Early Winter

di Isyde
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno. ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due. ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno. ***


Questa Ff si è classificata Seconda al Contest "Tutta Inizia da un'Immagine" indetto da edla.

 

 

 

Nick Autore: Iside91
Titolo: Early Winter
Personaggi/Pairing: Jasper Hale/Jessica Stanley
Genere: Generale/Romantico
Rating: Giallo
Avvertimenti: What if?
Introduzione:


La ragazza poteva vedere chiaramente degli occhi brillare nel buio.

Rossi.

Un lamento di stupore e d'incredulità le uscì dalle labbra.


Note dell'autore (se ce ne sono): Gli oggetti utilizzati sono Tavolo e Matita.


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Early Winter



Capitolo Uno.







Il freddo vento del Nord sferzava contro le coste di Long Beach.

Gli occasionali bagnanti erano fuggiti da tempo e il mare aveva inghiottito le loro orme sabbiose. L'orizzonte era di un tenue color arancione, screziato di giallo e di rosso.

Solo una bagnante aveva avuto il coraggio di rimanere, ed ora stava seduta su un masso.

I capelli crespi e castani venivano mossi dal vento, il petto era coperto da una felpa scura e le gambe da un telo da mare scuro.

Tutta la sua attenzione era rivolta all'orizzonte e al bellissimo spettacolo del crepuscolo.

Nell'orecchi vi erano due cuffie bianche da cui usciva una lenta melodia.

Furono le prime gocce di pioggia a risvegliarla dal torpore in cui era caduta.

Si alzò e prima che un temporale estivo scoppiasse.

Per fare in fretta decise di rischiare, prendendo il sentiero per il bosco.

La fitta forestazione impediva ai più di orientarsi, ma non a chi, come lei, ci erano nato fra quei alberi.

Una sola volta si perse, ma aveva solo cinque anni e stava piangendo perché Tyler l'aveva obbligata a giocare a calcio con lui, prendendosi una bella pallonata in testa.

Un classico.

Le pallonate, le brutte figure, le situazioni imbarazzanti e i disguidi erano, da tempo, una costante della sua esistenza.

Una sola speranza giaceva nel suo cuore.

Quella che la partenza per l'Università potesse in qualche modo migliorarla.

Di alleviare i suoi dolori e renderla più sicura di sé, più affascinante, più...

Perse il filo dei suoi pensieri, quando sentì uno strano rumore.

Un insolito fruscio le fece venire i brividi. Strinse istintivamente, una mano in tasca e proseguì, meno sicura della partenza.

Per la prima volta dopo anni, non si sentiva a suo agio, camminare per quella strada sterrata.

Il suo cuore aumentò i battiti, così come le sue gambe allungarono i passi.

Si era lasciata dietro le spalle, la maggior parte del sentiero luminoso, ora si stava addentrando nella parte più buia e scoscesa.

Non fece nemmeno in tempo a voltarsi, che qualcosa le toccò le spalle.

Si voltò di scatto, mentre il suo cuore si ghiacciò.

La consapevolezza di essere sola, in un luogo senza campo, con i genitori fuori per una gita a Seattle, le stava attorcigliando lo stomaco.

Aprì gli occhi e non vide altro che l'erba appena schiacciata, questo la rassicurò non poco e si diede della stupida.

Abitava a Forks, non certo in un brutto quartiere di New York.

Ma fare quel paragone, questa volta, non la aiutò a calmarsi. I suoi sensi sembravano autonomi ed impazziti, continuavano ad analizzare ogni movimento, ogni stelo d'erba, ogni singolo movimento.

Deglutì un po' di saliva e cercò di contrastare l'angoscia che la sua coscienza provava e alzò il volume dell'Ipod, immergendosi in un mondo di suoni e parole.

Si appoggiò ad un vecchio albero per non inciampare fra le numerosi radici che rendevano il terreno instabile e proprio mentre stava per riprendere il cammino, con la coda dell'occhio vide qualcosa.

Ogni suo muscolo s'irrigidì.

Ruotò appena la testa e vide ancora quell'ombra.

Il suo primo istinto fu quello di urlare e di fuggire via.

