Forever With You ~ ♥

di _Lidyn_
(/viewuser.php?uid=49077)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ***
Capitolo 2: *** ***
Capitolo 3: *** ***



Capitolo 1
*** ***


Forever With You ~  

 

 

 

 

Per la mia adorata Angleterre...

Chissà come farei senza di te a sopportarmi sempre chèri?

 

 

 

 

Cap. 1

 

 

 

 

La pioggia continuava a scendere incessante sul campo di battaglia, rendendo il terreno molle e fangoso. Sembrava quasi che il cielo volesse lavare via dalla terra il sangue dei soldati caduti quel giorno senza tentare di distinguere il colore della divisa.

Ora si trovavano faccia a faccia, solo loro due.

Francis ed Arthur.

Matthew poteva vederli molto bene dal luogo riparato dove era stato lasciato, nonostante la pioggia rendesse i contorni poco nitidi.

Era parecchio tempo che i due contendenti litigavano per Matt, che non riusciva a comprenderne il motivo: non era una colonia molto proficua, ma nonostante tutto Inghilterra stava facendo l’impossibile per strapparlo dalle mani del rivale.

La vera ragione che spingeva l’inglese a fare tutto ciò era una rivalità secolare, che lo portava a voler togliere all’altro tutto ciò che gli era più caro.

La pioggia continuava a scendere sempre più furiosamente, abbattendosi sui due rivali e sulla piccola colonia contesa che non riusciva a far altro che stringersi sempre più spaventato al suo orso.

Dal punto in cui si trovava non riusciva a sentire quello che di due si dicevano, eppure non ce n’era bisogno. Quando vide Francis ritirarsi lentamente verso di lui, Matt capì che era tutto finito.

 

 

 

 

 

Matthew aveva sempre avuto un carattere tranquillo al contrario di suo fratello Alfred, merito forse di Francis che lo aveva cresciuto con amore e dolcezza. In lui vedeva tutte le qualità che avrebbe voluto avere una volta diventato grande e forte.

-Fratellone...- Guardava Francis come se fosse la persona più importante al mondo.

-...Potrò diventare mai  come te?-

Il più grande sorrise dolcemente a quella domanda così innocente, come il sorriso che illuminava il volto alla piccola colonia.

-Certo, petit frère, diventerai anche più grande e forte di me...-

Una risata lieve e cristallina si diffuse per la stanza della casa francese dove si trovavano in quel momento. Matt abbracciò quello che ormai considerava un fratello maggiore con tutto l’affetto di cui era capace.

-Fratellone...-  La voce s’era fatta ancora più lieve ed insicura di quanto già non fosse –Tu... N-Non mi abbandonerai mai, vero?-

Francis non seppe rispondergli questa volta. Le incursioni inglesi nel territorio canadese s’erano fatte molto più frequenti, e non sarebbe riuscito a sostenere quelle brevi ma estenuanti battaglie ancora a lungo. Ritornò a guardare negli occhi del più piccolo, che lo fissava vagamente spaventato dall’assenza di risposta, passandogli una mano fra i capelli.

-No, non lo farò...-

Non era riuscito a dirgli la verità. Sapeva perfettamente che questo l’avrebbe ferito profondamente se mai si fosse trovato costretto a cederlo al dominio britannico... Ma quel viso così innocente e dolce lo aveva disarmato, costringendolo a mentire.

-Grazie...-  Mormorò Matt stringendosi ancora di più al francese, appoggiandosi su di lui per addormentarsi poco dopo.

Francis doveva combattere, avrebbe fatto di tutto per tenerlo con sé.

 

 

 

 

 

Una settimana era scorsa, nel bene e nel male, da quella fatidica battaglia.

Durante quel breve periodo di tempo, Francis era stato triste e taciturno. Matt lo aveva visto tornare sconfitto da altre battaglie come quell’ultima anche altre volte, ma sempre piuttosto sereno e loquace. Che fosse cambiato qualcosa? Il canadese cercò di scacciare quei brutti pensieri dalla testa, erano l’ultima cosa di cui avevano bisogno in quel momento.

-Matthew­-

 A quel richiamo, Matt alzò la testa dalle ferite dell’altro che stava fasciando, dopo averle disinfettate. Era la prima volta in una settimana quasi che sentiva la sua voce.

