Hermione and the (Prince).

di Eleris
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Quella mattina Hermione si svegliò tardi.
Era mezzogiorno quando finalmente riuscì a poggiare i suoi piedi per terra, scendere le scale e avviarsi in cucina per . . . preparare il pranzo. 
Controllò tra gli scaffali: c’era così poca scelta che decise che non avrebbe proprio cucinato. Così si buttò su una tazza di latte freddo e cereali. In fondo, si era appena svegliata. 
Era un mese ormai che faceva quella vita: aveva lasciato il lavoro circa un mese prima. Lavorare nel  “Dipartimento per la Regolazione della Legge Magica” era impegnativo, e lei, presa dalle sue ricerche – e dal suo stato d’animo -  non avrebbe retto. Così l’aspettativa di un anno le aveva premesso di alzarsi a quell’ora ,e soprattutto di non voler fare niente né quel giorno, né quelli a seguire. Aggiungendo il fatto che con Ron era finita da circa due mesi e mezzo . . . Beh, Hermione si sentiva parecchio sola, anche se non rimpiangeva assolutamente i tempi passati col rosso. Incomprensioni, litigi, gelosia, erano qualcosa che andavano talmente poco di pari passo con Hermione che lei li immaginava come delle onde, le quali – più lei si dibatteva per sfuggire – più la tiravano giù.
 “Tanti anni insieme e non provare il minimo rimpianto né rimorso” era ciò che passava per la testa alla ragazza. Com’era possibile che fossero passati così tanti anni? E che comunque lei non si pentisse di ogni minimo giorno? Erano stati felici in fondo. Fino a un certo punto… Il tempo era passato inesorabilmente, e lei si era ritrovata a passare i trenta e in più single, quando invece aveva immaginato di passare la sua vita con Ron. 
Poi comunque, lei si sentiva meglio dopo aver chiuso con il suo ex. Erano rimasti amici, certo, e si sentivano spesso. Ogni domenica sia lei che Harry erano invitati dai Weasley, come sempre. La cosa che le piaceva di più di Molly era che aveva costretto tutta la sua numerosa famiglia a non fare parola di ciò che era accaduto tra lei e  Ron, trattando entrambi come quando erano ancora solo ed esclusivamente due ragazzini che frequentavano Hogwarts e che nutrivano l’uno per l’altro una profonda amicizia. Harry dal canto suo, preferì non dire una parola riguardo a ciò che era successo tra i suoi due migliori amici: si era già reso conto da solo che non avrebbe potuto funzionare. Ginny invece, era fermamente convinta che sarebbero tornati insieme. James ( il primogenito di Harry e Ginny),dal canto suo, continuava a chiamarla zia Hermione e a spuntare nel camino della riccia ogni giorno per salutarla. 


Fu infatti James che -  sbucando dal suo camino con la metropolvere – fece spaventare la giovane donna seduta sul divano a guardare un documentario babbano in tv. Lei si girò, e si ritrovò una fotocopia di Harry Potter da piccolo dentro casa. Si rilassò – aveva quasi pensato fosse Ron – e abbracciò il ragazzino, che si sedette accanto a lei e guardò il documentario per una mezz’ora. 
-    Allora James, tra un po’ ricominci la scuola . . . Quanto manca, una settimana? – D'altronde era Hermione, come poteva non preoccuparsi dell’istruzione del piccolo James? 
-    Oddio zia! Non farmici pensare! Mancano due settimane . . . -  rispose il piccolino con aria triste.
-    Senti senti … E cos’ è quell’aria triste? E’ così bello andare a scuola … -  
-    Coooooosa? Zia, hai presente cosa significa dover imparare a scrivere, leggere ,fare i calcoli e poi ancora leggere, leggere e scrivere?
-    Ehm, si James, perché anch’io sono andata a scuola sai… - 
-    Anche tu sei andata in una scuola per babbani? – disse con aria scioccata. 
-    Certo James, prima  che mi arrivasse la lettera per Hogwarts io andavo in una scola come tutti gli altri bambini del mio quartiere. E ti dirò, ero la più brava della classe . – Disse la riccia con un’aria altera. 
-    Anche con i babbani? – rispose James con aria triste per poi continuare – Invece c’è una babbana che mi batte sempre . . . – 
-    Si, anche con loro. E poi, se non mi fosse mai arrivata la lettera per Hogwarts io sarei rimasta sempre a far le scuole lì. Perciò se proprio non ti piacciono quelle materie, ringrazia che sarà solo per poco. Tra due annetti sarai al tuo primo anno a Hogwarts! E poi dimmi, chi è questa ragazzina che ti batte sempre . . . ? – Disse lei con una curiosità non indifferente nella voce. 
-    Si chiama Arièl. E’ fransccccessse… - disse imitando il modo in cui sua zia Fleur parlava. Hermione cominciò a ridere di gusto : Quel ragazzino dava del filo da torcere a tutti. Ancora sorridendo continuò: 
-    E scommetto che ti piace . . . –  Il fatto che James fosse diventato così rosso la diceva tutta, ma lui rispose con un secco no, e poi 
-    Zia! Come puoi pensare che a me piaccia quella secchiona! E poi … poi … è odiosa. –
E così lei con fare accondiscendente annui per poi guardare l’orologio e rendersi conto che era passato parecchio tempo, e che forse Harry e Ginny erano preoccupati. Così fece filare James nel camino dopo avergli dato un bacio sulla sua guanciotta rossa, e lui mormorò 
-    Ah zia, ti salutano mamma papà e Albus! – 
E la polvere lo portò via ancora prima che lei potesse dirgli che ricambiava i saluti.


Hermione pensava che aveva bisogno di trovare un impiego momentaneo. Qualcosa che la facesse distrarre. Non poteva, e non voleva tornare a lavoro. Sarebbe stato deleterio per i suoi nervi. Non c’era un vero e proprio motivo, ma lei . . . Aveva bisogno di cambiare, di vedere cose nuove, di trovare qualcosa di stimolante. E al momento il suo lavoro al ministero non rispondeva ai requisiti.

Non aveva problemi di soldi: i suoi risparmi alla Gringrott le sarebbero bastati per vivere tranquillamente per due anni. Ma il problema non era questo. Era che voleva non pensare.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Hermione stava per uscire. Prese un po’ di metropolvere e si catapultò nel suo camino dicendo

-          Diagon Alley! –

Doveva fare scorte un po’ di tutto. A partire dai beni di prima necessità, a finire alle scorte per le sue pozioni. Voleva passare anche al Ghirigoro per vedere se avevano l’ultima edizione aggiornata di “Storia della Magia”, e qualche libro utile per le sue ricerche sulla legge di Gamp.

Si ritrovò direttamente nel camino del Ghirigoro. Un po’ sporca di cenere, ma comunque sana e salva. Aveva sempre avuto delle riserve riguardo all’utilizzo delle scope, e visto che casa sua era stata protetta con incantesimi anti- smaterializzazione le rimaneva solo la metropolvere. Cominciò a navigare tra le maree di libri, cercando quello che faceva per lei, anche se nemmeno lei stessa sapeva quello che cercava.

Era così anche con gli uomini. Magari provava a cercare, ma non sapeva nemmeno lei ciò di cui aveva bisogno.

Quando arrivò alla cassa, con la sua montagna di libri tra le braccia, si ritrovò ad alzare lo sguardo in alto, verso l’orologio a pendolo attaccato alla parete e si riuscì a porre solo una domanda : “Quanto tempo sono stata chiusa qua dentro?????”.  Una vocina nella sua testa l’avvisava che per parecchie volte il suo inconscio aveva cercato di farla ragionare, ma che lei non gli diede peso. Così dopo che il cassiere le ebbe consegnato le buste, si precipitò fuori dal Ghirigoro per andare a finire gli acquisti che aveva in mente.

Ma ovviamente, quando più si ha fretta, più si fa tardi.

Hermione conosceva bene questo detto, che sua nonna materna le ripeteva spesso quando ancora lei non sapeva di essere una strega.  E infatti . . . Si ritrovò a terra. L’ultima cosa che aveva scorto era un muro altissimo e azzurro sul quale era andata a sbattere senza nemmeno rendersene conto. Poi però venendo un'altra persona a terra si rese conto che non era un muro, bensì una persona.

-          Hey, guarda dove metti i piedi! – Furono le sue prime parole senza nemmeno sapere contro chi sbraitarle. Ma era arrivata a terra, doveva sbrigarsi, e in più i suoi adorati e nuovissimi libri erano sparpagliati per la strada – e quindi potevano sciuparsi, rovinarsi, fare le orecchie – e lei doveva raccoglierli.

-          Oh, io … Mi scusi, andavo di fretta  - disse una voce maschile dietro di lei, mentre era piegata sulla strada con i capelli che le coprivano il volto mentre raccoglieva accuratamente i suoi nuovissimi libri. Lei si girò in procinto di dire “oh no mi scusi lei per esser stata così sgarbata ma ho parecchia fretta ”,ma non riuscì nemmeno a dire  - Oh …. – Che si rese conto di chi aveva davanti. La persona di fronte a lei cambiò faccia, che dalla modalità “Spero la signorina non si sia fatta niente perché ha un bel culo” passò alla modalità “oh cazzo, ho pensato che la Granger ha un bel culo!”. Ma Hermione vide solo un cambiamento improvviso dalla modalità  “atona” alla modalità  “schifata”.

-          Granger … Come sempre, non guardi dove cammini. Weasley ti ha ridotta peggio di com’eri prima, ed è tutto dire. –

Hermione già aveva fretta di suo, non aveva tempo per insultare Malfoy. Oddio. Proprio contro Malfoy doveva andare a sbattere? Non lo vedeva da qualche anno. Beh, lui era come il vino. Più invecchiava … Ma cosa le passava per la testa? Malfoy come il vino? Puah! Era proprio impazzita!

-          Senti Malfoy, non sai che piacere averti rivisto, mi hai rovinato la giornata, perciò adesso spostati, mi devo  sbrigare e non ho tempo da perdere con te. E per la cronaca. A te nessuno potrebbe ridurti peggio di come sei, perché hai già toccato il fondo da parecchio. –

Con queste parole la riccia alzò il viso in modo austero, prese le sue buste e cominciò a camminare a rotta di collo almeno per prendere qualcosa da mangiare. “Tornerò domani per il resto” si disse tra sé e sé. Così utilizzò un incantesimo per inserire i libri nella sua ex borsa di perline (che lei aveva “modificato” in una borsa marrone in pelle)– che cominciava a pesare parecchio -  e si diresse verso il paiolo magico, per uscire vicino alla stazione di Charing Cross.

Camminò per poco, fino al primo supermercato. Entrò cercando di sembrare il più babbana possibile. Comprò ciò che le serviva e uscì dal supermercato con tantissime buste. Camminò fino all’entrata del paiolo magico e subito dopo aver salutato Tom il barista, inserì le buste nella sua borsa, che ora pesava enormemente. Si sedette a un tavolo libero e ordinò una burrobirra. Tom fu velocissimo e si fermò a parlare con lei. Le chiese di ciò che stava facendo, di come andassero le cose con Ron e così lei finì per spiegargli cosa era successo.  Parlando, Hermione gli disse che cercava un lavoretto provvisorio per interrompere ogni tanto le sue ricerche e al momento di salutarlo  - chiedendogli se poteva usare il suo camino -  gli promise che sarebbe andata a trovarlo presto.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Una finestra spalancata, un raggio di sole che divideva una camera che solo per metà era illuminata.

Una gamba che sporgeva dal letto, e un lenzuolo azzurro che ne copriva la metà.

Finchè non suonò la sveglia.

 

 

 

Hermione era sul punto di usare l’incantesimo Reducto per distruggere definitivamente quell’aggeggio che tante volte aveva usato prima di andare a Hogwarts.  Ma quella mattina si doveva alzare tassativamente prima. Doveva andare a prendere un kit di pozioni, visto che non le era rimasto nemmeno un solo ingrediente per la Tricolozione Lisciariccio, e non poteva proprio rimandare. Per una settimana aveva rimandato il ritorno a Diagon Alley, ma adesso non poteva più.

E’ ciò che succede a rimandare di giorno in giorno le cose da fare: trovarsi a non poter farne a meno, dover essere costretti a far qualcosa.

E così Hermione si diceva che forse avrebbe dovuto farlo spontaneamente qualche giorno prima. E che in effetti, doveva trovare una qualche motivazione per uscire di casa. Così si alzò da letto, cercò di rendere meno gonfi i suoi capelli passandoci una mano di sopra, ma inutile dire che il tentativo fu del tutto inutile.

Prese dall’armadio un pantalone nero, stretto alle caviglie e molto elegante che solitamente usava per il lavoro, le ballerine dello stesso colore e una camicia a maniche corte beige non troppo stretta e dopo aver fatto una doccia si vestì, scese al piano di sotto e si catapultò nel camino senza nemmeno aver fatto colazione: aveva intenzione di andare da Florian Fortebraccio a mangiare uno dei suoi buonissimi gelati.

Si ritrovò nel camino del Paiolo Magico, ne scese velocemente e salutò il barista. Si fermò un po’ a parlare con lui, finchè a un certo punto lo vide mettersi una mano sulla fronte: aveva ricordato qualcosa.

