Alla ricerca del passato

di Karima
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno ***
Capitolo 3: *** Capitolo due ***
Capitolo 4: *** Capitolo tre ***
Capitolo 5: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 6: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 7: *** Capitolo sei ***
Capitolo 8: *** Capitolo sette ***
Capitolo 9: *** Capitolo otto ***
Capitolo 10: *** Capitolo nove ***
Capitolo 11: *** Capitolo dieci ***
Capitolo 12: *** Capitolo undici ***
Capitolo 13: *** Capitolo dodici ***
Capitolo 14: *** Capitolo tredici ***
Capitolo 15: *** Capitolo quattordici ***
Capitolo 16: *** Capitolo quindici ***
Capitolo 17: *** Capitolo sedici ***
Capitolo 18: *** Capitolo diciassette ***
Capitolo 19: *** Capitolo diciotto ***
Capitolo 20: *** Capitolo diciannove ***
Capitolo 21: *** Capitolo venti ***
Capitolo 22: *** Capitolo ventuno ***
Capitolo 23: *** Capitolo ventidue ***
Capitolo 24: *** Capitolo ventitre ***
Capitolo 25: *** Capitolo Ventiquattro ***
Capitolo 26: *** Capitolo venticinque ***
Capitolo 27: *** Capitolo ventisei ***
Capitolo 28: *** Capitolo ventisette ***
Capitolo 29: *** Capitolo ventotto ***
Capitolo 30: *** Capitolo ventinove ***
Capitolo 31: *** Capitolo trenta ***
Capitolo 32: *** Capitolo trentuno ***
Capitolo 33: *** Capitolo trentadue ***
Capitolo 34: *** Capitolo trentatre ***
Capitolo 35: *** Capitolo Trentaquattro ***
Capitolo 36: *** Capitolo Trentacinque ***
Capitolo 37: *** Capitolo Trentasei ***
Capitolo 38: *** Capitolo Trentasette ***
Capitolo 39: *** Capitolo Trentotto ***
Capitolo 40: *** Capitolo Trentanove ***
Capitolo 41: *** Capitolo Quaranta ***
Capitolo 42: *** Capitolo Quarantuno ***
Capitolo 43: *** Capitolo Quarantadue ***
Capitolo 44: *** Capitolo Quarantatrè ***
Capitolo 45: *** Capitolo Quarantaquattro ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Image and video hosting by TinyPic Prologo 
Atterrata all’aeroporto di Seattle, la sua prima preoccupazione fu di ritirare i bagagli. Le piaceva viaggiare, vedere posti nuovi, ma chissà perche aveva da sempre il terrore di perdere i propri bagagli. Era buffo, specialmente paragonato alla paura di volare che accomuna molte persone.
Razionalmente, lo sapeva che in un volo era meglio smarrire le proprie cose che spiaccicarsi da qualche parte o affondare nell’oceano, ma si sa le paure sono irrazionali.
Una volta sbrigate le formalità e recuperate le sue cose, si fermò, imbambolata. Per la verità non sapeva bene, dove dirigersi: era arrivata fin lì dall’Italia armata solo di una tenue speranza e dei suoi ricordi d’infanzia .
Questo, e una storia che le era stata riportata da un amico di passaggio a Roma: pare che da quelle parti, circa dieci anni prima, vi era stato uno scontro tra un branco di licantropi e i Volturi. Per la verità la storia gli era già nota, conoscevano i loro “cugini” al di la dell’oceano, anche se non avevano mai avuto contatti diretti. La novità che l’aveva convinta a salire su un aereo, senza sapere bene cosa cercare, era un particolare nuovo aggiunto alla storia.
 Secondo il suo amico, si vociferava che allo scontro avessero partecipato anche dei vampiri ,come alleati dei licantropi! La notizia era di per se sconcertante. Ma c’era di più, questi vampiri, questi alleati, erano addirittura amici dei lupi in quanto non si nutrivano di persone ma di animali!
Era la traccia che aspettava da tanto tempo, un comportamento cosi non era molto comune. Se era ancora su questa terra, lui doveva far parte di quel gruppo o perlomeno, qualcuno di loro doveva conoscerlo.
 Da dove iniziare?
Mentre se ne stava ferma, sul marciapiede all’uscita dell’aeroporto, si pose nuovamente questa domanda.
Pensò, che la cosa più logica da fare, fosse conoscere finalmente questi “cugini”.
Andò al banco informazioni, dove le spiegarono che per raggiungere la sua meta, doveva prendere un altro piccolo aereo che l’avrebbe portata a Port Angeles, il centro urbano più vicino a Forks. Da li avrebbe potuto raggiungere la riserva dei Quileutes, meta finale del suo viaggio. 

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Capitolo 2
*** Capitolo uno ***


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Capitolo uno
Arrivai a Port Angeles nel primo pomeriggio, avevo fretta di sistemarmi e iniziare cosi la mia ricerca. Ma mi ero mossa davvero alla cieca non conoscevo la zona, né tantomeno, avevo la più pallida idea di dove trovare un posto per la notte.
Fui costretta, ad affidarmi al tassista e sperare nella sua onestà, morale ed economica.
“Forks …”mi disse. “Vediamo, mi faccia pensare … è un piccolo centro, non ci sono veri e propri hotel, al massimo qualche B&B .”
Andava bene. Perlomeno per i primi giorni, se avessi trovato qualche indizio più serio, mi sarei posta il problema abitazione.
Forks mi sorprese, era una minuscola cittadina, niente di che.  Sembrava un angolo di civiltà strappato alla foresta, mi fece venire in mente le città perdute dell’India. Anche lì, l’uomo aveva cercato di ritagliarsi un pezzettino per se, ma quando aveva desistito la natura, si era ripresa tutto.
Il posto consigliatomi dal tassista, era carino pulito e a buon mercato. Rimasta sola mi accorsi di essere esausta, cosi dopo una doccia mi misi a letto. Tuttavia invece di addormentarmi subito, non riuscii a impedire alla mia mente di vagare: era strano il senso di nuovo e magico che mi dava quel posto, eppure nella mia vita c’era ben poco di normale. Stesa su quel letto sconosciuto, mi abbandonai ai ricordi.
 
 
 
La mia, era stata un’infanzia breve in una comunità che mi guardava con sospetto, se non con ostilità. Solo la legge aveva impedito ai più facinorosi di eliminarmi. La legge, e il fatto che le donne della mia famiglia guidavano da sempre il branco.
E forse per questo, come a ricordare a tutti la gratitudine, la lealtà e il rispetto dovutole, che mia madre aveva voluto darmi il nome della nostra illustre antenata: Cecilia. Come quella Cecilia, che in epoca romana, salvò la sua gente e la sua città dalla sete di potere dei Volturi. Impedendo loro, di mettere le grinfie sull’impero e di conseguenza, su tutto il mondo allora conosciuto.
Alla morte di mia madre, era stato difficile occupare il mio posto nel branco, tuttavia anche i più ostili alla fine avevano ceduto. Grazie ad una vecchia leggenda, che prediceva l’estinzione del branco qualora le discendenti di Cecilia ne avessero perso la guida. Non so se questa predizione sia vera, ma allora aveva giocato a mio favore.
Naturalmente, tutto ciò era accaduto più di 100 anni prima.
Col tempo, mi ero guadagnata il rispetto e la stima di tutti. Certo, nessuno aveva dimenticato le mie origini e quella parte del mio dna che tanti sospetti aveva suscitato, avevano semplicemente accantonato la cosa.
Anche per questo ero ansiosa di conoscere la verità, perche io non avevo dimenticato, non potevo. Il mio stesso corpo non me lo permetteva, trovare mio padre significava anche questo: riconciliarmi con quella parte di me, che ero da sempre obbligata a nascondere.
 Le notizie che avevo raccolto, seppur cosi frammentarie mi davano una speranza. Di lui sapevo poco, se non quello che mi aveva raccontato mia madre sul breve periodo trascorso insieme: il suo nome e il fatto che quando lo incontrò, stava cercando di mettere più spazio possibile tra lui e Volterra.
La sua particolare dieta, aveva suscitato dapprima curiosità, poi sospetto e infine ostilità: era vista come una follia quasi un atto di sovversione.
E cosi aveva tentato il tutto per tutto entrando a Roma: la sua idea era di farsi credere morto, eliminato dai guardiani della città per poi sparire dall’Europa e mettere l’oceano tra lui e quei regnanti sanguinari.
Se le mie teorie erano giuste, il suo destino aveva ancora una volta incrociato quello dei lupi anche questa volta con favore.  Stavo correndo troppo, pensai. Eppure quella sera dopo non so quanto tempo, mi addormentai con un sorriso.     

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Capitolo 3
*** Capitolo due ***


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Capitolo due

Pov: Sam
Seduto su un ceppo, osservo la perfezione.
Se mi avessero chiesto di attribuirgli un nome, fino a sei anni fa non avrei avuto dubbi: sarebbe stato Emily.
Ma le cose cambiano, le cose cambiano continuamente, nel mio caso sono migliorate. Quando è nato Simon, ho trovato un altro motivo per vivere, e la mia vita che credevo meravigliosa è salita un altro gradino nella scala della felicità: è diventata perfetta.
La risata di mio figlio mi riporta alla realtà, al picnic che io e la mia famiglia ci stiamo godendo, complice una rara giornata di sole. Il posto è bellissimo, una piccola radura appena oltre il confine del nostro territorio, ma sono tempi di pace: da quasi dieci anni non si vede un vampiro da queste parti, tranne Edward e Bella ma sono amici e una loro visita mi farebbe solo piacere.
Certo, non abbiamo abbassato del tutto la guardia, e il territorio è costantemente sorvegliato.
All’improvviso, una folata di vento mi porta uno strano odore: un lupo o meglio un licantropo, ma non riconosco chi è.
Perlustro il margine della foresta con lo sguardo.
Eccolo!
Due occhi e un lampo di pelliccia dorata spariscono immediatamente, si è accorto di essere stato scoperto.
“Prendi Simon e tornate dentro il confine, abbiamo visite!” dico a Emily prima di mutare, lei non fiata prende in braccio il bambino e ritorna verso il sentiero.
 
Prima di seguire la traccia dello sconosciuto, lancio un potente ululato, se qualcuno dei miei fratelli è in zona, mi raggiungerà a breve.
La scia s’inoltra nella foresta, punta verso le montagne, cerco il proprietario con la mente. Niente.
La cosa è sempre più strana, lui è strano. Si è mai visto un lupo nomade? E poi il suo odore, ha qualcosa di sbagliato, un fondo che non m’ispira niente di buono.
“Pensi che sia una minaccia?” La voce di Jared mi raggiunge nella mia testa, è poco dietro di me.
“Non lo so” gli rispondo. “Ma è quello che voglio scoprire”.
Intanto, la nostra corsa ci ha portato ai piedi di un grande massiccio montuoso, il lupo è li. Dietro di lui una parete scoscesa.
Nel frattempo anche Paul si è unito alla compagnia.
Accerchiamo lo sconosciuto. Non sembra ostile.
All’improvviso, una voce femminile raggiunge la mia mente.
“Non ho cattive intenzioni, voglio solo parlare”.
È una donna. Sempre più strano, questo singolare lupo, sembra essere un insieme di eccezioni.
“Allora cosa vuoi da noi?” Chiede Paul impulsivo come sempre.
Niente. Silenzio. La lupa non fa una piega, “Rispondi!” Gli intimo.
 La sua voce chiede stupita “A cosa ?”.
“Non hai sentito la domanda?”.
“No, cosa hai chiesto?” Ma si vede che non capisce, la perplessità traspare dai suoi occhi.
“Io non ho chiesto niente, mio fratello, ti ha fatto una domanda”.
“Io ho sentito solo la tua voce” risponde, poi tace perplessa.
Sembra lo stesso fenomeno capitato quando Jacob lasciò il branco, interrompendo il contatto mentale.
In seguito, si crearono due diversi branchi, in grado di comunicare solo tramite i rispettivi alfa. Un discorso ad alta voce lo definì una volta Seth.
“Ad ogni modo” riprende, “Come ho detto prima, non ho cattive intenzioni, voglio solo delle informazioni”.
Non mi convince, il mio istinto mi dice di non fidarmi “Perché ci stavi spiando?”.
“Non vi stavo spiando. Vengo da molto lontano, ho saputo che qui viveva un branco di miei simili, ma non sapevo come contattarvi. Non potevo certo girare per la riserva chiedendo di voi, vi pare?”
“Be, adesso ci hai trovati” rispondo brusco. “Dicci cosa vuoi!”.
Paul e Jared ascoltano con attenzione la conversazione, pronti a scattare al minimo segno, nemmeno loro si fidano.
“Te l’ho detto, informazioni” sbuffa spazientita.  “Ma è complicato, è una storia lunga e forse voi potete aiutarmi. Non possiamo parlarne con calma, da umani?”
 “Da umani?” Ripeto.
“Si da umani. Come ho detto, è una storia lunga, prometto che vi spiegherò ogni cosa. Se la mia storia non vi convince, sparirò e non sentirete più parlare di me”.
Potevo fidarmi?

 
POV: Cecilia
Il grosso lupo nero sembrò riflettere sulla mia proposta mentre gli altri due continuarono a fissarmi con aria ostile.
Non riuscivo a capire perché, ma sentivo solo lui, era una comunicazione strana, diversa da quella cui ero abituata, le nostre menti non erano in contatto, tuttavia riuscivamo a parlare in qualche modo.
“Ascolta” disse il lupo.  “Non posso risponderti adesso, devo prima consultarmi con il consiglio. Se per loro va bene, ascolteremo la tua storia”.
Be era un inizio, almeno lui sembrava aver accantonato l’idea di sbranarmi, anche se non avrei scommesso sugli altri due.
“Posso sapere il tuo nome?” Mi chiese.
Sempre meglio, se erano alla ricerca di informazioni, voleva dire che stavano considerando realmente la mia proposta “Mi chiamo Cecilia” risposi con tono neutro.
“Bene ….  Cecilia, io sono Sam e loro sono Paul e Jared”.
spiazzandomi i tre passarono dall’ostilità alle presentazioni, decisi di non dargli tempo di cambiare idea e chiudere la conversazione.
”Sam ti sono molto grata per aver ascoltato le mie parole, attenderò il giudizio del consiglio, se deciderà di aiutarmi contattatemi voi, mi troverete a Forks al B&B Three Pines”.
Sam annuì ed io potei allontanarmi velocemente, sotto gli occhi vigili dei tre lupi.
Così si concluse il mio primo incontro con i lupi della riserva, in realtà fu’ meglio di quanto mi aspettassi, il mio odore li aveva infastiditi ma non tanto da pregiudicare il loro giudizio. Un altro punto a favore della mia teoria, erano abituati a trattare con esseri diversi da loro, un branco più tradizionale mi avrebbe attaccata. Avevo rischiato ma mi era andata bene!
 
 
Ritornai al mio alloggio, e per prima cosa diedi un occhiata al cellulare: una chiamata e un messaggio, tutte dalla stessa persona. Andrea.
Il mio migliore amico nonché mio vice.
Voleva se andava tutto bene. era uno dei pochi che si preoccupa veramente per me.
Uno dei pochi a sapere l’importanza di quel viaggio.  Andrea era giovane ma intelligente e coscienzioso, per questo mi ero arrischiata a lasciare tutto nelle sue mani.
Lo chiamai. Nonostante la differenza di orario mi rispose al primo squillo: con entusiasmo gli raccontai le novità, poi iniziammo a parlare come al solito di tutto e di niente, le sue parole riempirono l’attesa.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo tre ***


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Capitolo tre

Pov: Renesmee
“Le principali e più immediate conseguenze della rivoluzione francese (che costituì un momento di epocale cambiamento nella storia del mondo) furono l'abolizione della
monarchia assolutae la proclamazione della repubblica, con l'eliminazione delle basi economiche e …”
“Uffa Jake, ma mi stai ascoltando?!”
Jacob si risveglia dal suo sogno ad occhi aperti.
“Certo certo” risponde, ma si vede lontano un miglio che è una bugia.
Ci troviamo nel giardino della mia casetta, nascosta nel bosco. Approfittando del bel tempo, ci siamo spostati qui per studiare, seduti sotto i rami di un enorme pino.
Io e Jake siamo al terzo anno di scuola superiore.
Infatti, quando la mia crescita si è finalmente stabilizzata e arrestata, il mio primo desiderio è stato quello di iscrivermi a scuola.
Non che mi manchi una cultura, ma sono cresciuta nel bosco al riparo da tutto e da tutti, la scuola è l’occasione per conoscere altra gente, avere amici, fare insomma le cose che fanno tutti ma che io conosco solo attraverso la tv o i racconti dei miei genitori.
Certo è stato un bel problema: non potevo presentarmi come la figlia di Edward e Bella Cullen, primo perché sono troppo grande per la mia reale età e secondo perché per tutta la brava gente di Forks i Cullen sono andati via parecchi anni fa.
È stato Jacob a trovare la soluzione perfetta, sfruttando la mia unica parentela umana. Così tre anni fa è arrivata a Forks Renesmee Swan, figlia di un lontano parente di Charlie, purtroppo deceduto in un incidente assieme alla moglie.
Per mantenere la mia copertura, vivo in casa di Charlie e Sue, (che nel frattempo si sono sposati) anche se trascorro più tempo possibile con i miei.
Questa soluzione mi rende strafelice: posso passare con Jacob un po’ di tempo al riparo dal potere di mio padre e dalla sua morale vecchio stampo. Non che io il mio lupo facessimo qualcosa di male, -anche perché mio padre l’avrebbe scoperto subito e trasformato in un tappeto da mettere di fronte al camino- ma per lui anche il fatto che s’infilasse nella mia stanza di notte era troppo.
Abbiamo litigato un sacco su questo, specialmente quando ho scoperto, che lui lo faceva con la mamma quando lei era ancora umana.
 Ma il mio centenario papino ha avuto il coraggio di rispondermi che è diverso e che io sono la sua bambina!
Genitori! quante storie per qualche bacetto! Più o meno …..
La coincidenza più strana poi, è stata l’improvviso risvegliarsi dell’amore per lo studio in un enorme lupo rossiccio di mia conoscenza.
Infatti, il suddetto lupo, ha insistito per iscriversi insieme con me alla Forks High School.
Amore …, diciamo piuttosto una cottarella, visto che tento  da due ore di farlo studiare per il compito di storia dell’indomani, ma l’ho sorpreso più volte a fissarmi con un’espressione beata e la mente altrove.

 
Pov: Jacob
“Uffa Jake, ma mi stai ascoltando?!”
“Certo certo” rispondo al mio angelo, in realtà non ho capito una parola. Come al solito mi sono perso nei suoi grandi occhi castani, il fatto che mi incanto sempre a guardarli, la dice lunga sulla loro bellezza .
Perché tutto in lei è degno di essere adorato, a cominciare dai lunghi capelli rossi che scendono in boccoli fino alla vita per poi passare al suo fisico stupendo, degno di una dea e poi …
“Jake! Guarda che domani lo farai da solo il compito, io non ti aiuto! Sono due ore che mi fai disperare!”
“Scusa amore ma lo sai che la storia mi annoia” ,ho perso il conto delle volte che mi aveva ripreso in due ore.
È  vero, non amo lo studio in generale, con la muta credevo di aver chiuso per sempre con la scuola, ma lei voleva andarci …...
Quando mi ha espresso il suo desiderio, mi sono venuti i brividi all’idea di tutti quei ragazzini con gli ormoni a mille intorno al mio angelo, cosi ho deciso anch’io di tornare tra i banchi.
Adesso però non ne posso più! Sono  ore che mi tortura!
Un rumore dalla foresta viene in mio aiuto, ci voltiamo entrambi verso un cespuglio enorme dal quale sbuca Seth, con indosso i soliti pantaloncini consumati: segno che viene dal bosco.
“Salve ragazzi!” Esclama.
Nessie felice gli corre in contro: dopo di me lui è il suo lupo preferito.
“Seth!” Grida abbracciandolo “Cosa ti porta qui?”
Lui sorride e dopo averla lasciata risponde “Purtroppo sono qui per portarmi via il tuo Jacob, c’è una riunione straordinaria del consiglio”.
“Una riunione straordinaria! “esclamo. “Perché c’è qualche guaio?”
“No, no, niente d’immediato almeno. Ma Sam ha incontrato un nuovo lupo appena oltre il confine”.
“Chi è mutato?” Chiedo stupito: sono anni che non abbiamo nuovi lupi.
“E’ proprio questo il problema” risponde Seth “E’ uno, o meglio una, che viene da fuori. Chiede di parlare con il consiglio, dice di essere in cerca d’informazioni”.
La storia si fa sempre più curiosa “Nessie, tesoro mi dispiace ma devo andare”
Mi  dispiace davvero lasciarla, ma altre due ore di storia …
“Neanche per sogno Jacob Black! Non sperare di lasciarmi qui, io vengo con te!”
“Va bene” in fondo non è la prima riunione del consiglio alla quale assiste. “Ma avverti i tuoi”.
Nemmeno il tempo di finire la frase, che Edward e Bella si materializzano davanti a noi: di sicuro hanno sentito tutto da dentro la casetta.
“Non c’è problema Jacob, porta pure Renesmee con te” mi dice Edward, sempre molto formale.
“Anche noi siamo curiosi di saperne di più su questa lupa sconosciuta” aggiunge Bella con un sorriso.
“Bene” conclude il mio amore “Vorrà dire che dopo tornerò qui ad aggiornarvi”.

 
 Pov: Renesmee
Il sole tramonta all’orizzonte mentre torniamo a casa, i miei genitori ci aspettano nel salotto vicino al camino.
Ci accomodiamo anche noi sul divano di velluto panna davanti a loro: l’atmosfera è molto intima e famigliare.
“Come mai la riunione è durata tanto?” Chiede mia madre.
“Be, il consiglio non riusciva a mettersi d’accordo: Sam, era contrario a incontrare la ragazza ….”
“Per quale motivo?” M’interrompe mio padre.
“Ci stavo arrivando” dico. “Pare che il suo odore sia strano”.
Comunque” continua Jake. “Alla fine, hanno deciso di ascoltarla. Mio padre ha chiesto a me, insieme a Quill ed Embry di portarle il messaggio”.
“Sarò lieto di darvi una mano” dice mio padre, probabilmente rispondendo a un pensiero di Jake.
“In cosa?” Chiede mia madre precedendomi, stavo per fare la stessa domanda.
“Mi ha chiesto se domani posso andare con loro, appostarmi poco lontano, nel bosco, in modo da capire se la ragazza nasconde qualcosa”
Jacob annuisce, ”Andremo domattina”
“Niente compito quindi, scommetto che ti dispiace”.
“Immensamente”  dice, guardandomi con una finta espressione afflitta. “Ma sopravvivrò”.
Poi si alza dal divano e con uno dei suoi sorrisi magici e una luce maliziosa negli occhi, aggiunge “Si è fatto tardi. Ti accompagno a casa, devi andare a letto presto se vuoi essere in forma domani”.
Non so cosa gli passa per la testa, ma il ringhio di mio padre è più che eloquente.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo quattro ***


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Capitolo quattro

POV: Cecilia
Notte.
Non una notte qualsiasi, era una di quelle notti.
Dentro di me la sentii salire, la frenesia, quella sensazione che lentamente cresceva fino a relegare la ragione in un angolo del mio cervello, rendendomi spettatrice impotente di me stessa.
Mi avvicinai alla finestra, in un attimo la scavalcai, e silenziosamente, m’incamminai. Non so, cosa guidasse i miei passi, cosa mi condusse nel bosco invece che per le strade del paese.
Non so.
Osservai me stessa avanzare tra gli alberi: il mio passo era felpato, sopra di me la luna occhieggiava tra le nuvole che correvano veloci.
Mi addentrai sempre più nel bosco fino a giungere in una piccola radura, al centro della quale troneggiava una grande quercia e sotto di essa vi era un piccolo branco di cervi: un grande maschio dalle corna a palco e alcune femmine con i cuccioli.
Mi arrestai al margine del bosco, e attesi …
Il vento cambiò portando il mio odore ai cervi. Il maschio alzò la testa e mi guardò, i suoi occhi s’incatenarono ai miei. Il resto del branco fuggì ma lui rimase, contro la sua stessa volontà: i suoi zoccoli erano come bloccati al terreno.
Sentii la mia voce pronunciare “vieni” e lui lentamente avanzò come trascinato da una forza misteriosa.
Giunse a pochi passi da me, mi avvicinai, i muscoli del suo dorso fremettero: sarebbe voluto scappare ma non poteva, eravamo entrambi prigionieri. Avanzai ancora, fino a sfiorare l’animale, fino a sentire il suo odore muschiato poi ….
L’oblio.
Lentamente il mondo si chiarì e tornai in me, di nuovo presente. Padrona di me stessa e delle mie azioni.
Osservai la radura come chi si sveglia da un sogno, ai miei piedi giaceva il grande cervo maschio, morto.
Mi girai e seguendo la mia stessa scia tornai velocemente sui miei passi. Fuggendo da me stessa.

 
 
Pov:?
Il mio turno di guardia è finito da un pezzo, adesso tocca all’altro branco.
Eppure sono qui, a vagare per la foresta senza una meta precisa: non ho voglia di tornare a casa, lascio che siano le mie zampe a portarmi …
All’improvviso, un branco di cervi terrorizzati sfreccia via a un palmo dal mio naso, cosa li ha spaventati cosi?
Seguo la loro scia facendo il percorso nel senso inverso. A un certo punto, gli alberi sembrano diradarsi, avanzo acquattato tra la fitta vegetazione e …
La scena che mi trovo davanti m’immobilizza.
Davanti a me quasi al centro di una piccola radura si trovano una ragazza e un grosso cervo che sembrano fissarsi a vicenda.
La luna sbuca dalle nuvole e illumina la ragazza come il faro di un palcoscenico, non posso fare a meno di guardarla.
I capelli castani scendono in morbide onde un po’ più giù dell’altezza delle spalle, la sua pelle è abbronzata, tipica delle persone che vivono in posti molto soleggiati.
È alta per una donna, il suo fisico è muscoloso ma femminile e armonioso. Indossa un vestitino candido non troppo corto che la rende una figura irreale, come le fate o le ninfe dei boschi delle favole di quando ero bambino.
Registro tutti questi particolari ma è su i suoi occhi che si concentra la mia attenzione.
Su un bellissimo viso dai tratti regolari, brillano due zaffiri, sono incredibili, sembrano emanare una luce propria, anche il cervo sembra ammaliato da essi e resta immobile a fissarli.
Poi la sua mano si alza verso l’animale e gli fa cenno di avvicinarsi, pronuncia un'unica parola “vieni”.
Un brivido mi attraversa la schiena, è la cosa più simile a un ordine alfa che io abbia mai sentito da voce umana.
Fortunatamente non è rivolto a me ma al cervo, che non può fare altro che avanzare fino a fermarsi a pochi passi, poi lei colma la distanza rimanente.
Sembra voler osservare l’animale più da vicino e quest’ultimo si frappone fra me e lei coprendomi in parte la visuale.
Poi, con uno scatto repentino delle braccia abbranca il cervo che si riscuote e tenta la fuga, ma è ormai troppo tardi.
Il suo viso si avvicina al collo del cervo, la mia posizione non mi permette di vedere bene ma l’odore del sangue arriva fino e me. Il resto, posso immaginarlo.
Pochi minuti e il grosso erbivoro crolla sulle sue stesse zampe trascinando la ragazza che non lo molla.
Qualche secondo ancora e poi lei rialza la testa, le labbra macchiate di  rosso e lo sguardo smarrito di chi non sa bene dove si trova.
Si rimette in piedi e fissa il cervo ormai morto, nei suoi splendidi occhi azzurri leggo angoscia, poi come un fulmine sparisce.
Io resto lì, immobile, con un unico pensiero coerente nella mente “ho avuto l’imprinting con una vampira, anzi una mezza vampira” visto il colore dei suoi occhi e l’odore per niente cattivo, come di vaniglia e lavanda.
Mi riscuoto dal mio torpore e decido di seguirla. In me c’è il desiderio di cancellare l’angoscia da quegli occhi e vederli come dovrebbero sempre essere: ridenti.
La scia mi porta verso Forks, e più precisamente sul retro di un edificio che riconosco quasi subito: il B&B “Three Pines”.
Non può essere una coincidenza, deve essere per forza lei: Cecilia, la persona che vuole parlare con gli anziani.
Mi correggo, “ho avuto l’imprinting con una mezza vampira che è anche una lupa”
 Non so come la prenderanno gli altri, la situazione ha dell’incredibile anche per il mondo assurdo in cui vivo, ma a me sembra la cosa più meravigliosa del mondo. Lei è la cosa più meravigliosa del mondo, mi giro e prendo la strada di casa con un pensiero che mi riempie il cuore, tra poche ore la rivedrò e farò di tutto per realizzare il suo desiderio, qualsiasi esso sia.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo cinque ***


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Capitolo cinque

Pov: Seth
Torno a casa.
Ormai vivo da solo da quasi quattro anni, da quando la mamma si è sposata con Charlie.
Tornare a una casa buia e vuota è la cosa più deprimente del mondo, ma  andare a vivere con loro non mi è sembrata una buona idea e poi i primi tempi mi esaltava vivere da solo, il mio spazio, orari miei, soprattutto potevo portarci tutte le ragazze che volevo.
Con il tempo poi le cose sono cambiate: i miei fratelli hanno trovato quasi tutti l’amore della loro vita, e la storia delsolo, è diventata meno esaltante.
Non ho mai voluto una storia seria: non voglio essere causa delle sofferenze di un'altra persona, specialmente dopo quello è successo a Leah.
Mia sorella se n’è andata di casa due mesi dopo lo scontro con i Volturi, arrabbiata con il mondo ma soprattutto con Jake, che secondo lei è passato al nemico.
Adesso vive a Los Angeles, o almeno l’ultima volta ha chiamato da lì, sembrava più serena, almeno questo.
Che diavolo ci faccio qui? Mi chiedo fermo sulla porta ancora al buio. Finalmente anch’io ho trovato l’altra metà del mio cuore e me ne sto in casa con le mani in mano?
Devo assolutamente conoscerla, parlarle, scoprire tutto di lei, dirle che ...
Già, ma come fare?
Che idiota! Come ho fatto a non pensarci prima.
Jacob!
Lui, Quill ed Embry devono andare da lei tra qualche ora! Devo andare anch’io.
Senza quasi accorgermene sono già in cammino verso casa di Billy.
Arrivato alla casa rossa, che è immersa nella quiete notturna, faccio silenziosamente il giro sul retro fino alla finestra del mio alfa, mi affaccio ma il letto è vuoto, dove diavolo è a quest’ora?
Mi fermo a riflettere un attimo, non è nella forma di lupo perché non lo sento nella mia testa, quindi …
È da Nessie, ovvio come il fatto che il sole sorgerà da qui a poche ore.

 
 
Pov: Jacob
Sono talmente felice che se morissi adesso e fossi assunto in cielo, non me ne accorgerei nemmeno. Il mio paradiso è la mia Nessie e il sapore unico delle sue dolci labbra sulle mie.
Siamo stretti l’uno all’altra, nel letto in ferro battuto ad una piazza e mezzo- regalo di quella matta di Alice- a coccolarci.
Le nostre mani viaggiano senza sosta sui nostri corpi e le labbra si staccano solo per riprendere fiato.
“Jake..” mugola Nessie tra un bacio e l’altro, con il fiato grosso. “Dobbiamo fermarci … lo sai … mio … mio … padre …”. 
Quel succhiasangue, lui e la sua morale sono la mia maledizione!
“Si” mormoro con poca convinzione, ma le nostre azioni contraddicono le parole.
Le mie mani s’infilano sotto gli short del pigiama che indossa, viaggiando verso mete finora inesplorate, mentre la bocca del mio angelo vaga sul mio torace lasciando una scia di baci per poi incamminarsi verso …
Un rumore improvviso alla finestra ci fa sobbalzare, “O merda!” esclamo. “Vuoi vedere che …”.
No, non può essere lui! Non riesco a credere si spinga a tanto per controllarci, non può essere.
Rimaniamo immobili in ascolto, il rumore si ripete, qualcuno sta lanciando qualcosa, dei sassolini penso, contro la finestra.
No, decisamente non è Edward, non è il suo stile.
Un altro sassolino, mi alzo sbuffando, vado alla finestra.
Prima di aprire aspetto che Nessie si ricomponga: è bellissima con i capelli arruffati ,le labbra gonfie di baci e le guance arrossate.
“Ok, apri” mi dice.
Alzo il vetro, e mi affaccio, dal basso Seth mi osserva con uno sguardo strano e un sorriso ebete, sarà meglio per lui che abbia una buona scusa per essere qui a quest’ora. 
 
“Seth che diavolo vuoi a quest’ora?” vorrei urlare ma non posso, non con Charlie e Sue che dormono nell’altra stanza. Benedetto il loro sonno pesante, altrimenti sai le risate. Anche se secondo me, Sue fa finta e ci regge il gioco, è troppo sveglia quella donna.
“Jake l’ho trovata! E lei” dice, come se questo dovesse chiarirmi tutto all’istante.
“Seth chi hai trovato, che vuoi dire?”
“Lei, Cecilia è lei!”
Cecilia? La ragazza che devo incontrare domani? Vuoi vedere che ci sono novità.
Due braccia mi cingono la vita da dietro, sento la sua testa che si appoggia sulla mia spalla e una voce dolce che mi sussurra “Jake, sembrate Romeo e Giulietta, va a vedere cosa vuole prima di svegliare tutto il quartiere”.
“Va bene, torno subito” mi giro a baciarla, sorridendo all’idea di Seth che si presenta sotto il mio balcone con intenzioni romantiche.
Mi stacco da lei a malincuore e con un salto atterro sul prato sottostante.
“Allora cosa hai scoperto?”
“Fratello è stato incredibile” fa lui con una voce piena di entusiasmo. “Ero in giro per la foresta quando, ho incontrato dei cervi che fuggivano, mi sono incuriosito e ho seguito le tracce al contrario per vedere da dove venivano e sono arrivato …”.
“Arriva al dunque” interrompo, lo conosco bene, e so che quando è su di giri sarebbe capace di descrivere la foresta foglia per foglia.
“Va bene, per farla breve ho incontrato lei, Cecilia, era a caccia, mi è bastato fissarla un secondo negli occhi e, BAM! Il mondo per un secondo ha smesso di girare per poi riprendere con un’orbita tutta nuova. Devi vederla Jake, ha degli occhi incredibili sembrano pietre preziose, e i capelli, e quando …”.
“Aspetta, frena! Vuoi dire che lei è quella Lei, il tuo imprinting?”.
“Esatto! E’ quello che cerco di dirti da mezz’ora, devi farmi un favore: domani devo assolutamente venire con te …”
Non c’è niente da fare è un fiume in piena, mentre continua a parlare rifletto su quello che mi ha detto: questo cambia tutto, la ragazza adesso ha diritto di parlare con gli anziani, avere le risposte che cerca e anche di più, se vuole.
“Questo cambia tutto, dobbiamo avvisare gli altri e decidere cosa fare, ma sei sicuro che sia lei?”
“Si, l’ho seguita fino al B&B”
Poi una sua frase mi torna in mente “Aspetta, che vuol dire che era a caccia? Ma da umana?”
La sua espressione si fa seria a un tratto “Ecco, quando ho detto che era a caccia intendevo, come fa Nessie”.
“Cosa?!” Esclama il mio angelo, dalla finestra.
“Vuoi dire che è come me? Ma non era una lupa?” e in un attimo è accanto a noi.
Seth si fa pensieroso, “Credo che sia entrambe le cose”.
“Com’è possibile ?“ continua lei.
“Lo chiederemo a lei domani, anzi oggi, vista l’ora, credo che dovrà darci delle spiegazioni oltre che riceverle” rispondo .
Rimaniamo un attimo in silenzio ognuno perso nei suoi pensieri.
Sono io a spezzarlo, rivolgendomi a Seth “Ok ecco cosa facciamo: per prima cosa, domattina avvisiamo Sam e Billy delle novità, se loro sono d’accordo, io, tu ed Embry andiamo da lei mentre Quill rimarrà nel bosco con Edward, dobbiamo saperne il più possibile”.
“Ed io?” dice Nessie, con un tono da bambina: quando fa cosi sembra la ragazzina che dovrebbe essere.
“E tu, vai a scuola” le dico con un mezzo sorriso ironico. “Non avevi un compito?”

 
 
POV: Edward
Nascosto tra i rami di un grosso abete, in vista della stradina che porta alla riserva, aspetto. Secondo i piani, dovrei vedere spuntare a minuti la Golf sgangherata di Jacob, invece un pensiero mi raggiunge:
“Ei succh … Edward c’è stato un cambio di programma, io verrò con te nella foresta, mentre gli altri andranno dalla ragazza.”
Non mi stupisce, molte menti in comune vogliono dire anche tanta confusione.
Annuisco e ci avviamo. Mentre attraversiamo il bosco, tento di comprendere il motivo di questo cambio di programma, ma nella mente di Quill, c’è grande agitazione, i pensieri si rincorrono confusi e frammentari.
Giunti nei pressi dell’edificio in questione, troviamo la mia Bella che ci aspetta ferma vicino al margine del bosco. La stringo da dietro tra le braccia, “Non sono ancora arrivati” mi dice lei appoggiandosi a me, mentre il grosso lupo si accuccia poco lontano.
Mi concentro sulle persone all’interno del palazzo: ci sono pochi pensieri poche voci, questo non è certo il periodo migliore per cacciatori ed escursionisti.
Tento di isolare la voce che m’interessa, ma è difficile individuarla senza averla mai sentita, meglio aspettare che arrivino i cani e la incontrino.
Passano pochi minuti e inizia a piovere, dopo la breve tregua di ieri, le nuvole sono tornate a farla da padrone.
Ben presto, forse per rifarsi del tempo perduto il temporale diventa un vero nubifragio. Sento Quill, dietro di me sbuffare e cercare riparo sotto le fronde di un pino nero, dalla sua mente mi arriva un irritato “Odio il pelo bagnato”, sono d’accordo, la pioggia, se è possibile, aumenta la puzza.
Dopo un quarto d’ora, sentiamo avvicinarsi la vecchia auto, dentro ci sono Jacob e altri due ragazzi, mi concentro sulla mente del primo.
Appena entrato nel piccolo atrio del B&B, una ragazza mora, alta, gli va incontro, sono sicuro di non averla mai vista prima, ma i suoi lineamenti mi sono vagamente famigliari.
Dopo i primi convenevoli, Jacob le comunica la decisione del consiglio, e un sorriso si apre sul suo volto. La sensazione di famigliarità aumenta, il suo sorriso è aperto, rassicurante quasi, è un’emozione strana quasi un dejà vu.
“Quando possiamo andare?” dice.
 Ora che conosco la sua voce, cerco i suoi pensieri … niente.
 Mi concentro ancora e un ricordo torna a galla: io seduto nella mensa della Forks High School che cerco di sentire i pensieri di quella che sarebbe diventata mia moglie, per riflesso stringo le braccia attorno alla mia ragione di vita.
Ora come allora la mente di questa ragazza mi respinge.
Nel frattempo l’auto riparte con a bordo la ragazza, diretta alla riserva.
Rimango immobile, senza nemmeno respirare, cercando di capire.
Quill si alza e mi si avvicina, “Allora cosa hai scoperto?”
 Mi riscuoto “Niente, non sono riuscito a sentirla” ammetto.
Lo stupore inonda la mente del lupo paralizzandola.
“Com’è possibile, vuol dire che anche lei è uno scudo?” chiede a se stessa e a me Bella.
“Devo avvertire gli altri” pensa Quill e senza attendere la mia risposta corre via.
“Lo seguiamo?”
“Si, ma senza farci vedere” le dico, voglio capire di più, trovare la risposta al mistero chiamato Cecilia.

  
 
POV: Cecilia
Stipati nella piccola auto rossa, andavamo verso la riserva. Il rumore di quella ferraglia era assordante, ma non osavo aprire bocca per non offendere il proprietario: Jacob, stando a quanto avevo capito, mentre i due ragazzoni- rannicchiati in pratica con le ginocchia in bocca- sul sedile posteriore erano Embry e Seth.
Quest’ultimo mi lasciava perplessa: ogni volta che alzavo lo sguardo su di lui, mi sorrideva come se gli avessi appena fatto il regalo più bello del mondo, sembrava quasi …
No, cosa andavo a pensare, non era successo in 200 anni, ormai mi ero rassegnata.
La fuori non c’era la persona adatta a me, semplicemente non esisteva.
Mentre stavo riflettendo, l’auto aveva lasciato la strada principale per svoltare su una secondaria, da lì dopo una serie di stradine varie si fermò di fronte a una casetta rossa in legno, costeggiata da un piccolo torrente che la pioggia battente stava ingrossando.
Nella casetta, c’erano ad attenderci un gruppo di uomini dalla pelle ambrata e gli occhi scuri, simili ai tre che erano venuti a prendermi. Sembravano fratelli, quindi non potevano essere nient’altro che il branco al completo, poi un uomo più anziano su una sedia a rotelle e una donna.
“Bene, Cecilia, ti presento il consiglio dei Quileutes: Billy mio padre, Sue, poi Sam, Paul e Jared che hai già incontrato ieri nel bosco, Quill, Collin, Bredy …”.
“Ei di casa si può?” una voce femminile interruppe l’elenco di nomi e volti.
Jacob sbuffando andò ad aprire e una ragazza dalla pelle diafana fece il suo ingresso.
Era carina, troppo per essere solo umana, anche il suo odore me lo confermava.
Un ibrido senza dubbio, rimasi a fissarla, era il primo che incontravo, oltre a me stessa naturalmente. Questo alimentava ancora le mie speranze, dovevo capire chi era e che rapporto aveva con il branco.
Jacob nel frattempo aveva perso il suo buon umore e fissando la ragazza sbottò “Ma tu cosa fai qui, non dovresti essere a scuola?”
Lei con un sorriso furbo e senza scomporsi più di tanto rispose: “Dovrei, ma sai, dopo la seconda ora mi sono sentita male, un attacco di curiosite, e sono uscita prima”.
Jacob borbottò qualcosa tipo “Fai sempre di testa tua” e la precedette nella stanza ormai affollatissima.
L’uomo anziano, Billy, prese la parola “Cecilia, sappiamo che hai delle domande per noi, ma anche noi vorremmo sapere qualcosa di te, quindi, ti proponiamo un compromesso: tu rispondi alle nostre domande e poi noi risponderemo alle tue”.
Ci pensai un attimo, cosa avevo da perdere? “D’accordo, cosa volete sapere?”
“Per prima cosa, chi sei e da dove vieni. Per seconda, ecco... vedi ... ieri notte qualcuno ti ha vista nel bosco, vorremmo chiarimenti anche su quello”
“Va bene vi racconterò tutto, ma mettetevi comodi perché è una storia lunga …”.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo sei ***


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Capitolo sei

POV: Cecilia
Scese il silenzio, tutti mi fissarono. Perché non parlavo?
La verità era che non sapevo da dove iniziare e quanto dire, c’era cosi tanto …
“Allora?” chiese qualcuno
Presi il coraggio a due mani e iniziai:
“Mi chiamo Cecilia, - ma questo già lo sapete – Cecilia Degli Ulivi, e vengo dall’Italia”.
L’atmosfera si fece all’improvviso pesante e alcuni sguardi, ostili.
Mi irrigidii e aggiunsi svelta: “So cosa pensate, ma l’Italia è grande, non c’è solo Volterra. Io vengo da Roma, sono nata li, il 25 agosto 1780 e tuttora ci vivo. Sono venuta da voi, perché sto cercando una persona che forse conoscete, o che avete incontrato una decina di anni fa, un vampiro”.
L’atmosfera cambiò di nuovo, i lupi si lanciarono occhiate tra di loro.
“Perché lo cerchi? Vuoi ucciderlo?” intervenne Billy.
“No, il vampiro di cui vi parlo è mio padre, e questo credo risponda anche alla vostra domanda su ieri notte”.
“Continua”
“Qualche tempo fa, ho saputo della vostra alleanza con un clan di vampiri dalle singolari e rare abitudini alimentari, le stesse di mio padre e sono venuta a indagare”.
I lupi mi fissarono increduli.
Paul si avvicinò a me all’improvviso con fare aggressivo, e sbottò:  “E tu ti aspetti che noi crediamo ad una storia cosi ridicola? Se fosse vera vorrebbe dire non solo che esistono delle  lupe in grado di procreare,- fatto già eccezionale- ma anche che una sia andata a scegliersi un succhiasangue come compagno, il che è anche disgustoso oltre che impossibile!”
Feci per rispondergli per le rime ma Seth mi precedette, fronteggiandolo con le braccia scosse da tremiti “Piantala Paul, fossi in te mi guarderei intorno prima di dire cazzate!”
Il suo sguardo cadde su Jacob e la ragazza che sedevano entrambi abbracciati su una piccola poltrona.
Paul tornò a sedere, ci fu un silenzio imbarazzato,nessuno osava guardarmi, forse credendo che mi fossi in qualche modo offesa. Seth rimase in piedi accanto a me, come a impedire eventuali altri attacchi: il suo comportamento mi dava da pensare. 
“E’ meglio che tu ci chiarisca questa storia, raccontaci dei tuoi genitori dall’inizio” riprese Billy.
“Va bene, per dimostrarvi che ciò che asserisco è la verità vi racconterò la storia del branco cui appartengo e di come i miei si sono incontrati”.
Presi un profondo respiro e iniziai.
“La leggenda della nascita di Roma si studia nelle scuole di tutt’ Italia. Il mito racconta della fondazione avvenuta ad opera di
Romolo, discendente dalla stirpe realedi Alba LongaRomolo e suo fratello  Removennero abbandonati ancora in fasce in una cesta sul fiume Tevere.
La cesta si arenò, presso la palude del
Velabrotra il colle Palatinoe il  Campidoglio, sotto un fico, vicino ad una grotta. I due furono trovati e allattati da una lupa che era stata attirata dal pianto dei gemelli.
Quello che quasi nessuno sa, è che non si tratta di un semplice mito, ma in parte della narrazione storica di fatti realmente accaduti.
In realtà, la lupa della leggenda non era altro che una donna, Domitia, appartenente a un branco di mutaforma, che da sempre viveva pacificamente in quei luoghi.
Domitia crebbe i due fratelli assieme ai suoi figli, come fosse la loro vera madre. Ai nostri giorni la statua della lupa che allatta i gemelli è ancora il simbolo della città.
Con il passare dei secoli e la nascita dell’impero romano, la città divenne il centro del mondo allora conosciuto, e comincio a fare gola ai Volturi che aspiravano al potere. L’imperatore si rivolse allora agli unici che avevano la forza di contrastarne l’avanzata, i lupi.
Questi ultimi si impegnarono a difendere Roma, nacque così L’ultima Legione - chiamata così, perché rappresentava l’ultima difesa della città - che oggi come allora, continua a svolgere il suo compito.”
Un silenzio irreale scese nella stanza.
“Wow!”
Alzai gli occhi dalle mie mani: avevo tenuto lo sguardo lì per tutto il tempo, concentrata nel racconto. Sorrisi, a parlare era stata la ragazza.
“Puoi dirlo forte! I Volturi presero una sonora sconfitta, e uno dei loro capi fu quasi eliminato da una mia antenata. Da allora ci temono”
Lei ricambio il sorriso, “E’ una bella storia la tua, a proposito io sono Renesmee, anche se tutti qui mi chiamano Nessie”.
Mi venne da ridere “Come il mostro del lago?”
Lei arrossì “No, è una coincidenza ma mia madre non sopporta il mio nomignolo perciò non usarlo in sua presenza”.
 
 
Ci fu una risata generale.
Quel breve scambio di battute ruppe il ghiaccio, l’ostilità scomparve. Mentre li osservavo, mi accorsi anche di un altro particolare: quelle persone non erano solo compagni d’arme, guerrieri con una causa comune, erano una famiglia.
Li invidiai.
Io ero un alfa, ero temuta e rispettata dai miei lupi per le mie capacità in battaglia, ma sarei mai stata amata?
Sarei sempre stata quella diversa quella strana, per essere gentili, o la figlia del mostro, per esserlo meno.
Solo Andrea, solo lui mi trattava come una persona, come un’amica.
“Continua la tua storia, come si sono conosciuti i tuoi?”
La voce di Renesmee mi riportò alla realtà.
Ecco, ero giunta al momento della verità.
Esitai di nuovo, e una mano calda mi strinse la spalla per confortarmi: Seth, alzai lo sguardo su di lui, mi sorrise.
Un’onda di calore mi entrò nel cuore, sorrisi a mia volta e rinfrancata ripresi il racconto.
“Vi racconterò la storia cosi come l’ho sentita da mia madre:
Una notte, lei e altri due lupi si trovavano di pattuglia lungo la sponda sinistra del Tevere, quando un odore, li mise in allarme: un vampiro era passato di li, la scia era fresca ma l’umidità che saliva dal fiume la rendeva confusa.
Non sapendo che direzione prendere, decisero di dividersi.
Mia madre, Claudia, si diresse verso la Basilica di S. Paolo Fuori Le Mura.
Arrivata nei pressi della chiesa, ritrovò la scia. Prima di chiamare rinforzi, pensò di entrare a dare un occhiata.”
“Ma, gli altri non sapevano già tutto?” chiese Quill, indicando con l’indice la sua fronte.
“Roma, non è Forks, è una città con milioni di abitanti, non ci sono foreste ma case. Non pensi che qualcuno noterebbe degli enormi lupi che se ne vanno in giro?”
“Ma allora come …”
“Semplice, pattugliamo la città in forma umana trasformandoci quando è necessario. Cercando soprattutto di non dare nell’occhio”.
“Si, ma …”
“Piantala di fare domande Quill! voglio sentire il resto!” intervenne con foga Renesmee, poi rivolgendosi a me disse: “Riprendi pure, cara”
Il mio sguardo corse verso il lupo: non sembrava arrabbiato, si limitò ad alzare gli occhi al cielo facendomi segno di continuare.
Una strana nostalgia mi colpì: non per una cosa che mi mancava, ma per ciò che non avevo mai avuto. Nessie era trattata dal branco come una sorellina minore un po’ pestifera. Io non avevo mai avuto quel genere di affetto.
“Dove ero arrivata? A si … S. Paolo: Claudia, entrò da un piccolo accesso laterale seminascosto nel buio, scivolò silenziosa verso la navata principale e lo vide. Era immobile, seminascosto da una delle imponenti colonne di pietra vicino all’altare, guardava verso l’enorme icona del Cristo, come assorto in qualcosa.
Mia madre, stava per filare via e chiamare rinforzi, ma la fretta la tradì: il rumore dei suoi passi arrivò al vampiro che si voltò. Decise di attirarlo fuori dalla chiesa, facendo da esca, per poi mutare e finirlo aiutata dagli altri.
Ma nel momento stesso in cui uscì allo scoperto, trovandosi di fronte al vampiro, accadde”
“L’imprinting?” chiese qualcuno.
“Esatto. Lei stessa, rimase sconvolta dalla forza dei sentimenti che provava verso quello che fino a pochi secondi fa era il suo nemico e che probabilmente l’avrebbe attaccata alla prima occasione. Ma nel momento stesso in cui fissò i suoi occhi dorati, tutte le sue certezze crollarono e lei rimase lì, immobile.
Per qualche secondo i due si fissarono, anche il vampiro sembrava sconvolto.
Poi Claudia sentì dei passi in lontananza: i suoi compagni stavano venendo a cercarla. Doveva agire in fretta: loro non avrebbero capito.
Si rivolse a lui sperando che comprendesse: “Sono altri come me, stanno venendo per eliminarvi. Io proverò a trattenerli. Voi andate! Allontanatevi da qui, se ci tenete alla vita”
Lui non si mosse, ma chiese, stupito: “Perché fate questo per me?”
“Ve lo spiegherò un'altra volta se ci tenete, ora andate.”
Lui annuì “Vado, a patto che voi torniate a spiegarmelo domani notte”.
“Va bene, ve lo prometto, ora andate!”
Il vampiro sparì e Claudia raccontò di non aver trovato nessuno. Ma non mantenne la sua promessa, né la sera seguente né le altre: non riusciva ad accettare quell’ imprinting che andava contro tutto quello che le avevano insegnato, e pur soffrendo decise di non incontrarlo mai più”
“Allora come …” disse Embry, con l’espressione di chi segue un momento cruciale della sua soap preferita.
“Fu lui a cercarla: una sera mentre tornava a casa, Claudia lo vide sbucare silenzioso da un vicolo. Quel matto aveva rischiato di farsi ammazzare da un branco di licantropi pur di rivederla!
Da allora, s’incontrarono di nascosto ogni volta che poterono, fino a che decisero di rendere ufficiale la loro unione. Naturalmente non tutti furono felici, anzi alcuni reagirono veramente male, ma mia madre era l’alfa del branco e mio padre il suo imprinting: nessuno aveva il diritto o il potere per ostacolarli.
Vissero felici per qualche tempo.
Fino a che i guai non vennero a cercarli, nella persona di un vampiro di nome Demetri …”
Dei ringhi interruppero la mia storia.
“Lo conoscete?”
“Si, fa parte della guardia dei Volturi, c’era anche lui quando li abbiamo incontrati dieci anni fa” rispose con una smorfia di disgusto Jacob.
“Bene allora sapete cosa fa, la sua specialità, cioè trovare le persone per conto dei suoi padroni”.
“Perché cercava tuo padre? aveva infranto la legge?” chiese Nessie
“No, ma prima di arrivare a Roma aveva trascorso diversi anni a Volterra. La sua dieta a base di sangue animale aveva destato prima curiosità e poi sospetto nei padroni della città, che lo avevano lasciato andare per poi eliminarlo senza destare scandalo: avevano paura che trovasse un seguito diffondendo il suo pensiero”
“Si arrivò a uno scontro?” domandò Billy
“No, fu mia madre a trovare la soluzione, a modo suo”.
“Come?”
“Mentendo. Convinse mio padre a partire, dicendogli di non amarlo più, di essersi resa conto che una persona come lei non poteva amare un abominio”
“A-abominio?” ripeté sconvolta Nessie
“Si fu proprio la parola che usò: voleva ferirlo in modo da costringerlo a partire e cosi fu.
Poi fece in modo che i Volturi lo credessero morto per mano dei lupi e smettessero di cercare, solo dopo si accorse di aspettare me”
Rimasi in silenzio per alcuni secondi, poi alzandomi in piedi e fissandoli negli occhi uno per uno chiesi: “Adesso che conoscete la mia storia, vi prego di darmi l’informazione che chiedo, in modo che io possa trovare mio padre e dirgli la verità ”
“Va bene” acconsentì Billy. “Faremo quello che possiamo per aiutarti”.
Raccolsi tutto quello che avevo dentro e chiesi: “Dieci anni fa, tra i vostri alleati c’era un vampiro di nome Carlisle Cullen?”

