Cloud's lullaby

di Bianconiglio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fango,pioggia e chiacchiere al vento ***
Capitolo 2: *** Reginette vanesie e pietre troppo alte ***
Capitolo 3: *** Battibecchi e cioccolata ***
Capitolo 4: *** Mantelli colorati e giovani Audaci ***
Capitolo 5: *** “Morumaru” ***
Capitolo 6: *** Bambole che parlano ***
Capitolo 7: *** Vocine interiori e brividi freddolosi ***
Capitolo 8: *** Pioggia, tettoie e tende turchine ***
Capitolo 9: *** Lacrime,grida e lamenti ***



Capitolo 1
*** Fango,pioggia e chiacchiere al vento ***




Fango,pioggia e chiacchiere al vento

Una giornata piovosa. Un parco. Due bambini,un maschio e una femmina, corrono ridendo. Un tetto di alberi li sovrasta e lascia intravedere solo qualche frammento di cielo grigio. Ad un certo punto lui cade,inciampando in una radice troppo sporgente. Affonda nel fango,si sporca i pantaloni e la maglietta. Del sangue macchia la pelle nivea del ginocchio. Un’espressione contrariata appare sul visino affilato e particolare del ragazzino. Le sue labbra sottili si curvano lievemente all’ingiù. Gli occhi,contornati da ciglia nere e lunghe vanno a cercare frenetici la sua compagna di giochi.
Lei gli appare alle spalle,silenziosa e confusionaria al tempo stesso. Si avvicina al ginocchio di lui. Si abbassa velocemente,lasciando fluttuare per un attimo i suoi capelli biondi sul capo,che ricadono poi,quasi con violenza,sulle spalle esili. Anche lei ,ora, è nel fango,ma non per questo perde il sorriso bello e un po’enigmatico che ha disegnato sul volto.

<< Ti sei fatto male? >> Chiede con la sua vocina flebile e sicura.

Lui la guarda. Non può fare a meno di guardarla. Non risponde. Le sue sopracciglia nere vanno a corrucciare ancora di più la sua espressione.

<< Rispondimi >> Continua lei.

Lui osserva il movimento delle labbra della bambina. “Ris”. Qui rimangono socchiuse,un po’ allungate ai lati per poi aprirsi e sprofondare nel “pon”e allungarsi di nuovo,ma più lievemente, per pronunciare “di”,indugiano quindi sull’ultima sillaba per poi chiudersi definitivamente.”Mi”.

<< Cos’è,hai paura di perdere la voce? >> Ora si alza. Indispettita. Sembra quasi ferita dalle mute risposte del ragazzino.

Lui sorride,fa leva col palmo sul terreno infangato e si alza in piedi. E’ più alto di lei,di qualche centimetro,e più grande, forse.
La prende per mano e inizia a camminare,in silenzio.
Ora anche il palmo di Lei è sporco,ma non sembra preoccuparsene.
Intorno a loro solo il lieve ticchettio della pioggia,le chiacchiere degli alberi col vento,il rumore attutito dei loro passi e un cane che abbaia in lontananza.

<< Sto pensando a una storia,piccola >> Dice lui con la sua bella voce flautata.

<< Io non sono piccola >>Replica lei, offesa.
Libera la sua mano dalla calda stretta del ragazzino e inizia a camminare più velocemente,portandosi più avanti di lui.
Ad un certo punto si ferma e si volta.

<< Raccontamela >> chiede. Adorabile principessina.

Lui sorride.

<< Non manca molto. Dovrai aspettare solo un altro po’>>

<< che risposta sarebbe? >>Chiede,vagamente sarcastica.

<< La risposta giusta >>.Lui la guarda un attimo. Lei arrossisce,arrabbiata, sbuffa e si volta,continuando a camminare.



Bonjour a tutti!
Questa è la mia prima storia!Gradirei moltissimo i vostri commenti,critiche e suggerimenti.
Grazie!
BianConiglio

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Capitolo 2
*** Reginette vanesie e pietre troppo alte ***




Reginette vanesie e pietre troppo alte

Continuano a camminare. Ha smesso di piovere,ora. Il cielo è ancora coperto di nuvole,che sussurrano la loro ninnananna e,vanesie, incantano i viandanti con la loro bellezza. Sinuose s’intersecano in cielo,divertendosi a creare arabeschi d’ombre sul terreno. Invidiose reginette che coprono la stella più splendente e luminosa. Il Sole.
Lei attende,con crescente curiosità. Si guarda intorno. Non era mai stata lì.
Gli alberi sopra di loro mano mano sfaldano le loro chiome,non più tutte unite. La strada diviene via via più larga,terminando infine in una vasta pianura erbosa. Al centro di essa si innalzano le rovine di un vecchio castello.

<< Dove siamo? >>Chiede Lei.

Lui non risponde e continua a camminare. I Loro piedi affondano,ora,nell’erba soffice e ancora umida. Si dirigono verso le rovine. Lui fa grosse falcate per arrivare più in fretta, Lei deve correre per stargli dietro.
In poco tempo arrivano al castello diroccato. Entrambi si fermano di scatto. Alzano gli occhi per vedere la sommità della torre più alta. Lui guarda un attimo la ragazzina, infine si siede su una pietra.

<< Visto? Non hai dovuto aspettare poi tanto >>. Sorride vedendo Lei che non riesce a salire. Scende,la aiuta e le si risiede accanto.

<< E’ da tanto che penso a questa storia,ma non riuscivo mai a trovare un finale >>.

<< Come finisce? >> chiede Lei impaziente.

<< Non sai neanche di che parla e già vuoi sapere la fine? >>. La voce del ragazzino è calma e melodiosa.

<< E allora racconta >>Risponde Lei. Poggia la testa sulle gambe di Lui e aspetta.

Il ragazzino si schiarisce la gola,appoggia la schiena su una pietra dietro di lui e inizia a narrare.

<< Questa storia parla di regni lontani, principesse e samurai, tesori preziosi, Dei e mirabili gesta, d’amore e d’odio e splendenti palazzi, ornati d’oro, d’argento e bellissimi arazzi. >>


Libri mai letti e porcellane orientali

<< C’era una volta in un regno lontano una principessa di nome Aurore. Aurore era bella come la primavera, diafano il volto, rosee le labbra e i boccoli color dell’oro. La principessa però era purtroppo cieca e il Re e la Regina, per paura che le potesse capitare qualcosa di brutto, la tenevano chiusa nella sua stanza. La ragazza aveva la fragilità di un petalo di loto e non sapeva cosa volesse dire sorridere. Non aveva mai sentito il calore del sole sulla sua pelle ne mai gli zefiri azzurrini avevano sfiorato i suoi aurei capelli. Crebbe così, ingenuamente egoista e infantilmente egocentrica, con un’innaturale indifferenza verso la vita e ironicamente beffarda verso se stessa e il prossimo. Passava i suoi giorni a raccontarsi storie e a sfogliare libri senza sapere cosa vi fosse scritto.
Si trastullava con l’inutile favellar della sua stessa voce e col rumore della sua fantasia. >>

Il ragazzino si ferma un attimo e guarda la bambina. Poi prosegue.

