I want to break Free di kribja (/viewuser.php?uid=53920)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. X5-498 ***
Capitolo 2: *** 2. Terminal City ***
Capitolo 3: *** 3. New World ***
Capitolo 4: *** 4. Intruders ***
Capitolo 5: *** 5. Transgenic life ***
Capitolo 6: *** 6. Heat waves ***
Capitolo 7: *** 7. This ... kill me, already know. ***
Capitolo 8: *** 8. Song of the Century ***
Capitolo 9: *** 9. My hope must not die. ***
Capitolo 10: *** 10. The fight ***
Capitolo 11: *** 11. New Entry ***
Capitolo 12: *** 12. The essence of the paintings ***
Capitolo 1 *** 1. X5-498 ***
I want to break free
I want to break Free
They designed her to be the perfect soldier...
a human weapon... then she escaped.
In a future not far from now... in a broken world...
she is haunted by her past.
She cannot run, she must fight... to discover her destiny.
1.X5-498
“Come
possiamo dubitare di essere
tutti liberi per natura, dato che siamo tutti uguali?
A nessuno può venire in mente che la
natura, che ci ha fatti tutti uguali, abbia costretto qualcuno in
servitù.
Ne consegue quindi
che la libertà è un
diritto naturale,
e a mio avviso bisogna aggiungere
che siamo nati non solo padroni
della nostra libertà, ma anche
inclini a difenderla.”
Étienne
de La Boétie
Un anno.
Era passato
un anno o poco più.
Più di
trecentosessantacinque
giorni di libertà.
Di
speranza.
Di vita.
Una nuova vita.
Lontana da
Manticore, lontana da quella che per 20 anni era stata la mia casa o,
come
sarebbe meglio definirla, la mia prigione. E con me, non si sa
esattamente di
quante altre persone, perché nonostante fossimo stati creati
in laboratorio da
stupide provette, noi esseri geneticamente modificati, siamo persone.
Soffriamo, moriamo, gioiamo e viviamo come tutti gli altri umani.
Eppure non
era questo quello che ci insegnavano in quel centro governativo.
Manticore
era un progetto segreto del Governo Americano che creava soldati,
attraverso la
manipolazione genetica, per potenziarci e renderci il più
vicino possibile alla
perfezione. Ma in primo luogo creava umani. I primi 20 anni della mia
vita li
ho passati nella convinzione di essere un automa che svolgeva solo le
funzioni
che ci venivano impartite. Sono nata da una madre, di cui neppure
ricordo il
volto, a cui sono stata strappata subito dopo il parto per essere
cresciuta da
uomini meschini, che mi hanno insegnato come uccidere, come ingannare,
come
spiare, come portare a termine le missioni affidatemi. Mi hanno
insegnato che
tutto quello che c’era fuori da quel centro fosse nemico,
qualcosa da
sconfiggere per poi tornare nella mia cella di pochi metri quadri ad
addestrarmi per un’altra missione. Mi hanno insegnato che, in
quelle quattro
mura con una piccola finestra, sarei stata al sicuro, protetta dalla
malvagità
che regnava sul mondo, senza in realtà essere a conoscenza
del fatto che vivevo
nel seno della menzogna e della crudeltà. Oggi so uccidere
un uomo in meno di cinque
secondi, senza che lui se ne accorda neppure. So come rendere la vita
degli
altri impossibile con torture sia fisiche che mentali.
Sono una
macchina da guerra perfetta che non dovrebbe neppure conoscere il
significato
delle parole “compassione”,
“pentimento” e “dispiacere”. Le
uniche immagini che
ci permettevano di conoscere erano quello che ci portavano a terminare
la
missione. Ancora oggi mi sveglio nel cuore della notte, dopo aver
sognato con
paura e terrore, di trovarmi dietro un banco mentre il colonnello
Donald
Michael Lydecker continuava ad impartirci le sue nozioni in una stanza
semi
buia, illuminata solo da un pannello che supportava le sue parole con
immagini.
“Enemy”
“Discipline”
“Duty”
A 15 anni
mi venne affidata la mia prima missione con omicidio. Loro la
chiamavano
missione Beta3, era molto semplice. Mi prepararono per un mese
facendomi vedere
le foto dell’obbiettivo che avevo il compito di uccidere, non
conoscevo il
motivo, sapevo solo che era un nemico per la salvaguardia della base,
un nemico
di Manticore. Mi avevano insegnato i suoi spostamenti e quale era il
momento e
il modo adatto per togliergli la vita. Dovevo essere solo
un’ombra nel mondo,
uccidere il soggetto e tornare alla base a missione completa, senza
farmi
vedere o riconoscere in alcun modo. Quando uscì feci come mi
era stato detto,
senza pormi domande perché cosi mi era stato insegnato.
Uccisi quell’uomo, di
cui non conoscevo neppure il nome, in un parco devastato dalla
sporcizia e
dall’incuria, durante le prime luci del mattino. Prima
stordì, senza farmi
vedere, le guardi che lo accompagnavano a fare jogging e dopo un
attimo, gli
era dietro con la sua testa tra le mani dopo averlo fatto cadere in
ginocchio.
Lui implorava di non ucciderlo, di lasciarlo libero, che aveva una
famiglia, ma
per me quella parola non aveva ancora un significato.
Ci misi dieci
secondi più di quelli che mi era permesso per ucciderlo,
sentivo la tristezza
della sua voce, la paura e la pietà e ne avevo timore. Con
un colpo secco gli
spezzai il collo, osservando il suo corpo che si accasciava al terreno
umido di
rugiada, dalla tasca cadde un portafoglio scuro di pelle che si
aprì e mi
permise di vedere un’immagine colorata.
Un
fotografia che raffigurava l’uomo che avevo appena ucciso
sorridente mentre
teneva tra le braccia una bambina allegra e una donna che lo
abbracciava di
lato. La bambina era così piccola, poteva avere sette anni e
sembrava avere
un’espressione cosi spensierata e felice che mai mi sarei
sognata di poter
assumere io, neppure quando era nelle camerate con il mio gruppo.
Qualcosa di
caldo, umido e salato uscì dai miei occhi rigandomi le
guancie. Fu la prima
volta che piangevo dopo anni e anni mentre un’orrenda
sensazione scombussolava
il mio petto, qualcosa di oppressivo. Non feci in tempo ad analizzare
quella
sensazione sconosciuta che il calco di un fucile mi colpì
dietro la testa e mi
risvegliai a Manticore in un’ala del laboratorio. Per la mia
prima missione
Beta3, gli agenti mi seguirono e non furono per niente soddisfatti del
mio
operato. Quelle lacrime mi costarono sei mesi di torture mediche e
psicologiche, per non parlare dei lavaggi di cervello che subii.
Da allora
mi vennero affidate altre missioni Beta3 che riuscì a
svolgere correttamente,
ma ogni volta mi ritrovavo nella mia cella a piangere e a pentirmi di
quello
che mi avevano imposto a fare. Scappare era inutile da quando un gruppo
di dodici
X5 era fuggito nel 2009 evadendo da Manticore. A tutti, soprattutto a
noi serie
X5, avevano detto di aver messo un microchip nascosto nel corpo che, ad
un
singolo comando dell’organizzazione, ci avrebbe fatto
esplodere non lasciando
neppure la polvere. Continuavano a farci vedere le immagini dei
fuggitivi insegnandoci
che erano dei disertori, che avevano disonorato Manticore, che erano
stati
contaminati dal male del mondo esterno, che ormai erano nemici e
dovevamo
ucciderli se li avessimo incontrati. Ma in realtà, sapevamo
tutti, o quasi, che
loro avevano trovato la libertà. Che erano fuggiti dalla
prigione che ci aveva
creato.
Un anno e
mezzo fa catturarono vari X5 che erano fuggiti tra cui 452. Casualmente
vidi
questa splendida ragazza trasporta su una barella, in fin di vita, nei
laboratori di Manticore. Non so come riuscirono gli scienziati, ma poco
tempo
dopo quell’X5 era in piedi, viva e più combattiva
che mai. Dai suoi occhi
traspariva, in ogni singolo istante, la rabbia per essere di nuovo
prigioniera
del luogo da cui era scappata.
Nel breve
periodo che tornò a Manticore mi venne ordinato di
combattere contro di lei per
allenarci. Io non volevo. Se da un lato la odiavo perché per
colpa sua e del
suo gruppo il resto do noi aveva subito dolorosissimi esperimenti,
dall’altro
vedevo il lei la speranza. Lei era stata fuori, aveva visto il mondo
reale,
aveva vissuto veramente.
Fui
costretta ad attaccarla, dopo una violenta scarica di corrente
elettrica
proveniente da uno di quel maledetti aggeggi che avevano le guardie, ma
il
nostro non fu un vero combattimento. Non volevo colpirla e lei non
voleva farmi
del male anche se non so il perché. Vinse l’X5, mi
lasciai cadere a terra dopo
appena cinque minuti sotto gli occhi poco soddisfatti del nostro nuovo
addestratore, Madame X. Non so che fine avesse fatto Lydecker ma se lui
era
stata crudele Madame X non aveva rivali, era spietata e malvagia.
L’X5
mi
diede la mano e mi aiutò ad alzarmi da terra con un sorriso
sulle labbra. Non
dimenticherò mai le parole che mi disse mentre mi guardava
gentilmente.
-Tirati su,
piacere io sono Max.-
-X5-498.-
Le dissi la mia designazione rimettendomi in piedi senza abbassare lo
sguardo,
anche se ero un po’ imbarazzata. L’avevo fatta
vincere e se ne era accorta, non
mi ero neppure sforzata di combattere decentemente.
-Dovresti
avere un nome.- Era buona e dolce, cosa non permessa a Manticore che ci
aveva
insegnato ad essere freddi e rigidi. Stava per dire altro ma Madame X
ci
interruppe gettandomi nuovamente a terra schifata, avrei potuta
ucciderla in
meno di tre secondi ma sapevo fin troppo bene quali sarebbero state le
conseguenze. Max la guardo truce mentre mi spingeva e la donna non fu
da meno,
mentre le diceva delle cattiverie che non potevo capire, tirando fuori
un certo
Solo Occhi. Quando ho potuto
respirare la libertà ho scoperto chi fosse e cosa facesse.
Solo
un’altra volta vidi Max, la notte dell’incendio a
Manticore, la notte che ci
diede la libertà. Era preoccupata ma mi sorrise e mi
urlò di fuggire via e di
vivere e cosi ho fatto da un anno a questa parte. Non so cosa sia
successo a
Manticore ma sono sicura che, se adesso sono fuori di lì,
è sicuramente grazie
a lei e con me tutti gli altri transgenici. Ci siamo divisi e ognuno
è fuggito
per la sua strada, nascondendoci in quello strano e decadente mondo.
Noi che
siamo simili a umani ci siamo inseriti bene, cercando di coprire il
nostro
codice a barra identificativo, ma quella notte durante la fuga,
creature lontane
dal pensiero umani sono venuti con noi. Transgenici con DNA animale
diverso dal
mio. Loro sono i più sfortunati perché la gente
ha paura di quello che non
conosce e non capisce.
Io
e la mia
squadra siamo fuggiti dal Wyoming diretti a San Francisco, ma ci siamo
dovuti
separare in maniera straziante perché Manticore non ci ha
permesso di vivere
neppur dopo la sua caduta. Siamo ricercati da agenti governativi e in
costante
pericolo. Ho perso di vista tutti i miei amici, tutti coloro con cui
sono
cresciuta e a cui voglio bene. Vivo nella speranza che siano salvi e di
poterli
vedere un giorno.
Anche
San
Francisco è stata colpita dall’onda
elettromagnetica che ha devastato il mondo,
spesso sento delle persone che raccontano di come era prima di quel
disastro
immaginandomi come potesse essere migliore, ma a me piace cosi come
è. Forse
perché sa di libertà.
Sono
riuscita ad introdurmi bene nella società ma sono sempre in
ansia per occultare
la mia vera identità. Sono diffidente di natura e adesso ho
anche un nome,
proprio come voleva Max. Mi chiamo Annie, so che è un nome
maschile ma mi è
piaciuto subito. L’ho preso in prestito da un film che venne
fatto prima che il
mondo diventò decadente grazie all’ IMP.
Ed
è grazie
ai bollettini Streaming Freedom di Solo
Occhi che adesso ho un nuovo obiettivo. Non so per quale
motivo ma questo
cyber-giornalista ha preso a cuore la questione di noi transgenici
cercando di
cambiare la pessima opinione pubblica, ma è grazie a lui che
ho scoperto dell’esistenza
di Terminal City, una zona disabitata di Seattle, in cui si sono
riuniti tutti
i miei simili dando inizio a una resistenza. Ho intenzione di andare
lì perché
sono stufa di avere paura a causa di chi non ci accetta e non ci
capisce. Per
questo ho abbandonato San Francisco per andare lì a far
valere la nostra causa
.
Voglio
vivere, voglio essere libera e poter sentirmi pari al resto del mondo.
--- Autrice ---
Salve a tutti e principalmente grazie a chi ha
avuto voglia di leggere questo primo capitolo.
Ho visto per la prima volta
Dark Angel quando lo trasmettevano in TV in seconda serata, ormai 7
anni fà, e da allora non ho resistito al suo fascino. Ogni
volta che fanno le repliche corro a vederlo. La delusione
più grossa è che dopo solo due stagioni
sia stato cancellato.
Questa storia la avevo in mente
da secoli cosi mi sono messa al pc e ho cominciato a scrivere.
Quello che avete letto è solo l'introduzione della
protagonista, Annie. Nel prossimo capitolo si entra nel vivo della
storia.
Bye^^
|
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Capitolo 2 *** 2. Terminal City ***
I want to break free
I want to break Free
They designed her to be the perfect soldier...
a human weapon... then she escaped.
In a future not far from now... in a broken world...
she is haunted by her past.
She cannot run, she must fight... to discover her destiny.
2.
Terminal City
"Dove
volete
andare? Io ho finito di scappare, di nascondermi e di avere paura.
Non voglio più vivere
come una miserabile.
Non vi siete stufati
di vivere nell'oscurità?
Non volete sentire il
sole sulla vostra faccia?
Non volete avere un
posto dove poter camminare per strada senza avere paura?
Loro ci hanno creati
e addestrati a essere
soldati e a difendere questo paese.
E allora che si
assumano le loro responsabilità, invece di cercare di
spazzarci via come
immondizia.
Siamo stati fatti in
America e qui vogliamo rimanere.
Ci
chiamano mostri... e chi se ne frega!
Oggi io sono fiera di
essere un mostro e oggi diremo basta a questa ingiustizia.
Chi è con me?"
Max
Guevara
Seattle.
San
Francisco ha risentito dell’onda elettromagnetica che ha
devastato l’America ma
Seattle è ridotta decisamente peggio. La sporcizia la
invade, l’anarchia regna
sovrana insieme al caos e la paura, le instabili forze politiche che
governano
questa città sono una combinazione di leggi marziali, di
criminalità e di
corruzione che la rendono ancora più invivibile. Appena
metto il piede sull’asfalto,
dopo aver abbandonato l’autobus che mi ha accompagnato per
una tratta del mio
viaggio, sono in molti a puntare lo sguardo su di me, per lo
più povera gente
che credo stia decidendo se è il caso o meno di provare a
derubarmi. D'altronde
appaio come una giovane ragazza sola che cerca di non dare
nell’occhio. Non ho
idea di dove si trovi Terminal City per cui dovrò chiedere
in giro.
Mentre
cammino indisturbata e indifferente per quelle strade mal ridotte, mi
trovo uno
di quel maledetti droni volanti della polizia che cercano di
riconoscere i
volti delle persone. Non posso permettere che indugi su di me, so che
gli
agenti governativi hanno la possibilità di individuarmi
tramite quei cosi e non
posso permetterlo.
Mi volto
velocemente infilandomi in una strada maleodorante, un
pover’uomo sta
rovistando nei tremendi bidoni dell’immondizia alla ricerca
di qualcosa di cui
sfamarsi, mi fa decisamente pena ma, adesso, non posso aiutarlo neppure
volendo. Mi allontano a testa bassa mettendomi il cappuccio della felpa
per
coprire il mio codice a barra quando, mi imbatto in un tipo che
sventola un
giornale con, in prima pagina, la foto di un palazzo con una bandiera
che
svetta sul tetto con titolo “La
resistenza dei mostri”.
Gelida, ne
acquisto uno per pochi spiccioli, i miei ultimi spiccioli, non badando
alle
parole di quell’idiota sul mio aspetto fisico, se sapesse che
sono proprio una
di quei mostri che sono in copertina, non si comporterebbe cosi. Ne
sono certa.
A
pagina 3
c’è una foto più grande. Il palazzo di
un complesso diroccato, la stessa
bandiera sul tetto su cui è raffigurata una colomba bianca
in segno di libertà e
speranza forse. Ma la cosa che
mi stupisce è che si intravedono delle persone, dei mutanti
e tra queste
riconosco Max. I capelli le si sono allungati e il suo viso non ha
perso
quell’aria preoccupata che ho visto in lei quando siamo
fuggiti, anzi adesso è
ancora peggio. Devo raggiungere subito quel luogo, non sono al sicuro
qui.
Leggo
velocemente l’articolo, ignorando le cattiverie gratuite che
i mass media
diffondono sul nostro conto, per trovare un’indicazione su
dove sia Terminal
City continuando a percorrere le strade della città. Non
guardando avanti, non
mi accorgo del posto di blocco delle forze dell’ordine
settoriali in cui sono
imbattuta, le alti reti non permettono il passaggio e agenti
controllano coloro
che vogliono passare facendo scoprire il retro del collo.
Cercano il
codice a barre.
Idioti.
Come se un
transgenico si mettesse a fare la fila per attraversare un posto di
blocco. Noi
possiamo saltarlo agilmente senza destare sospetti. Con maggiore calma
studio
la zona migliore da cui passare, trovandola poi tra due palazzi
diroccati
vicini, la rete passa in mezzo e lo spazio è sufficiente per
me. Mentre spicco
il balzo che mi porterà dall’altro lato sento una
voce urlare.
-Ehi…-
Il vecchio
di prima è appena entrato nel vicolo beccandomi e attirando
l’attenzione di
quei aggeggi elettronici volanti, facendo scattare l’allarme.
Il rumore delle
sirene mi perfora i timpani e atterrando mi ritrovo a fissare
l’obbiettivo di
quel maledetto drone. Cavolo, sono stata identificata.
Veloce
come è nella mi natura, fuggo da quel luogo sentendo appena
le urla e gli spari
dei poliziotti dietro di me, ma altri agenti stanno venendomi in contro
in lontananza.
Riesco a raggiungere il tetto di un palazzo senza essere vista, a
quest’altezza
non dovrei riscontrati troppi problemi, ma ho ancora
l’adrenalina in circolo e
il cuore in gola, mi sono davvero spaventata, per cui cerco di mettere
quando
più spazio possibile tra me e miei inseguitori in poco tempo.
Passate
ormai due ore da quell’incidente ancora non mi sono decisa a
mettere i piedi
per terra, ho paura di essere beccata di nuovo. Da qui su riesco a
vedere
meglio i palazzi che mi circondano, deve essere una zona residenziale
questa,
ma non riesco a trovare il mio obiettivo e il che è
decisamente frustrante.
Avrei dovuto informarmi meglio mentre ero a San Francisco.
Dal cielo
grigio scuro cominciano a cadere dei gran goccioloni acidi che in poco
tempo mi
bagnano completamente. Ecco, solo questa ci mancava. Sono arrabbiata,
frustrata
e completamente zuppa d’acqua. Davanti a me
c’è un palazzo particolarmente alto
e fatiscente, quasi sicuramente abbandonato dato che, dal suo interno,
non
vengono rumori e non vedo alcuna forma umana. Mi introduco da una
finestra
rotta per aspettare che, almeno la pioggia, smetta di cadere, dopo
potrò
ricominciare la mia ricerca.
L’acqua
continua a cadere lentamente e ritmica per almeno un’altra
ora e mezza mentre
l’oscurità comincia ad avvolgere tutto, mi stringo
ancora di più le gambe al
petto, sempre più demoralizzata. È tutto cosi
diverso qui, ogni cosa mi ricorda
Manticore e il mio primo periodo di libertà, in cui la paura
e lo smarrimento
facevano da sovrani indiscussi. In lontananza dei rumori di passi mi
distolgono
dai miei pensieri, sta venendo qualcuno e sono in pericolo, mi alzo
circospetta
mettendomi in posizione di difesa, cercando di nascondermi. I passi si
fanno
sempre più vicini, a giudicare dal rumore sono
più persone, presumibilmente due
donne e tre uomini, potrei affrontarli tranquillamente ma meglio se non
do
nell’occhio.
Da un
corridoio riesco a vedere quelle cinque figure passare. Sono vestiti in
maniera
egocentrica, tendenti al nero urlando euforici e con in mano delle
bottiglie di
birra. Grazie alla vista migliorata di cui sono stata dotata, riesco a
notare
che due ragazzi hanno il codice a barra, proprio come il mio, dietro il
collo.
Sono
transgenici. Finalmente un po’ di fortuna. Mentre loro si
introducono in una
stanza con divani e letti sudici, mi avvicino sentendo le loro voci.
Sono
eccitati per qualcosa che hanno fatto, ma non riesco a capire cosa,
poco
importa, tra poco lo sarò. Decido di mostrarmi entrando
nella stanza. Sono
entusiasta anche io di poter vedere transgenici come me. Qualcuno da
cui non
devo scappare e magari loro sanno anche dove è Terminal City.
-Salve
ragazzi.- Sicura e con un sorrisetto sulle labbra entro nella stanza
che puzza
di sudore. Tutti gli sguardi sono puntati su di me e non sono
decisamente
positivi, ma posso capirli. Il tipo con dei dermal sulla testa si alza
in piedi
rabbioso puntando verso di me. Caspita se è brutto.
-Che
cavolo…?-
-Calmi,
calmi. Sono una di voi.- Mi giro alzando i miei lunghi capelli neri per
permettergli di vedere il mio codice a barre.
-Designazione
X5-498.- Quando dico cosi mi sento ancora un soldato prigioniero.
I
loro
volti si rilassano e sorridono appena. La ragazza dai capelli rossi
seduta sul
bordo della poltrona continua a guardarmi in maniera poco rassicurante.
-Un
X5…- A
parlare è stato il tipo che sembra essere il loro leader,
che resta comodamente
seduto sul divano dove poco prima l’altra ragazza lo stava
vezzeggiando.
Mi
avvicino al loro cerchio, ignorando lo sguardo famelico del ragazzo
pelato che
sembra non abbia mai vista una donna in vita sua. Che razza di tipo!
-Mi chiamo
Annie.- Porgo la mano al leader che mi fissa sempre più
incuriosito ma
sorridente, le ragazze mi sono intorno avvicinandomi per sfiorarmi le
braccia.
La mano che stringo è gelida e rude.
-Noi
siamo
X6 fuggiti da Manticore. Io sono Dawson e loro due Rachele e Merci-
indica
prima la rossa e poi l’altra dallo strano odore di benzina,
che si avvicinano
sempre più. I miei riflessi felini mi avvertono del tipo
pelato che cerca di
colpirmi da dietro, mettendomi immediatamente all’attacco gli
sferro un potente
calcio che lo fa volare fine alla parete, per poi colpire
l’altro che cerca di
centrarmi con un pugno, le due ragazze mi sono addosso tirandomi per i
capelli
e mentre facilmente sto per liberarmi di tutte e due, ferita
nell’orgoglio,
delle violente scariche elettriche mi attraversano il corpo partendo
dalla
schiena.
Cado
a
terra, preda delle convulsioni, i contorni si fanno sfocati. Quello che
pensavo
fosse il leader mi ha colpito alle spalle con una pistola elettrica che
manda
degli impulsi elettrici negativi al mio cervello.
-Abbiamo
preso uno di quei mostri che si vedono...-
Le
orecchie non sentono più e ormai vedo solo una massa
indistinta sopra i miei
occhi, le forze mi abbandonano mentre il dolore mi invade. E poi mi
lascio
andare.
Intorno a
me solo oscurità. Buio totale.
....
Voci
soffuse.
Veloci
spostamenti d’aria.
Rumore
attutito.
Qualcuno
deve star combattendo. Tento invano di aprire gli occhi ma il dolore me
lo
impedisce, non sento il mio corpo, non sento gli arti e neppure le
palpebre. È
come se lievitassi nell’oscurità, lontana dalla
realtà, senza ricordi ne
capacità. E poi, mentre tutto sembra acquietarsi, al
nauseante puzzo di sudore
e marciume si sostituisce un fresco profumo di muschio mischiato ad
altro, è
buonissimo e mi avvolge completamente rassicurandomi
dell’ostile buio che mi
circonda.
-Tranquilla,
adesso ci siamo noi.- Un dolce suono lontano raggiunge il mio cervello
infondendomi sicurezza. Non so perché ma, di quella voce
calda e calma, mi fido
subito tranquillizzandomi e permettendomi di abbandonarmi in un lungo
sonno
ristoratore.
....
La
testa
mi gira come dopo una sbornia assurda, sono su qualcosa di comodo, al
caldo e
intorno c’è un buon profumo. Con calma apro un
occhio ma la luce mi trafigge
costringendomi a richiuderli, un lieve rumore desta i miei sospetti.
Ignorando
il dolore mi metto a sedere guardandomi in torno.
-Ehi, stai
tranquilla 498, qui sei al sicuro. Quegli idioti ti hanno trasmesso una
carica tre
volta superiore a quella che comporta lo stordimento, sei fortunata a
non
essere morta.-
Lei la chiama fortuna.
Se
ne sta
lì, appoggiata a un muro con l’intonaco scrostato
e la muffa che fa capolinea,
un sorriso disarmante sul pallido volto, la sicurezza negli occhi scuri
che mi
guardano profondamente e le braccia incrociate al petto. Con voce
derisoria Max
Guevara continua a rivolgermi la parola ignorando il mio sbigottimento.
-Hai
perso
l’uso della parola?! Se non ricordo male a Manticore parlavi.-
-Max…
so-sono contenta di vederti- Mi ridesto aprendomi in un sorriso mentre
i
muscoli si distendono. Sono davvero felice di vederla dopo
più di un anno dal
nostro ultimo incontro nel bosco, durante la fuga.
-Pensavo
che ti fossi mozzata la lingua. Come ti senti? La scarica è
stata potente ma
quando siamo arrivati hai ripreso i sensi per un attimo.-
-Sto
bene,
almeno credo. Mi scoppia la testa e sento un gran formicolio in tutta
la gamba
destra ma mi riprenderò presto.- Sono stata ridotta peggio
ma non credo sia il
caso di dirglielo. Mi metto più comoda nella brandina, in
maniera tale da poter
appoggiare la testa che continua a vorticare appena con un senso di
nausea che
non vuole abbandonarmi. I suoi occhi non mi hanno lasciata per un
momento,
indagando su quello che le ho appena detto.
-Come
sei
finita con quella band di svitati?- Sono certa che il suo non
è un
interrogatorio ma la curiosità di una sorella maggiore
preoccupata per il
prossimo, difatti sul suo volto non c’è
più l’espressione semi divertita di
prima.
-Ero
alla
ricerca di Terminal City, ma non avevo idea di dove fosse, fino ad oggi
mi sono
nascosta a San Francisco.-Aggiunsi come per scusarmi.-Mi sono imbattuta
in quei
tipi che avevano il codice a barra e ho pensato che fossero dei nostri.
Sono
stata una stupida. Scusami Max.- Mi sento mortificata, avrei dovuto
capire
subito che erano cacciatori di transgenici.
L’espressione
di Max si addolcisce. –Si fanno dei tatuaggi per cercare di
confonderci ed
ingannarci. Non preoccuparti, non sei la prima che cade nel loro
stupido
giochetto, ma cerca di stare più attenta.-
Abbasso
gli occhi per la prima volta, dopo tanto tempo, imbarazzata.
È bello sapere che
c’è qualcuno che ci preoccupa di te.
-Come mai
sei venuta qui?- Incalza maggiormente il tono apprensivo. È
come se si sentisse
in colpa per qualcosa che non riesco a capire.
-Per
lo
stesso motivo per il quale tu e gli altri siete qui, voglio la mia
libertà.-
Sono sincera, a lei posso dire la verità, sa come mi sento
nel mondo esterno.
Sempre braccata e sempre in pericolo.
Il
sorriso
riaffiora su Max e si tranquillizza, l’interrogatorio
è finito.
-Ti
lascio
riposare 498, ne hai bisogno.- Si allontana dal muro nella sua felina
figura
nera, verso il lato destro dove, solo adesso, mi accorgo che
c’è una porta.
Attiro di nuovo la sua attenzione.
-Ho
un
nome adesso…- L’ho detto a bassa voce ma sono
certa che mi ha sentito, difatti
si volta ancora verso di me soddisfatta.
Prima
che
io o Max possiamo riaprire bocca, la porta si apre e ne esce la testa
di un
ragazzo. Occhi verdi puntati verso Max, i capelli scuri gli cadono a
ciocche
scomposte sul volto liscio, i lineamenti poco marcati e la faccia da
angelo.
Sulla bocca carnosa spunta evidente il prolabio, proprio sotto la base
del
naso.
-Si
è
svegliata la piccola pulce!?- La voce derisoria è
sicuramente quella che ho
sentito mentre ero svenuta dopo l’attacco di quel gruppo di
cacciatori di
transgenici, ma sinceramente, non ci bado troppo. Come mi ha chiamato
quello
li?!
Max
sogghigna, indicandomi con gli occhi al ragazzo.
-Ehi,
ho
un nome... Mi chiamo Annie e faresti meglio a dimenticare quello
stupido nomignolo,
se non vuoi essere preso a calci nel tuo bel sedere transgenico- Ecco
che
rispunta il mio caratterino.
Adesso
Max
se la ride apertamente mentre il ragazzo entra del tutto nella stanza.
È più
alto di lei di qualche centimetro ed ha un’espressione quasi
rassegnata.
-Non
poteva che essere amica tua Max.- Si rivolge a lei che ancora non ha
abbandonato il sorriso per poi prestare attenzione a me, che lo guardo
decisamente storto.
–Sei
simpatica e decisamente affabile, Annie.-Calca il mio nome come se
volesse
sottolinearlo con tono sarcastico mentre aggrotta un po’ la
fronte. –Io sono
Alec.- Non abbandono l’aria scontrosa.
-Fuori
di
qui Alec, adesso Annie ha bisogno di dormire.- Max si intromette,
interrompendo
le occhiatacce che quel ragazzo si sta beccando, spingendolo oltre la
porta.
-Cerca
di
riposare, ci vediamo dopo.- Max è decisamente apprensiva.
Escono
entrambi dalla piccola stanza lasciandomi sola, tranquilla adesso, mi
distendo
meglio nel letto sentendo la stanchezza che mi assale. La porta si
riapre per
un attimo lasciando spuntare di nuovo la testa del ragazzo sorridente,
con i
suoi grandi occhi verdi.
-Benvenuta
a Terminal City,
Annie.- E fugge via. Non riesco a non sorridere mentre riposo
la testa sul cuscino stremata.
--- Autrice ---
Salve a tutti...
Per prima cosa, volevo
ringraziare MaryElizabethVictoria
che ha recensito il mio primo capitolo, misslovett che ha
aggiunto la mia storia a quelle ricordate, eli the_dreamer che,
invece l'ha messa tra quelle seguite e coloro che lo hanno letto.
Come avrete capito entriamo,
finalmente, nel vivo della storia, ha fatto la sua comparsa il
bell'Alec e la geniale Max. Annie è stata un pò
ingenua duranti il capitolo ma, dato la situazione che stà
vivendo, mi sembra abbastanza normale. Spero vivamente che vi
sia piaciuto e che il tutto vi appassioni e vi diverta come mi sono
divertita io scrivendo di Annie.
Non credo ci sia bisogno di
spiegarlo ma il titolo della storia è preso dalla magnifica
canzone degli immortali Queen... si,
ho dovuto scomodare Freddy Mrcury e gli altri per trovare qualcosa di
appropriato ma spero ne valga la pena!!!
Al prossimo capitolo...
Bye^^
A MaryElizabethVictoria:
grazie ancora per la recenzione, è la prima che ricevo e
sono stata contentissima di sapere che la storia ti è
piaciuta. La protagonista la volevo un tipo tosto, che sa il fatto suo
ma è ossessionata dal passato a Maticore cose che,
ovviamente, si riperquote sulla sua vita attuale e su tutti gli altri
personaggi!
Anche io ho sperato in una
season 3 ma proprio per la notorietà di Jessica Alba, gli
impegni di Jesnsen Ackles in "Supernatural" e la mancanza di
fondi non credo ci sarà mai. In ogni caso una specie di
continuazione della storia originale è possibile trovarla
nei libri a cui, un pò, mi sono ispirata... Ti ringrazio
ancora per la recensione e spero che apprezzerai anche questo nuovo
capitolo!!!
|
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Capitolo 3 *** 3. New World ***
I want to break free
I want to break Free
They designed her to be the perfect soldier...
a human weapon... then she escaped.
In a future not far from now... in a broken world...
she is haunted by her past.
She cannot run, she must fight... to discover her destiny.
3.
New World
“Un uomo è libero nel
momento in cui desidera esserlo.”
