

-E tu a chi sei promessa, Daphne?

A quella domanda il cuore di Daphne Greengrass sussultò.

 


La donna sentì distintamente il cuore accelerare e il flusso sanguigno aumentarle tanto da farle male. La prima reazione che ebbe fu quella di scappare, ma era una purosangue troppo elegante e troppo orgogliosa per lasciarsi andare a certi comportamenti, anche nel bel mezzo di Knocturn Alley. Padroneggiò abilmente la voce e disse con il tono più casuale che le riuscì:-Cosa ti fa supporre che io sia promessa a qualcuno?

-Andiamo, Daphne!- rispose Draco scettico –Sei una delle donne più belle che io conosca, sei intelligente e ricca. E’ impossibile che qualcuno non ti abbia già chiesta in sposa!

La donna si fermò sotto un lampione, erano appena giunti all’angolo che divideva Knocturn Alley da Diagon Alley, si voltò verso l’uomo e disse con voce rotta:-Tu non lo hai fatto.

Draco Malfoy restò interdetto da quell’affermazione:-Ma, Daphne, noi siamo amici da anni! Pensavo ti avrebbe infastidito! Tu eri così amica di Pansy e poi… Beh, io pensavo che qualcuno ti avesse già chiesto in moglie.

Daphne si liberò dal cappuccio e Draco poté vedere i suoi occhi pieni di lacrime e le sue belle labbra strette in una smorfia:-Guardami!- sibilò lei velenosa e lui, obbediente, si abbassò il cappuccio.-Io ti amo.- sputò quelle parole quasi fossero una maledizione –Ti amo da quando avevo quattordici anni, ma allora stavi con Pansy, cosa potevo fare? Mi si è spezzato il cuore quando hai chiesto la mano di mia sorella, lo sai? Ho sentito distintamente il rumore del mio cuore che andava in frantumi! Eppure ho continuato ad amarti e a starti vicino. Potevi scegliere tra tante Draco, perché proprio Astoria? Perché mia sorella?

-Daphne, mi dispiace, io non…

-Non ti dispiacere! Non voglio essere compatita! Voglio solo sapere perché hai scelto mia sorella senza parlarmene!

-Io… non c’è un motivo preciso, mi sono venute in mente altre ragazze ma con i miei genitori abbiamo concordato che Astoria fosse la scelta migliore. E poi non mi andava di dirtelo, non so il perché...

-Sai, Draco, quello che mi fa male è che mi è stata preferita Astoria non per affetto, ma per puro caso! Suppongo tu non abbia neanche lontanamente pensato a me!

Draco l’afferrò per le spalle e la guardò con le sue iridi verde pallido: -Sei la prima a cui ho pensato. Se dovessi scegliere, a occhi chiusi, con chi passare il resto della mia vita, la vorrei passare con te, Daphne! Ti voglio così bene che pur di starti vicino ho deciso di sposare tua sorella! Ti rispetto, ti trovo bella, intelligente, sei tutto quello che un uomo come me può desiderare, ma non ti amo; però, Daphne, posso giurartelo, dovendo scegliere razionalmente chi dovrebbe amare il mio cuore, sceglierei te, sempre e solo te!

Daphne si sentì improvvisamente stanca, come se tutta la sua forza e voglia di vivere fossero state risucchiate. Le lacrime cominciarono a scenderle senza ritegno lungo le guance e con voce tremante e roca sussurrò: -E’ la cosa più triste e bella che mi abbiano mai detto.- si alzò sulle punte e poggiò la sua guancia contro quella dell’uomo che la strinse a sé per qualche minuto.

-Perché non me lo hai detto?- chiese dura, un’improvvisa ondata di rabbia la investì e si staccò da lui, la voce diventò acuta e incrinata –Avremmo potuto essere felici! Come guarderò mia sorella, ora?

-Non incolpare a me, Daphne!- la tensione nella voce di Draco era alta –Se tu mi avessi detto che mi amavi non ci saremmo mai trovati in questa situazione!

