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Capitolo 1 *** Pain through the cherry blossom ***
Era un lunedì mattina di marzo: il sole brillava alto nel cielo, asciugando con dolcezza le briose stille di rugiada che ancor
COLEI CHE SCIOGLIE GLI ESERCITI
Salve a tutti io sono
Aya-chan e questa è la mia primissima fanfiction, ho deciso di scriverla su Card
Captor Sakura perché è il mio manga preferito. Spero che vi piaccia, alcuni
riferimenti sono tratti dal manga, altri invece dal cartone e altri ancora
inventati da me. Vi prego alla fine della lettura commentate, scrivete delle
migliorie da fare, qualsiasi cosa purché commentiate. Grazie e ora vi lasci o
“Colei che scioglie gli eserciti”
Dea te ne prego, non
cantare
il luccichio della
guerra
la stare l’ira
che fa dire cose
sciocche
davvero, al
momento
anche dell’ingegno non mi
importa:
ammetto che siano temi
interessanti
per i poemi degli
eroi
ma io non voglio parlare di
eroi
e non voglio scrivere
poemi.
Forse non sono
capace
forse non mi
va
forse è che sono altre le
voci che ascolto
le voci
segrete
che nessuno
sente
le voci delle
donne
le parole che non si leggono
nei poemi
le parole che i poeti non
vogliono
che loro non
sanno.
Che cosa sognavano da
piccole
com’erano da
ragazzine
che cosa volevano
diventare
io dea io mercantessa io
oratrice nella piazza di Atene
io scultrice io
navigante
tutte cose
impossibili.
Allora dammi le parole del
silenzio
le parole che viaggiano
dalla testa al cuore
e
ritorno
quelle che non si confessano
nemmeno a se stesse
o si dicono solo all’amica
più amica
o alla propria immagine
specchiata nel fiume
le parole dei
segreti
dei pensieri
pensati
smascherati
sincere da far
male
vere
sono queste le parole che
voglio
dammele,
dea
le modellerò, se
posso
se tu mi
aiuti
in storie che nessuno a mai
raccontato
storie
nuove
perché quelle donne sono di
tutti
di tutti quelli che le
ascoltano
le sentono parlare parole
segrete sincere vere
parole
loro
e allora anche
mie
anche tue,
dea
e di chi
legge
e leggendo le
libera
finalmente
dalla prigione
dell’inchiostro e della carta
eccole che
vengono
le vedi,dea?eccole che
avanzano
tutte
insieme
belle stanche giovani
vecchie pensose
libere di farci piangere
sorridere
di farci
male
di farci bene al
cuore
libere di
esistere
nei nostri
occhi
nella
testa
nelle orecchie che
ascoltano
le loro parole.
(Beatrice Masini, Signore e Signorine corale greca, Enaudi
Ragazzi)
THE
PAIN THROUGH THE CHERRY BLOSSOM
Era
un lunedì mattina di marzo: il sole brillava alto nel cielo, asciugando con
dolcezza le briose stille di rugiada che ancora inumidivano gli esili boccioli
addormentati tra i fili d’erba.
Nelle case tutte le finestre
erano ormai aperte, permettendo così alla dolce brezza, che leggiadra danzava
nel cielo, di farsi spazio tra le tende di seta e rinfrescare le innocenti
stanze dei neonati, impregnate di un inconfondibile profumo di borotalco; la
cucina protagonista di mille ricette e di mille pasticci, dove il dolce si
mischia con il salato,e il buono con il cattivo.
In
tutte le case, le finestre erano aperte, in tutte tranne una …
“
Aaaaaaah! Sono già le 8.00, come ho fatto a non sentire la sveglia!” gridò una
ragazza sui 15 anni, mentre con un calcio lanciava in aria le coperte e si
precipitava in bagno. Erano passati tre anni da quando lei, una normale bambina
di dodici anni, in un pomeriggio ventoso aveva trovato nello scantinato di casa
uno strano libro, dal quale erano uscite, insieme a una forte tempesta, delle
carte magiche: le carte di Clow.
Dopo aver fatto conoscenza
con lo strano guardiano delle carte, Cherochan un orsacchiotto di peluche che
volava, le era stato affidato il compito di recuperare le carte. Lei, grazie ad
uno scettro capace di donarle poteri magici, era diventata la Card Captor: la
custode delle carte di Clow.
Nella sua impresa, fu
sostenuta dai suoi amici: Thomoyo, la sua migliore amica esperta e innamorata
delle telecamere e della tecnologia che, oltre a riprendere sempre gli strani e
spesso imbarazzanti duelli con le carte, le cuciva sempre degli strani costumi,
per rendere più magica la sua avventura.Amico fondamentale e insaziabile buongustaio, Chero era sempre accanto a
lei pronto a darle preziosi consigli che più di una volta si dimostrarono
fondamentali per la cattura delle sue nemiche. Mei lin, una cinesina tutto pepe,
dapprima sua nemica poi insostituibile compagna d’avventure, fu proprio grazie a
lei che riuscì a catturare la carta dei gemelli. E infine c’era lui,
l’imbattibile, fantastico e bellissimo Li Syaoran. Veniva da Hong Kong ed era un
Card Captor e discendente diretto di Clow Ridd, il creatore delle carte e dei
suoi custodi. Inizialmente, lei e il cinesino si erano contesi il possesso delle
carte, lottando un contro l’altro quando ne appariva una; poi, così come era
nato il loro odio, nacque il loro amore.
L’amore, lei non sapeva più
cos’era da quando lui l’aveva abbandonata, ancora si ricordava quel giorno
nefasto di tre anni fa…..
Anche quella volta era una
giornata limpida di marzo, la scuola era finita e lei aveva un appuntamento con
Li sul ponticello di legno poco distante dall’istituto: tutto faceva pensare a
qualcosa di romantico, ma lei sapeva che non era così. Arrivò al ponte e vide
che Li l’attendeva, quel giorno i ciliegi erano in fiore, ma nessuno di quei
petali rosa avrebbe esaudito il suo desiderio. Lei ascoltava incredula le parole
dell’amico, quella parola, solo quella le era rimasta impressa, incancellabile
nella sua mente, l’unica che l’aveva fatta soffrire, l’unica che nonostante gli
sforzi non era stata in grado di cancellare, l’unica che aveva ancora il potere
di intimidirla: SCUSA…
così aveva detto prima di scomparire per
sempre.
Sakura aveva appena indossato la divisa
bianca e blu della scuola e stava scendendo di corsa le scale di legno che
portavano in cucina mentre i suoi capelli, ormai lunghi fin sotto le spalle e
legati con un nastrino di raso rosso, dondolavano di qua e di là. Ingoiò
rapidamente e quasi strozzandosi due fette di pane tostato, bevve la sua tazza
di latte, baciò la foto della mamma e si diresse di corsa verso scuola,
sbattendo dietro di sé la porta di casa. Si fermò a riprendere fiato vicino
dorato della scuola quando, una ragazza magra, con due trecce scure che le
arrivavano sotto ai piedi la salutò:
“
Sakura non sei cambiata affatto, ritardataria come sempre èh! ” rise
allegramente la ragazza
“
Uffa Thomoyo, ma che razza di amica sei, e comunque non sono una ritardataria è…
che non ho sentito la sveglia, ecco!! ” rispose imbroncia Sakura, ogni volta era
così, lei arrivava tardi e Thomoyo le faceva la ramanzina, era insopportabile
quando la prendeva in giro.
“
Davvero non hai sentito la sveglia?! Diciamo che stavi pensando a una certa
persona…” pronunciò maliziosamente Thomoyo, che in realtà sapeva quanto ne
soffrisse l’amica.
“
No! Non stavo pensando a lui, non ci voglio pensare più, ogni volta che sento
pronunciare il suo nome ho un dolore lancinante qui.”disse indicando il cuore
che, da quando Li non c’era più, non aveva avuto la forza di
amare.
Un
fiore cadde da un albero, il petalo rosa si poggiò sulla mano della ragazza che
rivide il volto del suo amore, una lacrima le rigò il volto e il vento che
spirava in quel momento la portò via con sé,era l’ultima che avrebbe versato per
lui.
Le
due ragazze attraversavano ora il corridoio che le avrebbe portate in classe;
Sakura, come di consuetudine da tre anni a questa parte, si sedette in penultima
fila vicino alla finestra e Thomoyo per non lasciarla sola le si accomodò
vicino. Era già persa nei suoi pensieri, quando una voce la riportò alla realtà:
“
Buongiorno cipollina, come va oggi? Sai ti vedo un po’ giù, non mi dire che ti
sono mancato, se è così, eccomi qui per allietarti la giornata! Che ne diresti
di cominciare con un bacio!” disse un ragazzo che stava allungando le labbra
verso Sakura, era quasi arrivato a quelle della ragazza quando… SBAM, gli arrivò
un ceffone in pieno viso:
“
questa è la mia risposta cipollino, che ne diresti di andare a fare un giretto
lontano da qui.”
Si
meravigliò di se stessa, un tempo non avrebbe reagito così, tre anni fa era la
dolce Sakura Kinomoto che sopportava tutto e tutti perché c’era sempre qualcuno
che la proteggeva.Sconsolato Kotaro, il capitano della squadra di football, se
ne tornò al suo banco sperando un giorno di riuscire a
conquistarla.
Intanto una delle ragazze
che avevano assistito alla scenata di Sakura le si avvicinò:
“
Sakura ma come puoi trattarlo così, tu tra noi sei la più fortunata, quanto
vorrei essere corteggiata io dal ragazzo più carino della
scuola!”
“
Lo puoi prendere quando ti pare Shoko, io non lo sopporto più, oltre ad essere
insopportabile è anche appiccicoso”
Già perché da quando aveva iniziato la
terza media, Kotaro non faceva altro che chiederle appuntamenti e baci, come se
lei potesse essere conquistata tanto facilmente, Li non avrebbe mai fatto una
cosa del genere… Li perché pensava ancora a lui, benché ci provasse non riusciva
in alcun modo a dimenticarlo.La giornata passò senza grandi inconvenienti e
senza ulteriori interruzioni da parte di Kotaro che era stato stranamente
tranquillo tutto il giorno.
Al
suono della campana di fine lezioni, Sakura si era fiondata fuori dalla classe
salutando di straforo Thomoyo, promettendole di chiamarla dopo cena per la
solita chiacchierata pre letto.Era già lontana un paio di metri dalla scuola,
quando un rumore proveniente da un cespuglio le fece arrestare la corsa:
“
Ciao cipollina, ti ho spaventata? Si può sapere perché non mi hai aspettato
fuori scuola? Va bene non fa niente l’importante è che adesso sono qui così
possiamo andare a casa insieme!”proferì una voce a lei fin troppo familiare.
Quando avrebbe smesso di
inseguirla e l’avrebbe lasciata in pace quel rompiscatole di Kotaro, pensò lei e
sospirando riprese a camminare, questa volta tallonata da Kotaro.
Si
fermò a pochi passi da un viale dove crescevano rigogliosi alberi di ciliegio,
ulivi e gli uccellini cinguettavano riposandosi sui loro rami, Sakura conosceva
bene quella via, la conosceva da una vita un tempo era felice di percorrerla ma
ora lo faceva con l’angoscia nel cuore sperando e sperando, giorno dopo
giorno.
“ Cipollina come mai ci siamo fermati,
non mi dire che devi percorrere quella via? Forse non lo sai ma quella è uno dei
viali più elusivi della città, solo uno scemo o un turista la percorrerebbe!”
Come potevadire quelle parole, allora lei era una
scema ogni volta che l’aveva percorsa, e anche ora che lo stava per
fare:
“
Come ti permetti, tu non puoi darmi della scema, quindi ti do un consiglio: gira
a largo!”
Sakura proferì quelle parole
con una tale rabbia che Kotaro dovette ritirarsi e, salutandola iniziò a correre
verso casa.
Sakura emise un sospiro di
gioia, finalmente sola, svoltò a sinistra e iniziò a percorrere quel viale, in
apparenza stupendo ma per lei tanto doloroso.
Si
fermò a pochi passi da una villa bianca, ma non osava alzare gli occhi: la villa
di Li, come poteva solo pensare che sarebbe tornato, ogni volta da ormai tre
anni si fermava là davanti per ore aspettando che le luci si accendessero, segno
lampante del suo ritorno, ma non successe mai.
Anche quel giorno alzò lo
sguardo che ormai aveva perso ogni speranza ma, fu come un fulmine a ciel
sereno, come una tempesta nel deserto, come un fiore sbocciato nell’asfalto,
così si sentiva il fragile cuore di Sakura quando vide, prima offuscate poi
sempre più nitide accendersi tutte le luci della casa e danzare davanti ai suoi
occhi ora inondati di lacrime, ma non di dolore bensì di gioia.
Era
tornato, il suo Li era finalmente tornato per lei, voleva muovere qualche passo,
suonare alla porta, sentire la sua voce…
si
bloccò, non voleva rischiare, non voleva soffrire più, cosciente del destino
avverso, se suonando nessuno avrebbe risposto e le luci ad una ad una si fossero
spente, il suo cuore non avrebbe retto più.
Con
le lacrime che le inondavano il volto si girò e corse a perdifiato senza
voltarsi mai.
Quella mattina il cielo era plumbeo e nero come le notti luna nuova, le
nubi, che ridendo giocavano a rincorrersi, si scontrar
“Che cos’è
il destino?”
“E’ la strada
che devi fare
per incontrare
te stesso.”
(Susanna Tamaro,
“Tobia e l’angelo”, Mondatori)
Quella mattina il cielo era plumbeo e nero come le notti
luna nuova, le nubi, che ridendo giocavano a rincorrersi, si scontrarono:
iniziò a piovere .
Sakura si destò, sollevando la sua testolina dal cuscino
ormai tutto bagnato; aveva gli occhi rossi e gonfi dovuti ad un pianto che si
era prolungato tutta la notte, quella mattina lei e il cielo si somigliavano:
entrambi erano tristi.
Indossava ancora la divisa scolastica, cercò di stirarla con
le mani, anche se il risultato non fu dei migliori, si sciacquò il viso più
volte cercando di nascondere quei segni così visibili del suo dolore e, a
malincuore, dovette usare del fondotinta per coprire le curve violacee che
segnavano i suoi profondi occhi verdi.
Scese al piano sottostante con l’idea di non fare colazione
ma, arrivata in cucina, si meravigliò di trovare uno dei due sgabelli di legno,
che sempre vuoti le facevano compagnia, occupato da qualcuno. Suo fratello
Tori, un ragazzo di ormai ventun’anni, sta consumando tranquillamente la sua
colazione.
Sakura sorrise, erano passati solo tre anni da quando lei,
inguaribile ritardataria, correva per le scale di legno accompagnata dalle urla
del fratello che incessantemente ogni due secondi le ripeteva “E’ TARDI!!!”; e
lei ogni mattina si scapicollava, rischiando il pronto soccorso, solo per un
suo sorriso, per ricevere un saluto, solo per vedere lui: Yukido. Era attratta
da lui, credeva di amarlo ma, durante quell’anno furono molte le cose che
scoprì e quelle che apprese. Scoprì con sorpresa e con suo sommo dolore che,
dietro il volto dolce premuroso di Yukido, si nascondeva quello duro e
scrutatore di Yuè, il giudice supremo, colui al quale era stato affidato
l’arduo compito di designare il possessore delle carte di Clow. Pensò ai suoi
magici amici con una nota di dolore, Chero,Yuè, Ruby Moon, Cerberus, Harriol,
la reincarnazione di Clow Ridd, il creatore delle carte e dei suoi custodi,
anche loro l’avevano abbandonata.
Era una notte stellata e Sakura rivolgeva a quei lontani
corpi celesti i suoi desideri, nella speranza che fossero esauditi, ma non fu
così; la luna con le sue braccia candide e luminose, catturò sei amici che si
dicevano addio:
“Dobbiamo tornare, il nostro paese ci rivendica, Clow ci
chiama” queste furono le parole di Ruby Moon, signora della luna, ma Sakura non
se ne poteva andare senza una certezza, Chero glielo lesse negli occhi e le
promise che un giorno sarebbero tornati a prenderla.
Li vide volare via, mentre due lacrime argentee le rigavano
il volto.
Ormai totalmente persa nei suoi pensieri, fu destata da una
voce:
“Buongiorno sorellina, svegliata presto sta mattina?
Peccato, non potrai smaltire la ciccia correndo!” Com’era bello il buongiorno
di suo fratello, sempre pieno di umorismo.
“Buongiorno Tori, davvero è tanto presto? Eppure non vedo
papà, non mi dire che è già a lavoro?” Sakura era sempre premurosa nei
confronti del suo caro papà,però aveva
sempre meno occasione di vederlo a causa del lavoro che lo teneva lontano da
casa.
“A sì, oggi è uscito prima del solito e non tornerà per
cena, mi ha detto di riferirtelo: purtroppo dovrai cucinare lo stesso, perché
quando tornerò a casa voglio almeno una doppia porzione di tutto!”
Sakura, pregustandosi la risposta del fratello disse:
“Ma come non sai che giorno è oggi? Mi meraviglio di te caro
fratellone, oggi è la giornata della salute e per tutto il giorno nono si
mangia, quindi non dovrò cucinare nessuna cena, mi dispiace!”
Tori rimase sconcertato, la Giornata della salute e chi
l’aveva mai sentita nominare? Pio quando vide la sorella uscire di casa quatta
quatta, improvvisamente comprese tutto e gridò:
“SAKURA! Chi cercavi di prendere in giro? Non credere di
passarla liscia io ti…”
Sakura, che stava morendo dalle risate, riuscì a dire:
“Non ti preoccupare avrai la tua cena, non ti lascerò morire
di fame!”
Tori esasperato rispose solamente:
“Piccola imbrogliona, sbrigati o farai tardi come al
solito!”
Sakura, che ormai era molto lontana,urlò sperando che il
fratello potesse sentirla:
“D’accordo,ci vediamo questa sera! Buona scuola!!”
Camminando di buona lena, arrivò a scuola in un batter
d’occhio e notò che vicino al cancello qualcuno, con un ombrello rosa
l’aspettava:
“Buon giorno Tomoyo!”
“Buon giorno Sakura, mi sa proprio che oggi dovrà succedere
qualcosa, sei troppo in anticipo!!"
“O no, ti prego basta sorprese, non so se ce la farei dopo
tutto quello che è successo ieri!”
Dopo che l’amica ebbe pronunciato quelle parole, Tomoyo
s’incuriosì:
“Ieri, che cosa è accaduto ieri?”
Colpita e affondata, pensò Sakura, ormai non c’era via di
fuga, doveva raccontarle tutto:
“Ieri, tornando a casa, per sbaglio mi sono ritrovata a
passeggiare per la via dove abitava Li”
Tomoyo scosse la testa:
“Certo, per caso, per puro caso ti sei ritrovata a
passeggiare per la via di Li, ma guarda un po’!”
“Ah, ah, che ridere, dai fammi continuare, allora quando
sono arrivata davanti la casa di Li, ci potrai anche non credere ma, tutte le
luci della villa erano accese! Io non sono riuscita ad andare oltre, perché se
fosse stata soltanto un’allucinazione io…”
Tomoyo non ci credeva, come poteva, la sua migliore amica,
pensare che fosse un’allucinazione:
“Allucinazione! Tu hai detto ALLUCINAZIONE, ma sei matta!!
