Memories 02:
Integra Farbuke Wingates Hellsing
L’abuso di potere porta alla morte. Gli uomini ambiziosi,
pronti a calpestare ogni morale pur di raggiungere i loro obbiettivi, vanno
incontro a una fine crudele e misera. Tutto questo io l’ho capito molti anni
fa, poco dopo la morte di mio padre… Quando conobbi per la prima volta lui…
C’è gente che non crede nelle
coincidenze e nel compimento del proprio destino, io ero una di quelle persone.
Però ho scoperto che non esiste niente di certo e che la nostra realtà può
cambiare in ogni momento, a seconda di come gira la ruota del fato. Io tutto
questo l’ho scoperto molti anni fa, quando conobbi il mio vero destino…
Sottoforma di vampiro…
“Dove
sei?”
Corri!
“Dove
ti sei cacciata?”
Non
mi devono trovare!
“Amata
e adorata nipotina… Mia adorata nipotina… Mia cara fraulein… Erede dei Royal
Protestant Knight, l’Agenzia Hellsing… Integra Farbuke Wingates Hellsing!”
Eccoli.
Non le piacevano i luoghi bui, non sopportava l’oscurità.
Eppure in quel momento voleva diventare alleata del suo nemico per poter
sopravvivere, per riuscire a mettersi in salvo e attendere che arrivi Walter…
Odiava
i luoghi bui.
Attraverso
la grata riusciva a vedere suo zio e i suoi uomini tutti vestiti di nero. Non
le piaceva neanche il nero. Era troppo tetro e le ricordava la morte… La morte
di suo padre e forse la sua, se non fosse fuggita subito. Per ora non sapevano
dove si trovava e non potevano neanche immaginarlo… Stavano brancolando nel
buio.
Il
tono falso, il sorriso finto che nasconde una maschera di follia… Aveva paura
di suo zio, l’aveva sempre temuto e sapeva che lui non si sarebbe mai arreso
finché non l’avrebbe trovata e uccisa. Ma lei non si sarebbe fatta trovare così
facilmente. Loro non sapevano dove cercare, lei sapeva dove nascondersi!
In
quello spazio stretto faceva caldo e si sentiva tutti gli abiti appiccicati
alla umida pelle. Tratteneva il respiro. Temeva che, se si sarebbe rilassata
per un attimo, l’avrebbero scovata sopra di loro. Non poteva permettersi di
calmarsi, doveva restare all’erta per cogliere il momento adatta per muoversi.
Non
posso morire!
“Integra, tu non capisci nulla!”
Sentii
la sicura delle pistole che veniva lasciata. Deglutì a fatica, in preda
all’ansia e alla paura che attanagliava le sue membra.
“Fratello,
ho atteso con pazienza per vent’anni la tua morte… E hai lasciato tutto nelle
mani di quell’incompetente?! Una cosa del genere non deve accadere… Una cosa
simile è imperdonabile. L’Hellsing… è di mia proprietà!”
Adesso!
Erano passati avanti e lei poteva continuare. Strisciò
nelle condutture verso una meta precisa, scolpita nella sua memoria. Suo padre
l’aveva avvisata prima di morire e le aveva detto dove andare e cosa avrebbe
trovato. Lei si fidava di suo padre… Non l’avrebbe mai tradita!
Nella
sua mente cercò di recuperare quei pochi frammenti di memoria riguardanti la
morte di suo padre… Avvenuta pochi giorni fa… Ricordava il volto scarno e
appassito del padre, segnato da profonde rughe con gli occhi stravolti e
spalancati come se fosse spaventato, la voce fioca ridotta quasi a un debole
sospiro, i capelli grigi e le ciglia aggrottate… Il volto di un vecchio vicino
alla morte, un volto stanco e penoso che mostra tutta la fragilità della vita
umana. Nonostante suo padre da vivo sia stato una persona forte e volenterosa,
a capo di una grande agenzia, in quel momento mostrava tutta la sua debolezza e
il peso degli anni che passavano e che sono stati crudeli con tutti.