-Non potevo dirtelo, Pansy era la tua fidanzata!

-Non lo è più, Daphne! E avresti comunque dovuto dirmelo, siamo amici da quando avevamo undici anni! E’ una questione di fiducia, questa. Non hai avuto fiducia in me, per questo non me l’hai mai detto! Perché avevi paura che ti avrei allontanata, non lo hai fatto per Pansy, sei stata egoista: lo hai fatto per non ferire il tuo orgoglio!

La donna strinse le labbra, gli occhi lucidi avevano smesso di lacrimare e lo guardavano con rancore: a nessuno piace sentirsi rimproverare i propri difetti, men che meno a Daphne Greengrass.

-Lasciami.- sibilò lei tagliente.

-No. E guardami negli occhi.- le ordinò lui duro. Suo malgrado Daphne puntò i suoi occhi castani in quelli di Draco e scorse in quelli verdi dell’uomo un immenso cordoglio –Tutto questo non me lo perdonerò mai, Daphne, mai.

A malincuore la donna si staccò da lui e mormorò sofferente:-Nemmeno io, mai.

Quando si smaterializzò, Draco Malfoy temette che quella sarebbe stata l’ultima volta che vedeva Daphne Greengrass.

 

 

Fine Capitolo III

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note:

Comincio ringraziando tutti coloro che mi hanno recensita, quelli che hanno aggiunto la storia alle 'seguite' e anche soltanto chi ha voluto leggerla.

Questo capitolo è molto breve e, per essere sinceri, non mi convince del tutto ma ci ho pensato molto e non mi sarebbe riuscito di svilupparlo diversamente. Informo chi fosse interessato che ho deciso di proseguire sebbene io non ami postare storie che non siano totalmente definite, per questa ragione non so quando il nuovo capitolo verrà fuori: sono preda dell'ispirazione. XD

Grazie ancora,

   LoveChild

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Odi et Amo ***


A Lils che mi sopporta, mi consiglia, mi da fiducia.

A Lils a cui è ispirato e dedicato il personaggio di Imogen.

 

 

 

Capitolo IV

Odi et Amo

 

Senza pensarci Daphne si era smaterializzata a Greengrass Manor, nella sua camera. Rabbiosa si era liberata prima del mantello, poi delle scarpe e, per ultimo, del vestito. Si sentiva soffocare e nel momento esatto in cui la stoffa rigida del tubino si staccò dal suo corpo si sentì un po’ più libera. Con un rapido gesto della bacchetta raccolse i capelli in una crocchia ed entrò nella vasta camera da bagno. Un altro movimento del polso e la grande vasca si trasformò in una semplice doccia, Daphne poggiò la bacchetta sul bordo del lavandino e vi entrò. Quando l’acqua fredda cominciò a scorrere lungo il suo corpo la smorfia contratta dipinta sul suo volto si allentò leggermente. Pian piano lasciò che le lacrime ricominciassero a scorrere lungo le sue guance: anche lei, come Pansy, era stata causa della sua stessa infelicità. Anche lei come Pansy aveva lasciato che lui se ne andasse, senza lottare.

Quando uscì dalla doccia rabbrividì, si asciugò con un impaziente colpo di bacchetta ed appellò la camicia da notte e le pantofole. Passò un buon quarto d’ora a pettinare i lunghi capelli e ad intrecciarli. Quando fu pronta per andare a letto rientrò nella vasta camera da letto e accese il fuoco nel caminetto. Si sedette ai piedi del letto e, con una serie di incantesimi mise in ordine ciò che aveva lasciato in giro non appena arrivata. Un pensiero le attraversò la mente, ma veloce come una stella cadente fu rimosso: chissà dov’era lui, ora.

Qualcuno bussò alla porta della sua stanza, data l’ora tarda non poteva trattarsi che di Astoria.

-Avanti- disse con voce sicura Daphne.

-Ciao, Queenie.- la salutò sua sorella avvicinandosi e depositandole un bacio sulla guancia –Sei tornata tardi stasera.