Voltaire
Sono ormai
più di 13 ore che mi costringono a restare sdraiata su
questo letto come se
fossi una malata, continuando ad ignorare le mie proteste. Ogni volta
che
deciso di alzarmi e fare un giro arriva qualcuno che mi blocca. Che
abbiamo una
telecamera puntata nella stanza!? Che mi stiano monitorando?
Ancora
non
ho neppure visto come è fatta Terminal City, mi tengono
ferma qui perché mi
devo riprendere.. ma io sto bene adesso, mi sento decisamente meglio e
capace di
andare in giro per fatti miei. La curiosità mi assale.
Voglio vedere come è
questo posto, voglio vedere come hanno organizzato la resistenza,
voglio stare in
contatto con i miei simili e voglio cercare i miei
“fratelli”. È cosi che Max
chiama il suo gruppo, fuggiti con lei nel lontano 2009 da Manticore.
In poco
tempo ho conosciuto molta persone, il gruppo più stretto di
Max, composto sia
da umani che da transgenici che cercano di farmi sentire a mio agio,
anche se
sono rinchiusa qui dentro. È come se facessero la ronda per
occuparsi della mia
salute.
Il primo
che è entrato nella stanza, dopo Max e il simpatico
Alec, è stato un transgenico di nome Joshua, progettato con
il DNA canino che
gli ha conferito alcune caratteristiche facciali inusuali. Non ha il
solito
codice a barre perché, come a lui piace dire,
“è stato il primo ad essere
creato dal padre” sinceramente non ho capito bene chi sia
questo fantomatico
padre e non mi è sembrato il caso di chiederglielo ma presto
ne saprò di più.
Joshua è stato tenuto prigioniero nei sotterranei di
Manticore insieme ad altri
esperimenti di scarto, come li chiamavano in quel dannato posto, ossia
umani a
cui hanno mischiato una dose molto alta di DNA animale. A quanto pare,
come lui
ce ne sono molti altri.
Max
continua a chiamarlo cucciolone e non ho fatto fatica a capirne il
motivo.
Joshua è dolcissimo e tenero, è entrato nella mia
stanza un po’ titubante per
paura che io ne avessi timore ma, dopo il primo sguardo, mi
è piaciuto subito.
È stato lui a disegnare la bandiera innalzata sul tetto,
simbolo ormai di noi
transgenici, e si è offerto di farmi un ritratto appena le
acque si saranno
calmate, con mio sommo imbarazzo. Lui, come tutti gli altri, nutrono
molta
fiducia in Max e nel suo operato, sono tutti certi che lei
riuscirà a farci
diventare uomini liberi.
Original
Cindy è la migliore amica di Max, una ragazza umana che
parla di se in terza
persona, è stata una delle prime a scoprire che lei era una
transgenica e, a
quanto, pare è andata oltre ai pregiudizi. Continua a
chiamarmi “pupetta”, cosa
che mi reca alquanto disturbo ma non riesco ad impedirglielo dato che,
la prima
volta che glielo ho fatto notare, mi ha fulminato con lo sguardo sotto
le
continue risate di Max. Mi ha preso in custodia come una sorella
minore, tanto
da rimproverare Alec mentre battibeccavamo cosa che, a quanto pare,
è diventare il suo
sport preferito da fare con me.
E poi mi
sono trovata a conoscere Sketchy, anche lui umano che lavora alla Jam
Pony come
una sorta di porta pacchi dove, a quanto pare, prima
dell’inizio della
resistenza, lavorava anche Max; Asha una biondina che fa parte di un
gruppo
rivoluzionario chiamato S1W che si è alleato per portare
avanti la nostra causa.
Krit e Syl,
che sono due X5 che facevano parte dei 12 fuggiti da Manticore nel
2009, Dalton
un ragazzino X6, Mole un transgenico dall’aria perennemente
arrabbiata creato
per la lotta nel deserto che è entrato nella mia stanza con
il sigaro accesso
prendendosi un bel rimprovero.
E ho
conosciuto anche Logan Cale che ha una gran conoscenza della tecnologia
informatica. È stato gentile e cordiale, facendomi poche
domande su quei
cacciatori di mostri che mi hanno assalita, per cercare di capire se
erano
cellule che lavoravano da soli o facevano parte di un disegno
più grande. Dopo
averlo scrutato un po’ gli ho sussurrato piano
–È un piacere conoscerti Solo
Occhi.- mi ha guardato un po’
allarmato dalle mie parole per lanciare uno sguardo d’intesa
a Max e ritornare
su di me.
-Cosa ti fa
pensare che io sia Solo Occhi?-
-Basta
guardarti bene, non ci vuole poi molto.- Avevo alzato le spalle
sorridendo.
Max era
intervenuta rassicurando Logan. – È parecchio
sveglia la ragazza.-
Loro due
stanno insieme. Non c’è bisogno che me ne dia la
conferma qualcuno, si vede da
come si guardano adoranti, da come si cercano e da come il mondo
dell’uno giri
intorno all’altro. Hanno un’intesa invidiabile.
Nonostante tutto il mal che ci
circonda, Max ha trovato la sua piccola fetta di paradiso con Logan. In
loro rivedo
il sentimento che brillava negli occhi di quella donna a cui ho ucciso
il
marito nella mia prima missione Beta3.
L’amore per
me è stato sempre qualcosa di sconosciuto e non me ne
lamento. Sono stata
sempre troppo impegnata a eseguire ordini, a fare il soldato e a
fuggire per
interessarmi a quest’aspetto della vita.
Bene,
adesso mi sono rotta di stare rinchiusa qui dentro con i miei pensieri,
sono
venuta qui per dare un senso alla mia vita di transgenica e, stando in
questa
camera, non posso fare assolutamente niente. Lentamente mi metto in
piedi,
testando se il mio corpo regge dopo quelle dannate scariche elettriche,
mi
avvicino alla porta ma… Cavolo, ho addosso solo una semplice
maglietta nera che
non mi copre più di tanto, ho bisogno di vestiti, dei miei
vestiti.
Cercando di
coprirmi il più possibile, metto la testa fuori la porta
alla ricerca di un
volta noto a cui posso chiedere aiuto. Fuori la mia stanza
c’è un enorme sala
dove parecchie persone continuano indisturbate le loro
attività: alcuni uomini
stanno discutendo vicino una colonna con in mano delle armi, altri
camminano
trasportando delle casse, un tipo dalla pelle bianca è
seduto davanti un mini
bar aperto leggendo un giornale, c’è molta
sporcizia e l’aria puzza di chiuso.
Una ragazza
cammina spedita verso un’altra ala del palazzo, la riconosco,
lei può darmi una
mano.
-Asha.-
urlò un po’ cercando di farmi notare, i due tipi
appoggiati alla colonna mi
guardano e anche lei si gira a fissarmi.
-Asha, per
favore, vieni qui.- Odio essere in difficoltà e,
soprattutto, sentirmi gli occhi addosso.
Asha mi viene in contro allarmata.
-È successo
qualcosa? Stai bene?- Perché tutti mi trattano come una
malata terminale, sto
bene, magari un po’ indolenzita ma non mi hanno mica sparato.
-Si
tranquilla sto bene. Senti, non è che sai dove sono i miei
vestiti? Vorrei
uscire e non mi sembra il caso di farlo con solo un maglietta addosso.-
Cerco
di fare la simpatica per conquistarmi un po’ la sua fiducia.
Lei non è troppo
convinta ma alla fine accetta.
-Aspetta
qui, torno subito.- E va via allontanandosi verso la zona da cui
è arrivata.
Richiudo la porta aspettando il suo arrivo, speriamo che non abbia
chiamato
rinforzi per convincermi a restare rinchiusa nella stanza.
Dopo pochi
minuti eccola di ritorno con in mano un jeans che non è il
mio.
-È il
meglio che ho trovato.-
-Va
benissimo grazie.- Mi infilo quei pantaloni che un po’ mi
stanno larghi ma
almeno mi coprono permettendomi di uscire, Asha continua a guardarmi
sospettosa.
- Max ti ha
detto che puoi uscire?-
-A dire il
vero non lo so ma, mi sono scocciata di stare qua dentro, ho bisogno di
aria. -
Solita faccia da cucciola, lo so, sono proprio stronza quando voglio.
-Vieni
andiamo.- Mi sorride aprendo la porta e lasciandomi entrare, finalmente
nel
cuore di Terminal City.
Mura
devastate ovunque, piene crepe e umidità, oggetti rotti
gettati un po’ a
casaccio, quel posto non era diverso da tanti luoghi abbandonati
possibili da
vedere un po’ ovunque nel resto dell’America. La
cosa straordinaria sono le
persone che vivono in questa zona di Seattle. Transgenici ovunque
mischiati con
qualche umano. Sembra di essere tornata a Manticore, una Manticore
decisamente
diversa molto meglio di quella che c’è nei miei
pensieri. Qui sono tutti liberi
di girovagare indisturbati, nessuno che detta regole o ti punisce se
sbagli,
niente sbarre alle finestre, nessuno ti guarda male, passerei
inosservata
anche se cercassi di sbandierare il mio codice a barre. Che paradiso!
Asha mi
conduce decisa in un’altra ala dell’edificio, che
deve essere davvero grande, nella sala operativa della
resistenza difatti ci sono
computer, processori e fili ovunque. In una specie di soppalco vedo Max
e Logan
intenti a parlare con Joshua e un tipo minuto anche lui mischiato con
chissà
quale DNA animale, sotto invece Alec è seduto comodamente su
un divanetto a
guardare le televisione insieme a Original Cindy, Sketchy e altre
persone che
non riconosco. È un via vai continuo di gente li dentro.
-Ehi Max.-
Asha l’avvisa dl nostro arrivo. Ecco di nuovo gli occhi del
gruppetto puntati
su di noi. L’ X5 non sembra troppo contenta di vedermi.
-Che ci fai
qui Annie?!-
-Già, non
dovresti essere a dormire nel tuo bel lettino al calduccio!?- Alec,
come
sempre, è puntiglioso e inutile. Gli rivolgo un sorrisetto
falso come a dire
“con te ne parliamo dopo” ma ci ha già
pensato Cindy a dargli un buffetto in
testa.
-Sto bene
Max, mi sono scocciata di stare rinchiusa in quella stanza senza far
niente,
voglio vedere come è qui.-
-Max, ha
ragione. È da ieri che sta li dentro.- Original Cindy
è dalla mi parte, grande
donna quella.
-Ok,
trovati qualcuno che ti porti a fare un giro panoramico.- Logan sorride
vicino
a lei guardandola sognante da sotto i suoi occhialini da intellettuale,
prima
di ritornare agli affari di cui si stavano occupando prima della mia
entrata.
Guardo la
ragazza di colore che non aspetta altro che un mio cenno, per
acconsentire a
farmi da guida turistica ma anche Alec mi si avvicina sorridente e
minaccioso.
Lo conosco da poco ma ho già capito che lui, si diverte
troppo a farmi andare
fuori di testa.
-Ehi
ragazzi.- Alza il tono della voce per avere l’attenzione di
tutti mettendomi un
braccio intorno il collo malgrado il mio sguardo sconvolto. Il profumo
di
muschio che ho sentito ieri è proprio il suo, non
c’è dubbio. –Salutate un
nuovo mostro, l’X5 Annie.-
Quando non
è simpatico questo ragazzo. Ci fissiamo un attimo negli
occhio, io tentando di
ucciderlo e lui divertito con un bambino, prima che dei cori di saluti
mi facciano
leggermente imbarazzare.
-Ti odio
Alec!- È l’unica cosa che gli riesco a sussurrare
prima di allontanarmi dal suo
abbraccio verso Original Cindy e Asha che mi stanno aspettando.
-È un
piacere saperlo piccola peste!-
……
Ormai
Terminal City l’ho vista tutta, le ragazze mi hanno portato a
visitare
praticamente tutta la zona e io ne ho approfittato per cercare il mio
gruppo di
X5 e conoscere altri transgenici.
-Sei
soddisfatta?- Asha non è stata troppo contenta di
accompagnarmi ovunque ma non
si è lamentata.
-Si grazie
ragazze.- Mica glielo ho chiesto io di venire con me, ma , in fondo, la
capisco... deve aver visto quel posto un milione di volte.
-Che ne
dite di andare a farci una caraffa di birra al Crash!?- Original Cindy
propone
di appartarci in questo posto che, come il famoso Jam Pony,
è un luogo dove i
transgenici sono accettati e visti
quasi
di buon’occhio.
-Dici che
Max è d’accordo a portarla fuori?!- Asha parla
come se io non esistessi e non
sentissi la conversazione.
-Non può
rimanere chiusa qui per sempre, almeno cosi si distrae un
po’.- Ecco adesso ci
si mette anche Cindy, comincia ad essere frustrante.
-Andiamo
allora.- Meglio intervenire prima che i miei nervi facciano la loro
comparsa.
Le ragazze sembrano convinte e, senza ulteriori chiacchiere, ci
dirigiamo verso
il settore 4.
--- Autrice ---
Salve a tutti....
Volevo scusarmi per aver
aggiornato la storia a più di una settimana dall'ultimo
capitolo, ma gli impegni universitari non danno tregua purtroppo...
Questo capitolo permette di
vedere Terminal City per come me la immagino io... cadente ed
elettrizante grazie alla presenza di tutti quei transgenici occupati a
lottare per la propria libertà. Vengono descritti un
pò i personaggi che ritroveremmo più spesso nel
resto della storia e introdotti dal punto di vista di Annie! Allora...
cosa ne pensate di questa transgenica?! Magari è un
pò presto ma nei prossimi capitoli il suo caratterino
verrà fuori, soprattutto nei confronti di un certo ragazzo XD
Sperò vi sia
piaciuto e grazie
a chi ha avuto voglia di leggere questi capitoli.
Essendo la prima storia che
pubblico, ho sempre il timore che sia banale e senza senso!!
Ma veniamo alle recensioni...
è troppo forte vedere che avete anche la voglia di scrivere
quello che pensate a fine capitolo!!
MaryElizabethVictoria:
Grazie mille, mi fa piacere che la storia ti appassiona e che Annie ti
piaccia. Mi sono, ovviamente, ispirata a Max ma cercando di darle
qualcosa di suo. Come hai detto tu, una buona spalla e un'ottimo
elemento per la resistenza. Gli altri personaggi cerco di
farl apparire "in character" il più possibile, in
maniera tale da rendere un minimo accettabile e realistica la storia.
Grazie mille ancora, mi fa tantissimo piacere leggere i tuoi commenti,
grazie!!
FedeV: Grazie mille
per i complimenti Fede, sono molto felice che ti piaccia il mio modo di
scrivere, è una bella soddisfazione!! Spero che anche questo
nuovo capitolo possa piacerti!!
Shizue Asahi:
Ficoo-o addirittura la statua XD Grazie non credevo affatto di
meritarmela!! Spero che questo capitolo non abbia distrutto le tue
convinzioni, Alec è poco presente ma è solo una
questione di tempo prima di renderlo pienamente partecipe alla storia.
Mi scuso per le imprecisioni grammaticali e, se ti va, puoi farmele
notare cosi le rettifico cercando di rendere più gradevole
il capitolo. Penso di essermi espressa male in qualche punto ma il
narratore della storia non viene mai cambiato, è sempre lo
stesso: Annie. Per il colore dei capelli di Alec mi hai fatto venire un
bel dubbio (anche perchè prima di scrivere un capitolo mi
guardo una puntata cosi da rendere maggiormente il carattere del
personaggio) a me sembra avere i capelli castano chiaro che, delle
volte, sembrano scuri a seconda della luce!! Ti ringrazio comunque
moltissimo per la recensione e spero di poterne leggere ancora!!
A presto...
Bye^^
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Capitolo 4 *** 4. Intruders ***
I want to break free
I want to break Free
They designed her to be the perfect soldier...
a human weapon... then she escaped.
In a future not far from now... in a broken world...
she is haunted by her past.
She cannot run, she must fight... to discover her destiny.
4.
Intruders
“Tu gli hai offerto
la
libertà.
Ma per essere liberi,
bisogna
combattere!”
Logan
Cale
Il
Crash è
un locale abbastanza accogliente.
La
gente
presente si fa i fatti suoi, ignorando quello che li circonda e non si
fanno
problemi nel parlare con altri che non conoscono.
C’è quasi un clima fraterno.
Non
mi
hanno chiesto di far vedere il collo per cercare l’eventuale
presenza di codice
a barra all’entrata e adesso sono comodamente seduta ad un
tavolo insieme alle
mie due accompagnatrici, con dinanzi un boccale di fresca birra
discutendo di
Max, della resistenza e della nostra vita in generale. Viste da fuori
siamo
delle semplici umane che chiacchierano amabilmente tra loro, cercando
un po’ di
tranquillità in questo mondo troppo frenetico.
Non
lontano
da noi delle ragazze si stanno affrontando in un’avvincente
battaglia di
biliardino e altri ragazzi, invece, si sfidano sul tappeto logoro del
biliardo
continuando ad urlare e bere indisturbati. Cindy continua ad essere
interrotta
da persone che la salutano e le chiedono come va giù alla
Jam Pony, li ho
sentiti chiedere di Sketchy, di Herbal e di un certo Normal che a
quanto pare è
il suo datore di lavoro nelle consegne dei pacchi.
-E
,
invece, Asha da quanto conosci Max?!- Dopo aver sentito Original Cindy
raccontare della sua vita con la transgenica, e aver descritto il mio
incontro
con lei a Manticore, sono curiosa di sapere come la biondina si trovi
immischiata in questa faccenda mutante.
Lei
si
muove scomposta sulla sedia come se fosse un po’ imbarazzata
nel
ricordare
il loro primo incontro. –Ho conosciuto prima Logan di Max.
Nel
periodo in cui
la credevamo morta...- In cui l’ho incontrata io in quel
carcere
di Manticore –... Ripresi i contatti con lui, convinta che
potesse dare una mano a me e alla S1W a
raggiungere alcuni dei nostri obiettivi, e di controparte, noi lo
aiutavamo con Solo
Occhi. Allora non sapevo ancora che era lui Solo
Occhi. Logan non è mai stata una persona molto
aperta, tutt’altro...- Asha
sembra persa nei suoi ricordi e continua ad osservare le bollicine di
birra che
salgono dal suo bicchiere. Il che mi incuriosisce sempre di
più.
-Tra
di noi
è nata una grande amicizia, a dire il vero per lui era solo
amicizia…- Sorride
agitata passandosi una mano dei capelli e, finalmente, guardandoci in
volto
forse timorosa di un nostro giudizio. Adesso comincio ad intuire il
perché del
suo comportamento.
-...io
diciamo che mi ero presa una cotta per lui ma, come ben sapete, il
pensiero di
Logan era sempre e solo per Max.- Prende un respiro e butta
già un po’ di
birra. Io la imito, magari non era il caso di tirare fuori questa
domanda dato
l’imbarazzo che si è creato. Indubbiamente sia io
che Cindy avremmo parteggiato
in ogni caso per l’X5 e questo, forse, mette Asha a disagio.
-Ovviamente
quando è tornata ho messo da parte i miei sentimenti per
lui. Era inutile su
tutto il fronte provare ad entrare in competizione con un X5.- Cerca di
buttarla
sul ridere indicandomi e, di controparte, le faccio un sorrisetto anche
io
sebbene tirato, molto tirato.
-Adesso
posso dire tranquillamente di essere contenta per loro due.
È bello vederli
finalmente insieme dopo tutto quello che hanno passato a causa del
virus.-
-Virus?
Quale virus?- Mi intrometto sorpresa, io non ne so assolutamente niente
e a
quanto mi risulta noi transgenici, non siamo portatori sani di virus
anzi...
siamo sempre in perfetta forma.
Cindy
risponde per Asha che sembra sorpresa della mia ignoranza a riguardo.
–Tu,
pupetta, non ne puoi sapere niente perché eri impegnata a
farti spazio in
questa catastrofe di mondo. Comunque, prima che Manticore venisse
distrutta,
venne data a Max la possibilità di fuggire senza che lei ne
sapesse nulla.
Prima della presunta fuga, però, le avevano inserito nel
corpo un potente virus
mirato ad uccidere Logan perché Solo
Occhi stava facendo una massiccia propaganda contro
Manticore.- Logan mi
piace sempre di più. –In pratica, quei due che
avevano finalmente deciso di viversi
la loro storia dopo ben un anno prima che lei venisse catturata di
nuovo, si
sono trovati dopo sei mesi lontani, in condizione tale da non potersi
neppure
sfiorare perché il virus poteva uccidere Logan.-
-Cavolo,
povera Max. Ma adesso si toccano tranquillamente, no?- Avevo visto con
i miei
stessi occhi quei due sfiorarsi e lui non accasciarsi a terra preda di
chissà
quale condanna di morte. Guardo Original Cindy un po’
stranita.
-Dopo
l’inizio della resistenza a Terminal City sono riusciti a
trovare un medico che
faceva parte di Manticore che lavorò su quel virus, e Max lo
ha minacciato
affinche trovasse un antidoto che le permettesse di togliersi quel coso
da
dentro. E finalmente vivere liberamente la sua vita con Logan.-
-E pensare che è
stato lo stesso Alec, che
all’inizio aveva fatto il doppio gioco, a reperire quel
tipo.- Asha è
intervenuta a rivelarmi quel piccolo dettaglio.
-Il
doppio
gioco?!- Non lo credevo possibile di tale crudeltà.
-Esatto,
all’inizio la sua era stata una missione impartitagli da
Manticore e non ha
potuto fare a meno di eseguire gli ordini.- Cindy si lancia in assurdi
appellativi a discapito del ragazzo ma io infondo, lo posso capire.
Quando ci
veniva comandato, noi dovevamo portare a termine la missione nonostante
andasse
contro i nostri principi, perché non erano quelli che ci
erano stati impartiti
durante gli addestramenti.
-
A
proposito Asha.- Original Cindy la guarda con un aria
tutt’altro che positiva,
facendo uno strano ghigno. -Adesso che ci penso tu e Alec stavate per
avere una
relazione.-
Questo
si
che è uno scoop!! Come si fa ad avere una relazione con
quell’insopportabile
rompiscatole so-tutto-io!?
Asha
non
gradisce l’affermazione della ragazza a quanto pare, dato
come si scalda. –Ehi
guarda che non è successo niente del genere. Una sera
eravamo qui sbronzi, al
Crash, e lui ha cominciato a dire cose strane del tipo
<< se ti piace
qualcuno glielo devi far capire, andare li e
dirglielo. >>- La biondina
cerca di imitare la voce dell’X5 con scarsi risultati. Sembra
più un’impettita
donna d’affari ubriaca. -E cose del genere, poi siamo andati
nel suo
appartamento e io mi sono addormentata sul divano mandandolo in bianco.
Il
giorno dopo ha cominciato a delirare con il fatto che lui non poteva
stare con me
perché era troppo pericoloso... Come se io glielo avessi
chiesto.-
Uhh a quanto pare ad Asha non
è andata
giù questa cosa. Speriamo si riprenda presto, non
è piacevole vederla cosi
abbattuta.
-Tu
invece
Cindy?!- La cosa più facile da fare quando si vuole cambiare
discorso è dirottare
l’attenzione su altri. Nonostante non abbia un gran bagaglio
culturale a queste
piccolezze ci arrivo.
-Mi
dispiace biondina ma Original Cindy non si spreca come voi su quella
inutile
sponda maschile. Le donnine danno sicuramente molta più
soddisfazione te lo
assicuro, anche le transgeniche.- Mi fa l’occhiolino e non
riesco a trattenermi
dal ridere. È troppo geniale questa donna, adesso capisco
perché per Max è come
una sorella.
E
poi
stranamente tutto, intorno a noi, diventa silenzioso. L’unica
voce che si sente,
proviene da un televisione posizionato in alto su un ripiano, in cui
una donna
perbenista di un telegiornale aggiorna la popolazione sulla grave
situazione
ribattezzata “The Freak”, che ovviamente riguarda
noi transumani.
<< Gli uomini di un gruppo
chiamati “vigilantes”, che si fanno carico di
sorvegliare il recinto che
circonda Terminal City dove, da ormai diverse settimane si sono
ammassati i
mostri sanguinosi che invadevano le strada, sono riusciti a superare le
barriere imposte dal Detective Clemente e si sono intrufolati
all’interno. Non
si sa quanti siano i mostri che ormai hanno preso possesso di questa
parte del
settore 7 e questo ci fa essere ancora più in pena per i
coraggiosi eroi che
hanno deciso di mettere la parole fine a questa spinosa questione. I
dieci
uomini si erano lamentati con il capo della polizia per il lavoro di
contenimento, spronandoli ad alzare il fuoco ma, quando si sono visti
rifiutare
le loro idee, hanno pensato di agire da soli mettendo in pericolo la
loro vita
per ottenere una città più tranquilla. Questo
è il buco nel recinto che hanno
effettuato per entrare... >>
La
telecamera inquadra l’unica parte del recinto fatta con il
metallo, il resto lo
abbiamo rinforzato con dei pannelli robusti trovati abbandonati in
giro,
proprio al centro delle cesoie avevano tagliato i fili lasciando un
passaggio
per permettere ad una persona o più di entrare. Date le mini
telecamere che
hanno installato, sicuramente quella intromissione non è
passata inosservata a
noi transgenici. Il problema è sapere come hanno reagito.
Dieci umani nella
nostra zona armati e con cattive intenzioni non sono facili da gestire.
Se
li
avessero fatti fuori ci avrebbero reputati ancora di più dei
mostri assassini.
E questo Max non può permetterselo. L’agitazione
comincia ad invadermi mentre
ipotizzo tutte le reazioni che ci possono essere state e quelle che
potremmo
scatenare. Dobbiamo tornare a Terminal City, non è sicuro
qui adesso.
Guardo
Cindy e Asha, che evidentemente stanno avendo i miei stessi pensieri,
dato le
facce spaventate che fanno. Non abbiamo neppure bisogno di parlare, ci
alziamo
e, con circospezione, ce ne andiamo a casa sperando che la situazione
non si
aggravi.
…
…
Nonostante
intorno a Terminal City sia tutto recintato e assediato da forze
armate,
giornalisti e manifestanti contri i “Freaks”, noi
siamo riuscite ad entrare
tramite una specie di tunnel segreto che lega il settore 7 al settore
5. Non so
chi sia stato a realizzarlo o se ci fosse già prima della
nostra occupazione, ma
tutti i transgenici lo usano per uscire e andare nel mondo esterno.
È molto
rischioso perché potrebbe essere rintracciato ma, anche li,
hanno disposto dei
dispositivi di sicurezza che avvertono nel momento in cui qualcuno
valichi il
tunnel.
Sia
Cindy
che Asha non riuscivano a tenere il mio ritmo di corsa, per
cui,all’inizio del
tunnel mi hanno detto di andare avanti e che mi avrebbero raggiunte. Se
ci
fosse stata una lotta, loro non sarebbero state d’aiuto a
differenza mia.
Arriva
nel
centro di Terminal City, la sede operativa, non trovo quasi nessuno
tranne Gem
e Dalton. Lei è un X5 che ha partorito da poco una splendida
bambina frutto del
programma di riproduzione impostoci da Manticore, che a quanto pare non
porta
il codice a barra e quindi è libera, almeno in parte, dalla
minaccia che
incombe sugli altri, lui, invece, è l’X6 che
gironzola sempre intorno a Alec.
-Gem
dove
sono Max e gli altri!?- Lei continua a guardare nello schermo di un
computer
della sorveglianza insieme a Dalton. È lui a rispondermi.
-Sono
di
sotto, nel parcheggio.- Lo ringrazio alzando la mano e mi volto
velocemente per
raggiungere gli altri, sento appena la voce del ragazzino.
–Non credo ti
sia permesso andare.-
Sono
agitata. Voglio sapere cosa succede, e lo voglio sapere ora. In poco
raggiungo
la parte più bassa dell’edificio dove degli enormi
pilotis fatiscenti, che
reggono l’intera struttura
separandola
dal terreno, vengono usati per separare lo spazio creando una sorta di
garage. Sembra che molti transgenici siano accorsi
lì, forse per intimorire gli intrusi e demoralizzarli, mi
faccio spazio
tra di loro verso il centro del cerchio che hanno formato. Passandogli
in mezzo
mi rendo sempre più conto di quanti esseri viventi Manticore
ha realizzato e,
molti di essi, sono completamente opposti a quello che l’uomo
pensa sulla
normalità.
Arrivata
al
centro trovo dei tipi seduti per terra, legati tra di loro e
imbavagliati, devono essere quegli stolti che hanno provato a fare la
loro
giustizia da soli. Le loro armi sono abbandonate sul terreno dove Mole
e il suo
puzzolente sigaro le sta esaminando. Max e Logan sono in piedi vicino
ai tipi
mezzi svenuti, per fortuna su nessuno di loro vedo scorrere del sangue,
nessuno
è stato ucciso.
-Max
cosa è
successo?- Esco dal cerchio di folla avvicinandomi a Joshua che sembra
abbastanza preoccupato. L’X5 mi guarda un attimo stremata da
questa situazione
in cui noi, nonostante tutto, siamo i cattivi.
-Sei
arrivata tardi peste. Li abbiamo già presi a calci.- A
parlare è stato Alec,
seduto a terra con una mano che si tiene una parte del braccio destro
macchiato
di sangue. Lo guardo allarmata nonostante la spavalderia che ostenta la
sua
voce. È stato ferito ma si rialza come se nulla
fosse.
-Abbiamo
evitato che si facessero del male.- Max indica i tipi per poi riportare
lo
sguardo su Alec che ha dipinta sul volto, una smorfia di dolore.- Alec
si è
beccato una pallottola ma sembra stia bene.-
-Per
evitare che colpisse me.- Logan gli si avvicina e gli da una mano ad
alzarsi.
–Grazie amico.- Alec fa la solita smorfia come se non avesse
fatto niente e gli
da una pacca sulla spalla.
-Cosa
ne
facciamo di questi qui, cucciolina!?- Joshua parla dei tipi non
invitati alla
festa transgenica che cominciano a riprendersi e lamentarsi appena.
-Facciamoli
fuori.- Ecco il solito Mole.
-No,
li
lasceremo andare via con la coda tra le gambe. Li portiamo al cancello
e li
consegniamo alla polizia.- Max è il capo ed è lei
che prende le decisioni per
tutti. Lo è stata dal momento in cui è cominciata
la resistenza e fino ad ora,
a quanto pare, le sue scelte sono state sempre giuste.
-Appena
usciamo di li, faranno tutti fuoco.- Mole non si arrende, desidera
proprio del
sangue sparso.
-No,
se li
utilizziamo come scudo.-
-Ma
quando
li avremmo lasciati al cancello niente gli impedirà di
spararci.- Ecco di cosa
è preoccupato Joshua, lui non vuole altro spargimento di
sangue transgenico ne
tanto meno di quello umano.
Max
si
guarda in giro un po’ persa. Potrebbero usare dei pezzi di
lamiera come scudo e
tornare velocemente dentro, ma dipende da quanti sono i soldati
appostati li fuori.
-Proviamo
a
sentire il Detective Clemente.- Logan si avvicina a Max e le passa il
telefono,
si vede come è preoccupato per lei, ma è in grado
di gestire la situazione. Ho
sentito dal notiziario al Crash di questo Detective ma non ho idea di
chi sia.
Alec
fa
un'altra smorfia distraendomi da Max e Logan. Mi avvicino a lui che
continua a
cercare di fermare il sangue che esce dalla ferita, probabilmente il
proiettile
è ancora dentro, bisogna estrarlo prima che si infetti.
-A
quanto
pare ti piace fare l’eroe ma non ti riesce bene eh!?- Lo
prendo in giro,
sicuramente preferirà il mio atteggiamento a chi gli si
avvicina preoccupato.
-Ah,
ah
simpatica pulce, davvero simpatica!- Mi guarda di traverso stringendosi
ancora
di più il braccio.
-Dai
che ti
aiuto, non puoi tenere quel proiettile nel braccio per sempre.-
-Peccato
mi
ci ero affezionato.- Mi fa ridere, ma quanto può essere
stupido!?
Max
si
rivolge a tutto il cerchio di gente intorno che osserva preoccupata e
interessata la situazione, con tono autoritario dopo aver lasciato il
cellulare
che ha usato al suo ragazzo.
-White
e i
suoi uomini non sono appostati qui fuori, per cui potremmo agire con la
sicurezza di non essere sparati.-
-Saranno
a
una delle loro feste private con la confraternita.- Alec se la ride per
la sua
battutina facendo sorridere anche Max e Logan sotto i baffi, per
allentare la
tensione. Lo guardo stranita. Chi è questa gente? E
perché dobbiamo
preoccuparcene più degli altri? Alec mi fa segno che dopo mi
spiegherà.
Max
torna a
parlare alla folla di transgenici. -In ogni caso stati attenti e
copriteci le
spalle. Non colpite a morte se non è proprio necessario.
Mole, Joshua, Syl,
Krit, Damon, Jack, Steven voi venite fuori con me e Logan a consegnare
questi
signori alle autorità. Su forza!-
-Max
io
porto il super uomo a disinfettare le ferita.- Prendo Alec da sotto un
braccio
avvertendo l’X5 che annuisce seria in volto.
-No
Max,
per favore non lasciarmi nelle mani dell’arpia.- Alec fa
finta di supplicare la
ragazza con la sua faccia da sberle e ovviamente una se la becca ma non
troppo
forte, non voglio aggravare la sua situazione, non voglio dargli il
pretesto
per torturarmi più del solito.
