I Due Draghi

di ShadowFeanor
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I) Il Ritorno del Drago ***
Capitolo 2: *** II) Ricerca ***
Capitolo 3: *** III) L’Anima Duplice ***
Capitolo 4: *** IV) Tiamat ***



Capitolo 1
*** I) Il Ritorno del Drago ***


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I Due Draghi

 

Rieccomi con la mia quinta fanfiction su Rozen Maiden. Questo sarà il sequel della mia prima fanfiction sulle nostre care bamboline semoventi, ed anche se ho per lunghe linee già tratteggiato la trama nemmeno io ho idea di quello che scriverò. Come al solito mi dovrò affidare ai personaggi che userò, di sicuro sapranno come guidarmi. Buona lettura a tutti.

 

I)               Il Ritorno del Drago

 

Suiseiseki: Allora, ricapitolando: Soul e Maka sono fidanzati…

 

Suigintou: No, sono partner.

 

Suiseiseki: Ma non è la stessa cosa desu?

 

Suigintou: No, partner possono essere anche due persone che lavorano assieme, come fanno loro. È vero che è quasi scontato che finiranno col mettersi assieme, però non c’è ancora nulla di ufficiale.

 

Suiseiseki: Io devo ancora capire però come può una ragazza innamorarsi di una falce desu…

 

Suigintou: Perché è un ragazzo che si trasforma in falce. Per essere nata come bambola ne hai davvero poca di fantasia…

 

Suiseiseki: Questo non è assolutamente vero desu!!!

 

Souseiseki: Lascia stare, nelle favole che le legge il nonno non c’è niente di simile, deve essere per questo che non ci ha pensato…

 

Era passato poco più di un anno da quando le sette Rozen erano diventate Alice, e di cose ne erano davvero cambiate da allora…

 

Suiseiseki e Souseiseki si erano trasferite stabilmente dai nonni, in quanto risultavano adottate da loro. I due vecchietti erano più che felici di quella situazione, visto che amavano davvero le due gemelle come se fossero figlie loro. La loro esperienza si era fermata con un bambino di dieci anni, e due ragazze di seconda superiore erano tutta un’altra faccenda, ma questo particolare non impedì loro di vivere come una vera famiglia…

 

Stessa cosa valeva per Kanaria, e Mitsu non poteva che essere al settimo cielo. Sembrava riempirla di gioia anche solo accompagnare a scuola la bambina, che ora frequentava la terza elementare assieme ad Hina.

 

Storia a parte invece fu per le restanti tre Rozen, che si trasferirono, come suggerito loro da Giuseppe, a casa del ragazzo, il quale, dall’ultima volta che lo avevano visto, non aveva più fatto sapere niente. Anche se questa era una cosa normale, conoscendo l’immortale.

 

La vita da comuni umane, anche se possedevano sempre poteri straordinari, non sembrava averle cambiate molto, ad eccezione di Suigintou. Lei non aveva mai vissuto una vita “normale”, come invece avevano fatto le sue sorelle, e quella era la sua prima ed unica possibilità di vivere come una ragazza qualunque.

 

L’albina infatti aveva decisamente cambiato atteggiamento e stile di vita. Sembrava decisa a diventare una sorella maggiore modello, cosa che sembrava riuscirle bene sia dal punto di vista scolastico che per il resto, e visto che la sua coinquilina più grande frequentava la seconda media le veniva quasi naturale pensarla in questo modo. Come carattere era ancora molto scontrosa ed irascibile, il che spaventava spesso e volentieri Hina, che ancora non era abituata del tutto alla presenza di quella che, una volta, era un loro nemico giurato, però stava lavorando anche su quello.

 

Assieme alle gemelle lavorava spesso part-time, anche se svolgevano più spesso commissioni per un giovane fioraio della zona, che oltretutto sembrava avere un debole per Souseiseki, la quale però rimaneva ancora sulle sue. Meiyo era un bravo ragazzo, e con lui si trovava molto in sintonia, ma sembrava come spaventata da quella situazione. Era stato il primo che si era mostrato interessato a lei come ragazza, quindi era anche normale che lei fosse confusa…

 

In effetti le tre Rozen più grandi sembrava essere diventate molto popolari, nonostante frequentassero la scuola solo da un anno. Quelli che adocchiavano l’albina di sicuro erano i meno fortunati, visto che lei pareva essere del tutto disinteressata al romanticismo, soprattutto tra i banchi di scuola. Questo suo comportamento poi le aveva fatto guadagnare il soprannome, inventato da Hina, di “Rozen Haruhi”. Il motivo era semplice: così come la protagonista dell’anime era del tutto disinteressata ad ordinari esseri umani anche lei sembrava non interessarsi ai ragazzi comuni.

 

Il soprannome però era più azzeccato di quanto si possa credere, perché durante la convivenza con le due bionde Suigintou stava sviluppando decisamente un’anima da otaku, anche se era nato tutto per caso. In un momento di noia totale le passò per la testa di vedere la tv assieme ad Hina, che in quel momento stava proprio vedendo La Malinconia di Haruhi Suzumiya, e venne lentamente catturata da quel mondo, fino a che non se ne appassionò. La sua natura di bambola notturna poi non si era mai assopita, e questo le fece scoprire anche il mondo degli anime notturni, generalmente più cruenti, ma anche con storie che la appassionavano di più rispetto a quelli che trasmettevano durante l’arco diurno, che però guardava lo stesso quando non era impegnata.