 
 
Pov: Renesmee
“Dieci anni fa, tra i vostri alleati c’era un vampiro di nome Carlisle Cullen?”
Non posso crederci, sto ancora dormendo, anzi mi sono addormentata a scuola, adesso il prof urla ed io mi sveglio!
Chi voglio prendere in giro, non è un sogno!
Mi divincolo dalle braccia di Jake e salto in piedi “Non è possibile … lui è … tu sei … ma allora noi …” e sto quasi urlando.
Lei mi guarda sconvolta, non capisce, ovvio non so io cosa voglio dire figuriamoci lei.
Prendo un bel respiro, cerco di calmarmi e mettere insieme una frase.
Ma non ci riesco, caspita! Il nonno!
Quello tutto d’un pezzo, quello che sa sempre tutto, non perde mai la calma e sa sempre cosa è giusto fare!
E chi lo dice agli altri?
Devo calmarmi ...
In fondo, mica ha tradito la nonna o chissà cosa …
Lui credeva di essere stato respinto, ma perché non né ha parlato mai con nessuno?
Magari l’ha fatto!
Oppure papà l’ha letto, e sa di questa storia!
Ooooooooo, che casino!
Come per risposta ai miei ultimi pensieri, la porta dell’ingresso si apre, e mio padre si materializza nella stanza, seguito a ruota da mia madre.
Ok, tecnicamente stanno infrangendo il patto: nessuno si è mai preso la briga di modificarlo e loro non potrebbero stare qui, ma sono sicura che visto il gran casino che è appena scoppiato i Quileutes faranno uno strappo alla regola.

 
POV: Edward
Al confine con la riserva ascolto anch’io il racconto di Cecilia. Naturalmente siamo troppo lontani anche per il nostro udito, ma la mente della mia bambina mi è cosi famigliare che la sento anche a grandi distanze. Mentre ascolto, provvedo a fare a Bella la radiocronaca in tempo reale.
“No, ma prima di arrivare a Roma aveva trascorso diversi anni a Volterra. La sua dieta a base di sangue animale aveva destato prima curiosità e poi sospetto nei padroni della città, che lo avevano lasciato andare per poi eliminarlo senza destare scandalo: avevano paura che trovasse un seguito diffondendo il suo pensiero”
Ho già sentito questa storia: direttamente dalla voce e dalla mente di mio padre. Non mi ha mai detto di questa Claudia, la sua mente a volte torna a quei giorni e si sofferma su un viso femminile, ma il dolore, lo scaccia presto. Così fino ad adesso non sapevo chi fosse …
“Mentendo. Convinse mio padre a partire, dicendogli di non amarlo più, di essersi resa conto che una persona come lei non poteva amare un abominio”
Adesso conosco la fonte del suo dolore. Abominio!
Lui che per primo ha rinnegato tutto, perfino se stesso per rimanere il più possibile umano!
Deve essere stato tremendo!
Basta, devo parlare con la ragazza. Se i lupi non vogliono, le darò io le informazioni che cerca: Carlisle ha il diritto di sapere, ed anche lei deve poter conoscere suo padre!
Senza perdere tempo mi lancio in una folle corsa, Bella dietro di me mi segue. Ha capito, con lei non servono le parole. Sto attraversando il confine, ma non m’importa ho un’ottima ragione per farlo.

 

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Capitolo 8
*** Capitolo sette ***


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Capitolo sette

POV: Cecilia
Rimasi ore a osservare lo scorrere del fiume seduta sulla sua riva tra l’erba umida di pioggia, sperando assurdamente, che la corrente impetuosa levigasse i miei pensieri come i sassi che giacevano sul fondo del suo letto.
Ero venuta a cercare un padre, creduto perso per sempre, e avevo trovato molto di più: dei lupi che erano come fratelli e una mezzosangue che viveva tra loro amata e accettata da tutti, per esempio.
O, ipotesi ancora più assurda, una famiglia.
Perché a quanto pare, il mio disperso padre aveva adesso una moglie e dei figli. Una famiglia, diversa da quella che avrebbe potuto avere con mia madre, ma pur sempre una famiglia.
Quando due dei suoi tanti figli- sei in tutto- erano piombati in quella piccola stanza, tutto mi sarei aspettata, tranne che Nessie li chiamasse mamma e papà.
Renesmee era la figlia naturale di Edward e Bella, sua moglie, quindi al quadretto si aggiungeva una nipotina.
Poi c’erano state le spiegazioni, e quando, alla loro fine, avevo avanzato l’ipotesi di tornare da dove ero venuta, - per non sconvolgere l’equilibrio che Carlisle si era creato con tanta fatica - Edward aveva protestato dicendo che lui aveva il diritto di sapere e  io avevo il diritto ad un padre.
Le sue parole mi avevano rassicurato, ma appena se ne furono andati, i dubbi tornarono ad assalirmi, tanto da spingermi a cercare la solitudine.
Avevo vagato fino a sentire il canto del fiume e li, mi ero fermata.
Molte domande mi ronzavano in testa cullate dai rumori del bosco: sarei stata accettata? Avrei trovato una famiglia o ne avrei distrutta una?
Nessuno di loro aveva mai sentito nominare mia madre. Se mio padre aveva tenuto il segreto per tutti quegli anni, era segno che voleva lasciare il passato dov’era: alle spalle, ed io sarei risbucata a ricordarglielo, come l’avrebbe presa?
Dei passi dietro di me mi strapparono ai miei pensieri per portarne con sé altri, sentii un inconfondibile profumo, legno di sandalo e muschio: Seth.

 
 
Pov: Seth
Stava lì seduta immobile da ore, sembrava che nemmeno respirasse.
La osservavo da lontano: dovevo lasciarle spazio mi ero detto, per riflettere, per capire.
Edward come suo solito era partito in quarta, ormai lo conoscevo bene, quando si convinceva di fare la cosa giusta, niente poteva fermarlo.
A me importava di lei, di cosa voleva lei e ora come ora, sembrava solo confusa.
Ed io, cosa volevo io?
Io volevo lei, non avevo mai desiderato niente in vita mia con questa intensità, renderla felice era lo scopo per cui ero nato. Effetto dell’imprinting, lo sapevo, ma non mi importava.
Quando si era allontanata silenziosa, l’avevo seguita cercando il momento giusto per parlarle, ma ora non sapevo che dire, come avrebbe reagito?
Basta! Basta guardarla in silenzio, un po’ di coraggio!
Mi avvicino facendo più rumore possibile: non voglio coglierla di sorpresa. Lei si gira e il suo sguardo si accende, mi sorride, le sorrido, rimaniamo a fissarci.
Sembriamo due ragazzini imbranati alla prima cotta!
E dire che lei potrebbe essere la mia trisnonna!
Chissà quante cose ha visto, quante persone ha conosciuto: cosa ho da offrirle io?
Ma lei mi sorride e i dubbi si placano. Si alza in piedi tenta di pulirsi i jeans, completamente verdi d’erba sul sedere, però … bel sedere.
“Come va?” Complimenti, frase più ovvia e cretina non potevo trovare!
“Insomma” fa lei. “ Ho passato la vita a cercare mio padre, e adesso, ho tanta voglia di prendere il primo aereo e sparire”.
“Non ti piace quello che hai trovato?”
“No, non è questo, ma ho paura che non piacerà a lui sapere di me, voglio dire, ha una famiglia , cavolo è pure nonno! Che cosa centro io?
Sono solo la conseguenza di un episodio della sua vita, nemmeno tanto piacevole, la figlia di quella che gli ha dato del mostro!”
Mentre parla, si agita, gesticola. Poi si blocca e sospira.
“Scusa” mi dice.
“E di che?” ribatto sorpreso.
“Ti conosco da meno di mezza giornata e ti sto scaricando addosso tutti i miei problemi, è un comportamento poco consono.”
Come i Cullen, anche lei, a volte usa espressioni che sembrano uscite da quei vecchi manuali sulle buone maniere.
“Fa niente” le sorrido. “Con me, puoi essere poco consona ogni volta che vuoi”.
Lei mi guarda strano, merda!
Senza volerlo il tono della mia voce si è fatto più intimo, carezzevole, non certo quello di un tizio che conosci da un paio d’ore.
La sua espressione si fa attenta, arretra di qualche passo, mi fissa negli occhi sembra voglia leggermi, poi esclama: “Non può essere! Cioè io ci avevo pensato ma …
La sua voce è atterrita. Prima che possa dire o fare qualcosa che mi annienti, la interrompo, “Senti Cecilia” le dico con foga, tanto che le parole mi escono tutte attaccate. “So che in questo momento sei confusa, che hai mille pensieri, mille problemi che ti girano per la testa ma … va tutto bene ok, io non sono un altro problema, non voglio esserlo, considerami un amico, al resto penserai quando avrai risolto con tuo padre e con gli altri”.
Lei mi guarda, sul viso un enorme punto interrogativo: ogni secondo mi sembra lungo un secolo, cosa ha deciso?
Poi un sorriso, piccolo, incerto, ma c’è, il più stupendo piccolo sorriso che abbia mai visto: forse non tutto è perduto.
“Va bene amico. Cosa proponi?” il suo sorriso si apre e le accende lo sguardo.

 
POV: Cecilia
Prima che potesse rispondermi, il suo stomaco lo fece per lui brontolando.
“Oddio, mi sa che per colpa mia hai saltato il pranzo” gli dissi.
“No, no, per fortuna oggi sono a pranzo da mia madre.”
 “Ah, ok, non ti trattengo: a giudicare dal tuo stomaco, sembri proprio affamato”.
Stranamente mi sentii in imbarazzo, dopo le ultime rivelazioni non sapevo che dire, optai per un semplice “ci vediamo” e con passo deciso, presi la strada per il ritorno.
“Aspetta, dove vai!” Esclamò lui, raggiungendomi.
“Torno indietro. Voglio vedere se Jacob può darmi un passaggio, non ho voglia di arrivare fino al B&B a piedi” gli dissi, accelerando il passo.
“Veramente, avevo intenzione di chiederti se volevi venire con me”.
Inchiodai di colpo, tanto che lui mi superò di qualche passo prima di tornare indietro.
“A pranzo dai tuoi?” dissi dubbiosa: per uno che non voleva correre, mi sembrava un po’ prematuro che mi portasse dalla sua famiglia.
La sensazione d’imbarazzo crebbe, mi sentii inadeguata, la sola idea di trovarmi davanti alla sua famiglia mi paralizzava. Ed era assurdo! M’imbarazzavo per qualcosa che si trovava solo nella mia testa, non era un pranzo ufficiale, non stava portando la sua ragazza a conoscere i suoi, eppure, la mia sensazione era quella.
Cosa diavolo mi succedeva, sembravo una ragazzina alla prima cotta, e non lo ero per niente. Il fatto era, che non avevo mai preso troppo sul serio le mie storie, troppo complicato spiegare chi ero o meglio cosa ero.
Invece, lui poteva essere quello giusto, la storia di una vita, non dovevo spiegare niente, era dentro il mio mondo fino al collo e anche di più.
Forse era quello a paralizzarmi, avere un’occasione cosi, trovare l’amore, quello vero, e buttarlo via facendo qualche cosa di stupido.
Era la mia paura più grande.
Presi un respiro profondo e scacciai quei pensieri assurdi.
“Perché tu mangi vero? Voglio dire cibo umano” chiese con espressione accigliata, ancora in attesa della mia risposta.
“Certo che si. E’ solo che volevo darmi una sistemata, prima” dissi indicando i jeans sporchi di erba e leggermente umidi.
Il suo viso si distese, sorrise “non c’è ne bisogno. Sei perfetta cosi, e poi mia madre già ti conosce, quindi …”
“Mi conosce? Ma dove ….”
“Durante la riunione, ricordi Sue? È lei mia madre”
Visualizzai immediatamente l’unica donna presente in quella stanza, oltre a me e Nessie: lunghi capelli e grandi occhi neri, materni e fieri, era l’unica a non guardarmi con ostilità, all’inizio, adesso sapevo il perché.
“Allora andiamo?” Mi prese la mano, tirando con impazienza.
Il suo stomaco brontolò di nuovo.
Non potei fare a meno di sorridere: sembrava un ragazzino, “Andiamo” risposi dolce.
E per mano ci incamminammo lungo il sentiero.
 
 
La casa dove vivevano Sue e il suo nuovo marito Charlie, non si trovava nella riserva ma a Forks.
Era la classica villetta americana a due piani, con tanto di giardino.
Quando arrivammo Sue ci accolse con un sorriso, facendo strada verso la sala da pranzo dove era già tutto pronto.
Le pietanze, anche queste tipicamente americane, erano completamente diverse, rispetto a quello cui ero abituata, ma la madre di Seth sapeva il fatto suo in materia, e la conversazione era piacevole.
Dopo pranzo Charlie e Seth si spostarono in salotto per vedere una partita, mentre io e la signora Swan ci occupammo di riordinare.
Temevo quel momento: non sapevo cosa la madre di Seth pensasse dell’imprinting del figlio con una come me.
Lei fu gentile e fece di tutto per mettermi a mio agio, sembravo andarle a genio.
Finito di rassettare ci spostammo in salotto.
Il pomeriggio, trascorse  lento e pigro, ma non me ne lamentavo: era bello stare riuniti insieme, quelle persone trasmettevano calore, affetto, proprio quello di cui avevo bisogno.
La sera, dopo la solita telefonata di Andrea che mi teneva aggiornata sulla situazione a Roma, mi addormentai felice come non lo ero da tempo.   
 
 
 

P O V: Carlisle
Victoria, Columbia britannica, Canada
Victoria General Hospital
“Dottor Cullen, la vogliono al telefono, suo figlio”.
“Grazie Nancy, la prendo nel mio studio."
“Pronto?”
“Pronto Carlisle, sono Edward”
“Ah Edward, dimmi”
“Carlisle, vorrei parlarti”
“E’ successo qualcosa? State tutti bene?”
“Stiamo tutti bene, non preoccuparti, il fatto è che ci sono delle novità, ma vorrei parlartene di persona”.
“E’ qualcosa di grave?”
“No non … si tratta di una questione delicata”.
“Va bene, questo fine settimana io e Esme verremo da voi e mi parlerai di questa cosa”
“….”
“Edward?”
“Vorrei parlarti da solo, è una cosa che ti riguarda da vicino”
“Sai che non ho segreti per Esme”
“Perdonami, ma qualche segreto c’è”
“Non so a cosa tu ti riferisca”
“Mi riferisco al fatto, che è arrivata una ragazza, dice di essere tua figlia”.
“Mia figlia?”
“Esatto”
“E chi sarebbe la madre?”
“Sua madre si chiamava Claudia”
“….”
“Tutto bene?”
“Si, stavo pensando, secondo te è sincera?”
“Non so dirtelo, non riesco a leggerla”
“Va bene, il tempo di spiegare tutto a Esme e saremo da voi”.
“Sicuro sia saggio?”
“Si, ti faccio sapere quando arriviamo”
“Va bene, a presto”
“A presto”.

 

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Capitolo 9
*** Capitolo otto ***


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Capitolo otto

POV: Cecilia
La mattina dopo al mio risveglio, la sensazione di serenità non mi aveva ancora abbandonato.
Era una cosa più che positiva visto quello che mi attendeva: Edward e i risultati della telefonata che mi aveva promesso di fare.
M’infilai sotto la doccia, rimuginando su quello che avrei detto o fatto nel caso mi fossi finalmente trovata faccia a faccia con mio padre, il guaio era che non sapevo cosa aspettarmi da lui e dal resto della famiglia.
Edward e Bella mi avevano accolto in maniera più che positiva, per non parlare di Renesmee, strafelice di conoscere un'altra come lei.
Be’ più o meno. Ma gli altri?
Il rombo di una moto interruppe le mie elucubrazioni, un sorriso mi si dipinse sul volto, Seth.
Finii di prepararmi velocemente.
Eravamo rimasti d’accordo per passare la mattinata insieme. L’aveva colpito che a causa della vita in una grande metropoli, noi lupi romani, non potessimo godere a pieno della nostra seconda natura. Voleva quindi mostrarmi le gioie della vita a quattro zampe nei boschi.
Poi nel pomeriggio mi avrebbe accompagnato a casa Cullen, non che io non fossi in grado di trovarla da sola, ma aveva insistito tanto …
E poi mi piaceva l’idea che ci fosse anche Seth, era stupefacente quanto già contassi sulla sua presenza, no di più, era pazzesco, specialmente per una che era abituata a fare da sola in pratica da sempre.
Scossi la testa tra me e me, mentre scendevo al piano inferiore del B&B. Follie dell’imprinting.
Seth mi aspettava davanti alla porta vicino alla sua moto, una Honda DN-01 nera, (non che ne capissi tanto di motori, ma quel modello mi aveva colpito quando era uscito, per la sua linea particolare: era affusolata, elegante) con un sorriso enorme e due caschi in mano.
“Buongiorno”
“Buongiorno” scesi di corsa i gradini dell’entrata, fermandomi ad un passo da lui. Il suo odore m’invase, era buonissimo. Migliore di come lo ricordavo.
“Pronta ad andare?” mi chiese, porgendomi uno dei due caschi.
“Certo!” risposi
Mentre la moto riprendeva vita con un rombo, mi sistemai alle sue spalle. Schizzò via cosi in fretta che mi colse di sorpresa, dovetti aggrapparmi a lui per non venire sbalzata via.
Nonostante il casco e la velocità folle, sentii la sua risata: l’aveva fatto apposta.
“Scemo …” mormorai, ma non me la presi, era bello appoggiarsi alla sua ampia schiena e sentire in suo calore. Mi era mancato.
 
Arrivammo nei pressi di una delle tipiche casette di legno che caratterizzavano La Push, questa era un po’ più grande delle altre per la verità: a due piani con il tetto che terminava con una piccola mansarda.
“Perché siamo venuti con la moto se dobbiamo inoltrarci nel bosco?” chiesi.
“Perché volevo farti vedere dove abito”
La sua risposta mi smosse qualcosa dentro, Seth era stupefacente, sembrava ansioso di mostrarmi tutto il suo mondo, rendermene partecipe. Parte di un tutto.
 
“Allora: seguiremo il sentiero” con la mano indicò un piccolo viottolo che si perdeva nella foresta. “Fino a un vecchio capanno, sarà utile per lasciare le nostre cose e poi proseguiremo a quattro zampe”.
Annuii e ci avviammo.
 
Mentre camminavamo lui mi descriveva tutto, il nome degli alberi, alcune varietà di piante e il modo in cui la sua gente le usava per curare piccoli acciacchi …
Io lo osservavo, era alto, tanto, non mi capitava spesso di osservare una persona da sotto in su, ma con lui ero costretta a farlo, nonostante il mio 1,76, mi superava almeno di 10 centimetri se non di più.
La nostra seconda natura gli aveva regalato, naturalmente, un fisico che avrebbe fatto l’invidia di tanti sportivi che si massacravano nelle palestre per ottenere un decimo di quello che noi avevamo senza sforzo, cioè muscoli ben delineati e addominali scolpiti.
Come i suoi fratelli aveva la carnagione ambrata, di una tonalità calda e occhi neri. I suoi avevano un taglio particolare quasi orientale che li rendeva unici, esaltando il resto dei lineamenti del viso. Per finire il mio sguardo si posò sulla sua bocca dalle labbra piene che si aprivano in un sorriso candido.
Mi venne voglia di baciarlo.
Sono sempre stata un tipo impulsivo.
Mi bloccai di colpo afferrandogli il braccio per farlo voltare verso di me, al suo sguardo interrogativo risposi buttandogli le braccia al collo e sollevandomi sulle punte per raggiungere le sue labbra.
Non era il mio primo bacio, ma mi sentii come se lo fosse, non avevo mai provato niente di simile: mi diede la sensazione che il tempo si fermasse e che l’intero creato si soffermasse a rendere omaggio a quel bacio perfetto. Le sue labbra erano afrodisiache, e mentre si muovevano con le mie, accendevano un me un fuoco che chiedeva di essere alimentato.
Ci staccammo in cerca di ossigeno, rimanendo a pochi centimetri l’uno dall’altra.
“E’ da quando ti ho visto l’altra notte nella foresta, che sogno di farlo” disse con lo stesso fuoco negli occhi.
“Sei stato tu a vedermi!”
Mi staccai da lui, una scossa mi attraversò da capo a piedi.

 
Pov: Seth
Che cosa ho detto di cosi grave? Non capisco.
All’improvviso si è irrigidita.
“Si ti ho incontrato per caso mentre tornavo da una ronda, ma … cosa c’è che non va?” forse pensa di essere stata spiata, seguita.
“C-cosa … cosa hai visto esattamente?” le parole faticano a uscirle di bocca, sembra che le manchi il fiato.
“Ho visto te che abbattevi un cervo, ma non capisco ... perché la cosa ti agita tanto … voglio dire … non ti stavo spiando, ero lì per caso …”.
A testa bassa mi risponde “ Quello che hai visto non ti ha … di-disgustato?”
Sembra aspettare che un giudice pronunci la sua condanna.
“Cecilia guardami!” con una mano le sollevo il viso, per guardarla negli occhi, voglio che quel che sto per dire sia chiaro.
“Tu non potresti mai, disgustarmi. Ti ho visto cacciare, non c’è niente di male in quello che hai fatto. E’ la tua natura. Questo non fa di te una cattiva persona: frequentando i Cullen ho imparato una cosa importante, non è la razza cui appartieni che fa di te una persona buona o cattiva, ma le tue azioni.
Francamente, cacciare animali per sfamarsi non mi sembra così grave, anche gli esseri umani lo fanno da sempre, anche noi lupi lo facciamo. Non permettere agli altri di farti sentire un mostro, perché non lo sei!”
Lei continua a fissarmi, valuta le mie parole poi, fa un grosso respiro e dice “Non mi è mai capitato niente di simile, cioè gli altri … quando io … quando pensano a me mentre caccio … in quel … modo … nella loro testa c’è sempre … ribrezzo, per me, per ciò che sono.”
S’interrompe e mi fissa come a cercare nei miei occhi le reazioni che ha appena descritto. E improvvisamente capisco.
E li odio. Odio il suo branco, quelli che dovrebbero essere la sua famiglia, la ragione per cui lottare anche nelle situazioni più critiche, provano disgusto. 
E lei si vergogna, si sente sporca, un mostro.
Prepotente si sveglia in me il desiderio di proteggerla da tutto e da tutti.
D’istinto la stringo a me in un abbraccio, lei s’irrigidisce, si scosta un po’ e mi guarda negli occhi, non so cosa ci veda, ma la sua testa ritorna ad appoggiarsi sul mio torace e le sue braccia ricambiano le mie.

 
 POV: Cecilia
Arrivammo al capanno quasi dieci minuti dopo il bacio con tutto quello che ne era conseguito.
Avevamo percorso il resto del sentiero in silenzio ognuno perso nei propri pensieri.
Seth entrò per primo, mentre io attesi fuori sul retro. Una volta trasformato, sarebbe stato il mio turno mentre lui mi avrebbe atteso poco lontano.
Non capivo il perché di tutte quelle manovre, la prima cosa cui ci si abitua in un branco è la nudità, seguita dalla mancanza di privacy.
Tuttavia apprezzai il gesto.
Mentre attendevo il mio turno dietro il capanno, sentii la porta aprirsi e poi un fremito, come un lieve spostamento d’aria, segno che Seth era mutato.
Pochi secondi e fui raggiunta da un enorme lupo dalla pelliccia sfumata in varie tonalità, che andavano dal sabbia al dorato fino ai toni scuri del marrone.
La forza che aveva dato origine alle nostre esistenze doveva essere dotata di uno strano senso dell’umorismo, oltre ad averci creato come anime gemelle, ci aveva anche donato un manto quasi identico.
Entrai anch’io nel capanno e poco dopo lo raggiunsi, ero ansiosa di vedere la sua faccia, o meglio, il suo muso quando mi avrebbe visto.
“Ehi, ma siamo quasi identici!”
Quel pensiero non mio mi attraversò la mente, seguito da un altro flusso di ragionamenti stupiti.
“Seth riesci a sentirmi?”
“Forte e chiaro, ma non solo la tua voce, sento tutto!”
“Ma perché? La prima volta ho sentito solo Sam, è neanche tutto!”
“Non lo so, penso sia un’altra cosa legata dell’imprinting”
Chissà se riuscivo a sentire anche gli altri, era un’eventualità da verificare. La cosa poteva essere potenzialmente pericolosa: due alfa nello stesso branco non potrebbero coesistere, le loro volontà andrebbero in conflitto creando confusione.
“Non penso sia così, io penso che tu riesca a sentire solo me, ma hai ragione è una cosa da verificare. Non adesso però ti ho promesso una gita nei boschi, no?!”
“Va bene, vediamo quanto sono veloci i lupi di La Push. Prova a prendermi!”
Scattai in avanti senza dargli il minimo preavviso, ma il mio vantaggio durò poco, sentivo il rumore delle sue pesanti zampe proprio dietro di me, mi stava rimontando.
Accelerai il passo, felice, adoravo correre e raramente mi capitava di poterlo fare così in libertà. La foresta mi sfrecciava accanto e le mie zampe affondavano nel terreno umido. Lasciarmi andare, con il vento che mi fischiava nelle orecchie, senza un pensiero al mondo, era una sensazione fantastica.
 
 
Ma la disattenzione porta con sé la morte, dovevo averlo imparato ormai.
Ebbi appena il tempo di percepire una lieve nota dolciastra nell’aria, che qualcosa mi urtò, tramortendomi e mandandomi a sbattere dritta contro un enorme masso.
L’urto mi stordì annebbiandomi la mente e la vista per qualche secondo.
Seth, dietro di me, era riuscito ad evitare di essere colpito.
Il tempo di rimettermi in piedi e mi resi conto che eravamo nei guai.
Guai potenzialmente mortali: tre vampiri, ci fronteggiavano, e le loro intenzioni erano tutt’altro che pacifiche.

 

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Capitolo 10
*** Capitolo nove ***


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Capitolo nove

POV: Cecilia
I tre vampiri ci osservarono curiosi, fronteggiandoci spalla a spalla.
Erano tre maschi, dall’aspetto trasandato, i loro vestiti avevano sicuramente visto tempi migliori.
Uno dei tre, il più alto, aveva i capelli rasati a zero e un ghigno idiota sulla faccia. Si rivolse a quello alla sua destra: “Ehi Tom, secondo te cosa sono queste bestiacce?!"
Tom -i cui occhi erano di un’incredibile tonalità di rosso, Un neonato senza dubbio-rispose, con un sorriso che voleva essere strafottente, ma che era idiota al pari di quello del compagno se non di più.
“Non lo so, sembrano dei lupi, anche se enormi, puzzano da morire però, tu dici che sono buoni da mangiare?”
L’occhiata che gli rivolse il terzo- un tipetto basso con i capelli biondo scuro e un’espressione furba- era tra il sorpreso e il disgustato  “Ma certo che tu mangeresti proprio tutto! Come fai a prendere in considerazione  solo l’idea  di avvicinarti a queste bestie, sembrano uscite da una fogna!”
“Ho sete!” rispose Tom con un ringhio. “Voi mi costringete a restare in mezzo ai boschi, dove ci sono solo animali puzzolenti, cosa dovrei fare?”
“Ti ho spiegato che non possiamo avvicinarci alla città in pieno giorno, combineresti un casino.”
Tom guardò testa rasata quasi con odio, tanto che quest’ultimo si affrettò ad aggiungere: “Ma se intanto vuoi divertirti con loro, non ho niente in contrario”.
Il ghigno sul volto del neonato si fece più ampio, si acquattò pronto a scattare.

 
 
Pov: Seth
“Ma se intanto vuoi divertirti con loro, non ho niente in contrario”.
Con chi crede di avere a che fare quella stupida sanguisuga? Di certo non con due licantropi!
Un ringhio mi arriva all’orecchio, Cecilia.
E’ più infuriata di me, fissa il neonato con le zanne scoperte, il pelo dritto sulla schiena e le orecchie basse.
In più sento la furia nei suoi pensieri, non fa altro che alimentare la mia come un affluente con il suo fiume.
 Poi …
 E’ un attimo, mi rendo conto, e tutto cambia. Se fossi stato in compagnia di chiunque altro del branco, mi sarei sentito sicuro. Ma adesso, qui con me non c’è un mio amico, seppur carissimo, c’è l’amore della mia vita, non posso rischiare che si faccia male per nessuna ragione al mondo.
Mi serve aiuto. Cerco, ma non c’è nessuno all’ascolto. Lancio un ululato nella speranza che qualcuno ci senta, ma so che chiunque sia non farà mai in tempo, chiunque sia dovrebbe essere qui ora.
E’ un attimo, e il vampiro scatta.
Mi balza addosso puntando alla gola. Mi sposto di lato. E’ un neonato, so che prenderlo di petto sarebbe un suicidio. Ricordo ancora com’era ridotto Jake dopo essere capitato nella morsa di uno di loro.
Il suo attacco va a vuoto ma si riprende fulmineo fa una mezza ruota in aria e me lo ritrovo di nuovo davanti.
“Cosi non andiamo da nessuna parte”mi dice Cecilia. “ Ascolta: io fingo di attaccare frontalmente, per distrarlo, contemporaneamente tu lo prendi di lato, se riesci a staccargli la testa e fatta!”
Il piano è ottimo ma non posso permettere che lei faccia da esca, e se non fosse abbastanza veloce da spostarsi?
“Non abbiamo tempo per discutere adesso, so come fare, l’ho già fatto altre volte”
Tom intanto tenta un altro attacco, questa volta contro Cecilia, è l’occasione che aspettavo.
Mi lancio contro di lui, ma il bastardo schiva all’ultimo secondo si rivolta in aria e me lo ritrovo sulla schiena.
I suoi artigli affondano nella pelliccia, arrivando alla pelle lacerandola, ruoto su me stesso per cercare di scrollarmelo di dosso, ma non molla.
E’ un attimo, e sento un dolore acuto che dalla base del collo s’irradia come fuoco nelle mie vene, subito dopo il peso del vampiro scompare.
Il dolore rimane, è cosi atroce da stordirmi, tanto che senza volerlo riprendo la mia forma umana, perdendo il contatto con Cecilia.
So cosa è successo: è il veleno, il bastardo mi ha morso, praticamente sono già morto, ma è un altro pensiero a riempirmi di terrore, adesso lei è sola contro due vampiri esperti.

 
POV: Cecilia
Balzai addosso al neonato, disperata, decapitandolo con un solo morso.
Il dolore che mi arrivò da Seth lo conoscevo bene, mi era capitato altre volte di sentirlo nelle menti dei miei compagni.
Dovevo agire in fretta e forse per lui ci sarebbe stata ancora una speranza di salvezza. Il tempo, in questi casi era una componente fondamentale.
Ero furiosa, quello stupido Idiota Iperprotettivo! Si era ferito seriamente per difendermi peggiorando la situazione, se avessimo collaborato, se avesse seguito il mio piano, avremmo lottando fianco a fianco. E invece …
Mi voltai verso i miei nemici ringhiando minacciosa, i due mi scrutarono con uno sbigottimento quasi comico. Avevano visto me abbattere quell’essere spregevole con una sola mossa, staccandogli la testa di netto e poi il mio compagno tornare in forma umana.
Forse erano abbastanza intimoriti da fuggire.
Avanzai verso di loro cercando di apparire più minacciosa possibile.
I due si guardarono negli occhi, testa rasata fece un cenno all’amico e iniziarono ad avanzare lentamente, allargandosi verso i lati. Volevano di sicuro attaccami contemporaneamente da direzioni opposte.
Arretrai leggermente rincarando il ringhio: dovevo resistere, liberarmi di loro nel minor tempo possibile, senza farmi uccidere o ferire gravemente. La vita di Seth era nelle mie mani in tutti i sensi.
All’improvviso il bassetto saltò, riuscii a schivarlo, ma persi ancora terreno, ritrovandomi vicinissima al corpo nudo e inerme alle mie spalle, che si lamentava debolmente.
A quel punto non potevo arretrare più. Dovevo proteggerlo.
I miei avversari, intanto si arano avvicinati ancora, se fossi stata sola, avrei tentato un attacco ma così era fuori discussione.
Non mi rimaneva che giocare in difesa sperando in un loro errore.
Testa rasata tentò un altro affondo, stavolta non sarei riuscita a evitarlo, mi preparai all’impatto irrigidendo tutti i muscoli.
La salvezza giunse sotto forma di un lupo dal pelo rossiccio che intercettò il vampiro. Quando entrambi toccarono terra, il secondo era solo un corpo immobile separato dalla testa.
Senza perdere altro tempo mi fiondai sul bassetto riservandogli la stessa sorte dei suoi due compari.

 
Pov: Jacob
La scena che si presenta sotto i miei occhi è terribile.
 Seth è riverso sul terreno, indifeso, il corpo coperto da una patina di sudore. Sembra privo di sensi, l’espressione del suo viso e sconvolgente, dolore allo stato puro.
La mia Nessie sbuca fuori dalla vegetazione, riscuotendomi dal torpore in cui ero caduto, in mano ha due cose, i miei vestiti e un piccolo accendino.
Mi porge i jeans, ma lancia la maglietta al grosso lupo color sabbia, che dovrebbe essere Cecilia.
Entrambi ci rifugiamo dietro i cespugli.
Quando torniamo, noto che il mio amore si è già data da fare: ha acceso il fuoco e sta provvedendo ad alimentarlo.
Mentre lei si occupa dei tre vampiri, io raggiungo Seth.
È da quando sono diventato un licantropo che non sento più freddo, ma quello che vedo ha il potere di gelarmi il sangue nelle vene.
 Uno dei miei migliori amici, la persona più sincera che conosco, l’unico che mi ha appoggiato sempre e comunque, giace morente ai miei piedi.
Accanto a lui Cecilia, esamina la ferita alla base del collo con mani febbrili, non capisco la sua urgenza, il solo pensarlo mi toglie il respiro ma so cosa ha provocato quella ferita e so cosa vuol dire. Seth è morto nel momento in cui ha ricevuto il morso, il resto è solo una questione di tempo.
“Jacob, aiutami !” mi dice Cecilia. “So cosa stai pensando ma non è troppo tardi! Io conosco un modo per aiutarlo ma dobbiamo fare in fretta”
La sua voce è accorata ma decisa, forse sa davvero quel che fa.
“Che cosa vuoi che faccia?”
“Prendilo e portalo a casa sua, io devo tornare al B&B, tra le mie cose c’è quello che gli serve”.
Lei fa per voltarsi, gli afferro il braccio,  "Cosa ! Di cosa stai parlando?”.
 “Non ho tempo per spiegarti adesso, ma c’è una cura, un siero, ne ho una fiala con me. Dobbiamo fare in fretta!”
Una cura! È un’idea pazzesca, ma se c’è una possibilità per il mio amico, per quanto folle mi sembri devo tentare.
Le libero il braccio e in un attimo scompare nella foresta.
Nessie mi raggiunge, i suoi dolci occhi sono pieni di lacrime “Secondo te ha ragione?”
“Non lo so, ma dobbiamo fidarci, non possiamo fare altro”.
Prendo tra le braccia Seth, che si lamenta debolmente e con il mio angelo al mio fianco, corro come non ho mai corso in vita mia.
 
Arrivati a casa, deposito Seth sul letto.
Il suo respiro è affannato, il corpo contratto, deve soffrire molto.
Bella mi ha raccontato, una volta, cosa ha provato lei: mi ha detto che è stato come essere messi al rogo. Ogni singola cellula del suo corpo era avvinta dalle fiamme.
Chissà se anche per lui è cosi, ma non credo, nel suo caso deve essere più terribile perché il fuoco non lo sta trasmutando, ma consumando lentamente.
Nessie si avvicina al letto, gli tasta delicatamente la fronte, “E’ più freddo di prima, la sua temperatura sta scendendo” mi dice.
“Guarda nell’armadio. Vedi se trovi delle coperte, credo sia meglio tenerlo al caldo”
Lei annuisce e lentamente si alza. Ritorna dopo qualche secondo, con un’enorme coperta dall’aria calda, copre Seth e senza una parola si siede accanto a me.
Mi fa strano vederla cosi silenziosa, credo che l’idea di perdere uno dei suoi più cari amici, l’abbia sconvolta davvero.
Come potrebbe essere diversamente? Nel suo mondo, quello in cui e cresciuta, la morte è un concetto astratto, una sorte riservata agli altri, agli umani. La sua famiglia, gli zii, i nonni, vivranno per sempre.
Persino io, grazie a lei vivrò per sempre, non mi perderà mai.
 Sento dei rumori al piano di sotto, pochi secondi e Cecilia irrompe nella stanza, indossa ancora solamente la mia maglietta che le arriva a metà coscia. Segno che non ha perso un secondo, nemmeno per cambiarsi.
In una mano, tiene una boccetta di vetro con dentro un liquido rosso. Nell’altra una siringa di quelle sottili che usano i diabetici.
Strappa il beccuccio dell’ago con i denti e lo infilza nel tappo di gomma della boccetta, riempie la siringa quasi completamente, estrae l’ago e si china su Seth.
A questo punto la blocco, “Sei sicura che funzionerà?”
“E la sua unica speranza …”
Affonda l’ago nel braccio, un po’ più in basso del tatuaggio e preme lo stantuffo della siringa, poi la estrae.
Subito dopo crolla accasciata sul pavimento, con la testa sulla sponda del letto e le mani a stringere quella del mio amico. Sembra che ogni energia l’abbia abbandonata.
“C’è la farà’?” le chiedo con un sussurro.
“Non lo so, io ho fatto tutto quello che potevo, il resto sta a lui e alla sua voglia di vivere”.

 

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Capitolo 11
*** Capitolo dieci ***


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Capitolo dieci

P O V: Carlisle
La penisola Olimpica ci saluta con il suo solito cielo gravido di pioggia.
I vetri oscurati della Mercedes ci garantiscono l’anonimato di cui abbiamo bisogno: è troppo presto per farsi rivedere da queste parti.
L’unico rumore nell’abitacolo è il nostro silenzio. Esme non proferisce parola da quando ci siamo messi in viaggio, il suo sguardo è assente perso in chissà quali pensieri: non mi piace.
Ne abbiamo viste tante insieme. Agli occhi di tutti posso essere io il capo famiglia, la colonna portante, ma è lei quella che tiene uniti tutti noi.
Mi vengono in mente gli anni prima di incontrarla, gli anni con Edward.
Lui mi considera la sua guida, ed io sono onorato della fiducia e il rispetto che mi dimostra in ogni situazione.
Eppure, non posso fare a meno di pensare, che sono la stessa persona da cui meditava di allontanarsi insoddisfatto. Incapace, di trovare in me, il mentore che lo conducesse nel difficile cammino intrapreso.
Le cose sono migliorate dopo l’arrivo di Esme, io sono migliorato. In lei ho trovato la forza, la saggezza e il coraggio che mi mancavano per tenere unita la mia famiglia.
Perciò, adesso il suo silenzio mi spaventa.
Quando Edward mi ha ritelefonato nel pomeriggio, sono rimasto sorpreso, poi quando mi ha spiegato che c’era un’emergenza, non ho più potuto temporeggiare.
Cosi le ho raccontato tutto.
Il periodo a Roma, Claudia, le sue parole terribili.
E lei ha reagito cosi, non so cosa pensi. Se si senta tradita, di sicuro io mi sento colpevole.
Non per la storia in se, ma per averle taciuto una parte importante, seppur dolorosa della mia vita.
Il giorno delle nostre nozze ci siamo fatti una promessa solenne: niente segreti, siano essi presenti, passati o futuri. Lei da persona meravigliosa qual è l’ha mantenuta. Mi ha raccontato tutto di se, ogni episodio della sua vita, persino il più doloroso.
Ecco, in questo io l’ho tradita. Ho relegato Claudia in un angolo della mia mente, per non sentire più il dolore che il ricordo delle sue parole mi dava.
Sono stato un vigliacco, un debole.
Lo sono anche adesso, perché, non trovo il coraggio di spezzare il suo silenzio e riportarla da me. 

 
POV: Cecilia
Rimasi al capezzale di Seth, senza dormire, senza mangiare. Il tempo sembrava farsi beffe di me, rallentando la sua inarrestabile corsa.
Attesi.
Persone si mossero intorno a me e al centro del mio mondo in quel momento.
Notai solo un uomo, un vampiro a dire il vero, che a un certo punto entrò nella stanza.
Mi domandai fugacemente, se fosse la persona che volevo conoscere da tanto. Per il resto, non sentii le voci, non compresi le parole. Solo quell’uomo che di tanto in tanto tornava, come a controllare l’evolversi della situazione.
L’unica voce che percepii davvero, fu quella intrisa di dolore dell’uomo steso sul letto. Non c’erano parole in essa, solo sofferenza.
Asciugavo la sua fronte quando la temperatura si alzava.
Cercavo si riscaldarlo con qualsiasi mezzo, quando scendeva.
Andai avanti cosi per due giorni.
48 maledettissime ore.
Finche l’alba del terzo giorno sorse.
La luce fugò le ombre lentamente, e la visione che mi si parò davanti accese il mio cuore. Seth mi fissava, nei suoi occhi, l’eco della sofferenza che aveva patito.
Appena riuscì a mettermi a fuoco mi sorrise. Il sorriso di chi ha ricevuto il più bel regalo del mondo, poi scivolò in un sonno ristoratore.
E il tempo riprese la sua corsa.
Mi guardai intorno, il grande specchio dell’armadio rifletteva la stanza.
Fissai me stessa, ero un disastro: avevo ancora addosso la maglietta di Jacob, i capelli erano in disordine, ma quello che faceva più paura era il mio viso.
Ero pallida, il bianco degli occhi era sporcato dalle linee rosse dei capillari. Profonde occhiaie, degne di un vampiro a tutti gli effetti, m’incorniciavano lo sguardo.
La stanchezza mi assalì di colpo e come fosse la cosa più naturale del mondo, mi addormentai accanto all’uomo per la cui vita avevo lottato. Il mio uomo.

 
 
P O V: Carlisle
Sempre in silenzio, imbocchiamo lo sterrato che porta alla villa. Edward ci aspetta davanti alla porta.
Esme scende dalla macchina, mentre abbraccia nostro figlio la sua espressione, si addolcisce.
Edward mi osserva dubbioso, il suo sguardo va da me a sua madre, poi si ferma su di me. Lo so Devo parlarle, al più presto, ma non ora.
“Che cosa è successo esattamente?” dico
Lui sorvola sulla questione e mi risponde “Seth e la ragazza erano nei boschi attorno alla riserva, sono stati attaccati da tre nomadi, uno dei quali ha morso Seth.”
“Se le cose stanno così, non c’è un minuto da perdere, portami da lui”.
Il piano terra della casetta dei Clearwater sembra la sala d’aspetto di una stazione, penso ci sia mezza riserva. In un angolo nella parte più interna, vicino alle scale ci sono Bella, Renesmee, Jacob, Charlie e Sue. Il viso di quest’ultima è una maschera indecifrabile.
Salgo velocemente al piano di sopra. Prima ancora di entrare, una folata d’aria proveniente dalla stanza mi colpisce.
Nella mia lunga vita ho visitato milioni di pazienti, ho imparato che ogni malattia ha un suo odore particolare. Spesso, riesco a fare la diagnosi prima ancora di entrare nella camera del malato.
Tuttavia l’odore che sento adesso mi spiazza, mi aspettavo quello di Seth alterato dal veleno che ha invaso il suo organismo. E in parte è così, ma c’è anche dell’altro, un lieve odore che non riesco a identificare. Che si tratti di qualche rimedio Quileutes?
Entro nella stanza, Seth giace sul letto, coperto di sudore.
Al suo capezzale una ragazza: è china su di lui, lo sguardo concentrato sul viso sofferente, mentre con delicatezza gli asciuga la fronte. Assorta nel suo compito, si accorge appena della mia presenza, alza lo sguardo un secondo, per poi tornare alla sua veglia.
Quel secondo mi basta per riconoscere quegli occhi, è tanto che non li vedo, e ricordare è difficile, ma averli davanti mi chiarisce la memoria: sono gli occhi di mia madre, i miei occhi da umano.
Rimango immobile a fissare quella che so essere mia figlia. Quando un leggero schiarirsi la voce di Edward dietro di me, mi riporta alla realtà, ricordandomi il mio dovere di medico.
Mi avvicino a Seth.
Dopo un breve controllo, mi accorgo che la prima impressione era giusta: c’è qualcos’altro in circolo nelle sue vene, e sta contrastando il veleno.
“Cosa gli avete dato?” la mia domanda e rivolta alla ragazza, ma è Edward a rispondermi.
“Cecilia gli ha fatto un’iniezione, a quanto pare la sua gente ha sviluppato una specie di … antidoto al veleno.”
Un antidoto!
Un tempo avevo avuto anch’io questa idea, ma dopo anni di studi infruttuosi, avevo lasciato stare.
Chissà di cosa si tratta? Da cosa sono riusciti a ricavarlo?
“Come agisce?” Chiedo alla ragazza di fronte a me.
Lei come prima, non mi degna di uno sguardo.
Sono davvero un idiota!
 Cecilia è mia figlia.
Una figlia che mi ha cercato, forse per anni. Ed io la prima volta che la vedo, m’interesso solo a uno stupido farmaco?!
Quando è successo? Quando la mia sete di sapere ha oscurato la mia umanità?
“Cecilia ascolta, io …”
“No, non è questo” interviene Edward. “E’ da quando hanno portato qui Seth che si comporta così, non sente e non vede nessuno. L’unica con cui ha parlato è stata Sue, l’ha rassicurata, dicendole che sapeva quello che faceva e che le avrebbe ridato suo figlio. Dopo di che più niente”.
“A me sembra che anche lei abbia bisogno di aiuto, è sicuramente sotto shock” di certo il suo non è un comportamento normale.
”Può darsi, ma è l’unica che sa come curare Seth, fermarla adesso potrebbe essere deleterio.”
“E sia, ma rimarrò, in caso le condizioni di Seth peggiorino”.

 

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Capitolo 12
*** Capitolo undici ***


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Capitolo undici

POV: Cecilia
Mi svegliai nel tardo pomeriggio.
La prima cosa che notai, ancora intontita dal sonno, furono un paio di braccia calde che mi circondavano. Ero felice di quel calore, perché mi diceva due cose: la prima, che Seth stava bene; la seconda, che ambedue le parti del suo essere erano sopravvissute.
O almeno cosi speravo, naturalmente, era ancora tutto da verificare, ma il calore mi rassicurava.
Mi persi un secondo a osservarlo, dormiva sereno, l’espressione finalmente rilassata.
Fu un’impresa riuscire a sottrarmi al suo abbraccio senza svegliarlo, ma lui aveva bisogno di riposare, ed io, avevo il bisogno disperato di una doccia e di riprendere i contatti con il mondo.
Avevo appena trovato il bagno, quando mi ricordai che i miei vestiti erano rimasti nel capanno, cosa fare?
Non avevo voglia di andare ancora in giro in quello stato, magari uno dei ragazzi, sarebbe potuto andare a riprenderli.
Mi affacciai dalle scale verso il piano di sotto, c’erano un sacco di persone: quasi tutto il branco, Nessie con i suoi genitori, ma anche, tanta gente della riserva a me sconosciuta.
Cercai con lo sguardo Sue, volevo dirle che suo figlio era fuori pericolo. Ai particolari, avrei pensato più tardi.
Mentre vagavo con lo sguardo, l’uomo che durante quei giorni aveva vegliato silenzioso su di me e Seth, colpì la mia attenzione. I nostri occhi s’incrociarono carichi d’interrogativi.
“Dopo” gli dissi in un sussurro.
Lui annui impercettibilmente.
“Sue, per favore, puoi salire un attimo?” dissi, rivolgendomi con un sorriso, alla donna seduta vicino ai piedi delle scale.
Lei mi raggiunse sul pianerottolo, leggermente ansiosa.
“Seth dorme. Ha superato la crisi, ora è meglio farlo riposare, ma io dovrei …”.
Non riuscii a finire la frase, a causa di un abbraccio materno che mi fece mancare il fiato.
“Tutto quello che vuoi tesoro” mormorò Sue, con gli occhi limpidi e la voce carica di commozione.
Sorrisi, “Avrei bisogno delle mie cose- sono rimaste in un capanno nella foresta- e di una doccia, ma credo che questo possa aspettare. Va da lui adesso.”
“Neanche per sogno, mando uno dei ragazzi al capanno, ci vorrà un secondo”.
Sparì giù per le scale per poi tornare dopo un paio di minuti.
Mi prese a braccetto e con un sorriso, disse “E adesso cara, accompagnami a vedere come sta il nostro bell’addormentato”.
 
 
La doccia, lunga e calda, mi rimise al mondo, ma altre esigenze cominciarono a farsi sentire, impellenti.
Tornai nella camera di Seth. Sue era ancora lì seduta al mio posto.
“Sue, ti dispiace se mi allontano un momento?” dissi in un sussurro.
Lei mi guardò con fare interrogativo “Dove devi andare?”
“Faccio un giro qua attorno, ho bisogno di schiarirmi le idee”.
Avevo davvero sete, erano stati due giorni infiniti.
Normalmente avrei aspettato la sera e mi sarei allontanata discretamente, eppure, sentivo di non dovermi nascondere. Nessuno qui mi avrebbe giudicata e condannata.
L’espressione di Sue era dubbiosa.
Mi dispiaceva allontanarmi così, senza una vera spiegazione.  Nonostante tutto, non ero abituata a parlarne cosi apertamente, men che meno con un’umana.
 Lei mi fissò ancora un attimo, poi sembrò comprendere, “Certo tesoro, fai pure con calma, ma sta attenta. Dopo quello che è successo, non è prudente che tu vada da sola, porta uno dei ragazzi, magari Embry”
Quella donna era incredibile!
Aveva capito, e per lei andava bene, anzi, si preoccupava per la mia incolumità!
Le sorrisi grata, “Non andrò da sola, non preoccuparti.”
Scesi al piano di sotto. Si stava lentamente svuotando, rimaneva solo qualche anziano- tra cui riconobbi Billy - e qualcuno del branco. Anche i Cullen se ne erano andati, tutti tranne lui. Lo fissai per un attimo, uscendo.
Quando mi diressi verso il bosco, percepii appena i suoi passi dietro di me.
Iniziai a correre, inoltrandomi nella foresta. Non cercavo un posto preciso, volevo solo allontanarmi da orecchie indiscrete.
Quando mi arrestai, mi fu subito accanto, immobile, come se fosse lì da sempre.
Lo fissai ansiosa, “Tu sai chi sono vero?”.
Le parole mi erano uscite in pratica da sole.
“Si lo so” disse, cauto. “Sei la figlia di Claudia”.
La figlia di Claudia. Mi stava rinnegando?
Non potevo permetterlo. Non prima di avergli detto la verità, poi avrei accettato la sua decisione.
“Sono anche tua figlia” dissi con un tono tagliente.
“So anche questo, l’ho capito appena ti ho vista. Hai gli occhi di tua nonna”.
“Tu conosci molte cose” iniziai con tono neutro. “Eppure, alcune delle cose che credi di conoscere, non sono altro che menzogna”.
“Che cosa intendi dire?”
“Semplicemente, che a volte, siamo costretti a mentire anche alle persone che amiamo”.
Le mie parole lo avevano confuso.
“Cecilia, ti prego, spiegati. Chi ha mentito a chi?”
Un forte tuono coprì quasi la sua voce. La pioggia tornò a cadere fitta.
 
“Vieni, troviamo un riparo”
Risposi con un mezzo sorriso a quella strana premura “Io non mi ammalo mai”.
“Anche questa informazione, fa parte del mio bagaglio di conoscenza” rispose ironico. “Ma abbiamo molto da dirci, troviamo un posto più accogliente”.
Trovammo una piccola grotta che faceva al caso nostro.
L’interno era asciutto e c’era della legna accatastata in un angolo, probabilmente veniva usata come rifugio dagli abitanti della zona.
Mi sedetti su un grosso ceppo e lui fece altrettanto.
Era strano per me, parlare con un vampiro come fosse una persona normale.
Nonostante, in parte ne condividessi la natura, mi era stato insegnato a trattarli da nemici, bersagli da abbattere, non persone.
Lui parve leggere il mio imbarazzo e non cercò di mettermi fretta.
Per la seconda volta, nel giro di nemmeno una settimana, stavo per raccontare fatti, che erano rimasti nascosti per secoli. Con la piccola differenza che davanti a me, in quel momento, si trovava uno dei protagonisti della storia.
“Allora …” iniziai titubante. “Quello che sto per dirti, cambierà la tua opinione su molte cose. So di rievocare ricordi per te dolorosi ma è necessario.”
Mi guardò in silenzio, forse, cercava di capire dove volessi andare a parare.
“Mia madre, mi ha parlato molto di te, del vostro periodo insieme e di come vi siete lasciati …” m’interruppi, poi tutto d’un fiato dissi:  “… Le parole che lei pronunciò quella sera, per convincerti a partire erano una menzogna.”
Ecco avevo sganciato la bomba.

 
P O V: Carlisle
“ … Le parole che lei pronunciò quella sera, per convincerti a partire erano una menzogna.”
Il dolore che provo, a sentire questa frase è quasi fisico, perché si aggiunge a quello che ormai mi porto dietro da tanti anni.
Devo sapere.
“Perché!?” Più che una domanda, la mia è un’invocazione, una richiesta di aiuto.
“Eri in pericolo, come sospettavi, i Volturi avevano finto di lasciarti andare in amicizia, per poi eliminarti”.
“Ma ...  poteva dirmelo avremmo … affrontato la cosa insieme, trovato una soluzione …”
“Certo, avrebbe potuto fare tutte queste cose. Ma se ami qualcuno, la tua  paura più grande e che gli accada qualcosa. Io l’ho scoperto molto di recente.”
 
Con la mente ritorno a quei giorni: stavo bene con Claudia, ci amavamo sul serio.
Se solo lei avesse scelto di parlare, invece che di dirmi una menzogna. La mia vita sarebbe stata molto diversa, conoscerei Cecilia come le mie tasche, l’avremmo cresciuta insieme.
Anche il destino di mia figlia avrebbe preso un altro percorso: non sarebbe mai venuta fin qui. Non avrebbe mai conosciuto Seth!
Avrebbe vissuto, ignara, che dall’altra parte dell’oceano viveva l’uomo perfetto per lei. Quanto avrebbe perso!
Di colpo, riemergo dal sogno ad occhi aperti di una vita possibile ormai perduta. A strapparmi dalla mia fantasia i volti della mia famiglia: Esme, Edward, Rose, Emmett. Se fossi rimasto in Italia, cosa ne sarebbe stato di loro?
Sarebbero andati incontro alla sorte a loro riservata: una morte tragica e solitaria.
No, amavo la mia famiglia cosi com’era.
Mio padre credeva, che Dio tracci un cammino per ognuno di noi, al quale non possiamo ribellarci.
Ho sempre pensato, che la sua fosse una visione troppo estremista della vita. Adesso comincio a ricredermi, evidentemente, nel mio infinito viaggio, Claudia era solo un breve, dolcissimo momento. E Cecilia, una preziosa gemma, a perpetuo ricordo di quell’amore.   
 
 
“Va tutto bene?”
Mia figlia mi fissa, preoccupata.
“Si, stavo cercando di … non lo so, rimettere insieme i pezzi, probabilmente”
“E …?”
Mi guarda e si torce le mani, il mio silenzio deve averla spaventata.
“Amavo tua madre, quello che hai detto mi ha fatto soffrire. Vorrei che le cose fossero andate diversamente. Ma amo anche la mia famiglia, ed è una grande gioia sapere che oggi ha un membro in più.”
Il respiro le si blocca in gola, e il suo cuore parte in un galoppo senza freni. Gli occhi si riempiono di lacrime.
Adesso tocca a me chiedere, “Tutto bene?”
“Si ... e solo che … io non speravo che … ma gli altri, saranno d’accordo?”
Le manca quasi il fiato e lotta contro le lacrime, non credo che sia un tipo dal pianto facile. D’istinto l’abbraccio cercando di trasmetterle, se non calore fisico, almeno quello dei sentimenti.
Si stringe a me per un secondo e poi si allontana, gli occhi puntati nei miei.
“Vieni, andiamo a casa” le dico.

