Something

di virgily
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** il mostro dai mille sonagli ***
Capitolo 2: *** PRIMO BACIO ***
Capitolo 3: *** TEENAGERS TIME! ***
Capitolo 4: *** Just a picture ***
Capitolo 5: *** good bye my lover, good bye my friend ***
Capitolo 6: *** nice to meet you Angie ***
Capitolo 7: *** back to me ***



Capitolo 1
*** il mostro dai mille sonagli ***


SOMETHING

 

 

*un piccolo elogio alla canzone che mi ricorda i miei migliori amici... un frammento della mia vita. Spero vi piaccia e recensite miraccomando! un bacione Virgily

 

IL MOSTRO DAI MILLE SONAGLI

 

 

 

 

Paula, Rebecca e Samantha quella stupenda mattina di Giugno si svegliarono presto. Erano circa le nove e mezzo e tutte e tre si diressero a preparare la colazione per le loro rispettive famiglie nella cucina comune, dopo tutto era una loro abitudine passare l’estate insieme ai loro figli e mariti nella “casetta verde”; verde perche’ era immersa in un piccolo bosco di alberi sempre verdi. Erano amiche fin dal tempo del liceo: Paula era la scapestrata-mangia-uomini; Rebecca la timidona-scrittrice e Samantha la pazza-sognatrice. Da sempre avevano coltivato la passione per la musica ma crescendo sia le tre che la loro arte erano mutate; ormai erano sposate con figli e non avevano piu’ il tempo per isolarsi nel loro piccolo rifugio segreto e comporre. Tuttavia questo non gli impedi’ di trasmettere tutto cio’ che amavano di piu’ al mondo ai loro giovani figli; e a proposito dei figli, le tre si chiedevano perplesse dove fossero finiti; solitamente alle dieci meno un quarto gia li sentivano ridacchiare e correre per casa. Posizionati i piattini sul tavolo cominciarono a vagare nei meandri della casa chiamandoli a gran voce, cercarono nelle loro camere da letto, nei bagni e perfino nello sgabuzzino, ignare del fatto che i pargoli avevano raggiunto da qualche ora la soffitta...

 

-Ettie ma ne sei sicura?- domando’ a bassa voce il piccolo Maxwell mentre armeggiava una spada di legno e una bandana che gli fasciava la testolina,

 

-Shi! E’ li dietro lo scatolone gande...- singhiozzo’ la nanetta mora mentre si stringeva al braccio di Craig che prontamente teneva una mazza da Baseball per proteggere la sua amica dal mostro cattivo che l’aveva terrorizzata

 

-tranquilla Ettie ci pensiamo noi. Avanti Max al mio tre: uno... due... TRE!- ringhio’ il giovane Mubbit prima di avventarsi assieme all’amico dietro lo scatolone in cui, ogni notte, la giovane fanciulla veniva rinchiusa e torturata da un mostro spaventoso. Dal canto suo Ettie stava immobile dove l’avevano lasciata e con il cuore in gola aspettava il ritorno dei suoi prodi guerrieri, dei suoi veri amici. Senti’ grida, urla straziate dal dolore, ogetti che sbattevano e vide la bandana del suo amico volare via, facendole credere seriamente che il mostro dei sonagli se lo fosse mangiato in un sol boccone. Un ultimo rantolo squarcio’ il breve silenzio che si era venuto a creare e poi... il nulla.

 

-M-Maxie? Craig?- li chiamo’ ma da nessuno dei due ricevette una risposta. Il cuoricino le batteva forte nel petto e non sapeva neanche il perche’ ma sentiva delle goccioline bagnate rigarle il visetto; fece qualche passettino in avanti con le sue pantofoline rosa ma immediatamente si paralizzo’ non appena vide l’enorme scatolone da imballaggio marrone muoversi bruscamente verso di lei, il demone la stava venendo a prendere. Le parve di avere la pelle d’oca: cosa avrebbe fatto senza Maxie che la rincorreva e la sfidava a duello promettendole che sarebbe diventata forte come lui? E da chi si sarebbe fatta stringere nei momenti di solitudine e tristezza se non dal suo amato Craig? Ma sopratutto, sarebbe sopravvissuta senza i suoi migliori amici? Si domando’ sentendosi debole, non aveva spade di plastica o pistole a laser... era completamente sola, e sicuramrente avrebbe perso. D’un tratto vide un braccio, poi un’altro e infine una testa che fuoriauscivano da ambo i lati della scatola; con i capelli scompigliati e i pigiamini trasandati i due cavaglieri erano tornati vincitori dalla faticosa battaglia. Uno di loro, quello con gli occhi di un bellissimo colore chiaro di cui Ettie ancora non aveva imparato il nome, stringeva tra le mani un lembo di stoffa blu da cui penzolava una testa pallida, truccata dello stesso colore del cielo unito a quello del fuoco, contornata da quei mille sonagli il cui suono metallico e ripetitivo invadeva le sue notti; mentre il suo compagno ne brandiva una gamba come trofeo di guerra. La piccina senti’ il cuore sollevato, Maxwell non era stato mangiato e grazie a Dio il suo Craig non era morto, se lo fosse stato probabilmente non avrebbe retto il dolore.

