Rinascita... di ese96 (/viewuser.php?uid=90106)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1 capitolo ***
Capitolo 3: *** 2 capitolo ***
Capitolo 4: *** 3 capitolo ***
Capitolo 5: *** 4 capitolo ***
Capitolo 6: *** 5 Capitolo ***
Capitolo 7: *** 6 Capitolo ***
Capitolo 8: *** 7 Capitolo ***
Capitolo 9: *** 8 capitolo ***
Capitolo 10: *** Avviso ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
prologo
Salve
a tutti!!!! questa è la mia nuova storia,uscita in un attimo di
follia, che un libro che ho letto mi ha ispirato... vi inserisco il
prologo poi mi fate sapere che ne dite, se vale continuarla o
no...
Prologo
(POV Edward)
Lei. Lei la
mia unica ragione di esistere, l’unica cosa per cui combattere, era tornata.
Era riapparsa finalmente nel mondo dei vivi.
Si, perché la
mia stella era un’anima transitoria, un’anima che cambiava corpo e forma ogni
volta che moriva. Si reincarnava, resuscitava. E tutte le volte moriva
giovanissima, senza che io potessi farci nulla. O che volessi farci nulla.
Già perché io
sono un vampiro, un mostro succhiasangue senz’anima. Un mostro che cerca di non
essere mostro, ma un mostro che preferisce far morire la sua amata invece di
trasformarla. E ogni volta, in ogni sua vita, è come innamorarsi di nuovo …
Mi
chiamo Edward
Cullen, e questa è la storia.
NOTA AUTRICE
penso
che la maggior parte della storia che ho strutturato sarà POV
Bella. ora, spero vi sembri interessante... ci sentiamo per il primo
capitolo... KISSOLI :-*
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** 1 capitolo ***
1 capitolo
Salve!!!
come vedete sono tornata... vi sono mancata molto??? scusate se ci ho
messo così tanto... volevo solo avvisarvi che nella storia
è inserito un nuovo personaggio, Helena, la sorella gemella di
Bella... buona lettura, vi lascio al capitolo!
1 CAPITOLO
(POV Bella)
Non so perché io e mia
sorella Helena siamo tornate di nuovo a Forks. Helena diceva che avremmo dovuto
passare un po’ di tempo con papà, e che si era scocciata di Phoenix e della
mamma, e che aveva voglia di conoscere ragazzi nuovi. Ma io dico, con tutti i
posti che c’erano, proprio nel paese più piovoso d’America dovevamo venire?!?
Ma non potevo lasciarla sola, non potevo separarmi dal mio sole. Mia sorella
era la mia migliore amica. Siamo gemelle, ci capiamo in un secondo, ma non ci
assomigliamo per niente: lei ha i capelli color caramello e gli occhi verdi, io
ho i capelli castano rossicci e gli occhi cioccolato; lei è estroversa,
socievole, io sono introversa, timida e ho bisogno di molto tempo per legarmi;
lei balla divinamente, io sembro un elefante impazzito. Lei suona il piano e la
chitarra, io preferisco ascoltarla; lei adora lo shopping sfrenato, io non lo
tollero. Abbiamo solo la stessa corporatura, gli stessi genitori, lo stesso
tipo di capelli (lisci) le stessa passione per la lettura e la stessa passione
per il canto, solo che lei non aveva paura di dimostrarla, io invece si.
<< allora honey, sei
pronta??? Dobbiamo rivedere il nostro caro paparino. >> esclamò Helena
vicino al recupero bagagli.
<< si certo, dopo
circa due anni. Chissà se è cambiato, o se finalmente si è rifatto una vita
>> riflettei tra me.
<< be’ di certo sarà
invecchiato, e spero per lui che si sia rifatta una vita >> rispose
Helena ridacchiando. Recuperammo i suoi 10 bagagli con un carrello insieme ai
miei tre. Come ho detto, è una pazza per lo shopping. In fondo nostro padre se
lo poteva permettere, essendo un grande magnate dell’industria. E dire che è
stato perfino capo della polizia, poi ha fatto il salto. E che salto!
Forks era la sua città
d’origine. Durante una vacanza, i nostri genitori si sono incontrati e
innamorati, sposati dopo due mesi, e dopo un anno avevano me e Helena. Che
grande fregatura, non abbiamo fatto altro che peggiorare la situazione. Perché
papà oltre a perdere mamma ha perso anche noi due. Be’ ogni tanto lo vedevamo
ma non era lo stesso di stare sempre con lui. Quando incontrò mamma, era ancora
capo della polizia, quando noi avevamo circa sei anni diventò un industriale,
ed ebbe notevole successo. Fino ad oggi. Nostro padre non ci ha mai fatto
mancare nulla. Ed è da quando avevamo sei anni che mia sorella è una maniaca
dello shopping. Certe volte è insopportabile.
<< spero solo che
non mandi grandi macchinoni, non voglio essere classificata come “ochetta” già
da primo minuto >> Helena annuì distratta.
<< io invece sono
sicura che verrà lui, in fondo sono due anni che non lo vediamo, e ci ha già
detto che non vedeva l’ora che arrivassimo >> cercava la Lamborghini di
papà vicino all’aeroporto. << come volevasi dimostrare, eccolo là
>> e mi indicò la nostra destra. Nostro padre era lì e ci stava venendo
incontro. Okay, è vero, mi era mancato molto, il nuovo marito di mamma non era
come lui.
<< tesori miei, come
state? >> ci sorrise dolce. << come è andato il viaggio? >>
<< bene papà grazie,
è stato molto comodo >> gli risposi sorridendo.
<< vostra madre
stava ancora sclerando per la notizia? >> ridacchiò tra sé. Le voleva
ancora bene e noi lo sapevamo.
<< un po’. Ma sa di
non poterci fare nulla >> Helena alzò un sopracciglio alle mie parole.
Sicuramente stava pensando che se non ci fosse stata lei non saremmo a Forks ma
ancora a Phoenix. Solo ora mi rendo conto di quanto sia felice di vedere papà.
<< lasciami il
carrello, Hel. Ci penso io. La maggior parte sono tutte tue vero? >> era
rivolto a mia sorella.
<< è una domanda
retorica? >> gli chiese Helena.
<< ovviamente
>>
<< allora, visto che
la risposta è ovvia, non c’è bisogno che ti risponda >> era bello vedere
Helena così euforica, non aveva un rapporto di confidenza con mamma, era molto
legata a papà.
Andammo verso la macchina,
che lui velocemente aprì, e ci sedemmo tutte e due dietro. Non so come papà
infilò tutte quelle valigie, ma ci riuscì. Partimmo verso casa nostra.
In macchina non facemmo
molta conversazione, ognuno di noi era perso nei propri pensieri. Arrivammo a
casa di papà. Cioè nella villaccia di papà. Troppo grande per tre persone,
figuriamoci una!
Anche a Phoenix avevamo
una casa gigantesca, ma questa è anche più grande. Il maggiordomo ci venne
incontro scaricando piano piano i nostri bagagli. Papà ci condusse in un giro
turistico della casa e infine, nelle nostre stanze, che già conoscevamo. La mia
era sulle tonalità del marrone. Vi era un lettone gigantesco, un divano a tre
posti, tutti gli altri accessori, compresa una cabina armadio gigante. Quella
di Helena era sulle tonalità del blu ed era molto simile alla mia. I nostri
bagagli erano già nelle camere.
<< vi lascio
riposare un po’. Quando ne avete voglia scendete così ceniamo >> ci disse
nostro padre, poi scese giù.
<< vado a disfare le
valigie, ci vediamo dopo >> mia sorella annuì e si diresse anche lei
nella sua camera.
Tutte le mie cose, libri,
quaderni di scuola, romanzi erano stati già portati e aggiustati. Ci misi poco
ad aggiustare i miei vestiti, in fondo non ero mica Helena.
Non sapevo che fare.
Perciò mi diressi verso la camera di mia sorella.
Il suo letto era
completamente pieno di vestiti. Scossi la testa, divertita.
<< ehi le mie
valigie erano quasi il triplo delle tue. E poi, devo riempire il mio favoloso
armadio no? >> si scusò.
<< certo sister,
certo. Vuoi una mano? >>
<< siiiiiii!!!! Ti
adoro Bella! >>
Mentre riordinavamo
chiacchieravamo del più e del meno.
<< ti manca Phoenix?
>> le chiesi.
<< no, mi piace
cambiare posto lo sai. E poi non ho legato molto con nessuno. Spero di fare
vere amicizie qui >>
<< già, sarebbe una
bella cosa. A proposito, sai quando cominceremo la scuola? >>
<< penso la prossima
settimana, anche se io non vedo l’ora!!! >> annuii distratta.
Finimmo di sistemare tutto
e intorno alle 7 scendemmo giù da nostro padre.
<< che fame!!!
>> sempre la solita delicata!
<< vi va la pizza?
>> ci chiese
<< si, si ho proprio
voglia di pizza >> gli risposi tutta contenta, mentre Helena annuiva
convinta. Anche lei adorava la pizza.
Mangiammo con calma e
buttando battute sul bon-ton e sul modo di mangiare di Helena. Certe volte era
proprio buffa!
<< ragazze, ho una
cosa da dirvi >> sembrava imbarazzato. Rivolgemmo tutta la nostra
attenzione su di lui.
<< domani
incomincerete la scuola. La preside dell’Istituto non ha voluto sentire
ragioni. Spero prendiate bene questa notizia >>
Io e mia sorella ci
guardammo, ed Helena sorrise.
<< oddio! Che cosa
mi metto domani Bella? Devo essere impeccabile il primo giorno di scuola, e
dobbiamo essere in tono sai? Ti dico io quello che devi mettere domani!
>>
Sbuffai, ci mancava solo
questa.
Papà rise, contagiando
anche noi. Ci abbracciammo.
<< i miei tesori.
Sono contento che l’avete preso così bene, allora domani vi aspetta il vostro
primo giorno di scuola. Andate a dormire su! >>
Helena fu la prima ad
andarsene.
<< buonanotte
>> e sbadigliò. Uscì dalla stanza. Rientro circa cinque secondi dopo.
<< e non ti permettere
di vestirti senza di me! >> esclamò, poi se ne andò ridendo nella sua
camera. Diedi un bacio sulla guancia a mio padre.
<< vado anche io.
Notte papà. Domani il grande giorno! >>
<< notte tesoro,
dormi bene >> salì piano piano in camera mia. Tolsi i jeans e la maglietta,misi il pigiama e mi coricai tra le soffici coperte.
Chissà
cosa succederà
domani.
NOTA AUTRICE
eccoci
qua a fine capitolo... beh di modifiche ne ho fatte, Charlie non
è il solito capo della polizia ma un'industriale... anche questo
dettato dalla mia testolina ammattita!!! vi lascio alle risposte per le
due recensioni:
Kiara Cullen sono contentissima che il prologo ti piaccia, e spero che anche i capitoli continueranno a piacerti... fammi sapere!
