Pardon Me, But Your Teeth Are in My Neck di kannuki (/viewuser.php?uid=1781)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il risveglio di Caroline ***
Capitolo 2: *** Eterni secondi ***
Capitolo 3: *** L'idea del paletto ***
Capitolo 4: *** L'evento dello scantinato ***
Capitolo 5: *** Fan***, Damon Salvatore! ***
Capitolo 6: *** Mi piaci, Caroline Forbes ***
Capitolo 7: *** Dove si compra la felicità? ***
Capitolo 8: *** Il diario di Caroline ***
Capitolo 9: *** L'angelo azzurro ***
Capitolo 10: *** La bellezza dell'essere morti... ***
Capitolo 11: *** La cosa carina ***
Capitolo 12: *** Voodoo ***
Capitolo 13: *** L'onore di un uomo ***
Capitolo 14: *** La trasmutazione ***
Capitolo 15: *** La buona sorte ***
Capitolo 16: *** Il gioco di Katherine ***
Capitolo 17: *** L'Antico ***
Capitolo 18: *** Ignorance is Bliss ***
Capitolo 19: *** Conosci la mia storia ***
Capitolo 1 *** Il risveglio di Caroline ***
Premessa:
non mi piaceva Caroline finché non è stata
vampirizzata. Tifo incondizionatamente per Katherine e ho una
spasmodica passione per Damon. Il titolo è un tributo a Roman Polański.
Detto
ciò, buona lettura.
On
air: It's amazing - Jem
La
prima cosa a cui pensò Caroline quando si svegliò nel
letto d'ospedale, non fu l'incidente automobilistico con Matt o
l'aggressione della bellissima Katherine – porca miseria, è
sputata a Elena!
No.
La
prima cosa a cui pensò, non fu la fame indicibile che le
stritolava lo stomaco - dio, sembra non mangi da anni! - non
furono i rumori amplificati che rimbombavano nel cervello – ma
gli ospedali non dovrebbero essere luoghi silenziosi? - e non fu
neppure la tremenda luce che le feriva gli occhi impedendole una
corretta visione della stanza.
No.
La
prima cosa a cui pensò, anzi, la prima persona, fu Damon
Salvatore.
Damon
occhi celestiali e sorriso assassino.
Damon,
lo stronzo patentato specializzato nell'usa e getta.
Damon
che l'aveva ammaliata, scopata e vampirizzata.
Sebbene
non avesse difficoltà a sopportare i primi due eventi, il
terzo la mandava letteralmente in bestia. Sebbene i ricordi
tornassero a pezzettini e a sprazzi improvvisi, ricordava benissimo
tutti i passaggi che l'avevano portata in quel letto d'ospedale.
Sebbene tremasse alla sola idea di essere ammaliata una seconda volta
e costretta a fare chissà che,
Caroline era incazzata nera. Avrebbe voluto saltargli al collo e
affondare i denti nella pelle, tanto per fargli capire il male che
faceva. Avrebbe voluto legarlo al paraurti posteriore della sua auto
e trascinarlo per tutta Mystic Falls. Avrebbe voluto affondare le
unghie negli occhi verdi-azzurri e strapparli via per provocargli
tanto dolore quanto ne aveva causato a lei.
Sogna,
pensò e si adagiò
sui cuscini.
Caroline
aveva fame, la flebo non era paragonabile al polpettone della nonna o
ai manicaretti di Jenna. Piuttosto... doveva riportare la tortiera a
Elena, l'aveva usata per l'ultima festa e poi... Mmmh!
Caroline annusò l'aria
chiudendo gli occhi. Che buon profumo. Chi..
“Allora,
come sta la paziente oggi?”
Caroline
trasalì quando l'infermiera nera entrò nella stanza e
le scoccò un sorriso bianco e brillante. Era carina, sulla
trentina e sembrava non avere un problema al mondo. Accidenti, le
permettevano di portare tutto quel profumo mentre lavorava? “Ho
fame” disse semplicemente toccandosi la flebo.
“Questa
possiamo toglierla” mormorò la donna estraendo l'ago.
Una goccia di sangue spillò sulla pelle. L'infermiera non fece
in tempo a ripulirla col cotone imbevuto di disinfettante, che
Caroline portò la mano alla bocca e la succhiò.
Dolcissimo!, pensò
aspirando tutto il sangue che poteva. Ma che c'era, la
dentro... zucchero filato? Le
girava la testa. “Ho davvero
fame.”
“Fra
poco cara, dopo che il medico ti avrà visitato” disse di
nuovo togliendo la flebo vuota.
Caroline
ne fu contrariata. Molto contrariata. Lei aveva fame adesso!
“Quando passa il medico?” mormorò pacata, sebbene
avesse voluto piangere, urlare e strapparsi le coperte di dosso. Non
sei una ragazzina, fa la brava.
Allontanò la mano dalla bocca con uno schiocco. Sentiva il
cuore battere come una grancassa e il cervello e i polmoni scoppiare.
Un secondo dopo, si avventava sull'infermiera.
***
Aveva
fatto un maledetto casino, pensò lavandosi le mani sotto
l'acqua. Caroline si guardò allo specchio mentre l'infermiera
teneva la mano premuta contro il collo. In fretta, strappò dei
pezzi di carta igienica e li tamponò sul morso, insieme ad un
po' di disinfettante. La donna era sotto shock e non parlava. “Premi
forte” le suggerì mentre rovistava nell'armadietto ed
estraeva una benda medica. Eliminò la protezione che ricopriva
la parte appiccicosa e la fece aderire ai lati della ferita. In
fretta, si infilò i vestiti e la tenne d'occhio mentre
barcollava avanti e indietro, seduta sul letto. “Ok, ora
sdraiati qui” disse sistemando il cuscino dietro di lei. “Tu
non mi hai mai vista!” esclamò a bassa voce fissandola
negli occhi.
“Non
ti ho mai vista” rispose la donna ammaliata.
La
prendeva in giro?, Caroline la fissò aggrottando le
sopracciglia, poi allacciò le scarpe e uscì
tranquillamente nel corridoio della corsia.
*** Elena
era senza parole. Pensava di trovare la sua amica addormentata, non
un'infermiera in stato confusionale con gli inconfondibili morsi di
un vampiro sul collo! Rovistò a caso nella borsa finché
non trovò il cellulare.
“Le
hanno quasi sventrato il collo...”
“Puoi
fare qualcosa? Forse Caroline è in pericolo.”
Stefan
le fece un cenno positivo, poi si bloccò e guardò la
finestra da cui proveniva un'intensa luce mattutina.
***
Caroline
aveva alzato gli occhi al cielo quando li aveva visti entrare insieme
nell'ospedale. Sopportare quei due, era al di sopra delle sue forze,
al momento. Le facevano rabbia. Elena era la ragazza perfetta e ora
aveva anche il ragazzo perfetto. Lei amava Matt da molto prima che
scegliesse Elena. E aveva messo gli occhi su Stefan prima ancora che
Elena entrasse nel suo campo visivo. Caroline era destinata a perdere
su tutti i campi, paragonata alla sua 'amica.' Certo, le voleva bene,
ma c'era sempre quel 'ma'...
Con
un mugugno insofferente, aveva deviato dall'uscita verso le scale
antincendio, si era immersa nel semibuio dell'androne ed era rimasta
li, respirando piano. La frescura le accarezzava la pelle e le
riempiva i polmoni. Sapeva un po' di muffa e di tubazioni metalliche.
Accidenti, faceva un po' paura. E se ci fossero stati i
topi?! Saltò in piedi e
si affrettò per le scale. Caroline spalancò la porta
tagliafuoco e si inoltrò nel corridoio, prendendo un bel
respirone che si trasformò in un urletto strozzato dalla mano
di Stefan. Il vampiro la trascinò in una stanza e chiuse la
porta.
“Mi
hai fatto paura!” esclamò “cosa ci fai qui?”
“Siamo
venuti a trovarti” rispose Elena alle sue spalle “qualcuno
ha morso l'infermiera, eravamo preoccupati per te.”
Caroline
sistemò i capelli biondi e scrollò le spalle “sarà
stato Damon” propose senza guardarli. “Se volete
scusarmi, c'è una festa che aspetta di essere...”
“Non
è stato Damon” ribatté Stefan studiandola
attentamente. “Chi ti ha trasformato?”
Il
volto di Elena si fece terreo.
“Non
so di cosa stai parlando” mentì e il volto le andò
a fuoco.
Elena
sbiancò del tutto. “Sei un vampiro?”
“Io?
Sei matta?!”
Elena
guardò Stefan e il vampiro le rivolse uno sguardo d'intesa.
“D'accordo” disse e sorrise. “Possiamo andarcene,
no?”
“Certo
che possiamo” rispose la ragazza aggiustando la borsa sulla
spalla “Matt sarà in pensiero. Devo prendere le redini
della festa! Senza di me, sono perduti!”
Stefan
la seguì verso l'uscita e quando la vide esitare, la spinse
appena. Il sole bruciò il braccio di Caroline che sibilò
fra i denti e si ritrasse nell'ombra. Di fronte lo sguardo sereno e
divertito di Stephan, non seppe più mentire.
***
“Toh!”
Era
l'esclamazione più intelligente che riuscisse a produrre
quell'uomo?, si chiese togliendo il cappuccio della felpa dai capelli
biondi e guardandosi attorno. Il 'maniero' Salvatore. Lei non ci
aveva mai messo piede. Accidenti, quella roba era antichissima!
Non che lei se ne intendesse, ma...
“Cosa
ci fa qui?” Damon la guardò appena, braccia incrociate e
rivolto al fratello “non avevamo detto 'niente ospiti'?”
“Sono
di passaggio” rispose e si mise a contemplare la libreria di
Stefan. Non che lei fosse una grande lettrice, ma quei vecchi libri
impolverati avevano il suo fascino.
“Katherine
l'ha trasformata” lo sentì rispondere laconico. Mai una
parola di troppo... e mai un sorriso, pensò adocchiando
il vampiro. Tutto il contrario del suo odioso fratello!
“Oh!”
Sì,
erano le sue esclamazioni più intelligenti, pensò
guardandolo dritto negli occhi. Il disinteresse di Damon si trasformò
in ironia. Caroline sentì prepotente la voglia di aggredirlo
fisicamente.
“Resterà
qui per un po'. E' nel momento critico.”
“Cosa
vuol dire?” Caroline si voltò verso Stefan “cos'è
il momento critico?”
“La
fase di trasformazione!” cantilenò Damon ironico “io
direi di sbarazzarcene subito e poi uscire a festeggiare!”
ridacchiò dandole le spalle “un vampiro in meno a Mystic
Falls!”
Stefan
la vide balzare così velocemente addosso al fratello che restò
impietrito. Un attimo dopo, Caroline affondava i denti non ancora
sviluppati nel collo del vampiro strappandogli la pelle.
“Argh!
Cazzo!” ringhiò finendo a terra “resti lì
imbambolato o mi dai una mano?”
Stefan
sorrise e restò immobile, appoggiandosi comodamente al mobile
alle sue spalle.
Fanculo,
pensò e si strappò di dosso la ragazza serrandole la
mascella e sbattendole la nuca a terra. Caroline si afflosciò
sul pavimento perdendo d'improvviso tutte le forze. Gli occhi
verdeazzurri di Damon si incupirono diventando neri e i denti
guizzarono fra le labbra arricciate. Anche lei sarebbe diventata
così? Forse già lo era, rimuginò prima di
svenire.
***
Caroline
si svegliò in preda ai crampi. Si sollevò dalle coperte
e si guardò attorno. Ancora il maniero Salvatore. Ancora
notte. Quanto tempo era rimasta svenuta?
“Ben
svegliata.”
Caroline
strinse gli occhi. Mal di testa, fame, crampi. Si sentiva isterica.
Le veniva di piangere.
“Bevi
questo.”
Stefan
le passò un bicchiere con dentro del liquido rosso. Era la
cosa più intrigante e succulenta avesse mai visto. Si avventò
sul sangue e lo bevve macchiando camicetta e lenzuola. “Ancora”
mormorò e gli tese il bicchiere. Stefan la guardò
stupito. Avrebbe dovuto bastarle. “Ancora, per favore”
mormorò di nuovo e si leccò le dita con cui aveva
ripulito il sangue dal mento “E' buonissimo, che cos'è?”
“Sangue!”
esclamò una voce ironica e scanzonata.
“Damon,
non è il momento” lo avvertì il fratello a bassa
voce “me ne occupo io.”
“E
lasciami divertire qualche volta!” esclamò e si sedette
comodamente accanto a Caroline che lo guardò con odio. “Tu
risaltatami addosso ed io ti pianto un paletto nel cuore”
sussurrò nel suo orecchio piegando di lato la schiena. “Sono
stato chiaro?”
Legarlo
al parafanghi della macchina e trascinarlo su un tratto di strada
dissestata era troppo poco, pensò Caroline guardandolo negli
occhi. “Fuori dal mio letto!” sibilò provocando
una risatina nel suo nemico.
“Non
dicevi così, la scorsa volta” bisbigliò e le
inviò un bacio che la fece imbestialire. Stefan l'afferrò
per le spalle nel momento stesso in cui Caroline si liberava delle
coperte e si protendeva verso di lui. Damon era rimasto immobile e
sorrideva. Dio, quanto le dava fastidio quel sorrisetto!
“Mi
ricordo tutto!” esclamò cercando di scrollarsi di dosso
il vampiro “ricordo tutto quello che mi hai fatto, come mi hai
usato, come hai abusato di me...”
“Non
è che dicevi proprio no, eh!” la rimbeccò
sporgendosi di lei “me la ricordo in maniera diversa!”
“Mi
hai usata!” urlò e si liberò di Stefan, incredulo
che avesse tanta forza “brutto figlio di puttana!”
Stavolta
fu lesto ad afferrarla. Caroline gemette di dolore quando le piantò
le unghie nella pelle delle braccia. Caroline si divincolò e
urlò di frustrazione e la scena era quasi comica.
“Lasciala.
Smettila!” ordinò diretto al fratello che continuava ad
immobilizzarla. Strano, pensò, una volta le avrebbe davvero
infilato un paletto nel cuore o spezzato qualche arto...
“Damon,
lasciala immediatamente!”
Caroline
si voltò verso Elena. Per un momento la rivide – no,
non Elena, quell'altra identica a lei – mentre la soffocava
col cuscino. Smise di lottare e Damon la lasciò all'istante.
“La
tua amichetta del cuore è isterica!” esclamò e si
aggiustò i vestiti, allontanandosi dal letto.
“L'avrai
provocata come al solito” commentò acidamente, prima di
concentrarsi sulla ragazza. Aveva le guance arrossate e gli occhi
lucidi. La conosceva di diciotto anni. Era la faccia di una che stava
per piangere dalla frustrazione. Elena spostò lo sguardo sul
fidanzato. “Come sta?”
“Chiedilo
a me, sono qui!” rispose Caroline raggomitolando le gambe sotto
di se, le guance sempre più rosse. “Voglio andare a
casa!”
“Non
puoi ancora andare a casa” mormorò Stefan sedendosi
vicino a lei. Caroline lo guardò appena. Elena sapeva che
quando era in quelle condizioni, si vergognava della propria
debolezza. “Perchè no?”
“Non
ha alcuna protezione magica, non possiamo lasciarla uscire al sole”
spiegò a bassa voce a Elena.
“Possiamo
chiedere a Bonnie” rispose avvicinandosi a Caroline. Le
accarezzò i capelli, ma lei si ritrasse. Elena la guardò
interrogativa e continuò a parlare con Stefan. “Potrebbe
incantare un anello protettivo come fece Emily prima di lei.”
“E'
una buona idea” commentò il ragazzo guardando la
neo-vampira. “Caroline, ascoltami” mormorò con la
voce più dolce “Elena ed io...”
“Ho
capito, non sono stupida” brontolò “perchè
continuate a parlare come se non ci fossi?”
“Va
bene!” esclamò Damon sbuffando allegramente “prima
troviamo quella streghetta, prima finisce lo strazio” disse
allontanandosi verso la porta “vado a cercarla.”
“No.
Noi andiamo a cercarla. Tu resti qui e fai da balia a Caroline.”
“No!”
esclamò l'interessata saltando quasi in piedi “io non
resto qui con lui!”
“Poi
scordartelo” ringhiò a sua volta il vampiro “preferisco
una strega incazzata alla principessa delle bambole in crisi
emotiva!”
“Come
mi hai chiamato?!” Caroline scoprì i denti che non aveva
ancora sviluppato e Damon la guardò con commiserazione.
“Calma!”
La voce modulata di Stefan li fece voltare entrambi verso di lui
“Bonnie ti vuole morto.”
“Non
è l'unica!”
Elena
alzò le sopracciglia e sorrise appena “la maggioranza ha
deciso.”
“Due
contro due non è la maggioranza!” commentò ma non
ci mise molta verve. “Fate un po' come vi pare...”
“Cerca
di non ucciderla” sussurrò il fratello prima di
andarsene.
“Non
ti assicuro nulla” sbuffò e gli sbatté la porta
alle spalle. Damon strofinò le mani fra se e saltellò
allegramente per le scale che portavano alla camera da letto di
Caroline. Finalmente aveva qualcosa di succulento per movimentare la
sua noiosa serata casalinga!
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Capitolo 2 *** Eterni secondi ***
Running
Blind - Godsmack
Caroline
si infilò i jeans e le scarpe e tolse la maglietta che aveva
sporcato col sangue. Le formicolava la pelle. Sentiva i rumori
amplificati e stava diventando matta! Doveva assolutamente uscire di
li! Continuava ad avare una fame spasmodica che le stritolava lo
stomaco. Infilò la felpa sul reggiseno e uscì dalla
finestra balzando dal primo piano. Una volta a terra si infilò
nel bosco cupo che si stagliava dietro la dimora dei Salvatore.
***
Damon
mugolò quando vide la stanza vuota e la finestra aperta. La
seguì per la stessa via sbuffando di insofferenza. Se le fosse
successo qualcosa, se la sarebbero presa con lui. Ma che altro poteva
capitarle? Era già morta!
***
Il
loro solito locale era affollato. Matt serviva ai tavoli mentre
Caroline lo spiava dalla finestra. La visione del ragazzo che amava
era sufficiente a farle contrarre lo stomaco. Sentiva che era una
sensazione sbagliata sebbene il desiderio di possederlo fisicamente
si acuisse ogni minuto. Si scostò dalla finestra muovendosi
verso l'ingresso illuminato quando una mano l'afferrò per il
braccio.
Katherine
la fissò con un sorrisetto mentre la studiava.
Caroline
fece un passo indietro e guardò la mano che le stringeva
l'avambraccio. Katherine le volteggiò intorno contemplando la
sua opera.
“Che
cosa vuoi da me?”
“Da
te nulla” rispose e le mise i brividi addosso. Aveva la stessa
voce di Elena, ma se la sua era allegra e spensierata, la voce di
Katherine era addolcita e resa pericolosa dai secoli. Era sensuale
come una pantera nera.
“Perchè
mi hai ucciso?”
“E'
stato tanto brutto?” domandò innocente osservando le
reazioni della ragazza “hai bisogno di nutrimento.”
Katherine spostò lo sguardo sulla porta del locale che si
apriva. Le sorrise come un angioletto prima di muoversi alla velocità
della luce.
***
Mhhhh,
l'odore di sangue nelle notti di luna piena!, pensò
sorridendo allegramente. La piccola Forbes si dava da fare. Questo
avrebbe fatto incazzare Stefan. Quello stupido le aveva dato sangue
di coniglio da bere, ma Damon sapeva che Caroline era una cacciatrice
nata, sotto il faccino innocente. Era in piena trasformazione e aveva
bisogno di qualcosa di 'robusto' da sorseggiare. “Chi beve da
solo si strozza!” commentò quando arrivò alle
spalle della ragazza. Il sorriso gli morì sulle labbra quando
vide Katherine a poca distanza.
La
vampira alzò una mano in cenno di saluto, indicò
Caroline e sorrise “non puoi lasciare il tuo animaletto
domestico senza pappa” lo prese in giro avvicinandosi al corpo
martoriato dell'uomo che Caroline stava prosciugando “basta
tesoro, non ha più una sola goccia di sangue in corpo.”
Caroline
lo lasciò andare di colpo e si risvegliò dalla trance
in cui era caduta mentre beveva. Damon? Che diavolo voleva? Perché
non la lasciava in pace?
“Sei
stata tu?”
Katherine
si strinse nelle spalle. Caroline li guardò sentendo i battiti
del cuore placarsi. Era perfetti insieme. Barcollò e finì
col sedere a terra. Fanculo anche a loro due. Quando sarebbe
stato il suo turno? Abbassò lo sguardo sulla felpa. Era
indecentemente lercia di sangue. Se la tolse e la gettò da un
lato. “Voglio andare a casa” sussurrò sicura che
nessuno la stesse ascoltando.
“L'hai
presa sotto la tua ala protettiva?”
Damon
sollevò le spalle “me l'hanno affibbiata a forza. E'
destino che debba risolvere i tuoi casini, Katherine.”
Il
risolino della vampira risuonò nella mente di Caroline. Si
mise in piedi sentendo la testa leggerissima. “Vado a casa”
annunciò a mezza bocca.
“Buona...”
Le
sembrava di aver fumato una canna, tanto era felice. Non provò
neppure a divincolarsi quando la bloccò. Animaletto
domestico. “Non toccarmi” disse con lo sguardo perso
nel vuoto “Ti odio...”
Katherine
rise allegramente battendo le mani fra loro “il fascino di
Damon Salvatore è in calo?!”
“Quisquilie”
rispose tenendo Caroline contro il suo fianco “la prossima
volta ti metto un guinzaglio.”
Caroline
spinse contro di lui. “Lasciami...”
Damon
alzò gli occhi al cielo e sbuffò allargando appena il
braccio. Caroline cadde a sedere e restò con la testa a
ciondoloni. “Voglio andare a casa...” piagnucolò e
si portò le mani agli occhi come una bambina.
Le
lacrime le sopportava a stento. Questo era un motivo in più
per fargliela pagare, pensò ignorandola e concentrandosi
su Katherine che se la rideva sotto i baffi “capisci in che
guaio mi hai cacciato, stupida sgualdrina?”
“Povero
piccolo” lo prese in giro accarezzandogli la guancia. Damon le
fermò la mano e la fissò con odio. Almeno, ci provò.
Katherine
sorrise e mille campanellini risuonarono in testa e nel cuore. Si
allontanò da lei, quasi strappando Caroline da terra.
“Ricordati
di darle da mangiare e pulire la gabbietta!” gli gridò
fra mille risa mentre si allontanava con la ragazza su una spalla.
***
“Perché
sei uscita?” la interrogò arrabbiato. Stava
letteralmente fumando. “Ti avevo detto di restare dove
eri!” Damon la scaraventò a terra e Caroline fissò
il cielo stellato. C'era la luna piena. Bella. Le facevano
male i denti. Si stava alzando la nebbia. Possibile, in quella
stagione?
“Siete
perfetti...” sussurrò attirando la sua attenzione
“cavolo, siete bellissimi insieme...”
Damon
pensò che fosse momentaneamente drogata dal sangue che aveva
bevuto in quantità e la ignorò cercando di calmarsi.
Katherine era un colpo continuo al cuore. Soprattutto da quando aveva
rivelato il suo amore centenario per Stefan. “Dove sono i
vestiti?”
Caroline
era in jeans e reggiseno. Non diede cenno di aver compreso. Stava
cercando di afferrare qualcosa in aria. La ragazza pensava che se
fosse riuscita a prendere la luna, tutti i suoi guai sarebbero
spariti e lei non avrebbe più avuto bisogno di nessuno, non si
sarebbe più sentita inferiore a nessuno. Soprattutto a Elena.
Andiamo
bene, pensò gettandole addosso il sottile cardigan che
indossava sopra la maglietta nera. “Vestiti, non voglio farmi
arrestare da tua madre per atti osceni in luogo pubblico!”
Era
notte fonda e non c'era nessuno in giro, a parte loro due. Caroline
toccò il tessuto leggero e una ventata di strano profumo le
riempì le narici. Si mise seduta e il golf cadde sulle gambe
incrociate.
Cristo,
pensò piegandosi su di lei. Aveva la pelle infuocata per
tutto il sangue che aveva bevuto. Era ubriaca?, si chiese
voltandola verso di se. Poteva capitare. Da che ricordasse, era uno
sballo. Estrasse un fazzoletto dalla tasca e glielo passò
sulle guance. Erano meno imbrattate della bocca. Quel poveraccio
l'aveva succhiato per bene, si disse sbuffando per la pazienza che la
situazione richiedeva. Era invitante, tutto quel sangue sulla pelle
pallida. Gli veniva voglia di leccarlo via. Ponderò la cosa
per un istante. Per carità, decise, sarebbe solo un
altro problema da risolvere. Un'altra giustificazione da dare.
“Tu
la ami.”
“Chi?”
domandò sentendo il cuore sobbalzare “sta zitta, sei
fatta.”.
“Non
sono fatta. Tu ami Elena. E ami Katherine” mormorò
cercando di metterlo a fuoco “quando l'hai vista, hai
cominciato a sudare e il cuore...”
“Non
sai di cosa parli.” Mh, ricettiva. Le donne sono
empatiche, rispetto agli uomini. Tranne suo fratello! Lui era la
sensibilità incarnata!
Caroline
continuò a balbettare mentre la ripuliva del sangue “tutti
amano Elena... lei è perfetta, lo è sempre stata... e
quando i suoi sono morti, è diventata 'la povera Elena'...”
Damon
alzò gli occhi al cielo. Ma gli capitavano tutte prive di
autostima?! “Sono cose che capitano” mormorò
conciliante rimirando il fazzoletto intriso e ormai inutilizzabile.
Lo gettò da un lato e Caroline lo guardò dritto negli
occhi “tu sei come me.”
“Non
penso proprio!” ridacchiò come se la trovasse un'enorme
sciocchezza “su, in piedi.”
“Sei
un perdente, l'eterno secondo” sparò e Damon sentì
una parte di se sprofondare. “Per quanto faccia, ci sarà
sempre 'quella persona' che tu passerà avanti che si prenderà
i meriti delle tue azioni, che ti sottrarrà la persona che
ami!” insistette sventolando un dito.
“Sei
innamorata di Stefan?”
“No!”
esclamò come se fosse una bestemmia.
“E
allora...” soffiò rimettendola in piedi “guarda
che non ti prendo in braccio. Cammina e non fare storie!”
“Ti
sei mai innamorato?”
Damon
la guardò appena. "Sono stato innamorato. È
doloroso, senza senso e sopravvalutato.”
Il
bastardo aveva avuto il cuore spezzato, allora. Ciò la rendeva
vagamente umano. Per un istante Caroline provò un moto di
simpatia. Ma diede la colpa al sangue che l'aveva ubriacata.
Era
strafatta e aveva la nausea. “Mi sento male...”
“Hai
bevuto troppo e troppo in fretta” cantilenò voltandosi
dalla sua parte. “Vomita.”
“Cosa?”
“Sei
ubriaca, vomita” insistette serio “o starai peggio.”
“Sto
già... dio!”
Caroline
si allontanò in tutta fretta e Damon si chiese perché
diavolo non l'avesse lasciata nelle mani di Katherine o non l'avesse
impalettata come il buon senso gli suggeriva di fare. Le belle
trovate del fratello. E quella rogna ora toccava a lui! Occhieggiò
l'alba che si affacciava timida dietro le fronte degli alberi. Era
ora di riportarla a casa... oppure no. Lo sguardo chiaro di Damon si
fece improvvisamente cupo. Si mosse verso il punto in cui era sparita
Caroline. Oppure no, si ripetè trovandola appoggiata ad
un albero a riprendere fiato.
Caroline
aprì gli occhi, lo guardò e capì. Ingoiò
la saliva e si appiattì contro il tronco. “Hai
deciso...”
“Eggià”
mormorò e sorrise “sarò veloce e indolore.
Promesso!”
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Capitolo 3 *** L'idea del paletto ***
Halo
- Beyoncé
Caroline
chiuse gli occhi per un istante. Un attimo e sarebbe tutto finito.
No? No, gridò una vocina indignata. Non puoi
lasciarlo vincere un'altra volta!
Aveva
ragione, pensò alzando le braccia per proteggersi. Va bene la
scarsa autostima, va bene perdere tutti i ragazzi per colpa di Elena,
va bene arrivare sempre seconda nella vita, ma non si sarebbe
lasciata succhiare il sangue da un testa di cazzo come Damon
Salvatore! Incassò la testa nelle spalle e quando si sentì
afferrare, urlò per la paura.
“Reggiti”
mormorò la sua voce roca e alterata nell'orecchio “e
chiudi gli occhi. Sta sorgendo il sole.”
Caroline
fece tutto il contrario: per la sorpresa aprì gli occhi e
sentì le retine bruciare. Mugolò per il dolore e si
rattrappì su se stessa.
“Come
parlare al muro” lo sentì sussurrare fra i denti. Un
istante dopo – no, ci aveva messo meno! - Damon la prese
in braccio e si mosse alla velocità della luce.
***
Questo
non va bene. Stefan guardò il letto vuoto e scambiò uno
sguardo con Bonnie. La strega era tutto tranne che felice di trovarsi
li con lui. Aveva accettato solo dopo una serie di implorazioni di
Elena e una cascata di promesse da parte di Stefan sul 'non far del
male a nessuno'. “Allora?” domandò la ragazza
spazientita “senti, devo andare a lezione, non posso
traccheggiare in una dimora di vampiri mentre...” Una folata di
vento le scompigliò i capelli e un istante dopo, la coppia
apparve dal nulla.
“C'è
una festa?” domandò lasciando cadere Caroline sul letto.
“Ciao, tesoro!”
Bonnie
lo detestava e la cosa era palese. Damon si divertiva da matti a
stuzzicarla. “Ti sono mancato?”
“Cosa
è successo?!” Stefan li guardò a turno. Caroline
aveva segni di bruciature di sole addosso. Aveva il viso sporco di
sangue e l'aria sbattuta.
Damon
lo fissò innervosito. Ora gli avrebbero dato tutta la colpa!
“Se n'è andata a spasso, nelle sue condizioni...”
“Non
sono mica malata” singhiozzò la voce terrorizzata di
Caroline.
“...
è andata a caccia con Katherine...”
Stefan
e Bonnie lo guardarono sorpresi, poi la strega lo fissò con
una sorta di 'te l'avevo detto io' negli occhi.
“...
e per poco non si fa flambè nel bosco!” esclamò
allargando le braccia “incatenala nei sotterranei e butta via
la chiave! Se avessi voluto un cane da portare a pisciare, ne avrei
preso uno!”
Caroline
impallidì e i nervi le crollarono. Cominciò a piangere
e Stefan lo guardò arrabbiato “vattene via, hai fatto
abbastanza danni per oggi!”
“Sono
dispensato dal mio ruolo di baby sitter?!” esclamò
tornando a sorridere “grazie al cielo!” Schizzò
verso la porta quando Bonnie lo chiamo. Il vampiro si girò
verso la strega che gli assestò un sonoro schiaffone, talmente
forte da interrompere il piagnucolio di Caroline che li guardò
basita.
“Non
t'azzardare mai più a paragonare la mia amica ad un cane”
sibilò mentre Damon si massaggiava la guancia col suo solito
fare comico. “Tornatene dalla tua puttana centenaria e non
pestarmi i piedi. Mi sono spiegata?!”
“Che
il diavolo ti porti” sibilò sentendo la rabbia montare
“sta attenta anche tu, strega!”
***
“Hai
esagerato...”
“Sta
zitta” sibilò Bonnie sfogliando il suo libro di
incantesimi “lo difendi dopo tutto quello che ti ha detto?”
Caroline
posò la testa sulle ginocchia piegate. Lei non aveva visto.
O sentito. Era meglio tacere. “Sei sicura che
funzionerà?”
“Certo!”
esclamò e spalancò la tenda lasciando che il sole la
inondasse. Caroline aspettò di risentire quel dolore atroce ma
non accadde nulla. Si guardò le mani, sulla destra spiccava un
vistoso anello magico di un intenso color turchese. Non bruciava!
Sorrise e cominciò a saltellare sul letto. Si sporse per
abbracciare l'amica e Bonnie la lasciò fare senza ricambiarla.
“Fa del male a qualcuno e sciolgo la protezione sull'anello”
la avvisò truce “mi hai capito?”
Caroline
annuì e si immerse nel sole. “Davvero, hai esagerato con
Damon... lui...”
Il
rumore della porta che si chiudeva alle sue spalle la fece voltare.
Bonnie era sparita e al suo posto era apparso Damon.
“Non
difendermi, pensavo davvero quello che ho detto” ridacchiò
osservando l'anello “non esistono oggetti meno pacchiani per le
streghe?”
Caroline
lo soppesò e valutò in un istante. Era così
seccato di averla in casa e di aver passato la notte a farle da baby
sitter che si era subito fiondato da lei? La ragazza fece un cenno
negativo con la testa, alzando anche il pollice. “Sembra di
no.”
“Bene,
se abbiamo finito le tragedie e la strega ti ha sistemata, non c'è
più bisogno che resti qui” sbottò girandole
attorno e spingendola per la vita “prendi le tue cose e va
fuori dalla mia stanza!”
Caroline
lo guardò stupita. “Mi hai ceduto la tua stanza?”
Un sorrisetto ironico la fece pentire della domanda.
“Posso
oppormi al mio ombroso fratello quando decide qualcosa?”
“Non
sapevo che i vampiri dormissero in comodi letti... che stai facendo?”
domandò vedendolo sbracarsi felicemente con un sospiro beato.
Le fece cenno di avvicinarsi. Caroline restò dov'era. “E'
uno scherzo?”
“Secondo
te?” domandò malizioso “abbiamo fatto scintille,
non ricordi?”
“Stai
scherzando” decise scivolando via in direzione della porta “non
puoi dire sul serio.”
“Guarda
che non mordo” esclamò esausto “avete tutti una
cattiva opinione di me.”
“E
di chi è la colpa?” domandò restando ad una certa
distanza.
“Dove
vai?”
“A
casa. Faccio una doccia e vado a scuola. Ho lezione e un ragazzo che
mi crede scomparsa” spiegò pettinandosi di fronte allo
specchio dalla cornice antica. “Pensavo non riflettesse la mia
immagine.”
“Tutte
cazzate. Ascolta, principessa...” cominciò alzandosi sui
gomiti “non puoi andartene in giro nelle tue condizioni...”
Caroline
sbuffò. “Quali condizioni? Sto benissimo, mai stata
meglio... e Matt sarà in pensiero. Non l'ho neppure avvertito
che lasciavo l'ospedale.”
“Oh,
ma chi se ne frega di Matt!” esclamò ripiombando
sdraiato “Elena ha detto a Liz che dormivi da lei.”
“Bene!”
sorrise e si voltò verso di lui “tolgo il disturbo, così
non sarò più costretta a vedere il tuo brutto muso.”
Caroline accompagnò la frase da un gesto che normalmente non
avrebbe fatto. Si avvicinò e gli fece un buffetto sulla
guancia, come se fosse un bambino. Damon la fulminò e le
afferrò il polso. “Non prenderti queste libertà
perché ho ti ho salvato la buccia” la minacciò a
bassa voce. “Non sei ancora un vampiro a tutti gli effetti.”
“E
allora?” domandò e cercò di divincolare il polso.
Aveva la pelle caldissima. Invece lei era mezza congelata.
“Ci
sono alcuni effetti collaterali a cui non hai pensato.”
“Il
sole non è più un problema.”
Damon
la lasciò andare di colpo e Caroline barcollò. “Fossi
in te, prenderei in considerazione l'idea del paletto.”
“No,
non la prendo in considerazione. Ci tengo a restare viva.”
“Eccola
la...” sussurrò Damon al nulla “principessa, sei
morta! Mettitelo in testa!”
“Non
chiamarmi principessa” borbottò colpita da un pensiero
molesto.
“Fra
qualche anno sarai costretta a lasciare la città...”
“Perchè?”
Damon
sbuffò palesemente. Rimbambita e nevrotica! “L'hai
visto, quel film... hai smesso di invecchiare e fra qualche tempo se
ne accorgeranno tutti.”
“Che
film?” domandò con la testa confusa. Quando Caroline era
confusa c'era solo una cosa da fare: interrompere il discorso e
guadagnare l'uscita. “Non ho tempo per i tuoi sproloqui senza
senso.”
Sta
rifiutando la realtà, pensò e 'alzò le mani'.
“Fa come vuoi” cantilenò. “Non sei ancora
morta del tutto.”
“Quante
volte si può morire?” esclamò trovandola
un'assurdità.
“Come
parlare al muro...” sussurrò e si mise a sedere con le
gambe oltre la sponda. “Non puoi scarnificare il collo della
gente. Primo, è sporchevole, secondo, non si spreca neppure
una goccia di sangue... non hai visto 'Dracula' di Bram Stocker? Se
devi vampirizzare qualcuno, lo devi fare con eleganza e velocità
e senza lasciare tracce.”
“Niente
lezioni di vampirismo, non intendo fare del male a nessuno!”
esclamò avvicinandosi
“Quando
la fame ti accecherà, te ne fregherai dei buoni propositi.”
Le prese i polsi e la tirò a se, costringendola a sedersi.
“Lezione numero uno. Ammaliare.”
“Cosa
vuol dire?”
“Piegare
la volontà delle 'vittime'...”
“Non
chiamarle così!”
“...
e costringerle a fare ciò che vuoi” concluse ignorando
il suo sguardo supplichevole. “L'hai fatto con l'infermiera, me
l'ha detto Stefan.”
“Ah...
e io che pensavo di essere stata convincente” mormorò e
lo vide sorridere.
“Più
ti nutri di sangue umano, più diventerai forte” continuò
“oh, non dirlo a Stefan, eh!”
Caroline
ridacchiò per un istante, poi tornò composta “va
bene. So farlo, l'ha detto anche Stefan. Non ho bisogno di lezioni.”
“La
fortuna del principiante” la prese in giro “prova con
me.”
“Potrei
costringerti a leccare il pavimento, sta attento...” lo sfidò
schiarendosi la voce. Tirò indietro i capelli e sistemò
la maglietta “ok.” Caroline si concentrò e lo
fissò. Dopo un secondo in cui non accadde nulla, sbuffò
e piegò le spalle. “Forse non sono così brava.”
“Più
di nutri di sangue umano, più diventerai potente.”
Caroline
annuì poco convinta. Come se era passati dal paletto
all'upgrade di vampiro di classe uno?
“Seconda
lezione. Il morso.”
“Quanti
fascicoli sono?”
“Tre.
L'occultamento del cadavere”.
Non
stava scherzando. Caroline sbiancò e si ritrasse di qualche
centimetro.
“A
quello ci pensiamo dopo” la prese in giro scostandole i capelli
dal collo. Caroline sobbalzò e schizzò dall'altro lato
della stanza.
“Beh?”
domandò con una smorfia.
“Mi
sono spaventata...”
“Ma
smettila...” borbottò alzandosi e avvicinandosi a lei
“in teoria sai come fare, ma in pratica fai schifo” la
rimproverò. “Apri la bocca.”
“Perchè?”
domandò sospettosa. “Rifiuto, non ho avuto modo di
lavarmi i denti stamattina!”
Damon
la guardò come se non credesse alle sue orecchie “non
gliene frega a nessuno se hai l'alito cattivo. Mostra i canini.”
“Fanno
male...” sussurrò e arricciò di poco il labbro
superiore.
“La
fatina del dentino è in dirittura d'arrivo” scherzò
e la prese per mano ponendola di fronte ad uno specchio. “La
vena da mordere è questa” spiegò sorvolando la
zona con un dito, dopo aver scostato i capelli. “Mai troppo a
fondo, rischi un'emorragia...”
“Ok”
disse ingoiando. L'aveva toccata sul collo e aveva sentito un brivido
propagarsi nella zona. Se non fosse stato così macabro,
avrebbe pensato che la stesse seducendo.
“Non
lasciarti prendere dall'entusiasmo e non prosciugare quel poveraccio,
a meno che non se lo meriti” scherzò e le strappò
un sorriso “...e niente violenza, non è un film
splatter.” Chinò il capo posando le labbra sul collo.
Caroline sobbalzò e Damon la strinse con forza.
“Lasciami!”
gridò “non t'azzardare a mordermi! Stefan!!!”
“Mai
lasciare avvicinare troppo il nemico” le sussurrò
nell'orecchio “smettila di gridare o ti dissanguo e ti getto
nelle segrete!”