 

Sebbene si sentisse finalmente liberata dal terribile pupazzo le lacrime non smettevano di colarle dagli occhi, e i singhiozzi continuavano a crescerle in gola senza neanche lasciarle il tempo di riprendere fiato. La felicita’ di una ennesima vittoria si spense immediatamente negli occhi dei giovani quando videro la loro principessa accasciarsi a terra portandosi le mani al visetto arossato e umido. Non capirono immediatamente cosa stava succedendo, ma senza perdere tempo a rifletterci abbandonarono a terra i loro trofei e si tuffarono verso la moretta per soccorrerla abbracciandola forte

 

-va tutto bene... Abbiamo vinto!- esulto’ Max scostandole dolcemente i capelli prima di lasciarle un lieve bacino sulla guancia mentre Craig, dal canto suo la coccoccolava stretta fra le sue braccine. Si sentiva molto protettivo nei suoi confronti, era l’unica bimba che era in grado di capirlo al volo, l’unica persona, che come la sua mamma, riusciva a fargli dimenticare la tristezza; percio’ nessuno aveva il diritto di farla piangere, e nessuno poteva osare minimamente sfiorarla con un dito se non voleva vedersela con lui. Per Maxwell invece l’affetto che provava per la sua “Ett” era totalmente diverso: la vedeva come un sorellina piccola da accudire e “allevare” a modo suo, per farla diventare intrepida e coraggiosa proprio come lui.

 In quel momento le tre giovani mammine fecero capolino dalla porta, e quando li videro abbracciati quasi gli venne un coccolone: tre piccoli cuccioli  che si stringevano e si davano teneri bacini sulle guanciotte paffute e rosee; Ettie stava abbracciata forte forte a Craig scatenando un tenero risolino da parte di Rebecca, chissa’ forse la sua piccina aveva una cotta per il figlio di Samantha. Il primo genito di Paula invece se ne stava accoccolato a sua volta sulla morettina e gli accarezzava una guancia. Ridacchiando amorevolmente le donne entrarono cogliendo di sorpresa i bimbi che immediatamente sciolsero l’abbraccio e correndo nelle loro pantofoline multicolore alzarono le manine al cielo in direzione delle loro genitrici per farsi prendere tra le loro braccia

 

-che stavate facendo eh birbantelli?- domando’ Paula scompigliando appena la folta chioma castana del suo Maxwell

 

-abbiamo ucciso il pupazzo che spaventava Ettie- rispose Craig riemergendo dal petto della mamma

 

-davvero?! Wow hai visto tesoro come sono coraggiosi i tuoi amichetti?- e con un cenno del capo l’unica femminuccia del gruppo annui’ prima di nascondersi nella folta chioma corvina della madre

 

-dai andiamo a fare colazione cosi’ andate a giocare al rifugio okey?- domando’ infine Rebecca mentre cominciava a scendee le scale, seguita a riuota dalle amiche che trasportavano i loro rispettivi figli.

Il “Rifugio” era una piccola casetta di legno che avevano edificato le tre giovani madri quando avevano pressapoco l’eta’ di quindici anni; era abbastanza grande cosi’ che potessero dorminrici dentro con i sacchi a pelo ed era provvista di un tetto spiovente e due finestrelle. Si trovava nei pressi della casa verde e sostava sotto i lunghi e folti rami di un salice che emanavano un dolce suono quando il vento li accarezzava.

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Capitolo 2
*** PRIMO BACIO ***


IL PRIMO BACIO

 

 

Finito di mangare i tre pupetti corsero immediatamente nelle loro camerette per mettersi dei vestiti puliti e balzarono fuori all’aria aperta correndo come tre piccoli razzi: Maxie con la sua inseparabile spada di legno, Craig con una piccola pistola laser tutta in plastica argentata e scintillante mentre Ettie camminava tenendo per mano Mr. Hugs, il suo orsacchiotto. Si chiusero all’interno della piccola capanna e mentre i due lottavano all’ultimo sangue, la giovane con il suo fido compagno stavano a guardare incantati; la grazia con cui il suo moretto preferito brandiva quella pistola era spaventosamente stupenda per lei. Il fruscio delle foglie colse d’un tratto la sua attenzione, facendola distrarre dal combattimento; si alzo’ di scatto e si sporse in punta di piedi alla finestrella, voleva vedere come quei lunghi rami danzavano a ritmo con la sinfonia del vento e scorse appena un fiorellino mai visto prima che faceva capolino dalle verdi foglie: aveva una bella corolla bianca e lo stelo molto lungo cotornato da altre piccole foglioline marroni dalle punte accuminate. Senza fiatare allora afferro’ l’orso e corse fuori, lasciando che i suoi amici si scannassero con calma. Evitando dolcemente i rametti che le andavano addosso raggiunse finalmente il fantomatico fiore bianco che tanto l’affascinava

-tu aspettami qui Mr. Hugs, torno subito...- affermo’ facendolo sedere a terra, successivamente si avvicino’ lentamente, quasi timorosa e lo osservo’ da piu’ vicino: quella corolla era veramente grande e emanava un buon profumo. Senza pensarci allora allungo’ una manina sfiorando appena lo stelo, ma quando senti’ quelle strane foglie marroni punzecchiarle la pelle immediatamente ritiro’ la mano. Se la guardo’ e vide una piccola gocciolina rossa che le colava dall’indice e le percorreva l’interno palmo della mano, cominciando a farle anche alquanto male. Con i lacrimoni che le gonfiavano gli occhi corse all’interno della casupola senza dimenticarsi dell’orsetto; continuando a gocciolare entro’ facendo sbattere la porta, cogliendo di sorpresa i due moretti che se le stavano dando di santa ragione: Craig sopra il suo compagno gli stava assestando dei pugnetti mentre Max gli sparava con la pistola che gli aveva strappato di mano

-che ti e’ successo?- domando’ stranito il piccolo Mabbit lasciando andare il suo prigioniero per andare a verificare cosa fosse successo alla sua compagna

-guarda quanto sangue! Vado a chiamare la mamma!- affermo’ Max facendo giacere la pistola a terra, avviandosi veloce sul sentiero per casa, lasciando da soli gli altri due.

