Dream organization

di White Gundam
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fallimento ***
Capitolo 2: *** Un'organizzazione molto chiacchierata ***
Capitolo 3: *** Hai talento ragazzo, hai talento ***
Capitolo 4: *** Sogno o incubo? ***
Capitolo 5: *** Preoccupazione ***
Capitolo 6: *** Rimorso ***
Capitolo 7: *** Cribbio, ragazzino: soldi, si chiamano soldi! ***
Capitolo 8: *** Mai osare opporsi alla Dream! ***
Capitolo 9: *** Ottimismo ***
Capitolo 10: *** Appuntamento ***
Capitolo 11: *** Non andare! ***
Capitolo 12: *** Infiltrazione ***
Capitolo 13: *** Funerale ***



Capitolo 1
*** Fallimento ***


Ed eccomi tornata a scrivere sul fandom di FFVII… Questa volta però la mia storia non si accontenterà di un solo capitolo perché ho finalmente deciso di scrivere una long-fic.

Se vi chiedete cosa possano combinare due menti malate a tarda notte su messenger, questa è la risposta… Questa fanfiction nasce infatti da un’idea mia e di erenwen, che mi ha gentilmente aiutata a creare questa storia e che non ringrazierò mai abbastanza per questo ^__^ A lei è dedicata questa fanfiction, sperando possa piacerle il modo in cui la scriverò ^_____^ E ovviamente, sperando possa piacere a tutti voi^^

Attenzione: la storia nasce da un’idea malata, ma è comunque una storia seria. Essendo la prima long-fic che scrivo su FFVII (sul Crisis Core per la precisione), vi chiedo un po’ di pazienza e possibilmente qualche commento per aiutarmi a migliorare.
Bene, dopo la lunga premessa vi lascio finalmente al primo capitolo.

 

 

Capitolo 1

Fallimento

 

 

I giovani fanti della Shinra erano in riga, tesi come corde di violino, aspettando il verdetto finale dell’esame. Lazard si arrotolò una ciocca dei lunghi capelli biondi, e squadrò i giovani da capo a piedi. Era praticamente impossibile riconoscerli, coi caschetti che coprivano il loro volto e le divise tutte uguali.

Pazienza…

Pensò il direttore di SOLDIER. In fondo era la Shinra che voleva così, ed in fondo non gli importava poi molto di sapere che genere di persone nascondessero quei caschi. L’organizzazione della Shinra lasciava posto a nominativi e visi solo a coloro che sapevano distinguersi in battaglia. Era inutile imprimersi nella memoria i volti ed i nomi di semplici fanti, e anche nei comunicati di morte veniva indicato soltanto il loro grado.

Lazard sentì i fanti cominciare a confabulare tra loro, chiedendosi sottovoce pareri su come era andato l’esame. Solo un ragazzo non parlava con gli altri, restandosene zitto a chiudere la riga. Lazard zittì gli altri giovani portandosi un foglio davanti agli occhi. Presto si sarebbe saputo chi di loro poteva entrare in SOLDIER.

“Cooper Mark!”
Chiamò Lazard. Un giovane piuttosto alto si incamminò impettito verso il direttore.

“Promosso a 3° Classe SOLDIER.”

Sentenziò Lazard, e il giovane tornò in riga, con un sorriso che gli affiorava da sotto il caschetto.

“Ross Johnatan!”

Al richiamo di Lazard si avvicinò un altro giovane.

“Promosso a 3° Classe SOLDIER con il massimo dei risultati, i miei complimenti ragazzo.”

Preston George, Chester Philip, Mellow Kayl… La lista di nomi che il direttore di SOLDIER chiamò per la promozione era davvero lunga. Al termine di tale lista vi era però un nome con a fianco una scritta rossa.

“Strife Cloud!”

Il ragazzo silenzioso che aveva notato all’inizio si avvicinò, con le braccia leggermente tremanti.

“Bocciato.”
Sentenziò Lazard, e guardò il giovane stringere i pugni ed incamminarsi verso il suo posto. Due rivoli bagnati gli attraversarono il viso, lasciando cadere due gocce d’acqua sul pavimento.

“Rompete le righe e tornate pure ai vostri alloggi.”

Dichiarò il direttore guardando schiamazzare i neo-SOLDIER della Shinra mentre riempivano i corridoi. Il più basso, quello che rispondeva al nome di Cloud Strife e che era stato bocciato, si stava invece incamminando in silenzio verso il piano più basso, quello dedicato ai fanti.

Mi dispiace per te ragazzo, ma SOLDIER ha bisogno di combattenti la cui bravura ti è infinitamente superiore.

Pensò Lazard, incamminandosi verso il suo ufficio.

 

Cloud tornò in stanza cercando di trattenere le lacrime, che premevano con forza contro i suoi occhi per tornare a rigargli il viso ricordandogli la sua frustrazione.

Nel corridoio che portava all’ascensore per raggiungere il piano inferiore il giovane intravide un 2° Classe SOLDIER dai capelli corvini che aveva conosciuto in missione a Modeoheim. Lo salutò con un cenno della mano e il più grande gli si avvicinò.

“Ehi Cloud! Ciao, che piacere rivederti, come va?”

Lo salutò allegro il moro dandogli la mano e sorridendo apertamente. I fanti della Shinra potevano sembrare tutti uguali alle sfere alte di SOLDIER, o più probabilmente a tutti i membri della società, ma lui riconosceva senza problemi quel ragazzino da tutti gli altri fanti.

“Tutto bene.”
Cloud si sforzò di rispondere in tono tranquillo trattenendo le lacrime col massimo delle forze.

“Lascio la Shinra.”
Avrebbe
voluto dirgli:
“Ho fallito nuovamente l’esame per entrare in SOLDIER.”

Ma non disse niente di tutto questo, anzi. Accennò un sorriso:
“Beh adesso devo tornare al mio alloggio, ci vediamo.”

Gli disse così e si incamminò verso l’ascensore.

“Va bene, ci conto! Spero di essere di nuovo con te in missione la prossima volta!”

Gli gridò dietro il 2° Classe SOLDIER.

Cloud entrò nell’ascensore e si morse le labbra, quindi concesse alle lacrime di fuoriuscire dai suoi occhi, troppo stanco per trattenerle ancora. Adorava Zack, egli era il suo modello e forse era l’unica persona che potesse considerare un amico, anche se non aveva il coraggio di chiedergli se così fosse, perché una risposta negativa l’avrebbe distrutto. Eppure, nonostante questo, non era riuscito a parlargli, a dirgli quello che era successo e a dirgli che avrebbe mollato tutto, aveva fallito ormai troppe volte. Quante volte erano che aveva cercato di entrare in SOLDIER ormai? Almeno tre o quattro, in quel momento però non aveva il coraggio di contarle precisamente.

Il suono squillante dell’ascensore lo avvertì che aveva raggiunto il piano indicato. Si passò una manica dell’uniforme sul viso per asciugarsi le lacrime, quindi uscì. Si diresse in silenzio verso la sua stanza ed infilò la tessera magnetica per aprire la porta.

Appena entrato si tolse gli stivali e si buttò sul letto. Non seppe per quanto tempo rimase lì sdraiato a fissare il soffitto, pensando ad una ragazza dai lunghi capelli neri e gli occhi castani a cui aveva promesso di diventare forte. Cercando di immaginarsela cresciuta, in fondo lui se la ricordava ancora bambina.

Poi si alzò dal letto e prese le sue cose che erano sparpagliate senza un ordine preciso in tutta la stanza. Gli ricordarono i pensieri nella sua testa in quello stesso momento ed in un moto di rabbia mischiata alla frustrazione sbatté con forza i propri effetti personali dentro la valigia con la quale era venuto lì. Si sfilò la divisa e riprese dalla valigia una polo azzurra ed un paio di jeans, quindi richiuse la valigia, ripiegò la divisa, infilò un paio di scarpe da ginnastica e raccolse elmetto e stivali. Quindi si lasciò cadere nuovamente sul letto, era distrutto e lo accolse un sonno disturbato da numerosi incubi.

Quando si alzò la sveglia segnava le sette di sera. Aveva dormito anche più del dovuto. Prese la tessera magnetica facendo scattare la serratura e per poco non se la dimenticò dentro la porta. Tornò indietro mormorando una parolaccia e riprese la tessera quindi si avviò verso l’ascensore e premette il numero del piano degli uffici della Shinra, socchiuse gli occhi, sospirò e si appoggiò allo specchio dell’ascensore lasciando che esso riflettesse la sua schiena.

 

Il rumore che fece l’ascensore quando arrivò al piano desiderato lo fece sussultare. Il giovane prese fiato con un respiro e si avviò verso l’ufficio del direttore.

Alzò una mano per bussare, poi la ritrasse. Inspirò di nuovo e si costrinse a scontrare le sue nocche contro l’acciaio della porta.

“Avanti.”
Disse la voce di Lazard dall’altro lato della porta. Cloud la spinse ed entrò.

“Buongiorno ragazzo, tu sei?”
Chiese il direttore spostando il suo sguardo dal monitor al giovanotto biondo che aveva davanti.

“Cloud Strife.”
Rispose timidamente il ragazzino, biascicando il suo nome e cognome.

Lazard fece per tornare a guardare il computer per capire chi fosse, quindi gli tornò in mente il giovane che quella mattina non aveva passato l’esame per entrare in SOLDIER. Teneva nella mano destra una valigia e in quella sinistra la divisa di fante. Lazard era certo di aver già capito il motivo per cui era venuto lì, tuttavia preferì chiederglielo personalmente:
“Bene Cloud Strife, cosa posso fare per te?”

Chiese, con finto interesse. Il ragazzino tentennò e i suoi occhi azzurri guardarono in tutte le direzioni tranne che negli occhi di Lazard.

“Sono qui perché desidero lasciare la Shinra, signore.”

Mormorò il biondino. Lazard aveva indovinato. Se il ragazzo che aveva davanti fosse stato un SOLDIER avrebbe dovuto negargli quell’opportunità, ma siccome si trattava di un semplice fante si limitò ad annuire.

“Molto bene, lascia qui la tua roba.”

Gli disse sbrigativo, e tornò a fissare il monitor.

Cloud rimase imbambolato per una manciata di secondi, quindi appoggiò divisa e tessera magnetica sulla scrivania del direttore ed aprì la porta.

“Arrivederci.”

Mormorò, prima di chiuderla.

“Arrivederci.”

Si sentì rispondere dall’altro lato della porta.

Cloud si diresse nuovamente verso l’ascensore e premette il pulsante del piano terra:
Beh, addio Shinra.

Pensò e nuovamente le lacrime tornarono a bagnargli occhi e viso. Se le asciugò qualche secondo prima di raggiungere il piano terra, quindi uscì senza guardare nessuno negli occhi ed imboccò l’uscita principale. Si concesse un ultimo sguardo al palazzo che aveva creato ed infranto i suoi sogni, si mise le mani in tasca e si incamminò verso una piccola pensioncina. Non aveva la forza di tornare a Nibelheim, di dichiarare prima a sua madre e poi a Tifa il suo fallimento, ed aveva ancora qualche soldo guadagnato alla Shinra per rimanere a Midgar. Certo, avrebbe dovuto trovarsi un nuovo lavoro, ma in quel momento non aveva nessuna voglia di pensarci. Mostrò i documenti, pagò la stanza e vi si diresse. Una volta entrato si gettò sul letto senza neanche sfilarsi le scarpe da ginnastica e si addormentò.

 

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Capitolo 2
*** Un'organizzazione molto chiacchierata ***


Ed eccomi ad aggiornare con un nuovo capitolo la mia fanfiction^^ Ancora non si entrerà nel vivo della storia ma perdonatemi, ho bisogno di qualche capitolo per ingranare e presentare a dovere ciò che accade XDXDXD

Innanzitutto voglio ringraziare squarciecicatrici per aver inserito la mia storia tra i preferiti (mi ha fatto davvero molto piacere, grazie mille :D e di nuovo lei ed anche Eris96 per averla inserita tra i seguiti. Infine un ringraziamento particolare a Lirith per avermi recensita, a cui passerò a rispondere al termine del capitolo ^________^

 

Capitolo 2

Un’organizzazione molto chiacchierata

 

 

Quando si alzò Cloud si sentiva le ossa doloranti e i piedi che gli facevano davvero male. Si alzò con fatica fino a tirarsi a sedere sulle lenzuola bianche; si tolse le scarpe e cominciò a massaggiarsi i piedi indolenziti. Nel mentre si concesse una rapida occhiata alla stanza: un comodino con una luce su cui erano disegnati vagamente dei fiori, un armadio a parete color del legno e qualche quadro di matrice impressionista. Si perse con gli occhi dentro le pennellate veloci che delineavano gli abiti delle donne raffigurate. Il tutto dava un’impressione molto fugace e veloce, quasi il quadro fosse in movimento.

Ci mise ancora qualche secondo a mettere a fuoco dove si trovava. Quando ricordò il fallimento dell’ennesimo esame e il fatto di aver lasciato la Shinra afferrò con rabbia il cuscino formandone numerose pieghe all’altezza delle sue mani e lo lanciò contro l’armadio; esso vi si scontrò con un rumore soffice e attutito e ricadde a terra, immobile. Cloud si morse le labbra e gettò un’occhiata al cellulare; vi erano un paio di messaggi che luccicavano vicino al suo account di posta elettronica. Li aprì e lesse il mittente: Zack Fair. Fece per aprirli ma lasciò perdere e appoggiò il cellulare a schermo in giù sul comodino. Dopo qualche frazione di secondo il display tornò scuro. Cloud si sdraiò sul letto. Voleva dormire ancora, ma il sonno sembrava averlo abbandonato.

Si alzò e riprese il cuscino vicino all’armadio quindi si gettò di nuovo sul letto, portandosi il cuscino sopra la testa. Si era illuso che fosse la luce che filtrava dalle finestre a non lasciarlo dormire, ma non era così.

Gettò un altro sguardo al cellulare che giaceva ancora riverso sul comodino, si sdraiò supino e tornò al suo account di posta elettronica.

Visualizza i nuovi messaggi

Digitò. E il cellulare gli mostrò i due messaggi di Zack. Aprì il primo e lo lesse:
Ciao, sono Zack. Come va, Cloud? Ci vediamo alla mensa della Shinra oggi a pranzo?

Era troppo tardi per rispondere: si erano già fatte le due e mezza. Cloud pensò che stava dormendo troppo negli ultimi tempi ed aprì il secondo messaggio:

Ti ho aspettato ma non c’eri… Beh fa nulla, volevo solo chiederti se era tutto a posto e se stavi bene.

Per un attimo Cloud fu tentato di raccontargli tutto, ma non voleva dirgli che aveva lasciato la Shinra; non dopo che Zack lo aveva incoraggiato ad andare avanti e a non mollare nonostante i fallimenti. Sospirò,avrebbe dovuto raccontargli un’altra bugia, ormai stava diventando un’abitudine non troppo piacevole:
Ciao Zack, scusami se non sono venuto, ma mi sono svegliato solo adesso. Sto’ bene, è tutto ok. Tu come stai?

Glielo inviò. Ora si sentiva un po’ meglio, nonostante si trovava lontano dalla Shinra poteva ancora tenersi in contatto con Zack quantomeno. Beh, almeno in un certo senso.

Si alzò, si fece la doccia nel bagno adiacente alla stanza, si cambiò e scese a fare colazione.

 

Si diresse al bar della pensioncina. Una ragazza piuttosto carina, sulla ventina d’anni, venne a chiedergli l’ordinazione.

“Un latte macchiato e una brioche al cioccolato.”

Rispose il ragazzino senza neanche pensarci. La giovane sorrise e sparì nella cucina. Cloud prese di tasca il portafogli e cominciò a contare i guil che gli rimanevano. Non erano molti, presto, molto presto avrebbe dovuto trovarsi un lavoro se non voleva tornare a Nibelheim.

Era ancora immerso nei suoi pensieri quando la ragazza tornò appoggiandogli sul tavolino al quale si era seduto la sua ordinazione.

“Grazie.”
Mormorò Cloud. Diede un colpo di tosse per riaggiustarsi la voce, non era poi molto abituato ai rapporti interpersonali. La ragazza sorrise. Aveva i capelli lunghi e neri, come quelli di Tifa, ed i suoi occhi erano azzurri, identici a quelli di Zack; beh e anche ai suoi in fondo. Doveva essere a causa della quantità di energia Mako che c’era a Midgar, ad ogni modo le stavano davvero bene.

“Sei qui da solo?”

Gli chiese con dolcezza, Cloud tentennò versando due cucchiaini di zucchero nel suo latte macchiato. Era evidente che la ragazza lo considerasse troppo piccolo per star lì da solo. Pensò che in fondo non poteva darle torto, lui aveva solo quattordici anni; tuttavia decise di chiederle se conoscesse qualche lavoro per cui pagavano bene. Prese un sorso dal bicchiere e si accinse a parlarle:

“Sì…”
Rispose, aspettò ancora qualche frazione di secondo e pose la domanda:
“Ehm… Senti, tu conosceresti un lavoro per cui pagano abbastanza bene.”
La ragazza accennò un altro sorriso e Cloud sentì il suo viso avvampare, quindi tornò a concentrarsi sulla sua colazione:
“Perché ridi?”
Mormorò piano. La ragazza lo guardò di nuovo:
“Beh, se ti interessa è nata da poco un’organizzazione di cui si sente parecchio parlare qui a Midgar.”
Il ragazzino drizzò le orecchie:
“Che tipo di organizzazione?”
Si stupì a parlare tanto con un’estranea ma le parole questa volta gli erano scivolate lisce dalla bocca. La ragazza alzò le spalle:
“Non lo so.”
Ammise, quindi disse a quel ragazzino così piccolo per vivere da solo ciò che sapeva:
“So solo che si chiama Dream.”

E’ proprio un bel nome.

Pensò Cloud:
Anche se i sogni a volte fanno male…

Aggiunse tra sé e sé poco dopo, ripensando alla Shinra. Quindi finì la sua colazione, pagò lasciando qualche guil di mancia alla ragazza e si alzò.

“Grazie.”
Mormorò. Il suo classico imbarazzo era tornato a farsi sentire. Sentì il cellulare che squillava:

C’è un nuovo messaggio di posta elettronica

Diceva il display, Cloud lo aprì, ancora una volta era di Zack:

Sono contento che vada tutto bene, ci vediamo alle tre e mezza al Sevent Heven, ti va?

Cloud controllò l’orologio, si erano fatte le tre e un quarto:

Va bene, ci vediamo lì.

Rispose e si avviò verso i bassifondi.

 

Quando arrivò erano le tre e mezza precise, ma di Zack ancora nessuna traccia. Entrò e si sedette ad un tavolino guardandosi intorno con circospezione: in quel bar entrava sempre gente strana, ma almeno era un modo per stare lontani dalla Shinra, un luogo dove starsene in pace.

Mentre aspettava che arrivasse Zack finse di controllare il listino prezzi del bar, altri due tavoli erano occupati. Sentì qualche strascico delle loro conversazioni:
“Hai sentito della Dream?”

Stava dicendo uno di loro. Cloud aguzzò l’udito.

“Sì… Pare che sia molto difficile entrare a far parte di quell’organizzazione…”

“Sì, però pagano davvero bene.”
“Certo che per essere nata da poco fa molto parlare di sé quest’organizzazione.”

Cloud non riuscì a sentire il resto del discorso perché in quel momento la porta del locale si aprì ed entrò un giovane dai capelli corvini.

“Zack!”

Chiamò il ragazzino biondo e l’amico lo raggiunse al tavolo. Aveva come sempre un sorriso che gli increspava il volto in una smorfia tenera e allegra, però nei suoi occhi si poteva intravvedere un po’ di preoccupazione.
Anche il resto delle persone presenti nel locale si voltarono a guardarlo e i loro sguardi erano tutto fuorché amichevoli. La gente dei bassifondi non amava SOLDIER e Zack era l’unico che frequentasse quel bar col coraggio di tenere indosso la divisa della Shinra. Il moro comunque non aveva l’aria di interessarsi al loro modo di guardarlo; prese una sedia e si piazzò di fronte a Cloud.

“Come stai?”

Gli chiese. Cominciava a chiederglielo un po’ troppe volte, probabilmente aveva intuito che c’era qualcosa che non andava, tuttavia Cloud non aveva il coraggio di parlargliene.

“Tutto bene, e tu?”
Mentì ancora una volta il più piccolo.

“Tutto ok.”
Rispose Zack guardandolo negli occhi. Iridi azzurre in iridi azzurre. A Cloud sembrava che potesse leggergli dentro con un solo sguardo, tuttavia in quel momento si sentiva tranquillo, come protetto dalla presenza di Zack.

“E’ un po’ che non ti vedo in giro, sono anche stato alla sala di addestramento dei fanti.”

Cominciò Zack; Cloud guardò verso terra, e a salvarlo momentaneamente da quella situazione venne il barista:
“Allora, cosa prendete?”
Chiese.

“Io una birra piccola.”

Disse Zack, poi notando che l’amico non rispondeva gli si rivolse:

“Tu cosa prendi, Cloud?”