Francis non aveva la più pallida idea di cosa dire ora. Se avesse detto la verità, l’altro ne sarebbe rimasto terribilmente ferito. Come poteva dirgli che lo avrebbe abbandonato solo per il capriccio di un amante geloso e indeciso?

Perché solo di quello s’era trattato, solo di un banale capriccio di Arthur. La cosa migliore che poteva pensare era lasciarlo all’oscuro di tutto fino all’ultimo.

-Preparati... Dobbiamo uscire...-

 

 

 

Matt guardava con timore all’uomo che aveva di fronte. Non aveva assolutamente nulla a che vedere con la grazia di Francis, eppure qualcosa in quell’aspetto freddo da gentleman lo attirava, forse quegli occhi color smeraldo che ora fiammeggiavano mentre discuteva col francese di qualcosa che il più piccolo non riusciva a capire.

Improvvisamente sentì quello sguardo penetrante su di lui e non ebbe il coraggio di guardarlo a sua volta, rimanendo abbracciato al suo fedele orso bianco.

 

 

 

 

Il piccolo canadese seguì gli ordini del fratello maggiore e, dopo pochi minti, erano entrambi fuori di casa.

Francis continuava a preoccuparlo sempre di più, non era mai stato tanto abbattuto per una battaglia persa!

Lungo tutta la strada che percorsero nessuno dei due rivolse la parola all’altro limitandosi a camminare.

Arrivarono poco tempo dopo a casa dell’inglese che li aspettava già fuori dalla porta con un’espressione trionfante in volto che gli fece presagire quel che sarebbe accaduto.

Più si avvicinavano più il sorriso su quel volto si allargava prendendo sempre più una sfumatura crudele, Francis si fermò ad un passo di distanza da quello che era stato il suo amante guardandolo negli occhi con un odio che non aveva più nulla a che vedere con l’amore provato tempo addietro.

-Francis…-

-Arthur…-

Il saluto fu glaciale, più sarcastico che di cortesia e fece rabbrividire Matt.

-Vedo che hai deciso di scegliere la via migliore, ne sono felice-

Il tono era di scherno, era stato il vincitore di quella guerra e sapeva di esserlo.

Non ci fu risposta a quell’affermazione, per  Matt  c’era solo la figura della persona che lo aveva cresciuto piegata alla volontà di uno sconosciuto.

-Matt, non preoccuparti… Un giorno tornerò a prenderti…-

La voce esprimeva inconsciamente la tristezza che il sorriso su quel volto voleva celare.

-Fino ad allora dovrai rimanere qui con Arthur, promettimi che farai il bravo-

Il piccolo fece un cenno d’assenso e rimase fermo dov’era anche quando Francis gli voltò le spalle e si allontanò da lui.

Lontano dalla vista dei due che aveva lasciato nella casa, il francese si lasciò scappare una lacrima. Sapeva che non avrebbe rivisto colui che era stato una sua colonia per molto tempo ancora.

-Adieu, petit frère…-.

 

 

  

 

 

Spazio rubato

 

Ed eccomi qui a rompere le scatoline rotonde al resto del mondo!

Non ho molto da dire ora come ora... Solo che se siete arrivati a leggere fin qui, beh... Wow! Complimenti per la pazienza!

Questo è il mio primo "esperimento" di fic in più capitoli (oltre che cosa assolutamente random)

Come al solito, se trovate boiate e\o idiozie, le correzioni sono sempre molto ben accette.

Al prossimo capitolo!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** ***


Forever With You ~

 
 
 
 
 
 
 
 

Cap. 2

 
 
 
 
Era passato ormai del tempo da quando Matthew era stato lasciato dall’inglese, il ricordo delle frequenti battaglie era ormai lontano e anche la sensazione d’abbandono che aveva provato quando Francis lo aveva lasciato al rivale stava lentamente svanendo. L’esistenza dell’ormai non più tanto piccolo canadese stava procedendo piuttosto serenamente:Arthur lo stava crescendo come se fosse stato da sempre suo come Alfred, quello che ormai considerava un vero e proprio fratello, il quale nonostante fosse sempre piuttosto rumoroso ed agitato era davvero gentile e affettuoso con lui.
Nonostante tutto qualcosa turbava Matt, tanto da tenerlo sveglio durante la notte.
Con Arthur era sempre stato buono ed ubbidiente, come Francis gli aveva chiesto di fare anni ed anni prima, il totale opposto dell’americano che invece si faceva beffe dell’inglese ogni volta che poteva e aiutato dal carattere forte e ribelle che lo aveva sempre caratterizzato… O almeno da quanto il canadese potesse ricordare dalla loro infanzia. Nonostante tutto, Arthur continuava a preferirlo, a preferire quell’animo ribelle al suo più dolce e pacato.
“Come può continuare a comportarsi in questo modo, come può non rendersi conto della fortuna che ha avendolo completamente per sé?”
Questo pensava il ragazzo, osservando il fratello nell’oscurità della loro stanza durante una delle innumerevoli nottate che aveva passato sveglio, incapace di scivolare nel tiepido oblio del sonno.