Ricercò
le sue parole fiacche e stanche…
“Integra…
Se mi accadesse qualcosa e tu dovessi essere in pericolo… Se ti trovassi di
fronte a un nemico che non puoi sconfiggere… Raggiungi i sotterranei di
nascosto… Lì troverai… Il frutto segreto di anni di lavoro dell’Associazione
Hellsing. Qualcosa che ti proteggerà!”
Arrivò
davanti alla porta dei sotterranei e deglutì a fatica. Era scesa dalle
condutture poco fa e si sorreggeva a malapena sulle gambe deboli e stanche.
Cercò di calmarsi e, tendendo le mani in avanti, spinse contro la porta
d’acciaio per aprirla. Era pesante, dura e fredda. Pensò che dall’altra parte
sarebbe stata al sicuro perché c’era qualcosa o qualcuno che
l’avrebbe protetta da suo zio. Lo sapeva. Si fidava di suo padre.
La
porta si aprì di uno spiraglio e sentì una debole corrente d’aria gelata, che
la fece rabbrividire e le arrivò alle narici un nauseante odore di putrefatto e
di morto. In quella stanza c’era qualcosa che l’attendeva.
Il
cuore iniziò a batterle più forte di prima.
La
porta si aprì del tutto con un cigolio inquietante e la luce entrò nella stanza
divorata dalle tenebre e dagli anni. Entrò. E vide.
Si
lasciò scappare un debole grido dalla gola. Il cuore smise di battere per un
attimo.
Era
spaventata e l’odore di putrefatto era più forte di prima.
Davanti
ai suoi occhi c’era un cadavere avvolto da bende nere, completamente nascosto
nel buio. Abbandonato dal mondo crudele e segregato a marcire per l’eternità in
quella stanza chiusa. Una vita da segregato. Fino ad oggi.
Provò
un senso di nausea e di profonda amarezza, mista a una punta di odio. L’odio
verso il padre defunto che le aveva riempito la testa con una vana speranza di
salvezza. Anche lui l’aveva tradita, e adesso sarebbe morta per mano di suo
zio.
Una
morte miserabile.
“Questo
è… Colui che dovrebbe proteggermi?!”
Si
avvicinò di più a quel cadavere che, in parte doveva ammetterlo, la
incuriosiva.
Che ingiustizia… Papà… Sei stato cattivo… Ti odio…
Aveva voglia di piangere, ma non ne aveva il coraggio né
la forza. Per un attimo si arrese al suo destino di morte.
Si
fermò davanti al cadavere. I lunghi capelli neri erano sopravvissuti nel tempo,
forse era l’unica cosa che aveva resistito in quel corpo marcio.
“Ti
ho trovata, fraulein!”
Una
debole risata di scherno, poche parole provenienti da una bocca perversa. Non
fece in tempo a spaventarsi o a ripararsi, poiché il proiettile arrivò veloce e
preciso alla sua spalla. Non fece in tempo nemmeno a provare dolore.
Quello
arrivò dopo.
Cadde
a terra e lanciò un grido acuto di disperazione e dolore. Il sangue schizzò sul
pavimento e macchiò anche il volto morto del cadavere.
Suo
zio si avvicinò sempre con la pistola puntata. Sorrideva sadico, con una punta
di follia e scherno. Lo odiava. Odiava lui e suo padre, e tutte le persone che
l’hanno abbandonata. Perfino Walter…
Ma perché deve finire così? Perché devo morire in questo modo?
“Zio… Desideri così tanto essere a capo dell’Hellsing?”
“Proprio
così, fraulein…”
La
canna della pistola fu puntata contro la sua fronte: sentiva il freddo acciaio
dell’arma che presto l’avrebbe strappata dalla vita. Provò a immaginare il suo
corpo a terra, in un bagno di sangue e la testa esplosa… Rabbrividì per un
attimo. Alla fine decise di abbandonarsi fra le braccia della morte. Era
finita.
Suo
zio sorrise, la follia aveva ormai stravolto il suo volto rendendolo una
maschera ripugnante.
Chiuse
gli occhi e attese il colpo.
Che
non arrivò.