-come hai fatto?- domando’ il moretto asciugandole una lacrimuccia che le era scappata da quegli occhioni cosi verdi e grandi che gli piacevano tanto

-c-c’era un fiorellino... ma le foglie mi hanno pungicata!- singhiozzo’ indicandoglielo dalla finestra, mentre con la mano buona lasciava il suo orso per aggiustarsi una ciocca corvina che si era liberata dalle treccine che la mamma gli aveva accuratamente acconciato

-stupida! quelle sono spine non sono foglie...- rispose dandogli un leggero boffetto sulla testa

-...ohh! E perche’ le spine pungicano?- domando’ improvvisamente perdendosi nel color nocciola degli occhi profondi di Craig

-perche’ devono proteggere il fiore...-

-ahhh... okey. Aja pero’ fa male!- mugugno’ trattenendo un’ennesima lacrimuccia, scatenando un’ondata di tenerezza nell’amico che quasi quasi rimase folgorato dalla fregilita’ e dalla dolcezza della bimba. Con eleganza allora afferro’ la manina piccola e bianca nella sua e se la porto’ alle labbra infilando l’indice sanguinante della piccola nella sua bocca. Serrando gli occhi assaporo’ il sangue caldo e denso della moretta affinche’ finisse di gocciolare e sporcare il pavimento di legno. La bambina intanto rimaneva afascinata dal modo incui il suo amichetto la stesse curando e senza rendersene conto Mabbit aveva gia’ finito di fermarle la fuoriuscita di sangue dal suo dito. La guardo’ un’ennesima volta nella sua espressione semplicemente incantata prima di portare nuovamente la manina bianca e affusolata alla labbra, ma stavolta per lasciarle un lieve bacino, facendo rimanere la piccola Ettie di stucco

-lo so che non e’ uguale al bacio della mamma... ma spero che ti faccia passare lo stesso il dolore...- sussurro’ sorridendogli, lasciandosi trasportare dagli occhioni della sua amichetta del cuore. Senza rispondergli allora la piccola mora fece un passettino in avanti, accorciando le distanze tra loro e si mise appena in punta di piedi, era un po’ titubante ma sicura di quello che voleva fare. Si avvicino’ ancora, quel tanto che le bastava che restituirgli un bacino sulle labbra. In quella piccola frazione di secondo, mentre le loro labbra erano semplicemente poggiate l’une sulle altre, sia Craig che Ettie sentirono i loro piccoli cuoricini cominciare a battere forte e quando si separarono la piccina gli sorrise

-grazie- ridacchio’ prima di senitre la voce della mamma chiamarla per medircarle la mano. Lascio’ cosi’ Craig solo, sperso nel pieno del suo ingenuo e candido stupore.

*FINE DELL'INFANZIA*

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Capitolo 3
*** TEENAGERS TIME! ***


TEENAGERS TIME!

 

 

 

 

Con la rosea luce dell’alba la giovane sentii i suoi occhi cominciare ad aprirsi lentamente, gustandosi quel panorama di luci e colori che filtravano dalla finestra della piccola casupola di legno. Si sentiva particolarmente malinconica; era l’ultima mattina che avrebbe trascorso li dentro, ma sopratutto era l’ultima mattina incui si sarebbe risvegliata tra le braccia dei suoi migliori amici. Sebbene fossero passati molti anni i tre bimbetti continuavano a essere amici per la pelle e niente sembrava poterli separare; fu proprio in quel periodo invece che scoprirono che non era poi cosi’ difficile perdersi: il padre della piccola Ettie, ormai quindicenne, aveva ricevuto un’allettante offerta di lavoro nel leggendario Regno Unito e tutta la famiglia sarebbe partita con lui. Sia Mabbit che Green avevano tentato di dissuaderli dall’imponente cambiamento ma non sembrava esserci nulla da fare, con il cuore infranto la giovane se ne sarebbe dovuta andare a vivere ove il sole non c'era quasi mai, e il sole non osava fare capolino da quelle nuvolacce grige e oscure: Londra. Riemerse dal suo sacco a pelo rosso e si diede un’occhiata in giro: vide la casupola ancora semi ombrosa che l’aveva accolta per dieci anni, colma di vecchi giocattoli e tantissimi ricordi; udii un lieve mugugno e immediatamente riconobbe il braccio di Maxwell che si adagiava quasi a peso morto sopra di lei, mentre il suo visetto le si poggiava sulla spalla

 

-sei gia’ sveglia?- domando’ sussurrandole appena

 

-si... – rispose voltandosi verso di lui, lasciando che le sue forti braccia la stringessero in un calororso abbraccio,

 

-come faro’ senza di te Maxie?-singhiozzo’ la giovane affondando il viso nel suo petto caldo e accogliente

 

-ti scrivero’ tutte le sere, e ti tartassero’ di messaggi... Fidati non ti libererai facilmente di me- ridacchio’ lasciandole un lieve bacio sulla fronte

 

-mi mancherai tanto...-

 

-mai quanto lui Ett, mai quanto lui...- sussurro’ fissandola dritta negli occhi con le sue iridi chiare, mentre gli indicava con lo sguardo il terzo moretto che stava ancora dormendo beatamente dentro il suo sacco a pelo blu. Immediatamente Ettie si volto’ appena, lasciando che Green continuasse ad abbracciarla da dietro, incantandosi alla sola visione di Craig... Il suo amato Craig: stava tutto rannicchiato, quasi in posizione fetale; i capelli scuri scendevano dolcemente sulle sue guance; teneva le labbra appena dischiuse e sul mento cominciava ad avere un lieve accenno di barba. Com’era bello quando dormiva, sopratutto se teneva le labbra semi aperte, perche’ le parve di ricordare il suo primo bacio: lei in punta di piedi mentre gustava quelle piccole e sottilissime labbra dolci e morbide. Anche se non lo dava a vedere provava per Craig un sentimento che non aveva mai sentito per nessun’altro, neanche per Max. Piu’ volte aveva provato a cambiare traiettoria,  puntare su un ragazzo che sicuramente non l’avrebbe vista come una sorella... Ma pur potendo far colpo sui ragazzi piu’ carini della scuola il suo cuore apparteneva solo ed esclusivamente a lui. Sommessamente sbuffo’ lasciando che una lacrima rigasse il suo visetto, sicuramente sarebbe morta senza di lui...