-          Cerchi ancora quel lavoretto, Hermione? –

-          Eh, beh, si Tom … -

-          Beh ecco, mi hanno detto che stanno cercando qualcuno per fare da maestro privato ad un ragazzino, ma non so chi sia. Se vuoi mi faccio dare altre informazioni… -

Mentre Tom parlava, Hermione ci ragionò su: non sarebbe stato male, né troppo impegnativo. Al massimo mezza giornata. Poi con i bambini lei ci sapeva fare, perciò rispose :

-           Wow, grazie Tom! Hai trovato un impiego perfetto! - 

Così il barista, facendo un cenno della mano come a dire che non aveva fatto niente di che, le rispose :

-          Allora ti faccio sapere se ci sono novità, va bene? –

-          Va benissimo Tom. Grazie ancora. –

E con queste parole si congedò.

 

Era per le strade di Diagon Alley, camminava tranquilla finchè non fece un incontro che le stravolse i piani: era Harry insieme a Ginny e James. Il piccolino le corse ad abbracciare i fianchi tirandola verso i suoi genitori che ancora non l’avevano notata. Così si avvicinarono, e quando i due la videro l’abbracciarono calorosamente. Ginny era raggiante. Ormai la pancia cominciava a notarsi, e lei aveva un viso radioso : i pochi chili che aveva preso le avevano fatto parecchio bene. Si avviarono tutti e quattro insieme verso la gelateria di Florian, dove anche James non vedeva l’ora di andare.

Hermione e James ordinarono  un gelato al cioccolato, come sempre. Harry optò per un cono alla frutta, e Ginny si fece portare una coppa maxi con panna, vaniglia, e cioccolato.

-          La bambina ha parecchia fame -  disse alla “ex” cognata come a giustificare un gelato talmente calorico di prima mattina.

Continuarono a parlare e scherzare per parecchio tempo, come se fossero ancora ad Hogwarts, e stessero nella sala comune, aspettando Ron, cacciatosi in chissà quale nuova punizione. Ma le cose erano cambiate. Ron non faceva più parte della sua vita. Non in quel senso. E lei, guardando Harry e Ginny, così felici, così completi, non potè far a meno di chiedersi se prima o poi lei avrebbe trovato qualcuno che l’avrebbe fatta sentire in quel modo: felice di vivere una quotidianità, una routine, una tranquillità confortevole, senza pretese, e soprattutto, senza volerne scappare.

 Si rese conto che era tardi e che doveva fare ancora tante compere, così salutò i tre e si avviò verso la Gringrott, per prelevare dalla sua camera di sicurezza. Ancora i pensieri malinconici non l’avevano abbandonata e camminava con una meta ma non con una vera e propria destinazione: sapeva dove doveva andare ma questo pensiero non le occupava che una piccola parte dei suoi pensieri.  Tutto il resto era concentrato sul fatto che doveva smuovere la situazione, che doveva far qualcosa, sentirsi realizzata, buttarsi a capofitto nelle sue ricerche, far qualcosa per non pensar che il mondo che si stava creando intorno non era altro che una mera illusione e che le era rimasto davvero poco.

Senza rendersene conto si ritrovò davanti alla porta della Gringrott, entrò e andò dal primo folletto disponibile: non aveva bisogno di andare nella sua camera di sicurezza, avrebbe potuto delegare tranquillamente un folletto. E poi, a dirla tutta, dopo la storia del drago, era sempre restia ad andare giù per quei corridoi senza farsi prendere dal panico ripensando a quei momenti. Ron le ripeteva spesso che doveva togliersi quei pensieri dalla testa, e che prima o poi le sarebbe passata, ma lei ancora, a distanza di tanti anni non ci era riuscita.

Nel frattempo il folletto era arrivato, e le aveva consegnato il denaro che lei aveva richiesto. Così dopo aver messo una firma, e averla incantata con la bacchetta per sancirne la veridicità, salutò il folletto, con la cortesia che la caratterizzava e fece per girarsi. Per la seconda volta in dieci giorni sbattè contro qualcuno: non con la stessa forza della volta precedente, ma  si ritrovò rossa e imbarazzata per essere arrivata addosso a qualcuno proprio nel bel mezzo della Gringrott, che a quell’orario mattutino era piena zeppa di maghi. Si ridestò solo quando sentì una voce fastidiosa fare il suo nome :

-          Granger, non sai proprio dove metti i piedi, eh? –

No. Non poteva essere di nuovo lui. Ma cos’aveva, una nuvoletta grigia che le girava sulla testa?

-          Malfoy, che bella giornata che è diventata questa! Sai, mi mancava proprio sbattere contro di te!  Buona giornata. –

Disse la ragazza in modo freddo e visibilmente ironico avviandosi all’uscita della banca velocemente.

 

Aveva finito di fare tutti gli acquisti, e per tempo. Sembrava così strano. Così si avviò verso il Paiolo Magico per salutare Tom e avviarsi verso la Londra babbana : si sarebbe smaterializzata nel parco accanto casa sua. Le andava di camminare un po’.

 

Arrivò a casa, si sedette sul divano accendendo la tv, ma non ebbe il tempo nemmeno di cambiare canale che si ritrovò due gufi ad aspettarla sulla finestra. Il primo portava una lettera di Harry, che la invitava ad andare a pranzare da loro. Il secondo, assolutamente inaspettato, era un biglietto del Paiolo Magico: era Tom .


Hermione cara, ho parlato di te al padre di quel

Ragazzino.

Mi ha detto che vorrebbe incontrarti per parlartene

Di persona.

Chiede se per te va bene giovedì qui al paiolo magico verso le sei di pomeriggio.

Aspetto tue notizie per dargli la risposta.

Tom

 

 

Scrisse velocemente due biglietti: uno per Harry e Ginny dicendo loro che sarebbe arrivata entro un quarto d’ora, e uno per Tom ringraziandolo e dicendogli che per lei andava benissimo.

Doveva veramente ringraziare Tom.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


 Lunedì,

Martedì,

Mercoledì

. . .

I giorni erano passati così veloci, che sembrava quasi esser trascorso solo un battito di ciglia. Come se  quei tre giorni in fondo non erano stati che un solo minuto. Eppure sembrava passata un’eternità.  Sembrava passato così tanto tempo, ma con una spettacolare velocità. Com’era possibile? L’unica spiegazione che la persona seduta al tavolo a pranzare riuscì a darsi era che forse – anzi, quasi sicuramente – era sul punto di uscire pazza. Era già qualche tempo infatti che non si sentiva poi così normale…. Troppo spesso nervosa, troppo spesso sovrappensiero, troppo spesso solitaria.  Si ritrovò a guardare dall’altra parte del tavolo: un’immensa pila di libri da leggere, su cui studiare. E finiti quelli ce ne sarebbe stata un’altra serie. Ma le sue ricerche erano andate avanti, era sul punti di comprendere se c’erano altre eccezioni alla legge di Gamp. Lei adorava la trasfigurazione, e già dai tempi di Hogwarts aveva l’impressione che le sfuggisse qualcosa. E quando le sue ricerche erano andate avanti, se ne era convinta. Adesso doveva solo capire qual’ era l’altra eccezione. Aveva trovato degli indizi in alcuni libri che parlavano degli stregoni Maya: si credeva che tutto l’oro che avessero accumulato non fosse altro che il frutto delle loro scoperte alchemiche.

Dopo pranzo Hermione si rimise sul divano a leggere le 500 pagine rimanenti dell’ultimo libro che aveva comprato al Ghirigoro. Era un po’ sgualcito : tutta colpa di Malfoy.

Erano le 5 quando salì di sopra per fare una doccia e rendersi presentabile. Arrivò al Paiolo magico in orario, e dubito dopo aver visto scomparire le fiamme verdi, si avviò verso il bancone di Tom per salutarlo. Appena scorse la strega le accennò un saluto indaffarato e le disse

-          Cara, il padre del ragazzino è di sotto. Vai pure. – e lei dopo un timido – Grazie Tom -  si avviò verso le scalette per scendere al piano di sotto.

Era sul punto di cadere sull’ultimo gradino, ma arrivò sana e salva sul pavimento : con un po’ di fortuna non se ne sarebbe accorto nessuno. Si ritrovò in un’ampia sala di legno, con diverse panche posizionate una di fronte all’altra e divise da un tavolo. Si mosse verso il centro della sala, cercando tra i tavoli, sotto la luce soffusa.  Ma non fece in tempo ad arrivare a metà della sala che una persona si alzò dalla sua panca. Era un uomo, e lei era sicura che fosse la persona che doveva incontrare.  Così si avvicinò, e lo riconobbe : biondo, alto, capelli curati e tirati leggermente all’indietro. Naso perfetto, occhi chiarissimi : non poteva essere così sfigata da ritrovarsi Malfoy proprio in quel momento lì. Ma lui fu più veloce delle taglienti parole che stavano per uscirle dalla bocca, e disse, con un sopracciglio alzato e con un’espressione sorpresa :

-          Granger? Che ci fai qua? –

-          Beh Malfoy, sicuramente niente che possa fare anche tu. – Mandando all’aria tutte le parole ancora più offensive che aveva in serbo e pensando solo in quel momento al doppio senso che si poteva trovare in quella frase. Lui sembrò essersene accorto, perché le rispose con un enigmatico – Dici? -  al quale lei non rispose.

-          Senti Malfoy, non ho tempo da perdere, sto cercando una persona. –

-          E avrai mica fatto caso che non c’è nessun altro qui dentro, o la tua impegnata e frenetica testolina non ha elaborato questo pensiero? –

Lei si guardò intorno. Possibile che …. Oh, no. No, no, no. Non era possibile.

-          Sei tu che cerchi un’insegnante? – Disse quasi come se lo stesse accusando di frode o raggiro . Che poi in fondo un po’ raggiro lo era, pensò Hermione.

-          Si sono io Granger. E non pensavo che tu fossi disoccupata… -

-          Oh beh, Malfoy non sono disoccupata e comunque, visto che non mi interessa più l’offerta me ne vado. Mi dispiace averti fatto perdere tempo. –

E così si girò per avviarsi verso le scale. Si era vestita pure bene, aveva usato la Tricolozione, e aveva i capelli liscissimi. Tutto sprecato. Era un periodo che sentire la parola Malfoy la faceva innervosire.

Ma non fece in tempo a fare un passo che una mano la bloccò. Era la mano di Malfoy, che le stringeva il braccio.

-          Una volta che ci sei rimani, mi ascolti, e al massimo rifiuti. - 

Hermione era sul punto di girarsi di nuovo e andarsene, ma  le venne in mente il suo povero libro sgualcito per colpa di quello stupido arrogante, e così decise di rimanere e almeno prenderlo a cattive parole.

-          Ok, sentiamo che hai da dire. – Lui era già pronto a ribattere. Poi si rese conto della sua risposta. Fu indeciso per qualche secondo su ciò che doveva dire, ma poi le sue parole furono :

-           Non pensavo ci volesse così poco per convincerti, ma evidentemente il mio fascino è maggiore di quanto pensavo. Siediti pure. – Le disse con un mezzo sorriso, e per di più estremamente sarcastico.

E come non dire che Hermione a questa provocazione era sul punto di ribattere? Ma uno sguardo di lui, la fece star zitta, per una volta. Per quella volta. Per l’ultima volta.

-          Cercavo una persona che potesse aiutarmi con mio figlio. Siccome quest’anno dovrebbe cominciare le scuole babbane, e non ho intenzione di mandarlo a studiare in mezzo alla feccia, voglio farlo istruire in casa. –  La guardò come se stesse cercando di sondare ciò che passava a lei per la testa.

La ragazza stava per rispondere ma lui continuò : - Aspetta Granger, fammi finire. – e sospirando riprese il discorso. “Bah, allora quel suo fermarsi era per accrescere la suspence… Teatrale. Puah!” pensò la ragazza.

-          Dicevo … Cerco una persona per istruire Scorpius, e fin ora ogni persona messa – diciamo così – in prova, se n’è andata definitivamente. Appena ti ho vista arrivare ho pensato che non fossi la persona migliore, visto che già i nostri rapporti non sono dei più cordiali. –

Hermione non ce la fece più a star zitta e rispose – E infatti è la prima volta che sono d’accord … -

-          Granger ma tu parli solo per dare aria alla bocca? Stavo dicendo che all’inizio pensavo che fosse una pessima idea. Ma poi, ho ragionato un attimo e mi sono reso conto che non è una poi così male. Prima di tutto perché sei babbana. –

Quale migliore parola per renderla nervosa e irascibile al punto giusto per – come minimo -  schiantarlo?