 

E visto che anche Suiseiseki si interessava all’argomento, anche se lei si limitava agli anime romantici, ne era scaturita questa conversazione, il tutto mentre le tre, appena uscite da scuola, stavano andando a prendere Hina, che le stava aspettando pazientemente vicino all’ingresso.

 

Solitamente era Shinku che andava a prenderla, ma quel giorno era rimasta a scuola assieme a Tomoe e Jun per studiare. Anche se era superiore ai suoi compagni come intelligenza il sistema scolastico era cosa ben diversa da quanto credeva, e visto che odiava essere inferiore agli altri si impegnava davvero al massimo per eccellere in tutto.

 

Mentre le quattro ex-bambole si dirigevano verso casa ebbero un incontro che sicuramente avrebbero preferito evitare.

 

Infatti da un locale sbucarono due tizi poco raccomandabili, Hokori e Gensou, che frequentavano l’ultimo anno nella stessa scuola che frequentavano Suigintou e le gemelle. Dal loro aspetto non si sarebbe mai detto, in quanto erano entrambi dei bei ragazzi con alle spalle delle famiglie facoltose, ma, come capita spesso, sotto la placcatura dorata c’è un’anima arrugginita. Infatti avevano l’abitudine di usare la forza contro chiunque quando le cose non andavano come dicevano loro, indipendentemente che fosse coinvolto o no nella situazione.

 

Hokori: Ma guarda un po’ chi si vede. Allora Suigintou, sei qui per rispondere alla lettera che ti ho lasciato l’altro giorno?

 

Suigintou: Perché, sai anche scrivere? Questa si che è una notizia da prima pagina…

 

Quella era di sicuro la risposta peggiore che potesse dare, ma lei era sempre stata così, e questo era un lato del suo carattere che di sicuro non sarebbe mai riuscita a cambiare, neanche a volerlo.

 

Prima che Hokori si lasciasse trasportare dall’istinto Gensou fece qualche passo in avanti e, appoggiata una mano sul viso di Souseiseki, disse.

 

Gensou: E tu invece che mi rispondi? Hai deciso di mollare quel rammollito del tuo ragazzo per fare il salto di qualità, vero?

 

La Giardiniera scostò la mano, infastidita da tanta confidenza che si prendeva nei suoi confronti.

 

Souseiseki: Meiyo non è il mio fidanzato, e stai sicuro che non è un rammollito. Ah, tanto per sapere, questo “salto di qualità” chi dovrebbe essere? Non mi pare di vedere qualcuno che possa esserlo…

 

Suigintou non aveva peli sulla lingua, ma anche Souseiseki non era da meno. Non per niente erano sempre state due delle Rozen più combattive, ed il loro carattere lo dimostrava pienamente.

 

Il problema era che entrambi i ragazzi ora avevano un pretesto per alzare le mani, e non si sarebbero fermati solo perché chi avevano davanti erano delle ragazze. Prevedendo la tempesta in arrivo Suiseiseki prese Hina e si mise al riparo dietro una cassetta delle lettere, mentre le altre due si prepararono a dare a quei tipi una lezione. Dopotutto loro erano pur sempre nate per combattere, e dei comuni umani, per quanto forti, di sicuro non erano alla loro altezza.

 

Stranamente, proprio nel momento in cui stavano per iniziare, qualcuno sembrò voler prendere le difese delle ragazze. Indossava una sorta di soprabito rosso che lo copriva dalla testa ai piedi, fatto di uno strano materiale, con un cappuccio calato a nascondere il viso del loro soccorritore.

 

?: Vi pare  questo il modo di comportarsi con delle ragazze?

 

Gensou: E tu chi saresti? Questi non sono affari che ti riguardano!

 

?: Può darsi, ma non importa. Allungate un solo dito su di loro e…

 

Hokori: E cosa paladino dei miei stivali?!

 

Hokori sferrò un pugno, che venne evitato dall’incappucciato, il quale poi lo spinse verso il suo compare, facendoli cadere entrambi. I due si rialzarono, e se prima erano arrabbiati per il rifiuto subito ora erano decisamente furenti. Provarono ad attaccarlo assieme, ma lo sconosciuto li anticipò colpendo Gensou dietro al ginocchio, il che lo fece inciampare, evitò il colpo di Hokori e lo strattonò per la maglia, facendogli battere la testa contro quella dell’altro ragazzo.

 

I due si alzarono e, massaggiatisi la testa, iniziarono a ridere.

 

Gensou: Non so chi tu sia, ma sei forte. È la prima volta che qualcuno di questo livello ci affronta. Hai tutto il nostro rispetto.

 

Entrambi salutarono e se ne andarono come se niente fosse, lasciando alquanto allibiti i presenti.

 

Suigintou: … Tutto qui? Se ne vanno felici e contenti dopo averle prese? Mah, chi li capisce…

 

Souseiseki: Forse non sono così irrecuperabili come si crede. Magari hanno solo bisogno che qualcuno che si occupi di loro. Mi pare di aver sentito che i loro genitori li abbiano trascurati praticamente da sempre…

 

Suiseiseki si decise ad uscire allo scoperto e, avvicinatasi a quell’individuo sbucato da chissà dove, disse.

 

Suiseiseki: Grazie per l’aiuto desu. C’è qualcosa che possiamo fare per restituirle il favore desu?

 

?: Non preoccuparti, dovere.

 

Il tipo iniziò ad andarsene, e, cosa davvero strana, il suo soprabito cambiò colore, diventando bianco.

 

Suigintou allora, allarmata da questa cosa, ma anche un po’ incuriosita, lo fermò dicendo.

