Giochiamo? di taty990 (/viewuser.php?uid=54367)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 1 *** 1. ***
Giochiamo?
Era una buia mattina di
ottobre. La leggera pioggia si infrangeva - delicatamente, con
accuratezza - al suolo. Il cielo era cupo, sterile, privo di vita. Se
ti capitava di alzare il capo - distrattamente - non potevi osservare
altro che un unico colore, grigio.
Tuttavia, lei, Sana, non aveva nessuna intenzione di alzare il capo
verso il cielo, verso un Dio che si divertiva a giocare con l'acqua.
Era fin troppo occupata a cercare di coprirsi con quell'ombrello
multicolore non lasciando che nessuna goccia sgattaiolasse via, finendo
sui suoi capelli lisci. Chissà perchè, la fissa dei
capelli non le era mai passata; il suo risveglio veniva susseguito da
accurati e minuziosi atteggiamenti tutti rivolti alla cura di quei
lunghi capelli color rame che si ritrovava, sempre ordinati e
assolutamente perfetti. Del resto non aveva vizi, aveva una sola
fissazione, loro.
Frequentava il secondo anno
di Lettere all'Università, non poteva fare altro che sentirsi
sempre più convinta e sicura che la scelta compiuta l'anno prima
era decisamente la migliore per lei, l'unica che potesse renderla
felice fino in fondo.
Camminava a passi lenti e
leggeri, con la solita eleganza che la contraddistingueva. Raggiunse
dopo qualche minuto l'entrata della facoltà, ancora spoglia di
studenti. Amava entrare in un luogo come quello, in un luogo che
sarebbe stato immerso nella confusione successivamente e che, invece,
in quell'istante era immerso nella quiete e in un silenzio tale da
farti sentire in pace con me stessa. Un lieve sorriso si formò
sulle sue labbra, voltandosi a scrutare minuziosamente il lungo
corridoio che avrebbe dovuto attraversare per raggiungere la
biblioteca. Già, perchè - purtroppo o per fortuna - per
mantenersi gli studi era costretta a lavorare, passando qualche ora al
giorno lì tra quelle quattro mura colme di libri. Non c'era
niente di più soddisfacente per lei, in effetti. Era il lavoro
più appropriato per una che aveva in mente di aprire una grande
libreria non appena terminati gli studi.
Nel rendersi conto di aver
indugiato un po' troppo nell'osservare l'interno dell'edificio, riprese
a camminare, raggiungendo l'entrata della biblioteca, per poi mettersi
nella sua postazione, accendendo il computer e preparandosi a
registrare gli ultimi libri arrivati in facoltà. Beh,
sicuramente quella era la parte che meno apprezzava di quel lavoro, ma
non poteva farci molto, era l'unico modo che aveva per tenersi stretto
quell'occupazione e quei soldi che gli arrivavano una volta al mese e
con i quali, fortunatamente, riusciva a pagarsi le tasse universitarie.
Si mise immediatamente a
lavoro, cercando di non perdere altro tempo. Nonostante cercasse di
metterci tutta la sua buona volontà, si ritrovò a
sbuffare lievemente non appena arrivò al decimo libro da
catalogare.
Dio, che palle! - Disse
con infinita rassegnazione, non scostando lo sguardo dallo schermo del
pc, non rendendosi conto che c'era qualcuno davanti a lei, qualcuno che
l'aveva sentita parlare in quel modo.
Devo dire che hai molta voglia di lavorare, eh?! - Una
voce mai udita fino a quel momento rimbombò nella sala spoglia,
facendola sobbalzare e alzare il capo immediatamente, spalancando gli
occhi.
Un ragazzo dal nome e viso
sconosciuto si presentò davanti a lei, con un sorrisetto
malizioso stampato in volto e con l'evidente desiderio di ricevere una
risposta da lei.
E tu chi diavolo sei?! - Tuonò alzandosi di scatto dalla sedia, guardandolo in quei suoi occhi ambrati, davvero piacevoli alla vista.
Che ne sai se ho voglia di lavorare o no, scusa?! Come ti permetti?! -
Continuò a parlare, stizzita, per quella sua frase detta poco
prima. Odiava sentirsi messa sotto esame, così come odiava le
persone che sputavano giudizi così superficialmente, senza
conoscere l'altro. Certo, però, forse era stata un po' troppo
brusca. Beh, del resto era fatta così; e, come si dice? Prendere
o lasciare.