Correre via, cercando di attirare l'attenzione di qualche abitante di Forks o degli Indiani della Riserva a Nord.

Ma la sua mente sembrava scollegata. Gli impulsi nervosi si perdevano nelle sue membra e la lasciavano immobile.

Respirare le sembrava un'attività superflua.

-Non c'è bisogno che tu sia così spaventata. Ci metterò un minuto e tu non sentirai nulla...O quasi-

Il petto della ragazza ebbe uno spasmo. Violento, come lo erano i suoi rari attacchi d'asma.

Si voltò lentamente, sperando con tutto il cuore che quello fosse un pessimo scherzo ideato dalla mente malata di Mike o di Ben.

Andava anche bene Lauren, ora che ci pensava.

Della figura, riusciva a vedere solo i pantaloni scuri e le scarpe lucide.

Sembrava un qualunque giovane uomo americano, arretrò di un passo.

-C..Cosa vuoi?- lo domandò con una voce che non gli apparteneva, mentre quel poco di razionalità che possedeva ideava una fuga.

Forse se cominciava a correre verso la parte più impervia, avrebbe guadagnato tempo.

-Come cosa voglio? Mi sembra piuttosto chiaro, ragazzina.- rispose nuovamente.

La ragazza poteva vedere chiaramente degli occhi brillare nel buio.

Rossi.

Un lamento di stupore e d'incredulità le uscì dalle labbra.

Lasciò cadere la borsa a terra, che si rovesciò, sparpagliando sull'erba i suoi oggetti.

Fece uno scatto indietro e si mise a correre con tutta la forza e la velocità che possedeva.

Sentiva una gamba protestare, la frustrazione di non essere così veloce crebbe.

Saltò un ostacolo e si girò per vedere se la figura l'avesse seguita o meno.

Non vide nessuno e questo la sorprese.

Rimase ferma pochi secondi, giusto per respirare un poco, che quasi un infarto la colpì.

-Pensavi di seminarmi, sciocchina?- domandò lui.

Era davanti a lei ed ora poteva vederlo.

I capelli neri gli coprivano il viso, le labbra incurvate in un sorriso, gli abiti ben curati, la pelle pallida.

Anche se in quel momento era bloccata dalla paura, non poté fare a meno di riconoscere la straordinaria bellezza di quel mostro.

Mostro, che teneva in mano, il suo diario sgualcito.

L'uomo ghignò, scoprendo dei denti bianchi ed affilati.

-Bene. Ti chiami Jessica Stanley e hai diciotto anni.- disse sorridendo. -Ho sempre amato i convenevoli, il mio nome è Julius e ti basta sapere che sarò l'ultima persona che vedrai nella tua esistenza.-

Gettò a terra il diario che rotolò lungo il dirupo che c'era accanto a loro.

Jessica seguì con gli occhi il libriccino cadere.

Quando non poté più seguirlo, alzò lo sguardo contro l'uomo.

-Se...Sono la figlia del Sindaco. Se mi farai del male, la polizia non avrà pietà di te...- balbettò cercando di avere un tono minaccioso.

-Non importa, ragazza.- sussurrò lui, avvicinandosi a lei.

La ragazza indietreggiò, finendo contro un albero.

Si ricordò improvvisamente di avere una matita in fondo alle tasche degli shorts. Infilò la mano lì ed aspettò che si avvicinasse abbastanza per ficcarglielo nell'occhio.

Lui avvicinò una mano al suo collo.

Spinse con forza le dita e la ragazza boccheggiò per il dolore.

Strinse le dita intorno alla matita e con velocità che sorprese anche lei, lo colpì all'occhio.

Ma quello che vide, fu tutt'altro che consolante.

La matita si sgretolò contro il suo occhio rosso.

Le schegge caddero a terra e sulla camicia del mostro.

Lui tolse la mano dal collo e Jessica scivolò a terra, lasciando che le lacrime offuscassero la sua vista.

-Mi...Mi fai schifo.- mormorò con tono sconfitto. L'orrore della Morte le attanagliava lo stomaco. Si era resa conto che quel mostro, quella cosa, non era un uomo e per quanto avrebbe corso e combattuto non sarebbe mai uscita viva.