PS ci hai visto giusto, io Fallen lo trovo adorabile *__* e tu? che ne pensi?
giova71
sai come è fatto il nostro caro Eddy, non vuole rischiare di non
vederla mai più... penso che la prima volta per lui sia stata un
trauma xD fammi sapere.. kissoli
detto
questo, ringrazio chi mi ha messo tra le preferite, ricordate o
seguite, chi ha recensito e naturalmente i lettori silenziosi che non
hanno lasciato loro traccia xD a prestooooooooooooooo
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** 2 capitolo ***
2 CAPITOLO
salve
a tutte/i!!! chiedo umilmente perdono per il disastro con gli
aggiornamenti lo so lo so sono orribile >.< purtroppo la scuola
mi tiene molto impegnata XD beh buona lettura ci sentiamo giù!!!
2 CAPITOLO
Mi svegliai molto presto,
grazie a quella rompiscatole di mia sorella, che aveva preso le sue cuffie, le
aveva ficcate nelle mie orecchie e aveva messo il volume al massimo. Avevo
fatto un balzo di circa 5 metri dal letto.
<< Helena!!!
>> gridai con tutto il fiato che avevo.
<< scusa honey, ma
non ti svegliavi >> e scrollò le spalle << i vestiti e le scarpe
sono sulla testiera del letto. Vestiti che intanto mi vesto io. E se tra dieci
minuti non sei pronta, sei morta! >> oddio, ma può esistere persona più
fastidiosa di lei? Annuì ancora nel mondo dei sogni, ma visto che ci credevo
quando mi diceva che sarei morta mi alzai dal letto e controllai quello che mi
aveva appoggiato sul letto. Dei Jeans chiari, una canotta sul grigio e una
giacca a maniche corte blu. Accanto vi era una sciarpa blu. Le scarpe erano
delle ballerine blu laccate. Sospirai e mi vestii. Mi avvicinai alla scatola
dove avevo i miei gioielli e presi il mio anello con un cuore incastonato e
come orecchini le gocce blu. Mi pettinai e scesi giù. Incontrai per le scale
Helena, che sbadigliava. Aveva dei Jeans grigi, una maglietta blu con delle
maniche a tre terzi e i suoi stivali col tacco azzurri. aveva la sua collana
con l’acca e i suoi orecchini a cuore. Aveva in mano la giacca bianca e i guanti
blu.
<< brava, ci hai
messo solo nove minuti >> e sogghignò. << andiamo a fare colazione
>>
Papà stava leggendo il
giornale, noi ci avvicinammo e li baciammo le guance.
<< ‘giorno papà
>> mormorammo.
<< ‘giorno ragazze.
Dormito bene? >> ci chiese.
<< letti molto
comodi >> rispose Helena << sei d’accordo sist? >> io annuii.
<< mmm muffin al cioccolato!!! >> esclamai
addentandone uno.
<< ricordavo che ne
eri pazza >> disse papà. Gli sorrisi.
<< allora, pronte
per la scuola? >> annuimmo contemporaneamente.
<< preparati ad
avere qualche ragazzo a casa papà. Perché sono convinta che Bella farà stragi
di cuori oggi >> e mi guardò di sottecchi. Arrossii come un peperone.
Helena e papà si crepavano di risate.
<< si, si molto
simpatici, davvero troppo simpatici >> bofonchiai. Presi il mio zaino e
mi avvicinai alla porta.
Helena ancora rideva per
la sua splendida battuta. Sapeva quanto ci mettevo io a legare con una persona.
Seppur fossimo adorati da tutti a Phoenix, non eravamo mai state con un
ragazzo, forse perché non avevamo trovato quello giusto. Helena credeva molto
nell’amore.
Prese le chiavi della sua
macchina da cui non si separava mai, e tolse l’allarme.
Ci dirigemmo verso la
prima e noiosissima, sotto molti aspetti, lezione di Forks.
La scuola era formata da una
serie di edifici giallognoli, recintata, senza neanche un uomo per la
sicurezza.
<< guarda Helena,
non c’è nessuno che controlla! >> esclamai verso mia sorella.
<< Bells, ricordati
che non siamo a Phoenix >> annuii distratta, mentre Helena faceva manovra
per parcheggiare. Spense l’auto e prendemmo i nostri zaini, e ci dirigemmo in
segreteria per prendere l’orario.
<< Buongiorno. Scusi
siamo … >> parlava Helena per tutte e due.
<< … le sorelle Swan,
le figlie di Charlie Swan. Io sono la signorina Cope. Ecco a voi il vostro
orario e questo è un foglio che dovrete far firmare a tutti i professori delle
vostre lezioni. Inoltre, una novità di quest’anno è che potrete scegliere una
materia da fare all’ultima ora di ogni giornata. Più o meno il vostro orario è
simile, avete solo letteratura separate, con professori diversi.
Buona giornata >> e
sorrise.
<< grazie >>
rispondemmo in coro e uscimmo. Helena guardava il foglio.
<< mmm , come
materie c’è musica (con canto e strumento), biologia, arte, storia europea. Sai
che scelta!!! Non c’è neanche moda!!! Cosa scegli? >>
<< penso biologia.
Sai che non riesco a cantare in pubblico >> le risposi.
<< io invece
prenderò musica >> e sorrise << dovrai stare per due ore senza di
me sister >>
<< mmm, non male
>> borbottai. Lei ridacchiò.
Le prime due lezioni
furono abbastanza noiose. Tutti ci guardavano, ma nessuno si presentò. Se
Helena voleva trovare ragazzi nuovi qua, stava proprio messa bene!!!
Durante la seconda ora
qualcuno ci bussò alle spalle. Ci girammo contemporaneamente.
<< ciao, io sono
Mike Newton e lei è Jessica Stanley. >> la ragazza ci fece un segno.
<< Bella >>
Helena mi indicò << e Helena Swan piacere >>
<< ci chiedevamo se
vi andasse di venire a pranzo con noi alla terza ora >>
<< okay >>
risposi << dove ci vediamo? >>
<< vicino la porta
della mensa cinque minuti dopo il suono della campana >> Jessica aveva
proprio la voce stridula, come quelle cheerleader ochette di Phoenix.
Annuimmo e ci voltammo per
seguire il professore di matematica, di cui io non capivo un tubo e Helena era
un genio. Lei adorava la matematica.
Suonò la campana e io
tirai un sospiro di sollievo, ed Helena alzò un sopracciglio.
<< è l’ora della tua
prima lezione senza di me. Mi raccomando non fare sfigurare molto gli altri
>> e mi fece l’occhiolino, con una linguaccia in mia risposta.
Adoravo la letteratura
inglese, in tutte le sue forme e misure.
Il professore mi diede un
caloroso benvenuto e tutti mi fissavano. Senza Helena non mi sentivo così
sicura, tanto che inciampai su i miei stessi piedi.
<< signorina, si
segga accanto a Cullen per oggi, poi si vedrà, se l’altro signor Cullen ci
onora della sua presenza >>
<< mi dispiace
professore, ma l’altro signor Cullen ha avuto un impegno a casa e non entrerà
prima del pranzo >> rispose un ragazzo, mi voltai verso di lui. uno dei
ragazzi più belli che avessi mai visto: capelli ramati, bocca carnosa, naso
dritto e perfetto, fisico perfetto, e due occhi color topazio. Penso di essere
rimasta a bocca aperta per un bel po’ mentre mi sedevo al mio pasto.
<< ciao, Robert
Cullen, piacere, tu sei Helena Swan? >> mi chiese porgendomi la mano,
congelata.
Scossi la testa. << No,
sono Bella Swan >> mi sorrise dolce. Chissà perché non mi attirava
neanche un po’.
<< mi dispiace per
la signorina Swan, ma come era programmato, oggi ci sarà un questionario di
letteratura. >> oh, oh. Fai che non sia difficile, fai che non sia
difficile << cime tempestose, Emily Brönte >> sospiro di
sollievo. Quel libro lo conosco come le mie tasche << tempo: mezz’ora,
poi potrete riposarvi mentre io correggo >>
Il mio compagno di banco
sospirò e mi disse brontolando: << uffa, non sono io quello a cui piace
la letteratura caspita, io preferirei fare matematica >> e mi sorrise.
<< vuoi una mano?
>> gli chiesi.
<< ehi, anche se non
mi piace, la studio comunque >>. Annuii imbarazzata.
Ci misi venti minuti. Era
così facile che rimasi di sasso. Quando il tempo finì, il professore riprese
tutti i test, e ci lasciò riposare. Io pensavo ai fatti miei, Cullen ai fatti
suoi.
<< che hai preso
come materia per l’ultima ora? >> mi chiese.
<< biologia, tu?
>>
<< musica >>
<< incontrerai mia
sorella allora >> chissà che cosa combinerà Helena nell’ora di musica.
<< non vedo l’ora di
conoscerla, se è incantevole come te, e te lo dico come amico. Non voglio certo
rimorchiare >>
Arrossii come un peperone.
<< grazie mille >>
<< anche tu
incontrerai mio fratello >>
<< spero che sia
almeno simpatico quanto te >> gli dissi.
<< non solo quello
>> e mi sorrise.
<< complimenti le
insufficienze sono state pochissime ragazzi. Però due ragazzi hanno eccelso:
Cullen e Swan. Complimenti Swan, non me lo aspettavo >> cosa intende per
non me lo aspettavo? Che gli sembravo stupida? Ma tu guarda questo qua … stavo
quasi per rispondergli quando aggiunge: << peccato che manchi l’altro
Cullen, o sareste stati in tre >> proprio in quel momento suonò la
campana, e fui costretta a fare tutto di fretta, perché Helena, ne ero
convinta, stava per arrivare vicino la mia classe. Mi girai a salutare Robert,
ma era già scomparso. Alzai le spalle tra me e me.
Uscii dalla classe e Helena
era lì che mi aspettava.
<< andiamo? >>
mi chiese, e io annuii. Ci avviammo verso la mensa.
<< allora, come è
andata a lezione? >> mi chiese.
<< oh bene, test su
Cime Tempestose, una cavolata. Tu? >>
<< test su Romeo e
Giulietta. L’ha scelto proprio giusto >> Helena adorava Romeo e
Giulietta, lo conosceva a memoria.
<< ho conosciuto un
ragazzo >> decisi di dirglielo a titolo informativo.
<< ecco cosa mi
nascondevi, allora com’è? Carino? >> curiosa come al solito.
<< oh si, molto, ma
è più il tuo tipo che il mio >>
<< mmm, okay okay
poi me lo presenti >> e sorrise. Lasciai cadere il discorso, eravamo
arrivate a mensa.
Mike si sbracciava e mi
guardava fissa. Io ero arrossita di brutto.
<< ehm, honey,
quello è il tuo tipo invece? >> mi chiese. la guardai storta.
<< sai quanto odio
le persone che mi fissano, perché mi fanno arrossire. E poi, no non è il mio
tipo. >> e iniziai a camminare più velocemente.
Prendemmo il nostro pranzo
e ci dirigemmo verso il tavolo di Mike e Jessica.