Li è finalmente tornato, è tornato solo per te, ma non capisci lui ti ama
ancora, come puoi pensare che sia un’allucinazione! Sai penso che potresti
anche incontralo a scuola, forse proprio oggi.”
“Oggi, a scuola? Non dire sciocchezze Tomoyo, è
statisticamente e altamente improbabile che io lo possa incontr… Ouch!!!”
Sakura stava per terminare la frase, quando si ritrovò con
il sedere sull’erba bagnata e melmosa a causa della pioggia che incessante
scendeva sulla testa della povera ragazza senza ombrello, volato via dopo il
rovinoso atterraggio. Aveva la testa che le faceva male, ma chi poteva essere
così stupido per non vederla? Mentre si stava rialzando pronta per fargli una
ramanzina, si ritrovò sotto un ombrello rosso e qualcosa prese la sua mano
aiutandola, alzò lo sguardo: proprio davanti a lei stava un ragazzo stupendo,
era alto, magro e muscoloso, aveva gli occhi color castagna, di quelle che
dimorano sui rami più alti e intricati di tutto il castagno, le uniche dorate
dal sole. Aveva i capelli corti e scompigliati, di color marrone, come le
montagne in autunno, che si riparano dal freddo con la loro coperta rossa e
gialla.
Sakura cercò di pronunciare qualche parola, ma nemmeno un flebile
suono uscì dalla sua bocca.
Fu lui a parlare per primo:
“Hem… scusami mi dispiace tanto, non l’ ho fatto a posta,
andavo di corsa e non ti ho visto.”
Sakura non sapeva cosa rispondere, era il secondo ragazzo,
che dopo tre anni, si mostrava così gentile con lei.
“Ma no, figurati, non mi hai fatto niente, piuttosto sei
nuovo di questa scuola vero?”
“Sì sono arrivato in città soltanto ieri, però ho vissuto
qui per un anno è stato circa… tre anni fa.”
DIN DON DAN
Era appena suonata la campana di inizio lezioni e l’ingresso
della scuola era affollato di studenti che si precipitavano nelle proprie
classi.
Il ragazzo raccolse da terra e porse gentilmente l’ombrello
a Sakura, che lo aprì e, rossa come un peperone a causa dei, secondo lei,
lunghi e interminabili secondi passati a due centimetri da lui, vi si nascose,
quasi come se quella tela azzurra rappresentasse un’ancora di salvezza.
“Che stupido! disse alzando lo sguardo verso la torre
dell’orologio e dandosi una manata sulla fronte,devo proprio scappare, il professore mi starà cercando, chissà
forse capiteremo anche in classe insieme! Ciao, a dopo e, scusami ancora!”
Disse correndo in direzione dell’ingresso principale.
Sakura era rimasta imbambolata a fissarlo, fin quando i suoi
occhi non riuscirono a vedere che un piccolo ciuffo marrone. Tomoyo la
risvegliò:
“Terra chiama Sakura, rispondete, rispondete, Yuston abbiamo
un problema, ragazza innamorata a ore dodici aiuto, AIUTO!!”
Sakura si riprese dai suoi sogni ad occhi aperti, e
indispettita rispose:
“Non mi sono innamorata, e per tua informazione nemmeno lo
conosco e non so se lo rivedrò mai!”
“E chi stava parlando di lui? Io stavo parlando di una certa
persona che a quanto pare è stato già dimenticato…”
Satura, prevedendo la miriade e il tipo di domande che
l’amica le avrebbe posto, decise di non affrontare l’argomento, cercando
disperatamente di cambiare argomento:
“Oh, come si è fatto tardi! Non possiamo più perdere tempo
in chiacchiere, altrimenti il professore entrerà in classe e ci metterà una bella
nota di ritardo! Oh non ci voglio pensare e… e se fosse già arrivato! Dobbiamo
sbrigarci!”Disse, prendendo il polso dell’amica e iniziando a correre verso
l’entrata principale dell’istituto.
Tomoyo sospirò:
quando riuscirò a capire cosa le passa per la testa, sarò la ragazza più ricca
del mondo! Si voltò, guardando un ultima volta la sabbia dove era ancora
impressa l’impronta del sedere di Satura e le rivenne in mente quel ragazzo:
chi era, e perché le ricordava qualcuno?
Si girò e, vedendo l’amica così felice, non diede importanza
a quei pensieri, che numerosi le affollavano la testa, sorrise: forse non era
ancora tempo di scoprirlo.
Uff e anche questo capitolo è
finito!
Mi scuso per il ritardo
nell’aggiornamento, ma ho avuto dei problemi con il computer: l’ ho dovuto
resettare tutto e installare nuovamente tutti i programmi, che faticaccia!!
Per scusarmi, vi voglio dare
un’anticipazione del prossimo capitolo:
se il misterioso ragazzo fosse
un amico di vecchia data di Sakura, e se fosse qualcosa di più di un
amico…bèforse è meglio che non dica di più, altrimenti vi rovinerò la
sorpresa.
Ora passiamo ai vostri commenti:
Cassie chan: sei la migliore,
non per niente mi sono ispirata a te per scrivere questa fanfic!!! Ti ringrazio
per avermi segnalato gli errori di battitura, cercherò di evitare ma.. non è
così facile!!
Per quanto riguarda la tua prima
domanda, ho deciso di omettere la parte dell’aeroporto, scegliendo come fine
quella in cui Li saluta Sakura sul ponte di legno, secondo me e più forte d
esprime al meglio i sentimenti che provano entrambi.
La seconda domanda mi ha
lasciata perplessa: ma quando mai le tue fanfictions non piacciono a nessuno,
sono stupende! Comunque io aspetterei di ricevere dei commenti, se questi sono
positivi, continuerei a scriverla. Grazie ancora per la tua fiducia nelle mie
capacità!!
Valery: Grazie per i commenti e,
come vedi ho aggiornato, con la promessa di non farvi aspettare più così
tanto!!
Yuki: Cara Yuki, ti ringrazio
molto, comunque nell’anime Li è il nome e Shaoran il cognome e io ho preferito
lasciare così.
Mewrobby: Ecco il seguito è
arrivato!!
Saphira91: Grazie, ma… non avrò
sbagliato fanfic, troooppi commenti! Comunque spero che anche questo capitolo
ti affascini come il primo.
Akemichan: Grazie, grazie,
grazie per le tue segnalazioni, ne ho proprio bisogno, perché mi spronano a
dare il massimo del massimo, comunque ho controllato e avevi ragione tu, Tomoyo
si scrive senza “h”.
Bene io ho finito, spero di
ricevere altri commenti, segnalazioni osemplicemente consigli.
“A un tratto la verità mi si è imposta, con tanta forza che non potevo
rifiutarla
“A un tratto la verità mi si è imposta, con tanta forza che non
potevo rifiutarla.”
(“Cronache del Mondo Emerso III, il talismano del potere”, Lucia Troisi,
Mondadori)
Un sorriso…
era passato tanto tempo da quando le sue labbra ne avevano
accolto uno, che quasi non si ricordava cosa fosse eppure, eppure quel ragazzo
era riuscito a strapparglielo, anche se piccolo e flebile, un dolce sorriso era
apparso sulle sue labbra. Un piccolo raggio di sole era riuscito a penetrare
nel buio del suo cuore.
Questi erano i pensieri che affollavano la mente di Sakura
mentre volgeva lo sguardo fuori dalla finestra, contando le goccioline di
pioggia che dolcemente scivolavano sul vetro.
Furono le parole del professore a destarla e a far volare
via tutti i suoi pensieri:
“Hem… buon giorno ragazzi, da oggi avrete un nuovo compagno
di classe che resterà con noi per tutta la durata dell’anno scolastico,
lo riconobbe, era il
ragazzo che l’aveva presa in pieno una decina di minuti fa, sarebbero stati in
classe insieme, che fortuna, avrebbe potuto ringraziarlo subito per l’aiuto
offertole.
Per favore
accogliete com’è consuetudine del nostro istituto, il signor Li Syaoran.”
Per Sakura il tempo si fermò, il cuore cessò di battere, e
nella sua mente si riaffacciarono opprimenti tutti i ricordi legati a lui:
quella sera, la carta del fulmine e il loro primo incontro, l’anno passato a
raccogliere le carte di Clow, poi,un cambiamento, un sentimento mai provato
prima, che piano, piano era riuscito a sciogliere le pesanti sbarre dei loro
cuori, unendo le loro anime…
e quel giorno, il ponte di legno, lui le voltava le spalle…
AH!!!
La testa le faceva, no non voleva sentire più quella parola,
non voleva più soffrire, perché, perché era tornato;
di nuovo la sua vita sarebbe stata distrutta, quella poca
felicità a cui si era aggrappata tutti quegli anni, crollata…
“ Li perché sei tornato”.
“ Bene, signor Syaoran si può accomodare all’ultimo banco,
dietro la signorina Kinomoto” disse il professore indicando il posto
assegnatogli.
Il ragazzo moro rimase scioccato, possibile che la ragazza
del cortile, fosse in realtà la sua Sakura. Era passato tanto tempo dall’ultima
volta che aveva visto i suoi occhi celesti, c’era da perdersi in quegl’occhi, i
suoi capelli, non erano più corti come li ricordava, ma lunghi a forse anche
più luminosi e lei, come aveva fatto a non riconoscerla prima.
“ Che stupido!” fu solo a questo che pensava mentre si
dirigeva verso il suo banco.
Arrivato vicino a Sakura, pronunciò tre parole sottovoce:
“Ti devo parlare”.
Fu in quel momento che tutte le sue speranze crollarono,
l’avrebbe dovuto affrontare.
Le ore scivolavano via, una dietro l’altra, interminabili e
i minuti scorrevano lenti.
Sakura era assente, continuava a fissare il vuoto, non
provava nulla: le voci dei professori, che si avvicendavano ad ogni cambio
dell’ora, le sembravano tutte noiosamente uguali; le chiacchiere dei ragazzi,
in un momento di distrazione, erano solo un terribile brusio di sottofondo.
Nella sua mente vi era solo un nome,
un nome che tra pochi minuti avrebbe sgretolato il suo
cuore,
il nome del ragazzo dietro di lei.
Tomoyo continuava a fissarla, stava male, non sopportava di
veder soffrire la persona a cui teneva di più e si stillava il cervello,
tentando di trovare parole di conforto.
Quando si avvicinò all’orecchio dell’amica, riuscì a
pronunciare solo poche parole:
“non ti preoccupare, andrà tutto bene.”
Sentendo quelle parole, Sakura si ridestò, e fu in quel
momento che la campanella del pranzo suonò con insistenza tre volte, quasi come
se stesse cercando di invitarla a sbrigarsi.
La ragazza guardò l’amica e , facendosi coraggio, iniziò a
correre verso il cortile.
Li l’aspettava sotto una quercia, ah quanti pranzi avevano
consumato protetti dalla sua ombra, e quante parole erano state gridate al
vento, perché le portasse via, per sempre.
Lei si avvicinò cauta, fermandosi dietro di lui che si voltò
e,questa volta guardandola negli occhi
disse: “ Scusa, per tutto ciò che ti ho causato ti prego, perdonami.”
”Scusa”, erano tre anni che non si vedevano, e lui era stato
capace di dirle solamente “scusa”, come poteva perdonare colui che era stato la
causa del suo dolore, colui che le aveva spezzato il cuore, colui che l’aveva
resa una delle tante ombre senza futuro.
“No, mi dispiace ma non ti posso perdonare, non dopo tutto
quello che mi hai fatto.
Tu non sai che
dolore ho provato nel vederti partire, nel sentirti pronunciare quella parola
che ora mi riproponi in tono di scusa, non poterti vedere in faccia quando mi
hai detto addio, il mio cuore si è chiuso ad ogni sentimento, la mia anima ora
prova solo odio, odio nei tuoi confronti, perché tu mi hai ucciso, l’uomo che
amavo ma che non posso più amare perché…
Ora le acque calme degli occhi di Sakura si erano increspate,
e scendevano calde, sulle sue guance.
Perché, il mio cuore non resisterebbe ad essere di nuovo
abbandonato.”
La pioggia continuava a crosciare e si poggiava su di loro
come fresche carezze, erano entrambi bagnati, ma non per questo smisero di guardarsi
negli occhi, occhi che riflettevano il loro stato d’animo, che erano meglio di
cento parole.
Fu li a rompere il silenzio:
“Odiarmi, è il minimo che tu potessi fare, ti ho delusa e ti
ho fatto soffrire, ma non ho mai smesso di pensare a te, di sperare che un
giorno ti avrei rivisto.
Solo la speranza poteva entrare dalle finestre della mia
stanza mentre, legato ad una sedia ero costretto a sentire la voce ripugnante
del mio tutore che, con fare altezzoso, ogni mattina si sedeva di fronte a me,
inforcando i suoi occhiali a mezza luna e, passandosi freneticamente le mani
fra i suoi capelli unti, iniziava le lezioni.
Non sono mai riuscito a concentrarmi, guardavo costantemente
fuori dallafinestra, sempre chiusa e
pensavo a te, mi chiedevo cosa stessi facendo e immaginavo la mia Sakura che
pattinava sorridendo, un sorriso, quello che non avrei più sperato di avere,
perché io Li Syaoran, discendente diretto di Clow Ridd ed unico maschio della
mia famiglia, sarei dovuto diventare l’erede di mio padre, ormai morto.
Così progettò mia madre, e lì in quella casa de menzogne
passai mesi, anni, ormai non vivevo più, non mi scalfivano le parole taglienti
di quell’omuncoloseduto davanti a me,
ormai nulla aveva importanza se non raggiungere te.
In un giorno di primavera, mentre con lo sguardo ammiravo le
rose del giardino, una di esse apparve sul tavolo, portava un messaggio legato
ad una spina:
Come i petali dorati del girasole cadono, ad uno ad uno,
quando a questo viene negata la vista del sole, così il cuore si sgretola
quando è privato del suo compagno.
Era di mia madre,
finalmente ero libero, potevo tornare da te.
Presi il primo aereo per
il Giappone, arrivai in una notte di luna piena e quando entrai a casa mia un
vortice di ricordi mi avvolse, dovevo assolutamente rivederti, ma non avrei mai
immaginato di averti causato tanto dolore.”
Sakura sentì un brivido
correrle lungo la schiena, di nuovo quella sensazione, no non era vero, eppure,
possibile che dopo tutti quegl’anni lui aveva ancora il potere d’intimidirla.
Istintivamente scosse la
testa eliminando all’istante quei pensieri, no lei provava solo odio nei suoi
confronti, solo odio, allora perché il suo cuore batteva così forte, che fosse
ancora innamorata di lui, lei poteva ancora provare quel sentimento.
Ebbe un giramento di
testa, le gambe le tremavano, non riusciva a reggersi in piedi e, forse per la
pioggia, forse per i troppi sentimenti provati in un solo giorno, cadde come un
uomo addormentato, tra le braccia di Morfeo.
Finish!!!
Scusate, scusate per il suuuuper ritardo, ma gli scrutini si avvicinano e i
compiti in classe sono sempre più numerosi!
Per tutti
quelli che hanno provato a scoprire chi era il misterioso ragazzo, adesso
potranno avere finalmente una risposta, comunque era piuttosto facile indovinare!!
E ora……………….
ANTICIPAZIONI:Sakura non sa più che cosa le succede,
possibile che sia ancora innamorata diLi? Una festa, mille luci che abbagliano, tanti occhi puntati addosso,
alcuni dei quali chiedono vendetta.
RINGRAZIA:
Rebecca: Hai
indovinato!!!!! Sei bravissima e la prima che lo scrive, sicura di non essere
un detective!? Comunque grazie, spero che anche questo chappy ti piaccia come
gli altri.
Wilandra:
Finalmente potrai leggere il terzo capitolo.
Akemichan:
Grazie per i complimenti, cercherò di rileggere il tutto con più attenzione!
Cassie chan:
Come farei senza di te, sei unica, nonché mitica. Quando ho letto il tuo spot
pubblicitario sono diventata tutta rossa e ho pensato: “E’ matta, è matta!!”
anche perché
un po’ pazzerella lo sono anch’io.
Per quanto
riguarda sottintesi e sottotitoli ce ne sono anche troppi, mai una volta che
riescano a dirsi ciò che provano, quante litigate con la televisione che mi
sono fatta, mia madre ha pensato che fossi matta da legare!!!
“Colei che
scioglie gli eserciti” mmmmmmm……… penso che dovrai aspettare ancora tantoooo
tempo, posso solo dirti che inizierà tutto da una vecchia leggenda.
E ora spot
pubblicitario:
mi
raccomando leggete tutti la meravigliosa fanfiction di Cassie “BEYOND ME AND
YOU”, piena di sentimento e di colpi di scena, per una suspense davvero
travolgente!Cosa prova Strawberry per
Ryan e per Mark? Profondo Blu è davvero sparito per sempre?
Non voglio
dirvi di più, però sbrigatevi a leggerla perché sta per finire, non perdetela è
davvero stupenda!!
Spero di
aver reso bene l’idea.
Saphira91:
Anche se in ritardo è uscito il nuovo capitolo.
Valery: Non
volevo lasciarti così in ansia, però ora hai finalmente scoperto chi è il
misterioso ragazzo, evviva!!
Mewrobby: Mi
dispiace per te ma non è un pomodoro, però mezza melanzana…….. scherzo, grazie
per la tua compassione sig, sig, ne ho proprio bisogno! Comunque leggi presto
anche questo capitolo.
Sae: Ecco la
mia correttrice di bozze preferita! Noto con piacere che hai letto attentamente
anche questo capitolo, però no è colpa mia buuuuuuuuu! E’ questo maledetto
computer che è cretino, io gli do “aggiungi” e lui me lo scrive sbagliato, che
rabbbbbbbbia!!
Non credo
che questa fanfic sia OOC, è vero che Sakura ama molto Li ma adesso lo odia
anche molto di più!
Ringrazio
tutte le ragazze che Hanno commentato, ma anche coloro che leggono solamente la
mia storia, spero che vi piaccia!!!
Era mattina, il sole brillava alto nel cielo: un ponticello, un fiume
scorreva lento, due ragazzi, l’uno di fronte all’altro:
La vita è più forte della morte.
E io ho tutta la vita davanti.
(COLLOREDO Sabrina,“I giorni dell’amore, i giorni dell’odio”,
edizioni EL)
Era mattina, il sole brillava alto nel cielo: un ponticello,
un fiume scorreva lento, due ragazzi, l’uno di fronte
all’altro:
“Sakura, io non ti amo, non ti ho mai amata,
fin’ora mi sono solo preso gioco di te!”
La ragazza era sconvolta e, senza che se ne rendesse conto,
calde lacrime iniziarono a scendere dai suoi occhi azzurri:
“No, non ci posso credere, è tutta una menzogna, ti prego Li
dimmi che è una bugia perché, perché io ti amo!”
“E’ la verità, io non ti amo, e adesso tu dovrai soffrire
per sempre!!!”
“Nooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo!!!”
Sakura si svegliò di
soprassalto e, con sua somma meraviglia, si ritrovò in una stanza bianca,
incorniciata qua e là da finestre semi chiuse, con le tendine rosa tirate e si
accorse di essere sdraiata in uno dei tanti letti posizionati rigorosamente
l’uno accanto all’altro.
“Povera Sakura, hai fatto un incubo, ti senti bene adesso,
ti prego non farmi preoccupare!”
La ragazza sentendosi chiamare, si voltò e si accorse di non
essere sola ma in compagnia della sua migliore amica, che si contorceva le mani
freneticamente, segno inconfutabile della sua preoccupazione.
