Superior, sedici anni dopo

di yori
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il dubbio attanaglia la mente anche del più fervido scienziato ***
Capitolo 2: *** I dubbi e lo stress di chi di affari si intende, ma non si intende di cuore ***
Capitolo 3: *** Il tarlo della vita è il nostro orgoglio ***
Capitolo 4: *** Indovina chi viene a cena? ***
Capitolo 5: *** Echi ***
Capitolo 6: *** Voltare le spalle al passato ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII: Recidivo ***



Capitolo 1
*** Il dubbio attanaglia la mente anche del più fervido scienziato ***


si ricomincia




Ciao a tutti, eccomi con il fantomatico seguito di Superior. Premetto che non bisogna aver letto la storia, o meglio si, anche se racconterò tutto! E renderò chiare tutte le parentele, e i nuovi personaggi!^^  Che dire: buona lettura! Sperò che vi piaccia, non temete non mancheranno i miei fantomatici sguardi al passato, dopotutto è passato molto tempo dall'ultimo capitolo della storia! Cmq sia ho cambiato molte cose, soprattutto le età dei personaggi, di fatti Bra e Trunks hanno solo due anni di differenza! Un bacione a tutti! E grazie per l'attenzione!

Superior - Sedici anni dopo -

IL DUBBIO ATTANAGLIA LA MENTE ANCHE DEL PIU' FERVIDO SCIENZIATO


Quante volte si era rigirata nel letto, quante volte aveva già preso il telefono per veder se l'aveva chiamata. Ma nulla! Nulla di nulla. Erano due giorni che era via per lavoro, con quella nuova segretaria, come si chiamava? Non se lo ricordava davvero. Bulma Brief aveva la tendenza a dimenticare i nomi di chi non le piaceva, perché poi non lo sapeva neppure, era una mossa alquanto stupida, insomma il nemico bisogna conoscerlo per bene, no? Nemico poi, insomma, era una ragazza che lavorava per Vegeta, né più, né meno, una semplice segretaria. Ma tutta quell'aria di crisi che aleggiava in quel periodo non le era di certo d'aiuto. Chichi e Goku, l'eterna coppia, avevano avuto qualche screzio; lei e Vegeta certo li avevano, ma erano fatti così, lo erano sempre stati. Perché ora questa situazione doveva farla impazzire? Dopotutto non era detto che due persone si debbano necessariamente stufare l'una dell'altra. Sbuffò rigirandosi di nuovo tra le lenzuola. Perché non la chiamava? Le sarebbe bastato anche solo un messaggio, un semplice squillo. Invece nulla, le veniva persino da piangere. Odiava piangere, odiava sentirsi così insicura, così persa. Eppure quel dannato dubbio si era infilato nella sua mente, come un tarlo che le sfibrava il cervello e la portava a veder cose che non c'erano. Non era forse vero che Vegeta non aveva mai guardato nessuna a parte lei? Non perché lei fosse poi così speciale, ma semplicemente perché lui non si era mai interessato o perso dietro le gonne delle altre ragazze, o del genere femminile in generale. Una per cui aveva perso la testa c'era, però: la piccola Bra. Sebbene ormai avesse quindici anni, la ragazzina era pur sempre la pupilla agli occhi del suo papi. Bra era nata due anni dopo Trunks, ed era divenuta subito la cocca di papà, non che a Vegeta non importasse nulla del figlio, ma con la piccola aveva un certo feeling. Erano praticamente uguali, soprattutto ora che la ragazzina si trovava ad affrontar quel periodo tanto difficile. Trunks invece era tutt'altro tipo: intelligente, simpatico, forse un po' troppo chiuso in sé stesso. Bulma si stupiva sempre di come i suoi figli somigliassero a lei solo esteriormente, poi per molte cose erano entrambi uguali al padre.
Guardò nuovamente il cellulare. Sbuffò e chiuse gli occhi.
L'immagine di Vegeta avvinghiato a quella malefica segretaria le apparve davanti agli occhi.
Li spalancò di colpo, sollevandosi di scatto. E si disse di nuovo che Vegeta non era il tipo che faceva certe cose. Lui non poteva tradirla con la prima che passava, lui l'amava! Oddio non che l'avesse mai detto, però era sempre stata sicura ... Guardò l'oscurità.
Vegeta non le aveva mai detto che l'amava! Perché non aveva mai pensato fosse un problema?
Ora le sembrava di sì. Perché dopo tutti quegli anni, non si sentiva ancora libero di amarla in santa pace! Chichi le aveva detto di non preoccuparsi, che Vegeta era un tipo che sapeva ciò che voleva e voleva lei. Era pur vero, anche, che  c'era pure Goku con lui. Ma che le importava? Non poteva certo esser un attenuante; senza contare che erano fratelli e quindi in una qualche modo Goku avrebbe tutelato Vegeta in caso di tradimento. Poi quale scusa avrebbe accampato? L'aveva chiamata solo per dirle che era arrivato! Poi più nulla.
Si rigirò di nuovo nel letto fissando l'ora che la sveglia proiettava sul muro: 23:30.
Ma dov'era? Possibile avesse deciso di abbandonarla dopo tutti quegli anni? Possibile non la volesse più!? Si strinse nelle lenzuola. Il cuore le batteva forte. Non era forse un po' grande per sentirsi male per uno stupido motivo? Si girò ancora di lato, cercando un po' di pace.
Poi un rumore alla finestra la fece sussultare. Qualcuno stava forzando il vetro. Bulma cominciò a tremare terrorizzata. Chi era? Un ladro? Proprio quel giorno, e ora cos'avrebbe potuto fare? Non c'era nessuno a parte lei Trunks e Bra. Si rannicchiò e chiuse gli occhi. Avrebbe sicuramente fatto meglio a finger di dormire, sperando che, il malvivente, non si accorgesse del suo cuore che batteva all'impazzata e della paura che le aveva afferrato lo stomaco. La finestra si aprì e Bulma sussultò preoccupata. Sentì dei rumori, qualcuno era davvero entrato, poi ecco che lo sentì poggiarsi sul letto. Trattenne il respiro. Cosa le avrebbero fatto. Sentì un paio di scarpe rantolare sul pavimento, poi il materasso si rialzò. Serrò ancora di più gli occhi, sentì la porta del bagno sbattere. Si voltò, osservando la linea di luce che filtrava dalla porta e lo scroscio dell'acqua cominciar a scendere.
"Vegeta ... "
Disse piano. Poi, si alzò dirigendosi verso la porta del bagno, spalancandola e rimanendo, per un attimo abbagliata dalla luce.
"Dove cavolo eri! Potevi chiamarmi! Potevi farti sentire!"
Disse irrompendo nel bagno e fissandolo mentre si infilava sotto l'acqua calda.
"Mi si è scaricato il telefono!"
Disse chiudendo lo sportello della doccia.
"Perché poi, sei passato dalla finestra!"
Disse Bulma, mentre si spogliava velocemente. Una doccia non le avrebbe fatto di certo male, poi doveva parlare con lui! Vegeta non disse nulla nel vederla entrare, però aveva riconosciuto il suo sguardo, la conosceva bene ormai. Qualcosa non andava.
"Non volevo svegliarti!"
Disse sincero, ma lei lo guardò dritto negli occhi con lo sguardo dubbioso, lui si voltò.
"Com'è la segretaria?"
Disse secca Bulma, non voleva girarci intorno, aveva bisogno di sentirsi dir la verità, aveva bisogno di sentirgli dire perché non l'aveva chiamata! Perché non aveva sentito il bisogno di lei!
"Cosa?!"
Disse lui voltandosi finalmente per guardarla negli occhi.
"Hai capito benissimo! Non ti sei fatto sentire per due giorni, cosa dovrei pensare!?"
Vegeta storse il naso tornando ad insaponarsi il corpo.
"Pensa quello che ti pare! Io non ho fatto nulla. E poi chi sarebbe la segretaria!?"
Bulma si portò le mani sul seno, perché non voleva dirle la verità?
"Quella che lavora con te e che è venuta al meeting!"
"Eravamo solo io e carota! Quindi non dir stronzate!"
Bulma sgranò gli occhi fregandogli la spugna di mano.
"Non mentire!"
Vegeta riprese la spugna e Bulma scivolò, poggiando il piede su del sapone liquido che era caduto sul piatto doccia e cadde sulla ceramica con un tonfo.
"Non sto mentendo, non me ne frega di quella donna, non me la ricordo neppure! E piantala di farmi storie inutili! Non voglio esser accusato di cose che NON ho fatto!"
Disse secco dandole le spalle. Bulma si poggiò alla parete, lasciando che l'acqua scivolasse sul suo corpo insieme al sapone e alle sue lacrime. Lo sentiva così distante, si sentiva così stanca.
Perché Vegeta era così freddo. Non l'amava, non l'aveva mai amata.
"Potevi chiamarmi! Potevi farti sentire!"
Vegeta la prese per il braccio sollevandola e schiacciandola contro le piastrelle fredde.
"Parli sempre troppo!"
Disse catturando le sue labbra e premendo il suo petto muscoloso contro il suo corpo, la sorresse con le sue braccia, aveva una tremenda voglia di lei. Due giorni erano bastati per fargliela mancare, e ora lei se ne veniva fuori con simili insinuazioni. Ancora non aveva capito che a lui non importava nulla delle altre. Eppure Bulma aveva questa malsana convinzione che dopo molto tempo tra due persone non potesse esserci più amore. Stronzate! Loro erano loro, non erano gli altri, non erano lo stupido Carota e la sua stupida moglie. Erano sempre Bulma e Vegeta, come una volta. Non si dice forse che le coppie stanno insieme per tutta una vita solo in due casi?
Il primo era un amore spirituale e platonico, mentale insomma, ci si ama senza sfiorarsi mantenendo quell'alone di magia; il secondo, invece, tutt'altra storia! Accade quando due persone si desiderano ardentemente litigando spesso, per mantener vivo il rapporto, quando, quindi, hanno un'ottima intensa intesa sessuale. E loro, di certo, rientravano in questo secondo campo!
Perché Bulma non lo capiva? Aveva bisogno di sentirsi dire che la amava, ma non era poi ovvio!?
Avevano due splendidi figli, avevano una bella vita insieme.
"Ti amo Vegeta, non mi puoi tradire!"
Gli disse lei stringendosi con le gambe alla sua vita. Lui la baciò soltanto, stringendola tra le braccia.
"Sposiamoci Vegeta!"
Disse ad un soffio dalle sue labbra e carezzandogli i capelli scuri. Lui la guardò sorpreso, mollandola e spegnendo l'acqua. Si sentiva di colpo un terribile nodo alla gola, un cappio.
Non poteva andar bene così! Uscì dalla doccia lasciandola sola.
"Ve ... Vegeta ..."
Disse Bulma sorpresa infilandosi l'accappatoio.
"Non sono tipo per queste cose. Dovresti saperlo."
Disse secco lui, senza guardarla e andando verso la stanza. Bulma poggiò la testa contro la parete. Cos'avrebbe dovuto pensare? Decisamente non l'amava più.

La musica era alta, gli stava trapanando la testa. Chiuse il fumetto che stava leggendo. Si poggiò sulla sedia sfilandosi gli occhiali neri e poggiandoli sulla scrivania. Non aveva proprio voglia di studiare quella sera. In realtà non aveva voglia di far nulla. Vedeva sua madre preoccupata, e non poteva far altro che sentirsi vicino a lei. Spense il lettore Mp3, e posò il prezioso volumetto a colori che aveva appena finito di legger con avidità. Chiuse le la finestra che aveva lasciato parzialmente socchiusa e spense il cellulare, benché la casella dei messaggi lampeggiasse, aveva ricevuto un nuovo messaggio. Non aveva voglia di parlar con nessuno, e non era nemmeno interessato. L'unica cosa che gli premeva davvero era passar quel dannato compito di trigonometria. Non che fosse un problema per lui, ma aveva una tremenda voglia di prender tutti bei voti, di sentirsi il migliore. Perché? Boh, non c'era un motivo preciso, ma si sentiva superiore agli altri e voleva dannatamente dimostrarlo a tutti, soprattutto a suo padre, il quale vedeva solo Bra.
Bra di qui, Bra di là. Bra non far questo, Bra sei brava!
A lui mai che fosse data tutta quell'attenzione. Si buttò sul letto fissando il soffitto. Odiava sentirsi in competizione con Bra, ma di fatto lo era sempre stato. Suo padre, sua madre, poi beh, anche suo nonno, erano tutti presi dalla ragazzina! Lui sempre in secondo piano per chiunque.
Bra a scuola faceva la rappresentante, Bra era carina, Bra era intelligente, Bra era la più brava al Dojo, lui invece ... Lui non si impegnava. Era bravo a scuola certo, ma di seguir le orme di suo padre ancora non ci aveva pensato. E aveva già diciassette anni! Perché non poteva solo far quello che voleva? Sì, era decisamente stupido il suo discorso, ma i suoi genitori erano così ridondanti che lui doveva per forza seguir le loro orme. Oh, certo, poteva perfino scegliere: l'azienda del padre, o quella della madre? Ma se lui semplicemente avrebbe voluto far altro? Goten lo prendeva sempre in giro e gli diceva che era davvero stupido pensar una cosa del genere, lui almeno aveva delle possibilità! Goten non ne aveva affatto. Certo suo padre aveva il Dojo, con suo nonno, ma non aveva nulla a che fare con l'impero Prince. L'azienda Prince in parte apparteneva anche allo zio Goku, ma aveva scelto di gestire quella di suo padre, Bardack ne era rimasto contento, la zia Chichi un po' meno! Aveva sacrificato una vita dietro i suoi figli e si ritrovava sempre con le pezze al culo!
Insomma Trunks non voleva esser sua madre o suo padre, voleva solo esser Trunks!
Ma la cosa sembrava impossibile. Voleva sentirsi libero di scegliere, ma erano tutti impegnati ad occuparsi di loro stessi, per pensare a lui. Beh, avrebbe fatto lo stesso: per Trunks, d'ora in poi, ci sarebbe stato solo Trunks!