Il ragazzo, dal suo canto, scoppiò in una sonora risata nel momento in cui la sentì parlare in quel modo.
Sei davvero buffa, lo sai? Perchè ti arrabbi tanto?! Stavo solo scherzando!
- Parlò tra una risata e l'altra, scuotendo il capo e
guardandola negli occhi, ritrovando in essi una dolce bellezza
sicuramente da apprezzare, sebbene i suoi modi non fossero alla pari
della delicatezza che ostentava.
Rimase sconcertata di fronte
a quella sua reazione, di certo non si aspettava che potesse scoppiare
a ridere in quel modo, prendendosi nuovamente gioco di lei, parlandole
con leggerezza, facendola inalberare ancora di più.
Sospirò, cercando di trattenere le altrimenti feroci ingiurie che avrebbe fatto fuoriuscire dalle sue labbra.
Forse perchè non ti conosco nemmeno e ti permetti di giudicarmi così; non sembrava stessi scherzando, comunque. - Disse allora Sana, trattenendosi dal rispondergli male ancora una volta.
Il ragazzo scrollò le spalle, non perdendo quel lieve sorriso che sembrava aver tatuato sulle labbra.
Beh, mi
dispiace, non volevo di certo giudicarti. Per quanto riguarda il fatto
che non mi conosci, possiamo pur sempre rifarci ora, non credi?!
Piacere, io sono Heric! -
Parlò con la sua solita leggerezza infinita, allungando una mano
verso di lei, in attesa che l'afferrasse e che potessero così
presentarsi, sperando di dimenticare quella breve incomprensione.
Non le parve vero il suo
modo di fare, sembrava riuscisse a sorprenderla ogni volta che aprisse
bocca! Come diavolo faceva?! Mah, magari c'era qualcosa di strano in
lui, qualcosa che spiegava anche quell'immensa bellezza di cui era
caratterizzato. Forse era tutto lì, il segreto.
Rossana, piacere. Ma chiamami pure Sana. - Cercò
di sorridere e, quasi come se non esistesse niente di meglio al
mondo, ci riuscì con molta spontaneità, mostrando uno
splendente sorriso che andava ad illuminarle il volto, compresi i suoi
occhi color nocciola. Strinse la sua mano per qualche istante,
gurdandolo negli occhi, scostandosi poco dopo, sentendo il lieve calore
che aveva imprigionato le sue dita grazie alla sua stretta, scomparire
pian piano. In quel preciso istante, quasi come se quell'allontanarsi
da lui apparisse come una sorta di grande risveglio da quel torpore che
si erano concessi i suoi sensi, iniziò a chiedersi con
serietà cosa ci facesse lì a quell'ora, dato che
l'Università non era ancora aperta al pubblico. Magari glielo
avrebbe spiegato, no?!
Aspettò che fosse lui a parlare, che le dicesse
qualcosa...chissà, magari sarebbe ancora stato in grado di
sorprenderla.
______________________________________________
Avevo bisogno di tornare. Di
scrivere e tornare. Due bisogni impellenti che bollivano nel mio animo
e che facevano a gara per venir fuori. E così, eccomi qui.
Chissà se c'è ancora qualcuno che si ricorda di me,
comunque, non importa. Di certo, quello che importa, è che sono
di nuovo qui.
Ringrazio già da ora
chi deciderà di cliccare su questa storia e di leggerne qualche
riga, così come ringrazio infinitamente chi arriverà alla
fine di questo primo capitolo e, magari, sentirà la voglia di
leggere il seguente. Mi piacerebbe ricevere dei commenti, non lo nego,
ma ovviamente non siete costretti a farlo. Se ne avrete voglia, anche
solo di farmi un saluto, sarò pronta, successivamente, a
rispondervi. Mi farà piacere poter comunicare con voi. In fondo,
so perfettamente che se non ci foste, probabilmente non avrei deciso di
tornare a pubblicare le mie storie qui.
Bene, spero che questo inizio vi possa piacere e magari incuriosire, così da decidere di seguirmi.
Ora vi saluto...alla prossima, un bacione!
Taty990
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Capitolo 2 *** 2. ***
giochiamo 2
Capitava, a volte, che il
destino decidesse di fare qualcosa, di mostrarsi tanto presente quanto
potente nella vita di qualcuno, nell'esistenza di quei due giovani
ragazzi che fino a poco prima potevano dire di non conoscersi affatto;
ma che, ora, avrebbero probabilmente iniziato un cammino insieme.