Tanto valeva lasciarsi andare e sperare che la fine fosse il più veloce ed indolore possibile.

L'uomo che si faceva chiamare Julius sorrise. -Vedo che hai capito, cara Jessica.-

disse mentre le tirava con forza la coda all'indietro, esponendo il suo collo abbronzato ai raggi tenui del sole.

Gli occhi di Jessica si spalancarono dal terrore.

Gli incisivi dell'uomo si affilarono, brillando nel buio della foresta.

Cominciò ad urlare e a dimenarsi, ma la presa dell'essere era fin troppo ferrea.

Poi lui affondò su di lei, senza pietà.

Jessica sentì chiaramente la carne lacerarsi e le urla di spavento si trasformarono in grida di dolore.

Stava quasi per abbandonare la lotta, quando sentì chiaramente un nuovo fruscio.

Questa volta qualcuno la stava aiutando.

Il mostro fu scaraventato lontano da lei.

La ferita bruciò e un fiotto di sangue uscì, sporcandole il petto.

I suoi occhi, però osservavano quell'informe groviglio di gambe e braccia che erano diventato il suo aggressore e il suo salvatore.

Tentò di mettersi in piedi, ma la pressione bassa e il dolore al collo la fece ricadere nuovamente.

Chiuse gli occhi e cominciò a pregare ogni Dio o Entità Superiore.

Fu un urlo agghiacciante e il bagliore di un fuoco che le fece riaprire gli occhi.

Il corpo di quel mostro era coperto dalle fiamme intense e luccicanti.

-Stai...Stai bene?- domandò una voce che ben conosceva.

Alzò gli occhi su di lui e il cuore fece un balzo.

Jasper Hale era inginocchiato accanto a lei.

Aprì la bocca per rispondere, ma non ci riuscì.

Le sue palpebre si abbassarono ed ogni energia spirò via con il suo ultimo respiro prima di cadere in mano alle tenebre.


 

 

 

 

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Ecco il primo capitolo di questa storia che ha partecipato ad un contest. Vi sono altri due capitoli e alla fine metterò il giudizio espresso da Edla. Spero vi sia piaciuto. Naturalmente se avete domande e dubbi, mi rendo conto che il pairing e la storia sono alquanto bizzarri, non fate i timidi e mandati o un mp o scrivere una breve recensione. Un bacione a chiunque legga.

Iside91.

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Capitolo 2
*** Capitolo Due. ***


Early Winter

 

 

 

 

 

 

Capitolo Due.



Erano ore, se non pomeriggi interi che fissava l'incarnato di Jessica.

Era rimasto pallido mentre la ferita si era cicatrizzata da sola.

Nemmeno Carlisle riuscì a dare una risposta chiara a quello che stava succedendo alla ragazza.

A quest'ora avrebbe dovuto risvegliarsi completamente, forse con sensi più affini, con occhi più scuri del suo intenso azzurro.

Rossi.

Si guardò intorno per l'ennesima volta.

Quella era la stanza di Jessica ed ovunque poteva respirare un'aria di freschezza ed innocenza.

Purezza e castità d'animo.

Sulla parete di fronte a lui, vi erano appese decine di foto che ritraevano la maggior parte della gioventù di Forks.

Un paio di eventi della città, le decine di falò che organizzavano gli studenti prima degli esami e alcune feste private.

Fra tutte, c'era una che l'attirava di più. Era stata attaccata sulla sinistra, in basso, in una posizione piuttosto defilata rispetto alle altre.

Ritraeva una Jessica sorridente, con un bell'abito blu che le lasciava scoperte le spalle da nuotatrice e una voglia appena più scura appena sopra il seno.

Abbracciava stretta l'ex quaterback della squadra cittadina Mike Newton.

Insieme sembravano una coppia degna della loro popolarità.

Sorrise appena.

Doveva essere una ragazza felice e con un futuro brillante e sicuro prima di quello che era successo.

Strinse i pugni e ringhiò. Erano giorni che pattugliavano ogni centimetro delle numerose foreste della zona, senza trovare una benché minima traccia di quell'essere.