Caroline
lo vide trasformarsi e restò a bocca aperta. Tremava come una
foglia. Si immobilizzò e Damon le affondò violentemente
i denti nella pelle. Per la sorpresa, non riuscì a gridare. Ma
non sentiva dolore, solo le gambe non la reggevano in piedi. E le
girava la testa. Stava svenendo? Caroline gli conficcò le
unghie nel braccio. Era troppo debole per riuscire a divincolarsi. E
poi... che diavolo era quella sensazione lungo le gambe? Se l'era
fatta addosso dalla paura? Non vedeva più nulla. Lasciò
ricadere la testa da un lato e perse il controllo dei muscoli. Si
afflosciò fra le braccia del vampiro e chiuse gli occhi.
Ultimo pensiero prima di morire? Un bel niente. Nessun film da
rivedere, nessuna luce sul fondo del tunnel. Erano tutte cazzate
anche quelle? Caroline si accorse che aveva troppo da recriminare e
nessuno da ricordare. Un singhiozzo roco si formò nella gola e
restò lì, a raccontarle la sua storia. Matt non era poi
così importante come pensava. Sua madre? Ininfluente. Come se
fosse venuta al mondo uscendo da un uovo. Elena, Bonnie? Non la
capivano fino in fondo. Nessuno la capiva davvero.
Il
sangue gli raccontava la sua storia. Damon affondò fino
all'infanzia e si fermò alla nascita. Povera, piccola
Caroline, pensò. Smise di succhiare. La ragazza non si
muoveva più e aveva lo sguardo vitreo, il viso bagnato di
lacrime. Normale, pensò voltandola verso di se e osservando il
suo lavoro. “Ecco, adesso sei morta davvero...” sussurrò
al corpo morto, prendendola in braccio.
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Capitolo 4 *** L'evento dello scantinato ***
Buongiorno
a tutti! Ma è passata una legge e ora le recensioni si
pagano?! :D Sto notando dal counter che siete moltissimi (mai
avuto così tanti accessi su una storia, non ho parole!!) ma
nessuno recensisce. Questo mi impedisce di capire se la storia è
a)carina b) in commentabile c)orrenda d)non dice assolutamente nulla.
Fatemelo sapere (anche in pvt, non c'è problema), quando
scrivo una fict e la posto su internet, intendo avere un dialogo con
i lettori per “crescere'' come scrittrice (penso sia lo scopo
di tutti coloro che scrivono per passione e 'perdono' tempo a
rifinire dialoghi e descrizioni). Trovo deprimente vedere il
contatore delle recensioni fermo a zero. Fatevi sentire e nel
frattempo, buona lettura.
Archetype
– Fear Factory
Nessuno
sapeva cosa passava per la testa di Damon Salvatore, neanche suo
fratello. A Stefan non piacque trovarlo a casa, seduto a rimirare il
vuoto con un calice pieno di sangue accanto a se. Era calata la sera,
perché non usciva a caccia? Adorava bere 'alla spina'. “Dov'è
Caroline?” domandò sospettoso senza ottenere risposta.
Damon
alzò le sopracciglia e si schiarì la voce spostando lo
sguardo su di lui. Fece una smorfia, come se bastasse a rispondere
alla domanda.
“Fratello...”
“Nelle
segrete. Accelero il processo di trasformazione” rispose
monotono. “Me ne occupo io.”
Stefan
non era molto propenso a lasciarlo fare. Lo aggirò, lo studiò
e quando fu certo che avrebbe colpito nel segno, parlò. “Da
quando sei così altruista?”
“Sbagli,
sono il solito bastardo che ha provato a fregarti la donna due volte”
rispose bevendo dal calice. “Mi occupo io, di Caroline.”
“Di
nuovo. Perchè?”
Damon
lo guardò e scosse le spalle “se non le avessi dato il
mio sangue, Katherine non l'avrebbe uccisa. Fa tutto parte di un
piano” rispose e strofinò le mani l'una contro l'altra.
“Il minimo che posso fare, è renderla forte abbastanza
da cavarsela da sola.”
“Gettandola
nelle segrete?”
“Non
l'ho gettata, l'ho adagiata” ridacchiò e
si alzò in piedi. “Non preoccuparti, non la lascio
morire di fame.”
***
Caroline
si svegliò proprio in quel momento. Bisbigliò qualcosa
fra i denti, aspirò l'odore di chiuso e aprì gli occhi.
Pulì la guancia dal rivolo di saliva che era colato fuori
dalla bocca, mentre era riversa su una specie di brandina e si guardò
attorno. Quel posto le ricordava la vecchia cantina di suo nonno. Il
bastardo l'aveva davvero gettata nelle segrete! Scostò la
coperta dal corpo, mise i piedi sul pavimento gelido e scoprì
che le mancava una grossa parte del vestiario. “Brutto figlio
di puttana!” gridò ma la voce le uscì strozzata e
la bocca le faceva un male cane. Si toccò le labbra e sentì
due sporgenze che prima non c'erano. “Stramaledetto figlio di
puttana!” urlò di nuovo.
“Eccolo,
eccolo. Non c'è bisogno di gridare, ti sento!” esclamò
scendendo le scalette “la morte non ti ha reso per niente do...
urgh!”
Caroline
gli balzò addosso e l'atterrò pesantemente a terra.
Ringhiò, scoprì i canini e gli conficcò le
unghie nelle spalle.
Però!
Ne aveva di forza, anche se priva di nutrimento. “Buongiorno!”
“Dove
sono i miei vestiti?” ringhiò a pochi centimetri dal suo
naso “hai fatto i tuoi porci comodi mentre ero morta?!”
Damon
le rise in faccia facendola arrabbiare del tutto. In preda ad un
istinto che non aveva mai vissuto prima, prese la rincorsa per
azzannarlo ma la sua mano l'afferrò alla gola. “Non si
morde l'insegnante” la rimproverò piegandosi un po'
verso di lei.
Il
suo alito sapeva di sangue. Caroline ebbe improvvisamente fame.
Scoprì i denti e Damon l'ammonì con lo sguardo. “No”
disse a voce bassa “devi imparare a controllarti.”
“Brutto
figlio di puttana, dove sono i miei vestiti?!” ringhiò e
si divincolò sentendo le vene bruciare. L'odore di sangue lo
sentiva ovunque. Su di se, sul vampiro che la tratteneva senza fare
il minimo sforzo. Doveva nutrirsi o sarebbe uscita di testa. “Ho
fame! Ho fame, sto morendo di fame!”
“Una
cosa per volta...” mormorò e dovette applicare un po' di
forza per bloccarla. “La morte non è mai pulita. Non
potevo lasciarti addosso quei vestiti” spiegò cercando
di individuare una briciola di ragione nel suo sguardo febbricitante.
“Caroline.”
La
ragazzo lo guardò quando pronunciò il suo nome. Smise
di ringhiare e chiuse la bocca. Damon le lasciò andare la gola
e si alzò sui gomiti. Caroline portò le mani al viso e
mi morse le labbra scalfendo la pelle con i denti. Stava
piagnucolando per la confusione mentale che non riusciva a
riordinare. Quando sentì che le toccava il mento, lo guardò.
Si rattrappì su se stessa, abbassò le spalle e si rese
conto che restargli a cavalcioni addosso, seminuda, non era molto
signorile. Lo scavalcò e restò inginocchiata sul
pavimento. Era freddissimo. Anche lei aveva freddo.
Beh,
si era calmata di botto?, si domandò mettendosi a sedere. “Che
c'è?” domandò paziente.
“Ho
freddo” sussurrò “ ho fame...”
“E'
normale” spiegò afferrando la coperta dalla brandina.
Gliela posò sulle spalle e Caroline ci si raggomitolò
dentro. Aveva ancora il viso aggrottato e gli occhi neri. Damon alzò
velocemente un sopracciglio. “Ok, principessa. Adesso torniamo
di sopra, ti fai una bella doccia e... cosa c'è?!”
domandò spazientito per come lo guardava “nessuno ti ha
toccato! Fatti un altro film!”
Caroline
lo scrutava cercando di capire da dove provenisse quell'odore di
sangue. La mandava in bestia. Doveva averlo. Si liberò della
coperta e gattonò fino a lui. Damon la guardò
interessato. Caroline lo sniffò e quando percepì la
fonte dell'odore, gli appiccicò le labbra alle sue solo per
nutrirsi. Era dolcissimo. Gli leccò la bocca e i denti, sempre
più famelica. Allibito dal gesto e preso alla sprovvista, non
fece una sola mossa per scacciarla.
Quando
il sapore fu svanito, Caroline smise di morderlo. Era già
finito?, si domandò provando ancora molto appetito. La
frenesia tornò prepotente e ansimando quasi, lo staccò
da se con un brusco spintone. Damon cadde all'indietro ma si tirò
subito a sedere. Caroline lo fissò di traverso. Aveva il viso
arrossato e tremava come una foglia. Aveva sentito qualcosa
che non riusciva a mettere a fuoco. Era qualcosa di intimo e
riservato.
“Beh,
come va da queste parti?”
La
voce scanzonata di Stefan interruppe lo strano momento che stavano
vivendo. Stefan li guardò a turno, si concentrò sul
fratello e ridacchiò “ti ha vampirizzato?”
“Quasi”
rispose con la voce alterata. “Occupatene tu” si rimise
in piedi con un balzo e Caroline lo guardò.
Stefan
li studiò a turno. “Come stai, Caroline?”
“Ho
fame” balbettò la ragazza “e ho freddo...”
“Di
a Elena di portarle qualcosa da mettersi addosso” ordinò
allontanandosi verso le scalette.
“Dove
vai?”
“Tocca
a te!” lo udì urlare dal salotto.
Stefan
guardò la scala vuota, poi si voltò verso Caroline.
Sorrise affabile e si inginocchiò presso di lei. “Doccia
e cibo?”
Caroline
annuì.
“Ce
la fai a camminare?”
Un
altro assenso. Accettò la mano che le porgeva e quando si
rimise in piedi, la testa le girò “posiamo fare il
contrario? Cibo e doccia?”
“Certo.”
***
Stefan
aveva dovuto aspettare un'intera giornata prima di rivederlo. “Elena
ci ha lasciato un dolce...”
“La
mia parte sarà ripiena di verbena” commentò
gettandosi sul divano e occupandolo del tutto.
“Caroline
ha mangiato anche la tua parte” sparò ottenendo la
reazione che cercava. Un movimento oculare di una frazione di
secondo. “Che cosa è successo nel sotterraneo?”
“Niente!”
esclamò come se ne avesse abbastanza. Damon balzò a
sedere, si stropicciò camicia e capelli e saltò in
piedi “esco.”
“Hai
detto che ti saresti occupato di Caroline” gli ricordò
spiegando il giornale locale che stava leggendo un minuto prima.
“Non
fare la mogliettina!” urlò e si lanciò fuori
l'abitazione. Non riusciva a stare seduto, doveva muoversi. Muoversi
e sfogare qualcosa che gli premeva fra le costole.
Hai
detto che ti saresti occupato di Caroline
Beh,
l'ho fatto no? L'ho aiutata a morire. Ora può andarsene in
giro senza invecchiare di un giorno e senza perdere la sua bellezza,
pensò camminando velocemente.
La
volante della polizia lo illuminò per un breve momento,
proseguì la sua corsa e Damon si fermò in mezzo alla
strada. Sbuffò, si voltò e tornò indietro.
***
“Va
meglio?”
“Non
puzzo più di muffa.”
Caroline
si accoccolò sul letto e posò la testa sulle gambe di
Elena. Giocherellò con l'anello incantato e lo tolse,
posandolo sulla coperta. Restò a studiarlo contando i petali
turchesi che componevano il fiore al centro.
Elena
ne seguì tutti i movimenti senza fiatare.
“...
e non puzzo più di sangue. O di Damon Salvatore” mormorò
e chiuse gli occhi. Elena sostituì le sue gambe con un
cuscino.
“Stefan
è stato molto carino con me” commentò a bassa
voce “il tuo ragazzo è adorabile.”
“Sì,
lo è” annuì e la guardò. “Cosa è
successo nello scantinato?”
Caroline
aprì gli occhi e si voltò verso di lei. I capelli
biondi inondarono il cuscino e la ragazza scosse la testa.
“Niente...”
Elena
sorrise con difficoltà “non importa, allora. Riposati,
domattina sarà tutto diverso...”
“Lo
è già...” mormorò “non farò
del male a nessuno, lo prometto” ripetè alla sua amica
“ti autorizzo a piantarmi un paletto nel cuore se...”
“Non
ce ne sarà bisogno” commentò scuotendo la testa.
Scivolò via dal letto e si avvicinò alla scrivania
guardando in strada. Damon? Che ci faceva lì?
Il
vampiro la vide e la fissò negli occhi. Le spedì una
specie di ordine silenzioso. Elena aprì la bocca, guardò
Caroline che giaceva ad occhi chiusi sul letto e si morse le labbra.
“Chiudo la finestra?”
“No,
lasciala aperta...” sussurrò afferrando il primo peluche
a portata di mano e stringendolo a se “mi piace... il
vento...”
Quando
Elena riportò l'attenzione alla strada, Damon era sparito.
Caroline si mosse nel sonno e l'anello finì per terra. Elena
glielo infilò facendo attenzione a non svegliarla. Che cosa
faceva Damon li? Stava seguendo lei o Caroline? Si guardò
attorno una volta fuori dell'abitazione. “Vieni fuori, Damon!”
esclamò voltando su se stessa.
Il
vampiro la fissò con la sua solita faccia da schiaffi. “E
se fossi stato un malintenzionato?”
“Tu
hai sempre cattive intenzione...” sussurrò avvicinandosi
alla propria auto “stai seguendo me o Caroline?”
“Non
sto seguendo nessuno” rispose ironico “faccio una
passeggiata.”
“Sotto
casa Forbes, dopo che è successo qualcosa di misterioso nel
sotterraneo?” sghignazzò e lo vide perdere tutta la sua
ironia. Ci mise quasi un minuto a ritrovarla “ti interessa,
Elena? Vuoi sapere cosa faccio con la tua amichetta quando siamo
soli?” alzò le sopracciglia ma la ragazza restò
seria.
“Perchè
era nuda? Stefan mi ha chiesto di portarle dei vest...” Elena
si interruppe quando lo vide quasi sbattere la testa al muro per la
frustrazione. “Calma...”
“Voi
siete malati!” esclamò alzando la voce “malati e
pervertiti!”
“L'hai
vampirizzata e usata tutte le volte che hai potuto. Perché ora
dovrebbe essere diverso?”
“E'
diverso e basta!” ringhiò aggrottando la fronte “non
è successo niente. Ha sentito l'odore di sangue su di me e non
ci ha visto più. Fine!”
Elena
pensò che stava mentendo o omettendo molte verità.
“Hai
mai visto un corpo morire, Elena? Perdono il controllo della
visceratura...”
“Ho
capito ho capito” borbottò alzando una mano. “Quindi
l'hai fatto per... non farla sentire a disagio?” domandò
sperando in una risposta onesta.
Damon
allargò le braccia e fece una smorfia sarcastica. “Difficile
immaginare che sia capace di un gesto carino, vero?”
“Inconcepibile”
ammise sbloccando le portiera della macchina “Caroline sta bene
e sta dormendo. Potrai vederla domani.”
“Non
mi interessa vederla.”
Elena
gli scoccò un'occhiata ironica “ma smettila...”
sussurrò e mise in moto “spostati, devo fare manovra.”
Damon
fece qualche passo laterale e si sentì un vero cretino.
“Vuoi
un passaggio a casa?” Elena lo guardò, il motore accesso
e una mano sul volante mentre teneva il braccio sinistro piegato
fuori del finestrino abbassato.
“No,
vado a piedi” mugolò storcendo la bocca.
“Non
cacciarti nei guai!” esclamò e lo avvolse in una nuvola
di olio bruciato. Damon tossì e si sventolò con la
mano. “E tu passa dal meccanico, qualche volta...”
sussurrò e alzò la testa verso la finestra di Caroline.
Era
lì, affacciata, che lo fissava. Aveva sentito tutto. Un
momento dopo, era sulla soglia di casa. “E' questa la tua
versione?”
“Ce
n'è una diversa?” domandò camminando lentamente
fino a lei.
Caroline
incrociò le braccia sul seno in un gesto di difesa. “Non
puoi entrare finché non ti invito, vero?”
“Più
o meno...”
Caroline
fece un passo indietro e alzò fra loro un muro invisibile. “La
mia versione è diversa.”
“Sentiamo
la versione.”
“Ti
ho baciato...”
Io
non lo chiamerei bacio, pensò il vampiro senza esprimere
alcun giudizio.
“E
tu mi hai ricambiato.”
“Per
forza, mi stavi staccando la lingua” commentò facendola
avvampare di imbarazzo. “Lasciami entrare...”
Quel
tono lo conosceva bene. “Liz ha finito il turno e sta...”
“Caroline,
invitami ad entrare.”
La
ragazza lo guardò e scosse la testa.
Damon
osservò la porta richiudersi e non mosse un dito per
impedirlo. Non si trattava del bacio in se. Si erano 'letti' a
vicenda. Forse non era in grado di accettare che qualcuno sapesse
così tanto di lui.
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Capitolo 5 *** Fan***, Damon Salvatore! ***
La
mattina dopo, Caroline si infilò sotto la doccia calda e ci
restò fino a consumare tutto il boiler. Solo allora girò
il rubinetto ascoltando il rumore dell'acqua che colava lungo lo
scarico. Se si concentrava - ma doveva farlo a lungo e le veniva il
mal di testa - riusciva a sentire un chiacchiericcio diffuso. La tv
dei vicini, pensò osservando la finestra socchiusa. Si
asciugò, infilò l'accappatoio e uscì dal bagno a
piedi nudi. Spalancò l'armadio e guardò i vestiti
ordinati per colore e lunghezza. Doveva seguire le sciocchezze dei
libri e dotarsi di un look vampiresco? Andarsene in giro con un
vestito vittoriano lungo fino ai piedi o avvolgersi nella pelle nera?
Allora sì che sarebbe passata inosservata! Ridacchiando,
afferrò mutandine e reggiseno, chiuse l'anta e sobbalzò
di paura trovando Elena – no, Katherine! - dietro di se.
Le riconosceva solo dalla diversa acconciatura.
Katherine
sorrise e si appoggiò all'armadio color panna. Osservò
l'anello che indossava. “Ti do un consiglio... sta lontana da
Damon.”
A
Caroline sembrò proprio una minaccia. “Non ho fatto
nulla...”
“Non
fare la verginella con me” cantilenò passando un dito
sul legno chiaro “Damon ha un debole per le fanciulle in
pericolo, gli piace giocare a fare l'eroe...”
“Io
non sono in pericolo” rispose e il modo in cui Katherine la
guardò le fece capire che era l'esatto contrario. “Ma tu
ami Stefan!”
Katherine
sorrise e non rispose. Caroline si sentì stupida a starsene in
accappatoio e completamente spettinata a discutere il non
possesso di Damon con una vampira centenaria gelosa marcia dei suoi
ex amanti. Era assurdo anche il solo pensare che lei fosse
interessata a Damon quando non era soggiogata. “Non ho alcuna
mira su di lui.”
“Bugiarda”
sussurrò e si chinò verso di lei “sento il tuo
cuore battere da qui. Stai mentendo e hai paura.”
Eddai!,
pensò sentendo il cuore aumentare i battiti. “Mi ha
vampirizzato e ucciso un paio di volte. Credi che la cosa lo renda
attraente ai miei occhi? Lui ti ama, è ossessionato da te.”
Da dove le veniva tutto quel coraggio? Caroline ingoiò. Non ci
capiva nulla di quelle robe vampiresche, ma sui ragazzi era ferrata.
E conosceva le donne e le loro debolezze.
Katherine
scosse la testa. In quel momento sembrava una ragazza come tutte le
altre. “Non imparerà mai.”
“Se
non lo ami, perché...” Caroline si interruppe quando la
fulminò con lo sguardo, segno che non gradiva più la
chiacchierata amichevole.
“Mettiamola
così” disse girando per la stanza senza toccare nulla
“mi piacciono i fratelli Salvatore, li voglio entrambi... ma a
modo mio” rispose enigmatica. “Se ti vedo ancora attorno
a Damon o se sento solamente il tuo profumo a un metro di distanza da
lui, ti uccido” lo disse sorridendo e le mise una paura
terribile addosso. Caroline si sentì costretta ad annuire.
Perché contrariarla? Se avesse avuto un problema sarebbe
andata da Stefan. La ragazza si chiese se anche Elena era stata
minacciata a quel modo. In teoria avrebbe dovuto ucciderla nel sonno,
visto che quei due avevano una relazione. Non lo faceva per paura di
una reazione di Stefan? Invece minacciare lei era comodo e
liberatorio! Nessuno si sarebbe presa la briga di difenderla o
vendicarla. Caroline aggrottò la fronte, un po' frustrata e
rattristata dal fatto che era sola e avrebbe dovuto cavarsela con le
sue forze.
“Brava.
Mi piace cacciare in coppia, chiamami” ridacchiò e un
secondo dopo sparì.
Sì,
come no! Caroline si infilò i vestiti con le mani che
tremavano e cominciò a pettinarsi i capelli bagnati dando
violenti strattoni ai nodi che si erano formati. Era arrabbiata.
Occhieggiò la finestra aperta e la chiuse serrandola e tirando
la tendina. Brutta stronza, la prossima volta usa la porta come
tutti!
Questo
significava che doveva bussare o usare il campanello?, si chiede
Damon quando gli sbatté il vetro sul naso. Ad origliare si
imparano tante cose, sbuffò e bussò con forza.
Aveva
seguito Katherine fin lì. Diciamo che si era lasciata seguire,
visto che si era girata e gli aveva sorriso. Damon la teneva
sott'occhio. Se non infastidiva il fratello, girava attorno a lui.
A tempo perso. Bussò di nuovo e incrociò le
braccia, la schiena rigida e piantato sulle gambe.
Sua
madre aveva la chiave. Chi poteva essere? Caroline spiò il
visitatore inopportuno e sbiancò. Lupus in fabula.
Traccheggiò un po' dietro la porta, poi l'aprì con un
gesto brusco. “Perchè sei qui?”
“Che
cosa voleva la sgualdrina da te?” domandò senza mezze
misure “ti ha molestato?”
“Ha
blaterato cose senza senso a cui non intendo dar peso” sbottò
infuriata “vattene via, Damon, non voglio finire sottoterra
per colpa della sua assurda gelosia! Quella è una pazza
nevrotica con manie di possesso, gelosa marcia dei suoi ex e senza un
cavolo da fare nella vita! Mi ha minacciato di morte, è fuori
di testa!” esclamò raggrovigliando i capelli in un
fermaglio prima che si asciugassero. “E' frustata e minaccia me
perché sa che sono innocua e non potrei difendermi!”
“Hai
detto che non le avresti dato peso...” ironizzò e si
appoggiò allo stipite “dai, fammi entrare.”
“No”
rispose guardando oltre la sua spalla “quella psicotica mi fa
paura ed io non ho nessuno a pararmi le spalle, a differenza di
Elena!”
Damon
percepì una nota incrinata nella voce. Caroline era spaventata
dietro le parole rabbiose che gli sputava addosso. Si rimangiò
la frase che gli frullava in testa da qualche minuto e fece una
smorfietta distaccata “è la vita!”
“Va
via e non tornare più qui!” Caroline provò a
chiudere la porta ma Damon la fermò con una mano. “Se
non posso entrare, sarai tu ad uscire” mormorò cercando
di afferrarla per il polso. Una barriera invisibile gli impedì
di andare oltre. Damon rimase stupidamente in bilico nel nulla, poi
tornò saldo a terra. Un attimo dopo, Caroline gli sbattè
la porta in faccia. “Cacasotto!” le urlò prima
allontanarsi.
L'uscio
si riaprì e Damon si fermò sorridendo. La vecchia
tattica dell'offesa.
“Ci
tengo a restare viva e tu non non vali la pena.” Caroline si
bloccò quando sentì le parole uscirle di bocca. Era una
cosa orrenda da dire persino a lui. “Scusa, non volevo
dirlo...”
Damon
sollevò le spalle, lo sguardo impenetrabile. “Non hai
ferito i miei sentimenti, non ne ho.”
“Sei
un gran bugiardo” soffiò e lo fissò dritto negli
occhi. “Addio, Damon.”
“Arrivederci”
la rimbeccò ironico “ci si saluta così fra noi
morti...”
Al
diavolo! Al diavolo tu, Katherine e tutta la vostra razza vampiresca!
Invece di calmarsi, la furia di
Caroline cresceva. Ogni volta che ricordava l'evento dello
scantinato, si sentiva in
imbarazzo e colpevole fino a prova contraria. Provò a
giustificarsi con la storia della 'frenesia del sangue': gli era
saltata addosso ma non era certo per piacere o per amore. Centrava la
sopravvivenza, non il sesso. E poi l'avevano già fatto, a
dirla tutta. Solo che lei non se lo ricordava perché la teneva
soggiogata per la maggior parte del tempo! Fanculo, Damon
Salvatore!, pensò
ficcando i libri nello zainetto. Quando arrivò al cestino del
pranzo, si fermò. Ripose il contenitore nel frigo e fissò
il vuoto. Perché Katherine non l'aveva uccisa mesi prima,
quando era successo il fattaccio?
Perché ora se la prendeva? Perché era passata dalla
parte del nemico? Battè
le palpebre più volte e si sedette al tavolo della cucina.
Centrava la sua trasformazione in vampira? Caroline guardò
l'orologio e sobbalzò. Sarebbe arrivata in ritardo e il prof
le avrebbe segnato una bella nota di demerito. Fanculo, mi
fai arrivare in ritardo a scuola!
Caroline
si immerse nel sole con un po' di paura, ma quando vide che i raggi
non la bruciavano e che poteva respirare senza sentire dolore,
inforcò gli occhiali scuri e guidò fino a scuola.
Doveva parlare con Matt, spiegargli... cosa?, si chiese arrestando
l'auto. Che sono un vampiro e che non potrò mai
più... il volto si scurì.
Se Stefan poteva avere una relazione, perché lei no?
Non
te ne frega nulla di Matt, le disse la vocetta che parlava da
quando era 'morta'. Non ti interessa nessuno di loro. Delle tue
amiche, di tua madre... sei sola, resterai sempre sola. “E'
una possibilità” si disse smontando dalla macchina.
“Parli
da sola?”
Caroline
guardò Matt e strinse i libri sotto braccio. “Sì...
e sono anche un po' strana” mormorò e abbassò lo
sguardo “devo parlarti.”
“E'
un 'devo parlarti' innocuo o quel 'devo parlarti perché
sto per mettere fine alla nostra relazione?” domandò
il ragazzo improvvisamente serio e triste.
Caroline
si sentì in colpa.
Non
ti frega nulla di Matt.
Non
è vero, pensò. Perché quella vocetta aveva lo
stesso tono fastidioso di Damon Salvatore?
“La
seconda.”
Il
ragazzo restò a guardarla, era senza parole. “Perchè?”
“Perchè
non ti amo.”
“Dicevi
il contrario, qualche giorno fa” insistette ferito “non
possiamo semplicemente stare bene insieme e...”
“E
ti basterebbe?” domandò con un filo di voce “io
voglio che tu sia felice... e non lo saresti con me...”
“Non
è vero” Matt si avvicinò e provò ad
abbracciarla. L'affetto che Caroline provava si trasformò in
un desiderio spasmodico di sangue. Prese un respiro e le sembrò
di vedere le vene del collo pulsare nel solito ritornello 'mordimi
mordimi'. Sentiva di stare per perdere il controllo. Si strappò
dalla sua stretta e si infilò in macchina. “So che è
difficile accettarlo, ma io non ti amo!” replicò con
rabbia. Stava per saltargli addosso come aveva fatto con Damon.
Ingranò la prima e partì quasi investendo un paio di
compagni. Matt restò a guardarla mentre qualcuno, da lontano,
aveva ascoltato tutta la conversazione. Qualcuno che non sembrava
particolarmente felice dell'evolversi della situazione.
Caroline
scappò nel bosco e camminò fino a smaltire la rabbiosa
frustrazione che l'attanagliava. Era pomeriggio inoltrato e lei aveva
fame. Stefan le aveva detto che poteva nutrirsi del sangue degli
animali, ma non era così sicura di essere in grado di
cacciare. Quando si ritrovò un mano una lepre selvatica, la
guardò e la lasciò correre via. Quella stupidina di
Bonnie credeva che sarebbe stata capace di uccidere qualcuno! Tzè!
Sarebbe morta di fame, piuttosto...
Tre
giorni dopo
Caroline
era allo stremo. Aveva provato a cacciare coniglietti o – dio,
non ci posso pensare – gattini, ma tutto il suo essere
aborriva far del male a quei cucciolotti innocenti. Suonò il
campanello di casa Salvatore sperando che Stefan fosse d'aiuto.
Quando vide Damon si ritrasse e fece un passo indietro. “C'è
Stefan?”
“No”
mormorò e restò a guardarla “ti vedo sciupata.”
“Ho
fame, non mangio da giorni” sussurrò nervosa tormentando
le tasche dei jeans “quando torna?”
“Entra”
rispose e si allontanò all'interno dell'abitazione. Caroline
ci pensò bene. Quello equivaleva a far incazzare Katherine. Ma
l'avrebbe uccisa o lei o la fame. Dov'era finito?
“Qui”
urlò una voce che proveniva dallo scantinato.
Caroline
scese le scale con discrezione. Damon stava frugando in una specie di
ghiacciaia, le lanciò una sacca di sangue proveniente dal
frigorifero di un ospedale “non farci l'abitudine. Devi
imparare a cavartela da sola.”
“Non
posso bere questo” disse inorridita tendendogli la busta
con due dita. “E' disgustoso!”
Damon
la guardò a lungo poi annuì “ok, muori di fame”
Caroline
ruggì di frustrazione “ho provato a nutrirmi di animali,
ma non posso uccidere una creatura innocente!”
“Prova
con gli umani. Quando si dibattono per la paura, il sapore migliora!”
ridacchiò e quando la sorpassò, Caroline lo prese per
il braccio.
Quando
aveva proposto la sua eliminazione, nessuno gli aveva dato retta. Ora
quella specie di zombie in crisi d'astinenza gli stava chiedendo
qualcosa... Damon strinse gli occhi e la studiò.
Qualcosa di poco chiaro e che non gli sarebbe piaciuto. Abbassò
la testa e piegò il collo per osservarla meglio. “Cosa
vuoi, Forbes?” sussurrò sospettoso. “Parla.”
Caroline
lo lasciò andare e stropicciò le mani gelate fra se.
“Mi serve una mano” mormorò e abbassò lo
sguardo a terra “e chiederlo a te, mi da un fastidio cane...”
Damon
alzò gli occhi al cielo e la spinse per le scale. “Aspettami
di sopra.”
***
Caroline
si raggomitolò nel divano stringendo un cuscino contro lo
stomaco. Aveva i crampi come quando si era 'svegliata' la prima
volta. Poteva restare tre giorni senza mangiare, se si sforzava di
resistere alla tentazione di saltare al collo delle persone. Stava
facendolo con Matt. Per quello l'aveva lasciato.
“Madame...”
Una
voce ironica le fece aprire gli occhi. Un bicchiere di cristallo
ripieno di liquido rosso.
“Anche
l'occhio vuole la sua parte” ridacchiò quando prese il
bicchiere.
Beh,
così la cosa migliorava di molto.
“Sei
come Stefan, anche lui aborre ricorrere alle sacche di sangue”
spiegò e si appoggiò al mobile accanto al divano. “Non
è avvelenato, puoi berlo.”
“Grazie”
sussurrò e ne ingurgitò un sorso che sputò quasi
immediatamente. “E'... scaduto!” esclamò mentre
Damon la guardava vagamente sorpreso e soprattutto infastidito. “E'
acido, sa di yogurt scaduto di tre settimane!” continuò
e posò il bicchiere molto lontano da se.
Damon
ne bevve un sorso e scosse la testa. “E' perfetto. E'
l'anticoagulante che lo rende un po' speziato.”
“Non
è speziato, è disgustoso!”
“Ognuno
ha i suoi gusti” borbottò e bevve il resto. “Sei
di palato difficile, cara mia.”
Caroline
posò la testa fra le mani e sospirò. Si sentiva sempre
più debole e nauseata. “Grazie lo stesso...” fece
per rimettersi in piedi, ma Damon la spinse per la spalla con un dito
e Caroline ripiombò a sedere.
“Quando
è stata l'ultima volta che ti sei nutrita?”
“Tre
giorni fa...”
Damon
si stupì della sua resistenza. Tre giorni prima gli si era
attaccata come una ventosa. Mh, pensò toccandole la
pelle gelida. Lui stava ribollendo per la razione extra di un momento
prima.
Caroline
si rimise in piedi e Damon la guardò sorpreso “dove
vai?”
“A
casa. Scordavo il fattore Katherine...” cominciava a
prendere in considerazione l'idea di una lunga esposizione a sole
senza anello protettivo. Damon la spinse di nuovo a sedere e Caroline
lo guardò di traverso “la smetti? Non sono in grado di
sostenere una discussione con te, ora!”
“Figurati
affrontare Katherine” scherzò alzando una manica della
maglia. “Dai...”
Caroline
lo guardò senza parole “no... grazie...”
“Non
fare storie e bevi prima che cambi idea.”
“Non
voglio morderti!” ripetè e lo guardò un po'
annebbiata.
“Sai
cosa succede, se non ti nutri?” le domandò fissando il
fondo della stanza “diventi uno zombie e dopo saremo davvero
costretti ad ucciderti.” Non era vero, ma lei non poteva
saperlo. Spostò lo sguardo su di lei e capì di aver
colto nel segno.
“Zombie...
come quelli dei film?”
“Più
o meno...”
Caroline
lo guardò, guardò la vena azzurrina che gli correva sul
polso e quella che spuntava dal collo e gridava 'mordimi mordimi'.
Si avvicinò e quando Damon capì dove l'avrebbe morso,
inclinò il collo.
Recensioni
Lolaventimiglia:
quando ho visto la trasformazione di Caroline ha cominciato a venirmi
qualche idea. Non sono una fan di Elena, preferisco Katherine e la
sua cattiveria senza fondo, ma anche la Forbes ha un discreto fascino
da quando è stata vampirizzata. Le idee ci sono e spero che la
storia continui a piacerti.
Doralice:
i personaggi sono IC sto proponendo solo una what if? Aspetto i tuoi
aggiornamenti!
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Capitolo 6 *** Mi piaci, Caroline Forbes ***
Recensioni:
ragazze, mi fa molto piacere sapere che la storia vi stia piacendo,
cerco di aggiornare il prima possibile!
Caroline
lo guardò, fissò la vena azzurrina che gli correva sul
polso e quella che spuntava dal collo e gridava 'mordimi mordimi'.
Si avvicinò e quando Damon capì dove l'avrebbe morso,
inclinò il collo. “Affonda senza strappare, come se
stessi mangiando un hamburger.”
Avrebbe
pagato oro per mangiare un hamburger! Ci aveva provato – anche
lasciandolo un po' al sangue, a dir la verità – ma
il suo corpo lo rifiutava. Caroline nicchiò e si rese conto
che la posizione non era adeguata. Avrebbe dovuto sedergli a
cavalcioni addosso e... ehi! Damon l'afferrò per la gamba e se
la tirò contro. “Mordimi” mormorò
inclinando il collo “stai perdendo troppo tempo.”
Caroline
neppure lo sentiva, vedeva solo la vena che pulsava. Affondò i
denti e Damon fece una smorfia di dolore. Mentre succhiava e lappava
il sangue, Damon sentì il respiro farsi pesante. Il calore
tendeva a scomparire lentamente dal corpo ma se Caroline lo succhiava
in quel modo, gli sembrava di sprofondare in un mare ghiacciato.
“Basta...” mugolò cercando di allontanarla. Il suo
corpo si stava scaldando come un termosifone mentre il suo andava
raffreddandosi. Caroline gli posò una mano sul torace e Damon
l'afferrò, fissando la pallida vena. In preda all'istinto di
sopravvivenza, ci affondò i denti dentro e Caroline si staccò
dal suo collo con un gemito.
Del
tutto sbagliato e del tutto fuori luogo.
Damon
liberò il polso bianco latteo di Caroline nello stesso momento
in cui lei gli spingeva il bacino contro il suo. L'eccitazione
sessuale che era rimasta sopita per molto tempo l'aggredì
violenta e le troncò il respiro. Caroline smise di ragionare,
diventò pure istinto e si avventò su di lui. Sentiva il
sangue scorrere veloce e una sensazione di pienezza che non aveva mai
sperimentato nella vita. Per la prima volta, non si sentiva inferiore
a nessuno. L'uomo sotto di lei era eccitato. Doveva essere per forza
per merito suo. L'ingordigia si trasformò in desiderio, smise
di succhiargli la lingua e cominciò a baciarlo mentre Damon
l'accarezzava lungo la schiena. Il freddo glaciale era passato e
cominciava a sentire caldo nella giacca. Cercò di toglierla e
restò incastrata. Le sue mani l'aiutarono a liberarsi.
Caroline gli afferrò la testa e continuò a baciarlo
scalfendolo con i denti. Poi si fermò, un pensiero inopportuno
le impedì di continuare. Katherine l'avrebbe scuoiata viva! Si
staccò da lui col viso contratto. Odiava Damon Salvatore. Lo
odiava per come l'aveva usata. Ora era lei a giocare la parte della
'cattiva' ma la cosa non le dava soddisfazione. Si sentiva una
ragazzina che cerca di emulare la madre truccandosi troppo e
indossando scarpe troppo grandi. Stropicciò un braccio sulla
bocca e sentì le lacrime pungerle gli occhi. Riusciva a fare
qualcosa senza sbagliarla? Che ci voleva a succhiare, ringraziare
e salutare? Perché aveva dovuto infilarci il sesso in
mezzo?! Caroline afferrò la giacca da terra e corse verso la
porta. Avrebbe dovuto rendere conto di quel momento di debolezza!
Damon
si alzò sui gomiti e la guardò senza dire una parola.
La reazione violenta di Caroline gli aveva provocato una scossa
elettrica dal cervello ai lombi. Era basito dalla scoperta e
l'eccitazione gli impediva di articolare le parole. Passò il
palmo della mano sulla bocca e osservò la sottile traccia
rossa che la deturpava. Era il sangue? La adocchiò
mentre fuggiva. Era lei?, si domandò e un sopracciglio
tremò. “Ehi!”
Caroline
si bloccò quando lo sentì dietro di se.
“Che
cosa è successo?”
“Niente.”
Caroline lo guardò da sopra la spalla. Anche se lui era uno
stronzo, il suo sangue era la cosa più buona che avesse mai
assaggiato.
“Niente?”
borbottò e Caroline gli diede la schiena.
“Devo
tornare a casa, è tardi e mia madre starà rientrando...
se non mi trova...” era una bugia e Damon lo sapeva, avendo
stretto rapporti di amicizia con Liz.
Il
vampiro la guardò senza commentare.
“Non
giriamoci intorno!” esclamò d'improvviso, frustrata “io
ti odio e non sono esattamente la tua migliore amica.”
Damon
annuì ma la parola 'odio' non la digerì molto. “Non
ci tengo ad avere amiche. Si tratta di Katherine? Hai paura di una
reazione?”
Certo
che aveva paura della psicopatica! “Non hai un briciolo di
umiltà!” esclamò incredula “credi che
possedere un bel faccino ti renda irresistibile?”
Damon
inarcò un sopracciglio e annuì scherzoso“il
passato conferma” mormorò e incrociò le braccia,
segnò che stava per iniziare un discorsetto dei suoi. “Può
capitare che la brama di sangue abbia degli effetti
collaterali...” spiegò troncando il resto della
frase. Capitava. Non era mai così intenso, ma capitava. La
scossa elettrica che ancora gli rizzava i peli del corpo aveva perso
di intensità ed era di nuovo in grado di ironizzare come al
solito. Ma non ne aveva voglia.
“Quindi
non ti sei eccitato per me ma per tutto quel sangue?”
LA
domanda da un milione di dollari. Come se fosse facile rispondere.
Nessuno di loro lo sapeva... forse era una combinazione di entrambi.
Caroline
aspettava una risposta ma non era sicura che le sarebbe piaciuta. Se
le avesse detto che era per via del sangue, la sua femminilità
sarebbe sprofondata in un gorgo nero da cui sarebbe risalita
difficilmente. Eppure sapere che Damon Salvatore si era eccitato per
lei la stuzzicava e la infastidiva.
Il
vampiro alzò comicamente le mani “chi può dirlo?”
ridacchiò e Caroline sgranò gli occhi. “Non devi
preoccuparti di Katherine.”
