Angel's Labirinth

di NadeHolery
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Ricordi Offuscati ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo: Smemorino ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo: Candido terrore ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Ricordi Offuscati ***


Capitolo Primo:  Ricordi offuscati

 

“Non riesco a vedere niente…” Mi guardai attorno nell’oscurità. Le mie braccia e le mie gambe erano legate, i miei occhi coperti da un nastro scuro, tanto scuro da non lasciarmi intravedere nulla. Faceva freddo, molto freddo, stavo congelando. Mi trascinai come potevo verso sinistra, andando a sbattere presto contro una parete, anch’essa molto fredda. Provai allora a strisciare a destra, ma ottenni lo stesso risultato. Provai anche con le altre due direzioni, ma niente da fare, ero chiuso in un ciò che mi pareva una piccola stanza oscura, stretta e dal soffitto basso, tanto da non potermi alzare in piedi senza sbattere la testa, dovevo restare chinato mentre cercavo una via di fuga.

Udii un suono. Cacciai ogni pensiero e mi affidai solo sul mio udito, dovevo capire da dove proveniva quel suono. Mi parve di sentire delle voci, maschili per lo più. Parlavano con un tono molto basso, profondo, oscuro e misterioso.

Un lieve rumore ticchettava sempre più forte verso di me, dei passi. Sentì un rumore, come una porta aprire cigolando piano. Delle fredde mani mi presero per il braccio e strattonandomi mi tirarono fuori dal mio esilio gettandomi a terra. Quelle mani erano forti, fredde e convinte, come se sapessero cosa dovevano fare, come se facessero la stessa cosa ormai da anni ed anni.

-Fratelli, in dono agli Angeli ecco a voi un giovane ragazzo vergine. O Angeli, prendetelo in segno di benvenuto nella nostra congregazione.-

“Che succede…?” Ricevetti un calcio nello stomaco, tutt’altro che lieve e delicato. Continuavo a ricevere colpi, in pochi minuti svenni.

 

-Fermatevi!- Un urlo squarciò il silenzio della grande sala, maestosa e regale, addornata da tende pregiate e con al centro una tavola imbandita.

A rompere la silenziosa “punizione divina” fu colei che sembrava una giovane ragazza. Gli occhi azzurri risplendevano di decisione, mentre i capelli di un bianco innaturale le ricadevano sulle spalle fino a ricoprire l’intera schiena. Si alzò dalla sedia pregiata e, con fare bambinesco, ma al contempo molto maturo si oppose al Grande Sacerdote.

-Non capisco perché dobbiate farlo soffrire tanto! Che vi ha fatto di male quel povero ragazzo?-

-Karol. Sai bene che non ammetto repliche. Gli Angeli desiderano questo, il rito è fondato su questo, non intend…-

-Sommo  sono arcistufa di tutta questa storia del rito e cianciaglie varie, se non intendete omettere questa parte del rito annullerò la possibilità di richiamare gli Angeli!-

Silenzio. Tutti nella sala si erano zittiti ormai, la paura di non poter più ricorrere agli Angeli in quei tempi era molto forte ormai.

Cominciò a camminare in cerchio con le mani dietro la schiena. –Negli antichi testi è riportato che gli Angeli aiuteranno gli esseri umani solo alla condizione che venga loro data una buona ragione per farlo, ma non mi pare che donare esseri umani innocenti sia una ragione valida! Se non la smetterete con questi sacrifici io mi metterò in comunicazione con gli Angeli e straccerò il contratto tra i due regni!-

Nella congregazione era risaputo, vi era un Angelo a fare da “spia”, eppure nessuno aveva mai scoperto chi fosse questa talpa…

-Per amor del cielo Karol! Non dirlo nemmeno! Sai che siamo in crisi, un aiuto dagli Angeli ci farebbe più che comodo!-

-Fai silenzio! In qualità di Parallelo io convoco l’Angelo Kusari!-

Alcune persone bisbigliavano, altre invece si guardavano attorno sperando che nulla accadesse. Si sentì un ramo spezzarsi e il silenzio diventò sovrano tra la gente. Dal soffitto si lanciò una giovane ragazza dai capelli nero fumo con il viso puntato verso terra, gli occhi coperti da una lieve frangia anch’essa nera.