“Tomoyo stai tranquilla sto bene, non è successo niente,
piuttosto dove ci troviamo, sembra di stare in un ospedale.”
“Indovinato! Infatti siamo
nell’infermeria della scuola ma, tu non ricordi niente di quello che è
successo?”
“Perché, cosa dovrei ricordare? È
accaduto qualcosa di importante?”
“ Beh, diciamo di sì, ma non ricordi proprio niente di ciò
che avvenne dopo il suono della campana del pranzo?”
La ragazza sembrava confusa, cosa poteva essere mai successo
di così importante che lei non rimembrava?
“Ricordo che dopo il suono della campana sono
andata in giardino e, sotto la quercia mi aspettava Li, abbiamo parlato della
nostra situazione mentre ci bagnavamo sotto la pioggia che si faceva sempre più
fitta, e poi, poi… ho un gran vuoto di memoria, che cosa è successo? Ti prego Tomoyo dimmelo!”
Tomoyo fece un bel respiro e iniziò a raccontare:
“A causa della troppa pioggia che hai preso dopo aver
parlato con Li, sei svenuta, è lui che ti ha portata qui e ti è stato accanto
fino alla fine delle lezioni. È andato via da poco, mi ha raccomandato di
salutarti e ha anche detto di riferirti queste parole– la promessa con Mei Ling è stata
infranta da tempo, ti ricordi dove hai pianto la prima volta?, ti aspetto lì
appena ti sarai risvegliata- , poi sorridendo mi rassicurò dicendomi che
avresti capito. Che cosa ne pensi?”
Sakura sentendo quelle parole, non potè fare a meno di
piangere, perché aveva pronunciato quella frase e, cosa intendeva per “promessa
con Mei Ling”, lei non capiva più niente: prima era sicura di provare odio nei
suoi confronti, di desiderare la vendetta che progettava da anni, per fargli
provare la sofferenza e il male infertole da lui anni prima,
ma ora non sapeva più cosa provava nei suoi confronti, non riusciva a capire
per quale motivo il suo cuore si struggeva così tanto, possibile che l’amore
che l’aveva travolta una volta, stava sciogliendo di nuovo il buio che si era
impadronito di lei? Di una cosa però era sicura, doveva assolutamente
incontrare Li per mettere in chiaro la loro situazione
e capire finalmente il volere del suo cuore.
Ormai aveva deciso e nessuno le avrebbe
fatto cambiare idea.
Tomoyo, notando il cambiamento dell’amica, non sapeva se
chiederle o meno cosa le fosse successo ma,
precedendola Sakura disse:
“Ho deciso, voglio incontrare Li!”
“Ma sei sicura di esserti ripresa,
potresti svenire di nuovo, e questa volta chi ti aiuterà?”
Sakura alzò gli occhi al cielo, perché doveva essere sempre
così apprensiva, a volte le veniva voglia di strangolarla, a volte
però non sapeva come ringraziarla per il dono che le faceva regalandole
un piccolo pezzettino della sua mamma.
“Stai tranquilla., mi sento
benissimo, non una sola goccia di pioggia potrà farmi svenire! Bene ora scendo
da questo letto e vado!”
Così dicendo, con un calcio scaraventò per terra le coperte
e iniziò a correre, quando una sonora risata la fece bloccare, si girò e vide
Tomoyo che si contorceva dalle risate:
“Dove corri, non credi d’aver
dimenticato qualcosa? Guardati sei ancora in mutande e
canottiera, dove pensi di andare, la tua uniforme scolastica e là sul
termosifone, sbrigati a vestirti sennò ti prenderai un raffreddore!”
Sakura, tutta rossa per la vergogna, andò a vestirsi e,
quando fu pronta salutò Tomoyo, correndo fuori da
scuola.
La prima cosa da fare era chiamare Li, cercò il suo numero
nella rubrica del cellulare: strano, lo aveva ancora memorizzato, una rarità
visto che aveva inscatolato e chiuso in soffitta qualsiasi cosa le ricordasse
Li.
Inviò la chiamata
Tu… tu… tu… tu…
“Pronto, sono Li chi parla?”
“C…ciao Li sono Sakura, volevo solo
avvisarti che ho accettato il tuo invito, sto arrivando.”
Il ragazzo dall’altra parte della cornetta era diventato bordeaux, ma cercò lo stesso, nonostante la difficoltà, di rispondere:
“Oh…beh… ok allora ti aspetto lì,
ciao.”
“Ciao.”
Sakura, senza accorgersene, iniziò a correre e non si fermò nemmeno quando si rese conto che le sue gambe non ce la
facevano più, che non l’avrebbero retta ancora per molto. Lei però non si dava
per vinta, doveva assolutamente raggiungere il parco… “Ah quel piccolo parco,
anche se vierano
solo un paio di panchine, un’altalena e uno scivolo, mi piaceva fermarmi lì di
ritorno da scuola, dondolavo e le mie preoccupazioni, come la leggera brezza
che mi portava in alto, si alzavano e sparivano nel blu del cielo; però non è
questo il motivo per cuiil suo ricordo
mi tocca il cuore, ancora serbo memoriadi quel pomeriggio… ero appena stata scaricata da Yukito e Li mi chiese
se poteva accompagnarmi a casa, io accettai a patto di passare per il parco: fu
lì che piansi per la prima volta sulla sua spalla,
fu lì che lui mi abbracciò per la
prima volta,
fu lì che mi accorsi che ci legava
qualcosa di più profondo dell’amicizia.”
Non ce la faceva più, le gambe le facevano male, stava per cedere… quando si accorse di essere in prossimità del parco
così rallentò, riprese fiato per qualche secondo e decise di entrare.
Superato il cancello un ragazzo si
voltò, lui la stava aspettando.
“S… Sakura vedo che stai meglio, come ti senti?”
“Io.. emh bene, a… a proposito di
questo io volevo ringraziarti per essermi stata accanto tutto il tempo, sei
veramente gentile…”
“Ma?”
“Ma?” e ora che significava questo ma,
lei si stava dimostrando gentile e lui mandava tutto al vento…
però aveva ragione c’era un “ma”.
“ma vorrei sapere il significato delle tue parole, che cosa
intendi per - la promessa con Mei Ling è stata infranta – dimmelo.”
Se l’aspettava quella domanda, del resto Sakura non era una
stupida e presto o tardiavrebbe trovato da sola la soluzione a quel mistero, con o senza
il suo aiuto;
era tempo di spiegale molte cose:
“Va bene ti dirò tutto ma ti
assicuro che sarà una cosa abbastanza lunga, perciò forse è meglio che ti
siedi- disse indicandole l’altalena e, dopo che la ragazza ebbe iniziato a
dondolarsi continuò il suo discorso- tempo fa, quando ero piccolo e vivevo
ancora in Cina mi allenavo ¹ spesso con Mei Ling, che tra l’altro era anche la
mia vicina di casa, così un giorno mentre ero intento a fare i compiti me la
ritrovai sul tavolo: le mi guardòdisse
“io mi considererò la tua promessa sposa fino a quando non ci sarà un’altra
persona nel tuo cuore, e in quel caso mi farò da parte.” Io la guardai
interrogativo e le chiesi cosa dovessi fare, lei rispose semplicemente “devi
dire «prometto».”
Così promisi sigillando quel patto.
Ricordi quando Mei Ling dovette
tornare a casa, anche in quel caso mi ricordò la promessa, pur sapendo che
qualcosa in me era cambiato.”
Sakura allora sembrò capire ogni cosa, la gelosia di Mei
Ling ogni che li scopriva da soli, il rossore di Li
quella volta all’aeroporto, quando dovette salutare la sua amica d’infanzia e
lei gli sussurrò qualcosa all’orecchio.
“Allora quando hai detto che la
promessa è stata infranta intendevi forse…”
Li sembrò leggerle nel pensiero
“Sì, intendevo dire che c’era una
persona nel mio cuore e che ci sarebbe rimasta per sempre, quella persona sei
tu Sakura e io ti amo ancora come la prima volta, possibile che non lo capisci!
Io non voglio perderti di nuovo.”
Dopo quella dichiarazione Sakura non sapeva cosa fare, il
suo cuore le suggeriva di accettare quel sentimento che sempre più forte si
faceva largo dentro di lei, ma la sua mente… no, la sua mente le diceva che non poteva perdonarlo così in fretta, non dopo
tutto quello che le aveva fatto passare.
“Mi…mi dispiace io non ce la faccio, non adesso ti prego
capiscimi, per me è come ricominciare da capo e non so se ce la farei.”
Iniziò a piangere, ma questa volta le lacrime non erano
pugnali taglienti che toccandole il viso, ferivano le sue rosee gote; le gocce,
che con danza triste scendevano dai suoi occhi, nonerano più nere come il parassita
inchiostro, che dalla carta sua prigioniera succhia, espandendosi sempre di
più, la bianca anima: questa volta erano solo tiepide gocce salate.
Non riusciva a smettere, anche se lo voleva con tutta se
stessa, non ci riusciva le lacrime, come una diga
appena aperta, straripavano dai suoi occhi, bagnandole le rosee mele; scese
dall’altalena pronta per scappare a casa, pronta a rifugiarsi nella sua camera
ovattata, che tante volte aveva assorbito le sue lacrime, pronta a celare
dietro quella porta di legno il suo dolore…
quando si sentì cingere alla vita,
tentò più volte di liberarsi dalla presa ma le braccia che la imprigionavano
non accennavano a desistere, infine rassegnata decise di scoprire il volto del
suo assalitore.
Si voltò, trovandosi faccia a faccia
con lui, il suo cuore accelerò i battiti, la mente volò a quel momento, il
cuore si abbandonò al ricordo…
era tutto uguale a quel pomeriggio
di primavera, la brezza che soffiava leggera cullava le fronde degli alberi
cantando, con lievi fischi, una dolce nenia; Sakura era di fronte a Yukito, Li
e Tomoyo le stavano accanto, gli aveva appena confessato il suo più grande
segreto: lo amava.
In quel momento Yue prese il posto del ragazzo con gli occhiali e pronunciò
parole fredde e pungenti:”Tu non sei attratta da Yukito, ma dai suoi poteri
così come Li, tu non ami Yukito ma hai pensato che fosse così per tanto tempo.
Mi dispiace, ma non sarà lui l’uomo della tua vita, ci sarà
un altro che prenderà il suo posto nel tuo cuore, e
lui ci resterà per sempre”.
Sakura non salutò Yukito, non ne aveva
la forza, quel pomeriggio il suo piccolo cuore si era incrinato: tante schegge
di vetro, come cuccioli di diamante, danzavano dentro di lei.
Sakura e Li accompagnarono Tomoyo a casa, la ragazza dopo
aver salutato la sua migliore amica, decise di tornarsene a casa, dal suo amico
cuscino che avrebbe accolto senza ribattere il fiume salato che le usciva dagli
occhi.
Decise di tornarsene a casa quando,
una voce a lei familiare pronunciò parole piene di sentimento:
“ Emh… Sakura… io… emh… posso riaccompagnarti a casa, sempre
se tu vuoi, sennò non fa niente… anzi dimentica tutto,
scusami non dovevo…”
“Sì”
Quella parola pronunciata da lei aveva tutto un altro
significato, le stava dando un chance per poter
finalmente confessarle i suoi sentimenti, per poter finalmente dire “ti amo”…
“Ma…”
Ah parola maledetta! Cosa intendeva
con quel ma:
- ma… non puoi salire a casa;
- ma… mi lasci all’inizio della via
di casa;
- ma… faremo soltanto un breve
tratto insieme e poi ognuno per sé e Dio per tutti…
“Ma… prima di tornare a casa
possiamo passare per il parco che è qui vicino?”
Solo questo, gli stava chiedendo un favore, Che stupido!
Fece cenno di sì con la testa, lei gli prese la mano e
iniziò a correre, correre, correre più veloce…
fino a quando si fermò proprio
davanti all’entrata del parco.
Era piccolo, ma allo stesso tempo affascinante, Sakura si sedette
sull’altalena di legno e cominciò a dondolarsi…
ma quel continuo dondolio che
inebria i sensi, non bastò a far cessare il fiume di lacrime e dolore che
incessanti ripresero a scendere dal suo viso; Li se ne accorse e si avvicinò a
lei porgendole il suo fazzolettino azzurro, ma Sakura non ebbe il tempo di
usarlo per asciugarsi le lacrime perché si buttò tra le braccia di lui che la
strinse dolcemente a sé.
Le lacrime continuavano a scendere ma,
di colpo si fermarono, proprio mentre lui pronunciò le parole più belle che
avesse mai sentito:
“Non piangere Sakura, troverai anche tu l’uomo solo per te ², e lui è più vicino di quanto tu possa mai
immaginare”…
Ora si ricordava tutto:
“ l’uomo solo per me,
perché ho smesso di cercarlo, io lo devo trovare - poi, solo allora tutto fu
più chiaro, e lei si rese conto dell’errore che aveva
commesso- perché in tutto questo tempo non me ne sono accorta, ora lo so… so….
Why is it.
That I couldn’t
wait
for
summer break.”
Sakura alzò il volto e guardò gli occhi di Li
“l’ho cercato per tanto tempo, e…
Sentì una nuova sensazione pervaderle il corpo e, un
dolcissimo sapore di fragole che si poggiava sulle sue labbra.
“… finalmente l’ho
trovato
L’uomo solo per me.”
¹Per chi
non lo sapesse Li è anche esperto nelle arti marziali
e in Cina si allenava, oltre che con Mei Ling, con il suo maggiordomo che credo
che fosse maestro di arti marziali.
²Frase ripresa da Chobits delle Clamp.
Mi scuso con tutti
per lo spaventoso ritardo, ma sono stata ricoverata in ospedale un mese per dei
controlli che faccio annualmente ma che, a causa dei responsi
aventi dei risultati al di sotto della media, mi hanno trattenuto all’ospedale
così allungo.
Spero vivamente che
questo capitolo possa far felici molte persone che sperano in un lieto fine.
PS. La festa che
era prevista in questo capitolo, a causa di forze maggiori, che ripeto non sono
state volute da me, si verificherà presumibilmente nel
prossimo capitolo.
Non seppero mai per quanto tempo rimasero in quella posizione ma a loro
non importava, non ora che si erano ritrovati, non ora che erano finalmente
riusciti confessarsi tutti i pensieri e tutte le parole che da anni
interminabili e dolorosi affollavano
Nadia e Alexander
esaminarono i libri con una singolare tristezza, perché contenevano
tutto quello che era successo loro in tre anni di viaggi e avventure. Forse il
futuro non riservava di paragonabile a quanto avevano vissuto, niente di
così intenso e magico. Almeno era una consolazione sapere che in quelle
pagine erano preservati i personaggi, le storie e le lezioni che avevano
imparato. Grazie alla scrittura della nonna,non
avrebbero mai dimenticato. Le memorie di Aquila e
Giaguaro erano lì, nella città delle Bestie, nel Regno del Drago
d’oro, nella Foresta dei pigmei…
(Allende Isabel, La foresta dei pigmei,
Feltrinelli)
Non seppero mai per quanto tempo rimasero in quella posizione ma a loro non importava, non ora che si erano
ritrovati, non ora che erano finalmente riusciti confessarsi tutti i pensieri e
tutte le parole che da anni interminabili e dolorosi affollavano le loro menti
e i loro cuori.
Ma in quei minuti magici furono solo iloro cuori a parlare, a dirsi
tutto ciò che provavano, tutto ciò che sentivano, tutto
ciò che volevano.
Le labbra cercavano il loro compagno
insaziabili, unendosi in una danza inebriante, quasi da mozzare il
fiato.
Furono le rosee labbra di Sakura a staccarsi per prime,
furono i suoi occhi verdi a guardarlo, fu la sua bocca a parlare: “Ti
amo”, non disse altro e poi che altro bisognava dire, questo era quello
che entrambi volevano sentire.
Li la strinse a sé e disse:
“ Non ti farò soffrire Sakura, non ti lascerò mai
più questa è una promessa.”
Pronunciò queste parole serio,
come non lo era mai stato, ancora non riusciva a perdonarsi ciò che le
aveva fatto, ormai era deciso non l’avrebbe lasciata mai per nulla al
mondo.
Sakura sorrise, il suo primo vero sorriso dopo tanto pianto
e dolore, una sensazione di calore la pervase nel profondo facendole riscaldare
il cuore, un tempo la conosceva bene questa sensazione,la
provava ogni giorno, la bastava un suo sorriso… ed ecco un fuoco ardeva
dentro di lei, ora dopo tanto tempo le si era riaffacciata e questa volta non
l’avrebbe abbandonata mai : l’amore.
In quel momento Li si sciolse
dall’abbraccio e si inginocchiò, Sakura non capiva cosa stesse
facendo, cercò di replicare ma lui le fece segno di tacere,
infilò le mani nella tasca e ne estrasse un cofanetto blu lo aprì
e, con sua somma meraviglia, Sakura vi scorse un anello d’oro, fu in
quell’istante che Li parlò: “Sakura Kinomoto, so che
è presto per chiedertelo dopo tutto quello che hai passato, mai il mio
cuore non riesce ad attendere oltre, perciò ti chiedo vuoi diventare
ufficialmente e questa volta per sempre la mia fidanzata?”.
Il ragazzo chiuse gli occhi attendendo il verdetto, ma
quello che sentì lo sorprese, Sakura li si era
lanciata addosso e tra le lacrime rispose: “Sì lo voglio ora e per
sempre.”
Li si sentì il ragazzo
più felice del mondo, le infilò l’anello al dito, prese il
suo volto tra le mani e la baciò.
Rimasero abbracciati per molto tempo poi Sakura chiese a Li:
“So che la domanda non centra niente, ma sia che
giorno è oggi? Perché sento come se mi stessi dimenticando di
qualcosa.”
Li rispose sorridendo:”Forse
ti stai dimenticando di darmi un bacio…”
Sakura lo guardò divertita:”AhAhAh,
dai dico sul serio…”
Il ragazzo ci pensò su e poi rispose.”Oggi
è il 21 Marzo, credo.”
La ragazza d’un tratto si ricordò di qualcosa e
disse:”Ma certo come ho fatto a dimenticarmene,
oggi e l’equinozio di primavera e questa sera si festeggerà la
Festa di Primavera al parco Ise-Shima, ci saranno tantissime bancarelle, cibo a
volontà, giochi di luce… non vedo l’ora!”
Li sembrava che stesse riflettendo: “ Il parco
Ise-Shima hai detto? Ma non
è quello a metà strada tra casa mia e casa tua?”
Sakura sorridente e un po’ sbalordita rispose:
“Sì è quello, te ne ricordi allora!!”
Il ragazzo allora la guardò, si meravigliò di
quanto fosse bella e si chiese ancora una volta come
aveva potuto abbandonare quel raro e bel fiore, infine lasciò che la
mente e il cuore ricordassero quella sera di tre anni fa: “Certo che me
ne ricordo, come avrei potuto dimenticare quella sera quando mi regalasti la
sciarpa come ringraziamento per averti prestato il fazzoletto, poi mentre
stavamo alla festa andò via la luce e tutte le illuminazioni si
spensero, ma tu non ti detti per vinta e usasti la Carta dello Splendore, regalando
a tutti i presenti una notte magica, in cui tutti i desideri possono diventare
realtà. Vedi, non ho scordato nulla di quella serata, ne
di tutto il tempo passato insieme. Ma adesso smettiamola di pensare al passato
e concentriamoci sul presente, perciò che ne diresti di andare alla
festa insieme, se ti va intendo.”