<< In un altro reame, molto lontano da quello di Aurore, viveva il giovane Kato, samurai valente e fedele. Rimasto orfanello venne accolto a corte,nutrito e allevato. Crebbe con la determinazione di una giovane quercia e la saggezza di un vecchio salice, l’intelligenza di una flessibile canna e una voce più bella di quella di un usignolo.
Fu così che, qualche tempo dopo, Kato venne chiamato dall’imperatore. Muovendosi agilmente sulle giovani gambe arrivò, dopo aver attraversato i corridoi del palazzo, illuminati solo dalla luce della luna, all’ampia sala imperiale,contrastante ai corridoi perché contraddistinta dal luminoso bagliore dorato. “L’imperatore è il figlio del Dio Sole” ecco come si spiegava il ragazzo la luce aurea. Il giovane Kato era ingenuo. Molto ingenuo.
Erano rare le volte in cui gli era stato permesso di entrare. I suoi occhi scorrevano sulle pareti come quelli di un bambino curioso; e osservava i quadri attaccati alle pareti purpuree, e osservava il baldanzoso trono intagliato nel legno di ciliegio, e i paraventi dipinti e le tende leggere,che,con le loro movenze, ricordavano l’acqua di un lago cristallino,e le raffinate porcellane modellate da abili dita. E infine l’imperatore. Un vecchio dallo sguardo profondo e fiero. Di mille righe era cesellato il suo volto, come se ogni anno che trascorreva nella terra dei mortali tagliava un pochino la dura scorza che gli impediva di tornare al cielo; leggermente all’ingiù era la linea delle labbra del vecchio e la barba ricadeva lunga e candida sulle vesti rosseggianti , baroccamente ghirigorate di dorata filigrana. Seduto,con le affusolate dita intrecciate a formare uno strano disegno, si ergeva simile a una statua di bronzo rubeo.
Il giovinetto si inginocchiò umilmente abbassando lo sguardo vispo e gentile,non osando guardare troppo a lungo >>.

Lei ascolta la storia,cullata dalla bella voce del ragazzino,immaginandosi tutto e vedendo quello che vedeva Kato.

<< Continua >>dice.

Lui posa un dito affusolato sulle labbra calde della ragazzina e continua a raccontare.

<< L’imperatore aveva una missione importante per il giovane Kato. Aveva scelto lui tra tutti i samurai più fedeli. Lui,che era il più piccolo e il meno esperto. Aveva scelto lui per questa importante missione perché era il più riservato e il più silenzioso. Lui perché non aveva manie di grandezza,ne bramava onori e glorie, ne aspirava alle più alte cariche.
“Ragazzo”parlò l’imperatore. Aveva una voce profonda e bassa. “Ho un compito della massima importanza da affidarti”. Gli occhi di Kato guizzarono un po’incerti sull’imperatore. “Molto lontano da qui, in un regno oltre molti mari e oltre molte terre c’è un palazzo magnifico. In questo palazzo si trova un grande tesoro. Non ti nascondo che il viaggio potrebbe essere pericoloso. Potresti morire prima di arrivare a destinazione. Ma ti dico che questa notte mi è apparso il dio Feng in sogno e mi ha detto che in quel palazzo c’è una sostanza nuova,proveniente da terre ancora più lontane.
Dovevo mostrargli la mia fedeltà e portargliela.”Il samurai ascoltava in silenzio”gli dissi però che ero ormai vecchio e che non ce l’avrei fatta a compiere un viaggio tanto lungo ed Egli mi rispose allora che dovevo mandare il mio samurai migliore.”
Kato,ancora in ginocchio, arrossì e abbassò gli occhi a terra. L’imperatore sorrise vedendo le gote imporporate del giovane.
“avrai una scorta di cento uomini,ma dovranno lasciarti appena raggiunto il palazzo. In ogni caso,mio buon giovine,non ti ho ancora parlato della tua missione. Dovrai introdurti nel palazzo il più silenziosamente possibile. Non farti vedere da nessuno. Dovrai entrare nella stanza più bella e più nascosta e prendere il tesoro .Si tratta,in vero di una cosa molto piccola. E’ una ciotolina,piena di alcuni semi speciali del color della corteccia. Il loro prodotto si può mangiare ed è così effimero,così sublime da far perdere coscienza del presente per un po’di tempo. Viene chiamato ‘cibo degli Dei ’,perché si dice che in quel breve frangente comunichino per mezzo dell’uomo che l’ha bevuto o mangiato. E’ una sostanza prodigiosa,mio buon Kato.”
Il samurai annui e abbassò la testa in segno di rispetto >>

<< Ma che semi erano? >>chiede la ragazzina.

Lui sorride e le accarezza la fronte.
<< I semi della cosa che ti piace di più >>

Lei alza la testa dalle gambe di Lui si mette a sedere e lo guarda,sorride felice.
<< Semi di Cioccolato! >>

Lui annuisce,le labbra incurvate all’insù. Soddisfatte.

<< e l’Imperatore continuò:”Ma ora va,samurai. Per questa notte riposa.”
Così Kato uscì dalla sala imperiale, ancora stordito per tutte quelle nuove notizie.
“una missione” si disse. “una missione per me”. Ma il giovane Kato era ingenuo. Non conosceva tutti i pericoli che avrebbe dovuto affrontare,tutte le trappole a cui sarebbe dovuto sfuggire, i mostri terribili che avrebbe visto. Era molto ingenuo.
E fu così che, all’alba del giorno dopo ultimò i preparativi per la partenza. Era nella sua stanza. Piccola e confortevole. Aveva una grande finestra che si affacciava sulle alte montagne che circondavano il palazzo. Le vette erano avvolte dalla rosea nebbia mattutina. Il cielo era colorato dai tenui colori dell’Alba. “Chissà se tornerò mai”. Si scoprì a pensare il giovane Samurai. >>



Bonjour a tutti di nuovo!
Il secondo capitolo è molto piccolo,per questo l'ho messo assieme al terzo.Altrimenti la storia si sarebbe evoluta con molta più lentezza!
Grazie alla mia piccola Biancaneve che mi sostiene sempre,qualsiasi cosa faccia!Ti voglio bene Neve!
Grazie a Tartafante,sono contenta che il primo capitolo ti sia piaciuto,spero di soddisfarti anche con il resto della storia!

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Capitolo 3
*** Battibecchi e cioccolata ***




Battibecchi e cioccolata

Il cielo è livido. Le nubi gonfie di pioggia. L’ululato di un cane si ode in lontananza. Solo. Quasi volesse sfidare l’ira degli Dei. Un lampo. Un fulmine. Un tuono. Fendono l’aere con la luce abbagliante e il rombo possente.
In una casa due voci si alternano. Due adolescenti. Un maschio e una femmina. Sono sdraiati uno accanto all’altra,vicino alla porta-finestra aperta. Le tendine si alzano e si abbassano ai capricci del vento. Lui poggia un gomito sul pavimento freddo e sistema sul palmo della mano il viso affilato. Le labbra fine formano una linea dritta, gli occhi,contornati dalle lunghe ciglia nere si abbassano lievemente a guardare il volto di Lei. Lei ha gli occhi chiusi. I capelli color del grano creano raggi attorno al suo capo. Sorride. Di quel sorriso bello e misterioso. Tiene in una mano una tavoletta di cioccolato fondente rosicchiata. Apre gli occhi .Sfarfalla le ciglia.

<< Perché mi stai guardando? >>Chiede, adorabilmente insolente.

Lui non risponde e continua a guardarla.

<< Perché non continui a parlare? >>

Lui sorride e rimane zitto.

<< Perché non mi rispondi? >>

Lui scuote impercettibilmente la testa.

<< Ho capito hai paura di perdere la voce. Non mi risponderesti neanche se ti chiedessi se vuoi un pezzo di cioccolata >>.

Allora il Ragazzetto alza la mano che non è impiegata a regger la testa e, veloce, stacca un pezzetto di Tavoletta. Porta il cioccolato nero alla bocca e lo mangia a piccoli pezzi.

Lei si mette a sedere e lo guarda. Irritata.

<< Ah è così,eh? Sei un ingordo e basta >>

Mette il broncio, Offesa.

<< Sai di essere ancora più bella quando ti arrabbi? >>. La voce di lui è pacata. Il sorriso,quasi irritante, rimane, impassibile, disegnato sul volto.

Lei si gira e guarda avanti. Le guance sono, ora, purpuree. Sbuffa, irritata.

