Love me

di _Kiria_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Disclaimer: questa storia è frutta della mia fantasia

Disclaimer: questa storia è frutto della mia fantasia. Io non conosco Orlando Bloom e la storia è stata scritta con l’unico scopo di divertire. Non vuole assolutamente mancare di rispetto ad Orlando Bloom, attore che stimo e ammiro.

Dedicata: a chi ha letto e commentato le mie storie e a chi lo farà! ^_^

 

Capitolo 1

 

La vita di Jennifer era comune a tutte le altre: lavorava come commessa in una profumeria, viveva in un piccolo appartamento nella periferia di Londra e frequentava amiche normalissime.

In quanto alla sua vita sentimentale, quella sì che non era normale! Jennifer era la fidanzata segreta di Orlando Bloom, l’attore del momento. Segreta per volere di Orlando ma non perché si vergognava di Jennifer. Lui preferiva non rivelare ai paparazzi l’identità della sua ragazza per permetterle di condurre una vita “normale”. Non voleva che Jennifer fosse inseguita ovunque da fotografi e giornalisti assetati di notizie e foto compromettenti.

L’unica persona al corrente di tutto era Sasha, la migliore amica di Jennifer.

 

 

 

Come ogni mattina stavo facendo tardi al lavoro e come ogni mattina mi sarei beccata la consueta ramanzina da Sasha.

“Sei arrivata, Jen! Era l’ora! Il giorno che arriverai puntuale nevicherà, anche in pieno Luglio!” sbraitò lei da sopra un’alta scala appoggiata a uno scaffale mezzo vuoto.

“Perdono, perdono, perdono! Sono stata trattenuta!” inventai spudoratamente, anche se sapevo che Sasha non ci sarebbe cascata.

Infatti lei alzò un sopracciglio “Certo, come no! Noto anche che questa trattenuta ti ha lasciato un sorriso ebete sulle labbra!” rispose stizzita la ragazza scendendo.

Aveva ragione. Ero ancora nel mondo dei sogni

“Ehi, Terra chiama Jennifer! Invece di stare lì ferma imbambolata, dammi una mano. Non ci arrivo là sopra, io!” mi disse scendendo dalla scala.

Senza pensarci salii sulla scala pensando ad altro.

“Jennifer ti svegli!!??” mi urlò muovendo un po’ la scala. Io mi aggrappai forte per non cadere.

“Ma sei matta? Vuoi farmi ammazzare?” le chiesi fissandola seria.

“Allora tu svegliati! Forza, Jen, sputa il rospo e racconta! Ti conosco troppo bene e quando fai così è perché è successo qualcosa. E visto il tuo ritardo ne sono ancora più convita!” mi chiese curiosa mentre mi passava alcuni flaconi di crema corpo.

“Ci siamo visti! Siamo stati insieme tutta notte…fino a dieci minuti fa!” dissi arrossendo.

“Wowowowow! Jen non sai quanto ti invidio! Deve essere così tenero lui, prima o poi me lo devi presentare” disse Sasha passandomi altri flaconi di crema.

“Ci puoi scommettere! Magari una sera vieni a casa mia e te lo presento ma tieni giù le mani, chiaro?” le dissi sistemando ordinatamente il più alto degli scaffali.

“Puoi fidarti ciecamente! Comunque, so che non mi racconterai i particolari e non ho intenzione di chiederteli, ma alcuni dettagli puoi concedermeli: è bravo?” mi chiese con un sorriso malizioso.

Mi sentì parecchio imbarazzata “Ma che domande fai?” le chiesi scendendo e guardandola.

Lei rise “Avanti, siamo nel 2003!” insistette.

“E’ dolce, delicato e tremendamente sexy! Ha un modo tutto suo di fare l’amore, ti mette a proprio agio è una favola!” le raccontai con aria sognante ricordando ancora quei bellissimi momenti.

“Sei davvero fortunata!” mi disse con una punta di tristezza,

“Fortunata per cosa?” Melanie, la pettegola del negozio, era appena arrivata.

“Non ti riguarda, Melanie!” Sasha si era messa davanti a lei. Peccato che fosse molto più bassa.

“Ehi, tappetta, non stavo parlando con te quindi levati di mezzo!” le rispose acida. Non sopportavo quando la prendeva in giro a causa della sua altezza.

“Ehi, Melanie! Quello che ci diciamo io e Sasha non sono fatti che ti riguardano, chiaro? Impicciati dei fatti tuoi!” le risposi mettendomi davanti a lei.

Melanie non disse niente e si recò a passi veloci dietro al bancone degli smalti.

Guardai Sasha e le sorrisi e lei fece lo stesso.

Passammo una mattinata tranquilla. I clienti erano parecchi e il lavoro moltissimo.

Molte signore di mezza età avevano gusti molto raffinati in fatto di profumi e cosmetici vari, e sudammo le sette camice per accontentarle.

“E anche questa è andata!” mi disse Sasha allo stremo.

“La signora Ross ti ha stesa, vedo!” le dissi ridendo, mentre lei si lasciava cadere su uno sgabello.

“Taci, Jen! Per uno smalto mi ha fatto impazzire mezz’ora!”sbuffò lei passandosi una mano nei capelli.

“Ma alla fine ce l’hai fatta!” mi complimentai battendole una mano sulla spalla.

Sentì il mio cellulare squillare. Lo presi da dentro la mia borsa e vidi che era arrivato un messaggio.

Mi sedetti accanto a Sasha e lo aprii.

“Sono nel magazzino. Ti aspetto!” lessi a bassa voce.

“E’ di Orlando. Coprimi come al solito per dieci minuti” dissi a Sasha e lei mi fece l’occhiolino.

Mi alzai e mi diressi in fondo al negozio. Aprii la pesante porta di ferro che portava al magazzino.

Andai al nostro solito punto d’incontro: dietro gli scatoloni vuoti a fianco alla porta.

Orlando mi stava aspettando e vedendomi mi fece un gran sorriso.

“Ciao, come stai?” gli chiesi dopo averlo baciato.

Lui mi arruffò i capelli “Ottimamente! Mi mancavi e non avrei resistito fino a stasera senza vederti!” mi disse con la sua voce sensuale.

“Nemmeno io! Vengo io o passi a prendermi tu?” gli chiesi mettendogli le braccia intorno al collo.

“Io, mi sembra ovvio!” mi disse baciandomi la fronte.

“Orlando, devo andare! Se resto qualche minuto in più potrebbero sospettare. A stasera” lo salutai con un lungo bacio.

“Ti amo” mi sussurrò all’orecchio prima di lasciarmi.

Gli sorrisi “Anch’io” e corsi di nuovo dentro la negozio.

Entrando notai Melanie che mi guardava con un ghigno poco amichevole sulle labbra.

Feci l’indifferente e raggiunsi Sasha. Vidi che fremeva per sapere.

“Allora?” mi chiese subito.

“Allora niente!” le risposi io. Mi piaceva farla stare sulle spine.

“Come niente? Che vi siete detti?” mi chiese ancora. Se l’avessi fatta aspettare ancora un po’ sarebbe di sicuro impazzita.

Le raccontai tutto e alla fine era rimasta senza parole.

“Sei fortunata! Ma ti rendi conto? Quante ragazze vorrebbero essere al tuo posto, Jen! Ti viene anche a prendere a casa” mi disse battendosi una mano sulla gamba.

“Avanti, Sasha! Non è tutto rose e viole il nostro rapporto! Lo vedi anche tu! Dobbiamo sempre vederci di nascosto mai all’aria aperta, sotto gli occhi di tutti!” le dissi a bassa voce. Avevo notato che Melanie ci stava fissando interessata.

“Ma Orlando lo fa per te! Credo che lui muoia dalla voglia di dire al mondo intero quanto ti ama!” mi disse e io annuì.

La giornata proseguì con il solito ritmo. Clienti molto esigenti e altri sbrigativi.

Tornai a casa sfinita.

           

           

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

Quando arrivai la mattina dopo, trovai la profumeria assediata si giornalisti e fotografi. Stavano tutti intorno ad una ragazza che riconobbi subito: Melanie!

Mi avvicinai piano e vidi un giornalista avvicinare Melanie armato di taccuino e matita.

“Signorina, lei sostiene di sapere l’identità della fidanzata del famoso Orlando Bloom, dico bene?” le chiese mentre alcuni fotografi le scattavano parecchie foto. Lei si atteggiava come una diva, buttando indietro con grazia vomitevole la lunga chioma dorata.

“Certo, e si vi girate la vedrete con i vostri occhi” disse indicandomi.

In pochi secondi mi trovai assediata da giornalisti e fotografi che mi scattavano foto, accecandomi con i Flash.

“E’ lei la ragazza di Orlando Bloom? Ha qualche dichiarazione in proposito?” una donna grassoccia con gli occhiali mi aveva avvicinato il suo registratore.

“Da quanto tempo lei e Bloom vi frequentate?” un uomo brizzolato si era fatto spazio tra la folla.

“Perché tenete la vostra storia segreta?” una donna insieme al suo cameraman si era avvicinata.