Si guardò allo specchio lisciandosi i lunghi capelli neri, per legarli poi in una lunga coda.
Avrebbe cambiato l'ennesima scuola, quanto era rimasta alla città dell'Est? Tre mesi? Quattro? Forse era già durata troppo. Suo padre si lamentava spesso che lei non riuscisse ad aver degli amici, come diavolo poteva fare? Non aveva neppure il tempo per farseli! Ma questa volta sarebbe stato diverso, questa volta avrebbe fatto le cose a suo modo.
Si infilò sotto le coperte, era pronta per iniziare, di nuovo


 

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Capitolo 2
*** I dubbi e lo stress di chi di affari si intende, ma non si intende di cuore ***


I dubbi e lo stress ...




I DUBBI E LO STRESS DI CHI DI AFFARI SI INTENDE, MA NON SI INTENDE DI CUORE


Mentre sfogliava le pratiche, che aveva sulla scrivania, si ritrovò a pensare a quanto successo la sera precedente, a quello che era accaduto in quella camera d'albergo. Ne era rimasto sconvolto e stupito, ma d'altra parte doveva affrontare la realtà. Che scelta avrebbe intrapreso? Quale strada avrebbe mai potuto scegliere? La prima via era certo quella del menefreghismo, farsi scorrere tutto addosso, far scivolare via il fatto e lasciarlo annegare senza tendergli la sua mano; nella seconda ipotesi avrebbe potuto mantenere le distante, ma occupandosene ugualmente, insomma, avrebbe potuto tenere il piede in due scarpe, dopotutto se lo poteva anche permettere; ma l'idea di una terza ipotesi premeva nel suo cervello: una nuova unione! Beh, non che fosse una cattiva idea, ma aveva in mente così tante cose, che forse non l'avrebbe fatto solo per orgoglio, solo per non sfigurare. Cosa ne sarebbe stato della sua meravigliosa reputazione?
"Signor Prince, le ho preparato i conti che mi aveva chiesto."
Zangya, la nuova segretaria di Vegeta era entrata nel suo ufficio in quel momento. Si guardò intorno,  quella stanza diceva molto del suo proprietario: piena e vuota nello stesso tempo, così scarna e fredda, anche se in alcuni tratti lasciava trasparire un pizzico di fuoco. La cosa che lo sconvolgeva ogni volta che entrava, ed era, nei fatti, accaduto solo quattro volte da quando lavorava lì, era la foto che ritraeva i suoi figli. Un'immagine posta sulla mensola che sembrava quasi poggiata lì a caso, ma che in realtà sembrava spiccare su tutto. Non aveva molte informazioni su di lui, quello che però sapeva era che: ne era terribilmente affascinata e lui non era di certo sposato, non portava la fede al dito. I figli potevano esser di una qualsiasi donna con la quale aveva avuto una storia, un uomo come lui doveva averne a bizzeffe.
"Mi sembra di averti già detto di bussare prima di entrare! Non è difficile da capire."
Zangya annuì, evidentemente era nervoso, forse lo era sempre, poiché aveva questo modo di parlare ogni volta che si rivolgeva a lei, e questo aumentava il suo fascino a dismisura.
"Mi scusi, Signor Prince."
Poggiò le carte sulla scrivania, continuando a fissarlo.
"Ha bisogno di qualcos'altro?"
"No."
"Allora ... Io vado, se dovesse voler qualcosa, non esiti a chiamarmi."
E gli sorrise, ma Vegeta non la degnò di uno sguardo. Troppe cose per la sua testa, i conti e tutto il resto. Poi, ci si metteva pure Bulma, con le sue paturnie.
Vegeta aveva decisamente bisogno di una vacanza.


Vegeta, Vegeta, Vegeta, Vegeta.
Solo lui nella sua testa, solo lui le permeava il corpo con la sua assillante presenza. Non che ci fosse, chiaro, ma era costantemente presente nella sua mente, come fosse un baco, che le mandava in tilt, immancabilmente, tutte le sue funzioni. Vegeta era sempre il suo Vegeta, dopotutto, oppure in quel periodo, forse era un po' cambiato. Si dimostrava sempre molto schivo, ma quello lo era sempre stato, ma diamine quella sera, dopo ben due giorni di astinenza non l'aveva neppure sfiorata. Che gli fosse successo qualcosa? Che quella strega bionda, nonostante il suo negare, l'avesse davvero sedotto? Vegeta che si faceva sedurre era una cosa alquanto surreale e improbabile, da quando lo conosceva non era mai accaduto, ma le persone posso poi cambiare, le persone possono sempre essere soggette a mutazioni. Oppure semplicemente si era innamorato di qualcuna che non fosse lei e per rispetto non l'aveva toccata. Quanta voglia aveva di dirgliene quattro, di farlo parlare, ma era sempre tutto così difficile con Vegeta.

"Signora Brief, allora, che gliene pare del progetto?"
Kamuy davanti a lei le mostrava insistentemente i fogli sui quali era disegnato un nuovo prototipo di motore. Bulma buttò l'occhio sui disegni e si morse le labbra. Gli occhi di tutti i presenti, in giacca e cravatta, erano puntati su di lei, l'unica donna della sala e l'unica che potesse stender il giudizio finale. Peccato che questa volta non avesse nulla da dire: non aveva sentito niente di quello che era stato detto!
"Ehm ... "
La gola le si era seccata e una vampata di aria calda colpì il suo corpo. Che razza di figura avrebbe fatto, anche con i nuovi acquirenti! Cercò di mantenere la calma, e far fede al suo proverbiale sangue freddo. Si sollevò.
"Mi vogliate scusare, Signori, ma ho bisogno di consultarmi con il mio assistente prima di darvi una risposta definitiva. Il progetto è buono, ma sono solita portar a termine tutto con scrupolo e avrei bisogno ancora di qualche accertamento."
Disse seria alzandosi e andando dritta nel suo studio, con al seguito Kamuy, il giovane ragazzo che la seguiva da un anno. Bulma lo riteneva intelligente, anche se il suo desiderio più grande era avere Trunks al suo fianco.
"Signora Brief, va tutto bene?"
Chiese il ragazzo, la donna, avvolta nel suo tailleur amaranto, affondò nella sedia girevole, guardando fuori dalla ampia vetrata della Capsule Corporation.  
"Sì."
Era poco convinta, in realtà era stufa di quel ritmo frenetico, aveva solo voglia di andare a casa, cucinar qualcosa per Vegeta e far l'amore con lui. Si alzò di scatto.
"Kamuy, fai sapere di là che la riunione è rimandata."
"Ma come Signora Brief."
"Niente ma! Ho bisogno di staccare, quindi me ne vado."
Prese la sua borsa e prima che potessero dirle alcun ché sparì dal grosso edificio giallo.

Controllò l'orologio e per l'ennesima volta maledì la sveglia. Perché non si era svegliata per tempo, perché doveva esser sempre così sbadatamente stupida. Bra Prince era una vera frana in tutto quello che faceva, e si era pure candidata a rappresentante d'istituto.
"Bene Bra, se continui così non ti voterà nessuno!"
Si disse, mentre l'autista di casa Prince/Brief l'accompagnava al liceo. Suo fratello probabilmente era già arrivato e sarebbe di certo rimasto lì a guardarla sbagliare! Era errato pensar quello di Trunks, ma ogni tanto aveva questa tendenza alla perfezione che la faceva imbestialire. Perché poi si doveva sentire in competizione con lei, quando lei pendeva solo dalle sue labbra e se faceva il tutto per il meglio era solo per somigliargli. Forse, era anche vero che si somigliavano un po' troppo. Finalmente dopo un tempo interminabile era arrivata a destinazione e, dopo aver salutato Oscar, l'autista, corse all'interno della scuola. Era ancora in tempo e la campanella stava per suonare proprio in quel momento, corse a perdifiato su per le scale fino ad arrivare alla sua aula. Il professor Jirobai era già all'interno. "Dannazione!"
Imprecò la ragazza ricomponendosi e facendo il suo regale ingresso.
"Signorina Prince, è un piacere averla tra di noi."
Bra lo guardò ghignando.
"Non sono poi così in ritardo professore, credo di non aver interrotto la sua lezione, poiché non l'aveva ancora cominciata."
"Si sieda Prince, e non faccia il suo solito monologo sulle sue ragioni, che non ne ho affatto voglia! Poi ho una bella sorpresa per lei: una verifica!"
Si alzò un vociare sommesso da tutta la classe.
"Lei non può farlo."
"Se ha seguito le mie lezioni non dovrebbe aver alcun problema!"
Bra si sedette a malincuore al suo banco, Marron le sorrise.
"Che palle! Io non aveva voglia."
Disse Bra lamentandosi con l'amica di sempre, con Marron si erano subito trovate, anche se non avevano molto in comune. Marron era decisamente una ragazza femminile, Bra tutto l'opposto. Forse una cosa amavano profondamente entrambe: Trunks. In maniera diversa, ma pur sempre di profondo affetto si trattava. La bionda aveva un bigliettino tra le mani e glielo passò velocemente, mentre il professore distribuiva i fogli.

Trunks si è candidato alla rappresentanza d'istituto! Sono rimasta molto stupita. Non lo sapevo!

Bra storse il naso: non lo sapeva neppure lei! Perché Trunks lo aveva fatto? Sapeva bene che anche lei era uno dei candidati. Che volesse farle la guerra. Continuò poi la sua lettura.

p.s. Il biondo della terza C vuole uscire con te!

A quel punto Bra accartocciò il biglietto, rivolgendo un NO categorico all'amica. A lei i maschi non interessavano affatto. Non per ora almeno, non aveva trovato ancora quello ideale, il principe azzurro. Insomma, il modello c'era, il suo papà, doveva solo trovarne una copia esatta.
Lesse la verifica e cominciò a compilare il compito.
Chissà perché Trunks si era messo contro di lei ...

Zangya questa volta bussò alla porta e dopo che le fu dato il consenso entrò nello studio, per trovarlo di nuovo lì, concentrato nella sua lettura.
"Le ho portato il pranzo, Signor Prince."
Senza dir una parola lasciò che la ragazza si avvicinasse, posando sul suo tavolo il sacchetto con il cibo. Sapeva ormai i suoi gusti, l'aveva studiato bene.
"Non si prende mai una pausa, Signor Prince?"
Vegeta sollevò lo sguardo su di lei.
"No."
"Dovrebbe, fa male esser troppo concentrati."
"Non le ho chiesto un parere."
Zangya spostò la sedia e si sedette di fronte a lui, Vegeta perseverò nella sua lettura.
"Dovrebbe andare ad allenarsi, scaricare un po' il fisico, sviscerare la tensione. Sa', anche io ho una grande passione per le arti marziali, mi sono sempre allenata."
Vegeta finalmente sollevò lo sguardo su di lei.
"Io non sono teso."
"Oh, lo dicevo anche io, Signor Prince, ma alle volte fa bene scaricarsi un po', soprattutto quando non ci si rende conto di esser tesi come delle corde di violino, proprio come lei."
La bionda scartò il panino e le patatine contenute nel sacchetto porgendogliele.
"Questo è anche il mio panino preferito."
Sorrise all'uomo che la guardava inarcando il sopracciglio.
"Non mi interessa quello che piace a lei, signorina-non-so-come-si-chiama. Le ricordo che è qui per lavorare non per blaterare."
La ragazza sbatté i suoi grandi occhioni suadente.
"Penso che abbiamo molte cose in comune, Signor Prince."
E si avviò verso la porta, quando venne investita da una furia azzurra che capitolò nello studio facendola cadere a terra, tanto era stata l'irruenza con la quale si era presentata.
Gli occhi azzurri della donna si fissarono prepotenti su di lei. Zangya la fissò perplessa, ricordava di averla vista da qualche parte, ma non ricordava dove. Dopo averla scrutata per bene, Bulma, passò il suo sguardo su Vegeta, che la guardava come magnetizzato da lei.
"Che ci fai qui!"
Chiese severo, rassettando la scrivania e adagiando i fogli in un'unica pila ordinata.
Zangya uscì dalla studio salutando civettuola il capo, con un gesto della mano. Quella doveva esser una compagna di turno del signor Prince, se n'erano sentite di ogni tipo sul suo conto e quella poteva anche esser una di quelle che si portava a letto, o forse era la madre dei suoi figli. Di sicuro non era nessuno di importante, data la freddezza con cui lui l'aveva accolta. Si allontanò dalla porta. Pian piano avrebbe conquistato quell'uomo fascinoso, Zangya non manca mai la preda!
"Perché era qui dentro?"
Bulma dal canto suo era furiosa. Era andata da lui con le migliori intenzioni, ma evidentemente doveva cominciar a pensare veramente male.
"Bulma, sono stufo di queste tue insinuazioni. I casi sono due: o mi credi, o no! Diversamente non so che dirti fai un po' quello che ti pare."
Le lacrime puntavano sui suoi occhi azzurri, prese il contenitore del pranzo, che aveva tra le mani, e glielo lanciò addosso. Voleva pranzar con lui, ma la vista di quella cosa aveva fomentato i suoi dubbi e la sua gelosia. E poi lei ... come lo guardava! Possibile Vegeta non si rendesse conto?
"Se la decisione sta a me, allora ... non so se ti voglio ancora!"
Vegeta raccolse il pranzo che lei gli aveva portato, fissandola intensamente.
Dopo tutti quegli anni poteva davvero finir così la loro storia?
Bulma sembrava convinta, ora stava a lui scegliere...