A Sakura si illuminarono gli occhi
-Io e Li insieme alla festa!- furono queste le sole parole che gli rimbombavano
in testa, così l’una cosa che riuscì a dire fu:
“Sarebbe fantastico!!”
“Bene - rispose il ragazzo – allora ti passo a
prendere io alle 8.00 sotto casa, ah invita pure Tomoyo se vuoi, sai il nostro
incontro non è stato dei migliori… io con te in braccio svenuta gli
sono piombato davanti chiedendogli dove fosse l’infermeria, vorrei
salutarla e ringraziarla per tutto quello che ha fatto.”
La ragazza era raggiante. “D’accordo, lascia
fare a me! Sai Li se ci fosse pure Mei Ling sarebbe
proprio come i vecchi tempi!! Accidenti – disse la
ragazza guardando l’ora sul suo orologio – è
tardissimo devo tornare a casa per preparare la cena a Touya! Li devo scappare
ci vediamo questa sera e… non vedo l’ora.”
Il ragazzo al solo sentire quelle parole, diventò bordeaux, Sakura sorrise – possibile che fosse ancora
così timido! –
Li le si avvicinò e le diede
un leggero bacio sulle labbra. “Ci vediamo dopo.”
La ragazza si voltò dall’altra parte e,
salutandolo con la mano, iniziò a correre poi d’un tratto
sembrò ricordarsi di qualcosa, si fermò e urlò sperando di
essere sentita: “Li ricordati di mettere il
kimono!”
“D’accordo!” fu l’unica parola che
riuscì a sentire prima di girarsi e riprendere la sua folle corsa,
questa volta felice, innamorata e, per la prima volta, con il cuore leggero.
Tutto in quel giorno sembrava perfetto, ma quello che i due
ignoravano erano un paio di occhi azzurri che da un
cespuglio avevano visto tutto, occhi che adesso chiedevano vendetta, occhi
desiderosi di riprendersi ciò che gli era stato rubato.
In un altro paese, chiuso in una soffitta polverosa, un
libro di antica fattura cadde da uno scaffale e si
aprì, ne fuoriuscì un fascio di luce bianca, che dalla casa si
diresse verso chissà quale posto in Giappone.
Come promesso ho aggiornato
più presto possibile, però devo darvi
una brutta notizia questo sarà l’ultimo capitolo perché io
devo partire per il mare e a casa di mia nonna non c’è internet
così non potrò postare più capitoli fino, spero, ad
Agosto. Ma se così non fosse vi mando un
bacione e buone vacanze a tutti, noi ci rivedremo a Settembre con, promesso,
tantissimi chappy nuovi!!!
Luchia nanami: mi fa molto
piacere che tu abbia letto la mia storia e che ti sia piaciuta, spero che sia
lo stesso anche per questo capitolo!!
Cassie chan:
Ti ringrazio per il commentooooone sei sempre fantastica, ma non esagerare con
i complimenti sennò arrossisco e divento un peperone!!! Comunque hai
ragione un’altra Strawberry chi la sopporta,
“lo amo… forse no, eppure sento qualcosa quando sto con lui, ma
forse è solo amore fraterno o forse no.” AIUTOOOO!!!!
Ho cercato di creare una Sakura
un po’ più sveglia anche per certe cose ce ne ha messo di tempo,
ma forse era giusto così.
Spero di non averti fatto
aspettare molto per questo chappy, comunque sono stata
la prima a commentare il nuovo chappy della tua fanfiction e devo dire che
è bellissimo, e sai anche tu mi hai fatto aspettare un sacco…
arriva un nuovo ragazzo, Kathrine ne sembra attratta ma non sa perché e
poi puff fine capitolo, mi è preso un colpo ho aspettato e aspettato che
uscisse un altro capitolo, ma niente poi alla fine è uscito e sono stata
felicissima così sono stata anche la prima “commentografa”
del capitolo!!!!!
Per il significato del titolo,
non ti preoccupare lo capirai prestissimo…. Si spera!!!!
Saphira'91 : Come vedi ho
aggiornato e spero che ti piaccia anche questo capitolo, grazie per il
commentuccio!!!
Valery: Ti ringrazio per i complimenti e spero che questo chappy
sia ancora più romantico del primo, chissà fammi sapere cosa ne
pensi!!!
Karin_94: Ho aggiornato il più presto possibile, sono molto
contenta che l’altro chappy ti sia piaciuto, però basta crolli
sennò qui ci ricoverano tutti!!! Spero vivamente che anche questo chappy
ti piacerà ma che non ti faccia crollare!!!!
Quanto a me, Riccarda, io non fui nemmeno una di quelle:
io fui il vetro opaco che filtra luce fioca, o forse fui solo l’imposta di
legno, che chiude la finestra e oscura tutto. Ma vetro e imposta tengono fuori
il gelo e la calura, e senza non si vive in una casa.
Questa fui io,
Gemma di Manetto Donati, sposa di Dante Alighieri.
(Angela Nanetti, Era calendimaggio, enaudi ragazzi)
“Sei certo che è questo ciò che vuoi? Puoi ancora tirarti
indietro” proferì la donna incappucciata, solenne e terrificante allo stesso
tempo.
“Giammai!- rispose deciso il ragazzo- voglio la mia vendetta
e sono disposto a vendere l’anima pur avere il potere per effettuarla!”
“Vendetta… - la donna terminò la parola con un ghigno
malefico- che suono dolce e sublime, e sia ti aiuterò ad attuarla ma la tua
anima e il tuo corpo saranno miei… per sempre!”
Il ragazzo, per la prima volta da quando aveva incontrato
quella donna tanto bella quanto diabolica, la guardò dritta negli occhi: “Mi
darai ciò che bramo?” chiese ormai divorato dall’odio.
La donna scrutò il ragazzo, era giovane eppure non si poneva
scrupoli per realizzare il suo proposito, era questo che non capiva come mai un
ragazzo che aveva ancora tutta la vita davanti per trovarne un’altra si
accaniva tanto contro quella persona che non poteva avere, ma non stava a lei giudicarlo:
“Ecco ciò che desideri” alzò le braccia al cielo pronunciando una lenta nenia
in quella che sembrava, almeno per il ragazzo, una lingua sconosciuta: dopo che
ebbe terminato di cantare il cielo pieno di stelle in quel momento si coprì di
nuvole nere cariche di elettricità generando una folgore che colpì il ragazzo e
si fuse con esso, ora sulla fronte brillava nero un tatuaggio a forma di elle
con il lato verticale ondulato e terminante con una punta di freccia.
Solo allora la donna parlò: “da ora in poi non sarai più un
semplice ragazzo, nel tuo sangue scorre odio puro, nel tuo corpo risiedono i
poteri di uno sciamano, il tuo nome e Galihel e sarai il mio servo, colui che
porterà a compimento il mio piano… ora và e prenditi la tua vendetta, c’è
ancora tempo per me, c’è ancora tempo…”
Dopo un ghigno d’intesa e un breve inchino il ragazzo sparì
nell’oscurità.
La donna alzò la testa al cielo tornato azzurro e pieno di
stelle, guardò la luna che brillavaargentea: “Trema, perché presto toccherà a te, ti ucciderò Sakura
Kinomoto!” …
Sakura trotterellando si avviava verso casa mirando di tanto
in tanto l’anello che portava all’anulare sinistro, ancora non ci credeva lei e
Li erano fidanzati e pensare che fino a poco tempo prima per lei quella parola
era veleno, era un coltello affilato che le colpiva il cuore così come l’amore,
ma ora era diverso: lei era diversa.
L’amore le scorreva caldo nelle vene e il cuore aveva un
battito diverso, accelerato e incessante, ora lei amava ed era amata, ora non
sarebbe stata più sola.
Persa nei suoi pensieri, la ragazza non si accorse d’essere
arrivata davanti la soglia di casa, salì le scalette che conducevano al portone
infilò la chiave nella toppa ed entrò: una voce a lei ben nota l’accolse, però
non troppo bene.
“ Si può sapere dove ti eri cacciata tutto questo tempo ?
Guarda che ore sono,ti rendi conto che
mi hai fatto stare in pensiero?”
Sakura sorrise: “Scusami Touya per il ritardo, sono stata…
come dire… sviata!” la ragazza rimase con un sorriso sornione sul volto
abbassandosi a guardare l’anello, solo allora il ventunenne si accorse del
cerchietto d’oro che la sorella portava al dito e, più infuriato che
incuriosito chiese:“Cos’è quest’anello?”
La ragazza rimase imbambolata per alcuni secondi proprio non
capiva le parole del fratello, a che razza di anello si riferiva “Che stupida-
pensò –sta parlando del mio!”
In quel momento guardò il fratello e sorrise, un sorriso molto
forzato: “Oh questo, non è niente”
Touya alzò un sopracciglio: “Sto iniziando a perdere la
pazienza, Sakura dimmi la verità!”
Sakura non riuscì più a trattenersi. “Adesso basta! Non ti
sopporto più Touya, ogni volta che c’è una novità, ogni volta che mi succede
qualcosa di bello, invece di essere felice per me inizi a farmi mille domande e
non mi dai nemmeno il tempo di rispondere! Sai che ti dico sono abbastanza
grande per potermela cavare da sola e non ho bisogno di te!”
Sakura era infuriata e ancor di più lo era Touya, che del
discorso senza senso della sorella aveva capito ben poco: “Si può sapere cosa
stai blaterando! Io sono grande di qua, io sono grande di là, sappi che finché
vivrai sotto questo tetto sarai sotto la giurisdizione mia e di tuo padre! E se
lo vuoi proprio sapere non sarai grande finché resterai qui! Mi hai sentito
mocciosa?”
Sakura, che stava salendo le scale, si girò di scatto:
“bene, vorrà dire che mi trasferirò da Li, lui si che è gentile con me, non
come certamente che conosco!”
“Bene!”
“Bene!”
“Be… cosa! Il cinesino, che centra lui in questa storia? E
poi non se ne era tornato a casa? No non dirmi che è tornato e che cosa vuole
da te? Aspetta, aspetta com’era «sono
stata sviata, scusa Touya per il ritardo»
beh non è che dovresti spiegarmi qualcosa?”
Sakura fece l’indifferente “Cosa dovrei spiegarti, di
grazia?”
Touya salì le scale con un balzo trovandosi davanti alla
sorella. “Tutto!”
“Ma…” sakura tentò di replicare
“Ora!” quelle tre lettere pronunciate da Touya sembravano
lame affilate pronte a bucare la carne, tropo dure per replicare, troppo dure
per poter ancora cercare di inventare una scusa.
“D’accordo- sospirò la ragazza- ma ti avverto, non ti
piacerà! In effetti la cosa è molto semplice, Li è tornato e mi ha chiesto di fidanzarmi
con lui, io ho accettato come dimostra quest’anello; oramai dopo tre anni di menzogne
la verità è venuta a galla, io lo amo: ma non è quell’amore che chiede qualcosa
in cambio, il mio è incondizionato, è libero da ogni restrizione, supera anche il
tempo.
Non ti nascondo che all’inizio ero restia a questo
sentimento che si faceva largo dentro di me e mi convincevo che era solo odio
quello che provavo per lui e vendetta quella che dovevo compiere, poi quando
lui mi ha raccontato ciò che ha dovuto patire: essere rinchiuso in una stanza
con le sbarre alle finestre a studiare tutto il giorno senza mai poter uscire,
senza mai poter annusare i fiori né vedere il mare, ho finalmente capito che
era lui ha dovermi perdonare per non avergli mai scritto, per non averlo mai
chiamato e non io; così ho capito che nonostante le difficoltà che abbiamo
dovuto sopportare io l’amavo e anche nell’odio non avevo smesso di farlo.
Quindi ti prego Touya lascia che sia felice per una volta.”
Il ragazzo rimase scosso da quelle parole così vere seppur
tanto grandi per una ragazza della sua età, che non poté fare a meno di
abbracciarla: “sai che ti voglio bene sorellina, anche se non lo dimostro
spesso e… se questo cinesino ti rende così felice, sia … ma bada bene se ti
torcerà un solo capello…”
Il ragazzo non riuscì a terminare la frase, che Sakura gli
era letteralmente saltato addosso e lo stava riempiendo di baci: “Grazie,
grazie, grazie fratellone ti voglio bene! Davvero accetti oh non so come
ringraziarti, ma allora… fammi pensare… non ti dispiace se questa sera esco con
Li vero!?” La ragazzo riuscì appena in tempo a chiudersi in camera che il
fratello si fermò davanti la stanza: “Uscire dici, e dove di grazia?”
La ragazza sorrise: “Non ti preoccupare andiamo alla festa
di primavera a Ise-Shima e ci sarà anche Tomoyo”
Touya sospirò: “Sapevo che mi sarei pentito di quel sì.” e
ormai rassegnato scese le scale quando udì le grida della sorella:
“Grazie Touya, non ti preoccupare per la cena ci penso io,
tempo che mi cambio e scendo!!”
Il ragazzo scosse la testa: “Non ti preoccupare per la cena faccio
da solo, sai visto che ti dovrai vestire come si deve penso che non fai in
tempo!”
“Grazie fratellone ci vediamo dopo, oh no è tardi e alle
otto devo essere pronta!!”
Sakura fissava sconfortata i due Furisode¹ sistemati sul letto, cercando
disperatamente di sceglierne uno: “ Quello con i fiori di ciliegio non è poi
così male - disse sollevando il kimono bianco e rosa mentre si guardava allo
specchio – no… troppo scontato!” e lo adagiò sulle lenzuola sollevando l’ultimo
rimasto, un kimono con sfondo blu e motivi floreali: “Sì potrebbe andare… se
non sembrasse troppo infantile!! Quasi quasi era meglio quello con le carpe che
indossavo in terza elementare, uff se potessi mi dipingerei tutta di rosa beh
almeno quello è un colore che non passa mai di moda… rosa ma certo!! – disse la
ragazza dandosi una manata in fronte, si diresse verso un cassetto della sua
scrivania sempre chiuso, lo aprì e ne estrasse un abito rosa corallo, se lo
strinse al petto: il kimono della mamma.
Lo dispiegò, era veramente bello: “Penso che mamma volesse
che lo mettessi per un’occasione simile!” e così iniziò quella che si sarebbe
presentata come una lunga ora di vestizione…
Le otto, il campanello suona, la porta si apre, un ragazzo
alto con i capelli castani e due occhi color cerbiatto entra e viene fatto
accomodare sul divano. Indossa un kimono bianco con delle strisce di fumo
azzurro, sotto l’abito si intravedeva un’ hakama² azzurro sopra e panna sotto,
il tutto era completato da due geta³ nere.
“E così tu e mia sorella uscirete insieme sta sera?” iniziò
il discorso Touya
Il ragazzo un po’ a disagio, tentò ugualmente di rispondere:
“Sì… emh andremo al parco Ise-Shima… emh e mangeremo qualcosa là… poi vedremo i
fuochi d’artificio.”
Touya stava per replicare ma non ne ebbe il tempo, perché in
quel momento Sakura fece il suo ingresso: sembrava una dea scesa in terra,
indossava un furisode rosa corallo con le maniche tagliate in modo che
sembrassero ali di airone e dando modo di intravedere la sotto-veste bianca
ricamata di foglie rosa conchiglia, in vita portava un obi4 salmone
che chiudeva l’abito e tra i capelli aveva intrecciati dei kanzashi5
corallo con delle farfalle di giada, ai piedi infine portava delle geta bianche
con i lacci rossi.
I due ragazzi rimasero imbambolati a fissarla fino a quando
non fu lei che, arrivata di fronte ai due, iniziò a parlare: “Bèh io e Li
andiamo fratellone, non aspettarci svegli… e non preoccuparti non faremo tanto
tardi” fu in quel momento che i ragazzi tornarono in sé e Touya non potè fare
altro che vedere i due neo fidanzati uscire allegramente dal portone di casa.
Appena Sakura ebbe girato la maniglia dell’uscio, Li la
prese tra le sue braccia sollevandola da terra per poi stamparle un tenero
bacio sulle labbra. “Sei stupenda sta sera Sakura” solo questo disse e, senza
lasciarle il tempo di rispondere al complimento ricevuto, le rapì di nuovo le
labbra in un bacio, questa volta più profondo e passionale.
I due iniziarono a camminare mano nella mano quando Li si
ricordò dover chiedere qualcosa alla sua ragazza: “ Amore scusa, Tomoyo ti ha
fatto poi sapere se verrà al parco?”
La ragazza si girò verso il suo fidanzato e sorridendo gli
rispose: “Hai ragione, che sciocca!!! Scusa se non te l’ho detto prima ma mi è
passato di mente, comunque sì verrà ho appuntamento con lei alle otto e
quaranta vicino alla Fontana dell’Unicorno.”
“Otto e quaranta hai detto? Ma se sono le otto e mezza
adesso, Sakura siamo in ritardo non ce la faremo mai, avanti corri… sennò chi
la sente Tomoyo!!!”
Sakura ridendo iniziò a correre tenendo stretta la mano del
suo ragazzo, ancora non sapeva che presto avrebbe scoperto la verità sul suo
passato, e che tutto quello in cui credeva sarebbe caduto come un castello di
carte.
Nota1:furisode letteralmente si traduce con “maniche penzolanti”; le maniche
di un furisode variano in lunghezza tra il metro e i 106 centimetri. I furisode
sono i kimono più formali per le donne nubili e sono completamente decorati;
sono idossati nei debutti in società delle giovani (Seijin Shiki) e
dalle parenti non sposate degli sposi nei matrimoni.
Nota2: l’ hakamaè una gonna - divisa o unita - più simile ad un paio di pantaloni
molto larghi, tradizionalmente indossata dagli uomini, ma oggi anche dalle
donne e usata nelle tenute di svariate arti marziali (aikido, kendo, iaido e naginata). Una
tipica hakama ha delle pieghe, una koshiita - una parte rigida o
imbottita sul fondoschiena - e un himo - lunghe striscie di tessuto
avvolte attorno alla vita e attorno ad un obi. In funzione della
decorazione può essere sia molto formale che familiare. Normalmente non è parte
dei kimono formali da signora, mentre lo è per quelli da uomo.
Nota3: le geta sono sandali, calzati da uomini
e donne con lo yukata. Un tipo leggermente diverso di geta è
usato dalla geisha.
Nota4: l’obi èl’equivalente giapponese della fusciacca o della cintura, usata
per il kimono o per la yukata. Sono generalmente usati in modi
differenti a seconda dell’occasione e i modelli da donaa sono generlamente più
intricati.
Nota5: i kanzashi sono ornamenti per i capelli
in forma di fiori di seta, pettini di legno, forcine di giada, ecc.
FINITO!!!!
Lo so avevo promesso che si
sarebbe scoperto qualcosa sul significato del titolo ma ho dovuto dimezzare il
capitolo sennò sarebbe stato troppo lungo, però vi prometto che nel prossimo
verrà finalmente svelato il mistero e si scoprirà chi è Colei che scioglie gli
eserciti.
Ora passiamo ai salutini…
sakura_kinomoto:
sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto e spero che lo stesso
avverrà con questo! Spero di risentirti presto J
Sara chan: Oh
un’altra fan di Sakura che bello!! Beh meno male che hai scoperto questo sito
così spero che potrai continuare a leggere la mia storia e, siccome sei una
fan, potrai correggermi se ci sono imprecisioni per quanto riguarda il manga o
l’anime, sai non è che mi ricordi tutti i particolari dopo tanto tempo che non
lo vedo!!! Comunque grazie per la tua recensione bacini!!!!