Il più piccolo scosse la testa come a voler spazzar via i pensieri che gliela riempivano:

“Io? Ehm… Per me una cola, grazie.”

Rispose, quindi si decise a rispondere alla frase precedentemente rivoltagli da Zack:

“Sì, ecco… In questi giorni ho preferito allenarmi da solo…”

Rispose, sperando che il tono gli riuscisse abbastanza convinto. Dopo quella frase il più grande non indagò oltre. Gli sembrava che Cloud avesse qualche problema, ma non voleva impicciarsi troppo. Sperò solo che non fosse niente di grave e sviò il discorso su altri argomenti; i suoi occhi color del cielo continuavano però a tradire una certa preoccupazione. Dopo circa un’ora Zack si alzò in piedi:
“Io torno alla Shinra, facciamo la strada insieme?”

Gli chiese. Cloud scosse la testa:
“No ho un attimo da fare, io torno più tardi.”
Rispose. Zack lo guardò ancora una volta:

Spero davvero che non sia successo niente di grave.

Pensò, avviandosi verso la porta.

Quando Zack fu uscito, Cloud rimase lì ancora per qualche minuto, tornando ad ascoltare le conversazioni che sentiva vicino a lui:
“Beh io provo ad andare alla loro sede.”
Stava dicendo uno dei due tizi di prima, si alzò e Cloud decise di seguirlo, in fondo aveva bisogno di soldi e poi Dream era davvero un bel nome per un’organizzazione.

 

 

Ed ecco qua^^ spero vi sia piaciuto anche questo capitolo^__^ come vedete tra un poco si entrerà nel vivo della storia, ora passo a rispondere alla recensione ricevuta^^

 

@Lirith: ma no dai, povero Clouddino mio XD mi serviva che rinunciasse alla Shinra per poter mettere in pratica la mia storia XD Grazie per tutte le recensioni che mi lasci, mi fai sempre tantissimo piacere e sarei contenta se continuassi a seguire la mia storia, spero di averti interessata abbastanza anche in questo capitolo^^ Comunque la mia non sarà una ClaCk, e il rapporto tra Zack e Cloud sarà il solito delle mie fanfiction^o^

 

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Capitolo 3
*** Hai talento ragazzo, hai talento ***


Terzo aggiornamento della ficcy^^ (la storia mi sta prendendo molto e di conseguenza, come potete vedere aggiorno piuttosto velocemente)… Ringrazio HolyAerith per aver inserito questa ficcy tra le preferite e Lilian Edwards per averla inserita tra le seguite^^ E ancora un ringraziamento particolare a Lirith che mi ha recensita^^ Spero vivamente che anche i miei lettori silenziosi prima o poi scrivano due righe, mi aiuterebbe molto a migliorarmi :) detto ciò vi lascio al terzo capitolo, sperando possa piacervi ^______^

 

 

 

Capitolo 3

Hai talento ragazzo, hai talento

 

 

Mentre lo seguiva da lontano, Cloud osservò l’uomo che come lui si stava dirigendo verso la sede dell’organizzazione Dream. Era parecchio più grande di lui, avrebbe potuto avere il doppio dei suoi anni, si aggirava più o meno sulla trentina; ispidi capelli color del rame gli ricadevano a ciocche sul collo sudato, era alto e muscoloso.

Non ho speranza di entrare se ci sarà bisogno di un’elevata forza fisica.

Pensò il ragazzino, continuando a squadrare l’uomo.

Spero proprio che non sia così…

In fondo lui di organizzazioni conosceva solo la Shinra, se tale la si poteva definire; e lì la forza contava eccome. Al bar avevano detto che era davvero difficile entrare a far parte della Dream, Cloud sospirò, sperando potesse funzionare meglio che con la Shinra.

Roteò gli occhi per spostare lo sguardo al cielo, ma sopra la sua testa vide soltanto un gigantesco piatto di metallo. I bassifondi erano opprimenti per quel motivo; già il cielo di Midgar era grigio come l’asfalto, ma quel piatto era anche peggio. Nella mente tornò indietro con gli anni a quando era ancora un bambino. Sopra Nibelheim, la città della sua infanzia, il cielo era di un azzurro limpido, come fosse anch’esso impregnato di Mako.

Scosse la testa con lentezza, scrollandone via i pensieri legati al passato. Ultimamente gli sembrava di pensare a Nibelheim fin troppo spesso, e non ne capiva il motivo. Era scappato da quel piccolo paesino dove ognuno conosce ciascun abitante per nome e dove ogni piccola notizia vola da una bocca all’altra nel giro di una sola giornata. Era arrivato a Midgar poco più che bambino e aveva scoperto la città, caotica e grigia ma molto meno pettegola.

Il giovane non ebbe però il tempo di rimuginare ancora molto a lungo su quei pensieri. Notò a malapena che l’uomo stava svoltando in un piccolo viottolo scuro. Lo seguì senza fermarsi a pensare e vide che egli stava accelerando l’andatura.

Cloud cominciò a correre per stargli dietro, mentre il suo sguardo saettava smarrito da una parte all’altra del vicolo. Non si era immaginato un posto di quel genere per un’associazione che pagava un mucchio di soldi ai suoi dipendenti. Le pareti del viottolo erano incrostate e sporche e non avevano un aspetto per nulla rassicurante.

Il ragazzino tirò un sospiro di sollievo quando la vide. Una specie di villa che interrompeva la strada. La casa era ampia di un color crema pallido con le tegole rosse di mattone, fuori vi era un piccolo cortile in mattonelle, dalla forma tondeggiante al cui centro zampillava una piccola fontana i cui spruzzi d’acqua avevano creato un tenue arcobaleno intorno alla stessa.

E’ bellissima!

Pensò Cloud, guardando a bocca spalancata quel posto. Ripensò alla Shinra ed alla sua struttura imponente e metallica che non riusciva ad arrivare a quel semplice fascino. Guardò verso terra: decorazioni astratte formate da linee curve serpeggiavano sulle mattonelle posizionate in modo da formare grandi cerchi che si rimpicciolivano man mano che si avvicinavano al centro, cingendo infine in un abbraccio la fontana. Rimase a guardarle estasiato ancora per qualche secondo quindi notò che l’uomo che lo precedeva era già entrato. Si avviò alla porta: un’imponente rettangolo di legno massiccio coi cardini in ottone, come i due grossi anelli che facevano da maniglie; sopra di esse troneggiava un’imponente D intagliata nel legno a caratteri gotici. Vicino alla porta vi era un campanello anch’esso in ottone e una tavoletta di metallo aureo con incisa a lettere svolazzanti la parola Dream.

Cloud restò imbambolato ancora qualche minuto prima di pigiare con l’indice il campanello. Attese davanti al citofono per qualche secondo:

“Chi è?”
Chiese la voce. Era una voce maschile dal timbro adulto e cortese.

“Ehm…”

Il ragazzino tentennò, diede un debole colpetto di tosse per aggiustarsi la voce e rispose:
“Mi chiamo Cloud Strife, volevo provare ad entrare nell’organizzazione.”

“Prego entri. Le mando qualcuno ad aprirle la porta.”

Rispose la voce. Cloud udì un suono veloce e ritmico. Qualcuno stava scendendo le scale di corsa. Ad aprirgli venne una ragazzina, aveva lunghi capelli biondo cenere i cui due ciuffi laterali erano legati in fini treccine intrecciate tra loro dietro la testa; aveva gli occhi chiari color verde acqua e vestiva con un abito lungo e bianco, finemente ricamato sui lati. Era davvero bella. Il giovane rimase imbambolato per qualche secondo:
“Avanti, entra.”
Gli disse lei e Cloud la seguì sulla lunga scala a chiocciola fino al piano superiore.

 

Dalla porta più vicina il ragazzino vide uscire l’uomo che aveva seguito per raggiungere quel luogo. Stava imprecando sottovoce. A quanto pareva non l’avevano ammesso all’organizzazione. Cloud deglutì prima di bussare alla porta.

“Avanti.”

Disse la voce dell’uomo. Poi si rivolse alla ragazzina:
“Shyla, per piacere, porta due caffè; uno per me e uno per il signorino.”

La giovane assentì e sparì nel corridoio. Cloud entrò nella stanza. Era una stanza grande arredata in maniera essenziale ma raffinata.

“Sono qui perché vorrei provare ad entrare nell’organizzazione… Ho bisogno di soldi e sono pronto a guadagnarmeli.”
Disse con un leggero imbarazzo nella voce. L’uomo sorrise; aveva i capelli brizzolati di media lunghezza e gli occhi verde smeraldo.

“Sì, certo; non si preoccupi alle prove passiamo dopo, intanto mi dica qualcosa di lei.”

Cloud si sedette dinnanzi alla scrivania a cui era seduto l’uomo e cominciò a intrecciarsi nervosamente le dita delle mani. Non amava parlare di sé a Zack, figuriamoci ad uno sconosciuto. Cercò di tenersi sul vago:
“Mi chiamo Cloud Strife, ho quattordici anni e vengo da Nibelheim.”

L’uomo lo guardò e Cloud abbassò lo sguardo.

“E’ una bella cittadina Nibelheim, ci sono stato un tempo in vacanza. Un posto tranquillo, come mai hai deciso di trasferirti nella caotica Midgar? Così piccolo per giunta…”

L’uomo probabilmente stava cercando di metterlo a proprio agio, ma Cloud odiava le domande personali e poi temeva che l’uomo lo giudicasse troppo giovane per entrare a far parte dell’organizzazione:
“E’ un problema la mia giovane età?”

Chiese, evitando di rispondere alle domande poste dall’uomo. Egli rise con una risata cristallina:
“No, certo che no… Se ti dimostrerai in grado di far parte della Dream la tua età non avrà importanza, a noi interessano le tue capacità.”

Allora posso anche andarmene.

Pensò Cloud con una punta di amarezza, l’unico che gli aveva mai detto che aveva grandi potenzialità era Zack. Tuttavia tacque, evitando ancora una volta di rispondere.

L’uomo gli sorrise con cordialità e nel mentre la ragazzina che rispondeva al nome di Shyla entrò appoggiando loro il caffè sul tavolo.

“Grazie, bambina mia.”

Disse l’uomo prendendone un sorso. Shyla intanto uscì silenziosamente dalla stanza.

“E’ sua figlia?”

Chiese Cloud, guardandola allontanarsi.

“Sì… Carina non è vero?”
Il giovane si sentì avvampare e tornò a guardare verso il basso. L’uomo rise di nuovo apertamente, quindi gli sorrise bonario:
“Non le piace molto parlare di sè stesso e non ama le domande, non è vero?”
Cloud annuì in silenzio e bevve il suo caffè. Il sapore non gli piaceva, era amaro e fin troppo caldo ma non disse nulla.

L’uomo parlò di nuovo:
“E allora non si preoccupi, cercavo solo di metterla a suo agio. Le spiego subito in cosa consentirà il lavoro: stiamo cercando delle guardie del corpo, gente veloce di gambe e di mano; le prove a cui la sottoporremo saranno di corsa e di spada, vuole tentare?”
Cloud annuì. Tentare in fondo non costava nulla. Un inserviente lo accompagnò sul retro della cosa dove vi era un’enorme spazio rettangolare, anch’esso ricoperto con le medesime mattonelle che aveva visto all’entrata.

 

Quando finì le prove era stanco e sudato. Aveva corso ed aveva scattato; aveva affondato ed aveva parato. Dopo l’avevano fatto rientrare, si era seduto su una poltrona dai ricami vagamente floreali e aveva aspettato come gli era stato detto di fare.

“Cloud Strife, prego entri.”

Disse la voce dell’uomo con cui aveva parlato prima. Il ragazzino si alzò dalla poltrona, aprì la porta della stanza in cui era stato che aveva l’aspetto di essere l’ufficio e si era seduto nuovamente alla scrivania. Teneva gli occhi bassi perché immaginava la risposa che gli avrebbero dato. Anche alla Shinra aveva fatto allenamenti di quel genere e non aveva mai passato l’esame. L’uomo aprì la bocca per parlare e Cloud si preparò ad alzarsi ma le parole pronunciate da egli erano ben diverse da quelle che il giovane si aspettava:
“Hai talento ragazzo, hai talento.”

A quelle parole il ragazzino sentì un sorriso affiorargli sulle labbra. Era bello sentirsi dire quelle parole, ma per essere sicuro preferì chiedere conferma:
“Davvero?”

Chiese, e si accorse che la sua voce era euforica; preoccupato si tappò la bocca con una mano. L’uomo invece sorrise di nuovo:
“Sì e sarei molto onorato se lei volesse entrare a far parte dell’organizzazione Dream.”

Il sorriso sul volto del giovane si allargò.

“Molto volentieri!”

Rispose stringendo la mano che l’uomo gli porgeva.

“Bene si presenti qui domani alle dieci di sera; mi raccomando, sia puntuale.”

Gli disse il suo datore di lavoro:
“Sissignore, lo sarò!”
Rispose Cloud tutto d’un fiato, si congedò da colui che era diventato il suo capo e richiuse la porta dietro di sé. Scese di corsa le scale a chiocciola e percorse ancora correndo tutto il vicolo e ancora su fino al Settore 1 di Midgar e poi ancora avanti verso la pensione. Si fermò solo quando la raggiunse, ansimando e col sorriso ancora sul volto.

Ho del talento.

Pensò, e quelle parole lo riempirono d’orgoglio.

 

 

 

Uff… Ho faticato davvero parecchio per scrivere questo capitolo, ma mi sembra che sia uscito piuttosto bene (poi ovviamente mi rifaccio ai vostri pareri^^)… Come vedete la storia sta pian piano entrando nel vivo, fatemi sapere che ve ne pare ^______^  Ora passo a rispondere alla recensione di Lirith e poi vi lascio in pace (beh fino al prossimo capitolo si intende XD).

 

@Lirith: sono davvero contenta che mi seguirai *.* grazie mille *.* Sono contenta che la storia continui ad interessarti e spero di averti incuriosita ancora di più con questo chappy^^ Per quanto riguarda Zack si è ben accorto che c’è qualcosa che non va, ma per adesso non vuole impicciarsi troppo negli affari dell’amico… Più avanti… Beh lasciamo perdere, devo stare zitta, leggerai ^_^

 

 

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Capitolo 4
*** Sogno o incubo? ***


Eccomi tornata ad aggiornare la fanfiction e scusatemi se vi ho fatti aspettare più del solito. Ringrazio tutti coloro che mi hanno aggiunta ai preferiti (siete tantissimi, davvero grazie mille :D) e soprattutto tutti coloro che mi hanno recensita: non sapete quanto piacere mi hanno fatto i vostri commenti ^_____^

Adesso mi deciderò finalmente a far entrare nel vivo la storia, sperando che possa piacervi ^______^

 

 

 

Capitolo 4

Sogno o incubo?

 

Quando Cloud si alzò, la mattina seguente, sentiva il suo corpo pieno di energia. Si alzò in piedi di scatto, saltando giù dal letto. Lanciò una rapida occhiata all’ora segnata sul suo cellulare: sette e tre quarti del mattino. Era tanto tempo che non si alzava così presto, eppure si sentiva bene.

Si diresse in bagno per farsi la doccia e mettersi addosso i vestiti puliti e si soffermò un secondo a guardare il volto che gli sorrideva allo specchio. Evidentemente neanche la notte glielo aveva cancellato. Inspirò e pensò di nuovo alle parole che gli erano state rivolte dal suo datore di lavoro e il sorriso gli si allargò sul volto. Quelle parole erano per lui più inebrianti di un’intera bottiglia di vino scolata in un sorso solo.

Aveva del talento. Così gli era stato detto. Lui non aveva mai pensato una cosa del genere, eppure prima di dirglielo l’avevano sottoposto a delle prove e, nemmeno l’uomo muscoloso che lui aveva seguito, era riuscito a passarle.

Restò a pensarci mentre sentiva le fresche gocce d’acqua scendere dalla doccia bagnandogli corpo, viso e capelli; togliendogli di dosso il sudore del giorno prima. Restò sotto l’acqua più del solito, godendosi la piacevole sensazione di freschezza, poi chiuse piano il rubinetto, fino a che dalla doccia non tintinnarono che poche gocce ad intervalli irregolari. Uscì passandosi uno degli asciugamani bianchi messi a disposizione dagli albergatori sui capelli biondi. Dopo una veloce passata ai capelli si asciugò anche il corpo, prese il ricambio e se lo mise indosso.

Aprì la porta della sua camera e scese le scale saltando due gradini alla volta. Quando arrivò davanti al bar si sedette ad un tavolino e controllò il listino dei prezzi.

A servirlo arrivò la ragazza che gli aveva parlato dell’organizzazione; ella gli sorrise e Cloud sentì le sue guancie prendere colore, abbassò il volto verso la lista e ordinò sbrigativamente la sua colazione:
“Ehm… Prendo un succo d’arancia e uno yogurt, grazie.”
La giovane sparì nella cucina e ricomparve poco dopo con un vassoio su cui vi era ciò che il ragazzino aveva ordinato:
“A te.”

Gli disse, appoggiandoglielo sul tavolo. Cloud ringraziò a bassa voce. La ragazza lo guardò con dolcezza e gli si rivolse:
“Allora… Hai trovato un lavoro?”
Gli chiese. Cloud ci mise qualche secondo a capire che stava parlando con lui, non era abituato al fatto che le persone si ricordassero chi era; in fondo alla Shinra non era mai avvenuto. O meglio, quasi mai.

“Eh? Ah sì.”
Rispose il biondino.

“Bene… E dove lavori?”

Gli chiese la ragazza. Cloud rispose evitando di guardarla negli occhi:
“Alla Dream.”

Si accorse che nella sua voce vi era una punta di orgoglio. La giovane gli parlò di nuovo:

“E… Com’è? Che lavoro fai lì?”

“Veramente comincio stasera…”
Biascicò il ragazzino, nella sua voce incerta si notava ancora la sua totale incapacità nell’aprirsi alle persone.

“Comunque mi hanno detto che dovrò fare la guardia del corpo…”
Si zittì di colpo, notando che la ragazza aveva abbozzato un sorriso e guardò verso il basso. Probabilmente non ci credeva, in fondo lui non aveva l’aspetto di una guardia del corpo: piccolo di età e di statura e coi muscoli che avevano da poco cominciato a svilupparsi.

La ragazza dovette notare il suo disagio, almeno a giudicare dalle parole che gli rivolse:
“Scusa… Non stavo ridendo di te, anzi sono felice che hai trovato un lavoro.”

Cloud alzò gli occhi dal suo succo d’arancia alla ragazza e le sorrise timidamente. Quindi le domandò di getto:
“Posso chiederti come ti chiami?”

Subito dopo aver pronunciato la frase guardò da un altro lato, fingendo di interessarsi al quadro astratto attaccato alla parete sinistra del bar.

“Certo, mi chiamo Arìl.”
Rispose la giovane:
“E tu invece, come ti chiami?”
Aggiunse poco dopo:
“Cloud.”

Mormorò il ragazzino, sfilò di tasca il portafogli e pagò velocemente lasciando una leggera mancia alla ragazza, quindi si alzò e decise di andare a fare un giro.

 

Non seppe per quanto tempo restò fuori a guardare quella città in cui viveva ormai da tempo e nella quale non aveva mai avuto il tempo di girare, troppo preso dai suoi allenamenti che si erano rivelati inutili per la Shinra ma probabilmente determinanti per entrare a far parte della Dream.

Quando tornò alla pensione era quasi arrivata la sera e il ragazzino sentiva il suo cuore battere più velocemente del normale.

Il tempo che passò in camera prima che arrivassero le nove e mezza di sera fu pieno di agitazione e ogni volta che guardava l’ora scopriva che non erano passati più di due minuti dall’ultima volta che l’aveva fatto.

Poi, quando aveva ormai perso la speranza che arrivasse l’ora che stava aspettando, essa arrivò. Lui scese nuovamente le scale, attraversò il Settore 1 fino a giungere ai bassifondi, imboccò la strada che portava al Sevent Heven e da lì proseguì fino al viottolo. Deglutì guardandosi intorno in quell’ambiente raccapricciante e quando vide la villa la raggiunse di corsa. Superò il cortile con la fontana ed arrivò all’ingresso, premette il campanello d’ottone e aspettò.

“Chi è?”
Chiese la voce del suo capo.

“Cloud Strife.”
Rispose lui.

“Benvenuto, le mando Shyla ad aprirle.”

Disse la voce col suo tono pacato.

La ragazzina venne nuovamente ad aprirgli la porta ed in silenzio lo accompagnò al piano superiore. Cloud entrò nella solita stanza e chiuse la porta dietro di sé.

“Eccola, la stavo aspettando.”
Disse l’uomo, sorridendo con gentilezza.

“Sono pronto per il mio incarico.”
Disse Cloud, per tutta risposta.

“Sì certo, lei dovrà fare da guardia del corpo a quest’uomo.”

Rispose il suo datore di lavoro.