Stava
andando tutto storto! Caroline ignorò le sue parole e
risucchiò il labbro inferiore masticandolo con rabbia.
“Ci
penso io...”
Caroline
smise di rimuginare e lo guardò. “A far cosa?”
“A
tenere lontano la stronza” mormorò e si schiarì
la voce. Lo faceva quando era imbarazzato, pensò voltandosi
completamente verso di lui. “Intendi.. proteggermi?”
Damon
inclinò appena la testa “ogni tanto, una buona azione
non ammazza!” sorrise prendendola in giro e Caroline abbassò
le spalle
Damon
ha un debole per le fanciulle in pericolo, gli piace giocare a fare
l'eroe.
“No,
grazie” mormorò prendendolo in contropiede “se lo
facessi, vorrebbe dire che c'è davvero qualcosa fra noi.
Katherine mi tormenterebbe molto di più e...”
“Rifiuti
il mio aiuto?!”
“Non
sono mica matta!” esclamò e si voltò verso la
porta “come si apre questo coso?” borbottò
tormentando il chiavistello del portone d'ingresso. Riuscì a
sbloccarlo ma Damon la chiuse con una mano e ci si appoggiò
contro.
“Quando
diventi vampiro le sensazioni e le percezioni vengono amplificate
coinvolgendo tutti i lati del tuo carattere” spiegò con
un grosso sospiro.
“Cosa
vuol dire?” domandò sospettosa.
Damon
abbassò la testa verso di lei e Caroline si scostò di
un passo “che aggiungo 'pazza' ad 'irragionevole' e
'nevrotica'!”
“Lo
so, lo so!” esclamò e alzò gli occhi al cielo “ma
tu non hai costantemente brama di sangue...”
“Ce
l'ho...”
“Non
ti svegli in piena notte pensando 'o mio dio, quella pazza sarà
ai piedi del letto a fissarmi mentre dormo' perché hai
osato rivolgere la parola al suo ex che tra l'altro neanche vuole,
perché è innamorata di un altro che sta con la sua
fotocopia!” esclamò tirando indietro i capelli, senza
notare l'espressione cupa che aveva sul volto “non hai
continuamente paura di ritrovarti impalettata perché non puoi
combattere ad armi pari con lei e non hai un ragazzo carino
come Stefan che corre in tuo soccorso... oddio, la mia personalità
mi sta uccidendo!!” mugolò e ciondolò comicamente
fino alla poltrona. “Ti prego, poni fine alle mie sofferenze.
Ti do il permesso di farlo anche ora.”
Damon
la guardò ed aggiunse 'sorda' alla lista. Si staccò
dalla porta e riprese il suo vecchio posto sul divano, di fronte a
lei. “Perchè non vuoi il mio aiuto?”
“Perchè
no” rispose e ricadde all'indietro “ti piace fare
l'eroe...”
“No”
rispose scuotendo la testa “te l'ha detto Katherine?”
Caroline
annuì e chiuse gli occhi. “Non voglio essere stronza,
sto sforzandomi di vedere i tuoi lati buoni da quando hai smesso di
trattarmi come una pupattola deficiente.”
“Non
ho smesso” rispose e Caroline aprì un occhio. “Sto
scherzando.”
“Perchè
Katherine è così arrabbiata con me?” domandò
e sporse verso di lui “non vuole che ci avviciniamo, ma non ha
fatto una piega quando mi hai... soggiogata... e tutto il resto”
mormorò in fretta “che differenza c'è, ora?”
“Tutto
il resto?”
“Non
fare giochetti, Damon!” sibilò improvvisamente
arrabbiata “non te l'ho ancora perdonata!”
“Non
abbiamo mai fatto sesso” sbottò e Caroline impallidì.
“Non...
ma io ricordo...”
“Ricordi
quello che ti ho imposto di ricordare” soffiò e dondolò
una gamba.
Caroline
lo fissò senza riuscire ad articolare le parole. “Perchè?”
“Mi
piace farmi odiare” ridacchiò e Caroline si alzò
di scatto.
“Spiega
alla pazza che non abbiamo mai scambiato liquidi corporei e che non
lo faremo in futuro!” urlò quasi marciando risoluta
verso l'uscita “ma cerca di essere convincente, perché
la prossima volta che si presenterà a casa mia, la spedirò
da te e... accidenti!” urlò quando le richiuse di nuovo
la porta davanti al naso. Damon l'afferrò per la vita e la
appoggiò pesantemente al portone. Eufemismo per dire che ce la
sbatté con violenza contro, mentre Caroline lasciava cadere la
giacca e cominciava a tremare come una foglia.
“Dovresti
essere contenta... perché sei così arrabbiata?”
mormorò cercando di capire che le girava per la testa. “Perchè
sei così arrabbiata con me?”
“Menti
sempre, non so mai a cosa credere..” Caroline inghiottì
la saliva e si rese conto che stava tremando di eccitazione. E
stavolta non centrava il sangue. Occazzo!, pensò e lo
guardò impanicata. No, lui no!
“Non
mento sempre” mormorò e la strinse contro di se. “Mi
piaci, Caroline Forbes. È la pura verità.”
“No!”
esclamò e per la sorpresa, Damon la lasciò andare. “Tu
sei innamorato di Katherine e stravedi per Elena! Come non potresti,
sono uguali!” ribatté perdendo il controllo dei nervi.
Non riusciva ad incamerare quel 'mi piaci' pronunciato da lui.
“Fattela passare!”
Damon
la guardò allibito. Fattela passare?
“E'
per questo che Katherine è così incazzata con me!
Fattela passare, voglio restare viva per i prossimi cento anni e
vedere il finale di Beautiful!”
Era
impazzita, pensò quando sentì la porta sbattere. Damon
la osservò allontanarsi dalla finestra e scosse la testa.
Marlene* era strana, ma quella femmina la batteva!
Katherine
ridacchiò dal suo nascondiglio. “Povero, Damon....”
Quel
miagolio sarcastico l'avrebbe riconosciuto ovunque. “Che vuoi,
Katherine?” domandò e la vide passeggiare poco lontano
da lui con una sacca di sangue in mano e una cannuccia affondata
dentro. Ingoiò e sorrise. “Le tue relazioni non hanno
mai lunga durata.”
“Non
ho relazioni. Tu mi impedisci di averne” sospirò e fissò
il vuoto “stai invadendo il mio territorio, lo sai? E' una
dichiarazione di guerra.”
“Mh...”
sussurrò dietro le sue spalle “sentiamo, cosa mi
faresti?”
“Vattene.”
I
capelli di Katherine gli piovvero su una spalla. Damon aspirò
il suo profumo e la nostalgia gli attanagliò il cuore.
Centoquarantacinque anni ad amarla e lei gli preferiva il fratello
“non sai mai quando smettere...”
“No”
bisbigliò nell'orecchio “ti do il permesso di portartela
a letto, se vuoi. Oppure...” Katherine gli planò addosso
con un balzo e lo inchiodò al divano “oppure...”
sussurrò maliziosa mentre Damon la guardava senza aprire
bocca.
Il
suo odore era inebriante. Costretto da una forza irresistibile, le
circondò il volto con le mani e la guardò negli occhi.
Katherine sorrise e protese le labbra.
“Non
minacciare mai più Caroline” bisbigliò
sfiorandole le labbra “sparisci dalla mia vita e smettila di
tormentarmi!” ringhiò scagliandola all'indietro.
Katherine perse l'equilibrio ma lo riacquistò quasi subito.
Cominciò a ridere di gusto. “Povero Damon... hai firmato
la condanna a morte della tua puttanella...”
“Se
t'azzardi a toccarla...”
“Che
fai?!” lo sfidò e lo afferrò per le spalle “che
cosa fai, Damon Salvatore?”
“Ti
pianto un paletto nel cuore!”
“Non
ne saresti capace, tu mi ami!” sghignazzò trionfante “tu
mi vuoi...”
Damon
l'allontanò da se una seconda volta, si rimise in piedi e
cercò di calmare i battiti del cuore e la furia animale che
sentiva salire da un punto profondo del suo essere. La voleva perché
non poteva averla. Ma era stanco di essere ferito.
*
Dietrich. Avendo vissuto centoquarantacinque anni, avrà avuto
qualche amante famosa, no?! :D
|
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Capitolo 7 *** Dove si compra la felicità? ***
“Sta succedendo
qualcosa di strano anche a casa tua?” Stefan si tappò un
orecchio col dito.
Elena aguzzò
l'udito e sbatté le palpebre mentre teneva d'occhio Bonnie che
scrutava Caroline: era piombata a casa sua all'improvviso e stava
riordinando ossessivamente armadi e cassetti da ore. “Ma cosa
sono? Violini?” domandò indecisa fra lo strumento e un
gatto sofferente particolarmente intonato. “No, quella no!”
gridò in direzione dell'amica che aveva appena deciso di
sbarazzarsi dell'uniforme scolastica delle medie. “Ti metto in
vivavoce. Caroline sta facendo razzia di vestiti e … posa quei
pon pon!” Elena pigiò il tastino e un suono di violini
si diffuse nella stanza.
Bonnie guadagnò
il letto e osservò la cena delle due in lotta “ciao
Stefan. Come sta il tuo odioso fratello?”
“Suona”
commentò un po' stanco di quel ritornello che stava
migliorando da ore. “Quando passerà al Trillo del
Diavolo, io lo ucciderò.”
“Non sapevo
avesse tale hobby.”
“Suona qualsiasi
strumento, ma fino ad ora non l'aveva mai fatto.”
Bonnie sogghignò
“deve avere un buon motivo.”
“Katherine è
stata qui” mormorò e Caroline si bloccò e guardò
il telefono. Elena la seguì con lo sguardo, mise al sicuro ciò
che intendeva gettare e visto che c'era, si provò un vestitino
che Caroline detestava e che le aveva promesso da tempo.
“Ciao, Stefan
sussurrò Caroline avvicinandosi al telefono “avete
ricevuto una visita dalla pazza?”
“Solo Damon”
rispose e lo vide concentrato sullo spartito e particolarmente preso
da un passaggio “ma non è dell'umore giusto per
parlarne.”
“Come mi sta?!”
Bonnie alzò il
pollice di fronte al vestito e quando Caroline la guardò,
storse la bocca. Le ricordava Katherine. Si rabbuiò e gattonò
via frugando mestamente in un cassetto che scoprì già
in ordine. Katherine era stata lì dopo che lei se n'era
andata. Chiuse il cassetto e si mise a sedere sul letto ascoltando la
musica.
Mi
piaci, Caroline Forbes.
Fattela
passare!
Bonnie diede di gomito
ad Elena ed entrambe si misero ad osservarla. Quando la ragazza
staccò il telefono dalla basetta e si allontanò di
qualche passo, scambiarono uno sguardo allibito.
“Mi fai parlare
con Damon?”
Stefan alzò un
sopracciglio, poi spostò la cornetta dall'orecchio “c'è
Caroline al telefono” annunciò modulando la voce per
eliminare la nota 'che cavolo sta succedendo fra voi?'
Damon non diede segno
di averlo sentito. Aveva scelto il violino perché era l'unico
strumento con cui poteva sfogare la sua rabbia e la frustrazione,
oltre alla disillusione e al risentimento. Aprì un occhio per
spiare lo spartito e vide il fratello che lo fissava paziente. “Che
c'è?” mormorò smettendo di suonare.
“C'è
Caroline al telefono.”
Damon lo fissò
per un lunghissimo istante, poi riprese “prendi il messaggio”
mormorò con lo sguardo fisso nel vuoto.
Era successo qualcosa
di strano. Di nuovo. Stefan fece un sospiro silenzioso.
“Caroline...”
“Ho sentito”
mormorò e strinse le labbra. Posò il telefono sulla
basetta e rimise il vivavoce. “Io me ne vado...”
Le ragazze la fissarono
senza capire il suo strano cambiamento umorale.
Damon lasciò
andare il violino con uno sbuffo “dammi qua!” esclamò
infastidito strappando il telefono di mano al fratello. “Ascolta,
principessa...”
Caroline si bloccò
e arrossì violentemente. Bonnie ed Elena la guardarono ad
occhi sgranati.
“Stefan ti darà
una mano!”
“A fare cosa?”
sussurrò il vampiro “non avevamo detto che te ne saresti
occupato tu?”
“Cambio di
programma!” rispose e gli ripassò il telefono “sono
stanco di quelle due pazze nevrasteniche. Non le voglio più
fra i piedi!”
Caroline impallidì
e barcollò per un istante.
“Caro, che sta
succedendo?!” la voce di Elena era preoccupata ed esigeva una
spiegazione “Katherine ti ha minacciata?”
La ragazza annuì
e infilò le mani in tasca. “La controllo...”
“Come pensi di
controllare Katherine se loro non ci riescono da centoquarantacinque
anni?”
“Facendo quello
che lei mi ha chiesto” rispose dura, ben sapendo che stavano
ascoltando. “Ha tanta paura che qualcuno le rubi il suo
amato... no Stefan, non mi riferisco a te” urlò in
direzione del telefono “sto parlando dell'altro ex amante!
Quello meno carino!”
Elena la fissò
sconcertata “Damon?”
“Chissà
quanti ne ha!” ridacchiò falsamente allegra “s'è
messa in testa chissà che. Damon mi ha solo aiutato a
controllare la mia fame un paio di volte … e no, non ho ucciso
nessuno!” ribatté ancora prima che Bonnie aprisse bocca.
“Non ho detto
nulla!”
“Stavi per farmi
la morale” rispose acida. “Vado a casa a mettere a posto
anche i miei cassetti” borbottò cercando la borsetta
sparita. “Andiamo a ballare stasera?” propose
improvvisamente allegra.
Le due ragazze
annuirono senza neppure guardarsi: i cambi di umore erano repentini e
spaventavano entrambe. Come si dice? I pazzi vanno assecondati!
“Stefan...”
sussurrò Elena scegliendo i vestiti “come te la cavi nel
ballo?”
***
Quello era una specie
di ricatto silenzioso. Stefan si preparava per una serata e non ne
aveva fatto cenno con lui. Il vecchio trucco di invogliarlo senza
invitarlo. “Dove vai?” domandò stando al gioco.
“Elena mi ha
chiesto di portarla a ballare.”
“Che carini...”
ironizzò e si stropicciò i capelli “mi
raccomando, non sfigurare!”
“Ci saranno anche
Bonnie e Caroline...”
“Un motivo in più
per starvi lontano, stasera” sbuffò e incrociò le
gambe una sull'altra. “Sta attento alla piccola succhiasangue,
ha un appetito fuori scala e la discoteca è un luogo di caccia
ideale per una come lei.”
“Una
come lei?”
“E' una finta
timida. Credimi, l'ho assaggiata!”
Stefan lo guardò
un po' divertito “timida non è un aggettivo che
si addice a Caroline.”
“Nevrotica è
più calzante, lo so...” soffiò e si stropicciò
i capelli “quel faccino angelico nasconde una pantera sessuale.
Lasciala cinque minuti da sola e divorerà mezza discoteca.”
Stefan ridacchiò
di gusto “se sei così in pensiero per le sorti della
popolazione maschile di Mystic Falls, perché non vieni con
noi?”
“No.”
“Fa come vuoi”
mormorò conciliante “sai dove trovarci.”
Tzè. Damon
Salvatore non si dimenava come un idiota in discoteca. Preferiva i
balli privati. Sarebbe riuscito a coinvolgere Caroline in uno di
essi, prima o poi. Mh, sogghignò balzando verso la sua
stanza. Era ora di vedere la principessa in azione. In mezzo a tutto
quel testosterone, il suo istinto primordiale sarebbe impazzito.
***
“Ti ho detto di
lasciarlo!” Damon la strappò a forza dal corpo del
ragazzo morente e si chinò ad esaminarlo. “L'hai quasi
ammazzato, stupida cretina!”
Caroline ruggì.
Sottratta dalla sua fonte di sangue, si lanciò alla ricerca
della prossima preda. Damon roteò gli occhi e con un balzo
l'atterrò sul soffice manto erboso. Infastidito dal suo
divincolarsi, la voltò su se stessa e usò la giacchetta
che indossava per immobilizzarle le braccia. Dopo cinque minuti di
quel trattamento, Caroline parve calmarsi. “L'ho ucciso?”
“Non riesci
proprio a controllarti!”
//
Damon aveva scherzato a
proposito di Caroline, ma era bastato che il barman si ferisse con un
bicchiere rotto per scatenare il suo istinto omicida. L'aveva
osservata da lontano per un bel po' di tempo, ma quando la copertura
era venuta meno e Caroline l'aveva visto comparire in mezzo alla
folla, circondato da un branco di ragazze, era impallidita. Aveva
sentito il battito del suo cuore accelerare. Era diventata nervosa e
aveva smesso di ballare. Si era rinchiusa nel bagno per cinque minuti
abbondanti, scatenando l'ira delle ragazze in fila dietro di lei. Ne
era riemersa troppo truccata, troppo pallida, in carenza di sangue.
L'aveva guardato, per
una frazione di secondo. Damon avrebbe voluto morderla, ridurla allo
stremo, farla scivolare nel delirio e privarla di ogni controllo. La
sua essenza, mischiata all'afrore della paura, sarebbe stata dolce e
intensa. Damon avrebbe voluto succhiarle il sangue e sostituirlo col
suo. Le avrebbe fatto capire cosa voleva dire essere Damon Salvatore.
Avrebbe voluto che la vedesse con i suoi occhi.
Quando si era accorto
di che razza di ragionamenti stava facendo, si era sentito quasi
colpevole di aver rovesciato su Caroline le frustrazioni causate da
Katherine. Il fratello l'aveva salutato da lontano, ma lui gli aveva
dato le spalle isolandosi completamente. Era facile, bastava spegnere
le emozioni. Era lì per tenere d'occhio la 'belva' ed impedire
che aggredisse qualcuno. Ma una parte di lui bramava che Caroline
rivelasse il suo vero io.
Non avrebbe mosso un
dito per fermarla.
Se
solo avesse potuto.
Poi Caroline aveva
attirato il barman fuori del locale e gli era saltata addosso.
//
“Non è
così per tutti?”
“Hai troppa
rabbia dentro e questo influisce sul tuo comportamento” spiegò
posando la schiena contro l'albero. La guardò, stesa a terra,
su un fianco, le braccia legate dietro la schiena. Quello che pensava
era passabile di censura. Quello che le avrebbe fatto, se solo lei
glielo avesse permesso... “Devi scaricare la rabbia.”
“C'è un
modo rapido per farlo?” mormorò e mosse appena le
spalle. “Potresti slegarmi?”
Damon non rispose, si
limitò a guardarla. L'aveva immobilizzata. Avrebbe potuto
farne ciò che voleva. Non era Katherine.
“Slegami”
ripetè non piacendole il suo comportamento. “Non posso
farlo da sola, ho esaurito le forze.”
“Non è
vero. Il tuo carburante è il dolore e ne hai troppo dentro per
essere già esausta” mormorò facendo passare un
dito lungo il contorno del viso. Non doveva chiedere, poteva
prendere. Così come era sempre stato.
Caroline rabbrividì
e scosse la testa. “Smettila...”
Damon le scostò
i capelli che erano ricaduti sulla fronte. Si avvicinò, le
vene del collo pulsavano impazzite. Avrebbe potuto prenderla lì.
“Quando è stata l'ultima volta che ti sei sentita
felice?”
Che cavolo di domanda
era? Felice per cosa? Un voto, un abito, un evento privato? “Non
me lo ricordo!” esclamò guardandolo negli occhi per una
frazione di secondo.
“Pensaci.”
“Non me lo
ricordo” ripetè ostinata, la mente in bianco. “Perchè
devi insistere, ti ho detto che non lo so! Non ricordo di essere mai
stata davvero felice!” esclamò con gli occhi umidi.
Damon le girò
intorno. Caroline lo detestava quando volteggiava alla ricerca di
punti deboli. “Due giorni fa... per un attimo, mi sono sentita
speciale... e la cosa mi ha reso felice, per un po'... poi sono
tornata alla realtà... ”
Poteva soggiogarla,
come in passato e usarla a suo piacimento. “Tu sei speciale.”
“Non cominciare
col discorso che tutti sono speciali, perché non è
così! Ci sono persone più speciali di altre ed io non
sono una di quelle” dichiarò con la voce incrinata
“Adesso slegami, ce ne torniamo a casa e dimentichiamo questa
storia assurda!”
“Quale storia
assurda?”
“Mi stai usando
per far ingelosire Katherine” sparò e testò la
sua reazione. Neppure un ombra di sorrisetto ironico o di pentimento
negli occhi. “Mi sta bene, purché io non muoia per colpa
della sua gelosia. Se vuoi riaverla, stabiliamo un piano... e ora
slegami!”
Damon la guardò
come se fosse impazzita del tutto. In quel momento non sopportava
sentire il nome di Katherine. Quell'attimo era solo per loro. Ignorò
la sua richiesta e restò inginocchiato a fissarla. “Vuoi
sentirti speciale?”
“Certo!”
scherzò per allentare la tensione mentre le si avvicinava “in
quale scaffale del supermercato si compra, la felicità?”
“Nel reparto
surgelati.”
Caroline sogghignò
per la battuta stupida.
“Posso farti
sentire speciale, Caroline” mormorò e la ragazza lo
guardò dritto negli occhi. In che modo? Quando? Per quanto
tempo? “Perché?” bisbigliò quando si
sedette dietro di lei. Le fece appoggiare la schiena contro il torace
e le scoprì il collo. “Non mordermi!” lo pregò
sentendo una parte di lei perdere il controllo.
Il battito del suo
cuore era assordante. Damon chiuse gli occhi per riprendere il
controllo. La scoperta che Caroline Forbes avesse così tanto
ascendente su di lui, non lo fece infuriare. Semplicemente, lo
accettò. Era bello sapere che Katherine non lo avesse derubato
di tutti i suoi sentimenti. Era grato a Caroline per quella
occasione. Sarebbe stato gentile con lei. Avrebbe fatto quello che
non aveva mai fatto per Katherine: le avrebbe dato una chance.
“Non mordermi...”
sussurrò nuovamente.
“E' necessario.”
Damon sussurrava e la
cosa la faceva impazzire. Caroline provò ad allontanarsi ma
Damon la circondò con le braccia. Posò le labbra sul
collo e la baciò facendola trasalire.
“Smettila!”
ringhiò e si spostò con un violento strattone. Caroline
lo sentiva respirare affannosamente come se stesse facendo un'enorme
fatica a controllarsi. Il bacio proseguì verso la spalla, si
fermò sulla spallina del reggiseno che si intravedeva dalla
maglietta e restò lì, mentre la sua mano l'accarezzava
lungo la gola fino alle labbra contratte. La rabbia e la paura
mescolate al desiderio salirono prepotenti e Caroline ruggì
contro la trappola di tessuto. Se fosse stata un po' più
forte, gli avrebbe dato il fatto suo! Quando la mano destra di Damon
scivolò fino al bottone dei jeans e la sinistra sotto la
maglietta, si irrigidì e trattenne il fiato. “Smettila...”
“Ssh...”
bisbigliò e le accarezzò il seno provocando una
reazione violenta in tutta il corpo.
“Anche questo è
necessario?”
Sì, sarebbe
stato carino con lei. Le avrebbe concesso tutto quel che desiderava.
Le avrebbe dato tutto e poi le avrebbe tolto tutto.
“E' per
distrarti...” sussurrò e le affondò i denti nel
collo. Caroline sentì la mente svuotarsi e il corpo
abbandonarla. Percepì distintamente un piacere soffocante
partire dal cervello per arrivare fino alle gambe, restare lì,
concentrato sotto le dita di Damon Salvatore che l'accarezzavano
sornione sopra le mutandine e tornare frenetico al seno che stava
ricevendo attenzioni che non aveva mai avuto. Caroline trattenne il
fiato più che potè, poi singhiozzò di piacere,
dolore, paura e tanto altro che non sapeva elencare ma che
fuoriusciva dal suo animo con un'enorme facilità, come se
Damon l'aiutasse a liberarsi. Percosse il terreno più volte
con gli stivali, muovendosi scompostamente mentre insisteva a
privarla del sangue. L'aveva indebolita per abbassarne le difese
mentali, ma Caroline portava dentro molto più dolore e rancore
di quel che pensava. Era allo stremo e stava soccombendo a se stessa.
Staccò le labbra dal collo e la ragazza gli si afflosciò
addosso. Con pazienza e dimestichezza, sciolse la giacchetta che
aveva usato per immobilizzarla e appena libera, invece di colpirlo
come pensava, si raggomitolò su se stessa in preda ad uno
scompenso mentale e fisico.
Caroline teneva la
testa posata sulle ginocchia e non riusciva quasi a respirare.
Sentiva il bisogno impellente di piangere e percuotere Damon
Salvatore con un arbusto puntuto. Era stato violento, a modo suo. Era
la prima volta che qualcuno era così aggressivo con
lei.
I pochi ragazzi che
aveva avuto avevano sempre chiesto il 'permesso' di baciarla. Ma
Damon Salvatore non chiedeva nulla, prendeva e basta. Intimorita,
strofinò un braccio sulle guance e quando se lo ritrovò
di fronte, che la osservava in silenzio e con aria vagamente
preoccupata, irrigidì il viso.
“Il bello di
essere morti è che puoi spegnere il dolore” mormorò
sedendosi a terra davanti a lei. “Non sei costretta a
portartelo dietro, se non vuoi.”
Caroline cercò
una briciola di rabbia per aggredirlo, ma la carenza di sangue la
faceva sentire come un naufrago in mezzo al mare. Era stremata. “Sono
stanca, mi accompagneresti a casa?”
La sua domanda lo colse
impreparato.
“Per favore.”
Damon annuì e le
diede una mano ad alzarsi. Era bollente e aveva il viso arrossato.
Gli occhi lucidi con le palpebre bistrate di nero, un po' sbafato
agli angoli per colpa delle lacrime. Le labbra socchiuse erano rosse
e umide. Era bellissima. Caroline barcollò e Damon la tirò
leggermente verso di se. Le stava accarezzando i capelli. Prima la
mordeva, poi faceva il bravo ragazzo? Caroline attese che il momento
passasse e lui la riportasse sulla terra con qualche battuta
pungente.
“Vuoi che ti
prenda in braccio?” disse invece.
Caroline scosse la
testa e non si mosse di un millimetro. “Non mi piacciono i
prepotenti...”
“Neanche a me.
Posso darti un consiglio?”
“Posso
impedirtelo?”
“Lasciati
andare.”
Caroline sgranò
gli occhi. In che senso?
“Lasciati andare
e sarà tutto più facile” mormorò e
Caroline rabbrividì.
“No... non è
una cosa... non fa parte di me...”
“Non sai quanto
ti sbagli.”
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Capitolo 8 *** Il diario di Caroline ***
'Caro
diario,
avevo
un ragazzo e ho dovuto lasciarlo perché ogni volta che mi
avvicinavo a lui, sentivo il desiderio di succhiargli il sangue...”
Caroline mise tanti
puntini sospensivi e lasciò andare la penna fra le pagine.
Come continuare? Con Damon che le dava lezioni di vampirismo, con la
pazza che cercava di farle la pelle in preda alla gelosia o con lei
che svappava di brutto ogni volta che la toccava?
Non
fa parte di me.
Non
sai quanto ti sbagli.
Affondò il viso
fra le braccia incrociate e spinse avanti il diario con un dito,
chiudendo gli occhi.
Non riusciva a
descrivere la serata. Quello che sentiva, non trovava parole.
Lasciati
andare.
Non posso, pensò
e la testa di fece leggera mentre l'eccitazione sessuale le opprimeva
il corpo. Lui parlava di rabbia e lei immaginava scenari lussuriosi.
Se avesse saputo cosa le passava per la mente in quel periodo...
Nel suo mondo ideale
era una vampira superfiga che usava gli uomini, li mordeva e li
abbandonava. Caroline sogghignò.
Mi
piaci, Caroline Forbes.
“Anche tu mi
piaci ma non te lo dirò mai” sussurrò con la
bocca affondata nel cuscino e lo sguardo perso. Si sentiva così
calma e rilassata che si addormentò col diario aperto fra i
libri e la finestra spalancata.
***
Katherine voltò
il diario verso di se e lesse la prima riga. Spostò lo sguardo
sulla bella addormentata, prese il libricino e lo rigirò fra
le mani. Le inviò un bacetto divertito prima di andarsene.
***
Damon non aveva mai
dubitato di se, ma non riusciva a capire cosa pensasse Caroline di
lui. Quando lo guardava negli occhi, tutto il suo essere gridava
'prendimi'. Era lì, a chiare lettere. Perché esitava?
Cosa le impediva di abbassare le difese e chiedere apertamente?
Perché non esaudiva i suoi desideri? Perché non si
lasciava andare? Aveva fatto il buco su quel divano, a forza di
starci seduto a rimuginare. Damon dondolò una gamba sull'altra
e si rabbuiò. Di solito non implorava e non chiedeva per
favore. Stavolta avrebbe pagato montagne d'oro per capire dove
sbagliava.
Una folata di vento e
un profumo intenso gli bloccarono il respiro. Un secondo dopo, il
diario di Caroline gli finiva dritto in grembo. Damon lo guardò
e fece finta di nulla.
Katherine si stiracchiò
al suo fianco, posò la testa sulle sue gambe e aprì il
libricino. “Caro diario... che carina, scrive come una
bambina di dieci anni!” sghignazzò e lo gettò
accanto a se. “Ti ho portato un regalino per farmi perdonare.”
“Il diario di una
ragazzina di dieci anni?” borbottò e lo aprì
tanto per fare qualcosa. Quando capì che era di Caroline,
restò a fissarlo. “Quando l'hai rubato?”
“Pochi minuti fa.
Gli ho dato una sfogliata... parla solo di te e della tua maschia
virilità.”
Katherine intercettò
il suo sguardo incredulo e gli battè una mano sulla gamba.
“Voglio solo il tuo bene, lo sai.”
“Tu non sai dove
sta di casa, la bontà...” mormorò e lo gettò
sul tavolino. Tempo di un respiro e Katherine era sparita. Damon si
sdraiò a fissare il soffitto. Poi girò gli occhi sul
libricino e si maledisse per la sua curiosità.
***
Caroline si svegliò
un'oretta dopo, stirò la schiena, sistemò i capelli e
per prima cosa cercò il diario per riporlo al sicuro. Quando
non lo trovò, impallidì. Lo cercò sopra e sotto
i libri, sotto il cuscino, ovunque. Era sparito e quello che c'era
scritto sopra bastava a rovinarla per il resto della sua vita!
***
“Cosa stai
leggendo così concentrato?”
“Un romanzo...”
borbottò e girò la pagina “non distrarmi.”
“Scusa. Sto
uscendo...”
“Sì sì,
borbottò masticando qualcosa fra i denti “vattene e non
disturbarmi.”
Quel diario era una
vera noia nella prima metà e decisamente intrigante nella
seconda parte. La trasformazione aveva cambiato Caroline
radicalmente. Se prima non parlava altro che di scarpe, vestiti e
ragazzi – con qualche breve sprazzo sul fattore Liz mamma
assente da una vita - dopo il suo nome veniva fatto a righe
alterne una pagina si e l'altra pure. Sempre in termini poco
lusinghieri che ferivano il suo amor proprio, fino all'evento
dello scantinato. Damon si concentrò su un breve
componimento a pie pagina. 'Era come entrare dentro di lui, fra le
sue ossa, sotto la pelle...'
Poetico. Voltò
la pagina e proseguì la lettura.
...
non sopporto i suoi commenti ...
… chi
non vorrebbe sottomettere un esemplare maschile del genere?
… lo
sento scorrermi nelle vene...
Girò un'altra
pagina ma il diario si fermava lì, prima della serata in
discoteca. Non aveva scritto nulla riguardo il loro breve tete a
tete. Damon chiuse il diario e fece una smorfia. Chi non vorrebbe
sottomettere un esemplare maschile del genere? Caroline Forbes
non aveva idea di cosa voleva dire sottomettere nessuno. Le sue erano
sterili fantasie di un aspirante mangiatrice di uomini. Aveva
conosciuto il desiderio in tutte le forme e molte donne avrebbero
pagato pur di averlo, ma non aveva mai sentito una passione repressa
come quella di Caroline. Sarebbe stato più semplice corrompere
una gelida damina vittoriana tutta castità e preghiera, che
quella moderna ragazza di provincia del Ventunesimo Secolo! Doveva
portarla al punto di rottura, il resto sarebbe venuto da se. Doveva
avere un punto debole da stimolare. Caroline si sentiva sola. C'erano
interi paragrafi di quel ritornello amareggiato. Ma Damon non
riusciva a fare la parte della spalla su cui piangere. Era
contrario alla sua natura.
Ricapitolando: Caroline
era cresciuta con una madre assente, poche amiche, qualche fidanzato
di poco conto. Non sembrava le mancasse una figura maschile. Gli
aveva chiesto aiuto solo nei casi di estremo bisogno. Non incarnava
la figura della donzella in pericolo. Meglio, a lui non piaceva fare
l'eroe. Caroline voleva solo sentirsi amata.
Damon alzò un
sopracciglio quando ci arrivò. Si drizzò a sedere
posando i gomiti sulle ginocchia. Sola, bisognosa d'amore. Era un po'
il suo caso. Ma lui sapeva di poter contare su Stefan in caso di
bisogno. Caroline era sola con se stessa. Una vampira amareggiata con
tutta l'eternità davanti.
Damon sfogliò il
diario distrattamente. L'aveva letto da qualche parte...
…
nessuno che possa
aiutarmi...
Aveva rifiutato il suo
aiuto per paura di una reazione di Katherine. Così faceva il
suo gioco. Li allontanava, la isolava aspettando il momento propizio
per colpirla.
…
strano evento senza
spiegazione. I ragazzi mi subissano di richieste di appuntamento, non
era mai successo prima. Probabilmente è uno scherzo crudele
verso Matt.
Il suo fascino
femminile si era accentuato da quando era cambiata. Non se ne rendeva
conto ma attirava gli uomini come la luce le falene. Passava le
giornate a chiedersi perché fosse sola e non si accorgeva che
erano tutti li, pronti a prenderla se solo avesse voluto. Il fascino
di Caroline stava proprio nell'inconsapevolezza del suo ascendente.
Damon chiuse il diario
e lo guardò. Doveva rimetterlo a posto prima che si accorgesse
della mancanza. Peccato non l'avesse mai invitato ad entrare.
***
“E' successa una
cosa terribile!”
Elena la guardò
preoccupata. Caroline era palesemente sconvolta, non riusciva a stare
ferma e stava per mettersi a piangere. “Di nuovo Katherine?”
“No! No, si
tratta del mio diario!”
Un'ombra di patetico
disinteresse passò sul volto di Elena e quando l'amica se ne
accorse si affrettò a continuare “su quel diario c'è
scritto tutto! Di me, di Stefan e Damon, di quello che siamo!”
sussurrò con gli occhi lucidi “mi sono addormentata sul
letto e quando mi sono svegliata non c'era più!”
“Hai guardato
'sotto' il letto?” domandò bene consapevole della
distrazione dell'amica.
“Mi prendi per
stupida?! Ho rigirato la camera, ma qualcuno deve averlo preso!”
“Non mi stupirei
se fosse stato Damon” cantilenò la voce sarcastica di
Bonnie. “Ti ha messo gli occhi addosso”
“Non è
vero” borbottò e si calmò un po'. “Non
penso gli interessi di scarpe e vestiti...”
“Scrivi questo
sul tuo diario?”
“Ci scrivo un
sacco di cose” sbottò e alzò gli occhi al cielo.
“Avete un paletto a portata di mano?”
***
Perché non aveva
pensato a quell'idiota? Perché non lo riteneva in grado di
infilarsi in casa sua visto che non era stato invitato da lei o da
sua madre e poi... cosa gliene importava di quello che pensava di
lui? Caroline marciò fino al maniero Salvatore masticando
nervosismo e rabbia. Suonò con decisione il campanello e
quando Damon le aprì, Caroline dovette mordersi la lingua per
non rovesciargli addosso le sue accuse. “E' successa una cosa
piuttosto grave...” cominciò ignorando il modo in cui la
guardava.
“Hai vampirizzato
tua madre?”
“E' a lavoro.”
“Il vicino?”
“No.”
“Il fidanzato?”
“L'ho lasciato
prima di farlo” rivelò e sbuffò dentro di se. Che
bisogno c'era di dirglielo?
Damon si appoggiò
alla cornice della porta e spostò tutto il peso su una gamba.
“Troppa tentazione, eh?”
“Già. Ho
perso il mio diario. Sopra c'è scritto...” Caroline si
fermò quando vice passare qualcosa sul volto di Damon. “Ce
l'hai tu...”
“Non so di che
parli” rispose e si spostò all'interno dell'abitazione.
“Dov'è il
mio diario?!” Caroline mise un passo avanti ma non riuscì
a proseguire. “Ehi!”
“Ah già!”
esclamò girando su se stesso “se tenti di invadere il
mio territorio senza invito, sarò costretto ad ucciderti!”
“Hai rubato il
mio diario e l'hai anche letto! Non sarà questa barriera
invisibile a fermarmi!” esclamò alzando la voce “sarà
guerra all'ultimo sangue!”
“E che sarà
mai...” sussurrò mostrandoglielo da lontano. Gli piaceva
farla arrabbiare, sprizzava energia da tutti i pori. “E'
talmente noioso!”
“Ti ammazzo!”
urlò scaraventando lo zainetto a terra. “Esci da lì
se hai coraggio!”
“Entra se non
temi la morte” la invitò posando il piccolo tomo su un
tavolino. “All'ultimo sangue!”
Caroline si trasformò
in un attimo, un centesimo di secondo dopo gli era addosso e un
istante più tardi lo mordeva con tutta la forza che aveva.
“Ahi!”
soffiò senza riuscire ad attutire la caduta. Damon la morse
sul collo e Caroline si sentì di nuovo risucchiare e ricadere
in un gorgo nero in cui il suo istinto sessuale prendeva il
sopravvento. Staccò la bocca dalla spalla del vampiro con un
gemito che lo eccitò ancora più di quanto credesse, e
ricadde ansimante sul suo torace. Aveva la testa leggera, il
desiderio che scorreva nelle vene e una voglia feroce di prenderlo
lì, sul tappeto. “Come sei entrato...”
“Non sono stato
io...” ansimò eccitato fino alla punta dei capelli “me
l'ha dato Katherine...”
“Stronza...”
sussurrò e gli artigliò la camicia “non dovevi
leggere il mio diario...”
“Era una
tentazione troppo forte per resistervi!”
Damon la ribaltò
sotto di se e Caroline esalò un sospiro di eccitazione. Il
modo in cui la guardò le fece capire di aver commesso un passo
falso. In un momento le bloccò braccia e gambe e Caroline si
guardò attorno spaesata.
Il nemico va colpito
dove è più debole. Le infilò una gamba fra
le sue, interrompendole il respiro. Le tenne i polsi con una mano
mentre la circuiva languidamente.
“Ti odio!”
sibilò alzando la testa dal pavimento.
“No, non è
vero” mormorò e la tirò contro di se,
intrappolandola. “Smettila di divincolarti, abbiamo già
stabilito chi è il più forte fra noi...”
“Non puoi
invadere la mia vita in questo modo...”
“Hai ragione.”
“Ma non ti ha
fermato dal leggerlo!” esclamò mentre le ripuliva un
angolo della bocca dal sangue e si leccava il dito. “Ho avuto
una paura folle che qualcuno venisse a conoscenza di ciò che
siamo... mi stai ascoltando?” Caroline gli fissava le labbra.
Era lucide e invitanti. Non aveva mai notato che aveva delle mani
così belle.
“Dici che parlo
troppo. Che non sopporti i miei commenti...” borbottò e
le leccò un labbro “che mi vuoi...”
Come faceva a negare
quel che aveva scritto in un momento di insana lucidità dei
propri desideri?!
“Anche io mi sono
sentito così, la prima volta che mi hanno succhiato il
sangue... debole, in balia del vampiro... era pauroso ma
eccitante...” mormorò scostandole i capelli dal viso.
Caroline ingoiò
a vuoto e girò la testa, illudendosi che sarebbe stata in
grado di celare i suoi sentimenti riguardo la faccenda.
“Potrei
soggiogarti e prenderti...”
Caroline avvampò
e il respiro si fece pesante, incontrollabile. L'eccitazione non
passava, si faceva più penetrante. Lo strinse e sentì i
muscoli guizzare sotto le dita . “Non t'azzardare...”
“Non lo farò.”