 

-M-Max... Credo di amarlo- sussurro’ tornando tra le sue braccia, facendosi coccolare dall’unica persona, apparte Mabbit, che sapeva come rassicurarla

 

-tu lo ami e basta- la corresse il castano asciugandole le lacrima con le punte delle dita

 

-gia’... io lo amo- rispose infine aggomitolandosi ancora piu’ stretta al suo migliore amico, il quale silenziosamente la stringeva fortissimo, quasi se non volesse lasciarla piu’, stampandole una dolce scia di baci sul capo. Sapeva quanto amore provasse la sua Best per il suo amico, e sebbene non approvasse il fatto che nascondesse i suoi veri sentimenti a Craig era ben disposto a schierarsi dalla sua parte ogni qual volta che ce ne fosse stata l’occasione. Trascorsero pochi minuti e i due non avevano la minima intenzione di lasciarsi, ma nel profondo del loro cuore sia Max che Ettie sapevano che non era il loro posto

 

-manca ancora un’ora ...- sussurro’ Green scostandole appena la chioma corvina

 

-non me lo ricordare!- sbuffo’ a sua volta la giovane sporgendo in fuori le labbra assumendo la sua solita aria fanciullesca e candida

 

-vai da lui Ett- affermo’ quasi fosse un comando il ragazzo mentre la sua compagna lo osservava sbigottita

 

-c-come?-

 

-vai da lui... Io torno dentro casa con la scusa che sento freddo.-

 

-c-cosa? Io sola con lui!? Per un ora?! No Maxie non puoi farmi questo...- sussulto’ agitandosi sentendo il cuore che cominciava a battere freneticamente

-Ettie l’ultima ora che passerai con lui. Quindi o vai li oppure ti ficco nel suo sacco a pelo a calci nel didietro- rispose il castano con tono freddo e deciso; avrebbe fatto di tutto per farle dare un addio come si deve al suo “primo amore”

-o-okey... Ci vado- rispose abbassando lo sguardo, sapeva bene che quando quando Green ci si metteva poteva diventare testardo piu’ di un ciuco. Sorridendole amorevolmente allora Maxwell le diede un ennesimo bacio sulla guancia e le auguro’ la buona fortuna. Quando lo vide andar via silenziosamente quasi stesse sgattagliolando via da un carcere, Ettie rimase immobile trattenendo il fiato per qualche secondo; aveva bisogno di un pretesto valido per svegliarlo e in quel preciso momento non aveva molta fantasia.

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Capitolo 4
*** Just a picture ***


Just a Picture

 

 

 

Continuo’ a rimuginare immergendosi nel profondo del suo cuore lasciando che il silenzio la cullasse e la aiutasse nella disperata ricerca di una idea. A spezzare il suo soliloquio interno pero’  fu uno strano lamento del moro che continuava a tenere gli occhi serrati; stava sognando e le espressioni buffe che assumeva erano davvero meravigliose ai suoi occhi. Lentamente sguscio’ fuori dal suo sacco a pelo e si avvicino’ appena al suo amico, scostandogli appena una ciocchetta ribelle di capelli che aveva deciso di nascordere quel viso tanto bello quanto dolce. Un ennesimo mugugno la fece ridacchiare prima che gli occhioni castani di Mabbit si spalancarono di colpo, prendendola in contropiede

-c-che fai ridi di me eh? Bella stronza che sei!- ridacchio’ il moro ancora mezzo assonnato, sollevandosi appena per abbracciarla forte, legando le braccia attorno al suo collo. Al solo contatto con il suo petto caldo Ettie si senti’ quasi mancare

-Max? Dove si e’ cacciato?- le domando’ senza sciogliere l’abbraccio

-dentro... Sentiva freddo-

-che pippa! E menomale che voleva dormire senza sacco a pelo- ridacchio’ Craig scostandosi appena, quel che bastava per guardare il visetto angelico di quella ragazza con cui aveva passato la sua infanzia

-e tu invece? Come mai sei sveglia?- chiese fissandola intensamente nei suoi occhioni verdi, cosi tanto da notare un leggero rossore sulle sue guance pallide

-io? Hem... Ecco...- comincio’ la moretta cercando di trovare una scusa plausibile

-ho fatto un incubo- rispose immediatamente abbassando lo sguardo, non era ancora pronta a mantenere cosi’ tanto in contatto con lui. Il moro dal canto suo osservo’ la giovane al suo fianco e le diede un lieve bacio sulla guancia, fancendo si’ che le sue guance vampassero improvvisamente ancora piu’ di prima

-dai infilati nel mio sacco a pelo- affermo’ improvvisamente sciogliendo l’abbraccio con l’amica, cosi’ che potesse allargare la grande sacca blu incui stava dormendo

-c-come?-domando’ improvvisamente Ettie rimanendo per qualche secopndo ancora spaesata dalla proposta del suo moretto

-dormiamo insieme, come quando eravamo piccoli ricordi?- ridacchio’ Mabbit stendendosi al suolo allargando le braccia, pronto per accoglierla al caldo sul suo petto. Un po titubane la mora si distese con la testa sul suo torso, lasciando che il profumo della sua pelle la inebriasse, e che le sue braccia le donassero calore e protezione

-sara’ piu’ di un mese che non dormiamo piu’ insieme vero?- domando’ improvvisamente la giovane, mentre lentamente percorrava delle piccole circonferenze sopra la maglietta scura del suo compagno, il quale ad occhi socchiusi gustava ogni singola nota di quella melodica vocetta, che sin da quando era bambino riusciva a farlo incantare