“Questo… Questo ragazzino sarebbe la mia guardia del corpo?”
Si intromise un uomo, un tizio con lunghi capelli biondi legati in una coda e le iridi blu mare i cui lineamenti dolci erano deformati dalle parole che stava gridando. Quell’uomo Cloud non l’aveva neanche notato quando era entrato nella stanza, ad ogni modo abbassò il capo quando disse quelle parole.

“Suvvia, Silver…”
Disse il datore di lavoro, con calma. Si avvicinò quindi all’orecchio dell’uomo per bisbigliarvi qualcosa, infine aggiunse ad alta voce:
“E poi il ragazzo è dotato.”

Cloud sentì un nuovo sorriso affiorargli sulle labbra. Far parte della Dream era un sogno. Beh, in fondo lo diceva anche il nome.

 

Quando uscirono dalla stanza Silver gli fece cenno di seguirlo. Scese la scala a chiocciola con un’andatura tranquilla, rilassata ed elegante che Cloud cercò di imitare con scarsi risultati.

Vabbeh, non importa.

Pensò.

Io sono dotato!

Aggiunse fra sé e sé poco dopo, e la frase gli piacque.

Quando furono arrivati al piano terra ed ebbero oltrepassato il piazzale con la fontana, l’uomo gli si rivolse.

“Dovrai fare tutto quello che ti dico io, intesi?”

La sua voce dura e secca mal si abbinava col suo portamento aggraziato. Ad ogni modo il più piccolo non aveva nessuna intenzione di contraddirlo:

“Intesi.”
Rispose, spiccio.

Camminarono in silenzio lungo il viottolo e poi verso una piazza dei bassifondi. Cloud pensò che quella piazza non aveva assolutamente nulla da spartire col favoloso piazzale antistante la villa della Dream. Non vi erano in terra raffinate mattonelle, ma semplici cubetti in porfido in cui vi era qua e là qualche buco. La grossa fontana presente al centro della piazza non irrogava acqua, neanche se era primavera inoltrata, e il tubo in acciaio era ormai fatto quasi solo di ruggine. Ovunque, in terra, vi erano lattine, mozziconi di sigarette e siringhe. Cloud deglutì e sperò di andarsene subito da quel luogo.

E invece si fermarono lì, a un lato della piazza. Un po’ in fondo, dove le ombre della notte erano ancora più scure e parevano allungarsi a dismisura. L’uomo stese a terra un panno dai ricami floreali e vi appoggiò alcune pasticche e delle siringhe. Il ragazzino sentì un brivido attraversargli la schiena:
Droga.

Pensò, e non riuscì a pensare ad altro.

Restò allibito davanti alla scena, era possibile che la Dream si occupasse di quello? Non poteva crederci ma non vedeva altre possibili risposte. Un brivido gelido gli corse lungo la schiena.

Ma se il tempo passato a veder vendere davanti ai suoi occhi cocaina, eroina ed un’enorme quantitativo di droghe che non conosceva fu spiacevole, quello che lo vide costretto a lavorare fu pure peggio.

Persone con lo sguardo vuoto cercavano di prendersi la droga senza pagare, attaccavano Silver. E, a quel punto, lui era costretto a svolgere il suo lavoro: balzare fuori dall’ombra in cui era nascosto e tranciare il ventre dei pover’uomini con un taglio netto di spada.

Cloud vide il sangue zampillare e la spada luccicare di rosso, ma non del sangue rosso di un mostro, ma di quello di un uomo. Un conato di vomito gli risalì dallo stomaco in gola, e quel che era rimasto del suo pasto si mischiò al sangue dell’uomo riverso a terra.

Dopo un tempo che a Cloud parve infinito finalmente Silver ripiegò il panno, mise in una borsa la roba e la coprì con lo stesso, quindi gli fece cenno di avvicinarsi. Le gambe di Cloud stavano tremando vistosamente, ma si mosse comunque in direzione dell’uomo, egli gli posò una mano sulla spalla destra e sorrise mostrando una lunga fila di denti bianchi come l’avorio.

“Hai lavorato bene ragazzo, mi sei piaciuto.”
Disse, e quel tocco e quelle parole fecero raggelare il sangue del più piccolo. Si allontanò in direzione contraria rispetto a Silver, anche se in quel modo doveva fare molta più strada per tornare alla pensione.

Quando fu finalmente arrivato salì di corsa e si chiuse la porta alle spalle, facendo due giri di chiave. Sospirò e si buttò sul letto. Quella notte che stava già diventando mattina, non lo accolse, come succedeva di solito, col sonno, e Cloud restò a letto con gli occhi fissi a guardare il soffitto e il cuore che esplodeva per la paura e il dolore.

Non dovevano chiamarla Dream, ma Nightmare quella maledetta organizzazione.

Pensò, senza accorgersi che lacrime di paura e sconforto gli stavano rigando il viso.

 

 

 

Anche questo capitolo è stata una bella fatica… Mi è pure uscito un pochino più lungo dei precedenti. E così adesso Cloud ha scoperto la Dream, o meglio ha scoperto una parte di essa… Adesso cosa succederà? Spero di avervi interessati e spero vi sia piaciuto il capitolo… Passo ora a rispondere alle vostre fantastiche recensioni! :D

 

@HolyAerith: grazie mille per i complimenti ^////^ la tua recensione mi ha fatto davvero piacere ^__^ spero che ti sia piaciuto anche questo chappy^^

 

@Erenwen: amica miaaaaaaaa!!!!! Non vedevo l’ora che venissi a recensirmi, grazieeeeeee!! ^_______^ Ma, come ti ho già detto per MP, con tutti questi complimenti rischio di montarmi la testa XD Come vedi ho fatto ricomparire la barista (anch’io la adoro senza sapere il perché *.*), contenta? E adesso comincia ad evolversi la situazione e i personaggi continueranno ad avere una certa importanza. Intanto hai conosciuto anche Silver, altro personaggio di mia invenzione… Fammi sapere che te ne pare della caratterizzazione del nuovo personaggio e della storia in sé… E, ancora grazie per la recensione *///////*

 

@squarciecicatrici: già era felice… Poverino adesso non più ç.ç (vabbeh tranquillo Cloud, vieni qui che ti consolo io *.* XD)… Come vedi adesso sto’ entrando nel vivo della storia… Fammi sapere che te ne pare^^

 

@Lilian Edwards: grazie ^_________^ mi ha fatto piacere la tua recensione e sono contenta che continuerai a seguirmi, spero ti sia piaciuto anche questo capitolo^^

 

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Capitolo 5
*** Preoccupazione ***


Ciao a tutti^^ Eccomi tornata ad aggiornare la storia… Sono davvero contentissima che abbia tutto questo successo, non me lo aspettavo proprio *.* Tutti voi, miei cari lettori, siete fantastici: recensioni, preferiti, seguiti o anche semplici letture… Il piacere che mi da il vedere ciò è immenso, grazie mille *_______*

Comunque, passando al capitolo; questa volta non sarà Cloud il protagonista del chappy… Anche perché c’è bisogno di lasciare un posticino nella storia anche al SOLDIER più dolce che sia mai esistito… ‘Siore e ‘siori, ecco a voi Zack! Primo capitolo della storia dedicato a lui. (Per i fan di Zack: non temete, ce ne saranno altri; per i fan di Cloud: non preoccupatevi presto torneranno i capitoli incentrati principalmente su di lui.)

Sperando vi piaccia ecco dunque a voi il nuovo capitolo^^

 

 

 

Capitolo 5

Preoccupazione

 

 

Piena notte. Tre e mezza per la precisione. L’orario l’aveva controllato sulla sveglia sul suo comodino appena si era alzato, madido di sudore, dal letto.

Un altro incubo…

Aveva pensato Zack, poggiandosi una mano sul petto e ascoltando il suo cuore battere a velocità irregolare. Gli capitava spesso negli ultimi tempi, fin troppo spesso. Sarà stata almeno la terza notte che si alzava dal letto prima ancora che spuntasse l’alba con il sudore che gli imperlava la fronte per incubi che non riusciva mai a ricordare. Scosse la testa e cercò a tentoni l’interruttore della luce che teneva sul comodino. Quando lo trovò lo premette, lasciando che la luce permeasse la stanza. Restò ancora qualche secondo seduto sul letto, aspettando che il suo respiro tornasse ad essere regolare, quindi si alzò e decise di allenarsi un po’. Tanto non sarebbe riuscito a riaddormentarsi molto in fretta; ormai l’aveva capito.

Si piazzò al centro della stanza e distese gambe e braccia, tenendo le mani e le punte dei piedi ben puntate a terra, quindi cominciò ad eseguire qualche piegamento.

L’indomani Angeal l’avrebbe rimproverato di nuovo. Lui sarebbe arrivato già stanco agli addestramenti e non avrebbe brillato come invece, sosteneva, lui era solito fare. E poi la storia la sapeva già, si ripeteva da giorni ormai: Angeal che corrugava le sopracciglia, gli passava la spada e gli diceva che se proprio voleva dormire poteva anche farlo a letto invece che nella sala di addestramento.

Sospirò e si lasciò cadere sul pavimento guardando il soffitto. Controllò il suo cellulare e rilesse il messaggio che gli aveva mandato Cloud qualche sera prima:
Ciao Zack, scusa se ti disturbo a quest’ora, ho appena fatto uno strano sogno; o forse sarebbe meglio dire uno strano incubo e sono un po’ spaventato.

Il messaggio cominciava così e poi arrivava a raccontare il sogno; e le parole ordinate sul display stonavano con ciò che vi era scritto:

Ho sognato di lavorare per una società strana, diversa dalla Shinra, e non ricordo per quale motivo avevo cominciato a lavorarci; ricordo solo che hanno fatto di me una guardia del corpo, è assurdo lo so, ma nel sogno lo ero. E ricordo che poi ho dovuto ammazzare un uomo… Tu hai mai dovuto farlo Zack? Cosa si prova ad uccidere qualcuno?

Il ragazzo restò a guardare il messaggio finché il display non tornò nero, poi scosse la testa. Non aveva risposto alle ultime domande quella sera. Vi pensò solo in quel momento: lui sapeva cosa voleva dire uccidere, faceva il soldato in fondo. Sapeva bene quante notti insonni si passavano sentendo i gridi di coloro che si aveva ammazzato, immaginando coloro che volevano bene a quelle persone maledirlo. Conosceva il nodo che stringeva lo stomaco al solo ricordo. Però aveva preferito non scrivere niente di tutto ciò; rilesse ciò che gli aveva risposto:

Se è solo un incubo stai tranquillo, per quanto può essere terribile rimane soltanto un brutto sogno… Dormi e non pensarci troppo… Se vuoi parlarne un po’ fammi sapere, io ti ascolto. Buonanotte, un abbraccio.

E quando gliel’aveva inviato aveva deciso di non pensarci troppo neanche lui. Eppure non riusciva a farlo. Guardava il messaggio di Cloud più volte al giorno e continuava a temere che, nascosta dietro un’infantile paura come un brutto sogno, vi fosse una seria richiesta di aiuto.

Si passò le braccia dietro la nuca, di modo da rendere un po’ meno scomodo il pavimento. I suoi occhi azzurri fissarono vuoti il soffitto e lui tornò con la mente all’ultima volta che aveva visto il suo amico. Era stato al Sevent Heven non tanto tempo prima di quel messaggio… Ricordava di averlo visto taciturno e restio a parlare. Non che ciò non fosse normale ma spesso Cloud tendeva a chiudersi ancora di più quando aveva dei problemi. In questo i due si somigliavano, e probabilmente era una delle poche cose in cui erano simili, nessuno di loro amava parlare dei suoi guai e preferiva tenersi tutto dentro: Zack lo faceva per timore di preoccupare gli altri e Cloud per paura di disturbare, ma avevano entrambi quel difetto. Inizialmente Zack aveva pensato che fosse per il semplice motivo che Cloud aveva lasciato la Shinra. Ormai lui non ricordava quante volte gli aveva detto di non mollare, che aveva grandi potenzialità e che doveva solo dare agli altri il tempo giusto per vederle, e a sé stesso quello di comprenderle. Aveva pensato che fosse solo per il fatto di non dirgli quel che lui aveva facilmente intuito, che era più chiuso del solito. E invece quella mail, o messaggio che lo volesse chiamare, l’aveva scombussolato. Non voleva dar nulla per scontato ma temeva che Cloud fosse in seri guai.

Sospirò alzandosi a sedere e tornò a sdraiarsi sul letto, decise che l’indomani gli avrebbe mandato un messaggio e gli avrebbe chiesto di vedersi al Sevent Heven e che lì gli avrebbe parlato con calma. Pensò che era proprio una buona idea, beh in fondo l’aveva avuta lui; spense la luce sul comodino e si addormentò.

Passò una notte travagliata tra sonno e veglia e ben presto arrivò l’orario stabilito da Angeal per l’addestramento. Andò in bagno e si sciacquò la faccia con l’acqua fredda, quindi prese la sua spada con un sonoro sbadiglio e si avviò verso la sala di addestramento.

 

Quando Zack arrivò notò un ragazzo più grande di lui, dai capelli neri che gli arrivavano fino alle spalle e le sopracciglia nere e folte aggrottate sui suoi due occhi azzurri come l’oceano che sovrastavano un naso perfetto e un volto un po’ rude con un leggero pizzetto sul mento. La divisa da 1° Classe SOLDIER che aveva indosso e a cui il ragazzo più giovane ambiva fortemente, gli fasciava un corpo maturo e muscoloso.

Il giovane 2° Classe abbozzò un sorriso imbarazzato:
“La coperta mi aveva intrappolato.”
Disse con aria scherzosa all’espressione corrucciata del più grande, che a quelle parole alzò lo sguardo al cielo.

“Cerca di scusarti invece che di fare battute quando arrivi in ritardo.”

Gli rispose quindi, cercando di non sorridere.

“Avanti, preparati che cominciamo!”

Disse quindi andando a prendere gli occhiali per la simulazione ed una spada da usare al posto della gigantesca Buster Sword che teneva sulla schiena. Zack approfittò di quel momento per stropicciarsi gli occhi e concedersi un secondo sbadiglio.

Angeal tornò poco dopo con tutto l’occorrente e gli tirò gli occhiali. Di solito Zack gli avrebbe presi al volo, vantandosi anche dei suoi riflessi, ma quella volta gli caddero a terra.

“Hai dormito stanotte?”

Gli chiese Angeal chinandosi a raccoglierli e posandoglieli in mano, la sua voce era tra l’alterato e il preoccupato:
“Non più di tanto ad essere sincero, sai com’è… Sono un uomo molto impegnato io.”

Angeal lo fulminò con lo sguardo e lui abbozzò un sorrisino, il suo maestro scosse la testa e sospirò. Il suo sguardo era più sollevato. Zack sorrise, non voleva certo preoccuparlo.

“Bene allora dato che sei un uomo molto impegnato fammi vedere di cosa sei capace quando ti impegni.”
Gli disse, secco. Zack si infilò gli occhiali e vide il paesaggio cambiare: non vi era più la spoglia camera destinata agli addestrandi e ai loro maestri, ma un lungo pontile che dava su un fiume, e intorno a lui, ai due lati del ponte, fitte schiere di soldati di Wutai.

Zack si lanciò contro alcuni soldati, e combatté, fino a che il ponte non cadde trascinandolo con sé. Chiuse gli occhi e quando li riaprì gli parve di intravvedere un’ala bianca. Li richiuse e, seppur temendo il peggio li riaprì piano. Si ritrovava tra le braccia di Angeal nella stanza di addestramento. Il suo mentore lo poggiò a terra.

“Cavolo, che fortuna! Temevo di essere morto sai, mi era quasi sembrato di vedere l’ala bianca di un angelo!”
Esclamò Zack ridendo quando poggiò i piedi a terra. Notò lo sguardo del suo mentore incupirsi e i suoi occhi ridursi a due fessure.

“Và a dormire!”

Gli disse risoluto:

“In questo stato non saresti neppure capace di battere un fante.”
Aggiunse, dandogli le spalle e lasciando la sala di addestramento. Zack vide la porta scorrevole chiudersi e si alzò in piedi:
Ma che gli è preso?!

Pensò, scombussolato, avviandosi verso la porta per seguirlo. Quando uscì però, Angeal se ne era già andato. Gridò una parolaccia ad alta voce:
Ci mancava solo che litigassi con Angeal… Che gli avrò fatto poi?

Pensò mentre tornava alla sua stanza.

 

Quando fu in camera sua ebbe tutto il tempo di ripensare all’accaduto e gli venne in mente che, probabilmente, il suo maestro si era tanto arrabbiato perché erano giorni che lui non si allenava decentemente. Sospirò e abbandonò l’idea di concedersi un riposino. Si alzò e cominciò numerose serie di flessioni e piegamenti.

Continuò il suo solitario allenamento fino a tarda sera. Erano le nove e quarantacinque quando si decise a smettere ed avviarsi dal suo mentore. Raggiunse le stanze dei 1° Classe SOLDIER e arrivò fino a quella dove il nome vicino ala porta era “Hewley Angeal”. Bussò un paio di volte fino a che il più grande non venne ad aprirgli.

Egli guardò Zack: il suo allievo, il suo cucciolo; col respiro ansante e il corpo sudato, provato da intensi allenamenti. Sorrise con tenerezza, facendolo entrare. Pensò che il più piccolo doveva aver preso proprio male la sua reazione. Gli dispiacque, ma non voleva rivelare a Zack la sua vera natura: quella di esperimento genetico, abominio creato dalle mani della Shinra stessa.

“Perdonato?”

Chiese Zack abbozzando un sorriso. Angeal scoppiò a ridere, gli scompigliò i ribelli capelli nero pece e gli si rivolse:
“Ampiamente perdonato.”
Rispose. Poi il suo volto tornò serio:
“E adesso vai a dormire che sennò domani mi combini qualche cavolata come quella di oggi.”

Gli disse quindi.

Zack esitò davanti alla porta:
“Angeal…”

Chiamò mestamente. Il 1° Classe si voltò a guardarlo:
“Cosa c’è?”
Chiese.

“Ultimamente ho avuto numerosi incubi che non mi lasciano dormire.”

Si decise a dirgli infine Zack. Angeal lo guardò, preoccupato:

“Ti preoccupa qualcosa in particolare?”
Gli chiese. Zack scosse la testa e si sforzò di sorridere di nuovo:
“No, no… Niente di che, sarà solo l’ansia mista all’eccitazione per il fatto che Lazard mi controlla per vedere se farmi diventare un 1° Classe SOLDIER.”

Il più grande prese un sacco a pelo color verde militare e lo stese a terra vicino al suo letto. Quindi fece cenno a Zack di sdraiarsi.

Il ragazzo accettò silenziosamente l’invito e chiuse gli occhi. Forse era infantile, ma la presenza del suo maestro riusciva a trasmettergli tranquillità.
Prima di addormentarsi prese il cellulare e scrisse un messaggio a Cloud:
Domani alle tre e mezza al Sevent Heven.

Scrisse. Un’affermazione e non una domanda, e gli sembrò che andasse bene.

“Grazie Angeal.”
Mormorò appena, prima di spegnere la luce ed addormentarsi.

 

 

 

 

Ed è finito anche questo capitolo. Spero che Zack mi sia uscito bene (ma quanto è tenero Zack preoccupato per Cloud? *.* E anche Angeal con il suo allievo è tenerissimo *.*), fatemi sapere che ve ne pare mi raccomando.

A proposito di Angeal, so che non dovrebbe più essere il mentore di Zack a questo punto della storia, ma un po’ mi servirà più avanti, un po’ adoro il rapporto padre-figlio/amico più grande-amichetto più piccolo che si crea tra maestro e allievo XD

Ma adesso basta parlare di ciò, filo a rispondere alle vostre fantastiche recensioni *.* :

 

 

@Kairih: davvero scrivo così bene? ^/////^ Grazie^^ Spero tu abbia apprezzato anche Zack^^ … Ah, pure a me dispiace per Cloud, è anche il mio personaggio preferito, ma le fanfiction mi vengono solo in tragico ^^” Inoltre scusami se ancora non ti ho recensito il nuovo capitolo T__T , domani filo a recensirtelo promesso ^_______^

 

@Lirith: loooooooooooool la parte della tua recensione su “E’ un ragazzo dotato” mi ha fatta morire dalle risate… Per il resto eh sì, l’hanno preso ma non è che adesso il poverino sia molto felice del suo lavoro XD (scusa se ti maltratto Cloud ç.ç XD) Per il resto fammi sapere se ti è piaciuto anche questo capitolo che, lo so, frena un po’ la storia, ma a me è piaciuto molto da scrivere XD

 

@HolyAerith: ho preferito lasciarti curiosa ancora per qualche capitolo XD (non mi odiare per questo ti prego XD) e per quanto riguarda Cloud effettivamente il colpo deve aver fatto male alla sua autostima ç.ç Grazie per i complimenti ^///^ Prima o poi mi monto davvero la testa di questo passo XD

@Mix: Tuuuuu!!!! Sono davvero contenta che proprio tu sia venuta a recensirmi… Come ti ho già scritto nei commenti alle tue one-shot, ho adorato le tue fanfiction e sono davvero onorata che anche a te piaccia la mia *.* In fatto di personaggi preferiti abbiamo quasi gli stessi gusti (con la sola differenza che io preferisco particolarmente Cloud e mi sembra che tu prediliga Zack XD). Il loro rapporto poi lo vediamo circa nello stesso modo *.* E pensi davvero che i miei personaggi siano IC? */////* Sarebbe fantastico *.* Per quanto riguarda il futuro della ficcy mi sono ripromessa di non spoilerare niente quindi mi mordo la lingua per non rispondere alle tue frasi finali XD

 

@Lilian Edwards: Bravissima? ^///////^ Grazie mille! ^//^ Comunque no, la droga non è tutto… Diciamo che è il minimo… Curiosa?