Mi scuso per l'abominevole ritardo e spero che avrete pazienza con questa storia, che non avrà molti capitoli, ma che spero sia ugualmente intensa, anche se so già che i tempi saranno lunghi -__- Sigh... Spero che vi piaccia!!!^^  
Ringrazio: Cicacica, BulmaMiky, Enris, Luna_07, Maia74 per aver recensito e : BulmaMiky, Cicacica, Flyvy, Luna_07, Maia74, Pinklink per averla messa tra le seguite!^^
UN GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE LEGGONO!!!!!!!

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Capitolo 3
*** Il tarlo della vita è il nostro orgoglio ***


I dubbi e lo stress ...




Il TARLO DELLA VITA E' IL NOSTRO ORGOGLIO*



Avrebbe voluto che tutto scorresse alla perfezione, che ogni cosa fosse sempre perfetta,
ma nella vita non è mai tutto così, non è mai tutto scontato, non è mai tutto perfetto.
Amava Vegeta l'aveva sempre amato da impazzire, anche se a volte l'aveva fatta disperare.
Ma avevano troppe cose in comune: la loro vita, il loro amore, i loro figli ...


Armato di tutta la sua voglia di riscatto aveva quella mattina presentato la sua candidatura per la rappresentanza d'istituto. Non che fosse una gran mossa, non che Trunks pensasse di compier una rivoluzione, ma voleva sentirsi diverso e un po' più importante.
"Ragazzi tutti al vostro posto."
Disse la professoressa, prendendo posto alla cattedra.
"C'è una nuova studentessa, entra pure." Fece segno verso la porta e una ragazza mora fece il suo ingresso."Mi raccomando comportatevi bene e accoglietela come si deve."
La sua voce era atona, e la ragazza prese posto poco dietro Trunks, che l'osservò con la coda dell'occhio. Beh, una nuova studentessa poteva esser certo una cosa molto interessante, soprattutto per uno come lui che aveva voglia di ricominciare. E qualcuno di nuovo faceva giusto al caso suo.

Perché dovevano distruggere tutto quello che avevano costruito con cura mattone dopo mattone, perché la loro vita non poteva proceder con decisione e senza titubanze?
Perché quella situazione di insicurezza le logorava l'anima.
Forse perché ad un certo punto si avverte la voglia di cambiare?

"Ciao, io sono Trunks, e tu sei?"
"Non hai sentito la presentazione? Sono una nuova ragazza!"
Trunks sorrise, era abituato a quel genere di risposta. Insomma suo padre e sua sorella avevano sempre a portata di mano quel genere di frasi e quasi era contento di sentir pronunciare un simile periodo! Identificava a pieno la personalità della ragazza che aveva dinnanzi.
"Sì, certo ho sentito, ma non credo di aver capito il tuo nome, sai sono un po' sordo."
Anch'ella sorrise, poggiando la penna sul banco, dopotutto non poteva dimostrarsi diffidente nei confronti di quel ragazzo sembrava un tipo gentile, ma anche con del carattere, uno deciso che sa cosa vuole e come ottenerlo. Non si era allontanato alle sue parole sgarbate, ma era rimasto lì e le aveva persino sorriso. Non ne capiva il motivo, ma decisamente era un ragazzo che le piaceva a pelle. Si era prefissata un nuovo obbiettivo questa volta e dopo mille trasferimenti voleva aver degli amici, poteva, per una volta, scostare un po' la corazza e far posto a qualcun altro.
"Mi chiamo: Vania."

O forse e solo una questione di non riuscir a dimostrare i propri sentimenti,
 le proprie ragioni ed esser così fraintesi....


Le diede un bacio sulla guancia e sorrise alla sua bella mogliettina, bionda e sempre meravigliosa, ai suoi occhi innamorati. Ancora dopo tanti anni la guardava con passione e si stupiva ogni volta del come e il perché l'aveva scelto fra tanti. Cos'aveva di speciale lui? Ma dopotutto erano anni che stavano insieme, avevano anche una figlia meravigliosa e una bellissima vita.
Diciotto aprì gli occhi e sorrise al compagno.
"Buongiorno amore!"
Esclamò l'uomo e lei sorrise, come sempre, imbarazzata.
"Ciao."
"Come ti senti oggi?"
La donna tossì, aveva preso una bella influenza, anche se ormai il peggio era passato e si sentiva un po' meglio.
"Pensavo a mio fratello... "
Diciotto si sistemò nel letto, mentre il compagno le sistemava il ciscino dietro la schiena.
"Crilin sto bene, non sono invalida! Sei davvero esagerato."
Sapeva com'era fatta: fredda e glaciale, ma sapeva anche che, sorvolando i suoi brontolii continui, Diciotto amava esser coccolata. Forse perché nella sua vita non le era mai capitato di esserlo, forse perché lo amava davvero tanto. Crilin le sorrise.
"Perché tuo fratello? Sono anni che non lo vedi."
"Già appunto. Non so perché, ma ho continuato a pensare a lui in questi giorni. Mi piacerebbe sapere ciò che fa, dov'è finito. Si è comportato male in passato, ma ... è sempre mio fratello."
Crilin prese la giacca e se l'infilò.
"Allora farò delle ricerche! Vado amore a più tardi!"

Orgoglio.
Forse era solo quello. Vegeta non riusciva a levarselo di dosso e lei forse non riusciva ad accantonarlo nello stesso medesimo modo.


"Trunks, ma sei impazzito?"
Una furia azzurra l'aveva raggiunto durante l'intervallo. E Trunks aveva dovuto abbandonare i suoi piani, quel giorno non avrebbe conosciuto affatto la ragazza nuova, se non il suo nome e poco altro.
"Perché ti sei candidato?"
"Non sapevo fosse vietato, Bra!"
Bra sbuffò e incrociò le braccia al petto.
"Sei mio fratello, sapevi che mi sarei candidata, perché ti sei messo contro di me?"
"Bra non è una questione di mettersi contro di te, è una questione di cosa voglio fare io, o cosa voglio dire io!"
La ragazza storse il naso, suo fratello che diceva quelle cose? Gli toccò la fronte.
"Ma sei malato, Trunks?"
Questa volta fu lui a storcer il naso e girarsi dall'altro lato.
"Se la metti così: vedrò di vincere a tutti i costi! Non sono malato, voglio far una cosa e la faccio, non ci sono altri motivi!"
Bra era davvero stupita. Suo fratello era sempre stato dedito alla scuola a diventare l'erede di due grandi aziende. Perché ora tentava l'unica cosa che spettava a lei: la gloria scolastica dell'esser qualcuno almeno lì! Proprio non lo capiva.
"Che presuntuoso!"
Disse, andandosene sbattendo la porta. Trunks rimase un attimo inebetito, suo sorella andava sempre interpretata e spesso diceva cose che sembravano non significar nulla, ma che in realtà erano solo il finale di un lungo ragionamento.
"Tsk!"
Esclamò soltanto, mentre la campanella suonava annunciando che le lezioni sarebbero riprese all'istante. Riprese posto al suo banco, non capiva davvero perché Bra dovesse farla così lunga, non si voleva metter contro di lei, ma se la pensava così glielo avrebbe lasciato pensare. Non era di certo carino da parte sua creder che lui fosse una persona così meschina. A questo punto non gli restava che farglielo creder davvero!

La vita a volte ti riserva delle sorprese e quello che tu pensavi perfetto in realtà era solo
un bell'abito con tante toppe. Ma era così anche per loro?


Mentre le lacrime scorrevano lungo il suo viso, ascoltava a tutto volume, quella dannata canzone che la radio trasmetteva. Un groppo alla gola le impediva quasi di respirare, tanto che sentiva che non sarebbe riuscita a trattenere i singhiozzi ancora a lungo. Che le importava poi? Era sola poteva anche disperarsi, gridare e svuotare il suo corpo di tutte quelle dannate angosce. Vegeta la tradiva? Vegeta non la voleva più? Perché non le parlava?
"Sono stufo di questi sospetti! Credi un po' quello che ti pare. Dio mio, sembra quasi tu non mi conosca affatto. Con chi hai vissuto fino ad ora? Bulma scendi dalle nuvole, sai come sono fatto, sai già qual è la verità!"
E lei se n'era andata, aveva sbattuto la porta ed era scappata da lui. Perché lei davvero non sapeva a cosa credere e lui non faceva un minimo sforzo per riprendersela. Perché? Perché lui era così, perché era fatto in quel modo, ma lei ... lei aveva un terribile bisogno di sentirselo addosso, di sentirlo suo. Vegeta era sempre Vegeta, era un uomo misterioso, un uomo che era cambiato con il tempo, ma che aveva sempre conservato la sua riservatezza e freddezza. E lei lo aveva sempre amato anche per questo, ma ora che avevano tutto: una famiglia, dei figli meravigliosi, sentiva che il suo amore stava svanendo.
"Perché non mi dici solo che mi ami?"
Domandò all'aria fredda dell'abitacolo, asciugandosi le lacrime.
 
Forse era così forse era la fine...


"Signor Prince c'è una visita per lei."
Zangya guardò la mora davanti a sé, capelli corti, occhi neri. Una donna seria e austera, doveva esser un'altra delle donne del suo capo. Le sorrise.
"Il signor Prince l'aspetta."
La donna annuì entrando titubante nello studio.
"Che ci fai qui?"
Chiese lui in tono serio. Perché doveva accader tutto in quella dannata giornata, perché non lo lasciavano in pace. Voleva solo riflettere.
"Vegeta ... volevo solo dirti di dimenticar quanto successo l'altra sera. Ti chiedo di non pensarci e di lasciar perdere."
Vegeta la guardò negli occhi, maledicendola, perché non lo lasciavano in pace?
Perché erano tutti lì a rompergli le scatole?
"Non credo di non poterci pensare, Chichi."
E la donna abbassò lo sguardo sentendosi tremendamente stupida per la seconda volta in poco tempo.

O forse era solo il momento di mutare qualcosa.






Allora ho fatto un grave erroreeeee... Marron in questa storia ha l'età di Bra, mentre in Superior la presentavo come coetanea di Trunks! Cambierò la prima parte perché mi sembra più giusto farla coetanea di Bra! Altra cosa.... ecco per chi leggesse anche Sangue Blu: Vania è presente anche lì come personaggio, ma diciamo che sarà un po' diversa per certe cose, che ovviamente non svelo, ma non caratterialmente! Cmq vi racconterò tutto pian piano!^^ Sono ancora nella parte iniziale dove sto presentando la situazione e basta e ... diciamo che mancano ancora un po' di personaggiii!!
Grazie a chi legge e chi segue!
Ringrazio: BulmaMiky, Cicacica, Enris, Fashionelle09, Flyvy, Luna_07, Maya74, Ninaely, Pinklink per aver messo la storia tra le seguite!^^
Francescald1990 per averla inserita tra le preferite!
Vi ringrazio davvero di cuore, mi fa piacere leggiate le mie folli follie!!!!!!
Un bacione alla prossima che, tempo permettendo, spero avvenga al più presto!

* Tratto dalla canzone Mondo di Cesare Cremonini, mi ha sempre colpito molto questa frase.

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Capitolo 4
*** Indovina chi viene a cena? ***


I dubbi e lo stress ...




INDOVINA CHI VIENE A CENA?



Quante volte l'aveva baciata in tutti quei lunghi anni d'amore e passione, di comprensione.
Tutto era mutato, la loro storia si era evoluta da quell'infantile cotta giovanile,
dettata inizialmente più dal bisogno che dall'amore.
E l'amava ancora e ancora, anche se continuava imperterrito
su quella strada che da solo si era costruito.
Rancore e odio si erano dissipati, ma celavano ancora un'ombra maligna
sul suo animo ormai in pace.