 

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Capitolo 13
*** Capitolo dodici ***


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Capitolo dodici

Pov: Seth
Il dolore è ovunque, occupa ogni centimetro del mio corpo e ogni angolo della mia mente, senza darmi tregua.
Non è sempre uguale, passo dal bruciare tra le fiamme dell’inferno, all’essere avvolto nella morsa di un ghiacciaio, cambia la forma ma non la sostanza: sofferenza.
Una cosa mi consola, non sono solo. Qualcuno ha pietà di me, mani gentili e instancabili cercano di darmi sollievo. Una voce, sorregge la mia volontà, spingendomi ad attraversare questo mare in tempesta, mi chiama , mi incoraggia senza sosta “Non arrenderti Seth! Non mollare! Ti prego non lasciarmi adesso!”.
Ed io resisto, per lei.
Non so quanto tempo dura il mio viaggio all’inferno ma al mio risveglio, la prima cosa che trovo sono due occhi color zaffiro, i suoi occhi.
Sarebbe facile paragonarla a un angelo, anche se in questo momento i suoi occhi sono stanchi e i capelli scompigliati, il viso è pallido e tirato. Non è mai stata cosi bella.
Non voglio, ma i miei occhi si chiudono lo stesso, cerco di lottare con la stanchezza che mi assale a tradimento.
Smetto, quando un corpo caldo trova posto tra le mie braccia e, la stessa dolce voce mi sussurra: “Dormi, va tutto bene adesso.”

 
POV: Cecilia
Riprendemmo la via del ritorno a passo lento, continuando a chiacchierare di argomenti più leggeri.
La sua curiosità era insaziabile, mi faceva domande su ogni cosa: la mia vita, i miei affetti, la mia dieta …
Forse era il suo modo per cercare di recuperare il tempo perduto.
Mio padre, mi sembrava strano averlo li. Per tutta la vita era stato una figura immaginaria nata dalle parole di mia madre, e adesso, camminava accanto a me conversando amabilmente.
“Cecilia, Cecilia mi ascolti?”
“Sì, scusa mi ero persa, dicevi?”
“Stavo solo dicendo, che dovresti approfittare del fatto che siamo qui, per cacciare, raramente ho visto occhiaie peggiori”.
Arrossii, inspiegabilmente imbarazzata e risposi, “Veramente, era nei miei piani ma siamo stati via troppo, anche se non mi è dispiaciuto, non voglio che Seth si svegli senza di me.”
“Non voglio che tu stia male, Seth capirà”.
“No, non è un problema, mangerò qualcosa a casa. Quando lui starà meglio, andrò.”
“Come preferisci, ma non aspettare troppo”.
Mi dispiaceva mentire, ma Carlisle sembrava davvero in pensiero: non volevo che si preoccupasse. A dirla tutta aveva anche ragione, mi sentivo stanca, come se il sonno non mi avesse ristorato per nulla. Non ero sicura, che il cibo umano avrebbe risolto qualcosa.
Non mi era capitato di sentirmi cosi, d'altronde non avevo mai nemmeno digiunato per più di due giorni.

 
 
 
Pov: Seth
Cecilia mi sorride, con lei qui tra le mie braccia, nel mio letto, mi sento completo, perfetto, invincibile.
È una sensazione fantastica. Il mio mondo è qui.
Le mie labbra trovano le sue, il bacio si fa subito profondo.
Le mani del mio amore partono per un lento viaggio di esplorazione, vagando in lungo e in largo sul mio corpo.
Quando raggiungono il basso ventre, si dividono: una si sposta sulla mia natica, mentre l’altra rimane sul davanti, iniziando un sensuale massaggio che resusciterebbe un morto.
Sento una risata, chi c’è qui con noi?
Mi giro di scatto e ….
Mi sveglio.
Era un sogno, ma la risata è reale.
Seduta accanto al letto, Cecilia mi osserva, con un’aria tra il divertito e il malizioso.
“Buon giorno, anzi buona sera, per fortuna che tua madre è in cucina da un bel po’, non so se avrebbe gradito lo spettacolo.”
Ancora un po’ spaesato mi osservo, e sì, lo spettacolo è davvero evidente.
La guardo, non sembra scontenta della cosa, proprio per niente.
“Mia madre è davvero di là?” m’informo.
“Sì, ci sta preparando la cena, e nel caso te lo stessi chiedendo, sarà qui da un momento all’altro.”
Il sorrisetto non la abbandona, è sulla mia stessa lunghezza d’onda.
 Mia madre deve essere per forza, così premurosa!?
Con un sospiro rassegnato, mi metto seduto sistemando meglio su di me la coperta.
“Come ti senti?”
“Bene, anche se non capisco com’è possibile, credevo che il veleno dei vampiri per noi volesse dire morte certa”.
Si fa seria, “Infatti, è così in genere, ma noi abbiamo sviluppato una cura”.
“Una cura!” ribatto sorpreso. “Quindi i succhiasangue non possono più ammazzarci, con un morso”.
“In teoria, ma non è così semplice: il siero deve essere iniettato entro mezzora dal contagio, ma anche così non tutti sopravvivono, completamente.”
Non capisco, “Che cosa vuol dire, non sopravvivono completamente? Non dirmi che sarei potuto … diventare un …”
M’interrompe, “No, non credo sia possibile o almeno non è mai successo”.
Fissa le sue mani, ho notato che lo fa sempre quando un discorso la mette in difficoltà.
“Coraggio, sputa il rospo”
“Bè ecco vedi … non penso sia il tuo caso … almeno non credo, ma ….”
“Guarda, che cosi mi preoccupo di più”
Sospira, poi fissandomi direttamente negli occhi dice: “A volte, solo l’essere umano sopravvive, il lupo purtroppo muore. Non  sappiamo perché, anche se alcuni pensano sia legato ad un fatto genetico.”
Il lupo muore!
Le sue parole mi rimbombano nella mente, terrorizzandomi.
Lei se ne accorge, perché si affretta ad aggiungere, “Non preoccuparti, non è il tuo caso, voglio dire, sei … uguale. La tua temperatura non è cambiata e poi ti senti come prima, no?”.
Mi sento uguale a prima?
Sì, e soprattutto desidero lei più di ogni altra cosa quindi …
“La tua espressione penso valga come una risposta affermativa” ridacchia. “Perciò rilassati e goditi la convalescenza. Visto la tua energia, penso che sarà molto breve”.

 
  P O V: Carlisle
“Non voglio che tu stia male, Seth capirà”.
“No, non è un problema, mangerò qualcosa a casa. Quando lui starà meglio, andrò.”
Mente, rimandare per lei è un grande sacrificio.
La osservo con gli occhi del medico, è stanca, emaciata, ma non posso fare altro che dirle: “Come preferisci, ma non aspettare troppo”.
Ci separiamo sul limitare della foresta, con la promessa di rincontrarci l’indomani alla villa. Vorrei che si trasferisse li, che la considerasse casa sua, vorrei che sentisse di avere un posto cui tornare e una famiglia cui appartenere.
Probabilmente è anche ciò che desidera per se, non mi avrebbe cercato tutti questi anni altrimenti, però, tutto deve avvenire con i suoi tempi. Non posso entrare di colpo nella sua vita e iniziare a pontificare su ciò che è meglio per lei.
Perso nei miei pensieri, mi ritrovo già in vista del fiume, Esme mi aspetta a casa.
La trovo sulla porta come sempre, ma il suo atteggiamento è diverso, sembra in attesa.
Mi segue dentro casa silenziosa, continua a fissarmi, non so da che parte iniziare, è arrabbiata? Delusa?
“Esme, tesoro, ti prego parlami, non riesco più a sopportare il tuo silenzio, so di averti deluso, ma vorrei che mi lasciassi spiegare …”.
Il suo sguardo si accende, le mie parole l’hanno in qualche modo smossa dal suo mutismo.
“Io non sono delusa sono … Carlisle, io ho paura!”
“Paura? E di cosa.”
“Vedi, mentre tu mi raccontavi di … lei, di voi, io mi sono sentita … un ripiego. Ho sentito che la nostra storia fin qui, è stata una brutta copia, un pallido riflesso di ciò che avresti potuto avere.”.
Sono davvero un idiota! Non avevo capito niente!
Mi avvicino lentamente e le prendo le mani tra le mie.
“Amore mio, tu per me sei tutto tranne che un ripiego, sei la mia forza, il motivo per cui vado avanti giorno dopo giorno. Sei l’inizio e la fine di tutto, senza di te non ci sarebbe più domani.
Ti amo Esme, più di chiunque altro al mondo, ringrazio ogni giorno Dio per il dono della tua esistenza. Noi insieme siamo lo specchio, non il riflesso.”
I suoi occhi si schiariscono e le labbra vanno in cerca delle mie.
Adesso sono davvero a casa.

POV: Andrea
Roma, Italia
Dove diavolo si è cacciata!
Minimo è il centesimo messaggio che le mando!
Provo a chiamarla un'altra volta. Spero per lei che abbia un’ottima scusa per questo silenzio.
“Pronto?”
“Finalmente, Cecilia cominciavo a pensare il peggio”
“Oddio! Andrea scusa! Ma abbiamo avuto un problema con dei nomadi”
“Abbiamo?”
“Si è una storia lunga, te la racconterò con calma un'altra volta. Allora novità?”.
“Tutto tranquillo, ma Daniel e il suo gruppo di mocciosi creano più problemi del solito”.
“Andrea lo so che è dura, ma qui la situazione ha avuto sviluppi inaspettati”.
“Che cosa vuol dire inaspettati?”
“Imprinting”.
“Vuoi dire che finalmente tu …”
“Non io. Un membro del branco di La Push”
“E cosa centra questo con te?”
“Andrea santo cielo, un po’ di intuito non ti ucciderebbe sai!?”
“Ah, ok ho capito sei tu il suo imprinting”
“Che entusiasmo!”
“Il fatto è, che questo complica un po’ le cose non credi?”
“Si lo so, lo so, troverò una soluzione al più presto, tu non farti sfuggire niente.”
“Cercherò”
“Ok, adesso devo andare, chiamami se le cose con Daniel peggiorano.”
“Ok, ci sentiamo”
“Ah Andrea, grazie”
“Prego, non vedo l’ora di conoscere questo fenomeno”.

 

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Capitolo 14
*** Capitolo tredici ***


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Capitolo tredici
POV: Cecilia
Decisi di trascorrere la notte a casa di Seth, nel caso avesse avuto bisogno di qualcosa.
Naturalmente, lui continuava a dire di stare bene. Ma quando sua madre ci chiamò per la cena, si appoggiò a me, mentre ancora un po’ malfermo sulle gambe scendeva le scale.
Mi sentivo un po’ in colpa. Non gli avevo mentito ma avevo minimizzato, non ero ancora sicura che fosse in grado di trasformarsi. Anche se avevo agito per il suo bene: non volevo che la paura lo bloccasse.
L’indomani avrei verificato le sue condizioni, gli avrei chiesto di accompagnarmi a caccia, pregando che tutto andasse per il meglio.
E poi la mia non era esattamente una scusa, il mio bisogno cresceva di ora in ora. Come sospettavo, il cibo solido mi aveva dato solo un sollievo momentaneo. La sete era tornata a farsi sentire.
Verso tarda sera, Charlie passò a prendere Sue, che si congedò dopo un ultimo abbraccio.
Rimasti soli, cominciammo a prepararci per la notte.
Seth andò a lavarsi, mentre io cercavo di mettere un po’ d’ordine in camera.
Stavo cambiando le lenzuola, quando spuntò dalla porta con addosso solo un accappatoio blu e uno splendido sorriso.
“Grazie” mormorò stringendomi tra le braccia.
“Per aver cambiato le lenzuola?”
“Per avermi salvato la vita”
“Adesso mi appartiene?” Chiesi con una punta d’ilarità nella voce.
“Era tua già da prima, ma noi apparteniamo l’uno all’altra, lascia che ti dimostri quanto.”
Iniziò a depositare piccoli baci sul mio viso, partendo dalla fronte per poi scendere lentamente verso la bocca, senza trascurare la tempia e la guancia sinistra. Il suo profumo era celestiale.
Quando arrivò alle labbra, il sapore mi destabilizzò completamente, era cosi buono.
Mi staccai a fatica, cercando di recuperare un briciolo di lucidità, “Seth” dissi a un centimetro dalla sua bocca. “Devi riposare, non sei ancora in forze”
“Sto benissimo, e poi tu sei la medicina migliore che ci sia, per me”.
Mi spinse sul letto, il corpo ancora umido sul mio.
Non eravamo mai stati cosi vicini, l’acqua rendeva il suo odore ancora più invitante.
“Seth …”
La sua bocca, si avventurò sul mio collo, fino a raggiungere lo scollo del maglione leggero che indossavo. Le parole che volevo pronunciare si sciolsero al suo calore.
Il desiderio si agitava in me. Sensazioni diverse ma simili si mischiavano tra loro, accendendo i sensi e oscurando la ragione.
 In un secondo mi liberò dall’ingombro del maglione.
Resistere era ormai impossibile. Le mie mani s’infilarono sotto la spugna per raggiungere le sue spalle, sentivo i muscoli guizzare, la vita pulsava sotto le mie dita.
Quando anche il reggiseno abbandonò la mia pelle, la ragione si ritirò definitivamente sconfitta.
Con un colpo di reni ribaltai la nostra posizione .
 Il respiro affannato e il cuore a mille, guidata solo dai sensi, iniziai ad esplorare, baciare, assaggiare ogni centimetro di pelle.
Il resto dei nostri indumenti, sparì quasi magicamente.
Il suo profumo si fece più intenso, il respiro sempre più pesante. Seguendo un istinto ancestrale, mi ritrovai con le labbra sul suo collo.
Quando arrivammo al culmine, un dolce nettare inondò la mia gola, accrescendo il piacere. Mi persi per un unico lunghissimo momento, raggiungendo l’eden.
Poi l’orrore per il mio gesto, fece breccia riaccendendo la ragione.

   
 
 
Pov: Seth
Credo di non aver provato mai niente di simile.
Credevo, di aver accumulato una certa esperienza in questo campo, ma adesso scopro quanto m’illudevo: niente di ciò che ho vissuto, mi avrebbe mai potuto preparare a questo.
La sensazione della sua pelle, del suo corpo, del suo … essere, unito al mio, è estasi pura, un assaggio di paradiso.
Ancora sospeso tra questo mondo, e il cielo, vengo bruscamente riportato a terra da Cecilia. O meglio dalla sua improvvisa mancanza.
La cerco con lo sguardo. Finché la trovo rannicchiata, nell’angolo più lontano della stanza, il viso nascosto tra le mani.
In un lampo sono da lei “Cecilia, Cecilia amore, cos’hai?”
Niente, non si smuove di un millimetro.
“Tesoro ti prego, rispondimi cosa …”
Di colpo si butta tra le mie braccia nascondendo il viso nel mio torace.
Rimango spiazzato dalla sua reazione.
Cerco di arrivare al suo viso, per guardarla negli occhi, ma lei me lo impedisce, non capisco davvero: un attimo fa ero in paradiso, e adesso …
Un’idea si fa strada in me, magari per lei non è stato lo stesso.
“Cecilia, ti prego parla, fammi capire, cosa ti ho fatto?”
Rialza la testa e mi fissa rabbiosa “Mi hai fatto? Tu non mi hai fatto niente!” mi risponde quasi urlando. “Se c’è un colpevole, qua dentro sono io!”
 Mi sfiora il collo con una mano e poi mi mostra due dita macchiate di sangue, il mio sangue.
“Ti ho morso.Avevano ragione loro, sono un mostro!”
“ No, no, non dire cosi non mi hai fatto niente, non è niente!”
Di scatto si alza, allontanandosi “NIENTE!” urla. “Come puoi dire questo, se non fosse per quello stupido imprinting che ti condiziona, mi avresti già ammazzata. E lo sai!”
Le sue parole mi mandano in bestia, come può pensare che io sia capace di ucciderla!
In un secondo la raggiungo la afferro per le spalle “ se tu pensi davvero questo. Se tu pensi che io sia capace, di uccidere te, la persona che tra l’altro mi ha salvato la vita, per un’idiozia simile. Allora non hai capito nulla! Io ti amo Cecilia, è non è l’imprinting a parlare, ma l’uomo”
Mi fissa indecisa, non mi crede.
 Sconfitto, svuotato di ogni energia, mi siedo sulla sponda del letto, lo sguardo sul pavimento.
Poco dopo, un peso leggero mi raggiunge e una voce dolce dice “io ti credo, perche è lo stesso sentimento che provo io. Ed è il motivo per cui mi odio tanto, per il mio gesto. Quello che ho fatto è imperdonabile”
Rimaniamo in silenzio per qualche minuto.
 “Non me ne sono neanche accorto, quando ti sei allontanata, ho pensato di averti fatto male” dico con un tono sommesso, la rabbia è evaporata, anzi è come non fosse mai apparsa.
Si appoggia a me, ed io mi sdraio tirandomela dietro.
Si accoccola tra le mie braccia e mormora “tu non potresti mai farmi del male”.
Non rimane altro da dire.
Restiamo cosi, vicini, aggrappati l’uno all’altra come due naufraghi scampati alla furia del mare.

 
 

Pov: Renesmee
Oggi è il gran giorno!
Finalmente, Cecilia verrà a conoscere in resto della famiglia, non sto più nella pelle!
È una noia andare a scuola con la casa in fermento per i preparativi. Ma mamma è stata categorica, come al solito mi ha fatto la ramanzina, sulla responsabilità … sul portare a termine un impegno … non la finiva più!
Cioè, quello che dice è più che giusto, ma io a scuola mica ci vado per imparare - ne so di più della maggior parte dei professori- quindi non è che se perdo un giorno casca il mondo!?
Cosi adesso sono qui, ad ammuffire nell’aula di letteratura.
Se penso, che potrei essere a casa a dare una mano alla nonna!
E cosa più importante ad accogliere gli zii!!
Erano anni, che la famiglia non si ritrovava tutta insieme: Zio Emmett e zia Rose, erano in Irlanda, persi nel loro ennesimo viaggio di nozze. Mentre il resto della truppa, vive a Victoria, in Canada.
Loro non sanno ancora niente, il nonno ha detto che preferisce spiegare tutto di persona.
Zia Alice sarà di sicuro felice. Anche se avrà a che fare con un altro punto cieco, ma avere un'altra donna in famiglia da tortur … mm consigliare, in fatto di moda la ripagherà dello stress.
Persa in questi pensieri, a stento mi accorgo che l’ora è finita.
Raccolgo le mie cose, Jake mi aspetta come al solito, appena fuori dall’aula.
Insieme ci avviamo verso gli armadietti.
“Coraggio” mi dice. “Ancora due ore e questo strazio sarà finito”.
“Lo so ma vorrei essere già a casa, non vedo l’ora di ritrovare tutti, specialmente zio Jasper.”
Il suo sorriso, perde un po’ d’intensità, nel sentirmi nominare il mio zietto preferito.
“Jake! Non dirmi che sei ancora geloso?! Lo sai che …”.
“Si, si, so tutto, ma è più forte di me, tu gli stai sempre appiccicata”.
“Non è vero! Il fatto è, che lo zio è poco espansivo, il mio è l’unico modo per farlo sciogliere un po’. E poi lo sente, se ti arrabbi con lui, quindi fatti passare questa cosa, perche non hai nessuna ragione”.
Il mio lupo fa un grosso sospiro e poi dice “tenterò”.
Nel frattempo, il corridoio si è quasi svuotato.
“Che materia hai adesso?” mi chiede.
“Trigonometria, e anche tu”.
“Nooooo! Che strazio!”.
Gli sorrido, è proprio dolce il mio Jake.
“ Facciamo un patto: tu prometti di fare il bravo con lo zio; e io ti suggerisco le risposte”.
Fa finta di pensarci un po’ su, poi dice “andata!”.
 Ci affrettiamo verso l’aula, altre due ore e poi … finalmente famiglia.

 
 
POV: Cecilia
Mentre correvo nella foresta, pensavo, a quello che era successo la notte prima.
Avevo morso Seth, era prima volta in vita mia, che assaggiavo qualcosa di diverso dal sangue animale. Ma più che il ricordo di quel sublime sapore, era il gesto in se stesso a tormentarmi.
Quello che avevo urlato in faccia a Seth, presa dalla rabbia, era la verità, o meglio la mia verità. L’unica che avessi mai conosciuto: se al suo posto ci fosse stato qualunque membro del mio branco, non sarei sopravvissuta un secondo di più. Forse Andrea, mi avrebbe risparmiata, ma non ero pronta a scommetterci.
Seth invece, era stato stupefacente, invece di manifestarmi odio, disgusto, aveva provato a consolarmi.
Mi ero detta: è l’imprinting cosa ti aspettavi da lui? Non riuscirebbe a farti del male, nemmeno se lo volesse.
Giurava di amarmi, come potevo credergli?
Era stato il suo sguardo perso a farmi cambiare idea.
Quando era crollato a sedere, sulla sponda del letto, avevo visto la sconfitta, la resa nei suoi occhi.
Nemmeno di fronte alla morte aveva reagito cosi.
Poi, mi ero accorta piena di meraviglia, di un'altra cosa: il suo dolore era il mio, la sua tristezza era la mia.
Volevo che fosse felice, che mi mostrasse di nuovo, il sorriso di chi ha appena ricevuto il regalo più bello del mondo. Era questo l’amore?
Un enorme lupo sabbia mi superò, riscuotendomi dai miei pensieri.
Seth non aveva avuto problemi a trasformarsi, anzi era in piena forma!
Un profumo mi raggiunse, invitante, la scia mi portò a un grosso puma. Erano anni che non ne assaggiavo uno.
L’animale si trovava sul ramo di una quercia, intento a pulirsi il pelo con la lingua. Sembrava proprio un grosso gatto.
Mi avvicinai silenziosamente, per poi farmi di proposito notare, giunta a qualche metro da lui.
La sua testa scattò, i suoi occhi vagarono alla ricerca della fonte del rumore, incontrando i miei. Fu sufficiente.
Lo incatenai a me annullando la sua volontà, “Vieni!” Una sola parola bastò a segnare la sua fine. Docile come un gattino domestico, il grosso puma andò incontro alla morte.
Fu una sensazione fantastica, era la prima volta che mi godevo una caccia. Le altre volte, il mio era stato solo il doloroso cedere a istinti che ritenevo sbagliati e di cui in fondo, mi vergognavo.
Molte cose erano cambiate in me in pochi giorni:ritrovare mio padre, conoscerlo, parlarci aveva avuto il suo peso, certo. Ma la fonte vera del mio cambiamento, era accucciata a pochi metri da me e mi guardava, con occhi pieni di meraviglia.
Era questo l’amore?
Io credevo, e credo di si.

Questo capitolo è dedicato a jakefan.
Grazie per i tuoi consigli.

Allora bella gente eccomi di nuovo qui.
I primi due POV sono stati difficili da scrivere, avevo l’incubo di violare il rating.
Spero di averlo rispettato se cosi non fosse avvertitemi, provvederò a correggere.
Naturalmente attendo con ansia di sapere cosa ne pensate!

 
 
Grazie a:
1 -
Cordelia89
2 - EmilyHalliwell
3 - helly96
4 - saramik
5 - vampira97cullen
per avermi aggiunto ai preferiti .
1 -
aurora julia
2 - JeGGe Twilight
3 - kucciolottathebest
4 - pixieandsoilder
per avermi aggiunto alle storie da ricordare.
1 -
cesarina89
2 - eia
3 - Glael_87
4 - isif
5 - jakefan
6 - JeGGe Twilight
7 - lenny87
8 - LullabysseCullen
9 - niki 96
10 - rasonier
11 - saramik
12 - scarface91
13 - scricciolo90
14 - tamakisskiss
per avermi aggiunto alla seguite.
Un grazie speciale va a:
EmilyHalliwell e Cordelia89 che mi hanno inserita tra i loro autori preferiti!!!!! 

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Capitolo 15
*** Capitolo quattordici ***


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Capitolo quattordici
 
POV: Cecilia
Dire che mi sentivo nervosa era poco, stavo per incontrare il resto della mia …
Famiglia?
Non sapevo come considerarli, Carlisle mi aveva parlato un po’ di loro, mi aveva spiegato che come per Edward e Bella, lui li considerava davvero i suoi figli e in un certo senso, alcuni di loro lo erano.
Di colpo, mi tornò l’ansia, mi sentivo di nuovo fuori posto, come mi sarei incastrata io in quella strana famiglia?
Rimuginavo su queste cose seduta su una panchina, davanti al B&B, mentre aspettavo Seth.
Dopo la battuta di caccia, ero tornata alla mia provvisoria base per cambiarmi, e prepararmi all’imminente incontro.
Ecco un altro motivo di ansia, Seth mi aveva proposto di trasferirmi da lui. E la sua proposta, lasciava a intendere qualcosa di più, della semplice soluzione a un problema logistico.
Non che non lo volessi, ma come aveva detto Andrea, la nostra storia complicava le cose.
All’inizio del mio viaggio verso l’ignoto, avevo preventivato di stare via qualche settimana, massimo un mese.  Il mio compito mi attendeva, non potevo lasciare il branco scoperto troppo a lungo. Andrea sapeva il fatto suo, ma in caso di un attacco serio, senza la protezione che solo l’alfa era in grado di garantire sarebbero stati spacciati.
Senza contare poi i problemi interni, Daniel era quel che si dice una spina nel fianco, ma aveva carisma, e molti giovani rimanevano affascinati dalle sue storie.
Quello strano lupo era spuntato quasi tre anni prima, proveniente dalla Siberia. Unico superstite del suo branco, spazzato via dalla furia dei Volturi.
Era pericoloso, sospettavo che dietro le sue belle parole, si nascondesse una cosa sola. La vendetta.
 
 
Un rombo in lontananza mi avvisò dell’imminente arrivo di Seth.
Pochi minuti dopo la sua moto sbucò da una traversa per poi fermarsi alla mia altezza.
Seth mi venne incontro, entusiasta. Ma si blocco a pochi passi da me, non appena si rese conto, che non eravamo esattamente sulla stessa lunghezza d’onda.
“Hei” mi salutò. “Cosa c’è che non va?”
“Niente” risposi, cercando di scacciare l’ansia.
Lui reagì con un sorriso comprensivo “Non essere nervosa, i Cullen sono brave persone, sono sicuro che non vedono l’ora di conoscerti”
“Ne sei certo?” sembravo, una bambina in cerca di rassicurazioni, ma non potevo fare a meno di comportarmi cosi.
“Certissimo” disse prendendomi tra le braccia, mentre si abbassava alla ricerca delle mie labbra.
Il suo sapore celestiale mi riportò per un attimo alla notte precedente, incendiandomi il corpo e l’anima. Ma stavolta fu il desiderio di lui a prevalere, trasportandomi in una dimensione alternativa, riservata solo a noi due.
“Meglio?” mi chiese, quando ci staccammo.
“Mmmm, non lo so, sono ancora un po’ nervosa. Che ne dici di concedermi il bis?”
La sua risata allegra riempi l’aria“andiamo, o rischi di non arrivarci nemmeno dai Cullen”.
Il viaggio in moto fu breve. Dopo cinque minuti di autostrada, rallentammo per imboccare un piccolo viottolo, seminascosto tra gli alberi.
Sembrava l’ambientazione di un libro di Stephen King, qualcosa tipo la casa nel buio. Anche se noi, più che nella categoria degli ignari visitatori umani, rientravamo in quella dei mostri.
Quando arrivammo nei pressi di un ampio prato Seth, si fermò.
Scesi dalla moto, e mi persi un attimo a osservare l’enorme villa, era … bianca, si quello era l’aggettivo migliore per descriverla.
Seth mi prese per mano e insieme ci avviammo verso l’ampio portone, naturalmente bianco.
Venne ad aprirci Bella, “salve ragazzi vi stavamo aspettando” disse  con un sorriso amichevole, facendoci segno di entrare.
Ci ritrovammo in un ampio salone, piuttosto affollato, oltre ai Cullen che avevo incontrato in quei giorni, c’erano anche Jacob, ed altre cinque persone a me sconosciute. Tre femmine e due maschi.
Una si trovava tra le braccia di Carlisle, ipotizzai fosse Esme, sua moglie. Gli altri quattro, erano seduti sul candido divano.
Con mia enorme sorpresa fu Esme a venirci incontro sorridente, “Seth, quanto tempo, è una gioia rivederti, e vedo che non sei solo”. Esclamò abbracciandolo, era cosi minuta, che Seth dovette abbassarsi parecchio per ricambiare.
Poi si rivolse a me, “tu devi essere Cecilia, benvenuta cara, Carlisle mi ha parlato tanto di te, sono davvero felice di conoscerti”. Le sue parole erano sincere, non c’era niente di artefatto in esse.  Le sue non erano semplici frasi di circostanza, esprimevano una gioia sentita.
La guardai stupita riuscendo a mormorare solo uno striminzito “grazie, anche per me è un piacere”.
“Vieni” s’intromise a quel punto Carlisle. “ Ti presento il resto della famiglia”.
 
 

La prima serata, in quella che sarebbe diventata anche casa mia, è impressa indelebilmente nella mia memoria.
Alice, Emmett e Rosalie, si dimostrarono subito amichevoli con me.
Per non parlare di Esme, che mi monopolizzò per quasi tutto il tempo. L’unica nota stonata era Jasper.
Tra tutti era quello più riservato. Non si comportava in modo scortese, ma di tanto in tanto, lo sorprendevo a lanciarmi strane occhiate.
Poi -sempre convinto che io non mi accorgessi di niente- rivolgeva la sua attenzione a Edward, che rispondeva con sguardi allarmati.
Il resto della famiglia, sembrava non accorgersi di quello strano balletto tra i due. O comunque, lo mascherava molto bene.
La cosa mi lasciava perplessa, oltre ad irritarmi parecchio, tanto che ad un certo punto sbottai “non so cosa avete voi due, ma se è qualcosa che mi riguarda, potete anche dirmelo ad alta voce. Non ho segreti io
Scese un silenzio imbarazzato.
Adesso tutti fissavano noi tre con il fiato sospeso.
Fu Edward a prendere la parola “perdonaci non volevamo essere scortesi, il fatto è, che non riusciamo a sentirti”.
“Sentirmi?” chiesi stupita
“ Vedi” cercò di spiegare Jasper. “ Edward ed io abbiamo delle capacità particolari, ma tu riesci a eluderle”.
M’irrigidii, sapevo che alcuni vampiri avevano capacita offensive particolari, come sapevo, di esserne immune. Ma perche loro stavano cercando di usarle su di me? Che cosa volevano farmi?
E come mai gli altri non si erano opposti? Che fosse quello il loro piano fin dall’inizio?
Provai rabbia, delusione, paura, come potevo essere stata cosi ingenua?
La tempesta che mi si agitava dentro, doveva essere evidente anche all’esterno. Perche Seth, abbandonò la discussione con Jacob dall’altro lato della stanza, per mettersi al mio fianco.
“Che cosa succede?” chiese allarmato.
“Non lo so” risposi acida. “Chiedilo ai tuoi amici”
“Edward, che cosa succede, di cosa sta parlando?”
“Non ne ho idea” rispose questo, spiazzato dalla mia reazione. “Stavamo cercando solo di capire.”
A quel punto intervenne Carlisle “ calma ragazzi. Credo ci sia un equivoco” disse rivolgendosi a tutti, ma soprattutto a me “Cecilia non conosce bene i vampiri come credete. Le uniche capacità speciali di cui la sua gente ha notizia, sono quelle dei Volturi. E’ naturale, che abbia interpretato le parole di Jasper come una minaccia”.
“ Mi scuso di nuovo” continuò Edward. “Forse dovevo essere più chiaro: io leggo nel pensiero, mentre Jazz è un empatico,come vedi niente di cosi pericoloso. Comunque anche se fosse stato diversamente, tu fai parte della nostra famiglia, nessuno di noi si azzarderebbe a farti del male”
Di tutto il suo discorso, furono le parole, fai parte della famiglia, a sconvolgermi davvero. Non ero preparata a sentirle.
“ Ma mi conoscete appena” balbettai confusa
“Non importa tesoro” mi disse Esme dolce. “Saremo onorati di averti con noi, potrai contare su ognuna delle persone presenti in questa stanza. Sempre”
Sentii dentro una strana sensazione: come tornare a casa in pieno inverno e trovare una cioccolata calda ad aspettarti. Dolcezza e calore si diffusero in me.
Mentre guardavo a uno a uno i volti di quelle persone meravigliose, cercavo le parole adatte per esprimere i miei sentimenti.
“Non so che dire … davvero … non riesco, a esprimere quello che sento …” iniziai imbarazzata.
“Non c’è bisogno cara, di solo … grazie, mi piace tantissimo” trillò Alice, mettendomi tra le mani un pacchetto.
“Su aprilo, sono convinta che lo adorerai”
Aprii con trepidazione il piccolo involto. Dentro c’era una scatolina da gioielleria, e al suo un interno, un gioiello rappresentante uno stemma araldico.
Sull’ovale in platino, si trovavano incisi una mano, un leone e tre trifogli. Conoscevo il significato di quei simboli: forza, coraggio, coscienza.
“E’ l’emblema della nostra famiglia” mi spiegò Carlisle.
“In sostanza, vuol dire che possiamo contare l’uno sull’altro, in ogni momento” terminò Bella.
“Allora?” chiese Nessie.
“Che posso dire, se non … grazie infinite, per tutto. Sono orgogliosa di far parte di questa famiglia, ovunque andrò vi porterò con me, per sempre”.

  
 
Pov: Seth
“Che posso dire, se non … grazie infinite, per tutto. Sono orgogliosa di far parte di questa famiglia, ovunque andrò vi porterò con me, per sempre”.
Queste parole mi perseguitano da quella sera.
Sono passati un po’ di giorni, ma continuano a ronzarmi nella testa, come uno sciame fastidioso.
Intendiamoci, sono felice che lei abbia ritrovato i suoi, e questi giorni sono stati fantastici. È l’ovunque andrò che mi spaventa. Spesso, quando passiamo del tempo con la sua famiglia; o quando corriamo nella foresta; o semplicemente, quando siamo solo noi due e il mondo intorno scompare. Una piccola vocina maligna, continua a ricordarmi che è tutto provvisorio, che lei non appartiene a questi luoghi, che lei non è mia.
So che dovrei parlarle, ma ho paura di riuscire solo ad accelerare le cose, alla fine lei se ne andrà, ed io non so se sono pronto a seguirla.
Cecilia è il mio mondo, ma qui ci sono le mie radici, e nemmeno l’albero più imponente sopravvive senza di esse.

 
P O V: Carlisle
Sto frugando da mezzora in soffitta, alla ricerca dei miei vecchi appunti. La scoperta straordinaria di un antidoto al veleno dei vampiri, me li ha fatti tornare in mente.
Dal piano inferiore mi arrivano le risate dei miei figli, è bello sentirli.
La mia Esme, dopo l’incertezza iniziale ha accettato Cecilia, e adesso la considera al pari di tutti gli altri suoi figli adottivi.
Ecco, trovati!
Una vecchia cartella in cuoio, racchiude anni di lavoro, non avrei mai sperato di riprenderla in mano un giorno.
“Cecilia, per favore puoi raggiungermi tra un momento nel mio studio?” le chiedo, il mio tono di voce è normale , ma sono sicuro che lei da sotto mi ha sentito benissimo.
Infatti, ho appena il tempo di sistemare i fogli sulla scrivania, che un lieve bussare mi annuncia la sua presenza.
“Posso?”
“Si, entra pure, volevo mostrarti una cosa”
Le porgo la cartella, lei legge velocemente i primi fogli, poi dice dubbiosa “non ho una laurea in medicina ma credo si tratti di uno studio sui veleni”.
“Esatto, in particolare sul veleno dei vampiri. Anni fa ho cercato di sviluppare un antidoto ma non ci sono riuscito, adesso mi chiedevo, se tu potessi farmi avere il materiale su quello creato da voi. Chissà forse potrei riuscire a perfezionarlo”.
Cecilia sembra riflettere sulla mia richiesta poi, dice “Carlisle, vedi non è una cosa semplice quella che mi chiedi, si tratta di documenti segreti. Non so se posso farteli avere”
Una piccola puntura mi trafigge, la mia reazione è irrazionale, ma non posso fare a meno di sentirmi un po’ deluso. Lei non si fida di me. Forse mi vede, ci vede ancora come possibili nemici, ma d'altronde non posso pretendere tutto subito. Magari col tempo riuscirà a contare su di noi.
“ Capisco” dico con un sorriso rassicurante. “Mi sarebbe piaciuto poter dare il mio contributo, tutto qui”
Lei ci pensa un po’ su poi mi dice, “magari, potrei fare qualche telefonata: la persona che ha scoperto l’antidoto è molto anziana ma lucidissima. Sono sicura che gli farebbe piacere discuterne con te”
“ Grazie”
“Di niente, è stato un piacere esserti d’aiuto … papà”.
Dopo che Cecilia è uscita, rimango immobile per qualche tempo, non ho più bisogno di respirare da tanto. Ma l’ultima parola che ha pronunciato, mi ha lasciato senza fiato.

 
Salve a tutti!
Eccomi di nuovo qui puntuale con un nuovo capitolo, spero tanto che vi sia piaciuta “la riunione di famiglia”.
Aspetto con ansia di leggere le vostre opinioni!

 
Grazie a:
1 -
Cordelia89
2 - EmilyHalliwell
3 - helly96
4 - saramik
5 - tayloryuk11
6 - vampira97cullen
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Un grazie speciale va a:
EmilyHalliwelle Cordelia89che mi hanno inserita tra i loro autori preferiti!!!!! 

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Capitolo 16
*** Capitolo quindici ***


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Capitolo quindici
 
Pov: Seth
Venerdi pomeriggio.
 Sono passati, quasi quindici giorni dall’arrivo di Cecilia.
Purtroppo oggi lei non è con me, le tre arpie se la sono portata via stamattina presto, dicendo di avere bisogno di una giornata tra sorelle. Cosi dopo il lavoro, mi sono trascinato in giro per casa, nella noia più totale.
Che cosa facevo prima? Quindici giorni sono un tempo breve, eppure è come se lei fosse con me da sempre.
È incredibile come sia entrata nella mia vita rivoluzionandola. Anche le cose banali, hanno più importanza, ora che c’è lei a dividerle con me. Sento la sua assenza, è come se le cose perdessero un po’ di colore.
Stanco di stare con le mani in mano, esco, non ho una meta precisa.
Quasi in automatico, i miei piedi mi portano alla spiaggia, naturalmente la trovo deserta. Eppure non è vuota: ogni onda, ogni sasso, ogni scoglio è un ricordo, un momento della mia vita.
Qui ci sono i momenti spensierati passati con il branco: i tuffi dalla scogliera; quella volta, in cui Nessie ci ha voluto imitare, facendo quasi venire un colpo al povero Jake. Quando è ritornato a riva, dopo averla recuperata, non sapeva se abbracciarla o strozzarla.
Un sorriso, mi nasce spontaneo nel ripensare alla sua faccia, era proprio comico!
Passo dopo passo, mi avvicino a una piccola insenatura, nascosta tra le rocce.  Mi ci sono rifugiato, il giorno in cui papà ha avuto l’infarto.  Ricordo di aver pianto fino ad addormentarmi.
È stato Embry a trovarmi, quando ormai il sole era tramontato.
 Lentamente ritorno sui miei passi, lasciandomi il passato alle spalle. È tempo di decidere quale direzione prenderà il mio futuro.
Ho molti dubbi, ma anche una sola incrollabile certezza. Al momento il mio futuro si trova altre la foresta, racchiuso dentro due occhi zaffiro.
Spinto da una nuova energia, comincio a correre ansioso di rivederla, di parlarle. Insieme troveremo una soluzione.
Le radici sono importanti. Ma per fortuna le persone non sono alberi.

 
 

POV: Cecilia
Mi distesi sul divano, cercando di riprendere fiato in qualche modo. Quelle tre erano magnifiche, se prese a piccole dosi, ma sopportarle per una giornata intera era un’impresa sovrumana.
Mi ero rifiutata, categoricamente, di farmi coinvolgere in un giro dei maggiori centri commerciali della zona –proposta avanzata da Alice e Rose – ma non avevo potuto fare a meno, di farmi incastrare in una sorta di mattinata tra ragazze, a base di chiacchiere e trattamenti di bellezza.
Naturalmente, la cavia di questi ultimi ero solo io.
L’unica a mostrarmi un po’ di comprensione era stata Bella. Mi aveva raccontato, di essere stata lei la precedente vittima, del famigerato duo criminale tristemente noto come la nana e la bionda.
Approfittando del momento di pace, provai a chiamare Andrea. La sera prima, aveva saltato la nostra consueta telefonata, ed ero un po’ preoccupata.
Niente, il cellulare risultava irraggiungibile.
La cosa mi metteva una certa ansia, ma prima di preoccuparmi davvero, volevo aspettare. In fondo, io ero sparita per due giorni.
Decisi di controllare la posta, su uno dei tanti computer di casa. A mettermi in allarme, fu una news letter, che riportava un  breve articolo comparso su un quotidiano romano.

Roma
Giallo sulla morte di una donna ritrovata lungo Via Aurelia Antica


 Il corpo della 49enne è stato trovato senza vita in via Aurelia Antica. A destare i sospetti dei carabinieri, sono state le strane ferite ritrovate sul cadavere.

ROMA- Giallo sulla morte di una donna romana di 49 anni a Roma nella notte tra mercoledì e giovedi. La vittima era stata rinvenuta sul ciglio della  strada da un automobilista rimasto in panne intorno alle 2 del mattino, in via Aurelia Antica. A un primo esame, le ferite riscontrate sul corpo, risultano simili a quelle di un'altra vittima ritrovata due giorni prima, nelle campagne romane.
OMICIDIO?- Dai primi rilevamenti, sembrava che la morte fosse compatibile con l’attacco di un animale. Ma dalle successive indagini dei carabinieri è emerso che le ferite in un primo momento attribuite ad un grosso cane, non sembrano compatibili con nessuna delle razze conosciute. Sul corpo della 49enne è stata disposta un’ulteriore autopsia, che verrà effettuata nei prossimi giorni.

 
Due omicidi!
Come mai Andrea non mi aveva avvisata, era questo il suo concetto di tutto bene?
Qualcosa ara sicuramente successo, e a turbarmi di più erano le parole, grosso cane.
Altre volte, l’attacco di un vampiro era stato attribuito a un animale selvatico. Ma quelle parole, mi suonavano come un campanello d’allarme.
L’arrivo improvviso di Seth, spezzò il filo dei miei pensieri.
“Hei” mi disse avvicinandosi. “Cattive notizie?”
“ Leggi e giudica tu stesso” risposi scostandomi dal monitor per fargli spazio.
“E’ un po’ difficile, visto che è scritto in italiano, sai non tutti qui ,conoscono almeno tre lingue”
“Scusami, si tratta di un articolo tratto da un giornale romano” spiegai.
“Di cosa parla?”
Tradussi velocemente il testo, spiegandogli i miei timori.
“Che cosa pensi di fare?”domandò alla fine con un’aria preoccupata.
“Sinceramente non lo so. Prima di tutto, vorrei sentire Andrea. Deve spiegarmi un bel po’ di cose. Poi,… penso che mi regolerò in base a ciò che mi dice”
Seth non fece commenti, ma continuo a fissare il monitor con un’espressione cupa.
“Tu cosa faresti?” chiesi.
“ Credo che andrei a controllare di persona”.
“Ci avevo pensato anch’io, ma mi sembra prematuro” la verità era che non volevo andarmene. Ero quasi arrabbiata con quei poveretti, che avevano avuto la splendida idea, di farsi ammazzare proprio nella mia città.

 

Pov: Seth
“Che cosa pensi di fare?” tremo un po’ mentre aspetto la sua risposta, perche so cosa è giusto fare.
“Sinceramente non lo so. Prima di tutto, vorrei sentire Andrea. Deve spiegarmi un bel po’ di cose. Poi,… penso che mi regolerò in base a ciò che mi dice”
Sembra un buon piano a sentirlo ma non lo è, forse anche lei ha i miei stessi dubbi, tanto che inconsciamente inventa delle scuse.
 “Tu cosa faresti?”
Ecco temevo questa domanda, cosa dirle, se dovessi rispondere con il cuore, le direi, “Rimani qui, con me, con la tua famiglia. Che se la sbrighino da soli, per una volta, quegli ingrati”.
Ma non è la risposta giusta, Cecilia ha delle responsabilità , verso la sua città , verso gli innocenti che la abitano. Cosi le do l’unica risposta possibile,“ Credo che andrei a controllare di persona”.
“Ci avevo pensato anch’io, ma mi sembra prematuro”.
Ecco lo dicevo io, i suoi occhi mi stanno pregando. Vorrebbe non andare, vorrebbe non essere quello che è, ma soprattutto vorrebbe che io la fermassi, la trattenessi qui con me e con la sua famiglia .
E lo vorrei fare, vorrei esaudire il suo desiderio più di qualunque cosa, ma so che dopo se ne pentirebbe. Cosi le rispondo non come vorrei ma come è giusto “no, due morti sono già un segnale forte, qualunque cosa stia succedendo, è già abbastanza grave. Devi andare, ma non da sola, io verro con te”
“Non posso permetterlo, sarà pericoloso. E poi non è un tuo problema ma mio, il tuo posto e qui con la tua famiglia. Rischi già abbastanza per loro è non voglio che ti metta ulteriormente in pericolo, non per me poi, io so cavarmela. L’ho sempre fatto.”
Le sue parole potrebbero ferirmi, suonarmi come un rifiuto, una mancanza di fiducia. Ma non lo fanno, perche leggo nei suoi occhi la ragione che la spinge a pronunciarle, la mia incolumità.
“Cecilia, tu non capisci, io ti amo, quindi non pretendere che me ne stia qui con le mani in mano, io …”.
“No, non lo permetterò!” m’interrompe quasi rabbiosa. “Credi che io sia cosi stupida! Già una volta ti ho visto vicino alla morte, e di una cosa sono certa: non succederà mai più, non per causa mia almeno. Perciò tu resti qui.”
“ Non penso che tu sia stupida. Hai colpito al cuore del problema, amare significa anche questo. io non voglio che ti accada niente, quindi non negarmi  i miei diritti di innamorato”
Mi guarda un attimo negli occhi, e poi sospira “ d’accordo a quanto pare sei più cocciuto di me, quindi prepara le valigie, si parte”
Non mi aspettavo una sua resa cosi veloce, ma forse anche lei detesta l’idea di separarci.
“Chi è che parte? Dove volete andare piccioncini!”
Emmett. Nel fare i nostri piani, abbiamo trascurato un dettaglio importante. I Cullen

 
Bentornati a tutti i miei lettori!
Questo capitolo è un po’ corto ma serve al suo scopo, creare una svolta nella storia, che ne pensate?
Fatemi sapere.

 
Grazie a:
1 -
cochi
2 - Cordelia89
3 - EmilyHalliwell
4 - helly96
5 - mimmyna
6 - saramik
7 - tayloryuk11
8 - vampira97cullen
per avermi aggiunto ai preferiti .
1 -
aurora julia
2 - JeGGe Twilight
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6 - tayloryuk11
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1 -
cesarina89
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6 - jakefan
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9 - LullabysseCullen
10 - memmetitti
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12 - ranocchia
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14 - saramik
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18 - tayloryuk11
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Un grazie speciale va a:
EmilyHalliwell e Cordelia89 che mi hanno inserita tra i loro autori preferiti!!!!! 

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Capitolo 17
*** Capitolo sedici ***


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Capitolo sedici
 
POV: Cecilia
A distanza di poche settimane, mi ritrovavo di nuovo a sorvolare l’oceano.
Ma stavolta non ero sola, c’era Seth seduto accanto a me.
Dopo ore di discussioni, ero riuscita a convincere la mia ritrovata famiglia a non seguirmi. La motivazione?
Troppo complicato. Convincere chi odia da sempre i vampiri, ad accettarli, sarebbe stata un’impresa quasi impossibile. Anche se alla fine fosse stata la mia volontà a prevalere, avrei creato troppo scompiglio. E in quel momento, smuovere le acque era l’ultimo dei miei desideri.
Prima dovevo capire.
Andrea continuava a essere irraggiungibile, e degli altri non mi potevo fidare, non completamente.
Poi c’erano i due omicidi, era successo in passato, che un vampiro superasse la nostra sorveglianza. Ma raramente aveva il tempo di uccidere una seconda volta, di solito veniva neutralizzato prima.
Quindi, le ipotesi a cui eravamo giunti erano due: o il si trattava di un vampiro particolarmente abile. Oppure qualcuno lo copriva.
Giudicavo la seconda ipotesi assurda, il branco aveva i suoi problemi, ma nessuno di loro si sarebbe mai abbassato a tanto.
L’aereo atterrò a Fiumicino nel primo pomeriggio, mentre ci occupavamo delle formalità, sentii una bella sensazione nascere in me.
Nonostante tutto ero felice: mi trovavo di nuovo a casa, in compagnia della persona che amavo. All’improvviso mi sentii impaziente di mostrare a Seth il mio mondo, come lui aveva fatto con me. Era irrazionale come sensazione, il nostro non era certo un viaggio di piacere. Tuttavia non potevo farci niente, mi sentivo come un vulcano in procinto di scoppiare, la mia gioia era una fonte inesauribile.
Lui si accorse del mio cambiamento di umore.
“Finalmente, è bello vederti sorridere, è da un po’ che non lo fai”. Esclamò, mentre guadagnavamo l’uscita dell’aeroporto.
“E’ che mi sono resa conto di una cosa”.
“Cosa?”
“Sono insieme a te, è questo l’importante, al resto posso far fronte”
D’improvviso mi afferro per la vita trascinandomi verso di lui, “mi dispiace contraddirti, ma al resto – qualunque cosa sia- faremo fronte insieme”.
Volevo replicare, ma in quel momento, spalmata sul corpo del mio amore, giudicai più divertente usare le mie labbra in un altro modo.
 
Trovare un taxi fu facile, molto più difficile fu raggiungere la nostra destinazione.
Il traffico regnava. Stranamente la cosa non mi disturbò molto, quel tempo in più, era una piccola tregua che prolungava la finzione: eravamo ancora la coppietta in viaggio di piacere, e non due che andavano incontro a un destino ignoto.
Incurante delle occhiate maliziose che mi lanciava il tassista, mi appoggiai contro la spalla di Seth, abbandonando la testa sul suo omero. Lui rispose circondandomi con un braccio.
La tensione dei suoi muscoli, lo sguardo serio e concentrato, tutto in lui comunicava inquietudine. Anche la stretta del braccio, leggermente più forte del normale, mi trasmetteva il suo desiderio di proteggermi.
Nella mia mente, le immagini dell’agguato nel bosco tornarono a farsi vive. Pregai che non si ripetesse una simile tragedia, che il suo senso di protezione verso di me, non offuscasse di nuovo la ragione.
La suoneria del mio cellulare ci fece sobbalzare entrambi. Era Andrea.
Risposi alla chiamata, aggredendolo subito “ma dove diavolo ti sei cacciato?”
“Hei calma, abbiamo avuto qualche problemino qui, ma adesso la situazione è rientrata”
“Ho saputo dei tuoi problemini, merda Andrea due m …!” l’occhiata, stavolta curiosa, del tassista mi ricordò che non era il caso di pronunciare la parola morti in pubblico.  “Che cosa aspettavi a chiamare!”
“Lo so dovevo informarti, ma la situazione ci è un po’ scappata di mano, comunque adesso è  risolto. Ti assicuro che al tuo rientro ti chiarirò tutto”
“Bene allora spero che tu sia pronto adesso, perche io sono già rientrata. Sono per strada, sto andando a casa mia, meglio per te se ti trovo là!”
Chiusi la chiamata, senza dargli nemmeno il tempo di replicare, le mani mi tremavano impercettibilmente.
Seth mi guardava tra il curioso e l’allarmato “era il tuo … come lo chiami, vize?”. Chiese storpiando un po’ la parola.
“Vice, si era lui, cercava di spiegarmi il casino di questi giorni”. Risposi, nella mia voce ancora lo strascico dell’ira.
“E?”
“ Non lo so, ha accampato una scusa idiota sul fatto che era occupato, anche dell’altra faccenda non mi ha detto molto”.
Lo sguardo di Seth si fece duro “dov’è adesso?”
“Gli ho detto di aspettarci a casa”
“Bene, perche sono ansioso di parlarci, il suo comportamento non mi convince”
La sua voce era calma, tranquilla. Ma una strana luce gli brillava negli occhi, il suo era lo sguardo di chi è pronto a tutto.
“Che fai, vuoi rubarmi il mestiere?”. Chiesi con tono volutamente leggero.
Un piccolo sorriso comparve sulle labbra “no, anche perche non credo che esista al mondo, un alfa più in gamba e sexi di te”. Disse rispondendo a tono, ma la strana luce non lo abbandonò.
 

Il taxi ci portò a destinazione quasi mezzora dopo la telefonata di Andrea, ma di lui non c’era traccia.
“Strano, non è ancora arrivato” mormorai più a me stessa che a Seth. “Vieni intanto entriamo, ti mostro casa mia” gli dissi facendo strada.
Nonostante tutto ero ansiosa di ritrovarmi fra le mie cose. Attraversammo il piccolo giardino, che circondava la mia graziosa villetta in stile neogotico, fino a ritrovarci davanti al portoncino.
Mentre armeggiavo con le chiavi, Seth continuava a guardarsi intorno nervoso.
“Che hai?” gli chiesi
“Ho una strana sensazione”
“Non dirmi che anche tu hai le visioni come Alice” scherzai per sdrammatizzare. “Comunque hai ragione. Andrea continua a comportarsi in modo anomalo, nemmeno io mi sento tranquilla”.
Dei momenti successivi, ancora adesso non ricordo molto, solo una leggera fitta, poi il buio.
 

