I want to break Free

di kribja
(/viewuser.php?uid=53920)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. X5-498 ***
Capitolo 2: *** 2. Terminal City ***
Capitolo 3: *** 3. New World ***
Capitolo 4: *** 4. Intruders ***
Capitolo 5: *** 5. Transgenic life ***
Capitolo 6: *** 6. Heat waves ***
Capitolo 7: *** 7. This ... kill me, already know. ***
Capitolo 8: *** 8. Song of the Century ***
Capitolo 9: *** 9. My hope must not die. ***
Capitolo 10: *** 10. The fight ***
Capitolo 11: *** 11. New Entry ***
Capitolo 12: *** 12. The essence of the paintings ***



Capitolo 1
*** 1. X5-498 ***


I want to break free

I want to break Free

http://i52.tinypic.com/2hclwm1.jpg

They designed her to be the perfect soldier...
a human weapon... then she escaped.
In a future not far from now... in a broken world...
she is haunted by her past.
She cannot run, she must fight... to discover her destiny.

1.X5-498

 

“Come possiamo dubitare di essere tutti liberi per natura, dato che siamo tutti uguali?
A nessuno può venire in mente che la natura, che ci ha fatti tutti uguali, abbia costretto qualcuno in servitù.
 Ne consegue quindi che la libertà è un diritto naturale,
e a mio avviso bisogna aggiungere che siamo nati non solo padroni
della nostra libertà, ma anche inclini a difenderla.”

Étienne de La Boétie

Un anno.

Era passato un anno o poco più.

Più di trecentosessantacinque giorni di libertà.

Di speranza.

Di vita. Una nuova vita.

Lontana da Manticore, lontana da quella che per 20 anni era stata la mia casa o, come sarebbe meglio definirla, la mia prigione. E con me, non si sa esattamente di quante altre persone, perché nonostante fossimo stati creati in laboratorio da stupide provette, noi esseri geneticamente modificati, siamo persone. Soffriamo, moriamo, gioiamo e viviamo come tutti gli altri umani. Eppure non era questo quello che ci insegnavano in quel centro governativo.

Manticore era un progetto segreto del Governo Americano che creava soldati, attraverso la manipolazione genetica, per potenziarci e renderci il più vicino possibile alla perfezione. Ma in primo luogo creava umani. I primi 20 anni della mia vita li ho passati nella convinzione di essere un automa che svolgeva solo le funzioni che ci venivano impartite. Sono nata da una madre, di cui neppure ricordo il volto, a cui sono stata strappata subito dopo il parto per essere cresciuta da uomini meschini, che mi hanno insegnato come uccidere, come ingannare, come spiare, come portare a termine le missioni affidatemi. Mi hanno insegnato che tutto quello che c’era fuori da quel centro fosse nemico, qualcosa da sconfiggere per poi tornare nella mia cella di pochi metri quadri ad addestrarmi per un’altra missione. Mi hanno insegnato che, in quelle quattro mura con una piccola finestra, sarei stata al sicuro, protetta dalla malvagità che regnava sul mondo, senza in realtà essere a conoscenza del fatto che vivevo nel seno della menzogna e della crudeltà. Oggi so uccidere un uomo in meno di cinque secondi, senza che lui se ne accorda neppure. So come rendere la vita degli altri impossibile con torture sia fisiche che mentali.

Sono una macchina da guerra perfetta che non dovrebbe neppure conoscere il significato delle parole “compassione”, “pentimento” e “dispiacere”. Le uniche immagini che ci permettevano di conoscere erano quello che ci portavano a terminare la missione. Ancora oggi mi sveglio nel cuore della notte, dopo aver sognato con paura e terrore, di trovarmi dietro un banco mentre il colonnello Donald Michael Lydecker continuava ad impartirci le sue nozioni in una stanza semi buia, illuminata solo da un pannello che supportava le sue parole con immagini.

Enemy” “Discipline” “Duty

A 15 anni mi venne affidata la mia prima missione con omicidio. Loro la chiamavano missione Beta3, era molto semplice. Mi prepararono per un mese facendomi vedere le foto dell’obbiettivo che avevo il compito di uccidere, non conoscevo il motivo, sapevo solo che era un nemico per la salvaguardia della base, un nemico di Manticore. Mi avevano insegnato i suoi spostamenti e quale era il momento e il modo adatto per togliergli la vita. Dovevo essere solo un’ombra nel mondo, uccidere il soggetto e tornare alla base a missione completa, senza farmi vedere o riconoscere in alcun modo. Quando uscì feci come mi era stato detto, senza pormi domande perché cosi mi era stato insegnato. Uccisi quell’uomo, di cui non conoscevo neppure il nome, in un parco devastato dalla sporcizia e dall’incuria, durante le prime luci del mattino. Prima stordì, senza farmi vedere, le guardi che lo accompagnavano a fare jogging e dopo un attimo, gli era dietro con la sua testa tra le mani dopo averlo fatto cadere in ginocchio. Lui implorava di non ucciderlo, di lasciarlo libero, che aveva una famiglia, ma per me quella parola non aveva ancora un significato.

Ci misi dieci secondi più di quelli che mi era permesso per ucciderlo, sentivo la tristezza della sua voce, la paura e la pietà e ne avevo timore. Con un colpo secco gli spezzai il collo, osservando il suo corpo che si accasciava al terreno umido di rugiada, dalla tasca cadde un portafoglio scuro di pelle che si aprì e mi permise di vedere un’immagine colorata.

Un fotografia che raffigurava l’uomo che avevo appena ucciso sorridente mentre teneva tra le braccia una bambina allegra e una donna che lo abbracciava di lato. La bambina era così piccola, poteva avere sette anni e sembrava avere un’espressione cosi spensierata e felice che mai mi sarei sognata di poter assumere io, neppure quando era nelle camerate con il mio gruppo. Qualcosa di caldo, umido e salato uscì dai miei occhi rigandomi le guancie. Fu la prima volta che piangevo dopo anni e anni mentre un’orrenda sensazione scombussolava il mio petto, qualcosa di oppressivo. Non feci in tempo ad analizzare quella sensazione sconosciuta che il calco di un fucile mi colpì dietro la testa e mi risvegliai a Manticore in un’ala del laboratorio. Per la mia prima missione Beta3, gli agenti mi seguirono e non furono per niente soddisfatti del mio operato. Quelle lacrime mi costarono sei mesi di torture mediche e psicologiche, per non parlare dei lavaggi di cervello che subii.

Da allora mi vennero affidate altre missioni Beta3 che riuscì a svolgere correttamente, ma ogni volta mi ritrovavo nella mia cella a piangere e a pentirmi di quello che mi avevano imposto a fare. Scappare era inutile da quando un gruppo di dodici X5 era fuggito nel 2009 evadendo da Manticore. A tutti, soprattutto a noi serie X5, avevano detto di aver messo un microchip nascosto nel corpo che, ad un singolo comando dell’organizzazione, ci avrebbe fatto esplodere non lasciando neppure la polvere. Continuavano a farci vedere le immagini dei fuggitivi insegnandoci che erano dei disertori, che avevano disonorato Manticore, che erano stati contaminati dal male del mondo esterno, che ormai erano nemici e dovevamo ucciderli se li avessimo incontrati. Ma in realtà, sapevamo tutti, o quasi, che loro avevano trovato la libertà. Che erano fuggiti dalla prigione che ci aveva creato.

Un anno e mezzo fa catturarono vari X5 che erano fuggiti tra cui 452. Casualmente vidi questa splendida ragazza trasporta su una barella, in fin di vita, nei laboratori di Manticore. Non so come riuscirono gli scienziati, ma poco tempo dopo quell’X5 era in piedi, viva e più combattiva che mai. Dai suoi occhi traspariva, in ogni singolo istante, la rabbia per essere di nuovo prigioniera del luogo da cui era scappata.

Nel breve periodo che tornò a Manticore mi venne ordinato di combattere contro di lei per allenarci. Io non volevo. Se da un lato la odiavo perché per colpa sua e del suo gruppo il resto do noi aveva subito dolorosissimi esperimenti, dall’altro vedevo il lei la speranza. Lei era stata fuori, aveva visto il mondo reale, aveva vissuto veramente.

Fui costretta ad attaccarla, dopo una violenta scarica di corrente elettrica proveniente da uno di quel maledetti aggeggi che avevano le guardie, ma il nostro non fu un vero combattimento. Non volevo colpirla e lei non voleva farmi del male anche se non so il perché. Vinse l’X5, mi lasciai cadere a terra dopo appena cinque minuti sotto gli occhi poco soddisfatti del nostro nuovo addestratore, Madame X. Non so che fine avesse fatto Lydecker ma se lui era stata crudele Madame X non aveva rivali, era spietata e malvagia.

L’X5 mi diede la mano e mi aiutò ad alzarmi da terra con un sorriso sulle labbra. Non dimenticherò mai le parole che mi disse mentre mi guardava gentilmente.

-Tirati su, piacere io sono Max.-

-X5-498.- Le dissi la mia designazione rimettendomi in piedi senza abbassare lo sguardo, anche se ero un po’ imbarazzata. L’avevo fatta vincere e se ne era accorta, non mi ero neppure sforzata di combattere decentemente.

-Dovresti avere un nome.- Era buona e dolce, cosa non permessa a Manticore che ci aveva insegnato ad essere freddi e rigidi. Stava per dire altro ma Madame X ci interruppe gettandomi nuovamente a terra schifata, avrei potuta ucciderla in meno di tre secondi ma sapevo fin troppo bene quali sarebbero state le conseguenze. Max la guardo truce mentre mi spingeva e la donna non fu da meno, mentre le diceva delle cattiverie che non potevo capire, tirando fuori un certo Solo Occhi. Quando ho potuto respirare la libertà ho scoperto chi fosse e cosa facesse.

Solo un’altra volta vidi Max, la notte dell’incendio a Manticore, la notte che ci diede la libertà. Era preoccupata ma mi sorrise e mi urlò di fuggire via e di vivere e cosi ho fatto da un anno a questa parte. Non so cosa sia successo a Manticore ma sono sicura che, se adesso sono fuori di lì, è sicuramente grazie a lei e con me tutti gli altri transgenici. Ci siamo divisi e ognuno è fuggito per la sua strada, nascondendoci in quello strano e decadente mondo. Noi che siamo simili a umani ci siamo inseriti bene, cercando di coprire il nostro codice a barra identificativo, ma quella notte durante la fuga, creature lontane dal pensiero umani sono venuti con noi. Transgenici con DNA animale diverso dal mio. Loro sono i più sfortunati perché la gente ha paura di quello che non conosce e non capisce.

Io e la mia squadra siamo fuggiti dal Wyoming diretti a San Francisco, ma ci siamo dovuti separare in maniera straziante perché Manticore non ci ha permesso di vivere neppur dopo la sua caduta. Siamo ricercati da agenti governativi e in costante pericolo. Ho perso di vista tutti i miei amici, tutti coloro con cui sono cresciuta e a cui voglio bene. Vivo nella speranza che siano salvi e di poterli vedere un giorno.

Anche San Francisco è stata colpita dall’onda elettromagnetica che ha devastato il mondo, spesso sento delle persone che raccontano di come era prima di quel disastro immaginandomi come potesse essere migliore, ma a me piace cosi come è. Forse perché sa di libertà.

Sono riuscita ad introdurmi bene nella società ma sono sempre in ansia per occultare la mia vera identità. Sono diffidente di natura e adesso ho anche un nome, proprio come voleva Max. Mi chiamo Annie, so che è un nome maschile ma mi è piaciuto subito. L’ho preso in prestito da un film che venne fatto prima che il mondo diventò decadente grazie all’ IMP.

Ed è grazie ai bollettini Streaming Freedom di Solo Occhi che adesso ho un nuovo obiettivo. Non so per quale motivo ma questo cyber-giornalista ha preso a cuore la questione di noi transgenici cercando di cambiare la pessima opinione pubblica, ma è grazie a lui che ho scoperto dell’esistenza di Terminal City, una zona disabitata di Seattle, in cui si sono riuniti tutti i miei simili dando inizio a una resistenza. Ho intenzione di andare lì perché sono stufa di avere paura a causa di chi non ci accetta e non ci capisce. Per questo ho abbandonato San Francisco per andare lì a far valere la nostra causa .

Voglio vivere, voglio essere libera e poter sentirmi pari al resto del mondo.

--- Autrice ---

Salve a tutti e principalmente grazie a chi ha avuto voglia di leggere questo primo capitolo.

Ho visto per la prima volta Dark Angel quando lo trasmettevano in TV in seconda serata, ormai 7 anni fà, e da allora non ho resistito al suo fascino. Ogni volta che fanno le repliche corro a vederlo. La delusione più grossa è che dopo solo due stagioni sia stato cancellato.

Questa storia la avevo in mente da secoli cosi mi sono messa al pc e ho cominciato a scrivere.
Quello che avete letto è solo l'introduzione della protagonista, Annie. Nel prossimo capitolo si entra nel vivo della storia.

Bye^^

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2. Terminal City ***


I want to break free

I want to break Free

http://img408.imageshack.us/img408/5486/darkangelbandiera2dg0.jpg

They designed her to be the perfect soldier...
a human weapon... then she escaped.
In a future not far from now... in a broken world...
she is haunted by her past.
She cannot run, she must fight... to discover her destiny.

2. Terminal City

 

"Dove volete andare? Io ho finito di scappare, di nascondermi e di avere paura.
Non voglio più vivere come una miserabile.
 Non vi siete stufati di vivere nell'oscurità?
Non volete sentire il sole sulla vostra faccia?
Non volete avere un posto dove poter camminare per strada senza avere paura?
 Loro ci hanno creati e addestrati a essere soldati e a difendere questo paese.
E allora che si assumano le loro responsabilità, invece di cercare di spazzarci via come immondizia.
Siamo stati fatti in America e qui vogliamo rimanere.

Ci chiamano mostri... e chi se ne frega!
Oggi io sono fiera di essere un mostro e oggi diremo basta a questa ingiustizia.
Chi è con me?"

Max Guevara


Seattle.

San Francisco ha risentito dell’onda elettromagnetica che ha devastato l’America ma Seattle è ridotta decisamente peggio. La sporcizia la invade, l’anarchia regna sovrana insieme al caos e la paura, le instabili forze politiche che governano questa città sono una combinazione di leggi marziali, di criminalità e di corruzione che la rendono ancora più invivibile. Appena metto il piede sull’asfalto, dopo aver abbandonato l’autobus che mi ha accompagnato per una tratta del mio viaggio, sono in molti a puntare lo sguardo su di me, per lo più povera gente che credo stia decidendo se è il caso o meno di provare a derubarmi. D'altronde appaio come una giovane ragazza sola che cerca di non dare nell’occhio. Non ho idea di dove si trovi Terminal City per cui dovrò chiedere in giro.

Mentre cammino indisturbata e indifferente per quelle strade mal ridotte, mi trovo uno di quel maledetti droni volanti della polizia che cercano di riconoscere i volti delle persone. Non posso permettere che indugi su di me, so che gli agenti governativi hanno la possibilità di individuarmi tramite quei cosi e non posso permetterlo.
 
Mi volto velocemente infilandomi in una strada maleodorante, un pover’uomo sta rovistando nei tremendi bidoni dell’immondizia alla ricerca di qualcosa di cui sfamarsi, mi fa decisamente pena ma, adesso, non posso aiutarlo neppure volendo. Mi allontano a testa bassa mettendomi il cappuccio della felpa per coprire il mio codice a barra quando, mi imbatto in un tipo che sventola un giornale con, in prima pagina, la foto di un palazzo con una bandiera che svetta sul tetto con titolo “La resistenza dei mostri”.


Gelida, ne acquisto uno per pochi spiccioli, i miei ultimi spiccioli, non badando alle parole di quell’idiota sul mio aspetto fisico, se sapesse che sono proprio una di quei mostri che sono in copertina, non si comporterebbe cosi. Ne sono certa.

A pagina 3 c’è una foto più grande. Il palazzo di un complesso diroccato, la stessa bandiera sul tetto su cui è raffigurata una colomba bianca in segno di libertà e speranza forse. Ma la cosa che mi stupisce è che si intravedono delle persone, dei mutanti e tra queste riconosco Max. I capelli le si sono allungati e il suo viso non ha perso quell’aria preoccupata che ho visto in lei quando siamo fuggiti, anzi adesso è ancora peggio. Devo raggiungere subito quel luogo, non sono al sicuro qui.

Leggo velocemente l’articolo, ignorando le cattiverie gratuite che i mass media diffondono sul nostro conto, per trovare un’indicazione su dove sia Terminal City continuando a percorrere le strade della città. Non guardando avanti, non mi accorgo del posto di blocco delle forze dell’ordine settoriali in cui sono imbattuta, le alti reti non permettono il passaggio e agenti controllano coloro che vogliono passare facendo scoprire il retro del collo.

Cercano il codice a barre.

Idioti.

Come se un transgenico si mettesse a fare la fila per attraversare un posto di blocco. Noi possiamo saltarlo agilmente senza destare sospetti. Con maggiore calma studio la zona migliore da cui passare, trovandola poi tra due palazzi diroccati vicini, la rete passa in mezzo e lo spazio è sufficiente per me. Mentre spicco il balzo che mi porterà dall’altro lato sento una voce urlare.

-Ehi…-

Il vecchio di prima è appena entrato nel vicolo beccandomi e attirando l’attenzione di quei aggeggi elettronici volanti, facendo scattare l’allarme. Il rumore delle sirene mi perfora i timpani e atterrando mi ritrovo a fissare l’obbiettivo di quel maledetto drone. Cavolo, sono stata identificata.

Veloce come è nella mi natura, fuggo da quel luogo sentendo appena le urla e gli spari dei poliziotti dietro di me, ma altri agenti stanno venendomi in contro in lontananza. Riesco a raggiungere il tetto di un palazzo senza essere vista, a quest’altezza non dovrei riscontrati troppi problemi, ma ho ancora l’adrenalina in circolo e il cuore in gola, mi sono davvero spaventata, per cui cerco di mettere quando più spazio possibile tra me e miei inseguitori in poco tempo.

Passate ormai due ore da quell’incidente ancora non mi sono decisa a mettere i piedi per terra, ho paura di essere beccata di nuovo. Da qui su riesco a vedere meglio i palazzi che mi circondano, deve essere una zona residenziale questa, ma non riesco a trovare il mio obiettivo e il che è decisamente frustrante. Avrei dovuto informarmi meglio mentre ero a San Francisco.

Dal cielo grigio scuro cominciano a cadere dei gran goccioloni acidi che in poco tempo mi bagnano completamente. Ecco, solo questa ci mancava. Sono arrabbiata, frustrata e completamente zuppa d’acqua. Davanti a me c’è un palazzo particolarmente alto e fatiscente, quasi sicuramente abbandonato dato che, dal suo interno, non vengono rumori e non vedo alcuna forma umana. Mi introduco da una finestra rotta per aspettare che, almeno la pioggia, smetta di cadere, dopo potrò ricominciare la mia ricerca.

L’acqua continua a cadere lentamente e ritmica per almeno un’altra ora e mezza mentre l’oscurità comincia ad avvolgere tutto, mi stringo ancora di più le gambe al petto, sempre più demoralizzata. È tutto cosi diverso qui, ogni cosa mi ricorda Manticore e il mio primo periodo di libertà, in cui la paura e lo smarrimento facevano da sovrani indiscussi. In lontananza dei rumori di passi mi distolgono dai miei pensieri, sta venendo qualcuno e sono in pericolo, mi alzo circospetta mettendomi in posizione di difesa, cercando di nascondermi. I passi si fanno sempre più vicini, a giudicare dal rumore sono più persone, presumibilmente due donne e tre uomini, potrei affrontarli tranquillamente ma meglio se non do nell’occhio.

Da un corridoio riesco a vedere quelle cinque figure passare. Sono vestiti in maniera egocentrica, tendenti al nero urlando euforici e con in mano delle bottiglie di birra. Grazie alla vista migliorata di cui sono stata dotata, riesco a notare che due ragazzi hanno il codice a barra, proprio come il mio, dietro il collo.

Sono transgenici. Finalmente un po’ di fortuna. Mentre loro si introducono in una stanza con divani e letti sudici, mi avvicino sentendo le loro voci. Sono eccitati per qualcosa che hanno fatto, ma non riesco a capire cosa, poco importa, tra poco lo sarò. Decido di mostrarmi entrando nella stanza. Sono entusiasta anche io di poter vedere transgenici come me. Qualcuno da cui non devo scappare e magari loro sanno anche dove è Terminal City.

-Salve ragazzi.- Sicura e con un sorrisetto sulle labbra entro nella stanza che puzza di sudore. Tutti gli sguardi sono puntati su di me e non sono decisamente positivi, ma posso capirli. Il tipo con dei dermal sulla testa si alza in piedi rabbioso puntando verso di me. Caspita se è brutto.

-Che cavolo…?-

-Calmi, calmi. Sono una di voi.- Mi giro alzando i miei lunghi capelli neri per permettergli di vedere il mio codice a barre.

-Designazione X5-498.- Quando dico cosi mi sento ancora un soldato prigioniero.

I loro volti si rilassano e sorridono appena. La ragazza dai capelli rossi seduta sul bordo della poltrona continua a guardarmi in maniera poco rassicurante.

-Un X5…- A parlare è stato il tipo che sembra essere il loro leader, che resta comodamente seduto sul divano dove poco prima l’altra ragazza lo stava vezzeggiando.

Mi avvicino al loro cerchio, ignorando lo sguardo famelico del ragazzo pelato che sembra non abbia mai vista una donna in vita sua. Che razza di tipo!

-Mi chiamo Annie.- Porgo la mano al leader che mi fissa sempre più incuriosito ma sorridente, le ragazze mi sono intorno avvicinandomi per sfiorarmi le braccia. La mano che stringo è gelida e rude.

-Noi siamo X6 fuggiti da Manticore. Io sono Dawson e loro due Rachele e Merci- indica prima la rossa e poi l’altra dallo strano odore di benzina, che si avvicinano sempre più. I miei riflessi felini mi avvertono del tipo pelato che cerca di colpirmi da dietro, mettendomi immediatamente all’attacco gli sferro un potente calcio che lo fa volare fine alla parete, per poi colpire l’altro che cerca di centrarmi con un pugno, le due ragazze mi sono addosso tirandomi per i capelli e mentre facilmente sto per liberarmi di tutte e due, ferita nell’orgoglio, delle violente scariche elettriche mi attraversano il corpo partendo dalla schiena.

Cado a terra, preda delle convulsioni, i contorni si fanno sfocati. Quello che pensavo fosse il leader mi ha colpito alle spalle con una pistola elettrica che manda degli impulsi elettrici negativi al mio cervello.

-Abbiamo preso uno di quei mostri che si vedono...-

Le orecchie non sentono più e ormai vedo solo una massa indistinta sopra i miei occhi, le forze mi abbandonano mentre il dolore mi invade. E poi mi lascio andare.

Intorno a me solo oscurità. Buio totale.

....

Voci soffuse.

Veloci spostamenti d’aria.

Rumore attutito.

Qualcuno deve star combattendo. Tento invano di aprire gli occhi ma il dolore me lo impedisce, non sento il mio corpo, non sento gli arti e neppure le palpebre. È come se lievitassi nell’oscurità, lontana dalla realtà, senza ricordi ne capacità. E poi, mentre tutto sembra acquietarsi, al nauseante puzzo di sudore e marciume si sostituisce un fresco profumo di muschio mischiato ad altro, è buonissimo e mi avvolge completamente rassicurandomi dell’ostile buio che mi circonda.

-Tranquilla, adesso ci siamo noi.- Un dolce suono lontano raggiunge il mio cervello infondendomi sicurezza. Non so perché ma, di quella voce calda e calma, mi fido subito tranquillizzandomi e permettendomi di abbandonarmi in un lungo sonno ristoratore.

....

La testa mi gira come dopo una sbornia assurda, sono su qualcosa di comodo, al caldo e intorno c’è un buon profumo. Con calma apro un occhio ma la luce mi trafigge costringendomi a richiuderli, un lieve rumore desta i miei sospetti. Ignorando il dolore mi metto a sedere guardandomi in torno.

-Ehi, stai tranquilla 498, qui sei al sicuro. Quegli idioti ti hanno trasmesso una carica tre volta superiore a quella che comporta lo stordimento, sei fortunata a non essere morta.-

Lei la chiama fortuna.

Se ne sta lì, appoggiata a un muro con l’intonaco scrostato e la muffa che fa capolinea, un sorriso disarmante sul pallido volto, la sicurezza negli occhi scuri che mi guardano profondamente e le braccia incrociate al petto. Con voce derisoria Max Guevara continua a rivolgermi la parola ignorando il mio sbigottimento.

-Hai perso l’uso della parola?! Se non ricordo male a Manticore parlavi.-

-Max… so-sono contenta di vederti- Mi ridesto aprendomi in un sorriso mentre i muscoli si distendono. Sono davvero felice di vederla dopo più di un anno dal nostro ultimo incontro nel bosco, durante la fuga.

-Pensavo che ti fossi mozzata la lingua. Come ti senti? La scarica è stata potente ma quando siamo arrivati hai ripreso i sensi per un attimo.-

-Sto bene, almeno credo. Mi scoppia la testa e sento un gran formicolio in tutta la gamba destra ma mi riprenderò presto.- Sono stata ridotta peggio ma non credo sia il caso di dirglielo. Mi metto più comoda nella brandina, in maniera tale da poter appoggiare la testa che continua a vorticare appena con un senso di nausea che non vuole abbandonarmi. I suoi occhi non mi hanno lasciata per un momento, indagando su quello che le ho appena detto.

-Come sei finita con quella band di svitati?- Sono certa che il suo non è un interrogatorio ma la curiosità di una sorella maggiore preoccupata per il prossimo, difatti sul suo volto non c’è più l’espressione semi divertita di prima.

-Ero alla ricerca di Terminal City, ma non avevo idea di dove fosse, fino ad oggi mi sono nascosta a San Francisco.-Aggiunsi come per scusarmi.-Mi sono imbattuta in quei tipi che avevano il codice a barra e ho pensato che fossero dei nostri. Sono stata una stupida. Scusami Max.- Mi sento mortificata, avrei dovuto capire subito che erano cacciatori di transgenici.

L’espressione di Max si addolcisce. –Si fanno dei tatuaggi per cercare di confonderci ed ingannarci. Non preoccuparti, non sei la prima che cade nel loro stupido giochetto, ma cerca di stare più attenta.-

Abbasso gli occhi per la prima volta, dopo tanto tempo, imbarazzata. È bello sapere che c’è qualcuno che ci preoccupa di te.


-Come mai sei venuta qui?- Incalza maggiormente il tono apprensivo. È come se si sentisse in colpa per qualcosa che non riesco a capire.

-Per lo stesso motivo per il quale tu e gli altri siete qui, voglio la mia libertà.- Sono sincera, a lei posso dire la verità, sa come mi sento nel mondo esterno. Sempre braccata e sempre in pericolo.

Il sorriso riaffiora su Max e si tranquillizza, l’interrogatorio è finito.

-Ti lascio riposare 498, ne hai bisogno.- Si allontana dal muro nella sua felina figura nera, verso il lato destro dove, solo adesso, mi accorgo che c’è una porta. Attiro di nuovo la sua attenzione.

-Ho un nome adesso…- L’ho detto a bassa voce ma sono certa che mi ha sentito, difatti si volta ancora verso di me soddisfatta.

Prima che io o Max possiamo riaprire bocca, la porta si apre e ne esce la testa di un ragazzo. Occhi verdi puntati verso Max, i capelli scuri gli cadono a ciocche scomposte sul volto liscio, i lineamenti poco marcati e la faccia da angelo. Sulla bocca carnosa spunta evidente il prolabio, proprio sotto la base del naso.

-Si è svegliata la piccola pulce!?- La voce derisoria è sicuramente quella che ho sentito mentre ero svenuta dopo l’attacco di quel gruppo di cacciatori di transgenici, ma sinceramente, non ci bado troppo. Come mi ha chiamato quello li?!

Max sogghigna, indicandomi con gli occhi al ragazzo.

-Ehi, ho un nome... Mi chiamo Annie e faresti meglio a dimenticare quello stupido nomignolo, se non vuoi essere preso a calci nel tuo bel sedere transgenico- Ecco che rispunta il mio caratterino.

Adesso Max se la ride apertamente mentre il ragazzo entra del tutto nella stanza. È più alto di lei di qualche centimetro ed ha un’espressione quasi rassegnata.

-Non poteva che essere amica tua Max.- Si rivolge a lei che ancora non ha abbandonato il sorriso per poi prestare attenzione a me, che lo guardo decisamente  storto.

–Sei simpatica e decisamente affabile, Annie.-Calca il mio nome come se volesse sottolinearlo con tono sarcastico mentre aggrotta un po’ la fronte. –Io sono Alec.- Non abbandono l’aria scontrosa.

-Fuori di qui Alec, adesso Annie ha bisogno di dormire.- Max si intromette, interrompendo le occhiatacce che quel ragazzo si sta beccando, spingendolo oltre la porta.

-Cerca di riposare, ci vediamo dopo.- Max è decisamente apprensiva.

Escono entrambi dalla piccola stanza lasciandomi sola, tranquilla adesso, mi distendo meglio nel letto sentendo la stanchezza che mi assale. La porta si riapre per un attimo lasciando spuntare di nuovo la testa del ragazzo sorridente, con i suoi grandi occhi verdi.

-Benvenuta a Terminal City, Annie.- E fugge via. Non riesco a non sorridere mentre riposo la testa sul cuscino stremata.




--- Autrice ---

Salve a tutti...

Per prima cosa, volevo ringraziare MaryElizabethVictoria che ha recensito il mio primo capitolo, misslovett che ha aggiunto la mia storia a quelle ricordate, eli the_dreamer che, invece l'ha messa tra quelle seguite e coloro che lo hanno letto.

Come avrete capito entriamo, finalmente, nel vivo della storia, ha fatto la sua comparsa il bell'Alec e la geniale Max. Annie è stata un pò ingenua duranti il capitolo ma, dato la situazione che stà vivendo, mi sembra abbastanza normale.  Spero vivamente che vi sia piaciuto e che il tutto vi appassioni e vi diverta come mi sono divertita io scrivendo di Annie.

Non credo ci sia bisogno di spiegarlo ma il titolo della storia è preso dalla magnifica canzone degli immortali Queen... si, ho dovuto scomodare Freddy Mrcury e gli altri per trovare qualcosa di appropriato ma spero ne valga la pena!!!

Al prossimo capitolo...

Bye^^

A MaryElizabethVictoria: grazie ancora per la recenzione, è la prima che ricevo e sono stata contentissima di sapere che la storia ti è piaciuta. La protagonista la volevo un tipo tosto, che sa il fatto suo ma è ossessionata dal passato a Maticore cose che, ovviamente, si riperquote sulla sua vita attuale e su tutti gli altri personaggi!

Anche io ho sperato in una season 3 ma proprio per la notorietà di Jessica Alba, gli impegni di Jesnsen Ackles in "Supernatural"  e la mancanza di fondi non credo ci sarà mai. In ogni caso una specie di continuazione della storia originale è possibile trovarla nei libri a cui, un pò, mi sono ispirata... Ti ringrazio ancora per la recensione e spero che apprezzerai anche questo nuovo capitolo!!!


Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3. New World ***


I want to break free

I want to break Free

http://img830.imageshack.us/img830/7950/darkangelmanihd0.jpg

They designed her to be the perfect soldier...
a human weapon... then she escaped.
In a future not far from now... in a broken world...
she is haunted by her past.
She cannot run, she must fight... to discover her destiny.

3. New  World

 

“Un uomo è libero nel momento in cui desidera esserlo.”