Tutta la famiglia Cullen, o meglio quello che era rimasta, si era mobilitata assieme ai licantropi della Riserva e del clan dei Denali.

Eppure, lui, Julius era rimasto nascosto a lungo ed aveva colpito la preda più insospettabile.

Jessica Stanley non possedeva un aroma così invitante come quello di Bella o come quello di Angela. Era piuttosto anonimo e si confondeva facilmente con quello della massa.

Era stata una fortuna essere nei paraggi ed aver sentito quelle urla.

Ancora si stupida della velocità con cui aveva spazzato via quell'essere.

Volse il suo sguardo verso un tavolo di legno scuro.

Al centro vi erano gli oggetti che aveva recuperato Edward e Bella, per pulire le tracce dell'aggressione.

Avevano trovato un cellulare, un telo da mare, dei libri e un diario.

Erano ore che pensava di leggerlo.

All'inizio solo per quella morbosa curiosità che lo caratterizzava. Poi, per noia. Infine solo per ottenere qualche informazione in più sulla ragazza.

Si era accorto di essere andato a scuola per tre anni, di aver frequentato le stesse aule, condiviso gli stessi banchi, ma di non sapere niente su di lei.

Com'era possibile che non sapesse nulla, ma veramente nulla di lei.

Si alzò dalla soffice poltrona e si avvicinò al tavolo.

Rimase a lungo a pensare se aveva o meno il permesso di leggerlo, ma la curiosità ebbe il sopravvento.

Prese il diario in mano e si sedette sulla poltrona.

Lanciò uno sguardo a Jessica che sembrava non essersi mossa di un solo millimetro.

Aprì la copertina e alla prima pagine, oltre ad aver riportato il suo nome completo, Jessica Cora Stanley, vi era una citazione:

Io non amo la gente perfetta. Quelli che non sono mai caduti o che non hanno mai inciampato. A loro non si è mai svelata la bellezza della vita.

Aggrottò la fronte, anche se nessuna ruga solcò il suo pallido viso.

Sfogliò le pagine finché raggiunse una data segnata in rosso.

15 Agosto.

Si accoccolò meglio e riprese a leggere.

-Oggi è il matrimonio della Swan e di Edward.

E' buffa come la vita ti ponga di fronte ai tuoi incubi divenuti con il tempo reali.

E' strano vedere all'altare il tuo principe azzurro, accanto a te il ragazzo giusto che guarda la sposa con gli occhi pieni di una dolcezza, che mai avevano riservato a te.

E' bizzarro vedere come Alice Cullen cerchi in tutti i modi di far sentire tutti a loro agio.

Ma noi non siamo che comuni mortali.

Loro, invece, sono le entità divine del nostro piccolo mondo.

Non potremmo mai competere con la loro bellezza, ricchezza e fascino.

Per questo Edward ha scelto la Swan. Perché lei rappresenta quel sogno fiabesco infantile.

Il bello e forte che protegge la fragile ragazza.

Quello per cui la goffa ragazza si trasforma in bellissimo cigno.

E poi, oggettivamente parlando, è molto più carino Jasper con quell'aria perplessa stampata in faccia per il 90% del tempo.

Neanche Emmett è male.

Alla fine, sono contenta per lei.

Il suo sogno si è realizzato.

Potrà vivere una favola.-

Era decisamente confuso. Non sapeva nulla di quella specie di triangolo. Sapeva che Edward si teneva alla larga da Jessica, ma lo faceva con la maggior parte degli umani. In fondo leggere le menti degli altri e venire a conoscenza dei loro segreti prima ancora che possano aprire bocca, non era un bel modo per cominciare un'amicizia.

Girò qualche pagina.

Le ultime pagine risalivano a qualche ora prima dello sfortunato evento.

-La vita è una fregatura.

Davvero.

Mike mi ha lasciato perché sono "troppa perfetta per lui".

Cavolate.

Stronzate.

Io non sono perfetta.

Sono talmente imperfetta che ho deciso che andrò a studiare nel profondo Texas.