 
 

≈ 

 
 
 
Vide la figura del francese che si faceva sempre più piccola, fino a scomparire in lontananza.
Fu allora che Matthew comprese l’enormità che avrebbe sconvolto quella sua piccola vita.
Conosceva gli occhi dell’inglese, aveva avuto molte volte l’occasione di ammirare quel verde acceso e penetrante, ma ora erano diversi. Il colore era diventato scuro e torbido, del colore dell’erba macchiata dal sangue… Solo una volta aveva visto quello sguardo e non voleva assolutamente vederlo ancora.
Rabbrividì quando quello sguardo sanguinario e vittorioso si posò su di lui squadrandolo come se fosse un trofeo.
Aveva davvero paura di quell’uomo così feroce eppure dall’aspetto tanto gentile… Però lo ammirava.
E avrebbe imparato ad amarlo in ogni suo lato durante gli anni che avrebbe trascorso con lui.

 
 

 
 
-Matt... Matt!-
Qualcosa di non meglio identificato lo stava scuotendo mentre chiamava il suo nome, ma che ore erano? Quando riuscì ad aprire gli occhi, non vide nulla oltre il viso dell’americano molto vicino al suo.
-Matt! Svegliati! Dobbiamo parlare di una cosa importante!-
Si alzò e accese la luce vicino al letto, e mettendosi gli occhiali si accertò che la porta fosse chiusa.
-C-Che succede Alfred?- Sbadigliò –Spero sia importante... Stavo facendo un bel sogno...-
Cosa stava sognando prima di quell’interruzione? Ah, sì... Stava sognando di un mondo tutto per sé, dove Francis non era andato via e Arthur aveva amore e attenzioni soltanto per lui... Ormai quello era un sogno ricorrente, lo faceva ogni notte che riusciva a prendere sonno da qualche anno a quella parte.
-Sì lo è! Volevo.. Volevo dirti che ho intenzione di lasciare questo posto... diventerò uno stato forte! Forte e indipendente!-
Il cuore cessò di battergli nel petto per qualche secondo.
Sapeva che il fratello pensava di andarsene, ma credeva che fosse soltanto una cosa momentanea... Un’idea passeggera che non avrebbe lasciato tracce di sé.
Ma quello sguardo non ammetteva repliche...
Alfred sarebbe andato via, per sempre.

 
 

≈ 

 
 
Si trovavano nel piccolo giardino interno della casa dell’inglese. Era una bella giornata: il sole splendeva nel cielo e illuminava l’erba verde riscaldando quella fresca giornata di inizio primavera. Matthew amava quel posto che tanto gli ricordava la bellezza dei giardini curati da Francis.
Sedeva vicino ad un cespuglio di rose quando vide Arthur sedersi triste sull’altalena che aveva costruito per loro. Probabilmente Alfred si era comportato male... O forse quegli affari degli adulti che lo preoccupavano sempre così tanto non andavano bene...
Il giovane canadese era sempre stato sensibile ai sentimenti altrui, e in particolare quelli di Arthur gli stavano a cuore come quelli di nessun altro prima.
Per questo si alzò dal suo piccolo nascondiglio per porgergli un mazzo di fiorellini blu.
-N-Non essere triste... Qualsiasi cosa sia successa si sistemerà!-
Un sorriso dolce e intenerito spuntò sul volto del più grande, che accarezzò i capelli al bambino che lo fissava preoccupato.
-Thank you Matthew... Thank you-
Quel sorriso, quelle parole, quei gesti… fecero battere forte il cuore al piccolo che percepì perfettamente il sangue che affluiva alle sue guance donando al suo viso solitamente pallido una tonalità rosea e dolcemente imbarazzata.
-D-De rien Arthur-
L’inglese lo prese in braccio e lo strinse a sé. Che bella sensazione sentire il calore di quel corpo che lo avvolgeva completamente!
Lo faceva sentire protetto come non lo era mai stato.
Quei pensieri furono interrotti da Alfred che era uscito nel piccolo giardino urlando e lanciando una strana palla.
-Alfred! Smettila di urlare e comportati come una persona civile!-
L’urlo dell’inglese gli giunse alle orecchie distruggendo quel momento di quiete.
Alla fine era stato bello finché era durato.