<< ma ciao!!! Ce
l’avete fatta finalmente! >> disse Jessica con la sua voce da ochetta. Ci
presentò gli altri al tavolo: Angela, Ben, Tyler, Laurent e altri nomi che non
ricordo. Stringemmo la mano a tutti e poi ci sedemmo.
<< allora come è andato il corso di letteratura?
>>
<< bene bene, test
di verifica >> borbottò Helena.
<< letteratura è
così, quando decide fa. Spero solo che non sia stata molto difficile per voi.
>>
<< non ti
preoccupare, era davvero molto facile >> odiavo questa cortesia così
falsa.
<< stanno
arrivando!!! >> cinguettò l’altra amica della oca, Laurent, ridendo
frivola.
<< chi? >>
chiese Helena.
<< i ragazzi più
popolari della scuola! >> starnazzò Jessica. Helena aveva la faccia
schifata, odiava i ragazzi snob. Quando era stata lei a capo delle cheers, era
stato il miglior triennio di tutta la vita della scuola. Nessuno snobbava
nessuno, e Helena non si comportava da reginetta. Ecco, io odio le reginette.
<< non mi sento
molto bene Helena, mi accompagni in bagno per favore? >> volevo
risparmiagliela questa. Helena colse al volo.
<<
certo sist,
andiamo >> si alzò in un secondo e si voltò verso
gli altri << ci
si vede ragazzi >> e uscimmo via prima che quegli snob
arrivassero.
NOTE
non
so per voi, ma per me sarebbe stato troppo prevedibile :D come avete
visto i personaggi "nuovi" sono due: Helena e Robert... mmm non so
perchè gli ho inseriti ma quando immaginavo la storia l'ho
sempre immaginato così...
per le RECENSIONI ho usato il nuovo metodo di EFP, però non so se l'ho usato bene xD fatemi sapere...
DOMANDA AI LETTORI:
Se
la storia prendesse una piega un po' più "fantasy" vi piacerebbe
comunque? o preferite un'impronta più realistica?? fatemi sapere
perchè sono scossa dal dubbio e non ho ancora deciso :D
al
prossimo capitolo che spero verrà presto :) baci a
tutte/i!!!!!!!!!!!! <3
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** 3 capitolo ***
3 capitolo
Dopo
una lunga attesa, a voi il terzo capitolo. Sono quasi certa che abbiate
completamente scordato questa storia, spero che rileggendola,
ritroviate la voglia di sapere il seguito. Con affetto :*
3 CAPITOLO
<< grazie honey, sai come li odio gli snob
>> come volevasi dimostrare.
<< tanto la pausa era quasi finita quindi …
abbiamo lezione insieme giusto? >> le chiesi annuì e prese un foglio dal
suo zaino.
<< abbiamo storia americana ora … e subito dopo ed.
fisica. >> sbuffò << preoccupiamoci di storia americana ora
>> e iniziò a camminare.
Helena aveva un grande senso dell’orientamento, non si
perdeva mai. Al contrario di me. Ancora non capivo come facessimo a essere
sorelle.
<< eccoci >> sussurrò
Entrammo in classe, dove vi erano pochissime persone.
Guardai fra quelle. Non notavo nessuno somigliante a Robert. Lo ammetto, mi
aveva incuriosita con suo fratello.
Ci sedemmo a un tavolo e aspettammo che l’aula si
riempisse, mentre parlavamo del più e del meno. Storia americana mi ha sempre
infastidito, e oggi più degli altri giorni. Fortuna che il prof non ci interrogò.
Suonò la campana e io lasciai andare un rumoroso
sbuffo. Educazione fisica, la mia maledizione. Mi trascinai lentamente negli
spogliatoi e poi nella palestra. Ne uscii indenne e come al solito Helena fece
la sua porca figura: era agilissima e aveva vinto 4 partite su 5, e la quinta
non era stata conclusa. A guardarla mi scoraggiavo.
<< è arrivata la fineeeee >> sussultai, e
guardai quella pazza di mia sorella, confusa.
<< si dai, è l’ultima ora e poi ritorniamo a
casina nostra non sei contenta? >>
<< eccome! >> e sorrisi. << solo che
l’ultima ora saremmo separate … peccato, mi sarebbe piaciuto sentirti cantare e
vedere le facce delle ochette >> e risi.
<< ti racconto tutto a casa, ora vado, che devo
andare dall’altra ala >> un sorriso luminoso e sparì.
Sospirai e andai verso l’aula di biologia. Non c’era
nessuno nel corridoio. Forse ero in ritardo. Iniziai a camminare più
velocemente.
<< signorina Swan, grazie per la sua presenza
>> abbassai il capo, lo sapevo che ero in ritardo. Arrossii.
<< si sieda accanto a Cullen >> e mi
indicò il posto, accanto a quello che doveva essere il fratello di Robert
Cullen. A capo china mi sedetti.
<< ciao, io sono Edward Cullen >> era una
delle voci più melodiose che io avessi mai ascoltato. Con cinque parole mi
aveva riempito il cuore. Feci un respiro profondo e alzai lo sguardo.
Era identico al fratello, solo alcuni particolari del
viso erano diversi, e forse una tonalità di capelli. Aveva i capelli ramati e
ribelli, gli occhi ambra, il volto perfetto. Era bellissimo, forse più del
fratello. Ma la cosa sorprendente e che mi guardava con occhi sgranati, come se
non si aspettasse di vedermi lì, come se mi conoscesse da una vita.
Si riprese, mi sorrise e mi accorsi che lo stavo
guardando come una scema.
<< Isabella Swan >> gli porsi una mano
<< puoi chiamarmi Bella se ti va >>
<< è davvero un onore conoscerti Bella, come mai
qui a biologia? Sei portata? >>
<< non più di tanto, più o meno come le altre
materie. È l’unica che mi entusiasmasse un po’, senza dover fare figuracce. Tu
invece? >> chiesi curiosa.
<< perché non c’era nulla di meno compromettente
>> e sorrise.
La voce del professore ci ridestò dalle nostre
chiacchiere.
<< bene ragazzi, ora lavoreremo sulle fasi della
mitosi. Dovete prendere i campioni, esaminarli al microscopio e scrivere sulla
carta quale fase è. Poi verrò a controllare. Bene iniziate! >>
<< vuoi incominciare tu? >> mi chiese.
<< no incomincia tu non ti preoccupare >>
e sorrisi timida.
Lui si avvicinò al microscopio ed esaminò attentamente
ma in pochissimi secondi il contenuto del vetrino. Poi scrisse sul foglio e mi
passò il microscopio.
Guardai anche io dentro il microscopio. Era facile,
gli passai il microscopio e inserii “anafase” nella tabella. Non mi ero accorta
di aver lasciato lì il vetrino, ma lui stava controllando e annuiva
impercettibilmente. Non si fidava di me? Chissà perché questo pensiero mi diede
fastidio …
Finimmo molto prima degli altri e guardavamo l’uno la
parte opposta dell’altro. Il professore finalmente ci vide e si avvicinò a noi.
<< problemi Cullen? >> chissà perché
sembrava scettico.
<< assolutamente no signore. La mia collega è
stata molto veloce e ha fatto un lavoro eccellente >> e mi sorrise.
Diventai rossa come un peperone.
Il prof borbottò qualcosa.
<< potete andare ragazzi, complimenti >> e
così io ed Edward uscimmo, contemporaneamente.
Avevo una stranissima voglia di vedere che combinava
quella pazza di Helena.
<< io andrei … vado ad aspettare mia sorella
vicino all’aula di musica >> mi scusai con lui, mentre lui fissava il
soffitto con quegli occhi ambra.
<< Anche io devo andare lì >> e cominciò a
camminare verso l’altra ala, seguito da me.
<< Allora siete solo voi due da quanto ho
capito, giusto? >> Mi chiese, mentre io guardavo le nuvole.
<< si, solo io ed Helena. Voi invece? Siete solo
tu e Robert? >>
<< come fai a sapere il nome di mio fratello?
>> era molto stupito.
<< l’ho incontrato ad una lezione, e poi ho
collegato i cognomi >> e fu silenzio. Ci mise un po’ a rispondere
<< no, non siamo solo noi. Siamo in parecchi.
Siamo sei fratelli. Tutti adottati da Carlisle ed Esme. Io, Rob, Alice, Jasper,
Emmett e Rosalie; Alice ha la nostra stessa età, gli altri sono più grandi di
un anno. Io e Rob siamo fratelli gemelli. >>
<< wow!!! >> esclamai. << sembra una
storia surreale >> eravamo giunti all’aula di musica. Era l’unica aula ad
essere dotata di vetri. Il professore, da quanto mi aveva detto Helena, le
aveva spiegato che serviva per farli sbloccare un po’, per abituarli già da ora
al pubblico. Davvero perfetto in questo momento.
Helena scriveva su un banco. Sembrava completamente
assorta nei capelli del ragazzo accanto a lei, Robert. Alzò lo sguardo solo
quando si vide una figura possente accanto.
<< è quella tua sorella? >> mi chiese
Edward, indicandola con il dito. Annuii.
<< non mi assomigliate per niente >>
suggerì.
<< non infierire >> borbottai.
<< non ho detto che è una cosa brutta >> e
sorrise. Mi aveva fatto un complimento. Sorrisi anch’io.
Mia sorella stava rispondendo tranquilla al professore
quando un tratto alzò la testa e il professore sbraitò qualcosa. Robert accorse
per difenderla e così mandò tutti e due sopra al palco, a cantare e suonare.
<< Robert non ha spirito di conservazione
>> e scosse la testa.
<< me ne sono resa conto >> risposi.
Mia sorella si avvicinò al microfono, con la sua
solita faccia da schiaffi. Robert prende posto al piano, con una naturalezza che
solo un pianista poteva avere. E diede l’accordo a mia sorella.
( La canzone è questa: http://www.youtube.com/watch?v=D9AFMVMl9qE )
Era ‘Your Song’ di Elton John, una delle canzoni
preferite di mia sorella e che lei cantava divinamente, ovvio.
<< Wow! Ha una tonalità eccezionale! >>
esclamò Edward.
<< si, non è male … anche tu suoni? >> Lui
annuì.
Il professore aveva un colorito tra il rosso gamberone
e il rosso scarlatto. Non se lo aspettava, probabilmente. La fine della canzone
coincise con la fine della lezione. Il professore si voltò verso di loro un
secondo e uscì dalla stanza. Helena aspettò che Robert prendesse le sue cose e
rideva insieme a lui. sembravamo amici da sempre.
Mossi la mano per farmi notare da lei, e lei si portò
dietro Robert.
<< ciao Bella! >> salutò Robert.
<< ciao Robert! >> sussurrai.
<< ah bene vi conoscete allora faccio a meno di
presentarvi. Con lui mi presento sola >> e mi guardò. << Helena
Swan >> e gli porse la mano, che lui strinse.
<< Helena lui è Edward, mio fratello >>
disse Rob e mia sorella sorrise.
