Daddy

di blondebouncingferret
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Party ***
Capitolo 2: *** As the Months Pass ***
Capitolo 3: *** Hello, Daddy ***



Capitolo 1
*** The Party ***


Daddy

di blondebouncingferret

traduzione di BadWolfTimeLord

 

 

Titolo: Daddy
Autrice:
 blondebouncingferret
Traduttrice:
 BadWolfTimeLord
Rating: giallo
Genere: romantico, drammatico
Personaggi: un po’ tutti
Pairing: Ron/Hermione
Link: la storia originale potete trovarla su 
HPFF


O su 
Fanfiction.net
Nota della traduttrice: prima di tutto è la mia prima traduzione. Ho letto questa storia qualche tempo fa e mi ha conquistato subito. Sono solo tredici capitoli e l’unica cosa che posso consigliarvi è... leggete! =)

Vi chiedo scusa per eventuali errori e sono graditi commenti, critiche e consigli per la traduzione. Spero che vi piaccia questa storia (a me è piaciuta molto) e mi resta solo da lasciarvi con il primo capitolo. Un solo appunto: commentate! ;)

Buona lettura,

BadWolfTimeLord

 


 

Capitolo Uno

The Party

La musica, proveniente da un lettore CD magicamente modificato, echeggiava nel vasto giardino della Tana. Un tavolo, molto simile a quelli usati ad Hogwarts, ma più corto, affiancava la staccionata di legno, che separava il giardino dal campo. Sul tavolo vi erano piatti accatastati con cibo, calici pieni di bevande e una grande torta alla Burrobirra, farcita con glassa alla cioccolata.

Da un lato ad un altro del giardino, uno striscione - fatto da Ginny Weasley - fluttuava a mezz’aria, con la scritta ‘Congratulazioni Ron e Harry!’ ben in vista. Considerando che la famiglia Weasley abitasse in quella casa da molto tempo, il fatto che il giardino fosse stato calpestato molte volte, e il recinto ricostruito altrettante, era praticamente scontato.

Quel giardino era stato il luogo dove Charlie Weasley aveva nascosto il proprio coniglietto da compagnia, Hoppy, in un piccolo foro nel tronco di un salice. Era anche il posto in cui Percy Weasley andava a leggere, mentre i suoi due fratelli gemelli più piccoli si divertivano a sperimentare i loro scherzi sul più piccolo della famiglia, Ron, il quale, essendo ancora troppo piccolo per poter camminare da solo, cadeva a terra, sotto lo sguardo divertito dei gemelli.

Ma era anche il luogo in cui Ginny Weasley era nata, in una giornata di piena estate. La signora Weasley aveva detto al marito che non sarebbe arrivata al San Mugo in tempo perché, dopo che aveva partorito sei bambini, il settimo sarebbe nato velocemente e senza problemi.

Sapendo che il giardino era sempre luogo di importanti eventi, non c’era da chiedersi il perché, durante una sera di agosto, fosse tutto addobbato a festa. Il figlio più giovane della signora Weasley, Ron, che aveva compiuto diciotto anni a marzo, stava per andare - insieme al suo migliore amico Harry Potter - in America, per due anni, per completare la formazione e diventare un Auror a tutti gli effetti.

Sarebbe dovuto essere un momento davvero felice per Ron, che si era imposto di mettere su un sorriso falso per non far allarmare i suoi amici e familiari. Tutti erano orgogliosi di lui e non solo perché fosse diventato Prefetto al suo quinto anno ad Hogwarts e perché avesse ricevuto due premi per i servizi che aveva fatto alla scuola (uno durante il suo secondo anno, e l’altro durante il sesto), ma perché aveva deciso di fare qualcosa di più importante, rispetto al suo grande sogno di diventare un giocatore di Quidditch professionista.

Perché Ron stava fingendo di essere felice, mettendo in atto quel teatrino di sorrisetti falsi? Due parole: Hermione Granger. Hermione era l’unica ragazza che Ron avesse mai amato. Si erano dati qualche appuntamento durante il loro sesto e settimo anno e tutti pensavano che sarebbero stati insieme per sempre.

Lo pensavo anche io, Ron.

Ma è il destino che sceglie di cambiare il corso della vita delle persone. Due anni sarebbero stati un lunghissimo periodo di tempo, soprattutto per Ron e Hermione, che non erano mai stati lontani l’uno dall’altra per così tanto. Il loro rapporto si era rafforzato nei sette anni di scuola, ma era stato durante l’attacco di Voldemort ad Hogwarts, nel quale lui le aveva salvato la vita, che il loro legame era diventato molto più forte di quanto non lo era già. Sarebbe stata dolorosa la lontananza, ma avevano deciso di non lasciarsi perché una relazione a lunga distanza non poteva essere impossibile, no?

Ron si mosse tra gli ospiti, con la speranza di vedere Hermione, che non aveva ancora visto dall’inizio della festa. Iniziava ad essere preoccupato. Senza neanche accorgersene, andò a sbattere contro Luna Lovegood e Neville Paciock, che stavano parlando amabilmente.

“Ehi Ron, congratulazioni” gli disse Neville, stringendogli una mano.

“Grazie e, se non sbaglio, anche io devo congratularmi con te” gli rispose Ron, riferendosi al fatto che Neville fosse stato accettato alla scuola per diventare medimago.

“Uh! Sì grazie” mormorò Neville, arrossendo, “non avrei mai pensato di riuscirci” aggiunse timidamente.