Ripresi coscienza all’improvviso. Come un interruttore che si accende, probabilmente mi avevano drogata in qualche modo.
Mi guardai intorno, ero in una specie di segreta medievale, un sotterraneo, a giudicare dall’odore di umido e di muffa che vi regnava. L’aria era stantia intrappolata lì chissà da quanto tempo.
La stanza era grande, ma io mi trovavo in una piccola porzione di essa, recintata da sbarre spesse un palmo.
Su uno dei lati, -quello dove si trovava l’entrata della cella- le sbarre venivano interrotte da un muro spesso. Come se la gabbia fosse stata divisa in due.
Ero sola, ma l’odore di Seth aleggiava inconfondibile nell’aria, troppo forte perche anche lui non fosse li. Magari oltre quel muro, pregai con tutta me stessa che fosse vivo e incolume.
“Seth, Seth mi senti?”. Chiamai
Mi rispose il silenzio. Presa dal panico tentai ancora “Seth ti prego amore rispondimi!”
Un lieve lamento mi giunse da oltre il muro.
Chiamai di nuovo “amore sei tu? Stai bene?”.
“Si ti sento, sto bene, sono solo un po’ stordito. Dove siamo?”
“Non ne ho idea, sotto  la città probabilmente. Roma è piena di vecchie gallerie, alcune risalgono ai tempi dell’impero”.
L’eco di passi sulle antiche pietre ci interruppe, poco dopo la porta della stanza si aprì.
Avrei dovuto immaginarlo.
Daniel entrò seguito da due giovani del branco, Luca e Stefano.
“Bentornata, mia Generalʹnaya spero che la nuova residenza sia di tuo gradimento”. Disse, con fare ironico.
Osservai con disprezzo l’uomo che mi stava davanti: aveva l’aspetto tipico di chi viene dalle terre del nord. Alto, di bell’aspetto, capelli talmente biondi da sembrare bianchi, gradevole nel complesso. Ma non mi era mai piaciuto. Nell’azzurro slavato dei suoi occhi, brillava costantemente una vena di crudeltà.
D’improvviso la rabbia divampò in me. Non intendevo rimanere lì un secondo di più, al cospetto di quell’uomo, che aveva convinto chissà con quali bugie due giovani a seguirlo.
Mi avventai contro le sbarre, ma queste incredibilmente resistettero, scuotendosi appena.
“Sorpresa Generalʹnaya? Ho trovato questa stanza, durante il mio vagare per le catacombe. Credo risalga ai tempi dell’inquisizione, vi venivano rinchiusi gli ospiti speciali. Era un po’ malridotta, ma è bastato poco per restituirla alla sua antica funzione”.
L’inquisizione, un tempo oscuro durante il quale, persino i lupi dovevano nascondersi dalla furia degli uomini. Da difensori della città fummo degradati a creature del male.
A volte oltre che a poveri diavoli, vittime della maldicenza altrui, i giudici riuscivano a mettere le mani su vere creature soprannaturali. Ma non sospettavo, avessero costruito una cella apposta.
Non potevo sperare di uscire con la forza quindi, dovevo usare altri mezzi.
“Che cosa vuoi Daniel, perche tutta questa messinscena, non potevi semplicemente uccidermi?”
“ Ho ma ti ucciderò, prima però voglio qualcosa che ti appartiene: il tuo posto. Tra pochi giorni riunirò il branco e tu di fronte a loro mi lascerai il tuo ruolo. Sarò io il nuovo Generalʹnaya”
Le sue parole sembravano provenire dalla steppa gelida che l’aveva generato, improvvisamente compresi, mi trovavo davanti a un folle.
“Tu vaneggi Daniel, non hai l’autorità per riunire il branco!”
“Hai ragione di nuovo, ma sono sicuro, che il caro Andrea sarà lieto di riunirlo al mio posto”.
Andrea, il mio mondo stava crollando, pezzo dopo pezzo. Ero stata davvero cosi cieca da non accorgermi di niente?

 

 Pov: Seth
Siamo nei guai, guai grossi. Non riesco a vedere gli uomini che sono entrati nella stanza, finche uno non si sposta verso di me. A vederlo sembra un ragazzo, forse ha l’età che avevo io quando mi sono trasformato la prima volta.
 Io avevo un po’ più di buon senso però. Questi qui sembrano fanatici della peggiore specie.
Ma forse non tutto è perduto, abbiamo ancora un asso nella manica.
Cecilia è stata irremovibile, ma convincere i Cullen a lasciare nei guai un membro della famiglia, è come chiede loro di non brillare al sole.
A quest’ora Edward, Bella, Jasper ed Emmett, dovrebbero già essere nei dintorni della città.
Non so da quanto tempo siamo rinchiusi qui, ma eravamo d’accordo che ci saremo sentiti al loro arrivo, il mancato contatto li avrà messi in allarme.
Ora come ora, l’unica cosa da fare è aspettare l’occasione buona per riuscire a scappare. Anche perche, questo tizio mi sembra folle e penso non esiterebbe a ricorrere a mezzi estremi, per convincere Cecilia a collaborare.

 
Ecco capitolo nuovo, spero di aver fatto un buon lavoro, anche perche in questo periodo a casini sono messa peggio di Cecilia.
Aspetto con ansia il vostro parere.

 
Grazie a:
1 -
Chiquinquira_123
2 - cochi
3 - Cordelia89
4 - EmilyHalliwell
5 - helly96
6 - mimmyna
7 - saramik
8 - tayloryuk11
9 - vampira97cullen
per avermi aggiunto ai preferiti .
1 -
aurora julia
2 - JeGGe Twilight
3 - kucciolottathebest
4 - pixieandsoilder
5 - Renee_sme
6 - tayloryuk11
per avermi aggiunto alle storie da ricordare.
1 -
cesarina89
2 - csgrobby
3 - eia
4 - Glael_87
5 - isif
6 - jakefan
7 - JeGGe Twilight
8 - lenny87
9 - LullabysseCullen
10 - memmetitti
11 - niki 96
12 - ranocchia
13 - rasonier
14 - saramik
15 - scarface91
16 - scricciolo90
17 - tamakisskiss
18 - tayloryuk11
per avermi aggiunto alla seguite.
Un grazie speciale va a:
EmilyHalliwell e Cordelia89 che mi hanno inserita tra i loro autori preferiti!!!!! 

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Capitolo 18
*** Capitolo diciassette ***


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Capitolo diciassette
Pov: Seth
Il tizio fuori di testa, Daniel, se ne andato da pochi minuti, dopo aver minacciato orribili conseguenze, se ci opponiamo al suo volere.
Cecilia è rimasta zitta da allora, credo che il tradimento del suo braccio destro, l’abbia sconvolta parecchio.
Dal mio angolo non riesco a vedere molto, ma sento che non siamo soli, piccoli rumori mi rivelano la presenza di una terza persona.
Sarà uno dei tirapiedi del russo.
Devo pensare a un modo per uscire da qui, da quanto ho capito, siamo praticamente sepolti vivi , nessuno ci troverà mai.
Sto ancora a lambiccarmi il cervello quando la voce di Cecilia mi arriva, “Stefano ascoltami, vieni qui, avvicinati. Conosco questo tono, è lo stesso che usa per attrarre le prede, ma non pensavo che funzionasse anche con le persone.
Sento i passi dell’uomo che si avvicina alla cella, sta ubbidendo al suo richiamo. Irrazionalmente ne sono geloso. Non posso vederlo ma m’immagino lo sguardo rapito di Stefano, avanza totalmente affascinato, arreso al volere dell’incantatrice, come un mortale cobra che si piega al suono del flauto.
Stefano liberami, apri la porta della cella”.
Sento il tintinnare del metallo, e la chiave che gira nella serratura, “bravo Stefano, adesso consegnami le chiavi e poi entra nella cella e restaci”.
In un secondo Cecilia mi appare davanti, è la mia fantasia crolla come un castello di carte: non è la seduttrice , la fatale incantatrice del mio sogno ad occhi aperti. E’ semplicemente lei, la donna della mia vita, il mio unico amore.
Non c’è niente di falso nei suoi occhi, l’unica emozione che ci trovo è l’ansia.
Apre velocemente anche la mia cella, ed io mi precipito fuori.
“Presto usciamo da qui” le dico, contemporaneamente afferro la sua mano e mi dirigo verso l’uscita quasi trascinandola con me.

 
 

POV: Cecilia
Uscimmo veloci dalla stanza, per ritrovarci in un ambiente immenso, sostenuto da enormi pilastri di pietra bianca squadrati in modo approssimativo.
“So dove siamo!” esclamai, mentre Seth si guardava intorno attonito.
“Dovunque sia è semplicemente  incredibile! Sembra essere in quel film fantasy, quello pieno di maghi, nani, elfi …”
“Il Signore Degli Anelli dici? In affetti questo posto, ha qualcosa in comune con le miniere di Moria: ci troviamo nelle latomie capitoline, sotto il Campidoglio”
“lato che?”
“la-to-mie” mi sembrava strano, fare una lezione di archeologia industriale nel bel mezzo di una fuga, ma la sua espressione era irresistibile. “Sono cave sotterranee, scavate durante il medioevo sotto uno dei colli di Roma”.
“Sai come uscirne?”
“Si, le gallerie si estendono un po’ in tutte le direzioni, ma verso nord dovrebbe esserci un’uscita”.
Mi osservò dubbioso “è stato tutto troppo facile, come mai una sola guardia? Quel tizio non mi sembra cosi stupido”
“Stupido no. Ma è pieno di se come tutti i folli con manie di potere, si fida troppo della sua gabbia e inoltre non conosce in mio .. la mia ..” esitai , non sapevo come definire quello che facevo.
“Il tuo potere?” taglio corto Seth. “Ma come … capisco che non vi trasformate cosi spesso, ma tu sei l’alfa, dovrebbe sapere tutto di te”
Distolsi lo sguardo, le mie parole furono un sussurro “prima di incontrarti, mi sentivo un mostro anche quando lo usavo sugli animali, figuriamoci sulle persone”.
Mi strinse a se “non sei un mostro, sei la donna più bella, intelligente e talentuosa, che sia mai esistita. È ti giuro che mi occuperò personalmente di chiunque oserà affermare il contrario”.
 
 

Come previsto, uscimmo dalle gallerie, senza trovare altri ostacoli. Fuori era già buio.
“Bene!” disse Seth. “Adesso, dobbiamo solo metterci in contatto con gli altri”.
“Gli altri?” non mi sembrava una buona idea. “Seth, non sappiamo in quanti sono coinvolti in questa specie di congiura, non è prudente cercare altri lupi”.
“Hai ragione, ma io non mi riferivo a loro”.
Improvvisamente il mio lupo assunse un’aria … Colpevole?
“Carlisle, non era d’accordo a mandarci da soli, ricordi?”
“Perfettamente!” cominciai a capire e ad arrabbiarmi. “E ricordo, anche di aver detto di non volere che, nessuno, dei miei rimanesse coinvolto in questa storia!”
“Tesoro, ascoltami” mi guardava con pazienza, come chi cerca di spiegare a un bambino, un concetto fondamentale. “Sono la tua famiglia, quando hanno affermato che potevi contare su di loro sempre … ti assicuro che non era per dire.”
“Si lo so, ma non voglio che si caccino nei guai!” cercai di protestare. Non avevo mai avuto una vera famiglia- a parte mia madre, nessuno si era preoccupato tanto per la mia sorte- quindi li consideravo come un dono prezioso da custodire.
“ Ci sono già, nei guai!” ribatté con foga.
“Non mi dire che sono già qui!”
“Esattamente, li dovevo contattare qualche ora fa. Quindi è meglio per il loro bene, farlo adesso, prima che commettano qualche sciocchezza”
Mi arresi, in fondo aveva ragione. Contattammo i miei fratelli sul cellulare di Edward.
Naturalmente, fummo costretti a usare un telefono pubblico. Cominciavo a ricredermi su Daniel, ci aveva tolto i cellulari ma non le carte di credito, forse non era furbo come sembrava.
Come aveva detto Seth in mancanza di notizie, i miei famigliari stavano cercando un modo per entrare in città. Fortunatamente la nostra chiamata li aveva fermati, altrimenti, il loro sarebbe stato quasi sicuramente un suicidio.
Elaborammo insieme un nuovo piano: ci saremmo trovati, in un vecchio magazzino in periferia. Per la prima volta, infransi tutte le regole, mostrando a dei vampiri il modo di entrare in città, evitando le ronde. Ma non mi importava.
La mia lealtà andava a Edward, Jasper, Bella ed Emmett. Non a chi non aveva esitato a tradirmi, sulla base di stupidi pregiudizi.

 
 

POV: Daniel
“Signore, sono riusciti a scappare, come aveva previsto lei. Stefano dice di non ricordare molto, quando sono andato a dargli il cambio, era nella cella, lo sguardo ebete e fisso”
“Bene Luca, ottimo lavoro, quando verrà l’ora sarai un vice eccezionale.”
Il ragazzino mi sorride, tronfio, non è molto sveglio ma esegue gli ordini in modo solerte, e tanto basta.
D’altronde cosa posso aspettarmi di più? La mia razza si è indebolita. Mentre i nostri nemici continuano a rafforzarsi. Sono furbi, infidi e i loro tentacoli arrivano dappertutto.
Roma era la mia unica speranza, ma loro sono arrivati anche qui. Ricordo il mio orrore, quando o scoperto che a guidare la gloriosa Ultima Legione, era una sporca mezzosangue.
Quell’essere, regnava sfruttando leggende e superstizioni, “la mia mente è immune ai poteri dei vampiri” mi aveva spiegato. “ Tutte le discendenti della prima Cecilia hanno questo potere, grazie al contatto mentale, automaticamente sono protetti anche gli altri lupi”.
Fandonie! Storielle inventate per mantenere il suo potere.
O si, i miei nemici sono furbi, non potendo sconfiggere la Legione si sono insinuati dentro di essa. E adesso quell’abominio, sta iniziando a portare a termine il compito per cui è stata messa al mondo.
Quando Andrea, mi ha raccontato di quel branco d’oltreoceano, che è al sevizio dei vampiri, non volevo crederci. Ma mi sono dovuto arrendere all’evidenza, i lupi americani, sono diventati gli animali domestici di quelle schifose sanguisughe.
Un leggero rumore mi distrae dai miei dolorosi pensieri, Luca è ancora davanti a me.
“Si, devi dirmi qualcosa?”gli dico con tono gentile.
“Mi scusi signore, ma non le ho detto tutto: il nostro contatto nelle forze dell’ordine ci ha fatto sapere che ha intercettato una telefonata, vicino all’uscita nord delle latomie. Come aveva previsto, la traditrice ha portato con se dei rinforzi, si incontreranno stasera.”
“Eccellente! Raduna tutti quelli che ci sono fedeli, e da loro le informazioni. Stasera si va a caccia! Ma ricorda, voglio che Cecilia e il lupo siano catturati vivi”, ecco l’occasione che aspettavo, stasera smaschererò quel mostro per quello che è: una serva del nemico!
Il ragazzino è corso via, pieno di entusiasmo. Lo capisco, ancora pochi giorni, e quello per cui abbiamo lavorato tanto si avvererà.
Faro in modo, che i lupi riprendano il posto che spetta loro di diritto nel mondo. Presto non dovremo temere più nessuno, né vampiri nè umani!
Già, gli umani, per anni li abbiamo protetti, pagando col sangue della nostra gente. E quelle deboli, patetiche creature come ci hanno ripagato? Alleandosi con i nostri nemici. Accoppiandosi con loro, perfino. Che schifo! Non sono nient’altro che pecore e come tali verranno trattate. Anzi, devo riconoscere che in una cosa, sono migliori delle pecore:  sono molto più gustosi.

 
Salve a tutti!
Spulciando nei vecchi capitoli, mi sono accorta di aver scritto una “boiata pazzesca”, per citare il mitico Fantozzi.
Verso la fine del cap. dieci, avevo scritto che Edward leggeva nella mente di Cecilia.
Ho provveduto a correggere!
Bene! Finite le comunicazioni di servizio, veniamo a noi, cosa ne pensate del cervellino bacato di Daniel?
È folle al punto giusto, o è esagerato?

 
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Capitolo 19
*** Capitolo diciotto ***


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Capitolo diciotto
POV: Celeste
Andrea urla, è da un po’ che lo fa.
È nella sua stanza, ma riesco a sentirlo lo stesso, anche attraverso le porte chiuse. Litiga al telefono.
Da un po’ di tempo il mio fratellone è sempre nervoso, arrabbiato. Prima non era cosi, era sempre felice. È uno che lotta il mio fratellone, niente riesce ad abbatterlo, nemmeno la morte di nostro padre.
Ricordo ancora quella brutta notte di quattro anni fa, quando non è più tornato dal suo giro di ronda: io ero piccola, avevo dodici anni, mentre Andrea aveva l’età che ho io adesso. Ma si è comportato come un ragazzo già grande, per questo è il mio mito.
Da allora le cose sono peggiorate, finché l’anno scorso, anche la mamma ci ha lasciato.
Adesso, anche il mio fratellone ha qualcosa che non va, sono convinta che la colpa sia di quel Daniel. Lo odio quel viscido! Viene a casa nostra e si comporta come fosse il padrone, ci fosse stato il mio caro papà, lo avrebbe già buttato fuori a calci!
Ma Andrea no, lui sta ore ad ascoltare i suoi discorsi, le sue storie. All’inizio era simpatico anche a me, poverino, anche lui ha perso le persone care per colpa dei vampiri. Poi ha cominciato a fare discorsi sempre più strani: secondo lui è colpa di Cecilia se le cose, a volte vanno male.
Suonano alla porta, chi sa chi cavolo è a quest’ora?
Mi alzo dal letto velocemente per andare ad aprire, ma mio fratello mi precede, è Luca.
“Ciao, piccoletta!” mi saluta. Gli rispondo con un sorriso, lo conosco da sempre, da bambina avevo una cotta enorme per lui. D’altronde chi non l’avrebbe avuta, per un ragazzone alto, biondo, con due occhi grigi che sembrano stelle?
“Celeste, torna a letto, che domani hai scuola!” mi ordina brusco, Andrea. Di solito quando è di quest’umore, è meglio obbedire e basta, ma stavolta non ho intenzione di farlo. Devo scoprire cosa succede, quindi, faccio solo finta di ascoltarlo.
 

Devo capire cosa sta succedendo, e per farlo mi servono informazioni.
Cosi prima di andare a letto, lascio il mio lettore mp3 sul tavolo, in modalità registrazione. È una trovata da 007 in pensione, lo so. Ma se mi mettessi dietro la porta del salotto ad origliare, quei due mi scoprirebbero in un secondo.
Dalla mia camera sento le loro voci, un bisbiglio appena accennato. Solo a tratti quando alzano la voce, riesco ad afferrare qualche parola.
Dopo cinque minuti d’impazienza, sento sbattere la porta dell’ingresso, Luca è andato via. Ora non mi resta che alzarmi e recuperare il lettore.
Lentamente mi affaccio nel salotto, la casa è silenziosa. Anche Andrea è uscito. Dove saranno andati quei due a quest’ora? Spero che non ci siano problemi speciali, il mio fratellone potrebbe essere in pericolo. Devo fare qualcosa.
Non mi lascerò portare via un altro pezzo della mia famiglia!
Velocemente, recupero il lettore, infilo le cuffiette, e premo play.
“Sempre più carina la tua sorellina, chissà se anche lei un giorno …”
“Piantala Luca!Sai come la penso!”
“Hei non ti arrabbiare, non è colpa mia se tu e Cecilia avete qualche antenato in comune. Sai che la piccoletta, potrebbe avere le carte in regola per essere la prossima …”
“Ti ho detto di piantarla!!! Piuttosto, cosa dovevi dirmi?”
“Che ti devo 100 euro, sono riusciti a scappare come avevi scommesso tu.”
“E adesso?”
“Li hanno intercettati, lei ha chiamato rinforzi, si incontreranno tra qualche ora, in un vecchio capannone in via **** a Tor Vergata. Daniel dice che dobbiamo eliminare i parassiti, e riacchiappare i fuggitivi. Cecilia deve rispondere davanti al branco dei suoi crimini.”
“Non posso credere che lei ci abbia tradito, sono sicuro che c’è una spiegazione …”
“Andrea sveglia! Solo tu potevi credere, alla storia dellaricerca del padre perduto,quella ci ha venduto ai succhiasangue!”
“Ci crederò quando lo vedrò con i miei occhi, ora sarà meglio andare, mi spiegherai meglio per strada”.
La registrazione finisce con il rumore della porta che sbatte.
Sono sconvolta, non può essere, Andrea ha ragione, Cecilia non può averci tradito.
I primi tempi dopo la morte di papà mi e stata sempre vicina. Ricordo la notte dopo il funerale: eravamo sole in casa, - Andrea era con la mamma che si era sentita male- passammo la notte a parlare. Da allora è stata come una sorella per me.
No, lei non può averci tradito!E’ quel Daniel la causa di tutto!
E poi che significa: Daniel dice che dobbiamo eliminare i parassiti, e riacchiappare i fuggitivi. Da quando il viscidone ha il comando?!
Non ci capisco niente, ma una cosa la so. Devo avvisare Cecilia, magari sono ancora in tempo, per evitare che ci sia uno scontro.

 
 
Pov: Seth
Sento dolori dappertutto. Di tanto in tanto, una mano fresca mi accarezza la fronte, cercando di darmi sollievo.
Mi sento distrutto nel corpo e nell’animo, l’ho persa, loro se la sono portata via, non so nemmeno se è ancora viva.
Anche lei era piuttosto malconcia.
Eravamo appena arrivati in quel maledetto capannone, quando si è scatenato l’inferno.
All’improvviso, ci sono piombati addosso: una quindicina di lupi, persino i Cullen si sono trovati in difficoltà. Sono stati inarrestabili.
Alla fine ci hanno costretto a ritirarci, ma nella confusione tre di loro l’hanno afferrata e trascinata via da me, ho cercato di seguirli, ma ero conciato troppo male.
Una luce mi colpisce attraverso le palpebre, riportandomi al presente. Apro gli occhi, sperando ingenuamente che si sia trattato di un incubo.
La prima cosa che vedo, è il viso preoccupato di Bella, si trova seduta accanto al letto su cui io sono sdraiato. Ci troviamo in una stanza dall’aspetto molto rustico, la luce proviene da una finestra, dalla quale si vede solo verde e alberi.
“Dove … dove siamo?” chiedo.
“In un piccolo casolare, nascosto nella campagna romana”
Tento di alzarmi, ma Bella m’impedisce di muovermi, spingendomi delicatamente per le spalle. Sembro una mummia, per quante bende ho addosso.
“ No, non ti alzare, hai riportato un paio di ferite piuttosto serie, Edward mi ha detto che non devi muoverti” mi spiega. Ma l’ascolto appena non mi importa niente delle mie condizioni.
“Cecilia … ci sono notizie?” Le chiedo ma ho paura della risposta.
“No, niente. Mi dispiace”, mi manca il fiato, a quest’ora potrebbero anche averla .. non riesco nemmeno a pensarlo.
“Dove sono gli altri?” Chiedo, una smania disperata s’impadronisce di me, devo fare qualcosa, non posso stare qui, devo andare a prenderla.
“Non preoccuparti Seth, pensa a guarire, gli altri sono di là. Ci stiamo riorganizzando. Il resto della famiglia e parte del branco saranno qui in serata” mi dice, il tono della sua voce è freddo, nel suo sguardo non c’è niente della Bella che conosco. Davanti a me adesso c’è solo il killer, la creatura spietata che la natura mi ha assegnato come nemica.
All’improvviso scoppia a ridere, tornando a essere la mia amica “scusami, so che non è il momento, ma mi guardi come se avessi visto un fantasma”.
“E’ che per un attimo, non lo so, mi sei sembrata …”.
“ Diversa?” m’interrompe.
“Io direi piuttosto … pericolosa”
Ridacchia compiaciuta ”te ne sei accorto finalmente!” è un momento, poi torna a essere glaciale. “È vero, sono parecchio … incazzata se mi perdoni il termine. Posso accettare che reagiscano cosi con noi vampiri, ma quello che vi hanno fatto è ingiustificato. Cecilia è una di noi e loro l’hanno portata via, senza contare che avrebbero potuto ucciderti. Nessuno, può permettersi di toccare i nostri cari impunemente! Quelle bestiacce lo impareranno presto”.
Non le rispondo, non ho parole. Dentro di me c’è solo una furia cieca, che aspetta solo di trovarsi davanti al suo bersaglio, per esplodere.

 
POV: Celeste
Non sono riuscita a fare niente, quando sono arrivata in quel posto, già la battaglia infuriava.
La verità è che ho avuto paura.
Non avevo mai visto una battaglia vera.
Anche i lupi mi facevano paura. Persino quello che sapevo essere mio fratello, in quel momento mi è sembrato solo un mostro, un’enorme creatura ringhiante.
Poi c’erano i vampiri, Andrea me li ha descritti un milione di volte, ma visti dal vivo sono davvero un'altra cosa. Sembrano davvero, demoni fuggiti dall’inferno.
Poi quando le acque si sono calmate, ho sperato di squagliarmela senza farmi notare, ma Andrea si è accorto di me.
Adesso siamo alla Casa Comune, il quartier generale della Legione.
Gli altri sono tornati alle loro case, siamo rimasti in quattro qui.
 Andrea e Luca hanno portato Cecilia nel sotterraneo. Mentre Stefano è rimasto con me, per tenermi al sicuro, ha detto mio fratello. Per sorvegliarmi, dico io.
“Stefano, cosa le faranno adesso? A Cecilia dico.” L’ho vista combattere assieme a quei mostri, eppure non riesco ancora a credere che ci abbia tradito. Pur nella confusione, ho notato che con lei c’era anche un altro lupo. La maggior parte delle ferite, se le è procurate cercando di proteggerlo. Magari è per lui che lo fa, mamma diceva sempre, che un lupo farebbe di tutto per la persona amata.
“Non lo so piccoletta e comunque, non sono cose che interessano ad una ragazzina! A tuo fratello per poco non veniva un colpo, che diavolo avevi in mente?” Mi rimprovera.
Ok, parlare con lui è tempo perso,“ niente, non avevo in mente niente. Posso vedere mio fratello?”
“Tra poco, quando tornerà su gli parlerai”.
Il tra poco di Stefano, si dilata all’infinito, è almeno un’ora che aspetto seduta su questa poltrona! Poi, la porta che conduce giù si apre.
Mi fiondo tra le braccia di Andrea, “fratellone, scusami, non volevo farti arrabbiare ma avevo paura che ti accadesse qualcosa …”.
Lui mi stringe forte a se “piccola, ti prego non farmi più una cosa simile, mi rimani solo tu”.
La sua voce è dolce, non c’è l’ha più con me.
Continua a tenermi stretta a se. Con la testa premuta sul suo torace, mormoro “Andrea …”.
“Mmm”
“Cecilia … rimarrà la sotto?”
S’irrigidisce un po’ ma mi risponde “si”
“Posso vederla?”
Stavolta mi scosta, per guardarmi in faccia, “no, piccola è pericoloso. Perche vuoi vederla?”
“Lei è mia amica, lo sai” mormoro, senza guardarlo negli occhi.
“Tesoro, l’hai vista anche tu, in quel posto. Lei non è più nostra amica” mi parla come si fa a una bambina piccola, e forse per lui lo sono ancora.
“Andrea ti prego, anche se le cose stanno come dici, io ho bisogno di vederla”.
Sospira con rassegnazione “va bene, forse servirà a convincerti che ho ragione”.

 

POV: Cecilia
Non so per quanto tempo, giacqui ferita e lacera in quella specie di segreta. Quelli che una volta erano i miei compagni, mi avevano concesso dei vestiti e avevano medicato – anche se sommariamente- le mie ferite.
La cosa più orribile per me, durante lo scontro, era stata non percepire più i loro pensieri. Mi avevano sbattuto fuori, di qualsiasi cosa mi accusassero, per loro ero già colpevole.
Una volta in forma di lupo, l’unica mente da me raggiungibile era stata quella di Seth, che si era trovato a condividere il mio profondo dolore. Tagliata fuori, non avevo potuto capire, di cosa mi accusavano. Né testimoniare, con la sincerità dei miei pensieri, la mia innocenza.
Cosi alla fine erano riusciti a catturarmi.
Quando mi avevano condotto nel sotterraneo, avevo appreso, quella che secondo loro era la mia colpa.
Sapevo già cosa mi attendeva. Secondo la legge, sarei stata giudicata dall’intero branco riunito, e per il crimine di cui mi accusavano – il tradimento-, la pena era una sola: la morte.
In quei terribili momenti, una sola idea venne a darmi pace e serenità: Seth era al sicuro, la mia famiglia si sarebbe occupata di lui, impedendogli di fare sciocchezze.
Quando finalmente Andrea e Luca mi lasciarono sola. Il dolore e la fatica, mi crollarono addosso all’improvviso, trascinandomi lentamente nell’incoscienza.
Tuttavia una parte di me, forse quella fatta quasi esclusivamente d’istinto, rimaneva vigile. Perciò mi riscossi immediatamente, nel sentire dei passi leggeri che si avvicinavano.
Con mia grande sorpresa, la piccola Celeste mi si presentò davanti. A dire il vero non era più tanto piccola: in quelle poche settimane era cresciuta parecchio e il suo fisico si era irrobustito.
Dietro di lei, Andrea mi fissava con aria severa.
“Celeste, mi ha chiesto il permesso di parlarti. Se vi lascio sole, non le farai del male vero?”
Sorrisi amaramente a quella domanda, “anche se per voi sembro essere diventata un mostro. Sono la stessa persona, a cui l’hai affidata centinaia di volte negli ultimi quattro anni, non potrei mai farle del male”.
“Bene, tornerò tra poco”
Rimanemmo da sole, la ragazza mi scrutava, come se cercasse in me qualcosa di diverso “cosa c’è bambina, anche tu hai paura di me?” Chiesi.
Le mie parole, parvero riscuoterla, di colpo si lancio tra le mie braccia. La strinsi a me, incurante del dolore che la sua stretta mi provocava, accarezzandole le spalle scosse da singhiozzi silenziosi.

 
Ciao bella gente, l’influenza mi ha colpito, facendomi saltare l’appuntamento.
Ma ora eccomi qui, ristabilita e con un nuovo capitolo fresco fresco.

 
Grazie a:
1 -
Chiquinquira_123
2 - cochi
3 - Cordelia89
4 - EmilyHalliwell
5 - helly96
6 - mimmyna
7 - saramik
8 - tayloryuk11
9 - vampira97cullen
per avermi aggiunto ai preferiti .
1 -
JeGGe Twilight
2 - kucciolottathebest
3 - pixieandsoilder
4 - Renee_sme
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per avermi aggiunto alle storie da ricordare.
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cesarina89
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6 - isif
7 - jakefan
8 - JeGGe Twilight
9 - Laura the vampire slayer
10 - lenny87
11 - LullabysseCullen
12 - memmetitti
13 - Mimy
14 - niki 96
15 - ranocchia
16 - rasonier
17 - saramik
18 - scarface91
19 - scricciolo90
20 - tamakisskiss
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per avermi aggiunto alla seguite.
Un grazie speciale va a:
EmilyHalliwelle Cordelia89che mi hanno inserita tra i loro autori preferiti!!!!! 

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Capitolo 20
*** Capitolo diciannove ***


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Capitolo diciannove
POV: Cecilia
Cercai di consolare Celeste come potevo, quando i singhiozzi si furono calmati, rialzò leggermente la testa, scostandosi da me.
“Scusa, ti ho fatto male” disse, osservando le bende macchiate di sangue, che sbucavano dallo scollo della semplice maglietta a T che indossavo.
“Non preoccuparti piccola, mi avrebbe fatto molto più male, se tu non l’avessi fatto. Piuttosto, devi esserti presa un bello spavento stasera, che cosa ci facevi li?”
Gli occhi di Celeste si riempirono di terrore, “ perché ... perche difendevi quei mostri?” mi chiese ignorando la mia domanda. “ E’ per via di quel lupo vero?”
Che cosa dovevo fare? Ero molto affezionata a Celeste, suo padre era stato un brav’uomo, un amico.
Gli avevo promesso di prendermi cura della sua famiglia, e ormai consideravo Celeste come una sorellina minore, se non una figlia.
Insieme alla madre e ad Andrea, – Andrea … il suo tradimento mi faceva ancora soffrire, ma ero convinta che non fosse in cattiva fede- avevamo deciso di tenerla il più possibile all’oscuro delle faccende del branco. Ma mi convinsi che dovevo parlare, se non volevo perdere anche lei.
Mi sfuggì un sospiro rassegnato, “ piccola, ascolta, ci sono tante cose di me che non conosci, ma se hai un po’ di pazienza, cercherò di spiegarti …”
Cercai di riassumere, in breve, gli avvenimenti che avevano condotto tutti noi a scontrarci in quel capannone. Finche, finito il mio racconto, tacqui, in attesa delle sue reazioni.
Rimase calma, e con un filo di voce mi chiese “quindi, quegli … esseri sono tuoi parenti?”
“Si”
“ E quel lupo, Seth, è il tuo amore?”
“Unico e solo”
Rispondevo alle sue domande sussurrate, in modo quasi telegrafico.  Tale era la mia paura che una parola di troppo, spezzasse quell’incanto e la portasse a odiarmi.
“Anche tuo padre è come loro, cioè neanche lui fa male elle persone?”
“No, neanche lui”
Con mia enorme sorpresa sorrise, “penso che se avessi la possibilità di riavere indietro mio padre, mi andrebbe bene anche come vampiro. Quindi, va bene.”
“Va bene?” chiesi confusa.
“Va bene ti credo, adesso, dobbiamo solo convincere quel testone di Andrea!”
Nonostante tutto, il suo entusiasmo mi diede speranza.
 
Le mie ferite guarirono in pochi giorni come al solito, anche se mi sentivo irrequieta. Mi ero aspettata che quel bastardo di Daniel, venisse a trovarmi, quantomeno per gustare la sua vittoria.
Ma le uniche persone che scesero a trovarmi, in quei lunghi giorni di prigionia, furono Cecilia e Andrea.
La prima, assolutamente convinta della mia innocenza, cercava con ogni mezzo di convincere in fratello. Il secondo, restava impassibile alle suppliche della sorella. Si rifiutava di rivolgermi la parola, o quasi, anche se ascoltava attentamente le mie parole.
 
 
Il sotterraneo dove ero rinchiusa, era da sempre utilizzato come rifugio temporaneo per i giovani mutaforma, alle prese con l’instabilità dei primi tempi. Non era certo un albergo 5 stelle, sopratutto per me, che vi ero rinchiusa contro la mia volontà.
 Nei tempi morti, quelli in cui ero sola, trascorrevo il mio tempo passeggiando, avanti e indietro lungo tutta la stanza. Era l’unico modo che avevo per sfogare l’ansia che mi assaliva.
Il tempo passava, ed io non riuscivo a capire il piano di Daniel. Perché farmi riprendere le forze, se poi doveva uccidermi?
A ogni modo, non potevo più aspettare le sue mosse, dovevo agire. Andrea era la chiave per uscire dal quel posto, dovevo convincerlo ad aiutarmi. Se le buone non erano servite, decisi di provare con le cattive, quel testone doveva rendersi conto che quelle di Daniel erano tutte fandonie.
L’occasione si presentò una sera, in cui Andrea venne a portarmi da mangiare da solo.
Andrea, Andrea, vieni siediti”detestavo, vederlo cosi, mentre eseguiva i miei ordini come un burattino. Ma era l’unico modo.
 Si accomodò, rigido, su una delle sedie sgangherate che - insieme con un letto e un piccolo tavolo – costituivano tutto l’arredamento della stanza.
Adesso voglio che tu mi racconti tutto! voglio sapere, perche mi hai tradito, e soprattutto voglio conoscere i piani di Daniel nei miei confronti” .
Mi sentii malissimo, nell’impartirgli quell’ordine.
 “E’ …  suc … cesso tutto , in … in  modo graduale, a … all’inizio, lui, veniva a c … casa nostra , ci raccontava le sue av … venture. Poi con il pas … passare del tempo … ha cominciato a in … sinuare il dubbio, ci ha detto che …”
Era ammirevole, riusciva a resistere. I suoi occhi mi fulminavano, e la sua voce si spezzava in più punti, nel tentativo di trattenersi dal parlare.
Continua!” gli intimai a malincuore.
 
“ Ci ha detto … che da tempo facevi il doppio gioco, e che lavoravi per un potente clan. Il tuo obiettivo, era di sottometterci a loro, per usarci come arma contro i Volturi.”
Alla fine si era arreso al mio comando, ma le sue parole ebbero su di me, l’effetto che un detonatore ha sull’esplosivo.
Non potevo crederci, a lui più che ad altri, avevo confidato il desiderio, la speranza, di ritrovare mio padre.
Chi era la persona che avevo davanti? Possibile che mi ero costruita un’immagine di Andrea, tanto distante dalla realtà?
La furia mi divorò in un istante, e prima che io stessa me ne rendessi conto. Stringevo nella mia mano, la gola di quello che una volta era il mio migliore amico.
Con tutta la forza di cui ero capace, lo inchiodai contro il muro.
Andrea, stringeva entrambe le sue mani sul mio polso, cercando di liberarsi. Ma io lo sentivo appena, mentre il suo viso si faceva paonazzo per la mancanza di ossigeno.
“ E dimmi, mio stupido amico” sibilai, le labbra ad un centimetro dal suo orecchio. “ Quando, ti ho dato l’idea, di essere capace di una tale malvagità?
Quando mi sono occupata della tua famiglia, dopo la morte di tuo padre? Oppure quella volta, che ho quasi perso un braccio per salvare la vita a quell’idiota di Luca? Oppure, fammi pensare … deve essere stato quando, invece di ammazzare Stefano come il cane che è, l’ho lasciato vivo e incolume in quella che era stata la mia cella?”.
In un briciolo di lucidità, allentai la presa sul suo collo, ma mi avvicinai minacciosa alla sua gola. Le mie labbra quasi a sfiorarla.  “Sai Andrea, il trattamento in quest’albergo lascia un po’ a desiderare, in particolare il servizio in camera. Sai bene, che una mezzosangue come me, ha delle esigenze particolari. Come si comporterebbe adesso la tua traditrice? Ora che la conosco, voglio recitare bene la parte che mi avete assegnato”
Non mi sentivo più io. A parlare, era la sofferenza di tutti quegli anni passati a sentirmi sbagliata, unita alla rabbia. La mia stessa voce era bassa e minacciosa, come il sibilo di un serpente.
“ Mmm vediamo … potrei dissanguarti, tanto per rimettermi in forze. Ora come ora ne ho proprio bisogno. E poi, potrei completare l’opera ammazzando quell’altro idiota che c’è di sopra, per poi andarmene dimenticandomi di voi. Perche io sono fatta cosi, vero?”
I suoi occhi erano spalancati, come quelli di chi si sveglia da un incubo, ma non mi bastava, volevo di più. Lottavo, contro il desiderio, quasi doloroso, di fargli del male fisico. Di ricambiare in qualche modo il dolore che mi aveva inferto. E forse, se fosse stato chiunque altro, l’avrei fatto.
 “Vero?”
Aumentai la stretta.

 
Eccomi a voi con il nuovo cap!
Spero che non mi lincerete per la brusca interruzione.
Come sempre attendo ansiosa commenti ed opinioni.

 
Grazie a:
1 -
Chiquinquira_123
2 - cochi
3 - Cordelia89
4 - EmilyHalliwell
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8 - tayloryuk11
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Capitolo 21
*** Capitolo venti ***


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Capitolo venti
POV: Andrea
Mi manca il fiato, la sua stretta è davvero incredibile, credo che se lo volesse davvero, sarei già morto.
In questo momento non è la Cecilia che conosco, sembra … potente.  E’ come un fiume: sei abituato a vederlo scorrere tutti i giorni calmo e tranquillo, e poi in un momento diventa inarrestabile, trascinando con sé tutto quello che incontra.
“ Mmm vediamo … potrei dissanguarti, tanto per rimettermi in forze. Ora come ora ne ho proprio bisogno. E poi, potrei completare l’opera ammazzando quell’altro idiota che c’è di sopra, per poi andarmene dimenticandomi di voi. Perche io sono fatta cosi, vero?”
Non so cosa risponderle.
Lei c’è sempre stata, nessuno del branco è abbastanza vecchio da ricordarsi i giorni in cui non c’era. Forse è questo, lei era li, sempre. Col tempo, l’abbiamo data per scontata.
Poi è arrivato Daniel, ci ha raccontato le sue gesta e ai nostri occhi è sembrato, glorioso come un generale antico.  Colui il quale ci avrebbe guidato verso la grandezza. E mentre la sua figura cresceva. Cecilia con la sua fermezza, la sua calma, ci sembrava una misera cosa, come una volgare popolana sul trono di una regina.
 “Vero?”
La morsa della sua mano si fa insostenibile, i miei occhi si oscurano.  E’ finita …
 
Aria, non mi è mai sembrata cosi dolce, come mentre affluisce nei  miei polmoni doloranti. La stretta è svanita, lentamente scivolo fino ad accasciarmi sul pavimento.
Riapro gli occhi e Cecilia è li, a pochi passi da me. Quello che vedo mi fa vergognare, la sua espressione è un misto di rabbia e dolore.  Ma a darmi in colpo di grazia sono le lacrime che silenziose scorrono sul suo viso. Non l’avevo mai vista piangere. Siamo stati presuntuosi, abbiamo scambiato l’amore e la dedizione per debolezza.  Abbiamo lasciato che le parole di Daniel distorcessero le nostre menti, trasformando il bellissimo volto della verità nel ghigno di un mostro.
Incapace di sostenere il suo sguardo abbasso gli occhi, mi sento meno che un verme.
“Decidi tu” mi dice, la sua voce è roca e impastata. Dove è finito il sibilo minaccioso di un minuto fa?
“Cosa?” Non ho capito il senso delle sue parole.
“ Andrea sono stanca, ho passato gli ultimi cento anni a cercare di capire come dovevo comportarmi con voi. Ma a quanto pare ho fallito. Quindi, adesso  tocca a te decidere.”
“Ma cosa!” Ancora non capisco.
Sorride, “vedi in questo momento da qualche parte la fuori, ci sono alcune delle persone a me più care, che rischiano di farsi del male, nel tentativo di venire a salvarmi. Per scongiurare questo rischio andrò io da loro, tu puoi seguirmi, o morire nel tentativo di ostacolarmi.”
Non dubito delle sue parole, sarebbe davvero capace di uccidermi, e forse me lo merito. È come svegliarsi da un sogno. Che cosa abbiamo fatto?
Mi vergogno profondamente, l’ho accusata di tradimento ma sono stato io il primo a tradire.
Lentamente mi rimetto in piedi, abbasso il capo in segno di rispetto, “perdonami, se lo vuoi ancora, ti seguirò ovunque”.

 

POV: Cecilia
“perdonami, se lo vuoi ancora, ti seguirò ovunque”.
Il suo atteggiamento serio, quasi solenne, mi sembrò sincero. Ma ero rimasta scottata troppe volte, per credergli cosi facilmente.
Per un momento, la parte di me che voleva solo vendicarsi, aveva avuto il sopravvento. Il desiderio di stringere la mia mano, fino a spezzare il collo di Andrea, era stato quasi incontrollabile.
Ma cosa avrei ottenuto nel farlo? Celeste mi avrebbe odiato, e Daniel avrebbe avuto un argomento in più per accusarmi. Forse l’unico veritiero nel suo mare di bugie. La mia furia si era trasformata: il fuoco era diventato un blocco di ghiaccio, un meccanismo gelido e letale, che mi aveva permesso di ragionare.
Daniel, quella presenza contorta e infarcita di pregiudizi, andava estirpata dalla mente collettiva del branco, era l’unica maniera per riportare tutto alla normalità. Dopo avrebbero potuto anche scegliere un altro alfa, se lo volevano.
 Si, dovevo credere almeno un po’, nella buona fede di Andrea.
Per prima cosa, era essenziale uscire da lì e ritrovare la mia famiglia e Seth …
Lui mi mancava più di tutti. Mi sentivo come divisa a metà. Una parte di me, voleva solo correre fino a ritrovare il suo viso, le sue mani, il suo odore …
Con un sospiro, scacciai quel pensiero, che mi provocava un nodo allo stomaco, e mi rivolsi ad Andrea.
“Bene, ma non aspettarti che io ti dia di nuovo fiducia” dissi con tono volutamente brusco e irato. “Un solo passo falso e ti ritroverai cadavere!”
Andrea annuì, con una specie di nuovo … timore reverenziale nei miei confronti “che intenzioni hai?” mi chiese.
“Per prima cosa, usciamo da qui”
Fu facile sopraffare l’altro mio carceriere, lo lasciammo svenuto ma incolume, nella stanza sotterranea.
Poi, ci allontanammo velocemente dalla Casa Comune. La mia intenzione, era di ritornare a quel maledetto capannone e da li, provare a seguire le tracce lasciate da Seth e gli altri.
Correvamo veloci per stradine secondarie e vicoli bui, quando Andrea intuita la nostra meta, si arrestò.
“Che ti prende, hai già cambiato idea?”chiesi, bruscamente.
“No” mi rispose titubante. “E che … Celeste, non posso lasciarla da sola.”
Aveva ragione, non credevo le avrebbero fatto del male, ma se avevo visto giusto, non potevo lasciarla nelle mani di quel bastardo.
“Quando si accorgeranno che sono sparita?” forse potevamo rischiare.
“Non prima di domattina , quando arriveranno per darci il cambio.
Bene, avevamo tutto il tempo, anche se era pericoloso cincischiare in città.

 
POV: Celeste
Che noia!
Guardo l’orologio, sono le otto e mezzo.
Andrea non mi lascia uscire, per colpa dei famigliari di Cecilia. Stasera, non sono nemmeno andata a trovarla, sono troppo arrabbiata con il carceriere.
Le otto e mezzo di sabato sera, ed io sono bloccata a casa. Dico, ma si rende conto!
 Lui dice che è pericoloso uscire, con tutti quei vampiri in giro. Ma io so che non sono pericolosi! In fondo anche se vampiri, fanno parte dei buoni. Si, va be’, mettono un po’ i brividi. Ma nonostante tutto mi incuriosiscono, mi piacerebbe vederli da vicino.
Mi sa che devo rassegnarmi a una serata casalinga, spaparanzata sul divano. Guardo distrattamente la tv, uffa 300 canali e non un film decente.
Suonano. Vuoi vedere che il genio si è pure scordato le chiavi?
“Chi e?” dico al citofono.
“Sono Luca”
“Luca, se cerchi Andrea, è alla Casa Comune”.
“Lo so, mi ha mandato a tenerti compagnia”.
Pure la balia, adesso devo sopportare! Però … è Luca “ok Sali”
Faccio scattare il portoncino al piano di sotto, (abitiamo in una piccola villetta bifamigliare, ma il piano terra e sfitto).
Mollo il citofono e corro in bagno, non posso fare niente per la tenuta da casa –pantaloni da palestra elasticizzati, stinti e sformati al ginocchio, e magliettona comoda – ma almeno cerco di dare una sistemata ai capelli, prima che lui arrivi alla porta.
 
Velocemente, elimino l’acconciatura alla Nonna Abelarda, e cerco di dare ai miei capelli una forma decente, mentre metto un po’ di lucida labbra. Lui non mi vede proprio, ma chissà, forse questa è la notte dei miracoli.
Il campanello, ok ci siamo.
Recupero un po’ di fiato e poi, con l’espressione più naturale del mondo, apro la porta.
“Ciao” gli dico, e come il solito, non posso fare a meno di sorridere.
“Ciao, mi fai entrare?”
“Oh si, scusa, accomodati”, complimenti Celeste. Prima figura.
Gli faccio strada e insieme ci sediamo sul divano, davanti alla tv.
“Allora …” dico titubante, ma che cavolo mi prende!  “Cosi, mio fratello ti ha detto di venire”.
Mi guarda un secondo e ... cavolo è arrossito!
“Veramente, non è che me lo abbia proprio detto … ma ho pensato che saresti rimasta qui, sola.”
Alle sue parole, mi ritorna un po’ di rabbia “per favore non mi ci fare pensare, dovevo uscire con i miei amici stasera. Ma il paranoico, teme che qualche vampiro mi mangi!”
“Be ha ragione!” mi risponde lui con altrettanto fervore. “Ci sono almeno quattro vampiri nei dintorni, per ora si tengono a distanza. Ma ogni tanto, ci capita di sentire le loro scie. È più sicuro che tu resti a casa.”
“Sono gli stessi del capannone?” Magari c’è qualcosa che non so.
“Si, sono loro”
Mi sento sollevata “ ma quelli sono innocui! Non faranno male a nessuno”
Mi guarda storto e poi sbotta “ e tu cosa ne sai?!”
Maledetta la mia linguaccia, non so quanto gli posso raccontare, “be ecco, Cecilia mi ha detto che quei vampiri, non fanno male agli umani”.
All’improvviso, mi passa un braccio attorno al collo e mi attira a se sghignazzando “ ragazzina, sei cosi ingenua, da berti le balle di quella serpe? Ma non posso darti torto, sono anni che frega anche noi!”
Sono stretta a lui, la testa appoggiata al suo torace caldo, cavolo, se è un sogno non svegliatemi!
Ma cosa ha detto?! Io ho capito solo serpe.
Vincendo lo stato confusionale, mi libero “scusa, chi sarebbe la serpe?” Chiedo.
“Come chi, Cecilia, no?”
Stavolta mi arrabbio sul serio, “come ti permetti?” Scatto in piedi e gli urlo contro. “Cecilia è la mia migliore amica. Voi, piuttosto, la state trattando malissimo, non mi stupirei se vi piantasse tutti in asso. Anzi, fossi in lei lo avrei già fatto!”
Lui mi guarda allibito “ piccola, sono cose che non capisci, un giorno forse, ma per adesso …”.
Già, la poppante non capisce, se voleva farmi incazzare definitivamente, ci è riuscito! “ Io capisco benissimo! Siete voi che non capite niente, stupide palle di pelo troppo cresciute! Lei si fidava. Se è andata via e solo per cercare la sua famiglia, e voi siete corsi subito a pensare il peggio! Ma si può essere più idioti!”
Mi rendo conto di aver urlato per tutto il tempo, non c’è la facevo più.
Luca non batte ciglio. Anzi mi guarda con gli occhi spalancati, che gli prende ora? “Ok, va bene, picc … Celeste, ma ora calmati, prima di … chiamo tuo fratello, vediamo se ha finito”.
Sembra un poliziotto davanti ad un tipo armato, parla con tono rassicurante e misura le parole. Che mi abbia preso per matta?
Sto per domandargli spiegazioni, quando sento la porta aprirsi: dev’essere Andrea. Bene, almeno, spiegherà al suo amico che non sono ammattita.

 
Pe pe pepepepe, pe pe pepepepe scusate sono ancora presa dal Carnevale, tra un carro e una sfilata ho trovato anche il tempo di scrivere, quindi puntuale ecco il cap.
Curiosità dell’autrice : si capisce perché Luca tratta Celeste come un bandito armato e pericoloso?

Grazie a:
1 -
bradipetto_francy89
2 - Chiquinquira_123
3 - cochi
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Capitolo 22
*** Capitolo ventuno ***


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Capitolo ventuno
Pov: Seth
Sono giorni che giriamo a vuoto, Jasper la chiama strategia, io perdita di tempo.
Sono arrivati tutti, Jacob si è portato dietro anche qualcuno del branco di Sam. Mentre i Cullen hanno convinto Tanya, Kate e Garret. Un esercito in piena regola.
 Intanto, non mi lasciano nemmeno avvicinare alla città, Jake mi ha vietato di farlo senza un suo preciso ordine. Teme che mi cacci nei guai.
 Solo Edward, Emmett e Jasper lo fanno, sempre nella periferia, e comunque sempre a distanza. Raccolgono informazioni, verificano la consistenza delle forze nemiche. Non mi sembra che ottengano molto però.
Sono passati, quanti giorni? Quattro, cinque? E ancora non sappiamo, dove la tengono. Sempre se sta bene. Perche non siamo riusciti a capire nemmeno questo!
 Insomma, non stiamo cavando un ragno dal buco. Secondo me, ce la stiamo prendendo troppo comoda.
“Sai bene che non è cosi. Ci stiamo impegnando tutti al massimo.” La voce di Edward mi fa sobbalzare.
“Scusami, sai che non lo penso veramente, ma non sopporto di starmene qui senza fare niente.”
“Comprendo la tua ansia, ma meno sanno su di noi meglio è, non devono capire di che portata è la forza che li attaccherà.”
Si siede accanto a me, sugli scalini in pietra del casolare di campagna che ci ospita, poi alza gli occhi al cielo. “Sono bellissime, le stelle dico, a Forks non si vedono quasi mai”
Sembra rapito dallo spettacolo, io non riesco a fare altrettanto. Le stelle mi fanno sentire ancora più solo, perche lei non è qui con me, a godersi lo spettacolo.
“So come ti senti” la voce di Edward, è tanto bassa, che mi sembra di averla immaginata.
Non ne dubito, lui e Bella ne hanno passate di tutti i colori. “Ma poi e finita bene, no?” gli chiedo silenziosamente.
Sorride “si è finita bene. Molto meglio di quanto meritasse uno come me”
 Un piccolo mento si appoggia alla mia testa, mentre braccia gelide si avvolgono intorno al mio collo, “la riporteremo a casa, vedrai”. Bella mi stringe a se tentando di consolarmi. Ed io, mi appoggio a lei in cerca di conforto. Ed è un sollievo nonostante tutto, sapere di poter contare sui miei amici.
Certo, dobbiamo essere un quadretto strano in questo momento, penso che ai lupi giù in città, verrebbe un colpo vedendoci. Mi chiedo come Cecilia, possa appartenere allo stesso branco di quegli idioti.
“Non vederli in questo modo” mi ammonisce Edward. “Difendono la propria terra, proprio come fate voi a La Push. Non c’è errore in questo”.
Non posso credere alle mie orecchie, “giustifichi quello che hanno fatto?!”.
“No, dico soltanto che il loro unico errore è l’odio cieco, non hanno discernimento, sono guidati dal pregiudizio e basta.”
È la prima volta, che ho voglia di spaccare la faccia a Edward.  La sua ottica distaccata, da vampiro centenario mi risulta incomprensibile. È sua sorella, Dannazione! “Come fai a compatire quella massa di idioti! Magari tra poco mi dici che dobbiamo perdonarli!”
Si volta di scatto verso di me, “no, ognuno è responsabile delle proprie azioni”.
I suoi occhi passano in un attimo dal giallo dorato, al nero più cupo. Sono l’unico segno evidente della sua furia, quando mi dice, “ti faccio un giuramento, Seth: se non ritroviamo Cecilia viva e incolume, dei lupi romani rimarrà solo il ricordo”.
“Tutti noi la pensiamo cosi” aggiunge Bella. “Credo che nemmeno Carlisle, vorrà fermarci, stavolta.”
Cala il silenzio, e rimaniamo a fissare il cielo. Stasera, sotto questo mare di stelle, abbiamo pronunciato delle parole gravi, pesanti come macigni.  Mi rendo conto, che parliamo sempre di persone, per quanto crudeli e deviate possano essere. Per quanto io possa odiarle, se dovesse davvero finire male, ognuno di noi dovrà portare il peso di questa colpa.

 

POV: Daniel
Le cose vanno proprio bene, certo sarebbe stato magnifico prendere anche l’altro lupo, lo straniero. Ma nel complesso non mi posso lamentare, presto quell’essere sarà abbastanza in forma per comparire davanti al branco.
Farle affrontare il giudizio ferita e in cattive condizioni sarebbe stato un errore, la bestia avrebbe sicuramente giocato sul buon cuore di questi ragazzi. Invece, presentarla loro in ottime condizioni, magari giusto un po’ affamata, sono certo li aiuterà a vedere la realtà delle cose.
A proposito di fame …
“Allora Stefano, come sono organizzati i turni stanotte?”
“Andrea e Paolo sono di guardia alla Casa Comune, mentre Luca, Alessandro e Francesco sono di ronda”.
Bene, da un po’ di giorni delle sanguisughe abbiamo trovato solo lievissime tracce, d’altronde dopo l’ultima volta non si azzarderanno più ad attaccarci. Sono esseri egoisti che pensano solo al proprio tornaconto, non rischieranno di farsi ridurre in cenere per una mezzosangue. Sono sicuro, di potermi concedere un po’ di svago stanotte.
Alzo gli occhi su Stefano che rispettosamente attende i miei ordini.
“In questi giorni i turni sono stati massacranti, di' ai ragazzi di ronda che hanno la serata libera”.
Il giovane mi guarda come se fossi impazzito “ ma … signore … la città rimarrà indifesa …”.
Scatto in piedi “ho forse detto questo?!” . Il mio tono è volutamente minaccioso, non sopporto che mi si contraddica. Il pivello indietreggia, quasi involontariamente abbassa lo sguardo, ha capito chi comanda.
“Farò io la ronda stanotte” gli comunico, ancora intimorito, non osa sollevare obiezioni.
“Informerò i ragazzi”, commenta asciutto.
Due ore dopo sono già in azione, mi dirigo verso la periferia estrema, quasi al limitare con la campagna, speriamo di trovare qualche bocconcino decente, sono stanco di barboni e prostitute.
Mi aggiro nelle vie deserte, occhi e orecchie aperti, mentre il mio naso cerca la puzza di parassita. Che diamine, infondo sono di ronda …
Eccolo!
Lo spuntino che mi aiuterà a passare la notte, sta rovistando in un cassonetto. Femmina ,di mezz’età :una barbona sicuramente, ma è ancora abbastanza fresca non deve essere da molto in strada, tutto sommato un pasto decente.
Mi avvicino lentamente non voglio spaventarla, non subito almeno “salve signora, le andrebbe di passare la notte in un posto caldo?”.
Lei mi guarda, poi lentamente indietreggia, io compenso la distanza.
È sempre più impaurita, di colpo inizia a correre. Un’onda di fuoco mi attraversa la colonna vertebrale e mi ritrovo a quattro zampe. Inizia la caccia!

