Giochiamo?

di taty990
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


Giochiamo?


Era una buia mattina di ottobre. La leggera pioggia si infrangeva - delicatamente, con accuratezza - al suolo. Il cielo era cupo, sterile, privo di vita. Se ti capitava di alzare il capo - distrattamente - non potevi osservare altro che un unico colore, grigio. Tuttavia, lei, Sana, non aveva nessuna intenzione di alzare il capo verso il cielo, verso un Dio che si divertiva a giocare con l'acqua. Era fin troppo occupata a cercare di coprirsi con quell'ombrello multicolore non lasciando che nessuna goccia sgattaiolasse via, finendo sui suoi capelli lisci. Chissà perchè, la fissa dei capelli non le era mai passata; il suo risveglio veniva susseguito da accurati e minuziosi atteggiamenti tutti rivolti alla cura di quei lunghi capelli color rame che si ritrovava, sempre ordinati e assolutamente perfetti. Del resto non aveva vizi, aveva una sola fissazione, loro.

Frequentava il secondo anno di Lettere all'Università, non poteva fare altro che sentirsi sempre più convinta e sicura che la scelta compiuta l'anno prima era decisamente la migliore per lei, l'unica che potesse renderla felice fino in fondo.

Camminava a passi lenti e leggeri, con la solita eleganza che la contraddistingueva. Raggiunse dopo qualche minuto l'entrata della facoltà, ancora spoglia di studenti. Amava entrare in un luogo come quello, in un luogo che sarebbe stato immerso nella confusione successivamente e che, invece, in quell'istante era immerso nella quiete e in un silenzio tale da farti sentire in pace con me stessa. Un lieve sorriso si formò sulle sue labbra, voltandosi a scrutare minuziosamente il lungo corridoio che avrebbe dovuto attraversare per raggiungere la biblioteca. Già, perchè - purtroppo o per fortuna - per mantenersi gli studi era costretta a lavorare, passando qualche ora al giorno lì tra quelle quattro mura colme di libri. Non c'era niente di più soddisfacente per lei, in effetti. Era il lavoro più appropriato per una che aveva in mente di aprire una grande libreria non appena terminati gli studi.