<< Bells mi hai sentito mi hai sentito?!? E hai
visto la faccia del prof? Impagabile! >>
<< ho sentito Helena, come al solito hai steso
tutti! >> e mi diede il batti cinque.
<< non c’è niente da fare sono
fantastica!>> e rise. Sembrava diversa, più euforica del solito.
<< è stato un piacere conoscervi. Noi andiamo a
casa, buon fine giornata!>>
<< Anche a voi! >> risposero all’unisono.
Non pensavo di incontrare due ragazzi così belli,
intelligenti e affascinanti già il primo giorno. Edward mi aveva colpito. Aveva
qualcosa che non avevo mai visto.
<< Ma lo hai visto Bella? Quanto è
carino!>> Occhi sognanti. La situazione si mette male.
<< Chi?>> speravo non parlasse di Edward.
<< Come chi?!? Robert! Sto per creare la cascata
del Niagara! >>
Risi come non mai. Intanto eravamo fuori, ed entravamo
nella nostra auto.
Loro entravano con altre quattro persone in un enorme
macchinone che doveva avere minimo otto posti e si voltarono a guardarci ed a
salutarci. Noi ricambiammo.
Helena era già dentro la macchina. Era pensierosa,
anche un po’ triste.
<< Hel? Tutto okay?>> ogni tanto
succedeva. Helena si perdeva nel suo mondo che la faceva quasi piangere e
tutt’un tratto si risvegliava, più luminosa del sole d’estate.
<< Si, non ti preoccupare>>. Arrivammo a
casa, ed Helena disse di non aver fame e si coricò alle 4 e mezzo del
pomeriggio. Non era da lei. Helena era l’ultima a coricarsi e la prima a
svegliarsi. C’era qualcosa che non andava. Qualcosa che mi faceva venire i
brividi.
Al prossimo aggiornamento!!!!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** 4 capitolo ***
4 capitolo
Salve a tutti! Eccoci, a
una settimana di distanza, al nuovo capitolo. Sono commossa da tutte le persone
che hanno letto la mia storia. Grazie a tutti, davvero. Vi lascio al quarto
capitolo, POV Edward!
PS le parti in corsivo sono i pensieri che Edward recepisce. A presto!
4 CAPITOLO
Pov Edward
Non era possibile. Non
poteva essere lei. Quel sorriso, quegli occhi, quelle labbra … Nelle altre vite
erano sempre le stesse, come se qualcuno lassù mi volesse dare un segno di
riconoscimento. Vederla lì, in quella stanza, accanto a me, era stato un colpo
al cuore. Averla davanti agli occhi mi ricordava le altre sue vite, ragazze
come Katherine, Lucia, Sarah. Ragazze che per colpa mia avevano visto la loro
vita spezzarsi. I periodi con ognuna di loro erano stati luminosi, così
luminosi che ho dovuto eliminarli completamente per non accecarmi, per non
morire di un dolore così intenso da togliere completamente il respiro.
Alice non la riconosceva,
non avendola mai conosciuta non poteva prevedere niente di lei e io rimanevo
spiazzato ogni prima volta.
Robert mi vedeva
pensieroso. Il rapporto che mi legava a lui era così forte che non avevamo
bisogno di parole per capirci. Sapeva, aveva capito, come anche Alice.
<< Cosa farai ora?
>> mi chiese lui, attirando gli sguardi di tutti. Non aveva parlato con
la mente perché voleva che tutti ci sentissero. Questa cosa non poteva rimanere
un mistero.
Sospirai. << non ne
ho idea >>
<< non riuscirai a
starle lontano, lo sai bene anche tu >> mi rimproverò.
<< C’è qualcosa di
diverso questa volta Ed. E’ come se qualcuno la proteggesse. E poi in nessuna
delle altre vite aveva avuto sorelle. >> si intromise Alice.
<< è vero Ed… e poi
non si assomigliano per niente! Helena ha quel non so che … >> di bellissimo, sensazionale, unico.
<< E’ tornata?
>> chiese Emm. In altri momenti avrebbe sicuramente fatto delle battute
su Rob, questa volta se le risparmiò.
Alice annuì.
<< Chi è questa
volta? >>
<< Bella Swan, la
figlia dell’imprenditore. >>
Ci furono tante pause.
Troppe pause. Robert era immerso nel mondo dei sogni. Alice rivoleva la sua
amica. Io ero troppo stanco di fuggire. L’ultima, Sarah, mi aveva visto solo di
sfuggita, una volta. È morta sul colpo per strada. Aveva quindici anni.
Dovevo vederla ancora, per
capire cosa c’era di diverso. O forse questa era solo una scusa per rivederla
ancora.
Intanto eravamo a casa.
Finalmente a casa! Quell’atmosfera era
lugubre. Sembrava come se fosse già morta. Era Jazz, lui mi capiva, ma non
del tutto. Infondo, non era lui a perdere sempre la compagna della sua vita.
<< riunione di
famiglia! >> gridò Alice per farsi sentire anche da Carlisle ed Esme,
anche se non ce n’era affatto bisogno.
Incominciammo a camminare
verso la sala da pranzo, verso il tavolo rotondo. Ci sedemmo in cerchio.
<< è tornata
>> esordì Alice, facendo calare un silenzio tombale. Ma nella mente era
un’altra cosa. Pensieri su pensieri.<< ma il problema di fondo è un altro.
C’è qualcosa di diverso. Ha una sorella gemella e sembra molto diversa dalle
altre volte. Ed ci ha perfino parlato ma non è successo nulla. >>
<< è strano Alice,
ma non posso capire nulla se non so niente altro. >> Vedevo la profonda
preoccupazione di Carlisle.
<< tutto quello che
so Carlisle è che è la figlia di Charlie Swan, Bella, che ha sedici anni e che
è sicuramente lei. Ha le stesse caratteristiche di tutte le volte. >>
quegli occhi … parlarne era un colpo all’anima. Se ce l’avessi, un’anima.
<< Io propongo di
aspettare, per capire di più e per esserne davvero certi >>
<< Ma
Carlisle… >>
<< Alice, so quanto
le vuoi bene, ma è la cosa migliore. Dobbiamo essere scrupolosi, ne va di mezzo
una vita >> sentivo la sua paura, come se fosse mia.
<< e se fosse
davvero lei? >>
<< Sapete cosa dice
la profezia. Sapete cosa ci ha detto durante la sua prima vita. >> ci
ricordò Carlisle.
<< “Solo quando non
avrò nessuno in cui credere sarò salva” ma cosa vuol dire? Cosa può mai
significare? Salva, e da chi? E quel nessuno a chi è riferito? >> erano
domande che mi accompagnavano dalla sua prima morte. Ho sempre creduto che si
riferisse a me. Ma l’ultima vita mi aveva fatto cambiare idea.
<< Ragazzi, non
l’abbiamo mai presa da una prospettiva diciamo più vampiresca. Fa parte del
soprannaturale come noi, magari potrebbe riferirsi ai Volturi >> ipotizzò
Robert.
<< Non credo, perché
mai i Volturi dovrebbero farle del male? >> Chiese Esme.
<< Perché è unica.
Minaccia il loro potere. >> era Rosalie che parlava. Capimmo tutti la
verità di quelle parole.
<< Non credo
Rosalie. Bella ha sempre mantenuto l’anonimato, sono quasi certa che non sanno
della sua esistenza e poi nessuno di noi li ha incontrati dalla sua prima vita
>> rispose Esme. Edward non
resisterà di nuovo. Sono tanto in pena per te, lo sai vero? Le annuii. Il
dolore al petto mi uccideva, sebbene non avessi un cuore che batteva, sembrava
che la mia vita stesse finendo un’altra volta.
Avevo paura. Paura che
tutto finisse come le altre volte.
<< Sono d’accordo
con Carlisle. >> era Jasper che parlava. << dobbiamo
aspettare.>>
<< Ragazzi, mi fido
di voi. Cercherò di conoscerla meglio >> acconsentivo. Conoscerla
significava affezionarmi, affezionarmi significa morire un’altra volta quando
lei mi avrebbe abbandonato.
<< descrivetemi questa sorella >> chiese
Carlisle.
<< è una forza della
natura. Liscia, occhi verdi, capelli color caramello, alta e slanciata.
>> ed è dolce, bellissima, solare,
orgogliosa e testarda. È tutto ciò che c’è di bello in natura. Male, molto
male. Robert si stava innamorando di Helena. Quando ti innamori, è per sempre.
Soprattutto per la nostra natura.
C’è qualcuno che si è innamorato qui! Alice lo guardava di traverso.
Troppo serena per essere l’aura di Rob. C’è qualcosa di
diverso. Jasper.
Si è innamorato! Che cosa spettacolare. I pensieri di Carlisle ed Esme erano in linea.
Siiiiiii qualcun altro da prendere in giro! Il solito Emmett.
Buon per lui, finalmente. Rosalie.
Ed io? Io che ne pensavo?
Speravo solo che lui non soffrisse come avevo sofferto io.
<< okay, allora la
riunione è rimandata a quando si saprà di più su Bella. >> prima che sia troppo tardi, spero. Tutti
ci alzammo all’unisono.
Carlisle era il nostro
capoclan, ma più che un capoclan era un padre, una guida, un esempio da
imitare. Carlisle è ciò che c’è di buono e bello in questo mondo. Non è
possibile credere che lui non abbia ne un’anima e ne qualcuno che lo aspetta
lassù. Senza di lui io, Robert, Esme, Rosalie, Emmett, non saremmo qui. Io non
l’avrei mai conosciuta, e lei non sarebbe mai morta.
Tornammo a fare ciò che
era per noi solito fare. Alice si mise al computer a disegnare un modello di
abito. Ormai era così stanca dei vestiti creati da altri, seppur bellissimi, da
creare lei stessa i suoi. A tempo perso …
Jasper e Emmett guardavano
una partita di rugby e si divertivano un mondo ad insultare la lentezza dei
giocatori che poi venivano placcati e magari si spaccavano qualcosa.
Carlisle aveva la testa in
un grosso libro, probabilmente di medicina e probabilmente l’ennesimo libro di
oggi.
Esme dipingeva un
bellissimo paesaggio, caldo e soleggiato. Il tipo di paesaggio che potevamo
vedere dal vivo solo sull’isola Esme.
Robert andò a fare un giro
fuori, tanto per passare il tempo.
Rosalie, be’ era Rosalie.
Andò a sistemare la sua gigantesca cabina-armadio nella stanza sua e di Emmett.
Come se non fosse già immacolata.
E io? Io mi misi al piano
a suonare. Suonai la canzone dedicata a Esme e la ninna nanna che avevo scritto
per Bella, vite fa.
(http://www.youtube.com/watch?v=LPPCznEuhOM
)
Passarono ore, credo.
Erano quasi le due di notte. Nulla era cambiato in casa. Ma fuori, qualcosa era
diverso. Si avvicinava una presenza. Un odore che non conoscevo. E se fossero i
Volturi?
E fu lì che apparì, di
fronte a noi.
<< Carlisle, ti
prego! Devi aiutarmi! >>
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** 5 Capitolo ***
5 capitolo
5 CAPITOLO
POV Bella
Mi svegliai alla buon’ora.