 

@Erenwen: aspettavo giusto te per completare il nuovo chappy ^______^ Anche questa volta grazie mille per la recensione, meritati o non meritati con tutti questi complimenti ho la testa più montata della panna sul gelato XD
Sono contenta che ti piaccia il nome Arìl e stai pur certa che la nostra adorata barista avrà il suo ruolo all’interno della storia!!! :D

Per quel che riguarda Silver no, non è uno scherzo della tua immaginazione: l’ho davvero descritto perché fosse bellissimo!! *.* Ma anche maledettamente stronzo -.- Comunque lui deve lavorare in coppia con Cloud, quindi lo rivedremo molto spesso.

Beh questa volta però niente Arìl, mi perdoni? ç.ç ^o^

 

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Capitolo 6
*** Rimorso ***


Ed eccomi tornata ad aggiornare^^ Come al solito non so come ringraziarvi delle fantastiche recensioni che mi lasciate ^////^ Mi spronano ad andare avanti con velocità alla mia storia che, nella mia mente, si sta facendo sempre più intricata… Ma andiamo con ordine, in questo chappy porto un po’ avanti la storia… Sperando possa piacervi vi lascio al nuovo capitolo^^

Ah, piccolo appunto, la storia diventa a rating giallo, perché mi sto accorgendo che le scene diventano via via più dure. Fatemi sapere se il rating vi pare adatto. :)

 

 

Capitolo 6

Rimorso

 

 

Quando Cloud si alzò dal letto quella mattina si sentiva distrutto. Aveva passato l’ennesima notte in bianco, fissando il soffitto dell’identico colore. Si sfregò gli occhi con una mano e si diresse in bagno.
Di quei tempi adorava la luce dell’alba che filtrava dalle persiane ricordandogli che la notte era finita, che l’oscurità era tornata a dormire nel suo covo. Gli dava un certo senso di sollievo sentire che le tenebre se ne erano andate.

Entrato in bagno guardò il suo volto riflesso nello specchio: aveva il viso pallido e due pesanti occhiaie si delineavano sotto i suoi occhi azzurro cielo. Rimase a fissare il volto che lo guardava intontito dallo specchio ancora qualche minuto, quindi aprì il rubinetto del lavandino e lasciò scorrere l’acqua; mise le mani a coppa e le affondò sotto il rubinetto, poi si sciacquò il viso. Gli spruzzi d’acqua fredda gli fecero chiudere gli occhi. Sentì le gocce imperlargli il volto come il sudore gelido di quella notte. Un nuovo conato di vomito gli risalì la gola e il ragazzino dovette tapparsi la bocca per non rigettare succhi gastrici dallo stomaco vuoto. Gli rivenne in mente l’uomo e il sangue per terra e le gambe gli cedettero. Cadde in ginocchio sulle fredde mattonelle del bagno e si prese la testa tra le mani.

Gli parve di sentire le grida dell’uomo, che lo pregava di lasciarlo in vita, di non ucciderlo. Lo sentì gridare la sua maledizione per averlo ammazzato e le lacrime ricominciarono a rigargli il volto pallido.

“Io… Io non volevo!”
Gridò a squarciagola il ragazzino, col fiato che gli si bloccava in gola.

“Avrebbero ucciso me se non lo avessi fatto!”
I suoi occhi continuavano ad irrogare lacrime.

“Bella scusa, bamboccio… E invece così sono morto io. Così è più facile, non è vero?”

Si sentì rispondere da dentro la sua testa. Cloud cacciò un urlo, poi sentì dei rumori sulle scale. Qualcuno l’aveva scoperto e stava correndo lì per eliminarlo. Doveva essere un parente dell’uomo che aveva ucciso. Sentì il suo cuore aumentare i battiti e dalla sua gola uscì un grido soffocato.

“Apri… Cloud, apri la porta! Stai male?”

Era la voce di Arìl. Cloud sentì il cuore diminuire i battiti accelerati. Si sforzò di alzarsi in piedi ma le gambe non lo ressero.

“Va beh, apro io col paspartout.”
La sentì dire, risoluta. Cloud sentì la sua testa girare, chiuse gli occhi e se la prese di nuovo tra le mani. Vide l’uomo a terra, coperto di sangue, alzare una mano:
“Adesso tu vieni con me!”

Gridò l’uomo. Cloud gemette e gli rispose urlando:
“No! No, ti prego!”

Sentì delle mani afferrargli la testa e cercò di divincolarsi dalla stretta.

“Calmati, calmati Cloud… Sono le sei del mattino, vuoi svegliare tutta la pensione?”

Arìl gli carezzò i capelli con una mano e bagnò l’altra sotto il rubinetto aperto per poi schizzargli in fronte alcune gocce d’acqua fredda. Il ragazzino aprì gli occhi, da cui non avevano smesso di sgorgare lacrime. Alzò il viso ansimando e vide il viso preoccupato di Arìl.
“E’ tutto a posto, stai meglio?”
Gli chiese la giovane barista.

“S- Sì adesso sì.”

Riuscì a biascicare Cloud.

“Vuoi che chiami un medico?”
Chiese ancora la giovane.

“N- No, sto bene.”
Mormorò il più piccolo, afferrando il lavandino per alzarsi e sostenendosi allo stesso per mantenere una posizione eretta.

“Che ti è preso? Urlavi e ti ho trovato qui a terra…”
Il tono della ragazza era preoccupato.

“Niente.”
Sapeva di non essere credibile con una risposta del genere, ma non gli era venuto in mente niente di meglio da dire.

“Scendo un attimo… Ti porto un po’ di acqua e zucchero, ma sei sicuro di non aver bisogno di un medico?”

Cloud scosse la testa, vide Arìl sospirare e scendere le scale.

La ragazza tornò poco dopo e gli fece bere quella mistura dolciastra. Essa gli solleticò le labbra e lui bevve avidamente. Erano giorni che non usciva dalla stanza e quindi non toccava cibo, e gli zuccheri gli avevano solleticato l’appetito.

 

Cloud scoprì che era passata più di un’ora da quando si era sentito male. Arìl l’aveva portato sul letto e lo stava guardando con preoccupazione. Lui ansimava ancora e il cuore non voleva saperne di tornare al suo battito regolare.

Arìl gli si rivolse:

“Che è successo?”
Cloud scosse la testa con forza:
“Nulla.”
Rispose di nuovo, quindi si accorse che il cellulare lampeggiava. Aprì il nuovo messaggio che gli era arrivato, era di Zack e doveva essergli arrivato la sera prima:

Domani alle tre e mezza al Sevent Heven.

Il messaggio diceva così. Cloud pensò di rispondergli che non poteva, che era impegnato; ma in parte non voleva mentirgli ancora su un’altra cosa, e in parte aveva bisogno di vederlo per sentirsi almeno un po’ più sicuro.

Ok

Rispose semplicemente ed inviò il messaggio.

“Avrei bisogno di un piccolo aiuto…”
Mormorò il ragazzino ad Arìl.

“E io sono disposta a dartelo, ma tu, in cambio, dimmi quello che ti è successo.”

Rispose lei, sorridendogli con tenerezza. Cloud annuì, deglutendo e gli racconto della Dream, della droga, di Silver, e dell’uomo anonimo che aveva ucciso. Si stupì a dirle tutto, mentre gli occhi gli si riempivano di nuove lacrime che parevano non finire mai; ma aveva bisogno del suo aiuto per non dover rivelare ciò a Zack.

“Ecco e dovrei vedere un amico… Ma non voglio fargli sapere tutto ciò… Potresti usare ehm… I trucchi per ridarmi colorito al viso? Di modo che sembri che sia tutto a posto?”

Arìl l’aveva ascoltato con immenso stupore, sentendosi anche in parte colpevole della situazione in cui si era cacciato il ragazzino; era stata lei, in fondo, a parlargli della Dream.

A quel punto alzò i suoi occhi a guardare quelli del più piccolo, ma il biondo ritrasse lo sguardo.

“Va bene… Ti aiuterò.”
Assentì in fine, una promessa era una promessa: Cloud le aveva raccontato il tutto e lei ormai doveva aiutarlo in ciò che egli aveva chiesto. Questo era il patto, ed ora doveva rispettarlo.

Gli passò una pesante dose di fondotinta sul viso e armeggiò coi trucchi per evitare che si vedessero le occhiaie.

“A posto.”
Disse infine.

“Però oggi pomeriggio ti accompagno io, non vorrei che ti sentissi male lungo la strada.”

Aggiunse. Cloud non poté che annuire.

 

Alle tre e mezza raggiunsero insieme il Sevent Heven. Appoggiato ad un lato della porta Zack stava aspettando.

Impossibile!

Pensò Cloud:
Zack non è mai puntuale!

Doveva aver scoperto che aveva lasciato la Shinra e avrebbe voluto saperne qualcosa. Il ragazzino si avvicinò, ormai aveva problemi ben più seri a cui pensare. Sentì la testa cominciare a girargli e si sforzò di tenere gli occhi aperti. La scena aveva cominciato a premere di nuovo con forza sulla sua mente. Si sforzò di trattenere un nuovo conato di vomito, mettendosi le mani davanti alla bocca.

A vedere quella scena il più grande si avvicinò con un balzo e strinse Cloud in un abbraccio. Il ragazzino rimase immobile, rigido come un pezzo di legno tra le sue braccia. Zack lo strinse a sé carezzandogli le spalle e portandogli con una mano il viso contro al suo petto. Cloud si ritrasse, facendo un passo indietro:
“Zack, perché fai così? Sto bene.”
Disse, sforzandosi di mantenere un tono calmo. Zack scosse la testa:
“No.”
Rispose, con apparente calma:
“Non stai bene, stavi per vomitare.”

Cloud guardò verso terra:
“Un attimo di nausea, sono venuto coi mezzi pubblici, ora sto’ bene.”

Zack cercò di abbozzare un sorriso, indeciso se dargli corda o insistere. Non voleva impicciarsi negli affari di Cloud, ma sembrava che quella volta la faccenda fosse seria.

“Cloud, vai dentro e prenditi qualcosa da mangiare. Occupa un tavolo, noi ti raggiungiamo tra poco.”
Disse una ragazza dai capelli corvini e gli occhi azzurri. Zack prima non l’aveva notata, intento a cercare con lo sguardo il suo amico. Vide Cloud annuirgli ed entrare al bar, probabilmente desideroso di fuggire dalle domande che lui avrebbe potuto porgli.

Zack sospirò e si passò una mano a rimettersi a posto una ciocca ribelle dei suoi capelli neri.

“Ciao… Tu devi essere l’amico di Cloud, vero?”
Gli chiese la ragazza. Zack annuì, il suo volto era preoccupato.

“Oggi non stava per niente bene…”
Cominciò Arìl, poi abbassò la voce:
“… E’ nei guai, Zack.”

Il ragazzo dai capelli corvini sentì il sangue gelarglisi nelle vene. Ciò che temeva era vero. Tuttavia, per la prima volta in vita sua, non riuscì a proferire parola. Si limitò a estrarre di tasca il cellulare e a farle vedere quel messaggio che lui guardava ormai da giorni.

“Temo che non si trattasse di un sogno.”
Riuscì ad aggiungere in fine:
“Non mi ha mai scritto di un incubo, e poi si comporta in maniera strana.”
Arìl deglutì, gettò un’occhiata all’entrata del bar quindi scosse la testa:
“No.”
Rispose. Zack la fissò negli occhi.

“Dimmi quello che sai.”
Le disse.

“Io voglio aiutarlo.”

 

 

 

 

E per oggi mi fermo qui che sennò scrivo un poema epico XDXDXD (stavo rischiando di andare fin troppo avanti in un solo capitolo XP ). Questo capitolo era un po’ più Angst dei precedenti, ma spero vi sia piaciuto comunque. Spero mi facciate sapere cosa ve ne pare ma intanto passo a rispondere alle vostre stupende recensioni ^_^

 

 

@Lirith: beh, povero Angeal, doveva salvare Zack che stava precipitando XD Poi il mio scusa era rivolto direttamente a Cloud (lo so, son malata XD), noto che non ti è troppo simpatico il biondino XD Comunque è ben ragazzino piccolo nella mia fanfiction, è il Cloud di FFVIICC non di FFVIIAC ç.ç (vabbeh la pianto di rompere và XD). Per il resto grazie mille per la recensione… Cercherò di accontentarti appena posso, promesso^^

 

@Mix: i tuoi complimenti mi fanno arrossire ^////^ con la tua recensione il mio ego è salito alle stelle XD anche perché sentirmi dire che scrivo divinamente da una persona della quale sono io a pensare ciò è stupendo!!! ^//^ Spero ti sia piaciuto molto anche questo mio capitolo, anche se Zack compare solo nella parte finale^^

 

@HolyAerith: e sono contenta di non potermi liberare di te XD sono la più felice del mondo a non poterlo fare XD i tuoi commenti mi fanno sempre tantissimo piacere, grazie per le tue recensioni ^____^

 

@Kairih: immagino che questo capitolo ti sia piaciuto parecchio (parlo del paragrafo finale XD)^^ Scusa se ancora non ti ho recensita ç___ç e spero di essermi almeno fatta un po’ perdonare col famoso ultimo paragrafo… Perdonata? *.*

 

@Erenwen: anche se oggi son sicura che non hai avuto il tempo di recensirmi, due parole volevo dirtele personalmente lo stesso :P piaciuto il capitolo dove è comparsa tanto la nostra adorata Arìl? :D

 

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Capitolo 7
*** Cribbio, ragazzino: soldi, si chiamano soldi! ***


Ciao a tutti quanti, miei cari lettori^^ Innanzitutto scusatemi per il ritardo di aggiornamento, dato che vi ho fatti aspettare più del solito :(  Come al solito vi ringrazio tutti per il successo che sta avendo questa mia fanfiction e spero che continuerete a seguirla con piacere^^ In questo chappy presenterò un altro personaggio di mia invenzione e tornerà una nostra vecchia conoscenza… Il nuovo personaggio è Antares che è anche la mia PG di GDR, spero possa piacervi. Detto questo vi lascio al nuovo capitolo con la speranza che possa essere almeno al livello dei precedenti ^_^

 

 

Capitolo 7

Cribbio, ragazzino: soldi, si chiamano soldi!

 

 

Quando Arìl e Zack entrarono, Cloud aveva già finito di consumare il suo pasto. Li guardò parlare tra loro a bassa voce finché non si avvicinarono al suo tavolo, prendendo posto Zack di fronte a lui ed Arìl alla sua sinistra. Il volto di Zack era serio; Cloud non l’aveva mai visto così. Nessun sorriso gli attraversava il viso ammorbidendone i tratti e nei suoi occhi chiari era riflessa la preoccupazione.

“Sto bene.”
Si affrettò a dire il più piccolo. Notò l’amico incrociare lo sguardo di Arìl e si girò verso la ragazza; i suoi occhi in quel momento riflettevano la stessa emozione di quelli di Zack. Per la prima volta fu lei ad abbassare lo sguardo sotto quello indagatore di Cloud.

“Allora…”
Cominciò Zack, sospirando e preparandosi a cominciare il discorso. Cloud deglutì e cominciò a guardarsi intorno, per evitare lo sguardo del più grande.

“Premesso che so già che hai lasciato la Shinra…”

Guardò verso il ragazzino biondo che in quel momento aveva abbassato prima lo sguardo e poi il viso a guardare verso il tavolo. Un paio di gocce caddero sulla tavola. Il moro allungò la mano verso il viso del più piccolo e spinse leggermente sul suo mento per fargli alzare il viso, alcune lacrime gli stavano rigando il volto; Zack spostò la mano verso le sue guance ad asciugargli velocemente le lacrime.

“… E questo non è un problema.”
Si affrettò ad aggiungere. Cloud deglutì di nuovo e si affrettò a spostare il suo sguardo ad una trave sul soffitto del locale. Zack sospirò. Cercare di parlare con lui quando egli non voleva farlo era un’impresa da eroi. Beh in fondo era ciò che lui voleva diventare: un eroe. Cercò gli occhi del più piccolo, non ricambiato, e si decise a continuare il discorso:

“Il problema infatti si pone dopo… So che lavori da un’altra parte adesso, ma, almeno stando a quanto mi è stato dett-”

Un leggero calcio di Arìl da sotto il tavolo lo costrinse a cambiare velocemente la frase:

“Ehm… Cioè: stando a quanto ho saputo quest’organizzazione, che prende il nome di Dream non è proprio ciò che sembra…”
Il cuore di Cloud a quelle parole cominciò a sobbalzare.

“Stai zitto!”

Sibilò. Non ricordava di essersi mai rivolto così a Zack. Con l’imperativo e la voce alterata, ma in quel momento aveva paura. Nuove lacrime cominciarono a premere contro i suoi occhi, ma questa volta il ragazzino le trattenne.

Zack si zittì, guardandolo di nuovo.
“Calmati, Cloud.”

Era la voce di Arìl che gli stava carezzando un ginocchio da sotto il tavolo.

“Calmati, è tutto a posto.”
Ripeté. Cloud scosse la testa con forza:
“No.”

Rispose piano:
“Non è tutto a posto… Zack di tutto questo non dovrebbe saperne niente!”

I suoi occhi non trattenevano più le lacrime. Arìl gli passò una mano tra i capelli biondi, scompigliandoglieli con gentilezza. Guardò verso Zack, e seppure la sua vista fosse annebbiata dalle lacrime, gli parve di vederlo sorridere.

“Sì va tutto bene.”
Disse il più grande, la sua voce era sicura:
“Adesso va tutto bene, Cloud. Perché ti aiuteremo noi.”

Precisò. Adesso un nuovo sorriso gli si era delineato sul volto. Adesso che sapeva, che non si sentiva più impotente e lontano, poteva aiutarlo. Sarebbe andato tutto bene, ne era certo.

Cloud invece si morse le labbra e si alzò, le lacrime non avevano smesso di scendere dai suoi occhi. Non disse niente, perché non trovava le parole giuste da dire o più probabilmente il coraggio adatto per pronunciarle. Ad ogni modo, quale che fosse il motivo, il ragazzino si allontanò, dirigendosi da solo fuori dal bar:
“Devo fare una cosa, da solo.”
Disse, con un nodo che gli stringeva la gola, prima di allontanarsi.

Zack ed Arìl restarono a guardarlo, senza trovare la forza per seguirlo.

“Ti aspettiamo qui allora!”
Gli gridò dietro il più grande; in qualche modo sentiva che il ragazzino sarebbe tornato; in fondo, per quanto si chiudesse dentro il suo riccio dove a nessuno era dato di entrare, Cloud aveva sempre detestato l’idea di rimanere davvero solo e aveva sempre cercato la sua amicizia, la sua vicinanza.

 

Cloud si allontanò, le mani serrate in due pugni, le braccia tenute rigide lungo il corpo. Non avrebbe saputo spiegarsi se era più arrabbiato per il fatto che Arìl avesse detto il tutto a Zack, o più spaventato per quello che poteva accadere. Tirò un calcio ad un sasso, osservando con lo sguardo vuoto il suo rotolare. Sospirò.

Ho paura.

Pensò, come a voler dare un nome alla sensazione che provava. Un nome razionale, perché le cose sconosciute a modo loro spaventano ancora di più.

Camminò ancora, in silenzio, sperando che l’aria fresca lo aiutasse a riprendersi. Si teneva impegnato guardando nelle varie direzioni, per non ricordare l’assassinio che aveva compiuto. Intorno a lui si snodavano vicoli scuri e strade silenziose. Sopra di lui il grigio piatto di metallo rifletteva il suo umore.

Un tremito gli attraversò il corpo e il ragazzino si strinse le mani intorno al ventre, in maniera quasi inconscia. I suoi denti cominciarono a battere gli uni sugli altri, sfrigolando al contatto e nuove lacrime si riversavano sul suo giovane volto.

Non seppe per quanto tempo continuò a camminare, perso come in trance nei propri pensieri. Ad un certo punto però i suoi piedi lo riportarono lì. Riconosceva tutto: la piazza coi cubetti in porfido, la vecchia fontana e le ombre che lì parevano allungarsi a dismisura. Si mosse, come trascinato da corde invisibili verso quel punto. Il sangue rappreso macchiava ancora la terra di un rosso sbiadito, che aveva perso il colore della linfa vitale.

Cadde di nuovo in terra, dinnanzi alla macchia di vomito e sangue. Del corpo non vi era più nessuna traccia.
Cloud sentì il respiro mozzarsi nella sua gola. Cercò di gridare ma nemmeno un suono uscì dalla sua bocca, cadde a faccia in giù sul terreno, macchiandosi il viso del liquido quasi rappreso che vi era in terra. Cercò di respirare, ma l’aria era pesante, talmente pesante che sembrava essere passata dallo stato gassoso a quello solido.