Voltaire



Sono ormai più di 13 ore che mi costringono a restare sdraiata su questo letto come se fossi una malata, continuando ad ignorare le mie proteste. Ogni volta che deciso di alzarmi e fare un giro arriva qualcuno che mi blocca. Che abbiamo una telecamera puntata nella stanza!? Che mi stiano monitorando?

Ancora non ho neppure visto come è fatta Terminal City, mi tengono ferma qui perché mi devo riprendere.. ma io sto bene adesso, mi sento decisamente meglio e capace di andare in giro per fatti miei. La curiosità mi assale. Voglio vedere come è questo posto, voglio vedere come hanno organizzato la resistenza, voglio stare in contatto con i miei simili e voglio cercare i miei “fratelli”. È cosi che Max chiama il suo gruppo, fuggiti con lei nel lontano 2009 da Manticore.

In poco tempo ho conosciuto molta persone, il gruppo più stretto di Max, composto sia da umani che da transgenici che cercano di farmi sentire a mio agio, anche se sono rinchiusa qui dentro. È come se facessero la ronda per occuparsi della mia salute.

Il primo che è entrato nella stanza, dopo Max e il simpatico Alec, è stato un transgenico di nome Joshua, progettato con il DNA canino che gli ha conferito alcune caratteristiche facciali inusuali. Non ha il solito codice a barre perché, come a lui piace dire, “è stato il primo ad essere creato dal padre” sinceramente non ho capito bene chi sia questo fantomatico padre e non mi è sembrato il caso di chiederglielo ma presto ne saprò di più. Joshua è stato tenuto prigioniero nei sotterranei di Manticore insieme ad altri esperimenti di scarto, come li chiamavano in quel dannato posto, ossia umani a cui hanno mischiato una dose molto alta di DNA animale. A quanto pare, come lui ce ne sono molti altri.

Max continua a chiamarlo cucciolone e non ho fatto fatica a capirne il motivo. Joshua è dolcissimo e tenero, è entrato nella mia stanza un po’ titubante per paura che io ne avessi timore ma, dopo il primo sguardo, mi è piaciuto subito. È stato lui a disegnare la bandiera innalzata sul tetto, simbolo ormai di noi transgenici, e si è offerto di farmi un ritratto appena le acque si saranno calmate, con mio sommo imbarazzo. Lui, come tutti gli altri, nutrono molta fiducia in Max e nel suo operato, sono tutti certi che lei riuscirà a farci diventare uomini liberi.

Original Cindy è la migliore amica di Max, una ragazza umana che parla di se in terza persona, è stata una delle prime a scoprire che lei era una transgenica e, a quanto, pare è andata oltre ai pregiudizi. Continua a chiamarmi “pupetta”, cosa che mi reca alquanto disturbo ma non riesco ad impedirglielo dato che, la prima volta che glielo ho fatto notare, mi ha fulminato con lo sguardo sotto le continue risate di Max. Mi ha preso in custodia come una sorella minore, tanto da rimproverare Alec mentre battibeccavamo cosa che, a quanto pare, è diventare il suo sport preferito da fare con me.

E poi mi sono trovata a conoscere Sketchy, anche lui umano che lavora alla Jam Pony come una sorta di porta pacchi dove, a quanto pare, prima dell’inizio della resistenza, lavorava anche Max; Asha una biondina che fa parte di un gruppo rivoluzionario chiamato S1W che si è alleato per portare avanti la nostra causa.

Krit e Syl, che sono due X5 che facevano parte dei 12 fuggiti da Manticore nel 2009, Dalton un ragazzino X6, Mole un transgenico dall’aria perennemente arrabbiata creato per la lotta nel deserto che è entrato nella mia stanza con il sigaro accesso prendendosi un bel rimprovero.

E ho conosciuto anche Logan Cale che ha una gran conoscenza della tecnologia informatica. È stato gentile e cordiale, facendomi poche domande su quei cacciatori di mostri che mi hanno assalita, per cercare di capire se erano cellule che lavoravano da soli o facevano parte di un disegno più grande. Dopo averlo scrutato un po’ gli ho sussurrato piano –È un piacere conoscerti Solo Occhi.- mi ha guardato un po’ allarmato dalle mie parole per lanciare uno sguardo d’intesa a Max e ritornare su di me.

-Cosa ti fa pensare che io sia Solo Occhi?-

-Basta guardarti bene, non ci vuole poi molto.- Avevo alzato le spalle sorridendo.

Max era intervenuta rassicurando Logan. – È parecchio sveglia la ragazza.-

Loro due stanno insieme. Non c’è bisogno che me ne dia la conferma qualcuno, si vede da come si guardano adoranti, da come si cercano e da come il mondo dell’uno giri intorno all’altro. Hanno un’intesa invidiabile. Nonostante tutto il mal che ci circonda, Max ha trovato la sua piccola fetta di paradiso con Logan. In loro rivedo il sentimento che brillava negli occhi di quella donna a cui ho ucciso il marito nella mia prima missione Beta3.

L’amore per me è stato sempre qualcosa di sconosciuto e non me ne lamento. Sono stata sempre troppo impegnata a eseguire ordini, a fare il soldato e a fuggire per interessarmi a quest’aspetto della vita.

Bene, adesso mi sono rotta di stare rinchiusa qui dentro con i miei pensieri, sono venuta qui per dare un senso alla mia vita di transgenica e, stando in questa camera, non posso fare assolutamente niente. Lentamente mi metto in piedi, testando se il mio corpo regge dopo quelle dannate scariche elettriche, mi avvicino alla porta ma… Cavolo, ho addosso solo una semplice maglietta nera che non mi copre più di tanto, ho bisogno di vestiti, dei miei vestiti.

Cercando di coprirmi il più possibile, metto la testa fuori la porta alla ricerca di un volta noto a cui posso chiedere aiuto. Fuori la mia stanza c’è un enorme sala dove parecchie persone continuano indisturbate le loro attività: alcuni uomini stanno discutendo vicino una colonna con in mano delle armi, altri camminano trasportando delle casse, un tipo dalla pelle bianca è seduto davanti un mini bar aperto leggendo un giornale, c’è molta sporcizia e l’aria puzza di chiuso.

Una ragazza cammina spedita verso un’altra ala del palazzo, la riconosco, lei può darmi una mano.

-Asha.- urlò un po’ cercando di farmi notare, i due tipi appoggiati alla colonna mi guardano e anche lei si gira a fissarmi.

-Asha, per favore, vieni qui.- Odio essere in difficoltà e, soprattutto, sentirmi gli occhi addosso. Asha mi viene in contro allarmata.

-È successo qualcosa? Stai bene?- Perché tutti mi trattano come una malata terminale, sto bene, magari un po’ indolenzita ma non mi hanno mica sparato.

-Si tranquilla sto bene. Senti, non è che sai dove sono i miei vestiti? Vorrei uscire e non mi sembra il caso di farlo con solo un maglietta addosso.- Cerco di fare la simpatica per conquistarmi un po’ la sua fiducia. Lei non è troppo convinta ma alla fine accetta.

-Aspetta qui, torno subito.- E va via allontanandosi verso la zona da cui è arrivata. Richiudo la porta aspettando il suo arrivo, speriamo che non abbia chiamato rinforzi per convincermi a restare rinchiusa nella stanza.

Dopo pochi minuti eccola di ritorno con in mano un jeans che non è il mio.

-È il meglio che ho trovato.-

-Va benissimo grazie.- Mi infilo quei pantaloni che un po’ mi stanno larghi ma almeno mi coprono permettendomi di uscire, Asha continua a guardarmi sospettosa.

- Max ti ha detto che puoi uscire?-

-A dire il vero non lo so ma, mi sono scocciata di stare qua dentro, ho bisogno di aria. - Solita faccia da cucciola, lo so, sono proprio stronza quando voglio.

-Vieni andiamo.- Mi sorride aprendo la porta e lasciandomi entrare, finalmente nel cuore di Terminal City.

Mura devastate ovunque, piene crepe e umidità, oggetti rotti gettati un po’ a casaccio, quel posto non era diverso da tanti luoghi abbandonati possibili da vedere un po’ ovunque nel resto dell’America. La cosa straordinaria sono le persone che vivono in questa zona di Seattle. Transgenici ovunque mischiati con qualche umano. Sembra di essere tornata a Manticore, una Manticore decisamente diversa molto meglio di quella che c’è nei miei pensieri. Qui sono tutti liberi di girovagare indisturbati, nessuno che detta regole o ti punisce se sbagli, niente sbarre alle finestre, nessuno ti guarda male, passerei inosservata anche se cercassi di sbandierare il mio codice a barre. Che paradiso!

Asha mi conduce decisa in un’altra ala dell’edificio, che deve essere davvero grande, nella sala operativa della resistenza difatti ci sono computer, processori e fili ovunque. In una specie di soppalco vedo Max e Logan intenti a parlare con Joshua e un tipo minuto anche lui mischiato con chissà quale DNA animale, sotto invece Alec è seduto comodamente su un divanetto a guardare le televisione insieme a Original Cindy, Sketchy e altre persone che non riconosco. È un via vai continuo di gente li dentro.

-Ehi Max.- Asha l’avvisa dl nostro arrivo. Ecco di nuovo gli occhi del gruppetto puntati su di noi. L’ X5 non sembra troppo contenta di vedermi.

-Che ci fai qui Annie?!-

-Già, non dovresti essere a dormire nel tuo bel lettino al calduccio!?- Alec, come sempre, è puntiglioso e inutile. Gli rivolgo un sorrisetto falso come a dire “con te ne parliamo dopo” ma ci ha già pensato Cindy a dargli un buffetto in testa.

-Sto bene Max, mi sono scocciata di stare rinchiusa in quella stanza senza far niente, voglio vedere come è qui.-

-Max, ha ragione. È da ieri che sta li dentro.- Original Cindy è dalla mi parte, grande donna quella.

-Ok, trovati qualcuno che ti porti a fare un giro panoramico.- Logan sorride vicino a lei guardandola sognante da sotto i suoi occhialini da intellettuale, prima di ritornare agli affari di cui si stavano occupando prima della mia entrata.

Guardo la ragazza di colore che non aspetta altro che un mio cenno, per acconsentire a farmi da guida turistica ma anche Alec mi si avvicina sorridente e minaccioso. Lo conosco da poco ma ho già capito che lui, si diverte troppo a farmi andare fuori di testa.

-Ehi ragazzi.- Alza il tono della voce per avere l’attenzione di tutti mettendomi un braccio intorno il collo malgrado il mio sguardo sconvolto. Il profumo di muschio che ho sentito ieri è proprio il suo, non c’è dubbio. –Salutate un nuovo mostro, l’X5 Annie.-

Quando non è simpatico questo ragazzo. Ci fissiamo un attimo negli occhio, io tentando di ucciderlo e lui divertito con un bambino, prima che dei cori di saluti mi facciano leggermente imbarazzare.

-Ti odio Alec!- È l’unica cosa che gli riesco a sussurrare prima di allontanarmi dal suo abbraccio verso Original Cindy e Asha che mi stanno aspettando.

-È un piacere saperlo piccola peste!-

……

Ormai Terminal City l’ho vista tutta, le ragazze mi hanno portato a visitare praticamente tutta la zona e io ne ho approfittato per cercare il mio gruppo di X5 e conoscere altri transgenici.


-Sei soddisfatta?- Asha non è stata troppo contenta di accompagnarmi ovunque ma non si è lamentata.

-Si grazie ragazze.- Mica glielo ho chiesto io di venire con me, ma , in fondo, la capisco... deve aver visto quel posto un milione di volte.

-Che ne dite di andare a farci una caraffa di birra al Crash!?- Original Cindy propone di appartarci in questo posto che, come il famoso Jam Pony, è un luogo dove i transgenici sono accettati e  visti quasi di buon’occhio.

-Dici che Max è d’accordo a portarla fuori?!- Asha parla come se io non esistessi e non sentissi la conversazione.

-Non può rimanere chiusa qui per sempre, almeno cosi si distrae un po’.- Ecco adesso ci si mette anche Cindy, comincia ad essere frustrante.

-Andiamo allora.- Meglio intervenire prima che i miei nervi facciano la loro comparsa. Le ragazze sembrano convinte e, senza ulteriori chiacchiere, ci dirigiamo verso il settore 4.


--- Autrice ---

Salve a tutti....

Volevo scusarmi per aver aggiornato la storia a più di una settimana dall'ultimo capitolo, ma gli impegni universitari non danno tregua purtroppo...

Questo capitolo permette di vedere Terminal City per come me la immagino io... cadente ed elettrizante grazie alla presenza di tutti quei transgenici occupati a lottare per la propria libertà. Vengono descritti un pò i personaggi che ritroveremmo più spesso nel resto della storia e introdotti dal punto di vista di Annie! Allora... cosa ne pensate di questa transgenica?! Magari è un pò presto ma nei prossimi capitoli il suo caratterino verrà fuori, soprattutto nei confronti di un certo ragazzo XD

Sperò vi sia piaciuto e grazie a chi ha avuto voglia di leggere questi capitoli.

Essendo la prima storia che pubblico, ho sempre il timore che sia banale e senza senso!!

Ma veniamo alle recensioni... è troppo forte vedere che avete anche la voglia di scrivere quello che pensate a fine capitolo!!

MaryElizabethVictoria: Grazie mille, mi fa piacere che la storia ti appassiona e che Annie ti piaccia. Mi sono, ovviamente, ispirata a Max ma cercando di darle qualcosa di suo. Come hai detto tu, una buona spalla e un'ottimo elemento per la resistenza.  Gli altri personaggi cerco di farl apparire "in character" il più possibile, in maniera tale da rendere un minimo accettabile e realistica la storia. Grazie mille ancora, mi fa tantissimo piacere leggere i tuoi commenti, grazie!!

FedeV: Grazie mille per i complimenti Fede, sono molto felice che ti piaccia il mio modo di scrivere, è una bella soddisfazione!! Spero che anche questo nuovo capitolo possa piacerti!!

Shizue Asahi: Ficoo-o addirittura la statua XD Grazie non credevo affatto di meritarmela!! Spero che questo capitolo non abbia distrutto le tue convinzioni, Alec è poco presente ma è solo una questione di tempo prima di renderlo pienamente partecipe alla storia. Mi scuso per le imprecisioni grammaticali e, se ti va, puoi farmele notare cosi le rettifico cercando di rendere più gradevole il capitolo. Penso di essermi espressa male in qualche punto ma il narratore della storia non viene mai cambiato, è sempre lo stesso: Annie. Per il colore dei capelli di Alec mi hai fatto venire un bel dubbio (anche perchè prima di scrivere un capitolo mi guardo una puntata cosi da rendere maggiormente il carattere del personaggio) a me sembra avere i capelli castano chiaro che, delle volte, sembrano scuri a seconda della luce!! Ti ringrazio comunque moltissimo per la recensione e spero di poterne leggere ancora!!


A presto...

Bye^^

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4. Intruders ***


I want to break free

I want to break Free

http://img600.imageshack.us/img600/2940/eyesonlydarkangel228282.jpg

They designed her to be the perfect soldier...
a human weapon... then she escaped.
In a future not far from now... in a broken world...
she is haunted by her past.
She cannot run, she must fight... to discover her destiny.

4. Intruders

 

“Tu gli hai offerto la libertà.
Ma per essere liberi,

bisogna combattere!”

Logan Cale



Il Crash è un locale abbastanza accogliente.

La gente presente si fa i fatti suoi, ignorando quello che li circonda e non si fanno problemi nel parlare con altri che non conoscono. C’è quasi un clima fraterno.

Non mi hanno chiesto di far vedere il collo per cercare l’eventuale presenza di codice a barra all’entrata e adesso sono comodamente seduta ad un tavolo insieme alle mie due accompagnatrici, con dinanzi un boccale di fresca birra discutendo di Max, della resistenza e della nostra vita in generale. Viste da fuori siamo delle semplici umane che chiacchierano amabilmente tra loro, cercando un po’ di tranquillità in questo mondo troppo frenetico.

Non lontano da noi delle ragazze si stanno affrontando in un’avvincente battaglia di biliardino e altri ragazzi, invece, si sfidano sul tappeto logoro del biliardo continuando ad urlare e bere indisturbati. Cindy continua ad essere interrotta da persone che la salutano e le chiedono come va giù alla Jam Pony, li ho sentiti chiedere di Sketchy, di Herbal e di un certo Normal che a quanto pare è il suo datore di lavoro nelle consegne dei pacchi.

-E , invece, Asha da quanto conosci Max?!- Dopo aver sentito Original Cindy raccontare della sua vita con la transgenica, e aver descritto il mio incontro con lei a Manticore, sono curiosa di sapere come la biondina si trovi immischiata in questa faccenda mutante.

Lei si muove scomposta sulla sedia come se fosse un po’ imbarazzata nel ricordare il loro primo incontro. –Ho conosciuto prima Logan di Max. Nel periodo in cui la credevamo morta...- In cui l’ho incontrata io in quel carcere di Manticore –... Ripresi i contatti con lui, convinta che potesse dare una mano a me e alla S1W a raggiungere alcuni dei nostri obiettivi, e di controparte, noi lo aiutavamo con Solo Occhi. Allora non sapevo ancora che era lui Solo Occhi. Logan non è mai stata una persona molto aperta, tutt’altro...- Asha sembra persa nei suoi ricordi e continua ad osservare le bollicine di birra che salgono dal suo bicchiere. Il che mi incuriosisce sempre di più.

-Tra di noi è nata una grande amicizia, a dire il vero per lui era solo amicizia…- Sorride agitata passandosi una mano dei capelli e, finalmente, guardandoci in volto forse timorosa di un nostro giudizio. Adesso comincio ad intuire il perché del suo comportamento.

-...io diciamo che mi ero presa una cotta per lui ma, come ben sapete, il pensiero di Logan era sempre e solo per Max.- Prende un respiro e butta già un po’ di birra. Io la imito, magari non era il caso di tirare fuori questa domanda dato l’imbarazzo che si è creato. Indubbiamente sia io che Cindy avremmo parteggiato in ogni caso per l’X5 e questo, forse, mette Asha a disagio.

-Ovviamente quando è tornata ho messo da parte i miei sentimenti per lui. Era inutile su tutto il fronte provare ad entrare in competizione con un X5.- Cerca di buttarla sul ridere indicandomi e, di controparte, le faccio un sorrisetto anche io sebbene tirato, molto tirato.

-Adesso posso dire tranquillamente di essere contenta per loro due. È bello vederli finalmente insieme dopo tutto quello che hanno passato a causa del virus.-

-Virus? Quale virus?- Mi intrometto sorpresa, io non ne so assolutamente niente e a quanto mi risulta noi transgenici, non siamo portatori sani di virus anzi... siamo sempre in perfetta forma.

Cindy risponde per Asha che sembra sorpresa della mia ignoranza a riguardo. –Tu, pupetta, non ne puoi sapere niente perché eri impegnata a farti spazio in questa catastrofe di mondo. Comunque, prima che Manticore venisse distrutta, venne data a Max la possibilità di fuggire senza che lei ne sapesse nulla. Prima della presunta fuga, però, le avevano inserito nel corpo un potente virus mirato ad uccidere Logan perché Solo Occhi stava facendo una massiccia propaganda contro Manticore.- Logan mi piace sempre di più. –In pratica, quei due che avevano finalmente deciso di viversi la loro storia dopo ben un anno prima che lei venisse catturata di nuovo, si sono trovati dopo sei mesi lontani, in condizione tale da non potersi neppure sfiorare perché il virus poteva uccidere Logan.-

-Cavolo, povera Max. Ma adesso si toccano tranquillamente, no?- Avevo visto con i miei stessi occhi quei due sfiorarsi e lui non accasciarsi a terra preda di chissà quale condanna di morte. Guardo Original Cindy un po’ stranita.

-Dopo l’inizio della resistenza a Terminal City sono riusciti a trovare un medico che faceva parte di Manticore che lavorò su quel virus, e Max lo ha minacciato affinche trovasse un antidoto che le permettesse di togliersi quel coso da dentro. E finalmente vivere liberamente la sua vita con Logan.-

 -E pensare che è stato lo stesso Alec, che all’inizio aveva fatto il doppio gioco, a reperire quel tipo.- Asha è intervenuta a rivelarmi quel piccolo dettaglio.

-Il doppio gioco?!- Non lo credevo possibile di tale crudeltà.

-Esatto, all’inizio la sua era stata una missione impartitagli da Manticore e non ha potuto fare a meno di eseguire gli ordini.- Cindy si lancia in assurdi appellativi a discapito del ragazzo ma io infondo, lo posso capire. Quando ci veniva comandato, noi dovevamo portare a termine la missione nonostante andasse contro i nostri principi, perché non erano quelli che ci erano stati impartiti durante gli addestramenti.

- A proposito Asha.- Original Cindy la guarda con un aria tutt’altro che positiva, facendo uno strano ghigno. -Adesso che ci penso tu e Alec stavate per avere una relazione.-

Questo si che è uno scoop!! Come si fa ad avere una relazione con quell’insopportabile rompiscatole so-tutto-io!?

Asha non gradisce l’affermazione della ragazza a quanto pare, dato come si scalda. –Ehi guarda che non è successo niente del genere. Una sera eravamo qui sbronzi, al Crash, e lui ha cominciato a dire cose strane del tipo << se ti piace qualcuno glielo devi far capire, andare li e dirglielo. >>- La biondina cerca di imitare la voce dell’X5 con scarsi risultati. Sembra più un’impettita donna d’affari ubriaca. -E cose del genere, poi siamo andati nel suo appartamento e io mi sono addormentata sul divano mandandolo in bianco. Il giorno dopo ha cominciato a delirare con il fatto che lui non poteva stare con me perché era troppo pericoloso... Come se io glielo avessi chiesto.-

Uhh a quanto pare ad Asha non è andata giù questa cosa. Speriamo si riprenda presto, non è piacevole vederla cosi abbattuta.

-Tu invece Cindy?!- La cosa più facile da fare quando si vuole cambiare discorso è dirottare l’attenzione su altri. Nonostante non abbia un gran bagaglio culturale a queste piccolezze ci arrivo.

-Mi dispiace biondina ma Original Cindy non si spreca come voi su quella inutile sponda maschile. Le donnine danno sicuramente molta più soddisfazione te lo assicuro, anche le transgeniche.- Mi fa l’occhiolino e non riesco a trattenermi dal ridere. È troppo geniale questa donna, adesso capisco perché per Max è come una sorella.

E poi stranamente tutto, intorno a noi, diventa silenzioso. L’unica voce che si sente, proviene da un televisione posizionato in alto su un ripiano, in cui una donna perbenista di un telegiornale aggiorna la popolazione sulla grave situazione ribattezzata “The Freak”, che ovviamente riguarda noi transumani.

<< Gli uomini di un gruppo chiamati “vigilantes”, che si fanno carico di sorvegliare il recinto che circonda Terminal City dove, da ormai diverse settimane si sono ammassati i mostri sanguinosi che invadevano le strada, sono riusciti a superare le barriere imposte dal Detective Clemente e si sono intrufolati all’interno. Non si sa quanti siano i mostri che ormai hanno preso possesso di questa parte del settore 7 e questo ci fa essere ancora più in pena per i coraggiosi eroi che hanno deciso di mettere la parole fine a questa spinosa questione. I dieci uomini si erano lamentati con il capo della polizia per il lavoro di contenimento, spronandoli ad alzare il fuoco ma, quando si sono visti rifiutare le loro idee, hanno pensato di agire da soli mettendo in pericolo la loro vita per ottenere una città più tranquilla. Questo è il buco nel recinto che hanno effettuato per entrare... >>

La telecamera inquadra l’unica parte del recinto fatta con il metallo, il resto lo abbiamo rinforzato con dei pannelli robusti trovati abbandonati in giro, proprio al centro delle cesoie avevano tagliato i fili lasciando un passaggio per permettere ad una persona o più di entrare. Date le mini telecamere che hanno installato, sicuramente quella intromissione non è passata inosservata a noi transgenici. Il problema è sapere come hanno reagito. Dieci umani nella nostra zona armati e con cattive intenzioni non sono facili da gestire.

Se li avessero fatti fuori ci avrebbero reputati ancora di più dei mostri assassini. E questo Max non può permetterselo. L’agitazione comincia ad invadermi mentre ipotizzo tutte le reazioni che ci possono essere state e quelle che potremmo scatenare. Dobbiamo tornare a Terminal City, non è sicuro qui adesso.

Guardo Cindy e Asha, che evidentemente stanno avendo i miei stessi pensieri, dato le facce spaventate che fanno. Non abbiamo neppure bisogno di parlare, ci alziamo e, con circospezione, ce ne andiamo a casa sperando che la situazione non si aggravi.

… …

Nonostante intorno a Terminal City sia tutto recintato e assediato da forze armate, giornalisti e manifestanti contri i “Freaks”, noi siamo riuscite ad entrare tramite una specie di tunnel segreto che lega il settore 7 al settore 5. Non so chi sia stato a realizzarlo o se ci fosse già prima della nostra occupazione, ma tutti i transgenici lo usano per uscire e andare nel mondo esterno. È molto rischioso perché potrebbe essere rintracciato ma, anche li, hanno disposto dei dispositivi di sicurezza che avvertono nel momento in cui qualcuno valichi il tunnel.

Sia Cindy che Asha non riuscivano a tenere il mio ritmo di corsa, per cui,all’inizio del tunnel mi hanno detto di andare avanti e che mi avrebbero raggiunte. Se ci fosse stata una lotta, loro non sarebbero state d’aiuto a differenza mia.

Arriva nel centro di Terminal City, la sede operativa, non trovo quasi nessuno tranne Gem e Dalton. Lei è un X5 che ha partorito da poco una splendida bambina frutto del programma di riproduzione impostoci da Manticore, che a quanto pare non porta il codice a barra e quindi è libera, almeno in parte, dalla minaccia che incombe sugli altri, lui, invece, è l’X6 che gironzola sempre intorno a Alec.

-Gem dove sono Max e gli altri!?- Lei continua a guardare nello schermo di un computer della sorveglianza insieme a Dalton. È lui a rispondermi.

-Sono di sotto, nel parcheggio.- Lo ringrazio alzando la mano e mi volto velocemente per raggiungere gli altri, sento appena la voce del ragazzino. –Non credo ti sia permesso andare.-

Sono agitata. Voglio sapere cosa succede, e lo voglio sapere ora. In poco raggiungo la parte più bassa dell’edificio dove degli enormi pilotis fatiscenti, che reggono l’intera struttura  separandola dal terreno, vengono usati per separare lo spazio creando una sorta di garage. Sembra che molti transgenici siano accorsi lì, forse per intimorire gli intrusi e demoralizzarli, mi faccio spazio tra di loro verso il centro del cerchio che hanno formato. Passandogli in mezzo mi rendo sempre più conto di quanti esseri viventi Manticore ha realizzato e, molti di essi, sono completamente opposti a quello che l’uomo pensa sulla normalità.

Arrivata al centro trovo dei tipi seduti per terra, legati tra di loro e imbavagliati, devono essere quegli stolti che hanno provato a fare la loro giustizia da soli. Le loro armi sono abbandonate sul terreno dove Mole e il suo puzzolente sigaro le sta esaminando. Max e Logan sono in piedi vicino ai tipi mezzi svenuti, per fortuna su nessuno di loro vedo scorrere del sangue, nessuno è stato ucciso.

-Max cosa è successo?- Esco dal cerchio di folla avvicinandomi a Joshua che sembra abbastanza preoccupato. L’X5 mi guarda un attimo stremata da questa situazione in cui noi, nonostante tutto, siamo i cattivi.

-Sei arrivata tardi peste. Li abbiamo già presi a calci.- A parlare è stato Alec, seduto a terra con una mano che si tiene una parte del braccio destro macchiato di sangue. Lo guardo allarmata nonostante la spavalderia che ostenta la sua voce. È stato ferito ma si rialza  come se nulla fosse.

-Abbiamo evitato che si facessero del male.- Max indica i tipi per poi riportare lo sguardo su Alec che ha dipinta sul volto, una smorfia di dolore.- Alec si è beccato una pallottola ma sembra stia bene.-

-Per evitare che colpisse me.- Logan gli si avvicina e gli da una mano ad alzarsi. –Grazie amico.- Alec fa la solita smorfia come se non avesse fatto niente e gli da una pacca sulla spalla.

-Cosa ne facciamo di questi qui, cucciolina!?- Joshua parla dei tipi non invitati alla festa transgenica che cominciano a riprendersi e lamentarsi appena.

-Facciamoli fuori.- Ecco il solito Mole.

-No, li lasceremo andare via con la coda tra le gambe. Li portiamo al cancello e li consegniamo alla polizia.- Max è il capo ed è lei che prende le decisioni per tutti. Lo è stata dal momento in cui è cominciata la resistenza e fino ad ora, a quanto pare, le sue scelte sono state sempre giuste.

-Appena usciamo di li, faranno tutti fuoco.- Mole non si arrende, desidera proprio del sangue sparso.

-No, se li utilizziamo come scudo.-

-Ma quando li avremmo lasciati al cancello niente gli impedirà di spararci.- Ecco di cosa è preoccupato Joshua, lui non vuole altro spargimento di sangue transgenico ne tanto meno di quello umano.

Max si guarda in giro un po’ persa. Potrebbero usare dei pezzi di lamiera come scudo e tornare velocemente dentro, ma dipende da quanti sono i soldati appostati li fuori.

-Proviamo a sentire il Detective Clemente.- Logan si avvicina a Max e le passa il telefono, si vede come è preoccupato per lei, ma è in grado di gestire la situazione. Ho sentito dal notiziario al Crash di questo Detective ma non ho idea di chi sia.

Alec fa un'altra smorfia distraendomi da Max e Logan. Mi avvicino a lui che continua a cercare di fermare il sangue che esce dalla ferita, probabilmente il proiettile è ancora dentro, bisogna estrarlo prima che si infetti.

-A quanto pare ti piace fare l’eroe ma non ti riesce bene eh!?- Lo prendo in giro, sicuramente preferirà il mio atteggiamento a chi gli si avvicina preoccupato.

-Ah, ah simpatica pulce, davvero simpatica!- Mi guarda di traverso stringendosi ancora di più il braccio.

-Dai che ti aiuto, non puoi tenere quel proiettile nel braccio per sempre.-

-Peccato mi ci ero affezionato.- Mi fa ridere, ma quanto può essere stupido!?

Max si rivolge a tutto il cerchio di gente intorno che osserva preoccupata e interessata la situazione, con tono autoritario dopo aver lasciato il cellulare che ha usato al suo ragazzo.

-White e i suoi uomini non sono appostati qui fuori, per cui potremmo agire con la sicurezza di non essere sparati.-

-Saranno a una delle loro feste private con la confraternita.- Alec se la ride per la sua battutina facendo sorridere anche Max e Logan sotto i baffi, per allentare la tensione. Lo guardo stranita. Chi è questa gente? E perché dobbiamo preoccuparcene più degli altri? Alec mi fa segno che dopo mi spiegherà.

Max torna a parlare alla folla di transgenici. -In ogni caso stati attenti e copriteci le spalle. Non colpite a morte se non è proprio necessario. Mole, Joshua, Syl, Krit, Damon, Jack, Steven voi venite fuori con me e Logan a consegnare questi signori alle autorità. Su forza!-

-Max io porto il super uomo a disinfettare le ferita.- Prendo Alec da sotto un braccio avvertendo l’X5 che annuisce seria in volto.

-No Max, per favore non lasciarmi nelle mani dell’arpia.- Alec fa finta di supplicare la ragazza con la sua faccia da sberle e ovviamente una se la becca ma non troppo forte, non voglio aggravare la sua situazione, non voglio dargli il pretesto per torturarmi più del solito.