“Io, invece, sapevo che ce l’avresti fatta” esordì Luna con la solita voce sognante, piena d’orgoglio.

“Questo perché andavi al San Mungo tutti i giorni, per vedere se avevano appeso i risultati” disse Neville, con le guance in fiamme.

“Vero” rispose la ragazza, prendendo Neville per mano e stringendola in una sua. Neville e Luna erano fidanzati da alcuni mesi e Ron non li aveva mai visti così felici.

Ron si congedò e continuò a cercare Hermione. Forse se ne era andata? Forse lo aveva lasciato. Aveva sentito il suo pianto la notte precedente, in camera di Ginny. Forse era troppo per lei. Tuttavia, una vocina nella sua testa riuscì a calmarlo: Hermione era una Grifondoro, e Grifondoro era la culla dei coraggiosi.

La signora Weasley cercò di attirare l’attenzione degli ospiti, battendo le mani. Si portò i capelli bianchi dietro le orecchie e quando si accorse della presenza di Ron vicino a lei, iniziò a parlare.

“Volevo solo dire che sono molto orgogliosa di mio figlio, Ron, e di Harry” disse la signora Weasley con lo sguardo pieno di orgoglio. Ron arrossì lievemente, prima di voltarsi a guardare Harry, il di cui sguardo era puntato sulle proprie scarpe, come se ne fosse stato affascinato.

“Siamo tutti orgogliosi di loro” continuò Molly, “e io... noi...” si interruppe, non sapendo come continuare.

“Credo che la mamma stia cercando di dire” disse Fred ad alta voce, “che è ora della torta!”.

La signora Weasley diede una fetta di torta a Ron, che la ringraziò, prima di iniziare a camminare verso il salice. Proprio mentre si stava godendo la sua torta, con la schiena appoggiata al tronco dell’albero, una figura gli si avvicinò. Alzò lo sguardo e vide che Ginny si stava sedendo accanto a lui. Leccandosi le labbra, Ginny mise un dito nella torta del fratello, prima di spalmargli la glassa alla cioccolata sul naso. Ron sorrise, abbassando lo sguardo sui suoi piedi.

“Grazie” la ringraziò il ragazzo, spostando lo sguardo sulla sorella, “ehi, mi piacciono i tuoi capelli”.

“Grazie. E’ stata Tonks a pettinarmi” rispose Ginny, passandosi le dita tra i capelli con disinvoltura.

“Dov’è Tonks?” le chiese, portandosi una forchettata di dolce alla bocca.

“E’ andata ad aiutare Fred e George con il loro ultimo ‘prodotto’” rispose la ragazza, “stanno progettando una caramella che cambia il tuo aspetto. L’unica cosa che devi fare è mangiarla e pensare a cosa vuoi assomigliare”.

“Sembra più utile di quello dell’ultima volta, considerando che ti hanno fatto venire le bolle su tutto il corpo per un’ora” rispose Ron, sorridendo.

“Mi è piaciuta la Gomma-Bolle, è stato divertente” protestò Ginny, “comunque, pensano che usare un po’ di sangue di Tonks potrà essergli utile alla fine della funzionalità del prodotto”.

“Credono di riuscire a convincerla a farsi bucare da un ago per un po’ di sangue?” chiese Ron incredulo, “non è stupida”.

“Lo fa di sua spontanea volontà, non è stupida” rispose la ragazza, appoggiandosi con la schiena al tronco del salice.

“Stai bene?” le chiese il fratello, notando il piccolo sospiro della sorella.

“Bene, è solo... sarà strano essere ad Hogwarts senza te, Harry e Hermione” confessò la ragazza. Quel primo settembre sarebbe iniziato il suo settimo ed ultimo anno ad Hogwarts ed, essendo un anno più piccola del famoso trio d’oro, doveva ancora terminare la scuola, considerando che loro l’avevano finita l’anno precedente.

“Ci sarà anche Luna” le ricordò Ron.

“Vero” disse Ginny, “solo che... mi mancherete”.

“Mi mancherai anche tu, Gin, ma ti scriverò”.

“Me lo prometti” chiese la ragazza, speranzosa.

“Te lo prometto” le promise, guardandola sorridente. Ginny immerse nuovamente il dito nella glassa e se lo portò alla bocca.

Sei venuta qui per dirmi questo o per mangiarmi la torta?” le chiese.

“Entrambi” rispose Ginny, portandosi un’altra ditata di glassa alla cioccolata alla bocca.

***

Il cielo notturno stava diventando scuro e le stelle brillavano accanto al globo d’argento, chiamato luna. Ron si portò una mano alla fronte. Aveva parlato con tutti gli ospiti, ma non c’era stata nessuna traccia di Hermione.

La signora Weasley stava pulendo il tavolo di legno, mentre Fred sulle spalle di George - o George sulle spalle di Fred - stava aiutando Ginny a recuperare lo striscione. Ron appoggiò le spalle alla porta del retro della Tana e scoppiò in una fragorosa risata, quando uno dei due gemelli cadde e l’altro con lui e con la bandiera in mano.

“Ah!” disse Fred, trionfante.

“Ci devi dieci galeoni: siamo riusciti a riprendere lo striscione” aggiunse George, massaggiandosi il sedere, con il quale era caduto a terra.

Ginny alzò gli occhi sui gemelli, “vado a prenderli in camera mia” rispose, iniziando a camminare verso Ron, “stai bene?” gli chiese.

Hmm?” chiese il ragazzo, riprendendosi dai suoi pensieri, “oh, si”.