 

Suigintou: Hey, aspetta un attimo!

 

La ragazza gli si piazzò davanti, guardandolo con un’espressione che sembrava mischiare uno sguardo storto con uno interrogativo.

 

Aveva come il sospetto di conoscere quella persona, ma prima di ogni cosa voleva essere sicura di non aver preso un abbaglio.

 

Suigintou: Per caso ci conosciamo?

 

?: Non saprei…

 

A queste parole Suiseiseki riuscì a stento a trattenere una risatina. Credeva che l’albina volesse provare ad agganciarlo con una scusa vecchia come il mondo, e bisbigliò ad Hina.

 

Suiseiseki: Haruhi a quanto pare ha finalmente trovato il suo individuo poco ordinario.

 

Suigintou trattenne la sua voglia di lanciarle contro una tempesta di piume, limitandosi a gridarle.

 

Suigintou: Pettegola che non sei altro, vedi che ti ho sentita! Dopo faremo i conti noi due!

 

Tornò a rivolgersi all’incappucciato quindi.

 

Suigintou: Potresti togliermi una curiosità?

 

?: Quale?

 

Senza aspettare il consenso la ragazza gli tolse il cappuccio, avendo finalmente conferma dei suoi sospetti.

 

Non potevano essere molte le persone con una cicatrice come quella in faccia, e di certo nessuno oltre lui poteva avere un abito che cambia colore all’improvviso.

 

Bahamut, o come meglio conosciuto in quel secolo, Giuseppe.

 

Suigintou: Lo sapevo che eri tu. Mai che ti passi la mania di fare l’enigmatico, eh?

 

Giuseppe: … Mi conosci?

 

L’albina si batté una mano in fronte. Se era davvero lui o gli si era abbassata la vista o aveva perso qualche neurone, anche se aveva i suoi dubbi che fosse accaduto…

 

Suigintou: Va bene che è passato più di un anno dall’ultima volta che sei stato qui, ma non credevo ti saresti dimenticato così facilmente di noi! Eppure l’altra volta mi pare che tu stesso avessi detto che sarebbe stato irrispettoso nei nostri confronti non ricordare i nomi delle tue “sorelle”, non è così caro il mio Bahamut?

 

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Capitolo 2
*** II) Ricerca ***


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II)               Ricerca

 

Le quattro Rozen erano tornate a casa, e con loro anche Giuseppe, il quale sembrava stentare a riconoscere la propria abitazione.

 

Giuseppe: Questa casa è diventata proprio come voi, stento a riconoscerla…

 

Suiseiseki: Ti piace desu? Modestamente, il mio tocco femminile è roba di un altro mondo desu!

 

Suigintou: Talmente da altro mondo che solo un alieno riuscirebbe a trovarlo di gusto…

 

Hina: A me piace na no…

 

Suigintou mise a bollire l’acqua per il the, quindi tornò in soggiorno.

 

Suigintou: In ogni caso… come mai sei qui? Non avevi detto che saresti tornato dopo la tua ricerca?

 

Souseiseki: Se sei qui vuol dire che…

 

Il ragazzo la interruppe piuttosto bruscamente.

 

Giuseppe: No, non ho ancora terminato il viaggio. A dire il vero non so nemmeno a che punto sono. Ho molti indizi che mi portano da una parte all’altra del mondo, ma finora nessuna traccia concreta del Bahamut originale.

 

Souseiseki: Capisco. Quindi questa è solo una tappa in realtà…

 

Giuseppe: Credo di si. Non credo che un solo anno di ricerca possa portarmi a qualcosa di così importante…

 

Suiseiseki: Dove sei stato finora?

 

Giuseppe: Un po’ dappertutto. Africa, Spagna, India, Amazzonia… so solo di essere stato in vari luoghi di varie nazioni, ma niente di preciso. Non ho avuto il tempo di fare il turista, anche se ero curioso di vedere in questi anni quanto sono cambiate…

 

Suigintou: E… dimmi, cosa sarebbe quel… coso camaleontico che indossi?

 

Giuseppe: Questo? A dire il vero non so nemmeno io perché devo averlo con me, ma l’ho trovato in camera mia quando sono tornato in Italia. A quanto pare cambia colore a seconda della situazione. Rosso quando affronto qualcuno, nero di notte o quando la giornata è scura e bianco quando non c’è niente di particolare. In una tasca c’era anche questo…

 

Il ragazzo estrasse da una tasca un foglietto che Hina gli prese subito di mano.

 

Hina: Non ci capisco niente… che c’è scritto?

 

Giuseppe: Quello è il primo indizio. Dice di andare presso una statua che rappresenta colei che rischiò di diventare spuma marina…

 

Suiseiseki: La Sirenetta di Andersen…

 

Giuseppe: La conosci?

 

Souseiseki: Sui è un’accanita lettrice di favole, anche se le piace più quando a leggergliele è il nonno…

 

Suigintou: Sei proprio una bambina peggio di Hina…

 

Suiseiseki: Perché, tu credi di essere meglio di me desu? Tu non perdi occasione per incollarti agli anime desu!

 

Suigintou: Devo farti vedere tutta la serie di Higurashi o Umineko dal primo all’ultimo episodio?

 

Suiseiseki: Voglio proprio vedere che…

 

Giuseppe: Sui, non te lo consiglio…

 

Suigintou: Lo conosci anche tu?