Con
i
soliti battibecchi ci allontaniamo dal parcheggio per dirigerci sopra
dove
posso trovare garze sterilizzate e dei medicinali per alleviare il
dolore che,
sicuramente gli provocherò, quando estrarrò la
pallottola.
-Alec
abbiamo bisogno di un posto pulito.- Intorno a noi tutto è
sporco e fatiscente,
non mi sembra il luogo adatto per la nostra piccola operazione e in
più bisogna
agire in fretta.
-L’unico
posto un po’ più pulito e dove sei stata tu in
questi giorni.-Parla con fatica
anche se cerca di non dimostrarlo nascondendosi dietro la solita
spavalderia
che, adesso, mi fa quasi innervosire. Se sta male può anche
dimostrarlo cavolo.
Si è appena beccato una pallottola nel braccio per salvare
un amico, è un bel
gesto, ma lui si comporta come se non fosse nulla di rilevante. Non
pensavo
fosse così immaturo.
Continuando
a dargli il mio appoggio, lo aiuto a salire le scale diretti alla
stanza dove
fino a poche ore prima ero rinchiusa, ricordo di aver visto una specie
di
cassetta medica da cui posso attingere per farlo rimettere un
po’ in sesto,
sempre che non mi faccia innervosire e costringermi a lasciarlo li sul
pianerottolo sofferente.
Dalla
sua
bocca esce un altro mugolio di dolore, forse la pallottola non
è ferma nel suo
braccio e continua a ledere i muscoli ma lui continua imperterrito
ignorando il
dolore.
-Mi
spieghi
perché devi fare sempre il super macio!? Si vede che ti fa
male, non è un
problema se lo dimostri. Dovresti essere fiero di quello che hai fatto
invece
di far finta di niente.- Sbotto
innervosito dalle sue uscite da superman.
I
suoi
muscoli già tesi e sotto stress si tendono maggiormente alle
mie parole, forse
non si aspettava che dicessi quelle cose, ma evidentemente ancora non
mi
conosce, anzi sicuramente non ha idea di come sono fatta. Resta un
attimo in
silenzio per poi voltarsi a guardarmi continuando a camminare. Non
l’ho mai
visto cosi serio in volto e un po’ mi pento di non essermi
fatta i fatti miei,
non posso sempre pretendere che la gente ragioni o la veda come me.
Continuiamo
a camminare e lo direziono verso il corridoio cercando di non dover
incontrare
i suoi occhi indagatori.
-Non
posso
essere fiero di quello che ho fatto oggi, perché per quante
gliene ho fatte
passare a Logan e Max beccarmi una pallottola nel braccio non
è niente.- Ma è
davvero Alec quello che ha parlato!? Da quando è cosi
altruista e sensibile? A
quanto pare neanche io lo conosco tanto.
Non
so
perché ma solo adesso mi rendo conto del suo corpo
appoggiato al mio, al suo
profumo di muschio che mi circonda avvolgendomi e del calore della sua
pelle,
anche se sotto vari strati di vestiti, contro la mia. Mi imbarazzo
leggermente
e sono sicura che il mio volto si è colorito ma sembra che
lui non se ne sia
accorto continuando ad avanzare fissando il vuoto davanti a noi, perso
in
chissà quali ricordi poco piacevoli. Si vede
dall’ombra che si legge nei suoi
occhi verdi.
-Li
ho
messi nei guai troppe volte. Il virus che li ha impedito di stare
insieme, Max
è venuta a salvarmi tutte le volte che ero in
difficoltà, hanno sacrificato il
modo di trovare prima un antidoto per togliere dal mio midollo
quell’esplosivo,
quella volta che l’ho tradita dopo mi ha accettato lo stesso,
per non parlare
del fatto che ogni volta che mi guarda rivede in me il fratello, Ben.
Non deve
essere facile stare sempre con me tra i piedi, eppure loro lo fanno lo
stesso.- Il
suo tono è triste e amareggiato, come mai l’ho
sentito. È strano vedere
quest’altro lato di Alec.
Non
so a
cosa si riferisce in quasi tutto quello che ha detto, sono cose
successe prima
del mio arrivo e, nonostante mi incuriosiscono, non mi azzarderei mai a
chiederglielo per evitare di vedere ancora questa strana tristezza. Sto
quasi
per dirgli che non è tutta colpa sua, che è stata
Manticore a mettere il
virus e a dargli la stessa faccia del fratello di Max, che non dovrebbe
vedere
tutto quel nero perché, se da un lato le aveva creato
dolore, dall’altro lui
c’era sempre per lei, che aveva trovato la cura al virus
permettendoli di
vivere il loro amore. Mica cosa da niente. Ma prima che potessi aprire
bocca
arrivano correndo Asha e Original Cindy che avevo lasciato prima nel
tunnel di
passaggio con il fiatone, entrambi sono allarmate alla vista di Alec
sanguinante.
-Che
cosa è
successo?- Cindy si guarda intorno alla ricerca di altri feriti, mentre
Asha
fissa solo la ferita e il sangue che esce dal braccio del ragazzo
appoggiato a
me.
-Niente
di
che. Incidente di percorso.- Alec ha ripreso la sua faccia spavalda di
sempre,
cercando lentamente di alzare le spalle come se nulla fosse. Di nuovo.
-Gli
altri
stanno bene?- Il pensiero di Cindy è andato sicuramente in
primis all’amica
transgenica.
-Tranquilla
Cindy stanno tutti bene, stanno portando fuori gli intrusi. Alec ha
bisogno di
estrarre la pallottola dal braccio, subito.- Intervengo per calmare la
sua
agitazione riprendendo a camminare.
-Lascia
stare ci penso io.- Allora Asha non ha perso la lingua durante la
corsa. Fissa
con insistenza e preoccupazione Alec come se fosse moribondo,
rivolgendosi però
a me.
-No
Asha tu
vai con Original Cindy da Max, sarà preoccupata per voi, di
me si occupa la
pulce. Ah!- Alec mi guarda sorpreso dopo che, con il solito sorrisetto
falso
che dedico solo a lui, gli ho dato un pizzicotto al fianco per avermi
chiamato
ancora una volta pulce.
-Te lo
meritavi.- Asha ci guarda un po’ contrariata ma, quando Cindy
comincia a
correre nella direzione in cui noi siamo venuti, ringraziandoci, per
andare
alla ricerca di Max, non può fare altro che seguirla forse
un po’ controvoglia.
--- Autrice ---
Hello everyone boys and girl....
...non si sa mai XD
Passata una buona settimana?!
Passando
al capitolo... piccolo colpo di scena! Degli intrusi a Terminal City
con cui fare i conti, ovviamente i nostri transgenici li hanno messi al
tappeto in poco tempo e con facilità anche se con una
pallottola
di troppo! Cosa ne pensate della bionda Asha e del suo comportamento?
Il discorso ad inizio capitolo su Logan e Alec l'ho scritto
supportardomi con le puntate della seconda stagione!
Su
un sito dedicato a Dark Angel ho trovato una cartina di Seattle che
userò come punto di riferimento per gli spostamenti. La
potete
vedere cliccando qui.
Sperò vi sia
piaciuto anche questo e grazie
a tutti.
In ogni caso non posso non
notare che le letture alla storia, invece che aumentare, sono
drasticamente diminuite... forse è la sezione che
è poco seguita
oppure non piace la storia, il che mi dispiace molto, ma
finchè
ci sarà qualcuno che segue o legge i capitoli non
smetterò di scrivere e pubblicare..
Bene, fatte le precisazioni
dovute,
veniamo alle recensioni...
MaryElizabethVictoria:
Cara MEV, mi dispiace averti delusa ma neppure in questo capitolo la
nostra Annie entra in azione, per lo più è una
spalla. I
transgnici sono tanti ed emergere dal gruppo sotto quell'aspetto non
è facile, ma stai tranquilla che la ragazza non
demorte!!Grazie mille, mi fa piacere che commenti ogni capitolo e che
Annie ti
piaccia, è una bella soddisfazione!!! Per quanto riguarda la
tua
richiesta sul passato della protagonista, più avanti nei
capitoli la vita di Manticore si intreccerà con il presente,
assicurato!! E sarà anche un bel casino! Non ho ancora
scritto
nulla in proposito ma ho le idee ben chiare. Ti ringrazio ancora per
aver letto il capitolo e spero vivamente che ti piaccia...
Shizue Asahi:
Ciaoo Shizue!! Sono contenta che la storia ti piace tanto da sperare
che io abbia aggiornato... è davvero una gran bella
soddisfazione!!
Allora pensi che il comportamento di Asha sia un pò
più
chiaro? Posso chiederti in che senso trovi strano Alec... magari il suo
comportamento non ti ricorda quello dell'Alec del telefilm? Per quanto
riguarda la tua domanda, si esistono i libri di Dark Angel in cui la
storia continua ma solo uno è in italiano, il resto,
ovviamente,
tutti in inglese. Non sono riuscita a leggerli tutti sono molto carini
e difficile da reperire, almeno per me è stato cosi...
Ti ringrazio moltissimo per la recensione, mi fa molto piacere poterle
leggere!!
A presto...
Bye^^
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Capitolo 5 *** 5. Transgenic life ***
I want to break free
I want to break Free
They designed her to be the perfect soldier...
a human weapon... then she escaped.
In a future not far from now... in a broken world...
she is haunted by her past.
She cannot run, she must fight... to discover her destiny.
5.
Transgenic life
“Uccidere
è il
coraggio di un momento.
Vivere
il coraggio di sempre.”
Jim Morrison
Quando
gli
ho estratto la pallottola non ha urlato per niente, non si addice al
suo ruolo
di super figo però, non è riuscito a trattenere
dei mugugni poco felici, ma non
si è lamentato troppo, non risparmiandosi, in compenso, una
battutina inutile
ovviamente.
Dato
l’essenza di altro, ho dovuto estrarre la pallottola che si
era ficcata in
profondità, con un coltello cauterizzato con il fuoco e
subito dopo ho ripulito
la ferita con quello che ho trovato nella cassetta dei medicinali, per
poi
fasciargli il braccio. Adesso se ne sta seduto sul mio letto, senza la
maglietta e controlla il mio operato per poter trovare da ridire, ma
anche io
sono un soldato come lui, e sono stata addestrata a curare le ferite.
Forse per
questo non ha lasciato farsi aiutare da Asha, piuttosto che da me.
Alec
ha il
petto estremamente definito e asciutto come tutti il resto dei soldati,
a
Manticore non ci permettevano non di mantenerci in esercizio
costantemente. Dovevamo
essere perfetti sempre. Sull’altro braccio spunta una piccola
cicatrice come
quella che si dovrebbe formare al lato destro. Per fortuna la nostra
guarigione
è stata geneticamente accelerata grazie alle cellule
staminali che ci hanno
messo dentro il corpo quando ancora eravamo delle semplici provette.
Finita
la
fasciatura sfioro piano la pelle un po’ contratta
dell’altra cicatrice, in via
di guarigione, facendo sussultare appena.-
-Altro
incidente di percorso?-
Sogghigna
un po’ prima di rispondermi. –Si, me l’ha
fatta un uomo di White alla Jam Pony
un mesetto fa, quando abbiamo cominciato la resistenza.-
-Chi
è
White?- Finalmente posso avere qualche risposta alle mie troppe
domande. Mi
appoggio comoda al letto vicino Alec, lanciandogli la maglietta che
però non
rimette.
-Il
cattivo.- Non era proprio la risposta che mi aspettavo.
-Ah,
si
certo, adesso mi è tutto più chiaro. Grazie Alec
mi hai illuminato.- Il mio
tono sarcastico lo fa ridere ancora di più, ma finalmente si
decide a darmi
altre spiegazioni.
-Ames
White
è il simpaticone che ha il compito di rintracciare e
sterminare tutti i
transgenici fuggiti da Manticore e non si fa scrupoli nel farlo con i
mezzi più
assurdi. È il figlio maggiore di Sandeman, il fantomatico
uomo che ha dato il
via a Manticore per creare il soldato perfetto e fermare i familiari di
cui
faceva parte alche lui.-
Deve
leggere sul volto la confusione che mi ha creato in testa, per questo
continua
a parlare, come se facesse un monologo, dandomi altre informazioni.
-I
familiari sono dei fanatici che, a quanto pare, esistono da molto tempo
e hanno
a capo il conclave, un gruppo di vecchi svitati che si
salutano tra loro
dicendo “Fenestol”. Hanno lo scopo di creare sempre
più esseri superiori, per migliorare
il mondo e si oppongono alla genetica, per questo motivo ci odiano cosi
tanto e
ci mettono tanto impegno per catturarci. Hanno la macabra usanza di
uccidere i
due primi figli e poi allevare il terzo con culti strani, dopo aver
ucciso la
madre. Pensa che li preparano fin da bambini a sopportare il veleno dei
serpenti, che nel rito di iniziazione, li mordono. Se sopravvivono
entrano a far
parte del loro culto. Sono stranamente potenziati e sono quasi forti
come noi.-
Resta
in
silenzio per farmi, forse, assorbire la botta della notizia. Ma la
curiosità
non mi abbandona. Si sposta in maniera tale da stendersi sul letto,
portando il
braccio non ferito di recente dietro la testa per tenerla rialzata e
potermi
guardare in faccia.
-Questo
Sandeman non era d’accordo con i loro piani, cosi ha creato
Manticore per
ottenere il soldato perfetto, che poi sarebbe Max.-
-Cosa!?
Max?- Lo interrompo sorpresa.
-Cosa
c’è
pulce, volevi essere tu la nostra eroina?- Mi prende in giro ma ritorna
serio
dopo l’occhiata che gli lancio.
-Si
è Max,
difatti nel suo DNA non ci sono cellule di scarto, cosa insolita anche
per noi
geneticamente potenziati, e da poco cominciano ad uscirle sulla pelle
delle
strane scritte in una lingua dimenticata che dicono che lei ci
salverà dai familiari
e cose del genere. Stiamo cercando di tradurre tutto, ma mutano in
continuazione e durano poco tempo. Dovresti vedere Max come
è contenta di
essere il cruciverba di un pazzo furioso. Fortunatamente Logan sta
riuscendo a
tradurre tutte quei simboli.-
-E
perché
White e i suoi familiari non piombano qui dentro e non ci uccidono
tutti?- Mi
sembra una domanda più che lecita.
-Ehi
ma da
che parte stai?- Si, prendermi in giro è diventato il suo
sport preferito.
-Opinione
pubblica pulce, i mass media. Prima, nessuno sapeva della nostra
esistenza e
potevano provare ad ucciderci in qualsiasi modo, adesso abbiamo tirato
in ballo
troppi fattori per farli passare inosservati. Loro sono una setta
segreta e
tale vogliono rimanere, se si venisse a sapere qualcosa del conclave o
dei loro
stupidi riti verrebbero giudicati. Non possono permettersi questo!! La
nostra,
sta diventando una questione sociale.- Sorride, forse per
l’ovvietà della cosa.
-Ma
non
possiamo rimanere chiusi qui in eterno aspettando che i politici o chi
per loro
decidano cosa fare di noi.- Sono preoccupata per la nostra situazione.
Oggi si
sono intrufolati dei semplici umani ma, la prossima volta, potrebbero
essere
White e suoi molti uomini potenziati ad entrare a Terminal City.
-L’opinione
pubblica è divisa, anche se la maggior parte pensa che siamo
mostri, chi ci
conosce, capisce che non siamo un pericolo e che vogliamo solo vivere
la nostra
vita in tranquillità come il resto degli esseri viventi. Si
stanno creando dei
gruppi, diciamo, di sostegno a nostro favore. E poi anche alcuni uomini
delle
forze dell’ordine sono dalla nostra parte, il Detective
Clemente per esempio.-
Vuole tranquillizzarmi, ma la vedo troppo nera adesso che mi ha aperto
gli
occhi.
-Chi
è
questo Detective Clemente?- La mia curiosità è
alle stelle. So che dovrei
lasciarlo riposare ma, fino ad adesso, è stato
l’unico a darmi risposte.
-Un
tipo
della polizia che abbiamo conosciuto quando siamo fuggiti dalla Jam
Pony e
l’esistenza di transgenici è divenuta pubblica.
È un brav’uomo e sta dalla
nostra parte. Ha anche litigato con White, che si spacciava per un
federale, e
adesso protegge costantemente il nostro perimetro esterno.- Alec ha
chiuso gli
occhi e disteso i muscoli, rilassandosi. Forse il dolore è
tornato o aumentato.
Mi dispiace ancora ma non ho finito con lui.
-Ma
come
facciamo con i viveri. Qui ci sono donne incinta e bambini piccoli che
hanno
delle esigenze, prima o poi finirà tutto quello che ci serve
e non possiamo
aspettare che questo Detective ci porti l’occorrente.-
-C’è
il
tunnel. Lo abbiamo creato subito dopo che siamo arrivati a Terminal
City
proprio per uscire e andare a prendere quello che ci serve. Quasi ogni
giorno
Mole fa a Max una specie di lista della la spesa di cose che servono,
dai
pannolini ai sigari, dai medicinali a coperte, ogni singolo oggetto che
possa
servire. Ovviamente tutti si arrangiano come possono e con le cose che
trovano.
Io, Max, Logan e tutti i transgenici che hanno sembianze umane, e che
possiamo
semplicemente confonderci con il resto della popolazione senza creare
scalpore,
cerchiamo di reperire il tutto passando inosservati.- Si zittisce per
un attimo
per poi riprendere canzonatorio. –E prima che tu me lo chieda
pulce, tutto
quello che ci serve non la rubiamo, prendiamo i soldi dagli
spacciatori, a loro
si che rubiamo.- Il ragazzo non ha ancora aperto gli occhi
però, stranamente,
non si sta lamentando limitandosi a rispondere alle mie domande. Magri
adesso
si aspetta una delle mie battutine sulla sua ultima affermazione ma, mi
sento
quasi in colpa per lo sforzo che gli sto facendo fare.
L’ultima domande e me ne
vado.
-Alec...
co-come mi avete trovato?- Ho titubato un po’ nel
chiederglielo perché non era
come è andata, che volevo arrivare a Terminal City. Mi sono
lasciata
abbindolare da dei cacciatori di transgenici tanta era la mia voglia di
stare
con i miei simili, ho fatto la figura della sciocca e loro sono subito
corsi in
mio aiuto senza sapere nulla di me.
-Non
passi
inosservata piccola peste sai!? Ci siamo introdotti nella rete di
sorveglianza
della polizia e, quando hanno dato l’allarme
perché una ragazza era riuscita a
saltare la recinzione tra settori, abbiamo capito che poteva essere una
transgenica e siamo venuti a cercarti. E per fortuna, dato come quegli
idioti
ti hanno trattata.- Ora gli occhi li ha ben aperti e fissi su di me
che,
imbarazzata mi muovo leggermente sul posto. È ora di
lasciarlo riposare.
-Non
pensavo di dirtelo cosi facilmente ma... grazie per essermi venuto a
salvare
Alec.- I suoi occhi scintillano ilari.
-Allora
siamo pari adesso.- Alza leggermente il braccio provocandosi una scossa
di
dolore che lo porta a gemere di nuovo e lanciare
un’imprecazione, ma fa ridere
lieta me. Mi ha tolto dall’imbarazzo.
-Adesso
riposati cosi il braccio guarirà più in fretta e
potrai tornare a fare lo
spaccone di sempre.- Sorridente mi sposto verso la porta per lasciarlo
da solo
nella stanza. Voglio andare a trovare Max e gli altri per accertarmi
che stanno
tutti bene.
-E
il
bacino per la pronta guarigione non me lo dai?- Si è alzato
leggermente e ha
sul volto la solita espressione birichina.
-Sognatelo
Alec, perché è l’unico mondo in cui lo
avrai.- Lo sento sbuffare e non riesco a
trattenere una risata mentre chiudo la luce ed esco dalla stanza per
lasciargli
il meritato riposo.
…
…
Fortunatamente
siamo stati creati in modo tale da avere la necessità di
dormire quattro ore a
notte, a differenza degli umani che, invece, hanno bisogno di otto ore
per
essere in forma. Qui a Terminal City sembra che la situazione non si
acquieti
mai. Tutti sono sempre operativi, attenti e vigili. Ogni piccolo
movimento è
monitorato. Tanti transgenici continuano a fare la ronda intorno al
perimetro,
cosi come gli agenti fuori il recinto. Ogni mezz’ora fanno
rapporto come dei
bravi soldati. Come ci hanno insegnato. Nel sala di controllo un
mutante di
nome Sit, DNA umano mischiato con DNA roditore, ha dato il cambio a
Fring pochi
minuti fa per controllare i monitor delle telecamere di sorveglianza.
Dato
che ho
lasciato la mia suite ad Alec per riposarsi, mi accontento di stendermi
sul
divano del quartier generale, dato che non voglio disturbare gli altri
per
chiedere dove sono gli “alloggi”. La giornata
è stata alquanto lunga ma non me
ne lamento, dopo tutta quella inattività per riprendermi
dallo stordimento
delle scariche elettriche, molta attività è
quello che ci voleva.
Dopo
aver
lasciato l’X5 ferito nella stanza con un gran caos in testa e
l’agitazione nel
cuore, ero accorsa da Max nella speranza che fosse andato tutto secondo
i piani.
Fortunatamente, gli uomini di White non erano fuori il recinto e lo
scambio era
andato anche meglio del previsto, dato che c’erano dagli
uomini che supportano
la causa transgenica e hanno approfittato di questa nostra aziona
positiva per
cercare di inculcare nel cervello degli altri, quando siamo umani, e
non esseri
di cui aver paura e fuggire.
Max
è stata
sempre in prima linea, lei ormai è diventata il simbolo e il
capo di noi
transgenici e, sinceramente, non riesco ad immaginare la pressione che
le mette
addosso questo incarico che, in ogni caso, svolge meravigliosamente,
sostenuta
incondizionatamente da chi le sta intorno e in particolare da Logan.
Quei due
ne devono aver passate davvero tante.
Dopo
l’uscita
pubblica, Max si è dovuta occupare di altre faccende, me
compresa. Ha
riorganizzato la nostra difesa, ha ritirato la lista della spesa da
Mole, ha
discusso con me, di quanto ne concerne, del cosiddetto Sandeman, che
Joshua
continua a chiamare padre, e con l’aiuto di Logan, mi ha
rispiegato quello che
Alec mi aveva fondamentalmente già detto aggiungendo qualche
particolare. Siamo
giunti alla conclusione che darò una mano a tradurre i
simboli dato il mio
spiccato senso per la traduzione. Non voglio essere solo un peso,
voglio
aiutare e fare la mia parte per ottenere la nostra libertà,
voglio contribuire,
anche se con poco.
Quando
il
buio aveva già avvolta tutta la città, i
transgenici dalle sembianze umane sono
usciti per recuperare ciò di cui Terminal City necessita, a
bordo di moto, per
viaggiare indisturbati coperti dall’oscurità.
Ho
chiesto
a Krit se poteva portarmi con lui in moto, se gli avessi dato fastidio,
ma lui
non si è opposto per nulla, facendomi un gran sorriso e
dicendo che c’era
bisogno di qualcuno che prendesse il posto di Alec nella squadra per
stanotte.
Krit è uno degli X5 che è fuggito con Max nel
2009 da Manticore, ha avuto più
tempo per ambientarsi all’esterno ma, come per la sorella, la
famiglia viene
prima di tutto. Proprio per questo motivo ha abbandonato la tranquilla
vita che
si era costruito in Canada, con un lavoro, una bella casa, delle
persone che lo
conoscevano, per correre a Seattle e combattere assieme ai suoi simili.
Con me
è sempre gentile e cordiale e, anche questa volta, non si
è fatto problema a
darmi una mano e portarmi con se in giro per la città.
Il
gruppo
si era diviso in due, e come mi aveva raccontato Alec, alcuni avevano
il
compito di trovare gli spacciatore con i loro soldi insanguinati delle
vite
altrui e, altri andavano alla ricerca per recuperare
l’occorrente richiesto da
Mole. Insieme a Krit, io sono finita nel primo gruppo. Finalmente
è stato
bello, sgranchirsi un po’ le gambe prendendo a calci nel
sedere i maledetti che
approfittano della negatività altrui. Mi sono alquanto
divertita, nonostante
non sia stato un lavoro difficile, bastava mettere un po’ di
paura
all’avversario o al massimo stordirlo. Nessuno doveva
uccidere nessuno,
nonostante le pallottole che ci siamo visti arrivare contro, la
politica di Max
è chiara: Nessun morto. Da ambedue gli schieramenti.
Quando
ormai l’alba stava cominciando a sorgere sui tetti ignari di
Seattle,
rischiarando e allontanando le oscure tenebre della notte, siamo
tornati a
Terminal City passando dal tunnel segreto. Il bottino è
stato proficuo e molte
necessità primarie sono state soddisfatte, tutti sono
tornati integri , nessuno
è stato scoperto. Direi proprio che ci siamo meritati il
riposo. Max ha
impartito gli ultimi ordini per il cambio della guardie e finalmente,
anche per
lei, la giornata è terminata e ha potuto raggiungere Logan,
ovunque esso sia
adesso.
Io
ho salutato
e visto andare via gli altri e mi sono stesa sul divano poco
accogliente ma
soddisfatta e felice dell’esito della giornata. Sento la
ragione abbandonarmi
per lasciare lo spazio al subconscio, che mi porta dritta dritta tra le
braccia
di Morfeo, quando due braccia mi avvolgono e mi allontanano dal mio
riparo
caldo. Apro gli occhi fulminea, divincolandomi dalla stretta che non mi
abbandona; quel profumo lo riconosco, più intenso e
decisamente più forte,
chissà il perché, e poi la sua voce al mio
orecchio che mi sfiora lieve.
-Diamine
pulce, neppure quando dormi sei tranquilla?- Alec mi stringe forte a se
per
evitare che cada a terra, dato che mi ha alzato di peso con un braccio
sotto le
gambe e l’altro intorno la schiena. Sento perfettamente il
suo corpo a contatto
con il mio, delineato e sicuro, i muscoli appena tesi per lo sforzo.
Riesco ad
alzare gli occhi verso i suoi che si incontrano lieti. Ovviamente
sorride, sa
fare solo quello praticamente, e continua a camminare sinuoso e
inesorabile.
-Alec
ma che
fai? Mettimi giù, ti hanno sparato in un braccio da poco e
tu che fai? Ti metti
a sollevare pesi! Sapevo che eri scemo ma non credevo fino a questo
punto, vuoi
che sanguini ancora di più la ferita?- Lo guardo allibita,
colpita dal suo
gesto. E poi dove sta andando? Dove mi porta? Lui continua indisturbato
la sua
marcia diretto nell’oscurità di Terminal City. I
suoi passi rimbombano nel
silenzio ma nessuno sembra farci caso.
-Quando
sei
esagerata, sono già guarito pulce. E tu poi, non hai un
posto dove dormire
oltre che il tuo letto quindi ti porto li.- Spavaldo, sicuro come al
solito,
arrogante, ma... da quando si preoccupa per me? Metto le braccia in
modo tale
da non dover pesare sul braccio che so che è ancora ferito.
Per quando abbiamo
capacità di recupero sensazionali, il suo sarebbe un vero e
proprio miracolo.
-Mi
sa che
il braccio ha fatto infezione perché hai la febbre sai?- Con
voce ironica
osservo, troppo da vicino, la sua mascella liscia e senza accenni di
barba.
Un’ulteriore ghigno spunta sulle sue labbra. –Ti
stai preoccupando per dove mi
metterò a dormire io, te ne rendi conto?- Ironizzare
è, forse, l’unico modo per
farlo ragionare.
-Nessuna
infezione o febbre. Ma sei sempre cosi restia quando qualcuno ti fa un
favore?-
Sembra stizzito, ma so che sta scherzando ancora una volta.
È come un bambino
troppo cresciuto. Un bambino pestifero per di più.
-Chiamalo
favore tu. Ti dovrò disinfettare il braccio e rifare la
fasciatura.- Ecco come
si combatte con i bambini pestiferi, mettendosi allo stesso piano e
impuntandosi ancora di più, mettendo il muso.
-Mi
sa che
tu hai la febbre sai? Ti stai preoccupando per il mio braccio, te ne
rendi
conto?- Mi fa il verso arrivando alla stanza dove ha riposato per il
tempo di
inattività, strappandomi una piccola risata. Finalmente mi
mette giù e,
inconsciamente, mi metto a guardare le condizioni del suo braccio.
-Solo
perché dopo mi tocca mettere le cose a posto.- Linguaccia.
Si, mi sono
abbassata ai suoi livelli, se non di più!
Poco
delicatamente gli alzo la maglia facendogli sfuggire un gemito di
dolore che
nasconde sotto un ghigno malefico e una battutina delle sue.
–Siamo focose
oggi!- Magari in un’altra occasione, forse, mi sarei potuta
imbarazzare, ma
dato che la fasciatura, prima tutta bianca, è chiazzata da
copiose macchie
rosso cremisi, gli do uno schiaffo sull’altro braccio non
troppo forte.
-Ahi.-
Si
lamenta pure!
-E
questo
non è niente rispetto a quello che ti meriteresti Alec.
Adesso stai zitto e non
muoverti cosi ti cambio e te ne puoi tornare a dormire.- Sono molto
seria e non
ho intenzione di farmi disobbedire. In maniera quasi chirurgica,
osservo il suo
petto alzarsi ed abbassarsi seguendo il ritmo del respiro, mentre gli
tolgo
quella banda inutile, gli spalmo dell’altra pomata dopo aver
fermato il sangue
che usciva e lo rifascio ignorando le sue proteste.
-Bene
adesso puoi anche metterti sulla brandina e dormire da bravo soldato.-
Lo
invito dolcemente a mettersi sotto le coperte così che non
possa più farsi male
e, soprattutto, non rompere più a nessuno. Alec non protesta
troppo e si fionda
al caldo sistemandosi meglio il cuscino e cercando una posizione adatta
per non
dolere sul braccio destro.
-In
quell’armadio c’è una brandina e un
materasso. È sicuramente meglio del
divano.- Soffoca uno sbadiglio mentre mi indica una sottospecie di
armadio
metallico a cui io mi avvicino ed, effettivamente, ci trovo il
necessario per
dormire.
Cercando di
fare il meno rumore possibile organizzo il mio giaciglio per la notte
rapidamente, sono stanca morta e non vedo l’ora di poter
riposare per
rimettermi in forma per affrontare un nuovo giorno. Sento ormai Alec
dormire
sereno e con il suo respiro regolare nelle orecchie, finalmente, anche
io mi
posso addormentare.
--- Autrice ---
Hello everyone!
Piaciuto il capitolo?! Credo
che qualche spiegazione sia d'obbligo per la povera Annie che
è stata a San Francisco da quando è fuggita da
Manticore!! E poi mi sono divertita molto a ricostruire la storia dei
"cattivi" in poche righe!! Il prossimo capitolo riprenderà
qualcosa che succedeva in entrambe le serie!! Non vi dico altro!
Come la scorsa settimana vi
"linko" la cartina di Seattle che uso cme riferimento trovata su
un sito dedicato a Dark Angel. La potete
vedere cliccando qui.
Se volete sapere quale è il sito basta mettersi in contatto
con me tramite Facebook andando sulla mia pagina autori.
Grazie per la
lettura e,ovviamente, una recensione è sempre gradita!
Dato che è stata
data la possibilità di rispondere alle recensioni tramite
una specie di posta elettronica, a fine capitolo non ci saranno
più le risposte, però controllate il vostro
account XD
A
presto...
Bye^^
|
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Capitolo 6 *** 6. Heat waves ***
I want to break free
I want to break Free
They designed her to be the perfect soldier...
a human weapon... then she escaped.
In a future not far from now... in a broken world...
she is haunted by her past.
She cannot run, she must fight... to discover her destiny.
6.
Heat waves
“Mai
ti è dato un
desiderio senza che ti sia
dato anche il potere di realizzarlo.”
Richard Bach
-Cavolo sono in calore-
Ecco
che
con quattro semplici parole, una già difficile giornata a
Terminal City, diventa
praticamente disastrosa. È stata Max a dirlo mentre io lei e
Original Cindy
siamo impegnate a scoprire qualcosa in più sugli strani
simboli che a volte le
compaiono sulla pelle. Effettivamente è tutta la mattina che
si lamenta che le
fa caldo e poco prima di parlare si è messa a fissare Logan
con uno strano
sguardo. Ora so dare un nome a quello sguardo. Lussuria.
Cindy
non
sembra essersi stupita più di tanto, deve conoscere questo
aspetto della strana
vita di Max. E anche io lo sono, purtroppo.
A
causa del
DNA felino, che è stato mischiato quando ancora
eravamo delle cellule in
provetta, ogni tanto ci capita di entrare in queste fasi tipiche degli
animali.
In pratica è come se tutti gli ormoni si risvegliassero,
come quando si è
adolescenti, e il pensiero fisso, l’unico pensiero,
è solo ed esclusivamente
uno. È una maledetto periodo in cui non controlliamo i
nostri stimoli sessuali
e siamo più degli animali che degli umani, non abbiamo
controllo su questo
fenomeno.
È
una cosa
che odio, sembra che Manticore, anche se è stata distrutta,
voglia imporre la
sua presenza ricordandoci che, nonostante tutto, siamo degli essere
anormali e
suoi prigionieri. È sbagliato e maledettamente ingiusto.
Ho
provato
varie volte a gestire e combattere questo disastro ma i risultati sono
sempre
stati scarsi. È un periodo dell’anno che vorrei
decisamente dimenticare tutte
le volte ma si ripresenta sempre, portandomi sull’orlo di una
crisi isterica.