-          Senti, razza di arrogante … Io sono una strega esattamente come te. Anzi, io sono molto meglio di te, razza di mangiamorte che non sei altro … - 

-          E bla bla bla.,. E io ero più la più brava del mio anno a Hogwarts, e io ho combattuto con Potter, e io, e io … E tu cosa, Granger? Ognuno paga per i propri errori. Perciò smettila con quest’inutile aria di superiorità. Mio figlio avrebbe bisogno di una persona che gli insegni a scrivere, a leggere, a contare. Tutte cose che si studiano prima di andare a Hogwarts, e siccome tu hai una conoscenza particolarmente vasta degli argomenti basilari della scuola babbana - da brava so tutto io - , credo tu sia la persona giusta.  Sono disposto a pagare bene Granger. Non è quello il problema. –

-          Senti Malfoy, io pensavo fosse una cosa meno impegnativa, mezza giornata magari. Sono impegnata con delle ricerche perciò doveva essere un modo per staccare e impegnarmi diversamente.  Niente di impegnativo…. –

-          Granger,200 galeoni a settimana, 6 ore al giorno esclusi sabato e domenica. –

Beh, la faccia di Hermione era scioccata. Duecento galeoni a settimana? Ma no, non poteva, le avrebbe impiegato troppo tempo. Anche se … avrebbe potuto finanziare quel viaggio in Messico per fare ricerche sulla trasfigurazione tra la popolazione magica Maya. Allettante, ma …

-          Mi dispiace Malfoy, non posso passare 6 ore al giorno fuori casa, anche se la proposta è allettante … -

-          300 galeoni 5 ore al giorno… -

-          No Malfoy, mi dispiace … è un impegno troppo delicato… - 

-          Ok, 400 galeoni a settimana. 4 ore al giorno per 5 giorni. –

-          Ok accetto. –

Cioè, non si può mica dire di no a 400 galeoni per 4 ore al giorno, per 5 giorni a settimana! In 5 giorni avrebbe guadagnato il l’equivalente del suo stipendio al ministero in un mese… C’era solo una cosa da chiarire …

-          Malfoy mettiamo in chiaro che è una cosa provvisoria, e che io a luglio prossimo devo ricominciare a lavorare al ministero. Per ora sono in aspettativa perché mi sto dedicando ad alcune ricerche … Poi, non sono disposta a modificare l’accordo in momenti successivi. Ah, … sei sicuro che … beh, tua moglie sia d’accordo con questa tua … decisione? -  disse la ragazza parecchio imbarazzata. Non voleva certo che la signora-con-la-puzza-sotto-il-naso-Malfoy  cominciasse a lamentarsi e magari a farle qualche fattura!

-   Mia moglie? Granger ma dove vivi? Mia moglie se n’è andata due anni fa … - 

Cosa? …

-          Mi … Mi dispiace Malfoy, non sapevo… Condoglianze  -

-          Granger, e dicevano che eri intelligente… Se n’è andata… ha lasciato me e Scorpius ed è andata a vivere in Francia. E da allora non si è fatta più vedere. Piuttosto – disse quasi per cambiar discorso – Sei sicura che Weasley non abbia niente da ridire? – e così alzò un sopracciglio, come sicuro che il suo ragazzo non le avrebbe mai permesso di insegnare ad un Malfoy.

-          No, non dirà niente… -

-          Ah,già… Viste le condizioni della sua famiglia, non disdegnerà mica una fidanzata che gli porta 400 galeoni a settimana … -

E non era possibile vedere ancora Hermione così calma. Divenne così rossa in viso che sembrava quasi una Weasley anche lei.

-          No, Malfoy, non dirà niente perché non stiamo più insieme. – Lui fece una faccia basita ma non disse altro. Si alzò e dopo averle detto

- Granger, domattina alle otto al castello Malfoy. Buona serata. – se ne andò sorridendo leggermente. Pensava al fatto che Scorpius non ne sarebbe stato felice : avrebbe dovuto studiare come un matto, con un’insegnante come quella.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Il punto era…. Malfoy c’è o ci fa? Si era per caso chiesto se lei sapesse dove si trovava il suo maniero? Sapeva che abitava in un castello, ma dove si trovasse, lui non l’aveva mica detto…

Beh, era un bel problema : per materializzarsi aveva bisogno di sapere la destinazione, perciò era da escludere. Per usare la metropolvere aveva bisogno di un camino non protetto dall’altra parte. Per una passaporta c’era lo stesso indispensabile bisogno di sapere con precisione dove si trovasse casa sua.

-          Maledetto Malfoy! – si ritrovò a imprecare salendo per le scale che portavano al secondo piano di casa sua.

Cominciò a pensare… Come avrebbe fatto a … ?

-           E se … ? –  Disse la ragazza avvicinandosi al computer portatile, sulla sua scrivania. Erano secoli che non lo accendeva.

Bastò mettere la sua solita password “Grattastinchi” e accedere al browser web.

Digitò

Maniero Malfoy”

E trovò una foto. Era una distesa verde a piani rialzati. Si chiamava Maiden Castle. Ma cosa c’entrava con il castello dei Malfoy?

Una cosa in particolare la colpì : andò tra le mappe della Gran Bretagna e facendo un ingrandimento sul Dorset potè notare non solo il Maiden Castle, ma un fiume lì vicino, chiamato Bradford - Peverell. Più palese di così? Per chiamare un fiume, un nome più legato al mondo dei maghi non poteva essere trovato. Aveva una mezza idea di quello che era successo. Avevano sicuramente emulato gli incantesimi di Hogwarts per tener lontani i babbani. Come poteva una collinetta essere denominata “castle”? così Hermione, per testare le sue teorie, uscì di casa.

 Si avviò verso il parco proprio di fronte casa sua. Al contrario delle normali case magiche, Hermione non aveva posto sulla sua un incantesimo come quello che c’era a Grimmauld Place: lei non era restia ai vicini babbani, e le facevano piacere le loro visite. Anche perché in fondo la sua casa sarebbe sembrava una normale villetta a schiera come le altre. Con televisione, computer, telefono. Forse – come era già successo – l’unica perplessità poteva essere un camino così ampio. Ma lei era brava a evadere le domande. E se un vicino non desisteva, non ci voleva molto per lei a lanciar un Confundus. Beh, magari non era proprio nell’etica Grifondoro, ma per tutelare il mondo magico era necessario. Lo diceva anche la legge per la protezione della comunità magica.  - Articolo 7, comma 2 per essere precisi. -  si disse tra sé e sé.

Quell’arietta serale l’aiutò parecchio a tranquillizzarsi. Si avvicinò alla corteccia di un albero particolarmente ampio e lì si smaterializzò pensando attentamente al Dorset. Maiden Castle…. Maiden Castle….

Si ritrovò davvero di fronte a una collina.  Ma alla sommità di essa non c’era una distesa d’erba come nelle foto trovate su internet : c’era un castello degno della London Tower. Meraviglioso. Completamente in pietra, e con le torri come quelle dei castelli delle fiabe. Pensando alle fiabe, a Hermione tornò in mente il castello di Neuschwanstein . Perfetto. Come quello delle principesse che lei tanto sognava da piccola. E il fatto di aver saputo di essere una strega, di essere andata a Hogwarts, l’aveva fatta sentire speciale, come quelle ragazze, che da un momento all’altro, si ritrovavano un principe e un castello bellissimo. Non che ora pensasse che essere una strega non fosse un privilegio, ma ci aveva fatto l’abitudine. E pensava che in fondo anche quelle principesse dopo un po’ avrebbero fatto l’abitudine al loro principe e al loro castello bellissimo, e si sarebbero sentite nuovamente persone normali. Ergo : tutto finiva. Anche la storia tra lei e Ron …

Facendo questi discorsi campati per aria -  e soprattutto, evocando mentalmente il nome del suo ex , - Hermione si ritrovò di fronte ai cancelli del castello : come ci era arrivata? Era una camminata enorme. Possibile che … aveva camminato così tanto senza rendersene conto?

Decise di tornare indietro, tanto ormai era certa che quello era il castello dei Malfoy dopo aver visto quella colossale M incisa sul cancello con tanti ghirigori. Solo loro avrebbero potuto essere così elaborati, sfarzosi e spregiudicatamente teatrali.

Si smaterializzò lì sul posto. Solo dopo essersi materializzata nel parco si rese conto che era arrivata fin lì con il pigiama, la vestaglia e le pantofole. Risalì dentro casa senza farsi vedere da nessuno, e si disse che davvero, stava sfiorando l’esaurimento.

 

 

La sveglia alle 7 suonò come sempre, ed Hermione come sempre -  da qualche mese a quella parte - fece finta di  non sentirla. La staccò e ritornò a dormire. Fu solo quando sentì un gufo battere alla finestra che , ancora in dormiveglia , ricordò  che quella mattina doveva andare dai Malfoy. Si alzò e guardò l’orologio : le 8 meno un quarto. Al diavolo i capelli in ordine. Li alzò in una coda stretta che scendeva relativamente liscia, e fece una doccia lampo. Solo allora ricordò del gufo. Aprì la finestra: era solo la Gazzetta del Profeta. Rispedì il gufo indietro con i suoi zellini e si catapultò verso il parco.

Si materializzò proprio di fronte al cancello. Il suo orologio faceva le 8 in punto.

Appena ebbe i riflessi un po’ più “attivi”, si rese conto che il cancello si stava aprendo e che c’era qualcuno che l’aspettava sulla gradinata principale, oltre le siepi laterali. Era un uomo. Avvenente, biondo, con le braccia incrociate e le gambe leggermente divaricate. Era vestito semplicemente di una camicia bianca a maniche corte che risaltava i muscoli degli avambracci e un pantalone nero. “praticamente un dio…” si ritrovò a pensare la ragazza, mentre saliva la scalinata, per poi rimbeccarsi per quella stupida e infondata considerazione.

-          Granger … - disse a mò di saluto. – vieni dentro. –

Li lo seguì, intimorita dalla grandezza di quel castello.

Dopo un po’ che camminavano per i corridoi le disse : - Sai Granger non ti facevo il tipo da camminare nel sonno … - Lei lo guardò un po’ spiazzata. Ma co … ?

-         Oh… -

-         Eh si Granger … Camminavi in tenuta da notte nelle mie proprietà … - E lei, sentendo quel tono accusatore lo attaccò :

-         E scusa, come facevo a sapere dove si trovasse casa tua se nemmeno me lo avevi detto? Ma credi davvero di essere al centro dell’attenzione di chiunque? – E con una risatina la risposta non tardò:

-     Visti gli ultimi sviluppi direi di si. – Anche gli indovinelli. Bene. Cominciava bene.

-       Sempre il solito pieno di sé a quanto vedo. –

Non dissero più una parola per qualche minuto. Poi Hermione  - dopo aver casualmente posato lo sguardo sul lato B dell’uomo che si trovava di fronte, ed aver apprezzato parecchio – si chiese dove stavano andando. Espose ad alta voce questo dubbio e lui sempre con la solita aria che poteva esser considerata il suo cavallo di battaglia le rispose :

-          Granger non ti sto facendo fare il giro della casa, ma essendo abituata al buco dei Weasley mi rendo conto di quanto enorme possa sembrarti il mio maniero … -

Era immenso.

Ma qualcosa la colpì. Qualcosa che non le fece prestare molta attenzione a ciò che Malfoy diceva. Una porta doppia con una vetrata lavorata per quasi tutta la sua superfice. Aldilà di essa c’era una biblioteca : immensa. Scaffali altissimi, maree di scaffali. Rimase a bocca aperta e senza rendersene conto si fermò. Lui se ne accorse e con una risata spontanea “la prima…” si disse Hermione,  esclamò :

 - Ti pareva che non faceva quella faccia! Granger, hai la stessa espressione che hanno tutte le donne eccetto te vedendomi. -  Lei non si rese nemmeno conto di ciò che lui aveva detto e disse solo

– Po … Draco, posso entrare? - . Solo allora si rese conto di come lo aveva chiamato: divenne rossa all’istante. Lui si girò, adombrato. Era stato un colpo quando lo aveva chiamato per nome,  e non riusciva a capire per quale motivo al mondo. Rispose solo un freddo:

 - Non ora, Scorpius ci aspetta. –  prima di ricominciare a camminare.

Lei lo seguì fino ad una porta lavorata, che si aprì da sola mentre si avvicinavano e si ritrovò davanti un bambino. Era la fotocopia del padre. Qualcosa di assurdo, come se lo avesse clonato. L’unica differenza era un neo che il ragazzino aveva sulla guancia. Un neo che sapeva di regalità.

Appena vide la sua futura insegnante spalancò gli occhi e diventò rosso come un peperone. Era veramente un bambino bellissimo.

-           Scorpius, saluta la tua nuova insegnante. Si chiama Hermione Granger, e con lei non potrai prenderti la confidenza che ti sei preso con gli insegnanti precedenti, mettitelo in testa. Ah, ma capi- rai da solo … - disse ridendo per poi avvicinarsi alla porta.

-          Signorina Granger – disse con una mano sulla maniglia, e con un tono freddo e non intriso nemmeno del solito disprezzo – oggi sarà necessario solo che facciate conoscenza. Ci vediamo a mezzogiorno così la riaccompagno all’entrata.   – E così chiuse la porta.

 

Se Malfoy era un acido, arrogante, pieno di sé purosangue, suo figlio era l’esatto opposto. Era vivace, intelligente, ma privo dell’arroganza e superbia del padre. Era modesto e obbediente. Ed Hermione  poté notare tutte queste cose nell’arco di un’ora. Fecero conoscenza. Lui le chiese cosa facesse, dove abitasse, quanti anni aveva. Lei cercò di intrattenerlo con domande su di lui, sui suoi gusti, cercando di fargli prendere familiarità con una persona nuova.  Mezzogiorno arrivò prima che se ne rendessero conto, e Draco era già da parecchio lì vicino alla porta di quella camera enorme che li guardava.

Parlavano di … gelati.