Nel rendersi conto di aver indugiato un po' troppo nell'osservare l'interno dell'edificio, riprese a camminare, raggiungendo l'entrata della biblioteca, per poi mettersi nella sua postazione, accendendo il computer e preparandosi a registrare gli ultimi libri arrivati in facoltà. Beh, sicuramente quella era la parte che meno apprezzava di quel lavoro, ma non poteva farci molto, era l'unico modo che aveva per tenersi stretto quell'occupazione e quei soldi che gli arrivavano una volta al mese e con i quali, fortunatamente, riusciva a pagarsi le tasse universitarie.
Si mise immediatamente a lavoro, cercando di non perdere altro tempo. Nonostante cercasse di metterci tutta la sua buona volontà, si ritrovò a sbuffare lievemente non appena arrivò al decimo libro da catalogare.
Dio, che palle! - Disse con infinita rassegnazione, non scostando lo sguardo dallo schermo del pc, non rendendosi conto che c'era qualcuno davanti a lei, qualcuno che l'aveva sentita parlare in quel modo.
Devo dire che hai molta voglia di lavorare, eh?! - Una voce mai udita fino a quel momento rimbombò nella sala spoglia, facendola sobbalzare e alzare il capo immediatamente, spalancando gli occhi.
Un ragazzo dal nome e viso sconosciuto si presentò davanti a lei, con un sorrisetto malizioso stampato in volto e con l'evidente desiderio di ricevere una risposta da lei.
E tu chi diavolo sei?! - Tuonò alzandosi di scatto dalla sedia, guardandolo in quei suoi occhi ambrati, davvero piacevoli alla vista.
Che ne sai se ho voglia di lavorare o no, scusa?! Come ti permetti?! - Continuò a parlare, stizzita, per quella sua frase detta poco prima. Odiava sentirsi messa sotto esame, così come odiava le persone che sputavano giudizi così superficialmente, senza conoscere l'altro. Certo, però, forse era stata un po' troppo brusca. Beh, del resto era fatta così; e, come si dice? Prendere o lasciare.
Il ragazzo, dal suo canto, scoppiò in una sonora risata nel momento in cui la sentì parlare in quel modo.
Sei davvero buffa, lo sai? Perchè ti arrabbi tanto?! Stavo solo scherzando! - Parlò tra una risata e l'altra, scuotendo il capo e guardandola negli occhi, ritrovando in essi una dolce bellezza sicuramente da apprezzare, sebbene i suoi modi non fossero alla pari della delicatezza che ostentava.
Rimase sconcertata di fronte a quella sua reazione, di certo non si aspettava che potesse scoppiare a ridere in quel modo, prendendosi nuovamente gioco di lei, parlandole con leggerezza, facendola inalberare ancora di più.
Sospirò, cercando di trattenere le altrimenti feroci ingiurie che avrebbe fatto fuoriuscire dalle sue labbra.
Forse perchè non ti conosco nemmeno e ti permetti di giudicarmi così; non sembrava stessi scherzando, comunque. - Disse allora Sana, trattenendosi dal rispondergli male ancora una volta.
Il ragazzo scrollò le spalle, non perdendo quel lieve sorriso che sembrava aver tatuato sulle labbra.
Beh, mi dispiace, non volevo di certo giudicarti. Per quanto riguarda il fatto che non mi conosci, possiamo pur sempre rifarci ora, non credi?! Piacere, io sono Heric! - Parlò con la sua solita leggerezza infinita, allungando una mano verso di lei, in attesa che l'afferrasse e che potessero così presentarsi, sperando di dimenticare quella breve incomprensione.
Non le parve vero il suo modo di fare, sembrava riuscisse a sorprenderla ogni volta che aprisse bocca! Come diavolo faceva?! Mah, magari c'era qualcosa di strano in lui, qualcosa che spiegava anche quell'immensa bellezza di cui era caratterizzato. Forse era tutto lì, il segreto.
Rossana, piacere. Ma chiamami pure Sana. - Cercò di sorridere e,  quasi come se non esistesse niente di meglio al mondo, ci riuscì con molta spontaneità, mostrando uno splendente sorriso che andava ad illuminarle il volto, compresi i suoi occhi color nocciola. Strinse la sua mano per qualche istante, gurdandolo negli occhi, scostandosi poco dopo, sentendo il lieve calore che aveva imprigionato le sue dita grazie alla sua stretta, scomparire pian piano. In quel preciso istante, quasi come se quell'allontanarsi da lui apparisse come una sorta di grande risveglio da quel torpore che si erano concessi i suoi sensi, iniziò a chiedersi con serietà cosa ci facesse lì a quell'ora, dato che l'Università non era ancora aperta al pubblico. Magari glielo avrebbe spiegato, no?!
Aspettò che fosse lui a parlare, che le dicesse qualcosa...chissà, magari sarebbe ancora stato in grado di sorprenderla.














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Avevo bisogno di tornare. Di scrivere e tornare. Due bisogni impellenti che bollivano nel mio animo e che facevano a gara per venir fuori. E così, eccomi qui. Chissà se c'è ancora qualcuno che si ricorda di me, comunque, non importa. Di certo, quello che importa, è che sono di nuovo qui.
Ringrazio già da ora chi deciderà di cliccare su questa storia e di leggerne qualche riga, così come ringrazio infinitamente chi arriverà alla fine di questo primo capitolo e, magari, sentirà la voglia di leggere il seguente. Mi piacerebbe ricevere dei commenti, non lo nego, ma ovviamente non siete costretti a farlo. Se ne avrete voglia, anche solo di farmi un saluto, sarò pronta, successivamente, a rispondervi. Mi farà piacere poter comunicare con voi. In fondo, so perfettamente che se non ci foste, probabilmente non avrei deciso di tornare a pubblicare le mie storie qui. 
Bene, spero che questo inizio vi possa piacere e magari incuriosire, così da decidere di seguirmi.
Ora vi saluto...alla prossima, un bacione!
Taty990

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Capitolo 2
*** 2. ***


giochiamo 2


Capitava, a volte, che il destino decidesse di fare qualcosa, di mostrarsi tanto presente quanto potente nella vita di qualcuno, nell'esistenza di quei due giovani ragazzi che fino a poco prima potevano dire di non conoscersi affatto; ma che, ora, avrebbero probabilmente iniziato un cammino insieme.