“Non mi freghi,
Salvatore!” sibilò vincendo la sua timidezza e
guardandolo dritto negli occhi “sei uno sporco bastardo
manilunghe, succhiasangue...”
“Ehi!”
esclamò sollevando un po' il busto “così mi
offendi!”
“Tornatene nella
bara, Vlad! Non sono Mina Archer!”
Quell'esplosione di
cultura lo fece sorridere di divertimento. Aveva nerbo e sarebbe
stato ancora più divertente distruggerne le difese. La lasciò
andare di colpo e Caroline balzò via, afferrando il diario “la
prossima volta che tu e la tua amichetta vi impiccerete un po' troppo
della mia vita privata...”
“Cosa farai?”
domandò con una tranquillità disarmante. “Mi
piace, quando mi minacciano. Lo fanno una volta e mai più.”
“Stai molto
lontano da me, Damon Salvatore” insistette arretrando verso la
porta socchiusa “stronzo” bisbigliò fra i denti
mettendo un piede fuori e ritirandolo con un grido di dolore.
Bruciava! Che diav... Caroline si accorse che non aveva più
l'anello e si guardò attorno inorridita. Dove poteva averlo
perso?
“Cerchi questo?”
sussurrò una voce dietro le sue spalle. L'anello le balenò
di fronte agli occhi me Damon fu lesto a non farsi afferrare. Lo
tenne stretto in pugno e sogghignò. “Se lo rivuoi devi
chiedermi scusa.”
“Scusa per cosa?
Per aver detto la verità?!” esclamò frustrata
“piuttosto mi faccio un bagno di sole!”
“Scusa per il tuo
infantile comportamento dopo tutto quello che ho fatto per te.”
“Infantile
comportamento?!” Caroline avrebbe voluto ucciderlo con le
proprie mani. “Ridammi l'anello!”
Damon incrociò
le braccia e mise il broncio “fa almeno finta di
scusarti.”
“Ridammi
l'anello, bastardo!”
Damon la guardò
e non mosse un dito. “Non ci siamo...”
“Ok...”
sospirò “mi toccherà restare qui.” Caroline
gli girò intorno e si accomodò sul divano fissando il
vuoto, il diario stretto contro lo stomaco. “Chi è il
più infantile fra i due?”
“Tzè!”
Damon sogghignò aggirò il divano restandole dietro alla
schiena e si chinò a sussurrarle dietro la testa “Mina,
infine, ha ceduto...”
“Ma io non sono
Mina!” esclamò tremando da capo a piedi, voltandosi
verso di lui “e tu non sei Bela Lugosi, sei solo uno stupito
dal cuore spezzato che si diverte a tormentarmi perché non ho
modo di difendermi!”
Damon la fissò
accigliato. “Hai bisogno che qualcuno ti difenda da me?”
“Non lo so. Ne ho
bisogno?” domandò a sua volta, impaurita dall'eventuale
risposta. Non le piaceva quel discorso. Aveva un sacco di
implicazioni personali. “Non sono io quella con l'ex
psicopatico! Sono stata trascinata nella vostra faida centenaria
contro il mio volere, vi approfittate di me... non fare quella
faccia!” lo ammonì alzando un dito “avete modi
diversi di usare e abusare delle persone ma lo fate!”
Damon sgranò gli
occhi e la fissò. “Ti sto usando?”
Caroline allargò
le braccia “se Katherine scopre che sono qui, mi farà la
pelle! Adesso ridammi l'anello, non voglio finire un metro sotto
terra perché stai cercando di farla tornare da te.”
Damon glielo lanciò
e Caroline lo prese al volo. Mentre lo infilava aveva il viso
indurito “ora che avete frugato e analizzato ogni aspetto della
mia vita privata, non devo aspettarmi altro da voi, no?”
domandò con la gola stretta dal magone. “Perchè
mi tormentate?!”
“Io non ti ho mai
tormentato.”
“No. Tu mi hai
usato quando ti faceva comodo” gli ricordò amareggiata.
“Non capisco che diavolo volete da me...” sussurrò
mordendosi un labbro. “Non sono nemica di nessuno dei due,
eppure sono quella che ci va di mezzo...”
Una deflagrazione
silenziosa gli scoppiò nel torace. Damon la guardò
senza aprire bocca. Un momento dopo, accigliato e fuori di se,
stropicciò i capelli e sputò le parole rabbiose che gli
salivano dal profondo dell'animo. “Se avessi voluto usarti,
l'avrei già fatto” mormorò lanciando la bomba che
detonò nell'animo di Caroline.
“Non c'è
altro da sapere su di me, era tutto qua sopra” disse indicando
il diario. “E' l'ultima volta che vengo qui.” Caroline si
affrettò a guadagnare la porta, una volta fuori di lì
sarebbe stata al sicuro. Armeggiò col chiavistello e appena il
sole le sfiorò la pelle, Damon l'afferrò.
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Capitolo 9 *** L'angelo azzurro ***
Doralice:
brava!! :D
Lolaventimigia:
i capitoli rallenteranno un pò, devo descrivere una scena
complicata per rendere al massimo i caratteri dei due personaggi e i
sentimenti che provano. Alla fine, chi si è sbilanciato di più
è stato Damon, Caroline non ha ancora detto una parola, anche
se nel suo caso contano i fatti... come si vedrà più
avanti. :)
Buona
lettura!!!
Caroline Forbes era
abituata ai ragazzi che chiedevano il permesso, quando volevano darle
un bacio. Era abituata – quelle poche volte che le era capitato
di avere un fidanzato – ad un contegno impeccabile in ogni
situazione.
Il bacio mai troppo
intenso.
Nessuna pressione per
'tutto il resto'.
Caroline Forbes non
l'avrebbe mai ammesso, ma quel comportamento le faceva venire voglia
di urlare 'strappami i vestiti, stupido imbecille'.
Caroline Forbes non
avrebbe mai confessato alla sue amiche di aver sognato più
volte di fare sesso in posizioni scomode e luoghi poco comuni.
Non aveva neppure detto
loro di essere una vampira. Di bere sangue umano e animale. Di avere
un anello magico che le permetteva di camminare alla luce del giorno.
Di avere un problema con Damon Salvatore. Lo sentiva nelle viscere da
quando le aveva succhiato il sangue la prima volta.
Caroline pensò
bene di evitare qualsiasi tipo di movimento, quando la voltò
su di se. Uno, perché aveva paura di lui. Due, perché
gli avrebbe chiesto il favore di lacerarle i vestiti e prenderla lì.
E non era tanto sicura che avrebbe detto no. Da come la guardava, era
proprio quella, l'intenzione. Caroline non aprì bocca. Aveva
le labbra incollate, il chiavistello si stava conficcando nella
schiena.
“Non sto cercando
di far tornare Katherine.”
“Dillo a lei...”
“L'ho fatto”
mormorò avvicinandosi ancora “Cosa scriverai di me,
adesso?”
Caroline avrebbe voluto
rispondergli che avrebbe usato un bel programma criptato sul pc, da
quel momento in poi. “Come l'ha presa?”
“Come al solito.
Mi ha ignorato. Se qualcosa non le piace, Katherine la ignora. Nel
suo mondo non esiste 'no'.”
“E nel tuo?”
sussurrò e la domanda risuonò provocatoria.
“Non mi hai mai
detto no.” Curioso. Si sentiva come una ragazzino alle prime
esperienze amorose. Un sottile piacere gli corse nelle vene. Era
ancora capace di provare sentimenti umani. “Non vale se cominci
ora” ridacchiò e la lasciò andare. “Cercherò
di tenerla lontano da te.”
“Damon...”
Il vampiro la guardò
e Caroline si sentì come un hamburger nelle mani di un
affamato. “Stefan ha detto che hai ricevuto una visita di
Katherine...” Cazzo cazzo cazzo!, pensò sentendo
le parole che fuoriuscivano senza riuscire a fermarle. “Perchè
l'hai rifiutata?”
“Non mi piace
essere la seconda scelta” commentò un po' amareggiato.
Anche lei era una
eterna seconda. La storia che gli ultimi sarebbero stati i primi era
una cazzata. Caroline fece una smorfia comprensiva. “Anche io
non sono mai la ragazza giusta, ma negli ultimi tempi non me ne
importa più...” sussurrò e lo guardò negli
occhi “essere un vampiro cambia la visione delle cose...”
“L'eternità
può essere deprimente senza qualcuno con cui dividerla”
mormorò scuotendo la testa. Stefan doveva averlo contagiato
con i suoi discorsi ombrosi.
“Non sembri tipo
che rimpiange il passato. Anzi!” ridacchiò e lo colpì
scherzosamente sul braccio.
Damon seguì il
suo movimento e non commentò. Si limitò a guardarla.
“Scusa”
sussurrò arricciando le labbra. “Sembri uno che se la
diverte. Dovunque, in qualsiasi momento. Uno che vive le situazioni
fino in fondo.”
Bel quadretto, pensò
con una smorfia divertita.
“Mi piacerebbe
essere un po' più...” Caroline si interruppe, umettò
le labbra e cercò la parola giusta.
“Fuori di testa?”
suggerì divertito. Non capiva dove il discorso sarebbe finito
e la cosa lo intrigava. Caroline Forbes era una vera miniera di
sorprese.
“Pensavo
'leggera' ma anche il tuo termine è corretto” commentò
rilassata “c'è una cosa che vorrei fare dall'età
di tredici anni...”
“Cosa te lo
impedisce?”
Caroline pensò
che non c'era nulla – ora - ad impedirlo. Tranne la
distanza geografica.
“Cosa vorresti
fare di tanto scandaloso dall'età di tredici anni?!”
ridacchiò provocatorio “dì tutto a zio Damon e
vedremo come risolverla!”
Caroline si aprì
in un ampio sorriso “vuoi venire al Mardi Gras di New Orleans
con me?”
Damon la fissò
con una stranissima luce negli occhi.
Caroline si domandò,
un po' alterata dall'euforia, se non avesse esagerato.
“Ho un sacco di
costumi d'epoca.”
“Lo immaginavo!”
“E' un posto da
vampiri e voodoo vero...”
Caroline sollevò
le spalle e ridacchiò “e allora? Ti spaventano, Damon
Salvatore?”
Il vampiro si staccò
dalla porta e le fece cenno di seguirlo “un'altra parola e
dimenticherò dove ho messo il baule con gli abiti.”
“E' troppo
sperare che il tuo armadio abbia un reparto femminile?”
“Non ti porterei
mai al Mardi Gras con un finto abito settecentesco, tesoro...”
Caroline dovete
reprimere un gridolino di felicità. Si staccò dalla
porta e lo seguì in soffitta. Al diavolo Katherine! Damon
l'avrebbe accompagnata a New Orleans e quello bastava a farle
dimenticare i suoi stupidi soprusi.
***
“Pensierosa?”
“Già...”
Elena si fermò
in mezzo alla strada, scostò i capelli dietro l'orecchio e
guardò il proprio ragazzo con aria seria. “Caroline ha
lasciato Matt.”
Era stata una mossa
saggia ma Elena non poteva capirlo. “Non riesce a controllarsi.
Quando il desiderio cresce, per un vampiro è difficile...
perché quello sguardo?”
“Tu non mi
aggredito...”
“Ho imparato a
controllarmi” Stefan sorrise e le indicò la porta di
casa.
“Forse è
meglio che torni indietro e aiuti Caroline a cercare il suo
diario...”
Stefan la guardò
interrogativo.
“Ha perso il suo
diario personale. Ha descritto nei dettagli cosa è
diventata... e cosa siete tu e Damon...”
Il vampiro fece una
smorfia e si perse in un ricordo “di che colore è la
copertina del diario di Caroline?”
“Non lo so, non
l'ho mai visto” rispose “non sapevo neppure che ne
tenesse uno!”
Ecco cosa stava
leggendo Damon tutto concentrato. Stavolta aveva esagerato. “Penso
di sapere dove si trovi, andiamo” mormorò avvicinandosi
alla porta della propria abitazione. “Sono certo che qua dentro
avremo tutte le risposte”.
“Non voglio
vedere Damon, sta nascondendo qualcosa e il suo atteggiamento è
piuttosto strano.”
“Damon è
strano.”
“Da quando
Caroline è morta, lui è diventato... oh!” Elena
si chinò a raccogliere lo zainetto di Caroline e guardò
il ragazzo preoccupata. “Troveremo un cadavere la dentro?”
Stefan aprì la
porta e si guardò attorno. “Per ora, nessun morto.”
Elena gli andò
dietro timorosa “ti ho mai detto che detesto la vista del
sangue?”
Il vampiro sogghignò
e girò la testa di lato. Musica. Risatine. “Penso sia
tutto a posto.”
“Il diario di
Caroline è qui...” Elena lo soppesò e lo infilò
nello zainetto. “Qualcuno dovrebbe fargli un discorsetto...”
“Forse”
disse ascoltando le voce concitate al piano di sopra. Le indicò
il soffitto e ridacchiò. “Fidati, è tutto a
posto.” Le fece cenno di tacere, ma Elena lo fermò
all'istante “che sta succedendo?”
Stefan risucchiò
una guancia "meglio non intromettersi” ripetè
marciando verso l'uscita.
Elena lo fissò
allibita, poi saltellò verso le stanze da letto. Quel brutto
testa di cazzo se ne stava sicuramente approfittando. L'aveva
plagiata un'altra volta!
“Dove vai?!”
“A fermare quel
disgraziato prima che si approfitti di lei!”
“Non è
come pensi!” esclamò cercando di fermarla.
“Smettila”
sibilò divincolandosi. “Caroline!”
On
Air: Marlene Dietrich - Ich bin von Kopf bis Fuß auf Liebe
eingestellt
“E questo?!”
“Meglio
l'altro...”
“Ma perché
avete tutti questi vestiti da donna?” esclamò felice
come una bambina saltellando di fronte allo specchio “non sarai
uno di quei pervertiti che si travestono e vanno nei locali
equivoci?!” rise voltando su se stessa.
“Credimi, non
vuoi sapere a chi appartenevano...” sogghignò posando un
cilindro grigio con la fascia di seta nera sulla testa. Quello era
suo, comprato a Roma con il padre quando non erano ancora...
“Ti sta
benissimo” sussurrò la ragazza comparendogli alle spalle
“sembra fatto apposta per te...”
“E' così”
ammise voltando la testa “quando ero giovane, indossarlo era la
normalità.”
Caroline si appoggiò
alla sua spalla e annuì “due gentiluomini che
passeggiano per la città... il baciamano alle signore... le
carrozze, i duelli all'alba...”
Damon la guardò
dallo specchio “sei una romantica.”
“Non l'hai
desunto dal mio diario?” domandò e si aggiustò il
corpetto dell'abito celeste. “Difficile indossarlo senza
qualcuno che ti stringa i laccetti...”
“Permettimi”
mormorò e la voltò su se stessa “sono un
esperto.”
Caroline ridacchiò
e un leggero rossore si diffuse sul volto “non stento a
crederci.”
“Mademoiselle...”
sussurrò e si inchinò – sapeva ancora farlo ad
hoc come il suo precettore gli aveva insegnato – le afferrò
la mano e la baciò, guardandola negli occhi.
Caroline smise di
ridere. Aveva fascino e vestito in quella maniera era irresistibile.
“Pensavo a qualcosa di meno impegnativo...” mormorò
quando le intrecciò le dita fra le sue e si avvicinò.
“Tipo un bikini dorato e delle piume...”
“Saresti
bellissima” sussurrò girandole un braccio dietro la
schiena. “Sai ballare il valzer?”
“No.”
“Devi fartelo
insegnare da Stefan.”
Caroline volteggiò
su se stessa, calpestò l'orlo del vestito e gli inciampò
addosso. “Ora capisco perché nei film lo sollevano
sempre!”
“Una signora non
mostra le caviglie” ridacchiò e la rimise in piedi. “Hai
un portamento impeccabile.”
“Non riesco a
respirare, mi hai stretto troppo” sospirò muovendo le
spalle “era la carenza di ossigeno a farle svenire, non
l'emozione!”
“E noi che ci
illudevamo fosse l'amore!” esclamò con un altro inchino,
liberandola da un abbraccio che stava diventando un po' troppo
intimo. Con un gesto scanzonato, Damon si tolse il cilindro e glielo
pigiò sulla testa. “L'ultima volta ho creato un mostro.”
Caroline si guardò
allo specchio e restò senza parole. Non si era mai immaginata
così. Si staccò dal fianco del vampiro e inclinò
la testa. “A chi ti riferisci?”
“Hai visto
l'Angelo Azzurro?”*
Caroline scosse la
testa e continuò a guardarsi “potresti uscire dalla
stanza?” domandò accarezzando una fantasia appena
formata.
***
Strana donna, Caroline
Forbes. Ne aveva conosciute tante, ma lei aveva qualcosa che mancava
nelle altre. Forse era proprio la sua sessualità repressa a
renderla irresistibile. Forse era...
“Ta-da!”
Caroline spalancò
la porta e quando si mostrò, vestita da uomo e con i capelli
raccolti sotto il cilindro, Damon smise di rimuginare e la squadrò
da capo a piedi.
“I tuoi vestiti
mi stanno un po' grandi, ma... cosa c'è?”
Damon scosse la testa e
continuò a rimirarla. Era uno schianto. Katherine non
l'avrebbe mai fatto. Nessuno delle donne che aveva conosciuto si
sarebbe mai travestita da uomo per il Mardi Gras. Emanava un'energia
sessuale pulsante e viva. “Vuoi vestirti così?”
domandò schiarendosi la voce. L'avrebbero stuprata in
diciassette, conciata in quel modo. “Sicura?”
Caroline arrotolò
le maniche e annuì “magari trovo una camicetta della mia
taglia, prima...” Perché non commentava? “Ok”
sospirò e mise le mani sui fianchi “mi stanno così
male da privarti anche di un giudizio sarcastico?”
Il gilet le andava
largo e la camicia nascondeva il seno. I pantaloni erano stretti in
vita da una cintura che non ricordava di avere. Era a piedi nudi e
quel cilindro le stava d'incanto. Caroline Forbes aveva un'aria
soddisfatta che non le aveva mai visto. La sua sensualità era
esaltata dagli abiti maschili. Aveva voglia di morderla. “Sei
molto bella” rispose celando i suoi reali pensieri che
l'avrebbero portato ad un'aggressione fisica. “In tempi
antichi, gli uomini si sarebbero sfidati ad un duello all'ultimo
sangue per avere la tua mano...”
Caroline sorrise
imbarazzata “sei un paroliere e un raggiratore di fanciulle
indifese.”
Quel rossore la faceva
apparire deliziosa. Damon avrebbe voluto affondare i denti nella
pelle bianca del collo, vedere il sangue colare fra l'incavo dei seni
e leccarlo via mentre giaceva inerme fra le sue braccia. “Non
ho mai creduto che tu fossi indifesa.”
Caroline smise di
aggiustare il colletto e lo guardò nello specchio. Il modo in
cui la osservava le faceva tremare le gambe. Abbassò la testa
e chiuse l'ultimo bottone della camicia lasciata aperta.
“Togliti quella
roba prima che ti salti addosso, la mia resistenza ha un limite....”
mormorò spostandosi verso la porta socchiusa. Si appoggiò
alla cornice, metà dentro e metà fuori della stanza,
cercando di mantenere sotto controllo l'eccitazione.
La ragazza sgranò
gli occhi e lo guardò. Stava scherzando?
Elena si arrestò
al momento giusto. Stefan l'afferrò ma quando gli fece cenno
di restare in silenzio e indicò il corridoio che portava alla
stanza di Damon, la nascose dietro il muro. “Può
sentirci.”
“E tu puoi
sentire lui. Che sta succedendo?!”
Caroline slacciò
la cravatta e la ripose sulla sedia ingombra di abiti. Forse toccava
a lei sbilanciarsi un po'. “Damon..”
Il vampiro la guardò
e tornò a fissare il vuoto del corridoio. “Non ti porto
a New Orleans vestita così. Dovrei litigare con tutta...”
tacque quando Caroline gli si parò di fronte. Aggrottò
la fronte e portò le braccia dietro di se “... la
popolazione maschile...”
“Sono
bellissima?”
“Meravigliosa”
le sfiorò il viso e aggiustò il cappello, sollevandole
il mento “è adatto a te...”
Elena sgranò gli
occhi sentendo quelle parole e poco mancò che saltasse fuori
dal suo nascondiglio per assistere al film dal vivo. Stefan la tirò
via e lei oppose resistenza. Dopo la sua occhiata ammonitrice, sbuffò
e tornò ad accucciarsi dietro la parete.
Caroline lo fissò
negli occhi e lentamente chiuse i suoi, alzandosi sulle punte per
baciarlo. Sentì il suo respiro farsi vicino e labbra morbide
sfiorarle la bocca.
Elena guardò il
fidanzato con un punto interrogativo. Stefan le fece un segno
inequivocabile che la spinse a sporgere la testa. Spalancò la
bocca e gli occhi e tornò al suo posto strattonandolo
comicamente per il braccio. Il vampiro sogghignò e la sospinse
verso le scale. “Ci siamo impicciati anche troppo...”
bisbigliò nel suo orecchio.
“Si stanno
baciando!” disse di rimando con un filo di voce.“Si
stanno baciando!”
“Andiamo via”
mormorò imboccando l'uscita “le farai il terzo grado
domani!”
*Film
di Marlene Dietrich dove indossa il famoso cilindro bianco! :D
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Capitolo 10 *** La bellezza dell'essere morti... ***
Aveva fatto una
cazzata. Caroline era più che certa che il bacio scambiato con
Damon non precludesse a nulla di buono. Una cosa era azzannarsi senza
ritegno e farsi travolgere dalla frenesia del sangue. Un'altra
gettarsi di sua spontanea volontà nelle braccia del nemico.
Gettata. Semmai accoccolata. Passata l'euforia, aveva preso a
testate il muro di casa. L'aveva fregata con la guardia abbassata
mentre 'giocavano'. Si era lasciata raggirare dal suo stesso
desiderio. Ehi, che bella espressione! Dove l'hai letta? Ok,
ok aveva baciato il nemico. Ex nemico. Insomma, lui! Fine, nuovo
capitolo. Che fondotinta va quest'anno?
Caroline scarabocchiava
il quaderno, si sentiva sotto i riflettori dalla mattina e ora anche
Elena la scrutava. Aggrottò la fronte mandandole un messaggio
silenzioso. Elena le fece un segno che non capì ma quando la
campanella suonò, la ragazza l'afferrò e la portò
lontano da sguardi indiscreti. La fissò dalla testa ai piedi
con una smorfia. Quando le scostò i capelli dal collo,
Caroline le allontanò la mano. “Sei impazzita?”
domandò non capendo il suo modo di fare.
“Tu sei
impazzita!” esclamò di rimando “sono tornata a
casa con Stefan e vi ho visto baciarvi!”
Caroline non smentì
l'accusa. Ritirò il labbro inferiore e la guardò
colpevole. “Mi stai giudicando?”
“Non ti sto…
non...” Elena si grattò i capelli e sbuffò “è
già successo che Damon si approfittasse di te” disse a
bassa voce “ti soggiogava e tu...”
“E' diverso...”
“Cosa c'è
di diverso? Spiegamelo perché non riesco a capire come fai...
a...” Elena arrossì e si morse le labbra “lui non
è come Stefan. Non è carino come Stefan.”
“Non voglio un
ragazzo carino” biascicò guardando altrove. “Ci
siamo solo baciati.”
“Se Matt lo
venisse a sapere...”
“Non lo verrà
a sapere se tu non glielo dirai” mormorò arrossendo. Per
la verità si era completamente dimenticata di Matt. Quando era
con Damon, quel maledetto vampiro riempiva tutto il campo visivo e
mentale.
“Potrebbe farlo
Damon.”
“Perchè
dovrebbe?” domandò sinceramente interessata.
Elena sollevò le
spalle “è dispettoso. Se può causare un danno,
non perde l'occasione.”
“Non vuole
complicarmi la vita più di così” rispose certa
che fosse la verità. Lei non era Katherine, non cercava la sua
distruzione. Damon si divertiva con lei.
Sicura?
Spero. “Non
farla tragica per un po' di... sesso post-lezione”
esclamò lasciandola senza parole. “Al college si usa!”
“Tu non sei una
da sesso pre o post-lezione!” la riprese abbassando la
voce “e non siamo al college! Avete fatto sesso?!”
“E' ancora
innamorato di Katherine.”
Elena annuì e la
guardò di sottecchi.
Quindi lo sapeva.
“Ci siamo solo baciati...”
“E pensi di...”
Elena si schiarì la voce, arricciò le labbra e si scusò
“non sono affari miei.”
“In quel momento
ho pensato che fosse giusto... poi mi sono ricordata di Katherine...
di te...”
Elena sgranò gli
occhi e si irrigidì.
“Per via della
somiglianza, Damon trasporta i suoi sentimenti su di te... non voglio
essere quella di cui accontentarsi” concluse con la voce rotta
“sono piena di inviti, non ne ho mai avuti così tanti...
mi ha spiegato che è colpa del mio 'fascino vampiresco'...”
Caroline rise in maniera distorta come se stesse per mettersi a
piangere “li attiro come mosche al miele... e il bello è
che non me ne frega niente! Io vorrei solo qualcuno... che mi amasse
che si prendesse cura di me... come fa Stefan.” Caroline la
guardò e quando si accorse dei suoi occhi lucidi, si
interruppe. “Potrei mai stare con qualcuno che passa tutto il
suo tempo a rimuginare sulla ex...” Caroline si morse un labbro
con forza “scusa, ho lezione...”
“Caro....”
La ragazza le fece un
cenno di diniego e si allontanò mentre Elena sbuffava e
borbottava fra se. Per la frustrazione, sbatté l'armadietto
personale tre o quattro volte e alla quinta, quando l'anta metallica
tornò indietro, Elena trasalì. “La dovete
smettere di presentarvi all'improvviso!” esclamò
chiudendola con decisione. “Non sei un po' grande per il
liceo?”
Damon sbuffò e
sollevò le spalle “hai ragione, dovrei fare un salto al
college. Lì fanno sempre un sacco di sesso!” ridacchiò
e alzò le sopracciglia velocemente, sarcastico.
“Non impicciarti
delle conversazioni altrui e lascia in pace Caroline!” esclamò
furibonda “hai deciso di renderle...”
“Sh sh sh!”
sibilò fra i denti, annoiato “non sono cose che ti
riguardano. Continua la tua storia d'amore carina e non
spiarmi mai più mentre sono con la mia donna” borbottò
strappandole un'espressione di sincero stupore. “Ti cade la
lingua, tesoro” ridacchiò facendole l'occhiolino.
***
Caroline marciò
decisa verso il campo da ginnastica, l'umore nero e la rabbia che le
esplodeva nel petto. La magia dei costumi le aveva fatto dimenticare
il fattore Katherine – Elena, pensò mentre si
infilava la tuta aderente per la lezione. La sensazione di essere
stata usata per rimpiazzare qualcuno, le provocò un dolore
atroce. Beh, lei non l'aveva forse usato per riempire un vuoto che
sentiva dentro da quando era nata? Erano due disperati, in verità.
E a pensarci bene, era piuttosto deprimente. Caroline ignorò
le parole dell'insegnante e cominciò a correre lungo la pista,
sperando che la stanchezza le togliesse la voglia di pensare.
“Rallenta, stai
correndo un po' troppo veloce!”
Caroline trasalì
e si fermò di colpo, alzando un po' di terra e inciampando nei
suoi stessi piedi.
“Stai bene?”
“Ti manda Elena?
Vuole assicurarsi che non mi stia facendo prendere in giro da Damon?”
domandò seccata e addolorata.
Stefan la guardò
cercando una briciola di razionalità nel suo sguardo ferito.
“Elena è solo in pensiero per te.”
“Non ho bisogno
della vostra preoccupazione. Riesco a rendermi la vita difficile
anche da sola...” mormorò legando i capelli in una coda
di cavallo. “Vorrei solo sapere se posso fidarmi di lui oppure
no.”
“Cosa dice il tuo
istinto?”
“Sta vivendo un
momento critico” mormorò e Stefan sorrise battendole una
spalla. “Vuole portarti davvero a New Orleans?”
“Gliel'ho chiesto
io. Cosa c'è, a New Orleans? Un'altra pazza tormentatrice?”
“No. Una serie di
vampiri incazzati che non vedono l'ora di fargli la pelle”
sogghignò.
“Perché
non stento a crederci?” domandò con finta allegra “penso
sia meglio ritrattare la cosa. Puoi dirglielo tu?”
“Vorrà
delle spiegazioni da te.”
Caroline sorrise furba
“non l'ho mai invitato ad entrare in casa mia!”
***
Di solito, Damon
Salvatore voleva tutto ciò che non riusciva ad ottenere. Ma
non era uno che si stancava delle cose o delle persone, dopo che le
aveva avute. Ci si trastullava il più possibile, le studiava,
le sviscerava e poi giudicava se valeva la pena tenerle con se oppure
no. Poiché Caroline Forbes scivolava via come una saponetta e
non riusciva a scalfirne la superficie – tranne quando era
in preda al delirio del sangue – doveva passare alle armi
pesanti. Quindi suonò decisamente il campanello di
casa Forbes e attese col suo miglior sorriso da figlio di buona donna
in congedo sabbatico. Quando Liz aprì la porta e lo invitò
ad entrare, Damon mise piede sulla prima mattonella con un'enorme
senso di piacere.
“Sei sola?”
“Caroline sta
facendo la diciassettesima doccia della giornata. Sembra sia
diventata un'ossessione, in questi giorni” commentò la
donna invitandolo a sedersi. “Stavo cucinando, provo a fare la
madre.”
“Ti riuscirà,
senza ombra di dubbio” commentò e si concentrò
sulla stanza da cui provenivano dei discreti rumori. Radio di
sottofondo, acqua che gocciolava, un asciugamano strofinato sulla
pelle pulita. Damon prese un respiro pensando di percepirne il
profumo. Caroline aveva un buon odore. Quando impazziva per il
sangue, la sua essenza cambiava e si faceva più dolce. Damon
scoprì di essere eccitato e accavallò una gamba
sull'altra, nel modo tipico degli uomini.
“Resti a cena e
fai da cavia?” propose la donna poliziotto distraendolo dal suo
ascolto. “Informo Caroline che ci sono ospiti.”
“Va bene”
mormorò e pensò al faccino della Forbes quando le
avrebbe detto che era seduto nel suo salotto.
***
Caroline era
ossessionata dall'odore del sangue. Lo sentiva ovunque e aveva paura
che lo sentissero anche su di lei. Continuava a fare docce su docce e
a lavarsi i denti per paura che il suo alito sapesse di sangue. Liz
aveva deciso di provare a fare la madre dopo diciotto anni di
assenza. Stava persino cucinando. Le aveva imposto la sua presenza
nel momento in cui avrebbe più voluto restare sola. Inoltre
c'era il pericolo che Katherine l'aggredisse coinvolgendo sua madre.
Aveva provato a farla uscire con una scusa, ma non c'era stato verso.
Aspetta un po'. Caroline abbassò le braccia e si guardò
allo specchio. I capelli si erano arricciolati di nuovo. Perché
Damon non può entrare in casa senza invito e quella stronza
sì? Caroline strappò una sopracciglia
inopportuna e pulì le pinzette sotto l'acqua corrente. Forse
Liz l'aveva scambiata per Elena e l'aveva fatta entrare...
“Tesoro...”
“Cosa c'è?”
domandò un po' seccata “non ho finito!”
“Ci sono ospiti a
cena” l'avvertì “sbrigati, per favore.”
Perfetto!, pensò
sbuffando come un mantice. Si acconciò e si vestì e
quando emerse nel salotto e Damon la guardò, Caroline sbiancò.
Le fece un vago cenno di saluto, poi si rimise a parlare con Liz.
“Non posso
restare a cena, devo vedermi con Matt” inventò di sana
pianta. “Dobbiamo discutere di una cosa importante.”
“Damon mi stava
chiedendo il tuo aiuto come organizzatrice di eventi.”
“Elena è
molto più brava di me” rispose senza guardarli.
“Stefan ed io
vogliamo dare una festa e pensavamo di chiedere alle migliori di
Mystic Falls.”
“Ci penserò.”
“Elena è
d'accordo.”
“Non ne avevo
dubbi” rispose Caroline seccata “scusatemi... ma ho un
film in programma e non voglio arrivare tardi” alterò la
sua versione e quando se ne accorse, si morse le labbra.
“Cosa vai a
vedere?”
Caroline lo trafisse
con un'occhiata “non ricordo la trama, ma è pieno di
zombie!”
Damon la guardò
e sorrise solo con gli occhi. Il suo piccolo inganno era stato
scoperto.
“Pensavo uscissi
con Matt” replicò la madre.
“Certo. Andiamo
al cinema insieme” rispose guardando Liz negli occhi. “Torno
piuttosto tardi.”
“Va bene”
mormorò la donna ammaliata.
“Non ti vergogni
a soggiogare la tua stessa madre?”
“Non ti imbarazza
venire qui?!” esclamò la ragazza infilando le chiavi
nella borsetta. “Che cosa vuoi?”
Damon scrollò le
spalle e non rispose. Si alzò dal tavolo e uscì in
strada spingendola fuori.
“Ti diverte fa
arrabbiare Katherine?” domandò frustrata “ha
minacciato Matt, mia madre e tu continui a girarmi intorno!”
Damon fece un passo
avanti e Caroline uno indietro fino ad appoggiarsi alla colonna
dell'ingresso. Da qualsiasi parte si muovesse, se lo ritrovava sempre
davanti. Con uno scatto felino, scomparve per la strada. Damon
socchiuse gli occhi, arricciò le labbra e si schiarì la
voce. Ok. Se voleva giocare, l'avrebbe inseguita per tutta la
città.
***
Quattro ore dopo,
Caroline si fermò. Era stanca morta. L'aveva inseguita in
tutti i locali, parchi e parcheggi di Mystic Falls. “Tregua”
disse quando lo vide apparire con una folata di vento. Ansimò
e sentì la bocca secca. “Non ti arrendi, eh?”
“Mai”
rispose e si sedette sul prato tirando indietro la testa. C'era una
bella luna anche quella sera. Stava calando.
Caroline si accovacciò
a sua volta e scostò i capelli dal viso. “D'accordo. Che
cosa vuoi da me?”
“Capirti”
rispose e si sdraiò a terra, sull'erba umida del monte più
alto della cittadina.
Damon Salvatore si
prendeva la briga di conoscere qualcuno che non fosse Elena?
“Perchè?” domandò sospettosa “per
usarlo contro di me?”
“Smettila”
mormorò con gli occhi chiusi “hai una scarsa autostima e
pensi che tutto il mondo ce l'abbia con te...”
“Non penso che il
mondo ce l'abbia con me” sussurrò col broncio “diciamo
che se qualcosa può andarmi male, lo fa...”
Damon la guardò
di traverso. “Non è colpa tua se Katherine ti ha
ucciso.”
“Lo so”
rispose e lo guardò negli occhi “fa tutto parte di un
piano.”
“Brava, basta
capire quale.” Le prese la mano e se la portò alle
labbra. “Sei la prima donna che mi abbia destato il mio
interesse dopo centoquarantacinque anni” disse all'improvviso
ammutolendola. “Voglio solo sapere qualcosa di più.”
Caroline ritirò
la mano e si rimise in piedi. “Ci tengo alla privacy”
mormorò “per favore, non seguirmi più, non
cercarmi, non presentarti a casa mia.”
“Posso pensarti o
mi è proibito?”
Caroline si chiese
quante volte avrebbe voluto sentire quella parole da un ragazzo. Si
umettò le labbra e ingoiò. Fa la stronza.
“Senti...” cominciò tenendo ferma la voce. “Non
ho bisogno di qualcuno che mi tenga la manina. Voglio solo godermela
il più possibile...”
Damon la guardò,
incassando le parole crude e menzognere della ragazza. Un'ombra di
sorriso apparve sul volto ma fu veloce a reprimerlo.
“Non intendo
passare il resto della mia vita rimpiangendo il passato e chi mi ha
ferito.”
“Mi pare giusto.”
“Non riesco a
capire perché le dai tutto questo potere!”
Lo sguardo del vampiro
si fece vitreo. “Non continuare su un campo che non puoi...”
Caroline si abbassò
su di lui “cosa c'è da capire? Ti ha usato, ti ha
ingannato e ti ha spezzato il cuore. Chiusura. Si va avanti!”
“Sono andato
avanti.”
“Ti sei
trascinato da una donna all'altra e non ti sei mai più
innamorato. Hai passato la vita a cercarla e quando l'hai trovata,
hai scoperto che ha sempre preferito Stefan a te!” Caroline
pensò di aver esagerato nel momento in cui lo vide stringere
le labbra in una sottilissima riga bianca. Fa la stronza. “Non
voglio essere l'ennesima a scaldarti il letto. Non ho alcuna voglia
di essere scambiata per lei nel tuo delirio sessuale!” Erano
parole grosse, ma ormai la diga era rotta e poteva solo andare
avanti.
“Ok!”
esclamò sorridendo all'improvviso “non scaldarti,
principessa, ti vengono le rughe!”
Caroline lo guardò
rimettersi in piedi con un balzo e fece un passo indietro. “Come
fa ad essere più potente di te?”
“Tanti secoli e
tanto sangue umano!” spiegò spazzolando il fondoschiena
con una mano ed eliminando l'erba attaccata ai jeans. “Femmina
ingrata, dovevo lasciarti morire di fame” esclamò con
finta indignazione. Le rivolse un sorriso radioso ma a Caroline
sembrò costruito.
“La bellezza
dell'essere morti...” sussurrò alterando una frase che
le era rimasta impressa “è che non siamo costretti a
provare sentimenti...”
“Tanto vale
essere morti davvero, allora” rispose e le fece un cenno di
saluto. “Buona caccia!”
Caroline lo osservò
allontanarsi fischiettando e restò sul monte finché non
svanì. Si accovacciò sulle gambe e osservò la
luna alta nel cielo. Di nuovo, aveva quella sensazione di aver fatto
una cazzata.
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Capitolo 11 *** La cosa carina ***
Ciccipingu!
Da quanto tempo!!! Bentrovata!
Lolaventimiglia:
manda link del filmato!!! Non penso che Caroline abbia paura di
essere usata, ma solo della vendetta di Katherine.... oltre ad essere
un'insicura cronica!
Tanto
vale essere morti davvero.
Caroline spense la tv,
si accucciò sopra le coperte e tirò le gambe al petto.
Perché non c'era un manuale che ti spiegava come trattare i
ragazzi e i vampiri in particolare? Cincischiò col telecomando
e lo posò sulla scrivania, udendo i passi della madre appena
rientrata dal turno di lavoro. Caroline restò indecisa per
qualche momento, poi scese le scale che la portavano al piano
inferiore, trovando Liz in cucina intenta a cenare. “Mamma...”
Liz la guardò
con aria stanca. Indossava ancora l'uniforme della polizia. “Ti
sei divertita con Matt?”
“Ci siamo
lasciati” borbottò facendole alzare gli occhi dal
piatto. “Per colpa mia.”
L'enorme novità
di avere sua figlia seduta allo stesso tavolo con lei, intenzionata a
parlarle a cuore aperto, la stupì talmente tanto che Liz posò
la forchetta e le dedicò la sua completa attenzione.
“Centra un'altra
persona...”
La donna annuì e
la fissò. Sua figlia diventava ogni giorno più bella.
Era normale che avesse qualche ragazzo che le girava intorno. O
mio dio... “Sei incinta?”
“No!”
esclamò indignata “non sono venuta per parlarti di
questo!”
“Uff...”
soffiò bevendo un sorso d'acqua “di cosa volevi
parlarmi?”
Caroline si schiarì
la voce, ingoiò il labbro inferiore e si mosse a disagio sulla
sedia. “Questo ragazzo... lui...” Caroline soffiò
fra i denti, poi assunse un'aria sconsolata “lui ci prova ad
essere carino con me, ma non ci riesce... o meglio, ci riesce ma io
lo tengo a distanza e non so per quanto tempo continuare a tenerlo
sulla corda prima che si stanchi di me...” sbuffò
chiudendo gli occhi. “Hai capito qualcosa di quello che ho
detto?”
“Cosa vuol dire
che 'prova ad essere carino con te'?”
“E' uno stronzo”
affermò con voce decisa “un tipo alla Damon
Salvatore...” buttò lì maligna, osservando la sua
reazione.
“Damon è
un bravissimo ragazzo” rispose di rimando “una persona di
cui ti puoi fidare.”
A si?, pensò
dondolando una gamba sotto il tavolo. “Beh, le apparenze
ingannano...”