-           A me non piace la fragola! – diceva la ragazza. – E’ dolce… troppo!  -

-           Ma no! Come fa a non piacerti! E’ buonissima! Il cioccolato lo odio! –

-           Signorino, non pronunciare mai più una blasfemia simile! – gli rispose lei scherzando.

-          Anche il mio nipotino Albus adora la fragola…Magari un giorno te lo presenterò! Avete la stessa età, e secondo me andreste molto d’accordo!  - Disse sorridendogli con un’aria così affettuosa da non sembrare la stessa persona che Draco conosceva. - Cioè, parlavano del figlio di Potter in casa sua? E aveva detto a suo figlio che sarebbero potuti essere potenziali amici? –

-          A quel punto l’uomo  si sentì in dovere di interromperli schiarendosi la gola. Hermione se ne rese conto  e si girò imbarazzata.

-          E’ già ora? – gli disse e lui fece solo un cenno d’assenso col capo.

Dopo aver salutato Scorpius seguì Draco attraverso quel labirinto di corridoi, fino alla porta d’ingresso.

-          Ci vediamo Lunedì Granger.  – Con queste parole la liquidò.

Lei scese le scale, e nonostante la freddezza di Draco, che poco la toccava, si sentiva felice per aver conosciuto un bambino così piacevole – e per avere la possibilità di andare in Messico! – si disse, tutta contenta.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


E’ che c’è bisogno di coerenza. Sempre coerenza. Anche quando tutto il resto prova a crollarti addosso. Quando ciò che credevi ,si è schiantato a un muro.

Anche quando sei sola e potresti fare ciò che vuoi perché sai che nessuno lo saprà mai. Anche quando sei in mezzo a chi non ti conosce. Se non hai un po’ di coerenza cosa rimane del tuo essere te stesso? Qual è l’anello di congiunzione tra ciò che fai e ciò che sei?

E’ per questo che Hermione si trattenne. E’ per questo che non si avvicinò di più a Draco. Che senso aveva poi, fare qualcosa che non le avrebbe dato niente? Che non le avrebbe lasciato niente se non la volontà di fare qualcosa che non avrebbe potuto ripetere?

E poi, a dirla tutta, lei avrebbe pensato a Ron. No. Diciamo che non è vero. Non avrebbe pensato che a lui. Quest’ultima considerazione non era che un modo di autoconvincersi….

 Molti dicono che la vita bisogna viverla. “Fallo, potresti pentirtene” è il motto di molti. Ginny glielo diceva sempre. Ma per arrivare a cosa? Quale sarebbe stato il senso? Era di Draco Malfoy che parlavano.

“Meglio rimorsi che rimpianti”

Meglio i rimpianti che i rimorsi che ogni giorno ti corrodono, ti lacerano dentro.

 

Hermione era già pronta.  Quel  mattino era particolarmente arzilla. I capelli, come sempre facevano la loro sporca figura. Mossi e crespi. Come sempre. Mica tutte le mattine aveva il tempo di lisciarli! E a dirla tutta, perché averli ordinati in quel modo quando poi Scorpius glieli avrebbe fatti tornare crespi? Quel ragazzino era molto meno calmo di quanto pensava. Vivace, irrequieto : non riusciva a star seduto sulla sedia per più di mezz’ora.  E menomale che era un impegno per svagarsi! In effetti era piacevole star lì … era un amore di bambino, ma era  difficile stargli dietro. E poi … non riusciva a capire perché coloro che avevano rivestito il suo ruolo prima di lei se n’erano andati. Sì , che era un ragazzino, ma bisognava capirlo : a 6 anni cosa ci si aspettava? Una delle tante mattine di quel mese, lo aveva trovato mentre vagava per casa bevendo  il latte dal biberon mentre la aspettava. Lo aveva intravisto ma lui ebbe la prontezza di volatilizzarsi nel giro di due secondi.  Malfoy, che come sempre la accompagnava fino alla camera adibita a studio – lei ancora non era in grado di arrivarci da sola – fece un sospiro rassegnato dicendole :

   -           Ho provato a farglielo togliere, ma non vuole saperne. Provaci tu, per piacere. – e continuò con un sorrisino sghembo molto … come dire … sexy – Visto che se glielo chiedessi  tu farebbe qualsiasi cosa, forse sarebbe in grado anche di abbandonare il biberon … - 

Hermione non aveva ancora capito bene il significato di quelle parole. E infatti lui se ne accorse.

    -          Non dirmi che non ti eri accorta che Scorpius ha un debole per te! – le disse con una voce che aveva un nonsoché di ovvio. 

    -          Co- co … Come? Ma dici davvero? -  E lui scoppiò improvvisamente in una risata genuina, tranquilla e spensierata : mai sentita uscire dalla bocca di quell’uomo così freddo, glaciale, come Hermione aveva creduto fosse  da quando aveva undici anni.

    -          Granger, Granger, così intelligente e poi ti perdi in un bicchiere d’acqua? Allora perché credi che ogni giorno dopo che te ne vai continui a studiare e a fare tutti i compiti che gli assegni?  -

Le chiese alzando un biondissimo sopracciglio. Perché lei non riusciva ad alzare il sopracciglio come lui? Cioè. Ci aveva provato spesso. Adorava il sopracciglio alzato. Rendeva meglio il concetto. Ma destino – e genetica – volevano che lei non ci riuscisse nemmeno di mezzo millimetro.

Era praticamente ammaliata dal colore di quegli occhi. Spesso non guardava le persone negli occhi, era come un’intrusione per lei. Come se volesse comprendere, minare alla stabilità, alla sensibilità di una persona. Erano pochi i motivi che la spingevano a guardare una persona negli occhi come stava facendo in quel momento :  o la conoscenza stretta con una persona, o uno sguardo particolare. E il secondo caso era quello che la spingeva a guardare Draco in quel modo : non aveva solo un colore divinamente bello, ma anche una forma dell’occhio meravigliosa. Non sarebbe mai riuscita a descriverlo con parole umane. Quegli occhi letteralmente di ghiaccio, non avevano nemmeno una sfumatura di azzurro. Erano così chiari da sembrare irreali. Forse era quello che le aveva dato sempre l’impressione che lui fosse freddo e glaciale.  Si riscosse da quelle considerazioni solo quando l’uomo che si trovava di fronte le chiese :

    -          Granger perché mi guardi così? -  e fu allora che lei impallidì per poi diventare lo stesso colore dei capelli di Ron. E diventare di conseguenza furiosa per aver pensato al suo ex. 

    -          Oh, niente, credevo di aver visto … qualcosa … - disse provando a far finta di avergli visto qualcosa vicino agli occhi, senza fargli capire che ammirava la perfezione del suo sguardo.

    -          Bah, come dici tu. Andiamo. –

 

 

Arrivò nella solita camera. Scorpius non si vedeva, mentre Draco aspettava lì con lei la comparsa del figlio. D’un tratto, l’uomo parlò, ed Hermione sobbalzò improvvisamente: aveva una voce calda .

     -           Granger, posso farti una domanda? – disse incrociando le braccia. Hermione ovviamente era un po’ spiazzata da quell’improvvisa richiesta ma rispose con un cenno d’assenso del capo.

     -          Spiegami una cosa: ma perché non usi la metropolvere per arrivare fin qui? Così potresti anche risparmiarti il freddo mattutino … - Lei rimase leggermente delusa … Inconsciamente si aspettava una domanda diversa. Anche perché per lei la risposta era ovvia…

     -          Malfoy, hai mai pensato che forse me l'ero chiesto anch'io? La metropolvere può essere utilizzata solo tra due luoghi collegati, e solo se la persona che la utilizza ha il permesso per farlo. Cre … -

  Disse la ragazza col suo caratteristico e arrogante cipiglio da so-tutto-io. Ma Draco la interruppe prima che continuasse :

    -          Granger, ho già fatto tutto io. Potevi domandare...  o era troppo difficile dover chiedere qualcosa a me?-  disse l’uomo con un tono amaro nella voce e un cipiglio strano sul volto.

    -          Oh… Io … io non … immaginavo – E lui, sorridendo amaramente replicò :

    -          Ma quando mai… Vado a vedere che fine ha fatto Scorpius. Piuttosto, cortesemente  spiegagli che a sette anni non può utilizzare ancora il biberon. Sicuramente hai più possibilità di riuscirci  tu che io. -

E così dicendo uscì dalla stanza, con quella sua solita e caratteristica camminata regale , elegante.

 

 

Scospius entrò nella camera dopo qualche minuto, rosso in volto dalla vergogna di esser stato scoperto. Hermione si sentiva in dovere di parlare della storia del biberon, anche perché lui era imbarazzatissimo e teneva gli occhi bassi. Ogni giorno di più adorava quel bambino…

 

 

Alla fine la maestra e il suo piccolo alunno concordarono di far sparire il biberon: forse Draco aveva ragione, aveva un certo ascendente sul bambino.

Così si alzarono e mano nella mano Scorpius la condusse fino in camera sua, là dove aveva lasciato il corpo del reato quando suo padre era andato a chiamarlo. Hermione rimase un po’ basita dalla grandezza di quella camera, che così stonava con le dimensioni di quel piccolo bambino. “E’ come dormire all’aria aperta” si disse Hermione, che vedeva i muri così distanti da sembrare quasi uno spazio aperto. Il letto era a baldacchino, con una tenda verde e argento a coprire per metà il materasso.

  “Immagina se alla fine diventa Grifondoro che colpo per il padre! ” riflettè la ragazza sorridendo.

Il camino era grande come quello che Hermione aveva nel suo salotto, ma molto più elaborato, e sicuramente – si disse la riccia – valeva dieci volte il suo. Nonostante tutto, non avrebbe mai immaginato che ci fosse anche un angolo gioco : un angolo – particolarmente ampio – pieno di giochi magici di tutti i generi, cassette e bustine di caramelle e poster magici alle pareti. Tutto sommato poteva sembrare una camera da bambino. Da bambino ricchissimo, ma pur sempre da bambino.

Si avvicinò all’immenso davanzale dell’altrettanto immensa finestra. Il panorama che si estendeva dall’altra parte del vetro era spiazzante: durante l’unica volta che era andata in Francia all’età di 13 anni con i suoi genitori, aveva visto la reggia di Versailles. Ciò che poteva ammirare al castello dei Malfoy le ricordò i giardini immensi di Luigi XVI . Un ruscello laterale che scorreva, i grandi alberi che si ergevano a mò di barriera, e al centro una stradina che portava a un laghetto interno adornato da statue e piante di tutti i generi. Era un panorama spiazzante.

    -          Signorina Granger! – disse il piccolo .

    -          Scorpius, puoi chiamarmi Hermione -  disse lei inginocchiandosi per guardarlo negli occhi, con un sorriso che riservava veramente a poche persone.

    -           Va bene Her- Hermione… Lo bruciamo? – pronunciò queste parole quasi con malinconia.

    -          Scorpius, solo se sei convinto … -

    -          Si! Si! -  ribattè lui con i grandi occhioni aperti.

Hermione prese la bacchetta e pronunciò l’incantesimo. Il biberon prese fuoco, e si formò un piccolo cumulo di cenere sul pavimento. Dopo un veloce “gratta e netta”, Hermione riprese il piccolo bimbo biondino per mano e ritornarono insieme nello studio.

 

Ma poco prima che i due uscissero dalla camera, qualcuno si mosse velocemente da dietro la porta e riflettendo si avviò dalla parte opposta del castello ben attento a non farsi sentire.

 

Anche quella mattinata era finita, si ritrovò a pensare Hermione.  Dopo aver studiato per 2 ore e mezza Scorpius era stanchissimo. Hermione decise di non infierire, visto che fino ad allora era stato molto diligente. Arrivò come sempre mezzogiorno. L’orologio a pendolo suonò, e Draco entrò nello studio, mettendosi in un angolo mentre aspettava che Hermione finisse di assegnare i compiti al biondissimo bambino. La riccia si alzò, mise a tracolla la borsa beige che usava a Hogwarts , e fece un cenno a Draco per fargli capire che era pronta. Lui si girò aprendo un po’ di più la porta per farla passare, ma si bloccò sentendo suo figlio parlare :

    -          Un attimo Her … Hermione… - con la voce un po’ imbarazzata.

Lei si girò verso il bimbo, che si avvicinava a lei velocemente. Le tirò il braccio e lei si abbassò. Le diede un bacino sulla guancia mormorando

    -          Ci vediamo domani … - E corse verso il tavolo a mettere apposto i suoi quaderni. Draco dal canto suo, sorrise e chiuse la porta, pensando che suo figlio non era l’unico a trovare interessante quella ragazza riccia e testarda.

 

Rifletteva sul fatto che Scorpius adorasse quella donna.

E che lei ci sapeva fare con i bambini.

E che ogni tanto gli capitava di pensare a lei in altri termini.

 Ma poi … infondo era una mezzosangue.

 

Nonostante tutto non riuscì a trattenersi, e sorpassandola per farle strada le disse :

    -          Granger, Scorpius mi stava dicendo proprio l’altro giorno che gli farebbe piacere se venissi a cena da noi una sera, ma si vergognava troppo a chiedertelo. - 

 

Era lui che si vergognava a dirle che gli faceva piacere averla a cena.