 
 
 

≈ 

 
 
 
Quella scena… Quella scena la aveva già vista tanti anni addietro, solo che ora c’era Alfred al posto di Francis e Arthur aveva perso lo sguardo sanguinario e vittorioso che aveva sfoggiato nella passata occasione.
Ma nonostante fosse passato davvero tanto tempo, Matthew si sentì ancora quel bambino impaurito che fissava i due contendenti nell’ultimo scontro decisivo.
Guardava impotente la scena dell’inglese che cadeva a terra in lacrime mentre l’americano gli voltava le spalle per andarsene.
Alla fine non era riuscito a scegliere tra suo fratello e l’amore di una vita.
Non riusciva a fare a meno di guardare con dolore colui che avrebbe dovuto odiare in quanto lo aveva strappato dalle braccia amorevoli del suo primo colonizzatore semplicemente per fargli del male… Cosa c’era di sbagliato in lui?
Lo amava, ecco.
Ora avrebbe potuto seguire la scia del fratello, ma non lo avrebbe fatto e si avvicinò all’inglese per stringerlo fra le sue braccia.
Tanto, forse troppo, tempo prima era Arthur a doversi prendere cura di lui, ora era venuto il turno di Matthew di consolarlo ed aiutarlo.
Si avvicinò all’uomo ancora in terra, che con le lacrime nascoste dalla pioggia vedeva allontanarsi la propria colonia, forse amata.
Si sedette accanto a lui e lo strinse fra le braccia.
-Se… Se ne è andato… Per sempre…-
Continuava a mormorare fra le lacrime mentre si stringeva disperato al canadese per poi alzare lo sguardo recuperando così almeno in minima parte la fierezza e l’orgoglio che aveva sempre avuto.
-Vai anche tu… Segui anche tu quel tuo fratello! Anche tu mi abbandonerai prima o poi!-
Iniziò a prendere a pugni Matt che però lo strinse di più costringendolo sul proprio petto. Faticò a trattenere le lacrime, ma aveva deciso che lo avrebbe fatto.
-No. Rimarrò al tuo fianco… A-Almeno finché mi vorrai, anche se dovesse essere per sempre!-
E rimasero così abbracciati, soli sotto la pioggia che man mano andava via per lasciare libera la luna che li guardava indifferente in quella triste notte.



≈  






 

Spazio rubato 

Ed eccomi qui con il secondo (nonché penultimo) capitolo di questa... "cosa"
Anche ora i ringraziamenti per chi ha avuto il coraggio di arrivare fin qui!

~
Color_by: Francis lo vedo tanto come un fratellone dolce ed affettuoso... Nonostante la nomea che si è fatto con gli altri stati xD
Spero che questo capitolo ti sia piaciuto ^^''

 ~
TheTsundere_Miharu: A-Amor mioooooo <3
Mi fa piacere che ti piaccia ;A; Mi fai tanto tanto felice!! 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** ***


Questo capitolo fa salire il rating intorno al rosso, se non gradite passate pure oltre ;D



F
orever With You ~
 

 
 
 
 

Cap. 3

 
 
Tremò, Matt, quando si sentì gettato sulle coperte per l’ennesima volta da quella fatidica battaglia. Le mani dell’inglese toccavano ovunque lungo il corpo ormai praticamente nudo del canadese, ben lungi dall’essere delicate o amorevoli.
Sentiva il fiato caldo e umido dell’altro sul collo, odorava di alcool, molto probabilmente era di nuovo ubriaco.
-A-Arthur! Fermati, s-sei ubriaco!-
La voce gli tremava.
Non era la prima volta che si trovava in una situazione simile da quel giorno, ma non avrebbe rotto la promessa di rimanere accanto ad Arthur per nulla al mondo.
-Taci America!-
Matthew si trovò improvvisamente un coltello, probabilmente utilizzato dallo stesso Arthur quando ancora si dedicava alla pirateria, a pochi centimetri dal volto.
-Farai meglio a fare quel che ti dico questa volta…-
La giovane colonia sapeva già quello che doveva fare, e come molte altre volte si voltò dandogli così le spalle maledicendo quella estrema somiglianza col fratello.