Lui le prende il polso e lo tiene stretto,riuscendo quasi a sentire,attraverso le vene, le pulsazioni del suo cuore. Lei gira di scatto la testa e fissa i suoi occhi in quelli di Lui.

<< Se non hai nessun'intenzione di raccontare almeno lasciami andare via >>

<< Se vuoi andare vai,io non ti trattengo >> Risponde lui, malcelando una certa ironia.

Lei guarda la mano di Lui stretta attorno al suo polso. Lo libera con uno scatto rapido. Guarda il ragazzetto e si sdraia di nuovo accanto a lui, con espressione contrariata.

Lui sorride soddisfatto. Sapeva che avrebbe reagito così.

<< Allora? >>Dice lei impaziente.

Lui le accarezza la fronte, delicatamente.



Salve salvino!(haha...non è divertente,lo so..)
credo che mi ucciderete prima o poi. I capitoli sono veramente molto corti. Ma se li avessi fatti più lunghi avrebbero stonato. Chiedo ancora perdono!
Dal prossimo capitolo la storia del ragazzino si evolverà e sarà tutto un po' più movimentato,ma non vi anticipo altro.
Grazie infinite a Jack Trussone:la tua recensione mi ha reso veramente felice!Spero di non deluderti con il seguito!Grazie mille davvero!

e ricordate che:
"Commenti,saluti e sputi(eh si,anche loro!)
Son sempre i benvenuti!"
Baci!
Bianconiglio

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Capitolo 4
*** Mantelli colorati e giovani Audaci ***




Mantelli colorati e giovani Audaci

Riprende il racconto.
<< “Chissà se tornerò mai. Si scoprì a pensare il giovane samurai. Lanciò un ultimo sguardo alle montagne fuori dalla grande finestra e, silenzioso, scivolò sul pavimento legnoso della sua stanza a piedi nudi fino ad arrivare a un armadio a muro nella parete.
Lo aprì, tirando le maniglie scure. Quell’ armadio conteneva tutte le sue armi: La sua adorata katana, i due piccoli khris da spalla,innumerevoli pugnali, un arco scuro con delle frecce e lame varie.
Raccolse quello che più gli poteva essere utile, chiuse l’armadio e fece un sospiro. Finì di prepararsi e, pochi istanti dopo era gia nel cortile del grande palazzo, pronto a partire.
Il giovane si guardò intorno. Molti altri uomini erano li. Dal portico arrivò l’Imperatore. Col suo passo fiero e un po’guerresco raggiunse gli uomini e il giovane Kato.
“Uomini” tuonò,”sapete già cosa dovete fare. Ognuno di voi ha un compito da svolgere. Rispettate il vostro giovane comandante. Vi affido a lui e spero di vedervi tornare.” , ruotò la testa lentamente,e sembrò che li osservasse ,uno ad uno,”Tutti”. “Ma ora andate,non indugiate oltre. Prendete la strada attraverso i monti, arriverete ad un porto. Imbarcatevi verso le terre sconosciute, e che la fortuna sia con voi”.
Dopo che egli finì di pronunciare tali parole, tutti si inchinarono. Poco dopo s’incamminarono attraverso i monti,come aveva detto l’imperatore. Molti erano a piedi,molti altri a cavallo. Alla testa dell’esercito era Kato. Presto si affiancò a lui un’uomo. Era vestito in modo stravagante. Aveva tanti mantelli dai colori cangianti uno sopra l’altro. Portava un bastone nodoso. Stretta al bastone c’era una mano vecchia ma ancor vigorosa dalla pelle olivastra e gialla e con le unghie piuttosto lunghe. Aveva in testa un cappello nero stranamente contrastante col resto dell’abbigliamento. Era scalzo. Il volto rugoso pareva quello di un vecchio albero avvizzito. Kato lo osservò attentamente,incuriosito.
“Salve vecchio”Disse gentilmente. “Attento ragazzo” Disse il vecchio. Aveva una voce roca e flebile. “Voi chi siete?” Chiese Kato,noncurante delle parole dell’uomo. “Solo un umile messaggero degli Dei” Rispose egli. Gli occhi a mandorla di Kato si spalancarono. "Voi siete lo stregone di corte”. Fu quasi tentato di fermare il cavallo e di inchinarsi. "Non ce n’è bisogno,ragazzo” Disse lo stregone quasi avesse inteso i suoi pensieri. "Sta attento, samurai. Una cosa è più pericolosa di tutti i mostri,di tutte le trappole,d tutti i nemici” . Kato lo guardò. "Non capisco,signore”. "Capirai”, ribattè,sicuro. "Ma per allora sarà troppo tardi” . Il vecchio non parlò più e lasciò il povero Kato a crogiolarsi negli interrogativi. Nel giro di qualche giorno giunsero al porto. Erano tutti vivi. Si erano più volte imbattuti in briganti che avevano cercato di derubarli e in animali feroci ,ma erano tutti vivi. Anche al porto tentarono di imbrogliarli, ma infine s’imbarcarono.
La nave era grande e la occuparono interamente. Puzzava di pesce e di alghe ed era chiaro che non veniva pulita molto spesso. Kato arricciò il naso lungo e dritto. Quella notte la passò guardando le stelle. “ Ah,l’amour”. Una voce lo costrinse a voltarsi. Era uno dei suoi uomini che era salito sul ponte. “Caro condottiero impavido, L’amour”. Aveva un viso dai lineamenti delicati e un espressione malandrina. “L’amour?”chiese Kato non conoscendo il significato della parola straniera. Il ragazzo si sedette accanto a lui. “L’amour, l’amore!”. Kato lo guardò perplesso. “Voi non pensate mai all’amore,eh?”chiese al giovane samurai. “non siete mai stato innamorato?”. Kato scosse la testa. Il ragazzo scoppiò a ridere. Rise quasi fino alle lacrime,infine disse "ma allora, Impavido, non conoscete la cosa più dolce,il sentimento più sublime...” a quel punto il soldato si alzò in piedi e si sporse dalla poppa della nave. I capelli neri fluttuarono al vento notturno e fresco,che sa di sale e di mare. “E’ la forza che muove il mondo!E’ al tempo stesso evanescente e saldo, è la spina di una rosa e la rosa stessa,E’ doloroso e la cosa più suadente esistente al mondo…Amore,Amour,Love,Liebe,Amor!”. Kato guardava perplesso il ragazzo. "Oh mio comandante,mio condottiero,non sapete cosa si prova ad amare ed essere amati? Gentile samurai..” Gli si avvicinò e gli prese le spalle “…è bellissimo”. Si allontanò e fece per scendere in coperta. All’ultimo momento si girò. "Ricordate queste mie parole, Samurai” e sparì nel buio.
Kato pensò alle parole del giovane fino a che non si addormentò.
Venne svegliato da innumerevoli voci che gridavano, schiamazzi, spruzzi gelidi di acqua marina.
“…arme…”parole confuse arrivarono alle orecchie del ragazzo.
“…llarme…”.Aprì gli occhi,ancora in stato confusionale.”ALLARME ALLARME!”. Kato scattò in piedi. Una tempesta stava sballottando la nave. I marosi la spingevano qua e la e l’acqua usciva ed entrava. Una pioggerellina sottile rendeva ancora più fastidioso il tutto. Gli uomini correvano avanti e indietro sul ponte. “Virare a destra…VIRARE A DESTRA!” Kato tentava di dare ordini.
“ A DESTRA!” finalmente il timoniere gli diede ascolto. La nave quasi si incagliò negli scogli vicini. Poco dopo poterono tirare un sospiro di sollievo. Riuscirono ad uscire dalla cerchia dei Nuvoloni e, quasi gridarono al miracolo, davanti a loro si stagliavano le Terre Sconosciute. "La Dea Shui ci ha graziato. La prossima volta dedichiamo più tempo al rito di ringraziamento. La Dea dell’Acqua non perdona due volte” Era lo stregone. Si rivolse a Kato e parlò quasi in un sussurro. >>