“Questo ragazzo
sa cosa provi per lui?”
Caroline assunse
un'aria infastidita “non è importante che lo sappia!”
“O santo cielo,
Caroline!” la riprese scuotendo la testa “non
sbilanciarsi non vuol dire non mandare dei segnali!”
“Devo mandargli
dei segnali?”
“I tuoi dubbi
sono anche i suoi. Gli uomini e le donne, nelle faccende di cuore,
sono uguali.”
Caroline sogghignò
“non credo che lui....” la voce si affievolì e
Caroline fissò il vuoto scuotendo un po' la testa. Aveva avuto
tante dimostrazioni che era piuttosto vulnerabile nel lato affettivo.
Le aveva detto... “forse hai ragione...” borbottò
posando i palmi delle mani sul tavolo.
“Dove hai preso
quell'anello?”
“Una paccottiglia
di Accessorize” rispose in fretta “vado a dormire”.
Caroline si chinò e le diede un bacio sulla guancia. Un gesto
che la stupì più della chiacchierata appena avuta.
***
Caroline scivolò
di soppiatto fino all'entrata, poi si rese conto che non poteva
ingannare due vampiri nella loro stessa abitazione. Bussò con
decisione e quando Stefan le aprì, provò un po' di
delusione.
“Una visita a
quest'ora?”
Caroline lo guardò
speranzosa e con un gesto galante, la fece accomodare all'interno. La
ragazza dondolò sulle gambe ascoltando la musica che proveniva
dal salotto. “Ci da dentro...”
“Quando uno ha il
cuore spezzato...” mormorò indicandole la stanza con un
cenno del capo “sono stanco di mettere a posto il vostro
casino. Se litigate...”
“Non sono qui per
litigare.”
“Almeno la
smetterà di azzannare quel pianoforte...” ridacchiò
e svanì per le scale.
Caroline occhieggiò
il salotto. Era bravo a suonare il violino e anche il pianoforte, si
disse sedendosi sul bordo del divano. Non negava di trovare bello
Damon Salvatore, ma ora aveva una luce diversa sul volto. Era privo
di qualsiasi espressione. Si sentì un po' colpevole.
Damon smise di suonare
e la guardò. “Sei sul mio territorio” l'avvisò
“chi ti ha dato il permesso di entrare?”
“Stefan.”
Puntellò le mani sul divano e si alzò “ok, tolgo
il disturbo...”
“Perchè?”
La ragazza lo fissò
battendo le palpebre. Provò a dire qualcosa ma non le venne in
mente nulla. Sedette di nuovo sul bordo e restò a guardalo.
Damon cambiò lo
spartito e si scrocchiò le dita ricominciando a suonare. Dopo
qualche nota, la guardò. Scivolò lungo il corpo, si
fermò al viso. “Parla.”
“Vieni a New
Orleans con me?” domandò, tutto d'un fiato.
Damon si voltò
con un unico gesto, posò le mani sulle ginocchia piegate e
inclinò la testa “ascolta, principessa: non ho tempo per
le tragedie adolescenziali” disse alzandosi con un saltello. Si
avvicinò a Caroline e la rimise in piedi “ora te ne
torni a casa...”
Caroline si divincolò
e si piantò sulle gambe, a disagio. Damon sbuffò
annoiato e le mostrò tutto il suo fastidio.
Non le veniva in mente
nulla. In preda ad un impulso, gli allacciò le braccia alla
vita e chiuse gli occhi poggiando la testa sul torace.
“Cos'è
questo?!”
“Il mio modo di
scusarmi” mormorò imbarazzata sollevando il capo.
Disprezzo, rabbia e dolore. Eccoli lì, si potevano contare
uno ad uno.
“Dovrai fare
molto meglio di così” borbottò. “Tu sei
pericolosa.”
Lei, pericolosa?!
“Non posso
lasciarti a piede libero.”
Di nuovo, Caroline non
capì nulla e quando la strinse a sua volta, si spaventò.
Quel pazzoide voleva rinchiuderla di nuovo nelle segrete?!
“Calma...”
sussurrò e l'accarezzò lungo la schiena “verrò
al Mardi Gras...”
“E in cambio cosa
vuoi?”
Damon sorrise così
apertamente che Caroline avvampò d'imbarazzo fino alle dita
dei piedi.
“Una cosa carina”
ridacchiò e la lasciò andare, avvicinandosi al
pianoforte. Sedette con un sospiro prolungato e comico. Damon si
accorse di avere l'animo più leggero. Tale era il potere delle
decisioni di Caroline Forbes? Stava esponendo il suo cuore ad
un'altra Katherine? Le sue dita corsero sui tasti bianchi e neri.
“Qui a Mystic Falls piacciono tanto, le cose carine...”
Caroline sedette di
nuovo sul divano. Le tremavano le gambe e per un momento aveva
pensato che Damon le stesse chiedendo...“ a te no...”
“No”
rispose voltando il capo verso di lei. “Neppure a te.”
Caroline infilò
le mani sotto le cosce, piegò la schiena, osservò il
salotto “non so bene cosa voglio o cosa mi piace...”
“Vedi? Sei
pericolosa” mormorò e suonò un breve accordo.
“Cosa dice il tuo istinto?”
L'istinto le diceva di
morderlo e baciarlo. Caroline lo guardò e non trovò il
coraggio di muoversi.
Un battito di ciglia e
lo ritrovò quasi inginocchiato ai suoi piedi “non
pensarci, rispondimi” mormorò accarezzandole il viso “la
prima cosa che ti viene in mente.”
“M-mordimi.”
Il vampiro aggrottò
la fronte. Tutto il suo viso esprimeva dubbio e perplessità.
“Perchè?”
Caroline si umettò
le labbra, arrossì e senza rendersene conto abbassò la
testa. Damon le prese il viso fra le mani e la costrinse a guardarlo
“perchè?”
La sua voce era un
mormorio lontano. Persa nel proprio piacere, l'unico testimone della
sua eccitazione era il respiro affrettato.
Lasciati
andare, sarà tutto più facile.
Caroline piegò
il collo, guardando fisso un punto oltre la sua spalla. Damon scoprì
i denti e l'azzannò, facendola gemere di dolore. Caroline gli
si aggrappò addosso. Il peso del corpo la tirava verso il
basso. Damon la circondò con un braccio mentre le sorreggeva
il collo con la mano.
Il piacere era così
forte che le lacrime colarono ai lati del viso. Con uno strattone
violento le lacerò la maglietta e parte del reggiseno.
Caroline trattenne il fiato sentendosi sempre più debole e in
balia del vampiro su di lei. Poteva fare tutto quello che voleva. Non
le importava. Non l'avrebbe fermato. Quando la sua mano scivolò
lungo il fianco, Caroline inarcò la schiena. Damon si staccò
con un gemito – aveva smesso di bere, non poteva
prosciugarla ma Caroline voleva essere presa e non poteva farlo
diversamente – e cominciò a baciarla, facendole
sentire il sapore del suo sangue. Caroline lo divorò. Non
riusciva a frenarsi. Lo aggredì mordendogli la lingua e le
labbra e quando Damon si staccò con uno strattone e la spinse
sul divano, giacque immobile tremando come una foglia. Caroline esitò
solo un istante, quando una corrente fredda le soffiò sulle
spalle ma quando Damon le fu sopra, il calore che emanava le fece
perdere il controllo. Fu riportata a terra dal solito pensiero
molesto. “No... non posso...” biascicò cercando di
allontanarlo.
Damon si liberò
della sua stretta e la ignorò. Eliminò tutto lo strato
superiore e di fronte quella bellezza restò in contemplazione.
Sorvolò la pelle lattea con i polpastrelli, soffermandosi
sull'ombelico. Caroline ci provò a tornare lucida. Ma non ci
riusciva se la toccava in quel modo. Ritentò. “Katherine
mi ucciderà...” bisbigliò. Come faceva a
scappare, adesso? Tentò di allontanarlo. Ottenne solamente di
tirarselo più addosso.
Damon la intrappolò
perché la smettesse di fuggire. Che centrava Katherine in quel
momento? Due era il numero giusto. E tanto per farla impazzire,
scivolò lungo il ventre beandosi delle implorazioni e dei
gridolini che le sfuggivano dalle labbra, si soffermò
all'interno della coscia e la morse. Caroline si contorse su se
stessa quasi urlando. Smise di pensare alle torture che le avrebbe
inflitto Katherine. L'avrebbe uccisa sì, ma sarebbe morta
felice.
***
Damon Salvatore non era
carino come il fratello Stefan. Era carino in un maniera
diversa. Caroline si strusciò contro di lui, uscendo dal
dormiveglia. Il salotto era invaso dal sole. Si era addormentata? Lo
sentì accarezzarle i capelli. Sentiva il cuore battere calmo
ed ipnotizzante. Grattò il tessuto della maglietta sotto le
unghie, Damon la baciò sulla fronte.
“Buongiorno...”
“Ciao...”
bisbigliò e si stropicciò gli occhi. “Che ore
sono?”
“Dall'inclinazione
del sole, direi le otto passate...”
“Oddio, devo
andare a scuola!” esclamò frastornata alzandosi e
ripiombando al suo posto quando la fermò.
“E' sabato.”
Che bella notizia,
pensò e nascose la faccia contro la sua spalla. “Ok...”
“Hai sempre
quest'energia, la mattina?”
“E' la
disperazione di una nota di ritardo che mi fa mettere la sveglia due
ore prima...” bisbigliò. “Quante volte hai fatto
il liceo?”
“Non sono come
Stefan. Quello che voglio sapere lo apprendo da me” borbottò
e chiuse gli occhi. “Ha la mania di integrarsi...”
“Tutto il
contrario di te.”
“Già.”
Caroline smise di
parlare e cercò una posizione più comoda. “Perchè
ti sei fermato?”
Per dimostrarle
qualcosa che non sapeva spiegarsi, pensò guardando gli occhi
verde scuro della sua 'ragazza'. “Vuoi che continui?”
Caroline annuì e
lo baciò. Sapeva ancora di sangue.
“Dimmi cosa
vuoi...”
“Da te o dalla
vita?”
“Le domande
retoriche..” rispose con un sogghigno. “Devi lasciati
andare, Forbes.”
“Ok...”
sussurrò e si puntellò sul gomito per non pesargli
addosso. “Qualcuno l'ha mai detto a te?”
“No. Io non ho
freni” mormorò e la tirò verso di se “so
esattamente cosa voglio. Chi voglio” concluse percependo il
batticuore di Caroline. “Devi smetterla di ascoltare gli
altri...”
“Anche te?”
“No, a me devi
dare ascolto” ridacchiò sorridente “c'è
della verità nella mie sconsiderate ed ironiche parole...”
accompagnò la frase da un leggero bacio.
Caroline lo strinse, un
po' annebbiata. “Tipo quel 'mi piaci'?”
“Tipo.”
“Anche tu mi
piaci” bisbigliò “visto? Niente tragedie
adolescenziali.”
“Bene...”
sussurrò e la rovesciò da un lato accarezzandola
“quella storia del continuare mi intrigava...”
“Spiegami come
fai ad avere un'erezione se sei morto.”
La frase lo fece
scoppiare a ridere dopo un istante di incredulità. Era
contagioso e Caroline cominciò a ridere a sua volta.
Qualcuno s'è
svegliato bene, pensò scendendo le scale con attenzione.
Stefan si affacciò discretamente, si schiarì la voce e
si meravigliò di trovare Caroline ancora lì. Allora era
una cosa seria.
“Questa... questa
la devi sentire...” sghignazzò non riuscendo a smettere
di ridere. “Ripetila...”
“Sta zitto...”
bisbigliò rossa, colpendolo su un braccio “ho
semplicemente chiesto come sia possibile che il… cuore batta
anche se siamo morti!”
“Il cuore!”
esplose con lo stomaco contratto dalle risate.
“Finiscila! Mi
stai mettendo in imbarazzo!”
Era tanto che Stefan
non lo udiva ridere in quel modo. Per una volta non era sprezzante o
ironico.
“Oh, io me ne
vado!” esclamò Caroline imbarazzata e sorridente “te
la faccio pagare, Salvatore!”
“Ti vengo a
prendere alle sei. Puntuale, Forbes o me ne vado a New Orleans da
solo!”
Di tutta risposta
Caroline gli fece una linguaccia, imboccò la porta e sparì
dopo un saluto veloce al fratello silenzioso.
“Che tipa...”
lo sentì ridacchiare mentre scrocchiava la schiena “che
hai da guardare?”
"E il caro vecchio
calzino sulla porta?”
Damon respirò
profondamente prima di rispondere “da quando casa nostra è
diventata un porto di mare?!” esclamò saltando in piedi.
“Devo prendere un attico per conto mio!”
“Non ci sono
attici a Mystic Falls.”
“Allora mi
trasferisco a New York!” ribatté girando su se stesso.
"Sbaglio...”
“Sbagli!”
“... o vedo un
certo interesse per la Forbes?”
Damon si fermò,
lo guardò per un istante e poi si dileguò per le scale.
“Sbagli!”
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Capitolo 12 *** Voodoo ***
Lola:
visto il video, è carinissimo!!! Per quanto riguarda Caroline
e Liz, avevo già scritto la scena prima di vedere la puntata
(così come avevo già sfruttato l'idea di un pozzo -
trappola con verbena annessa... vabbè!)
Doralice.
Con te non ci parlo. Non lo dovevi scrivere quel capitolo, sigh
sob... :D
Ciccipingu:
Succederanno un socco di cose a New Orleans e avranno un bel peso
sulla coppia. Personaggi nuovi in arrivo!
Ps:
capitolo HOT!
Dario
di Caroline Forbes
Prima
Giornata
Che
diavolo mi è saltato in testa di proporre davvero il
Mardi Gras a Damon Salvatore?! La gente è fuori di testa,
l'unico che sembrava in grado di articolare una frase di senso
compiuto è stato l'albergatore quando ci siamo fermati a
prendere una stanza. Sembra sia impossibile trovare un buco in cui
dormire. Non intendo sprecare un solo minuto, ma devastarmi non vuol
dire rinunciare alla doccia mattutina. E come ha fatto notare quel
malato, potrebbe sempre servire un luogo raccolto dove portare
le vittime. Gli ho dato un'occhiataccia, si è messo a ridere.
Per ora nessuna traccia di vampiri assettati di vendetta...
Caroline chiuse il
diario di scatto sentendosi spiata. Damon ridacchiò sopra la
sua testa “non t'è passata l'abitudine, eh?!”
“Mai. Cosa
indosserai?”
“L'antico
gentiluomo o il maniaco pervertito?” domandò alzando dei
diversi capi d'abbigliamento.
Caroline lo guardò
maliziosa. “L'antico gentiluomo pervertito?” propose
facendogli girare la testa. “Adatto a te!”
“Non provocare,
Forbes” ridacchiò e rimise gli abiti sulle stampelle “ti
stai divertendo?”
Caroline annuì.
Come faceva a non sentire tutta quella tensione nell'aria? Le
toglieva il respiro. Posò la penna e lo vide affacciato
alla finestra ad osservare lo stato della festa. Con un po' di
batticuore si spogliò dei jeans e della maglietta e restò
solo in reggiseno di lustrini e slip coordinati. Strappò il
boa di struzzo viola dall'anta dell'armadio semiaperta e infilò
i tacchi alti e argentati.
“Che ne pensi?”
domandò sentendo il cuore esplodere.
“Non ora. C'è
un tipo che sta... ahahah, non avevo ancora visto un culturista di
colore con un...” Damon ritirò la testa dalla finestra
con un dubbio. Quel tono era un po' troppo caldo. “Molto
sexy...” mormorò osservandola da capo a piedi. Si mise
comodo ad osservarla, braccia incrociate e sorriso malizioso sul
volto.
“Che sta facendo
quel tipo?” domandò avvicinandosi un po' alla volta
“Tu che stai
facendo?”
“Provo a
sedurti...” bisbigliò alzando la testa verso di lui. “Ci
sto riuscendo?”
“Caroline, siamo
soli e c'è un letto a nostra completa disposizione per le
prossime notti...” mormorò solleticandola lungo il
collo.
“Pensavo di
usarlo...” le mancava l'aria sebbene la finestra fosse aperta e
il frastuono della festa invadesse la stanza. “Con te...”
“Ottima scelta.
Conosco il tipo, è un bravo ragazzo.”
“Mi posso
fidare?”
“Assolutamente.”
Seconda
Giornata
O
mio dio! Questi fanno sul serio! Non ho mai visto nessuno
divertirsela così tanto! Le donne sono vestite da uomini, gli
uomini fanno il verso alle attrici degli anni Cinquanta, un tipo con
un perizoma argentato e delle bizzarre piume su un copricapo mi ha
costretto a ballare con lui e tutti i suoi amici. E nessuno di
loro era gay! E' stato veramente imbarazzante! Ho perso il
capello e indosso solo il reggiseno nero con i lustrini sotto il
gilet da uomo (non ho la più pallida idea di dove sia finita
la mia camicia). No comment sulle battute di Damon in merito. Ps: mi
ha mandato in bianco. PERCHE'?!!
Terza
Giornata
Naaa!
E' divertentissimo! Perché non sono stata qui prima d'ora?!!
Viva New Orleans, viva il Mardi Gras!!!! :D
Ps: ma che diavolo
ha?! I ragazzi non dovrebbero essere ansiosi di strapparti i
vestiti?!
[...]
Porca
trota! Il voodoo esiste!
***
Il quartiere creolo era
l'unico posto in cui Damon non avrebbe voluto mettere piede, ma
quando la combriccola di festeggiamenti si era spostata e Caroline
gli era andata dietro, presa dalla frenesia della festa, Damon non
aveva potuto far altro che sperimentare ancora una volta cosa voleva
dire cadere preda del delirio del sangue. Lui c'era già
passato una volta e sembrava fosse il turno di Caroline. Era una di
quelle cose che ti cambiava davvero la visione del mondo.
Damon aveva pensato bene di avvertirla di starsene buona e non
lasciarsi troppo andare, durante la cerimonia in cui erano incappati
all'improvviso, ma Caroline sembrava stregata e aveva fatto solo un
vago cenno con la testa.
//
“Non dire niente
e non spaventarti...” sussurrò nel suo orecchio. Erano
seminascosti da una parete. Damon, dietro di lei, la tratteneva per
la vita. Caroline si era sentita spaesata e aveva accettato la sua
'protezione'. Incuriosita da qualcosa che aveva solo visto nei film e
che nella realtà era molto più cruda, più di una
volta aveva distolto lo sguardo nascondendosi contro il suo
accompagnatore.
“Hai paura?”
“Non è
paura...” aveva bisbigliato stranamente attratta dalla
cerimonia e allo stesso tempo intimorita.
“Vuoi andare
via?”
Caroline aveva scosso
la testa, tornando a guardare la scena. Aveva le dita bianche mentre
gli artigliava i vestiti. “E' quasi eccitante...”
Damon aveva sollevato
le braccia per stringerla di più. Caroline gli si era
rifugiata contro, continuando a fissare la cerimonia che entrava nel
vivo. L'aveva baciata sul collo strappandole un gemito che si era
affrettata a sopprimere per non farsi scoprire. Ma non sembrava che
fossero interessati alla loro presenza. Caroline sentiva
l'eccitazione pulsare mentre le sfiorava la pelle con la lingua. Lo
voleva subito, in quell'istante. Spinse il bacino contro il suo. Era
eccitato. Lo fece di nuovo, lo sentì mugolare di piacere. Gli
prese le mani e le portò sul seno, le sue dita si insinuarono
sotto il tessuto e strinsero la pelle morbida e calda. Caroline lo
sentì prendere un respiro ed espose di più il collo
lasciandosi mordere. Il suo gemito di dolore misto a piacere si
infranse contro il palmo della mano che le premette contro la bocca.
Gli leccò le dita e le mordicchiò. Le stava respirando
contro l'orecchio. Era al limite, come lei. “Prendimi...”
sussurrò gettando la testa all'indietro.
Quel verbo aveva una
bellezza disarmante. Come il suo gesto di slacciare il primo bottone
dei pantaloni. Damon lasciò che conducesse la sua mano oltre
il tessuto, oltre le mutandine, dove la sua essenza era dolce e
liquida. La accarezzò lentamente e poi affondò.
Caroline si contrasse con un gemito roco e lo morse sul bicipite.
“Ancora...”
Altra parola
bellissima, pensò stringendola contro di se. “Andiamo
via...”
Caroline udiva solo i
tamburi, le parole della sacerdotessa voodoo e le grida dei
partecipanti. Quando la Mambo sgozzò il solito galletto
rituale e il sangue spruzzò sull'invasato che giaceva a terra,
in preda alle convulsioni dovute a qualche sostanza – ma
forse era solo suggestione - Caroline voltò la testa verso
di loro. Doveva bere quel sangue. Leccarlo fino all'ultima goccia! La
festa le vibrava dentro e le stimolava i lati più nascosti. La
stessa presenza di Damon la spingeva a fare cose che non aveva mai
fatto.
Damon non l'aveva
trattenuta, perversamente curioso di vedere cosa sarebbe successo –
finalmente! La vera Caroline liberata dalle inibizioni! - ma
quando aveva affondato i denti nell'invasato e si era quasi spogliata
dei pochi abiti che indossava, Damon aveva sentito l'eccitazione
salire ad un livello che non pensava di possedere. E quando
l'invasato - miracolosamente tornato in se, il figlio di puttana!
- aveva provato a scoparla di fronte a tutti, si era leggermente
incazzato. Gli aveva ringhiato contro, trasformato, provocando una
serie di imprecazioni e urla in una lingua sconosciuta. Aveva tirato
su Caroline a forza dal corpo del meticcio e l'aveva portata via,
rimediando qualche maledizione che gli faceva tutt'altro che piacere.
Caroline era in preda alla frenesia del sangue e non si era accorta
di nulla. Drogata dal sangue dell'uomo, del galletto, dalla
situazione e dagli adepti che ballavano freneticamente attorno a
loro, aveva raggiunto un livello di incoscienza tale da annullare
tutti i pensieri e lasciare attivi solo gli istinti primari. Nutrirsi
e accoppiarsi.
Il resto era fuffa.
Il resto era Damon
Salvatore che cercava di non stuprarla nel vicolo buio in cui si
erano fermati. “Ti sei sfogata abbastanza delle frustrazioni di
una vita. Adesso torniamo...”
Caroline l'aveva morso
sul collo lappando il sangue che usciva, infilando al contempo le
mani ovunque. Damon aveva sentito la propria volontà ridursi
all'osso. Perché fermarsi? In preda alla lussuria l'aveva
azzannata e aveva lasciato colare il sangue lungo l'incavo dei seni,
fino all'ombelico. Le aveva lacerato il reggiseno, intenzionato a
possederla in quell'istante. Caroline aveva reagito con un gemito che
l'aveva eccitato fino alla punta dei capelli. Gli aveva strappato via
la cintura schioccandola contro il muro. Damon l'aveva quasi denudata
del tutto quando si era accorto delle presenze attorno a loro.
“Cosa ci fai qui,
Damon Salvatore?”
“Ho un po' da
fare, ti dispiace?!” esclamò scrollando Caroline per
farla uscire dalla sua estasi. Quello era un fottuto casino!
“Non ti avevamo
detto di non mettere più piede a New Orleans?”
“Ma c'è il
Mardi Gras, non potevo perderlo!” ribatté sarcastico.
La vampira emerse
dall'ombra e guardò Caroline con una sorta di tenerezza “è
in frenesia o sbaglio?”
“Sai quando uno è
novizio...” ridacchiò a denti stretti. “Come va,
Eileen?”
Lo schiaffo arrivò
secco e rumoroso. Caroline si riprese leggermente, si staccò
da Damon e barcollò porgendole la mano. “Ciaoooo che
figata di festa, eh?!” biascicò con un sorriso ubriaco
“tanto tanto piacere!”
“La tua amica è
andata” sbottò la vampira continuando a dondolare la
mano in quella di Caroline.
“Adoooooooooro
New Orleans! E' bellissima e la gente è feliceeeeeeee”
esclamò girando su se stessa fino a cadere a terra.
“Entusiasta, la
piccola!”
“Basta poco a
renderle felici” borbottò massaggiandosi la guancia “mi
hai fatto mal... urh!” Un secondo ceffone lo ammutolì “e
anche questo credo di essermelo meritato...”
“Meriteresti di
peggio” biascicò la voce alterata di Caroline “tu
e quella puttanella della tua ex! Ops! Ho detto una parolaccia...”
sogghignò e scoppiò a ridere nascondendo la bocca
“Katherine mi ucciderà... un paletto secco nel cuore e
addioooooo mondo!”
La vampira di nome
Eileen la studiò incupita e piuttosto sorpresa “Katherine
è ancora in giro?”
Damon annuì e
massaggiò entrambi i lati della faccia “se la smetti di
colpirmi, ti racconto gli ultimi cinquant'anni.”
“E sia. Tira su
la tua amichetta e seguimi.”
“Jawohl, mein
Fuhrer!”
“E fa poco lo
stronzo, Salvatore!”
***
“Cosa facciamo
con questa qui?”
Caroline era stesa a
terra – non le andava di essere presa in braccio e neppure
di camminare - quindi si era sdraiata a guardare l'altissimo
soffitto del covo dei vampiri di New Orleans. Ora faceva 'ciao 'con
la manina ai vampiri dubbiosi che la scrutavano indecisi.
“New Orleans è
bellissima!!! E la gente è bellissimaaaaa!”
“Ma che ha?!”
“E' drogata di
sangue...” rispose Eileen spingendo Damon a sedere su una
scomodissima sedia settecentesca “chi è?”
“Amica di amici”
rispose evasivo gettandole un'occhiata “è innocua, non
fatele del male...”
La vampira sogghignò
“da quando ti interessi di qualcuno?”
“La gente
cambia!”
“Non tu”
ridacchiò e fece un cenno ai suoi compagni “tiratela su
e gettatela nel pozzo.”
Damon sudò
freddo. Il pozzo lo conosceva bene e non era luogo per Caroline.
L'indomani si sarebbero accorti che c'era qualcosa che non andava in
una vampira che non si inceneriva al sole. “No, Eileen!”
sussurrò spostando il busto verso di lei “non ha mai
fatto del male ad una mosca ed è una vittima di Katherine come
tutti noi.”
La donna sembrò
soppesare la cosa e per un lunghissimo istante lo tenne sulla corda
“va bene, Salvatore. Fa tornare in se la tua amichetta e
sentiamo la storiella strappalacrime della sua trasformazione.”
***
Era come avere i
postumi di una sbornia. Mal di testa, alito pesante e pesantezza
diffusa. Caroline strinse la testa fra le mani mantenendo gli occhi
ben chiusi. “Dove siamo?”
“Lascia perdere.
Come ti senti?”
“Male...”
sussurrò e lo guardò con gli occhi stretti in una
fessura “sono i vampiri che hai fatto incazzare, vero?”
Damon annuì
sentendosi un po' in colpa.
“E' una tua ex?”
“Diciamo di
si...”
Caroline storse la
bocca e sospirò. Ovunque andasse, ce n'era una pronta a
comparire. “E come è finita?”
“Con una fuga
precipitosa in pieno giorno” borbottò con una smorfietta
“ma odia Katherine!”
“Chi non la odia”
sussurrò “abbassa la voce, ti prego.”
“Scusa”
bisbigliò “potete fare fronte comune contro di lei...
sai, la storia della solidarietà femminile...”
“E' una
grandissima stronzata” sbottò e lasciò cadere la
testa sulle braccia piegate. “Le donne odiano le donne e le ex
in particolare...” Caroline torse il collo e lo fissò
arrabbiata “potevo starmene a letto a dormire, al caldo, non in
questa cella puzzolente in tua compagnia! Ti odio, Damon Salvatore!”
esclamò sentendo una fitta alla testa “sia maledetto il
giorno in cui sei tornato a Mystic Falls!”
“E' un pensiero
comune, cara!”
La voce divertita di
Eileen interruppe lo sproloquio che sentiva sulla punta della lingua.
Un momento dopo, il chiavistello girò e la vampira le fece
cenno di uscire dalla cella in cui l'avevano rinchiusi “solo
lei!” l'ammonì quando vide Damon saltare in piedi “pensa
agli ultimi centoquarantacinque anni e pentiti dei tuoi misfatti!”
“Quante secoli ho
a disposizione?!”
|
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Capitolo 13 *** L'onore di un uomo ***
Aggiornamento
veloce prima di fuggire per lidi lontani (uff, maledetta pioggia!)
Buona lettura!
“Coglione...”
“Approvo e
sottoscrivo... dove mi porti?”
“Ci mettiamo
comode e lo lasciamo soffrire un po'. Non può fargli che
bene.”
Eileen era una gran
bella donna dall'apparente età di trenta anni. Capelli e occhi
nerissimi, brillanti, pelle di porcellana. Una francese pura.
Caroline la seguì in silenzio, sentendosi di nuovo fuori
posto. Un'altra vampira dal carattere d'acciaio che sapeva rigirarsi
gli uomini a suo piacimento. Forse era l'upgrade di classe due che le
rendeva così. Strinse le braccia sul seno, rabbrividendo per
una corrente fredda, e quando entrò nella stanza della
vampira, il lusso le tolse il respiro.
“Siediti. Anzi!”
sorrise e le gettò una vestaglia di seta “c'è un
bagno sulla destra, datti una ripulita. Lo stile mattatoio non va più
di moda!”
Caroline si dileguò
nella stanza indicata. Ne riemerse un po' frastornata dieci secondi
dopo “c'è una persona...”
“Miguel
soddisferà ogni tua esigenza” mormorò come se
fosse la cosa più naturale del mondo.
Caroline voltò
su se stessa, fece un sorrisetto di scuse al ragazzo e tornò
nella stanza “posso declinare?”
“Un vero peccato,
Miguel ha il dono di mettere le persone completamente a loro agio.”
Era maliziosa. Caroline
non si chiese in che modo le 'rilassava'. “Un'altra volta,
magari.”
***
Quella donna incarnava
tutto ciò che Caroline avrebbe voluto essere. Colta,
femminile, sofisticata. Si muoveva in armonia con il mondo e ogni
gesto era misurato e controllato. A differenza sua - che se ne stava
a gambe incrociate su una poltrona d'epoca scomodissima –
Eileen era sdraiata languidamente su un triclinio romano in tono con
l'arredamento. Le aveva servito champagne. Caroline non l'aveva mai
assaggiato ed era ubriaca di tutte quelle attenzioni. Oltre che
intimidita. E seccata. Da ubriaca poteva gettarsi fra le braccia di
Damon ricorrendo alla solita vecchia scusa, il mattino dopo.
Accavallò le gambe lasciandole scoperte e posò il
bicchiere quasi vuoto sul tavolino francese accanto a se. Lo
schiavetto personale lo riempì quasi fino all'orlo.
“Come conosci
quel concentrato di egoismo e scarsa diplomazia?” domandò
all'improvviso dopo mezz'ora di chiacchiere futili.
“Mi ha
soggiogata, usata e vampirizzata. Katherine mi ha ucciso mentre avevo
il suo sangue nelle vene.”
Eileen sospirò e
si sdraiò languidamente “bella coppia, fatti per stare
insieme.”
“Non proprio”
si lasciò sfuggire. Eileen la fissò incuriosita e
licenziò lo schiavetto dedicandole la sua intera attenzione.
“Conosco la storia dei fratelli Salvatore. So di come Katherine
li ha usati entrambi per raggiungere i suoi scopi...”
“Katherine vuole
Stefan. Ma vuole anche Damon. A modo suo li ama entrambi ma gli
impedisce di essere felici.”
“State insieme?”
Caroline la guardò
a lungo e scosse la testa lentamente “gli ho solo chiesto di
accompagnarmi al Mardi Gras.”
“E lui ha
accettato. Che cavaliere...” sussurrò girando lentamente
lo champagne nel bicchiere “cara, lasciatelo dire da una che ci
è passata. Damon Salvatore ha sempre il suo tornaconto
personale.”
Caroline annuì e
distolse lo sguardo.
“Non illuderti.
Ti userà e poi ti lascerà.”
“La pensate tutti
nello stesso modo” mormorò tormentando la cintura della
vestaglia. “Dev'essere senz'altro così.”
“A me non
interessa. E' Katherine, il problema.”
“Mi ha già
minacciata di morte.”
Eileen scoppiò
in una risata “e lo stesso ti sei fatta accompagnare a New
Orleans da lui?”
Caroline sollevò
le spalle “l'unico abbastanza pazzo da accettare.”
Con un gesto gentile,
Eileen le fece cenno di avvicinarsi. “Sei molto dolce, diversa
dalle altre... siete già stati a letto?”
Caroline la fissò
stringendo le palpebre “tutti curiosi, eh?!”
“La tua testolina
rimbalzerà per il prato di casa di tua madre, quando Katherine
lo verrà a sapere” ridacchiò “è una
vera strega quando ci si mette!”
“Non racconti
nulla di nuovo...” sussurrò e finì il contenuto
del bicchiere.
“Come sei
riuscita a ingabbiare Damon Salvatore?” gettò lì
incuriosita dalla sua eventuale reazione.
“Non ho mai
voluto farlo. Lo ignoro. Fuggo il più lontano possibile quando
lo vedo. E gli ho negato l'accesso a casa mia” singhiozzò
fissando uno strano vuoto che vorticava di fronte a lei “Mi sa
che sono ubriaca...”
“Lo credo anche
io, cara. Stenditi un poco. Dormi, la notte è quasi finita...”
mormorò e le lasciò spazio sul triclinio.
***
“Te la sei scelta
proprio carina, Salvatore...”
Damon voltò su
se stesso con una piroetta di tacco, ascoltò la porta aprirsi
e si spalancò nel suo sorriso migliore. “Le hai
raccontato tutte le mie malefatte?”
“Perchè
distruggere la tenera visione che ha di te?” ridacchiò
lasciandolo passare “è molto carina, capisco che
Katherine la voglia morta.”
Damon alzò gli
occhi al cielo e sbuffò “possiamo andare via?”
“La tua amica sta
dormendo, facciamoci due chiacchiere” mormorò maliziosa
e lo prese sottobraccio.
“Me le ricordo le
tue chiacchiere...”
“Sei un
birichino, ma te la perdono. Sono di buon umore. Caroline è
talmente carina ed innamorata di te che...” Eileen si
interruppe e osservò l'espressione basita di Damon. “Non
lo sapevi?”
“Sbagli”
rispose contraendo i lineamenti. “Non è amore, il suo.”
“Oh! Io non
sbaglio mai! Non ho vissuto trecentocinquantadue anni per niente!”
esclamò e tirò via dalla mattonella su cui era fermo da
due minuti buoni. “Te la saresti già portata a letto se
non t'interessasse davvero!”
“Cosa ti dice che
non l'abbia già fatto?”
Eileen lo fissò
con una smorfietta “ho la versione di Caterine. Credo più
alle sue parole che alla tua lingua bugiarda.”
“Caroline.”
Eileen sorrise
mostrando tutti i denti. “Fregato!”
***
Caroline riemerse dal
sonno quando un micetto nero le si appollaiò sul petto
togliendole il respiro. “Va via...” sussurrò non
osando muovere un solo muscolo per cacciarlo. Il gatto la guardò
con un ronfare felice e Caroline lo accarezzò pigramente.
Quella donna aveva anche gatto favoloso. Doveva prenderne uno a sua
volta. Le avrebbe donato quell'allure che cercava. “Qui,
Demetrius...”
Caroline aprì
gli occhi udendo una voce profonda poco vicino a lei. Si drizzò
a sedere stringendo automaticamente la vestaglia. L'uomo che teneva
in braccio il gatto nero, era la rappresentazione vivente del sogno
erotico di ogni donna. Alto, portamento regale, due occhi profondi e
neri che sembrano leggere ogni piega della sua anima. Sorrise
affabile, si scusò per averla svegliata e restò a
studiarla incuriosito. “Eileen ha ospiti e non sono stato
avvisato” mormorò prendendole la mano “mi
perdoni.”
“N-non fa nulla”
sussurrò basita. Damon era bello, ma quell'uomo era un gradino
al di sopra della perfezione. “Caroline Forbes...”
“Louis de
Betancourt” disse e ne baciò il dorso guardandola negli
occhi. Caroline pensò di stare per soffocare. Non riusciva più
a respirare per l'attrazione fisica che provava. Era per quello che
avevano bandito il baciamano!
“Cosa l'ha
condotta qui?”
“Non ero in me
quando... il mio accompagnatore...” Caroline sentì le
parole ingarbugliarsi “mi scusi... è stata una notte
intensa...”
“Il nome del suo
accompagnatore?”
La ragazza esitò.
Damon non andava molto d'accordo con quella gente. “Damon
Salvatore.”
Il volto del bellissimo
Louis non tradì alcuna emozione. Le sorrise e si allontanò
di pochi passi. “Cento anni fa, il codardo si sottrasse ad un
duello. Sono ancora qui che aspetto la resa dei conti.”
“Tipico...”
sibilò fra i denti. Demetrius saltò via dalle braccia
del vampiro sgattaiolando dietro qualcosa che aveva attirato la sua
attenzione.
“Perchè si
accompagna ad un individuo del genere, lady Caroline?”
“Le disgrazie
della vita. I brutti voti, il barattolo della Nutella vuoto, le madri
assenti... e Damon Salvatore” sospirò pensando che si
sarebbe cacciata in un mare di guai se gli fosse rimasta accanto un
altro po'. Se frequentarlo voleva dire finire in un covo di vampiri
incazzati o in una cerimonia voodoo come star principale, allora
preferiva tornarsene a casa, raccomandare l'anima a Katherine e
cercare di passare l'eternità sola. In più, pensò
innervosita, voleva i suoi vestiti! Non poteva andarsene in giro
nuda, coperta solo da una vestaglia di seta per quanto sexy fosse!
“Credo abbia la
necessità di vestirsi.”
Le leggeva nel
pensiero? “E' un vero e proprio bisogno” disse e infilò
le mani fra le gambe, un po' mortificata e un po' a disagio “è
troppo chiedere un paio di jeans taglia quaranta e una maglietta?”
***
“Louis de
Betancourt è mio ospite. Te lo ricordi?”
Damon gonfiò una
guancia e soffiò l'aria con una smorfia “sta ancora
aspettando che mi presenti al duello...”
“Hai dato la tua
parola di gentiluomo e non l'hai rispettata.”
“Mi conosci,
Eileen, sono un farabutto e un mariolo” ridacchiò
scrocchiando la schiena “ricordami: pistole a dieci passi o...”
“Spada.
All'ultimo sangue” rispose una voce profonda e nera che lo fece
sibilare di comico dolore. Damon portò le mani dietro la testa
e strofinò i capelli “preferivo la pistola...”
sussurrò e vide Caroline accanto al vampiro. Le rivolse una
lunga occhiata da capo a piedi. La ragazza stringeva di nuovo il
gatto e lo guardava in modo che non le aveva mai visto. “Bel
micetto, si intona ai vestiti.”
“L'alba sta
sorgendo.”
Damon spostò lo
sguardo su Louis e annuì come se gli facesse un favore.
“D'accordo! Spada o pistole?”
“Spada. Ho
migliorato lo stile negli ultimi cento anni.”
“Per quello
preferivo le pistole” borbottò e si avvicinò a
Caroline che lo guardò con le palpebre strette. “Una
sfida come ai vecchi tempi, principessa! Sii felice, potrai vedere il
mio corpo essiccarsi al sole!” le battè una mano sulla
spalla e Caroline lo afferrò e tirò via dal gruppetto.
“Hai intenzione di barare, vero?!”
“Per chi mi hai
preso?”
Caroline gli afferrò
la mano dell'anello e Damon la riabbassò velocemente “sei
impazzita, non devono saperlo!”
“Questo si chiama
barare, a casa mia!”
“Sopravvivenza”
sibilò aggrottando la fronte “Betancourt tira di spada
da quando è nato!”
“Affrontalo da
uomo o rivelerò a tutti il tuo segreto!”
Damon la fissò
negli occhi cercando il motivo di tanta rabbia nei suoi confronti.
“Sono disturbato quando te del cambiamento sulla tabella di
marcia...”
“Idiota!”
sibilò col sangue che ribolliva “va bene, non rivelerò
il tuo segreto ma devi farmi una promessa...”
“Prometto!”
“... e
mantenerla!” sussurrò avvicinandosi “devi
promettermi che quando saremo di nuovo a Mystic Falls, tornerai ad
ignorarmi come hai sempre fatto.”
Damon tirò
indietro la testa come se il campo visivo e uditivo non fosse
adeguato a contenere la sua espressione e la frase infelice.