 

Giuseppe: Diversamente dai miei compagni di classe, soprattutto delle elementari e medie, io non ho avuto molto bisogno di studiare, e per occupare il tempo libero o mi allenavo o guardavo anime. Nel mio paese però li censurano ed arrivano con anni di ritardo, perciò solitamente li guardo in giapponese su internet.

 

Hina: Cosa dice l’ultimo indizio?

 

Giuseppe: “Cerca l’ottavo fedele.”

 

Suiseiseki: Questo è sicuramente Hachiko desu.

 

Giuseppe: Infatti credo sia proprio lui.

 

Suigintou: Bene, allora domani ti accompagneremo a Shibuya per controllare. Tanto è domenica e non abbiamo altri impegni.

 

Giuseppe: Veramente io…

 

Il ragazzo si alzò, ma l’albina lo fulminò con lo sguardo.

 

Suigintou: No, tu non vai da nessuna parte. Per oggi ti prendi una pausa, volente o nolente. Non sai ancora quanto dovrai viaggiare, quindi hai bisogno di riposare il più possibile. E poi non puoi ancora sparire, è da quando sei partito che gli altri aspettano di rivederti, perciò…

 

Hina: Oggi facciamo festa tutti assieme na no!

 

Suigintou: … Perché una festa?

 

Souseiseki: Perché deve esserci un motivo preciso? Piuttosto, avremmo un “pretesto” per festeggiare, no?

 

Suigintou: Basta che non mettete tutto sottosopra o vi sbatto fuori, parola mia.

 

Suiseiseki: Da quando sei diventata una donnina di casa così responsabile desu? Ti preoccupi anche della salute di Giuseppe desu…

 

Suigintou: Che ci vuoi fare, stare appresso ad una bambina ed altre persone che sono ancor più bambine di lei ti costringe a diventare responsabile.

 

Giuseppe sorrise, nascondendo il sogghigno con una mano.

 

Le sue sorelle erano davvero cambiate durante la sua assenza, ma un tale cambiamento da parte di Suigintou… beh, quella si che era una novità per lui.

 

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Capitolo 3
*** III) L’Anima Duplice ***


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III)               L’Anima Duplice

 

Suigintou aprì gli occhi, alzandosi di malavoglia dal letto.

 

Come era prevedibile, dopo che gli altri avevano saputo del ritorno in Giappone di Giuseppe e, quindi, della festa di ben tornato, si era ritrovata con la casa presa d’assalto e con gli autoinvitati totalmente fuori controllo. Aveva perciò deciso di ritirarsi in camera sua, non sopportando i troppi rumori molesti provenienti dal salotto, e sollecitata anche dal fatto che quella sera era quella dedicata ad anime di genere splatter ed horror.

 

Come ormai d’abitudine, aveva anche sinceramente ringraziato l’inventore delle cuffie, chiunque esso fosse, grazie alle quali poteva isolarsi dai rumori indesiderati e calarsi totalmente in quello che, ormai, era quasi il suo mondo.

 

Rimise in ordine il letto e, dopo essersi sistemata, andò a fare una stima complessiva dei danni.

 

 Nel salotto c’erano praticamente tutti, se si escludeva lei. Hina si era beatamente addormentata tra le braccia di Tomoe, sul divano assieme a Souseiseki e Megu, gli altri erano stesi a terra, comprese Mitsu e Shinku, che aveva ancora in mano un microfono.

 

La bionda, da quando era diventata umana, aveva mostrato un lato di sé che nessuno avrebbe creduto esistesse in lei. Quando c’era una festa era quasi come un lupo mannaro, cambiava personalità, rendendosi velocemente l’anima della festa e scatenandosi fino a crollare.

 

Mancava solo una persona all’appello. Infatti Giuseppe non era né sul divano, né a terra, né in una delle stanze di sopra, già controllate per vedere se Hina e Shinku fossero andate a dormire nei loro giacigli. Di sicuro però non era andato via. La borsa da viaggio che aveva con sé quando l’avevano trovato il giorno prima era ancora nello stesso posto in cui l’aveva poggiata.

 

Si accorse allora che c’era una porta aperta, porta che, però, non aveva mai notato prima. Solo avvicinandosi capì il perché: quella porta, che andava sotto le scale, era stata mimetizzata alla parete. La ragazza entrò e vide al suo interno una quantità incredibile di armi di ogni genere, principalmente armi bianche, anche se abbondavano anche le armi da fuoco con le relative munizioni.

 

Vide poi anche Giuseppe, che controllava una ad una le varie armi.

 

Suigintou: Un arsenale davvero ben fornito, sembra uno di quelli degli agenti speciali o degli assassini che si vedono nei film. Fa quasi paura…

 

Giuseppe: Infatti lo è…

 

Suigintou: Sei stato nelle forze speciali?

 

Giuseppe: Quando fuggii dal Giappone, nella mia vita precedente. Credo tu sappia già cosa accadde dopo la seconda guerra mondiale…

 

Suigintou: Dalla parte di quale dei due contendenti sei stato?

 

Giuseppe: America. Cercai impiego come poliziotto, per varie circostanze mi sono trovato poi coinvolto nella guerra fredda. L’America aveva bisogno di agenti capaci di fare cose quasi inumane per contrastare i sovietici, ed io divenni uno di loro. Diversamente dagli altri agenti lavoravo molto spesso da solo, e le mie erano solitamente missioni di assassinio. Usavo quel fucile alla tua destra per quelle, Barret calibro 50, praticamente perfetto anche a distanza di quasi due chilometri. E con quei Full Metal Jacket lì era praticamente impossibile che il mio obiettivo rimanesse in vita.

