Le Lacrime di Celeno di Fuffy91 (/viewuser.php?uid=28030)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Capitolo1
Quel giorno, Harry era pervaso da un senso di calda euforia.
Sorrise, ancor prima di aprire gli occhi, di quel verde intenso che aveva
ereditato da sua madre, Lily. I raggi del sole accarezzarono il suo viso, i
pulviscoli si posarono sulle lenti dei suoi occhiali, poggiati negligentemente
sul comodino, accanto al suo letto. Ron russava ancora nel letto accanto al suo
e rise quando, alzatosi a mezzo busto, una volta inforcato i suoi occhiali, lo
vide avvolto come una crisalide azzurra nelle sue lenzuola, a pancia in giù, la
bocca aperta, i capelli rossi
sparpagliati sulla federa del cuscino blu e le braccia penzoloni dai lati del
materasso.
Trasse un profondo sospiro, stiracchiando le braccia e
voltando il viso verso il paesaggio verdeggiante che si intravedeva dalla
finestra chiusa, sentì le labbra stiracchiarsi in un nuovo sorriso
involontario. Finalmente, oggi tornava alla Scuola di Magia e Stregoneria di
Hogwarts. La Signora Weasley aveva insistito che lui, i suoi figli, Ron e Ginny
e la stessa Hermione -che era d’accordissimo con lei- riprendessero gli studi,
dopo il tragico anno trascorso a salvare il mondo da Tom Riddle, conosciuto con
il nome di Lord Voldemort, che Harry aveva sconfitto definitivamente, insieme
all’aiuto indispensabile dei suoi migliori amici.
Sapeva che Hogwarts, senza Silente, non sarebbe più stata la
stessa, ma la professoressa Minerva McGranitt, nuova preside della scuola, gli
sembrava più che adeguata a prendere il suo posto, nonostante la sua poca
inflessibilità riguardo alla trasgressione delle regole, di cui Harry era
veterano. Tuttavia, alla richiesta di molti genitori di riammettere anche
quest’anno i loro figli, prossimi al diploma di M.A.G.O, lei si era dimostrata
più che accondiscendente.
Hermione era entusiasta quanto lui di ricominciare il loro
ultimo anno scolastico, mentre Ron era convinto che, per tutto quello che
avevano trascorso da soli, durante la lotta contro Voldemort, non c’era più
nulla che gli insegnanti potessero insegnargli. Si zittiva solo quando
Hermione, sbuffando, replicava in tono secco:
“ Non esserne così convinto, Ronald. Ci sono magie che
ancora non conosciamo e poi, come pensi di trovare un buon lavoro, senza uno
straccio di diploma in tasca?…E non ricominciare con la storia di George e
Fred! Anche tua madre, dice che, per loro, era un caso a parte.”
I suoi recenti ricordi, vennero interrotti dallo schianto
improvviso della porta contro lo stipite.
“ Sveglia! E’ pronta lo colazione.”
Urlò Hermione, entrando in camera di Ron senza bussare, i
capelli cespugliosi svolazzanti ai lati del suo volto sorridente. Era da un
mese che lui era stato ospitato alla Tana, mentre Hermione era lì solo da sole
tre settimane.
Ron sussultò, svegliandosi di colpo, guardandosi intorno
circospetto, per poi focalizzare la situazione e rintanare la testa sotto il
cuscino.
Hermione, guardandolo, roteò gli occhi al cielo, esasperata,
per poi sorridere ad Harry con ari soddisfatta.
“ Ah, bene, sei già sveglio. Su, andiamo, o arriveremo in
ritardo al binario nove e tre quarti. Ron, spicciati!”
Esclamò spazientita, tirandogli le coperte, scoprendolo
interamente.
Senza aggiungere altro, uscì con la stessa velocità con cui
era entrata. Grattastinchi balzò sul suo letto, miagolando ed acciambellandosi
sul suo grembo, richiedendo le sue attenzioni. Harry gli concesse una carezza
sulla testolina fulva, guadagnandosi una vagonata di fusa. La testa di Ron
sbucò da sotto il cuscino e borbottando parole incomprensibili, si alzò dal
letto barcollante, sbadigliando.
“ Buongiorno, Ron.”
Gli augurò Harry divertito, levandosi dal letto, scatenando
i risentimenti di Grattastinchi, che scivolò sul pavimento, soffiando
indignato. Ron lo scavalcò con un calcio involontario, che causò la sua
ritirata verso la rampa di scale.
“ Anche il gatto adesso…ah, si, ‘giorno Harry.”
Rispose dopo un po’, grattandosi la nuca. Harry sghignazzò,
spingendolo verso l’uscita, prima che Hermione ritornasse, per un ulteriore
strigliata. Anche se ora lei e Ron stavano insieme, le cose, tra loro, non
erano cambiate. Alternavano momenti di cortesia reciproca ad ore intere di
litigi. Erano rare le volte in cui Harry li aveva visti scambiarsi effusioni,
ad eccezione di qualche bacio occasionale. Ma del resto, per lui, non faceva
molta differenza.
Scesero le scale a due a due, cullati dall’odore dolciastro
dei cornetti appena sfornati, brioche alla crema, crostate ai mirtilli, uova al
tegamino e pancetta affumicata. Solo quando atterrarono in cucina, Harry vide
Ron sedersi alla tavola imbandita con un’espressione più tranquilla e rilassata.
L’odore del cibo lo aveva reso più gioviale. Hermione, ora, vestita di tutto
punto, era china sul nuovo numero della Gazzetta del Profeta, una mano a
sostenersi il capo, l’altra a girare le pagine.
“ Buongiorno, ragazzi. Bene alzati. Mangiate tutto e poi
subito a vestirvi.”
Disse la signora Weasley, riempiendo il piatto di Harry di
altra pancetta, nonostante avesse già trangugiato due cornetti al cioccolato.
Ginny entrò in cucina, anche lei ancora in vestaglia, con in
braccio un ridente Teddy Lupin, di cui Harry era diventato il padrino. Aveva
appena un anno e mezzo, gli occhietti vivaci, il ciuffo di capelli azzurro che
gli cadeva sulla piccola fronte, le manine rosate che tiravano le ciocche
esposte di Ginny, che ricambiava la sua risata infantile con un caldo sorriso,
che sciolse il cuore di Harry.
I signori Tonks, genitori della loro defunta figlia
Ninfadora, avevano acconsentito che, per quell’estate, Harry, con l’aiuto
indispensabile della signora Weasley, si occupasse del piccolo Ted, per abituarlo
alla sua presenza ed istaurare un rapporto duraturo con lui. Harry ne era stato
più che felice, manifestando lo stesso entusiasmo di Molly ad accogliere quella
richiesta.
Purtroppo, il lutto del gemello di George, Fred Weasley,
incombeva sulla famiglia in maniera sofferta e dolorosa, e le risate e le
piccole gioie di Teddy, avevano alleviato, almeno in parte, quella sottile
disperazione. Anche Ginny sorrideva di più e questo ad Harry bastava, per
adorare ancora di più Teddy.
“ Oh, Ginny, non strapazzarlo così! Ha appena mangiato.”
Le intimò la signora Weasley, prendendolo fra le sue braccia
robuste e depositandolo nel suo angolo box, pieno di giocattoli e dadi gommosi
al sapore di fragola, ultima creazione di George, che subito Ted mise in bocca,
mordicchiandolo soddisfatto.
“ Ehi, avete sentito la novità? Quest’anno ci saranno nuovi
arrivati ad Hogwarts.”
Disse Ginny, sedendosi accanto ad un’assorta Hermione.
“ Come ogni anno.”
Disse laconico Ron, con la bocca impegnata a masticare
l’ennesimo boccone di brioche.
“ Non intendo solo i bambini del primo anno, ma proprio di nuovi studenti.”
“ Sono ragazzi provenienti da un’altra scuola, esattamente
la Woodgreen High Magic School.”
Specificò Hermione, riponendo il giornale di lato.
“ La cosa?!”
Esclamarono Harry e Ron in contemporanea.
“ La Woodgreen High Magic School. E’ una scuola molto
prestigiosa, che possiede gli stessi metodi di insegnamento di Hogwarts, solo
più duri ed impegnativi. È divisa anche lei in case, ma sono solo due. Questo
vi fa capire quanto sia altolocata. So anche che gli studenti del primo anno,
vengono sottoposti ad un test per essere ammessi e se non lo superano, vengono
rimandati al prossimo anno.”
Harry e Ron la guardarono sbalorditi. Hermione aprì il
Profeta a pagina cinque, sporgendolo dalla loro parte. C’era un articolo che
prendeva tutta la pagina, il cui titolo recitava:
“ WOODGREEN vs
HOGWARTS.
Nuovi acquisti alla
Scuola di Magia e Stregoneria più conosciuta dal mondo mago! La Preside Minerva
MacGrannit ha dichiarato il suo consenso per il gemellaggio tra gli studenti di
Hogwarts e la rinomata scuola di magia Woodgreen.
Hogwards ospiterà dieci studenti, scelti
scrupolosamente dalla scuola, ciascuno oscillanti dal sesto al diciassettesimo
anno, per un totale di quaranta novelli maghi e novelle streghe, aggiunti alla
carrellata di nuovi e vecchi studenti che quest’anno la Scuola di Magia e
Stregoneria ospiterà fra i suoi antichi antri. La Preside di Woodgreen, Camilla
Amelia Mary Jane Taylor ( età sconosciuta), si è detta entusiasta della
disponibilità della sua collega MacGrannit, con cui, si vocifera, abbia
intrattenuta un’intera serata ai Tre Manici di Scopa, celebre locale di
Hogsmead, a bere idromele, ridendo e
scherzando come vecchie amiche.
Ad Hogwarts, oltre
agli studenti, arriveranno anche due nuovi acquisti dal gruppo docente di
Woodgreen, entrambi o entrambe molto qualificati/e, avente il compito non solo
di tenere a bada l’entusiasmo delle proprie classi, ma anche di quelle di
Hogwarts. Ebbene si, è proprio quello che tutti voi immaginate: due professori
di Woodgreen insegneranno anche agli studenti di Hogwarts, giudicandoli ed
istruendoli per tutto il corso del nuovo anno.
Non resta augurare a
tutti un felice ed istruttivo nuovo anno.
“ Molte cose vengono omesse nell’articolo, ma in una nota in
fondo viene enunciato il Tutto Ciò Che Volete Sapere E Non Sapere Su Woodgreen,
una specie di catalogo ricco di notizie sulla scuola. C’è proprio di tutto, da
dove trovarla all’albero degli insegnati che si sono succeduti dal 1730 ad
oggi. E’ pazzesco.”
“ Hermione, ne parli come se provenisse dallo spazio. Io
sono convinto che sia solo una scuola per figli di papà, con piscine di galeoni
al posto dell’acqua.”
Commentò Ron, mentre Harry, ridendo, metteva nel lavello il
piatto sporco, le posate, il bicchiere vuoto e la tazza di latte mezza piena.
Hermione gli strappò
il Profeta dalle mani, consegnandolo a Ginny, che cominciò a sfogliarlo
distratta.
“ Tu la pensi così, Harry?”
Harry fece spallucce.
“ Non so, giudicherò quando vedrò.”
“ Molto saggio.”
Lo prese in giro Ginny, prendendo Grattastinchi dal
pavimento e posandolo sulle sue gambe, accarezzandolo come un peluche. Harry
ricambiò il suo sorriso, più divertito che offeso.
“ Be’, io dico che sarà interessante ed istruttivo. E poi,
ci saranno nuovi insegnati.”
“ Sicuramente, per Trasfigurazione e Difesa contro le Arti
Oscure. Sono le uniche cattedre vuote.”
“ E Pozioni?”
Chiese Ron, mentre si stiracchiava, ancora assonnato. Harry
ebbe un tuffo al cuore e una sensazione di vuoto incompleto lo invase. La
cattedra di Pozioni, per anni, era stata tenuta da Severus Piton, che lui tanto
aveva odiato e che ora, solo nella morte, era riuscito a comprendere.
“ Ci sarà Lumacorno, no?”
Disse Hermione, rivolgendo un labile sguardo ad Harry.
“ Ah, già. Dimenticavo.”
I vagiti di Teddy richiamarono l’attenzione su di lui e in
un baleno il senso di vuoto scomparve dallo stomaco di Harry, riempiendolo di
un sentimento simile alla dolcezza.
La signora Weasley accorse accanto a lui, sollevandolo tra le
braccia e cullandolo per calmare il suo pianto scontento.
Harry gli si avvicinò, pizzicandogli dolcemente una guancia
paffuta, facendolo sorridere. Teddy adorava Harry, come se lo conoscesse da
sempre.
“ Su, avanti, ora basta chiacchiere. Hermione è già pronta,
mentre voi tre…” ed indicò Harry, Ron e Ginny: “…siete ancora in pigiama.
Forza, a vestirvi. Volete forse perdere il treno?”
Una volta vestiti, trascinando i loro bagagli, si recarono
al binario nove e tre quarti, raggiungendo King’s Cross, con la macchina nuova
del signor Weasley, una Lancia di seconda mano modificata a suo piacimento, che
lui guidava con soddisfazione.
“ Molto bene, ragazzi. Si scende.”
Disse, con aria compiaciuta, tirando il freno con decisione
ed aiutandoli a scaricare i loro bagagli e mettendoli sul carrello.
“ Forza, forza! Il treno sta per partire. Sono quasi le
undici.”
Li incitò la signora Weasley, facendosi spazio fra i babbani
sbigottiti ed irritati dai suoi spintoni e gomitate involontarie. Riuscirono ad
attraversare la barriera ignorati e fu con immensa gioia che gli occhi di Harry
si saziarono dell’immagine imponente della locomotiva a vapore rosso scarlatto,
fumante e pronta per la partenza. Fu, invece, con irritazione che intravide il
volto pallido e la testa bionda di Draco Malfoy salire le gradinate in ferro
battuto, seguito da Goile e Blaise, che degnò loro solo un breve cenno del capo
a cui nessuno rispose.
“ Anche Malfoy ripete l’anno?”
Disse Ron, per nulla contento alla prospettiva. Hermione
sbuffò, trascinando il suo bagaglio all’entrata della prima carrozza, superando
un gruppetto del secondo anno, intenti a chiacchierare.
“ Ignoriamolo come abbiamo fatto sempre.”
“ Non credo che, dopo quanto successo l’anno scorso, voglia
fare più il gradasso.”
Disse Harry, quasi divertito alla prospettiva di
punzecchiarlo se avesse voluto provocarlo.
“ Stiamo parlando di Malfoy.”
Aggiunse Ginny affiancandolo, come se questo bastasse a
chiarire le cose. Infatti, Ron annuì, appoggiando le parole della sorella.
“ Già, Ginny ha ragione. Non demorderà.” Disse, infatti
subito dopo.
“ Be’, qualunque cosa vorrà fare, noi lo ignoreremo, chiaro?
Non voglio risse o combattimenti, quest’anno. Dobbiamo pensare allo studio.
Quindi, voi due, dimenticate Malfoy.”
Ordinò Hermione, guardando minacciosa sia lui che Ron, che
le sorrise.
“ Si, signora.”
Disse, mettendosi sull’attenti come un soldato davanti al
suo generale. Harry notò Hermione sorridere mentre seguiva Ginny, per salutare
i signori Weasley.
“ Da quando la McGrannit l’ha eletta Caposcuola, si da’ arie
da capitano delle forze dell’ordine.”
In effetti, sulla nuova divisa di Hermione spiccava una
argentata ‘C’, che lei mostrava con relativa modestia, ma comunque orgogliosa
del suo compito.
“ Arrivederci, signora Weasley.”
“ Arrivederci, Harry caro. Non preoccuparti per Teddy, lo
accudirò come un altro mio figlio.”
“ Si, ma non dimenticarti dei tuoi veri figli.”
La rimbeccò scherzoso Ron.
“ Oh, Ron! Cosa dici? Be’, Harry, volevo solo rassicurarti.
Dopotutto, sei il suo padrino.”
“ Non si preoccupi, signora Weasley. So che sarà in buone
mani.”
E non mentiva, conosceva le amorevoli cure della signora
Weasley e nonostante le sue parole gli sembrarono un ovvietà evidente, ebbero
comunque il risultato di commuovere la signora Weasley, che lo abbracciò di
slancio.
“ Oh, Harry caro, grazie mille. Sono lusingata.”
“ Be’, è solo la verità.”
Si schermì , aggiustandosi gli occhiali quando venne
lasciato libero, imbarazzato.
“ Su, Molly cara. Ora lascialo andare, o perderà il treno.”
Le ricordò il signor Weasley, cingendole le spalle con un
braccio. In effetti, la locomotiva sbuffava impaziente e alcuni sportelli si
stavano già chiudendo.
“ Arrivederci, Harry. Passa un buon anno scolastico.”
Gli augurò il signor Weasley, tendendogli la mano libera che
Harry afferrò e strinse con vigore.
“ Senz’altro, signor Weasley.”
“ Si, e cerca di stare lontano dai guai, l’ho già detto
anche a Ron. E impegnati nello studio, così passerai brillantemente gli esami
del MAGO. È una fortuna che con te e Ron ci sia Hermione. Il suo senso del
giudizio, vi tratterrà con i piedi per terra.”
Gli disse la signora Weasley, mentre lo accompagnava allo
sportello dell’ultimo vagone del treno, già in movimento.
“ Harry!”
Gli urlò Ron, che gli tese una mano per aiutarlo a salire,
mentre in lontananza la signora Weasley li salutava da lontano e urlava loro
qualcosa che, tra gli stridii del treno, Harry interpretò un “mi raccomando”
accorato.
Vide i signori Weasley salutarli instancabili, fino a quando
non scomparvero nella prima curva.
“ Vieni, Harry. Raggiungiamo Hermione e Ginny.”
Gli disse Ron, mentre trascinavano i bagagli nella seconda
carrozza, dove, al terzo scompartimento, c’erano Hermione, Ginny , Neville e
Luna, assorta nella lettura del Cavillo.
“ Ciao, Harry, Ron. Che bello rivedervi. Passato buone
vacanze?”
Chiese loro immediatamente Neville, facendo posto ad Harry
che si sedette accanto a lui allegro.
Era felice di rivedere i suoi vecchi amici. Neville portava
ancora, sul volto paffuto, i segni delle ferite riportate durante gli scontri
con i Mangiamorte. Il rospo Oscar saltò sulla sua gamba, gracidando soddisfatto
di essere nuovamente libero. Harry lo afferrò prima che potesse balzare
intrepido, riconsegnandolo ad un grato Neville, che lo ringraziò.
“ Prego. Si, direi le vacanze più felici della mia vita.”
“ I Nargilli ti hanno lasciato in pace?”
Gli chiese una voce trasognata, che poteva appartenere solo
a Luna Lovegood.
“ Si, fortunatamente.”
Annuì Harry, mentre una risatina di Ron veniva soffocata da
una gomitata di Hermione, che si schiarì la voce, chiedendole:
“ E tu, Luna? Hai passato delle belle vacanze?”
“ Si, notevoli in effetti. Io e mio padre siamo andati a
caccia dei Ricciocorni Schiattosi nella Foresta Notturna e credo che all’alba
del terzo giorno di averne intravisto uno nell’incavo di una quercia, il che è
strano.”
“ Perché è strano?”
Le chiese curiosa Ginny, guadagnandosi un’occhiata
stralunata di Luna, che ripose in grembo il Cavillo ripiegato.
“ Perché tutti sanno che i Ricciocorni Schiattosi adorano
ritirarsi al tramonto, nelle loro tane, che si trovano sotto le radici delle
querce, non all’interno dei loro tronchi.”
“ Oddio, è terribile. Dentro
e non sotto le querce.”
Disse melodrammatico Ron, guadagnandosi un’altra gomitata di
Hermmione, con l’aggiunta di un calcio di Ginny, che ignorò il suo lamento
soffocato, come il sorriso che sfuggì ad Harry, che cercò di nasconderlo con un
improvviso attacco di tosse.
“ Non hai mai pensato, Luna, che potesse essere solo uno
scoiattolo?”
Chiese, cercando di avere un minimo di tatto, Hermione,
assumendo un tono basso e persuasivo, come ci si rivolge, di solito, ad un
bambino ostinato.
Luna la guardò impassibile con i suoi occhi chiari e
sporgenti, per poi risponderle con tono vagamente offeso.
“ E’ impossibile. Nella Foresta Notturna, non esistono
scoiattoli. Sono immigrati con una coalizione di topi di campagna tredici anni
or sono, per colpa del Serpente Due Facce, che vive nell’Antro del Diavolo, che
si trova ai piedi della Vallata Brucosa, poche miglia più in là del castello di
Woodgreen.”
Harry dubitava che esistesse un Serpente Due Facce, come
anche che scoiattoli e topi potessero essere fuggiti insieme, per rintanarsi
altrove, ma era più incline al credere che la fantasia di Luna non potesse aver
potuto creare luoghi magici La Foresta Notturna, l’Antro del Diavolo o la Valle
Brucosa, era nomi troppo verosimili per essere frutto della sua immaginazione,
e poi il fatto che fra questi sorgesse Woodgreen, rendeva la cosa ancora più
veritiera.
Fu per questo motivo che Harry, vinto dalla sua innata
curiosità, chiese a Luna:
“ Hai visto la scuola di Woodgreen, Luna?”
Luna spostò lo sguardo su di lui, investendolo con il suo
sguardo più penetrante.
“ Si, di sfuggita. Però, in compenso, ho visto una fenice
con piume blu.”
A questa confessione, seguì un silenzio innaturale, che
venne rotto, incredibilmente, da Neville.
“ Ma non esiste.”
Tutti, inclusa Luna, lo guardarono.
“ Come?”
Disse in un sospiro soffice Luna. Neville deglutì, nervoso.
“ Non esiste una fenice con le piume blu.”
Come dargli torto. Era impensabile che una fenice fosse nata
con piume di quel singolare colore, dato che, l’unica fenice che avesse mai
visto, Fanny, la fenice di Silente, aveva un piumaggio di un magnifico rosso
fuoco, con riflessi incredibilmente dorati.
“ Non era tutta blu. Solo le estremità delle ali. Credo
fosse stata morsa dal Serpente Due Facce e che il suo veleno l’abbia
contagiata, rendendo alcune sue piume blu.”
Disse, con un tono di voce così convincente da far apparire
logico il suo ragionamento del tutto illogico. Ripiombò un nuovo silenzio in
cui nessuno sembrava voler aggiungere altro.
“ Avete saputo che ci saranno quaranta studenti provenienti
proprio da Woodgreen? E anche due insegnati. Chissà come saranno. Spero non
troppo severi, ma comunque preparati.”
Disse sbrigativa Hermione, per rompere quel silenzio
plumbeo. Subito l’atmosfera ritornò calma e serena.
“ Mio cugino Albert ha visitato Woodgreen, qualche anno dopo
il diploma. Sapete, voleva fare l’insegnate di Incantesimi e dopo aver tentato
ad Hogwarts, in cui lo invitarono di riprovare l’anno successivo, tentò lì di
avere un colloquio con la preside Taylor. Al mi ha detto che è una cara donna,
che mette subito a tuo agio, ma anche a Woodgreen non ha avuto successo, però
fece alcune supplenze e ne è rimasto soddisfatto. È andato in Italia e lì ha
trovato lavoro, come insegnate privato. Guadagna bene.”
Disse entusiasta Neville, riprendendo Oscar fra le mani,
saltato questa volta sulla testa di Ginny.
“ Mi ha detto anche che, a quel tempo, alla cattedra di
Difesa contro le Arti Oscure, c’era una nuova arrivata, una strega molto
potente, convertitasi al bene da poco tempo. La Preside aveva parlato di una
conversione e un pentimento totale. Però, ad Albert, non è piaciuta molto
comunque.”
“ Per qual motivo? Era forse troppo dura con gli studenti?”
Gli chiese interessata Hermione, per avere più notizie
possibili sui nuovi insegnanti.
“ No, però…diciamo che era proprio il suo carattere che non
piacque ad Albert. Diceva che era inquietante.”
“ Naturalmente che è inquietante. È una vampira.”
Fu nuovamente Luna a parlare, la voce così fievole che
sembrava provenisse dall’oltretomba.
Di nuovo, tutti la guardarono. Hermione fece un gesto
vagamente spazientito, Ron nascose un nuovo sorriso, mentre Ginny la guardava
incuriosita. Harry non si stupì di quella considerazione. Del resto, Luna aveva
dato del vampiro anche a Rufus Schrimgeor, il sesto anno, durante la festa di
Natale organizzata da Lumacorno. Secondo lei, bisognava mostrarsi fermi e
severi per essere vampiri. Si sorprese di non aver esposto questa sua teoria
anche nei riguardi di Piton.
“ Una vampira?”
Disse titubante Neville, scosso da un improvviso tremito
alla prospettiva di avere una possibile insegnante, allettata dalla vena
arteriosa pulsante sul suo collo esposto.
“ Si. E’ per questo che è così pallida e bella. E’ il sangue
vampiro.”
Hermione sembrò aggiungere qualcosa, ma la vecchietta del
carrello dei dolci la interruppe. Per tutto il resto del viaggio, i cinque
amici trascorsero il tempo a mangiare Bacchette Liquirizia, Caramelle Bolle
Bollenti, Tutti Gusti + Uno e Scatole di Cioccorane, di cui Harry e Neville si
scambiarono le figurine, discutendo di Quiddich insieme a Ron. Hermione e Ginny
parlarono dei nuovi corsi da seguire e della Foresta Notturna, che Harry scoprì
che esisteva davvero. Luna si introdusse nella conversazione solo per
descrivere gli alti alberi di faggio e i ciclamini bianchi che, di notte, si
riempivano del luccichio della polvere delle Fate Azzurre e Bianche, per poi
ritornare alla lettura del Cavillo, leggendo rigorosamente a rovescio, con gli
Spettrocoli colorati in bilico sulla punta del naso.
L’Espresso arrivo alla stazione di Hogwarts puntuale come
sempre e all’uscita videro Hagrid, il volto barbuto e la giacca pesante ad
avvolgere la sua alta e massiccia figura, che richiamava a sé i bambini del
primo anno, che lo guardavano con un misto di terrore ed ammirazione.
Il Guardiacaccia si aprì in un luminoso sorriso alla loro
vista.
“ Harry,
Ron, Hermione! Come state? Le vacanze?”
“ Bene, Hagrid. Tutto bene.”
Harry ebbe il tempo di dire solo questo, visto che venne
trascinato, insieme a Ron ed Hermione dalla valanga di studenti, fino alle
carrozze.
Harry aveva perso di vista Ginny, ma la ritrovò accerchiata
dalle sue amiche, che stavano prendendo posto su una carrozza quasi piena.
Ginny lo vide e lo raggiunse sorridendo.
“ Ti dispiace se vado con loro, Harry? Ci vediamo al
banchetto.”
“ Ma si, certo. Vai pure.”
Ginny gli regalò un altro luminoso sorriso, sporgendosi per
baciarlo sulle labbra. Fu un bacio lieve, ma abbastanza forte da
scombussolargli l’anima. Si accorse di averla abbracciata, cercando di
prolungare il bacio, solo quando si staccò con un sospiro, improvvisamente
imbarazzato dalle risatine delle sue amiche, che li fissavano in lontananza.
Ginny, invece, sembrava solo divertita e piacevolmente sorpresa.
“A dopo, Harry.”
Lui annuì, incapace di parlare, a causa della gola
improvvisamente arida, lasciando che lo congedasse con una carezza sul viso e
uno sguardo dolce.
Si risvegliò dal torpore solo quando la vide allontanarsi a
bordo della carrozza, che si confuse con il luccichio delle lampade ad olio e i
raggi perlacei della luna. Una mano sventolante gli oscurò la vista e si voltò
ad incontrare lo sguardo ridente di Hermione, che lo stava scuotendo per un
braccio.
“ Su, sveglia. La carrozza ci attende.”
Disse, salendo accanto ad un Ron visibilmente imbarazzato,
come testimoniavano le sue orecchie rosse, che si confondevano con i suoi
capelli. Era ovvio che lo avesse visto baciare Ginny.
Si schiarì la voce, cercando di apparire indifferente,
mentre Hermione sorrideva sorniona.
“ Allora, Harry…ehm…fra te e Ginny va bene, vedo.”
“ Si, molto bene.”
Anche Harry ora mostrava segno di inquietudine, torcendo le
mani ed agitandosi nervoso sul posto.
Si rilassò solo quando Ron trasse un sospiro, sollevato.
“ Bene, mi fa piacere, amico.”
Harry alzò lo sguardo dalle sue ginocchia unite,
sorridendogli.
“ Grazie. Anche a me.”
Hermione li guardò entrambi, portando gli occhi al cielo,
divertita. Rovistò nella tasca destra dei pantaloni, porgendo ad entrambi dei
dolciumi:
“ Cioccorana? Ne sono rimaste giusto tre.”
Harry e Ron afferrarono le proprie, le scartarono ed
insieme, in contemporanea con Hermione, mangiarono il cioccolato. Subito dopo,
risero felici.
Arrivati al cancello, scesero dalla carrozza e mentre Harry,
accarezzando distratto il fianco lucido del Thestral, che nitrì compiaciuto,
pose lo sguardo nostalgico sulle alte torri del castello di Hogwarts, la sua
vera e propria casa, fu in quel momento che vide un uccello grande ma dalla
figura aggraziata, volteggiate intorno alla torre di Astronomia, illuminato
dalla luna argentata.
Con l’occhio attento del cercatore, vide un bagliore
bluastro, provenire dal piumaggio dell’uccello.
Strizzò gli occhi, incapace di crederlo. Quando li riaprì,
l’uccello era scomparso.
Angolo dell’autrice.
Be’, salve a tutti e a tutte!!! Questa è la mia prima
storia di Harry Potter, un saga che io ho sempre amato! Mi è venuta in mente
questa idea, mentre rifacevo i letti di casa, ascoltando una musica briosa!!
Spero vi piaccia e che mi facciate sapere le vostre opinioni in proposito!!
Baci baci e a presto, Fuffy91!!!
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Capitolo 2
“ Cos’hai Harry?”
Harry si destò per un attimo dal suo stato di trance,
rinunciando al ricordo, ancora vivo nella sua mente, dell’uccello aggraziato
dalle piume blu che veleggiava distrattamente intorno al castello, focalizzando
con due battiti frettolosi di ciglia, il volto preoccupato di Ginny, chino sul
suo.
“ Nulla, perché?”
Le chiese, cercando di sovrastare il fragore di applausi
della Casa di Corvonero, che accoglieva una bambina con lunghe trecce nere di
nome Tracy Warner al suo tavolo. Lo Smistamento delle Case era quasi finito.
Come ogni anno, il Cappello Parlante, rattoppato e logoro come sempre, aveva
quasi terminato il suo compito.
Al lungo tavolo degli insegnanti, la professoressa
McGrannit, impeccabile nel suo abito lungo color verde smeraldo, il cappello a
punta reclinato da un lato, sedeva sul seggio alto del Preside al centro,
mentre ai suoi lati c’erano il professor Vitius e il professor Lumacorno,
corpulento e sogghignate più del solito. C’era anche Hagrid, accanto alla
professoressa Sprite, intenta a versargli la seconda bottiglia di idromele nel
suo grande calice dorato. Con delusione di Hermione, le sedie degli insegnanti
di Difesa contro le Arti Oscure e Trasfigurazione, erano vuote.
“ Sei strano, Harry. Non hai più detto una parola da quando
siamo scesi dalla carrozza. L’ho notato anch’io.”
Gli disse Hermione, scrutandolo apprensiva, come se si
aspettasse di vederlo urlare o scoppiare a piangere da un momento all’altro.
“ Sto bene. È l’emozione di ritrovarmi di nuovo ad Hogwarts,
per la prima volta senza avere il timore che qualcuno, compreso Voldemort,
tenti di uccidermi.”
Sorrise, contagiando anche le due ragazze, che si distesero.
Non era una bugia, in parte era vero che una sensazione di calma e benessere lo
aveva avvolto da quando aveva ricominciato a respirare a pieni polmoni, l’aria
satura di magia di Hogwarts. Ma era anche vero, ciò che aveva omesso di dire
alla sua migliore amica e alla sua fidanzata, che l’immagine di quell’uccello
lo tormentava.
Forse era stato solo suggestionato dai racconti stravaganti
di Luna Lovegood. Eppure, per quanto si sforzasse, non riusciva a togliersi di
dosso quella strana sensazione di inquietudine, come se avesse trascurato un
dettaglio importante, per completare il puzzle della piena comprensione.
La cicatrice a forma di saetta incisa sulla sua fronte non
bruciava, segno che una improvvisa resurrezione di Voldemort fosse improbabile.
Eppure, la sensazione di ansia ed aspettativa era la stessa degli anni passati,
che provava sempre, faccia a faccia con il nemico.
“ Guardate. La McGrannit sta per fare il suo discorso.”
Annunciò Ron, mentre un applauso rigoglioso risuonò sulle
pareti della Sala Comune, proveniente dalle Case di Grifondoro, Corvonero e
Tassorosso, mentre quello proveniente dal tavolo di Serpeverde sembrava un
debole sibilo sinistro e contrariato.
Sorridendo a tutti, vagamente emozionata, schiarendosi la
voce, la McGrannit chiese il silenzio con un solo cenno della mano destra.
“ Ringrazio tutti voi per questa calorosa riconciliazione.
Come nuovo preside di Hogwarts, mi impegnerò con tutte le mie forze, affinché
l’operato del mio predecessore, il professor Albus Silente, non sia stato vano.
Auguro a voi tutti, alunni vecchi e nuovi, un felice ed istruttivo anno
scolastico. Vorrei solo ricordarvi, soprattutto voi studenti del primo anno, di
rispettare i divieti del signor Gazza e di rientrare nei vostri dormitori,
entro gli orari prestabiliti. Ed ora, prima di dare inizio al nostro sontuoso
banchetto, vorrei invitarvi a fare un bell’applauso agli studenti e alle
studentesse della scuola di magia Woodgreen High Magic School, ai loro due
insegnanti e alla loro straordinaria Preside.”
Alle parole della McGrannit, le porte della Sala Grande si
aprirono e dalla soglia entrarono ragazzi e ragazze del sesto e del settimo
anno, alcuni ridenti e gioiosi, altri seri e compiti. Harry notò che quelli più
sorridenti indossavano una divisa nera, con uno sfavillante maglione rosso
scarlatto, come lo stemma dagli intarsi dorati, ricamato sui mantelli svolazzanti,
mentre quelli dall’espressione dura ed inflessibile, indossavano, al contrario,
una camicia color argento, con gilè blu cobalto, gli stessi colori del loro
stemma.
La Preside Camilla Taylor, che capeggiava il gruppo
assortito degli studenti delle due Case, era una donna alta, dai lineamenti
materni e dal fisico asciutto, nonostante l’età sicuramente avanzata, date le
ciocche castane striate di grigio dei suoi lunghi capelli, intrecciati e
fissati alla sommità del capo.
In gioventù, doveva essere stata sicuramente molto bella e
l’intensità emanata dai suoi occhi azzurro alba, oltre all’ampio sorriso con
cui abbracciò la McGrannit, lo confermarono.
Era avvolta in un elegante abito color porpora, che le
donava moltissimo.
“ Carissima Minerva! Sono emozionatissima e lietissima di
essere qui, ad Hogwarts.”
Disse e la sua voce risuonò gioviale e vibrante nella
stranamente silenziosa Sala Grande. Si voltò ad osservare i suoi studenti e
quelli di Hogwarts, fissando ogni volto ed ogni espressione, assorta ma sorridente.
“ Sembra che abbiate visto un fantasma, miei cari. Eppure,
ce ne sono quattro nella sala.”
Seguirono risate divertite a quelle parole, anche da parte
dei veri fantasmi delle Case. Nick Quasi-Senza-Testa rise più fragorosamente di
tutti e nonostante la sua risata fosse allegra, risuonò lugubre fra le altre.
Improvvisamente, in sala, entrò una donna dai lunghi capelli
neri, lisci e lucenti, avvolta da un lungo mantello nero, da dove sbucavano, ad
ogni passo, due sottili gambe con calze a rete e alti stivali in pelle di
drago, il volto pallido quanto gli spazi di pelle visibili dal tessuto del
mantello fluttuante, la bocca rossa come il sangue, gli occhi a mandorla
brillanti di un nero profondo, ma freddo. Era una strega bellissima, quanto
temibile.
“ E’ la vampira.”
Disse trasognata Luna dal suo tavolo, guadagnandosi molti
sguardi interrogativi, molti altri rassegnati, altri spaventati, come il
singulto tremulo di Neville, che si ritrasse quando la donna gli passo accanto.
“ Oh, Cassandra! Sei già qui?”
Le chiese la Preside Taylor, accogliendola come una vecchia
amica. Mentre passava fra i suoi studenti, quelli con lo stemma rosso si
scostavano quasi impauriti o disgustati, mentre quelli con lo stemma blu si
inchinavano e si scostavano con garbo, quasi riverenti.
“ Si. Il signor Gazza mi ha trattenuto sulla soglia del
portone principale. Aveva timore di lei.”
La sua voce risuonò calma e serafica, anche se Harry non
riusciva a capire a quale ‘lei’ si riferisse, finché non sentì gridare di
paura.
Si voltò e si pietrificò alla vista di una pantera nera che
si muoveva sinuosa ad ogni passo, contorcendo la lunga coda magra, gli occhi di
un singolare colore d’oro liquido, come la striscia che partiva dalla sua
fronte per terminare sull’estremità della coda e anelli, simili a bracciali,
attaccati alle sue caviglie. Emettendo versi da gatto sazio, ignorando i
presenti, superando gli studenti di Woodgreen, che non si scomposero al suo
passaggio, si fermò accanto alla strega dallo sguardo glaciale, che le
accarezzò la testa, in un gesto ordinario.
“ Tranquilli. Non è cattiva. Iska, come vi spiegherà la
professoressa Bane, è uno Yuta, uno spirito egizio pacifico, solo molto
protettivo.”
Spiegò la McGrannit, calmando la folla agitata. Molti
studenti con lo stemma blu risero e sghignazzarono irrisori. Ad Harry non
piacque affatto quella reazione. In fondo, non avevano mai visto uno Yuta, e
anche Hermione aveva rivelato di non averne mai sentito parlare.
“ Deve essere una creatura molto antica.”
Ipotizzò, osservandola crucciata.
“ Vi annunciò che la professoressa Bane, sarà la vostra
nuova insegnante di Difesa contro le Arti Oscure. Quindi,vi consiglio di stare
molto attenti durante le sue lezioni e di dimostrarvi ben preparati e bramosi
di conoscenza, senza arrecarle fastidio.”
Disse la McGrannit, con lo sguardo, stranamente, puntato su
di lui, quasi accusatorio. Harry non seppe spiegarselo, dato che non conosceva
ancora la nuova insegnante, che li scrutò silenziosa, accarezzando con le
dita il collo villoso di Iska, che si
stiracchio soddisfatta.
All’improvviso, le porte si riaprirono e comparve una nuova
persona, una strega avvolta da un lungo abito rosso rubino, in dissonanza con i
capelli color del tramonto, attorcigliati alla sommità del capo, in una
elaborata acconciatura, con alcune ciocche sfuggenti ad accarezzarle i lati del
viso ovale, ma delicato. Ciò che più colpì Harry, della sua figura esile, fu la
luminosità del suo sorriso e la brillantezza dei suoi occhi grandi e verde
acqua. Era davvero una donna incantevole e il colorito rosato della sua pelle
le conferita un aspetto fatato.
“ Scusate il ritardo. Ho perso il treno.”
Si scusò e il tono dolce della sua voce, ebbe il potere di
rassicurare gli studenti con lo stemma rosso, che risero divertiti. La nuova
arrivata sorrise allegra a tutti loro, mentre si arrestava al cospetto degli
insegnanti. La Preside Taylor la accolse gioviale, mentre una sorridente
McGrannit, mostrava scetticismo nello sguardo.
“ Dov’è la novità?”
Fu il commento sprezzante della sua collega, che voltò lo
sguardo penetrante altrove. La strega la guardò, sfilandosi i guanti in pelle
rossa che indossava.
“ Devi scusarmi, Cassandra. Ma mi conosci, sono molto
smemorata. E’ il mio unico difetto.”
Disse, ridendo cristallina, mentre le sorrideva cordiale.
Poi, rivolgendosi alla McGrannit, tendendole una mano.
“ Signora
Preside…incantata di conoscerla. Sono la professoressa Bell. La vostra nuova
insegnante di Trasfigurazione.”
Il volto della McGrannit, a quella presentazione, si
rischiarì e fu con vigore che afferrò la sua mano, in una salda stretta.
“ Ah, bene. Piacere di conoscerla. La Preside Taylor mi
aveva informato che foste giovane ma, a dirla tutta, non credevo così tanto.”
Si schermì. Ma la professoressa Bell si scompose,
togliendola dall’imbarazzo con un gesto vago della mano destra.
“ Ho ventisette anni, non sono poi così giovane. Comunque
sia, sarò felicissima di insegnare ai vostri studenti e continuare ad istruire
i miei. Sento che questo, sarà un anno splendido.”
“ Si, come tutti. Lo dici sempre. Sei monotona.”
Commentò ancora una volta Bane, scrollandosi dalla spalla un
lunga ciocca di capelli neri. Iska, irritata dallo stesso sdegno velato della
padrona, sbuffò rumorosamente, contrariata.
Per la seconda volta, Bell non si irritò con la collega,
sorridendola sincera. Forse era abituata ai sui continui stuzzicamenti.
“ Be’, sono solo molto ottimista.”
Disse, reclinando il capo da un lato, in un gesto morbido. Molti
ragazzi di Hogwarts e Woodgreen la osservarono ammaliati, compreso Ron, che distolse
subito lo sguardo, tossendo e schiarendosi la voce, ad uno sguardo glaciale di
Hermione.
“ Bene, non ci resta che presentare gli allievi delle nostre
Case, cara Minerva.”
La invitò la Preside Taylor e subito la McGrannit fece un
passo avanti, allargando le braccia, come ad abbracciare i due gruppi divisi.
“ Molto bene. Studenti di Hogwarts, è con piacere che vi
presento gli studenti della Casa di Fenicerossa…” disse, indicando con la mano
destra i ragazzi con lo stemma scarlatto in cui , ora che Harry lo osservava
meglio, vide ricamato una fenice che spiccava il volo: “ E quelli della Casa di
Scorpioneblu.” Indicò, questa volta, quelli con lo stemma blu, con ricamato in
argento uno scorpione quasi pronto a balzare fuori per attaccare.
“ Gli studenti di Woodgreen verranno ospitati nelle vostre
Case di appartenenza, divisi in quattro gruppi di venti. I due di Fenicerossa
alloggeranno nelle Case di Grinfondoro e Corvonero, mentre quelli di
Scorpioneblu in Serpeverde e Tassorosso. Tutto chiaro?”
Si elevò un ‘si’ generale in tutta la Sala. La McGrannit
annuì, sorridendo soddisfatta.
“ Bene. Ed ora, che abbia inizio il banchetto.”
E subito, mentre i ragazzi di Woodgreen si sistemavano fra
quelli di Hogwarts, secondo la divisione della McGrannit, apparvero nei piatti
vuoti d’argento ed oro pietanze di tutti i tipi, deliziosi solo a vedersi.
Accanto ad Hermione si sedette una ragazza di colore dall’aria timida, mentre
accanto a lui un ragazzo di bell’aspetto, con un singolare colore di capelli,
castano ramato.
Si voltò, sorridendogli cordiale. Harry lo ricambio,
contagiato da quel sorriso ampio.
“ Salve.” Lo salutò soltanto, cominciando a riempire il suo
piatto.
“ Ciao.” Lo ricambiò Harry, imitandolo. Non aveva trasalito
vedendolo, né tantomeno si era stupito urlando il suo nome, come molti ragazzi
e ragazze di Hogwarts avevano fatto, durante il viaggio in treno e all’entrata
nella scuola, osservandolo furtivi, indicandolo o bisbigliando il suo nome in
gran segreto. E fu per questo motivo che
a Harry, il nuovo conoscente, gli fu subito simpatico.
Si riempì il piatto di rosbif e patate arrosto, mangiando
affamato.
“ Mi chiamo Daniel Sandford.”
Gli disse, deglutendo un pezzo di bistecca alla brace,
porgendogli la mano.
“ Harry Potter.”
Si presentò a sua volta, riponendo la forchetta nel piatto.
La ragazza seduta accanto ad Hermione, si strozzò quasi con un boccone di
salsiccia, portandosi una mano alla bocca, tossendo. Hermione, agitata, le
dette vari colpi sulla schiena, mentre Daniel le porgeva il suo calice d’acqua,
che la ragazza afferrò svelta, bevendo veloce. Quando lo ripose sul tavolo,
trasse un gran sospiro, guardandolo sorpresa.
“ Tu, sei Harry Potter?”
Gli chiese esitante.
“ L’ha appena detto. Perché tante scene, Mary?”
Le disse spazientito Daniel, bevendo dal proprio calice. La
ragazza di nome Mary si accigliò, irritata dal tono brusco del compagno di
Casa.
“ Si da’ il caso, che lui abbia ucciso uno dei maghi oscuri
più potenti del mondo. Mi sembra logico, che sia un po’ sorpresa di vederlo!”
“ Be’, ma essendo ad Hogwarts, è logico che lo avremmo
incontrato. Non capisco il tuo stupore. E poi, non giustifico affatto il tuo
modo di fare. E’ un mago come altri, solo un po’ più potente. Ma è un ragazzo
come noi, non un fenomeno da circo.”
Harry fu sorpreso di essere difeso da un perfetto
sconosciuto. Quel ragazzo gli stava sempre più simpatico. Anche Ron sembrò
apprezzarlo.
“ Ben detto, amico. Ah, a proposito, io sono Ron, Ron
Weasley. E lei, è mia sorella, Ginny.”
Si presentò a sua volta, indicando Ginny, che gli sorrise, tendendogli
poi la mano, che lui afferrò con calore.
“ Piacere.” Poi, guardando Hermione, le chiese:
“ E tu sei?”
“ Hermione Granger.”
Harry si voltò, sorpreso del suo tono brusco. In effetti,
aveva un’espressione contrariata e con una mano poggiata ancora sulla schiena
di Mary, ora con la testa china sul piatto, con aria molto mortificata. Forse
non aveva gradito il comportamento di Daniel nei riguardi di Mary.
“ Mi…mi dispiace, Harry. Io, non volevo…”
La sentì bisbigliare. Harry colse l’occasione per
tranquillizzarla.
“ Non preoccuparti, Mary. Sono felice di conoscerti.”
A quelle parole, Mary sembrò tornare alla normalità,
sorridendogli entusiasta e ricominciando a mangiare la sua salsiccia.
“ Comunque, sei stato poco carino.”
Fece notare a Daniel, con la bocca piena e puntandogli la
forchetta contro. Daniel rise, ritornando a mangiare indisturbato.
“ Voi fate parte della Fenicerossa?”
Chiese Hermione a Mary.
“ Si, e voi di Grifondoro. La professoressa Bell ci ha
parlato bene della vostra Casa e, in generale, degli studenti di Hogwarts.
Conosce il vostro Guardiacaccia, com’è che si chiama?”
“ Hagrid?! Hagrid conosce la Bell?”
Si chiese sorpreso Ron, scrutando il tavolo degli insegnati,
fino ad individuare Bell ed Hagrid che ridevano entusiasti, mentre lei gli
porgeva un vassoio di polpette alla salsa di zucca.
“ Si, e da molto anche. Si sono conosciuti ai Tre Manici di
Scopa ad Hogsmead. Me lo ha detto in una lettera, quando gli ho scritto per
sapere qualcosa dei nuovi insegnanti.”
Spiegò a tutti loro Hermione.
“ Quindi tu sapevi della Bell, e non ce lo hai detto?”
Le domandò Ron, vagamente ironico. Hermione arrossì, mentre
beveva un sorso di succo di zucca dal suo calice.
“ Si, be’, Hagrid non ne era sicuro. E poi, non sapevo come
o cosa insegnasse.”
Ron annuì, ridendo tra sé e sé.
“ Lei insegna Trasfigurazione da tre anni. Per un anno ha
insegnato Incantesimi, ma Trasfigurazione è sempre stata la sua ambizione. Ed
ora che il professor Wolf è andato il pensione, lei ricopre la sua cattedra con
molto entusiasmo. E’ una strega molto dotata e versatile.”
“ Danny ha una cotta per lei dal terzo anno, cioè da quando
ha iniziato a insegnare a Woodgreen. Quindi, è anche un po’ di parte.”
Daniel, imbarazzato, si passò una mano fra i capelli, in un
gesto nervoso, portando la sua attenzione al piatto.
“ Non è vero, non ho una cotta per lei! L’ammiro solamente
per le sue doti, tutto qui.”
Ci tenne a precisare Daniel,
nervoso. Mary lo scrutò maliziosa e divertita allo stesso tempo,
ricominciando a mangiare indisturbata.
“ Com’è da voi, a Woodgreen?”
Chiese Ginny a Mary.
“ Be’, è più o meno come da voi. La scuola è un castello che
sorge in una vallata, mentre al lato est sorge la Foresta Notturna. Lì ci è
proibito andare fino al terzo anno, per via delle Piante Stritolanti di Valle
Brucosa e dell’Antro del Diavolo.”
Harry, Ron, Hermione e Ginny si osservarono stupefatti,
ricordando le descrizioni dettagliate di Luna.
“ Allora, è vero che nell’Antro del Diavolo si annida il
Serpente Due Facce!”
Esclamò tremante Neville, guadagnandosi un’occhiata smarrita
di tutti. Daniel e Mary si guardarono confusi.
“ Il Serpente Due Facce? E cosa sarebbe, esattamente?”
Gli chiese Mary. Neville impallidì, come ad averne una
conferma.
“ Esiste, allora?”
Daniel gli sorrise.
“ Ne dubito fortemente. L’Antro del Diavolo è solo ricco di
corridoi in cui ci si potrebbe smarrire per giorni o forse anni. È un vero e
proprio labirinto ma che io sappia, non ospita nessun serpente di quel genere,
ma solo ratti e pipistrelli, al massimo qualche Molliccio nascosto in qualche
anfratto.”
Neville sembrò tranquillizzarsi, tirando un sospiro di
sollievo e ritornando a masticare il boccone di pancetta affumicata con
tranquillità., borbottando:
“ Meno male. Non mi piacciono le creature magiche, soprattutto
i serpenti magici.”
Il gruppetto rise sottovoce, per poi riprendere il discorso
originario.
“ Da voi, le lezioni sono molto dure, vero?”
“ Si, Hermione, ma del resto anche da voi non scherzano.
Detto tra noi, quelle più insostenibili sono proprio quelle della Bane.”
Mormorò Mary, guardandola di sbieco, mentre sorseggiava con
aria rigida dal suo calice di vetro.
“ E’ terribile, vero? Vi confesso, che quando è entrata in
Sala Grande, ho avuto i brividi. È davvero inquietante, nonostante sia di
bell’aspetto.”
Confessò Ron, anche lui bisbigliando.
“ Si, è davvero antipatica. E poi, predilige sempre la sua
Casa.”
“ Fammi indovinare…Scorpioneblu?”
Disse Ron. Mary annuì.
“ Si, proprio quella. La Bell è la nostra Capocasa, però non
fa mai favoritismi, anzi, è sempre disponibili con tutti, ed è pronta ad
elogiare anche quelli meno bravi, quando combinano qualcosa di buono. La Bane,
invece, è esattamente il contrario. È intollerante a qualunque errore e se vede
che qualcuno contesta il suo operato, si accanisce con lui, fino a farlo
cedere. E’ davvero snervante.”
“ E’ vero che è una ex-maga oscura? Il cugino di Neville
ritiene di si. Voi ne sapete qualcosa?”
Chiese incuriosito Harry. Fu Daniel a rispondergli.
“ In verità, non si sa molto di Cassandra Bane, prima che
chiedesse alla Preside Taylor di insegnare nella sua scuola. Certo è, che il
suo passato è molto oscuro e il suo comportamento rigido e severo, non lascia
adito a dubbi. Chiunque, guardandola, penserebbe che appartenga al lato oscuro
della magia, ma non possiamo mai esserne sicuri. Non ci ha mai insegnato a
rispettare le Arti Oscure, pur malvagie che siano, né a padroneggiare
maledizioni o qualcosa di simile. Però, è anche vero, che quando fa lunghi
discorsi sulla magia oscura, ne parla quasi con una nota di riverenza nella
voce e questo, vi posso assicurare, è molto più inquietante della sua apparenza
vagamente sinistra.”
Mary, inaspettatamente, rise di gusto, strappandoli a
quell’atmosfera di tensione in cui le parole di Daniel, li aveva trascinati.
“ Scusate, ma mi sono ricordata delle parole di Erin. Lei è
quella che più la detesta, e quando ne parla, la descrive come ‘quella brutta
fattucchiera acida e frustata’, aggiungendo ‘ora capisco perché è ancora una
zitella inaridita.’ Ah ah ah, è magnifica.”
E a questo, seguirono altre risa, che finirono per
contagiarli.
“ Bene, state già ridendo alle spalle di un vostro
professore. Ma che bravi.”
Li interruppe una voce strascicata, modulata ma irritante.
Ron, Hermione e Mary alzavano lo sguardo, mentre Harry, Ginny e Daniel si
voltarono per osservare una ragazza di media altezza, dai capelli lunghi,
sciolti e arricciati in larghi boccoli color biondo platino. Indossava la
divisa della Casa di Scorpioneblu, la gonna lunga fino al di sopra del
ginocchio, rigorosamente nera a pieghe, era in netto contrasto con le calza
bianche merlettate che indossava e le scarpette blu cobalto che calzava ai
piedi. Il viso aveva i tratti delicati e sereni di chi è stato molto curato e
vezzeggiato, nonostante il pallore della sua pelle e gli occhi erano dello
stesso colore del ghiaccio, freddi ed affilati come la punta di un iceberg. Nel
complesso, era molto avvenente, se non fosse stato per l’aria altera e superba
che traspirava da tutta la sua persona e per quel sorrisino sprezzante che
incurvava la sua bocca rosata e fine.
Daniel e Mary non erano molto felici di vederla.
“ Cosa vuoi, White?”
Le chiese Mary che, con il colorito scuro della sua pelle,
gli occhi neri ma caldi, la bocca carnosa e i ricci stretti ed indomabili della
criniera scura che aveva al posto dei capelli, era esattamente il suo opposto.
“ Niente, a parte questa.”
Rispose, allungando il braccio ed afferrando una bottiglia
di succo di zucca, ancora piena.
“ Al tavolo dei Serpeverde è finita, così mi sono alzata per
prenderne una da voi. Non vi dispiace, vero?”
“ Ormai, l’hai già presa.”
Ignorando il commento di Mary, che la osservava come se
volesse fulminarla, spostò lo sguardo su Harry, Hermione, Ron e Ginny, che le
riservò lo stesso sguardo truce di Mary. Intanto, quello della ragazza, si posò
nuovamente su Harry.
“ Ah, vedo che avete fatto nuove conoscenze.”
Disse, allungando una mano a scostare la frangetta di Harry,
per mostrare la cicatrice a forma di saetta, per poi sentire i ciuffetti
corvini ritornare a ricoprirgli la fronte. Harry sentì Ginny quasi ringhiare a
quel gesto, mentre rinsaldava la presa sulla sua mano sinistra. Il tocco della
ragazza era stato leggero, ma freddo.
“ Brown, Sandford, non credete che siano un po’ troppo per
voi?”
Continuò, per nulla intimorita dalle loro occhiate
contrariate, rivolgendosi rispettivamente a Mary e a Daniel.
“ Hai preso quello che volevi. Ora puoi anche ritornartene
da dove sei venuta.”
Le disse, cordiale ma freddo Daniel. La ragazza, per la
prima volta, si voltò ad osservarlo direttamente, un’espressione sdegnosa
distorceva il suo viso.
“ Non osare parlarmi con quel tono, Sandford. Non sei
nessuno, per permetterti di farlo. Cerca di ricordartelo, o dovrò pensarci io.”
Sibilò minacciosa, per poi ritornare a sorridere con scerno
a Mary, che stava già per alzarsi, una mano pronta a sfoderare la bacchetta.
“ Cosa vuoi fare, Brown? Scatenare una lotta proprio al
banchetto di inizio anno, con tutti i professori e le Presidi presenti?
Siediti, sei ridicola.”
Borbottando una sfilza di imprecazioni e dopo un richiamo
amichevole di Daniel, Mary finalmente sedette.
“ Ma guardatevi, la
coppietta felice! Mi stavo chiedendo dove fosse finita la vostra amichetta del
cuore. Non è con voi, per chiudere il quadretto?”
Mary e Daniel si guardarono, adombrandosi improvvisamente.
Soddisfatta del risultato ottenuto, la ragazza continuò:
“ Spero non le sia capitata una disgrazia. Sarebbe davvero
una terribile pena da sopportare, per me.”
Disse, con tono falsamente angosciato. Ad Harry era sempre
più antipatica.
Visto che nessuno sembrò aggiungere altro, compiaciuta di
aver avuto l’ultima parola, la ragazza si voltò salutandoli vaga, ritornando al
tavolo dei Serpeverde, che la accolsero con entusiasmo.
L’unico che non sembrava molto entusiasta di lei,
inaspettatamente, era Draco Malfoy, che la guardava con un misto di
esasperazione e rabbia.
“ Ma chi è quella smorfiosa arrogante?”
Chiese Hermione, subito dopo. Mary le rispose ancora immersa
nei suoi pensieri.
“ E’ Lucinda White. Una ragazza viziata e superba. Riescono
a sopportarla solo quelle della sua cricca.”
Disse, con una smorfia.
“ Chi è la ragazza di cui parlava?”
Chiese Ginny, ancora infastidita.
“ Erin Allen, l’amica di cui vi abbiamo parlato prima, a
proposito di Bane.”
Continuò Mary, sospirando amareggiata.
“ Chissà dove è finita. Non ha preso il treno con noi. Spero
non le sia successo nulla.”
Disse Daniel, teso per la preoccupazione.
“ Non potete mandarle un gufo? Per constatare almeno che
stia bene.”
Suggerì Harry. Ma Daniel scosse la testa.
“ No. Erin non è un’amante dei gufi. Da piccola un gufo
reale l’aggredì, graffiandole il viso e le braccia e d’allora, diffida di tutti
i gufi che incontra.”
“ E come fate a mandarle delle lettere?”
Domandò Ron, la fronte aggrottata dallo sconcerto.
“ Grazie a Derek.”
“ Chi?”
Chiesero in coro.
“ Derek…”
“ Derek!”
Esclamò Mary, puntando l’indice destro al cielo. Harry alzò
il capo al soffitto incantato e vide, stupefatto, una splendida fenice rossa
volare al di sopra delle candele sospese, stuzzicando con le ali le stelle, che
cominciarono a cadere.
Tra gli artigli portava un bagaglio logori e pieno di
etichette colorate, che lasciò cadere con gran fracasso. Poi, inaspettatamente,
entrò dalla porta d’ingresso spalancata, una scopa volante, cavalcata da una
figurina indistinta, per via dell’eccessiva velocità con cui viaggiava.
Seguendo lo stesso percorso della fenice, la scopa sfrecciò fra le candele,
spegnendone le fiammelle e quando rallentò, fra le grida sorprese della folla,
solo allora, nella penombra, Harry riuscì a scorgere il proprietario di quella
scopa impazzita.
Era una ragazza dalla figura sottile, ma slanciata, dal viso
affilato e dagli occhi nocciola traspariva una grande vivacità. Aveva un taglio
di capelli corto e sbarazzino e le punte ai lati del viso, si alzavano
elettrici all’insù, di un colore castano scuro. Sembrava un folletto dispettoso
che aveva appena compiuto uno scherzo divertente. Non indossava la divisa di
Woodgreen, né quella di Hogwarts, ma un semplice blue-jeans scolorito e una
t-shirt rossa, con scollo a barca, che le lasciava scoperta una spalla. Sul
capo, portava un cappellino da baseball, rosso anch’esso, con una ‘E’ dorata al
centro.
Si guardò intorno, mentre tutti i presenti la guardavano
incuriositi. La fenice, intanto, aveva fatto il giro della stanza, posandosi,
infine, sulla sua spalla destra, coperta.
“ Grazie, Derek.”
La ringraziò la ragazza, anzi, lo ringraziò. Lusingato, l’uccello levò il capo, emettendo un dolce
verso musicale.
“ Erin!”
Esclamarono in coro, nel silenzio attonito generale, Daniel
e Mary.
La ragazza si voltò alla tavola di Grifondoro, individuando
subito con lo sguardo i due amici, regalando loro un ampio sorriso.
“ Salve, ragazzi. Scusate, ho perso il treno.”
Disse semplicemente, lasciando andare bagaglio e scopa a
terra, ed avanzando sicura verso di loro. Ma la sua strada, venne interrotta da
Iska che, con un tre balzi, aveva raggiunto Erin, ringhiandole contro e
ruggendo selvaggia ed arrabbiata, i muscoli tesi e pronti allo scatto. Alcune
ragazze urlarono terrorizzate, mentre Erin guardava l’animale completamente
inespressiva.
“ E pensavi veramente che dopo questa bravata, te l’avremmo
fatta passare liscia, Allen?”
Disse serafica la professoressa Bane, avanzando a passo
misurato verso di lei, i tacchi dei suoi stivali che ticchettavano sul
pavimento.
Erin si voltò lentamente verso di lei, non dando comunque le
spalle alla pantera, ancora ringhiante. La ragazza, sembrava circondata.
“ No di certo. Ma forse è più giusto dire, ‘te l’avrei fatta
passare liscia, Allen’. Perché è lei che mi punirà, vero?”
Bane sorrise senza allegria.
“ Esattamente.”
“ Invece no.”
Tutti si voltarono verso la Preside Taylor, anche Erin che
la guardò sbigottita. Con tranquillità, la donna si alzò, raggiungendo il trio
al centro della Sala, con un gran sorriso ad illuminarle il volto segnato.
“ Signora Preside, questa ragazza non merita la vostra
protezione. È indegna anche solo di calpestare il suolo di Hogwarts. Per me, la
punizione che più le si addirebbe, sia quella di ritornare all’istante a
Woodgreen, nella sua casetta, a compiangere la sua condizione e a rimuginare
sulle sue colpe, che sono molte, a mio avviso.”
“ E tutto questo, solo per aver perso un treno?! Non le
sembra un po’ eccessivo, professoressa? In fondo, ho peccato di smemoratezza
anch’io. Capita, nella vita.”
Si intromise nella discussione la professoressa Bell,
affiancandosi accanto alla sua allieva, poggiandole una mano sulla spalla, in
segno di solidarietà.
“ Sono pienamente d’accordo con lei, professoressa Bell.”
E a una nuova interruzione sdegnosa della Bane, la Preside
Taylor continuò:
“ Tuttavia, concordo anche con lei, professoressa Bane. La
signorina Allen merita un castigo. Però, sarà la Preside McGrannit a decidere
chi di voi due dovrà punirla, dato che siamo nient’altro che ospiti nella sua
scuola.”
Bane distolse lo sguardo contrariata, ma non replicò, mentre
Bell annuì, sorridente.
“ Prego, Minerva. A te la scelta.”
La invitò Taylor, con un placido cenno della mano.
La McGrannit guardò entrambe le streghe, ed infine la
diretta interessata, che le sorrise educata. La McGrannit strabuzzò gli occhi e
fece spallucce.
“ Bene. Ritengo, alla luce degli avvenimenti, che sia la
professoressa Bell a decidere la punizione adatta alla studentessa, in quanto immagino
sia un’allieva della sua Casa, dato l’abbigliamento.”
Bell annuì, sorridente.
“ Si. Erin fa parte della Fenicerossa. Ed aggiungerei, che
sia anche una delle studentesse più dotate alla quale abbia mai avuto il
piacere di insegnare.”
Disse, ammiccando in risposta ad un suo sorriso grato.
“ Bene, è deciso allora. Minerva, è stato un piacere
partecipare a questo banchetto delizioso. Mi auguro che i miei studenti siano
all’altezza delle tue aspettative e che si comporteranno bene.”
Calcò le ultime parole, dando un’occhiata veloce ad Erin,
che canticchiò a bassa voce.
“ Ne sono certa, Camilla. Ti auguro un felice anno a Woodgreen.”
Disse, stringendole calorosamente la mano.
“ Altrettanto, mia cara.”
Subito dopo, le due anziane donne si abbracciarono e dopo un
applauso generale, la Preside Camilla Taylor scomparve dietro la porta della
Sala Grande.
Iska venne richiamata dalla sua padrona, che si avviò al
tavolo degli insegnanti per consumare il dolce, insieme alla professoressa
Bell, che congedò la sua studentessa con l’annuncio di rivederla dopo il
banchetto, nel suo ufficio, per concordare la punizione.
Quando fu liberata, Erin venne accolta da sorrisi di giubilo
dai suoi amici, Daniel e Mary, che la invitarono a sedersi al loro tavolo. Erin
si sedette fra Harry e Daniel, mettendo nel suo piatto subito una fetta di
torta ai mirtilli. La fenice Derek, volò via dalla sua spalla, per raggiungere,
forse, la gufiera.
“ Ragazzi, sto morendo di fame! Come è andata l’estate? Hai
fatto ancora sub Daniel? E tu, Mary? Sei andata di nuovo in Canada a trovare
tua zia Margaret?”
Dopo questa carrellata di domande, si voltò verso Harry, che
la guardava sbalordita, mentre una goccia di marmellata violacea le colava
all’angolo destro della bocca, leggermente carnosa, lungo il mento.
“ E tu, chi sei?”
Angolo dell’autrice.
Salve a tutti, amici e amiche di efp!!! Come state???
Vi sono mancata???
Innanzitutto, grazie mille ai molti lettori e alle
molte lettrici che hanno letto il primo capitolo della storia!!! Mi fa molto
piacere! Mi avete resa molto felice!!!
Very very happy, gooooo!^______^*
E adesso, passiamo ai…
Ringraziamenti a…
EleDT: Ciao!!!
Grazie mille per il tuo commento! E’ stato il primo di tutti, e mi ha resa
molto entusiasta!! Spero con questo nuovo capitolo di aver soddisfatto la tua
curiosità! Grazie infinite anche per i tuoi complimenti! Ti aspetto anche al
prossimo cap! Spero che continuerai a seguirmi e a commentarmi! Baci baci,
Fuffy91!^__^*
Sydelle Keat: Ciao,
Sydelle!!! I tuoi complimenti mi hanno davvero lusingata, soprattutto per la
scena d’amore Harry/Ginny, che tu hai ammesso di non gradire particolarmente!
Mi dispiace, ma io sono molto conforme alla storia originale, anche se aggiungo
sempre qualcosa di personale!!! No, non so ancora di quanti capitoli si
comporrà la storia! Grazie per aver apprezzato l’originalità del contesto e
spero di aver soddisfatto quasi tutte le tue curiosità! Posterò preferibilmente
durante il week-end, perché frequento l’università e non ho tempo per scrivere
o per pensare nuove idee! Grazie ancora e spero di conoscere altre tue opinioni
e curiosità in un nuovo commento! Baci baci, Fuffy91!
PS: Qual è la tua coppia preferita, invece?
PSS: Per conoscere la data del mio nuovo post, guarda
in fondo alla nota Prossimamente a…!!!^___^*
Beuzz94: E poteva
mancare la mia fan N°1?! XD Beuzz, carissima, sono felicissima di ritrovarti in
questo nuovo contesto, lontano da Edward e Bella!!! Come stai?? E’ da molto che
non ci sentiamo, ma ti ringrazio per tutti i commenti che mi lasci!!! Sono
sempre molto graditi!!! Spero di aver soddisfatto la tua innata curiosità, a
proposito dei nuovi studenti di Hogwarts e grazie mille per i tuoi complimenti
sull’originalità della storia!!! Baci baci e a prestissimo Fuffy91!!^__^*
Mattamaty: Ciao,
Mattamaty!! Devo farti i complimenti per il nick! È molto orecchiabile!!!XD
Grazie per avermi lasciato un commento così positivo! I tuoi complimenti mi
hanno fatto molto piacere, come anche il tuo interesse immediato per la storia!
Ti piacciono i nuovi personaggi??? Fammelo sapere presto! Baci baci,
Fuffy91!^__^*
Attenzione a tutti i lettori! Nota speciale
dell’autrice!
Prossimamente a…
Ragazzi e ragazze, ci vediamo sabato prossimo, con un
nuovo entusiasmante capitolo!! Ehi, aspettatevi anche un bis! A sabato!!!
Baci baci, Fuffy91!!!
^____________________^***
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Capitolo3
Harry scrutò Erin con un vago senso di smarrimento, finché
non fu Daniel a presentarlo alla sua strana amica.
“ Lui è Harry Potter.”
Erin si voltò per osservare Daniel, che ricominciò a
deliziarsi del budino alla fragola, per poi ritornare a puntare i suoi profondi
occhi color nocciola in quelli verdi di Harry.
“ Ah…piacere.”
Fu il suo sbrigativo commento, per poi scrutare Mary, che
stava sorseggiando un altro calice di succo di zucca.
“ Allora? Si può sapere dove sei finita quest’estate?”
Mary posò il calice vuoto sul tavolo, guardando accigliata
la sua amica.
“ E si può sapere perché usi quel tono irritato con me? Cosa
ti ho fatto?”
Le chiese, con una nota acuta nella voce.
Harry e Ron si scambiarono uno sguardo confuso, imitati da
Hermione e Ginny. Ma non erano amiche?
“ Sarebbe più opportuno dire che cosa non mi hai fatto? Sei sparita per due mesi, senza nemmeno dirmi
dove saresti andata. Che razza di amica sei?”
Mary aprì e chiuse la bocca indignata, scoccando le dita in
un gesto nervoso.
“ E tu, invece? Vogliamo parlare di te? Che non ti degni
nemmeno di scrivermi tre righi su un pezzo di carta, ti permetti anche di
giudicarmi?!”
La guardò dall’alto in basso, gesticolando verso di lei,
ciondolando la testa a destra e a sinistra, giocando ad indicarla con l’indice
della mano destra.
“ Ti conviene abbassare la testa, latticino, se non vuoi
vedere più da vicino questa torta alla melassa!”
I toni si erano fatto incandescenti, nonostante Daniel non
ne sembrasse sorpreso.
“ Ci devi solo provare, cioccolatino, e sta pur certa che
non mi limiterò ad appenderti a testa in giù, sul soffitto.”
Per un attimo si scrutarono rabbiose, per poi sforzarsi di
trattenere le risa, mordendosi le labbra e gonfiando le guance. Ma i loro
sforzi risultarono vani, visto che subito dopo le loro labbra e i tratti tesi
dei loro visi si rilassarono, e l’ilarità che traspariva dai loro occhi,
scoppiò in una fragorosa risata che contagiò anche Harry e gli altri. Daniel
continuava a mangiare indisturbato.
“ Sorelle?”
Chiese Mary, allungando il palmo della mano all’insù verso
Erin, che schiacciò con un sonoro schiocco il palmo della sua mano,
stringendole poi la mano a pugno.
“ Di sangue.”
Mary rise soddisfatta, per poi sciogliere la stretta delle
loro mani e terminare il loro dolce.
“ Subito dopo aver passato un mese a casa tua, il primo luglio sono partita insieme ai miei
per andare a trovare in Canada zia Margaret. Te l’avevo detto, no?”
Le chiese, con complicità. Erin, ancora con la bocca piena
della seconda fetta di torta ai mirtilli, annuì per poi deglutire in fretta e
risponderle:
“ Si, me l’avevi accennato. Colleziona ancora gatti?”
“ No, ora è passata ai criceti. Dice che sono batuffoli
deliziosi. Io li vedo solo come topi grassi e troppo cresciuti.”
Erin sghignazzò al commento dell’amica, per poi rivolgersi a
Daniel.
“ E tu, Daniel? Cosa hai fatto, senza le tue ragazze
preferite?”
Chiese, ammiccando verso Mary, che cercò di trattenere un
sorriso, senza successo. A quanto pare,
le due ragazze, si divertivano a prenderlo in giro. Ma Daniel non badò al
sarcasmo di Erin, continuando a gustare il suo budino.
“ Be’, a parte ricominciare a respirare…”
“ Uuuuuh!” dissero in coro Erin e Mary, scambiandosi uno
sguardo tra la sorpresa e il divertimento.
“ L’hai sentito?! Io mi offenderei, Erin, e tu?”
“ Assolutamente.”
Annuì convinta, ma scherzosa.
“ Danny, con quell’allusione gratuita, ci hai fatto apparire
come delle tiranne ai nostri nuovi amici, ti rendi conto?”
Disse, falsamente offesa Mary.
“ E’ ingiustificabile! Ah, questo ragazzo, ci delude
profondamente!”
Esclamò melodrammatica Erin.
“ Dopo tutto quello che abbiamo fatto per lui? E’ terribile,
ingiusto, ingrato!”
Si nascose il volto fra le mani Mary, fingendo di annegare
in un mare di lacrime.
“ Io dico di punirlo a dovere. Schiacciamogli il naso,
mettiamogli due dita negli occhi e via quel ciuffo ribelle dalla fronte.”
Disse Erin, arricciandogli con le dita il ciuffo in questione.
Daniel sorrise, senza alcuna inflessione, come se avesse visto quella
divertente scenetta da troppo tempo, e ne conoscesse tutti gli atti a memoria.
“ E’ meglio se cominci a preoccuparti della tua di punizione, Erin. E poi, vuoi o
non vuoi sentire cosa ho fatto in estate?”
“ Si, certamente. Allora, Daniel, cosa hai fatto di bello?
Sub?”
“ Bungee jumping?”
Si intromise Mary.
“ Paracadutismo?”
Buttò lì Erin.
“ Vela?”
Chiese Mary.
“ Sci?”
“ Sci d’acqua o di terra?”
“ Scii d’acqua, vela e paracadutismo.”
Disse Erin, sbattendo le mani, come colta da un’improvvisa
folgorazione.
“ Non è un po’ troppo?”
Le domandò accigliata Mary. Erin fece spallucce.
“ Be’, è giovane. Il cuore reggerà.”
Daniel sospirò, nascondendosi il volto fra le mani,
scuotendo il capo. Harry rise. Mary ed Erin erano davvero tremende. Doveva
ammettere che i bei tempi in cui Hermione insisteva che lui e Ron studiassero
assiduamente ogni giorno, che lui aveva trovato, a volte, pressanti, erano
nulla in confronto alla tortura che quelle due ragazze infliggevano a Daniel.
“ Lo avete sfinito.”
Fu il commento di Ron. Erin gli sorrise.
“ E’ ordinario.”
La ragazza si voltò verso Harry, ammiccando complice, cosa
che lo fece sorridere divertito. Accanto a lui, Ginny rise divertita
nell’incavo destro del suo collo. Harry le sorrise dolce, stringendole la mano.
“ Be’, comunque sia, avete indovinato.”
Disse Daniel, alla fine, emergendo dalla sua esasperazione.
Mary ed Erin si scambiarono un’occhiata sorpresa, prima di ritornare a
guardarlo.
“ Hai fatto scii d’acqua, vela e paracadutismo?”
Chiese Erin, ancora sbalordita. Daniel la osservò, per poi
ridere della sua espressione allibita.
“ No, sciocca. Solo scii, di terra ovviamente. Sono andato a
sciare sulle gelide nevi degli Appennini, insieme a mio padre, mentre mia madre
si godeva il sole, abbronzandosi al centro benessere.”
Portò gli occhi al
cielo, forse al ricordo.
“ Daniel è un fanatico dello sport. Ogni estate, si cimenta
in varie attività.”
Spiegò Mary ai presenti. In effetti, ora che l’osservava
bene, Harry notò che, nonostante avesse un fisico magro, i muscoli delle
braccia e delle gambe, nascosti sotto la stoffa dei vestiti, erano asciutti e
ben delineati. In poche parole, era di una forma smagliante.
“ Deve essere bello, praticare sport diversi ogni anno.
Anch’io, una volta, ho provato a sciare, ma con scarso successo, purtroppo.
Però, preferisco pattinare sul ghiaccio, soprattutto durante le vacanze
natalizie. È molto divertente. Non mi reputo una campionessa, ma per lo meno
riesco a stare in equilibro.”
Raccontò Hermione, immettendosi nella conversazione.
“ Anch’io so pattinare, ma non sono un asso. Mia madre,
invece, al contrario, è molto portata.”
Continuò Daniel.
“ Anche i tuoi genitori sono maghi?”
Chiese interessato Ron, addentando un ultimo boccone di
crostata alle fragole.
“ Si, ma preferiscono vivere fra i Babbani. Mia madre adora
le commesse delle profumerie. Dice che sono modelle d’estetica eccezionale.
Sono sempre sorridenti ed impeccabili nelle loro divise, e poi sono molto
preparate su ogni tipo di fragranza, vecchia e nuova. Mia madre ama i profumi.
È una pozionista, sta cercando di inventare una pozione anti-età infallibile. È
anche a buon punto, ma le manca l’essenza giusta.”
Erin rise divertita.
“ Tua madre è eccezionale. L’ultima volta che l’ho vista,
annusava i miei capelli, per capire quale shampoo avessi usato, e quando le ho
detto che era un semplice shampoo alla fragola, ha preso il suo taccuino, cominciando
a scribacchiarci sopra, per poi richiudersi nel suo studio. È davvero una donna
fantastica.”
Concluse, molto soddisfatta della sua descrizione. Daniel
non ne fu molto entusiasta, invece, visto che sbuffò, quasi spazientito.
“ Io, invece, non capisco come mio padre possa averla
sposata. Sono completamente l’opposto l’uno dell’altra.”
Visto che tutti, tranne Erin e Mary, non compresero le sue
parole, Daniel, sospirando, continuò:
“ Mio padre è un medimago, specializzato in maledizioni e
come debellarle.”
“ Oh, è molto interessante e impegnativo, come lavoro!”
Esclamò entusiasta Hermione.
“ Si, ma ciò che sta cercando di dire Daniel, è che suo
padre, è un uomo tutto di un pezzo, mentre invece sua madre vive tra le nuvole,
causate dalle sue pozioni.”
Disse sbrigativa Erin, allacciando un braccio intorno al
collo di Daniel, che annuì, in risposta alle sue parole.
“ Be’, all’amore non si comanda. Se si vogliono bene…”
Disse Mary, facendo spallucce.
“ E i tuoi, Mary? Sono maghi anche loro?”
Le chiese Ginny. Mary scosse la testa.
“ No. Mio padre è il proprietario di un ristorante, il Black Rose, mentre invece mia madre fa
la fioraia. Però, non sono rimasti sorpresi che io fossi una strega. Sapete,
zia Margaret, la donna di cui vi ho parlato prima? Be’, anche lei è una strega.
Credo sia l’unica dotata di potere magici, nella mia famiglia, tranne io,
naturalmente.”
“ Anche i miei genitori sono Babbani. Sono dentisti.”
Disse Hermione. Mary annuì energica, con aria compiaciuta.
Concluse sorridendo. Fu Harry a rivolgersi ad Erin, intenta
a guardare il soffitto stellato, con aria pensosa.
“ E tu, Erin?”
Erin lo guardò, con l’aria di essere stata strappata a
chissà quale congettura.
“ Io, cosa?”
“ I tuoi genitori. Sei stata l’unica a non raccontarci di
loro.”
Erin l’osservò per un attimo seria, mentre Harry vide, con
la coda nell’occhio, Daniel e Mary posare gli occhi prima su di lui ed in
seguito sulla loro amica, stranamente trepidanti.
Erin reclinò il capo, sorridendo a fior di labbra, il volto
inespressivo.
“ I miei genitori sono morti.”
Gli disse, con voce incolore e sempre sorridendo lieve, gli
occhi nocciola sempre brillanti. Harry sussultò per la sorpresa, tanto che gli
giunse ovattato il respiro spezzato di Hermione e il tintinnio della forchetta
di Ron che cadde nel piatto vuoto.
Harry guardò Erin, senza parole, quando avvertì i suoi
compagni di Casa alzarsi dal tavolo di Grifondoro, discutendo allegramente con
i nuovi studenti della Fenicerossa e ci mise un po’ di tempo per capire che
dovevano ritirarsi nei loro dormitori, ad un invito esplicito della Preside
McGrannit.
“ Andiamo, Harry.”
Lo scosse Ginny, mentre vedeva i suoi amici seguire
l’esempio degli altri. Hermione, salutandoli leggera e con un bacio sulla
guancia di Ron, corse a fare il suo dovere di Caposcuola.
Daniel, con una mano sulla spalla di Erin e un cenno del
capo ad indicare l’uscita, la riscosse e con Mary, si avviarono alla porta.
“ Ci vediamo al dormitorio, Harry.”
Gli disse Daniel, mentre seguiva Erin, affiancata da Mary,
che le stava sussurrando qualcosa in prossimità del viso.
Harry annuì, quasi meccanicamente.
“ Certo.”
Daniel gli sorrise e con le mani in tasca, raggiunse le sue
amiche.
Ron si avvicinò ad Harry e a Ginny.
“ Be’, chi se lo aspettava che Erin fosse orfana.”
“ Già, come me.”
Aggiunse Harry, con voce stranamente bassa. Ron lo osservò,
mordendosi le labbra, quasi come se si sentisse in colpa di aver parlato. Ginny
gli riserbò uno sguardo molto serio, per poi sorridere ad Harry,
accarezzandogli il dorso della mano desta, di cui intrecciò le dita con le
proprie.
“ Non preoccuparti, Harry. Non credo si sia offesa. In fondo
non lo sapevamo.”
Lo rassicurò dolce. Ron colse subito la palla al balzo,
dicendogli:
“ Si, giusto. Ginny ha ragione. Vedrai, non se la sarà
presa.”
“ Non è per questo.”
Disse Harry, avviandosi all’uscita, trascinato dalla calca.
“ E per cosa, allora?”
Gli chiese Ginny, ora accigliata.
Harry, in realtà, si stava chiedendo come fosse possibile
che i genitori di Erin fossero morti. Dal modo in cui aveva risposto e dalla
reazione dei suoi compagni, non doveva essere stato per un increscioso
incidente. Era stato colto da questo improvviso pensiero, a causa dello sguardo
di Erin, velato di malinconia e di rancore. Lo stesso sguardo che, per tanto
tempo, Harry aveva mostrato agli altri, per colpa di Voldemort, causa della
morte dei suoi adorati genitori, Lily e James Potter.
Si accorse di essere arrivato davanti al ritratto della
Signora Grassa, solo quando la sentì domandare, con tono gioviale:
“ Parola d’ordine?”
Fortuna che Hermione gliela aveva rivelata, prima di
defilarsi tra la folla di studenti smarriti. La parola d’ordine era stata
scelta in onore dei nuovi ospiti della Casa.
“ Fenicerossa.”
La Signora Grassa sorrise a tutti e saltò da un lato, per
lasciarli passare.
In Sala Comune, trovò molti gruppetti composti da studenti
di Hogwarts e Woodgreen, ancora immersi nelle loro conversazioni. Accanto al
camino spento, sulle poltroni che più preferiva, c’erano Erin, Mary e Daniel,
intenti a chiacchierare. Appena li videro, Daniel fece loro segno di
avvicinarsi.
Harry, Ron e Ginny li raggiunsero, sedendosi su sedie appena
lasciate libere da tre ragazze, che erano salite al loro dormitorio, tutte
ridenti.
Erin guardò Harry, che gli sorrise, sincera.
“ Scusami per prima Harry. Credo di averti messo in
imbarazzo, senza volerlo.”
Gli disse, facendo spallucce, vagamente mortificata. Harry,
tirando un sospiro di sollievo, le rispose:
“ No, non preoccuparti. Anzi, sono io che devo chiederti
scusa. Credo di essere stato indiscreto, prima, chiedendoti dei tuoi genitori.”
Erin, con un gesto sbrigativo della mano destra, scosse la
testa, aggiungendo:
“ Figurati, non dirlo nemmeno. Non potevi saperlo.”
Entrambi si scambiarono un sorriso e, simultaneamente,
avvertì Ron e Ginny, al suo fianco, rilassarsi.
“ Le nostre situazioni, in effetti, sono molto simili.”
Disse, subito dopo, Erin, giocando con il berretto rosso,
che si era tolta dal capo.
Tutti tacquero, in attesa. Harry si scoprì curioso di
conoscere il passato di Erin, e un senso di consapevolezza lo pervase,
confermando le sue supposizioni.
“ Vedi, Harry, anche i miei genitori sono stati
assassinati.”
Ron trattenne il respiro, sorpreso, mentre Ginny accostò
ancora di più la sedia a quella di Erin. Daniel e Mary rimasero in silenzio,
guardandola.
“ So che mia madre, era una strega molto dotata, mentre di
mio padre non so molto.”
Disse, posando il berretto sulle sue ginocchia unite.
“ Come è possibile? Nessuno ti ha parlato di loro? Possibile
che nessuno li conoscesse?”
Le chiese Ron, ancora stupito. Erin lo osservò, scuotendo il
capo.
“ Io ero molto piccola, quando è successo, quindi non ho
molti ricordi di loro. Nonna Jo, l’anziana donna che mi ha accudito, conosceva
mia madre molto bene, era stata la sua tutrice, quando era una ragazzina. Nonna
Jo mi ha detto che era una ragazza piena di vita, molto solare ed estroversa,
però, fisicamente, era diversa da me. Aveva i capelli biondi e gli occhi
chiari, azzurri se non sbaglio. Quindi, significa che ho preso da papà, ma di
lui Nonna Jo conosceva solo il nome, o almeno, per quello che mi ha voluto far
credere. Si chiamava Ian Allen, comunque. Mia madre, invece, Deborah Harrison.”
Dopo il racconto di Erin, seguirono attimi eterni di
silenzio, in cui ognuno era immerso nei suoi pensieri.
“ Hai detto…”
Fu Harry a rompere l’immagine statica di quel pensieroso
quadretto, guadagnandosi l’attenzione di tutti.
“ Hai detto che Nonna Jo, la donna che ti ha allevato, ha
dato l’impressione di sapere più di quanto ti avesse rivelato. Perché non hai
insistito, allora, per scoprire la verità che ti ha celato?”
Erin lo guardò per un attimo sorpresa, uno stupore di cui
Harry non comprese la causa, per poi rispondergli calma e sorridente:
“ Perché Nonna Jo, è morta sette anni fa, lasciandomi in
eredità tutto ciò che possedesse. La sua casa, il suo adorato giardino di rose
bianche, il gatto Spazzola e tutto ciò che era rimasto del suo patrimonio. Era
una donna molto ricca, nonostante vivesse in una casa di campagna, priva di
qualsiasi lusso. La sua eredità, sommata a quella di mia madre, mi ha permesso
di vivere fin ad ora, senza alcun bisogno di aiuto economico.”
“ Quindi, questo significa, che vivi da sola, adesso?”
Le domandò Ginny.
“ Si, ma non sono del tutto sola. Ci sono Derek e Spazzola a
farmi compagnia, senza contare il Dottor Daves. E’ un anziano e ricco signore,
che vive in una villa diroccata e lugubre, a pochi passi dalla casa di Nonna
Jo. Lei diceva che era uno squilibrato mentale, un folle in libertà, ma io l’ho
conosciuto, e devo dire che, a parte l’aspetto scheletrico ed inquietante, è un
tipo simpatico.”