Voglio provare sulla mia pelle ogni singola emozione possibile.

Voglio dimostrare a Mike ed a tutti gli altri, che non sono solo buona per shopping e chiacchiere.

La vita è troppo breve.

E proprio per questo non posso sprecarla recitando il ruolo della brava cittadina, cheerleader, studentessa e figlia.

So già che dovrò pagare delle conseguenze per questa mia scelta, ma sono pronta.

Chiuse il libro improvvisamente.

Aveva chiaramente udito un rumore, come un sospiro appena accennato.

Lasciò il libro sulla poltrona e si avvicinò al letto.

La ragazza respirò profondamente ancora una volta.

Jasper poteva chiaramente vedere gli occhi spostarsi da una parte all'altra della palpebra.

Gli bastò comporre una frase in mente, che qualche secondo dopo Edward arrivò accompagnato da Carlisle.

-Si sta per svegliare.- disse solamente.

Attese qualche minuto, ma la ragazza non sembrava riprendersi.

-Forse è un falso allarme.- propose Edward, fissando il fratello.

-Non è così.-

Carlisle si avvicinò di più e cominciò ad esaminare la ragazza con fare esperto.

Notò fin da subito che il suo battito cardiaco era più veloce, la pelle meno pallida e quando aprì gli occhi si rese conto che erano rimasti azzurri.

Il pericolo più grande era scongiurato.

Sorrise mentre lei riprendeva conoscenza e si allontanò per lasciarla familiarizzare con lo spazio intorno a se.

Ma nessuno dei Cullen era pronto a vedere quel tipo di reazione.

Jessica balzò subito a sedere, fissandoli con gli occhi sbarrati.

-Voi...Uscite da casa mia.- disse con voce roca. -Ora.-

I suoi sensi risvegliati percepivano pericolo.

Vide solo Edward voltarsi ed andarsene.

Il dottore rimase in piedi accanto a lui. Lanciò uno sguardo significato a Jasper che scrollò le spalle.

-Non ci riesco.- rispose a quella muta domanda. I suoi poteri non riuscivano a calmarla.

Intanto Jessica era scesa dal letto ed era corsa a specchiarsi. Tirò giù la maglietta e vide la rosea cicatrice che quel mostro le aveva inflitto. Aveva sperato, quasi pregato, che tutto fosse stato un sogno. Un terribile incubo notturno. Le sue gambe cedettero e cadde a terra.

Carlisle si avvicinò a lei e le toccò la fronte, gelandola in pochi secondi. Si accorse che la sua temperatura si era alzata bruscamente, portandola oltre la soglia normale.

-Ricordi quello che è successo?-

-No...Sì.- mormorò infine, voltandosi verso Jasper. -Lui...Voi siete come lui.-

Jasper si avvicinò alla ragazza aiutandola a sdraiarsi sul letto.

-Voglio delle spiegazioni.- disse solamente appena ritrovò la forza di parlare.

Jasper fece cenno a Carlisle di andarsene.

Aspettò di sentire la porta chiudersi e udire il rumore dei suoi passi farsi sempre più lontano.

Jessica si strinse la coperta ed ascoltò ogni singola parola che uscì dalla bocca di quello che per lei era sempre stato un ragazzo silenzioso e sfuggevole alle regole sociali di Forks.

Venne a sapere dell'esistenza di creature mitiche e reali quanto il suo aggressore.

Di guerre lontane dagli occhi dell'uomo.

Di come il destino di immortale fosse più una condanna che un privilegio.

Raccontò della divisione in due di questo mondo, da una parte coloro che si rifiutavano di bere altro sangue umano e chi non ci vedeva niente di male.

Entrambe le fazioni vivevano in territori ben definiti, cercando di non darsi fastidio.

L'iniziale sgomento di Jessica fu sostituito dall'incredulità, che fino alla fine le imponeva di pensare all'eventualità che tutto quello che le stava dicendo Jasper Hale, fosse reale e vero.

Solo quando lui le mostrò una cicatrice identica alla sua, sul suo collo, sbiadito dal tempo e dal pallore, ogni sua credenza passata.