Quando Helena è triste non ha senso fare le ore piccole, non c’è divertimento.
Alzandomi dal letto, non trovavo niente di diverso. Helena aveva sistemato già
i miei vestiti, come al solito, come tutti i giorni, oggi tutto sul marrone.
Uscita dalla mia camera, ho trovato mia sorella ad aspettarmi col sorriso sulle
labbra.
<< Buongiorno
Bellina! >> Mi sorrise splendente. Ecco, la solita Helena. Le era passato
tutto.
<< Meglio di ieri?
>> le chiesi.
<< Peggio di domani!
>> e rise cristallina, scendendo dalle scale. Forse mi immaginai
solamente quel senso di colpa velato negli occhi.
Una colazione veloce, e
via in macchina.
<< Ti sei svegliata
troppo tardi. Oggi ho fatto una delle mie spettacolari esibizioni, e te la sei
persa! >> e mi fece la linguaccia.
<< Che canzone? Le
so tutte a memoria! >>
<< Jar of heart.
Stupenda! >> e le si fecero gli occhi a cuoricino.
Arrivati a scuola, tutto
passò velocemente, fino al pranzo. Incontrai Robert ed Edward a letteratura e
mi limitai solo a fissarli dall’altro capo della stanza. Erano così distaccati
e freddi, ma mi attiravano irrimediabilmente.
Helena non fece che
parlare parlare parlare. Non voleva dirmi cosa pensava. Ha incrociato una volta
lo sguardo di Edward e giuro di avergli visto negli occhi un vago senso di
consapevolezza.
La giornata passò. Edward
non mi rivolse la parola. Forse era davvero lo snob che tutti quanti credono. Non
avrei mai immaginato che i ragazzi di cui parlava Jessica il primo giorno
fossero i Cullen! Sembrava così carino il primo giorno, per niente snob.
Ricongiunta ad Helena, ci
avviammo verso l’uscita. Il nostro rapporto sembrava proprio freddo, ci eravamo
scambiate dopo il suo sguardo con Edward si o no dieci parole e avevo paura di
ciò che sarebbe successo dopo. Ma soprattutto avevo paura di cosa era successo
con Edward. No, mia sorella non mi avrebbe fatto nulla di quel genere …
<< Ciao! >>
una folletta più bassa di me ci bloccò la strada, insieme ad un ragazzo biondo
dall’aria cupa. Li avevo visti insieme a Robert ed Edward vicino la macchina.
<< Saresti? >>
chiesi. Helena era stranamente zitta.
<< Oh, scusami! Sono
Alice, Alice Cullen. La sorella di Robert ed Edward. Lui è Jasper, il mio
ragazzo. Mi siete così simpatiche che mi sembra di conoscervi da una vita e
sapere tutto di voi! >> ma è un vulcano! Helena voltò lo sguardo dalla
parte opposta. << avete conosciuto i miei fratelli giusto? Io sono della
vostra stessa età mentre Jasper è un anno più grande. Peccato non avere corsi
insieme! >> Helena sorrise. Io continuavo a pensare che era pazza.
<< è stato un
piacere conoscerti Alice, ora dobbiamo proprio andare. >> si intromise
Helena << Anche i tuoi fratelli sono stanchi di aspettarti. È stato un
vero piacere e ci piacerebbe molto fare meglio la tua conoscenza >>
Helena mi guardò, io annuii. Quella folletta ispirava energia da tutti i pori,
un vero vulcano. << Magari ci sentiamo. >> proposi. Alice sorrise
raggiante. Sono quasi certa che ci siamo fatte un’amica.
<< è stato un
piacere ragazze! >> e scappò via. Helena scossa la testa.
<< sembra un po’
pazza >> disse.
<< hai ragione!
>>
<< ah, naturalmente
dovete venire a casa mia questo pomeriggio! Così ci conosciamo meglio! Vi
aspetto alle sei >> gridò Alice mentre stava per salire nella sua
automobile.
<< benissimo
>> Helena non mi sembrava tanto contenta. Io ero felice, avrei rivisto
Edward e Alice sembrava così simpatica! C’era qualcosa che mi attirava in
quella famiglia, forse gli occhi, così strani e tutti incredibilmente dorati, o
forse la loro pelle, pallida come la neve.
Entrammo nell’auto. Dentro
si stava molto meglio che fuori, dove mancavano solo i pinguini a completare la
scena del polo Nord. Quanto mi manca la Florida.
<< mi sono informata
>> disse tutt’un tratto Helena, mentre io ero persa nel verde di Forks.
<< di cosa? >>
<< dei Cullen
>> e chiuse lì il discorso. Volevo sapere, ma ad Helena le parole vanno
tolte di bocca una per una!
<< Be’? >>
<< Non sono proprio…
una famiglia, ma è come se lo fossero. Sono otto componenti: il dottor Cullen,
che lavora all’ospedale a Forks, è sposato con la signora Cullen, che molto
probabilmente avrà avuto problemi e non potendo avere figli ne hanno adottati
sei: all’inizio volevano solo un figlio, ma quando hanno visto la coppia di
gemellini con le facce coccolose, Robert ed Edward, non hanno saputo resistere
ad averli con loro; poi hanno trovato la piccola Alice abbandonata in un
orfanotrofio e l’altro fratello in un vicolo buio solo al freddo. Il fidanzato
di Alice e la sorella di questo sono nipoti della signora Cullen, sono
diventati orfani piccolissimi e lei li ha adottati come se fossero stati figli
suoi. >>
<< che cosa dolce!
>> devono essere un bel peso sei figli adolescenti!
<< si,è vero!
Inoltre non sono neanche molto vecchi, anzi penso abbiano meno di trentacinque
anni. Ah, poi la sorella di Jasper sta con il fratello nerboruto, quello che
sembra un sollevatore di pesi professionista. >>
<< si l’ho notato!
Interessante come famiglia. >>
<< mi sa che oggi ci
tocca andare >>
<< ma dove hai preso
tutte queste informazioni? >> le chiesi. Non si era mai interessata al
gossip.
<< Forks è come il
senso di colpa. Basta che fai una domanda innocua e risale tutto in superficie.
>>
<< filosofica.
>> mi complimentai.
<< un modo come un
altro per dire che è un paese di pettegoli. Jessica Stanley poi ne è il capo
>> e incominciammo a ridere.
Squillò il cellulare, era
impossibile, l’unico che ci poteva chiamare era nostro padre. Nessun altro
aveva quel numero. Le note di “Pocketful of sunshine (http://www.youtube.com/watch?v=9f6D0rOLfWs )” risuonarono
nell’abitacolo.
<< Halo? >>
rispose Helena mettendo il vivavoce.
<< Ciao Helena sono
Alice! >> io e Helena ci guardammo con delle facce scioccate.
<< Come fai ad avere
il mio numero? >> contemporaneamente le venne l’idea.
<< Robert! >>
esclamarono all’unisono. << gliel’ho dato dopo la prima lezione di musica
>> mi sussurrò.
<< c’è un problema.
Sei con tua sorella? Hai il vivavoce? >> chiese a raffica.
<< Continua a
parlare. >>
<< Casa occupata.
Mio padre ha dei colleghi ospiti nel pomeriggio. >>
<< oh, ma non ti
preoccupare … >> incominciai.
<< e se ci vedessimo
a casa nostra? >> mi chiese Helena.
<< Mi farebbe molto
piacere vedere la vostra casa! >>
<< Allora è deciso!
Ci vediamo a casa nostra! >> approvavo in pieno la scelta di Helena.
<< a dopo allora!
Baciiiiiiiiii >> chiuse mentre concludeva la parola.
E arrivò a casa nostra.
Accompagnata da Jasper e da Robert ed Edward. Io e Helena non ce lo
aspettavamo, eravamo convinte che venisse sola, eravamo struccate e in pigiama.
Una cosa orribile!
<< Ragazze! Ci sono
i Cullen che vi aspettano giù! >> Tutte e due notammo il plurale e
iniziammo a vestirci decentemente come delle forsennate. Probabilmente vista
dall’esterno la scena era comica, per noi era una tragedia. Alla fine ce ne
uscimmo dopo cinque minuti con un paio di jeans e una felpa a testa.
<< Salve a tutti,
scusate l’attesa. Venite vi mostriamo la casa! >> e sorride.
<< Che bello! Questa
casa è stupenda, davvero meravigliosa! >>
<< Venite, vi
facciamo strada >> dissi. Iniziai a mostrare tutta la casa, esclusa la
stanza da letto di nostro padre. Lui ci aveva insegnato che la camera da letto
del padrone di casa non si mostra mai.
Alice sembrava molto
impressionata dalla casa. Edward era rimasto impressionato dal pianoforte
bianco di mia sorella in mezzo al salotto.
<< è tuo? >>
Ero sorpresa dalla sua domanda, pensavo che si capisse subito di chi era.
<< no è mio!
>> esclamò Helena, togliendomi dagli impicci.
<< mi piacerebbe
sentirti suonare qualcosa! >> a Robert gli si illuminarono gli occhi.
<< okay >>
disse a bassa voce Helena. Si sedette al piano e incominciò a suonare.
( http://www.youtube.com/watch?v=GTkzyyv0DuA
). Tutti erano a bocca aperta, tranne me. Robert
fissava Helena che ondeggiava a ritmo di musica. Bravissima come al solito, e
la canzone era davvero stupenda come tutte quelle che suonava.
Finita la canzone, alzò
quei suoi occhioni verdi e caldi verso il pubblico che la guardava entusiasta.
Arrossii.
<< Bravissima
tesoro! >> papà era appoggiato alla porta. Helena sorrise. Sillabò un
grazie.
<< è la prima volta
che suoni davanti a qualcuno che non è della famiglia >> l’illuminazione
era venuta così, senza pensarci. Non aveva avuto modo di frenarla. Helena
annuii.
<< dovresti farlo
più spesso >> Edward sorrise.
<< sta parlando il
grande maestro! >> borbottò Alice.
<< anche tu suoni?
>> chiese Helena.
Edward annuii. <<
anche Robert suonicchia. >> disse indicando il fratello.
<< adesso devi far
sentire qualcosa fratello! >> esclamò Alice. Helena concedette il suo
posto ad Edward, lui si sedette e incominciò a suonare. La velocità delle sue
dita era impressionante. Una cosa da paura. Sembrava anche più bravo di Helena!
Quando finii si guardò intorno, e le sue iridi dorate si posarono su di me, per
un lasso di tempo che mi sembrò infinito.
<< mi piacerebbe
vedere il giardino! >> disse Jazz, risvegliandomi dalle mie
fantasticherie. Caspita! Era la prima volta che lo sentivo parlare. Aveva una
voce … rilassante. Infondeva serenità.
Mi voltai e gli sorrisi.
<< Certo! Andiamo, è davvero molto bello! Peccato che il tempo non
permetta di osservare tutte le varie sfumature dei fiori! >> esclamai.