“Io non so niente! Non ho mai conosciuto Orlando Bloom, sono tutte invenzioni!” risposi indietreggiando, ma i paparazzi non mi davano un attimo di respiro.

“Jen, salta su avanti!” Sasha era appena arrivata ed aveva accostato la macchina a fianco a me.

Saltai subito in macchina mentre i fotografi continuavano a scattare foto e i giornalisti a fare domande.

“Ma che diavolo succede?” mi chiese Sasha mentre partiva velocemente.

“Melanie! Non so come abbia fatto ma ha saputo di me e Orlando” le spiegai riprendendo fiato.

“Cosa??? Sa tutto? Allora è stata lei a chiamare la stampa! Che razza di bastarda!” sbraitò battendo una mano sul volante.

“Ma ora mi sente, quella piccola stronza!” mi sfogai respirando a fondo. Ero nervosa. Avrei ammazzato volentieri Melanie, quella piccola traditrice. Dal primo giorno in cui l’avevo conosciuta non mi era mai piaciuta.

Sasha girò per un vicolo stretto e si fermò davanti ad una porta di ferrò.

“Parcheggio la macchina e ti raggiungo. Tu intanto entra” mi disse ingranando la marcia indietro.

Io entrai di gran carriera sbattendo la porta sul retro.

Melanie era rientrata e il negozio era vuoto. Mi avvicinai e la girai con furia.

“DAMMI UN SOLO VALIDO MOTIVO PER CUI L’HAI FATTO? E SOPRATTUTTO COME HAI SAPUTO?” urlai con tutta la rabbia che avevo dentro.

“Calmati zuccherino! Se fossi io la ragazza di Orlando Bloom, di certo non terrei la notizia segreta. Vorrei farlo sapere al mondo intero che il ragazzo più desiderato del momento è di mia proprietà!” mi disse con la sua solita voce irritante.

“Quello che facciamo io e Orlando della nostra storia non so cose che ti riguardano, Melanie! Mettitelo in quella stupida testa, se ne hai una!” le sibilai vedendo arrivare una donna.

Il negozio continuava ad essere circondato da paparazzi, pronti ad entrare in azione appena io fossi uscita fuori.

Durante la settimana la storia era la stessa: gruppi consistenti di giornalisti appostati ad ogni angolo della strada. La notizia si era diffusa velocemente e Orlando era stato intervistato per avere la conferma. Ormai era inutile tenerlo nascosto e raccontò tutto.

Gli affari non andavano per niente bene. La gente non vedeva di buon occhio la profumeria. Tutti pensavano che era stata una trovata per fare pubblicità al negozio.

“Jen, il capo ti vuole nel suo ufficio” Sasha aveva la voce al quanto preoccupata.

“Servi tu la ragazza. Faccio in due minuti.” Le dissi prima di salire le scale che portavano agli uffici.

Attraversai il corridoio e bussai all’ultima porta. Il capo mi fece entrare e sedere.

“Signorina Logan, mi dispiace doverle dire che non mi serve più! Questo luogo è diventato un set cinematografico, da quando si è sparsa la voce di lei e Orlando Bloom. Gli affari vanno male e non posso rischiare di chiudere! Questi sono i soldi del mese e la liquidazione. Prenda la sua roba e se ne vada!” mi disse facendomi segno con la mano di andarmene.

Non ribattei, sapevo chi dovevo ringraziare. Uscì e incrociai la colpevole. Melanie.

“Che ti ha detto?” mi chiese bloccandomi la strada.

“Spostati o ti butto a terra!” la minacciai molto nervosa.

“Siamo nervosette, vedo! Ti ha forse cacciata? D'altronde è colpa tua se il negozio non va!” mi sussurrò avvicinandosi.

“E’ colpa tua e della tua fottuta lingua!” le dissi spingendola di lato e raggiungendo Sasha.

Presi la mia roba e le chiavi della macchina da dentro la borsa.

“Dove vai?” mi chiese Sasha avvicinandosi.

“A casa!” le risposi acida.

“A casa? E perché?” mi chiese fermandomi.

“Mi hanno sbattuta fuori! Sono la causa del quasi fallimento del negozio!” le risposi innervosita.

Muovevo ripetutamente le mani e sbattevo il piede a terra. Lo facevo sempre quando era al limite della pazienza.

“Melanie! E’ colpa sua!” mi disse girandosi verso di lei. Lei ci fissava con un ghigno soddisfatto sulle labbra.

“Si, ci vediamo Sasha!” le dissi uscendo.

Lei mi seguì un attimo “Ti telefono stasera!” mi urlò.

Mi limitai ad alzare una mano mentre schivano i numerosi fotografi e giornalisti che mi avevano attaccata.

Accesi la macchina e partì velocemente.

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

Presi la posta dalla mia cassetta delle lettere e le diedi un’occhiata veloce.

“Ottimo! Questi soldi non basteranno nemmeno per pagare l’affitto!” mi dissi agitata buttando nella borsa le lettere.

Salii le scale a due a due. Non avevo alcuna voglia di incontrare qualche vicino troppo curioso.

Vidi davanti alla porta del mio appartamento una copia arrotolata del giornale locale. La presi e l’aprì velocemente.

In prima pagina c’era una foto enorme di Orlando e come titolo dell’articolo “Tutto sulla storia segreta di Orlando Bloom!”.

Entrai in casa poggiando giacca e borsa sull’appendiabiti, mi sedetti sulla poltrona in salotto e inizia a leggere.

Notai subito che Orlando rispondeva alle domande imbarazzanti in modo al quanto vago. I giornalisti erano certi che fossi stata io a voler mantenere segreta la nostra storia, giudicandomi una ragazza presuntuosa, poco seria, in cerca di pubblicità. Orlando mi difese dicendo che era lui a non voler far sapere niente di noi, per potermi rendere la vita più facile.

Non finii nemmeno di leggere tutta l’intervista. Accartocciai il giornale e lo lanciai nel cestino in cucina.

“Come possono pensare che sono in cerca di pubblicità? Se ne volessi un po’ non avrei esitato a dire in giro che sono la ragazza del famoso Orlando Bloom!” sbraitai guardando il giornale nel cestino.

Mi alzai e presi il telefono. Digitai velocemente il numero di Orlando.

“Pronto?” ci mise un po’ a rispondere e sembrava affannato

“Ciao, va tutto bene?” gli chiesi un po’ preoccupata.

“Si, scusa ma avevo lasciato il cellulare in camerino. Avevi bisogno?” mi chiese riprendendo fiato.

“Mi hanno licenziata, Orlando!” gli dissi e non mi accorsi che avevo la voce rotta e che gli occhi mi bruciavano.

“Ti hanno licenziata? E perché mai?” mi chiese incredulo.

“E’ stata una mia collega a chiamare la stampa e a dire di noi! In questi giorni la profumeria era circondata da paparazzi e gli affari non andavano. Il capo mi ha ritenuta responsabile del calo delle vendite e mi ha sbattuta fuori” gli raccontai iniziando a piangere.

“Ehi, calmati! Come può dire una cosa del genere?” lo sentivo parecchio arrabbiato.

“Non lo so! Io non ho mai creato problemi, ho sempre lavorato! I soldi che mi ha dato non bastano nemmeno per pagare l’affitto e trovare un altro lavoro non è facile!” singhiozzai forte e per un attimo mi mancò il respiro.

“Fai le valige!” mi disse sbrigativo.

“Cosa?” gli chiesi credendo di non aver capito.

“Fai le valige. Andrai a vivere nel mio appartamento in centro. Non lo uso mai e avevo pensato di venderlo ma, visto che ne hai bisogno, lo cedo a te!” mi disse. Immaginavo di vederlo sorridere mentre mi diceva quelle cose.

“Ma Orlando, non posso accettare!” gli dissi. Non mi piaceva ricevere elemosina. Ero una ragazza molto testarda che cercava sempre di risolversi i problemi da sola.

“Ma smettila! Non uso mai quell’appartamento. E’ completamente arredato! Prendi la tua roba e trasferisciti lì! Anzi…prepara la roba, vengo a darti una mano io! Ci vediamo tra venti minuti, ok?” mi chiese e sentivo che stava cercando qualcosa.

“Ok, ma che stai combinando?” gli chiesi curiosa.

“Sto cercando le chiavi della macchina!” mi disse ma lo sentii lontano.

“Orlando, avvicina il cellulare alla bocca perché non ti sento!” gli disse ridendo. A volte era così sbadato.

“Oh, si! Scusa! Mi senti ora?” mi disse quasi urlando.

“Si, ma non urlare! Allora ti aspetto. Io inizio a preparare le valige. Ciao!” gli dissi.

“Ok, a tra poco. Ciao!” e riattaccò.

Mi precipitai in camera e presi da sotto il mio letto la più grande valigia che avevo.

La aprì sopra il letto e iniziai a svuotare armadi e cassetti. Per fortuna ero una ragazza abbastanza ordinata e non dovetti fare altro che prendere la roba e metterla nella valigia. Mi accorsi di averne davvero moltissima, soprattutto di scarpe. Ero una vera patita e ne avevo di ogni forma, altezza e colore. Presi un’altra valigia e le misi dentro. Nel giro di venti minuti avevo svuotato mezza casa.