Sentì
un respiro affannoso in fondo alla stanza, come se qualcuno avesse trattenuto
troppo a lungo il respiro sotto acqua. Poi le parve di udire qualcos’altro…
Aprì
gli occhi e vide il volto dello zio stravolto dalla paura. Lei si voltò e capì
la causa del terrore provocato: il cadavere si era mosso!
Adesso
era in ginocchio, con le braccia legate da quella tuta nera dietro la schiena e
i capelli che scendevano sul volto. La lunga lingua rossa leccava un liquido a
terra che Integra riconosceva anche dall’odore: sangue, il suo.
Provò
ribrezzo. Paura. E infine sollievo. Credeva, anzi, sperava, che quella
creatura inumana l’avrebbe salvata.
L’essere
alzò la testa e mostrò il suo volto. Un volto con un pallore inumano, come in
bilico fra la vita e la morte, fra la follia e la ragione. Due enormi occhi
rossi si illuminarono e guardarono le persone presenti nella stanza, come se
valutassero la situazione. Infine la sua bocca si piegò in un ghigno, mostrando
le zanne bianche che spesso aveva visto nei libri illustrati.
Si
alzò in piedi barcollante, cercando l’equilibrio perso da tempo e con uno
strattone inumano si liberò da quella camicia di forza, mostrando un
atteggiamento spavaldo e folle. L’atteggiamento di una persona che ormai non
teme più la morte.
Un midian… Un vampiro! Sarebbe colui che dovrebbe proteggermi?!
“S-sparate! Uccidetelo!” ordinò lo zio in preda a un
folle terrore per quella vista raccapricciante. Un cadavere che ritorna in
vita: una persona normale sarebbe impazzita dopo poco.
Gli
uomini in nero alzarono le pistole e iniziò la strage.
O
il banchetto.
Il
vampiro scattò velocissimo e attaccò con voracità le gole di alcuni uomini, ad
altri perforò lo stomaco con il braccio. Una pioggia rosso sangue cadeva sui
pochi sopravvissuti, mentre il mostro saziava la sete che era durata da anni in
un sonno simile alla morte. Molto presto, divenne una vera e propria
carneficina.
Sangue
ovunque. Sangue. Vedeva solo rosso.
Integra
chiuse gli occhi e si trascinò il più lontana possibile dal raggio d’azione del
mostro. Sapeva che prima o poi sarebbe toccato anche a lei, ma in parte era
felice: quel midian avrebbe ucciso anche suo zio e a questo pensiero, il
destino di morte ineluttabile le sembrava meno pesante.
I
rumori delle gole stroncate, della carne strappata e divorata da una voracità
inumana e il fastidioso e raccapricciante suono delle ossa spezzate e del
risucchio.
Poi
tutto cessò. Aprì gli occhi e trattenne il respiro e un conato di vomito.
Quel
mostro teneva in mano la testa di uno degli uomini in nero e faceva scendere il
sangue della gola lacerata fin dentro alla sua bocca sporco di quel liquido
dall’odore nauseabondo. Di nuovo la paura si impossessò delle sue membra ed
ebbe la sensazione di svenire da un momento all’altro, ma voleva restare
cosciente fino alla fine. Finché non sarebbe toccato anche a lei.
Scaraventò
la testa da una parte e si voltò verso suo zio che puntava ancora la pistola.
L’uomo sopravvissuto tremava in preda al terrore, come se si trovasse di fronte
alla morte in persona. Il mostro rise sadicamente. Lo zio gemeva come un
bambino piagnucolone.
Poi
il braccio che teneva la pistola puntata si staccò dal resto del corpo e cadde
a terra, in un bagno di sangue. Lo zio iniziò a urlare frasi senza senso,
cercando di tappare la ferita e il sangue che usciva a fiotti. Il mostro lo
osservava divertito. Infine si voltò verso di lei.
Incontrò
il suo sguardo e provò un brivido di paura e ribrezzo. Il mostro si avvicinò.
Integra
raccolse la pistola dello zio e la puntò tremante contro il vampiro. Lui si
fermò a pochi passi da lei e, con grande sorpresa della ragazza, si inginocchiò
in modo servile.