Quando eravamo prigionieri, decidevano se fosse, o meno, il caso di
farci avere
rapporti sessuali con altri a secondo delle loro esigenze
perché ,a volte
poteva capitare di rimanere incinta, oppure ci rinchiudevano in
isolamento per tre
giorni senza lasciarci vedere la luce del sole o mangiare per far
raffreddare i
bollenti spiriti.
È
frustrante tutto questo.
Max
guarda
me e Cindy con gli occhi sbarrati dalla paura, nelle condizioni in cui
è non può
di certo badare agli altri. A dire il vero non riuscirà
neppure a badare a se
stessa.
-Max
cerca
di star calma. Ti è già successo altre volte.-
-È
una cosa
che non si può controllare Cindy.- Anche io adesso sono
agitata, perché non ho
la più pallida idea di cosa fare.
Max
annuisce sempre più agitata, sembra che abbia una tarantola
in corpo. -È la
prima volta che mi succede mentre sto con Logan, non so come lui possa
reagire
alla mia furia sessuale.- Si sta preoccupando di cosa lui possa pensare
se lei
lo sbattesse al muro, magari qualcuno potrebbe pensare che quella sia
una cosa da
ridere ma, vista dal suo lato, non lo è affatto.
-Bambolina,
Logan lo sa. Basta avvertirlo e fare in modo che vi rinchiudiate da
qualche
parte.-
-Preferibilmente
un luogo insonorizzato o lontano da tutti- Interrompo la ragazza che
annuisce.
-E
lasciare
che i tuoi bollenti spiriti si sprigionino. Non credo che Logan abbia
qualcosa
da obbiettare.- Conclude con un sorrisetto muovendo la testa in maniera
sicura
di se.
Tutte
e tre
ci giriamo a guardare l’oggetto della nostra conversazione
che, ignaro di tutto,
continua a parlare con Alec e Joshua.
-Logan
puoi
venire un attimo.- I ragazzi si girano verso Original Cindy che li ha
richiamati.
-Certo.-
Sta fissando Max quasi curioso. Che si sia già accorto di
qualcosa? Possibile
data la loro forte intesa. Mi volto verso l’X5. No,
decisamente non è per
l’intesa che la sta guardando, lei lo sta mangiando con gli
occhi passandosi la
lingua sul labbro inferiore sensualmente. Oddio se siamo oscene quando
siamo in
calore.
I
ragazzi
si avvicinano e non posso fare a meno di notare la risata sotto i baffi
che si
sta facendo quello stupido di Alec e lo sguardo preoccupato di Joshua.
Gli vado
in contro lasciando passare Logan e impedendo agli altri due di
avvicinarsi.
-È
meglio
che tornate lì.- Li blocco mettendo le mani sul petto di
entrambi. Alec ha già
capito tutto e adesso mi guarda divertito.
-Dai
pulce,non ho mai visto Max in quello stato, fammi divertire un
po’.- Mi guarda
con quegli occhioni supplicanti tentando di farmi cedere.
Illuso.
Cerca
di
venire avanti per salire le scalette del soppalco dove ci sono Max,
Logan e
Cindy, lo respingo indietro con poca forza.
-Non
ci
pensare neanche Alec, non è assolutamente divertente quello
che le succede
quindi fai il bravo, per una volta, e non ti avvicinare.-
Joshua
comincia a preoccuparsi. -Ma sta bene la cucciolina?- Gli occhi di
tutti quelli
nella stanza, ormai, sono puntati al soppalco.
Alec
ride
adesso non guardando più me, ma loro. –Uhh, si
fanno interessanti le cose per Logan.-
Sono
costretta a girarmi per guardarli continuando a impedire la strada a
quei due. O cavolo! Cindy non
è riuscita ad
impedire che Max saltasse in braccio a Logan a cui adesso sta leccando
il collo
famelica. Un fiotto di calore mi sale dalla parte bassa dello stomaco
ma non ci
bado. L’amica da uno schiaffo in pieno volto a Max, con
forza, che almeno si è
ripresa, guarda il ragazzo imbarazzata scendendogli da dosso.
È meglio che
vadano via tutti prima che Max si accorga che è il centro
dell’attenzione.
-Si
Joshua
tranquillo, Max adesso starà bene ma voi non avvicinatevi e
se andate via, è
anche meglio.- È Alec che fisso adesso, chiedendogli una
mano. L’X5 è tornato a
guardare me ancora un po’ divertito. Cavolo che occhi
profondi che ha!
Si
gira di
schiena verso il resto degli spettatori andando al centro della sala e
sbattendo le mani. –Ok ragazzi, so che lo spettacolo
è stato piacevole ma è il
caso che uscite tutti di qui.- Comincia a spingere qualcuno verso la
porta. Ma
che gran bel sedere transgenico che si ritrova quell’idiota,
fasciato dai dei jeans
stretti.
Ehi, che vado a pensare?!
Alcuni
se
ne vanno sogghignando, altri invece sbuffando e lamentandosi, ma io non
ci
faccio troppo caso rivolgendomi al cucciolone che non si schioda da
vicino le
scale.
-Dai
Joshua, hai sentito quello sbruffone, dovete uscire da qui.- Cerca di
spingerlo
indietro con dolcezza ma non è proprio cosa semplice.
-Cosa
succede a Max, piccolina?- Negli occhi vi leggo sorpresa e
preoccupazione, a
Manticore, evidentemente, non ha mai visto transgeniche in calore.
È davvero imbarazzante
e non so come spiegarglielo, fortunatamente mi viene in soccorso Alec
che lo
prende per il braccio allontanandolo.
-Sta
bene
Josh, te lo spiego dopo. Adesso più importante che noi
andiamo via.- Li guardo
allontanarsi mentre cercano di spiare ancora un po’ Max.
Ritorno
al
soppalco dove la transgenica cerca di stare, inutilmente, a distanza
dal suo
ragazzo che, per fortuna, non se la ride affatto.
-Non
preoccuparti Max, lo so che non sei tu questa.- Logan cerca di
rassicurarla. È
davvero molto dolce, non si approfitta della situazione come avrebbero
fatto
altri.
-No
Logan,
io voglio ma, lo sai, che non so come gestire questa cosa con te.
È la prima
volta che mi vedi così.- Lei si allontana sempre di
più dall’uomo mettendo tra
di loro la povera Cindy.
-Tutto
ok
pupetta? Sembri un po’ accaldata.- La ragazza si preoccupa
anche per me.
-Si
certo
Cindy! Preoccupiamoci di lei adesso.- Le sorrido appena. Effettivamente
mi
sento un po’ soffocante, ma sarà colpa di Max e
dei suoi ormoni in subbuglio.
-Max…-
Logan cerca di scavalcare l’umana per toccare la sua ragazza
che invece
indietreggia utilizzando l’amica come scudo umano. Ovviamente
Cindy non è la
tipa che si fa usare cosi, si sposta mettendo le mani in aria e
lasciando Max
scoperta.
-Ehi,
stammi a sentire adesso bambolina!- Adoro il suo tono autoritario.
–Adesso tu e
il tuo cavaliere- Indica Logan. -Evaporate da qui. Prendete dei vivere
e vi
trovate un posto dove stare, magari casa nostra tanto non ho intenzione
di
tornarci troppo presto e tu, signorina- Le punta il dito contro
minacciosa.
È
geniale, solo lei potrebbe minacciare una ragazza dalla
capacità fisiche molte
volte superiori alle sue.- Starai tranquilla e ti farai passare questo
periodo.
In queste condizioni, qui, non sei utile per niente.- Il suo tono si
è
addolcito e la guarda con affetto.
Max
non
abbandona la sua preoccupazione.
-Sta
tranquilla, è meglio fare come ha detto Cindy.- Logan le
sorride dolce. È
fortunata ad avere lui. Finalmente lei si decide a seguire le
indicazioni
dell’amica abbandonando la paranoia che le si sostituisce con
un altro attacco
di lussuria, facendola avvicinare in maniera provocante al ragazzo.
-Max.-
La
sgrido distraendola dal suo obbiettivo. –Non qui.-
-Si
giusto.- Io, Cindy e Logan non riusciamo a trattenerci e sorridiamo. In
fondo è
bello vedere che anche lei, che è sempre così
seria e in apprensione per tutti,
ogni tanto si lascia andare, anche se a causa del suo DNA.
……
È
da un po’
che Max e Logan hanno abbandonato Terminal City a bordo della moto nera
della
ragazza. Lei voleva far guidare lui ma non ci è sembrato il
caso che facessero
un incidente in moto e poi, un po’ di aria fresca sul volto
le avrebbe fatto
bene.
Tutti
hanno
ripreso, più o meno, la loro occupazione e Joshua ha evitato
di farmi domande,
evidentemente gli è stato spiegato come stanno le cose,
l’ho beccato a
fissarmi di nascosto imbarazzato quasi si aspettassi che, anche io, da
un
momento all’altro, mi comportassi in maniera strana.
Purtroppo
per lui, me ne sto bella seduta su una poltrona in pelle logorata e che
puzza
un po’ leggendo un libro che ho trovato in giro nella zona,
senza dare problemi
a nessuno e con le gambe penzoloni oltre i braccioli. A interrompere la
mia
lettura è, ovviamente Alec, che mi travolge con le sue
robuste gambe mentre sta
portando una pesante cassa chissà dove. Che lo abbia fatto a
posta è inutile
dirlo, dato il sorrisetto ebete che ha stampato in faccia mentre lo
fulmino con
lo sguardo quando, con una finzione da attore, mi chiede scusa.
Lo
osservo
avvicinarsi verso il tavolo posizionato al centro della stanza,
raggiunto
subito da Mole e il suo sigaro puzzolente. Si toglie la giacca
permettendomi di
guardare i suoi muscoli ben tonici coperti da quella maglietta nera che
non
fanno altro che evidenziarli di più, il suo profumo
è più forte adesso. Mi
ritrovo a volerne sentire sempre più, a poter passare le
mani in quei corti
capelli castani, mordicchiargli il mento vedendolo socchiudere gli
occhi e
avventarmi, avida, su quelle carnose labbra.
O miseria, non può essere.
Tolgo
gli
occhi da Alec chiudendoli e provo a pensare che lui è quello
che mi punzecchia
sempre, con cui mi diverto a litigare e battibeccare, non posso fare
quei
pensieri su di lui. Eppure mi rivedo nel buio della mia mente, sola con
lui che
mi prende per i fianchi e mi alza verso la parete per gettarsi con
passione
sulle mie labbra e sul collo facendomi sospirare pesantemente.
O no, sono in calore anche io.
Mi
alzo
velocemente dalla poltrona quasi come se mi fossi scottata, lasciando
cadere a
terra il libro che stavo leggendo e sentendo gli occhi, di chi non
vorrei, addosso..
comincio a correre alla ricerca di Original Cindy.
Fortunatamente
la trovo subito, intenta a parlare con Sketchy che spingo via senza
troppe
pretese ignorando le sue preteste.
-Cindy
ho
un problema, un’enorme problema. O cavolo è
stratosferico, di proporzioni
immani...- Parlo a macchinetta senza neppure lasciarla capire qualcosa.
Ma
perché proprio ora mi doveva capitare?!
Lei
cerca
di calmarmi apprensiva. –Ehi pupetta rilassati e di tutto ad
Original Cindy.-
Fortuna che c’è lei, adesso che Max non
c’è, è il mio unico punto di
riferimento.
Prendo
un
bel respiro ma il calore che mi viene dallo stomaco non si calma per
niente.
–Sono nei guai. Mi sta succedendo la stessa cosa di Max.-
Ammettere che sono in
calore non mi piace per niente.
La
guardo
pensarci un attimo senza capire prima che il suo sguardo si faccia
preoccupato.
–Ma c’è in giro un virus che vi fa
partire tutte insieme?!- Cerca di fare
dell’ironia per farmi rilassare ma non ci riesce affatto.
-Ok
piccola
stai rilassata un attimo, risolveremo anche questa.- Non riesco a
sentire
neppure la fine della sua frase che il suo dolce odore mi giunge alle
narici
inebriandomi e riportandomi alla mente l’immagine di noi due
stesi in un bel
letto grande aggrovigliati.
O no.
-Tutto
bene
pulce!? Sei fuggita come un fulmine.- Alec mi arriva accanto
appoggiando
delicatamente la mano su una spalla, un brivido mi percuote e vorrei
che mi
stringesse un fianco con possessione invece. Sono ridotta proprio male.
-Non
proprio. Abbiamo un altro problema di ormoni felini in atto.- Non ci
credo che
Cindy glielo abbia detto, mi giro verso di lui che sicuramente
starà pensando a
qualche cosa di imbarazzante da dirmi, non potendosi perdere
un’occasione del
genere per ridicolarizzarmi.
E
invece
Alec accenna appena un sorrisetto fissandomi con una luce strana e
facendo un
–Ahh.- strano. Odio Manticore e odio quel dannato DNA che mi
hanno messo in
corpo per potenziarmi.
-Bisogna
portarla via di qui alla svelta, magari in un posto isolato!- Cindy
continua a
parlare con lui invece che rivolgersi a me.
-Ok
ci
penso io.- Alec si allontana da noi diretto chissà dove ed
io non riesco a fare
a meno di girarmi per osservare la sua splendida figura. Cosa ha
detto!? Ci
pensa lui!? Oddio di male in peggio. Non voglio neppure immaginare cosa
succederebbe se fosse lui a portarmi via e a dover condividere un luogo
solitario con lui. Altre immagini sempre più interessanti mi
passano per la
mente dove, insieme, siamo i protagonisti.
Mi
rivolgo
a Cindy allarmata. -No, no lui no. Non ce la faccio a stare da sola
insieme ad
Alec per favore. È già un miracolo che non gli
sia saltata a dosso adesso
toccandogli quel grandioso sedere che si ritrova e allacciandomi con
smania al
suo bel petto ben definito per..- Non riesco a finire la frase che
Cindy mi dà
una sberla in pieno volto. Non mi ha fatto male ma, per fortuna, sono
rinsavita.
-Hai
ragione Annie, non puoi assolutamente andare con lui. Ti
accompagnerò io da
qualche parte e ti terrò d’occhio. Anche se
sarebbe stato interessante vedervi
insieme.- Oddio anche lei adesso si mette a fare la scatenata!? Non
bastavamo
io e Max!?
-Per
favore.- Le sussurro in preda di una crisi isterica.
-Tranquilla
stavo scherzando! Segui me e cerca di guardare per terra- Che bel modo
di
prendermi in giro.
Fissando
il
pavimento, seguo le scarpe appariscenti della ragazza oltre la porta da
dove
era uscita prima correndo come una forsennata. Per fortuna non sento il
suo
odore, mi basta solo quello per eccitarmi.
-Mole
dove
è Alec?- Nonostante lui non le sia simpatico, e la cosa
è ricambiata, si
parlano per quieto vivere.
-È
andato a
prendere la moto fuori.- Il transgenico sputa a terra una parte del
sigaro
senza neppure alzare gli occhi su di lei. A molti di loro gli ordinari,
che
sarebbero gli umani non modificati geneticamente, non piacciono
perché si
aspettano da un momento all’altro una pugnalata alla spalle a
causa del
comportamenti schifato che molti hanno nei loro confronti.
Ci
avviamo
per l’esterno del palazzo, devo tenere a freno i miei istinti
ancora per un po’
e poi Cindy mi porterà lontano da questa maledetta
tentazione. Non mi
perdonerei ancora un altro sbaglio di una notte, non ce la faccio
più a
sentirmi così vulnerabile.
All’aria
aperta mi sento un po’ meglio, il calore del mio corpo si
acquieta ma non per
molto, Alec arriva veloce sulla sua moto, bellissimo, mentre lievi
raggi di
sole che riescono a passare la coltre grigia del cielo lo illuminano.
Assumo
una posa sensuale mentre lo guardo arrivare con gli occhiali neri che
gli
coprono gli occhi.
-Mi
sono
organizzato, andiamo a casa di Josh. Salta su peste.- Ha abbassato
appena gli
occhiali e i suoi occhi verdi si perdono nei miei voluttuosi che non lo
abbandonano un attimo. Gli sorrido ammiccante prima che, con uno
scatto, gli
sono seduta a cavalcioni dietro la moto. Cindy mi prende un braccio
cercando di
dissuadermi.
Illusa.
-Pupetta
scendi da qui.- Posa gli occhi su di lui,chissà se lo trova
bello quanto me.
–Alec la porto io da qualche parte. Se non te ne fossi reso
conto sei un
maschio e lei deve stare lontano da voi uomini.-
-Tranquilla
Cindy, io e la peste qui non correremo problemi di alcun tipo, sai
quanto non
mi sopporti.- Io ho ignorato palesemente l’ordine della
ragazza e adesso mi
guardo la bella schiena del transgenico che con un alzata di
sopracciglio e un
sorrisetto sulle labbra sgasa e mi porta lontano dal settore 7.
In
lontananza sento le urla di Cindy ma non ci bado poi molto. -Come al
solito,
voi uomini, non capite mai un accidenti.-
--- Autrice ---
Salve!!!
Scusate il ritardo, ma solo
adesso sono riuscita a mettermi al pc per pubblicare questo capitolo.
Cosa ne dite?! Vi aspettavate le ondate di calore?! Nella prima serie
di "Dark Angel" questa "particolarità" del DNA di Max l'ha
portata tra le braccia di Logan, dopo qualche piccola vicissitudine!! E
poi Zack è arrivato ad interromperli ma questa è
un'altra cosa!!!
Ho pensato che il fattore
ormoni potesse essere molto divertente nel rapporto di Annie e Alec a
discapito, però, della storia della rivolta transgenica.
Spero che la lettura sarà lo stesso piacevole nonostante per
un pò non ci saranno evoluzioni "avventurose". In caso
contrario, fatemelo sapere!!
Vi "linko" ancora la
cartina di Seattle che uso come riferimento trovata su
un sito dedicato a Dark Angel. La potete
vedere cliccando qui.
Se volete sapere quale è il sito basta mettersi in contatto
con me tramite Facebook andando sulla mia pagina autori.
Grazie mille per
aver letto anche questo capitolo. Un grazie particolare lo meritano MEV e Shizue Asahi che,
ogni volta, mi permettono di vedere il capitolo con occhi diversi....
E ringrazio anche ad Aia Cullen
che ha messo questa storia tra le preferite!!
A
presto...
Bye^^
|
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Capitolo 7 *** 7. This ... kill me, already know. ***
I want to break free
I want to break Free
They designed her to be the perfect soldier...
a human weapon... then she escaped.
In a future not far from now... in a broken world...
she is haunted by her past.
She cannot run, she must fight... to discover her destiny.
7.
This... kill me, already know
“Nulla
bramiamo tanto
quanto ciò
che non ci è consentito.”
Publilio Siro
Odio Manticore.
Odio il mio DNA.
Avrei
dovuto
ripeterlo fino alla fine dei miei giorni e non sarebbe bastato.
Ovviamente
il nostro viaggio in moto verso casa di Joshua non è andato
come doveva, almeno
non secondo quello che, in condizione normale, avrei voluto. E per
fortuna il
percorso è stato breve, ma questo, non mi ha impedito di
accarezzargli la schiena e il
corpo possente in maniera languida e inequivocabile.
Oddio,
poche volte nella mia vita mi ero sentita cosi in imbarazza come
adesso, e
alterno fasi di sconforto ad altre di desiderio.
Alec
cerca
di farmi ridere e non pensare a quello che continuo a fare,
stuzzicandomi come
al solito. Non l’ho convinto a prendermi a schiaffi nei
momenti in cui mi
avvicinavo ma almeno, sotto mia costrizione, mi ha legata i polsi e le
caviglie
tra loro e poi alle inferriate del letto. E adesso cerco di dimenticare
le
immagini che mi hanno scatenato la vista di quelle manette rinforzate
tra le
sue mani.
-Ancora
che
ci pensi peste!? Come te lo devo far capire che lo so che non
è colpa tua?-
Alec cerca di far attenuare il mio imbarazzo ma è abbastanza
inutile. In quei
pochi attimi di lucidità, in cui non me lo immagino
ansimante sopra di me, mi
fa solo arrabbiare ancora di più perché non fa
quello che gli dico.
-Alec
te lo
chiedo con le buone.. puoi uscire da qui dentro?! È
frustrante continuare a
immaginarti cavolo!- Cerco in tutti i modi di non guardarlo ma, la sua
presenza,
mi inebria conducendomi verso il lato oscuro.
-Preferiresti
che mi togliessi la maglia cosi non ti tocca immaginare!?- Non
può odiarmi fino
a tal punto.
-Lo
sai che
se ti rispondessi si, tu non dovresti assolutamente farlo?! Anzi se
scappassi
faresti meglio.- Non ha acconsentito neppure di mettermi una benda
sugli occhi
per evitare di fissarlo, anche se non sarebbe molto d’aiuto.
Gli altri sensi mi
verrebbero in aiuto purtroppo. E non so se sarebbe un bene o un male.
-
Per
lasciarti assalire il primo che passa!? Non penso sia una grande idea!
Io
almeno sono un’X5 e posso fermarti o almeno calmarti.-
Effettivamente non ha
tutti i torti, con la sua forza almeno può cerca di
contenermi.
-Non
assalirei il primo che passa, ti assicuro. Dovrebbe piacermi quello che
vedo!-
Alzo la testa per lanciargli uno sguardo gelido per difendere le mie
azioni,
anche se non sono comandate dalla mia volontà.
Errore, grosso errore.
Alec
è
appoggiato al muro vicino la finestra oscurata da vernice che lascia
entrare
poca luce soffusa, con un ginocchio alzato e le braccia al petto
fissandomi con
uno sguardo terribilmente serio e fascinoso. Il volto è un
po’ calato e in
quella posizione è sin troppo desiderabile per una mente
combattuta come la
mia. Il mio corpo si infiamma alla sua sola vista.
Voglio
toccare la sua pelle morbida e calda, sentire se si possono avvertire
accenni
di barba sul suo mento strusciandoci piano la guancia, vedere come
è fatto il
suo corpo mascolino, sentire il suo sapore sulle labbra. Mi mordo un
lato della
bocca ricambiando il suo sguardo magnetico.
-Allora
ti
piaccio.- Un affermazione.
Ecco
la
goccia che fa traboccare il vaso. Faccio un po’ di forza su
quelle dannate
manette senza risultati.
-Toglimele
e te lo dimostro.-
Si
apre in
un sorriso che la sa fin troppo lunga sulle mie intenzioni.
-Lo
sai che
non posso piccola peste, finiresti per fare qualcosa che non fuori- Da
quando
Alec sa cosa voglio e cosa no? E soprattutto, da quando è
così dolce!?
-Tu
non sai
cosa voglio, adesso slegami e ne poi riparliamo.- Voglio che si
avvicini a me,
voglio sentire il suo corpo sul mio, voglio che mi tocchi e mi dia
piacere con
quelle mani. Ho davvero urgenza di averlo.
Mi
muovo
sul letto in maniera tale che lui possa vedere meglio il mio corpo, so
che è
desiderabile anche per lui che non mi sopporta, in fondo è
pur sempre un uomo,
anche se potenziato. Faccio in modo che il mio seno sia più
esposto alla sua
visuale e la maglietta si alzi di poco, lasciando scoperta un
po’ della mia
pancia e della schiena. Il freddo è pungente ma gradevole e
eccitante.
Lo
farò
cedere, io voglio che ceda. Se non posso avventarmi io su di lui a
causa di queste
manette lo farà lui.
Il
suo
sguardo mi percorre e, per un attimo, lo vedo bramoso di me e del mio
corpo. Sto
vincendo, finalmente posso ottenere quello che voglio. Lo guardo
avvicinarsi al
letto con cautela mentre io vorrei solo sbatterlo con violenza su
questo stesso
letto.
-Avvicinati
Alec, voglio vederti bene.- Lo incito con voce suadente e maliziosa.
Quando
ormai è così vicino che posso vedere ogni sua
piega delle labbra carnose senza
ricorrere alla vista potenziata, mi butta dell’acqua addosso
facendomi
rinsavire.
Scuoto
la
testa per scacciare quella belva famelica da dentro di me vergognandomi
sempre
di più.
-Scusami
Alec.-
-Non
c’è
bisogno che ti scusi ogni volta, Annie- Il mio nome tra le sue labbra
mi piace
più del lecito costringendomi a tornare a guardare il
soffitto invaso da
efflorescenze e umidità ma suo odore mi giunge lo stesso.
-Cavolo
però anche tu, allontanati da me!- Gli urlò
struggente.
Lo
intravedo con la coda dell’occhio ritornare vicino la
finestra, lontano da me
ma non abbastanza. Devo strizzare gli occhi chiudendoli con forza anche
se la
sua presenza mi stordisce lo stesso.
-Certo
che
sei davvero insaziabile, neppure mi stai guardando.- Cerca di
ironizzare.
-Non
c’è
bisogno di vederti. Sento il profumo della tua pelle, il calore che
emani, il
respiro che esce dalla tue labbra, la tua voce quando pronunci quei
soprannomi
buffi che continui ad affibbiarmi...-
Mi
rendo
conto di quello che gli ho detto. Lui scherzava e io sono stata
totalmente e
profondamente sincera. – Oddio Alec dammi un pugno, ti prego.-
Sento
la
sua risata che tenta di scacciare l’imbarazzo tra di noi.
–Lo sai che non lo
farò, è inutile che continui a chiedermelo.-
-Ti
odio!-
Sono rabbiosa, perché non fa mai quello che gli dico, la
vita e la faccia sono
miei potrebbe accontentarmi per una volta.
-Lo
so
piccola.. non preoccuparti, lo so.- Sento i suoi passi allontanarsi
verso la
porta dal lato opposto alla finestra e poco dopo la voce della
televisione. È
andato via lasciandomi sola con i miei pensieri. Non so quanto di
quello che gli
ho detto prima è frutto degli ormoni e quando della mente,
ma adesso non ci devo
pensare. Questo andare in calore mi
ucciderà già lo so.
Comincio
a
contare i filetti che formano l’efflorescenza sul soffitto
per tenere la mente
occupata prima di cadere in un sonno profondo dove finalmente posso
dare sfogo,
almeno nella mia immaginazione, a fantasie perverse con Alec.
……
Non
so
quanto tempo sia passato da quando mi sono addormentata ma adesso non
c’è più
alcuna luce intorno a me, se non quella del tenue camino acceso
nell’altra
stanza. Spero vivamente di non aver parlato o mugolato durante il
sonno, non
voglio neppure pensarci, chissà cosa ne sarebbe uscito. Ho
sognato
ininterrottamente lui e il suo stramaledettissimo corpo. Acuendo un
po’ i sensi
sento il suo respiro calmo e regolare... ecco cosa fa invece di
sorvegliarmi.
Se la dorme. La televisione è ancora accesa e mi permette di
ascoltare le
ultime notizie sulla resistenza transgenica a Terminal City. Quante
cazzate
possono inventarsi la gente per farci apparire dei mostri.
La
voce
della signorina del servizio viene interrotta lasciando il silenzio del
fuoco
che scoppietta, poi i passi di Alec avvicinarsi alla mia stanza per
controllarmi. Lo avviso del fatto che sono sveglia.
-Alec...-
-Ti
sei svegliata.
Come ti senti?- Si appoggia allo stipite della porta lasciando che la
luce non
mi permetta di vedere bene il suo volto o il contorno del suo corpo.
-Decisamente
meno felina- Se la ride alla mia battuta pessima.
-Alec
senti, per prima...- Non mi lascia finire.
-Ehi,
quante volta ti devo dire che non importa, infondo è
divertente vederti cosi in
difficoltà.-
-Grazie
tante. Sei un maledetto transgenico del quoziente intellettivo
inferiore e con
un senso dell’umorismo davvero pessimo.- È capace
di farmi arrabbiare anche
nelle situazione più assurde. È un potere tutto
suo.
Non
smette
di sorride come un’ebete.- Bentornata peste, devo ammettere
che mi sei quasi
mancata.- Fa ridere anche me. Almeno è l’unico che
mi fa divertire.
-Certo
come
no!- Ironizzo io alzando gli occhi al soffitto per un attimo.
-Alec
per
favore, puoi staccarmi da questo letto, devo andare in bagno.-
Sarò anche
potenziata geneticamente ma ho, anche io, i miei bisogni da fare e in
questo
momento mi scappa la pipi.
-Vuoi
che
ti liberi?! Non è che è un trucco per
assalirmi?!- Continua a prendermi in
giro.
-Illuditi
quando vuoi simpaticone, ma devo andare urgentemente in bagno se non
vuoi che
allaghi il letto. A Joshua non farà molto piacere e lo sai
che darà la colpa a
te!- Sorrisetto falso che ormai faccio solo per lui.
Alec
fa
finta di pensarci un po’ prima di avvicinarsi, cacciando la
chiave delle
manette che ha appese con una catenina al collo. Geniale il ragazzo,
quello
sarebbe il mio primo obbiettivo in un momento di furia per slegarmi.
-Però
non
togliermi le manette.- La mia voce è un po’
timorosa, non sono del tutto
consapevole delle mie azioni.
Lui
sembra
annuire e comincia a trafficare per liberarmi. Mi è talmente
vicino che sento
il calore del suo corpo e il suo profumo anche se attutito da quello
che sembra
essere terreno. Che cavolo ha fatto?! Si è rotolato per
terra con la sua sacra
giacca per cercare di alleviare le mie condizioni?! È quasi
dolce.
Appena
mi
slega mi catapulto in bagno senza neppure ringraziarlo. Anche se ha
tentato di
coprirlo, il suo odore è forte e delizioso. Decido di
restare in quella stanza
più del dovuto, lontano da lui e dalla tentazione e per
cercare di trovare
sicurezza faccio anche la doccia, nonostante quelle manette che mi
impediscono i
movimenti.
L’acqua
fredda mi ha decisamente acquietato i bollenti spiriti e mi sento
pronta per
uscire da qui dentro per incontrare e affrontare ancora una volta Alec.
Con
i polsi
ancora legati tra loro raggiungo il salone, dove il fuoco scoppietta, e
lo trovo
scomodamente seduto sulla poltrona intento a dormire, poverino a causa
mia deve
accontentarsi di quell’inusuale giaciglio. Mi avvicino
lentamente, il suo volto
è rilassato e bellissimo, le palpebre chiuse dalle lunghe
ciglia non mi
permettono di vedere gli splendidi occhi verdi, alcuni ciuffi gli
cadono
scomposti sulla fronte serena, il suo profumo non è nascosto
per bene e le
labbra socchiuse sono troppo invitanti.
Non
riesco
a resistergli, lo raggiungo piano e, finalmente, ne sento il sapore.
È anche
meglio di quello che mi ero sognata. Delicatamente poso la mia bocca
sulla sua assaporandolo
bene, mi appoggio a cavalcioni sulle sue gambe semi aperte portando le
braccia
legate dietro il collo. Inaspettatamente risponde al mio bacio
muovendosi
piano, non stava dormendo ma adesso non mi interessa pensarci. I
capelli sotto
le mie dita sono setosi e morbidi e il suo tocco sui fianchi
è davvero leggero e
delicato.
Dischiude
le labbra lasciando che il suo fiato fresco mi invada e permettendo
alle nostre
lingue di incontrarsi ed ecco che tutti i miei buoni propositi si vanno
a far
benedire. La doccia di prima è stata totalmente inutile dato
il calore
soffocante che sale dal mio ventre infuocato e il suo dolce bacio non
fa che
infiammarmi ancora di più.
Da
lieve e
tenero, l’incontro delle nostre bocca si fa passionale e
pericoloso. Oddio da
quanto tempo non sento questa sensazione di possessione che mi sta
facendo
provare Alec, sopraffatta dalla necessità apro gli occhi per accertarmi che non
sia solo un sogno e trovo le sue iridi, illuminate appena della luce
dal
camino, che si rispecchiano nelle mie. È disarmante e
tremendamente eccitante
quello che vedo e non riesco a bloccare le mie mani che affondano
sempre di più
nei suoi magnifici capelli scuri possessive e che, le mie labbra si
muovono
sempre più intensamente speculari alle sue. Cavolo, per
quanto sia uno
splendido sbruffone, non potevo dare torto se gli fosse stato detto che
baciava
come un dio. Nessuno era mai stato cosi.
Sono
costretta ad allontanarmi dalle sue voraci labbra per prendere aria e
lasciarmi
scappare un gemito quando posa un bacio caldo e umido sul mio collo.
È il
paradiso dei sensi e lo sguardo su di me, si fa sempre
più intenso e liquido
segno che la passione sta travolgendo anche lui. Inarco leggermente la
schiena
permettendo ai nostri corpi di essere maggiormente a contatto, tutti i
suoi
muscoli sono incandescenti e meravigliosamente tesi per occuparsi dei
miei
fianchi, il suo tocco è talmente meraviglioso che non me ne
staccherei mai.
Continua a lasciare una scia bollente sulla mia pelle accaldata,
togliendomi il
respiro mentre il suo profumo si insidia nella mia anima per non essere
dimenticato tanto facilmente. Se è capace di mandarmi cosi
fuori di testa con
pochi baci, non oso immaginare cosa sarebbe successo se, finalmente,
avessi
messo in pratica i miei sogni.
-Annie...-
Sussurra piano con voce roca mandandomi ancora più in estasi.