“Adesso tu verrai con me!”
La voce dell’uomo che aveva ucciso. La voce che Cloud gli aveva attribuito, non avendolo mai sentito parlare. Cercò di dimenarsi e il suo corpo si contorse in terra.

“Ehi, guarda Ralph!”
Disse un uomo ad un tizio dai capelli ramati.

“E’ il moccioso biondo che è entrato alla Dream!”
Rispose Ralph, e un ghigno folle gli segò in due il viso rude. Si avvicinò al ragazzino che ancora si contorceva per terra, mugugnando parole incomprensibili. Gli diede un calcio, con forza colpendogli i reni. Cloud sputò sangue e si alzò appena per tornare in ginocchio. I suoi occhi si dilatarono per la paura, notando che l’uomo aveva estratto un coltello e glielo puntava alla gola.

“E’ finita la tua fortuna, bamboccio!”

Gridò Ralph. Nei suoi occhi Cloud notò un freddo baluginio di follia. Ricordò quell’uomo: le sue ispide ciocche ramate, i muscoli possenti che aveva sul corpo, la fisionomia da uomo adulto e palestrato; era l’uomo che aveva seguito per raggiungere la Dream! Il ragazzino gridò. Poi chiuse gli occhi. Dopo qualche istante un grido più possente e più roco pervase l’aria. Cloud aprì gli occhi. L’uomo aveva lasciato cadere il suo coltello e stava gridando. Aveva un coltellino a serramanico infilato nella spalla destra. Si alzò, sfilò con un altro grido il coltellino, lo gettò in terra e corse via.

“Mi vendicherò bamboccio, mi vendicherò!”

Gridò l’uomo in direzione degli occhi dilatati dalla paura, di Cloud.

“Tutto bene?”

Cloud si voltò nella direzione da cui proveniva la voce. Una mano scura era protesa nella sua direzione. Il ragazzino la afferrò e lasciò che essa lo alzasse in piedi. Apparteneva ad una ragazzina non tanto più grande di lui. Aveva la pelle scura su cui spiccavano due occhi verdi, provocati probabilmente dalla quantità di Mako presente a Midgar, i suoi capelli castano scuro erano tagliati corti con un ciuffo lungo che scendeva sull’orecchio destro arrivandole fino alle spalle. Non sarebbe stata una brutta ragazza, ma il suo volto ed il suo corpo erano segnati da graffi, ferite e cicatrici.

“I- insomma.”
Rispose Cloud alla domanda della ragazzina. Ella si accucciò con disinvoltura a prendere il coltellino a serramanico e ne pulì la lama insanguinata sulla maglietta.

“Che voleva da te quell’uomo?”

Gli chiese. La sua voce era atona.

“V- vendicarsi.”
Balbettò il ragazzino. Poi aggiunse:
“Ah, grazie per avermi salvato.”

La giovane alzò le spalle.

“Anche se non capisco perché voglia vendicarsi… Io glielo lascerei subito il mio posto alla Dream!”

Gridò Cloud, disperato.

“Cribbio, ragazzino! Davvero non capisci il motivo?”

La voce della giovane era esasperata. Cloud scosse la testa.

“Soldi, si chiamano soldi.”

Rispose lei, secca.

“Ad ogni modo vedi di stare più attento, se vuoi sopravvivere.”
Aggiunse, nuovamente atona. Cloud annuì.

“Antares! Antares, vieni presto… Hanno attaccato Zephir, sta male!”

La giovane si volse nella direzione di quel grido e corse via. Antares, dunque era quello il nome della sua salvatrice.

Cloud si incamminò veloce verso il Sevent Heven, ancora frastornato.

Quando arrivò lì Zack ed Arìl lo stavano ancora aspettando dinnanzi alla porta.

“Scusatemi per prima.”
Mormorò il ragazzino, aprendo le mani fino ad allora ancora serrate in due pugni. La voce era tremante.

“Non fa niente, tranquillo.”

Gli rispose Zack, stringendolo a sé; e questa volta Cloud accettò l’abbraccio, stringendo le braccia attorno al collo del più grande e appoggiando il viso alla sua spalla, ricominciando a piangere. Zack lo strinse più forte, e Arìl gli carezzo con dolcezza i capelli biondi; entrambi ignari di ciò che il più piccolo aveva appena passato.

 

 

 

Okey, anche questo capitolo è stata una bella fatica. Spero vi sia piaciuto e, come vedete, la storia continua un po’ più speditamente e i vecchi personaggi cominciano a tornare. Fatemi sapere che ve ne pare e spero continuerete a seguirmi anche se la storia sarà ancora molto lunga (poveri voi XD), passo ora a rispondere alle recensioni che, come sempre, mi hanno fatto davvero piacere… Grazie a tutte voi che mi recensite ^_^

 

@miyuk: grazie mille ^////^ sono contenta che ti piaccia il modo in cui descrivo i personaggi ^_^ per quel che riguarda Zack, tranquilla non mi offendo mica, lo so che è leggermente OOC, ma in fondo lui che per Cloud, nel videogioco, ha dato la vita me lo immagino piuttosto preoccupato per lui. Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo^^

 

@Lirith: innanzitutto: ti adoro, mi segui dal primo capitolo e non ti sei ancora stufata XD per quanto riguarda Cloud: ah ma tu intendevi proprio da piccolo, piccolo XD va beh, spero che ti sia piaciuto anche il continuo della mia storia^^

 

@Mix: sono contenta, oltre che dei complimenti che mi fai che continuano a farmi arrossire ^///^, che ti piacciono le trame contorte perché questa diventerà MOLTO contorta XD Ma vedrai come si evolverà ^_^ Comunque grazie ancora per i complimenti e spero di leggere presto altre tue fanfiction^^

 

@Kairih: e anche stavolta penso di aver scritto una scena da farti leggere più e più volte XD anzi più di una XD sperando ti siano piaciute quelle scene ed il resto del capitolo ti saluto, ringraziandoti ancora per le fantastiche recensioni che mi lasci (che sono molto meglio di quelle che lascio io, checché tu ne dica XD) ^^

 

@Erenwen: sorellina miaaaaa *.* sono contenta che trovi magnifico il mio capitolo *.* e come ti ho già detto su msn le tue recensioni mi commuovono sempre *.* anche perché la storia è dedicata a te quindi sono felice che ti piaccia ^______^ … Comunque sono davvero contenta se davvero riesco a far provare emozioni con ciò che scrivo, grazie^o^

 

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Capitolo 8
*** Mai osare opporsi alla Dream! ***


E, dopo un sacco di tempo lo so ç.ç, eccomi tornata a rompere le ball- ehm coff coff, volevo dire: ad aggiornare la storia con un nuovo capitolo XDXD Lo so che sto diventando ripetitiva ma vi ringrazio ancora immensamente per il successo, insperato, che sta avendo questa mia fanfiction ^________^ In questo chappy torno ad incentrare la narrazione su Cloud e la Dream, ma il prossimo capitolo, a grande richiesta XD, tornerà ad essere incentrato sul SOLDIER moro XD Beh ora lascio parlare i personaggi, ecco dunque a voi il nuovo capitolo^^

 

 

Capitolo 8

Mai osare opporsi alla Dream!

 

 

Il giorno dopo, quando Cloud si alzò dal letto, ancora leggermente frastornato da quello che era accaduto il giorno prima, sentì bussare alla sua stanza.

“Arìl, sei tu?”

Chiese, mentre si sfilava il pigiama, pronto a rimetterselo.

“No.”
Rispose secca la voce. Il ragazzino nell’udirla rabbrividì e per capire chi fosse non gli servì la frase che venne pronunciata in quello stesso momento da quel suo ospite ben poco desiderato:
“Sono Silver.”
Cloud deglutì e si sfilò anche i pantaloni del pigiama.

“M- mi sto cambiando, aspetti un attimo.”

Rispose, accorgendosi solo dopo del tremito della sua voce, voleva prendere tempo anche se non capiva a cosa ciò sarebbe potuto servirgli. Era inutile cercare di fuggire. Si trovava al terzo piano della pensione e la sua stanza era comunicante soltanto con il bagno.

Deglutì, avvicinandosi al balcone della sua stanza, un semplice balconcino con una leggera inferriata come parapetto. Era già vestito e avrebbe voluto saltare. Guardò verso il basso e ipotizzò un salto e le sue possibili conseguenze. Morte. Paralisi. Non gli venne in mente altro, quindi si decise ad andare ad aprire a Silver.

L’uomo entrò con la sua camminata fluida ed elegante e prese posto a sedere su una sedia cui, fino a quel momento, Cloud non aveva mai fatto caso; accavallò le gambe e puntò le sue iridi blu mare in quelle azzurre del ragazzino.

“E’ un po’ che non ti fai vedere.”

Cominciò. Il suo tono era secco e ruvido, come al solito. Cloud spostò lo sguardo, già non era abituato a guardare negli occhi le persone, figuriamoci quell’uomo.

Sempre che uomo sia la parola adatta per definirlo.

Pensò tra sé e sé il ragazzino, poi con un groppo in gola si chiese se per caso, lui avrebbe potuto definirsi tale. Era un mostro quanto lui in fondo. Forse anche di più: lui aveva ucciso. Lui era l’assassino. Non Silver, lui.

“Diamine! Mi ascolti quando parlo?”
Sbottò l’uomo, riportando il più piccolo alla realtà. Cloud scosse la testa, per scrollarne via i pensieri, ma il suo gesto fu male interpretato dall’uomo.

“No? Non mi ascolti?”
Gli chiese.

“Ti conviene farlo bamboccio, perché posso trovare guardie del corpo molto ma molto migliori di te. Non mi faccio problemi a farti fuori ragazzino.”
Continuò, senza neanche dargli il tempo di aprire la bocca. Cloud deglutì a quelle parole, mentre un brivido gli percorreva la spina dorsale. Annuì in silenzio e fece inconsciamente qualche passo indietro fino a sentire il freddo muro bianco sulla schiena. La situazione non gli piacque affatto. I suoi occhi saettarono da una parte all’altra della stanza, come cercando una via di fuga, e il suo cuore accelerò i battiti.

“L- la ascolterò.”
Balbettò il ragazzino.

“Perché è venuto qui?”

Chiese poi, cercando di guardare in tutte le direzioni possibili pur di non incrociare lo sguardo di Silver.

“Perché tu non vieni da noi.”
Rispose l’uomo con voce fredda.

“E stasera abbiamo un piccolo lavoretto da fare.”

Aggiunse.

“Fatti trovare nel piazzale antistante la villa della Dream verso le undici. Se non verrai ricorda che so dove trovarti.”
Gli mostrò un pugnale e glielo passò davanti alla gola.

“Quindi se non ci sarai verrò da te, e ti farò questo, capito.”
Cloud annuì, terrorizzato. Silver aprì la sua bocca in un ghigno, si alzò e raggiunse la porta, la aprì ed uscendo la richiuse. Il ragazzino si lasciò cadere sul letto. Quella sera avrebbe dovuto presentarsi al lavoro. Non aveva scelta in fondo.

Chiuse gli occhi. Avrebbe voluto riaddormentarsi e invece rimase semplicemente steso ad ascoltare i battiti accelerati del suo cuore.

Beh, il fatto che pulsi ancora dovrei considerarla una cosa positiva.

Pensò il ragazzino, ricordando gli ultimi avvenimenti.

 

Quando si decise ad uscire dalla sua camera era già tardi. Il sole aveva smesso di mandare i suoi raggi e l’oscurità si era fatta più opprimente. Probabilmente era proprio quello il motivo che aveva spinto Cloud a cercare un posto meno isolato.

Scese le scale con calma, cercando di non pensare a niente e raggiunse il bar. Si sedette ad un tavolo aspettando che arrivasse Arìl, ma della giovane nessuna traccia. A servirlo venne infatti un uomo sulla quarantina coi riccioli e la barba castani.

“Cosa prendi?”
Gli chiese, svogliato. Cloud si era dimenticato di controllare la lista; in fondo lui stava semplicemente cercando Arìl. Prese tempo con un sospiro e disse la prima cosa che gli venne in mente:
“Una cioccolata calda.”
Quando gli arrivò ciò che aveva ordinato se ne pentì. Non ne aveva la minima voglia. Pensò che avrebbe preferito un the alla pesca ghiacciato, ma ormai c’era poco da fare. Versò con noncuranza la bustina di zucchero che era posizionata al fianco della tazza e quando assaggiò la bevanda gli parve che il sapore fosse fin troppo dolce. La dolcezza in quel momento gli dava fastidio; eppure lui aveva sempre amato le cose dolci e zuccherate. Pensò che ormai esse gli apparivano troppo irreali.

Sorseggiò la bevanda calda e melensa fino ad arrivare a vuotarne metà della tazza, poi la spinse avanti, lontano da sé. Tutto quello zucchero gli aveva dato la nausea.

Uscì per prendere una boccata d’aria, senza allontanarsi troppo dalla porta della pensioncina. Restò fermo a guardare i passanti chiacchierare tra loro o tirare dritti verso casa. Gli parve di sentire alcuni di loro vociferare eccitati sulla Dream, ma pensò che fosse solo uno scherzo della sua immaginazione.

Sto diventando paranoico.

Pensò, sospirando. La grande strada davanti alla pensione era gremita di gente, e la cosa non gli dispiacque.

Si tenne impegnato scrutando i passanti e rubandogli pezzi della loro vita, seguendo da lontano le loro conversazioni. Amicizie. Amori. Inimicizie. Odii. Sentimenti appartenuti ad altre persone cozzavano nella sua mente insieme alle parole da loro pronunciate. Rubare la vita degli altri era un ottimo modo per tenersi distratto.

Le ore che passò lì davanti filarono via veloci ed inutili, ed ormai la sera aveva lasciato il posto alla notte e la sveglia impostata sul cellulare di Cloud squillò, ricordando al ragazzino che erano le dieci e mezza e che doveva cominciare ad avviarsi verso la sede della Dream se non voleva arrivare in ritardo, pagandone poi le dovute conseguenze. Ripensò al pugnale di Silver e un brivido gelido gli percorse la schiena, immaginandolo tagliare di netto il suo collo, come lui aveva fatto con il ventre dell’uomo. Si incamminò a passo veloce cercando di non pensarci.

 

Quando raggiunse il cortile della Dream, con le mattonelle sul terreno su cui le decorazioni astratte serpeggiavano pericolosamente in cerchi concentrici che si stringevano via via che si avvicinavano al centro della piazzetta, stringendo infine in una morsa soffocante la piccola fontana, Silver lo stava già aspettando, arrotolandosi con un dito una ciocca dei lunghi capelli biondi, che quella notte teneva sciolti invece che legati nella solita coda.

“Immaginavo che saresti venuto.”
Disse l’uomo, col solito ghigno. Cloud rabbrividì e spostò il suo sguardo al terreno che un tempo gli era apparso tanto bello e raffinato ma che ora riusciva solo a mettergli paura. Sposto il peso dalla gamba destra a quella sinistra, prendendo tempo.

“Loquace come al solito, vedo.”
Lo schernì Silver con la sua voce rude. Il più piccolo era troppo occupato ad ascoltare i battiti accelerati del suo cuore che si erano ora fatti assordanti, per poter prestare ascolto alle parole dell’uomo.

“C- ci aspetta il lavoro dell’ultima volta?”
Chiese Cloud. Sperava che la risposta fosse negativa, e così fu.

“No.”
Disse l’uomo con voce ferma e gli passò tra le mani un foglio. Era una fotografia. La persona raffigurata era un ragazzino dai capelli neri e la pelle scura come il carbone; aveva le iridi color ghiaccio e il volto giovane era segnato da una lunga cicatrice.

“Chi è?”
Chiese Cloud con la voce tremante.

“Si chiama Zephir.”
Rispose l’uomo. Il ragazzino sentì il suo sangue gelarsi nelle vene e il suo cuore perdere un battito.

“E?”

La lettera gli uscì roca dalla bocca, quasi pronunciarla gli fosse costato fatica.

“Ed è un moccioso che si è opposto alla Dream, rifiutando di pagare dei soldi che ci deve.”

Zephir era l’amico per cui avevano chiamato la sua salvatrice. Non voleva ucciderlo. Non poteva farlo. Era in debito di vita con Antares.

Passarono pochi secondi prima che Cloud si ritrovasse le iridi di Silver piantate nei suoi occhi.

“Ricordi quello che ti dissi l’ultima volta che abbiamo lavorato insieme, vero ragazzino?”
Cloud annuì.

“Devo fare tutto quello che mi dici.”
Rispose con la voce soffocata dal nodo che aveva in gola. L’uomo annuì.

“Vedo che ci capiamo.”
Rispose, secco.

Si avviarono in silenzio, Silver davanti con la postura e la camminata elegante, Cloud dietro a qualche metro di distanza dal più grande, con le gambe che gli sembravano pesanti come fossero fatte di cemento.

Risalirono il vicolo imboccando una strada più grande e poi un altro vicolo ed un altro ancora. I bassifondi, illuminati solo dalle fioche luci dei pochi lampioni a cui non si era fusa la lampadina o a cui essa era stata smontata o rotta da atti vandalici, sembravano un enorme ed intricatissimo labirinto.

Infine i due arrivarono ad un piccolo anfratto, dove le tenebre avevano sopraffatto la luce in maniera quasi totale.

“Tu resta qui e guardami le spalle. La pula non gira nei bassifondi, e quella poca che vi gira è già stata assoldata da noi; ma questo non vuol dire che il posto sia sicuro. Potrebbero esserci alcuni suoi compagni da queste parti, tu fai la guardia ed io sbrigherò il lavoro.”
Spiegò Silver a bassa voce. Cloud annuì, ormai il nodo che aveva in gola si era fatto così grosso da impedirgli di parlare.

Ciò che accadde non durò più di qualche secondo. Lui stava davanti all’anfratto guardando a destra e a manca, quasi sperando di veder comparire Antares. Poi, da dietro di lui, un grido disperato. Dopo soltanto silenzio.

Cloud si voltò per vedere cosa fosse successo. Silver stava riponendo la pistola senza toglierle il silenziatore e si puliva i vestiti con un panno bagnato. Intorno a lui sangue. Il vivido colore rosso copriva le pareti e il terreno. Il corpo di Zephir aveva già smesso di respirare e muoversi.

“Missione compiuta.”
Sentenziò Silver sfregandosi le mani.

“Mai e dico mai opporsi alla Dream.”

Concluse con un ghigno davanti al corpo tremante di Cloud.

 

 

 

Questo capitolo è stato il più difficoltoso che ho scritto fino ad ora. Cloud continua a scoprire lati sempre più agghiaccianti della Dream ma non ha certo scoperto ancora tutto. Spero, come al solito di avervi incuriositi, e spero vivamente che continuiate a seguire la mia storia più complessa ed intricata. Mi scuso ancora per avervi fatto attendere tanto a lungo per questo capitolo e passo a rispondere alle magnifiche recensioni che mi avete lasciato^^

 

@HolyAerith: ma figuriamoci, anzi mi fa piacere che tu sia tornata a recensire appena hai potuto ^____^ Per quanto riguarda i chapy (li chiamo come piace chiamarli a te, se posso XD) sono contenta che li trovi addirittura stupendi *.* comunque mi dispiace deluderti ma nella mia storia, non essendo né yaoi né shonen-ai, Zack non darà mai a Cloud qualcosa in più dell’abbraccio ^^” Spero continuerai a seguirmi comunque e ti ringrazio ancora per la recensione^^

 

@Mix: se davvero pensi che è una delle fanfiction su FFVII migliori che hai mai letto mi fai davvero arrossire ^////^ sono contenta che ti piaccia tanto ^_____________^ In questo capitolo Cloud ha cominciato a capire come funziona il mondo in cui vive, amara scoperta che però gli tornerà utile più avanti… Spero di essere riuscita ad interessarti anche in questo capitolo^^

 

@Lirith: anche se la storia delle recensioni era per Kairih, come ti sei accorta anche tu, adoro anche il modo in cui le scrivi tu le rece, che spesso mi fanno morire dalle risate (eh sì, la più incapace a scriverle sono proprio io ç.ç XD). Per il resto sulla morte di Cloud non ci sperare troppo dato che è il mio amore, ehm volevo dire il mio eroe :P (anche se, dato che sono una tragici sta nata, non sia sa mai XD); e… Sono contentissima che ti stia simpatica la mia Antares *.* Dato che è un personaggio cui sono particolarmente affezionata *.*

 

@miyuk: eh beh, come famiglia sarebbe bellissima *.* ma dimentichi una cosuccia: seguendo Crisis Core ti ritroveresti ben presto orfana sia del padre che del fratello maggiore, e passando a FFVII ti ritroveresti pure con un fratellino con gravi crisi di identità XD pensaci, non so quanto convenga XD. Battute a parte, grazie mille per la recensione e spero che ti sia piaciuto anche l’ottavo capitolo^^

 

@Kairih: immaginavo che lo scorso capitolo ti sarebbe piaciuto, e son contenta di averti resa felice^^ Per quanto riguarda quelle frasi pensavo fossero solo idee dettate dalla mia follia XD, quindi sono felice che ti piacciano e le trovi addirittura profonde e vere *.* Beh attendo con ansia il tuo ultimo capitolo allora ^_____^

 

@Erenwen: come al solito adoro le tue recensioni, sorellina *.* Mi fanno sempre davvero piacere ^^ Per quanto riguarda la critica effettivamente me ne sono accorta rileggendo: quel capitolo aveva un po’ troppe ripetizioni, ma sono rincuorata dal fatto che non l’abbiano rovinato^^ Fammi sapere se questa volta son riuscita a combinare meno pasticci e ovviamente se ti è piaciuto il capitolo. Ah dimenticavo: sono contentissima che ti piaccia la mia Antares *.* *.* *.*

 

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Capitolo 9
*** Ottimismo ***


Ed eccomi, finalmente, tornata ad aggiornare^^ Lo so che è passato un sacco di tempo dal mio ultimo aggiornamento ma prima mi son data alla scrittura di alcune one-shot e poi ho un po’ di casini per il fatto che mi devo trasferire ad Imola… Spero che continuerete a seguirmi nonostante questa volta io ci abbia messo veramente tanto a scrivere il nuovo capitolo, ancora scusatemi =(

Passando al chappy, come promesso, sarà incentrato su Zack… Spero vi piaccia e vi lascio al nuovo capitolo ^_^

 

 

Capitolo 9

Ottimismo

 

 

Quando tornò alla Shinra, quella sera, Zack si addormentò presto e nessun incubo lo disturbò durante la notte.