Lo scambio di battute fatte poco prima sottolineava quanto e come - se quei due avessero continuato quella conversazione - potessero modificarsi le loro giornate, se solo avessero voluto che questo accadesse.

Sana attendeva che quel ragazzo, Heric, le dicesse qualcosa, le spiegasse come mai fosse lì a quell'ora, quando ancora le porte dell'Università potevano considerarsi chiuse. E, quasi come se l'avesse letta nel pensiero, come se ci fosse già qualcosa che potesse legarli (ed era proprio lì che il destino andava a posarsi, credetemi) iniziò a parlare nuovamente, richiamando a sè tutta la sua attenzione.
Ehm, bene, Sana. Mi chiedevo se potevi indicarmi la mensa; è la prima volta che vengo a fare queste consegne! - Solo in quell'istante la ragazza si rese conto che dietro di lui c'era una specie di carrello con sopra degli scatoloni, probabilmente ricolmi del cibo che le persone presenti in quel posto avrebbero mangiato a pranzo.
Certo, vieni, ti faccio strada! - Si ritrovò a dire con gentilezza, con meno turbolenza di prima, rendendosi conto di essersi calmata davvero molto, di non avere più quel tono stizzito che l'aveva caratterizzata in passato.
Non ti ho mai visto in effetti; è il tuo primo giorno di lavoro? - Chiese interessata mentre camminava in direzione della mensa, voltandosi per un momento verso di lui, in attesa di una sua risposta.
In realtà non è affatto il mio primo giorno di lavoro. Sai, il ristorante dal quale questa Università si serve è di mia proprietà; e, dato che il ragazzo delle consegne si è ammalato, questa mattina è toccato a me portare il cibo qui! - Spiegò con un tono calmo e con un ammirabile sorriso stampato sulle labbra; che - inevitabilmente - andava a sottolineare la sua infinita bellezza. Fu anche per questo che Sana dovette spostare lo sguardo altrove non appena incrociò i suoi occhi, consapevole di sentirsi in imbarazzo per i pensieri che l'avevano sfiorata, per l'ammirazione che aveva provato nei suoi confronti.
Oh, ecco la mensa! - Si ritrovò a dire indicando una porta bianca, aprendola e lasciandogli così lo spazio per passare e per entrare al suo interno, sempre sotto la sua attenzione.
Grazie mille, devo dire che mi hai salvato dal dover andare in giro per tutta l'Università in cerca di questo posto!... Ti va di aspettare un momento? Metto solo in ordine questi scatoloni e sono di nuovo da te! - Non le parve vero di sentirgli dire una cosa del genere, non credeva che volesse davvero averla ancora tra i piedi, soprattutto dal modo in cui si era posta poco prima. Annuì, poggiandosi su uno dei tavoli presenti in quella grande sala, rimanendo ad osservarlo per quei pochi istanti in cui mise in ordine ciò che aveva portato.
Nel guardarlo si rese conto di quanto potesse essere attraente e di quanto potesse piacerle; sembrava perfetto - almeno fisicamente - sembrava che ogni dettaglio del suo corpo fosse in armonia con tutto il resto.
Dovette risvegliarsi dai suoi pensieri non appena lui si rivolse di nuovo a lei, informandola che aveva terminato la sua occupazione in quel luogo e che potevano tranquillamente uscire e raggiungere nuovamente la biblioteca.
A proposito...stasera nel mio locale ci sarà una festa; ti andrebbe di venirci? - Le chiese così, di punto in bianco, mentre camminavano nei corridoi della scuola. La ragazza, a quelle parole, non potè fare a meno di sorridere, sentendo il cuore che le perdeva un battito, senza spiegarsi come mai avesse avuto quella reazione, ma comprendendo a pieno che la risposta a quella proposta non poteva che essere affermativa.
Sì, mi farebbe molto piacere! - Esclamò con entusiasmo, sorridendo dolcemente ed annuendo, varcando nuovamente la soglia della biblioteca, sospirando e rendendosi conto che era arrivato il momento di salutarlo; ma, se non altro, aveva la certezza che l'avrebbe rivisto, il che rendeva l'attesa molto più piacevole di quanto potesse immaginare.
Bene, allora ti aspetto lì! Grazie ancora per il tuo aiuto... - Rimase nuovamente colpita dal suo sorriso e dai suoi occhi ambrati, gli stessi che sapevano emozionarla non appena si incrociavano con i suoi.
Ehm...sì, a stasera! - Rispose con un po' di imbarazzo, consapevole di essersi nuovamente bloccata a guardarlo e a pensare a quanto fosse bello, facendo qualche passo in avanti e poggiando le sue labbra sulla sua guancia, lasciandogli un piccolo bacio lì, con delicatezza. Si sorprese persino di se stessa, di certo non avrebbe immaginato di poter comportarsi in quel modo, ma era avvenuto tutto molto spontaneamente, e sicuramente non si sarebbe pentita di quel gesto.
Lui, dal canto suo, sebbene fosse più bravo a nascondere ciò che evidentemente lo stava toccando nel profondo, sorrise e ricambiò quel bacio, facendole un occhiolino e allontanandosi subito dopo, voltandosi solo un momento per salutarla con la mano. Ed anche se lei non poteva saperlo, un piccolo brivido - comunque importante - lo aveva colpito in pieno, viaggiando su tutto il suo corpo a grande velocità, consapevole con un' evidente serenità che quella sera l'avrebbe rivista. Non gli mancava altro che fare il conto alla rovescia, no? In fondo mancavano solo poche ore...