Katia92: Sono
felice che la storia ti sia piaciuta e spero che continuerai a leggerla,
comunque per rispondere alla tua domanda ancora non so di quanti capitoli sarà
composta ma ho già un’idea completa della storia e soprattutto del finale…
HikariKanna: Bene
eccomi ho aggiornato il prima possibile!!! Il manga finisce con Sakura ormai
grande, e perennemente in ritardo, che corre per andare a scuola quando
incontra un ragazzo che tiene in mano un peluche consunta dal tempo, in un
primo momento non lo riconosce poi proferisce il suo nome e tra le lacrime di
gioia lo abbraccia. Li è finalmente tornato per restare, questa volta per
sempre. Beh mi pare sia così la fine!!!
marty: beh spero che
da questo capitolo tu abbia capito qualcosa di più sullo sviluppo della
storia!!!
Elychan: Grazie
per il complimento e spero di avere presto un nuovo commento per sapere se
anche questo capitolo ti sia piaciuto!
Geo88: cara geo
ecco il tanto agoniato sesto capitolo!!
luchia nanami: beh io ce l’ho
messa tutta spero di non averti fatto aspettare tanto!!!
APRE I SUOI BATTENTI L’ANGOLO DEL
DETECTIVE:
CHI SARA’ LA DONNA INCAPPUCCIATA
CHE VIANE DESCRITTA ALL’INIZIO DEL CAPITOLO????
CHI INDOVINA VINCE UN’ANTICIPAZIONE
SU QUELLO CHE VUOLE SAPERE DELLA STORIA!!!!
NON PREOCCUPATEVI SE NON CI RIUSCITE
TUTTO SI SPIEGHERA’ NEL PROSSIMO CHAPPY BACIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
P.S. vi lascio il mio
indirizzo e-mail, se per caso ci fosse qualcuno che voglia fare quattro
chiacchiere non per forza sulla storia ma su qualunque cosa!!!
Una ragazza dai lunghi capelli bruni lasciati sciolti alla leggera
brezza che quella sera gentile carezzava i volti, vestiva un kimono di seta
bianca adornato da fili d’oro e d’argento, il compito di tenerlo chiuso era
affidato ad un obi rosso che arriva
La piccola piazza illuminata della fievole luce dei lampioni
coperti dalle fronde degli alberi, era la dimora della Fontana dell’Unicorno,
certo questa non poteva essere paragonata alle grandi fontane scolpite nel
marmo bianco e incorniciate da fili dorati avvezze a ricevere complimenti non
più modesti di “Oh, è davvero un capolavoro!” oppure “Fa bene la guida a
citarla tra i monumenti da non perdere!” e ancora “Si vede che lo scultore ci
ha messo tutta l’anima!”
No, non erano quelli i complimenti che riceveva la Fontana
dell’Unicorno, ma non per questo era meno importante di altre: in una vasca di
quello che una volta doveva essere una sottospecie di marmo bianco, ora più
tendente al grigio topo, era adagiata un’alta pietra nera scolpita in modo da ricordare
una rupe sulla cui sommità faceva bella mostra un elegante cavallo alato con
tanto di corno in fronte.
Era questo che rendeva unica la fontana, già proprio
quell’unicorno di pietra un tempo bianco lucido, ora grigiastro tendente al
nero vivacizzato qua e là da ricordini di piccioni, lui con le sue ali bianche
era l’unico a far volare la fantasia dei bambini che giocavano ai suoi piedi;
ah chi non aveva mai desiderato di cavalcarlo e volare lontano verso regni
incantati… ma poi gli anni passano accavallandosi uno sopra l’altro e il magico
unicorno viene considerato solo una vecchia vasca per i pesci: lui non si
lamenta però, non si piega ne crolla giù, rimase saldo alla sua rupe
imperterrito nel suo lavoro, continuando a far volare i cuori dei bambini.
Proprio di fronte a quel simbolo di fanciullezza, una
ragazza dai lunghi capelli corvini adornati di perline multicolori, vestita di un
kimono di seta bianca decorato da fili d’oro e d’argento, il cui compito di
tenerlo chiuso era affidato ad un obi rosso che arrivava a sfiorare il terreno,
sembrava attendere qualcuno.
Poco dopo due ragazzi tutti trafelati si fermarono dietro la
ragazza e inchinandosi le parlarono con
aria affannata: “Perdonaci Tomoyo, non volevamo arrivare tardi e sai com’è… è
tutta colpa di Sakura!!!”
“Cosa? Colpa mia!! Ma se tu sei rimasto come minimo un
quarto d’ora a fissarmi prima di deciderti ad uscire!!”
La ragazza corvina sorrise, quei due non sarebbero cambiati
mai forse era anche per questo che gli voleva bene, erano i suoi migliori amici
e sempre sorridendo si avvicinò loro: “Suvvia ragazzi non me la sono presa,
state tranquilli e poi questa sera dobbiamo divertirci perciò fate pace, ok?”
Sakura si fece contagiare dal sorriso della sua migliore
amica, le prese le mani e disse: “Scusaci Tomoyo hai ragione, niente litigi
questa sera… beh che ne dite allora di andare a sgranocchiare qualcosina?”
I ragazzi assentirono e in quello stesso attimo si udì un
rumore, misto tra una pentola in ebollizione e il rutto di un orso; Li evidentemente
imbarazzato fece un passo avanti : “Scusate era il mio stomaco, è da questa
mattina che non metto giù niente!”
Le ragazze si guardarono accigliate per un momento poi, dopo
aver scosso il capo e sospirato come se fossero abituate a tali comportamenti
da ormai tanto tempo, si voltarono e si avviarono verso la loro unica ancora di
salvezza: la bancarella dei cibi caldi.
Il tutto trascinando allegramente il povero ragazzo che,
ancora rosso dalla vergogna, cercava di dimenticare l’accaduto.
La castana camminando si girò verso il ragazzo che stava
gentilmente trascinandosi dietro: “Vedi di aumentare il passo orso famelico o
non arriveremo mai alle bancarelle e niente bancarelle, niente cibo e niente
ci…” non fece in tempo a terminare la frase che Li, riscosso dalle parola della
fidanzata, partì a razzo tenendo per mano una Sakura urlante.
Tomoyo, divertita e travolta dall’allegria che regnava
quella sera, iniziò a trotterellare seguendo la scia di polvere, segno
inconfutabile del passaggio di Li.
Il viale principale del parco era, quella sera, incorniciato
da bancarelle multicolori: chi vendeva caramelle era soffocato da bambini
golosoni che aspettavano con ansia l’arrivo di quel giorno per inghiottire
lecca-lecca dai cinque colori, caramelle gommose e chewing gum allungabili fino
a due metri; c’era la bancarella dei pesci rossi, “Fai centro e ne prendi
cento!” questa era la frase che, scritta
in un rosso acceso, attirava la gente ma, chissà perché ancora nessuno era
riuscito a portarsi via un pesciolino; ma l’attrazione principale era
indubbiamente la bancarella dei giocattoli, questa consisteva in un tendone
piantato a terra con dei bulloni da ferrovia, retto da lastre di ferro e
sormontato da un cartellone “Balocchi tutti i gusti”. Dopo nemmeno due ore di
apertura la bancarella era sbilenca e piegata da un lato, del cartellone
nemmeno l’ombra e il povero venditore, sotterrato da orda di bambini affamati
di plastica e muscoli pompati che ormai avevano sostituito l’arredamento del
tendone e sbucavano persino dal tetto, pregava tutti i santi a lui conosciuti
per ricevere una grazia.
I nostri coraggiosi eroi non si fecero spaventare dai
piccoli Attila e proseguirono il loro viaggio: dopo aver superato una
bancarella clandestina che faceva bella mostra di zucche hallowiane, uno
“sputafuoco” che aveva già bruciato tre giubbotti e due cravatte a suoi già
pochi spettatori e una chiromante, certa “Madame X” , l’unica “medium” capace
di predirti la morte entro due giorni o un incidente tra una settimana,
riuscirono in fine e giungere davanti la famosa “hot and crok”, la bancarella
delle delizie calde.
Sakura comprò una porzione da sei onigiri che dopo due secondi era quasi finita, Li del riso
alla cantonese che stava trangugiando senza sosta e Tomoyo del sushi che
mangiava con charme.
Nel momento in cui Sakura stava buttando la vaschetta di
plastica degli onigiri, la sua mano si paralizzò, i suoi occhi fissarono per un
attimo il vuoto poi si girò verso Li: “Li l’hai percepita anche tu? Sento
chiaramente la presenza del signor Clow Reed, com’è possibile?!”
Il cinese non le rispose ma si limitò ad annuire, entrambi
iniziarono a correre verso la Fontana dell’Unicorno.
Tomoyo sorrise, ora finalmente avrebbe aperto il suo cuore,
lui era tornato e lei non lo avrebbe fatto aspettare.
I ragazzi arrivarono appena in tempo per assistere ad una
scena che li lasciò senza fiato: dalla Luna una scala d’argento scendeva fino a
terra, ma non era tanto quello che li sconcertò, quanto coloro che da quella
scala stavano discendendo.
Il volto di Sakura si bagnò di lacrime e, non appena
toccarono terra, la ragazza corse ad abbracciare i suoi amici.
La signorina Mizuki le carezzò la testa, Cerberus le sorrise
e l’abbracciò forte, Ruby Moon si avvicinò la guardò in volto e parlò: “Sakura,
c’è un grande pericolo che grava su di te, devi immediatamente andare via:”
La ragazza contemplò la guardiana che si ergeva in tutto il
suo aspetto, il suoi occhi non mentivano qualcosa stava per accadere: “ Dimmi
che succede Ruby Moon non mi sono mai tirata indietro e riuscirò a vincere
anche questa battaglia, di qualsiasi cosa si tratti.”
Fu Yue a risponderle: “No Sakura, non è affar tuo questo, un
altro compito ti attende ben più grande.”
Ma la ragazza non si arrese: “Non vi lascerò soli, vi prego
fatemi restare con voi io…”
“Ora basta Card Captor, devi andare nulla più ti trattiene
qui, hai già una meta a cui arrivare e qualcuno sa anche dov’è!” disse la
guardiana della luna mentre fissava il ragazzo con i capelli castani che da
poco si era avvicinato.
Poco lontano due anime si erano finalmente riunite, quella
di una ragazza mora e di un ragazzo con gli occhiali: “ Non lasciarmi più
Eriol, me lo prometti?”
Il ragazzo con gli occhiali la guardò, sorrise, la strinse a
sé e le diede un tenero bacio sulle labbra contenente tutte parole che non era
mai riuscito a dirle: “Ti amo Tomoyo, non ti lascerò più ma ora siamo tutti in
pericolo, per questa notte và a casa mia, lì sarai protetta ti prometto che tornerò.”
Tomoyo lo fisso con occhi pieni di coraggio: “No non ti
lascio, non ora che ci siamo ritrovati e se dovrò morire, morirò contenta
perchè al mio fianco ci sei tu!”
“Sei sicura, potrebbe essere troppo pericoloso per te.”
“Certo che sono sicura, e ora andiamo ci staranno
aspettando!” disse la mora prendendo per mano Eriol e dirigendosi verso i loro
amici.
Sakura, che ancora cercava disperatamente di convincere i
suoi amici, rimase sorpresa nell’udire una voce a lei familiare: “Piccola
Sakura non sei cambiata per niente in questi anni, testarda come al solito,
avanti sai anche tu di non poter fare niente per cambiare la situazione; questo
non è ne il luogo ne il momento adatto tutto verrà a suo tempo, ma ora corri và
via insieme a Li lui sa dove portarti.”
“mai io…”
“Troppo vuoi sapere, la calma è la virtù dei forti, a tempo
debito ti sarà chiarità ogni cosa, nel luogo in cui andrai un persona ti
attende che ogni tuo dubbio spazzerà via, non indugiare oltre piccola Sakura
girati e và!”
Sakura annuì, sorridendo prese per mano Li ed iniziò a
correre, prima di scomparire del tutto si voltò e con la mano alzata urlò:
“Ciao Tomoyo, ci rivedremo presto, addio amici tornerò per aiutarvi e… Eriol
trattamela bene è pur sempre la mia migliore amica!!!”
Il ragazzo con gli occhiali scosse rassegnato la testa: non
era cambiata per niente, nonostante i tre anni di assenza era rimasta la
piccola dolce Sakura che ricordava, ma sarebbe bastato per superare la prova
che l’attendeva?
Sorrideva Sakura mentre correva verso l’ignoto, ma ben
presto i suoi occhi iniziarono a brillare e una pioggia di diamanti colpì le
sue guance rosee, per terra piccoli cerchi d’acqua segnavano il suo passaggio.
Li ben presto si accorse di ciò che accadeva, le strinse più
forte la mano, le sorrise: “Non preoccuparti, disse guardandola, io sarò sempre
con te!”
Sakura gli sorrise di rimando, ma fu un attimo, le lacrime
smisero di bagnarle il volto, il viso prima dolce, adesso era tirato e pronto
per combattere, si girò: “Chi sei? Fatti vedere.”
Li era rimasto scioccato, come era riuscita a percepire in
un attimo quella presenza e a nascondere repentinamente i segni dei suoi
sentimenti? Clow Ridd aveva ragione, Sakura ancora non lo aveva capito ma lei
era l’unica degna di essere la sua erede.
Fumo nero, risata diabolica e rumore di passi, questo
precedette l’apparizione di un’ombra vestita di un grande mantello bianco, con
il collo ampio e lungo che quasi gli adombrava il mento, pantaloni neri come
l’aura maligna che incombeva; i capelli lunghi e corvini erano incorniciati da
piume d’aquila e lunghi pendenti gli ornavano i lobi.
Ma quello che più risaltava, quello che rendeva ancora più
minacciosa l’oscura figura, era uno stano simbolo, un tatuaggio che portava
impresso sulla fronte: una elle nera con, alla sommità del lato maggiore, una
punta di freccia.
Sakura non si fece atterrire dalla diabolica figura che la
fronteggiava, ma anzi cercò di penetrare oltre l’odio e il male insiti dentro
di lui cercando di esumare qualcosa di vivo, di intimo, di carnale proprio come
i suoi occhi, quei profondi occhi azzurri, che nulla avevano a che fare con il
veleno maligno che gli scorreva dentro, possedevano qualcosa di diverso:
qualcosa di umano.
La ragazza era certa di aver visto altrove quegli occhi e
quello sguardo, che non le incuteva terrore ma solo una grande sofferenza.
“Bene, bene, pronunciò il ragazzo, finalmente posso incontrare
la padrona delle carte di Clow! Quale onore!”
“Chi sei? Ribadì la Card Captor, come fai a sapere chi
sono?”
Il ragazzo si mise una mano sulla bocca: “Ooooh, come sono
sgarbato! Hai ragione prima le presentazioni, bene il mio nome è Galihel lo
sciamano nero ed ho un’unica missione: ucciderti!”
Sakura sorrise beffarda: “Non credo sarà così facile! Mise
le mani nel kimono ed estrasse una collana con un ciondolo a forma di chiave,
allargò le braccia: chiave del Sigillo che possiedi la forza delle Stelle!
Mostrami il tuo vero aspetto è Sakura che te lo ordina! RELEASE! Rescissione
del sigillo!”
Sotto di lei si formò un pentacolo con una stella nel centro
e tra le sue mani spuntò uno scettro rosa, Sakura lo fece roteare sopra la
testa bloccandolo poi in posizione d’attacco: “Sono pronta, cominciamo?”
La ragazza estrasse una carta con il retro rosa ed
un’incisione sull’estremità inferiore, Sakura
card, la lanciò in aria e la toccò con lo scettro: “Carta magica, trasforma
il tuo potere e combatti i nemici della libertà; oltre il tempo! Oltre
l'oscurità! Vai! Carta del Legno!”
Non successe nulla, la carta ricadde piatta a terra.
Il ragazzo rise di gusto: “Quella vecchia aveva ragione, la
Card Captor non può più usare i suoi poteri, ora è vulnerabile completamente
nelle mie mani!”
Il tempo si fermò, un’aura rosa-scuro avvolse la ragazza e fece
scomparire l’oscuro incantesimo, stretti nelle sue mani si trovavano due Sai
dalle lame madreperlate e incise in una strana lingua, i manici erano di pelle
color dell’oceano e legati alla loro estremità, facevano sfoggio due trecce di
veli rosa-chiaro. La ragazza fu colta da atroci fitte di dolore al palmo destro
come se fosse stata marchiata a fuoco, e voltando la mano, si accorse di quanto
poco si fosse sbagliata, davanti ai suoi occhi apparve un tatuaggio inciso
nella sua carne: era formato da due cerchi, l’esterno verde e l’interno
rosa,al centro vi era un cerchio più
piccolo, con l’interno inciso con strani simboli, da tre parti di esso si
diramavano tre corna curve costituite da fili rosa intrecciati e unite tra di
loro da tre quarti di luna verde acqua, nei mezzi cerchi creatisi dall’unione
dei quarti di luna con le corna facevano bella mostra tre zaffiri rosa.
Si sentirono rumori di passi, un gruppo di persone si stava
avvicinando a grandi falcate, l’aura sparì e Sakura vide Eriol pararsi davanti
a lei, si girò: “Scusa per il ritardo Sakura, un attimo di distrazione, poi il
suo volto tornò serio e il giovane Eriol la sciò posto al vecchio Clow Ridd,
riprendi la tua corsa, è arrivato il momento che si compia il tuo destino.”
La ragazza annuì, si girò verso Li e gli tese la mano
destra, strano i Sai erano spariti ma il tatuaggio segnava ancora la sua carne,
anche se privo della sua luce rosa, incombeva ancora sul suo palmo, questa fu
l’ultima cosa che vide.
Aveva un forte mal di testa, sbatte più volte le palpebre,
si stiracchiò, ma dove si trovava, si guardò intorno e vide due file di sedili di
tela arancione separati da uno stretto corridoio illuminato, comprese di essere
seduta sulla fila mancina, voltandosi a sinistra vide dall’oblò quadrangolare
le luci di una città, riconobbe grattacieli fluorescenti, una macchia scura, che
capì fosse il mare dopo il passaggio un battello che sfoggiava in testa una
lampada rossa; sentì un forte odore di caffé e il peso di qualcuno che si
sedeva di fianco a lei, si voltò di scatto, il ragazzo le offrì la tazza
bollente: “Ti sei svegliata finalmente!”
La ragazza soffiò sul bordo di coccio: “Grazie per il caffé
Li, è stato gentile da parte tua, dopo aver soffiato una seconda volta ne bevve
un sorso, ah ci voleva proprio, ho un gran mal di testa, ma che cosa è
successo, non ricordo niente!”
Li le scompigliò i capelli: “Tranquilla è tutto ok, sei solo
svenuta ed ora stiamo su un aereo diretto ad Hong Kong.”
“Hong Kong!? Li ma che ci andiamo a fare ad Hong Kong!”
Il ragazzo si fece serio: “Andiamo da mia madre, è a lei che
si riferiva Eriol, non so ancora bene il motivo ma sarà lei ha svelarci molti
dei nostri quesiti.”
Sakura poggiò la testa sulla spalla di Li: “Tranquillo,
andrà tutto bene.”