Avida
torno
sulle sue labbra talentuose che mi sono mancate, con il loro sapore
esotico e
mascolino, tutto il mio corpo freme e trema sotto le sue continue
attenzioni
finche, con desiderio, comincio a ondeggiare lieve sulle sue gambe
permettendoci di entrare a maggiore contatto. Un lieve sorrisino di
soddisfazione mi scappa sentendo un incantevole rigonfiamento
all’altezza del
cavallo, sul quale mi muovo sempre più languida. Alec si
allontana da me e io
ne approfitto per assaporare la pelle del suo corpo, non ha un filo di
barba e
la pelle è liscissima sotto la mia guancia mentre mi accingo
a baciare il suo
poco evidente pomo d’Adamo e, a mordicchiare lieve il mento
fissando i suoi
occhi socchiusi e preda della passione. La sua mano sale veloce fine
fino al
mio collo in una carezza.
-Non voglio
approfittare di te in questa situazione. Non è un rifiuto ma
almeno non cosi.-
Sono le ultime parole che sento pronunciare dalla sua voce melodiosa e
roca
prima di perdere i sensi accasciandomi al suo corpo.
--- Autrice ---
Hello Everybody...!!
La foto ad inizio capitolo
è tutto un programma...
Siamo giunti al settimo
capitolo e finalmente il rapporto tra Annie e Alec si è
evoluto, magari non nella maniera in cui ci si aspettava, ma si
è evoluto!! Eh si, questi ormoni felini faranno un bel
pò di danni!! Il capitolo non è molto lungo ma
abbastanza denso e, sinceramente, anche divertente da scrivere!! Adoro
far battibeccare quei due!! Spero che il modo in cui è
scritto questo capitolo non vi abbia turbato.
Come vi avevo già
annunciato la settimana scorsa non ci sono state evoluzioni
"avventurose" nella storia della rivolta transgenica, ma non
preoccupatevi, arriveranno notizie proprio nel prossimo capitolo, che
si preannuncia lungo e un pò complesso.
Vi "linko" ancora la
cartina di Seattle che uso come riferimento trovata su
un sito dedicato a Dark Angel. La potete
vedere cliccando qui.
Se volete sapere quale è il sito basta mettersi in contatto
con me tramite Facebook andando sulla mia pagina autori.
Bene detto ciò... vi
ringrazio per aver letto il capitolo e sarei lieta se mi lasciaste una
piccola recensione per sapere cosa ne pensate, senza impegno ovviamente
XD
Volevo ringraziare
particolarmente MEV
che mi supporta sempre e mi fa venire voglia di scrivere ogni volta che
leggo una sua recensione. Consiglio personale... se vi piace il
personaggio di Zack, correte a leggere la sua avvincente storia...
E ringrazio sinceramente anche Aia Cullen!!
Al
prossimo capitolo...
Bye^^
|
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Capitolo 8 *** 8. Song of the Century ***
I want to break free
I want to break Free
They designed her to be the perfect soldier...
a human weapon... then she escaped.
In a future not far from now... in a broken world...
she is haunted by her past.
She cannot run, she must fight... to discover her destiny.
8.
Song of the Century
"La musica
è la
voce di tutta l'umanità,
di qualsiasi tempo e
luogo.
Alla sua presenza noi siamo uno."
C. Gray
Il
nuovo
giorno non è cominciato per niente bene.
Mi
sono
svegliata con il ricordo delle labbra di Alec sulle mie, il suo
ansimare nelle
orecchie e il fiato delicato sul mio collo.
Non
riesco
a credere a cosa è successo.
A
cosa sono
stata in grado di fare.
Conoscendomi
non avrò più il coraggio di guardarlo in volto,
una cosa sono le battutine
stupide che, a causa del mio genoma modificato, avevo fatto durante il
pomeriggio, ma la scena di ieri sera è stata eclatante.
Mi
sono
avventata su Alec con desiderio e passione. E la cosa peggiore
è che non so se
è successo a causa del mio essere
in
calore o di altro. Non ci voglio neppure pensare!
So
di non
essere innamorata di lui. Come potrei?!
E pur sempre la stessa persona con cui, fino al giorno prima, mi
punzecchiavo,
battibeccavo e ogni pretesto era buono per segnare un punto a mio
favore.
Quante volte l’ho guardato male!? Quante volte avrei voluto
picchiarlo?! Il
nostro rapporto è formato sulla continua lotta interna, sul
darci fastidio a
vicenda, dal primo giorno che ci siamo conosciuti.
L’antipatia che avevo
provato per lui era diventata il mio gioco preferito, l’unico
mezzo che mi
permetteva di tenere la mente occupata a non pensare alla situazione
pessima
che ci avvolge, alla difficile
lotta per
la libertà. Eppure ieri sera era scattato qualcosa di
diverso in me. Non lo
vedevo come il solito so-tutto-io
ma
era un semplice ragazzo che aveva sacrificato il suo tempo, i suoi
impegni per
occuparsi di me, in un certo senso malata. Mi aveva vista in
difficoltà e non
aveva esitato a porgermi la mano per salvarmi. Era stato dolce e
comprensivo,
senza abbandonare quell’aria da spavaldo che mi serviva per
riconoscerlo.
A
adesso
sono sveglia di nuovo su questo maledetto letto, non so da quanto
tempo,
incatenata e tremendamente arrabbiata con me stessa e umiliata.
Arrabbiata,
perché è ovvio che non avrei dovuto farmi vincere
dal genoma, in quanto devo
essere io l’unica artefice della mia vita, nonostante
Manticore voglia far
prevalere il suo ricordo. E, invece, quello strano senso di delusione e
mortificazione che mi opprime la mente e lo sterno, l’ho
cominciato a capire da
poco e posso dargli solo il nome di umiliazione, ma il
perché è ancora da
scoprire bene. Avvilita per il suo rifiuto forse. Si può
essere più patetici?!
Invece
quel
maledetto di un X5 se ne sta nella mia stessa stanza a fissarmi, come
se fossi
un’aliena, vicino la finestra da prima che mi svegliassi
mentre io continuo a
fare finta di dormire. Dio che tortura, ma non poteva venire Cindy
invece che
lui?! È tremendamente ingiusto!
-Potresti
anche evitare di fissarmi tutto il tempo.- Continuo a tenere gli occhi
chiusi
ma è tempo che lui sappia che sono sveglia, non posso
nascondermi per sempre
quindi, prima lo affronto, meglio è. Eppure non riesco a
contenere la rabbia
nelle mie parole.
-Mmm
nervosette stamattina.- Si sta prendendo gioco di me, ancora. Come se
nulla
fosse successo.
Prendo
un
bel respiro cercando di calmarmi, ho le braccia e le gambe indolenzite
per
averle tenute ferme nello stesso modo per troppo tempo.
–Buongiorno anche a te
Alec.- Va meglio cosi, sembro più rilassata ma continuo a
tenere e palpebre ben
sigillate.
-Buongiorno
Annie.- Cavolo sembra quasi di buon’umore. –Mi ha
chiamato Max, ha detto che
oggi si sente meglio e, più tardi ,passa a controllare la
situazione qui.-
-Bene,
mi
farà bene un po’ di gente nuova.- Mi esce quasi
involontariamente questo
pensiero.
-Ehi.-
Sembra quasi toccato sul vivo. -Oggi sei proprio antipatica. Ti ha
morso una
tarantola!?- Lo sento spostarsi e il suo profumo allontanarsi. Che se
la sia
presa?
-Ah,
ah
spiritoso. Provaci a stare tu incatenato ad un letto per un giorno
intero poi
me lo dici.- Meglio buttarla sullo scherzo. Non voglio che con lui
cambino le
cose. Voglio rimanere quello che siamo perché mi diverto e
mi sento bene quando
ci prendiamo in giro.
-Ok
pulce,
hai ragione tu stranamente!- È tornato a ridere, lo sento,
anche se mi sembra
più distante. Apro gli occhi e lo cerco un attimo in giro,
è appoggiato allo
stipite della porte scrostato dalla vernice.
Diamine
se
è bello. Le labbra piene e rosee sono increspate in un
sorriso sconvolgente, i
capelli mi sembrano cosi vellutati che mi fionderei per accarezzarli
per troppo
tempo, ma sono gli occhi che mi inchiodano e paralizzano, sono
profondi,
magnetici, nonostante il divertimento che trasudano. E per fortuna sto
cercando
di limitare lo sguardo, altrimenti so che cercherei di nuovo di
spezzare le
catene che mi tengono ferma.
Di
nuovo mi
sento immersa in una lotta senza vincitori, da un lato il mio genoma
felino che
mi porta ad avere passionali visioni di noi due insieme e
dall’altro mi sento
in colpa per quello che sento, per quello che potrebbe compromettere
quello che
siamo adesso. La mia mente è come un ring in cui si
scontrano due titani
inferociti. E io ne pago le conseguenze ovviamente.
Cerco
di
riprendere in mano la situazione, di tornare me stessa, la solita
Annie, il
soldato creato a Manticore da dei pazzi che si sentivano rivoluzionari,
senza
però riuscire ad abbandonare quello sguardo intenso che mi
scombussola.
-Alec,
senti io...- Il mio tono è indubbiamente serio adesso e lui
se ne accorge
interrompendomi.
-Se
mi dici
un’altra volta scusa, nonostante ti abbia detto che non ti
farò del male, uno
schiaffo non te lo nega nessuno pulce. Te lo giuro.- Ora sorride tra il
divertito e l’esasperato. Si è spostato dalla
porta come a voler sottolineare
la veridicità delle sue parole ma tanto so che non lo
farebbe mai. Non l’ha
fatto neppure quando glielo ho chiesto.
Ma,
come al
solito, riesce a farmi ridere e a dimenticare tutti i miei troppo
complicati
viaggi mentali.
-Ok,
non
sentirai nessuno "scusa" uscire dalla mia bocca per un bel
po’ però...- Torno
seria ma con maggior tranquillità.
–Però mi dispiace per come mi sono
comportata ieri, ti ho messo in una situazione poco piacevole e non
volevo.
Tutto qui.- Nonostante sono imbarazzata non distolgo gli occhi.
-Poco
piacevole non direi.- Ecco il solito stupido Alec, per fortuna
è sempre li,
pronto a fare la sua comparsa. –Comunque mi hai fregato lo
stesso pulce.
Smettila di sentirti in colpa, non ti si addice.- Ed ecco come in poche
parole
è capace di spazzare via tutto le paranoie.
-Alec.-
Sto
zitta un attimo lasciandogli pensare che mi stia ancora arrovellando in
cervello contrita per le mie azioni, per poi aprirmi in un sorrisetto
malefico.
– Aspetta che mi sleghi da qui e ti prenderò a
calci nel sedere finche non
urlerai che vorresti che Manticore risorga per potere stare a distanza
da me.
Dannato transgenico.-
Lui
mi
guarda un po’ sconvolto per poi scoppiare a ridere senza
ritegno. Anche io mi
lascio andare in una risata liberatoria nonostante il mio cuore stia
facendo
gli straordinari sentendo la sua risata cosi profonda e cristallina.
…
…
-Ciao
piccoletta... Alec ma come ti salta in mente di tenerla legata al
letto?!- Max
è entrata nella stanza dove sono stesa sul letto,
distraendomi dal mio bel sogno
erotico tra me e l’X5, per mettersi ad urlare con voce
stridula come una pazza
appena vede le condizioni in cui sono costretta. La ragazza va verso
Alec
infuriata, cominciando a colpirlo forte sulla spalla destra. Lui cerca
appena
di difendersi coprendosi il volto dal violenti colpi di Max.
-È
stata
lei a chiedermelo io non centro nulla Max, credimi. Pulce dille
qualcosa,
cavolo!-
Sinceramente
mi sto divertendo troppo a vedere la ragazza picchiare Alec, come
vorrei fare
io da quando è cominciato il mio essere in calore ma, sembra
che gli stia
facendo male sul serio, per cui decido di intervenire, però
senza alzare troppo
a voce. Magari Max non mi sente e continua a bastonarlo ancora un
po’.
-È
vero, vorrei
evitare situazioni spiacevoli ma, se vuoi, continuare a picchiarlo
ancora un po’
per me non è un problema.- Me la ghigno sotto i baffi
vedendo entrare anche
Logan che mi fissa con gli occhi sbarrati e un po’
imbarazzati. Chissà cosa sta
pensando... Eh i maschi! Tutti uguali!
Max
da un
ultimo pugno ad Alec, che continua a tenere la guardia alzata, per poi
venire
verso di me e sedersi sul letto. Logan continua a non capire mentre
l’X5 si
rimette a posto la maglia fissandomi truce. -Grazie mille pulce, sei
sempre più
gentile.- Guarda un attimo di sfuggita l’amico per poi
sorridergli e spiegare
anche a lui.
-Alec
resti
un tremendo idiota lo stesso, sei stato qui tutto il tempo con lei?-
Max mi
accarezza lieve la guancia continuando a guardare il ragazzo, che resta
in piedi
e si riavvicina alla sua postazione ufficiale, vicino la finestra, con
la sua
camminata sicura e estremamente sexy. Cavolo non mi è
passato per niente.
-Si,
cos’altro potevo fare? Dovevo controllarla, altrimenti
chissà cosa poteva
succedere.- Alec ci guarda intensamente alzando le spalle come per
scolparsi di
quello, che a sua logica, non ha fatto. Logan sembra sogghignare
appoggiandosi,
con le braccia conserte, allo stipite delle porta come aveva fatto
spesso il
transgenico ieri. Ma lui, a mio parere, non è neppure
lontanamente paragonabile
ad Alec, che è tremendamente affascinante e naturale allo
stesso tempo. Tutta
un’altra storia.
-Deve
essere stata difficile stare un’intera giornata con lui, io
sono stata
costretta a star chiusa in uno sgabuzzino per un ora mi sono dovuta
trattenere
dall’ammazzarlo.- Max continua a guardarlo truce e rassegnata
allo stesso
tempo. Alec borbotta qualcosa sottovoce in cui capisco solo la parola
donna ma
non ci faccio caso più di tanto. Logan ride cacciando da non
so dove, dato che
non riesco a vedere bene, dei sacchetti con un odore invitante.
-Vi
abbiamo
portato da qualcosa da mangiare, pensavamo che ne avevate bisogno.-
Adesso che
me lo fa notare percepisco il buco allo stomaco che ho, è
sempre stato in
secondo piano a causa della lussuria che mi invade.
-Ottimo
Logan.- Alec si avventa sul sacchetto aprendolo e lasciando aumentare
il
delizioso odore di cibo nell’aria.
-Dammi
le
chiavi piuttosto.- Max vuole slegarmi per farmi mangiare, ma non so
quanto
questa sia una buona idea. Non sono ancora libera
dall’intossicazione felina
del DNA. Lui senza dire una parola ma, continuando a fissare
l’interno del
sacchetto, si allontana la maglietta dal collo per permettergli di
prendere la
chiave che ha legata e passarla all’altra transgenica. Nel
frattempo io non mi
sono lasciata perdere quel lembo di pelle che ha fatto capolinea da
sotto
l’indumento. Il corpo do Alec nudo deve essere favoloso,
tutti quei muscoli
tonici e asciutti, la pelle così liscia e intensamente
profumata, mi da su di
giri anche solo pensarci.
-Oddio
Max
non slegarmi le gambe per favore.- La supplico sottovoce mentre lei mi
lascia
liberi i polsi che mi pulsano indolenziti e martoriati, li sfrego tra
loro ma
non riesco a farmi sfuggire la vista del sedere di Alec racchiuso in
quei
jeans. Ecco quello deve essere un altro spettacolo che, nudo, vale la
pena di
vedere. Max intercetta il mio sguardo e alza gli occhi al cielo. Per
fortuna i
ragazzi non hanno intuito niente e stanno continuando a chiacchierare
per conto
loro.
Finalmente
libera mi faccio passare il mio panino da Alec facendo ben attenzione a
non
sfiorarlo accidentalmente, è già imbarazzante
continuare ad avere pensieri
osceni su di lui, ma saltargli addosso come una pantera aggressiva
mentre ci
sono anche gli altri è pessimo.
-Max
tu
come stai?- Cerco di tenere occupata la mente che purtroppo riesce ad
elaborare
ben 3 concetti insieme, per cui parlo con lei e continuo ad immaginare
le mie
scenette cercando di non farmi notare.
-Bene
Annie, oggi non avevo alcuna voglia felina, sarà che tutto
ieri mi sono
lasciata andare.- Mi lancia uno sguardo malizioso che lascia intendere
tutto e
crepare d’invidia.
Mangio
il
panino continuando a lamentarmi. –Non dirmi cosi, io ho seri
problemi a
contenermi. Penso solo a quello praticamente!-
-E
stare
con Alec qui non ti aiuta di certo.- Lancio uno sguardo al soggetto,
protagonista inconsapevole della nostra discussione, che mangia il suo
panino e
dopo aver degluttito si passa la lingua sulle labbra per pulirsi, cosa
che
scatena in me decisamente pensieri troppo spinti.
-Per
la mia
fantasia, si.- Non riesco a togliergli gli occhi di dosso e se, loro
due non ci
fossero, a quest’ora avrei già provato a
soddisfare le mie fantasie con lo
splendido corpo di Alec.
-Oddio
certe cose non le voglio neppure sentire.- Max mi distrae portandosi le
mani
alle orecchie e muovendo la testa come una disperata come se le avessi
conficcato un pugnale nei timpani. E forse, non posso darle troppo
torto.
…
…
Max
e Logan
sono ormai andati via da un bel po’, ci hanno lasciato
dell’altro cibo da poter
consumare fino a domani mattina, quando si spera, che il mio periodo
felino
finisca e possiamo tornare a Terminal City dagli altri.
Alec
mi ha
lasciato un braccio libero di muoversi, lontano dalle manette e adesso
se ne
sta tranquillamente steso sulla poltrona, intento a guardare
chissà quale
futile programma televisivo, che gli fonderà il cervello un
giorno.
Io,
invece,
me ne sto ancora stesa su questo letto, che sono arrivata ad odiare,
leggendo
un libro che, il mio compagno, mi ha portato e scelto tra quelli di
Joshua.
Stranamente il libro mi piace nonostante lo abbia scelto Alec guardando
solo il
titolo e la copertina. Lui e
l’apparenza.
È in pelle nera, con un bordino dorato, molto fine, che lo
contorna e la
scritta centrale del titolo dello stesso carattere di quello che
c’è al lato.
Tratta una storia alquanto strana. È un romanzo che narra le
gesta di un uomo alla
ricerca di uno scrittore di cui ha letto uno strano libro.
Incredibilmente la
vita del protagonista si mischia con quello della persona e alla
ricerca, con
indagini su famiglie distrutte, amori profani, follia, profonda
amicizia e
altri sentimenti non del tutto chiari ai miei occhi. Io
e l’essenza. Tutto questo sullo sfondo di quella
che deve essere
una città magnifica: Barcellona, in Europa.
Mnetre
sto cercando di immaginare come possa essere la vista dell'oceano dal
monto di Montjuic, mi distrae qualcosa proveniente dalla televisione
nell'altra stanza.
Sono
quattro note.
Solo
quattro note.
Sono insignificanti.
Sono
insignificanti eppure me ne innamoro
subito. E come se il mio corpo fosse proiettato nell’armonia
di quelle quattro
note, come se ogni piccola molecola del mio essere fosse richiamata, in
qualche
maniera oscura, da quella melodia, come se in realtà la
conoscessi da sempre.
Come quando si rincontra una vecchia amica che si venera. Come una
sorella
ritrovata. Come la strada smarrita, apparsa sotto i piedi magicamente.
Solo
quattro note.
-Alec.-
Lo
richiamo in un sussurro, eppure mi sembra di averlo urlato talmente
forte da
rompere i vetri della casa. Ma a lui basta, non cambia canale,
abbandona con un
rumore sordo il telecomando sulla poltrona per venire a vedere cosa mi
succeda.
Altri rumori sordi che mi impediscono di sentire bene la canzone.
-Hai
chiamato pulce?- E per quanto sia melodiosa la sua voce, solo ora me ne
accorgo, mi dà fastidio perché intralcia quella
perfezione che continua sotto,
come sfondo. Avvicino il dito alla bocca simboleggiando di farlo star
in
silenzio e, ancora con gli occhi chiusi, mi perdo in quella delizia per
le
orecchie.
Tutto
in
quella canzone mi attrae, tutto parla di me.
I've fallen in love.
I've fallen in love for the first time.
And this time I know it's for real.
I've fallen in love, yeah!
God knows, God knows I've fallen in love.
Mi sono innamorato.
Mi sono innamorato per la prima volta.
E’ questa volta so che è sul serio.
Mi sono innamorato, yeah!
Dio sa, Dio sa che mi sono innamorato.
Perché
è
vero, mi sono innamorata! Mi sono innamorata di quello che mi circonda,
della
vita dopo Manticore, mi sono innamorata di come può essere
la vita.
Dura.
Sorprendente. Difficile. Fantasiosa. Ardua. Meravigliosamente
varia. Semplicemente vita.
I've got to
break free.
I want to break free, yeah!
I want, I want, I want, I want to break free.
Ooh yeah!
I want to break - yeah yeah!
Io
devo
liberarmi.
Io
voglio liberarmi, yeah!
Io voglio, io voglio, io voglio, io voglio liberarmi.
Ooh yeah!
Io voglio
spezzare – yeah yeah!!
E
io la
voglio vivere, voglio essere libera, spezzare queste maledette catene e
vivermi
la mia vita, da mutante, da transgenica, da umana. Voglio cancellare
l’ostilità
e liberarmi. Mi fa sentire me stessa questa canzone. Concentra
l’ebbrezza della
libertà nelle mie mani. E poi ci si insinua dentro, sotto la
pelle, alla
ricerca della voglia e della speranza. Mi basta chiudere gli occhi per
immaginarmi la mia vita in libertà.
La strada dinanzi i piedi, dissestata da continue difficoltà
che affrontano
tutti, tutti i giorni. Le persone, che siano transgenici con il volto
da
cinghiale o con un codice a barra dietro il collo o ordinari esseri
umani,
continuano per la loro strada presi dai loro grattacapi, ignorando la
mia
figura che avanza indisturbata, completamente trasparente e spontanea,
priva di
ogni oppressione. Felice.
Non
voglio
essere speciale, non voglio essere meno. Voglio essere solo normale con
tutti i
miei diritti e i miei doveri, tra cui la più importante,
quella che mai mi è
stata permessa dalla nascita. E poi, veloce come è
cominciata, la canzone
termina, lasciandomi nelle orecchie il suo potente eco, con le sue
quattro note
stampate nell’anima ancora persa. E va via. Ma con una
promessa. Ma con una
speranza.
Non
so
quanto tempo sia passato, l’espressione che io possa avere in
questo momento,
cosa stia facendo Alec, in che posto dell’universo mi trovi.
Sono persa in un
altro mondo quando sento la dolcezza di un sapore familiare sulle
labbra. Un
bacio casto, puro, delicato, lento, appena accennato...
Alec ha appoggiato le labbra sulle mie con
infinita morbidezza, spinto da chissà quale strano impulso,
ma adesso non mi
interessa. Si muove lieve continuando
a
lasciare che le nostre bocche si sfiorino, sento le sue labbra piene e
invitanti e i suoi capelli, cosi vellutati, mi solleticano appena la
fronte
lasciandomi sempre più elettrizzata, confusa e desiderosa di
quel contatto.
Continua
a
sfiorarmi delicatamente, come una lenta e carezzevole tortura, quando
apro gli
occhi vengo incatenata dai suoi magnetici, chiari e profondi, mi
trasmettono
una tensione mai provata prima. Sono spalancati, intenti ad analizzare
ogni
centimetro del mio volto per poi specchiarsi nei miei, increduli e
affannosamente incantati e desiderosi di lui. Finalmente decide di
approfondire
la nostra vicinanza, saggia la morbidezza e la corposità
delle mie labbra,
sento la dolcezza delle sua bocca magnifica e semplicemente dischiudo
la mia
per permettergli di esplorarmi con attenzione e desiderio.
Cavolo,
questo non è il bacio di ieri sera. Questo è
più intenso, appassionato,
significativo. Mi fa girare la testa, troppo presa dalla sua presenza.
Niente
altro del nostro corpo è a contatto, siamo uniti solo dalle
nostre labbra... e
si anche dalle nostre lingue, eppure è come se lo percepissi
ovunque intorno a
me. Il suo odore, il calore del corpo, le sue mani appoggiate intorno a
me per
non starmi addosso, i suoi occhi penetranti che mi accarezzano. Sono
assuefatta
da Alec.
Continua
a
baciarlo come se nella vita potessi e volessi fare solo questo, chiudo
gli
occhi e tutte le sensazioni sono amplificata dai sensi e
dall’immagine del
verde delle sue iridi che mi scrutano sinuose. Sono completamente in
sua balia
e non mi interessa, l’unica cosa che conta adesso sono le sue
labbra morbide,
la sua lingua curiosa... il suo sapore dirompente e penetrante mentre
con
lentezza esasperante va alla scoperta della mia bocca.
E
improvvisamente,
come è arrivato, Alec abbandona delicatamente le mie labbra
lasciando che
l’aria fredda mi avvolga, fissando ancora intensamente i miei
occhi,
condividendo, in questo modo, le sensazioni ci travolgono, che mi
travolgano.
Si
allontana dalle mie labbra. Ma con una promessa. Ma con una speranza...
anche
lui.
--- Autrice ---
Chiedo venia!! Salve a tutti...
per prima cosa chiedo scusa, a chi segue la storia, per non essere
riuscita ad aggiornare prima ma è un periodo nero, quello in
cui sono caduta!! Sarà colpa del Natale o del mio
nervosismo ma, non riesco a scrivere, e quello che riesco a creare non
mi piace assolutamente.
Anche come è venuto
fuori questo capitolo non mi piace, ma mi sembra migliore degli altri
che ho scritto... Sono ufficialmente in piena crisi quindi scusatemi
per il ritardo e per il contenuto di passaggio di quest'aggiornamento.
Ho deciso di puntare sul titolo della storia, sul motivo per cui ho
usato la magnifica cazone dei Queen, anche se non è
esattamente lo stesso il significato della canzone.
La foto ad inizio capitolo l'ho
creata io con un programma sul web, ma mi sembrava abbastanza adatta
per far pendere, ancora di più, la testa per il bell'Alec
[come se ce ne fosse bisogno]...
Speso che complessivamente, il
tutto, vi sia piaciuto molto di più di quanto sia piaciuto a
me!! Non so darvi delle anticipazioni precise, ma sono certa che il
prossimo capitolo cambiera location... si torna a Terminal City e alla
resistenza transgenica.
Vi "linko" ancora la
cartina di Seattle che uso come riferimento trovata su
un sito dedicato a Dark Angel. La potete
vedere cliccando qui.
Se volete sapere quale è il sito basta mettersi in contatto
con me tramite Facebook andando sulla mia pagina autori.
Bene
detto ciò... vi ringrazio tantissimo per aver letto il
capitolo!!
Volevo ringraziare skater4ever per aver
aggiunto la storia tra quelle da ricordare e MEV, Aia Cullen e FedeV
per aver recensito il capitolo scorso!!
Al
prossimo capitolo e a presto spero...
Bye^^
|
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Capitolo 9 *** 9. My hope must not die. ***
I want to break free
I want to break Free
They designed her to be the perfect soldier...
a human weapon... then she escaped.
In a future not far from now... in a broken world...
she is haunted by her past.
She cannot run, she must fight... to discover her destiny.
9.
My hope must not die.
“Per costruire un
gruppo compatto servono
bravi giocatori e persone serie.
Poi
bisogna saperli condurre.”
Azeglio
Vicini
Tradurre
le
iscrizioni tracciate sulle pelle di Max, segnate dal famoso Sandeman,
interpretandole dalle fotografia, per di più, sfocate,
mentre Original Cindy mi
osserva di sottecchi con un sorrisetto dipinto sulla faccia, appoggiata
ad uno
schermo poco lontano da me, non è semplice neppure per il
mio cervello
geneticamente modificato. Mi sento un tantino osservata.
Da
quando
sono arrivata stamattina, insieme ad Alec in moto, cosi come eravamo
andati via
due giorni fa, la ragazza mi ha salutato e ha deciso di passare tutto
il resto
del tempo a studiare il mio comportamento, come se volesse scrutarmi e
capirmi
invece che chiedere. L’ho lasciata fare, ma adesso, mi sta
dando leggermente sui
nervi e considerato che lei è Original Cindy una delle poche
amiche che ho, non
c’è migliore amica di Max, è il caso di
andarci a parlare. Tanto con questi
simboli non riesco a concludere nulla, spero solo che Logan sia stato
più
fortunato nel decifrare.
Mettendo
da
parte i fogli con i miei appunti e le foto sfocate delle spalle della
transgenica, mi volto a guardare Cindy, che mi sorride in maniera
strana e poi
riprende la sua occupazione. Si, si è proprio il caso di
parlarci. Mi ci
avvicino furtivamente cercando di prenderla un po’ alla
sprovvista.
-Ehi
Cindy!
Si può sapere perché ridi sempre?!- No, non
l’ho presa per niente di sorpresa
dato l’espressione divertita sul volto.
-Non
so
pupetta, ho annusato qualcosa nell’aria.- Posa lo sguardo
inequivocabilmente su
di me con un sopracciglio alzato come per indicare
un’ovvietà. -Qualcosa che
potrebbe essere divertente, e adesso aspetto che vengano raccontate le
evoluzioni a Original Cindy.-
Sbaglio
o
anche Cindy comincia a prendersi gioco di me? Ma è diventato
uno sport in piena
regola?
Incrocio
le
braccia al petto, non lasciando trapelare per nulla quello che mi passa
per la
testa e la osservo per un po’ in silenzio prima di riprendere
a parlare.
-Cosa
vuoi
sapere? Non posso lavorare con il tuo sguardo addosso.- Sono rassegnata
ormai.
-Come
ti
sei comportata in questi due giorni lontano da casa, in balia di un
bambolotto
transgenico. Max ha detto che quando è venuta a trovarvi
c’era qualche piccolo
problema di incatenamento.- Alzo gli occhi al cielo, perfetto adesso
anche il
nostro capo si mette a spettegolare sui miei maledetti ormoni.- Cosa
c’è tra te
e Alec?- Mi guarda con aria profondamente seria. Il pettegolezzo le
farà gola
ma vuole sapere io come sto.
Ecco,
ma
cosa c’è tra me e Alec?
Bellissima
domanda. In realtà non c’è un bel
niente a parte due innocui baci scambiati
quando i miei ormoni transgenici non erano controllabili. Veramente...
i miei
ormoni transgenici, quando hanno sentito quelle labbra morbide e
incantevoli,
sono esplosi e non si sono intromessi più di tanto. Ok, ho
baciato Alec e lui
ha baciato me, ma niente più di ciò.
-Niente
Cindy. Mi dispiace ma io e il signorino siamo gli stessi di sempre,
magari ci
sopportiamo un po’ più di prima ma basta cosi.
È normale quello che ha visto
Max, ero attratta da qualsiasi uomo, anche Logan, se lo avessi
guardato.- Non
abbasso lo sguardo anche se ho mentito spudoratamente sul biondo
giornalista, ma non credo di
aver finto su di me e Alec. Non siamo niente, magari
ci sopportiamo più di prima.
-Sembravi
molto convinta l'altra mattina pregandomi di non lasciarti andare con
lui...- Mi
fa notare l’inevitabile, facendomi appena arrossire in volto.
-E
lo ero,
cavolo! Sai quanto ho pregato che ci fossi tu al posto suo quando avevo
la
mente lucida? Era orribile continuare a sperare inconsciamente che mi
dedicasse
uno spogliarello privato.- La faccio ridere per la mia faccia quasi
disgustata
dell’idea e fermamente convinta. Mi passo una mano sulla
fronte come a voler
scacciare quei ricordi.
-E
qui
invece cosa è successo?- Cerco di cambiare argomento, ormai
non so più se
quello che penso e dico sia vero, ho una leggera confusione in testa e
non ho
assolutamente voglia di pensarci.
-Ronde
normali.
Max è tornata ieri mattina molto più tranquilla e
con un Logan stanco ma entusiasta.
Credo che qualcuno si sia goduto
questo momento felino donato da Manticore.- Ammicca sorridendo ancora.
Come se
non fosse bastato sottolineare la parola
“qualcuno”. Ghigno di rimando. Logan e
Max se la meritavano una vacanza, anche se forzata. –Ieri
sera abbiamo accolto
due nuovi transgenici.-
La
notizia
mi fa gola. –Sai chi sono? Di che serie?- Potrebbero essere i
miei fratelli di
Manticore, potrei sapere finalmente che fine hanno fatto dopo che ci
siamo
dovuti separare bruscamente quella notte, potrei dire di aver raggiunto
l’obbiettivo che mi sono imposta prima di arrivare a Terminal
City.
-Non
saprei, forse X6 o X5, in ogni caso hanno sembianze umane e sono
arrivati qui
illesi e senza problemi. Forse si sta spargendo la voce.-
-Credo
che
andrò a cercarli Cindy, potrebbero essere i miei compagni e
sono impaziente di
scoprirlo.- Lei annuisce seria per lasciarmi andare e poi richiamarmi
per
un’ultima battutina. -Comunque devi ancora raccontare a
Original Cindy questi
due giorni pupetta.- La osservo farmi l’occhiolino prima di
sparire dietro un
angolo pronta per cercare i miei nuovi coinquilini.