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Eccomi di nuovo qui!
Ringrazio immensamente tutti quelli che hanno letto lo scorso capitolo, con un ringraziamento speciale a chi ha recensito! Quindi, grazie a Ryanforever, QueenSerenity83, Roby5b e lillixsana! Spero che anche questo capitolo possa piacervi e che continuerete a seguirmi.
Allora, cosa ne pensate? Spero di non aver deluso le vostre aspettative!
Un bacione a tutti, alla prossima!
Taty990

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Capitolo 3
*** 3. ***


giochiamo 3 Quel pomeriggio, a dispetto delle sue aspettative, le apparse molto meno pesante di come lo aveva invece immaginato. Forse era semplicemente per l'allegria che sprizzava da tutti i pori e per quel sorrisetto felice che aveva stampato sulle labbra. Non c'era niente da fare, poteva anche cercare di non dare a vedere quella sua contentezza, ma il suo corpo non sembrava voler seguire la sua mente, continuava ad autogestirsi. Tutto quello che poteva fare era prendere atto di quella sua condizione e cercare di non reprimere nessun gesto o espressione del suo viso. Non faceva altro che continuare a pensare a quella sera; dire che era emozionata era davvero riduttivo. Fremeva, non vedeva l'ora che quelle ore che la distanziavano da lui passassero velocemente, così da poter rivedere il suo viso ed i suoi occhi.
Era strano come tutto fosse avvenuto così di punto in bianco, coinvolgendola in un modo assolutamente celestiale e totalizzante, rendendola schiava di quei pensieri e di quelle emozioni che la preparavano a ciò che poi avrebbe vissuto.
Ancora non riusciva a capire quale strano incantesimo le avesse fatto per coinvolgerla così, ma nemmeno le interessava scoprirlo. Voleva solo passare altro tempo con lui, voleva sentire il suo cuore battere all'impazzata per la sua vicinanza o perdersi nei suoi occhi come era successo spesso quella mattina.
Non appena veniva incoraggiata da un pensiero come quello, si ritrovava a sorridere come un ebete dandosi della sciocca da sola, per tutto quel caos che le viveva dentro.

Fortunatamente terminò di lavorare prima del previsto, così si fiondò immediatamente a casa per prepararsi e soprattutto per passare ore davanti allo specchio, facendosi mille complessi per come appariva con un vestito piuttosto che un altro.
Nonostante solitamente non si facesse problemi, in quel momento sembrava che ogni abito avesse qualche difetto o che mettesse in risalto tutti i punti che le piacevano meno del suo corpo. Rimase sicuramente troppo tempo imbambolata davanti all'armadio aperto, sfiorando qualche vestito e osservando qualche completo, senza decidersi a provare qualcosa.
In realtà non sapeva nemmeno che tipo di festa era, ma ovviamente doveva essere qualcosa di abbastanza elegante, così decise di scartare a priori i jeans.
Forse era meglio scegliere un abito, qualcosa di non troppo corto o scollato, ma che comunque avesse qualcosa di sensuale e di femminile. E, ovviamente, anche in quel caso la decisione non era affatto semplice.
Dopo una buona mezz'ora si decise, indossando un abito che aveva comprato poco tempo prima e che non aveva ancora indossato. Passata la fase più difficile si dedicò al trucco, per poi occuparsi - infine - dei capelli che lasciò sciolti, aggiustandoli con il phon e la piastra.