 

Lei rimase per un attimo zitta. Poi rispose

   -          Ma si perché no. Mi fa piacere… - 

Lui non disse altro che

    -          Bene, domani sera sei libera? –

Lei ci pensò per qualche secondo. Tra le lezioni del piccolo al mattino, e le sue ricerche tutto il resto del tempo … Beh, avrebbe potuto fare uno strappo per una sera.

La decisione definitiva emerse nel suo cervello nel momento stesso in cui i suoi occhi si posarono sul fondoschiena dell’affascinante uomo che le faceva strada. Diventò rossa come i capelli di “Ginny” – si costrinse a pensare, per evitare di far il nome del suo ex – e abbassò lo sguardo dicendo

    -          Si. Si, ci sarò. –

 

Si trovava sulla portone d’entrata del castello. Lui le stava di fronte.

    -          Allora a domani mattina. – le disse avvicinandosi con un’andatura sexy come poche.

Era più vicino del solito.

Più sciolto del solito.

Le sorrideva più del solito.

E lei era imbarazzata molto più del solito.

 

 

Era impossibile resistere. Le sue labbra rosee erano come una calamita.

Come se il senso del suo star lì poteva essere trovato solo poggiando le sue labbra su quelle della giovane, bellissima e fiera donna che si trovava proprio di fronte a lui.

La giovane, bellissima, fiera, mezzosangue che si trovava di fronte a lui.

Si ritrovò a ridere. E poi la baciò.

 

Si allontanò subito. Appena le sue provocanti labbra si avvicinarono. L’unica cosa che fu in grado di pronunciare fu: 

     -          Non so se domani sera sono libera. – E con queste parole si precipitò fuori da lì. Lontano da quell’enorme tentazione.

Sentì dietro di sé chiamare

    -          Granger, hey Granger, torna un attimo qui! –

Qualcuno le correva dietro. Si sentì tirare dal braccio.

    -          Granger, non … beh, non capiterà più. Non so che mi è preso.  –

 

“Gran bel giro di parole per non chiedere scusa” pensò lui, odiandosi.

 

    -          Nemmeno a me. – Rispose invece Hermione scuotendo il braccio per allontanarlo e correre il più veloce possibile lontano da lui, per materializzarsi appena fuori dal cancello.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


“Ok.

Io lo chiamo problema serio.

Cosa, ma dico… COSA ho fatto? O meglio, cosa NON ho fatto? Perché non gli ho tirato uno schiaffo?”

Anche se tutto le aveva detto il contrario, Hermione non poteva in nessun modo negare a sé stessa che era stata una tentazione fortissima. Voleva baciarlo, sentire la consistenza delle sue labbra, il  sapore della sua bocca, il suo modo di muoversi su di lei… “Ok basta, questo è decisamente troppo” si disse la ragazza, più per autoconvinzione che per reale senso di disgusto o qualunque altra cosa potesse essere stata.

 

 

 *****

Era nel salottino privato, seduto sul divano, con in mano un bicchiere pieno di vino elfico. Se qualcuno lo avesse visto in quelle condizioni avrebbe sicuramente pensato che fosse un alcolizzato, e per di più depresso. Tratteneva il bicchiere con una mano, mentre con l’altra si teneva la testa, facendo forza col gomito sulla coscia. Cosa gli era preso? Oggettivamente, se ci pensava, aveva fatto quello che più gli veniva meglio: sedurre. Ma soggettivamente, aveva fatto una gran cazzata. La Granger? Perché lei? L’uomo seduto sul divano non poteva far a meno di pensare che in fondo lui non ne era dispiaciuto, anche se avrebbe voluto che fosse così. Aveva pensato che avere la Granger, avrebbe permesso a suo figlio di avere un’insegnante continua, invece, ahimè, aveva fatto scappare anche lei.

Con le altre insegnanti, non aveva potuto far a meno di provarci: sceglieva accuratamente bellissime purosangue per potersele portare a letto, oltre che per insegnare a suo figlio. Ma ogni nuova ragazza finiva per  fantasticare – troppo, a detta di Draco -  sull’uomo affascinante che era, e così,  non poteva far altro che licenziarle. Quando aveva visto la Granger che si avvicinava a quel tavolo al Paiolo Magico, comprendendo che era lei che cercava il posto per insegnante… beh, aveva pensato per una volta, interamente a suo figlio: sarebbe stata una magnifica insegnante, per quanto rimanesse una mezzosangue. L’idea che lei insozzasse la sua “umile dimora” non lo aveva abbandonato, ma in fondo, la donna avrebbe bilanciato il tutto con la sua grandissima preparazione e intelligenza. Inutile negare che era così. Per di più, per quanto dipendesse da Draco, sarebbe stato un impiego continuativo nel tempo e Scorpius forse avrebbe imparato sul serio qualcosa.  Ma non aveva mai immaginato uno sviluppo simile.

 

Da quando aveva sbattuto Astoria fuori di casa, era passato da un letto a un altro. Non che con Astoria fosse stato un santo, ma comunque aveva avuto l’accortezza di non farsi mai scoprire. Non per rispetto, ma perché questo avrebbe compromesso la presunta devozione della moglie. Invece lei, era stata  così sciocca, così ingenua, da incontrarsi con il suo amante a Hogsmeade. Con tanti posti, nell’Inghilterra babbana, proprio lì? Era così sciocca da pensare che lui non la facesse pedinare? Dal momento in cui Draco aveva saputo che sua moglie non era fedele come pensava, aveva progettato una vendetta crudele: non solo la trattava come l’ultima delle donne, la ignorava – sessualmente e non - , ma oltretutto si premurava che lei vedesse le sgualdrine che lui portava in casa. Ovviamente, finchè lei non lo bloccò, quel mattino, per dirgli che non ce la faceva più. Fu a quel punto che lui arrivò a consumare quella vendetta così  a lungo attesa: le spiegò che sapeva tutto di lei e Theodore Nott, le intimò di sparire dal paese per il bene del suo amante, e le vietò di portare con sé Scorpius.

A lungo andare, anche  Astoria comprese che non portare con sé Scorpius era una buona idea:  avrebbe vissuto nella ristrettezza economica di una donna misconosciuta da suo marito e dalla sua famiglia, senza affetti e senza le sue abitudini, e per di più con un uomo che non era suo padre.

Draco non era mai stato un cattivo padre per Scorpius. Di certo, non come Lucius lo era stato per lui. Ovviamente, sarebbe stato impossibile che Draco fosse un padre affettuoso col piccolo di casa Malfoy, ma si interessava di ciò che riguardava il figlio, senza fargli mancare niente, soprattutto l’affetto. E proprio per questo motivo, gli permetteva di andare a trovare sua madre a Parigi ogni volta che voleva.

 

 *****

 

Hermione si alzò, il mattino dopo, completamente intontita. Aveva chiuso occhio il minimo indispensabile: piuttosto che concentrare i suoi pensieri su “quel lurido Serpeverde sfacciato”, preferì concentrarsi fino alle due del mattino sulle proprie ricerche. Perché quella sera aveva avuto un’intuizione: c’era qualcosa che non gli tornava. Aveva confrontato diverse rune, e aveva notato che c’erano discordanze riguardo all’uso improprio della trasfigurazione tra le culture celtiche e quelle precolombiane. Sembrava quasi che gli incas facessero riferimento alla possibilità di trasformare gli oggetti in metalli preziosi. Così , non riuscendo a chiudere gli occhi senza avere davanti l’espressione sexy e ammaliante di “quella sporca serpe”, preferì finire la traduzione delle rune Incas. E si convinse che davvero avessero scoperto – tanti anni prima di Flamel – un qualcosa di simile alla pietra filosofale. Andò a dormire soddisfatta quella sera, ma passò una mezz’ora abbondante prima che riuscisse a sprofondare nel sonno.

 

 

 *****

 

Erano le 8 e trenta. Dal portone principale non si vedeva nessuno all’orizzonte.

8 e 35. “Ancora niente. “

8 e 40. “Maledetta mezzosangue.”

8 e 45. “Giuro che la licenzio.”

8 e 48. “Adesso salgo, prendo Scorpius e giuro che glielo porto a casa sua a studiare.”

8 e 50, per i corridoi: “che poi perché? Per quella specie di bacio a stampo?”

 

Fu quando arrivò nello studio che il mento rischiò di cadergli a terra. Ma durò tutto una frazione di secondo. Diventò se possibile ancora più furioso.  La mezzosangue era lì. Aveva usato la metropolvere. Intelligente, come sempre: aveva sicuramente ipotizzato che lui l’avrebbe aspettata al portone principale. Ma ciò che lo innervosì di più fu sentirlo salutare con quel freddo e stranissimo – Buongiorno signor Malfoy. –  Ma era uscita pazza?  Cos’era quel tono con lui? Non doveva permettersi! “Ora giuro che …”   

- che cosa? –gli disse una vocina nella sua testa.

– cosa hai intenzione di fare Draco? -  e quella vocina aveva la voce della strega – di nome e di fatto -  della Granger.

E fu a quel punto che si rese conto anche che la vocina che sentiva – e ciò significava che stava veramente uscendo di senno – lo aveva chiamato Draco. E la mezzosangue non lo avrebbe mai fatto….

oh,Lo aveva fatto...

E l’avrebbe portata a farlo ancora. Di questo era certo.  

-           Bungiorno anche a te, Hermione. –  Le disse con malizia. Fu il turno della riccia di arrossire. Aveva compreso il tono. “Un punto a mio favore” pensò Draco. E con queste parole fece per girarsi e andarsene.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


          Ziaaaaaa –

Il bambino camminava per la casa cercando sua zia. Aveva girato tutte le camere, dopo esser uscito dal camino. Niente.

Stava scendendo le scale che portavano alla zona notte, quando vide aprire la porta.

-          Da quando in qua esci il pomeriggio? – le disse con fare inquisitorio.

La donna, prima spaventata dall’aver sentito una voce all’interno di casa sua, e poi sorpresa per il tono di voce usato dal ragazzino, si mise a ridere. Era il bimbo più irriverente del mondo. “Non assomiglia per niente a Harry” si ritrovò a pensare. Si avvicinò,  lo abbracciò dandogli un bacio sulla guancia, e gli rispose :

-          Avevo voglia di fare una passeggiata e di prendere un po’ d’aria… -  gli disse. Specialmente visto quello che aveva intenzione di fare. Era arrivata quasi al punto di licenziarsi. Non voleva rendere le cose così tese. E non aveva minimamente toccato l’ultimo libro del Ghirigoro.

Non poteva pesare anche a lui… Stava rischiando di farle perdere tutti gli obiettivi.

-          Tu, zia, che vai a passeggiare? Usciamo insieme! – e con queste parole, la trascinò di peso –ma Hermione non aveva la forza di contrastarlo – verso la porta.

 

James giocava con dei bambini incontrati al parco. Era un parco immenso. Hermione era fiera dell’acquisto che aveva fatto: una casa bellissima, con una visuale altrettanto interessante, nel centro di Londra. La sterlina non valeva niente in confronto ai Galeoni, e facendo il cambio valuta, beh, anche i Weasley sarebbero stati benestanti. Il Green Park era il massimo. Quando si cercava relax… era il luogo migliore.

Ma James la pensava diversamente. Per lui il relax era tutt’altro.

 

Guardando le fronde di un albero secolare mosse dal vento -  che quel giorno non aveva intenzione di cessare -  si costrinse a fare ciò che aveva pensato. Doveva per forza andare da Malfoy quella sera.

Si avvicinò al chiosco e chiese una bibita fresca a un grassoccio e basso uomo pelato. Era  la fine di Settembre, ma quella giornata sembrava una delle più calde di tutta l’estate. Il sole picchiava forte, e il vento lo amplificava. Poi chiese all’uomo quanto costasse fittare una sdraio di quelle che avevano predisposto nel parco, e dopo aver appurato che fosse un prezzo ragionevole – mai che si dicesse che lei spendeva e spandeva senza senso -  pagò e si andò a sedere. La sdraio era comoda, il sole picchiava forte e lei … Si addormentò.

L’ultima immagine che fu in grado di visualizzare, prima di cedere alla stanchezza della notte precedente fu un paio di labbra: rosee, particolari, e che si aprivano in un ghigno tipico.

 *****

-          Zia…. Zia!!! Stai dormendo? Svegliati!!! – Qualcuno gridava. Ma lei non lo riconosceva. Le tiravano un braccio. Ma lei era fresca. Voleva godersi quell’attimo fresco prima che tornasse di nuovo il sole… Ma poi, la presa si fece più forte, e sentì dolore sulla mano. Sentì anche qualcosa di umido sul viso. Poi aprì gli occhi. Puro istinto di autoconservazione.

-          Oh…Scorp… James! – Poi guardò in alto: nubi nere che più nere non si poteva. Pioveva. “It rains cat and dogs” si ritrovò a pensare, prima di prendere il piccolo Potter e trascinarlo verso l’uscita.

Corsero verso casa: Hermione un po’ sballottata, e James ridendo a crepapelle.