Una cena in famiglia era forse la cosa più normale esistesse, ed invece quel giorno Bulma proprio non ne voleva sapere né di cenare, né della sua famiglia. Per questo aveva deciso di chiamare Trunks, di chiamare Bra e di spedirli entrambi dai nonni. Sua madre e suo padre non erano in città, ma il padre di Vegeta e Nira sì. I ragazzi avrebbero passato una bella serata dai nonni e lei avrebbe potuto riflettere da sola. Si sdraiò sul divano, accese la luce della lampada al suo fianco, si sfilò le decolté lasciandole cadere a terra. Sospirò,. non sapeva neppure se aveva voglia di parlar con Vegeta, oppure di guardarlo e basta per capire bene. Era andato a letto con qualcuna non fosse lei? Si era invaghito di qualche donna? Sì, ma chi poteva essere? La segretaria era carina, ma non decisamente il tipo di Vegeta. Insomma, in tutti quegli anni in cui erano stati insieme, la donna giusta per lui era ... dannazione era proprio lei, Bulma! Non poteva esserci nessun altra, non poteva aver guardato nessuna che fosse minimamente paragonabile a lei. Eppure c'era qualcosa in lui di diverso, ma cosa? L'amore non dura per sempre. Si asciugò le lacrime, sporcando il golfino bianco con il mascara e la matita. Perché non poteva durare per sempre l'amore? Chi aveva deciso poi che non era così? Nelle favole i personaggi si amavano per sempre, perché per loro doveva esser diverso. Forse perché si erano conosciuti troppo presto, forse perché erano senza esperienza se non quella che avevano acquisito insieme. Non era forse bello così? Cosa mancava a Vegeta, nulla! Avevano avuto un sacco di bei momenti, due bei figli.
"Che stai facendo? Dove sono Trunks e Bra?"
L'aveva colta alla sprovvista e si era alzata di scatto, per guardarlo negli occhi. Si era sfilato la giacca e l'aveva poggiata sulla poltrona sedendosi poi al suo fianco sul divano. Bulma sospirò forse la sua tattica aveva funzionato, forse Vegeta aveva capito e voleva parlarle. Lui si chinò su di lei, baciandola sulle labbra, sbottonandole il golfino. Bulma si lasciò trasportare da quel magnete che li univa dal principio. Le sue carezze, i suoi baci, la sua mano che percorreva con sapienza il suo corpo. Poi d'improvviso ritornò in sé. "V... Vegeta ..." Sussurrò piano, per paura di rompere l'incanto, per paura di perderlo di nuovo, ma doveva parlare con lui. Fare sesso, non avrebbe di certo sistemato i loro problemi. "Vegeta, aspetta ..." E lui finalmente si staccò guardandola dritto in quelle iridi chiare, le uniche sapessero comprenderlo, sapessero leggergli dentro. O, forse ... no.
"Dobbiamo parlare di molte cose. Io non posso viver nel dubbio io ..."
"Frena. Quale dubbio? Quali cose? Non ho fatto nulla mi sembrava di aver già chiarito questo punto. Bulma non ho fatto nulla."
"Io sento le cose in maniera differente, non ti riconosco più. Non capisco cosa ti è successo e tu non mi parli."
"Non sono mai stato uno di grandi parole." Si era sollevato staccandosi da lei.
"Sì, lo so. Ma ... non ti capisco più."
"Ti sei rinchiusa nelle tue paure. Ecco tutto, e non vedi più la verità."
"Non è così. Io vedo la verità che tu mi mostri: sei distaccato, mi nascondi qualcosa! Ecco la verità!" Vegeta si sollevò guardandola di sbieco.
"Sei una stupida! Io sono come sempre. Non è cambiato nulla."
"Non mi hai mai detto che mi ami." Vegeta prese a calci le scarpe rosse della donna.
"Mi sembra un dettaglio irrilevante, Bulma. Cosa siamo ragazzini? Dio mio, non sei cresciuta nemmeno un po', ecco il tuo problema! Sei immatura e non vedi più in là del tuo naso."
"E' una semplice parola, non mi sembra di chiederti molto." Il silenzio calò nella stanza, la tensione era percepibile nell'aria.
"Chiediti perché non lo dico. Forse, non l'ho mai provato!" E sebbene le parole si spensero all'istante il cuore di Bulma si frantumò in mille pezzi, e mentre cercava di raccogliere i suoi cocci e ripetersi che non aveva perso tempo con lui , Vegeta rimase immobile guardandola, mentre raccoglieva i suoi vestiti e fuggiva velocemente dalla sua casa. Non aveva neppure avuto la forza di fermarla tanto era rimasto scosso dalla sua crudeltà. 


L'amore non è mai facile, ma spesso siamo noi stessi a complicarlo.
Esso vive ugualmente, prescinde il nostro volere.
E a volte le persone rispondono solo come gli è stato imposto dal proprio carattere.
Quello che Vegeta si portava dentro, quello che provava lui lo sapeva bene.
Amava Bulma, l'amava così tanto che aveva paura,
che si sentiva fragile nel pronunciare quelle semplici parole.
Aveva sempre pensato che lei avrebbe potuto sentirle, ugualmente,
anche se non pronunciate ad alta voce.

"Ragazzi, ma cosa sono queste facce scure?"
Nira guardava i suoi nipoti, avevano entrambi lo sguardo truce, alla Vegeta, e non si rivolgevano la parola.
"Fa così schifo la cena?" Continuò imperterrita senza ricever risposta alcuna, eppure era abituata a un individuo con lo stesso preciso atteggiamento.
"Cos'è successo?" Finalmente nonno Vegeta era intervenuto. Conosceva meglio di chiunque altro quello sguardo, quel modo corrucciato di guardare l'obbiettivo e i suoi nipoti si osservavano esattamente in quel modo, come faceva Varza, come faceva suo figlio Vegeta.
"Io non capisco perché Trunks si sia messo contro di me!" Il ragazzo sbuffò posando la forchetta malamente nel piatto.
"No, ti sbagli! Io non mi sono messo contro di te! Finiscila, sei proprio una bambinetta infantile!" Bra era furente, si poteva persino veder il fumo uscirle dalle orecchie.
"Non sono una bambinetta! Non sono una stupida! E tu, mi stai mettendo i bastoni tra le ruote!"
"Ok. BASTA! Piantatela entrambi, siete infantili tutti e due. Cos'è successo?"
"Niente!" Risposero ambedue al nonno, guardandosi in cagnesco.
"Beh, è Bra che si è risentita solo perché io mi sono candidato come rappresentante d'istituto! Non vedo il problema. Vuoi esser importante solo tu?"
"No, carino, il problema qui è che tu vuoi mettermi i piedi in testa e sentirti migliore di me! Ma non lo sei. Non sei altro che uno stupido sfigato!" Bra aveva alzato un po' troppo la voce e si era fatta prendere dal momento, non voleva certo dire quelle cose, non le pensava neppure!
"Bene, se è questo che pensi di me, allora vai al diavolo bambolina! Questo è quello che pensano i miei compagni di te! Io penso solo tu sia un pallone gonfiato!" Trunks uscì dalla stanza prendendo il giaccone.
"Trunks dove vai?" Nira l'aveva raggiunto, per fermarlo. "Non sei stato carino con tua sorella ..."
"Beh, lei non lo è stata con me."
"Si ma ora dove vai? Per favore torna di là, chiarite, siate fratelli."
"Vado da Goten. Non sono in vena di conversazioni. I legami di sangue non vincolano le persone. Non contano nulla." E uscì sbattendo la porta.


Sentire il suo corpo, sentirla vicina.
Questo bastava a renderlo felice.
Lei che l'aveva reso uomo, lei che l'aveva amato dal principio.
Non riusciva a legarla a sé, o forse l'aveva fatto, ma non era in grado di dirle che era la sua felicità, che Trunks e Bra erano la cosa più meravigliosa avesse.
Stava distruggendo tutto, ma non riusciva ad uscir da quell'assurdo guscio.


Era uscita senza pensare a nulla, lasciandolo solo in casa. Aveva buttato all'aria tutto, aveva distrutto ogni cosa. Non l'amava. Non l'aveva mai amata, ecco il punto. Era la fine di tutto, avrebbe dovuto cominciare una vita nuova, ma come poteva fare se non aveva altro che lui nella testa. E Trunks e Bra? Cos'avrebbero detto? Loro che credevano nel loro amore, nel loro legame. Dopotutto Vegeta li aveva ingannati tutti. Aveva fatto credere a lei di esser amata, quando non le aveva mai detto parole d'amore, e aveva fatto credere ai loro figli di esser amati sopra ogni cosa. Beh, per loro forse era così, forse li amava davvero era solo lei l'impiccio.
Entrò in un bar per mangiar qualcosa, star tutto il giorno a digiuno non le avrebbe fatto bene, e poi avrebbe potuto affogar i suoi dispiaceri in una bella torta con panna montata. Si sedette ad un tavolo che dava su di una bella finestra. Amava guardare all'esterno sorseggiando un caffè.
"Desidera, signora?"
Chiese gentilmente il cameriere vestito di tutto punto. Bulma ordinò due fette di torta e un latte macchiato. Le fece un certo effetto esser chiamata signora. In fondo ... non lo era.
"Lei è Bulma Brief?" Un uomo moro davanti a lei, Bulma alzò lo sguardo per vederlo meglio, per metterlo a fuoco, ma non ricordava affatto di averlo mai visto.
"Sì, sono io. Lei ... mi scusi, ma non ricordo di averla mai vista." L'uomo le sorrise.
"Sono il fratello di Diciotto, ti ricordi di me?" Bulma strabuzzò gli occhi, certo che si ricordava di lui. Se aveva rischiato di morire a causa degli Ice era solo colpa sua.
"Beh, non ho un gran bel ricordo di te." La sincerità di Bulma lo spiazzò tanto che decise di sedersi con lei.
"Sono molto cambiato da allora. Non sono più quello di un tempo."
"Lo spero." Disse Bulma, che non era poi così contrariata della sua presenza, aveva bisogno di svagarsi un po', anche se quei vecchi ricordi erano sempre legati a lui, Vegeta.
"Forse una cosa non è cambiata in me." Bulma lo guardò di sbieco sperando che stesse scherzando.
"Vi trovo sempre meravigliosa, Bulma. Siete davvero una donna stupenda."


Perdita, abbandono.
Queste le parole che più lo avevano caratterizzato in passato.
Forse ora avrebbe detto: Bulma. Quella la parola che gli aveva cambiato la vita.
Non riusciva ad accettare però, che lei dubitasse.
E allora si sentiva ancora in quel modo: perso, abbandonato, o semplicemente: Vegeta.


"Goten, scusa se sono venuto qui. Non sapevo davvero dove andare."
Disse il ragazzo dai capelli lilla, l'amico sorrise facendolo entrare in casa di soppiatto.
"Fa silenzio, però..." Trunks non capì subito cosa volesse dire con quelle parole il cugino, ma lo seguì senza far troppe domande.
"NON MI PARLARE! NON VOGLIO PARLARE CON TE! TE NE DEVI ANDARE!"
Delle urla provenivano dalla cucina, la voce stridula di Chichi. Goten scosse la testa chiudendo la porta alle sue spalle.
"Che ... che succede?" Chiese titubante Trunks, anche se forse non avrebbe dovuto chiedere.
"Non so cosa sia successo, ma ... sono giorni che si comportano così. Io penso, penso che si stiano per lasciare." E si buttò sul letto a peso morto guardando il cugino che lo guardava stupito.
Se avesse saputo di quella situazione se ne sarebbe andato di certo a casa sua.
"Mi dispiace."
"Non dispiacerti, credo ... Sì, credo ... che siano cose che capitano." Sbuffò. "Vorrei solo che Ghoan fosse qui." Trunks si sedette anche lui sul letto, cercando un appiglio nel cielo stellato al di fuori della finestra. Ghoan era andato a frequentar l'università a Satan City e ora toccava a Goten sorbirsi le paturnie dei suoi genitori.
"Tu sei fortunato, Trunks." Forse, però nessuno era più fortunato di nessun altro e tutti hanno i loro problemi. Si ritrovò a riflettere in questo modo Trunks pensando che anche suo padre e sua madre erano un po' strani in quel periodo.

I dolori, le passioni, i momenti condivisi non potevano esser cancellati per uno stupido sospetto. Ma lui poteva perder quello che aveva ricevuto solo per non aver spiegato, per non aver dissipato quei dannati dubbi? No! Non poteva...

Uscì di casa doveva raggiungerla, per dirle cosa poi? Non lo sapeva, non sapeva davvero come comportarsi. Era sempre stata lei il perno di tutto, era sempre stata lei a sistemare ogni cosa.
"Dannata, Bulma. Perché non ti basto così, io dannazione ... io ..." Ma non riusciva a dirlo neppure a se stesso. Eppure lo sentiva, eppure lei gli aveva detto quelle parole mille volte: "ti amo". Perché era complesso per lui pronunciarlo. Era fatto così, ecco perché! Ma dopo un po' questa motivazione crolla su se stessa, è una barriera che non vale nulla. "Ti amo, Bulma." Disse al lunotto della macchina, al contachilometri, alla radio che suonava quella stupida canzone. La spense infastidito, vedendo la macchina di lei parcheggiata. L'avrebbe raggiunta, avrebbe trovato il coraggio di dirle tutto. Scese dalla macchina, corse al di là della strada, sapeva che era là. Quel bar dove mille volte lo aveva portato, perché i dolci erano buoni, perché il caffè era buono, perché semplicemente voleva star con lui dopo il lavoro. Ma un altro uomo al tavolo con lei stava sorseggiando un caffé, a un altro uomo era stato concesso il suo dolce sorriso. La rabbia fu così grande che Vegeta se ne andò, senza proferir parola, senza scatenare la sua ira. Eppure un tempo l'avrebbe fatto.
Lei, però, se l'era cercata, e aveva distrutto tutto da sola con le sue mani.