-gia’... beh e’ raro che io e te rimaniamo soli-

-vero...- rispose Ettie sbuffando appena; sentiva il cuore a mille e gia’ non sapeva piu’ cosa dire. Tutto quello che sapeva tuttavia era che doveva inventarsi qualcosa, altrimenti Max, come minimo, le avrebbe dato sul serio quel calcione che le aveva promesso. Fortunatamente pero’, come un lampo, un’idea trapasso in pochi secondi la psiche della giovane. Ridacchiando appena del fatto che la sua trovata era maledettamente geniale, la mora fece scivolare la mano dal petto di Craig sino alla tasca sinistra dei suoi jeans e afferro’ il cellulare

-Ett? Ma che...- domando’ improvvisamente il ragazzo allarmandosi della “manina curiosa” che si stava aggirando per il suo sacco a pelo

-immortaliamo questo momento. Facciamo una foto di me e te che dormiano, proprio come ai vechi tempi, che dici?- domando’ la ragazza facendo brillare i suoi grandi occhioni verdi, ai quali Mabbit purtroppo non seppe resistere. Velocemente allora sfilo’ in cellulare dalle mani bianche e morbide della sua amica e punto’ la telecamera sopra di loro; si sistemarono in modo da essere vicini vicini e serrarono gli occhi; l’effetto ottenuto alla fine fu un bel primo piano dei loro visi che vicinissimi sembravano che stessero per scambiarsi un dolcissimo bacio

-questa foto la incornicio... giuro- ridacchio’ il giovane sorridendole dolcemente, non facendo caso alla lacrimuccia che era sgusciata via dalle iridi verdi della sua compagna, rigandogli l’intera guancia. Tuttavia riuscii a scorgerla soltanto quando essa raggiunse le sue bellissime labbra fine e rosee, lasciandole una piccola scia luminosa su tutta la sua pelle bianca come il latte

-Ettie? Hey che hai?- domando’ successivamente stringendola al suo petto, lasciando che si nascondesse al sicuro tra le sue braccia calde e avvolgenti

-n-non voglio partire. Craig io non posso lasciarti... non voglio- singhiozzo’ la moretta annacquando l’intera maglietta nera a maniche corte del suo amico d’infanzia, il quale non curante del guasto all’indumento aveva per la testa soltanto un pensiero: quello di rallegrarla... sebbene neanche a lui piaceva il fatto di doverla lasciare, e abbandonarla. Afferro’ il suo visetto arrossato tra le mani e lo porto’ al suo, immergendosi per forse l’ultima volta all’interno di quegli occhi che da sempre avevano creato scombussoli nel suo cuore e nella sua mente, sebbene non dimostrasse piu’ di una semplice amicizia, o peggio una “fratellanza”.

-i-io... tu, sei importante per me.- affermo’ la giovane stringendogli forte un lembo della maglietta dietro la schiena di Mabbit, il quale non esito’ a stringerla ancora, sommergendo il viso nella sua coltre di capelli corvini che da sempre avevano lo stesso e identico odore dolcissimo e suadente: vaniglia e fiori d’arancio

-se potessi fermare il tempo farei si che questo momento non finisse mai Ett. Cosi’ che tu non possa mai allontanarti da me, neanche per un secondo... – sussurro’ il giovane a sua volta mentre le sfiorava appena la folta chioma con le dita, quasi come se volesse coccolare quei soffici boccoli color pece

-e’ molto bello quello che mi hai detto lo sai?- ridacchio’ la moretta sentendosi quasi mancare alla affermazione del suo “amato”

-Ett...- la chiamo’ afferrando nuovmente il suo visetto piccolo e candido per portarlo al suo e scrutarla un’ennesima volta negli ochi; aveva paura di quello che stava per dire, ed era sicuro che alla fine avrebbe detto una delle sue solite menzogne

-tu... sei la mia migliore amica... e farei di tutto per tenerti vicina a me- affermo’ abbassando di colpo lo sguardo maledicendosi da solo, come al solito aveva scelto la via piu’ breve per svicolare dalla realta’ cosi’ meravigliosamente spaventosa

-ah... capisco- rispose la ragazza cercando di non scoppiare in lacrime, Mabbit era stato chiaro: lei era, e sarebbe sempre stata la SUA MIGLIORE AMICA. Sentiva il suo fragile cuoricino frantumarsi in mille piccole saglie ma non voleva darglielo a vedere, gia’ stava per lasciarlo... non poteva dargli un’ennesima preoccupazione, non quella mattina.

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Capitolo 5
*** good bye my lover, good bye my friend ***


Good bye my lover, Good bye my friend

 

 

 

 

 

Poche ore piu’ tardi e i tre giovani sostavano davanti alla macchina del padre della giovane, la quale stava dando l’ultimo saluto ai suoi amici prima di andare alla scoperta della sua nuova citta’: Londra.

 

-scrivimi il prima possibile, e miraccomando: se qualcuno ti da fastidio ricordati i miei insegnamenti piccola – sussurro’ Maxwell mentre stringeva tra le sue braccia la sua adorata Ett, regalandole milioni di baci su quelle guance dellicate e vellutate come i petali di un fiore appena sbocciato, quelle guance che gli piacevano tanto perche’ la rendevano particolarmente dolce con l’aria affettuosa. Quando i due si separarono la moretta si diresse a passo lento e incerto da Craig, il quale teneva le mani nelle tasche dei jeans fissandosi ininterrottamente i piedi, provava un forte imbarazzo; stentava a credere che avrebbe detto qualcosa

 

-beh, e’ arrivata l’ora...- affermo’ la ragazza cercando speranzosa il suo sguardo, sebbene fosse certa che oramai soltanto un miracolo voluto da Dio in persona poteva curarle lo squarcio che ormai le aveva marchiato a via il suo cuore, troppo debole per soffrire ancora

 