 

Entrarono in casa. Solo allora Hermione, bagnata come un pulcino, si costrinse a respirare profondamente e a prendere la bacchetta per asciugare James prima che gli prendesse qualcosa. Lo fece sedere sul divano e lei si avvicinò allo specchio dell’ingresso per asciugare i capelli, che da lì a poco sarebbero diventati inguardabili. Fece il solito incantesimo lisciante e notò qualcosa sul viso: aveva il naso completamente rosso. Sembrava quasi una renna. La chiazza rossa le rendeva le guance imporporate, e le labbra del colore di una fragola. Bel momento per abbronzarsi, pensò. Il punto era che stare così tanto tempo sui libri le aveva reso la pelle chiarissima e malaticcia. Un po’ di sole così all’improvviso doveva aver dato il colpo di grazia al suo epidermide già provato. Rispedì James nel camino con un sonoro bacio sulla guancia.

-          Dici a mamma e papà che stasera sono a cena dai Malfoy, ma domani pomeriggio dovrei passare a trovarli , capito James? Non dimenticartene! –

-          Certo zia!! – disse il bombo già sul punto di sparire tra le fiamme verdi.

 

 

 

 

 *****

 

 

 

Era tardi. Per che ora si mangiava a casa Malfoy? Lui, come sempre, non le aveva detto qualcosa di basilare. E come doveva vestirsi? Optò per una gonna a tubo nera e gessata, di quelle che usava per andare al ministero, e una camicia a maniche lunghe semplice, bianca.

Si truccò leggermente. E poi cercò di aggiustare alla bell’e meglio i capelli. Non scesero lisci, ma leggermente mossi sulle punte. Come si suol dire – è andata storta per diritta – meditò la ragazza di fronte allo specchio. Erano le 7 e 30. E lei voleva prima passare dai Tiri Vispi a prender un pensierino per il piccolo.

 Ormai aveva detto a Dr… Malfoy… Che sarebbe andata. E sarebbe andata.

Era in lotta col tacco della scarpa e con la borsetta a mano quando uscì dal negozio del suo ex cognato. Aveva preso una puffola pigmea verde come gli occhi del bambino. Era certa che gli sarebbe piaciuta. Il verde era il suo colore preferito. Ai tempi di Hogwarts era stata attenta a non farlo capire a nessuno, per paura che i Serpeverde la prendessero in giro a vita. Ma anche adesso, a contatto con uno di loro, doveva stare attenta. Non osava immaginare le battutine semmai Draco avesse compreso. E poi aveva trovato delle carte magiche meravigliose: sembravano normali carte da poker, ma davano consigli di gioco solo al proprietario delle stesse. Le avrebbe usate sicuramente a casa Weasley in una delle costanti riunioni di famiglia, per non farsi battere per l’ennesima volta da Percy. A mali estremi, estremi rimedi. Fu attenta a non farsi vedere da George mentre le pagava alla nuovissima commessa.

Si ritrovò di fronte al Ghirigoro e non riuscì a resistere. Ron diceva spesso “Se non sai dove cercare Hermione, vai in libreria”. E doveva ammetterlo, aveva ragione.

Chiese il libro “Cultura magica delle civiltà precolombiane” e la commessa si avviò verso lo scaffale per poi richiamarlo con un incantesimo di appello antitaccheggio.

La signorina, che era molto loquace cominciò a intrattenerla. Aveva fretta, cavolo!

-           Signorina, se le interessa così tanto la cultura precolombiana abbiamo un nuovo libro. Si chiama “L’oro dei Maya”, e spiega i loro esperimenti alchemici. –  Beh, almeno ne aveva concluso qualcosa…

-          In effetti sto facendo ricerche esattamente su questo … Ok, lo prendo! –

Sentì un a voce da dietro. Una voce maschile.

-          Le interessano gli esperimenti alchemici Maya, signorina? –

Lei si girò. Era un uomo bruno . Occhi nerissimi e sguardo intenso. Alto e … Beh, era un armadio. E lei si sentiva una pulce a confronto.

-          S- Si, in effetti sto facendo delle ricerche, ma niente di troppo impegnativo … -

-          Solo un cervello non indifferente può soffermarsi a fare ricerche di questo genere. Comunque, mi scusi per la maleducazione, non mi sono nemmeno presentato. Mi chiamo Richard Moore. – Le disse porgendole la mano destra -   Lei è la signorina…?

-          Granger, Hermione Granger. –

-          Oh! – disse come se avesse ricordato qualcosa -  ecco dove l’avevo vista! Sulla gazzetta del Profeta! Lei è la spalla di Potter! Mi scusi, ma ho vissuto molti anni in Germania, e non sono aggiornatissimo sul mondo magico inglese...-

-          Oh, beh, la stampa ingrandisce sempre i fatti … - Disse lei.

-           Non credo -  Disse lui avvicinandosi alla cassa per pagare un libro completamente nero, senza illustrazioni o titoli.

-          Beh, la saluto signor Moore. – disse lei, e si precipitò fuori dal negozio fino ad arrivare alla fine di Diagon Alley.

-          Cazzo com’è tardi! -  imprecò.

 Poi si smaterializzò.

 

 

 

 *****

 

 

 

Arrivò al castello quando ancora si poteva mirare il sole scendere velocemente.

Cercò di fare in fretta a compiere quei pochi passi che la separavano dal portone principale. Era chiuso. Per la prima volta da quando lei aveva preso quell’impegno col piccolo Scorpius, quel portone era sbarrato. La ragazza si chiese se non fosse stato “revocato” il suo invito. Ma no … Non poteva essere. Era sull’ultimo scalino prima del portone, quando -  nel momento stesso in cui lei stava per bussare – il portone si spalancò magicamente. Si ritrovò davanti una visione eterea. – Cos… Cosa???Eterea?? Hermione, torna in te! – si disse.

 

La situazione le sapeva leggermente di quel programma babbano che guardava sempre sua madre al sabato sera. “Una strillettera per te”, credeva si chiamasse … dove c’era una persona dietro una busta gigante, e nel momento in cui si apriva, si trovava di fronte qualcuno a cui teneva. Magicamente - alla fine -  tutti finivano per piangere: infatti, Hermione si era chiesta parecchie volte se non fosse l’incantesimo lacrima- facile che qualcuno doveva aver posto nello studio.

 

-          Buonasera, Granger, non ti aspettavamo più ormai. – disse lui, freddo come sempre.

-          Ero stata invitata, no? Altrimenti avrei mandato un gufo per disdire. –

Ma lui già camminava facendole cenno di seguirlo. Camminarono per parecchi corridoi, fino a trovarsi di fronte a una porta intagliata e fastosa. Di quelle che si vedono nei film sulle principesse delle favole. Lui la aprì e si ritrovò in una sala con il soffitto alto e completamente rivestita di arazzi e dipinti con i toni di oro e argento. Le dava l’impressione di un’altra sala che aveva visto… A Parigi. A Versailles precisamente. Aveva le sopracciglia aggrottate.

-          Granger, non ti piacciono le decorazioni? No, perché altrimenti domani faccio venire i magi-cleaner e faccio rifare tutto con i murales, sua maestà. –

-          Malfoy, non c’è bisogno di usare il tuo acido sarcasmo . Mi chiedevo solo se casa tua prendesse ispirazione dalla reggia di Versailles…

Sentì una risata profonda. Ed estremamente divertita, anche.

-          Granger, Granger, Non ti scappa niente. Ma questa volta il tuo cervellino ha fallito. Conosci Louis le Vau? – le chiese aggrottando un sopracciglio come per dire “questo non puoi saperlo nemmeno tu”

-          Si che lo so, è stato  l’architetto di Luigi XIV, quello che ha ricostruito Versailles… Ma … - 

Lui la interruppe pronunciando – Granger – tra le risate. –Possibile che non c’è niente che ti sfugga? Comunque, Louis le Vau ha preso spunto da questo castello, per ricostruire e poi per arredare Versailles all’interno, e nei giardini. L’esterno era già diverso e non poteva fare molto. – disse con noncuranza -  Era un mago, e molto amico di un mio antenato.  Ma in fondo, anche Luigi XIV era un mago, lo sapevi? I babbani si stupirono al tempo, della velocità con cui Le Vau compì “quell’opera unica” – disse mettendo le mani a mò di virgolette e assumendo un’aria alquanto sarcastica.  

La ragazza… beh, non aveva parole. Possibile che fosse così antico? Stava per chiedergli quanti anni avesse quel castello ma lui la precedette.

-          Il castello Malfoy è stato costruito nel 1340 su delle rovine celtiche, se può interessarti. –

Hermione stava per riprendere fiato per chiedergli se fosse sempre stato dei Malfoy, ma lui parlò prima …

-          E .. Si, Granger, è sempre stato dei Malfoy. “La puretè, notre force” è il nostro motto di famiglia. – continuò guardandola con quel sorriso ammaliante , dopo averle indicato un arazzo con un albero genealogico come quello a Grimmauld Place  - . Continuò con fare svogliato e stanco :

-          Granger, ormai prevedo tutte le tue mosse, non c’è gusto. –

Lei avvampò.

-          Non tutte mi sembra. – Disse lei alludendo al fatto che non si aspettava che lei quella sera si presentasse. Ma forse a lui balenò l’immagine di lei quella sera…… 

Abbassò lo sguardo sulla sua mano.

-          E quello co … - ma prima che lui finisse di parlare e che lei gli desse una risposta, si aprirono le porte della sala e qualcuno gridò :

-          Hermioneeeee – era il piccolo, che le abbracciò le gambe.

Lei spostò il braccio in modo che lui potesse vedere quello che conteneva.

Il bambino spalancò gli occhi. La abbracciò di nuovo ancora più forte e lei passò le dita tra i suoi capelli…

-          Spero ti piaccia … -

-          Eccome se mi piace, Hermione! - 

-          Vai a metterla di sopra allora!  - E così il bimbo, prendendo la gabbia, si avviò fuori dalla porta, verso le scale.

 

Draco la guardava con un’espressione indecifrabile. La ragazza non riusciva a capire perché.

-          Era una puffola pigmea? –

-          Si ..  – Disse lei. In effetti, forse avrebbe dovuto chiedere prima al padre se poteva regalargliela… Non ci aveva proprio pensato. – Senti, Draco, se non può tenerl … - 

-          Non ho detto questo. – disse lui.

 

Ancora “Draco”… Perché gli si smuoveva qualcosa? Era come se fosse innaturale che lei lo chiamasse in quel modo. E poi …

-          E’ solo che ti stai facendo piacere da lui più di quanto gli piaccia io. Mi chiedeva una puffola da quando ha cominciato a parlare. E poi comunque, devo farti i complimenti per il colore, Granger. Stranamente hai avuto buon gusto.

 

Lei avvampò. Verde. L’avrebbe scoperto. Magari era infantile ma non voleva che le Serpi sapessero!

-          Era l’ultima rimasta. – Disse lei, rossa come sempre, quando diceva una bugia. Non era in grado di mentire.

-          Aaaahhh… -  Disse l’uomo.  Si mise a ridere.  – Granger siediti. Io vado a spedire un gufo e torno.-

E con quelle parole si congedò per andare di sopra.

 

Hermione si era seduta di fronte al camino, su quella poltrona laterale dorata che le ricordava un po’ la sala comune di Grifondoro.

Era passato un bel po’ di tempo. Scorpius sicuramente si era messo a giocare con la Puffola. E Dr .. Ancora?? Non doveva chiamarlo in quel modo, lui era Dr... Ah, no. Ecco…  Malfoy.

Sentì aprire la porta della sala, e si sporse leggermente.

La testa che spuntava da lì era … Bruna? Chi poteva essere?

 

 

 

-          Buonasera Hermione. Non so se ti ricordi di me. -  Eccome se me lo ricordo. Era il Don Giovanni di Hogwarts….      Aspetta. Che sta facendo?

 

Blaise le prese la mano e la avvicinò al suo viso, senza baciarla per davvero, come il migliore dei gentleman. Lei arrossì, e lui sembrò rendersene conto. I capelli sempre un po’ mossi e pettinati in avanti a coprire parte della fronte, gli occhi blu intenso, sensuali ed estremamente provocanti, si allontanò da lei, lasciandola come un bambino a cui hanno tolto il suo giocattolo preferito, e si sedette di fronte a lei.

-          Allora… Non mi hai ancora detto se ti ricordi di me … - Disse lui. Ogni sua parola era una provocazione. Ogni piccolo suono che usciva dalle sue labbra sembrava qualcosa di oscenamente eccitante. Hermione era imbarazzata e rossa più che mai.

-          S- Si, mi ricordo di te Zabini. Anzi, dovrei chiederti l’opposto. – Disse con un imbarazzo tangibile.

-          Mmmmh.. Ma cara – e quella parola sembrava tutto tranne ciò che significava in realtà - come potrei dimenticare la ragazza più brillate  - e mezzosangue per giunta - di Hogwarts? Eri motivo di invidia tra le Serpi, e di conseguenza si parlava spesso di te… - e guardò la porta. Si stava aprendo, e ne stavano entrando Malfoy e il piccolo Scorpius, che si avvicinò a Hermione e le disse :

-          Grazie Hermione, è bellissima. Le ho dato i crostini pigmei*, e adesso dorme. – e le diede un bacio sulla guancia.

Era un bambino così diverso da Malfoy. Era affettuoso, sincero, e sembrava anche un po’ insicuro: tutto ciò che Malfoy non sembrava mai esser stato. Hermione ai tempi della scuola si diceva spesso che Malfoy doveva esser nato con la puzza sotto il naso. In effetti lo continuava a pensare. Ma forse tutta questa sensibilità del piccolo era da imputare alla madre Astoria. In fondo lei era Corvonero, magari non aveva gli stessi modi di fare delle Serpi.