- Annuncio a tutti i
viaggiatori, il Boeing 737 proveniente da Tomoeda,
Giappone, è appena atterrato sulla pista 13, si prega i signori viaggiatori di
recarsi al gate 3, ripeto gate 3-
Erano appena le cinque e mezza del mattino, quando i due si trovarono
di fronte l’imponente cancello della “Tenuta Syaoran” , il ragazzo bussò due
volte, la porta si aprì
scricchiolando: “Entrate, entrate pure.”
Fu una voce di donna ad accoglierli, decisa e fiera si evinceva dal suo timbro
il ruolo di padrona che svolgeva.
Li non si scompose, superò l’ingresso seguito da Sakura e
svoltò a sinistra entrando nel boudoir dove li attendeva, eretta su una poltrona in stile barocco d’ebano bianco e velluto
blu, una donna sulla quarantina con lunghi capelli neri legati in un’alta coda
e vestita di un kimono bianco e rosa; sentì i loro passi ma né si voltò né fece
segno di cortesia, iniziò a parlare: “Sakura, Li vi aspettavo, accomodatevi
voglio raccontarvi una storia… questa vicenda ha inizio molto tempo fa, ai
tempi in cui gli Dei spadroneggiavano dal monte Olimpo, ai tempi dei grandi
eserciti che sbaragliavano città e conquistavano intere regioni, ai tempi delle
grandi città abbracciate da mura spesse ed impervie, ai tempi della gloriosa
Troia.
Ilios
erala città più imponente di tutta l'Asia Minore,
inespugnabile grazie alle sue mura che toccavano quasi il cielo; in quel
periodo governava Priamo, re astuto e nobile d’animo, era sposato con Ecuba che
le donò molti figli: Ettore, il più grande eroe troiano ed erede al trono, Paride un
giovane di rara bellezza che aimè sarà causa di quella che è passata alla
storia come la “guerra di Troia”,Cassandra
la più bella donna troiana, colei che dietro di sé lasciava molti cuori
infranti e che molti principi aveva sedotto.
Ma i veri protagonisti di questa storia sono tre, la
principessa Cassandra, Febo dio del sole e della buona musica e Ippolita,
regina delle Amazzoni figlia del dio Marte e della maga Circe.
Il perché mi chiederete voi, ebbene questa tragica vicenda
prende inizio quando il bel dio Febo vide la principessa Cassandra e se ne
innamorò perdutamente. Inizialmente il Dio era solito mirare la principessa
nascondendosi dietro cespugli o chiedendo aiuto alle ninfe sue amiche, ma ben
presto non gli bastarono più quelle poche ore al giorno in cui poteva mirarla,
così una sera si presentò nella sua stanza come un cantastorie e, imbracciata
la sua cetra di testuggine, iniziò a suonare dolci nenie accompagnato dalla
voce della bella fanciulla. Un dì Cassandra, mentre si bagnava in una fonte
poco distante dal palazzo, vide quello che credeva un cantastorie discorrere allegramente
con satiri e ninfe, comprese allora l’inganno di cui era stata protagonista e
scappò, il Dio però la scorse eriuscì a
fermarla, nei pressi di una foresta cui erano arrivati le contò tutto compreso
il suo amore. La principessa ormai ammaliata dai suoi occhi e dalla sua voce
non potè far altro che contraccambiare il suo amore. Così passarono i giorni e
Febo faceva sempre più spesso visita alla fanciulla che lo accoglieva con tutti
gli onori, fu il giorno del suo compleanno che il dio le portò in dono ciò che
aveva di più prezioso, le donò il vaticinio.
E Ippolita, vi starete domandando, lei che custodiva in sé
la forza del padre e la magia della madre, si era follemente innamorata di
Febo; era convinta di poter essere la sola donna destinata a sposare il dio,
perché a parer suo solo gli dei si potevano sposare con gli dei, così la bella
regina delle Amazzoni spiava il dio in ogni suo minimo spostamento, ma il fato
la era avverso e in quel giorno per lei maledetto, seguì il dio al di là delle
mura di Troia, scovandolo poi nella stanza di una splendida fanciulla che
cantava al ritmo della sua musica.
Folle di rabbia decise di punire la stoltezza di quella
principessa che aveva osato sedurre il dio, così attese Febo fuori dalle mura e
lo baciò, ma non aspettatevi un bacio d’amore, quello fu un bacio di malia, sì
perché ella aveva ben appreso le arti magiche dalla madre: ormai il dio era in
suo potere.
Lo mandò dalla principessa che accusò di averlo sedotto e
per punirla di tale atto, rese il suo vaticinio maledetto, nessuno avrebbe mai
creduto alle sue profezie.
Non pensate però che nessuno abbia visto niente, perché il
padre degli Dei dall’alto della sua dimora tutto vide e tutto seppe, e volle
aiutare gli sciagurati amanti; nel cuore della notte condusse Marte dalla
figlia ed insieme la videro baciare Febo, ma non fu l’atto amoroso che notarono
bensì gli occhi del dio che per effetto della malia diventavano rossi, il dio
della guerra non potè cercare in alcun modo di proteggere la figlia e suo
malgrado dovette cedere il posto al padre; Zeus inflessibile punì severamente
la fanciulla rinchiudendola nel Tartaro fino alla fine dei suoi giorni.
Ippolita prima di scomparire giurò vendetta contro la sua rivale Cassandra.
Febo dopo che venne messo al corrente della situazione decise di correre dalla
sua amata per poter, non avendo i mezzi per distruggere la maledizione, almeno
mitigarne gli effetti; ma quello che vide gli spezzò il cuore, la sua amata
fanciulla ridotta in lacrime a causa del maleficio, mangiata viva dal dolore e
dagli appellativi della gente che la considerava pazza, ella quando lo vide non
si sa se lo riconobbe o meno, ciò che è noto invece è il suo gesto, si voltò
dall’altra parte.
Febo disperato chiese l’aiuto del padre, il quale decise di
spargere sulle loro teste la polvere della reincarnazione, e che predisse anche
la loro riunione nel futuro ma purtroppo sotto una cattiva stella, questo fu
quello che vide e non disse.
Così a fine questa storia.” Si poggiò allo schienale e
tacque.
Li si voltò verso di lei: “Madre non sono venuto qui per
ascoltare favole.”
“Di quali favole parli, questa è una storia vera, e voi ne
siete i protagonisti, sì – disse puntando il dito prima su di lui e poi su
Sakura- voi, Li io non sono la tua vera madre, ti ho cresciuto come tale ma non
lo sono mai stata, Sakura il fatto che tu abbia perso i poteri non è casuale,
così come le nuove armi e il tatuaggio che ti sono spuntati.”
Sakura spalancò gli occhi. “Come fa ha sapere di questo?”
La donna sorrise: “Io lo so perchè so chi siete, Li tu sei
Febo e Sakura tu sei Cassandra e finalmente vi siete riuniti, ma qualcuno
ancora trama per farvi separare,voi dove trovare il modo per sconfiggerla e
solo tornando a casa potrete…”
“Casa!! Madre mi stai dicendo che sono una specie di dio e
poi vuoi che torni a casa!!”Li era
furente di rabbia.
“Calmati, non è quello che pensi, tornerai nella tua vera
casa, Sakura ricorda ciò che ti dirò: trova Philottete, lui ti allenerà e
svelerà la tua missione.”
“Ma…” cercò di replicare Li
Non fece in tempo a
dire altro perché la donna alzò le bracciapronunciò: “Ilios redet!” e i due scomparirono la sciando una lieve
macchia rosa sul pavimento.
La donna si sedette ormai stanca, “Smetti di dire bugie”
questo le aveva detto Li prima di scomparire. Sospirò: “Sakura ci sono molte
cose che dovrai scoprire da sola, compresa la verità sulla tua nascita.”
Sai: pugnale
Gen: oscurità
Seiryu: drago
Mi scuso per gli errori della
prima edizione di questo capitolo, sono appena tornata dalle vacanze e ho
deciso di ripostare il chappy corretto spero vi
piaccia, vi ringrazio per i commenti del passato capitolo, soprattutto: Iris,
Geo88, LizDreamer, Anto Chan, laukurata89 e soprattutto
la mia best writer Cassie chan (a causa di alcuni problemi non ho potuto
portare il pc, vado subito a leggere le mail e spero di trovare un tuo
messaggio, un bacione!!!
Per finire vi riscrivo il mio
indirizzo e-mail, se volete fare due chiacchiere eccolo: martina989@virgilio.it UN BACIONE A
TUTTI!!!!
La donna si lasciò cadere
pesantemente sulla poltrona, sfinita per il grande dispendio di energie, lasciò
che le braccia cadessero senza vita sui fianchi e chiuse gli occhi
abbandonandosi al riposo. Improvvisamente un potente fascio di luce dorata invase
la stanza, due mani visibilmente maschili iniziarono a massaggiarle le spalle,
ella mantenendo chiusi gli occhi, proferì con solennità: “Il mio lavoro è
terminato, ora dovranno cavarsela da soli, non c’è più niente che possiamo
fare.”
L’uomo sospirò: “Lo so,
lo so, ti ringrazio per ciò che hai fatto, vuol dire molto per me.”
La donna sorrise e
d’improvviso spalancò gli occhi, un’aura rosa si avvolse intorno al suo corpo
facendolo levitare da terra, quando finalmente i suoi piedi ritoccarono il
suolo, lei era completamente cambiata: i capelli fino a un momento prima neri,
ora erano di un rosa intenso ed oscillavano elegantemente sulle sue spalle,
indossava una lunga veste bianca ricoperta da un’armatura a placche rosa e
viola, la sua mano destra teneva saldamente un ventaglio bianco con sfumature
arancione-chiaro, nonostante la rarità e l’accurata manifattura di ogni singolo
oggetto che ella indossava, nessuno di questi era riuscito però, malgrado i
vivi e vani tentativi, a raggiungere o essere solamente paragonato alla
maestosa e regale coda di pavone che si stagliava rosa e argentea dietro le sue
spalle e che, talmente estesa, le avvolgeva il corpo.
Ecco che solo ora che il
suo corpo era mutato, la donna decise di rivolgersi, faccia a faccia, con il suo interlocutore: “Sai bene che i propositi
che mi hanno spinto e che mi spingono tutt’ora ad aiutare quel giovane, non
sono a causa della tua supplica: lo faccio in memoria di Leto, molto dolore le causai,
è arrivata l’ora che anch’io espi le mie colpe.” La donna allora si avvicinò
all’uomo, gli prese le mani e sorrise: “E’ ora di andare mio sposo, sull’alto
monte che domina la regione ove la
Bellica e la Savia sono le regine, è attesa la nostra figura.”
In quell’istante le due
sagome lasciarono la casa.
“Perdonami Cassandra, quel poco che ho potuto
rivelare è tutto ciò che mi hanno concesso di dirti,se pur inesorabili le leggi di Lachesi vanno
rispettate, anche l’occhio della saggia Pizia che volge lontano il suo sguardo,
viene fermato da un alto muro invalicabile, insormontabile.
Non ho molto tempo, solo pochi minuti prima che la
Moira mi scopra, perciò porgi l’orecchio: devi assolutamente trovare Philottete
e convincerlo ad allenarti, so d’infrangere ancora un’altra regola ma urge che
tu sappia la veridicità delle parole di Ippolita, solo un’immortale può sposare
un dio, non scoraggiarti udendo queste parole perché non tutto è perduto, tu
non sei nata tra le mura di Ilios, Cassandra il tempo a mia disposizione è
giunto al termine, ti prego trova Philottete è… importante… solo tu ci puoi
salvare… solo tu!”
Sakura spalancò gli
occhi, ma i raggi solari troppo forti la costrinsero a richiuderli, allora
riparandosi il viso con una mano cercò di alzarsi, appena in piedi si voltò e
vide Li visibilmente sconvolto avvicinarsi a grandi falcate.
“Sakura non ho la più
pallida idea di dove siamo finiti, deve essere stata quella fattucchiera di mia
madre a lanciarci qualche strano incanto, questo posto non somiglia a nessuno
di quelli che conosco.”
Sakura allora si guardò
intorno: si trovavano al lato di quella che sembrava una piazza, o che almeno
ne emulava la forma rotonda, al centro vi era una fontana con la base immersa
in una piccola vasca circolare, protetta da una coperta di ninfee; tutto
intorno crescevano cespugli di rose selvatiche, alberi di mele e albicocche
dove bambini, arrampicati uno sulle spalle dell’altro, cercavano invano di
coglierne i frutti. Un colonnato dorico di marmo bianco vestito di glicini rosa
e viola, delimitava la metà della circonferenza del foro e proprio di fronte a
lei, una scala nascosta dal verde conduceva a quelle, che viste da lontano,
sembravano case e ad un tempio che spiccava per la sua imponenza.
Ma quello che saltava
all’occhio, quello che mozzava il fiato, erano le figure raccolte intorno alla
piazza, donne e uomini che chiacchieravano, scambiandosi opinioni,
animatamente: le prime indossavano tuniche di lino dai colori leggeri, lilla e
turchese, i capelli visibilmente lunghi erano intrecciati e arrotolati sulla
nuca; bracciali,
cavigliere, collane di zaffiri e orecchini non facevano che esaltare
maggiormente le figure femminili. Gli uomini vestivano tuniche dalle tinte
accese, rosso e blu erano i più presenti, i capelli erano tagliati corti e
abbelliti da fasce dorate legate dietro la nuca, le loro conversazioni dovevano
essere di genere politico o militare perché alcuni di essi emulavano duelli con
le spade o si davano un contegno regale, il tutto bevendo coppe di vino che un
ragazzo, forse uno schiavo, si sbrigava a riempire non appena vuote.
Sakura alzò
lo sguardo e vide che dall’alto di una collina, un magnifico palazzo dominava
la vallata sottostante, a lei sembrava aver già visto altrove quella
costruzione con i suoi grandi balconi dai quali si poteva scorgere tutta la città…
scosse lievemente la testa, come scacciare quei pensieri poco razionali e si
voltò altrove, di fronte a lei si stagliarono delle alte mura di pietra che adempivano
al compito di difendere e custodire la polis, in quel momento tutto le fu
chiaro; sorrise a Li e con le lacrime che promettevano di bagnarle le guance molto
presto disse: “Li, conosco questa città, siamo a Ilios… a casa mia!”
Il ragazzo
l’abbracciò e lei poggiò la testa sulla sua spalla, rimasero in quella
posizione per alcuni minuti, poi improvvisamente la ragazza si sciolse
dall’abbraccio e, ripreso il controllo di sé, si accorse delle trasformazioni
che i loro corpi avevano subito durante quel salto temporale: i suoi capelli si
erano allungati ancora arrivando fino al bacino ed erano tenuti composti da due
trecce fermate con una spilla dietro al capo, anche il suo abbigliamento era
cambiato ora indossava un chitone di lino bianco che le arrivava alle caviglie
ed un lungo himàtion1 rosso con disegni in filigrana dorata, il
braccio destro era impreziosito da un bracciale blu posizionato sotto la spalla
e ai piedi indossava sandali di cuoio. Anche Li si accorse dei cambiamenti
subiti, indossava un chitone eteromàschalos2 rosso legato alla
spalla da un spilla d’oro e i suoi capelli, fino a pochi secondi prima corti,
ora erano lunghi fino alle spalle ed il colore scurito magicamente; i piedi
erano fasciati da sandali di cuoio scuro.
Sakura si
coprì il volto con il mantello e, presa la mano del ragazzo, iniziò a camminare
verso il centro della città.
Camminavano
solo da pochi minuti, ma la ragazza non aveva smesso di guardarsi intorno,
voltava il viso a destra e a manca e, non appena scorgeva un passante si
affrettava a coprirsi con il cappuccio dell’himàtion: era palese che stesse cercando
qualcosa, il ragazzo se n’era accorto immediatamente ed era del tutto
intenzionato a scoprire chi o cosa fosse; l’occasione si presentò non appena
furono in vista di quella che, a detta di Sakura, doveva essere la piazza
principale della città, una folla si stava riversando nella via che i due
giovani stavano percorrendo, la ragazza si sentì perduta e bloccatasi in mezzo
alla strada non aveva la più pallida idea sul da farsi, Li fu più rapido e con
una mossa fulminea prese la ragazza per la vita e la trascinò in uno dei vicoli
laterali appoggiando le mani al muro così da coprirla con il suo corpo.
Sakura teneva
gli occhi ostinatamente chiusi e sentiva il suo cuore battere così forte che
sarebbe potuto uscirle dal corpo in un secondo, quando il rumore si fu acquietato
li riaprì e arrossì vistosamente comprendendo la situazione imbarazzante che si
era creata; sorrise al ragazzo ma non appena aprì la bocca per ringraziarlo la
richiuse immediatamente, capì troppo tardi in che guaio si era cacciata: ormai
era in trappola!
“Cosa stai
cercando, Sakura?” le chiese Li calcando quell’ultima parola.
La ragazza
tentò in vano di divincolarsi, le braccia del ragazzo erano troppo forti per
poter fuggire, si arrese e sospirando disse: “Sto cercando un segno.”
Il ragazzo la
guardò incredulo: “Un segno?”
“Sì un segno
– disse la ragazza guardandolo – scusami Li ma io non ti ho detto tutta la
verità, quando ero svenuta tua madre mi è apparsa in sogno e mi ha parlato: è
come se il puzzle della mia vita si stesse ricomponendo, pezzo dopo pezzo, ed
ho la sensazione che qualcuno serbi in sé un segreto che io devo assolutamente
conoscere, dove…”
Non riuscì a
terminare la frase, Li aveva appena dato un pugno al muro ed ora dalla sua mano
sgorgavano stille rosse, ma lui sembrava non prestarci attenzione: “Basta! Non
ne posso più di queste fandonie! Prima mia madre mi dice che sono una specie di
dio venuto da non so dove e come se non bastasse mi spedisce anche in questo «non so dove», ed ora tu che mi dici di credere
alle sue parole e devi assolutamente trovare questo Philottete! Basta non
voglio sentire un’altra parola e sai che ti dico, me ne vado!”
Il ragazzo si
voltò e nella foga non si accorse di aver urtato qualcosa che si ruppe,
permettendo al suo contenuto di riversarsi per terra. Sakura si volse e vide
un’anziana mendicante con il capo coperto da un velo nero, intenta a
raccogliere le monete che erano cadute dalla ciotola d’argilla ormai rotta; si
inginocchiò ed iniziò anch’essa a raccogliere i coni: “Deve scusare il mio compagno
signora, lui non lo ha fatto apposta non si era accorto di avere qualcuno
dietro, sono mortificata, la prego di dirmi in che modo posso scusarmi.”
“ Non ce n’è
bisogno prigkepas3 – la
ragazza si sentì inerme, era stata scoperta – non preoccuparti, nessuno saprà chi
sei, come sei cresciuta dall’ultima volta che ti ho visto!”
Sakura era sorpresa: “Lei
mi conosce?”
La donna sorrise: “ Ma
certo, devi sapere che io lavoravo al palazzo come dama di compagnia, ma non è
per questo che sono qui: per giungere nel luogo che cerchi devi trovare la
dimora dell’uomo che ami, entraci ed esci dalla porta che solo tu conosci, lì
troverai le lacrime del cielo che tanto ami, bagna i tuoi piedi e la via ti
sarà mostrata.”
Sakura baciò
le mani della donna: “Grazie, grazie di cuore!” poi si volse verso Li che
l’aiutò ad alzarsi, lei gli sorrise raggiante: “Li ora so, so dove dobbiamo
andare, me lo ha detto quella donna.” disse indicando il luogo dove, fino a due
secondi prima, si trovava la mendicante
intenta a raccogliere le monete, Li si voltò: “Sakura, ne sei sicura? Qui non
c’è nessuno!”