“Vampiri
centenari irritati e cerimonie voodoo non sono esattamente il mio
ideale di serata! Ho paura e tu...”
“Ricordati di
correre veloce!”
“Non sto
scherzando!” ribatté esasperata “dovunque mi volti
ci sono ex pronte a farmi la pelle...”
“Non sono così
tante! La maggior parte vogliono la mia” scherzò per
allentare la tensione.
Caroline abbassò
le spalle sconsolata. “Non posso stare con te e avere
perennemente paura...” mise a terra il gatto per interrompere
il contatto visivo e quando tornò in posizione eretta, vide
un'espressione diversa sul volto. Talmente diversa da tutte le altre,
che Caroline sentì il cuore spezzarsi.
Damon continuò a
fissarla senza parlare. Annuì e fece una smorfia. “Andata!
Ma mi tengo l'anello!” ridacchiò e le diede le spalle
con una piroetta comica. “Diamoci dentro con le danze!”
esclamò sorpassando Eileen che li aveva osservati da lontano.
Le diede una simpatica pacchetta sul sedere, mandandola in bestia e
camminò con la schiena ben dritta dietro il vampiro di nome
Louis.
Caroline rimase a
guardarlo, la bocca asciutta e la gola riarsa. Non sapeva descrivere
la sensazione di vuoto e scoramento che provava quando respirava.
Infine, lui c'era
sempre.
C'era stato quando
aveva avuto bisogno di nutrirsi e di sfogarsi del male che aveva
dentro. L'aveva appoggiata nel viaggio a New Orleans. L'aveva fatta
divertire. L'aveva protetta. L'aveva fatta sentire un po' più
a suo agio col mondo. L'aveva coccolata.
“Non hai
mantenuto una promessa in vita tua, vero?” sussurrò
anche se non poteva sentirlo
Demetrius si strusciò
contro le sue caviglie e Caroline lo guardò per un istante.
“Ho fatto una cazzata?”
Il gatto la fissò
e quando chiuse gli occhi, le sembrò proprio che dicesse 'sì.'
|
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Capitolo 14 *** La trasmutazione ***
“Le
regole sono semplici. Vince chi resta vivo.”
Ma
va? Caroline osservò la donna di sottecchi, poi spostò
lo sguardo sulla strada desolata. I pazzi del Mardi Gras non si
avventuravano laggiù, sapevano con chi avevano a che fare. Se
invadi il territorio di un vampiro, ne diventi automaticamente il
pasto. “Per questo si svolge al sorgere del sole?”
“Esatto.
Una piccola variazione del duello classico.”
Caroline
osservò i due sfidanti. Damon ciondolava annoiato. Louis era
concentrato e serio. Damon si faceva beffe di lui e del suo codice
d'onore, mandandolo in bestia. Caroline avrebbe voluto prenderlo a
schiaffi. Era un farabutto e un testa di cazzo! Aveva paura di non
poter più tornare a casa, ma non sembrava che i vampiri di New
Orleans ce l'avessero con lei. L'avevano studiata parecchio e avevano
deciso che era innocua. Meglio, pensò appoggiandosi al
muro con le spalle, una gamba flessa e il piede destro contro la
parete del palazzo. Doveva ricordarsi di correre il più
velocemente possibile. Qualora avessero scoperto che Damon poteva
camminare alla luce del sole, il duello sarebbe stato invalidato.
“Posso tornarmene a casa?” domandò di punto in
bianco alla vampira Eileen, staccandosi dal muro.
Eileen
sollevò le spalle. “Non resti a vedere la disfatta di
Salvatore? Louis è un bravissimo spadaccino.”
“Mandami
un MMS” rispose senza chiedersi se capisse o meno a cosa si
riferiva. Caroline si guardò attorno, non riconoscendo i
luoghi. Il problema di essere stata portata lì in stato di
incoscienza... ora non sapeva da che parte andare!
“Dove
vai?”
“Torno
a casa. Per la precisione, torno in albergo, faccio i bagagli e me ne
vado” rispose col batticuore quando si ritrovò Damon di
fronte.
Il
vampiro non fece un solo commento, spostò lo sguardo
verdeazzurro sul suo sfidante che gli faceva cenno di cominciare e
sfilatosi l'anello lo ripose nella tasca superiore del giacchetto che
indossava, sfiorandole il seno.
Caroline
impallidì, aprì bocca e la richiuse. Damon si allontanò
a grandi passi, con la sua solita aria scanzonata. La ragazza voltò
su se stessa e tornò vicino ad Eileen.
La
vampira la scrutò in viso a lungo. “Cosa ti ha dato?”
“Il
suo anello di famiglia...” sussurrò grattando la fronte
distrattamente.
“L'anello
stregato da Emily.”
Caroline
non sapeva celare la sorpresa. Si appoggiò pesantemente alla
parete. Non aveva parole per il gesto che aveva appena fatto.
“Per
una volta ha scelto di battersi lealmente. E' cambiato.”
“No,
è il solito farabutto e vuole farmi sentire in colpa”
borbottò sfilando l'anello dalla tasca. Fa la stronza. Lo
tese alla vampira che la guardò ma non mosse un muscolo “torno
a casa. Non preoccupatevi di spedire le ceneri.”
“Stanno
iniziando” disse a bassa voce “non ti va di vederlo
morire...”
Caroline
scosse la testa, infilò di nuovo l'anello nella tasca dei
jeans e si allontanò prendendo una direzione a caso.
Eileen
la osservò allontanarsi e poi voltò la testa verso i
vampiri apparsi dal nulla. “Fermatela.”
***
Che
doveva fare, andarsene e abbandonarlo al suo destino? Destino che
si era ben meritato, quello spregevole essere senza onore!, pensò
frugando nelle tasche in cerca del cellulare. Caroline sbuffò,
si infilò in una cabina telefonica e addebitò la
chiamata ad Elena.
“Hai
perso il cellulare?”
“Sei
con Stefan?”
Elena
gli passò il telefono senza una parola “una volta si
confidava con me” sussurrò appollaiandosi sulla sua
spalla.
“Che
meraviglia il vivavoce, amore mio” scherzò pigiando il
tastino “ciao Caroline. Qual è il problema?”
“I
vampiri di New Orleans” sospirò e appoggiò la
testa al vetro un po' sporco. “Ci hanno trovato, Damon è
stato sfidato a duello da un certo Louis...”
“Questo
è male” commentò alzando un sopracciglio “spada
o pistola?”
“Spada.”
“Era
meglio la pistola. Tu dove sei?”
“Ad
una cabina telefonica, mi hanno lasciato andare via.” Caroline
alzò la testa verso la luce intermittente e sperò tanto
che la resistenza si folgorasse del tutto. “C'è un'altra
sua ex qui... Eileen... è stata gentile...”
“Eileen
non è mai gentile! Scappa, Caroline, corri più veloce
che puoi!”
La
ragazza raggelò e si mosse a disagio sulle gambe “non
posso lasciarlo solo, mi ha dato l'anello!”
Stefan
fece una smorfia di dolore e si incassò nelle spalle
“imbecille!” sibilò “ha scelto il momento
giusto per ritrovare l'onore”
Caroline
spostò la testa verso la stradina illuminata e li vide correre
verso di lei. “Occazzo!” esclamò e lasciò
cadere la cornetta uscendo dalla cabina. Era veloce ma loro erano
molto più veloci di lei. Erano tanti e dopo un breve
inseguimento, l'accerchiarono. Caroline gli ringhiò contro ma
non sortì l'effetto sperato. Si appiattì contro il muro
e vi posò le mani sopra. Non si rese conto di aver camminato
lungo la parete finché non vide le scale antincendio sopra di
se. Si aggrappò, fece una piroetta e la scala la riportò
verso il basso. Le sembrava di essere un criceto sulla ruota! I
vampiri l'afferrarono in un secondo e quando Caroline provò a
divincolarsi con tutta la forza che aveva, svanì di fronte ai
loro occhi. Una nuvola nebbiosa si dileguò per la strada e di
Caroline non ci fu più nemmeno l'ombra.
***
“Ne
hai abbastanza?”
Damon
lasciò cadere la spada e si arrese “eh... erano meglio
le pistole...”
Louis
spostò l'arma e gli tese la mano “il mio onore è
stato soddisfatto.”
“Meno
male” soffiò e si aggiustò i vestiti.
“Il
tuo, non il mio!”
O
dio mio!, sbuffò fra se “che devo fare Eileen,
mettermi in ginocchio e chiedere perdono?” Damon ne aveva
abbastanza di quelle tragedie. “Sono stato un vigliacco, lo
ammetto. Va bene, scusa!”
“Verme”
sibilò e adocchiò la spedizione punitiva che tornava a
mani vuote. “Dov'è?” gridò quasi.
Uno
dei vampiri scosse la testa mesto “è svanita, è
diventata nebbia e si è dileguata.”
Nebbia?
Caroline si era tramutata in nebbia?! Ma non sapeva come fare per
tornare integra! Damon si arrabbiò così tanto che i
vampiri si misero all'erta. Era quasi l'alba, era senza protezione.
Ringhiò di frustrazione e rivolse un'occhiataccia ad Eileen
“che avevi in mente?”
La
donna strinse gli occhi neri e non rispose.
“Ti
rendi conto di quello che hai fatto?!” gridò “potrebbe
non essere mai più in grado di tornare normale!”
“Non
mi riguarda.”
“Ti
riguarda, stupida puttana!” sibilò afferrandola per la
spalla. Immediatamente i vampiri gli furono addosso e lo
allontanarono dalla donna “questa me la paghi, Eileen!”
La
vampira sogghignò. La sua condanna a morte era stata decisa.
“Gettatelo nel pozzo.”
***
Il
pozzo non era un vero pozzo. Era una latrina dei tempi antichi che
era stata riempita di rifiuti e poi sigillata, nell'era moderna.
Eileen l'aveva fatta ripulire e la usava in caso di ospiti
indiscreti. Era la seconda volta che Damon si trovava la
dentro. La prima ci era caduto per sbaglio. I bastardi avevano
sigillato la grata che lasciava passare il sole e per impedire ai
prigionieri di scalare le pareti, avevano lasciato crescere la
verbena sui muri. L'alba era vicina e c'era una sola cosa che Damon
rimpiangeva. Ma come poteva sapere che Caroline era in grado di
tramutarsi in nebbia? Ognuno di loro sviluppa abilità diverse
e Caroline non si nutriva abbastanza per sostenere una trasformazione
simile. Forse c'era riuscita solo per merito del sangue che aveva
bevuto in quantità quella notte, rimuginò seduto al
centro del pozzo. Non poteva neppure appoggiarsi alle pareti.
Fanculo, sarebbe morto scomodo! Si sdraiò in mezzo alla
sporcizia con le mani dietro la testa. Accavallò una gamba
sull'altra e la dondolò frustrato. La sola cosa che
rimpiangeva era talmente triviale che Damon si mandò al
diavolo da solo. La tasca del cellulare ronzò pesantemente
strappandogli un sorrisetto. Quelle diavolerie moderne... “pronto!”
esclamò allegro.
“Dove
sei?”
“In
un pozzo, circondato di verbena, aspettando l'alba senza il mio
adorato anello” rispose stirando le labbra “fratellino è
bello morire ascoltando la tua voce...” singhiozzò
comicamente mettendosi a sedere.
“Idiota.
Dove è Caroline?”
“Svanita.
Si è trasformata in nebbia e ciao-ciao vampiri cattivi”
ridacchiò “pensi di riuscire a tirarmi fuori di qui?”
Stefan
guardò l'orologio e aggrottò la fronte “non farei
comunque in tempo...”
“Azz...”
sussurrò e gonfiò le guance “e va bene, tanti
cari saluti.”
Silenzio.
“Smettila
di frignare, lo sai che ti voglio bene.”
“Ne
uscirai.”
“Stavolta
mi sa proprio di no, fratellino” borbottò quando vide
una lama di sole trafiggere la grata “salutami Elena.”
Damon
sbuffò e si nascose nel lato più ombroso del pozzo. La
verbena lo sfiorò bruciandogli la pelle. Con uno sforzo
sovrumano ed ignorando il dolore, ne strappò il più
possibile e la gettò lontano da se. Si appiattì lungo
la parete e scivolò a sedere in terra. Provava una vaghissima
punta di frustrazione mista a paura. E Caroline poteva essersi
'persa' per sempre.
***
Caroline
cadde a terra rotolando per un metro abbondante. Si fermò a
braccia larghe sul marciapiede, respirando paura ed incredulità.
Era successo qualcosa. Qualcosa che le aveva impedito di tornare da
Damon ma che l'aveva aiutata a sfuggire ai vampiri. Vide i muri dei
palazzi schiarirsi e saltò in piedi correndo verso il covo.
Tastò i jeans e scoprì che aveva ancora l'anello con
se. Doveva procurarsi un'arma. Con cosa si ammazzavano i vampiri, a
parte i paletti?! Arrivò al portone d'ingresso principale.
Forzò la serratura, le restò il chiavistello in mano,
diede una spallata alla porta che si aprì e cadde nell'androne
principale, battendo il mento sul marmo. Si ricordava quel pavimento!
Con un lampo di genio, corse ad aprire tutte le finestre lasciando
entrare il sole, in modo da avere più punti a suo vantaggio
possibili. La casa era deserta. Se i film non raccontavano cavolate,
stavano tutti dormendo. E Damon?, pensò voltando su se
stessa. La disperazione le punse il cervello e si allargò a
macchia d'olio. Calma. Ragiona. E chiama i rinforzi, pensò
guardandosi attorno. Ce l'avevano un telefono quei maledetti vampiri?
***
“Mmmmh...
sì, accetto la chiamata...” Elena sbuffò
insonnolita chiedendosi quanto le sarebbe arrivata di bolletta
telefonica, ma quando udì la voce di Caroline, si svegliò
del tutto e si voltò dall'altra parte del letto cercando
Stefan. Era vuoto. “Stefan non c'è non so dove sia
andato!” esclamò preoccupata “forse è
venuto a New Orleans!”
“Non
sa neppure dove siamo!” esclamò disperata.
“Ha
chiamato Damon..”
“Damon
ha un cellulare?!”
“Sembra
di sì. L'hanno rinchiuso in una specie di pozzo...”
Pozzo.
Ricordava d'aver sentito qualcosa riguardante un pozzo.
“...
ricoperto di piante di verbena lungo le pareti..”
“Stronzi!”
esclamò “non è corretto!”
“Il
pozzo è scoperto...”
Caroline
sentì il cuore perdere un paio di battiti. “E'
l'alba...”
“Caroline...”
“Vado
a cercarlo” biascicò ingoiando il magone. Lasciò
cadere la cornetta sulla forcella del telefono antico e tirò
su col naso, passando le mani sotto gli occhi per eliminare le
lacrime. C'era la possibilità che quel farabutto se la fosse
cavata? Aveva sette vite come i gatti? Caroline spostò proprio
in quel momento lo sguardo sull'animale che camminava pigramente per
la stanza. “Demetrius” sussurrò e il gatto la
guardò con i suoi occhi immensi azzurri. Con un gesto
sconsolato, Caroline lo prese in braccio e lo accarezzò
rudemente strappandogli un miagolio. Si asciugò di nuovo gli
occhi e il ronfare incessante del gatto le trapassò il cuore.
“Tu hai visto dove hanno portato Damon?” domandò
sentendosi stupida a parlare con un animale che non poteva
risponderle.
Demetrius
strinse gli occhi e si divincolò. Caroline lo lasciò
andare e quando fu a terra, il gatto la guardò di nuovo.
Incuriosita, gli andò dietro. Demetrius sembrava puntare un
luogo preciso, una stanza che Caroline non aveva visto prima di
allora, immersa nel buio più totale. Osservò il gatto
stringere gli occhi e fissarla, come se le dicesse di entrare.
Caroline girò la maniglia e non vide assolutamente nulla.
Cercò un interruttore della luce, ma la porta si chiuse alle
sue spalle e Caroline gridò di paura.
“Mi
dispiace averla spaventata, Lady Caroline.”
Quel
maledetto gatto l'aveva portata dritta al nemico?! Una fiammella
balenò nel buio e il bellissimo vampiro Louis accese un
candelabro antico.
“Non
avete la corrente, in questa casa?” domandò sprezzante e
col batticuore. Avrebbe ridotto quel gatto ad un bel manicotto per
l'inverno. O ci avrebbe fatto un cappello! Sì, con tanto di
paraorecchie! “Dov'è Damon?”
Louis
le fece cenno di accomodarsi, ma Caroline fece un passo indietro. Da
quel che Damon le aveva detto, un vampiro Antico è ricolmo di
poteri. Ma se avesse voluto l'avrebbe già sopraffatta.
“Monsieur Louis, mi dica dove si trova il pozzo... ed io
eviterò di aprire quella finestra.” Brava, fa la
stronza. Non mostrare paura.
“Il
suo accompagnatore giace in un luogo consono. Starà bene.”
“Non
è morto?” sussurrò perdendo tutta la forza che
aveva messo nelle parole poco prima. “Louis, la prego...”
“Non
è morto, ma la lieve esposizione al sole e la verbena l'hanno
indebolito. Sta dormendo, deve riprendere le energie.”
Caroline
scivolò a sedere in terra quando sentì che era ancora
vivo. Cominciò a piangere per il nervosismo accumulato e il
vampiro la studiò incuriosito. “Tali sono i suoi
sentimenti per quel furfante?”
“Ho
un sacco di debiti con lui...”
“Si
alzi, Lady Caroline. Il pavimento non è luogo adatto a una
gentildonna” mormorò inchinandosi a porgerle la mano.
“Perchè
è così carino con me?” domandò tirando su
col naso e accettando il suo fazzoletto.
“I
secoli mi hanno insegnato una cosa. Nessun uomo dovrebbe mai vedere
la propria donna morire. Quando Salvatore ha appresso la notizia
della sua trasmutazione, il primo pensiero è stato 'è
scappata, bravissima' e subito dopo 'non sa come fare per
tornare integra'”
Lei
si era trasmutata? In cosa?
“Nebbia,
mia cara” rispose leggendole nel pensiero “ognuno di noi
ha un potere diverso. Lei sa trasformarsi in nebbia, io so leggere la
mente...”
“Non
me ne sono accorta. Ho pensato solo che dovevo fuggire a qualsiasi
costo.”
“Anche
mentre giaceva nel pozzo in attesa della sua fine, ogni pensiero era
per lei. Neppure una volta ha pensato a se.”
“Strano”
borbottò con la gola stretta “un egoista come lui...”
“Gli
uomini cambiano. L'ho aiutato con molta gioia” confessò
guardandola negli occhi. “A dispetto delle parole, lo spirito
non cela la verità. Si ritenga fortunata, Lady Caroline. Poche
donne sono state amate con un'intensità pari a quella che ho
sentito provenire dal suo cuore, qualche istante prima di venir
colpito da un raggio di sole.”
“Posso
vederlo?” Perché credeva a tutto quello che le diceva
senza ombra di dubbio? “Per favore...”
|
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Capitolo 15 *** La buona sorte ***
GerNJCare:
speriamo di fare sempre BOOM =)
Ciccipingu:
ma quando mai... Caroline è terrorizzata da Katherine!
Lolaventimiglia:
è vero, diamo più credito alle parole di un estraneo
perchè essendo una persona estranea alla faccenda, è
oggettiva.
Doralice:
sono cose che capitano... =)
Da
questo capitolo in poi gli aggiornamenti rallenteranno. Devo finire
di scrivere i capitoli e questi due mi stanno creando un sacco di
problemi.
I vampiri avevano la
fissa dei sotterranei. Caroline pensò di aprire un blog di
discussione, dopo quell'avventura. La casa nascondeva molte trappole
e per un istante pensò che non ne sarebbe mai uscita, ma Louis
de Betancourt era un uomo di parola e quando si trovò di
fronte il corpo addormentato di Damon, cancellò ogni remora e
per prima cosa trasse l'anello dalla tasca e glielo infilò al
dito. Poi si inginocchiò sul pavimento e incise una vena del
polso spingendo contro le sue labbra per farlo bere. Quando vide che
non reagiva, andò nel panico. “Svegliati, stupido
dongiovanni!” sibilò scrollandolo.
“L'avevo
avvertita, Lady Caroline. È indebolito e non è in grado
di bere.”
Caroline ragionò
a mente fredda. Sia benedetto Discovery Channel, pensò
succhiando un po' del proprio sangue e riversandolo fra le labbra,
oltre i denti, direttamente in gola. Lo dovette fare molte volte,
prima che uno scatto muscolare la informò che Damon era di
nuovo cosciente. Si affrettò a porgergli il polso e quando
Damon cominciò a bere, Caroline sentì il corpo farsi di
metallo pesante e perdere il calore. “Basta...” sussurrò
cercando di staccarlo da se “Damon, mi stai prosciugando...”
Il vampiro si staccò
con un gemito, incredulo di essere ancora vivo. Caroline barcollò
e ancora sopraffatta dalle parole dell'Antico, gli circondò
il collo con le braccia, la fronte corrugata e il cuore in gola. Si
rese conto che l'idea che fosse quasi morto la metteva in uno stato
d'agitazione che non avrebbe mai creduto possibile. Era cosciente di
tenere a lui, ma non avrebbe mai pensato ad un sentimento così
forte.
Damon alzò la
testa di un centimetro, il solo spazio che la ragazza gli conceda
nella sua stretta isterica. Non poteva vederla in volto ma il cuore
che martellava nella vena giugulare premuta contro il suo orecchio,
testimoniava il forte stato di agitazione in cui versava.
Probabilmente era spaventata da morire. “Stai bene?”
biascicò con voce roca. “Sei tutta intera?”
Caroline annuì e
ingoiò le lacrime. “Tu stai bene?” Allentò
leggermente la stretta e Damon si voltò verso di lei. La
guardò negli occhi – non si era mai reso conto che
erano così verdi e che la sua pelle era così bianca –
e annuì in maniera impercettibile. “Smettila di
piangere, non sono mica morto.”
Lo disse senza alcuna
ombra di ironia nella voce e Caroline si trovò costretta ad
annuire e a passare una mano sotto gli occhi. “Tecnicamente lo
sei...”
“Semantica”
scherzò e si accorse che il suo profumo lo inebriava e che le
labbra erano ancora sporche di sangue e avrebbe voluto leccarlo via e
baciarla, per tranquillizzarla. Infilò la mano fra i capelli
di Caroline accarezzandole la cute. Caroline chiuse gli occhi e posò
la mano sulla sua. “Ti devo dire una cosa... è
importante...”
“Fareste meglio
ad andare via. Quando Lady Eileen si sveglierà, non sarà
per niente felice di sapervi vivi.”
Damon trasalì,
bruscamente riportato alla realtà dalla parole dell'Antico.
“Non se ne parla neanche!” sibilò staccandosi da
Caroline che lo guardò spaurita. “L'ammazzo a tutti,
quei figli di puttana! Gli do fuoco alla baracca!” gridò
con voce arricchita e sprezzante mentre Caroline, in ginocchio sul
pavimento, fissava il nulla e bisbigliava qualcosa fra i denti.
Solitamente Damon non
perdeva tempo ad arrabbiarsi. Si vendicava e basta. Ora sentiva l'ira
infiammargli il cervello e spingerlo ad atti estremi. L'avevano
gettato in pozzo! All'aperto!
“Ti prego,
andiamo a casa...”
Il sussurro della
ragazza era debole ma fermo e quando Damon la guardò, la
rabbia evaporò. Il modo in cui lo fissò negli occhi lo
costrinse ad annuire e rimandare i propositi di vendetta.
“Saggia
decisione, amico mio.”
“Questo non vuol
dire che quella puttana e la sua combriccola se la caveranno...”
borbottò porgendo la mano a Caroline che la ignorò e si
rimise in piedi da sola.
“Salvatore, la
sorte è stata benigna con te. Non sfidarla” mormorò
minaccioso, spostando lo sguardo sulla ragazza che strofinava via la
polvere dalle ginocchia. “Finchè sarò ospite di
Lady Eileen non permetterò che qualcuno disturbi la sua pace.”
“Non la voglio
mica disturbare. La voglio ammazzare!”
Louis guardò
Caroline con un piccolo sorriso di solidarietà sulle labbra.
“Lei è il motivo per cui non ti ho lasciato morire”
lo informò indicandogli l'uscita. “Ricorda,
Salvatore...” sussurrò ancora più minaccioso “non
sei l'unico che può camminare alla luce del giorno...”
Caroline raggelò
a quelle parole e pensò con quanta sconsideratezza aveva fatto
la sua minaccia, poco prima.
“ … ed io
non ho bisogno di anelli magici” mormorò e si inchinò
a Caroline, affabile. “L'amore è l'unico sentimento
irrazionale che non troverà mai spiegazione. Addio, Lady
Caroline. Che la buona sorte l'accompagni nel suo lunghissimo
cammino.”
Caroline piegò
il capo, amareggiata. “Ce ne vorrà davvero tanta...”
***
“Non c'è
bisogno di correre, non possono uscire alla luce del sole.”
“Sono incazzato,
non stuzzicarmi!”
Caroline si fermò
in mezzo alla strada e lo lasciò proseguire per qualche metro.
Era satura. Aveva raggiunto il punto di non ritorno.
Quando Damon si accorse
di borbottare da solo, si voltò di scatto. “Che c'è?”
“Mi hai esaurito”
mormorò abbassando le spalle “sono arcistufa di te,
delle tue ex, dei casini in cui mi caccio se provo a respirare le tua
stessa aria, sono stanca, ho paura, ho scoperto di essere in grado di
salire lungo le pareti e mi sono tramutata in nebbia! Non mi hai
neppure detto grazie per esserti venuta a cercare!”
“Grazie...”
mormorò titubante “sai camminare lungo i muri? Fa
vedere!”
Caroline lo guardò
chiedendo mentalmente pietà per la sua irritante stupidità.
“Vado in albergo, faccio una doccia e me ne torno a casa.”
“Ottima, l'idea
della doccia. Ti accompagno!”
“No!”
esclamò alzando un dito “tu ed io faremo vite separate,
d'ora in avanti!”
“Ma la stanza è
in comune” esclamò con un sorrisetto malizioso “e
devo ringraziarti per avermi dato una mano...”
“Non ringraziare
me, ma Louis! Io sono arrivata a giochi fatti” borbottò
riprendendo la strada “non vali le mie lacrime...”
“Addirittura?!
Hai pianto per me?”
“Sì!”
esclamò e lo guardò dritto negli occhi “ed è
l'ultima volta che lo faccio! Invece di essere felice di essere vivo,
di camminare ancora alla luce del sole, te ne stai lì come un
idiota a rimuginare vendette!”
“Non è una
novità per me, sai?”
“Non è
questo il punto! Quel tipo ti ha aiutato disinteressatamente e tu
l'hai aggredito, hai minacciato di morte la sua amante...”
“Eileen non è
la sua amante!”
Caroline strinse gli
occhi e aggrottò la fronte “sta zitto, non capisci
niente di queste cose.”
Damon singhiozzò
ironico e si aprì in uno dei suoi soliti sorrisi irritanti
“fra i due, non sono io...”
“Sta zitto!”
lo fermò alzando le mani “non t'azzardare a commentare
la mia inesistente vita privata! Stavamo parlando del tuo stupido
modo di fare...”
“Stupido? Quei
testa di cazzo mi hanno gettato in un pozzo all'aperto con verbena
lungo le pareti! Mi hanno quasi flambato!”
“Lo so! Sono una
manica di stronzi, ma non puoi...”
“Posso fare tutto
quello che voglio!” esclamò e la sorpassò, deciso
a dimostrarle fin dove poteva arrivare. “Tzè! Nessuno
dice a me cosa posso o non posso fare!”
Caroline sbiancò
e gli si aggrappò al braccio “dove vai? Non tornerai
mica la dentro?!”
“Hai ragione. Mi
serve una bella tanica di benzina e un fiammifero...”
Caroline gli si parò
davanti costringendolo a fermarsi “fallo e non ti rivolgerò
più la parola!”
Damon la fissò
per un istante e una smorfia ironica gli deturpò il bellissimo
volto “credi di avere tutto questo ascendente su di me?”
Caroline impallidì
ancora di più e allargò impercettibilmente gli occhi.
Dopo un abbondante minuto di cupo silenzio, abbassò le braccia
e si spostò di lato. “Fa pure. Io me ne torno a casa...”
Il tono che usò
lo mise in allarme. Non gli piaceva proprio quella vocetta tranquilla
che nascondeva il suo animo ferito. “Caroline...”
cantilenò andandole dietro “stavo scherzando...”
“Io no”
rispose e lo guardò dritto negli occhi “vai pure. Agisci
da teppista senza cervello e congratulati con te stesso, quando
avrai ottenuto la vendetta” mormorò “è così
che faceva Katherine? Ti costringeva a tirare fuori la parte peggiore
per il suo divertimento?”
Damon la guardò
allibito. Le parole gli ronzavano in testa come un nido di calabroni
impazzito.
“Hai fatto un po'
di confusione, tesoro...” borbottò amara “ho
pensato tutto il male possibile di te... mi avevi fatto ricredere...”
Caroline sentì gli occhi riempirsi di lacrime ed irrigidì
i muscoli del viso ma fu tutto inutile, le lacrime si riversarono
abbondantemente lungo le guance e fu costretta ad asciugarle con la
manica della maglietta “perchè devi essere così
dannatamente stronzo ed infantile?!”
“Caroline...”
La ragazza fece un
passo indietro e gli diede quasi le spalle “non credo di avere
alcun ascendente su di te. Ti consiglio solo di usare il buonsenso.”
Damon si avvicinò
a lei ma Caroline si ritrasse di nuovo “Mystic Falls è
piccola, ma confido che ci ignoreremo a vicenda, una volta tornati a
casa.”
Damon la guardò
senza dire una parola e Caroline lo osservò per un brevissimo
istante. “Spero di non diventare mai come te...”
“Come sono io?”
La voce del vampiro era
roca e più bassa del solito. Caroline si morse le labbra
“senza speranza... con un ossessione in più a rovinarti
la vita...”
Due
giorni dopo
“Hai incontrato
quella puttanella di Eileen?!”
Katherine lasciò
cadere il diario di Caroline sulle gambe e fece una bizzarra smorfia,
voltando la pagina “ci detestiamo cordialmente da un secolo,
circa...” sfogliò altre pagine annoiata e buffò
gettandolo sul letto “non ti avevo detto di stare lontana da
Damon?”
Caroline sentì
l'ira montarle dentro. Non solo era entrata in casa sua e si era
messa a leggere il diario, ma lo commentava pure! Con apparente
tranquillità, posò la borsa con i libri sul letto, lo
tirò a se e lo gettò nel cestino. “Sto lontana da
Damon. Lo vedi da qualche parte?”
Katherine sorrise per
la pungente provocazione. Dondolò le gambe - era seduta
sulla finestra della stanza – e sorrise sbarazzina “se
ti manda in bianco... mhh!” ridacchiò stringendo le
labbra e scuotendo la testa “brutto segno!”
Caroline avrebbe voluto
ucciderla in quell'istante. La ignorò, tolse la giacchetta e
la ripose nell'armadio. “Parlane con lui. Gli ho detto più
volte di non starmi addosso, ma non c'è verso!” Caroline
si voltò, il cuore in gola, il sangue gelato. “Hai
sbagliato stalker.”
Katherine strinse gli
occhi e Caroline si chiese se sapesse cosa è uno stalker.
“Molestatore” spiegò con un'alterigia che era ben
lungi dal provare, mentre estraeva il suo abbigliamento da jogging da
un cassetto. La ignorò cominciando a cambiarsi e quando si
voltò per prendere la fascetta per il sudore, era sparita.
***
“Ogni
volta che cercavo di mostrare i miei desideri più intimi
incontravo disprezzo e derisione, e ogni volta che cedevo ai desideri
più bassi ero incoraggiato ed elogiato.”
Sagge parole, rimuginò
infilando un segnalibro nel romanzo. Damon Salvatore languiva sul
divano da giorni, era frustrato e triste. E non aveva neppure
appetito, pensò osservando il bicchiere di sangue ancora
pieno. Per colpa della sua incapacità di supportare moralmente
Caroline, l'aveva persa. Ma in quel momento non riusciva a pensare
altro che alla vendetta. La sua mente analitica aveva già
pianificato il decesso di Eileen e di tutta la sua comitiva di
vampiri. Aspettava solo l'occasione giusta.
“Tesoro, ti dai
alla lettura dei grandi classici?”
Damon tirò
indietro la testa, i capelli arricciati di Katherine gli piovvero sul
viso. Per una volta, il suo profumo non lo stordì.
“Anna
Karenina?”
“Non ho mai
finito di leggerlo” confessò “che cosa vuoi?”
Katherine mise il
broncio. Irresistibile, bellissima. Esasperante. “Povero
piccolo, ho letto sul diario della tua amichetta che ti sei fatto la
bua...”
“Lasciala in
pace” soffiò riaprendo il libro “smetti di leggere
il suo diario.”
“Che musetto
triste” ridacchiò accarezzandogli il profilo del naso
con un dito “ci tenevi proprio tanto, vero?”
“Finiscila...”
sibilò e le scostò la mano “non puoi tormentare
Stefan per una volta in vita tua?!” “Damon, Damon...
sempre innamorato senza speranza...” mormorò scuotendo
la testa “ 'tutte e due gli amori servono da pietra di
paragone... e quelli che comprendono solo l'amore non platonico è
inutile che parlino del dramma'” recitò a mezza
bocca.
“Sto per mandarti
al diavolo” l'avvisò scoccandole un'occhiata feroce.
“Non hai
insistito neppure un po', hai gettato la spugna... con me non
l'avresti fatto” borbottò ed estrasse dalla tasca un
foglietto ripiegato, una pagina strappata dal diario. Si schiarì
la voce ed iniziò a leggere.“'Avevo paura, una paura
folle di non rivederlo più. Quando Elena mi ha detto che era
stato rinchiuso nel pozzo mi sono sentita colpevole. Gli ho dato del
vigliacco, l'ho costretto a togliersi l'anello'...”
“Non ti sto
ascoltando” rispose tenendo gli occhi fissi sul libro.
D'altronde, sapere che Caroline non l'aveva cancellato dalle pagine
del diario gli garantiva ancora una mezza speranza che cambiasse
idea.
“'e quando
Louis..” Katherine abbassò il foglio e aggrottò
la fronte “quel Louis de Betancourt?”
“Sì...”
soffiò annoiato.
“Fa coppia con
Eileen? Sicuro gli insegnerà qualcosa di scabroso, quella
stupida puttanella...”
“Katherine...”
“Va bene,
continuo” ridacchiò e ritrovò il punto “'quando
Louis mi ha portato nella stanza e l'ho visto esanime, ustionato,
senza quasi respiro, quasi del tutto prosciugato dal sangue ho capito
– reggiti forte, questa è grossa – ho capito di
– aspetta, il foglio è bagnato, ci ha lacrimato sopra...
sì, ecco – di amarlo. Come si fa ad amare Damon
Salvatore? Quel tronfio egoista senza morale e senza onore –
ti ha preso in pieno - che scappa in pieno giorno dal letto
dell'amante e diserta i duelli?” Katherine abbassò
il foglio e lo guardò. Aveva una strana espressione sul viso.
“Ho attirato la tua attenzione?”
Il vampiro sospirò
e alzò di più il libro. Ma ci mise qualche secondo di
troppo. Caroline non diceva mai 'non voglio'. Diceva sempre 'non
posso.'
“Allora continuo”
Katherine lesse un paio di righe e tacque. “Ti ama davvero. Ora
devo ucciderla, non posso permetterti di essere felice.”
“Non dire
stronzate e dai qua!” esclamò strappandole il foglio di
mano. Damon lesse le righe e sbiancò. “Riportalo dove
l'hai preso...” sibilò alzando lo sguardo verso
Katherine, svanita nel nulla. “Fanculo!” Tornò a
sdraiarsi sul divano, il libro aperto sul torace, la pagina strappata
stretta fra le dita. Stava per schizzare verso casa della ragazza
quando spiegò il foglio e contrasse un muscolo della mascella.
'Non
sono mai stata fortuna in amore ma non voglio passare il resto
dell'esistenza persa dietro di lui... non ripeterò il suo
errore...”
***
Non
pensare. Fallo e basta.
Caroline studiò
ansiosa la parete rocciosa, scrocchiò le dita, sciolse il
collo e le spalle e appoggiò le mani sulla pietra scabrosa.
Ora i piedi. Con circospezione, posò la punta delle
scarpe da ginnastica contro una sporgenza e ricadde a terra. “Merda!”
sussurrò fra se, graffiando un gomito. Forse non si era
nutrita abbastanza in quei giorni. Forse il sangue di animale non
andava bene. Forse era stata solo la forza della disperazione a
costringerla a tirare fuori quella capacità. Caroline puntò
mani e piedi ma scivolò di nuovo battendo il sedere contro il
terreno. Singhiozzò per la frustrazione e strappò un
po' di erba da prato gettandola contro la roccia. Se non riusciva a
scalare una parete, figurarsi tramutarsi in nebbia!. Afferrò
la felpa e la infilò chiudendo la zip fin sotto il seno.
Chiuse gli occhi e inspirò. Avrebbe avuto bisogno di un
insegnante, ma domandare aiuto ai due fratelli Salvatore era escluso.
Stefan aveva il suo daffare e Damon... lui era proprio da escludere,
pensò grattando la cute fra i capelli. Il primo giorno era
troppo arrabbiata e delusa per rimuginare la sua decisione. Sarebbe
bastata una ramanzina. Il secondo giorno il danno era fatto. Beh,
prima o poi l'avrebbe incontrato in giro per Mystic Falls... oppure
no. Chissà se era ancora in città... Caroline si
lasciò andare all'indietro, sull'erba, e osservò il
cielo scuro fra gli alberi. Lentamente la stanchezza le indusse a
chiudere gli occhi. Per cinque minuti. Il bosco andava
scurendosi e i... predatori.. erano … in agguato....
Caroline si svegliò
quando qualcosa – o qualcuno - le leccò la
faccia. Diede un urlo e schizzò lontano dal lupo nero che le
aveva appena raspato la guancia. Il lupo ringhiò e Caroline
sentì i sudori freddi lungo la schiena. La paura bloccò
i centri analitici e Caroline si appoggiò alla parete dietro
di se, tremando. Il lupo le mostrò i denti e spiccò un
balzo verso di lei. Caroline urlò e si arrampicò lungo
la parete distanziandolo di tre metri. Quando si rese conto di quello
che aveva fatto, restò a contemplare le fronde degli alberi e
lasciò andare un gemito di incredulità. Abbassò
lo sguardo a terra e scoprì che l'animale era sparito. Appena
si rilassò, cadde di nuovo a terra, rotolando sull'erba e
mangiando quasi la terra. In fretta, si rimise in piedi e si guardò
attorno. Dov'era finito?! Caroline voltò su se stessa più
volte. Le girava la testa se lo faceva così velocemente, ma
c'era qualcuno che la spiava e … “ah!” gridò
quando l'oscuro visitatore l'afferrò impedendole di muovere le
braccia e la strinse contro di se scoprendole il collo e azzannandola
con tutta la forza che aveva. Caroline sentì la vita defluire
via. La stava indebolendo al punto di impedirle di reagire ma
lasciandola cosciente. Aveva ragione Liz quando la sgridava... che
girare da sola di notte era pericoloso... non andare mai nel bosco
al calar della notte...
Il vampiro smise di
bere. La testa di Caroline crollò all'indietro contro la
spalla del suo nemico e quando la ragazza si voltò - con uno
sforzo che non le era consentito ma che doveva assolutamente fare –
le pupille si allargarono per la sorpresa.
“Il rapimento
vecchio stile” sussurrò accarezzandola lungo la
mandibola, fino alle labbra socchiuse. “Lo trovo molto
romantico...”
“Perchè...”
bisbigliò sentendo le gambe trascinarla verso il basso.
Damon la voltò
con un gesto e la prese in braccio. Non poteva camminare, in quelle
condizioni. Non poteva neppure cominciare uno dei suoi soliti
ritornelli 'non posso, Katherine mi ucciderà'. A malapena
riusciva a respirare e a non svenire. “Adoro i film di Bela
Lugosi.”
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Capitolo 16 *** Il gioco di Katherine ***
Posto
il nuovo capitolo ancora sconcertata dall'ultima puntata. Basta far
soffrire Damon, cavolo! =(
Cap
un po' romantico, un po' divertente... con tanti guai in arrivo!
On
air: Make me wanna die The Pretty Reckless
“Damon...
Damon, riportami a casa..” bisbigliò ad occhi chiusi, il
corpo ridotto ad un cubetto di ghiaccio. “Non mi piace questo
gioco...”