Concluse sorridendo, forse a qualche ricordo indirizzato a
quell’uomo.
“ Anche Derek, la tua fenice, era di Nonna Jo?”
Le chiese Ron. Erin scosse il capo ed Harry notò un brillio
illuminare i suoi occhi nocciola.
“ No, Derek è l’unica cosa che mi lega al mio papà, di cui
so così poco.”
“ Vuoi dire, che era suo?”
“ Si, Ron. Era l’unica cosa che potesse lasciarmi. Lui,
infatti, non aveva un patrimonio in denaro, alla Gringott. Ho chiesto ai
folletti se fosse mai esistita una sua camera blindata, essendo una sua parente
stretta. Ma sapete come sono i folletti, non si lasciano convincere facilmente.
E così, dopo varie insistenze, ho scoperto che mio padre non ha mai posseduto una camera blindata alla
Banca dei Maghi.”
“ Cosa? Ma non è
possibile! Tutti i maghi possiedono un camera blindata alla Gringott. Anche la
nostra famiglia, nonostante non sia così ricca, ne possiede una. È inconcepibile!”
Esclamò scioccato Ron.
“ In effetti, è come se il padre di Erin non fosse mai
esistito.”
Disse Mary, parlando per la prima volta, da quando era
iniziata quella conversazione.
Visto che Harry, Ron e Ginny la guardavano interrogativi, fu
Daniel a spiegare.
“ Abbiamo fatto delle ricerche, insieme ad Erin, nella
biblioteca di Woodgreen. Abbiamo setacciato tutti gli alberi genealogici delle
famiglie magiche, da quelle più illustri a quelle più povere, ma nulla. Nemmeno
uno straccio di indizio.”
“ Non è possibile che suo padre, non fosse un mago? Magari
era un Babbano, che sua madre aveva conosciuto, in seguito, dopo la scuola o
durante.”
Daniel scosse la testa, alla supposizione di Ginny.
“ No, è impossibile. Nonna Jo, rivelò ad Erin non solo il
suo nome, ma anche il suo stato di sangue. Era un mago, questo è l’unico dato
certo. Per non parlare di Derek: chi Babbano possederebbe una fenice?”
Daniel aveva ragione, eppure ad Harry i conti non tornavano.
Possibile che il padre di Erin fosse sparito nel nulla, dopo la sua morte,
senza lasciare alcuna traccia di sé?
“ E’ un mistero.”
Disse Ron, dando voce ai suoi pensieri.
“ Be’, lasciamo perdere. Ormai è andata così, e non possiamo
farci più nulla. E’ inutile stare qui, a rimuginarci sopra. Devo andare avanti,
pensare alla mia vita. Anche Nonna Jo, me lo diceva sempre: bisogna guardare al
futuro, con un sorriso e non con i lacrimoni.”
Disse sorridente Erin, alzandosi di scatto dalla poltrona e
stiracchiandosi elastica.
“ Su, forza. A letto, domani iniziano le lezioni.”
Intimò loro, allegra ed entusiasta. Harry capì che non era
un modo per mascherare il dolore, bensì un vero invito a lasciarsi alle spalle
tutto il rammarico e ricominciare a vivere. Si alzò a sua volta, appoggiandola.
“ Si, hai ragione Erin.”
“ Certo che ha ragione!”
Esclamò una voce dietro di loro. Era Hermione, ritornata ora
ora dal suo sopraluogo.
“ Si può sapere cosa fate ancora qui? E’ tardissimo e domani
le lezioni iniziano presto. Forza, tutti a letto. Daniel, tu segui Ron ed
Harry, alloggerai nella loro stessa camera. Erin, Mary, voi seguite me e Ginny.
Su, sbrigatevi!”
Sorridendo, l’assecondammo tutti. Harry mostrò a Daniel il
suo letto vuoto ed intatto, con accanto il suo bagaglio, da cui estrasse un
pigiama rosso fuoco. Harry posò gli occhiali sul comodino, guardando il
soffitto con la testa piena delle parole di Erin.
Chissà chi era stato ad uccidere i suoi genitori? Non
gliel’aveva chiesto, ma non l’avrebbe mai fatto. Questa si, che sarebbe stata
una domanda indiscreta. Chiuse gli occhi e si addormentò immediatamente,
l’immagine di un uccello, molto simile ad una fenice, con le piume blu che
popolava i suoi sogni.
Angolo dell’autrice.
Salve a tutti!!! Ve lo avevo promesso ed ho
aggiornato!!!
Allora, vi è piaciuto il capitolo?? Un po’ triste,
vero?? Be’, vedremo in seguito i toni come diventeranno! Ed ora, passiamo ai…
Ringraziamenti a…
Sydelle Keat: Ciao, Sydelle! Tutto bene?? Spero di si!!! Grazie
mille per il tuo commento! Mi ha reso felice e mi ha divertito molto, per la
storia di Draco ( che abbiamo scoperto essere, il tuo personaggio preferito!) e
per i tuoi commenti sulla White!! Si, è un po’ antipatica, ma vedrai in
seguito…magari, non so, succederà il miracolo e si raddolcirà… o forse no! E’
più probabile di no, dato il carattere!!! Ma non voglio svelare molto,
altrimenti, che divertimento ci sarebbe!!! Erin, Mary e Daniel invece, vedo ti
sono piaciuti!!! Mi fa piacere!!!
Grazie mille per i tuoi complimenti e spero mi
commenterai ancora! Baci baci, Fuffy91!! PS: Mi piacciono le tue coppie,
soprattutto quelle “ vecchio stampo”, Lily/James!! Anche io l’adoro!^__^*
Mattamaty: Ciao
Mattamaty!!! Che bello risentirti! Ah, quindi il tuo è un nomignolo…mi piace
sempre di più! Sono contento che ti piacciano i nuovi personaggi, soprattutto
Erin che hai definito mitica. Aggettivo appropriato, dato il resto della
storia, che vedrai nei prossimi capitoli! Grazie mille per i tuo commento e i
tuoi complimenti!!! Baci baci e a presto, Fuffy91!! ^__^*
LadyE: Ciao,
Ladissima!!! Mi fa piacere che sei rimasta entusiasta dei nuovi personaggi!!
Vedo che sei stata colpita da tutti, ma anche dalla White, che non è molto
facile alla simpatia! Hai dato delle osservazioni molto acute…vedremo se
appariranno veritiere!XD Cosa ne pensi del nuova cap?? Fammelo sapere al più
presto!! Grazie ancora! Baci baci, Fuffy91! ^__^*
Beuzz94: Carissima,
Beuzz!!! Ciao, come stai?? Io benissimo, grazie!!! Ti è piaciuto il capitolo?
Spero di si!!! Grazie mille per i tuoi commenti! Ti sta simpatica Iska?? Mi fa
piacere, è stato un mio colpo di genio, davvero!!
Spero mi lasciarei un altro immancabile e gradito
commento!! Baci baci, Fuffy91!! ^__^*
Ehi,
tranquilli!! Non mi sono dimenticata di voi, si proprio di voi, i miei lettori
e le mie lettrici misteriose!!! Grazie mille di seguirmi sempre con passione!!!
Baciu baci, Fuffy91!!!^__^*
Grazie mille anche a chi ha messo la mia storia tra le
preferite, le seguite e le storie da ricordare! Baci baci, anche a voi,
Fuffy91!^__^*
Prossimamente a…
Domani!!! Si si, avete letto bene!!! Aggiornerò
domani, domenica 31, il giornio dei maghetti come Harry, Halloween, in
occasione del ponte del 1° Novembre!!! Baci baci Fuffy91!!! ^__^*
^__________________________________^***
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Capitolo4
Ad Harry sembrò di aver dormito solo per pochi minuti
quando, il giorno dopo, si svegliò mentre Ron si stava infilando la divisa e
Daniel allacciando le scarpe. Notandolo con entrambi gli occhi spalancati,
Daniel gli sorrise, dicendogli:
“ Buongiorno, Harry. Non per spaventarti, ma sei in un
ritardo pazzesco.”
Harry, ancora intontito dal sogno appena concluso,
premendosi una mano sulla fronte aggrottata, si levò dal letto dalle tende
scarlatte, dimenticandosi di infilare gli occhiali, abbandonati sul comodino.
Fu Ron ad aiutarlo, tendendoglieli con una mano. Quando finalmente riuscì ad
inforcarli, vide con chiarezza i tratti del volto dell’amico contratti in una
morsa preoccupati. La domanda che sgorgò dalle sue labbra fu inevitabile:
“ Cos’hai?”
“ Io, niente. Tu, piuttosto…hai mugugnato tutta la notte e
non lo facevi da quando avevi gli incubi che avevano come protagonista
Voldemort.”
Gli spiegò, scrutandolo accigliato, mentre gli passava la
cravatta, abbandonata sulle lenzuola disfatte.
“ Grazie. Dici davvero? Non me ne sono reso conto.”
“ Non importa. Comunque, si può sapere cosa hai sognato, per
agitarti così tanto?”
Harry, mentre metteva la borsa a tracolla sulla spalla
destra, cercò di riportare alla mente il sogno appena vissuto, ma più si
concentrava e più non ricordava nulla.
Ci mise un po’ per focalizzare il volto di Ron, nonostante
ora avesse gli occhiali ad aiutare la sua scarsa vista.
“ Allora?”
Gli chiese Ron, il viso lentigginoso che mostrava una
trepida attesa. Harry scosse il capo energico:
“ Niente. Non ricordo nulla di quello che ho sognato.
Comunque, sono sicuro che Voldemort, questa volta, non c’entra.”
Ron non dette segno di rilassarsi, e continuò con la sua
arringa.
“ Harry, hai appena detto di non ricordarti nulla.”
“ Si, lo so, Ron, ma ti ricordo che Voldemort è morto, l’ha
ucciso la sua stessa maledizione, ti ricordi? Eri presente, oltre a migliaia di
persone, e di Horcrux non ce ne sono più, sparsi in giro per il mondo. Li
abbiamo tutti distrutti.”
Harry non cercava di auto convincersi, né di rassicurare il
suo sospettoso amico. Era più che convinto della certezza delle sue parole. Tom
Riddle o Lord Voldemort, era defunto e il suo cadavere ne era la prova
tangibile, i diabolici Horcrux, che contenevano parte della sua anima, erano
stati distrutti da lui, Ron ed Hermione un anno fa. Non c’era motivo di
rivangarew un antico incubo, nemmeno Voldemort poteva sfuggire alla morte.
Eppure…eppure c’era qualcosa che gli sfuggiva, un particolare che, come un
tarlo, scavava nella sua mente, cercando di attirare la sua attenzione. Ma per
ora, il problema più urgente, come giustamente Daniel, rientrato in camera
stava ricordando a lui e a Ron, era quello di arrivare puntuale alle lezioni.
Avevano giusto il tempo di fare una colazione veloce, e poi
schizzare via di corsa all’aula di Difesa contro le Arti Oscure, dove si
sarebbe tenuta la prima lezione con l’inquietante professoressa Bane. Harry
sapeva, ancor prima di viverla, che non sarebbe stata facile, nonostante avesse
preso ‘Eccezionale’ agli esami del GUFO e a quelli del sesto anno. Senza
contare, che l’avrebbero trascorsa in compagnia dei Serpeverde, uniti agli
Scorpioneblu, e il ricordo di Malfoy e di quella molesta ragazza dai capelli
biondo platino e dal sorrisino beffardo, la White, non contribuiva a
rallegrarlo. Fu così che i piccoli
ostacoli della quotidianità, così faticosamente ritrovata, lo investì come un
fiume in piena, facendo dimenticare sia a lui che a Ron, il pericolo che poteva
celarsi dietro l’enigma del suo sogno dimenticato.
Una volta varcata la Sala Grande, trovò Hermione, Ginny e
Mary al tavolo dei Grifondoro, in compagnia di Luna Lovegood che, con ampi
gesti delle mani, stava descrivendo a Mary quello che, a parere di Harry,
doveva essere la descrizione dell’aspetto di un Ricciocorno, e ne ebbe la
conferma quando si avvicinò allo strano gruppo.
“ …ed è grazie al corno che ha alla sommità del capo che,
soprattutto in primavera, emette un piacevole canto, che ricorda quello
natalizio tradizionale. Oh, ciao Harry.”
Lo salutò, osservandolo con quei suoi occhi sporgenti e
velati di fantasticheria e usando quel particolare nota soffusa nella voce
sottile.
“ Ciao, Luna. Non dovresti essere a lezione?”
“ Si, ma stavo spiegando a Mary come fossero fatti i
Ricciocorni Schiattosi e i Nargilli, visto che nella rivista di papà, il
Cavillo, non li descrivono più.”
“ E perché mai?”
Chiese Ron. Luna gli rispose con un timbro ovvio.
“ Perché, ormai, dà per scontato che li sappiano
riconoscere. Ma dato che Mary è nuova e che a Woodgreen la rivista non viene
diffusa, glielo stavo spiegando personalmente.”
Concluse, con aria solenne. Mary li guardò quasi disperata,
mentre la vide alzarsi con un gesto elegante e congedarsi con un semplice:“
Be’, ci vediamo. Ciao.” Saltellando verso l’uscita.
“ Scusate se ve lo dico, ragazzi, ma secondo me la vostra
amica ha qualche rotella fuori posto.”
Disse Mary, sorridendo divertita e scioccata insieme.
“ Non sei l’unica a crederlo.”
Disse Ron, mentre infilzava una pezzo di crepe sciroppata e
lo invogliava affamato, ritrovando la sua normale tranquillità. Harry si
sedette accanto a Ginny, che gli baciò una guancia, passandogli una mano sulla
fronte, osservandolo con una punta d’apprensione.
“ Stai bene, Harry? Sei pallido.”
Harry si morse le labbra, cercando di sorridere disinvolto,
guardando Ron con ammonimento. Lui lanciò uno sguardo ad Hermione che, mentre
stava riponendo nella sua borsa la Gazzetta del Profeta, aveva seguito quello
scambio di sguardi ed ora lo stava osservando indagatrice.
“ No, non ha nulla Ginny. Ha solo fame. Tieni, Harry.”
Disse Ron, passandogli un piatto di muffin al cioccolato, di
cui lui ne prese in fretta uno, dandogli subito un morso.
“ Grazie, Ron.”
Lo ringraziò, e non solo per il muffin, ma anche per averlo
tratto incolume da un potenziale interrogatorio di Hermione ed evitando di far
preoccupare sua sorella, nonché sua attuale fidanzata.
Ron lo capì come solo un migliore amico sa fare, facendo
spallucce e dicendogli, calmo:
“ Figurati, amico. Allora, Hermione, a che ora abbiamo
Difesa?”
Le chiese, per distoglierla dalle sue congetture. Harry
avvertì quasi l’ingranaggio del suo brillante ingegno interrompersi
bruscamente, per ritornare alla realtà e rispondere alla domanda di Ron. Harry
non poté reprimere un sorriso, mentre la vedeva trafficare con il foglio degli
orari.
“ Si, ecco, Difesa, Difesa…ah, si! Alle otto e venti.”
“ Oh, oh.”
Disse Mary, mentre lasciava cadere nel piatto mezzo pieno la
forchetta e si alzava, indossando la borsa a tracolla di cuoio.
“ Cosa c’è, Mary?”
Le chiese Ginny.
“ C’è che, se non ci sbrighiamo, faremmo ritardo alla
lezione della Bane e lei detesta i ritardatari.”
A quelle parole, Hermione prese in un lampo la borsa ancora
aperta, borbottando:
“ Allora non c’è tempo da perdere. Ron, sbrigati! Anzi no,
posa tutto e andiamo. Harry, Ginny, avanti.”
Prendendola in parola, i due si alzarono dalla panca,
seguendo Mary all’uscita, dove venne raggiunta da Daniel.
“ Ma è presto! Sono le otto e dieci.”
Protestò Ron, con ancora la bocca piena. Ma Hermione non lo ascoltò
e con decisione, lo prese per il mantello, trascinandolo letteralmente alla
porta. Lo mollò solo a metà strada, nel corridoio nord, dove ormai il gruppo
correva, lottando contro i minuti che scorrevano veloci. Harry salutò Ginny
davanti l’aula d’Incantesimi, dove Vitius l’accolse con un debole rimprovero.
Fu solo all’entrata dell’aula, che, ansante, Harry si accorse che mancava
qualcuno.
“ Mary, dov’è Erin?”
Le chiese, mentre prendevano posto nei banchi rimasti vuoti.
Mary, sedendosi accanto a Daniel, gli rispose con
un’espressione contrariata.
“ Quella dormigliona è ancora nel letto a poltrire.”
“ E perché non l’hai svegliata?”
Le domandò Ron, sedendosi accanto ad Harry.
“ Perché nemmeno le cannonate riuscirebbero a smuoverla.
Credetemi, ero presente, ho provato anche con il Levicorpus, Harry, ma niente. Continuava a dormire a testa in giù.
Non ridere, Ron, è molto grave. Speriamo solo che la Bane non la rimproveri,
quando arriverà.”
Sembrava che Hermione volesse aggiungere qualcosa, ma
rinunciò all’entrata della professoressa Bane, più tetra e bella che mai, nel
suo abito nero, in pelle lucida, che le sottolineava ogni curva, il mantello
svolazzante a ricoprirle metà seno scoperto dalla profonda scollatura quadrata,
le lunghe gambe, avvolte in calze a rete, erano fasciate dagli alti stivali in
pelle di drago, che aveva indossato anche durante il banchetto della sera
prima.
L’animale così simile ad una pantera, dal manto
rigorosamente nero, entrò con passo silenzioso e con movimenti felini
nell’aula, seguendo la sua padrona ed acciambellandosi sul basamento di legno,
in cui sorgeva l’alta cattedra, in uno scintillio d’oro, solo quando la strega
si sedette, accavallando le gambe, nell’ampia poltrona broccata. Ad Harry
ricordò tanto l’immagine di una regina annoiata.
Scrutò tutti con i suoi penetranti occhi neri, soffermandosi
su ogni volto, con la stessa gravità di un dottore che esamina un paziente
affetto da una grave malattia, le labbra rosse, finemente modellate, strette in
una linea dura.
“ Buongiorno.”
Disse, con voce fredda, ma che sapeva essere anche
seducente. Harry si accorse di aver trattenuto il respiro, solo quando, insieme
agli altri, rispose in un pesante sospiro:
“ Buongiorno.”
La donna li scrutò ancora una volta, per poi scrollarsi i
lunghi capelli lisci e neri, ricadutegli sulla spalla sinistra ed alzarsi dalla
sedia, avviandosi alla lavagna, dove scrisse in una grafia tipicamente
femminile, molto raffinata, il suo nome.
“ Io sono Cassandra Bane, la vostra nuova insegnate di
Difesa contro le Arti Oscure.”
Disse, per poi voltarsi in un gesto misurato, che provocò lo
stesso una cascata di capelli, che le ricaddero dietro le schiena.
“ In questo corso, vi insegnerò a combattere contro le
maledizioni più potenti ed insidiose. Vi istruirò sui loro effetti e sui danni
permanenti o glabri che potrebbero causare alle vostre menti. Vi insegnerò come
evitare tutto questo o almeno, ci proverò, dati i soggetti.”
Terminò, con un’occhiata scettica soprattutto a Neville e a
Mary, che cercò di trattenere un’istintiva ira, sfogliando brusca il libro di
testo.
Improvvisamente, prima che Bane potesse riprendere il
discorso, la porta dell’aula si aprì con un leggero cigolio. Harry e gli altri
si voltarono, immaginando già la nuova arrivata, ma Harry rimase sorpreso nel
riconoscere quella figuretta sottile e quei boccoli biondo platino.
Lucinda White richiuse dolcemente la porta ed avanzò con
passo fermo e per nulla imbarazzata del suo ritardo, tra le fila dei banchi dei
Serpeverde. Tra questi, c’era Draco Malfoy che sollevò lo sguardo, posandolo su
di lei, storcendo la bocca in una smorfia quasi di disgusto.
Come se nulla fosse, sorrise alla professoressa, che la
scrutava impenetrabile.
“ Scusate il ritardo, professoressa, ma mi sono smarrita nei
corridoi.”
Fu la sua semplice e banale risposta, ma, stranamente a
quanto si aspettava Harry, la Bane non dette segno d’irritamento, sventolando
la mano destra con un cenno casuale.
“ Si, si, va bene, è perdonata. Ora, si accomodi, signorina
White.”
Lucinda fece un rapido inchino, per poi sedersi accanto ad
una sua compagna di Casa, data la stessa divisa blu e argento, molto più
corpulenta e sgraziata di lei.
“ Bene, ora riprendiamo. Come stavo dicendo…”
Ma la porta si aprì ancora, questa volta con uno schianto
sonoro e questa volta Harry riconobbe, in quella ragazza ansante e in quel
berretto da baseball rosso, la sua nuova amica Erin.
Iska, questa volta, si irritò alla nuova intrusione, tanto
che levò dalle grosse zampe la testa e i suoi occhi dorati scrutarono risentiti
Erin, che varcò la soglia con aria traballante, chiudendo la porta con un
calcio, mentre aggiustava la cartella sulla spalla.
Quando Bane parlò, non fu con il tono di voce casuale e
pacato che aveva riservato alla White, ma usò una voce dura e quasi irrisoria.
“ Ah, Allen. Mi stavo giusto chiedendo quando avresti
scardinato la porta della mia nuova aula.”
Molti ragazzi di Serpeverde e Scorpioneblu sogghignarono e
risero divertiti, accompagnando con sguardi irrisori il passo fermo di Erin,
che si fermò accanto a Daniel, che la guardava preoccupato, spostando lo
sguardo ora a lei ora alla professoressa. Mentre stava per sedersi, venne
bloccata da quest’ultima:
“ Ti ho forse detto di sederti?”
Le domandò retorica, costringendola con un’occhiata gelida a
ritornare in piedi.
“ Hai interrotto la lezione e non ti sei nemmeno degnata di
scusarti per il ritardo. Dimmi, adesso, perché dovrei accettare la tua permanenza in quest’aula?”
Erin finse di pensarci su e poi, schioccando la lingua,
disse:
“ Non so. Ehm, forse perché non avrebbe nessun altro da
torturare?”
Questa volta, furono quelli di Grifondoro e Fenicerossa a
ridere divertiti.
“ Silenzio.”
Disse semplicemente la Bane, e subito tutti tacquero.
Per un momento eterno le due si fissarono ostili, finché fu
la Bane a rompere quel loro legame visivo, sorridendo sinistra.
“ E va bene, siediti pure.”
Acconsentì, stupendo non solo Erin, ma anche i presenti.
Forse, pensò Harry, non era poi così cattiva e di parte come Mary, al
banchetto, l’aveva descritta.
Erin, non facendoselo ripetere due volte, si sedette accanto
a Daniel, che le fece posto, sussurrandogli qualcosa.
Subito dopo, la Bane ricominciò:
“ Dunque, come stavo dicendo, prima dell’interruzione
indesiderata della vostra compagna, in questo corso non solo vi insegnerò a
padroneggiare incantesimi potenti, che vi aiuteranno nella Difesa, ma anche
nella padronanza di voi stessi. Vedete, non tutti sanno padroneggiarli e
quindi, da voi, mi aspetto impegno e dedizione continua. In pratica, vi sto
chiedendo di esercitarvi, sempre, in ogni momento della vostra giornata. E con
l’esercizio, non intendo certo combattimenti causati da bisticci tra ragazzetti
immaturi, ma concentrazione mentale, analisi, disciplina. Sono queste, le
parole chiave che vi ripeterò fino alla nausea, durante questo mio corso
didattico, affinché le vostre menti primitive, sappiano evolversi verso
orizzonti più elevati. Ma, come ho già detto, questo passo non è che tutti
possano compierlo. Il mio invito, rimane quello di provarci, sforzarvi, almeno.
Altrimenti, verrete tutti bocciati. Io non sono clemente, come altri
professori, mettetevelo bene in testa. E adesso, passiamo ad un riepilogo degli
incantesimi di difesa più comuni, in generale, tanto per saggiare la vostra
ignoranza in materia, e, date le vostre facce in questo momento, escluso
qualcuno, direi che stia spopolando come un’epidemia.”
Molti si scambiarono sguardi smarriti ed impauriti, che si
intensificarono quando scrutò nuovamente ognuno di loro, questa volta, Harry lo
sapeva, per scegliere un volontario. Quegli occhi neri terribilmente freddi lo
soppesarono per un attimo in più degli altri, ma poi passarono oltre,
fermandosi nella fila di Erin.
“ Signorina White.”
La White alzò lo sguardo, per nulla intimorita.
“ Si, professoressa?”
Chiese educata e composta.
“ Si alzi e venga al centro dell’aula.”
Le ordinò con voce tranquilla e seducente, come se la stesse
invitando a bere qualcosa con lei. Come se se lo aspettasse di già, sorridente,
la White si alzò dal suo banco, camminando sicura verso le file di banchi,
fermandosi accanto a lei.
“ Bene. Adesso, sfoderi pure la bacchetta.”
La White lo fece, sfoderando una bacchetta di biancospino,
lunga e con taglio elegante.
“ Desidero che lei, compia un Expelliarmus e che subito dopo mi dia la spiegazione accurata delle
utilità e degli effetti di questo incantesimo di difesa.”
La White annuì, guardandola per un momento smarrita.
“ Su di lei, professoressa?”
Le chiese, titubante. La Bane sorrise, quasi divertita,
compiendo un gesto morbido del capo, che le fece ricadere una ciocca di capelli
sulla sua spalla.
“ Certo che no. Sceglieremo un volontario che l’assista.
Lei, quale preferisce?”
Finalmente, Harry capì perché la Bane aveva preferito
scegliere la White e non direttamente Erin. Doveva essere a conoscenza della
rivalità fra le due, visto che, con un sorrisino maligno, la ragazza si voltò
verso la classe, indicandola con la bacchetta.
“ Direi che Erin Allen, è perfetta professoressa.”
Disse, con voce velata di compiacimento. La Bane le sorrise,
questa volta beffarda.
“ Lo credo anch’io. Vieni, Allen.”
La incitò, con voce sonora e dura. Erin si alzò e con
espressione seria ma indecifrabile, avanzò in silenzio verso le due streghe,
fermandosi a mezzo metro da loro, che la osservavano derisorie.
“ Bene. Mettetevi in posizione, forza.”
Orinò ancora, spostandosi dalle due che, scambiandosi uno
sguardo ostile, si misero in posizione. La White tese il braccio destro, quello
con cui impugnava la bacchetta, ed Erin la imitò, sfoderando la sua bacchetta,
di frassino, di lunghezza media e molto flessibile.
“ Cosa fai, Allen?”
Giunse la voce annoiata della professoressa Bane, che fece
portare gli occhi al cielo Erin, in un gesto palesemente esasperato.
“ Mi difendo, no?”
“ Ho forse detto che questo era un combattimento? È solo una
dimostrazione. Avanti, abbassa quella bacchetta.”
“ Come sarebbe a dire? Non posso difendermi?”
Questa volta, fu la Bane a portare gli occhi al cielo,
tirando un sospiro annoiato. Iska la imitò, sbuffando e voltando la testa
altrove, muovendo la sua lunga coda.
“ No, altrimenti sarebbe inutile dimostrare gli effetti
dell’incantesimo. Ed ora, fai silenzio, smettila di controbattere e abbassa la
bacchetta.”
Erin tentennò sotto lo sguardo duro della Bane e quello
sogghignante della White, cercando di contenere la sua rabbia. Dopo un po’,
fece come le era stato ordinato, ed abbassò la bacchetta al fianco.
“ Ma non è giusto.”
Borbottò Ron, contrariato. Hermione sospirò.
“ In pratica, ha ragione lei. È solo una dimostrazione. Se Erin
si proteggesse, l’incantesimo non avrebbe senso.”
“ La stai forse giustificando?!”
Le chiese Ron, arrabbiato. Hermione lo guardò scioccata ed
offesa.
“ Certo che no! Come puoi pensarlo?”
Disse, in un sussurro acuto.
“ Quello che Hermione sta dicendo, è che la Bane gioca d’astuzia.
Impedendole di difendersi, mascherando il tutto con la storia della
dimostrazione, vuole punirla della sua indisciplina.”
Ron guardò la scena, sbuffando.
“ Sembra un giochetto alla Piton, non trovate?”
Harry annuì.
“ Già. Mi sembra di essere tornato indietro nel tempo.”
“ Con la differenza che, ad essere osteggiata, è Erin, e non
tu, Harry.”
Disse Hermione, osservando contrariata il trio in evidenza.
“ Procedi pure, White.”
Lucinda non se lo fece ripetere e con un gesto secco della
bacchetta, con soddisfazione, esclamò:
“ Stupeficium!”
Seguirono urli contrariati a quell’incantesimo, dopo che
Erin, che non se lo aspettava di certo, volò dall’altra parte dell’aula,
battendo la testa contro il muro. Il cappello le era volato via dal capo,
atterrando al centro delle due file centrali.
La Bane, con le braccia incrociate mollemente al petto,
appoggiata ad una colona, sorrise soddisfatta, prima di dire con voce leggera:
“ Ottimo. Un incantevole Stupeficium,
signorina White. Me ne vuole dire gli effetti, già che ci siamo?”
La White si voltò con aria innocente, cominciando ad
elencare le qualità e gli effetti dell’incantesimo.
“ Lo Stupeficium,
comunemente noto come lo Schiantesimo, serve, appunto a ‘schiantare’ gli
avversari più minacciosi, cioè, precisamente, a renderli inoffensivi e a
stordirli con una scarica di energia potente ed efficace, se ben assestata.”
Concluse, con un sorriso soddisfatto.
“ Perfetto. Eccellente definizione e dimostrazione,
aggiungerei. Dieci punti per Serpeverde, visto che alloggia nel loro
dormitorio. Prego, può sedersi.”
La invitò gentile, indicandole il posto con un gesto della
mano. tutta compiaciuta, la ragazza andò al suo posto, con un applauso e i
complimenti generale da parte degli Scorpioneblu e dei Serpeverde.
Anche Malfoy applaudì, ma con risentimento riflesso negli
occhi grigi.
Una mano scattò in aria. Era quella di Hermione. La Bane la
notò.
“ Si, signorina…?”
“ Granger, signora.”
Rispose Hermione, accigliata.
“ Si, cosa vuole, signorina Granger?”
“ Volevo farle notare, professoressa, che White non ha
dimostrato ciò che doveva dimostrare e che ha attaccato deliberatamente Erin,
pur sapendo che non si sarebbe difesa, e con eccessiva forza, aggiungerei.”
Ron la guardò con ammirazione quando Hermione, con i pugni
stretti ed in piedi, finì il suo discorso.
La Bane la soppesò con lo sguardo, mentre la White si era
voltata a gelarla con uno sguardo di ghiaccio. Intanto, Erin si contorceva a
terra, stordita, tossendo e toccandosi lo stomaco, il punto in cui la White
l’aveva colpita. Mary fece il gesto di alzarsi, trepidante, ma Daniel la
bloccò, afferrandole un braccio e scuotendo il capo. Tremante di rabbia, Mary
si risedette.
Harry sapeva che Daniel aveva fatto bene a reprimere il
tentativo dell’amica, ben sapendo che, se Mary si fosse avvicinata ad Erin, la
Bane si sarebbe vendicata anche di lei.
“ Ha ragione, signorina Granger. Vuole spiegarmi lei, gli
effetti, invece, dell’Expelliarmus?”
Le chiese con voce, stranamente gentile e seducente.
Hermione, confusa, come era sua indole, iniziò diligentemente a spiegare
l’incantesimo.
“ L’Expelliarmus è
un incantesimo di difesa utile ed efficace, alla pari dello Stupeficium. Serve a disarmare
l’avversario.”
La Bane sorrise compiaciuta.
“ Bene, è esatto. Passiamo alla dimostrazione, allora.
Venga, Granger e dimostri con l’aiuto di Allen l’incantesimo da lei appena
illustrato.”
Hermione rimase impietrita, incapace di fare ciò che le era
stato chiesto. Si morse le labbra, combattuta. Harry e Ron fremevano di rabbia.
Come potevano chiederle questo.
“ Allora, signorina Granger? Cosa sta aspettando?”
Le chiese la Bane, mentre Iska cominciò a ruggire, spietata
ed irritata. Un suo ringhio particolarmente minaccioso, fece sussultare
Hermione e tremare di paura i malcapitati che si trovavano vicino alla
cattedra, alle prime file. Più Iska si mostrava impaziente e più il volto
pallido della Bane si induriva.
“ Io…”
Iniziò Hermione, intrecciando e sciogliendo le dita delle
mani, ansiosa.
“ Lei cosa? Non vuole farlo, forse?”
Le chiese, cosciente delle sue insicurezze. Hermione stava
per risponderle, sicuramente con un diniego, ma una voce si levò dal fondo
dell’aula.
“ Ma certo che lo farà.”
Tutti si voltarono, compreso la Bane, verso Erin, ora in
piedi, con un livido già violaceo sullo zigomo sinistro. Almeno, non si era
rotto.
La Bane la guardò impassibile, perforandola con il suo
sguardo freddo ed oscuro. Erin sostenne i suoi occhi glaciali, imperturbabile.
Poi, con decisione e un sorriso rassicurante rivolto ad Hermione, le disse:
“ Coraggio, Hermione. Vieni, facciamo questa dimostrazione.”
Hermione trasalì, sorpresa, Harry la osservò, ammirando il
suo coraggio e la sua forza d’animo, Mary sembrò sul punto di urlare mentre
Daniel le sorrideva soddisfatto, come Ron, che ammirò la faccia costernata
della White e quella dura d’ira della Bane.
Hermione trasse un profondo respiro, per calmarsi, per poi
avvicinarsi al duo. Senza aspettare un consenso dalla professoressa, alzò la
bacchetta e ad un cenno sorridente di Erin, esclamò:
“ Expelliarmus!”
La bacchetta di Erin guizzò via dalle sue dita, senza
causarle altro danno. Hermione era stata perfetta, ma la Bane non le diede
punti di riguardo, né si congratulò con lei per l’impeccabile dimostrazione.
Congedò tutti, dando come compito un rotolo di pergamena su
tutti gli incantesimi di difesa che conoscevamo fin ad ora, con dovute
spiegazioni e disegni d’illustrazioni.
Per finire, come colpo di grazia, prima di uscire dall’aula,
preceduta da Iska, che l’attese davanti all’entrata, sbarrando la strada agli
studenti, si voltò verso Erin e, fredda come sempre, le disse:
“ Cinque punti in meno per Grifondoro, per la sfacciataggine
e l’indolenza di Allen.”
Erin si voltò verso di noi, come se non avesse subito nulla
e avesse passato una tranquilla lezione, a prendere appunti.
“ E’ terribile, perfida, cattiva, è una vera…strega.”
Sibilò irritata Hermione, mentre Erin sorrideva della sua irritazione.
“ Mi hai tolto le parole di bocca, Hermione. Stai bene,
Erin?”
Le chiese Mary, sfiorandole con le dita il livido violaceo.
“ Tranquilla, sto bene. È solo un graffio.”
“ Avevi ragione, Mary. La Bane è tremenda. Chissà perché ce
l’ha tanto con te, Erin.”
Si interrogò Ron. Erin fece spallucce, sempre sorridendo
sincera.
“ Mi odia, perché le tengo testa, cosa che non succede molto
spesso.”
“ Io volevo intervenire, ma Danny mi ha fermato.”
Concluse Mary, spingendolo rabbiosa.
“ Ahi! Mi hai fatto male.”
“ Invece ha fatto bene. Non voglio che se la prenda anche
con voi.”
“ Ma non puoi denunciarla, fare qualcosa, dirlo a qualcuno?”
Insistette Hermione, quasi implorante. Erin negò.
“ Figurati. E poi, me la cavo benissimo da sola. Piuttosto,
è con la White che vorrei vedermela.”
Concluse, schioccando minacciosa le nocche delle mani.
“ Quella piccola vipera. Giuro che la strozzo. Ha lanciato uno
Stupeficium potentissimo. Poteva
farti molto male.”
Erin fece un cenno distratto del capo.
“ Per favore, è solo che lo riservava da parecchio, e non ha
avuto mai l’occasione o la possibilità di lanciarmelo contro. Metti che non
potevo difendermi…la cosa l’ha esaltata.”
“ Dovremmo darle una lezione.”
Si infervori Mary, gli occhi scuri roventi per l’ira.
“ No, lasciala cuocere nel suo brodo. Prima o poi le
ricambierò il favore.”
Disse Erin, sorridendo maliziosa. A quel sorriso contagioso,
Mary rise divertita.
“ Comunque, sei stata davvero mitica, Erin. Sapevo che te la
saresti cavata alla grande.”
Disse Daniel, scambiandosi un cinque affettuoso.
“ Si, sei stata davvero fantastica. Anche io ho dovuto
sopportare delle richieste simili, da parte di un mio ex professore, e anche se
alla fine si è rivelato diverso da quello che credevo, non posso comunque
cancellare dai miei ricordi le ingiuste che ho dovuto subire da parte sua, le
stesse che subisci tu, dalla Bane.”
Erin sorrise ad Harry, facendo spallucce, modesta.
“ Ehi, dov’è il mio cappello?”
Si chiese, preoccupata, guardandosi intorno, cercandolo.
Harry e gli altri fecero lo stesso. Improvvisamente, vide un ragazzo molto
simile a Malfoy, ma meno pallido, dai tratti gentili, del viso affilato, i
capelli folti, corti e con onde langhe ad incorniciargli il viso, biondi co
riflessi di miele. Gli occhi erano di un azzurro-grigio molto intenso, uno
sguardo fresco, che ingentiliva il taglio marcato degli zigomi alti. La bocca
sottile, stiracchiata in un sorriso cortese. Indossava la divisa della Casa
dello Scorpioneblu, camicia argentea, gilè blu cobalto, pantaloni neri, come le
scarpe lucide di cuoio.
Era un ragazzo, oggettivamente, molto attraente. Era alto
quasi quanto Ron, ma meno allampanato di lui, dato il fisico magro, ma robusto.
Stringeva nella mano destra, il cappello scarlatto di Erin.
“ Credo che questo sia tuo.”
Le disse, rivolgendosi direttamente a lei, avvicinandosi con
passo elegante e porgendole il cappello, che lei afferrò, confusa.
“ Mi dispiace per quello che è successo prima, con la Bane.
A volte, sa essere davvero troppo dura.”
Disse, quasi come se la conoscesse da sempre. Harry, Ron ed
Hermione si scambiarono uno sguardo confuso, chiedendosi chi fosse mai quel
ragazzo dai modi e dalla voce così gentile e quasi mortificata, come se fosse
stata colpa sua, la reazione di Bane alle risposte impulsive di Erin.
Quest’ultima, lo guardò colpita, ma stupita:
“ Ehm, chi sei, scusami?”
Il ragazzo trasalì, come se non si aspettasse quella
semplice domanda. Si guardò intorno, accorgendosi di essere oggetto degli
sguardi di tutti i presenti. Si soffermò nuovamente su Erin, abbassando
improvvisamente lo sguardo ed Harry notò la sua pelle chiara colorarsi di una
sfumatura leggera di rossore.
“ Io…ehm…”
Si schiarì la voce, ora quasi imbarazzato.
“ Mi chiamo Johnathan.”
Non aggiunse altro, poi guardò di nuovo Erin e, borbottando
qualcosa d’incomprensibile, svanì all’uscita, con la stesse fretta con cui era
apparso a loro.
“ Ehi, aspetta. Volevo dirti grazie.”
Gli urlò dietro Erin, uscendo dall’aula, per poi riapparire,
più confusa di prima.
“ E’ sparito.”
Disse semplicemente, rigirandosi il berretto fra le dita.
“ Ma chi era? Mi sembrava un volto conosciuto. Tu lo
conosci, Daniel?”
Le chiese Mary. Daniel scosse il capo, accigliato.
“ Forse…non ne sono sicuro…”
“ Come sarebbe?”
Chiese Mary, irritata dalla sua indecisione. Daniel la
guardò indispettito.
“ Senti, non lo so, mi sembra di conoscerlo, ma non mi
ricordo dove l’ho già visto.”
“ Be’, lasciamo perdere. Ora andiamo, altrimenti la Bell
arriverà prima di noi in classe, cosa che non succede spesso.”
Disse Erin, mettendosi il cappello in testa.
Il gruppo si avviò nell’ala est del castello, dove si
trovava l’aula di Trasfigurazione.
“ Ehi, Erin, che punizione ti ha dato, poi, la Bell?”
Le chiese Harry.
“ Spero non sia troppo severa.”
Erin rise alle parole di Hermione.
“ No, se credi sia severo scrivere cento volte ‘non devo
entrare all’improvviso nella Sala Grande di Hogwarts, facendo irritare la
professoressa Bane.’”
Ridendo tutti divertiti, varcarono la soglia in pietra
dell’aula.
Angolo dell’autrice.
Ciao a tutti, amici e a miche di efp!!! Come state??
Innanzitutto, buon Halloween a tutti!!! E’ in questa giornata stregata che vi
regalo questo nuovo capitolo! Spero vi sia piaciuto e che leggerete in molti!!!
E adesso, passiamo ai…
Ringraziamenti a…
Sydelle Keat: Ciao,
Sydelle! Grazie mille per i tuoi commenti! No,
figurati, io sono un’amante dei papiri!!!XD Ti è piaciuto il capitolo?? Credo
di no, dati i soggetti, però spero approverai il comportamento di Erin e ti
lascerai incuriosire dalle new entry!! Grazie mille per i tuoi complimenti e
per il tuo sostegno! Mi fa piacere che hai deciso di recensirmi sempre, o
almeno quando puoi, anche perché mi
piace conoscere il parere dei miei lettori! Si, mi piacciono molto le
James/Lily, tutte quelle che ho letto erano divertenti e romantiche insieme!
No, figurati, non ti trovo affatto pazza, ma solo una fan sfegatata di
Draco!!!XD
Spero di sentirti presto! Baci baci, Fuffy91!!!^__^*
LadyE: Ciao,
LadyE!!! Come stai?? Spero benissimo! Grazie mille per i tuoi commenti e i tuoi
complimenti!! Hai trovato la prima parte dello scorso capitolo divertente e la
seconda triste…uhm…be’, in effetti non era molto felice!!! Comunque, riguardo
alle tue supposizioni si Voldemort/padre di Erin, capirai che non posso
rivelarti nulla in anticipo e che capirai tutto leggendo i prossimi capitoli!
Mi fa piacere, comunque, che la mia storia abbia stuzzicato la tua fantasia e,
bada bene, ho parlato di fantasia, non pazzia!!XD Anzi, a mio parere, non sei
affatto pazza, solo un po’ curiosa, come è giusto che sia, d’altronde!! Anche
io lo sarei, al tuo posto!! Spero mi farai conoscere il tuo parere anche su
questo nuovo cap, e tutte le sensazioni che ti ha suscitato! Baci baci e grazie
ancora, Fuffy91!!^__^*
Beuzz94: Mia
carissima Beuzz, mi fa sempre piacere leggere i tuoi commenti! Ormai, senza
falsa modestia, posso dire che sei la mia fan scatenata!XD Mi hai meso anche
tra gli autori preferiti, non lo sapevo, sai??? E’ un onore, sono molto felice
e piacevolmente imbarazzata!^///^ La stessa cosa vale per te, non posso
rivelarti chi sia l’assassino dei genitori di Erin, altrimenti, non ci sarebbe storia, no???XD Comunque, spero
che leggerai con piacere questo e i prossimi capitoli, e che mi lascerai sempre
un tuo commento, positivo o negativo che sia! Baci baci e a presto,
Fuffy91!^__^*
Un grazie speciale a chi legge, a chi ha messo la mia
storia tra i preferiti, i seguiti e le storie da ricordare! Baci baci anche a
voi, da Fuffy91!!!^__^*
Prossimamente a…
Sabato prossimo, gente!! Precisamente, sabato 6
Novembre!!! Baci baci, Fuffy91!!^__^*
^______________________________________________^***
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Capitolo5
Fortunatamente, l’ora di Trasfigurazione, i Grifondoro
l’avrebbero trascorsa con i Corvonero e sarebbe stata sicuramente più
piacevole, dato che anche loro ospitavano alunni della Fenicerossa.
Tra di loro, c’era una ragazza mingherlina, dagli occhi
verde giada, molto brillanti, nascosti dietro un paio di occhiali rettangolari
e dalle lunghe trecce nere ad incorniciarle il volto rotondo e chiazzato di
efelidi chiare.
Appena li vide entrare, tra le risa e l’allegro
chiacchiericcio degli studenti, chi alzato chi seduto già ai banchi, si aprì in
un ampio sorriso, avanzando barcollando verso di loro, scontrandosi contro due
ragazzi e una ragazza, urtando lo spigolo di un banco e, per finire,
inciampando nella gamba di una panca, atterrando tra le braccia di Erin, che la
sostenne. Harry non aveva mai visto una ragazza più goffa di lei.
Afferrandosi alle spalle di Erin, la ragazza ritornò in
posizione eretta, aggiustandosi gli occhiali, in bilico sulla punta del suo
naso aquilino.
“ Oh, Erin! Speravo proprio di incontrarti.”
Esclamò, con una voce infantile e molto dolce, che rendeva
il suo aspetto emancipato, molto più gradevole.
Erin le sorrise.
“ Annabell, noto che sei sempre molto scoordinata, nei
movimenti.”
Le disse, rimbeccandola amichevole e per nulla derisoria.
Annabell si lasciò scappare un risolino imbarazzato, per poi inciampare di
nuovo, forse nei propri piedi. Erin si sporse svelta, riafferrandola nuovamente
fra le braccia, tenendola stretta.
“ Devi stare più attenta, Anna, o un giorno ti farai male
seriamente.”
Annabell la guardò a pochi centimetri di distanza dal suo
viso, arrossendo sotto il suo sorriso contagioso. Si distaccò dolcemente,
ritornando per la seconda volta in posizione eretta, accarezzando con le dita,
le ciocche corvine che sfuggivano alle sue morbide trecce.
“ Si, lo so, ma oggi cado di continuo, perché sono molto
emozionata.”
Disse, intrecciando le mani dietro la schiena e dondolandosi
sul posto.
“ Davvero? E perché?”
Chiese semplicemente Erin, osservandola curiosa.
“ Perché ci troviamo ad Hogwarts! Io adoro questa scuola.
Qui ha frequentato anche mio padre, e poi è qui che Harry Potter ha ucciso
Colui-Che-Non-Deve- Essere-Nominato!”
Esclamò, rossa d’emozione, per poi portarsi le mani alla
bocca, notando Harry che, distratto, stava posando la borsa su un banco rimasto
vuoto.
Annabell urlò in modo quasi agghiacciante, facendolo voltare
spaventato e, di riflesso, sguainò la bacchetta, puntandola verso di lei, che
lo osservava febbricitante, indicandolo trepidante.
“ Oh, Merlino! E’ lui, è Harry Potter! Oh, Santo Merlino,
che emozione e che figura! Mi avrà sentito e si sarà fatto un’idea terribilmente
sbagliata di me. E’ terribile, un disastro, una sciagura, un…”
Erin le tappò la bocca, mentre lei continuava a
borbottare, il volto in ebollizione e lo
sguardo di giada mortificato.
“ Annabell, calmati. Non è successo nulla, va tutto bene.
Harry non ti ha sentito e anche se l’avrebbe fatto, non si sarebbe offeso,
tranquilla. Adesso, fa un bel respiro e va a sederti, prima che la Bell ti
mandi in infermeria, per calo di zuccheri.”
Le disse, mentre lei annuiva ad ogni sua parola, togliendole
la mano dalla bocca e facendole trarre un profondo respiro, che rischiarò il
suo volto, chiazzato di rossore. Ansante, le sorrise.
“ Ora va meglio, grazie.”
La tranquillizzò, con un timbro di voce, sicuramente, nella
norma.
“ Figurati. Adesso, va a sederti. Ti raggiungiamo presto.”
La invitò Erin, con pacche gentili sulle spalle esili di lei
che, barcollando ed annuendo, andò a sedersi quasi alle prime file, accolta da
altre due ragazze di Corvonero.
Mary sbottò in una risata fragorosa, fin ora trattenuta
dietro singulti silenziosi. Daniel sorrise, ma non infierì. Harry, Ron ed
Hermione guardarono la ragazza con un misto di sbigottimento e terrore, come se
si aspettassero di vederla urlare a squarciagola di soppiatto.
“ Erin, chi è quella ragazza che sembra avere un violino
stridente al posto delle corde vocali?”
Le chiese Ron, osservandola accigliato. Erin rise sottovoce,
per poi affiancarli.
“ Quella è Annabell Link, una tua segreta ammiratrice, Harry.”
Harry arcuò un sopracciglio.
“ Buono a sapersi.”
Disse, titubante, ancora raggelato dal suo grido acuto.
“ E di te, Erin.”
Rivelò Mary, balzando a sedere su un banco, guadagnandosi
un’occhiata meravigliata del trio.
“ Davvero?”
Chiese Hermione ad Erin, che scrollò le spalle, disinvolta:
“ Be’, così dice, anche se non ne capisco il motivo. “
Rispose sorridendo, quasi divertita.
“ Sta arrivando la Bell.”
Disse Daniel, indicando tutti gli studenti delle prime fila,
che stavano prendendo posto nei banchi. I ragazzi li imitarono, sedendosi nei
banchi al centro. Erin si sedette accanto a Mary, Harry vicino Ron, mentre al
loro fianco, c’erano Hermione e Daniel.
Dopo un attimo di silenzio, dall’arco di pietra, sbucò la
professoressa Bell, avvolta in un vivace mantello rosso acceso, in contrasto
con il lungo vestito bianco panna, che metteva in risalto il colore dei suoi
capelli rosso-tramonto, raccolti, come la sera precedente, in un’elaborata
acconciatura, alla sommità del capo, e rendeva ancora più intenso il verde
acqua dei suoi occhi.
“ Uff, perdonate il ritardo, ragazzi. Avete aspettato
tanto?”
Chiese, con tono gioviale.
“ No, professoressa.”
Dissero tutti in coro, guadagnandosi la sua riconoscenza,
con un luminoso sorriso, che ammaliò molti studenti maschi. Ron, per non cedere
all’incantesimo, abbassò lo sguardo verso il libro di testo, fingendo di
sfogliarlo. Hermione gli lanciò un rapido sguardo, che la fece sorridere, quasi
divertita al pari di Harry, che sghignazzò sottovoce.
“ Bene. Allora, possiamo cominciare subito, direi. Siete
stanchi? Da dove venite?”
Chiese, sinceramente curiosa.
“ Abbiamo frequentato la lezione di Erbologia, con la
professoressa Sprite.”
Rispose un ragazzo di Corvonero, che arrossì sotto lo sguardo
diretto della professoressa, che annuì dolcemente.
“ E voi, ragazzi?”
Chiese ai Grifondoro e agli studenti della Fenicerossa.
Molti si scambiarono sguardi eloquenti, osservando soprattutto, di sfuggita
Erin, che non batté ciglio.
Hermione alzò la mano, per poi rispondere, con tono poco
neutro:
“ Siamo stati a Difesa contro le Arti Oscure,
professoressa.”
La Bell li osservò, calma e meticolosa, senza sorridere, ma
con espressione serena. Dopo brevi attimi di pensoso silenzio, sorrise e sfilò
dalle spalle il mantello, rivelando la parte superiore del vestito, in merletto
bianco, a collo alto, molto elegante, che accentuava il suo aspetto fatato.
“ Ora comprendo, i vostri volti scuri. E’ successo qualcosa
con la professoressa Bane, vero?”
Chiese tranquilla, osservandoli mentre si scambiavano
un’altra occhiata eloquente, ma nessuno parlò. Anche i Corvonero e il resto
degli studenti della Fenicerossa si voltarono ad osservarli, semplicemente
curiosi.
“ Be’, visto che io non ami particolarmente le facce lunghe…”
Cominciò la Bell, alzando il tono di voce, per riportare
l’attenzione degli studenti su di sé, Harry la vide tendere la mano con cui
aveva afferrato il mantello rosso in alto, sorridendo, aggiunse, sussurrando:
“ Farò in modo che ritorniate a sorridere, volete?”
Senza aspettare risposta, facendo albergare in loro soltanto
confusione, lasciò scivolare il mantello dalle sue dita, per poi puntare la
bacchetta, che aveva estratto senza farsi notare, contro di esso. Subito dopo,
il tessuto rosso, si trasformò in una miriade di farfalle variopinte, che
volarono nella sala, accompagnate da un sottofondo di meraviglia generale.
Harry sorrise quando, una farfalla si posò sul naso di Ron, arricciando le
antenne e sbattendo dolcemente le grandi ali rosse. Si voltò al suono della
risata di Hermione, che era circondata da tre farfalle bianche, che vorticarono
intorno al suo braccio destro, per poi disporsi ognuno sulle dita della sua
mano, finché lei non le contrasse, facendole volare aggraziate lontano dal suo
banco. La vista gli si annebbiò quando una farfalla dalle ali nere e blu
elettrico si posò al centro delle lenti degli occhiali, sbattendo le ali
deliziata. Harry sorrise divertito e contagiato dalle risate gioiose degli
altri compagni, che cercavano di afferrarle con le mani o si lasciavano
conquistare dal movimento continuo delle loro ali colorate.
Non scacciò la farfalla, fino a quando non fu lei a volare
lontano da lui, più velocemente del solito. Infatti, come una miriade di stelle
rosse, le farfalle ritornarono al loro luogo di origine, e come piccoli
tasselli di un puzzle, ritornarono ad essere il mantello della professoressa
Bell che, soddisfatta, lo agganciò all’attaccapanni in legno, accanto alla
lavagna.
Poi, sorridente, si voltò verso i suoi ancora ridenti
alunni, dicendo loro:
“ Ah, bene. Vedo che siete ritornati tutti sorridenti ed
allegri. In questo caso, ritengo che possiamo cominciare la lezione.”
Stranamente, nessuno fu contrario a quell’idea e molti si
voltarono verso i propri vicini, chiedendosi entusiasti a quale altra
divertente magia avrebbero assistito.
“ E stato davvero
divertente. Chissà che farà adesso? Sono proprio curioso.”
Disse Ron ad Harry, che non lo aveva mai visto più
interessato, durante una lezione di Trasfigurazione, nell’arco dei suoi sei
anni, come in quel momento.
“ Prima, però,
ritengo di dovermi presentare, nonostante molti di voi già mi conoscano.
Dunque…”
Disse, afferrando il gesso e trascrivendo alla lavagna, in
un gioco di ghirigori fantasiosi, il suo nome, disegnando accanto alla ‘V’ del
suo nome e alla ‘L’ finale del suo cognome due farfalle che, Harry capì, doveva
amare molto.
“ Io sono la professoressa Violet Bell, la vostra nuova
insegnante di Trasfigurazione. Per prepararvi al meglio, per gli esami del M.A.G.O,
ovvero Magia Avanzate Grado Ottimale, durante questo corso, per voi del sesto
anno, vi insegnerò la trasfigurazione più difficile in assoluto: la
trasfigurazione umana.”
Concluse con un nuovo sorriso, intrecciando le mani in
grembo. Molti sorrisi scomparvero dai volti di molti studenti, compresi Harry e
Ron, che si scambiarono uno sguardo desolato. Harry sapeva che la
trasfigurazione umana era una delle magie più difficili in assoluto. Dubitava
pienamente di riuscire a prendere almeno un Accettabile durante gli esami e il
corso delle lezioni.
“ Suvvia, cosa sono quelle facce demoralizzate?!”
Harry sollevò lo sguardo, ad incontrare quello della
professoressa Bell che, con le mani ai fianchi, li guardava divertita.
“ So che, detto così, può sembrare difficile ma ci sono io
ad aiutarvi, no?”
Disse loro, portandosi le mani al petto ed ammiccando quasi
complice.
Harry sollevò un angolo delle labbra, in un mezzo sorriso,
rincuorato in parte dalle sue parole.
“ Bene, come prima cosa, vi illustrerò in generale questo campo
della Trasfigurazione. Dovete sapere che la trasfigurazione umana è diversa da
tutte le altre. Si differenzia da quella applicata alle cose e agli animali per
due cose. Qualcuno mi sa dire quali?”
Subito la mano di Hermione saltò in alto, ma stranamente,
anche l’indice di Daniel era teso verso il soffitto. I due si guardarono,
interrogativi e sbalorditi.
“ Oh, abbiamo due volontari! Prego, Daniel, rispondi prima
tu.”
Lo invitò, mentre Hermione abbassava la sua mano, quasi
risentita. Daniel le concesse una rapida occhiata, prima di rispondere con voce
calma e decisa alla professoressa.
“ La trasfigurazione umana si differenzia da quelle
applicate alle cose, perché risulta sostanzialmente facile trasfigurare un
calice d’acqua, ad esempio, in una gomma da cancellare, perché la consistenza,
ovvero il materiale della gomma e del calice, sono entrambi fisicamente solidi.
Meno facile risulta, invece, trasfigurare il detto calice in un uccello o
viceversa, perché l’animale e l’oggetto sono differenti per consistenza,
materiale, forma, e molti altri elementi fisici ed organici propri ad entrambi.
Complicato risulta trasfigurare, invece, un uomo o una donna, in un animale o
una cosa. Se per esempio vorrei trasfigurare me stesso in un uccello, potrei
farlo, ma in quel caso diverrei un Animagus o, se non usassi tutta la mia
concentrazione e la mia esperienza, potrei facilmente cadere nell’errore e
diventare per metà uomo e per metà animale, cosa molto pericolosa, dato che
potrei danneggiare il mio organismo irrimediabilmente e rischiare, nel peggiore
dei casi, la morte.”
La Bell annuì ad ogni sua parola.
“ Perfetto, Daniel. Quindi, dalla spiegazione delucidante di
Daniel, cosa abbiamo appreso Hermione?”
Le chiese, osservandola sorridendo. Hermione alzò lo sguardo
dalle sue mani, stupita che la Bell conosce il suo nome, ma, dopo una rapida
ripresa, le rispose pratica e solenne come sempre:
“ Che gli umani possono trasfigurarsi autonomamente in cose,
non ricorrendo ad un eccessivo pericolo, modellando, con estrema concentrazione
e precisione, il proprio fisico e il proprio organismo alla cosa in questione,
mantenendo attiva la percezione della realtà. Ma non possono trasfigurarsi in
più animali, come in più cose, perché potrebbero danneggiare se stessi in modo
irreparabile. Però, è vero anche che altri maghi o altre streghe, possono
ricorrere alla trasfigurazione
umana, per trasfigurare altri maghi o altre streghe in
animali o in cose. In tal caso, il rischio è minimo e l’arte e il talento
giocano ruoli determinanti.”
La Bell sorrise soddisfatta.
“ Perfetto. Dieci punti ciascuno per Grifondoro, per le
ottime spiegazioni.”
Hermione e Daniel si scambiarono uno sguardo trionfante, per
poi ritornare ad osservare la Bell.
“ Come i vostri compagni hanno appena detto, la trasfigurazione
umana è altamente pericolosa, sia che ci si voglia trasfigurare in cose, sia
che ci si voglia trasfigurare in animali. Ci vuole, impegno, precisione,
concentrazione ma soprattutto, responsabilità. Dovete sapere, che per molti
secoli la trasfigurazione umana è stata considerata un’arte oscura, dato che,
come sicuramente saprete, molti maghi oscuri e streghe oscure hanno usato
deliberatamente della trasfigurazione umana per nascondere i propri crimini,
come ad esempio trasfigurando il cadavere di un mago o di una strega in un
orologio da taschino. Talvolta, ci si divertiva a trasfigurare i propri nemici
in animali o in cose solo per diletto, usandola come forma di tortura al pari
della maledizione Cruciatus e dell’Imperius.”
Harry, alle parole della Bell, ora seria e meno sorridente
del solito, sondandoli con lo sguardo verde acqua, deglutì, ritornando con la
mente ai giorni del Torneo Tre Maghi, quando il falso Malocchio Moody, aveva
trasfigurato suo padre, il giudice Barty Crouch in un osso, dopo averlo ucciso,
sotterrando ai piedi di un albero, nella Foresta Proibita. Si rasserenò però,
al ricordo del professor Lumacorno che si trasformò in una poltrona, inscenando
una cattura dei Mangiamorte, agli occhi di Silente.
Come seguendo il suo esempio, anche la Bell ritornò a
sorridere serena.
“ Ovviamente, oggi non è più così. Ma vorrei lo stesso
invitarvi a comprendere la gravità di quanto sto per insegnarvi. Non sarà un
gioco, come quello di trasfigurare un mantello in milioni di farfalle. Potrà
divertirvi allo stesso modo, ma nella realtà sarà più complicato scegliere di
applicare questo tipo di magia. All’interno della scuola, vi sarà impedito
usarla contro i vostri compagni o i vostri ‘nemici’ per così dire. Ma al di
fuori delle mura di questo castello, sarete posti davanti a un dilemma, quello
di usarla o meno, nel bene o nel male. Io non intendo certo obbligarvi a
giurare di usarla per fini buoni, perché c’è sempre l’oscurità che alberga nei
nostri cuori, insieme alla luce e vi capiterà, certamente, nella vita, di
compiere scelte di cui forse poi vi pentirete. Io l’ho usata solo per il bene
altrui, voi sarete liberi di scegliere come preferite. Mi auguro soltanto che
facciate la scelta che consideriate più giusta.”
Concluse, con voce leggera, nonostante la gravità solenne
del discorso. Fu in quel momento, che Harry si scoprì di ammirarla, perché chi
rispetta e non giudica le scelte degli altri, è sempre da rispettare e da
condividere.
“ Detto questo, passiamo ai fatti.”
Disse, con tono più gioviale. Sfoderò nuovamente la
bacchetta, picchiettandosela sulla guancia destra, pensosa.
“ Uhm, dunque, vediamo un po’. Chi potrei trasfigurare?”
Si chiese, in un mormorio musicale. Molti si osservarono
intimoriti, Harry si riscoprì solo curioso, chiedendosi come sarebbe stato
essere trasfigurato. Chissà se si sentiva dolore o solo strani.
“ Ron, dimmi, in cosa vorresti essere trasfigurato? In un
animale o in una cosa? A tua scelta.”
Ron impallidì, guardandosi intorno, per poi indicarsi.
“ Io, professoressa?”
Le chiese, in un bisbiglio timoroso. La professoressa Bell
fece spallucce, abbracciando con le mani l’intera aula.
“ Be’, non mi sembra che ci siano altri Ron Weasley in
aula.”
“ Ah no? Peccato.”
Disse Ron, ancora titubante all’idea di essere trasfigurato.
Molti sghignazzarono divertiti dalla sua ritrosia.
“ Su, Ron. Non farà male, te lo garantisco.”
Lo rassicurò dolce la Bell, sorridendogli luminosa, un
sorriso che fece sciogliere tutti i dubbi di Ron, rendendolo coraggioso.
“ E va bene. Vorrei essere un animale. Un leone, magari.”
Disse, sorridente. Molte ragazze lo guardarono intimorite da
quella scelta, mentre i ragazzi annuirono apprezzandola. Ma la Bell non
sembrava molto convinta della sua decisione.
“ Uhm, non so. Credo che un leone, Ron, provocherebbe troppo
scompiglio. Cosa ne dici di una cosa più piccola, magari un uccello. Non
vorresti volare un po’?”
Gli chiese, con tono accattivante, a cui Ron cedette subito,
annuendo.
“ Va bene. In un uccello, allora.”
La Bell sbatté le mani, contenta come una bambina.
“ Perfetto. Allora uccello sia.”
Si avvicinò al loro banco, levando la bacchetta al di sopra
del suo capo. Di riflesso, Ron chiuse gli occhi, irrigidendo le spalle,
preparandosi al peggio.
Ma quando non accadde nulla, li riaprì uno alla volta,
scrutando una professoressa pensosa.
“ Cosa c’è, professoressa? Non funziona?”
Le chiese, titubante.
“ No, a dire il vero, stavo pensando in quale uccello
trasfigurarti, Ron.”
Ron sospirò, sollevato, accennando un sorriso divertito.
“ In quale lei, professoressa.”
“ Ah, si? Allora ho un uccello adatto proprio a te.”
Ma prima che potesse chiedergli quale fosse, con una
scoccata decisa della bacchetta, e una esclamazione dolce:
“ Mutolaforma!”*
Ron si tramutò in un pettirosso, dal petto rigonfio e il
becco appuntito, aperto in un allegro cinguettio.
Il pettirosso-Ron rimase sul banco, senza spiccare il volo,
sbattendo le ali e muovendo il capo, quasi confuso.
“ Oh, che carino!”
Esclamò una ragazza di Corvonero.
“ Si, non è male.”
Convenne la Bell, scrutandolo in tutte le direzioni.
“ Harry, perché non lo prendi in mano e provi a farlo volare?
Temo sia un po’ confuso, di solito dovrebbero già spiccare il volo.”
Harry fece ciò che gli aveva detto, prendendo Ron fra le
mani a coppa delicatamente, per non agitarlo più del necessario e con una
spinta gentile, lo invitò a volare. Il pettirosso-Ron lo fece, levando le ali e
volando cinguettante in tutte le direzioni, sotto gli sguardi ammirati e le
risate divertite degli studenti. Dopo un rapido giro dell’aula, Ron ritornò
indietro, ma non atterrò fra le mani di Harry, bensì sulla spalla di Hermione
che lo accolse con un sorriso.
“ Un ottima prestazione, direi. Permetti, Hermione?”
Le disse la Bell, allungando la mano, lasciando il tempo ad
Hermione solo il tempo di accarezzargli la testolina e il petto rigonfio. La
Bell lo tenne stretto nel palmo della mano, riponendolo sulla sedia, su cui Ron
balzò, percorrendo la seduta in ampi saltelli.
“ Redimendio!” *
Subito Ron ritornò alla sua vera forma, seduto sulla sua
sedia, le mani sul banco, le gambe incrociate. Si guardò intorno, confuso, per
poi puntare lo sguardo sulla Bell, che gli sorrise.
“ Bentornato, Ron! Come ti senti?”
Ron si scrutò attento, tastandosi il petto e le braccia con
le mani.
“ Bene. Credo. In cosa mi sono trasfigurato?”
Le chiese, interessato.
“ In un delizioso pettirosso. Pensavo ti si addicesse di
più. Ricordi qualcosa?”
Le chiese, ritornando al centro dell’aula, appoggiandosi
alla cattedra, mentre Ron, accigliato, ripensava agli ultimi eventi.
“ Be’, non molto. Ricordo solo che lei ha detto qualcosa,
prima di trasfigurarmi e poi mi sono ritrovato di nuovo seduto sulla sedia.”
Praticamente, dalle sue parole, si capiva che non ricordasse
nulla della sua trasfigurazione. Harry si chiese come fosse possibile che l’amico
non ricordasse di aver fatto un giro in volo nell’aula, nelle sembianze di un
uccello e di essere atterrato su Hermione, come se nulla fosse.
“ Non ricorda nulla. Come è possibile?”
Chiese alla professoressa, che sorrise a tutti, per nulla
turbata dalla loro confusione.
“ La risposta è molto semplice. Ron ha un annebbiamento di
memoria. Causa della trasfigurazione. Col tempo, se praticata assiduamente,
dovrebbe avere più recezione della realtà. Questo vale anche per voi.”
Girò la cattedra, per poi sedersi sulla poltrona.
“ Per trasfigurare una persona in una cosa o un’animale,
dovete muovere il polso, colpendo il soggetto con la bacchetta come una
scoccata.”
Disse, compiendo il gesto.
“ Pronunciando la formula ‘Mutolaforma’, come se stesse cantando. Per farla tornare com’era,
pronunciatela contro formula ‘ Redimendio’
questa volta con timbro di voce forte e deciso, cme se stesse impartendo un
ordine.”
Spiegò, per poi alzarsi ed appuntarsi il mantello alle
spalle.
“ Per compito, vorrei che scriveste tutto ciò che avete
appreso durante questa lezione, senza fare alcuna pratica, va bene? Non siete
pronti. Nella prossima lezione, ci alleneremo a trasfigurare un manichino in un
animale, cosa che avete fatto già l’anno scorso, ma più che altro immaginerete
il manichino come se fosse una persona vera. Voglio allenare la vostra mente a
compiere questo passo. Bene, per oggi è tutto. Ora correte nella Sala Grande,
per pranzare. Dovrebbero esserci gli spaghetti ai funghi.”
Quando uscirono dall’aula, Harry, Ron, Hermione, Erin,
Daniel e Mary erano molto soddisfatti ed entusiasti della lezione appena
trascorsa. Ognuno di loro aveva qualcosa da dire. Ron rideva compiaciuto al
racconto del sul volo da pettirosso, arrossendo leggermente quando seppe che
era atterrato sulla spalla di Hermione. Quest’ultima, dal suo canto, era
felicemente meravigliata della preparazione di Daniel, che si era scoperto uno
studioso assiduo e brillante quanto lei. Si prospettava quindi, un antagonismo
amichevole, fra i due. Mary non vedeva l’ora d’imparare la trasfigurazione
umana, e stava seriamente pensando di diventare un Animagus.
Erin, invece, sperava vivamente di passare gli esami del
MAGO.
“ Secondo me, da come sono i programmi, quest’anno, dovrò
pregare solamente di prendere almeno Accettabile in tutte le verifiche.”
Concluse, sorridendo.
Appena varcarono la soglia della Sala Grande, notarono del
movimento intorno al tavolo dei Serpeverde. Sorpreso, Harry notò Malfoy e
White, scrutarsi con astio, l’uno di fronte all’altra.
“ Ma guarda: il re dei viziati contro la regina delle
vipere. Chi vincerà?”
Chiese divertito Ron, mentre sedeva accanto ad un Hermione,
interessata da quell’insolito battibecco.
“ Avevo notato che Malfoy non andasse molto d’accordo con la
nuova arrivata, ma non credevo a tal punto da litigare con lei in pubblico.”
Disse Harry, scrutandoli perplesso.
“ Ah, quindi quel biondo è Malfoy!”
Esclamò divertita Mary, sghignazzando tra Erin e Daniel. Il
trio la guardò, senza capire.
“ Lo conosci?”
Le chiese Harry. Mary, sorridendo, spezzò una fetta di pane,
masticandone un boccone, affamata.
“ Non di persona, ma so che la White lo odia. A Woodgreen,
quando qualcuna delle sue amiche lo menzionava, anche solo per sbaglio, andava
su tutte le furie, aggredendola.”
“ Perché mai qualcuna di loro avrebbe dovuto parlarne?
Insomma, lui non frequenta la vostra scuola. Non potevano conoscerlo.”
Constatò Ron. Fu Daniel a rispondergli:
“ Non esattamente. Sembra che i Malfoy e i White, siano
vecchi amici. La famiglia di Lucinda e quella di Draco, hanno intrattenuto
molti affari, quando i Malfoy non erano sospettati di essere complici di
Voldemort. Ma, anche dopo la sua sconfitta, sembra che li abbiano aiutati, non
abbandonandoli, dimostrando di tenere davvero a loro.”
“ Però, molto leali. Non me lo aspettavo, considerato come
si è dimostrata la White, fino ad ora.”
Disse Hermione, riempiendo il suo piatto di spaghetti ai
funghi.
“ I signori White sono diversi dalla loro figlia. Li ho
conosciuti alla Coppa Tre Maghi, dove erano ospiti d’onore del vecchio
Cornelius. Sono persone gentili. Sua madre è un po’ stravagante, mentre suo
padre è cordiale, nonostante l’aria eccentrica. Mi hanno salutato e parlato
come se fossi una vecchia amica della loro figlia, e non come la sua peggior
nemica. Si, è probabile che stessero fingendo, ma mi è sembrato che fossero
sinceri. Si rammaricavano solo che il loro figlio non fosse con loro, a godersi
la partita.”
Disse Erin, con una scrollata di spalle.
“ Hanno un figlio? Non lo sapevo. Chi sarà mai? Te l’hanno
detto?”
Le domandò curiosa Mary. Erin scosse il capo.
“ No. Di lui mi hanno detto solo che era costretto a letto
con l’influenza. Poi si sono dileguati.”
“ Come osi?!”
Sentirono esclamare all’improvviso, da una voce acuta e,
ormai, divenuta familiare.
I sei ragazzi si voltarono verso il tavolo dei Serpeverde,
imitati dagli altri studenti di Hogwarts e Woodgreen, sparsi un po’ ovunque.
Harry vide la White puntare la propria bacchetta contro
Malfoy, che rimase impassibile, con un’espressione indisponente a dipingergli il
volto pallido.
Le amiche della White, che la affiancavano da entrambi i
lati, la guardarono preoccupate, cercando di calmarla.
“ Lasciatemi!”
Esclamò rabbiosa, e subito le ragazze abbassarono le mani e
tacquero, scrutandola ansiose.
“ Tu, come osi parlarmi in questo modo? Chi ti credi di
essere? Sei solo un bamboccio viziato, che vive nella sua arroganza, cercando
di nascondere la sua mediocrità!”
“ Non ha tutti i torti, però.”
Annuì Ron, appoggiandola.
“ Già, ma da che pulpito viene la predica, aggiungerei. Che
faccia tosta! Secondo me, lei è peggio di lui.”
“ Dici questo, perché non conosci Malfoy. Secondo me, nel
loro caso, sono a pari merito, Erin.”
Disse Hermione, facendo sorridere Harry. Giudicava, però,
strana la reazione di Malfoy, alle provocazioni della White. Forse era vero,
che la detestava tanto da rimanerne impassibile.
“ Credi quello che vuoi. Francamente, non mi interessa. Ma
ricorda bene ciò che ti ho detto, altrimenti ne subirai le conseguenze.”
La White sorrise beffarda.
“ Cos’è, una minaccia? Ti inviterei a pensare bene, prima di
parlare a sproposito, Malfoy.”
“ Ci ho pensato bene, tranquilla. Pensa alla tua posizione,
piuttosto.”
“ Meglio della tua sicuro.”
“ Ne sei convinta? Io non lo sarei, se fossi in te.”
“ Pensa agli affari tuoi.”
“ Mi sembra che lo stia già facendo.”
Concluse lui, sprezzante e ritornando al suo vecchio
sorrisino beffardo, suscitando un minimo di sorpresa in White, che strabuzzò un
momento gli occhi, prima di vederlo andare via dalla Sala Grande, insieme a
Goile e Blaise, che gli disse qualcosa, a cui lui rispose con un gesto stizzito
e una risata soffocata.
La White intanto, aveva abbassato la bacchetta, riponendola
nella manica della sua camicia.
“ Lo lasci andare?”
Le chiese la ragazza
corpulenta che l’aveva affiancata nell’aula di Difesa contro le Arti Oscure.
La White, inaspettatamente, sorrise.
“ Solo per ora.”
Poi, con un gesto fluido dei boccoli biondo platino, si
voltò, per poi sedersi accanto ad altri Serpeverde, con cui cominciò a
chiacchierare, affiancata dalle sue compagne, che la imitarono.
“Voi avete capito di cosa stavano parlando?”
Chiese Ron, avendo tutte risposte negative.
“ Ah, eccovi! Scusate il ritardo, ma la Sprite ci ha
trattenuto fino all’ultimo minuto. Cosa mi sono persa?”
Chiese Ginny, sedendosi accanto ad Harry, regalandogli un
bacio inaspettato sulla bocca socchiusa.
Fu breve, ma intenso abbastanza da far perdere un battito al
cuore di Harry, che le sorrise, piacevolmente stordito.
“ Una litigata misteriosa tra Malfoy e White.”
La informò Hermione, sorridendo divertita, addentando un
pezzo di bistecca. Ginny sbarrò gli occhi, sorpresa.
“ Davvero? Come mai? Si conoscono?”
“ Si, e da molto anche. Ma mangia adesso, altrimenti non
finisci tutto per l’inizio delle lezioni.”
Le intimò dolcemente Harry, sospingendogli un piatto di
salsicce dalla sua parte.
“ Oh, abbiamo un ragazzo premuroso fra noi!”
Esclamò Erin, guadagnandosi un fazzoletto contro da parte di
Harry, che si unì alla sua risata, ancora un po’ imbarazzato.
“ Ehi! Guardate, c’è posta.”
Disse Mary, sollevando lo sguardo verso lo stormo di gufi di
tutte le razze che volarono in direzioni diverse, posando pacchetti e buste
cariche di lettere fra le mani dei
rispettivi proprietari.
Leo consegnò due lettere a Ron e a Ginny, da parte della signora
Weasley che augurava loro un felice inizio di lezioni. Harry ricevette il
solito invito di Hagrid, valido anche per Ron, Hermione e i suoi nuovi amici, a
bere il tè da lui. Hermione ricevette, da un barbagianni, la lettera dei suoi
genitori, con allegato un regalo, un braccialetto fatto a mano, per un buon
inizio anno. Daniel ricevette un pacchetto, da parte di sua madre e alla
domanda di Mary di cosa si trattasse, lui rispose, esasperato:
“ Un po’ di Felix
Felicis, per i giorni più tristi.
Non ha capito che è illegale, usarla, in campo di studio.”
Erin rise, divertita dalle sue parole.
“ Dai, non fare il burbero. Vuole solo aiutarti a suo modo.”
Mary, invece, ricevette una lettera da sua madre, che la
invitava a seguire e a non distrarsi durante le lezioni. Lei sbuffò.
“ Come se non sapesse che è colpa tua, Erin, se mi
distraggo.”
Erin rise ancora, sollevando lo sguardo al cielo magico,
illuminato di un azzurro sereno, attraversato da una fenice rosso fuoco, con
alcune penne dorate.
“ Anche per te c’è posta, Erin. Sta arrivando Derek.”
Le disse l’amica, mentre, leggiadramente, Derek atterrò
sulla sua spalla, nel becco una busta bianca.
Erin la afferrò, curiosa.
“ Chissà chi mi scrive. Forse il Dottor Daves. Vorrà dirmi
di aver trovato loro nel suo giardino o cose del genere.”
Disse, sorridendo alla prospettiva. La rigirò fra le mani.
Era priva di francobollo ed indirizzo. C’era scritto solamente, a lettere neutre,
‘ Per Erin Allen’.
“ Be’, strano che non abbia scritto il suo nome. Mah, forse
era di fretta.”
Erin aprì la busta, osservata dai suoi amici, per poi
scrutarne il contenuto, crucciata e perplessa.
“ Cosa c’è, Erin?”
Le chiese Harry. Solo quando si sentì richiamare,
trasalendo, Erin si riscosse, mostrando, a tutti loro, il contenuto della
busta.
Harry si sentì gelare dentro. Era una piuma blu.
Angolo dell’autrice.
Salve a tutti!! Perdonate il ritardo, ma alla fine ho
postato! Quanti misteri in questo capitolo, vero??? Io adoro i misteri! Voi
no??XD
Malfoy e White che litigano, senza un reale motivo,
Erin che riceve il contenuto di una busta misteriosa…e molte altre cose
succederanno, molti altri misteri e segreti sorgeranno, ma potrete scoprirne la
chiave solo se mi seguirete fino alla fine! Il mio compito, è quello di
appassionarvi, e ce la metterò tutta, affinché possiate sognare con me e per
me!
E adesso,
passiamo ai…
Ringraziamenti a…
Sydelle Keat: Ehilà,
Sydelle! Come stai?? Grazie mille, come sempre, dei tuoi commenti! Sei sempre
molto carina e gentile! Spero che la prima lezione della Bell ti sia piaciuta,
come anche il resto del capitolo! Ho mezionato anche il tuo adorato Draco che,
con l’ irritante White, ha intrecciato uno strano rapporto, ti pare?? Il
capitolo precedente ti è piaciuto, nel bene ( Erin) e nel male (Bane)…spero che
mi farai sapere se anche questo ti è piaciuto o meno! Baci baci e a presto,
Fyffy91!^__^*
Beuzz94: Ciao, mia
cara Beuzz! Sempre immancabile! Come te la passi? Bene, spero! Grazie mille per
i tuoi commenti e per i tuoi complimenti! Il capitolo precedente è stato un po’
irritante per i nostri eroi, ma spero che questo ti sia piaciuto di più!!
Fammelo sapere presto! Baci baci, Fuffy91! ^__^*
Mattamaty: Ciao,
Mattamaty! Non preoccuparti, non importa se non mi commenti sempre!
L’importante è che leggi i miei capitoli, il resto è secondario, ma comunque
gradito! Ti è piaciuto il capitolo nuovo? Erin vedo che ti è sempre molto
simpatica e se dici che ti assomiglia, allora mi fa ancora più piacere!
Spero ci risentiremo presto! Baci baci, Fuffy91!!^__^*
Un grazie speciale ai miei lettori silenziosi, a
coloro che mi hanno messo tra le storie preferite, seguite e ricordate.^__^*
Prossimamente a…
Sabato prossimo, cioè sabato 13 Novembre! Baci baci,
Fuffy91! ^__^*
* Sono incantesimi inventati da me! Non esistono nella
realtà narrativa! ^__^*
^___________________________________________^*
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Capitolo 6
“ Ok. Non allarmiamoci. C’è sicuramente una spiegazione
logica, a tutto questo.”
“ Logica? Come puoi pensare che sia logico e normale tutto
questo?”
“ Non ho detto che sia normale,
Ron, ho detto solo che potrebbe essersi trattato di un semplice errore di spedizione.”
“ Hermione, c’è scritto il nome di Erin, su quella busta.”
Era da più di mezz’ora, da quando Erin aveva ricevuto da
Derek quella busta misteriosa, al tavolo dei Grifondoro, che Hermione e Ron
stavano discutendo.
Harry era rimasto stranamente in silenzio, disegnando
distrattamente dei ghirigori sul quaderno d’appunti di Incantesimi, sforzandosi
di seguire il nuovo incantesimo che il professor Vitius, in bilico su una pila
di libri di magia, cercava di insegnare loro.
La mente di Harry vagava sui ricordi sopiti, ora ridestati,
dell’uccello dal piumaggio blu dei suoi sogni. Che la stessa piuma inviata ad
Erin, appartenesse a quell’uccello? Harry sospirò, prima di essere richiamato
da Hermione.
“ Tu cosa ne pensi, Harry?”
Sbattendo gli occhi più volte, Harry riuscì a focalizzare i
volti crucciati dei suoi amici.
“ Devo dirvi una cosa.”
Iniziò, suscitando una nuova emozione sui loro visi
contratti. Curiosità.
“ Ron, questa mattina, mi hai detto che mi sono agitato nel
sonno, e quando mi hai chiesto quale sogno mi avesse turbato così tanto, non ho
saputo darti risposta.”
Ron annuì alle sue
parole, con lo sguardo incatenato al suo, attento. Hermione, invece, turbata,
posava i suoi occhi prima su di lui e poi su Ron.
“ Hai avuto un incubo? Perché non me lo hai detto?”
Domandò prima a lui poi a Ron, che la ignorò, concentrato su
Harry.
“ Dimmi la verità. Hai mentito?”
Gli chiese, grave. Harry scosse il capo, rispondendogli con
voce tranquilla e sincera.
“ No. Però, ora, mi è tornato tutto alla mente. Credo di
sapere da quale animale provenga quella piuma.”
Hermione era meno piccata e aveva assunto un atteggiamento
di trepidante attesa, quanto Ron.
“ Si tratta di un uccello. Lo stesso che ho visto volare
intorno alla Torre di Astronomia di Hogwarts, lo stesso che ho sognato ieri
notte.”
Ron ed Hermione si scambiarono un’occhiata confusa.
“ Ne sei sicuro, Harry? E’ soltanto uccello?”
Gli chiese Hermione, accigliata. Harry annuì vigoroso.
“ Non capisco. Tutto questo scompiglio, per un innocuo
uccellino?”
Disse Ron, sorridendo nervoso.
“ Non è solo un uccello, Ron. E’ un presagio.”
Rispose neutra Hermione, abbandonata sullo schienale della
panca circolare. Entrambi i ragazzi la fissarono sgomenti.
“ Un presagio? E di che genere?”
Le domandò Ron, muovendosi sul posto, agitato quanto Harry
era rimasto impietrito. Eppure, quando gli rispose, Hermione fissò lui
direttamente.
“ E’ un presagio di sventura.”
Purtroppo, i loro discorsi, per quanto infelici, vennero
interrotti dal rimprovero del professor Vitius, che li invitò a prestare più
attenzione.
“ Ne parliamo dopo, in Sala Comune.”
Disse Harry, ottenendo il consenso di entrambi.
Dopo l’ora di lezione, il trio si recò al dormitorio di
Grifondoro, superando il ritratto della Signora Grassa, ognuno immerso nel
proprio pensoso silenzio. Una volta sbucati al di là del corridoio circolare,
videro Mary e Daniel accanto al camino, seduti l’uno vicini all’altra sul
divanetto foderato di rosso ed oro, immersi nei cuscini, entrambi preoccupati.
Loro, insieme ad Erin, avevano preferito saltare la lezione
d’Incantesimi, troppo ansiosi solo per seguire una sola parola che avrebbe
detto il professore.
Appena li scorsero, il velo che sembrava aver offuscato i
loro occhi, si dissolse, lasciando il posto ad un barlume di consapevolezza.
“ Ragazzi! Siete tornati.”
Li accolse Mary, alzandosi dal divano, venendo loro incontro
a passi misurati.
“ Siete rimasti qui tutto il tempo?”
Le chiese Hermione, lasciando che la borsa rigonfia di
libri, cadesse sul pavimento.
“ Si, siamo rimasti qui. Non sapevamo cosa fare, cosa
pensare…”
Disse Mary, affievolendo la voce e scostandosi con le dita
della mano destra, i ricci stretti e ribelli dalla fronte, lasciando che si
confondessero con il resto della
criniera corvina.
“ Dov’è Erin?”
Domandò Harry, notando la sua assenza. Mary si morse le
labbra, nervosa, intercettando lo sguardo bruno di Daniel, che si levò
anch’egli dal divano, affiancandola.
“ E’ di sopra, nella sua stanza. Ci si è rintanata non
appena siamo arrivati qui.”
Spiegò loro, con voce sommessa, quanto quella di Mary. Era
il tono dell’impotenza. Harry capì che i due amici dovevano essere molto in
pena per lei.
“ Ho provato a parlarle, ma niente. Non ha spiccicato
parola, nemmeno durante il tragitto. Credo sia sotto shock.”
Continuò Mary.
“ Be’, chi non lo sarebbe. Quella busta anonima ha sconvolto
tutti. Non ho mai visto Erin così giù di corda, come se fosse stata fulminata
all’istante.”
Aggiunse Daniel, strofinandosi il braccio destro con il
palmo della mano sinistra, in un gesto nervoso.
“ Harry crede di sapere da chi provenga quella piuma blu. Da
un uccello che ha visto svolazzare fuori dal castello, all’inizio dell’anno.”
Daniel e Mary sgranarono gli occhi, sorpresi dalle parole di
Ron, puntando i loro sguardi su Harry, che si sentì un po’ in suggestione.
“ Un uccello, hai detto? E di che tipo?”
Stranamente, non lo accusarono di essere diventato tutto a
un tratto pazzo, ma gli cedettero all’istante, come poco fa Ron ed Hermione,
che ora era seduta su una sedia nell’angolo, a sfogliare un grosso libro, cosa
che lo lasciò stupito, ma anche grato.