Lo scambio di battute fatte
poco prima sottolineava quanto e come - se quei due avessero continuato
quella conversazione - potessero modificarsi le loro giornate, se
solo avessero voluto che questo accadesse.
Sana attendeva che quel
ragazzo, Heric, le dicesse qualcosa, le spiegasse come mai fosse
lì a quell'ora, quando ancora le porte dell'Università
potevano considerarsi chiuse. E, quasi come se l'avesse letta nel
pensiero, come se ci fosse già qualcosa che potesse legarli (ed
era proprio lì che il destino andava a posarsi, credetemi)
iniziò a parlare nuovamente, richiamando a sè tutta la
sua attenzione.
Ehm, bene, Sana. Mi chiedevo se potevi indicarmi la mensa; è la prima volta che vengo a fare queste consegne! - Solo
in quell'istante la ragazza si rese conto che dietro di lui c'era una
specie di carrello con sopra degli scatoloni, probabilmente ricolmi del
cibo che le persone presenti in quel posto avrebbero mangiato a pranzo.
Certo, vieni, ti faccio strada! - Si
ritrovò a dire con gentilezza, con meno turbolenza di prima,
rendendosi conto di essersi calmata davvero molto, di non avere
più quel tono stizzito che l'aveva caratterizzata in passato.
Non ti ho mai visto in effetti; è il tuo primo giorno di lavoro? - Chiese
interessata mentre camminava in direzione della mensa, voltandosi per
un momento verso di lui, in attesa di una sua risposta.
In
realtà non è affatto il mio primo giorno di lavoro. Sai,
il ristorante dal quale questa Università si serve è di
mia proprietà; e, dato che il ragazzo delle consegne si è
ammalato, questa mattina è toccato a me portare il cibo qui! - Spiegò
con un tono calmo e con un ammirabile sorriso stampato sulle labbra;
che - inevitabilmente - andava a sottolineare la sua infinita bellezza.
Fu anche per questo che Sana dovette spostare lo sguardo altrove non
appena incrociò i suoi occhi, consapevole di sentirsi in
imbarazzo per i pensieri che l'avevano sfiorata, per l'ammirazione che
aveva provato nei suoi confronti.
Oh, ecco la mensa! - Si
ritrovò a dire indicando una porta bianca, aprendola e
lasciandogli così lo spazio per passare e per entrare al suo
interno, sempre sotto la sua attenzione.
Grazie
mille, devo dire che mi hai salvato dal dover andare in giro per tutta
l'Università in cerca di questo posto!... Ti va di aspettare un
momento? Metto solo in ordine questi scatoloni e sono di nuovo da te! -
Non le parve vero di
sentirgli dire una cosa del genere, non credeva che volesse davvero
averla ancora tra i piedi, soprattutto dal modo in cui si era posta
poco prima. Annuì, poggiandosi su uno dei tavoli presenti in
quella grande sala, rimanendo ad osservarlo per quei pochi istanti in
cui mise in ordine ciò che aveva portato.
Nel guardarlo si rese conto
di quanto potesse essere attraente e di quanto potesse piacerle;
sembrava perfetto - almeno fisicamente - sembrava che ogni dettaglio
del suo corpo fosse in armonia con tutto il resto.
Dovette risvegliarsi dai
suoi pensieri non appena lui si rivolse di nuovo a lei, informandola
che aveva terminato la sua occupazione in quel luogo e che potevano
tranquillamente uscire e raggiungere nuovamente la biblioteca.
A proposito...stasera nel mio locale ci sarà una festa; ti andrebbe di venirci? - Le
chiese così, di punto in bianco, mentre camminavano nei corridoi
della scuola. La ragazza, a quelle parole, non potè fare a meno
di sorridere, sentendo il cuore che le perdeva un battito, senza
spiegarsi come mai avesse avuto quella reazione, ma comprendendo a
pieno che la risposta a quella proposta non poteva che essere
affermativa.
Sì, mi farebbe molto piacere! - Esclamò
con entusiasmo, sorridendo dolcemente ed annuendo, varcando nuovamente
la soglia della biblioteca, sospirando e rendendosi conto che era
arrivato il momento di salutarlo; ma, se non altro, aveva la certezza
che l'avrebbe rivisto, il che rendeva l'attesa molto più
piacevole di quanto potesse immaginare.
Bene, allora ti aspetto lì! Grazie ancora per il tuo aiuto... -
Rimase nuovamente colpita dal suo sorriso e dai suoi occhi ambrati, gli
stessi che sapevano emozionarla non appena si incrociavano con i suoi.