Doveva cambiare qualcosa in lui o avrebbe perso tutto.
Ma non è facile cambiare quello che si è sempre stati.
E questa volta era stata lei a rovinar ogni cosa...

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Minuscolo spazio per me in cui spendo solo due parole per ringraziare tutti coloro che leggono. Spero che siate sempre più numerosi e se volete condividere con me questa storia continuate a seguirmi io ve ne sono immensamente grata! Grazie a tutti, spero che la lettura vi sia piaciuta.
Un bacione la vostra Yori!^^

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Capitolo 5
*** Echi ***


Superior

ECHI



Parlare ad alta voce, parlare di un qualcosa che ci ha fatto male, che non si vuole perdere. Sentir quelle parole mille volte, ripetute nella mente come fosse un eco di montagna. Perdersi in un discorso e non ricordarsi il filo di esso, oppure non dire una parola, ma capire da quel silenzio quello che mai era stato detto.
Bulma non l'aveva capito, o forse, non voleva più accettare che le parole che le fluttuavano nella testa non erano altro che quello che lei voleva sentirsi dire e non quello che realmente lui pensava.

Prese quel pezzo di carta, lo strinse nelle mani e lo buttò a terra. Non aveva testa, non riusciva a concentrarsi sugli affari con quel pensiero. Non le aveva detto nulla, non aveva menzionato per un solo istante, quando lei era rincasata rannicchiandosi nel letto al suo fianco, quello che aveva visto. Lei con un altro uomo, lei che sorrideva ad un altro uomo, ed era talmente geloso, che non riusciva neppure a dir quello che provava, non riusciva neppure a guardarla in faccia. Non si aspettava una reazione simile da se stesso. Aveva sempre pensato che qual ora fosse successo, non avrebbe esitato a lasciarla, a dirle cose orrende, e a picchiare quello che aveva brutalmente preso il suo posto. Non aveva fatto niente di tutto questo, non aveva avuto neppure la forza di dirle una brutta parola. Era rimasto tutta notte a fissare il soffitto, pensando semplicemente che, se l'aveva persa, era stato solo ed esclusivamente per colpa sua. Perché non le aveva mai detto che l'amava, perché non aveva mai preso in considerazione il fatto di sposarla, di sentirsi vincolato a lei anche solo con un gesto. Bulma aveva ragione su tutti i fronti e lui aveva terribilmente torto. Era certo vero  che lui non fosse il tipo che fa certe cose, ma dopotutto era abbastanza grande da non nascondersi più dietro il fatto che era il suo carattere, era la sua natura. Come rimediare ora? Come ritornare con lei dopo quello che le aveva detto, dopo il male che le aveva fatto. E lei l'aveva tradito? Dannazione rabbrividiva al solo pensiero di vederla con un altro, al solo pensiero che lei fosse stata sfiorata da mani altrui. Si portò una mano alla tempia, e se aveva scopato con lui? E se in quell'ora in cui l'aveva aspettata a letto, lei se l'era semplicemente fatta con un altro? Ecco perché non lo aveva voluto, ecco perché era così strana.  "Vegeta ..." Guardò a terra, poi alzò lo sguardo indispettito, alla vista di quell'essere che aveva un tempo detestato, ma che ora, forse, era in guai molto più grossi dei suoi.
"Carota, cosa diavolo sei venuto a fare qui?"
"Pensavo dormissi ad occhi aperti!"
"Non è il momento di far dello spirito, idiota!" Vegeta girò sulla sedia, portando i piedi sulla scrivania e gettando a terra quanto aveva scritto fino a quel momento, gettandolo nella spazzatura. "Piuttosto cosa diavolo vuoi, cosa sei venuto a fare?"
"Prima di tutto per chiederti scusa, non dovevo tirarti in ballo con questa storia. Ho sbagliato in tutti i campi e ... Credo che chiederti di coprirmi le spalle non sia stata un'ottima idea."
Vegeta roteò gli occhi, prendendo a fissare il soffitto scuro, il nero gli piaceva come colore e adorava fissarlo, lo rendeva più sereno, gli dava un senso di sicurezza e sobrietà, oltre che si intonava al meglio con il resto della mobiglia, o così aveva detto Bulma. Chichi, ecco di cosa aveva bisogno, parlar con lei, avrebbe di certo capito. E forse sarebbe persino riuscita a dargli un buon consiglio. Dio, cosa si metteva a pensare, lui non aveva bisogno di consigli, lui non aveva bisogno di niente, da nessuno.
"Penso, Carota, che sia un po' tardi per dispiacersi. Quel che è fatto, è fatto."
"Lo so, ma vorrei solo, Vegeta, che tu non mi odiassi. E che ... Beh, vorrei solo che, se tu riuscissi, se solo tu potessi aiutarmi con l'azienda. So che ti sto chiedendo molto, e che forse non è la cosa giusta per te, per i tuoi affari, ma se la palestra fallisce non so dove andremo a finire. Non so come la prenderebbe mio padre, non so come la prenderebbe Ghoan, come la prenderebbe Goten."
"Ho già preso una decisione in merito." Pensò a Bulma, ancora non le aveva parlato di quanto era successo, per rispetto a suo fratello, che gli aveva chiesto riserbo. Ma Bulma era la sua compagna e sicuramente era giusto che lei sapesse tutto. La vide sorridere, e quegli occhi furbi posarsi su di lei, chi era quell'uomo con cui l'aveva vista, chi era quel fottuttissimo damerino che odiava anche solo guardarla. Era convinto di averlo già visto da qualche parte, di aver già incontrato quegli occhi maledetti. 
"E ... ?!"
"E ora, stupida carota, sparisci, che ho ben altro a cui pensare!"
Goku sorrise leggermente al fratello, sapeva che avrebbe fatto la cosa giusta, lui era sempre stato quello più sveglio dei due, quello che riusciva sempre in ogni cosa. Quello che amava davvero la sua famiglia.
"Grazie, Vegeta."
Vegeta si era sollevato, guardando l'orologio a muro, segnava mezzo giorno in punto. Si infilò la giacca, in mezz'ora sarebbe sicuramente arrivato a casa e avrebbe pranzato insieme alla sua donna, le avrebbe parlato e avrebbero chiarito tutta quella stupida situazione, lei non poteva aver un altro, doveva essersi sbagliato, quello doveva esser sicuramente un collega, uno che non contava nulla, poi avrebbe messo le cose in chiaro con lei: non avrebbe mai più dovuto uscir con nessuno. Bulma era sua e nessuno si poteva prender la confidenza di avvicinarsi a lei. Senza proferir alcun ché al fratello uscì dalla stanza sbattendo la porta. Vegeta, in un modo o nell'altro, non sarebbe mai cambiato.

Sorseggiava il suo caffè mattutino, gli piaceva prendersene un po' e berlo mentre si recava a scuola. Non aveva atteso Goten, che presumibilmente, quel giorno avrebb bigiato, alla grande, la scuola. Non aveva alcuna voglia di seguir le lezioni pure lui, ma era pur sempre lo studente più meritevole dell'istituto, non poteva assentarsi di certo per futili motivi, poi, beh, se voleva batter sua sorella alle elezioni si doveva dar da fare, non si poteva far cogliere da fievoli momenti di stanchezza. Poi, però aveva visto quella sagoma, che stranamente gli era rimasta impressa nella mente, sgusciare all'interno del parco, seguita da una flebile imprecazione. Aveva cambiato rotta e l'aveva seguita.
"Maledizione, maledizione!"
Trunks la osservava attentamente in disparte, mentre ella si levava la giacca e si sfilava il maglione, stizzandolo per bene e lasciandolo poi gocciolare sulla panchina in legno, del parco. Starnutì.
"Che ti è successo?"
La ragazza si era voltata di scatto, osservandolo negli occhi e sgranandoli alla vista del coetaneo.
"Cosa ... cosa diavolo vuoi? Vattene, razza di stupido. Cos'è mi stavi spiando?"
Trunks era indietreggiando, soffermandosi sulle protuberanze della ragazza, doveva aver una terza ad occhio, e dalla camicetta bagnata si intravedeva il reggiseno rosa. La ragazza accortasi dello sguardo indagatore di Trunks si coprì il seno, già di fatto coperto, con le mani, facendo arrossire il ragazzo.
"Sei un guardone!"
Si voltò di spalle imbarazzata, poi qualcosa le si posò sul capo.
"Mettilo, o prenderai freddo."
Vania arrossì prendendo tra le mani il maglione blu del ragazzo,
"Dovresti toglierti la camicia, non ti preoccupare non ti guardo." Disse voltandosi dalla parte opposta. Vania si guardò intorno, prima di sfilarsi la camicetta bagnata e gettarla sopra la panchina anch'essa.
"Che ti è successo?"
Chiese il ragazzo rimanendo sempre con lo sguardo fisso sulle piante davanti a sé.
"Puoi voltarti. Ho finito." Trunks roteò su se stesso, osservandola tirarsi su le maniche troppo lunghe per lei. Si sedette sulla panchina, mentre lei infilava gli abiti sporchi in una busta.
"Non so cos'abbiano contro di me, insomma che ho fatto di male?"
"Non so di cosa stai parlando Vania..."
"Beh, le tue care compagne di classe mi hanno fatto uno scherzo poco piacevole, mi hanno gettato dell'acqua addosso, ridendo di me... Io davvero non comprendo il loro atteggiamento. Perché fare una cosa simile? Perché sono nuova? Perché si sentono più grandi di me? Io davvero non capisco."
Trunks sorrise, alle parole della ragazza, certo non era un bella situazione la sua, era quella che si può ben defire una vittima del bullismo.
"Quando sarò rappresentante d'istituto non accadranno più queste cose."
"Sembri uno di quei politici che fanno promesse a vanvera."
"Che dici sono molto serio!"
Vania rise nel vederlo contorcer il suo viso in una smorfia e incrociare le braccia.
"Mi spiace molto per quello che ti è accaduto."
"Non preoccuparti troppo Trunks, io me la cavo bene anche da sola. Ho un'infima considerazione di tali persone, ritengo valgano poco o nulla."
Trunks si sollevò.
"Ti andrebbe di andare al mare?"
"Non è molto intelligente questa mossa come candidato alla rappresentanza d'istituto."
"Beh, per quella volta poteva pur fare un eccezione e saltare un giorno di scuola. Non cambierà nulla." Lei sorrise.
"In tal caso ci sto."

"Papà che ci fai a casa?"
Vegeta entrò nel salotto trovando la figlia spaparanzata sul divano.
"Tu, piuttosto, cosa fai a casa? Non dovresti esser a scuola?"
"Beh ..."
"Beh, cosa Bra? Hai saltato la scuola, dannazione!"
La ragazza arrossì, mettendosi subito sulla difensiva.
"Non mi sentivo bene questa mattina. E il nonno mi ha accompagnato a casa."
"Immagino che sia stato sempre lui a darti il permesso di star qui e non dove dovresti essere!"
Vegeta buttò la giacca sulla sedia, tutte a lui capitavano. E poi ... Dov'era Bulma. Si portò una mano alla tempia.
"Dov'è tua madre?"
"Al lavoro, credo, dove vuoi che sia?"
Vegeta salì a grandi passi al piano di sopra.
"Papà ..."
"Che vuoi?"
"Che succede con la mamma?"
Vegeta abbassò lo sguardo, gli occhi di sua figlia erano troppo uguali a quelli di lei. Poi la fissò, non era da lui perder il contatto con lo sguardo di una persona, men che meno quello di sua figlia.
"Non lo so. Ma non hai nulla da temere, Bra."
E la ragazza gli sorrise, aveva sempre fiducia in suo padre.

"Kamui, hai sbagliato tutto! Accidenti, te l'ho detto mille volte."
"Mi spiace Signora Brief."
Bulma si rimise al computer, riscrivendo da capo il comunicato stampa.
"Signora Brief, alla Papaya Corporation, volevano sapere se questa volta ci sarà alla conferenza sull'isola di Papaya. Volevano una sua conferma, la conferenza sarà domani alle nove del mattino."
Bulma sbuffò. Con tutti i pensieri che aveva per la testa, non aveva voglia di andare da nessuna parte. Il suo telefono squillò.
"Pronto..."
"DOVE DIAVOLO SEI? PERCHE' NON SEI A CASA?"
"Ve... Vegeta?"
"Certo chi altro può essere? Dove sei, perché non sei qui? Non sai neppure che tua figlia non è andata a scuola."
"Cosa?! Bra?"
"Che razza di madre sei? Sei sempre al lavoro, e non ci sei mai."
Bulma in completo imbarazzo, uscì dalla stanza, e si mise in un angolo del corridoio. Non voleva che le sue faccende famigliari interessassero il resto del mondo, ma così era ugualmente e Bulma. Dato che tutti nell'azienda erano curiosi di saper qualcosa della sua vita privata.
"Vegeta mio Dio, cosa stai dicendo. Sei tu quello strano che dice cose, cattive, in questo periodo. Cosa pensi mi sia dimenticata di quello che mi hai detto ieri?"
"Beh, sembra di sì! Dato che te ne vai in giro con un altro."
"C... cosa?"
"Hai sentito bene!"
Bulma strinse la mano in un pugno.
"Parto per una conferenza. Ci vediamo domani."
E spense il telefono, appoggiandosi contro il muro.
"Bulma, tutto bene?"
Bulma guardò con lo sguardo offuscato dalle lacrime, la donna davanti a lei. Come poteva Vegeta pensare che l'aveva tradito, o che pensava di farlo. Lei lo amava. Non si fidava di lei, e ogni volta peggiorava la loro situazione.
"Bulma che succede?"
"Chichi ? Che ci fai qui."
"Sono venuta per parlarti, ma ... ti senti bene?"
"No, non mi sento affatto bene."
Ed abbracciò l'amica di una vita.