Si alzò col sorriso dipinto sul volto e fece una doccia veloce, ascoltando quegli spilli d’acqua bagnargli il corpo. Si sentiva bene. Adesso sapeva che tutto sarebbe andato per il verso giusto. Detestava la Dream, detestava quello che loro avevano fatto a Cloud, detestava quello che facevano a tutta la gente; ma presto, molto presto avrebbe messo la parola fine a tutta quella storia. E forse nei titoli di coda sarebbe pure apparso il fatto che lui era un eroe.

Si concesse un sorriso radioso all’idea e si asciugò velocemente i capelli neri. Prese la spada e si mise l’uniforme da 2° Classe SOLDIER. Notò che non gli copriva più bene le braccia e le gambe, doveva essere cresciuto e presto avrebbe dovuto comprarne una più grande.

Premette un tasto sulla macchinetta per il caffè che aveva in camera e prese qualche sorso di quella bevanda. Era già sveglio e pronto all’azione, ma il sapore caldo del caffè col suo retrogusto tra l’amaro della bevanda e il dolce dei due cucchiaini di zucchero che ci aveva infilato, gli piaceva.

Aprì il cassetto del suo comodino e ne tirò fuori un foglio bianco.

BATTERE LA DREAM E LIBERARE CLOUD, E’ UNA PROMESSA.

Vi scrisse sopra, in uno stampatello maiuscolo non troppo elegante, poi prese una puntina, serrandola tra le sue labbra e lo appese sul muro, lindo e immacolato, che sovrastava il suo letto.

Lo avrebbero rimproverato per il buco nel muro, lo sapeva bene, ma non gli importava.

Si allontanò di qualche passo e guardò verso il foglio, vi si avvicinò e sottolineò le parole con una matita rossa. Gli piaceva quella scritta. Sorrise nuovamente e prese la spada. Con rapidi colpi di polso la fece girare sopra la propria testa.

“Ben presto la vostra politica di paura dovrà finire!”
Sentenziò, davanti all’immaginario nemico e virò un affondo immaginario andando a sbattere contro la parete.

Si rialzò, massaggiandosi la testa e ripetendosi mentalmente di evitare di gasarsi troppo, o almeno evitare i duelli immaginari in una stanza di pochissimi metri quadri. Quindi si sedete sul letto e cominciò ad affilare la lama della sua arma. Lo sfrigolio metallico lo faceva rabbrividire, ma ci teneva ad essere pronto per l’orario dell’addestramento.

Passò qualche minuto a preparare le cose che gli sarebbero servite: la spada appena affilata e le materia che erano rotolate sotto il letto, e che lui, nel recuperarle aveva finito per riempire di polvere la sua divisa di SOLDIER. Era pronto per l’addestramento. Gettò uno sguardo verso l’orologio notando che il suo ritardo ammontava già a cinque minuti e si gettò fuori dalla camera, con la spada in mano e le materia che giacevano sul letto come le palline magiche colorate che aveva da bambino, dimenticate in camera nel cercare di evitare il ritardo.

Quindi, percorrendo velocemente i vari corridoi arrivò alla sala di addestramento, dove Angeal lo stava già aspettando con lo sguardo accigliato.

 

Il cervello di Zack cominciò ad elaborare qualche possibile scusa per il ritardo, quando Angeal lo raggiunse portandosi a qualche centimetro da lui.

“Lo so che sono arrivato tardi ma…”
Cominciò il più piccolo. Angeal parlò zittendolo all’istante:

“Non mi interessa.”
Rispose, secco. Le labbra serrate in un’espressione di disappunto che venne immediatamente sostituito da un sorriso dolce e un po’ preoccupato alla frase che aggiunse subito dopo:

“Mi interessa sapere come stai.”
Zack, alzò lievemente la testa, prima abbassata nel tentativo di fuggire dagli occhi del maestro durante la predica.

“Sto bene, Angeal. Oggi sto bene.”
Rispose con un sorriso radioso che gli attraversava il volto.

“Molto bene. Allora cominciamo l’addestramento.”
Rispose il più grande, la sua voce era tornata seria e secca.

“Se possibile, vorrei un addestramento davvero difficile oggi.”
Gridò Zack mentre Angeal stava andando a prendere gli occhiali per la simulazione.

Strano.

Pensò. Di solito Zack non chiedeva mai niente rispetto all’addestramento. Scrollò le spalle senza sapere che pensare e prese un altro paio di occhialini dal ripostiglio.

“Bene. Allora oggi sfiderai me.”
Spiegò allo sguardo interrogativo dell’allievo. La visuale cambiò portando i due ragazzi in un ampio deserto.

“Mi raccomando.”
Cominciò Angeal:
“Concentrati, Zack.”
Gli disse, secco, impugnando una spada da allenamento messa a disposizione dalla Shinra. Conosceva bene il punto debole di Zack, il suo problema: egli aveva difficoltà a rimanere concentrato per più di qualche minuto. E tale cosa era in battaglia un andicap gravissimo, che avrebbe facilmente portare alla morte il suo giovane allievo.

Angeal non poteva sapere perché Zack gli avesse chiesto un allenamento difficile, ma poteva facilmente intuire che era per un imminente combattimento, e lui sapeva una cosa soltanto: non voleva perderlo. Quel ragazzino, quel suo cucciolo iperattivo e con difficoltà di concentrazione era per lui quasi un figlio.

Sguainò la spada gli fece cenno di brandire anche la sua al suo giovane discepolo, quindi si lanciò all’attacco con un fendente diretto. Zack parò col lato della spada e contrattaccò. Con una mossa veloce Angeal deviò il colpo…

La battaglia si protrasse in quel modo per una dozzina di minuti, dopodiché Zack cominciò a non parare più tutti i colpi e a sbagliare gli affondi. Il 1° Classe SOLDIER gli portò la punta della lama alla gola, quindi annullò la missione.

“Ti avrei ucciso con quel colpo.”
Sentenziò, glaciale. Il più piccolo sospirò:
“Sì va bene, scusa, scusa.”
Rispose. Questa volta fu Angeal a sospirare:

“Più che chiedermi scusa devi imparare a rimanere concentrato.”
Sentenziò.

“Ora puoi andare.”
Aggiunse. Il più giovane rimase impalato.

“Ho bisogno di allenarmi.”
Sentenziò, il suo volto era tornato serio. Angeal gli sorrise di nuovo:
“Dopo.  Adesso hai bisogno di staccare un attimo e riprendere concentrazione.”
Rispose e Zack fu costretto a lasciare la sala addestramenti per tornare in camera, ma, come raggiunse la sua stanza vide la spia verde del telefono indicare un nuovo messaggio nella sua segreteria telefonica, alzò la cornetta ed ascoltò, era la voce della bella receptionist della Shinra:
“Zack Fair è desiderato all’entrata dalla signorina Arìl. Ripeto Zack Fair è desiderato all’entrata dalla signorina Arìl.”
Il ragazzo lasciò cadere la spada a terra in un clangore metallico e si diresse di corsa al sontuoso atrio della Shinra Corporation.

 

Quando raggiunse l’entrata la vide subito. I lunghi capelli neri quel giorno legati in due trecce, e gli occhi azzurri come il cielo; vestiva in camicia e jeans, e pur non avendo addosso nulla di provocante era mille volte più bella della receptionist col suo abito succinto.

Ma non era il momento di pensare a ciò. Lei era lì per Cloud ed entrambi volevano salvarlo. La salutò con un cenno della mano ed un ampio sorriso.

“Eccomi, Arìl!”
Chiamò nella sua direzione, lei rispose con un lieve cenno della testa e un’aria un po’ preoccupata.

“Sarà prudente parlarne qui?”
Gli chiese lei, in un sussurro, Zack annuì:
“Ma certo.”
Rispose col suo sorriso sicuro e abbagliante.

“Qui è tutta gente per bene, tranquilla.”
Continuò, poi la scortò verso il bar della Shinra e presero posto in un tavolino in fondo alla stanza. Un fischio e alcune sghignazzate fecero voltare il ragazzo dai capelli neri:
“E bravo il nostro Zack! Che bella ragazza ti sei trovato. Non è che adesso non avrai più tempo per gli amici, vero?”
Era quel cretino di Kunsel con alcuni 2° Classe SOLDIER. Zack alzò gli occhi verso il soffitto.
“Piantala e lasciaci in pace, scemo.”
Gli rispose, leggermente scocciato. Poi, accorgendosi di essere diventato rosso spostò lo sguardo verso il basso fingendo di sistemare la sedia. Non doveva pensarci, maledizione. Non doveva. L’unica cosa a cui doveva prestare attenzione in quel momento era a trovare il modo di liberare Cloud dalla Dream e distruggere tale organizzazione.

Mi sa che ha ragione Angeal…

Pensò con un sospiro:
Il mio problema è che ho difficoltà a rimanere concentrato.

“Allora, hai qualche idea?”
La voce di Arìl lo riportò alla realtà e al momento.

“Beh, io non sono un genio della tattica, ma proporrei una sopralluogo alla famosa Dream.”
Rispose. La ragazza annuì.

“Beh, in caso di guai tu sei un SOLDIER, giusto?”
Zack annuì. Sì era un SOLDIER, ed era anche piuttosto abile con la spada, non ci sarebbero stati problemi.

Arìl sorrise, forse leggermente rassicurata.

“Libereremo Cloud.”
Disse, seria.

“E non solo.”
Aggiunse Zack:
“Distruggeremo la Dream!”

Il suo tono era raggiante. Lui era sicuro che ce l’avrebbero fatta. Arìl sorrise, l’ottimismo di quel ragazzo era contagioso.

“Sì.”
Rispose, poi lo guardò negli occhi e il sorriso le si allargò sul volto:
“Allora domani faremo il sopralluogo e, dato che oggi abbiamo la sera libera, che ne dici di una passeggiata?”
Zack ricambiò lo sguardo e accennò un sorriso:
“Una passeggiata tipo tra complici, tra amici… O tipo un appuntamento?”
Rispose, ridacchiando. Arìl sorrise con dolcezza:
“Tipo un appuntamento.”
Rispose.

 

 

 

Ed ecco qua, anche questo capitolo è terminato =) spero vi sia piaciuto e spero che vi piaccia questo pairing inventato (ArìlxZack)… Fatemi sapere che ve ne pare del capitolo e intanto passo a rispondere alle fantastiche recensioni che mi avete lasciato, io vi adoro tutte mie care recensitrici ^_^ (inoltre ringrazio tra le recensitrici di questa fanfiction Mix e Lirith per aver recensito la mia one-shot “Mostro”, grazie mille ad entrambe per i complimenti ^////^)

 

@HolyAerith: mi dispiace ma come puoi vedere ho deciso di usare pairings con i personaggi inventati, spero non me ne vorrai^^ Per il resto ti ringrazio ancora per tutte le fantastiche recensioni che mi lasci e spero ti sia piaciuto anche questo capitolo ^_^

 

@Kairih: saper scrivere bene come me??? ^///////////^ ok adesso il mio viso è rosso come un pomodoro maturo ^//^ grazie mille per i complimenti *.* Ah benvenuta nel club di “coloro che odiano Silver”, per intanto ci siamo io e te, poi vedremo se si aggiungerà qualcun altro XD Per scoprire il tutto sull’organizzazione dovrai aspettare e, come al solito, mi mordo la lingua per non spoilerare XP Per quel che riguarda Cloud non lo incolperei nemmeno io *.* Povero cucciolo, lui era costretto sisi *me annuisce convinta*… Ma pensavo a come si sarebbe sentito e cosa avrebbe pensato lui dopo quell’azione^^ Va beh, ti saluto che sennò scrivo un papiro in risposta alla tua rece e aspetto di risponderti al nuovo capitolo^^ (PS: aggiorna la tua ficcy che è stupenda *.*)

 

@miyuk: ti sei spiegata benissimo e trovo che tu abbia proprio ragione. Probabilmente quello di Cloud è solo un blocco psicologico, ma non è colpa sua, è colpa di Lazard che continuava a bocciarlo all’esame ç.ç per quel che riguarda la tua nuova famiglia: sei un genio XD a stò punto posso entrare anche io nella famiglia? O non mi sopporteresti come sorella? XD vabbeh dai la pianto di rompere e al prossimo capitolo^^

 

@Lirith: infatti Zephir era un bambino fighissimo, povero cucciolo ç.ç ma serviva per la storia ç.ç Grazie anche a te per i complimenti e… In questo capitolo niente Cloud, contenta? XD Spero ti sia piaciuto anche questo chappy e fammi sapere che te ne pare^^

 

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Capitolo 10
*** Appuntamento ***


Ed eccomi tornata, innanzitutto scusatemi tutti quanti per il ritardo, so che l’attesa è diventata davvero lunga, ma ho dovuto aspettare fino a ieri per aver nuovamente computer ed internet… Spero che, nonostante ciò, qualcuno di voi abbia ancora voglia di seguire questa mia fanfiction.

Il capitolo di oggi è nuovamente incentrato su Zack… Spero vi piaccia^^


Capitolo 10

Appuntamento

 

 

Zack sorrise, euforico. Non solo ormai sapeva che con Cloud sarebbe andato tutto bene, addirittura poteva uscire con una ragazza bellissima.

Arìl gli sorrise di rimando, con dolcezza, quindi si alzò dalla sedia, rimettendola elegantemente al suo posto.

Anche Zack si alzò, lasciando la sedia dov’era finita quando si era spostato indietro, ed insieme si avviarono fuori dall’edificio della Shinra.

La serata era fresca e la brezza scompigliava loro i capelli in maniera piacevole, non faceva né troppo freddo né troppo caldo. L’unico lato negativo di quella serata, pensava Zack, era il cielo che, sopra Midgar, era perennemente ricoperto di nubi causate dall’inquinamento.

A lui il cielo piaceva azzurro e limpido, quello che di notte diventava blu scuro ed era tempestato di stelle. Le stelle invece a Midgar non si vedevano, nemmeno le più luminose.

Pazienza.

Pensò il ragazzo. Non si sarebbe certo fatto rovinare la serata dalla mancanza di qualche astro luminoso.

“A cosa pensi?”

La voce di Arìl lo riportò al tempo e al luogo.

“Al cielo, alle stelle.”

Rispose senza pensarci, poi se ne pentì; sarebbe stato più romantico rispondere:

“A te.”

Ma la frittata ormai era già fatta.

Arìl sorrise ancora nella sua direzione.

“Ma come siamo filosofici…”
Rispose, scherzando. Zack le prese la mano e gliela baciò.

“No, signorina.”
Ribatté.

“Non filosofico, ma romantico.”
La giovane rise con una risata cristallina e subito dopo rise anche il ragazzo.

Stettero zitti per alcuni minuti, camminando in viale Loveless mano nella mano. Era piacevole la sensazione di avere qualcuno accanto.

“Mi trovo bene con te.”
Sussurrò Zack sedendosi un attimo su una panchina.

“Anche io.”
Rispose Arìl, carezzandogli la guancia.

“Anche se sei un po’ piccolo.”
Aggiunse poi, ridacchiando, e dandogli un buffetto sulla guancia. Zack incrociò le braccia al petto, fingendosi offeso.

“Perché tu quanti anni hai?”
Chiese, con tono fintamente risentito.

“Venti, signorino.”
Rispose Arìl, assumendo per scherzo un tono di superiorità.

“Tre anni non sono tanti.”
Ribatté il giovane, quindi spostò il suo braccio a cingerle le spalle e lei si accoccolò nell’abbraccio.

Restarono lì per ancora svariati minuti, scherzando e coccolandosi; provando finalmente la sensazione di avere qualcuno talmente vicino; poi stettero semplicemente zitti ad abbracciarsi, ma è proprio il silenzio a portare con sé i pensieri.

Dopo ancora qualche secondo Zack si sciolse dall’abbraccio.

“Sei stufo?”
Gli chiese Arìl, sorridendo.

“Non è questo il punto.”
La voce del giovane era grave.

“Non dovremmo, non oggi… Non è giusto!”

Ora il ragazzo stava serrando i pugni e negli occhi tratteneva numerose lacrime. Arìl si alzò in piedi e prese le mani di Zack tra le sue.

“Calmati.”
Sussurrò, il suo tono era preoccupato.

“E come posso? Il mio migliore amico è nei guai e io penso solo a me stesso!”

Gridò il giovane.

“Non è vero.”
La voce della giovane era dolce ma sicura. Lui la guardò con occhi interrogativi.

“Infatti domani andremo alla Dream, solo che oggi non ha senso cercare il luogo; è tardi e con questo buio sarebbe difficile trovarlo.”
Zack parve calmarsi. Si passò una mano tra gli ispidi capelli neri e abbassò gli occhi verso il terreno.

“Scusa per la scenata.”
Mormorò. Arìl gli alzò il mento con due dita e sorrise.

“Non ti devi scusare.”
Rispose, avvicinando il suo viso a quello di Zack e dischiudendo le labbra. Il ragazzo chiuse gli occhi e avvicinò le sue labbra a quelle della giovane. Quando esse si toccarono in un lieve bacio il giovane sorrise. Quella notte, sotto il grigio cielo di Midgar, aveva dato il suo primo bacio.

 

Quella notte, dinnanzi alla villa della Dream vi era un giovane, i suoi capelli erano biondi, ben ordinati, dal taglio leggermente lungo; i suoi occhi, di un verde smeraldino sormontati da un paio di eleganti occhiali, si guardavano intorno, come a controllare di non essere stato seguito da nessuno.

Appurato il fatto, la figura si avvicinò all’entrata della casa. Senza esitazioni premette il campanello con la scritta svolazzante ed aspettò.

“Chi è?”

La voce del capo della Dream era come al solito buona, elegante e paziente.

“Sono Lazard.”
Rispose il giovane.

“Ti aspettavo.”

Disse la voce gentile e dopo pochi minuti un inserviente andò ad aprire la porta.

Il direttore di SOLDIER salì velocemente le scale, sino a raggiungere l’ufficio. Bussò un paio di volte quindi aprì la porta.

“Lazard, quanto tempo.”
Il capo della Dream lo accolse con un sorriso e una stretta di mano, che il giovane ricambiò.

“Buonasera Nathan.”

Rispose.

“Come vanno gli affari ultimamente?”

“Bene, vanno molto bene. Ma a cosa devo la sua visita?”

Chiese Nathan, mentre faceva segno a Lazard di accomodarsi. Il giovane direttore di SOLDIER accettò con piacere l’invito e si sedette su una sedia.

“Sono venuto per avvertirla.”
Cominciò Lazard, Nathan sorrise.

“Mi dica, sono tutto orecchi.”

Disse, incitandolo a continuare il discorso. Il direttore prese fiato.

“Vi sono un paio di ragazzi, che, per sua fortuna, ho sentito parlare mentre mi trovavo al bar della compagnia per cui lavoro, che hanno intenzione di mettersi contro la Dream.”

L’anziano capo dell’organizzazione assentì.

“Una è una giovane che io non ho mai visto; l’altro è un soldato della Shinra molto portato, ha soli diciassette anni ed è già un 2° Classe SOLDIER, si chiama Zack Fair e questa è una sua foto.”
Terminò Lazard, passando tra le mani dell’uomo la scheda di Zack. Nathan sorrise.

“Come al solito le sono riconoscente. Manderò un sicario ad eliminarlo, ho la persona che fa al caso nostro.”
Ringraziò, quindi prese svariati sacchi pieni di guil e li appoggiò tra le mani di Lazard.