“ Be’, non so a quale razza di creatura magica appartenga,
però era grande, ma aggraziato. Somigliava ad una fenice. Credo di esserne
stato suggestionato, visto che l’ho anche sognato, ieri notte.”
“ Cosa hai detto? Lo hai sognato?”
Gli chiese Daniel, alzando il tono di voce, prima così lieve
da essere paragonato ad un sussurro, facendosi più vicino a lui, tanto che
Harry, stupito dal suo cambiamento repentino, riuscì ad individuare un lampo
scuro di consapevolezza, attraversargli le iridi color caramello.
“ Si, ma immagino perché mi abbia colpito, quando l’ho visto
nella realtà.”
Era la spiegazione più logica a cui Harry potesse giungere,
ma, come Ron aveva ricordato ad Hermione poco fa, non c’era nulla di logico in
quell’assurda faccenda. Daniel, infatti, scosse la testa prima che lui avesse
finito la frase.
“ No, Harry. Forse non te ne rendi conto, ma quello che dici
è molto grave.”
“ Ti spiacerebbe spiegare anche a noi?”
Sbottò Mary, con tono impaziente, data l’ambiguità delle
parole dell’amico. Ma prima che lui potesse darle una risposta, Hermione lo
precedette, avanzando verso di loro, spiaccicando il pesante libro che stava
consultando così avidamente, sotto il naso di Harry, che lo sorresse con
entrambe le mani.
“ E’ questo l’uccello che hai visto e che hai sognato,
Harry?”
Gli domandò, indicandogli con l’indice della mano destra,
l’immagine a colori, ma immobile, di un uccello aggraziato, dalle ali spiegate
e larghe quanto le vele di una barca, una coda lunga ed arricciata e una cresta
di penne che cadevano all’indietro, spuntando dalla cima del capo. Harry non
aveva più dubbi, era lui.
“ Si, è lui. Dove lo hai trovato?”
Chiese ad Hermione, dopo un clinico esame del disegno, riconsegnandole
il libro.
“ Sul manuale dei Presagi
di Morte di Maghi e Streghe, in Luoghi Comuni e/o Accidentali.”
Harry annuì compiaciuto, prima d’impallidire di sorpresa e
confusione, trovando sul volto di Hermione, lo stesso identico pallore.
“ Presagi di morte?! Ho sentito bene? Presagi di morte?”
Domandò atterrito Ron, scrutandola quasi come se fosse un
Basilisco, pronto ad ucciderlo con un solo sguardo. D’altronde, lo sguardo che
gli riservò, non fu meno letale.
“ Si, Ron, presagi di morte. Quello che Harry ha visto, è un
Diamantos, un uccello che si dice sia stato il messaggero della stessa Morte,
prima che questa avesse trafugato un’anima, agli sgoccioli della sua esistenza.
Era visibile solamente a coloro che erano dotati di poteri magici.”
“ Ma Harry non è in fin di vita? Vero?”
Gli chiese ansioso, tastandogli la gola e il petto, come se
volesse trovare qualche ferita mortale, nascosta sotto i vestiti. Harry si
scrollò le sue mani di dosso.
“ Ron, non crederai davvero a questa storia? Smettila, dai,
sto benissimo!”
Gli intimò seccato, ma scosso da ciò che Hermione gli aveva
rivelato. Se non era prossimo alla morte, perché sognava e vedeva
quell’uccello, quel Diamantos ovunque?
“ Ovviamente, nessuno crede che la Morte abbia creato da un
frammento di luna e da una goccia di cristallo puro di stella, quest’uccello
millenario. Tuttavia, ci sono molte streghe e molti maghi che abbiano
trascritto, nei loro diari, prima di morire, la testimonianza di aver visto il
Diamatos volare sulle loro teste. Suggestione e superstizione, penso io. Ma,
d’altronde, Harry dice di averlo visto, ma il presagio di sventura, se così lo
si può definire, non è indirizzato a lui.”
Concluse Hermione, ansante ed imperturbabile, nonostante
avesse ancora il volto pallido.
Tutti noi, puntammo lo sguardo sulla scala che conduceva al
dormitorio femminile, ma nessuno di loro si sorprese di trovarci Erin, in piedi
sugli ultimi gradini, le mani abbandonate lungo i fianchi, l’espressione seria
ed imperscrutabile.
“ Io lo sapevo.”
Disse inaspettatamente, con tono di voce quieto, nonostante
la rigidità con cui scese i gradini in pietra, avvicinandosi al gruppo. Le sue
parole, seppur tranquille, rimbombarono come colpi di cannone, sulle pareti
della stanza silenziosa e all’interno dei loro cuori.
“ Conoscevo l’esistenza del Diamantos.”
Continuò, incurante della reazione che la sua rivelazione,
stava suscitando nei suoi amici e compagni. Si affiancò a Mary e a Daniel, che
si aprirono per accoglierla, osservandola atterriti dalla sorpresa e
schiacciati dall’ansia.
“ Nonna Jo, prima di morire, delirando parole sconnesse,
continuava a ripetere il nome di quell’uccello, dicendo che era venuto a
prenderla, come aveva preso mia madre. Io non capivo di cosa stesse parlando e,
dopo la sua morte, feci delle ricerche e scoprii il vero significato di ciò che
prima, avevo scambiato per l’illusione di una donna moribonda.”
Disse, abbassando lo sguardo ai propri piedi, le mani
nascoste nelle tasche della gonna.
“ Appena ho visto quella piuma blu, ho collegato tutto e la
mia mente è volata a ricordi dolorosi, che avrei preferito non rivivere. Ma
ormai è fatta.”
Disse, scrollando le spalle e sorridendo appena.
“ Non so perché tu, Harry, l’abbia visto e sognato. Forse ti
andrà di traverso il succo di zucca o qualcosa del genere. Di certo, non
morirai.”
Disse, cercando di sdrammatizzare, guardandolo con i suoi
luccicanti occhi color nocciola. Harry sentì un macigno appesantire il suo
cuore e non riuscì a ricambiare il suo sorriso o a ridere della sua battuta.
Però, fece una cosa ancora più importante, l’unica cosa sensata che avrebbe
potuto compiere in quel difficile momento: agì.
Con due passi, colmò la breve distanza che li separava,
trovandosi a pochi centimetri dal suo corpo minuto. Poi, ignorando il suo
stupore, arpionò le mani alle sue spalle, scuotendola, gli occhi verdi
brillanti di determinazione.
“ Non fare la stupida, Erin, perché so per certo, pur non
conoscendoti bene, che non lo sei. Quel Diamantos, quell’uccello insomma, non
significa niente. Tu puoi batterlo, noi possiamo batterlo, insieme. Cosa pensi,
che ti abbandoneremo? Mary e Daniel non lo faranno, io non lo farò e
sicuramente neanche Ron ed Hermione. Tu non sei sola, non dimenticartelo mai.”
Erin boccheggiò, confusa, in risposta alle sue parole,
incapace di replicare, gli occhi increduli sbarrati. Harry notò un luccichio
acquoso offuscarli, e fu in quel momento che ricambiò il sorriso incerto di
poco prima, lasciandola andare.
Mary la strinse subito tra le braccia, gridando accorata.
“ Harry ha ragione Erin. Noi siamo amiche per la pelle,
siamo come sorelle. Ti aiuteremo, noi tutti, qualsiasi cosa succederà in
futuro.”
Daniel le sorrise, dandole un buffetto sulla guancia.
“ Sciocca. Cosa pensavi? Che ti avremmo fatto fare tutto da
sola?”
Erin lo guardò, ancora sommersa dalla commozione, i ricci di
Mary ad offuscarle il viso.
“ Vedrai, Erin. Ce lo faremo allo spiedo, quell’uccellaccio
del malaugurio.”
Disse Ron, regalandole un sorriso luminoso.
“ Be’, non sarà certo peggio di Voldemort, giusto Harry?”
Gli chiese Hermione, ora ritornata al suo colorito normale,
ammiccando verso Erin, non dopo aver chiuso e gettato il manuale dei Presagi di Morte, dietro di lei.
Harry sorrise alla sua poco non curanza per un libro,
annuendo deciso.
“ Giustissimo, Hermione.”
Si voltò solo per vedere Erin sorridere, finalmente sincera,
ricambiando ad occhi chiusi l’abbraccio accorato di Mary, le ciglia nere
bagnate di lacrime che non le rigarono le guance. Erano lacrime di gratitudine.
“ Grazie.”
Bisbigliò, con voce incrinata dalla commozione, mentre anche
Daniel si univa al loro abbraccio, facendola ritornare a ridere divertita.
A cena, nessuno parlò più del Diamatos e della busta
anonima, ma si divertirono a sparlare sulla Bane e ad elogiare la Bell, per le
sue meravigliose trasfigurazioni. Ron giurava che era più brava della
McGranitt, ma Hermione, scandalizzata, lo rimbeccava dicendo che era
impossibile che fosse diventata preside, solo perché sapeva far tacere tutti
con uno sguardo severo ed ammonitore.
Harry si godeva il clima rilassato e di divertimento che
popolava la tavola dei Grifondoro, gustando il suo pasticcio di carne. Stava
ascoltando la lezione di Difesa contro le Arti Oscure che Ginny aveva dovuto
trascorrere, ridendo ai suoi commenti sarcastici sulla Bane, quando si sentì
richiamare da una voce odiosa quanto familiare:
“ Ciao, Harry.”
Si voltò, incontrando due occhi dalle iridi color del
ghiaccio, il cui sorriso cordiale, non riusciva a sciogliere il ghiaccio
sottile che li avvolgeva. Era Lucinda White.
“ Ciao.”
Le rispose, educato ma per nulla accomodante. Non aveva
dimenticato il modo in cui si era comportata con Erin, che continuò a gustare
il dolce al cioccolato, ignorandola, cosa che non fecero i suoi amici, che la
scrutarono con un risentimento gelato.
Quasi sentendosi incoraggiata, la White si sedette sulla
panca di legno, infilandosi fra lui e Ginny, che ignorò palesemente,
inondandole il viso con una cascata di boccoli biondi.
Quando parlò, si rivolse ancora a lui.
“ Ti ricordi di me? Ci siamo incontrati durante il banchetto
d’inizio anno e all’ora di Difesa contro le Arti Oscure.”
“ Si, certamente, e ricordo anche come hai trattato i miei
amici, in particolare Erin. Non mi è piaciuto affatto.”
Le rispose gelido, con lo sguardo più tagliente che avesse
mai lanciato ad una persona. Non poteva farci niente. L’antipatia nei riguardi
di quella ragazza, non riusciva ad abbandonarlo.
Per nulla impressionata, White sorrise e sghignazzò, quasi
divertita, poggiando le mani sul tavolo.
“ Oh, be’, se ti riferisci alla dimostrazione pratica,
diciamo che ho avuto un eccesso di esuberanza.”
“ Tu quella la chiami esuberanza? Avresti potuto ucciderla,
sai?”
Disse Mary, sbattendo le mani sul tavolo, adirata. White le
sorrise, tranquilla, ridendo divertita.
“ Per uno Stupeficium?!
Via, non esageriamo. E poi, è risaputo che io ed Allen, non andiamo d’amore e
d’accordo.”
“ Su questo, ti do ragione. Allora, si può sapere perché sei
qui? Cosa vuoi?”
Le chiese, con tono non curante, Erin, posando la forchetta
nel piatto vuoto.
“ Da te nulla. Ad Harry, invece, voglio chiedere una cosa.”
Harry quasi si strozzò con il succo di zucca, per la
sorpresa. Cosa mai voleva da lui?
Si voltò, ad incrociare ancora quello sguardo di ghiaccio,
per nulla rassicurante, ma deciso.
“ Ascolta, Harry, mi sono accorta di averti dato un’immagine
totalmente sbagliata di me. Ed è per questo, che ho deciso di rimediare.”
Gli disse, ora con un tono nuovo, quasi dolce. Harry non
riuscì a distogliere lo sguardo dal suo e non si scostò, nemmeno quando lei gli
sfiorò la mano con la sua fredda, talmente era sorpreso.
“ Darò una festa, sabato, nel mio dormitorio, cioè, quello
di Serpeverde, e mi piacerebbe che tu venissi.”
Ron rise di guasto, in risposta alla sua proposta. La White
si girò a guardarlo, fulminandolo con lo sguardo.
“ Si, certo. Harry, che va nella Sala Comune di Serpeverde,
come se niente fosse! Ti sei dimenticata, che lui è un Grifondoro e che
l’accesso al covo delle serpi, ci è precluso?”
“ Non se è invitato. Lo farei entrare, come faranno le mie
amiche con gli studenti di Tassorosso e Corvonero. I Serpeverde sono
d’accordo.”
Concluse, compiaciuta dello sguardo di stupore di Ron.
“ Sono d’accordo? Non è possibile. Loro mi odiano e
detestano tutti, all’infuori di quelli della loro Casa.”
La White posò nuovamente il suo sguardo su Harry, sorridendo
ancora in quel modo adulante.
“ Ma io non sono una che ammette un ‘no’, come risposta. Li
ho convinti.”
Disse, facendo spallucce, sorridendo ancora, neutra.
Erin e Mary si scambiarono uno sguardo pieno di sottintesi.
“ Allora Harry, verrai alla mia festa, non è vero?”
Gli disse, disegnando dei cerchi immaginari sulla pelle
della sua mano, con la punta delle dita. Era così vicina da sentire il suo
respiro fresco infrangersi sul viso e il profumo pungente di muschio bianco dei
suoi capelli solleticargli l’olfatto. Non era spiacevole, ma nemmeno inebriante
come quello di fiori dei capelli rossi di Ginny, che ora lo osservava con
espressione impassibile, ma con occhi luccicanti di un’emozione che lui non
riuscì a decifrare.
Come scottato, Harry ritirò la mano dalla presa della White,
che lo guardò senza capire.
“ No, grazie, ma preferisco passare del tempo con la mia
ragazza.”
Disse, alzandosi dalla panca, senza degnarla di un altro
sguardo, incrociando di sfuggita gli occhi compiaciuti di Ron e quelli
orgogliosi di Hermione, che sorrise quando Harry si avvicinò a Ginny,
tendendogli la mano destra.
“ Vieni, Ginny. Andiamo a fare due passi.”
Ginny ricambiò il suo sorriso, annuendo. Lentamente, afferrò
la sua mano, alzandosi a sua volta, accostandosi a lui, camminando verso
l’uscita, spalla contro spalla.
Quando varcarono la soglia della Sala Grande, lasciandosi
dietro di sé il chiacchiericcio degli studenti, Ginny intrecciò le dita con
quelle di Harry e fu allora che lui si voltò ad incontrare il suo sguardo, ora
nuovamente limpido, come il suo sorriso, quando gli poggiò la fronte sulla
spalla.
Non dissero nulla lungo il tragitto, godendosi la dolcezza e
la delicatezza dello stare insieme. Fino a quando, non giunsero nel giardino
dell’ampio cortile, ricoperto dalle foglie gialle, rosse e marroni degli alberi
alti e millenari, quasi del tutto spogliati dal vento freddo dell’autunno.
Alcune caddero in una morbida pioggia, quando si sedettero
vicino all’alto faggio, vicino al Lago Nero.
“ Harry.”
Lo chiamò Ginny, all’improvviso, rompendo quel dolce
silenzio sceso fra di loro. Aveva ancora il capo poggiato sulla sua spalla.
“ Uhm?”
Ginny sospirò, prima di sussurrargli:
“ Oggi ho avuto la conferma di una cosa.”
“ Di cosa?”
Le chiese, curioso. Ginny sollevò lo sguardo ad incontrare
il suo e i suoi occhi, di quel candido turchese, si rivelarono così profondi da
farlo arrossire.
“ Ti amo.”
Harry si sentì mancare un battito al suo cuore, che
ricominciò a battere più veloce delle ali di un boccino d’oro, volando in
luoghi così lontani, che nemmeno un Cercatore bravo come lui, avrebbe potuto
mai afferrare.
Con il respiro agitato e gli occhi verdi, brillanti di
felicità, le sorrise. Allungando le braccia, la strinse al petto, baciandole il
capo.
“ Ti amo anch’io, Ginny.”
Le mormorò fra i capelli, aspirandone il profumo. Sorrise,
inebriandosi della loro fragranza di fiori.
Dopo un tempo che gli parve eterno, Harry la invitò ad
alzare lo sguardo, per poi catturarle le labbra in un lungo bacio. Ginny lo strinse
a sé, quasi affamata della sua bocca, e lui rispose con la medesima passione.
Fu solo dopo quel bacio meraviglioso, che Harry rivide
stagliarsi lungo il cielo scuro della sera, ingentilito dalla luce perlacea
della luna piena, la sagoma di un uccello stagliarsi lungo il satellite
rotondo.
“ Harry, quello cos’è?”
Gli domandò Ginny. Harry si voltò a guardarla, sorpreso:
“ Lo vedi anche tu?”
Lei annuì, decisa ma confusa.
Fu allora che il Diamantos emise un suono acuto, che li
costrinse a staccarsi, per tapparsi le orecchie con le mani. Solo quando quello
stridio smise, Harry alzò gli occhi al cielo, cercando l’uccello dalle piume
blu, senza trovarlo.
“ E’ sparito.”
Disse tra sé, alzandosi dal pavimento erboso, seguito da
Ginny.
“ Harry, ma cosa succede?”
Gli chiese ancora e prima che Harry potesse risponderli, si
avvertì uno schianto provenire dal castello e l’eco di urla diffondersi nella
notte silenziosa.
Harry e Ginny si osservarono per un istante, poi Harry,
presa la sua mano destra, abbandonata lungo il fianco, le disse:
“ Andiamo.”
Ed insieme, raggiunsero Hogwarts. Mentre correva, Harry
pensava che qualsiasi cosa stesse succedendo, non era sicuramente buona. La
cicatrice taceva, ma il suo sesto senso era in fermento.
Angolo dell’autrice.
Ciao a tutti e a tutte, amici e amiche di efp! Oggi ho
aggiornato presto!
Allora, vi è piaciuto il capitolo?? Ricco di
spiegazioni, tentazioni e misteri, vero?? Ed ora passiamo ai…
Ringraziamenti a…
Sydelle Keat: Ciao,
Sydelle!! Come stai?? Spero bene, soprattutto con il mal di denti! A me, tutto
ok, niente di particolare! Allora, ti è piaciuto questo nuovo capitolo?? Si,
Dracuzzolo (non è idiota, questo soprannome, è solo divertente!XD) e la White
continuano a detestarsi, il perché lo scoprirai a breve! Per quanto riguarda la
piuma blu, credo di aver svelato il mistero con questo nuovo capitolo! Sono
contenta che tu abbia apprezzato la trasfigurazione di Ron in pettirosso, il
posarsi sulla spalla di Hermione e che la Bell ti abbia fatto una buona
impressione! Per quanto riguarda Johnathan, vedremo se ricomparirà!XD I misteri
si infittiscono, ma le risposte non tarderanno ad arrivare! Grazie mille per i
tuoi complimenti e la tua immancabile recensione! Bacissimi e a presto,
Fuffy91!^__^*
P.S. Carinissimo l’avatar! I due fratelli Weasley sono
fantastici! Viva viva Fred e George!XD
Mattamaty: Ehilà,
Mattamaty, ciao!!! Grazie mille volte mille (oddio, che rebus!XD), per i tuoi
complimenti! Be’, per quanto rriguarda le spiegazioni delle lezioni, diciamo
che ho molta fantasia al riguardo! Anch’io voglio insegnare magia, se fossi
magica, ovviamente! Che dici, ci infiliamo nel mondo di Harry Potter, e
diventiamo streghette anche noi e non solo ad Halloween?? Fammelo sapere al più
presto, come anche se ti è piaciuto il nuovo capitolo!XD Baci baci,
Fuffy91!^__^*
P.S. Anche il tuo avatar è bellissimo! Sirius Black è
uno dei personaggi della saga che più mi affascina! XD Il mio ti piace?
LadyE: Ciao, Ele!!
Io sto benissimo, e tu?? Spero bene quanto e più di me!
Le tue recensioni mi piacciono un sacco, perché hai
sempre mille domande da pormi, e la cosa non mi infastidisce, anzi…No,
tranquilla, non importa se non mi hai recensito in passato, lo hai fatto
adesso, e ne sono felice, ma non farti un problema se ti dimentichi o non hai
nulla da scrivermi, l’importante è che leggi con piacere la mia storia!XD
Allora, vediamo di sciogliere qualche dubbio:
Punto Primo: Si, Hermione e Ron stanno insieme, questo
lo testimonia anche il fatto che, trasfigurato in pettirosso, Ron si sia posato
su di lei, sintomo sottile d’amore, a mio avviso! A questo proposito, ci tengo
a dirti che mi ha fatto molto piacere che tu abbia apprezzato la Bell e questa
tenera scena!XD
Punto Secondo: Si, la Bane è proprio il personaggio
che mi hai descritto nella recensione! L’immagine che voglio dare di lei è
quello di una professoressa severa, a volte quasi spietata (vedi la
dimostrazione dell’incantesimo tra Erin e la White), ma che sa essere, allo
stesso tempo, capace e determinata.
Punto Terzo: Si, anche a me piacerebbe trasfigurare le
persone, ma sempre con giudizio, come ci ha ricordato la nostra cara Bell!
Punto Quarto: Il caro Johnathan ritornerà, forse, ma
perr il momento la sua identità rimarrà celata!XD
Punto Quinto: Il rapporto Draco vs. White è ancora da
limare e da approfondire! Scoprirai tutto in seguito, tranquilla! In questi
casi, ci vuole pazienza!XD
Punto Sesto: La tua opinione sul padre di Erin credo
sia stata un po’ azzardata, ma vedremo di chiarirla in seguito, ok?XD
Detto questo, grazie mille per i tuoi complimenti e il
tuo sostegno! Baci baci, Fuffy91!^__^*
P.S. Leggerò presto la tua storia e ti farò conoscere
la mia opinione!
Beuzz94: Ciao, mia
carissima Beuzz! Anche oggi, ci ritroviamo! Grazie mille volte per i tuoi
complimenti e i tuoi commenti! Credo di aver, almeno in parte, dato qualche
risposta ai tuoi dubbi, con questo nuovo capitolo! Ti è piaciuto?
Sono contenta che ti sia piaciuta la Bell, per quanto
riguarda Malfoy e la White, vedremo di chiarire il mistero in seguito, ora è
troppo presto!XD Baci baci e a prestissimo, Fuffy91!^__^*
Grazie mille a tutti coloro che leggono e che hanno
messo la mia storia tra i preferiti, le storie seguite e quelle da ricordare (
siete in tantissimi!XD)!!
Baci baci, dalla sempre vostra Fuffy91!^__^*
Prossimamente a…
Sabato prossimo, esattamente il 20 Novembre, due
giorni dopo il mio compleanno (il 18 Novembre) e un giorno dopo l’uscita di Harry Potter e i Doni della Morte-Parte
Prima!! Correte a vederlo, io lo farò di certo! XD Baci baci, Fuffy91!^__^*
^_______________________________________^*
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
Capitolo7
Quando ritornarono nella Sala Grande, Harry e Ginny si
bloccarono sulla soglia, impietriti alla vista della vetrata principale
completamente distrutta. I mille frammenti di vetro erano sparsi ovunque
sull’ampio pavimento in pietra, e molti ragazzi e ragazze di Hogwarts e
Woodgreen si erano strinti e strinte gli uni con le altre, rialzandosi dalle
panche, frastornati ed impauriti.
Harry trascinò Ginny alla tavola di Grifondoro senza
parlare, scivolando lungo le mura, seguendo le loro ombre tremolanti alla luce
delle candele, quasi del tutto spente, a causa del vento che entrava
dall’apertura. Vide la testa rossa di Ron vicino a quella cespugliosa e castana
di Hermione, che continuò a stringersi a lui, osservando atterrita un punto
vicino alla tavola dei professori, sbalzati a terra, a causa dell’improvviso
schianto.
La McGrannit fu la prima ad alzarsi, riaggiustandosi il
cappello nero a punta sul capo, lasciando che alcune briciole di vetro,
scintillassero sulla gonna della sua veste.
“ Per la barba di Merlino! Cos’è stato?”
Domandò acuto il professor Lumacorno, levando con difficoltà
dal pavimento.
“ Deve esserci stata un’esplosione, Horace. E bella grossa,
aggiungerei.”
Gli rispose Hagrid, aiutando il professor Vitius a ritornare
in piedi, sollevandolo con una sola delle sue grandi mani.
“ Miseriaccia, Harry! E’ successo così, all’improvviso…non
capiamo bene cosa sia stato.”
Gli spiegò Ron, quando gli fu vicino. Harry lasciò la mano
di Ginny, solo quando fu al sicuro fra lui ed Erin, che si sporgeva dalla tavolata,
ormai del tutto rovesciata e in disordine, cercando di scorgere qualcosa
d’invisibile, oltre la nebbia fumosa di polvere, che aleggiava intorno alla
vetrata rotta.
Solo quando il vento soffio via il polverone, una sagoma
alta e scura si rivelò dal fondo, avanzando senza timore all’interno. Harry
notò Iska, l’animale Yuta della professoressa Bane, tendere i muscoli delle
zampe, ringhiando con il pelo corto ritto sulla schiena. Era un segnale,
quello, per nulla rassicurante.
Deglutendo, per scacciare l’aridità dalla sua gola,
diventata improvvisamente asciutta, Harry riuscì finalmente ad identificare il
contorno di quella figura, fino ad ora indistinta. Si trattava di un uomo, alto
e dalle spalle larghe, completamente ammantato di nero, dalla pelle olivastra e
da due splendidi occhi color ametista. I lisci capelli, anch’essi neri, erano
raccolti in una morbida coda, che ricopriva la sua spalla destra. Solo un
ciuffo leggermente mosso, sfiorava l’angolo sinistro della fronte.
La bocca, leggermente piena, era teso in una linea dura che
stranamente gli donava. Dal lobo destro, Harry vide un luccichio dorato: era un
orecchino, a forma di asta allungata, che tintinnava ad ogni suo piccolo
movimento.
Aveva un aspetto inquietante e solenne, lo stesso che
trasmetteva il suo passo misurato.
“ Chi siete, se posso permettervelo, signore?”
Gli chiese sonoramente la McGrannit, con un tono asciutto,
che trapelava una nota imperiosa, un tono di voce che esigeva risposte. Lo
sconosciuto, tuttavia, non le degnò di uno sguardo né di una risposta, ma si
limitò ad abbracciare la Sala con una sola occhiata. Quegli occhi d’ametista,
così espressivi quanto insostenibili, sondarono ogni volto ed ogni espressione,
fino a che lo straniero si decise a parlare.
“ Allen.”
Pronunciò, con voce tranquilla ma mille volte più imperiosa
della Preside, che strabuzzò gli occhi a quelle parole.
“ Come ha detto?”
Gli domandò, quasi incapace di contenere la sua curiosità.
Solo allora, l’uomo la investì con l’intensità del suo sguardo, che la McGrannit
sostenne senza timore, ma mantenendo la sua composta rigidità.
“ Cerco una ragazza, una studentessa, di età prossima ai
diciassette anni. So che si trova qui.”
I ragazzi ammutolirono a quelle parole. Mary spostò lo
sguardo terrorizzato su Erin, che lo osservava impassibile, senza quasi
respirare.
“ Non voltarti! Non guardarla, Mary.”
Gli bisbigliò Hermione, quasi in un sibilo agitato. Mary,
ansante, spostò lo sguardo nuovamente sul mago, che ora guardava nella loro
direzione.
“ Non deve scoprire dove si trova.”
Aggiunse Harry, sentendosi perforare da quello sguardo
penetrante.
“ Si sbaglia. Qui non c’è nessuna ragazza che porta quel
nome. Quindi, date le circostanze, la pregherei di andarsene.”
Lo richiamò la McGrannit, salvandoli da quello sguardo infuocato,
sottoponendosi lei a quell’esame. Nonostante l’espressione rilassata, l’uomo
sembrava seccato.
“ Vuole dire che non c’è una ragazza, nella sua scuola, che
porta il nome di Erin Allen?”
Le chiese, con lo stesso tono calmo e distaccato, arcuando
un fine sopracciglio di pece.
“ Esattamente. Ed ora se ne vada, altrimenti sarò costretta
a congedarla io con la forza, signore.”
Terminò, lasciando trapelare, nella nota finale ed altera
della sua voce, tutta la sua rabbia.
La McGrannit stava sfacciatamente mentendo, soltanto per
proteggere Erin, che ora si agitava spazientita, le mani artigliate al bordo
della tavola, graffiandone il legno con le unghie.
Daniel, che era vicino a lei, le strinse un polso nella sua
mano destra, sussurrandole agitato:
“ Sta calma. Tranquilla. Non può trovarti. Nessuno glielo
permetterà.”
Harry concordò silenziosamente con le sue parole, ma non era
convinto che il mago non avrebbe combattuto, pur di trovarla fra la folla di
studenti e portarla via. D'altronde, dubitava anche che fosse un novellino,
incapace di usare il suo potere. L’apparenza, in questo caso, non lo ingannava
affatto. Quel mago era forte e molto, ne era convinto.
“ Lei sta mentendo. Io so con certezza che la ragazza è qui,
ad Hogwarts. Se non me la consegnerà subito, ucciderò i suoi studenti, in
massa, non risparmiando nessuno, signora. Non sono un uomo che si fa molti
scrupoli.”
A quelle parole di pietra, ci fu un trasalimento generale e
molte ragazze emisero urletti di puro terrore, prima di essere zittite dai loro
vicini.
La McGrannit sguainò la bacchetta, tendendola contro di lui,
che rimase nella stessa posizione impassibile, non lasciando trapelare alcuna
emozione da quegli occhi viola, così belli quanto letali.
Il resto del corpo insegnanti la imitarono, mentre Hagrid si
posizionava al suo fianco destro, mostrando i pugni minacciosi.
“ Ci devi solo provare, e ti ritroverai senza denti e con le
ossa rotte.”
Gli disse minaccioso, lo sguardo nero accigliato.
Lo sconosciuto alzò un angolo della bocca, in un tipico sorriso
beffardo, che traboccava di divertimento.
“ Non ho l’abitudine di combattere con i Mezzi-giganti, ma
se proprio insisti…”
“ Lei non farà del male a nessuno, signore, finché vivrò, ne
sia certo.”
Disse la McGrannit, la bacchetta tesa verso di lui, che non
si mosse, ma la scrutò con sguardo assottigliato, le iridi viola scintillanti
come lampi in un cielo terso.
Dopo un attimo di tesa immobilità, lo sconosciuto sospirò,
spostando lo sguardo verso un punto indefinito nel vuoto.
“ Perché sta succedendo questo? Sono venuto qui, credendo di
fare un lavoro veloce. Invece sono costretto a combattere.” Sospirò ancora,
chiudendo gli occhi.
Harry si scambiò uno sguardo con Ron, che arcuò le
sopracciglia rosse, incredulo.
“ Be’, vorrà dire che sarò costretto ad usare le maniere
forti.”
Detto questo, dialogando quasi con sé stesso, sfilò dalla
manica della veste una bacchetta scura ed affilata come la lama di un coltello,
in un gesto lento e morbido, sollevandola a mezz’aria, quasi in un gesto
teatrale, per poi puntarla contro la McGrannit, che era pronta a ricevere il
suo colpo, interponendosi fra lui e la folla di studenti impietriti.
Harry vide delle scintille verdi fuoriuscire come coriandoli
dalla punta della bacchetta nemica, ma improvvisamente, una voce si levò in un
boato assordante, nel silenzio spettrale che era calato nella sala.
“ No, aspetta!”
Esclamò Erin, ignorando le proteste di Daniel e le mani di
Mary che cercarono di impedirle di sollevarsi sulla tavola di Grifondoro, in un
fragore di piatti e bicchieri rotti, ponendosi come una statua, a gambe
divaricate, la schiena alta e rigida, come le braccia tese lungo i fianchi, le
cui mani erano strette a pugni. Gli occhi nocciola fiammeggianti di
determinazione, erano fissi sul volto del mago, che ancora scrutava la
McGrannit che osservava Erin, ora quasi spaventata.
Le scintille verdi scomparvero dalla bacchetta del mago, che
la ripose dolcemente nella veste, come un tesoro prezioso, per poi voltarsi
verso Erin, che sostenne il suo sguardo, ansante.
Il mago oscuro, sorprendentemente, le sorrise, quasi
amichevole.
“ Bene. Ecco la nostra Erin. Sapevo che prima o poi saresti
uscita allo scoperto. Sei una ragazza coraggiosa.”
Le sussurrò, con tono soave, quasi soffice, che cancellava il ricordo della voce dura ed
inflessibile che aveva usato poco prima, insieme a qualsiasi forma di minaccia.
“ Fa silenzio. Tu non sai niente di me.”
Gli sibilò lei, ed Harry, nonostante temesse per la sua
sorte, non poté fare a meno di lodare il suo reale coraggio. Il mago sorrise,
sghignazzando a bassa voce, quasi compiaciuto della sua rispostaccia.
“ Tu credi? Io invece so molte più cose di te, di quanto ne
sappia tu stessa.”
Le disse, sempre con quel tono adulante che ad Harry
risuonava così fastidioso alle orecchie. Doveva essere lo stesso anche per
Erin, la quale, compiendo un passo sulla tavolata, schiacciando con il piede
destro un piatto, scosse la testa, in un gesto stizzito, quasi come se volesse
scacciare una mosca molesta, ma rimase in silenzio, non degnandolo di un’altra
risposta. Il mago continuò a sorriderle.
“ Assomigli così tanto a tuo padre.”
Le rivelò, riuscendo a sorprenderla, nonostante mantenesse
sempre un’aria diffidente.
“ E tu cosa ne sai di mio padre? Lui era un mago sicuramente
mille volte migliore di te.”
Incredibilmente, il mago cominciò a ridere di gusto,
lasciando tutti di stucco, inclusa Erin.
“ Cosa c’è da ridere?”
Gli urlò subito dopo, cercando di superare la sua risata
gongolante. Il mago si calmò, continuando a sghignazzare per un incomprensibile
divertimento.
“ Sei proprio come lui. Immancabilmente divertente quanto
straordinariamente irritante.”
Le disse, continuando a sorriderle beffardo.
Erin compì un altro passo, schiacciando i resti di un
bicchiere.
“ Tra l’altro, gli assomigli anche fisicamente. Stessi occhi
nocciola, come anche i capelli, castano scuro, se non sbaglio. Ma sicuramente,
tu non sei dotata quanto lui, perché nelle tue vene scorre anche il sangue di
tua madre. Lei si che era una dilettante, degna solo di essere trattata come una
sgualdrinella di poco conto.”
Concluse, sogghignando cattivo.
“ Come osi? Non permetterti di parlare dei miei genitori in
quel modo! E non offendere mia madre! Tu non sai nulla di lei.”
Il mago scosse il capo, ancora con quel sogghigno irritante a
stirare le sue labbra scure.
“ Ti sbagli ancora una volta, mia cara Erin. Si da il caso
che io conoscessi tua madre molto bene, come del resto tuo padre. Ed è per
questo che ti dico che è impensabile che tu sia nata per un semplice atto
d’amore. Diciamo piuttosto, che tu sei stato un errore, un errore a cui tuo
padre non poteva rimediare. So che tua madre è morta. Non mi sorprenderei se
l’abbia uccisa lui stesso.”
“ Smettila, smettila! Lo stai descrivendo come un mostro.
Mio padre non era così!”
Disse Erin, non riuscendo più a trattenere le lacrime di
labbra, che caddero come tiepida pioggia, sulle sue guance pallide.
Il mago sembrò deliziarsi del dolore di Erin, tanto che
accentuò il suo sorriso e gli occhi color ametista brillarono malvagi.
“ Oh, era anche di più. Se vuoi saperlo, era più spietato di
me e, credimi se ti dico, che non è cosa da poco.”
Erin tirò fuori la bacchetta, pronta a colpirlo.
“ No, Erin!”
Gridò Harry, insieme a Ron, Hermione e Daniel. Mary si
sporse dal tavolo per trattenerle il braccio, ma lei la scansò, lo sguardo
color nocciola acceso d’ira.
“ Adesso basta, hai parlato anche troppo per i miei gusti.”
“ Mmm, divertente. Vuoi duellare contro di me, ragazzina?”
Erin non rispose al suo tono provocatorio, ma agì,
scagliandogli contro uno Stupeficium,
che lui parò come se gli avesse lanciato un petalo di rosa e non uno
schiantesimo.
“ Tutto qui? Non mi sorprendo del contrario. Se vuoi
riuscire ad impressionarmi, dovrai impegnarti più di così.”
Disse, sfilando veloce la bacchetta dalla veste e, fendendo
l’aria con un sibilo, le lanciò contro uno degli schiantesimi più potenti che
Harry avesse mai visto, che la rovesciò sulla tavola, scivolando con la schiena
sui detriti di quella che prima era stata una tavola imbandita. Molti urlarono
spaventati, altri trasalirono sgomenti. Harry era solo fumante di rabbia,
mentre posava lo sguardo scintillante di verde sul volto dolorante di Erin.
Aveva ragione, quel mago era potente e lo aveva dimostrato.
Subito dopo, prima che qualcuno avesse il tempo di fermarlo,
fece fuoriuscire dalla bacchetta una specie di rete spinata, che avvolse Erin
interamente. Chiusa in quella pungente prigione, Erin si dibatteva, furente,
trattenendo le grida di dolore, quando gli aghi di ferro le graffiavano e
perforavano la pelle rosata, che divenne ben presto rossa di sangue. Il mago
oscuro godeva nel farla soffrire, tirandola a sé con l’uso della bacchetta, non
dando il tempo ad Harry e ai suoi amici di provare a liberarla.
Erin, infatti, con un lieve tocco di bacchetta, venne sollevata
e scaraventata a terra, sul pavimento in pietra, e lì Harry la sentì emettere
un urlo dolorante, avvertendo quasi sulla pelle le punte degli aghi conficcarsi
nella sua schiena, come era successo ad Erin che, implacabile, cercava di
liberarsi con le mani insanguinate dai numerosi tagli e punture, dato che aveva
perso la bacchetta.
“ E’ inutile. Più ti dibatti, e più la rete ti si stringerà
addosso, fino a soffocarti. Ti conviene smetterla, altrimenti morirai
dissanguata, prima di portarti dove mi è stato ordinato.”
Ma Erin non lo ascoltava e, con un sottofondo di urla
terrorizzate emesse dagli studenti, si dibatteva scalciando con le gambe e
muovendo le braccia. Ma la rete, come scossa dai suoi continui movimenti, prese
a rimpicciolire, costringendola a stare ferma, per evitare di procurarsi ferite
più gravi.
La McGrannit, le guance infuocate dalla rabbia, levò la
bacchetta e trasfigurò la rete in un gomitolo spinoso, liberando la ragazza,
che rimase a terra, ansante e gemente.
“ Presto, spostatela di lì. Hagrid!”
Lo chiamò la McGrannit ed Hagrid, con un rapido cenno, si
precipitò dalla ragazza, sollevandola dal pavimento. Fece per correre verso
l’uscita, ma il mago lo fermò, avvolgendogli la caviglia con una frusta
violacea ed infuocata, che lo costrinse ad inciampare, lasciando andare Erin,
che rotolò lungo l’entrata, sbattendo contro la parete.
“ La ragazza viene con me.”
Disse il mago, costringendo la McGrannit ad arretrare di un
passo proteggendosi da una maledizione senza perdono. Nell’attimo di distrazione
della sua avversaria, creò una bolla luminosa intorno ad Erin, svenuta,
facendola fluttuare in aria, fino a metà percorso, attraendola a sé.
Iska balzò in aria alla stessa altezza della bolla, facendola
esplodere con uno schioppo assordante, facendo cadere Erin nel vuoto. Mentre
tutti si riparavano il viso dalla scarica di energia maligna sprigionata dalla
bolla, Harry levò la bacchetta, urlando:
“ Wingardium Leviosa!”
Subito Erin divenne leggera come una piuma ed atterrò sul
pavimento, dolcemente e senza alcun male. Iska si frappose fra lei e il mago,
che la osservò quasi contrariato.
“ Maledetta bestiaccia.”
Sibilò, incattivito. Iska, in risposta, gli ruggì contro,
soffocata e felina.
“ Non dovresti offenderla. Potrebbe essere l’ultima cosa che
fai nella tua vita.”
Disse la Bane, affiancando la bestia, che si addolcì,
scuotendo la lunga coda, quasi pregustando un piatto prelibato.
Il mago osservò la Bane che, i capelli sciolti scossi
indietro dal vento, ricambiava il suo sguardo tagliente con uno ancora più
glaciale.
“ Cassandra, tu?”
“ Ciao, Sylver.”
Harry rimase stupito. La Bane e il mago si conoscevano? Come
era possibile?
“ Traditrice. Meriti solo la morte.”
Le disse, levando la bacchetta contro di lei, da cui
spruzzarono scintille verdi, preannuncianti un Avada Kedavra. La Bane lo parò agilmente e fra i due iniziò una
vera e propria lotta all’ultimo sangue. Doveva ammettere che la Bane era
davvero molto abile. Quasi senza parlare, scagliava contro il suo avversario
schiantesimi e fatture a ripetizione, veloce ed agile come una gazzella.
Sylver, il mago oscuro, riuscì a parare quasi tutti i suoi
colpi, rispondendo con accanimento, il viso impietrito dall’ira. Doveva odiarla
davvero molto.
La Bane riuscì a schiantarlo, ma lui subito si riprese, lanciandole
un incantesimo, che le graffiò la guancia destra, come il taglio di una lama, e
il colorito pallido della sua pelle, si colorò del rosso delle gocce di sangue
che fuoriuscirono dalla ferita.
“ Maledizione. Non riesco ad ucciderti.”
Disse Sylver, rabbioso, ricominciando la sua opera di morte.
Per poco una fattura non riuscì a colpire Erin e Harry,
quasi riprendendosi dal torpore in cui la visione del duello mortale lo aveva
rapito, sgusciò da sotto il tavolo, avvicinandosi al corpo inerte della ragazza,
sollevandolo fra le braccia, la bacchetta fra i denti.
Sylver se ne accorse e, mentre Iska protesse la sua padrona,
ingoiando una maledizione senza perdono, che divenne fumo verde che fuoriuscì
dalla sua bocca, colpì Harry con uno schiantesimo, che lui riuscì a sostenere,
tenendo stretta Erin a sé.
“ Ma chi..? Tu? Ma tu sei…Potter, Harry Potter. Dannazione.”
Imprecò Sylver, lanciandogli contro una maledizione Cruciatus, che venne parato dallo scudo
protettivo e trasparente creato dalla bacchetta della Bell che, con un sorriso,
affiancò la Bane nel combattimento.
Fu così che i tre iniziarono a combattere ma, mentre la
McGrannit trasfigurò un polverone nero provocato da Sylver, che avvolse le due
streghe, disorientandole, Sylver lanciò una maledizione contro Harry, che aveva
lasciato Erin tra le braccia di Ron, che lo richiamò giusto in tempo per parare
il colpo.
Stupito, Sylver iniziò a duellare contro di lui. Harry gli
tenne testa, ma con grande difficoltà. Quel mago era molto più potente di
quanto aveva creduto, e per poco una maledizione senza perdono, non lo colpì
alla testa, riuscendo a scansarsi in tempo, bruciandogli l’orecchio sinistro.
La McGrannit levò la bacchetta, dopo aver neutralizzato la
nube nera che aveva avvolto gli insegnati, schiantandolo alla spalla,
facendogli emettere un verso soffocato.
Il mago si voltò, il tempo per vedere tutti gli insegnati,
più la Preside McGrannit puntargli le rispettive bacchette contro.
Sylver imprecò, la spalla dolorante, guardò Harry,
fulminandolo con i suoi splendidi occhi color ametista, per volatilizzarsi in
un vortice verde. Era scomparso.
“ Si è trasfigurato in fumo. E’ una magia molto avanzata.”
Disse la Bell. La McGrannit annuì, abbassando finalmente la
bacchetta, il volto contratto.
“ Si, quel mago è molto potente, e voleva la signorina
Allen. Mi domando il perché.”
Disse, quasi fra sé.
“ Ha detto che gli era stato ordinato.”
Disse Harry, guadagnandosi l’attenzione di tutti.
“ Non è stata una sua azione individuale. Qualcun altro ha
voluto rapire Erin e, se un mago di quella portata acconsente ad ubbidirgli, è
sicuramente più forte di lui.”
Concluse Harry, dando voce ad un pensiero che lo assillava
da un po’ e, allo stesso tempo, lo inquietava per la portata del suo grave
significato.
“ Hai ragione, Harry.”
Disse una voce fievole, quella di Erin, che si era ripresa,
ora in piedi, sostenuta da Daniel e Mary, piena di tagli e ferite ancora
sanguinanti.
“ E’ un altro il mio nemico. Perché? Perché vuole me? Io,
non conosco quel mago, non l’ho mai visto in vita mia.”
“ Signorina Allen, la prego, ora si calmi. E’ molto provata,
adesso. È meglio se Potter e i suoi amici la conducano da Madama Chip, in
infermeria.”
Ma Erin scosse il capo alle parole della McGrannit,
scostandosi dai suoi amici, che la osservarono preoccupati, anche quando superò
Harry e, ansimante, si blocco dinanzi alla Bane, che la scrutò glaciale come
sempre.
“ Quell’uomo…”
Iniziò lei, mormorando dolorante, ma decisa.
“ Quel mago, lei lo conosceva. Lo ha chiamato per nome,
sapeva chi era e lui conosceva lei. Non è così, professoressa? Non è forse
vero?”
La Bell la soppesò con lo sguardo, mentre Iska, di nuovo
irritata, ringhiava contro di lei.
Trascorso un breve tempo passato a scrutarsi, la Bane le
rispose, quasi controvoglia.
“ Si, lo conosco.”
“ E allora mi dica chi è e cosa vuole da me.”
Le disse, quasi come un ordine.
“ Non è il caso, adesso. Sei sconvolta, devi riprenderti…”
Le disse, anche se non c’era preoccupazione nella sua voce.
“ No, io voglio saperlo adesso!”
Protestò Erin, scuotendo il capo, gli occhi accesi
dell’antica determinazione. La Bane si accigliò.
“ Lascia perdere. Ti ho detto che adesso non è il momento.”
Le rispose più fredda del solito. Iska ringhiò sonoramente,
ma Erin la ignorò, aggrappandosi al mantello nero della Bane, che rimase a
fissarla, rigida, mentre cercava di scuoterla, urlando:
“ No, io ho il diritto di saperlo. Quel mago ha offeso i miei genitori, ha
descritto mio padre come un essere abominevole e mia madre come una poco di
buono, talmente ingenua da assecondare i desideri di mio padre. Se conosceva
lui, doveva conoscere anche mio padre. Io voglio sapere se è vero ciò che ha
detto di lui! Voglio sentirmi dire che non è vero niente, che sono tutte bugie!
Lei deve dirmelo! Voglio cancellare tutte quelle parole orrende sui miei
genitori! Io voglio capire, voglio sapere! Lei non può negarmi la verità! Non
può!”
Disse, urlando con tutte le sue forze, le lacrime di dolore
e rabbia che scendevano sulle sue guance, accese di un nuovo, inaspettato
rossore.
Harry sentì Hermione trattenere un gemito di compianto, Mary
trasalire alla reazione violenta dell’amica e
Daniel irrigidirsi, accigliato. Harry, dal canto suo, comprendeva la
reazione di Erin. Lui al suo posto, lo sapeva, avrebbe fatto di peggio, pur di
conoscere la verità.
La Bane le afferrò i polsi, staccando la prese delle sue
mani dal suo mantello, tenendoli stretti nello spazio vuoto creatosi fra i loro
corpi.
“ Smettila di urlare. Ci sento benissimo.”
Le disse, per nulla turbata dalle lacrime cdi Erin, che continuarono
a srotolarsi come pesanti gocce di pioggia, sul suo viso, solcandolo con scie
umide, terminanti sul mento.
“ Vuoi la verità?”
Le chiese, ora quasi sprezzante.
“ Cassandra, no.”
La ammonì la Bell, guadagnandosi uno sguardo sorpreso da
tutti. Allora anche lei era a conoscenza di qualcosa e da come le stava
scrutando la McGrannit, in un misto di apprensione ed indecisione, Harry capì
che anche lei sapesse più di quanto lasciava intendere. Forse, fin dall’inizio,
avevano già concordato di nascondere importanti notizie ad Erin, ma ora la Bane
stava sconvolgendo tutti i loro piani. La Bell, intanto, cercava di avvicinarsi
al duo, ma con una mano tesa verso di lei, la Bane la fermò, non degnandole di
uno sguardo, rimanendolo incatenato a quello di Erin.
“ Rispondi. Vuoi conoscere davvero la verità, quella verità
che ti è stata nascosta per diciassette anni della tua vita? Vuoi davvero
sapere il passato di tuo padre e di tua madre? Vuoi conoscere il vero nome e il
vero volto di colui o colei che li ha assassinati, e che adesso, esige anche la
tua morte?”
Erin la scrutò per un tempo che parve un’eternità, finché
non annuì decisa, il viso ancora umido di pianto, gli occhi asciutti.
“ Si. Si, voglio saperlo.”
La Bane stirò le labbra in un sorriso, che ad Harry non
piacque molto, dato che gli sembrava più maligno di quanto mostrasse in realtà.
La McGrannit sospirò, quasi rassegnata all’evidenza, le mani
giunte in grembo.
“ Molto bene. Data la decisione della signorina Allen,
ritengo che lei, professoressa, possa procedere.”
“ Ma, signora Preside, noi…?”
Iniziò accorata la Bell, ma la McGrannit la zittì con uno
sguardo deciso.
“ Come ho già detto, la signorina Allen ha scelto di
conoscere la piena verità ed io sono d’accordo con lei. Ne ha pieno diritto. Il
seguito di quanto avverrà in futuro, spetterà a noi, professoressa Bell.”
La Bell sospirò a quelle parole, guardando con apprensione
Erin e con ammonimento la Bane che, afferratole il polso destro, la trascinò
all’uscita, preceduta da Iska, che mugugnò, quasi soddisfatta.
“ Vieni con me.”
Le disse, prima di fermarsi di scatto, facendola quasi
balzare contro il suo corpo.
Harry sentì l’intensità di quegli occhi neri perforarlo,
prima che questi incontrassero i suoi.
“ Vieni anche tu, Potter. E’ meglio che sia presente anche
tu, ora che ci penso.”
Harry si scambiò un’occhiata incredula con Ron ed Hermione,
che scossero la testa, senza capire.
“ Su, muoviti. Non abbiamo tutta la notte.”
Lo incitò dura e spazientita la Bane, che stringeva ancora
in modo ferreo il polso di Erin, quasi fino a bloccarle la circolazione.
Nonostante l’amica non si lamentasse, Harry a quella vista, si precipitò
accanto alla strana coppia, fino ad essere costretto a correre, per stare al
passo con la Bane, che sembrava impaziente di raccontare ad Erin la verità sul
suo conto. Questo pensiero, invece di esaltarlo, lo inquietava. Qualunque cosa
volesse rivelarle, trattandosi della Bane, sicuramente non era piacevole. Più
di una volta, durante il tragitto, avrebbe voluto mettere in guarda Erin sulle
intenzioni della Bane, ma sembrava che quest’ultima facesse apposta a
trascinarla con il braccio il più lontano possibile da lui.
Impegnato con la mente a quegli inquietanti presentimenti,
Harry si accorse solo alla fine dove si stessero dirigendo. Capì che sarebbero
salite nell’ufficio della Preside, solo quando la Bane sussurrò la parola
d’ordine al Grifone in pietra- Cappello a
punta- che saltò di lato, trasportandoli sui suoi scalini magici, fin sopra
la porta dello studio.
Velocemente, la Bane la spalancò e lasciò andare il polso di
Erin, solo quando furono entrati tutti e tre nella stanza.
“ Aspettatemi qui. Torno subito.”
Si congedò loro, ovviamente usando sempre quella voce fredda
ed inflessibile, sbattendosi la porta in legno scuro alle spalle, scivolando
via con un guizzo del mantello nero.
Harry si sorprese nel notare che la McGrannit avesse deciso
di lasciare lo studio quasi identico a come lo avesse occupato Silente. Gli
oggetti magici, fragili quanto potenti, ronzavano ed emettevano sbuffi di fumo
colorato come sempre. Il Cappello Parlante era sempre lì, sulla mensola più
alta della parete. Il trespolo di Fanny, invece, era sparito, come anche le
bottiglie di Idromele pregiato, sostituite da un assortimento di Acquaviola che
la McGrannit non sdegnava affatto.
Eppure, la spada di Grifondoro era stata ripulita ed
affilata e riposta nella sua teca, sopra il seggio broccato della Preside e,
accanto ad essa, una teca più piccola era stata posta, occupata dalla
famigerata Bacchetta di Sambuco, appartenuta a Silente stesso, che adesso
sonnecchiava tranquillo sulla poltrona del suo ritratto, insieme a tutti gli
altri presidi suoi predecessori. Harry sorrise divertito, nel vederlo così
tranquillo ed abbandonato ad un sonno ristoratore, per troppi anni negatogli.
Osservò, quasi di sfuggita, la Bacchetta più potente mai stata creata, che in
realtà, doveva appartenere a lui di diritto. Ma Harry aveva deciso di
confinarla fra le mura protettive del castello di Hogwarts, scongiurando la
tentazione che avrebbe suscitato sugli altri, lasciandola al suo quieto riposo.
Ad Harry, d’altronde, non era costata molto questa decisione. Lui preferiva la
sua di bacchetta e ringraziava quella di Sambuco di avergli concesso la
possibilità di ripararla. Una magia insignificante, data la sua vasta potenza,
ma che aveva posto definitivamente fine alla sua lunga e cruenta scia di
sangue, nel mondo della magia.
Si riscosse dai suoi pensieri, solo quando avvertì Erin
sospirare e sedersi sulla poltrona che lui aveva occupato spesso, durante le
sue lezioni private con Silente, per ripercorrere il passato di Voldemort ed
individuarne gli Horcrux malvagi, che racchiudevano un pezzo della sua anima
mutilata. Ripose nel cassetto della sua memoria i suoi ricordi definitivamente,
quando vide la sua amica chiudere gli occhi e mugugnare di dolore, nel
tentativo di stendere la schiena mutilata sullo schienale della sedia. Harry le
si avvicinò, apprensivo.
“ Come ti senti, Erin?”
“ Una pezza.”
Sorrise, nonostante il dolore delle ripetute ferite, sorriso
che finì, nonostante la situazione poco felice, per contagiarlo. Harry allungò
una mano, posandola delicatamente sulla sua camicia bianca, macchiata di gocce
di sangue secche.
“ Posso?”
Le chiese, delicato. Erin gli sorrise ancora.
“ Fai pure.”
Gli diede il permesso, usando un tono quasi ironico. Harry
le alzò la camicia, scoprendo la pelle nuda di Erin. Harry si sentì sommergere
da emozioni contrastanti, alternando stupore, raccapriccio ed infine lasciò
predominare la rabbia. Assottigliò lo sguardo, stringendo nel pugno destro la
stoffa della camicia, le nocche delle dita quasi bianche.
La vista della schiena minuta e chiara di Erin, piena di
sgraffi, lacerazioni e punture ancora sanguinanti, lo fece infuriare ancora di
più.
“ E’ terribile ciò che ti ha fatto. Che vigliacco!
Prendersela con una ragazza.”
Non riuscì a mascherare lo sdegno e la furia, nel tono di
voce alterato. Erin se ne accorse e lasciando scorrere la stoffa della camicia
sulla sua pelle arrossata, celò lo scempio delle sue ferite, sorridendogli.
“ Forse tu sarai un cavaliere senza macchia e senza paura,
Harry, che non sfioreresti una ragazza nemmeno con un fiore, ma gli uomini o i
maghi come quello con cui abbiamo lottato questa sera, credo non abbia nulla di
cavalleresco. Lo hai sentito, si è definito un mago oscuro malvagio e che non
si sarebbe fatto alcuno scrupolo di trucidare a sangue freddo, ragazzi e
ragazze innocenti. E il solo pensiero che anche mio padre sia stato così, io…”
Harry la bloccò.
“ No, Erin, non devi lasciarti condizionare dalle sue parole
e, se vuoi davvero conoscere la mia opinione, non dovresti nemmeno prendere per
oro colato ciò che ti dirà la Bane, fra breve.”
Erin lo osservò stupita, per un attimo, per poi sorridergli
a fior di labbra, congiungendo le mani in grembo.
“ Non l’ho mai nemmeno pensato. Però, non credo possa essere
così crudele da distorcere la verità dei fatti. Ti ringrazio lo stesso, Harry.
Sei un caro amico e sono contenta che ci sia tu, accanto a me, a sostenermi.”
Gli disse sincera, stringendogli il dorso della mano destra
con il palmo della sua, sorridendogli di nuovo, affettuosa. Di fronte a quel
sorriso amichevole, Harry sentì sciogliersi la pungente rabbia che lo aveva
assalito, ricambiandolo sincero e stringendo la sua mano con la sua.
Fu proprio quando entrambi lasciarono la presa, che rientrò
la Bane, seguita da Madama Chip che, superato lo Yuta Iska, che sedette accanto
alla Bane, la quale, a sua volta, si appoggiò con le braccia incrociate alla
parete, lo sguardo buio rivolto all’infermiera che, scioccata ed inorridita
dalle ferite di Erin, versava essenza di dittamo sul suo viso, sulle braccia e
sulla schiena, scoprendola dalla camicia. Harry si voltò dall’altra parte ancor
prima che Madama Chip insistette nello spogliarla completamente, per versarle
il dittamo su tutte le sue ferite, anche quelle più piccole, ignorando
deliberatamente le sue proteste.
Quando ebbe finito con lei, si avvicinò ad Harry, la
boccetta di dittamo mezza piena, con lo sguardo rassegnato nel vederlo ferito.
Ma a parte un leggero livido violaceo sulla spalla destra e una bruciatura
leggera sulla punta dell’orecchio sinistro, fu compiaciuta di trovarlo, per la
prima volta in otto anni, miracolosamente illeso. Sorridendogli, si rivolse
alla Bane, con ancora il graffio provocato dalla maledizione di Sylver evitata,
con le dita imbrattate di dittamo, pronta a curarla. La professoressa la lasciò
fare e il taglio si richiuse.
“ Bene, ho finito. Ti senti bene, cara? Forse è meglio se
dopo vieni a riposarti in infermeria.”
“ No, non si preoccupi. Il dittamo mi è più che bastato.”
Le disse, sbrigativa ma sorridente, ma era ovvio che era
restia a rimanere bloccata, per tutta la notte, in un letto dell’infermeria.
Madama Chip non protestò e, con un saluto di congedo, uscì dallo studio,
lasciando cadere dietro di sé, inconsapevolmente, un pesante silenzio.
“ Bene. Siamo pronti, direi.”
Disse la Bane, sempre con tono gelido. Harry si aspettò di
vederla sedersi sulla poltrona della McGrannit, ma ancora una volta si ritrovò
nel torto. Infatti, aperte le ante di un mobile che lui ben conosceva, ne tirò
fuori un oggetto che lui conosceva ancora meglio.
Il Pensatoio in
pietra ereditato dalla scuola dal professor Silente, scintillò di un bagliore
argenteo nella penombra della stanza. Erin, vestita di un completo nero
apatico, che non le donava affatto, consegnatole da Madama Cip, come ricambio
alla sua divisa lacera e sporca di sangue, si avvicinò incuriosita all’oggetto
magico, per poi puntare lo sguardo interrogativo verso il volto inespressivo
della Bane, che si trovava in piedi dietro la scrivania.
“ E’ un Pensatoio. Mostra i ricordi di coloro che li gettano
nel suo bacile. Il tuo amico Potter, qui, lo conosce bene.”
Disse, indicandolo con un gesto secco del capo. Erin lo
guardò a sua volta, chiedendo una conferma alle sue parole. Harry annuì, senza
parlare, la mente impegnata ad indovinare la sua prossima mossa.
La Bane prese la sua bacchetta, posandone la punta sulla
tempia destra, estraendone un ricordo liquido ed argenteo. Sotrto lo sguardo
sbalordito di Erin e quello trepidante di Harry, lo lasciò cadere mollemente
nel bacile, che si illuminò di una luce accecante d’argento vivo. Doveva essere
davvero molto scottante, per destare il Pensatoio in maniera così forte.
“ Se vuoi conoscere la verità, immergi il volto nel bacile,
altrimenti, se hai cambiato idea o non sei pronta ad udirla per intero, con il
rischio di scioccarti o turbarti, be’, allora alzati da quella sedia e
sparisci.”
Le disse inflessibile, ma con lo sguardo acceso di
consapevolezza. Era una provocazione la sua, visto che Erin era pronta tutto pur di scoprire la verità dei fatti che
la riguardavano.
“ No, non scapperò. Sono pronta.”
Disse, infatti, decisa e con tono determinato, immergendo il
volto nel liquido argenteo del bacile che iniziò a vorticare frenetico.
“ Vai anche tu, Potter. Credo lo troverai molto
interessante.”
Gli disse la Bane, sorridendogli beffarda.
Harry non se lo fece ripetere due volte e inghiottendo il
morso della ribellione che cercava di affiorargli in gola, si accostò ad Erin e
si immerse anche lui nel ricordo della Bane.
Angolo dell’autrice.
Salve a tutti! Scusate l’attesa! Come è andata la
settimana? La mia è stata ricolma di emozioni, dato che il 18, giovedì, è stato
il mio compleanno! 19 anni, olè!!!XD Vecchia, vero??? Be’, pazienza, me ne
faccio una ragione!
Allora, bando alle chiacchiere, vi è piaciuto il nuovo
capitolo? Cruento il combattimento, vero? Forse mi sono lasciata trasportare
dalla mentalità sadica di Sylver ma, credetemi, non avete visto nulla,
aspettatevi di peggio con i prossimi personaggi! Adoro la dinamicità degli
eventi, i combattimenti fino all’ultimo respiro! Mi gasavo tutta quando leggevo
le battaglie magiche sostenute da Harry, Ron, Hermione & Co., quando i Mangiamorte
e Voldemort stesso, o le vedevo al cinema o in DVD con i film della Saga!
A proposito, l’ultimo l’avete visto, Harry Potter e di Doni della Morte-Parte 1??
Io vado a vederlo stasera, salvo imprevisti! Voi
correte a vederlo! Secondo me, sarà elettrizzante!
Ora passiamo ai…
Ringraziamenti a…
Sydelle Keat: Ciao,
Sydelle! Io sto bene, grazie! Sono contenta che ti sia ripresa dal mal di
denti!XD Allora, come hai potuto vedere o leggere, dato il nostro caso, il
capitolo è stato scritto dalla sottoscritta a tinte, non dico scure, ma un po’
sfumate si, dai, diciamocelo! Immagino che vorrai strozzarmi, per non aver
scritto cosa Harry ed Erin vedranno nel Pensatoio! Ma, d’altronde, ci
immergeremo nei ricordi della Bane…ti lasciò alle tue conclusioni! Insomma, non
ci aspetteremo di certo rose e fiori, cioccolatini e miele, voglio dire, ma
nemmeno sangue e disperazione…be’, staremo a vedere (mi includo nel noi!XD)! Ti è piaciuto, nel complesso?
Fammelo sapere al più presto!XD Grazie mille per i tuoi commnti, come sempre!
Sono contenta che, nonostante le tue opinioni sulle coppie etero, che non sia
Harry/Dafne, quella Harry/Ginny che tu hai già specificato di non gradire
particolarmente, comincia a piacerti, almeno secondo la mia visione! Io l’ho
sempre adorata, oltre, ovviamente, la coppia Ron/Hermione! Chiamami
tradizionalista, ma la versione originale non mi dispiace!XD Si, la White sta
dando il meglio di sé, non c’è dubbio ma non tutto è oro ciò che luccica e
presto articoleremo anche questo personaggio e ti sarà chiara, spero, la
relazione/ non relazione tra lei e Dracuzzolo (ah, adoro questo nomignolo!XD)!!
Ti piace Rufy? Come avrai capito, io lo adoro ma di One Piece mi piacciono
tutti i personaggi, vecchi, nuovi, cattivi e buoni! Mi piacciono particolarmente
Rufy/Rubber, Nami e Shank il Rosso!XD
Concludo il papiro con un bacione particolare e un W i
Gemelli Weasley rinnovato! Baci baci, Fuffy91!^__^*
Beuzz94: Ciao, mia
carissima Beuzz! Io sto bene e tu, invece? Come va? Spero benissimissimo!
Grazie mille per il tuo commento! Avevi ragione che nel castello di Hogwarts
non ci può mai essere pace, dato il capitolo che hai appena letto! Immagino
vorrai trucidare Sylver e baciare tutti quelli che hanno difeso Erin (forse,
esclusa la Bane!)!XD La storia si intriga, i misteri si infittiscono, ma presto
arriveremo insieme al bandolo della matassa!XD Per il momento, vediamo cosa
vedranno i due ragazzi nel ricordo della Bane, e poi…si vedrà!XD
La coppia Harry/Ginny io, personalmente, la adoro e
sono contenta che, grazie alla mia visione del loro rapporto,stia cominciando a
piacere anche a te! Queste sono le cose che, a mio avviso, dovrebbero rendere
orgogliosa una scrittrice!XD
Grazie mille volte ancora per il tuo sostegno! A
presto e fammi sapere se ti è piaciuto il cap! Baci baci, Fuffy91! ^__^*
Mattamaty: Ciao
Mattamaty! Si, lo so, hai ragione…Sono perfida, non per niente, stai parlando
con la creatrice della Bane e della White! Muaaaahhaaah!XD Dai, scherzo, non
prendertela! Sono contenta che il capitolo precedente ti sia piaciuto! E
questo?? Si, lo so, Sylver, il nuovo mago oscuro comparso praticamente dal
nulla a completare o a iniziare l’opera, è stato tremendo con Erin, ma il bello
o il peggio, se vuoi, purtroppo deve ancora venire! Anche questa volta, mi sono
bloccata sul più bello, ma il prossimo non ti deluderà, vedrai! La verità,
speriamo per Erin, verrà a galla!XD Baci baci e a presto, spero, Fuffy91!^__^*
Grazie anche a tutti quelli che hanno letto
silenziosamente, che hanno messo la storia tra le preferite, le ricordate e le
seguite ( Vi moltiplicate, ragazzi, è incredibile, grazie! * me
lusingata*XD)!!! Baci baci, Fuffy91!
Prossimamente a…
Al prossimo sabato, ragazzi e ragazze! Precisamente,
sabato 27 Novembre! Baci baci, Fuffy91!^__^*
^_______________________________________________^***
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
Capitolo 8
Harry precipitò all’interno del Pensatoio, atterrando
accanto ad Erin, lo sguardo smarrito su ciò che la circondava. Harry la imitò,
guardandosi intorno, avvertendo l’eco lontano di risate infantili.
Osservando con attenzione i contorni sfumati del ricordo
della Bane, vide in modo nitido un gruppo di bambini che correvano festanti
verso un altro gruppetto di ragazzini più grandi di loro, cercando di trovare
un varco fra le loro gambe, per scrutare avidi l’oggetto che attirava tanto la
loro attenzione. Harry staccò gli occhi, per un momento, da quella scena,
cercando di capire in quale luogo lui ed Erin si trovassero. Era sicuramente il
cortile di un collegio, dato che i bambini erano tutti vestiti con una stessa
divisa, nera e grigia, che li rendeva tutti uguali e poco appariscenti.
L’edificio in pietra, alto e possente, che sorgeva davanti ai loro occhi, Harry
lo identificò subito con una chiesa vecchio stile, con poche finestre, un
portone in ottone spalancato e una croce cristiana al vertice del tetto.
La sua attenzione venne catturata nuovamente dal gruppo di
ragazzini urlanti e ridenti, i quali, durante quei pochi attimi di distrazione
di Harry, si erano moltiplicati. Ora c’era una folla intera di bambini di tutte
le età, il più grande non poteva che avere dieci, undici anni al massimo,
disposti a cerchio ad ammirare chissà cosa con vivo interesse. Incuriosito,
Harry si avvicinò, seguito da Erin, ancora confusa dai prodigi del Pensatoio,
allungando il collo dietro la prima fila di bambini e con raccapriccio vide una
bambina, piena di graffi e lividi sulle gambe scoperte dalla gonna della
divisa, venire travolta da una pioggia di pietre, lanciate dai suoi compagni.
I quattro ragazzini più grandi, con impressa sul volto
un’espressione maligna, si erano assunti il compito di torturare quella
figuretta raggomitolata sul suolo polveroso, le braccia e le mani a proteggersi
il viso che i lunghi capelli neri contribuivano a nascondere.
Sentì urlare uno dei suoi piccoli aguzzini:
“ Mostro! Sei solo un mostro!”
Seguito dagli altri bambini, che cominciarono ad urlare in
coro, a ripetizione, la parola ‘mostro’.
Erin si parò davanti a loro, urlando:
“ Smettetela, basta!”
Ma le pietre le attraversarono il corpo e i bambini non
davano alcun segno di vederla. Erin vide un sasso attraversarle la pancia e
altri il petto, tastandoseli subito dopo, come per controllarne la solidità.
Alzò lo sguardo su di lui, senza capire. Harry, tirandola al suo fianco,
gentilmente le spiegò:
“E’ solo un ricordo, non possono né vederci né sentirci. Quindi,
è del tutto inutile provare a fermarli.”
Disse, ritornando a guardare la scena orribile a cui,
purtroppo, la Bane aveva costretto loro ad assistere.
“ Queste cose sono già successe. Non si possono cambiare.”
Erin annuì, ritornando ad osservare la bambina maltrattata,
con un misto di pena e rabbia.
Finalmente, pensò Harry, qualcuno decise di intervenire. Una
donna, una suora, come testimoniava in saio nero e il velo che portava sul
capo, avanzò verso i bimbi eccitati, che smisero di ridere e si ritirarono
quando la donna si avvicinò al più grande, strappandogli dalle mani una pietra,
gettandola a terra.
“ Ebbene, che non si ripeta mai più, Jiulian Collins. Tu e i
tuoi amici siete in castigo per una settimana e stasera andrete a letto senza
cena. Suor Madleine vi condurrà nelle vostre camere, dove sarete rinchiusi per
tutto il giorno. Ma prima, scusatevi con la vostra compagna.”
Disse la suora, mentre spingeva il piccolo Collins verso la
bambina ancora rannicchiata al suolo, tremante e con l’ovvia intenzione di non
mostrasi né a lui né alla donna che l’aveva difesa.
“ No!”
Esclamò il bambino, divincolandosi dalla presa dell’anziana
suora, che lo osservò sbalordita.
“ Lei è un mostro! Fa cose strane e fa del male a tutti noi!
È posseduta dal diavolo!”
Esclamò il bambino, accalorandosi. Dopo un attimo di
sorpresa, la suora congiunse le mani in grembo e si erse in tutta la sua
solenne figura, lo sguardo serio e contrito.
“ Non essere sciocco, Jiulian. Questa bambina non è un
mostro né tantomeno il diavolo. Ti prego di non scherzare mai più su queste
cose. Ed ora, visto che ti sei opposto al perdono, lo chiederai al Signore,
pregando in chiesa, insieme a me. Forse così, imparerai a biasimare i tuoi
errori.”
Disse, prendendolo per un braccio, trascinandolo sui gradini
dell’alta chiesa.
“ E tu, alzati! Ne ho abbastanza di scenate, oggi.”
Intimò la suora, che doveva essere la Madre Superiora, alla
bambina, che non accennava a volersi alzare. Poverina, doveva essere sconvolta.
Harry provò un gran senso di pena per lei, anche quando la vide, tremando e
senza il minimo aiuto, trascinarsi sul pavimento ostile del cortile, cercando
di alzarsi, singhiozzando silenziosamente.
I bambini che erano scampati alla punizione della Madre
Superiora, lasciati soli dalle altre suore, si avvicinarono a lei, cominciando
a spingerla, per impedirle di alzarsi.
“ Jiulian ha ragione. Sei un mostro, un mostro!”
Esclamarono in coro, continuando a spintonarla e alcune
ragazzine le tirarono anche i capelli. La violenza era ricominciata e non c’era
nessun adulto che potesse aiutarla. Improvvisamente, i bambini vennero sbalzati
lontani dalla ragazzina, che cadde al suolo, i capelli ancora a ricoprirle il
viso, piangendo.
Un bambino, alto e magro, con luccicanti occhi color
nocciola e folti capelli castani, si affiancò in piedi accanto alla bambina,
che si mise in ginocchio, le mani a ricoprirsi il viso, piangendo e
singhiozzando. Ma nessun bambino infieriva più su di lei, perché tutti erano
rimasti ammutoliti a fissare, quasi intimiditi o, peggio, spaventati, quel
bambino dall’espressione così dura sul suo giovane volto, affilato e ben
delineato nei tratti.
“ Andate via.”
I bambini sussultarono a quell’ordine, impartito dal bimbo
con voce dolce, ma ferma.
“ Sparite, ho detto.”
Ripeté, con lo stesso tono duro ed inflessibile. I bambini,
alcuni dei quali caddero a terra, come spinti da un forza invisibile, si
allontanarono il più possibile da entrambi, riprendendo i loro giochi ed
ignorandoli, come se nulla fosse successo.
Harry capì che quel bambino aveva poteri magici, come forse
anche la bambina, che ancora piangeva senza sosta, disperata.
Il bambino si inginocchiò davanti a lei, scostandole
dolcemente le mani dagli occhi bagnati di lacrime. Harry ed Erin riuscirono a
vederle finalmente il viso. Era piccolo e dai caratteri delicati, il viso di
una bambina triste, ma molto graziosa.
“ Non piangere.”
Le disse il bambino, ma non suonò come un ordine. Infatti,
il suo tono di voce si era ammorbidito, così come la sua espressione. Le sue
labbra erano quasi favorevoli a tendersi in un sorriso.
“ Non mi guardare.”
Disse fievole la bambina, nascondendosi nuovamente il viso
dietro le mani piccole e dalle dita sottili, tirando su con il naso, quasi
prossima a un nuovo pianto.
“ Sono un mostro.”
Sussurrò con voce resa roca dal pianto, ed Harry vide due
grosse lacrime rotolare lungo il mento, cadendo sulle pieghe della sua gonna
sgualcita.
“ Non è vero.”
Disse il bambino, ora più deciso, quasi arrabbiato. La
ragazzina tremò a quel tono, trasalendo e non ribellandosi quando il bambino le
scostò nuovamente le mani dal viso, racchiudendola in una delle sue, mentre con
l’altra, le accarezzò una ciocca di capelli neri, riponendola dietro
l’orecchio.
La bambina lo guardò a bocca aperta e le sue guance pallide
si colorano di un acceso rossore, quando le si fece più vicino, catturando i
suoi grandi occhi neri con i suoi.
“ Tu sei come me. Sei una strega. Hai dei poteri magici.”
Harry ebbe come l’impressione che la bambina fu molto più
colpita dalla prima frase del bambino, ‘tu sei come me’, che dalla rivelazione
di avere dei poteri magici.
“ Tu puoi spostare le
cose senza toccarle, vero? Ti capita spesso di farle esplodere quando sei
arrabbiata, non è così?”
La ragazza annuì, senza staccare lo sguardo dal suo, le
guance ancora arrossate, la mano del bimbo posata sulla sua guancia.
“ Un…Una volta ho fatto scoppiare il bicchiere di Jiulian
Collins, macchiandolo tutto di latte.”
Disse titubante, facendo sorridere il bambino, che
sghignazzò divertito.
“ Se lo è proprio meritato. Hai fatto bene.”
Si complimentò il ragazzino, facendole nascere un lieve
sorriso sulle labbra, che le illuminò lo sguardo scuro.
“ Tu sei…sei quel bambino che sta sempre per conto suo e non
parla con nessuno, vero? Tutti dicono che sei strano.”
Gli rivelò abbassando lo sguardo la bambina. Il bambino
sorrise ancora, un sorriso che ad Harry parve calcolato o soddisfatto, non
seppe identificarlo con chiarezza.
“ Io sono un mago, è per questo che tutti hanno paura di me.
Ma io mi dimostro forte e sono indifferente alle loro critiche. Tu, invece, sei
fragile e troppo buona con loro. Dovresti farli soffrire come ho fatto io in
passato, così ti lascerebbero in pace.”
Le parole neutre e determinate di quel bambino sconvolsero
Harry nonostante non mostrasse più di dieci anni, aveva una conoscenza e una
padronanza di sé, da sconvolgere e superare quella di un adulto. Era vagamente
inquietante, tutta quella sua ostentazione di evidente superiorità.
La bambina, invece di spaventarsi a quelle parole, lo
osservava ammirata e profondamente colpita da lui.
“ Da oggi, starai sempre con me, fino a quando non ce ne
andremo da qui.”
“ E poi, quando ce ne saremmo andati? Mi abbandonerai?”
Chiese ansante la bambina, terrorizzata alla sola idea,
aggrappandosi al suo braccio con entrambe le mani, come se fosse l’unica sua
boa di salvataggio, a quell’esistenza di soprusi.
“ Certo che no. Tu sarai la mia compagna, per sempre, finché
vivrò.”
Disse con aria solenne, quasi perentoria, come se le stesse
facendo firmare un patto di sangue, a cui lei non poteva e non voleva
sottrarsi. La bambina trasse un sospiro di sollievo, sorridendo beata. Il
ragazzino, tuttavia, non ricambiò il suo sorriso, limitandosi a sedersi accanto
a lei, che lo guardava come se fosse il centro del suo universo.
“ Guarda cosa faccio.”
Le disse, prendendo un piccolo sassolino e stringendolo nel
piccolo pugno e quando lo riaprì, il sasso non c’era più ma, al suo posto,
c’era uno scarafaggio nero e lucido, che agitò le antenne sottili e le zampette
pelose, per poi spiccare il volo, ronzando.
La bambina lo osservò posarsi sul tronco di un albero
spoglio, per poi puntare lo sguardo meravigliato sul suo nuovo amico, che
rimase serio e freddo di fronte alla sua palese gioia.
“ Che bello! Voglio farlo anch’io!”
“ Lo farai. Tu sei piena di magia. Diventerai potente.”
“ Come te?”
Gli chiese, trepidante, avvicinandosi a lui, che la raggelò
con uno sguardo fulminante.
“ No. Io sarò più forte. Lo sono già.”
Disse, dimostrando ancora una volta una conoscenza presente
e futura di sé che non aveva uguali. La sua mente era fin troppo lucida e
razionale per un bambino così piccolo. Ancora una volta, Harry scosse la testa
incredulo, osservando Erin, che guardava la strana coppia, quasi ipnotizzata.
La bambina, quasi accettando il suo ruolo inferiore nei suoi
riguardi, silente e mansueta, gli sorrise, posando il capo sulla sua spalla
destra, cingendogli il braccio con entrambe le mani.
“ Va bene. L’importante è che non mi lascerai, come i miei
genitori.”
“ I tuoi genitori sono stati degli stupidi. Non hanno capito
il tuo potenziale. Io invece si. Per questo non ti lascerò andare via da me,
mai. In cambio del tuo potere, io farò in modo di proteggerti, sempre.”
Le disse, ma non per rassicurarla, Harry lo sapeva molto
bene, ma per mettere in rilievo una parte fondamentale del loro patto. Quello
che cercava quel bambino non era un’amica, ma una servitrice.
Ma la bambina non si curava dei doppi sensi espliciti delle
sue parole, sospirando e sorridendo soddisfatta della sua nuova posizione, stringendosi
ancora di più a lui, che non si ribellò alla sua stretta.
“ Come ti chiami?”
Gli chiese, ora più tranquilla e rilassata. Si sentiva già
protetta e al sicuro, per questo da un tono remissivo ed impaurito, era passata
ad uno più colloquiale e leggero.
“ Allen.” Harry vide Erin sussultare e sporgersi verso i due
bambini, ansiosa di conoscere il resto del suo nome.
“ Ma tu puoi chiamarmi con il mio nome. Nessuno lo conosce,
a parte le suore. Tu sola potrai farlo, nessun altro, ricordatelo bene.”
“ E qual è il tuo nome?”
Gli domandò la bambina, in un sussurro emozionato. Il
bambino si voltò a guardarla e, a quella diretta vicinanza con il suo volto, la
bambina arrossì nuovamente.
“ Ian. Ian Allen.”
Erin cadde in ginocchio, guardando con occhi spalancati il
bambino, colta da un affanno improvviso. Harry le si fece vicino, affiancandola
e posandole una mano sulla spalla sinistra. Harry sospettato da tempo che quel
bambino che la Bane aveva deciso di mostrarci nel suo ricordo, era il padre di
Erin e si stupì che, a quella giovane età, la sua mente, sicuramente munita di
un’intelligenza brillante, ragionasse come un mago oscuro a tutti gli effetti.
E visto che si trattava di un ricordo
della Bane, quella bambina malnutrita, piena di contusioni, dal visino delicato
e dai lunghi capelli neri non poteva che essere…
“ Io sono Cassandra. Cassandra Bane.”
Il ricordo terminò in una tormenta di fumo grigiastro, segno
che tutto stava mutando. Erin era rimasta ancora inginocchiata, completamente
paralizzata dalla sorpresa. Si riebbe solo quando si ritrovò in uno scenario
che Harry non riconobbe, ma che lei doveva trovare familiare, visto che si levò
dal pavimento in pietra levigata, appena apparso sotto i loro piedi, osservando
i lisci muri in granito, le statue di una fenice e di uno scorpione che si
contendevano il primato di uno stemma vuoto, in una nube di marmo color panna,
al centro di un giardino ricco di betulle e margherite bianche, disseminate qua
e là, in piccoli ma rigogliosi cespugli, fra i ciuffetti di erba smeraldina,
che si intravedeva fra le larghe arcate di un portico. Tra i lunghi corridoi,
c’erano ragazzi e ragazze in divisa, nere e rosse, nere, blu e argento, che
camminavano e chiacchieravano allegramente, a gruppi piccoli o numerosi.
“ Questa è Woodgreen, Harry.”
Lo informò Erin, estasiata alla prospettiva di essere
ritornata alla sua scuola.
“ Deve essere la Woodgreen ai tempi della Bane.”
Disse Harry, scrutandosi intorno, per individuarla fra la
folla di studenti.
“ Già. E’ tutto così simile al presente.”
Harry vide un gruppetto di ragazzi della Fenicerossa
scostarsi dal centro del corridoio, per lasciar passare un trio dello
Scopioneblu, composto da due ragazzi e una ragazza, che camminava al centro,
con aria spavalda e rideva seducente, evidentemente ad una battuta del suo
vicino. Erano alti più dei ragazzi che avevano superato. Molto probabilmente
erano all’ultimo anno di scuola.
Harry non ebbe difficoltà a riconoscere la Bane, in quella
ragazza elegante nella sua divisa nera e blu. Le lunghe gambe erano avvolte
dalle inconfondibili calze a rete larga, i capelli neri e sciolti, meno lunghi
rispetto a quelli della Bane adulta, ondeggiavano sulle sue spalle ad ogni suo
piccolo movimento. Gli occhi scuri e penetranti erano sempre gli stessi, forse
meno velati di gelo e, sicuramente, avevano abbandonato del tutto l’insicurezza
della bambina maltratta dai suoi compagni di collegio. La bocca rossa era
stiracchiata in un sorriso divertito, che accentuava la sua pallida bellezza. I
due ragazzi che camminavano con lei, disposti ognuno per lato, erano entrambi
alti, magri e dal fisico asciutto, nonostante i muscoli pronunciati di quello
di destra e quelli appena visibili di quello di sinistra, sotto la camicia,
sbottonata fino all’inizio del petto, senza cravattino, di un colore argenteo
che esaltava quello castano scuro dei suoi capelli, ordinatamente scomposti.
“ Che giornata stressante. Tre ore di Trasfigurazione e una
di Difesa! Facevano prima a dirci di volerci morti.”
Disse il ragazzo dalla pelle olivastra, con un brillantino
luccicante al lobo dell’orecchio destro e con splendenti occhi ametista. Harry
ed Erin sussultarono, entrambi sorpresi nel riconoscere in quel diciassettenne
ironico, il mago oscuro che li aveva aggrediti nella Sala Grande di Hogwarts.
Pur sapendo di compiere un gesto inutile, i due ragazzi si
scostarono al loro passaggio, per poi seguirli, affiancandoli. Harry si mise al
fianco di Sylver, mentre Erin a quello che doveva essere un giovane Ian Allen,
ai tempi della scuola. Erin lo osservava in un misto tra la curiosità e la
commozione.
“ Sei sempre il solito brontolone, Sylver. Dovresti imparare
da Ian. E’ stato lui a prendere Eccezionale
al compito di Trasfigurazione della Waltor. E tu sai, quanto sia severa nel suo
giudizio.”
Disse la Bane, lanciando ad Ian uno sguardo infuocato di
ammirazione. Sylver sembrò irritarsi a quella sua occhiata, tanto che sbuffò
contrariato, spingendo poco amichevole Ian da un lato, come se volesse
allontanarlo dalla Bane.
“ Allen, sei un vero secchione. Dovresti cominciare a farti
una vita, invece di passare tanto tempo sui libri.”
Gli disse falsamente ironico, questa volta, Sylver, le iridi
viola attraversate da un bagliore rosso di vendetta.
“ Meglio passare la vita sui libri, che essere ignorante e
rincitrullito come lo sei tu, Sylver.”
Gli rispose sulle rime Ian, con tono neutro e gelido, senza
nemmeno degnarlo di uno sguardo.
Quest’ultimo si accigliò, fumante di rabbia ed arrossendo di
sdegno, che si tramutò in gelosia, quando vide la Bane ridere di gusto,
gettandosi su di lui, aggrappandosi al suo braccio con entrambe le mani,
ricoprendogli la spalla con i suoi fini capelli lisci, come in una colata di
pece.
“ Ian ha ragione, Sylver. Dovresti cominciare a studiare
seriamente, come fa lui, altrimenti finirai in mezzo ad una strada, a
mendicare, perché nessuno vorrà far lavorare un mago, senza alcun titolo di
studio.”
Sylver sbuffò ancora a quelle parole, offeso e contrariato e
fu con rabbia che le rispose:
“ Be, almeno potrò avere tutte le ragazze che voglio e non dovrò accontentarmi
di una petulante e inacidita zitella come te, Cassandra.”
Non ebbe neppure finito di parlare, che venne schiantato
direttamente in giardino, in messo ai cespugli di margherite, dallo
schiantesimo prodotto dalla bacchetta di Ian, che scavalcò il porticpo con un
balzo agile, schiacciando la punta della sua bacchetta sulla guancia di Sylver,
che rimase pietrificato a terra da un Pietrificus
Totalus lanciatogli contro dalla Bane, simultaneamente con lo Stupeficium di Ian.
“ Non azzardarti mai più ad offendere Cassandra, Sylver.
Perché, casomai ci sarà una prossima volta, prima ti faccio torturare da lei e
poi ti uccido io, chiaro?”
Lo minacciò Ian, gli occhi nocciola taglienti come la punta
di un iceberg.
“ Ben detto, Ian. Credo che il concetto gli sia entrato in
testa molto bene, non è vero, maschilista incattivito?”
Gli chiese la Bane, picchiettandole la punta del naso con il
dito indice della mano destra, divertendosi della sua condizione.