La ragazza
constatò amaramente che l’angolo, occupato solo pochi momenti prima dalla
donna, era vuoto: “ Eppure era lì, te lo giuro l’ho anche aiutata a raccogliere
le monete!”
Il ragazzo le
prese la mano e sorrise: “Scusa per prima, non so che mi è preso, se tu credi
alle parole di mia madre e sai dove trovare questo Philottete, beh non posso
che seguirti!”
Così i due
giovani iniziarono a correre verso il futuro, dietro un angolo l’anziana
signora sorrise: “Sei cresciuta piccola Cassandra, ma sono ancora tanti gli
ostacoli da superare…” si levò il mantello, scoprendo la figura di una giovane
donna dai lunghissimi capelli color del grano, guardò un’ultima volta la
ragazza scomparendo in una nuvola argentata.
Sakura era
pensierosa: “Mmm… quella mendicante ha detto, la dimora dell’uomo che amo,
l’uomo che amo è Li, aspetta… ora ci troviamo a Ilios perciò Li non è Li ma
Febo, quindi la dimora di Febo! Un tempio!” “Ma dove possiamo trovare il tempio
Febo?” la ragazza pronunciò, senza accorgersene, le parole ad alta voce
permettendo così a Li di sentirle: “Perché cerchiamo il tempio di Febo?”
Sakura si
girò sorpresa, poi comprendendo ciò che era avvenuto sorrise: “No niente, stavo
giusto ripensando alle parole di quella signora e sono giunta alla conclusione
che dobbiamo andare al tempio di Febo, però non ho la minima idea di dove si
trovi.”
“Peccato,
visto che prima avevi riconosciuto la città pensavo sapessi dove si trovasse,
magari c’eri andata a pregare o avevi giocato lì vicino…” non riuscì a
terminare la frase che Sakura lo prese per la collottola: “Cos’hai detto?
Ripeti per favore!”
“F…f…forse
hai giocato nelle vicinanze del tempio quando eri piccola!”
La ragazza
lasciò improvvisamente Li e spalancò gli occhi: “Ora ricordo – pensò, ed
un’immagine si affacciò alla mente – una bimba che non dimostrava più di cinque
o sei anni, giocava sulla spiaggia con una palla di cuoio, un calcio troppo
forte e la palla aveva iniziato a rotolare giù, giù… la bimba allora le corse
dietro arrivando di fronte ad un imponete edificio di pietra, un tempio forse;
la curiosità era troppo forte e la bimba entrò, si sentiva un forte odore d’incenso
e l’interno era illuminato solo dalla fioca luce delle candele, al centro della
sala si ergeva una statua d’oro, la bimba si avvicinò e lesse la piccola
iscrizione sul piedistallo:
Febo,
che tu possa sempre
proteggerci con il suono della tua lira,
e che il latte delle tue
sacre vacche possa saziare questo popolo a te fedele.”
La ragazza sorrise a quel dolce ricordo, guardò il
ragazzo rimasto in silenzio e lo prese per mano: “Andiamo, ora so dove andare.”
I due giunsero nei pressi della spiaggia, proprio di
fronte al grande tempio, la ragazza spalancò le porte e fece segno a Li di entrare:
non era cambiato nulla dalla sua ultima visita, l’incenso aleggiava nell’aria,
le candele erano sempre accese e la statua era sempre lì, alla ragazza sembrò
d’essere tornata bambina.
Li si
posizionò accanto alla statua: “Beh mi somiglia?”
Sakura sorrise:
“Smettila dai! Piuttosto, la donna parlava di una porta che conosco solo io.”
“Forse è una
porta nascosta, o laterale” propose Li.
Sakura rimase
pensierosa, poi iniziò a camminare velocemente trascinandosi dietro Li e
ripetendo: “Non è possibile, non può essere vero!”
I ragazzi
percorsero il tempio per tutta la sua lunghezza e giunsero davanti l’altare, Sakura
lo raggirò e scorse proprio sotto al muro un piccola porticina di legno: “Vieni
Li, l’ho trovata! – il ragazzo la raggiunse – sai quando mi annoiavo durante le
cerimonie, il sacerdote mi faceva un segno ed io sgattaiolavo dietro all’altare
ed uscivo da questa porta, ahahah giochi di bambina! Allora andiamo!” aprì la
porta e si mise a gattoni riuscendo così a passare, il ragazzo la imitò, ciò
che trovò dall’altra parte la lasciò a bocca aperta: il mar Egeo si estendeva
di fronte a lei, in quel momento capì, «le lacrime del cielo»,
iniziò a togliersi i sandali. Li, che aveva appena varcato la soglia, di fronte
a quella scena domandò: “Cosa stai facendo?”
Sakura
sorrise: “Aspetta e vedrai!” lasciò cadere le calzature sulla spiaggia ed entrò
in acqua, chiuse gli occhi: onde azzurre le carezzavano i piedi, i gabbiani
cantavano dolci melodie… accadde tutto in un attimo, un terremoto scosse il
mare, la ragazza aprì di scatto gli occhi. Dall’acqua era emerso un
camminamento di pietra costeggiato da colonne di marmo che proseguiva lungo il
mare, la ragazza salì e tese la mano a Li: “Vieni, non aver paura, alla fine di
questa strada si trova Philottete.”
Il ragazzo
salì a sua volta: “Spero tanto che tu abbia ragione.” disse prima di seguire la
ragazza.
Camminavano
ormai da più di un’ora quando, dal nulla, apparve un foresta, i rami degli
alberi si intrecciavano nel cielo formando un tunnel, seduta sul bordo della selva
con i piedi nell’acqua, una ragazza dai capelli blu rideva spensierata, vedendo
arrivare i ragazzi impaurita si alzò pronta per scappare, ma una voce la fermò:
“Ti prego non fuggire, non vogliamo farti del male, sai dove abita Philottete?”
La ragazza si
voltò: “Cerchi Philottete l’allenatore di eroi?”
“Penso di sì,
conosco solo il suo nome non la fama che lo accompagna.”
“Bene allora
sei sulla buona strada, supera il bosco e ti troverai di fronte un’isola e lì
che abita Philottete, ma non dirgli che te l’ho detto io altrimenti non avrò
pace per giorni! Ciao!” Sakura non fece in tempo a ringraziarla, che la ragazza
era già sparita nel folto della boscaglia.
I due
proseguirono ancora per un decina di metri, mentre camminavano il bosco
iniziava a diradasi, quando finalmente anche l’ultima pianta sparì, di fronte a
loro apparve un piccola isola circondata da bianchi cirri. Messo piede sulla
spiaggia, il viale di pietra sprofondò nelle acque da cui proveniva; i ragazzi
si addentrarono nella foresta, camminavano da un bel po’ quando sentirono delle
grida femminili, accelerarono il passo e giunsero nei pressi di una radura dove
una scena alquanto bizzarra si stava consumando: una specie di uomo-capra
inseguiva tre giovani fanciulle che, non appena l’uomo si avvicinò, si
trasformarono in salice, in alloro e in cespuglio. Sakura basita, azzardò:
“Scusi, tutto bene?”
L’uomo
sorrise: “Ninfe, non sanno resistermi!” appena terminò la frase fu colpito in
faccia da un ramo e dall’albero in questione si sentì provenire un “M!!!”,
l’uomo massaggiandosi la guancia rossa chiese: “Mi sembrate un po’ spaesati,
cosa state cercando?”
“Stiamo
cercando Philottete, sai dove possiamo trovarlo?”
L’uomo balzò
in piedi: “Proprio di fronte a voi!” disse con orgoglio.
Sakura lo
squadrò: “Scusa ma tu cosa saresti?”
L’uomo sembrò
offeso: “Mai visto un satiro prima d’ora?”
La ragazza
arrossì: “Emh… veramente no! Però ora che mi ci fai pensare ho letto di satiri,
sono metà uomo e metà capra con due corna sopra la testa.”
“Esatto, ora
vorrei porvi io una domanda: cosa volete da me?”
Sakura si
avvicinò e gli porse la mano: “Piacere, sono la tua nuova allieva!”
Philottete
mise la mani davanti: “No, no! E’ impossibile io sono in pensione! Mi dispiace
tanto ma dovrai trovarti un altro insegnante, grazie della visita e
arrivederci!” si voltò ed iniziò a camminare nella direzione opposta ai due
ragazzi, Sakura gli si parò davanti: “Non puoi andartene, io ho bisogno del tuo
aiuto altrimenti non potrò sconfiggere colei che trama contro me e il mio compagno!
E poi non sono venuta di mia spontanea volontà, mi hanno mandato da te,
possibile che tu non sia a conoscenza di niente? Non è possibile, io da sola
non so fare niente, ma proprio ora che ne ho bisogno dovevano sparire? Io
quelli nuovi non li so controllare, odio questo coso!” disse guardando il
tatuaggio sulla mano, appena Philottete lo vide cambiò espressione, la sua
faccia divenne seria: “Qual è il tuo nome ragazza?”
“Sakura”
rispose di getto lei.
“No, sto
parlando del tuo vero nome.”
“Mi chiamano
Cassandra.”
L’uomo annuì:
“Bene prigkepas Iliou4
vieni con me, mentre tu Febo, e non domandarmi come faccio a conoscerti non
riceveresti risposta, attendi qui il tuo cocchio arriverà a breve pronto a
condurti da Chirone, il tuo maestro.” In quell’istante infatti, fedele alle
parole del satiro, un cocchio d’oro trainato da cavalli di fuoco atterrò
davanti a ragazzo, questi come posseduto si avvicinò agli stalloni e li
accarezzò senza bruciarsi, si voltò e sorrise: “Ora ricordo, grazie Philottete,
prigkepas verrò a prenderti presto.” la baciò con trasporto, salì sul cocchio e
sparì sopra le nuvole.
Il fauno
iniziò a camminare seguito dalla ragazza, giunsero su un’altura dalla quale si
poteva mirare il mare, Sakura si sedette su un masso e rimase a contemplare il
sole che tramontava all’orizzonte:“Ti piace il mare?” le domandò d’un tratto il
satiro.
“Sì
moltissimo, non potrei vivere senza, è parte di me.”
“Sei pronta.”
La ragazza si
voltò: “Pronta per cosa?”
“Per il tuo
allenamento - rispose pacato l’uomo - sai sapevo che saresti venuta, mi
dispiace per non averti riconosciuta ma ti ricordavo leggermente diversa, non
fa niente avremo tempo anche per questo, cominceremo il tuo addestramento
domani vieni sarai affamata.” Si diresse verso quella che doveva essere la
testa di un’enorme statua, alla base del collo spuntava una porticina, vi entrò
e fece segno alla ragazza di fare altrettanto, all’interno vi era un’unica
grande stanza piena zeppa di statue dei più famosi eroi del mondo antico, vasi
dove erano rappresentate scene di guerra o valorosi che combattevano contro
creature mostruose, arazzi e ceramiche; in fondo alla sala vicino all’unica
finestra, si trovava un tavolo di legno illuminato da una candela e due letti
di paglia coperti da pelli di animali; il satiro prese due scodelle, del vino e
dei bicchieri, li posò sul tavolo e si sedette.
“Vieni prima
che la cena si raffreddi.”
La ragazza si
accomodò sullo sgabello di legno, guardò il contenuto della scodella e chiese:
“Non vorrei sembrarti scortese Philottete, ma che cos’è?”
“Prima cosa,
chiamami Phil, secondo questa è frittata di gabbiano, come tu stessa hai detto
sono per metà capra quindi non mangio carne né vado a caccia, dovrai imparare a
nutrirti d’erba, funghi, tuberi, il massimo consentito sono le uova, e ora
mangia.”
“D’accordo,
vorrà dire che mi abituerò; comunque grazie per la tua ospitalità.”
Consumarono
la cena in silenzio, Sakura si offrì di lavare i piatti alla fonte vicino alla
dimora, rientrò poco dopo e vide Philottete seduto vicino alla finestra con la
pipa in bocca, il fauno fece segno alla ragazza di sedersi accanto a lui, lei
eseguì il comando.
Aspirò e
vomitò una nube di fumo: “Se desideri seguire le mie lezioni sappi che ci sono
delle regole da rispettare: primo la sveglia è all’alba e non tollero ritardi,
la lezione comincia con una corsa per tutta l’sola, gli esercizi successivi
saranno stabiliti giorno per giorno, a pranzo ci nutriremo con quello che troveremo
nelle vicinanze, dopo questa pausa ricominceremo gli allenamenti, la cena verrà
servita prima del tramonto, dopo faremo esercizi di scrittura e lettura,
immagino che tu non sappia né scrivere né parlare in greco, ah un’ultima cosa
domani troverai sul tuo letto un cambio d’abito, tutto chiaro?”
“Chiarissimo,
non mi arrenderò! Vorrei però porti un’ultima domanda, sai qualcosa su di me
che può essermi d’aiuto per ricordare il mio passato, ti prego è molto
importante.”
“Non ti
mentirò, è vero so molte cose su di te, ma te le rivelerò passo a passo, non
preoccuparti ricorderai tutto e ora va sarai stanca, domani abbiamo molto da
fare e devi essere al massimo delle tue forze Cassandra, d’ora in poi nessuno
ti chiamerà più con il nome di Sakura, tu sei la principessa Cassandra,
ricordalo, buona notte.”
“Buona notte
Phil, sai è strano per anni pensi che quello con cui ti chiamano è il tuo nome,
che il mondo in cui vivi è casa tua e, in un attimo cambia tutto: non sai più
chi sei, da dove provieni, se esiste un posto che puoi chiamare casa, certo che
è strano il destino èh!”
Il fauno le poggiò
una mano sulla spalla: “Non preoccuparti andrà tutto bene.”
La ragazza
sorrise: “Lo spero tanto.”
Si sedette su
letto e tirò la tenda rossa che girava tutta in torno al baldacchino, si
spogliò e notò che sulla pelle che fungeva da coperta era adagiata una veste di
lino bianco, rise a fior di labbra: “Anche se non lo vuole dare a vedere Phil
ha un cuore d’oro”, la indossò e si sdraiò sul letto coprendosi con la pelle,
non vedeva l’ora che il sole sorgesse, quello sarebbe stato l’inizio di una
nuova avventura; chiuse gli occhi e lasciò che Morfeo la cullasse tra le sue
braccia.
Philottete
scostò la tenda e sorrise vedendo la ragazza dormire beatamente, uscì dalla
piccola casa e guardò le stelle: “E’ arrivata finalmente, stai tranquilla è in
ottima salute, manterrò la promessa e la temprerò nella mente e nello spirito,
il tempo non è molto ma penso di farcela, è burrascosa e impaziente proprio
come suo padre, a volte mi sembra di vedere lui alla sua età, non preoccuparti
avrò cura di lei.”
Il cielo
quella sera era ricoperto di stelle ed una mezza luna faceva capolino tra le
nuvole, tutto sembrava immobile eppure una piccola stella brillò più delle
altre, come se avesse ricevuto il messaggio, e chissà forse è proprio così.
Nota1: himàtion, mantello che s’accompagna al chitone con la
funzione di proteggere le spalle e il dorso o avvolgere la testa.
nota2:
eteromàschalos, chitone corto
(sopra il ginocchio) maschile allacciato su di una spalla sola;
nota3: prigkepas è la pronuncia, spero corretta, della
parola greca “Πρίγκηπας”, principessa;
nota4:
prigkepas Iliou, non so se in sequenza esatta, significa principessa di Ilios;
mi sembrava doveroso, anche per rendere più credibile le due scene, inserire
delle parole greche spero di aver fatto la scelta giusta, fatemi sapere ^^!!
Finito il
capitolo!!!! Mi dispiace moltissimo per il mio increscioso ritardo, ma sono
stata affetta dal blocco dello scrittore, passavo ore davanti il pc senza
riuscire a scrivere una parola, poi sono partita con la classe per Barcellona
e... alla fine ho aggiornato!!! Mi dispiace davvero molto, non volevo farvi
attendere così tanto. Spero che mi perdonerete ^o^
Ora, senza
indugiare oltre passerei ai ringraziamenti:
non so come
chiamarmi: mi scuso per il ritardo e spero che anche questo capitolo ti
piaccia. SMAK
miky: sono
contenta che ti sia piaciuto questo minestrone con gli dei, sai io amo la
mitologia e dovevo per forza inserirla nella storia!!!! Un bacione
MORFEa:
grazie dei complimenti mi dispiace e mi scuso ancora per questo ritardoooone,
spero che leggerai questo capitolo ^°^!!
LizDreamer:
grazie mille, spero che anche questo capitolo ti soddisfi!!!!
Anto Chan: un
bacione enorme anche a te, fammi sapere se questo capitolo è all’altezza o
bassezza degli altri!!!
francy91:
così mi fai arrossire ^///^!!! Sono felice che ti sia piaciuta, spero di
sortire lo stesso effetto anche con questo chappy!!!
Ora,prima di
salutarci vorrei indire il concorso INDOVINA CHI?
Indovina chi… è la donna dai capelli biondi, è
la stessa a cui si rivolge Phil??? Chi risponde esattamente avrà come premio
un’anticipazione sulla storia che riceverà tramite mail!!!!
Erano passate da poco le cinque, lentamente la notte andò scemando,
lasciando il posto ad un nuovo giorno: il sole si affacciò oltre i monti ed una
leggera brezza iniziò a cullare il mare
Do not pity the dead, Harry, pity the living.
Above all pity those who live without love. By returning you may ensure that
fewer souls are maimed and fewer families are torn apart. If that seems to you
a worthy goal, then we say goodbye for the present.
Harry Potter and the DeathlyHallows, J.K. Rowling
Erano passate da poco le
cinque, lentamente la notte andò scemando, lasciando il posto ad un nuovo
giorno: il sole si affacciò oltre i monti ed una leggera brezza iniziò a
cullare il mare.
Uno sbuffo d’aria fece
spalancare i vetri della piccola finestra che fu invasa dai profumi di erbe
selvatiche e salsedine; dietro la tenda rossa, ancora succube del sogno, una
ragazza dormiva placidamente. La casa venne scossa da un rumore di zoccoli, una
mano pelosa scostò la tenda ed una voce maschile risuonò tra le esili mura: “Cassandra,
l’alba ha da molto lasciato il posto al giorno, sei in ritardo e ti consiglio
vivamente di alzarti dal letto - passarono alcuni minuti ma la ragazza non dava
cenno di volersi svegliare – bene, sei tu che mi ci hai costretto!”
Il fauno sollevò il
secchio che aveva adagiato accanto al giaciglio e ne svuotò il contenuto sulla
povera sventurata. Un’ondata di acqua gelida colpì la sfortunata ragazza che,
colta alla sprovvista, si ritrovò a capitolare dal letto finendo tra le zampe
del fauno sogghignante: “Sono felice che tu ti sia decisa a svegliarti, ti
consiglierei di guardare fuori dalla finestra, ti accorgerai che sono passate
le sette da un bel po’ e che quindi… SEI IN RITAAAAARDO!!! Voglio vederti fuori
di qui tra un quarto d’ora, altrimenti ti rispedirò da dove sei venuta,
intesi?”
La ragazza si alzò
immediatamente: “Sì maestro!”