-arrivederci Craig... mi mancherai- sussurro’ voltandosi di scatto, cominciando a cammirare lentamente verso la vettura che l’avrebbe portata via da lui, dal suo primo e vero amore. Sentendosi il cuore in gola Mabbit cercava di togliersi dalla testa il suono dei passetti della ragazza che si avviava sempre di piu’ alla macchina, cercando di dimenticare in un sol colpo tutti i bei momenti passati assieme a Green, ma sopratutto quelli passati da soli, quei momenti dove contavano cecamente l’una con l’altro. Fu soltanto qando vide l’immagine di una bimba di cinque anni dalle treccine corvine e la salopette di jeans che rialzo’ immediatamente lo sguardo, cominciando a correre come un razzo verso quella che senza accorgersi di nulla si allontanava piangendo; era disperata ma non sapeva che fare, il suo Craig non riusciva a vedere nulla piu’ della fedele amica che era stata per lui in tutti quegli anni, non era come lei... che riviveva istante per istante quel breve momento incui potevano ritenersi degli “amanti”; il loro primo bacio.

 

-Ettie!!!- quella voce cosi’ profonda le parve cosi’ vicina, e quasi le venne un infarto quando sentii due braccia possenti afferrarla per la vita, mentre una bocca vellutata e un petto bollente si accostavan su di lei, cogliendola di sorpesa

 

-non dimentiarti di me piccola. Perche’ io non lo faro mai.- bastarono quelle due misere frasette a far breccia un’ennesima volta nel suo cuoricino; poteva nasconderlo a chiunque ma mai a se stessa: lei lo amava con tutte le sue forze... e non poteva farne a meno.

 

 

 

 

Pomeriggio del 15 marzo di tre anni dopo.

 

 

 

 

Dovevano essere pressappoco le sei di pomeriggio, ma al giovane Mabbit non interessava molto. Tutto quello che aveva nella testa purtroppo erano dolci visioni di lui, abbracciato e sorridente con una bellissima giovane dai lunghi boccoli color mogano; la sua Sarah. Gli sembrava fosse ieri il giorno incui la conobbe: era il primo giono di scuola del suo ultimo anno in quell’istituto cosi’ privo di vita e di colore, purtroppo dalla partenza della sua moretta tutto ormai gli appariva bianco e nero. Eppure quando la vide seduta nell’ultimo banco della sua classe  di Biologia, con l’aria spaesata e ingessata sentii improvisamente il cuore battergli all’impazzata. Quei lungo capelli rossicci e quelle due bellissime iridi color pece lo avevano letteralmente fatto impazzire. Sebbene al suo amico non sembrasse una brava ragazza, ma tutt’altro un’approfittatrice, per lui Sarah era un angelo sceso in terra per portargli l’amore, quello che da tempo aveva perso.

Nella penombra della sera che cominciava a calare gli parve di sentire un’ennesima volta le sue labbra mobide e bollenti muoversi freneticamente sulle sue, mentre la sua pelle lievemente abbronzata e vellutata sfiorava la sua sotto le coperte azzurrine del suo letto. Green era andato letteralmente su tutte le furie quando scoprii’ che il suo migliore amico aveva ceduto la sua verginita’ a quella “sgallettata” come amava definirla, e Craig era profondamente deluso del suo comportamento; forse perche’ non era riuscito a capire che cosa la sua ragazza avesse di cosi’ sbagliato, e se lo chiedeva anche quel pomeriggio, a due settimane che lei lo aveva lasciato per Joe. Quella montagna di muscoli pompati a suo parere di steroidi di gorilla e tatuaggi erano riusciti a portargliela via, e questo gli faceva male.

 

“- allora pivello? Ancora non lo hai capito che lei adesso e’ di mia proprieta’?- domando’ con un sorrisetto beffarlo il moro dai capelli sparati, mentre lo fissava dall’alto verso il basso con sguardo altezzoso; stringendosi al suo petto la sua amata Sassa,

 

-non ti intromettere tu; questa e’ una questione tra me e lei...- rispose a sua volta il secondo moretto prima di rivolgere lo sguardo sulla roscietta che se lo stava letteralmente mangiando con gli occhi, sebbene non volesse darlo a bere all’ammasso di tatuaggi

 

-Sarah... ti prego. Lo so ti ho trattata male e sono stato uno stronzo. Ma ti scongiuro perdonami- la imploro’ il giovane Mabbit avvicinandosi appena, fissandola intensamente con sguardo triste e sofferente; forse lei neanche poteva immaginare il dolore che aveva provato Craig quel giorno, quel maledetto giorno incui la vide tra le braccia di un’altro, stretta al petto di qualcuno che non fosse lui, che stesse baciando Joe

 

 - non lo so Craig...-

 

-ho io una bella soluzione. Dato che la nostra donzella e’ indecisa... facciamo una bella gara. Vediamo fino a che punto potrai arrivare per lei che dici nano?- ridacchio’ il primo moro cingendo i fianchi della bella rossa, mentre lanciava un gelido sguardo di sfida al ragazzo, il quale udito quel nomignolo riferito alla sua statura ridotta i minimi termini,  gia’ si sentiva ardere dalla rabbia

 

-che genere di gara?-

 

-una corsa. Tra tre settimane io e te sotto il vecchio ponte-”Cosa aveva risposto lui? Beh non pote’ far altro che accettare.