Quando suonò il campanello ero mezza affannata. Aprii e trovai il viso sorridente di Orlando.

“Eccomi qui! Hai preparato tutto?” mi chiese dandomi un bacio.

“Si, sei sicuro di volermi lasciare il tuo appartamento?” gli chiesi. La cosa mi imbarazzava molto.

“Ancora? Dove vorresti andare? In mezzo ad una strada? Tu vai nel mio appartamento senza discussioni, ok?” mi chiese mettendomi le mani sulle spalle. Il suo tono di voce era molto serio, quasi fraterno.

“Ok, papà!” gli dissi imitando la voce di una bambina. Lui mi guardò e rise.

“Visto che abiti al pianterreno, mi puoi passare le cose dalla finestra e io le metto direttamente nella macchina. Ce la fai?” mi chiese dirigendosi alla porta.

“Non sono così fragile!” gli dissi aggrottando la fronte, offesa.

Lui scoppiò a ridere “Lo so bene, ma questi sono lavori da uomini!” mi disse mostrandomi i muscoli.

“Ok, uomo! Vai sotto la finestra così ti passo le valige e vediamo se sei così forzuto come dici!” lo sfidai e lui prese seriamente la cosa. Partì a passo da soldato verso l’uscita del palazzo. La cosa mi fece parecchio ridere.

Mi affacciai alla finestra “Romeo, ti passo la prima!” gli dissi scherzosamente calando lentamente la pensate valigia.

Lui mi guardò alzando un sopraciglio “Come sarebbe a dire Romeo?” mi chiese prendendola e fermandosi a guardarmi.

Io sorrisi “Io affacciata ad una finestra e tu sotto! Fa molto Romeo e Giulietta, peccato che non ho il balcone altrimenti sarebbe più reale!” gli spiegai. Lui mi guardò perplesso e mise la valigia nel cofano.

“Giulietta, sono tutte così pesanti le tue valige?” mi chiese prendendo la seconda.

“Ma non eri l’uomo forzuto e io quella fragile?” gli chiesi seria, incrociando le braccia al petto.

“Era per sapere! Sembra che sei appena stata ad una svendita di abiti firmati!” mi disse aspettando la terza.

“Qui ci sono solo scarpe!” gli dissi. Era molto più leggera.

“Che ne fai degli elettrodomestici?” mi chiese mettendosi una bandana sulla testa.

“Se tu hai tutto posso anche lasciarli qui” gli dissi. Com’era sexy, gli sarei saltata addosso.

“La cucina è completa di tutto. Devi solo fare la spesa. La tua macchina te la porto stasera.” Mi disse chiudendo il cofano.

“Allora il resto lo lascio qui, tanto era tutta roba di seconda mano. Arrivo subito!” gli dissi chiudendo la finestra. Abbassai le tapparelle, presi la giacca, la borsa e chiusi la porta a chiave.

Passai dal portinaio sempre intento a leggere il giornale sportivo “Bill, le lascio le chiavi del mio appartamento. Le dia pure al padrone e le dica che può affittarlo a qualcun’altro!” gli dissi poggiando il mazzo di chiavi sulla scrivania. Lui mi fissò e annuì con la testa. Mi salutò con un cenno della mano per poi tornare al suo giornale.

Uscii dal palazzo e respirai l’aria fresca.

Orlando mi stava aspettando appoggiato alla macchina.

“Credevo ti fossi persa” mi disse avvicinandosi.

“Ho consegnato le chiavi. Possiamo andare” gli dissi incamminandosi verso la macchina.

“Ferma lì” Orlando mi superò velocemente “Prego” mi disse aprendomi la portiera e facendomi segno di entrare. Il gesto mi fece sorridere e arrossire.

“Che galantuomo mi sono scelta per fidanzato!” lo presi in giro dandogli un bacio sulla guancia.

Lui chiuse la portiera e fece il giro della macchina per entrare dalla sua parte.

“Dove la porto, graziosa donzella?” mi chiese imitando la voce di un maggiordomo.

“All’appartamento del signor Orlando Bloom, grazie” gli dissi ridendo.

“Tu riesci sempre a rompere l’atmosfera, Jen! Ogni tanto cerca di non ridere quando recito!” mi disse fingendosi offeso e spingendo sull’acceleratore.

“Mi scusi! Mi farò perdonare, non si preoccupi!” gli dissi facendogli l’occhiolino e un sorriso malizioso. Lui curvò le labbra in un sorriso altrettanto malizioso.

L’appartamento non era così lontano dalla periferia. Era in un palazzo imponente con un enorme giardino ben curato.

L’entrata era altrettanto imponente: parecchi tappeti rossi erano stesi a terra, piante ben curate ad ogni angolo, donne della pulizie ovunque e un portinaio in piedi ad attendere la gente.

“Salve, James! Lei è Jennifer, la mia ragazza. D’ora in poi occuperà lei il mio appartamento” gli disse sorridendo.

“Non c’è problema, signor Bloom. Signorina, per qualsiasi cosa non deve far altro che chiamarci. Pensiamo noi a disfare le sue valige.” mi disse gentilmente con un mezzo inchino. Annuii imbarazzata.

Orlando mi prese per mano e mi condusse agli ascensori. Erano tutti liberi e dentro c’era un maggiordomo pronto a condurti ovunque.

“Buon giorno, signor Bloom. Terzo piano?” chiese.

“Si, grazie Ted” gli rispose sorridendo e l’ascensore partì.

Ted continuava a fissarmi e la cosa mi infastidii parecchio.

Non ci volle molto ad arrivare, anche perché l’ascensore era parecchio veloce.

“Arrivederci, signor Bloom!” lo salutò Ted prima di sparire nell’ascensore.

Il corridoio era enorme e a terra c’era un lungo tappeto rosso.

Non mi ci trovavo per niente in quel luogo e Orlando notò subito il mio disagio.

“Ehi, va tutto bene! Si vede che non sei abituata a questo stile di vita, ma ti ci abituerai! Non è così male, credimi!” mi rassicurò con un sorriso.

Arrivammo davanti al suo appartamento “Ricorda, stanza 410 al terzo piano. In caso te ne dimenticassi non devi far altro che chiedere a James, ok?” mi disse aprendo la porta. Io annuii.

L’appartamento era enorme:  poco dopo l’entrata si trovava un enorme salone con due divani e tre poltrone tutti in velluto grigio, alla mia sinistra una piccola ma graziosa cucina.

Non ero abituata a quel lusso.
”Vieni, ti mostro il resto della casa” mi disse prendendomi per mano.

Mi portò in fondo al salone dove c’erano ancora due porte: il bagno era grande e la camera da letto grande quando il salotto e ben arredato.

“Spero ti piaccia!” mi disse speranzoso. Io guardavo ancora spaesata.

“E’ bellissimo, solo che non sono abituata a tutto questo!” gli ripetei sedendomi sul divano.

Orlando si sedette dietro di me, trascinandomi verso di lui e facendo sedere fra le sue gambe.

“Ti ho già detto che ti ci abituerai! Non fai questa faccia quando ti porto alle feste che organizzo nella mia villa e la fai qui che è solo un appartamento?” mi disse ridendo, baciandomi una tempia.

Io mi girai verso di lui facendogli una linguaccia. Lui mi catturò le labbra baciandomi avidamente.

Risposi a quel bacio con altrettanta avidità. Mi girai verso di lui, buttandogli le braccia intorno al collo senza smettere di baciarlo.

Orlando giocherellava con la cerniera del mio maglioncino. Avevo capito le sue intenzioni e lo incoraggiai portandogli una mano sotto il mio maglioncino. Con un movimento delicato me lo tolse buttandolo sulla poltrona a fianco.

Mi spinse indietro, togliendosi velocemente la maglietta e lanciandola dietro di sé. Iniziò a baciare avidamente la mia pelle mentre io affondavo le mie mani nei suoi capelli.

Facemmo l’amore come non l’avevamo mai fatto e finimmo addormentati ancora abbracciati.

Quando mi svegliai lo trovai sollevato sul gomito, con la mano appoggiata alla testa che mi fissava.

“Ti sei svegliata, finalmente! Pensavo di averti uccisa!” mi disse tornando a baciarmi ancora. Io non lo allontanai. Mi piaceva terribilmente.

Guardai l’ora. Era le 15:30. Tornai a fissare Orlando.

“Senti, ti dispiace se ci vediamo più tardi? Vorrei andare in giro a vedere se qualcuno cerca una commessa. Non posso pretendere anche che tu mi mantenga! E poi non mi va!” gli dissi alzandomi e raccogliendo la mia roba.

“Jen, sai che per me non è un problema” mi disse lui senza muoversi dal divano.

“Per te, ma per me lo è! Mi hai già dato il tuo appartamento e mi basta. Al resto ci penso io!” gli dissi infilandomi il maglioncino.

“Come vuoi! Ma se hai bisogno sai che puoi contare su di me!” mi disse alzandosi e catturandomi di nuovo tra le sue braccia. Io gli sorrisi.