Salut,gentili Lettori!
Come potete vedere in questo capitolo iniziano i primi guai per il povero Kato. Mi sono divertita a scriverlo,soprattutto la parte con il giovane soldato. E' un po'teatrale e artificioso il suo modo di parlare,soprattutto di rivolgersi a Kato,che molto spesso fa pensare che lo stia prendendo in giro,e sembra piuttosto insolente; è un personaggio allegro,che probabilmente avrebbe aspirato ad una vita diversa a quella che invece si è ritrovato a condurre;magari sarebbe potuto diventare cantore o qualcosa di simile (se avete qualche idea ditemelo :D ); è anche molto bello:delicato e piuttosto femmineo,ed è di carattere adulatore. Probabilmente ama le belle donne. In realtà questo personaggio non doveva esserci all'inizio della storia (in realtà la storia originale era molto diversa),ma ha iniziato a prendere forma nella mia mente. E' il mio personaggio ideale,quello che vorrei essere e interpretare(su un palcoscenico,s'intende),anche se spesso non incontra il favore della gente.Ora che ci penso non ha avuto un solo consenso(mia sorella lo detesta..:( ). Ma non importa,mi stò dilungando (si vede che mi piace,eh?).Passiamo a cose più serie.
Grazie e infinite grazie a Jack Trussone:le tue recensioni mi rendono sempre tanto felice!
un bacio gigantesco a Elena:sono contenta che la storia ti piaccia!
Un abbraccio alla mia attrice preferita, Lis la KatTTTiva: comunque non mi sono ispirata a TANCRY per la bimba (che è molto più bella :p)
Un inchino a Tartafante:ultimo,ma non ultimo,anzi primo a recensirmi per la prima volta (aaahhhh!!parole inscrociate incrociate...boh fate voi...)
GRAZIE A TUTTI,GRAZIE DI CUORE!
Bianconiglio

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Capitolo 5
*** “Morumaru” ***





“Morumaru”

<< Gli uomini quasi gridarono al Miracolo. Davanti a loro si stagliavano le Terre Sconosciute. Kato trattenne il respiro e chiuse gli occhi. D’ora in poi sarebbe stato solo.
Sbarcarono poco dopo su una spiaggia sabbiosa. Gli uomini sistemarono una piattaforma a terra per far scendere Kato. Il samurai vi mise un piede sopra. Si guardò intorno. Il suo cuore accelerò i battiti. Poggiò un altro piede. Poi un altro ancora. Presto gli si fece vicino il ragazzo della sera prima.
“Io scendo con te”. Percorsero insieme la piattaforma e affondarono i piedi nella sabbia bianca e soffice. Kato non aveva mai visto la sabbia. Ne prese un po’con le mani e gli scivolò via dalle dita.
“Ah come il tempo…”. Mormorò melodrammatico l’altro ragazzo. Kato lo guardò un momento.
“Sfugge via…scivola.”continuò mentre salutava con la mano gli altri uomini. Grida si levarono dalla nave. “Buona fortuna comandante, a presto Morumaru! Tornate sani e salvi!”.
“Morumaru” pensò Kato. “Morumaru è il suo nome, allora”. Lo vide che salutava e sorrideva.
“Allora, mio comandante, andiamo. Il tempo corre”. Detto questo si incamminò verso l’imponente palazzo che stagliava la sua gigantesca sagoma sul cielo turchese.
Percorsero tutto il giorno stradine tortuose, in pendio e contornate di alberi. Arrivarono ai piedi del palazzo a sera inoltrata. Si sederono e appoggiarono le loro schiene stanche alle mura del palazzo.
“…Morumaru…” sussurrò Kato. “pensi che riuscirò mai a portare a termine la mia missione?”. “mio signore e comandante…in the name of looove” cantò. “Morumaru sai molte lingue,vero?”chiese Kato. “oh mio padrone…in vero vi devo confessare…neppure una. Eppur, sapete,provengo da un paesino in cui c’è un grande porto. E’ la sua massima fonte di ricchezza. Dalle navi scendono persone di nazionalità diversa e molto spesso vi sono cantori e bardi che vengono a cercare fortuna. Loro sì, oh davvero, sanno molte lingue,ma io,vedete, ho imparato strofe di poemi qua e la” rispose il ragazzo quasi sconsolato. Kato guardò il cielo. “Morumaru…tu mi hai parlato dell’amore, ma tu sei mai stato innamorato?”. “Oh si,molte volte” rispose il ragazzo. “Molte volte eppur nessuna. O forse una sola. Si una sola, solo una ho amato veramente”. Sorrise un po’triste. “Ma io e lei non potevamo amarci e io lo sapevo. Ma lei sorrideva. E come sorrideva. Sorrideva davvero. Con tutto il cuore,tutta l’anima. Mi faceva sentire tutto il mondo in un sorriso e mi bastava quello. Io l’amavo. L’amavo davvero tanto. E anche lei. Tuttavia un brutto giorno gli Dei la rapirono. Me la portarono via. E fu come se mi avessero tolto tutto. Ed è come se mi avessero tolto tutto. Non riuscirò mai più ad amare qualcuno in modo tanto violento e dolce, oramai”. Morumaru sospirò e sorrise guardando il cielo rossastro. “Ma lei chi era?” chiese Kato. Morumaru fece una breve risatina sconsolata. “Mia sorella”. Rispose semplicemente. Morumaru sospirò. “Sapete,messere, a volte mi sembra ancora di sentire il suo profumo. Di fiori. Ohh, ma ora basta tediarvi con questa triste storia, che non è, aihmè, né favola né leggenda, non fu scritta da grandi poeti ma nacque pian piano, tra parole e piccoli gesti che mi fa male ricordar, ma che amo raccontar, non è giusto farvi rime, ma sapete come sono, strambo, buffo e po’ poeta, quindi ,amico, è mio desiderio farla conoscere a tutto il mondo dalle mie stesse labbra, è importante? Forse no, ma son certo che qualcuno ispirerò. Magari un grande scrittore, un bardo o un cantore che la storia romanzata metteranno in sceneggiata, e se così non si dice…beh…non è importante, il fin s’è capito: l’esaltar la bellezza dei sentimenti”. Kato lo guardò. Sorpreso e un po’ dispiaciuto.
La notte scese quasi subito e nel castello apparvero luci. “Credo di dover andare” affermò sicuro Kato. “ Allora buona fortuna,Samurai. Io vi attenderò pazientemente qui”. Kato srotolò dalla cintura la corda uncinata, fece un respiro profondo. “A presto, Morumaru”. >>.

Lei guarda perplessa il ragazzetto.
<< le storie tristi mi fanno piangere. E lo sai >>

<< Allora non la vuoi sentire? >> chiede Lui.

Lei abbassa gli occhi.
<< Gli dei la rapirono. E lui l’amava. E’ triste >>

Lui la osserva. Serio.
<< Lo so >>

Lei guarda fuori dalla finestra.
<< Secondo te ora sono insieme? >>

Lui non risponde.

Lei continua.
<< Secondo te sono seduti su una di quelle stelle? >>

Lui abbassa gli occhi.

<< Secondo te ora sono felici? >>

<< Non lo so >>

<< Non sai mai rispondere alle domande che ti faccio >>

<< Rispondi tu per me >>

<< Io non parlo da sola >>

<< Ah no?…allora mi sbagliavo >> sorride.

Lei sbuffa.
<< sbruffone >>

Lui poggia la testa da un lato. La guarda.

<< forza! Continua! >>

Lui sorride.
E scuote la testa.