Con i soliti battibecchi ci allontaniamo dal parcheggio per dirigerci sopra dove posso trovare garze sterilizzate e dei medicinali per alleviare il dolore che, sicuramente gli provocherò, quando estrarrò la pallottola.

-Alec abbiamo bisogno di un posto pulito.- Intorno a noi tutto è sporco e fatiscente, non mi sembra il luogo adatto per la nostra piccola operazione e in più bisogna agire in fretta.

-L’unico posto un po’ più pulito e dove sei stata tu in questi giorni.-Parla con fatica anche se cerca di non dimostrarlo nascondendosi dietro la solita spavalderia che, adesso, mi fa quasi innervosire. Se sta male può anche dimostrarlo cavolo. Si è appena beccato una pallottola nel braccio per salvare un amico, è un bel gesto, ma lui si comporta come se non fosse nulla di rilevante. Non pensavo fosse così immaturo.

Continuando a dargli il mio appoggio, lo aiuto a salire le scale diretti alla stanza dove fino a poche ore prima ero rinchiusa, ricordo di aver visto una specie di cassetta medica da cui posso attingere per farlo rimettere un po’ in sesto, sempre che non mi faccia innervosire e costringermi a lasciarlo li sul pianerottolo sofferente.

Dalla sua bocca esce un altro mugolio di dolore, forse la pallottola non è ferma nel suo braccio e continua a ledere i muscoli ma lui continua imperterrito ignorando il dolore.

-Mi spieghi perché devi fare sempre il super macio!? Si vede che ti fa male, non è un problema se lo dimostri. Dovresti essere fiero di quello che hai fatto invece di far finta di niente.-  Sbotto innervosito dalle sue uscite da superman.

I suoi muscoli già tesi e sotto stress si tendono maggiormente alle mie parole, forse non si aspettava che dicessi quelle cose, ma evidentemente ancora non mi conosce, anzi sicuramente non ha idea di come sono fatta. Resta un attimo in silenzio per poi voltarsi a guardarmi continuando a camminare. Non l’ho mai visto cosi serio in volto e un po’ mi pento di non essermi fatta i fatti miei, non posso sempre pretendere che la gente ragioni o la veda come me. Continuiamo a camminare e lo direziono verso il corridoio cercando di non dover incontrare i suoi occhi indagatori.

-Non posso essere fiero di quello che ho fatto oggi, perché per quante gliene ho fatte passare a Logan e Max beccarmi una pallottola nel braccio non è niente.- Ma è davvero Alec quello che ha parlato!? Da quando è cosi altruista e sensibile? A quanto pare neanche io lo conosco tanto.

Non so perché ma solo adesso mi rendo conto del suo corpo appoggiato al mio, al suo profumo di muschio che mi circonda avvolgendomi e del calore della sua pelle, anche se sotto vari strati di vestiti, contro la mia. Mi imbarazzo leggermente e sono sicura che il mio volto si è colorito ma sembra che lui non se ne sia accorto continuando ad avanzare fissando il vuoto davanti a noi, perso in chissà quali ricordi poco piacevoli. Si vede dall’ombra che si legge nei suoi occhi verdi.

-Li ho messi nei guai troppe volte. Il virus che li ha impedito di stare insieme, Max è venuta a salvarmi tutte le volte che ero in difficoltà, hanno sacrificato il modo di trovare prima un antidoto per togliere dal mio midollo quell’esplosivo, quella volta che l’ho tradita dopo mi ha accettato lo stesso, per non parlare del fatto che ogni volta che mi guarda rivede in me il fratello, Ben. Non deve essere facile stare sempre con me tra i piedi, eppure loro lo fanno lo stesso.- Il suo tono è triste e amareggiato, come mai l’ho sentito. È strano vedere quest’altro lato di Alec.

Non so a cosa si riferisce in quasi tutto quello che ha detto, sono cose successe prima del mio arrivo e, nonostante mi incuriosiscono, non mi azzarderei mai a chiederglielo per evitare di vedere ancora questa strana tristezza. Sto quasi per dirgli che non è tutta colpa sua, che è stata Manticore a mettere il virus e a dargli la stessa faccia del fratello di Max, che non dovrebbe vedere tutto quel nero perché, se da un lato le aveva creato dolore, dall’altro lui c’era sempre per lei, che aveva trovato la cura al virus permettendoli di vivere il loro amore. Mica cosa da niente. Ma prima che potessi aprire bocca arrivano correndo Asha e Original Cindy che avevo lasciato prima nel tunnel di passaggio con il fiatone, entrambi sono allarmate alla vista di Alec sanguinante.

-Che cosa è successo?- Cindy si guarda intorno alla ricerca di altri feriti, mentre Asha fissa solo la ferita e il sangue che esce dal braccio del ragazzo appoggiato a me.

-Niente di che. Incidente di percorso.- Alec ha ripreso la sua faccia spavalda di sempre, cercando lentamente di alzare le spalle come se nulla fosse. Di nuovo.

-Gli altri stanno bene?- Il pensiero di Cindy è andato sicuramente in primis all’amica transgenica.

-Tranquilla Cindy stanno tutti bene, stanno portando fuori gli intrusi. Alec ha bisogno di estrarre la pallottola dal braccio, subito.- Intervengo per calmare la sua agitazione riprendendo a camminare.

-Lascia stare ci penso io.- Allora Asha non ha perso la lingua durante la corsa. Fissa con insistenza e preoccupazione Alec come se fosse moribondo, rivolgendosi però a me.

-No Asha tu vai con Original Cindy da Max, sarà preoccupata per voi, di me si occupa la pulce. Ah!- Alec mi guarda sorpreso dopo che, con il solito sorrisetto falso che dedico solo a lui, gli ho dato un pizzicotto al fianco per avermi chiamato ancora una volta pulce.

-Te lo meritavi.- Asha ci guarda un po’ contrariata ma, quando Cindy comincia a correre nella direzione in cui noi siamo venuti, ringraziandoci, per andare alla ricerca di Max, non può fare altro che seguirla forse un po’ controvoglia.








--- Autrice ---

Hello everyone boys and girl....

...non si sa mai XD

Passata una buona settimana?!

Passando al capitolo... piccolo colpo di scena! Degli intrusi a Terminal City con cui fare i conti, ovviamente i nostri transgenici li hanno messi al tappeto in poco tempo e con facilità anche se con una pallottola di troppo! Cosa ne pensate della bionda Asha e del suo comportamento? Il discorso ad inizio capitolo su Logan e Alec l'ho scritto supportardomi con le puntate della seconda stagione!

Su un sito dedicato a Dark Angel ho trovato una cartina di Seattle che userò come punto di riferimento per gli spostamenti. La potete vedere cliccando qui.

Sperò vi sia piaciuto anche questo e grazie a tutti.

In ogni caso non posso non notare che le letture alla storia, invece che aumentare, sono drasticamente diminuite... forse è la sezione che è poco seguita oppure non piace la storia, il che mi dispiace molto, ma finchè ci sarà qualcuno che segue o legge i capitoli non smetterò di scrivere e pubblicare..

Bene, fatte le precisazioni dovute, veniamo alle recensioni... 

MaryElizabethVictoria: Cara MEV, mi dispiace averti delusa ma neppure in questo capitolo la nostra Annie entra in azione, per lo più è una spalla. I transgnici sono tanti ed emergere dal gruppo sotto quell'aspetto non è facile, ma stai tranquilla che la ragazza non demorte!!Grazie mille, mi fa piacere che commenti ogni capitolo e che Annie ti piaccia, è una bella soddisfazione!!! Per quanto riguarda la tua richiesta sul passato della protagonista, più avanti nei capitoli la vita di Manticore si intreccerà con il presente, assicurato!! E sarà anche un bel casino! Non ho ancora scritto nulla in proposito ma ho le idee ben chiare. Ti ringrazio ancora per aver letto il capitolo e spero vivamente che ti piaccia...

Shizue Asahi: Ciaoo Shizue!! Sono contenta che la storia ti piace tanto da sperare che io abbia aggiornato... è davvero una gran bella soddisfazione!! Allora pensi che il comportamento di Asha sia un pò più chiaro? Posso chiederti in che senso trovi strano Alec... magari il suo comportamento non ti ricorda quello dell'Alec del telefilm? Per quanto riguarda la tua domanda, si esistono i libri di Dark Angel in cui la storia continua ma solo uno è in italiano, il resto, ovviamente, tutti in inglese. Non sono riuscita a leggerli tutti sono molto carini e difficile da reperire, almeno per me è stato cosi...
Ti ringrazio moltissimo per la recensione, mi fa molto piacere poterle leggere!!


A presto...

Bye^^

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5. Transgenic life ***


I want to break free

I want to break Free


http://img220.imageshack.us/img220/8083/32286127138167305966100.jpg

They designed her to be the perfect soldier...
a human weapon... then she escaped.
In a future not far from now... in a broken world...
she is haunted by her past.
She cannot run, she must fight... to discover her destiny.

5. Transgenic life

 

“Uccidere è il coraggio di un momento.
Vivere il coraggio di sempre.”
Jim Morrison


Quando gli ho estratto la pallottola non ha urlato per niente, non si addice al suo ruolo di super figo però, non è riuscito a trattenere dei mugugni poco felici, ma non si è lamentato troppo, non risparmiandosi, in compenso, una battutina inutile ovviamente.

Dato l’essenza di altro, ho dovuto estrarre la pallottola che si era ficcata in profondità, con un coltello cauterizzato con il fuoco e subito dopo ho ripulito la ferita con quello che ho trovato nella cassetta dei medicinali, per poi fasciargli il braccio. Adesso se ne sta seduto sul mio letto, senza la maglietta e controlla il mio operato per poter trovare da ridire, ma anche io sono un soldato come lui, e sono stata addestrata a curare le ferite. Forse per questo non ha lasciato farsi aiutare da Asha, piuttosto che da me.

Alec ha il petto estremamente definito e asciutto come tutti il resto dei soldati, a Manticore non ci permettevano non di mantenerci in esercizio costantemente. Dovevamo essere perfetti sempre. Sull’altro braccio spunta una piccola cicatrice come quella che si dovrebbe formare al lato destro. Per fortuna la nostra guarigione è stata geneticamente accelerata grazie alle cellule staminali che ci hanno messo dentro il corpo quando ancora eravamo delle semplici provette.

Finita la fasciatura sfioro piano la pelle un po’ contratta dell’altra cicatrice, in via di guarigione, facendo sussultare appena.-

-Altro incidente di percorso?-

Sogghigna un po’ prima di rispondermi. –Si, me l’ha fatta un uomo di White alla Jam Pony un mesetto fa, quando abbiamo cominciato la resistenza.-

-Chi è White?- Finalmente posso avere qualche risposta alle mie troppe domande. Mi appoggio comoda al letto vicino Alec, lanciandogli la maglietta che però non rimette.

-Il cattivo.- Non era proprio la risposta che mi aspettavo.

-Ah, si certo, adesso mi è tutto più chiaro. Grazie Alec mi hai illuminato.- Il mio tono sarcastico lo fa ridere ancora di più, ma finalmente si decide a darmi altre spiegazioni.

-Ames White è il simpaticone che ha il compito di rintracciare e sterminare tutti i transgenici fuggiti da Manticore e non si fa scrupoli nel farlo con i mezzi più assurdi. È il figlio maggiore di Sandeman, il fantomatico uomo che ha dato il via a Manticore per creare il soldato perfetto e fermare i familiari di cui faceva parte alche lui.-

Deve leggere sul volto la confusione che mi ha creato in testa, per questo continua a parlare, come se facesse un monologo, dandomi altre informazioni.

-I familiari sono dei fanatici che, a quanto pare, esistono da molto tempo e hanno a capo il conclave, un gruppo di vecchi svitati che si salutano tra loro dicendo “Fenestol”. Hanno lo scopo di creare sempre più esseri superiori, per migliorare il mondo e si oppongono alla genetica, per questo motivo ci odiano cosi tanto e ci mettono tanto impegno per catturarci. Hanno la macabra usanza di uccidere i due primi figli e poi allevare il terzo con culti strani, dopo aver ucciso la madre. Pensa che li preparano fin da bambini a sopportare il veleno dei serpenti, che nel rito di iniziazione, li mordono. Se sopravvivono entrano a far parte del loro culto. Sono stranamente potenziati e sono quasi forti come noi.-

Resta in silenzio per farmi, forse, assorbire la botta della notizia. Ma la curiosità non mi abbandona. Si sposta in maniera tale da stendersi sul letto, portando il braccio non ferito di recente dietro la testa per tenerla rialzata e potermi guardare in faccia.

-Questo Sandeman non era d’accordo con i loro piani, cosi ha creato Manticore per ottenere il soldato perfetto, che poi sarebbe Max.-

-Cosa!? Max?- Lo interrompo sorpresa.

-Cosa c’è pulce, volevi essere tu la nostra eroina?- Mi prende in giro ma ritorna serio dopo l’occhiata che gli lancio.

-Si è Max, difatti nel suo DNA non ci sono cellule di scarto, cosa insolita anche per noi geneticamente potenziati, e da poco cominciano ad uscirle sulla pelle delle strane scritte in una lingua dimenticata che dicono che lei ci salverà dai familiari e cose del genere. Stiamo cercando di tradurre tutto, ma mutano in continuazione e durano poco tempo. Dovresti vedere Max come è contenta di essere il cruciverba di un pazzo furioso. Fortunatamente Logan sta riuscendo a tradurre tutte quei simboli.-

-E perché White e i suoi familiari non piombano qui dentro e non ci uccidono tutti?- Mi sembra una domanda più che lecita.

-Ehi ma da che parte stai?- Si, prendermi in giro è diventato il suo sport preferito.

-Opinione pubblica pulce, i mass media. Prima, nessuno sapeva della nostra esistenza e potevano provare ad ucciderci in qualsiasi modo, adesso abbiamo tirato in ballo troppi fattori per farli passare inosservati. Loro sono una setta segreta e tale vogliono rimanere, se si venisse a sapere qualcosa del conclave o dei loro stupidi riti verrebbero giudicati. Non possono permettersi questo!! La nostra, sta diventando una questione sociale.- Sorride, forse per l’ovvietà della cosa.

-Ma non possiamo rimanere chiusi qui in eterno aspettando che i politici o chi per loro decidano cosa fare di noi.- Sono preoccupata per la nostra situazione. Oggi si sono intrufolati dei semplici umani ma, la prossima volta, potrebbero essere White e suoi molti uomini potenziati ad entrare a Terminal City.

-L’opinione pubblica è divisa, anche se la maggior parte pensa che siamo mostri, chi ci conosce, capisce che non siamo un pericolo e che vogliamo solo vivere la nostra vita in tranquillità come il resto degli esseri viventi. Si stanno creando dei gruppi, diciamo, di sostegno a nostro favore. E poi anche alcuni uomini delle forze dell’ordine sono dalla nostra parte, il Detective Clemente per esempio.- Vuole tranquillizzarmi, ma la vedo troppo nera adesso che mi ha aperto gli occhi.

-Chi è questo Detective Clemente?- La mia curiosità è alle stelle. So che dovrei lasciarlo riposare ma, fino ad adesso, è stato l’unico a darmi risposte.

-Un tipo della polizia che abbiamo conosciuto quando siamo fuggiti dalla Jam Pony e l’esistenza di transgenici è divenuta pubblica. È un brav’uomo e sta dalla nostra parte. Ha anche litigato con White, che si spacciava per un federale, e adesso protegge costantemente il nostro perimetro esterno.- Alec ha chiuso gli occhi e disteso i muscoli, rilassandosi. Forse il dolore è tornato o aumentato. Mi dispiace ancora ma non ho finito con lui.

-Ma come facciamo con i viveri. Qui ci sono donne incinta e bambini piccoli che hanno delle esigenze, prima o poi finirà tutto quello che ci serve e non possiamo aspettare che questo Detective ci porti l’occorrente.-

-C’è il tunnel. Lo abbiamo creato subito dopo che siamo arrivati a Terminal City proprio per uscire e andare a prendere quello che ci serve. Quasi ogni giorno Mole fa a Max una specie di lista della la spesa di cose che servono, dai pannolini ai sigari, dai medicinali a coperte, ogni singolo oggetto che possa servire. Ovviamente tutti si arrangiano come possono e con le cose che trovano. Io, Max, Logan e tutti i transgenici che hanno sembianze umane, e che possiamo semplicemente confonderci con il resto della popolazione senza creare scalpore, cerchiamo di reperire il tutto passando inosservati.- Si zittisce per un attimo per poi riprendere canzonatorio. –E prima che tu me lo chieda pulce, tutto quello che ci serve non la rubiamo, prendiamo i soldi dagli spacciatori, a loro si che rubiamo.- Il ragazzo non ha ancora aperto gli occhi però, stranamente, non si sta lamentando limitandosi a rispondere alle mie domande. Magri adesso si aspetta una delle mie battutine sulla sua ultima affermazione ma, mi sento quasi in colpa per lo sforzo che gli sto facendo fare. L’ultima domande e me ne vado.

-Alec... co-come mi avete trovato?- Ho titubato un po’ nel chiederglielo perché non era come è andata, che volevo arrivare a Terminal City. Mi sono lasciata abbindolare da dei cacciatori di transgenici tanta era la mia voglia di stare con i miei simili, ho fatto la figura della sciocca e loro sono subito corsi in mio aiuto senza sapere nulla di me.

-Non passi inosservata piccola peste sai!? Ci siamo introdotti nella rete di sorveglianza della polizia e, quando hanno dato l’allarme perché una ragazza era riuscita a saltare la recinzione tra settori, abbiamo capito che poteva essere una transgenica e siamo venuti a cercarti. E per fortuna, dato come quegli idioti ti hanno trattata.- Ora gli occhi li ha ben aperti e fissi su di me che, imbarazzata mi muovo leggermente sul posto. È ora di lasciarlo riposare.

-Non pensavo di dirtelo cosi facilmente ma... grazie per essermi venuto a salvare Alec.- I suoi occhi scintillano ilari.

-Allora siamo pari adesso.- Alza leggermente il braccio provocandosi una scossa di dolore che lo porta a gemere di nuovo e lanciare un’imprecazione, ma fa ridere lieta me. Mi ha tolto dall’imbarazzo.

-Adesso riposati cosi il braccio guarirà più in fretta e potrai tornare a fare lo spaccone di sempre.- Sorridente mi sposto verso la porta per lasciarlo da solo nella stanza. Voglio andare a trovare Max e gli altri per accertarmi che stanno tutti bene.

-E il bacino per la pronta guarigione non me lo dai?- Si è alzato leggermente e ha sul volto la solita espressione birichina.

-Sognatelo Alec, perché è l’unico mondo in cui lo avrai.- Lo sento sbuffare e non riesco a trattenere una risata mentre chiudo la luce ed esco dalla stanza per lasciargli il meritato riposo.

… …

Fortunatamente siamo stati creati in modo tale da avere la necessità di dormire quattro ore a notte, a differenza degli umani che, invece, hanno bisogno di otto ore per essere in forma. Qui a Terminal City sembra che la situazione non si acquieti mai. Tutti sono sempre operativi, attenti e vigili. Ogni piccolo movimento è monitorato. Tanti transgenici continuano a fare la ronda intorno al perimetro, cosi come gli agenti fuori il recinto. Ogni mezz’ora fanno rapporto come dei bravi soldati. Come ci hanno insegnato. Nel sala di controllo un mutante di nome Sit, DNA umano mischiato con DNA roditore, ha dato il cambio a Fring pochi minuti fa per controllare i monitor delle telecamere di sorveglianza.

Dato che ho lasciato la mia suite ad Alec per riposarsi, mi accontento di stendermi sul divano del quartier generale, dato che non voglio disturbare gli altri per chiedere dove sono gli “alloggi”. La giornata è stata alquanto lunga ma non me ne lamento, dopo tutta quella inattività per riprendermi dallo stordimento delle scariche elettriche, molta attività è quello che ci voleva.

Dopo aver lasciato l’X5 ferito nella stanza con un gran caos in testa e l’agitazione nel cuore, ero accorsa da Max nella speranza che fosse andato tutto secondo i piani. Fortunatamente, gli uomini di White non erano fuori il recinto e lo scambio era andato anche meglio del previsto, dato che c’erano dagli uomini che supportano la causa transgenica e hanno approfittato di questa nostra aziona positiva per cercare di inculcare nel cervello degli altri, quando siamo umani, e non esseri di cui aver paura e fuggire.

Max è stata sempre in prima linea, lei ormai è diventata il simbolo e il capo di noi transgenici e, sinceramente, non riesco ad immaginare la pressione che le mette addosso questo incarico che, in ogni caso, svolge meravigliosamente, sostenuta incondizionatamente da chi le sta intorno e in particolare da Logan. Quei due ne devono aver passate davvero tante.

Dopo l’uscita pubblica, Max si è dovuta occupare di altre faccende, me compresa. Ha riorganizzato la nostra difesa, ha ritirato la lista della spesa da Mole, ha discusso con me, di quanto ne concerne, del cosiddetto Sandeman, che Joshua continua a chiamare padre, e con l’aiuto di Logan, mi ha rispiegato quello che Alec mi aveva fondamentalmente già detto aggiungendo qualche particolare. Siamo giunti alla conclusione che darò una mano a tradurre i simboli dato il mio spiccato senso per la traduzione. Non voglio essere solo un peso, voglio aiutare e fare la mia parte per ottenere la nostra libertà, voglio contribuire, anche se con poco.

Quando il buio aveva già avvolta tutta la città, i transgenici dalle sembianze umane sono usciti per recuperare ciò di cui Terminal City necessita, a bordo di moto, per viaggiare indisturbati coperti dall’oscurità.

Ho chiesto a Krit se poteva portarmi con lui in moto, se gli avessi dato fastidio, ma lui non si è opposto per nulla, facendomi un gran sorriso e dicendo che c’era bisogno di qualcuno che prendesse il posto di Alec nella squadra per stanotte. Krit è uno degli X5 che è fuggito con Max nel 2009 da Manticore, ha avuto più tempo per ambientarsi all’esterno ma, come per la sorella, la famiglia viene prima di tutto. Proprio per questo motivo ha abbandonato la tranquilla vita che si era costruito in Canada, con un lavoro, una bella casa, delle persone che lo conoscevano, per correre a Seattle e combattere assieme ai suoi simili. Con me è sempre gentile e cordiale e, anche questa volta, non si è fatto problema a darmi una mano e portarmi con se in giro per la città.

Il gruppo si era diviso in due, e come mi aveva raccontato Alec, alcuni avevano il compito di trovare gli spacciatore con i loro soldi insanguinati delle vite altrui e, altri andavano alla ricerca per recuperare l’occorrente richiesto da Mole. Insieme a Krit, io sono finita nel primo gruppo. Finalmente è stato bello, sgranchirsi un po’ le gambe prendendo a calci nel sedere i maledetti che approfittano della negatività altrui. Mi sono alquanto divertita, nonostante non sia stato un lavoro difficile, bastava mettere un po’ di paura all’avversario o al massimo stordirlo. Nessuno doveva uccidere nessuno, nonostante le pallottole che ci siamo visti arrivare contro, la politica di Max è chiara: Nessun morto. Da ambedue gli schieramenti.

Quando ormai l’alba stava cominciando a sorgere sui tetti ignari di Seattle, rischiarando e allontanando le oscure tenebre della notte, siamo tornati a Terminal City passando dal tunnel segreto. Il bottino è stato proficuo e molte necessità primarie sono state soddisfatte, tutti sono tornati integri , nessuno è stato scoperto. Direi proprio che ci siamo meritati il riposo. Max ha impartito gli ultimi ordini per il cambio della guardie e finalmente, anche per lei, la giornata è terminata e ha potuto raggiungere Logan, ovunque esso sia adesso.

Io ho salutato e visto andare via gli altri e mi sono stesa sul divano poco accogliente ma soddisfatta e felice dell’esito della giornata. Sento la ragione abbandonarmi per lasciare lo spazio al subconscio, che mi porta dritta dritta tra le braccia di Morfeo, quando due braccia mi avvolgono e mi allontanano dal mio riparo caldo. Apro gli occhi fulminea, divincolandomi dalla stretta che non mi abbandona; quel profumo lo riconosco, più intenso e decisamente più forte, chissà il perché, e poi la sua voce al mio orecchio che mi sfiora lieve.

-Diamine pulce, neppure quando dormi sei tranquilla?- Alec mi stringe forte a se per evitare che cada a terra, dato che mi ha alzato di peso con un braccio sotto le gambe e l’altro intorno la schiena. Sento perfettamente il suo corpo a contatto con il mio, delineato e sicuro, i muscoli appena tesi per lo sforzo. Riesco ad alzare gli occhi verso i suoi che si incontrano lieti. Ovviamente sorride, sa fare solo quello praticamente, e continua a camminare sinuoso e inesorabile.

-Alec ma che fai? Mettimi giù, ti hanno sparato in un braccio da poco e tu che fai? Ti metti a sollevare pesi! Sapevo che eri scemo ma non credevo fino a questo punto, vuoi che sanguini ancora di più la ferita?- Lo guardo allibita, colpita dal suo gesto. E poi dove sta andando? Dove mi porta? Lui continua indisturbato la sua marcia diretto nell’oscurità di Terminal City. I suoi passi rimbombano nel silenzio ma nessuno sembra farci caso.

-Quando sei esagerata, sono già guarito pulce. E tu poi, non hai un posto dove dormire oltre che il tuo letto quindi ti porto li.- Spavaldo, sicuro come al solito, arrogante, ma... da quando si preoccupa per me? Metto le braccia in modo tale da non dover pesare sul braccio che so che è ancora ferito. Per quando abbiamo capacità di recupero sensazionali, il suo sarebbe un vero e proprio miracolo.

-Mi sa che il braccio ha fatto infezione perché hai la febbre sai?- Con voce ironica osservo, troppo da vicino, la sua mascella liscia e senza accenni di barba. Un’ulteriore ghigno spunta sulle sue labbra. –Ti stai preoccupando per dove mi metterò a dormire io, te ne rendi conto?- Ironizzare è, forse, l’unico modo per farlo ragionare.

-Nessuna infezione o febbre. Ma sei sempre cosi restia quando qualcuno ti fa un favore?- Sembra stizzito, ma so che sta scherzando ancora una volta. È come un bambino troppo cresciuto. Un bambino pestifero per di più.

-Chiamalo favore tu. Ti dovrò disinfettare il braccio e rifare la fasciatura.- Ecco come si combatte con i bambini pestiferi, mettendosi allo stesso piano e impuntandosi ancora di più, mettendo il muso.

-Mi sa che tu hai la febbre sai? Ti stai preoccupando per il mio braccio, te ne rendi conto?- Mi fa il verso arrivando alla stanza dove ha riposato per il tempo di inattività, strappandomi una piccola risata. Finalmente mi mette giù e, inconsciamente, mi metto a guardare le condizioni del suo braccio.

-Solo perché dopo mi tocca mettere le cose a posto.- Linguaccia. Si, mi sono abbassata ai suoi livelli, se non di più!

Poco delicatamente gli alzo la maglia facendogli sfuggire un gemito di dolore che nasconde sotto un ghigno malefico e una battutina delle sue. –Siamo focose oggi!- Magari in un’altra occasione, forse, mi sarei potuta imbarazzare, ma dato che la fasciatura, prima tutta bianca, è chiazzata da copiose macchie rosso cremisi, gli do uno schiaffo sull’altro braccio non troppo forte.

-Ahi.- Si lamenta pure!

-E questo non è niente rispetto a quello che ti meriteresti Alec. Adesso stai zitto e non muoverti cosi ti cambio e te ne puoi tornare a dormire.- Sono molto seria e non ho intenzione di farmi disobbedire. In maniera quasi chirurgica, osservo il suo petto alzarsi ed abbassarsi seguendo il ritmo del respiro, mentre gli tolgo quella banda inutile, gli spalmo dell’altra pomata dopo aver fermato il sangue che usciva e lo rifascio ignorando le sue proteste.

-Bene adesso puoi anche metterti sulla brandina e dormire da bravo soldato.- Lo invito dolcemente a mettersi sotto le coperte così che non possa più farsi male e, soprattutto, non rompere più a nessuno. Alec non protesta troppo e si fionda al caldo sistemandosi meglio il cuscino e cercando una posizione adatta per non dolere sul braccio destro.

-In quell’armadio c’è una brandina e un materasso. È sicuramente meglio del divano.- Soffoca uno sbadiglio mentre mi indica una sottospecie di armadio metallico a cui io mi avvicino ed, effettivamente, ci trovo il necessario per dormire.

Cercando di fare il meno rumore possibile organizzo il mio giaciglio per la notte rapidamente, sono stanca morta e non vedo l’ora di poter riposare per rimettermi in forma per affrontare un nuovo giorno. Sento ormai Alec dormire sereno e con il suo respiro regolare nelle orecchie, finalmente, anche io mi posso addormentare.










--- Autrice ---

Hello everyone!

Piaciuto il capitolo?! Credo che qualche spiegazione sia d'obbligo per la povera Annie che è stata a San Francisco da quando è fuggita da Manticore!! E poi mi sono divertita molto a ricostruire la storia dei "cattivi" in poche righe!! Il prossimo capitolo riprenderà qualcosa che succedeva in entrambe le serie!! Non vi dico altro!

Come la scorsa settimana vi "linko" la cartina di Seattle che uso cme riferimento trovata su un sito dedicato a Dark Angel. La potete vedere cliccando qui. Se volete sapere quale è il sito basta mettersi in contatto con me tramite Facebook andando sulla mia pagina autori.

Grazie per la lettura e,ovviamente, una recensione è sempre gradita!

Dato che è stata data la possibilità di rispondere alle recensioni tramite una specie di posta elettronica, a fine capitolo non ci saranno più le risposte, però controllate il vostro account XD

A presto...

Bye^^

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 6. Heat waves ***


I want to break free

I want to break Free

http://img155.imageshack.us/img155/2037/14926312218278117620210.jpg

They designed her to be the perfect soldier...
a human weapon... then she escaped.
In a future not far from now... in a broken world...
she is haunted by her past.
She cannot run, she must fight... to discover her destiny.

6. Heat waves

 

“Mai ti è dato un desiderio senza che ti sia
dato anche il potere di realizzarlo.

Richard Bach


-Cavolo sono in calore-

Ecco che con quattro semplici parole, una già difficile giornata a Terminal City, diventa praticamente disastrosa. È stata Max a dirlo mentre io lei e Original Cindy siamo impegnate a scoprire qualcosa in più sugli strani simboli che a volte le compaiono sulla pelle. Effettivamente è tutta la mattina che si lamenta che le fa caldo e poco prima di parlare si è messa a fissare Logan con uno strano sguardo. Ora so dare un nome a quello sguardo. Lussuria.

Cindy non sembra essersi stupita più di tanto, deve conoscere questo aspetto della strana vita di Max. E anche io lo sono, purtroppo.

A causa del DNA felino, che è stato mischiato quando ancora eravamo delle cellule in provetta, ogni tanto ci capita di entrare in queste fasi tipiche degli animali. In pratica è come se tutti gli ormoni si risvegliassero, come quando si è adolescenti, e il pensiero fisso, l’unico pensiero, è solo ed esclusivamente uno. È una maledetto periodo in cui non controlliamo i nostri stimoli sessuali e siamo più degli animali che degli umani, non abbiamo controllo su questo fenomeno.

È una cosa che odio, sembra che Manticore, anche se è stata distrutta, voglia imporre la sua presenza ricordandoci che, nonostante tutto, siamo degli essere anormali e suoi prigionieri. È sbagliato e maledettamente ingiusto.