Daphne annuì, poi la guardò sorridendole lievemente: -E tu, Princesse, come mai sei ancora sveglia?

-Sono stata insieme ad Imogen, è andata via poco fa.

-Imogen è ancora innamorata di Theodore?- chiese mentre un sorriso le increspava le labbra.

-Sì e a dire il vero ho proprio paura che sia andata da lui.- disse Astoria con aria assorta, i begli occhi verdi velati di preoccupazione e leggero disappunto.

-Non preoccuparti, Theo non morde, lo sai anche tu.- Daphne rise cristallina.

-Oh, non è per lei che mi preoccupo, ma per lui!

-Beh, questo sì che è un problema! Ma non preoccuparti Theodore si difenderà egregiamente.- Sospirò –Princesse, ti va se ti pettino i capelli?

Astoria annuì. Era uno di quei momenti che condividevano con piacere e di cui erano molto gelose. Amavano stare sedute insieme, in silenzio, mentre una pettinava i capelli dell’altra, lo facevano da quando erano piccole ed era una sorta di rito. Sentivano come se, sciogliendo i nodi fra i capelli, anche i nodi delle loro anime sparissero poco a poco.

Daphne osserva sua sorella con affetto velato di tristezza: erano così diverse.

Astoria era alta circa un metro e settanta cinque e snella, il viso sottile e affilato, era spesso velato da un’espressione meditabonda. I capelli castani erano lunghi fin sotto le spalle ed estremamente lisci. Aveva la pelle rosea e due grandi occhi verdi, le sopracciglia folte e le ciglia arcuate rendevano il suo sguardo magnetico. La bocca sottile era capace di sussurrare con la stessa facilità parole dolci e di odio puro.

Lei era formosa e circa dieci centimetri più bassa di sua sorella, nonostante fosse più grande. Il suo viso ricordava un ovale che sul mento finiva in una piccola punta decisa, decisa come il naso esile e dritto, senza imperfezioni, e la sua bocca sembrava disegnata da un pittore. I capelli ondulati e lunghi fino in vita erano color biondo chiaro. La pelle era bianca e pallida, i suoi occhi avevano una forma leggermente a mandorla e variavano dal castano chiaro al verde a seconda delle stagioni, le sopracciglia sottili e le ciglia lunghe e rade erano talmente bionde da essere quasi invisibili, il suo sguardo era spesso altrove, rivolto verso un mondo interno che solo lei conosceva.

Daphne sapeva bene che, oggettivamente, era lei quella delle due considerata più bella, eppure Astoria era quella che attirava più sguardi su di sé e lei ne era sempre stata orgogliosa, orgogliosa che sua sorella fosse in egual misura così diversa da lei eppure bella quanto lei.

-Posso dormire con te stanotte, Queenie?- chiese Astoria con voce malinconica –E’ tanto che non dormiamo più assieme.

-Certamente, Princesse.- disse Daphne baciando la tempia di sua sorella.

Si infilarono sotto le coperte e  si addormentarono mano nella mano. Senza saperlo entrambe formularono lo stesso pensiero, seppur con sentimenti totalmente diversi, entrambe pensarono a Draco.

 

***

Villa Nott

 

Draco Malfoy si lasciò cadere a peso morto sulla poltrona preferita di Theodore Nott, guadagnandosi un’occhiataccia.

-Cazzo!- imprecò stringendo convulsamente il pugno –Ormai mi odia!

-Draco, ignorerò il fatto che sono le due di notte, che mi hai svegliato e che sei alticcio, ma ti sarei grato se almeno tu evitassi uno di quei lunghi soliloqui che hai l’abitudine di sciorinare in certi momenti.

-Uh?- Malfoy lo guardò allampanato.

-Draco: chi, dove, come, quando e perché.

-Daphne. – disse in fretta recuperando un po’ di lucidità –Daphne è innamorata di me dal quarto anno e ora mi odia perché ho chiesto in moglie Astoria.