“Lo so, ora però lasciami altrimenti non mi muovo più!” gli dissi mordicchiandogli il naso.

Lui mollò la presa e iniziò a rivestirsi.

In dieci minuti eravamo usciti dall’appartamento. Dopo le dovute raccomandazioni Orlando si allontanò con la sua macchina, mentre io procedevo a piedi per le vie affollate del centro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

Passeggiavo tranquilla fermandomi ogni tanto davanti a qualche vetrina.

Nella Londra ricca i prezzi erano davvero altissimi e non mi sarei mai potuta permettere niente di niente.

Sbuffai sconsolata sperando di trovare uno straccio di lavoro.

“Guada chi si vede! La ragazza che sta sulla bocca di tutti da diversi giorni!” quella voce non mi era nuova. Mi girai lentamente e vidi un ragazzo alto, biondo con un paio di occhiali blu che mi fissava ridendo.

“BRIAN!” urlai contenta di vederlo abbracciandolo. Brian era il mio migliore amico da prima che nascessi. Le nostre mamme sono migliori amiche da un vita e col tempo lo diventammo anche noi.

“Che fai da queste parti?” mi chiese dandomi un pizzicotto affettuoso sulla guancia.

“Cerco lavoro!” gli dissi.

“Nella Londra dei Vip? Forse ho capito, sei venuta a trovare il tuo boy, vero?” mi disse sorridendo malizioso.

Io arrossii “Mi ha lasciato il suo appartamento” gli dissi. Non mi andava di raccontargli tutti i retroscena della settimana.

“Allora è vero quello che dicono! Stai sul serio con Orlando Bloom!” mi disse stupito togliendosi gli occhiali.

“Si! Era inutile tenerlo nascosto. Diciamo che è stato un bene che abbiamo saputo, anche se ora veniamo inseguiti ovunque dai fotografi!” gli dissi riprendendo a camminare. Lui mi fu subito accanto.

“Ti va di bere qualcosa? E’ tanto che non ci vediamo e potrai raccontarmi tutto quello che non so” mi disse mostrandomi una graziosa caffetteria dall’altro lato della strada. Io annuii e ci recammo lì dentro.

 

Quando tornai la sera nel mio appartamento ero carica di sacchetti della spesa. Li posai sul piccolo tavolo in cucina e iniziai a mettere le provviste al loro posto.

Avevo passato un bel pomeriggio insieme a Brian. Mi raccontò dei suoi progetti da modello e del suo sogno di diventare un cantante rock. Aveva una bellissima voce ideale per la musica rock e molto spesso gli avevo consigliato di partecipare a qualche audizione.

Guardai l’orologio e mi accorsi che era molto tardi e che a minuti sarebbe arrivato Orlando a prendermi per andare alla festa che aveva organizzato nella sua villa.

Misi in fretta le ultime cose in frigo e mi precipitai in camera. Come mi aveva detto James, il portinaio, le mie valige erano state sfatte e i miei abiti messi in ordine nei lussuosi armadi.

Sentii il campanello suonare ripetutamente.

“Arrivo! Quanta fretta!” corsi alla porta e l’aprii di scatto. Era Orlando ma non del suo solito umore allegro.

Aveva il viso scuro, la mascella contratta e i pugni stretti. In uno teneva la copia di un giornale. Qualche giornalista da strapazzo doveva aver scritto qualche fesseria sul nostro conto. Lui entrò a passo veloce e si diresse verso il lungo tavolo del salone.

Aprì con scatto nervoso la copia del giornale e la sbatté forte sul tavolo. Vidi che era un’edizione speciale. Il giornale era di poche pagine.

“Spiegami che significa questo?” mi chiese indicando con un dito tremolante la foto in prima pagina. Era mia e di Brian ed eravamo abbracciati. Sentii come se nel mio stomaco fosse caduto un grosso cubetto di ghiaccio.

“Chi è questo? Che diavolo ci facevi in giro con questo?” mi chiese alzando la voce.

“E’ Brian il mio migliore amico e” non mi fece finire la frase. Prese in mano il giornale.

La ragazza più invidiata del momento in compagnia di un ragazzo che non è Bloom! Mi stai rendendo ridicolo davanti a tutto il mondo! Cosa diavolo hai nella testa, Jen!” Orlando urlava in modo spaventoso.

“Ti rendo conto di quello che stai dicendo? Io non ti sto rendendo ridicolo davanti a nessuno, Orlando!” anch’io stavo urlando.

Lui si fece più vicino “No? VAI IN GIRO PER QUESTA PARTE DI LONDRA CON UN ALTRO! NON SAI CHE QUI BRULLICA DI FOTOGRAFI? SONO OVUNQUE!” aveva la mascella contratta e tramava.

“Io che ne posso sapere!? E comunque ci siamo incontrati per caso!” gli dissi allontanandomi da lui. Mi faceva parecchia paura.

“Per caso? E questa come me la spieghi!” Orlando aprì il giornale e mi mostrò una foto: Brian aveva una mano sul mio viso. Ma io ricordo bene che mi stava dando un pizzicotto affettuoso, lo faceva sempre.

Orlando si avvicinò a me abbassando il suo viso all’altezza del mio “Chi è? E’ quello che ti fai quando non ci sono? E’ quello che ti da il contentino quando non posso dartelo io?” le sue parole erano cattive, fredde, maligne.

Mi fecero male. Mi allontanai da lui e gli diedi un sonoro ceffone.

“Vattene di qui! FUORI!” gli urlai mostrandogli la porta. Gli occhi mi pizzicavano, facevo fatica a trattenere le lacrime. Lui mi guardò per un attimo “Ti ho riportato la macchina!” buttò le chiavi sul tavolo e si diresse verso la porta.

La sentii sbattere forte. Corsi a chiuderla a chiave e mi lasciai cadere a terra con la testa sulle ginocchia.

Quello non poteva essere Orlando, il mio Orlando. Lui non mi avrebbe mai detto delle cose simili, delle cose così cattive che sapeva mi avrebbero ferita.

Non avevo fatto niente di quello che diceva lui. Scoppiai a piangere. Più pensavo alle sue parole più mi sentivo male.

Dovevo parlarne con qualcuno o, ne ero sicura, non ne sarei uscita fuori tanto facilmente.

Mi alzai a fatica da terra e presi il telefono. Non vedevo nemmeno i numero, le lacrime continuavano a scendere copiose.

“Pronto? Chi è?” Sasha aveva la voce impastata dal sonno.

“Sasha, sono io!” la mia voce era rotta e mi lascia scappare un sonoro singulto.

“Jen? Tesoro che succede?” mi chiese con tono preoccupato.

“Sasha, ti prego vieni subito!” le dissi piangendo ancora.

“Ma che succede, Jen?” mi chiese ancora.

“Sasha ti prego vieni qui! Ho bisogno di parlarti! Per favore!” la pregai singhiozzando forte.

“Tesoro ora calmati, vengo subito!” mi disse.

“Aspetta Sasha! Non vivo più nel solito appartamento. Vivo nella Londra dei Vip, quella in centro. Non so come si chiama la via, però!” le dissi tirando su con il naso.

 “Tranquilla, c’è solo una Londra vip. Sai almeno il numero civico?” mi chiese, la sentivo scrivere.

“Il 759” le dissi. Mi ero un po’ calmata.

“Ok, sarò da te in poco tempo!” mi disse riattaccando.

Posai il telefono e mi asciugai gli occhi con le mani.

Sasha arrivò in pochissimo tempo.

“Tesoro, ti sei dimenticata di dirmi a che piano abiti e il numero della tua stanza” mi disse ridendo.

“Per fortuna c’era quel gentile portinaio che mi ha detto tutto” riprese sedendosi sul divano.

Io la raggiunsi subito.

“Ma cosa è successo, Jen?” mi chiese con tono tranquillo. Io scoppiai di nuovo a piangere. Lei mi abbracciò forte e aspettò che mi calmassi, poi andò a preparare il tè.

“Dimmi cos’è che ti ha ridotta in questo stato!” mi disse porgendomi una tazza di tè.

Lo sorseggiai lentamente e le riassunsi tutto. Alla fine aveva il viso pensieroso.

“Ti ha davvero dato della poco di buono?” mi chiese ancora incredula.

“Si! E vedessi con che faccia me l’ha detto! Aveva gli occhi che sembravano due tizzoni ardenti, tremava…era pauroso. Non l’ho mai visto così!” le dissi. Il solo pensiero mi faceva ancora molto male.

“Jen, non so se hai capito, ma credo che Orlando ti abbia fatto una scenata di gelosia con i fiocchi!” mi disse addentando un biscotto.

“Una scenata? Ma non è possibile! Orlando non mi ha mai fatto scenate di gelosia, anche perché non gliene ho mai dato il motivo!” le dissi. Orlando non era tipo da scenate.

“Tremava, occhi simili a tizzoni ardenti, urlava, ti ha detto cose orribili, se non è una scenata quella, allora cos’è? Hai altre alternative, Jen?” mi chiese guardandomi. Infondo Sasha non si era mai sbagliata. Ma non ero ancora tanto convinta.