Ho provato varie volte a gestire e combattere questo disastro ma i risultati sono sempre stati scarsi. È un periodo dell’anno che vorrei decisamente dimenticare tutte le volte ma si ripresenta sempre, portandomi sull’orlo di una crisi isterica. Quando eravamo prigionieri, decidevano se fosse, o meno, il caso di farci avere rapporti sessuali con altri a secondo delle loro esigenze perché ,a volte poteva capitare di rimanere incinta, oppure ci rinchiudevano in isolamento per tre giorni senza lasciarci vedere la luce del sole o mangiare per far raffreddare i bollenti spiriti.

È frustrante tutto questo.

Max guarda me e Cindy con gli occhi sbarrati dalla paura, nelle condizioni in cui è non può di certo badare agli altri. A dire il vero non riuscirà neppure a badare a se stessa.

-Max cerca di star calma. Ti è già successo altre volte.-

-È una cosa che non si può controllare Cindy.- Anche io adesso sono agitata, perché non ho la più pallida idea di cosa fare.

Max annuisce sempre più agitata, sembra che abbia una tarantola in corpo. -È la prima volta che mi succede mentre sto con Logan, non so come lui possa reagire alla mia furia sessuale.- Si sta preoccupando di cosa lui possa pensare se lei lo sbattesse al muro, magari qualcuno potrebbe pensare che quella sia una cosa da ridere ma, vista dal suo lato, non lo è affatto.

-Bambolina, Logan lo sa. Basta avvertirlo e fare in modo che vi rinchiudiate da qualche parte.-

-Preferibilmente un luogo insonorizzato o lontano da tutti- Interrompo la ragazza che annuisce.

-E lasciare che i tuoi bollenti spiriti si sprigionino. Non credo che Logan abbia qualcosa da obbiettare.- Conclude con un sorrisetto muovendo la testa in maniera sicura di se.

Tutte e tre ci giriamo a guardare l’oggetto della nostra conversazione che, ignaro di tutto, continua a parlare con Alec e Joshua.

-Logan puoi venire un attimo.- I ragazzi si girano verso Original Cindy che li ha richiamati.

-Certo.- Sta fissando Max quasi curioso. Che si sia già accorto di qualcosa? Possibile data la loro forte intesa. Mi volto verso l’X5. No, decisamente non è per l’intesa che la sta guardando, lei lo sta mangiando con gli occhi passandosi la lingua sul labbro inferiore sensualmente. Oddio se siamo oscene quando siamo in calore.

I ragazzi si avvicinano e non posso fare a meno di notare la risata sotto i baffi che si sta facendo quello stupido di Alec e lo sguardo preoccupato di Joshua. Gli vado in contro lasciando passare Logan e impedendo agli altri due di avvicinarsi.

-È meglio che tornate lì.- Li blocco mettendo le mani sul petto di entrambi. Alec ha già capito tutto e adesso mi guarda divertito.

-Dai pulce,non ho mai visto Max in quello stato, fammi divertire un po’.- Mi guarda con quegli occhioni supplicanti tentando di farmi cedere.

Illuso.

Cerca di venire avanti per salire le scalette del soppalco dove ci sono Max, Logan e Cindy, lo respingo indietro con poca forza.

-Non ci pensare neanche Alec, non è assolutamente divertente quello che le succede quindi fai il bravo, per una volta, e non ti avvicinare.-

Joshua comincia a preoccuparsi. -Ma sta bene la cucciolina?- Gli occhi di tutti quelli nella stanza, ormai, sono puntati al soppalco.

Alec ride adesso non guardando più me, ma loro. –Uhh, si fanno interessanti le cose per Logan.-

Sono costretta a girarmi per guardarli continuando a impedire la strada a quei due. O cavolo! Cindy non è riuscita ad impedire che Max saltasse in braccio a Logan a cui adesso sta leccando il collo famelica. Un fiotto di calore mi sale dalla parte bassa dello stomaco ma non ci bado. L’amica da uno schiaffo in pieno volto a Max, con forza, che almeno si è ripresa, guarda il ragazzo imbarazzata scendendogli da dosso. È meglio che vadano via tutti prima che Max si accorga che è il centro dell’attenzione.

-Si Joshua tranquillo, Max adesso starà bene ma voi non avvicinatevi e se andate via, è anche meglio.- È Alec che fisso adesso, chiedendogli una mano. L’X5 è tornato a guardare me ancora un po’ divertito. Cavolo che occhi profondi che ha!

Si gira di schiena verso il resto degli spettatori andando al centro della sala e sbattendo le mani. –Ok ragazzi, so che lo spettacolo è stato piacevole ma è il caso che uscite tutti di qui.- Comincia a spingere qualcuno verso la porta. Ma che gran bel sedere transgenico che si ritrova quell’idiota, fasciato dai dei jeans stretti.

Ehi, che vado a pensare?!

Alcuni se ne vanno sogghignando, altri invece sbuffando e lamentandosi, ma io non ci faccio troppo caso rivolgendomi al cucciolone che non si schioda da vicino le scale.

-Dai Joshua, hai sentito quello sbruffone, dovete uscire da qui.- Cerca di spingerlo indietro con dolcezza ma non è proprio cosa semplice.

-Cosa succede a Max, piccolina?- Negli occhi vi leggo sorpresa e preoccupazione, a Manticore, evidentemente, non ha mai visto transgeniche in calore. È davvero imbarazzante e non so come spiegarglielo, fortunatamente mi viene in soccorso Alec che lo prende per il braccio allontanandolo.

-Sta bene Josh, te lo spiego dopo. Adesso più importante che noi andiamo via.- Li guardo allontanarsi mentre cercano di spiare ancora un po’ Max.

Ritorno al soppalco dove la transgenica cerca di stare, inutilmente, a distanza dal suo ragazzo che, per fortuna, non se la ride affatto.

-Non preoccuparti Max, lo so che non sei tu questa.- Logan cerca di rassicurarla. È davvero molto dolce, non si approfitta della situazione come avrebbero fatto altri.

-No Logan, io voglio ma, lo sai, che non so come gestire questa cosa con te. È la prima volta che mi vedi così.- Lei si allontana sempre di più dall’uomo mettendo tra di loro la povera Cindy.

-Tutto ok pupetta? Sembri un po’ accaldata.- La ragazza si preoccupa anche per me.

-Si certo Cindy! Preoccupiamoci di lei adesso.- Le sorrido appena. Effettivamente mi sento un po’ soffocante, ma sarà colpa di Max e dei suoi ormoni in subbuglio.

-Max…- Logan cerca di scavalcare l’umana per toccare la sua ragazza che invece indietreggia utilizzando l’amica come scudo umano. Ovviamente Cindy non è la tipa che si fa usare cosi, si sposta mettendo le mani in aria e lasciando Max scoperta.

-Ehi, stammi a sentire adesso bambolina!- Adoro il suo tono autoritario. –Adesso tu e il tuo cavaliere- Indica Logan. -Evaporate da qui. Prendete dei vivere e vi trovate un posto dove stare, magari casa nostra tanto non ho intenzione di tornarci troppo presto e tu, signorina- Le punta il dito contro minacciosa. 
È geniale, solo lei potrebbe minacciare una ragazza dalla capacità fisiche molte volte superiori alle sue.- Starai tranquilla e ti farai passare questo periodo. In queste condizioni, qui, non sei utile per niente.- Il suo tono si è addolcito e la guarda con affetto.

Max non abbandona la sua preoccupazione.

-Sta tranquilla, è meglio fare come ha detto Cindy.- Logan le sorride dolce. È fortunata ad avere lui. Finalmente lei si decide a seguire le indicazioni dell’amica abbandonando la paranoia che le si sostituisce con un altro attacco di lussuria, facendola avvicinare in maniera provocante al ragazzo.

-Max.- La sgrido distraendola dal suo obbiettivo. –Non qui.-

-Si giusto.- Io, Cindy e Logan non riusciamo a trattenerci e sorridiamo. In fondo è bello vedere che anche lei, che è sempre così seria e in apprensione per tutti, ogni tanto si lascia andare, anche se a causa del suo DNA.

……

È da un po’ che Max e Logan hanno abbandonato Terminal City a bordo della moto nera della ragazza. Lei voleva far guidare lui ma non ci è sembrato il caso che facessero un incidente in moto e poi, un po’ di aria fresca sul volto le avrebbe fatto bene.

Tutti hanno ripreso, più o meno, la loro occupazione e Joshua ha evitato di farmi domande, evidentemente gli è stato spiegato come stanno le cose, l’ho beccato a fissarmi di nascosto imbarazzato quasi si aspettassi che, anche io, da un momento all’altro, mi comportassi in maniera strana.

Purtroppo per lui, me ne sto bella seduta su una poltrona in pelle logorata e che puzza un po’ leggendo un libro che ho trovato in giro nella zona, senza dare problemi a nessuno e con le gambe penzoloni oltre i braccioli. A interrompere la mia lettura è, ovviamente Alec, che mi travolge con le sue robuste gambe mentre sta portando una pesante cassa chissà dove. Che lo abbia fatto a posta è inutile dirlo, dato il sorrisetto ebete che ha stampato in faccia mentre lo fulmino con lo sguardo quando, con una finzione da attore, mi chiede scusa.

Lo osservo avvicinarsi verso il tavolo posizionato al centro della stanza, raggiunto subito da Mole e il suo sigaro puzzolente. Si toglie la giacca permettendomi di guardare i suoi muscoli ben tonici coperti da quella maglietta nera che non fanno altro che evidenziarli di più, il suo profumo è più forte adesso. Mi ritrovo a volerne sentire sempre più, a poter passare le mani in quei corti capelli castani, mordicchiargli il mento vedendolo socchiudere gli occhi e avventarmi, avida, su quelle carnose labbra.

O miseria, non può essere.

Tolgo gli occhi da Alec chiudendoli e provo a pensare che lui è quello che mi punzecchia sempre, con cui mi diverto a litigare e battibeccare, non posso fare quei pensieri su di lui. Eppure mi rivedo nel buio della mia mente, sola con lui che mi prende per i fianchi e mi alza verso la parete per gettarsi con passione sulle mie labbra e sul collo facendomi sospirare pesantemente.

O no, sono in calore anche io.

Mi alzo velocemente dalla poltrona quasi come se mi fossi scottata, lasciando cadere a terra il libro che stavo leggendo e sentendo gli occhi, di chi non vorrei, addosso.. comincio a correre alla ricerca di Original Cindy.

Fortunatamente la trovo subito, intenta a parlare con Sketchy che spingo via senza troppe pretese ignorando le sue preteste.

-Cindy ho un problema, un’enorme problema. O cavolo è stratosferico, di proporzioni immani...- Parlo a macchinetta senza neppure lasciarla capire qualcosa. Ma perché proprio ora mi doveva capitare?!

Lei cerca di calmarmi apprensiva. –Ehi pupetta rilassati e di tutto ad Original Cindy.- Fortuna che c’è lei, adesso che Max non c’è, è il mio unico punto di riferimento.

Prendo un bel respiro ma il calore che mi viene dallo stomaco non si calma per niente. –Sono nei guai. Mi sta succedendo la stessa cosa di Max.- Ammettere che sono in calore non mi piace per niente.

La guardo pensarci un attimo senza capire prima che il suo sguardo si faccia preoccupato. –Ma c’è in giro un virus che vi fa partire tutte insieme?!- Cerca di fare dell’ironia per farmi rilassare ma non ci riesce affatto.

-Ok piccola stai rilassata un attimo, risolveremo anche questa.- Non riesco a sentire neppure la fine della sua frase che il suo dolce odore mi giunge alle narici inebriandomi e riportandomi alla mente l’immagine di noi due stesi in un bel letto grande aggrovigliati.

O no.

-Tutto bene pulce!? Sei fuggita come un fulmine.- Alec mi arriva accanto appoggiando delicatamente la mano su una spalla, un brivido mi percuote e vorrei che mi stringesse un fianco con possessione invece. Sono ridotta proprio male.

-Non proprio. Abbiamo un altro problema di ormoni felini in atto.- Non ci credo che Cindy glielo abbia detto, mi giro verso di lui che sicuramente starà pensando a qualche cosa di imbarazzante da dirmi, non potendosi perdere un’occasione del genere per ridicolarizzarmi.

E invece Alec accenna appena un sorrisetto fissandomi con una luce strana e facendo un –Ahh.- strano. Odio Manticore e odio quel dannato DNA che mi hanno messo in corpo per potenziarmi.

-Bisogna portarla via di qui alla svelta, magari in un posto isolato!- Cindy continua a parlare con lui invece che rivolgersi a me.

-Ok ci penso io.- Alec si allontana da noi diretto chissà dove ed io non riesco a fare a meno di girarmi per osservare la sua splendida figura. Cosa ha detto!? Ci pensa lui!? Oddio di male in peggio. Non voglio neppure immaginare cosa succederebbe se fosse lui a portarmi via e a dover condividere un luogo solitario con lui. Altre immagini sempre più interessanti mi passano per la mente dove, insieme, siamo i protagonisti.

Mi rivolgo a Cindy allarmata. -No, no lui no. Non ce la faccio a stare da sola insieme ad Alec per favore. È già un miracolo che non gli sia saltata a dosso adesso toccandogli quel grandioso sedere che si ritrova e allacciandomi con smania al suo bel petto ben definito per..- Non riesco a finire la frase che Cindy mi dà una sberla in pieno volto. Non mi ha fatto male ma, per fortuna, sono rinsavita.

-Hai ragione Annie, non puoi assolutamente andare con lui. Ti accompagnerò io da qualche parte e ti terrò d’occhio. Anche se sarebbe stato interessante vedervi insieme.- Oddio anche lei adesso si mette a fare la scatenata!? Non bastavamo io e Max!?

-Per favore.- Le sussurro in preda di una crisi isterica.

-Tranquilla stavo scherzando! Segui me e cerca di guardare per terra- Che bel modo di prendermi in giro.

Fissando il pavimento, seguo le scarpe appariscenti della ragazza oltre la porta da dove era uscita prima correndo come una forsennata. Per fortuna non sento il suo odore, mi basta solo quello per eccitarmi.

-Mole dove è Alec?- Nonostante lui non le sia simpatico, e la cosa è ricambiata, si parlano per quieto vivere.

-È andato a prendere la moto fuori.- Il transgenico sputa a terra una parte del sigaro senza neppure alzare gli occhi su di lei. A molti di loro gli ordinari, che sarebbero gli umani non modificati geneticamente, non piacciono perché si aspettano da un momento all’altro una pugnalata alla spalle a causa del comportamenti schifato che molti hanno nei loro confronti.

Ci avviamo per l’esterno del palazzo, devo tenere a freno i miei istinti ancora per un po’ e poi Cindy mi porterà lontano da questa maledetta tentazione. Non mi perdonerei ancora un altro sbaglio di una notte, non ce la faccio più a sentirmi così vulnerabile.

All’aria aperta mi sento un po’ meglio, il calore del mio corpo si acquieta ma non per molto, Alec arriva veloce sulla sua moto, bellissimo, mentre lievi raggi di sole che riescono a passare la coltre grigia del cielo lo illuminano. Assumo una posa sensuale mentre lo guardo arrivare con gli occhiali neri che gli coprono gli occhi.

-Mi sono organizzato, andiamo a casa di Josh. Salta su peste.- Ha abbassato appena gli occhiali e i suoi occhi verdi si perdono nei miei voluttuosi che non lo abbandonano un attimo. Gli sorrido ammiccante prima che, con uno scatto, gli sono seduta a cavalcioni dietro la moto. Cindy mi prende un braccio cercando di dissuadermi.

Illusa.

-Pupetta scendi da qui.- Posa gli occhi su di lui,chissà se lo trova bello quanto me. –Alec la porto io da qualche parte. Se non te ne fossi reso conto sei un maschio e lei deve stare lontano da voi uomini.-

-Tranquilla Cindy, io e la peste qui non correremo problemi di alcun tipo, sai quanto non mi sopporti.- Io ho ignorato palesemente l’ordine della ragazza e adesso mi guardo la bella schiena del transgenico che con un alzata di sopracciglio e un sorrisetto sulle labbra sgasa e mi porta lontano dal settore 7.

In lontananza sento le urla di Cindy ma non ci bado poi molto. -Come al solito, voi uomini, non capite mai un accidenti.-







--- Autrice ---

Salve!!!

Scusate il ritardo, ma solo adesso sono riuscita a mettermi al pc per pubblicare questo capitolo. Cosa ne dite?! Vi aspettavate le ondate di calore?! Nella prima serie di "Dark Angel" questa "particolarità" del DNA di Max l'ha portata tra le braccia di Logan, dopo qualche piccola vicissitudine!! E poi Zack è arrivato ad interromperli ma questa è un'altra cosa!!! 

Ho pensato che il fattore ormoni potesse essere molto divertente nel rapporto di Annie e Alec a discapito, però, della storia della rivolta transgenica. Spero che la lettura sarà lo stesso piacevole nonostante per un pò non ci saranno evoluzioni "avventurose". In caso contrario, fatemelo sapere!! 

Vi "linko" ancora la cartina di Seattle che uso come riferimento trovata su un sito dedicato a Dark Angel. La potete vedere cliccando qui. Se volete sapere quale è il sito basta mettersi in contatto con me tramite Facebook andando sulla mia pagina autori.

Grazie mille per aver letto anche questo capitolo. Un grazie particolare lo meritano MEV  e Shizue Asahi che, ogni volta, mi permettono di vedere il capitolo con occhi diversi....

E ringrazio anche ad Aia Cullen che ha messo questa storia tra le preferite!!

A presto...

Bye^^

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 7. This ... kill me, already know. ***


I want to break free

I want to break Free

http://img203.imageshack.us/img203/6326/31185116814805027545100.jpg


They designed her to be the perfect soldier...
a human weapon... then she escaped.
In a future not far from now... in a broken world...
she is haunted by her past.
She cannot run, she must fight... to discover her destiny.

7. This... kill me, already know

 

“Nulla bramiamo tanto quanto ciò
che non ci è consentito.”

Publilio Siro


Odio Manticore.

Odio il mio DNA.

Avrei dovuto ripeterlo fino alla fine dei miei giorni e non sarebbe bastato.

Ovviamente il nostro viaggio in moto verso casa di Joshua non è andato come doveva, almeno non secondo quello che, in condizione normale, avrei voluto. E per fortuna il percorso è stato breve, ma questo, non mi ha impedito di accarezzargli la schiena e il corpo possente in maniera languida e inequivocabile.

Oddio, poche volte nella mia vita mi ero sentita cosi in imbarazza come adesso, e alterno fasi di sconforto ad altre di desiderio.

Alec cerca di farmi ridere e non pensare a quello che continuo a fare, stuzzicandomi come al solito. Non l’ho convinto a prendermi a schiaffi nei momenti in cui mi avvicinavo ma almeno, sotto mia costrizione, mi ha legata i polsi e le caviglie tra loro e poi alle inferriate del letto. E adesso cerco di dimenticare le immagini che mi hanno scatenato la vista di quelle manette rinforzate tra le sue mani.

-Ancora che ci pensi peste!? Come te lo devo far capire che lo so che non è colpa tua?- Alec cerca di far attenuare il mio imbarazzo ma è abbastanza inutile. In quei pochi attimi di lucidità, in cui non me lo immagino ansimante sopra di me, mi fa solo arrabbiare ancora di più perché non fa quello che gli dico.

-Alec te lo chiedo con le buone.. puoi uscire da qui dentro?! È frustrante continuare a immaginarti cavolo!- Cerco in tutti i modi di non guardarlo ma, la sua presenza, mi inebria conducendomi verso il lato oscuro.

-Preferiresti che mi togliessi la maglia cosi non ti tocca immaginare!?- Non può odiarmi fino a tal punto.

-Lo sai che se ti rispondessi si, tu non dovresti assolutamente farlo?! Anzi se scappassi faresti meglio.- Non ha acconsentito neppure di mettermi una benda sugli occhi per evitare di fissarlo, anche se non sarebbe molto d’aiuto. Gli altri sensi mi verrebbero in aiuto purtroppo. E non so se sarebbe un bene o un male.

- Per lasciarti assalire il primo che passa!? Non penso sia una grande idea! Io almeno sono un’X5 e posso fermarti o almeno calmarti.- Effettivamente non ha tutti i torti, con la sua forza almeno può cerca di contenermi.

-Non assalirei il primo che passa, ti assicuro. Dovrebbe piacermi quello che vedo!- Alzo la testa per lanciargli uno sguardo gelido per difendere le mie azioni, anche se non sono comandate dalla mia volontà.

Errore, grosso errore.

Alec è appoggiato al muro vicino la finestra oscurata da vernice che lascia entrare poca luce soffusa, con un ginocchio alzato e le braccia al petto fissandomi con uno sguardo terribilmente serio e fascinoso. Il volto è un po’ calato e in quella posizione è sin troppo desiderabile per una mente combattuta come la mia. Il mio corpo si infiamma alla sua sola vista.

Voglio toccare la sua pelle morbida e calda, sentire se si possono avvertire accenni di barba sul suo mento strusciandoci piano la guancia, vedere come è fatto il suo corpo mascolino, sentire il suo sapore sulle labbra. Mi mordo un lato della bocca ricambiando il suo sguardo magnetico.

-Allora ti piaccio.- Un affermazione.

Ecco la goccia che fa traboccare il vaso. Faccio un po’ di forza su quelle dannate manette senza risultati.

-Toglimele e te lo dimostro.-

Si apre in un sorriso che la sa fin troppo lunga sulle mie intenzioni.

-Lo sai che non posso piccola peste, finiresti per fare qualcosa che non fuori- Da quando Alec sa cosa voglio e cosa no? E soprattutto, da quando è così dolce!?

-Tu non sai cosa voglio, adesso slegami e ne poi riparliamo.- Voglio che si avvicini a me, voglio sentire il suo corpo sul mio, voglio che mi tocchi e mi dia piacere con quelle mani. Ho davvero urgenza di averlo.

Mi muovo sul letto in maniera tale che lui possa vedere meglio il mio corpo, so che è desiderabile anche per lui che non mi sopporta, in fondo è pur sempre un uomo, anche se potenziato. Faccio in modo che il mio seno sia più esposto alla sua visuale e la maglietta si alzi di poco, lasciando scoperta un po’ della mia pancia e della schiena. Il freddo è pungente ma gradevole e eccitante.

Lo farò cedere, io voglio che ceda. Se non posso avventarmi io su di lui a causa di queste manette lo farà lui.

Il suo sguardo mi percorre e, per un attimo, lo vedo bramoso di me e del mio corpo. Sto vincendo, finalmente posso ottenere quello che voglio. Lo guardo avvicinarsi al letto con cautela mentre io vorrei solo sbatterlo con violenza su questo stesso letto.

-Avvicinati Alec, voglio vederti bene.- Lo incito con voce suadente e maliziosa. Quando ormai è così vicino che posso vedere ogni sua piega delle labbra carnose senza ricorrere alla vista potenziata, mi butta dell’acqua addosso facendomi rinsavire.

Scuoto la testa per scacciare quella belva famelica da dentro di me vergognandomi sempre di più.

-Scusami Alec.-

-Non c’è bisogno che ti scusi ogni volta, Annie- Il mio nome tra le sue labbra mi piace più del lecito costringendomi a tornare a guardare il soffitto invaso da efflorescenze e umidità ma suo odore mi giunge lo stesso.

-Cavolo però anche tu, allontanati da me!- Gli urlò struggente.

Lo intravedo con la coda dell’occhio ritornare vicino la finestra, lontano da me ma non abbastanza. Devo strizzare gli occhi chiudendoli con forza anche se la sua presenza mi stordisce lo stesso.

-Certo che sei davvero insaziabile, neppure mi stai guardando.- Cerca di ironizzare.

-Non c’è bisogno di vederti. Sento il profumo della tua pelle, il calore che emani, il respiro che esce dalla tue labbra, la tua voce quando pronunci quei soprannomi buffi che continui ad affibbiarmi...-

Mi rendo conto di quello che gli ho detto. Lui scherzava e io sono stata totalmente e profondamente sincera. – Oddio Alec dammi un pugno, ti prego.-

Sento la sua risata che tenta di scacciare l’imbarazzo tra di noi. –Lo sai che non lo farò, è inutile che continui a chiedermelo.-

-Ti odio!- Sono rabbiosa, perché non fa mai quello che gli dico, la vita e la faccia sono miei potrebbe accontentarmi per una volta.

-Lo so piccola.. non preoccuparti, lo so.- Sento i suoi passi allontanarsi verso la porta dal lato opposto alla finestra e poco dopo la voce della televisione. È andato via lasciandomi sola con i miei pensieri. Non so quanto di quello che gli ho detto prima è frutto degli ormoni e quando della mente, ma adesso non ci devo pensare. Questo andare in calore mi ucciderà già lo so.

Comincio a contare i filetti che formano l’efflorescenza sul soffitto per tenere la mente occupata prima di cadere in un sonno profondo dove finalmente posso dare sfogo, almeno nella mia immaginazione, a fantasie perverse con Alec.

……

Non so quanto tempo sia passato da quando mi sono addormentata ma adesso non c’è più alcuna luce intorno a me, se non quella del tenue camino acceso nell’altra stanza. Spero vivamente di non aver parlato o mugolato durante il sonno, non voglio neppure pensarci, chissà cosa ne sarebbe uscito. Ho sognato ininterrottamente lui e il suo stramaledettissimo corpo. Acuendo un po’ i sensi sento il suo respiro calmo e regolare... ecco cosa fa invece di sorvegliarmi. Se la dorme. La televisione è ancora accesa e mi permette di ascoltare le ultime notizie sulla resistenza transgenica a Terminal City. Quante cazzate possono inventarsi la gente per farci apparire dei mostri.

La voce della signorina del servizio viene interrotta lasciando il silenzio del fuoco che scoppietta, poi i passi di Alec avvicinarsi alla mia stanza per controllarmi. Lo avviso del fatto che sono sveglia.

-Alec...-

-Ti sei svegliata. Come ti senti?- Si appoggia allo stipite della porta lasciando che la luce non mi permetta di vedere bene il suo volto o il contorno del suo corpo.

-Decisamente meno felina- Se la ride alla mia battuta pessima.

-Alec senti, per prima...- Non mi lascia finire.

-Ehi, quante volta ti devo dire che non importa, infondo è divertente vederti cosi in difficoltà.-

-Grazie tante. Sei un maledetto transgenico del quoziente intellettivo inferiore e con un senso dell’umorismo davvero pessimo.- È capace di farmi arrabbiare anche nelle situazione più assurde. È un potere tutto suo.

Non smette di sorride come un’ebete.- Bentornata peste, devo ammettere che mi sei quasi mancata.- Fa ridere anche me. Almeno è l’unico che mi fa divertire.

-Certo come no!- Ironizzo io alzando gli occhi al soffitto per un attimo.

-Alec per favore, puoi staccarmi da questo letto, devo andare in bagno.- Sarò anche potenziata geneticamente ma ho, anche io, i miei bisogni da fare e in questo momento mi scappa la pipi.

-Vuoi che ti liberi?! Non è che è un trucco per assalirmi?!- Continua a prendermi in giro.

-Illuditi quando vuoi simpaticone, ma devo andare urgentemente in bagno se non vuoi che allaghi il letto. A Joshua non farà molto piacere e lo sai che darà la colpa a te!- Sorrisetto falso che ormai faccio solo per lui.

Alec fa finta di pensarci un po’ prima di avvicinarsi, cacciando la chiave delle manette che ha appese con una catenina al collo. Geniale il ragazzo, quello sarebbe il mio primo obbiettivo in un momento di furia per slegarmi.

-Però non togliermi le manette.- La mia voce è un po’ timorosa, non sono del tutto consapevole delle mie azioni.

Lui sembra annuire e comincia a trafficare per liberarmi. Mi è talmente vicino che sento il calore del suo corpo e il suo profumo anche se attutito da quello che sembra essere terreno. Che cavolo ha fatto?! Si è rotolato per terra con la sua sacra giacca per cercare di alleviare le mie condizioni?! È quasi dolce.

Appena mi slega mi catapulto in bagno senza neppure ringraziarlo. Anche se ha tentato di coprirlo, il suo odore è forte e delizioso. Decido di restare in quella stanza più del dovuto, lontano da lui e dalla tentazione e per cercare di trovare sicurezza faccio anche la doccia, nonostante quelle manette che mi impediscono i movimenti.

L’acqua fredda mi ha decisamente acquietato i bollenti spiriti e mi sento pronta per uscire da qui dentro per incontrare e affrontare ancora una volta Alec.

Con i polsi ancora legati tra loro raggiungo il salone, dove il fuoco scoppietta, e lo trovo scomodamente seduto sulla poltrona intento a dormire, poverino a causa mia deve accontentarsi di quell’inusuale giaciglio. Mi avvicino lentamente, il suo volto è rilassato e bellissimo, le palpebre chiuse dalle lunghe ciglia non mi permettono di vedere gli splendidi occhi verdi, alcuni ciuffi gli cadono scomposti sulla fronte serena, il suo profumo non è nascosto per bene e le labbra socchiuse sono troppo invitanti.

Non riesco a resistergli, lo raggiungo piano e, finalmente, ne sento il sapore. È anche meglio di quello che mi ero sognata. Delicatamente poso la mia bocca sulla sua assaporandolo bene, mi appoggio a cavalcioni sulle sue gambe semi aperte portando le braccia legate dietro il collo. Inaspettatamente risponde al mio bacio muovendosi piano, non stava dormendo ma adesso non mi interessa pensarci. I capelli sotto le mie dita sono setosi e morbidi e il suo tocco sui fianchi è davvero leggero e delicato.

Dischiude le labbra lasciando che il suo fiato fresco mi invada e permettendo alle nostre lingue di incontrarsi ed ecco che tutti i miei buoni propositi si vanno a far benedire. La doccia di prima è stata totalmente inutile dato il calore soffocante che sale dal mio ventre infuocato e il suo dolce bacio non fa che infiammarmi ancora di più.

Da lieve e tenero, l’incontro delle nostre bocca si fa passionale e pericoloso. Oddio da quanto tempo non sento questa sensazione di possessione che mi sta facendo provare Alec, sopraffatta dalla necessità apro gli occhi per accertarmi che non sia solo un sogno e trovo le sue iridi, illuminate appena della luce dal camino, che si rispecchiano nelle mie. È disarmante e tremendamente eccitante quello che vedo e non riesco a bloccare le mie mani che affondano sempre di più nei suoi magnifici capelli scuri possessive e che, le mie labbra si muovono sempre più intensamente speculari alle sue. Cavolo, per quanto sia uno splendido sbruffone, non potevo dare torto se gli fosse stato detto che baciava come un dio. Nessuno era mai stato cosi.

Sono costretta ad allontanarmi dalle sue voraci labbra per prendere aria e lasciarmi scappare un gemito quando posa un bacio caldo e umido sul mio collo. È il paradiso dei sensi e lo sguardo su di me, si fa sempre più intenso e liquido segno che la passione sta travolgendo anche lui. Inarco leggermente la schiena permettendo ai nostri corpi di essere maggiormente a contatto, tutti i suoi muscoli sono incandescenti e meravigliosamente tesi per occuparsi dei miei fianchi, il suo tocco è talmente meraviglioso che non me ne staccherei mai. Continua a lasciare una scia bollente sulla mia pelle accaldata, togliendomi il respiro mentre il suo profumo si insidia nella mia anima per non essere dimenticato tanto facilmente. Se è capace di mandarmi cosi fuori di testa con pochi baci, non oso immaginare cosa sarebbe successo se, finalmente, avessi messo in pratica i miei sogni.

-Annie...- Sussurra piano con voce roca mandandomi ancora più in estasi.