 
Salve gente questa settimana cap. corto, ma volevo illustrarvi  “cosa fanno gli altri” in contemporanea con le vicende di Cecilia e Andrea. Spero vi sia gradita.
 
Grazie a:
1 -
bradipetto_francy89
2 - Chiquinquira_123
3 - cochi
4 - Cordelia89
5 - EmilyHalliwell
6 - helly96
7 - mimmyna
8 - saramik
9 - tayloryuk11
10 - vampira97cullen
per avermi aggiunto ai preferiti .
1 -
JeGGe Twilight
2 - kucciolottathebest
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9 - Laura the vampire slayer
10 - lenny87
11 - LucreziaM
12 - LullabysseCullen
13 - Maia95
14 - memmetitti
15 - Mimy
16 - niki 96
17 - ranocchia
18 - rasonier
19 - saramik
20 - scarface91
21 - scricciolo90
22 - tamakisskiss
23 - tayloryuk11
per avermi aggiunto alla seguite.

Un grazie speciale va a: EmilyHalliwell, Cordelia89 e Chiquinquira_123 che mi hanno inserita tra i loro autori preferiti!!!!! 

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Capitolo 23
*** Capitolo ventidue ***


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Capitolo ventidue
POV: Cecilia
Giungemmo nei pressi dell’abitazione di Andrea nel più assoluto silenzio, una novità per noi.
In passato avevo considerato Andrea il mio migliore amico, un confidente degno di fiducia. Nelle innumerevoli notti, trascorse di ronda insieme, ci riusciva naturale, occupare i tempi morti chiacchierando.
Quella notte, nonostante fossi veramente in collera e mi sentissi profondamente ferita dalle sue azioni, avvertivo la mancanza del mio amico. In particolare, delle nostre serate, trascorse a parlare di tutto e di niente.
Uscii da queste riflessioni non appena giungemmo davanti al portoncino dell’abitazione, ad accoglierci, le urla di Celeste dall’appartamento. Sarebbero state chiare a chiunque passasse per la via, umano o no.
Io e il mio ex migliore amico, ci scambiammo un’occhiata veloce.
“ L’ho lasciata da sola in casa, chi c’è con lei?” m’informò Andrea, preoccupato.
In un attimo ci fiondammo su per le scale, arrivati alla porta dell’appartamento, sentimmo una voce maschile dal tono pacato e rassicurante. Luca.
“Che ci fa qui? Dovrebbe essere di ronda” sussurrò Andrea, sempre più stupito.
Il mio cervello cominciò a elaborare velocemente varie ipotesi, “potrebbero avere scoperto la mia fuga, forse credono che ti abbia ucciso, oppure hanno capito che sei con me. In ogni caso, dobbiamo cercare di tirare fuori da lì tua sorella, nel modo più sicuro”
Andrea, si limitò ad annuire alle mie congetture e alla fine aggiunse “ok cosa facciamo?”
Nonostante tutto, mi scappò un sorriso, eravamo di nuovo una squadra,”entra tu per primo, ma lascia la porta accostata. Ci servono più informazioni sulla situazione all’interno. In ogni caso, se Luca è da solo, sarà uno scherzo renderlo innocuo”

 
 
POV: Andrea
Sono davvero preoccupato, quando si tratta di Celeste, l’esperienza, il sangue freddo, tutto scompare.
Noi, esistiamo per evitare che ci siano vittime umane, a causa del mondo sovrannaturale. Ma quando la potenziale vittima è tua sorella. Il protettore, il soldato con anni di esperienza, si scioglie al sole come secondo le leggende dovrebbero fare i vampiri. Rimane solo il fratello, che teme per la vita della sorella.
Con un sospiro che non mi calma per nulla, infilo la chiave nella serratura della porta blindata, e giro. Dentro le urla si sono fermate, probabilmente mi hanno sentito.
Entro e appoggio la porta allo stipite senza però farla scattare.
Non so cosa mi aspettassi di trovare dentro, certo, il volume delle urla di Celeste non mi faceva presupporre niente di buono. Invece la scena che mi appare è tanto strana, quanto tranquilla: mia sorella è in piedi, con gli occhi che lanciano saette e un leggero tremore che le scuote le braccia. Di fronte a lei, seduto, quasi rannicchiato sul divano, c’è Luca. Ha perso la sua solita aria sicura, al limite della strafottenza. Anzi sembra preoccupato.
Un momento!
Stop!
Alt!
Le braccia di mia sorella tremano? E da quando?
Ignoro tutto il resto e mi prendo un minuto per analizzarla meglio: ha il viso arrossato, le labbra contratte, il cuore a mille e il suo odore è … cambiato. Merda! Adesso capisco l’atteggiamento di Luca, lei sta per …
Avanzo lentamente, Celeste rimane immobile solo i suoi occhi mi seguono, al punto in cui è, non c’è molto da fare: qualunque cosa io tenti, quale che sia la frase che uscirà dalla mia bocca, la farà scattare. E’ stato cosi per me, come per chiunque altro del branco. È inevitabile. Posso solo cercare di gestire al meglio la situazione.
Ho pochi secondi per riflettere, la presenza di Cecilia è una vera fortuna. Se Celeste si trasforma, solo la voce dell’alfa può evitare che diventi una mina vagante, un pericolo per se stessa e per gli altri.
Ma, c’è Luca, ora come ora non mi interessa cosa ci fa questo scassa … in casa mia, voglio solo che sparisca in fretta e senza creare problemi. Cosa praticamente impossibile.
 I secondi passano in fretta. Decido di fare l’unica cosa possibile, e sperare che tutto vada per il meglio.
Avanzo verso Luca, sperando che capisca al volo, deve uscire da qui nella maniera più rapida e calma possibile. Senza agitare ulteriormente Celeste, che assomiglia sempre più a una valvola sul punto di esplodere. “Ciao, Luca cosa ci fai qui?” Il tono della mia voce è rilassato e cortese.
 Fortunatamente, Luca sembra aver afferrato, infatti, mi risponde con altrettanta calma, “niente di particolare, ero passato a trovare Celeste, visto che l’hai lasciata a casa da sola …”
Lo sapevo che non dovevo fidarmi di quest’idiota!
Alle sue parole, il corpo si mia sorella inizia a essere preda di violenti spasmi, poi, esplode letteralmente. Al suo posto, appare un enorme lupo grigio chiaro, dall’aria veramente incazzata.

 

POV: Cecilia
Attesi dietro la porta impaziente.
 Luca era da solo, ma la reazione di Andrea era stata diametralmente opposta a quella concordata, perche esitava tanto?
“Niente di particolare, ero passato a trovare Celeste, visto che l’hai lasciata a casa da sola …” disse Luca, in risposta al  saluto cortese dell’amico.
Il loro dialogo mi confuse alquanto, che stavano combinando?  Il tenore della conversazione era tanto cortese e colloquiale, che mi domandai se fosse giusto fare irruzione, o entrare con una graziosa riverenza e offrire loro tè e pasticcini.
Poi un famigliare fremito nell’aria, seguito da un ringhio e un rumore di mobilia infranta, mi convinse per la prima ipotesi.
Varcata la porta, mi ritrovai davanti ad una scena di una violenza inaspettata.

POV: Celeste
Che cappero mi sta succedendo?!
A un certo punto, la mia rabbia è arrivata quasi al limite e ho sentito che sarei stata capace di  … non lo so … esplodere.
All’improvviso il mondo intorno a me si è come … sciolto, scomposto. Per poi ricompattarsi un attimo dopo, ma in una prospettiva tutta diversa.
E poi, non so come, mi sono ritrovata qui, in fondo al salotto e intorno a me sembra sia passato un ciclone. Un ringhio continuo mi risuona nelle orecchie, lo riconosco è quello tipico dei lupi. Qualcuno deve essersi trasformato. Non capisco bene chi, mi sento un po’ stordita, forse mi ha travolto. Cerco di capire se sono ferita …
Zampe … zampe grigio chiaro, cerco le mie mani, ma quando  abbasso gli occhi ci sono queste al loro posto. Non riesco a smettere di fissarle, o santo … sono le mie, e se lo sono, allora io …
E’ successo anche a me!
La sorpresa mi gela, il ringhio che ho capito provenire da me, s’interrompe.
E adesso che faccio?! Oh mamma!
Ok calma, cosa so sui lupi? Andrea, dice sempre che loro riescono a sentirsi cioè sono uno nella testa dell’altro. Quindi lui può aiutarmi, mi può spiegare come tornare al mio aspetto originale!
Mi guardo intorno, che casino, ho distrutto quasi tutto! Il divano di pelle scura è diviso in due, mentre al grande tavolo del salotto, ha perso due gambe e poggia sbilenco sul pavimento. Intorno, altri piccoli mobili e soprammobili vari sono ridotti in coriandoli. Ma non è questo a sconvolgermi …
 Sangue. C’è del sangue sul pavimento. Ignorando un’orribile sensazione, mi costringo a seguire con lo sguardo la macchia, fino in fondo. A un paio di metri da me, vedo una cosa che mi riempie di orrore.
Luca, riverso a terra. Il sangue viene da lui, dalla parte superiore del suo corpo, non riesco a vedere bene da dove. Mio fratello chino su di lui, m’impedisce di capire dove è ferito.
Dove io l’ho ferito, forse è … morto.
Il panico m’invade, non riesco quasi a respirare. Vorrei piangere ma da questa nuova sembianza, esce solo un uggiolio sommesso.
Gli ho fatto male. Ho ferito Luca. Lo splendido ragazzo dai capelli biondi e gli occhi grigi che sembrano stelle. Quello che si ostina ancora a chiamarmi piccoletta, è fermo, immobile sotto i miei occhi, forse è davvero morto. Sono un’assassina!
Se è cosi, non voglio più vedere niente. Voglio solo … che ne so, che la terra si apra e mi inghiotta.
“Calmati, tesoro, ti prego non fare cosi. Non è morto, si rimetterà prima di quanto immagini” la voce di Cecilia mi solleva dalla disperazione, è nella mia testa, come diceva Andrea.
 

Lentamente, inizio a prendere coscienza della nuova me, dovrebbe risultarmi strano. Caspita ho perfino la coda!
“Non preoccuparti di questo, tu pensa solo a quello che vuoi fare, il come verrà da se, naturalmente”, è una cosa stranissima: oltre alle parole di Cecilia, sento anche la nota divertita dei suoi pensieri, le sembra buffo che io mi sia posta il problema coda.
Dunque ,cosa voglio fare. Per prima cosa, voglio vedere come sta Luca. Mi avvicino lentamente fino a sovrastare sia lui che Andrea. Ecco un'altra cosa singolare, sono a quattro zampe, ma mi sembra di essere un gigante.
Mi avvicino ancora. E quello che vedo mi lascia di stucco, ma non doveva stare bene? Il povero Luca ha tre enormi cicatrici che gli attraversano il petto, dalla spalla destra fino al fianco sinistro, sono impressionanti: profonde e irregolari.
Altro che bene, l’ho rovinato! Ed io stavo a preoccuparmi della coda!
Sento ancora quell’onda di fuoco, fatta di rabbia e di odio per me stessa. Mi confonde le idee, e spegne la ragione o voglia … di distruggere tutto di …
“Celeste, ascoltami! allontanati da lì, non guardare più, voltati verso di me”, la voce è diversa adesso: è come una catena che mi stringe, non posso fare altro che obbedire.
Faccio come dice, distolgo lo sguardo e mi giro, fino a trovarmi faccia a faccia con un altro lupo dal pelo color sabbia. È accucciato al centro di quello, che una volta era il salotto.
So chi è, perche la voce nella mia testa lo associa a Cecilia, “si piccola, so che i primi tempi sono difficili. Ma devi cercare di rimanere calma, altrimenti rischi di perdere il controllo”
Cerca di rassicurarmi ma io … come posso calmarmi, dopo quello che ho visto?
Delle immagini, mi attraversano la mente come un film. Vedo Stefano, ha un enorme squarcio sulla schiena, cento volte peggiore delle ferite di Luca, eppure … La memoria di Cecilia, mi mostra l’orribile ferita, cicatrizzarsi in un tempo incredibilmente veloce, per poi sparire del tutto.
“Visto? Non è grave! Noi guariamo in fretta, lo sai”
Si, mio fratello me lo aveva accennato, ma vederlo con i miei occhi, è tutta un'altra cosa.
Mi sento ancora un po’ confusa ma più serena, dopotutto, cosa posso fare? Non è uno strano sogno, da cui mi sveglierò nel mio letto, è reale.
Sono un lupo, adesso.

 
Ciao, bella gente, piaciuta la sorpresa?
Chi l’aveva capito? Spero che l’idea di Celeste lupa vi piaccia anche perché avrà dei risvolti interessanti …

 
Grazie a:
1 -
bradipetto_francy89
2 - Chiquinquira_123
3 - cochi
4 - Cordelia89
5 - Diamonds
6 - EmilyHalliwell
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9 - saramik
10 - tayloryuk11
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Capitolo 24
*** Capitolo ventitre ***


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Capitolo ventitre
POV: Cecilia
Credo di non aver mai corso in vita mia come quella notte.
Mentre il gruppo composto da me, Andrea e una ancora frastornata Celeste, si spingeva verso la sua meta definitiva. Io mi trovai in uno stato mentale incomprensibile perfino per me stessa, man mano che accorciavamo le distanze, nella mia mente una sola parola pulsava al ritmo del mio cuore, casa.
Casa, casa ,casa, incessante come una sirena mi chiamava a se.
Il resto passava in secondo piano, ogni cosa, persino la più vitale perdeva di significato.
Che cosa significasse per me casa. Il mio corpo l’aveva capito prima della mente: i piedi, sembravano conoscere la strada e il cuore, cantava sentendo avvicinarsi la meta.
Per quasi due secoli, casa, era stata la mia città, il mio branco. Ma in quelle poche settimane, il  mondo si era capovolto, adesso casa era lui.
La lontananza forzata. Il malessere strisciante che la sua assenza mi aveva procurato, mischiato al sollievo di saperlo al sicuro, me ne avevano dato la conferma, casa per me era Seth.
Pregustavo già la gioia del ritrovarsi, a dispetto di tutto e tutti.
Immersa in quella meravigliosa sensazione, ascoltavo distratta i discorsi dei due fratelli accanto a me.
“Sei sicuro che starà bene?” Chiese, Celeste per l’ennesima volta.
“Si piccola, stara benissimo!” rispose Andrea con un tono nettamente esasperato.
“Ma, l’abbiamo lasciato lì, solo!”
“Dannazione, Celeste parli come se l’avessimo abbandonato agonizzante. Starà bene, stava già meglio quando siamo andati via. E poi hai visto anche tu che prima di andarmene ho …”
“Hai chiamato, il dottore,  l’ho visto! guarda che c’ero anch’ io!” lo interruppe la non più tanto piccola Celeste, visibilmente contrariata,  riferendosi al vecchio ricercatore che anni prima aveva scoperto il siero.
Per un attimo mi feci più attenta, La ragazza era ancora un vulcano in piena eruzione, andava presa con le pinze.
Invece di esplodere come temevo, si limitò a sbuffare e a rivolgere un’occhiataccia al fratello. Questo deponeva a suo favore, mi concessi il lusso di sperare di nuovo. Forse alla fine di quell’assurda storia, l’Ultima Legione sarebbe sopravvissuta, trovando naturalmente un nuovo equilibrio.
Rasserenata, ripresi il filo dei miei pensieri.
 

Giungemmo presto al capannone dove si era svolto lo scontro, tra i membri della Legione e la mia famiglia.
“Bene, cosa pensi di fare adesso?” mi chiese Andrea.
“Semplice, cercare la scia di Seth e gli altri”
Mi fissò dubbioso “Mmm … non sarà facile. Credi che non ci abbiamo provato? i succhiasangue sono stati bravi a confondere la pista”. Il termine succhiasangue, riferito alla mia famiglia, costò ad Andrea un’occhiata furente da parte mia, che lo fece arretrare.
I Cullen, hanno secoli di esperienza, è normale che vi abbiano fregato, non siete preparati ad una guerra” mi fisso stupito, il mio tono di voce era stato quasi rabbioso.
Decisi di ignorarlo e mi rivolsi a Celeste, che nel frattempo si era allontanata di alcuni passi, verso l’uscita posteriore.
“Cara, hai trovato qualcosa?”
“ Non sono sicura, ma qui … no nulla” mi rispose titubante.
La raggiunsi in un attimo, “coraggio, dimmi, magari è la pista buona” il mio comportamento con il fratello l’aveva un po’ intimidita, ma davvero non riuscivo a essere gentile con lui. Che si fosse ravveduto o meno, il suo tradimento bruciava ancora troppo.
Celeste, ci pensò un attimo poi continuò “qui c’è un odore diverso, non è fastidioso come gli altri. Senti?”
Mi concentrai un attimo. Il pavimento in terra battuta, aveva assorbito e conservato una inconfondibile fragranza:legno di sandalo e muschio. “si hai ragione, è l’odore di Seth, del suo sangue”.
“Ne sei certa?” intervenne Andrea.
“Certissima” come poteva essere diversamente, trattandosi di Seth? E poi, quello del mio amore era l’unico sangue umano che avessi mai assaggiato, sarei stata in grado di ritrovarlo in capo al mondo. “Seguiamolo ci porterà da loro”
 
Pronunciare quelle parole e sfrecciare attraverso il terreno brullo, che sfociava nella dolce campagna romana, fu un tutt’uno. A stento, mi costrinsi a controllare, se i due fratelli mi avessero seguito.
Andrea aveva detto il vero, a tratti gli odori si mischiavano, confondendosi: in quei punti, era stato messo in atto un abile tentativo di depistaggio. Per fortuna, completamente inutile nel mio caso. Al mio fiuto, il sentiero da seguire era più che chiaro, come se fosse lastricato.
Quando gli odori si confondevano in modo impossibile. Mi bastava semplicemente, ritrovare quella nota di legno di sandalo e muschio, per capire quale direzione prendere.
Ad un certo punto del mio cammino. Scorsi in lontananza, appena visibile tra la vegetazione un vecchio casolare. Era quella la mia meta?
Rallentai fino a fermarmi. Dietro di me, Celeste e Andrea fecero la stessa cosa, ansanti. Certo, per loro sarebbe stato più facile correre a quattro zampe, ma io gli avevo impedito di farlo, non sapevo se Andrea aveva mantenuto la connessione con il branco. Non volevo rischiare che i suoi pensieri rivelassero i nostri piani.
All’improvviso due enormi braccia mi cinsero, come apparse dal nulla, trasmettendomi tutto il loro gelo.
“Emmett! Testone!  Che cosa fai? Per poco non mi veniva un colpo!” ,esclamai con un finto tono irritato, mentre mio fratello mi alzava da terra come se fossi un trofeo.
Mi mise  giù con una fragorosa risata, “hei non prendertela! Sono solo felice di vederti. D’altronde io l’avevo detto agli altri, che prima o poi saresti tornata a casa da sola”
Con una sberla, scostai la mano con cui mi stava accarezzando la testa, “Come ti permetti scimmione! Guarda che non sono mica Lessie!”. Quel buzzurro mi stava trattando come fossi un cane. Chiunque altro si fosse rivolto a me in quel modo, avrebbe passato grossi guai. Ma Emmett era Emmett,quello era il suo modo per esprimere la gioia di vedermi sana e salva. Sospettavo, fosse l’unico che conoscesse.
Il mio omone preferito, ignorò il cipiglio imbronciato che gli mostravo, spostando la sua attenzione ai ragazzi dietro di me.
“E voi cuccioli, chi sareste?” Chiese incuriosito, ai due lupi che ci osservavano letteralmente a bocca aperta.

 
Salve gente, a questo capitolo manca una parte, cioè l’incontro tra i due innamorati, ma non mi sono trovata nello spirito adatto per scriverla.(tra le altre cose non mi sento benissimo) Tuttavia non volevo saltare l’appuntamento del giovedi. Mi scuso e spero di rimediare presto 

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Capitolo 25
*** Capitolo Ventiquattro ***


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Capitolo ventiquattro

Adesso vieni qui e chiudi dolcemente gli occhi tuoi

vedrai che la tristezza passera' il resto poi chissa'....

verra' domani.
Voglio restar con te, baciare le tue labbra e dirti che
in questo tempo dove tutto passa, dove tutto cambia,
noi siamo ancora qua...
e non abbiam bisogno di parole
per spiegare quello che e' nascosto in fondo al nostro cuore
ma ti sollevero' tutte le volte che cadrai
e raccogliero' i tuoi fiori che per strada perderai
e seguiro' il tuo volo senza interferire mai
perche' quello che voglio e' stare insieme a te
senza catene stare insieme a te.
vieni piu' vicino e sciogli i tuoi capelli amore mio
il sole ti accarezza t'accarezzo anch'io
e tu sei una rosa rossa.
Vieni piu' vicino e accendi questo fuoco amore mio
e bruceranno tutte le paure
addesso lasciati andare.

(Ron- Non abbiam bisogno di parole)



 
POV: Cecilia
La gioia del ritrovarsi.
Una semplice frase, quattro parole che contengono un mondo, assurdamente, la mia mente si fissò su di esse. Forse perche, non conoscevo le parole, per descrivere veramente le emozioni che mi colmavano l’anima.
Un fiume in piena, uno tsunami. Queste metafore non erano sufficienti e allora, ritornavo alla banalità alle frasi fatte, alla gioia del ritrovarsi, appunto.
“Com’è?” mi chiese Seth, mentre eravamo distesi, non lontano dal vecchio casolare.
“Com’è cosa?” risposi, eravamo comodamente abbracciati su di un prato. L’erba alta ci circondava, nascondendoci, annullando il resto del mondo attorno a noi.
“Sembri persa in un altro mondo, ero curioso di sapere com’è fatto.” Mi sussurrò all’orecchio, sarebbe stato davvero bello essere su un altro pianeta.
 Purtroppo, eravamo tutto tranne che veramente soli: dovevamo dividere il nostro paradiso personale, con molte persone dai sensi ipertrofici che con molto tatto, tentavano di farsi i fatti propri.
 Eravamo decisi a ignorarli, entrambi spinti dal bisogno di ritrovarci, di cancellare con momenti fatti di passione; di anima; di corpo; di noi. L’angoscia, la paura, le ferite e tutte le brutture, che ci avevano travolto in quei giorni.
“Vediamo …” risposi, con una punta di malizia nella voce, mentre le mie mani tornavano a vagare sul suo corpo. “Ci sono il cielo, le stelle, l’erba, il profumo della primavera, un uomo meraviglioso che mi stringe, e … nulla più” l’ultima parte della frase l’avevo sussurrata direttamente sulle sue labbra, mettendo fine alla conversazione.
Era appena sera, quando ci eravamo ritrovati. Quando il vento mi aveva portato il suo odore, spingendomi a lasciare che Emmett, Andrea e Celeste si chiarissero da soli. L’avevo ritrovato seduto sulle scale del vecchio edificio, solo, lo sguardo perso nel cielo.
C’eravamo fiondati, l’uno dall’altra senza parole.
E in quel prato, in silenzio, c’eravamo stretti. Cercandoci, fondendoci insieme, esprimendo con i nostri corpi ciò che le parole non potevano. Solo alla fine, con il fiato ancora corto e i sensi in fiamme, mi aveva sussurrato “mai più”.
 “Mai più” avevo ripetuto a mia volta, stringendomi a lui. Quella breve frase era per me più chiara di un lungo discorso: niente ci avrebbe più diviso, qualunque cosa, fosse stata anche la morte, ci avrebbe trovato insieme.
 
 
 
 
Albeggiava, quando decidemmo di tornare alla realtà.
Se noi non avevamo bisogno di parole, il resto del mondo purtroppo, si.
Mentre ci rivestivamo, mi fermai un attimo a osservarlo, incantata.
Mi trovai, a ripercorrere con gli occhi, ciò che quella notte avevo toccato con mano. Fino a fermarmi su un punto, poco sopra la clavicola, dove la sua pelle ambrata, era interrotta da una mezzaluna più chiara che andava via via sbiadendo.
“A quanto pare, non riesco proprio a evitare di farlo” mormorai, provavo ancora un filo di disagio per quella parte del mio essere. Specie quando sfuggiva cosi al mio controllo.
Lo sentii ridacchiare, “be, non mi sembra che tu abbia ricevuto lamentele in proposito” disse abbracciandomi, per poi chinarsi a depositare un bacio tra i miei capelli.
Sereni, ci avviammo verso il casolare, pronti ad affrontare qualunque cosa.
 
 
Arrivati al cortile del rustico, circondato e protetto da querce secolari, trovammo una strana scena ad aspettarci. Tutti, lupi e vampiri erano riuniti li: Celeste era seduta sui gradini, la testa appoggiata sulle gambe di Esme; al suo fianco, Andrea, perso nella contemplazione della ghiaia ai suoi piedi.
Gli altri erano impegnati in attività varie: Jacob, parlava al cellulare presumibilmente con Nessie. Bella e Jasper, parevano consolare Alice, che fissava i lupi con espressione frustrata. Edward e Carlisle sembravano coinvolti in un’accorata discussione, che coinvolgeva la maggior parte del branco.
Il resto dei partecipanti a quella strana assemblea conversava amabilmente, in attesa. L’impressione che dava era a metà tra un consiglio di guerra e un ricevimento informale.

 POV: Celeste
“E voi cuccioli, chi sareste?” l’enorme vampiro, mi fissa. Sembra curioso.
Lo riconosco, è uno di quelli che ha partecipato alla battaglia contro la Legione. Non posso non notare il contrasto, tra il suo comportamento di adesso e quello di allora.
Questo tizio, Emmett, sembra un bonaccione, un gigante buono, niente a che vedere con l’enorme mostro che mi aveva terrorizzato l’altra sera.
Mio fratello mi stringe a se nervoso, ma il tipo non sembra avere cattive intenzioni e poi c’è Cecilia, non penso che succederà qualcosa.
Manco faccio in tempo a pensarlo, che la mia amica scappa via, con la velocità di una che deve prendere un treno al volo. E ora come la mettiamo?
Il gigante, si gira per un attimo verso la direzione in cui è scappata Cecilia. Quando la sua attenzione torna verso di noi, sorride beato, scoprendo un inquietante fila di denti dall’aria affilata.
“Allora, il gatto vi ha mangiato la lingua? Vi conviene parlare con me, anche perche i piccioncini hanno preso il volo e non credo li rivedremo tanto presto!” ,sembra che la cosa lo diverta.  
Devo dire che mi sento confusa, Emmett non sembra cattivo, anzi, ma qualcosa dentro di me dice il contrario. È come un prurito, un irritante fastidio.
Una parte di me vorrebbe avvicinarsi e riempire il tipo di domande. L’altra, quella che ho scoperto stasera, comincia ad agitarsi e la cosa mi disturba. Mi sento come tirata da due parti.
No, non conosco ancora bene questa cosa del lupo, ma non gli permetterò di condizionarmi la vita!
Perciò, ignoro il prurito e avanzo verso il gigante, che ci fissa in attesa di una nostra mossa.
 
Andrea da dietro mi afferra un braccio “Celeste, no!”
Mi volto verso di lui per dirgli che va tutto bene, quando una voce cristallina ci raggiunge.
“Emmett, chi sono i nostri ospiti?”
Una donna si avvicina lentamente, con un gran sorriso sulle labbra.
“Be, non saprei …” il gigante sembra confuso, continua a parlare grattandosi la testa. “Erano con Cecilia … perche lei è tornata, ma ora è risparita … non proprio sparita, credo che sia con Seth. E loro …”.
È proprio comico, mentre fa il suo discorso sconclusionato.
La donna invece ha un’aria da casalinga anni 60. Sembra uscita da uno di quei vecchi caroselli in bianco e nero, che ogni tanto si vedono in tv.
Si rivolge direttamente a noi, con un sorriso gentile “Scusate mio figlio, a volte dimentica completamente le buone maniere. Io sono Esme e voi siete … amici di Cecilia suppongo. Lei vi ha preceduto. Aveva da fare,ma se intanto volete seguirmi in casa, parleremo meglio.”
Guardo mio fratello che stavolta non fiata, si limita a fare di si con la testa. Credo che sia in stato di shock.
Mentre ci avviamo, rifletto sulla situazione in cui mi trovo. Cioè sapevo dell’esistenza di questo mondo, ma trovarcisi dentro è un'altra cosa. Mi sento Alice nel paese delle meraviglie, dopo il gigante buono e la mamma vampira, non mi stupirei se mi apparisse davanti il Bianconiglio.
Ci dirigiamo verso la vecchia casa di campagna che abbiamo visto prima. E’ un edificio grande, a forma di [ con un cortile al centro, il tutto sovrastato da enormi alberi.
Il Bianconiglio non si vede, ma in compenso, ad attenderci sulla porta c’è un altro vampiro, dov’è la novità? Che questo è da sturbo. Un tipo sui venticinque anni, biondo, con un sorriso che avrebbe bisogno del porto d’armi.  Sembra un attore. Altro che Scamarcio!
 
 
Ciao bella gente, sono di nuovo qui in forma o quasi.
Ed eccovi il nuovo cap. che ne pensate? Fatemelo sapere, perche io sto qui a mangiarmi le unghie nell’attesa!

 
Grazie a:
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Un grazie speciale va a:
EmilyHalliwell, Cordelia89 e Chiquinquira_123 che mi hanno inserita tra i loro autori preferiti!!!!! 

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Capitolo 26
*** Capitolo venticinque ***


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Capitolo venticinque
 POV: Jasper
La campagna romana, è immersa in una sera che già profuma di primavera: il tenue aroma dei fiori notturni, si confonde con quello dei piccoli animali e una brezza leggera, amalgama il tutto.
Sembra una notte nata agli inizi del mondo, non ancora sfiorata dalla brutalità degli esseri umani e no.
In effetti, mi sono allontanato dal campo base, proprio alla ricerca di pace. Per quanto ami la mia nuova famiglia, a volte sento l’esigenza di isolarmi, di sfuggire al continuo bombardamento emotivo cui sono sottoposto.
Un leggero fruscio alle mie spalle, interrompe il filo dei miei pensieri, ma non è un disturbo. Il suo profumo, arricchisce l’essenza della notte rendendola perfetta e la gioia di vivere che porta con sé, scalda il mio essere.
Naturalmente, lei è molto di più. E il mio porto franco, la mia fonte nel deserto, l’unica persona di cui sentirei la mancanza, se il mondo finisse adesso.
Il fruscio dei passi sull’erba si fa sempre più vicino, fino ad arrestarsi al mio fianco.
 Il mio braccio, trova la sua esile vita quasi da solo.
“Edward ti sta cercando, è ora di andare”
Annuisco senza dare una vera risposta, allora una mano minuta sale verso il mio viso, portando i miei occhi dentro i suoi.
“Cosa c’è” chiede, ma non c’è domanda nella sua voce, come al solito si limita a farmi sapere che lei è lì per me. Ed io al solito rispondo al suo richiamo.
“Sta succedendo di nuovo. Siamo un’altra volta sul limite di una guerra,  questa notte cosi serena, potrebbe essere il respiro prima del balzo.”
 La perfezione del suo viso si piega in una smorfia, “non so dirti se hai ragione” sbuffa. “ Odio essere inutile. E in questa storia non posso fare molto, sono totalmente cieca, il futuro di tutti noi è svanito”
È nervosa, irritata direi, per anni è stata il nostro faro nella notte, illuminando l’oscurità dell’imminente con la sua luce. Adesso che le tenebre hanno inghiottito anche quegli sprazzi di conoscenza, si sente frustrata.
Avvolgo con le mie braccia la sua esile figura, so quando in realtà sia resistente. Il corpo e la volontà del mio miracolo personale, sono indistruttibili come forgiati nel mitico acciaio di Damasco.
“Non sei inutile, direi piuttosto il contrario, sei la mia luce. Mi hai guidato fuori dalle tenebre e continui a farlo, ogni giorno”
“Ti sbagli!” ribatte testarda. “Non vedo niente, come posso guidare te o qualcun altro?”
Le sorrido e faccio in modo che la gioia arrivi a lei.
 “Non vale cosi …”, mormora.
“Stavo solo cercando di spiegarti in che modo hai guidato i miei passi, quello che senti, è solo un decimo di ciò che mi regali ogni giorno”.
Per una volta mi fissa senza parole, è un evento raro, sono quasi orgoglioso di me stesso. Mi chino sulle sue labbra, e insieme, rendiamo ancora più singolare e unico questo istante.
 
 

La mia breve parentesi di serenità, si chiude fin troppo presto, anche stanotte il mio compito mi attende.
Con Edward e Bella, raggiungo il limite della periferia estrema, non è prudente andare oltre. Sicuramente ci attendono.
In questo periodo di sorveglianza, ci siamo fatti un’idea precisa dei loro metodi di pattuglia, delle strategie che adottano. Anche lo scontro al capannone, per quando fallimentare, mi ha dato un’idea della loro strategia di lotta. Adesso ci manca solo l’informazione fondamentale: l’ubicazione del luogo in cui Cecilia è tenuta prigioniera.
Da questo punto di vista, il potere di Edward è fondamentale: ogni notte ascolta le conversazioni dei mutaforma di pattuglia, sperando ci rivelino ciò che ci preme sapere.
Cominciamo già a scorgere le prime casa isolate, quando un odore m’investe mandando i miei sensi in fibrillazione.
 Sangue. Sangue umano, versato da poco. Anche gli altri l’hanno notato, come potrebbe essere diversamente?
Bella mi guarda titubante, “forse e meglio che …”.
In lei sento apprensione, “non preoccuparti, ce la faccio” la rassicuro.
 Edward mi fissa allungo, poi annuisce.
Cautamente avanziamo verso l’origine dell’odore, pian piano la scia si sporca: un sentore sgradevole si fonde con l’aroma celestiale.
Il tanfo è inconfondibile: mutaforma.
Avanziamo ancora. La vegetazione si fa sempre più rada, tra noi e la strada, c’è solo un enorme salice che con la sua ampia chioma spiovente, copre una parte della visuale.
Entrambi gli odori si fanno più forti. Per mia fortuna, il tanfo del lupo copre quasi completamente il profumo del sangue.
Un’ondata di disgusto, mi arriva all’improvviso da Edward, “lui l’ha uccisa …” mormora.
Non abbiamo bisogno che chiarisca, i rumori e gli odori dell’orribile banchetto arrivano fino a noi, sembra impossibile, ma  …
“Non possiamo permetterlo, non può essere, è …  è orribile”
Tra noi tre Bella è quella più sconvolta. All’improvviso, scatta in avanti puntando dritta verso il salice, non possiamo fare altro che seguirla.
Sotto le fronde del vecchio albero, la scena che purtroppo ci aspettavamo, ci si para davanti.
Un grosso lupo grigio scuro, enorme anche per gli standard dei mutaforma, si trova accanto alla vittima.
 Le sue fauci, sono affondate in quella che credo sia stata una donna.

 
 
 

POV: Bella
L’immagine che ho davanti, sembra provenire dall’inferno.
Gli occhi del lupo sono spaventosi, i suoi lineamenti non umani, riescono a rendere benissimo l’odio e la rabbia che la creatura prova nei nostri confronti.
Credo che qui non centri niente la storia dei nemici naturali, quella che ho davanti è una belva, attaccherebbe qualunque cosa si trovasse davanti.
Il motivo?
Semplice. Protegge istintivamente la sua caccia.
È una cosa che posso capire. Una parte di me, quella che ho acquisito insieme alla vita eterna, trova del tutto naturale il suo comportamento.
All’improvviso, un ricordo fumoso, emerge dalla mia vita precedente, sbiadito come la pellicola di un vecchio film.
Il giorno, in cui ho scoperto che il mio amico Jacob era un licantropo:
*[Ero talmente indignata da non avere più voce. «Come potete... comportarvi così? Sono persone che conoscete. C'è anche Charlie!». Al pensiero, sentii lo stomaco rivoltarsi.
Jacob si fermò per replicare: «Che altro possiamo fare?».
«Potresti... be', cercare di non essere un... licantropo?», suggerii bisbigliando.
Alzò le braccia al cielo. «Come se potessi scegliere!», urlò. «E cosa pensi che risolverei, visto che sei così preoccupata per le persone scomparse?».
«Non ti capisco». ]
 
 [Balzai in piedi e gli restituii l'occhiataccia. «No, non lo sei!», gridai. «La colpa non è di ciò che sei, stupido, ma di ciò che fai!».
«Cosa vorresti dire?», ruggì, mentre tutta la sua sagoma tremava di rabbia.
«Jacob», lo implorai, tranquilla e pacata. «È davvero indispensabile uccidere? Non c'è un'altra maniera? Voglio dire, se alcuni vampiri riescono a sopravvivere senza ammazzare nessuno, non potreste provarci anche voi?».
«Uccidere?», chiese.
«Di cosa credi che stessimo parlando?».
Non tremava più. Mi guardò incredulo e vagamente speranzoso. «Pensavo stessimo parlando del disgusto che provi per i licantropi».
Scoppiò a ridere.
«Jacob Black, non ci trovo nulla di divertente».
«Già, già», disse senza smettere di sghignazzare.
Fece un lungo passo in avanti e mi stritolò in un altro abbraccio da orso.
Mi lasciò andare e mi prese per mano. «Non sono un assassino, Bella».
«E Sam? Gli altri?».]
 
[«Bella, piccola mia, noi proteggiamo gli uomini da una cosa sola: il nostro unico nemico. Che è la sola ragione della nostra esistenza»]

Il ricordo di quel giorno lontano, stride con la scena che mi trovo a osservare. Quest’essere … quest’aberrazione, tradisce tutto ciò per cui è nato.
La sua stessa esistenza è un’offesa!
Per noi, che cerchiamo di vivere rispettando la vita umana!
Per i lupi, che rischiano la propria di vita, per ciò che ritengono giusto!
Per il povero Seth, che in questo momento sarà ancora lì dove lo abbiamo lasciato, seduto a fissare l’infinito!
Non posso tollerare oltre questo scempio!!!
Il mondo si tinge di rosso e prima di rendermene veramente conto, mi ritrovo sulla schiena del mostro, decisa a porre fine alla sua abominevole esistenza.
*ovviamente la parte scritta in corsivo del POV:Bella, non è opera mia ma è tratta da New moon.

Ciao bella gente, piaciuto il cap.? Il caro fetentone, Daniel rischia grosso.
Riuscirà Bella a farne una giusta? Lo saprete nel prossimo episodio.
Fatemi sapere che ne pensate.

 
 
Grazie a:
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Capitolo 27
*** Capitolo ventisei ***


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Capitolo ventisei
POV: Bella
Il mondo si tinge di rosso e prima di rendermene veramente conto, mi ritrovo sulla schiena del mostro, decisa a porre fine alla sua abominevole esistenza.

 POV: Edward
La mia Bella è cambiata. Ma dentro di se è sempre la stessa, le caratteristiche che mi hanno affascinato continuano a vivere in lei. Come la capacita di sorprendermi, ad esempio. Nemmeno in mille anni, avrei mai immaginato di trovarmi in questa situazione, è riuscita a stupirmi. Di nuovo.
È riuscita a mettersi nei guai. Di nuovo. Anche questa cosa non è mai cambiata, sono semplicemente diminuiti, gli eventi e le situazioni che potrebbero condurla alla morte. Perche oggi come allora, lei non esita a correre verso qualunque cosa, potenzialmente mortale capiti sul suo cammino.
Come un enorme licantropo antropofago, ad esempio.
Tutto è accaduto in una frazione di secondo: un attimo prima era accanto a me e quello dopo, la osservo sgomento mentre cerca di strozzare il mostro, appollaiata sulla sua schiena.
Agisce d’istinto, lo attacca come farebbe con qualsiasi altro animale del bosco. Ma questo non è uno stupido orso, di fronte a noi abbiamo un sicario con molti anni di esperienza, addestrato a uccidere quelli come noi.
E, infatti, l’essere reagisce con una risposta quasi automatica. Prima che la morsa sul suo collo diventi mortale, si gira verso il proprio fianco e addenta una caviglia di Bella. L’arto viene strappato via con un orribile rumore di lamiere contorte.
Tutto questo accade prima che io o Jasper riusciamo solo a pensare una reazione, quando la sorpresa scioglie i miei muscoli, non posso fare altro che accorrere al grido disperato del mio amore.
Non so, con quale forza riesco a reagire, la mia mente è pietrificata. L’urlo di dolore mi attraversa come fosse mio, scavando un solco nel mio essere.
Intanto, Bella ha mollato la presa sul collo del lupo, ed è scivolata tra le sue zampe. Prima che possa provocarle altre ferite, mi abbatto su di lui: l’impatto lo sbalza via, facendolo arrivare al centro della strada asfaltata. E li rimane, disteso su un fianco.
Non m’importa, vedere quali e quanti danni gli ho provocato, non controllo neanche se si rialza o no. La mia attenzione, è rivolta tutta al mio amore che si contorce a causa della ferita ricevuta. Quel maledetto le ha tranciato l’arto all’altezza del ginocchio.
Mi siedo accanto a lei e con estrema delicatezza, la prendo in braccio.
Bella si avvinghia a me, “Edward, fa male “ la sua voce esce in un sibilo dalla mascella contratta.
“Schhh, sta calma, passa tra un minuto”, cerco di rassicurarla. Credo che la sua sia più paura che altro, il suo concetto di ferita è ancora legato al pensiero umano.  “Non hai niente, appena passerà il dolore, sistemeremo la gamba, non farà male, vedrai.”
Lei annuisce, fiduciosa. La stringo a me cullandola, come fosse una bambina.
La sua ferita è davvero una sciocchezza per un vampiro, ma non è questo il punto. Nessuno. Può permettersi di far del male alla mia Bella e passarla liscia!
L’amore e la furia lottano dentro di me, se non fosse per lo sguardo dolorante e terrorizzato di Bella. Finirei l’opera iniziata, colpendo la bestia fino a ridurla una poltiglia informe.

 

POV: Jasper
Edward è riuscito a tramortire il mutaforma, ma adesso la sua priorità è Bella, completamente terrorizzata da ciò che le è successo.
Quindi tocca a me occuparmi del nemico.
Il lupo giace immobile al centro della strada, all’apparenza inerme. E’ un trucco. Nemmeno tanto nuovo a dir la verità. Ho visto molte volte, Jacob e gli altri, utilizzarlo per cogliere di sorpresa l’avversario.
Mi viene un’idea. E se tramutassi la finzione in realtà?
Se riesco a tranquillizzarlo abbastanza, oltre all’effetto sorpresa perderà anche la prontezza di riflessi data dall’adrenalina, mi basta che esiti una frazione di secondo e per lui sarà la fine.

POV: Daniel
Pare che io abbia commesso un piccolo errore di valutazione: le schifose sanguisughe sono ancora in città.
Poco male, un genio, si vede anche dalla capacità di volgere ogni situazione a proprio vantaggio. Vorrà dire, che mi risparmierò la fatica di nascondere gli avanzi del mio spuntino: l’odore di sangue, misto alla nauseante puzza di questi tre, sarà più che sufficiente.
E poi, i parassiti in questione non sembrano molto svegli, con un po’ di fortuna riuscirò a cucinarmeli per bene anche da solo.
E dire che all’inizio avevo sudato freddo, tre vampiri sono troppi, anche per uno come me. Se mi avessero attaccato insieme …
Ma la femmina si è rivelata un vero impiastro. Il rosso invece, devo riconoscere che mi ha dato una bella botta, se avesse continuato …
Invece l’idiota, si è fermato a fare la crocerossina, meglio per me.
Rimane il biondo, cazzo la sua faccia è davvero inquietante, sembra che si sia fatto la barba con un tosaerba.
 Neanche lui costituisce un problema. Probabilmente mi crede fuori gioco, lascerò che si avvicini ancora.
 Magari, riesco a portare il mio personale contributo al suo look.
I minuti passano dannazione! Dovevo beccarmelo proprio io, il vampiro codardo?
Se non si sbriga ad attaccarmi, rischio seriamente di addormentarmi, e non è un modo di dire. Sarà il dopocena, ma sento un leggero torpore attraversarmi, non va bene.
 I suoi passi si fanno sempre più vicini, mi gira intorno lentamente, mentre il torpore aumenta. Mi sento come se mi avessero drogato. Non è normale.
Si è fermato. È alle mie spalle, credo, a un paio di metri.
 Non riesco quasi ad aprire gli occhi, dev’essere lui, questo bastardo mi sta facendo qualcosa.
 

Ormai mi sento come intorpidito e lui sembra saperlo, probabilmente sta aspettando che crolli. Se voglio uscirne intero, devo agire adesso!
Non posso lasciarmi stendere cosi. La mia sopravvivenza e vitale per il futuro della mia razza, senza la Mia guida illuminata, cadrebbe vittima dei sotterfugi di queste bestie infide.
Devo trovare il modo di scuotermi … forse ci sono! Farà male ma è destino dei grandi saper sacrificarsi quando serve.
Il vampiro si avvicina ancora non posso aspettare oltre, con la forza della disperazione, mordo la mia stessa zampa fino a ferirmi in profondità, il dolore e atroce ma serve al mio scopo, scuotermi.

POV: Jasper
Sto per sferrare il colpo decisivo al mutaforma, quando con un gesto disperato sembra riscuotersi.
In qualche modo, deve aver capito cosa stavo facendo e ha trovato la contromossa. Prima che io riesca a finirlo, balza in piedi, fronteggiandomi. Il torpore è sparito, del tutto scacciato dalla rabbia. Dubito di riuscire a condizionarlo di nuovo.
Il mutaforma sembra studiarmi, emette un ringhio continuo dalle enormi fauci irte di zanne. Si abbassa sulle zampe anteriori, il pelo ritto sulla schiena e le orecchie tirate all’indietro. Una leggera macchia di sangue sporca la zampa anteriore destra.
La ferita sì e quasi rimarginata, il mio avversario è perfettamente capace di abbattermi in uno scontro uno a uno, devo essere molto cauto .
All’improvviso, scatta.
E’ velocissimo, il suo enorme peso fa tremare il terreno come una carica di bufali, ma il suo è un attacco  frontale, molto facile da schivare.
Con uno sforzo minimo, mi sposto dalla traiettoria, portandomi alle sue spalle.
Immediatamente passo al contrattacco, puntando direttamente al suo collo: se riesco ad afferrarlo, sarà uno scherzo spezzargli le vertebre cervicali.
Ma con mia enorme sorpresa, il lupo non rallenta la sua corsa, inoltrandosi  nella zona abitata.
Scappa! Non ho mai visto un mutaforma scegliere quest’opzione, se non in situazioni disperate.
 Il codardo è scomparso dentro un vicolo, che separa due abitazioni. Sono indeciso se seguirlo o no, quando Edward mi chiama “Jasper, lascialo andare, pensiamo a riportare Bella a casa.”
Isabella è ancora seduta sotto il grosso salice, ma la gamba è tornata integra. È tranquilla, anche se si vergogna un po’, mio fratello - in piedi accanto a lei - è molto agitato, in lui ci sono ansia e ira.
Si, forse non è il momento adatto per inseguire il lupo.
“Va bene, torniamo indietro.”

 
Piaciuto lo “scontro”?
Io l’ho immaginato cosi, se pensate dovesse andare diversamente fatemelo sapere.

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Capitolo 28
*** Capitolo ventisette ***


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Capitolo ventisette
POV: Cecilia
Alla nostra entrata in scena, tutti ammutolirono, diventando di colpo immobili come i personaggi di un quadro. Ognuno fissato sulla tela, mentre compie un gesto preciso.
Osservammo gli individui riuniti in quel cortile per dei lunghi minuti. Tra me e Seth, non servì nemmeno uno sguardo d’intesa. Ci rendemmo conto all’istante, che qualcosa era cambiato nell’animo dei partecipanti a quell’improvvisato consiglio.
La notte aveva portato nuovi sviluppi.
Celeste mi corse in contro felice, seguita dallo sguardo ansioso di Andrea, ridando cosi vita al quadro.
Si bloccò a pochi centimetri da me, fissandomi con uno strano sorriso complice e lo sguardo puntato sul braccio di Seth, avvolto intorno alla mia vita.
“Sei tornata! Sono molto arrabbiata con te, non si pianta la gente cosi, in mezzo alla campagna”. Il tono della sua voce esprimeva tutto tranne che la rabbia.
L’atmosfera intorno a noi non era altrettanto festosa, era successo senz’altro qualcosa.
“Allora?” Chiesi a tutti e a nessuno. “Non avete nulla da dire?”
Fu mio padre a prendere la parola, “ Purtroppo, mentre voi eravate … via, è successo qualcosa di spiacevole …” riassunse brevemente l’evento cui si riferiva.
Immediatamente il mio sguardo andò a Bella, che rimaneva in un angolo, con un’espressione contrita sul viso. Accanto a lei due vampire che non conoscevo, mentre un terzo, era appoggiato al muro vicino all’ingresso principale del casolare.
I tre sembrano a proprio agio, calcolando che si trovavano in mezzo a una decina di lupi. Dovevano essere delle vecchie conoscenze.
M’incuriosivano, ma i loro occhi chiari erano un ottimo biglietto da visita, decisi quindi, di rimandare le domande riguardanti la loro identità.
 
 

In quel momento, m’interessava di più capire i particolari dello scontro tra i miei fratelli e il lupo.
“Descrivetemi meglio l’accaduto.” Chiesi
I tre si guardarono, sembravano riluttanti, ebbi la netta sensazione che mi nascondessero qualcosa.
“Allora?” il loro silenzio confermava le mie paure, cosa mi stavano nascondendo?
 “Vedi Cecilia” iniziò Bella esitante. “Carlisle non ti ha detto tutto, quando noi abbiamo incontrato il lupo … lui stava … lui aveva …” sembrava in difficoltà con le parole. Continuavo a non capire.
 Jasper terminò per lei, con voce incolore, “lui aveva ucciso una donna umana e la stava divorando”.
Una fucilata in mezzo agli occhi, mi avrebbe colta meno di sorpresa rispetto a quella terribile rivelazione. Per un attimo pensai a uno scherzo idiota. Ma Jasper non era il tipo,  anche attraverso il grande cortile, potevo vedere la sua espressione maledettamente seria.
Tuttavia non riuscivo a credergli, non era possibile: nessun lupo farebbe mai del male a un essere umano. Non intenzionalmente, almeno
“Non è possibile, nessun lupo farebbe mai del male ed un essere umano. Non intenzionalmente, almeno” Seth, incredibilmente, aveva espresso ad alta voce il mio  pensiero. Alzai lo sguardo verso il suo viso, specchio del mio stesso sgomento.
“Eppure è cosi” intervenne Edward. “E da quello che ho potuto capire, non era nemmeno la prima volta: considerava quella donna come la sua cena, quando lo abbiamo trovato, stava pensando a come nascondere il corpo”.
Una violenta nausea mi assalì, non potevo credere … non volevo credere, la Legione non poteva essersi macchiata di un simile crimine!
“Chi era?” chiesi, mi guardarono tutti interrogativi.
“Il lupo!” chiarii, quasi con un ringhio.
 
“Non conosco il suo nome, era un grosso lupo grigio scuro, quasi nero. E per grosso intendo, davvero mastodontico. Il più grosso lupo che io abbia mai visto”. Intervenne ancora Edward.
“Daniel!” esclamammo insieme Andrea ed io.
Scattai verso di lui, “tu lo sapevi! Bastardo! Hai coperto quel mostro per tutto questo tempo!”
Come poche ore prima, nel sotterraneo della Casa Comune, mi ritrovai con le mani intorno alla sua gola.
“No, ti giuro che non è cosi, non ne sapevo niente!” cercava di giustificarsi Andrea, mezzo soffocato.
Il mio scatto repentino aveva lasciato tutti attoniti, tutti tranne uno o meglio una.
Fui investita da una massa pelosa e ringhiante che mi sbalzò via da Andrea. Trasportandomi al centro del cortile.
Celeste si era rivelata un talento naturale, aveva accettato con buona grazia, una situazione che avrebbe reso instabile qualsiasi licantropo inesperto. Ma la vista del fratello in pericolo, doveva essere stata davvero troppo.
Non appena la mia schiena toccò terra, mi rimisi in piedi con una capriola all’indietro. Riuscendo a schivare per un soffio, gli artigli di Celeste, diretti alla mia gola.
Toccai terra e con un ulteriore balzo in avanti, mutai all’istante investendo la giovane lupa con tutta la mia mole.
Riuscivo a sentire la sua mente, ma era incoerente, accecata dall’ira e dalla paura per il fratello.
Non volevo ferirla in alcun modo, dopotutto ero stata io a creare quella situazione, agendo sconsideratamente. Cosi mentre la bloccavo a terra con il mio peso, lasciai che la voce dell’alfa facesse breccia nella sua mente. “Calmati, tesoro ti prego calmati, resta giù” ,pian piano la sua mente si calmò, rendendo coerenti i pensieri.
“Andrea non centra niente! Non devi fargli del male, lui non farebbe mai una cosa cosi terribile” ,la voce che mi urlava nella testa era quella di un’adolescente in lacrime.
Mi sentii malissimo, per un attimo avevo dimenticato che Andrea era tutto ciò che rimaneva della sua famiglia, e che anche solo l’idea di perderlo la terrorizzava.
“Si è cosi”singhiozzò Celeste.
“Perdonami, piccola, ho perso le staffe, scusami”non sapevo davvero come rimediare al mio gesto.
“Non importa”replicò la ragazza più calma. “Basta che non provi più a uccidere Andrea”.
“te lo prometto” le giurai, alzandomi dalla sua schiena, permettendole cosi di fare altrettanto.
Ci guardammo attorno, i Quileutes si erano avvicinati, incuriositi dall’improvviso cessare dello scontro. Jacob, mi aveva raccontato della loro tecnica, per far fronte a questi problemi: in sostanza, consisteva nel darsele di santa ragione, finché non smaltivano la furia. Uomini!
Fu Seth ad avvicinarsi per primo, accarezzandomi delicatamente con una mano il collo e la schiena, per poi fermarsi tra le scapole. Una vera goduria! Sul viso, aveva una specie di sorriso orgoglioso.
“Bene gente” intervenne a quel punto Carlisle. “E’  meglio riprendere la discussione tra qualche ora, magari al coperto. Credo sia giusto, dare alle ragazze il tempo di ricomporsi e agli animi di calmarsi”. Mormorò le ultime parole quasi tra se e se, ma tutti le udimmo, trovandoci d’accordo.

 
Ciao bella gente, questo capitolo è stato ostacolato dalle festività pasquali ma alla fine è riuscito a vedere la luce. Spero vi piaccia!
 
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Un grazie speciale va a:
EmilyHalliwell, Cordelia89 e Chiquinquira_123 che mi hanno inserita tra i loro autori preferiti!!!!! 