 

L’albina spostò sull’arma, un fucile di precisione di grosso calibro, uno di quelli capaci di perforare le corazze dei veicoli blindati, e vicino a quello anche dei proiettili FMJ.

 

Suigintou: Hai ucciso molte persone da quando sei nato la prima volta?

 

Giuseppe: A volte mi sembrano troppe, altre volte troppo poche, dipende da come ti va di vedere le cose.

 

Suigintou: Troppe vite umane stroncate inutilmente in guerra e troppe poche morti che avrebbero cambiato il mondo?

 

Giuseppe: Più o meno. Avrei potuto uccidere Hitler se non fossi stato così passivo…

 

Suigintou: Giappone e Germania erano alleati, non avresti mai potuto farlo, non senza ripercussioni.

 

Giuseppe: Se lo avessi fatto però avremmo evitato un genocidio. Quindici volte i tedeschi stessi hanno attentato alla vita di Hitler ed hanno fallito. Se i suoi stessi compatrioti lo volevano morto perché non…

 

Suigintou: Tu ed i tuoi compagni eravate impegnati nel Pacifico, cose del genere vi erano nascoste. È vero, ucciderlo avrebbe cambiato il corso della storia, ma non sappiamo in come. Le nuove generazioni sono cresciute quasi tutte con il disprezzo per gesti come quelli del Reich, ma non sarebbe stato possibile se Hitler non avesse fatto quello che ha fatto. Ormai non si può tornare indietro, bisogna accettare quanto accaduto per non cadere nello stesso errore.

 

Giuseppe: Hai ragione.

 

Suigintou: Comunque… tutte le altre armi, da dove vengono?

 

Giuseppe: Le armi da fuoco sono quelle che usavo e che recuperavo dai nemici eliminati durante le missioni, le altre invece o le forgiavo io o sono autentici pezzi storici. Alla fine, visto che cercarle ogni volta che rinascevo era una seccatura, mi sono creato questo magazzino armi, così so sempre dove sono.

 

Suigintou: Come mai proprio in questa casa?

 

Giuseppe: Ho avuto l’idea solo nella mia scorsa esistenza, e visto che non è che fossi stato esiliato da Giappone o altro… potevo tornare ogni volta che volevo per aggiungere i vari pezzi alla collezione.

 

Suigintou: Ti stavi preparando ad un’altra guerra per caso?

 

Giuseppe: Non era da escludere. Insomma, due guerre mondiali in meno di cinquant’anni ed una minaccia nucleare nei cinquanta successivi… insomma, in un’esistenza sola ho messo mano alle armi più di quanto abbia mai fatto in tutte e cinque le mie vite!

 

Calò un attimo il silenzio, poi Suigintou chiese.

 

Suigintou: Cosa pensi della guerra?

Giuseppe: Non mi piace. Ansia, paura, e moltissime altre sensazioni mescolate in una carica adrenalinica insolita. Era questo che leggevo negli occhi dei miei compagni. A me non importava molto di quello che mi accadeva, sarei rinato lo stesso, sempre ammesso che fossero riusciti ad uccidermi, ma loro… loro avevano solo una vita, e molti l’hanno persa. La guerra non ha senso, ma… è capace di risvegliare qualcosa nelle persone. Qualcosa che ti rende disposto anche a morire… qualcosa che io non avevo… una famiglia, una patria, qualcosa per cui dare la vita era la cosa più insignificante da fare… in un certo senso ero un po’ geloso di loro…

 

Suigintou: Hai vissuto per troppo tempo la guerra, sia fuori che dentro. Spero di non avere mai la possibilità di vederla…

 

Giuseppe: Anche io. Sono stufo di uccidere per una causa senza senso…

 

Giuseppe continuò a controllare le armi, mentre la ragazza osservava. Non aveva mai visto dal vivo armi diverse da quelle usate da lei e dalle altre, e soprattutto le armi da fuoco erano per lei una cosa nuova. Prese in mano un proiettile di una pistola e lo osservò attentamente. Le riusciva difficile credere che una pallottola grande meno di un pollice potesse davvero essere così mortale, eppure era così. La tecnologia aveva reso qualcosa di apparentemente inoffensivo estremamente pericolosa.

 

Negli Anime vedeva spesso spadaccini avere la meglio su gente armata di mitra ed armi simili, e nonostante la cosa fosse emozionante le sembrava anche fin troppo poco plausibile. Se una persona armata di una spada o di un coltello poteva avere il sopravvento su quelle armate di pistole non avrebbe avuto alcun senso creare armi da fuoco sempre più complesse.

 

Suigintou: Cosa hanno così di speciale questi fucili? Intendo, come funzionano?

 

A quella domanda Giuseppe rimase un attimo in silenzio, poi le rispose, illustrandole il funzionamento ed i meccanismi di quelle armi. Essendo stato un soldato conosceva quelle armi a fondo, sapeva montarle e smontarle ad occhi chiusi e prevenire guasti ed inceppamenti grazie alla manutenzione fatta. Le mostrò le caratteristiche di ogni singolo fucile in suo possesso, assicurandosi nel contempo che fossero pronti all’uso in qualsiasi momento. Ci mise davvero poco invece ad esaminare le spade e le altre armi da taglio, che invece dovevano essere solo adeguatamente affilate ed esenti da danneggiamenti.

 

Suigintou: Fai spesso queste manutenzioni?