<< Beh? Adesso che ti prende? >>

<< Niente…pensavo… >>

<< cosa pensavi? >>

Lui ridacchia.
<< No,niente >>



Salut a tutti!
Perdonate il ritardo nell'aggiornare, ma questa settimana sono stata travolta da una valanga infame di impegni, spero mi perdonerete...:p
Come avrete notato il ragazzo, anzi Morumaru, è il fulcro anche di questo capitoletto. Mi diverte sempre moltissimo scrivere le sue battute, non so se sono altrettanto piacevoli da leggere. Avrete visto anche che non seguono nessun tipo di metrica (e non la seguiranno neppure in seguito) perchè non sempre parla in rima (anzi a dir la verità sono poche le battutte rimate), ed è anche per questo che Morumaru mi piace: perchè dice quello che vuole nel modo che vuole e al momento che vuole, è un personaggio molto duttile. Ma basta ossessionarvi. So perfettamente che quando mi ci metto so essere asfissiante.
Spero vi piaccia questo capitolo (ho sempre paura di deludere)!
Merci come al solito a Jack Trussone: sono d'accordo con te,qualsiasi cosa dimmela tranquillamente, i consigli sono sempre ben accetti!Come hai detto tu stesso le recensioni servono anche,e soprattutto, a questo!:D
Ciao ciaino a Mendori: Mi ha fatto molto piacere ricevere la tua recensione e grazie per i complimenti:D!
Bacilli&Bacionilli a tutti!
Bianconiglio

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Capitolo 6
*** Bambole che parlano ***





Bambole che parlano


<< Senza aspettare risposta iniziò la grande scalata. Infiniti dubbi si affollarono nella mente del samurai. “quanto è alta questa parete?” “come troverò la stanza giusta?” “come tornerò a terra dopo aver preso i semi?” “ci saranno molte guardie?”. Ma prima di aver trovato risposta a tutti gli interrogativi arrivò in cima. Dal basso sembrava molto più alta.
Era su una grande torre, che scendeva bruscamente sul tetto, enorme, del palazzo. Kato scivolò sopra di esso, silenzioso come un’ombra. Camminò sul tetto fino a che non scorse una luce,poco più in basso. Con una capriola carpiata entrò dalla finestrella e subito si nascose nell’ombra. Per anni era stato educato a fare questo. Scivolò sul lungo corridoio buio che aveva davanti,attaccato al muro. Sulla parete che aveva di fronte c’erano innumerevoli porte. Le studiò tutte,passando davanti alla prima…alla seconda…alla terza…alla quarta…no un momento;poggiò la mano sulla maniglia della terza. Ebbe un brivido. “Devo entrare” si disse. E così fece. Con un lieve movimento del polso ruotò la maniglia…aprì piano piano la porta ed entrò con passo felpato chiudendosela alle spalle. Era una stanza piuttosto ampia. La finestra era aperta,le tende azzurrine sventolavano. C’era un grande letto di legno lucido,a baldacchino; sparsi un po’ovunque sul materasso c’erano cuscini di varie forme e grandezze, una bambola di porcellana e un libro aperto,le cui pagine erano sfogliate dall’invisibile mano del vento. Dalla parte opposta c’era uno scrittoio e… “Chi va la!” una voce femminile irruppe cristallina. Kato non rispose. “So che c’è qualcuno…non sopporto che non mi si risponda. Parla! Chi sei?” La voce si faceva sempre più irritata. Kato capì a chi apparteneva. Seduta accanto allo scrittoio c’era una ragazza. Era di spalle. Kato la osservò un momento.Aveva dei capelli strani. Pensò il samurai. Strani e bellissimi. Somigliavano al grano. Al grano al sole. No…no erano più luminosi. Ne rimase incantato. “Mi scusi signorina” disse il ragazzo. Il giovane Kato era ingenuo. Molto ingenuo. La ragazza si girò leggermente verso di lui. La pelle era bianca . Di porcellana. Kato non aveva mai visto nessuno così bello. “avvicinati”. Ordinò lei. Il samurai ubbidì. Le si accostò. Lei si girò completamente. Era veramente splendida. Aveva gli occhi chiusi e lunghe ciglia. Kato ebbe un sussulto. “Che ti prende?perchè non parli? Ti faccio pena,eh? Ti faccio pena perché sono cieca?” chiese. Ma la voce era stranamente in contrasto con le parole. Il tono sarcastico e quasi divertito creava una strana dissonanza con la frase. “ signorina…assolutamente no…io non potrei mai pensare che…” “siete tutti uguali”lo interruppe lei. Sbuffò indispettita. “mi tenete chiusa qua dentro per paura che mi faccia male e poi venite da me e criticate”. “Oh…oh no,assolutamente…io non…non sono di questo palazzo, io…”ma si interruppe. Aveva detto troppo. Lei rise ,deridendolo. “ Come sei sciocco,straniero. Lo so. Lo so che non sei di qui. Io conosco il rumore dei passi di ogni singola persona di questo palazzo. Ecco , per esempio tra trentacinque secondi esatti arriveranno due guardie per sapere se sto bene. Sapete io non parlo mai da sola. No no. Tranne quando chiacchiero con la mia bambola. MargaretLouise. Ma allora faccio anche la sua di voce. MargaretLouise ti presento il giovane…” “Kato”. La ragazza rise ancora. Kato maledisse la sua lingua. Quanto era sciocco. Fece mente locale. Era in un palazzo straniero. In missione. Stava parlando con una ragazza cieca alla quale aveva appena rivelato il suo nome e ,dulcis in fundu ,tra trentacinque..no..no aspetta…tra ventidue secondi esatti sarebbero arrivate due guardie. ventuno . La ragazza continuava a sorridere. Venti . lo stava prendendo in giro. Diciannove . quanto era bella. Diciotto . aaah cosa vai a pesare, sciocco. Diciassette . Basta.
Kato la prese, se la mise in spalla e si arrampicò su per la finestra. “non guardare giù!” le gridò mentre si arrampicava. La ragazza alzò un sopracciglio, ma Kato non lo vide. “ Ti sei dimenticato, Kato , con chi stai parlando?”. La voce si era fatta molto dolce. Troppo. Kato sbuffò. Si stava palesemente divertendo a prendersi gioco di lui. “ per tua informazione, sono una principessa. E’ alquanto poco dignitoso quello che mi stai facendo fare,sai. Non sono abituata a saltare dalla finestra, portata come un sacco di patate da un samurai acrobata che scala i muri e mi porta sul tetto. E una volta li? Che mi farai?”.
Una goccia di sudore scivolò dritta lungo la spina dorsale di Kato.
Quella ragazza parlava decisamente troppo. >>



Ciao ciao gentili lettori!
Spero mi perdonerete per avervi fatto aspettare tanto e per un capitolo così corto. Mi dispiace che non ci siano i dialoghi tra i due ragazzini, solo che non potevo spezzare la narrazione di Lui ad un punto come questo.
Ebbene, qui, per la prima volta, si incontrano Kato e Aurore. Due caratteri e due mondi diversi, ma non poi così lontani.
Spero sia di vostro gradimento, e non vogliatemene per la lunghezza...nella botte piccola c'è il vino buono, no?...no?...no,eh?...vabbè, io ci ho provato...
Un benvenuto a Miele!!!:Heilà!!Grazie grazie e spero che continuerai a leggere la storia!
Come sempre un saluto speciale a Jack Trussone: i tuoi commenti mi aiutano sempre moltissimo a capire come devo modificare o sviluppare la ff, cercherò di non deludere le tue aspettative...:D
E a Delsi Murom(o Sil) dico: E bella proprio! Questa settimana è stata devastante e mi ha impedito di scrivere come avrei voluto, ma almeno le nostre battutine cretine durante le ore della Monaco mi tirano sempre su...:) ti voglio bene,bye.
Baci baci a tutti e grazie ancora! Bianconiglio

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Capitolo 7
*** Vocine interiori e brividi freddolosi ***