“Abbiamo
smesso di giocare” rispose e rallentò fino a fermarsi.
Caroline
rabbrividì per il freddo. Aveva corso per tutto il tempo, le
sembrava addirittura che avesse passato una distesa d'acqua piuttosto
ampia, in un certo momento.
“Hai
freddo?”
Caroline
annuì e si rannicchiò di più. Non che fosse
messo meglio di lei. Aveva la pelle gelata e i vestiti bagnati.
“Resta
qui” mormorò e Caroline si lasciò posare a terra.
Era troppo frastornata per capire dove fosse e non riusciva ad
immaginare nulla di quello che aveva in mente.
“Quasi
fatto...” Con delicatezza la riprese in braccio e Caroline fu
quasi tentata di dargli un morso. “C'è un lupo nel
bosco...”
“Ha
appena attraversato l'Oceano Atlantico. Non c'è più
nessun lupo a Mystic Falls” mormorò e Caroline fece lo
sforzo di aprire gli occhi. “Eri tu?”
Damon
sorrise ironico e la lasciò scivolare su un divano impolverato
che non vedeva luce da parecchio tempo. Un istante dopo, spalancò
le imposte e lasciò entrare la lieve luce del giorno che
moriva dietro costruzioni che Caroline non aveva mai visto.
“T'innamorerai
di Parigi!” esclamò inspirando l'aria e aguzzando le
orecchie in cerca dei suoni caratteristici della città.
“Parigi?
Mi hai portato...” Caroline apri la bocca e la richiuse non
trovando un'offesa adatta. “Non posso stare a Parigi!”
“Perchè
no?” domandò appoggiandosi alla balaustra di ferro
battuto e tirando indietro la testa. “la devi smettere con
tutti quei 'non posso'. Li devi cancellare dal vocabolario.”
“Damon...
io...” Katherine l'avrebbe uccisa! Disintegrata! La sua
famiglia e i pochi amici che aveva, avrebbero pagato per secoli
l'ennesima trovata di Damon Salvatore!
“Ehi,
guardami...”
Caroline
alzò la testa e la voglia di sputargli in faccia e prenderlo a
schiaffi l'aggredì violenta. Irrigidì i muscoli del
viso e tremò in preda all'ira.
“Nessuno
sa di questo posto. Neppure Katherine” mormorò
accarezzandola lungo il viso. “Voglio solo parlare con te.”
“Non
dovevi...” la rabbia le confuse le parole e Caroline ricominciò
da capo “ti avevo detto... perché non mi ascolti mai?”
sussurrò e come abbassò le difese, sentì il
desiderio traspirarle dalla pelle. “Riportami a casa, subito.”
“Va
bene” mormorò e le cinse il busto per aiutarla ad
alzarsi. Caroline gli si accasciò quasi addosso. “Facciamo
fra qualche ora.”
“No,
subito!” esclamò facendo un altro sforzo che non le era
consentito.
“Certo...”
mormorò studiando la vena azzurrina del polso. Vi posò
le labbra sopra e incise la pelle succhiandole un altro po' di
sangue. Il mondo si oscurò del tutto e Caroline crollò
di nuovo.
***
Il
lupo nero le balzò addosso e Caroline si svegliò di
scatto. La testiera di bronzo del letto battè contro il muro e
Caroline capì che non era stato un sogno. Guardò la
stanza dal tipico arredamento parigino e scagliò una serie di
maledizioni a Damon Salvatore. Quando la testa cominciò a
girarle, pensò bene di starsene buona e aspettare che a
pressione sanguigna se ne tornasse ai soliti valori. Aveva freddo ed
era seminuda, sotto le coperte. Non gli parso vero di spogliarla,
quel figlio di puttana! Caroline cercò i vestiti e quando non
li trovò, imprecò ad alta voce. Voleva impedirle di
fuggire?! Ignorando il pavimento freddo, mise i piedi a terra e cercò
un'arma contundente per dargliele di santa ragione qualora si fosse
fatto vivo. Studiò tutte le stanze con occhio critico. Bello e
inabitato da anni, pensò affettando un solido bastone da
passeggio. Lo soppesò, lo maneggiò come se fosse una
mazza da baseball e si mise in attesa. Un'oretta dopo la sua pazienza
fu premiata. Caroline ascoltò con immenso piacere il rumore
delle chiavi girare nella serratura, assunse la posizione ottimale e
quando mise piede nell'appartamento, Caroline provò a colpirlo
con tutta la forza che aveva.
“Mancato!”
ridacchiò spostandosi di lato e strappandole di mano il
bastone.
Caroline
ringhiò di frustrazione. Era in forma, si era nutrito.
“Se
ti fossi presa la briga di studiarlo, avresti notato questo.”
A
differenza dei normali bastoni animati, il metallo era stato
sostituito con legno finissimo e lavorato. Damon glielo fece
volteggiare sotto il naso fino a costringerla ad arretrare verso la
parete.
“Vuoi
uccidermi?” domandò tenendolo d'occhio.
“Una
volta, forse...” abbassò il braccio e Caroline gli si
scagliò addosso, ma la forza era poca e la pressione non
voleva collaborare. Finì in ginocchio in un secondo,
masticando amaro. “Riportami a casa” borbottò
alzando la testa “subito! Ora!”
Damon
soppesò la cosa e sbuffò indicandole la porta “non
ti trattengo.”
“Ho
fame, sono debole, sai benissimo che non sono in grado di...”
Caroline si interruppe quando si abbassò su di lei.
“Lo
so che hai fame... come so che hai esaurito tutte le energie quando
hai provato a colpirmi...” le accarezzò i capelli che
ricadevano sulla fronte e la guardò negli occhi. “Voglio
solo parlare con te.”
“Sii
coinciso e poi riportami...”
“Io
ti amo, Caroline.”
La
frase, di una semplicità disarmante, pronunciata con un tono
che le impedì di replicare, spiazzò completamente la
ragazza che lo guardò senza battere ciglio.
Le
parole preferite di Damon Salvatore erano esagerare e azzardare. Ce
n'erano un mucchio che adorava, ma in quel preciso momento Damon
pensò che doveva azzardare con Caroline Forbes. Si sarebbe
ritrovato con la faccia graffiata, ma il suo desiderio non gli
permetteva di attendere molto. L'aveva rimandato più volte,
aveva fatto finta di niente, aveva aspettato che si esaurisse da
solo, ma nulla poteva togliergli la voglia di fare l'amore con
Caroline. E non centrava l'astinenza che praticava da un po', il
desiderio fisico di sentire un corpo caldo contro il suo. Quello di
cui aveva bisogno Damon Salvatore, in quel preciso momento, era una
donna che lo amasse e lo rendesse vero. Basta con i diari, le
confessioni, gli sguardi inibiti ma pieni di desiderio che gli
rivolgeva a Mystic Falls, guardandosi le spalle nel frattempo.
Caroline non aveva mai detto 'non voglio' ma sempre 'non posso'. E
'non posso' non esisteva, a Parigi.
Caroline
rabbrividì e distolse lo sguardo da lui. “Coinciso...”
sussurrò e strusciò le mani sulle braccia. “Ho
freddo...”
“Su.
Adesso facciamo un bagnetto caldo” la prese in giro
rimettendola in piedi. “Che c'è?!” Caroline lo
guardava in maniera indefinibile. “Tu resti fuori”
borbottò arrossendo. La stava trattando come una bambina
bisognosa di cure. “Potevi rapirmi con una scorta di abiti di
ricambio...”
Damon
non le rispose e si morse la lingua per evitare la frase che stava
per uscirgli di bocca. Era certo che il suo programma non prevedesse
vestiti oltre quelli che aveva addosso. “Hai ragione”
convenne “prenditi tutto il tempo che vuoi. Io ti aspetterò
qui fuori. Per parlare” ripetè chiudendosi la porta alle
spalle.
Caroline
fissò la distesa fumante, si spogliò delle mutandine e
della magliettina sportiva che ancora indossava e si infilò
all'interno, guardando il riflesso dei propri piedi distorti
dall'acqua, un brivido di terrore ed eccitazione che le correva lungo
la spina dorsale. Alla fine, Damon aveva preso il controllo della
situazione, spiazzandola. A New Orleans non aveva paura. Era lei a
provocare, ad azzardare. Erano lì per divertirsi. Ora
dipendeva da lui per qualsiasi cosa. Il cibo, la libertà,
persino i vestiti. A Mystic Falls, Katherine non l'avrebbe permesso.
Per quanto la detestasse, le impediva di lasciarsi andare, di cedere
alla vocina che gridava 'prendilo' ogni volta che si avvicinava.
Caroline
aveva la fottuta paura di compiere quel passo. Era più che
certa che una volta soddisfatto il suo desiderio, l'avrebbe trattata
come una qualsiasi altra pupattola. Per salvare la dignità
avrebbe dovuto scaricarlo prima che lo facesse lui. Poteva... poteva
fare così, rimuginò tormentando le dita dei piedi
nell'acqua bollente, le spalle che tremavano per il freddo. Molto
Sex and The City. Poteva prendere col rischio di
investire a fondo perduto. Poteva godersela e basta. Non ne sono
capace, pensò e sprofondò nell'acqua trattenendo il
respiro.
Io
ti amo, Caroline.
Le
stava dando esattamente quello che voleva. Affetto, cure, attenzioni.
Caroline si aggrappò ai bordi e si sentì spiazzata e
priva di argomentazioni. Traccheggiò il più possibile
ma alla fine fu costretta ad uscire dal suo nascondiglio. Aveva fame
e questo bastava a darle la spinta necessaria per mostrarsi in
asciugamano adamitico. “Ti avverto, ho molto appetito”
mormorò facendolo voltare dalla sua parte. “Potrei
mord...” O mio dio... Caroline si guardò attorno,
intimidita e senza parole. Quella era l'ambientazione più
romantica che avesse mai visto nella sua vita o in un qualsiasi film
in tv. Fece un passo indietro e poco mancò che si rinchiudesse
nel bagno. Solo parlare?, pensò osservando le candele,
l'ambientazione calda, il vino che sperava fosse tanto sangue e il
suo seduttore che la guardava con una sorta di ansiosa aspettativa
sul volto.
“Quello
è sangue?” domandò indicando il bicchiere.
“No,
è vino” confermò rimirandola con un certo
divertimento.
“Era
meglio il sangue” disse a malincuore e ne assaggiò un
po'. Non le piaceva, ma la scaldava. “Se dovevi parlarmi,
potevi farlo a Mystic Falls...”
Damon
strinse gli occhi e si avvicinò “no, non potevo.”
“Motivo?”
“La
tua stupida paura di Katherine. Non avresti mai accettato di
incontrarmi e se fossi comparso in casa tua, saresti scappata.”
“Perchè
non vuoi accettare il fatto che non voglio stare con te?”
domandò posando il bicchiere. Le tremavano le mani e se doveva
mentire non poteva rischiare di mandare in cocci la cristalleria del
padron di casa.
“Non
è vero che non vuoi.”
“Chi
te l'ha detto?”
“Il
tuo diario” borbottò mostrandole la pagina che teneva
arrotolata in tasca “un regalino di Katherine.”
Caroline
sbiancò e poi s'infuriò. Glielo strappò di mano
e lesse la parte incriminata. Lo appallottolò stizzita. “Non
c'è niente di privato per voi! Non avresti mai dovuto
leggerlo...” sussurrò con gli occhi improvvisamente
lucidi. Quello
invalidava la sua recita da donna cazzuta. Oltre che svelare i suoi
veri sentimenti.
“Lo
so, per questo ti ho portato qui” mormorò avvicinandosi
“dici sempre che non puoi, non dici mai che non vuoi...
Caroline...” Damon si piegò verso di lei. “Sono
stato sincero con te.”
Un
lampo rese chiara la situazione. Katherine avrebbe dovuto essere
felice, non portargli le prove del suo interesse. Nessuna donna
intenzionata a separare una coppia lo farebbe, pensò
guardandolo di sottecchi. Katherine voleva che loro due stessero
insieme. Il motivo le era sconosciuto, ma sapeva che Damon era
cocciuto e non si arrendeva al primo no. Se avesse voluto renderlo
infelice, l'avrebbe lasciato languire nell'ignoranza. “E' un
gioco” mormorò sovrappensiero “un altro gioco di
Katherine.”
“Lei
gioca sempre con le persone” confermò con una smorfia.
Aveva di nuovo Katherine in mente. Per quello non si lasciava andare.
Caroline
gli diede le spalle, avvicinandosi alla finestra in cerca d'aria.
Doveva allentare la tensione fra loro o gli sarebbe saltata addosso.
Si appoggiò alla balaustra di ferro battuto e prese un
profondo respiro. Se Katherine li voleva insieme, allora doveva
evitarlo a qualsiasi costo. “Riportami a casa e dimenticati di
me.”
“Caroline...”
“Non
voglio stare con te!” esclamò voltandosi. “Non ti
rendi conto di quanto sei ridicolo?”
“Sarei
ridicolo se ti lasciassi scappare” mormorò cercando di
farla ragionare “ricordi la prima notte, quando hai perso la
testa in preda alla frenesia del sangue... hai detto che eravamo
simili...”
Era
abituata a Damon sarcastico e sprezzante, la versione ragionevole la
disorientava.
“Tu
vuoi una persona che ti ami, che si prenda cura di te...”
“Chi
te l'ha detto?” domandò strusciando la fronte con i
polpastrelli per nascondere la sua espressione “non l'ho
scritto sul diario, te l'ha detto Elena?”
“Mi
credi così sciocco?” domandò un po' deluso “pensi
che non veda e non senta quello che provi?”
domandò e dopo averle preso la mano destra, la portò
all'altezza del cuore. Nello stesso momento la attirò a se,
accarezzandole il viso.
Caroline
battè le ciglia velocemente e abbassò la testa. Le
stava dicendo quello che avrebbe voluto sentire da una vita. Damon
riempiva il vuoto che sentiva nel cuore. Da quando le stava vicino,
non aveva più la sensazione di insicurezza cronica che
l'accompagnava da quando era nata.
“L'avevo
capito senza bisogno di incappare nella vostra conversazione, qualche
mattina fa...”
“Mi
hai spiato?!” esclamò all'improvviso, interrompendo il
suo sogno ad occhi aperti “che altro hai fatto, mi hai rubato
la biancheria intima o ti sei messo a fissarmi mentre dormivo?”
“No,
è da maniaci!” rispose con una smorfia comica.
Caroline
si morse la lingua. Non aveva argomentazioni. Tranne la verità.
“Non intendo dare ancora corda al gioco di Katherine. Ha in
mente qualcosa!”
“Paura
di essere felice, eh?” la provocò. “Non avresti
più motivo di pensare a quanto è brutto e cattivo il
mondo con te e i tuoi problemi svanirebbero.”
“No...”
rispose basita, incredula di quanto fosse bravo a sbatterle in faccia
le sue paure “non è vero... non ho tutti questi
problemi...”
“Sei
frustrata, annoiata e repressa” elencò spiando le sue
reazioni. “Sono stato gentile con i vocaboli.”
La
palpebra sinistra le tremò un poco. Lo guardò con una
velata e amara ironia sul viso “e tu saresti la risposta ai
miei problemi? Un dongiovanni incallito che fugge dal letto delle
amanti in pieno giorno, diserta i duelli ed è ancora
innamorato della sua ex? Oh, scusa, tutto questo l'hai già
letto sul mio diario!” esclamò arrabbiata “maledetto
lurker!”
Damon
alzò le spalle e le lasciò ricadere, ironico. “Però
con me ti senti viva.”
Le
sue paure principali si contavano sulle dita di una mano. Le minori
erano talmente tante che non sarebbe bastata un'ora ad elencarle.
Caroline inclinò la testa e non rispose, concentrata a
guardare il panorama che non vedeva veramente.
“Non
sono stato io a cominciare tutto questo, Forbes. Prenditi gli oneri
delle tue azioni. Sei venuta da me quando eri affamata, quando eri
triste, quando avevi bisogno di una spalla su cui piangere.”
“Non
è vero!” esclamò voltandosi verso di lui “Non
ti ho mai chiesto niente, a parte il cibo... e quel sangue era anche
disgustoso!”
“Certe
richieste non hanno bisogno di parole. Potevi andare da Stefan, ma
sei sempre venuta da me.”
“Stefan
ha altre cose da fare...”
Tornava
sempre da Damon. Il motivo era uno, molto semplice.
Il
vampiro tacque e la guardò. L'aveva messa in difficoltà,
era il momento di affondare. “Non ti vergognavi di farti vedere
affamata da me” insistette “o bisognosa di amore. O
nauseata dalla vita. Io sono colui a cui puoi rivelare i tuoi
pensieri più impuri, colui che ti fa sentire ancora accettata
quando tutti gli altri ti hanno voltato le spalle...”
“Si
suppone che dovrei poter mostrare le mie debolezze senza venir
giudicata così crudelmente, visto che sono il sesso
debole...” sussurrò imbarazzata dal discorso.
Non
era la risposta che si aspettava. Damon ne studiò i lineamenti
sottili “non sei debole, Caroline. Sei fragile. Come me.”
La
ragazza arrossì e si voltò di qualche centimetro, fino
a dargli le spalle. “C'era bisogno di attraversare l'oceano per
mettere un'altra tacca sulla cintura?” domandò
rendendosi conto che c'era una provocazione feroce nella sua domanda.
Il
viso di Damon si contrasse in una bizzarra smorfia ironica. Era
piuttosto amara, a dir la verità. “Non attraverso un
continente per farmi una scopata, tesoro” ringhiò e
l'afferrò stringendola contro di se. “Non credi a me,
non credi ad un Antico che legge nel pensiero... che devo fare per
dimostrarti che ci tengo a che, che farei qualsiasi cosa per te?!”
“Sta
zitto....” sussurrò alle strette, quasi temendo che
Katherine saltasse fuori da un momento all'altro e le staccasse la
testa di netto “lasciami...”
“A
New Orleans mi hai chiesto di prenderti...”
Nononono!,
pensò arrossendo intensamente. Se la buttava sul sesso,
non sarebbe stata più in grado di ragionare!
“Vuoi
me, ma non vuoi il mio amore? Spiegami come funziona, tesoro. Ho già
fatto il toy boy, lo trovo piuttosto fastidioso.”
“Era
diverso!”
“Che
c'era di diverso?”
“Era
un gioco, ci stavamo divertendo... non mi hai vampirizzata e rapita”
bisbigliò con la pelle arrossata dall'eccitazione. “Mi
hai vampirizzata e rapita, ti rendi conto di come
suona?!”
“Suona
da dio. A voi donne piace essere prese con la forza!”
Caroline
avvampò e irrigidì la schiena “brutto
maschilista...”
“Sì,
sì. Bla bla! Adesso guardami negli occhi e dimmi che
non ti sei eccitata neppure una volta da quando siamo qui!”
mormorò abbracciandola con più forza “dimmi che
non ti è piaciuto e io ti riporterò subito a casa e non
mi vedrai più...” sussurrò accarezzandole i
capelli nel frattempo “ma cerca di mentire bene, principessa,
la mia pazienza si è esaurita.”
A
quel Damon lì, era abituata. Caroline fece una smorfia e tirò
indietro la testa. “Stacca le manacce da me e smettila di
comportarti come un ridicolo cavernicolo! Sei un vampiro, santo
cielo! Dovresti essere tormentato, taciturno e fascinoso!”
“Ma
se la ricorda nessuno la parte in cui prima siamo umani?!”
domandò sarcastico “sai, umani, pieni di debolezze...
quelle stronzate lì.”
“Potrei
elencare i tuoi difetti uno ad uno, bello mio!”
“Comincia,
hai tutto il tempo che vuoi.”
Caroline
ringhiò dentro di se “lasciami!”
Di
tutta risposta, Damon la lasciò andare e Caroline fece un
passo indietro finendo contro il cornicione. Sbilanciata, si aggrappò
al suo braccio e impallidì per la paura. Guardò alle
sue spalle e storse la bocca, sentendo un freddo improvviso lungo il
corpo.
“Ops”
sussurrò mostrandole l'asciugamano che dondolava fra le dita.
“Adesso comincia...” mormorò e la guardò
dritto negli occhi.
“Ridammelo”
balbettò con un filo di voce “sono nuda!”
“Sto
provando ad ignorarlo, non ricordarmelo” ridacchiò con
un sorriso malizioso che si estendeva agli occhi. L'annusò
lungo il collo e sulla spalla sinistra e le sfiorò la pelle
con le labbra. “Hai un profumo buonissimo, cos'è?”
“La
mia pelle...” rispose guardando fisso il vuoto. Non era la
risposta che avrebbe voluto dare, ma era l'unica che le veniva in
mente. “Non mordermi...”
I
suoi capelli le sfioravano il mento e la mandibola mentre la baciava
lentamente sulle spalle. Caroline alzò una mano e l'accarezzò,
chiudendo gli occhi. Percependo la sua eccitazione, l'abbracciò
e la strinse leggermente. “Non voglio morderti, voglio fare
l'amore con te.”
Caroline
tremò per un istante “non volevi solo parlare?
Bugiardo...”
“Sei
nuda, principessa... è già tanto che non ti abbia
stuprato qui” ridacchiò eccitato “mi sto
trattenendo... da bravo vampiro fascinoso e tormentato....”
“Sempre
un cavernicolo rimani...” mormorò e trattenne il fiato
“se tu ed io...facciamo questa cosa...”
“Si
chiama sesso, non te lo insegnano a scuola?”
Caroline
avrebbe voluto morderlo per la frustrazione “lo spieghi tu, a
Katherine! Ti assumi tutta la responsabilità!”
“Certo...”
mormorò e la spostò verso la finestra “ci penso
io. Le dirò che ti ho rapito e costretto a fare sesso con me.
Ci crederà, fidati....”
“Sii
serio, stai ragionando col cervello che hai in basso” sbottò
e impallidì quando la prese in braccio “che stai
facendo?!”
“Non
posso mica trascinarti per i capelli” ridacchiò “non
c'è sul manuale del perfetto vampiro!”
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Capitolo 17 *** L'Antico ***
Per
i lettori: la storia finisce al capitolo 19. Lo so che molti di voi
vorranno uccidermi, ma ho deciso per un drastico taglio e cambio di
'immagine' dei protagonisti... buona lettura!
Se c'era una cosa che
quel secolo offriva, era la moda da urlo, pensò afferrando tre
buste di carta in cui alloggiavano tre vestiti per cui aveva speso un
occhio della testa. Beh, non erano proprio soldi suoi. Li aveva
'trovati' qua e la durante la sua lunghissima vita. Un'altra cosa a
cui non rinunciava era il cellulare. Adorava la tecnologia. Katherine
scostò una ciocca arrotolata dal viso e sorrise smagliante.
Il cellulare di Damon
ronzò inascoltato in una tasca della giacca di pelle.
Katherine sorrise di più e si accorse di aver dimenticato la
scarpe che si abbinavano all'abitino succinto che aveva acquistato
per festeggiare la riuscita del suo piano.
“Guarda
guarda...”
Katherine spostò
lo sguardo dalla vetrina alla bellissima donna accanto a se. “Dio,
come sei invecchiata!”
“Touchè,
puttana.” Eileen la fissò da capo a piedi, un po'
disgustata. “I tuoi gusti in fatto di vestiti sono molto
cambiati...”
“E' il secolo.
Adeguati” rispose adocchiando la cappa con cappuccio che
indossava. “Fa tanto vecchia signora del castello...”
“Dove si nasconde
Damon Salvatore?”
Katherine alzò
le spalle e tornò a guardare la vetrina. “Starà
leccandosi la nuova ferita in solitudine” mormorò e
allargò gli occhi di fronte un paio di tronchetti neri da sera
che riscuotevano tutta la sua approvazione. “Poverino, è
stato scaricato...”
Neppure per un secondo
Eileen credette alle sue parole. Il sole stava tramontando e la cappa
magica che aveva usato per difendersi dai raggi solari aveva quasi
esaurito l'effetto. “Non penso proprio” mormorò
osservando le sue reazioni. Katherine la guardò per un
istante.
Il sole calò del
tutto e la vampira si disfò della cappa.
Katherine li vide
comparire un po' alla volta. Strinse i pacchetti nella mano sinistra
e inclinò la testa, ironica. “Vuoi scontrarti con me?”
“Tu sai chi
vincerebbe” rispose avvicinandosi a lenti passi “ho
trecentocinquantadue anni, amore mio. Sono più forte di te.”
“Lo credi
davvero?” sibilò e il bracciò scattò verso
la gola. Eileen le fermò la mano e torse il polso, si chinò
su di lei fino a sussurrarle all'orecchio “guarda chi c'è,
puttana.”
Katherine vide solo un
paio di stivali neri di pelle che si avvicinavano sempre di più.
“Louis...”
“Lady Katherine”
mormorò con un cenno del capo. “Gli anni l'hanno resa
più bella...”
“Direi lo stesso
di te, se la vecchietta mi lasciasse andare!” sibilò con
un certo fastidio. Eileen la lasciò all'istante e Katherine
barcollò sui tacchi, aggiustando capelli e vestito lungo i
fianchi. Girò gli occhi su Louis e ingoiò.
“Petrova”
bisbigliò il vampiro afferrandola alla gola e schiantandola
contro la parete.
Katherine afferrò
il polso dell'uomo con entrambe le mani e sudò freddo e paura.
“Da molto tempo non mi chiamavano così...”
Louis le strappò
il ciondolo protettivo dal collo, ferendo la pelle candida. “Ora
portaci da Damon Salvatore. O il tuo sangue scorrerà lungo la
parete e ne nutrirà la terra...”
***
Quel letto era il luogo
più accogliente e soffice che l'avesse mai ospitata. Era
caldo, confortevole e lui profumava di buono, di sesso, di peccato
mortale. Sarebbe stato tutto perfetto, se fosse riuscita a smettere
di ridacchiare per il nervosismo e l'imbarazzo. “Scusa...”
singhiozzò “è più forte di me...” si
portò le mani alla bocca e strangolò un'altra risatina.
Damon si appoggiò
su un gomito e la guardò. Era adorabile, ma stava per
ucciderla. Quando intercettò il suo sguardo irriverente,
scosse la testa e Caroline soffocò le risa nel cuscino. Si
schiarì la voce e asciugò gli occhi con un dito “puoi
dirlo, sono pessima...”
“Ma no...”
concesse sdraiandosi comodamente accanto a lei “sei fortunata.
Sono coriaceo, non mi scoraggio tanto facilmente”
“Non sto cercando
di scoraggiarti... ma è troppo assurdo...”
Damon la guardò
interessato “cosa è assurdo?”
Caroline li indicò
a turno, sventolando il dito indice fra loro “noi! Noi che
facciamo sesso!”
Damon sollevò le
sopracciglia e annuì “e si... è assurdo...”
si sollevò a sedere e si avvicinò a Caroline che ingoiò
la saliva e lo guardò battendo le palpebre. Aveva gli occhi
luminosi con un scintilla di felicità sul fondo. Le accarezzò
il viso e la baciò, facendole tirare indietro la testa.
Caroline cercò di non ridere ma finì riversa sulla
schiena mordendosi un paio di dita per contenere l'ilarità.
“Sto per
azzannarti” la minacciò a bassa voce “sul
serio...”
Caroline non diede
segno di averlo udito.
“Peggio per
te...”
Caroline smise di
ridere nel momento stesso in cui cominciò a morderla
leggermente sullo stomaco abbassandosi verso... ehi! Caroline
sussurrò e si tirò indietro “non mordere...”
Damon le scoccò
un'occhiata penetrante e sorrise malizioso. Il suo desiderio lo stava
soffocando. La mordicchiò lungo il ventre, fino all'interno
della coscia sinistra. Ora aveva smesso di ridere del tutto. Il
piacere la stordì in un istante, allungò la mano e gli
accarezzò i capelli. Senza rendersene conto, aprì di
più le gambe e Damon l'azzannò facendola urlare per la
sorpresa, il piacere e il dolore. Il desiderio schizzò verso
il cervello come una freccia al bersaglio e Caroline tremò da
capo a piedi, cadendo riversa sulla schiena. Il piacere continuava a
crescere, lasciandola sbigottita. Si poteva arrivare più in
alto di così? Damon aveva spostato il punto del suo interesse
altrove e l'aveva ammutolita. Riusciva solo a gemere e a fissare il
vuoto. Non le sembrava più ridicola, la situazione. Si
aggrappò alle lenzuola stropicciate sotto di lei e chiuse gli
occhi. Bisbigliò fra i denti e il suo amante annuì dopo
averle lanciato un breve sguardo. A Caroline parve di gridare ma non
ne era sicura. Non sentiva la sua voce. Non riusciva più a
pensare. Non riusciva neppure a toccarlo. Non vedeva più
nulla, percepiva il movimento, il suo respiro che cresceva. Damon
l'abbracciò e la tirò contro di se. Il piacere le corse
lungo la colonna vertebrale, si spanse fino alla punta delle dita e
le bruciò il cervello. Nel momento stesso in cui pensò
di partecipare almeno in parte all'atto – per dargli l'idea che
anche lei sapeva fare qualcosa, a letto - Damon le portò le
braccia sopra la testa e Caroline cominciò a cadere...
***
Con Damon fuori dai
piedi, Stefan Salvatore aveva la casa libera e aveva organizzato un
romantico incontro con Elena. Sembrava che anche Caroline fosse
scomparsa e quello convalidava la sua idea. Aveva giocato la carta
del rapimento. Non capitava di sovente. A dire il vero, quella era la
prima volta che Damon si lasciava coinvolgere così a fondo da
una donna che non fosse Katherine. La novità piaceva a Stefan,
ma quando suonò il campanello e dovette interrompere il suo
brindisi con Elena, sbuffò contrariato.
La prima cosa che vide
quando aprì la porta, fu la copia riccioluta della fidanzata.
Il corpo di Katherine fu sospinto avanti, i sacchetti dei vestiti
caddero a terra e la sala si riempì di stranieri che non erano
benvenuti. Elena si aggrappò alla testiera del divano e guardò
ad occhi spalancati la scena.
“Non aiutarmi, ti
prego” borbottò ironica rimettendosi in piedi con tutta
la dignità possibile. “Ah, ci sei pure tu. La mia
copia.”
“Che sta
succedendo?” domandò con un sorrisetto ignorando
l'acidità che aveva riversato su Elena.
“Ciao, piccolo.”
Eileen emerse dal fondo e passeggiò fino al vampiro, non
curandosi di Katherine. Spostò lo sguardo su Elena e sgranò
gli occhi.
“Eileen”
mormorò ponendosi fra lei ed Elena. “Sei sul mio
territorio...”
“Il tuo
territorio coincide con quello di Damon Salvatore.”
“Purtroppo”
ammise e restò immobile “cosa ha fatto stavolta?”
“Chi è
quella donna e perché è così simile alla
puttana?”
“Che linguaggio
poco signorile...” sussurrò Katherine sedendosi sul
divano accanto ad Elena. La guardò dall'alto in basso e
accavallò le gambe. “Devi dimagrire, carina...”
“Cosa ha fatto
Damon?” domandò la ragazza prendendo le distanze
“Stefan...”
Il vampiro alzò
le mani e osservò gli altri intrusi nella stanza. “Per
favore, di ai tuoi uomini di restare fuori.”
“Sei sempre stato
il più ragionevole fra i due” mormorò una voce
bassa che gli fece accapponare la pelle.
Elena spostò lo
sguardo sul nuovo arrivato e arrossì fino alla radice dei
capelli. Non molto più alto di Stefan, occhi e capelli neri.
Carnagione troppo scura per essere americano, lineamenti ruvidi ma
eleganti. Elena pensò ad una serie di aggettivi che non si
sarebbe mai sognata di pronunciare ad alta voce.
“Stai sbavando”
sussurrò Katherine di fronte l'espressione rapita di Elena.
“Per forza...”
“E' un Antico,
porta rispetto” sibilò e accavallò l'altra gamba.
“E' davvero bravo a letto.”
Tre teste si voltarono
verso Katherine che con molta nonchalance rimirò le unghie e
scostò i capelli dall'orecchio.
“Non voglio
sapere altro” mormorò la ragazza alzandosi e arrivando
alle spalle di Stefan.
“Milady”
mormorò inchinandosi rispettoso “la somiglianza è
impressionante”. Le baciò la mano ed Elena la ritirò
quasi subito, tornando a nascondersi quasi dietro il proprio ragazzo.
Lo vide inchinarsi a sua volta in una sorta di saluto d'altri tempi.
Fissò lo sguardo sulla donna mora che la scrutava e si sentì
di troppo. “Cos'è un Antico?” domandò
rompendo il silenzio nella stanza.
Louis si raddrizzò
e socchiuse le palpebre. “Un Antico è un vampiro che
cammina sulla terra da molti secoli. E' in grado di sostenere la
vista del sole ed è dotato di una forza senza uguali...”
“E che ragiona
col pisello come tutti gli altri uomini” sussurrò
Katherine al nulla. “Oh, scusate. L'ho detto ad alta voce?”
“Katherine, ti
prego...” Stefan rabbrividì di fronte la sfrontatezza
della donna.
“Louis?”
azzardò Elena uscendo dalla protezione del vampiro. “Caroline
mi ha parlato di lei...”
“Lady Caroline è
un donna sfortunata” disse paralizzandole le parole “ha
affidato il proprio cuore nelle mani di un manigoldo ed è
destinata a vedere il suo amore perire.”
“Damon è
un idiota ma tiene molto a Caroline” sbottò
avvicinandosi senza paura “l'hai aiutato a fuggire, perché
ora lo cerca per ucciderlo?”
“Quel figlio di
puttana ha incendiato la mia abitazione!” esclamò Eileen
che era rimasta buona fino a quel momento “e l'ha fatto di
giorno, quando non potevamo difenderci!”
Elena impallidì
e guardò Stefan rimasto come lei senza parole. “Impossibile,
non può aver fatto nulla del genere...”
“Lo sentiremo
dalla sua viva voce” rispose Louis guardandolo fisso negli
occhi “dov'è?”
***
L'anello girò
nel dito di Caroline mentre infilava la mano sotto il cuscino.
Sentiva una gran calma dentro di se come tutte le voci del mondo si
fossero zittite e il risentimento che provava fosse volato via. Non
aveva una sola traccia di rabbia o rancore in corpo. Se analizzava le
precedenti esperienze, non riusciva a fare paragoni. Damon le piaceva
molto più di quel che pensava. Era sgarbato non aver
ricambiato il suo 'ti amo'? Si sdraiò sulla pancia e fissò
l'armadio semiaperto. Caroline non capiva molto bene cosa provava per
lui. Il desiderio di averlo era ancora pulsante e appena ne avesse
avuto le forze, gli avrebbe fatto rimpiangere l'apertura del vado di
Pandora. Il suo amante l'accarezzò lungo la schiena, scivolò
col braccio oltre la vita e si fermò sul ventre. Caroline
chiuse gli occhi con piacere e quando la baciò sulla tempia e
sulla guancia, gli afferrò il bicipite e lo tenne stretto
contro di se. Era finita troppo presto per colpa sua. Si era accesa
come un fiammifero ed era bruciata in un istante. Era davvero una
pessima amante. “Quei vestiti di chi sono?”
“Una cugina di
nome Annabelle. Morì la notte delle nozze” sussurrò
rimestando nella memoria “aveva diciassette anni, una carrozza
l'ha investita mentre tornavano dalla festa nuziale...”
Poverina. Lei non aveva
potuto provare quell'esperienza appena vissuta. Caroline si
raggomitolò contro di lui. “Pensavo ad una ex...”
“Non sono poi
così tante...”
Caroline lo guardò
di traverso, lo vide ridacchiare fra se “intendevo, quelle
ancora in vita...”
“Hanno avuto un
incidente?”
“Se vogliamo
chiamare la Morte un incidente...” mormorò e la guardò
“quando sei umano, la tua vita tende a finire.”
Caroline sporse il
labbro inferiore e si accucciò contro di lui. “Non sono
imbranata, a letto. Posso aver dato l'impressione, ma se mi ci metto
divento una tigre.”
Damon ribattè
che le donne non sono mai imbranate a letto, ma che se ne avesse
incontrato una non ci sarebbe stato alcun problema, anzi: sarebbe
stata una delizia scioglierla delle sue inibizioni.
Un discorso che non
faceva pieghe da nessuna parte, pensò lanciandogli un breve
sguardo. Sembrava completamente a suo agio. “Detto da te, posso
solo che fidarmi...” borbottò e nascose la testa sotto
il cuscino che le venne strappato di mano un secondo dopo.
Caroline lo guardò
imbarazzata. Forse era stata pesante adducendo alle sue molte donne.
Ma Damon non la guardava con intenzioni bellicose, anzi. L'accarezzò
lungo la guancia e una scintilla gli passò negli occhi. La
baciò di nuovo con una passione che Caroline non riusciva a
sostenere, costringendola ad abbandonarsi sotto di lui. “Troppo
aspra...” sussurrò mordicchiandole le labbra con le
proprie. “Devi scioglierti un altro po'...”
Caroline trattenne il
respiro e sentì il sangue infiammarsi mentre la accarezzava.
Si rese conto che non reggeva più la parte della brava
ragazza. Era stanca del suo ruolo nella storia. Per una volta, si
concesse di chiedere.
Caroline Forbes non
immaginava che Damon Salvatore fosse così tenero. Così
bisognoso d'amore. Come lei. Così terribilmente dolce,
mentre la riduceva ad uno stato pietoso, schiava del suo corpo e del
desiderio. Non aveva intenzione di smettere finché non avesse
chiarito ciò che provava per lei – l'aveva capito
benissimo la prima volta, ma come si dice, repetita iuvant - ma
al terzo scontro, chiese una tregua che le concesse a malincuore. Non
era abituata a tutte quelle emozioni. Aveva completamente dimenticato
che esisteva un mondo circostante il letto. Aveva scordato Katherine,
le sue minacce, i vampiri di New Orleans e tutto il resto. Aveva
cominciato a pensare di poter passare l'eternità così,
almeno finché non si era addormentata di colpo, fra le braccia
del suo amante, ancora sconcertato dalla passionalità repressa
di Caroline che sembrava non raggiungere mai il culmine. Era una
salita difficoltosa, piena di curve e non se ne vedeva la fine. Damon
aveva pensato ad una razione extra di sangue mentre Caroline gemeva
in preda al piacere, completamente assoggettata del suo volere.
Sarebbe andato a caccia, quando fosse stato in grado di alzarsi dal
letto. Qualora ci fosse riuscito, pensò dondolando la testa da
un lato e addormentandosi per l'eccessiva stanchezza.
***
“Non sappiamo
dove sia, in questo momento...” mormorò tentando si
nascondere Elena dietro di se. “Non lo vediamo da due giorni.”
“E' con Caroline”
rispose Elena aggirandolo.
Louis la fissò e
la ragazza si trovò costretta a sostenere quello sguardo cupo
il più a lungo possibile. “Penso sia con lei. Caroline
l'ha lasciato appena tornato da New Orleans...”
“Caroline era
molto spaventata e Damon ha passato un intero giorno a compiangere se
stesso” concluse Stefan conciliante. Volse lo sguardo su
Eileen e accennò un sorta di scusa “non è molto
in se da quando...”
“... da quando
Caroline è diventata una vampira” insistette Elena
sudando da capo a piedi “è cambiato.”
“Bah!”
esclamò la voce annoiata di Katherine “Damon non cambia.
Resta il solito moccioso viziato che non si ferma finché non
ha ottenuto ciò che vuole.”
Stefan sbuffò
scuotendo la testa “pensiamo sia con Caroline... e che stai
cercando di perorare la sua causa...”
“Tzè!”
Elena rivolse
un'occhiata a Katherine e aggrottò la fronte, seccata. Eileen
le rivolse uno sguardo di compiacimento. “La tua amica lo ama
molto” mormorò “ma ciò non cambia il fatto
che Damon sia responsabile dell'incendio!”
“La minaccia che
ha pronunciato non lascia dubbi.”
“Damon non
minaccia, si vendica e basta” rispose Stefan alle strette
“dovremmo aspettare che torni per avere spiegazioni.”
“E se non torna?”
sussurrò Elena fra i denti “che facciamo?”
“Va a casa”
rispose voltandosi verso di lei “non centri nulla, in tutto
questo.”
“Lei resta”
rispose Eileen comparendo alle sua spalle “e anche lei”
ridacchiò in direzione di Katherine che sbuffò e si
versò un bicchiere di vino.
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Capitolo 18 *** Ignorance is Bliss ***
“Oh...
ma che cosa dolce....”