Uscimmo da casa. Io
camminavo avanti. Edward mi era accanto e mi osservava in contemplazione. Dopo
un po’ mi resi conto che non c’era più nessuno.
Eravamo solo io e lui. Con
un mucchio di mie domande nel mezzo.
///////////////////////////////////////////////////////////////////
Salve a tutti! Questa
volta ci ho messo un po’ di più, ma ho fatto il possibile! Spero che questo
capitolo vi sia piaciuto!
Credo che molti si
aspettassero un POV Edward, ma mi sembrava troppo prevedibile e voglio stupirvi
con il tempo. Mi piacerebbe sapere chi pensate chi sia il personaggio
misterioso dello scorso capitolo!
Volevo dedicare questo
capitolo a colui che alimenta le mie giornate e le rende sempre più speciale e
che non sa niente di tutto questo. Grazie, tesoro mio.
Vi lascio
con una stupenda citazione. Al prossimo capitolo!
“L’uomo perfetto è colui che potrebbe stare in qualsiasi posto ma sceglie di
stare con lei
perché la vita insieme a lei è più bella”
dal film “The perfect man”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** 6 Capitolo ***
6 Capitolo
Salve a tutti!
Scusate il grosso ritardo,
dovuto soprattutto alle feste, vi lascio senza tanti giri di parole al nuovo
capitolo, che in alcun parti è molto simile al twilight originale (alcune
battute sono prese proprio come sono nel libro). Sto cercando di fare una versione
alternativa di Twilight, perciò molte volte mi attengo. Spero che vi piaccia
6 CAPITOLO
Continuammo a camminare.
Ero curiosa di sapere tante cose di lui.
<< mi fa piacere
passare del tempo con te >> esordii.
<< anche a me
>> ma dal suo sguardo sembrava aver paura.
<< hai freddo?
>> mi chiese.
Annuii. Forse la felpa era
un po’ troppo leggera. Mi passò il suo giaccone. Aveva un profumo particolare,
non sembrava dopobarba. Lo indossai. Sorrisi per ringraziarlo.
<< Porti le lenti a
contatto? >> mi uscì di bocca, senza pensarci.
Lui sembrò spiazzato dalla
mia domanda inaspettata. << No >>
<< Oh. Mi sembrava
di aver notato qualcosa di diverso nei tuoi occhi. >>
Lui strinse le spalle e
guardò altrove.
Ero quasi certa che
fossero diversi. Ricordo i suoi occhi la prima volta che l’ho incontrato. Erano
del colore del topazio, mentre ora erano ambra. Rabbrividii.
<< Speriamo che
nevichi presto. >> disse lui.
<< Non direi.
>>
<< Non ti piace il
freddo >> La disse come se fosse ovvio.
<< Neanche l’umido.
>>
<< per te deve
essere difficile vivere a Forks. >>
<< No, perché qui
c’è sempre stato mio padre. Sarebbe stato molto più difficile se non ci fosse
stata Helena. Lei è la mia ancora di salvataggio. La mia spalla su cui
piangere, la mia migliore amica. >>
<< Le vuoi molto
bene. >>
<< Già. >> Sorrisi.
<< siete molto
diverse. Sembri molto più riflessiva di lei. >>
<< è vero, ma ci
compensiamo. >>
<< Perché siete
venute a vivere qui? Non vi piaceva la California? >> chiese curioso.
<< Oh, si. È uno
stato davvero bello. La versione ufficiale è che volevamo trascorrere un po’ di
tempo con papà per lasciare mamma e Phil,il suo nuovo marito, un po’ da soli.
>>
<< Ma … >> mi
incalzò.
<< Ma in realtà è
stata Helena ad insistere. Penso che non abbia mai perdonato a Renée, nostra
madre, di aver lasciato Charlie e di averlo fatto sprofondare nel baratro.
Charlie vuole ancora molto bene a Renée. >>
<< Capisco. Ho
capito solo ora che sei molto generosa. Sei molto difficile da leggere per me.
>>
<< strano. Helena
dice che per lei sono come un libro aperto. Mi si legge tutto in faccia.
>> Eravamo giunti nello spiazzo in mezzo al bosco. L’avevo scoperto
quando avevo sei anni, appena dopo che Charlie aveva comprato la casa. Arrivare
qui è così automatico per me che se dovessi spiegarlo a qualcuno non ne sarei
in grado. Sapevo che a Forks c’erano i lupi, ma mi sentivo così al sicuro in
quel posto finendo per non pensarci. Non avevo mai avuto il tempo di mostrarlo
ad Helena.
<< Non secondo me.
>> sembrava essersi intristito.
I suoi cambi di umore
continui mi sballottavano. Era affascinante, magnetico perfino. Ma certe volte
era totalmente assurdo. Inoltre era pallido come un lenzuolo e nonostante non
fossero davvero fratelli, i Cullen con quel pallore si assomigliavano in una
maniera incredibile. E quegli occhi così uguali, e così cangiati.
<< Sei così …
>> cominciai a dire.
<< così come?
>> e si avvicinò a me, fino ad arrivare a toccarmi la punta del naso.
<< diverso. >>
conclusi. Lui fece un sorrisino e si allontanò.
<< gli altri ci
cercano. >> disse. << hanno paura perché siamo soli >>
<< come fai a
saperlo? >> chiesi.
<< Bellaaaaaaa
>> sentì urlare Helena. Fece un sorriso sghembo. Come faceva a saperlo?
Non avevo sentito gridare nessuno.
Avrei continuato a
sorridere come una svampita guardandolo se non mi fossi resa conto che un
mostro gigantesco arrivava alle nostre spalle. Aveva le fattezze di un lupo, ma
era troppo grande, troppo alto per esserlo davvero. Ed era nero, nero come la
notte. Lo guardai terrorizzata. Lanciai un urlo agghiacciante. Edward si voltò
verso il grande ma non perse la calma come me. Mi portò verso la fine della
radura. Helena era lì, ad aspettarlo. La sua voce era lontana! Così lontana che
io non l’avevo sentita. Come era possibile che fosse lì in quel momento dopo
neanche cinque secondi?
Edward sussurrò qualcosa
tipo << proteggila >> e vidi mia sorella annuire lentamente ed
abbracciarmi forte, tanto da riuscire a farmi voltare dalla parte opposta alla
radura. Ma in un momento, in un piccolissimo istante, avevo visto Edward
muoversi ad una velocità sovraumana e prendere il lupo per zampa. Come poteva
essere possibile? Iniziarono i ringhi, animaleschi, che non sembrava però di un
lupo. Poi il grande lupo iniziò a guaire e scappò via. Mi voltai e lo vidi.
Completamente inerme e completamente illeso.
<< mi ha visto e credo si sia
spaventato. >> disse sorridendo teso.
<< come hai fatto?
>> chiesi e tutti si voltarono verso di me.
<< a fare cosa?
>> chiese Edward teso.
<< ad alzare il
lupo, con una mano sola. >>
<< tu vaneggi Bella.
Hai preso un bello spavento vero? >> chiese mia sorella prontamente.
C’era qualcosa che non andava. Che mia sorella mi nascondesse qualcosa? La
guardai negli occhi. Aveva una sfumatura dorata, una sfumatura che non avevo
mai visto. Era tesa, proprio come Edward e sembrava diversa, diversa come i
Cullen. O forse aveva ragione. Forse stavo davvero vaneggiando.
<< cosa mi
nascondete? >> Chiesi allarmata.
<< Nulla tesoro.
Cosa dici? >> mia sorella sorrise dolce, ma non sembrava davvero
rilassata.
<< Se lo dici tu …
>> mi alzai e iniziai ad andare verso casa. Mia sorella mi seguì.
Arrivate a casa gli altri
non c’erano. Probabilmente ci aveva pensato Helena a mandarli via.
<< ho pensato
volessi stare un po’ sola per riprenderti dallo shock >> sorrise dolce.
<< grazie >>
sorrisi. Ci sedemmo sul divano bianco, a guardare la parete di fronte a noi,
con tutte le nostre foto da bambine e il maxi schermo da 50 pollici che faceva
bella mostra di se in mezzo a tutte quelle cornici. Cinque minuti dopo arrivò
Charlie per avvisarci di una novità.
<< ragazze, tra un
quarto d’ora arriveranno qui Billy Black e suo figlio Jacob. Mi aspetto che
siate impeccabili con i nostri vecchi amici di famiglia. >> ci disse.
<< certo che si
papà, non ti preoccupare >> mi rivolsi ad Helena << magari sarà una
conoscenza interessante >> le dissi. Lei aveva la testa tra le nuvole e
annuii assente.
Un quarto d’ora dopo
arrivarono i Black. Io ed Helena ci alzammo, salutammo Billy e ci presentammo a
Jacob. Io ed Helena non avevamo avuto il tempo di conoscere Jacob. Ricordavamo
fumosamente Rachel e Rebecca, le sorelle.
Quando venivamo in vacanza a Forks, nei primi anni in cui ancora Charlie era un
semplice sceriffo, lui e Billy ci obbligavano sempre a giocare assieme, per
tenerci occupate mentre loro pescavano. Eravamo troppo timide per fare davvero
amicizia. Perfino Helena non aveva legato con quelle due bambine che io e lei
avevamo completamente escluso dalla nostra memoria.
«Sono ancora qui a Forks
loro?». Mi chiesi se le avrei riconosciute in caso di risposta affermativa.
«No». Jacob scosse la
testa. «Rachel ha vinto una borsa di studio per l'università, Washington State,
e Rebecca ha sposato un surfista samoano,
adesso vive alle Hawaii».
«Sposata. Caspita». Ero
stupefatta. Le due gemelle avevano soltanto un anno e qualche mese più di me.
Jacob mi era molto
simpatico, ti metteva a tuo agio dal primo istante.
Charlie e Billy guardavano
la partita dal maxi schermo, Jacob ogni tanto lanciava un’occhiata furtiva
verso il salotto ma restava con noi nella sala da pranzo a parlare. Ci aveva
raccontato di lui, e noi gli avevamo raccontato un po’ di noi, escludendo
ragazzi interessanti soprattutto due di questi. Helena sembrava un po’ fredda
verso Jacob, non saprei dire perché.
Alla fine della partita
Billy ordinò che era momento di andare e Jacob ci obbligò a promettere che un giorno
di questi saremmo andate a trovarlo per mostrarci La Push, la riserva che
ospitava i Quileulte,la gente di Jacob, e presentarci i suoi amici. Glielo
promettemmo, anche se Helena sembrava un po’ restia. Io ne ero entusiasta.
Ci coricammo, e io mi
proposi di chiedere ad Helena di andare a La Push bel week-end. Pensando a ciò
che era successo prima che l’incontro con Jacob mi rasserenasse, mi consegnai
alle braccia di Morfeo, un po’ tesa pensando al futuro incontro con Edward.
Vi prendo solo un secondo
per ringraziare tutti coloro che hanno anche solo letto la mia storia: mi fanno
capire che forse non è così male.