Il fauno allora si voltò
uscendo dalla tana, la ragazza ritrovatasi sola iniziò a cercare i suoi abiti,
ma questi sembravano essere spariti, poi guardando meglio il baldacchino, si
accorse che sopra di esso erano adagiati dei panni, li sollevò e li indossò;
solo dopo, mentre lavava le ciotole della colazione alla fonte, specchiandosi,
si accorse di quanto queste vesti fossero diverse: il chitone che indossava non
era più lungo come il precedente, ma un eteromàschalos che dal blu oltremare sfumava fino all’azzurro,
presentava due lunghi spacchi laterali ed era fissato ad entrambe le spalle con
due spille dorate nel cui centro brillavano due zaffiri, ai piedi indossava
sandali di cuoio uniti a due fasce di pelle scura che le circondavano gli
stinchi, dei polsini di pelle finemente decorati, ornavano le braccia ed i
capelli erano legati da un’alta coda, tenuti insieme da in fermaglio guarnito da
piccoli lapislazzuli verde acqua. Sistemò le scodelle e, dopo avere chiuso il
piccolo uscio della casa, raggiunse il fauno che l’aspettava sull’altura di
fronte alla dimora; appena l’udì correre si girò e, trovandosela ritta davanti
a sé, disse: “Bene Cassandra, oggi inizia il tuo primo giorno di allenamento,
cominceremo con la corsa intorno all’isola: consiste in due giri del perimetro
dell’oasi, il secondo percorso terminerà in riva al mare. Tutto chiaro?”
La
ragazza fece un segno di assenso con la testa ed il fauno iniziò a correre
seguito a ruota da Cassandra. Sin dal principio la ragazza si accorse di far
fatica a stare dietro al maestro, però il suo orgoglio le impedì di darlo a
vedere; dopo il primo giro era sfinita, ma non un gemito, non una richiesta di
tregua uscirono dalle sue labbra.
Terminato
il secondo giro Phil andò cercare del cibo tornando con dei tuberi e qualche
fungo, Cassandra, anche se con una certa riluttanza, consumò il pasto in
silenzio. Terminato il pranzo, il fauno fece segno alla ragazza di alzarsi, la
quale obbedì immediatamente; si fermò a filo con l’acqua del mare e, giratosi,
disse: “Entra in acqua e sdraiati.”
La
ragazza eseguì il comando sdraiandosi sopra l’acqua, in quel momento il fauno
riprese a parlare: “Bene, ora chiudi gli occhi -aspettò che la ragazza
compiesse il gesto e riprese- lascia che il mare entri dentro di te, tu sei il
mare, i pesci sono i tuoi occhi, i coralli il tuo corpo e le stelle marine le
tue orecchie, tutto è acqua, non esiste nulla al di fuori di questo. Lascia che
tutto sfumi intorno a te, non esiste più nulla.”
Cassandra
seguì le istruzioni del maestro: l’acqua s’impadronì del suo corpo, rendendolo
etereo, ora i suoi occhi potevano vedere oltre la coltre azzurra, banchi di
pesci multicolori danzavano al ritmo delle correnti, le rosee meduse
oscillavano elegantemente, i coralli si piegavano da una parte all’altra come
se stessero seguendo una lezione di aerobica, tutto era perfetto, l’equilibrio
regnava sovrano in quel mondo sommerso, Cassandra si sentì pervadere da una
moltitudine di emozioni e sorrise, il primo vero sorriso da quando era
approdata in quel mondo, istintivamente le sue mani andarono a toccare il cuore
che batteva all’impazzata, un potente fascio di luce si sprigionò dal suo
petto, l’avvolse a la sbalzò via.
Riaprì
gli occhi lentamente, le dolevano i muscoli delle gambe e delle braccia, provò
a muovere le mani e sentì la sabbia sotto di lei, si diede un’occhiata intorno:
si trovava sulla spiaggia di Troia, le gambe venivano bagnate a tratti dalle
onde ed i capelli erano intrisi di sabbia, poi allungando lo sguardo si accorse
di una figura che entrava in una grotta li vicino, d’istinto la seguì cercando
di non farsi notare, si avvicinò quel tanto che le bastò per assistere alla
scena che si stava consumando all’interno; la ragazza che aveva visto era
completamente diversa da come se la immaginava, al posto dei capelli aveva
conchiglie colorate di tutte le dimensioni, il vestito era fatto di alghe verdi
e a mala pena le copriva il corpo, camminava sugli scogli completamente scalza
senza sentire il minimo dolore, si avvicinò ad una conchiglia dalla quale
provenivano degli strani rumori, l’aprì rivelandone l’interno madreperlato, gli
strepitii erano in realtà i vagiti di un neonato avvolto in una coperta rosa.
La ragazza portò il fagotto fuori dalla grotta cullandolo dolcemente, rimase
ferma per alcuni minuti, poi si sentirono delle voci, la ragazza depose il
fagotto sulla spiaggia e sparì tra i flutti del mare. Una coppia si avvicinò
alla riva guidata dal pianto assordante, appena vide il fagotto rosa, la donna
lo prese tra le braccia e, mostrandolo a quello che doveva essere suo marito,
disse: “Guarda Priamo, gli dei hanno ascoltato la mia supplica, una bambina, mi
hanno donato una splendida bambina!”
Il
marito sorrise: “Pare che tu abbia ragione, moglie mia, che nome vuoi dare a
questa bambina?”
La
donna sembrava indecisa, poi una leggera brezza iniziò a soffiare ripetendo
costantemente la parola Cassandra.
“Cassandra, si chiamerà
Cassandra!” disse la donna sorridendo. Il marito le mise un braccio intorno
alle spalle: “Inizia a fare freddo e la notte sta calando, penso sia ora di
tornare a palazzo, che ne dici?”
“Sì hai ragione, poi
guarda, penso che la piccola abbia fame!”
Appena i due si voltarono,
la ragazza fu avvolta dall’oscurità, improvvisamente due occhi viola intenso,
bucarono il velo oscuro che avvolgeva la ragazza: “E’ inutile che ti nascondi
Cassandra, prima o poi ti scoverò, ed allora per te non ci sarà scampo…
ahahahah!”
“Nooooo!!!” gridò la
ragazza aprendo gli occhi di scatto, era di nuovo sulla riva dell’isola di
Philottete, immersa nell’acqua e con i Sai stretti in mano, il fiatone ed i
muscoli tesi.
Phil corse verso di lei
incurante dell’acqua che gli arrivava sopra l’ombelico: “Tutto bene Cassandra?
Cosa hai visto?”
La ragazza si girò verso
il fauno: “Due occhi viola… occhi viola… una voce familiare….mi ha detto che è
inutile nascondermi, che mi troverà anche in capo al mondo e mi ucciderà!!”
Il fauno la fece sedere
sulla spiaggia e le diede un bicchier d’acqua poi prese le armi dalle mani
della ragazza ed iniziò ad esaminarle: “Mmmm…. ottima
fattura… lame affilate… e questa scritta? sembra… sì è proprio greco, vediamo… dalle
differenze prendiamo le nostre forze, interessante, vediamo l’atro… anche
la morte può essere una grandiosa avventura, sagge parole. Cassandra
tieniti strette queste armi, sono molto potenti.”
La ragazza si voltò: “Ma
io non le voglio, non le so governare, e questo stupido tatuaggio che brucia
solamente, mi è d’intralcio, perché a me, perché!!! Sai spiegarmi questo Phil?”
“Perché sei speciale e sei
l’unica che ci può salvare.”
Poi si alzò in piedi e si
diresse verso un cespuglio, scostò i bassi rami e tirò una leva nascosta,
improvvisamente il sotto bosco iniziò a mutare creando una piccola porticina di
legno e foglie, il fauno l’attraversò facendo segno a Cassandra di seguirlo,
appena attraversata la soglia davanti agli occhi increduli della ragazza si
stagliava infinito un campo di addestramento.
Il fauno vedendo la ragazza così sorpresa
sorrise: “Cassandra qui ci alleneremo ogni giorno, ora posizionati nel cerchio
centrale, bene: questo si chiama cerchio di addestramento è la ruota del
maestro, questo cerchio sarà il tuo mondo, tutta la tua vita finché non ti dirò
il contrario, non esisterà nulla al di fuori di esso…”
“Ma la donna e la mia
missione…”
“Non c’è niente al di
fuori di esso, la donna non esiste finché io non dirò che esiste! Quando la tua
perizia con i Sai aumenterà passerai ad un cerchio più piccolo, a ogni nuovo
cerchio il tuo mondo si contrae portandoti sempre più vicino al tuo avversario,
sempre più vicino alla vendetta…”
“Mi piace questa parte!”
“Cominciamo!”
Cassandra si mise in
posizione di combattimento con i Sai saldi tra le mani, iniziò a muoversi
sguaiatamente fino a fermarsi, Phil le si avvicinò e, con un semplice tocco
della sua spada, la disarmò.
“Riproviamo -la spada e i
Sai si toccarono- lenta, attacca lentamente… attacca… lenta, ancora… lenta… proviamo,
lenta e… così bene! Brava, così va bene…”
“Grazie!”
“Attacca!... bene! E’ ora di bere!”
“Maestro, so di essere
una ragazza, ma non abbiate pietà di me, trattatemi come se fossi uno dei
vostri allievi, come Achille, Ettore, Giasone…”
“E sia! Se così vuoi così
sarà!”
Mentre la ragazza
eseguiva degli esercizi su una pertica fatta di corde, Phil fumava la pipa,
appena ebbe finito si avvicinò: “Allora?”
Phil vomitò una nube di
fumo: “Perfetto! Rifallo!”
Le ore passavano ed il
buio era sceso, il fauno stava tranquillamente leggendo un libro con le zampe
poggiate sulla schiena di Cassandra che, con piedi e mani su alcune casse,
stava facendo delle flessioni attenta a non bruciarsi con le candele
posizionate sul pavimento sotto di lei.
I giorni passavano e la
ragazza migliorava a vista d’occhio: sapeva parlare e scrivere perfettamente in
Greco antico e le sue abilità con le armi erano in continuo miglioramento.
Phil, sbattendo la frusta
per terra gridava: “1-5-3”
Cassandra immediatamente
eseguiva con i Sai le mosse suggerite dal maestro.
“6-4-2” Un’altra frustata colpì il
pavimento e la ragazza eseguì
“e… affonda! -la lingua
di cuoio colpì con forza la ragazza- troppo affondo!”
Cassandra stringeva il
ginocchio al petto ed un’altra frustata le colpì il sedere, perse le staffe e
corse verso il fauno con le armi levate, venne bloccata dalla spada ed un
coltello le venne puntato alla gola: “Lezione numero 1: mai attaccare per
rabbia –annusò il suo chitone- Lezione numero 2: vieni con me…”
Cassandra si annusò a sua
volta: “Che c’è!”
Il fauno la trascino in
una piccola grotta: “Questa è una piccola fonte termale, lavati e dammi i
vestiti… grazie, appena finito il bagno li troverai asciutti e puliti!”
Vapori caldi avvolsero il
corpo nudo della ragazza, chiuse gli occhi ed alcune immagini le si
affacciarono alla mente… una bambina che faceva il bagno con la sua mamma, la
stessa bimba che correva tra le bancarelle del mercato, poi entrava in un
tempio ed usciva adolescente, faceva il bagno alla fonte con le sue dame di
compagnia, cantava accompagnata dalla lira del cantastorie, si innamorava del
cantastorie ritornato Dio, poi… la maledizione, la gente che la vedeva passare
bisbigliava: “Ecco la principessa matta; è matta, matta vi dico; ahahah la
lunatica che fa la cartomante, poveri genitori tanto carina eppure tanto
disgraziata!”
Il Dio tornava e le
chiedeva pietà, perdono, ma lei sgretolata nell’anima si voltava di spalle e se
ne andava… poi di nuovo quegli occhi viola, questa volta però appartenevano ad
una donna che aveva lunghi capelli neri terminanti con punte di fuoco tenuti
insieme da un pugnale, portava un vestito attillato di pelle nera ornato da
spuntoni di metallo, al fianco sinistro pendeva una spada dal manico di drago
ed ai piedi portava stivali alti, anch’essi di pelle nera. Il viso era tatuato
con il sangue ed un ghigno faceva bella mostra sulla sua bocca: “Me la pagherai
principessa, ti ucciderò! Morirai, morirai, ovunque tu sarai! Verrò a cercarti
anche in capo al mondo! Nasconditi, nasconditi pure, io ti scoverò! Che tu sia
maledetta! Maledetta!” urlava mentre veniva trascinata nel buio… la ragazza
aprì gli occhi, si rivestì in fretta e raggiunse Phil raccontandogli tutto ciò
che aveva visto, compresi gli eventi del primo giorno.
“Quella che hai visto è
Ippolita, colei che devi sconfiggere, mentre per il resto hai avuto visioni
della tua infanzia, hai scoperto di non essere in realtà la principessa di
Ilios, però sappi che i tuoi genitori ti hanno amato, fin dal primo momento che
ti hanno visto!”
“Lo so Phil, lo so, ed
anch’io gli voglio bene, però voglio scoprire chi sono veramente, se c’è un
posto che posso chiamare casa!”
“Tutto a tempo debito,
prima devi essere allenata perfettamente.”
“Giusto, allora qual è la
Lezione numero 3?”
“Arrivare alla Lezione
numero 4!” rispose il fauno.
La ragazza alzò gli occhi
al cielo e scosse la testa, non sarebbe mai cambiato.
Erano di nuovo uno di
fronte all’altro, le armi pronte al combattimento, i nervi tesi, la mente
libera, si guardarono un attimo… poi… via! Le lame si incrociarono producendo
suoni metallici, i piedi si muovevano elegantemente al ritmo della musica
prodotta dalle spade, inizialmente Phil sembrava essere in vantaggio, poi
Cassandra affondò e, con una mossa fulminea, disarmò il maestro facendo volare
la sua spada e prendendola al volo.
“Ahahahah!”
disse lanciando l’arma di nuovo al maestro.
Si rimise in posizione
d’attacco: “Ancora?”
Il carretto correva lungo
la strada ciottolata: “Maestro perché stiamo andando in città?”
“Per sapere qualcosa su
Ippolita, non credo che se ne sia stata con le mani in mano tutto questo
tempo!”
“Capisco” si limitò a
rispondere la ragazza, il fauno le sorrise: “Non preoccuparti nessuno ti
riconoscerà!”
Dalle bancarelle
multicolori uscivano profumi intensi, l’odore di stoffe appena tinte, il
profumo della frutta e della verdura appena colte, l’aroma delle spezie
d’oriente, le fragranze dei gioielli d’oro e d’argento, i due si aggiravano per
il mercato cercando di captare spezzoni di conversazioni, si fermarono davanti
ad una bancarella di stoffe dove un uomo stava minacciando con un coltello un
bambino.
“Ladro! Ladro!” gridava
l’omaccione, tutto macchiato di tinte colorate.
“I… io… non… non ho
rubato niente! Ve lo giuro signore!” piagnucolava il bimbo
“Menti! Ti ho visto con i
miei occhi, e ora la pagherai, ti taglierò la mano!”
“Nooo!”
gridò il bambino, in quel momento una lama si posizionò sotto il mento
dell’uomo ed una finta voce maschile disse: “Lascialo stare! Hai sentito? Lui
non ha rubato niente!” l’uomo lasciò la prese ed il bambino fu libero: “Grazie
signore!” disse prima di fuggire tra la folla.
L’uomo, coperto da un
largo cappuccio, sorrise e se ne andò, però fu fermato dall’omaccione: “Dove
credi di andare tu! Kritolaos vieni qui!” urlò e da dietro la tenda del banco
uscì un ragazzo alto almeno due metri con una spada sguainata: “Che c’è papà?”
L’omaccione sorrise:
“Vedi amore di papà, qualcuno qui ha bisogno di una lezione!”
Il ragazzo sorrise e si
lanciò contro l’incappucciato che estrasse un’altra lama ed iniziò a
combattere, dopo poco tempo l’avversario era steso al suolo, purtroppo però
egli chiamò i rinforzi e sei ragazzoni comparvero davanti allo sconosciuto e si
lanciarono contro di lui. Lo straniero era davvero abile, saltava
tranquillamente sulle tende, faceva capriole in aria e, in pochi secondi anche
gli altri sei raggiunsero l’amico, ghignò: “C’è qualcun altro? C’è nessun altro
che vuole sfidarmi?”
Improvvisamente venne
strattonato con forza e trascinato sul carretto che parti a tutta velocità,
lasciando un gran polverone dietro di sé.
“Allora? Che te ne pare?”
disse orgogliosa la ragazza, il fauno ignorandola, continuò a fumare e a spegnere
con la frusta le candele dei due candelabri posti sul tavolaccio di legno.
“Phil, ho salvato il
bambino, steso sette bestioni…” una frustata colpì il braccio della ragazza che
iniziò a sanguinare.
“Sei una stolta, salvare
unladruncolo e combattere due ebeti, ti
da il diritto di essere chiamato eroe?”
“Stai attento!”
Il fauno sorrise: “Sei
una vanesia Cassandra, un penoso pagliaccio, un eroe è un servitore del popolo
non un uomo in cerca di fama come te, un buffone, fa ciò di cui c’è bisogno…”
“…e ora c’è bisogno di un
eroe, non vi ho chiesto io di allenarmi, ma sono venuta qui per imparare a
combattere come voi, per avere la vostra forza, il vostro coraggio, e ora se
tento di usarli mi frustate per fermarmi? Voglio dirvi una cosa, sono stanca
delle vostre lezioni, delle vostre prediche, sono stanca di aspettare che voi
mi diciate che sono pronta! Ho ancora i miei conti da saldare, devo trovare una
nuova vita, credevo mi poteste aiutare, ma mi sbagliavo!”la ragazza si girò e a grandi falcate si
diresse verso l’uscita della sala.
“Cassandra! -la ragazza
si fermò- en garde! -si girò e guardò il fauno- scegli l’arma”
Si concentrò ed evocò i
Sai, si diresse verso il maestro e si posizionò di fronte a lui, pronta per
iniziare il duello… un cucchiaio, Phil estrasse un cucchiaio dalla borsa che
aveva a tracolla, si avvicinò alla ragazza: “Ippolita ha invitato tutti i più
spietati signori della guerra in un ricevimento nel suo palazzo, se vuoi
renderti utile puoi unirti a loro come spia!” disse dando un colpo con l’utensile
all’arma della ragazza.
“Credo di non aver capito
bene, maestro!” rispose rialzando l’arma
“Sei piena di ardore
Cassandra e la tua abilità sta aumentando, ma per entrare nel mondo di Ippolita
devo insegnarti qualcosa che va oltre le tue possibilità…”
“A sì, e cosa sarebbe?”
“Charme!” disse il fauno
muovendo con eleganza il cucchiaio.
“Sarebbe a dire?”
“Ahahah… convinci
Ippolita che sei un guerriero e una gentildonna di rango e ti lascerà entrare
nella sua cerchia!”
“Io… una gentildonna… qui
ci vorrà un bel po’ di lavoro!”
Prese un boccata di fumo
e la sputò fuori: “Sì…”
Note:alcuni elementi sono
tratti dal film “La maschera di Zorro”
SALVE A TUTTI!!!! Scusate
per il ritardo ma il V superiore crea molti problemi e quindi non so quando
arriverà un altro capitolo… non preoccupatevi è già in fase di scrittura e
spero che presto sarà completo!!! COMUNQUE AUGURI A TUTTI!!!! SCUSATE ANCORA
PER IL RITARDO E… ENJOY THIS CHAPTER!!!!