Mi scuso davvero molto con voi per il ritardo imperdonabile!
Vi chiedo davvero scusa. E vi ringrazio per l'attenzione che dimostrate verso questa storia.
Un bacione a tutti e grazie mille a tutti quanti!





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Capitolo 6
*** Voltare le spalle al passato ***


partenza improvvisata Ringrazio davvero tutti quelli che mi seguono, quelli che apprezzano questa storia, e che hanno letto quella vecchia. Spero tanto che anche questo capitolo confuso vi piaccia e vi comunico il conto alla rovescia : meno quattro al finale, dunque aspettatevi di tutto e di più!! Ah, ah, ah!! XD
Ringrazio calorosamente Vegeta 90 che ha corretto e revisionato la mia vecchia Superior, quindi per chi la volesse leggere o rileggere beh, ora è a posto.
Dunque che altro dire se non augurarvi una buona lettura e per chi volesse aggiungermi su Facebook come amica sono: Martina Garavaglia e nella foto ho Vegeta in primo piano con Bulma alle spalle seduta su di una bolla!!^^ Vi chiedo solo un'identificazione come presentazione giusto per aver un'idea di chi siete!
Grazie mille a tutti, un bacione Yori


Voltare le spalle al passato


Pensare alle cose passate a volte non sempre fa bene, bisogna catturare i pensieri positivi, bisogna stringersi ad essi, o si cade in un baratro, o si distorce la realtà passata.
Non sempre i ricordi sono così chiari, così nitidi, non sempre quello che ricordiamo è precisamente ciò che è accaduto. A volte si dimentica i momenti felici, a volte si ricorda solo il dolore.


Era partita per la conferenza, senza pensarci due volte, senza passare da casa, senza prendere la valigia. Era arrabbiata, era furiosa con lui, perché non si fidava, perché dopo anni di vita insieme l'aveva di colpo accusata, come se tra loro non vi fosse che una superficiale frequentazione. Perché le stava facendo quello? Era lei piuttosto a doversi incavolare per quanto accaduto. Vegeta le nascondeva qualcosa, quello era chiaro. Il punto era che cosa? Un tradimento? O era semplicemente stufo di lei, dei loro figli, della loro vita cognugale insieme. Tutto questo era più che plausibile, per questo Bulma più ci pensava, più si convinceva che le sue paranoie erano reali. Vegeta era stufo, Vegeta voleva aver un'altra donna, dopotutto aveva avuto lei per una vita intera, e ora voleva cambiare. Deglutì, e strinse gli occhi, quelle lacrime malefiche non potevano scendere sulle sue guance, non poteva piangere, non se lo poteva permettere, non lì su quell'aereo davanti ai suoi sottoposti, davanti a quegli scenziati. Bulma Brief però era anche una donna, era anche una madre e non voleva smetter di esserlo, non voleva far la fine di quelle donne che rimangono senza il compagno. No, perché lei dopo tutti quegli anni lo amava ancora da impazzire. E quando lo vedeva avava ancora la voglia di baciarlo, la voglia di star con lui per sempre. 
"Qualcosa non va, Miss Brief?"
Un uomo alto e moro la guardava con attenzione, aveva sempre avuto un debole per quella ragazza dai capelli turchesi, e da quando l'aveva reincontrata donna matura e meravigliosamente stupenda, non aveva fatto altro che pensare a lei, a quantobella era, a quanto desiderava averla nel suo letto.
"17 ci incontriamo di nuovo! E' un piacere vederti."
Kamui si alzò lasciando il posto affianco alla signora Brief, per far sedere il nuovo aitante venuto.
"Il piacere tutto mio Bulma, spero di non disturbarti. Qualcosa non va?"
Bulma osservò il telefono che stringeva tra le mani, chissà se Vegeta l'aveva chiamata ancora, chissà se le aveva lasciato qualche messaggio, magari dicendole che la lasciava, che non l'amava più. Cos'avrebbe fatto senza di lui? Come si sarebbe comportata, dove sarebbe andata? E Trunks e Bra? Beh, Bra avrebbe preferito di certo star con suo padre piuttosto che con lei.
"Nulla non ho nulla. Soffro un po' di mal di aereo, soprattutto se son sola e non ..." Si interruppe prima di dir il suo nome, di svelare che: sì anche in quel caso, si sentiva più sicura con Vegeta al suo fianco. Dio era un caso irrecuperabile, una donna follemente innamorata, non se ne vedevano poi molte di quei tempi.
17 la guardava interrogativo, chiedendosi cosa la donna volesse dire, ma Bulma non era in vena di confidenze, nè tanto meno di ridere o chiacchierare di cose futili. Voleva solo andar a casa dalla sua famiglia, dal suo Vegeta.  Dio, non aveva neppure chiesto a Chichi cosa voleva raccontarle, che razza di amica era per lei.
"Tieni bevi qualcosa con me, così tu rilassi un po', ti vedo agitata."
Bulma sorrise, prendendo il bicchiere di rumh tra le mani e sorseggiandolo pian piano. Non era abituata a bere, non le piaceva neppure, ma in quel momento le sembrò la soluzione migliore e dopo poco, si accasciò addormentata sul sedile dell'aereo.

Guardava ansiosa in un punto ben preciso del lavello, ove vi aveva poggiato quello stramaledetto test di gravidanza. Non poteva esser rimasta incinta, il suo era solo uno stupido ritardo senza alcuna motivazione e quel test glielo avrebbe confermato. Ma in quell'attimo sembrava che fossero passate delle ore.
"Allora Bulma? Negativo? Dimmi qualcosa non farmi aspettare qui fuori come una scema."
Disse Chichi bussando alla porta, aveva anche lei le sue cose da far, tipo ad esempio il suo matrimonio, che si sarebbe svolto l'anno seguente,  e Chichi voleva fosse tutto perfetto per questo continuava ad organizzare tutto per il meglio.
"Uffa, Chichi non rompere, un attimo!!"
Poi la verità apparve dinnanzi a lei, e Bulma lanciò un grido, la premurosa Chichi allora entrò all'istante travolgendo l'altra ragazza e rubandole il test dalle mani.
"DIO MIO BULMA!!"
Le strillò in un orecchio.
"E ora come lo dico a Vegeta."
"Beh, perchè non provi con: ehi presto sarai padre, sei contento!?" Mi immagino già la sua faccia, chiamami quando glielo dici. Ah, ah, ah!"
"Chichi, non c'è nulla da ridere. Io non sono pronta!"

Camminava sulla spiaggia a piedi nudi, era una senzazione che aveva sempre apprezzato, che avava sempre amato e che ora adorava ancora di più. Lei davanti ai suoi occhi con i capelli che le fluttuavano trasportati dall'aria salmastra.
"Da dove vieni?"
"Dalla Città del Nord."
"E come mai sei qui?"
"Quante domande, cosa vuoi sapere esattamente."
Si voltò per guardarlo negli occhi e Trunks la fissò a sua volta.
"Voglio solo aver delle informazioni su di te per perseguitarti, sai sei una bella ragazza e mi piace aver tante ragazze."
Vania era arrossita di colpo sentendo le parole di Trunks, e aveva abbassato lo sguardo, non si aspettava una simile risposta, ne tanto meno si aspettava fosse un tipo simile. Si era davvero sbagliata su tutto. Poi il ragazzo scoppiò a ridere.
"Ah, ah, ah. Ci hai creduto davvero, dovevi veder la tua faccia! Ah, ah, ah!"
Vania era arrossita nuovamente e tirando una leggera sberla sulla spalla di Trunks si era poi voltata proseguendo per la strada arrabbiata. Trunks la seguì sogghignado.
"Non era affatto divertente."
"Invece lo è stato davvero un sacco, ah, ah!"
Poi al ragazzo belenò per la mente un luogo ove sua madre spesso lo portava, un'isenatura poco visibile al passaggio, ma tranqueilla e meravigliosa. Senza pensarci due volte, prese la ragazza per la mano e la trascinò con sé.

Adagiato sul letto, disteso con le braccia dietro la nuca, l'aspettava come ogni sera, non si sarebbe mai saziato abbastanza di lei, della sua bellezza, del suo corpo, ma ella quel giorno si presento con indosso un ingombrante pigiama da uomo.
"Dove sono il reggi calze e il completo intimo sexy che mi avevi promesso?!"
Bulma lo osservò sollevando il sopracciglio.
"Io non aveva promesso nulla di tutto ciò Vegeta."
Il ragazzo si sedette allora sul letto fissandola con astio.
"E allora cosa sei uscita a fare con l'isterica, ovvero la morosa di quel demente di mio fratello, oggi? E' una settimana che non facciamo sesso!"
"Oddio Vegeta, non facciamone un dramma, non è successo nulla di grave dopotutto!"
"Beh, a me sembra piuttosto grave tutto questo!"
Bulma si sedette in braccio a lui, portando le sue braccia lungo la sua schiena e le sue gambe attorcigliate alla sua vita.
"Quanto sei noioso..." E lo baciò una volta. "Devo dirti una cosa Vegeta ..." E lo baciò per la seconda volta sulle labbra, mentre il cuore le batteva veloce nel petto. Lui rimase in ascolto facendo però finta di niente.
"Io ... io sono rimasta incinta."
L'aveva detto, ci era riuscita, aveva chiuso gli occhi, aveva guardato altrove, aveva paura.
Vegeta l'aveva scostata da sé, lasciandola sul letto sola. Si era infilato i pantaloni e la felpa.
"Vegeta dove vai? Non mi dici nulla?"
L'aveva guardata un poco, ma non aveva il coraggio di dirle il suo pensiero.
"Devo prender un po' d'aria ..."
E se n'era andato.

Si era sopito sul divano e aveva aperto gli occhi incontrando quelli chiari di sua figlia Bra.
"Papà, svegliati!"
Vegeta non capì subito cosa disse la ragazza, chiuse e aprì gli occhi e si portò una mano alla testa. Gli doleva e una leggera nausa gli smuoveva lo stomaco, aveva una bruttissima sensazione.
"Che diavolo vuoi, Bra!"
"Beh, sono preoccupata. La mamma non è ancora rientrata, tu hai dormito tutto il pomeriggio, Trunks non c'è e pensa: Goten non sa dov'è! Ma cosa sta succedendo qui? Sono io l'unica normale?"
Vegeta la fisso ricordandosi in quel momento che Bra era anche la figlia di Bulma, in quei frangenti era identica alla donna della sua vita.
"Papà, la mamma che ti ha detto al telefono?"
Vegeta cercò di ricordare le parole di Bulma, maledetta, dov'è che aveva detto di andare?
"Tua madre è via per lavoro..." E ricordò nel mentre il volto del damerino dai capelli lunghi neri. Era davvero andata ad una conferenza??
"E COSA DIAVOLO ASPETTI AD ANDARE A RIPRENDERLA!?"
Bra l'aveva afferrato per il bavero, era davvero arrabbiatissima.
"Dannazione, cosa stai aspettando papà! La mamma è arrabbiata con te, è evidente, e tu non la vai a cercare? Cosa pensi non si stuferà di perdonarti sempre per quel dannato brutto carattere che ti ritrovi!? Certo lei ti ama così come sei, ma che ti costa ... solo una volta, dimostrarle che l'ami."
Vegeta rimase immobile a fissare la figlia, aveva ragione, oh, se aveva ragione! Come darle torto del resto era vero iò che aveva detto. Allora Vegeta prese in mano il telefono e compose quel numero noto.
"Segreteria telefonica..."
Compose e ricompose, ma nulla. Bulma non rispose affatto. Forse non era ancora atterrata, forse ... Dove diavolo era Bulma!?
Poi il telefono di casa squillò e Vegeta si precipitò all'istante verso di esso.
"Pronto!"
"Signor Prince ..."
"PRONTO! CHI DIAVOLO SEI!?"
"Sono Kamui ... l'assistente della signora Brief ..."
"Non me ne frega un cavolo di chi sei, se Bulma è lì con te passamela subito!!"
"E' questo il punto Signor Prince ... Sua moglie è sparita, non la troviamo da nessuna parte ..."
E la cornetta cadde dalle sue mani.