“Jen, rifletti con me: quando Orlando bacia una ragazza in un film a te non da fastidio? Anche se è solo finzione?” mi chiese bevendo il suo tè.

“Si, ma è solo finzione!” le dissi io.

“Appunto! Ma anche se è finzione ti irrita lo stesso! Quello che è successo a te non era finzione ma realtà! Anche se tu non hai fatto niente di male ti hanno fotografata tra le braccia di un altro!” mi disse. A volte la sua maturità mi sconvolgeva.

“Ok, ma che dovrei fare? Chiudermi in casa e non uscire con nessuno?” le chiesi irritata. Da quello che avevo capito Sasha intendeva proprio quello.

“Non dico questo, dico solo di andare in posti dove non ci sono fotografi” mi disse ridendo.

In effetti aveva ragione. Magari potevo dire a Orlando che uscivo con qualche mio amico, in modo che se qualche fotografo mi immortalasse, lui era già al corrente della cosa e non avrebbe creduto a niente.

“L’ho sbattuto fuori di casa!” le dissi triste. Ora mi sentivo in colpa.

“Non tutto è perduto, tesoro. Non dovevi andare ad una sua festa? Raggiungilo e chiarisci!” mi disse con un occhiolino.

Io scoppiai a ridere “Hai ragione. Mi cambio e lo raggiungo!” le dissi abbracciandola in fretta.

“Comunque, bella casa! Ma come mai hai lasciato l’altra?” mi chiese mentre io entravo nella mia camera.

“Non potevo più pagare l’affitto e Orlando mi ha ceduto il suo appartamento. Mi ha detto che non lo usava mai e che aveva intenzione di vederlo” le raccontai scegliendo un vestito tra i tanti che avevo.

“E’ lussuosa! Conoscendoti non sei abituata a tutto questo!” mi disse ridendo. La vidi che girava per la casa osservando ogni angolo.

“Hai ragione, ma Orlando dice che non è poi così male questo stile di vita!” le dissi tirando fuori un vestito corto nero e un paio di stivali di pelle alti.

“Orlando dice questo, Orlando dice quello….sei proprio pazza di lui, Jen!” mi disse e la sentii ridere di gusto. Risi anch’io.

“Allora ti lascio! Auguri tesoro, voglio un resoconto domani!” mi disse aprendo la porta e salutandomi con una mano.

“Ok, ciao e grazie!” le dissi uscendo un attimo dalla camera. Lei mi fece l’occhiolino e chiuse la porta.

In trenta minuti mi ero vestita, pettinata e truccata leggermente. Mi guardai più volte allo specchio e alla fine mi convinsi che non ero così male.

Presi il mio lungo cappotto nero e le chiavi della macchina.

Chiusi casa e scesi dalle scale. Non mi andava di incontrare Ted. Si sarebbe messo a fissarmi come un fesso.

Arrivando all’entrata salutai con un gesto James che si inchinò e cercai la mia macchina.

Orlando l’aveva parcheggiata davanti al palazzo. Partii velocemente. La villa di Orlando non era molto lontana da qui.

Arrivai in dieci minuti e ne sprecai altrettanti per trovare un posto per la mia macchina. I marciapiedi erano occupati da macchine lussuose e la musica che proveniva dalla villa di Orlando si sentiva fino fuori.

Vidi il cancello della villa aperta e decisi di parcheggiare dietro la macchina di Orlando.

Scesi e corsi con la velocità che i tacchi permettevano alla porta.

Suonai più volte pregando che qualcuno sentisse e mi aprisse.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

 

Rimasi attaccata a quel maledetto campanello non so per quanto tempo.

Alla fine qualcuno si decise ad aprire “Era davvero l’ora! Ciao Elijah! Volevate farmi morire qua fuori?” gli diedi un bacio sulla guancia. Il ragazzo sembrò turbato.

“Jen, che fai qui?” mi chiese. La sua voce sembrava tremare.

“Ma che domande! C’è una festa, no? Ciao Dominic!” salutai il ragazzo biondo che ci stava raggiungendo.

“Che ci fai qui?” mi chiese anche lui con lo stesso tono di Elijah.

“Cos’è, vi siete messi d’accordo? Guardate che so della festa, me l’ha detto Orlando! Anzi, lui dov’è?” chiesi guardandomi in giro. Non era ne al bancone bar, ne a ballare come tutti gli altri.

“Orlando? Lui…vedi…lui non c’è!” mi rispose Dominic annuendo con la testa.

“Come sarebbe a dire, non c’è? E’ casa sua, ha organizzato la festa e non c’è?” chiesi alzando un sopraciglio. Rimasero zitti per un attimo.

Elijah tossì un attimo “Dominic voleva dire che lui c’è, ma non sappiano dove si sia cacciato!” mi disse cercando di essere convincente.

“Ragazzi, se state scherzando vedete di finirla. Ditemi dov’è Orlando, per favore! Ho urgenza di parlare con lui!” gli chiesi guardandomi ancora in giro. La musica era fortissima e per sentirci dovevamo urlare.

“Non lo sappiamo, nemmeno Viggo lo sa!” mi disse Dominic alzando le spalle.

“Ok, vorrà dire che lo cercherò da sola!” e mi diressi di gran carriera al piano superiore. Orlando aveva il vizio di cambiarsi più volte durante le feste e di sicuro stava davanti all’armadio a scegliere il prossimo vestito fa mostrare agli amici.

Arrivai davanti alla sua camera e senza bussare entrai.

Quello che vidi mi fece gelare il sangue nelle vene: vidi Orlando a letto con un’altra ragazza.

Sentendo qualcuno entrare la biondina sopra di lui si fermò e si girò lentamente. Era Melanie.

Misi entrambe le mani sulla bocca, le lacrime scesero da sole e la testa mi girava terribilmente.

Non riuscivo a muovere un muscolo, la scena era terribile. Sentì una fitta al cuore che mi fece mancare il respiro.

Orlando mi riconobbe e spinse di lato Melanie che per poco non cadde dal letto.

Si alzò di scatto e indossò velocemente i boxer. Io ero ancora immobilizzata, non ci vedevo quasi più dalle lacrime. Il dolore che provavo in quel momento era terribile.

Ritornai in me quando lo vidi avvicinarsi. Di scatto corsi fuori dalla stanza e scesi di corsa le scale. Sentivo Orlando che mi seguiva.

“Jen, fermati! Ti prego fermati!” mi urlava. La gente nel salone si era girava verso di noi.

Mi voltai velocemente verso Orlando, ero arrabbiata, amareggiata, frustrata, tradita. Non mi ero mai sentita tanto male in vita mia, credevo di morire.

Si era vestito così rapidamente che nemmeno mi ero accorta.

“Non è come credi! Non è come credi!” continuava a ripetermi. Sentii la rabbia crescere.

“NON è COME CREDO!? ORLANDO, A COSA DEVO CREDERE? TI STAVI SBATTENDO UNA PUTTANELLA! MELANIE! MIO DIO ORLANDO, NON CI POSSO CREDERE! E IO CHE ERO VENUTA PER CHIARIRE LA STORIA DI OGGI! CHE STUPIDA CHE SONO!!” urlai mettendomi le mani sul viso. La musica era sparita e tutti guardavano la scena.

Elijah e Dominic erano sconvolti e Viggo parecchio arrabbiato.

“Ti prego, Jen, lascia che ti spieghi” non lo feci finire di parlare. Non volevo alcuna spiegazione.

“NON VOGLIO SENTIRE SCUSE, LE TUE ASSURDE SCUSE! QUELLO CHE HO VISTO MI è BASTATO!” urlavo ancora. Il male sembrava svanire ad ogni sfogo.

“Non so come sia potuto succedere, Jen! Ti giuro che non volevo ferirti ne tradirti! Riuscirai mai a perdonarmi?” mi chiese. Lo vidi passarsi una mano nei capelli. Perdonarlo? Dopo quello che mi aveva fatto? Ero io quella che passava da ridicola davanti a tutti, perché tutto sapevano che stava facendo!

“PERDONARTI? COME PUOI CHIEDERMI UNA COSA DEL GENERE? COME PUOI! NON POSSO, NON TI POTRò MAI PERDONARE! PER CHI MI HAI PRESA, EH? PER LA TUA BAMBOLINA?” pensavo che urlare mi facesse sentire meglio ma in realtà stavo peggio. Mi mancava il respiro, la testa mi girava. Se non fossi uscita di lì mi sarei di sicuro sentita male.

“Jen, ti giuro che non volevo farti del male!” mi continuava a dire. Si stava avvicinando.

“NO! NON TI AVVICINARE! MI FAI SCHIFO, ORLANDO!” gli urlai con tutta la rabbia che avevo dentro. Lo vidi spalancare gli occhi e passarsi di nuovo un mano fra i capelli.

Mi voltai e raggiunsi la porta.

“Jennifer, ti prego! Non andare via!” mi implorò lui.

Mi voltai lentamente “Ti odio! Tra noi è finita!” aprii la porta e corsi verso la mia macchina.