Vocine interiori e brividi freddolosi


<< Con un ultimo balzo arrivarono sul tetto. Kato la mise giù e le si sedette vicino,ansimante. La ragazza rimase immobile. “A parte portarmi sul tetto qual è il tuo prossimo obbiettivo? No perché sai com’è, in genere c’è sempre un secondo obbiettivo. Com’è che dite voi? Un piano di riserva? Sarebbe utile,sai. Bisognerebbe sempre avere un piano di riserva, soprattutto quando si entra in una specie di fortezza come questa, si rapisce la principessa,una principessa cieca,oltretutto,che non poteva sapere nemmeno chi era entrato,perché non vedendo,sai com’è,no? NO! E INVECE NO! Perché? Perché l’intruso in questione è talmente stupido che rivela il proprio NOME alla principessa cieca, non pensa a fuggire, no,figurarsi, poi la rapisce e la porta sul tetto, cercando di scappare,ovvio, il problema, un problemino irrilevante, dammi retta, è che questo palazzo è I-N-E-S-P-U-G-N-A-B-I-L-E!”. Silenzio. “finito?” . “No,dovevo riprendere fiato. Perciò ,come ti stavo dicendo…” Kato poggiò due dita sulle labbra della ragazza. “per favore taci. Un momento solo”. ‘ chi è codest’individuo per darmi ordini? Dare ordini a ME,poi. Taci certo..’pensò la principessa,ma sorprendentemente non disse una parola.
‘ehi…?ehi che fai Aurore? Che fai? Non parli più? La dai vinta a questo ragazzo?’. Era la sua vocina interiore che parlava. La sua coscienza di principessa.
“Qual è il tuo nome?” le chiese il ragazzo.
“Ah certo…ora pretendi pure che mi presenti”.
“Io l’ho fatto senza tante storie”.
“Sentilo. Non penserai mica che io sia sciocca come te”.
“Non volevo dire questo”.
“Aurore”.
“Aurore?”
“Si, Aurore. Non ti piace?”
“E’ bellissimo”
“Il mio nome?”
“Si”.
“Grazie”
‘grazie?GRAZIE? che risposta sarebbe GRAZIE? Rimedia sedutastante!’. Paranoica vocina interiore.
“Grazie, lo so.” Aggiunse altezzosa.
Kato rise.
“Che hai da ridere?”
Kato scosse la testa. "Niente…”.
“Che vuol dire ‘niente’? stai ridendo di me come al solito?”
“Egocentrica” sorrise.
“Cosa? Egocentrica IO?”il punto è che Kato aveva colto nel segno.
‘ti fai dire egocentrica da un individuo di cotal specie?'
“No, so quello che faccio!”
“Sai quello che fai? Stai bene?”
‘ti prende in giro!’
“Non mi prende in giro!”
“chi ti prende in giro?”
‘ sei proprio una sciocca, peggio di lui!’
“Non sono una sciocca!”
Kato rise di nuovo.
“Che stai dicendo…Aurore?”
‘Aurore?Aurore?? nessuno ti ha mai chiamato per nome a parte i tuoi genitori!’
“Parlo con la mia coscienza. Sai, stando ventitre ore su ventiquattro sola bisogna trovarsi degli ami… mi hai chiamato… Aurore?”
“Si…qualcosa non va?”
“Dillo ancora”
“cosa?”
“Il mio nome…”
“Aurore”. La principessa pensò che Kato aveva una voce piacevole. No, no. Non pensò che aveva un voce “piacevole”. Pensò che era…dolce. Alzò un sopracciglio. Doveva smetterla con quelle stupidaggini. Sospirò. Una folata di vento scompose i capelli della principessa e del samurai. Lei rabbrividì. “Hai freddo?” chiese il ragazzo. “Di certo non ho caldo”. Un broncetto apparve sulle sue labbra. “mi sento in colpa. Ti ho trascinata io qui”. Le agili dita del ragazzo andarono a sciogliere la cintura che legava la giacca del kimono scuro. La sfilò dalle spalle piccole ma forti e un raggio di luna baciò la pelle chiara del suo petto. Appoggiò la giacca sulle spalle della ragazza. “Che fai?”chiese lei vagamente stizzita. ”Ti senti in colpa? Ben ti sta,samurai. Non penserai di aver rimediato a tutto con questo eh?”. Lui non rispose ma sorrise. La principessa allungò una mano e andò a sfiorare l’addome del ragazzo. Era freddo. Per colpa sua. Gli aveva tolto l’unica cosa che aveva addosso. Si strinse la casacca addosso. Profumava. Di the e fiori di ciliegio.
“da dove vieni?” chiese Lei,cercando di dimenticare il peso sullo stomaco che le si era appena formato.
“Oh,è un paese lontano. Lontano e bellissimo.”disse sognante.”Il paese dove sorge il sole,un paese dove crescono i ciliegi e i loro petali cadono a primavera e formano un morbido tappeto rosato,un paese dove l’aroma del the è così intenso che si sente per le strade,un paese pieno di colori e suoni che ti avvolgono senza tregua,senza possibilità di scampo,creando una piacevolissima ragnatela che sa di famiglia e…e di buono”. Kato sorrise. Gi piaceva parlare del suo paese.
“E tu?” chiese alla principessa. “Hai parlato tanto ma alla fine non mi hai raccontato niente di te”.
“Cosa ti dovrei dire di me? Sai già quasi tutto. Sono cieca. E’ per questo che non posso uscire”.
Kato si girò verso di lei.
“Non puoi uscire?”. Aurore sorrise. Glaciale.
“Mi sono dimenticata di dirti che questa per me è la prima volta. Sinceramente credevo che qua fuori fosse meglio”.
“Forse non ti trovi bene nel tuo palazzo?”chiese Kato.
Aurore Rise.”Come potrei? Semplicemente mi annoio. Ho passato tutta la mia vita chiusa li dentro. Ne conosco ogni singolo centimetro. Ho provato tutto quello che c’era da provare. Capisco chi arriva dei miei servitori dal passo. So il nome di ognuno d loro. Sono più di mille. Discorrere con loro è impossibile. Hanno troppe cose da fare. Parlare con i miei? Oh no! Sono sempre via e quando ci sono…beh sono davvero tediosi. Sembra che non facciano altro che lavorare. Nella loro testa c’è solo il regno. Mi ripetono ‘Aurore,noi vogliamo solo il tuo bene!’ e mi lasciano chiusa in camera. Ed eccomi qui. Questa sono io. Riconosco il verso di una zanzara da quello di una mosca ,certo, ma sono completamente sola”. Sorrise. E kato non poté fare a meno di notare quanto fosse veramente bella.”Non che questo mi dispiaccia,certo” aggiunse. Adorabile mentecatta. E Kato lo sapeva. Certo che gli dispiaceva. E non poco.
“E poi…sei arrivato tu”. Aurore si strinse nella casacca.”Sei arrivato tu che mi hai rapito e portato sul tetto”. Disse questo malcelando una certa soddisfazione. Sorrise come se avesse sempre saputo che sarebbe accaduto.
E poi…plic…plic…una goccia…due…plic ploc plic…un tuono e un fulmine. Kato alzò il naso per aria.
"Inizia a piovere…”.
Aurore sollevò un sopracciglio,esasperata. “Complimenti. Primo premio”.
Kato rise.
“Cosa ridi?cosa? non è divertente”
“Oh si che lo è. Mia principessa, non ce n’è una che vada bene!...e questo…ha un non-so-che di comico”
“Trovi?”
Kato la guardò.
“Trovo”.
Aurore si ricordò che Kato le aveva dato la sua giacca. Scattò in piedi.
“Dobbiamo trovare un posto dove ripararci!”esclamò.
“Se vuoi torniamo dentro per farci sbattere in prigione!”
“La vuoi smettere di essere così irritante?”
“Non ci saremo mica scambiati i ruoli!”
Aurore gli lanciò un occhiata gelida. Ma gelida da far congelare. Quel genere di gelo che ti entra nelle ossa e non se ne va neanche davanti al fuoco e sotto le coperte. O meglio,gliel’avrebbe lanciata se avesse potuto.
“Allora ti riporto dentro?”Chiese Kato,di nuovo.
“Oh neanche per sogno!Ora che sono fuori non ho nessun’intenzione di tornare!”
Aurore si mise una mano sulle labbra. Stavolta era lei ad aver parlato troppo.
“Allora qui fuori non è troppo male…” Esclamò Kato divertito. >>