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Capitolo 6
*** nice to meet you Angie ***


NICE TO MEET YOU ANGIE

 

 

 

 

 

Max dal canto suo, sebbene odiasse il fatto che avesse preso parte ad una competizione cosi’ stupida e totalmente priva di senso, si era offerto lo stesso di aiutarlo, dopotutto era il suo migliore amico, non poteva tirasi indietro; non ora che Craig aveva bisogno piu’ che mai di lui. Di scatto si volto’ dall’altro lato del letto e osservo’ il suo conmodino in legno scuro tetramente vuoto e spoglio. Allungo’ una mano e apri’ lentamente, quasi fosse timoroso, il cassettino ove all’interno vi era un frammento molto importante di tutta la sua vita: un fotografia un po sbiadita di due ragazzi di circa quindici/sedici anni: abbracciati l’uno accanto all’altra con gli occhi serrati e le labbra dischiuse, quasi volessero baciarsi. Da quando la sua Ettie era partita quella piccola fotografia era l’unico ricordo materiale che possedesse di lei, l’unico oggetto che riusciva a non farle dimenticare il suo visetto pallido e dolce, le sue labbra morbide e rosee. Sentendosi preso da un’attacco di depressione malinconica la sua mente viaggio’ automaticamente per un’ennesimo trip: lui e la sua Sarah, in camera del moro che facevano l’amore nella penombra e nel silenzio piu’ totale; le lenzuola non trapelavano alcuna nudita’ e dalle loro labbra sgusciavano solamente sussulti e lievi gemiti. Craig sentiva il cuore leggero, si sentiva libero e finalmente felice, come se quel vuoto che da tre anni gli aveva mangiato e legorato le membra si fosse finalmente appagato e colmato. Sorrise dolcemente alla sua bella, che stordita e stranita osservava un punto indefinito della camera, e sicuramente non lui

 

-piccola? Tutto bene?- le domando’ improvvisamente scostandole una ciocca rossiccia dal viso, cosi’ che potesse lasciarle un tenero bacio sulla guancia

 

-c-chi e’ quella?- gli domando’ a sua volta con tono serioso indicandogli con lo sguardo una piccola cornice argentata contenente la fotografia di lui e la sua Ett

 

-e’ la mia migliore amica, ci conosciamo da quando eravamo piccoli. Perche’?- le domando’ ridacchiando a sua volta, stentando a credere al fatto che fosse gelosa

 

-levala immediatamente dalla mia vista- affermo’ fredda e spietata fulminandolo con lo sguardo. Immediatamente Craig rimase a dir poco allibbito dalla sua affermazione crudele e imperosa; non l’aveva mai vista cosi’, mai pensava che la sua dolcezza si potesse frantumare nel giro di pochi secondi

 

-Ma... Sarah e’ soltanto una vecchia foto, per di piu’ di una mia amica...- ma il moro non ebbe neanche il tempo di finire la frase che immediatamente la rossa gli tappo’ le labbra con un bacio suadente, passionale ma allo stesso tempo possessivo

 

-si e’ fatto tardi e io devo andare. Vedi di farla sparire-disse rivestendosi velocemente, quasi volesse scappare da qualcosa, o forse da lui stesso

 

-perche’?-

 

-perche’ sei il mio uomo. Fine della storia-

E per quanto stupido potesse essere, lui obbedi’ come un bravo cagnolino; nascose cio’ che aveva di piu’ caro al mondo per la donna che amava, e che ama tutt’ora, pur trovandosi tra le braccia di un’altro uomo.

 

Diede un’ultimo sguardo alla fotografia e la poggio’ sul comodino, ove doveva stare, e socchiuse gli occhi. Sperava che un buon sonno potesse alleviare tutto il dolore, tutta la disperazione che da tempo si portava dentro; pergo’ affinche’ un dolce sonno lo cullasse, regalandogli la pace.

 

-hi-hi Mr. Hug hai avuto una bellittima idea a venire qui! Ettie questa volta non ci trovera’ hi-hi- una vocina squillante e melodiosa ruppe improvvisamnte il silenzio che si era venuto a creare, e che aveva avvolto il moro in uno stato di dormi-veglia rilassante. Gli parve un cinguettio, un docile richiamo da parte di un grazioso uccellino.

 

-Mr. Hug guarda! C’e’ un ragazzo! Come dici? Assomiglia all’amichetto di Ettie? Ne tei siciuro?- domando’ la dolce melodia deliziandogli l’udito con il solo suono della sua vocetta

 

-hmm, shi! E’ lui!- esulto’ improvvisamente dopo pochi secondi di silenzio. Fu cosi’ che Craig senti’ che qualcosa di piccolo ma molto agile si arrampicava sul suo letto, e una manina piccola e mordiba accarezzargli una guancia, quasi volesse coccolaro e accudirlo con amore e dolcezza

 

-hmm cosa? Dovrei svegliarlo? Okey! Craig! Hey Craig?- quella manina piccola dal suo viso si diresse assieme assieme all’altra sulla sua spalla, cercando di scuoterlo con tutta la forza che aveva. Mabbit si sentiva stranito, chi era? Cosa voleva da lui? Ma sopratutto cosa centrava Ettie? Spalanco’ gli occhi e si alzo’ di colpo, cogliendo la fragile cratura di sorpresa: aveva la pelle pallida e vellutata, le labbra piccolissime e rosse; una folta chioma corvina le incorniciava gli occhi verdi e quel sorrisetto tenero, quasi dipinto sul suo volto lo fece palpitare. Gli parve un sogno, perche' non poteva  credere che la sua prediletta, la sua Ett fosse tornata bambina e fosse venuta per lui, seguita a ruota dal suo fido orsacchiotto

 

-E-Ettie?- domando’ titubante sentendosi improvvisamente paralizzato dallo sguardo vivo e intenso della piccola. Alla sua domanda la bambina comincio’ a ridere a squarcia gola abbracciandosi forte l’orsetto di pezza, che nel corso degli anni era sempre rimasto identico: con il pelo folto e morroncino, gli occhi color nocciola e un grande fiocco blu sul collo.

-io non sono Ettie! Io sono Angie!-  rispose orgogliosamente scandendo bene il suo nome, quasi come se dovesse presentarsi a qualcuno di veramente importante

-Angie chi?- domando' incuriosito il moro rimanendo sulle sue per secondi interminabili: chi era questa strana bambina? e perche' assomigliava cosi' tanto alla sua piccola Ett, la sua amata moretta dagli occhi verdi?