Heric, dal suo canto, per tutto il giorno, come supponeva, non aveva fatto altro che pensare a lei. Guardava i volti delle persone sperando di vedere in loro qualche caratteristica in particolare. Ma nessuna che superasse quelle che aveva lei.
Il suo sorriso, i suoi occhi. Ma in particolare il suo carattere. Lei lo aveva colpito. E nessuno riusciva a farlo. Almeno non come lo aveva fatto lei. Ormai la sua attenzione le apparteneva; era sua anche quando non c'era.
Così, senza saperlo, entrambi non avevano fatto altro che pensarsi per tutto il giorno, in attesa che arrivasse velocemente quella sera e quel maledetto incontro.

Per il ragazzo fu tutto molto più semplice, non passava mai molto tempo davanti allo specchio ed indossò un paio di jeans e una camicia, senza stare troppo tempo a disquisire con se stesso su ciò che fosse appropriato o meno da indossare.

Entrambi si recarono lì al locale,  quasi nello stesso istante, vagando tra la folla di gente per riuscire a trovarsi, per rivedersi, finalmente.
Sana arrivò a pensare troppo spesso che il suo cuore non avrebbe retto ad un'emozione del genere. Sembrava non riuscisse a smettere di battere all'impazzata, la stava travolgendo di sensazioni benevole ma allo stesso tempo di brividi che le impedivano di portare tutta la sua attenzione su quella situazione.
Le pulsazioni del suo cuore erano troppo forti, sovrastavano il resto. Voleva essere ascoltato, il poveretto.

Cercavo una ragazza pericolosamente bella stasera e da un carattere altrettanto colorito...L'hai per caso vista in giro?
Fu questa la frase d'esordio che fece rabbrividire la ragazza e comprendere che finalmente il momento era arrivato. Heric infatti era proprio dietro di lei, l'aveva notata da lontano e non aveva aspettato altro tempo, avvicinandosi e catturando la sua attenzione.
Hai cercato bene?! Se non sbaglio credo di averla intravista...Credo aspettasse qualcuno...Magari un ragazzo carino, chi lo sa!
Rispose lei mentre si voltava, lasciandosi andare in una piccola risatina liberatoria che la fece sentire molto meglio, soprattutto quando incontrò nuovamente i suoi occhi ambrati e l'ennesimo brivido la pervase totalmente.
Ma...forse...A pensarci bene...Mi sa che l'hai trovata!
Continuò ancora, avvicinandosi a lui e stampandogli un bacio sulla guancia, sorridendo divertita.
Allora sono stato fortunato...
Fu il turno di Heric, poi, che rispose in maniera altrettanto divertita, ricambiando quel suo bacio e cercando di non farsi soggiogare troppo da quelle emozioni che erano state scatenate da quel gesto.
E' davvero bello qui!
Fortunatamente ci fu la voce di Sana ad interrompere i suoi pensieri e a riportarlo con i piedi per terra, costretto a guardarsi intorno e a sorridere soddisfatto, annuendo.
Sì, in effetti piace molto anche a me. Ci ho impiegato tanto a mettere su questo posto, ma ne sono davvero soddisfatto.
Spiegò Heric, felice di poter condividere con lei quei pensieri.
Bene, ora non ti resta che invitarmi ad ogni festa e completerai l'opera!
Scoppiò a ridere lei, sinceramente sicura di voler passare altre serate lì dentro, soprattutto se accanto a lei ci sarebbe stato proprio lui. In fondo, che cosa se ne sarebbe fatta del locale se non c'era l'unica persona che potesse renderla allegra e felice con la sua sola presenza?

Parlarono ancora e ancora, prima di decidere di avvicinarsi al bancone del bar e ordinare qualcosa da bere. Ma, di punto in bianco, Heric notò che il dj, dall'alto della sua consolle,  insisteva a fargli segnali con le luci, cosa che significava che aveva urgentemente bisogno di parlare con lui.
Così il ragazzo non potè fare altrimenti, scusandosi con Sana e allontanandosi per qualche istante.