Oltre alla sua realtà, al suo Universo. Ne esistevano altri, ben più oscuri e pericolosi.

Aprì la bocca per domandare se anche lei avesse perso la sua straordinaria capacità di mangiare quantità industriali di gelato, cioccolato e pasta. Se anche lei fosse condannata all'eternità. Ma le lacrime caddero veloci, coprendo di macchie la sua vista, impedendole di chiedere e lasciarsi andare in un pianto di frustrazione.

Jasper si passò una mano sul viso rendendosi conto di aver confessato ad una umana, segreti ed Universi che avrebbero potuto metterla in pericolo.

Ma in quel momento, vedendo Jessica piangere, si accorse di quanto fragile fosse la loro vita.

Se lui era obbligato a vivere l'eternità senza che il tempo lo rovinasse, lei era condannata ad una vita breve, fragile e costellata da eventi disastrosi.

Ignorando i suoi mugoli di protesta, le toccò la fronte, ancora bollente e decise di porre rimedio a quella temperatura fin troppo alta. Si tolse il maglione che indossava per pura scena e rimase in maglietta. Si avvicinò a lei, stendendosi sopra le sue coperte e la strinse in un abbraccio delicato.

Jessica, a metà fra il reale e il sogno, appoggiò la testa al suo pelle, trovando subito refrigerio.

-Sei...freddo.-

-Anche questa è una nostra caratteristica.-

La ragazza si prese un minuto di tempo prima di ricominciare a parlare. -Secondo te...Io sono...Cambiata?-

Jasper s'irrigidì ancora di più. -Non credo. Non hai sete di sangue e sei ancora bollente.-

Avvicinò l'orecchio al suo petto, indifferente all'espressione stupita di Jessica che lo fissava con gli occhi sbarrati, mentre lui appoggiava la sua testa sul suo seno.

- E poi, sento il tuo cuore battere.- aggiunse solamente.

Alzò il viso poco dopo, accorgendosi del respiro affannoso della ragazza.

-Stai bene, Jessica?-

Lei annuì.


 

 

 

 

 

 

 

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Grazie a tutti coloro che hanno letto/seguito questa ff.

 

Recensioni:

Amantinde: Grazie mille per aver commentato! Mi fa piacere!Un primo posto meritato! Sono contenta che la storia ti piaccia e che trovi interessante questo "assurdo" pairing. XD Se non l'avessi capito io adoro mettere e mescolare personaggi diversissimi fra loro e poco popolari rispetto alle coppie di questo Fandom. Grazie ancora per il commento, spero di ritrovarti più tardi.

 

Melody Potter: Grazie mille per la tua recensione, eccoti qua il secondo capitolo. Un beso!

 

Iside91.

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre ***


Early Winter




Capitolo Tre


Controllò ben due volte ogni singola cosa che aveva caricato sull'auto.

Le valigie con i suoi abiti, i libri, i documenti ed infine il suo amato diario, nascosto nel cruscotto della sua vecchia Ford cigolante.

Salutò appena i suoi genitori, che orgogliosi la riempirono di consigli e suggerimenti. Abbracciò suo fratello minore ed Angela Weber, e saltò in macchina.

Si lasciò alle spalle Forks, la sua infanzia e il suo passato. Rallentò appena quando vide la piccola strada che portava alla casa nascosta dei Cullen.

Ci era stata una sola volta dopo l'episodio nel bosco.

A quanto pare, Esme, la moglie del medico, voleva assolutamente vedere con i suoi occhi lo stato di salute di Jessica e presentarla agli altri.

Inoltre aveva testato alcune sue nuove capacità.

Era molto più resistente di prima.

Così come la sua velocità, che era decisamente aumentata.

I suoi movimenti erano più fluidi ed aggraziati.

Ma nulla di sovrumano o innaturale.

I suoi occhi erano rimasti di quell'azzurro che molti le invidiavano.

Nessuna pelle splendida o vita eterna.

Fermò l'auto al limitare della foresta e s'incamminò, decisamente a disagio fino a raggiungere la casa dei Cullen.

Gli bastò aspettare qualche secondo per essere investita da una folata di vento e foglie.