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Capitolo 29
*** Capitolo ventotto ***


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Capitolo ventotto
POV: Cecilia
Il consiglio di guerra -come lo aveva pomposamente soprannominato Quill - si riunì solo il giorno successivo al mio scontro con Celeste. Alice, si assunse di curare l’organizzazione dell’evento. Sospettavo avesse una vera e propria passione, per questo genere di cose.
In poco tempo, reclutò un gruppo di volontari tra i presenti e li fece lavorare sodo. Trasformando un ex fienile, in un incrocio tra una sala conferenze e la famosa tavola rotonda di re Artù.
Dal mio punto di vista, era un lavoro inutile, dopotutto dovevamo solo discutere tra di noi. Quando lo feci notare all’interessata, mi rispose che: certe cose andavano fatte per bene. Non protestai: la sua mania organizzativa, mi concedeva un lusso. Tempo.
Cosi dopo poche, agitate ore di sonno, con la mente piena di pensieri, paure, immagini, mi allontanai verso una della grandi querce del cortile. Inconsciamente, scelsi la più isolata e lontana dal trambusto.
La domanda principale che ponevo a me stessa era: volevo davvero scatenare una guerra?
 Daniel era un mostro, una bestia della peggiore specie. La sua esistenza, era un affronto a tutto ciò che di buono e giusto conoscevo. Quante persone, quanti innocenti aveva ucciso? Quante vite, avevano ricevuto la beffa di essere spezzate, proprio da chi avrebbe dovuto proteggerle?
Daniel andava fermato.
Alzai gli occhi sul via vai di operai improvvisati: Seth passò proprio in quel momento, reggendo una specie di grossa panca. Un’altra simile, era tra le mani di Emmett, che cercava in tutti i modi di porgerla a Rose, affacciata a una finestra del secondo piano.
Nella parte opposta del cortile, Jacob ed Embry, sembravano impegnati a riparare alcune sedie.
Seguii Seth con lo sguardo, finché non sparì dentro.
Già, Seth. In poco tempo, era diventato essenziale alla mia vita, quanto io lo ero per la sua.
Potevo davvero, mettere in gioco, tutto ciò che avevo guadagnato: famiglia, amore. Un microcosmo di affetti e relazioni, dove mi sentivo, finalmente libera e in pace con me stessa. Per cosa poi? Solo per cercare di fare la cosa giusta?
Guidare la legione era un compito gravoso. Un pesante fardello che avevo ricevuto, senza che mi fosse stato chiesto cosa ne pensassi. Per un centinaio d’anni, avevo svolto il mio compito con massimo impegno, per poi ritrovarmi con un pugno di mosche.
Nel mio cuore, le poche settimane passate con i Cullen e i Quileutes, pesavano molto di più, di quasi due secoli vissuti tra visi ostili e mugugni alle spalle.
Era lecito, lasciare Roma al proprio destino. Dimenticare dovere e morale, per inseguire i propri sentimenti?
Seth sbucò di nuovo fuori, diretto verso un’altra ala dell’edificio. Mentre riflettevo su questioni d’importanza vitale, i miei occhi seguivano i suoi movimenti, quasi in automatico.
La temperatura era piuttosto mite e un sole volenteroso riscaldava l’aria, cosi che lui, come quasi tutti, aveva preferito lavorare a torso nudo. Non che i ragazzi del branco, avessero bisogno di una scusa per gettare le magliette alle ortiche. Doveva essere una cosa tipicamente Quileutes, i miei lupi non erano cosi esibizionisti …
Mi si mozzò il respiro, senza volerlo, nonostante tutto, nella mia mente erano ancora miei …
Mi avevano definito, a torto, una traditrice. Forse abbandonandoli, avrei dato loro ragione.
Seth risbucò fuori con in mano martello e chiodi.
Sentii, l’estremo bisogno di parlare con lui, dei dubbi che mi assillavano. Daniel andava fermato. Ma a che prezzo?

 
 

Pov: Seth
Organizzare tutto questo, per una semplice riunione, mi sembra come minimo esagerato. Ma Alice non vuol sentir ragioni, dice che una cosa come questa ,va discussa nel modo più adeguato. Ha una strana luce negli occhi, credo abbia finalmente visto qualcosa.
Comunque, ormai siamo abituati alle sue stranezze, facciamo prima a eseguire che a protestare.
Cecilia, si è chiamata fuori dai lavori e con aria meditabonda, si è rifugiata sotto una quercia. Non posso fare a meno di guardarla, i suoi splendidi occhi zaffiro non mi mollano un attimo, ma la mente è altrove.
Posso solo immaginare come si sente. Odio quei bastardi dal profondo del mio cuore, per come l’hanno trattata. Ma sono stati la sua famiglia per tantissimo tempo.
Non deve essere facile per lei, pensare a loro come a dei bersagli. Il nostro obiettivo primario è il grosso lupo, ma se anche una minima parte del branco lo segue, lo scontro sarà inevitabile.
Nella sala, intanto, il grande tavolo sta a poco a poco prendendo forma.  Esme dirige i lavori, mentre tutti gli altri eseguono. Anche i due nuovi arrivati si danno da fare: la ragazzina, sembra dotata del moto perpetuo chiacchiera e lavora senza sosta. Il fratello invece è piuttosto taciturno, Edward di tanto in tanto si sofferma a guardarlo, poi scuote la testa e riprende il suo lavoro. Chissà cosa legge nella sua mente.
“Seth, servono altri chiodi qui!” mi urla Garret.
 “Per favore, anche un martello decente, se ne trovi uno. Non tutti riescono a piantare i chiodi con le mani” aggiunge Celeste. Il suo inglese ha un accento curioso, ma riesce a farsi capire.
Esco a cercare i materiali che mi hanno chiesto, Cecilia è ancora là, il suo sguardo mi chiama, ha bisogno di me.
Mollo tutto al primo che passa e la raggiungo sotto l’albero.
 

Nel vedermi avvicinare, Cecilia mi sorride, “fai una pausa?” chiede.
“Si, vederti qui sotto, mi ha fatto venire voglia di rilassarmi”
Mi siedo, usando il tronco come schienale e lei scivola su di me. La schiena appoggiata al mio torace. Per un po’, il silenzio è spezzato solo dai lavori dentro il casolare.
Sotto il vecchio albero, l’aria è fresca e un leggero profumo di verde, sale dal suolo.  Niente a che vedere con Forks e il suo clima perennemente umido.
“Sei preoccupata?” chiedo, anche se è ovvio.
“Si.. no … non lo so … ma non è questo il punto credo …”
“Ah, e qual è allora?” ho il mento appoggiato alla sua spalla destra. La mia voce è poco più di un sussurro.
 “Il fatto è che mi sento in contrasto con me stessa: da un lato, vorrei cancellare il problema Daniel dalla faccia del pianeta. Dall’altro … vorrei … “, si interrompe, chiude gli occhi e sospira leggermente.
Le mie labbra, hanno trovato quel punticino speciale dietro l’orecchio, per poi scendere lentamente, verso la base del collo. ”Vorresti?” la incito a continuare tra un bacio e l’altro.
“Mmm …” sorride. “Quando fai cosi, vorrei solo che ci trovassimo su un’isola deserta”.
Non rispondo, continuando solerte in mio lavoro.
“Sul serio Seth”, si gira verso di me, in modo da guardarmi negli occhi. “Una parte di me, desidera solo tornare a casa.  lasciando  quella massa di idioti, al destino che si sono scelti”
Casa. Un moto di felicità mi attraversa, Cecilia considera La Push la sua casa.
La sua voce si fa tormentata, quando, fissando le nostre mani intrecciate, mormora, “sarebbe cosi terribile?”
“Nessuno ti condannerebbe, possiamo partire anche domani se vuoi …”.
“Sta per arrivare il ma, vero?”chiede quasi ironica.
“Naturalmente, c’è sempre un ma” rispondo. “Nel nostro caso, credo che sia dovuto al fatto che, la decisione non dipende più esclusivamente da te”.
Il suo sguardo si fa duro “Daniel è un problema mio e di nessun altro”.
“Forse all’inizio era cosi, ma adesso la situazione è cambiata”
“Che vuoi dire?” sembra sinceramente sorpresa.
“Be’ Edward ad esempio. Vedi tu lo conosci poco, ma tuo fratello è un uomo molto pacifico. Il tuo amico, ha trovato l’unica cosa che riesce a scatenare la sua ira, credo che attaccando Bella si sia scavato la fossa da solo”
“Quindi?”
“Quindi, credo che sia giusto decidere insieme, visto che siamo tutti coinvolti”. Deve capire che non è Atlante, non può portare tutto il peso da sola.
Tace, tornando ad appoggiarsi su di me. Le mie labbra riprendono il loro lavoro, leggere. Una mano sale, le dita s’intrecciano ai miei capelli.
Rimaniamo in silenzio per un po’.
“Se … se decidiamo di attaccare, devi farmi una promessa”.
“Tutto quello che vuoi”, rispondo prontamente.
“Devi promettermi, che non correrai rischi inutili per difendermi”.
“Non posso, il mio è semplice istinto di autoconservazione. Se ti succedesse qualcosa morirei con te, quindi …”
“Quindi un bel niente!” mi interrompe arrabbiata, “Cazzo Seth, devi renderti conto che non sono una bambina. Combatto da prima che tu venissi al mondo, da prima che i tuoi nonni, venissero al mondo. Quindi,metti da parte gli atteggiamenti da macho e bada alla tua di pelle!”
Scoppio a ridere senza volerlo, “cazzo!? Il tuo non mi sembra un linguaggio da dama del settecento. Sicura di non aumentarti gli anni?”
Mi risponde con una manata sulla spalla, poi torna seria, “davvero Seth, non è un gioco.”
“Lo so, cuore mio, lo so”  mormoro al suo orecchio, stringendola a me.

 
Bene bella gente, sono tornata!!!!
Questo capitolo mi sono divertita tanto a scriverlo, quindi recensite tantissimo, voglio conoscere le vostre opinioni, anche “questo te lo potevi proprio risparmiare” va bene almeno lo so.

 
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Capitolo 30
*** Capitolo ventinove ***


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Capitolo ventinove
POV: Cecilia
Per chi in teoria dovrebbe vivere per sempre, la morte è poco più di un concetto astratto. Sai che esiste, come sai che ci sono le gazzelle nel Serengeti. Ma di entrambi non è che ti importi poi molto.
Per chi poi, è nato, sapendo di poter vivere per sempre, significa ancora meno. Ma la signora con la falce, è proprio una vecchia bastarda e rancorosa.
Proprio perché non ti può prendere, ti segue con più interesse degli altri. E aspetta.
Aspetta che tu faccia un passo falso, per riportarti sotto il suo dominio.
Questi, gli assurdi pensieri che sfiorarono la mia mente, il giorno in cui mi ritrovai per la prima volta, veramente, ad un passo dalla morte.
Cuore mio, cosi mi aveva definito il mio miracolo personale, mi sentii sciogliere, nessuno mi aveva mai chiamato cosi.
Mi girai per appropriarmi delle labbra di Seth, con una foga tale da stupire perfino me stessa.
Fu allora che accadde.
Un attimo prima, lo spazio di fronte al casolare era un’oasi di pace inondata dal sole, un attimo dopo …
I lupi ci piombarono addosso, Daniel aveva radunato l’intero branco.
Cosa ne avessero fatto di Kate e Tanya, di ronda al momento di dell’attacco, era facile intuirlo.
Uscivano da tutte le parti, ero certa non fossero più di trenta, ma sembravano almeno un centinaio.
Due grossi lupi, nelle cui sembianze riconobbi Stefano e Paolo, puntarono direttamente su di noi .

 

Pov: Seth
La morte è paradossalmente una costante della vita, a volte ci sfiora altre ancora ci travolge. Finche un giorno, si presenta alla porta con un biglietto di sola andata.
Per chi come me, è nato, con una doppia natura, è vicina e lontana allo stesso tempo. Perche nonostante i lupi siano esseri potenzialmente immortali, al contrario dei vampiri, non sono potenzialmente indistruttibili.
Ma di tutte le morti possibili, mai  avrei potuto immaginare di rischiare il definitivo trapasso, per mano di miei simili.
Ho appena il tempo di stupirmi dell’assurdità dei miei pensieri, che due lupi ci piombano addosso .
In un attimo mi ritrovo in forma di lupo, con i pensieri di Cecilia che m’invadono la mente, ma non sono i soli. Altre voci si aggiungono una dopo l’altra. Il branco sta reagendo in modo fulmineo, siamo un meccanismo ben collaudato ormai.
I lupi ci incalzano, ma non sanno con chi hanno a che fare. Cecilia ed io lavoriamo in coppia finalmente, disorientando i nostri due avversari.
Proprio Cecilia è il nostro asso nella manica, ha addestrato questi folli. Conosce e prevede, tutte le loro mosse. di conseguenza l’intero branco reagisce come se studiasse da sempre il proprio avversario.
Anche i vampiri non se la cavano male, di certo, hanno capito che la ronda è andata. E per un attimo, il mio pensiero va a Garret che ha perso molto: famiglia e amore in un colpo solo.
Come richiamato dal mio pensiero, il vampiro in questione sbuca dall’ampio portale dell’ex fienile. Tra le mani, stringe una massa informe e sanguinolenta, che una volta era un lupo, scaraventandola oltre il cortile.
I compagni del caduto, si scostano dall’uscio, appena in tempo per evitare di essere colpiti dall’anomalo proiettile.
Ma non è questo a farli arretrare di qualche passo: Garret è irriconoscibile, agisce trasportato sull’ onda di una disperata ferocia. Solo nell’esercito dei neonati, venuti a minacciarci tanto tempo fa, avevo visto un simile comportamento: ogni sembianza civile e umana è abbandonata, per far posto alla vendetta più pura.
Dagli occhi di Celeste e Andrea, posso vedere che i Cullen stanno avendo qualche difficoltà, ma resistono. Edward, sfrutta il suo vantaggio e come noi, sembra aver combattuto da sempre contro i lupi romani.
Jasper e Alice lavorano in coppia, lei sfrutta la sua velocità per disorientare l’avversario, mentre il suo compagno ne approfitta per finirlo.
Il resto della famiglia, si è riparato dietro le ampie spalle di Emmett. Non essendo particolarmente portati alla lotta, cercano di difendersi, evitando di essere d’intralcio.
Uno dei lupi che attaccavano me e Cecilia è morto. Spirato sotto le affilate  zanne della mia compagna.
Il viso di un ragazzo di appena vent’anni si materializza nella mia mente, seguito da un pensiero intriso di dolore.
“Non deve! Non può finire cosi! Dobbiamo fermarli! Seth non riesco, io …”
Poco importa, se gli avversari hanno la nostra morte negli occhi. Lei, non riesce a concepire, di essere lo strumento della loro morte.
“Va bene” le dico.“Fermati, mettiti al sicuro, pensiamo noi al resto”.
“ E credi che questo cambi qualcosa? Credi che potrei fuggire come una vigliacca, abbandonando voi, che siete la mia famiglia ?”
La sua mente viaggia veloce, in cerca di una soluzione. Poi l’illuminazione.
L’idea vincente corre di pensiero in pensiero. Il branco si coordina come fosse un essere unico. All’interno, Edward informa chi non può sentirci “spingeteli fuori”, mormora.
Il sussurro viene ripetuto,  attraversa le file dei vampiri, troppo lieve per giungere ad altre orecchie.
Spero che il piano funzioni, che questa follia si fermi.
 Che la Nera Signora, si accontenti del bottino raccolto e ci abbandoni per sempre.

Ciao, bella gente. Piaciuto il colpo di scena? Domande?
Perplessità? Attendo il vostro giudizio.
Un enorme grazie ai fedelissimi che continuano a recensire, ma anche a quelli che seguono in silenzio, anche se, una volta tanto vorrei sentire le vostre “voci”.
 

Grazie a:
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Capitolo 31
*** Capitolo trenta ***


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Capitolo trenta
POV: Cecilia
Si può sopravvivere sulla pelle di quelli, che un tempo consideravi i tuoi fratelli?
No, non si può.
Amici, nemici, sono concetti facili, lineari. Ma quando nel tuo cuore il confine tra questi due si mischia, rischi di sopprimere una parte di te che nemmeno pensavi di avere.
È quello che mi accadde, il giorno in cui uccisi Paolo.
Il fatto che difendessi me stessa e quello che amavo, non servì a molto come giustificazione. Quando le mie fauci si chiusero sul suo ultimo respiro, tutto quello che mi aveva fatto. I torti, che credevo di aver subito, scomparvero. Perché per quanto sia sconfinata la sua colpa, e profondo il tuo odio, non si uccide un fratello.
“Non deve! Non può finire cosi! Dobbiamo fermarli! Seth non riesco, io …” l’urlo risuonò in tutte le menti, ignorato. Ognuno dei miei compagni combatteva per la propria vita. La guerra, si sa, concede poco spazio alla pietà.
Solo una voce rispose al mio lamento :“Va bene. Fermati, mettiti al sicuro, pensiamo noi al resto”.
Ma io, contraddicendo me stessa non volevo fermarmi, nei miei occhi c’era il dolore di Garret, simile alla furia del mare in tempesta. Quale che fosse il prezzo da pagare, non mi sarei fermata.
Alimentai la mia furia, perche spingesse in un angolo della mente la pietà. “ E credi che questo cambi qualcosa? Credi che potrei fuggire come una vigliacca, abbandonando voi, che siete la mia famiglia ?”
Ma nemmeno questo poteva funzionare. Uccidere quella che un tempo era la mia famiglia, o perdere la sola che si fosse dimostrata tale? Tra questo solo potevo scegliere?
No, dovevo trovare una terza via.
In quel momento, avrei dato qualunque cosa, per avere accesso alla mente collettiva della Legione. Un ordine alfa e la cosa si sarebbe risolta in modo pacifico, per  tutti.
E d’improvviso arrivò: l’idea giusta, forse l’unica possibile.
Se non potevano sentire i miei pensieri, avrebbero ascoltato la mia voce.
“Hei può funzionare!”approvò Jacob.
“Aspettate”riposi, rivolgendomi a tutto il branco. “Non l’ho mai fatto con cosi tante persone, non so se funzionerà. Comunque e meglio che li riuniate, per quanto è possibile, sarà più facile”
“Bene , vale la pena di tentare. Qualcuno avverta quelli dentro!”fu il pensiero del branco.
“Spingeteli fuori”, Edward ci aveva ascoltato e anticipato. Com’era possibile? Per un attimo lo stupore mi distolse dal piano: a rigor di logica, la mia presenza avrebbe dovuto coprire il branco di La Push.
Decisi di lasciare quegli interrogativi a un momento più consono, il fatto che Edward ci sentisse era solo un vantaggio, dei come e dei perche avremmo discusso poi.
 

 
Gradualmente, ma con costanza si creò un cerchio, una barriera fatta di lupi e vampiri con all’interno i membri della Legione. La scena era alquanto insolita: lupi radunati come un gregge di pecore!
Dei trenta che avevano sferrato l’attacco, ne erano rimasti solamente quattordici. Gli altri giacevano in forma umana, disseminati per il cortile. Distolsi lo sguardo da loro. Non potevo fare più niente per quei poveri sventurati. Ormai erano al di là delle mie possibilità.
Mi concentrai sui sopravvissuti, erano tutti abbastanza giovani, mancavano i vecchi del branco, evidentemente la follia non si era estesa anche a loro. In realtà, gli anziani erano relativamente fuori dalle cose quotidiane del branco, venivano richiamati solo in caso di estrema necessità. Evidentemente, Daniel non aveva voluto correre il rischio di coinvolgerli: molto più facile, giocare con la mente di ragazzini influenzabili.
 
Questi ultimi, ormai in trappola, cercavano di coprirsi le spalle a vicenda. Circondati da un nemico più forte e con maggiore esperienza.
Non si sarebbero mai arresi, non li biasimavo. Era stato raccontato loro che avevano due strade: combattere i vampiri o morire. Poi c’erano i lupi, per loro erano schiavi, cani da guardia dei succhiasangue. No, non si sarebbero mai arresi, avrebbero preferito la morte alla schiavitù.
E qui entravo in gioco io, dovevo fermarli, costringerli a rendersi conto che la realtà era un'altra. Ma non era affatto semplice catturare la volontà di tanti individui contemporaneamente, richiedeva molta concentrazione.
 Sotto gli occhi di tutti, ripresi la mia forma umana. La nudità non era un problema per me. Almeno, non lo era in quel frangente. Stavo per fare il primo tentativo, quando Garret ruppe il cerchio buttandosi nella mischia. Evidentemente, aveva capito che la nostra soluzione, prevedeva la sopravvivenza dei lupi e non era d’accordo.
Fortunatamente prima che potesse fare alcunché, venne afferrato da Emmett, che con l’aiuto di mio padre lo trascinò via. Scalciante e urlante fu portato dentro casa.
Gli altri, cercarono di compensare lo spazio lasciato dai tre, ma le assenze avevano indebolito la catena, e i lupi al suo interno si fecero più baldanzosi. Il cerchio non avrebbe retto per molto. Dovevo sbrigarmi.

Un immenso grazie alle persone che mi aiutano a scrivere con le loro recensioni. Questo capitolo e dedicato a loro.
 

Ciao bella gente, come vedete i capitoli si sono un po’ accorciati ultimamente. Il guaio è che ho perso il sabato, giorno che dedicavo maggiormente alla scrittura. Quindi mi chiedevo: vi vanno bene capitoli cosi corti, oppure preferite un capitolo bisettimanale ma più lungo? Comunque sia, presto dovrei recuperare il mio “tempo per scrivere” quindi la situazione è provvisoria. Fatemi sapere.
 
Grazie a:
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Un grazie speciale va a:
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Capitolo 32
*** Capitolo trentuno ***


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Capitolo trentuno
POV: Cecilia
I lupi erano riuniti all’interno del cerchio formato dai miei famigliari e amici.
Di certo ai loro occhi, la catena d’individui che li teneva prigionieri, doveva rappresentare l’anticamera dell’inferno. Perchè continuavano a tentare di fuggire, animati da una volontà disperata.
Presi un lungo respiro, concentrandomi il più possibile, in modo che la mia voce operasse la magia: sedando se non gli animi, almeno i loro corpi. Facendo sì che non causassero danni né a noi né a loro stessi.
“Ascoltatemi! Rimanete fermi! Nessuno vi farà del male!”l’appello li raggiunse chiaramente, ma solo pochi di loro obbedirono al mio comando: gli altri credendosi definitivamente perduti, raddoppiarono i loro sforzi.
Ritentai, imprimendo maggior forza al mio ordine ascolta temi! Rimanete fermi!nessuno vi farà del male! CESSATE QUESTA FOLLIA!!!”
Le ultime parole più che come un ordine, erano risuonate alle mie orecchie come un grido disperato. Avevo infuso in loro tutto ciò che avevo nel cuore, trasformandole in una preghiera cui era impossibile dire di no.
E i lupi avevano obbedito, accucciandosi ai miei piedi, con la confusione nello sguardo. Erano venuti ad affrontare una traditrice ed un nemico infido e spietato, si ritrovavano davanti una donna che gridava loro il dolore dell’abbandono, della solitudine che si era portata dietro per anni.
Esausta, con il respiro corto come se avessi corso per giorni, ancora una volta, mi concessi il lusso della speranza.
Stefano fu il primo a riprendere la sua forma umana, questo gli permise di spezzare il vincolo che gli avevo imposto.
Avanzò verso di me a grandi passi. I suoi occhi fiammeggianti d’ira, quasi ignorarono Seth che mi si parava davanti-avevo il sospetto, che lo facesse più per coprire il mio corpo che per proteggermi- in quella forma io ero nettamente in vantaggio.
Tuttavia non cercavo lo scontro, volevo che come Andrea, capissero di essere vittime di un raggiro. Che tutti noi lo eravamo.
“Stefano …” iniziai sommessamente. “Non siamo noi i tuoi nemici …”
“Come ti permetti lurida …” il profondo ringhio di Seth, lo convinse a non completare la frase.
Riprese dopo qualche secondo, “pensi che siamo stupidi fino a questo punto!?  Tenti di farci la morale con il tuo tono finto disperato. Arrivi a dire che non siamo nemici. Ma sono i cadaveri dei miei fratelli, quelli sparsi intorno a noi!”
Lo osservai per qualche momento, mentre cercavo le parole giuste.
Stefano era un giovane uomo di ventitré anni.  Il più anziano del gruppo dei giovani. Non era bello nel senso classico della parola, ma il suo fisico e la sua simpatia compensavano. Aveva un carattere schietto, che lo portava a ragionare poco sulle cose. Una testa calda, lo definivano alcuni, ma io avevo sempre apprezzato la sua sincerità.
“Stefano, guadati intorno. Cosa vedi?” Chiesi, indicando con un gesto ampio tutti noi.
Sembrò spiazzato dalla mia strana richiesta, ma volle accontentarmi, “vedo degli invasori, dei … vampiri che sfruttano quelli che dovrebbero essere nostri fratelli, per distruggerci. Per violare e saccheggiare tutto ciò che difendiamo da sempre”  fece una pausa. Quando riprese la sua voce, si spezzò più volte per la commozione. “Vedo i miei fratelli prigionieri, ingannati dai tuoi … trucchi da strega, e gli altri … meno fortunati … che non torneranno più alle loro case. Ecco cosa vedo!”
 
 

La sua rabbia era una presenza quasi fisica. Cercai di non farmi coinvolgere da essa. Provai invece a ribattere alle sue accuse
“Bene, adesso ti dirò cosa vedo io: ai miei occhi non ci sono amici e nemici, ma membri della mia famiglia e amici. Tu non puoi immaginare, quanto sia straziante per me vedervi combattere gli uni contro gli altri …” m’interruppi, sentivo la gola stretta in una morsa, quasi mi stessero strangolando. Ma mi feci coraggio e ripresi il mio discorso. “I tuoi morti sono i miei morti, e allo stesso tempo, lo sono anche le due donne che avete abbattuto prima di giungere qui. L’uomo che è stato portato via era il compagno di una delle due.”
“Sono vampiri e nostro compito ucciderli” ribatté fiero alle mie accuse.
Lo fissai con un sorriso amaro sul volto “non sono riuscita a insegnarvi proprio niente …”.    
Mi rispose sprezzante “se ti riferisci al diventare servi di questi mostri. No, non sei riuscita a insegnarcelo.”
Un ringhiare generale accolse quest’affermazione. I Quileutes avevano sopportato abbastanza.
“ Mi riferisco al vostro compito, voi esistete per difendere la città da ciò che la minaccia!” ripresi brusca.”Ma siete stati cechi e presuntuosi. Quelli che hai intorno sono vampiri è vero, ma hanno rinunciato ad uccidere umani, alcuni di loro si nutrono di animali da molto prima che tu nascessi.”
“La stessa cosa, non si può dire del capo che vi siete scelti” intervenne Jasper, si era silenziosamente spostato dal margine del cerchio, fino ad arrivare vicino a noi.
Stefano lo ignorò, rivolgendo a me la sua domanda “cosa vuole dire questa serpe?”
“Ricordi gli omicidi irrisolti? Bene, ieri sera i miei fratelli si sono imbattuti nell’assassino all’opera. Era Daniel.”
 

Ero preparata a qualunque reazione da parte di Stefano, dopo la mia rivelazione. Avevo immaginato che mi aggredisse, che m’insultasse, persino che mutasse travolto dall’ira.
Ma lui riuscì a stupirmi ugualmente, la rabbia nei suoi occhi si spense come un cerino, e il suo viso divenne cosi pallido da fare invidia ad un vampiro.
“Ieri sera lui era … lui ha voluto …” balbettò incoerente. “Non può essere”.
“Si la tua supposizione è corretta” intervenne Edward, noi tutti lo fissammo interrogativi.
“Ieri sera, il grande lupo ha insistito violentemente per andare di ronda da solo, Stefano non riusciva a spiegarsi il perché. Adesso, comincia a credere che lo abbia fatto per poter uccidere indisturbato.” Chiarì
Stefano non confermò ne smenti la sua affermazione, rimase immobile come una statua di sale. Sul volto una maschera d’orrore.
Poi la sua bocca si spalancò in un urlo silenzioso. Sconvolgente, perche esprimeva una gamma di sentimenti, che nessun suono prodotto da voce umana avrebbe potuto rappresentare.
Alla fine anche questo si esaurì e il giovane prese fiato avidamente. Poi cadde in ginocchio, le mani a stringere l’erba e il terriccio.
Dietro di lui, il branco che era rimasto in un silenzio attonito, proruppe in un ululato assordante.
Cosi terminò lo scontro fratricida  in cui eravamo stati trascinati. Ma l’artefice, il marionettista che ci aveva condotto sin lì, non era tra noi.
 
Salve bella gente!!! Eccomi qui, ho deciso di cambiare il giorno dell’aggiornamento (per cosi dire). Posterò la domenica.
Dunque comunicazioni di servizio a parte, eccovi il nuovo capitolo. Siamo agli sgoccioli, come avrete capito anche se mancano ancora tante cose, come la fine del fetentone Daniel ad esempio. Molti di voi vorrebbero vederlo in formato scendiletto. Ma se avete pazienza …

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Capitolo 33
*** Capitolo trentadue ***


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Capitolo trentadue
POV: Andrea
È finita, in un modo o nell’altro, è finita. Mi aggiro tra i miei fratelli che uno a uno hanno ripreso forma umana, Esme si è premurata di trovare loro dei vestiti e tutto quello di cui avevano bisogno.  Suo marito, invece si è già occupato di quelli che hanno riportato qualche ferita. Dice di essere un dottore, e tra tutte le stranezze di questi giorni, questa si classifica al primo posto.
Stefano se ne sta per conto suo, lontano da tutti. Lo capisco, ci vuole un po’ per digerire quanto ci è successo, io ancora non sono riuscito a farlo. Anche la mia Celeste sembra sconvolta, si aggira tra i sopravvissuti, silenziosa. Non avrei mai voluto che vedesse tutto questo.
Sembriamo proprio i sopravvissuti di un disastro naturale, spaesati, sconvolti, privati delle certezze di ogni giorno. E forse lo siamo.
Un ringhio dal secondo piano, è il vampiro biondo. Dalla fine dello scontro non lo mollano un attimo, ma non m’illudo. Per quanto questi vampiri si dichiarino nostri amici, sono quello che sono. Garret ha perso la sua compagna, per quanto lo riguarda il tempo dell’amicizia, è finito. Non avrà pace finche non ucciderà i responsabili.
 Un singolo vampiro non costituisce un problema per noi, attaccandoci riuscirà solo a raggiungere la sua compagna. La domanda è: come la prenderanno i Cullen? In fondo è un loro alleato ….
Un altro ringhio, seguito da un rumore assordante, meglio andare a controllare.

Pov: Seth
Garret è davvero fuori di se, Emmett e Jasper lo tengono costantemente sotto controllo, ma non ci vuole un genio per capire cosa desidera. Vendetta.
 Da quando è stato trascinato via, e rinchiuso in quella stanzetta lontano da tutti, Garret non fa altro che cercare una via di fuga. Come Victoria a suo tempo, non si fermerà finche non avrà sterminato i responsabili della morte di Kate e Tanya.
Ancora non riesco a crederci, ma purtroppo è cosi. Appena ristabilita la calma, Jake ed Embry, sono andati a cercare i loro resti, con la speranza che fosse possibile recuperarle in qualche modo.  Hanno trovato solo cenere.
 

“Quindi in definitiva, adesso abbiamo: un branco sotto shock, un lupo antropofago da rintracciare e un vampiro pronto a fare una strage.” La frase, pronunciata da Cecilia, mi coglie di sorpresa.
Mi fermo a guardarla “Hai imparato a leggere nel pensiero anche tu?”
“No”, mi risponde. “Ma il rumore del tuo cervello che lavora a pieno regime, lo sento fin qui.”
Una conversazione normale, forse scherzosa.  Non lo è il tono che usiamo, né il nostro lavoro.
Perche ci siamo assunti, o meglio, Cecilia si è assunta il compito più gravoso: quello di provvedere a coloro che non hanno più bisogno di nulla. Se non della dignità che possiamo ridare ai loro corpi.
Nessuno, si sarebbe mai sentito di dare un compito come questo proprio a lei, che conosceva uno per uno questi ragazzi. Se l’è preso da sola.
Credo che sia il suo modo per ... veramente non so perche lo fa, ma vedo il suo viso, i suoi gesti.  Sta per crollare.
Purtroppo non posso fare molto, se non starle accanto e aiutarla a raccogliere i pezzi quando succederà.
Intanto, parlare aiuta a non concentrarsi sulle azioni. Su quello che stiamo facendo. Aiuta lei, a non pensarci troppo su.
Cosi, continuo a chiacchierare degli argomenti più svariati, dopotutto sono felice che la mia parlantina serva a distrarla.
Lavoriamo per un paio d’ore. Alla fine, osserviamo il risultato: abbiamo usato uno stanzone vuoto al piano terra.
Guardando mi viene un dubbio “come faremo, a … sono cosi tanti … come lo giustificheremo?”
“Siamo, preparati, non è la prima volta che … abbiamo amici nelle autorità cittadine che sanno. Ci aiuteranno a sistemare la … questione, discretamente”  mi risponde , ma mentre parla i suoi occhi vagano sui volti dei ragazzi , come ad accarezzarli uno ad uno. Rimaniamo per qualche minuto in silenzio, mano nella mano, poi la sua stretta si fa più forte. “Andiamo” mi dice. “Gli altri hanno sicuramente bisogno di noi”. 

 
 
P O V: Carlisle
Garret non è in lutto. Quello verrà dopo, quando realizzerà di essere di nuovo solo al mondo.
 In questo momento Garret è furioso. Sono ore, che lo tratteniamo in questa piccola stanzetta senza finestre, ma non potremo certo farlo in eterno.
Ho deciso di provare a parlargli, devo tentare, anche se so che non servirà a molto.
Al mio ingresso nella stanza, la situazione mi appare peggiore di quello che immaginavo.
Il poveretto è seduto sul pavimento a ridosso di un muro, le gambe raccolte al petto. Una posizione che dovrebbe suggerire disperazione, rassegnazione, se non fosse per il suo sguardo. Mi rammenta quello di una fiera dietro le sbarre, pronta a cogliere la minima disattenzione dei guardiani.
Jasper lo sovrasta, immobile, se lo conosco bene, sta cercando non di calmarlo ma di infondergli la paura per il suo avversario, in pratica cerca di convincerlo che è lui il più forte. È la tecnica che usava per dominare sui neonati.
Emmett invece è fermo al centro della stanza, pronto al minimo passo falso.
Mi avvicino, cauto.
“Garret vorrei parlare in privato con te. Se chiedo ai ragazzi di uscire, ho la tua parola che non mi attaccherai?”
Sembra pensarci su, poi risponde “non ti attaccherò”.
Non ha promesso però, molto sottile da parte sua “sai bene che mi basterebbe poco per scoprire se menti, ma voglio fidarmi di te. Posso farlo?”
“Si, Carlisle hai la mia parola, non ti attaccherò”
 

Jasper ed Emmett escono, non senza avergli prima lanciato un’occhiata truce, del genere: attento a quello che fai.
“All’ora, di cosa volevi parlarmi?” mi dice, le parole sono cortesi, come lo è il tono che usa, ma c’è una strana luce nei suoi occhi. Non mi piace.
“Volevo chiederti che intenzioni hai.”
Si rialza lentamente, “non lo immagini?” ancora quello strano sottofondo nel suo sguardo.
“Sai benissimo che non servirà a niente, e comunque io non lo permetterei. Sei un brav’uomo Garret, rifletti prima di buttare via la tua vita”. Minacciare il mio prossimo non è nella mia natura, ma non esito a farlo, questa storia deve finire qui.
La sua bocca si atteggia in un sorriso sinistro, che sparisce in un istante “ti ho sempre ammirato Carlisle, sei riuscito ad ottenere tanto. Non ti porto rancore nemmeno adesso, spero che nonostante tutto rimarremo amici.”
Con un gesto fulmineo vi spinge via, facendomi sbattere contro una parete. Mentre lui ha già polverizzato quella opposta, per poi sparire nella campagna romana.
Il rumore richiama quasi tutti e in un attimo la stanza si riempie.
“Che cosa è successo?” chiede Esme preoccupata.
Un sospiro rassegnato mi sfugge “Garret, ha fatto la sua scelta”.

 

POV: Cecilia
Il rumore proveniente dalla stanza dove era rinchiuso Garret fece accorrere tutti, tranne me.
Rimasi sulla soglia del piano terra, ad aspettare che Seth –che era andato a controllare insieme con gli altri- tornasse.
Cosa che avvenne alcuni minuti dopo.
“Perche non sei salita?”, chiese stupito.
“Perche non sarebbe servito a niente”, risposi brusca.
“ C’era tuo padre, poteva anche essere ferito”.
“Sono sicura, che mio padre sa cavarsela benissimo, senza bisogno della balia!”
Mi guardò confuso, mi ero rivolta a lui con un tono sgarbato quasi derisorio, “ ma che ti prende?”
“Niente” risposi con un’alzata di spalle. “Piuttosto, vieni, andiamo a caccia”
Lo afferrai per un braccio, quasi trascinandomelo dietro. Non oppose resistenza, ma la sua espressione rimase a dir poco perplessa.
Cacciare, in una zona densamente popolata è un vero problema. Specialmente, se il tuo obiettivo sono gli animali di grossa taglia. Per fortuna esistono i parchi. Quel giorno mi diressi verso il mio preferito, che era anche il più vicino: laRiserva Naturale Statale Tenuta di Castelporziano. In passato mi ci ero rifugiata molte volte, quando cacciare era per me motivo di vergogna. Era un posto magnifico, ricco di animali selvatici.
Seth rimase silenzioso per tutto il tragitto. Sembrava studiarmi.
Ci imbattemmo quasi subito in una coppia di daini. Attirai a me uno dei due: era abbastanza grosso da sfamarmi.  Lasciai l’altro a Seth, che non degnò l’animale di uno sguardo, lasciando che si allontanasse. Anzi, preferì mettersi comodo sotto un pino.
Finito con il daino, lo raggiunsi, sedendomi accanto a lui.
“Meglio?” mi chiese.
“Un po’” risposi annuendo. In effetti, mi sentivo più rilassata, le ultime ore erano state atroci.
“Cosa ti era preso prima?” mi chiese cauto.
“Che intendi dire?”
Fece un sorrisetto strano, “lo sai che non si risponde a una domanda con una domanda?”
“Lo hai appena fatto anche tu” mi stavo comportando da stronza, ma non riuscivo a farne a meno.
Sbuffò e fece per alzarsi, lo afferrai aggrappandomi al suo braccio “d’accordo, d’accordo. Colpa mia, era una risposta idiota lo ammetto”
Sorrise, e per un attimo m’incantai a guardarlo “Cecilia voglio solo sapere cosa ti frulla in testa” disse con un tono dolce.
Le ultime ore mi frullavano in testa, ripetendosi in un loop infinito. Ma non volevo scaricare su di lui, il peso della mia angoscia. Perciò risposi solamente: “Magari lo sapessi, ho una tale confusione!Tu pensi che ora come ora, la mia famiglia e il branco accetterebbero, se gli chiedessi di tornare a casa?”
Mi guardò con gli occhi spalancati “vuoi tornare a casa? Cioè lasciamo tutto così. Ma sei sicura che …”
“Non ho detto che voglio tornare a casa” lo interruppi. “ Ti ho chiesto se loro accetterebbero di farlo, penso che adesso qui potremmo sbrigarcela anche da soli. Non voglio che qualcun altro si faccia male” almeno quello, potevo ancora evitarlo.
Per un attimo temetti che gli occhi gli schizzassero fuori dalle orbite, poi mi afferrò per la vita trascinandomi sotto di se, immobilizzandomi.
“E adesso, cosa vorresti fare?” Chiesi con un tono ironico.
“Semplice” rispose a un centimetro dalle mie labbra. “T’impedisco di dire sciocchezze”
Annullò la distanza tra le nostre labbra e ci perdemmo in un bacio infuocato, “ho pensato che questo fosse il modo migliore per farlo”, aggiunse quando le nostre bocche si lasciarono per un secondo.
Risposi avvinghiandomi a lui, forse avevo torto o forse no. Ma decisi di rimandare gli interrogativi e  godermi a pieno la mia fetta di paradiso. Seth
.
 
Bella gente, salve!!!! Questo capitolo forse risulterà pesante in certi punti, ma ci sono state delle vittime e non me la sentivo di spazzarle sotto il tappeto e far dire ai personaggi semplicemente “ok gente andiamo avanti”.
Spero di non rattristarvi troppo, certi argomenti sono difficili da trattare. Per il resto attendo commenti e opinioni.
Alla prossima.

Grazie a:
1 -
alice77
2 - Anna21
3 - bradipetto_francy89
4 - Ciccio85
5 - Cordelia89
6 - cuoricina1996
7 - EmilyHalliwell
8 - E_le_nuc_cia_91
9 - gothicluna
10 - helly96
11 - lella22
12 - Lily Malfoy Potter Cullen
13 - mimmyna
14 - moza35
15 - nilde
16 - sara volturi
17 - saramik
18 - tayloryuk11
19 - _alessia98_
20 - _Ambrosia_

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Capitolo 34
*** Capitolo trentatre ***


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Capitolo trentatre
 
POV: Cecilia
I giorni successivi a quel maledetto scontro furono carichi di tensione. Garret, Daniel, ci aspettavamo attacchi da fronti diversi.
L’unica nota positiva fu il comportamento della Legione. Come un corpo, che depurato dal veleno che lo ammorba, ritorna velocemente a prosperare, cosi i ragazzi ripresero lentamente un’esistenza normale, priva dell’odio e del sospetto che Daniel istillava nelle loro menti.
 Le giornate, si susseguirono, ma sia Daniel sia il vampiro biondo sembravano spariti nel nulla. Così, senza che ce ne accorgessimo, la primavera divenne estate e la calura cominciò ad arroventare l’asfalto della capitale, creando tremolanti miraggi.
Come aveva previsto Seth, la mia famiglia rifiutò anche solamente l’idea di rientrare negli Stati Uniti. Anzi, ne approfittarono per scoprire una città che per ovvi motivi non avevano mai potuto visitare. Esme era rimasta folgorata dall’architettura romana del 700, e Carlisle le aveva regalato un antico palazzo nobiliare risalente a quell’epoca. Che era diventato –dopo opportuni restauri- la residenza ufficiale della famiglia.
Certo a Roma erano costretti a vivere un’esistenza da vampiri, ma non sembrava pesargli molto: in parole povere tenevano gli occhi aperti ma si divertivano un mondo.
La stessa cosa non avvenne per i lupi. Dopo le prime due settimane, i Quileutes fremevano per tornare a casa dalle loro compagne. Con molto rammarico furono costretti ad abbandonarci tutti. Tranne ovviamente Seth e Jacob. Renesmee ci aveva raggiunto e Jacob, per la somma gioia di Edward, non la lasciava un minuto.
In definitiva, la situazione si era normalizzata, ma nessuno aveva dimenticato le questioni rimaste in sospeso.

 

POV: Celeste
Lo abbiamo cercato da tutte le parti, ma di lui nessuna traccia, svanito nel nulla.
E’ da quella sera a casa mia che non vedo Luca. Se ci penso, mi sembra ancora di sentire il suo braccio che mi stringe, e la voce che mi chiama piccoletta.
I ragazzi, mi hanno spiegato che il giorno dell’attacco ai Cullen lui non c’era. Avevano preferito lasciarlo indietro, perche era rimasto ferito da poco. Sono felice di questo.
“Allora quale metto?” la voce di Renesmee mi distrae dai miei pensieri tristi, siamo diventate amiche io e lei. Mi diverto un mondo a farle da guida per Roma, quando non sta appiccicata al suo Jacob, s’intende.
“Mmm, quello rosso” le rispondo, indicando uno dei due vestitini che mi mostra. Stasera usciamo insieme a tutta la sua famiglia, per una delle visite guidate notturne al Colosseo.
Una noia mortale dal mio punto di vista, l’avrò visitato un milione di volte. Ma loro hanno insistito tanto …
Una mano bianca, dalle dita affusolate, mi passa un paio di volte davanti al viso “Celeste! Mi dici, dove ti trovi? Guarda che se ti annoi non sei obbligata a venire!”mi dice un po’ arrabbiata.
Non ho nemmeno il tempo di rispondere, che si siede davanti a me sul lettone della sua camera. Mi fissa due secondi e poi aggiunge “è per quel ragazzo vero? Quello che non trovate più?”
Annuisco, non ho voglia di discuterne.
“ Tu, cosa pensi che sia successo?” insiste.
“Non lo so” rispondo triste, cavolo sembro la parodia di un adolescente depressa!
“Non lo so” ripeto con un po’ più di carica. “Abbiamo provato a cercarlo in tutti i modi ma, o non vuole farsi sentire, o … non può”.
Mi fissa, rabbrividisce ma non demorde, la testa dura deve essere una caratteristica dei vampiri “si, ma tu cosa credi”
Già, io cosa credo? “Non lo so” ripeto ancora una volta. “Lui ci credeva davvero alle bugie di Daniel” l’ultima frase mi è uscita carica di rabbia, Luca non è un cattivo ragazzo, come può credere alle cattiverie di quel pazzo?
 

La serata non è andata cosi male, mentre passeggiamo per via Dei Fori, mi rendo conto di essermi anche divertita.
Emmett continua a vantarsi di aver stabilito un record: primo vampiro ad aver visitato il Colosseo. Probabilmente ha ragione, anche se a pensarci bene, Carlisle è passato di qui prima. Chissà se ha avuto il tempo di visitarlo? Vorrei chiederglielo, ma mi dispiacerebbe rovinare la festa al gigante buono.
La serata è piacevole e un venticello simpatico rende l’aria frizzante. Quasi mi dispiace rincasare, ma sono quasi le due e Edward non sente ragioni. Assieme a sua moglie mi riaccompagna fin sotto casa, in fondo sono teneri. Non ho bisogno della scorta, loro due poi, potrei mangiarmeli a colazione se volessi.
“Non sarebbe cosi facile” commenta. “E poi non sta bene che una ragazza giri da sola di notte”.
Bella lo guarda un secondo, confusa, poi sorride e lo abbraccia. Credo che sia l’unica a capire i suoi discorsi a metà, senza bisogno di chiarimenti.
Appena in casa, accendo tutte le luci, sono sola, Andrea è di ronda stanotte. Lupo o no mi fa senso il silenzio della casa vuota.
Dopo una lunga doccia rilassante, mi dirigo direttamente nella mia stanza, voglio dormire come un sasso e non pensare a niente.
In camera trovo una sorpresa: sul mio letto c’è una rosa rosso scuro ad aspettarmi. Attaccato al lungo gambo un biglietto: Celeste sono nei guai, aiutami. Vieni domani notte davanti alla chiesa di Santa Maria Degli Angeli, ti prego piccoletta ho bisogno  di te, vieni sola. Ti aspetto. Luca.
E addio nottata di sonno. Resto seduta sul mio letto a leggere e rileggere le parole del messaggio. Ho visto abbastanza film e telefilm, per capire che questo biglietto ha su scritto trappola a lettere giganti. Ma se non è cosi? Luca potrebbe essere davvero nei casini ma, perche la rosa? E cosa vuol dire, che posso aiutarlo solo io? E se non fosse Luca l’autore del biglietto? Se a scriverlo è stato il matto credendo di farmi fessa? In quel caso mi troverei in un mare di guai.
Però se il biglietto è vero? Bè se ci sono guai, credo sarebbe stupido andarci da sola. Nel dubbio, vorrà dire che farò la brava lupa e chiamerò in mio alfa.
Sperando di non interrompere  niente,e fregandomene dell’ora chiamo Cecilia.

 

Pov: Seth
Sto per addormentarmi, cullato dal respiro di Celeste sul mio collo. Da qualche giorno la città si è trasformata in un enorme forno a microonde, e la mia temperatura elevata, tanto vantaggiosa a La Push è diventata una tortura. Ma per nulla al mondo, rinuncerei al suo profumo e alla sua pelle a contatto con la mia, dovessi sciogliermi.
All’improvviso, lo schermo del suo cellulare illumina leggermente la stanza. Per fortuna, ha staccato la suoneria quando siamo rientrati. Anche se non ricordo com’è arrivato il telefono sul comodino. In compenso ricordo come ci siamo arrivati noi. A tappe.
Nel senso che, per arrivare qua siamo passati: dall’entrata, dal divano del salotto, con piccola sosta sul tappeto. Altra sosta in bagno, con relativa doccia-abbiamo trascorso la giornata al mare, in un posto chiamato Fregene - e poi finalmente, stremati (o quasi) siamo arrivati al letto. Mi perdo nei particolari del nostro viaggio, quando il cellulare tenta di buttarsi giù. Lo afferro al volo e guardo il display: Celeste. Che cosa vorrà a quest’ora?
“Pronto?” dico a bassa voce per non svegliare il mio cuore, che si limita a mugugnare.
“Pronto? Seth sei tu?”
“Si, come mai chiami a quest’ora?”
“Veramente … io cercavo Cecilia, me la puoi passare?”
“Cecilia dorme, si tratta di qualcosa di grave?”
“Si … no … senti, è che mi arrivata una rosa con un biglietto ed io …”.
“Una rosa” e questa, chiama alle due di notte, perche ha ricevuto un biglietto carino da un ragazzo? “Senti così a occhio, mi sembra che la cosa possa aspettare domani, no?”
“Potrebbe … ma io vorrei che Cecilia …”
“Senti facciamo cosi, domattina per prima cosa riferisco il tuo messaggio a Cecilia, e ti faccio richiamare”.
“… ….”
“Celeste?”
“Eeeee … v-va bene, ma non dimenticarlo. È importante!”
“Non ti preoccupare, buonanotte”
“’Notte”
Poso il telefono e mi reincastro con il corpo del mio amore, che per tutta risposta si accomoda meglio su di me. Spero che la notte trascorra senza altre seccature!

 
POV: Celeste
Lupo idiota! Non mi ha lasciato nemmeno spiegare!
Respiro lentamente, contando fino a dieci. Se sfascio un'altra stanza Andrea, mi disintegra.
Ok il lupo americano a Roma non ha capito un … cavolo di quello che gli ho detto. Potrei ritelefonare ma non credo otterrei molto, a parte forse farmi sbranare. Che nervi!
Sbuffo e mi alzo dal letto. Mentre vado in cucina – il nervoso mi fa sempre venire fame- cerco di riflettere meglio.
Quasi quasi ci vado da sola, cosi vedono di cosa sono capace.

 
Bella gente vi sono mancata? Scusate ma mi sono persa nel vortice sole- mare, dimenticandomi di tutto. Comunque adesso eccomi qui, per tutti quelli che non sono in vacanza. Per gli altri, ci sentiamo al vostro ritorno (spero). piccola nota: cercherò di pubblicare il più possibile ma con il caldo è dura. i capitoli riprenderanno un aggiornamento più normale a settembre. baci
 
 
Grazie a:
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alice77
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5 - Cordelia89
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Capitolo 35
*** Capitolo Trentaquattro ***


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Capitolo trentaquattro

POV: Celeste
Mi gira la testa, mi sembra di essere appena uscita da una centrifuga. Attorno a me, il buio più totale.

 

Provo a muovermi, non mi sembra di avere niente di rotto. Qualcosa intorno alla gola … dio sembra un collare metallico, ma chi è il pazzo che mi ha fatto questo?
La mia mente è annebbiata ma mi sono ripresa abbastanza da associare la parola pazzo ad un viso preciso:Daniel.

 

Mi metto a sedere, il pavimento sotto di me è umido, devo essere in uno dei suoi amati sotterranei. D’altronde è un topo di fogna, dove altro dovrebbe stare?
Non vedo niente, ne percepisco alcun rumore. Anche il mio naso è confuso, c’è un odore strano antico e dolciastro, come di fiori secchi. Non riesco a identificarlo ma mi da una brutta sensazione.
Oh se solo potessi mutare! I miei sensi migliorerebbero e forse riuscirei a capirci qualcosa. Ma questa roba attorno al collo sembra solida come minimo finirei soffocata. Meglio accontentarmi e cercare di capire dove sono.
 
Sono passate ore … credo, alla fine della mia esplorazione a tentoni, non sono riuscita a stabilire molto. Sono in una stanza non molto grande, le pareti sono tutte di pietra. La cosa più inquietante è che non ho trovato aperture, niente porte o finestre, da dove sono entrata io? E come faranno a tirarmi fuori?
Al solo pensarci mi sento soffocare. Devo stare calma, il matto non mi vuole morta, mi avrebbe già ucciso altrimenti.
Cerco di fare mente locale, e la conclusione è una sola: sono un’idiota. Un’immensa. Colossale. Fantascientifica. Idiota.
Dovrei picchiarmi, per l’idea cretina che mi è venuta!
Andare da sola a un appuntamento che è una potenziale trappola, che genio!
Non sono nemmeno riuscita a vedere chi mi ha steso, io penso Daniel, ma potrebbe essere stato anche quel vampiro biondo. Quello che è scappato.
Un rumore interrompe i miei auto insulti, passi, qualcuno cammina sopra la mia testa. Il rumore si ferma e una lama di luce compare sul tetto. Dopo tutto questo tempo al buio, è come un faro dritto negli occhi ma ne sono felice, almeno non mi hanno seppellito viva.
Il margine di luce si allarga fino a diventare un quadrato. Una botola!ecco come sono arrivata quaggiù.
Approfitto della luce per guardarmi intorno: la stanza e davvero piccola, sui muri delle nicchie decorate, su ognuna di esse ci sono delle scritte sbiadite dal tempo. Tombe, sono in una cripta o qualcosa di simile. E’ inquietante.
Torno a concentrarmi sulla botola. Indietreggio fino a trovarmi in un angolo buio: magari riesco a stendere il mio avversario e a fuggire da qui. Per scendere e salire dovranno usare una scala o altro, no? Non mi resta che aspettare.
All’improvviso, un’ombra compare nello specchio di luce, qualcuno si è affacciato.
Rimango immobile: devo aspettare che scenda la scala e poi tramortirlo.
“Hei Celeste, ci sei?” mi si spezza il fiato in gola, conosco questa voce. “Celeste stai bene? Non muoverti, sono venuto a tirarti fuori”
Si è lui. È lui. Il mio Luca non era andato via! E venuto a salvarmi!
 “Luca, sto bene. Sta attento, cerca qualcosa per farmi uscire” ,vorrei gridare ma non so come è la situazione lassù. Così mi limito a bisbigliare.
Qualche minuto dopo compare la scala, è vecchia, di legno, con una strana forma: la parte che poggia a terra è di una larghezza normale, ma man mano che sale su si restringe, tanto che in cima trovo appena lo spazio per il piede.
Comunque ci salgo e in cima la mano di Luca si tende ad aiutarmi. Intorno a noi, solo altri cunicoli.
Mi lascio guidare senza fiatare, certamente lui conosce la strada. Alla fine dopo varie svolte e biforcazioni ci ritroviamo in un’ampia stanza, illuminata dalla luce del giorno che filtra da un buco circolare sul soffitto. Luca si ferma.
“Dove siamo?” Chiedo confusa, credevo mi avrebbe portato fuori.
“Non preoccuparti” dice, “questo è il posto più adatto”.
Mi trascina in un angolo, dove la luce che scende dall’alto crea un’atmosfera irreale, e all’improvviso poggia le sue labbra sulle mie.
È un bacio leggero, delicato ma è il mio primo bacio. Con Luca poi … è perfetto.
“Non sai quanto ho sognato questo momento” mormoro.
“Hai ragione è perfetto, proprio come aveva detto lui” mi fissa e un enorme sorriso gli attraversa il viso come una ferita, mi ricorda il sorriso estatico dei santi.
“Lui?Non capisco …”
“Si lo so, ma ti ho portata qui per questo, per spiegarti. Oh vedrai!  Ti piacerà. Noi due. Insieme. Sarà magnifico …”
Ok, adesso sono proprio nel pallone. Cos’è, una specie di dichiarazione? Ok, non che non apprezzi, ma chi è questo lui?
Intanto Luca continua il suo monologo. “… Noi due, saremo come … come Adamo ed Eva. O si, Daniel mi ha spiegato. Ha scelto te perche sei quella giusta”
“Quella giusta?” Non credevo che sarebbe mai successo, ma comincio ad aver paura, questo non è il mio Luca.
“Siiiii, non capisci!” Nella foga mi afferra per le spalle, scuotendomi leggermente. “Tu hai sangue alfa nelle vene, sei quella giusta, insieme daremo vita ad un nuovo branco. Sarà come nei tempi antichi!”
 