Sei cattivo come Hermione” disse Ginny, entrando dalla porta del retro.

Ron fu svelto a prenderle un polso, “Hermione? L’hai vista?”.

“Sì, è in camera tua con il mal di testa. Sono sorpresa che tu non l’abbia ancora vista” rispose accigliata Ginny, prima di salire le scale.

La sua stanza! Perché non era andato a guardare lì? L’anno precedente era stata lei a dirle che si sentiva più al sicuro nella sua stanza - tra le sue braccia. Ron salì le scale due a due, con meta camera sua. Quando si trovò davanti alla porta di legno, girò la maniglia senza esitazioni.

In tutti quegli anni, durante i quali Ron aveva vissuto alla Tana, la sua stanza era l’unica cosa che non era cambiata. Le pareti erano arancioni e piene di poster raffiguranti i Cannoni di Chudley, la sua squadra di Quidditch preferita.

Il cuore di Ron iniziò a battere più forte, non appena vide Hermione seduta sul suo letto, di fronte alla finestra. Aveva gli occhi chiusi e la testa china, mentre piangeva in silenzio. Ron tossì e lei aprì gli occhi, voltandosi verso di lui. Aveva gli occhi rossi e pieni di lacrime, i capelli boccolosi tirati dietro le orecchie.

“Oh, Ron, ciao” lo salutò con voce stridula.

“Ehi, come stai?” le chiese, sedendosi accanto a lei.

“Sono felice per te” sorrise un sorriso decisamente troppo ampio per essere vero, “lo sono davvero e ti-” Ron le mise un dito sulle labbra per impedirle di continuare a parlare. Chiuse gli occhi e la baciò, mentre altre lacrime cadevano dagli occhi di lei.

Va tutto bene, Hermione. Due anni non sono poi tanti” le disse Ron sottovoce.

“Sono sette-cento-e-trenta giorni” lo informò con voce atona.

“Se la metti così sembra un tempo più lungo di quanto realmente è” disse Ron, sorridendole speranzoso “ma potremo vederci ogni tanto, scriverci delle lettere a vicenda”.

“Tutti i giorni?” chiese Hermione asciugandosi le lacrime con la manica della maglia.

“Sì, tutti i giorni”.

“Anche se ci vorranno un paio di giorni per far andare e tornare un gufo dall’America?”.

Ron sorrise, “si” rispose, baciandola sulla guancia, “lascia stare la mia partenza, abbiamo tutta la notte”.

Ron si avvicinò ad Hermione e la ragazza gli mise le braccia intorno al collo, mentre lui le toglieva il maglione. Ron portò le sue labbra su quelle della ragazza e iniziò a baciarla gentilmente, mentre Hermione provvedeva a sbottonargli la camicia, facendo cadere l’indumento a terra.

***

I fuochi d’artificio illuminarono il cielo, mentre gli ospiti li guardavano estasiati, non sapendo dove fossero o cosa stessero facendo Ron e Hermione in quel preciso momento. Nessuno sapeva quale sarebbero state le conseguenze di quella sera per i due amanti innamorati.

 


 

Spero vi sia piaciuto il primo capitolo e spero continuerete a seguirmi! =)

A presto,

Meli

 

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Capitolo 2
*** As the Months Pass ***


Nota della traduttrice: sono mortificata per il ritardo con cui posto il nuovo capitolo. Ho avuto qualche problema in questo periodo e non avevo la testa per mettermi a fare traduzioni dall’inglese all’italiano. Questo capitolo è un po’ un riassunto, già dal prossimo capitolo la storia dovrebbe iniziare ad essere più dinamica. Non ho molto da dire, se non che ringrazio tutte le meravigliose persone che hanno recensito, quelle che hanno messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate. Spero di non deludervi con questo nuovo capitolo.

Se trovate qualche errore di grammatica o altro, fatemi sapere! =)

Sia io che blondebouncingferret aspettiamo una vostra, anche minuscola, recensione! *-*

Un bacio! :D

 


Capitolo Due

As the Months Pass

 

Hermione pianse per mesi, dopo la partenza di Ron, ma non soltanto perché sentiva la sua mancanza. Infatti, poche settimane dopo che il ragazzo era partito per l’America, la ragazza aveva scoperto di essere incinta. Se la sera della festa non fosse stata piena di disperazione e lacrime, i due Grifondoro si sarebbero sicuramente ricordati di usare precauzioni.

Il pensiero di una gravidanza era stata alla larga dalla mente di Hermione per quasi un mese, considerando che la ragazza non faceva altro che essere affranta dalla partenza di Ron e che non riusciva a pensare altri che lui. Soltanto quando aveva raccontato a Ginny di quella sera, quest’ultima le aveva chiesto se avevano utilizzato un incantesimo di contraccezione.

Due ore e una pozione fatta in casa più tardi, la peggior paura di Hermione si era realizzata. Era incinta.

Ginny era l’unica persona, alla quale aveva raccontato del bambino. La giovane futura madre voleva riflettere sul da farsi e, come ad un esame, non faceva altro che pensare a come avrebbe potuto rispondere alle domande che la sua famiglia le avrebbe chiesto.

La prima domanda sarebbe stata sicuramente, “hai intenzione di tenerlo?”. Per riuscire a ricavare una risposta, ci sarebbe voluto un altro po’ di tempo e di riflessioni. Fu così che Hermione arrivo alla conclusione dell’enigma - aveva soltanto tre scelte: l’adozione, l’aborto o tenere il bambino.