-la sorellina! Tupido!- ridacchio' esopnendogli un dolce sorriso, rapendolo in un folle uragano di curiosita' e stupore, che lo fece lettaralmente partire per quello che si mostrava il piu' lungo dei suoi fantomatici trip mentali. 

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Capitolo 7
*** back to me ***


 

 

Con visetto incuriosito la morettina lo osservo’ stranita, facendosi sgusciare dalle labbra un lieve ghigno divertito

-tutto bene?-domando’ poggiandosi il vecchio oresetto di pezza tra le gambe

-hem... si, insomma. Non ricordavo che Ett avesse una sorella minore- affermo’ il giovane grattandosi appena la testa

-io invece so tutto di te- quella frasetta gli parve tanto dolce quanto rivelatrice, ce voleva dire? In che senso quella bambina sapeva tutto di lui? Ma sopratutto... Dov’era la sua Ettie?

-oh... e come mai?- domando’ Mabbit avvicinandola appena, cosi’ che si ritrovassero faccia a faccia con le gambe incrociate l’uno davanti all’altra

-Ettie mi ha palato molto di te. C-che zocavi con le pitole, che ti piacciono i muffin...- e in quel breve elenco di passioni che quella piccola creatura angelica stava facendo, il moro si senti’ paralizzato; Angie sapeva vita morte e miracoli sul suo conto, e cio’ stava a significare che la sua bellissima mora non lo aveva dimenticato

-e dimmi Angie... adesso tua sorella dov’e’?- le domando’ sorridendogli dolcemente, osservando mentre la piccolina gli faceva spallucce, sporgendo all'infuori le labbra, gesto che gli fece ricordare cosi' fottutamente la sua migliore amica che ancora stentava a crederci che fossero due persone distinte; che la sua moretta che fosse cresciuta

-mi sta venendo a celcare credo...-

-okey. Lo sai che Mr. Hugs era un regalo mio e di Max di tanto tempo fa? Era il giocattolo preferito di tua sorella quando aveva la tua eta’-

-shi... ma ora e’ il mio di giocattolo preferito- ridacchio’ la bambina sbadigliando appena, socchiudendo lentamente le palpebre e pesantemente calavano sui suoi begli occhioni verdi

-sei stanca?- domando’ Craig reclinando appena la testa, osservandola teneramente incuriosito, come se fosse tornato il bimbetto che era

-nuooooo... sholo un pochino...- sbadiglio’ nuovamente la bambolina. Sbuffando dolcemente allora Mabbit si sollevo’ dal giaciglio e delicatamente prese la bimba tra le braccia, distendendola sul materasso prima di coprirla con la copertina azzurrognola che stava posata disordinatamente sul suo letto

-vado a dire a tua mamma che dormi qui, cosi’ non si preoccupano okey piccolina? Qualsiasi cosa mi chiami-

-attie Craig. Ti voglio bene-

Per qualche secondo interminabile la mente del moro venne invasa da teneri ricordi infantili. Quelle tre piccole paroline gli mancavano tanto quasi quanto gli mancava la bimba, che ormai diciottenne, gliele diceva sempre. Ricambiando il ragazzo si volto’ appena, fissando intensamente la porta semi aperta della sua stanza, da dove s’intravedeva una forte luce  una sinuosa ombra. Gli basto’ soltanto mettere meglio a fuoco per vederla affacciata quasi timidamente, come se avesse paura di disturbare il suo migliore amico e primo amore. Ettie aveva visto tutto: aveva osservato con cura come il suo amato aveva cullato la sua sorellina tra le braccia, e l’avesse accudita come se fosse figlia sua, come se fosse tornato agli anni d’oro, quando era lei la bimba ad essere coccolata. I due bambini troppo creasciuti quasi si corsero incontro, ritrovandosi nel mezzo del buio che stava invadendo quelle quattro mura, quel buio che neanche volendo la luce avrebbe potuto illuminarli. Non si vedevano bene, ma tutti e due sapevano che si stavano guardando intensamente negli occhi, lui con i suoi che alla penombra apparivano quasi neri e magnetici, e lui con quelle iridi verdi che avrebbero fatto invidia a un diamante inquanto a brillantezza. Rimasero in silenzio; abbracciati come non avevano mai fatto prima; lasciando che i loro respiri sfiorassero le loro pelli ghiacciate e indebolite a causa della loro lontananza. Il viso della moretta stava ben nascosto nell’ampio petto del compagno, assaporandosi il suo odore, il suo calore ma soprattuto il suono dolce e ipnotizzante del suo cuore; una melodia che tanto gli era mancata. Dal canto suo il ragazzo’ non pote’ far altro che tenerla stretta a se, sentendosi quasi riempito di un vuoto che da tempo lo stava corrodendo nel profondo. Un lieve singhiozzo interruppe il magico silenzio che manmano li trascinava in una atmosfera quasi mistica e surreale; cosi’ le afferro’ il viso, e scritandola con intrepida dolcezza e sfrenata “passione” (cosi’ la definiva lui, la passione dell’amicizia, la forza indissolubile che mai li avrebbe divisi). Le soffio’ quasi seducentemente sulle labbra, come se volesse nutrirla di cio’ che gli dava la vita, e successivamente le poggio’ sulle sue guance lievemente arrossate, assaggiando le dolci lacrime che guizzavano dai suoi occhi

-Sei tornata...- sussulto’ sulla sua pelle, continuando a regalarle  soffici baci sull’intero volto

-Si, e questa volta non ti lascio piu’ Craig- 

 

*Angolino di Virgy*

Perdonatemi ma ho avuto tante questioni in sospeso per la testa che ho tralasciato questa fic. il capitolo e' corticino lo so ma ho incentrato una buona dose di dolcezza(o almeno ci ho provato); dopo tutto si rivedono dopo mooooolto tempo!

spero che piaccia anche a voi!

un bacino

-V- 

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