“ Dai, Ian. Andiamo.”
Lo invitò seducente la Bane, trascinandolo lontano dal corpo
pietrificato di Sylver, che mugugnò impossibilitato a parlare, lanciando dardi
infuriati dagli occhi ametista roteanti.
“ E’ un imbecille. Ma perché sprechiamo il nostro tempo con
lui?”
Gli chiese la Bane, camminando sottobraccio ad Ian, le mani
nascoste nelle tasche dei pantaloni scuri, lo sguardo fisso davanti a sé.
“ Perché è un imbecille abile e capace, nonostante non si
impegni. Ci potrebbe servire, in futuro.”
La Bane lo osservò, attenta.
“ Vuoi forse dire, che hai intenzione di accettare la sua proposta.”
Harry sapeva che qualsiasi proposta avessero fatto ad Ian,
non era certo partita da Sylver, ma da qualcuno di esterno alla loro comitiva.
“ Perché? Tu no?”
Le chiese, voltandosi ad ipnotizzarla con lo sguardo. La
Bane non divenne rossa d’imbarazzo come le era successo da piccola, di fronte
alla vicinanza con il suo viso, ma sostenne i suoi occhi scuri, cercando quasi
di leggergli dentro, attraverso i suoi neri e profondi.
“ Io farò solo quello che deciderai tu, lo sai, Ian.”
Gli disse, con intensità nella voce così priva di calore,
nella loro realtà, arrestandosi insieme a lui. Ian alzò un angolo delle labbra,
in un sorriso ammiccante, che gli donava molto.
“ Lo so, Cassy, lo so. E di questo, te ne sarò sempre grato.
Sei sempre stata leale e sincera, con me.”
Le disse, allungando una mano, ad accarezzarle il viso. La
Bane socchiuse gli occhi, abbandonandosi al suo tocco.
“ Ma non ci sarà mai niente, tra noi. Voglio che questo ti
sia chiaro fin dall’inizio.”
La Bane sbarrò i grandi occhi neri, osservandolo incredula,
lasciando spazio, subito dopo, alla delusione.
“ Perché Ian? Dimmi perché.”
Gli disse, accorata. Ian si staccò dalla sua stretta,
lasciando che il palmo della sua mano scivolasse via dalla sua pelle.
“ Perché io non so amare.”
Le rispose, allontanandosi da lei, camminando verso il
nascere della foresta, abbandonandola in balia del vento carezzevole della
primavera.
Lo scenario soleggiato cambiò, cedendo il posto ad uno cupo,
lugubre e gocciolante di pioggia. Si trovavano in una caverna, con le pareti
ruvide come il guscio di una conchiglia. Gocce umide, provenienti dall’esterno,
penetravano dagli anfratti, riempiendo il silenzio irreale che aveva inglobato
anche spettatori estranei come Harry ed Erin. Ricominciarono a respirare, solo
quando una la luce di una bacchetta li investì in pieno volto. Si voltarono di
scatto, spaventati, nonostante sapessero di essere solo pallide ombre, in
confronto ai lineamenti nitidi di Ian e della Bane, che avanzavano sicuri,
verso il fondo della grotta.
Erano cresciuti, come testimoniava l’accenno di barba
incolta del giovane i capelli più lunghi della Bane. Avevano mantelli da
viaggio sulle spalle e scope nella mano sinistra, libera dalla bacchetta, che
sorreggevano nelle dita della destra. Evidentemente, erano reduci da un lungo
viaggio sotto il temporale che infuriava all’esterno, di cui Harry riusciva a
sentire distintamente, i ruggiti dei tuoni prodotti dal cielo tetro, e come del
resto, testimoniavano gli abiti zuppi e i capelli bagnati dei due. Quelli di
Ian, al contatto umido con la pioggia, si erano arricciati in larghe onde
crespe, mentre quelli della Bane, rimanevano incredibilmente in ordine, lisci e
dritti come sempre.
“ Credi che ci siamo?”
Gli chiese in un sussurro quasi sacro, accostandosi a lui,
le luci della bacchetta ad illuminare le pareti spoglie e raggrinzite.
Cercavano qualcosa, forse un passaggio. Harry ed Erin li seguirono per quelli
che gli parvero, finché, quasi alla fine del cunicolo roccioso, Ian si bloccò
davanti ad un’ampia insenatura, tastandola con le dita.
“ E’ questa. La porta è questa.”
Disse Ian alla Bane, che annuì decisa, deglutendo, in
trepida attesa.
Ian alzò la bacchetta, la punta spenta, il suo viso
concentrato illuminato dalla fioca luce di quella della Bane. Picchiettò con la
sua in vari punti, quasi a formare un simbolo strano e dopo una formula
incomprensibile, pronciata da lui a bassa voce, un leggero terremoto scosse la
grotta, che tremò per qualche secondo. Subito dopo, la parete di roccia nera si
sbriciolò davanti ai loro occhi, creando la strada ad un nuovo,impensabile
corridoio naturale, oscuro anch’esso.
“ Andiamo.”
Incitò Ian ad una Bane all’erta, precedendola nel cunicolo.
Il passaggio era così stretto che li costringeva ad avanzare in fila indiana,
facendosi largo fra le sporgenze taglienti di alcune rocce esterne alla pareti,
camminando di lato o strisciando come serpenti, in alcune insenature
soffocanti.
Finalmente, dopo un’avanzata faticosa, fuoriuscirono da quel
claustrofobico passaggio, spalancando gli occhi, sorpresi, di trovarsi in un
ampio salone di un’antica dimora inglese. Un lampadario stile barocco, pendeva
dal soffitto di roccia levigata, un tappeto persiano ricopriva il pavimento
modellato, un grande tavolo in legno scuro, a forma rettangolare, primeggiava
al centro della sala, con solo tre sedie elaborate a costeggiarlo.
“ Benvenuti.”
Li accolse una voce di donna, profonda, ma con una nota
sibilante. Harry si guardò intorno, in cerca della proprietaria e non gli fu
difficile individuarla, attirato da un bagliore argenteo, proveniente da
qualcosa di niveo.
Una donna, alta e dalla figura longilinea, apparve davanti
ai nuovi arrivati, ed Harry confuse quello che doveva essere un lungo strascico
a balze, i suoi lunghi capelli ondulati e neri più di quelli della Bane. Erano
dello stesso colore della notte, priva di qualsiasi luce, che sia di stelle che
di luna.
Avanzava lenta e misurata, scendendo una ripida scalinata di
pietra, la mano dalle dita lunghe e sottili, che ricordavano vagamente le zampe
di un grosso ragno. Sarebbe potuta definirsi nuda, se non fosse stato per il
vestito di merletto nero, che le ricopriva come una pellicola sottile, il corpo
giovane di donna matura. Sembrava una fata oscura, bellissima quanto temibile.
I suoi grandi occhi color rubino, li esaminarono
attentamente e la sua bocca rosso vermiglio, si scuse dolcemente, emettendo un
lieve sospiro. La sua pelle era bianca come la neve e fredda come quest’ultima.
“ Vi stavo aspettando.”
Disse, continuando un discorso mai iniziato. Ian e la Bane
la osservavano attenti e decisi.
La donna sorrise ad entrambi, levando la mano destra verso
Ian, sfiorandogli con il dorso delle dita il viso dall’espressione dura.
“ Ian Allen. Il tuo potere è grande, quanto la tua prossima
leggenda.”
Ian inclinò il capo in un leggero inchino. La donna spostò
lo sguardo dalle ciglia socchiuse, verso la Bane, che non si scostò quando le
accarezzò una ciocca di capelli umidi, facendoli scorrere nell’incavo delle
dita, per tutta la loro lunghezza.
“ Cassandra Bane. La tua magia è pari alla tua bellezza:
incommensurabile, ma instabile.”
Le disse, ricevendo un nuovo inchino. La donna, che doveva
essere una strega di grande potere, si allontanò di tre passi da loro,
soppesandoli con lo sguardo.
“ Io sono Lady Zara. Da oggi, apprenderete la vera arte
della magia, accrescendo il vostro potere, superandone i confini che la mente
umana ha imposto ad essi. Io sarò la vostra insegnante e voi i miei allievi. In
seguito, per ricompensarmi, diverrete miei servitori. Vi assicuro che sotto la
mia guida, non avrete di che gioire della vostra vita. Accettate?”
La Bane guardò prima Ian, che annuì deciso, secco. Lo aveva
già deciso e sembrava ansioso di cominciare. Quando risposero, lo fecero in
coro:
“ Si.”
Lady Zara sorrise, soddisfatta.
“ Bene. Cominciamo.”
Lo scenario cambiò di nuovo. Ora si trovavano al di fuori
della caverna, in una valle desolata ed arida, circondata da montagne alte e
ripide. I rami esili e lunghi di un albero spoglio, dal tronco obliquo, posto
sulla cima di un dirupo profondo, si
muovevano incessantemente, schiaffeggiati dal vento freddo dell’inverno
prossimo. Accanto ad esso, c’era un uomo, dai folti capelli castano scuro, ammantato
di nero. Una donna si smaterializzò era la Bane. Dovevano essere passati alcuni
anni. La Bane era una donna adulta, adesso, bellissima come sempre, più pallida
della Bane dei ricordi passati, tanto che il nero dei suoi capelli, sembrava
essersi scurito di più. Erano cresciuti, visto che apparivano lunghi fino alla
base della schiena. Non era molto diversa da quella del presente, ma forse
ancora meno glaciale nello sguardo, nonostante in quel ricordo, sondasse il
paesaggio circostante, con la freddezza che le era propria.
Si avvicinò ad Ian, incurante del vento che lo travolgeva in
tutte le direzioni. Il suo mantello si gonfiò e si sgonfiò sul suo corpo,
accarezzando la gamba destra della Bane, che indossava un vestito dalla
profonda scollatura a ‘V’, ma insolitamente lungo fino alle caviglie.
Anche Ian era cambiato. Con il passare degli anni, il suo
giovane volto era maturato nei tratti, accentuando il suo fascino, e la barba
scura ed incolta, era diventata leggermente più folta, ricoprendogli le guance
e solcandogli il mento e l’incavo tra il labbro superiore e il naso.
I capelli gli erano cresciuti fino al mento, in larghe onde
che gli incorniciavano il volto virile, oscurandogli parte dell’occhio sinistro
e la fronte.
“ Ian, non farlo.”
Gli disse, inflessibile. Ian sorrise al vuoto.
“ Lo hai saputo, allora.”
“ Me lo ha detto Sylver.”
“ Quell’idiota…non sa mai quando tacere.”
Disse, stizzito.
“ L’ho convinto io, a dirmelo.”
Gli rivelò, impaziente di cambiare discorso.
“ Ian, rinuncia, ti prego.”
Lo implorò la Bane, non rinunciando all’indifferenza nella
voce.
“ E’ troppo forte. Non puoi sconfiggerlo.”
Continuò, incalzando il silenzio di Ian.
“ Non dipende da me, lo sai. E poi, non voglio rinunciare.”
Disse, spostando lo sguardo intenso e color nocciola, così
simile a quello di Erin, che lo osservava ansiosa, non capendo ciò che
angustiava la Bane e rendeva più determinato che mai, Ian.
“ Zara vuole che sia io, a eliminarlo. Mi ha dato la guida
dell’operazione. Non posso deluderla.”
“ Hai paura di deludere lei, invece che me?”
Gli chiese astiosa la Bane, avvicinandosi a lui, ignorando
il vento che le frustava il viso, con i capelli.
“ Si. Lei è più importante.”
La Bane si vide visibilmente colpita dalle sue parole
inflessibili, guardando davanti a sé, seguendo un punto rosso e lontano
all’orizzonte, tinto dei colori arancio e dorati del crepuscolo.
Il puntino rosso si ingrandì sempre di più, finché non
divenne sempre più riconoscibile. Erin sussultò, sorpresa. Era la fenice Derek,
che si posò sul braccio destro del suo proprietario, che gli picchiettò la
testa, con l’indice della sinistra. Derek emise un verso musicale gioioso, in
risposta al suo tocco scherzoso.
“ Verrai con me, stanotte?”
Le chiese ad un tratto Ian, senza guardarla. La Bane sospirò
pesantemente e, dopo attimi eterni di silenzio, quasi rassegnata, gli rispose
con voce sconfitta:
“ Si, come sempre.”
Un nuovo ricordo si pose davanti al loro sguardo. Doveva
essere il successivo a questo, visto che la durata del suo formarsi, era stata
molto più breve delle altre.
Era notte inoltrata, la luna piena splendeva alta nel cielo.
Ian, la Bane, Sylver ed altri personaggi incappucciati, uno
dei quali aveva una corporatura grossa e corpulenta, simile a quello di un
troll di montagna e, in effetti, puzzava
come uno di loro, erano disposti in fila, con loro tre al centro. Dovevano
essere i capi. Guardavano un punto indefinito di una foresta i cui contorni, ad
Harry, parvero familiari. Era la Foresta Proibita di Hogwarts. Quella
consapevolezza, fece crescere il batticuore all’interno del suo petto. Entrambi
i ragazzi trasalirono, quando si materializzarono personaggi che, specialmente
ad Harry, erano molto familiari, ma che sapeva essere morti.
Riconobbe Bellatrix Lestrange, l’espressione folle, i ricci
neri ribelli, forse più nutrita di quanto ricordasse, nel pieno della sua
potenza. C’era il biondo Dolohov, rigido e compito. Un uomo corpulento, che
Harry sapeva essere Avery. Poi c’erano Yaxley, Mulciber, Travers, Lucius Malfoy
e molti altri di cui Harry conosceva solo i nomi o solo i volti.
“ E voi, chi sareste? Nuovi reclutanti nelle schiere
dell’Oscuro Signore?”
Chiese deliziata Bellatrix, facendosi avanti.
“ Non di certo, visto che abbiamo intenzione di ucciderlo.”
Disse Ian, inflessibile e gelido. Bellatrix, come anche
molti Mangiamorte, strabuzzarono gli occhi, trucidandoli con il solo sguardo,
per poi ridere di gusto. Lestrange fu una delle prime.
“ Che follia, voler uccidere l’Oscuro Signore di questi
tempi. È come una condanna a morte certa, fissa sul capo.”
“ Ben detto, Lucius. Evidentemente i signori non sanno di
quale grande potenza è munito il nostro signore.”
Aggiunse Dolohov, schermendoli irrisorio.
“ Non grande come quella della nostra signora, Lady Zara.”
Disse Sylver.
“ Lady Zara?”
Disse una voce sibilante, fredda e tagliente. I mangia morte
ammutolirono, Bellatrix si scostò al passaggio di una figura incappucciata,
alta ed umana, nonostante i tratti sfumati del viso che si intravedeva
nell’ombra del cappuccio.
Harry si portò istintivamente la mano destra a tastarsi la
cicatrice a forma di saetta sulla fronte e l’antica rabbia lo assalì
incomprensibilmente, dato che era stato lui stesso, solo l’anno scorso, a porre
fine alla morte di Lord Voldemort. Ma il ricordo della Bane era così vivo, da
averlo coinvolto come se quella fosse stata la realtà.
Erin allungò una mano, ad afferrargli un braccio,
sorridendogli comprensiva. Harry fu assalito dalla vergogna. Che stupido,
pensò, doveva essere lui ad incoraggiarla, dato che stava vivendo il passato di
suo padre, un passato che lo vedeva un mago oscuro fatto e finito, a
sostenerla, non il contrario.
Ricambiò il sorriso incerto, imponendosi di mantenere la
calma e di osservare la scena, come un semplice spettatore imparziale.
“ Credevo fosse stata sigillata in un iceberg, in Antartide,
relegata ai margini del mondo magico, sotto decisione piena del consiglio del
Ministero.”
“ Infatti lo era, ma adesso è viva e pronta a dominare il
mondo magico, sottoponendolo ai suoi voleri.”
Lo informò Ian, quasi controvoglia. Gli occhi rossi di
Voldemort lo sondarono da sotto il cappuccio, osservandolo a lungo, interessato
le sue labbra bruciate, si tesero in un sorriso.
“ Ah, capisco. E immagino che tu…”
Disse, indicandolo con la bacchetta sfoderata.
“ Debba assumerti l’arduo compito di uccidermi.”
“ Esatto.”
Rispose Ian, stanco dei convenevoli cosa che Voldemort non
mostrava affatto. Anzi, sembrava quasi divertito dalla situazione.
“ Sei forte e determinato, ragazzo.”
“ Hai dimenticato ambizioso. Perché vedi, Voldemort, quando
io ti avrò ucciso non solo mi guadagnerò la fiducia assoluta di Lady Zara, ma
avrò anche il privilegio di guadagnarmi l’onere di aver sconfitto il più grande
mago oscuro del mondo.”
“ Ma che bravo. Be’, allora, cosa stiamo aspettando?”
Chiese, quasi cordiale, Voldemort, ingaggiando una lotta
all’ultimo sangue con Ian mentre la Bane, Sylver e gli altri loro compagni e i
Mangiamorte, iniziarono a combattere, senza esclusione di colpi.
Ian riuscì a fronteggiare Voldemoert con destrezza, che
sembrava stimolato dal combattimento. Ma ben presto, Ian cadde a terra,
sconfitto, ferito gravemente al fianco. Perdeva molto sangue. Voldemort lo
guardava dall’alto, gli occhi rossi scintillanti sotto il cappuccio, il sorriso
malefico a stirargli le labbra.
La Bane, che stava combattendo contro Bellatrix, si voltò
verso di loro, inorridendosi a quella vista.
“ NO!”
Urlò, insieme ad Erin, che si portò le mani alle labbra,
quando Voldemort fendé l’aria con la bacchetta, pronto a scagliare una
maledizione senza perdono.
Harry prese Erin e le nascose il viso nel suo petto. Non
voleva che vedesse Voldemort uccidere suo padre, come aveva fatto con i suoi
genitori. Come aveva potuto la Bane mostrarle quella scena terrificante? Era
davvero così spregevole?
Improvvisamente, tutto tacque ed Harry sentì una mano
afferrargli la spalla destra, trascinandolo al presente.
Erin singhiozzava sulla sua poltrona, il volto fra le mani.
Harry vide la Bane della realtà, scrutarlo al di là della scrivania della
Preside McGrannitt.
“ Come ha potuto? Come ha potuto mostrarle quel ricordo? E’
stato davvero un colpo spregevole.”
“ Calmati.”
Gli disse fredda.
“ No, non voglio calmarmi! Si rende conto, del peso di ciò
che le ha mostrato? Lei è davvero una persona insensibile, priva di coscienza,
di…”
“ Basta, Harry.”
Gli disse Erin, che aveva smesso di piangere e che ora
guardava con occhi arrossati ma decisi, una imperturbabile professoressa Bane.
“ Lo ha fatto? Lo ha ucciso lui? Voglio saperlo, me lo dica.
Lei era lì, deve aver visto.”
La Bane rimase in silenzio, a soppesarla superiore, per poi
risponderle.
“ No. Ian non è stato ucciso da Voldemort.”
Harry la guardò sorpreso, come Erin. Entrambi, erano
convinti del contrario.
“ Ma, allora, chi…”
“ Non ha importanza.” La interruppe bruscamente la Bane,
circolando la scrivania, aprendo la porta:
“ Ciò che è importante, è che tu abbia visto che uomo fosse
tuo padre e chi serviva. Il resto, non ha alcuna importanza.”
“ Lo ha per me! Io voglio sapere chi ha ucciso mio padre,
perché scommetto che sia lo stesso che ha ucciso mia madre. Io voglio conoscere
tutta la verità, non solo una parte.”
“ E per cosa? Prova a spiegarmelo.”
Disse astiosa la Bane, facendola arretrare sorpresa per
l’intensità del suo sguardo.
“ Cosa vorresti fare? Provare a vendicarti, forse? E a che
servirebbe. Tuo padre e la tua santa madre, non torneranno dal mondo dei morti,
per farti un applauso.”
La Bane sospirò, cercando di ritornare alla sua normale
imperturbabilità.
“ E adesso, sparite. Tutti e due. Tornate ai vostri
dormitori. È tardi.”
Disse, trascinandoli fino alla rampa di scale che conduceva
alla Casa di Grifondoro, per poi svoltare l’angolo e ritornare al proprio
studio personale. Era notte fonda, il castello taceva.
Harry ed Erin rimasero per un po’ inerti, senza parlare,
confusi ancor più di prima.
“ Harry.”
Lo richiamò Erin, strappandolo ai suoi pensieri.
“ Tu chi credi sia stato? Lo hai capito?”
Harry la osservò a lungo, prima di rispondere. Scosse la
testa, addolorato.
“ Al momento no, Erin, mi dispiace.”
Erin sospirò, pesantemente.
“ Pensavo che almeno tu…”
Disse, per poi tacere, rimanendo immobile.
“ Su, vieni, è tardi. Andiamo a dormire. Domani ci
ragioneremo, insieme.”
La rassicurò, Harry, porgendogli la mano. Erin la osservò,
per poi guardarlo negli occhi speranzosi, sorridendogli, sincera, afferrandola
e stringendola affettuosa e riconoscente.
“ Si, hai ragione.”
Detto questo, salirono le scale, diretti al loro dormitorio.
Angolo dell’autrice.
Buonasera a tutti e a tutte voi, amici e amiche di
EFP! Scusate il ritardo, ma ho appena finito di scrivere il nuovo capitolo! Non
sono particolarmente convinta del risultato ottenuto, comunque spero vi piaccia
e che vi abbia schiarito un po’ le idee!!!XD
Avete visto il film??? Io si!!! Mi è piaciuto
tantotantotantotantotanto…tantissimissimissimo, insomma!!!^__^***
Ed ora passiamo ai…
Ringraziamenti a…
Sydelle Keat: Ciao,
Sydelle! Come stai? Io benissimo! Ti è piaciuto il capitolo??? Un po’ confuso,
ma pieno di rivelazioni, non trovi? Grazie mille per i tuoi commenti e
complimenti, sei sempre molto gentile e spiritosa! Credo che le tue molteplici
domande abbiano trovato una giusta risposta, non credi? Ti piace Sykver? Uhm,
mi fa piacere! Del resto, essendo la narratrice, mi piacciono tutti i
personaggi che creo, buoni o cattivi che siano! XD Ma figurati, mi piacciono le
recensioni lunghe!XD Bacissimi e a
presto, Fuffy91!^__^*
Mattamaty: Ciao,
Mattamaty! Hai visto poi il film?? A me è piaciuto tantissimo, davvero!! Tutte
le scene, nessuna esclusa! Bellobellobello!!XD Hai 17 anni?? Giovane, rispetto
a me!XD Dai, scherzo, siamo più o meno coetanee!XD
Ti è piaciuto il capitolo?? Sylver non l’avevi
apprezzato, ma spero che i nuovi ti siano graditi!XD Fammelo sapere presto!
Grazie mille per il tuo commento! Baci baci, Fuffy91!^__^*
Beuzz94: Ciao, mia
carissima Beuzz! Come va? Ti è piaciuto il capitolo?? Spero di aver soddisfatto la tua curiosità sul ricordo
della Bane, o in questo caso, è meglio dire ricordi! XD Grazie mille, come
sempre, per i tuoi commenti e i tuoi complimenti! Baci baci e a presto,
Fuffy91!^__^*
Un ringraziamento speciale a tutti voi che leggete,
che avete messo la mia storia tra le preferite, le seguite e le storie da
ricordare! Baci baci, Fuffy91! ^__^*
Prossimamente a…
Sabato prossimo, come sempre! Esattamente, 4 Dicembre
(OMG, già dicembre!! Sento già le campanelle di Natale!XD)!!! Baci baci,
Fuffy91!^__^*
^_________________________________________________^***
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
Capitolo9
Il giorno dopo quell’estenuante notte di rivelazioni, Harry
alzò lo sguardo dal cuscino, stropicciandosi gli occhi, girandosi di lato, con
l’evidente intenzione di ricominciare a dormire. Era stanco, terribilmente
stanco e provato. L’immagine di Voldemort con la bacchetta levata verso il
padre di Erin, Ian Allen, lo aveva perseguitato in tutti i suoi sogni confusi,
incubi in cui Ian diventava Erin, poi Erin diventava Voldemort, nel momento in
cui lui si precipitava ad aiutarla, e così via, in uno scambio di ruoli
continuo ed incessante.
Gemette, rassegnato. Ormai la sua mente era tornata attiva,
tanto valeva aprire gli occhi ed affrontare quella nuova giornata. Non aveva
nemmeno finito di formulare quel pensiero che, inforcati gli occhiali, si
ritrovò al centro dello sguardo dei suoi migliori amici, entrambi in pigiama e
con il volto pallido.
“ Ciao. Già svegli? Sono solo…”
Harry si sporse dal letto, afferrando l’orologio d’oro
ammaccato sul comodino.
“ Le otto e mezza?! Perché non mi avete svegliato? Arriveremo
in ritardo a Incantesimi.”
Li osservò sbalorditi, puntando lo sguardo smarrito
soprattutto su Hermione, sorprendendosi del suo comportamento negligente.
Dopotutto, era il nuovo Caposcuola!
Hermione abbassò il viso, percorrendo con le dita, le
cuciture della coperta rossa.
“ Be’, abbiamo pensato che…date le circostanze…”
“ Si, insomma, dopo ieri sera…”
Continuò Ron.
“ Ieri notte, vorrai dire. Sei tornato piuttosto tardi,
Harry.”
Lo rimproverò quasi, Hermione.
“ Mi avete aspettato?”
“ Si, fino a tardi. Ma, credo che siamo andati a dormire
giusto qualche minuto prima, che tu ritornassi.”
Gli rispose Ron, passandosi una mano fra i capelli,
sorridendogli lievemente, quasi mortificato. Ad Harry sfuggì un sorriso,
ammorbidendosi sul cuscino. Ormai, le ore di Incantesimi, erano andate.
“ Avanti, forza. Sputate il rospo.”
Hermione fu la prima a bombardarlo di domande. Era evidente
che fosse ansiosa di conoscere la verità dei fatti, almeno quanto Erin.
“ Cosa vi ha detto la Bane? E’ tanto grave? Il padre di Erin
era davvero un mago oscuro? E cosa c’entra Voldemort con lui? Si, lo so che si
tratta di Voldemort, altrimenti perché la Bane avrebbe voluto che fossi
presente anche tu? Insomma, cosa ti ha detto, riguardo al padre di Erin? Era un
Mangiamorte?”
Harry sospirò, prima di risponderle.
“ Bene, dunque, andiamo per ordine. È piuttosto complicato.
La Bane non ci ha detto niente, fammi finire.” Bloccò una protesta di Hermione,
mentre Ron la invitava a calmarsi e a lasciarlo parlare.
Quando si fu rasserenata, Harry ricominciò:
“ Ma ci ha fatto vedere
tutto.”
Ron ed Hermione lo guardarono confusi.
“ Vedere? In che senso?”
Gli chiese Ron.
“ Attraverso i suoi ricordi, utilizzando il Pensatoio. Ci ha
mostrato una montagna di ricordi, legati a lei e al padre di Erin, da quando
erano piccoli, fino alla loro maturità.”
Harry si bloccò, alla vista dei loro volti sbigottiti.
“ Cioè…ci stai dicendo che la Bane e il padre di Erin…”
Iniziò Ron, incredulo, seguito da Hermione, lo sguardo
aggrottato.
“ Si conoscevano.”
Harry annuì.
“ Di più. Erano amici, amici molto stretti. Vivevano in
simbiosi, l’uno con l’altra. C’era…”
Cercò di spiegarsi bene Harry, muovendosi sul posto, lo
sguardo incatenato a quello dei suoi amici, le mani che gesticolavano, cercando
di dare forma e ordine ai pensieri del loro proprietario.
“ C’era una specie di rapporto di vassallaggio tra di loro.
Ian, il padre di Erin, era il padrone, quello che comandava, quello forte,
determinato, freddo e deciso nelle sue scelte. La Bane, invece, era il
vassallo, colei che si preoccupava di lui e stava sempre al suo fianco, in ogni
momento, in ogni luogo, ricevendo in cambio protezione e riguardo. Si sono
conosciuti in un collegio di suore. Si sono capiti subito. Dovevate vederlo,
Ian. Faceva paura, da bambino. Non ho mai visto un ragazzino così cosciente di
sé, delle sue possibilità, della sua magia. Aveva già capito di essere un mago
e sapeva come e quando sfruttare il suo potere su di sé e sugli altri. A dieci
anni, già ragionava come un adulto. A pensarci bene, era peggio di Riddle.”
Hermione rabbrividì a quelle parole, chiedendogli, subito
dopo, esitante:
“ Quindi…Quindi Ian era…”
Harry annuì.
“ Si. Sylver ha detto il vero. Era un mago oscuro, molto
potente.”
Hermione trasalì, mentre Ron la consolava, cingendole le
spalle e strofinando il palmo della mano lungo il suo braccio sinistro.
“ Come? Come è possibile?”
Gli chiese, subito dopo, Ron, guardandolo apprensivo. Harry
scosse il capo.
“ Purtroppo è così. L’ho visto con i miei occhi. Però, non
era un Mangiamorte. Anzi, voleva uccidere Voldemort, ma solo perché voleva
essere considerato migliore di lui. ovviamente, non c’è riuscito.”
Hermione si ridestò dai suoi pensieri, sporgendosi verso di
lui, ansiosa, gli occhi castani sgranati.
“ Vuoi dire, che Voldemort lo ha…?”
Harry negò, prima che finisse, facendola rilassare.
“ No. A detta della Bane, che era presente allo scontro, non
è stato lui ad ucciderlo.”
“ Quindi, è probabile che sia ancora vivo, è così? E’ questo
che voleva far capire ad Erin?”
Gli domandò Ron, sorridendo speranzoso.
“ No. Lei è convinta che Ian sia morto.”
“ Ma non è sicura.”
Aggiunse Hermione, affermando non chiedendo. Harry la
comprese. D’altronde, era già diventata molto amica di Erin. Voleva vederla
felice, in qualche modo.
Harry sospirò, ammorbidendo le spalle.
“ Purtroppo, lo è, invece. Credo sia stata anche testimone
della sua morte. Credevo che volesse far vedere ad Erin come fosse morto,
quando ha duellato contro Voldemort, visto che ci ha letteralmente strappato
dal suo ultimo ricordo e conoscendo l’antipatia che nutre nei suoi confronti.
Oppure…”
I suoi occhi verdi brillarono di un nuova consapevolezza, il
bagliore inconfondibile di una persona che è appena venuto a conoscenza di una
grande verità. Un barlume di ragione, che Ron ed Hermione avevano imparato a
leggere nello sguardo del loro amico, nel corso degli anni.
Lo videro levarsi in piedi, lo sguardo limpido fisso verso
un punto indefinito della stanza, ma lontano mille miglia.
“ Harry?”
Lo richiamò Hermione, ancora seduta sul ciglio del suo
letto, l’espressione crucciata di una ragazza preoccupata.
“ Ho capito!”
Esclamò ad un tratto, osservandoli euforici.
“ Adesso mi è tutto chiaro!”
Ron ed Hermione si scambiarono un’occhiata interrogativa,
prima che Ron gli chiedesse, esitante:
“ Si, grandioso. Ma, cosa hai capito?”
Harry sghignazzò, prima di risedersi, questa volta accanto
ad Hermione, portando lo sguardo prima sull’una e poi sull’altro.
“ Prima di buttarci fuori dallo studio della McGrannit, la
Bane ha detto ad Erin che la cosa più importante, era stata quella di averle
mostrato il comportamento in vita di suo
padre e chi lui serviva.”
Hermione e Ron continuavano a non capire.
“ Non capisco, Harry. Dove vuoi arrivare?”
Gli chiese Hermione, confusa.
“ Hermione, chi Ian serviva, capisci?! E’ stata lei, ne sono
sicuro, ci scommetto la bacchetta. Ah, come ho potuto non accorge mene prima?
Era evidente, ce lo ha mostrato apposta, per farcelo capire. Forse ho sbagliato
a giudicarla male. In fondo non è così perfida.”
Concluse, ritrovandosi nuovamente in piedi. Ron ed Hermione
erano rimasti impietriti nella stessa posizione statica in cui li aveva
lasciati.
“ Harry, ma di chi stai parlando? Della Bane? Credi sia
stata lei a uccidere Ian?”
“ Cosa? No! No, la Bane non avrebbe mai ucciso Ian. Lo venerava
come un dio. No, è impensabile.”
“ Già, e poi perché, secondo te, Ron, avrebbe mostrato a sua
figlia i ricordi che l’accumunavano a lui? Sarebbe stata un’assurdità o,
almeno, un tocco di cattivo gusto. Ha ragione Harry: non è così perfida.”
Harry fu felice che almeno Hermione stava tornando a
ragionare, seguendo il filo dei suoi pensieri. Lo shock della rivelazione che il padre di Erin avesse
seguito la via del male, la stava abbandonando.
“ Ma, allora, chi è stato a eliminarlo?”
Domandò Ron, innervosito dalla sua stessa confusione.
“ E’ stata Lady Zara.”
Disse Harry, guadagnandosi l’attenzione scioccata di
entrambi, che si voltarono a guardarlo simultaneamente. Fu incredibile l’ondata
di verità con cui, la formulazione a voce di quel pensiero che da più di dieci
minuti lo assillava, lo travolse. La soluzione era lì, a portata di mano, ma
lui era stato accecato da così tante rivelazioni scottanti sul conto di Ian e
assalito dall’ansia di consolare Erin, nel caso di un suo crollo emotivo, che
non era riuscito a pensare con lucidità
al vero colpevole di tutta quella meschina faccenda. Del resto, era partito
prevenuto che, la sua presenza accanto ad Erin, il suo ruolo di secondo
protagonista ai flash-back mentali della Bane, fosse dovuta al fatto che fosse
stato Voldemort il carnefice di Ian. Ma, il diniego deciso della stessa Bane,
al suo ritorno alla realtà, lo avevano freddato più del suo sguardo glaciale,
annegandolo nell’oscurità mentale immediatamente successiva. Ma ora, alla luce
del giorno, insieme all’appoggio di Ron ed Hermione, che continuavano a
guardarlo interrogativi, tutto gli era diventato improvvisamente chiaro. Il
velo scuro nella sua mente si era alzato, lasciandolo ragionare lucidamente e
senza intoppi.
“ Chi?”
Chiesero in coro Ron ed Hermione e quella semplice domanda
bastò a smuoverlo dai suoi pensieri.
“ Lady Zara. Da quello che ho capito, deve essere stata la
maestra di Ian e della Bane, dopo Woodgreen. Si, hanno frequentato entrambi
quella scuola di magia. Non è un caso che Erin, del resto, l’abbia frequentata,
mettendola in primo piano, rispetto ad Hogwarts. Facevano parte della Casa
dello Scorpioneblu.”
“ Ma Erin è della Fenicerossa. Come è possibile che suo
padre, appartenesse all’altra Casa?”
“ Be’, non è un obbligo far parte della stessa Casa, di cui
hanno fatto parte i tuoi genitori, un tempo. Pensa a Sirius, Hermione. Tutta la
sua famiglia, a partire dai suoi antenati, erano di Serpeverde, e lui, invece,
è finito a Grifondoro. Questo, ti dimostra che non tutto deve seguire un ordine
logico e prescritto, giusto Harry?”
Chiese il suo parere Ron, appoggio che Harry gli diede,
annuendo, nonostante non trovasse che quell’argomento fosse quello che più
premeva al momento. Hermione lo liquidò immediatamente, ma inconsciamente, per
non ammettere che Ron avesse ragione e lei torto, Harry questo lo sapeva bene e
anche Ron, visto che sorrise divertito subito dopo, quando lei si riallacciò al
discorso precedente, l’espressione quasi stizzita.
“ Si, d’accordo. Comunque, l’importante è scoprire chi sia
questa Lady Zara. Tu lo sai, Harry? Lo hai scoperto?”
Fu Harry, questa volta, ad osservarla stupefatto.
“ Be’, in verità, pensavo che tu avessi qualche informazione
in più. Tutto quello che so, ve l’ho detto.”
Hermione strabuzzò gli occhi, meravigliata.
“ Scusa, e per quale motivo hai creduto che io ne sapessi
qualcosa in più di te?”
Harry abbassò per un attimo lo sguardo, imbarazzato.
“ Be’, ho pensato che l’avessi sentita nominare da qualche
parte, in uno dei tuoi libri, magari. Storia della Magia, ad esempio.”
Hermione rise, unendosi al sorrisino di Ron, quando disse:
“ Be’, Harry, sono contenta che tu mi consideri un pozzo di
sapere…”
Iniziò, ironica, facendo scoppiare a ridere Ron, che non
riuscì a trattenersi, e sghignazzare divertito, suo malgrado, Harry.
“ Ma non so chi sia, questa Lady Zara. Non l’ho ma sentita
nominare.”
Concluse, eppure Harry notò una certa incertezza nelle sue
parole, come se non ne fosse convinta al cento per cento. Ma, magari, era solo
una sua impressione.
“ Daniel dov’è?”
Chiese all’improvviso, notando solo in quel momento la sua
assenza, testimoniata dal suo letto vuoto.
“ E’ andato a lezione con Mary ed Erin.”
Gli rispose Ron, scrollando le spalle.
“ Erin è andata a lezione?”
Domandò, quasi a sé stesso che a uno dei due, stupito.
Hermione sospirò, arricciando con le dita i ciuffetti di capelli castani che
fuoriuscivano dalla sua treccia.
Hermione sospirò, combattuta.
“ Ho provato a convincerla a non andare, ma lei ha
insistito. Dice che studiare le tiene impegnata la mente.”
Sorrise lievemente, suo malgrado, forse al ricordo recente.
“ Come l’hai trovata? Triste? Provata?”
Le chiese in un mormorio Ron, anticipandolo. Hermione
sospirò di nuovo, questa volta più a lungo e pesantemente.
“ Non lo so. Non mostra nulla, al momento. Ma, questa
mattina, quando mi sono svegliata, ho visto le sue guance rigate di pianto,
nonostante dormisse.”
Disse, rattristandosi. Harry deglutì, cercando di
inghiottire quell’improvviso ostruzione che gli impediva di respirare.
“ Immagino, sia molto più che provata. La scoperta di aver
avuto un padre votato alle forze oscure, deve averla stupita e delusa, in un
certo senso. D’altronde, chi avrebbe mai potuto pensare che il padre di una
ragazza così solare, coraggiosa e piena di bontà, potesse essere un mago
oscuro?”
“ Non credo sia solo questo, ad averla delusa, Hermione.”
Disse in un bisbiglio Harry, udibile quanto bastava per
attirare la loro attenzione.
“ E cos’altro, se non questo?”
Disse Ron, afferrando la mano destra di Hermione, stretta a
pugno, sciogliendone le dita ed intrecciarle dolcemente con le sue.
“ Credo che, in cuor suo, Erin sperasse che lui fosse ancora
vivo.”
Disse convinto. Entrambi trasalirono, stupiti.
“ Perché dici questo?”
“ Pensaci, Hermione. Erin sapeva che sua madre era morta,
perché aveva la testimonianza certa di Nonna Jo, la donna che l’ha allevata. Ma
di suo padre, cosa sapeva? Solo il nome e il fatto che fosse morto. Ma come
poterne essere certa, se nessuno, nemmeno Nonna Jo, ha saputo dirglielo con
cruda certezza? E’ ovvio che in lei, si sia insidiata la speranza che suo padre
potesse essere ancora vivo e che avesse mandato Derek, la sua fenice, per
vegliare su di lei. E’ un pensiero che avrei fatto anch’io, se solo tutto il
mondo magico non fosse stato testimone della morte di entrambi i miei genitori.
E’ una protezione naturale, immagino.”
Sia Ron che Hermione ammutolirono davanti alla sua sottile
sensibilità. Del resto, entrambi avevano quasi dimenticato che Harry poteva
capire meglio di chiunque altro Erin, ed era questo lo stesso motivo che lo
legava a lei, in modo così profondo. Erano diventati immediatamente amici,
complici dello stesso dramma, con cui avevano dovuto condividere per anni, fin
dalla loro nascita.
Fu Ron a rompere il silenzio, con un lieve mormorio:
“ Si, hai ragione Harry.”
In seguito, tutti e tre ritornarono ai loro pensieri. Fu
così che Ginny, tutta trafelata e vestita con la divisa scolastica del
Grifondoro, li trovò, quando si fermò sul ciglio dell’entrata della camera dei
ragazzi, appoggiandosi alla parete rocciosa, ansimando, per ritrovare il suo
naturale respiro.
Harry si voltò ad osservarla, meravigliato.
“ Ginny?”
La richiamò, intimamente felice di rivederla.
“ Vi ho cercato dappertutto. Ma dove eravate finiti?”
Li aggredì quasi, nello sguardo la stessa espressione di
Mamma Weasley quando era infuriata.
“ Scusaci.”
Si scusarono in coro i tre ragazzi, remissivi. Ginny,
ritornando a respirare normalmente e scrollandosi i lunghi capelli rossi,
ributtandoli dietro le spalle con un gesto secco del capo, disse:
“ Va bene, fa nulla. Comunque, Harry devi venire con me. La
McGrannit vuole vederti nel suo ufficio.”
Lo informò, quasi preoccupata all’idea. Harry si unì alla
sua ansia. Se la McGrannit voleva vederlo, non c’era nulla da rallegrarsi. Era
evidente che il colloquio privato, annunciava l’arrivo di cattive notizie.
Harry capì che Ron ed Hermione erano giunti alla stessa conclusione, prima
ancora di scrutare i loro visi pietrificati ed impalliditi. Harry si sforzò di
sorridere per rassicurarli.
“ Ok, va bene. Mi vesto subito, Ginny.”
Ginny annuì, ritornando in Sala Comune, ad aspettarlo.
Hermione a seguì alla porta.
“ Bene, vado a vestirmi anch’io. Se faccio in fretta,
arriverò puntuale almeno alla lezione di Erbologia. Ron, vestiti anche tu. Ti aspetto
in Sala Comune.”
Disse sbrigativa, dando una fuggevole occhiata ad Harry,
prima di scomparire dietro la porta.
Harry e Ron si osservarono, trepidanti.
“ Non è per nulla buona, questa faccenda, lo sai?”
Harry annuì, consapevole.
“ Si. Ma ormai ci siamo dentro. Tanto vale andare avanti e
vedere che succede.”
Concluse, sorridendo. Ron si unì al suo sorriso, scuotendo
la testa e cominciando a togliersi la maglia del pigiama marrone.
“ Sei incorreggibile, amico. Per una volta che potevamo
goderci tranquilli un anno privo di incombenze, soffocati dall’ansia di salvare
il mondo da un pazzo scatenato, ancora una volta, ci tocca…”
“ …salvare un’amica in difficoltà e, forse, non escludendo
noi stessi e il resto del mondo. Lo so, Ron. Be’, se è troppo per te, puoi
sempre ritirarti.”
Fu inevitabile il sorriso che si formò sulle sue labbra,
come anche il cuscino che gli arrivò dritto in faccia.
“ Ma finiscila. Ormai, salvare il mondo è diventato un
lavoro a tempo pieno, per noi. Sarebbe insensato ritirarmi, proprio ora che
comincia a piacermi.”
Concluse, sorridendo ironico. La risata che Harry sentì salirgli
in gola, sgorgò liberatoria dalla sua bocca.
Indossati i soliti jeans e infilate scarpe e divisa
scolastica, si precipitò in Sala Comune seguito da Ron, trovando Hermione e
Ginny sedute alle loro poltrone preferite, accanto al camino spento. Si
avviarono insieme fino a un certo tratto, per poi lasciarsi all’incrocio che
conduceva all’uscita del castello, e quindi alle serre. Harry e Ginny li
salutarono con tutta l’allegria che riuscirono a manifestare, ma l’espressione
ansiosa di Hermione perseguitò Harry fino a quando non arrivarono davanti al Grifone
in pietra.
“ Buona fortuna, Harry. Mi raccomando, cerca di controllare
i nervi.”
Lo raccomandò Ginny, abbracciandolo e baciandolo sulle
labbra. Harry cercò di ricambiare il bacio con tutta la tenerezza e la passione
che lei gli manifestava. Poi, continuando a stringerla a sé, una volta
distaccatosi dalle sue labbra, le sorrise il più sincero possibile.
“ Farò quel che posso.”
La rassicurò, facendola sorridere. Dopo un bacio sulla
fronte e un’ultima carezza lungo la schiena e i capelli lisci, Harry la salutò
e la seguì con lo sguardo, mentre
ritornava indietro, fino a quando non imboccò l’angolo.
In seguito, sospirando, salì i gradini del Grifone, dopo
aver esclamato la parola d’ordine, per evitare di far aspettare ulteriormente
la McGrannit e, una volta davanti alla porta d’ingresso in legno dell’ufficio
della Preside, bussò tre volte con il dorso della mano destra chiusa a pugno.
“ Avanti.”
Lo invitò la voce solenne della McGrannit, che Harry, una
volta spalancato la porta, trovò di spalle, il viso e lo sguardo affilato
rivolto al paesaggio, stranamente assolato quel giorno, dietro la finestra.
Si voltò ad osservarlo, la bocca rosea e sottile piegata in
una linea dura ed inflessibile. Harry deglutì non era di buon umore.
“ Ah, Potter! Finalmente. Cominciavo a credere che ti fossi
smarrito nei corridoi del castello, di cui conosci tutti i passaggi segreti, a
memoria.”
“ Ho fatto il più in fretta possibile, professoressa.”
“ Si, va bene. Chiudi la porta, per favore, e vieni a
sederti. Devo parlarvi.”
Harry si bloccò, confuso e sorpreso, prima di sedersi su una
delle poltrone dall’altro lato della scrivania.
“ ‘Parlarvi’?”
Fu il turno della McGrannit di osservarlo stupefatta e
accigliata.
“ A te e alla signorina Allen, Potter. Non l’hai vista,
seduta accanto alla tua sedia?”
Harry si voltò, seguendo l’indicazione impartitagli dalla
mano della McGrannit, scontrandosi con lo sguardo scuro di Erin, pallida e con
un accenno di rossore negli occhi color nocciola. Eppure, lo accolse con un
sorriso luminoso, che non arrivò subito agli occhi spenti da ieri sera.
“ Ciao, Harry.”
“ Erin, ciao. Che ci fai qui?”
Le chiese, sedendosi finalmente sulla poltrona, ignorando,
non certo intenzionalmente, la McGrannit, che continuò ad osservarli
conversare, senza fare alcuna piega.
“ Ginny mi ha detto che la Preside ci aveva convocato nel
suo studio. Io sono venuta subito, ma tu ti sei fatto un po’ desiderare.”
Gli rispose, concludendo con una note ironica, a cui lui
rispose con un sorriso.
“ No, non è così. Ginny non riusciva a trovarmi. Non sono
andato a lezione questa mattina.”
Erin annuì.
“ Si, Daniel mi ha detto che russavi ancora, quando è sceso
a colazione.”
“ Ehi! Io non russo!”
Esclamò falso indignato Harry, facendola ridere lieve.
“ Ah, non è quello che mi ha detto lui.”
Harry sbuffò, facendola ridere ancora più sonoramente e
questa volta, si unì a lei.
La McGrannit si schiarì la voce, riportando la sua
attenzione su di lei.
“ Vi ho convocato entrambi, perché mi preme farvi partecipe
di una cosa che ho appreso dall’inizio dell’anno, ma che ho preferito tenere
all’oscuro.”
Harry ed Erin la osservarono attenti e seri e quando la
McGrannit si accertò della loro piena attenzione, nel bagliore trepidante che
vedeva tremolare nei loro sguardi, continuò, sedendosi nella poltrona della
Preside, con movimenti lenti e misurati, la stessa lentezza e misurazione che
Harry, come Erin del resto, sentiva trapelare dalle sue parole.
“ Non è un caso, quest’anno, che abbia preso la decisione di
stabilire un gemellaggio tra la scuola di Hogwarts e quella di Woodgreen. La
Preside Taylor mi ha scritto quest’estate, mettendomi a parte di un fatto grave
e rilevante.”
Una pausa, in cui poggiò i gomiti della superficie legnosa
della scrivania, intrecciando le dita delle mani, quasi in preghiera. Harry ed
Erin attendevano che proseguisse, silenziosi.
“ Ha ricevuto una lettera, anonima ovviamente, in cui c’era
scritto che la signorina Allen, quest’anno, cioè al compimento del suo
diciasettesimo compleanno…”
Un’altra pausa ricca di suspense, in cui la McGrannit chiuse
gli occhi per una frazione di secondo, come a farsi coraggio, traendo un debole
sospirò, abbassando l’incrocio delle sue mani, rivelando la sua bocca
dischiusa, che tremò leggermente quando disse:
“ Sarebbe stata rapita e portata altrove. Il dove non è
stato specificato dal mittente.”
Harry ed Erin rimasero privi di respiro per attimi che
parvero eterni. Harry ricominciò a respirare, riavendosi dalla sorpresa, solo
quando Erin le chiese, con voce ferma:
“ Avete scoperto chi è stato a inviare la lettera?”
La McGrannit negò.
“ No, o perlomeno non ancora. Stiamo facendo il possibile
per scoprirlo, ma abbiamo delle ipotesi, che potrebbero rivelarsi certezze. La
Preside Taylor, ad ogni modo, ha preferito depistare il mittente della lettera
minatoria, chiedendomi di improvvisare un’improbabile gemellaggio fra le due
scuole di magia. Ovviamente, non potevamo spostare un unico studente della tua
classe, così abbiamo pensato di includerla tutta, inserendo anche studenti
della Casa dello Scorpioneblu. Con la protezione degli insegnanti qualificati
di Hogwarts e due fra i migliori di Woodgreen, la tua incolumità doveva essere
garantita. Ma, ahimè, così non è stato. Ieri, molto più in fretta di quanto
credevamo, un mago oscuro di grande potenza si è introdotto ad Hogwarts,
sbaragliando le nostre difese e ti ha aggredito, ferendoti non certo
superficialmente. ”
Era ovvio che quel ricordo recente, la rendeva furiosa, come
testimoniavano i suoi occhi stretti e lucidi e le nocche bianche delle sue dita
sottili, strette in una morsa.
“ La professoressa Bane ha voluto mostrare a te e a Potter i
suoi ricordi passati, per renderti partecipe della situazione. D’altronde, non
c’era altro da fare, dopo l’attacco di Sylver.”
“ Lei lo conosce, professoressa?”
Le chiese Harry, interrompendola, suo malgrado. Ma la
McGrannit non se la prese, annuendo, quasi stanca.
“ Si. Del resto, quei ricordi li ho visti anch’io Potter,
prima di voi due.”
“ Lei lo sa, vero professoressa? Chi ha ucciso mio padre.”
La voce di Erin trapelava un sentore di desiderio quasi
assassino e questo Harry riuscì a capirlo, ma non si astenne dal biasimarlo. La
Bane aveva ragione. La vendetta non le avrebbe ridato i suoi genitori, ma la
verità dei fatti premeva più di qualsiasi cosa.
Certo, lui aveva ucciso Voldemort, vendicando non solo i
suoi genitori, ma anche tutti coloro che la sua bacchetta aveva sterminato
senza riguardo. Ma lui non aveva avuto alcuno scelta. Non che non lo desiderasse,
dargli una lezione, ma lui era destinato ad ucciderlo, lui stesso lo aveva
scelto come suo successore, era una cosa a cui non aveva potuto sottrarsi. O
lui o nessun altro.
Ma Erin? Aveva una scelta? Certo, lei era libera di
scegliere, se vendicare o meno i suoi cari. Ma al suo posto, si chiese, lui
cosa avrebbe fatto? Harry sospirò, ammettendo la verità. Lo stesso, avrebbe
fatto la sua stessa scelta, pur sbagliata ed ingiusta potesse sembrare. La
rivalsa di un amore negato e ferito nel profondo, è difficile da domare o da
far tacere. Lui lo sapeva molto bene e anche Erin, ne era convinto. Ma era
anche vero che un atto di violenza, anche se eseguito per volere di giustizia,
era soltanto da biasimare.
La McGrannit la scrutò a lungo, riflessiva, prima di
risponderle.
“ Si, credo di saperlo.”
Questa volta, fu il turno di Harry di guardarla sconcertato.
“ Davvero? Allora me lo dica. Voglio saperlo.”
Le chiese, ansiosa ed appassionata insieme.
La McGrannit si alzò, dirigendosi all’armadio che Harry
conosceva molto bene e che Erin aveva imparato a conoscere solo ieri. Prese il
Pensatoio e lo mise, come la Bane, davanti ai loro occhi, sulla scrivania.
Prese una boccetta di vetro, la svitò e versò il liquido argenteo nel bacile,
che vorticò incessante, ma più dolcemente, rispetto alla reazione ai ricordi
della professoressa di Difesa.
“ Guarda con i tuoi occhi. Questo ricordo appartiene a una
persona che ti è stata molto vicina nella tua vita e che ha consegnato questi
suoi ultimi memoriali alla Preside Taylor, prima di morire. Avresti dovuto
capire, a questo punto, a chi mi riferisco.”
Erin si alzò dalla sedia, trepidante e meravigliata.
“ Nonna Jo.”
La McGrannit annuì. Harry increspò lo sguardo. Non riusciva
a capire cosa centrasse Nanna Jo, in quel momento, con la situazione di Erin.
Ma tutto gli fu chiaro, quando si immerse insieme a lei nel bacile incantato.
Cadde nel Pensatoio e si ritrovò accanto ad Erin, estasiato
alla vista di un paesaggio tanto verdeggiante quanto rigoglioso. In mezzo al
verde degli alti alberi secolari, all’ombra di un’alta quercia, sorgeva una
piccola casetta in mattoni rossi e tegole di terracotta, graziosa come in un
quadro impressionista. Nel piccole cortile, al di là della staccionata verde
giada, sventolavano lenzuola di cotone bianco latte. Era una giornata calda e
soleggiata e il vento fischiava allegro fra le fronde degli alberi, facendo
dondolare lo stelo delle violette in fiore.
Erin avanzò, guardandosi intorno con espressione estatica.
“ Questa è casa mia.”
Mormorò, quasi fra sé. Harry le si avvicinò, stupito.
“ Davvero? Abiti qui?”
Le chiese, più deliziato che sorpreso. Era un posto
incantevole in cui vivere. Erin annuì, mentre un sorriso le si dipinse in volto.
“ Si, è qui che ho sempre vissuto. Mi domando dove sia Nonna
Jo. In fondo, questo è il suo ricordo. Vieni, andiamo in cortile.”
Lo incitò Erin, prendendolo per mano e trascinandolo al di
là della piccola staccionata, arrestandoci accanto a due lenzuola, che smisero
di muoversi quando il vento cessò. Fu lì che la videro. Nonna Jo era seduta su
un piccolo sgabello di legno, di forma rotonda. Era bassa, ma non tarchiata,
nonostante le piccole braccia molli e robuste, le gambe divaricate dai piccolo
piedi, nascosti in scarpette a punta col tacco, rosse come i mattoni della
casetta. A larghe strisce orizzontali nere e vede foglia erano le calze che
indossava, la tunica scollata nera che a mala pena celava la mole del suo
ventre e il seno pesante e il cappello a punta, malandato e con una tocca a
pois, di colore rosso, che le cadeva sul viso, riparandolo dai raggi del sole,
completava il quadro divertente di un’anziana e corpulenta signora che si
spacciava per una strega.
Harry non poté fare a meno di sorridere, quando Nonna Jo,
russando rumorosamente, scostava da sé con il respiro la visiera del cappello,
rivelando due piccoli occhi chiusi, il brillio di un paio di lenti ovali, in
bilico sul naso a patata. Erin, invece, rise senza ritegno, osservandola più da
vicino.
“ Povera Nonna Jo. Faceva sempre così, nelle giornate
assolate, soprattutto in estate. Si sedeva sul suo sgabello e russava per ore e
ore, fino al tramonto.”
Erin rise ancora, prima di osservarla con sguardo
nostalgico.
“ La mia cara Nonna Jo. Mi voleva bene, a modo suo. Avrei
voluto fartela conoscere, Harry. L’avresti adorata.”
Gli disse poi, con voce sonora e allegra. Harry le sorrise.
“ Ne sono sicuro.”
Erin ricambiò il suo sorriso, prima di veder spuntare dalla
piccola porta in legno, una figura inaspettata, completamente opposta a quella
di Nonna Jo.
La prima cosa che colpì Harry, fu quella cascata di capelli mossi
color biondo grano, che luccicarono d’oro, ai bagliori del sole. Era una donna,
vestita con un vestito rosato, l’ampia gonna fluttuante, lunga fino al
ginocchio e lo scollo ovale, che mettevano in risalto le forme aggraziate del
corpo snello. Gli occhi grandi ed espressivi, azzurri come l’acqua di una
sorgente, scrutarono il volto addormentato di Nonna Jo, una volta che,
lentamente e in punta di piedi, la giovane donna le si era avvicinata,
alzandole il cappello dalla fronte e sorridendo luminosa e divertita del suo
sonno pesante.
Erin si era scostata velocemente, quando la donna
sconosciuta si era avvicinata a Nonna Jo, sgranando gli occhi, incredula,
arretrando fino ad affiancarlo.
Anche Harry era rimasto colpito da quella strana apparizione
e si chiese chi mai fosse quella donna? Si arrischiò a chiedere ad Erin se la
conoscesse, ma lei scosse il capo, continuando ad osservarla, rapita. Eppure
quegli occhi, quel sorriso, ad Harry sembravano così familiari da fargli
nascere il pensiero di averli già visti su un altro viso, un un’altra bocca,
magari dalle labbra meno pronunciate delle sue, più piccole, più increspate.
Improvvisamente, fu colto da una folgorazione. Guardò Erin, guardò la donna,
che cominciò ad affaccendarsi accanto alle lenzuola, stendendone delle altre,
togliendo e riponendo in una cesta quelle asciutte, canticchiando fra sé,
ritornò a guardare Erin.
Il taglio degli occhi, quel sorriso lieve che aveva il
potere di rischiarare l’intero viso…non c’erano dubbi. Quella era la madre di
Erin.
Le sue supposizioni, si rivelarono certezze, quando Nonna
Jo, borbottando, si svegliò, guardandosi intorno circospetta. Quando vide la donna,
le sue labbra si incresparono e i suoi vispi occhi verde scuro brillarono di
rincrescimento.
“ Deborah! Che cosa stai facendo?”
Le chiese, con voce roca ed indispettita. La donna, per
nulla sorpresa dal suo tono brusco quanto il suo risveglio improvviso, continuò
a piegare lenzuola e a metterle nella cesta.
“ Credo sia evidente Nonna Jo.”
Disse, mentre stendeva un altro lenzuolo, questa volta
azzurro. Erin si era pietrificata al suono del suo nome, lo stesso di sia
madre. Ed ora, quasi senza crederci, guardava interessata ed estasiata quel
volto sorridente.
“ Sto stendendo al sole le lenzuola bagnate.”
Continuò, con voce leggera e soffice come il cotone.
Nonna Jo sbuffò, alzandosi traballante e non con qualche
difficoltà, dallo sgabello in legno, che scricchiolò minaccioso, ma non si
ruppe.
“ Si, ma, potresti farlo benissimo con la magia. Sei o non
sei una strega? Comportati come tale, accidenti!”
Disse, quasi risentita del suo poco uso della magia. Deborah
sorrise, per nulla risentita.
“ Nonna Jo, lo sai che non mi piace usare la magia, per cose
che posso fare benissimo con l‘uso delle mani.”
Le rispose dolce, quasi come una madre che rimprovera il
bambino scontento. E fu con la stesso identico scontento, che Nonna Jo si
avvicinò a lei, con passo lento, strofinandosi con il palmo inguantato della
mano destra, la schiena ricurva.
“ Be’, cosa credi?! Lo farei anch’io, se questa maledetta
schiena mi lasciasse vivere in pace.”
Disse, gemendo di dolore, forse troppo teatralmente, mentre
cercava di rimettersi in posizione eretta. Deborah rise divertita, nascondendo
il volto nelle lenzuola, finché la sua espressione mutò radicalmente, divenendo
seria, mentre quella di Nonna Jo si fece vigile e attenta. Entrambe avevano lo
sguardo puntato verso un punto indefinito del prato, forse lo stesso in cui
Harry ed Erin erano apparsi, invisibili.
Improvvisamente, mentre il vento si alzò di nuovo, più forte
di prima, fischiando stridulo tra gli alberi e lenzuola quasi volarono via
dalle corde dondolanti, si smaterializzò una figura nera e pallida, atterrando
nell’erba, raggomitolata su sé stessa.
Quasi senza pensarci su, Deborah lasciò cadere a terra il
cesto delle lenzuola asciutte, che teneva con entrambe le mani, precipitandosi
accanto alla persona semi svenuta al suolo.
“ No, ferma!”
La richiamò Nonna Jo, fermandola con la bacchetta,
immobilizzandola a metà strada. Solo i lunghi capelli biondi, si muovevano
smossi dal vento.
“ Non ti avvicinare a quella creatura. Sarebbe un grave
errore farlo, credimi.”
Le disse, grave.
“ Nonna Jo, è ferito, io devo…”
“ Taci, non dire idiozie! Quell’uomo emana una potente aurea
malefica. E’ stato contaminato dal male più oscuro. Lo percepisco a questa
distanza, nonostante sia debole e quasi in fin di vita. E non dirmi che non la
senti anche tu, perché mentiresti!”
Deborah rimase in silenzio, ancora bloccata dall’incantesimo
immobilizzatore di Nonna Jo.
“ Lasciami andare, Nonna Jo.”
Le disse, con voce inflessibile, quasi dura. L’anziana donna
sembrò titubare, prima di abbassare definitivamente la bacchetta, sciogliendo
l’incantesimo che la teneva imprigionata, sospirando, mentre la vedeva correre
accanto all’uomo, che si rivelò essere Ian Allen, sporco di fango e di sangue
incrostato, che sgorgava a fiotti nella profonda ferita al fianco destro.
“ Fa come vuoi bambina. Ma ricorda le mie parole: se lo
curerai, lui non ti ringrazierà comunque. Quindi, tanto vale lasciarlo morire.”
Deborah non le rispose, cercando di tamponare la ferita
sanguinante di Ian, mentre lo trasportava, questa volta con l’uso della magia,
dentro casa.
Quando la vide scomparire dietro il primo corridoio, Nonna
Jo si abbandonò a un nuovo sospiro rassegnato.
I contorni del ricordo vorticarono e si confusero in
nebbioline colorate, fino a che non prese vita, davanti ai loro occhi, un nuovo
ricordo, più vivido del precedente.
Ian giaceva a torso nudo su un letto matrimoniale, le
coperte azzurre erano state tirate fino ai piedi del letto di una piccola
camera dalle pareti laccate di bianco, con un armadio in legno di faggio a due
ante, due comodini dello stesso materiale, uno scrittoio e un ampio specchio
ovale, molto semplice, nell’angolo, ad incorniciare il tutto. C’era solo una
piccola finestra quadrata, posta al di sopra del letto, con tendine trasparenti
rosate e due vasi di margherite e rose bianche a profumare l’ambiante.
Deborah era china sul mago ferito, ripulendolo con una
pezzuola bagnata in una bacinella, ricolma d’acqua calda fumante. Ian sussultò
inconsapevole al contatto con la sua pelle e la stoffa rovente, trasalendo e
gemendo ad occhi chiusi. Preoccupata, Deborah gli tamponava le tempie, la
fronte e la bocca, inumidendola più volte. Poi gli lavò il petto e con estrema
cura la ferita al fianco, che aveva smesso di sanguinare.
Harry notò che la sua pelle era segnata da molte cicatrici,
alcune ancora fresche e lividi giallastri, quindi in via di guarigione, erano
sparsi un po’ ovunque, chiazzando la sua
pelle pallida.
“ Non si rimargina.”
Mormorò Deborah a una Nonna Jo, seduta sulla sedia dello
scrittoio, lo sguardo attento e per nulla compassionevole, rivolto alla coppia.
“ Ci ho versato sopra un’intera boccetta di dittamo, ma
sembra insufficiente. Non è cambiato nulla. La ferita è ancora nera ed
incrostata.”
“ E’ magia oscura, quella che l’ha provocata. Ci vorrà più
di un’intera cisterna di dittamo, per rimarginarla.”
Disse con noncuranza Nonna Jo.
“ Almeno non sanguina più, e gli organi vitali sono intatti,
fortunatamente.”
Disse, sorridendo lieta Deborah, continuando ad imbevere la
pezzuola nell’acqua calda e a strofinare le braccia, la gola e il petto di Ian,
come per riscaldarlo.
“ E’ inutile che ti affanni. Morirà.”
Disse sprezzante Nonna Jo.
“ Smettila, Nonna Jo. Non fai che ripeterlo da questa
mattina. Sembra quasi che glielo stai augurando.”
Disse, rimproverandola Deborah, continuando nel suo
estenuante lavoro di cura.
“ Non ti sembra, lo è. E dovresti farlo anche tu, visto che,
quando guarirà o se guarirà, ci
ucciderà in meno di due secondi.”
Deborah la ignorò, ricominciando a versare dittamo sulla
ferita, che emise un fumo nero e spaventoso, come se ci avesse buttato sopra
dell’acido.
“ No, non lo farà.”
Nonna Jo sbuffò.
“ Be’, pensala come vuoi. Poi non venirti a lamentare con
me, se proverà ad ucciderti non appena aprirà gli occhi. Perché è quello che
farà. E’ la sua natura.”
Disse, alzandosi sempre barcollando dalla sedia, dirigendosi
alla porta. Si voltò a guardarla affaccendarsi intorno ad un Ian tremante e
semi incosciente, sull’uscio dell’entrata, sbuffando e scuotendo la testa,
borbottando, mentre si allontanava:
“ Cocciuta di una ragazza!”
Il ricordo cambiò e se ne formò subito un altro, recente
rispetto a quello passato.
“ Te lo avevo detto, che ti avrebbe aggredita! Te l’avevo
detto di lasciarlo sull’erba, a morire! Te l’avevo detto che avrebbe provato ad
ucciderti, non appena si sarebbe ripreso! E’ vero o no, che te l’avevo detto?
Rispondi, Debby!”
“ Si, Nonna Jo, me lo avevi detto. Ora spostati, devo
rimetterlo a letto. E’ svenuto di nuovo.”
Disse Deborah, facendo ingresso nuovamente nella sua camera,
completamente irriconoscibile a quella del ricordo precedente. Era ricoperta di
vetri e cocci rotti, le rose e le margherite sparse ovunque, con i dovuti
petali strappati o bruciati, Harry non seppe dirlo con certezza. Le tende della
finestra in pezzi erano ricoperte di buchi e lacerazioni, come il comodino del
lato destro del letto, miracolosamente intatto, a parte uno dei cuscini bucati,
con relative piume a ricoprire il pavimento, rovesciato, come tutto il suo
contenuto. Era palese che si era svolta un battaglia. Harry notò anche una
piccola chiazza di sangue, con un rivolo essiccato che colava lungo la parete
spoglia, e capì che quel sangue apparteneva a Deborah, quando depose Ian sul
letto. Infatti, aveva il sopracciglio destro rotto e le guance ricoperte di
graffi, forse causati dal rimbalzo dei frammenti di vetro.
“ Ma come fai? Come fai a riammetterlo in casa tua e ad
aiutarlo, dopo quello che ti ha fatto? E’ un mago oscuro che non conosce la
pietà, lo vuoi capire o no? Ci riproverà, non appena si sarà risvegliato,
incurante del fatto che sono giorni che perdi il sonno accanto al suo
capezzale, curando le sue ferite e cercando di farlo rimettere. Ti ucciderà,
Deborah!”
Esclamò Nonna Jo, esasperata dalla sua irragionevolezza.
“ Be’, che lo faccia allora!”
Esclamò furiosa la donna, gli occhi azzurri oscurati dalla
rabbia e dalla frustrazione. Nonna Jo ammutolì davanti a quel suo sguardo
infuocato, indietreggiando inconsapevolmente di un passo.
Deborah abbassò il viso a terra, i lunghi capelli biondi le
oscurarono metà volto, la bocca socchiusa ad emettere un pesante sospiro, le
dita della mano destra a massaggiarsi la fronte.
“ Scusami, Nonna Jo.”
Si scusò, sedendosi sulla sedia della scrittoio, ora accanto
al suo letto, dove giaceva un Ian quasi addormentato, sempre a torso nudo, ma
privo delle chiazze dei lividi, scomparsi dalla sua pelle, e un fascio spesso
di bende a cingergli i fianchi, nascondendo la ferita che lo mutilava.
“ Io sono convinta che quest’uomo non sia cattivo, come
vuole apparire. Ho curato il suo corpo, ho percorso e ripercorso tutte queste
cicatrici che segnano la sua pelle, e ho visto dolore nella sua espressione,
nelle notti trascorse a vaneggiare e ad essere torturato da incubi senza
principio né fine. Ho scrutato i suoi occhi, mentre cercava di colpirmi e o
visto sofferenza e tanta, tanta solitudine, oscurata dalla rabbia dell’ignoto.
Non ho provato neppure a reagire ai suoi colpi. Come potevo infierire su di
lui? Posso solo immaginare, quanto terribile e triste sia stata la sua vita,
per condurlo qui, sporco e sanguinante, come se fosse appena uscito da una
lotta intensa e fosse sfuggito, per un soffio, alla morte. E adesso, dimmi
Nonna Jo, come posso non aiutarlo?”
Nonna Jo si avvicinò a lei, stringendole la spalla con una
mano, scuotendola leggermente.
“ Ma perché, bambina? Perché proprio tu?”
Le chiese, frustata. Deborah sorrise, guardandola con quegli
occhi così simili a quelli di Erin.
“ Perché me lo ha chiesto. Prima di svenire, lì fuori, sul
prato, mi ha sussurrato: ‘ Aiutami, ti prego.”
Nonna Jo sbuffò.
“ Ed era quello che volevi, vero?”
Deborah allargò il suo sorriso, prima di bisbigliare, quasi
cantando:
“ Si.”
Il ricordo cambiò di nuovo. Era notte, la luna era l’unica
ad illuminare la piccola camera di Deborah, rimessa a nuovo dopo la breve lotta
fra i due. Nonna Jo, ancora sveglia nonostante l’ora tarda, era seduta nel
corridoio, la porta socchiusa di uno spiraglio, abbastanza ampio da poter
vedere all’interno. Harry capì subito che stava vigilando sulla situazione. Harry
ed Erin la imitarono, spiando con circospezione all’interno della stanza
silenziosa.
Deborah era accasciata sul letto, il viso affondato sulle
braccia intrecciate, i capelli sciolti, biondi e fluenti, le ricadevano sul
viso, accarezzandole le guance come un velo arricciato. Stava dormendo
profondamente. Tutto sembrava tranquillo, finché Harry vide il movimento del
corpo sotto la trapunta azzurra. Ian si era svegliato. Tutti e tre, Harry, Erin
e Nonna Jo sussultarono a quella vista, osservando Ian alzarsi a mezzo busto,
tastarsi il corpo bendato e mezzo nudo, pulito e privo di ferite, eccetto
quella sulla via di guarigione. Si guardò intorno, in cerca di qualcosa.
Harry capì di cosa, quando la prese fra
le dita, esaminandola: la sua bacchetta.
Si voltò di scatto verso Deborah, quando la sentì mugugnare
nel sonno. Si irrigidì alla sua vista, per poi inclinare il viso, osservandola
attento. Nonna Jo volle intervenire quando si chinò su di lei, ma ci ripensò,
quando lo vide riporre la bacchetta sul comodino. Ian osservava Deborah, la
osservava e basta, esaminandola con attenzione, quasi affascinato. Dopo molto
tempo, alzò una mano e la avvicinò al suo volto. Harry lo vide esitare prima di
toccarla, nonostante lei non si fosse mossa di un millimetro. Poi, vincendo
chissà quale paura, le scostò i capelli ondulati dal viso, accarezzandole
delicatamente la guancia e lo zigomo spaccato. Non appena lo sfiorò con le
dita, la ferita si rimarginò, così come i graffi sul resto del suo volto. Ian
li aveva curati con il solo tocco della punta di due dita. Era davvero molto
forte.
Poi, sospirando, la prese fra le braccia, sollevandola dalla
sedia nemmeno fosse una piuma, gemendo quando il ginocchio sinistro di lei,
toccò la sua ferita. Delicatamente, la pose all’altro lato del letto, mentre
lui ritornò ad occupare il suo. Si distese su un fianco, certamente non quello
ferito, ricoprendo entrambi con la coperta. In seguito, si riaddormentò, senza
più toccarla né stringerla a sé, solo continuando a guardarla, ammaliato. Nonna
Jo sospirò e mugugnando qualcosa di incomprensibile, ripose la bacchetta, si
alzò e si chiuse la porta della sua camera alle spalle, non prima di aver
richiuso quella di Deborah.
Il ricordo cambiò nuovamente. Questa volta, era passato
molto più tempo da quello precedente, a giudicare dalla scena che si presentava
davanti agli occhi dei due ragazzi.
Era appena trascorso l’inverno, a giudicare dai cumuli di
neve sciolti sul prato e sui rami ricchi di nuovi germogli degli alberi spogli.
La casetta di mattoni rossi era sempre la stessa e dal camino, fumava una
colonna sinuosa di fumo grigiastro, segno che il fuoco era stato acceso. Nonna
Jo era seduta sul suo solito sgabello, ad osservare i raggi del sole al
tramonto, dietro una collina reclinante a Sud, dove solo ora, Harry riusciva a
scorgere la cima delle alte torri di un castello dalla sagoma lontana e scura.
Non gli fu difficile riconoscerlo come il castello di Woodgreen.
Lo sguardo dell’anziana donna saettavano dal cielo tinto
d’arancio e blu scuro, ai due giovani seduti sulla prima erbetta primaverile,
stretti l’un l’altro. Questo bastò a Harry e ad Erin per avvicinarsi alla
coppia allacciata, per ascoltare i loro discorsi.
Fu così che Harry vide Ian, vestito con un completo
pantalone e maglione con scollo a ‘V’ color grigio fumo, completamente
ristabilito e con un leggero colorito roseo sulle guance non più tanto pallide,
il viso disteso e sereno, come quello raggiante di Deborah, che si strinse
ancora di più a lui, sorridendo felice. Indossava un completo rosso e bianco,
che metteva in risalto il biondo grano dei suoi capelli ondulati e il rosato
del suo incarnato
“ Oh, Ian! Sono così felice che ti sia ristabilito del
tutto.”
“ Tutto grazie a te, amore mio.”
Le disse, con la sua solita voce vellutata, ma meno calcolata
di quanto Harry ricordasse. le accarezzò i capelli e le baciò la fronte,
amorevole e per nulla misurato. Questo gesto, bastò a renderlo diverso dal mago
oscuro sanguinario e affamato di gloria e dominio, secondo l’immagine che si
era fatto di lui.
Anche Erin ne sembrò entusiasta e fu con gioia e commozione,
che si sedette accanto a sua madre, consapevole di non poterli toccare.
Tuttavia, la ragazza si sporse per osservarli meglio, ma anche per udire ogni
loro singola parola sussurrata. Sembrava affascinata dai loro piccoli gesti
d’amore, tanto che il suo sorriso si allargò, illuminandole il viso piccolo e
spigoloso, quando li vide scambiarsi un bacio ricco di passione.
Harry distolse lo sguardo, sentendosi arrossire, imbarazzato
di fronte a quella scena tanto intima. Ritornò a guardarli, solo quando udì
Deborah ricominciare a parlare, dopo attimi che a lui parvero minuti.
Sicuramente, si erano scambiati più di un solo bacio, in quel lasso di tempo.
“ Ian, devi proprio andare?”
Gli chiese, accarezzandogli il petto, in una tenera carezza,
stringendo le dita sul tessuto del suo maglione, come se non volesse lasciarlo
andare. Ian ricoprì la sua mano con la sua.
“ Devo, Deborah, lo sai. Non c’è altro modo per porre fine
alla cosa.”
Le disse, accarezzandole ancora il volto. Sembrava non
essere mai sazio di guardarla, di toccarla, di baciarla, come fece nuovamente, accarezzando
con le labbra socchiuse, le sue strette in una linea ansiosa. L’amore che
nutriva per lei, era indiscutibile. Ne traboccava da tutti i pori.
“ Credi…credi che ti lascerà andare?”
“ Deve farlo. Altrimenti, la costringerò con la forza.”
Disse, terminando con l’antica durezza, lo sguardo color
nocciola, oscurato dalla rabbia, fisso verso un punto indefinito.
Deborah sospirò, quasi rassegnata all’evidenza. Si sporse
per baciargli la mascella ispida e contratta. Ian si sciolse a quella richiesta
di amore, voltandosi ad incontrare i suoi occhi, sorridendole sincero,
chinandosi a catturare nuovamente le sue labbra, stringendola sé, ricoprendola
con il suo mantello nero, mentre le circondava le spalle e le accarezzava la
schiena. Sembrava quasi che volesse unirla al suo corpo, solo per non lasciarla
andare mai più.
“ Non ti preoccupare. Andrà tutto bene. Una volta
sbarazzateci di lei, potremmo vivere la nostra vita insieme. Ti sposerò e
avremmo una famiglia, quella famiglia che non ho mai avuto e che costruirò con
te, l’unica donna che abbia aperto il mio cuore all’amore. L’amore, un
sentimento che ho sempre disprezzato, ma che, grazie a te, sento più forte di
qualsiasi altra cosa, anche la sete di dominio.”
Deborah gli sorrise, arrossendo di piacere a quelle parole, incatenando
i suoi occhi a quelli di lui, così vicino al suo viso da poter fondere i loro
respiri.
“ Ti amo, Deborah.”
Le disse, abbracciandola stretto, quasi nascondendola alla
vista del mondo, strofinando la guancia destra sul suo capo, annusando il
profumo dei suoi capelli, ad occhi chiusi, adorante.
“ Non me lo hai mai detto.”
Le sussurrò, emozionata. Ian si accigliò, aprendo gli occhi:
“ Davvero?”
Lei annuì, chiudendo i suoi ed abbandonandosi al calore del
suo amore. Ian sorrise, ritornando a chiudere i suoi occhi scuri.
“ Be’, ora l’ho fatto. Sei contenta?”
lei annuì, stringendolo a sé e ricambiando l’abbraccio, sorridendo beata.
“ Moltissimo. Ci si sente in pace con il mondo.”
Alzò lo sguardo, incrociando il suo.
“ Ti amo, Ian.”
Lui sorrise ancora, baciandola lievemente. Erin li osservava
divertita ed emozionata nell’insieme, una mano a sostenersi il volto.
“ Avevi ragione. Ci si sente proprio in pace con il mondo.”
Entrambi risero sommessi. Improvvisamente, l’atmosfera
cambiò e tutto divenne scuro e carico di malignità. Harry, istintivamente,
prese Erin e la trascinò al suo fianco, bloccandola con un braccio, pur sapendo
che nulla poteva ferirli, almeno non loro.
Ian si alzò, continuando a tenere stretto a sé Deborah, che
lo strinse come a volerlo imprigionare per sempre, temendo di perderlo
definitivamente.
Impallidì alla vista di Lady Zara, la strega dall’abito di
merletto nero, i lunghi capelli neri, intrecciati in una corona d’argento vivo,
che scendevano in una pioggia di onde morbide dietro la sua schiena, il
mantello, nero anch’esso, divenuto una macchia scura, sull’erba appena nata e
smeraldina, il viso bello ed etereo pallido più dei residui di neve.
“ Deborah, corri da Nonna Jo, presto.”
Le sussurrò all’orecchio, abbastanza da essere udito anche
dai due ragazzi, che guardavano la scena, preoccupati.
“ No, non ti lascio da solo con lei.”
“ Deborah, ti prego, fa come ti dico.”
Deborah lo guardò per l’ultima volta, per poi avviarsi verso
la casa, di corsa, il viso rigato di alcune lacrime che avevano cominciato a
sgorgare dai suoi grandi occhi azzurri. Nonna Jo la tenne stretta a sé, lo
sguardo puntato sulla strega e il mago.
“ Ian. Sei vivo, dunque.”
Disse Lady Zara, con la sua voce sibilante.
“ Si, Lady Zara.”
Le rispose, non tradendo alcuna emozione.
“ Pensavo che Lord Voldemort avesse posto fine alla tua
vita, quella lontana notte.”
Disse, cominciando a camminare verso di lui, scrutandolo da
vicino.
“ Come potete vedere, non è stato così, mia signora.”
“ Mi compiaccio che mi definisci ancora la tua signora, Ian,
dopo il grave affronto da te impartitomi.”
Gli disse, sibilando sibillina, dandogli le spalle, e
osservandolo fra le ciglia socchiuse, pericolosa come un serpente a sonagli
pronto a morderti. Ma Ian era allenato, e quindi non tentennò né trasalì alle
sue parole. Rimase rigido e fu con inflessibilità nella voce che le disse:
“ Non so a cosa vi riferite, Lady Zara.”
“ Ah no?” lo derise quasi lei: “Eppure è proprio lì, vicino
a quella casa, il tuo affronto nei miei confronti.”
Disse, indicando con un movimento lento della mano destra
un’ansimante e ansiosa Deborah.
“ Non negarlo, Ian. Hai commesso la colpa più grave. Ti sei innamorato.”
Sputò quell’ultima parola come un insulto, facendogli
chiudere gli occhi, come se l’avesse appena colpito con uno schiaffo.
“ Proprio tu, Ian. Il mio servitore più devoto, più forte,
più dotato di tutti gli altri. Sarai felice nel sapere che il tuo posto, a
guardia delle mie schiere, è stato ceduto a Cassandra Bane. Eppure, è stato
Sylver a rivelarmi che ti trovavi qui, nascosto fra gli alberi di questa
foresta, a farti accudire e rimboccare da quella sgualdrinella da pochi falci.”
“ Non provate ad insultarla.”
Le disse con cattiveria e fu uno sguardo di fuoco che la
strega gli lanciò, in risposta.
“ Osi minacciarmi?”
Gli chiese, sibilando dalla rabbia.
“ Solo se proverete a farle del male. Lei non c’entra
nulla.”
“ Certo che c’entra. Altrimenti non sarei qui.”
Disse, quasi schermendolo.
“ Punite me, non Deborah, se proprio volete.”
“ Cosa mi stai offrendo? La tua vita in cambio della sua,
immagino, non è così?”
Disse, sibilando, sorridendo malefica.
Prima che Ian le rispondesse, si smaterializzò Cassandra
Bane, quasi uguale a quella della realtà, se non fosse stato per lo sguardo ansioso
e preoccupato che la rendeva quasi umana, e meno gelida.
Osservò Ian, rallegrandosi di vederlo vivo, sano e salvo,
per poi scorgere Deborah e rabbuiarsi subito dopo. Tuttavia non rinunciò al suo
intento. Si rivolse a Lady Zara, inginocchiandosi al suo cospetto.
“ Vi prego, mia signora, non fatelo. Perdonatelo, vi
supplico. Mi assumo io tutta la responsabilità dei suoi errori.”
“ Cassy, no!”
Esclamò Ian, ma la Bane non ci badò, continuando come se non
avesse parlato:
“ Vi supplico, mia signora, risparmiatelo. Sarebbe una grave
perdita per noi.”
Lady Zara la guardò imperscrutabile, per poi sorriderle
falsamente comprensiva.
“ Mia cara Cassandra, vedo che il cancro dell’amore ha
contaminato anche te.”
Disse, vellutata. La Bane impallidì, Ian si mosse nervoso,
Deborah non la smetteva di piangere silenziosa.
“ No, io…”
Iniziò lei, ma Lady Zara le tappò le labbra, zittendola.
“ Non preoccuparti. Tu sei più preziosa di Ian. Lui ha
rinunciato alla retta via, seguendo quella della morte. Per questo, ho deciso
di ucciderlo, in modo tale che tu possa liberarti dall’insana malattia che ti
unisce a lui, indebolendoti.”
Disse, concludendo il suo terribile discorso.
Accadde in pochi attimi. Deborah sfuggì alla presa di Nonna
Jo, la bacchetta levata verso Lady Zara, che la osservò quasi divertita, la
propria bacchetta puntata verso di lei, che correva verso l’inaspettato trio.
Il grido di Ian giunse di seguito, come quello della Bane,
quando lo vide correre verso di lei, nel momento in cui venne scagliata lontana
dalla stessa Lady Zara.
Lady Zara pronunciò la maledizione senza perdono e le
scintille verdi, pur puntando verso Deborah, colpirono Ian che si era frapposto
fra le due, morendo al suo posto.
“ NO, NO,
NO! IAN, NO!”
Pianse disperata Deborah, tenendo stretta a sé il cadavere di Ian. Lady
Zara abbassò la bacchetta, riponendola nella manica della veste.
“ Questo è sufficiente. Giustizia è stata compiuta, insieme
alla vendetta. Ian e morto e alla donna che me lo strappato via, non resta che
un cadavere e l’animo spezzato. Questa è la sua vera morte.”
Disse, avviandosi freddamente verso una Bane stravolta e
scioccata, alla vista di Ian morto, per mano della sua padrona.
“ Andiamo, Cassandra.”
Le disse lei, porgendole la mano. Lei la guardò con le
lacrime agli occhi, per poi scostare quella mano con rabbia e afferrare
Deborah, Nonna Jo, che si era accostata a lei, stringendole per le spalle e Ian
esanime, smaterializzandosi lontano da quel luogo di morte. Quando atterrarono
in un luogo desolato e selvaggio, la Bane diede le spalle a Deborah, dicendole:
“ E’ inutile piangere. Lui non c’è più. Non è stata colpa
tua, nonostante tutto. Lo avrebbe ucciso comunque.”
Le disse, con la ritrovata freddezza di sempre. Deborah,
ancora con il volto rigato di lacrime, le disse:
“ Aspetto un figlio da lui.”
Nonna Jo sussultò, stringendola ancora più forte.
“ Non mi riguarda.”
Le rispose la Bane, avviandosi verso quello che sembrava la
cima di un dirupo.
“ Aspettate prima di ritornare alla vostra casa. Potrebbe
essere ancora lì.”
Urlò, sbrigativa e fredda. Prima di farla smaterializzare,
Deborah le gridò:
“ Grazie.”
La Bane si bloccò e ancora con la bacchetta levata, le
disse:
“ Non ringraziarmi, perché io, in questo momento, ti odio
più di qualsiasi altro mai odiato. Non ti uccido, soltanto perché so che lui,
non vorrebbe.”
Disse, la voce inclinata. Harry scommise con se stesso che
stesse piangendo.
“ Ma sappi che ti odierò sempre e con te, anche la creatura
che porti in grembo. Ti chiedo solo una cosa: seppelliscilo qui, accanto a
questo albero. Lui avrebbe voluto così.”
Deborah annuì, nonostante lei non potesse vederla.
“ Si, lo farò, te lo prometto.”
La Bane, non aggiungendo altro, si smaterializzò e scomparve
dalla loro vista.
Nonna Jo strinse Deborah a sé ed Harry vide una lacrima
rigarle rotolare fino al profilo del mento, cadendo fra i capelli di lei.
Quando ritornarono, Harry vide Erin seduta sulla sedia, il
volto nascosto fra le mani, la McGrannit accanto a lei, la mano destra a
stringerle la spalla minuta. Harry si accorse di essere rimasto senza fiato,
solo quando trasse un profondo respiro. Aveva fatto in modo di celarle la scena
di Lady Zara che trucidava suo padre davanti agli occhi della madre,
stringendola al proprio petto ma le urla strazianti della madre e la vista del
cadavere immobile di Ian avevano fatto il resto.