“Tenga, questo è per la Shinra, come pattuito dai nostri accordi.”
Concluse, quindi i due si salutarono e Lazard uscì. Da qualche parte, nella villa della Dream, si sentiva una voce gridare, doveva essere Shyla, che stava svolgendo il suo lavoro. Senza preoccuparsene il direttore di SOLDIER tornò verso la Shinra.

 

Appena i due giovani ebbero finito di baciarsi, dapprima solo sulle labbra e poi giocando a far rincorrere le loro lingue nelle bocche in baci sempre più appassionati, la loro attenzione fu attirata da una ragazzina dagli abiti lisi e il volto coperto di cicatrici.

“Disturbo?”

La sua voce era atona, e sembrava non le importasse minimamente se stava effettivamente disturbando i due giovani o meno.

I ragazzi si voltarono nella sua direzione e, prima che ebbero il tempo di rispondere, la giovane continuò.

“Vi ho sentiti parlare della Dream. Spero non siate dalla parte di quell’organizzazione.”
Il suo tono era schifato.

“No, assolutamente.”
Rispose Zack risoluto. Arìl avrebbe voluto bloccarlo, era pericoloso esporsi in quel modo, ma ormai c’era ben poco da fare; scosse anche lei la testa.

“Allora perché volete andare lì?”
Le parole della ragazzina erano strascicate.

“Voglio distruggere quella maledetta organizzazione per liberare un mio amico.”

Arìl strinse il polso di Zack alle affermazioni del ragazzo. Stava parlando troppo.

“Allora vi posso aiutare a trovare il luogo, io so dov’è la Dream, e la odio per i miei motivi.”

Zack era raggiante, invece la giovane barista spense subito il suo entusiasmo.

“Nessuno aiuta le persone in cambio di niente.”
Le rispose. Non le piaceva quella ragazzina, e non era a causa delle cicatrici che le ricoprivano il suo giovane viso, ma a causa di quel suo strano comportamento.

La giovane sorrise con un sorrisetto di scherno.

“Infatti non lo farò in cambio di niente, per avere il mio aiuto dovrete pagarmi.”

Rispose, secca.

“Non c’è problema, quanto vuoi?”

Chiese Zack.

“Cinquemila guil, e non ci sono contrattazioni.”

Disse la ragazzina.

“Affare fatto.”

Zack aprì il portafoglio e le porse i guil richiesti.

“Domani sera vi porterò lì.”

Concluse la ragazza, quindi fece per andarsene. Arìl la bloccò.

“Cosa vuoi?”
Il tono della ragazzina era gelido, in contrasto con la sua pelle scura che rimandava al sole caldo.

“Devi dirci chi sei e dove abiti, così domani ti possiamo trovare.”
Disse Arìl, la sua voce era secca. Zack non l’aveva mai sentita parlare così.

“Mi chiamo Antares, ma verrò a prendervi qui domani sera, io non ho un’abitazione.”

Rispose la ragazzina, nuovamente atona.

“Va bene, ma verrai a prendere solo me. Scusami Arìl, ma preferisco non infilare troppa gente in questa storia, è pericoloso.”
Concluse Zack, mentre Antares si allontanava da viale Loveless per tornarsene nei bassifondi.

 

 

 

Ed è finito anche questo capitolo^^ Si è scoperto che la Dream è legata alla Shinra, e nel capitolo vi è un indizio ad un’altra attività svolta dall’organizzazione. Spero di avervi incuriositi abbastanza e vi lascio alle risposte alle vostre fantastiche recensioni ^_^

 

@Lirith: grazie per continuare a seguirmi *.* ne sono felicissima *.* Comunque hai perfettamente ragione: non è affatto una bella cosa quando qualcuno si trova il fidanzato o la fidanzata e poi si dimentica gli amici. Non si fa è.è . Comunque sono contentissima che ti piaccia la mia storia e il mio modo di scrivere, grazie ^////^ . Anche in questo capitolo non c’è Cloud, contenta? XD (io un po’ di meno essendo il mio personaggio preferito XDXD, ma tanto torna nel prossimo capitolo *ç*). Per quel che riguarda il foglio comunque è usanza in Giappone scrivere il proprio obbiettivo su un foglio di carta e appenderlo in camera propria e mi era sembrata una cosa carina, quindi l’ho fatto fare a Zack. Aspetto di sapere cosa te ne pare di questo capitolo^^

 

@Kairih: grazie anche a te per continuare a seguirmi nonostante la lunga attesa *.* appena avrò un po’ di tempo mi rimetterò anche in pari con i capitoli della tua storia, promesso. Innazitutto grazie mille per i complimenti che mi fai, mi fai davvero arrossire ^/////^ grazie, grazie, grazie. Spero possa esserti piaciuto anche questo capitolo, anche se temo ti farà sognare molto meno dei precedenti (perdono ç.ç, ma aspetta il prossimo ;) ), aspetto la tua recensione ^o^

 

@HolyAerith: Ma… ma… ma… Povera Arìl! XDXD Dai scherzi a parte, sono contenta che ti sia piaciuto anche lo scorso capitolo, e, come vedi, eccone un altro incentrato su Zack. Per vedere se riusciranno a salvare Cloud, beh come vedi pare sempre più probabile, e le battute finali della prima parte della storia si avvicinano sempre di più, ma non vi anticipo nulla. Spero sia stato di tuo gradimento anche questo capitolo (anche se purtroppo ne dubito per questioni di pairings ç.ç) e aspetto di sapere cosa te ne è parso^^

 

@miyuk: Sarebbe fantastica la famiglia con loro su The Sims 2 *.* Comunque grazie mille per avermi accettata nella famiglia *______* Certo sorellona, saremo in due a perseguitar* ehm coff coff a giocare con i due fratellini *ç* Comunque il tuo modo di vedere il perché della scritta sul foglio di carta mi è piaciuto un casino *.* Per quanto riguarda il trasferimento, alla fine mi son trasferita vicino a Bologna, ma ci posso arrivare facilmente con mezz’ora di treno ;) e mi farebbe davvero piacere incontrati :) Ti lascio il mio numero di telefono (e se qualcun altro lo vuole può benissimo prenderselo ^_^) per metterci d’accordo: 3463049287.

 

@Lilian Edwards: purtroppo invece è passato quasi un mese, perdono ç_ç . Spero comunque che tu abbia ancora voglia di leggere la mia storia e sapere come prosegue e, un giorno molto lontano XD, come finirà.

 

Infine volevo dirvi, per chi fosse interessato, che ho pubblicato una piccola One-Shot su Zack e Cloud dal titolo: “Forget me.” ^______^

 

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Capitolo 11
*** Non andare! ***


Scusate il casino ma ci si mette anche l'html a rompere... ç.ç
gjj

Ciao a tutti quanti e scusate l'enorme ritardo, lo so che state aspettando il seguito e io non ho certo intenzione di lasciare incompiuta questa mia fatica, ma in questi tempi si sono sovrapposte un pò di cose (il computer in tilt, l'attività politica, la scuola, le uscite pomeridiane, lo studio...) spero di riuscire a garantirvi un aggiornamento più veloce d'ora in avanti e vi lascio al nuovo capitolo^^

Capitolo 11

Non andare!

Quella mattina Zack si alzò presto. La sveglia era ancora in dormiveglia e attendeva il momento in cui avrebbe dovuto suonare; ma quella volta, forse per la prima volta da quando era capitata tra le sue mani, il suo trillo sarebbe stato inutile, perchè lui era già in piedi.

Il ragazzo dai mori capelli infatti era già saltato giù dal letto un'ora prima; sentiva un'energia nuova scorrergli nelle vene, insieme al sangue, l'adrenalina poi aveva raggiunto livelli talmente alti che gli pareva che il suo cuore pompasse più quella dello stesso sangue.

Il giovane teneva tra le mani la spada che aveva tante volte usato, già aderente al corpo la divisa da 2° Classe SOLDIER in cui tanto si riconosceva e che sperava che un giorno avesse raggiunto il colore blu scuro della 1° Classe.

I suoi pensieri erano rivolti alla missione, che il foglio appeso sul muro continuava a ricordargli. Aveva problemi di concentrazione, dicevano... Ma che andassero tutti al diavolo! Era concentratissimo, o almeno così si sentiva.

Si posizionò al centro della stanza e cominciò ad eseguire qualche veloce piegamento per mandar via la tensione, ma aveva appena cominciato che un suono secco e ripetuto lo avvertì che qualcuno stava bussando alla sua porta.

"Avanti."

Disse Zack a voce alta.

"La porta è aperta."

Aggiunse dopo un attimo.

Capelli neri, lunghi fino alle spalle, occhi azzurri e un'espressione seria e preoccupata sul volto.

"Angeal."
Dalla bocca del ragazzino uscì solo il nome del suo maestro. Che ci faceva in camera sua? Il suo mentore non vi era mai entrato.

"Metti in ordine ogni tanto."

Le parole del più grande congelarono il giovane, non sapeva come rispondere a quella frase che nulla poteva avere a che vedere col vero motivo per cui Angeal si trovava lì; tuttavia si affrettò a spostare col piede qualche paio di boxer, che giacevano per terra, sotto al letto.

Alla frase seguì un lungo periodo di silenzio, Angeal non sapeva come cominciare il discorso e Zack avrebbe dato di tutto pur di non farlo iniziare.

Il più grande sospirò, passandosi una mano tra i capelli e tormentandosi una ciocca.

"Zack..."
Il discorso rimase sospeso, mentre l'allievo riprendeva a concentrarsi sui suoi piegamenti; tuttavia egli non poteva continuare a far finta di niente, quindi con la gola secca si accinse a far continuare il suo maestro.

"Si?"

Chiese e sentì la voce uscirgli roca dalla gola.Forse è l'ultima volta che potrà parlarmi, forse è l'ultima volta che potrò ascoltarlo... Forse dopo stasera non ci rivedremo più, forse non vedrò più nulla.

Si stupì a pensare il ragazzino e di colpo gli vennero in mente, come in velocissimi flash, momenti e persone: sua madre e le fiabe che gli raccontava quando lui era ancora bambino, Cloud e la loro amicizia così sincera e particolare, Arìl e il primo bacio che lui avesse mai dato... E Angeal al loro primo incontro, Zack se lo ricordava come fosse accaduto solo il giorno prima, eppure il tutto era accaduto sei anni fa, quando lui aveva solo dieci anni. Era stato il giorno in cui lui era entrato alla Shinra, accompagnato dal desiderio che animava quasi tutti i ragazzi: diventare un SOLDIER, magari un 1° Classe SOLDIER. Era arrivato facendosi notare subito, durante le selezioni non solo per le indiscutibili capacità, ma anche per il carattere iperattivo che lo contraddistingueva. Avevano deciso di affibbiargli un maestro, uno di quei famosi 1° Classe SOLDIER che lui voleva tanto imitare, e aveva sperato che fosse Sephiroth, il grande eroe della Shinra; invece era lui, un ragazzo dalla corporatura muscolosa e robusta, con le spalle larghe e capelli neri lunghi fino alle spalle, occhi azzurri da mako e le folte sopraciglia che incorniciavano uno sguardo burbero e severo, con in mano una spada più grossa di lui che faceva tranquillamente roteare sopra la propria testa.

"Zack Fair?"

Gli aveva chiesto, e lui aveva annuito.

"Angeal Hewley."

Aveva risposto il più grande dandogli freddamente la mano e poi l'aveva mandato ad allenarsi.

L'aveva odiato. Freddo e burbero, all'epoca non avrebbe potuto descriverlo in alcun altro modo. Eppure una settimana dopo si era beccato una punizione per aver fatto a pugni con un altro fante che aveva osato parlare male di Angeal. Sì, perchè era servito davvero poco tempo perchè il giovane si accorgesse che il suo mentore era tutto il contrario di quel che appariva, e nonostante Sephitorh continuasse ad essere il suo eroe, lui non poteva che ringraziare Lazard per avergli messo a fianco la persona migliore di tutta la Shinra: Angeal, il suo maestro.Al pensiero di quei ricordi e della paura che tutto per lui potesse finire solo quella stessa sera, Zack non riuscì a bloccare una lacrima che gli scese dagli occhi rigandogli il giovane volto.

"Che ti prende?"
La voce del suo mentore riportò il ragazzino al tempo e al luogo.

"Nulla."
Si affrettò a rispondere, asciugandosi velocemente la lacrima con la manica sudata dell'uniforme.

"Sentimi bene, adesso."
Cominciò Angeal, sbuffando, e a Zack non rimase che abbassare la testa a guardare verso il pavimento sporco della sua camera e ascoltare.

"Perchè mi hai chiesto un allenamento speciale l'ultima volta? E come mai oggi sei già sveglio? Cosa devi fare?"
Colpito, colpito e affondato; non gli rimaneva che ammettere. Zack prese fiato:
"Devo andare alla Dream, devo salvare Cloud... Ciao Angeal!"
Rispose tutto d'un fiato, imboccando la porta della sua camera e poi giù, sino all'uscita della Shinra, e poi ancora di corsa fino all'albergo dove alloggiava il suo migliore amico.

Quando raggiunse la pensioncina, Zack era madido di sudore.Beh, quantomeno ho battuto il mio record di velocità.

Pensò il giovane con un sorrisetto, e quel pensiero gli parve immediatamente migliore di quello avuto poco prima nella sua stanza.

"Buongiorno."

Lo salutò con timbro apatico la receptionist, a cui Zack rispose con un sorriso e qualche parola:
"Ciao, cerco Cloud Strife."

La donna diede un'occhiata svogliata al registro bianco che aveva sulla scrivania:

"Camera 21, secondo piano."

Rispose, evidentemente scocciata; il giovane SOLDIER ringraziò e si avviò verso le scale. Mentre le saliva e poi attraversava il cortissimo corridoio non potè fare a meno di chiedersi come mai i numeri delle stanze fossero così tante, quando non vi erano più di sei camere in tutta la pensione, esagerando anche con il conteggio. Raggiunse la stanza numero 21 e bussò con le nocche alla porta.

"Arrivo."
La voce di Cloud era stanca e quasi spaventata, a fatica controllata. Il ragazzo dai capelli scuri lo sentì tentennare, ticchettando nervosamente sulla maniglia della porta, come a volersi cheidere se gli coveniva sul serio aprire a colui che aveva bussato.

"Sono io, Zack."
Lo tranquillizzò il SOLDIER con voce allegra, Cloud tirò un sospiro di sollievo, girò la chiave nella serratura per quattro volte ed aprì, aveva gli occhi rossi con pesanti occhiaie, non doveva aver dormito molto durante le ultime notti.

"Tutto ok?"

Gli chiese il più grande, avvicinandosi. Cloud serrò i denti sul labbro inferiore, fino a far sbiancare lo stesso quindi sbottò con quanto fiato aveva in gola:
"Ma vai al diavolo! Me lo chiedi pure?!"

Il viso del ragazzino era rosso di rabbia e numerose lacrime di stizza avevano cominciato a rigargli il volto, teneva i pugni stretti che tremavano vistosamente, con le braccia irrigidite lungo i finachi. Zack rimase immobile, come pietrificato, con l'espressione che da preoccupata era diventata stupita. Cloud non gli aveva mai risposto così, mai si era arrabbiato con lui, mai. Ma certo non poteva immaginare che anche il più piccolo stava facendo gli stessi pensieri, infatti presto i muscoli del viso passarono dal pianto e il rossore di stizza a quelli di vergogna, il volto si abbassò velocemente e il mento arrivò a toccare il collo del giovane.

"Scusa..."

Mormorò con voce quasi impercettibile. Zack rimase immobile ancora per qualche secondo, quindi si avvicinò al ragazzino e lo strinse in un abbraccio.

"Non ti preoccupare, è tutto a posto."

Gli rispose, con calma, sciogliendosi dall'abbraccio e scompigliandogli i capelli biondi, rendendoglieli, se possibile, ancora più disordinati del solito. Cloud dal canto suo restò in silenzio, continuando a non osare guardare l'amico negli occhi.

"Vai tranquillo Cloud."

Disse Zack, con la voce allegra e sicura e il giovane abbozzò un mezzo sorriso sul volto pallido.

"Da domani non dovrai più avere paura, dopo questa notte vedrai, la Dream non esisterà più!"

Il tono raggiante del giovane SOLDIER si spense immediatamente a notare lo sguardo del più piccolo, i suoi occhi erano ora spalancati, la bocca leggermente aperta e il volto, dal pallido, era diventato bianco cadaverico. Il ragazzino boccheggiò, cercando di mandare giù qualche goccia di saliva per bagnarsi la gola secca.

"Non andare!"

Cercò di urlare, ma la voce gli uscì strozzata dalla gola, ed egli stesso non riuscì a sentirla, sopraffatta dal rumore del battito cardiaco esageratamente accelerato.

"Cosa?"

Zack lo scosse leggermente afferrandolo per le spalle.

"Non andare!"

Ripetè il ragazzo, e stavolta la voce gli uscì con forza, ad un volume tale che egli non avrebbe mai immaginato, il cuore prese a battere con forza ancora maggiore e il respiro gli si fece affannato.

"Calmati Cloud, calmati."
La voce di Zack era ferma nonostante la preoccupazione.

"Mi calmo se tu non vai alla Dream!"

Gridò ancora il ragazzino, come in preda ad una crisi di nervi, le lacrime che scendevano copiose dagli occhi. Zack si morse le labbra, afferrò velocemente la chiave della stanza e vi uscì chiudendola con numerosi giri di chiave.

"Tornerò presto!"
Gridò verso la porta, e da dentro sentì che il suo migliore amico gli stava nuovamente gridando di non andare, sbattendo i pugni contro la porta con tutte le forze che aveva in corpo; il SOLDIER strinse con forza le labbra costringendosi a non pensarci.
Tornerò.

Pensò:Devo tornare e lo farò, non piangere, ti prego.

Scese le scale ed arrivò col volto ancora sconvolto al piano inferiore, dove si arrestò un attimo, indeciso se tornare di sopra a consolare l'amico o cominciare ad avviarsi verso il luogo dell'appuntamento, in cui dopo poco tempo sarebbe giunta Antares.

"Zack."
Un lieve bacio sulle labbra seguì il suo nome.

"A- Arìl..."
Rispose il ragazzo, spaesato. La giovane sospirò passandogli le braccia intorno al collo ed abbracciandolo con tenerezza:

"L'ho sentito piangere e gridare... E' per questo che stai così?"
Gli chiese in un sussurro, prendendogli la mano e accompagnandolo fino al cortile. Zack passò una mano tra i capelli neri della giovane cameriera.

"Non voglio lasciarlo così...."
Mormorò, non curandosi delle lacrime che gli scendevano lungo il viso:
"Può essere l'ultima volta in cui lo vedrò."

Aggiunse quindi, cn un groppo in gola. Negli occhi di Arìl comparve un baluginio di preoccupazione e le sue braccia lo strinsero più forte.

"Non dire assurdità."

Mormorò. Zack sospirò:

"Scusami non volevo far preoccupare anche te... Ma è inutile mentire, ciò che sto per fare è molto pericoloso, non è detto che ne esca vivo... Ma devo farlo perchè se non vivo almeno ne uscirò certamente vincitore, e Cloud non può continuare così."

Rispose con voce sincera.

"Non fare l'eroe!"

Sbottò la ragazza.

"Shhht..."

Soffiò il giovane e appoggiò le sue labbra a quelle di Arìl spingendo la lingua contro la sua. Quando si staccarono dal bacio Zack si alzò in piedi:
"E quando torno ti prometto che ne riceverai altri mille."

Disse con un sorriso; Arìl non permise alle lacrime di rigarle il volto:
"Ci conto."

Rispose abbozzando anche lei un lieve sorriso. Il giovane SOLDIER le prese la manoe vi appoggiò dentro un oggetto metallico, quindi diede un'occhiata veloce all'orologio sul display del suo cellulare e corse via, posando un ultimo bacio sulla guancia della ragazza.

Quando egli si fu allontanato, Arìl aprì la mano, notando una chiave metallica con un bollino che recava sopra il numero 21:
"Stupido, non fare pazzie."
Mormorò al nulla permettendo alle lacrime di lasciare i suoi occhi per scendere in rivoli bagnati sul suo volto.

 

 

E finalmente sono riuscita a completare anche il penultimo capitolo della prima parte della long-fic... Ho fatto davero fatica a scriverlo ma mi ritengo piuttosto soddisfatta del mio lavoro ^_^ Spero di essere riuscita a farvi aspettare con un pò di suspance il prossimo chappy -_^

Vi ringrazio ancora per tutte le recensioni e vi chiedo perdono per il ritardo allucinante, un bacione dalla vostra White Gundam ^O^

@Kairih: ti chiedo scusa se ancora non ho trovato il tempo per recensire la tua stupenda fanfiction, ma ultimamente stò sperimentando molto la sadicità del tempo: a scuola non passa mai e neanche quando studio, invece per il resto vola! XDXD

Comunque ti ringrazio come sempre per la recensione e... Per il resto devo tenermi la bocca cucita!!! Spero sia stato di tuo gradimento anche questo capitolo e spero continuerai a seguirmi^^

@HolyAerith: Beh i chappy non sono proprio alternati, ma vedo di parlare un pò dell'uno e un pò dell'altro... Comunque questa volta c'erano tutti e due assieme :) e per il prossimo capitolo la scena tornerà invece al moretto XP

@miyuk: looooooooooool ma la famiglia stà diventando davvero fantastica!!! Appena avrai un pò di tempo io aspetto ancora la chiamata^^ E per il resto: beh chi non lo vorebbe un bel bacio da Zack?! XD

@Lilian Edwards: Sorry, sorry, sorry :( Perdonamiiiii!!!! Si clemente la masamune sulla gola no, no, noooooo! *muore* XD Scherzi a parte, perdonami se continuo ad essere una tremenda ritardataria ç.ç Per quanto riguarda il sicario continuo ad avere la bocca cucita.