Avida torno sulle sue labbra talentuose che mi sono mancate, con il loro sapore esotico e mascolino, tutto il mio corpo freme e trema sotto le sue continue attenzioni finche, con desiderio, comincio a ondeggiare lieve sulle sue gambe permettendoci di entrare a maggiore contatto. Un lieve sorrisino di soddisfazione mi scappa sentendo un incantevole rigonfiamento all’altezza del cavallo, sul quale mi muovo sempre più languida. Alec si allontana da me e io ne approfitto per assaporare la pelle del suo corpo, non ha un filo di barba e la pelle è liscissima sotto la mia guancia mentre mi accingo a baciare il suo poco evidente pomo d’Adamo e, a mordicchiare lieve il mento fissando i suoi occhi socchiusi e preda della passione. La sua mano sale veloce fine fino al mio collo in una carezza.

-Non voglio approfittare di te in questa situazione. Non è un rifiuto ma almeno non cosi.- Sono le ultime parole che sento pronunciare dalla sua voce melodiosa e roca prima di perdere i sensi accasciandomi al suo corpo.

















--- Autrice ---

Hello Everybody...!!

La foto ad inizio capitolo è tutto un programma...

Siamo giunti al settimo capitolo e finalmente il rapporto tra Annie e Alec si è evoluto, magari non nella maniera in cui ci si aspettava, ma si è evoluto!! Eh si, questi ormoni felini faranno un bel pò di danni!! Il capitolo non è molto lungo ma abbastanza denso e, sinceramente, anche divertente da scrivere!! Adoro far battibeccare quei due!! Spero che il modo in cui è scritto questo capitolo non vi abbia turbato.

Come vi avevo già annunciato la settimana scorsa non ci sono state evoluzioni "avventurose" nella storia della rivolta transgenica, ma non preoccupatevi, arriveranno notizie proprio nel prossimo capitolo, che si preannuncia lungo e un pò complesso. 

Vi "linko" ancora la cartina di Seattle che uso come riferimento trovata su un sito dedicato a Dark Angel. La potete vedere cliccando qui. Se volete sapere quale è il sito basta mettersi in contatto con me tramite Facebook andando sulla mia pagina autori.

Bene detto ciò... vi ringrazio per aver letto il capitolo e sarei lieta se mi lasciaste una piccola recensione per sapere cosa ne pensate, senza impegno ovviamente XD

Volevo ringraziare particolarmente MEV che mi supporta sempre e mi fa venire voglia di scrivere ogni volta che leggo una sua recensione. Consiglio personale... se vi piace il personaggio di Zack, correte a leggere la sua avvincente storia...

E ringrazio sinceramente anche Aia Cullen!!

Al prossimo capitolo...

Bye^^

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 8. Song of the Century ***


I want to break free

I want to break Free

http://img140.imageshack.us/img140/4867/collagedipicnikuq.jpg


They designed her to be the perfect soldier...
a human weapon... then she escaped.
In a future not far from now... in a broken world...
she is haunted by her past.
She cannot run, she must fight... to discover her destiny.

8. Song of the Century

 

"La musica è la voce di tutta l'umanità,
di qualsiasi tempo e luogo.
Alla sua presenza noi siamo uno."

 C. Gray



Il nuovo giorno non è cominciato per niente bene.

Mi sono svegliata con il ricordo delle labbra di Alec sulle mie, il suo ansimare nelle orecchie e il fiato delicato sul mio collo.

Non riesco a credere a cosa è successo.

A cosa sono stata in grado di fare.

Conoscendomi non avrò più il coraggio di guardarlo in volto, una cosa sono le battutine stupide che, a causa del mio genoma modificato, avevo fatto durante il pomeriggio, ma la scena di ieri sera è stata eclatante.

Mi sono avventata su Alec con desiderio e passione. E la cosa peggiore è che non so se è successo a causa del mio essere in calore o di altro. Non ci voglio neppure pensare!

So di non essere innamorata di lui. Come potrei?! E pur sempre la stessa persona con cui, fino al giorno prima, mi punzecchiavo, battibeccavo e ogni pretesto era buono per segnare un punto a mio favore. Quante volte l’ho guardato male!? Quante volte avrei voluto picchiarlo?! Il nostro rapporto è formato sulla continua lotta interna, sul darci fastidio a vicenda, dal primo giorno che ci siamo conosciuti. L’antipatia che avevo provato per lui era diventata il mio gioco preferito, l’unico mezzo che mi permetteva di tenere la mente occupata a non pensare alla situazione pessima che ci avvolge, alla  difficile lotta per la libertà. Eppure ieri sera era scattato qualcosa di diverso in me. Non lo vedevo come il solito so-tutto-io ma era un semplice ragazzo che aveva sacrificato il suo tempo, i suoi impegni per occuparsi di me, in un certo senso malata. Mi aveva vista in difficoltà e non aveva esitato a porgermi la mano per salvarmi. Era stato dolce e comprensivo, senza abbandonare quell’aria da spavaldo che mi serviva per riconoscerlo.

A adesso sono sveglia di nuovo su questo maledetto letto, non so da quanto tempo, incatenata e tremendamente arrabbiata con me stessa e umiliata. Arrabbiata, perché è ovvio che non avrei dovuto farmi vincere dal genoma, in quanto devo essere io l’unica artefice della mia vita, nonostante Manticore voglia far prevalere il suo ricordo. E, invece, quello strano senso di delusione e mortificazione che mi opprime la mente e lo sterno, l’ho cominciato a capire da poco e posso dargli solo il nome di umiliazione, ma il perché è ancora da scoprire bene. Avvilita per il suo rifiuto forse. Si può essere più patetici?!

Invece quel maledetto di un X5 se ne sta nella mia stessa stanza a fissarmi, come se fossi un’aliena, vicino la finestra da prima che mi svegliassi mentre io continuo a fare finta di dormire. Dio che tortura, ma non poteva venire Cindy invece che lui?! È tremendamente ingiusto!

-Potresti anche evitare di fissarmi tutto il tempo.- Continuo a tenere gli occhi chiusi ma è tempo che lui sappia che sono sveglia, non posso nascondermi per sempre quindi, prima lo affronto, meglio è. Eppure non riesco a contenere la rabbia nelle mie parole.

-Mmm nervosette stamattina.- Si sta prendendo gioco di me, ancora. Come se nulla fosse successo.

Prendo un bel respiro cercando di calmarmi, ho le braccia e le gambe indolenzite per averle tenute ferme nello stesso modo per troppo tempo. –Buongiorno anche a te Alec.- Va meglio cosi, sembro più rilassata ma continuo a tenere e palpebre ben sigillate.

-Buongiorno Annie.- Cavolo sembra quasi di buon’umore. –Mi ha chiamato Max, ha detto che oggi si sente meglio e, più tardi ,passa a controllare la situazione qui.-

-Bene, mi farà bene un po’ di gente nuova.- Mi esce quasi involontariamente questo pensiero.

-Ehi.- Sembra quasi toccato sul vivo. -Oggi sei proprio antipatica. Ti ha morso una tarantola!?- Lo sento spostarsi e il suo profumo allontanarsi. Che se la sia presa?

-Ah, ah spiritoso. Provaci a stare tu incatenato ad un letto per un giorno intero poi me lo dici.- Meglio buttarla sullo scherzo. Non voglio che con lui cambino le cose. Voglio rimanere quello che siamo perché mi diverto e mi sento bene quando ci prendiamo in giro.

-Ok pulce, hai ragione tu stranamente!- È tornato a ridere, lo sento, anche se mi sembra più distante. Apro gli occhi e lo cerco un attimo in giro, è appoggiato allo stipite della porte scrostato dalla vernice.

Diamine se è bello. Le labbra piene e rosee sono increspate in un sorriso sconvolgente, i capelli mi sembrano cosi vellutati che mi fionderei per accarezzarli per troppo tempo, ma sono gli occhi che mi inchiodano e paralizzano, sono profondi, magnetici, nonostante il divertimento che trasudano. E per fortuna sto cercando di limitare lo sguardo, altrimenti so che cercherei di nuovo di spezzare le catene che mi tengono ferma. 

Di nuovo mi sento immersa in una lotta senza vincitori, da un lato il mio genoma felino che mi porta ad avere passionali visioni di noi due insieme e dall’altro mi sento in colpa per quello che sento, per quello che potrebbe compromettere quello che siamo adesso. La mia mente è come un ring in cui si scontrano due titani inferociti. E io ne pago le conseguenze ovviamente.

Cerco di riprendere in mano la situazione, di tornare me stessa, la solita Annie, il soldato creato a Manticore da dei pazzi che si sentivano rivoluzionari, senza però riuscire ad abbandonare quello sguardo intenso che mi scombussola.

-Alec, senti io...- Il mio tono è indubbiamente serio adesso e lui se ne accorge interrompendomi.

-Se mi dici un’altra volta scusa, nonostante ti abbia detto che non ti farò del male, uno schiaffo non te lo nega nessuno pulce. Te lo giuro.- Ora sorride tra il divertito e l’esasperato. Si è spostato dalla porta come a voler sottolineare la veridicità delle sue parole ma tanto so che non lo farebbe mai. Non l’ha fatto neppure quando glielo ho chiesto.

Ma, come al solito, riesce a farmi ridere e a dimenticare tutti i miei troppo complicati viaggi mentali.

-Ok, non sentirai nessuno "scusa" uscire dalla mia bocca per un bel po’ però...- Torno seria ma con maggior tranquillità. –Però mi dispiace per come mi sono comportata ieri, ti ho messo in una situazione poco piacevole e non volevo. Tutto qui.- Nonostante sono imbarazzata non distolgo gli occhi.

-Poco piacevole non direi.- Ecco il solito stupido Alec, per fortuna è sempre li, pronto a fare la sua comparsa. –Comunque mi hai fregato lo stesso pulce. Smettila di sentirti in colpa, non ti si addice.- Ed ecco come in poche parole è capace di spazzare via tutto le paranoie.

-Alec.- Sto zitta un attimo lasciandogli pensare che mi stia ancora arrovellando in cervello contrita per le mie azioni, per poi aprirmi in un sorrisetto malefico. – Aspetta che mi sleghi da qui e ti prenderò a calci nel sedere finche non urlerai che vorresti che Manticore risorga per potere stare a distanza da me. Dannato transgenico.-

Lui mi guarda un po’ sconvolto per poi scoppiare a ridere senza ritegno. Anche io mi lascio andare in una risata liberatoria nonostante il mio cuore stia facendo gli straordinari sentendo la sua risata cosi profonda e cristallina.

… …

-Ciao piccoletta... Alec ma come ti salta in mente di tenerla legata al letto?!- Max è entrata nella stanza dove sono stesa sul letto, distraendomi dal mio bel sogno erotico tra me e l’X5, per mettersi ad urlare con voce stridula come una pazza appena vede le condizioni in cui sono costretta. La ragazza va verso Alec infuriata, cominciando a colpirlo forte sulla spalla destra. Lui cerca appena di difendersi coprendosi il volto dal violenti colpi di Max.

-È stata lei a chiedermelo io non centro nulla Max, credimi. Pulce dille qualcosa, cavolo!-

Sinceramente mi sto divertendo troppo a vedere la ragazza picchiare Alec, come vorrei fare io da quando è cominciato il mio essere in calore ma, sembra che gli stia facendo male sul serio, per cui decido di intervenire, però senza alzare troppo a voce. Magari Max non mi sente e continua a bastonarlo ancora un po’.

-È vero, vorrei evitare situazioni spiacevoli ma, se vuoi, continuare a picchiarlo ancora un po’ per me non è un problema.- Me la ghigno sotto i baffi vedendo entrare anche Logan che mi fissa con gli occhi sbarrati e un po’ imbarazzati. Chissà cosa sta pensando... Eh i maschi! Tutti uguali!

Max da un ultimo pugno ad Alec, che continua a tenere la guardia alzata, per poi venire verso di me e sedersi sul letto. Logan continua a non capire mentre l’X5 si rimette a posto la maglia fissandomi truce. -Grazie mille pulce, sei sempre più gentile.- Guarda un attimo di sfuggita l’amico per poi sorridergli e spiegare anche a lui.

-Alec resti un tremendo idiota lo stesso, sei stato qui tutto il tempo con lei?- Max mi accarezza lieve la guancia continuando a guardare il ragazzo, che resta in piedi e si riavvicina alla sua postazione ufficiale, vicino la finestra, con la sua camminata sicura e estremamente sexy. Cavolo non mi è passato per niente.

-Si, cos’altro potevo fare? Dovevo controllarla, altrimenti chissà cosa poteva succedere.- Alec ci guarda intensamente alzando le spalle come per scolparsi di quello, che a sua logica, non ha fatto. Logan sembra sogghignare appoggiandosi, con le braccia conserte, allo stipite delle porta come aveva fatto spesso il transgenico ieri. Ma lui, a mio parere, non è neppure lontanamente paragonabile ad Alec, che è tremendamente affascinante e naturale allo stesso tempo. Tutta un’altra storia.

-Deve essere stata difficile stare un’intera giornata con lui, io sono stata costretta a star chiusa in uno sgabuzzino per un ora mi sono dovuta trattenere dall’ammazzarlo.- Max continua a guardarlo truce e rassegnata allo stesso tempo. Alec borbotta qualcosa sottovoce in cui capisco solo la parola donna ma non ci faccio caso più di tanto. Logan ride cacciando da non so dove, dato che non riesco a vedere bene, dei sacchetti con un odore invitante.

-Vi abbiamo portato da qualcosa da mangiare, pensavamo che ne avevate bisogno.- Adesso che me lo fa notare percepisco il buco allo stomaco che ho, è sempre stato in secondo piano a causa della lussuria che mi invade.

-Ottimo Logan.- Alec si avventa sul sacchetto aprendolo e lasciando aumentare il delizioso odore di cibo nell’aria.

-Dammi le chiavi piuttosto.- Max vuole slegarmi per farmi mangiare, ma non so quanto questa sia una buona idea. Non sono ancora libera dall’intossicazione felina del DNA. Lui senza dire una parola ma, continuando a fissare l’interno del sacchetto, si allontana la maglietta dal collo per permettergli di prendere la chiave che ha legata e passarla all’altra transgenica. Nel frattempo io non mi sono lasciata perdere quel lembo di pelle che ha fatto capolinea da sotto l’indumento. Il corpo do Alec nudo deve essere favoloso, tutti quei muscoli tonici e asciutti, la pelle così liscia e intensamente profumata, mi da su di giri anche solo pensarci.

-Oddio Max non slegarmi le gambe per favore.- La supplico sottovoce mentre lei mi lascia liberi i polsi che mi pulsano indolenziti e martoriati, li sfrego tra loro ma non riesco a farmi sfuggire la vista del sedere di Alec racchiuso in quei jeans. Ecco quello deve essere un altro spettacolo che, nudo, vale la pena di vedere. Max intercetta il mio sguardo e alza gli occhi al cielo. Per fortuna i ragazzi non hanno intuito niente e stanno continuando a chiacchierare per conto loro.

Finalmente libera mi faccio passare il mio panino da Alec facendo ben attenzione a non sfiorarlo accidentalmente, è già imbarazzante continuare ad avere pensieri osceni su di lui, ma saltargli addosso come una pantera aggressiva mentre ci sono anche gli altri è pessimo.

-Max tu come stai?- Cerco di tenere occupata la mente che purtroppo riesce ad elaborare ben 3 concetti insieme, per cui parlo con lei e continuo ad immaginare le mie scenette cercando di non farmi notare.

-Bene Annie, oggi non avevo alcuna voglia felina, sarà che tutto ieri mi sono lasciata andare.- Mi lancia uno sguardo malizioso che lascia intendere tutto e crepare d’invidia.

Mangio il panino continuando a lamentarmi. –Non dirmi cosi, io ho seri problemi a contenermi. Penso solo a quello praticamente!-

-E stare con Alec qui non ti aiuta di certo.- Lancio uno sguardo al soggetto, protagonista inconsapevole della nostra discussione, che mangia il suo panino e dopo aver degluttito si passa la lingua sulle labbra per pulirsi, cosa che scatena in me decisamente pensieri troppo spinti.

-Per la mia fantasia, si.- Non riesco a togliergli gli occhi di dosso e se, loro due non ci fossero, a quest’ora avrei già provato a soddisfare le mie fantasie con lo splendido corpo di Alec.

-Oddio certe cose non le voglio neppure sentire.- Max mi distrae portandosi le mani alle orecchie e muovendo la testa come una disperata come se le avessi conficcato un pugnale nei timpani. E forse, non posso darle troppo torto.

… …

Max e Logan sono ormai andati via da un bel po’, ci hanno lasciato dell’altro cibo da poter consumare fino a domani mattina, quando si spera, che il mio periodo felino finisca e possiamo tornare a Terminal City dagli altri.

Alec mi ha lasciato un braccio libero di muoversi, lontano dalle manette e adesso se ne sta tranquillamente steso sulla poltrona, intento a guardare chissà quale futile programma televisivo, che gli fonderà il cervello un giorno.

Io, invece, me ne sto ancora stesa su questo letto, che sono arrivata ad odiare, leggendo un libro che, il mio compagno, mi ha portato e scelto tra quelli di Joshua. Stranamente il libro mi piace nonostante lo abbia scelto Alec guardando solo il titolo e la copertina. Lui e l’apparenza. È in pelle nera, con un bordino dorato, molto fine, che lo contorna e la scritta centrale del titolo dello stesso carattere di quello che c’è al lato. Tratta una storia alquanto strana. È un romanzo che narra le gesta di un uomo alla ricerca di uno scrittore di cui ha letto uno strano libro. Incredibilmente la vita del protagonista si mischia con quello della persona e alla ricerca, con indagini su famiglie distrutte, amori profani, follia, profonda amicizia e altri sentimenti non del tutto chiari ai miei occhi. Io e l’essenza. Tutto questo sullo sfondo di quella che deve essere una città magnifica: Barcellona, in Europa. 

Mnetre sto cercando di immaginare come possa essere la vista dell'oceano dal monto di Montjuic, mi distrae qualcosa proveniente dalla televisione nell'altra stanza. 

Sono quattro note.

Solo quattro note.

Sono insignificanti.

Sono insignificanti eppure me ne innamoro subito. E come se il mio corpo fosse proiettato nell’armonia di quelle quattro note, come se ogni piccola molecola del mio essere fosse richiamata, in qualche maniera oscura, da quella melodia, come se in realtà la conoscessi da sempre. Come quando si rincontra una vecchia amica che si venera. Come una sorella ritrovata. Come la strada smarrita, apparsa sotto i piedi magicamente.

Solo quattro note.

-Alec.- Lo richiamo in un sussurro, eppure mi sembra di averlo urlato talmente forte da rompere i vetri della casa. Ma a lui basta, non cambia canale, abbandona con un rumore sordo il telecomando sulla poltrona per venire a vedere cosa mi succeda. Altri rumori sordi che mi impediscono di sentire bene la canzone.

-Hai chiamato pulce?- E per quanto sia melodiosa la sua voce, solo ora me ne accorgo, mi dà fastidio perché intralcia quella perfezione che continua sotto, come sfondo. Avvicino il dito alla bocca simboleggiando di farlo star in silenzio e, ancora con gli occhi chiusi, mi perdo in quella delizia per le orecchie.

Tutto in quella canzone mi attrae, tutto parla di me.


I've fallen in love.
I've fallen in love for the first time.
And this time I know it's for real.
I've fallen in love, yeah!
God knows, God knows I've fallen in love.

 

Mi sono innamorato.
Mi sono innamorato per la prima volta.
E’ questa volta so che è sul serio.
Mi sono innamorato, yeah!
Dio sa, Dio sa che mi sono innamorato.

Perché è vero, mi sono innamorata! Mi sono innamorata di quello che mi circonda, della vita dopo Manticore, mi sono innamorata di come può essere la vita.

Dura. Sorprendente. Difficile. Fantasiosa. Ardua. Meravigliosamente varia. Semplicemente vita.

I've got to break free.
I want to break free, yeah!
I want, I want, I want, I want to break free.
Ooh yeah!
I want to break - yeah yeah!

Io devo liberarmi.
Io voglio liberarmi, yeah!
Io voglio, io voglio, io voglio, io voglio liberarmi.
Ooh yeah!

Io voglio spezzare – yeah yeah!!

E io la voglio vivere, voglio essere libera, spezzare queste maledette catene e vivermi la mia vita, da mutante, da transgenica, da umana. Voglio cancellare l’ostilità e liberarmi. Mi fa sentire me stessa questa canzone. Concentra l’ebbrezza della libertà nelle mie mani. E poi ci si insinua dentro, sotto la pelle, alla ricerca della voglia e della speranza. Mi basta chiudere gli occhi per immaginarmi la mia vita in libertà. La strada dinanzi i piedi, dissestata da continue difficoltà che affrontano tutti, tutti i giorni. Le persone, che siano transgenici con il volto da cinghiale o con un codice a barra dietro il collo o ordinari esseri umani, continuano per la loro strada presi dai loro grattacapi, ignorando la mia figura che avanza indisturbata, completamente trasparente e spontanea, priva di ogni oppressione. Felice.

Non voglio essere speciale, non voglio essere meno. Voglio essere solo normale con tutti i miei diritti e i miei doveri, tra cui la più importante, quella che mai mi è stata permessa dalla nascita. E poi, veloce come è cominciata, la canzone termina, lasciandomi nelle orecchie il suo potente eco, con le sue quattro note stampate nell’anima ancora persa. E va via. Ma con una promessa. Ma con una speranza.

Non so quanto tempo sia passato, l’espressione che io possa avere in questo momento, cosa stia facendo Alec, in che posto dell’universo mi trovi. Sono persa in un altro mondo quando sento la dolcezza di un sapore familiare sulle labbra. Un bacio casto, puro, delicato, lento, appena accennato...  Alec ha appoggiato le labbra sulle mie con infinita morbidezza, spinto da chissà quale strano impulso, ma adesso non mi interessa. Si muove lieve continuando  a lasciare che le nostre bocche si sfiorino, sento le sue labbra piene e invitanti e i suoi capelli, cosi vellutati, mi solleticano appena la fronte lasciandomi sempre più elettrizzata, confusa e desiderosa di quel contatto.

Continua a sfiorarmi delicatamente, come una lenta e carezzevole tortura, quando apro gli occhi vengo incatenata dai suoi magnetici, chiari e profondi, mi trasmettono una tensione mai provata prima. Sono spalancati, intenti ad analizzare ogni centimetro del mio volto per poi specchiarsi nei miei, increduli e affannosamente incantati e desiderosi di lui. Finalmente decide di approfondire la nostra vicinanza, saggia la morbidezza e la corposità delle mie labbra, sento la dolcezza delle sua bocca magnifica e semplicemente dischiudo la mia per permettergli di esplorarmi con attenzione e desiderio.

Cavolo, questo non è il bacio di ieri sera. Questo è più intenso, appassionato, significativo. Mi fa girare la testa, troppo presa dalla sua presenza. Niente altro del nostro corpo è a contatto, siamo uniti solo dalle nostre labbra... e si anche dalle nostre lingue, eppure è come se lo percepissi ovunque intorno a me. Il suo odore, il calore del corpo, le sue mani appoggiate intorno a me per non starmi addosso, i suoi occhi penetranti che mi accarezzano. Sono assuefatta da Alec.

Continua a baciarlo come se nella vita potessi e volessi fare solo questo, chiudo gli occhi e tutte le sensazioni sono amplificata dai sensi e dall’immagine del verde delle sue iridi che mi scrutano sinuose. Sono completamente in sua balia e non mi interessa, l’unica cosa che conta adesso sono le sue labbra morbide, la sua lingua curiosa... il suo sapore dirompente e penetrante mentre con lentezza esasperante va alla scoperta della mia bocca.

E improvvisamente, come è arrivato, Alec abbandona delicatamente le mie labbra lasciando che l’aria fredda mi avvolga, fissando ancora intensamente i miei occhi, condividendo, in questo modo, le sensazioni ci travolgono, che mi travolgano.

Si allontana dalle mie labbra. Ma con una promessa. Ma con una speranza... anche lui.


















--- Autrice ---

Chiedo venia!! Salve a tutti... per prima cosa chiedo scusa, a chi segue la storia, per non essere riuscita ad aggiornare prima ma è un periodo nero, quello in cui sono caduta!!  Sarà colpa del Natale o del mio nervosismo ma, non riesco a scrivere, e quello che riesco a creare non mi piace assolutamente.

Anche come è venuto fuori questo capitolo non mi piace, ma mi sembra migliore degli altri che ho scritto... Sono ufficialmente in piena crisi quindi scusatemi per il ritardo e per il contenuto di passaggio di quest'aggiornamento. Ho deciso di puntare sul titolo della storia, sul motivo per cui ho usato la magnifica cazone dei Queen, anche se non è esattamente lo stesso il significato della canzone. 

La foto ad inizio capitolo l'ho creata io con un programma sul web, ma mi sembrava abbastanza adatta per far pendere, ancora di più, la testa per il bell'Alec [come se ce ne fosse bisogno]...

Speso che complessivamente, il tutto, vi sia piaciuto molto di più di quanto sia piaciuto a me!! Non so darvi delle anticipazioni precise, ma sono certa che il prossimo capitolo cambiera location... si torna a Terminal City e alla resistenza transgenica.

Vi "linko" ancora la cartina di Seattle che uso come riferimento trovata su un sito dedicato a Dark Angel. La potete vedere cliccando qui. Se volete sapere quale è il sito basta mettersi in contatto con me tramite Facebook andando sulla mia pagina autori.

Bene detto ciò... vi ringrazio tantissimo per aver letto il capitolo!!

Volevo ringraziare skater4ever per aver aggiunto la storia tra quelle da ricordare e MEV, Aia Cullen e FedeV per aver recensito il capitolo scorso!!

Al prossimo capitolo e a presto spero...

Bye^^

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** 9. My hope must not die. ***


I want to break free

I want to break Free

http://img403.imageshack.us/img403/9084/dahq005.jpg


They designed her to be the perfect soldier...
a human weapon... then she escaped.
In a future not far from now... in a broken world...
she is haunted by her past.
She cannot run, she must fight... to discover her destiny.

9. My hope must not die.

 

“Per costruire un gruppo compatto servono
bravi giocatori e persone serie.

Poi bisogna saperli condurre.”

Azeglio Vicini



Tradurre le iscrizioni tracciate sulle pelle di Max, segnate dal famoso Sandeman, interpretandole dalle fotografia, per di più, sfocate, mentre Original Cindy mi osserva di sottecchi con un sorrisetto dipinto sulla faccia, appoggiata ad uno schermo poco lontano da me, non è semplice neppure per il mio cervello geneticamente modificato. Mi sento un tantino osservata.

Da quando sono arrivata stamattina, insieme ad Alec in moto, cosi come eravamo andati via due giorni fa, la ragazza mi ha salutato e ha deciso di passare tutto il resto del tempo a studiare il mio comportamento, come se volesse scrutarmi e capirmi invece che chiedere. L’ho lasciata fare, ma adesso, mi sta dando leggermente sui nervi e considerato che lei è Original Cindy una delle poche amiche che ho, non c’è migliore amica di Max, è il caso di andarci a parlare. Tanto con questi simboli non riesco a concludere nulla, spero solo che Logan sia stato più fortunato nel decifrare.

Mettendo da parte i fogli con i miei appunti e le foto sfocate delle spalle della transgenica, mi volto a guardare Cindy, che mi sorride in maniera strana e poi riprende la sua occupazione. Si, si è proprio il caso di parlarci. Mi ci avvicino furtivamente cercando di prenderla un po’ alla sprovvista.

-Ehi Cindy! Si può sapere perché ridi sempre?!- No, non l’ho presa per niente di sorpresa dato l’espressione divertita sul volto.

-Non so pupetta, ho annusato qualcosa nell’aria.- Posa lo sguardo inequivocabilmente su di me con un sopracciglio alzato come per indicare un’ovvietà. -Qualcosa che potrebbe essere divertente, e adesso aspetto che vengano raccontate le evoluzioni a Original Cindy.-

Sbaglio o anche Cindy comincia a prendersi gioco di me? Ma è diventato uno sport in piena regola?

Incrocio le braccia al petto, non lasciando trapelare per nulla quello che mi passa per la testa e la osservo per un po’ in silenzio prima di riprendere a parlare.

-Cosa vuoi sapere? Non posso lavorare con il tuo sguardo addosso.- Sono rassegnata ormai.

-Come ti sei comportata in questi due giorni lontano da casa, in balia di un bambolotto transgenico. Max ha detto che quando è venuta a trovarvi c’era qualche piccolo problema di incatenamento.- Alzo gli occhi al cielo, perfetto adesso anche il nostro capo si mette a spettegolare sui miei maledetti ormoni.- Cosa c’è tra te e Alec?- Mi guarda con aria profondamente seria. Il pettegolezzo le farà gola ma vuole sapere io come sto.

Ecco, ma cosa c’è tra me e Alec? Bellissima domanda. In realtà non c’è un bel niente a parte due innocui baci scambiati quando i miei ormoni transgenici non erano controllabili. Veramente... i miei ormoni transgenici, quando hanno sentito quelle labbra morbide e incantevoli, sono esplosi e non si sono intromessi più di tanto. Ok, ho baciato Alec e lui ha baciato me, ma niente più di ciò.

-Niente Cindy. Mi dispiace ma io e il signorino siamo gli stessi di sempre, magari ci sopportiamo un po’ più di prima ma basta cosi. È normale quello che ha visto Max, ero attratta da qualsiasi uomo, anche Logan, se lo avessi guardato.- Non abbasso lo sguardo anche se ho mentito spudoratamente sul biondo giornalista, ma non credo di aver finto su di me e Alec. Non siamo niente, magari ci sopportiamo più di prima.

-Sembravi molto convinta l'altra mattina pregandomi di non lasciarti andare con lui...- Mi fa notare l’inevitabile, facendomi appena arrossire in volto.

-E lo ero, cavolo! Sai quanto ho pregato che ci fossi tu al posto suo quando avevo la mente lucida? Era orribile continuare a sperare inconsciamente che mi dedicasse uno spogliarello privato.- La faccio ridere per la mia faccia quasi disgustata dell’idea e fermamente convinta. Mi passo una mano sulla fronte come a voler scacciare quei ricordi.

-E qui invece cosa è successo?- Cerco di cambiare argomento, ormai non so più se quello che penso e dico sia vero, ho una leggera confusione in testa e non ho assolutamente voglia di pensarci.

-Ronde normali. Max è tornata ieri mattina molto più tranquilla e con un Logan stanco ma entusiasta. Credo che qualcuno si sia goduto questo momento felino donato da Manticore.- Ammicca sorridendo ancora. Come se non fosse bastato sottolineare la parola “qualcuno”. Ghigno di rimando. Logan e Max se la meritavano una vacanza, anche se forzata. –Ieri sera abbiamo accolto due nuovi transgenici.-

La notizia mi fa gola. –Sai chi sono? Di che serie?- Potrebbero essere i miei fratelli di Manticore, potrei sapere finalmente che fine hanno fatto dopo che ci siamo dovuti separare bruscamente quella notte, potrei dire di aver raggiunto l’obbiettivo che mi sono imposta prima di arrivare a Terminal City.

-Non saprei, forse X6 o X5, in ogni caso hanno sembianze umane e sono arrivati qui illesi e senza problemi. Forse si sta spargendo la voce.-

-Credo che andrò a cercarli Cindy, potrebbero essere i miei compagni e sono impaziente di scoprirlo.- Lei annuisce seria per lasciarmi andare e poi richiamarmi per un’ultima battutina. -Comunque devi ancora raccontare a Original Cindy questi due giorni pupetta.- La osservo farmi l’occhiolino prima di sparire dietro un angolo pronta per cercare i miei nuovi coinquilini.

La luna, quella notte, sembrava ancora più luminosa delle altre volte, come a volerci indicare la giusta via. Da quando le fiamme avevano divorato quella che, sin dalla nascita, era stata la mia casa/prigione di Manticore, mi soffermavo tutte le volte ad osservare quello strano cerchio nel cielo buio, attorniato dalle insignificanti stelle. I crateri sembravano più grandi e la luna talmente vicina che, mi sembrava di poter allungare una mano per sfiorarla e sentirne la consistenza.