Non poteva essere successo a me! Non poteva averlo fatto a me! Perché? Per vendetta?

Accesi la macchina senza badare a Orlando che tentava di fermarmi.

Sfrecciai velocemente per le vie vuote di Londra. Arrivai all’appartamento e corsi di sopra senza badare a James. Velocemente preparai la mia roba e in meno di cinque minuti ero già fuori da quel luogo che mi ricordava troppo Orlando.

Tornai alla periferia di Londra e imboccai la via dove viveva Sasha. Scesi e bussai più volte alla porta “Sasha, aprimi ti prego!” urlavo.

Sasha aprì di scatto la porta “Jen, che succede?” mi chiese preoccupata.

“Mi sento male!” e poi il buio.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

 

Quando mi svegliai mi sentii confusa e spaesata. Girandomi vidi il viso preoccupato di Sasha che mi fissava. Vedendomi sveglia sembrò tornare in sé “Ehi, come stai tesoro? Dio mio che paura mi hai fatto prendere!” mi disse abbracciandomi.

Io mi sentivo ancora più confusa, non ricordavo assolutamente niente.

La guardai confusa “Ma cosa è successo?” le chiesi guardandomi intorno. Mi resi solo conto ora di essere nella camera di Sasha.

“Non ricordi niente?” mi chiese perplessa e preoccupata.

Io mi tirai su “No….qualcosa ricordo, ma spero sia solo un incubo” le dissi socchiudendo gli occhi.

Avevo solo immaginato Orlando con un’altra?

“Sei arrivata un’ora fa bianca come un cencio! Mi hai detto di sentirti male e sei svenuta” mi raccontò alzandosi e socchiudendo la finestra.

Allora non mi ero immaginata niente. Sentì un gran nodo in gola. La stessa sensazione di poco tempo prima. Dolore, frustrazione.

Mi passai entrambe le mani sul viso e sui capelli.

“Jen, ti va di dirmi cosa ti è successo?” Sasha sembrava un po’ intimorita.

Le sorrisi amareggiata “Non basterebbero pochi minuti per raccontarti tutto il dolore che provo in questo momento!” le dissi cercando di mantenere calma la voce.

Era una gran fatica, sentivo ancora il bisogno di urlare e piangere.

Sasha sospirò un attimo “Avete litigato di nuovo?” mi chiese seria.

Scoppiai a ridere “Fosse solo la litigata!” le dissi girando il viso di lato.

“Jen, cos’è successo?” mi chiese spazientita.

La guardai un attimo “L’ho trovato mentre faceva sesso con un’altra! Questo è quanto!” le dissi. Pronunciando quelle parole avevo sentito la rabbia e il dolore salire di nuovo.

Sasha era rimasta allibita “No! Non ci credo!” mi disse scotendo più volte la testa.

“E vuoi anche sapere chi si stava facendo? Melanie!” le dissi schifata.

Sasha scattò in piedi “Quella…..quella….Dio non so neanche come definire quell’essere!” disse iniziando a girare per la stanza.

Vedere la mia migliore amica nervosa mi rendeva la faccenda più difficile da superare.

Avrei tanto voluto prendere Melanie e ucciderla con le mie mani. Quella piccola smorfiosa era riuscita a rovinare tutto due volte.

Ma quello che mi aveva fatto più male era Orlando. Non potevo credere che fosse in grado di farmi una cosa del genere. Lo avevo sempre creduto un ragazzo di sani principi e soprattutto fedele. Ma al primo ostacolo si era rifugiato tra le braccia di un’altra. Non ne capivo il motivo. Forse per le foto uscite sul giornale, forse perché non mi amava più o forse non mi aveva mai amata. Come potevo fidarmi ancora di lui? Forse non era la prima che si faceva. Chissà con quante altre è andato a letto mentre era lontano da me per girare qualche film.

Sasha ruppe quel silenzio insopportabile “Che hai intenzione di fare?” mi chiese sedendosi sul letto.

Chiusi per un attimo gli occhi “E’ finita e lui lo sa!” le dissi spiccia.

“Ne sei sicura? Lo ami ancora?” mi chiese. Quanto non sopportavo le troppe domande.

Risi “Che differenza vuoi che faccia? Lui mi ha tradita e questo basta!” le dissi seccata. La rabbia stava prendendo il sopravento.

Vidi Sasha mordersi il labbro superiore “Ancora non ci credo! Pensavo che Orlando fosse diverso, ma si è dimostrato come tutti gli altri uomini!” mi disse passandosi una mano fra i capelli rossi.

“Lo credevo diverso anch’io, Sasha!” le risposi amareggiata.

Avevo voglia di piangere ma non ci riuscivo.

“Sasha, ho portato la mia roba, è tutta in macchina. Ti dispiace se resto da te per qualche giorno? Non mi va di tornare….di tornare là!” non riuscivo nemmeno a nominare l’appartamento di Orlando.

Se fossi tornata lì di sicuro sarei morta.

“Certo, tesoro! Se mi dai le chiavi vado a prendere le tue cose in macchina” mi disse sorridendo.

“Aspetta, ti do una mano” le dissi togliendomi le coperte ma Sasha alzò una mano “Non pensarci proprio! Sei mia ospite e ti ordino di non alzare un dito!” mi disse ridendo.

“Sei un angelo! Allora ti aspetto qui! Le chiavi sono nella borsa” le dissi.

Lei sorride “Certo, e appena torno ci prepariamo una bella tazza di tè” e uscì di corsa prendendo le chiavi.

Poco dopo vidi Sasha che cercava di tenere in equilibrio le mie pesanti valige.

“Ora però lasciati aiutare!” le dissi raggiungendola e prendendone una.

“Puoi dormire nel letto accanto al mio. Mio fratello si è trasferito in centro e ti posso dare anche il suo armadio e la sua cassettiera” mi disse indicandomi tutto.

La ringraziai con un sorriso. Suonò il telefono.

“Inizia a disfare le valige, io torno subito” e sparì diretta al corridoio.

“Pronto?” chiese.

“C’è Jennifer?” chiese qualcuno.

“Chi parla?” chiese Sasha e io decisi di ascoltare.

“Sono Orlando! Jennifer è da te?” chiese ancora.

Sasha si girò verso di me e, movendo solo le labbra, mi disse chi era. Io le feci cenno di dirle che non c’ero.

“No! Jennifer non è qui, mi spiace! Come hai avuto il mio numero?” chiese Sasha.

“Jen ha lasciato la sua agendina nel mio appartamento. Leggo che sei la sua migliore amica” le disse.

“Si, sono io!” Sasha pareva parecchio scocciata.

Ascolta, se la vedi o la senti, dille di chiamarmi. Per favore!” la sua voce era dispiaciuta, triste.

“D’accordo. Ti devo lasciare. Ciao!” e riattaccò.

Sasha mi raggiunse a passo veloce.

“Che diavolo voleva ancora?” le chiesi nervosa.

“Vuole parlarti. Mi sembrava triste” mi raccontò aprendo una delle mie valige.

“Io non voglio sentire niente di quello che ha da dirmi!” le dissi. Ero decisamente arrabbiata.

“Lo so bene e nessuno ti obbliga a chiamarlo!” mi disse appendendo uno dei miei vestiti nell’armadio.

Non parlai più. Pensavo alla telefonata di Orlando. Non gli era bastato quello che mi aveva fatto? No! Doveva torturarmi ancora! Era già abbastanza difficile per me andare avanti senza pensarci e ci mancava solo lui con le sue telefonate.

Aiutai a disfare le mie valige e per un po’ non pensai a lui.

“Finito!” disse Sasha sorridendo soddisfatta.

“Mi è venuta una gran fame. Pizza per tutte e due?” mi chiese sventolandosi una mano sul viso.

“Mi va benissimo!” le dissi sedendomi sul letto.

Suonò il campanello.

“Torno subito” mi disse prima di sparire.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

 

Sentii Sasha girare la chiave nella toppa e aprire la porta.

“Che diavolo ci fai qui?” la sentii quasi gridare.

Istintivamente mi affacciai dalla camera “Sasha che succede?” le chiesi ma quando vidi Orlando mi chiusi in camera.

“EHI, FERMATI! VATTENE DI QUI!” Sasha urlava mentre un gran trambusto invadeva l’appartamento. Orlando doveva essere entrato in casa.

“Voglio solo parlare con Jennifer e fatti gli affari tuoi per favore!” Orlando era parecchio scocciato.

“Questa è casa mia e decido io chi resta e chi no! Quindi vattene!” la mia amica sembrava parecchio nervosa.

“Jen, apri! Voglio parlarti!” Orlando bussava più volte alla porta che avevo chiuso a chiave.

“VATTENE! NON ABBIAMO Più NIENTE DA DIRCI!” gli urlai appoggiata alla porta.

“NO! Esci o butto giù la porta!” ora abbassava nervosamente la maniglia.

“No! Non voglio sentire niente di quello che hai da dire perché sono solo stronzate, come tutte quelle che mi hai raccontato fino ad ora! Vattene!” gli urlai mentre la rabbia saliva velocemente.