@Lirith: spero che questo capitolo ti sia sembrato meno stringato e... Per la tua gioia il prossimo è nuovamente incentrato su Zack^^

ps: ti consegno la coppa per il maggior numero di ps in una recensione XD

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Capitolo 12
*** Infiltrazione ***


Purtroppo, come ormai notoriamente accade :( , l'aggiornamento della mia fic è molto lento, comunque sono qui per proporvi il dodicesimo capitolo della storia. Finalmente Zack entrerà alla Dream e ad attendervi vi è l'ultima attività svolta dall'associazione (a delinquere XD) in questione.

Si risolvono quindi gli ultimi enigmi legati alla Dream, per aprire col prossimo capitolo (vero e proprio capitolo-cerniera tra la prima e la seconda parte della storia) i nuovi enigmi che faranno di questa long-fic il thriller segnato tra i generi.

Ma adesso basta parlare, vi lascio a Zack, Antares e la Dream... Enjoy you by

White Gundam

Capitolo 12

Infiltrazione

Dopo i saluti a Cloud ed Arìl, Zack si decise ad avviarsi verso la piazzetta, dove puntuale ed immobile, stava ad attenderlo Antares.

La ragazzina aveva le braccia incrociate all'altezza del petto, sopra un seno non troppo voluminoso. Da alcuni strappi sugli abiti stracciati si potevano intravvedere delle ferite. I suoi occhi erano freddi ed apatici, le sue labbra erano serrate in una smorfia inespressiva.

"Sei arrivato."

Disse semplicemente, quando lo vide arrivare e gli si avvicinò.

"Scusa il ritardo."
Mormorò Zack, con un sorriso che non venne ricambiato dalla giovane. Nessuna risposta venne data a quelle parole ed Antares cominciò semplicemente ad avviarsi verso i bassifondi facendo cenno al 2° Classe SOLDIER di seguirla.

Quando il piatto metallico tornò a coprire le loro teste e l'aria si fece più torbida e pesante, il ragazzo tentò di interrompere il silenzio con qualche parola:

"Perchè odi tanto la Dream?"
Chiese, voltandosi nella sua direzione.

"Affari miei."
Rispose lei, continuando a guardare avanti a sè, poi gli si rivolse nuovamente:

"Ad ogni modo ti conviene tacere e guardarti intorno se ci tieni alla pelle."

Zack non rispose ma chinò mestamente la testa. La ragazzina sapeva il fatto suo, non c'era che dire. Camminò dietro a lei, guardandosi intorno in quei luoghi di cui i SOLDIER avevano tanta paura. Dal canto suo lui odiava semplicemente il grigiore di quel luogo; lui amava il cielo azzurro e limpido e, in qualche sogno assai distante dalla realtà, sognava di avere le ali per poterci volare.

Il giovane continuò a fantasticare mentre seguiva la ragazzina per viottoli scuri e strade sgombre, il luogo dove stavano camminando aveva qualcosa di tetro ed oscuro, ma il ragazzo era troppo preso dall'idea di salvare il suo migliore amico per accorgersene.

Quando giunsero dinnanzi ad una villa stupenda ed immensa la giovane si fermò.

"Sei arrivato, questa è la Dream, il mio compito finisce qui, fuori i guil."

Gli disse secca. Zack tirò fuori dalla tasca i guil pattuiti e la ringraziò, e mentre Antares si allontanava ad egli non rimaneva che intrufolarsi nella villa.

Era tarda notte fuori e nei bassifondi non si vedeva quasi più nulla, ma all'interno della villa, luci sfarzose adornavano il luogo. Ad ogni punto in cui voltasse lo sguardo, Zack poteva notare raffinati quadri e intrigantio soprammobili.

Entrare non era stato difficile, per altri mille guil Antares aveva accettato di scassinare la porta così da permettergli una facile infiltrazione.

Il luogo contrastava non solo con i bassifondi, ma con Midgar in generale. Il fascino di quell'arredamento classicheggiante nulla aveva a che spartire con lo stile metropolitano della città.

I pensieri di Zack vennero però celermente spezzati da una serie di gridi ed ansimi provenienti da una delle numerose stanze della villa. I suoni erano spezzati ed irregolari, ma il tono straziato era chiaramente udibile ad ogni suono di voce.

Il ragazzo cominciò a guardarsi intorno aprendo alcune porte con la mano già serrata sull'elsa della spada. Nulla. Eppure le grida continuavano a farsi sentire.

Che cosa diavolo stà succedendo?!

Pensò Zack mentre alcune goccie di freddo sudore cominciavano ad imperlargli la fronte.

Aveva paura. Il suo cuore batteva ad un ritmo più veloce del normale e il suo respiro sembrava angosciato. Non voleva morire lì! Voleva liberare Cloud e tornare da lui e da Arìl, voleva baciare quella ragazza un'altra volta e un'altra ancora, voleva riabbracciare il suo migliore amico.

Con febbrile insistenza cominciò ad aprire le numerose porte che aveva davanti, fino a trovarsi dinnanzi agli occhi una scena raccapricciante: stesi uno sopra l'altra su un lussuoso baldacchino dalle lenzuola bordeax con bordi in oro, vi erano un vecchio dalla testa quasi pelata e... Una ragazzina talmente piccola da essere quasi una bimba. I lunghi capelli le andavano a finire sugli occhi chiari mentre piangeva, urlava, ansimava.

Vi sono momenti in cui è il corpo a muoversi da solo, come per istanto; momenti in cui la ragione e la razionale paura non possono nulla, momenti in cui ci si ritrova a fare un'azione senza neanche accorgersene. Per Zack fu uno di quei momenti: il suo corpo scattò in avanti, la sua mano impugnò l'elsa della spada e la ruotò verso il vecchio. Le lenzuola bordeaux si bagnarono di cremisi. Il corpo del vecchio cadde riverso con gli occhi vuoti. La ragazzina ansimò e trattenne un grido, si sfilò da sotto il cadavere e si mise addosso il vestito bianco toccandosi con dolore le parti intime.

"Tutto bene?"
Chiese il ragazzo, in un sussurro, guardando con paralizzato stupore il corpo senza vita del vecchio. Shyla annuì:
"Grazie."

Mormorò appena con la bocca prosciugata.

"Vieni con me, ti proteggerò io."
Le disse il giovane, in tono sicuro. La ragazzina sorrise e si gettò tra le sue braccia. Zack la strinse a sè accarezzandone i capelli:
"Stai tranquilla, andrà tutto bene, ci sono qui io."

Concluse quindi mentre la piccola si stringeva più forte a lui.

Quando uscirono dalla porta al ragazzo parve di sentire alcuni passi.

Dannazione, devo aver attirato la loro attenzione!

Pensò e la paura tornò a farsi sentire. Afferrò la mano di Shyla e le susurrò:
"Corri!"
Dopodichè i suoi passi riecheggiarono per il corridoio e si intrufolarono in più stanze. Scale a destra, poi svolta a sinistra, nella stanza in centro, altre scale, altri corridoi altre stanze... Zack sperò di aver fatto perdere le loro tracce. Ansimò per la fatica e si rivolse alla ragazzina:

"Mi serve un aiuto piccola, qual'è la stanza dove dorme il capo?"

Chiese. Shyla tentennò, poi deglutì be umettandosi le labbra fece cenno verso quella in fondo al corridoio.

"E' quella la stanza del mio papà."

Rispose. Zack trasalì e sentì il sangue ribollirgli nelle vene e andargli alla testa. Come poteva un padre prostituire sua figlia? Come poteva guadagnare denaro da una cosa simile?

Senza pensarci balzò in avanti, sfondando i cardini della porta con la spada. Nessuno. La stanza era vuota.

"Dove diamine ti sei cacciato, bastardo?!"

Gridò Zack con quanto fiato aveva in gola.

Passi sulle scale. Passi nei corridoi. Passi nelle stanze. Passi veloci come di corsa. Tardi, era troppo tardi. La concentrazione era stata perduta per un minimo, fragilissimo, momento e lui sapeva che poteva costargli davvero caro.

"Scappa!"
Mormorò alla ragazzina, che gli rispose on uno sguardo di puro terrore.

"Salta dalla finestra, scappa! Non farti trovare qui!"

Specificò Zack e Shyla si preparò a scendere.

"Vai alla Shinra e chiedi di Angeal Hewley, digli che ti manda Zack Fair, si occuperà lui di te."
Concluse e sfoderò l'elsa della spada proprio nel momento in cui si aprì la porta.

E così si conclude il dodicesimo capitolo; anche questo è stato un parto sofferto e spero ne sia uscito qualcosa di minimamente decente, fatemi sapere che ne pensate... Ed ora passo a rispondere alle vostre fantastiche recensioni^^

@miyuk: sono contenta che ti sia piaciuto l'ultimo capitolo e... Povero Angeal! Chissà comeavrà reagito quando avrà compreso le parole del suo cucciolo XDXD Poi ti ringrazio per la telefonata e per la recensione di "Old Hero", hehe finalmente qualcuno che ha notato la citazione de "La locomotiva", una delle mie canzoni preferite di Guccini tra il resto ;)

@Kairih: ti ringrazio per tutti i complimenti che mi fai ^////^ grazie milleeeeee *.* Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo e ti avverto che lo scontro finale è ancora lontano XDXD Mi auguro continuerai a seguirmi e ti ringrazio ancora per la recensione ^o^

@Lilian Edwards: e dopo un pò... Eccomi tornata di nuovo! XD Spero non avrai intenzione di graffiare e arrugginire la tua masamune neanche questa volta XD

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Capitolo 13
*** Funerale ***


Ciao a tutti, dopo tanto (troppo) tempo, sono tornata ad aggiornare con il tredicesimo capitolo la mia fanfiction più lunga. Di tempo ne ho avuto per aggiornare, ma questo è stato un capitolo difficile... E vi basteranno poche righe a capire il perchè... Non odiatemi, ci stò male anche io

White Gundam

Capitolo 13

Funerale

La campana della chiesa batteva le sei del mattino. I rintocchi risuonavano cupi nell'aria fresca e il suono si spandeva in tutta Midgar passando tra le orecchie delle persone, tutte uniformemente vestite di nero, che a passi strascicati entravano nella chiesa.

Le vetrate raffiguranti la vergine e il bambino filtravano la luce del sole, andando a riflettere per terra la stessa immagine in un vivace gioco di colori. Le panche erano gremite di persone dai volti cupi, raccolte in preghiera. Davanti all'altare il prete parlava di un paradiso e di un Dio buono nel quale alcuni dei presenti avevano ormai smesso di credere; e sopra all'altare vi era una fredda cassa di legno, verniciata di nero. La cassa era aperta e vicino al coperchio erano invece state posate ghirlande di fiori, bagnate di lacrime. Dentro alla bara giaceva supino un giovane dai capelli neri, per la prima ed unica volta ordinati, con indosso una divisa da 2° Classe SOLDIER, gli occhi celesti già coperti dalle palpebre.

"Zack Fair, diciassette anni, ha smesso ieri sera di vivere."
Cominciò il prete, facendosi il segno della croce, subito imitato da tutti i presenti.

"Lo ricordano i genitori, gli amici, i commilitoni, il maestro e la fidanzata."
Il tono piatto del rappresentante ecclesiastico non aveva nulla a che spartire con la memoria del giovane che giaceva nella bara.

"Era un ragazzo buono, altruista, sempre pronto a dare tutto per gli altri..."

Compresa la vita...

Pensò con amarezza un ragazzino, inginocchiato sull'ultima panca a mani conserte in preghiera e il volto invisibile a chiunque, chinato e coperto da una zazzera di capelli biondi.

L'unanime colore nero contrastava con l'abito bianco del prete. Le lacrime cadevano sulle panche, lasciandovi delle piccole chiazze bagnate.

Angeal, scuro in volto teneva a fianco a sè una bambina, e guardava con sguardo vuoto verso la bara. Zack era il suo allievo, Zack avrebbe dovuto seppellire lui e non il contrario. Il SOLDIER non piangeva, ma non perchè non fosse addolorato, quanto perchè ne era talmente scosso da non esserne in grado.

"E' colpa mia..."

Mormorò la bambina a denti stretti lasciando cadere numerose lacrime dai suoi occhi. Angeal la strinse con più forza.

"No, Shyla..."

Disse, ma non ebbe la forza di continuare, perchè un nodo alla gola gli bloccò ogni parola.

Arìl guardava la bara con occhi smarriti, poi una chiave tra le sue mani, poi di nuovo la bara. Le sue labbra ogni tanto si stringevano, quasi a chiedere un bacio che non avrebbe mai più potuto ricevere. Ricordava le sue labbra calde, il suo sorriso vivace, le sue parole buone, dolci, sicure. Ricordava e piangeva, sapendo che nulla di ciò avrebbe mai più potuto ripetersi.

Lacrime, preghiere, frasi sussurrate a mezza voce riempivano la chiesa. Solo una persona stava in disparte e non sembrava avere a che fare con ciò che era accaduto. Aveva corti capelli castani, con un ciuffo lungo che le scendeva sul lato destro del viso e numerose cicatrici di vecchie ferite e chiazze di sangue che segnavano quelle nuove. Era seria compunta, senza abiti eleganti nè neri. Non piangeva, stava semplicemente sulla porta, ove sembrava attendere qualcuno.

La porta della sala riunioni della Dream era chiusa, serrata con un triplo giro di chiave, la quale era ancora inserita dentro la serratura.

Nathan e Lazard sedevano l'uno di fronte all'altro. Sulla scrivania che li divideva una bottiglia di vino rosso e due bicchieri riempiti fino all'orlo.

"Alla salute."

Dichiarò il biondo direttore della Shinra, afferrando il bicchiere con delicatezza e porgendolo nella direzione di Nathan.

Il capo della Dream sorrise, compunto. I suoi occhi incrociarono quelli di Lazard e le fine labbra si aprirono per sussurrare qualche parola:

"E all'eliminazione del nemico della Dream, della quale ho solo da ringraziarti."

Lazard ammiccò al suo sorriso e i due bicchieri si scontrarono con un tintinnio vetrato, e il lieve urto lasciò cadere sulla tavola alcune goccie del cremisi colore del sangue, che il capo della Dream si affrettò ad eliminare con un fazzoletto.

"Mi dispiace solo che lei abbia dovuto perdere un buon soldato..."

Continuò Nathan, ma il giovane dai lunghi capelli biondi non gli lasciò il tempo di completare la frase:

"Un buon soldato deve obbedire, non deve pensare. Quindi Fair non era affatto un buon soldato."

Rispose piatto, senza abbandonare il sorriso di convenienza. L'uomo si limitò ad ammiccare con la testa.

"Comunque le sono arrivati gli altri soldi che le ho inviato?"

Chiese Nathan, stando ben attento a non alzare il tono della voce. Quando parlava di soldi e di affari la sua voce diminuiva di diversi decibel.

"Certo, e la ringrazio ancora."

Si affrettò a rispondere Lazard, continuando il continuo scambio di cortesie.

"Non si preoccupi di ringraziarmi."

Il tono del capo della Dream si era fatto piatto:

"La mia organizzazione ricorda i favori e non scorda i tradimenti."

Lazard sentì un brivido gelido scorrergli lungo la schiena, mentre continuava a tendere i muscoli della bocca in un vaquo sorriso. La frase appena pronunciata somigliava molto ad una minaccia, ma per il momento non aveva nulla da temere e quel gruzzoletto gli aveva davvero fatto comodo.

Finì in fretta il bicchiere di vino rosso, si alzò dalla sedia e la ripose ordinatamente al suo posto.

"La ringrazio ancora e la saluto."

Disse, mentre si accorgeva che il garbato sorriso era ora tremolante come la voce:

"Arrivederci."

Concluse in fretta, girando per tre volte la chiave e chiudendo la porta dietro di sè, facendo bene attenzione a non farla sbattere.

"Arrivederci e grazie a lei."

Rispose semplicemente Nathan con un sorriso sornione, mentre continuava a bere a piccoli sorsi il suo bicchiere di vino.

"E prima che Zack Fair venga seppellito, si avvicini chi desidera dargli l'ultimo saluto."

Concluse il prete, tornando a farsi il segno della croce.

Angeal lasciò la mano di Shyla, carezzandole i lunghi capelli con fare distratto e si avvicinò alla bara. Il SOLDIER spostò lo sguardo verso il giovane dal viso del candido pallore della morte e cercò di trovare in quel volto la familiarità di un sorriso, di una risata divertita, senza riuscirvi. Inclinò la testa sino a quella dell'allievo e gli posò un bacio sulla fronte.

"Riposa in pace, cucciolo."

Mormorò a malapena, mentre il groppo che aveva in gola si scioglieva in quelle lacrime risparmiate per posarsi sul volto di Zack.

Anche Arìl si alzò dalla panca e si diresse verso l'altare su cui giaceva la fredda bara, contenente il freddo corpo di colui che aveva amato. Si sporse un poco e con gli occhi, caldi di lacrime, ne cercò la bocca, sulla quale pose con le sue labbra un ultimo bacio.

"Addio... Zack."

Sussurrò e non riuscì ad aggiungere altro.

Seguirono a loro la madre e il padre del giovane, venuti dal lontano paesino di Gongaga a causa della notizia della morte dell'unico figlio. Poi vennero Kunsel e altri soldati della Shinra a dargli l'ultimo saluto, a rivolgergli le ultime parole.

Passarono i minuti e nessuno più si muoveva dalle panche, quindi il prete parlò di nuovo:

"Se i presenti hanno concluso i saluti, si dia inizio alla sacra sepoltura."

A quel punto Cloud si alzò e continuando a tenere la testa bassa si avvicinò alla bara.

"Aspetti solo qualche minuto."

Biascicò mentre si avvicinava e giunto dinnanzi alla futura dimora del suo migliore amicò, scoppiò in pianto. Le sue labbra si posarono sulla guancia destra di Zack per un brevissimo istante. Poi le mani del giovane alzarono la parte superiore dell'uniforme del ragazzo che giaceva nella bara, fino a scoprire una ferita causata da un'arma da taglio sul cuore.

Il prete rabbrividì e si avvicinò a Cloud, che tornò a rimettere a posto le vesti dell'amico.

"Scusami Zack... Non ti dimenticherò mai e vedrai, ti vendicherò!"

La voce del giovane si alzò ad ogni parola sino a diventare un grido disperato. Il prete lo guardò con disprezzo e diede disposizione di chiudere il coperchio e avviare la sepoltura.

Cloud corse verso la porta, senza avere il coraggio di guardare il corpo del suo amico sparire per sempre nelle profondità della terra.

Sulla porta Antares lo bloccò:

"Ti darò una mano, ti aiuterò a vendicare il tuo amico."

Disse, atona.

Cloud alzò la testa verso di lei:
"Dici davvero?"

Chiese con tono distrutto.

"E' una promessa."

Rispose ella, avviandosi con lui fuori dalla chiesa.

Uff... Finalmente ce l'ho fatta! Mi dispiace un sacco per Zack anche a me... Ma tutto questo serve per avviarci nel genere thriller della storia... Sono aperte le indagini e provate anche voi ad indovinare chi è stato l'assassino di Zack.

Sperando vi sia piaciuto anche questo capitolo, passo ora a rispondere alle vostre fantastiche recensioni che mi danno, come sempre, la forza di continuare questa storia^^

@Poisonerlady: grazie infinite per la recensione ^////^ poi fa sempre piacere sapere di essere riuscita a rimanere IC, spero ti sia piaciuto anche questo capitolo della storia e che, nonostante la mia lentezza, continuerai a seguirmi ^o^

@Lirith: no no, scusa me per il ritardo degli aggiornamenti, so che dovrei essere più veloce, ma è difficile >.<

Per il resto sono d'accordo con te: lui non merita sicuramente l'appellativo di padre, ma per fortuna ora ci penserà Angeal a fargli da papà.

Per il resto ho cercato di fare il capitolo un pò più lungo e... Ti chiedo perdono per aver ucciso Zack T_T

@Kairih: ti ringrazio tantissimo per i complimenti, mi farai montare la testa prima o poi! ^////^ Per il resto sono d'accordo che quello che ha fatto Nathan a Shyla faccia davvero schifo, ma ci dovrà pensare Cloud a fargliela pagare a quel bastardo del capo della Dream... Attendo i tuoi parei su questo capitolo, mi raccomando ^o^

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