Ehm...sì, a stasera! - Rispose
con un po' di imbarazzo, consapevole di essersi nuovamente bloccata a
guardarlo e a pensare a quanto fosse bello, facendo qualche passo in
avanti e poggiando le sue labbra sulla sua guancia, lasciandogli un
piccolo bacio lì, con delicatezza. Si sorprese persino di se
stessa, di certo non avrebbe immaginato di poter comportarsi in quel
modo, ma era avvenuto tutto molto spontaneamente, e sicuramente non si
sarebbe pentita di quel gesto.
Lui, dal canto suo, sebbene
fosse più bravo a nascondere ciò che evidentemente lo
stava toccando nel profondo, sorrise e ricambiò quel bacio,
facendole un occhiolino e allontanandosi subito dopo, voltandosi solo
un momento per salutarla con la mano. Ed anche se lei non poteva
saperlo, un piccolo brivido - comunque importante - lo aveva colpito in
pieno, viaggiando su tutto il suo corpo a grande velocità,
consapevole con un' evidente serenità che quella sera l'avrebbe
rivista. Non gli mancava altro che fare il conto alla rovescia, no? In
fondo mancavano solo poche ore...
_________________________________________________
Eccomi di nuovo qui!
Ringrazio immensamente tutti
quelli che hanno letto lo scorso capitolo, con un ringraziamento
speciale a chi ha recensito! Quindi, grazie a Ryanforever,
QueenSerenity83, Roby5b e lillixsana! Spero che anche questo capitolo
possa piacervi e che continuerete a seguirmi.
Allora, cosa ne pensate? Spero di non aver deluso le vostre aspettative!
Un bacione a tutti, alla prossima!
Taty990
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Capitolo 3 *** 3. ***
giochiamo 3
Quel pomeriggio, a
dispetto delle sue aspettative, le apparse molto meno pesante di come
lo aveva invece immaginato. Forse era semplicemente per l'allegria che
sprizzava da tutti i pori e per quel sorrisetto felice che aveva
stampato sulle labbra. Non c'era niente da fare, poteva anche cercare
di non dare a vedere quella sua contentezza, ma il suo corpo non
sembrava voler seguire la sua mente, continuava ad autogestirsi. Tutto
quello che poteva fare era prendere atto di quella sua condizione e
cercare di non reprimere nessun gesto o espressione del suo viso. Non
faceva altro che continuare a pensare a quella sera; dire che era
emozionata era davvero riduttivo. Fremeva, non vedeva l'ora che quelle
ore che la distanziavano da lui passassero velocemente, così da
poter rivedere il suo viso ed i suoi occhi.
Era strano come tutto fosse
avvenuto così di punto in bianco, coinvolgendola in un modo
assolutamente celestiale e totalizzante, rendendola schiava di quei
pensieri e di quelle emozioni che la preparavano a ciò che poi
avrebbe vissuto.
Ancora
non riusciva a capire quale strano incantesimo le avesse fatto per
coinvolgerla così, ma nemmeno le interessava scoprirlo. Voleva solo
passare altro tempo con lui, voleva sentire il suo cuore battere
all'impazzata per la sua vicinanza o perdersi nei suoi occhi come era
successo spesso quella mattina.
Non appena veniva
incoraggiata da un pensiero come quello, si ritrovava a sorridere come
un ebete dandosi della sciocca da sola, per tutto quel caos che le
viveva dentro.
Fortunatamente
terminò di lavorare prima del previsto, così si
fiondò immediatamente a casa per prepararsi e soprattutto per
passare ore davanti allo specchio, facendosi mille complessi per come
appariva con un vestito piuttosto che un altro.
Nonostante solitamente non
si facesse problemi, in quel momento sembrava che ogni abito avesse
qualche difetto o che mettesse in risalto tutti i punti che le
piacevano meno del suo corpo. Rimase sicuramente troppo tempo
imbambolata davanti all'armadio aperto, sfiorando qualche vestito e
osservando qualche completo, senza decidersi a provare qualcosa.
In realtà non
sapeva nemmeno che tipo di festa era, ma ovviamente doveva essere
qualcosa di abbastanza elegante, così decise di scartare a priori i
jeans.
Forse era meglio scegliere un abito, qualcosa di non troppo
corto o scollato, ma che comunque avesse qualcosa di sensuale e di
femminile. E, ovviamente, anche in quel caso la decisione non era
affatto semplice.