“Non me ne vado finché non avrò chiarito la situazione! Apri questa maledetta porta o giuro che la sfondo!” si stava alterando.

“PERCHé MI STAI FACENDO QUESTO, ORLANDO!!?? PERCHé MI STAI FACENDO QUESTO!?” non so perché ma scoppiai in lacrime lasciandomi scivolare a terra.

“Ti prego Jen, voglio parlarti! Aprimi!” si stava calmando ma io mi sentivo sempre peggio. Tutta la rabbia che avevo colmato stava esplodendo insieme al dolore.

“NO! VATTENE VIA! VATTENE VIA, TI PREGO!” urlavo forte, sperando che lui capisse e uscisse dalla mia vita. Avevo il respiro affannoso, era troppa la rabbia.

“No! Ti giuro Jen, non so come sia potuto accadere! Non volevo ne ferirti ne tradirti, in alcun modo!” iniziò e sentii la rabbia crescere ancora di più.

Scattai in piedi “Non dire più una parola! Non credo a niente, sono tutte bugie! Non potrò mai perdonarti! Io mi fidavo di te!” non urlavo ma le mie parole erano cariche di rabbia.

“Jen, ti prego! Ho sbagliato, lo so! Ho fatto il bastardo e lo ammetto! Ti giuro, non mi spiego nemmeno io come sia potuto succedere. So solo che sto perdendo la cosa più importante della mia vita. Forse l’ho fatto per vendetta. Quando ho visto quelle foto di te e il tuo amico mi sono sentito ribollire dalla gelosia, non capivo più niente, avevo il cervello annebbiato. Volevo fartela pagare, volevo farti del male! Ma non pensavo ad una cosa del genere, non era quella la mia idea!” mi spiegò battendo alcuni pugni sulla porta.

“Sei riuscito a farmi più male di quello che avevi previsto tu! Mi sono sentita morire! Ti credevo diverso dagli altri…ti ho affidato il mio cuore e tu sei riuscivo a mandarlo in frantumi! Come posso fidarmi ancora di te? Come posso perdonarti, Orlando?” gli chiesi. Poggiai la testa sulla porta.

“Quando ti ho visto pietrificata davanti a quella scena ho capito di aver mandato tutto a puttane, di aver rovinato tutto! Ma ti giuro, Jen, non posso vivere senza i tuoi baci, la tua voce, il tuo profumo, senza fare l’amore con te! Quello di ieri era sesso, non amore! Jen ti prego, fidati di me…non ti deluderò mai più…ti scongiuro Jennifer!” sentivo che aveva la voce rotta. Aveva ammesso i suoi errori ma nonostante tutto non riuscivo a perdonarlo, non riuscivo a fidarmi ancora di lui.

Chiusi gli occhi “Io….non ci riesco…non riesco più a fidarmi di te ma ancora prima a perdonarti! Come posso fidarmi di te? Chi mi assicura che tu non sia andato a letto con altre quando sei lontano da Londra?” gli chiesi cercando di star calma anche se avevo voglia di aprire quella porta e baciarlo. Lo amavo così tanto ma non riuscivo più a fidarmi di lui. Era una continua contraddizione tra il mio cuore e la vocina nella mia testa.

Il mio cuore diceva di aprire quella porta e ricominciare e la vocina nella mia testa di non fidarmi.

“Jen, ti giuro che non è mai successo niente quando ero lontano da te! Io amo te, solo te. Ti prego apri questa porta e fidati” mi disse. La voce era speranzosa.

“No, non ci riesco! Ti prego, ora vattene!” lo pregai.

Non sentii più una parola solo dei passi veloci e la porta che si chiudeva.

Se n’era andato e forse per sempre. Mi misi una mano sulla fronte sperando di calmarmi.

“Jen, puoi uscire” mi disse Sasha bussando piano alla porta.

Aprii piano la porta e sorrisi tristemente alla mia amica.

Lei sembrò un po’ in imbarazzo “E’ uscito e mi sembrava che stesse male! E’ davvero innamorato di te e anche pentito! Riflettici su, Jen!” mi disse poggiandomi una mano sulla spalla. Io annuii meccanicamente. Orlando era qui, a pochi centimetri da me e io ero riuscita solo ad urlare invece di cercare di perdonarlo.

A cena mangiai poco e Sasha mi fece una sonora ramanzina.

“Non vorrai diventare anoressica, spero? Forza mangia ancora un po’!” mi spronava lei ma non ci riuscivo.

“Sasha, non ce la faccio. Davvero!” le dissi allontanando il piatto con un gesto nervoso.

Lei mi sorrise “Ascolta, non è tutto perduto. Lui ha capito i suoi errori ora tocca a te decidere! Fai la scelta che ti detta il tuo cuore, Jen! Non ascoltare niente e nessuno ma solo il tuo cuore!” mi disse dolcemente. Io le sorrisi grata. Era davvero bello avere un’amica come lei.

Il mio cellulare prese a squillare. Per un attimo sperai fosse Orlando invece era Viggo.

“Pronto?” cercai di sembrare felice.

“Ciao, sono Viggo. Ti disturbo?” mi chiese con il suo solito tono paterno. Infondo era come se fosse mio padre. Era molto affettuoso con me, mi sapeva dare ottimi consigli soprattutto su come prendere Orlando.

“Ciao, non mi disturbi, tranquillo!” gli dissi e senza accorgermi sorrisi.

“Come stai?” mi chiese preoccupato.

“Tiro avanti” mi limitai a dirgli.

“Ascolta, so che non dovrei immischiarmi ma mi sento in dovere di dire la mia! Orlando ha fatto una stronzata e lo so bene, ma tu sei davvero sicura della tua decisione? Non mi sembravi molto convinta l’altra sera” il suo tono era serio, quasi autoritario.

“Non lo so! So solo che mi sento tradita, amareggiata e tanto confusa” gli spiegai sedendomi sul divanetto.

“Ti credo! Ma se vuoi un consiglio di qualcuno con qualche esperienza in più sulle spalle ti dico di ripensare bene e capire cosa vuoi davvero” mi disse.

Io rimasi un attimo in silenzio.

“Se non vuoi più Orlando devi dirglielo ma da soli” riprese.

“Oggi è venuto qui. Ha ammesso i suoi errori ma non sono riuscita a perdonarlo! Me l’ha fatta troppo grossa, Viggo!” gli dissi sospirando.

“Lo so, tesoro. Ti posso consigliare di pensarci su bene! Senti, domani c’è una festa a casa di Elijah. Lui voleva chiamarti per dirtelo ma non se la sentiva dopo l’ultima volta. Ti va di venire?” mi chiese.

Ci pensai su un attimo. Di sicuro ci sarebbe stato anche Orlando ma non potevo evitarlo a lungo. Sarebbe stata la prova del nove: se perdonarlo o lasciarlo andare per sempre.

“A che ora?” gli chiesi prendendo appunti su un pezzo di carta vagante.

E’ alle 21. Ricordi dove abita Elijah?” mi chiese.

“Si, la via dietro quella dove abitano Billy e Dominic. Posso portare un’amica?” gli chiesei.

“Porta chi vuoi. Allora a domani”mi salutò

“A domani”  riattaccai.

Tornai in cucina dove Sasha stava lavando i piatti.

“Ti va di venire con me ad una festa?” gli chiesi iniziando ad asciugare le posate.

“Che genere di festa?” mi chiese voltandosi verso di me.

“Una festa piena di star del cinema! Quelle a cui partecipavo già” gli spiegai.

Lei sembrò pensarci. Poi piazzo un gran sorriso “Certo che mi va!” esultò schizzandomi con l’acqua.

Io risi “Perfetto!” gli dissi continuando a ridere.

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

 

Il pomeriggio seguente fui costretta ad accompagnare Sasha per le vie affollate di Londra.

Era praticamente impossibile passeggiare tranquille, soprattutto di sabato, e Sasha aveva deciso che doveva comprarsi un vestito decente per la sera.

“Vuoi che mi presenti con uno straccetto quando tutti avranno abiti costosissimi?” mi chiese trascinandomi in un negozio di abiti in saldo.

“Avanti, Sasha! Ti presto uno dei miei!” le dissi sbuffando. Odiavo la confusione. La gente in quel negozio sembrava indemoniata: spintonava, litigava per l’ultimo vestito, era una specie di rissa all’ultimo capo.

“Certo, così mi trascinerò cinque centimetri di vestito come fosse uno strascico!” rispose stizzita le osservando un vestito blu.

“Quello ti farà sembrare un pacco natalizio” le dissi io osservando un lungo vestito bianco.

“In effetti! Ehi, Jen, perché non lo provi?” mi chiese indicando il vestito che tenevo in mano.

Era lungo fino ai piedi, bianco, aveva le spalline fine, una scollatura non troppo provocante ma quello che mi preoccupava di più era il dietro. La schiena era completamente scoperta.

“Sasha, mi sembra un po’ esagerato!” le dissi girandolo.