La prima opzione avrebbe giovato molto al bambino, considerando che sarebbe stato affidato a dei genitori amorevoli, sicuramente non diciottenni e in grado di prendersi cura di una creatura. Anche se, quando pensava all’adozione, le tornava in mente la sua bisnonna che era stata adottata da una famiglia babbana, dopo essere nata in una di maghi. E, come normale che fosse, la sua bisnonna non seppe della magia fino al compimento dei suoi undici anni ed Hermione non voleva che lo stesso succedesse al suo bambino.

Aveva anche considerato la seconda opzione, l’aborto, ma ciò le aveva aperto una sfilza di domande rivolte al futuro, su ‘cosa sarebbe successo se...’. Uno di questi scenari rappresentava che, se Hermione non avesse avuto il bambino, sarebbe potuta benissimo entrare a lavorare al Ministero, arrivando ad avere anche una posizione abbastanza importante.

Tuttavia, per quanto lei potesse sforzarsi di non volere quel bambino, Hermione non poteva immaginare la sua vita senza la sua piccola creatura. Aveva sempre voluto avere dei figli, soprattutto dopo aver visto quanto fossero felice i Weasley e quanto Molly fosse orgogliosa dei suoi figlioli. Lei amava Ron e non riusciva a non chiedersi se quella potesse essere la sua unica possibilità di avere un figlio con lui. E riusciva ad immaginarsi solo una famiglia con lui come padre dei suoi figli.

L’ultima opzione riusciva a spaventare Hermione talmente tanto che, a volte, si ritrovava a piangere da un momento all’altro. Aveva fatto una lista di ragioni per non voler avere il bambino, ma quando era arrivata ad elencare le motivazioni contrarie, le ‘pro’, era bastata la prima per battere tutti ‘contro’ che aveva.

Pro: Perché voglio.

I libri erano sempre stati i migliori amici della ragazza, che non aveva mai sentito il bisogno di nient’altro. Ma ora... ora che aveva un bambino in arrivo, i suoi sogni erano cambiati. Lei era cambiata.

Molte donne-madri avevano iniziato a pensare alla carriera dopo che alla famiglia. Ed Hermione sapeva che poteva farlo anche lei. Diventare madre non poneva fine alla sua vita, dopotutto.

Dopo un po’ di tempo, Hermione aveva trovato il coraggio di raccontare ai suoi genitori della gravidanza e, come si aspettava, le avevano chiesto chi fosse il padre. Lei non gli aveva mai parlato della sua relazione con Ron, lasciandogli pensare che il rosso Weasley, come Harry, fosse soltanto uno dei suoi amici. Per i suoi genitori, lei era la loro bambina. La loro piccola Hermione. E la loro piccola Hermione era una brava ragazza; la migliore del suo anno, Caposcuola e Prefetto, una persona che non aveva bisogno di un fidanzato, dopo la soddisfazione di essere la migliore.

I suoi genitori erano rimasti abbastanza calmi alla notizia del bambino, ma, nonostante sapessero che sicuramente se la sarebbe cavata, erano molto preoccupati per i piani futuri della loro bambina. Quello fu praticamente il giorno dell’esame ed Hermione, che si era preparata alle domande che le avrebbero fatto, seppe come rispondere ai loro quesiti.

Stava per portare la gravidanza al termine. Hermione ci aveva riflettuto a lungo e, dopo aver chiesto il parere di Ginny, era riuscita a spiegare ai suoi genitori che la famiglia era molto importante per lei e che dovevano rispettare la sua scelta, qualunque fosse stata.

La cosa che Hermione temeva maggiormente era di rivelare alla signora Weasley che presto sarebbe diventata nonna. Molly Weasley era come una seconda madre per lei ed era sicura che, tutta la sua ospitalità nei suoi confronti, la portava a prendersi cura di lei, quanto dei suoi figli. Quando Hermione era andata a dirglielo, nonostante la delusione che le aveva inflitto, lei ed Arthur erano arrivati a chiederle che, se avesse voluto rimanere, l’avrebbero ospitata volentieri alla Tana.

Hermione non ebbe bisogno neanche di pensarci, considerando che, per lei, la Tana sarebbe stato il posto perfetto, dove far crescere il suo bambino. E, avendo Molly sotto lo stesso tetto e come mentore, era sicura che avrebbe imparato a diventare una brava madre.

I gemelli avevano lasciato la Tana da qualche tempo e si erano trasferiti nell’appartamento sopra il loro negozio di scherzi a Diagon Alley, quindi la loro vecchia camera era diventata quella di Hermione. Anche Percy era volato via dal nido, sposando Penelope Clearwater, ma, a differenza di Fred e George, non voleva che nessuno toccasse la sua stanza. Questo soprattutto a causa di tutti i suoi premi e riconoscimenti, datogli da Hogwarts.

Non furono sufficienti un paio di tappeti e delle tende vivaci, per rendere Hermione soddisfatta della sua nuova camera. Così, un pomeriggio, grazie all’aiuto di Ginny, si era messa all’opera, dipingendo le pareti e stuccando vari buchi nel muro. Dopo poco lavoro - qualche pennellata sulle pareti, qualche spolverata alle finestre e una bella pulita al pavimento - la stanza era irriconoscibile. Hermione l’aveva arredata con un bel letto a due piazze, uno specchio rettangolare e un armadio in legno. Ma il tocco finale, la cosiddetta ciliegina sulla torta, fu una bella libreria piena zeppa dei libri preferiti della ragazza, con un misto di letture magiche e babbane.