Ah, un’ultima cosa: ho
visto tramite le recensioni che non vi è un’idea precisa sul personaggio
misterioso. Penso di svelarlo tra poco non vi preoccupate!!! A presto :*
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** 7 Capitolo ***
7 Capitolo
Hola!!!
Lo so, è passato molto tempo, ma tra compiti in classe, influenza e problemi
vari, non ho avuto proprio il tempo di postare! Spero che questo capitolo vi
piaccia, aggiornerò il più presto possibile!!! Buona lettura!
7
CAPITOLO
Mi
svegliai di soprassalto. Avevo fatto un sogno stranissimo. Cercai di ricordarne
i particolari. Mi trovavo in un palazzo, un grande palazzo. Centinaia di
persone erano con me. Molte parlavano, molte sostavano semplicemente vicino a
dei divanetti, che sembravano troppo vecchi per essere ancora in piedi.
Insomma, erano divanetti vittoriani. Ricordai la mia faccia confusa alla vista
di una donna che si avvicinava a me. Era bionda, con gli occhi uguali ai miei.
Aveva un vestito incantevole da certi punti di vista, orrendo da altri. Non
l’avrei indossato neanche al mio matrimonio, troppo pomposo.
‘Isabella si può sapere cosa ci fai ancora qui?’ mi chiese quella donna. Non mi
diede tempo di rispondere ‘Mio Dio, figliola, devi unirti alla società! Non
puoi rimanere a casa per sempre come fa tuo padre! Oh, fortuna che ci sono io
per te!’ mi aveva preso per mano e trascinato all’angolo opposto della stanza.
Quando
aveva iniziato ad avere un passo più moderato, trascinandomi con sé, avevo
scoperto che avevo un vestito simile al suo (inciampavo in continuazione in
quel maledetto vestito). Quando arrivammo,vidi il motivo per cui mia madre mi
aveva trascinata: uno stuolo di ragazze della mia età guardava un pianoforte, o
meglio chi lo suonava: Edward. Ripensando a quella dolce melodia che mi dava
ancora i brividi, mi resi conto che era la stessa: la canzone che Edward aveva
suonato al pianoforte di Helena nel salone. Le mani volavano sui tasti, e
attiravano sciami di donne, compresa quella che nel sogno doveva essere mia
madre. Quando finì la canzone lui alzò lo sguardo, e il viso, che ricordo
sembrasse più giovane di quello che ero abituata a vedere, incorniciava due
splendidi occhi smeraldo. Smeraldo!!! Ero pazza, a fare sogni del genere.
L’ultima cosa che ricordo è che, dopo aver incrociato i nostri sguardi, lui era
caduto a terra con le guance rosse e a lui si era avvicinata una donna che gli
assomigliava moltissimo, un ragazzo, che identificai subito come Robert, e un
uomo, biondo e con gli occhi dorati, come i suoi, però quelli veri, pallido
che, secondo quello che blaterava la donna accanto a me era un dottore, gli
diede anche un nome, ma non lo ricordo. Subito dopo avevo sentito qualcosa
bruciare dentro di me e il mio cuore che batteva forte e tutto si oscurava. E
mi ero svegliata così, con il cuore che batteva forte. Era stata una fortuna
non avere una stanza comune con mia sorella.
Mi stesi su un fianco. Avevo sognato Edward, per di più non un sogno tanto
normale. Era la prima volta.
Per
tutti i giorni successivi, sognai Edward. Sempre lo stesso identico sogno. In
quei giorni, come se fosse una premonizione, Edward non venne a scuola. Tutta
la sua famiglia non venne. Forse il mio cervello lo immaginava perché non
poteva vederlo realmente.
Helena
sembrava così tranquilla. I suoi occhi mi dicevano che mi nascondeva qualcosa,
ma non ci facevo caso. In fondo, ognuno ha i suoi segreti. Io non le raccontavo
dei miei sogni, lei non mi diceva la cosa che nascondeva.
Una
settimana dopo la prima volta, mi svegliai di soprassalto dopo lo stesso sogno
di una settimana. Questa volta sembrava così vivido, le guance erano rosse e
gli occhi lucidi. Sembrava quasi morto nelle braccia di quella che pensavo
fosse sua madre.
Quel
giorno la luna era alta nel cielo. Pallida, splendida, piena. Illuminava il
cielo come un grande faro. E fu proprio la luce della luna a farmi vedere
un’ombra che scendeva dalla stanza di mia sorella, con un’agilità sorprendente,
sembrava volare. Saltò dalla finestra, si appese ad un ramo e con una grande
velocità scese giù come un gatto. Aguzzai la vista. L’ombra aveva una felpa,
una felpa rossa. La felpa di mia sorella.
Quell’ombra
era mia sorella. E adesso, ad una velocità supersonica, si era inoltrata nel
bosco.
Oddio!
Mia sorella era Wonder Woman e io non lo sapevo? Come era possibile una cosa
del genere, e cosa faceva di notte nel bosco? Spalancai la finestra. Non
riuscivo a vedere più nulla. Neanche un’ombra. E se fosse stato semplicemente
un sogno? Ma certo, solo un sogno! E se non fosse così? Ora, per sicurezza, vado
in camera e sono sicura che mia sorella sarà lì,a dormire come un angioletto, e
la felpa rossa sarà al suo posto nel cassetto. Mi avvicinai lentamente alla
porta e uscì nel corridoio, per la fretta urtai con l’alluce lo stipite della
porta. Un dolore immenso. Cercai di non urlare per non svegliare Charlie.
Aprii
lentamente la porta di mia sorella, e vidi nel suo letto un rigonfiamento. Mi
calmai, che stupida! Era stato tutto uno stupido sogno! Mi avvicinai lentamente
al letto, e feci una scoperta che mi lasciò basita. Il rigonfiamento era solo
un cuscino messo in verticale!
Iniziai
a farmi prendere dal panico, mi avvicinai al cassetto e lo aprii. Sapevo che
Helena metteva tutti i suoi vestiti secondo la scala cromatica, perciò sapevo
dove erano gli indumenti rossi. La felpa rossa non c’era. Ma quella era solo
una conferma. L’ombra era davvero lei. Mi sedetti sulla poltrona accanto al
letto. Respiravo a fatica. Cosa era mia sorella? Come aveva fatto a fare una
cosa del genere?
Dopo
un lasso di tempo abbastanza lungo mi alzai dalla poltrona e mi diressi in
camera, sotto shock. Potevo rimanere nella sua camera ed aspettarla, e poi cosa
le avrei detto? Si può sapere che ne hai fatto di mia sorella? Sei la figlia di
Spider-Man? Il giorno dopo le avrei parlato, con calma e avrei chiarito questa
situazione.
Era
solo uno stupido eqiuvoco! Tornai nella mia camera e mi affacciai alla
finestra, e vidi solo il buio della notte. Così, presa dallo sconforto mi
coricai di nuovo, allarmata da quello che poteva esserci intorno.
La
mattina dopo mi svegliai assonnata e agitata per quello che era successo.
Guardai dalla finestra il panorama, disgustata. Il cortile era ricoperto da un
sottile strato di neve, di cui era anche spolverato il tetto del pick-up e
imbiancata la strada. Ma c'era di peggio. La pioggia del giorno prima si era
ghiacciata, disegnava ghirigori fantasiosi e splendenti tra gli aghi dei pini e
aveva trasformato il vialetto in un lastrone mortale. Avevo già i miei problemi
di stabilità sull'asciutto: forse, per la mia incolumità, sarebbe stato meglio
tornare subito a letto. Ma dovevo andare: non volevo che proprio quel giorno
tornasse Edward a scuola. I suoi capelli mi mancavano, molto di più dei suoi
misteri. Ma che mi scuso a fare con me stesso, era proprio lui che mi mancava,
non i suoi capelli!
Mi
vestii e scesi giù.
<< tutto bene Bella? >> Helena mi aveva preso alla sprovvista,
probabilmente aveva notato qualcosa di diverso nei miei occhi. Mi ricordai
tutto un tratto di quello che era successo la notte prima ed ebbi un conato. Mi
feci forza ed ingoiai un altro boccone.
<< Tutto apposto >> e continuai a mangiare.
Arrivate
a scuola, lei disse che doveva prendere dei moduli per l’iscrizione che Charlie
aveva scordato e si diresse alla segreteria senza di me, con la promessa di
rivederci in aula. Mi avvicinai alla fiancata per seguirla nel suo tragitto,
aspettando che entrasse nella segreteria, forse per la stupida convinzione che
avrebbe iniziato a sfrecciare fulminea.
Fu
in quel momento, concentrata sull’andatura di mia sorella, che sentii qualcosa
di strano.
Era un fischio acuto, una frenata, sempre più vicina e inquietante. Alzai gli
occhi, sbigottita.
Vidi
parecchie cose contemporaneamente. Non era un film, perciò niente rallentatore.
Anzi, la vampata di adrenalina accelerò l'attività del mio cervello e mi trovai
a recepire con chiarezza molti dettagli in un colpo solo.
Edward
Cullen, a quattro auto di distanza da me, mi fissava terrorizzato. Avevo avuto
ragione, oggi era venuto. Il suo viso emergeva da un mare di altri volti,
immobilizzati nella stessa maschera di terrore. Ma l'elemento più importante
era il furgoncino blu scuro che sbandava, le ruote bloccate e stridenti, una
trottola impazzita nel parcheggio ghiacciato. Stava per schiantarsi contro il
retro del mio pick-up, di fronte al quale c'ero io. Non ebbi nemmeno il tempo
di chiudere gli occhi.
Un
istante prima che potessi sentire il fragore del furgoncino che si
accartocciava sul cassone del pick-up, qualcosa mi colpì, forte, ma il colpo
non giunse da dove me lo aspettavo. Sbattei la testa contro il fondo stradale
ghiacciato e sentii qualcosa di duro e freddo che mi teneva giù. Ero sdraiata
sull'asfalto, dietro l'auto scura accanto alla quale avevo parcheggiato. Non
potevo scorgere altro, perché la corsa del furgoncino non era ancora finita.
Aveva strusciato girandosi contro la coda del mio mezzo con una derapata,
continuando a slittare in testacoda, e stava per investirmi di nuovo.
Sentii
mormorare un'imprecazione e mi accorsi che accanto a me c'era qualcuno, una
voce inconfondibile. Due mani affusolate e bianche mi si pararono di fronte per
proteggermi, e il furgone si arrestò di colpo a una spanna dal mio volto. Le
grandi mani erano affondate nella carrozzeria, dentro una provvidenziale, profonda
ammaccatura del furgone.
Poi
agirono così velocemente da diventare invisibili. Una fece presa in un istante
sotto il furgoncino, e qualcosa mi trascinò, inerme come una bambola, girandomi
per le gambe e facendomele sbattere contro una ruota dell'auto scura. Fui
assordata da un lancinante rumore metallico, e il furgoncino, con il vetro
sbriciolato, si piantò sull'asfalto, esattamente nel punto in cui, fino a un
secondo prima, si trovavano le mie gambe.
Per
un interminabile istante il silenzio fu assoluto, poi iniziarono le urla.