“Ma quale esagerato, Jen! Hai il fisico giusto e poi portano tutti abiti come questi e anche molto più scollati. A volte penso che si mettano solo della stoffa addosso visto che il resto è scoperto” mi disse portandomi in un camerino e spingendomi dentro.

“Mi hai convinta. Stasera le poche ragazze che saranno alla festa si vestiranno molto più nude di me” le dissi ridendo.

“Senti, Orlando ci sarà?” mi chiese abbassando la voce.

“Non saprei. Diciamo che al 90% lui sarà presente” le dissi guardandomi allo specchio.

“E ci vai lo stesso?” mi chiese alzando di botto la voce.

“Sasha zitta! Ci vado apposta perché ci sarà anche lui. E’ come una prova per me” le dissi guardandomi la schiena. Il vestito mi ricadeva morbido sui fianchi e la schiena veniva lasciata scoperta, ma non era volgare. Mi piaceva questa tenuta sexy.

“Se lo ami ancora, e ne sono sicura, fai bene. Allora, come va il vestito? Fatti vedere” mi disse spostando la tenda.

“Tesoro, sei una bomba! Orlando non resisterà e sono sicuro che gli passerà la voglia di cercare altre emozioni” mi disse ridendo. Scoppiai a ridere pure io.

“Tu hai preso qualcosa?” le chiesi mentre mi rivestivo.

“Si! Non ho bisogno di provarlo, questo vestito l’avevo già provato diecimila volte” mi disse prendendo il vestito che le passavo da sotto la tenda.

“E come mai non l’hai mai comprato?” le chiesi allacciandomi i pantaloni.

“Perché non sapevo quando metterlo” mi rispose lei.

Uscii dal camerino “Stasera è la tua occasione allora” le dissi prendendo il mio vestito.

Lei annuì e ci avviamo a pagare.

 

“Jen, profumo alla violetta o alla rosa?” mi chiese mostrandomi le due boccette di profumo.

Io ero indecisa “Questo è all’orchidea” le dissi passandogli il mio. Le se ne mise due gocce dietro le orecchie.

“Sono pronta. Andiamo?” le chiesi prendendo il mio cappotto.

“Si! Come ti sembro?” mi chiese facendo un giro su se stessa.

Portava un vestito corto nero a mezze maniche e le stava molto bene. Era graziosissima con i lunghi capelli rossi fatti a boccoli.

“Stasera dovrai stare attenta agli uomini, mia cara Sasha!” le dissi passandole davanti.

“Lo prendo come un complimento” mi disse lei ridendo.

Fummo davanti alla casa di Elijah in venti minuti. La fortuna era che lui possedeva un parcheggio privato dietro la villa e di spazio per le macchine ce n’era in abbondanza.

“Dirò ad Orlando di costruire anche lui un parcheggio così” dissi aprendo il cancello e percorrendo il vialetto. Era circondato da verde e le numerose piante erano curate alla perfezione.

“Preparati ad fare le radici qui, Sasha!” le dissi sospirando attaccandomi al campanello.

Pura fortuna qualcuno ci aprì in poco tempo.

“Ehilà, ti stavamo aspettando!” Elijah era parecchio contento di vedermi.

“Come va?” mi chiese prendendo il mio e il cappotto di Sasha.

“Molto bene. Lei è Sasha, Sasha lui è Elijah” dissi presentandoli.

Ebbi la sensazione che entrambi arrossissero “Molto lieta. Ho visto tutti i tuoi film. Sei molto bravo!” balbettò Sasha. Io mi guardavo intorno ma di Orlando nessuna traccia.

Sentii qualcuno baciarmi la testa. Mi voltai e vidi il viso sorridente di Viggo.

“Sei arrivata! Pensavo avessi cambiato idea!” mi disse.

“No. Abbiamo avuto qualche problema con i vestiti” gli dissi ridendo.

“Fatti guardare” e mi girò intorno “Accidenti, sei una favola. Ero abituato a vederti con la coda ma con i capelli sciolti e lisci stai molto meglio. Se avessi qualche anno meno di sicuro ti inviterei fuori” mi disse guardandomi ancora. Mi sentii parecchio in imbarazzo.

Mi guardai ancora intorno ma di lui nessuna traccia “Se cerchi Orlando è in piscina” mi disse indicandomi dove si trovava. Io lo ringraziai e mi diressi fuori.

Il resto del giardino era ancora più fioriti di quello davanti: numerose aiuole e alberi circondavano i prati. Vidi alcune siepi e dedussi che la piscina doveva trovarsi lì.

Mi avvicinai piano e sentii il mio cuore accelerare. Poi lo vidi. Era seduto su una panchina e si teneva la testa fra le mani. Mi faceva tanta pena e la tentazione di abbracciarlo era molta.

Orlando si voltò verso di me sgranando gli occhi “Jen…che….che fai qui?” mi chiese alzandosi.

“Viggo mi ha detto della festa” gli dissi indietreggiando. Volevo scappare, non riuscivo a stare lì. Mi tornavano in mente tutti i brutti ricordi degli ultimi giorni.

Orlando sembrò accorgersi e si avvicino velocemente a me “Ti prego, mi devi credere! Devi credere a quello che ti ho detto ieri!” mi disse disperato.

Io abbassai gli occhi “Io..non ci riesco!” gli dissi sottovece.

Mi strattonò un attimo “Perché? Perché ti ostini a non credermi?” si stava agitando troppo.

Mi spaventai “Orlando, mi fai male!” gli dissi impaurita e lui si calmo lasciandomi andare.

“Perdonami!” io gli diedi le spalle.

“Jen, per favore, dammi un’altra possibilità. Ti giuro che non ti deluderò ancora, ti dimostrerò quanto tengo a te e alla nostra storia. Non te ne pentirai, te lo giuro!” mi disse mettendomi le mani sulle spalle.

Chiusi per un attimo gli occhi e capii che quel tocco mi era mancato, come tutto il resto di lui.

“Senti, so che non è il momento, ma ti va di ballare?” mi chiese dolcemente. Lo guardai un attimo in quegli occhi magnetici e annuii con la testa. Lui mi sorrise e mi fece cenno di rientrare. Vidi Sasha ballare stretta ad Elijah e la cosa mi fece molto piacere.

“Aspetta qui!” mi disse e si avvicinò al DJ dicendogli qualcosa.

Tornò da me sorridendo “Mi concedi questo ballo?” mi chiese inchinandosi leggermente e tendendomi la mano. Scossi la testa sorridendo e lo accontentai.

Istintivamente gli misi le mani intorno al collo e lui dietro la mia schiena nuda. Quel tocco mi fece rabbrividire. Partirono le note di una dolce canzone:

 

E' vero
qualche volta anche un amante fa un errore
come ogni altro
litiga e perde la testa
Scusa per le cose che ho fatto
per le tue lacrime sulle parole che ho detto
Puoi perdonarmi e aprire
il tuo cuore ancora una volta?
E' vero
voglio dirlo
dal profondo del mio cuore,
è vero
che senza di te cadrò a pezzi
qualunque cosa sia successa
so che ho sbagliato,oh si
puoi credermi
forse non hai più fiducia
ma io ti amo e lo vorrò sempre
così io voglio sapere se tu mi vuoi ancora
puoi perdonarmi e aprire
il tuo cuore ancora una volta,
E' vero
voglio dirlo
dal profondo del mio cuore,
è vero
che senza di te cadrò a pezzi
Vorrei fare qualunque cosa per ricompensarti
allora desidero che tu capisca
e apra il tuo cuore ancora una volta
E' vero
voglio dirlo
dal profondo del mio cuore,
è vero
che senza di te cadrò a pezzi
E' vero.

 

Ascoltai quella canzone con attenzione. Tutte le parole era vere, corrispondevano a quello che ci era successo. Non potei fare a meno di baciarlo. Lui ricambio come non aveva mai fatto, come se quella mancanza forzata gli avesse tolto l’aria per diverso tempo.

Si allontanò un attimo da mio viso “Ti giuro che non ti farò più del male! Ti prego, amami per quello che sono e non per quello che appaio! Non credere mai a niente, ma solo a me!”.

Io gli sorrisi e ripresi a baciarlo. Erano stati giorni terribili gli ultimi trascorsi senza di lui, ma mi accorsi che ora lo amavo più di prima.

 

***

La canzone era “It’s true” dei Backstreet Boys che go ritenuto adeguata a questo tipo di situazione.

Segue la versione in inglese.

 

 
 
It's true
 
I mean it
 
From the bottom of my heart
 
Yeah, it's true
 
Without you I would fall apart
 
Whatever happened
 
I know that I was wrong, oh yeah
 
Can you believe me
 
Maybe your faith is gone
 
But I love you, and I always will
 
So I wonder if you want me still
 
Can you forgive me and open
 
you heart once again? Oh yeah
 
It's true
 
I mean it
 
From the bottom of my heart
 
Yeah, it's true
 
Without you I would fall apart
 
I'd do anything to make it up to you
 
So please understand
 
And open your heart once again
 
It's true
 
I mean it
 
From the bottom of my heart, (the bottom of my heart)
 
Yeah it's true
 
Without you I would fall apart
 
 

It’s true

 

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