Hermione lo fece sedere sulle sue gambe, mentre il padre prendeva posto accanto all’amico.

Cominciarono a discorrere del più e del meno. Hermione ascoltava con un orecchio si e con uno no: era imbarazzata non solo dal fatto che anche Blaise era stato invitato a cena, ma anche dagli sguardi che lui le lanciava. Era … strano. E lei .. Beh, nemmeno per una persona come lei sarebbe stato facile resistere a quel fascino. Così, mentalmente cominciò a dirsi che quando lui la guardava avrebbe dovuto pensare a qualcosa di … schifoso. La prima cosa che associò alla parola “schifoso” fu – non a caso – uno schiopodo sparacoda. E si costrinse a pensarci, ogni volta che i suoi occhi posavano lo sguardo su di lui.

Pensava a uno schiopodo che si muoveva, quando un elfo domestico - pulito e vestito di uno straccio bianchissimo chiuso con una spilla con un’elaborata  M  al di sopra(uguale a quella del cancello)  - entrò nella grande sala inchinandosi fino a toccare con il lungo naso il pavimento prima di dire :

-          La cena è pronta signori. -  Parlò con una voce gracchiante - molto più di quella di Kreatcher  - pensò Hermione.

 

Si avviarono verso il lungo tavolo. Hermione era sul punto di spostare la sedia per potersi sedere quando sentì delle mani che si poggiavano vicino alle sue e le muovevano la sedia.

-          Non dovresti farlo tu. I gentiluomini si riconoscono anche da queste cose – Disse Blaise con un sorriso provocantissimo.

“Schiopodo, schiopodo, schiopodo” pensava Hermione nel frattempo. Si girò per non guardarlo e lui la fece sedere. Poi andò al suo posto. Lei alzò lo sguardo verso Draco: guardava Blaise con un’aria leggermente disgustata, come se davvero fosse stato uno Schiopodo.

 

La cena proseguì tra sguardi ammiccanti di Zabini, e frecciatine di Draco nei confronti dei Grifondoro.

Fu quando Malfoy disse :  - Se Scorpius finisse a Grifondoro probabilmente lo diserederei. – che Hermione si infiammò.  Capiva che non apprezzava la sua casa, che le lanciava frecciatine sull’incapacità dei rosso- oro di Hogwarts, ma non poteva dire una cosa del genere, e non di fronte al bambino.

-          Beh, Malfoy – disse assumendo il solito tono saccente che gli rivolgeva a scuola – sarebbe un enorme salto di qualità della tua casata – e girandosi verso il piccolo intimorito, gli disse  - e, Scorpius, se tu entrassi a Grifondoro e tuo padre non ti facesse tornare a casa tua, saresti il benvenuto a casa mia. – Il piccolo non disse niente, per timore del padre, ma lo sguardo che le rivolse fu una prova per tutti che Hermione aveva più influenza di Draco sul piccolo.

-          Ahahahah. Draco, la Grifondoro ti ha fregato!! – disse Blaise in un attacco improvviso di risate.

-           Avevi dubbi? – Gli disse lei.

-          Beh, qualcuno si, prima di questa serata … Ma adesso non più. Il tuo fascino è senza eguali… - pronunciò, prendendo il flute con un vino rosso sangue e portandolo alla bocca. E la fece arrossire nuovamente.

Pensava “Schiopodo, Schiopodo!”, quando un elfo entrò di tutta fretta nella sala con un vassoio in mano. Sembrava vuoto. Ma al di sopra c’era un biglietto di carta. Non si avvicinò a Draco, bensì a Hermione e lei prese il foglietto.

-          Signorina, è arrivato questo messaggio con un gufo poco fa…. -  e poi con un inchino, se ne andò.

Hermione aprì il foglietto:

Herm, mi ha detto James che eri dai Malfoy.

Qualcuno è entrato a casa tua.

Ho portato con me una squadra di Auror, ma sembra non manchi niente,

torna appena leggi.

Harry.

 

Erano entrati a casa sua. Ma.. Perché?  

Malfoy le chiese cosa fosse successo e lei, incapace di parlare, gli fece leggere il biglietto.

-          Blaise, dai un’occhiata a Scorpius. Granger, vieni.

Lei lo seguì, incapace di dire altro.

La portò di fronte al portone. Faceva freddo, ma lui continuava a camminare, come se non sentisse l’aria fredda. Si girò, e si accorse che lei stava tremando. Si tolse la giacca e gliela mise sulle spalle. Arrivati poco fuori dal cancello le disse :

-          Granger, ci materializziamo. Non so dov’è casa tua, mi devi guidare tu. –

-          Ma … Ma – disse sbattendo i denti  - posso andare … da sola… -

-          No. – fu l’unica cosa che ribatté.

Le prese una mano, pronto alla smaterializzazione. Ma lei non sentiva altro che la sua mano calda e grande. Forte. Liscia. Decisa. Dopo istanti che sembrarono un’eternità sembrò tornare cosciente e si smaterializzarono.



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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Hermione teneva ancora la mano in quella di Draco quando si materializzarono nel parco accanto casa sua.

Staccò brutalmente la mano da quella dell’uomo che le stava accanto e corse verso casa sua facendo attenzione ai tacchi che rischiavano di farla cadere a terra.

Di fronte casa sua c’era Harry, che parlava con quel nuovo Auror, Roberts. Appena la vide, liquidò il ragazzo e si incamminò verso di lei. Fu solo dopo esserle arrivato di fronte che fece una faccia disgustata.

-Malfoy – si limitò a dire, a mò di saluto.

-  Potter -  rispose il biondo.

- SI vabbè Harry, andiamo al sodo.  Cos’è successo? –  disse Hermione con una certa impazienza nella voce.

Harry, la scrutò da dietro i suoi occhiali. Elegante, col tacco, capelli in ordine. Che lei e Malfoy …?

Scacciò subito quell’idea che si faceva avanti nel suo cervello come le zanzare nelle notti estive, quando ronzano vicino alle orecchie. Le disse : 

- Vieni, Herm. Dobbiamo controllare se manca qualcosa. Io non ho notato niente di strano. Il bello è che chi si è introdotto in casa tua non lo ha fatto con l’uso della magia. Ha rotto un vetro. Poi però, al momento di uscire ha provato a smaterializzarsi. E li sono scattati gli allarmi. All’inizio pensavo fossi tu ad esserti smaterializzata per sbaglio, ma ho ricordato che James pomeriggio ci aveva detto che eri dai Malfoy – e quel nome suonò tanto come un’offesa -  e così sono venuto a controllare. C’era la porta scardinata, libri e quaderni sottosopra, cassetti aperti. Non so cosa cercassero, Hermione… -

La ragazza aveva un brutto presentimento anche se non sapeva spiegare il perché.  Si girò verso la facciata frontale di casa sua, e si incamminò verso le scale. Harry stava per seguirla, quando lo sentì sbraitare

– Malfoy,  grazie per averla  accompagnata, ma ora puoi pure tornare a casa tua. –

Hermione si girò verso i due.  Draco aveva gli occhi contratti come se volesse entrare nel cervello di Harry e comprendere cosa gli passasse per la testa. Harry, al quale non fregava niente sapere cosa passasse per la testa di Malfoy, aveva un’espressione strana… quasi… arrabbiata. 

 

-        Grazie per la concessione Potter, ma non ho intenzione di andarmene finché non lo crederò io. E poi, è casa della Granger, non tua. Che sia lei a mandarmi via… - disse sorridendole con aria di sfida.

 

Hermione non era in grado di pensare anche a loro due così disse  - Oh, al diavolo! – entrando in casa senza girarsi per accertarsi che i due uomini la seguissero.

 

Si avviò verso sinistra, dove c’erano la cucina e il soggiorno. Il mobile dell’entrata aveva i cassetti completamente aperti, ma non se ne curò, c’erano solo le bollette babbane.

In soggiorno, trovò tutti i suoi libri a terra. Ma ciò che la fece davvero infuriare, fu vedere pagine strappate e sgualcite per terra. Si abbassò a raccogliere uno dei libri più costosi che aveva comprato per le sue ricerche: la copertina rigida completamente staccata.

 

Harry, non era stato minimamente d’accordo con Hermione nella sua decisione di accettare il lavoro che le aveva proposto Malfoy. Aveva provato a farla desistere, ma lei da solita testarda non gli aveva dato retta. Aveva provato a usare la scusa “Ron uscirà di testa”, ma la cosa aveva sembrato peggiorare la situazione. Alla fine si era rassegnato, ma disprezzava Malfoy quasi come a scuola. Questo però non gli impedì di provare una certa compassione nel momento in cui vide Hermione in quelle condizioni: gli afferrò il braccio e lo spinse indietro dicendogli : - Malfoy, per il tuo bene, allontanati. –

 D'altronde lui la conosceva bene. Sapeva quello che le succedeva quando qualcuno le toccava i libri e – peggio ancora – glieli rovinava: magia involontaria di qualsiasi genere  e fatture scagliate di qua e di là.

 

 

*****

 

Hermione era girata di spalle, così Harry non poteva vederle il volto. Ma immaginò di che colore fosse diventata, quando le cose intorno a lei cominciarono a levitare. Fogli di carta, libri, sedie che sembravano non rispettare la forza di gravità, penne.

-          Ma cosa casp… - Draco non finì di parlare che Harry gli tirò una gomitata tra le costole. Lui si girò con fare minaccioso, ma Harry gli disse – fidati Malfoy, non dire un’atra parola, e allontanati lentamente dalla stanza. –

Il biondo fece come Harry gli aveva detto. Harry invece fece qualche passo avanti verso la ragazza.

-          Herm.. Herm? Hermione? – disse Harry, con un tono che voleva sembrare calmo ma che risultava teso come una corda di violino.

-          Cosa c’è Harry? -  disse l’amica con un tono che sembrava tutto fuorché disinteressato.

-          Co … co… come ti senti Hermione? - . ok, adesso aveva davvero paura di una fattura. Aveva avuto meno paura di fronte a Bellatrix Lestrange.

-          Bene, Harry, perché? -  si girò: aveva il viso rosso come lo aveva visto solo quella volta che Ron aveva buttato il thè sul suo libro di aritmanzia.  Lo superò, uscì dalla stanza e salì per le scale, con ancora fogli e penne che le levitavano intorno.

Harry si era calmato non appena lei era uscita dalla stanza. A quel punto si sedette sul divano, senza forze. Fu allora che sentì Malfoy parlare.

-          Potter, spiegami che genere di malattia magica ha la Granger. –

Non poté non scappare una risata al moro.

-          Malfoy,  nessuna malattia. Esce di testa se le vengono toccati o rovinati i libri. Ormai la conosco bene, è capitato anche di peggio. Forse sta solo aspettando di trovare la persona che ha fatto tutto questo… -

-          E … e lei … Fa così per i libri? E come mi spieghi le cose che le volteggiavano intorno, eh? – disse lui piuttosto restio a credere a quella spiegazione.

-          Magia involontaria, Malfoy. Le succede sempre quando è troppo nervosa o agitata. Al quinto anno l’abbiamo dovuta portare da Silente perché non riusciva a smettere di mandare scosse elettriche a chiunque le stesse a un metro di distanza…  -  e Harry sorrise, pensandoci.

-          Fai davvero, Potter? – : Draco era scioccato.

-          Oh si! E Silente ha detto che non ci sono modi per bloccarla se non calmandola. Diceva che la maggior parte dei maghi più brillanti avevano lo stesso problema seppur con stati d’animo differenti.  –

-          Quindi Silente crede che lei sia tra i maghi più potenti della storia? - 

-          Avevi dubbi Malfoy? – disse il moro con un’alzata di sopracciglia. – e … credeva. -  continuò ocn un tono diverso, più astioso.

-          Cosa stai dicendo Potter? – la tensione tra i due aumentava.

-          Parlo di Silente. Credeva. E’ morto, e proprio tu, non dovresti dimenticarlo…. –

Fu allora che il volto di Draco diventò una maschera di freddezza e astio. Si alzò, prendendo la bacchetta.

-          Potter, non azzardarti più a … -  ma non fece i tempo a finire che vide una sagoma entrare nel salottino. Era la Granger, che li interruppe con un  - cosa sta succedendo? -  così minaccioso che entrambi si sentirono come due undicenni di fronte alla McGrannit.

 

Erano entrambi preoccupati dal cambiamento improvviso di Hermione. Tutt’a un tratto era calma. Non sentì nemmeno ciò che avevano da dirle, ma si avvicinò in tutta fretta al tavolo. Girò tra le carte. Mancava qualcosa. Mancavano un sacco di appunti da lei accuratamente trascritti da quei libri: ergo, parte delle sue ricerche erano state vane.

-           So cosa cercavano. Harry, mancano i miei appunti, le mie ricerche.  –

e con queste parole si fiondò verso l’uscita del soggiornò, salì le scale e per mezz’ora né Harry, né Draco, ebbero notizie della ragazza.

 

 

*****

 

Quando scese dalle scale, cambiata con abiti comodi e coda di cavallo, Malfoy quasi non la riconobbe. Portava una borsa molto grande a tracolla. 

Li guardò con aria preoccupata, e al contempo con uno strano cipiglio.