…
La luna, quella notte, sembrava
ancora più luminosa delle altre volte, come a volerci
indicare la giusta via.
Da quando le fiamme avevano divorato quella che, sin dalla nascita, era
stata
la mia casa/prigione di Manticore, mi soffermavo tutte le volte ad
osservare
quello strano cerchio nel cielo buio, attorniato dalle insignificanti
stelle. I
crateri sembravano più grandi e la luna talmente vicina che,
mi sembrava di
poter allungare una mano per sfiorarla e sentirne la consistenza.
Eravamo fuggiti, eravamo finalmente
liberi, eravamo finalmente padroni della nostra vita e delle nostre
azioni.
Eravamo senza un padrone che ci comandasse eppure non sapevamo dove
andare, ne
cosa fare.
Manticore era stata rasa al suolo da
un incendio che aveva distrutto tutto ciò che in quegli anni
era stato creato,
tranne noi. Inspiegabilmente le porte blindate delle nostre celle si
erano
aperte lasciandoci la possibilità di ottenere la
libertà tanto agognata,
abbandonando quel mondo di terrore e rigidità.
Insieme ai miei undici compagni di
squadra, in pratica la mia famiglia, eravamo fuggiti nel fitto bosco
del Wyoming,
in cui tante volte ci eravamo esercitati, per allontanarci il
più possibile da
quel posto, senza una meta in cui dirigerci. Mentre correvo tra quella
folla di
transgenici in cerca di libertà, aveva visto una splendida
donna in moto che
osservava preoccupata la scena: Max. Da allora ero sicura che fosse
stata lei
l’artefice della nostra via di fuga, colei che aveva
distrutto l’incubo di noi
tutti prigionieri, ci aveva donato quello che lei aveva, per tanto
tempo,
assaporato prima di tornare rinchiusa tra quelle maledette mura.
Le notti successive alla fuga, un
segnale luminoso nel cielo ci aveva ordinato di tornare nei boschi, al
punto di
raccolta d’emergenza, per riorganizzare la gerarchia di
Manticore. Fu in quel
momento che mi resi conto che non ero un bravo soldato. Nonostante mi
fosse
stato impartito un ordine preciso da un superiore, io non volevo
tornare ad
essere schiava di quel sistema. Volevo vivere e far finta di essere una
ragazza
normale.
Non riuscii a convincere i tutti i
miei fratelli. Dopo una violenta discussione ci separammo, non era mai
successo!
Noi che eravamo sempre stati un gruppo unito e compatto ci dividemmo
con una
straziante fitta nel cuore, Manticore ci divise come se volesse darci
un motivo
in più per odiarla.
Ian, Seth, Kurt, Ally ed io eravamo in
viaggio per raggiungere la megalopoli di San Francisco per salvarci,
cominciare
a costruirci qualcosa, portandoci dietro il peso di essere dei
disertori
costretti a guardarci continuamente le spalle e con l’idea di
aver abbandonato
i nostri stessi fratelli. Era Kurt che conosceva San Francisco,
c’era stato in
missione e al suo ritorno, ci aveva raccontato di questa
città fantastica,
colpita anche essa dall’IMP ma diversa. Le persone erano
gentili e il degrado
non era radicato come negli altri posti.
Kurt era quello che aveva viaggiato
di più, non ci parlava mai dello scopo delle missioni
perché non era permesso,
ma passava le ore notturne a raccontarci di città lontane,
di culture
diverse... Ho sempre immaginato che se fosse nato libero, Kurt, sarebbe
stato
un giramondo.
Eravamo sulla strada per San Francisco,
nascosti, affamati, stanchi e sporchi quando ci separarono, quando
costrinsero
le nostre strada a separarsi e non incontrarsi più.
… …
Chi
cerca
trova. Attualmente avrei qualcosa da dire a chiunque abbia inventato
questo s t u p i d o, e ripeto s t u p i d o, proverbio.
Camminare
due ore per i palazzi cadenti di Terminal City non mi ha portato al mio
obbiettivo. Ho conosciuto molti transgenici, fratelli che non sapevo di
avere, altri
mostri per gli umani li fuori. In tutti avverto l’agitazione
e la
preoccupazione per la situazione in cui ci troviamo ma anche, la
speranza e la
felicità di poter essere insieme, vicini gli uni con gli
altri. È strano come
nelle difficoltà, la mente umana riesca a notare le
sfumature della bellezza
dei sentimenti che, in altre occasioni, non considererebbe.
I
due nuovi
transgenici non li ho visti, magari si sono nascosti da qualche parte
per
riposare tranquilli; è una gioia, dopo tanto tempo passato a
stare in
dormiveglia per acquisire un po’ di forze e controllare al
tempo stesso la
situazione intorno, poter finalmente abbassare le difese e lasciarsi
trasportare nel subconscio lieto della tua venuta. Riuscirò
a conoscere più
tardi questi nuovi arrivati, adesso è meglio tornare da
Logan per dargli una
mano sulle iscrizioni.
Fino
ad ora
lui è riuscito a tradurre poco, singole parole che potevano
riassumersi in
salvatore, libertà, abbattere o sconfiggere cose del genere
ma quei simboli
hanno molteplici significati che mutano a secondo del contesto e della
posizione, il che li rendono un vero grattacapo. Alcune informazioni le
abbiamo
avute da Ames White, questo “agente” della setta
del Culto impegnato a farci
fuori e dal fratello J.C. che , a quanto pare, è rinchiuso
in un manicomio
perché sa troppo. Sarei quasi curiosa di vedere questo
White, mi fido
ciecamente di quello che dice Max, per cui lo ritengo un avversario
temibile
anche se stolto e con troppo ego, ma sono incuriosita dalla sua figura.
Possibile che nonostante siamo geneticamente modificati non riusciamo a
fargli
perdere le speranze e lasciarci liberi? No, evidentemente questo
fantomatico
Culto è qualcosa di morboso e chiuso, decisamente chiuso.
Chiude mentalmente i
suoi membri.
Chissà
quando potremmo essere liberi... mi vengono in mente la quattro note di
ieri sera,
il mio inno alla libertà e tutte le emozioni che ho sentito
dentro, tornano
prepotenti portandomi inevitabilmente al sorriso e al buon umore.
Fischiettando
lievemente quella canzone entro nella sala comando dove
c’è Max, Logan, Cindy,
Krit e altri transgenici. Il ragazzo mi saluta sorridente, come gli
altri, ma
più interessato.
-Ehi
Annie,
che fine hai fatto? Ti sei nascosta in questi due giorni?- Lui
è davvero
gentile e affabile. Gli altri non badano troppo alla nostra
conversazione.
-Eh
Krit ho
avuto qualche problemino transgenico da risolvere.- Non mi va di far
sapere
anche a lui che il mio DNA felino è esploso, anche se deve
già intuirlo, a
Manticore non ne parlavano molto ma i ragazzi sapevano cosa ci
succedeva.
-Spero
nulla di troppo preoccupante. In ogni caso se hai bisogno...- Lascia la
fase in
sospeso, molto galante questo transgenico, gli lancio un sorrisetto di
ringraziamento, un po’ mi imbarazza che ci sia tutta questa
gente che mi voglia
aiutare. Non ci sono molto abituata.
-Ah
non so
quanto ti converrebbe Krit, sembra docile e carina ma è una
pestifera megera,
vero pulce?- Ed ecco che è tornato
l’insopportabile super-figo-so-tutto-io!
Alec si avvicina a noi, per poi guardarmi
con quell’aria da saputello, che sa che non sopporto,
aspettando una mia
conferma. Se si permette di mettermi il braccio intorno al collo per
fare
ancora più il figo, lo uccido.
Lo
guardo
malissimo, come è giusto che sia. – Io sarei una
megera? Senti chi parla, il
transgenico più egocentrico del mondo.- Sfoggio,
incredibilmente, lo stesso
sorrisetto che solitamente fa lui, che adesso è appunto sul
suo volto
strafottente. Krit si allontana da noi, tornando a seguire Max e gli
altri che
sono più in la, lasciandoci a battibeccare come al solito.
-Non
mi
sono sentito troppo egocentrico in questi due giorni.- Alza le
sopracciglia
alludendo alla nostra vacanza a casa di Joshua. In un attimo mi passano
alla
mente quelle 48 ore di ripetuti scambi di battute
e giochi. È vero, è stato con me per
darmi
una mano e occuparsi di me a modo suo. Ok 1 a 0 per Alec, ma mi
ritornano in
mente anche le sue parole.
-Ma
se hai
detto tu stesso che ti divertivi a vedermi in difficoltà.-
Gli sorrido spavalda
fissando i suoi bei occhi divertiti dai nostri battibecchi. Imbroncia
sensuale le
labbra facendo finta di pensarci ma c’è poco da
fare... siamo 1 a 1.
-In
ogni
caso, ho evitato che tu dovessi rimpiangere le tue azioni.- Un guizzo
di
soddisfazione gli passa negli occhi. Ha ragione anche questa volta, non
mi sono
comportata coma una pazza scatenata avventandomi sul primo ragazzo
carino che
mi trovavo davanti per poi avere i soliti rimorsi, sono stata segregata
con un
ragazzo transgenico, molto più che carino, ma con cui adoro
litigare, e non mi
sono pentita di niente. –Per cui sei in debito con me, peste.-
Ha
rigirato
la frittata come ha voluto, maledetto furbastro, solo perché
io mi sento in
colpa per averlo allontanato dai suoi affari in quei due giorni. -Mai.
Non
voglio assolutamente essere in debito con te, supermacho.- Ce la
ridiamo
entrambi come dei bambini dispettosi, lui si accarezza in mento
pensandoci un
po’… come se non sapesse già da tempo
quale è il suo fine.
-Allora
per
sdebitarti mi offrirai da bere al Crash, affare fatto?- Ammicca con
quello
sharme che mi fa ridere ancora di più, porgendomi la mano
per suggellare il
nostro patto. Gli stringo la mano decisa, cercando di non badare a
quanto sia
liscia e carezzevole, senza però riuscire a smettere di
fissarlo con una sorta
di sfida negli occhi.
-Ehi
vuoi
due, volete venire o dobbiamo aspettare ancora molto?- Max ci richiama
un po’
alterata. Cavolo, avevo dimenticato tutte quelle persone intorno a noi
e a
quanto pare anche lui, anche se lo nasconde decisamente meglio di me.
Cindy ha
di nuovo quel sorrisetto derisorio mentre ci avviciniamo, senza
toccarci, agli
altri e Alec sdrammatizza con una battuta stupida.
-Mi
dispiace Max ma, questa qui- E mi indica mandandomi su tutte le furie e
ignorandomi per osservare la ragazza sempre più spazientita.
–Si doveva
sdebitare.- E sorride malizioso a me ma, invece, si becca uno
scappellotto. Max
interrompe la nostra discussione prima che essa possa nascere
azzittendoci e
riprendendo a parlare.
–Perfetto anche
violenta.- Lo sento sussurrare
piano e un sorrisetto si increspa sulle mie labbra ignorando, ancora
una volta,
le occhiatine di Cindy. Ma come ho fatto da una semplice chiacchierata
con Krit
ad arrivare ad una bevuta al Crash con Alec?
-Bene,
la
situazione è la seguente: siamo riusciti a sfuggire, almeno
in parte, a White e
alla sue setta di psicopatici, il resto dell’America ho
scoperto che esistono
dei transgenici venuti dal nulla che infestano una parte del
territorio, siamo
riusciti a riunirci e a coalizzarci qui a Terminal City, stando al
sicuro...-
La voce di Max è seria e autoritaria.
C’è qualcosa che la preoccupa, e più
dal
solito, Logan non si allontana neppure di pochi centimetri dal suo
fianco, come
se lei avesse bisogno di protezione.
-Ma
questa
nostra passività non ci porta a nulla. Sono mesi ormai che
siamo rinchiusi qui
dentro, proclamandoci uomini e donne che chiedono la loro
libertà, ma non
stiamo ricevendo nulla. Sono gli altri li fuori, che continuando a
decidere del
nostro destino e delle nostre vita dibattendo tra loro.- Nessuno nella
stanza
parla oltre l’X5, nessuno è distratto, tutti gli
occhi sono puntati famelici
sul capo che con fierezza, sta tenendo un discorso importante per le
nostre
speranze.
-È
giusto
che guardino in faccia la realtà, che diano anche a noi la
possibilità di
parlare e dimostrare da chi siamo stati creati e per quale scopo.
È giusto che
adesso cominciamo a combattere per la nostra libertà e
salvezza. Il mondo non
ci accetterà mai tutti per come siamo, avrà
sempre del timore ma, se impara a
conoscere le diversità che lui stesso ha creato, avremmo
più probabilità di
ricevere ciò che bramiamo. Ci difenderemo e prenderemo anche
noi la parola. Non
sarà semplice, anzi è tutta strada in salita, ma
noi siamo motivati e convinti.-
Max ci guarda uno a uno negli occhi, transgenici e umani ormai tutti
sulla
stessa fragile ma volenterosa barca. Non so cosa troverà in
quello degli altri
ma nel mio sguardo leggerà solo la sicurezza e la speranza
che il suo discorso
mi ha trasmesso, adesso sono convinta che, nonostante tutte le
battaglie che
dovremo affrontare, vinceremo a testa alta la lotta per la nostra
libertà.
I want to
break free…
Anche
gli
altri devono essere convinti come me, dato il sorrisetto rassicurante
che
spunta sulle labbra di Max, il che non può che essere una
cosa molto positiva.
Siamo uniti e l’unione è la nostra arma migliore.
-Ma
fisicamente cosa dobbiamo fare? Oltre a tutte queste belle parole
c’è un
piano?- Mole lo devono aver progettato mischiandolo con del veleno di
vipera
data la cattiveria che si ritrova. Non posso non guardarlo male, cosi
come
Original Cindy e Logan.
-Semplicemente
quello che ho detto, Mole. Parlare. Parleremo con la gente, ci faremo
ascoltare
e conoscere, in parte ci aiuterà Solo
Occhi con il suo bollettino, poi il Detective Clemente ho
cominciato
un’inchiesta su Manticore e ci darà
l’opportunità di farci parlare in pubblico
con la gente.-
-Parlarci
non serve a niente Max, quando vedranno me o Joshua tenteranno di
ammazzarci
ancora prima di lasciarci spiegare qualcosa.-Il transgenico le si
avvicina con
il fucile in spalla e il sigaro puzzolente in bocca.
-Bhè
di
certo presentarsi con quell’aria scontrosa non aiuta. E cosa
dovremmo fare Mole
secondo te? Ucciderli tutti e conquistare il mondo?- Le parole mi sono
uscite
senza riflettere dalle labbra crudeli e velenose, come quelle che ha
usato lui
prima, ma è esattamente quello che penso. Se non crede che
abbiamo una
possibilità, non può condizionare tutto il
gruppo, uniti siamo forti. Capisco
che per i transgenici come lui è più difficile di
quanto possa essere per me ma,
il suo atteggiamento, è troppo negativo e non
porterà a nulla di buono.
Mole
si
volta velocemente verso di me, quasi come se non credesse che avessi il
diritto
di mettere bocca in una questione del genere, per poi avvicinarmi
furioso
caricando il fucile –Ragazzina tu faresti meglio a stare
zitta e andare a
giocare a come-è-bello-il-mondo
da
qualche altra parte invece che restare a sentire le conversazioni delle
persone
mature.-
Mentre
si
avvicina, Joshua e Logan cercando di impedire la sua avanzata per paura
di una
scontro mentre Cindy e Krit si sono schierati vicino a me ed Alec si
è messo davanti,
dandomi le spalle, allungano un braccio verso il transgenico. Tutti gli
altri
si sono avvicinati allarmati dalla situazione, cercando di calmare gli
animi.
L’unica che non è intervenuta è Max che
continua a guardare la scena senza
esprimersi.
-Vuoi
venire a giocare con me? Ti farebbe bene.- Continuo a provocarlo
facendolo
arrabbiare ancora di più. Mi ha fatto innervosire, mi ha
dato della bambina e
dell’immatura, ma sono un soldato proprio come tutti gli
altri. La
colluttazione di Mole dura ancora un po’, io non indietreggio
ma cerco di far
spostare Alec che è sulla nostra traiettoria.
-Cavolo
peste cerca di stare un po’ zitta, lo sai che è
suscettibile.-
-Ok,
adesso
basta.- Max è intervenuta e tutti si sono azzittiti e
fermati. –Potete
continuare a litigare e vedere chi dei due ha la meglio ma sta di fatto
che
occorre fare qualcosa, e qualcosa faremo.- Posa gli occhi su di me, non
è
arrabbiata, magari scocciata dalla piccola commedia. Si rivolge poi al
mio
“sfidante”. –Mole non è facile
ma occorre farlo, la gente deve conoscere il tuo
aspetto per poterti accettare. Fino ad ora non abbiamo fatto nessuno
sbaglio, spero
che anche questa volta non succeda. Adesso andate, vi farò
sapere quando saprò
altro.- Mette fine ad ogni tipo di discorso con la sua
autorità.
Mole
mi
lancia un’altra brutta occhiata sputando il suo sigaro a
terra ancora risentito
e si allontana velocemente con Joshua che lo segue salutandoci con la
mano. Max
sta per andare via con Logan. –Max scusami, io...-.
La
ragazza
non mi da il tempo di finire la frase che, sinceramente non so come
avrei
continuato comunque, e mi sorride rassicurante. –Non
preoccuparti Annie è
l’effetto-Mole, prima o poi lo devono avere tutti. Anche io
alcune volte mi
devo trattenere dal prenderlo al calci.- E insieme al suo ragazzo se ne
va via
come altri transgenici che sono li. Io, però, ho ancora
l’adrenalina il circolo
per la lite di prima e star ferma proprio non mi va, ma Original Cindy
mi
preclude il passaggio sorridendomi nel suo modo strano.
-Brava
pupetta, era da un po’ che nessuno diceva niente a quello
sbruffone, era ora
che si ricordasse che esiste la speranza.- Le sorrido anche io, ma Krit
non è
proprio di questa opinione, si sposta vicino a noi ancora un
po’ in tensione.
-Magari
la
prossima volta ricordati che lui è 100 kg più di
te.-
-E
allora?
Lo avrei steso comunque.- Quanto sono sbruffona. Mi ricordo quasi
qualcuno, che
ovviamente non se ne poteva stare zitto o essere già andato.
-Oh-oh
questa l’avrei voluta vedere pulce, seriamente. Tu che stendi
quel tizio,
magari in una gabbia.- Si porta la mano al mento come quando fa finta
di
pensare. –Potrei tirarci su un po’ di soldi.-
-Fai
poco
il simpatico transgenico malandato, posso mettere anche te al tappeto.-
A
Manticore ero costretta ad allenarmi con altri transgenici molto
più grossi
fisicamente di me. Cindy guarda la scenetta divertita mentre Krit
è perplesso, ma
non si intromette. Alec invece è scoppiato a ridere a
crepapelle, tanto che gli
escono le lacrime dagli occhi. Scettico come sempre, ha proprio bisogno
da una
bella batosta.
-Ridi
pure
quanto vuoi sbruffone, adesso vedremo che ha il diritto di ridere.- Gli
sorrido
malefica per poi girarmi verso i due spettatori.- Krit, Cindy ci fate
da
testimoni? Altrimenti il signorino qui.- Lo indico appena mentre lui
cerca di
riprendere il contegno senza credere per nulla che ci batteremo.
–Potrebbe
sentirsi troppo umiliato e dire in giro che ha vinto lui.- Faccio
l’occhiolino
alla ragazza.
Alec
alle
mie parole si lamenta con un –Ehi non sono mica un bugiardo.-
che ignoro
palesemente per ascoltare Krit che si defila un po’
risentito.
-Non
mi
dispiacerebbe vedere Alec che prendere una bella sconfitta da te Annie,
ma devo
andare via, Syl mi aspetta già da un po’.- Il mio
sfidante non è troppo
contento per l’affermazione dell’amico ma cerca di
non darlo troppo a vedere.
Doppiamente sbruffone. Sorrido mentre mi giro verso Cindy.
-Pupetta,
Original Cindy doveva essere alla Jam Pony un’ora
fà, Normal farà la sua solita
ramanzina anche oggi.- Mi guarda un po’ dispiaciuta e si
allontana verso il
corridoio dove è passata anche Max nella sua maniera sicura,
senza voltarsi
indietro.
-Ok
saremo
senza testimoni ma ti batterò ugualmente, e mi aspetto che
tu non bari.- Gli
punto un dito, per ammonirlo, contro il petto cercando di guardarlo
nella
maniera più truce che mi riesce, ma con scarsi risultati. La
sua faccia semi
indignata mi fa ridere.
-Ehi
pulce
ma con chi credi di parlare? Chi ti ha detto che lotterò con
te? Sei una
donna.- Esagera volutamente il tono di voce sull’ultima
parola alzando le mani
come in segno di resa e fissandomi ostinato.
-Alec
hai
voglia di prendermi in giro?- La sua farsa non dura con me.
–Vorresti farmi
credere che sei un gentiluomo e non hai mai combattuto con una donna? E
poi,
mio bel transgenico malandato, io sto dicendo che dobbiamo lottare per
allenarci, non ti propongo un duello all’ultimo sangue.- Lo
osservo scettica e
per la prima volta vedo Alec quasi imbarazzato, cosa che scopro, mi
piace
moltissimo. Mi osserva di sottecchi sempre con il volto imbronciato
prima,
finalmente, di aprirsi e prendermi per un braccio dirigendomi da
qualche parte.
Io le seguo senza indugi.
-Sei
una
malefica megera, pulce.- Sussurra sottovoce ma prima che io possa
replicare lui
alza la voce e saluta Krit che è rimasto in disparte a
seguire la nostra
conversazione. Cavolo io me ne ero proprio dimenticata. Gran bella
figura. Mi
volto verso di lui continuando a camminare e gli lancio una sguardo di
scuse
alzando la mano per salutarlo.
È tutta
colpa di Alec. Come al solito.
--- Autrice ---
Buongiorno o buonsera mie
care...
Vi chiedo nuovamente scusa per
il ritardo colossale con cui posto questo nuovo capitolo, Natale mi ha
travolto portando con se un magnifico, quanto inaspettato, regalo. Sono
stata lontana da casa per ben un mesetto intervallato da un piacevole
viaggio oltre oceano, in cui sono riuscita a realizzare il
più grande sogno della mia vità. Ebbene si, New
York City è la città più bella su sui
i miei giovani occhi si sono posati e, in più, mi ha
permesso di conoscere il mio sogno di sempre. Ma non siamo qui per
discutere di questo.
Bene, parlando del capitolo,
devo ammettere che le idea sono rispuntate nel mio cervellino
[sarà stata l'aria secca della grande Mela] e finalmente
riesco a vedere più nitidamente l'evoluzione della
resistenza transgenica in atto. Il discorso di Max è stato
una piccola anticipazione sugli eventi futuri. Personalmente sono
fermamente convinta che la violenza non porti a nulla e che il dialogo
e i fatti siano l'unico modo per far aprire veramente gli occhi al
mondo. Ovviamente gli scontri ci saranno perchè il
Culto deve portare a termine la sua missione e non si può
permettere che dei miseri transgenici mandino a monte i loro piani
secolari, ma cosi stò svelando troppo.
Sono certa che lo abbiate
capito ma voglio avvisare che il paragrafo scritto in corsivo sono i
pensieri della protagonista riguardante le notti in cui era ancora con
il suo gruppo, vi permette di conoscere i suoi fratelli senza
però approfondire gli avvenimenti. Ho un'idea ben precisa
sul volto che dovrebbero avere i componenti del gruppo di Annie e, se
vi va piacere e siete interessate, potrei condividere con voi le idee
mostrandovi le foto delle persone a cui li associo. Questo dipende da
voi quindi aspetto un vostro cenno.
Mole se non si dimostra
antipatico non è lui ma con Annie ha trovato del filo da
torcere. Original Cindy resta sempre una delle mie preferite e credo di
averlo dimostrato apertamente. Prossimamente potrete leggere
dell'allenamento dei nostri principali personaggi che
porterà alcune sorprese.
Spero sinceramente che il
capitolo vi sia piaciuto e che, dopo un mese di attesa, non abbia
deluso alle vostre aspettative. Aspetto con ansia i vostri
più sinceri commenti. Ringrazio profondamente ogniuna di voi
che commenta, o leggere solamente, la storia.
Inoltre è dovereso
ringraziare Aia Cullen,
FedeV e flory2710 che hanno
commentato lo scorso capitolo con magnifiche parole di approvazione.
Grazie Girls!
Bene adesso vi lascio!! A
presto...
Bye^^
Cartina di Seattle -> qui.
|
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Capitolo 10 *** 10. The fight ***
I want to break free
I want to break Free
They designed her to be the perfect soldier...
a human weapon... then she escaped.
In a future not far from now... in a broken world...
she is haunted by her past.
She cannot run, she must fight... to discover her destiny.
10.
The fight
“Se un uomo non è disposto a
lottare per le sue idee,
o le sue idee non valono nulla,
o non vale nulla lui.”
Erza
Pound
Alec mi sta letteralmente
trascinando tra i corridoi dell’edificio di Terminal City
alla ricerca di una sala libera dove poter combattere per esercitarci,
dopo aver lasciato Krit con la bocca spalancata nel quartier generale.
La sua falcata è lunga e fiera ma non devo fare troppi
sforzi per stargli dietro mentre la sua stretta alla mia mano non
diminuisce.
-Stai tranquillo Alec, non ti
prenderò troppo in giro dopo averti battuto.- Lo prendo un
po’ in giro cercando di convincerlo a combattermi seriamente.
Lo vedo ghignare e si gira per mostrarmi i suoi occhi luminosi.
-Sei davvero magnanima pulce
ma non credo che ce ne sarà bisogno.- Quel ghigno
strafottente sul suo volto comincia a piacermi più del
lecito, lo fa apparire cosi sicuro e determinato e non è
cosi che lo devo vedere.
-Se lo dici tu.- Non posso
trattenermi dallo sghignazzare. Dopo aver cercato un po’
troviamo una stanza ampia ma sudicia, poco illuminata dalla luce
artificiale ma dotata di corrente elettrica, non ci sono colonne
portante tranne due speculari nel pezzo, la puzza di umido e di chiuso
mi invade subito le narici sostituendosi al buon profumo di Alec.
Meglio cosi almeno riuscirò a concentrarmi.
Ci allontaniamo
l’uno dall’altro in direzioni opposta per poter
pregustare quei minuti prima della lotta ma quando ci voltiamo siamo
perfettamente pronti. Rientro nello stato mentale che ho acquisito a
Manticore e tutti gli insegnamenti mi ritornano a galla prepotenti,
sono un soldato adesso.
Posizione di difesa la
mia.
Posizione d’attacco
quella di Alec che ha il volto estremamente serio, sicuro e
indubbiamente affascinante.
Il primo a muoversi
è lui.
Con velocità tale
che l’occhio non modificato non percepirebbe, mi è
di fronte scaricandomi una serie di colpi forti e precisi. Pugno destro
alto, pugno sinistro laterale. Paro le raffiche con poca
difficoltà e a mia volta rispondo in ugual modo cercando di
colpirlo, un pugno gli giunge al petto e Alec indietreggia ma nel farlo
mi da un calcio che mi fa dolere appena la gamba destra.
Indietreggiamo entrambi
cominciando a girarci intorno con la guardia alta fissandoci per
studiarci. Non siamo Annie e Alec adesso, ma due soldati che si
affrontano e non nessuno dei due ha intenzione di perdere.
Fulminea allungo la gamba per
tendergli un calcio altezza cosca ma vengo parata e devo stare attenta
ad un pugno ben piazzato sotto l’occhio, mi abbasso e scatto
di lato per fare un salto laterale dandogli un altro calcio senza
risultati.
L’adrenalina mi
scorre in circolo potente, mi sento in grado di poter scalare una
montagna a mani nude in pochi minuti ma sono costretta a schivare un
altro pugno di Alec seguito da un calcio che riesce, però,
ad andare a segno. Le membra tese accusano la botta.
Due pugni sferrati con forza e
bloccati alle sue braccia mi portano a pochi centimetri dal suo volto,
riesco a colpirlo con la mano meno fissata in faccia con violenza, Alec
fa un mezza giravolta dal suo lato sinistro per attutire la botta.
Quando riposa gli occhi sui miei sono ancora più serie e
determinati di prima mentre si sfiora con il dorso dell’arto
la parte offesa come per voler allontanare il dolore e sferrarmi due
calci a diversa altezza che paro con il ginocchio sinistro.
Un altro calcio, alto questa
volta, mi basta abbassarmi ed è costretto a finire la mezza
giravolta, lasciandomi il tempo e il modo di piantargli un bel calcio
nel suo bel sedere come era parecchio che volevo darglielo. Questa
volta il suo sguardo è davvero furioso e lo rende
incredibilmente bello in posizione d’attacco, i pugno
sollevati a proteggere il petto che si alza e si abbassa più
frequentemente, il corpo teso posto di sguincio, i capelli morbidi che
cadono scomposti sugli occhi furenti.
Alec si lancia addosso
tirandomi un’altra scarica di potenti e veloci pugni in ogni
direzione , sono costretta a cercare di pararli e indietreggiare
contemporaneamente lasciando, però, che un pungo mi colpisca
sullo zigomo che brucia ma non posso pensarci perché devio
all’ultimo minuti la sua mano sinistra con entrambi le mani
lasciando scoperta la mia difesa. Mi agguanta violentemente il collo,
con la mano sinistra premo sul braccio per far allentare la stretta ma
già si sta allontanando dal collo come se si fosse reso
conto solo in quel momento che, con quella mossa, avrebbe potuto farmi
male. Errato. A Manticore ci hanno insegnato a fruttare qualsiasi
momento di debolezza.
Para il pugno che parte dal
mio braccio destro e non vede l’altro che va a segno ma al
successivo si abbassa e mi tira un potente calcio in pieno stomaco, mi
sento sollevare da terra e il mio corpo, già offeso, finisce
contro una colonna in calcestruzzo dietro la nostra area di
combattimento. Non mi dà il tempo di reagire che ritorna
all’attacco con altri pugni, non mi resta che evitarli
fuggendo a sinistra e mettendo spazio tra noi.
Siamo di nuovo al punto di
partenza, uno di fronte l’altro a studiare la prossima mossa.
Ad avanzare, questa volta sono io con dei calci tirati mentre spicco un
salto verso di lui che è costretto a fermarmi con
l’ausilio degli arti superiori e cerca di andare a segno con
una gomitata al mio atterraggio. Riesco a schivarla abbassandomi ma
Alec mi passa oltre saltandomi sulla schiena e tirando un calcio che,
per fortuna, mi manca di pochi centimetri; afferro il suo braccio e con
un forza lo faccio volare sopra la mia testa e finire di schiena per
terra ai miei piedi. Per bloccare il suo colpo indolenzito dalla caduta
mi siedo sulle sue anche osservandolo respirare un po’
affannosamente sorridendo e pregustando la vittoria.
Altro errore.
Mai dare per scontato che
l’avversario sia stato sconfitto. Ricordo ancora Lydecker
camminare per i banchi a cui eravamo destinati e ripetere le sue regole
di guerra. Un tormento psicologico.
-Sei molto carina in questa
posizione- Alec straiato sul pavimento sotto le mie gambe ammicca
spudoratamente, guardandomi maliziosamente. Ha abbandonato la dura
faccia da soldato, non meno intrigante di quella del solito sbruffone.
-E tu sei morto in questa
posizione.-Replico accennando un sorrisetto che non mi riesce
assolutamente difficile senza spostarmi minimamente dalla mia
posizione. Ci servono pochi secondi per recuperare le forze spese.
-Sicura?- Leggo la sfida negli
occhi verde brillanti che lo allettano e mi metto in allerta
aspettandomi la sua mossa che non tarda ad arrivare, muove le gambe
verso l’alto per spingermi oltre di lui ma, con
velocità, mi alzo dal suo corpo per vederlo alzarsi con un
semplice colpo di reni e, sorridente, tornare in posizione
d’attacco.
Si abbassa e allunga la gamba
destra sferrandomi un calcio, lo salto facilmente ma a lasciarmi
schiena a terra è il secondo che mi colpisce sotto il
ginocchio quando atterro dopo l’elevazione. La botta non mi
fa male quando il sorrisetto da spaccone che gli leggo sul volto.
Maledetto, vuole dimostrarmi che può fare benissimo quello
che io ho fatto a lui. Bene, allora.
Con un colpo di reni sono in
nuovo di fronte la sua figura. Mi avvicino velocemente cercando di
colpirlo più volte con il pugno destro senza andare a segno,
ma lo schiaffo dal braccio sinistro dall’alto verso il basso
non se lo aspettava e accusa il colpo. Toccherebbe a me sorridere
questa volta ma non ne ho il tempo. Alec salta unendo i piedi e
unendoli in aria all’altezza della mia testa, indietreggio
osservandolo ritoccare terra per dover far i colti di un mio calcio
girato che riesce a parare. Un altro pungo e salto oltre di lui per poi
correre verso il muro, Alec mi insegue e quando, con un salto
all’indietro grazie all’ausilio del muro, gli
sferro un altro calcio in aria non riesce a fermarmi. Ha un evidente
segno rosso sotto l’occhio sinistro che si potrebbe gonfiare
se non ci mettiamo subito del ghiaccio ma, nessuno dei due è
disposto ad abbandonare il combattimento. Anche questo ci è
stato insegnato a Manticore.