Eravamo fuggiti, eravamo finalmente liberi, eravamo finalmente padroni della nostra vita e delle nostre azioni. Eravamo senza un padrone che ci comandasse eppure non sapevamo dove andare, ne cosa fare.

Manticore era stata rasa al suolo da un incendio che aveva distrutto tutto ciò che in quegli anni era stato creato, tranne noi. Inspiegabilmente le porte blindate delle nostre celle si erano aperte lasciandoci la possibilità di ottenere la libertà tanto agognata, abbandonando quel mondo di terrore e rigidità.

Insieme ai miei undici compagni di squadra, in pratica la mia famiglia, eravamo fuggiti nel fitto bosco del Wyoming, in cui tante volte ci eravamo esercitati, per allontanarci il più possibile da quel posto, senza una meta in cui dirigerci. Mentre correvo tra quella folla di transgenici in cerca di libertà, aveva visto una splendida donna in moto che osservava preoccupata la scena: Max. Da allora ero sicura che fosse stata lei l’artefice della nostra via di fuga, colei che aveva distrutto l’incubo di noi tutti prigionieri, ci aveva donato quello che lei aveva, per tanto tempo, assaporato prima di tornare rinchiusa tra quelle maledette mura.

Le notti successive alla fuga, un segnale luminoso nel cielo ci aveva ordinato di tornare nei boschi, al punto di raccolta d’emergenza, per riorganizzare la gerarchia di Manticore. Fu in quel momento che mi resi conto che non ero un bravo soldato. Nonostante mi fosse stato impartito un ordine preciso da un superiore, io non volevo tornare ad essere schiava di quel sistema. Volevo vivere e far finta di essere una ragazza normale.

Non riuscii a convincere i tutti i miei fratelli. Dopo una violenta discussione ci separammo, non era mai successo! Noi che eravamo sempre stati un gruppo unito e compatto ci dividemmo con una straziante fitta nel cuore, Manticore ci divise come se volesse darci un motivo in più per odiarla.

Ian, Seth, Kurt, Ally ed io eravamo in viaggio per raggiungere la megalopoli di San Francisco per salvarci, cominciare a costruirci qualcosa, portandoci dietro il peso di essere dei disertori costretti a guardarci continuamente le spalle e con l’idea di aver abbandonato i nostri stessi fratelli. Era Kurt che conosceva San Francisco, c’era stato in missione e al suo ritorno, ci aveva raccontato di questa città fantastica, colpita anche essa dall’IMP ma diversa. Le persone erano gentili e il degrado non era radicato come negli altri posti.

Kurt era quello che aveva viaggiato di più, non ci parlava mai dello scopo delle missioni perché non era permesso, ma passava le ore notturne a raccontarci di città lontane, di culture diverse... Ho sempre immaginato che se fosse nato libero, Kurt, sarebbe stato un giramondo.

Eravamo sulla strada per San Francisco, nascosti, affamati, stanchi e sporchi quando ci separarono, quando costrinsero le nostre strada a separarsi e non incontrarsi più.


… …

Chi cerca trova. Attualmente avrei qualcosa da dire a chiunque abbia inventato questo s t u p i d o, e ripeto s t u p i d o, proverbio.  

Camminare due ore per i palazzi cadenti di Terminal City non mi ha portato al mio obbiettivo. Ho conosciuto molti transgenici, fratelli che non sapevo di avere, altri mostri per gli umani li fuori. In tutti avverto l’agitazione e la preoccupazione per la situazione in cui ci troviamo ma anche, la speranza e la felicità di poter essere insieme, vicini gli uni con gli altri. È strano come nelle difficoltà, la mente umana riesca a notare le sfumature della bellezza dei sentimenti che, in altre occasioni, non considererebbe.

I due nuovi transgenici non li ho visti, magari si sono nascosti da qualche parte per riposare tranquilli; è una gioia, dopo tanto tempo passato a stare in dormiveglia per acquisire un po’ di forze e controllare al tempo stesso la situazione intorno, poter finalmente abbassare le difese e lasciarsi trasportare nel subconscio lieto della tua venuta. Riuscirò a conoscere più tardi questi nuovi arrivati, adesso è meglio tornare da Logan per dargli una mano sulle iscrizioni.

Fino ad ora lui è riuscito a tradurre poco, singole parole che potevano riassumersi in salvatore, libertà, abbattere o sconfiggere cose del genere ma quei simboli hanno molteplici significati che mutano a secondo del contesto e della posizione, il che li rendono un vero grattacapo. Alcune informazioni le abbiamo avute da Ames White, questo “agente” della setta del Culto impegnato a farci fuori e dal fratello J.C. che , a quanto pare, è rinchiuso in un manicomio perché sa troppo. Sarei quasi curiosa di vedere questo White, mi fido ciecamente di quello che dice Max, per cui lo ritengo un avversario temibile anche se stolto e con troppo ego, ma sono incuriosita dalla sua figura. Possibile che nonostante siamo geneticamente modificati non riusciamo a fargli perdere le speranze e lasciarci liberi? No, evidentemente questo fantomatico Culto è qualcosa di morboso e chiuso, decisamente chiuso. Chiude mentalmente i suoi membri.

Chissà quando potremmo essere liberi... mi vengono in mente la quattro note di ieri sera, il mio inno alla libertà e tutte le emozioni che ho sentito dentro, tornano prepotenti portandomi inevitabilmente al sorriso e al buon umore.

Fischiettando lievemente quella canzone entro nella sala comando dove c’è Max, Logan, Cindy, Krit e altri transgenici. Il ragazzo mi saluta sorridente, come gli altri, ma più interessato.

-Ehi Annie, che fine hai fatto? Ti sei nascosta in questi due giorni?- Lui è davvero gentile e affabile. Gli altri non badano troppo alla nostra conversazione.

-Eh Krit ho avuto qualche problemino transgenico da risolvere.- Non mi va di far sapere anche a lui che il mio DNA felino è esploso, anche se deve già intuirlo, a Manticore non ne parlavano molto ma i ragazzi sapevano cosa ci succedeva.

-Spero nulla di troppo preoccupante. In ogni caso se hai bisogno...- Lascia la fase in sospeso, molto galante questo transgenico, gli lancio un sorrisetto di ringraziamento, un po’ mi imbarazza che ci sia tutta questa gente che mi voglia aiutare. Non ci sono molto abituata.

-Ah non so quanto ti converrebbe Krit, sembra docile e carina ma è una pestifera megera, vero pulce?- Ed ecco che è tornato l’insopportabile super-figo-so-tutto-io! Alec si avvicina a noi, per poi guardarmi con quell’aria da saputello, che sa che non sopporto, aspettando una mia conferma. Se si permette di mettermi il braccio intorno al collo per fare ancora più il figo, lo uccido.

Lo guardo malissimo, come è giusto che sia. – Io sarei una megera? Senti chi parla, il transgenico più egocentrico del mondo.- Sfoggio, incredibilmente, lo stesso sorrisetto che solitamente fa lui, che adesso è appunto sul suo volto strafottente. Krit si allontana da noi, tornando a seguire Max e gli altri che sono più in la, lasciandoci a battibeccare come al solito.

-Non mi sono sentito troppo egocentrico in questi due giorni.- Alza le sopracciglia alludendo alla nostra vacanza a casa di Joshua. In un attimo mi passano alla mente quelle 48 ore di ripetuti scambi di battute  e giochi. È vero, è stato con me per darmi una mano e occuparsi di me a modo suo. Ok 1 a 0 per Alec, ma mi ritornano in mente anche le sue parole.

-Ma se hai detto tu stesso che ti divertivi a vedermi in difficoltà.- Gli sorrido spavalda fissando i suoi bei occhi divertiti dai nostri battibecchi. Imbroncia sensuale le labbra facendo finta di pensarci ma c’è poco da fare... siamo 1 a 1.

-In ogni caso, ho evitato che tu dovessi rimpiangere le tue azioni.- Un guizzo di soddisfazione gli passa negli occhi. Ha ragione anche questa volta, non mi sono comportata coma una pazza scatenata avventandomi sul primo ragazzo carino che mi trovavo davanti per poi avere i soliti rimorsi, sono stata segregata con un ragazzo transgenico, molto più che carino, ma con cui adoro litigare, e non mi sono pentita di niente. –Per cui sei in debito con me, peste.-

Ha rigirato la frittata come ha voluto, maledetto furbastro, solo perché io mi sento in colpa per averlo allontanato dai suoi affari in quei due giorni. -Mai. Non voglio assolutamente essere in debito con te, supermacho.- Ce la ridiamo entrambi come dei bambini dispettosi, lui si accarezza in mento pensandoci un po’… come se non sapesse già da tempo quale è il suo fine.

-Allora per sdebitarti mi offrirai da bere al Crash, affare fatto?- Ammicca con quello sharme che mi fa ridere ancora di più, porgendomi la mano per suggellare il nostro patto. Gli stringo la mano decisa, cercando di non badare a quanto sia liscia e carezzevole, senza però riuscire a smettere di fissarlo con una sorta di sfida negli occhi.

-Ehi vuoi due, volete venire o dobbiamo aspettare ancora molto?- Max ci richiama un po’ alterata. Cavolo, avevo dimenticato tutte quelle persone intorno a noi e a quanto pare anche lui, anche se lo nasconde decisamente meglio di me. Cindy ha di nuovo quel sorrisetto derisorio mentre ci avviciniamo, senza toccarci, agli altri e Alec sdrammatizza con una battuta stupida.

-Mi dispiace Max ma, questa qui- E mi indica mandandomi su tutte le furie e ignorandomi per osservare la ragazza sempre più spazientita. –Si doveva sdebitare.- E sorride malizioso a me ma, invece, si becca uno scappellotto. Max interrompe la nostra discussione prima che essa possa nascere azzittendoci e riprendendo a parlare.

 –Perfetto anche violenta.- Lo sento sussurrare piano e un sorrisetto si increspa sulle mie labbra ignorando, ancora una volta, le occhiatine di Cindy. Ma come ho fatto da una semplice chiacchierata con Krit ad arrivare ad una bevuta al Crash con Alec?

-Bene, la situazione è la seguente: siamo riusciti a sfuggire, almeno in parte, a White e alla sue setta di psicopatici, il resto dell’America ho scoperto che esistono dei transgenici venuti dal nulla che infestano una parte del territorio, siamo riusciti a riunirci e a coalizzarci qui a Terminal City, stando al sicuro...- La voce di Max è seria e autoritaria. C’è qualcosa che la preoccupa, e più dal solito, Logan non si allontana neppure di pochi centimetri dal suo fianco, come se lei avesse bisogno di protezione.

-Ma questa nostra passività non ci porta a nulla. Sono mesi ormai che siamo rinchiusi qui dentro, proclamandoci uomini e donne che chiedono la loro libertà, ma non stiamo ricevendo nulla. Sono gli altri li fuori, che continuando a decidere del nostro destino e delle nostre vita dibattendo tra loro.- Nessuno nella stanza parla oltre l’X5, nessuno è distratto, tutti gli occhi sono puntati famelici sul capo che con fierezza, sta tenendo un discorso importante per le nostre speranze.

-È giusto che guardino in faccia la realtà, che diano anche a noi la possibilità di parlare e dimostrare da chi siamo stati creati e per quale scopo. È giusto che adesso cominciamo a combattere per la nostra libertà e salvezza. Il mondo non ci accetterà mai tutti per come siamo, avrà sempre del timore ma, se impara a conoscere le diversità che lui stesso ha creato, avremmo più probabilità di ricevere ciò che bramiamo. Ci difenderemo e prenderemo anche noi la parola. Non sarà semplice, anzi è tutta strada in salita, ma noi siamo motivati e convinti.- Max ci guarda uno a uno negli occhi, transgenici e umani ormai tutti sulla stessa fragile ma volenterosa barca. Non so cosa troverà in quello degli altri ma nel mio sguardo leggerà solo la sicurezza e la speranza che il suo discorso mi ha trasmesso, adesso sono convinta che, nonostante tutte le battaglie che dovremo affrontare, vinceremo a testa alta la lotta per la nostra libertà.

I want to break free…

Anche gli altri devono essere convinti come me, dato il sorrisetto rassicurante che spunta sulle labbra di Max, il che non può che essere una cosa molto positiva. Siamo uniti e l’unione è la nostra arma migliore.

-Ma fisicamente cosa dobbiamo fare? Oltre a tutte queste belle parole c’è un piano?- Mole lo devono aver progettato mischiandolo con del veleno di vipera data la cattiveria che si ritrova. Non posso non guardarlo male, cosi come Original Cindy e Logan.

-Semplicemente quello che ho detto, Mole. Parlare. Parleremo con la gente, ci faremo ascoltare e conoscere, in parte ci aiuterà Solo Occhi con il suo bollettino, poi il Detective Clemente ho cominciato un’inchiesta su Manticore e ci darà l’opportunità di farci parlare in pubblico con la gente.-

-Parlarci non serve a niente Max, quando vedranno me o Joshua tenteranno di ammazzarci ancora prima di lasciarci spiegare qualcosa.-Il transgenico le si avvicina con il fucile in spalla e il sigaro puzzolente in bocca.

-Bhè di certo presentarsi con quell’aria scontrosa non aiuta. E cosa dovremmo fare Mole secondo te? Ucciderli tutti e conquistare il mondo?- Le parole mi sono uscite senza riflettere dalle labbra crudeli e velenose, come quelle che ha usato lui prima, ma è esattamente quello che penso. Se non crede che abbiamo una possibilità, non può condizionare tutto il gruppo, uniti siamo forti. Capisco che per i transgenici come lui è più difficile di quanto possa essere per me ma, il suo atteggiamento, è troppo negativo e non porterà a nulla di buono.

Mole si volta velocemente verso di me, quasi come se non credesse che avessi il diritto di mettere bocca in una questione del genere, per poi avvicinarmi furioso caricando il fucile –Ragazzina tu faresti meglio a stare zitta e andare a giocare a come-è-bello-il-mondo da qualche altra parte invece che restare a sentire le conversazioni delle persone mature.-

Mentre si avvicina, Joshua e Logan cercando di impedire la sua avanzata per paura di una scontro mentre Cindy e Krit si sono schierati vicino a me ed Alec si è messo davanti, dandomi le spalle, allungano un braccio verso il transgenico. Tutti gli altri si sono avvicinati allarmati dalla situazione, cercando di calmare gli animi. L’unica che non è intervenuta è Max che continua a guardare la scena senza esprimersi.

-Vuoi venire a giocare con me? Ti farebbe bene.- Continuo a provocarlo facendolo arrabbiare ancora di più. Mi ha fatto innervosire, mi ha dato della bambina e dell’immatura, ma sono un soldato proprio come tutti gli altri. La colluttazione di Mole dura ancora un po’, io non indietreggio ma cerco di far spostare Alec che è sulla nostra traiettoria.

-Cavolo peste cerca di stare un po’ zitta, lo sai che è suscettibile.-

-Ok, adesso basta.- Max è intervenuta e tutti si sono azzittiti e fermati. –Potete continuare a litigare e vedere chi dei due ha la meglio ma sta di fatto che occorre fare qualcosa, e qualcosa faremo.- Posa gli occhi su di me, non è arrabbiata, magari scocciata dalla piccola commedia. Si rivolge poi al mio “sfidante”. –Mole non è facile ma occorre farlo, la gente deve conoscere il tuo aspetto per poterti accettare. Fino ad ora non abbiamo fatto nessuno sbaglio, spero che anche questa volta non succeda. Adesso andate, vi farò sapere quando saprò altro.- Mette fine ad ogni tipo di discorso con la sua autorità.

Mole mi lancia un’altra brutta occhiata sputando il suo sigaro a terra ancora risentito e si allontana velocemente con Joshua che lo segue salutandoci con la mano. Max sta per andare via con Logan. –Max scusami, io...-.

La ragazza non mi da il tempo di finire la frase che, sinceramente non so come avrei continuato comunque, e mi sorride rassicurante. –Non preoccuparti Annie è l’effetto-Mole, prima o poi lo devono avere tutti. Anche io alcune volte mi devo trattenere dal prenderlo al calci.- E insieme al suo ragazzo se ne va via come altri transgenici che sono li. Io, però, ho ancora l’adrenalina il circolo per la lite di prima e star ferma proprio non mi va, ma Original Cindy mi preclude il passaggio sorridendomi nel suo modo strano.

-Brava pupetta, era da un po’ che nessuno diceva niente a quello sbruffone, era ora che si ricordasse che esiste la speranza.- Le sorrido anche io, ma Krit non è proprio di questa opinione, si sposta vicino a noi ancora un po’ in tensione.

-Magari la prossima volta ricordati che lui è 100 kg più di te.-

-E allora? Lo avrei steso comunque.- Quanto sono sbruffona. Mi ricordo quasi qualcuno, che ovviamente non se ne poteva stare zitto o essere già andato.

-Oh-oh questa l’avrei voluta vedere pulce, seriamente. Tu che stendi quel tizio, magari in una gabbia.- Si porta la mano al mento come quando fa finta di pensare. –Potrei tirarci su un po’ di soldi.-

-Fai poco il simpatico transgenico malandato, posso mettere anche te al tappeto.- A Manticore ero costretta ad allenarmi con altri transgenici molto più grossi fisicamente di me. Cindy guarda la scenetta divertita mentre Krit è perplesso, ma non si intromette. Alec invece è scoppiato a ridere a crepapelle, tanto che gli escono le lacrime dagli occhi. Scettico come sempre, ha proprio bisogno da una bella batosta.

-Ridi pure quanto vuoi sbruffone, adesso vedremo che ha il diritto di ridere.- Gli sorrido malefica per poi girarmi verso i due spettatori.- Krit, Cindy ci fate da testimoni? Altrimenti il signorino qui.- Lo indico appena mentre lui cerca di riprendere il contegno senza credere per nulla che ci batteremo. –Potrebbe sentirsi troppo umiliato e dire in giro che ha vinto lui.- Faccio l’occhiolino alla ragazza.

Alec alle mie parole si lamenta con un –Ehi non sono mica un bugiardo.- che ignoro palesemente per ascoltare Krit che si defila un po’ risentito.

-Non mi dispiacerebbe vedere Alec che prendere una bella sconfitta da te Annie, ma devo andare via, Syl mi aspetta già da un po’.- Il mio sfidante non è troppo contento per l’affermazione dell’amico ma cerca di non darlo troppo a vedere. Doppiamente sbruffone. Sorrido mentre mi giro verso Cindy.

-Pupetta, Original Cindy doveva essere alla Jam Pony un’ora fà, Normal farà la sua solita ramanzina anche oggi.- Mi guarda un po’ dispiaciuta e si allontana verso il corridoio dove è passata anche Max nella sua maniera sicura, senza voltarsi indietro.

-Ok saremo senza testimoni ma ti batterò ugualmente, e mi aspetto che tu non bari.- Gli punto un dito, per ammonirlo, contro il petto cercando di guardarlo nella maniera più truce che mi riesce, ma con scarsi risultati. La sua faccia semi indignata mi fa ridere.

-Ehi pulce ma con chi credi di parlare? Chi ti ha detto che lotterò con te? Sei una donna.- Esagera volutamente il tono di voce sull’ultima parola alzando le mani come in segno di resa e fissandomi ostinato.

-Alec hai voglia di prendermi in giro?- La sua farsa non dura con me. –Vorresti farmi credere che sei un gentiluomo e non hai mai combattuto con una donna? E poi, mio bel transgenico malandato, io sto dicendo che dobbiamo lottare per allenarci, non ti propongo un duello all’ultimo sangue.- Lo osservo scettica e per la prima volta vedo Alec quasi imbarazzato, cosa che scopro, mi piace moltissimo. Mi osserva di sottecchi sempre con il volto imbronciato prima, finalmente, di aprirsi e prendermi per un braccio dirigendomi da qualche parte. Io le seguo senza indugi.

-Sei una malefica megera, pulce.- Sussurra sottovoce ma prima che io possa replicare lui alza la voce e saluta Krit che è rimasto in disparte a seguire la nostra conversazione. Cavolo io me ne ero proprio dimenticata. Gran bella figura. Mi volto verso di lui continuando a camminare e gli lancio una sguardo di scuse alzando la mano per salutarlo.

È tutta colpa di Alec. Come al solito.


















--- Autrice ---

Buongiorno o buonsera mie care...

Vi chiedo nuovamente scusa per il ritardo colossale con cui posto questo nuovo capitolo, Natale mi ha travolto portando con se un magnifico, quanto inaspettato, regalo. Sono stata lontana da casa per ben un mesetto intervallato da un piacevole viaggio oltre oceano, in cui sono riuscita a realizzare il più grande sogno della mia vità. Ebbene si, New York City è la città più bella su sui i miei giovani occhi si sono posati e, in più, mi ha permesso di conoscere il mio sogno di sempre. Ma non siamo qui per discutere di questo.

Bene, parlando del capitolo, devo ammettere che le idea sono rispuntate nel mio cervellino [sarà stata l'aria secca della grande Mela] e finalmente riesco a vedere più nitidamente l'evoluzione della resistenza transgenica in atto. Il discorso di Max è stato una piccola anticipazione sugli eventi futuri. Personalmente sono fermamente convinta che la violenza non porti a nulla e che il dialogo e i fatti siano l'unico modo per far aprire veramente gli occhi al mondo. Ovviamente gli scontri ci saranno perchè il Culto deve portare a termine la sua missione e non si può permettere che dei miseri transgenici mandino a monte i loro piani secolari, ma cosi stò svelando troppo.

Sono certa che lo abbiate capito ma voglio avvisare che il paragrafo scritto in corsivo sono i pensieri della protagonista riguardante le notti in cui era ancora con il suo gruppo, vi permette di conoscere i suoi fratelli senza però approfondire gli avvenimenti. Ho un'idea ben precisa sul volto che dovrebbero avere i componenti del gruppo di Annie e, se vi va piacere e siete interessate, potrei condividere con voi le idee mostrandovi le foto delle persone a cui li associo. Questo dipende da voi quindi aspetto un vostro cenno.

Mole se non si dimostra antipatico non è lui ma con Annie ha trovato del filo da torcere. Original Cindy resta sempre una delle mie preferite e credo di averlo dimostrato apertamente. Prossimamente potrete leggere dell'allenamento dei nostri principali personaggi che porterà alcune sorprese.

Spero sinceramente che il capitolo vi sia piaciuto e che, dopo un mese di attesa, non abbia deluso alle vostre aspettative. Aspetto con ansia i vostri più sinceri commenti. Ringrazio profondamente ogniuna di voi che commenta, o leggere solamente, la storia.

Inoltre è dovereso ringraziare Aia Cullen, FedeV e flory2710 che hanno commentato lo scorso capitolo con magnifiche parole di approvazione. Grazie Girls!

Bene adesso vi lascio!! A presto...

Bye^^

Cartina di Seattle -> qui


Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** 10. The fight ***


I want to break free

I want to break Free

http://img814.imageshack.us/img814/754/hgus0088.jpg


They designed her to be the perfect soldier...
a human weapon... then she escaped.
In a future not far from now... in a broken world...
she is haunted by her past.
She cannot run, she must fight... to discover her destiny.

10. The fight

 

“Se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee,
o le sue idee non valono nulla,

o non vale nulla lui.

Erza Pound



Alec mi sta letteralmente trascinando tra i corridoi dell’edificio di Terminal City alla ricerca di una sala libera dove poter combattere per esercitarci, dopo aver lasciato Krit con la bocca spalancata nel quartier generale. La sua falcata è lunga e fiera ma non devo fare troppi sforzi per stargli dietro mentre la sua stretta alla mia mano non diminuisce.

-Stai tranquillo Alec, non ti prenderò troppo in giro dopo averti battuto.- Lo prendo un po’ in giro cercando di convincerlo a combattermi seriamente. Lo vedo ghignare e si gira per mostrarmi i suoi occhi luminosi.

-Sei davvero magnanima pulce ma non credo che ce ne sarà bisogno.- Quel ghigno strafottente sul suo volto comincia a piacermi più del lecito, lo fa apparire cosi sicuro e determinato e non è cosi che lo devo vedere.

-Se lo dici tu.- Non posso trattenermi dallo sghignazzare. Dopo aver cercato un po’ troviamo una stanza ampia ma sudicia, poco illuminata dalla luce artificiale ma dotata di corrente elettrica, non ci sono colonne portante tranne due speculari nel pezzo, la puzza di umido e di chiuso mi invade subito le narici sostituendosi al buon profumo di Alec. Meglio cosi almeno riuscirò a concentrarmi.

Ci allontaniamo l’uno dall’altro in direzioni opposta per poter pregustare quei minuti prima della lotta ma quando ci voltiamo siamo perfettamente pronti. Rientro nello stato mentale che ho acquisito a Manticore e tutti gli insegnamenti mi ritornano a galla prepotenti, sono un soldato adesso.

Posizione di difesa la mia. 

Posizione d’attacco quella di Alec che ha il volto estremamente serio, sicuro e indubbiamente affascinante. 

Il primo a muoversi è lui.

Con velocità tale che l’occhio non modificato non percepirebbe, mi è di fronte scaricandomi una serie di colpi forti e precisi. Pugno destro alto, pugno sinistro laterale. Paro le raffiche con poca difficoltà e a mia volta rispondo in ugual modo cercando di colpirlo, un pugno gli giunge al petto e Alec indietreggia ma nel farlo mi da un calcio che mi fa dolere appena la gamba destra.

Indietreggiamo entrambi cominciando a girarci intorno con la guardia alta fissandoci per studiarci. Non siamo Annie e Alec adesso, ma due soldati che si affrontano e non nessuno dei due ha intenzione di perdere.

Fulminea allungo la gamba per tendergli un calcio altezza cosca ma vengo parata e devo stare attenta ad un pugno ben piazzato sotto l’occhio, mi abbasso e scatto di lato per fare un salto laterale dandogli un altro calcio senza risultati.

L’adrenalina mi scorre in circolo potente, mi sento in grado di poter scalare una montagna a mani nude in pochi minuti ma sono costretta a schivare un altro pugno di Alec seguito da un calcio che riesce, però, ad andare a segno. Le membra tese accusano la botta.

Due pugni sferrati con forza e bloccati alle sue braccia mi portano a pochi centimetri dal suo volto, riesco a colpirlo con la mano meno fissata in faccia con violenza, Alec fa un mezza giravolta dal suo lato sinistro per attutire la botta. Quando riposa gli occhi sui miei sono ancora più serie e determinati di prima mentre si sfiora con il dorso dell’arto la parte offesa come per voler allontanare il dolore e sferrarmi due calci a diversa altezza che paro con il ginocchio sinistro.

Un altro calcio, alto questa volta, mi basta abbassarmi ed è costretto a finire la mezza giravolta, lasciandomi il tempo e il modo di piantargli un bel calcio nel suo bel sedere come era parecchio che volevo darglielo. Questa volta il suo sguardo è davvero furioso e lo rende incredibilmente bello in posizione d’attacco, i pugno sollevati a proteggere il petto che si alza e si abbassa più frequentemente, il corpo teso posto di sguincio, i capelli morbidi che cadono scomposti sugli occhi furenti.

Alec si lancia addosso tirandomi un’altra scarica di potenti e veloci pugni in ogni direzione , sono costretta a cercare di pararli e indietreggiare contemporaneamente lasciando, però, che un pungo mi colpisca sullo zigomo che brucia ma non posso pensarci perché devio all’ultimo minuti la sua mano sinistra con entrambi le mani lasciando scoperta la mia difesa. Mi agguanta violentemente il collo, con la mano sinistra premo sul braccio per far allentare la stretta ma già si sta allontanando dal collo come se si fosse reso conto solo in quel momento che, con quella mossa, avrebbe potuto farmi male. Errato. A Manticore ci hanno insegnato a fruttare qualsiasi momento di debolezza.

Para il pugno che parte dal mio braccio destro e non vede l’altro che va a segno ma al successivo si abbassa e mi tira un potente calcio in pieno stomaco, mi sento sollevare da terra e il mio corpo, già offeso, finisce contro una colonna in calcestruzzo dietro la nostra area di combattimento. Non mi dà il tempo di reagire che ritorna all’attacco con altri pugni, non mi resta che evitarli fuggendo a sinistra e mettendo spazio tra noi.

Siamo di nuovo al punto di partenza, uno di fronte l’altro a studiare la prossima mossa. Ad avanzare, questa volta sono io con dei calci tirati mentre spicco un salto verso di lui che è costretto a fermarmi con l’ausilio degli arti superiori e cerca di andare a segno con una gomitata al mio atterraggio. Riesco a schivarla abbassandomi ma Alec mi passa oltre saltandomi sulla schiena e tirando un calcio che, per fortuna, mi manca di pochi centimetri; afferro il suo braccio e con un forza lo faccio volare sopra la mia testa e finire di schiena per terra ai miei piedi. Per bloccare il suo colpo indolenzito dalla caduta mi siedo sulle sue anche osservandolo respirare un po’ affannosamente sorridendo e pregustando la vittoria.

Altro errore. 

Mai dare per scontato che l’avversario sia stato sconfitto. Ricordo ancora Lydecker camminare per i banchi a cui eravamo destinati e ripetere le sue regole di guerra. Un tormento psicologico.

-Sei molto carina in questa posizione- Alec straiato sul pavimento sotto le mie gambe ammicca spudoratamente, guardandomi maliziosamente. Ha abbandonato la dura faccia da soldato, non meno intrigante di quella del solito sbruffone.

-E tu sei morto in questa posizione.-Replico accennando un sorrisetto che non mi riesce assolutamente difficile senza spostarmi minimamente dalla mia posizione. Ci servono pochi secondi per recuperare le forze spese.

-Sicura?- Leggo la sfida negli occhi verde brillanti che lo allettano e mi metto in allerta aspettandomi la sua mossa che non tarda ad arrivare, muove le gambe verso l’alto per spingermi oltre di lui ma, con velocità, mi alzo dal suo corpo per vederlo alzarsi con un semplice colpo di reni e, sorridente, tornare in posizione d’attacco.

Si abbassa e allunga la gamba destra sferrandomi un calcio, lo salto facilmente ma a lasciarmi schiena a terra è il secondo che mi colpisce sotto il ginocchio quando atterro dopo l’elevazione. La botta non mi fa male quando il sorrisetto da spaccone che gli leggo sul volto. Maledetto, vuole dimostrarmi che può fare benissimo quello che io ho fatto a lui. Bene, allora.

Con un colpo di reni sono in nuovo di fronte la sua figura. Mi avvicino velocemente cercando di colpirlo più volte con il pugno destro senza andare a segno, ma lo schiaffo dal braccio sinistro dall’alto verso il basso non se lo aspettava e accusa il colpo. Toccherebbe a me sorridere questa volta ma non ne ho il tempo. Alec salta unendo i piedi e unendoli in aria all’altezza della mia testa, indietreggio osservandolo ritoccare terra per dover far i colti di un mio calcio girato che riesce a parare. Un altro pungo e salto oltre di lui per poi correre verso il muro, Alec mi insegue e quando, con un salto all’indietro grazie all’ausilio del muro, gli sferro un altro calcio in aria non riesce a fermarmi. Ha un evidente segno rosso sotto l’occhio sinistro che si potrebbe gonfiare se non ci mettiamo subito del ghiaccio ma, nessuno dei due è disposto ad abbandonare il combattimento. Anche questo ci è stato insegnato a Manticore.