Ancora nella sua stretta, serro gli occhi e stringo i denti, cercando di ignorare l’ondata confusa di sentimenti che nasce da qualche parte del mio essere, per poi piazzarsi sulla bocca dello stomaco con la violenza di un pugno.
Bruscamente, spingo via Luca che cade all’indietro, se non avessi questo coso attorno al collo, l’avrei già sbranato. Invece, mi limito a fissarlo rabbiosa.
Lui non accenna nessuna reazione, rimane a terra e mi fissa incredulo, i suoi occhi sembrano dire: ma come! Stavamo andando cosi bene …
Sento le lacrime arrivare, non voglio farmi vedere cosi, e sopratutto non voglio più vedere lui.
L’unica cosa che voglio è fuggire, senza riflettere, mi volto e scappo via imboccando un corridoio a caso.
Dietro di me, solo il lieve eco della sua voce che pronuncia il mio nome.

 
 
POV: Cecilia
Guardai nervosamente l’orologio a pendolo finemente decorato, posto nel salone principale della casa comune, segnava le 4:30 del mattino. Ormai, la stavamo cercando da non so quante ore.
Se le fosse successo qualcosa, non me lo sarei mai perdonato. Senza contare, che suo fratello avrebbe perso l’ultimo famigliare rimastogli. E tutto ciò, per una nostra leggerezza.
Con la mente ritornai alla mattina precedente. La luce che filtrava dalle finestre annunciava un'altra giornata all’insegna del caldo torrido. Micidiale, per chi non è abituato ai nostri climi.
Mi venne da sorridere, Seth resisteva stoicamente, anzi era arrivato a sostenere di trovare la calura, interessante. Apprezzavo lo sforzo e per alleviare le sue pene, lo avevo trascinato al mare. La spiaggia non era un granchè ma almeno l’acqua gelida dava un po’ di sollievo. Stavo divagando …
Il fatto che, nonostante l’ansia che mi attanagliava riuscissi lo stesso a perdermi su di noi, mi fece capire quanto lo amassi.
Comunque, solo verso pomeriggio inoltrato il mio splendido smemorato, si era ricordato di comunicarmi il messaggio di Celeste.
 

Stavamo setacciando la città ma di lei nessuna traccia, purtroppo il famoso biglietto era andato perso, quindi non conoscendone il contenuto c’era difficile elaborare una teoria plausibile. Potevamo contare soltanto sulle nostre capacità e sperare che la fortuna ci sorridesse.
Continuai a passeggiare nervosamente finché non giunse Stefano a darmi il cambio (avevamo stabilito che uno di noi restasse alla Casa Comune nel caso lei si facesse viva).
“Novità?” chiesi ansiosamente.
“Niente, nemmeno i tuoi succhiasangue hanno trovato tracce”.
“Stefano …” lo ammonii.
“Scusami” replicò brusco. “E’ l’abitudine”.
Non replicai oltre, e mi diressi verso l’uscita: sapevo che si era lasciato alle spalle l’odio verso i miei vampiri. Era soltanto preoccupato, come tutti noi del resto.
Appena arrivata in strada un odore dolciastro mi colpi, immediatamente dopo, da un angolo spuntò un’inconfondibile chioma bionda.
La sua espressione era cupa, concentrata: come al solito, Jasper risentiva dell’umore generale.
“Ero venuto a cercarti” mi disse con una certa urgenza nella voce. “ I tuoi lupi hanno trovato una scia, vicino alle Terme di Traiano.”
“Celeste?” chiesi piena di speranza.
Annuì, ma intuii che c’era dell’altro, “c’era un altro odore, anche se la traccia è leggermente più vecchia”.
Qualcosa in me non voleva sapere quale pericolo avesse incontrato Celeste sul suo cammino, mi feci forza “chi?”
“Daniel” rispose asciutto.
Scacciai la paura dal mio cuore e iniziai a correre, il destino di quel mostro sanguinario stava per compiersi.

 
Salve bella gente.
Eccovi il primo cap. dopo la pausa estiva. Spero vi piaccia.
Ringrazio quelli che hanno letto e i fedelissimi  recensori che ancora tengono duro e sono giunti con me al cap. N° 34. Grazie gente questa storia esiste anche per merito vostro.

 
Grazie a:
1 -
alice77
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3 - Cordelia89
4 - cuoricina1996
5 - EmilyHalliwell
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7 - gothicluna
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10 - Lily Malfoy Potter Cullen
11 - mimmyna
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13 - nilde
14 - sara volturi
15 - saramik
16 - tayloryuk11
17 - _Ambrosia_

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Capitolo 36
*** Capitolo Trentacinque ***


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Capitolo trentacinque

POV: Cecilia
L’entrata delle Terme di Traiano è preceduta da un cortile quadrato. I lati del quadrato sono costituiti da un colonnato, costellato qua e là da antiche statue romane corrose dal tempo. Al centro vi si trova un piccolo ciuffetto di alberi. In effetti, la vegetazione non manca sia dentro sia fuori il cortile, tanto da costituire una piccola area verde che ingloba anche parte della chiesa di S. Maria degli Angeli che si trova poco lontano.
E fu proprio all’interno dell’antico cortile che mi condusse Jasper.  Lì trovammo un insolito gruppo turistico, intento a osservare qualcosa al centro del cortile, tra i pini. Prima che potessimo avvicinarci anche noi per capire cosa fosse, l’inconfondibile figura di mio padre emerse dalla vegetazione e ci venne incontro.
“Jasper, Cecilia venite a vedere” disse avvicinandosi con un cipiglio preoccupato. “Sembra che il nostro amico abbia una passione per gli ambienti sotterranei”.
Le sue parole mi furono chiare non appena raggiungemmo gli altri. C’erano proprio tutti: la mia famiglia al completo più i lupi, mancavano solo Nessie e Bella.  
L’oggetto che tutti osservavano era una grata circolare, mi sporsi a guardare meglio: l’apertura si perdeva nel buio ma una corrente ascensionale portava alle nostre narici, l’umidità degli ambienti sotterranei.
“Sembra l’ingresso di una vecchia cisterna”dissi tra me e me.
“Non sento il rumore dell’acqua però”, replicò Seth tetro, dalla scomparsa di Celeste aveva perso la sua solita vitalità. Avevo il sospetto che si ritenesse responsabile a causa della sua dimenticanza.
“Non penso che ce ne sia all’interno. I primi cristiani inglobavano queste enormi camere nelle loro catacombe per ricavarne dei luoghi di culto segreti, probabilmente qui non c’è acqua da più di mille anni”chiarì mio padre.
“Allora che stiamo aspettando? Andiamo a controllare” concluse Andrea impaziente, afferrando la grata.
 
Parlare e agire fu per lui un tutt’uno, sollevò la pesante grata come se fosse appoggiata anziché cementata al terreno. Una dimostrazione di forza stupefacente, anche per un mutaforma.  Credo che quella sera, il suo cuore avrebbe spostato le montagne per raggiungere Celeste.
Tutti sapevamo che entrare alla ceca significava con buona probabilità fare il gioco nel nemico, ma nessuno ebbe cuore di fermarlo quando si sedette sull’orlo del buco per poi lasciarsi cadere nel vuoto. Lo avremmo seguito anche all’inferno, se necessario.
Andrea atterro senza problemi, noi lo imitammo l’uno dopo l’altro, quando fu il mio turno saltai giù, atterrando con grazia sette metri più in basso, sul pavimento di nuda roccia.
Mi guardai intorno nella luce flebile: dall’ampia camera, dal tetto ovale partivano a raggiera otto corridoi perfettamente identici.
“E adesso?” domandò Emmett
“Ci dividiamo, è ovvio” rispose Alessandro.
Jasper non sembrava d’accordo “Dividersi non è mai la strategia migliore”.
“Se solo l’odore non fosse cosi confuso!” esclamò uno dei ragazzi,”Forse dovremmo mutare, sarebbe più facile capire da dove …”
“No” lo interruppe Edward. “ L’odore è confuso anche per noi, sembra una cosa voluta. Ma concordo, se dobbiamo dividerci, ci serve la mente collettiva del branco: è opportuno che i vari gruppi siano in contatto tra loro”
Un silenzio assenso seguì le sue parole, velocemente ci organizzammo.
 
Formammo dei gruppi in modo da esplorare contemporaneamente tutti i tunnel.
Scelsi di seguire Andrea, volevo assicurarmi che non corresse rischi inutili.
Emmett e Rose si accodarono a noi. “Seguendo lui, ho più probabilità di trovarmi al centro dell’azione” aveva spiegato Emm facendo spallucce e indicando Andrea .
Naturalmente, Seth scelse il nostro gruppo, le sue motivazioni erano simili alle mie, ma sospettavo fosse il senso di colpa a guidarlo.
Speravo che tutto si risolvesse per il meglio. Da quando Celeste era scomparsa, non era più lui – certo con me era sempre premuroso e gentile- ma per il resto, rispondeva a monosillabi e aveva perso il suo innato ottimismo.
Quando gli avevo chiesto spiegazioni, aveva accampato qualche scusa poco credibile e poi aveva fatto in modo di distrarmi in una maniera tanto adorabile, che avevo dimenticato persino di trovarmi sulla terra, figuriamoci l’argomento della discussione.
La cosa più assurda era che, in tutta quella confusione mi ero scoperta gelosa: qualcosa o qualcuno che non ero io occupava i suoi pensieri tanto da incupirlo. Il mio risentimento era infantile ed egoista. Un po’ me ne vergognavo, ma non riuscivo a porvi rimedio.
Seth era mio. Si, mi ero scoperta gelosa. Gelosa e possessiva, anche se non mi piaceva manifestarlo apertamente.
 

E pensare, che la mattina precedente avevo avuto un risveglio fantastico. come sempre d'altronde, da quando lui era con me:
Il calore del sole che filtrava dalle tende, arrampicandosi lentamente sulla mia gamba, nulla poteva contro quello che mi avvolgeva.
E non era solo una questione di temperatura corporea, ma di calore umano, quello dei sentimenti. Il mio cuore era rimasto circondato da pareti di ghiaccio per cosi tanto tempo, che solo quando si erano sciolte avevo percepito la differenza.
Essere amati era fantastico. Amare, riamati, la propria personale metà del cielo, era … indescrivibile …
Labbra dolci e sensuali mi strapparono dalle mie considerazioni.
“Mmm” mugugnai soddisfatta, mentre con gli occhi ancora chiusi, strofinavo il naso contro la sua pelle.
“Sei sicura che non ci sia anche un felino tra i tuoi antenati?” chiese l’oggetto delle mie attenzioni, ridacchiando. “Non mi risulta che i lupi facciano le fusa”.
Oddio! Mi accorsi sconcertata che aveva ragione, il mio mugugnaresi era trasformato in un suono basso e costante, che partiva dal profondo.
Spiegabilmente imbarazzata, mi nascosi ancora di più nel suo abbraccio.
“Hei ma … sei arrossita!”esclamò Seth, cercando di staccarmi da lui.  “E’ un evento raro!lascia che lo osservi meglio”.
 Fingendomi offesa, balzai giù dal letto portandomi via il lenzuolo, per avvolgerlo attorno  al mio corpo nudo.
Mi riacchiappò in un istante, trascinandomi giù su di lui. Facendomi cosi perdere nel suo profumo. Ripresi a strusciarmi con il naso contro il suo torace, fino a risalire alla base del collo. “Ho fame” sussurrai roca.
“Devo preoccuparmi?” mi chiese con lo stesso tono.
“Solo se non mi lasci arrivare alla cucina” risposi, premendo le mie labbra là dove sentivo una forte pulsazione.
“Credo che te lo lascerei fare” affermò improvvisamente.
Sollevai la testa per guardare la sua espressione, non lo avevo mai visto così serio “la mia vita è tua” aggiunse.
Quella dichiarazione uscita dal nulla mi commosse, “la tua vita è per me il più prezioso dei tesori”, risposi semplicemente.
Mi riscossi tornando al presente, i vari gruppi erano pronti.
Con un sospiro, accantonai i miei pensieri -non mi andava che diventassero di pubblico dominio- e liberai il lupo.

 
Bene bella bente sono di nuovo qui, puntuale e la storia avanza, spero che non vi siate stufate anche perche siamo quasi al capolinea …
 
Grazie a:
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Capitolo 37
*** Capitolo Trentasei ***


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Capitolo trentasei

 
POV: Andrea
Ho passato le ultime ore a tormentarmi, una parte di me è davvero furiosa con mia sorella. Credevo non ci fosse più bisogno di sorvegliarla costantemente. Ha quasi diciassette anni cazzo! Io alla sua età mi occupavo già di lei e della mamma. Mi sembrava giusto concederle più libertà, evidentemente mi sbagliavo.
 Ma ora non è il momento di pensare a questo. Sono ore che giriamo per questi cunicoli, la scia di Cecilia è sparita quasi subito, in compenso dappertutto aleggia il puzzo di quella carogna di Daniel. Sembra che ci abbia passato la vita in questi buchi!
Ci siamo fermati di nuovo, c’è un bivio. Emmett e Rose s’inoltrano per qualche metro in quello di sinistra, mentre noi lupi scegliamo la destra.
Niente, solo puzza di Daniel, credo che non riuscirò più a togliermela dal naso.
Un momento. C’è qualcos’altro! La scia è leggera, evanescente come un fantasma, ma è lei. Celeste.
“Sei sicuro?”mi chiede Seth.
“Assolutamente”rispondo. E come non potrei esserlo, lei è la mia famiglia.
Cecilia torna alla biforcazione per avvisare i vampiri. Certo, sarebbe stato più comodo avere portato con noi il telepatico invece del bestione e sua moglie.
“Credo che ti sbagli amico, se incontriamo quel bastardo, Emmett ci sarà molto più utile”commenta il lupo al mio fianco.
Niente da eccepire, ho visto il vampiro gigante all’opera: è un sollievo averlo in squadra anziché contro.
Riunito il gruppo, continuiamo.
La traccia lasciata da Celeste prende sempre più consistenza. Non sembra ferita. Ed è sola, o almeno lo era quando è passata di qui.
Adesso che la strada è chiara procediamo spediti. A un certo punto, il tunnel che stiamo percorrendo si allarga fino a diventare una grossa camera. Un ringhio risuona all’improvviso nell’oscurità e una sagoma emerge lentamente dalle ombre.
Daniel è qui di fronte a me. Non riesco a sentirlo, dopo le rivelazioni su di lui, il disgusto è stato tale che tutti noi lo abbiamo automaticamente chiuso fuori.
La sua figura imponente avanza lentamente sovrastandomi, nonostante tutto rimane un avversario temibile.
Nella mia testa sento le voci del branco, cercano di capire come raggiungerci. Si trovano in punti diversi delle gallerie e i loro pensieri si accavallano, quando, la solita voce interviene per mettere ordine: “Rimanete dove siete e continuate le ricerche, Celeste è la nostra priorità al momento, per sopprimere quest’animale bastiamo noi cinque.” Cecilia. Anche se non capisco cosa vuole fare. Mia sorella è passata di qua. Che senso ha cercarla altrove?
Intanto, sfruttando lo spazio della camera ci disponiamo di fronte a lui allargandoci a ventaglio. Senza volerlo mi ritrovo al centro del gruppo. Proprio di fronte a Daniel, che interrompe il ringhio continuo con il quale ci ha accolto. I suoi occhi mi fissano sorpresi e incuriositi, poi si spostano con cautela verso Cecilia alla mia destra. Sembra valutare qualcosa.
E in un attimo capisco. Il mio posto in testa al gruppo! Non mi sono accorto di avere occupato il posto riservato all’alfa.
“E' giusto cosi, è tua sorella”risponde il mio alfa con tono asciutto.  C’è qualcos’altro, l’ombra di un pensiero attraversa veloce la sua mente per poi essere subito coperto. Cos …
Aaaaaaaaah, non ho tempo per questi sofismi, ci penserò dopo, per ora l’unica cosa che voglio e ricacciare questo bastardo nel profondo dell’inferno che l’ha generato.
Il ringhio violento che mi sfugge dalle fauci sottolinea i miei pensieri e li trasforma in azioni, veloce e letale mi avvento sul mio avversario. Ma non riesco a raggiungere il mio scopo. La sua gola mi sfugge mentre le sue fauci trovano la mia. E’ forte e veloce, altrimenti non sarebbe sopravvissuto ai Volturi e a Dio sa cosa.
Sento la mia carne lacerarsi e le sue mascelle sulla trachea stringere. Al margine del mio campo visivo, due ombre color sabbia attaccano Daniel.
Quest’ultimo guaisce per i morsi ricevuti e allenta la presa permettendomi di scivolare via.
La forza del nostro avversario è impressionante, ruotando su se stesso riesce a scrollarsi di dosso Seth e Cecilia che illesi balzano via, riprendendo rapidamente la posizione iniziale.
Daniel arretra di qualche passo, cauto, cercando di tenerci sotto controllo.
Sto per scattare quando sento in Seth la volontà di fermarsi, sembra gli dispiaccia combattere.
“Non è questo”chiarisce. “ Andrea siamo in 5 contro uno non mi sembra …  leale”
“Leale? LEALE?! Stare con le sanguisughe deve averti fuso il cervello Seth! Questo porco ha rapito mia sorella per quanto mi riguarda deve morire!”
“Rifletti: se noi lo uccidiamo qui, in questo modo, rischiamo di non trovare più tua sorella” il suo tono di voce è fermo, ragionevole.
“Seth ha ragione” approva Cecilia, “Ecco cosa faremo: Emmett e Rose non hanno capito molto finora, muto, cosi gli spiego tutto e insieme trasciniamo questa bestia dove possiamo interrogarla con comodo”
Lancio uno sguardo ai due vampiri, in effetti, sembrano piuttosto confusi.
Cecilia arretra lentamente fino a sparire alle nostre spalle, per poi ricomparire pochi secondi dopo, mentre finisce di sistemare il corto vestito di tessuto elasticizzato che le aderisce addosso come una seconda pelle, evidenziando le sue forme armoniose.
“Emm, Rose Daniel ci serve vivo, prima di andare all’inferno deve dirci dove ha nascosto Celeste”, spiega brevemente.
Un ghigno si disegna sulle labbra piene della femmina, mentre il suo compagno esclama: “Ragazzi, lo sapevo che seguendo voi mi sarei divertito!” Sembra un bambino la mattina di Natale.
Riflettendoci hanno ragione loro, queste gallerie sono immense, sempre che Celeste si trovi qui. Se lo uccidiamo rischio di non trovarla mai più.
Non abbiamo nemmeno il tempo di provare a mettere in atto il nostro piano, perché la situazione cambia drasticamente in peggio.

 Pov: Seth
Ci siamo persi nei nostri piani. Io, in particolare non ho resistito a dire la mia come al solito, scordandomi di un piccolo particolare:quello che abbiamo davanti può sembrare un lupo, ma è solamente un viscido serpente a sonagli, e come tale agisce.
Perso nella discussione, non mi accorgo che Daniel scatta come una molla verso quello che al momento è il bersaglio più vulnerabile, Cecilia.
Come in una scena al rallentatore, vedo la sua enorme mole investirla mentre le sue zanne puntano alla gola. Un secondo. E l’odore del suo sangue riempie la stanza.
Poi, tutto torna a scorrere veloce, un fuoco divampa in me, tanto potente da far sembrare il calore che libera il lupo, una fiammella.
Mi avvento disperato contro Daniel, nella mia mente si forma l’immagine delle sue zanne e di cosa possono provocare alla gola di Cecilia.
Contemporaneamente, anche Emmett e Rosalie scattano, insieme, afferrano mascella e mandibola del bastardo, e le allargano fino a quasi a scardinarle, mentre io stringo la presa sul suo collo da dietro, in modo da allontanarlo.
Riusciamo a trascinarlo via. Mentre i due vampiri tengono fermo Daniel, io mi avvicino al mio amore con il cuore in gola, terrorizzato da quello che potrei vedere.
Il viso e il collo sono completamente rossi, ma respira, Dio ti ringrazio! Respira ancora!
Riprendo forma umana e mi precipito da lei riversa sul pavimento. Il braccio sinistro è piegato come ad avvolgere la gola, ed è coperto di sangue.
“Cecilia, Cecilia, amore mi senti?” urlo, mentre con estrema delicatezza le sollevo la testa per appoggiarla sulle mie gambe. Lei tossisce e lentamente apre gli occhi. Sembra lucida.
“Tesoro, non urlare cosi, ci sento benissimo sai!?” mi schernisce, ma non mi importa, la sua voce chiara è la cosa più bella che abbia mai sentito.
Sposto il braccio per esaminare le ferite e mi accorgo che la maggior parte del sangue si trova li. All’ultimo minuto, deve essere riuscita a infilarlo tra le fauci di Daniel e la sua gola, infatti, tutto l’avambraccio è coperto di ferite: grossi fori circolari della grandezza di un dollaro.
Un sospiro di sollievo mi sfugge, queste ferite sono cazzate rispetto a l’immagine che mi ero aspettato di trovare: il mio cuore con la gola squarciata.
“Ti aiuto a sedere, c’è la fai?” le chiedo, nella mia voce sento ancora l’eco dello spavento appena passato.
Lei annuisce. Delicatamente la sollevo a sedere: sta già meglio e i buchi si stanno chiudendo.
“Andrea, stalle vicino” chiedo, e per tutta risposta, il grosso lupo le si accuccia accanto.
Lei sta meglio e tra poco stara bene, lascio che quest’idea si depositi nella mente, riportando il mio mondo a girare dentro i suoi normali parametri. Lei sta bene. Ed io posso dedicarmi alla prossima mossa.
 Cancellare dalla faccia della terra chi ha osato farle del male.


Ciao, bella gente, il capitolo finisce un po’ così ma vi assicuro che la mia non è voglia di suspense né sadismo, ma semplice mancanza di tempo. Abbiate pazienza ma soprattutto: fatemi sapere cosa ne pensate.
 
Grazie a:
1 -
alice77
2 - bradipetto_francy89
3 - Cordelia89
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5 - cuoricina1996
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14 - nilde
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Capitolo 38
*** Capitolo Trentasette ***


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Capitolo trentasette

Pov: Seth
Il tutta la mia vita, se ho ucciso qualcuno, l’ho fatto perché non avevo scelta, perche è questo il compito per cui sono nato. Per il resto, ho sempre cercato la via del dialogo per risolvere le questioni, cercando di valutare i fatti in modo obiettivo.
 Non questa volta.
Oggi non c’è ragione, non c’è obbiettività in me. Oggi c’è solo istinto.
Il mio avversario si trova davanti a me, trattenuto a forza da Emmett e Rosalie. Ogni tanto tenta di scrollarseli di dosso, non so se per scappare o per affrontarmi. Sinceramente non m’importa. Io ho già deciso per entrambi: uno solo di noi due uscirà da queste gallerie.
“Lasciatelo” dico con un tono pacato.
I due mi guardano allibiti.
“Ma sei sicuro …” sono più che sicuro, una delle nostre vecchie storie mi ritorna in mente: parla di un lupo, un imprinting, e della morte di quest’ultimo per mano di un fratello. La storia si conclude con una lotta all’ultimo sangue.
È tutto ciò che posso concedere a quest’ … essere, la possibilità di difendersi. La possibilità di uccidermi.
“Lasciatelo, è tra me e lui adesso, non voglio che nessuno s’intrometta.”
Lentamente, con cautela i due vampiri mi obbediscono. Rose mi fissa per un secondo, nel suo sguardo glaciale passa un lampo di apprensione.
Emmett mi da una pesante pacca sulla spalla e i due si posizionano alle uscite della camera.
Muto in un istante, mentre Daniel, lentamente si rialza dalla posizione acquattata in cui era stato costretto.
Mi prendo qualche secondo per studiarlo, anche se la voglia di attaccare a testa bassa è tanta: ci ha dimostrato più volte, che è un male sottovalutarlo.
Lentamente, prendiamo a muoverci in cerchio con passi calcolati, mentre ci scrutiamo a vicenda. Penso che agli occhi di chi non sa, sembreremmo davvero due animali che si affrontano chissà per quale questione, e forse lo siamo.
I minuti passano, continuo a muovermi cercando una crepa nelle sue difese, mentre il mio avversario fa altrettanto.
Inutile dire, che i nostri ringhi sono l’unico suono udibile nella camera, gli altri guardano la scena con ansioso silenzio. Credo che chi può farlo ha smesso persino di respirare.
Quando la tensione arriva a livelli insopportabili, provo ad approfittarne con una finta. È un secondo. La mia mossa, forse troppo scontata, ma proprio per questo efficace, lo spiazza, permettendomi di trovare il varco che cercavo verso la sua gola.
Le mie zanne sembrano trovare da sole la strada e con determinazione stringono fino a togliergli quasi il respiro, il suo pelo grigio diventa nero a causa del sangue che lo macchia. Per un attimo sono convinto di avercela fatta.  Ho fatto male i miei conti.
Un avversario meno esperto, a questo punto si sarebbe già lasciato prendere dal panico, Ma non Daniel. Utilizza la sua enorme mole per mutare gli equilibri, e quasi senza accorgermene perdo la presa su di lui e mi ritrovo sul pavimento, a difendere la mia di gola dai suoi attacchi.
Giocando sulla velocità riesco a sfuggirgli e ci ritroviamo nella posizione iniziale.
Ho il fiato corto. Cerco di recuperare, senza mai abbassare la guardia. E il moto circolare riprende.
Una parte di me, per quanto assurdo sia, è triste per ciò che cerco di fare. Non per chi ho davanti, il bastardo è già da un pezzo oltre il mio perdono, ma per ciò che avrebbe potuto essere e che forse tanto tempo fa, è stato: un grande capo, una guida sicura per la sua gente,  un rifugio sicuro contro ciò che solo noi possiamo fermare. Che spreco.
“Pensa a quello che stai facendo, moccioso! E lascia stare le cazzate”con la sua solita classe, Jacob mi riporta all’ordine.
Quasi in contemporanea Daniel carica, riesco a deviare l’attacco, ma lui ripiega sulla mia zampa anteriore destra, il suono delle ossa che si spezzano annuncia la fitta lancinante che arriva subito dopo, ma non serve a fermarmi.
Salto indietro liberandomi dalla sua presa, il contrattacco è rapido –non si aspetta che io continui a usare la zampa offesa- spiazzante, ignorando il dolore, riesco a travolgerlo e a raggiungere la sua gola.
Stringo più che posso, affondando nella carne, continuo a stringere con determinazione anche quando non sento più nessun respiro. Voglio essere sicuro che il mostro ritorni definitivamente all’inferno.  Non riesco a lasciarlo.
Poi un profumo dolce, una mano lieve sulla mia spalla “Seth è finita, lascialo”
Come risvegliandomi di colpo da un incubo, sussulto, la zampa cede e mi accascio al suolo.
Cecilia è accanto a me, si siede sul pavimento umido e mi solleva delicatamente la testa, appoggiandola sulle sue ginocchia. Dolcemente inizia ad accarezzarmi.
Non è ancora finita. Ma per adesso …
Per adesso, va bene cosi
.
P O V: Carlisle
Vaghiamo per queste gallerie già da un po’, esplorarle mi riporta alla mente vecchi ricordi, mi riporta a Claudia. Al tempo in cui ci incontravamo all’insaputa della sua gente. Lei, terrorizzata dal fatto che potessi essere scoperto e ucciso da una delle ronde, mi aveva mostrato quest’antico sistema di tunnel.
Ben presto, imparai i percorsi a me più congeniali :quelli che dal mio alloggio,portavano alla piccola casetta dove ci vedevamo. Era abitata da un’anziana signora di nome Elena, poverissima a dire il vero.
La vecchina, non disdegnava accettare delle somme di denaro in cambio della sua complicità. Anche se, dal moto di simpatia spontanea con cui ci accoglieva, sospetto che in circostanze diverse l’avrebbe fatto anche gratis.
 Comunque, anche se sono immerso nei ricordi del passato, una parte di me ha sempre ben presente Esme che cammina accanto a me, e assieme a lei il presente e il futuro.
 
La nostra esplorazione è stata finora monotona e senza risultati, ma da alcuni minuti i tre lupi che fanno parte del nostro gruppo, sono diventati irrequieti. Scrutano le ombre come se nascondessero chissà che cosa, ma a parte l’odore del grosso lupo grigio, i miei sensi non riescono a cogliere niente. Ho il sospetto che la loro agitazione derivi dal branco.
Andiamo avanti ancora per qualche decina di metri, quando i lupi si bloccano definitivamente iniziando a ringhiare.
Esme mi stringe la mano. Ma non siamo in pericolo, non c’è niente qui con noi.  Forse qualcun altro lo è.
Sto per chiedere spiegazioni quando, Alessandro, uno dei lupi più giovani, si allontana per poi ritornare dopo pochi secondi in forma umana. “Il gruppo di Andrea, Seth e Cecilia ha trovato Daniel.” Ci informa con tono concitato.  “C’e stato uno scontro. Cecilia è rimasta ferita, anche se non gravemente, e adesso Seth vuole eliminare Daniel da solo” .
La stretta di Esme si fa più forte, mentre porta l’altra mano alla bocca, come a frenare una reazione inconsulta.
 
Un duello … secondo le leggi dei lupi Seth è nel suo diritto. Mi domando se il giovane sa ciò che fa, o si muove solamente sull’onda dell’emozione.
Comunque sia, non possiamo rimanere qui a far niente!
“Va bene, raggiungiamoli”
Alessandro mi guarda titubante, “si, penso anch’io che dobbiamo tornare, ma Cecilia ci ha detto di continuare a cercare”
“Il suo era un ordine?” m’informo.
“No, ma penso che lei …”
Silenziosamente mi consulto con Esme. Lei come al solito, capisce al volo la domanda che le ho posto  con lo sguardo e annuisce 
“Ascolta, so che voi avete i vostri ordini” dico, rivolgendomi al ragazzo che nel frattempo, tenta di spiegarmi le sue ragioni.  “Tuttavia io e mia moglie pensiamo che sia meglio tornare, voglio accertarmi delle reali condizioni di mia figlia. Potrebbe avere bisogno di me. Quindi, noi andiamo. Voi fate ciò che ritenete più giusto.”
Il consulto silenzioso si ripete tra i lupi. Alla fine Alessandro annuisce “Ok, veniamo con voi”.
Mentre velocemente ripercorriamo la strada a ritroso, rifletto sulle strane sensazioni che mi attraversano in questo momento: è capitato molte volte che qualcuno dei miei figli fosse in pericolo, mi sono preoccupato allo stesso modo per tutti loro. Ma stavolta c’è qualcosa di diverso.
Mi viene in mente, una scena che ho visto migliaia di volte ,sempre diversa ma sempre uguale nella sostanza: una sala d’aspetto e un padre e una madre che aspettano di sapere se  loro figlio è sopravvissuto all’incidente. O se la loro figlia, supererà la notte. Per la prima volta, riesco veramente a comprendere cosa hanno provato quelle persone. Per la prima volta, mi ritrovo a sperare che niente di grave, significhi veramente che mia figlia sta bene.

 
 
Ciao bella gente. E così il fetentone è morto!
Come vi sembra la sua fine? L’avreste fatto soffrire di più?
Fatemi sapere.

 
 
Grazie a:
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alice77
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3 - Cordelia89
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Capitolo 39
*** Capitolo Trentotto ***


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Capitolo trentotto

POV: Celeste
Ok, è ufficiale: mi sono persa.
Dopo essere fuggita da quel luogo e da quella persona orribile – non voglio nemmeno più sentire il suo nome- ho vagato a caso per un po’. Non m’importava, dove mi trovavo, l’importante era che fosse lontano.
Nella mente mi sono passati tutti i momenti trascorsi con …, insomma, era uno di casa, amico di mio fratello certo, ma un po’ anche mio. Ma soprattutto era uno di cui mi potevo fidare, che mi faceva ridere quando ero giù.
Quando lui e Andrea uscivano per le ronde, io mi ritrovavo a fissare mio fratello, terrorizzata che gli succedesse qualcosa. Lui prima di andare mi faceva l’occhiolino e poi mi diceva piano in un orecchio: “Non ti preoccupare, ci sto attento io”. Sembra stupido adesso, ma io ci credevo e mi sentivo un po’ meglio.
Ora non so più cosa credere, di chi fidarmi e soprattutto: non so più dove cavolo sono!
Ho preso tanti di quei bivi e corridoi, mi sembra di aver percorso molta strada ma per quanto ne so, potrei anche aver girato in tondo.
E poi, non posso contare nemmeno sui miei nuovi sensi, per colpa di questo stupido coso che ho al collo. Ho provato a toglierlo ma e troppo spesso ed è chiuso con una specie di cerniera: credo che per aprirlo serva una chiave o simile.
Comunque, stare ferma non mi servirà a niente, l’unica è continuare a camminare.
Avanzo per un lungo tunnel dritto, quando da una piccola svolta laterale, arriva un odore che mi colpisce. Vampiro.
Maledetto naso umano! Non capisco se lo conosco o no. Potrebbe essere uno dei Cullen che mi cerca, ma anche un nomade che ha scoperto le gallerie per caso. Se cosi fosse, non credo sarebbe furbo incontrarlo in questa forma.
E di cose poco furbe ne ho fatte parecchie ultimamente, devo assolutamente liberarmi di questo coso.
Ma come?

 
POV: Edward
In pochi minuti si è scatenato il finimondo, ora più che mai è importante che ritroviamo Celeste.
L’unico che poteva fornirci informazioni è morto. Ucciso prima che potesse parlare. Non biasimo Seth per quello che ha fatto, come amico lo capisco, ma al posto di Andrea mi sarei molto infuriato per come ha agito. Invece, quest’ultimo sembra comprendere e approvare.
Ah i mutaforma! a volte sono più complicati degli umani.
Riprendiamo l’esplorazione. C’eravamo fermati, per permettere a Jacob di seguire meglio lo scontro del nostro amico e, se necessario, aiutarlo.
Cosa che ha fatto prontamente, il suo colorito commento, probabilmente ha salvato la vita a Seth.
Avanziamo finché il tunnel che stiamo percorrendo fa una svolta a L verso destra. Da lì ci arrivano odori famigliari, seguiti subito dopo dai rispettivi proprietari.
Jasper, Alice e altri tre lupi sbucano fuori dalla stretta galleria.
Anche loro, sembrano piuttosto confusi nel ritrovarci.
“Bè … è evidente, le entrate che abbiamo scelto sono collegate e non portano da nessuna parte, se non alla camera principale” dico.
“Non necessariamente” mi contraddice Jasper. “Un centinaio di metri più indietro abbiamo trovato un bivio. Eravamo incerti su quale strada prendere. Abbiamo tirato a sorte, ed è uscito questo percorso”
Alice sbuffa, “Sono finita peggio di una zingara da fiera” pensa frustrata. “Almeno loro hanno la sfera, a me e rimasta solo questa” e mi mostra la monetina che hanno usato.
Le do un buffetto sulla guancia per consolarla e insieme ci dirigiamo verso l’unico percorso rimasto.

 
POV: Celeste
Continuo a vagare. Quasi quasi, penso che sia meglio tornare indietro e prendere la galleria dei vampiri.
Meglio fare da cena a un nomade, che morire di stenti qua sotto.
Un'altra enorme sala. Questo posto inizia a essere monotono, anche qui c’è un buco sul soffitto, la luce che filtra è piuttosto forte, ormai deve essere pieno giorno. Anzi, mezzogiorno passato a giudicare dal mio stomaco.
Forse potrei riposarmi qui un pochino è poi tornare indietro …
Stanca, confusa e un po’ incazzata, mi siedo su una specie di sarcofago: è in marmo, finemente decorato. Se penso, che rischio di fare compagnia al tizio qui dentro nei secoli dei secoli, mi viene da piangere.
Ma cos … dei passi mi risvegliano dal momento di sconforto: provengono dalla galleria che mi ha portata qui.
Con un salto, scavalco la tomba e mi nascondo dietro il sarcofago: voglio vedere chi è venuto a trovarmi, prima che lui, o lei, veda me.
I passi si fanno più vicini, ed io mi faccio sempre più piccola. Qua dietro c’è un odore insopportabile, come di muffa. La tensione è talmente tanta, che urlerei fino a diventare muta, ma devo resistere.
Come nei migliori film horror, una figura in penombra si staglia sull’ingresso della camera, è solo una sagoma ma la riconoscerei tra mille. Luca.
“Celeeeeeste. Celeste.” Mi chiama, e la sua voce è sempre la solita: dolce, calda, rassicurante. “Piccoletta, dove sei? È pericoloso girare da sola per queste gallerie, potresti perderti.”
Non so cosa fare, questo sembra il Luca che conosco e che mi piace. Il mio Luca.  Quasi che quella discussione alla shining che abbiamo avuto, io me la sia sognata.
Rimango immobile, paralizzata dal dubbio.
“Piccoletta andiamo … sei un po’ troppo cresciuta per giocare a nascondino!”
Avanza, sento i suoi passi ma non oso alzare la testa per capire dove va. Il rumore si ferma: è al centro della stanza, credo.
“Senti Celeste” adesso il suo tono è spazientito. “Non so cosa ti ha fatto scappare via cosi, forse hai frainteso le mie parole. Forse non mi sono spiegato bene …”
Fa una pausa, siamo immersi nel silenzio più assoluto.
“Piccoletta dai! Mi sento un idiota a parlare al niente. Quello che volevo dirti, è che ti amo. E’ cosi brutto?”
Mi ama? E quei discorsi sulla razza, sul sangue, sui tempi antichi …
Magari ho capito male, forse lui voleva solo dire che noi siamo perfetti insieme.
Guardinga, esco dal mio nascondiglio.
Mi trovo alle sue spalle, ma il lieve rumore che produco scavalcando il sarcofago, lo fa voltare.
Ansiosa, studio il suo viso. È lui. Il mio Luca. Quello con gli occhi grigi che sembrano stelle. Forse mi sono davvero sbagliata.
“Perche …” m’interrompo, sento la bocca impastata e il cuore che batte a mille. “Perche mi hai detto quelle cose prima, cosa centra Daniel con noi”
“Daniel? Lui non c’entra niente, tempo fa mi ha detto che saremo stati perfetti insieme. E’ stato prima … Bè che succedesse …. Lo sai no?”
Se prima il mio cuore batteva veloce, adesso sono praticamente sotto infarto. Mi posso fidare? Vorrei tanto ma …
Poi Luca sorride e allarga le braccia, un gesto che conosco.
Qualcosa in me scatta, rispondendo al suo richiamo mi fiondo su di lui, stringendolo a me.
“Come sapevi, dove trovarmi?” Chiedo con la testa appoggiata sul suo torace.
“So sempre, dove si trova la mia piccoletta” mi sussurra a un orecchio. La sua voce si è fatta roca e calda. Non l’ho mai sentita così.
“Chi ... chi mi ha rapito?” E’ una domanda più che valida, ma inizio a perdermi nel suo profumo e il mio tono non risulta molto convincente, nemmeno a me.
“Daniel” sussurra Luca. Mentre la sua bocca lambisce il mio orecchio e le sue mani iniziano a vagare sulla mia schiena.
“Daniel?!” il nome ha il potere di riportarmi alla realtà.
“Come Daniel! Luca, se lui è qui …” mentre parlo, tento di allontanarmi per guardare il suo viso. Ci riesco, ma solo per pochi attimi. Poi le sue braccia tornato a schiacciarmi contro di lui. Luca non sembra interessato a discutere e continua ad accarezzarmi la schiena.
“Shhhhhh” sussurra, mentre le sue mani scendono a palpare il mio sedere. “Daniel è morto”
“ Morto? Daniel è morto!?” tento di nuovo di allontanarmi. Quello che sta facendo, la situazione, le sue mani su di me, m’infastidiscono:è sbagliato che lui continui a toccarmi, mentre parliamo di un assassino.
“Eh porca miseria, Luca! Mollami!” con uno strattone più forte degli altri, riesco ad evadere dal suo abbraccio, che da piacevole era diventato soffocante.
Mi ritrovo con la schiena contro il sarcofago, mentre Luca di fronte a me, sbuffa e passa nervosamente la mano tra i capelli.
Rimaniamo così per qualche secondo, poi lui si stampa un bel sorriso sul viso e come se nulla fosse, avanza verso di me.
“Celeste, che ti prende?”
Di nuovo, non mi piace. Il suo sorriso, la sua voce, di colpo mi sembrano inquietanti. Sembra …, sembra che non gli importi niente di me.
“Che mi prende?” esclamo indignata. “ Mi prende che mi hanno rapita. Mi prende che sono stanca, affamata e impaurita. Mi prende …”
Non riesco a finire la frase ,che Luca e di nuovo su di me, “Hai ragione, piccoletta. Ma adesso è finita, ci sono io.”
Sono incastrata tra lui e il sarcofago, sento il bordo che preme sulla schiena. Le sue mani sono dappertutto: toccano, esplorano. Senza permesso, senza dolcezza.
“No, fermo!”dico, ma lui ignora le mie parole.
Tremiti iniziano a scuotermi, non è paura, è istinto. Il lupo preme per uscire.
Luca se ne accorge. per niente spaventato e con un sorriso cattivo sibila “Non ti conviene tesoro, il collare ti ucciderebbe all’istante”.
E la sua bocca cerca la mia, la nausea m’invade mentre cerco di evitare il contatto.
È un incubo, non posso credere che stia succedendo. Nuovi tremiti mi scuotono, ma resisto nonostante tutto. Non voglio morire.
Cerco di ribellarmi, di lottare. Ma gli basta una mano per bloccare le mie, mentre mi alza di peso sdraiandomi sulla tomba.
 La sua mano sulle mie gambe. Un altro tremito mi scuote, e forse è meglio così. Meglio morire, che questo.
Meglio che sia il lupo a uccidermi. Cerco di ignorare tutto e mi concedo un secondo per dire addio alla vita: nella mente passano i volti delle persone a me care. Alcune ci sono da sempre, altre – come i Cullen – sono entrate nella mia vita in modo stupefacente, cambiandola come non avrei mai immaginato. È stato un bel viaggio.
Lacrime silenziose mi rigano il viso, mentre mi preparo a morire. È singolare, che proprio la natura del lupo, che mi ha sempre protetto attraverso la mia famiglia, mi accordi quest’ultimo gesto di misericordia.

 
 
Ciao bella gente, capitolo particolare, che descrive una situazione un po’  … particolare. Considerando che la mia FF non è a “bollino rosso” ho cercato di essere più delicata possibile. Comunque se a qualcuno la casa dovesse dare fastidio, fatemelo sapere, cercherò di modificare.  Per il resto vorrei sapere cosa ne pensate, spero che per quelli che mi seguono valga il detto :chi tace acconsente. Altrimenti non so proprio cosa pensare!
Grazie a:
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Capitolo 40
*** Capitolo Trentanove ***


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Capitolo trentanove

POV: Edward
Torniamo indietro. Verso l’ultimo tunnel rimasto da esplorare, ed è ciò che succede anche nella mia testa.
Torno indietro.
Pensieri bui, come il fondo di un pozzo in una notte senza luna. Sono loro ad afferrarmi e a riportarmi al mio periodo di ribellione. Quando ero cosi stupido da credere che: una vita per una vita ,fosse l’unica maniera per andare avanti.
Sono passati molti anni, tutto è cambiato in me. Dovrei essere più saggio , ma davanti all’arroganza di chi ritiene di poter disporre a suo piacimento di un’altra vita, solo perche ha la forza per farlo. Alla disperazione di chi, sprofondato in un abisso d’orrore, spera persino nella morte, per sfuggirvi.
Davanti a questo, la mia reazione è la medesima: rabbia. Cieca.
Scatto in avanti,distanziando per un attimo i miei compagni , colti di sorpresa dalla mia azione repentina.
Jasper è il primo a riprendersi, e in un decimo di secondo è al mio fianco, seguito dal resto del gruppo.
“Jazz …” ma l’ira non mi permette di spiegare, di trovare le parole adatte a descrivere un simile scempio.
“Lo so” m’informa laconico, mio fratello. “Ho sentito, sbrighiamoci”.
In pochi secondi divoriamo il percorso, fino a giungere all’ennesima camera.
Ed eccola. L’orribile scena, appare ai nostri occhi.

POV: Celeste
Nelle favole che mi raccontava la mia mamma, alla fine, quando tutto sembrava perduto. Arrivava l’eroe, che uccideva l’orco cattivo, salvando i buoni da una fine orribile.
E forse la mia mamma in questo momento mi sta guardando, ovunque si trovi. Perche come per magia, il corpo che pesava su di me, scompare. Ed io mi ritrovo libera.
Braccia gelide, si sono sostituite a quelle che mi tenevano prigioniera, mentre intorno a me si sentono solo ringhi e tonfi.
 La piccola Alice, che arriva a stento alla mia spalla, mi ha trascinato via in un angolo tranquillo.
Mi stringe a se e appena provo a voltare la testa, per capire di preciso cosa sta succedendo, la sua stretta si rafforza.
“Non guardare” mi ammonisce, dolce.
So che vuole proteggermi, ma non posso fare a meno di cercare di vedere.  Alla fine, lei si arrende alla mia insistenza permettendomi di guardare.
La scena è orribile, mille volte più violenta di quello che immaginavo: Luca è ferito-non so quanto gravemente- coperto di sangue, assediato da sei lupi e due vampiri.  Mi stupisce che sia ancora in piedi.
Capisco che ormai per lui è questione di secondi, il prossimo affondo sarà probabilmente l’ultimo. E allora la sento nascere, è come un crampo che mi stringe la gola.
La pietà, l’ultimo sentimento che mi aspettavo di provare in questo momento. E’ debole, quasi un puntino perso nel mare di odio e rancore che provo per Luca. Ma c’è.
Esiste, perche una parte di me, prova pietà per il mio Luca. Quello che conoscevo e che è morto, chissà da quanto. Forse il giorno che ha deciso di seguire il suo personale cattivo maestro: Daniel.
Il mio Luca è morto, quando ha dimenticato il vero significato della parola amore. Perché, non posso ignorare il fatto che un attimo prima di saltarmi addosso, ha dichiarato di amarmi. È questo per lui l’amore? Violenza e prevaricazione?
No, il mio Luca non si sarebbe mai comportato così.
Lacrime scendono sul mio viso: è per lui che piango.
Intanto, vedo che il grande lupo rosso sta per scattare.
“FEEERMI!” urlo con tutto il fiato che ho in gola.
Il gruppo si volta, e tutti mi fissano attoniti “Vi prego, non lo fate, non adesso, non così, io … non … c’è la faccio, non adesso, non …” chiedo con un filo di voce. Non so perché li ho fermati, ma non riesco a vederlo morire, non adesso.
Gli altri continuano a fissarmi, forse hanno paura che sia impazzita. Solo lo sguardo di Edward si accende di comprensione: dimentico sempre che può leggermi.
“Portiamolo via” dice asciutto. “A lui penseremo dopo”.
Non so cosa significa quel dopo, probabilmente ho appena salvato la vita al mio aggressore: è per lui che l’ho fatto. L’ultimo regalo al mio amico Luca. A quello che era.
Luca viene convinto a riprendere la sua forma umana e portato via.
Mentre esce, mi passa accanto, e i nostri sguardi s’incrociano. Il suo è indecifrabile, non so cosa gli passa per la testa e a dirla tutta non m’interessa. Spero che sia l’ultima volta che lo vedo.

 
POV: Andrea
I minuti scorrono. Ne sono passati alcuni dalla morte di Daniel, tanti o pochi non saprei dirlo. Forse sono cinico, ma sono contento che sia morto, anche se si trattava di un mio simile. Ha provocato troppi guai, e ne avrebbe causati ancora tanti, avendone la possibilità.
Il dottore- mi fa ancora un po’ impressione chiamare così un vampiro- ci ha raggiunto quasi subito e adesso sta rimettendo a posto il braccio di Seth - pare non sia la prima volta che lo fa.  Infatti, mentre Carlisle lavora, i due chiacchierano a proposito di un incidente simile. Il tutto sotto lo sguardo attento di Cecilia, che ascolta la storia con interesse, e ogni tanto interviene chiedendo spiegazioni. (n.d.a: in Breaking Dawn, Seth si mette tra Bella e Jacob, rompendosi per l’appunto un braccio) 
È incredibile la famigliarità che c’è tra i tre. Cecilia e Seth si fidano talmente tanto del vampiro, da prestare più attenzione alle sue parole che al suo lavoro: non so, se al loro posto riuscirei a essere tanto rilassato, mentre uno di loro mi tocca.
Mentre osservo la scena davanti a me, ascolto distrattamente le voci dei miei compagni: i vari gruppi vagano ancora per le gallerie. Tra poco anche noi riprenderemo la ricerca, anche se credo che con la morte di Daniel mia sorella sia fuori pericolo, l’unica cosa che ci rimane da fare è trovarla.
Dal fiume di voci nella mia testa, ne emergono alcune hanno un tono allarmato, anche se ancora non capisco per cosa.
Cerco di focalizzarmi su di loro: Il telepate ha sentito qualcosa, ma non so cosa. Lui e il biondo pieno di cicatrici sono schizzati via, quasi seminando i lupi.
La tensione mi uccide, perche credo che ci sia una sola ragione per la loro fretta. Celeste è nei guai. Incapace di rimanere fermo, comincio ad andare su e giù per la sala, seguito da Alessandro e gli altri.
Quando i vampiri giungono a destinazione, la scena che mi viene mostrata è cosi sconvolgente, da gelare anche il mio sangue caldo.
Senza ascoltare oltre scatto, imitato dagli altri. Ma la strada è lunga, anche se posso vedere che mia sorella è in salvo tra le braccia della nana, ho fretta di arrivare. Sono ansioso di spiegare al mio caro amico Luca due o tre concetti che devono essergli sfuggiti.

 
  POV: Cecilia
Il mio cuore cantava. Daniel, la presenza oscura che aveva avvelenato nell’ombra gli ultimi anni della mia vita, era morto.
Seth tutto sommato stava bene, chiacchierava amabilmente con mio padre rievocando accadimenti del passato, mentre quest’ultimo si occupava del suo braccio. Io li ascoltavo incantata, mi affascinava conoscere particolari della sua vita prima di me.
Le cose sembravano mettersi per il meglio, quando d’improvviso Andrea, scattò. Lui e gli altri lupi corsero via come se avessero satana in persona alle calcagna.
Qualcosa di grave era successo.
Sapevo bene che il mio dovere era seguirli, ma lasciare Seth dopo aver rischiato di perderlo in quel modo, mi era impossibile.
Come sempre il mio amore riuscì a sorprendermi, capendo al volo il mio dilemma ”Vai, ti raggiungiamo appena Carlisle ha finito”.
“Ma …” tentai di protestare.
“Niente ma, ti conosco, te ne pentiresti” ,mi disse con uno sguardo che trasudava amore.
Deposi un leggero bacio sulla sua guancia –la mia educazione non mi permetteva di fare altro, non davanti a mio padre- e velocemente mi allontanai sulle tracce dei miei compagni.
La scia lasciata dalle loro essenze mi condusse indietro, di nuovo alla grande sala iniziale, per poi guidarmi verso una delle otto gallerie.
Intanto indagavo nella mente degli altri lupi, ripercorrendo i fatti appena accaduti.
In particolare, Andrea mi preoccupava: dopo essersi accertato brevemente delle condizioni della sorella, aveva seguito il gruppo che custodiva Luca. Desideroso di avere la sua vendetta.
Chiesi ai miei lupi di trattenerlo dal fare sciocchezze, Luca si era macchiato di una colpa molto grave, ma per fortuna era stato fermato in tempo. Avrei discusso con lui in un luogo più consono.
“Non puoi impedirmi di sistemare questo stronzo! Se penso a quello che stava per fare alla mia sorellina, mi sento esplodere.” Protestò vivamente Andrea, la sua mente era come uno sciame di vespe infuriate.
“Non voglio fare niente di simile, e lo sai. Ti chiedo solo di avere pazienza” replicai, cercando di farlo ragionare
“Cecilia, con tutto il rispetto tu non …”
“Amico mio ti prego, non costringermi a ordinartelo, puoi vedere da te che non ho intenzione di favorire Luca in alcun modo. Voglio solo fare le cose per bene. Piuttosto vieni con me, tua sorella sarà scossa, pensa a lei. Al traditore penseremo dopo, insieme.” Il mio discorso accorato riuscì a convincerlo.
Rassicurata, accelerai il passo, ero ansiosa di riabbracciare la mia cara Celeste.  

 
Salve bella gente, ecco la conclusione della situazione potenzialmente tragica.
Spero di essere stata chiara nell’esprimere le ragioni di Celeste.
Alla prossima.

 
Grazie a:
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alice77
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Capitolo 41
*** Capitolo Quaranta ***


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Capitolo quaranta

 
  POV: Cecilia
Andrea sembrava essersi placato, ma la sua testa era ancora un luogo brutale e violento, dove la vittima designata era sempre e comunque Luca. Questo suo atteggiamento poteva sembrare insensibile, nei confronti della sorella, ma io lo conoscevo bene: in quel preciso momento, l’odio per Luca, era direttamente proporzionato al suo amore per Celeste.
Quando giungemmo al luogo dell’aggressione, la mia piccola amica sembrava essersi un po’ ripresa. Aveva smesso di piangere –anche se tirava un po’ su col naso- e seduta su un masso, si asciugava le lacrime con un fazzoletto viola finemente ricamato, sul quale scorsi le iniziali A C.
Alice, infatti, le era rimasta accanto e tentava di consolarla. Ai loro piedi, giaceva quello che sembrava essere un cerchio di ferro, simile a un collare.
Appena Celeste ci vide spuntare dal corridoio, si precipitò sul lupo grigio-bianco, (che poi era Andrea) abbracciandolo come poteva e mugugnando frasi incoerenti. Andrea dal canto suo, emetteva una sorta di uggiolio ininterrotto, infradiciando la sorella a suon di leccate.
Per qualche momento rimasi a fissare i due fratelli: dopo Seth, erano lo spettacolo più bello che avessi mai visto.
Subito dopo la piccola parve accorgersi della mia presenza e si fiondò su di me, riservandomi con mia somma gioia, lo stesso trattamento del fratello. Permettendo così a quest’ultimo di allontanarsi, per cambiare in qualcosa dotato di braccia.
Al suo arrivo, il mio lupo ci trovò tutti e tre abbracciati, sotto lo sguardo asciutto ma visibilmente commosso di Alice.
Ripensando a quel momento, mi accorgo, che è stato caratterizzato dalla mancanza di parole. Ci sono stati pianti, abbracci, ma nessuna frase- non coerente, perlomeno- ha lasciato le nostre labbra.
Questo, conferma ancora una volta la mia teoria: l’amore, di qualsiasi natura esso sia, non ha bisogno di parole.
 