Ciau ciau a tutti!
Perdonate il grandissimo ritardo,ma veramente oggi sono riuscita a postare di straforo...questo capitolo devo ammettere che non mi piace granchè, ce ne sono altri decisamente più piacevoli...ma che ci volete fare...non tutte le ciambelle riescono col buco, e poi dovevo dare una svolta alla storia...
Vabbè...smetterò di chiacchierare...
Grazie a tutti tutti!
Notte!
Bianconiglio

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Capitolo 8
*** Pioggia, tettoie e tende turchine ***




Pioggia, tettoie e tende turchine


<< “ Allora qui fuori non è troppo male…” esclamò Kato divertito.
“Qui vicino dovrebbe esserci una tettoia, o almeno il tetto di una delle torri...!” Disse Aurore. Faceva mente locale, cercando di ricordare dove fossero situate. Kato era rimasto seduto. La fissava. Si alzò e la prese per mano >>.

La ragazzetta trasalisce. Quella scena le è fin troppo familiare. Sgranocchia un pezzetto di cioccolata. Le guance improvvisamente rosse.

<< Che succede? >> chiede Lui.

“Se n’è accorto” pensa Lei. Non doveva. Non voleva dargliela vinta.

Lui scorre un dito sul nasino all’insù di Lei. Sorride.
Se n’era accorto. Ma non dice niente. Le solleva la schiena da terra,delicatamente, e le cinge le spalle con le braccia.
Sono vicini,ora. La schiena di Lei sul petto di Lui.
Lei guarda le sue mani.
Lui appoggia il mento sulla spalla destra della ragazza. Una ciocca bionda lo solletica un poco. E lui ne sente il profumo. Profumo di cannella. Cannella e fiori d’arancio.

<< continuo? >>chiede. Lei annuisce,quasi impercettibilmente. << Kato si alzò e prese per mano Aurore >>
Il ragazzetto accompagna la frase con lo stesso gesto del samurai.

<< Lui sa dove sono le torri. Le può vedere. Si incamminarono cautamente sulle tegole bagnate. E ben presto arrivarono alla tettoia più vicina. “Ci siamo,principessa. Credo sarebbe meglio aspettare qui che spiova”. Aurore sbuffò. “Questo era sottinteso”. Kato levò gli occhi al cielo.”E credo che ne avrà per un bel po’ ”. Il samurai fece ancora qualche passo,infine si sedette. “Almeno non siamo sotto l’acqua nel vero senso della parola!” Sorrise. “Non è divertente. Non capisco perché lo dici con quella voce così sollevata” ribatté lei. Poi si mise accanto al samurai. Rimasero in silenzio per un po’. Un silenzio di riflessione. O meglio: Kato pensava a come evadere, Aurore dialogava animatamente con la sua vocina interiore. Alla fine fu la principessa che ruppe il silenzio. “Così ti prenderai una broncopolmonite cronica con tanto di sinusite e reumatismi perenni”. Si levò la giacca del Kimono e gliela restituì. Lui la prese. Poi guardò la principessa. Aveva sempre quell’espressione dura sul viso. Dura ma un poco addolcita. E aveva l’aria di soffrire molto il freddo. Allora Kato si avvicinò a lei, e avvolse entrambi sotto la casacca. Aurore ebbe un sussulto. “Che stai…”,ma si zittì. Kato l’aveva abbracciata >>.

Il ragazzetto mette i capelli di Lei tutti dalla stessa parte,scoprendo il collo eburneo con un piccolo neo poco sotto l’orecchio. Poi le posa una bacio sullo zigomo.

<< Faceva freddo. Rimasero così. L’una stretta nell’altro. Per tutta la notte. Erano stanchi e si addormentarono quasi subito >>.

La tenda turchina balla sulle note di messer Vento. Fa freddo. I due adolescenti chiudono gli occhi. Sono stanchi. Si addormentano quasi subito. Rimangono così. L’uno che stringe l’altra. Per tutta la notte.



Saluti a tutti dal vostro Bianconiglio!
Spero mi perdonerete per questo ritardo madornale...ma il Natale si sa...intontisce un po'tutti, e con tutto l'allegro trambusto...non riuscivo a trovare l'ispirazione!
Ecco qua un altro dei miei micro-capitoletti!E' piciolo ma, secondo me, è uno dei più carini!
Hello JackTrussone!! Non sai quanto sono felice che la storia ti piaccia!E sono anche mooolto contenta che tu abbia trovato simile il modo di parlare dei quattro ragazzi, vuol dire che sono riuscita nel mio intento, e scoprire che il lettore prova esattamente quello che lo scrittore vorrebbe far provare con la sua storia...beh è il regalo più bello! Grazie ancora!
E nel finir il piccolo commentino, auguro un BUON ANNO a tutti, dal più grande al più piccino!
(...che rima di cavolo...)
Baci al panettone! (cioè, non è che io li mandi propriamente al panettone...intendevo dire "al gusto di"...) Bianconiglio

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Capitolo 9
*** Lacrime,grida e lamenti ***





Lacrime,grida e lamenti.


Una bella giornata. Sole. Il cielo è turchese. Di un turchese intenso. Si alzano gli occhi e sembra quasi di perdersi in tutto quell’azzurro. Un grande labirinto senza muri. Si può uscire quando si vuole,certo, ma molto spesso il guardo resta incatenato alla volta cerulea per più di qualche minuto. Il cielo è una delle poche cose semplici rimaste. Tuttavia nella sua semplicità è assolutamente sublime.
Due paia d’occhi sono imprigionate ad esso. Appartengono a due ragazzi. Un maschio e una femmina. Sono seduti su un prato. Vicini. Il viso affilato di Lui è completamente assorto. Le labbra fine sono lievemente socchiuse. Quell’espressione così intenta gli conferisce un’aria un po’buffa. Lei è pallida. Il suo viso è rilassato. La bocca somiglia vagamente ad un bocciolo di rosa. E’ piccola e carnosa,ma non troppo. E’ rossa. Così rossa che spicca sul pallore della pelle. Troppo. Tuttavia quel contrasto le dona una certa grazia. Una bellezza antica. Antica e quasi perfetta. Ora volge lo sguardo sul viso di lui. Sorride. Lo guarda. Lo guarda e non può fare a meno di pensare a quanto sia strano. Con quel volto così tagliente. Eppure così morbido. E’ sempre stato così?. Si chiede. Poi scuote la testa. Non è importante.

<< Allora? Ti sei incantato? >>

Lui si gira di scatto verso la ragazza.

Lei lo guarda. Eloquente.

Lui aggrotta le sopracciglia.

<< cos’è quella faccia? Un momento prima parli,poi non dici più niente? Almeno abbi una spiegazione plausibile >>.

Lui per un momento guarda il cielo, poi torna sul viso della ragazza. Si stringe nelle spalle.

<< Guarda che non ho nessun’intenzione di pregarti. Vorrei farti solo notare che oramai non abbiamo più molto tempo >>. Sorride.

E’ bella quando sorride. La Monnalisa le fa un baffo. Pensa Lui.
Ricambia il sorriso. Le iridi scure sono attraversate da un lampo di tristezza. E’un attimo. Un attimo solo. Ma lei se ne accorge. Allarga il sorriso,come a voler rassicurare il ragazzo. Si stringe nelle spalle.