 

Giuseppe: Solitamente una volta ogni tre o quattro anni, solo che… ho una strana sensazione…

 

Suigintou: Che potrebbero servirti?

 

Annuì.

 

Suigintou: Spero che servano per la tua missione personale, una guerra è proprio l’ultima cosa che serve a questo mondo.

 

Giuseppe: Non preoccuparti, il mondo ha già dato la sua parte… per ora…

 

Suigintou: Comunque, hai dimenticato di esaminare un’arma.

 

La ragazza gli porse un coltello dalla lama di un rosso intenso che ricordava vagamente la forma di una piuma.

 

Suigintou: Quando ci siamo trasferite qui l’ho trovato sotto il cuscino della stanza che ho occupato. Devo aver preso posto in camera tua, non credo che Claudia dorma con roba del genere con sé.

 

Giuseppe guardò un attimo l’arma, poi disse.

 

Giuseppe: Se vuoi puoi tenerlo.

 

Suigintou: Eh?

 

Giuseppe: Non sono uno che crede al destino o cose simili, ma non credo nemmeno sia stato un caso che l’abbia trovato proprio tu. Può darsi che stesse cercando te ed abbia usato me come tramite.

 

Il ragazzo le diede un fodero, col quale avrebbe potuto tranquillamente legare l’arma ad una gamba, quindi uscirono dalla stanza, la quale tornò invisibile agli occhi di chiunque non ne conoscesse l’esistenza.

 

Suigintou si sentì tirare per la gonna. Hina si era appena svegliata, ma sembrava ancora molto assonnata. Suigintou la prese in braccio e disse.

 

Suigintou: Allora, si può sapere che avete combinato ieri?

 

Hina: Micchan ha portato un sacco di vino e tante bottiglie strane e ha fatto bere tutti quanti na no.

 

Giuseppe: Confermo.

 

Suigintou: E LEI sarebbe l’adulta tra di noi? Ma non si rende conto che sono tutti minorenni? Quando si svegliano dovrò dar loro una bella tirata d’orecchie…

 

Giuseppe: Dubito che si sveglieranno tanto presto. Sono tutti partiti subito, si vede che non reggono molto gli alcolici. Hina si è salvata perché ha allungato quel goccio di vino che le ha dato con dell’aranciata, e Mitsu era talmente ubriaca che credeva di averglielo riempito ogni volta che si girava per versargliene altro. Però devo ammettere che la sua collezione di vini non era niente male…

 

Suigintou: La prossima volta devo ricordarmi di vietarle di portare questa roba… se tutti gli adulti sono come lei siamo nei guai.

 

I tre rimasero un po’ in silenzio, poi Hina propose.

 

Hina: Li dobbiamo svegliare?

 

Suigintou: E come la mettiamo con i postumi della sbornia? A questo punto è meglio lasciarli qui ed andare da soli.

 

Hina: Ma non avevi detto che saremmo andati a Shibuya tutti assieme na no?

 

Suigintou: L’ho detto, ma avevo anche detto che si sarebbero dovuti alzare almeno entro le otto e che non dovevano fare casino, e visto che hanno fatto fin troppo casino e sono le nove meno un quarto ce ne andiamo senza di loro.

 

La ragazza scrisse un biglietto, quindi si rivolse alla piccola.

 

Suigintou: Ora devi solo decidere: vieni con noi o rimani qui ad aspettare che questa marmaglia di svitati si riprenda?

 

La domanda era totalmente retorica, nessuno avrebbe aspettato che un gruppo di ubriachi si riprendesse, almeno non in quel momento.

 

Per arrivare a destinazione optarono per il treno, così ci avrebbero messo meno tempo. Naturalmente anche il treno non era esente di pericoli e minacce, ma queste di natura maggiormente psicologica. Vista la presenza di Giuseppe nessun possibile molestatore infastidì l’albina, la quale, oltretutto, si sarebbe facilmente difesa anche da sola, le uniche minacce furono le insistenze dei discorsi dei vecchietti che li vedevano assieme. Alcuni si lasciavano andare su melensaggini varie,  da quanto sembrassero fratellini felici alla famigliola giovane e compatta nonostante l’età, ma la maggior parte dei discorsi erano decisamente negativi. La cosa era così fastidiosa che ad un certo punto Suigintou non ce la fece più a sopportare e, furiosa, si rivolse in particolare a due vecchietti dietro di loro, i cui commenti erano di sicuro i più acidi sentiti quel giorno.

 

Suigintou: Ma la volete piantare di giudicare qualsiasi cosa vediate senza saperne niente!? Questa bambina è mia SORELLA, non mia figlia! Chiunque con un po’ di cervello se ne accorgerebbe! Cavolo, l’avrei dovuta partorire ad undici anni! Se c’è qualcosa di bruciato qui sono i vostri neuroni, non la gioventù di oggi! Semmai…

 

Giuseppe la fermò prima che potesse dire qualcosa di poco delicato afferrandola per le spalle e tirandola gentilmente indietro.

 

Giuseppe: Gin, calmati ora, stai spaventando Hina.

 

La ragazza si rese conto solo in quel momento del genere di sfuriata che aveva fatto, e quel che era peggio era che non solo il chiacchiericcio era aumentato ancor di più, ma, come spesso accadeva quando lei si arrabbiava, Hina si era nascosta dietro le gambe della persona amica più vicina, in quel caso Giuseppe.

 

Hina: G-Gin-Oneechan, mi fai paura…

 

Inutile, Suigintou doveva decisamente lavorare su quel lato del suo carattere, se non per sé almeno per non lasciare nella memoria della sua sorellina l’immagine di una lei violenta e pericolosa. Abbracciò la biondina e, accarezzandole la testa, le sussurrò.