Dopo una buona mezz'ora si
decise, indossando un abito che aveva comprato poco tempo prima e che
non aveva ancora indossato. Passata la fase più difficile si
dedicò al trucco, per poi occuparsi - infine - dei capelli che
lasciò sciolti, aggiustandoli con il phon e la piastra.
Heric, dal suo canto, per tutto il giorno, come supponeva, non aveva fatto altro che pensare a
lei. Guardava i volti delle persone sperando di vedere in loro qualche
caratteristica in particolare. Ma nessuna che superasse quelle che aveva
lei.
Il suo sorriso, i suoi occhi. Ma in particolare il suo
carattere. Lei lo aveva colpito. E nessuno riusciva a farlo. Almeno non
come lo aveva fatto lei. Ormai la sua attenzione le apparteneva; era sua
anche quando non c'era.
Così, senza saperlo,
entrambi non avevano fatto altro che pensarsi per tutto il giorno, in
attesa che arrivasse velocemente quella sera e quel maledetto incontro.
Per il ragazzo fu tutto
molto più semplice, non passava mai molto tempo davanti allo
specchio ed indossò un paio di jeans e una camicia, senza stare
troppo tempo a disquisire con se stesso su ciò che fosse
appropriato o meno da indossare.
Entrambi si recarono
lì al locale, quasi nello stesso istante, vagando tra la
folla di gente per riuscire a trovarsi, per rivedersi, finalmente.
Sana arrivò a pensare
troppo spesso che il suo cuore non avrebbe retto ad un'emozione del
genere. Sembrava non riuscisse a smettere di battere all'impazzata, la
stava travolgendo di sensazioni benevole ma allo stesso tempo di
brividi che le impedivano di portare tutta la sua attenzione su quella
situazione.
Le pulsazioni del suo cuore erano troppo forti, sovrastavano il resto. Voleva essere ascoltato, il poveretto.
Cercavo una ragazza pericolosamente bella
stasera e da un carattere altrettanto
colorito...L'hai per caso vista in giro?
Fu
questa la frase d'esordio che fece rabbrividire la ragazza e
comprendere che finalmente il momento era arrivato. Heric infatti era
proprio dietro di lei, l'aveva notata da lontano e non aveva aspettato
altro tempo, avvicinandosi e catturando la sua attenzione.
Hai cercato bene?! Se non sbaglio credo di averla intravista...Credo aspettasse qualcuno...Magari un ragazzo carino, chi lo sa!
Rispose lei mentre si voltava, lasciandosi andare in una piccola
risatina liberatoria che la fece sentire molto meglio, soprattutto
quando incontrò nuovamente i suoi occhi ambrati e l'ennesimo
brivido la pervase totalmente.
Ma...forse...A pensarci bene...Mi sa che l'hai trovata!
Continuò ancora, avvicinandosi a lui e stampandogli un bacio sulla guancia, sorridendo divertita.
Allora sono stato fortunato...
Fu
il turno di Heric, poi, che rispose in maniera altrettanto divertita,
ricambiando quel suo bacio e cercando di non farsi soggiogare troppo da
quelle emozioni che erano state scatenate da quel gesto.
E' davvero bello qui!
Fortunatamente ci fu la voce di Sana ad interrompere i suoi
pensieri e a riportarlo con i piedi per terra, costretto a guardarsi
intorno e a sorridere soddisfatto, annuendo.
Sì, in effetti piace molto anche a me. Ci ho impiegato tanto a mettere su questo posto, ma ne sono davvero soddisfatto.
Spiegò Heric, felice di poter condividere con lei quei pensieri.
Bene, ora non ti resta che invitarmi ad ogni festa e completerai l'opera!
Scoppiò a ridere lei, sinceramente sicura di voler
passare altre serate lì dentro, soprattutto se accanto a lei ci
sarebbe stato proprio lui. In fondo, che cosa se ne sarebbe fatta del
locale se non c'era l'unica persona che potesse renderla allegra e
felice con la sua sola presenza?
Parlarono ancora e ancora, prima di decidere di avvicinarsi al bancone
del bar e ordinare qualcosa da bere. Ma, di punto in bianco, Heric
notò che il dj, dall'alto della sua consolle, insisteva a
fargli segnali con le luci, cosa che significava che aveva urgentemente
bisogno di parlare con lui.
Così il ragazzo non potè fare altrimenti, scusandosi con Sana e allontanandosi per qualche istante.