Ritorna alla carica con diversi calci sempre più potenti e un altro pugno mi sfiora, bruciandomi appena la pelle, mentre mi sposto trovandomi più vicina al suo corpo, continuiamo con i pugni finché Alec non mi afferra un polso e cerca, tenendomi ferma, di darmi un calcio nel fianco destro, lo schivo e finisco alle sue spalle, un calcio nei legamenti del ginocchio lo fa cedere e cadere in terra mentre a mano, che ancora aveva stretta nella sua, con tutto il braccio non lo stringe al collo immobilizzandolo.

Adesso la partita e chiusa, in meno di due secondi potrei ucciderlo spezzandogli il collo e neppure se ne accorgerebbe, si divincola un po’ mugugnando qualcosa per poi abbandonare e decretare la mia vittoria.

-Ok pulce.- Respira affannosamente e non sento del risentimento nella sua voce. Immaginavo che, come minimo, si sarebbe sentito offeso perché vinto da una donna, seppur transgenica oppure risentito nell’orgoglio, ma invece no. Non posso non accennare un lieve sorrisetto, allentando la presa dal suo collo e togliendo il ginocchio puntato di traverso per tener ferme le sue gambe, allontanandomi dalla schiena del transgenico per fare una piccola piroetta e ritrovarmi di fronte il suo viso, anche io a mezz’altezza.

Non è affatto deluso o amareggiato, ha ancora l’espressione seria e affascinante di prima ma il suo sguardo è diverso, so che non mi ha fatto vincere ma quasi mi dispiace non poter continuare a misurarmi con lui e riprendere a mettere in contatto stretto i nostri corpi in quella maniera inusuale. Mi aspetto una battuta, una frecciatina ma non esce alcun lamento dalle sue labbra rosee, continua solo a guardarmi intensamente e poi, come se nulla fosse, sorride e le cose tornano normali. Avevo temuto che fosse deluso o indignato per la mia performance o la sua. Eppure le cose non sono tornate completamente normali, di solito non c’è tutta questa carica elettrica tra di noi o almeno non è cosi palese, se volessi, potrei respirare l’aria d’attrazione che c’è nei pochi centimetri che ci separano.

Alec ha un livido appena accennato sotto il rossore causato dal mio pugno ma, non credo sia per questo che i suoi occhi sono cosi intensi e brillanti, la pelle così liscia e distesa, i suoi capelli cosi scomposti e invitanti. Faccio l’errore di respirare profondamente e tutto il suo odore, reso ancora più intenso dalla colluttazione, e misto all’essere di uomo mi stordiscono la testa; neppure mi accorgo che sto sorridendo apertamente anche io quando gli poso lievemente una mano sulla guancia per accarezzargli la parte offesa senza procurargli dolore.

È un attimo, e un’altra promesse viene soddisfatta. 

Due nell’arco della stessa giornata. 

Due, una a poche ore di distanza e le labbra morbide e dolci di Alec sono posate sulle mie, intente a rimarcarne il contorno, che non aspettavano altro. Solo ora mi rendo conto di quando mi sia mancata la loro morbidezza e gentilezza mentre tentano di schiudere le mie che, come richiamate ad un troppo lieto dovere, si aprono immediatamente permettendo alle nostre lingue di ritrovarsi festose. Mi sento elettrizzata e nello stesso tempo in sue balia, il cuore sembra fare gli straordinari cosi come non li ha dovuti fare durante il combattimento e il corpo sembra non volere più rispondere agli stimoli che non siamo incentrati su di lui.

Con esigenza porto le mani tra i suoi capelli per poter finalmente immergerci sentendo le sue mani calde e forti posarsi sui fianchi per accarezzarli possessivi, mandandomi in estasi alla percezione delle sue dita sulla pelle nuda lasciata libera dalla maglietta rialzata appena.

Un potente calore sento crescere nella parte inferiore dello stomaco e non riesco a fermare un brivido e un fremito quando la sua lingua, ancora più possessiva, si fa più invadente imponendo la sua presenza ed il magnifico sapore alla ricerca sempre maggiore del mio. Questo ragazzo non l’hanno creato per fare il soldato ma per baciare. Non può essere semplicemente umano il modo in cui lo fa. A Manticore ci hanno insegnato a trattenere il respiro sott’acqua per molti minuti, ed è l’unica cosa giusta che ci hanno insegnato, perché ci permette di baciarci molto più a lungo e molto più profondamente senza dover ricercare l’ossigeno.

Quando le sue labbra si allontanano dalle mie per dedicarsi a mordicchiare languido il mio labbro inferiore non riesco a trattenere un lieve gemito che mi sembra lo faccia sorridere appena e tornare a capofitto sulla pienezza della mia bocca. Le sue mani si muovono lente sotto la mia maglietta accarezzando dolcemente la parte bassa della schiena senza troppo osare e lasciando tracce incandescenti lungo la pelle morbida. Le sue spalle sono tremendamente salde e forti ma rilassate e magnifiche da percorrere con le dita.

Quando si allontana sento subito il gelo poggiarsi sul calore lasciato dalle sue labbra e realizzo che abbiamo passato svariati minuti per terra, in ginocchio, uno di fronte all’altra a baciarci, nel bel mezzo di una stanza vuota e puzzolente, nel cuore di Terminal City, con svariate entità di esseri umani in giro. Ma non me ne preoccupo. A dire il vero, adesso non mi preoccupo proprio di nulla, troppo assuefatta da questa goduria per pensarci.

Non so cosa possa leggere nel mio volto ma continua a fare quel suo magnifico sorrisetto e gli occhi sono limpidi di pensieri o conseguenze. Ed è straordinariamente bello, anche con un rosso violaceo accennato rigonfiamento sotto l’occhio.

-Sei stata davvero brava pulce.- Anche il suo tono di voce mi condiziona adesso, è cosi sincero e puro. Gli sorrido ancora, tornando a sfiorargli la guancia.

-Anche tu non sei stato male, mi aspettavo di peggio da un transgenico malridotto.- La sua risata è pura musica per le mie orecchie ma il livido lo porta ad accennare una smorfia di dolore che non mi sfugge.

-Dovresti metterci del ghiaccio li sopra se non vuoi trovarti una pallina da tennis sotto l’occhio.- Anche lui ci passa una mano, in maniera più rude per testare l’entità del danno.

-Non ci sei andata leggera, eh?!- Ritorna a prendermi in giro in quel modo infantile che contraddistingue il nostro rapporto eppure non inadatto a tutta l’atmosfera che si è creata.

-Era quello che volevi, anche tu non ti sei contenuto.- Il fianco appena sotto la sua calda mano ancora appoggiata a me duole appena, ma non so se è per la botta o per la mancata carezza che mi potrebbe elargire. Eppure quando mi ha stretta al collo, prima che gli forzassi la mano, aveva già cominciato ad allentare la presa. –Almeno, non sempre.- Cerco di fargli uno sguardo intimidatorio per ricordargli il gesto ma non mi riesce molto bene. Sarà per quelle belle fossette che, solo adesso ho notato, gli si fanno ai lati delle guancie quando sorride.

Il trillo di un cerca persone ci distrae dalla nostra piccola ampolla protetta dal mondo, Alec si alza e va a controllare l’aggeggio lasciato vicino la giacca nei pressi nell’aria di combattimento, anche io mi alzo ma non lo seguo, osservo da lontano i suoi gesti. Ci siamo baciati ancora, per la terza volta, e questa volta non ci sono ormoni felini che hanno agito. Ci siamo baciati e subito dopo non si è allontanato dalla stanza lasciandomi solo il suo sapore e impregnate odore addosso. Questa volta ci siamo baciati e potuti specchiare l’uno negli occhi dell’altro e parlare semplicemente, come Annie e Alec, come le solite persone che siamo. 

Siamo semplicemente noi e non ci sono conseguenze alcune.

Alec mi distrae dai miei pensieri annunciandomi che Max ci cerca, o almeno cerca lui, per cui dobbiamo ritornare al quartier generale e sentire le nuove dritte del capo. Alec ritorna vicino a me con la giacca indosso e il cerca persone in mano pronto a tornare indietro, non mi resta che prendere il mio giubbino e seguirlo.

-Ah peste, con questo siamo a quota due birre.- Mi indica il livido sotto l’occhio facendomi scoppiare a ridergli in faccia.

-Facciamo cosi Alec, ti va una sfida?- Ed ecco la sua lampadina accendersi nel cervello, la vedo chiaramente dalla luce che emanano i suoi occhi. Ah gli uomini, non saprebbero mai dire di no a una competizione. Eppure con tutte le botte che si è beccato adesso dovrebbe aver imparato.

-Certamente pulce.- Ovviamente no, non ha imparato. Come non imparerà mai a chiamarmi in un modo più appropriato, magari con il mio nome.

-Sono pronta a scommettere che perderesti anche in una sfida di bevute.- Siamo stati progettati in modo tale da poter reggere molto meglio di un normale umano l’alcool, ma in una sfida tra transgenici è una gara alla pari. E penso di poter vincere anche questa. Gli allungo la mano per suggellare la scommessa. Non tituba neppure un secondo ad avvolgere e stringere la mia.

-Non prenderci l’abitudine piccola peste.- E subito mi rendo conto di aver peccato di superbia, questa sfida sarà più ardua di come la prospetto.


-Uuh Alec chi è stato il genio a combinarti in questo stato?- L’entusiasmo di Max nel vedere il sotto dell’occhio del transgenico ha un che di divertente, non trattengo un accenno di sorriso mentre il soggetto principale della domanda mi fulmina con gli occhi riservando, poi, un sorrisetto falso all’amica.

-Voi donne transgeniche siete tremende.- Max e Original Cindy mi guardano fiere, anche se l’ultima un po’ sorpresa, mentre Logan sorride e Joshua smette di dipingere per osservare il livido della questione.

-Almeno lei non ha colpito sotto la cintura.- Alec non perderebbe la sua vena sarcastica neppure se fosse in fin di vita, ne sono certa. Anche Krit, Syl, Damon, Mole e altri mutanti si uniscono all’interesse per vedere l’occhio nero del transgenico.

-Andava fatto! Tu sei talmente avaro che non volevi smettere di lottare e qualcuno doveva fermarti per il bene comune.- Max sorride lanciando qualche sguardo d’intesa a Logan –Per non parlare del tuo ego smisurato dopo aver sconfitto delle nullità.- E questa volta mi riserva un occhiolino. Mentre loro continuando a chiacchierare del nulla mi avvicino a Tobi, il transgenico dalla pelle bianca creato per le missioni nell’antartico che è piazzato davanti il solito congelatore aperto per trovare refrigerio, lui è un gran bel tipo, decisamente molto socievole.

-Ehi Tob, riesco a rubarti un po’ di ghiaccio?-

-Solo se mi dici che sei stata tu a ridurre cosi quel povero Alec.- Anche lui è divertito dalla situazione e a quanto pare non è il solo. Alzo le spalle sorridendo prendendomi il merito del loro divertimento. Il transgenico prende una bustina e lo carica con dell’acqua congelata per passarmelo.

-Te lo sei meritata ragazza.- Mi sorride concedendomi una pacca sulla spalla, è ancora legato alle usanze di Manticore o forse solo alle usanze maschili ma gliene sono grata, la sua pelle è freddissima e il solo contatto mi fa venire dei leggeri brividi.

Porto il sacchetto ad Alec piazzandoglielo sotto l’occhio e sgonfiare l’accennato grumo che si potrebbe formare mentre Max ci informa sul perché ci ha richiamati.

-Luke ha intercetto gli uomini di White.-

-Oh bene è tornata in campo la confraternita. La loro festicciola serpentesca sarà finita.- Krit cerca di fare del sarcasmo facendoci ridere ma sappiamo tutti che la situazione è tornata a farsi bollente per noi. Con White e i suoi uomini in giro, la vita per noi transgenici torna ad essere pericolosa. Difatti...

-Forse hanno catturato uno dei nostri e stanotte lo trasferiranno da qualche parte dove sarà impossibile rintracciarlo ancora, per cui dobbiamo agire. Ci serve la solita squadra di recupero.- Il tono da capo di Max non accetta repliche. Questo vuol dire che stanotte andranno a riprendere un altro fratello sfuggendo alle mani di quella setta di pazzi. La situazione non mi piace ma è quello che occorre fare e nessuno si tirerà indietro. Come hanno salvato me da una banda di cacciatori, salveranno qualcun altro, magari uno della mia squadra.

-Bene.-

I transgenici si spargono preparandosi a fare il loro dovere o magari controllare le moto per l’azione notturna, io mi avvicino a Cindy e Max che hanno ripreso i loro discorsi.

-Max che ne dici se mi aggiungo alla squadra di soccorso?- Schietta e diretta, con lei sono inutili i giochi di parola e poi è quello che mi preme di più in questo momento. Voglio sentirmi utile veramente, non che non lo sia ma l’azione è quello che mi aiuterebbe di più.

Lei mi osserva con quei suoi giganti occhi marroni scuri per poi sospirare. –Mi dispiace Annie, capisco la tua voglia di intervenire ma più siamo, più ci sono probabilità di farci scoprire.- Il suo tono è dispiaciuto e sono certa che lo fa per il bene di Terminal City ma la sua risposta un po’ mi brucia dentro.

-Ok tranquilla.- Sono rassegnata ma non perdo le speranze e loro lo devono intuire.
-Certo che se la per la prossima volta ti trovassi una moto e ne avresti ancora voglia, si potrebbe fare qualcosa.- Speranza che continua ad accrescersi. Le sorrido, la prossima volta ci sarò anche io nel gruppo.

-Bel lavoro pupetta con il transgenico.- Original Cindy cerca di cambiare discorso indicando con gli occhi il povero Alec con il ghiaccio ancora premuto sotto l’occhio. L’amica se la ride ancora osservandolo e neppure io mi trattengo troppo.

-Era arrivato il momento di darglielo davvero due bei calci nel sedere.-

-E quanta soddisfazione dà!- Max sembra proprio parlare per esperienza.

 













--- Autrice ---

Saluti.

Volevo scusarmi per il ritardo con cui aggiorno questa storia...

ma per una volta, non è stata colpa mia. Il pc ha deciso di rompersi irreparabilmente ed io, imballata con gli esami e quant'altro, non sono riuscita a trovare un computer da cui aggiornare.

Questo capitolo e il prossimo sono stati scritti parecchio tempo fà, per questo, spero di poterne inserire uno nuovo già lunedi cosi da sfruttare ancora un pò questa postazione interent.

Successivamente non so come fare, ma spero di trovare un modo, o magri un nuovo pc finalmente!!

Bene, con questa piccola anticipazione vi lascio.

Spero sinceramente che il capitolo vi sia piaciuto. 

Aspetto con ansia i vostri più sinceri commenti. 

Ringrazio profondamente ogniuna di voi che commenta, o leggere solamente, la storia.

A presto...

Bye^^

Cartina di Seattle -> qui


Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** 11. New Entry ***


I want to break free

WARNING:

questo è il secondo capitolo che pubblico in tre giorni.

Assicuratevi di aver letto l'altro prima di cominciare il nuovo.

Buona lettura!

I want to break Free




They designed her to be the perfect soldier...
a human weapon... then she escaped.
In a future not far from now... in a broken world...
she is haunted by her past.
She cannot run, she must fight... to discover her destiny.

11.  New  entry

 

“Gelosia, infinita incertezza di se stessi."



Ormai sono parecchie ore che il gruppo è uscito per la missione di salvataggio, si sono fatti sentire via radio prima dell’operazione ma da allora, nessuna traccia e questo non ci rassicura.

Per nulla.

Luke trasmette a me, Logan, Joshua e chiunque sia interessato, qui alla centrale generale, i poco frequenti aggiornamenti avuti per lo più dalle guardie di White. Quando il sole ormai era calato da parecchio e la luna splendeva sul cielo di Seattle Max, Alec, Krit, Syl e altri due transgenici si sono allontanati rombando dal cancello dei sotterranei diretti all’uscita nel settore 5 pronti al salvataggio. Non sappiamo bene il numero degli uomini che hanno dovuto stendere, le politica è sempre la stessa, non uccidere se non è strettamente necessario. Ho visto Logan lasciare una dolce carezza sulla guancia della sua ragazza ammonendola con uno “stai attenta”; avrei voluto dire anche io ad Alec di non fare il solito spaccone e tornare tutto intero a casa ma non mi sembra assolutamente il caso. Ma lui ha pensato, ancora una volta, a tutto.

Mi è venuto vicino, con il suo solito modo sicuro e intraprendente e, senza sforarmi o toccarmi in alcun modo, mi ha fissato facendomi sentire ancora più esposta di quando possa fare una carezza, dicendomi che lo nostra sfida veniva solo rimandata a domani, ne potevo essere certa. In più mi ha tirato su il morale dicendo di allenarmi che questa volta non avrei vinto cosi facilmente come poche ore prima.

Eppure io e Logan siamo ancora qui, nel cuore del nuovo giorno, aspettando che il gruppo di salvataggio ritorni a Terminal City con un nuovo membro a farci compagnia, ho smesso anche di sperare che sia uno del mio gruppo ma solo che gli altri tornino presto.

L’attesa mi uccide.

Anche a Logan fa questo effetto, si vede dal modo scomposto in cui sta chino sulla sedia, continuando a tamburellare la penna su appunti delle scritte di Sandeman sulla pelle della sua ragazza e a come, ogni volta che la trasmittente fa un rumore, il suo viso scatta preoccupato.

Invece, io me ne sto seduta sul divano ferma e immobile, aspettando.

Non credevo che l’attesa potesse logorare così tanto i miei nervi e la preoccupazione fare capolinea cosi prepotentemente. Quando eravamo dei prigionieri di Manticore il nostro unico obbiettivo era di preoccuparci per la nostra vita, e ancora di più per la base, ma solo se ci davano l’ordine di farlo. Tutti i sentimenti, anche quelli più flebili, in quel posto venivano controllati e monitorati, dovevamo essere più delle macchine che esseri umani.

Il libero arbitrio era solo una parola sconosciuta e che tale doveva rimanere.

Ma qui nel mondo reale le cose sono completamente diverse. Ho paura che possa succedere qualcosa al resto di noi, in ogni momento. Dei rivoltosi che lanciano una bomba carta oltre il perimetro esterno, l’essere riconosciuti e aggrediti, restare feriti in un contrasto a fuoco dagli uomini di White.

Alec mi ha raccontato, con il dolore che gli invadeva gli occhi, di un transgenico suo amico, Biggs, che si era integrato molto bene nella società prima dell’inizio della resistenza. Consegnava i pacchi alla Jam Pony con Alec, Max, Original Cindy, Sketchy e gli altri, ma venne scoperto dagli uomini di White mentre faceva una consegna con un dispositivo termico particolare. Le immagini del suo viso vennero mandate in onda sul televisore e non riuscì a sfuggire a dei fanatici che volevano ripulire Seattle dalla minaccia transgenica. Venne lapidato e scuoiato vivo, lasciato appeso sotto un ponte come monito.

Ne avevano catturato uno, potevano farlo con tutti.

Nonostante Biggs non avesse fatto niente al mondo, esso lo uccise rendendolo un altro martire di cui versare, incurante, il sangue a terra. Joshua e Alec hanno spaventato quel gruppo di umani che si vantavano di aver ucciso uno di noi con tanta euforia, minacciandoli di non tornare più. Un gesto sicuramente dettato dalla rabbia e forse discutibile, ma di certo un motivo in più, per quei tipi, di ragionare sulle loro sporche azioni.

Il mio cervello è troppo pieno di brutte immagini per poter star calma ad aspettare. Continuo a ripetermi che non gli succederà nulla perché loro sono la squadra scelta ma la paura non è un’avversaria facile da battere.

Devono tornare.

Devono tornare sani e salvi.

Alec deve entrare rombando da quella cavolo di porta e presentarsi con il suo solito sorrisetto da sbruffone, esordendo con qualche battuta inutile tipo “è stato un gioco da ragazzi”. Non so perché per lui mi preoccupo di più rispetto agli altri.

Ovviamente sono in pensiero anche per Max, Krit, Syl e gli altri ma, per lui, ho più paura. Sono certa che, anche in occasioni come questa in cui bisogna essere seri e determinati, Alec non metterà da parte il suo atteggiamento spavaldo. E se dovesse farsi male?

Quando torna io e il signorino dobbiamo fare quattro chiacchiere. So che è grande ed è un soldato esattamente come me, con la stessa educazione e le stesse potenzialità ma non riesco a mettere da parte questa grande paura per lui. Non riesco neppure ad immaginare come potrebbe essere la vita qui, a Terminal City, senza di Alec, è fuori da ogni ragionamento logico e possibilità.

Deve tornare qui da me.

Non per me, ma da me.

Un suono molto più forte dall’allarme del tunnel finalmente ci permette di riprendere a respirare. Logan si apre in un enorme sorriso davanti al monitor della telecamera che inquadra il nostro gruppetto di salvataggio, con Max a capo, rombare sulle loro moto diretti velocemente, finalmente, a casa.

-Ci sono tutti e hanno con loro un nuovo arrivo.- Luke si gira di spalle ai suoi molteplici monitor dandoci la lieta notizia. E sento il mio battito cardiaco tornare normale mente corriamo gasati verso l’uscita del passaggio sotterraneo. Ancora prima di vederli arrivare sentiamo il rumore dei motori delle moto avvicinarsi e poi riesco ad inquadrare, con la vista potenziata, le loro facce stanche ma soddisfatte.

Max apre il gruppo, fermando la moto posandola sul cavalletto e togliendosi gli occhialini gialli. 

–Qualcuno ha ordinato una pizza?- Deve essere andato tutto bene se scherza in questo modo. Alec porta con se il corpo del nuovo arrivo, che a giudicare dai lunghi capelli biondi, è una nuova arrivata, svenuta forse per la troppa agitazione della missione. Lui è integro, non vedo sangue ne strappi nella sua preziosa giacca quindi deve stare bene, per fortuna, nulla di cui preoccuparsi. Eppure la mia voglia di prenderlo a schiaffi per avermi fatto stare in pensiero non si placa per nulla.

Anche gli altri stanno bene e sorridono contenti per il loro operato smontando dai mezzi di locomozione. Max non perde il suo contegno e non si lancia al collo di Logan, come mi aspettavo facesse, lei è pur sempre il capo e deve mostrarsi come tale. Ma Joshua non deve preoccuparsi di questo e la stritola in un abbraccio soffocante facendo ridere tutti i presenti.

-Ci avete fatto stare in pensiero.- Logan si rivolge serio alla ragazza aspettandosi delle risposte mentre il cucciolone la lascia libera e annuendo.

Alec scende dalla sua moto portando in braccio il corpo della transgenica svenuta e cercando qualcuno tra il gruppo di gente che si è accalcato intorno a loro. Magari cerca me.

-White sapeva benissimo che saremmo andati a recuperare la ragazza e ci ha teso una stupida trappola. Ma i suoi agenti si sono lasciati sfuggire di nuovo i transgenici.- Si avvicina ad Alec per controllare le condizioni della tipa svenuta e Logan la segue controllando il battito dal suo collo senza che il transgenico la metta a terra.

-Deve essere svenuta ma il battito è regolare.- Responso ufficiale del nostro cyber-giornalista.

-Lo so, le ho dato un pugno per farla star zitta.- Krit e Syl, che sono li vicino, ridono alle parole di Max ricordando la scena. -È una tale chiacchierona e mi sa che ha preso una cotta per Alec.- Il soggetto interessato sfoggia un sorrisetto soddisfatto.

-Cosa ci posso fare se sono irresistibile.- Non solo spaccone ma anche idiota. È quello che devono pensare tutti dato le occhiate che gli rivolgono poco convinti. Finalmente esco dall’ombra della folla e mi avvicino al gruppetto di salvataggio aspettando direttive dal capo. Senti gli occhi dello sbruffone addosso ma non ci faccio troppo caso.

-Ragazzi andatevi a riposare. Ottima missione, avete fatto tutti un ottimo lavoro. Alec tu porta la ragazza in infermeria, li starà comoda ma tienila sott’occhio.- Max, accompagnata da Logan e Joshua, si allontanano verso la sala generale facendo disperdere il gruppetto. Saluto Krit con un sorrisetto prima che la sorella lo porti lontano e poi, finalmente, guardo verso il tormento dei miei pensieri.

-Ehi pulce che faccia scura!- Non si risparmia il mio sorrisetto preferito e il tono giocoso.

-Non mi sono molto divertita ad aspettarvi rientrare.- Si, sono decisamente acida e questo corpo svenuto tra me ed Alec non allieta la situazione. Ho come l’impressione che lo sto fulminando con gli occhi.

-Non ti fidi più delle mie capacità?!- Scherza ancora ma senza abbandonare la ragazza ed avvicinandosi malizioso a me.

-Quando mai mi ci sono fidata?!- Ok, forse sono un po’ troppo acida ma mi viene spontaneo.

-Che caloroso benvenuto. E io che mi aspettavo dei cartelloni con ovazioni nei nostri confronti, gli eroi di Terminal City.- Figurarmi quest’ultima battuta di Alec mi fa, involontariamente, sorridere e lo sento indubbiamente soddisfatto di esserci riuscito.

-Devo accompagnarla in infermeria.- Accenna al corpo della ragazza tra le su braccia con la testa, a mo di scusa per dover andare via. Come se avesse bisogno di scuse con me. Ha sempre fatto quello che voleva.

-Io torno da Max.- E senza aspettare un suo cenno mi giro e mi dirigo, a passo sostenuto verso il centro operativo.

Sono davvero irascibile adesso, sarà per colpa di quella tipa che, giusto Alec doveva porta via e supervisionare, dopo che Max ha anche detto che si è presa una cotta per lui. Che assurdità.
Nella sala di comando Max sta appunto discutendo di questa tipa.

-È stata creata da Manticore per essere utilizzata come spia negli altri ranghi. Può ammaliare un uomo e farsi dire tutto quello che vuole sapere. Almeno è quello che ci ha detto lei.- Ecco, viva le buone notizie.

-È una psico operativa come Mia?- Logan conosce più cose di Manticore di quante ne sappia io.

-No, non ha poteri psicologici. A Manticore avevano scoperto l’uso del potenziale femminile.- Un sorrisetto spunta sul viso della ragazza. Questa sarebbe stata una perfetta battuta da Original Cindy.

-Quindi cosa facciamo con lei?- Joshua non sembra essere troppo convinto della nuova arrivata. Bene non sono l’unica allora.

-Resterà qui con noi, anche se non mi piace, è pur sempre una transgenica e quindi una nostra sorella.- Oggi non è proprio giornata di buone notizie.

-Ora andate a riposarvi, domani abbiamo da fare.- Gli ultimi transgenici si allontanano dal tavolo dove sono ancora sparsi gli appunti di Logan che non se ne preoccupa ed è concentrato sulla sua ragazza.

Mi avvicino a Max per poterle chiedere una sistemazione per la notte. Non mi va di dormire sul divano e la mia suite è occupata dalla Miss Seduzione quindi sono ufficialmente senza un posto dove poter riposare. Ma Alec entra nella stanza prima che io possa anche solo aprir bocca e non sono l’unica a notarlo.

-Ti avevo detto di controllarla.- Max lo sgrida ormai rassegnata, come se sapesse che avrebbe fatto di testa sua.

-Ho lasciato Damon al mio posto. Tanto con il pugno che le hai dato dormirà ancora un bel po’.- Scusa pronta in ogni frangente. Io, invece, sento un moto di adorazione nei confronti di Max che ha messo KO quella tipa. Forse non dovrei giudicarla senza conoscerla ma ci sono cose che sono più forte di me.

Max alza le spalle lasciando intendere che era quello che andava fatto. –Che vuoi adesso Alec? Sono stanca e non ho tempo da perdere.- Logan si è già avviato lasciandoci in soli noi tre e Luke a controllare la situazione perimetrale.

-Max, Max, Max non è che il mondo gira intorno a te.- Le passa un braccio sulle spalle facendola irritare e canzonandola cosi come spesso fa con me. Solo che lei non è gentile come me e ci mette meno di due secondi a storcere il braccio di Alec in un posizione scomoda che lo fa lamentare.

-Per fortuna, non sono in vena di ascoltare le tue idiozie.-

-Sei sempre dolcissima Max.- Alec la trucida con gli occhi mentre lei si allontana verso Logan indifferente e non posso fare a meno di ghignarmela un po’ a suo discapito. Ma se non è venuto per parlare con il capo, che cosa vuole Alec? Lo scopro subito quando, indispettito, si volta verso di me e solo in quel momento vedo la mia borsa dove dentro, sono solita, metterci tutta la mia roba. Che ci fa nelle sue mani?

-Tieni pulce questa è tua, ho pensato che ti servisse dato che la nuova arrivata ti ha soffiato la stanza.- Mi lancia la borsa che prendo con una sola mano e, forse, per la sua gentilezza e per l’attenzione che ha avuto, mi sento un po’ in colpa per come l’ho trattato. Non sorride e mi guarda serio, come non è sua abitudine.

-Grazie Alec.- Abbasso lo sguardo avvicinandomi un po’ a lui. –E scusa per prima, ero arrabbiata e preoccupata perché non avevate fatto sapere niente.- Non ho il coraggio di guardare i suoi occhi verdi che sicuramente staranno ridendo di me e della mia impulsività. Meglio continuare a fissare il bordo inferiore della sua maglietta nera. Lo sento avvicinarsi ancora di più, ora mi tocca guardare il suo petto alzarsi ed abbassarsi lievemente sentendo il suo fresco profumo.

-Tranquilla non c’è problema.- Temporeggia un po’ prima di fare il solito spaccone. –Sei sicura che non è per la bionda che abbiamo recuperato che ti sei arrabbiata?-

Cavolo mi capisce meglio lui che io stessa, ma non gli posso dare questa soddisfazione sarebbe troppo edificante per il suo ego già troppo pompato. Sperando di non avere le guancie lievemente arrossate, cosa inutile tra l’altro, alzo gli occhi per immergermi nei suoi cercando di dimostrare una sicurezza che non posseggo. Lui si sta, praticamente trattenendo dal gongolare compiaciuto per la mia reazione, maledetto transgenico.

-Sogna pure Alec, io non sono gelosa.- Mi convinco dicendoglielo ma lui non sembra abbandonare la sua espressione che lo fa sembrare tremendamente irresistibile e pronto per essere preso a calci nel sedere una seconda volta nell’arco di due giorni.

-Bene, meglio cosi!- Sorride falso e ipocrita, prendendomi palesemente in giro, trattenendosi dal ridermi in faccia ma forse ha letto nel mio volto il nervosismo che mi sta corrodendo, perché cerca di nascondere la beatitudine e si preoccupa delle mie condizioni, ancora una volta. – Adesso che la tua camera è occupata sai dove andare?-

Effettivamente volevo farlo prima che mi interrompesse e facesse scappare Max quindi no. –No, ma il divano andrà benissimo per stanotte.- Indico il mobile e lo guardo un attimo. È piccolo, malridotto e puzzolente, sarà una notte d’inferno, fortuna che dormiamo poco noi transgenici.

Alec fa un sospiro e mi afferra per il polso destro cominciando a trascinarmi fuori dalla stanza.

-Che diamine stai combinando Alec?- Non mi piace essere sbatacchiata e trattata coma un bambolotto eppure lui è la seconda volta che lo fa mentre io lo seguo per i corridoi fatiscenti.

-Non puoi dormire sul divano, ti porto nella mia stanza, li potrai riposarti su un letto vero. Non ci sono delle lenzuola pulite ma puoi accontentarti lo stesso.- Si volta a guardarmi continuando la sua marcia sorridente. Non riesco a trovare una risposta sarcastica, sono imbarazzata e stupefatta dalle sue premure. 

Mi lascia la sua stanza pur di farmi dormire bene, anche se lui non l’avrebbe utilizzata lo stesso perché deve controllare quella strega bionda.