 

Suigintou: Scusa, non volevo spaventarti. Ti prometto che non accadrà più.

 

Hina: Dici sempre così, ma c’è sempre qualcuno che ti fa arrabbiare troppo e non riesci mai a mantenere la promessa…

 

Nonostante, dopo quel gesto, i commenti acidi fossero finiti Giuseppe si convinse che fosse meglio scendere alla prima fermata disponibile, tanto per non causare altri problemi alle due sorelle, ma non ci fu bisogno di farlo. Tutti quelli che occupavano il loro stesso vagone scesero non appena le porte si aprirono, lasciando posto ad alcune comitive che andavano a fare spese pazze a Shibuya.

 

Usciti dalla stazione si trovarono davanti la statua di Hachiko, che, diversamente dal solito, aveva un rotolo di pergamena in bocca.

 

Giuseppe lo prese e lo lesse, anche se dalla sua espressione non si capì se quel che c’era scritto era un bene o un male.

 

Suigintou: Cosa c’è scritto?

 

Giuseppe: Che il viaggio è finito, ma il vero casino deve ancora iniziare.

 

Il ragazzo le diede la pergamena, era scritta in giapponese.

 

“La tua ricerca sta per terminare. Colei che possiede la Duplice Anima è il tuo obiettivo. Trovatala ti si aprirà innanzi un mondo duplice, cerca lì le risposte ai tuoi dubbi.”

 

Suigintou: Non si capisce un granché. Da dove cominciamo?

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Capitolo 4
*** IV) Tiamat ***


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IV)               Tiamat

 

I tre si fermarono in un bar per decidere sul da farsi. Sembrava proprio che quella fosse la tappa finale del viaggio di Giuseppe, ma le aspettative di riuscita sembravano ancor minori di quanto lo fossero al momento dell’inizio.

 

Suigintou: Esisterebbe quindi una persona con due anime in se?

 

Giuseppe: Non è così strano in fondo. Io ho un’altra anima con me, ma non è nel mio corpo, questo lo sai, e la nostra stessa esistenza è qualcosa che, umanamente parlando, non è possibile. Due anime che si contendono un corpo però è anche più strano. Due anime che potrebbero essere in eterno conflitto…

 

Suigintou: Cerchiamo in un manicomio? Se le anime litigano tra loro è facile che la persona in questione sia stata presa per pazza.

 

Giuseppe: Buona idea, buona ma… non so, è fin troppo sensata. Non so chi possa essere questa persona, ma se ha le risposte che cerco non credo si sarebbe lasciata rinchiudere in un manicomio.

 

Hina: Io non ci capisco niente na no…

 

Suigintou: Non preoccuparti se non capisci, è una cosa complicata anche per noi…

 

Giuseppe: In ogni caso direi che il raggio delle ricerche si è decisamente ridotto. La pergamena è in giapponese, quindi chi cerco si trova qui.

 

Suigintou: Che c’entra la lingua in cui è scritta la pergamena con la zona in cui cercare?

 

Giuseppe: Finora gli indizi erano scritti nella lingua della nazione dove dovevo cercarli, se vale così anche per l’ultimo allora la Duplice Anima deve essere per forza qui.

 

Hina si stava davvero sforzando di capire la situazione, ma non indipendentemente dall’impegno che ci metteva non capiva nulla di quella situazione, tranne che in Giappone ci fosse una persona che Giuseppe doveva incontrare.

 

Non ci volle molto prima che si distraesse del tutto e notasse altri bambini che giocavano con le giostre nello spiazzo antistante il bar. Scese dalla sedia per andare anche lei a giocare, ma Suigintou se ne accorse subito e disse.

 

Suigintou: Dove stai andando?

 

Hina: A giocare fuori. Posso?

 

La biondina guardò la sorella con due occhioni da cerbiatto capaci di sciogliere chiunque. Era una cosa che le aveva insegnato Nori. Diceva sempre che se una bambina adorabile come lei faceva gli occhi dolci in quella maniera nessuno poteva resisterle. Ed era davvero così.

 

Suigintou: Va bene, ma ti avverto: tempo mezz’ora, giusto per riordinare le idee e poi andiamo.

 

Hina OK!

 

La piccola uscì finalmente a giocare, mentre dalla sua posizione Suigintou la controllava, vigile come un cane da guardia. Giuseppe non poté fare a meno di sorridere e disse.

 

Giuseppe: Sei davvero cambiata, e dire che non è passato molto tempo dalla mia partenza…

 

Suigintou: Che vuoi dire?

 

Giuseppe: Solitamente le persone impiegano anni a modificare una piccola parte del loro carattere, mentre tu hai praticamente rivoluzionato il tuo intero modo di essere in così poco tempo. È vero, sei ancora un po’ irascibile e sono certo che l’orgoglio della prima Rozen Maiden non è morto, ma… non so spiegarlo a parole, ma sei decisamente diversa da prima. Un tempo non credo avresti cercato di rassicurare Hina come hai fatto prima in treno, né ti sarebbe importato che lei andasse o meno a giocare o l’avresti sorvegliata… sembri davvero una sorella maggiore modello.