“ Mi dispiace, Erin, ho dovuto mostrarti tutto, in modo che
tu potessi comprendere a pieno la verità dei fatti.”
“ Lo so e di questo la ringrazia. In questo momento, mi
sento combattuta ma non certo confusa. Ho scoperto che mio padre era cambiato e
che amava profondamente mia madre, tanto da sacrificarsi per lei. Mia madre…mia
madre era bellissima e generosa come nessuno altro abbia mai conosciuto. Erano
entrambe persone meravigliose e di cui non mi vergognerò mai, indipendentemente
dal loro passato.”
Disse, sorridendo leggera alla McGrannit, che ricambiò,
nonostante lei stessa fosse provata dalla scelta presa.
“ Tu lo avevi capito, vero Harry?”
Gli chiese Erin.
“ Cosa?”
“ Che fosse stata Lady Zara ad uccidere i miei genitori.
L’ho capito, quando è apparsa e mi hai stretta a te, come se ti aspettassi una
sua reazione.”
Harry annuì, a malincuore.
“ Si, l’ho capito stamattina, riflettendoci su.”
Erin annuì, per poi rivolgersi alla McGrannit.
“ Mi dica, cosa ne è stato di mia madre e di Nonna Jo dopo
quella notte?”
La McGrannit tornò dietro la scrivania, sedendosi sul suo seggio.
“ Tua madre seppellì tuo padre nel luogo dove la
professoressa Bane le aveva indicato, per poi ritornare a casa sua,
miracolosamente intatta, nonostante la rabbia di Lady Zara, insieme a Nonna Jo.
Lady Zara non tentò mai più di ucciderla, finché non nascesti tu e lei ritornò,
esigendo da lei un oggetto magico, si suppone, che tuo padre aveva lasciato a
lei, prima di morire.”
“ Un oggetto? E cosa di preciso?”
Chiese Harry, ottenendo come risposta solo un sospiro
esasperato.
“ Non lo so, Potter. Abbiamo cercato e ricercato, scavando
nella memoria della professoressa Bane, ma nulla che ci ha mostrato, risulta
accennare all’oggetto che tanto preme Lady Zara.”
“ Nonna Jo non vi ha lasciato nessun altro indizio?”
Chiese Erin, speranzosa. Ma ancora una volta, la McGrannit
negò.
“ No, tutto quello che sappiamo ve l’ho appena mostrato.”
“ A parte il fatto, che quella strega vuole me.”
Disse Erin, mordendosi le labbra e abbassando lo sguardo,
adirata. La McGrannit ed Harry si scambiarono uno sguardo.
“ Ascolta, Erin, non devi preoccuparti. Noi del consiglio
docenti e gli Auror appostati fuori dalle mura del castello, faremo qualsiasi
cosa per proteggerti. Non devi angustiarti per questo. Volevo solo rivelarti la
verità, tutta la verità, come è giusto che sia. Ora, andate a pranzo. Sarete
affamati e mi raccomando, non una parola con nessuno. Non vorrei che si
scatenasse il caos.”
Fu con apprensione che la McGrannit li vide andare via.
Mentre ripercorrevano il corridoio, per raggiungere la Sala Grande, Erin
scuoteva la testa e camminava a passo deciso.
“ Cosa hai in mente, Erin?”
Le chiese, quando si ritrovarono davanti all’entrata della
Sala Grande, gremita di studenti spensierati e stanchi dopo ore di lezioni
estenuanti, già chini sui piatti ricolmi di cibo.
“ Quello che avevo intenzione di fare fin dall’inizio,
Harry.”
Disse decisa più che mai, raggiungendo i loro compagni, tra
cui Hermione che sventolava entrambe le mani verso di loro. Aveva un piccolo
libro davanti al suo patto, che ad Harry sembrò familiare.
“ Scoprire di più e vederci finalmente chiaro. La storia di
mio padre e mia madre mi è finalmente limpida, ma riguardo a Lady Zara, voglio
saperne il più possibile.”
Hermione, non aspettandoli, ansiosa di dir loro qualcosa, si
alzò dalla tavolata e li raggiunse, emozionata.
“ Ho delle novità. Su Lady Zara.”
Angolo dell’autrice.
Perdonate il ritardo, ragazzi e ragazze! Ho finito
fino a tardi di scrivere il capitolo! Spero vi sia piaciuto! Il prossimo che ho
in mente, scommettiamo di più??XD
Ora passiamo ai…
Ringraziamenti a…
Sidelle Keat: Ciao
Sydelle! Grazie mille per il tuo commento immancabile e i tuoi complimenti!
Anche questa volta, mi hai riempito di domande, alle quali ho dato nuovamente
risposta ( o quasi!XD)!!! Aspetto le tue prossime curiosità e opinioni con
ansia! Baci baci e a presto, Fuffy91!^__^*
Beuzz94: Carissima
Beuzz, ci risentiamo! Grazie mille volte e di più per i tuoi commenti e il tuo
sostegno! Ti è piaciuto il capitolo? Ricco di emozioni vero?? E soprattutto, ti
ho fatto conoscere la bella Deborah! Come ti è sembrata?? Fammelo sapere presto!
Baci baci, Fuffy91!!^__^*
Mattamaty: Ciao,
Mattamaty!! Mi sa che con questo capitolo, il dubbio sulla Bane te l’ho
tolto!XD Che dici? Ti piace di più Ian, adesso? e di Lady Zara, cosa ne pensi?
Mmm, mi sa niente di buono! Del film, mi è piaciuta la scena di Harry che
aggiusta il vestito a Ginny e il loro bacio, con George che si mette il
cucchiaio nell’orecchio! Che risate! Poi, dunque, dunque…la scena dei sette
Harry, Hermione che balla con Harry nella tenda, Ron che salva Harry
dall’affogamento, Ron che distrugge l’Horcrux, Harry che dice a Hermione che il
suo profumo gli piace, ma di non metterlo più, il matrimonio, l’inseguimento,
la battaglia nel locale, la battaglia in Casa Malfoy, la fuga, l’arrivo a Villa
Conchiglia, triste e toccante la scena di Dobby…insomma, Mattamaty, il film mi
è piaciuto tutto!!!XD Non vedo l’ora di rivedere il seguito! Grazie per il tuo
commento e a presto. Baci baci, Fuffy91!^__^*
Ringrazio anche i miei lettori misteriosi, quelli che
mi hanno messo tra i preferiti, i seguiti e le storie da ricordare! Baci baci,
Fuffy91!^__^*
Prossimamente a…
Domenica 12 Dicembre! Eh, si lo so, vi faccio
aspettare tanto! Però poi ne vale la pena, credo, no??? Almeno in settimana mi
pensate un po’!XD Baci baci, Fuffy91!^__^*
^_______________________________________^***
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Capitolo 10 *** Capitolo 10 ***
Capitolo 10
Harry guardò con scetticismo il libricino che Hermione
aveva, a detta sua, consultato per ore e ore, tra lo smembramento di una pianta
velenosa e il trapianto di baccelli di piante carnivore, nell’assolata serra
numero cinque della professoressa Sprite.
Hermione, che ormai aveva abbandonato nel piatto il suo
pasticcio di carne, ascoltava inorridita la tragica storia dei genitori di Erin
che lei stessa stava narrando ai loro amici.
Mary le strinse una mano quando arrivò alla parte della
morte di Ian e il ritorno omicida di Lady Zara. Ron guardò Harry accigliato,
dicendogli, con tono grave, provato dalle parole di Erin:
“ Avevi ragione, Harry. E’ stata Lady Zara.”
Harry annuì, solenne, masticando distrattamente un boccone
di bistecca.
“ Naturalmente che aveva ragione. Infatti, convinta che lo
fosse fin dal principio, ho ricercato e ricercato nei miei ricordi, dove avessi
già sentito nominare il nome di quella strega.”
Harry puntò lo sguardo sorpreso sull’amica:
“ Allora l’impressione che ho avuto su di te, questa
mattina, quando ve ne ho parlato, era esatta. Mi sembrava che non fossi molto
convinta, nel non averla mai sentita nominare.”
Hermione annuì, assumendo la tipica faccia ‘ da Hermione’,
concentrata e seriosa.
“ Infatti, te l’ho detto. Mi sono sforzato di ricordare dove
l’avessi già letto e in quale testo. Poi, quando Ron mi ha passato il rastrello
per amalgamare il terreno per i baccelli, non chiedermi il perché, ma mi sono
ricordata tutto.”
Harry continuava ad osservare con scetticismo il sorriso
compiaciuto dell’amica, tanto che, trascorsi pochi attimi, passati a scrutarsi,
Hermione sbuffò, infastidita:
“ Harry, ti prego, non guardarmi come se fossi appena
impazzita.”
Harry non poté trattenere un sorrisino divertito.
“ Non per offenderti, Hermione, ma…”
Sollevò il libricino, che ancora teneva stretto nella mano
sinistra, sventolandoglielo davanti agli occhi, incredulo.
“ Le Fiabe di Beda il
Bardo?!”
Hermione sbuffò ancora, allungando la mano destra e
sfilandoglielo dalle dita, per poi stringerselo al petto, come se volesse
confortarlo dal suo mancato riguardo.
“ Anch’io sono rimasto alquanto sorpreso, quando ce lo ha
praticamente urlato a me, a Mary e a Daniel, fuori dalla serra.”
Lo informò Ron, sorridendo quando Hermione lo sbatté sul
tavolo con violenza, facendo tintinnare le posate nel suo piatto.
“ Be’, comunque avevo ragione. E’ qui, in una di queste
fiabe, che viene menzionata. Anzi, è una delle protagoniste principali.”
“ Oh, è perfetto! Una strega oscura, assetata di sangue, è l’eroina
di una favola per bambini! Mi domando, cosa avesse in mente la vecchia Beda
quando l’ha scritta.”
Aggiunse Ron, ingoiando un cucchiaio di pasticcio fumante,
mentre Erin rideva, contagiata dalla sua ironia. Mary e Daniel la guardarono
sorridenti, lieti di vedere il sorriso ritornare ad illuminare il volto
dell’amica.
Hermione, intanto, aveva colpito la spalla di Ron con il
libro, palesemente irritata.
“ Prima di tutto, Beda non la descrive come una strega folle
ed omicida, ma come una specie di entità magica ultraterrena.”
“ Una cosa? Senti Hermione, mi sembri Luna, quando parla dei
Ricciocorni Schiattosi o dei Gorgosprizzi…”
“ Gorgosprizzi?”
Lo interruppe Erin, interrogativa e divertita, allo stesso
tempo.
“ Sono creature che ti entrano nelle orecchie e ti
confondono il cervello, secondo lei, ovviamente. Non chiedermi come possa
credere a scemenze simili…” le spiegò Ron, sbrigativo, prima di ritornare a
ricordare ad Hermione che la realtà era diversa dalle favole di Beda il Bardo:
“ Il punto è, Hermione, che tu non puoi credere realmente a
quello che una narratrice di favole ha scritto.”
“ Perché no?”
“ Perché è una favola, Santo Merlino! E’ fantasia, pura
immaginazione!”
Esclamò Ron, spazientito, mentre Hermione lo guardava con
tanto di occhi sgranati e lucidi di collera. Harry, invece, sorrideva
inconsapevole, di fronte a quella scenetta. Sembrava quasi che le parti si fossero
invertite, nel giro di pochi secondi: Hermione, la persona più razionale e
logica che Harry conoscesse, si intestardiva a credere ad un racconto
fantastico, mentre Ron, il ragazzo più credulone e ingenuo del mondo, al di
sotto di Neville, ovviamente, si era trasformato nella persona più intollerante
ad ogni simile fantasticheria. Questo avrebbe dovuto suggerire ad Harry che il
mondo stava andando al rovescio ma, a quel punto, non poteva far altro che
sorridere dei battibecchi dei suoi migliori amici, godendo nel ritrovarli di
nuovo così attivi e partecipi, cosa che, non per suo volere, li aveva visti,
fino a quel momento, un po’ in disparte.
Hermione, come riavutasi dallo sfogo di Ron, aprì veloce il
libro, fermandosi alla pagina che le interessava, puntando il dito indice della
mano destra, sul titolo di quella che doveva essere l’ultima favola composta
dal genio fantasioso di Beda.
“ Ron, capisco che tu non possa crederci, ma sono convinta
che in questa storia, almeno un fondo di verità, ci sia. E ne sono convinta…”
Alzò il tono di voce, per bloccare sul nascere una protesta
di Ron, che abbandonò anche lui il suo pasticcio, ormai ridotto ad un ammasso
di poltiglia fredda, mettendolo da parte ed incrociando le braccia al petto,
aspettando, innervosito dalla testardaggine di Hermione, che proseguisse:
“ Perché alcune cose raccontatemi da Harry ed ora da Erin,
riscontrate con il racconto di Beda, coincidono.”
“ E quali sono, queste cose?”
Chiese delicato e sinceramente interessato Daniel. Hermione
addolcì il tono di voce pungente, che aveva finora assunto in reazione alle
parole d’accusa di Ron, sfogliando garbata le pagine del libro che Silente le
aveva donato, affinché comprendesse il significato del simbolo dei Doni della
Morte.
Improvvisamente, Harry rivalutò le supposizioni di Hermione,
collegandosi al suo stesso filo di pensieri che, sapeva, stavano vorticando
nella sua mente come ora stavano facendo nella sua.
Aveva dimenticato che la storia dei Tre Fratelli e del loro
incontro con la Morte, fosse stato determinante per la svolta contro Voldemort.
Che ora, il racconto che riguardava la stessa Lady Zara, potesse ritorcersi
contro di lei? Immediatamente, quasi senza accorgersene, si ritrovò avido di
conoscere per intero la favola interessata.
“ Hermione, voglio conoscere questa storia.”
Le disse ed Hermione alzò lo sguardo su di lui, scrutandolo con
una nuova occhiata, meno offesa e molto più consapevole. Lo conosceva troppo
bene, per non notare quella nota di vivo interesse nella sua voce. Gli sorrise,
ricambiata, quando lo vide partecipe.
“ Anch’io voglio sentirla. Nonna Jo mi ha raccontato, quando
ero piccola, tutte le storie di Beda, ma credo di non aver mai sentito
nominare, in una di queste, Zara.”
Disse Erin, sforzandosi visibilmente di ricordare. Hermione
fermò la ricerca nei meandri della sua memoria, prima ancora che iniziasse.
“ Perché nelle copie non è inserita, per questo voi, che
siete cresciuti nel mondo magico, non l’avete mai sentita nominare. Io ho avuto
la fortuna di saperla, grazie alla copia originale, quindi molto antica, che
Silente mi ha lasciato nel testamento.”
Spiegò Hermione, delucidando tutti.
“ Ma perché, allora, non l’hanno trascritta nelle copie più
recenti?”
Chiese Mary, osservandola confusa. Hermione le rispose,
assumendo un tono enigmatico e che ancora lasciava adito a domande senza
risposta. Harry capì, dal suo tentennare, che nemmeno lei era certa della
soluzione a cui era giunta, quando disse:
“ Perché la storia non è completa. Non se ne conosce la
fine.”
“ Che strano. Perché iniziare una favola e poi non finirla?”
Si chiese Ron, ritornato ad essere il ragazzo dai mille
perché, che Harry preferiva di gran lunga.
Hermione scrollò le spalle.
“ Indecisione o mancanza di idee, probabilmente.”
“ O magari…”
Iniziò Harry, pensieroso.
“ Magari era stata costretta.”
Erin aggrottò le sopracciglia, sporgendosi verso di lui,
mormorando confusa:
“ Costretta? Perché costretta?”
Harry guardò Hermione, prima di risponderle.
“ Non ne sono sicuro. E’ meglio se ci leggi la storia,
Hermione, così da capirci almeno qualcosa in più. Non qui, però…”
Le disse, fermandola prima che aprisse bocca e iniziasse a
narrare, alzando una mano verso di lei e con gli occhi puntati sul riquadro
ammaccato dell’orologio.
“ Abbiamo un’ora libera. Ginny è a lezione, ma la
informeremo dopo. Andiamo in Sala Comune. Lì nessuno ci disturberà.”
I ragazzi concordarono con lui ed in simultanea, si alzarono
dalle panche, dirigendosi al dormitorio di Grifondoro che, a quell’ora, era
caldo, deserto ma, soprattutto, silenzioso. Uno scenario tranquillo, ideale per
raccontare una storia, accanto al camino acceso.
Hermione si sedette sulla prima poltrona vuota, della
seconda se ne appropriò Harry, Ron rimase in piedi, vicino al bracciolo destro
della seduta di Hermione, Daniel si accomodò su una sedia, accanto al tavolino,
Erin e Mary si acciambellarono accostate alle sue gambe, sul tappeto rosso e
dorato, che imbelliva il pavimento. Una volta constato di avere su di sé
concentrata l’attenzione di tutti, Hermione riaprì il libro di fiabe nella
pagina iniziale della favola su Zara e, dopo aver tratto un lungo respiro,
iniziò a narrare:
“ C’era una volta, un
Re che governava su un lontano ed antico regno babbano. Il Re era di carattere
buono e generoso, tanto da ottenere, pienamente e in modo incondizionato, la
stima ed il rispetto del suo intero popolo.
Nonostante il Re
vivesse in un’epoca florida e felice, spesso, quando il calar della sera lo
coglieva affacciato alla grande terrazza del suo castello, rimirando la luna
nascente, il buon Re sospirava, malinconico. La sua tristezza, era dovuta alla
solitudine. Tutti lo amavano, certo, ma il Re desiderava avere qualcuno al suo
fianco, da poter amare con tutto se stesso, a sua volta.
Aveva cercato in lungo
e in largo, in tutti regni conosciuti e nelle contee più selvagge, la donna
capace di rapirgli il cuore, ma purtroppo nessuna principessa né contadina era
riuscito a conquistarlo.
Sopraffatto dalla
disperazione, il Re pianse tutte le sue lacrime alla prima stella della sera,
implorandola di esaudire il suo desiderio. Non aveva neppure finito di
formularlo, che, proprio dal bagliore di quella splendida stella, apparve,
dinanzi ai suoi occhi stupiti, una Fata dall’umile e semplice aspetto. La Fata,
che aveva vegliato su di lui fin dalla sua nascita, seguendone i passi e le
opere buone, apprezzandole e lodandole, udendo la sua accorata preghiera, aveva
deciso di ricompensare la sua bontà, esaudendo il suo unico volere. Fu così che
la Fata rovistò nella manica della sua povera veste, traendone una piccola
noce, la porse all’uomo, ancora meravigliato.
Una volta strinta fra
le sue mani tremanti, la Fata gli disse che doveva riporre la noce, al sorgere
della prima luna nuova, all’interno di un bacile d’ottone, immergendola in due
dita d’acqua calda, lasciandola ribollire su un fuoco quieto. Alle prime luci
dell’alba, la noce si sarebbe aperta e ne sarebbe fuoriuscita una gemma più
brillante di una stella, che l’acqua in ebollizione avrebbe contribuito a sciogliere.
Dal liquido argenteo prodotto dalla gemma, sarebbe nata la donna della sua
vita.
Il Re, lusingato e
felice del dono della buona Fata, la ringraziò accoratamente e dopo averle baciato
entrambe le mani, la vide scomparire davanti al suo sguardo smarrito. La luna
nuova sarebbe sorta la notte successiva e il Re passò il giorno seguente,
ridendo e sorridendo a tutti i suoi cortigiani, che mai l’avevano visto così
felice e se ne compiacquero. Nel pomeriggio, il Re si recò dal fabbro di corte,
chiedendogli di costruire per lui non un bacile d’ottone come la Fata gli aveva
suggerito, bensì un bacile d’argento, il più elaborato e splendido che
possedesse. Certo, vi starete chiedendo, come mai una tale decisione; ebbene,
il Re aveva pensato, ingenuamente, che la sua amata avrebbe preferito nascere
in un grembo argentato e lussuoso, piuttosto che in un semplice ferro battuto.
Ahimé, il Re non sapeva che quella scelta lo avrebbe, in seguito, irrimediabilmente
danneggiato.
Prima del sorgere
della luna, chiuso nei suoi appartamenti, il Re aspettò che le fiamme nel
caminetto acceso si acquetassero, per riporre il bacile argenteo e la noce
imbevuta d’acqua bollente al suo interno, su di esso. Il Re attese per tutta la
notte, vigile e per nulla insonnolito, e fu così che alle prime luci dell’alba,
come la Fata aveva annunciato, la noce si ruppe e l’acqua del bacile si colorò
di un liquido argentato, splendente più di una stella. Le fiamme del camino si
spensero immediatamente e, dal bacile, si levò una luce accecante che costrinse
il Re a ripararsi la vista, per non ferirsi gli occhi. Quando li riaprì, si
trovò ai piedi del camino una delle più belle donne che avesse mai visto. Il
viso della donna era perfetto in ogni dettaglio. Gli occhi erano seducenti e
dolci, blu come la notte appena trascorsi, i capelli ondulati, lunghi fino alle
caviglie, erano di un color biondo-argenteo, le labbra rosse e morbide come due
petali di rosa, l’incarnato niveo, che sembrava splendere di luce propria. Il
corpo, alto e sinuoso nelle forme, era ricoperto da uno strato di merletto
bianco, che si infittiva nei punti segreti e nascosti della sua tenera
femminilità.
Il Re, in un primo
momento, la guardò impietrito dallo stupore e dalla meraviglia. Poi,
riprendendosi da quello strano torpore, si inginocchiò al suo cospetto,
baciandole il dorso delle mani, racchiuse dolcemente fra le sue. Senza perdere
nemmeno un secondo, l’uomo, innamorato a prima vista di quella donna sconosciuta
simile ad una ninfa, le dichiarò il suo amore e le giurò fedeltà e rispetto
eterno, finché la morte, meschina, non lo avrebbe preso, pregandola, infine, di
ricambiarlo e di accettarlo come sposo. La donna lo guardò a lungo, senza
trapelare alcuna emozione, ma intimamente compiaciuta di quella dichiarazione e
del giovane ed avvenente uomo che l’aveva pronunciata. Senza parlare, la donna
annuì, accettandolo al suo fianco.
Fu così, che il Re
annunciò quello stesso giorno, il suo fidanzamento ai suoi cortigiani, ai
membri del consiglio e al suo popolo che, come tutti, rimasero ammaliati dalla
bellezza di quella inaspettata fanciulla, deliziandosi al pensiero che presto,
come il Re aveva tenuto a sottolineare, sarebbe diventata la loro Regina.
In breve, il Re sposò
dopo pochi giorni, Lady Zara (questo era il nome della fanciulla), che divenne
la Regina del regno babbano. Vorrei concludere questa storia con questo bel
lieto fine ma, ahimè, le cose non andarono felicemente dopo il matrimonio.
La Regina Zara, infatti,
si mostrò subito una donna dal carattere superbo ed eccessivamente passionale.
Sembrava che ricambiasse l’amore del suo Re, che pendeva dalle sue labbra,
eppure non più di una sola volta era stata colta nell’atto di scostarsi ad ogni
sua piccola carezza.
Ben presto, la Regina
indisse il mandato che tutti potevano ammirarla ma nessuno, né tantomeno il Re,
potevano toccarla, perché lei non lo tollerava. Il Re non se la prese, troppo
affamato d’amore da poterla contraddire, divenendo incapace di arrabbiarsi con
lei. E quella, fu a sua rovina.
Infatti, Lady Zara si
mostrò incline ad apprezzare tutto ciò che scintillasse, con la caratteristica
di essere preziosa, per essere degna di essere accostata a lei. Il Re, per
renderla felice, si prodigò di riempirla di gioielli e di manufatti d’oro e
d’argento prezioso, nonostante tutto appassisse di fronte alla sua
incomparabile bellezza.
Le spese ingenti
affluenti alla corte, per soddisfare i capricci venali della Regina, portarono
malcontento fra il popolo, gravato dalle ingenti tasse, mai state così alte,
solo per pagare le spese del regno. Tuttavia, le uscite dei sovrani dal
castello reale, nelle vie popolari, rendevano la povera gente mansueta e
benevola, completamente ammaliati e stregati da quegli occhi blu-notte della
loro bella Regina, tanto da perdonarle ogni cosa.
Ben presto, il Re
divenne il burattino della spietata Regina, sempre più insoddisfatta di tutto e
tutti, persino delle sue damigelle e servitrici, troppo sciatte e povere d’arte
per accostarsi a lei, superiore per bellezza e talento. In realtà, Lady Zara
era la figlia della Fata che, a sua volta, era una strega molto potente e nota
nel mondo magico, per la sua umiltà e la sua grande bontà.
La superbia e la
vanità della figlia era stata dovuta alla negligenza del Re, il quale l’aveva
fatta nascere in un bacile d’argento e quindi lussuoso. Il bacile, infatti, nel
rito magico creato dalla Strega, era fondamentale per foggiarne il carattere.
L’ottone, essendo ferro curato e limato, si riscalda facilmente al contatto con
le fiamme del fuoco, che dovevano renderla la donna più generosa, dolce e
semplice del mondo. Ma l’argento, che ci mette molto più tempo per assorbire
calore, era rimasto freddo ed insensibile, e aveva reso Lady Zara priva di provare
ogni genere d’affetto, rendendola piuttosto ambiziosa, vanitosa ed amante di
ogni genere di bellezza e lusso, che potesse esaltare ancora di più la sua.
Quando un giorno,
insofferente alle richieste d’amore del marito, in un moto d’esasperazione, lo
uccise con la bacchetta che la madre, come regalo di nozze, aveva forgiato per
lei, rimanendo insensibile di fronte al suo cadavere, la Fata-Strega comparve
nel castello e, furente per la morte del suo pupillo, decise di punire la
figlia della sua scelleratezza. Lady Zara, che per la prima volta si mostrava
pentita ed impaurita, di fronte allo sguardo di fuoco della sua creatrice, si
gettò ai suoi piedi, piangendo lacrime non di rimpianto, ma dettate dal terrore
della punizione. Sempre più disgustava dal suo comportamento egoista, la Strega
levò la propria bacchetta e, prima che la figlia potesse reagire, la privò di
tutto ciò di cui fin ad ora si era vantata: la bellezza, prima di ogni altra
cosa, la grazia, l’eleganza, il talento, lasciando in lei solo un briciolo
minimo di magia vitale.
Quando si riebbe
dall’attacco della madre, che si era dileguata subito dopo, Lady Zara strisciò
fino allo specchio più vicino, privata di ogni forza e si specchiò.
Rimase inorridita e
urlò stridula di fronte alla propria immagine riflessa. Quella che era stata un
tempo la bella Regina Zara, era diventata una vecchia e raggrinzita donna. La
pelle, un tempo nivea e splendente, era divenuta rugosa, fragile e simile a
cenere; la bocca, in passato morbida e volitiva, era diventata dura e
raggrinzita, come argilla grezza modellata superficialmente, per creare un paio
di labbra cadenti; gli occhi, un tempo vivi e seducenti, erano stati ridotti a
due piccole fessure e avevano perso il colore blu scuro delle iridi, sostituito
da un bianco privo di vita; i capelli, sempre lunghi, erano ingrigiti,
mostrando riflessi scuri di un nero spento. Tremante, la donna si guardò le
mani dalle dita scheletriche, come il proprio corpo incurvato e cadente,
piangendo di una furia e di un dolore dovuto all’orgoglio e al suo io ferito.
Lady Zara pianse la
perdita dei suoi pregi sovrumani per tre giorni e tre notti e al sorgere dei
primi raggi del sole del quarto giorno, la Strega-Fata riapparve, in tutta la
sua solenne bellezza, biasimando la sua creatura, ora ricolma di una
disperazione per lei, inutile. Visto il suo totale disinteresse per l’azione
meschina compiuta nei riguardi dell’unico uomo che l’avrebbe mai potuta amare
realmente, per quello che era, decise di punirla ulteriormente, rinchiudendola
in una prigione eterna, dove avrebbe mantenuto la piena coscienza di ciò che le
costringeva a sopportare, sperando che si sarebbe, con il tempo, pentita dei
suoi errori. Solo quando avrebbe ammesso il suo pieno pentimento, la
maledizione si sarebbe spezzata, in caso contrario sarebbe rimasta imprigionata
in un iceberg, al centro del Mar Artico, in quella terra inospitale, per
sempre.
Levando la bacchetta,
la Strega-Fata imprigionò Lady Zara in quel regno disabitato, circondata dal
gelo delle nevi perenni e dalle acque ghiacciate dell’Antartide.
Passarono mille anni,
mille lunghi anni in cui la privata bellezza di Lady Zara rimase imprigionata
nell’iceberg galleggiante sulle acque scure del mare, covando un odio profondo
per la madre meschina, per il marito morto, per i suoi sudditi inetti, per la
stella da cui la gemma che l’aveva accolta, era stata colta. Improvvisamente,
allo scadere del millesimo anno di prigionia, Lady Zara incamerò dentro di sé,
nelle poche energie vitali e nella briciola di potere magico racchiusa in sé,
tutto il rancore e l’odio di quell’amore per gli altri e per la vita che lei
aveva sempre sottoposto a tutto, anche alla sete di dominio, riuscendo a
disintegrare la sua prigione di ghiaccio e lanciando il suo maligno potere
verso l’ultima stella delle Pleiadi, Celeno, che accusò il colpo magico.
Tuttavia, la stella si sgretolò in due piccole gemme luminose, una delle quali
cadde sul suolo ghiacciato, dove lei giaceva, priva di forze.
Ancora abbagliata
dalle cose luccicanti e preziose, la donna la prese fra le dita tremanti e
senza pensarci, come se quella fosse stata la sua intenzione da sempre, la
ingoiò.
Immediatamente, Lady
Zara si sentì attraversare da una scarica di energia mai provata, tanto da
riuscire a ritornare in una posizione eretta, osservando le sue mani di
cenere scheletriche riprendere la loro
originale forma morbida ed affusolata. Si tastò il viso, che le sembrava meno
rugoso e sgretolante. Si specchiò, con titubanza, nelle acque limpide e salate
del mare, ritrovandosi quasi bella come un tempo. ‘Quasi’, perché in realtà la
bella Lady Zara di mille anni fa era sparita del tutto, lasciando il posto ad
una creatura dai tratti oscuri. I capelli, ritornati morbidi, ondulati e
lucenti, le ricostruivano la schiena e le gambe come un mantello nero, la bocca
aveva assunto una linea dura e un colore sanguineo, il corpo sinuoso era
ritornato ad essere lo stesso, a parte l’incarnato della sua pelle, che
sembrava aver assunto le caratteristiche tipiche del ghiaccio che l’aveva fino
ad ora ospitata, apparendo, cioè, fredda, dura e bianca come la neve più
gelida.
Ma ciò che più rendeva
il suo aspetto inquietante, erano gli occhi, due perforanti occhi rossi, privi
del calore che sprigionava il loro vivo colore,.
Lady Zara,
riacquistata parzialmente la sua bellezza, imbevuta oscura, per via dell’odio
che la divorava verso il mondo, si smaterializzò, alla ricerca della seconda
gemma che aveva visto cadere dal cielo, insieme a quella che ora, faceva parte
di lei e che le aveva ridato forza e ambizione.
E fu così, che iniziò
il viaggio di Lady Zara della seconda ‘Lacrima di Celeno’, avida e desiderosa
di riacquistare pienamente la sua piena bellezza e il suo pieno potere.
Nessuno poteva
fermarla, a quel punto, visto che sua madre era morta ormai da molto tempo e fu
con un sorriso di soddisfazione che vide, là dove prima sorgeva il suo regno,
una vallata spoglia e rocciosa, segnata dal suo atto malvagio e dal sangue
innocente del Re, suo sposo, che lei aveva versato. Fu lì che istaurò la sua
dimora, in una caverna nera e gocciolante, dalle pareti verdi e lisce come
quelle di una conchiglia. Tuttavia, non smise mai di cercare la Lacrima di
Celeno, che rimase ben nascosta, negli anfratti di un mondo inaccessibile per
la malvagia Lady Zara, perché impregnato dal sentimento che lei considerava
pari ad una malattia:l’amore.
Della seconda Lacrima
di Celeno, si sa soltanto che, probabilmente, finì nelle mani di un giovane
mago, poco più che bambino, che portava il nome di Carlos Allenois,che poi,
sventuratamente, venne ingoiata da sua figlia, Iana Allenois, poco più che neonata, con cui stava giocando
per gioco, donandole potere e bellezza. Ma queste sono solo racconti e
leggende, di cui Lady Zara, non si sa con certezza, si dice non abbia creduto.
Si tratta di verità o
leggenda? A voi, lettori, l’ardua sentenza.”
Hermione ripose sul grembo il libro di favole di Beda,
guardando tutti noi con un misto di attesa e timore. In effetti, la fiaba
appena raccontata, lasciò ad Harry un vago senso di inquietudine, che riuscì a
bloccare ogni sua parola sul nascere, ma non i suoi pensieri, occupati ad
assimilare ogni sillaba letta, riesaminandone il contenuto con cura.
“ E’ simile.”
Bisbigliò Erin, la voce resa roca dal troppo stare in
silenzio. Tutti la guardarono con interesse.
“ Cosa?”
Chiese Ron, ancora turbato da quel racconto, molto simile ad
uno di orrore, con finale aperto.
Erin, però, quando gli rispose, non guardò lui, ma Harry,
che intercettò il suo sguardo e riuscì ad indovinare le sue parole, perché
erano le stesse che articolavano il suo pensiero più frequente.
“ La descrizione finale di Zara. E’ simile a quella
dell’originale, che io ed Harry abbiamo visto nel Pensatoio.”
Hermione e Ron osservarono Harry, in attesa di una sua
conferma, che in breve arrivò, compiacendo Hermione ed intimorendo Ron.
“ Quindi, credete che la favola di Beda non sia pura
invenzione, ma realtà?”
Chiese, quasi spaventato all’idea.
“ Io credo che, alcuni passaggi siano stati inventati di
sana pianta, come il fatto del Re buono e generoso, ma che desiderava tanto una
moglie al suo fianco e il fatto che Zara sia nata da un frammento di stella,
racchiuso in una noce, ma che fosse e sia, ancora oggi, una strega oscura
potente e molto dotata, non lo metto in dubbio.”
Disse Harry, dando voce ai suoi pensieri, appoggiando i
gomiti delle braccia sulle ginocchia divaricate ed intrecciando le mani protese
in avanti.
“ E al fatto che sia stata rinchiusa in un iceberg per
millenni? Non dirmi che credi anche a questo.”
Disse Daniel, scettico. Harry annuì, provocandosi
un’espressione sorpresa.
“ Si, ci credo.”
“ Come fai ad esserne sicuro?”
Gli chiese titubante Mary, gli occhi castani ridotti a
fessure, il bel viso di colore contratto.
“ Perché lo abbiamo visto, io ed Erin, nei ricordi della
Bane.”
Erin, a quelle parole, sembrò trovare consapevolezza e
subito lo osservò sorpresa, ma attenta.
“ Si, lo ha detto Voldemort.”
“ Voldemort? Come faceva Voldemort a conoscerla?”
Chiese Hermione, fissando Harry, domandandogli con gli occhi
delucidazioni.
“ Non lo so, comunque sia, è stato lui a rivelare ad Ian e
alla Bane, che la loro padrona era stata imprigionata in un iceberg, non sono
sicuro per millenni, ma per qualche anno credo di si.”
“ Ma chi ce l’avrà messa?”
Si chiese Daniel, ancora sbigottito.
“ Sicuramente, non la Strega-Fata che Beda dice l’abbia
creata.”
“ Perché no? In fondo, se mettiamo che Lady Zara esiste,
perché credere che questa strega potente
del passato, non possa esserlo stata?”
Ribatté Ron, alle parole di Harry. Hermione assunse la sua
classica ‘faccia da Hermione’, un misto tra esasperazione e frustrazione,
facendo sorridere Harry e lo stesso Ron, nonostante l’occhiata fosse rivolta
palesemente a lui.
“ Perché l’immagine delle Fate-Streghe potenti, è un tratto
comune nelle favole di Beda, era una specie di punto di forza. Si, sono
d’accordo con te, Harry. E’ impossibile che sia andata così. Sicuramente, Lady
Zara è nata da una famiglia comune di maghi e che, col tempo, abbia intrapreso
una linea oscura, che l’abbia resa potente fin oltre ogni immaginazione. E’
possibile che quelle che Beda chiama, nella favola, Lacrime di Celeno, siano
state create da lei, per vie alchemiche, per aumentare il suo potenziale
magico, un po’ come i tre fratelli Peverell, che hanno creato il Mantello
dell’Invisibilità, la Bacchetta di Sambuco e la Pietra della Resurrezione, noti
comunemente come i Doni della Morte. L’anno scorso, abbiamo appreso che la
favola, impreziosita ed alterata da Beda nelle sue fiabe, nascondeva un fondo
di verità che, poi, ci è valsa la vita e il raggiungimento del nostro scopo
primario, sconfiggere ed annientare Voldemort. Ora, questa fiaba, sono
convinta, ci aiuterà ad eliminare la minaccia di Lady Zara.”
“ Quindi, credi che le Lacrime di Celeno esistano?”
Le chiese Ron. Hermione annuì.
“ Altrimenti, quale sarebbe l’oggetto magico che tanto
desiderava da tua madre, Erin?”
Si alzò, troppo presa da questa nuova consapevolezza da
rimanere seduta.
“ Quindi, è questo, è questa Lacrima che Zara voleva da mia
madre? Ma si, ora tutto torna. Mio padre deva avergliela sottratta, prima che
potesse usarla e poi deve averla fatta custodire a mia madre, per sicurezza. Ma certo, non c’è
altra spiegazione.”
Terminò il suo discorso Erin, annuendo fra sé e sé.
“ D’accordo, ammettiamo che le Lacrime di Celeno esistano e
diciamo che una ce l’ha Zara. Che fino l’altra?”
Chiese Daniel, ottenendo il mutismo pensoso di tutti. Il
silenzio meditabondo venne interrotto da Harry, che disse:
“ Erin, ricordi, la McGrannit ci ha detto che Zara è
ritornata da tua madre dopo un anno dalla tua nascita, esigendo l’oggetto,
diciamo pure la Lacrima, a questo punto. Però, è anche vero che non l’ha
trovata, dato che questo è valsa la vita di tua madre.”
Terminò Harry, affievolendo la voce in un mormorio, per
evitare di turbarla. Ma Erin, almeno in apparenza, non si scompose, annuendo in
risposta al suo ragionamento, approvandolo.
“ Si, è così. Quindi, mia madre deve averla nascosta da
qualche altra parte, o magari data in custodia a qualcun altro. Magari Nonna
Jo.” Scosse la testa, andando avanti e indietro, immersa nelle sue congetture,
sotto lo sguardo di tutti: “No, a pensarci bene, è escluso. Mia madre mi ha
ceduto alle sue cure, rimanendo da sola ad affrontare Lady Zara. Non le avrebbe
mai consegnato un oggetto che lei desiderava, con il rischio, nei peggiori dei,
di compromettere in futuro entrambe. Ma allora, a chi…”
Poi improvvisamente si arrestò, guardando in un punto
indefinito della parete, muta e con le labbra socchiuse, gli occhi grandi
sgranati ulteriormente per la sorpresa della scoperta.
“ Erin?”
La richiamò dolcemente Mary, ancora seduta sul pavimento,
sfiorandole il ginocchio con le dita. A quel tocco leggero, Erin trasalì,
ritornando alla realtà.
“ Ma certo, perché non ci ho pensato prima? Deve averla data
a lui, sicuramente.”
“ Lui chi?”
Chiese Hermione, confusa ed accigliata. Erin le sorrise
luminosa:
“ Al Dottor Daves.”
Tutti, all’unisono, esclamarono interrogativi:
“ Cosa?!”
Harry ricordava che Erin aveva parlato a tutti loro di uno
strano mago che viveva accanto alla sua casa, che Nonna Jo considerava un po’
pazzo, mentre lei definiva solo eccentrico e bizzarro. Harry dubitava che
Deborah avesse consegnato nelle mani di un simile soggetto, un oggetto magico
così importante, e lo disse ad Erin, che scosse la testa, ancora sorridente,
avvicinandosi a lui e sedendosi sul bracciolo di Hermione.
“ Pensaci, Harry, sarebbe una scelta straordinaria,
bizzarra, certo, ma efficace. Senti, io conosco il Dottor Daves, è un uomo
stravagante, ma non certo stupido o un mago non dotato. Scommetto,
conoscendolo, che lui avrà preso la Lacrima per un oggetto alieno da conservare
come una reliquia, ma comunque sia, la scelta di mia madre di fargliela
custodire, sarebbe stata appropriatissima alla necessità della situazione. Una
donna concreta e assetata di potere come Zara, che considera tutti inferiori a
lei, almeno per quanto abbiamo visto e sentito di lei, non sarebbe sicuramente
andata a cercare la Lacrima, un oggetto così prezioso e di grande potenza, da
un mago mediocre, rispetto a lei, e di provincia come il Dottor Daves, ti
pare?”
Harry ci penò su, abbassando gli occhi sulle sue mani
intrecciate, per poi annuire impercettibilmente, tornando a puntare lo sguardo
in quello deciso di Erin.
“ Si, potresti avere ragione.”
“ Si, anch’io ne sono convinta. È una possibilità.”
Disse Hermione, appoggiando Erin, che la ricambiò.
“ Ok, non ci resta che andare dal Dottor Daves, ad
accertarci che la tua supposizione sia esatta, Erin.”
Disse Daniel in piedi, mentre aiutava Mary ad alzarsi dal tappeto.
“ Si, ma non possiamo smaterializzarci ad Hogwarts.”
Aggiunse Mary, quasi infastidita da questo divieto.
“ Dovremmo aspettare la prima uscita di Hogsmead. Potremmo
smaterializzarci un momento e ritornare ad Hogwarts, prima che scocchi l’ora.”
Suggerì Ron.
“ No, troppo rischioso fare una cosa del genere davanti agli
occhi della McGrannit, dei professori e degli Auror che saranno a difesa di
Erin. Ci scoprirebbero subito.”
Disse Hermione, con praticità.
“ Allora cosa suggerisci?”
Le chiese Erin, affiancandola quando si alzò dalla poltrona.
“ Io dico di aspettare le vacanze di Natale. Lì saremo più
liberi di agire. Gli Auror posti alla tua protezione, non sospetteranno di una
tua visita innocente al tuo vicino di casa.”
Disse, quasi con tono cospirazione, che fece ridere Ron, che
le circondò le spalle con un braccio, in un gesto che si stava rivelando
abituale.
“ Hermione, stai diventando pericolosa, nel combuttare
contro gli altri.”
Hermione gli dette una gomitata affettuosa nello stomaco,
per poi nascondere il viso, leggermente arrossato, nell’incavo del suo collo,
sorridendo.
“ Bene, allora è deciso. Rimanderemo tutto durante le
vacanze di Natale. Fino ad allora, teniamo gli occhi aperti.”
Disse Harry, alzandosi per ultimo, ottenendo il consenso
generale di tutti.
“ Si, e studiamo, mi raccomando. Ricordate che abbiamo gli
esami finali, quest’anno.”
Ricordò Hermione, giudiziosa, mentre uscivano dal buco del
ritratto. Erin rise solare alle sue parole:
“ Oh, certo! Cos’è essere nel mirino di una strega con manie
omicide, al confronto con il cercare di superare gli esami del MAGO? Nulla,
sicuramente.”
Tutti, compresa Hermione che le sorrise falsamente offesa,
si unirono alla sua risata.
Angolo dell’autrice.
Ciao a tutti e a tutte!!! Buona Domenica! Ragazzi, si
avvicina il Natale! Sento già nell’aria il profumo del panettone, di roccocò e
pesce fritto!! Uhm, che acquolina!XD
Be’, il Natale sicuramente non è solo cibo, ma anche
festoni, regali, per non parlare del presepe, dell’albero addobbato, di quel vago
senso di felicità e di quella voglia di sorridere che non ti abbandona fino al
26 Dicembre! Almeno, è quello che vivo io al momento!^__^*
Oggi ho addobbato tutta la casa a festa! Da me si usa
così, ed ora ogni angolino luccica di lucine e centrotavola rossi, con mille
Babbo Natale in miniatura che ti sorridono, renne, neve finta, pupazzi di neve
e tante altre cose che ti catapultano letteralmente nello spirito natalizio!
Insomma, lo avete capito: io ADORO il Natale!!!^__^*
Allora, vi è piaciuto il nuovo capitolo? La favola di
Lady Zara, che io ho fatto comparire nel libro di Beda il Bardo, era un’idea
che mi circolava da un po’ in testa e sono soddisfatta di come l’ho resa a voi,
miei carissimi lettori e mie carissime lettrici! E voi, cosa ne pensate??? Fatemelo
sapere in tanti, anche leggendo subito il mio aggiornamento, sperando di non
avervi fatto sospirare fino alla fine!XD
E adesso, passiamo ai tanto attesi…
Ringraziamenti a…
Sydelle Keat: Ciao
Sydelle!! Come è andato il week-end?? A me benissimo, mi sono rilassata!!XD
Grazie, come sempre, dei tuoi immancabili commenti! Mi fanno sempre molto
piacere!XD Allora, ti è piaciuto il capitolo? Lo so, la protagonista della
scena era la tua nemica numero uno, (prima della White, è stata incredibile
come affermazione!) ma spero tu l’abbia apprezzato lo stesso!! Fammelo sapere
presto! Buona settimana a venire e baci baci, da Fuffy91!^__^*
Mattamaty: Ciao
Mattamaty! Come stai?? Ci ritroviamo anche questa settimana! Grazie mille per i
tuoi commenti e ai tuoi complimenti! Si,
la storia di Erin e i suoi genitori è stata piuttosto drammatica! Questo
capitolo ti è piaciuto??? Fammelo sapere presto!!! Baci baci Fuffy91!!^__^*
P.S. Si, credo fosse un cucchiaio nell’orecchio di George, nella scena del
film! Comunque, cucchiaio e spazzolino, troppo divertente lo stesso!XD
ChiaraTheBest: Ciao,
Chiara, piacere! Mi ha fatto molto piacere la tua recensione! Grazie per i tuoi
complimenti e il tuo sostegno! Dici che fra Lucinda e Draco ci saranno dei
risvolti? Uhm, si vedrà!XD Ti è piaciuto il nuovo capitolo? Fammelo sapere
presto! Baci baci, Fuffy91!^__^*
Keira Lestrange: Oh,
finalmente rispondo a un tuo commento, Keira
Lestrange!XD Ciao! Mi ha fatto molto piacere leggere
le tue recensioni, Keira! Praticamente, hai commentato ogni capitolo! Mi è
dispiaciuto tanto non essermene accorta prima, scusa! Be’, ora cercherò di
rimediare! Mi fa molto piacere che la mia storia ti abbia colpito tanto, vedo
che i miei personaggi ti piacciono, come anche ho strutturato i vecchi! Grazie
mille per i tuoi complimenti, per i tuoi commenti e per il tuo sostegno! Ian ti
è piaciuto particolarmente, come la Bane! Gli ex villains hanno avuto successo,
con te…e di Lady Zara, cosa ne pensi?? Fammelo sapere presto! Alla prossima,
Fuffy91!^__^*
Beuzz94: Ciao
Beuzz!! Come va? Io sto bene! Sniffo Natale ovunque!XD Ti è piaciuto il
capitolo? Ok, il capitolo precedente ti ha messo tristezza e la non certo dolce
Lady Zara, anche qui, è presente, ma spero lo apprezzerai lo stesso! Nel
prossimo, ci rilasseremo un po’, ok?XD Grazie mille volte per il tuo sostegno e
i tuoi commenti! Baci baci, Fuffy91!^__^*
P.S. Si, purtroppo mi dispiace dirlo, ma per ora Cristalli di Neve è in modalità
standby!XD La riprenderò a conclusione di Le
Lacrime di Caleno! Aspetta per un po’, ok? Bia ritornerà a stupirti!^__^*
Grazie mille anche a tutti quelli che mi seguono,
leggono la mia storia, che l’anno messa tra i preferiti e le seguite ( Ragazzi,
vi moltiplicate come funghi, in tempi di umidità esagerata! Grazie!!!!XD)!!!
Baci baci, Fuffy91!
Prossimamente a…
Sabato prossimo, esattamente il 18 Dicembre!! Baci
baci, Fuffy91!^__^*
^_____________________________^***
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Capitolo 11 *** Capitolo 11 ***
Capitolo11
Dal giorno in cui Hermione aveva narrato a tutti loro la
scioccante fiaba di Beda il Bardo su Lady Zara, le cose sembravano essere
tornate alla normalità, ad Hogwarts.
Gli studenti di Woodgreen, ospiti nelle varie Case, si erano
integrati a distanza di pochi mesi, ed erano già sbocciati i primi amori,
soprattutto fra i Corvonero e gli studenti della Fenicerossa.
Più di una volta, infatti, Harry aveva visto Padma Patil abbracciata
stretta ad un alto e muscoloso ragazzo della Fenicerossa, baciandolo appassionatamente
in ogni anfratto del castello.
Erin, Mary e Daniel erano sempre più integrati nel gruppo di
Harry, Ron e Hermione e, quanto a Ginny, aveva istaurato un rapporto affettuoso
con Mary, con la quale aveva trovato punti caratteriali in comune, come l’impulsività
e l’odio verso la Bane, che massacrava di compiti anche quelli del sesto anno
come lei.
Se quelli della Fenicerossa erano riusciti ad amalgamarsi
perfettamente nelle Case di Grifondoro e Corvonero, lo stesso non si poteva
dire per gli studenti dello Scorpioneblu. I Tassorosso mal tolleravano la loro
presenza e solo due o tre dello Scorpioneblu, erano stati visti nell’atto di
chiacchierare civilmente con loro, mentre il resto, soprattutto durante le ore
dei pasti, in Sala Grande, si rintanavano nel loro cinico disinteresse,
mangiando freddamente gomito a gomito con loro. Fra i Serpeverde, mai come
quell’anno, sembrava prevalere l’armonia, dovuto anche all’ingresso della nuova
ospite dello Scorpioneblu, Lucinda White che, Harry dovette constatare a
malincuore, sembrava facilmente coinvolgere le due Case, accentrando la loro
attenzione su di lei.
Durante una cena, Harry aveva visto addirittura Blaise
Zabini ridere a crepapelle di una sua battuta, seguito dalla risata da orso
raffreddato di Goile, che tacque immediatamente ad un’occhiata fulminante di
Malfoy, seduto il più possibile lontano da lei.
I rapporti fra i due, dopo la memorabile litigata pubblica
che, Harry si sorprese, ebbe largo seguito fra i pettegolezzi più succosi,
facendo finire lui ed Erin al secondo posto, per una volta, erano stati ridotti
ad uno stato di ignoro reciproco, nonostante alcune volte, la White era stata
sorpresa a lanciare occhiate furtive e veloci a Draco che la ricambiava sempre
dopo che lei aveva già abbandonato lo sguardo da lui, voltandosi subito dopo,
stizzoso. Mary, che sembrava godere di questo episodio insolito, non perdeva
occasione per ricamarci sopra chissà quale situazione ambigua e minacciosa che
si era verificata in passato tra i due, escludendo ogni tipo di risvolto
sentimentale, visto che l’antipatia fra i due era palpabile come una tempesta
di fulmini a ciel sereno. Harry, tuttavia, era felice che l’attenzione di
Malfoy, per la prima volta dopo sette anni, fosse stata concentrata su un altro
soggetto, che escludesse lui. Almeno per quell’ultimo anno, si sarebbe
risparmiato i suoi commenti acidi e i suoi tiri mancini poco graditi.
Anche la White, dopo la risposta sbrigativa e negativa al
suo invito alla festa che aveva organizzato quello stesso sabato nella Sala
Comune dei Serpeverde, riscuotendo, tra l’altro, un grande successo al
castello, tanto che se ne parlò per settimane, con commenti malevoli sui
Serpeverde , ma di riguardo e piacevoli nei confronti della ragazza, aveva
rinunciato a coinvolgerlo nella sua cerchia, non mostrandosi offesa dal suo
comportamento, ma non certo restia a perdonarlo, dato che aveva cominciato ad
ignorarlo forse più freddamente di quanto facesse con Malfoy, a testimoniare
che il rospo della delusione al suo rifiuto, non l’aveva ancora ingoiato. Non
che la cosa lo dispiacesse, anzi, ma non poteva fare a meno di sorridere
quando, incrociandola fra i corridoi, seguita dalla sua cerchia di compagne,
Ginny si sbilanciava verso di lui, abbracciandolo calorosa o baciandolo sulle
labbra, gongolando per il piacere di vederla illividire di rabbia, per il suo
orgoglio ferito, non certo per la delusione di un suo potenziale sentimento. In
quelle poche occasioni, Harry si sorprese di vedere Malfoy sorridere
soddisfatto, quasi compiaciuto del suo cattivo umore. Be’, almeno un punto d’incontro
erano riusciti finalmente a trovarlo: entrambi, detestavano la White.
Per quanto riguardava il discorso insegnanti, la situazione
fra la Bane ed Erin non era assolutamente mutata. Harry ed Erin, quasi di
comune accordo, avevano deciso di non raccontare agli altri gli episodi tragici
della sua infanzia, che aveva mostrato loro nei suoi ricordi, immergendoli nel
Pensatoio. Eppure, pur sapendolo, la Bane si era dimostrata insensibile ad ogni
forma di rispetto, ignorando la mano tesa che Erin le aveva teso, scacciandola
con non poco riguardo.
Certamente, era indiscutibile che in passato la Bane avesse
avuto un rapporto d’amicizia molto stretto con il padre della ragazza, Ian
Allen, ma aveva anche ammesso davanti alla madre di lei, Deborah Harrison, che
avrebbe odiato per tutta la vita sia lei che la figlia. La conclusione di
quell’intricata faccenda, quindi, era che non c’era alcuna possibilità che la
professoressa e l’alunna potessero istaurare un rapporto d’intesa. Tuttavia,
non ci furono altre dimostrazioni pratiche d’incantesimi praticabili sugli
studenti, come quella della prima lezione, almeno non quelle dove si prevedeva
l’inerzia di uno dei due. Infatti, la pratica era diventata all’ordine del
giorno nella classe di Difesa contro le Arti Oscure. Harry e i suoi amici si
esercitavano fra di loro o fra i loro compagni, praticando incantesimi di
difesa ed attacco complessi e che li lasciavano, dopo due ore di allenamento,
stremati ed affamati.
La Bane era un’ottima insegnante, nonostante i suoi modi
bruschi e le sue occhiate vigili e perforanti, unite a quelle dorate ed intense
dello Yuta Iska, che durante le lezioni, la si poteva trovare acciambellata o
stesa sul basamento dove sorgeva la cattedra, oppure seduta sulla cattedra
stessa, seguendo con gli occhi attenti e felini i movimenti della padrona.
Alla domanda di spiegazione che Hermione le aveva rivolto,
per conoscere qualcosa di più specifico, nei riguardi della creatura magica, la
Bane le aveva risposto sbrigativa, ma accurata:
“ Iska è uno Yuta, cioè uno spirito egizio pacifico, ma che
protegge solamente coloro che lo evocano. È una specie di protettore, che
assume le sembianze che rispecchiano il carattere e l’essenza magica
dell’evocatore. I maghi egiziani li utilizzavano durante le guerre con i
Romani, nel IV secolo a.C., per ripararsi dalle maledizioni più insidiose, come
l’ Anatema che Uccide, che non ha efficacia su di loro. Dopo, li imprigionavano
in sigilli magici di grande potenza, nelle fondamenta delle loro abitazioni ma,
principalmente, nelle piramidi, sotto il sepolcrale del defunto faraone, per
non infastidire gli Spiriti dell’Oltretomba, che non possono tollerarne
l’esistenza, per via della loro immunità al destino umano.”
Terminò la spiegazione, accarezzando con le dita della mano
destra, il pelo vellutato della sommità del capo della pantera, che mugugnò,
emettendo fusa selvagge.
“ Quindi, voi avete evocato Iska?”
Le chiese Daniel, mentre Hermione prendeva appunti al suo
fianco. La Bane lo perforò con le sue iridi nere, quasi offesa di fronte alla
sua domanda.
“ No, è lei che è venuta da me. Ma adesso basta. Prendete i
vostri compiti e ricopiateli con tutte le dovute correzioni. Mi aspetto di
meglio. Qui, adesso, Brown, e non sbuffare o ti sbatto fuori appesa a
mezz’aria. Lo stesso vale per te, Allen. Anzi, a pensarci bene, per te ci
vorrebbe una bella punizione. Ricordamelo.”
Mormorò sarcastica ad Iska, che si stiracchiò, emettendo
ruggiti soffocati, quasi come se stesse ridendo.
Alla seconda verifica, prima delle vacanze di Natale, Harry
riuscì a guadagnarsi, con lo stupore suo e generale, un ‘Oltre Ogni Previsione’
improbabile. Addirittura, la Bane lo elogiò, almeno a suo modo, davanti a tutta
la classe. In effetti, rispetto al compito di Ron, che aveva preso appena un
‘Accettabile’, pieno zeppo di cerchiature e parole sbarrate e scritte con una
grafia femminile e sottile, sul suo il rosso era meno sporadico e l’inchiostro
blu della sua penna predominava.
“ Il tuo compito è stato adeguato, Potter, a ciò che vi
avevo richiesto, cioè descrivere con accuratezza gli incantesimi di difesa ed
attacco che vi ho insegnato in questi due mesi. Tuttavia, devi impegnarti di
più sull’accuratezza della scrittura scientifica, e meno sul contenuto, che hai
esposto, in alcuni punti, in maniera confusionaria. Lo stesso vale per te,
Granger. Evita di scrivere parole che ho ripetuto io stessa durante le lezioni
e mettici qualcosa di tuo. Sandford, tu invece ripeti bene le ultime formule
degli incantesimi di difesa, non li hai capiti per niente. White, nulla da
dire, compito eccellente. Weasley, cerca di sforzarti di apprendere almeno
qualcosa. Brown, per te lo stesso. Allen…be’, non sprecherò parole inutili
sulla tua ignoranza. Sei passabile nella pratica, ma in quanto a scrittura, sei
più che deludente. Malfoy… uhm… non male, hai compreso ciò che ha richiesto il
testo. Mi è piaciuta la tua descrizione sugli effetti destabilizzanti della
maledizione Cruciatus. Ma, lo stesso
di Potter: devi essere meno confusionario. Paciock, pensa di meno alle piante,
e concentrati di più sulle pratiche di Difesa…”
E continuò così, per la restante mezz’ora, maltrattando e
mortificando gli studenti meno bravi, alternando dei mezzi complimenti velati a
quelli che si erano scoperti un po’ meno incapaci di quanto si aspettasse.
In quanto alla Bell, invece, l’atmosfera durante le sue
lezioni, era molto più rilassante e stimolante. Harry era rimasto entusiasta
del suo modo di insegnare, che non era esigente, ma che chiedeva accuratezza e concentrazione,
da parte degli studenti. Per i primi mesi, si erano divertiti a trasformare un
manichino in un animale o in una cosa. Harry si era sbellicato dalle risate
quando Neville lo aveva trasfigurato in un mezzo topo, con la testa di un
orologio a cucù.
In quell’occasione, la Bell aveva sorriso divertita,
invitando tutti a tacere, con un rapido gesto delle mani, per poi avvicinarsi
ad un intimidito Neville, che guardava sconsolato la sua opera. La Bell aveva
rimesso a posto il tutto, con un casuale gesto della bacchetta, per poi
consolare Neville ed invitarlo a riprovare e a riprovare ancora, con più
convinzione e fiducia in sé stesso, con il risultato che, al quinto tentativo,
un coniglio bianco, con le orecchie nere, annusava l’aria confuso, saltellando
sul posto. La Bell aveva applaudito Neville, facendolo arrossire di piacere e
quel giorno, Harry giurò che non lo aveva mai visto uscire dall’aula più
baldanzoso e compiaciuto.
Erin si era scoperta
molto portata per la materia e la Bell non mancava di elogiarla, regalandole
ampi sorrisi. Nel mese di novembre e negli inizi di dicembre, erano passati ad
un livello di Trasfigurazione più complicato, cercando di trasfigurare il
manichino in un essere umano. Erin, alla ventesima lezione, era riuscita a trasfigurarle
un braccio ed Harry una gamba, che si erano mosse di pochi centimetri,
entusiasmando la classe e la stessa Bane, che aveva dato dieci punti ciascuno,
consolando Hermione, quando aveva fatto roteare l’occhio destro del manichino,
facendolo cadere ai piedi di un’inorridita Annabell, che era corsa a vomitare
in bagno.
Nel frattempo, l’antagonismo fra Hermione e Daniel
continuava in un clima di amichevole
competitività. Hermione sedeva volentieri accanto a lui,
applaudendo mite ad ogni suo successo. Insieme, frequentavano anche ‘Antiche
Rune’, l’unico corso che il restante della loro compagnia,
aveva preferito evitare, ma di cui loro sembravano
deliziarsi. Spesso si intrattenevano a discutere in biblioteca di questa o di
quella traduzione, confrontandole a vicenda e scegliendo i passaggi che
avessero un senso logico. Ovviamente, entrambi eccellevano con ottimi voti ed
erano stati esonerati dai corsi pomeridiani di recupero. Harry temeva che il
loro avvicinamento, potesse far ingelosire Ron, ma fu felice di sbagliarsi,
quando un pomeriggio, in Sala Comune, vide entrambi i ragazzi parlare di
Quiddich e Daniel ridere di gusto alle battute di Ron. Appena lo videro, Ron
gli urlò ancora sorridente:
“ Ehi, Harry! Non ci crederai mai. Pensa, io e Daniel tifiamo
per la stessa squadra.”
“ Magnifico!”
Aveva esclamato lui, unendosi al duo e cominciando a parlare
di nuove e possibili tattiche di gioco. Del resto, il campionato di Quiddich
era vicino e la prima partita dei Grifondoro contro i Tassorosso era alle porte.
Harry aveva conservato, da una più che convinta McGrannit, il suo distintivo di
Capitano e ed era stato soddisfatto delle selezioni, che aveva visto l’ingresso
di Daniel come Battitore ed Erin come Cacciatrice, insieme a Ginny. La
McGrannit, aveva acconsentito che gli studenti-ospiti partecipassero alla
selezione delle squadre ed Harry aveva subito acconsentito all’ingresso di Erin
nella squadra, data la sua innata velocità, in groppa alla sua scopa. Del
resto, l’entrata spettacolare nella Sala Grande di Hogwarts, al banchetto
d’ingresso, aveva messo in evidenza il suo talento per il volo.
“ Erin è nata per stare su una scopa. Con lei in squadra,
vinceremo sicuramente.”
Aveva detto Ron,
nuovamente Portiere in carica del Grifondoro, all’ennesima selezione superata.
I suoi nervi, aveva scoperto Harry, erano migliorati,
soprattutto quando, durante gli allenamenti, sugli spalti, c’era Hermione a
fare il tifo.
Per quanto riguardava il suo rapporto con Ginny, tutto
procedeva magnificamente. Passavano pomeriggi interi a parlare e a scambiarsi
effusioni tenere ed appassionate, specialmente nel loro posto speciale, sotto
l’alto faggio, in prossimità delle sponde del Lago Nero, con i tentacoli della
Piovra Gigante ad incresparne di tanto in tanto le acque profonde.
Anche il rapporto fra Ron ed Hermione navigava in acque
tranquille e ad Harry non dispiaceva vederli scambiarsi abbracci amorevoli e
sguardi complici.
Harry cominciava a credere che fra i suoi nuovi amici,
Daniel e Mary, ci fosse più di una semplice amicizia, in certi loro sguardi e
nel rapporto quasi protettivo che Daniel aveva nei confronti di Mary. Anche
Ginny sembrava concordare con lui, ma, in fede al rapporto confidenziale con
Mary, non andava al di là delle sue supposizioni, quindi, se sapeva qualcosa,
non gli fece alcuna rivelazione. Del resto, Ginny sapeva mantenere molto bene i
segreti.
Dopo la prima partita del campionato, dove Grifondoro
stracciò Tassorosso per trecentocinquanta punti contro centodieci (molti dei
quali, erano stati segnati da Erin, senza contare che Harry aveva
preso il Boccino d’oro dopo solo trenta minuti), la tanto
attesa uscita al villaggio di Hogsmeade, un giorno prima delle vacanze
natalizie, coronò il clima di pace e serenità, lasciando ai ragazzi di tirare
un sospiro di sollievo, lasciandosi alle spalle le verifiche del primo
trimestre.
L’unica a preoccuparsi, come al solito, era Hermione, che si
torturava al pensiero di un voto negativo in Difesa e in Antiche Rune. Daniel
la tranquillizzò per l’esito della traduzione, ma per l’esigenza della Bane,
solo i commenti sarcastici di Erin, che dal canto suo sembrava indifferente al
voto della verifica, riuscirono a strapparle un sorriso.
Sotto la candida neve che impreziosiva i tetti delle casette
rustiche di Hogsmeade, simile a glassa zuccherosa, infagottati in pesanti
cappotti, le mani nascoste in guanti variopinti e cappelli di lana pesante a
proteggersi la testa, Harry, Hermione, Ron, Erin, Daniel e Mary camminavano per
i sentieri innevati del villaggio, chiacchierando allegramente e giocando a
colpirsi con palle di neve.
Erin si stese sul prato ricolmo di neve, muovendo le braccia
e le gambe, per poi alzarsi e contemplare la sua opera, un angelo delle nevi,
un po’ contorto, ma accettabile.
“ E’ davvero molto bello, Erin.”
Si complimentò Hermione.
“ Grazie. Non è un granché, ma non ho potuto fare di
meglio.”
Si schermì, facendo spallucce. Poi, si rivolse ad Harry,
immerso in una conversazione sul Quiddich con Ron e Daniel.
“ Ehi, Harry! Dov’è Ginny?”
“ Già, non è venuta con noi. Perché? Avete litigato, per
caso?”
Si informò Mary, guardandolo con un cipiglio accusatori, le
mani ai fianchi, i ricci neri e ribelli, impreziositi da un paraorecchie
giallo, come i bottoni del cappotto bianco che indossava.
“ No, niente affatto. E’ partita presto con le sue amiche,
dicendomi che ci avrebbe raggiunto ai Tre Manici di Scopa.”
“ Allora, non facciamola attendere. Andiamo, sono proprio
curiosa di vedere quel pub. A Woodgreen ne ho sentito parlare dalla Bell,
dicendo che ne è rimasta entusiasta.”
“ Ok, aggiudicato. Non mi dispiacerebbe andare in un bel
posto caldo, a bere Burrobirra.”
Disse Hermione, stringendosi nelle spalle, ad una folata di
vento gelido, che le smosse i capelli sciolti.
“ Perché non un Whisky Incendiario? Del resto, siamo maggiorenni.”
Propose Ron, guadagnandosi una gomitata di rimprovero di
Hermione.
“ Perché siamo ancora ad Hogwarts, e perché tu sei un
Prefetto ed io Caposcuola. Dobbiamo dare l’esempio.”
“ Ok, vuol dire che lo prenderò io per voi, ragazzi.”
Disse Erin, come se nulla fosse, facendo una linguaccia ad
Hermione, in risposta ad una sua espressione scioccata, per poi scoppiare in
una risata da monella, scappando da lei, che la rimproverò severa, ridendo
quando, nell’afferrarla per la vita, caddero entrambe nella neve, bagnandosi da
capo a piedi. A quel punto, sedersi accanto al fuoco, era d’obbligo.
Appena entrarono ai Tre Manici di Scopa, l’odore
inconfondibile di legna bruciata del camino e quella stagionata delle assi
delle pareti e del pavimento, invasero il loro olfatto, investendoli con
un’ondata di calore, sciogliendoli dal freddo invernale.
Ginny li aspettava ad un tavolo nell’angolo, lasciato in
penombra da tre candele accese, galleggianti a mezz’aria. Aveva già ordinato
sette Burrobirre per ciascuno di loro, con sommo rammarico di Erin e per il
sollievo di Hermione, quando la vide bere con avidità dal sul boccale.
“ Avete già visitato qualche negozio?”
Chiese Ginny ai tre ragazzi di Woodgreen, che scossero il
capo.
“ Non ancora, ma io mi precipiterò subito alla Stamberga
Strillante, non appena avrò bevuto la mia Burrobirra.”
Disse Erin, gli occhi nocciola brillanti di entusiasmo.
Mary, che era al suo fianco, si imbronciò alla sua scelta.
“ La Stamberga Strillante? No, io voglio andare da
Mielandia. Andiamo da Mielandia.”
Disse, cercando di trascinarla nel suo evidente interesse.
Ma Erin la guardò, crucciata.
“ Per fare cosa? Comprare dolci a volontà? No, non fa per
me. Lo sai che, a parte la cioccolata calda, non mi piacciono molto i dolci.”
“ Lo so, ma a me si, e sono curiosa di assaggiarli tutti.”
Disse Mary. Erin fece spallucce.
“ Fa come vuoi. Io non vengo”
Mary sbuffò, infastidita.
“ Uffa, Erin, fai sempre così. Non ti va mai bene una mia
decisione. Per una volta, potresti anche accontentarmi. Cosa ti costa.”
Erin ci pensò su, poi l’abbracciò, facendola sorridere.
“ E va bene, hai ragione. Andiamo prima da Mielandia e poi
alla Stamberga Strillante.”
A quelle parole, Mary ricambiò l’abbraccio dell’amica con
calore.
“ Vedrai, ti comprerò tutto il cioccolato che vorrai, senza
badare a spese.”
“ Ah, allora dovrai approfittarne Erin.”
Disse Daniel, facendo ridere tutti, compresa Mary che gli
bisbigliò qualcosa maliziosa, facendolo ridere più forte degli altri.
Improvvisamente, la porta del locale si aprì con uno
schianto tremendo, tanto che Madama Rosmerta, che stava pulendo un bicchiere
con foga, dietro il bancone, lo fece cadere fra le mani, voltandosi di scatto
verso l’ingresso. Una folata di gelido vento entrò nel locale, innevando le
assi dell’uscio, come gelida fu la voce acuta che esclamò:
“ No, è inaudito! Inconcepibile! Non ti permetterò di
farlo!”
Esclamò adirata Lucinda White, togliendosi la sciarpa blu
dal collo, sfilandosi i guanti e il cappello abbinati, gettandoli con
malagrazia su un tavolo, già occupato da due maghi e una strega, che la
osservarono con tanto d’occhi, scioccati.
Harry si voltò a guardarla stupito e grande fu la sua
sorpresa, nel vedere Draco Malfoy entrare subito dopo di lei, chiudendosi la
porta alle spalle, con un calcio.
“ Se tu credi, che ti permetterò di rovinare il giorno più
bello e perfetto della mia vita, solo con la tua presenza…non toccarmi!”
Gli intimò furiosa, scostando la mano di Draco dal suo
braccio, che lui aveva cercato di stringere. Per un attimo si guardarono, con
l’ovvia intenzione di accapigliarsi subito dopo. Il silenzio era piombato
pesante su tutta la clientela. Il primo ad accorgersi che tutti gli sguardi
allibiti erano puntati su di loro, fu Malfoy, che si guardò intorno, sbarrando
gli occhi grigi quando incontrarono quelli verdi di Harry, che ricambiò la sua
occhiata sbigottita.
Poi, con un gesto stizzito del capo, riuscì ad afferrare il
polso della White, che si dibatté per liberarsi dalla sua stretta, quando lui
cercò di trascinarla altrove, lontano da sguardi curiosi.
“ Lasciami! Ti ho detto di non toccarmi! Non ti sopporto!
Lasciami, ho detto!”
Esclamò con rabbia, battendogli le mani strette a pugno sul
suo petto. Lui riuscì ad imprigionarle entrambe le braccia, cercando di
calmarla.
“ Smettila, ti stai rendendo ridicola. Maledizione,
finiscila. Sto cercando di spiegarti…”
Le sussurrò sottovoce, per non prolungare la scenata
pubblica ulteriormente. Ma Lucinda non lo ascoltò, continuandosi a dibattersi
con furia. Se avesse continuato così, probabilmente le avrebbe fatto male sul
serio, stringendole troppo forte i polsi nelle mani.
“ Non mi interessano le tue squallide spiegazioni. Ti ho
detto di lasciarmi in pace. Non voglio avere nulla a che fare con te. E
lasciami, mi fai male!”
“ Ti lascerò, si, ma solo quando avrai chiuso quella bocca e
ti degnerai di ascoltarmi.”
Le disse, guadagnandosi un’occhiata glaciale da quegli occhi
di ghiaccio.
“ Ehi, Malfoy!”
Lo richiamò Harry, notando le nocche violacee delle dita
della White, segno che la stretta sui suoi polsi si era fatta davvero
insostenibile. Harry non nutriva simpatia né per l’uno né per l’altra, ma non
tollerava che Draco usasse la forza su una ragazza sola, anche se quella
ragazza era la White.
Al suo richiamo, Draco sollevò lo sguardo tagliente su Harry,
che, senza accorgersene, si ritrovò accanto al duo, seguito da Ron e Daniel.
“ Non credi di stare un po’ esagerando?”
Gli chiese con voce incolore, alludendo alla stretta forte
delle sue mani.
“ Stanne fuori, Potter. Questi non sono affari che ti riguardano.”
Gli disse sprezzante Malfoy, allentando comunque la presa
sui polsi della White.
“ E’ vero, però non mi piace il modo in cui ti stai
comportando.”
Gli disse, causandole un sogghigno irritante sul volto
pallido.
“ Ah si? E cosa vorresti fare, Potter? Rimproverarmi?”
“ Harry ha ragione, Malfoy. Adesso stai esagerando. Per poco
non le blocchi la circolazione. Lasciala andare.”
Gli disse Ron, aggrottato.
“ Non vorrai fare del male a una ragazza? Sarebbe un’azione
da vigliacchi.”
Aggiunse Daniel, guadagnandosi uno sguardo superiore da
Draco, che si corrucciò quando si voltò ad osservare la White ridere di gusto,
dopo che era riuscita a liberarsi.
“ Quindi degna di lui. Non mi meraviglierei del contrario.”
Disse tagliente e sarcastica la White, guardandolo dall’alto
in basso. Poi, fendendo l’aria con un sibilo, lo colpì in pieno viso, con
violenza, sotto gli occhi stupiti di tutti, creando un rossore evidente sul suo
volto affilato ed esangue.
“ Questo è per avermi
minacciato con l’uso della forza. Non credevo fossi anche un violento. Si vede
che la violenza e la vigliaccheria, sono caratteristiche distintive, nella tua
famiglia.”
Gli disse, mentre ricambiava con disprezzo il suo sguardo
tagliente, scrollandosi i boccoli color platino dalla spalla destra, portandoli
dietro la schiena.
“ Già, come nella tua, spicca la superbia e la villania.
Come vedi, ci completiamo a vicenda. Non sei felice?”
Gli chiese pesantemente sarcastico, con la sua voce
strascicata. La White, folle di rabbia, levò nuovamente la mano verso di lui,
ma venne bloccata da Erin, che le afferrò il polso, investendola con uno
sguardo accusatorio.
“ Adesso basta. Mi sembra che lo hai punito e offeso
abbastanza. Non c’è bisogno d’infierire.”
Harry era d’accordo con lei, ovviamente. Ma, in quella
situazione, non sapeva chi dei due biasimare.
La White si liberò facilmente dalla sua stretta, afferrando
la sciarpa, i guanti e il cappello, prima di correre indignata verso l’uscita,
sbattendo forte la porta dietro di sé.
Malfoy rivolse ai quattro uno sguardo sdegnoso. Stava per
dire ad Harry chissà quale battutina offensiva, ma Madama Rosmerta bloccò la
sua protesta sul nascere, guardando con rimprovero sia lui che Harry, Ron,
Daniel ed Erin.
“ Niente discussioni accese o duelli nel mio locale, va bene?
O bevete o andate via. A voi la scelta.”
Malfoy preferì andarsene, sbattendo anche lui la porta.
Harry, attraverso i vetri della finestra, lo vide risalire la strada verso il
castello, combattendo contro il gelo della tormenta, stringendosi nel lungo cappotto
nero.
Quello della White era stato un colpo basso, e sicuramente,
la sua risposta alle provocazioni di Malfoy, violenta, ma nemmeno Draco, del
resto, ci era andato giù leggero.
“ Lo ha accusato di essere violento, quando poi è stata lei
a menar le mani per prima. Si, Malfoy l’ha bloccata, ma credo piuttosto per
arginare una sua reazione isterica, non per farle del male.”
Disse Mary, incrociando le braccia al petto, quando, pochi
minuti dopo, tutto ritornò alla normalità, chiudendo quella spiacevole parentesi.
“ Si, hai ragione Mary. Ma nemmeno la condotta è
giustificabile.”
Disse Hermione, scuotendo la testa.
“ L’uso della forza, di solito, non lo è mai.”
Aggiunse Erin, finendo il suo boccale di Burrobirra.
“ Chissà di cosa stavano discutendo, prima che tutto
degenerasse in quel modo.”
Rifletté Ginny, stringendosi al braccio di Harry, che posò
le labbra sulla sua fronte.
“ Sicuramente, qualcosa che alla White non piaceva affatto.
Ma avete visto il modo in cui lo ha aggredito, dibattendosi come una pazza? “
Chiese Ron, scuotendo subito dopo il capo, grave:
“ No, no. Deve averle fatto qualcosa di molto grave,
qualcosa che l’ha portata a perdere completamente il controllo.”
“ Si, credo che tu abbia ragione Ron. Ma, per il momento,
direi di lasciarli alle loro tensioni e di goderci il resto della gita.”
Suggerì Harry, trovando l’eco del consenso dei suoi amici.
Abbandonato lo scenario rustico e confortevole dei Tre
Manici di Scopa, affrontarono il freddo pungente della tormenta di neve, per
rifugiarsi nelle dolci coltri di zucchero di Mielandia, inebriandosi del
profumo dolciastro e squisito della miriade di dolciumi che occupavano intere
mensole, fisse alle pareti, che si protendevano fino al soffitto, come
grattaceli di cioccolato, menta, fragola e ciliegia.
Mary, come da parola, riempì l tasche del giubbotto rosso
dell’amica di Cioccorane e Bacchette di Zucchero Filato, che Erin scoprì di
gradire, per poi indire con Daniel una gara a chi provava il maggior numero di
dolci nell’intero locale. Alla fine, tutti loro, uscirono sazi e storditi, da
quel mondo di prelibatezze, per dirigersi velocemente alla Stamberga Strillante
che deluse Erin:
“ Mah, credevo fosse più spaventosa. Al confronto con la
dimora del Dr Daves, la Stamberga sembra un hotel a cinque stelle.”
Le loro risate, a quel commento, si persero nel fragore
della tempesta di neve, che appannò gli occhiali di Harry e ricoprì di una
coltre bianca, i ricci neri di Mary.
Costretti a ritornare al più presto ad Hogwarts, fu con
sollievo che si fecero coccolare dai bagliori arancio e rosso del fuoco
scoppiettante della Sala Comune di Grifondoro, riscaldando ogni muscolo
intirizzito dal freddo.
Stanchi dopo una lunga giornata ad oziare, mangiarono con
sazietà il florido banchetto di congedo, temporaneamente, dallo studio.
L’indomani, infatti, sarebbero ripartiti per le proprie case. Harry, come al
solito, era stato invitato da Ron alla Tana, invito che Harry accettò di buon
grado. Del resto, non vedeva l’ora di vedere i progressi che il piccolo Teddy
Lupin aveva compiuto in quei mesi di lontananza.
Stava già immaginando il piccolo cambiare il ciuffo blu dei
suoi capelli, in altri variopinti colori a seconda dell’umore, che Erin, quasi
soffocandosi con un boccone di prosciutto affumicato, disse loro:
“ Perché non passate il Natale da me?”
Harry, sulle prime, rimase stupito da quella proposta
inaspettata.
“ Si, perché no? Dai, venite, ci divertiremo tantissimo.”
Incalzò Mary, prendendo le mani di Ginny ed investendola con
il suo entusiasmo. Ma la ragazza, guardò il fratello ed Harry in un misto di
supplica ed indecisione.
“ Io e Mary passiamo da anni il Natale da Erin. Se avete
problemi a rintracciare la strada, vi ci portiamo noi.”
Disse Daniel, pratico e rassicurante.
“ Non lo so. Sarebbe il primo Natale che non passiamo in
famiglia, io e Ginny. Non credo che la mamma ne sarà entusiasta.”
Disse Ron, passandosi una mano nervosamente fra i capelli,
mortificato.
Erin si rattristò a quelle parole, per poi fare spallucce e
cercare di sorridere, quando disse:
“ Oh, be’, certo, lo capisco. Del resto, è comprensibile.
Non vi ho avvisato prima.”
Disse, giocherellando con il cibo, per poi ridere, cercare
di smorzare la tensione.
“ Suvvia, non fa niente! Ci saranno altre occasioni.”
“ No, invece, questa è perfetta. Io verrò, Erin. Mamma e
papà non se la prenderanno. Scriverò loro, oggi stesso.”
Disse Hermione, sorridente ma risoluta.
“ Insomma, vi ricordo che avevamo deciso di approfittare
delle vacanze anche per incontrare, senza sospetto, il Dr. Daves, per
chiedergli della Lacrima di Celeno. L’avevate forse dimenticato?”
Harry sdrabuzzò gli occhi a quelle parrole. Era vero, come
aveva potuto dimenticarlo? La Lacrima, Lady Zara, il Dr Daves…no, dovevano
assolutamente andare a passare le vacanze natalizie da Erin.
Ron scambiò un sguardo con Harry ed entrambi si sorrisero.
La decisione era presa. Pazienza, Teddy avrebbe aspettato. Al momento, Erin era
la priorità assoluta.
“ Verremo anche noi, Erin.”
Disse Harry, sorridente, sorriso a cui lei ricambiò con
slancio, le guance colorite di un rossore di piacere.
“ Davvero? Avete cambiato idea?”
Chiese, speranzosa.
“ Si, scriverò anch’io alla mamma. Sono sicuro che, non
appena le avremo spiegato la situazione, approverà.”
Disse Ron, più rilassato.
“ Sicuro. Del resto, non è poi così severa.”
Aggiunse Ginny, ammiccando verso Mary, che ricambiò con un
sorriso.
“ Allora è deciso. Tutti a casa di Erin. A proposito, come
ci arriviamo?”
Chiese Ron, titubante.
“ Possiamo anche smaterializzarci da Hogwarts, una volta
fuori dai confini del castello. Sarà più pratico.”
Erin annuì, appoggiando la proposta di Daniel.
“ Si, e possiamo inviare i bagagli per posta. Arriveranno
scuramente prima di noi. Li consegneremo alle mani, anzi, fra gli artigli di
Derek. Vedrete, raggiungerà casa mia in un lampo.”
Disse, ammiccando sorridente. Così, la sera stessa, Ron ed
Hermione inviarono le lettere di concessione ai propri genitori, ricevendo due
ore dopo il consenso di entrambi. La Signora Weasley invitava solamente i
figli, soprattutto Ron, di comportarsi impeccabilmente e di gradire l’ospitalità
della loro amica, a cui inviava un bacio d’affetto immediato e d’appoggio.
Il giorno dopo, la comitiva salutò i propri compagni ed
amici e, presisi per mano, partirono verso la casetta in mattoni rossi e dal
tetto di terracotta, ai piedi di Valle Brucosa, ai confini di Woodgreen.
Il gatto Spazzola, un meticcio dal pelo color cenere, corto
e vaporoso, miagolò alla padrona, saltando agilmente dal davanzale della
piccola finestra quadrata, correndo verso di lei, che lo prese fra le braccia,
accarezzandolo.
Appena entrati nella piccola dimora, Erin accese il camino,
lasciando che il tepore emanato dalle fiamme, riscaldasse le pareti immacolate
e i corpi infreddoliti dei suoi amici.
Dopo essersi messa comoda e ad aver mostrato ad ognuno le
proprie camere, stabilendo che i ragazzi avrebbero dormito nella camera degli
ospiti e le ragazze nella sua stanza, si mise ai fornelli, preparando una ‘sua
specialità’, che consisteva in un piatto di lasagne e del rosbif marinato in
salsa di patate, accompagnata dal suono dolce e musicale di un appollaiato
Derek, stanco dopo il suo lungo viaggio, carico dei loro bagagli.
Mentre i ragazzi, su sua richiesta, abbellivano la casetta,
spoglia di decorazioni natalizie, e le ragazze l’aiutavano in cucina, pelando
patate ed imbrattandosi di schiuma di detersivo, mentre lavavano i piatti, che
Harry si era offerto di asciugare, proprio mentre stava riponendo un piatto
nella credenza, accanto alla finestra, l’occhio gli cadde attraverso il vetro,
individuando dei puntini neri all’orizzonte.
Per un breve momento, pensò ad una minaccia, ma si rasserenò
quando capì che si trattava di…
“ Gufi.”
Disse Ginny, affiancandolo.
“ Cosa?”
Domandò Erin, scioccata e quasi infastidita all’idea.
“ Stanno arrivando dei gufi.”
La informò Ginny.
“ Sarà qualche augurio di felice Natale, da parte dei nostri
parenti.”
Disse Ron, abbandonando le luci sull’abete vero, che avevano
addobbato con magica polvere bianca e dorata, con un angelo fatto a mano da
Mary, posto sulla cima.
“ Si, è possibile.”
Concordò Daniel, creando delle farfalle variopinte, che
cominciarono a vorticare lungo le pareti, aggrappandosi a dei fili di vero
ghiaccio, muovendo le ali luminose dolcemente e senza mai stancarsi.
I gufi atterrarono sul davanzale della finestra, che Harry
aprì. Due di loro, due barbagianni, entrarono in casa e consegnarono un grosso
pacco ad Erin, che lo prese titubante, per poi scacciare infastidita i due
gufi, che volarono via, sdegnosi. Harry sghignazzò fra sé e sé: era proprio vero
che Erin non tollerava i gufi.
Tutti loro, avevano ricevuto una busta color avorio, con
incise lettere dorate che richiamavano i loro nomi. Il suo diceva:
Al Signor Harry Potter,
Casa del Tetto Rosso,
Valle Brucosa.
Harry aprì la busta, da cui ne fuoriuscì una lettera di
materiale pregiato, con degli arabeschi agli angoli del foglio e con altre
lettere d’oro, che dicevano:
“Signor
Harry Potter,
Siamo
lietissimi di invitarla, il giorno 23Dicembre, alle ore 20:00, a partecipare al
diciassettesimo compleanno dei nostri adorati figli, evento che si terrà presso
Casa White, nel giorno e nell’ora suddetta.
Offriamo
ampio banchetto, musica piacevole e divertimento sulla pista ghiacciata, nel
giardino illuminato della dimora.
Congedandosi
con calore e con la speranza vivissima della sua partecipazione,
Il Signor e la Signora White.”
Appena ebbe finito di leggere, alzò il capo dubbioso,
trovando una sorprendente eco nell’espressione dei suoi amici. E quindi, non fu
difficile immaginare la loro sbigottita esclamazione, a cui seguì la lettura
simultanea dei loro inviti alla festa:
“ White?!”