Aprì gli occhi che aveva preventivamente chiuso.

Non poté fare a meno di trattenere il fiato.

I capelli biondi gli ricadevano sulla fronte

. Le occhiaie cerchiavano gli occhi quasi gialli e il suo corpo magro e tonico era nascosto da uno dei suoi maglioni scuri.

-Ciao.- disse con un sorriso appena accennato.

Jessica fissò a terra, cercando di concentrarsi.

-Ti volevo ringraziare. Se non fosse stato per te, oggi non sarei viva.- mormorò, mordicchiandosi le labbra.

Jasper allargò le braccia. -Dovere. Non avrei mai potuto lasciar morire qualcuno.-

-Giusto.-

Imbarazzata, cercò di aggiungere qualcosa, ma le sue guance s'infuocarono sotto il suo sguardo curioso.

-Ti...Ti accompagno alla macchina.- propose lui, camminando lentamente.

Camminarono in silenzio, assaporando quegli ultimi momenti insieme.

-Spero che questo non sia un addio.-

Jessica lo sguardo verso di lui.

-Io...Io penso di no. C'è sempre che riesca a sopravvivere al mio primo anno senza la cucina di mia madre.-

-Già. Credo che questo sarà difficile, se non sbaglio tu non sai cucinare.-

-Ovvio. Però ora che ci penso, so fare dei buoni panini.-

Erano arrivati all'auto.

-Io non so veramente come...Ringraziarti, Jasper. Penso di essere stata ad un passo dal...-

-Diventare una di noi.- concluse il vampiro fissandola intensamente. -E sai la cosa buffa, che se fosse successo, una piccola parte di me, sarebbe stata contenta.-

Jessica spalancò gli occhi dallo stupore.

-Dav...Davvero?-

Jasper sorrise. -Ma non posso condannarti a questa vita inutile.- passò un dito sulle sua guancia, incontrando una lacrima dispettosa.

-Sono felice di averti conosciuta, anche se per poco.-

-Anch'io.- sussurrò Jessica abbassando lo sguardo. Sentì le sue fredde dita, percorrere la sua schiena, avvicinandola al suo petto.

Ritrovò quel rifugio freddo e duro come il marmo.

-Grazie a te, Jessica. Per avermi fatto tornare a sorridere. Ad essere riuscita a farmi sentire ancora vivo.- le mormorò all'orecchio.

Sciolse lentamente l'abbraccio e la lasciò salire sull'auto.

Jessica tentò in tutti i modi possibili, compreso mordersi l'interno della guancia, per non piangere, mentre avviava il vecchio motore. S'infilò nella strada principale.

Pigiò il pedale dell'acceleratore e si spinse oltre i settante e ben presto l'alta figura di Jasper non divenne altro che un puntino sulla strada.

Una nuova ferita la stava dissanguando.

Accese la radio e si sintonizzò sulla prima stazione di sola musica.

Una voce femminile cantava con grazia e bravura parole piene di tristezza.


Ande I always was, always was one for crying
I always was one for tears*


E Jessica non poteva non essere d'accordo con lei.

Questa volta, sperava di aver abbandonato una volta per tutte, quell'inverno anticipato dietro di sé.






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* Early Winter- Gwen Stefani.

 

 

 

Amantide: Sono contenta che ti sia piaciuto il  modo in cui ho caratterizzato Jessica. Era proprio quello che volevo fare, purtroppo a causa dei tempi ristretti e delle limitazione dei Contest non ho potuto indagare a fondo. Ma va benissimo così. Ti posso specificare che Jessica non si è trasformata in quanto il veleno iniettato non è stato abbastanza per arginare i naturali anticorpi umani. Ha solo acquistato alcune capacità in modo minore, come la velocità e la resistenza, ma è e rimane umana e quindi mortale. Non ho voluto trasformarla perchè raccontare questo in soli tre capitoli non è giusto e divertente. Se avrò tempo e l'ispirazione ideale non escludo un continuo della storia con protagonisti Jessica e Jasper.

Un bacione e grazie mille per le recensioni. Complimenti ancora per il bel e meritato primo posto. Bacioni

Iside91.

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