Lui sospira. Poi riprende il racconto.

<< L’imperatore si svegliò di soprassalto. Era tutto sudato. Si alzò in piedi. Irrequieto. Cosa mai poteva essergli accaduto?. La porta della grande camera da letto si aprì con un rumore sordo. Un uomo dalla lunga barba e coperto da tanti mantelli colorati irruppe,quasi con ira,e si inginocchiò. “Maestà! Figlio del Sole! Ciò che temevo…”. L’uomo aveva il fiatone. “Lo so. Ma non è questo che mi preoccupa. Ma avanti,non indugiate. Cosa sapete?”. L’espressione dell’imperatore era dura e preoccupata. “Il ragazzo. Io lo sapevo. Ho provato ad avvertirlo. I miei timori erano fondati. Alla fine deve…deve…”. “Lo so,vecchio. Egli mi ha avvertito. Il Dio Feng. Egli deve. Ma è per…Fatevi forza!”. L’imperatore rimproverò il vecchio. “Lo sapevate da sempre. E anche loro”. Il vecchio piangeva. “Non piangete. Era scritto”. Uscì sul grande terrazzo e guardò in basso. La grande città illuminata e ancora assopita si sdraiava sotto di Lui. Levò gli occhi al cielo. Un cielo nuvolo. Nuvolo ma sereno. “Era scritto e nessuno può fare nulla. Lui stesso doveva decidere. E l’ha fatto”. >>

La ragazza tiene gli occhi fissi in quelli di Lui. Sbarrati.
<< Ma non… >>

Lui posa l’indice sulle labbra di Lei.

<< Nel frattempo l’alba era sorta sul grande castello nelle Terre Sconosciute. Una figura scura e incappucciata salì a fatica sul tetto,bagnato e scivoloso. Mugugnava frasi sconnesse e difficilmente comprensibili. Per non dire completamente insensate. Kato sentì quei rumori. Aurore era ancora addormentata. Portò la mano al piccolo pugnale che aveva al fianco. L’incappucciato avanzava lentamente,ma non affatto impaurito o circospetto, verso di loro. Ancora qualche passo. Gli occhi di Kato rimanevano socchiusi per non destare troppi sospetti. La figura li stava studiando. Avanzò ancora. Ancora e ancora. Aurore si mosse. Un passo…un altro…un sospiro. Una risata. Rilassata. Una risata rilassata e sollevata. Kato aprì gli occhi completamente. E rimase perplesso. L’incappucciato rideva. No,non rideva. Si sbellicava! “E vuoi chue discuevate di nuon cuonuosciuere l’ammore…”. Il cappuccio deformava le parole. Kato si mise le mani nei capelli. “Morumaru…c h e – c i – f a i – q u i ? non ti avevo forse detto di rimanere giù e aspettarmi?”. Morumaru si tolse il cappuccio. “In verità, mio padrone, signore, nobile samurai…non ricordo bene le vostre parole…mi sembra che in effetti…ma allora che mi dite? Come avete passato la…nottata?”. Kato lo guardò un momento e sembrò replicare. Ma Aurore rise. “come vuoi che abbia passato la nottata? Cercando di non morire di freddo… e intendila come vuoi, insolente”. Sorrise. “Oh mia signora, madama e principessa… il nostro Kato è un attimino troppo ingenuo…ma...”. Kato si drizzò. Quel “ma” non gli piaceva affatto. “…ma milady…aprite i vostri begli occhi…sono sicuro che saranno…”. Kato cercò di interromperlo. Purtroppo senza successo. “saranno di certo bellissimi come il resto di voi…”concluse. “provate ad aprirmeli Voi. Se ci riuscite. Mi duole confessarvi che sono così dalla nascita e purtroppo non esiste rimedio”. Sorrise di nuovo. Beffarda. Morumaru tentò di nascondersi sotto le tegole del tetto. Arduo. Impossibile. “Oh…mi dispiace…chiedo venia”. Aurore si alzò. “Oh, non dispiacetevi. Non chiedete venia. Ognuno è quello che è. Nessuno è perfetto. Ognuno e Nessuno. Ah!carino! mi devo ricordare di dirlo a MargaretLouise. Anche se dubito che la rivedrò. Allora? Vogliamo provare a fuggire? Tanto ormai avranno sguinzagliato le guardie per tutto il paese. Dentro o fuori è uguale”. Sorrise. I due la guardarono perplessi. “Qui intorno è pieno di alberi. Magari riusciamo a nasconderci. Sempre che abbiate una corda. I due si guardarono perplessi. Era proprio una principessa. Camminarono sul tetto fino a trovare un punto non troppo distante dal ramo di un albero. “principessa, potrei portarla io fi…n..o..” Morumaru s’interruppe. Aurore aveva già le braccia attorno al collo di Kato. “Si,Morumaru?” chiese divertita. “No,niente, madama, signora. Poco importante”. “Aurore, promettimi di non gridare” disse Il giovane samurai. “oh no…non griderò di certo”. rispose.”Bene,in questo caso…reggiti forte”. Kato si lanciò nel vuoto.
Non gridare
Si ripeteva Aurore.
Non gridare
Non gridare
“NON GRIDAAAAAREEE”
Il vuoto del volo le aveva fatto effetto. Alla fine. Si schiantarono al suolo, seguiti poco dopo da Morumaru. Kato aveva lasciato la corda per stringere ancora più forte Aurore, che nel frattempo continuava a ripetere “non gridare,non gridare, non gridare”. La voce era amara e sconsolata e brutalmente smorzata di tanto in tanto da qualche singhiozzo. Dagli occhi le scendevano pesanti lacrime. “Ho gridato” disse piano,infine.
Kato era sconvolto. Non si aspettava affatto una reazione simile. La strinse ancora più forte e le accarezzava i capelli. Aurore si liberò di scatto dalla dolce presa del giovane. Si alzò e si allontanò un poco. Si asciugò le lacrime. “forza,andiamo,o ci prenderanno”. Anche gli altri due si levarono da terra e la seguirono. Camminarono nel fitto del boschetto fino a notte fonda. Fino a che non caddero a terra,sfiniti.
“Aurore…tutto bene?” chiese Kato. Nel frattempo Morumaru si lamentava (“aaahh…le mie gambe!” “aaahhhh…i miei poveri piedi”).
Aurore non rispose.
Kato preferì non insistere. Decisero di sistemarsi li quella notte. Il tempo passava veloce e Morumaru si addormentò quasi subito.
“Posso dirti una cosa?”. Chiese Aurore. “Certo,ti ascolto”rispose il samurai. “Conosco una leggenda. E sto iniziando a crederci. Me la raccontò una serva in un giorno d’inverno”. Kato la osservava curioso. “La leggenda narra che tanto tempo fa,in un antico regno viveva una principessa. Cieca. Che riacquistò la vista grazie ad uno straniero venuto da molto lontano. Lo straniero dovette fare qualcosa, ma non ricordo precisamente cosa”. Kato rimase assorto. “Ma cosa vado a pensare. E’solo una leggenda. Una stupida diceria. Buona notte”. Aurore si sdraiò a terra.
“Buona Notte…” rispose Kato. “…Aurore” aggiunse quasi in un sussurro. >>



Bonsoire a tout le mond!(si scrive così?...ahh il mio povero francese disastrato...)
Vi ho lasciato a capodanno e vi ritrovo che è quasi carnevale...Mi scuso molto per questo super ritardo...ma sono stata sotterrata da una montagna di cose da fare...c'est la vie,non?
Spero di non farvi aspettare più così tanto...
Grazie degli auguri Jack, sono veramente contenta che il capitolo precedente ti sia piaciuto, è il mio preferito!
PEACE&LOVE a tutti, evviva gli hippy e Nostradamus!(Angel Sanctuary mi fa male, lo so...)
Bianconiglio

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