Integra
si sorprese e abbassò la pistola.
Che significa…?
“Lady Hellsing… Sono ai suoi ordini, padrona. Mi dia una
ordine, My Master!”
Padrona? Ma cosa…?
Il vampiro aveva una voce calma, più umana e ragionevole,
che stonava completamente con l’essere mostruoso che poco fa aveva fatto strage
di uomini. Aveva una voce che la invitava a fidarsi. Fidarsi di lui… E di suo
padre.
Lo
zio si era nascosto gemendo in un angolo avvolto dalle tenebre e aspettava il
momento propizio per contrattaccare, adesso che il mostro aveva abbassato la
guardia. Recuperò un pistola lì vicino, la puntò e, con un ultimo disperato
grido, sparò il colpo indirizzato a sua nipote. Che però non la colpì.
Il
braccio del mostro incassò il colpo e si voltò nuovamente verso quel vecchio.
“Le
pistole non hanno effetto su di me… Inoltre il tuo sangue puzza: una persona
come te non merita di essere a capo di una grande agenzia come l’Hellsing”.
“No!
L’Hellsing è mia, mia! È solo MIA!!!”
La
pallottola lo colpì alla fronte ma bastò a zittirlo per sempre. L’uomo che
sognava l’Hellsing si abbandonò sul pavimento sopra i corpi martoriati dei suoi
uomini, ormai privi di vita.
Integra,
con la pistola ancora puntata e calda, era cambiata. Non sapeva come ma, in
quei pochi minuti che hanno segnato per sempre la sua vita, era maturata e
diventata più forte: come ci si aspetta da una degna erede dell’Hellsing.
Adesso
era da sola, con quel mostro come unico alleato e unica persona di fiducia. Il
vampiro che l’aveva salvata. Un vampiro.
Grazie, padre…
“Come ti chiami?”
Adesso
che è entrata a far parte della partita del destino, intendeva giocare tutte le
sue carte e raccogliere, nel corso degli anni, i migliori alleati. Lui sarebbe
stato un di loro. E sapeva che se avesse chiesto il suo nome, non sarebbe
potuta tornare indietro. Ormai aveva deciso. Così sarebbe stato.
Vide
di sfuggita il sorriso sadico del midian. Sembrava divertito.
“Tuo
padre, per chiamarmi, usava… Alucard”.
Adesso
siamo nel gioco.
Quel giorno mi sono proprio comportata come una bambina
terrorizzata dalla propria ombra. Mi sono comportata da sciocca. Ma forse anche
adesso non sono cambiata molto… Chissà come mi vedi, adesso, Alucard…
Però non sono mai riuscita a
dirti ciò che ho pensato quando sono uscita da quella stanza, scortata da un
vampiro appena risvegliato. Credo che adesso sia troppo tardi per perdersi nei
ricordi ma… Non è mai troppo tardi per dirlo: grazie, Alucard… Anzi, no… Colui
che una volta era un Conte.
SPAZIO
DELL’AUTRICE:
è stato molto
divertente scrivere il capitolo riguardante Seras, mi è piaciuto molto
immedesimarmi in quel personaggio e riuscire a capirne tutte le debolezze e i
pensieri… O almeno provare a immaginarmeli. È stato faticoso andare a ricercare
tutti i dialoghi e le scene che mi servivano per la scrittura ma alla fine devo
ritenermi soddisfatta per questo lavoro! Ne sono molto fiera!
Con
Integra è stato più difficile, nonostante sia un personaggio chiave di cui
possiamo sapere tutto fin dai primi episodi ma… All’inizio non ha mai attirato
la mia attenzione e forse non volevo neanche farlo il capitolo su di lei. Però
non mi sembrava giusto nei suoi confronti…
Adesso
la vera sfida inizia con quello di Alucard e forse ci impiegherò più tempo del
previsto. Comunque credo che verrà fuori qualcosa di decente, almeno spero…
Ringrazio
ancora chi mi segue attraverso questa fitta rete di ricordi! A presto!