 
 
 

≈  

 
 
Sedevano entrambi di fronte ad un tavolino appena fuori dalla porta di casa dell’inglese, per quanto Matthew potesse ricordare era lo stesso posto di quando era stato lasciato lì dal francese.
Ora però lo sguardo fiero e trionfante dell’inglese era spento, lasciando spazio ad uno più rassegnato, forse triste probabilmente per aver preso coscienza dei propri atti.
Il canadese era stato molto sorpreso di quella chiamata, giuntagli così improvvisamente dopo tanto silenzio. Da quando aveva lasciato la casa inglese non aveva più avuto contatti con il suo proprietario, se non per questioni puramente economiche o politiche.
Ora però erano l’uno di fronte l’altro, pronti a discutere come due pari e non più come colonizzatore e colonia.
 

 

≈  

 
 
 
Anche gli ultimi indumenti gli vennero letteralmente strappati di dosso senza alcun riguardo. Era incredibile come la forza dell’inglese aumentasse in maniera esponenziale con l’ira e un cospicuo ausilio da parte dell’alcool.
Percepiva distintamente la presenza della lama ancora molto vicina a sé nonostante avesse la vista annebbiata dalle lacrime.
-Ti prego… Fermati!-
Il canadese cercò di allontanarsi il più lentamente possibile da quella situazione, ma fu fermato dal più grande che gli aveva inflitto la prima di numerose altre piccole ferite. Avrebbe fatto presente al fratello ogni minima cosa che aveva dovuto sopportare, ogni piccola cicatrice che non se ne sarebbe più andata via… Ma prima sarebbe rimasto accanto alla propria madre patria, come aveva promesso.
Cosa non avrebbe fatto per amore dell’inglese.

 
 

≈  

 
La sorpresa per la chiamata improvvisa si tramutò in preoccupazione quando Matt vide le condizioni del suo secondo colonizzatore.
Rimasero così, seduti l’uno di fronte l’altro senza proferire parola per parecchi minuti, prima che Arthur rivelasse il motivo di quell’incontro.
-Volevo… Volevo chiederti scusa Matthew…-
Le occasioni in cui il canadese veniva chiamato col proprio nome completo erano davvero poche, e solitamente molto gravi o importanti.
Sperava davvero che non fosse accaduto nulla.
L’espressione curiosa e preoccupata del giovane doveva essere stata molto eloquente, perché Arthur gli chiarì quasi subito quello di cui avrebbe voluto scusarsi.
-Volevo chiederti scusa per tutto quello che ti ho obbligato a sopportare durante… Durante quegli anni bui-
La voce dell’inglese era bassa e tremante. Probabilmente stava trattenendo le lacrime dietro la mano che aveva poggiato sul viso.
Matthew però non glielo fece notare.
Rimase, come al suo solito, seduto silenziosamente aspettando che l’altro si riprendesse.
 

 

≈  
 

 
Il giovane sapeva perché l’altro scegliesse sempre quella particolare posizione ogni volta che voleva “sfogarsi” in quel modo.
Anche se Alfred e Matthew all’apparenza erano identici, come due gocce d’acqua, Arthur che li aveva cresciuti li avrebbe sempre distinti.
E da sobrio non avrebbe sopportato l’aver fatto del male ad un innocente.
Questi erano i pensieri che vagavano per la mente della non più così piccola colonia per distrarsi dal dolore che gli pervadeva il corpo mentre l’altro, sempre tenendolo di spalle, lo legava alla testiera del letto stringendo i nodi tanto forte da far gemere di dolore la vittima di tutto ciò.
Avrebbe già dovuto sapere ciò che gli sarebbe successo, ma il dolore mentre l’inglese iniziava a penetrarlo con forza e cattiveria lo colse di sorpresa facendolo urlare.
Arthur si beava di quelle urla.
Godeva sentendo quella voce, proveniente da un corpo tanto simile a quello della persona che lo aveva fatto soffrire. Ne era tanto inebriato da non distinguere più la realtà dalle sue fantasie, tanto da scambiare il canadese col fratello americano.
Le spinte dell’inglese si facevano sempre più forti, esaltato dalle grida e dalle suppliche del ragazzo sotto di sé.
Matthew non dovette sopportare ancora a lungo che quella tortura terminasse, infatti l’inglese venne dentro di lui dopo non molto. Quando uscì da lui, il sangue si mischiò al seme che stava lentamente colando dal corpo esausto e ferito del giovane.
L’unica cosa che riuscì a fare quando Arthur se ne andò dalla stanza, abbandonandolo a sé stesso, fu continuare a piangere silenziosamente fra i cuscini.
L’unico pensiero che ancora lo tratteneva in quella casa era la promessa fatta all’altro ormai anni prima.
Non se la sentiva di lasciarlo solo in quel momento, poco importava delle conseguenze che ne sarebbero derivate.
 