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Dopo il commovente ricongiungimento dei due fratelli, Seth ed io dovemmo dividerci di nuovo, anche se temporaneamente. E dire che in quel momento il mio unico desiderio era rimanere sola con lui: avevo molte cose da dirgli, gli ultimi avvenimenti, seppur nella loro tragicità, mi avevano aiutato a dipanare la matassa dei miei pensieri, dovevo solo decidere cosa fare.
La brutta storia che ci aveva costretto a tornare in Italia in fretta e furia era quasi conclusa, ma restavano molte cose in sospeso.
In primis, Luca.
Decidemmo di custodirlo alla casa comune in attesa di una decisione. Fu condotto là e sorvegliato a vista.
Intanto io, Alice e Rosalie scortammo a casa Celeste, stava meglio ma era reduce da una esperienza traumatica, aveva di certo bisogno di cure e di pace.
Al nostro arrivo a casa sua, trovammo Bella e Renesmee ad attenderci.
In particolare, la piccola mezzosangue era un terremoto, dopo aver abbracciato Celeste si rivolse a tutte noi con un cipiglio degno di una tigre furiosa: “Voi!” esclamo indicandoci “Non azzardatevi mai più a lasciarmi a casa, per nessun motivo! Sono quasi morta a causa dell’ansia. Quando papà è venuto a dirci cosa … rischiava di succedere. Mi sono sentita morire!”
Scoppiammo tutte a ridere sotto lo sguardo allibito di madre e figlia, dopo tutto quello che avevamo passato, il suo intervento ci sembrò in qualche modo comico.
Si, Nessie fu molto d’aiuto, facendo compagnia a Celeste per tutto il resto della giornata: mentre l’ultima arrivata del branco, mangiava o faceva un bel bagno caldo, lei non smetteva un attimo di chiacchierare. Istintivamente aveva capito di cosa la sua amica avesse bisogno e cercava, con il suo incessante cicaleggio, di tenerla lontana dai brutti pensieri. In questo era molto simile al suo compagno: Jacob al pari di Renesmee, sembrava possedere una straordinaria forza d’animo, e un’inesauribile fonte di ottimismo che contagiava anche chi gli stava intorno. Erano davvero due metà di un intero. La dimostrazione che l’imprinting non avveniva per caso.
Pensare all’imprinting, mi riportò inevitabilmente a Seth. Noi due dovevamo parlare: sentivo di trovarmi a un bivio nel cammino della mia vita, e se anche noi eravamo davvero una cosa sola, allora era giusto decidere insieme.
I passi quasi impercettibili di Bella che mi raggiungeva in salotto, interruppero i miei pensieri.
“Si sono addormentate, tutte e due.”
“Bene”
Per qualche minuto rimanemmo in silenzio. Alla fine fu lei a parlare “Cosa ti rende così pensierosa?” chiese.
Bella domanda. Morivo dalla voglia di confidarmi con qualcuno, ma non era lei. Quindi scelsi di rispondere:”Luca”, il che non era esattamente una bugia. La sorte di Luca era tra i miei problemi più immediati.
“Cosa gli accadrà?” chiese, e una luce crudele le si accese negli occhi “Se al posto di Celeste ci fosse stata la mia Nessie, sarebbe già morto”.
“Non conosco le leggi dei vampiri, ma posso dirti che per i lupi è diverso. Per quanto sia profonda la sua colpa, Luca ha il diritto di spiegare la sua versione dei fatti, davanti a tutto il branco riunito.”
“E dopo, emetterete una sentenza?”
Scossi leggermente la testa “No, ogni lupo potrà dire la sua, ma spetta all’alfa decidere se e come Luca verrà punito”
“Quindi toccherà a te. Bè non sono un lupo, ma sai come la penso.” Concluse dura.
La guardai sorpresa, “Non ti credevo così agguerrita, sorella”.
 Si accomodò sul divano, e mi prese le mani tra le sue “Ho visto persone perdere il proprio futuro a causa di individui simili, io stessa ho rischiato di esserne vittima da umana. Se non fosse stato per Edward, probabilmente non sarei qui a parlare con te. Perciò sorella, qualunque sia il tuo giudizio: fai in modo che Luca non possa più far male a nessuno”
Già, era giusto. Dovevo assicurarmi che Luca non nuocesse più ad anima viva. E c’era un solo mezzo sicuro per ottenere ciò: eliminarlo. Ma davvero sarei riuscita a pronunciare una simile sentenza?
Improvvisamente, la stanchezza di quel lungo giorno mi scese addosso. Con un lungo sospiro mi lasciai andare contro lo schienale del divano, chiudendo gli occhi.
“Scusami se ti ho trattenuto, vorrai andare a dormire. Io comincio a dimenticare cosa vuol dire stancarsi”
Riaprii gli occhi, Bella mi fissava, mi parve di cogliere un fondo di tristezza nello sguardo.
“Ti manca? Essere umana dico.”
“Vuoi sapere se mi sono pentita?” Chiese, e un grande sorriso scacciò la tristezza. “No. Assolutamente. Ho sempre saputo quello che volevo. E poi ho avuto molto più di quello che ho dato in cambio, ma a volte provo nostalgia per certe debolezze umane”
 Bella era fortunata, probabilmente neanche lei sapeva quanto
.
 
 
Ciao, bella gente. Mi dispiace ma come potete notare dal capitolo, ci siamo giocati Cecilia, la poveretta è in crisi esistenziale. Dopo capiremo meglio i suoi motivi. Sopportatela con pazienza.
A proposito di crisi, anche io ho le mie, perciò mi arrischio a lanciare un sondaggio (lo so non imparo mai) tanto male che vada cadrà nel vuoto pure questo. Dunque la domanda è: che fine deve fare Luca? rispondete oppure no. Nel secondo caso farò di testa mia, ma poi non lamentatevi^^.

 
 
 
Grazie a:
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alice77
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Capitolo 42
*** Capitolo Quarantuno ***


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Capitolo quarantuno

Pov: Seth

Il viaggio dall’uscita delle gallerie fino alla casa comune sembra infinito, un po’ per il nervosismo che attanaglia tutti, un po’ perché siamo ancora in pieno giorno.

Per non dare nell’occhio e per evitare di brillare al sole, i vampiri approfittano delle gallerie per dileguarsi, mentre il resto del gruppo può procedere tranquillamente allo scoperto.

Anche noi siamo comunque costretti a dividerci: Cecilia accompagna a casa Celeste. Io, Jacob e Andrea ci assumiamo il compito di scortare Luca fino alla Casa Comune e di sorvegliarlo. Il resto dei lupi farà ritorno alle proprie case.

È difficile separarmi da Cecilia, lo è sempre, ma oggi che ho rischiato di perderla lo è un po’ di più. Lo sguardo inquieto che il mio amore mi lancia prima di allontanarsi, mi fa capire che anche per lei è lo stesso.

Prima di separarci Jasper mi ha avvicinato mormorando: “State vicino al vostro amico il più possibile, si controlla bene ma è ancora fuori di se dalla rabbia”.

È stato un secondo, non più di un ronzio nel mio orecchio, poi si è allontanato con gli altri. Tanto che non ho potuto chiedergli cosa intendesse. Non penso che sia preoccupato per la salute di Luca, ma forse ha paura che Andrea non sia abbastanza lucido e si lasci sopraffare.

Durante il tragitto fino alla Casa Comune, forse per distrarsi, Andrea mi spiega cosa prevede la loro legge in questi casi. Sembra che il nostro amico dovrà affrontare una specie di processo. Lo trovo giusto. Anche se questo significa che ci toccherà custodirlo per un po’: visto che il giudizio finale toccherà a Cecilia. E non credo che lei abbandonerà Celeste, almeno non nei prossimi giorni.

Inizia così il nostro turno di sorveglianza, la maggior parte del tempo la passiamo nella stanza sotterranea in compagnia del nostro amato ospite.

Col passare delle ore mi rendo conto della situazione strana che si è creata: non siamo tre persone che ne sorvegliano una, ma due che impediscono alle altre due di scannarsi.

Per non cedere alla stanchezza, io è Jake ci siamo divisi i turni, e quel che rimaneva del giorno è trascorso senza incidenti. Anche se l’atmosfera non è davvero delle migliori.

Andrea passa quasi tutto il tempo passeggiando su e giù per la stanza, e se le occhiate potessero uccidere, ci saremmo evitati la fatica del processo.

Dall’altra parte, Luca sembra in un altro mondo, appena arrivati, si è seduto sulla branda malandata, e non si è più mosso.

Il suo atteggiamento se è possibile, fa incazzare ancora di più Andrea, che sembra aspettare solo una piccola scusa per saltargli addosso.

Adesso sono quasi le otto e mezzo di sera e se gli dei mi assistono, è il mio ultimo turno, non credo che potrei reggere di più, capisco Andrea. Davvero. Ho anch’io una sorella, ma sto cominciando a odiare tutti è due, se non la piantano credo che tirerò loro il collo e amen.

Appena finisco di formulare questi pensieri nella mia testa, la situazione si sblocca drasticamente.

Luca esce dal coma in cui era caduto, solleva la testa e fissa dritto negli occhi Andrea con un sorrisetto strafottente. È sufficiente.

La rabbia repressa di Andrea esplode, ed è cosi tanta che non riesce nemmeno a mutare, rimane per un secondo bloccato sul posto, il corpo scosso da una vibrazione continua che non riesce a tradurre in azione. Poi ancora in forma umana si avventa su di Luca travolgendolo.

Entrambi volano sul pavimento, prima che io riesca a fare qualcosa, Andrea inizia a riempire il viso di Luca con una scarica di pugni abbastanza forti da stendere un peso massimo al primo colpo.

“Brutto bastardo!” urla tra un colpo e l’altro. “Eri mio amico!”

L’altro incassa senza battere ciglio, un essere umano normale sarebbe già ridotto a una maschera di sangue, ma per noi è diverso: il livido del pugno precedente inizia a guarire prima che quello successivo si abbatta sullo stesso punto.

Devo ammettere che lo spettacolo è interessante, ma non posso lasciarlo continuare- Andrea potrebbe riuscire a trasformarsi e ferirlo seriamente – così mi butto tra i due tentando di dividerli.

Il pugno che mi prende in pieno ricacciandomi indietro, mi fa capire che da solo sarà un’impresa epica. Fortunatamente la porta che conduce al piano di sopra si apre di botto.

Jake scende velocemente le scale per poi afferrare Andrea per le spalle, tentando di trascinarlo via.

“Seth, cazzo fai, dormi!” urla nella mia direzione. “ Vieni qua, aiutami a dividerli!”

“Secondo te, cosa ho cercato di fare fino ad adesso?” borbotto, mentre mi rimetto in piedi. Afferro per le spalle l’idiota che le sta prendendo, e lo trascino via, mentre Jacob fa lo stesso con Andrea.

Appena lo mollo, Luca si rintana in un angolo della stanza, e lì rimane impassibile.

Mi avvicino a lui con prudenza mentre Jake porta fuori Andrea.

*****************************************************

Se non sapessi cosa ha cercato di fare, proverei pena per lui. Se ne sta rannicchiato nell’angolo, con le mani che abbracciano le ginocchia e il mento appoggiato su queste. Il viso è coperto da un lieve rossore che sta velocemente scomparendo, ma non è questo a colpirmi, sono le linee umide che gli attraversano le guance.

Piange. E non credo che sia per il pestaggio che ha appena subito, sembra un bambino messo in punizione dai genitori.

“Hei, stai bene?” Gli chiedo brusco.

Luca si limita ad alzare gli occhi verso di me per un secondo, poi torna a fissare il vuoto.

Per un attimo ho sperato che le sue lacrime fossero un segno di pentimento per quello che ha tentato di fare.

Ma il suo sguardo mi fa più pensare a celle imbottite e camicie di forza.

“Luca, stai bene? Puoi parlare se vuoi, ti prometto che nessuno ti aggredirà più.” Riprovo. Non so cosa mi spinge a farlo, forse voglio solo capire cosa gli passa la testa. Quale motivazione può spingere un uomo a voltare le spalle a famiglia e amici, per seguire la strada che porta alla rovina.

Lui alza gli occhi, mi aspetto che li riabbassi subito, ma al contrario mi guarda a lungo e poi pronuncia qualche parola. “C … Celeste, sta bene?”

La mia risposta è quasi un ringhio, “Come credi che stia, idiota”

Mi guarda stupito “ Io … io non volevo, ma lei … io . E poi lui mi aveva detto … io credevo che ….” blocca il suo balbettio con un sospiro frustrato. “ Lascia stare” dice, per poi tornare a fissare il vuoto.

E proprio partito, e io ho di meglio da fare che stare ad ascoltare i vaneggiamenti di un pazzo, Cecilia mi aspetta a casa.

Sono già sulle scale quando la sua voce mi ferma, “Adesso mi ucciderete, vero?”

“Non lo so, non spetta a me decidere” gli rispondo, sincero.

“Spero proprio di si” mormora

Vuole morire? “Cosa intendi dire?” Gli chiedo.

Ma il suo sguardo è tornato nel vuoto.

POV: Cecilia

Dopo la chiacchierata avuta con Bella tornai a casa, mi infilai sotto la doccia lasciando che il massaggio del getto caldo sulla pelle mi rilassasse e poi indossai una lunga camicia da notte.

Mi osservai nel grande specchio della camera da letto, la camicia aveva delle sottili bretelline che la tenevano su, era di seta molto vaporosa con un arricciatura sul seno decorata da motivi floreali. Una volta Celeste l’aveva definita “della nonna” e in effetti lo era. Col passare del tempo mi ero dovuta adeguare al mutare delle mode e delle usanze , ma avevo mantenuto quel capo di abbigliamento immutato: mi piaceva. Mi aiutava a ricordare da dove venivo. L’immagine allo specchio mi ricordava che per quanto fossero cambiate le usanze e il modo di concepire il mondo intorno a me, obbligandomi di conseguenza ad adattarmi. Io sarei rimasta sempre io, ovunque mi avesse condotto il mio cammino.

E proprio il dove era da qualche giorno al centro dei miei pensieri.

Roma era la mia città, l’avevo amata e odiata. A volte mi ero sentita intrappolata in essa, obbligata a proteggere un sistema di cose che non mi accettava.

Poi, quando tutto sembrava perduto, quando il fuoco dell’odio e del pregiudizio sembrava voler consumare tutto,una nuova generazione era risorta dalle ceneri dei propri errori.

Finalmente li osservavo comportarsi in modo giusto, giudicando ciò che li circondava con obbiettività.

Guardando Andrea fronteggiare Daniel nelle gallerie, mi ero chiesta se effettivamente non fosse pronto a ricoprire il ruolo che mi era appartenuto per cosi tanto tempo. Lasciandomi finalmente libera di seguire il mio cuore, senza più pesi sulle spalle.

Il mio cuore: Seth.

Per me aveva lasciato il suo mondo, e benché non lo avessi sentito lamentarsi mai, sapevo che in qualche modo gli mancava. In alcuni momenti sembrava estraniarsi da tutto e tutti, e il suo sguardo sembrava viaggiare.

Cosi, quella sera decisi di parlargli.

Volevo spiegargli le decisioni a cui ero arrivata, per capire cosa ne pensasse, chiedere la sua opinione in modo da fare insieme il passo successivo.

Lisciando con una mano la seta della mia camicia da notte d’altri tempi mi sedetti sul letto, sorrisi alla mia immagine e guardai l’ora: Seth sarebbe arrivato presto.

********************************************

Correvo veloce nella foresta il senso di liberta era meraviglioso, mi sentivo viva, senza un pensiero al mondo,

poi di colpo qualcosa di delicato si poso sul mio viso, come una carezza.

La foresta scomparve di colpo. Aprii gli occhi. La parte importante del sogno era rimasta, una mano mi accarezzava dolcemente la guancia e il suo proprietario era piegato su di me e mi sorrideva.

Allungai le braccia verso Seth, e lui fece altrettanto sollevandomi leggermente per accomodarsi meglio accanto a me.

“Sei stanco?” chiesi con voce sommessa.

“Un po’”rispose.

“Com’è andata?”

Seth rifletté un attimo prima di rispondere “Bè, l’atmosfera è un po’ tesa, come potrai immaginare. Ma quando sono andato via era tutto sotto controllo”

“Cosa vuol dire un po’ tesa? Ci sono stati guai?”

Avvicinò il suo viso al mio strofinando il naso contro la mia tempia, “Dobbiamo parlarne proprio adesso?”.

“No” risposi esitante. “In realtà volevo parlare d’altro”

“Cioè?”

Cercai di raccogliere le idee per esprimere al meglio il concetto che mi frullava nella mente “Ecco, mi chiedevo … quando questa storia sarà definitivamente finita, che progetti hai per il futuro?”

Mi guardò come se mi fosse spuntato un terzo occhio in mezzo alla fronte, “Come che progetti ho!? Io voglio stare con te!”

Sorrisi per la sua risposta irruente “Amore questo è fuori questione, anch’io voglio stare con te. Ti chiedevo semplicemente dove vuoi stare con me.”

Sorrise visibilmente più rilassato, “A me non importa dove, l’importante è che ci sia tu”

Sbuffai indispettita “Rieccolo!”

“Riecco cosa?” chiese disorientato.

“Il cagnolino legato al guinzaglio dell’imprinting. Seth io apprezzo tutto ciò che mi dai, ma quando fai così … io i miei desideri li conosco benissimo, qualche volta mi piacerebbe sentire anche i tuoi!”

Si alzò di botto scendendo dal letto “Un cagn … è questo che pensi di me!?”

Ok, stavamo trascendendo, provai ad esprimermi con più calma “Perdonami non volevo offenderti, solo che questo è un periodo di grande confusione per me. Volevo capire cosa ne pensavi. E sinceramente, come vuoi tu amore, non mi aiuta.”

 

Pov: Seth

“Perdonami non volevo offenderti, solo che questo è un periodo di grande confusione per me. Volevo capire cosa ne pensavi. E sinceramente, come vuoi tu amore, non mi aiuta.”

Mi guarda, e con pazienza cerca di spiegarmi il suo disagio.

Mi ha chiamato cagnolino al guinzaglio,che dal punto di vista di un lupo come insulto è difficile da mandare giù.

Ma in un certo senso ha ragione, io vivo per lei. Che detto così sembra una bella cosa, quello che qualunque donna vuole sentirsi dire.

Però c’è da dire che la nostra non è una situazione normale è il mio non è un amore normale. È un imprinting e questo comporta alcune differenze, probabilmente … “Mi sarei innamorato di te anche se non ci fosse stato l’imprinting” continuo ad alta voce. “Solo non con la stessa velocità”

Mi guarda perplessa “E questo cosa centra?”

“Centra, perche mi hai appena dipinto come un burattino senza volontà, un essere guidato solo da uno stupido condizionamento, non è così: prima di partire con te, anche io mi sono fatto le stesse domande. Da una parte c’era la mia terra, la mia gente, il mio mondo insomma. Dall’altra tu.”

“Perche non me ne hai mai parlato?”

“Perche è successo poco prima che leggessi la mail che ci ha portato qui, in quel momento eri confusa, avevi scoperto tante cose nuove e non volevo caricarti di un altro peso” spiego, ritornando sul letto accanto a lei.

Abbassa lo sguardo sulle sue mani, come fa sempre quando deve fare un discorso che la riguarda direttamente “Quindi secondo te dovrei decidere da sola?”

“Non ho detto questo. Mi farebbe tanto piacere tornare a casa, ma capisco anche che tu non puoi mollare tutto e venire con me.”

Mi sorride furba “E se io avessi trovato una soluzione per salvare capra e cavoli?”

“Ti risponderei che mi fido di te, qualunque sia la soluzione. Ma sinceramente non mi va di sentirmi chiamare … com’era? … Cagnolino al guinzaglio dell’imprinting, due volte in una sera.” le rispondo, calcando la voce sull’insulto di poco fa.

Infila la testa nell’incavo tra la mia spalla e la mascella e vi deposita un bacio, “Scusa” mormora sempre sulla mia pelle.

Rimaniamo così per qualche minuto, poi mi chiede: “Seth, quando hai capito che mi amavi? Veramente dico“.

“Quando abbiamo incontrato quei tre vampiri nel bosco, ricordi?”

“E come potrei dimenticarlo. È per questo che non volevi farmi fare da diversivo?”

“Si”La stringo un po’ di più ripensando a quei momenti terribili.

“E prima?” domanda dopo un altro attimo di silenzio.

“Prima … mi piacevi fisicamente, volevo aiutarti a risolvere il problema per cui eri venuta. E quello credo fosse la spinta dell’imprinting. Ma quando ho pensato, a cosa che poteva farti quel tizio, ho capito che c’era qualcosa di più.”

Alza la testa per potermi guardare negli occhi, il suo viso è a pochi centimetri dal mio. Vorrei chiederle quando ha capito di amarmi, ma proprio non resisto e la bacio.

Tanto sono certo che avrò molto, moltissimo tempo in futuro per chiederglielo. Come sono sicuro che dovremmo affrontare molti problemi prima di trovare la nostra stabilità. Ma questa notte, è ancora nostra.

Salve bella gente, sconfiggendo tutti i problemi tecnici,(e rompendo le scatole a molti) sono qui puntuale con un nuovo cap. spero vi piaccia, io mi sono divertita molto a scriverlo. 

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Capitolo 43
*** Capitolo Quarantadue ***


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Capitolo quarantadue

 
POV: Cecilia
I giorni che seguirono la morte di Daniel e la cattura di Luca, furono carichi di tensioni.
Per non aggiungere ulteriori problemi a quelli che già avevamo, vietai ad Andrea di vedere ulteriormente l’oggetto del suo odio.
Con mia enorme sorpresa, il mio vice –ancora per poco- accettò di buon grado. Infatti, dopo la sfuriata del primo giorno cambiò completamente atteggiamento e Celeste divenne la sua preoccupazione primaria.
Anch’io naturalmente frequentavo la casa dei miei due amici, ma in qualche modo cercavo di mantenere un basso profilo rispetto al solito. Se i miei piani si fossero realizzati, quei due avrebbero dovuto imparare a contare l’uno sull’altra.
Celeste sembrava essersi ripresa dalla brutta avventura nelle catacombe, ma la prova che la attendeva rischiava di ritrascinare la sua mente dentro quei momenti da incubo.
La riunione del branco che avrebbe deciso il destino di Luca doveva svolgersi al più presto: Celeste come testimone e vittima diretta dei misfatti del lupo in questione, avrebbe svolto un ruolo primario.
Ne avevo discusso a lungo con Seth e alla fine avevamo deciso che la cosa migliore da fare era prepararla, spiegandole nei minimi particolari ogni cosa.
Cosi, la invitai un pomeriggio a casa mia.
Il campanello suonò alle cinque precise, Seth andò ad aprire raccogliendo le sue chiavi e il portafogli lungo il percorso.
Al di la della porta trovò Celeste, apparentemente di buon umore.
“Ciao” la salutò Seth.
“Salve. Stai uscendo?” Chiese lei, rispondendo al saluto.
“Si ho da fare con Jacob, vi lascio a un pomeriggio tra ragazze”.
Una volta rimaste sole, feci accomodare Celeste nel mio salottino. Lo avevo arredato in modo che desse un senso di calore e di casa, così da far sentire i miei ospiti a loro agio.
“Allora come ti senti oggi?” Chiesi gentilmente.
“Molto meglio, grazie” Rispose Celeste con un ampio sorriso.
“Sicura?”
“Certo perché dovrei dire una bugia?”
La sua risposta quasi aggressiva, mi fece capire che il suo stato d’animo non era quello che si ostinava a dimostrare.
Darle altro dolore, era l’ultimo dei miei desideri. Eppure non potevo permettermi di temporeggiare oltre.
“Celeste, sai che non è ancora finita vero?”
Alla mia domanda abbasso la testa e un flebile “Si” usci dalle sue labbra.
“Tra breve dovrò riunire il branco per decidere del destino di Luca”.
Silenzio.
“Sai, cosa significa vero? Dovrai testimoniare”
Ancora silenzio, sembrava farsi piccola piccola sul divano.
“Ascolta tesoro, Dio solo sa, quanto vorrei evitarti lo strazio di rivivere quei momenti. Ma è la legge. E nessuno è al di sopra di essa, nemmeno io”
“Che cosa devo fare esattamente?” Sussurrò.
“Dovrai portare la tua testimonianza sul comportamento di Luca nei tuoi confronti”.
Rialzò di scatto la testa “Ma che bisogno c’è, chiunque dei lupi presenti può raccontare come sono andate le cose!”
“Si lo so piccola, tutti conosciamo il crimine di Luca”.
“Ma allora io..”
“Celeste ci sono fatti, avvenuti in quella grotta che solo tu e lui conoscete. Forse le tue parole ci aiuteranno a fare chiarezza”
La mia risposta sembrò tranquillizzarla. Tuttavia continuava a esitare.
Mi alzai dal mio posto e andai a sedermi accanto a lei sul divano, abbracciandola “Non è il raccontare che ti fa paura vero?”
Annuì sulla mia spalla, “Ho giurato che non l’avrei rivisto mai più. Non so se c’è la faccio a parlare di quelle cose con lui presente.”
Mi scostai leggermente da lei e le presi il viso tra le mani, “Io credo che dovresti farlo”, le dissi con foga. “Credo che dovresti guardarlo negli occhi e fare in modo che le tue parole lo facciano vergognare delle sue azioni. Fagli capire quanto ha sbagliato, lascia che ti guardi e capisca cosa ha perso, e lo rimpianga per il tempo che gli resterà da vivere.”
Celeste mi guardò per un secondo per poi rituffarsi tra le mie braccia, stringendomi forte. “Oppure, se non te la senti, guarda noi” aggiunsi con un tono più dolce. “Ignoralo, guarda me. Guarda Seth, Andrea, Jacob e tutte le persone che ti amano. Perché saremo lì, attorno a te. Per te. Con te. Non sarai sola”
Sentii le sue lacrime sulla mia pelle e sulla maglietta leggera che indossavo.
“Ci proverò.” Singhiozzò.
******************************************************
 
La riunione della Legione. L’intera Legione, cioè giovani e vecchi, è un evento straordinario che si verifica purtroppo, solo a causa di accadimenti infausti, come una guerra. O come quel giorno un processo.
La sala grande della Casa Comune era stipata di persone che formavano un cerchio attorno ad un apatico Luca. Quest’ultimo era affiancato da Set e Jacob che ne controllavano le mosse.
Gli occhi di tutti erano puntati su di loro e su di noi.
Io come da tradizione, occupavo la testa del cerchio, con Andrea. Celeste sedeva alla mia sinistra in qualità di testimone.
Le riunioni a scopo di giudizio erano rare fortunatamente, tuttavia quella sarebbe passata alla storia per un fatto mai avvenuto e che nessuno, nemmeno il lupo più saggio avrebbe potuto immaginare.
Infatti, per la prima volta dei vampiri, i nemici che l’Ultima Legione combatteva da millenni, erano ammessi ad assistere come amici e alleati. Era davvero una svolta importante.
Nella stanza gremita, il brusio delle voci creava una cacofonia.
Presi la parola sovrastando il chiacchiericcio incessante, che si acquietò.
“Amici, conoscete tutti il motivo per cui siamo riuniti, perciò non mi dilungherò spendendo parole inutili. Tuttavia, gli eventi che ci hanno condotto fin qui, sono talmente complessi che meritano di essere svelati in ogni più piccolo particolare.
Daniel, il cancro che ha avvelenato le menti dei più giovani, minacciando la Legione come nessun nemico era mai riuscito a fare, è morto. Ucciso da Seth, che ha agito in nome di una legge millenaria che ci accomuna con i nostri fratelli d’oltre oceano.”
Gli sguardi di tutti si posarono su Seth, che si guardò attorno quasi intimorito da tanta improvvisa popolarità.
“Ma oggi non siamo qui per questo” continuai , riportando l’attenzione su di me. “Oggi siamo qui per giudicare uno di noi, un essere che fino a pochi mesi fa godeva della nostra fiducia, e che ci ha tradito. Non contento di questo, si è quasi macchiato di uno dei crimini più abbietti che un uomo possa mai commettere. E come se non bastasse, ha diretto le sue lascive attenzioni verso l’ultima arrivata del branco, nonché sorella del suo migliore amico.
Celeste è qui tra noi, fortunatamente illesa. Oggi ci racconterà le azioni che l’anno condotta a quei momenti orribili, in cui ha rischiato molto.”
Rivolsi il mio sguardo a Celeste che già dalle mie prime parole mi aveva afferrato la mano e a quel punto la stava stritolando nella sua stretta. “Coraggio tesoro” le sussurrai all’orecchio. “Puoi farcela, noi siamo con te”.



POV: Luca
Sono circondato, attorno a me solo sguardi ostili. Tutti gli occhi che mi stanno intorno parlano di una sola cosa: la mia morte. Non m’interessa.
Gli unici occhi che vorrei vedere mi evitano. Me lo merito.
So di essere colpevole.
Cecilia parla, non l’ascolto nemmeno. Spero che tutto questo finisca presto, che mi condannino e basta.
Silenzio, non si sente volare una mosca. È già ora?
No, non ancora. La voce di Celeste riempie la stanza, ascoltarla è bello, anche se le sue parole mi trapassano come tanti coltelli. Mi vergogno. Mi vergogno da morire.
Quando mi hanno fermato, è stato come svegliarsi. Questi anni sono stati come un lungo sogno distorto. Vivevo nel mondo di Daniel, vedevo le cose come lui mi aveva insegnato a vederle.
Gli ultimi giorni poi … follia pura.
Quando siamo rimasti soli, io volevo tornare, ma lui m ha detto che il branco era perso e che noi ne avremmo creato un altro.
Ma io … io volevo solo lei, tornare per lei. Vorrei averlo fatto.
Invece come lo scemo che sono, gli ho dato di nuovo retta. Prendila, mi diceva. Se la vuoi davvero, dimostra di essere forte e lei ti amerà.
Ed io l’ho fatto.
E adesso la mia colpa e sotto gli occhi di tutti.
 Silenzio di nuovo, ha finito. Per tutto il tempo ho cercato i suoi occhi, ma non mi ha guardato nemmeno un secondo. Un po’ mi dispiace ma è già tanto averla rivista.
L’attenzione è di nuovo su di me, Cecilia mi sta chiedendo qualcosa, cerco di seguire il discorso.
“Luca?”
“Si scusa, puoi ripetere?” chiedo.
“Ti ho chiesto se vuoi dire qualcosa.”
Che cosa potrei dire? “No , niente. Quello che ha detto Celeste è vero.”
Mi guarda dubbiosa per qualche secondo. “Sai che puoi parlare anche tu, vero? Se vuoi dire qualcosa a tua discolpa, questo è il momento”
“Non ho niente da dire, confermo tutto”, mi volto a osservarla un ultima volta: è tra le braccia del fratello con la testa appoggiata sulla sua spalla.
Vorrei chiederle scusa, per averle creato ancora problemi.
“Fate quello che dovete” è invece tutto quello che esce dalla mia bocca.
Presto sarà tutto finito. Ed io avrò quello che mi merito.

 
 
Salve bella gente, la storia volge al termine non so di preciso quanti cap ci saranno dopo questo comunque al massimo uno o due.
La buona notizia è che ho risolto i problemi tecnici, quindi salvo imprevisti pubblicherò puntuale.
Ciao come al solito attendo le vostre opinioni.

 
Grazie a:
1 -
alice77
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3 - Cordelia89
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5 - cuoricina1996
6 - EmilyHalliwell
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per avermi aggiunto ai preferiti .
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per avermi aggiunto alla seguite.
Un grazie speciale va a:
Bumbuni, Cordelia89, EmilyHalliwell, E_le_nuc_cia_91, helly96, Lily Malfoy Potter Cullene Frankie99 che mi hanno inserita tra i loro autori preferiti! 

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Capitolo 44
*** Capitolo Quarantatrè ***


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Capitolo quarantatré

POV: Cecilia
Guardo fuori dalla finestra, mi sfugge un sospiro.
“Cosa c’è?” mi chiede Seth curioso.
“Niente, piove” rispondo annoiata.
“E sai la grande novità” commenta.
“Si lo so, ma le giornate di pioggia sono di un tale tedio”.
Lui ridacchia del mio tono da, signora dell’alta borghesia fine 700, per poi tornare a concentrare la sua attenzione sul foglio che c’è sul tavolo: si tratta di un progetto di ristrutturazione della casa in cui viviamo. Da qualche tempo si è fissato con l’idea di allargarla, dice che lo fa per mostrarsi ottimista.
Viviamo insieme da quasi tre anni e mezzo ormai, dopo il primo periodo di assestamento ci siamo dati da fare per allargare la famiglia, ma senza grandi risultati, purtroppo. Tuttavia la cosa non ci ha scoraggiato per niente. D'altronde abbiamo davanti tutto il tempo del mondo. E poi è cosi bello provarci …
Se c’è una cosa che ho imparato, è che il destino segue le sue strade.
Guardando la pioggia infittirsi, ripenso a quando sono arrivata qui quasi quattro anni fa. Di certo non avevo idea, che imbarcandomi in un azzardato viaggio alla ricerca del passato, avrei trovato molto di più: comprensione, famiglia, amore. Tutte le cose che rendono la vita degna di essere vissuta e che ti fanno chiamare un luogo casa.
La Push è la mia casa adesso, ma soprattutto lo è Seth. Lui ha rivoluzionato la mia vita, facendo sì che ogni cosa andasse al suo posto nel mio cuore e nella mia anima. E ha compiuto questo miracolo semplicemente amandomi.
Dopo un’ultima occhiata alla pioggia battente, mi allontano dalla finestra richiamata da Seth che chiede il mio parere su un particolare del progetto.
Non so cosa ci riserva il futuro, ma so di sicuro che saremo insieme, e tanto mi basta.
##########################################
E notte fonda ormai. Sono beatamente adagiata tra le braccia di Seth, sul letto che ha visto la nostra burrascosa prima volta.
Siamo cosi appiccicati che l’aria che respiro sa inevitabilmente di lui. Se questo non è il paradiso, direi che è la cosa che più gli somiglia su questa terra.
Fuori la pioggia continua a cadere, anzi se è possibile, è aumentata. D’improvviso un fulmine squarcia il cielo seguito da un boato assordante: dev’essere caduto qua vicino.
Per fortuna la nostra casa si trova ai margini della foresta e il fulmine sarà sicuramente caduto lì, quindi difficilmente avrà fatto danni in un bosco totalmente disabitato, o quasi …
Tre anni e mezzo prima…
Dopo la testimonianza di Celeste, ascoltai come la legge imponeva le opinioni del branco: tutte invariabilmente esprimevano il medesimo giudizio, morte.
Tuttavia esprimere un’opinione, è un conto, pronunciare le parole che spegneranno una vita un altro.
I reati commessi da Luca erano tanti, a cominciare dal tradimento. Anche a voler essere clementi, come assicurarsi che il lupo in questione non avrebbe rappresentato un pericolo per il futuro?
Potevo vietargli per sempre di trasformarsi e bandirlo, ma anche da semplice umano sarebbe rimasto a conoscenza di tutti i segreti del branco. Chi ci avrebbe assicurato che una volta libero e lontano dal nostro controllo, non ne avrebbe approfittato per correre a spifferarli a uno qualsiasi dei nostri nemici?
Per non parlare del reato di violenza, non occorreva certo essere degli esseri soprannaturali, per ripetere un gesto simile.
A tutto ciò bisognava aggiungere il comportamento apatico e indifferente di Luca. Se almeno avesse mostrato segni di pentimento ….
A malincuore cominciavo a convincermi che la morte fosse l’unica soluzione possibile, anche se la condanna in se stesa mi ripugnava.
Mi ero rassegnata a pronunciare le parole fatali che avrebbero decretato la fine di una vita, quando una voce mi fermò.
Edward si era avvicinato discretamente per sussurrarmi qualcosa all’orecchio: “Non è come pensate, lasciami parlare e vi spiegherò tutto”.
Annuii leggermente, e rivolgendomi ai presenti dissi: “A quanto pare c’è qualcun altro che vuole portare la sua testimonianza, Edward mi ha chiesto di parlare a tutti voi, ascoltiamolo”.
Un mormorio di protesta si levò dalla Legione, molti “NO!” furono urlati.
“SILENZIO!” Urlai a mia volta, per poi aggiungere con un tono più basso: “Edward è coinvolto quanto noi in questa storia, ha diritto di parlare. Se qualcuno di voi ha qualche valido motivo sul perché non debba farlo, è pregato di farsi avanti e comunicarmi personalmente le sue lamentele.   Ma vi avverto, se sento ancora una volta qualche idiozia sulla natura di mio fratello, sarà mia premura chiarire le idee a quel qualcuno. Definitivamente”.
Il mormorio cominciò ad acquietarsi per poi spegnersi del tutto, Edward avanzò verso il centro del cerchio per poi prendere finalmente la parola.
“Come forse non tutti sanno”, esordì mio fratello. “Io ho la capacità di leggere nelle menti altrui. Normalmente cerco di essere il più discreto possibile, ma sono convinto che in questo caso, tacere non sia la cosa migliore. Forse le mie parole non cambieranno la  sorte di Luca, ma sicuramente vi permetteranno di avere una visione più ampia sull’animo e l’indole della persona che sta per essere giudicata …”.
Il suo discorso fu breve ma significativo. In sostanza, ci spiegò che quello che noi avevamo interpretato come un atteggiamento cinico e distaccato da parte di Luca, in realtà era dettato dalla consapevolezza di essere colpevole e dal rimorso.
Man mano che Edward ci spiegava, la figura di Luca si modificava. Da traditore senza scrupoli, si trasformava in quella di un essere debole e influenzabile, che senza nessun senso critico aveva accettato e fatto proprie le teorie distorte di Daniel, rasentando la follia.
Quando Edward tacque, passai a rassegna le file dei giovani: molti di loro avevano commesso lo stesso errore seguendo Daniel a testa bassa. Alcuni di essi, avevano pagato con la vita l’incapacità di distinguere il bene dal male.
I sopravvissuti, cambiarono il loro atteggiamento: colpevoli, evitavano di guardare il viso di chi gli aveva ricordato il loro crimine.
E in quel momento, giunsi alla soluzione: avevo trovato la giusta ed equa condanna per Luca.
##########################################

 
 
POV: Luca
La natura è davvero arrabbiata stanotte. Qui lo è sempre.
Da tre anni e mezzo, vivo tra le montagne della Penisola Olimpica.
Un piccolo capanno di cacciatori è la mia casa e gli ettari di foresta attorno a me, la mia prigione. I miei guardiani sono i lupi Quilleute.  Anche se io non li vedo quasi mai: da quando non sono più un lupo, i miei sensi sono molto peggiorati.
Una volta al mese, uno di loro mi viene a portare quello che mi serve. Con alcuni scambio qualche parola, altri si limitano a lasciarmi la roba e sparire.
A parte queste brevi visite, sono sempre solo.
È la mia condanna: l’isolamento a vita.
Non mi lamento. So di meritarla.
 Non ho rimpianti. Solo a volte, come stanotte, il suo viso popola i miei sogni. Allora mi sveglio e capisco che la vera condanna me la sono inflitta da solo. E anche questa purtroppo, durerà tutta la vita.

 
POV: Jacob
University District, Seattle, WA, Stati Uniti
Università.
 Io all’università!
Bè Nessie ed io all’università, la mia piccola ha deciso di fare sul serio con lo studio ed io dopo le prime perplessità, ho deciso di seguirla.
E adesso eccoci qui, a gironzolare per il campus mano nella mano come due normali studenti.
L'università di Washington ha una squadra di football, i Washington Huskies  e una di basket. Gli edifici sportivi sono spettacolari e in generale tutte le strutture sono di recente realizzazione. La mascotte delle squadre è un grosso huskie di nome Dubs (Quando l’ha scoperto la bionda psicopatica, ha commentato che era proprio l’università giusta per me).
Il posto è davvero fantastico, inutile dire che la sua caratteristica migliore è la distanza: anche se non siamo lontanissimi da Forks, io e la mia Nessie possiamo condurre una vita di coppia serena, al riparo da parenti dotati di sensi ipertrofici e morale d’inizio secolo scorso.
Mentre camminiamo, mi soffermo a guardarla, sembra davvero felice ed io lo sono con lei.
Ricordo i tempi bui prima di lei, quando Bella mi aveva lasciato per il suo vampiro e tutto sembrava sgretolarsi intorno a me.  Allora, guardavo i miei fratelli che avevano avuto l’imprinting con un misto di desidero e timore. Volevo che capitasse a me, per smettere di soffrire.  Allo stesso tempo, temevo che l’imprinting mi avrebbe cambiato, rendendomi schiavo di un condizionamento genetico.
Per anni, mentre Renesmee cresceva a ritmo vertiginoso, mi sono chiesto la stessa cosa. Ero felice, certo. Però in me restava sempre il dubbio di aver pagato quella felicità con una parte di me stesso.
Alla fine sono arrivato alla conclusione che è proprio cosi: quando ho visto Nessie per la prima volta, ho perso per sempre quella parte di me che era disperatamente innamorata di Bella.
 Ma ho avuto in cambio molto di più:  una compagna che rispecchia completamente la mia anima e la completa, che capisce il mio essere in tutte le sue sfaccettature, e soprattutto, che mi fa sentire immensamente felice e in pace con me stesso.
Per come la vedo io, non poteva andarmi meglio: ho tutto.
Anzi no, ho più di tutto. Ho Lei.

 
 
Ciao bella gente come vi è sembrato il penultimo capitolo?
Come avrete notato ho conservato qualcosina per il prossimo.
Ci terrei tanto ad avere le vostre opinioni sulla fine di Luca.
A dimenticavo. Jakefan, ho scritto il Pov Jacob pensando alla tua opinione sull’imprinting. Quella che si legge nel paragrafo è la mia. Spero mi perdonerai per averla rifilata proprio al caro Jake.

 
Grazie a:
1 - alice77
2 - bradipetto_francy89
3 - Cordelia89
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17 - jakefan
18 - JeGGe Twilight
19 - Laura the vampire slayer
20 - lenny87
21 - LucreziaM
22 - LullabysseCullen
23 - lulu_t
24 - Maia95
25 - Malika
26 - meryj
27 - Mimy
28 - niki 96
29 - peabody
30 - Pinns
31 - ranocchia
32 - rasonier
33 - saramik
34 - scricciolo90
35 - stefania881
36 - stro410
37 - tamakisskiss
38 - tayloryuk11
39 - titina10
40 - VINCI84
41 - _alessia98_

per avermi aggiunto alla seguite.
Un grazie speciale va a:
Bumbuni, Cordelia89, EmilyHalliwell, E_le_nuc_cia_91, helly96, Lily Malfoy Potter Cullene Frankie99 che mi hanno inserita tra i loro autori preferiti! 

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Capitolo 45
*** Capitolo Quarantaquattro ***


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Capitolo quarantaquattro

POV: Celeste
“Celeste hai controllato i turni?” Mi chiede Andrea, riferendosi alle ronde.
“Si, siamo di turno noi stasera, insieme a Stefano.” Gli urlo per farmi sentire, dato che lui è in bagno.
“Cosa? Ma è sabato sera!” Esclama, mentre esce dalla stanza seguito da una nuvola di vapore e avvolto nel suo accappatoio marrone.
“Scusa, ma che vantaggio c’è a essere l’alfa se poi mi toccano i turni peggiori?” Borbotta, avviandosi verso la sua stanza.
Gli vado dietro mentre un sorrisetto compiaciuto mi si stampa sul viso. “Bè se tu non fossi l’alfa più pigro di tutta la storia della Legione, e non delegassi queste incombenze alla tua splendida sorella, nonché vice, potresti avere i turni che più ti piacciono.”
Mi lancia un’occhiataccia, prima di chiudersi in camera per vestirsi.
Mi diverto un mondo a prenderlo in giro ma mio fratello prende sul serio il suo ruolo di alfa. Anche se all’inizio, quando tre anni e mezzo fa’ Cecilia ha deciso di tornare negli Stati Uniti nominandolo Alfa, siamo rimasti tutti stupiti.
Tutti compreso Andrea, che per tutta risposta mi ha lanciato un’occhiata e poi ha chiesto di parlarle in privato.
A distanza di tanti anni non sono ancora riuscita a scoprire il contenuto di quella discussione, ma quando sono usciti Andrea sembrava totalmente convinto ad assumersi una così grande responsabilità. La cosa più sorprendente per me, è stata rendermi conto che nessuno ha protestato per la nomina di un elemento cosi giovane del branco. Mi aspettavo, che qualcuno degli anziani rivendicasse il ruolo di alfa in nome della maggiore esperienza e invece…
Alcuni sembravano addirittura contenti. Quando il giorno dopo ho domandato spiegazioni, Cecilia mi ha raccontato, che secondo una vecchia profezia, finché il branco sarà guidato dai discendenti della prima Cecilia non potrà mai essere sconfitto.
Sarà, ma io a queste cose non ci credo molto. La mia vita e già bastanza soprannaturale così senza bisogno di tirare in ballo gli antenati e le profezie.
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La zona dell’Eur il sabato sera è un vero casino, un problema per chi come noi invece di divertirsi deve lavorare, la confusione rende tutto più difficile.
Per sorvegliare un territorio cosi vasto siamo costretti a dividerci, mentre attraversiamo un quartiere dopo l’altro alla ricerca di tracce olfattive sospette.
Certo che è deprimente sorvegliare gli altri che vanno a divertirsi! Mi fermo ad ammirare l’obelisco dedicato a Marconi, come sempre quando passo di qui.
Il cellulare vibra nella mia tasca. È Stefano.
Leggo il breve messaggio che mi ha mandato “sono vicino al palazzo della civiltà raggiungimi”.
Il palazzo in questione, si trova a pochi minuti da qui: ha una figura inconfondibile ed è un po’ il simbolo dell’Eur, per la sua struttura particolare, è chiamato da alcuni il Colosseo quadrato.
Arrivo in fretta sul posto, in tempo per vedere Andrea che, sbucando dalla parte opposta raggiunge Stefano, fermo proprio di fronte al palazzo.
“Che succede?”, Chiedo.
 Il mio naso mi risponde prima che lo facciano gli altri. Vampiro.
Una scia leggera aleggia intorno a noi: il proprietario non si è nemmeno preoccupato di nasconderla in qualche modo. 
Senza bisogno di parole, iniziamo a seguire la traccia lasciata dall’aspirante suicida: solo un’idiota entrerebbe così nel nostro territorio quindi, o questo tipo non sa di noi, o vuole morire.
 
Avanziamo da ormai mezz’ora, quartiere dopo quartiere, la traccia si fa sempre più evidente: il nostro amico deve essere in vena di camminare, perché ha attraversato tutta Roma.
La speranza che non abbia ancora fatto vittime, s’infrange in un vicolo buio dove il cadavere di un uomo, giace scomposto vicino a un cassonetto.
“Guardate qua” dice mio fratello, indicando lo squarcio sulla gola del poveretto.
La ferita è irregolare e ampia, ma a chi sa guardare appare per quello che è: un tentativo di confondere le tracce.
Veloci, riprendiamo l’inseguimento fino a un quartiere residenziale. Rallentiamo, Stefano impreca rabbioso: “Porca puttana! Questo si è fatto il giro turistico. Ci manca solo che vada a trovare il Papa!”
Le strade sono deserte e tranquille, lontane dalla confusione del centro. Ci guardiamo intorno, qui sarà più facile individuare e abbattere il vampiro.
All’improvviso, una figura attraversa come un lampo la strada, per poi infilarsi dentro un vecchio parcheggio coperto incustodito.
Ci guardiamo un attimo l’un l’altro e un sorriso soddisfatto si dipinge sui nostri visi. Non ho bisogno di essere nella testa dei miei compagni per capire cosa pensano: il bastardo si è messo in trappola da solo, là dentro potremo agire indisturbati.
 
Avanziamo lentamente inoltrandoci nel parcheggio male illuminato, –non che faccia molta differenza per noi- il vampiro è qui, posso sentirlo chiaramente, il suo odore è dappertutto.
Un leggero fruscio e sbuca fuori da dietro un pilastro, per niente intimorito. Evidentemente ci crede tre umani indifesi.
Non è il primo vampiro che vedo. Cavolo, alcuni di loro sono anche miei amici! Ma questo mi lascia a bocca aperta.
Un ragazzino! Porc … quale mente malata ha trasformato un ragazzino di nemmeno dodici anni in un vampiro?
“Andrea …” Mormoro sconvolta.
“Si, lo vedo”
Il contrasto tra l’innocenza dei lineamenti del bambino e la ferocia dei suoi occhi di fiamma, deve avere colpito anche lui: è agghiacciante.
“Non avevano detto che … insomma, questi cosi non erano vietati?” Commenta Stefano.
Sono vietati. Il tizio che l’ha creato ha infranto le loro leggi” Gli rispondo.
Per niente intimorito il ragazzo avanza di qualche passo “Lupi!” esclama, la sua voce è dolce e delicata. Poi il viso di porcellana si contrae in una smorfia “Mi avevano detto che puzzavate, ma non credevo cosi tanto”.
Ci conosce! Quindi deve aver fatto tutto apposta, la traccia evidente, il cadavere, tutto.
Ma perché?
“Avevo tanta voglia di giocare con voi, ci divertiremo insieme. Con gli altri il gioco finisce subito e non mi piace”
Un gioco che non finisca subito. Davvero al peggio non c’è mai fine. Non voglio nemmeno pensare alla sua idea di gioco.
C’è una cosa sola da fare. Istintivamente guardo Andrea, che annuisce.
In un secondo mutiamo e tanti saluti ai vestiti. Per fortuna ho lasciato lo zainetto con il cambio all’entrata del parcheggio.
Le menti dei miei compagni mi raggiungono, sono calmi, rilassati. Il vampiro è inquietante, ma non veramente pericoloso per noi.
Stefano è persino su di giri, ha raccolto la sfida del piccolo mostro ed è ansioso di giocare.
Con Andrea al centro e noi due a coprire i lati, la nostra formazione avanza lentamente.
Il vampiro non sembra molto preoccupato di trovarsi davanti tre lupi, ognuno dei quali lo sovrasta ampiamente. Anzi il suo sorriso si allarga.
Per un secondo.
Poi con un ringhio basso, Andrea lo carica.
“Non è possibile! Non funziona!” esclama sconcertato il ragazzo, schivando l’attacco.
Il suo salto lo porta  dritto dritto tra le mie zanne, dove la sua corsa finisce. Per sempre.

 
POV: Andrea
Albeggia appena, mentre Celeste ed io torniamo lentamente verso casa, dopo aver salutato Stefano.
Frugo nelle tasche dello zainetto che mia sorella porta in spalla alla ricerca del cellulare, lo trovo e con spirito rassegnato controllo i messaggi.
Niente. Marika sarà ancora furiosa per la buca che gli ho dato ieri sera. Ma davvero, mi ero dimenticato di avere il turno di ronda! Così ho inventato una scusa, poco credibile anche alle mie orecchie per la verità. Ma cosa potevo dirle: tesoro non posso uscire perché come mutaforma e membro della legione, nonché alfa, di tanto in tanto mi toccano dei turni di guardia? Ma andiamo.
Marika mi piace, ma raccontarle tutto … escluso. Non voglio e soprattutto non posso farlo. Per un milione di buoni motivi.
Chiudo il telefono, le invierò un messaggio più tardi, a un’ora decente.
Celeste continua a camminare accanto a me, silenziosa.
“Che hai?” Le chiedo.
“Niente, pensavo al vampiro di stanotte.”
Già, il mini vampiro era … “Agghiacciante, vero?”
“Tanto, ma non è solo questo. Non te lo so dire, c’è qualcosa che non mi suona.”
Effettivamente è da un po’ che ci rimugina su, ma a parte l’ovvio …
“Tipo?” le chiedo nella speranza che chiarisca il concetto.
“Te l’ho detto, non lo so!” s’interrompe un secondo per poi riprendere con più foga di prima. “Per esempio, cosa vuol dire: non è possibile! Non funziona! Cosa voleva fare?”
“Magari, aveva qualche capacità particolare e si è reso conto all’ultimo minuto che con noi non funziona”.
“Giusto!” Esclama. “Ma come può essere? Cecilia se n’è andata, da dove viene questa cosa, chi ci protegge?”
Si è bloccata di colpo, come fulminata dalla domanda che si è fatta.
Naturalmente, ignora che la risposta è lei. Come ignora che per discendenza, in qualità di Alfa, ha ereditato lo scudo che protegge il branco.
Quando tre anni fa Cecilia mi ha proposto di sostituirla, mi è venuto un colpo, dentro di me sapevo di non essere io il capo. Ma quando mi ha spiegato, chi era la vera destinataria di quel fardello, ho accettato subito.
Perché l’ho fatto?
Perché lei era troppo giovane. Perché era da poco entrata nel nostro mondo. Ma soprattutto perché è la mia sorellina. Per nessuna ragione al mondo, avrei permesso che si ritrovasse catapultata in prima linea in un mondo pericoloso come il nostro, non così presto almeno.
“E se chiedessimo a Cecilia? Magari lei sa la risposta” mi domanda.
“Non lo so, forse” Rispondo vago. ”Senti, sto morendo di fame, andiamo a fare colazione al bar? A quest’ora ci sono i cornetti caldi”
Un sorriso gigante le si apre sul viso  “Buona idea. Ci sto!”
Mi precede allegra mentre andiamo verso il bar. So che alla fine dovrò dirle tutto, ma è difficile. Quando la guardo, vedo sempre la mia sorellina.
Mi chiedo, se ai miei occhi sarà mai abbastanza grande o abbastanza pronta per rischiare la vita.
So che presto dovrò raccontarle tutto.
Non ora però. Adesso l’unica cosa che ci aspetta sono i cornetti caldi e una buona dormita.

 
Ciao, bella gente! E si! Siamo arrivati alla fine. Non ho parole per ringraziare tutti quelli che mi hanno seguito in questa avventura. Specialmente chi ha commentato, siete stati preziosi. Grazie mille!!!!
Non so ancora se questa storia avrà un seguito, questo capitolo lascia qualche porticina aperta, se mi verrà in mente una buona trama, forse ….
Fatemi sapere cosa pensate.

 

Un grazie speciale va a: Bumbuni, Cordelia89, EmilyHalliwell, E_le_nuc_cia_91, helly96, Lily Malfoy Potter Cullene Frankie99 che mi hanno inserita tra i loro autori preferiti!

Grazie a:
1 - alice77
2 - bradipetto_francy89
3 - Cordelia89
4 - cristina_
5 - cuoricina1996
6 - EmilyHalliwell
7 - E_le_nuc_cia_91
8 - Giada3
9 - gothicluna
10 - helly96
11 - lella22
12 - Lily Malfoy Potter Cullen
13 - mimmyna
14 - moza35
15 - nilde
16 - peabody
17 - sara volturi
18 - tayloryuk11
19 - _Ambrosia_
per avermi aggiunto ai preferiti .
1 -
AgneAry Cullen
2 - cristina_
3 - cuoricina1996
4 - JeGGe Twilight
5 - kucciolottathebest
6 - pixieandsoilder
per avermi aggiunto alle storie da ricordare.
1 -
Alicetta91
2 - Camilla L
3 - cesarina89
4 - cochi
5 - cristina_
6 - csgrobby
7 - cullengirl
8 - cuoricina1996
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11 - Frankie99
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13 - Glael_87
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15 - Jack and Carly love
16 - jaia
17 - jakefan
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19 - Laura the vampire slayer
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23 - lulu_t
24 - Maia95
25 - Malika
26 - meryj
27 - Mimy
28 - niki 96
29 - peabody
30 - Pinns
31 - ranocchia
32 - saramik
33 - scricciolo90
34 - stefania881
35 - stro410
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per avermi aggiunto alla seguite. 

 

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