La ragazza, dal suo canto, rimase lì seduta al bancone del bar,
prima di decidere di prendere il suo cocktail e di fare un piccolo
giro di quel posto, ancora sconosciuto per lei.
Scorse tante persone
conosciute, all'università aveva avuto occasione di conoscere
davvero tanta gente. Nel bel mezzo di quella confusione, però,
ad un certo punto, accadde qualcosa che la lasciò completamente
basita.
Ciao!
Non ebbe il tempo di voltarsi che si ritrovò un ragazzo davanti, intento ad avvicinarsi a lei.
Come mai tutta sola?
Sana inarcò un
sopracciglio, facendo spallucce e indietreggiando di un passo, dato che
era a pochissimi centimetri dal suo viso.
Posso farti compagnia?
Rabbrividì al solo pensiero, scuotendo il capo meccanicamente.
No grazie...Sto aspettando una persona!
Un sorriso forzato si
formò sulle sue labbra, mentre tentava di voltarsi e tornare al
bar. Ma, ovviamente, lo scocciatore non glielo permise, prendendola per
un braccio e facendola rigirare.
Il
tuo ragazzo? Fossi in lui non lascerei una tipa come te sola in giro!
E' proprio uno stupido! Vieni qui...Aspetta con me fino a quando torna
lui!
La attirò a sè, cingendole i fianchi con le mani.
Ti ho detto di no, e ora lasciami!
Disse scocciata ed irritata, cercando di liberarsi dalla sua presa ferrea.
Odiava quel genere di persone, perchè non capiva che doveva lasciarla in pace?!
Non ho intenzione di lasciarti scappare! Su, fai la brava!
Avvicinò
il capo al suo, come per provare a baciarla. Scostò la testa con
un'espressione schifata, cercando nuovamente di liberarsi dalle sue
mani.
Quando dico che non voglio averti tra i piedi, vuol dire che devi mettere in pratica quello che ti ho rifertito! Chiaro?!
Il suo tono di voce era più alto del solito, ma non sembrava sortire alcun effetto in quella sottospecie di uomo.
All'ennesimo tentativo di baciarla decise di agire in qualche modo, altrimenti non l' avrebbe più lasciata in pace.
Adesso basta!
Disse Sana
in tono rabbioso buttandogli in faccia l'intero contenuto del suo
bicchiere, scostandosi così da lui che finalmente sembrava aver
capito.
Fece qualche passo; ma,
prima che si rendesse conto di quello che stava succedendo si
ritrovò stretta nelle sue braccia; infatti, in un impeto di
rabbia, l'aveva afferrata da dietro. Il bicchiere le cadde dalle mani,
rompendosi in mille pezzi; ma nessuno sembrava essersene accorto, data
la musica alta. In quell'istante iniziò veramente ad aver paura;
non sembrava aver perso le sue intenzioni, anzi, sembrava averne di ben
peggiori.
L' avvicinò
al muro, facendola aderire ad esso e
schiacciandola con il suo corpo fin troppo forte per pensare anche solo
lontanamente di cercare di liberarsi.
E quando dico che voglio farti compagnia...Vuol dire che voglio fartela...Con le buone o con le cattive!
Il tono di voce di quel maniaco non era affatto calmo e allegro, anzi, si capiva
benissimo che non stava scherzando e che aveva intenzioni per niente
nobili.
Sana chiuse gli occhi, sospirando. Non sapeva più che fare.
Che cosa vuoi da me?!
Domanda retorica e stupida, detta un po' per esasperazione e un po' per il terrore che si stava facendo strada dentro di lei.
Non
riusciva più a pensare a nulla, voleva solo svegliarsi da quell'incubo
al più presto, voleva scoprire che non stava vivendo davvero quei
momenti, che era tutta finzione.
Cosa sarebbe accaduto?
_______________________________________
Salve a tutti!
Rieccomi con questo capitolo, spero sia di vostro gradimento!
Aspetto dei vostri commenti e pareri, nel mentre ringrazio
infinitamente ryanforever, lillixsana ed elenafire per aver deciso di
recensire lo scorso capito. I vostri commenti mi hanno fatto davvero
piacere, spero che continuerete a seguirmi! ^^
Inoltre ringrazio chi ha inserito questa ff tra i preferiti e tra le seguite, vi adoro! *-*
Bene, ora vi dò appuntamento al prossimo aggiornamento.
Grazie a tutti, anche a chi legge! =)
Un bacione
Taty990
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