 

≈  

 
 
Quel silenzio era durato già abbastanza.
Matthew terminò di sorseggiare il proprio the prima di iniziare a parlare a sua volta.
-Arthur, guardami per favore…-
Gli prese timidamente la mano che l’altro teneva davanti agli occhi pieni di lacrime.
-Tu n-non mi hai mai davvero obbligato a fare nulla. Allora ero già abbastanza forte per decidere di andare via, di conquistare la mia indipendenza…-
Il viso del canadese si stava via via imporporando, non era facile per lui l’esprimere i propri sentimenti così liberamente su un argomento così delicato.
-Probabilmente non lo ricordi, ma ti avevo promesso di rimanerti accanto almeno finché mi avresti voluto con te-
Infatti Matthew era rimasto con l’inglese finché proprio l’altro, presa coscienza dei suoi atti, non gli aveva praticamente ordinato di tornare nella propria terra.
Nonostante le brutte esperienze passate, quella separazione gli era costata più di quanto avesse pensato.
-Idiota! Ti… Ti ho fatto del male, ti ho trattato come se fossi stato tu a farmi del male! Ti chiedo nuovamente scusa…- Le lacrime iniziarono a scendere copiose da quei profondi occhi verdi, rigando le guance dell’inglese  -…Anche se non riuscirai mai più a perdonarmi, Ti prego…-
Quella sequenza infinita di scuse venne interrotta dalle labbra del canadese che incontrarono quelle dell’uomo di fronte a sé.
Non fu un bacio passionale, Matthew si limitò a poggiare le proprie labbra con quelle di un inglese davvero sorpreso.
Quando si allontanò prese comunque le mani dell’altro, come per mantenere il contatto che si era creato fra i loro cuori in quel momento.
-Non posso perdonarti… N-Non hai fatto nulla di cui farti perdonare. Tutto quello che ho fatto… L’ho fatto perché ti amo… T-Ti amo da sempre!-
A quel punto il volto del canadese aveva raggiunto gli umani limiti di rossore, e il suo cuore probabilmente sarebbe esploso se avesse battuto più forte nel petto.
Arthur lo fissava completamente senza parole, alla fine cosa mai avrebbe potuto dire di fronte ad una confessione così improvvisa e inaspettata?
L’assenza di risposta da parte dell’altro spaventò il più giovane, che abbandonato il coraggio che non aveva mai avuto, si alzò dalla propria sedia avviandosi verso il viale.
Si fermò solo quando si sentì stretto da un abbraccio.
-Ti prego… Almeno tu non andare via…-
Arthur lo aveva seguito, ed ora lo stava stringendo per non lasciarlo andare.
Si voltò per stringerlo con forza a sé.
-No, non me ne andrò… Rimarrò con te anche per sempre se mi vorrai…-
Rimasero così abbracciati, sotto il nuvolo cielo inglese, uniti da un lungo, dolce e desiderato bacio.

 
 

  


 

Spazio rubato ~ 

Ed eccomi qui, con questa storia (finalmente) giunta alla fine... Mi rendo conto di aver solo intasato con l'ennesima idiozia il sito, ma dovevo metterla... Quindi chiedo umilmente scusa a tutti!
Spero che se non altro questa "cosa" vi abbia divertito un po' e abbia cacciato via magari per qualche minuto la noia.
Volevo ringraziare di nuovo la mia adorata Inghilterra, che come al solito mi ispira certe cose... Je t'aime ma chère  
Ecco, ora potete scrivermi tutti gli insulti che volete nei commenti!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=579395