Per quanto riguardava il lavoro presso i Ministero, la ragazza aveva impiegato un intero pomeriggio d’autunno a scrivere a quello che sarebbe stato il suo capo, spiegandogli la situazione nella quale si trovava. Non avrebbe potuto lavorare e, contemporaneamente, prendersi cura di un bambino. E nonostante Molly si fosse proposta per badare al nipote mentre la ragazza era a lavoro, la bruna aveva rifiutato. Hermione voleva prendersi cura della sua creatura.

Dopo qualche gufo tra la giovane futura madre e il suo capo, i due giunsero ad un accordo: Hermione avrebbe lavorato a casa. L’idea, rifletté la riccia, non era per niente male. Certo, sarebbe stato faticoso crescere un bambino e, allo stesso tempo, lavorare, ma la ragazza era sicura che ce l’avrebbe fatta.

Nel frattempo, Molly aveva spronato Hermione a scrivere un gufo a Ron, facendole scegliere se dirgli del bambino, oppure aspettare fin quando lui non sarebbe tornato dall’America. La ragazza era davvero preoccupata. Come avrebbe reagito alla notizia del bambino?

Non posso dirglielo. Non ci riesco. No, non lo farò.

Era stato molto difficile, per la ragazza, non fare accenno alla sua situazione, nelle lettere che scriveva a Ron. Quando lui le chiedeva se ci fosse qualche novità, lei rispondeva con un semplice ‘niente’.

Le prime lettere, che i due futuri genitori si scambiavano, erano lunghe, piene di amore e passione per l’un l’altra, ma, via via col passare del tempo, diventavano sempre più brevi e con meno romanticismo all’interno.

Hermione,

Sono riuscito a completare la formazione di base per diventare un Auror, ieri! L’addestramento avanzato inizia questo lunedì. Non vedo l’ora!

Harry ti manda un ‘ciao’.

Ron

Lettere come queste facevano venire voglia ad Hermione di rispondergli con un “Oh, che bello Ron, cambiando discorso, sai che stai per diventare padre?”.

Tuttavia, una mattina di febbraio, quando Hermione ricevette un’altra lettera da parte di Ron - l’ultima -, molto più lunga di tutte quelle che le aveva spedito in quei mesi messe insieme.

Cara Hermione,

Come stai? Mamma e papà? Spero che stiate tutti bene. Harry ed io ce la caviamo. Stiamo arrivando alla fine del nostro trimestre, il che significa che, dopo il nostro primo esame, abbiamo un mese di pausa dalla formazione. Alcuni dei nostri amici ci hanno invitato ad andare in Canada con loro per due settimane, non sarebbe una cosa meravigliosa?

Harry ti ha raccontato, nell’ultima lettera, della ragazza con cui è uscito? Si chiama Misha e i due si erano dati appuntamento in città per andare a bere un drink insieme. Beh, non ha funzionato tra i due.

Penso che sia giusto che Harry abbia qualche appuntamento, ogni tanto, no? E’ uscito per un anno con Luna e mi dispiace che non abbia funzionato. Beh, in caso contrario, Lunatica non si sarebbe mai fidanzata con Neville.

D’accordo, questo è il vero motivo per cui ti scrivo... qui in America sto davvero bene, non sono mai stato in un posto dove mi sentivo meglio che qui! Però, sento qualche restrizione. Come il non poter agire come vorrei agire e che non posso uscire con nessuna ragazza di qui, perché sarebbe come fare un torto a te.

Quello che sto cercando di dire è che credo che la nostra relazione finisca qui. Guardiamo in faccia la realtà: tu sei a migliaia di chilometri di distanza da me e portare avanti una relazione in questo modo credo sia pressoché impossibile.

Sì, credo che dovremmo prenderci una piccola pausa l’uno dall’altra, almeno fino al mio ritorno in Inghilterra.

Ti amerò per sempre, Hermione.

Ron xx

La lettera era macchiata di inchiostro sui bordi e l’ultima riga era scritta tremante. Hermione si era sentita quasi morire, anche se un po’ di sollievo la invadeva. Non faceva altro che ripetersi che era la cosa giusta da fare, fino a quando scoppiava in lacrime.

La cosa che lei temeva maggiormente era che lui, una volta tornato in Inghilterra, non volesse tornare con lei. A quel punto, Hermione avrebbe avuto un neonato a cui badare, tutta da sola.

Aveva pensato di scrivergli una risposta, dicendogli che era incinta, ma, ogni volta che iniziava a scrivere quella maledetta lettera, le tornavano in mente quei brevi gufi, dove le raccontava quanto si stava divertendo in America.

Il ventuno maggio, Molly ed Hermione si precipitarono al San Mungo, con una Passaporta. Dopo sette ore di travaglio, la giovane donna aveva dato alla luce una bellissima bambina, che aveva i capelli rosso scuro, i grandi occhi azzurri e che aveva deciso di chiamare Hannah.

Hermione, dopo la nascita della piccola, aveva provato subito una sensazione di rimorso e di pentimento, per non aver detto niente a Ron della bambina.

Come Hannah cresceva ogni giorno, Hermione si sentiva sempre peggio. Il tempo passava velocemente e presto la piccola aveva imparato a ridere e a gattonare A dieci mesi, aveva imparato a camminare e a balbettare alcune parole, come ‘Ma-Ma’.

Alla prima festa di compleanno di Hannah, Hermione si sentiva peggio che mai. Aveva anche iniziato a scrivergli una lettera, sulla quale era scoppiata a piangere.