Caroline
voltò le pagine di un vecchio manoscritto trovato in un
cassetto, mentre si aggirava per la casa di Annabelle, fragrante di
doccia e con i capelli fradici avvolti in un asciugamano. Doveva fare
molta attenzione, le pagine si staccavano facilmente. La raccolta di
missive che aveva trovato con esso, testimoniavano l'amore della
ragazza per il futuro sposo e l'impazienza che hanno tutte le spose
la prima notte di nozze. Le lettere le aveva tenute per ultime,
indecisa se sbirciarle oppure no. Si poteva violare la privacy di una
defunta? Sì, pensò eccitata
dall'appassionante storia d'amore che aveva appena letto. Caroline
sciolse i nastrini di seta che tenevano insieme le missive e le
maneggiò con cura. Calligrafia elegante, inchiostro blu, erano
vergate con una stilografica. Caroline poteva quasi vedere Annabelle
china su di essa, gli occhi lucidi di emozione e amore. Per una
romantica come lei, quello che stava vivendo era un momento
irripetibile. Ascoltò i rumori della stanza, ma Damon dormiva
profondamente e lei era troppo eccitata e sveglia per restarsene con
le mani in mano. Sembrava che la sua energia non si fosse esaurita
dopo tutti i 'combattimenti' sotto le lenzuola. Caroline decise che
avrebbe dato solo una sbirciata e poi sarebbe uscita in cerca di
cibo. Aveva recuperato i suoi vestiti – finalmente
asciutti – e ora sedeva sul balconcino esterno
osservando il tramonto lento e aranciato. Ci aveva messo un po'
troppo a lasciarsi andare, pensò sfogliando le lettere. Però
ora era felice... Caroline si fermò quando lesse il
destinatario della missiva. Si guardò velocemente alle spalle
e divise il mucchietto in due parti. Le lettere di Annabelle era
numericamente inferiori, rispetto a quelle destinate a Damon dalle
sue molte donne. Caroline le allontanò da se con un dito. Non
voleva averci nulla a che fare. Non avrebbe lasciato che qualche
sconosciuta morta le facesse il lavaggio del cervello. Ci pensava
già Katherine.
Caroline
soffriva di gelosia retroattiva ma ciò non le impedì di
allungare di nuovo la mano verso la prima lettera e cominciare a
leggere.
***
Le
avrebbe dato tutto.
Le
avrebbe tolto tutto.
No,
no. E' sbagliato.
Ma
devi, è necessario.
“Non
penso proprio...” biascicò e si svegliò solo, al
buio, le finestre illuminate dalla luce dei lampioncini della strada.
Damon si rizzò a sedere e strofinò le mani sul viso.
L'incubo ronzava ancora fra le sinapsi addormentate, si sentiva
pesante e senza forze. “Caroline?” mormorò e
ascoltò il vuoto dell'abitazione. Se n'era andata. Damon
crollò sulla schiena e respirò a pieni polmoni, le
ciglia nere inumidite. Uscita per 'cena' o scappata? Ancora semi
addormentato, si aggirò per l'abitazione scoprendola
decisamente vuota. Si affacciò al balconcino ad osservare le
luci della città e si maledisse per aver lasciato che un'altra
Katherine lo usasse a suo piacimento. Come Katherine, ma più
infida. Con la sua ritrosia, gli occhioni innocenti, quel modo di
fare da bambina bisognosa d'affetto l'aveva imbambolato per bene.
Chissà come ne stava ridendo ora. Neppure lui aveva mai fatto
del male gratuitamente a qualcuno.
***
La
stava fissando. Che diavolo aveva da fissare? Elena saettò
un'occhiataccia a Katherine che la stava guardando da troppo tempo.
Katherine
fissò lo sguardo sul vampiro alle sue spalle.
Stefan
la osservò per un istante e si volse a guardare l'Antico, che
sedeva sulla sua poltrona preferita, in attesa, ed Eileen che
camminava nervosamente di fronte il caminetto. “Potrebbe
tornare fra giorni...”
“O
mesi” propose Elena adocchiando la sua nemica “Caroline è
piuttosto difficile da convincere. Quando dice no...”
“Nessuno
dice no a Damon Salvatore” borbottò Eileen
girandosi verso di lei, a braccia incrociate “in un modo o in
altro, ottiene sempre quello che vuole.”
“Non
con Caroline” insistette la ragazza “lei ha...”
Elena si interruppe e ingoiò, sentendo lo sguardo dell'Antico
su di lei. “Paura... di innamorarsi... quindi... è molto
difficile...”
“Tu
non sei mai andata a letto con Damon, non sai di cosa parli” la
rimbeccò Katherine dondolando il bicchiere vuoto fra le dita.
“Oppure sì?”
Elena
diventò verde di rabbia e gli occhi le scintillarono,
incrociando lo sguardo divertito dell'Antico. Un momento dopo, l'uomo
girò la testa verso il portone esterno e restò a
guardarlo. Poi fece leva sulle braccia, si alzò dalla poltrona
e camminò verso l'uscio. Nessuno mosse un dito e quando Louis
mise mano al chiavistello un tuono ruppe il silenzio della stanza. Il
vampiro guardò dritto avanti a se nel momento in cui un lampo
illuminò la strada che si estendeva dal vialetto. La pioggia
iniziò a scrosciare violenta e Louis restò sotto il
porticato in attesa.
“Che
sta succedendo?” sussurrò Elena nell'orecchio di Stefan
“Sta
arrivando qualcuno” rispose Eileen allontanandosi dal
caminetto. “Non porta buone nuove...” la donna abbassò
lo sguardo su Katherine che stava rimescolando il vino nel bicchiere
con una torsione del polso quasi impercettibile. “Così
sembra...” rispose fissando il vuoto. Stupido imbecille!,
pensò storcendo la bocca.
Zombie
- The Pretty Reckless
Caroline
detestava le tragedie, soprattutto quelle che la coinvolgevano.
Perché aveva dovuto ficcare il naso in faccende che non la
riguardavano e che erano successe bene cento anni prima?
Le
lettere mai spedite a Katherine.
Come
poteva amarla o sperare di amare qualcun altra dopo quello che aveva
provato e fatto per lei?! Caroline strinse le braccia contro lo
stomaco e singhiozzò sotto la pioggia. Prima aveva corso
attraverso il continente, poi aveva camminato fino a Mystic Falls,
ignorando tutto e tutti. Aveva bisogno di parlare con qualcuno ma
Bonnie non poteva soffrirla, Elena era da Stefan. Sua madre era da
escludere. Caroline si sentì tremendamente sola. Ingoiò
le lacrime e puntò dritta verso il maniero Salvatore. Abbassò
gli occhi sulla strada infangata e si tolse l'anello gettandolo a
terra. L'anello rimbalzò e finì vicino alla siepe che
circondava l'entrata. Caroline infilò la mano in tasca e
strinse i pugni, chinando il capo per evitare che la pioggia le
ferisse gli occhi. Un tuono scoppiò lontano e Caroline
trasalì. Forse aveva agito precipitosamente ma il dubbio che
il suo tanto decantato amore fosse una balla per portarla a letto –
ci sarebbe finita comunque che bisogno c'era di mentirle?! -
l'aveva costretta ad allontanarsi. Ora vedeva bene la verità.
Si era innamorata di Damon... Caroline alzò la testa e si
fermò in mezzo alla strada.
Louis
la fissò con i suoi cupi occhi neri, le tese la mano ma
Caroline restò immobile. Il vampiro abbassò il braccio
e si avvicinò.
Caroline
fece un passo indietro. “Perchè è qui, Louis?”
domandò con la voce roca e spezzata.
“Te
lo dico io!”
Caroline
spostò lo sguardo su Eileen e impallidì. Se erano
entrambi lì, la faccenda era grave.
“Dov'è
Salvatore?”
“A
Parigi” rispose Louis leggendole nel pensiero.
“La
nostra abitazione è stata incendiata” continuò la
vampira nera di rabbia “ha minacciato di farcela pagare e il
giorno dopo molti di noi hanno perso la vita! Ci ha attaccato in
pieno giorno quando non potevamo difenderci!”
“Non
è stato lui” rispose ma il dubbio l'attanagliò.
Gli aveva detto di non comportarsi come un teppista... Caroline battè
le ciglia e si ritrovò Louis a pochi centimetri dal viso.
“Ne
è sicura?”
Caroline
scosse la testa e ricominciò a singhiozzare. Eileen soffiò
infastidita, lasciò cadere l'ombrello aperto sotto il portico
e rientrò rumorosamente in casa.
“Ho
amato una sola volta, lady Caroline” mormorò
avvicinandosi alla ragazza che piangeva. “Non ho mai avuto il
coraggio di trasformarla.”
“Mossa
saggia...” scherzò cercando di controllare i nervi.
Caroline lo percepì quando si avvicinò ma non mosse un
dito per fermarlo, ne si ritrasse quando la abbracciò. Si
nascose contro la sua giacca bagnata dalla pioggia, singhiozzandogli
addosso. Aveva il cuore sbriciolato ed era sorda alle parole tenere
che le stava dicendo.
Louis
la spostò lentamente verso l'ingresso dell'abitazione e
Caroline si lasciò condurre dentro, ubbidiente. Appena
entrata, il calore della stanza le fece crollare i nervi del tutto.
“Che
cosa fai qui, stupida bamboccia?!”
Caroline
trasalì violentemente e si nascose dietro Louis respirando la
propria paura.
“Perchè
non sei con Damon?!”
Katherine
era furiosa e le sputava addosso le parole come fossero lame di
coltelli. Elena e Stefan la guardarono allibiti.
“Cerca
di calmarti, cretina!” sbottò Eileen osservando la sua
strana reazione. “E' un bene che sia qui. Riporterà
Salvatore in città entro l'alba.”
Katherine
era furibonda ed esigeva una spiegazione. Voltò intorno
all'Antico che si spostò con tutto il corpo, nascondendola
alla sua vista. “Siediti” le ordinò in tono
minaccioso. “Nessuno ti ha dato il permesso di parlare,
Petrova.”
Katherine
alzò un sopracciglio e fece un passo indietro, furibonda.
Marciò verso il divano col viso contratto di rabbia mentre la
coppia era sempre più esterrefatta.
“Caroline...”
Elena si alzò e Eileen la guardò appena. “Cosa è
successo?”
Caroline
scrollò le spalle imbarazzata. “Ho ficcato il naso dove
non dovevo...” disse e starnutì all'improvviso cercando
un fazzoletto.
“Ti
prendo un asciugamano” mormorò sollecita. Guardò
i vampiri attorno a se, ironica “posso?”
***
“Grazie...”
“Come
ti senti?” Elena la guardò nello specchio mentre
districava i capelli dall'asciugamano.
“Disorientata...
e stupida” borbottò lasciando cadere la salviettona
accanto a se “hai visto la faccia di Katherine quando Louis le
ha detto di piantarla?”
“Sembrava
avesse morso un limone” ridacchiò e abbassò la
voce “hanno tutti il super udito qui...”
Caroline
annuì e restò a fissare il nulla “non frugare mai
nei cassetti di Stefan. Quello che è passato non ci riguarda,
ricordalo.”
“Cosa
hai trovato?”
“Le
lettere delle amanti, le lettere mai spedite a Katherine... quelle
tornate al mittente e mai aperte...” elencò sentendosi
una completa cretina “come ho potuto solo pensare di competere
con lei o... sostituirla? Una parte di me ci ha pensato... quella
vanitosa...”
“Ti
sei innamorata” sussurrò Elena comprensiva “posso
fare qualcosa per te?”
“Passami
il fon” borbottò e girò una ciocca fra le dita
“c'è una specie di gerarchia fra vampiri, l'hai notato?”
“Decisamente
sì. Stefan si è quasi inchinato.”
Caroline
la guardò per un istante, poi tornò a concentrarsi
sulla sua acconciatura. “Quando ho visto Louis ho pensato che
fosse venuto a cercare me... pensa tu che stupida vanitosa che
sono...”
Elena
la fissò nello specchio “Caro, ho l'impressione...”
la ragazza tacque e quando provò a parlare sentì la
lingua annodarsi. “Non prenderla male...”
“Ci
siamo sempre dette tutto” mormorò e si voltò
verso di lei “pensi che sia presuntuosa?”
“Non
proprio...” borbottò e si sedette sul letto della camera
di Stefan “forse stai cercando attenzioni dalle persone
sbagliate” la guardò in attesa di una reazione
“insomma... Damon... e quel sorcosauro nel salotto non danno
proprio l'idea delle persone affidabili!”
“Non
sto cercando attenzioni!” esclamò senza fiato.
“Sorcosauro?”
“E'
la prima cosa che ho pensato quando l'ho visto” sussurrò
abbassando ancora di più la voce. “Dov'è
l'anello?” Elena la fissò preoccupata e Caroline alzò
le spalle “l'ho gettato via.”
“Perchè?!”
Caroline
non rispose ed Elena sentì il cuore arrivarle in gola.
“Non
voglio passare il resto della vita a rimpiangere... una scopata”
sbottò e Elena sgranò gli occhi.
“Non
guardarmi in quel modo. Abbiamo fatto sesso, è stato
bellissimo. Fine” disse con voce incrinata. “Esci, per
favore. Non voglio parlare di Damon...”
Le
sinapsi di Elena formicolavano al solo pensiero. Doveva assolutamente
parlarne con Stefan e... ops! Elena si appiatti contro la porta
chiusa quando si ritrovò l'Antico a pochi centimetri dal
corpo. Il vampiro le fece cenno di passare con un sorriso affabile e
garbato che le mise i brividi addosso. Elena aveva imparato che più
un vampiro sorrideva, più era il caso di starne lontano. Si
affrettò a tornare da Stefan ma quando si voltò e lo
vide infilarsi nella stanza di Caroline, si fermò indecisa.
Il
capelli erano asciutti a metà, ma non aveva molta voglia di
perderci tempo. Caroline posò il fon spento sul letto e chiuse
gli occhi pesti di lacrime. Aveva rovinato tutto con la sua stupida
gelosia. E Damon si era dimostrato peggiore di quel che pensava. Se
era stato davvero lui a dar fuoco all'abitazione, avrebbe dovuto
rendere conto ad Eileen e... “eh!” esclamò
trovandolo di fronte a se. Caroline lo guardò perplessa e
anche un po' spaventata.
“Sta
meglio, Lady Caroline?”
La
ragazza scosse la testa e le sembrò piuttosto strana tutta
quella cortesia nei suoi confronti. “Stavo asciugandomi i
capelli” mormorò e accese il fon che ronzò nella
stanza.
“Mi
permetta” Louis le tolse l'attrezzatura di mano e si sedette
dietro di lei “è passato molto tempo da quando ho fatto
questo per qualcuno...”
Non
era lei a cercare attenzioni dalle persone sbagliate. Erano loro a
imporle la propria presenza. “Quanto tempo?”
“Duecentotre
anni, per la precisione. A quel tempo non avevamo simili
meraviglie...” mormorò osservando la sua espressione
nello specchio. “Ha paura di me?”
“Sì”
rispose e lo guardò oltre la spalla “e non capisco la
sua sollecitudine nei miei confronti...”
“Potrei
dirle, mia cara, che sono qui per semplice curiosità.”
“Vuole
vedere il risultato dell'effetto Salvatore?” domandò
sarcastica ricordando le parole di Bonnie.
L'ombra
di un sorriso balenò fra i lineamenti del vampiro. Le dita
percorrevano piano la chioma di Caroline regalandole brividi sul
collo e sulle spalle. Neppure per un momento pensò che avrebbe
potuto ucciderla. Non c'era motivo per farlo.
“L'amore,
un tempo, era più semplice. Gli uomini si dichiaravano, le
donne accettavano o meno la loro offerta...”
“...
e soffrivano lo stesso come cani” rispose amareggiata “è
curioso di vedere cosa succede nel Ventunesimo Secolo, dopo una
delusione amorosa? Mi lasci un barattolo di gelato, un po' di Nutella
e una serata alcolica con le amiche...”
“Ho
visto parecchie cose, Lady Caroline. Nessuna di queste risolveva il
problema in maniera permanente.”
“Il
tempo e una scopata chiodo scaccia chiodo sono un buon...”
Caroline chinò la testa, arrossì e si maledì
dentro di se. “Non volevo dirlo così...”
“Concordo.
Ciò che ha pensato non è adeguato ai vocaboli
espressi.”
Caroline
ci mise un attimo di troppo a capire che la stava prendendo in giro.
Rise e le spalle le tremarono. “Posso continuare da sola...”
mormorò sentendo la cute della nuca sfiorata dalle sue dita.
“Aiutarla
mi arreca piacere” commentò con un sorriso sincero. “Non
dovrebbe restare sola, è troppo sconvolta.”
Il
fon cessò il suo ronzio e Caroline si voltò verso di
lui, un po' divertita “non mi taglierò le vene come le
eroine dei romanzi.”
“Saggia
decisione. Dov'è il suo anello, Lady Caroline?”
“L'ho
gettato via.”
“Ha
deciso di porre fine alla sua esistenza?”
“Non
ho pensato...” mormorò confusa. “Louis, la prego,
vorrei restare sola...”
Louis
le passò in braccio attorno al corpo e la tirò a se. Il
batticuore era assordante. Le parlò nell'orecchio, dolcemente.
“Ci
sono molte cose che deve ancora vedere, molte cose che deve provare.
Molto tempo indietro, la mia amata si tolse la vita quando si rese
conto che non poteva restare con me per l'eternità...”
“Perchè
non l'ha trasformata?”
“La
pietà mi fermò la mano” sussurrò e
Caroline aprì gli occhi, rabbrividì fino ai piedi e si
morse un labbro. Quando lo lasciò andare, un polpastrello
caldo lo sfiorò accarezzandolo lentamente. Caroline chiuse gli
occhi e si lasciò andare contro di lui. “Louis... la
prego...”
“Bevi
da me, dolce Caroline, conosci la mia storia...” sussurrò
e incise una vena del polso avvicinandolo alle sue labbra.
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Capitolo 19 *** Conosci la mia storia ***
Il
sangue di un Antico è potente. Racchiude memorie ed esperienze
millenarie, nasconde segreti e poteri che Caroline non avrebbe mai
immaginato. Al primo sorso, la sua mente fu invasa da immagini
confuse che si linearizzarono poco alla volta. Caroline conobbe la
storia di Louis de Betancourt, la sua nascita, la trasformazione, la
morte, il mentore, il dolore, la sete, la passione, la lotta, la
perdita dell'umanità, la belva che lo divorava sotto le
spoglie di uomo per bene. Caroline sentì il sangue ribollire e
pizzicarle la pelle. Si aggrappò al braccio di Louis e staccò
le labbra sul polso fissando il vuoto. Quel rumore era terribile.
Martellante, le picchiava nelle orecchie la luce era troppo intensa,
il frusciare dei vestiti assordante. “Cos'è?”
singhiozzò e si intravide nello specchio, la pelle arrossata
come dopo una lunga corsa, gli occhi che rilucevano in maniera
bizzarra ed intrigante. Si sentiva potente. Indistruttibile. “Cos'è?”
domandò di nuovo voltandosi lentamente verso di lui “è
il sangue?”
“E'
il potere” confermò affascinato dalla sua reazione.
“Giuro su dio, Lady Caroline, non ho mai conosciuto nessuno
come voi...”
Aveva
la labbra sporche di sangue. Caroline le risucchiò lentamente
e le lasciò andare, lucide di saliva.
“Entra
in risonanza con il mondo. Ascolta” mormorò e le posò
una mano sugli occhi. Caroline sprofondò nel buio e ascoltò.
Il picchiettare incessante della pioggia, le voci, i pensieri, i
desideri di ogni essere vivente nel mondo. Sentiva tutto, apprendeva,
assorbiva e rielaborava facendo propria ogni emozione. Si aggrappò
al braccio di Louis e si nascose fra le pieghe della sua anima quando
udì il lamento di un morente. Gioì di piacere al primo
vagito del nuovo nato e arrossì, eccitata dai gemiti degli
amanti che si regalavano piacere a vicenda.
Caroline
era sospesa in un arco di tempo e di spazio da cui non poteva
sottrarsi, ancorata al corpo di Louis come unico punto di riferimento
nel vortice. Quando l'aiutò a riscuotersi – chissà
quanto tempo era passato – Caroline gli posò la
testa contro, annientata. Aveva capito. C'era tutto il mondo, la
fuori. Avrebbe voluto vedere ogni singolo angolo del pianeta,
respirare l'odore della terra, della rugiada al mattino...
“Dov'è
il suo anello, Lady Caroline?”
“L'ho
gettato in terra... vicino alla siepe...”
“Vogliamo
cercarlo?” domandò e Caroline si sollevò dal suo
comodo giaciglio e lo guardò annebbiata. Annuì e
l'Antico sorrise come se avesse fatto la scelta giusta. Le sistemò
i capelli dietro l'orecchio e Caroline abbassò la testa,
arrossendo intensamente quando la baciò sulla fronte. E sul
naso. E sulle labbra. Caroline lo ricambiò per un attimo, poi
si ritrasse sbigottita e senza parole.
Attiri
le persone sbagliate.
“Vorrei
conoscere la sua storia, Lady Caroline...” mormorò e si
abbassò verso di lei “me lo consente?”
L'ultima
volta che aveva acconsentito ad una cosa del genere, era quasi finita
a letto con Damon. Ben sapendo che le leggeva nella mente, lo guardò
lasciando libero il flusso dei pensieri. Nessuna ombra di sentimento
alterò i lineamenti ruvidi e perfetti di Louis. “Non le
farò male” sussurrò e le scoprì il collo
mordendola lentamente. Caroline sentì un breve dolore e poi il
piacere dilaniarla da parte a parte. Come la prima volta,
pensò e si irrigidì contraendo tutti i muscoli anche
quelli che non sapeva di avere.
***
Damon
Salvatore non sforzava di non rimuginare gli errori commessi con
Caroline. Camminava sotto la pioggia che andava lentamente
diminuendo. Non aveva mai subito una sconfitta simile nella sua vita.
Imboccò il vialetto a testa bassa e si preparò a subire
il fiume di domande del fratello. “Paparino è a casa!”
esclamò quando entrò nell'abitazione “il
tabaccaio era chiuso, ho dovuto fare una deviaz...” Damon alzò
lo sguardo dal pavimento sulle persone che affollavano il suo
salotto. “Siete sul mio territorio!” esclamò
esausto togliendosi la giacca di pelle fradicia di pioggia.
Eileen
gli arrivò sui piedi e Damon le bloccò il braccio prima
che lo colpisse. “Cosa ho fatto ora?!” domandò e
la spinse via. Scoccò un'occhiata al fratello, ad Elena che
lanciava occhiate nervose fra loro e il piano superiore, su Katherine
che aveva tutta l'aria di stare per sventrarlo.
“Sei
stato tu ad incendiare l'abitazione di Eileen?” domandò
Stefan alzandosi e facendo cenno ad Elena di restare dov'era.
“No!”
rispose e girò lo sguardo sulle due donne identiche. La rovina
della sua vita, la copia... “Dov'è finita la tua
amichetta? Devo farci due chiacchiere” disse rivoltò ad
Elena mentre si versava da bere “non so come vi hanno educato,
ma...”
“Caroline
è al piano superiore. Con Louis” sparò in fretta
prima che qualcuno le impedisse di parlare.
Damon
la guardò prima stupito, poi accigliato. Schiantò il
bicchiere pesante e sfaccettato sul tavolino e ancora prima che
potessero fermarlo, era già sulle scale.
***
Non
batteva.
Il
suo cuore.
Non
lo sentiva.
“Louis...”
“Mia
cara...”
“Sto
morendo...”
“Forse...”
Caroline
fece forza contro di lui, un debole tentativo di sfuggire alla
propria sorte “non voglio morire...”
Ma
tu sei già morta.
“Bevi,
mia dolce Caroline. Bevi da me...”
Caroline
bevve. Più e più volte finché il sangue non la
nauseò e la forza che sentiva dentro di se non le fece aprire
gli occhi. Era. Tutto. Amplificato. Il soffitto era così...
lontano. La coperta sotto di schiena era calda del suo corpo. L'uomo
su di lei leccava la ferita quasi rimarginata lungo il collo. Le sue
mani serpeggiarono lungo le braccia di Louis, si infilarono fra i
capelli. Le gambe lo avvolsero in una stretta debole ma possessiva.
Caroline scoprì del tutto la gola, inarcò la schiena,
espose il seno nascosto dalla camicia bianca di Stefan. Louis la
seguì nei movimenti, la baciò, scostò i lembi
della camicetta con un gesto lento della mano accarezzando la pelle
morbida e bianca del seno. Caroline mugolò e allargò le
braccia, offrendosi al vampiro su di lei. Louis la baciò lungo
lo sterno, sullo stomaco fino a raggiungere i jeans che calavano sui
fianchi. Le gambe lo strinsero attorno al bacino spingendosi contro
di lui. La pressione del corpo cambiò e si fece più
feroce e insolente. Caroline lo spinse da un lato e lo inchiodò
sulla coperta, lo sguardo appannato e il desiderio che pulsava in
ogni angolo del corpo. “Non cercare di sottomettermi...”
sussurrò imbambolata, ancora drogata dal sangue.
“Non
ho mai pensato di farlo” rispose e alzando una gamba, la
costrinse a ricadere su di lui “a meno che lei non voglia, lady
Caroline...”
“Insegnami
a dimenticare.”
Lo
sguardo cupo di Louis si fece ancora più fosco. “Dimenticare
non guarisce dal male.”
“Ma
esiste un modo per smettere di soffrire” insistette “insegnami
a cancellare i sentimenti...” Caroline chiuse gli occhi in una
muta preghiera “Louis, ti prego...”
“Non
è il momento.”
Il
vampiro la rovesciò sotto di se e Caroline trasalì
quando udì la porta della stanza sbattere con un rumore
assordante. Il corpo di Louis le fu strappato di dosso e fu riportata
bruscamente alla realtà.
Damon
lo colpiva con forza e rabbia, dimentico che il fatto che lo rendesse
un Antico implicasse che poteva fargli ribollire il sangue con un
semplice gesto della mano. Louis lo bloccò con un'agile
torsione del polso e lo tenne sollevato lontano da se con un certo
grado di divertimento sul volto. Lo lanciò dall'altro lato
della stanza, direttamente fuori della porta, dritto giù per
le scale dove giacque con un gemito roco che esprimeva tutto il
dolore che provava. Li sentiva tutti addosso, i loro sguardi.
Preoccupazione da Elena, compassione di Katherine, divertimento da
Eileen che si inchinò su di lui e gli rimise a posto i capelli
sulla fronte con un dito. “Stupido” sussurrò e
sorrise compiaciuta.
Louis
si ricompose e sogghignò fra se. La sostanza di un uomo
resta la stessa, nonostante gli anni. Lanciò uno sguardo
verso Caroline che era rimasta immobile, sconvolta dalla scena.
“L'avventatezza di Salvatore è leggendaria. Credo non
voglia perdere il seguito.”
“Mi
rimetto in piedi da solo” sibilò in direzione del
fratello che aveva abbandonato il suo posto per aiutarlo. “Mi
ha pestato un Antico, non credere...”
“Ringrazierei
di essere ancora vivo e abbasserei la cresta il più possibile”
borbottò cercando di farlo ragionare “non sono qui in
visita di piacere, qualcuno ha incendiato il loro covo...”
“Non
sono stato io!” esclamò arrabbiato.
“Sta
dicendo la verità.”
“Finalmente!”
ribatté altezzoso “ora fuori da casa mia, tutti quanti!”
Caroline
si fermò a metà della scalinata e ascoltò il
tono arrabbiato di Damon con una certa preoccupazione. Sedette sugli
scalini e restò ad origliare.
“Compresa
tu” la sferzò fermo sul primo gradino. Caroline trasalì.
Damon la guardava con aria omicida. Era furioso, bagnato, addolorato
e gli occhi gli brillavano di rabbia esplosiva.
Caroline
sciolse le braccia che teneva strette contro lo stomaco e si rialzò
lentamente, sempre tenendo gli occhi fissi nei suoi.
Damon
pensò che quell'aspetto non l'aveva mai avuto. Aveva bevuto il
sangue dell'Antico. E chissà cos'altro, pensò
sentendo il cuore contrarsi. “Fuori da casa mia, traditrice.”
“Non
ti ho...” Caroline si bloccò e alzò gli occhi al
cielo sentendo le lacrime premere di nuovo dietro le palpebre.
Damon
salì un paio di scalini e quando le si avvicinò
Caroline fece un passo indietro “hai superato addirittura
Katherine” mormorò stringendo gli occhi “io mi
fidavo di te.”
“Damon...”
Il
vampiro alzò un dito e la sfidò a continuare “non
provare a giustificarti, principessa!”
“Non
voglio giustificarmi, voglio dirti la verità!” esclamò
andandogli dietro “ho trovato le lettere...”
“E
hai dovuto ficcarci il naso dentro!”
“E'
stato più forte di me!”
“Dovevo
bruciarle” mormorò a bassa voce, arrabbiato “come
diavolo hai fatto a trovarle?”
“Ho
frugato, sono una donna!” si giustificò ignorando le
persone attorno a loro che li guardavano “ero a casa tua,
avevamo appena fatto sesso, trovo le lettere delle tue ex, che dovevo
fare?!”
“Rimetterle
al loro posto ma questo concetto è troppo alto per te!”
esclamò e guardò gli astanti “siete ancora qui,
voi?!”
“Non
me ne andrò finché il colpevole non sarà saltato
fuori” sibilò Eileen nella sua direzione “hai
mentito!”
“Ho
mentito?!” esclamò in direzione dell'Antico che stava
osservando Caroline.
“Hai
detto la verità” ammise spostandosi verso l'uscita. “I
miei più cortesi omaggi. Signore...” sussurrò
rivolto ad Elena che seguiva la scena ammutolita e a Katherine che se
ne stava buona in un angolo a rimescolare il vino ormai caldo ed
imbevibile. “Stefan...”
Il
vampiro si alzò e lo accompagnò alla porta. “Perdoni
il suo comportamento. E' una testa calda.”
“Un
uomo innamorato compie molte sciocchezze.”
“Grazie
per non averlo ucciso.”
“Avrei
spezzato il cuore di lady Caroline” rispose ed uscì sul
portico bagnato. Si chinò a raccogliere l'anello di Caroline e
glielo porse. Stefan lo accettò senza un commento ma
ricominciò a respirare quando l'Antico si allontanò
all'orizzonte, seguito dagli accoliti di Eileen. Quando tornò
nel salotto sospirò affranto. Suo fratello non era fortunato
con le donne, ma se l'andava proprio a cercare.
Katherine
li guardava a turno. Muta, fredda, sprezzante. Posò il
bicchiere sul tavolino e si avvicinò alla coppia. Caroline
quando la vide trasalì e si allontanò da Damon in un
istante.
“Voglio
parlare con te” gli disse, seria “da soli.”
“Ed
io non voglio parlare con te! Voglio che ve ne andate fuori dalla mia
casa e dalla mia vita! Tutti quanti!” urlò esausto.
Katherine
lo afferrò per la maglia e lo tirò verso la cucina, il
volto duro, accigliato. Quando lo lasciò andare, Damon
caracollò contro il muro, si rimise in piedi e di nuovo
Katherine lo inchiodò alla parete. “Te la sei portata a
letto?!”
“Toglimi
le mani di dosso, hai avuto centoquarantacinque anni per..”
“Rispondi!”
esclamò battendo una mano sul muro, accanto al suo orecchio “è
vero, quel che ha detto?”
“Sì!”
Katherine
si rizzò e lo lasciò andare “l'hai portata nella
casa di Annabelle...”
Lo
stupore gli alterò i lineamenti. Damon aprì bocca e la
richiuse sentendosi un pesce rosso.
Katherine
sorrise, addolcendo lo sguardo “ho sempre saputo dove andavi a
rifugiarti, quando eri troppo ferito o volevi restare solo... è
li che tieni le mie lettere? Dovevi impedirle di fuggire, incapace.”
“Stavo
dormendo” mormorò “era questo, il tuo gioco?”
“Te
l'ho detto, Damon... voglio solo il tuo bene” sussurrò
avvicinandosi e lisciando la camicia sul torace “tu non mi hai
creduto...” si alzò sulle punte e lo baciò sulla
guancia destra “dimenticami.”
“Io
non posso dimenticarti” mormorò sentendo il vecchio
sentimento riaffiorare dalle profondità del cuore. Le
accarezzò il viso nel momento stesso in cui Caroline si sporse
a guardare, divorata dalla gelosia. La prova che aspettava. Il cuore
andò in mille pezzi e quando spostò lo sguardo dalla
coppia, incontrò il viso fosco e bellissimo di Eileen.
“Vuoi
conoscere la vera ragione del mio odio?”
Che
altro poteva fare se non ascoltare? Era la giornata delle
rivelazioni! Caroline annuì e una lacrima di rabbia le scivolò
sulla guancia. Eileen gliela asciugò con un dito. “Molti
anni fa, Salvatore ingannò e uccise il mio uomo in una stupida
contesa, una rissa da taverna... lui era umano, avevo rifiutato di
trasformarlo. Sei la prova vivente che non avrà mai pietà
di te...”
“Lo
so...” annuì e girò la testa verso la coppia che
non parlava. “Esiste un modo per dimenticare, vero?”
“...
non riuscirò a dimenticarti, ma ci proverò...”
mormorò e l'afferrò per le spalle allontanandola da se.
“Ti amo, ma amo anche Caroline. La amo in modo diverso... ”
“E'
bionda!” soffiò fra i denti come se lo ritenesse un dato
inaccettabile. “Accetta le sue scuse e finiscila di fare il
geloso” borbottò e lo spinse verso la porta “Louis
ha gusti superiori!”
“Non
fare la stronza” sibilò e quando vide Eileen accanto a
Caroline provò una brutta sensazione.
“Esiste
un modo per smettere di soffrire, sì...” mormorò
saettando il braccio attraverso di lei.
Caroline
sgranò gli occhi e sentì il cuore fermarsi. Osservò
l'avambraccio della donna che sprofondava al di sotto del diaframma e
la guardò, allibita. Crollò a terra in una pozza di
sangue e Eileen sparì all'improvviso lasciando gli astanti
sbigottiti. Dopo un lunghissimo secondo, Elena urlò e si
lanciò verso di lei. Damon fissò il corpo a terra e
senza vita di Caroline e dondolò sulle gambe, un passo
indietro dopo l'altro. Udiva la voce irata di Katherine dietro di
se. Gli stava dicendo qualcosa che non capiva. E Caroline giaceva a
terra, morta.
Epilogo
Si
dice che basti schiacciare una farfalla nel passato per scatenare un
uragano nel futuro. La farfalla giaceva in terra, il sangue che si
allargava sul legno del pavimento, poco vicino il tappeto, macchiava
le nappine bianche di un cupo rosso vermiglio. I fratelli Salvatore
erano ammutoliti, solo Elena urlava e piangeva china sul corpo senza
vita di Caroline.
“Come
lo spiego a Liz?” mormorò rivolto al fratello, crollando
in ginocchio. La scrollò come se stesse dormendo e quando un
filo di sangue colò dalla bocca semiaperta, Damon lo tolse con
un dito. “Non c'era motivo... non aveva fatto nulla...”
singhiozzò e un dolore feroce, mai conosciuto prima di allora
gli strinse il cuore, avvelenandolo in ogni fibra.
“Dobbiamo
portarla via. Non possiamo farlo passare come un incidente casalingo”
disse a mezza bocca, inchinandosi e raccolse il corpo senza vita
della ragazza dal pavimento. “La porto nel bosco, è
l'unica soluzione per quanto mi ripugni. Vieni con me?”
Damon
non l'ascoltava. Continuava a guardare le labbra pallide, la pelle
gelida e gli occhi senza vita di Caroline. Le sfiorò i capelli
e fece un passo indietro. Scosse la testa con sguardo vitreo e fisso.
“Seppelliscila. Non lasciarla in pasto agli animali”
bisbigliò e voltò su se stesso incrociando il volto
piangente di Elena. Damon l'abbracciò con forza soffocando il
pianto in gola. Elena piangeva senza ritegno e si aggrappava a lui
continuando a ripete 'mi dispiace' come se il guaio l'avesse
provocato lei.
“Buona,
piccola, buona. Ora li uccidiamo tutti” sussurrò
nell'orecchio della ragazza “uno ad uno, in modo atroce ... non
ti preoccupare” mormorò come se davvero una minaccia del
genere potesse tranquillizzarla.
“Ma
che dici?!” urlò e gli batte un pugno addosso “Caroline
è morta! E' morta!”
“Sta
zitta” borbottò e la strinse sentendo un gemito di
dolore. Allentò la presa, ma di poco.
“Elena,
resta con lui” mormorò Stefan avvicinandosi “ci
metterò un po' di tempo... per sistemarla...”
“Resta
con lui!” esclamò Damon asciugandosi le lacrime “non
sono mica un ragazzino... sono... incazzato!” rispose con una
scintilla di lucida follia negli occhi “New Orleans brucerà
dalle fondamenta, te l'assicuro. La tua fidanzatina non potrà
impedirmi di massacrare quei maledetti vampiri!” ruggì
sentendo la rabbia crescere a dismisura “pioverà
sangue...” specificò frugando nei mobili del salotto e
soppesando paletti e armi varie. “Mi ha dato quella buona
ragione per ammazzarla, guarda un po'...” ridacchiò “mi
piaceva Caroline, era forte. Mi sarebbe piaciuto conoscerla meglio e
Eileen l'ha ammazzata.”
Stefan
lo vide trasformarsi mentre parlava, segno che la rabbia stava
salendo e non riusciva più a contenere la sua furia omicida
“Damon...”
“No
no, lasciami finire” sussurrò tirando su le maniche
della maglia “è tempo di poesia. Pura poesia... voglio
sentire implorare quella puttana.”
“Promettimi
che mi aspett...” Una folata di vento, la porta che sbatteva.
Elena e Stefan si guardarono preoccupati. Era la caccia privata di
Damon e nessuno avrebbe dovuto intromettersi.
“Va
bene... la porto nel bosco...” mormorò chiudendo per un
attimo gli occhi per l'azione terribile che doveva compiere “resta
qui.”
“Vengo
con te” bisbigliò avvicinandosi alla porta “voglio
stare con lei fino all'ultimo...” Elena aprì la porta e
fece rapidamente un passo indietro.
Louis
non sorrideva come prima. Non degnò Elena di uno sguardo e si
concentrò solo su Stefan e sul corpo esanime. “La prendo
io.”
“E'
morta...” mormorò immobile, occhieggiando Caroline.
“Eileen l'ha uccisa.”
“Non
è morta” commentò e gliela tolse dalle braccia.
“Eileen
ha segnato la sua sorte” borbottò Katherine dietro di
lui. Non sorrideva, non li motteggiava. Sembrava addirittura
dispiaciuta “è già partito alla ricerca della
vendetta?”
“Lo
conosci” mormorò Stefan stupito “l'hai chiamato
tu?”
Katherine
accennò un sì, laconica. “New Orleans, eh?”
“Vuoi
aiutarlo?”
Ma
Katherine non rispose e voltò su se stessa sparendo
all'orizzonte. Louis strinse il corpo di Caroline macchiandosi di
sangue raggrumato. “Vivrà” mormorò in
direzione di Elena “ma sarà diversa.”
“Diversa
come?”
“Non
possiamo saperlo.”
“Penso
di dovermi recare a New Orleans prima che Damon...”
“No”
disse lasciando Stefan senza parole “un uomo ha diritto di
cercare la vendetta, anche se questo lo porterà al sacrificio
di ciò che ha di più caro al mondo.”
Elena
lo fissò cercando di capire il messaggio nascosto dietro le
parole e Louis si voltò verso di lei “la sua umanità.”
“Damon
non ha più nulla di umano, ora che ha perso anche lei...”
mormorò senza riuscire a fermarsi.
Louis
abbassò lo sguardo su Caroline e ignorò le parole di
Elena. “Un uomo è ben poca cosa senza una donna da
amare. Lady Caroline vivrà. Ma starà a lei decidere se
tornare a Mystic Falls o meno.”
“Dove
la porta?!”
Il
vampiro ignorò di nuovo la domanda di Elena e voltò su
se stesso, mentre Stefan gli teneva la porta aperta. Louis scomparve
in lontananza e Elena dovette sforzarsi di non urlare di
frustrazione. Stefan l'abbracciò tentando di consolarla. “E'
in buone mani. Preoccupiamoci di quei due, piuttosto. Ho
l'impressione che premeranno i tasti sbagliati e sulla terra
resteranno solo gli scarafaggi...”
To
be continued....
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