Vegeta era entrato nel loro piccolo appartamento, quello in cui convivevano ormai da due anni. Ad entrambi mancavano pochi esami per completare la laurea specialistica, ma qualcosa aveva interrotto il loro percorso insieme: una gravidanza. Mancava da due giorni da casa e Bulma davvero si sentiva disperata, senza di lui non sapeva davvero che cosa fare.
"Vegeta sei tornato!"
Lui l'aveva osservata, ma aveva proseguito il suo tragitto verso la camera da letto e avave cominciato a riempir una valigia.
"Cosa stai facendo, Vegeta? Non vorrai mica ..."
"Certo, Bulma. Hai capito perfettamente. Me ne vado."
"COSA?!"
"IO ME NE V-A-D-O! Non sono fatto per esser padre, ho i miei obbiettivi da raggiungere ed avere uno stupido moccioso non è tra questi."
"Sei un vigliacco."
"No, mia cara. Non voglio solo farmi incastrare."
"Sei proprio come tuo padre, vigliacco e stupido. Almeno lui ha compreso di aver sbagliato!"
"Io non sto sbagliando Bulma, non lo voglio un figlio!"
"Sei uno stronzo Vegeta, non puoi abbandonarmi così, non te lo perdonerò mai, non ti farò mai conoscere tuo figlio, non si merita un padre orribile come te!"
"Tsk, fai come ti pare!"
Ed era uscido dalla casa sbattendo la porta, lasciandola sola.



Il passato si dimentica, le situazioni che compromettono il nostro cuore si cancellano, si schiacciano sotto una montagna di altre informazioni, per non veder gli errori, per sentirsi nel giusto. Ma il cuore lo sa dove hai sbagliato, il cuore punta una spida in quel luogo dove vi è l'errore, e la porti dentro, la senti sempre, torna quando stai per commetter di nuovo, l'errore più grande della tua vita: lasciarla andare ...

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Capitolo 7
*** Capitolo VII: Recidivo ***


E dopo anni e anni di lontananza torno con questa storia... Insomma non la concluderò con un capitolo, ma con altri due che spero vi piacciano!
Mi ha avvicinato di nuovo a questo racconto la voglia di raccontare il finale a tutte le persone che hanno letto questa storia. Quidi vi ringrazio tutti, alla prossima, non tra molto tempo, la vostra,
Yori

Buona lettura

Capitolo 7

Recidivo


Era passato tanto tempo dall’ultima volta che l’aveva vista. Si era chiuso nella sua stanza a studiare, con la scusa di quell’impegno non voleva affatto pensare a lei. Ma non era facile, da quando aveva 18 anni non era abituato a stare senza Bulma. Si era reso conto di quanto gli mancasse, di quanto fosse importante per lui, di quanto anche solo il suo profumo fosse fondamentale per la sua esistenza. Continuava a sbagliare, allontanarla in quel modo era stato un errore. Non lo voleva un figlio non certo ora, ma non poteva trattarla in quel modo. Doveva rimediare, ma per lui dire di aver sbagliato era come scalfire la propria corazza e tornare indietro. Non poteva farlo, semplicemente non si sentiva a suo agio. Un figlio… Un figlio da lei... Aveva paura ecco il fatto. Aveva dannatamente paura. Si sollevò dal letto e si vestì in fretta. Non poteva crogiolarsi ancora a lungo. Aveva preso una decisione: non voleva un figlio, non voleva più Bulma. Era dura certo staccarsi da quell’abitudine, ma ormai aveva deciso, non poteva tornare indietro. Indossò una felpa blu e poi uscì di corsa. Si sarebbe sgranchito le gambe, un po’ di attività fisica gli avrebbe fatto bene. Si mise il cellulare in tasca e vi lesse un messaggio di Carota che gli diceva che dovevano parlare e che aveva bisogno di lui per studiare. Non ne aveva voglia, voleva non pensare al passato e anche suo fratello faceva parte del suo passato. Per non parlare del fatto che di sicuro quella gallina di Chichi gli aveva raccontato della gravidanza di Bulma. Non poteva nemmeno pensarci… Una filippica da parte di quell’idiota di suo fratello non era nei suoi piani per la giornata. Cominciò la sua corsa, avrebbe percorso il parco e poi si sarebbe fermato a bere qualcosa al chiosco vicino al lago dei cigni. E così fece, perso nei suoi pensieri si concentrò sulla corsa e per quella mezz’ora non pensò a nulla solo alla sua velocità e allo spazio circostante. Si era fermato al chiosco aveva preso una bibita e si era seduto ad un tavolo. Una ragazza bionda si era seduta al suo fianco senza nemmeno rendersi conto che lui fosse lì. 
“Ehi, svampita questo è il mio tavolo”
La ragazza si era voltata a guardalo e gli aveva sorriso.
“Sei con degli amici?”
“No”
“Beh, quindi non penso di poterti dare fastidio”
“Cosa?”
Lei aveva tirato fuori il computer e senza penarci un attimo aveva posato la borsa su di una sedia e aveva fatto finta di nulla. Vegeta si era concentrato a guardare quella strana tipa che stava cominciando a scrivere qualcosa sul proprio computer. 
“Beh, che diavolo fai?”
“Scrivo, mi pare ovvio…”
Lui aveva inarcato il sopracciglio e aveva continuato a bere la propria bibita. Era così strano trovarsi a suo agio con una che non fosse Bulma, ma quella ragazza sembrava non temerlo, non lo guardava neppure. Batteva incessante le dita sui tasti intenta nello scrivere qualcosa di interessante. Non l’aveva mai vista all’università, probabilmente non frequentava economia, forse era di letteratura, forse…
“Come ti chiami? Non ti ho mai visto in giro”
“Neppure io ti ho mai vista in giro”
“Sono Tights”
“Vegeta”
Lei gli aveva sorriso e a lui tutto questo era sembrato così strano che si sentiva male, Bulma… Ricordava i momenti passati con lei al parco a guardarla mentre studiava, mentre si impegnava a fare qualcosa di impegnativo che la faceva arrabbiare. Non riusciva a togliersela dalla testa. Eppure non voleva tornare da lei, aveva avuto solo Bulma nella sua vita e voleva provare altro. Non voleva un figlio non era pronto… Non voleva più quella vita con Bulma, ne aveva paura. Eppure continuava a vederla in ogni angolo di quel posto. 
“Visto che sono stata così sfrontata da sedermi qui con te, permettimi di offrirti qualcosa”
“Non ce n’è bisogno”
“Allora se ci rivediamo ti prometto che ti offrirò qualcosa da bere”
Si erano rivisti il giorno successivo e quello seguente. Per un mese esatto senza che nessuno dei due dicesse qualcosa si erano trovati lì al mattino avevano condiviso il tavolo e scambiato poche parole, ma quelle giuste e a Vegeta questo permetteva di non pensare alla propria codardia al retaggio delle proprie azioni. Aveva paura, una paura così fottutamente grande che non aveva avuto il coraggio di parlare con Bulma, si era nascosto dietro a quella ragazza dai capelli biondi e l’aveva vista come chance per cambiare vita. Ma Bulma era lì come una spina nel fianco a ricordargli che non avrebbe mai potuto dimenticarla.
 
Bulma si era ripresa a poco a poco, con lentezza, con tranquillità… Aveva paura di quello che poteva succederle. Si sentiva sola, non aveva ancora detto nulla ai suoi amici di quanto accaduto. La speranza del suo ritorno di certo non era ancora svanita del tutto. Non poteva credere che loro due si stavano separando per sempre, si erano amati con intensità e questo di certo non si poteva cancellare del tutto. Lei lo amava così tanto che le doleva seriamente il cuore e le doleva così tanto che aveva paura che senza Vegeta non sarebbe riuscita a portare avanti la gravidanza. 
“Ehi, Bulma tutto bene?”
“Whis! Ciao, non ti avevo visto!”
Era un suo compagno di classe. Durante le lezioni di ingegneria si erano conosciuti e si erano apprezzati all’istante. Lui era intelligente, un tipo particolare che piaceva alle ragazze, ma non usciva mai con nessuno. Una volta le aveva chiesto di andare fuori a cena, ma lei aveva declinato gentilmente l’offerta spiegando quanto fosse occupata con l’uomo della sua vita.
“Sei distratta ultimamente”
“Sì, è vero. E’ un periodo un po’ difficile per me.”
“Litigi con la tua anima gemella?”
Lei aveva abbassato lo sguardo e aveva picchiettato la penna sul libro tornando ad ascoltare la lezione.
“Ci siamo lasciati…”
Era snervante dirlo era così sconvolgente che si sentiva male, che aveva paura di udire le proprie parole.
“Beh, chiusa una porta se ne aprono altre”
“Non è così semplice”
“Beh, potremmo dire che sia l’occasione corretta per andare a cena insieme”
Bulma aveva sorriso, si sentiva lusingata, era da tanto che non si sentiva così. Dopotutto spesso molti ragazzi le avevano fatto delle avances e ci avevano provato con lei, ma Bulma aveva respinto sempre tutti. Vegeta… Era la causa di tutto. Si tocco il ventre, era la causa anche di quel dannatissimo bambino in arrivo. Cosa avrebbe dovuto fare, non aveva mai pensato ad un figlio, ma ora che le stava crescendo nel grembo non riusciva a capire i propri sentimenti. Non era sicura di potercela fare, ma era anche certa di essere una donna forte. Poteva reagire, erano stati così tanto insieme che si sentiva un vuoto al suo fianco. Levarsi di quell’abitudine sarebbe stata dura, ma… Guardò gli occhi chiari di Whis e decise che dopotutto poteva darsi una possibilità.
“Ok, ci sto…”
Doveva vivere senza di lui e quello certo non contava, ma era già un punto di partenza. 
 
***
Trunks aveva preso Vania per mano senza pensarci neanche un secondo, era arrossito successivamente. Quella ragazza gli piaceva parecchio… Non aveva mai incontrato nessuna come lei: era enigmatica, una testa dura, una che dice le cose con sincerità. Un po’ come sua sorella del resto, solo che Bra era una gran rompiscatole, mentre Vania era piuttosto una da inseguire.
“Raccontami un po’ di te, non so nemmeno chi sei…”
Lei gli aveva mollato la mano e aveva incrociato le braccia.
“Sei piombata all’improvviso nella mia vita…Vorrei conoscerti meglio”
L’aveva guardata con intensità i suoi occhi azzurri sapevano fare la differenza e sapeva quale fosse il fascino che essi esercitavano sulle ragazze. Vania parve per un istante immune.
“Beh, dove mi stavi portando? Continua a camminare”
Lui si voltò scocciato e prosegui per il boschetto fino ad arrivare a quel luogo segreto nel quale le onde si infrangevano con forza e la spiaggia era una vera meraviglia.
“Sono venuta con mio padre… Aveva dei conti da regolare. Mettiamola così”
Non l’aveva guardava, intuiva dal suo tono di voce quanto fosse difficile per lei parlarne.
“Noi abbiamo girato parecchio e non mi sono mai fermata neanche un attimo, non ho avuto amici, non ho mai avuto nessuno che valesse la pena ricordare…”
Senza farla proseguire oltre Trunks si avvicinò a lei e l’aveva baciata sulle labbra. Lei si era scostata leggermente, lui era arrossito. Ma poi Vania aveva chiuso gli occhi e i due avevano continuato a baciarsi.
“Aspetta, Trunks”
Lui senza voglia si era spostato e Vania gli aveva poggiato le mani sul petto.
“Io devo dirti una cosa… Importante”
Trunks cercava i suoi occhi, ma lei sviava lo sguardo posandolo sulla sabbia che le circondava i piedi.
“Mio padre… Mi aveva parlato della vostra famiglia prima di venire qui… Lui dopo la morte di mia madre era ossessionato da un qualcosa di irrisolto…”
“Cosa intendi dire?”
Era spaventato Trunks da quelle parole, si sentiva perfino raggirato da quella bellissima ragazza. Si era spostato da lei, aveva indietreggiato di un passo.
“Mio padre disse che odiava Vegeta Prince e Goku Son che gli avevano rovinato la vita…”
“Che cosa?”
“La nostra famiglia ci ha rimesso dei soldi e…”
Trunks si passò una mano sul viso e cominciò a riflettere sul suo cognome… La famiglia Gero… Ricordava di averla già sentita.
 
 
“Papà che sta succedendo?”
Bra fissava suo padre, aveva la faccia sconvolta e lui di solito era uno che non si spaventava mai, che aveva una la risposta pronta per ogni cosa… Era strano vederlo così. Bra cominciò a tremare, aveva paura di quello che era accaduto. Doveva essere qualcosa che riguardasse sua madre o suo fratello. Aveva paura.
“Papà…?”
Lui si voltò finalmente a guardarla. Quegli occhi gli ricordavano Bulma da ragazzina, gli ricordavano i suoi errori del passato e del presente.
“Bra, devi rimanere qui… Non voglio mentirti”
Prese coraggio nel pronunciare quelle parole, finché non l’avesse detto ad alta voce gli sarebbe sembrato semplicemente incredibile. Non poteva essere vero. Lei si era arrabbiata con lui, lei voleva solo sentire di essere amata e lui… Lui cos’aveva fatto? Come al solito l’aveva lasciata senza risposte. Quante volte sarebbe riuscito a riprendersela, davvero non ne aveva idea. Probabilmente non l’avrebbe più ritrovata.
“Tua madre è sparita,,,”
 “Che cosa?”
Aveva urlato Bra e si era messa le mani nei capelli, sembrava sconvolta e come biasimarla, anche lui lo era. D’istinto l’abbracciò. Le posò una mano sulla testa e cercò di consolarla come meglio riusciva.
“La ritroverò… Fosse l’ultima cosa che faccio”
“E io cosa devo fare?”
Vegeta si staccò e si diresse al piano di sopra verso la propria camera, avrebbe fatto una valigia in fretta e furia e con il cellulare stava già scrivendo un messaggio alla sua segretaria per prenotargli un volo. Doveva andare là dov’era sparita. Perché l’aveva lasciata sola. Era stato uno stupido.
“Cerca Trunks e voi due dovete mettercela tutta per non mettervi nei guai”
Le puntò il dito contro.
“Non fatemi preoccupare mentre io cerco vostra madre”
Bra annuì, le veniva da piangere, ma doveva essere forte lo capiva dalla disperazione nello sguardo di suo padre. Era quello che voleva da lei e lei non l’avrebbe mai deluso.
 