All’inizio di agosto, Molly aveva ricevuto una lettera da Ron, dove diceva che lui ed Harry sarebbero tornati a casa poche settimane dopo. Quando Hermione ebbe appreso la notizia, trascorse quei giorni a pensare alle parole da dire e alle scuse da usare per non avergli detto niente.

Quella mattina, Hermione fu svegliata da un rumore proveniente da qualche parte nella sua stanza, che lei indicò come Hannah che si era appena svegliata e che faceva di tutto per attirare l’attenzione, con lo scopo di mangiare qualcosa. La giovane donna si alzò dal letto e si vestì con la sua vestaglia, prima di prendere Hannah dal piccolo lettino e di baciarla su una guancia.

Su una parete della loro stanza, vi era incorniciata una foto di Ron. Hermione pensava che così facendo, quando l’uomo sarebbe arrivato alla Tana, Hannah non lo avrebbe considerato un perfetto estraneo.

“Buongiorno, orsacchiotta” disse dolcemente alla bambina.

Buongiolno” rispose Hannah, ridendo e non riuscendo a pronunciare la r. “Buongiolno. Buongiolno. Buongiolno!”

Nonostante Hannah non avesse ancora una buona pronuncia, adorava cercare di ripetere le parole che la sua mamma diceva. A quindici mesi, a parte cercare di ripetere le frasi, i capelli della bambina stavano diventando sempre più folti e assumendo una tipica tonalità rosso Weasley.

Hermione si mise le pantofole e si diresse in cucina per la colazione, con Hannah in braccio.

“’giorno, Hermione” la salutò Ginny, mentre l’amica metteva la bambina nel seggiolone.

“Buongiorno” ricambiò il saluto Hermione, sbadigliando e sedendosi accanto all’amica.

“Spaventata?” le chiese, sorridendo leggermente.

“Terrorizzata.”

Hermione si avvicinò alla credenza e, dopo aver preso un omogeneizzato e averlo messo in un piatto, si sedette accanto ad Hannah e iniziò a darle da mangiare.

“E’ comprensibile” disse Molly, cucinando la colazione ad Hermione e a Ginny.

Molly mise le uova cotte nei piatti, insieme ad un po’ di pancetta e fagioli, prima di darli alla figlia e alla madre della sua nipotina.

“Grazie” dissero in coro le due ragazze.

“Dirlo a Ron non dovrebbe essere così difficile...” disse Hermione, inarcando un sopracciglio. “Sei pronta ad incontrare papà, Hannah?”

La bambina alzò lo sguardo sulla propria mamma e sorrise. “Papa!” disse.

Due ore passarono in fretta e Hermione non avrebbe potuto essere più nervosa. Aveva deciso di indossare la collana che Ron le aveva regalato per il proprio sedicesimo compleanno. Dandosi un ultimo sguardo allo specchio, la ragazza prese Hannah e la portò in salotto, dove teneva tutti i suoi peluche preferiti.

Hermione baciò la figlia sulla fronte e si diresse in cucina, dove anche Molly, Arthur e Ginny aspettavano con ansia Ron ed Harry. Passarono altre due ore e, dopo altri pochi minuti, Hermione notò la lancetta di Ron, sull’orologio magico Weasley, spostarsi da ‘Viaggio’ a ‘Casa’. Improvvisamente, il camino si illuminò di un verde quasi accecante e un uomo dai capelli neri apparve dal niente.

Harry non era cambiato per niente, secondo Hermione. I suoi capelli erano disordinati come sempre e i suoi occhi erano sempre verdi e luminosi. La ragazza lo accolse in un caldo abbraccio, prima che lui si facesse da parte e che il camino si illuminasse di nuovo.

Hermione fissò il suo sguardo su Ron, mentre il cuore le batteva forte nella gabbia toracica e le farfalle le svolazzavano nello stomaco. Era più alto e aveva i capelli più lunghi di quanto si ricordasse. Le sue lentiggini non erano state mai un pregio come allora che, con il volto, leggermente abbronzato, lo rendevano davvero carino. Ron sorrise alla ragazza e lei ebbe la sensazione che ci fossero solo loro due nella stanza.

Poi, successe qualcosa che fece sbiancare Hermione.

Il fuoco verde si riaccese nuovamente nel camino e, dopo alcuni secondi, una donna apparve nella cucina della Tana. I suoi capelli castano chiaro erano intrappolati in una crocchia e il suo sguardo era curioso, mentre, con un caldo sorriso, la graziosa ragazza si guardava intorno.

“Mamma, papà... lei è Miranda” disse Ron. “La mia fidanzata.”

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Capitolo 3
*** Hello, Daddy ***


Nota della traduttrice: Eccomi con il nuovo capitolo. Non ho molto da dire se non che ringrazio le meravigliose quattro persone che hanno recensito il capitolo precedente e quelle che hanno aggiunto la storia tra le preferite/ricordate/seguite. Grazie davvero, sia dall’autrice che dalla traduttrice! =)

Be’, spero che questo capitolo vi piaccia e mi raccomando: recensite! ;)

 

 


Capitolo Tre

Hello, Daddy

Ra-Ragazza?” balbettò Hermione, sentendosi quasi svenire. Questo non sarebbe dovuto succedere. Da quando Ron aveva una ragazza? Dalle facce interrogative delle altre persone presenti nella stanza, sembrava che tutti si stessero chiedendo la stessa cosa. Hermione notò il disagio di Harry, facendo particolare attenzione alle sue guance rosso incandescente.