Ritorna alla carica con
diversi calci sempre più potenti e un altro pugno mi sfiora,
bruciandomi appena la pelle, mentre mi sposto trovandomi più
vicina al suo corpo, continuiamo con i pugni finché Alec non
mi afferra un polso e cerca, tenendomi ferma, di darmi un calcio nel
fianco destro, lo schivo e finisco alle sue spalle, un calcio nei
legamenti del ginocchio lo fa cedere e cadere in terra mentre a mano,
che ancora aveva stretta nella sua, con tutto il braccio non lo stringe
al collo immobilizzandolo.
Adesso la partita e chiusa, in
meno di due secondi potrei ucciderlo spezzandogli il collo e neppure se
ne accorgerebbe, si divincola un po’ mugugnando qualcosa per
poi abbandonare e decretare la mia vittoria.
-Ok pulce.- Respira
affannosamente e non sento del risentimento nella sua voce. Immaginavo
che, come minimo, si sarebbe sentito offeso perché vinto da
una donna, seppur transgenica oppure risentito nell’orgoglio,
ma invece no. Non posso non accennare un lieve sorrisetto, allentando
la presa dal suo collo e togliendo il ginocchio puntato di traverso per
tener ferme le sue gambe, allontanandomi dalla schiena del transgenico
per fare una piccola piroetta e ritrovarmi di fronte il suo viso, anche
io a mezz’altezza.
Non è affatto
deluso o amareggiato, ha ancora l’espressione seria e
affascinante di prima ma il suo sguardo è diverso, so che
non mi ha fatto vincere ma quasi mi dispiace non poter continuare a
misurarmi con lui e riprendere a mettere in contatto stretto i nostri
corpi in quella maniera inusuale. Mi aspetto una battuta, una
frecciatina ma non esce alcun lamento dalle sue labbra rosee, continua
solo a guardarmi intensamente e poi, come se nulla fosse, sorride e le
cose tornano normali. Avevo temuto che fosse deluso o indignato per la
mia performance o la sua. Eppure le cose non sono tornate completamente
normali, di solito non c’è tutta questa carica
elettrica tra di noi o almeno non è cosi palese, se volessi,
potrei respirare l’aria d’attrazione che
c’è nei pochi centimetri che ci separano.
Alec ha un livido appena
accennato sotto il rossore causato dal mio pugno ma, non credo sia per
questo che i suoi occhi sono cosi intensi e brillanti, la pelle
così liscia e distesa, i suoi capelli cosi scomposti e
invitanti. Faccio l’errore di respirare profondamente e tutto
il suo odore, reso ancora più intenso dalla colluttazione, e
misto all’essere di uomo mi stordiscono la testa; neppure mi
accorgo che sto sorridendo apertamente anche io quando gli poso
lievemente una mano sulla guancia per accarezzargli la parte offesa
senza procurargli dolore.
È un attimo, e
un’altra promesse viene soddisfatta.
Due nell’arco della
stessa giornata.
Due, una a poche ore di
distanza e le labbra morbide e dolci di Alec sono posate sulle mie,
intente a rimarcarne il contorno, che non aspettavano altro. Solo ora
mi rendo conto di quando mi sia mancata la loro morbidezza e gentilezza
mentre tentano di schiudere le mie che, come richiamate ad un troppo
lieto dovere, si aprono immediatamente permettendo alle nostre lingue
di ritrovarsi festose. Mi sento elettrizzata e nello stesso tempo in
sue balia, il cuore sembra fare gli straordinari cosi come non li ha
dovuti fare durante il combattimento e il corpo sembra non volere
più rispondere agli stimoli che non siamo incentrati su di
lui.
Con esigenza porto le mani tra
i suoi capelli per poter finalmente immergerci sentendo le sue mani
calde e forti posarsi sui fianchi per accarezzarli possessivi,
mandandomi in estasi alla percezione delle sue dita sulla pelle nuda
lasciata libera dalla maglietta rialzata appena.
Un potente calore sento
crescere nella parte inferiore dello stomaco e non riesco a fermare un
brivido e un fremito quando la sua lingua, ancora più
possessiva, si fa più invadente imponendo la sua presenza ed
il magnifico sapore alla ricerca sempre maggiore del mio. Questo
ragazzo non l’hanno creato per fare il soldato ma per
baciare. Non può essere semplicemente umano il modo in cui
lo fa. A Manticore ci hanno insegnato a trattenere il respiro
sott’acqua per molti minuti, ed è
l’unica cosa giusta che ci hanno insegnato, perché
ci permette di baciarci molto più a lungo e molto
più profondamente senza dover ricercare l’ossigeno.
Quando le sue labbra si
allontanano dalle mie per dedicarsi a mordicchiare languido il mio
labbro inferiore non riesco a trattenere un lieve gemito che mi sembra
lo faccia sorridere appena e tornare a capofitto sulla pienezza della
mia bocca. Le sue mani si muovono lente sotto la mia maglietta
accarezzando dolcemente la parte bassa della schiena senza troppo osare
e lasciando tracce incandescenti lungo la pelle morbida. Le sue spalle
sono tremendamente salde e forti ma rilassate e magnifiche da
percorrere con le dita.
Quando si allontana sento
subito il gelo poggiarsi sul calore lasciato dalle sue labbra e
realizzo che abbiamo passato svariati minuti per terra, in ginocchio,
uno di fronte all’altra a baciarci, nel bel mezzo di una
stanza vuota e puzzolente, nel cuore di Terminal City, con svariate
entità di esseri umani in giro. Ma non me ne preoccupo. A
dire il vero, adesso non mi preoccupo proprio di nulla, troppo
assuefatta da questa goduria per pensarci.
Non so cosa possa leggere nel
mio volto ma continua a fare quel suo magnifico sorrisetto e gli occhi
sono limpidi di pensieri o conseguenze. Ed è
straordinariamente bello, anche con un rosso violaceo accennato
rigonfiamento sotto l’occhio.
-Sei stata davvero brava
pulce.- Anche il suo tono di voce mi condiziona adesso, è
cosi sincero e puro. Gli sorrido ancora, tornando a sfiorargli la
guancia.
-Anche tu non sei stato male,
mi aspettavo di peggio da un transgenico malridotto.- La sua risata
è pura musica per le mie orecchie ma il livido lo porta ad
accennare una smorfia di dolore che non mi sfugge.
-Dovresti metterci del
ghiaccio li sopra se non vuoi trovarti una pallina da tennis sotto
l’occhio.- Anche lui ci passa una mano, in maniera
più rude per testare l’entità del danno.
-Non ci sei andata leggera,
eh?!- Ritorna a prendermi in giro in quel modo infantile che
contraddistingue il nostro rapporto eppure non inadatto a tutta
l’atmosfera che si è creata.
-Era quello che volevi, anche
tu non ti sei contenuto.- Il fianco appena sotto la sua calda mano
ancora appoggiata a me duole appena, ma non so se è per la
botta o per la mancata carezza che mi potrebbe elargire. Eppure quando
mi ha stretta al collo, prima che gli forzassi la mano, aveva
già cominciato ad allentare la presa. –Almeno, non
sempre.- Cerco di fargli uno sguardo intimidatorio per ricordargli il
gesto ma non mi riesce molto bene. Sarà per quelle belle
fossette che, solo adesso ho notato, gli si fanno ai lati delle guancie
quando sorride.
Il trillo di un cerca persone
ci distrae dalla nostra piccola ampolla protetta dal mondo, Alec si
alza e va a controllare l’aggeggio lasciato vicino la giacca
nei pressi nell’aria di combattimento, anche io mi alzo ma
non lo seguo, osservo da lontano i suoi gesti. Ci siamo baciati ancora,
per la terza volta, e questa volta non ci sono ormoni felini che hanno
agito. Ci siamo baciati e subito dopo non si è allontanato
dalla stanza lasciandomi solo il suo sapore e impregnate odore addosso.
Questa volta ci siamo baciati e potuti specchiare l’uno negli
occhi dell’altro e parlare semplicemente, come Annie e Alec,
come le solite persone che siamo.
Siamo semplicemente noi e non
ci sono conseguenze alcune.
Alec mi distrae dai miei
pensieri annunciandomi che Max ci cerca, o almeno cerca lui, per cui
dobbiamo ritornare al quartier generale e sentire le nuove dritte del
capo. Alec ritorna vicino a me con la giacca indosso e il cerca persone
in mano pronto a tornare indietro, non mi resta che prendere il mio
giubbino e seguirlo.
-Ah peste, con questo siamo a
quota due birre.- Mi indica il livido sotto l’occhio
facendomi scoppiare a ridergli in faccia.
-Facciamo cosi Alec, ti va una
sfida?- Ed ecco la sua lampadina accendersi nel cervello, la vedo
chiaramente dalla luce che emanano i suoi occhi. Ah gli uomini, non
saprebbero mai dire di no a una competizione. Eppure con tutte le botte
che si è beccato adesso dovrebbe aver imparato.
-Certamente pulce.- Ovviamente
no, non ha imparato. Come non imparerà mai a chiamarmi in un
modo più appropriato, magari con il mio nome.
-Sono pronta a scommettere che
perderesti anche in una sfida di bevute.- Siamo stati progettati in
modo tale da poter reggere molto meglio di un normale umano
l’alcool, ma in una sfida tra transgenici è una
gara alla pari. E penso di poter vincere anche questa. Gli allungo la
mano per suggellare la scommessa. Non tituba neppure un secondo ad
avvolgere e stringere la mia.
-Non prenderci
l’abitudine piccola peste.- E subito mi rendo conto di aver
peccato di superbia, questa sfida sarà più ardua
di come la prospetto.
…
-Uuh Alec chi è
stato il genio a combinarti in questo stato?- L’entusiasmo di
Max nel vedere il sotto dell’occhio del transgenico ha un che
di divertente, non trattengo un accenno di sorriso mentre il soggetto
principale della domanda mi fulmina con gli occhi riservando, poi, un
sorrisetto falso all’amica.
-Voi donne transgeniche siete
tremende.- Max e Original Cindy mi guardano fiere, anche se
l’ultima un po’ sorpresa, mentre Logan sorride e
Joshua smette di dipingere per osservare il livido della questione.
-Almeno lei non ha colpito
sotto la cintura.- Alec non perderebbe la sua vena sarcastica neppure
se fosse in fin di vita, ne sono certa. Anche Krit, Syl, Damon, Mole e
altri mutanti si uniscono all’interesse per vedere
l’occhio nero del transgenico.
-Andava fatto! Tu sei talmente
avaro che non volevi smettere di lottare e qualcuno doveva fermarti per
il bene comune.- Max sorride lanciando qualche sguardo
d’intesa a Logan –Per non parlare del tuo ego
smisurato dopo aver sconfitto delle nullità.- E questa volta
mi riserva un occhiolino. Mentre loro continuando a chiacchierare del
nulla mi avvicino a Tobi, il transgenico dalla pelle bianca creato per
le missioni nell’antartico che è piazzato davanti
il solito congelatore aperto per trovare refrigerio, lui è
un gran bel tipo, decisamente molto socievole.
-Ehi Tob, riesco a rubarti un
po’ di ghiaccio?-
-Solo se mi dici che sei stata
tu a ridurre cosi quel povero Alec.- Anche lui è divertito
dalla situazione e a quanto pare non è il solo. Alzo le
spalle sorridendo prendendomi il merito del loro divertimento. Il
transgenico prende una bustina e lo carica con dell’acqua
congelata per passarmelo.
-Te lo sei meritata ragazza.-
Mi sorride concedendomi una pacca sulla spalla, è ancora
legato alle usanze di Manticore o forse solo alle usanze maschili ma
gliene sono grata, la sua pelle è freddissima e il solo
contatto mi fa venire dei leggeri brividi.
Porto il sacchetto ad Alec
piazzandoglielo sotto l’occhio e sgonfiare
l’accennato grumo che si potrebbe formare mentre Max ci
informa sul perché ci ha richiamati.
-Luke ha intercetto gli uomini
di White.-
-Oh bene è tornata
in campo la confraternita. La loro festicciola serpentesca
sarà finita.- Krit cerca di fare del sarcasmo facendoci
ridere ma sappiamo tutti che la situazione è tornata a farsi
bollente per noi. Con White e i suoi uomini in giro, la vita per noi
transgenici torna ad essere pericolosa. Difatti...
-Forse hanno catturato uno dei
nostri e stanotte lo trasferiranno da qualche parte dove
sarà impossibile rintracciarlo ancora, per cui dobbiamo
agire. Ci serve la solita squadra di recupero.- Il tono da capo di Max
non accetta repliche. Questo vuol dire che stanotte andranno a
riprendere un altro fratello sfuggendo alle mani di quella setta di
pazzi. La situazione non mi piace ma è quello che occorre
fare e nessuno si tirerà indietro. Come hanno salvato me da
una banda di cacciatori, salveranno qualcun altro, magari uno della mia
squadra.
-Bene.-
I transgenici si spargono
preparandosi a fare il loro dovere o magari controllare le moto per
l’azione notturna, io mi avvicino a Cindy e Max che hanno
ripreso i loro discorsi.
-Max che ne dici se mi
aggiungo alla squadra di soccorso?- Schietta e diretta, con lei sono
inutili i giochi di parola e poi è quello che mi preme di
più in questo momento. Voglio sentirmi utile veramente, non
che non lo sia ma l’azione è quello che mi
aiuterebbe di più.
Lei mi osserva con quei suoi
giganti occhi marroni scuri per poi sospirare. –Mi dispiace
Annie, capisco la tua voglia di intervenire ma più siamo,
più ci sono probabilità di farci scoprire.- Il
suo tono è dispiaciuto e sono certa che lo fa per il bene di
Terminal City ma la sua risposta un po’ mi brucia dentro.
-Ok tranquilla.- Sono
rassegnata ma non perdo le speranze e loro lo devono intuire.
-Certo che se la per la prossima volta ti trovassi una moto e ne
avresti ancora voglia, si potrebbe fare qualcosa.- Speranza che
continua ad accrescersi. Le sorrido, la prossima volta ci
sarò anche io nel gruppo.
-Bel lavoro pupetta con il
transgenico.- Original Cindy cerca di cambiare discorso indicando con
gli occhi il povero Alec con il ghiaccio ancora premuto sotto
l’occhio. L’amica se la ride ancora osservandolo e
neppure io mi trattengo troppo.
-Era arrivato il momento di
darglielo davvero due bei calci nel sedere.-
-E quanta soddisfazione
dà!- Max sembra proprio parlare per esperienza.
--- Autrice ---
Saluti.
Volevo scusarmi per il ritardo
con cui aggiorno questa storia...
ma per una volta, non
è stata colpa mia. Il pc ha deciso di rompersi
irreparabilmente ed io, imballata con gli esami e quant'altro, non sono
riuscita a trovare un computer da cui aggiornare.
Questo capitolo e il prossimo
sono stati scritti parecchio tempo fà, per questo, spero di
poterne inserire uno nuovo già lunedi cosi da sfruttare
ancora un pò questa postazione interent.
Successivamente non so come
fare, ma spero di trovare un modo, o magri un nuovo pc finalmente!!
Bene, con questa piccola
anticipazione vi lascio.
Spero
sinceramente che il capitolo vi sia piaciuto.
Aspetto con ansia i
vostri più sinceri commenti.
Ringrazio profondamente ogniuna
di
voi che commenta, o leggere solamente, la storia.
A presto...
Bye^^
Cartina di Seattle -> qui.
|
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Capitolo 11 *** 11. New Entry ***
I want to break free
WARNING:
questo
è il secondo capitolo che pubblico in tre giorni.
Assicuratevi
di aver letto l'altro prima di cominciare il nuovo.
Buona
lettura!
I want to break Free
They designed her to be the perfect soldier...
a human weapon... then she escaped.
In a future not far from now... in a broken world...
she is haunted by her past.
She cannot run, she must fight... to discover her destiny.
11.
New entry
“Gelosia, infinita incertezza di se
stessi."
Ormai
sono parecchie ore che il gruppo è uscito per la missione di
salvataggio, si sono fatti sentire via radio prima
dell’operazione ma da allora, nessuna traccia e questo non ci
rassicura.
Per nulla.
Luke
trasmette a me, Logan, Joshua e chiunque sia interessato, qui alla
centrale generale, i poco frequenti aggiornamenti avuti per lo
più dalle guardie di White. Quando il sole ormai era calato
da
parecchio e la luna splendeva sul cielo di Seattle Max, Alec, Krit, Syl
e altri due transgenici si sono allontanati rombando dal cancello dei
sotterranei diretti all’uscita nel settore 5 pronti al
salvataggio. Non sappiamo bene il numero degli uomini che hanno dovuto
stendere, le politica è sempre la stessa, non uccidere se
non
è strettamente necessario. Ho visto Logan lasciare una dolce
carezza sulla guancia della sua ragazza ammonendola con uno
“stai
attenta”; avrei voluto dire anche io ad Alec di non fare il
solito spaccone e tornare tutto intero a casa ma non mi sembra
assolutamente il caso. Ma lui ha pensato, ancora una volta, a tutto.
Mi
è venuto vicino, con il suo solito modo sicuro e
intraprendente
e, senza sforarmi o toccarmi in alcun modo, mi ha fissato facendomi
sentire ancora più esposta di quando possa fare una carezza,
dicendomi che lo nostra sfida veniva solo rimandata a domani, ne potevo
essere certa. In più mi ha tirato su il morale dicendo di
allenarmi che questa volta non avrei vinto cosi facilmente come poche
ore prima.
Eppure
io e Logan siamo ancora qui, nel cuore del nuovo giorno, aspettando che
il gruppo di salvataggio ritorni a Terminal City con un nuovo membro a
farci compagnia, ho smesso anche di sperare che sia uno del mio gruppo
ma solo che gli altri tornino presto.
L’attesa mi uccide.
Anche
a Logan fa questo effetto, si vede dal modo scomposto in cui sta chino
sulla sedia, continuando a tamburellare la penna su appunti delle
scritte di Sandeman sulla pelle della sua ragazza e a come, ogni volta
che la trasmittente fa un rumore, il suo viso scatta preoccupato.
Invece, io me ne sto seduta
sul divano ferma e immobile, aspettando.
Non
credevo che l’attesa potesse logorare così tanto i
miei
nervi e la preoccupazione fare capolinea cosi prepotentemente. Quando
eravamo dei prigionieri di Manticore il nostro unico obbiettivo era di
preoccuparci per la nostra vita, e ancora di più per la
base, ma
solo se ci davano l’ordine di farlo. Tutti i sentimenti,
anche
quelli più flebili, in quel posto venivano controllati e
monitorati, dovevamo essere più delle macchine che esseri
umani.
Il libero arbitrio era solo
una parola sconosciuta e che tale doveva rimanere.
Ma
qui nel mondo reale le cose sono completamente diverse. Ho paura che
possa succedere qualcosa al resto di noi, in ogni momento. Dei
rivoltosi che lanciano una bomba carta oltre il perimetro esterno,
l’essere riconosciuti e aggrediti, restare feriti in un
contrasto
a fuoco dagli uomini di White.
Alec mi ha raccontato, con il
dolore che gli invadeva gli occhi, di un transgenico suo amico, Biggs,
che si era integrato molto bene nella società prima
dell’inizio della resistenza. Consegnava i pacchi alla Jam
Pony
con Alec, Max, Original Cindy, Sketchy e gli altri, ma venne scoperto
dagli uomini di White mentre faceva una consegna con un dispositivo
termico particolare. Le immagini del suo viso vennero mandate in onda
sul televisore e non riuscì a sfuggire a dei fanatici che
volevano ripulire Seattle dalla minaccia transgenica. Venne lapidato e
scuoiato vivo, lasciato appeso sotto un ponte come monito.
Ne avevano catturato uno,
potevano farlo con tutti.
Nonostante
Biggs non avesse fatto niente al mondo, esso lo uccise rendendolo un
altro martire di cui versare, incurante, il sangue a terra. Joshua e
Alec hanno spaventato quel gruppo di umani che si vantavano di aver
ucciso uno di noi con tanta euforia, minacciandoli di non tornare
più. Un gesto sicuramente dettato dalla rabbia e forse
discutibile, ma di certo un motivo in più, per quei tipi, di
ragionare sulle loro sporche azioni.
Il
mio cervello è troppo pieno di brutte immagini per poter
star
calma ad aspettare. Continuo a ripetermi che non gli
succederà
nulla perché loro sono la squadra scelta ma la paura non
è un’avversaria facile da battere.
Devono tornare.
Devono tornare sani e salvi.
Alec
deve entrare rombando da quella cavolo di porta e presentarsi con il
suo solito sorrisetto da sbruffone, esordendo con qualche battuta
inutile tipo “è stato un gioco da
ragazzi”. Non so
perché per lui mi preoccupo di più rispetto agli
altri.
Ovviamente
sono in pensiero anche per Max, Krit, Syl e gli altri ma, per lui, ho
più paura. Sono certa che, anche in occasioni come questa in
cui
bisogna essere seri e determinati, Alec non metterà da parte
il
suo atteggiamento spavaldo. E se dovesse farsi male?
Quando
torna io e il signorino dobbiamo fare quattro chiacchiere. So che
è grande ed è un soldato esattamente come me, con
la
stessa educazione e le stesse potenzialità ma non riesco a
mettere da parte questa grande paura per lui. Non riesco neppure ad
immaginare come potrebbe essere la vita qui, a Terminal City, senza di
Alec, è fuori da ogni ragionamento logico e
possibilità.
Deve tornare qui da me.
Non per me, ma da me.
Un
suono molto più forte dall’allarme del tunnel
finalmente
ci permette di riprendere a respirare. Logan si apre in un enorme
sorriso davanti al monitor della telecamera che inquadra il nostro
gruppetto di salvataggio, con Max a capo, rombare sulle loro moto
diretti velocemente, finalmente, a casa.
-Ci
sono tutti e hanno con loro un nuovo arrivo.- Luke si gira di spalle ai
suoi molteplici monitor dandoci la lieta notizia. E sento il mio
battito cardiaco tornare normale mente corriamo gasati verso
l’uscita del passaggio sotterraneo. Ancora prima di vederli
arrivare sentiamo il rumore dei motori delle moto avvicinarsi e poi
riesco ad inquadrare, con la vista potenziata, le loro facce stanche ma
soddisfatte.
Max apre il gruppo, fermando
la moto posandola sul cavalletto e togliendosi gli occhialini
gialli.
–Qualcuno
ha ordinato una pizza?- Deve essere andato tutto bene se scherza in
questo modo. Alec porta con se il corpo del nuovo arrivo, che a
giudicare dai lunghi capelli biondi, è una nuova arrivata,
svenuta forse per la troppa agitazione della missione. Lui è
integro, non vedo sangue ne strappi nella sua preziosa giacca quindi
deve stare bene, per fortuna, nulla di cui preoccuparsi. Eppure la mia
voglia di prenderlo a schiaffi per avermi fatto stare in pensiero non
si placa per nulla.
Anche
gli altri stanno bene e sorridono contenti per il loro operato
smontando dai mezzi di locomozione. Max non perde il suo contegno e non
si lancia al collo di Logan, come mi aspettavo facesse, lei
è
pur sempre il capo e deve mostrarsi come tale. Ma Joshua non deve
preoccuparsi di questo e la stritola in un abbraccio soffocante facendo
ridere tutti i presenti.
-Ci
avete fatto stare in pensiero.- Logan si rivolge serio alla ragazza
aspettandosi delle risposte mentre il cucciolone la lascia libera e
annuendo.
Alec
scende dalla sua moto portando in braccio il corpo della transgenica
svenuta e cercando qualcuno tra il gruppo di gente che si è
accalcato intorno a loro. Magari cerca me.
-White
sapeva benissimo che saremmo andati a recuperare la ragazza e ci ha
teso una stupida trappola. Ma i suoi agenti si sono lasciati sfuggire
di nuovo i transgenici.- Si avvicina ad Alec per controllare le
condizioni della tipa svenuta e Logan la segue controllando il battito
dal suo collo senza che il transgenico la metta a terra.
-Deve essere svenuta ma il
battito è regolare.- Responso ufficiale del nostro
cyber-giornalista.
-Lo
so, le ho dato un pugno per farla star zitta.- Krit e Syl, che sono li
vicino, ridono alle parole di Max ricordando la scena. -È
una
tale chiacchierona e mi sa che ha preso una cotta per Alec.- Il
soggetto interessato sfoggia un sorrisetto soddisfatto.
-Cosa
ci posso fare se sono irresistibile.- Non solo spaccone ma anche
idiota. È quello che devono pensare tutti dato le occhiate
che
gli rivolgono poco convinti. Finalmente esco dall’ombra della
folla e mi avvicino al gruppetto di salvataggio aspettando direttive
dal capo. Senti gli occhi dello sbruffone addosso ma non ci faccio
troppo caso.
-Ragazzi
andatevi a riposare. Ottima missione, avete fatto tutti un ottimo
lavoro. Alec tu porta la ragazza in infermeria, li starà
comoda
ma tienila sott’occhio.- Max, accompagnata da Logan e Joshua,
si
allontanano verso la sala generale facendo disperdere il gruppetto.
Saluto Krit con un sorrisetto prima che la sorella lo porti lontano e
poi, finalmente, guardo verso il tormento dei miei pensieri.
-Ehi pulce che faccia scura!-
Non si risparmia il mio sorrisetto preferito e il tono giocoso.
-Non
mi sono molto divertita ad aspettarvi rientrare.- Si, sono decisamente
acida e questo corpo svenuto tra me ed Alec non allieta la situazione.
Ho come l’impressione che lo sto fulminando con gli occhi.
-Non
ti fidi più delle mie capacità?!- Scherza ancora
ma senza
abbandonare la ragazza ed avvicinandosi malizioso a me.
-Quando mai mi ci sono
fidata?!- Ok, forse sono un po’ troppo acida ma mi viene
spontaneo.
-Che
caloroso benvenuto. E io che mi aspettavo dei cartelloni con ovazioni
nei nostri confronti, gli eroi di Terminal City.- Figurarmi
quest’ultima battuta di Alec mi fa, involontariamente,
sorridere
e lo sento indubbiamente soddisfatto di esserci riuscito.
-Devo
accompagnarla in infermeria.- Accenna al corpo della ragazza tra le su
braccia con la testa, a mo di scusa per dover andare via. Come se
avesse bisogno di scuse con me. Ha sempre fatto quello che voleva.
-Io torno da Max.- E senza
aspettare un suo cenno mi giro e mi dirigo, a passo sostenuto verso il
centro operativo.
Sono
davvero irascibile adesso, sarà per colpa di quella tipa
che,
giusto Alec doveva porta via e supervisionare, dopo che Max ha anche
detto che si è presa una cotta per lui. Che
assurdità.
Nella sala di comando Max sta appunto discutendo di questa tipa.
-È
stata creata da Manticore per essere utilizzata come spia negli altri
ranghi. Può ammaliare un uomo e farsi dire tutto quello che
vuole sapere. Almeno è quello che ci ha detto lei.- Ecco,
viva
le buone notizie.
-È una psico
operativa come Mia?-
Logan conosce più cose di Manticore di quante ne sappia io.
-No,
non ha poteri psicologici. A Manticore avevano scoperto l’uso
del
potenziale femminile.- Un sorrisetto spunta sul viso della ragazza.
Questa sarebbe stata una perfetta battuta da Original Cindy.
-Quindi
cosa facciamo con lei?- Joshua non sembra essere troppo convinto della
nuova arrivata. Bene non sono l’unica allora.
-Resterà
qui con noi, anche se non mi piace, è pur sempre una
transgenica
e quindi una nostra sorella.- Oggi non è proprio giornata di
buone notizie.
-Ora
andate a riposarvi, domani abbiamo da fare.- Gli ultimi transgenici si
allontanano dal tavolo dove sono ancora sparsi gli appunti di Logan che
non se ne preoccupa ed è concentrato sulla sua ragazza.
Mi
avvicino a Max per poterle chiedere una sistemazione per la notte. Non
mi va di dormire sul divano e la mia suite è occupata dalla
Miss
Seduzione quindi sono ufficialmente senza un posto dove poter riposare.
Ma Alec entra nella stanza prima che io possa anche solo aprir bocca e
non sono l’unica a notarlo.
-Ti avevo detto di
controllarla.- Max lo sgrida ormai rassegnata, come se sapesse che
avrebbe fatto di testa sua.
-Ho
lasciato Damon al mio posto. Tanto con il pugno che le hai dato
dormirà ancora un bel po’.- Scusa pronta in ogni
frangente. Io, invece, sento un moto di adorazione nei confronti di Max
che ha messo KO quella tipa. Forse non dovrei giudicarla senza
conoscerla ma ci sono cose che sono più forte di me.
Max
alza le spalle lasciando intendere che era quello che andava fatto.
–Che vuoi adesso Alec? Sono stanca e non ho tempo da
perdere.-
Logan si è già avviato lasciandoci in soli noi
tre e Luke
a controllare la situazione perimetrale.
-Max,
Max, Max non è che il mondo gira intorno a te.- Le passa un
braccio sulle spalle facendola irritare e canzonandola cosi come spesso
fa con me. Solo che lei non è gentile come me e ci mette
meno di
due secondi a storcere il braccio di Alec in un posizione scomoda che
lo fa lamentare.
-Per fortuna, non sono in vena
di ascoltare le tue idiozie.-
-Sei
sempre dolcissima Max.- Alec la trucida con gli occhi mentre lei si
allontana verso Logan indifferente e non posso fare a meno di
ghignarmela un po’ a suo discapito. Ma se non è
venuto per
parlare con il capo, che cosa vuole Alec? Lo scopro subito quando,
indispettito, si volta verso di me e solo in quel momento vedo la mia
borsa dove dentro, sono solita, metterci tutta la mia roba. Che ci fa
nelle sue mani?
-Tieni
pulce questa è tua, ho pensato che ti servisse dato che la
nuova
arrivata ti ha soffiato la stanza.- Mi lancia la borsa che prendo con
una sola mano e, forse, per la sua gentilezza e per
l’attenzione
che ha avuto, mi sento un po’ in colpa per come
l’ho
trattato. Non sorride e mi guarda serio, come non è sua
abitudine.
-Grazie
Alec.- Abbasso lo sguardo avvicinandomi un po’ a lui.
–E
scusa per prima, ero arrabbiata e preoccupata perché non
avevate
fatto sapere niente.- Non ho il coraggio di guardare i suoi occhi verdi
che sicuramente staranno ridendo di me e della mia
impulsività.
Meglio continuare a fissare il bordo inferiore della sua maglietta
nera. Lo sento avvicinarsi ancora di più, ora mi tocca
guardare
il suo petto alzarsi ed abbassarsi lievemente sentendo il suo fresco
profumo.
-Tranquilla
non c’è problema.- Temporeggia un po’
prima di fare
il solito spaccone. –Sei sicura che non è per la
bionda
che abbiamo recuperato che ti sei arrabbiata?-
Cavolo
mi capisce meglio lui che io stessa, ma non gli posso dare questa
soddisfazione sarebbe troppo edificante per il suo ego già
troppo pompato. Sperando di non avere le guancie lievemente arrossate,
cosa inutile tra l’altro, alzo gli occhi per immergermi nei
suoi
cercando di dimostrare una sicurezza che non posseggo. Lui si sta,
praticamente trattenendo dal gongolare compiaciuto per la mia reazione,
maledetto transgenico.
-Sogna
pure Alec, io non sono gelosa.- Mi convinco dicendoglielo ma lui non
sembra abbandonare la sua espressione che lo fa sembrare tremendamente
irresistibile e pronto per essere preso a calci nel sedere una seconda
volta nell’arco di due giorni.
-Bene,
meglio cosi!- Sorride falso e ipocrita, prendendomi palesemente in
giro, trattenendosi dal ridermi in faccia ma forse ha letto nel mio
volto il nervosismo che mi sta corrodendo, perché cerca di
nascondere la beatitudine e si preoccupa delle mie condizioni, ancora
una volta. – Adesso che la tua camera è occupata
sai dove
andare?-
Effettivamente
volevo farlo prima che mi interrompesse e facesse scappare Max quindi
no. –No, ma il divano andrà benissimo per
stanotte.-
Indico il mobile e lo guardo un attimo. È piccolo,
malridotto e
puzzolente, sarà una notte d’inferno, fortuna che
dormiamo
poco noi transgenici.
Alec fa un sospiro e mi
afferra per il polso destro cominciando a trascinarmi fuori dalla
stanza.
-Che
diamine stai combinando Alec?- Non mi piace essere sbatacchiata e
trattata coma un bambolotto eppure lui è la seconda volta
che lo
fa mentre io lo seguo per i corridoi fatiscenti.
-Non
puoi dormire sul divano, ti porto nella mia stanza, li potrai riposarti
su un letto vero. Non ci sono delle lenzuola pulite ma puoi
accontentarti lo stesso.- Si volta a guardarmi continuando la sua
marcia sorridente. Non riesco a trovare una risposta sarcastica, sono
imbarazzata e stupefatta dalle sue premure.
Mi
lascia la sua stanza pur di farmi dormire bene, anche se lui non
l’avrebbe utilizzata lo stesso perché deve
controllare
quella strega bionda.
Attraversiamo
vari corridoi bui, incontrando vari transgenici che ci salutano. Non
siamo più nello stabile del quartier generale ma in uno
limitrofo, domani mattina non avrò problemi a trovare la
strada
per riprendere le traduzioni con Logan. Alec non molla il mio polso
nonostante ormai stiamo camminando uno di fianco l’altro e io
non
do segni di fastidio. È stano vederlo cosi indaffarato per
me,
ma non mi dispiace.