 

Suigintou si sentì imbarazzata ed a disagio, proprio come la prima volta in cui lo aveva incontrato. Quel ragazzo era l’unica persona capace di farle provare quel genere di sensazioni, anche se sembrava non farlo di proposito. E lei non sapeva come rendergli pan per focaccia…

 

Nel frattempo Hina stava giocando sullo scivolo, anche se lo stava utilizzando come torretta d’osservazione, nonostante non ci fosse niente di particolare da osservare…

 

O almeno così lei credeva.

 

Infatti, mentre i suoi compagni di gioco simulavano colpi di cannone verso una ipotetica nave nemica notò per caso una ragazza che mangiava un gelato su una panchina, ma appena l’ebbe guardata meglio notò che aveva un qualcosa di anomalo.

 

Cercò di scendere dallo scivolo, ma per la fretta scivolò all’indietro, colpendo un altro bambino a mo’ di domino e scivolando entrambi giù per la giostra.

 

Appena si mise a sedere cadde di nuovo all’indietro a causa di uno spavento, procuratole da Suigintou, che era già lì, reattiva come una madre più che come una sorella. Assieme a lei si era avvicinato anche Giuseppe.

 

Suigintou: Dove ti sei fatta male? Sanguini da qualche parte?

 

Hina si riprese dal duplice shock della caduta e della repentinità della sorella, tornando alla prima cosa che l’aveva sorpresa.

 

Hina: L’HOVISTAL’HOVISTAL’HOVISTA!!!

 

Suigintou: Visto cosa?

 

Hina: L’anima doppia! È su quella panchina!

 

La piccola si voltò, ma non vide più la ragazza.

 

Hina: Ma… ma era lì…

 

Suigintou: Sicura che fosse lei?

 

Hina: Sicurissima! Se l’avessi vista pure tu non avresti avuto dubbi na no!

 

L’albina guardò Giuseppe e disse.

 

Suigintou: Non può essere andata molto lontana, possiamo ancora tro…

 

Hina strattonò la sorella, indicando silenziosamente una persona che si stava avvicinando.

 

Suigintou non ebbe più dubbi che la piccola avesse visto bene. L’aspetto della ragazza che si stava avvicinando sembrava del tutto anomala.

 

Da un lato i suoi capelli erano lunghi e castani, mentre dall’altro a caschetto e rossi. Gli occhi bicromatici, esattamente come quelli di Suiseiseki, il destro rosso ed il sinistro verde. E non solo questo. In lei sentì chiaramente la presenza di due entità, ma non riusciva a distinguere la buona dalla malvagia. Non sembravano alternarsi, né essere in conflitto. Si poteva ben dire che convivessero pacificamente tra di loro.

 

La ragazza si avvicinò a Giuseppe e disse.

 

?: Ma guardati. Ti sei rammollito in tutto questo tempo…

 

Senza aspettare una risposta cercò di colpirlo con un affondo di mano, ma il ragazzo la evitò, per poi stenderla a terra con uno strano movimento terminante cin uno sgambetto.

 

Giuseppe: Mi conosci?

 

?: Non fare il finto tonto. Sarai cambiato, ti sarai indebolito, ma riuscirei a sentire la tua disgustosa presenza dappertutto, Bahamut.

 

Giuseppe si allontanò da lei di scatto, mettendo Hina e Suigintou dietro di se.

 

Giuseppe: Non ci sono dubbi, è lei la duplice. Ben fatto Hina.

 

Poi si rivolse alla ragazza, dicendole.

 

Giuseppe: Questo non è il posto adatto per regolare la questione, cambiamo zona.

 

?: Da quando ti permetti di darmi degli ordini?! Non ti avrei ascoltavo nemmeno prima, quando eri degno di essere definito il Signore dei Draghi, figurati se riesci a costringermi ora che sei un debole!

 

Giuseppe: Se la metti così…

 

Il ragazzo prese rapidamente il pugnale e lo scagliò verso l’avversaria, la quale però lo afferrò al volo.

 

?: Sei peggiorato davvero molto, fratello mio. È troppo prevedibile da parte tua…

 

Appena ebbe finito di parlare dalla lama scaturì una fiamma nera. La ragazza lasciò cadere l’arma, sorpresa da quell’effetto inaspettato. Suigintou capì subito quale fosse la vera natura della fiamma, corse verso il pugnale e lanciò un fendente dietro la Duplice Anima, dove si alzò un nero muro di fuoco.

 

Un passaggio per l’N-Field.

 

 Facendo attenzione a non farsi scoprire Hina usò le sue piante di fragole per immobilizzare i piedi della ragazza, e Giuseppe ne approfittò per scagliarla nella fiamma, per poi seguirla. Lo stesso fecero anche Hina e Suigintou.

 

Una volta dentro l’N-Field la ragazza sembrò calmarsi e, con un sorriso che avrebbe avuto un senso se prima non li avesse assaliti, disse.

 

?: Non sai da quanto tempo ti cerco. Pensavo non ti avrei mai trovato.

 

Giuseppe: Tu chi sei?

 

La ragazza si alzò, assumendo nuovamente l’aspetto aggressivo di prima.

 

?: Non riconosci nemmeno più la tua famiglia? Io sono Tiamat, nata in questo mondo col nome Morgana! E sono qui per farti a pezzi!

 

NDA: Scusate per l’attesa, ma non riesco a trovare l’ispirazione adatta, e questo capitolo proprio non mi voleva venire… spero di riuscire ad aggiornare più spesso da ora in poi. Ringrazio Vi Vanish per i commenti e, credo l’avrà notato, ho cambiato il colore della storia, da questo capitolo in poi sarà blu, meno fastidioso. Al prossimo aggiornamento! ^.^

 

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