“ No, aspettate un momento: la White ci ha invitato alla sua
festa di compleanno?”
Disse incredulo Ron, sventolando il foglio pregiato
dell’invito, dubbioso.
“ Un momento: qui c’è scritto ‘ i figli’. Quindi significa
che la White deve avere una sorella o un fratello, che ha la sua stessa età.
Voi ne sapete qualcosa?”
Chiese Hermione ad Erin, Daniel e Mary, che scossero la
testa con vigore e risposero all’unisono:
“ No.”
“ E quello, cos’è?”
Chiese Mary improvvisamente, indicando con l’indice della
mano destra il contenuto del pacco che Erin, senza accorgersene, aveva aperto.
Incredula, tirò fuori dalla scatola un abito di tulle rosso
acceso, con ballerine di seta abbinate con calze di lana fine bianca.
“ Ragazzi, io credo che ci andrò. Non posso non ricambiare….questo.”
Disse, indicando il vestito, le scarpe e le calze, tutto di
un’eleganza semplice, ma evidente come un pugno in un occhio.
“ Be’, forse la White ci ha pensato su, e ha voluto
ringraziarci di aver preso le sue difese, nella discussione con Malfoy.”
Ipotizzò Daniel, riponendo sul tavolo lo stesso identico
invito.
“ Si ma, come giustifichi il vestito, allora?”
Gli chiese Mary, ottenendo la risposta di Hermione, che
disse:
“ Non è possibile che sia un suo modo d’istaurare una
possibile amicizia con te, Erin?”
Erin si scambiò uno sguardo con tutti, per poi ridere di
gusto, scuotendo il capo.
“ No, assolutamente, non credo Hermione. Però…non me la
sento di rifiutare l’invito. Va contro i miei principi. In fondo, me l’hanno
chiesto i suoi genitori. E’ probabile che abbiano voluto sdebitarsi in questo
modo, con me, una volta che la figlia avrà raccontato loro la discussione con
Draco, ai Tre Manici di Scopa, che ha visto il mio e il nostro intervento.”
“ Be’, allora, verremo anche noi, in questo caso.”
Disse Mary, quasi controvoglia, ma era evidente che non
volesse lasciare l’amica da sola, con la White. In breve, tutti, compreso
Harry, concordarono di accettare l’invito.
“ Il 23 è fra breve. Dovremmo farle un regalo.”
Disse Ginny, ottenendo l’esasperazione di Mary.
“ Ce l’ho io un bel regalo per lei. Un bel flacone di veleno
antivipera.”
Propose Mary, investendo tutti di una forte ilarità, che li
coinvolse fino a cena, dove Harry gustò con delizia ed apprezzamento il rosbif
marinato di Erin, che ripose con cura il vestito nell’armadio della sua camera.
Angolo dell’autrice.
Scusate il ritardo, ragazzi e ragazze! Vi ho fatto un
po’ attendere, ma alla fine sono stata immancabile! Perdonate gli eventuali
errori, ma ho appena finito di scrivere il capitolo e ho preferito pubblicarlo
senza rileggerlo, per non farvi aspettare più del dovuto!XD
Spero vi sia piaciuto! Questa volta, niente sangue e
rivelazioni, ma solo dei sani rapporti adolescenziali, così, tanto per smorzare
la tensione!
So che morirete dalla voglia di sapere cosa succederà
alla festa in Casa White, ma dovrete aspettare la prossima settimana, per
scoprirlo!XD
E adesso, passiamo ai…
Ringraziamenti a…
Sydelle Keat: Ciao, mia
cara Sydelle! Grazie mille per i tuoi commenti e complimenti! Ho visto che il
capitolo precedente ti ha davvero (per riprendere una tua parola) entusiasmata!
Ti è piaciuto tutto, in pratica, tranne ovviamente l’esclusione di Dracuzzolo,
che in questo capitolo e’ stato più che menzionato! Hai tante domande che ti
frullano in testa, su Lady Zara, su Ian, sulle Lacrime…ma a queste risponderò
in seguito, tranquilla! Ti è piaciuto questo nuovo cap? Fammelo sapere presto!
Buon Natale, mi raccomando (mi fa piacere che la tua casa sia addobbata come la
mia!XD)! Baci baci, Fuffy91!^__^*
Keira Lestrange: Ciao Keira,
ben ritrovata! Allora, allora, allora…Grazie mille per i tuoi commenti e
complimenti, sei sempre molto carina! Il nuovo capitolo ti è piaciuto? Spero me
lo farai sapere presto! Ti auguro un felice Natale! Baci baci, Fuffy91!^__^*
Mattamaty: Ciao,
Mattamaty carissima! Grazie tantetantetantetante per i tuoi commenti e
complimenti! No, la Fiaba l’ho inventata! Come hai capito, ho molta fantasia!XD
Le corna di renna valgono sicuramente
come addobbo!!!XD
Fammi sapere se ti è piaciuta, l’avventura natalizia
di Harry, Erin e i nostri amici! Buon Natale e a prestissimo, Fuffy91!^__^*
Beuzz94: Beuzz,
ciaoooo! Come stai? Tutto ok? Ti sei ripresa dalla bombardata di verifiche,
interrogazioni e dal mix di entrambe?? Spero di si! Pagelle, tutto a posto?
Spero ancora una volta di si! Grazie mille per i tuoi commenti e complimenti
sulla storia! Aspetto con piacere i prossimi sul nuovo, che spero ti sia
piaciuto alla pari degli altri! Ti auguro di passare un caloroso e meraviglioso
Natale! Baci baci, Fuffy91!^__^*
Un grazie speciale a voi tutti, si, proprio tu che
leggi silenzioso, a voi, che mi avete messo tra i preferiti, i seguiti e le
storie da ricordare! Un mega ringraziamento a tutti voi! Baci baci,
Fuffy91!^__^*
Prossimamente a…
Domenica 26 Dicembre! Aspettatemi, non vi deluderò!
Baci baci, Fuffy91!^__^*
Non mi resta che augurare a voi tutti…
Buon Natale!!!
^__________________________________^***
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Capitolo 12 *** Capitolo 12 ***
Capitolo 12
L’antivigilia di Natale arrivò prima di quanto i ragazzi
avessero previsto, con grosso disappunto soprattutto di Mary. Fu lei, infatti,
che il giorno successivo all’arrivo degli inviti, davanti al camino acceso e
scoppiettante, giocando con il gatto Spazzola, a tirargli le zampe anteriori,
facendolo miagolare risentito, disse imbronciata:
“ Ma dobbiamo andarci per forza?”
“ Be’…” le rispose Erin, mentre dava da mangiare ad un
compiaciuto Derek, che volò sulla sua spalla, cantando una melodia allegra,
quando lei gli accarezzò con il dorso delle dita il petto rigonfio di piume: “
Ormai il regalo glielo abbiamo già comprato.”
“ Già, un bracciale con uno scorpione d’argento come
ciondolo. E secondo te, lo gradirà?”
Le chiese, imbronciando le labbra carnose e assumendo
un’espressione stizzosa.
“ Sicuramente, lo butterà nel primo bidone, senza dargli
alcun peso.”
“ In tal caso, ce ne andremo a testa alta, rubando
l’argenteria e vendendola al mercato nero.”
Scherzò Erin, con un brillio negli occhi color nocciola, che
ad Harry sembrò stemperare l’ironia di quella che gli parve più simile ad una
minaccia. Mary le sorrise complice, lasciando che il povero Spazzola sgusciasse
dal circolo delle sue braccia, guizzando dietro il primo angolo, terrorizzato.
“ Mi auguro che voi due stiate scherzando.”
Disse Daniel, assumendo un tono di rimprovero, di fronte
alla loro occhiata cospiratrice.
Erin alzò le mani, in segno di resa.
“ Tranquillo, Daniel. Ho detto solo se ci costringesse ad andarcene. Come vedi, è tutta una questione d’ipotesi.”
Lo rassicurò, ammiccando verso Mary, dando le spalle a
Daniel, in modo che non lo notasse. Ma la risata che uscì dalle labbra
dell’amica la smascherò e a Daniel non rimase altro che portare la mano destra
a coprirsi il volto, sospirando combattuto.
“ Devo stare calmo. Non posso farmi venire una crisi di
nervi proprio adesso. E’ solo uno dei loro scherzi. Devo stare tranquillo.”
Borbottò fra sé, con voce forzatamente rilassata.
“ E chi ha detto che stavo scherzando? A me non sembra che
l’abbia detto. L’ho detto?”
Chiese ad Harry che stava sfogliando il Profeta della
mattina, ridendo del suo sfacciato spirito.
“ Erin!”
La richiamò Daniel, scatenando la sua fuga nella sua camera,
inseguita da Daniel, che riuscì ad afferrarla, inciampando entrambi nel suo
tappeto, ridendo per la loro rovinosa caduta.
“ E smettila! Non è divertente!”
La rimproverò quando la vide tenersi la pancia con entrambe
le mani, scossa da una risata dietro l’altra, nonostante egli stesso
sorridesse, incapace di trattenersi.
Tra uno scherzo e una protesta, alle sette e mezza precise
della sera del compleanno dell’odiosa White, tutti loro erano pronti per
recarsi alla festa. Mary aveva smesso da tre giorni di sbuffare a quel pensiero
funesto ed ora era seduta sul divanetto in stoffa fiorita, avvolta in un
candido abito da cerimonia, con un cerchietto laccato di bianco a trattenere i
suoi ricci indomabili. Anche il resto dei membri della comitiva, erano vestiti
elegantemente per l’occasione: Hermione aveva indossato un vestito con gonna
spaghettata, di un colore rosato, che donava molto alla sua carnagione, e aveva
domato i suoi lunghi capelli, acconciandoli in un’elaborata pettinatura, che
lasciava scivolare lungo il viso e il centro della nuca, molte ciocche castane
e arricciate; Ginny indossava un abito lungo, con una profonda scollatura a
‘V’, nero e ricoperto da un sottile strato di brillantini, che ad ogni passo,
la faceva luccicare, almeno secondo l’osservazione di Harry, come la più bella
delle stelle; Harry, invece, aveva preferito un vestito giacca e cravatta nero
e molto semplice, che metteva in risalto il suo corpo magro e dai muscoli
leggermente pronunciati, per via degli allenamenti estenuanti a Quiddich; Ron,
fortunatamente, grazie all’intervento provvidenziale della Signora Weasley (
che Harry, sospettava, avesse contattato Ginny), poteva sfoggiare un modesto,
ma ben fatto abito da cerimonia, di un bel color ruggine, che metteva in
risalto i suoi capelli rossi, che sembravano accendersi di bagliori arancio
intenso; Daniel aveva preferito abbandonare l’eleganza, indossando un semplice
pantalone grigio perla, con giacca abbinata, lasciandola sbottonata, come i
primi bottoni della camicia immacolata che gli fasciava il petto atletico, e i
cui risvolti erano stati svogliatamente tirati fuori dai pantaloni. In
compenso, i suoi folti capelli castano-ramato erano stati pettinati e
riordinati, anche se il solito ciuffo ribelle, gli ricadeva impertinente sulla
fronte.
“ Spero che Erin faccia presto, o arriveremo in ritardo.
Sono già trascorsi venti minuti, da quando siamo qui riuniti, ad aspettarla.”
Disse Hermione, osservando le lancette dell’orologio che
portava al polso. Mary sogghignò alla sua osservazione.
“ Oh, non preoccuparti, Hermione. Sicuramente, il resto
degli ospiti sarà tutta gente snob e con la puzza sotto il naso, come la White
e, in quanto tali, scommetto che faranno apposta ad arrivare alla festa con
un’ora di ritardo. Non mi sorprenderei se fossimo i primi.”
Disse, con aria risaputa. Improvvisamente, però, l’espressione
del suo viso si dipinse di impazienza, tanto da spingersi ad alzarsi di scatto
dal divanetto, avanzando verso la porta della camera di Erin.
“ Però hai ragione. Sono stufa di aspettare Erin. Ci sta
mettendo una vita.”
“ Già, è strano. Di solito, è sempre la prima ad essere
pronta in tempo per l’occasione.”
Disse Daniel, pensieroso.
Ginny rise dolcemente.
“ Forse, ha deciso di disertare.”
Aggiunse subito dopo, divertita. Mary sbarrò gli occhi,
alzando il tono di voce, quasi terrorizzata all’idea della fuga dell’amica.
“ No, impossibile. Se lo fa lei, allora anch’io ci
rinuncio.”
“ Non è possibile, invece, che abbia qualche problema nel
vestirsi? Su, forza Mary, lasciami entrare in camera sua. Voglio dare
un’occhiata.”
Disse Hermione, sbrigativa, invitando Mary a spostarsi dalla
porta chiusa della stanza di Erin, per poi bussare per annunciarsi.
“ Erin, sono Hermione. Posso entrare?”
Senza attendere risposta, Hermione afferrò il pomello della
porta, girandolo di lato per aprirla, ma venne preceduta da Erin stessa, che
l’aprì con uno scatto, facendo indietreggiare stupite le due ragazze che, anche
successivamente, continuarono a guardarla con un’insolita espressione
meravigliata.
Harry non capì cosa stava succedendo, finché anche lui si
ritrovò a sgranare gli occhi al di là degli occhiali rotondi e a spalancare la
bocca, in una tipica espressione di meraviglia. La causa di tanto stupore, era
l’entrata nel salotto di Erin.
Era diversa dall’Erin che, fino ad ora, aveva conosciuto,
nei suoi vestiti sportivi e con il cappellino rosso, portato a maschiaccio, in
testa. L’immagine dell’Erin di quella sera, era di una ragazza bella ed
elegante, l’abito di tulle rosso acceso che metteva in risalto il colore
castano scuro dei suoi occhi e dei suoi capelli, lasciati sciolti sulle spalle,
anche se le punte si alzavano deliziosamente in su, come se fosse stata
un’acconciatura preparata accuratamente. Il corpetto stretto del vestito
metteva in luce le forme esili e poco pronunciate del corpo esile, anche se
l’ampia gonna che si apriva a palloncino, faceva assomigliare le sue magre
gambe unite, allo stelo di una stella di Natale, bianco però, per via delle
calze bianche di lana sottile. Ai piedi, invece, calzava delle ballerine di
raso rosso, abbinate al vestito, che luccicavano di brillanti ad ogni piccolo
movimento, ticchettando sul pavimento, a causa del tacco di pochi centimetri,
che scompariva con il resto della suola.
Ci furono attimi di silenzio, in cui tutti l’ammirarono
stupiti e sorpresi, mentre lei si torturava le mani, intrecciandone le dita
unite, nervosa.
“ Si, lo so. Sono ridicola, non c’è bisogno che mi guardiate
come un’aliena.”
“ Ridicola? Spero che tu stia scherzando, Erin.”
Disse Mary, guadagnandosi un’occhiata confusa della diretta
interessata.
“ Perché? Non lo sono, forse?”
Chiese ad un tratto, rimirandosi da tutti i lati, girando su
se stessa, facendo gonfiare ulteriormente la gonna dell’abito, che roteò
morbidamente intorno alle sue gambe.
“ Non dirmelo. Sono peggio di quanto mi spettassi.”
Visto che nessuno le rispondeva, interpretò il silenzio
degli amici come un’affermazione e, quasi disgustata all’idea di farsi vedere
conciata così, si voltò per dirigersi nuovamente in camera.
“ Vado a cambiarmi, allora. Lo sapevo, che avrei dovuto
farlo fin dal principio. E’ un’assurdità, il fatto che io…”
“ No!”
Esclamarono tutti in coro, facendola sobbalzare e voltare di
scatto, arrestandosi con la mano destra già sul pomello della porta.
“ No, Erin, non andare a cambiarti, ti prego. Stai così
bene.”
Disse Hermione, sorridendole ammirata.
“ Si, Erin, sei stupenda.”
Aggiunse Ginny, adulandola sincera. Erin arcuò un
sopracciglio, scettica.
“ E’ vero, Erin. Non ti ho mai vista più femminile di oggi.
Sei fantastica.”
Le disse Daniel, sorridendole, lanciandole uno sguardo di
amichevole apprezzamento.
“ Dico, mi prendete in giro? Sembro una palla di Natale!”
Ribatté Erin, indicando se stessa, da capo a piedi.
Ron rise di quell’insolito paragone.
“ Erin, credimi, in questo momento sembri tutto, tranne che
una palla di Natale.”
Le disse, ridendo ancora.
“ Ron ha ragione, Erin. Nessuna me ne voglia, ma, se devo
essere sincero, sei un vero schianto.”
Disse Harry, ottenendo l’appoggio di tutti, perfino di
Ginny, che non se la prese del complimento del su fidanzato, verso un’altra ragazza,
a patto che quella ragazza fosse Erin.
Erin rise di cuore del suo complimento, oltre che di quello
degli amici, dicendo subito dopo:
“ Be’, grazie ragazzi. Anche se, non credo di essere poi
così fantastica.”
“ Invece devi crederci, sorella. Sei semplicemente favolosa.
Devo dire che la White ha avuto stile, nel tuo caso.”
Disse Mary gioviale, circondandole le spalle con un braccio,
in un gesto amichevole.
“ Se è stata lei ad inviarmi il vestito. Conoscendola, mi
sono sorpresa di non averlo trovato cosparso di un veleno letale.”
Tutti risero per la sua ironia. Ma il momento d’ilarità durò
poco, visto che Hermione li riportò tutti all’ordine.
“ Bene, ora che siamo tutti pronti, possiamo andare se ci
sbrighiamo, arriveremo per le otto precise.”
“ Come raggiungeremo il covo degli scorpioni?
Smaterializzandoci?”
Disse Ron, aggiustandosi i risvolti della giacca, mentre si
avviavano all’uscita, guidati da Hermione e da Erin.
“ E’ la soluzione più semplice. Io, Mary ed Erin la
conosciamo. Basterà che due di voi siano i nostri viaggiatori, vi porteremo noi
a destinazione.”
Gli rispose Daniel, mentre Ron annuì alle sue parole.
Quando Erin spalancò la porta d’ingresso, tutti si
bloccarono alla vista nel piccola giardino, parcheggiata una limousine nera e
dalla carrozzeria luccicante. Accanto ad essa, c’era un alto e allampanato
signore, con lunghi baffi da messicano bianchi, il capo completamente pelato e
due folte sopracciglia grigie, ad incorniciare gli occhi piccoli e luccicanti
di verde scuro.
Era vestito come un perfetto maggiordomo di stampo inglese,
con smoking nero, papillon del medesimo colore, panciotto rosso-forse per
l’occasione natalizia- e camicia impeccabilmente linda e ben stirata,
abbottonata fino al collo.
Appena vide Erin, che lo guardava incapace di proferire
alcunché, costernata per la sorpresa di quella inspiegabile apparizione, l’uomo
le si avvicinò con passo elegante, inchinandosi alla sua altezza, con la mano
destra inguantata posta sul petto.
“ La Signorina Erin Allen, immagino.”
Disse l’uomo, con una cadenza mite e servile.
Erin annuì, ancora incapace di parlare. L’uomo s’inchinò
nuovamente.
“ Incantato, signorina. Mi permetta di presentarmi. Il mio
nome è Carlos Bistrot, maggiordomo della nobile e rinomata famiglia White. Il
mio compito, è quello di condurre lei e loro signori e signorine alla festa che
si terra in Casa White, stasera stessa.”
Dopo attimi di silenzio innaturale, fu Erin stessa a
romperlo con un sorpreso ed inarticolato:
“ Ah, bene.”
Bistrot sembrò sorridere sotto i grandi baffi, ma così
velocemente da far credere ad Harry di essersi immaginato tutto.
“ Prego, se volete seguirmi. La limousine è a vostro
completo servizio.”
“ La limousine.”
Disse Ron, mentre si avviavano quasi automaticamente verso
la portiera aperta da Bistrot stesso.
“ Si, signore, esattamente. Prego, entrate pure.”
Li invitò ancora, mentre tutti si accomodarono sui comodi
sedili in pelle. Appena si furono tutti sistemati e la portiera venne richiusa
con un tonfo sordo da Bistrot, magicamente apparvero dal nulla bicchieri di
cristallo, cestelli di champagne e tartine di marmellata di tutti i tipi.
Ron ne afferrò subito una, masticandola affamato, mentre
l’auto galleggiava in aria, sfrecciando nel cielo, sicuramente invisibile,
verso la meta prestabilita.
“ Accidenti, che lusso! La White deve essere proprio
impazzita per fare tutto questo per noi.”
Disse subito dopo, riprendendosi dallo shock e stendendosi
comodamente sull’ampio sedile. Hermione gli tolse il bicchiere ricolmo di
champagne di mano, prima che potesse berlo.
“ Per favore, Ron, cerca almeno di essere lucido. La
faccenda, per me, è molto sospetta.”
Disse subito dopo, risoluta. Mary annuì.
“ Già, non è normale per niente questo trattamento di
favore.”
Disse, indicando con l’indice della mano destra l’eleganza e
i confort dell’abitacolo.
“ Mi chiedo se non sia un tiro mancino della White. Chissà
se il maggiordomo ci sta portando realmente a Casa White.”
Disse Harry, impensierito.
“ E’ quello che ho intenzione di scoprire presto.”
Disse Erin, con aria da monella, sfilando la bacchetta dalla
manica del vestito, puntandola verso la parete scura che l’isolava dal
guidatore.
“ Redcuto!”
Esclamò quasi divertita, disintegrandola completamente,
facendo urlare di sorpresa Mary.
“ Potevi avvertire, almeno…ehi! Cosa fai?”
Le chiese subito dopo, vedendola intrufolandosi nel buco da
lei prodotto nella parete, gattonando e sedendosi comodamente, non certo in
modo signorile, accanto al sedile dell’autista Bistrot, che non si scompose
all’interferenza e della nuova e sorridente compagnia.
“ Come va, Signor Bistrot?”
Disse, guardando fuori dal finestrino. Peccato che, come
Harry vide con i suoi occhi, fosse completamente oscurato.
“ Magnificamente, signorina.”
Le rispose lui, laconico e per nulla turbato.
“ Mi dispiace per la parete. Gliela rimetterò a posto,
quando scenderemo.”
“ Non si preoccupi, signorina. Incidenti che possono
capitare.”
La rincuorò gentile, continuando a guidare placidamente.
Erin dondolò le gambe e l’osservò sorridente per un po’, per
poi riguardare di nuovo fuori dal finestrino, cercando di trovare uno spiraglio
per riuscire a scrutarne l’esterno, ma invano.
“ Vuole rimirare il paesaggio, signorina?”
Le chiese affabile e con aria disponibile il maggiordomo,
che Erin guardò per un momento sorpresa, per poi sorridergli ampia.
“ Oh, si! Mi piacerebbe molto.”
Disse lei, deliziata, per poi voltarsi verso Harry e i suoi
amici, ammiccando birichina. Mary trattenne a stento una risata e Ron continuò
a mangiare tartine, incurante della loro apprensione.
Bistrot accontentò Erin, abbassando i finestrini e lasciando
che i suoi e gli occhi degli altri si sporgessero verso il panorama esterno.
Harry vide solo un ammasso di alberi, la linea sinuosa di un fiume e la cima di
una montagna scoscesa. Niente case o luci accese. Pensò che il piano della White, fosse stato
quello di farli condurre dal suo servitore fuori dai confini della contea, ma
si sorprese quando Erin ritornò a sedersi comodamente sul sedile anteriore,
sospirando e sorridendo, a braccia incrociate.
“ Può richiudere pure, Signor Bistrot. La ringrazio molto.”
“ Ma la prego, signorina, la prego.”
Disse lui, facendo scorrere i finestrini dal vetro scuro
verso l’alto.
Erin si girò sorridente verso uno sbigottito Harry.
“ Sei impazzita? Così non possiamo vedere dove ci sta
portando.”
Erin accentuò il suo sorriso, rispondendo a bassa voce al
suo mormorio irritato.
“ Tutto apposto, Harry, tranquillo. Stiamo andando proprio a
Casa White. Nessuna cospirazione.”
“ Come fai ad esserne certa?”
Le chiese, apprensivo. Erin sorrise ancora, per poi
rivolgersi a Bistrot.
“ Signor Bistrot, quella che abbiamo appena visto era la
Montagna del Calinos, vero?”
“ Si, signorina. Siamo quasi arrivati a destinazione.”
“ Bene.”
Disse Erin, ammiccando verso Harry che, confuso, venne richiamato
da Daniel, che si sedette al suo fianco, anche lui con un lieve sorriso a
rassicurarlo.
“ E’ tutto apposto, Harry. La Montagna del Calinos si trova
a pochi chilometri dalla residenza degli White. Lo sappiamo perché a Woodgreen
siamo andati in gita lì e la White non faceva altro che vantarsi che suo padre,
prima o poi, l’avrebbe comprata per farne una meta turistica. Del resto, diceva
lei, la sua casa era a pochi passi da quell’ammasso di rocce tricolore.”
“ Rocce tricolore?”
Disse Hermione, interessata.
“ Si, la Montagna del Calinos è composta da cristalli
minerari di grande trasparenza e chiarore che, a contatto con i raggi del sole,
brillano di mille colori. È molto suggestivo.”
Le spiegò Daniel. Hermione sorrise deliziata.
“ Oh, deve essere molto romantico, come panorama. Mi
piacerebbe vederlo.”
“ Un giorno possiamo andarci. Tanto, non credo che la White
l’abbia realmente comprata. Se devo essere sincero, non mi piacerebbe affatto
pagargli il pedaggio della visita.”
Disse Daniel, ironico.
La limousine atterrò con delicatezza davanti ad un cancello
in ferro battuto, con la lettera ‘W’di White, incisa in un ovale incorniciato
d’arabeschi elaborati. Bistrot lo aprì con un gesto svogliato della bacchetta e
la limousine partì a tutta velocità,
percorrendo il viale ciottolato e alberato.
Cime di pini innevati si innalzavano verso il cielo
stellato, quasi perforandolo.
Harry rimase stupito di vedere un laghetto sulle cui sponde
sostavano un intero branco di cervi, che alzarono la testa dalle acque scure e
fredde al loro passaggio, per poi scappare rombando verso il folto della
foresta.
Uno stormo di colombe bianche volò via dal cortile
circolare, quando la limousine si fermò silenziosa.
“ Eccoci arrivati, signori e signorine.”
Annunciò Bistrot, scendendo dall’auto. Harry e gli altri lo
imitarono. Erin era già sui gradini illuminati ai lati da candele soffuse e
profumate di vaniglia. Si arrestò solo per incitare gli altri a seguirla.
Harry sorrise dello sbigottimento di Bistrot, che si affannò
a raggiungerla, per aprire il portone d’ingresso. La dimora degli White, era un
palazzo che contava centocinquantuno stanze, ampi corridoi, tre saloni da ballo
e un’antica biblioteca che conteneva anche libri che erano stati banditi dal
Ministero della Magia nel corso dei secoli. Il suo stile oscillava tra il
Liberty e il Barocco, era sontuoso ed elegante dalle tende di un azzurro
impalpabile alle sedie dell’ampio tavolo rettangolare della sala da pranzo.
Il soffitto era alto e dipinti di ninfee, angeli e fate
erano presenti ovunque, tingendo di colori pastello l’atmosfera fredda e
glaciale che si respirava in ogni dove, in quella casa, per mezzo dei toni
freddi delle pareti e del mobilio bianco o nero.
Mary aveva ragione. Erano gli unici ospiti, al momento.
Tutta la casa era ancora in fermento per i preparativi, nonostante fossero le
otto passate. Infatti, appena entrati, videro cameriere e domestici correre da
una parte e dall’altra dell’ampio salone, sbucando da un corridoio ad un altro,
chiudendo ed aprendo porte. Festoni bianchi ed argentati penzolavano dalle
pareti e candide palline di cotone scendevano dal soffitto, per poi dissolversi
prima di toccare il pavimento, richiamando l’immagine invernale di una pioggia
di fiocchi di neve.
Bistrot li fece accomodare nella sala, chiedendo loro di
ignorare gli ultimi lavori della servitù- che, al loro ingresso in sala,
misteriosamente, scomparve- e di attendere l’arrivo dei signori di casa, che
avrebbe fatto chiamare immediatamente.
Non appena furono rimasti soli, Mary esclamò:
“ Siamo ancora in tempo. Facciamo dietrofront e
andiamocene!”
Erin rise delle sue parole, avvicinandosi a lei ed
abbracciandola:
“ Oh, andiamo, Mary! Non avrai paura della White, vero?
Piuttosto, guardiamoci in giro. Devo dire che lo stile di famiglia non è male.
Assume gli stessi aspetti di chi abita questa casa.”
Mary la guardò scettica. Erin le sorrise.
“ Suvvia, Mary. D’altronde, che altro potremmo aspettarci?”
“ Erin.”
La richiamò una voce sconosciuta, una voce maschile.
Harry, che si trovava di fronte all’alta scala in granito,
alzò lo sguardo e vide un ragazzo dai biondi capelli ondulati, due occhi
azzurro liquido, un sorriso da bambino felice. Era vestito in abiti gentili, un
semplice ma elegante vestito giacca e cravatta, dello stesso azzurro chiaro dei
suoi occhi. Scese le scale, proprio mentre Erin si voltava a guardarlo.
Vedendolo avvicinarsi, ad Harry gli sembrò sempre più familiare. Solo quando fu
a tutti particolarmente vicino, Harry lo riconobbe. Si trattava dello stesso
ragazzo che Harry aveva visto alla prima lezione di Difesa contro le Arti
oscure, lo stesso che aveva raccolto il cappello di Erin, porgendoglielo con
quello stesso sorriso luminoso.
Non fu il solo ad averlo riconosciuto, visto che Erin gli
disse:
“ Tu sei quel ragazzo…quello che ho conosciuto a Difesa. Ti
chiami Jonathan, giusto?”
Jonathan sorrise alle sue parole, annuendo:
“ Mi fa piacere che tu mi abbia riconosciuto. Come stai?”
Le chiese, avvicinandosi di più a lei, piccoli passi, quasi
impercettibili, ma efficaci abbastanza per accorciare la distanza fra loro.
Harry si accorse di un mutamento repentino dell’immagine iniziale che quel
ragazzo gli aveva dato nell’aula della Bane. Lo ricordava meno affabile ed
intraprendente e più timido ed impacciato.
“ Non male, non mi lamento. Scusa se te lo chiedo, ma tu che
ci fai qui? Conosci i White?”
Lui ebbe una reazione strana. Prima strabuzzò gli occhi, poi
abbassò lo sguardo ed infine sorrise tra il divertito e l’enigmatico.
“ Si, diciamo pure da una vita.”
Disse, ridendo inspiegabilmente. Eppure, Harry più lo
guardava e più gli ricordava qualcuno, ma non riusciva a capire chi fosse.
“ Sei venuto qui con degli amici?”
Gli chiese allora Erin, sorridendo contagiata dalla sua
allegria. Jonathan rispose con entusiasmo al suo sorriso, sghignazzando ancora:
“ No, ma arriveranno presto.”
“ Ricordi i miei amici? Mary, Daniel, Harry, Hermione, Ron e
Ginny?”
Gli domandò, indicando ognuno di loro.
“ Ma si, certamente. Piacere di rivedervi. Spero vi
divertirete alla festa.”
Mary sbuffò, facendosi avanti.
“ Sarà difficile, in questo posto. Considerando la
compagnia, poi.”
Jonathan sospirò, stupendo nuovamente Harry. Quel ragazzo
aveva reazioni alle loro parole che lo lasciavano costernato. Non riusciva a
capirlo.
“ Lucinda non vi piace proprio, vero?”
Chiese, quasi combattuto.
“ Infatti. E’ un vero mostro di cattiveria. Ricorderai
sicuramente come ha trattato Erin, durante la dimostrazione di Difesa. Quella è
solo una delle tante malefatte compiute da quell’arpia nei suoi e nei nostri
confronti.”
Disse Mary, incrociando le braccia al petto e oscillando la
testa, indispettita.
“ Già, a volte sa essere davvero insopportabile. Ma, in
fondo, non è cattiva.”
La difese Jonathan. Mary gli sorrise comprensiva.
“ Parli così, perché sei suo amico, lo capisco. Ma, credimi
che, nei suoi confronti, non c’è nulla da difendere.”
“ Credo che Jonathan avrà le sue ragioni, Mary, per farlo.”
Disse Daniel, guardandolo con intensità, cosa che non sfuggì
né ad Harry né a Jonathan, che ricambiò il suo sguardo con uno imperturbabile.
Era chiaro che Daniel sospettasse qualcosa sul suo conto, qualcosa che ad Harry
ancora sfuggiva.
“ Sicuramente, però…”
Ma l’obbiezione di Mary venne troncata sul nascere
dall’entrata di Bistrot, che avanzò verso di loro, arrestandosi davanti a loro,
assumendo una posa molto più compita di quanto avesse assunto in loro presenza,
precedentemente.
“ Signori e signorine, volevo annunciarvi che il buffè è
pronto.”
“ Perfetto, Bistrot, grazie. Me ne occupo io, adesso.”
Disse Jonathan, sorridendogli gentile. Erin, che era al suo
fianco, lo guardò strabiliata, come del resto Harry e gli altri.
Bistrot s’inchinò al suo cospetto e gli disse:
“ Certamente, signorino, come desidera.”
Detto questo, scomparve, smaterializzandosi lontano dal
salotto.
“ Accidenti, devi essere davvero influente in questa casa,
per dare ordini al maggiordomo degli White.”
Disse Erin, sorridendogli. Jonathan ricambiò il suo sorriso,
arrossendo leggermente.
“ Erin, ascoltami, io devo dirti una cosa.”
Gli disse poi, facendosi serio, prendendo le mani fra le
sue, quasi in un gesto meccanico. Hermione e Mary trasalirono a quel loro
contatto. Era evidente che il ragazzo fosse preso da lei.
Dal canto suo, Erin sembrava solo confusa, ma non si scostò
al suo tocco.
“ Cosa c’è? Sei diventato serio tutto a un tratto.”
Costatò spontanea, facendolo arrossire ancora di più.
Abbassando lo sguardo, si accorse di averle preso le mani e le lasciò andare
immediatamente.
“ Scusa.”
Si scusò, mordendosi le labbra e ravviandosi i capelli,
nervoso.
“ Stai bene? Perché ti scusi? Non capisco.”
“ Jonathan.”
Lo richiamò una voce femminile, molto più adulta e modulata
per essere quella della White.
“ Jonathan! Tesoro, dove sei?”
Chiese la voce, quasi preoccupata. Jonathan sospirò, prima
di rispondere.
“ Sono qui, mamma.”
Le rispose.
“ Qui dove, caro?”
Continuò la voce, che Harry vide appartenere ad una donna
dai lunghi capelli biondo platino, arricciati in boccoli larghi e ben definiti,
lasciati sciolti lungo le spalle, vestita di una sola veste da camera, di lino
bianco, con collo di piume del medesimo colore. Tra i piedi nudi, portava
sandali col tacco argentati, con una fascia di piume, identiche a quelle della
veste, sul dorso. Fra le braccia, aveva un gatto, un angora bianco, elegante e
da grandi occhi azzurri.
Appena la donna lo vide, i suoi occhi neri brillarono e il
suo sorriso si aprì radioso. Ad Harry, il viso di quella donna, gli parve
quello di una bambina ingenua.
Agile e svelta, scese la rampa di scale, accarezzando
languidamente il pelo del gatto, che emise fusa leggere.
“ Oh, Jonathan, caro! Credevo fossi uscito.”
Disse, sollevata evidentemente di averlo trovato in casa.
“ Certo che no, mamma. Dimmi, cosa c’è?”
Le chiese, andandole incontro. La donna lasciò andare il
gatto, che scivolò via dalle sue braccia, saltando agilmente sul pavimento,
osservando la sua padrona sbilanciarsi verso il figlio, abbracciandolo
calorosa.
“ Oh, tesoro, sono disperata. Ti prego, aiutami almeno tu.”
Lo implorò quasi sul punto di piangere, stringendolo forte a
sé. Il ragazzo, nonostante mostrasse poco più di diciassette anni, era
abbastanza alto e robusto da essere alla sua altezza e poter ricambiare il suo
abbraccio, senza alcun problema. Jonathan sorrise, mentre le accarezzava i
capelli, come se lui fosse il padre e lei la figlia e non viceversa, lei la
madre e lui il figlio.
“ Su, avanti mamma, non piangere. Dimmi, cos’è successo di
così grave?”
La donna si sciolse dal suo abbraccio, portando entrambe le
mani a coprirsi gli occhi, singhiozzando senza sosta.
“ Ho…ho litigato con tua sorella. Credevo di aver agito per
il suo bene e invece lei sbotta e mi dice…mi dice…”
Ma non finì la frase, dato che i singhiozzi si erano fatti
più forti. Harry non aveva mai visto un comportamento simile da una donna
adulta. Assomigliava di più ad una bambina troppo cresciuta, ferita nel
profondo.
“ Cosa ti ha detto?”
Le chiese, sorridente Jonathan, con tutta l’aria di
conoscere già la risposta. Tuttavia, alla sua domanda, la madre si gettò
nuovamente fra le sue braccia, nascondendo il viso sconvolto nel suo petto,
mentre lui cercava di consolarla, accarezzandole la schiena scossa da forti
singhiozzi.
“ Ha detto che mi odia! Mi odia, capisci? Io…io non so più
che fare! Ormai, sono giorni che mi dice che mi detesta! Ha detto anche…che mi
ripudierà come madre! Perché fa così? Io sono sua madre. Una figlia non
dovrebbe dire certe cose, alla propria madre! Anche suo padre glielo dice!
Allora, perché continua a farlo? Perché?”
Detto questo, continuò a piangere e a singhiozzare
disperata. Hermione sembrava desolata, Ron imbarazzato, Mary e Daniel erano
sbigottiti, Erin cercava di capire la situazione ed Harry era prossimo a
scoprire la verità.
“ Dai, mamma. Perché, invece di piangere, non la punisci a
dovere? Così, magari, la smetterà di trattarti così, non credi?”
Le suggerì Jonathan, dandole un consiglio che Harry
considerò accettabile. Nonostante tutto, però, la donna si distaccò da lui, gli
occhi ancora arrossati, le mani a tamponarsi le labbra.
“ Cosa dici, Jonathan? Se la punissi, non mi rivolgerebbe
più la parola. No, è escluso. Oh, ti prego caro! Parlaci tu, sono convinta che
saprai farla ragionare.”
Lo implorò allora, baciandogli la guancia, tornando a
sorridergli. Jonathan sospirò, sconfitto.
“ E va bene, lo farò.”
“ Oh, grazie, tesoro. Sei il mio angelo.”
Gli disse sorridente, baciandogli di nuovo le guance.
“ Credi male, invece, mamma.”
Tutti sobbalzarono, quando videro una delle tante porte
spalancarsi, da cui fuoriuscì la White in persona. Avanzò impettita verso il
gruppo, gli occhi di ghiaccio puntati sulla madre. Un momento…Madre?!
“ Ma allora, la White…Jonathan è…”
Disse Hermione, giungendo alla stessa conclusione a cui era
giunto Harry.
La White sobbalzò alla vista dei suoi nemici, la bocca
spalancata, gli occhi sgranati, i lunghi capelli biondo platino, identici a
quelli della madre, l’azzurro ghiaccio delle sue iridi, simile a quello degli
occhi di Jonathan.
Non c’era alcun dubbio: Jonathan e Lucinda White erano
fratelli gemelli.
Angolo dell’autrice.
Salve, ben ritrovati! Buon Santo Stefano a tutti!
Ragazzi, che mangiata a Natale e quanti bei regali, sotto l’albero!XD
Sono state delle bellissime feste, le mie! E le
vostre, come sono andate? Spero bene quanto e più delle mie?
Allora, vi è piaciuto il capitolo? Immaginate la
faccia della White alla vista di Erin e lo shock di quest’ultima nel capire la
parentela fra il suo nuovo amico e la sua ‘nemica’…memorabile! Ehi, la storia
non è finita! L’avventura del ballo continuerà prestissimo! Ho deciso di
dividerla in due parti, per mettere a fuoco alcuni punti essenziali che
evidenzierò in seguito!
Ora, passiamo ai…
Ringraziamenti a…
Keira Lestrange: Ciao, Keira!
Hai passato un buon Natale?? Spero vivamente di si! Grazie per i tuoi
complimenti e per il tuo sostegno! Vedo che il capitolo precedente ti è
piaciuto e di questo, invece, cosa mi dici??? Molti colpi di scena anche qui!!XD
Hai visto? Ron ha avuto un abito decente per l’occasione! Spero continuerai a
commentarmi con piacere! A presto e ancora buone feste, Fuffy91!^__^*
Mattamaty: Ciao,
Mattamaty! Grazie tantissime per i tuoi complimenti e per i tuoi immancabili
commenti! Le tue supposizioni su Draco, verranno chiarite
nel prossimo capitolo, tranquilla! Ti auguro di
passare delle belle vacanze e di aver trascorso uno splendido Natale! Baci
baci, Fuffy91!^__^*
Sydelle Keat: Ciao,
Sydelle! Passato un buon Natale? Grazie tesoro, anch’io ti adoro! Grazie mille
anche per i tuoi complimenti *me rossa come un pomodoro ^///^* !!! Come vedi,
la tua curiosità è stata appagata! Di la verità…non te lo aspettavi che
Jonathan fosse il fratello gemello della White, eh? Be’, questo sta a
significare che tutto è possibile! Ah, per quanto riguarda Draco e la White,
chiariremo in seguito la loro ‘relazione’, come anche quella fra Mary e Daniel!
Ti aspetto presto! Baci baci, Fuffy91!^__^*
Beuzz94: Mia
carissima Beuzz, ciao! Come va?? Spero bene, quanto me! Hai passato un buon
Natale?? Spero di si! Grazie mille per i tuoi commenti immancabili, come
sempre, e spero che il capitolo abbia soddisfatto, almeno in parte, la tua
curiosità e che l’abbia stuzzicata abbastanza per aspettare con ansia il
seguito! Baci baci e a presto, Fuffy91!^__^*
Come sempre, ringhiazzo tutti coloro che leggono
silenziosi e sempre attenti, chi mi ha messo tra i preferiti, i seguiti e le
storie da ricordare! Baci baci di cuore, Fuffy91!^__^*
Prossimamente a…
Uhm, miei cari e mie care, mi sa che dovrete aspettare
per 2 Gennaio, domenica prossima! Non intristitevi, ci vediamo presto! Per
allora, buon anno nuovo a tutti e a tutte voi!!!
Baci baci, Fuffy91!^__^*
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Capitolo 13 *** Capitolo 13 ***
Capitolo13
“ E tu che ci fai
qui?”
Chiese con astio Lucinda White ad una più che sorpresa Erin.
“ Come sarebbe? Sei stata tu a invitarci!”
Esclamò piccata Erin, sostenendo con determinazione il suo
sguardo minaccioso. A quelle parole, tuttavia, fu il turno della White di
strabuzzare gli occhi per lo stupore.
“ Io?” s’indicò, per poi sorriderle beffarda e scoppiare in
una risata di scherno: “ Tu vaneggi!”
Disse fra le risate. Erin si indispettì, tirando fuori dalla
tasca della gonna l’invito d’avorio, spiaccicandoglielo con malo garbo fra le
mani.
“ E allora questo cos’è? Non è forse l’invito alla tua
festa?”
Lucinda troncò una nuova risata a quel gesto brusco,
esaminando con sguardo crucciato le lettere d’oro che brillavano sulla carta
pregiata. Scosse la testa, incapace di crederlo, mormorando:
“ Non è possibile.”
“ Non vorrai insinuare che l’abbia falsato? C’è scritto il
mio indirizzo sopra e dentro c’è la firma dei tuoi genitori. Lo stesso vale per
loro.”
Disse Erin, incrociando le braccia al petto ed indicando con
un cenno del capo Harry e gli altri, che osservavano la scena, aspettando la
prossima reazione della White. Quest’ultima lanciò un’occhiata incredula dietro
le spalle di Erin, inorridita nel vedere tutti i suoi ‘nemici’ di scuola al
completo.
Mary, sfacciatamente, la ricambiò con un sorrisino,
salutandola con uno sventolio leggero della mano destra.
Lucinda, arrabbiata, strinse con furia l’invito di Erin,
gettandolo sul pavimento, stropicciato.
“ Questo è davvero troppo. Non posso tollerarlo.”
Sibilò con ira, trucidando con i suoi occhi di ghiaccio
prima Erin ed in seguito gli altri.
“ E invece dovrai farlo, sorellina.”
Disse Jonathan, guadagnandosi un’occhiataccia dalla sorella,
che l’osservò torva.
“ Perché sono stato io a invitarli.”
Le rivelò, facendola trasalire per la sorpresa. La White non
fu la sola ad esserne sorpresa, visto che anche il resto dei ragazzi lo
guardarono meravigliati e confusi.
“ Davvero?”
Gli chiese Erin. Jonathan si voltò, sorridendole genuino.
“ Certo.”
Fu la sua semplice risposta.
“ Perché lo hai fatto?”
Jonathan fece spallucce, continuando a sorriderle luminoso.
“ Perché mi sembrava carino e poi perché…”
Continuò Jonathan, avanzando verso di lei che continuava ad
osservarlo curiosa e stupita, allungando una mano a spostarle una ciocca di
capelli castani, riponendola dietro l’orecchio.
“ Volevo rivederti.”
Mormorò dolcemente, questa volta senza imbarazzo. Hermione e
Ginny si scambiarono uno sguardo eloquente, sorridendo fra loro, mentre Mary
sussultò, arrossendo emozionata lei stessa per l’amica, alle parole del
ragazzo. Anche Erin arrossì leggermente alla confessione di Jonathan, che
scivolò con le dita lungo il profilo del mento, solleticandone la punta.
“ Ah, bene! Complimenti, Jonathan. Sei riuscito a rovinare
il giorno più bello della mia vita. Le mie congratulazioni.”
Gli disse risentita Lucinda, voltandosi adirata, dando loro
le spalle, lasciando che i boccoli color platino frustassero le sue spalle, a
causa del movimento brusco. Stava per salire la lunga rampa di scale di marmo,
un piede già sul primo gradino, quando la madre la fermò, accorata.
“ Oh, Lucinda, tesoro, aspetta!”
La White si arrestò, voltando lo sguardo ribollente di
rabbia verso la madre, che assunse un’espressione talmente dolce da sciogliere
anche il più duro dei cuori.
“ Non fare così, cara. Tuo fratello non voleva ferirti.”
Continuò lei, avvicinandole con passo misurato, cingendole
le spalle con un braccio, investendola con il tono soave della sua voce da
bambina.
“ Certo che non voleva farlo, mamma.”
Disse lei, ricambiando il suo sorriso, con uno fin troppo
splendido per essere vero. Tuttavia, la Signora White fu visibilmente felice di
vederla di nuovo serena. Ma la sua fu solo una labile impressione, che si
sgonfiò come una bolla di sapone, quando Lucinda lanciò un’occhiata fulminante
al fratello, che continuò a sorriderle tranquillo.
“ Infatti, Jonathan voleva soltanto umiliarmi. Bravo, ci sei
riuscito.”
“ No, Lucinda, ti prego, non arrabbiarti, cara. Tuo fratello
ti vuole bene.”
Continuò la madre, aggrappandosi al suo braccio e sbattendo
le ciglia dei suoi occhi di pece, eppure così caldi ed amorevoli da fare
invidia a qualunque madre. Di fronte a quello sguardo così intenso, era
impossibile non sbilanciarsi e correre ad abbracciarla, ma Lucinda sembrava irremovibile.
“ E’ inutile, mamma. Ti ho già detto che il tuo splendido
battito di ciglia, non funziona con me. Io non sono papà che si scioglie come
neve al sole, di fronte ai tuoi begli occhioni dolci. E non sono neppure Jonathan, che ad ogni
piccola lacrima si precipita a consolarti. Perché è questo che hai fatto prima,
vero? Sei corsa da lui, a versare tutte le tue lacrime per colpa della cattiva
e diabolica Lucinda, non è così?”
L’accusò, spietata ed imperturbabile. La Signora White aveva
giunto le mani e scuoteva la testa ad ogni sua parola.
“ Ma, no…io…”
Provò a difendersi, ma la figlia la zittì, secca e fredda:
“ Non provare a dirmi che non è vero. Ti ho sentita, mentre
mi pugnalavate alle spalle, tu e il tuo adorato figlioletto. Solo perché è nato
cinque minuti prima di me, questo ti da il diritto di accantonare ogni mia
replica e di prendere per oro colato tutto quello che lui ti dice, non è così?
Oh, basta, sono stufa di voi due. E non guardami come se stessi delirando,
mamma! Lo sai che è la verità. Ah, vi odio, tutti e due! Tu, mamma, perché hai
invitato i Malfoy quando sapevi benissimo che non sopporto il loro figlio…”
“ Ma i Malfoy sono amici di famiglia, cerca di capirlo,
tesoro. Tuo padre si sarebbe dispiaciuto terribilmente, di non vederli alla vostra
festa.”
Cercò di farla ragionare la Signora White, aggrappandosi ad
ogni sua espressione, che purtroppo, mostravano solo mal celato dispetto.
“ Si, d’accordo, ma ciò non toglie che tuo figlio…”
Disse, indicandolo con rabbia, borbottando fra sé: “L’ingrato.”
Per poi continuare ad alta voce:
“ Ha invitato, senza consultarmi, persone che non mi sono
particolarmente simpatiche, per essere cortese.”
“ Be’, non mi sembra che tu mi abbia, come dici tu,
consultato, per i tuoi amici. Perché avrei dovuto farlo io?”
“ Ehm, non lo so, forse perché...vediamo, sei mio fratello?”
Gli chiese retorica e freddamente ironica, facendolo
sghignazzare divertito.
“ Cosa c’è da ridere? Trovi comico tutto questo…disastro?”
A quella replica scocciata, Jonathan rise ancora più forte.
Quando si fu calmato, sorrise alla madre, che aveva ritrovato il sorriso,
contagiata dalla sua risata.
“ Mamma, è tardi. Va pure a prepararti, ci penso io a
Lucinda.”
La madre non replicò, anzi sembrò entusiasta dell’idea del
figlio, visto che, con un brillio di gratitudine, disse:
“ Va bene, tesoro. Allora, vado a prepararmi.”
Poi, sorridendo tenera alla figlia imbronciata, si chinò a
baciarle la guancia, impedendo che le sfuggisse.
“ Ti voglio tanto bene, bambina mia. Ma non ti arrabbiare,
altrimenti ti si fanno le rughe e diventi brutta.”
Harry rise del suo modo strano di sdrammatizzare e del
ringhio di disapprovazione che fuoriuscì dalle labbra della White, quando vide
sua madre smaterializzarsi davanti ai suoi occhi, ammiccando complice verso Jonathan,
che rise ancora dell’irritazione della sorella.
Quando la madre fu scomparsa, le si avvicinò calmo, sotto lo
sguardo di Harry, Erin e gli altri, che non sapevano cosa pensare di tutta
quella situazione. Harry annuì d’approvazione, quando Ron si trovò ad
affermare:
“ Questa casa è un manicomio. Io non ci capisco più nulla.”
“ Cindy…”
La richiamò dolcemente Jonathan, stringendola in un
abbraccio, cingendole la vita con entrambe le braccia da dietro, visto che
Lucinda si ostinava a dargli le spalle, stranamente silenziosa.
“ Non fare così, dai. E’ il nostro compleanno.”
“ Appunto, e tu sei riuscito a rovinarlo, insieme alla
mamma.”
Lo interruppe fredda. Jonathan sorrise e sospirò, portando
gli occhi al cielo.
“ Non dire così. Lo sai che ci tenevo. Non l’ho fatto per
farti dispetto. Sei la mia sorellina.”
Le disse, cullandola leggermente. Harry notò che il broncio
ostinato di Lucinda si era un po’ affievolito. Evidentemente, le parole del
fratello, riuscivano a toccarla più di quanto volesse mostrare.
“ Sai una cosa? Non mi piaci affatto imbronciata. Dovrò
rimediare.”
Lucinda sbuffò, stizzita.
“ Non ci riuscirai mai.”
Jonathan mugugnò, divertito.
“ Tu dici? Io non ne sarei, così sicuro.”
Detto questo, cominciò a farle il solletico, voltandola
verso di lui e tenendola ben stretta mentre lei cercava di ribellarsi a quel
suo assalto, schivando le sue mani, che continuavano a torturarla.
“ Jonathan, smettila! No!”
Esclamò lei, nonostante stesse già ridendo divertita. Harry
dovette ammettere, che non era male quando si toglieva dal volto quella
maschera di derisione e superiorità.
“ Va bene, va bene, mi arrendo.”
Disse alla fine, staccandosi da lui, che continuava a
sorriderle, soddisfatto. Lucinda si ravviò i capelli e si aggiustò la gonna del
vestito grigio che indossava, sorridendo ancora.
“ Possono restare, ma alla larga da me, chiaro?”
“Oh, su questo punto, non c’è problema.”
Disse Mary, facendo sogghignare Daniel, che era accanto a
lei.
“ Ora vado a prepararmi. Tra poco, le mie amiche arriveranno
di sicuro.”
Disse, controllando l’ora su un orologio a pendolo, infisso
alla parete.
“ D’accordo, ti aspetto dopo.”
Lucinda annuì, per poi dirigersi verso le scale, tenendo in
braccio il gatto della madre, che miagolò sulla sua spalla.
“ Ehi, aspetta.”
La richiamò inaspettatamente Erin, stupendo perfino
Jonathan, che la guardò ammirato quando andrò incontro alla sorella, confusa e
sulla difensiva.
Quando le fu abbastanza vicina, Erin allungò un braccio e le
tese un pacchettino blu con nastri argentati a formare un fiocco decorativo.
Lucina l’osservò, scettica.
“ Cosa del ‘stammi alla larga’, non ti è chiaro, Allen? E
poi, cos’è quello?”
Le chiese, indicando con apprensione il pacchetto. Erin si
sforzò di sorriderle, cercando di essere affabile.
“ E’ il tuo regalo. Buon compleanno.”
Le augurò, stupendola. Per un attimo, la White la studiò con
una strana espressione negli occhi di ghiaccio, per poi ridestarsi dal torpore
che l’aveva colta, strappandole dalle mani il regalo e borbottando uno
scontroso:
“ Grazie.”
In seguito, corse lungo le scale, ignorando le risatine di
Mary e Ginny.
“ Be’, spero le piaccia, dopotutto.”
Disse Mary, facendo ridere Ginny per il suo tono ironico.
“ Ora che facciamo?”
Chiese Daniel, guardandosi intorno, curioso.
“ Mangiamo, ovvio! Il buffè è aperto, giusto Jonathan?”
Gli domandò Ron, già con la mente alla tavola imbandita che
avrebbe saccheggiato. Hermione sospirò, rassegnata ma anche divertita.
“ Si, certo. Però, prima, avrei voluto mostrarvi la pista di
pattinaggio. Vi va di vederla? E’ tutta illuminata.”
“ A me piacerebbe.”
Disse Hermione, prima che Ron controbattesse. Harry
sogghignò. Sapeva quanto per l’amico costasse rinunciare al sogno di gustare
pregiate leccornie.
“ Anche a me, non dispiacerebbe vederla. Avete un giardino
molto grande. Ho notato che c’erano dei cervi, fra gli alberi.”
Disse Erin, mentre, affiancata da Jonathan, li scortava
verso ampi corridoi, tappezzati di quadri variopinti, molti raffiguranti
parenti e altri tinteggiati di pittura impressionista e dadaista.
Sul soffitto, però, c’erano decorazioni e festoni identici a
quelli del salotto, bianchi, d’oro ed argentati, con candele profumate a
galleggiare in palloncini colorati di rosso.
Passando sotto l’architrave dell’entrata di un’altra sala,
un salottino per intrattenere piacevoli conversazioni, sui morbidi cuscini dei
divanetti in pelle e sulle poltrone foderate di velluto blu scuro, accanto alle
fiamme dell’imponente camino in marmo bianco levigato, Ginny si sporse per
baciargli l’angolo sinistro della bocca socchiusa. Piacevolmente sorpreso,
Harry si arrestò alla fine della coda, guardandola sorridente.
“ Ehi, che ti prende?”
Ginny, senza parlare, indicò con gli occhi il soffitto.
Harry seguì il suo sguardo e trovò del vischio fiorito che pendeva sulle loro
teste.
“ Vischio.”
Disse Ginny, facendo spallucce, sorridente. Harry sorrise a
sua volta.
“ Vischio.”
Mormorò, reclinando il capo, chiudendo gli occhi e posando
le labbra su quelle di lei, che gli cinse il collo con le braccia, attirandolo
a sé.
“ Ho già detto che sei bellissimo con questo vestito?”
Gli chiese molti minuti dopo. Harry le sorrise, scuotendo la
testa.
“ Ed io? Non ti piaccio?”
Harry la osservò da capo a piedi, beandosi della sua figura
elegante ed eterea, in quel vestito nero e ricco di brillanti. Accarezzò i suoi
capelli rossi, lasciati sciolti sulle spalle, facendone scorrere le ciocche fra
le dita.
“ Sarebbe un’eresia il solo dire che sei bellissima. Sei
perfetta, fantastica, meravigliosa, splendida…”
“Ssst...”
Ginny lo zittì, posandogli due dita sulle lebbra socchiuse.
“ Basta così. Mi avevi già convinto alla prima frase.”
Harry rise sulle sue labbra, baciandola ancora, questa volta
dolcemente.
“ Ah, eccovi! Vi sbaciucchierete più tardi, ora venite. Non
restate indietro.”
“ Ron, sei…”
Iniziò Ginny, risentita della sua interruzione. Ma venne
interrotta da Hermione che, trafelata per la corsa, gli prese la mano,
tirandolo verso di lei.
“ …impossibile. Ed anche invadente, aggiungerei. Lasciali
stare.”
“ Ma…”
“ Niente ma. Andiamo, Erin e gli altri ci stanno aspettando.
Scusate.”
Disse poi, rivolta ad Harry e Ginny.
“ Perché ti scusi? Non ho fatto niente di male.”
“ Ti piacerebbe se noi due venissimo interrotti mentre ci
baciamo? A me infastidirebbe parecchio.”
Ron arrossì fino alla punta delle orecchie, stringendo la
mano di Hermione nella sua, mentre lo trascinava lontano dalla coppia.
“ Si, ma, è diverso.”
Tentò di giustificarsi Ron.
“ E’ lo stesso invece. Ron, devi imparare ad essere meno
impulsivo e cercare di…lo dico per te e…”
A mano a mano che si allontanavano, la voce di Hermione e i
borbottii di Ron si affievolivano sempre di più.
Harry e Ginny si guardarono simultaneamente negli occhi,
finché non scoppiarono a ridere, divertiti.
“ Andiamo.”
Disse Harry, cingendole la vita, mentre lei posava il capo sulla
sua spalla, ancora sorridente. Harry pensò, guardandola, che era impossibile
non innamorarsi di un sorriso così bello.
Quando oltrepassarono la soglia della porta scorrevole del
portico, Harry e Ginny si arrestarono ad ammirare un’ampia distesa di ghiaccio
rettangolare, dardeggiata qua e là da macchie di siepe verde, scintillante di
una luce dorata, prodotta sicuramente dalla magia.
Tutt’intorno, c’erano tavolini di vimini con sedie dello
stesso tipo, di forma circolare o quadrata, con centrotavola fioriti e colorati
di agrifoglio.
Candele a forma di stella di cristallo pendevano dall’alto,
galleggiando a mezz’aria, con nastri bianchi ed argentati che sfioravano le
teste di chiunque si trovasse a passare sotto di loro. Le loro luci tremolanti
gettavano in una leggera e morbida penombra le fronde degli alberi del
boschetto e i guizzi dell’acqua della fontana, che sbucava dalle mani di
leggiadre ninfee di marmo smaltato.
Vere fate, invece, dormivano in casette di legno colorato e
i bagliori variopinti della loro luce vitale, le facevano sembrare tante lucine
viventi.
“ Harry, Ginny! Avete visto?”
Disse Erin, andando loro incontro. Harry e Ginny la
raggiunsero, camminando senza intoppi, sul viale gelato, ma privo della neve,
ammontata in cumuli soffici ai lati della pista di pattinaggio e che copriva il
morbido tappeto erboso, dove sorgevano gli imponenti alberi secolari.
“ Allora, vi piace?”
Chiese loro Jonathan, affiancando, come sempre, Erin, che
gli sorrise entusiasta.
“ E’ bellissimo, Jonathan, davvero.”
Jonathan ricambiò il suo sorriso, mentre le sue guance si
colorarono di un leggero rossore.
“ Sono contento che ti piaccia...ehm…vi piaccia.”
Si affrettò a correggersi, schiarendosi la voce. Harry lo
trovava un po’ imbranato, ma non poteva che nutrire una certa, istintiva
simpatia nei suoi riguardi.
“ Questa pista, l’avete sempre avuta o l’avete creata con la
magia?”
Decise di chiedergli, per evitargli ulteriore imbarazzo.
Jonathan lo guardò riconoscente, per poi rispondergli on tono meno agitato e
più tranquillo.
“ Veramente, quella è la piscina. La tenevamo vuota durante
l’inverno. E’ stata un’idea di mio padre di riempirla e congelarne l’acqua con
un incantesimo congelante, per farne una pista di pattinaggio. Mia madre lo ha
approvato subito e così, eccola lì.”
Disse, indicandola e sospirando.
“ Sembra che a te non piaccia molto, questa idea. O mi
sbaglio?”
Gli chiese di getto. Jonathan gli sorrise leggero, per poi
sospirare e osservare le ragazze sbirciare le fate con interesse e ridere della
buffa espressione di una di loro, contrariata nell’essersi svegliata così
presto.
“ Be’, in effetti avrei preferito qualcosa di più semplice,
che una festa che assomiglia tanto ad un gran galà. Ma, questo è il genere di
cose che piace a mia sorella e, visto che mio padre farebbe di tutto per
renderla felice, l’ha accontentata ed io…be’…mi sono accodato.”
“ Cocca di papà, eh? Come ti capisco. Mia madre ha passato
anni ad elogiare Percy, mio fratello, per la sua eccellenza nello studio,
facendo sentire me e i miei fratelli in soggezione. Ma poi, crescendo, le cose
cambiano. Vedrai, succederà anche a te.”
Lo rassicurò Ron, battendogli un pugno scherzoso sulla
spalla destra. Harry capì che l’aveva preso in simpatia, quasi quanto lui.
Jonathan sorrise a Ron, scuotendo la testa.
“ No, forse non mi sono spiegato bene. I miei genitori,
incluso mio padre, mi rispettano e vogliono il mio bene. Certo, non posso non
dire che mio padre tende a viziare Lucinda, come del resto fa con la mamma, ma
non posso dire che sia stato messo da parte in varie occasioni o che mio padre
abbia elogiato, in qualche occasione, Cindy e messo da parte me. Non sarebbe
vero.”
Spiegò Jonathan, mentre Erin gli si avvicinava, spinta da
Mary, che guardava il ragazzo con sguardo malizioso.
“ Dai.”
Spronò l’amica, spingendola verso di lui.
“ Si, va bene, ho capito, glielo do. Non mi spingermi così.”
Le bisbigliò, con voce irritata. Poi, si schiarì la voce e
tirò fuori da dietro la schiena un pacchetto simile a quello che aveva
consegnato alla White, tendendolo verso il fratello, che lo guardava stupito.
“ Tieni, Jonathan. Credo che questo debba darlo a te, date
le circostanze.”
Disse Erin, mentre lui, senza parlare, lo prendeva fra le
mani lentamente.
“ E’ il nostro regalo di compleanno.”
“ Si, però, lo ha fatto Erin, di sua mano.”
Disse Mary alle spalle dell’amica, ridendo leggera, mentre
quest’ultima le inveiva contro.
“ Be’, non è un capolavoro, ma, non sapendo chi fosse la
sorella o il fratello di Lucinda, ho pensato che un regalo neutro potesse
essere adeguato.”
Si schermì Erin, mentre Jonathan, scartando il regalo, aveva
tirato fuori una sciarpa di colore blu ed argentata, i colori dello scorpione
blu, molto accesi rispetto a quelli originali. Ma, del resto, Erin adorava i
colori forti, che essi fossero caldi o freddi.
Jonathan la osservò a lungo, sentendone la morbidezza sotto
i polpastrelli delle dita, alzando, poi, lo sguardo, dopo un tempo indefinito, verso
la ragazza, investendo con un sorriso il viso corrucciato di Erin, incerta
della sua reazione.
“ Che ne pensi? Non ti piace, forse?”
Disse, soppesando la sua espressione, dubbiosa.
Jonathan sorrise ancora, aprendo la bocca per emettere suoni
inarticolati, arrossendo di piacere.
“ Si, cioè, no…io…è davvero…”
Balbettò, colorandosi di rossore ad ogni parola.
“ Mi sembra un po’ esagerata, come reazione. E’ solo una
sciarpa, in fondo.”
Mormorò Ron ad Harry e ad Hermione. Quest’ultima, le sorrise
maliziosa.
“ Non capisci. Non è il regalo in sé, è piuttosto che sia un
dono fatto da Erin, ad emozionarlo.”
Gli spiegò, facendogli inarcare entrambe le sopracciglia.
“ E’ chiaro che è cotto di lei.”
Continuò lei, con aria risaputa.
“ Indubbiamente.”
Disse Harry, guadagnandosi un’occhiata sorpresa di Hermione.
“ Lo hai già capito?”
“ Be’, è come hai detto tu, evidente.”
“ Già, tranne che per Erin, a quanto pare.”
Disse Daniel, indicando loro Erin che cercava di calmarlo,
agitandolo ancora di più, per via della sua vicinanza.
“ Su, calmati. Che ti prende?”
Gli chiese, preoccupata.
“ Nulla, è che…lo hai fatto davvero tu?”
Le chiese, emozionato e rosso d’imbarazzo.
Erin annuì, confusa.
“ Si, certo, te l’ho detto. Non ti piace?”
Jonathan la osservò deliziato, stringendosi la sciarpa al
petto.
“ Se non mi piace? E’ davvero bella ed è così morbida.”
Erin rise, più rilassata.
“ E come dovrebbe essere? Rigida?”
Rise ancora, mentre Jonathan si univa leggero alla sua
risata, guardandola di sottecchi.
“ Dai, da a me. Fa freddo. Mettila intorno al collo.”
Gli disse, premurosa, prendendogli la sciarpa di lana fra le
mani e attorcigliandogliela attorno al collo. Erano così vicini che la
nuvoletta prodotta dal respiro caldo di Erin, si infranse sul viso di Jonathan,
che la guardava sistemargli la scarpa ancora con le guance rosse, per il freddo
e per l’imbarazzo.
Harry sentì il risolino malizioso di Mary soffocato dal
palmo della mano premuta sulle labbra.
“ Ecco qui. Va meglio, no?”
Gli chiese Erin, facendo un passo indietro, come a
contemplare la sua opera. Jonathan annuì, ricambiando il suo sorriso.
Improvvisamente, un vento gelido si alzò in una grande
folata, scompigliando i capelli ed insinuandosi sotto gli abiti dei ragazzi. I
cumuli di neve si sollevarono, disintegrandosi nei soffi freddi del vento, in
mille fiocchi di neve, che bagnarono i capelli, il cappotto e le lenti di Harry,
che sollevò il viso, sgranando gli occhi verdi, quando vide una sagoma oscura
ed enorme sovrastare le loro teste e sfiorare minacciosa la cima degli alberi
dalle foglie sconvolte.
Sotto la debole luce delle lampade ad olio, Harry identificò
quelle che aveva scambiato per grandi vele strappate, in ali di rettile e
quattro grandi colonne, nelle zampe artigliate e squamate di quello che
identificò in un…
“ Drago. Via di qui!”
Esclamò Harry, prendendo Ginny per mano, trascinandola
indietro, spingendo Hermione verso Ron, che la trascinò lontano dal luogo
d’atterraggio della maestosa creatura, afferrandola per le spalle. Daniel tirò
via dal pericolo una meravigliata Mary, mentre Jonathan, grazie ai suoi
riflessi pronti, aveva tolto dal mirino Erin, stringendola fra le sue braccia,
mentre crollavano entrambi sulla neve.
Intanto, il drago era riuscito ad atterrare, provocando una
nuova e tremenda folata di vento innevato che investì e tramortì i ragazzi,
quando ripiegò le ali sui fianchi massicci e dalle squame dorate.
Harry rabbrividì e non solo di freddo, quando vide la testa
da rettile e il muso rovente dell’animale sbuffare scintille arancioni
incrociare i loro visi pallidi e sentì Hermione trasalire sonoramente, quando
videro i loro riflessi in due grandi occhi rossi dalle pupille sottili e
dilatate.
Pietrificato dallo spavento, Harry ci mise un po’ a notare
che sul dorso rugoso del drago, c’era una sella di spaziose dimensioni,
attaccata con cinghie di cuoio incollate come una seconda pelle, intorno al
torace del drago.
Fu con stupore e terrore che vide due uomini scendere con
disinvoltura dalla sella, senza che il drago, incredibilmente, ne soffrisse
d’irritazione. Anzi, appollaiato sulle zampe, scuoteva la testa, quasi
infastidito dal vento che gli soffiava nelle orecchie.
Una volta toccato il terreno ghiaioso, l’uomo più alto e
meno muscoloso del primo, rise soddisfatto e divertito, sospirando deliziato.
“ Ah, mio caro Genius! E’ stato memorabile, proprio come
aveva previsto. Ringrazia il maestro Lin Jim per avermi dato il permesso di
questa incredibile esperienza, quando lo rivedrai.”
Lo pregò l’uomo, con
voce gaia e profonda, afferrando in una salda presa la mano inguantata di pelle
di drago dell’uomo basso e tutto muscoli.
“ Senz’altro, Signor White. Lo farò, non ne dubiti.”
Lo rassicurò l’uomo, mostrando una voce gracchiante ed
inflessibile. L’uomo mascherato, di cui si vedevano solo la punta del naso
adunco e la bocca screpolata, risalì sulla mostruosa creatura con un balzo
felino. Una volta arpionatosi a quelle che sembravano redini, le tirò con tutta
la forza delle sue braccia possenti. Il drago comprese il messaggio del suo
guidatore e lanciando in aria scintille e deboli fiammate di fuoco, riscaldando
l’aria tutta intorno, come ad imitare il nitrito di un cavallo prima di una
partenza, aprì le ali, si alzò in piedi, facendo tremolare per un attimo il
terreno e, con un balzo leggero e un battito d’ali che tagliò l’aria e provocò
una nuova tempesta di neve, si alzò a mezzì’aria e schizzò via, lontano, nel cielo
oscuro e tinteggiato di stelle, volando verso nord, dove sorgeva la luna piena,
scomparendo nella sua luce perlacea.
L’uomo rimasto, che vide l’amico e il suo drago allontanarsi
sempre di più, con le mani incrociate dietro la schiena, si voltò sospirante
verso il gruppo attonito dei ragazzi, calandosi dal capo, con un semplice
gesto, il cappuccio del mantello pesante che indossava, allentando il nodo
stretto della sciarpa bianca, attorcigliata al suo collo.
Sgranò gli occhi, quando li vide osservarlo spaesati, tutti
tranne Jonathan che ancora stringeva Erin fra le braccia, nonostante fossero
ritornati in piedi entrambi, lasciandola libera solo quando vide l’uomo
avvicinarsi a lui, sorridente e con le braccia spalancate.
“ Figliolo, hai visto? Sono ritornato. Giusto in tempo per
festeggiare il tuo compleanno, direi.”
Disse il Signor White al figlio, abbracciandolo
calorosamente al petto, sopprimendo una sua protesta, dandogli pacche
affettuose sulle spalle ed appoggiando la guancia destra sul capo biondo.
“ Ah, mio figlio. E’ già diventato un uomo, senza
accorgermene. Ma lasciati guardare.”
Gli disse, gioviale, prendendolo per le spalle ed
esaminandolo sorridente.
“ Ti sei messo l’abito azzurro, eh? Lo sapevo, tua madre ha
sempre un ottimo gusto, in fatto di vestiti. E questa sciarpa? Non mi sembra lo
stile di Vanity. Be’, avrà voluto aggiungere un tocco rustico.”
“ Papà, si può sapere che…”
Iniziò Jonathan, leggermente alterato, cercando di
scrollarsi di dosso le mani del padre.
“ Ma dov’è tua sorella? Devo salutarla assolutamente. Ah, ma
vedo che ci sono già degli ospiti. Amici tuoi, immagino. Gli hai chiesto se gli
piace la pista di pattinaggio? Quello si, che è un tocco di classe.”
Disse il Signor White, contemplando la sua opera, al di là
delle sue spalle. Harry, contemplandolo alla luce delle candele, notò che padre
e figlio si assomigliavano moltissimo, a partire dagli ondulati capelli color
miele, che il Signor White tratteneva in una lunga e morbida treccia, che
lasciava fuoriuscire ai lati delle orecchie e ricadere sulla fronte, ciuffi
ordinatamente ribelli, dal sorriso luminoso e conquistatore, fino al taglio
degli occhi marcato ma addolcito nei tratti spigolosi, di quell’azzurro
ghiaccio che era più marcato in quelli di Lucinda.
“ Papà, da dove è spuntato fuori quel drago?”
Gli chiese irritato Jonathan, facendolo voltare, con l’aria
di essere stato strappato a chissà quale fantasticheria.
“ Cosa? Il drago? Quale drago? Ah, quel drago!”
Disse, ridendo ed indicando il cielo.
“ Magnifico, non trovi, ragazzo mio? Il Signor Lin Jim, il
mio miglior compratore giapponese, è rimasto talmente soddisfatto del mio
lavoro, che ha deciso di regalarmi un viaggio gratis su uno dei suoi draghi
d’addestramento. Sai, lui ha comprato una decina di draghi d’allevamento in una
riserva in Romania e tre Petardi Cinesi li tiene proprio lì, nella sua
residenza ufficiale, facendoli addestrare dal mio vecchio amico Genius. E così,
eccomi qua, dopo solo tre ore di volo, ritorno Tokio-Casa. Non è fantastico?
Credo che dovrò portatici un giorno, figliolo. Amante del volo come sei, ti
piacerà fare un giro su un drago, ne sono certo.”
“ Papà, quel drago stava per ammazzare me e i miei amici.
Non potevi, che ne so, mandare un segnale, urlare un avvertimento, inviare un Patronus a mamma per avvisarci del tuo
arrivo? Magari ci saremmo preparati all’evenienza.”
Disse risentito Jonathan, e solo allora il Signor White, osservandolo
corrucciato, sembrò accorgersi della sua irritazione.
“ Suvvia, Jonathan, non mi sembra il caso di prendersela
così. Non è successo niente, dopotutto.”
“ Ma poteva succedere, papà.”
“ Ma non è successo, perciò smettila di fare il broncio e
pensa a divertirti. Oggi è il tuo diciassettesimo compleanno. Forza, sorridi!”
Lo incoraggiò, scrollandolo per una spalla, investendolo con
un’abbagliante sorriso. Quando, dopo un lungo sospiro, Jonathan ricambiò il suo
sorriso, con uno stentato, ma abbastanza convincente da ritenersi soddisfatto,
il Signor White si avvicinò al gruppo di ragazzi intenti ad osservare il loro
rapido scambio di battute, soffermandosi ad osservare soprattutto Harry, con un
vago cipiglio assorto.
“ Be’, figliolo, non mi presenti i tuoi amici?”
Chiese a Jonathan, che si era avvicinato tanto da frapporsi
fra il padre ed Erin, che osservava il Signor White incuriosita.
“ Si, certo. Papà, ti presento Ron Weasley…”
“ Ah, un Weasley! Conosco tuo padre, ragazzo. Lavora al
Ministero della Magia.”
Disse il Signor White, stringendo la mano ad un frastornato
Ron, che cercò di ricambiare la sua stretta energica con simile ardore.
“ Si, signore.”
Il Signor White annuì alla conferma di Ron.
“ Brav’uomo, tuo padre. Si, proprio un gran lavoratore. Ma
anche questa graziosa signorina, mi sembra una tua parente.”
Disse, osservando Ginny, sorridendole cortese.
“ Si, lei è Ginny, mia sorella minore.”
Disse Ron, mentre Ginny afferrava la mano del Signor White,
che le fece un elegante baciamano.
“ Incantato, signorina.”
“ Lui è Daniel Sandford.”
Continuò le presentazioni Jonathan, indicando Daniel.
“ Si, il Signor Sandford, ma certo. Tuo padre è il famoso
dottore del San Mungo. Ha curato mia figlia quando era una bambina da quella
che i Babbani chiamano nel loro gergo, se non bado errando, appendicite. E tua
madre, poi? So che è una famosa pozionista. Sta lavorando su qualcosa in
particolare?”
Gli domandò, sinceramente interessato. Daniel sospirò, prima
di rispondergli:
“ Si, un siero anti età.”
Disse esasperato, portando gli occhi al cielo. Mary, che era
al suo fianco, rise divertita.
Il Signor White sorrise, affascinato.
“ Davvero affascinante, complimenti.”
“ Lei, invece, è Mary Brown.”
“ Molto lieto, signorina.”
Le disse il Signor White, regalando anche a lei un
baciamano, a cui lei rispose con un ringraziamento cameratesco.
“ Hermione Granger. Frequenta Hogwarts insieme a Ron, Ginny
ed Harry. È anche Caposcuola.”
“ Oh, davvero? Be’, si prospetta un futuro promettente per
questa signorina.”
Augurò il Signor White e ad Harry gli sembrò sincero.
Hermione arrossì quando le baciò la mano.
“ Lui, invece, è Harry Potter.”
Il Signor White sorrise, afferrando la sua mano con ardore.
“ Naturalmente. Negli ultimi anni, il Signor Potter è stato
molto ricercato e il suo nome, oggi, viene sussurrato con ammirazione e timore.
Si sussurra, inoltre, dopo la morte dell’Oscuro Signore, che lei sia il mago
più forte di tutti i tempi.”
“ Non merito questa nominazione. Dopo tutto quello che mi è
successo, non credo di essere poi tanto speciale dagli altri maghi che esistono
nel mondo magico. Ma, del resto, non posso cambiare le opinioni della gente e
non mi resta che accettarli.”
Il Signor White ascoltò ogni parola di Harry, annuendo alla
fine serio e grave.
“ Davvero molto saggio, Signor Potter, davvero. Mi
compiaccio della sua maturità, nonostante sia un ragazzo così giovane, ma già
così pieno di esperienza. Complimenti, davvero.”
“ Grazie, Signor White.”
Si sentì in dovere di ringraziarlo Harry, nonostante non
fosse molto convinto d essere così saggio e maturo come lui lo aveva descritto.
Era solo un diciottenne a cui le vicissitudini della vita avevano coinvolto lui
e i suoi amici in una mirabolante avventura oltre i limiti della magia
concessa, a rischio della propria vita. Una situazione analoga che stava
coinvolgendo anche Erin.
“ Lei, invece, è Erin Allen.”
Disse con voce nuova, meno impersonale, Jonathan,
guadagnandosi un’occhiata fugace ma significativa del padre, che ritornò ad
osservare Erin, che afferrò la sua mano, in una presa salda.
“ E’ un piacere conoscerla, Signor White.”
“ In realtà, signorina, abbiamo avuto il piacere
d’incontrarci al Torneo Tre Maghi, si ricorda?”
Erin annuì, sorridente.
“ Certo, mi ricordo perfettamente. Ma, credevo che l’avesse
dimenticato.”
Si schermì Erin, guadagnandosi un risolino del Signor White.
“ Sfortunatamente, signorina, io ho una memoria piuttosto
ampia. Mio figlio mi ha parlato di lei, naturalmente.”
Jonathan arrossì di nuovo a quelle parole, mentre Erin
spostava lo sguardo da lui al Signor White, perfettamente a sua agio.
“ Davvero?”
Chiese scettica Erin.
“ Ma certamente. Date le circostanze, mi sembra d’obbligo,
non crede?”
Erin lo guardò ancora più confusa, mentre Jonathan
cominciava a dare i primi segni di nervosismo.
“ Circostanze? Quali circostanze?”
“ Be’…”
“ Signor White.”
Venne interrotto dall’entrata di Carlos, che fece sospirare
di sollievo Jonathan, con curiosità di Harry e divertimento di Mary. Chissà
cosa stava per dire il Signor White di così compromettente da metterlo così in
agitazione?
“ Si, Carlos?”
“ Il Signor e la Signora Malfoy, con il loro figlio, il
signorino Malfoy, aspettano nell’atrio, signore.”
Così Draco era arrivato. Harry sorrise divertito,
immaginando la White chiudersi a chiave in camera, stizzita.
“ Bene, grazie Carlos, vengo subito. Vogliate scusarmi,
ragazzi. Jonathan, vieni anche tu. Sono sicuro che Draco vorrà darti i suoi
auguri.”
“ Si, papà. Ragazzi, se volete venire con noi dentro...”
Disse loro, prima di seguire il padre all’entrata. Harry e
gli altri concordarono nel rientrare a godersi un po’ di calore casalingo, dopo
la scarica di neve con cui li aveva bombardati il drago, che li aveva tutti
infreddoliti.
Una volta sistemati nel salottino, accanto al fuoco,
togliendosi sciarpe e cappotti, a godersi il tepore delle fiamme,
chiacchierando e scherzando in attesa di Jonathan, dopo pochi minuti lo videro
ritornare, accompagnato da Malfoy, che sussultò, raggelando il tenue sorriso
nato da una battuta di Jonathan, quando li vide.
“ Salve, Malfoy. Lieto di rivederci?”
Chiese sfacciatamente Erin, mentre Mary, seduta al suo
fianco sul divanetto in pelle, nascondeva un risolino dietro una finta tosse.
Draco storse la bocca.
“ Non proprio.”
Gli rispose, con la sua tipica voce strascicata.
“ Be’, visto che ci sei, siedi con noi.”
Continuò Erin, invitandolo ad accomodarsi accanto a lei.
Draco alzò un fine sopracciglio biondo, scettico e sulle sue, come sempre.
“ Erin ha ragione, Draco. Vieni, accomodati.”
Gli disse, facendolo sedere accanto a lui, su un altro
divanetto, adiacente a quello dove si trovavano Harry e Ginny. Harry si ritrovò
gomito a gomito con Malfoy, che lo guardò disgustato, per poi sbuffare,
infastidito. Harry si permise di osservarlo, mentre lo ricambiava con un
soddisfatto sorrisino divertito. Quella sera, aveva indossato un raffinato
completo nero gessato, con una camicia bianca aderente, senza cravatta ma con scintillanti
gemelli di diamanti ai polsini. Il classico abito da bimbo viziato, pensò
Harry, privo di invidia ma piuttosto compiaciuto della sua insoddisfazione,
nonostante l’ostentazione del ritrovato sfarzo familiare.
“ Ti ringrazio per il regalo. È davvero molto bello.”
Lo ringraziò affabile Jonathan, mostrando a tutti un
orologio in oro bianco, con lancette di platino e numeri ed immagini argentati,
elegante e curato nei dettagli, che Jonathan aveva già applicato al polso.
Draco scrollò le spalle, quasi indifferente.
“ Figurati. Per così poco.”
Disse, con voce atona. Jonathan gli offrì dell’Idromele, che
lui accettò, bevendolo a piccoli sorsi, intavolando conversazioni in cui tutti,
incluso lui, potevano essere coinvolti. Più lo vedeva parlare e più Harry notò
quanto Jonathan fosse un ragazzo dal carattere cameratesco e disponibile. Era
attento, durante i loro discorsi, a far intervenire tutti i partecipanti,
calamitando, allo stesso tempo, l’attenzione ora sull’uno ora sull’altro
invitato. Harry rise di gusto alle battute di Mary e quelle sarcastiche di Ron
sui loro professori o sulla vecchia zia di Mary. Malfoy, invece, non mancava,
nonostante si mostrasse annoiato, di guastare l’atmosfera allegra con
commentino acidi e poco gradevoli.
“ Non mi sorprendo che tu sia così, considerati gli insulsi
parenti che ti ritrovi.”
Si trovò a commentare, dopo aver ascoltato gli aneddoti
divertenti della numerosa famiglia babbana di Mary, che s’indispettì a quel
commento, come il resto della comitiva.
“ Come ti permetti? Rimangiati subito quello che hai detto.”
Lo avvertì minacciosa Mary, già in piedi e con aria furiosa,
che divenne ancora più torva sotto il ghigno beffardo di Malfoy.
“ Altrimenti, cosa mi fai? Mi lanci contro i criceti di tua
zia? Sei davvero ridicola.”
“ Senti chi parla: il principe degli idioti.”
Lo rimbeccò Ron, crucciato ed irritato solo dalla sua
presenza. Malfoy gli lanciò uno sguardo glaciale.
“ Attento a come parli, Weasley.”
“ Altrimenti cosa, Malfoy? Sei bravo solo a parole, ma a
fatti sei meno di zero.”
“ Un numero che si addice alla tua persona Weasley, visto
che incarni la pura nullità.”
Ron balzò dalla poltrona, con l’intento di lanciarsi verso
di lui, ancora seduto comodamente sul divanetto, accanto a Jonathan. Harry
aiutò Hermione a trattenerlo, nonostante fossero entrambi indispettiti dal
comportamento di Malfoy, al pari dell’amico.
“ Perché mi trattenete? Harry, spacchiamogli la faccia, se
lo merita, questo…questo…non so nemmeno definirlo, tanto sono furioso.”
Disse, riuscendo a sguainare la bacchetta. Di riflesso,
anche Malfoy lo fece, alzandosi di scatto. Stava per lanciargli contro quello
che sembrava uno Stupeficium,
approfittando dell’occasione, ma Jonathan gli abbassò il braccio, bloccando il
suo attacco e guardandolo serio.
“ Adesso basta, Draco. Capisco che possono non avere la tua
simpatia, ma sei andato troppo oltre. Credo che dovresti scusarti.”
Harry, come del resto l’amico Ron e Hermione che continuava
a trattenerlo, nonostante avesse smesso di dibattersi, lo osservarono stupefatti
e grande fu la loro sorpresa quando videro Malfoy addolcirsi e riporre la
bacchetta, non abbandonando l’aria stizzosa. Anche Ron ripose la bacchetta,
tramortito da quel cambio di atteggiamento. Evidentemente, Malfoy e Jonathan
erano più che semplici conoscenti e il giudizio di quello che, forse, Draco
considerava un amico, era importante per lui tanto da abbandonare di un decimo
la sua aria ostile.
In quel momento, un chiacchiericcio puramente femminile
accompagnò l’entrata nel salottino di un corteo di ragazze dello Scorpioneblu,
capeggiate da Lucinda White che era la più bella e la più altera di tutte.
Come previsto, si era cambiata d’abito, indossando un
vestito di raso bianco, con corpetto a cuore, con false piume bianche sui bordi
della scollatura e brillantini invisibili nelle pieghe della gonna, simile ad
un tutù da ballerina. Ai piedi, calzava sandali argentati e roselline bianche
erano intrecciate ai suoi capelli, raccolti in uno chignon, con larghe ciocche
ricce che scendevano al lato destro del viso.
Si arrestò, quando incrociò gli occhi grigi di Draco, che
per un attimo parvero scrutarla con interesse. Ma, come già detto, fu solo un
attimo, tanto veloce da far apparire ad Harry frutto della sua immaginazione.
“ Ah, sei già qui.”