‘Come farò a dire a Ron di Hannah, se lei è qui?’ si chiese la ragazza. ‘E’ impossibile.’

“Sì, sono più o meno tre mesi che usciamo insieme” rispose Ron, cingendo la vita di Miranda con un braccio. Lanciò uno sguardo fugace ad Hermione, prima di continuare a parlare. “Mi dispiace di non avervelo detto prima, ma volevo soltanto farvela conoscere e dirvi che credo che questa sia più di una semplice avventura” aggiunse.

‘Più di una semplice avventura? Gliela do io a lei una vera avventura; sì, farla volare da qui fino ad Hogwarts’ pensò Hermione, lasciando che le sue labbra si piegassero in un sorriso falso.

“Be’, è un piacere conoscerti, Miranda” disse Molly, ricambiando il sorriso di Hermione. “Che ne dici se ci sediamo? Devi essere stanca.”

Tutti presero posto attorno al tavolo.

“Allora... questa è Miranda Connolly” iniziò Ron, girandosi intorno, con un sorrisetto orgoglioso che gli incorniciava il volto lentigginoso. Si voltò verso sua madre. “Miranda, questa è mia madre.”

“Molly Weasley” la donna sorrise debolmente.

“E questo è mio padre, Arthur” continuò il giovane Weasley, indicando l’uomo.

“Ora riesco finalmente a capire da chi Ronald abbia ereditato il proprio fascino, signor Weasley” disse Miranda, mostrando i denti bianchi scintillanti, che Hermione notò quasi più puliti dei suoi - e lei era la figlia di due dentisti!

“Grazie” rispose Arthur. L’uomo fece una pausa, osservando attentamente Miranda. “Connolly? Sono sicuro di aver già sentito questo nome da qualche parte...”

“Be’, mio padre gioca nella squadra nazionale di Quidditch dell’Irlanda” rispose lei, sorridendo dolcemente.

“Davvero? Quel Connolly è davvero tuo padre?” chiese Arthur, completamente esaltato. Miranda annuì. “Ho portato i miei figli, Harry ed Hermione in Irlanda per la Coppa del Mondo, qualche anno fa!”

“E’ fantastico! Forse vi ho visti!” continuò la ragazza. “L’unica cosa negativa è stato il dopopartita...” improvvisamente, Miranda sembrò a disagio.

“Questa è mia sorella, Ginny” disse Ron, presentando alla sua fidanzata la strega più giovane della stanza.

“Piacere” disse Miranda. Ginny si limitò ad annuire con la testa.

Ron si voltò verso Hermione, sorridendole debolmente. Il ragazzo si sentiva completamente a disagio, ma stava riuscendo a nasconderlo abbastanza bene. E quello che stava per fare sarebbe stato l’evento più imbarazzante di tutta la giornata: presentare Hermione a Miranda. Aveva raccontato alla sua ragazza, praticamente tutto su Herm.

“Questa... questa è Hermione Granger” disse Ron, con le guance che sembrava volessero prendergli fuoco. Tuttavia, la reazione di Miranda non fu quella che si aspettava.

“Oh, ciao! Ronald mi ha parlato molto di te!” Miranda saltò subito in piedi, parlando con tono di persona entusiasta. La ragazza si avvicinò ad Hermione e l’abbracciò, prima di tornare a sedersi intorno al vecchio tavolo di legno, al suo posto accanto ad Harry.

“Davvero?” chiese Hermione, scuotendosi la maglia, come se Miranda ci avesse lasciato dei germi sopra.

“Oh, sì. Io, Harry e Ron eravamo nella stessa unità, quando abbiamo iniziato nel Wisconsin” rispose la ragazza, accentando ogni parola con un gesto del capo. “Tempi di divertimento” aveva una strana espressione sul volto, come se si stesse ricordando qualcosa.

“Lo so cosa vuoi dire” disse Hermione, vivacemente, “ho passato dei momenti fantastici con questi due, durante i nostri sette anni ad Hogwarts!” Ignorando gli sguardi di smarrimento di Harry e Ron e la risata di Ginny che si trasformò in un colpo di tosse, la ragazza continuò a parlare. “Ehi, Harry, ti ricordi quella volta con il troll? Assolutamente divertente” Hermione sospirò pensierosa.

“Ehm... sei quasi morta” le ricordò Harry, inarcando le sopracciglia e spostando lo sguardo su Ron, non capendo quello che stesse succedendo.

“Quasi” ripeté la ragazza, “fino a quando Ron mi ha salvato la vita, ovviamente!” Sorridendo a Miranda, che ricambiò il sorriso, Hermione si decise a cambiare discorso. “Com’è stato il viaggio, Harry?” chiese, dando le spalle a Ron.

“Eh?” Non capendo bene a cosa fosse dovuto tutto quel cambiamento di discorsi da parte della sua migliore amica, Harry cercò di rispondere qualcosa di sensato. “Interessante, questa è la parola perfetta per descriverlo.”

“Davvero? Racconta” lo incitò Hermione, appoggiando il mento sul palmo della mano destra e sentendo lo sguardo bruciante di Ron sulla testa.

Harry si inumidì le labbra. “Be’, sull’aereo, l’uomo seduto accanto a me non faceva altro che annusarmi i capelli e, durante l’orario di cena, mi ha rubato il pesce, mentre ero in bagno.” Raccontò il ragazzo, sorridendo imbarazzato.

Hermione si portò una mano sul cuore. “Oh... che cosa terribile”, disse con sincerità.