                                                             ***
Bulma aspettava che Whis la passasse a prendere, erano usciti diverse volte insieme, erano sempre andati a mangiare, pur essedo magro mangiava molto e aveva sempre voglia di stuzzicare qualcosa. Tra di loro non c’era stato poi molto di ché, lei non si sentiva ancora pronta per lasciarsi andare e per quanto lui le piacesse non era ancora pronta. Non aveva ancora deciso cosa fare con il bambino e più aspettava più diventava difficile. Ovviamente non l’aveva ancora detto a nessuno. Forse aspettava che Vegeta tornasse sui suoi passi. Era una stupida, una stupida… Whis era arrivato e lei si era preparata per la festa a cui sarebbero andati insieme. Indossò il migliore dei suoi sorrisi e uscì con il ragazzo che l’attendeva alla porta. Raggiunsero la villa ed entrarono dall’enorme cancellone in ferro battuto. Il viale era circondato da alberi alti pieni di luci e per segnare la strada c’erano delle lanterne bianche che rendevano l’ambientazione molto romantica. Whis la prese per mano, lei sorrise guardandolo di sottecchi e proseguendo per la strada guardandosi intorno. Si presero un cocktail analcolico per lei e un alcolico per lui. Non era certo una che non bevesse, ma nella sua condizione non le andava. La decisione di tenere o meno il bambino le avrebbe cambiato per sempre la vita in un modo o nell’altro e voleva ritardare il più possibile quel momento.
“Sei sovrappensiero? Che hai?”
Lei gli sorrise e bevve un sorso di cocktail. 
“Non ho nulla, non ti preoccupare. Sono solo un po’ stanca, ma adesso bevo un po’ e torna tutto come sempre”
“Bevendo un analcolico?”
Lei aveva riso e gli aveva chiesto di andare a ballare insieme. Lui aveva finito il suo cocktail non se l’era fatto ripetere e aveva seguito la ragazza in mezzo alla pista. Avevano riso, si erano divertiti fino a quando lei non sentì che qualcuno la guardava insistentemente. Si girò ed annegò come sempre nei suoi occhi scuri.

 
                                                           ***
 
Trunks era sbalordito. Aveva paura ora di lei, si sentiva ingannato e preso in giro.
“Che diavolo vuoi da me…?”
“Nulla Trunks non aver paura di me, io… Penso che tu sia una brava persona”
“Si ma cosa ha in mente tuo padre?”
Lei cercò confusa risposte altrove, prima che il telefono di Trunks non trillò insistentemente e il ragazzo non fu costretto a rispondere.
“Bra, che vuoi?!”
Vania era rimasta a fissarlo, mentre il ragazzo si agitava ogni attimo di più. Mise giù il telefono e Vania lo guardò con tristezza, anche se non si aspettava quello che le avrebbe detto.
“Mia madre è scomparsa”
Gli occhi del ragazzo erano preoccupati, non se l’aspettava e in quel mentre ad entrambi vennero dei dubbi.
“Dobbiamo andare a casa mia… Subito”
Disse lei e lo prese per la mano e cominciò a guidarlo verso la propria casa. Probabilmente il padre di lei centrava qualcosa e non c’era modo migliore per scoprirlo che andare là. La verità era che Trunks le piaceva davvero e voleva che si fidasse di lei.
 
                                                              ***
L’aveva vista subito. I suoi capelli erano inconfondibili, spiccavano in mezzo alla massa. Era così bella che si sentiva male al solo guardarla. Vegeta si sentiva uno stupido, lei era quella giusta e per quanto trovasse dei surrogati delle persone simili Bulma era… Bulma. Solo ora non poteva tornare in dietro, lei era con un altro, era lì che ballava con un altro e questo non lo poteva sopportare o tollerare. 
“Non ti piace la festa?”
Tights era al suo fianco che si beveva un Sex on the Beach, un cocktail disgustoso a suo parere, ma a quella ragazza bionda e dalla personalità spiccata sembrava piacere più di ogni altro. Si portò i capelli dietro all’orecchio e guardò quel suo sguardo cupo con divertimento.
“Ti sembro un tipo da feste?”
“No, certo che no…”
Aveva riso lei e gli aveva poggiato una mano sulla spalla con dolcezza. Odiava quei gesti, ma di più odiava il fatto che non riusciva a sottrarsi ad essi e la musica di sottofondo di certo non aiutava.
“Beh, quindi a questo punto ti chiedo di ballare con me!”
Gli aveva posto a mano e aveva atteso che lui gli desse la sua di mano, ma Vegeta l’aveva allontanata aveva preso il proprio Gin Mule e si era allontanato dalla zona del giardino nella quale le persone ballavano. E lei, con la sua chioma azzurra, era lì a sputargli in faccia le sue colpe… Si era già consolata con un altro. Non riusciva proprio a mandarlo giù. 
“Ehi, dove vai?”
“Ti ho già detto che ballare non fa per me”
Tights aveva riso, probabilmente il suo modo scontroso di fare la divertiva, l’aveva seguito passeggiava alle sue spalle con la sua cadenza serena. Lei era un tipo semplice, una ragazza pura. Era quello che ci faceva per lui.
“Te ne stai andando?”
Lui si era voltato per guardarla.
“Che intenzioni hai con me?”
“Io? Di solito queste sono domande che fanno le ragazze non i ragazzi”
Era arrossito, non se l’aspettava una risposta del genere e neanche quello che accadde poco dopo. Lei si era avvicinata tranquillamente nell’ombra di quell’albero rischiarati dalle luci appese tra le fronde che illuminavano il giardino come se fossero delle piccole lucciole. Lei l’aveva baciato sulle labbra incrociando poi le braccia intorno al collo di lui. Vegeta era rimasto immobile per lunghi istanti, non sapendo bene cosa fare. Ma poi pensò che Bulma era lì con un altro e… Allora contraccambiò il bacio con ardore. Qualcuno da lontano seguendo quel cupo sguardo aveva visto ogni cosa.
 
                                                                    ***
 
“Se corri ancora un po’ veloce penso che non riuscirò a starti dietro”
Vania correva davanti a lui verso la propria casa e appena ci arrivò non perse neppure un secondo del proprio tempo e aprì la porta di casa. Aveva suonato, ma nessuno nel mentre le aveva aperto segno che probabilmente non c’era nessuno in casa.
“Non capisco”
Vania corse all’interno, sembrava agitata come se le fosse venuto in mente qualcosa. Trunks stava alle sue spalle e aspettava un suo segno. Vania era corsa all’interno e stava cercando qualcosa, Trunks si stava spazientendo. Cosa diavolo stava facendo? Possibile che la sua prima cotta fosse così complicata? Non voleva essere come i suoi genitori così dannatamente confusi nei loro sentimenti e spaventati nell’affrontarli che gli sembravano assurdi entrambi. C’erano dei ritagli di giornale e dei documenti li osservò con attenzione.
Villa Prince in fumo un ragazzo e una ragazza vengono tratti in salvo.
Morti e feriti a villa Prince si cerca il movente..
Ricordava di averne sentito parlare non dai suoi genitori, ma da Goten che gli aveva raccontato di come suo padre fosse rimasto in fin di vita da giovane. Di come si fosse fatto quell’enorme cicatrice sul petto. Probabilmente gliel’aveva raccontato lo stesso Goku, lui era un buon padre rispondeva sempre alle domande dei suoi figli. Era un buono, non come suo padre che… Proprio non sapeva da che parte cominciare. Come se i figli gli fossero caduti per errore tra le braccia. A volte temeva di non essere stato desiderato, ma sua madre era così splendida che poi gli passava tutto. Gli cadde l’occhio su di un foglio scritto a mano.
Dojo Son fallimento, documenti per l’acquisizione.
Non lo sapeva, né poteva immaginarlo, era arrabbiato e anche molto. Possibile che uno sconosciuto si dovesse occupare dell’acquisizione di quell’azienda? Non poteva farlo suo padre? Dopotutto Goku era suo fratello…
“Se n’è andato, mi ha lasciato un biglietto”
Vania lo scosse da quei pensieri. Gli mostrò la lettera che suo padre le aveva scritto.  E Trunks la lesse convinto di trovarne qualcosa di interessante.
Ho un impegno da svolgere sull’isola di Papaya una vecchia amica mi aspetta. 
Non venirmi a cercare, mi farò sentire non appena avrò riabilitato il nome della nostra famiglia.
Trunks non attese neanche un secondo e chiamò suo padre doveva farle sapere che qualcosa stava succedendo e probabilmente centrava il padre di Vania.
“Come si chiama tuo padre?”
“Diciassette Gero”
Suo padre avrebbe saputo cosa fare, dopotutto per quanto fossero contorti erano sempre i suoi genitori e Trunks era convinto si amassero molto.
 
                                                                      ***
 
“Allora ti sei già consolata con un altro?”
Le era arrivato alle spalle, Tights era andata a prendere l’ennesimo cocktail della serata e lui era rimasto nel parco fino a che non l’aveva vista lì seduta sul bordo della piscina con i piedi nell’acqua. La conosceva da tempo e non solo il suo carattere, ma anche il suo corpo, le sue labbra gli inebriavano lo spirito. Non gli sembrava affatto strano che avesse già trovato qualcun altro.
“Beh, almeno io ancora non l’ho baciato”
Vegeta era rimasto di stucco, non sapendo bene cosa dire. Non pensava lei sapesse di Tights.
“Vi ho visti”
Aveva detto lei vedendo la sua faccia confusa.
“Beh, non ti devo delle spiegazioni”
Come sempre si metteva sulla difensiva… Lo faceva ogni volta, lui non era in grado di affrontare i problemi. Preferiva chiudere gli occhi e non guardare, nascondersi da qualche parte.
“Già, così come non mi devi tediare con la tua sgradevole presenza”
Si era alzata per andarsene, per fuggire da lui di nuovo, l’aveva ferita. Si sentiva tradita, si sentiva così sola… Lui l’aveva afferrata per un braccio, non ci aveva pensato. L’aveva fatto e basta. Era inevitabilmente calamitato verso di lei. Non riusciva a staccarsi da lei. Non poteva farne a meno.
“Cosa vuoi da me?”
Le aveva passato una mano sul viso, i suoi occhi erano così belli che non poteva reistere.
“Cos’hai deciso di fare?”
“Non ti riguarda!”
“Certo che mi riguarda”
“Te ne sei andato… Te ne sei andato!”
Gli occhi di lei si stavano inumidendo, lo vedeva chiaramente stava trattenendo le lacrime. Era orgogliosa la sua Bulma e Vegeta non poteva sopportare le sue lacrime.
Non sapeva cosa dirle, perché se n’era andato? Lui non lo sapeva davvero. Aveva solo paura di quello che sarebbe successo. Come poteva dirle che era bellissima, che era l’unica cosa desiderasse.
“Sei completamente pazzo se pensi di poter venire qui e fare le tue sceneggiate di gelosia e poi… poi…”
“C’è qualche problema?”
Whis era intervenuto a separarli, non poteva credere che a Bulma piacesse un damerino del genere. Ipocrita, aveva baciato un’altra… Lui aveva baciato un’altra…
“Non che ti riguardi damerino.”
“Non mi sembra carino mostrare in questo modo pubblico i propri problemi sentimentali”
Vegeta aveva stretto forte i pugni, aveva una voglia matta di spaccare la faccia a quel tipo… Di distruggerlo.
“Non ti intromettere, tu non sai nulla”
La presenza di Whis era imponente era altro e quel sorriso rivoltate lo faceva sembrare più inquietante di quanto non fosse.
“Dovresti levarti dai piedi tu. Sono uscito io con Bulma e tu se non sbaglio sei con un’altra ragazza. Non mi sembra carino farla aspettare così.”
Era completamente pazzo, come poteva essere il loro appuntamento più importante di quello che lui e Bulma avevano da condividere. Lui doveva sapere se Bulma aveva deciso di tenere il bambino, di avere suo figlio…Gli sembrava così strano.
“Vegeta, vattene per favore…”
La voce di Bulma l’aveva come sempre destato dalla furia e l’aveva come sempre ascoltata. Se n’era andato senza aggiungere altro. Le parole che avrebbe voluto dire gli morirono sulle labbra. Recidivo nella sua ostinazione e avviluppato dal groviglio delle sue emozioni trainate dall’orgoglio che le soggiogava non le disse che l’amava.

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