Disse la White, imbronciata.
“ Si, non hai visto i miei?”
Le domandò retorico lui, come se conoscesse già la risposta.
“ Si, ma non mi interessa. Ragazze, coraggio, sediamoci. La
compagnia non è ottima, escluso mio fratello, ma ci accontenteremo.”
Disse lei, facendo ridere le sue amiche, che si sedettero di
spalle alle ragazze, cominciando a fare commenti malevoli e mal celati su di
loro. Guardarono soprattutto Erin, che gustava il suo purè di patate, del tutto
indifferente alle loro punzecchiature.
“ Bel vestito, Allen. Mi sembra familiare. Non dirmi che ti
sei abbassata a fare l’elemosina ai negozi d’abbigliamento, oppure la tua fata
madrina ti ha dato il vestito da ballo, che a mezzanotte sparirà, lasciandoti
con un sacco di patate al suo posto?”
Le ragazze risero sfacciatamente e sonoramente al commento
di Lucinda, che si limitò a sorriderle beffarda.
“ Veramente…”
Iniziò Jonathan, attirando l’attenzione di tutti, mentre
riponeva il suo calice d’Idromele sul tavolino di cristallo, osservando
direttamente sua sorella e le sue amiche, che sembrarono intimorite ed
imbarazzate dal suo sguardo diretto.
“ Sono stato a regalarle quel vestito.”
Le amiche di Lucinda strabuzzarono gli occhi, trasalendo
sorprese, mentre guardarono tutte simultaneamente la White, che cercò di nascondere
il tremolio delle mani, intrecciandole fra di loro.
“ E anche le calze e le scarpe. Insomma, tutto.”
Continuò lui, incurante della reazione d’orrore e di
sorpresa che provocava fra i presenti, compresa Erin che si guardò,
osservandolo poi incredula. Jonathan le sorrise, mentre le diceva:
“ E devo dire, che avevo ragione. Erin è davvero incantevole, vestita così.”
Erin arrossì lievemente sotto il suo sguardo intenso, mentre
Mary al suo fianco lo guardava, incantata da quelle parole, come il resto delle
ragazze in quella sala, perfino Hermione, che ritornò alla realtà solo
scuotendo la testa e bevendo una sorsata generosa di Burrobirra.
“ Jonathan è molto galante.”
Commentò Ginny, all’orecchio di Harry, che annuì, a
malincuore. Del resto, era impossibile ignorare il fascino e la galanteria di
quel ragazzo che, oltre ad essere di bell’aspetto, aveva anche quel pizzico di
adorabile timidezza che inteneriva ed affascinava tutte le ragazze.
Passarono le ore, passate a chiacchierare, a pattinare sul
ghiaccio, ridendo delle due cadute a ripetizione di Ron, masticando pietanze
deliziose e dissetandosi con bevande analcoliche ma frizzanti. Arrivarono
altroi invitati, che riempirono di complimenti e di regali i due festeggiati.
All’improvviso, si sentì una musica piacevole provenire dal
salone principale. Harry sembrò riconoscerne il motivo, ma non lo identificò
immediatamente, fino a quando non fu Ginny a trascinarlo in piedi,
trattenendolo per un braccio.
“ Sono le Sorelle Stravagherie. Vieni, andiamo a vedere.”
Disse, trascinandolo eccitata in sala da ballo dove tutti
gli invitati, inclusi i festeggiati, si stavano recando.
Non appena giunti in sala, Ginny gridò euforica. Sul palco,
c’erano proprio i membri del gruppo musicale in carne ed ossa, che lei amava
tanto. Gli invitati, soprattutto le ragazze, si affollarono intorno al palco,
anche quelli che erano scesi in giardino a pattinare.
Il leader, vestito in modo stravagante, disse dal microfono
magico, con voce squillante:
“ Benvenuti, ragazzi! Siete pronti a divertirvi?”
“ Si!” urlarono tutti in coro.
“ Benissimo! Allora, ringraziamo i nostri festeggiati,
Lucinda e Jonathan White!”
Scoppiarono urla di gioia e applausi per i due ragazzi
White.
La festa procedette, da quel momento in poi, senza intoppi e
pieno di divertimento per tutti.
Harry ballò con Ginny per quasi tutta la durata del
miniconcerto delle Sorelle Stravagherie, arrossendo quando, abbracciati in un
lento, Ginny sussurrava le parole della canzone d’amore, che sembrava conoscere
a memoria, all’orecchio destro, dedicandogliela fino all’ultima nota.
Erin era stata invitata a ballare da Jonathan, provocando
l’invidia delle ragazze della sua Casa, ma anche delle loro rispettive amiche.
“ Grazie per il vestito. Non dovevi, davvero.”
La sentì dirgli, quando si trovarono vicino di ballo,
durante un secondo lento. Harry vide Jonathan sorriderle dolce.
“ Mi andava di farlo e l’ho fatto. Non ne sono per nulla
scontento, anzi. Non devi ringraziarmi.”
Erin rise, dondolandosi a ritmo di musica.
“ Sei davvero un tipo singolare. Fai regali a gente che non
conosci e per giunta li inviti alla festa del tuo compleanno.”
“ Perché sei venuta? Insomma, sapevi che la festa era stata
organizzata per festeggiare Lucinda ed è palese che voi due non siete grandi
amiche. Non sapevi che fossi io suo fratello, eppure sei venuta lo stesso.
Dimmi la verità. Lo hai fatto solo per un segno di riconoscenza?”
Erin abbassò lo sguardo, pensando alla risposta. Jonathan
attendeva, paziente ma fremente.
“ Forse è come dici tu, non lo so. So solo che, qualcosa mi
diceva di venire e l’ho fatto.”
Disse, scrollando le spalle. Jonathan la guardò per un
attimo sorpreso. Poi, le sorrise.
“ E poi sarei io, il tipo strano.”
Mormorò, facendola ridere allegra.
Dopo il concerto del gruppo musicale, la festa era quasi
agli sgoccioli e tutti si recarono in giardino, a pattinare sul ghiaccio per
l’ultima volta. Lì, trovarono anche gli adulti, i genitori dei ragazzi che
conoscevano la famiglia, che osservarono ammirati i genitori di Lucinda e
Jonathan scivolare sul ghiaccio, compiendo acrobazie e girando su loro stessi,
come pattinatori professionisti.
Ci furono molti ‘Ooooh’ di approvazione e tutti applaudirono
quando, imitando un casquet da ballerini, il Signor White baciò la Signora
White in pubblico.
“ Che esibizionisti.”
Disse Jonathan, scuotendo la testa, rassegnato.
Durante il pattinaggio, azzardando una giravolta più
acrobatica, Lucinda White cadde sul ghiaccio, con la mano stretta intorno la
caviglia destra, lamentandosi per il dolore.
Inaspettatamente, Draco Malfoy le fu accanto e s’inginocchiò
al suo fianco prima di Jonathan e dei suoi genitori. Lucinda lo guardò
stranita.
“ Ti sei fatta male? Stai bene?”
Le chiese, per nulla derisorio, ma sinceramente preoccupato.
Lucinda lo guardò ancora, confusa, balbettando:
“ S-Si, credo di si.”
Draco le prese la caviglia, stringendola nella sola mano
destra. Lucinda si lamentò ancora, gemendo forte.
“ Io, invece, credo proprio di no. Credo che ti sia slogata
la caviglia.”
“ Diciamo piuttosto che te lo auguri.”
Draco la guardò, senza replicare, ma, sorprendendo tutti, la
prese fra le braccia, riuscendo a sostenerla, nonostante fosse in bilico sul
ghiaccio scivoloso. Lucinda era così sorpresa, che non riuscì nemmeno a
ribellarsi.
“ Cindy, come stai?”
“ Oh, cara, stai bene?”
Chiesero in coro Jonathan e la Signora White. Draco rispose
per lei.
“ Sta bene. Si è fatta male solo la caviglia. Se volete, la
porto in salotto.”
Prima che Lucinda potesse replicare, la madre annuì, le mani
giunte in preghiera, la fronte aggrottata.
“ Oh, si, Draco, ti ringrazio.”
Detto questo, Draco si smaterializzò con in braccio Lucinda.
Ron scosse la testa.
“ Credo che si ammazzeranno.”
E invece, non fu così. Una volta entrati in salotto,
trovarono Lucinda con una caviglia accuratamente fasciata e che,
incredibilmente, stava sorridendo a Draco che, con le mani in tasca, la
ricambiava leggero e meno teso del solito. Una volta compreso di essere stati
colti in flagrante, Malfoy si sbrigò ad allontanarsi e Lucinda, leggermente
arrossita, chiese a suo padre di aiutarla ad alzarsi.
Quando arrivò il momento di congedarsi, era notte fonda.
Jonathan insistette che Carlos li accompagnasse a casa, così come erano venuti,
visto che tutti erano andati alla festa con un automezzo. Dopo vari
tentennamenti, accettarono. Jonathan baciò una guancia ad Erin, prima di
vederla andare via definitivamente e quando crollò esausta accanto ad Harry,
quest’ultimo la vide toccarsi la guancia con aria assorta, sorridendo fra sé,
prima di sprofondare in un sonno profondo, cullato dai morbidi cuscini in pelle
nera della limousine e dal russare di Ron, con il capo reclinato sulla sua
spalla, a bocca spalancata, immerso di già nel mondo dei sogni.
Angolo dell’autrice.
Ho appena finito di scrivere il capitolo (ore 21:00) e
sono molto stanca, ma nonostante questo, felice per il risultato!XD
Vi è piaciuto il capitolo?? Spero di si!!! Il
prossimo, sarà ricchissimo d’azione e colpi di scena, vi ho avvisto!XD
Oggi salto i Ringraziamenti
a…, nonostante ringrazi dal profondo del cuore tutti coloro che mi
recensiscono con affetto ( Sydelle Keat, Mattamaty, Keira Lestrange, Beuzz94,
grazie mille ragazze, vi adoro e mi riempite di allegria e mi incoraggiate
sempre a fare il massimo!^__^*) e coloro che mi seguono e leggono la mia storia
silenziosamente ma appassionatamente!
Un augurio di Buona Epifania
a tutti e a tutte voi!!!
Baci baci dalla sempre vostra, Fuffy91!!^__^*
Prossimamente a…
Sabato 8 Gennaio 2011!!! Baci baci, Fuffy91!^__^*
^_________________________________________^****
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Capitolo 14 *** Capitolo 14 ***
Capitolo 14
Il mattino dopo, Harry si risvegliò nel letto improvvisato
della camera degli ospiti, senza ricordare come ci fosse arrivato, le orecchie
piene dei bisbigli femminili, provenienti dalla stanza accanto, e del respiro
pesante di Ron che, durante la notte, aveva allungato il braccio verso il suo viso,
spiaccicandogliene il dorso sulla guancia destra. Il corpo di Daniel era posto
di fianco, il viso sereno volto verso di lui, ancora immerso in un sonno
profondo.
Una volta toltasi gentilmente la mano di Ron dal volto,
provocando nell’amico solo un rantolo soffocato, Harry si alzò dal letto,
rabbrividendo al contatto diretto con l’aria fredda. Grattandosi il capo ed
inforcati gli occhiali sul naso, si chiese che ora fosse. Guardò fuori dalla
finestra e vide i raggi del sole già caldi e splendenti, illuminare il comò in
legno antico e i petali delle stelle di Natale poste nel vaso ad angolo.
Prese l’orologio da polso e costatò con stupore che erano
già le undici passate. Era comprensibile che avesse dormito fino a tardi,
dopotutto, l’altra sera, si erano attardati fino all’ultimo, alla festa dei
gemelli White. Scosse la testa, ancora incredulo di fronte alla scoperta che la
White avesse un gemello, Jonathan, che era così diverso, almeno
caratterialmente, da lei. Era proprio vero il detto che citava: la vita riserva molte ed inaspettate
sorprese.
Non appena Harry varcò la soglia della cucina, da cui
proveniva un’inconfondibile odore di sugo di pomodori freschi e carne al
vapore, vide tutte le ragazze già in piedi, con ancora indosso la camicia da
notte e la veste da camera.
Hermione era seduta di spalle alla cucina, con in braccio
Grattastinchi che produceva rumorose fusa ad ogni sua distratta carezza, con
gli occhi fissi sul Profeta della giornata e le orecchie ben tese ad ascoltare
i discorsi delle sue amiche, visto che sorrise ad una battuta sulla White,
opera di Mary. Quest’ultima, invece, era acciambellata sul divano, i capelli
ricci indomabili più del solito, ma con un sorriso ampio e gli occhi lucidi di
chi descrive un avvenimento che lo rende altamente felice. Ginny, che era
seduta accanto a lei, le mani in grembo e la vestaglia rosata che le scivolava
lungo la spalla, scoprendo il braccio nudo, appena lo vide corse ad
abbracciarlo, dandogli il buongiorno con un bacio sulle labbra che riuscì a
catapultarlo immediatamente nel mondo reale.
“ Hai visto? Che ti dicevo? L’amore è nell’aria, a Natale!”
Esclamò, con voce risaputa e con una punta di malizia, Mary,
facendo scappare un breve risolino divertito ad una assorta Hermione.
Harry ci mise un po’ a capire che si stava rivolgendo ad
Erin, indaffarata intorno ai fornelli. Sorrise nel constatare che l’elegante e
femminile Erin, che aveva visto alla festa, si era ritrasformata nel
maschiaccio ed iperattiva ragazza di sempre. Infatti, con indosso un pigiama
rigorosamente rosso, con pantaloni in taglio bermuda, calze a righe bianche e
rosse a nascondere le gambe altrimenti scoperte, maglione in pile con scollo a
barca, che le lasciava scoperta una spalla, troppo grande per lei, visto che le
calzava come un vestito intero, i capelli castano scuro arricciati sulle punte
all’insù,
si voltò verso il tavolo, masticando una crosta di pane,
immersa nel sugo, che le aveva macchiato in piccole gocce la bocca, e con in
mano una padella, dove stava facendo girare una frittella.
Appena la vide, così invitante e fumante, la pancia di Harry
borbottò all’istante, reclamandola a gran voce. Erin lo guardò sorridente e,
facendola scivolare in un piatto, glielo offrì.
“ Tieni, mangiala pure. Le sto preparando per voi, ragazzi
dormiglioni.”
Gli disse, per poi ritornare a trafficare in cucina.
“ Allora?”
Le chiese sibillina Mary, bisbigliandole nell’orecchio.
Erin, mentre aggiungeva del sale alla nuova frittella che stava preparando, le
lanciò un’occhiata fugace, la fronte aggrottata.
“Allora, cosa?”
Mary sbuffò, gesticolando.
“ Come cosa? Com’è
andata con Jonathan?”
Le chiese schietta e desiderosa di sapere. Erin fece
spallucce, per nulla turbata.
“ Non capisco cosa vuoi sapere.”
Le disse, con voce incolore. Mary storse la bocca, in una
smorfia buffa, ma che rivelava tutta la sua impazienza, per poi attaccare
ancora, con maggior energia.
“ Ieri sera, non avete fatto altro che parlare e avete
addirittura ballato insieme. Ballato!
Ti dice
niente la tua testolina, riguardo a questo?”
“ Mary, dove vuoi arrivare?”
Le chiese, con l’aria di conoscere benissimo la risposta.
Mary la prese per le spalle, costringendola a guardarla negli occhi e, con
espressione seria, le disse:
“ Jonathan è innamorato di te.”
Erin scoppiò a ridere, divincolandosi dalla sua stretta e
ricominciando ad impastare nuove frittelle.
“ Si, certo! Molto divertente, Mary!”
Le disse, continuando a ridere. Mary si indispettì.
“ Non sto scherzando!”
Esclamò, cercando di sovrastare la sua risata. Erin si voltò
ad osservare la sua postura rigida e il suo volto fumante, dicendole con un
tono di voce che pretende ragionevolezza:
“ Oh, andiamo! Non puoi pensarlo davvero.”
“ Ah, si? E perché no? Erin, apri gli occhi: è chiaro come
il sole, che quel ragazzo ha una cotta per te.”
Erin non ne sembrava per nulla convinta.
“ Se ti riferisci al vestito, alle scarpe e all’averci
invitato a tutti i costi alla sua festa di compleanno, è ovvio che fosse un suo
modo per fare amicizia. Plateale, certo, ma…insomma, hai visto anche tu, in che
ambiente vive, circondato dal lusso e governato dall’etichetta. È evidente che,
quel suo modo di comportarsi, sia una conseguenza di ciò che lo circonda. Per
lui, è normale comportarsi così.”
Mary, con le braccia incrociate al petto, la guardò
scettica.
“ Parli così, perché gliel’hai chiesto?”
“ No, ci sono arrivata da sola.”
Confermò i suoi timori Erin, visto il sorriso che apparve
sulle sue labbra carnose.
“ Quindi, è una tua conclusone? Sbagliata, sicuramente.”
Erin sbuffò.
“ Basta, è ridicolo. Non voglio nemmeno ascoltarti. Un po’
di sciroppo, Harry?”
Harry, che era attento ai loro discorsi, inghiottì
velocemente, una volta sentitosi chiamato in causa.
“ Si, grazie.”
La ringraziò, mentre la vide versargli dello sciroppo al
cioccolato, sulla sottile frittella. Doveva ammettere, che Erin era proprio
un’ottima cuoca.
“ Non è ridicolo, è la verità.”
Sentì replicare Mary, subito dopo.
“ Oh, senti, Mary, non stressarmi! Oggi è la Vigilia di
Natale, dopotutto. E ci sono cose molto più importanti, di cui discutere.”
La rimbeccò Erin, lavando padella e stoviglie, con cui aveva
cucinato.
“ Ah si? E cosa sarebbe?”
Erin si voltò a sfidare il suo sguardo scuro con le sue
iridi nocciola.
“ Lady Zara.”
Le ricordò, facendola ammutolire ed abbassare lo sguardo a
terra, arrossendo sotto le guance scure.
“ Si, hai ragione. Scusa.”
Erin si raddolcì, abbracciandola amichevole.
“ Non importa. Però, adesso, smettiamola di discutere.”
Mary annuì, prendendo una frittella fra le tante e cominciando
a mangiarla con avidità, sedendosi accanto ad Hermione.
“ Nessuna novità, dal Ministero, sul suo conto. Sembra che
il suo seguace non si sia fatto più vivo.”
Disse Hermione, riponendo il giornale da parte e bevendo
dalla sua tazza del caffè ancora tiepido.
“ Parli di Sylver? Be’, del resto non ne hanno fatto
menzione nemmeno quando ha attaccato Hogwarts. Sembra quasi, che non vogliano
renderlo pubblico.”
Constatò Harry, traendo una lunga sorsata di succo
d’arancia. Hermione lo guardò, impallidendo.
“ Se così fosse, vuol dire che non potremmo mai sapere cosa
il Ministero, in effetti, stia facendo nei confronti di Zara. Mi riesce
impossibile credere che la McGrannit non abbia avvisato il Ministro della
situazione.”
“ Knigsley vorrà mantenere il silenzio stampa, per garantire
l’ordine fra i cittadini. Del resto, è comprensibile, dato che la minaccia di
Voldemort si è dileguata da poco.”
Le disse Harry, cercando di rassicurarla. Hermione guardò
apprensiva Erin.
“ Spero solo che si stia muovendo, per proteggere Erin.
Ieri, alla festa, ho riconosciuto due Auror di classe avanzata, mischiati tra
gli invitati.”
“ Davvero? E quando?”
Le chiese Ginny.
“ Al banco delle bibite. Stavano appoggiati alle colonne,
osservando i movimenti di Erin.”
Disse Hermione, quasi rassicurata all’idea. Erin, invece, ne
era contrariata.
“ Non mi piace per niente, questa cosa. Io non ho bisogno di
essere protetta. So farlo benissimo da sola.”
Disse quasi fra sé, e il suo tono irritato ebbe il potere
d’innervosire anche Derek, che agitò le ali, sibilando minaccioso verso il
vuoto, beccando il legno del trespolo dove era arpionato. Erin gli si avvicinò,
accarezzandogli le piume variopinte, rasserenandolo.
“ Non dire così. E’ un bene, invece, che prendano la cosa
seriamente. Non mi piacerebbe affatto, se archiviassero il tutto, non muovendo
nemmeno un dito.”
Disse Hermione, accigliata.
“ Per quello che mi importa.”
Disse Erin, con una nota stizzosa nella voce frizzante.
Hermione la rimproverò con lo sguardo.
“ Non essere superba, Erin. Tutti noi abbiamo sempre bisogno
di una mano amica a cui aggrapparci.”
“ Si, lo so. Ma, sinceramente, Hermione, non mi va giù che
il Ministero metta il naso nella mia vita.”
Le disse Erin, appoggiandosi al bordo della finestra,
osservando con sguardo lontano il paesaggio innevato.
“ Prima o poi, sono convinta che Zara si farà viva, di
persona. E quando lo farà, allora io…”
Sussurrò metallica. Quel tono nuovo, riportò Harry indietro
con la mente, ai ricordi mostrati loro dalla Bane, sul conto di Ian Allen. In
quel momento, l’amica non era mai stata così simile al padre, nell’adolescenza.
La sua espressione era dura e splendente, la posizione fin troppo rilassata per
essere naturale e quegli occhi color nocciola, non erano mai stati così ricolmi
di sentimenti negativi come in quel momento e, tuttavia, non erano mai stati
più attraenti.
Anche gli animali si erano accorti del suo cambio di
atteggiamento. Grattastinchi aveva alzato il capo dal grembo di Hermione,
osservandola circospetto, muovendo in larghe virgole la coda fulva. Derek emise
un sibilo melodioso ma con gli occhi dorati spalancati e vigili sulla sua
padrona, come se la vedesse per la prima volta, mentre il gatto Spazzola le
cominciò a soffiare contro, con il pelo ritto, trattandola alla stregua di una
nemica, nascondendosi dietro le gambe di Mary, impaurito.
“ Non avrai intenzione di ucciderla, vero Erin?”
Le chiese Daniel, ritto sulla soglia, le mani ai fianchi, i
capelli castano ramato disordinati, lo facevano apparire un bambino ancora
assonnato, ma la sua espressione intransigente, tradiva tutta la sua maturità. Erin
si voltò ad osservarlo ed Harry sentì Hermione trattenere il fiato, di fronte
al suo viso scuro e contratto.
Il pensiero di Zara bastava a scatenare il lato oscuro che
risiedeva in lei, tramutando il suo aspetto mite e solare, in uno cupo e
temibile. Del resto, suo padre era stato un mago devoto al male per molti anni,
che poi si fosse pentito, grazie all’influenza dell’amore, quello era un altro
paio di maniche. Tuttavia, i fatti non potevano essere mutati. Erin era il
prodotto di un miscuglio di magia nera e magia bianca. Il miracolo era che la
seconda avesse predominato sulla prima, richiudendola in un angolo oscuro della
sua mente. Ma Lady Zara, era riuscita a destabilizzare quel delicato equilibro,
rendendola nervosa ed ostile.
Erin non rispose alla domanda di Daniel, reclinando il capo
e stringendo i denti. Il suo silenzio, valeva più di mille parole urlate a voce
alta.
“ No, Erin. E’ sbagliato.”
Disse Hermione, ansimando, preoccupata.
“ Ha ucciso entrambi i miei genitori. Merita di morire non
una, ma dieci volte.”
Disse glaciale Erin. In quel momento, era meno Erin che mai.
Faceva quasi paura, la sua sottile e oscura determinazione.
“ Non puoi decidere della vita di un’altra persona.”
Disse Harry, con tono il più pacato possibile.
Erin si voltò, fulminandolo con lo sguardo. Sembrava che ci
fosse una invisibile elettricità ad avvolgerla, emanata direttamente dalla sua
persona. Ma Harry era abituato a ben peggio, tanto che sostenne senza sforzo il
suo sguardo torvo.
“ Ha ucciso i miei genitori, Harry. Tu, più di tutti,
dovresti capirmi.”
Harry si alzò lentamente, avvicinandosi a lei.
“ E’ vero.”
Ricominciò a parlare, ogni sillaba un passo verso di lei.
“ So quel che provi. Sei arrabbiata, terribilmente
arrabbiata. Hai voglia di urlare fino a perdere la voce, di disintegrare tutto
ciò che colpisce il tuo sguardo.”
Continuò, ormai tanto vicino da poterla facilmente toccare.
Allungò un braccio e le strinse gentile la spalla destra.
“ Ma in cuor tuo, sai che è sbagliato desiderare la morte di
Zara, solo per ricambiarla della sua stessa moneta.”
Erin lo guardò, negli occhi un’espressione quasi
supplichevole.
“ Ma tu, hai ucciso Voldemort.”
Mormorò, abbattuta. Harry annuì.
“ Si, ma il mio era un caso ben diverso. Non ho avuto
scelta. Era scritto che fossi io a farlo. Non che non lo avessi voluto, ma più volte Silente mi ha
ripetuto che l’amore e non l’odio lo avrebbe condotto alla sua fine. E così è
stato. La mano di Voldemort, si è ritorta contro di lui. L’odio che lui stesso
provava verso tutto e tutti, perfino verso se stesso, lo ha ucciso. Tu, vuoi
essere come lui? Vuoi perdere te stessa per un insano desiderio di vendetta?
Credi che i tuoi genitori, vorrebbero questo?”
Le chiese, quasi dolcemente. Erin abbassò il capo, scuotendo
la testa, l’inflessibilità negli occhi nocciola, sciolta in un velo di lacrime.
“ No.”
Sussurrò, deglutendo e torturandosi il labbro inferiore con
i denti. Harry le sorrise, asciugandole con le dita una lacrima silenziosa, che
le rigava il volto.
“ Allora, non dimenticare chi sei, Erin. Perché la capacità
di ammettere i tuoi errori e superarli, sarà la tua vera forza.”
Disse, sintetizzando quella che un tempo, era stata la
filosofia di vita di Silente, che in molte oscure circostanze, era stata
l’unico sbocco che gli aveva fatto ritrovare la luce.
Erin si sbilanciò verso di lui, stringendolo in un abbraccio
riconoscente. Harry, per un attimo, rimase sorpreso, ma poi ricambiò
l’abbraccio, cullandola come un fratello con la sorella minore.
“ Grazie.”
Gli mormorò, il viso nascosto nel suo petto. Harry fece
spallucce, facendola ridere, mentre si distaccava da lui, asciugandosi le
ultime lacrime.
Mary corse a riabbracciarla, anche lei commossa e lo stesso
fece Hermione, trattenendola fra le sue braccia più del necessario.
Ginny si affiancò ad Harry, mostrandosi compiaciuta di lui
con uno sguardo carico di significati, che si prodigò a sottolineare con
l’incrocio delle dita delle loro mani.
“ Che succede? Mi sono perso qualcosa?”
Chiese Ron, sbadigliando e passandosi una mano fra i capelli
rossi arruffati. Hermione corse ad abbracciarlo e a baciarlo, risvegliandolo di
colpo.
“ Ehi, che bel buongiorno! A cosa lo devo? Uhm, ma quelle
sono frittelle? Ho una fame…”
“ …che dovrai ignorare, visto che è tardi per fare
colazione, per te. Coraggio, vestitevi, che è pronto in tavola.”
Disse Erin, ritornando a sorridere a tutti, luminosa come
sempre. Harry sorrise, nel ritrovare in lei la vecchia Erin.
“ Svegliarsi fino a tardi, gustare ottimi pasti, evitando la
colazione…oh, Erin! Io mi trasferisco da te. E’ il paradiso!”
Disse Ron, tuffandosi subito nel suo piatto di spaghetti al
sugo, ingoiandone una gran forchettata.
Tutti risero della sua battuta, imitandolo subito dopo
essersi vestiti in fretta. Quando Harry iniziò a gustare il primo pasto, Ron
era già alla seconda portata.
“ Dopo pranzo, cosa facciamo?”
Chiese Mary, aiutando Erin a servire i secondi, costolette
al vapore con contorno di patatine fritte e insalata mista.
Erin le sorrise, negli occhi quel brillio birichino che
riusciva a strappare un sorriso anche alla più intransigente delle madri.
“ Andiamo a trovare il Dottor Daves, ovvio.”
Come Erin aveva anticipato, la residenza del Signor Daves
era un castello diroccato e dall’aspetto tetro, messo in evidenza soprattutto
dai Gargoile di pietra scolpiti sulle colonne a sostegno del cancello in ferro
battuto, che si picchiavano a vicenda con piccole clave del medesimo materiale.
Per non parlare, del giardino arido e delle rose blu appassite
che si inerpicavano sulla facciata principale della dimora, e degli
innumerevoli corvi neri che gracchiavano rumorosi, volando in uno stormo
disordinato, in tutte le direzioni. Harry si voltò ad osservare uno
particolarmente grosso picchiettare con il becco appuntito sul legno vecchio
dell’insegna fissata nel terreno fangoso, che citava a grandi lettere verde
scuro ‘ Non calpestate le aiuole!’.
“ Aiuole? Ma quali aiuole? Se c’è solo erbaccia e fanghiglia
tutt’intorno.”
Come a risposta al commento di Ron, la testa viola di una
pianta carnivora uscì da un cumolo di neve, le fauci aperte, pronte a mordere
il suo piede destro. Urlando per la sorpresa e lo spavento, Ron si scostò
giusto in tempo, facendo picchiare la testolina dell’orribile fiore sul terreno
in pietra, ripiegando su se stessa, barcollando stordita.
Intanto, altre piante carnivore si erano ridestate, muovendo
lo stelo e la corolla di petali color pastello in onde frenetiche, come
infastidite di essere state svegliate, così bruscamente. Ora quel cartello, ad
Harry non sembrava poi tanto ridicolo.
“ Le Carnivore vanno in letargo, in inverno. Ma, se qualcuno
per caso le calpesta svegliandole, sarebbero capaci di morderlo fino a
lasciarne solo le ossa.”
Spiegò Erin, guidandoli verso le scale in pietra smussata,
che conducevano all’alto portone nero d’entrata.
“ E’ terribile. Chi uomo sano di mente, pianterebbe nel
proprio giardino piante di questo tipo?”
Chiese Ron, ancora frastornato.
“ Non sono poi tanto male. In primavera, ad esempio, sono
tutte ritte e rigide, tanto da sembrare innocui tulipani. Ma, ovviamente,
rimangono sempre facilmente irritabili.”
Continuò la spiegazione Erin, per poi arrestarsi di fronte
al portone.
“ Eccoci qua. Speriamo ci sia. Di solito, durante le
vacanze, passa il Natale da suo fratello, che vive a Londra.”
Disse Erin, picchiando il chiavistello della bocca di leone
in acciaio, che rimbombò nella casa come un suono assordante d’organo. Harry
non sapeva se ridere o ed esserne impaurito.
La porta si aprì all’ultimo stridio di corda minore,
rivelando una donna sulla cinquantina, con profondi occhi verdi con pagliuzze
castani intorno alla pupilla, viso cavallino, capelli crespi color biondo
granato striati di grigio, acconciati in un molle chignon. Indossava un vestito
lungo, a collo alto di velluto grigio, le mani dalle dita ossute incrociate in
grembo, l’espressione arcigna.
Soppesò con lo sguardo ognuno dei ragazzi, soffermandosi
principalmente su Erin, l’unica che le sorridesse cordiale, nonostante
l’espressione dell’inquietante donna non mutasse di minuto in minuto. Harry si
sorprese nel constatare che quella che sembrava essere una statua di sale
vivente, fosse dotata di parola, nel momento in cui disse loro, con voce
mortuaria:
“ Si?”
Erin lo prese come un buon segno, visto che, facendo un
passo avanti, le rispose squillante:
“ Signora Darwin, buongiorno. Mi perdoni per la visita
improvvisa, ma è la vigilia di Natale e non ho resistito al desiderio di
porgere i miei auguri al Dottor Daves. È in casa?”
La Signora Darwin non emise un fiato, ma si limitò a
rispondere con lo stesso volto impassibile e lo stesso lugubre tono di voce:
“ Si, è nel suo studio. Se vuole accomodarsi…al momento è
libero.”
Erin annuì con vigore, superandola mentre lei, con una mano
verso l’interno, si scostava per farla passare.
“ Si, la ringrazio molto. Ah, non le dispiace se ho portato
con me alcuni amici…”
“ Affatto, signorina, affatto. Signorina Allen! Il
cappotto.”
La richiamò, non appena mise piede sul lungo tappeto
persiano, posto sull’ingresso e che ricopriva quasi tutto il pavimento
dell’atrio, dominato da un’imponente scala centrale, che aveva due rampe che si
congiungevano ad ‘U’ ai piani alti. Harry alzò gli occhi sull’alto soffitto in
calcare lavorato, con affreschi di putti e ninfee, in stile quattrocentesco,
che si rincorrevano allegre, gettandosi nelle acque cristalline dei laghetti,
sfuggendo alle frecce d’amore dei piccoli, riccioluti cupidi.
Le pareti in marmo lucido erano ricoperte di quadri
raffiguranti paesaggi o ritratti di famiglia, che li osservavano curiosi mentre
gli passavano accanto. Una bambina con una ghirlanda di fiori sul capo biondo,
sventolò una mano verso Erin, salutandola allegra, senza parlare. Erin la
ricambiò, mentre consegnava ad un’altera Signora Darwin il suo cappotto. Harry
fece altrettanto, quando la vide avvicinarsi a lui. In breve, quella che doveva
essere la governante dell’imponente dimora Daves, fu carica di cappotti e
sciarpe dei suoi amici. Un elfo domestico, sbucato praticamente dal nulla, con
un lindo panno bianco al posto dei vestiti, prese i cappotti che la Signora
Darwin gli porgeva, allontanandosi poi, un po’ barcollante e con solo le
orecchie e il naso lungo e dritto visibili, verso l’altra ala della casa.
“ Ciao, Mordim!”
Lo salutò calorosa Erin. L’elfo si voltò verso di lei e
spalancando gli occhi a palla marroni, emise uno strillo acuto e terrorizzato,
per poi smaterializzarsi, dopo una breve corsa.
Erin si voltò verso i suoi amici sconvolti, ridendo sotto i
baffi.
“ E’ timidissimo.”
“ Non dovrebbe parlare con i nostri elfi domestici,
signorina Allen. È sconveniente, oltre che improduttivo, visto che non amano
essere al centro dell’interesse di un mago o di una strega.”
La rimproverò la Signora Darwin, del tutto inflessibile.
Erin le sorrise birichina:
“ Lo so. Ma io non demordo, Signora Darwin.”
Harry la vide arcuare un fine sopracciglio, stringendo le
labbra in una linea amara, mentre sospirava:
“ Si, lo so bene.”
Disse, mostrando per la prima volta una sfumatura di leggera
esasperazione, nella voce profondamente femminile.
Mary fu colta da un leggero risolino, mentre la Signora
Darwin, con passo misurato, li conduceva ai piani alti.
Dopo un’infinità di scale e due corridoi illuminati
parzialmente da lampade ad olio, stile barocco, intervallando il silenzio con
commenti relativi alla casa, bisbigliati a bassa voce dalle ragazze, i
borbottii dei personaggi raffigurati su quadri disseminati qua e là sulle
pareti fredde e l’urlo soffocato di Ron al leggero morso di un fiore carnivoro
posto in un vaso, che lui aveva accidentalmente sfiorato, finalmente il gruppo
arrivò alla soglia di una porta scura, accanto ad altre identiche, che doveva
corrispondere allo studio del Dr. Daves.
Prima che la Signora Darwin bussasse e li annunciasse, Harry
provò ad immaginarsi che aspetto poteva mai avere quell’uomo che, a detta di
Erin e da come si mostrava la sua casa, doveva essere un tipo piuttosto
stravagante ma raffinato. Nella sua mente, si affacciò l’immagine di un uomo
sulla sessantina, con lunghi baffi bianchi e a punta, gli occhi un po’
spiritati, magari come quelli dell’elfo Mordim, dal fisico gracilino e con
indosso un frac vecchio stile, come le sue lampade, con una tuba a taglio lungo
sulla testa quasi calva.
Sorrise fra sé, scuotendo la testa di fronte alla sua
fervida immaginazione, per poi tornare serio quando la Signora Darwin bussò
alla porta con il pugno stretto, due, tre colpetti, per poi aprire la porta,
senza aspettare che una voce la invitasse a farlo.
“ Dottore, c’è una visita per lei. Si tratta della signorina
Allen e di alcuni suoi conoscenti.”
Il Dr. Daves avrà dovuto compiere un gesto d’assenso, visto
che Harry non udì nessun consenso a riceverli provenire dalla stanza. Tuttavia,
questo bastò per far sì che la Signora Darwin li lascasse entrare, scostandosi
nuovamente con la stessa fluidità di una statua di granito.
Erin fu nuovamente la prima ad entrare, seguita da Mary ed
Hermione, Ginny e Ron, Daniel ed infine Harry che si voltò a seguire i
movimenti della Signora Darwin, che gli chiuse la porta alle spalle. Fu solo
quando udì il tonfo definitivo e il ticchettio della serratura, che Harry si
voltò ad osservare l’abitacolo. Era una stanzetta accogliente e molto
illuminata, nonostante il disordine che sembrava essere una nota costante di
quell’ambiente, a tratti più casalingo di tutto ciò che avesse visto fino ad
ora.
Cumuli e cumuli di scartoffie, libri aperti o chiusi,
sovrapposti in pile e pile, su ogni angolo, sull’ampio cassetto sulla parete
destra, con sopra un quadro raffigurante un vaso pieno di fiori di ogni genere,
che persero alcuni petali, come smossi da un vento invisibile, oppure
sull’immensa biblioteca, che conteneva non solo libri e pergamene arrotolate,
ma anche oggetti di ogni tipo: vasi, porcellane, bottiglie vuote di Whisky Incendiario,
piume raccolte alla bell’e meglio in un bicchiere di vetro soffiato…
Ma la cosa che sconvolse di più Harry fu la scrivania,
ampia, in legno pregiato e levigato, come tutti i mobili dell’arredamento, con
sopra di tutto e di più: libri rimanenti, una bottiglia -questa volta piena- di
Whisky Incendiario e una d’Idromele del 1948, come luccicavano le cifre in oro
sul davanti, colpite da un raro raggio di sole, che filtrava dalla finestra
aperta posta sulla parete frontale, mentre quelle sulla parete destra, due,
erano sigillate e con le tende di pesante scarlatto, tirate fino a nascondere
ogni possibile spiraglio.
Harry cercò Daves con lo sguardo, ma non riuscì a trovarlo,
nonostante non fosse estraneo al soqquadro generale, anche se doveva ammettere
che quello li superava di gran lunga tutti.
“ Ma dov’è?”
Chiese Ron, dando voce ai suoi pensieri. Erin sospirò,
arrancando fra il disordine che dilagava anche sul pavimento, lasciando solo
presagire negli angoli che sotto quello strato di oggetti indefinibili, c’era
un tappeto persiano, identico a quello nell’atrio. Con falcate e saltelli per
evitare alcuni vetri rotti, forse appartenenti ad un bicchiere infranto per
sbaglio, si accovacciò accanto ad un gomitolo informe in bianco e nero, posto
fra i piedi di un divanetto e di un tavolino, punzecchiandolo con una mano. Harry
si sorprese di vederlo muoversi e rimase ancora di più sbalordito quando una
massa di capelli informi e neri si levò dal pavimento.
Il Dr. Daves, con in mano una bottiglia di whisky vuota e il
braccio destro allungato, fino a sfiorare con le dita un bicchiere di vetro
mezzo pieno, girò lentamente il viso, i capelli schiacciati da una parte e
sparati dall’altra, il segno del tappeto sulla guancia sinistra, le labbra
leggermente carnose e rosate dischiuse, gli occhi azzurri arrossati e per metà
ancora chiusi, si sforzarono di focalizzare Erin, che lo guardava in un misto
di rimprovero e divertimento.
“ Abbiamo fatto le ore piccole, ieri sera, vero?”
Gli chiese retorica, mentre lui allungava la mano verso di
lei, afferrando solo aria. Era ovvio che ci vedesse doppio.
“ Erin?”
Chiese, con voce impastata dal sonno e resa roca dall’alcol.
“ Si, e sono qui.”
Disse, afferrandogli la mano e lasciando che il suo braccio
gli cingesse il collo. Si mise in piedi, alzandolo a mezzo busto, trascinandolo
nel suo movimento.
“ Forza, si alzi dal pavimento. Per quanto possa trovarlo
comodo, noi comuni mortali non offuscati dai fumi dell’alcol, sappiamo che è
freddo e duro.”
Daniel, che era il più vicino, accorse ad aiutarla,
prendendogli l’altro braccio, la cui mano era ancora saldamente attaccata alla
bottiglia. Daves se la portò alle labbra, cercando di berne il contenuto, senza
accorgersi che non ne era rimasta neppure una goccia.
La scosse, sperando di vederne uscire qualcosa, ma invano.
“ La smetta. Non vede che è vuota? La dia a me.”
Gli intimò gentile, ma il Dr. Daves preferì lanciarsela alle
spalle, fracassandola sulla parete, già notevolmente macchiata. Chissà quante
bottiglie avevano fatto la stessa identica fine!
“ Grazie, Daniel. Appoggiamolo qui.”
Disse subito dopo, accasciandolo sul divanetto,
miracolosamente pulito e privo di oggetti. Harry ipotizzò che vi si era steso
la sera prima, per poi rotolare sul pavimento durante il sogno agitato.
Erin lo contemplò a lungo, cercando di aggiustargli i
capelli informi con le dita, ma per quanto poté, non riuscì a fare miracoli,
visto che rimasero indisciplinati ed impertinentemente sparati lungo le tempie,
nonostante in testa avessero assunto una forma accettabilmente delineata.
Ora che poteva osservarlo meglio, il Dr. Daves apparve ad
Harry completamente diverso da come se lo era immaginato: alto, sulla
quarantina, con un fisico tonico ed asciutto, nonostante l’età. Avrebbe potuto
dare l’apparenza di un uomo professionale, se non fosse stato per il viso
disfatto e con un accenno di barba scura sulle guance, la camicia bianca
stropicciata dal colletto di traverso, i primi bottoni slacciati, ad
individuare un ciuffo di peluria scura e rada sul petto, il pantalone classico
e nero, con braghe allentate sulle spalle larghe, con una gamba tirata sul
ginocchio destro e l’altra abbassata, ai piedi un paio di scarpe classiche, con
lacci sciolti e calzini di lana a fantasia colorata.
“ Sta bene?”
Chiese preoccupata Hermione, avvicinandosi e chinandosi per
esaminarlo circospetta. Erin sbuffò avanzando verso le finestre ancora chiuse.
Il dottore sembrò prendere vita a quel gesto sbrigativo, visto che aprì di più
gli occhi ancora velati, voltandosi inespressivo verso di lei:
“ Sta benissimo. Deve solo…”
Iniziò, per poi spalancare le tende ed aprire le finestre,
facendo entrare altra aria pulita. Il Dr. Daves emise un urlo acuto,
nascondendo la testa sotto un cuscino, quasi ferito dalla luce, che lo colpì in
pieno viso.
“ Prendere un po’ d’aria. E…”
Continuò ancora incessante Erin, ritornando verso di lui e
sedendosi sul divanetto, cominciando a tirare il cuscino con cui si stava
schermando il volto, facendolo mugugnare sofferente dei ‘no’ di protesta.
“ Vedere
tanta, tanta, tanta luce.”
All’ultimo ‘tanta’, sottolineato con tono marcato, riuscì a
sfilargli il cuscino dalla presa delle sue mani, facendolo esclamare un:“ No!”
Deciso e sofferto.
Erin sorrise soddisfatta, mentre il Dr. Daves veniva
abbagliato da un fascio di luce e il suo strato di sudore post-sbronza
asciugato dall’aria fredda del pomeriggio.
Daves, dopo molti sbattiti di ciglia e gemiti sommessi,
sembrò riacquistare lucidità, lanciando un’occhiata sdegnosa ad Erin, che
mantenne il suo costante sorriso luminoso.
“ Ti odio, quando fai così.”
Erin rise divertita:
“ Suvvia, per così poco? Dovrebbe ringraziarmi, invece. Si
può sapere perché si è ridotto di nuovo così?”
Gli chiese, alzandosi dal divano e avvicinandosi alla
scrivania, raccogliendo dietro di essa una, due…cinque bottiglie di Whisky
Incendiario vuote e gettandole nel contenitore della spazzatura, completamente
vuoto.
“ Mi annoio. Non ho un vero paziente da tre mesi.”
Rispose semplicemente Daves, allungando la mano verso la
parte destra del suo corpo, toccandosi il petto, alla ricerca di qualcosa.
“ Ci credo. È il periodo di Natale. Tutti sono felici e
contagiati dall’atmosfera festosa. Solo lei, appare depresso tanto da
ubriacarsi senza ritegno, distruggendo il suo studio e condannandolo al
disordine perenne.”
Disse Erin, con aria risaputa. Daves la guardò in tralice,
alzandosi e camminando impettito e, con grande stupore di Harry, per nulla
barcollante, avanzando solo un po’ strascicato verso la sedia della scrivania,
dove c’era appoggiata una giacca, dalla cui tasca interna, prese una fiaschetta
luccicante di metallo, aprendola con un ‘pop’ e bevendo avido quello che
sicuramente non era di certo acqua fresca.
Erin lo intercettò in tempo, strappandogliela dalle mani e
gettando il whisky rimanente in una pianta carnivora posta nell’angolo, che
vibrò, colta da un brivido frizzante, per poi rilassarsi, emettendo versi
simili a fusa.
Il Dr. Daves, rimasto confuso dall’accaduto, si limitò a
seguire Erin sul divanetto, su cui si lasciò cadere nuovamente, questa volta seduto.
“ Natale, hai detto?”
Disse dopo un po’, guardandola stranito. Erin portò gli
occhi al cielo, annuendo mentre diceva:
“ Si, certo.”
“ E’ già dicembre?”
“ Si, dottore. È dicembre.”
Disse Erin, guardandolo esasperata.
“ Però, come vola il tempo.”
Disse sorpreso il Dr. Daves, mentre Mary si recò verso la
finestra frontale, sul cui davanzale apparve un gufo reale con un occhio viola
ed uno giallo, che portava in mano il giornale del mattino, un po’ tardi del
previsto, visto che erano già le cinque del pomeriggio. Ma, forse, il gufo era
abituato agli orari sregolati del suo padrone.
Mary lo consegnò a Daves, che la ringraziò, lasciando che il
gufo entrasse nella stanza, occupando il suo trespolo, bevendo dalla vaschetta
e ritornare a solcare i cieli assolati dell’esterno.
“ Chi sei?”
Le chiese, studiandola come a riconoscerla.
“ Lei è Mary Brown, una mia carissima amica. Le ho parlato
di lei, si ricorda?”
“ Vagamente. Ah, L’
Emporio della Medicina ha messo in vendita quell’erba curativa ai fiori di
zucca e granelli di dittamo che aspettavo da tempo. Dovrò ordinarne un po’ per
il prossimo mese, così la Signora Dasheel non si lamenterà più per i suoi
reumatismi.”
Ripiegò il Profeta
sul poggiapiedi accanto al divano, per poi osservare distrattamente Daniel, che
lo studiò attento, mentre lo vedeva assumere nei suoi confronti un’aria
circospetta.
“ Hai un’aria familiare. Dimmi, ti ho già curato altre
volte?”
Gli disse, inclinando il capo, come ad analizzare ogni
dettaglio del suo viso. Daniel trattenne un risolino, mentre gli rispondeva:
“ No, non credo.”
“ Forse conosce suo padre. Lavora al San Mungo, nel reparto
Maledizioni. E’ il Dottor Sandford.”
Lo informò Erin, guadagnandosi un sussulto come risposta.
“ Il figlio di Max? Max Sandford?”
“ Si. Conosce mio padre?”
Gli chiese Daniel, ora analizzandolo lui con lo sguardo,
aggrottando la fronte, come a sforzarsi di ricordare se l’avesse già visto da
qualche parte. Daves sbuffò, assumendo un’aria contrariata e mal celata.
“ Si, eccome se lo conosco. Mi ha soffiato il posto al San
Mungo, superandomi solo di pochi crediti al test d’ingresso per giovani
medimaghi apprendisti. Ora ricordo…sei identico a lui. Non sapevo si fosse
sposato…be’, buon pro’ gli faccia.”
“ Anche lei potrebbe mettere su famiglia. Ci ha mai pensato?”
Gli propose inaspettatamente Erin, guadagnandosi un’occhiata
incredula del dottore.
“ E per quale motivo dovrei circondarmi di marmocchi
impertinenti? Sto bene così come sto.”
Erin lo osservò scettica.
“ A me, non sembra affatto. Si guardi con occhio obbiettivo:
ha l’aspetto di un vagabondo ubriacone.”
Daves sbuffò come un bambino risentito, per poi strabuzzare
gli occhi all’entrata discreta della Signora Darwin che appoggiò un vassoio
pieno di tazzine da tè e biscotti alla cannella in bilico sul tavolino ricolmo
di oggetti.
Il Dr. Daves assottigliò lo sguardo e storse la bocca, come
amareggiato.
“ Cosa sarebbe?”
Chiese ad un’affaccendata governante.
“ Semplicemente tè, dottore. Per lei e i suoi ospiti.”
Fu la sua risposta serafica.
“ Non l’ho chiesto.”
Ribatté lui, con aria di disappunto.
“ E lei non può permettersi di essere maleducato. Deve
offrire pur qualcosa a questi ragazzi.”
Gli disse con la sua solita calma, facendolo ammutolire,
seppur risentito.
Erin sorrise alla donna.
“ Grazie, Signora Darwin.”
Accennando un sorriso e dopo un solenne inchino, la Signora
Darwin sparì dalla stanza, silenziosa così come era entrata.
Erin afferrò un biscotto e una tazzina, porgendola a Daves,
che la guardò inespressivo.
“ Suvvia, mangi qualcosa. Gioverà sicuramente al suo
stomaco, dopo tutto l’alcool che ha ingurgitato.”
Daves la osservò in tralice, mentre afferrava mollemente il
suo biscotto, mordendolo con un gesto svogliato. Lo sguardo di Harry, fin’ora
concentrato sul buffo quadretto, si posò sul pavimento, accanto al suo
sgabello, dove vide l’immagine animata di un’avvenente ragazza che sorrideva,
ammiccando divertita verso l’obbiettivo. Gli ci vollero pochi secondi per
capire che si trattava di una foto, ch spiccava in copertina su una rivista di
gossip femminile. La didascalia citava a grandi lettere:
<< Matrimonio dell’anno, per lo Sceicco Munir e
la sua Donna-Misteriosa!>>
Incuriosito, Harry sollevò la rivista dal pavimento,
spolverando con il palmo della mano la foto della donna. Non era proprio il
genere di bellezza che preferiva, visto che la sconosciuta aveva lunghi capelli
ricci e scuri, una bocca volitiva e uno sguardo da cacciatrice, ma non poteva
non considerarla oggettivamente bella.
Notò, stranamente, che la parte in cui doveva essere raffigurata una seconda
persona, era stata strappata. Ginny si sporse verso di lui, lanciando
un’occhiata alla rivista.
“ Cos’è, Harry?”
Gli chiese, catturando l’attenzione di tutti, perfino dello
stralunato dottore, che sbarrò gli occhi, deglutendo rumorosamente.
“ L’ho trovata a terra.”
Rispose tranquillo Harry, facendo per gettarla nuovamente al
suolo. Ma Erin lo prevenne, afferrandola al volo ed osservando la foto in
copertina rovinata, all’inizio stupita, poi sorniona.
“ Ora capisco.”
Sussurrò, alzandosi dal divanetto, prima che il Dr. Daves
potesse strapparle di mano la rivista.
“ Ridammela!”
Esclamò, perentorio e nervoso.
“ Ecco spiegata l’improvvisa amarezza. Uhm…”
Mugugnò assorta, sorseggiando il suo tè come se nulla fosse,
incurante della reazione di panico che stava scatenando nel dottore, che la
osservava pallido e con le braccia inerti, incapace di muoversi, attendendo una
sua reazione. Erin sventolò sorridente la rivista davanti ai suoi occhi, per
poi gettarla sul tavolino, facendo tintinnare infastidite le tazzine sul
vassoio.
“ Così, Catherine si è sposata.”
Daves si afflosciò sul divano, incurvando le spalle,
annuendo grave.
“ Si.”
Mormorò in un soffio.
“ Di nuovo.”
Aggiunse Erin, affondando il colpo. Daves chiuse gli occhi,
sospirando.
“ Si.”
“ Per la terza volta.”
Chiarì ancora Erin, riponendo la tazzina vuota sul vassoio.
“ Quinta.”
La corresse il dottore, reclinando il capo sullo schienale
del divanetto, coprendosi gli occhi con un braccio.
Erin aggrottò la fronte, cominciando ad enumerare qualcosa
sulle dita, a bassa voce. Harry la sentì borbottare nomi di persone, come ad
esempio:
“ Charles Williams, Jacob Fly, lo Sceicco del Sahara...non
mi sembra manchi qualcuno.”
“ Jiulian
Dallas e Anthony Yellow.”
Mugugnò fra le labbra schiuse il dottore, quasi rassegnato.
Erin sorrise lievemente, facendo spallucce e risedendosi al suo fianco.
“ Sembra quasi che quella donna provi piacere a farla
soffrire, dottore.”
Gli disse Erin, mettendogli una mano sulla spalla.
“ Mi dia retta, è meglio se la lascia perdere. E’ una donna
fin troppo volubile. Lei ama soltanto due cose: se stessa e i soldi. Basta
guardare tutti gli uomini che sposa: ricconi senza cervello che pendono dalle
sue labbra e che lei trova piacere a portare sul lastrico.”
Il dottore mugugnò, lasciandosi scivolare una mano sugli e
stropicciandoseli, quasi assente.
Erin continuò, traendo un sospiro:
“ E poi, suo padre non avrebbe voluto che perdesse tempo con
donne simili, ma che pensasse esclusivamente a diventare un grande medico.”
“ Mio padre era un pazzo egocentrico.”
Fu la laconica risposta di Daves.
“ Si, ma era un pazzo egocentrico molto saggio.”
Replicò con un sorriso Erin, versandogli altro tè e
porgendoglielo affettuosa. Daves raccolse la tazzina dalle sue mani e ne bevve
il contenuto tutto di un fiato.
“ Grazie.”
La ringraziò, riconsegnandole la tazzina vuota.
“ Non c’è di che.”
Gli disse Erin, sorridendo ampia. Si guardò intorno,
sgranando gli occhi dallo stupore.
“ Ha tolto il quadro del Dottore.”
Disse, smarrita. Il Dr. Daves annuì.
“ Si, naturale.”
“ Perché? Era così bello.”
“ Era grande e occupava tutta la parete. Per di più, mio
padre continuava ad assillarmi con le sue strampalate considerazioni. Una cosa
molto seccante.”
“ Non avrebbe dovuto. Era un suo regalo.”
Lo rimproverò, mentre beveva altro tè avidamente.
“ Senti, gli ho fatto un funerale da re. Gli ho messo nella
tomba tutti i suoi oggetti preferiti: la borsa medica – come se dovesse andare
a curare le anime del Purgatorio – la sua prima pianta Carnivora, che teneva
sulla scrivania – soltanto per farle mordere altra gente – la sua collezione di
francobolli d’epoca, il modellino volante della Firebolt, una foto della sua
prima fidanzata, quella di mia madre – come se sperasse di poterla commuovere
con questo gesto, quella donna fredda e dispotica, che non si è curata nemmeno
di venire al funerale, perché impegnata a prendere il sole alle Bahamas - una tua, mentre inciampi nel tappeto…”
“ O mio Dio. Ce l’ha messa davvero?”
Chiese Erin, più divertita che offesa.
“ Si, l’ha voluta a tutti i costi. Nelle sue ultime volontà,
l’aveva sottolineato tre volte.”
Erin sorrise, nostalgica.
“ Me l’aveva scattata a tradimento, un pomeriggio
dell’estate scorsa. Che caro, a portarmi con sé.”
“ Si, adorabile, come un riccio sotto un piede.”
Disse sprezzante, il Dr. Daves.
“ Suvvia, in fondo ha assecondato tutte le sue richieste.”
“ Che altro avrei dovuto fare? Non ho potuto non farlo. Mi
avrebbe perseguitato fino alla morte ed oltre, se mi fossi rifiutato ad
adempiere ai miei doveri di unico figlio.”
“ Ah, e immagino l’abbia scritto sul testamento.”
“ Si, insieme al fatto che avrei dovuto ereditare questa
casa, esercitare qui la mia professione di medico,…”
“ Sposarsi e avere dei figli. Si, lo ripeteva sempre anche a
me.”
Gli rivelò, sorridendo. Daves sbuffò.
“ Come se una famiglia potesse stabilizzarmi. Il suo esempio
non è stato molto costruttivo e non mi invita certo a ripetere l’esperienza. I
miei genitori si sono separati quando io avevo quattro anni e da allora sono
stato sballottato a destra e a sinistra per i loro comodi. Alla fine, il
giudice ha deciso che dovevo stare con lui, perché fra i due, mio padre era
meno pazzo e aveva un tasso di egoismo più basso rispetto a mia madre che non
vedo, fra l’altro, da…vediamo…sette anni? No, forse otto.”
Disse, serafico ma con una nota d’amarezza nella voce.
“ Suo padre, comunque, le voleva molto bene. Parlava sempre
con molto affetto, di lei. Mi è dispiaciuto sapere che è morto il mese scorso.
Sarei voluta venire al suo funerale.”
Daves osservò il suo faccino triste e l’ombra di un sorriso
tenero gli schiarì il volto teso.
“ Non ho voluto informarti, perché sapevo che eri impegnata
con lo studio. E poi, i funerali sono troppo angoscianti. Non volevo che ti
rattristassi. Immagino, ti abbia informato questa mattina la mia governante.”
Erin annuì, persa nei suoi pensieri.
“ Si. Mi ha scritto questa mattina, quando le ho comunicato
che sarei venuta a trovarvi nel pomeriggio. Non ho voluto crederci, all’inizio.
Ancora adesso, non riesco a credere che sia tutto un errore, uno dei suoi
soliti scherzi.”
Harry cominciava a capirci sempre meno. Osservò l’uomo che
sorseggiava il suo tè e l’espressione abbattuta di Erin. Evidentemente, il vero
Dr. Daves, l’anziano e stravagante signore della casa vicina a quella di Erin,
era passato a miglior vita. E quello seduto accanto ad Erin, doveva essere suo
figlio.
Sospirò, deluso alla prospettiva di aver perduto l’occasione
di chiedergli della Lacrima di Celeno e rattristato al pensiero che Erin avesse
perso una persona a lei molto cara, un’altra, dopo Nonna Jo. Ora si, che doveva
sentirsi molto sola.
Hermione le si sedette accanto, circondandole le spalle con
un braccio, per confortarla.
“ Mi scusi, Dottor Daves…”
Iniziò Hermione, con voce delicata.
“ Ti prego, chiamami Anthony.”
Le disse, con un sorriso lieve, mentre riponeva la tazzina
vuota sul piattino.
“ Anthony, cosa sa dirci della Lacrima di Celeno?”
Gli chiese bruciapelo, guardandolo ansiosa. Tutti noi
alzammo lo sguardo ad intercettare la sua reazione. Harry lo vide voltarsi di
scatto verso Hermione, per poi osservare sbalordito Erin, l’ombra di
un’espressione accigliata sul suo volto.
“ Come hai detto?”
Chiese, con voce soffocata.
“ La Lacrima di Celeno, ne ha mai sentito parlare prima?”
Lo incalzò Hermione, studiandolo in viso. Ma l’espressione
del dottore si fece imperturbabile.
“ Non so di cosa si tratti, mi dispiace.”
“ Suo padre non gliene ha mai parlato?”
Gli chiese Daniel, osservandolo scuotere la testa, mentre si
accendeva un sigaro.
“ No, assolutamente.”
“ Lei mente.”
Lo interruppe Harry, con voce serafica, guadagnandosi
un’occhiata ostile.
“ Nemmeno per idea. Perché dovrei?”
“ Semplice. Lei ha paura. Si direbbe che qualcuno l’abbia
minacciata, per metterla a tacere.”
Disse tranquillo, portandosi le mani in tasca. Questa volta,
Daves sorrise, quasi beffardo.
“ Ma davvero? E da cosa lo deduci?”
“ Be’, da molte cose. Innanzitutto, l’espressione sorpresa e
quasi spaventata che ha assunto quando Hermione le ha chiesto della Lacrima.
Poi il modo nervoso in cui ha acceso il sigaro, consumandolo senza nemmeno
fumarlo e terzo, ma non trascurabile elemento, la paura e l’apprensione che ho
letto nei suoi occhi, quando ha guardato Erin. È stato solo un attimo, poi ha
smesso accuratamente di guardarla, come se si vergognasse di qualcosa, qualcosa
che le provoca fastidio ed imbarazzo al solo pensiero.”
Tutti lo osservarono attonito. Ron sorrideva quasi
compiaciuto, Hermione era sbigottita, quasi quanto gli altri presenti. Erin era
l’unica che osservasse Daves impallidire, mentre stringeva le labbra e lasciava
che la cenere del sigaro cadesse sul pavimento.
“ Dottor Daves…”
Lo richiamò, scuotendolo dai suoi pensieri. Sorrise
amaramente, lasciando che il sigaro scivolasse sul tappeto persiano, ormai
spento.
“ Sei in gamba, ragazzo. Ti ho sottovalutato, lo ammetto.”
“ Ho solo avuto a che fare con molti bugiardi nella mia
vita. Quindi, diciamo che l’esperienza mi ha aiutato a mascherarli e lei, mi
permetta, non è molto bravo a mentire.”
Gli disse, quasi ironico. Daves rise.
“ Si, è vero. Sono stato sempre un pessimo bugiardo.”
Sospirò, reclinando la testa sullo schienale del divano, quasi
sollevato.
“ Però, anche tu ti sopravvaluti. Non sono stato minacciato
da nessuno, ma solo pregato.”
Disse, avanzando strascicato, quasi riluttante, ma convinto,
verso la parete macchiata di whisky.
Estrasse la bacchetta dalla cintura e la picchiettò quattro
volte, formando un quadrato perfetto.
La parete sussultò per un attimo e la carta da parati
fiorita si srotolò come nastro adesivo, in tante piccole striscioline e con un
rumore sordo, fuoriuscì quella che doveva essere una cassaforte, di pietra
calcarea.
Daves l’aprì sospirando, tirandone fuori una scatolina in
legno.
Chiuse la cassaforte, che si ritirò da sola, mentre la carta
da parati si rimetteva da sola al suo posto.
Si lasciò ricadere sul divanetto, dopo aver consegnato il
cofanetto ad Erin, che lo guardò stranita per un attimo.
“ Mio padre, una settimana prima che morisse, mi mandò a
chiamare dal suo elfo domestico. Quando arrivai, lo vidi per la prima volta
preoccupato e serio. Eravamo proprio qui, in questa stessa stanza. Mi disse che
aveva una cosa urgente da dirmi, prima che fosse troppo tardi. Credevo fosse
un’altra delle sue stranezze e stavo per andarmene, ma lui mi trattenne e mi
urlò di tacere e di ascoltarlo. Mi disse che a breve sarebbe morto e voleva
assicurarsi che tenessi al sicuro una cosa molto importante, una cosa molto
importante per te, Erin. Mi disse che ne andava della tua vita, che doveva
restare al sicuro. Mentre mi diceva queste cose, era agitato, sbirciava spesso
dalla finestra…non l’ho mai visto così inquieto. Mi consegnò la scatola che ti
ho dato e mi fece giurare che mai e poi mai te l’avrei consegnata. Non voleva
dirmi cosa contenesse. Mi accennò solo ad una certa Lacrima…”
“ La Lacrima di Celeno?”
Chiese Harry, prelevando, quasi senza accorgersene, dal
vassoio un biscotto alle mandorle.
Daves lo guardò dritto negli occhi:
“ Si. Mi disse che dovevo custodirla con la massima cura e
segretezza. Continuava a dirmi che la tua vita era in pericolo, che dovevo
proteggere la scatola ad ogni costo, che non doveva cadere nelle sue mani, che l’aveva giurato a
Deborah…”
“ Deborah? Mia madre?”
Chiese ansimante Erin, gli occhi nocciola sbarrati per lo
sconcerto.
Daves annuì, stanco.
“ Si. Loro due si conoscevano, lo sapevi, no?”
Erin annuì, svelta.
“ E’ stata Deborah a consegnare la scatola a suo padre?”
Lo incalzò Harry, avido di informazioni.
“ Si, a quanto mi ha detto.”
“ A chi si riferiva, quando diceva le sue mani? Nelle mani
di chi, non doveva cadere?”
Gli domandò ancora Harry, con cura e ansioso di conoscere i
dettagli di quella faccenda allucinante, nella sua imprevedibilità. Anche se,
in cuor suo, lui conosceva già la risposta, ma non voleva dirlo ad alta voce,
per non turbare né il dottore né Erin, che continuava ad osservare la scatolina
con sguardo basso, accarezzandone i bordi con gli indici delle mani tremanti.
“ Non lo s,o non ha voluto dirmelo. Ciò che è certo, è che
mio padre non è morto di malattia, come tutti sanno.”
Rivelò Daves, tetro. Erin alzò lo sguardo ad incrociare il
suo, stupita ed inorridita.
“ E come, allora? Mi dica la verità.”
Daes sospirò ancora, profondamente, passandosi una mano fra
i capelli arruffati.
“ Lo hanno trovato dei contadini del Nord Caroline, disteso
al centro di un grande cerchio nero, formato nel grano bruciato. Era
sanguinante e aveva gli occhi ricolmi ancora di lacrime. Non so chi sia stato,
ma so di sicuro che mio padre già sapeva tutto. Sapeva, che sarebbe morto a
breve. Che qualcuno, l’avrebbe cercato e poi ucciso. Gli Auror hanno cancellato
la memoria dei contadini e quella dello sceriffo della città e stanno ancora
indagando su chi possa essere stato l’assassino.”
“ Io lo so chi è stato. E la pagherà anche per questo.”
Disse Erin, con gli occhi lucidi, stringendo con maggiore forza la scatola, quasi come se
volesse romperla. Hermione notò, come Harry, lo strano bagliore omicida che
trapassò i suoi occhi in un lampo invisibile, rendendoli bui. Ma tutto si
sciolse in un debole sospiro da parte di Erin, che strinse la mano che Hermione
le porgeva, con un debole sorriso. Mary le strinse la spalla destra,
accarezzandole la vena arteriosa del collo con un dito.
Daves la guardò stranito e confuso.
“ Bene. La ringraziamo del suo tempo, signor Daves. Mi
dispiace per suo padre, ma ora dobbiamo proprio andare.”
Disse Harry, facendo un cenno ad Hermione, per far alzare
Erin. Hermione annuì e si alzò, seguita da Erin. Mary l’affiancò, mentre
procedevano lente verso l’uscita.
“ Può tenere la scatola, vero?”
Chiese Harry, al dottore.
“ Si…basta che non la apra. Almeno in questo, vorrei
rispettare la volontà di mio padre. Ho deciso di consegnargliela, perché sento
che è giusto così. Ti pregherei soltanto, signor Potter, di starle vicino. Sei
giovane, ma sei un mago molto potente, almeno a quanto dicono. Ti prego di
proteggerla. Non sembra, ma anch’io tengo molto ad Erin. Ha offerto troppo
nella sua vita e non è così forte come può sembrare.”
“ Lo so, stia tranquillo. Lo farò. Anche se, non credo di
essere così potente, come lei crede.”
Il Dottor Daver ricambiò il suo sorriso, con uno tirato, ma
sincero, aggiungendo con un debole sussurro:
“ Lo sei. Fidati, lo sei.”
Harry si avviò verso l’uscita, il cuore colmo di sentimenti
contrastanti e la mente in frenetica lavorazione, accorgendosi solo allora, di
essere rimasto l’unico ancora nella stanza.
“ Buon Natale, signor Daves.”
Lui sospirò, distendendosi di nuovo sul divanetto, un
braccio a coprirsi gli occhi, quasi sovrappensiero.
“ Buon Natale, ragazzo.”
Il gruppo procedette silenzioso, attraversando il prato,
infagottati nei loro cappotti e con gli scarponi che affondavano nella neve,
producendo tonfi soffici.
La scatola bruciava fra le mani nude di Erin, mentre quelle
inguantate di rosso di Hermione, non avevano abbandonato ancora il suo braccio.
Fu solo quando arrivarono a casa della loro amica e si
furono tolti i vestiti pesanti, che si sedettero tutti intorno al tavolo,
osservando quasi in trepidazione, la scatola al centro del tavolo. L’unico
suono prodotto, era quello dei loro respiri, lo scoppiettare allegro del
focolare e i versi melodiosi prodotti da Derek la fenice, appollaiato sul suo
trespolo.
Harry era convinto che dentro ci fosse la Lacrima. Quasi la
sentiva pulsare, come una cosa viva, ansiosa di fuoriuscire da quell’involucro
di legno.
“ Credo…”
Iniziò Ron, schiarendosi la voce, continuando con voce più
chiara.
“ Credo che dovremmo aprirla.”
Disse, rompendo il ghiaccio.
“ Daves non avrebbe voluto che lo facessi.”
Disse Erin, quasi triste.
“ Ma Erin…se dentro ci fosse la Lacrima…”
“ Non voglio, Hermione.”
Disse, scuotendo la testa, quasi urlando.
Hermione tacque, guardando tutti, cercando appoggio.
Mary allungò una mano a toccare quella di Erin, iniziando
con dolcezza.
“ Tesoro, non sei obbligata. Però…forse Hermione ha ragione.
Se dentro questa scatola ci fosse realmente la Lacrima di Celeno, saremmo in
vantaggio rispetto a Zara.”
“ Vantaggio?”
Disse Erin, osservandola sbigottita.
“ E lo chiami vantaggio? Dovrei forse aprire quella scatola,
scoprire che dentro c’è quella dannata Lacrima e magari condannare uno di voi a
morire per essa? No, preferisco rimanere nell’ignoranza, piuttosto che avere un
altro morto sulla coscienza.”
Disse, quasi sprezzante, lo sguardo lontano.
“ Non bastava aver ucciso i miei genitori e Nonna Jo. No,
lei voleva farmi carta bruciata intorno, eliminando tutte le persone a me care.
Io volevo molto bene al Dr. Daves e scoprire che è morto in quel modo atroce,
non mi piaciuto per niente.”
Disse Erin, con la voce rotta.
Tutti tacquero, dispiaciuti. Improvvisamente, come colta da
un raptus di follia, Erin prese con foga la scatola, alzandosi con tale impeto
da far cadere la sedia. Si diresse spedita al caminetto, la mano lavata, come
pronta a lanciare una frusta.
“ Cosa fai? Fermati!”
Esclamò Daniel, aggirando il tavolo per raggiungerla. Ma fu
troppo tardi. Quando le fermò il braccio, Erin aveva già lanciato la scatola
nel fuoco, bruciandola.
“ Lasciami! E’ meglio così. La distruggerò, così tutto
questo dolore per causa mia cesserà.”
“ Per causa tua?
Credi davvero che tutto questo sia causa tua? Quella donna è una pazza, con
evidenti manie di potere e di grandezza. Tu non c’entri affatto, con lei.”
Disse Ron, convinto.
“ Non c’entro? Non c’entro, dici? E come mai ha cercato di
uccidermi ad Hogwarts? Come ti spieghi che si sia accanita contro di me,
eliminando tutto ciò a cui tengo? Io non voglio perdere anche voi, non voglio!”
Disse, con disperazione, le lacrime che scorrevano sul suo
viso. Daniel la lasciò andare e lei cadde in ginocchio, il volto fra le mani.
“ Non voglio che moriate per questa follia. Non mi è rimasto
nessuno, ormai. Solo voi…soltanto voi…”
Disse, ormai in singhiozzi.
“ Oh, Erin…”
Mary corse ad abbracciarla, gli occhi lucidi e il volto
triste, per l’amica.
“ Tesoro, non piangere. Vedrai, non succederà nulla. Non ti
lasceremo da sola.”
Le disse, commossa, accarezzandole i capelli.
“ Si. Non piangere, Erin.”
Le intimò quasi duro, ma addolorato Daniel, mentre
deglutiva, trattenendosi dallo scoppiare in lacrime insieme alle amiche.
Harry si avvicinò al camino, uno strano presentimento gli
ronzava nella mente.
“ Harry?”
Lo richiamò Ginny, interrogativa.
Harry si chinò sul focolare, sentendo gli occhi dei suoi
amici fissi sulla sua schiena. Anche Erin aveva messo di singhiozzare e lo
stava guardando, ancora negli occhi le ultime stille di pianto.
“ Cosa c’è, Harry?”
Gli chiese, con voce rauca.
Harry allungò la mano nel fuoco.
“ Harry! Sei impazzito? Ti scotterai.”
Lo rimproverò Hermione, trattenendogli il braccio.
“ No, Hermione…guarda.”
Le disse, ancora incapace di crederlo.
Nella sua mano, c’era una pietra, una piccola pietra ovale
liscia e nera, come l’onice. Harry la girò tre volte nel palmo della mano,
constatandole la lucentezza e la bellezza. Soffiò, per toglierle i residui di
cenere.
Gli parve di cogliere un debole bagliore al suo interno,
bianco e splendente. Ma fu solo un attimo, troppo breve per esaminarlo.
“ Toccala.”
Disse ad Hermione, porgendola nel palmo della mano aperta.
Lei sussultò, come se si aspettasse che fosse rovente.
“ E’ fredda.”
Sussurrò, meravigliata. Harry annuì.
“ Esatto. E’ incredibile, vero? Era immersa sotto un tappeto
di brace, solo con un velo di cenere a proteggerla. La scatola è distrutta ma
lei è intatta.”
“ Questo è strano…”
Disse Hermione, accigliata.
“ E’ molto strano.”
Convenne Harry, prendendola di nuovo in mano e consegnandola
a Ron, che era al suo fianco. Il rosso la scrutò dubbioso, riconsegnandola ad
Harry, quasi disgustato.
“ Non mi piace.”
“ Nemmeno a me. Ma…chissà…”
Disse, voltandosi, con in testa un’idea stranissima, quasi
folle.
“ Erin.”
La chiamò, tendendogliela.
“ Tieni. Prendila.”
Erin lo guardò negli occhi per un attimo, colse il piglio
intelligente del suo sguardo e con ancora il volto arrossato dagli ultimi segni
del pianto, lasciò che la pietra cadesse nel suo palmo aperto.
Appena toccò la sua pelle, la pietra si risvegliò e
cominciò riacquistare calore.
Un tenue chiarore si sprigionò nel pugno di Erin, che disse:
“ E’ calda.”
“ Apri la mano.”
Le consigliò Harry.
Erin ubbidì e una luce accecante abbagliò tutti,
costringendo Mary a ripararsi gli occhi, gemente.
“ Ma che diavolo succede?”
Disse, stizzita, mentre si strofinava gli occhi con le mani.
“ Questo…guarda qui. È incredibile.”
La Lacrima di Celeno brillava pura e rinvigorita nel palmo
della mano di Erin.
Angolo dell’autrice.
Salve, scusate il ritardo! XD
Ieri non ho potuto postare il capitolo per ragioni
private. Ma, credo di essermi fatta abbondantemente perdonare! ;D
Dedico questo capitolo a Yukari Hoshina, per la sua splendida e-mail che ha resuscitato in
me l’amore per questa mia inaspettata creazione! Grazie di cuore, mia carissima
Yukari! ^__^*
Ringraziamenti a…
Beuzz94, Mattamaty e Keira Lestrange, le ultime che mi hanno
commentato con amore e passione! Grazie di cuore, ragazze! ^__^*
Un grazie speciale a tutti quelli che hanno letto,
seguito e messo fra le storie ricordate e tra le seguite la mia piccola FF!
Grazie di tutto, siete grandi! Con la speranza, che continuerete a farlo! Sarò
più assidua negli aggiornamenti, d’ora in avanti, va bene? ^__^*
Prossimamente a…
Sabato 13 Agosto! Bacioni e buona domenica a tutti e a
tutte voi!XD
^__________________________________^***
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Capitolo 15 *** Capitolo 15 ***
Capitolo 15
“ Buon Natale, Erin.”
Augurò Harry ad Erin, mentre le porgeva un pacco
rettangolare, incartato di verde e con un bel nastro rosso. Era la mattina di
Natale e i fiocchi di neve cadevano dolcemente, ricoprendo il giardino e la
natura circostante di un soffice tappeto bianco.
La Lacrima di Celeno era stata riposta in una scatola di
ceramica a fiori, sul caminetto acceso. Sembrava osservare i giovani scambiarsi
regali, seduti intorno al grande tavolo rettangolare, sorridenti e ridenti,
contagiati dall’aria festosa e dimentichi, per un attimo, dei problemi recenti.
Dopo averlo ringraziato, Erin scartò il regalo di Harry,
tirandone fuori un mantello rosso invernale niente male, con cappuccio e guanti
abbinati. Erin lo indossò subito, incurante del calore sprigionato dal
caminetto. Harry la guardò compiaciuto. Aveva visto giusto. Le stava d’incanto.
Hermione le regalò un nuovo cappellino rosso di lanetta, con
inciso il suo nome a caratteri d’oro sul bordo. Ron le regalò una palla di
vetro con la neve, con dentro una vera cittadella abitata. Ginny, invece, donò
ad Erin una spazzola speciale, con cui poteva pettinare e allo stesso tempo
pulire le penne arruffate di Derek, che gradì molto già ad una prima
spazzolata. Mary le regalò un carillon con dentro una fatina ballerina, che
piroettò per tutta la casa, per poi ritornare immobile nel cofanetto e Daniel,
invece, un paio di scii con tutti gli accessori per sciare, sport che ad Erin
piaceva molto.
Erin ringraziò tutti e consegnò i suoi regali a ciascuno di
loro. Harry ricevette una sciarpa in morbida lana gialla e rossa, i colori del Grifondoro,
con il suo nome scritto a caratteri dorati e un boccino volante proprio accanto
alla ‘Y’. Harry si stupì quando Erin gli confessò di averla fatta a mano,
insieme alla sciarpa che aveva donato a Jonathan.
Se l’attorcigliò intorno al collo, mentre scartava altri
scatoloni. Ron gli aveva regalato una bella felpa grigia di ottima qualità.
Hermione, invece, un libro di narrativa intitolato ‘Le Avventure Mirabolanti di Garrett Johnson’, che a detta sua,
doveva trovarlo interessante, visto che il protagonista era un giocatore di
Quiddich, ma piuttosto sfortunato. Ginny gli regalò un paio di guanti di pelle
di drago, molto flessuosi e caldi. La ringraziò con un bacio, aiutandola ad
indossare la collana con una pietra di giada come pendente, che le aveva
regalato lui. Daniel, quello che aveva fatto regali più sportivi a tutti –
bastava guardare i pattini che aveva regalato ad Hermione per scivolare sul
ghiaccio leggera e sicura – gli donò una scopa ultimo modello, che lui aveva
già intenzione di usare come riserva alla Firebolt,
mentre Mary gli aveva confezionato una torta ai mirtilli rossi, di cui Ron
aveva già mangiato metà.
Il regalo di Hagrid, vicino al maglione blu della Signora
Weasley e al sacchetto di Polvere Buio Pesto Peruviana di George, fu
sicuramente il più misterioso. Lo liberò dal cartone incuriosito, rimanendo
sbigottito che dentro ce ne fosse un altro pacco, che poi dava spazio ad uno
più piccolo e infine, in questo, una scatolina minuscola.
Sorrise. Di certo, Hagrid si era divertito un mondo a
preparargli quella che gli sembrava essere una sorpresa speciale. Aprì la scatolina e ne tirò fuori un
bigliettino ripiegato, con su scritto:
“ Caro Harry,
so che forse non
dovevo…insomma, è passato poco tempo da quando…insomma, hai capito!
Quello che voglio dire
è che, spero che ti piacerà comunque e che lo apprezzerai.
Buon natale,
Hagrid”
Certo, il messaggio non aiutava il povero Harry a capire a
cosa il suo amico Hagrid si riferisse, ma bastò che Mary urlasse ed indicasse
qualcosa fuori dalla finestra, in arrivo, per comprendere tutto.
Dalla finestra aperta, planò un gufo reale dall’insolito
colore biondo oro, che si appoggiò al braccio di Harry, trionfante. Aveva un
cartellino attaccato alla zampa destra. La calligrafia era quella di Hagrid, e
recitava:
“Per Harry Potter, da Hagrid”
“ Ed ecco svelato il mistero della gabbia, per il tuo
diciottesimo compleanno.”
Disse Ron, facendolo sorridere. Eh, già! Hagrid aveva
architettato proprio tutto. Per il suo compleanno, gli aveva regalato, infatti,
proprio una nuova gabbia per uccelli, senza alcun uccello.
La cosa gli era apparsa strana, ma ora il mistero era stato
risolto. Dalla morte di Edvige, Harry non aveva pensato affatto di rimpiazzare
l’amica di ben diciassette anni con un uccello qualsiasi. Ma ora che lo
guardava bene, mentre lo osservava con i suoi grandi occhi tondi e lucenti,
quel gufo dorato non lo sdegnava affatto.
L’uccello sembrò capirlo, perché gli morse scherzoso la
punta del naso, alzando la testa per emettere un verso divertito.
Harry rise e lasciò che facesse amicizia con Derek, che lo
lasciò sostare sul suo trespolo, continuando a pulirsi le piume con la punta
del becco giallo.
“Oh, guardate! Arriva un altro gufo.”
Erin storse le labbra in una smorfia contrariata, mentre
osservava accigliata il gufo di Harry emettere versi gongolanti. Harry rise
della sua espressione, ricordando la sua avversione per i gufi.
Mary si alzò e si recò alla finestra, afferrando la
scatolina di velluto viola che un bel gufo delle nevi le porgeva e sciogliendo
dalla sua zampa una pergamena sigillata.
Il gufo ripartì con un sibilo acuto, mentre Mary si
precipitava verso Erin.
“ E’ per te.”
Disse, sorridendo maliziosa. Harry capì il perché quando i
suoi occhi si posarono sul sigillo rosso della pergamena. Era il simbolo degli
White.
Erin srotolò la pergamena e ne lesse il contenuto a mente, per
poi metterla da parte, con un’insolita sfumatura rosa sulle guance e sul collo.
Poi prese la scatolina e l’aprì.
Hermione, che era seduta accanto a lei, emise un verso
entusiasta e meravigliato.
“ Oh, oh! Ma…è bellissima, Erin.”
Disse, mentre Erin mostrava anche agli altri una semplice collana
in oro bianco, con una ‘E’ a caratteri elaborati come ciondolo, grande quanto
il chicco di una nocciolina. Un gioiello semplice, che al collo di Erin non
sarebbe stonato affatto. A quanto pare, il mittente sapeva che ad Erin, un
regalo sfarzoso sarebbe sembrato eccessivo e pomposo e sicuramente non
l’avrebbe mai indossato. Ma una collana semplice come quella, sarebbe apparsa
abbastanza inosservata per lei, che avrebbe acconsentito a metterla.
“ Chi te la manda?”
Chiese Ron, curioso.
“ Non è ovvio?”
Disse Mary, sventolando la pergamena. Erin se ne accorse e
cercò di afferrarla, ma Mary la prevenne, alzandosi e cominciando a leggere ad
alta voce:
“ Mia carissima Erin,
So che forse potrebbe
sembrarti eccessivo, ma ti prego di accettare questo regalo in segno della mia
amicizia, confidando che, quando torneremo ad Hogwarts, tu lo indosserai e
accetterai di approfondire la nostra conoscenza.
Auguro un felice
Natale a te e ai tuoi amici.
Tuo, Jonathan.”
“ E allora?”
Disse Erin, riprendendosi la lettera e arrotolandola
velocemente.
“ E’ stato un gesto gentile, tutto qui.”
Aggiunse subito dopo, sedendosi e tastandosi i capelli,
quasi in imbarazzo.
Mary le sorrise, annuendo vigorosa.
“ Si, certo. Gentilissimo. Suvvia, Erin! E’ palese che
Jonathan è cotto di te.”
Erin sbuffò, giocherellando con il ciondolo.
“ Ancora con questa storia. Sai benissimo come la penso.
Jonathan è solo gentile. La lettera lo spiega perfettamente. Vuole solo fare
amicizia.”
“ A me, sembra piuttosto che ti stia corteggiando.”
Continuò imperterrita Mary, ribattendo sulla sua teoria,
prelevando dal nulla il gatto spelacchiato Spazzola e cominciando a torturarlo.
“ Non capita spesso che sia d’accordo con Mary, ma in questo
caso, direi che ha ragione. Jonathan prova qualcosa per te, Erin. Perdonami, ma
anche un cieco se ne accorgerebbe, che quel ragazzo ha qualcosa di più
dell’amicizia in mente.”
Disse tranquillamente Daniel, sfogliando il libro che
Hermione gli aveva regalato, con aria distratta.
Erin sventolò una mano, in un gesto vago ma stizzito,
borbottando:
“ Sciocchezze!”
Per poi riporre la catenina nel cofanetto-carillon che le
aveva regalato Mary, chiudendolo prima che la fatina potesse scappare,
riponendolo da parte, gesto che voleva troncare l’argomento.
All’improvviso, sul davanzale della finestra, planarono
aggraziati due barbagianni, con uno scatolone di cartone sigillato ed enorme
fra le zampe.
“ Oh, ma cos’è oggi?”
Si chiese irritata Erin, alzandosi dalla sedia e scacciando
i barbagianni, che volarono via indispettiti.
Erin prese la scatola, che stranamente sembrava muoversi
agitata.
“ C’è…qualcosa…dentro!”
Disse affannata Erin, riponendo con un sospiro la scatola
sulla sua sedia. Perfettamente al centro, c’era un grosso biglietto bianco con
inciso l’indirizzo di Erin.
“ Non dovresti aprirla, Erin.”
Disse Hermione, guardandola circospetta.
“ Perché?”
Le chiese Erin, interrogativa.
“ Non sappiamo chi te l’abbia mandato. Non c’è nemmeno un
biglietto. Potrebbe essere un tranello di Lady Zara.”
Ci fu un silenzio assordante dopo quelle parole, interrotto
solo dai miagolii curiosi di Grattastinchi e quelli spaventati di Spazzola, che
si nascose sotto il divano. Perfino Derek aveva alzato la testa, osservando
attento il pacco, ormai mosso da violenti scossoni, per qualcosa che si muoveva
agitato al suo interno.
“ Lo apro io.”
Disse Harry, facendosi avanti con la bacchetta nella mano
ferma, l’altra già pronta a sciogliere i sigilli.
“ No.”
Lo fermò Erin, bloccandogli il polso.
“ Lo farò io.”
Gli disse determinata, sfilando dalla tasca posteriore dei
jeans la bacchetta. Harry incontrò il suo sguardo deciso ed annuì, ma aggiunse.
“ Lo facciamo insieme.”
Erin non ribatté, ma afferrò l’altro lato del sigillo.
Insieme, Harry ed Erin tirarono, i sigilli saltarono, la
scatola cadde sul pavimento, rovesciandosi. Harry ed Erin puntarono le
bacchette su…
“ Un gatto!”
Esclamò Mary, sporgendosi per vedere un grazioso batuffolo
di pelo nero, con gli occhi di un raro verde scuro, con venature castane
geometriche.