“Ehm... sì. Stai bene?” Chiese Harry, guardando la strega con uno sguardo puramente interrogativo.

“Certo che sto bene! Non potrebbe andare meglio!” rispose Hermione, sorridendo a disagio. Il suo orologio fece due bip e il suo volto, come quelli di Molly e Ginny, impallidì. Quel rumore acustico non era altro che l’avviso che le ricordava di dover dare la merenda ad Hannah. Hermione guardò Molly disperata, prima che un’idea le passasse per la mente.

“Devi essere molto stanca, vero Miranda? Ginny, perché non le mostri la stanza?” disse velocemente, guardando la porta, come terrorizzata.

Ginny imprecò mentalmente tra sé. “Da questa parte” disse, aiutando Miranda con i bagagli ed avviandosi verso il piano superiore.

“Io vado in salotto” disse Hermione uscendo dalla cucina, non appena il rumore dei passi sulle scale non scomparve. Harry la seguì, alla ricerca di risposte.

Molly sospirò, aprendo il frigorifero per prendere il latte di Hannah. Si bloccò non appena vide il figlio avvicinarsi a lei. “Cosa c’è, caro?”

Ron le si avvicinò e l’abbracciò.

“Mi sei mancata” le confessò.

“Anche tu mi sei mancato” gli rispose. “Perché non vai in salotto a parlare con Hermione, mentre io metto a fare un po’ di tè?”

“D’accordo” acconsentì Ron, baciando la madre su una guancia, prima di raggiungere Hermione e Harry in salotto. Il suo migliore amico guardava la ragazza con uno sguardo interrogativo.

“Tutto bene, Harry?” gli chiese Ron, sedendosi accanto a lui sul divano.

“Bene” rispose il ragazzo, non distogliendo lo sguardo dalla ragazza seduta accanto a sé. “Quello che voglio sapere è se stai bene, Hermione.”

Lei rise brevemente. “Certo che sto bene. Cosa ti fa pensare il contrario?” disse nervosamente, riprendendo ad osservare, preoccupata, la porta dalla quale sarebbe potuta entrare Hannah.

“Allora, è successo qualcosa di nuovo da quando siamo partiti? Niente di interessante?” chiese Ron, guardandola.

“Beh, effettivamente...” iniziò Hermione.

“Harry!”

Ginny corse giù dalle scale. Il suo obbiettivo principale, della giornata, era lasciare soli Ron e Hermione, così che lei potesse raccontargli della bambina. “Mi sembra di aver sentito mamma chiamarci” disse, correndo incontro ad Harry.

“Io non ho sentito niente” ammise il ragazzo.

“A me invece è sembrato che...”

“Ginny, non importa, lui può restare” disse Hermione a bassa voce. L’ultimogenita Weasley sospirò e si sedette, anche lei, sul divano.

“Cosa sta succedendo?” chiese Ron, guardando le due ragazze, che gli stavano nascondendo qualcosa. Le due si guardarono disperate, sentendosi in colpa. Perché diavolo non glielo avevano detto prima, attraverso una lettera?

“Ho qualcosa da dirti, Ron... quello che intendo è che... devi sapere...” borbottò Hermione. Si era praticamente preparata questo discorso per settimane, perché, in quel momento, non riusciva a dire niente di sensato, allora?

“Dillo e basta” disse Ron, con il viso rosso come un peperone.

Mama?”

Tutti si fermarono, come se il tempo avesse smesso di scorrere.

Dalla porta aperta, era entrata un’Hannah traballante, con in braccio la sua mucca giocattolo, Ranuncolo. “Papa! Mama! Papa!” urlò, massaggiandosi il pancino.

“Oh, Orsacchiotta” sussurrò dolcemente Hermione. Oh no, no, no, no. Non sarebbe dovuto succedere in questo modo! “La nonna ti sta facendo del latte buono buono” disse Hermione, con le guance arrossate per l’imbarazzo.

La bambina sorrise e si sedette sul tappeto, guardando i due uomini sconosciuti.

“Questa può essere considerata una cosa interessante” disse Harry, togliendosi gli occhiali per pulirli. Quando se li rimise, si accorse che la bambina - figlia di Hermione - aveva una folta zazzera di capelli rossi e il naso pieno di lentiggini.

Ron sembrò esserci rimasto male, profondamente ferito dal fatto che Hermione fosse diventata una mamma. Quanto tempo era passato prima che lei trovasse qualcun altro e rimanesse incinta? “Tu... hai avuto un bambino.”

La stanza era sprofondata nel silenzio più assoluto. Improvvisamente, Harry balzò in piedi e si voltò verso Ginny. “Hai ragione! Credo che tua madre ci stia chiamando.”

La giovane strega, sollevata dal fatto che aveva l’occasione di abbandonare la stanza, si alzò in piedi a sua volta.

Una volta rimasti soli, Hermione guardò Ron con gli occhi pieni di lacrime. “A quanto sembra” confermò l’affermazione che il ragazzo aveva fatto poco prima. Lo sguardo della strega cadde sulla figlia e la sua mano si posò ad accarezzare i riccioli sottili della piccola Hannah.

“Quando è... perché hai... voglio dire... dov’è il padre?” chiese Ron, non sicuro di quale, tra le migliaia di domande che gli ronzavano in testa, chiederle prima. Tuttavia, guardando la bambina, aveva una buona opinione di cosa avrebbe ottenuto come risposta.

“Davanti a me” rispose Hermione, guardandolo negli occhi e sforzandosi di non sbattere le palpebre.

 

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