La
stanza di Alec è piccola ma abbastanza confortevole con il
minimo indispensabile, un letto ad una piazza e mezza sfatto, una
piccola finestra, un comodino spartano con una lampada ad olio sopra,
una televisione piccolina, qualche suo vestito lasciato con incuria in
giro e alcune sedie.
Mi sento a disagio a stare qui
dentro, mi sembra di invadere la sua privacy.
Dopo
essere entrati Alec accende la luce e mi lascia il polso guardandosi
attorno come, se volesse controllare che non ci siano cose
compromettenti, per poi ritornare a rivolgersi a me.
-Qui
starai bene e potrai dormire in un vero letto.-Alec mi si avvicina, si
aspetta una risposta, magari una battutina o un altro grazie ma io non
so davvero cosa dire, mi ha lasciato di stucco.
Mi
oltrepassa diretto alla porta lasciandomi nel mezzo della stanza.
–Bhè buona notte pulce.- Sento i suoi passi
allontanarsi,
non posso lasciarlo andare cosi, senza dirgli niente.
-Alec...-
Lo sento fermarsi con la mano ancora sulla porta alle mie spalle, non
oso girarmi per dar sfogo ai miei dubbi. -... perché devi
essere
proprio tu a controllare la ragazza? Sei appena tornato da una missione
dovresti riposarti invece di fare il cane da guardia.- Finalmente so
cosa mi ha dato cosi fastidio da comportarmi in quel modo acido prima.
Sento
i suoi occhi su di me e un sorrisetto formarsi sulle sue labbra,
tirando un po’ la pelle sotto l’occhio ancora
dolente dal
nostro scontro pomeridiano –Sembro essere immune al suo
potere.
È riuscita ad ammaliare Krit ma con me non le riesce il suo
giochetto.- Il suo tono è piatto, non ha intenzione di
giocare o
prendermi in giro. Inconsciamente tiro un sospiro di sollievo e mi
volto per guardarlo in faccia. È serio, concentrato su di
me,
non sorride, sembra essere tornato il soldato di Manticore e, diamine,
è estremamente bello.
-Perché?- Tanto
vale approfittarne e dare sfogo alla mia curiosità.
-Non
lo sappiamo, forse è qualcosa nel mio DNA. Sono il
più
adatto per sorvegliarla finche Max non avrà saputo quello
che
vuole.- Forse neppure a lui va troppo a genio l’ordine
impartitogli, magari vorrebbe buttarsi e rilassarsi nel suo letto ma
siamo soldati e non possiamo tirarci indietro quando ci viene affidato
un comando. Mi sento un’emerita stupida per averglielo
chiesto
adesso che so il perché è proprio lui a doverla
tenere
sotto occhio.
Ok, forse sono un
po’ gelosa, spero solo che Alec non me lo faccia pesare
troppo.
Non
replico più nulla e mi limito a guardarlo negli occhi mentre
mi
si avvicina lentamente. Resto immobile, non so cosa fare, non so cosa
dire, comincia a darmi sui nervi questa situazione. Quando è
ormai cosi vicino da poter distingue delle pagliuzze nelle sue iridi,
Alec alza una mano e mi sfiora piano la guancia. Il tocco è
talmente lieve che quasi rabbrividisco sentendo il calore del suo corpo
a contatto con il mio.
-Dormi
bene peste.- E in un attimo si è allontanato e uscito dalla
porta diretto all’infermeria per controllare la biondina,
lasciandomi con la solita sensazione di vuoto che provo dopo un nostro
incontro troppo ravvicinato.
Non
solo mi lascia questa strana sensazione di vuoto dentro ma mi sconvolge
la mente. Stanca, stremata e confusa mi getto sul suo letto di peso e
mi sento avvolta nel suo profumo che proviene dalle lenzuola dove ha
dormito. Stanotte il suo odore non mi darà pace e sono
sicura
che farà capolinea nei miei sogni.
Muschio
e sapone. Sento un forte odore di muschio e sapone ad avvolgermi
completamente, ma c’è anche un altro profumo
mischiato con
questi che non riesco a riconoscere. Me lo sento addosso, intorno, nei
polmoni, ovunque. E poi sento il freddo, è proprio gelo, un
forte alito di vento gelato che mi porta a rabbrividire ma cosi come
è arrivato va subito via.
-Tieni gli occhi
chiusi.- Una voce calda e profonda. La sua voce. E il suo profumo
ritorna prepotente.
Solo
allora mi rendo conto di avere una benda nera a coprirmi gli occhi e la
sua mano nella mia che cerca di indicarmi la strada in pendenza senza
farmi cadere, per fortuna ho l’equilibrio potenziato
perché il terreno sembra davvero scosceso e non solido.
Piano mi
fa capire che mi devo sedere per terra e potermi rendere conto che sono
su qualcosa di metallico freddo seppure in pendenza.
Lo
sento trafficare un po’ sedendosi anche lui. Il suo profumo,
di
nuovo, torna ad invadermi le narici per essere custodito gelosamente
nella mia anima in profondità. Si è accomodato
alle mie
spalle pretendendo che mi appoggi al suo petto in una strana, quanto
intima posizione.
-Sei pronta?-
E
per la prima volta rispondo scoprendo di non aver perso la voce. Una
piccola sillaba. –Si.- La benda viene sollevata dal mio volto
per
intorcigliarsi nei lunghi capelli ma non ci bado troppo, la
curiosità ha vinto e ho tenuto gli occhi aperti per poter
vedere
subito quello che mi era stato occultato. In un primo momento ne ho
paura, ma è solo una frazione di secondo; davanti a me si
estende un paesaggio meraviglioso pieno di luci e colori. È
notte quindi le luci dei palazzi di Seattle risplendono riflettendosi
nel buio del cielo scuro, estendendosi finché
l’occhio si
perde nell’orizzonte mentre dall’altro lato una
distesa
nero petrolio mi fa venire i brividi. Il mare di notte è
come un
vortice oscuro che attrae e spaventa allo stesso tempo.
Il
venticello che mi sfiora il viso mi riporta a posare gli occhi su
quello che mi è più vicino. Sono in cima alla
torre di
Seattle, lo Space
Needle,
da cui ovviamente lo spettacolo della città è
magnifico e
mozzafiato. Alec mi stringe più forte a se con le braccia
intorno alle mie avvolte intorno al petto per coprirmi
dall’umidità notturna. Sto cosi bene con il suo
odore
addosso, la sua presenza ad avvolgermi in cima a questa enorme torre
davanti ad uno dei più belli paesaggi che abbia mai visto. E
per
una volta mi lascio completamente andare, abbasso ogni sorta di difesa.
È cosi facile farlo con Alec vicino a me, sembra quasi
naturale.
-È perfetto qui
sopra, tutti sembrano cosi piccoli e non ci sono preoccupazioni che
riescono a raggiungerci.-
Sostituisco la vista dell’immenso che ho davanti con quella
dei
suo brillanti occhi scuri che mi accolgano sorridenti e allegri.
-Ero
certo che ti sarebbe piaciuto.- Vorrei tanto baciarlo e perdermi ancora
una volta nella sua bellezza e nella sicurezza che mi trasmette. Le
labbra sono invitanti cosi vicine alle mie che riesco a sentire il suo
fresco fiato sul volto. Quando sto per avvicinarmi ulteriormente e far
diventare realtà le mie speranze, Alec me lo impedisce
ricominciando a parlare tranquillamente.
-Ti
ho portato qui per dirti qualcosa di importante pulce.- Il cuore mi
batte forte. Chissà se riesce a sentirlo impazzire dentro la
cassa toracica appoggiata al suo petto. Sono ansiosa di sapere cosa
deve dirmi, perché so che si tratta di noi due. Forse vuole
dare
un senso al “noi”.
-Lo
sai anche tu che io e te abbiamo un bel feeling, ci divertiamo insieme,
ridiamo sempre e siamo ottimi amici.- Sono leggermente confusa ma
continuo ad ascoltarlo, spostandomi un po’ per poterlo
osservare
meglio in volto per cercare di capire dove voglia arrivare.
-Sei
una ragazza estroversa, intelligente e molto carina per questo voglio
ti ho portato qui su per darti una lieta notizia.- Si alza lasciando
che il freddo del venticello attacchi la mia schiena riparata dal suo
calore corporeo, ha un’espressione compiaciuta anche se
continuo
a non capire cosa stia dicendo. Quale lieta notizia?!
-Finalmente
mi sento una persona completa che ha scoperto cosa sia la vera vita con
una persona accanto. E voglio presentarti colei che mi
renderà
felice e unico per il resto dei miei giorni.- Come per magia, di fianco
a lui compare la biondina di Manticore, quella che ammalia la gente
come spia che si stringe possessiva al suo braccio, ignorando
completamente la mia presenza per concentrarsi solo ed esclusivamente
su Alec.
Dove
prima il cuore batteva forte adesso sento solo un forte dolore altre al
vuoto preceduto da un potente colpo innaturale. Non riesco ancora a
comprendere quello che ho davanti, il mio cuore si è
frantumato
ancora prima che il cervello possa elaborare l’immagine della
tipa arpionata ad Alec. Quello che inconsciamente credevo il mio Alec.
-Non
sei felice per me?- Continua a sorridere come non mai, il suo tono
è retorico, non gli interessa assolutamente il mio pensiero
o la
mia reazione soprattutto adesso che abbraccia e si specchia negli occhi
della “sua” maledetta biondina. Non può
essere vero.
Non posso crederci. L’unica persona al mondo a cui ho dato
fiducia e mi sono esposta nella mia integrità non
può
comportarsi in questo modo.
-Non
può essere. Alec sta usando su di te i suoi poteri.-
Riscopro
ancora una volta, di avere una voce anche se adesso ha tutto un altro
suono. Delusione, amarezza, incredulità. Mi sono aggrappata
all’unica scusa possibile per non credere ai miei occhi. Per
la
prima volta, gli occhi gelidi della biondina si posano su di me
cercando si uccidermi con essi. Rabbrividisco incontrando il suo
sguardo, sentendo il suo odio e non ci metto molto per ricambiare. Alec
torna a guardami senza abbandonare il sorriso, come ignorando le mie
parole.
-Non
esserne gelosa Annie e si felice per loro che hanno trovato
l’anima gemella che cercavano, come me.- Cosa centrano Max e
Logan lì su quella torre, insieme a noi? E poi
perché
prende le difese di quella tipa? Mi sembrava di aver capito che non le
fosse particolarmente simpatica. Perché non si rende conto
del
dolore che mi provoca anche solo respirare dopo averlo visto con quella?
-No vi state sbagliando Max. Tu
e Logan siete una cosa completamente diversa.-
-È
inutile che continui ad illuderti Annie. I suoi poteri non funzionano
con Alec e tu non hai mai avuto speranze con lui.- Logan mi ha inflitto
un’altra coltellata. Quanti colpi sono capace di sopportare
senza
fare qualcosa di estremamente stupido o violento?
Alec
comincia a ridere stringendo sempre più la tipa alla sua
sinistra. –Davvero pensavi che io e te potessimo stare
insieme?-
Anche Max ride di me. Umiliata, derisa e con il cuore in frantumi, ecco
come mi sento alzandomi in piedi furiosamente per poter mettere le mani
addosso a qualcuno e sfogare la mia frustrazione.
Ma
anche questa volta vengo interrotta dalla biondina che fa voltare Alec
e si avventa sulle sue morbide labbra che ricordo cosi delicate e
magnifiche, lui risponde al bacio con passione polverizzando quei pochi
frantumi che mi erano rimasto nel petto.
Indietreggio sconcertata da
quell’immagine.
Non riesco a sopportarla.
Dietro
di me non trovo più il metallo sotto i piedi e,
sbilanciandomi,
cado giù dallo Space Needle acquisendo sempre maggior
velocità mentre continuo a sentire la risata di Logan e Max
nel
mio cervello e rivedendo l’immagine di Alec tra le braccia di
qualcuna che non sono io.
La caduta verso
l’oscurità è lenta, inesorabile e
devastante.
--- Autrice ---
Saluti.
Come
avevo già annunciato precedentemente, dato che non
aggiornavo da
troppo tempo (pc rotto), ho inserito subito un nuovo capitolo. Non ho
idea di quando sarà pronto il prossimo perchè ho
un
pò d'impegni nel prossimo periodo ma spero molto presto.
Venendo
al capitolo, Annie non ha partecipato all'azione di salvataggio ma
avete potuto vivere con lei la logorante attesa. E in più
abbiamo una nuova trasgenica... Magari è un pò
prestino
per dare opinioni ma, come avrete capito, ad Annie non è
troppo
simpatica a pelle.
Inutile dire che l'ultima parte
è il sogno di Annie nel letto del bell'Alec.
Detto ciò, vi
ringrazio per la lettura, spero che abbiate apprezzato e che non ci
siano troppi errori...
Aspetto un vostro commentuccio!
A presto...
Bye^^
Cartina di Seattle -> qui.
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Capitolo 12 *** 12. The essence of the paintings ***
I want to break free
I want to break Free
They designed her to be the perfect soldier...
a human weapon... then she escaped.
In a future not far from now... in a broken world...
she is haunted by her past.
She cannot run, she must fight... to discover her destiny.
12.
The essence of the paintings
“I miei quadri non vengono fuori mai
come me li aspettavo,
ma di questo, non
sono mai sorpreso"
Andy Warhol
È
proprio
vero che tenere la mente occupata aiuta a non pensare a ciò
che affligge.
Stamattina,
appena sveglia, sono fuggita a passo felpato dalla stanza di Alec, come
se
fossi stata un ladro, ho rimesso tutto come avevo trovato con la
differenza che
gli ho rifatto il letto per lasciare un piccolo segno della mia
presenza
notturna e poi, sono fuggita. Da quando ho aperto gli occhi
è come se vedessi
due cose contemporaneamente, riesco ad osservare quello che mi circonda
ma,
nella mia mente, è stampata l’immagine vivida di
Alec e la bionda che si
baciano, quasi fosse successo veramente dinanzi a me.
Il
tenermi
impegnata è l’unica cosa che mi permette di
offuscare questo pensiero.
Fortunatamente Logan ha passato tutta la mattinata con me a cercare di
tradurre
le solite scritte, mi ha sottoposto nuove foto delle incisioni
modificate,
apparse da poco sul corpo di Max, ed il preoccuparmi della transgenica
mi ha
fatto evitare di preoccuparmi per me stessa.
So
che non
dovrei preoccuparmi, che il mio è un pensiero infondato,
dettato dalle mie sole
paure infondate ma è come se la mia mente avesse tramutato
quell’immagine del
bacio sognato in realtà. Sono certa che da un momento
all’altro mi ritroverò ad
affrontare questa situazione. E ne sono terrorizzata.
Prima
di
andare via, insieme a Max, Logan deve aver notato qualcosa in me.
-Tutto
bene, Annie? Sei un po’ troppo taciturna.- Ha sondato il mio
volto alla ricerca
della risposta che, sapeva, non gli avrei dato.
-Niente
di
particolare, sono un po’ preoccupata per tutto questo.-
Risposta in parte vera.
È impossibile non preoccuparsi della situazione
“the freak” quando nello
schermo della televisione si vedono notiziari che lasciano parlare
cittadini,
offuscati dall’odio per noi mutanti. Ma questa è
una preoccupazione con cui,
tutti, viviamo costantemente.
Nonostante
ciò Logan ha lasciato cadere il discorso con uno sguardo
apprensivo che mi ha fatta
imbestialire con me stessa. Già io non riesco ad essere
rilassata, perché farsì
che anche gli altri si debbano preoccupare, quando hanno tanti altri
problemi
di cui occuparsi? E i sensi di colpa continuano a sommergermi tanto
che, quando
Logan è andato via dal quartiere generale dove stavamo
lavorando, sono andata a
cercare un posto isolato dove poter continuare a tenere la mente
occupata con
intricati schermi in lingua arcaica. Ma soprattutto dove nessuno
può trovarmi.
Dopo
diverse ore di traduzione, senza pause o interruzioni, non ne posso
più, sono
stanca e annoiata da questa roba. Ormai è diventata una
sfida riuscire a capire
il significato di questi simboli, ma per il momento sono loro a vincere
contro
la mia mente transgenica. Certo che Sandeman avrebbe potuto creare una
traccia
genetica nel DNA di qualcuno dei suoi prodotti di laboratorio, cosi
avrebbe
evitato che noi facessimo tutta questa faticaccia.
Inoltre,
in
questa stanza buia e con l’unica finestra murata, fa
decisamente freddo e la
mia povera mano, intenta a scarabocchiare appunti su di un blocco, si
è
completamente congelata. Oggi non mi va bene nulla. Forse è
meglio cercare un
altro posto dopo potermi rifugiare.
In
questa
zona di Terminal City sembra che non ci sia nessuno, quasi tutti gli
altri
transgenici hanno optato per edifici più vicini al centro
operativo per poter
collaborare o sentirsi parte attiva della resistenza, lasciando liberi
alcuni
dei palazzi più vecchi e, sinceramente, messi peggio. A
parte il pregnante
odore di umidità che sprigiona l‘edificio, tutto
sembra ancora più disastrato,
molti muri se ne cadono a pezzi e molte finestre sono state chiuse,
murate
dall’interno. Chissà per quale motivo. Magari in
questo palazzo ,gli scienziati
che lavoravano a Terminal City prima che divenisse una zona
biologicamente
pericolosa per la salute umana, facevano esperimenti dannosi. Mi
ricorda
vagamente l’oscurità di Manticore.
Oltre
ai
miei passi l’unico rumore che riesco a sentire è
la pioggia battente che si
infrange su gli unici vetri lasciati liberi nel corridoio. È
un rumore
rassicurante quanto snervante. Mi appoggio ad una finestra non murata,
ma usurata
dal tempo, osservando il cielo grigio da cui pesati gocce di acqua
continuano a
cadere insistenti verso terra sprigionando umidità. Sembra
quasi che la natura
si senta come me oggi. Triste e abbattuta. E voglia sfogarsi facendo
divenire
malinconico il paesaggio, già devastato, abbattendo
l’animo umano. Si, oggi
sono decisamente in sintonia con il tempo. Mi viene in mente il giorno
in cui
sono arrivata a Seattle, quando mi sono rifugiata in quel palazzo
disabitato
attendendo che la pioggia terminasse per poter raggiungere i miei
simili a
Terminal City. Chi avrebbe mai pensato che mi sarei sentita cosi
terribilmente
gelosa e irritata per una situazione inesistente?! Per un ragazzo poi!
Un
rumore
offuscato mi distoglie dai miei sciocchi pensieri. Proviene dal piano
sopra da
dove, sembra, sia caduto qualcosa. Meglio andare a controllare. Con
passo
felino faccio i ventidue gradini che mi permettono di arrivare al
4° piano, su
una porta c’è un cartellino metallico sporco e
ingiallito: Zona Laboratorio C5.
Questo posto mi piace sempre meno e mi ricorda sempre di più
Manticore.
C’è
sicuramente qualcuno che si muove credendosi solo, potrebbe essere un
transgenico o , nelle più tremende ipotesi, un uomo di
White, quindi è meglio
essere cauti e avvicinarci con prudenza. La porta della stanza da dove
provengono i rumori è spalancata, come un soldato mi ci
avvicino e sbircio
dentro. La camera sembra tinteggiata da poco ma irrimediabilmente
sporca,
strapiena di strani quadri e con grosse chiazze di vari colori sparsi
ovunque.
Mi sporgo un po’ di più e mi trovo davanti gli
occhi una scena che mi fa
sorridere: Joshua tutto imbrattato di vernice colorata, perfino nei
capelli,
balla sculettando al ritmo di musica grazie a delle cuffiette e, a
ritmo, continua
a disegnare su una tela oscurandomi, però, la vista del
futuro quadro.
Pericolo
scampato. È solo il cucciolone che si diletta nella sua
arte. Con calmi mi ci
avvicino, per non farlo spaventare, osservando la miriade di quadri
terminati.
La sua sembra arte surrealista, in alcune tele lascia delle grandi
macchie di
colore nero al centro per utilizzare dei colori sgargianti verso
l’esterno, in
altre, i colori sono mischiati e amalgamati mentre quelli alla mia
destra
sembrano ritratti un po’ contorti.
Mi
avvicino
ad uno in particolare, è una donna di colore con i capelli
mossi legati in una
coda fluente, il viso è rilassato e dolcissimo, mi infonde
una certa pace e
tranquillità. Joshua è davvero un grande artista!
Il
transgenico si accorge della mia presenza con la coda
dell’occhio e
inevitabilmente sobbalza sorpreso, rovesciando un barattolo di vernice
rosso
che finisce in parte sul mio pantalone lasciando una bella chiazza. Io
non mi
scompongo più di tanto e abbandono la vista del quadro per
prestare attenzione
al mio amico.
-Ah
sei tu,
piccolina. Non ti ho sentito arrivare, pensavo di essere solo.- Urla un
po’ più
del dovuto, imbarazzato per aver combinato un mezzo danno. Non capisco
perché
tutti o quasi continuano a considerarmi piccolina, non sono poi cosi
giovane,
anzi ho appena un anno in meno al capo della nostra resistenza.
Nonostante
questo pensiero sorrido al transgenico allontanando le cuffie dalle sue
orecchie.
-Scusami
Josh, non volevo disturbarti.- Mi sento quasi in colpa per averlo
interrotto.
-Non
preoccuparti. Cosa ci fai qui tutta sola?- Ammettere che volevo stare
da sola
per non dover incontrare Alec non mi sembra proprio la risposta
più adatta.
-Mi
serviva
un posto tranquillo dove potermi dedicare alla traduzione delle scritte
di
Sandeman.- Una mezza verità è più
accettabile. Joshua posa su un ripiano i
mezzi della sua arte e si avvicina a me e al quadro che stavo
osservando
fissandolo in maniera strana.
-Sei
davvero un artista nato Josh!- Anche io riposo gli occhi su quella
donna
sconosciuta che acquieta il mio animo. Lui sospira guardandola per poi
rivolgersi a me con sguardo triste. In realtà non mi vede,
è come se stesse
facendo un tuffo nei ricordo, ricordi non piacevoli
dall’espressione del suo
viso.
-Questa
è
Annie Fisher. Era Annie Fisher. Una mia amica, l’unica umana
che mi ha fatto
sentire accettato per quello che sono. Era cieca e White l’ha
uccisa.- Un nodo
mi sale alla gola impedendomi di respirare mentre un senso di malessere
mi
invade. È triste, troppo triste quello che ho sentito, in un
attimo la mia mano
si posa lieve sulla spalla enorme di Joshua, in segno di dispiacere.
Non è
compassione la mia. Tutt’altro. So fin troppo bene cosa si
provi a non essere
accettati, in fondo è per questo che stiamo combattendo, ma
perdere l’unica
ancora di redenzione, in questo mondo di perdizione, deve essere
straziante. La
mia è solidarietà.
-Mi
dispiace!- Frase stupida e pronunciata con voce quasi rotta, ma lui
sembra
capirmi e torna a fissare le mie iridi accennando un lieve sorriso,
quasi debba
essere lui a consolare me.
-Ho
avuto
l’occasione di rifarmi su White, di ucciderlo e vendicare la
povera Annie che
non centrava assolutamente nulla in tutto questa, vittima solo di
essere amica
di un’esemplare da laboratorio, ma non l’ho fatto.
Max ha placato il mio odio
prima che dimostrassi di essere quello che tutti si aspettano dai
mostri.- La
rabbia che scaturisce dalle due parole è grande eppure non
mostra alcun
pentimento per quello che non ha fatto. Uccidere quel maledetto di
White.
-Sei
stato
incredibile Joshua. Io al tuo posto non credo sarei riuscita a
trattenermi.-
Chi se ne importava di quello se eravamo noi ad uccidere un umano, per
tutti
quei transgenici che hanno ucciso loro, un semplice umano non fa la
differenza.
Se poi quell’umano mi ha ucciso la cosa più cara
che ho... Per un attimo mi
passa per la testa l’immagine del corpo di Alec senza vita,
per terra, senza
che i suoi occhi verdi possano di nuovo illuminare il mondo e prendermi
in
giro. Una dolorosa stretta al cuore mi impedisce di continuare il mio
orrendo
pensiero. Perché la vita è cosi ingiusta da
doverci far vivere con questa
angoscia perenne?
-Non
è
vero, piccola. Anche tu avresti fatto come me. È per il bene
di tutti i nostri
fratelli.- Rassegnazione. Ecco cosa sento nella sua voce. Eppure ha
ragione.
Noi non siamo come quei luridi che ci danno la caccia, noi siamo
migliori e
quello che ha fatto Joshua è stato un modo per dimostrarlo.
Anche se la voglia
di vendetta era immensa, lui ha saputo mettere il benessere della massa
davanti
al suo. Solo ora comincio a capire il perché della costante
e forte
preoccupazione di quel transgenico in ogni vicissitudine. Ha fatto
un’enorme
sacrificio e non deve essere sprecato.
Con
slancio
mi avvicino e lo abbraccio per quello che riesco. Sento la sua
malinconia
scorrermi dentro ed è quasi insopportabile. Restiamo in
silenzio per un po’,
finche riesco a impedire a quelle due dannate lacrimuccia salate di
venir fuori
e far sentire ancora più male il mio amico. Quando ci
allontaniamo sembra che
il momento triste sia passato. È riuscito, ancora una volta,
ad andare avanti.
-Mi
fai
vedere i tuoi altri quadri?- Glielo chiedo quasi timorosa ma lui
sorride alla
mia richiesta. Non comprendo come la gente normale non riesca a capire
la
bellezza di quel sorriso ma ne abbia paura.
In
un’ora
Joshua mi ha mostrato molte delle sue tele, raccontandomi aneddoti
interessanti
come il suo breve tuffo nel mondo della vendita dell’arte
grazie al mio
transgenico preferito, la nascita dell’idea della nostra
bandiera e il ritratto
di come lui vede Max.
La
mia
curiosità è stuzzicata da due tele quasi
sovrapposte di natura completamente
diversa. Il metodo è lo stesso, grandi chiazze di vernice
che si mescolano con
vari materiali come carta. Se li si osserva bene sembrano simili ma a
prima vista
sono completamente diversi. Uno cosi cupo e scuro, l’altro
più luminoso e
gioioso. Non c’è bisogno di chiedergli cosa
rappresentino, Joshua mi affianca e
comincia a spiegarmi il significato.
-È
Alec
questo.- E ti voleva parere che io non beccavo giusto il quadro che
ritrae la
sua essenza! Non rispondo e continuo a sentire le parole del
transgenico. -Il
primo quadro l’ho fatto parecchio tempo fa.- E mi indica la
tela scura.
-Alec
è
stato sempre un ragazzo strano. Tiene tutti i suoi sentimenti e
pensieri per
se. Non gli piace mostrare le sue debolezze e si nasconde dietro il suo
sorriso. Vedi questa parte scura? L’abbiamo tutti noi.
È quello che ci portiamo
dentro da Manticore perché ci segnato tutti, chi
più come lui, chi meno. Lui si
sentiva in colpa per aver impedito a Max e Logan di vivere la loro vita
a causa
del virus e per tutte le cose sbagliate che ha fatto ed è
stato costretto a
fare quando era lì.
-Quando
siamo fuggiti abbiamo cercati di rimediare agli errori e alleviare
l’oscurità
del nostro cuore, ma lui ha avuto più difficoltà
nel farlo. Se la portava
dentro gelosamente mascherando il tutto con la sua aria spavalda e
allegra. I
colori brillanti indicano proprio questa sua apparenza.- Era un Alec
che io non
conoscevo quello che Joshua descrive. L’ho intravisto una
sola volta, quando
ferito lo portavo nell’infermeria per curarlo dopo
l’incursione di quella banda
di umani a Terminal City. Quando si era aperto accusando se stesso di
troppe
cose sbagliate. Eppure io non riesco a vederlo cosi. Osservo il secondo
quadro,
più luminoso, forse più Alec come lo conosco io.
-Quest’altro
invece è Alec da quando è riuscito ad alleviare
il suo peso. Da poco tempo. Ha
permesso a Max di liberarsi di quel virus e si è dedicato
anima e corpo alla
resistenza essendo presente in ogni occasione. Anche in quelle
più pericolose.
E con il tempo si è aperto, ha fatto uscire
l’oscurità dimostrandosi per quello
che è veramente, un gran bravo ragazzo.- Prende un profondo
respiro
sorridendomi e continuando.
-Quando
ti
fa arrabbiare, Annie, è più forte di lui. Tu gli
piaci e quello è l’unico modo
per starti vicino che conosce, si diverte con te. Non l’ho
mai visto
comportarsi cosi con nessuno. E, bhè ad essere sincero...
non ho visto nessuno
rispondergli a tono come fai tu. Lo fai divertire e stare bene.- Non
riesco a
trattenere l’imbarazzo e so per certo che sono arrossita.
Spero che lui intenda
“piacere” per qualcosa di fraterno, come se mi
preferisse agli altri
transgenici come una sorellina ma non ne sono certa. Sono
così palesi i suoi
sentimenti? Oddio che confusione!!
-Anche
io
lo apprezzo nonostante sia uno sbruffone so-tutto-io.-
Sorrido un po’ sforzata cercando qualcosa per cambiare
discorso. Joshua non
aggiunge altro lasciandomi ancora più imbarazzata e
consapevole di quanto io
adori quel maledetto sbruffone.
Fortunatamente
il transgenico riprende il giro delle spiegazioni passando ad altri
quadri. Uno
dei più interessanti è quelli di Max. Loro due si
conoscono da tempo e il
rapporto che li lega è più profondo di quanto
pare, a Joshua brillano gli occhi
quando parla di lei. È possibile sentire palesemente dalla
sua voce il bene che
prova per la transgenica, la sua cucciolina come gli piace chiamarla.
Improvvisamente
un fastidioso rumore elettronico ci distrae dalla nostra chiacchierata,
Joshua
afferra il suo cercapersone attaccato alla cintura del pantaloni
annunciando
che Max lo sta cercando, quell’affare lo hanno tutti,
è arrivato il momento di
recuperarne uno anche per me.
Insieme
usciamo dalla stanza lasciandola aperta e ci avviamo verso la sede
principale
di Terminal City continuando a parlare. È davvero bello
stare con Joshua, mi
piace molto il suo modo di pensare e molto spesso mi scopro a
condividere le
sue idee. Dobbiamo chiacchierare più spesso. Mi piace
sentire quello che è
successo quando io non c’ero e lui non mi spinge mai a
raccontare del mio
passato, anche se magari ne è curioso.
Max
è
insieme a Logan, Original Cindy, Mole e Damon, il ragazzino che
purtroppo
venerava Alec, intorno al tavolo carico di munizioni e altri oggetti,
intenti a
parlare magari organizzare un’altra spedizione notturna. Mi
farebbe bene uscire
da Terminal City e mettermi sotto pressione. Quando io e Joshua
entriamo i loro
volti si girano verso di noi rendendoci partecipi di quella riunione
improvvisata finche Max non mi chiama in disparte.
-Ehi
Annie
mi accompagni ad interrogare le nuova arrivata?- Avrebbe potuto
ordinarmelo ma
non lo ha fatto, mi ha lasciato libera scelta. Se accetto,
però, sarò costretta
a vedere quella biondina vicino Alec, insieme nella stessa stanza, e la
cosa mi
terrorizza.
-Perché
io?
Non ho molta esperienza.- Complimenti Annie, scusa più
idiota non la potevo
trovare. Tutta colpa di quel transgenico che si è insidiato
nella mia mente e
riesce a scombussolarmi con uno stupido sogno.
Lei
mi
osserva un po’ scettica, sta pensando la stessa cosa ma non
mi dice nulla e
risponde alla mia domanda come se fosse lecita. –Quando ci
sei tu in giro Alec
si comporta meno da idiota o per lo meno, concentra la sua idiozia su
di te.
Non ho alcuna voglia di destreggiarmi tra le sue battutine, ho bisogno
da una
spalla.-
Che
abbia
capito tutto?! Ho il lieve sensore che Max abbia annusato qualcosa su
di me e
Alec... sempre che questo qualcosa
esista davvero e non sia solo un mio bel film. D'altronde tra noi ci
sono stati
solo... tre baci di cui due quando non ero completamente lucida. Magari
sono
stati solo degli attimi di debolezza, la necessità di
sentirsi vicino a
qualcuno...
Grandissima cazzata e lo sai bene.
Maledetta
coscienza. Ok, lo odio ammettere, ma forse Alec mi piace più
di come un
semplice amico e forse, dico forse, il sogno ne è stato una
conferma, ma questo
non significa nulla. Tra me e Alec non c’è nulla,
non ne abbiamo mai parlato e
non ne sento il bisogno di farlo, punto.
-Certo puoi
contare su di me.- Prima o poi dovrò affrontare questa
stupida fantasia.
--- Autrice ---
Dovete scusare il capitolo di
"passaggio" ma ci tenevo a dedicarlo ad uno dei personaggi che mi ha
fatto emozionare.
Inoltre voglio rigraziare Aia
Cullen che, in ogni recensione, riesce a mettere di buon umore e
trovare la voglia per continuare a scrivere questa storia.
Infine, grazie a chiunque
continui a legge i miei capitoli.
Cartina di Seattle -> qui.
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