-Impossibile, l’alcool ti fa male.- disse Theodore sventolando la mano come per scacciare una mosca molesta.

-Cosa, Ted, che mi ami o che mi odi?

-Punto primo: non chiamarmi Ted. E’ così triviale. Secondo: entrambe.- poi rifletté –Anzi no, la prima è possibilissima così possibile da rendere categoricamente impossibile la seconda.

-Theodore, ti prego, potresti evitare di essere così odiosamente prolisso almeno stasera?

-Ti ama troppo per odiarti.

-Oh, no,- disse Draco Malfoy rabbrividendo al ricordo dello sguardo della ragazza –lei mi odia fottutamente, credimi.

 

Il ‘pop’ della materializzazione li fece sobbalzare.

 

-Merlino! Ma stanotte questa casa è un porto di mare?

-Ciao Theodore.- disse la nuova arrivata. Gli occhi di Theodore Nott si dilatarono all’inverosimile: Imogen Eldalyn Talavera, l’incubo degli ultimi cinque mesi.

-Che diavolo ci fai qui, Vera?- chiese acido.

-Imogen.- puntualizzò lei, per poi aggiungere con  sguardo pericolosamente languido –Mi mancavi…

 

Draco ghignò apertamente ammiccando all’indirizzo dell’amico che, dal canto suo, lo fulminò con uno sguardo truce.

 

-Tu no, Vera. Quindi se non vuoi che ti sbatta fuori… eclissati.

-Non ci penso proprio!- rispose lei impertinentemente.

Theodore fece un respiro profondo: -Avrai notato che ho un ospite. Ora quest’ospite deve discutere con me in privato. Quindi: preferisci uscire come sei entrata o la finestra ti è più congeniale?

-Posso benissimo aspettarti di là.- disse lei ostinandosi ad ignorare la richiesta di lui.

-No, non puoi!- urlò lui.

-Oh, vi prego continuate!- disse Draco ridacchiando.

-Vuoi seguirla fuori dalla finestra tu?

-Oh, ti prego, Theo.- ancora una volta Imogen assunse il temibile sguardo da cerbiatta –Ti prego.

-E va bene!- Theodore, per quanto ci provasse, non riusciva proprio a resistere a quegli occhi luminosi –Sai dov’è il salotto?

-Ovvio!- un lampo vittorioso attraversò le iridi nere della ragazza e Draco si ritrovò a pensare che il suo amico si era messo in un mare di guai.

-A dopo, Vera.- mugugnò Nott.

-Imogen.- scandì lei prima di chiudersi la porta alle spalle.

 

Quando furono nuovamente soli Theodore si rivolse all’amico: -No, Draco, non puoi farmi domande. Nessun genere di domande. Ora ti sarei grato se tu mi spiegassi in breve la faccenda, dopodiché io potrò sbattere fuori prima te, poi lei e per finire tornerò a fare quello che stavo facendo prima, che è poi quello che dovrebbe fare ogni mago per bene a quest’ora: dormire.

-Era a Serpeverde no? Se non sbaglio lo stesso anno di Astoria…- l’uomo aggrottò le sopracciglia –Ma certo! Imogen Eldalyn Talavera! La mezza spagnola!

-Cosa del concetto “non fare domande” è sfuggito al tuo pregiato cervello?

-Non erano domande ma affermazioni.- rispose indolente Draco, aggiungendo –E’ un bel bocconcino, Theodore, è arrivata anche per te l’ora di sposarti, perché non lei?

-Non so se l’hai notato ma quella ragazza è completamente ossessionata! Mi sento braccato! E’ ovunque.

-Tranne che nel tuo…

-Non dirlo!- urlò irritato Theodore –Non oso neanche pensare a cosa mi farebbe in certe circostanze… E comunque stiamo divagando: vuoi spiegarmi per bene il problema o no?

 

Draco fece un respiro profondo e cominciò a raccontare di quella sera.

 

Fine Capitolo IV

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=562811