///////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////
Avrete
sicuramente notato le parti che rimandano a Twilight. Mi piacerebbe sapere se
per voi è giusto o se preferite che le scriva di sana pianta io senza attenermi
a Twilight. Tenete comunque conto che attenermi a Twilight non vuol dire che
tutto avverà come scritto sul libro, in quel caso la storia sarebbe troppo
prevedibile!!! Sono curiosissima di sapere cosa ne pensate della situazione di Bella!
Be', spero che il capitolo vi sia piaciuto. Grazie a tutti coloro che
recensiscono, mettono la storia sui preferiti, sulle seguite e sulle ricordate;
grazie mille anche ai lettori "fantasma", che non lasciano impronte
ma che sono felice che esistano.
Ci
vediamo al prossimo capitolo!!!!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** 8 capitolo ***
8 capitolo
Okay, è giusto, il mio non è ritardo. Il mio è un oltraggio!
Chiedo
umilmente perdono, avevo perso del tutto la voglia e l'immaginazione
per scrivere. Spero che questo capitolo vi piaccia. Baci Baci!
//////////////////////////////////////////////////////////////
8 CAPITOLO
Sentivo da tutte le
direzioni voci che mi chiamavano. Chiusi gli occhi. Stavo bene, come era
possibile che me la fossi cavata?
Senti un fruscio e un
sussurro:
<< Tu sei pazzo
Edward! Fare una cosa del genere di fronte a così tanti spettatori! >>
poi più forte: << Bella, Bella! Come stai, honey? >>
Quella che parlava in modo
così confidenziale ad Edward era mia sorella. Ma l’unica cosa che mi fece
aprire gli occhi fu la carezza di una mano fredda come la neve e il mio nome
sussurrato da lui con respiro affannato.
<< Bella, apri gli
occhi. Tutto a posto? >> .
<< Sto bene >>.
La mia voce suonava strana. Cercai di sedermi, e mi accorsi che mi teneva
stretta contro il suo fianco, con una presa ferrea.
<< Attenta >>,
mi avvertì, mentre cercavo di liberarmi. << Mi sa che hai preso una bella
botta in testa >>.
In quel momento mi accorsi
della dolorosa pulsazione sopra l'orecchio sinistro.
<< Ahi >>,
dissi, sorpresa.
<< Almeno una visita
la devi fare, senza storie Bella! Sarei dovuta rimanere con te >> e mi
prese la mano.
<< non sto morendo
non ti preoccupare >> bofonchiai.
<< Come diavolo …
>> esclamai tutt’un tratto rivolta ad Edward << come hai fatto ad
arrivare così in fretta?!? >>
<< ero qui accanto a
te Bella >>
<< non è vero! Eri
vicino la tua macchina! >>
<< Bella, ne
parliamo dopo >> esclamò mia sorella << non è il momento >>
<< Prometti che poi
mi spiegherai tutto? >> rivolta ad Edward. Mi fidavo di più di lui ormai.
<< Promesso
>> concluse lui, esasperato.
<< Promesso
>>, ribadii, arrabbiata.
I momenti dopo fui
assalita dalla vergogna in continuazione, mi presero con la barella, Edward li
obbligò a mettermi il collare e mi caricarono nell’ambulanza. Nel mentre,
arrivò Charlie gridando << Bella, Bella! >>. Fortunatamente ci
pensò Helena a calmarlo.
Poi vidi i suoi fratelli
che osservavano la scena da lontano: alcuni sembravano infuriati, altri
scuotevano il capo, ma nessuno di loro sembrava minimamente preoccupato per la
salute del fratello.
Cercavo una spiegazione
logica per ciò che avevo appena visto, una soluzione con cui convincermi di non
essere pazza. E poi la domanda che cercavo di evitare con tutte le mie forze ma
che non potevo completamente escludere: perché Elena sembrava così in sintonia
con loro?
<< Bella, non sai
quanto mi dispiace! >>.
<< È tutto a posto,
Tyler. Tu sembri davvero malridotto, sicuro di star bene? >>. Mentre
parlavamo, le infermiere cominciarono a sciogliergli il bendaggio, scoprendo
una miriade di escoriazioni sulla fronte e sulla guancia sinistra.
Non rispose. << Ho
avuto paura di ucciderti! Andavo troppo veloce, e ho preso una lastra di
ghiaccio... >> . Fece una smorfia di dolore, quando l’infermiera iniziò a
strofinargli la faccia.
<< Non preoccuparti,
mi hai mancata >>.
<< Come hai fatto a
spostarti così in fretta? Ti ho vista, e un istante dopo eri sparita...
>>.
<< Ehm... è stato
Edward a spingermi via >>.
Sembrava stupito. <<
Chi? >>.
<< Edward Cullen.
Era lì accanto a me >>. Mentire non era mai stata la mia specialità: non
ero stata affatto convincente.
<< Cullen? Non l'ho
visto... Dio, forse perché è successo tutto talmente in fretta. Lui sta bene?
>>.
<< Penso di sì. È
qui anche lui, non so dove. Ma non l'hanno nemmeno portato in barella >>.
<< figlio del
dottore … >> brontolò Tyler. Annuii col capo.
Dopo un po’, arrivò Elena.
Mi diede un bacio in fronte. Io la guardai di traverso.
<< mi hai fatto
prendere un colpo sist! Fortuna che c’era Edward lì con te. >> io la
guardai ancora più storta, ma non ebbi il tempo di rispondere, perché arrivò lì
un divo del cinema con un camice bianco da medico. Aveva un aria stanca,
occhiaie profonde che circondavano occhi ambra. Supposi che fosse il dottor
Cullen.
<< Buongiorno
Isabella >>
<< Bella >> lo
corressi. Mi sorrise.
<< I risultati sono
buoni, quindi puoi anche uscire dall’ospedale. Ma se hai giramenti di testa o
ti si alza la temperatura, torna subito qui. Chiaro? >>
<< si dottore
>>
<< tra poco arriverà
l’infermiera col foglio d’uscita. Intanto Helena può aspettare fuori. >>
lei annuì ed uscì.
C’è qualcosa che non mi
quadra. Come faceva a sapere il nome di mia sorella? Sembrava che la conoscesse
da sempre!
Aspettai con calma e poi,
finalmente, uscì con le mie gambe da quella stanza, mentre medicavano Tyler.
<< Perché l’hai
fatto Edward? >> questa frase mi arrivò alle orecchie appena uscita e
naturalmente risvegliò la mia curiosità. Quando si parla di Edward, la mia
curiosità si risveglia sempre.
<< Dovevo lasciarla
lì? Sei pazza Rose? >>
<< hai messo in
pericolo tutti! >> la voce acida era la fantomatica Rose.
<< Ragazzi
smettetela, quello che è fatto è fatto, ci penso io >> era mia sorella.
Io e lei dovevamo avere una bella discussione.
Venne verso di me e sgranò
gli occhi quando mi vide.
<< oh, sei qui.
Andiamo >> e mi prese sottobraccio.
<< devo parlare con
Edward >> risposi.
<< no, non puoi.
>> era perentoria. Ma la strattonai.
<< non sei mia
madre. Devo parlare con Edward! >> forse non mi ero mai girata così male
nei suoi confronti. Rimase scioccata. Girò i tacchi e se ne andò.
Edward si avvicinò a me.
<< non devi girarti così male con lei. Vuole solo proteggerti. >>
Sospirai. << Lo so,
mi scuserò con lei >> se non scapperà di casa prima. Helena era quella
istintiva. << Mi devi una spiegazione >>, gli ricordai.
<< Ti ho salvato la
vita. Non ti devo niente >>.
Arretrai davanti al
risentimento che trapelava dalla sua voce. << L'hai promesso. Voglio la
verità. Voglio sapere perché ti sto coprendo >>.
<< Secondo te, cos'è
successo? >>, sbottò lui.
Non riuscii a trattenermi.
<< Quello che so è
che eri tutt'altro che vicino a me. Neanche Tyler ti ha visto, perciò non dirmi
che ho battuto la testa. Quel furgoncino stava per schiacciarci entrambi,
invece non l'ha fatto, e con le mani hai lasciato u-n'ammaccatura sulla
fiancata sinistra - e hai lasciato un bozzo anche sul-l'altra auto, senza farti
niente - e il furgone stava per spaccarmi le gambe, ma l'hai alzato e
trattenuto... >>. Mi resi conto di quanto suonasse assurdo, e non riuscii
a continuare. Ero talmente infuriata che ero sul punto di piangere; serrai i
denti per lo sforzo di trattenere le lacrime.
<< non ci crederà nessuno lo sai.
>>
<< non lo dirò a
nessuno. È solo che non mi piace mentire, ma quando lo faccio ci deve essere un
buon motivo. >> feci un respiro profondo << perché mi hai salvato?
>>
<< non lo so
>> poi voltò le spalle e se ne andò.
Io girai i tacchi e me ne
uscii dall’ospedale. Trovai mia sorella ad aspettarmi in macchina, con le
ginocchia al petto e lo sguardo vacuo.
Entrai in macchina e con
un rombo di motore lei partì. Lo stereo era spento, cosa stranissima. Non ci
scambiammo una parola. Arrivammo a casa e lei si chiuse nella sua stanza. Mi
evitava come la peste.
Passammo il fine settimana
come due estranee, in una casa gigantesca che non era fatta sicuramente per due
persone. Ma neanche per tre. Non avevo il coraggio di entrare nella sua bolla
per chiederle spiegazioni.
La notte aspettavo alzata
che lei uscisse, e lo fece. Sia venerdì che sabato. Allo stesso orario, alla
velocità della luce.
C’era qualcosa che non
andava e iniziai a cercare su lei e sui Cullen. Su di lei non trovai nulla, ma
quello che risultava dalle mie ricerche sui Cullen, non era una cosa umanamente
immaginabile. La forza, gli occhi cangianti, non si vedevano quando c’era il
sole, la velocità portavano tutti alla stessa cosa, che io non riuscivo ad
accettare.
Insomma, loro non potevano
essere VAMPIRI!
////////////////////////////////////////////////
Spero vi sia piaciuto. Continuo a ringraziare tutti.
Cercherò
di postare ma in questi giorni mi trasferisco a mare e il 29 parto,
quindi non so se riuscirò a farlo. In caso continuerò di
certo a scrivere e posterò a massa a settembre. A presto, spero!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Avviso ***
Ciao lettori!
Come vedete, sono ancora viva, a meno che qualcuno di voi non mi mandi un'anatema!
Tantissime cose sono successe in questi anni, e ora tutt'un tratto ho avuto l'illuminazione per questa storia che era nata di getto e che non sapevo poi come continuare!
Il mio modo di scrivere è cambiato molto, per questo ho deciso di riscrivere completamente la storia daccapo, a partire dal prologo che ho già pubblicato.
Qui trovate Rinascita-La vendetta (LOL),spero vi piaccia!
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3313855
Spero che non mi abbandoniate, vi mando comunque un bacione e un abbraccio!
ese96 |
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=582550
|