Il gatto si riscosse e guardò fisso Erin, miagolando, quasi
soddisfatto.
Erin ripose la bacchetta, imitata da Harry.
“ Che strana sorpresa. Chissà chi me l’ha mandato.”
Disse, prendendo la bestiola in braccio. Questa la guardò,
con la testa reclinata da un lato. Comportamento curioso, per un gatto. Subito
dopo, accadde tutto troppo in fretta perché Harry potesse ricordarlo con
esattezza.
Il gatto si sfilò come acqua dalle braccia di Erin e, sotto
gli occhi sbigottiti di questa e degli altri ragazzi, il gatto si tramutò in
una persona, che si pose di spalle, con un lungo mantello nero a ricoprirla.
Tutti sfoderarono le bacchette, tranne Erin, che guardava
l’immagine ammantata con meraviglia.
“ Ah! Finalmente! Non ne potevo più, di stare rinchiusa lì
dentro!”
Disse una voce femminile e soddisfatta. L’Animagus si rivelò
essere una donna sulla trentina, non bella, ma affascinante, con pantaloni
stretti di pelle nera a fasciarle le lunghe gambe tornite, un corpetto dello
stesso colore a stringerle la vita e a metterle in evidenza le curve e, ai
piedi, stivali sportivi con tacco dodici, graziosi ma sicuramente scomodi per
camminare sulla neve.
Il viso dai tratti marcati, ma addolciti da un’espressione
euforica, si aprì in un sorriso sincero, mentre lunghi capelli ondulati e
castano chiaro le danzavano sulle spalle.
Della gatta, erano rimasti soltanto quegli occhi dalle iridi
particolari, che da soli riuscivano a calamitare lo sguardo di tutti.
“ Buon Dio, sei tu!”
Esclamò la strega, con voce frizzante, osservando Erin.
Harry e gli altri, con ancora le bacchette sfoderate, la osservarono confusi ed
ansiosi.
“ Sei proprio tu! Cielo, sei identica a lui!”
Disse, passandosi una mano fra i capelli, ravviandosi in un
gesto affascinante, ma spontaneo, ridacchiando giuliva.
“ Chi…chi è lei?”
Le chiese esitante Erin, come se si stesse rivolgendo ad una
pazza furiosa.
La donna parve non capire.
“ Chi sono io? Come sarebbe a dire? Non mi riconosci? Si,
certo, sono cresciuta da come mi mostrano le foto, ma la fisionomia non è cambiata
molto.”
Disse, parlando quasi fra sé e sé.
Si guardò intorno, aggrottando la fronte.
“ Ma…dove sono? Sono sempre state lì, sul camino. Mi ricordo
perfettamente. Le avevamo messe insieme durante le vacanze del nostro quinto
anno.”
Disse, avvicinandosi al camino e tastandone confusa il
ripiano in legno.
Con disinvoltura, come se quella fosse stata casa sua, la
strega avanzò nel salotto, scrutando ogni angolo, lo sguardo fisso sul
pavimento.
“ Mmm.”
Harry la sentì mugugnare a bocca chiusa, scrutando accigliata
un’asse di legno sotto il suo piede destro, con cui la tastò, avvertendo uno
scricchiolio sinistro.
“ Aha!”
Esclamò, sorridendo come una bambina che ha appena scoperto
un mistero.
“ Mi scusi…forse, ha sbagliato casa.”
Suggerì Hermione, lentamente, mentre tutti, ancora con le
bacchette sguainate e puntate verso di lei, ma senza ancora decisi ad
attaccarla, la seguivano inginocchiarsi e premere con le mani sull’asse, come
per sollevarla. Provò tre volte, senza successo.
“ Quella vecchiaccia…l’ha sigillata.”
Borbottò fra sé, a mezza voce, ignorandoli con una certa
disinvoltura, tutta concentrata nel suo compito.
Si sollevò, spostò il mantello con un guizzò, tirò fuori la
bacchetta e la puntò sull’asse.
“ Mobilus assem.”
Ma non accadde nulla.
La strega riprovò.
“ Incendio.”
Nessuna fiamma scaturì dall’asse.
“ Ah, si? Diffindo.”
Ancora nulla. L’asse del pavimento sembrava come immune ad
ogni incantesimo.
“ Molto bene.”
Disse la strega, sogghignando.
“ L’hai voluto tu. Pensavi che non l’avrei fatto? Ti sbagliavi
di grosso, vecchiaccia ammuffita…”
Borbottò ancora, esclamando con soddisfazione.
“ Reducto!”
E l’asse saltò, disintegrandosi in una pioggia di schegge.
A quel punto, i ragazzi sollevarono nuovamente le bacchette
che avevano inconsapevolmente abbassato, puntandogliele contro, minacciosi.
“ Ehi! Che razza di modi. Non è mica casa sua?”
Disse Ron, indispettito.
La strega lo ignorò, riponendo la bacchetta e chinandosi per
prelevare qualcosa dal buco prodotto dal pavimento.
Quando ritirò il braccio, nella mano destra stringeva un
libricino che sembrava essere un album di foto, molto simile a quello che
Hagrid gli aveva donato il suo primo anno ad Hogwarts, che conteneva le foto
dei suoi genitori.
Si allungò ad afferrare alcune foto animate in bianco e
nero, prima che toccassero terra.
La donna, sorridente, si avvicinò ad Erin e le consegnò il
libricino, mostrandole le foto.
“ Guarda. Vedi se riconosci qualcuno.”
Le disse, osservandola con una strana espressione, un misto
di curiosità, gioia e compiacimento.
Erin chinò il capo di lato, osservando accigliata l’immagine
animata, che raffigurava due ragazze in divisa, una bionda l’altra mora, che si
abbracciavano sorridenti, salutando con la mano allegre. A fare loro da sfondo,
c’era il simbolo di una fenice che si intrecciava ad uno scorpione, entrambi di
pietra, e nell’angolo destro era possibile distinguere un’arcata immensa e un
corridoio deserto.
Ad Harry sembravano stranamente familiari.
“ Un momento…questo…”
Iniziò Erin, mostrando la foto a Mary e a Daniel, che la
scrutarono con interesse e lo stesso sguardo accigliato.
“ Questo…è il simbolo di Woodgreen.”
“ Si!”
Esclamò Mary, afferrando la foto.
“ E’ proprio lui. Guarda!”
Intimò a Daniel, che la afferrò con cautela, esaminando la
foto con occhio critico. Infine, dopo un po’, annuì.
“ Si. E’ il simbolo della nostra scuola, non c’è dubbio.”
“ Quel che mi chiedo, è come faccia il simbolo di Woodgreeen
a fare da sfondo ad una vecchia foto. Insomma…”
Disse Erin, rivolta alla strega, che era rimasta ad
osservare i ragazzi scambiarsi opinione, con aria affascinata, come quella di
una spettatrice amante di soap-opera.
“ Insomma, chi è lei? E come faceva a sapere il nascondiglio
di queste foto? Cosa ci fa in casa mia?”
La strega sorrise sorniona, per poi portarsi all’altezza di
Erin, ponendole le mani sulle spalle, osservandola con sguardo attento.
“ Mi chiamo Eveline Darcy. E questa…”
Disse, indicando la ragazza mora.
“ Sono io, a quindici anni. E lei…”
Disse, indicando la ragazza bionda, che stuzzicava
curiosamente la memoria di Harry, che scrutava quel sorriso radioso e quei
ricci biondi ed ordinati con una strana sensazione di consapevolezza.
L’identità della ragazza gli si palesò nella mente un secondo prima che la
donna lo rivelasse ad Erin.
“ E’ tua madre. Deborah Harrison.”
Erin la guardò con sorpresa e la foto le scivolò dalle dita.
“ Tu conoscevi mia madre?”
Le chiese Erin, in modo confidenziale, senza pensarci.
La strega annuì, soddisfatta che lei avesse capito.
“Si, più di quanto tu possa immaginare. Eravamo molto
amiche, quasi delle sorelle. Siamo diventate inseparabili, subito dopo esserci
incontrate, il primo anno, a Woodgreen. Eravamo entrambe della Fenicerossa, so
che anche tu lo sei…non mi stupisco affatto.”
Commentò Eveline, sedendosi sul divano, accavallando le
lunghe gambe e sfilandosi il mantello, sospirando beata.
“ Be’, ora credo che possiate abbassare le bacchette.”
I ragazzi abbassarono per l’ennesima volta le bacchette,
imitando Erin, che si apprestò a sedersi accanto alla strega, un’espressione avida
di sapere sul viso.
Hermione e Ron osservarono Harry, apprensivi.
“ Credi che possiamo fidarci?”
Gli chiese Hermione.
Harry rifletè per un minuto sulla risposta, poi annuì e
ripose la bacchetta nella tasca posteriore dei jeans. Hermione e Ron lo imitarono,
il secondo più rilassato, la prima ancora titubante.
“ Come mai, conoscevi il nascondiglio delle foto? Io non
sapevo nemmeno della loro esistenza.”
Eveline sbuffò, contrariata.
“ Ma certo che non lo sapevi. E’ stata la tua cara Nona Jo a
nasconderle, sotto l’asse del pavimento. L’ho vista sollevarla molte volte, per
nascondere caramelle e dolci vari. Era diabetica e non avrebbe dovuto abusarne,
ma riusciva sempre a distrarre Deborah per prelevarle da sotto il pavimento.”
Sorrise divertita al ricordo.
“ Credo che mi odiasse da allora, quando ho spifferato il
suo piccolo segreto a Deborah.”
“ Nonna Jo ti conosceva?”
“ Ma certamente. Passavo tutte le vacanze estive, in questa
casa. Te l’ho detto: era difficile separare me e tua madre. Nonna Jo ha provato
in tutti i modi di screditarmi ai suoi occhi, ma non c’è mai riuscita.”
“ Perché mai, avrebbe dovuto fare una cosa simile?”
Le chiese, come un fiume in piena, Erin, ormai bevendo dalle
labbra della donna, che era felicissima di dare tutte le risposte alle sue
domande. Sembravano essere state inglobate in un luogo a parte, ovattato di
ricordi, dove non esistevano altro che loro due.
“ Semplice. Nonna Jo non approvava che una come me, frequentasse una ragazza come tua madre.”
Seguì un silenzio rumoroso dopo quella dichiarazione.
“ Cosa intende con ‘una come lei’?”
Le chiese Hermione, con tono turbato. Harry sapeva che stava
pensando al peggio, e il sorrisino sarcastico di Eveline non aiutò di certo a
rassicurarla.
“ Be’…io ero totalmente diversa da Deborah. Non ero brava,
buona, ubbidiente e dolce come lei. Anzi, tutt’altro!”
Scoppiò in un risata gioiosa e spontanea che riempì il
salone.
“ Il diavolo e l’acqua santa…io ero il diavolo!”
E rise di nuovo, scuotendo la testa energica, forse a
qualche ricordo lontano. Notò lo sbigottimento di Erin e si apprestò ad
aggiungere.
“ Oh, niente di illegale, si capisce. Diciamo che, a me
piaceva il rischio, il pericolo, il proibito…nei limiti, ci s’intende. Mi
piaceva cambiare ragazzo ogni due, tre settimane, essere quasi sempre al centro
dell’attenzione… a quel tempo ero molto egocentrica…usare la magia per fare
dispetti, cose da ragazzine immature. I miei genitori, due nobili persecutori
dell’arte magica e rispettabili tradizionalisti, odiavano ed erano inorriditi
dal mio anticonformismo e del mio spregio per le regole. Non so quante volte mi
cacciarono di casa, per punirmi di quelle che per loro erano crimini capitali,
come passeggiare in casa in intimo o giocare a carte con gli elfi domestici in
cucina.”
Ron scoppiò a ridere e Ginny sghignazzò accanto ad Harry,
che sorrise contagiato.
“ Sicuramente, devo a Deborah il ritrovamento del senso
della decenza. Chissà cosa sarei diventata, se non l’avessi conosciuta.
Probabilmente, sarei diventata una criminale clandestina…”
Si schiarì la voce, cambiando subito argomento.
“ Comunque sia, ripeto, Deborah era completamente diversa da
me. Il primo uomo che ha baciato è stato tuo padre, nonostante sia stata sempre
corteggiatissima ed ammirata al pari di me. Io avevo il carattere, la grinta
dalla mia parte. Lei la bellezza, il candore, l’innocenza…si, Deborah è sempre
stata molto innocente ed ingenua verso il prossimo, ma non tanto da essere una
sprovveduta. Sapeva distinguere il bene dal male con tanta risolutezza da
sconvolgermi. Più volte mi ha riportato sulla buona strada, rimproverandomi
come nemmeno mia madre avrebbe saputo fare. Abbiamo litigato alcune volte, ma
non ci siamo mai separate. Avrei potuto sopravvivere senza un ragazzo a lodarmi
costantemente, senza i miei genitori, ma senza Deborah, non avrei resistito
nemmeno un minuto.”
Concluse, sorridendo nostalgica.
“ Mi manca tanto…ah, quanto mi manca!”
Disse, ravviandosi i capelli con quel gesto affascinante e
spontaneo, che ora aveva un tono amaro, tradito dal luccichio dei suoi occhi
verdi.
“ Be’…ma basta parlare di me, dobbiamo pensare a te.”
Disse subito, con tono euforico, rivolta ad Erin, che
strabuzzò gli occhi, stranita.
“ Non capisco.”
Per la prima volta, Eveline mostrò un cipiglio confuso.
“ Come sarebbe? E di Lady Zara che mi dici? Non sei
preoccupata di affrontarla?”
Per poco Ron non cadde dalla sedia a sentirla nominare quel
nome, Hermione si voltò di scatto ad osservarla sorpresa e Ginny trasalì
incredula.
“ Come fa a sapere di Lady Zara?”
Fu Harry a chiederle, cercando di mostrarsi controllato,
mentre in realtà, cominciava a preoccuparsi del ruolo di quella strega nella
storia di Erin. Che l’avesse sottovalutata?
Eveline lo guardò, accigliata.
“ Buon Dio, Potter, mi avevano detto che eri intelligente.
Possibile che tu e nessuno di voi l’abbia ancora capito? Non hai visto da dove
arrivo?”
Harry non si stupì che lo conoscesse, ma osservò il pacco
del Ministero in cui lei, sotto forma di gatto, era stata rinchiusa e spedita
lì.
In effetti, perché un strega rispettabile, come lei si
definiva, avrebbe dovuto usare il suo potere di Animagus per usare la posta via
gufo del Ministero della Magia per raggiungere Erin?
“ Lei lavora al Ministero della Magia?”
Le chiese Daniel, ostentando l’aria di esaminarla, simile a
quella di Hermione.
“ Si, una specie.”
“ E cosa dovrebbe significare?”
Disse Mary, spazientita dal tono vago che stava prendendo la
conversazione.
“ Che io so chi e cosa sta cercando Lady Zara, che lei è
ancora viva, è tornata e vuole Erin per una certa Lacrima di Celeno, un’arma
che, a quanto so, dovrebbe renderla invincibile. Ancora non si sa dove sia e
chi possa custodirla, senza che lei venga a saperlo. Ciò che è certo, che Ian
Allen, tuo padre Erin, deve averla rubata a Lady Zara prima di essere mandato a
combattere contro Voldemort, ed ora Zara sospetta che ce l’abbia tu. Lo
testimonia che abbia mandato uno dei suoi tirapiedi a rapirti, ad Hogwarts.”
“ Come fai a sapere tutte queste cose?”
Le chiese Erin, sconvolta. Eveline mostrò ancora quel
sorrisino accattivante.
“ Per via diretta. Molte cose l’ho scoperte al Ministero, ma
la maggior parte me le ha rivelate Deborah, poco prima che Lady Zara venisse
per ucciderla.”
A quella rivelazione, i suoi tratti si indurirono,
rendendola pericolosa.
“ Immagino, che tu sappia già che è stata lei ad assassinare
i tuoi genitori.”
“ Si.”
Annuì energica Erin, mentre i suoi occhi scuri ribollivano
di una rabbia primordiale. Eveline la osservò con interesse, per poi stringerle
una spalla con la mano destra.
“ Ci vendicheremo, Erin, molto prima di quanto tu possa
immaginare. Per questo sono tornata, non solo per rivederti…sono passati tanti
anni dall’ultima volta che ti ho visto, ma…”
“ Aspetta! Cosa intendi per tornata? Vuol dire, che sei
stata via? Perché non sei enuta a trovarmi prima?”
Eveline la guardò con rammarico, per poi parlare con
lentezza, come se avesse timore a rivelarle la verità.
“ Be’, vedi, è complicato. Ma, non…”
S’interruppe bruscamente, per poi alzarsi dal divano in un
gesto repentino, scavalcò Ron ed Hermione e si precipitò alla finestra,
spiaccicando il volto sul vetro offuscato dalla neve.
I tratti del suo viso s’indurirono ancora di più, tramutando
il suo volto in una maschera di determinazione e fretta.
“ Maledizione, devo andare…Erin!”
Esclamò, richiamandola ed interrompendola prima che le
potesse rivolgere altre domande.
“ Mi raccomando, sta’ attenta. Non fare pazzie e non cercare
guai, mentre sono via. Potter, per favore, vedi di sorvegliarla mentre non ci
sono.”
“ Ma…cosa…”
Iniziò Harry, che si sentì ustionare dal suo sguardo feroce,
ma sapeva che non era rivolto a lui. annuì, ma senza capire a pieno. Sembrava
come braccata e si stesse precipitando a scappare. Ma da cosa? E da chi? Harry
non poté fare altro che lasciar galleggiare nel vuoto i suoi interrogativi ed
essere testimone della fuga improvvisa di Eveline, che promise ad Erin che si
sarebbero riviste presto e sparì subito dopo, smaterializzandosi con un guizzo
del mantello indossato frettolosamente, in modo sbilenco, lasciando cadere il
carillon di Erin, uno strascico di tanti ‘perché’ irrisolti e il vago accenno
di un sorriso.
Il carillon di Erin prese a suonare da solo, occupando il
silenzio generale. Solo all’ultima dolce nota, Ron sussurrò, stranito:
“ Ma che sta succedendo?”
Nessuno gli rispose. Harry scosse la testa, per poi puntare
lo sguardo sul barattolino di ceramica, in cui la Lacrima sembrava osservarli
ancora, lanciando saette di fuoco.
Angolo dell’autrice.
Salve! Sono tornata con un nuovo capitolo! Spero vi
sia piaciuto, anche se i misteri s’infittiscono e anche Harry sembra non
capirci più nulla! XD
E adesso passiamo ai…
Ringraziamenti a…
Yukari Hoshina: Yukari,
ciao! J Mi
dispiace, ma purtroppo per motiivi personali e di studio gli aggiornamenti
saranno sporadici, ma ci saranno, te lo prometto! Sto scrivendo il seguito di
questo capitolo e presto ti manderò un’e-mail per informarti della data di
pubblicazione, così da non lasciarti in ansia ogni volta! J Grazie
mille per il tuo sostegno e i tuoi immancabili commenti! I misteri s’infittiscono,
come puoi vedere e i personaggi spuntano come funghi e sono sempre più vari e
caratteristici. Hai gradito il Dottor Daves, ma cosa ne pensi, ad una prima
occhiata, di Eveline Darcy? La ritroverai nel corso della storia, non temere! J Le tue riflessioni
su Erin, la Lacrime e Zara mi entusiasmano, perché vedo che ti interessa
davvero tanto capire il nesso che lega le tre, ma per ora non posso negare né
condividere le tue ipotesi…sarebbe troppo facile, non trovi? E toglierebbe
tutto il divertimento! ;) Ma tu, continua a sfornare teorie, sono ben lieta di
leggerle e di rispondere a qualche tuo dubbio! :D Fammi sapere, quindi, se ti
piace anche questo capitolo! Baci, baci, Fuffy91!! ^__^*
Beuzz94: Mia
carissima Beuzz, sono sempre più felice di ritrovarti con tanto entusiasmo e
lealtà nelle mie storie! Anche con te, d’ora in poi, varrà quello che ho detto
a Yukari. Ti contatterò via e- mail
ogni volta che ci sarà un nuovo aggiornamento! J Che ne pensi di Eveline? Sarà buona come appare o
nasconderà qualche strano mistero? Staremo a vedere, ok?? Fammi sapere cosa
pensi anche di questo capitolo, mi raccomando!
PS Tieni gli occhi puntati su Battiti d’anima, perché aggiornerò presto anche questa storia!!
Baci baci, Fuffy91! ^__^*
Ringrazio anche coloro che leggono, che mettono fra i
preferiti e i seguiti la mia storia! ^__^*
Prossimamente a…
Carissimi, aggiornerò sempre nel week-end,
ma non so ancora la data precisa! Purtroppo sarò un po’ incostante negli
aggiornamenti, a causa di motivi privati! Spero comunque che avrete pazienza e
continuerete a seguirmi! Baci baci, Fuffy91! ^__^*
^________________________^***
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Capitolo 16 *** Capitolo 16 ***
Capitolo 16
“ Qual è la prima lezione?”
Chiese Ron, ancora con aria assonnata, ad Hermione, seduta
accanto a lui, intenta a sfogliare un libro d’incantesimi, pensosa.
“ Mmm… fammi pensare… Trasfigurazione, mi sembra.”
Disse, cercando nel frattempo, i nuovi orari nella sua
agenda. Una volta trovati, scrutò la griglia attenta, annuendo subito dopo.
“ Si, Trasfigurazione con la Bell, fra venti minuti.”
Annunciò, mentre riponeva libri e quaderni nella borsa, in
maniera pratica.
“ Sarà meglio avviarsi. Forza, Ron!”
Lo spronò Hermione, già pronta ad incamminarsi verso l’aula
della Bell.
“ Si, si, arrivo. Un attimo.”
Disse Ron, sbadigliando e alzandosi dalla panca riluttante.
Harry, seduta di fronte a lui, lanciando un’occhiata distratta sul suo piatto,
notò che non aveva mangiato come al solito. Sospirò. Anche se non lo dava a
vedere, Ron era preoccupato quanto lui, per gli eventi accaduti in quei pochi
mesi.
Le vacanze di Natale erano trascorse più velocemente di
quanto i ragazzi si aspettassero. Molti di loro, erano tornati ad Hogwarts con
il sorriso ad illuminargli il viso, lasciandosi dietro di loro, giorni di lieta
allegria, passati con i propri cari.
Tutto sommato, anche le vacanze di Harry e gli altri, erano
state liete, ad eccezione, naturalmente, degli ultimi eventi, che avevano
stravolto il debole equilibro, ritrovato grazie al loro saldo legame
d’amicizia. Tuttavia, Harry sapeva che l’ombra di terrore di Lady Zara, non
poteva essere scacciata con canditi e addobbi. La scoperta della morte violenta
del vecchio Dr. Daves, aveva profondamente turbato Erin, come anche la sorpresa
di ritrovarsi, fra le mani, l’oggetto che ne aveva causato la distruzione: la
leggendaria pietra denominata Lacrima di Celeno. Un oggetto magico, che Lady
Zara cercava disperatamente e per il quale, avrebbe fatto di tutto, pur di
ottenerlo anche uccidere degli innocenti, come il Dr. Daves e, sicuramente,
anche Erin.
Il fatto che la gemma si fosse illuminata a contatto diretto
con Erin, era un evento che aveva lasciato Harry alquanto perplesso. All’insaputa
dei suoi amici, non appena furono tornati ad Hogwarts, imitando per la prima
volta Hermione, si era chiuso in biblioteca, nel reparto proibito, nella
speranza di saperne di più, sfogliando libri che mai avrebbe pensato di poter
aprire, talmente assuefatti dal male trascritto nelle loro pagine, che perfino
queste sembravano imbevute, da come si presentavano ai suoi occhi, ruvide e
luride come melma. Ma, nonostante tutti i suoi sforzi, Harry non era riuscito a
trovare nulla riguardo alla Lacrima di Celeno, né naturalmente, agli effetti
che questa avesse causato.
Al momento, quindi, poteva basarsi soltanto sulle
informazioni fornitegli dal racconto di Beda, per quanto le notizie riportate
in una fiaba, possano risultare attendibili. L’anno scorso, Beda si era
rivelata più che utile, nello sconfiggere Voldermort, aiutandolo ad orientarsi
fra gli indizi lasciategli da Silente, nei riguardi dei Doni della Morte. La
Bacchetta di Sambuco, allora, si era rivelata l’arma di cui Lord Voldemort
voleva usufruirsi, per eliminarlo una volta per tutte. Ma, fortunatamente, per
un intrico del caso, la sorte lo aveva voluto come vero padrone della morte, e
dunque, come reale possessore della Bacchetta. Lui ci aveva rinunciato
spontaneamente, accontentandosi di riparare la sua; tuttavia, uno strano
pensiero ora gli ronzava nella mente. E se la Bacchetta avesse potuto
distruggere la Lacrima? Dopotutto, era la bacchetta più potente del mondo e lui
ne era il legittimo possessore. Nessuno lo avrebbe fermato, se avesse voluto
usarla per distruggerla. D’altra parte, se avesse distrutto la Lacrima, Lady
Zara si sarebbe rassegnata e non avrebbe più cercato di fare del male ad Erin.
Ma Harry sapeva di peccare d’ingenuità, nel credere ad una
risoluzione degli eventi, così positiva da sfiorare l’utopia. Infatti, era
escluso che Zara volesse rinunciare davvero ad eliminare Erin. Il suo odio nei
confronti della sua amica, era tangibile dal modo in cui la perseguitava, con
sottile perfidia. Aveva eliminato tutti coloro a lei più cari, a partire dai
suoi genitori, Ian Allen e Deborah Harrison, Nonna Jo, la donna anziana che
l’aveva accudita, per finire con il Dr. Daves, che era come un parente per lei.
E quanti altri sacrifici ci sarebbero stati? Quante altre assurde e dolorose
morti sarebbero susseguite, prima di arrivare a lei, l’ultima della stirpe
degli Allen, la discendente del traditore che aveva compiuto il peccato di
innamorarsi, abbandonando il lato oscuro della magia, per perseguire una via
più retta e dignitosa, trafugandole l’unica arma che lei avrebbe potuto usare
per divenire invincibile?
Harry, soffocato da quei cupi pensieri, sospirò ad occhi
chiusi, tastandosi la cicatrice a forma di saetta. Era da tempo, ormai, che
aveva smesso di dolergli, data la scomparsa definitiva del suo mortale nemico.
Ciononostante, talvolta quegli interrogativi, tanto simili a quelli che lo
avevano schiacciato solo pochi mesi fa, lo infastidivano e innervosivano a tal
punto, da fargli credere che quella cicatrice, divenuta ormai, senza volerlo, il
suo simbolo, potesse bruciargli ancora.
La storia si stava ripetendo. Una figura oscura e malvagia,
nuova e temibile quanto la prima appena sconfitta, minacciava di distruggere
tutto ciò che gli era ormai caro e indispensabile. L’unica differenza, era che
non era lui, questa volta, il motivo scatenante di tanto astio, bensì la sua
nuova amica, Erin Allen, tanto forte, quanto fragile, nella sua personalità.
Erin aveva due anime: una buona e un’altra cattiva. Fortunatamente, la prima
predominava sulla seconda, anche se, gli influssi velenosi di Lady Zara,
mettevano a dura prova la sua bontà d’animo, minacciando di retrocedere, a
favore di quel lato malvagio e freddo, che aveva visto soltanto in suo padre,
attraverso i ricordi della Professoressa Bane, nel Pensatoio.
Ian Allen aveva ritrovato la giusta strada, certo,
rinunciando per sempre a percorrere la via della perdizione, ma in cuor suo
rimaneva un mago oscuro, in quanto la sua educazione, l’essenza stessa della
sua magia, per molti anni, erano state votate al male. E adesso, era naturale
che Erin, in quanto sua figlia, avesse ereditato in sé, una particella di quel
male.
Senza contare che, al momento, c’era un altro interrogativo
a cui rispondere: Eveline Darcy.
Eveline era apparsa il giorno di Natale, sotto forma di
gatto, nascosta in un pacco postale
proveniente dal Ministero. Dopo frettolose spiegazioni, si era scoperta essere
una cara amica di Deborah, la madre di Erin. Si erano conosciute ai tempi della
scuola, a Woodgreen, e d’allora non si erano più divise. Finché, un destino
avverso non le aveva separate e da quel momento, cioè dopo la nascita di Erin,
non si erano più riviste.
Erin era rimasta affascinata da Eveline, fin dal primo
momento in cui era sbucata da quel pacco. I racconti di lei e di sua madre,
avevano accresciuto il suo interesse nei suoi confronti. In pochi istanti,
Eveline aveva conquistato la fiducia dell’amica, portandola a rattristirsi
della sua improvvisa partenza. Ad Harry rimbombavano ancora le sue parole nella
mente iperaffollata:
“Potter, per favore, vedi di sorvegliarla mentre non ci
sono.”
Sorvegliare Erin? Proteggerla?
Naturalmente si riferiva a Lady Zara e ai suoi seguaci. Come se non l’avesse
fatto ugualmente? Ormai, era totalmente coinvolto e niente e nessuno, gli avrebbe
impedito di salvaguardare la vita della sua amica.
“ Harry?”
Harry si voltò ad incrociare lo
sguardo preoccupato di Erin, che lo aveva riportato lì, nella Sala Grande, fra
gli altri studenti, seduto al tavolo dei Grifondoro, accanto a lei, sbucata
evidentemente dal corridoio.
Harry le sorrise, pensando che
assolutamente non l’avrebbe lasciata da sola a combattere contro Zara. Ormai,
era diventata importante per lui.
Erin ricambiò il suo sorriso,
rassicurata dal suo cambio d’umore.
“ Tutto bene? Ti ho visto
pensieroso…”
Harry scosse il capo, cercando di
apparire vago, mentre prelevava la borsa e il libro di Trasfigurazione dal
tavolo stracolmo di tutto, libri, borse e cibarie per la colazione.
“ No, niente d’importante.”
Si guardò intorno, in cerca di Ron
ed Hermione.
“ Dove sono Ron ed Hermione?”
“ Li ho visti andare a lezione. Te
l’hanno anche detto, ma mi è sembrato che non li sentissi.”
Harry sorrise, annuendo.
“ Si, in effetti, è stato così.”
“ Sei preoccupato per me, vero?”
Harry si voltò ad incontrare il
suo viso bonario e la sua espressione risaputa lo fece sorridere, pensando che
non riusciva proprio a nasconderle qualcosa. Era fin troppo intuitiva.
“ Non devi esserlo. Sto bene! O
meglio, starei sicuramente meglio se una pazza non minacciasse di uccidermi,
ma… sai, com’è? Non si può avere tutto dalla vita.”
Disse scherzosamente, cercando di
alleggerire l’atmosfera.
“ Ti capisco. Ne so qualcosa
anch’io, al riguardo.”
Erin rise.
“ Ah, lo so bene!”
Esclamò, spintonandolo
scherzosamente con una mano.
Risero per un po’ entrambi, cercando
di lavare con il riso anche i pensieri triste. Ma non passò molto, che questi ritornarono
a farsi presenti e ad offuscare i loro visi.
“ Ora sarà tutto diverso, non è
vero, Harry?”
Gli chiese seria Erin, puntando lo
sguardo distratto su un vassoio ricolmo di croissant.
“ Ora che abbiamo trovato la
Lacrima, intendo.”
Harry la guardò, non sapendo cosa
risponderle. Per dirle cosa infondo? Che le sue paure erano fondate?
Erin sorrise, un sorriso che non
lasciava velata l’amarezza che provava.
“ Zara se ne sarà già accorta, che
me ne sono impadronita. Non passerà molto tempo, prima che attacchi di nuovo.”
“ Non è detto.”
Disse Harry, attirando il suo
sguardo.
“ Non è detto che se ne sia
accorta. E poi, anche se fosse, noi saremo pronti ad ogni sua mossa, non è
così?”
Disse, sorridendole, per
infonderle coraggio. Erin gliene fu grata e ricambiò il suo sorriso,
riconoscente.
“ Harry…”
Sussurrò, ricoprendo la sua mano
con la sua, stringendogliela.
“ Grazie.”
Harry ricambiò la stretta per un
attimo, per poi alzarsi finalmente dalla panca.
“ Forza, andiamo! Non vorrei che
arrivassimo a lezione più in ritardo della Bell.”
Erin rise al suo tono scherzoso,
afferrando il suo zainetto rosso e affiancandolo, mentre uscivano dalla Sala
Grande, ormai quasi del tutto svuotata.
Nel corridoio, s’imbatterono in
Jonathan White, il fratello gemello di Lucinda White, che nutriva una segreta
passione per Erin, fin dai tempi del primo anno a Woodgreen. Vincendo la sua
naturale timidezza, il ragazzo aveva deciso di invitarla alla sua festa di
compleanno e, in seguito, le aveva regalato il giorno di Natale una catenina
con ciondolo a forma di ‘E’, delicata e semplice, gioiello che Erin portava con
piacere al collo, ben nascosto sotto il mantello rosso.
Tuttavia, l’occhio attento di
Jonathan aveva individuato il luccichio della catenina, quando si era voltata
verso Harry, ridendo per qualcosa che aveva detto e, a quella vista, il suo
cuore si era riempito di speranza. Se aveva accettato il suo dono, significava
forse che aveva anche accettato di diventare suo amico? Animato da un’intensa
curiosità, non appena la coppia gli fu abbastanza vicina, si congedò dai suoi
amici dello Scorpioneblu, e andò loro incontro.
“ Erin.”
Mormorò, sorridendole. Erin si
bloccò all’istante e la risata che stava per sgorgare dalle sue labbra, le morì
in gola, lasciando il posto a un’espressione stupita.
“ Ciao.”
La salutò, incapace di smettere di
sorridere.
“ Jonathan, ciao.”
Lo ricambiò Erin, sbattendo le
palpebre, ancora confusa da quell’apparizione improvvisa.
Harry posò lo sguardo prima
sull’uno e poi sull’altra, sorridendo fra sé e sé.
“
Oh, ciao Harry. Scusami, non…”
Iniziò Jonathan, ma Harry lo
bloccò.
“ Non importa. Stavo giusto
andando…”
“ Stavamo!”
Esclamò Erin, guadagnandosi
un’occhiata stranita di Harry e una curiosa di Jonathan, che aggrottò le
sopracciglia.
“ Stavamo…andando a lezione, io e
Harry. Trasfigurazione, con la Bell.”
Disse Erin, con tono più calmo e
un po’ impacciata. Harry si morse il labbro inferiore per non ridere.
Jonathan annuì, continuando a
sorridere.
“ Ah!”
Disse, per poi continuare
disinvolto, anche se il cuore gli batteva forte nel petto.
“ Beati voi! Io invece ho Difesa
contro le Arti Oscure con la Bane.”
Sbuffò, mormorando contrariato.
“ Una vera rottura!”
Ad Erin sfuggì una risata genuina,
subito bloccata dal palmo della mano sulla bocca.
Jonathan le sorrise, ricambiato
con un po’ d’imbarazzo da parte di Erin.
“ Hai messo la mia catenina.”
Disse, indicandole il collo. Harry
osservò con stupore Erin sollevarsi il mantello, per nascondere la collana alla
loro vista, un leggero rossore a imporporarle le guance.
“ Be’… si, ho… ho fatto male?”
Gli chiese, occhieggiandolo da
sotto le ciglia lunghe. Jonathan scosse la testa con vigore, con un sorriso
ancora più largo e felice.
“ No, assolutamente. Sono molto
felice, che ti sia piaciuta. L’ho fatta fare apposta per te.”
Disse, con foga entusiastica,
tanto da non riuscire a trattenersi dal confessare una cosa che, dato il
rossore che imporporò le sue guance e il modo timido con cui abbassò gli occhi,
di fronte all’espressione sbalordita di Erin, avrebbe preferito celarle.
“ Tu… hai… ma, sei impazzito? Come
ti è venuto in mente di…?”
“ Erin, ascoltami! Devo chiederti
una cosa. È molto importante per me.”
La interruppe, con la stessa
energia di un fiume in piena. Harry lo vide sbilanciarsi verso l’amica, che lo
guardava ancora senza parole. Gli amici di Jonathan lo stavano chiamando, ma
lui non li ascoltava. Anzi, era tutto preso da Erin.
Harry, borbottando un congedo,
stava per lasciarli soli, ma Erin lo trattenne per la manica della giacca.
Intanto, Jonathan trasse un profondo respiro, dicendole:
“ Erin, fra due settimane ci sarà
un’uscita al villaggio di Hogsmeade. Mi chiedevo se ti avesse fatto piacere
passare tutta la giornata con me, quel giorno.”
Le chiese, guardandola dritta
negli occhi, dimentico dei richiami insistenti dei suoi amici e di Harry a
pochi passi fra lui ed Erin. Era un vero e proprio appuntamento. Incuriosito,
nonostante l’imbarazzo di trovarsi testimone di quell’invito, Harry osservò
l’amica, non più impacciata, ma con le labbra socchiuse e gli occhi nocciola
sgranati per lo stupore.
“ Oh, ehm… io, veramente…”
Iniziò lei, confusa.
“ Ti prego.”
La implorò Jonathan, in un
mormorio, puntando i suoi caldi occhi azzurri in quelli di Erin.
“ Ci terrei davvero tanto. Vorrei
conoscerti meglio e farmi conoscere.”
Le spiegò, gentile. Ma Harry
sapeva molto bene che non era solo l’amicizia di Erin a cui Jonathan aveva
puntato. Avrebbe davvero voluto allontanarsi, ma Erin continuava a trattenerlo
sul posto, le dita strettamente serrate sulla stoffa nera della giacca della
divisa.
“ Va bene.”
Gli rispose alla fine, in maniera
sbrigativa, quasi brusca.
Ma a Jonathan non interessò
affatto il tono di Erin, bensì era felice per la sua risposta.
“ Va bene? Verrai con me ad
Hogsmeade?”
La incalzò, per un’ulteriore
conferma. Sembrava quasi che non ci credesse.
Erin annuì, sorridendogli.
“ Si, certo.”
Jonathan sembrò finalmente
rilassarsi, traendo un profondo respiro, che gli ammorbidì i muscoli delle
braccia e sciolse l’irrigidimento delle spalle. Sorridendo giulivo, rispose ad
un richiamo spazientito di uno dei suoi amici.
“ Si, arrivo! Erin, io sono… ah,
non importa. Avremo tempo. Ora, devo proprio andare.”
“ Anche noi.”
Disse Harry, controllando l’ora
sul suo orologio da polso. Effettivamente, si era fatto decisamente tardi.
Quando parlò, Jonathan apparve
riaccorgersi solo in quell’istante di lui, tanto che arrossì timido, in segno
di scusa.
“ Oh, ma certo! Buona lezione,
ragazzi. Ciao, Erin. A presto.”
Le disse, con calore, prima di
scomparire dietro l’angolo opposto al loro, insieme ai suoi amici, uno dei
quali gli scompigliò scherzosamente i capelli, ridendo per la battuta di un suo
vicino. L’ultima immagine che Harry vide del ragazzo, fu con un’espressione
sorridente e giocosa. Erin forse ne era inconsapevole, ma lo aveva reso molto
felice. Ma, a giudicare dal suo improvviso nervosismo, forse non ne era del
tutto all’oscuro.
Quando irruppero insieme nell’aula
di Trasfigurazione, la lezione era già cominciata da venti minuti. Ma la Bell
non rimproverò i ritardatari. Anzi, con un
luminoso sorriso, li invitò ad raggiungere i loro posti e riassunse solo
per loro ciò che aveva appena finito di spiegare.
La voce della Bell aveva un che di
melodioso, così piacevole all’udito, che Harry si rilassò immediatamente e fu
con calma che tirò fuori i libri e si esercitò sull’incantesimo del giorno,
sventolando la bacchetta.
“ Bene, ragazzi! Per oggi basta
così. Continueremo domani, alla stessa ora. No, lascia Neville, faccio io!”
Disse la Bell, facendo smettere di
tremare il braccio di un manichino che Neville aveva appena tentato di rendere
in forma umana. Harry doveva ammettere che sotto la guida calma e paziente
della nuova insegnante, Neville stava facendo molti progressi anche in quel
settore della magia.
Del resto, Trasfigurazione era una
materia indispensabile per lui, da perseguire, vista la sua ispirazione a
diventare un Auror, la stessa che aveva lui.
“ E’ stata una lezione piacevole,
vero?”
Chiese conferma Hermione,
indossando la tracolla ricolma di libri.
“ Si, soprattutto per te. La Bell
ti ha assegnato venti punti oggi. Davvero brava.”
Si complimentò Daniel, affiancando
Mary, distrutta per le infinite, seppur pazienti, correzioni della Bell.
Hermione gli sorrise, grata.
“ Grazie. Ma anche tu ha
totalizzato dieci punti, grazie alla risposta esatta sul Ventibus Proximus. Io
non avrei saputo dirlo meglio.”
“ Se continuate così, vincere la
Coppa delle Case, per i Grifondoro, quest’anno, sarà di una facilità
incredibile.”
Puntualizzò Ron, circondando la
vita di Hermione e sorridendole divertito. Lei rise lieta.
“ La coppia Hermione – Daniel è
davvero inarrestabile.”
Erin finse di rabbrividire.
“ Mi fa quasi paura. L’aura di
sapienza che sento emanare da voi due, durante le lezioni, è dannosa per il mio
tentativo di arrivare a un Oltre Ogni Previsione.”
Disse, con tono melodrammatico.
Tutti ridemmo, mentre Daniel gli pizzicava scherzoso una spalla.
“ Ma la vuoi smettere?”
Erin le fece una linguaccia, face
dolo sghignazzare.
“ Ehi, sentite qua! Ho saputo che
fra due settimane ci sarà un’uscita ad Hogsmeade.”
Disse Mary, entusiasta.
Erin arrossì inaspettatamente a
quella notizia. Harry capì che il ricordo recente della proposta di Jonathan ad
uscire solo con lei, proprio in quella prossima uscita, doveva turbarla ancora
molto.
Ron chiese spiegazioni con lo
sguardo al suo sorrisetto divertito, ma lui scosse la testa. Non voleva mettere
in imbarazzo l’amica.
“ Io non potrò esserci.”
Disse a Mary, dopo che la ragazza
aveva espresso l’entusiasmo ad andare in paese tutti insieme, come l’ultima
volta.
Mary la guardò sconvolta e non fu
l’unica.
“ Come sarebbe? Per quale motivo?”
Erin tergiversò, impacciata,
giocando i risvolti della borsa, a capo basso.
“ Be’… ecco…”
“ Allora? Cos’è questo improvviso
imbarazzo? Mi spieghi che succede?”
La incalzò Mary, le mani ai
fianchi e la fronte aggrottata nello sforzo di comprenderla.
“ Insomma, Mary, calmati! Erin
avrà i suoi motivi. Lasciala respirare un po’.”
La difese Daniel. Ma Erin scosse
la testa.
“ No, dovete sapere. Ecco, io, non
potrò venire con voi ad Hogsmeade perché l’ho promesso già a qualcun altro.”
“ Qualcun altro?”
S’interrogarono contemporaneamente
Hermione e Mary.
“ E chi sarebbe questo qual-…”
Mary s’interruppe, osservando
sbalordita l’amica.
“ Vuoi dire, quel qualcun altro?”
Ora, fu il punto di Erin di
guardarla confusa.
“ Ma si! Certo! Ci vai con…”
Disse, sorridendo allusiva,
indicando la catenina al suo collo. Di riflesso, Erin ne afferrò il ciondolo,
mentre un rossore rivelatore stava impossessandosi delle sue guance. Harry
sorrise. Quella reazione era la conferma a tutte le supposizioni.
Mary ed Hermione urlarono in
contemporanea, eccitatissime. Si accostarono subito ad Erin, tempestandola di
domande sul come, dove e quando era accaduto l’evento. Erin, nonostante non
fosse abituata a tutto quell’interesse, sorrideva ad entrambe, cercando di
soddisfare come poteva la loro curiosità.
Dal canto loro, Ron e Daniel le
osservarono sconvolte e ancora di più, confusamente, Harry che
inspiegabilmente, sorrideva divertito, con l’aria di sapere fin troppo.
“ Ve lo spiego più tardi.”
“ Siete ancora qui?”
Disse la Bell, fuoriuscendo dal
suo studio. Tutti presi dai loro discorsi, non si erano accorti che l’aula si
era completamente svuotata.
Fortunatamente, non avevano
lezioni nessuno di loro in quell’ora, anche se Harry avrebbe voluto impiegare
quell’ora buca per andare a trovare Hagrid, cosa a cui neppure una studiosa
come Hermione, avrebbe rinunciato, visto che, di solito, li convinceva a
studiare per tenersi al passo per gli esami finali.
La professoressa sorrise loro,
osservandoli incuriositi.
“ Avete forse scambiato la mia
aula per la Sala Comune? Non fraintendetemi, la cosa non mi dispiacerebbe, se
non avessi una lezione fra circa mezz’ora con un’altra classe.”
I ragazzi le sorrisero
mortificati, scusandosi per essersi trattenuti fin troppo e dirigendosi verso
la porta.
Ma prima che potessero aprirla,
questa fu spalancata bruscamente e sulla soglia, sotto i loro sguardi
increduli, comparve l’ultima persona che credevano potessero rivedere.
Eveline Darcy, ansimante e vestita
in modo fin troppo leggero per quella stagione, si aggrappò ala porta, gli
occhi verde scuro puntati su Erin. Quest’ultima, fu la prima a riaversi per la
sorpresa.
“ Eveline! Ma… cosa ci fai qui?”
“ Erin, è successa…”
Iniziò Eveline, molto seria,
avanzando verso di lei, ma si bloccò immediatamente, quando la Bell,
inaspettatamente, si stagliò davanti al loro gruppo, la bacchetta puntata verso
di lei, un’espressione talmente seria sul viso, che Harry prima d’ora non le
aveva mai visto.
“ Non so come abbia fatto ad
entrare ad Hogwarts, nonostante le massime difese apportate al castello, ma le
assicuro che non la lascerò fare un altro passo verso questa ragazza e i suoi
amici.”
Harry la osservò stupita e,
nonostante la situazione che lui sapeva innocua, non poté esimersi dal lodare
in cuor suo il coraggio della Bell. Anche i suoi amici ne sembrarono colpiti.
Persino Eveline, che le sorrise.
“ Abbassa la bacchetta. Non è
affatto necessaria.”
Le disse, rivolgendosele in modo
amichevole e confidenziale. In fondo, potevano essere coetanee.
“ Un mio urlo e gli Auror posti
all’ingresso accorreranno immediatamente.”
“ Oh, spero proprio di no! Non ho
tempo per occuparmi di loro, adesso.”
Disse Eveline, bruscamente.
La Bell la osservò attentamente,
senza accennare ad abbandonare le loro difese.
“ Chi sei?”
Le chiese, ora anche lei con tono
informale.
“ Che t’importa chi sono?”
“ M’importa, giacché ho come
l’impressione che tu sia una criminale.”
Eveline rise fragorosamente a
quelle parole, ed Harry notò la Bell osservarla quasi incredula, come se
Eveline le ricordasse qualcuno.
“ Sei divertente, nonostante
l’aspetto da bambolina ingenua. Comunque sia, puoi tranquillizzarti. Non sono
una criminale, come tutti pensano.”
“ ‘Come tutti pensano’? Ma allora,
chi t’insegue, lo fa perché pensano che tu sia pericolosa?”
Le chiese Harry, cominciando lui
stesso a credere che quella donna potesse davvero esserlo.
“ Ricordati, Harry: io sono
pericolosa, ma non per quello che credono gli altri. Ma vuoi abbassare quella
bacchetta? Non sto mica tentando di ucciderti, no?”
Disse indispettita alla Bell, che
continuava a guardarla con sospetto e curiosità.
“ Come ti chiami?”
Eveline portò gli occhi al cielo.
“ Ancora? D’accordo, se per te è
di vitale importanza sapere come mi chiamo, ti accontento subito. Sono Eveline
Darcy, trentaduenne, strega purosangue, donna avvenente e rigorosamente celibe.
Vuoi sapere anche di che segno sono, per caso? E ora che ti prende?”
La Bell, infatti, aveva abbassato
la bacchetta, stupita.
“ Evee! Sei davvero tu?”
Disse, sorridente e quasi
commossa. Poi, si sporse per abbracciarla stretta.
“ Oh, che gioia rivederti! Ma
allora, non sei morta!”
“ Morta? Merlino, no! Figuriamoci!
Ma chi sei?”
“ Sono Valerie. Valerie Bell. Ci
siamo conosciute al corso di Auror. Siamo state amiche per un po’, ma poi ho perso le tue tracce. Quelli
del Ministero della Magia ti davano tutti per morta e, alla fine, ho finito per
crederci anch’io.”
Eveline sembrò pensarci un attimo,
ravviandosi i capelli con quel gesto meccanico e affascinante, osservandola
attentamente, finché le sue labbra non si curvarono in un sorriso autentico.
“ Ma si, certo. Ora ricordo,
finalmente. Sei quella ragazza stravagante, con la voce simile a quella di una
fata.”
Valerie rise felice,
abbracciandola di nuovo, ma Eveline la scostò immediatamente.
“ Scusami, ma sono di fretta. Sono
riuscita ad entrare, solo per un fortuito caso. Devo ringraziare il tuo gatto,
Hermione.”
Disse Eveline, sorridendo ad
un’incredula Hermione.
“ Grattastinchi?”
Eveline annuì.
“ Si, proprio lui. E’ stato grazie
al suo aiuto se sono riuscita a trovare un passaggio per entrare al castello,
evitando le dovute difese. Era quello sotto uno strano albero contorto…”
“ Il passaggio sotto il Platano
Picchiatore!”
Valerie guardò Ron stupita.
“ Perché? C’è un passaggio segreto
che conduce al castello, lì?”
“ Si, ma tu non ne parlerei con
nessuno, vero? In nome della nostra vecchia amicizia.”
Le disse Eveline, sorridendole
affascinante e facendosi sempre più vicina ad ERin, finchè non riuscì a
prenderla per le spalle. La Bell le sorrise, annuendo.
“ Certamente. Ma, Evee, che cosa
ti è successo? Dove sei stata tutto questo tempo?”
“ Mi piacerebbe parlartene, ma è
una storia lunga e io ho davvero poco tempo, prima che…”
Si bloccò, osservando la porta.
improvvisamente, trascinando Erin per un braccio, si portò verso l’uscita,
richiudendo di scatto la porta e sigillandola con un incantesimo.
Con la bacchetta stretta nella
mano destra e la sinistra al polso di Erin, si portò vicino ad Harry e agli
altri, l’espressione seccata:
“ Maledizione, sta per arrivare!”
Esclamò, risentita.
“ Chi?”
Le chiese Erin, non ribellandosi
alla sua stretta, sapendo che se la tratteneva, era solo per tenerla vicino.
“ Una persona che avrei preferito
non incontrare.”
Disse, prelevando da su sacchetto
nascosto sotto il mantello, delle palline colorate.
“ Cioè, chi?”
Insistette Erin, mentre la porta
cominciava a rimbombare per i colpi che riceveva al di fuori.
“ Il mio fidanzato.”
Disse, prima che il rombo della
porta che veniva fatta esplodere, non ricoprisse la sua voce.
Sulla soglia, si stagliò un uomo
sulla quarantina, capelli di un castano scuro ribelle, corti e dalle lunghe
ciocche ribelli, una barba leggermente incolta a ricoprirgli le guance, occhi
dalle folte sopracciglia blu notte, un pesante manto scuro a ricoprirlo da capo
a piedi. Solo la mano destra con cui stringeva la bacchetta era visibile. Come
Eveline, era circondato da un alone di fascino innato, tuttavia la sua
espressione dura non era per niente amichevole.
Eveline gli sorrise.
“ Ciao, Damian.”
“ Eveline.”
Le rispose pacato Damian,
avanzando nella sala.
Il suo sguardo si posò su Valerie,
per poi sostare per alcuni attimi sul gruppo al suo fianco sinistro, soffermandosi
per qualche minuto in più su Harry e poi su Erin.
Mugugnò assorto, per poi puntare i
suoi occhi blu e penetranti su Eveline.
“ Allora sei viva?”
“ Così pare.”
L’angolo della bocca di Damian si
sollevò, anche se i suoi occhi rimasero inespressivi.
“ Sei scappata da Azkabam.”
Eveline portò lo sguardo al cielo.
“ Non ci sono mai finita ad Azkabam.”
“ E ti aspetti che ti creda?”
“ Dovresti farlo.”
“ Si, in base a quale criterio?”
“ La parola fiducia non ti dice
niente?”
“ Se è associata a te, no.”
La scambio di battute rapido e
tagliente sembrò concludersi così. Eveline sospirò, abbassando per un momento
lo sguardo. Damian non si fece sfuggire nessun mutamento d’espressione.
“ Sei dimagrita.”
Eveline sorrise.
“ Sai com’è…la vita da disagiata
ha il suo prezzo.”
Damian non le rispose a tono, ma
proseguì:
“ E ti sei tagliata i capelli.”
Disse, quasi con disappunto.
Eveline si tastò con le dita le
onde scure, annuendo.
“ Non avresti dovuto farlo.”
“ Volevo cambiare un po’. Ero
stanca di portarli lunghi.”
“ Non mi riferivo hai capelli.”
Eveline sospirò di nuovo, quasi
stanca.
“ E a cosa ti riferivi, allora?”
“ Lo sai bene.”
La rimproverò quasi, Damian,
passandosi la bacchetta da una mano all’altra, in un gesto quasi indeciso.
“ Saresti dovuta venire da me. Perché
non l’hai fatto? Hai preferito fuggire, piuttosto che chiedermi aiuto.”
Harry non riusciva a capire di
cosa i due stessero parlando, ma era evidente che l’argomento era spinoso per
entrambi.
“ Non mi avresti creduto.”
Damian sembrò meditare su quella
risposta, ma poi le disse, poco convinto.
“ Si, invece.”
“ No, stai mentendo, e lo sai
bene. In fondo, mi hai sempre vista in un certo modo, perciò, non puoi
biasimarmi se ho preferito agire a modo mio.”
“ E come? Fuggendo? Non chiarendo
i fatti? Così hai solo complicato le cose, te ne rendi conto?”
“ Sei venuto qui, per farmi la
morale, o per arrestarmi?”
Damian tacque a quella domanda,
guardandola con astio.
“ Decida in fretta, Capitano
Drake, o sarò costretta a fare la prima mossa.”
Gli occhi blu di Damian saettarono
su di lei e, in meno che non si dica, sollevò la bacchetta per attaccarla. Ma Eveline
fu più veloce e, lanciando quelle palline colorate che aveva tenuto strette in
mano da molto tempo, si spinse verso Erin. Fu l’ultimo movimento che Harry vide
perché quelle che sembravano delle innocue palline di gomma, in realtà erano
fumogeni.
Tossicchiando e sentendo vicini a sé
Ron ed Hermione, accecato dal fumo, sentì un rumore di vetri rotti e quando l’aria
pulita della montagna e del lago penetrarono all’interno della stanza,
asciugandosi con le lacrime, dopo essersi chiesto come diavolo aveva fatto
Eveline a procurarsi dei fumogeni umani, afferrando la bacchetta, la puntò
verso Mary che, in piedi accanto ad Erin , osservavano entrambe la finestra
rotta, con una strana espressione.
Harry si guardò intorno, alla ricerca
di Eveline, ma non la trovò da nessuna parte.
“ Che cosa è successo?”
“ Dov’è Eveline?”
Chiesero rispettivamente Ron ed
Hermione.
“ E’ scappata.”
Rispose Damian, parlando più a se
stesso che a loro due. Si diresse alla finestra, sporgendosi al di là dei vetri
rotti.
Harry si apprestò ad imitarlo e,
con la coda dell’occhio, riuscì ad intravedere una macchia nera scomparire
dietro le colline imbiancate dalla neve, ad est.
Harry era estremamente convinto
che fosse Eveline tramutatasi in gatto. Osservando Damian, capì che anche lui
sospettava lo stesso.
“ Di nuovo. E’ sempre così. E’ a
un passo da me ed io…”
Borbottò fra sé, sospirando
amareggiato. Incontrò per un attimo lo sguardo di Harry, che lo ricambiò
inespressivo.
“ Damian, io credo che sia
innocente. Di qualunque cosa tu possa condannarla, è innocente, ne sono certa.”
Damian guardò la Bell
inespressivo, per poi dirigersi senza dire una parola verso l’uscita dell’aula,
dove stavano accorrendo altri Auror, attirati dal rumore.
“ Qualunque cosa ti abbia detto…”
Disse soltanto, prima di scomparire
del tutto, rivolto ad Erin, che ricambiò il suo sguardo diretto.
“ Non darci troppa importanza.
Quella donna è micidiale. Io lo so molto bene.”
Disse con voce cupa, per poi
scomparire del tutto. Gli Auror, non potendo fare altro, ripararono la porta e
la finestra. La Bell li congedò dall’aula e rimandò la lezione successiva alla
prossima ora. Harry la vide percorrere il corridoio che conduceva al grifone
dorato, dello studio della Preside. Evidentemente voleva riferire al più presto
l’accaduto alla MacGrannit.
Erin sembrava stordita e Mary non
la smetteva di dirle che si sarebbe aggiustato tutto.
“ Erin, cosa ti ha detto Eveline,
prima di andarsene?”
Le chiese a bruciapelo Harry. Erin
lo guardò triste, per poi risponderli, in un lieve mormorio:
“ La mia casa…La casa di Nonna Jo,
di mia madre… è stata distrutta. Da Lady Zara.”
Angolo dell’autrice.
Perdonate il ritardo spaventoso, ma
problemi di salute uniti a impegni universitari, mi hanno fatto accantonare la
storia che avevo in corso.
Ringrazio, come sempre, tutti coloro che
leggono e seguono la mia fan fiction con vivo interesse! E’ solo per voi, che
ho la forza di continuarla! Vi adoro tutti e cercherò di essere più assidua
negli aggiornamenti. Come sempre, vi aspetto nel week-end, per un nuovo
capitolo (oggi è stata un’eccezione).
A presto, baci,
la Vostra Fuffy91!
<3
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Capitolo 17 *** Capitolo 17 ***
Capitolo 17
“ Cosa? T’hanno
incendiato la casa?”
Erin annuì triste alla domanda di Hagrid, che la guardò
sconcertato, i grandi occhi neri sgranati sotto le folte sopracciglia
cespugliose.
“ Eveline dice che è stata Lady Zara.”
Disse Ron, mentre Erin stringeva con forza la tazzina di tè
freddo fra le mani.
Hagrid grugnì a quel nome.
“ Ah, certamente! Quella fattucchiera del malaugurio, ce
l’ha ancora con te per la storia di tuo padre.”
Hagrid sapeva tutto della vicenda di Ian Allen e di Deborah
Harrison, anche se Erin aveva preferito tacere sui rapporti passati fra suo
padre e la professoressa Bane, dato che Hagrid faceva parte del corpo
insegnanti, come insegnante di Cura delle Creature Magiche.
Harry osservò Mary leggere con interesse il libro Mostro dei
Mostri, accarezzandone ogni tanto il dorso, per evitare che le mordesse
indispettito le dita che ne giravano le pagine ingiallite. Harry ripensò
all’espressione di stupore di Hermione, quando Mary aveva comunicato loro
l’intenzione di prendere un MAGO nella materia di Hagrid.
“ Le Creature Magiche mi hanno sempre affascinato. Vorrei
lavorare con loro, magari facendomi assumere dal Ministero come consulente per i
rapporti pacifici fra i Centauri e i maghi. Oppure potrei andare in Irlanda a
studiare i draghi.”
Un tale interesse per creature così misteriose e pericolose,
non poteva che rinsaldare il legame d’amicizia nato immediatamente fra Hagrid e
la ragazza. Era anche la più brava del suo corso!
Harry, tuttavia, era sorpreso soprattutto dalla capacità di
Mary di mangiare i biscotti immangiabili di Hagrid, senza rompersi nemmeno un
dente.
Hagrid le sorrise mentre le porse un altro cesto pieno di
nuovi biscotti duri come la pietra. Con le guance infuocate per il piacere,
Mary ne gustò altri due, ricambiando il suo sorriso con uno da bimba felice.
“ Mangiane quanti ne vuoi, Mary.”
“ Mmm! Graffie!”
Disse, masticando con energia.
Subito dopo, Hagrid si rivolse grave ad Erin.
“ Ora non fare pensieri cattivi, eh? Non serve a nulla! E’
meglio se rimani qui, al sicuro, protetta dagli Auror.”
“ Io voglio andare a Woodgreen.”
Disse Erin, come se non lo avesse ascoltato affatto.
Hermione e Daniel furono i primi ad esclamare, ansiosi:
“ No!”
“ Ma non capisci?”
Continuò subito dopo Daniel.
“ E’ proprio quello che vuole lei.”
“ Giusto! Finiresti direttamente nella sua trappola.”
Gli diede man forte Hermione.
“ Erin, devi rimanere qui.”
La incalzò Hermione, osservandone accigliata l’espressione
cupa.
“ Hanno ragione loro.”
Disse Hagrid, prendendo altro tè e versandone una dose
generosa nella tazza vuota di Harry, la più grande di tutte.
Harry osservava la sua amica Erin, preoccupato. Sapeva che
l’ira ora le impediva di pensare lucidamente, e in lei si acuiva la voglia di
agire in modo sconsiderato. Sentimento, questo, che capiva benissimo. Bevve un
sorso di tè, mentre la sentì mormorare:
“ E’ stata la mia casa da quando sono nata. Era la casa di
Nonna Jo, di mia madre… e per un po’,
anche di mio padre. Come posso perdonarla? No, non ci riesco. Ha distrutto tutto!
Tutto quello a cui tenevo di più. Adesso basta!”
Disse, con rancore, una luce sinistra negli occhi color
nocciola, così simili a quelli di suo padre, al vecchio mago oscuro che Ian era
stato, prima d’incontrare Deborah. Uno stregone temibile, accecato dalla sete
di onnipotenza e molto potente. Harry sapeva che Erin aveva ereditato, anche se
inconsciamente, quel lato oscuro di suo padre e aveva come l’impressione che
Lady Zara, con quei gesti provocatori, non volesse fare altro che stuzzicarlo,
per farlo esplodere in lei.
Ma non ne sarebbe stato del tutto certo, finché non avrebbe
incontrato Zara una volta per tutte, faccia a faccia. Harry sapeva che era solo
questione di tempo, affinché ciò accadesse.
“ Erin.”
La chiamò, strappandola per un instante da strani pensieri.
“ Vuoi davvero andare a Woodgreen?”
“ Cosa?!”
Esclamò Daniel, stupito.
“ Harry, ma cosa stai dicendo?”
Gli chiese Hermione, irritata e meravigliata insieme. Ma
Harry ignorò qualsiasi protesta. Si rivolse solo ed esclusivamente ad Erin.
“ Allora, Erin?”
“ Si. Si, certo che voglio andare.”
Harry annuì, posando la tazza gigante sul tavolo in legno.
“ Bene. Vieni con me.”
Harry si alzò, diretto alla porta. Erin lo seguì subito
all’esterno.
“ Harry, no! Non puoi farlo. Non nei confini di Hogwarts.”
“ Stai pensando ad una smaterializzazione?”
Gli chiese Erin, affiancandolo, mentre gli altri trottavano
verso di loro. Harry salutò con un cenno Hagrid, che gli intimò, sporgendosi
sulla soglia, il danese Thor affacciato fra le sue gambe aperte:
“ Harry! Non fare sciocchezze, mi raccomando!”
“ No, non possiamo, non qui, almeno.”
Guardò la foresta, e per un attimo gli balenò in mente
un’idea.
Erin l’osservò interrogativo.
“ Vieni.”
Le prese la mano e la guidò correndo lungo il sentiero che
conduceva ad un posto, che conosceva molto bene.
“ Ma insomma! Dove stai andando?”
Gli gridò dietro Hermione.
“ Che intenzioni hai, amico?”
Gli chiese Ron, con il fiatone, correndogli dietro.
“ Lo vedrete.”
Sbucarono in una semi vallata, dove troneggiavano alti pini
scuri. Deboli raggi di sole filtravano fra i rami di fitti faggi ai lati,
illuminando una cascata di lunghi capelli chiari, di un suggestivo biondo
sporco.
Luna Lovegood si voltò verso i nuovi arrivati, osservandoli
con i sui pallidi occhi sporgenti. Aveva indossato i suoi orecchini preferiti,
quelli a forma di tappo di bottiglia, che le dondolavano dai lobi delle
orecchie piccole.
“ Ciao, Harry.”
Lo salutò, con la sua tipica voce trasognata.
“ Ciao, Luna. Hai visto…”
“ I Thestral? Eccoli lì. Dormono accucciati, gli uni sugli
altri. Io stavo dando da mangiare a questo nuovo cucciolo, ma non vuole saperne
della carne di cervo.”
Il piccolo puledro nero e dal manto nero splendente, annusò
la mano destra di Luna, per poi trottare lungo la vallata, nascondendosi
nell’ombra degli alberi.
Luna osservò attentamente Erin con aria critica:
“ Hai una faccia strana, Erin. Suppongo siano stati i
Gorgosprizzi a sconvolgerti, così tanto. Sei anche molto pallida… Forse è stata
la vampira a ridurti così.”
“ La vampira?”
“ La Bane. E’ una vampira, a quanto ho saputo.”
Erin la guardò confusa, chiedendo aiuto con lo sguardo ad
Harry.
“ E’ una storia lunga. Su, andiamo.”
La fece avvicinare ad un Thestral che, svegliatosi dopo un
sonno ristoratore, sembrava più malleabile del solito. Si fece accarezzare da
Erin, che sorrise, facendo scivolare la mano destra sul suo manto liscio e
lucido.
“ Sono strani, però molto affettuosi.”
Disse Mary, toccandone un altro e facendogli masticare un
biscotto di Hagrid, che perfino il Thestral sembrò non gradire.
“ Harry, non vorrai…”
“ Hermione, ascolta. Non c’è altra soluzione. Erin non si
darà pace finché saremo qui. Ci smaterializzeremo, appena saremo abbastanza
lontani da Hogwarts e soprattutto, lontani dagli sguardi vigili degli Auror.”
“ Ma Zara si aspetta proprio questo, da Erin. Che ritorni a
Woodgreen, per avere maggior campo libero, senza la MacGranitt o la Bane o gli
Auror a difenderla.”
“ Io non ho bisogno di essere difesa, Hermione. So cavarmela
da sola.”
Lo sguardo di Hermione si assottigliò.
“ Scusami, Erin, ma credo che tu ti stia comportando come
una sciocca. Invece di andare lì, allo sbaraglio, dovremmo pianificare almeno
una strategia. Zara è una strega molto potente. Non ci metterà due secondi a…”
“ Ad eliminarmi?”
Hermione tacque, sospirando.
“ Tu sei forte, Erin. Questo lo so anch’io. Ma, devi
ammettere che lei lo è più di te.”
“ Anche Voldemort lo era. Eppure, Harry lo ha ucciso.”
Disse con fervore Erin, avvicinandosi di un passo ad
Hermione, che scosse la testa.
“ Quella era un’altra faccenda. Voldemort si era creato da
solo la sua morte. Non nego che Harry sia un mago eccezionale…”
“ Hermione.”
Disse Harry, imbarazzato. Lei lo guardò per un attimo,
decisa.
“ E’ la verità. Però è anche vero che Voldemort ha offerto
ad Harry armi preziose con cui distruggerlo, senza che lui ne fosse cosciente.
Tu cosa sai, invece, di Lady Zara?”
“ Ho questa.”
Disse, tirando fuori dalla tasca dei jeans una pietra
brillante, dal taglio irregolare. La Lacrima di Celeno, brillava come la prima
volta, nel palmo della sua mano.
“ Oh! Che bella! E’ un amuleto contro i Nargilli?”
Presi dal vivo della discussione fra Erin ed Hermione, si
erano tutti dimenticati di Luna che, in piedi e con le mani intrecciate dietro
la schiena, li osservava tranquilla e affascinata.
“ Ci somiglia moltissimo.”
“ Si, una specie, Luna.”
Gli rispose Harry, salendo in groppa al Thestral più vicino.
Si aggrappò alla liscia criniera, tendendo una mano ad Erin.
“ Vieni.”
Erin gli strinse la mano e si fece forza per montare il
Thestral, aggrappandosi alla vita di Harry.
“ Sei sicura, allora?”
Erin annuì, decisa.
“ Bene. Allora…”
“ Veniamo anche noi.”
Disse Ron, facendo salire Hermione dietro di sé. Lo stesso
fecero Mary e Daniel, che osservava Erin preoccupato.
“ Non possiamo di certo farvi andare da soli.”
Borbottò Hermione, guardando Harry, crucciata.
Mary non vedeva l’ora di cavalcare il suo Thestral. Infatti,
fu la prima a librarsi in volo. Daniel, dietro di lei, si aggrappò saldamente
alla sua vita, intimandole di non fare movimenti bruschi. Non sembrava molto a
suo agio.
“ Non perdiamo altro tempo.”
Disse Erin, spazientita. Harry, prima di partire, raccomandò
Luna di non riferire nulla di ciò che stava vedendo e di mantenere il segreto
della loro assenza. Luna gli sorrise, rassicurante.
“ Stai tranquillo, Harry, manterrò il segreto. Ma fate in
fretta quello che dovete fare, o vi perderete il budino a cena.”
Harry rise, prima di solcare il cielo, sorretto dalle ali
scheletriche del Thestral. Si ricordò troppo tardi di aver lasciato Ginny da
sola, ad Hogwarts. Si ripromise di tornare il più in fretta possibile, mentre
osservava Luna che dal basso, li salutava sventolando una mano, i capelli
biondi ridotti ad una nuvola bianca, svolazzante nel vento.
Dopo pochi minuti di volo, superarono la cancellata e i
confini di Hogwarts e in una stretta vallata, atterrarono leggiadri. Non appena
toccarono terra, i Thestral si misero subito a brucare in circolo, le code che
fendevano l’aria con secche frustate.
Harry aiutò Erin a smontare dall’animale e, insieme ai loro
amici, imitarono i Thestral, prendendosi per mano, in uno strano girotondo.
“ Bene.”
Disse ansimando, Hermione. Era molto pallida. Forse era
l’effetto delle molte regole che stavano infrangendo, o forse per il pericolo
che stavano per correre o magari era semplicemente la paura di volare, a
renderla così nervosa.
“ Erin, Daniel, Mary. Sarete voi a guidarci. Torneremo al
calare del sole. Non un minuto di più, non uno di meno.”
“ Si, signora.”
Disse Ron, sorridente, guadagnandosi una gomitata di
Hermione, che si morse il labbro inferiore, come per trattenere un sorriso.
“ Bene. Siete pronti?”
Chiese a tutti loro Harry. Tutti l’osservarono ed Erin, al
suo fianco destro, gli strinse ancora di più la mano.
“ Al mio tre. Uno… due…tre.”
Il vortice della smaterializzazione lo trascinò nella
familiare sensazione di scivolare in un tubo invisibile e stretto e lo strappo
all’ombelico non fu poi così traumatico, da subire. Quando si sentì mancare del
tutto il respiro, una calda sorsata d’aria gli riempì i polmoni.
Quando si riebbe del tutto e aprì gli occhi, nel verde delle
sue iridi si specchiò l’immagine della casa di Erin, ridotta a un cumulo di
macerie. Lo steccato era stato distrutto, i roseti inceneriti e i mattoni rossi
si erano anneriti e consumati, mangiati dalle fiamme. Non c’era rimasto nulla
che fosse ancora vivo e rigoglioso, come lui lo ricordava, attraverso i suoi e
i ricordi di Nonna Jo.
Erin gli lasciò debolmente la mano e avanzò piano e con
passo mortuale verso quella che, ormai, non era più la sua casa, ma solo cenere
e polvere.
La porta annerita scricchiolò sotto i suoi piedi. Erin
scuoteva la testa mentre avanzava all’interno della casa. Erano rimaste appena
le divisioni delle camere, ma tutto risultava devastato, tutto era crollato
sotto i colpi dei seguaci di Zara.
Erin si chinò a terra, afferrando qualcosa sul pavimento
ricoperto di cenere e carbone. Quando si sollevò, Harry riconobbe l’oggetto:
era un fiore appassito, uno dei gigli bianchi che lei aveva raccolto e messo in
un vaso, prima di partire.
Erin se lo strinse al petto, abbassando il capo. Harry vide
una lacrima silenziosa rotolarle lungo la guancia destra.
Hermione le cinse le spalle, seguita da Mary, che si
precipitò verso di lei, avvolgendole la vita con un braccio e appoggiando il
capo contro il suo.
“ Mi dispiace tanto, Erin.”
“ Ecco perché volevo che tu non venissi. Deve essere
terribile per te, vedere la tua casa, la casa di tua madre, ridotta così.”
Le mormorò delicata Hermione, con il volto un’espressione
desolata. Ron, Daniel ed Harry contemplarono quella devastazione, senza sapere
come consolare l’amica.
“ Non l’ho mai vista così triste.”
Gli bisbigliò Daniel, amareggiato.
“ Zara la sta trasformando in una ragazza sola e sconfitta.”
“ Non lo è! Lei ha noi!”
Esclamò furioso Ron, stringendo i pugni.
Anche Harry si sentiva combattuto. Avrebbe voluto prendere
Zara e farle scontare amaramente ciò che stava facendo alla sua amica. Ma
finché quella perfida strega si nascondeva, lui non poteva fare altro che
starle vicino e donarle conforto e sincero appoggio.
Si riscosse dai suoi pensieri, quando avvertì qualcosa o qualcuno muoversi all’interno della casa
diroccata.
Sfoderò la bacchetta, seguito dai suoi amici. Avevano
sentito anche loro qualcosa.
Le ragazze li osservarono confuse, finché Hermione non
spinse Erin da parte, sfoderando anche lei la bacchetta dalla manica
dell’uniforme, puntandola accigliata davanti a sé.
Harry trasse un respiro di sollievo e fu con stupore che
vide avanzare verso l’esterno e uscire dall’ombra Eveline Darcy. Portava fra le
mani una scatola di legno e sulla spalla un impaurito Spazzola.
Sgranò gli occhi e socchiuse le labbra, meravigliata di
vederli schierati davanti a lei.
“ E voi, che ci fate qui?”
“ Eveline.”
La chiamò Erin, scostandosi la mano di Mary dal braccio e compiendo
pochi passi in avanti, verso la strega.
“ Erin. Ho preso la scatola dei ricordi di tua madre.”
Disse, sollevandola con un sola mano mostrandogliela piena
di gioia.
“ Fortuna che l’hai lasciata sotto le travi del pavimento.
L’incendio non l’ha distrutta. E, in quanto a questo fifone…”
Disse, prendendo Spazzola per la coda e mostrandoglielo,
soddisfatta. Lo fece dondolare per un po’, ma lui non reagì. Anzi, il gatto
rimase immobile, a zampe spalancate e tese e gli occhi sgranati per il terrore.
Tuttavia, era salvo.
Con ancora le lacrime agli occhi, Erin cercò di asciugarsele
con una mano, sorridendo all’amica della madre.
“ Si era nascosto sotto l’armadio a muro. Ci ho messo ore
per convincerlo ad uscire. Ma, eccolo qui.”
Disse, facendolo dondolare ancora un po’ a mezz’aria, come
un pendolo peloso.
Eveline osservò Erin per un po’, un’espressione seria a
dipingerle il volto, rendendola più matura.
“ Mi dispiace, Erin. Sono arrivata troppo tardi. Avrei
voluto evitarti questo spettacolo.”
Erin fu scossa da un singulto e, senza aspettare molto,
corse verso Eveline, abbracciandola stretta per la vita.
E pianse, pianse come Harry non l’aveva mai vista piangere,
le spalle scosse da forti singhiozzi.
Eveline mollò gatto e scatola e la strinse a sé,
accarezzandole i capelli.
“ Su, su… Ssshh! Erin, non piangere. Va tutto bene.”
La rassicurò Eveline, con voce calma e carezzevole.
“ Non… non… ho più… niente! Non mi è rimasto… nulla! Io…
io…!”
Singhiozzò Erin, in preda alla disperazione. Perfino Mary si
mise a piangere, nascondendosi il viso fra le mani. Anche Hermione aveva gli
occhi lucidi.
“ Non dire così. Ascolta, in fondo, era solo una casa.
Capisco che tu vi fossi affezionata, ma la cosa importante è che tu non fossi
al suo interno, quando è successo. Tu sei viva, hai capito? I mattoni si
possono ricostruire, ma la vita quando è tolta, è per sempre. Non c’è rimedio
alla morte, lo capisci?”
Erin sembrava inconsolabile. Il suo dolore era molto
profondo e la rovina della sua casa era stata solo la goccia che aveva fatto
traboccare il vaso.
Non mi è rimasto nulla!
Harry capiva il suo dolore, il senso di vuoto che lasciano
fin troppe perdite. E quando la causa è una sola, l’odio si sostituisce
facilmente alla tristezza. Pregò silenziosamente che questo non accadesse ad
Erin.
Eveline le scostò i capelli dal viso, accarezzandole le
guance bagnate, asciugandone con le dita le lacrime.
“ Ascoltami. La tua vita è più importate di qualsiasi altra
cosa. E non pensare neppure per un istante, di cedere alla disperazione, hai
capito? Non sei sola! Hai me, hai i tuoi amici, hai perfino questo ammasso di
pelo che ora ti guarda sconcertato.”
Disse, indicandole Spazzola che, superata ogni paura,
toccava con una zampa la gamba sinistra di Erin, graffiando la veste,
miagolando impensierito. Erin sorrise fra le lacrime, accarezzandole la
testolina sporca di polvere. Spazzola la ringraziò con una vagonata di fusa.
“ Non devi preoccuparti per la casa. Ci penserò io a te.
Verrai a stare da me.”
Quest’ultima affermazione la fece definitivamente smettere
di piangere e lo stupore prese il posto della tristezza.
Eveline sorrise di fronte al suo sguardo interrogativo.
“ Vuole portarla a casa sua?”
Le chiese Hermione, sospettosa, mentre Daniel consegnava un
fazzoletto a Mary, con cui si soffiò il naso, ringraziandolo.
Eveline le regalò un sorriso malizioso.
“ Certamente. Dopotutto, sono la sua madrina, no?”
“ Cosa?!”
Esclamarono tutti, sconcertati. Harry si aggiustò gli
occhiali che, per la sorpresa di quella rivelazione, gli erano scivolati lungo
la punta del naso.
“ Si.”
Confermò ancora Eveline, ammiccando proprio verso di lui,
una mano ancora sulla spalla di Erin.
“ Non ve l’avevo detto?”
“ No.”
Dissero tutti.
Eveline scrollò semplicemente le spalle, sorridente.
“ Mi sarà sfuggito.”
La casa di Eveline si trovava in una vallata, nascosta da
un’imponente foresta di pini e ciliegi.
Quando si smaterializzarono in uno scocco secco, Eveline si
diresse con destrezza fra le felci ricoperte di neve, guidando il gruppo di
ragazzi, nel cuore della vegetazione, trattenendo Erib per la mano,
stringendogliela forte.
Harry guardava la strega saltare con destrezza tronchi morti
sepolti dalla neve e svincolare massi di rocce, cadute dalla montagna vicina,
sorridendo ad ogni passo, incitandoli a proseguire veloce e si chiese, con il
fiatone, come facesse lei a correre così nella neve, come un piccolo elfo
dispettoso, calzando quel paio di stivali neri, di pelle, col tacco alto.
Sbucarono fuori dal bosco ansanti. Harry alzò gli occhi al
cielo cupo e si pulì gli occhiali di una goccia di neve sciolta, caduta dai
pini ricoperti da un velo di polvere bianca, come un dolce natalizio.
Quando guardò davanti a sé, vide un imponente casa in pietra
grigia, col tetto a spiovente, simile ad un antico castello incompleto. Il
portone principale era alto quanto sei Harry, in legno levigato e scuro.
Dall’aspetto esterno, non sembrava tanto accogliente e capì
che il suo pensiero era condiviso anche dagli altri.
Hermione l’osservò scettica ma, con un sospiro, affiancò
Ron, precedendolo verso l’entrata.
“ Su, venite.”
Li incitò Eveline, bussando al portone.
Dopo qualche minuto, il pesante battello si aprì, rivelando,
fra uno spiraglio sottile, la figuretta esile di un elfo domestico, dall’aria
anziana, ma ben curata, come testimoniava il lindo panno bianco che indossava.
L’elfo guardò con i lattiginosi occhi chiari Eveline, le
mani e le intere membra tremanti.
“ Chi siete? Gahal non ha oro nella casa dei suoi padroni,
da dare a voi.”
Disse, con una voce fievole, ma con una nota di sfida.
Eveline gli sorrise. L’elfo assottigliò lo sguardo,
sgranando gli occhi improvvisamente.
Si azzardò a sussurrare:
“ Signorina Eveline?”
Eveline ampliò il suo sorriso malizioso.
“ E’ da tanto che non ci vediamo, Vecchio Gahal.”
Gahal urlò improvvisamente, in modo acuto, chiudendo con un
tonfo sonoro il portone in faccia ad Eveline, che non si scompose.
“ E’ un tipo suscettibile.”
Ci mormorò, ammiccando. Ad Erin sfuggì un sorrisetto timido,
mentre il sopracciglio di Hermione si arcuava sempre di più.
“ Siamo sicuri, che questa è realmente casa sua?”
Le chiese, con la sua solita espressione da Hermione.
Harry capì dal suo tono, che l’amica continuava a non
fidarsi di lei. In effetti, Eveline si portava dietro una tale carica di
mistero, da far sorgere seri dubbi anche a lui.
“ Ora, lo vedrai.”
Le bisbigliò, con aria minacciosa. Subito dopo, assestò un
sonoro calcio al portone, facendolo tremare per l’impeto del colpo. Poi, con
ancora il piede sul liscio legno antico, urlò:
“ Gahal! Apri immediatamente questa dannata porta!”
Ringhiò, minacciosa, facendoli sussultare, quando ad un
palese silenzio, seguì un nuovo colpo, più forte del primo.
“ Ascoltami bene, Vecchio, non voglio perdere tempo con te…
Apri subito questa porta, o giuro su Merlino che butterò giù l’intera casa! E
lo sai che quel che dico, mantengo!”
Concluse, sogghignando accattivante.
“ Non sarebbe meglio usare la porta di servizio?”
Propose esitante Daniel, indicando il retro dell’edificio.
“ Non esistono porte
di servizio, in questa casa. Esiste solo questa e Gahal ora l’aprirà,
altrimenti la sua padroncina diventerà cattiva e sputerà fiamme come un drago.”
Sibilò, alzando il piede destro per colpire nuovamente il
portone. Harry notò i segni evidenti del tacco della scarpa sul legno della
porta e non poté fare a meno di sorridere, divertito, suo malgrado, da quella
situazione surreale.
Gli si sciolse il cuore di sollievo, quando vide anche Erin
ridacchiare divertita e osservare la madrina con occhi non più, poi, così
rossi.
Ma prima che Eveline potesse sferrare un altro calcio, la
porta si aprì, titubante e il Vecchio Gahal si rivelò in tutta la sua piccola
potenza, il viso solcato da rughe profonde, accigliato.
“ Signorina Eveline, non potete… non… no…”
Sembrava combattere contro se stesso, mentre le urlava
ansante:
“ La signorina Eveline non può entrare, in casa, non può!”
Eveline abbassò il piede destro e per alcuni minuti, il
silenzio fu rotto soltanto dal ticchettio del tacco di Eveline e dal respiro
ansante di Gahal.
“ Dimmi un po’, Vecchio Gahal…” iniziò Evee. “ Non sono
forse io la tua padrona?”
Il Vecchio Gahal deglutì rumorosamente, i piccoli pugni
stretti mentre bisbigliava in un soffio:
“ No.”
Eveline arcuò un sopracciglio, serrando le labbra.
“ Come? Non ho capito bene… hai detto, ‘no’?”
Gahal deglutì di nuovo.
“ La… la signorina Eveline non è più padroncina di Gahal.”
Eveline avanzò di un passo, ora molto seria.
“ Come hai detto?”
Gahal, seppur palesemente spaventato, torcendosi l’orecchio
destro, continuò insistente:
“ Il Vecchio Gahal non ha più padroncina. Signorina Eveline
non è più una figlia dei Darcy, i veri padroni del Vecchio Gahal.”
Eveline lo afferrò per il panno, sollevandolo e avvicinando
il suo volto al suo, tanto che il naso lungo e bitorzoluto del vecchio elfo
quasi sfiorava il suo.
Gahal aveva espirato un sibilo impaurito, quando la
non-padrona lo aveva afferrato bruscamente e ora si teneva le mani alla bocca,
per non dire nulla.
“ Questa è casa mia.”
Gli disse Eveline, sfidandolo a dire il contrario.
Gahal scosse il capo, le lacrime agli occhi.
“ No, non più, non più casa della signorina Eveline da molto
tempo.”
Eveline guardò Gahal fra gli occhi socchiusi. Quando vide le
prime lacrime rotolare sulle sue guance scavate, gli chiese:
“ E’ stata lei? E’ stata lei ad ordinarti d’impedirmi di
entrare, vero?”
Gahal la guardò, ora, con occhi sgranati dal terrore.
“ Certo. Immagino ti abbia anche ordinato di tacere, al
riguardo. Non c’è bisogno che tu parli. Basta che tu mi faccia un cenno col
capo.”
Il Vecchio Gahal sembrava combattuto ma, alla fine, scosse
il capo in segno d’affermazione.
“ Molto bene.”
Disse delicata Eveline, mettendolo giù, con molto più
riguardo di quanto Harry si aspettasse.
“ Ci vediamo dopo.”
Gli disse, voltandosi definitivamente, facendolo crollare
sulle ginocchia con un sospiro stanco, torcendosi le orecchie con le dita
sottili, sfinito.
“ Dove andiamo?”
Le chiese Erin, preoccupata per la sua espressione scura.
Eveline le afferrò la mano e Harry si sentì tirare per una
spalla.
“ Da mia madre.”
Mormorò in risposta, prima di smaterializzarli e guidarli fra
verde menta e rosso acceso, finché un fascio luminoso di grigio non lo colpì
con violenza.
Cadde sul terreno acciottolato di una stradina in salita,
che conduceva su una collinetta, su cui, fra i bagliori arancio del tramonto, s’intravedevano
i contorni scuri di una villa molto inglese, stile Ottocento.
Harry lesse il cartello su cui si era appoggiato, per
alzarsi. A caratteri altisonanti, c’era scritto:
“ Per Villa Darcy, per
di qua!”
Angolo autrice.
Scusate il ritardo atroce, ma impegni universitari e
relative vacanze mi hanno tolto ogni tempo per dedicarmi alla scrittura! :D
Spero abbiate avuto la pazienza di seguirmi e, ovviamente, non vedo l’ora di
ritrovarvi tutti qui, nel magico mondo di Harry Potter. Eh, chissà come sarà la
Signora Darcy! J Vi lascio
alle vostre considerazioni e se vorrete riferirmele, mi farebbe molto piacere! :D
Dedico questo capitolo a Lily97,
per la nostra favola della buonanotte! ;)
In quanto alla storia, l’aggiornerò il prima
possibile! ;) Bacioni a tutti voi,
Sempre vostra,
Fuffy91!
<3
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