La ragazza, dal suo canto, rimase lì seduta al bancone del bar, prima di decidere di prendere il suo cocktail e di fare un piccolo giro di quel posto, ancora sconosciuto per lei.
Scorse tante persone conosciute, all'università aveva avuto occasione di conoscere davvero tanta gente. Nel bel mezzo di quella confusione, però, ad un certo punto, accadde qualcosa che la lasciò completamente basita.
Ciao!
Non ebbe il tempo di voltarsi che si ritrovò un ragazzo davanti, intento ad avvicinarsi a lei.
Come mai tutta sola?
Sana inarcò un sopracciglio, facendo spallucce e indietreggiando di un passo, dato che era a pochissimi centimetri dal suo viso.
Posso farti compagnia?
Rabbrividì al solo pensiero, scuotendo il capo meccanicamente.
No grazie...Sto aspettando una persona!

Un sorriso forzato si formò sulle sue labbra, mentre tentava di voltarsi e tornare al bar. Ma, ovviamente, lo scocciatore non glielo permise, prendendola per un braccio e facendola rigirare.
Il tuo ragazzo? Fossi in lui non lascerei una tipa come te sola in giro! E' proprio uno stupido! Vieni qui...Aspetta con me fino a quando torna lui!
La attirò a sè, cingendole i fianchi con le mani.
Ti ho detto di no, e ora lasciami!
Disse scocciata ed irritata, cercando di liberarsi dalla sua presa ferrea.
Odiava quel genere di persone, perchè non capiva che doveva lasciarla in pace?!
Non ho intenzione di lasciarti scappare! Su, fai la brava!
Avvicinò il capo al suo, come per provare a baciarla. Scostò la testa con un'espressione schifata, cercando nuovamente di liberarsi dalle sue mani.
Quando dico che non voglio averti tra i piedi, vuol dire che devi mettere in pratica quello che ti ho rifertito! Chiaro?!
Il suo tono di voce era più alto del solito, ma non sembrava sortire alcun effetto in quella sottospecie di uomo.
All'ennesimo tentativo di baciarla decise di agire in qualche modo, altrimenti non l' avrebbe più lasciata in pace.
Adesso basta!
Disse Sana in tono rabbioso buttandogli in faccia l'intero contenuto del suo bicchiere, scostandosi così da lui che finalmente sembrava aver capito.
Fece qualche passo; ma, prima che si rendesse conto di quello che stava succedendo si ritrovò stretta nelle sue braccia; infatti, in un impeto di rabbia, l'aveva afferrata da dietro. Il bicchiere le cadde dalle mani, rompendosi in mille pezzi; ma nessuno sembrava essersene accorto, data la musica alta. In quell'istante iniziò veramente ad aver paura; non sembrava aver perso le sue intenzioni, anzi, sembrava averne di ben peggiori.
L' avvicinò al muro, facendola aderire ad esso e schiacciandola con il suo corpo fin troppo forte per pensare anche solo lontanamente di cercare di liberarsi.
E quando dico che voglio farti compagnia...Vuol dire che voglio fartela...Con le buone o con le cattive!
Il tono di voce di quel maniaco non era affatto calmo e allegro, anzi, si capiva benissimo che non stava scherzando e che aveva intenzioni per niente nobili.
Sana chiuse gli occhi, sospirando. Non sapeva più che fare.
Che cosa vuoi da me?!
Domanda retorica e stupida, detta un po' per esasperazione e un po' per il terrore che si stava facendo strada dentro di lei.
Non riusciva più a pensare a nulla, voleva solo svegliarsi da quell'incubo al più presto, voleva scoprire che non stava vivendo davvero quei momenti, che era tutta finzione.

Cosa sarebbe accaduto?







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Salve a tutti!
Rieccomi con questo capitolo, spero sia di vostro gradimento!
Aspetto dei vostri commenti e pareri, nel mentre ringrazio infinitamente ryanforever, lillixsana ed elenafire per aver deciso di recensire lo scorso capito. I vostri commenti mi hanno fatto davvero piacere, spero che continuerete a seguirmi! ^^
Inoltre ringrazio chi ha inserito questa ff tra i preferiti e tra le seguite, vi adoro! *-*
Bene, ora vi dò appuntamento al prossimo aggiornamento.
Grazie a tutti, anche a chi legge! =)
Un bacione
Taty990







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