-          Harry, so chi è stato. – disse, porgendogli una boccetta: c’erano i suoi ricordi dentro.

-          Guardali il prima possibile. – Continuò.

Harry prese la boccetta, e la guardò meglio: stava partendo.

-          Hermione, di preciso dov’è che stai andando? –

E lei, molto semplicemente rispose: - In Messico. - si girò verso Malfoy, che la guardava come se non credesse a quello che stava ascoltando e parlò: - Malfoy, adesso passiamo un attimo da casa tua. Non sarò presente per almeno una settimana, ma devo assegnare i compiti a Scorpius. – e lui senza battere ciglio ribatté con fare svogliato:

-          Va bene Granger. –

Al contrario, Harry non era d’accordo con l’idea di Hermione, e non mancò di farglielo notare.

-          Herm, almeno aspetta domattina. Questa notte puoi venire a dormire da noi, e in tutta calma ragionare sul da farsi. - . Il moro guardava con un cipiglio infausto Draco, che al contrario non lo degnava della minima considerazione.

-          Non posso Harry, passo a dare i compiti a Scorpius e uso una passaporta. Salutami James, Albus e Ginny – disse dandogli un bacio sulla guancia, a cui Draco rispose con uno sguardo disgustato.

Poi si girò verso la porta.

-          Malfoy, sbrigati, non posso  fare tardi. – e scese le scalette che conducevano all’esterno.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


La ragazza correva per gli scalini eleganti che conducevano al castello dei Malfoy.  Draco la seguiva a distanza. Con un colpo di bacchetta fece levitare a mezz’aria la borsa che Hermione si ostinava a trascinare, nonostante fosse quasi più grande di lei. Si girò per rivolgergli uno sguardo colmo di riconoscimento e ritornò a guardare avanti. Arrivata al portone principale un elfo le aprì con un inchino e l’uomo la raggiunse e le disse di aspettare nella sala laterale. La borsa ancora che levitava a mezz’aria davanti a lui, Draco salì la scalinata interna. Hermione non si era nemmeno minimamente resa conto che Draco non le aveva lasciato la borsa, ma si sedette, presa da problemi più pressanti: cos’è che qualcun altro cercava? Perché servivano le sue ricerche?

Non riusciva a stare seduta, e così cominciò a camminare per la sala. C’erano una serie di elaborati dipinti e affreschi  tra un quadro e l’altro. Era un’altra delle ennesime sale dei Malfoy, ma non era grande come la sala che somigliava a quella di Versailles, né così fastosa. Era di dimensioni drasticamente ridotte – per gli standard dei Malfoy , ma ci sarebbe potuto entrare tutto il piano terra della sua villetta -  e con un solo camino di marmo bianco. I colori più vivi della sala erano l’azzurro e il verde acqua. Sembrava quasi che ogni stanza in quella casa, fosse di colori diversi. I pensieri cominciarono a vagare, e si sentì calmare, mentre valutava la stima economica di tutti quei dipinti. C’erano illustrazioni ricorrenti di una fontana, - ripresa da angolazioni diverse – si rese conto Hermione, e così diede uno sguardo ai dipinti sul lato che si rivolgeva a occidente, verso l’immenso giardino sul retro. Camminava senza un senso reale, senza una vera ragione, e con il solo scopo di calmarsi e ragionare in maniera analitica. Si ritrovò ad ammirare un dipinto, forse il più bello di tutti, proprio perché irreale. Dipinto completamente con colori a pastello sfumati, e nessuna figura in movimento come i normali quadri magici, era spettacolare: la stessa fontana di sempre, che di diametro doveva misurare circa un metro,  con cinque diversi zampilli. Era ripresa in obliquo, e perciò se ne poteva vedere una sua prospettiva in quasi tutte le direzioni. Era sicuramente un dipinto su cui era stata utilizzata la magia, ma non come nei semplici e comuni quadri magici. Era quasi inquietante. Dal punto da cui si dipartivano gli zampilli, si scorgeva qualcosa di dorato: Hermione si avvicinò e si rese conto che sembrava una pietra… Qualcosa che a lei ricordava … Sbiancò di colpo. Come aveva fatto a non pensarci?

*****


Draco scendeva la scalinata principale. Non aveva intenzione di  lasciarla partire a quell’ora con una passaporta non autorizzata: era pericoloso, oltre che senza senso. Aveva ordinato agli elfi di prepararle una camera al piano di sopra, e aveva intenzione di convincerla a rimanere lì a dormire.

-         Granger.  – le disse con la sua calda voce. – Zabini ha appena usato la metropolvere, e Scorpius già dorme.  –

Lei non si diede la pena nemmeno di girarsi per fargli capire che aveva sentito. Perché il suo cervello non aveva la forza di farle girare la testa: era sconvolta. Malfoy le si avvicinò, le mise una mano sulla sua spalla, e solo allora lei, sentendo il calore della mano che l’uomo le posava, fu in grado di guardarlo in faccia.

Malfoy non aveva mai visto la ragazza in quelle condizioni: era bianca come un lenzuolo e sembrava aver perso il senno.

-         Co… Granger, cos’hai? – La ragazza non sembrava in grado di rispondere, ma lo stupì cominciando a parlare a raffica.

-         Draco! – disse voltandosi, e un colpo all’altezza dello stomaco colpì l’uomo biondo che le stava di fronte – Cercano la Pietra filosofale. E’ che… Beh, - disse calmandosi e abbassando la voce – io stavo facendo delle ricerche sui Maya e avevo la mezza idea che fossero davvero stati in grado di creare una specie di Pietra Filosofale. E … Beh, chiunque è entrato in casa mia, stava cercando esattamente quei documenti. E hanno anche preso i miei appunti sulla probabile composizione della pozione che la crea. Draco, se loro riescono a crearla, potrebbe essere un vero problema, devo impedirglielo, io non… -

-         Granger, calmati e pensaci bene. Se davvero è come dici – e Draco cercava di non farle notare quanto anche lui fosse preoccupato – credi che sarebbe un bene partire questa sera, rischiando da farsi ammazzare da gente che non si è fatta scrupoli ad entrare in casa tua? –

Anche Hermione la pensava come l’uomo biondo che aveva di fronte, ma non poteva perder tempo, non dal momento in cui aveva capito cosa in realtà volessero.

-         Io … Io lo so! Ma cosa posso fare, scusa? Come pos … -

-         Ascoltami.  – disse poggiando le mani sulle sue spalle e intrecciando il suo sguardo a quello della ragazza. – Questa notte dormi qui. E’ tassativo. Ti ho già fatto preparare una stanza. Ci rifletti per bene e vedrai che domattina avrai tutto chiaro. E’ inutile partire adesso con una passaporta che rischia di catapultarti chissà dove e di perderti. –

Una parte del cervello di Hermione era convinto che Draco avesse ragione – non tanto per le sue parole, ma quanto per la capacità che aveva di ammaliarla – ma dall’altra parte non riusciva a non sentirsi in colpa per quella perdita di tempo. Dovette però convenire col fatto che creare una passaporta non autorizzata in quel momento sarebbe stato quasi un suicidio: bisognava avere chiaro il luogo di arrivo prima di pronunciare l’incantesimo,  e lei, in quel momento, non aveva niente di chiaro nella sua mente.

-         Draco, non poss… - disse risoluta.

-         Granger, per favore, sii razionale. – Disse con quel suo sguardo gelidamente chiaro ma in grado di far sciogliere chiunque. Ed Hermione in cuor suo, in quel momento non fu da meno. Il problema fu riuscire a rimanere della propria posizione nel momento in cui lui le afferrò il braccio all’altezza del polso, senza comprimere troppo, come in una muta supplica.

-         Hermione, per favore. –

Il trio vincente: quello sguardo, quella presa sul suo braccio, il suo nome sulla bocca di lui. Nell’incapacità di rifiutare, senza però dargli la soddisfazione della ragione, si limitò a un semplicissimo e atono

-         Va bene. –

 *****

La camera che Draco le aveva fatto preparare, sembrava tutto fuorché una camera per gli ospiti. Arredata con sfarzo, come nel gusto ormai chiarissimo di quel castello, ma con colori tenui. Un debole azzurrino rivestiva un divanetto laterale, così come l’imbottitura di una sedia a ridosso di un’intagliata scrivania. Il letto a baldacchino, era adornato da un drappo chiarissimo al punto da sembrate quasi bianco. Le lenzuola invece, erano l’unico punto di colore: blu notte, e lavorate. Quella camera era meravigliosa secondo la ragazza e appena Malfoy le aprì la porta, si sentì convinta di aver fatto la scelta giusta.

-         Beh, buonanotte Granger. – Le disse con un sussurro sensuale, prima di avvicinarsi pericolosamente al suo viso. Era decisamente troppo vicino, e lei stentava a reagire. La baciò a fior di labbra, senza prolungare quel bacio e senza spingersi in un bacio più carico di aspettative e significati. Era stato un bacio semplice, come semplice lo era stato quel “Buonanotte” sussurrato

 

 

 

Il mattino dopo, Hermione si svegliò con il sole freddo tipico dell’alba che sbatteva alle finestre immense di quella camera. Poteva rendersi immediatamente conto di quanto fosse presto, ma non se ne curò. Era sul punto di andare nel bagno adiacente alla camera per fare una doccia, quando qualcuno bussò alla porta: era un elfo che la avvertiva che la colazione sarebbe stata servita entro mezz’ora. Ringraziò con calore il povero elfo che scoprì chiamarsi Olly, e richiuse a porta. Nel giro di mezz’ora fu pronta. I capelli, asciugati con un colpo di bacchetta, cadevano – stranamente – in morbidi riccioli. Uscì dalla sua camera, e non ci mise molto a trovare le scale che conducevano al piano di sotto. Dopo aver camminato per un po’, però si rese conto che non erano le scale della sera precedente, bensì si estendevano verso una parte buia del castello. Senza sapere come, si ritrovò di fronte alle grandi vetrate della biblioteca. Era più di qualche minuto che teneva la mano sulla maniglia della porta a vetro, indecisa se entrare o meno: si era fatta incantare dal sole che entrava dalle immense vetrate esterne e che illuminavano pallidamente quei libri, che lei così tanto adorava. Fu allora che sentì la voce di un bambino:

-         Hermione! – Disse il piccolo bimbo biondo correndo ad abbracciarla.

-         Buongiorno piccolo. Hai dormito bene? –

Continuando quella semplice conversazione, prese la mano del bambino nella propria, lasciano che l’altra mano – ancora ferma sulla maniglia – ricadesse sul suo fianco, e si avviò col bambino verso la sala da pranzo.

 

La colazione fu abbondante – forse troppo – si sentì di aggiungere Hermione, e a un certo punto si sentì scoppiare.

-         Draco, è ora che io vada. –

-         Certo Granger. – Disse lui alzandosi. La ragazza salutò Scorpius con un bacio sulla guancia, e dimenticandosi di assegnargli i compiti.

 

Si avviarono insieme verso un altro lato del castello, per poi entrare in un piccolo salottino. Su un basso tavolino si trovava  una spazzola riccamente decorata.

-         E’ quel… -

-         Si, è la passaporta. –

Draco era girato di spalle, verso la finestra che dava sul cancello d’entrata. Hermione notò la sua borsa da viaggio poggiata su un divano, e accanto un’altra borsa, di pelle.

-         Draco … Cos’è quell’altra borsa? –

Pensava che Malfoy le avesse procurato altri libri che le sarebbero potuti tornare utili. E poi si ritrovò a pensare anche che era diventata una cattiva abitudine quella di chiamarlo per nome. Era sempre stato Malfoy, non Draco. Qual era la differenza? Non riuscì a pensarci, per via della voce del giovane che la colpì come un pugno.

-         E’ mia Granger, vengo con te. -

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice:

Lo so, lo so. E' tutto un casino. Il prossimo capitolo credo di dedicarlo in parte alle motivazioni di Draco. A ciò che gli passa per la testolina bionda.E poi al Messicooooo!

Per il resto, grazie a tutti. E scusatemi per gli ENORMI ritardi, ma se non sono convinta, non c'è ispirazione che tenga. -_-'


Volevo consigliarvi vivamente una storia, se ancora non la state seguendo. E' MERAVIGLIOSA, così come l'autrice, Poison Spring. La storia si chiama "La bellezza del demonio", e non ci sono parole per descriverla. Presente Savannnah? Ecco, lei è la NUOVA,NUOVISSIMA Savannah. Meno di lei ha solo il fatto che ancora non ha pubblicato un suo libro. (Appena finisce la storia, giuro che la stampo tutta e gliela mando rilegata solo per farmi fare un autografo...U__U). 
Credetemi, non può non essere letta. :)    Eccola : http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=551435

E poi volevo - se vi va - farvi sapere che ho scritto una One Shot, (che mi piace molto di più di questa FF, Non sono brava con questo genere di cose prolisse!) che adoro. Ma rimane comunque il fatto che avete la possibilità di scegliere o meno se leggerla. Così non è invece per la storia di Poison Spring. QUELLO  è un imperativo categorico. Presente Kant? Ecco. CATEGORICO.    Ecco la mia.  
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=570595&i=1




A scanso di equivoci, so di non saper scrivere bene e che questa storia non è un granchè, ma mi libera da tanti problemi. ;)
Anto

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