Attraversiamo vari corridoi bui, incontrando vari transgenici che ci salutano. Non siamo più nello stabile del quartier generale ma in uno limitrofo, domani mattina non avrò problemi a trovare la strada per riprendere le traduzioni con Logan. Alec non molla il mio polso nonostante ormai stiamo camminando uno di fianco l’altro e io non do segni di fastidio. È stano vederlo cosi indaffarato per me, ma non mi dispiace.

La stanza di Alec è piccola ma abbastanza confortevole con il minimo indispensabile, un letto ad una piazza e mezza sfatto, una piccola finestra, un comodino spartano con una lampada ad olio sopra, una televisione piccolina, qualche suo vestito lasciato con incuria in giro e alcune sedie.

Mi sento a disagio a stare qui dentro, mi sembra di invadere la sua privacy.

Dopo essere entrati Alec accende la luce e mi lascia il polso guardandosi attorno come, se volesse controllare che non ci siano cose compromettenti, per poi ritornare a rivolgersi a me.

-Qui starai bene e potrai dormire in un vero letto.-Alec mi si avvicina, si aspetta una risposta, magari una battutina o un altro grazie ma io non so davvero cosa dire, mi ha lasciato di stucco.

Mi oltrepassa diretto alla porta lasciandomi nel mezzo della stanza. –Bhè buona notte pulce.- Sento i suoi passi allontanarsi, non posso lasciarlo andare cosi, senza dirgli niente.

-Alec...- Lo sento fermarsi con la mano ancora sulla porta alle mie spalle, non oso girarmi per dar sfogo ai miei dubbi. -... perché devi essere proprio tu a controllare la ragazza? Sei appena tornato da una missione dovresti riposarti invece di fare il cane da guardia.- Finalmente so cosa mi ha dato cosi fastidio da comportarmi in quel modo acido prima.

Sento i suoi occhi su di me e un sorrisetto formarsi sulle sue labbra, tirando un po’ la pelle sotto l’occhio ancora dolente dal nostro scontro pomeridiano –Sembro essere immune al suo potere. È riuscita ad ammaliare Krit ma con me non le riesce il suo giochetto.- Il suo tono è piatto, non ha intenzione di giocare o prendermi in giro. Inconsciamente tiro un sospiro di sollievo e mi volto per guardarlo in faccia. È serio, concentrato su di me, non sorride, sembra essere tornato il soldato di Manticore e, diamine, è estremamente bello.

-Perché?- Tanto vale approfittarne e dare sfogo alla mia curiosità.

-Non lo sappiamo, forse è qualcosa nel mio DNA. Sono il più adatto per sorvegliarla finche Max non avrà saputo quello che vuole.- Forse neppure a lui va troppo a genio l’ordine impartitogli, magari vorrebbe buttarsi e rilassarsi nel suo letto ma siamo soldati e non possiamo tirarci indietro quando ci viene affidato un comando. Mi sento un’emerita stupida per averglielo chiesto adesso che so il perché è proprio lui a doverla tenere sotto occhio.

Ok, forse sono un po’ gelosa, spero solo che Alec non me lo faccia pesare troppo.

Non replico più nulla e mi limito a guardarlo negli occhi mentre mi si avvicina lentamente. Resto immobile, non so cosa fare, non so cosa dire, comincia a darmi sui nervi questa situazione. Quando è ormai cosi vicino da poter distingue delle pagliuzze nelle sue iridi, Alec alza una mano e mi sfiora piano la guancia. Il tocco è talmente lieve che quasi rabbrividisco sentendo il calore del suo corpo a contatto con il mio.

-Dormi bene peste.- E in un attimo si è allontanato e uscito dalla porta diretto all’infermeria per controllare la biondina, lasciandomi con la solita sensazione di vuoto che provo dopo un nostro incontro troppo ravvicinato.

Non solo mi lascia questa strana sensazione di vuoto dentro ma mi sconvolge la mente. Stanca, stremata e confusa mi getto sul suo letto di peso e mi sento avvolta nel suo profumo che proviene dalle lenzuola dove ha dormito. Stanotte il suo odore non mi darà pace e sono sicura che farà capolinea nei miei sogni.

Muschio e sapone. Sento un forte odore di muschio e sapone ad avvolgermi completamente, ma c’è anche un altro profumo mischiato con questi che non riesco a riconoscere. Me lo sento addosso, intorno, nei polmoni, ovunque. E poi sento il freddo, è proprio gelo, un forte alito di vento gelato che mi porta a rabbrividire ma cosi come è arrivato va subito via.


-Tieni gli occhi chiusi.- Una voce calda e profonda. La sua voce. E il suo profumo ritorna prepotente.

Solo allora mi rendo conto di avere una benda nera a coprirmi gli occhi e la sua mano nella mia che cerca di indicarmi la strada in pendenza senza farmi cadere, per fortuna ho l’equilibrio potenziato perché il terreno sembra davvero scosceso e non solido. Piano mi fa capire che mi devo sedere per terra e potermi rendere conto che sono su qualcosa di metallico  freddo seppure in pendenza.

Lo sento trafficare un po’ sedendosi anche lui. Il suo profumo, di nuovo, torna ad invadermi le narici per essere custodito gelosamente nella mia anima in profondità. Si è accomodato alle mie spalle pretendendo che mi appoggi al suo petto in una strana, quanto intima posizione.

-Sei pronta?-

E per la prima volta rispondo scoprendo di non aver perso la voce. Una piccola sillaba. –Si.- La benda viene sollevata dal mio volto per intorcigliarsi nei lunghi capelli ma non ci bado troppo, la curiosità ha vinto e ho tenuto gli occhi aperti per poter vedere subito quello che mi era stato occultato. In un primo momento ne ho paura, ma è solo una frazione di secondo; davanti a me si estende un paesaggio meraviglioso pieno di luci e colori. È notte quindi le luci dei palazzi di Seattle risplendono riflettendosi nel buio del cielo scuro, estendendosi finché l’occhio si perde nell’orizzonte mentre dall’altro lato una distesa nero petrolio mi fa venire i brividi. Il mare di notte è come un vortice oscuro che attrae e spaventa allo stesso tempo.

Il venticello che mi sfiora il viso mi riporta a posare gli occhi su quello che mi è più vicino. Sono in cima alla torre di Seattle, lo Space Needle, da cui ovviamente lo spettacolo della città è magnifico e mozzafiato. Alec mi stringe più forte a se con le braccia intorno alle mie avvolte intorno al petto per coprirmi dall’umidità notturna. Sto cosi bene con il suo odore addosso, la sua presenza ad avvolgermi in cima a questa enorme torre davanti ad uno dei più belli paesaggi che abbia mai visto. E per una volta mi lascio completamente andare, abbasso ogni sorta di difesa. È cosi facile farlo con Alec vicino a me, sembra quasi naturale.

-È perfetto qui sopra, tutti sembrano cosi piccoli e non ci sono preoccupazioni che riescono a raggiungerci.- 
Sostituisco la vista dell’immenso che ho davanti con quella dei suo brillanti occhi scuri che mi accolgano sorridenti e allegri.

-Ero certo che ti sarebbe piaciuto.- Vorrei tanto baciarlo e perdermi ancora una volta nella sua bellezza e nella sicurezza che mi trasmette. Le labbra sono invitanti cosi vicine alle mie che riesco a sentire il suo fresco fiato sul volto. Quando sto per avvicinarmi ulteriormente e far diventare realtà le mie speranze, Alec me lo impedisce ricominciando a parlare tranquillamente.

-Ti ho portato qui per dirti qualcosa di importante pulce.- Il cuore mi batte forte. Chissà se riesce a sentirlo impazzire dentro la cassa toracica appoggiata al suo petto. Sono ansiosa di sapere cosa deve dirmi, perché so che si tratta di noi due. Forse vuole dare un senso al “noi”.

-Lo sai anche tu che io e te abbiamo un bel feeling, ci divertiamo insieme, ridiamo sempre e siamo ottimi amici.- Sono leggermente confusa ma continuo ad ascoltarlo, spostandomi un po’ per poterlo osservare meglio in volto per cercare di capire dove voglia arrivare.

-Sei una ragazza estroversa, intelligente e molto carina per questo voglio ti ho portato qui su per darti una lieta notizia.- Si alza lasciando che il freddo del venticello attacchi la mia schiena riparata dal suo calore corporeo, ha un’espressione compiaciuta anche se continuo a non capire cosa stia dicendo. Quale lieta notizia?!

-Finalmente mi sento una persona completa che ha scoperto cosa sia la vera vita con una persona accanto. E voglio presentarti colei che mi renderà felice e unico per il resto dei miei giorni.- Come per magia, di fianco a lui compare la biondina di Manticore, quella che ammalia la gente come spia che si stringe possessiva al suo braccio, ignorando completamente la mia presenza per concentrarsi solo ed esclusivamente su Alec.

Dove prima il cuore batteva forte adesso sento solo un forte dolore altre al vuoto preceduto da un potente colpo innaturale. Non riesco ancora a comprendere quello che ho davanti, il mio cuore si è frantumato ancora prima che il cervello possa elaborare l’immagine della tipa arpionata ad Alec. Quello che inconsciamente credevo il mio Alec.

-Non sei felice per me?- Continua a sorridere come non mai, il suo tono è retorico, non gli interessa assolutamente il mio pensiero o la mia reazione soprattutto adesso che abbraccia e si specchia negli occhi della “sua” maledetta biondina. Non può essere vero. Non posso crederci. L’unica persona al mondo a cui ho dato fiducia e mi sono esposta nella mia integrità non può comportarsi in questo modo.

-Non può essere. Alec sta usando su di te i suoi poteri.- Riscopro ancora una volta, di avere una voce anche se adesso ha tutto un altro suono. Delusione, amarezza, incredulità. Mi sono aggrappata all’unica scusa possibile per non credere ai miei occhi. Per la prima volta, gli occhi gelidi della biondina si posano su di me cercando si uccidermi con essi. Rabbrividisco incontrando il suo sguardo, sentendo il suo odio e non ci metto molto per ricambiare. Alec torna a guardami senza abbandonare il sorriso, come ignorando le mie parole.

-Non esserne gelosa Annie e si felice per loro che hanno trovato l’anima gemella che cercavano, come me.- Cosa centrano Max e Logan lì su quella torre, insieme a noi? E poi perché prende le difese di quella tipa? Mi sembrava di aver capito che non le fosse particolarmente simpatica. Perché non si rende conto del dolore che mi provoca anche solo respirare dopo averlo visto con quella?

-No vi state sbagliando Max. Tu e Logan siete una cosa completamente diversa.-

-È inutile che continui ad illuderti Annie. I suoi poteri non funzionano con Alec e tu non hai mai avuto speranze con lui.- Logan mi ha inflitto un’altra coltellata. Quanti colpi sono capace di sopportare senza fare qualcosa di estremamente stupido o violento?

Alec comincia a ridere stringendo sempre più la tipa alla sua sinistra. –Davvero pensavi che io e te potessimo stare insieme?- Anche Max ride di me. Umiliata, derisa e con il cuore in frantumi, ecco come mi sento alzandomi in piedi furiosamente per poter mettere le mani addosso a qualcuno e sfogare la mia frustrazione. 

Ma anche questa volta vengo interrotta dalla biondina che fa voltare Alec e si avventa sulle sue morbide labbra che ricordo cosi delicate e magnifiche, lui risponde al bacio con passione polverizzando quei pochi frantumi che mi erano rimasto nel petto.

Indietreggio sconcertata da quell’immagine.

Non riesco a sopportarla.

Dietro di me non trovo più il metallo sotto i piedi e, sbilanciandomi, cado giù dallo Space Needle acquisendo sempre maggior velocità mentre continuo a sentire la risata di Logan e Max nel mio cervello e rivedendo l’immagine di Alec tra le braccia di qualcuna che non sono io.

La caduta verso l’oscurità è lenta, inesorabile e devastante.


 

 













--- Autrice ---

Saluti.

Come avevo già annunciato precedentemente, dato che non aggiornavo da troppo tempo (pc rotto), ho inserito subito un nuovo capitolo. Non ho idea di quando sarà pronto il prossimo perchè ho un pò d'impegni nel prossimo periodo ma spero molto presto.

Venendo al capitolo, Annie non ha partecipato all'azione di salvataggio ma avete potuto vivere con lei la logorante attesa. E in più abbiamo una nuova trasgenica... Magari è un pò prestino per dare opinioni ma, come avrete capito, ad Annie non è troppo simpatica a pelle.

Inutile dire che l'ultima parte è il sogno di Annie nel letto del bell'Alec.

Detto ciò, vi ringrazio per la lettura, spero che abbiate apprezzato e che non ci siano troppi errori...

Aspetto un vostro commentuccio!

A presto...

Bye^^


Cartina di Seattle -> qui


Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** 12. The essence of the paintings ***


I want to break free

I want to break Free



They designed her to be the perfect soldier...
a human weapon... then she escaped.
In a future not far from now... in a broken world...
she is haunted by her past.
She cannot run, she must fight... to discover her destiny.

12.  The essence of the paintings

 

“I miei quadri non vengono fuori mai

come me li aspettavo,

ma di questo, non sono mai sorpreso"

Andy Warhol



È proprio vero che tenere la mente occupata aiuta a non pensare a ciò che affligge.

Stamattina, appena sveglia, sono fuggita a passo felpato dalla stanza di Alec, come se fossi stata un ladro, ho rimesso tutto come avevo trovato con la differenza che gli ho rifatto il letto per lasciare un piccolo segno della mia presenza notturna e poi, sono fuggita. Da quando ho aperto gli occhi è come se vedessi due cose contemporaneamente, riesco ad osservare quello che mi circonda ma, nella mia mente, è stampata l’immagine vivida di Alec e la bionda che si baciano, quasi fosse successo veramente dinanzi a me.

Il tenermi impegnata è l’unica cosa che mi permette di offuscare questo pensiero. Fortunatamente Logan ha passato tutta la mattinata con me a cercare di tradurre le solite scritte, mi ha sottoposto nuove foto delle incisioni modificate, apparse da poco sul corpo di Max, ed il preoccuparmi della transgenica mi ha fatto evitare di preoccuparmi per me stessa.

So che non dovrei preoccuparmi, che il mio è un pensiero infondato, dettato dalle mie sole paure infondate ma è come se la mia mente avesse tramutato quell’immagine del bacio sognato in realtà. Sono certa che da un momento all’altro mi ritroverò ad affrontare questa situazione. E ne sono terrorizzata.

Prima di andare via, insieme a Max, Logan deve aver notato qualcosa in me.

-Tutto bene, Annie? Sei un po’ troppo taciturna.- Ha sondato il mio volto alla ricerca della risposta che, sapeva, non gli avrei dato.

-Niente di particolare, sono un po’ preoccupata per tutto questo.- Risposta in parte vera. È impossibile non preoccuparsi della situazione “the freak” quando nello schermo della televisione si vedono notiziari che lasciano parlare cittadini, offuscati dall’odio per noi mutanti. Ma questa è una preoccupazione con cui, tutti, viviamo costantemente.

Nonostante ciò Logan ha lasciato cadere il discorso con uno sguardo apprensivo che mi ha fatta imbestialire con me stessa. Già io non riesco ad essere rilassata, perché farsì che anche gli altri si debbano preoccupare, quando hanno tanti altri problemi di cui occuparsi? E i sensi di colpa continuano a sommergermi tanto che, quando Logan è andato via dal quartiere generale dove stavamo lavorando, sono andata a cercare un posto isolato dove poter continuare a tenere la mente occupata con intricati schermi in lingua arcaica. Ma soprattutto dove nessuno può trovarmi.

Dopo diverse ore di traduzione, senza pause o interruzioni, non ne posso più, sono stanca e annoiata da questa roba. Ormai è diventata una sfida riuscire a capire il significato di questi simboli, ma per il momento sono loro a vincere contro la mia mente transgenica. Certo che Sandeman avrebbe potuto creare una traccia genetica nel DNA di qualcuno dei suoi prodotti di laboratorio, cosi avrebbe evitato che noi facessimo tutta questa faticaccia.

Inoltre, in questa stanza buia e con l’unica finestra murata, fa decisamente freddo e la mia povera mano, intenta a scarabocchiare appunti su di un blocco, si è completamente congelata. Oggi non mi va bene nulla. Forse è meglio cercare un altro posto dopo potermi rifugiare.

In questa zona di Terminal City sembra che non ci sia nessuno, quasi tutti gli altri transgenici hanno optato per edifici più vicini al centro operativo per poter collaborare o sentirsi parte attiva della resistenza, lasciando liberi alcuni dei palazzi più vecchi e, sinceramente, messi peggio. A parte il pregnante odore di umidità che sprigiona l‘edificio, tutto sembra ancora più disastrato, molti muri se ne cadono a pezzi e molte finestre sono state chiuse, murate dall’interno. Chissà per quale motivo. Magari in questo palazzo ,gli scienziati che lavoravano a Terminal City prima che divenisse una zona biologicamente pericolosa per la salute umana, facevano esperimenti dannosi. Mi ricorda vagamente l’oscurità di Manticore.

Oltre ai miei passi l’unico rumore che riesco a sentire è la pioggia battente che si infrange su gli unici vetri lasciati liberi nel corridoio. È un rumore rassicurante quanto snervante. Mi appoggio ad una finestra non murata, ma usurata dal tempo, osservando il cielo grigio da cui pesati gocce di acqua continuano a cadere insistenti verso terra sprigionando umidità. Sembra quasi che la natura si senta come me oggi. Triste e abbattuta. E voglia sfogarsi facendo divenire malinconico il paesaggio, già devastato, abbattendo l’animo umano. Si, oggi sono decisamente in sintonia con il tempo. Mi viene in mente il giorno in cui sono arrivata a Seattle, quando mi sono rifugiata in quel palazzo disabitato attendendo che la pioggia terminasse per poter raggiungere i miei simili a Terminal City. Chi avrebbe mai pensato che mi sarei sentita cosi terribilmente gelosa e irritata per una situazione inesistente?! Per un ragazzo poi!

Un rumore offuscato mi distoglie dai miei sciocchi pensieri. Proviene dal piano sopra da dove, sembra, sia caduto qualcosa. Meglio andare a controllare. Con passo felino faccio i ventidue gradini che mi permettono di arrivare al 4° piano, su una porta c’è un cartellino metallico sporco e ingiallito: Zona Laboratorio C5. Questo posto mi piace sempre meno e mi ricorda sempre di più Manticore.

C’è sicuramente qualcuno che si muove credendosi solo, potrebbe essere un transgenico o , nelle più tremende ipotesi, un uomo di White, quindi è meglio essere cauti e avvicinarci con prudenza. La porta della stanza da dove provengono i rumori è spalancata, come un soldato mi ci avvicino e sbircio dentro. La camera sembra tinteggiata da poco ma irrimediabilmente sporca, strapiena di strani quadri e con grosse chiazze di vari colori sparsi ovunque. Mi sporgo un po’ di più e mi trovo davanti gli occhi una scena che mi fa sorridere: Joshua tutto imbrattato di vernice colorata, perfino nei capelli, balla sculettando al ritmo di musica grazie a delle cuffiette e, a ritmo, continua a disegnare su una tela oscurandomi, però, la vista del futuro quadro.

Pericolo scampato. È solo il cucciolone che si diletta nella sua arte. Con calmi mi ci avvicino, per non farlo spaventare, osservando la miriade di quadri terminati. La sua sembra arte surrealista, in alcune tele lascia delle grandi macchie di colore nero al centro per utilizzare dei colori sgargianti verso l’esterno, in altre, i colori sono mischiati e amalgamati mentre quelli alla mia destra sembrano ritratti un po’ contorti.

Mi avvicino ad uno in particolare, è una donna di colore con i capelli mossi legati in una coda fluente, il viso è rilassato e dolcissimo, mi infonde una certa pace e tranquillità. Joshua è davvero un grande artista!

Il transgenico si accorge della mia presenza con la coda dell’occhio e inevitabilmente sobbalza sorpreso, rovesciando un barattolo di vernice rosso che finisce in parte sul mio pantalone lasciando una bella chiazza. Io non mi scompongo più di tanto e abbandono la vista del quadro per prestare attenzione al mio amico.

-Ah sei tu, piccolina. Non ti ho sentito arrivare, pensavo di essere solo.- Urla un po’ più del dovuto, imbarazzato per aver combinato un mezzo danno. Non capisco perché tutti o quasi continuano a considerarmi piccolina, non sono poi cosi giovane, anzi ho appena un anno in meno al capo della nostra resistenza. Nonostante questo pensiero sorrido al transgenico allontanando le cuffie dalle sue orecchie.

-Scusami Josh, non volevo disturbarti.- Mi sento quasi in colpa per averlo interrotto.

-Non preoccuparti. Cosa ci fai qui tutta sola?- Ammettere che volevo stare da sola per non dover incontrare Alec non mi sembra proprio la risposta più adatta.

-Mi serviva un posto tranquillo dove potermi dedicare alla traduzione delle scritte di Sandeman.- Una mezza verità è più accettabile. Joshua posa su un ripiano i mezzi della sua arte e si avvicina a me e al quadro che stavo osservando fissandolo in maniera strana.

-Sei davvero un artista nato Josh!- Anche io riposo gli occhi su quella donna sconosciuta che acquieta il mio animo. Lui sospira guardandola per poi rivolgersi a me con sguardo triste. In realtà non mi vede, è come se stesse facendo un tuffo nei ricordo, ricordi non piacevoli dall’espressione del suo viso.

-Questa è Annie Fisher. Era Annie Fisher. Una mia amica, l’unica umana che mi ha fatto sentire accettato per quello che sono. Era cieca e White l’ha uccisa.- Un nodo mi sale alla gola impedendomi di respirare mentre un senso di malessere mi invade. È triste, troppo triste quello che ho sentito, in un attimo la mia mano si posa lieve sulla spalla enorme di Joshua, in segno di dispiacere. Non è compassione la mia. Tutt’altro. So fin troppo bene cosa si provi a non essere accettati, in fondo è per questo che stiamo combattendo, ma perdere l’unica ancora di redenzione, in questo mondo di perdizione, deve essere straziante. La mia è solidarietà.

-Mi dispiace!- Frase stupida e pronunciata con voce quasi rotta, ma lui sembra capirmi e torna a fissare le mie iridi accennando un lieve sorriso, quasi debba essere lui a consolare me.

-Ho avuto l’occasione di rifarmi su White, di ucciderlo e vendicare la povera Annie che non centrava assolutamente nulla in tutto questa, vittima solo di essere amica di un’esemplare da laboratorio, ma non l’ho fatto. Max ha placato il mio odio prima che dimostrassi di essere quello che tutti si aspettano dai mostri.- La rabbia che scaturisce dalle due parole è grande eppure non mostra alcun pentimento per quello che non ha fatto. Uccidere quel maledetto di White.

-Sei stato incredibile Joshua. Io al tuo posto non credo sarei riuscita a trattenermi.- Chi se ne importava di quello se eravamo noi ad uccidere un umano, per tutti quei transgenici che hanno ucciso loro, un semplice umano non fa la differenza. Se poi quell’umano mi ha ucciso la cosa più cara che ho... Per un attimo mi passa per la testa l’immagine del corpo di Alec senza vita, per terra, senza che i suoi occhi verdi possano di nuovo illuminare il mondo e prendermi in giro. Una dolorosa stretta al cuore mi impedisce di continuare il mio orrendo pensiero. Perché la vita è cosi ingiusta da doverci far vivere con questa angoscia perenne?

-Non è vero, piccola. Anche tu avresti fatto come me. È per il bene di tutti i nostri fratelli.- Rassegnazione. Ecco cosa sento nella sua voce. Eppure ha ragione. Noi non siamo come quei luridi che ci danno la caccia, noi siamo migliori e quello che ha fatto Joshua è stato un modo per dimostrarlo. Anche se la voglia di vendetta era immensa, lui ha saputo mettere il benessere della massa davanti al suo. Solo ora comincio a capire il perché della costante e forte preoccupazione di quel transgenico in ogni vicissitudine. Ha fatto un’enorme sacrificio e non deve essere sprecato.

Con slancio mi avvicino e lo abbraccio per quello che riesco. Sento la sua malinconia scorrermi dentro ed è quasi insopportabile. Restiamo in silenzio per un po’, finche riesco a impedire a quelle due dannate lacrimuccia salate di venir fuori e far sentire ancora più male il mio amico. Quando ci allontaniamo sembra che il momento triste sia passato. È riuscito, ancora una volta, ad andare avanti.

-Mi fai vedere i tuoi altri quadri?- Glielo chiedo quasi timorosa ma lui sorride alla mia richiesta. Non comprendo come la gente normale non riesca a capire la bellezza di quel sorriso ma ne abbia paura.

In un’ora Joshua mi ha mostrato molte delle sue tele, raccontandomi aneddoti interessanti come il suo breve tuffo nel mondo della vendita dell’arte grazie al mio transgenico preferito, la nascita dell’idea della nostra bandiera e il ritratto di come lui vede Max.

La mia curiosità è stuzzicata da due tele quasi sovrapposte di natura completamente diversa. Il metodo è lo stesso, grandi chiazze di vernice che si mescolano con vari materiali come carta. Se li si osserva bene sembrano simili ma a prima vista sono completamente diversi. Uno cosi cupo e scuro, l’altro più luminoso e gioioso. Non c’è bisogno di chiedergli cosa rappresentino, Joshua mi affianca e comincia a spiegarmi il significato.

-È Alec questo.- E ti voleva parere che io non beccavo giusto il quadro che ritrae la sua essenza! Non rispondo e continuo a sentire le parole del transgenico. -Il primo quadro l’ho fatto parecchio tempo fa.- E mi indica la tela scura.

-Alec è stato sempre un ragazzo strano. Tiene tutti i suoi sentimenti e pensieri per se. Non gli piace mostrare le sue debolezze e si nasconde dietro il suo sorriso. Vedi questa parte scura? L’abbiamo tutti noi. È quello che ci portiamo dentro da Manticore perché ci segnato tutti, chi più come lui, chi meno. Lui si sentiva in colpa per aver impedito a Max e Logan di vivere la loro vita a causa del virus e per tutte le cose sbagliate che ha fatto ed è stato costretto a fare quando era lì.

-Quando siamo fuggiti abbiamo cercati di rimediare agli errori e alleviare l’oscurità del nostro cuore, ma lui ha avuto più difficoltà nel farlo. Se la portava dentro gelosamente mascherando il tutto con la sua aria spavalda e allegra. I colori brillanti indicano proprio questa sua apparenza.- Era un Alec che io non conoscevo quello che Joshua descrive. L’ho intravisto una sola volta, quando ferito lo portavo nell’infermeria per curarlo dopo l’incursione di quella banda di umani a Terminal City. Quando si era aperto accusando se stesso di troppe cose sbagliate. Eppure io non riesco a vederlo cosi. Osservo il secondo quadro, più luminoso, forse più Alec come lo conosco io.

-Quest’altro invece è Alec da quando è riuscito ad alleviare il suo peso. Da poco tempo. Ha permesso a Max di liberarsi di quel virus e si è dedicato anima e corpo alla resistenza essendo presente in ogni occasione. Anche in quelle più pericolose. E con il tempo si è aperto, ha fatto uscire l’oscurità dimostrandosi per quello che è veramente, un gran bravo ragazzo.- Prende un profondo respiro sorridendomi e continuando.

-Quando ti fa arrabbiare, Annie, è più forte di lui. Tu gli piaci e quello è l’unico modo per starti vicino che conosce, si diverte con te. Non l’ho mai visto comportarsi cosi con nessuno. E, bhè ad essere sincero... non ho visto nessuno rispondergli a tono come fai tu. Lo fai divertire e stare bene.- Non riesco a trattenere l’imbarazzo e so per certo che sono arrossita. Spero che lui intenda “piacere” per qualcosa di fraterno, come se mi preferisse agli altri transgenici come una sorellina ma non ne sono certa. Sono così palesi i suoi sentimenti? Oddio che confusione!!

-Anche io lo apprezzo nonostante sia uno sbruffone so-tutto-io.- Sorrido un po’ sforzata cercando qualcosa per cambiare discorso. Joshua non aggiunge altro lasciandomi ancora più imbarazzata e consapevole di quanto io adori quel maledetto sbruffone.

Fortunatamente il transgenico riprende il giro delle spiegazioni passando ad altri quadri. Uno dei più interessanti è quelli di Max. Loro due si conoscono da tempo e il rapporto che li lega è più profondo di quanto pare, a Joshua brillano gli occhi quando parla di lei. È possibile sentire palesemente dalla sua voce il bene che prova per la transgenica, la sua cucciolina come gli piace chiamarla.

Improvvisamente un fastidioso rumore elettronico ci distrae dalla nostra chiacchierata, Joshua afferra il suo cercapersone attaccato alla cintura del pantaloni annunciando che Max lo sta cercando, quell’affare lo hanno tutti, è arrivato il momento di recuperarne uno anche per me.

Insieme usciamo dalla stanza lasciandola aperta e ci avviamo verso la sede principale di Terminal City continuando a parlare. È davvero bello stare con Joshua, mi piace molto il suo modo di pensare e molto spesso mi scopro a condividere le sue idee. Dobbiamo chiacchierare più spesso. Mi piace sentire quello che è successo quando io non c’ero e lui non mi spinge mai a raccontare del mio passato, anche se magari ne è curioso.

Max è insieme a Logan, Original Cindy, Mole e Damon, il ragazzino che purtroppo venerava Alec, intorno al tavolo carico di munizioni e altri oggetti, intenti a parlare magari organizzare un’altra spedizione notturna. Mi farebbe bene uscire da Terminal City e mettermi sotto pressione. Quando io e Joshua entriamo i loro volti si girano verso di noi rendendoci partecipi di quella riunione improvvisata finche Max non mi chiama in disparte.

-Ehi Annie mi accompagni ad interrogare le nuova arrivata?- Avrebbe potuto ordinarmelo ma non lo ha fatto, mi ha lasciato libera scelta. Se accetto, però, sarò costretta a vedere quella biondina vicino Alec, insieme nella stessa stanza, e la cosa mi terrorizza.

-Perché io? Non ho molta esperienza.- Complimenti Annie, scusa più idiota non la potevo trovare. Tutta colpa di quel transgenico che si è insidiato nella mia mente e riesce a scombussolarmi con uno stupido sogno.

Lei mi osserva un po’ scettica, sta pensando la stessa cosa ma non mi dice nulla e risponde alla mia domanda come se fosse lecita. –Quando ci sei tu in giro Alec si comporta meno da idiota o per lo meno, concentra la sua idiozia su di te. Non ho alcuna voglia di destreggiarmi tra le sue battutine, ho bisogno da una spalla.-

Che abbia capito tutto?! Ho il lieve sensore che Max abbia annusato qualcosa su di me e Alec... sempre che questo qualcosa esista davvero e non sia solo un mio bel film. D'altronde tra noi ci sono stati solo... tre baci di cui due quando non ero completamente lucida. Magari sono stati solo degli attimi di debolezza, la necessità di sentirsi vicino a qualcuno...

Grandissima cazzata e lo sai bene.

Maledetta coscienza. Ok, lo odio ammettere, ma forse Alec mi piace più di come un semplice amico e forse, dico forse, il sogno ne è stato una conferma, ma questo non significa nulla. Tra me e Alec non c’è nulla, non ne abbiamo mai parlato e non ne sento il bisogno di farlo, punto.

-Certo puoi contare su di me.- Prima o poi dovrò affrontare questa stupida fantasia.

 




 

 













--- Autrice ---

Dovete scusare il capitolo di "passaggio" ma ci tenevo a dedicarlo ad uno dei personaggi che mi ha fatto emozionare.

Inoltre voglio rigraziare Aia Cullen che, in ogni recensione, riesce a mettere di buon umore e trovare la voglia per continuare  a scrivere questa storia.

Infine, grazie a chiunque continui a legge i miei capitoli.


Cartina di Seattle -> qui


Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=587951