-Mi hai chiamata, Kael?-

-Ben tornata sorella Kusari-

La mora girò la testa verso gli spettatori, che indietreggiavano appena la vedevano voltarsi verso di loro.

-Questi umani infedeli con le loro menzogne hanno macchiato di rosso la vita di molte genti attirando l’odio e la paura dei loro concittadini-

-Accetto il mio incarico sorella Kael.-

L’Angelo alzò allora il viso mostrando gli occhi iniettati di rosso, cremisi, il colore del sange.

-Udite le mie parole, sporchi umani. Avete un’ora di tempo per scappare, tutti coloro che non ne saranno in grado periranno all’interno di questa stanza… Che si dia il via alle danze!-

Alzò le braccia in aria facendo risuonare le catene ferrate che le giravano intorno ai polsi legati tra loro. Le porte e le finestre si chiusero, il tavolo si abbassò andando a unirsi al pavimento, quasi sciogliendosi. Kusari salì ancora una volta sul soffitto con un balzo, sedendosi sul pregiato lampadario di cristalli. La giovane ragazza dai capelli bianchi invece, Karol prese in braccio il giovane e corse sotto il lampadario, dove Kusari l’aiutò a salire.

-Vuoi salvarlo?-

-Sì, voglio portarlo dal Signore, sono certa che lo accetterà a braccia aperte tra voi Angeli-

-Sei a conoscenza che non ci possono esseri Angeli di sesso maschile Kael, al massimo lo accetteranno come parallelo, come portatore sano.-

-Lo so bene sorella… Ma voglio provarci, quindi ti prego, portalo con te dagli Angeli, io aspetterò la tua risposta nel nostro punto di incontro-

-Bene, recati là alla prossima pioggia, ti aspetterò-

-Ricevuto.-

 

Note dell’autrice di me:

Halo Halo!

Allora, ricapitoliamo un pochino ok? ^^

Questo era il primo capitolo di Angel’s Labirinth, spero vi sia piaciuto, in caso contrario… Beh decidete voi! ò3ò

Vi prego di correggermi se ho scritto il titolo sbagliato xD

Ho scritto questo coso sabato pomeriggio, poco prima di scoprire che è uscito un videogioco che aspettavo da molto, indi non scriverò il prossimo capitolo finchè il mio cuore non si sarà messo in pace ottenendo quel videogame!

Poi… Vi aspetto tra le righe del prossimo capitolo per indagare nel più profondo degli abissi.

Anteprima:

Può l’amnesia umana portare a zero la vita di qualcuno fino a farlo diventare l’opposto del vero se stesso? Lo scopriremo nel secondo capitolo!

-Capitolo Due, Smemorino-

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Capitolo 2
*** Capitolo Secondo: Smemorino ***


Capitolo Secondo: Smemorino

 

Ah… La testa…

Aprii gli occhi e mi guardai attorno assonnato, dov’ero?

“Oh, giusto… Ieri sera... Che è successo ieri sera…?”

Non ricordavo nulla della sera prima, solo un’infinita paura, ma non ricordavo nemmeno di cosa! Scrollai la testa e mi alzai appoggiandomi al muro. Non riuscivo a stare in equilibrio. Chiusi gli occhi e sospirai, che mi era capitato?

Quando riaprii gli occhi mi guardai intorno, per capire dove mi trovavo. Vedevo sfuocato, non distinguevo bene il tutto, ma mi sembrava abbastanza semplice. Attorno a me vi erano muri bianchi e mobili altrettanto bianchi, un piccolo lettino, un comodino, un armadio e una scrivania con la sedia abbinata per colore, al pavimento legno chiaro, freddo e duro, in netto contrasto con i miei piedi caldi appoggiati a terra – sì, anche io ho i piedi –, una vera tortura.

Posai lo sguardo sulle mie mani, erano calde, molto calde, come quando qualcuno si è appena alzato dal letto e ha ancora a dosso quel calore che lo attira al letto come un magnete per non esporlo al freddo del mondo esterno. Aspettai un paio di minuti, aspettavo che mi tornasse l’equilibrio che non avevo ancora. Una volta che la stanza smise di ondeggiarmi davanti mossi qualche passo, fino alla scrivania, a circa tre o quattro metri dal muro a cui mi ero appoggiato prima. Misi le mani sulla sedia e strizzai gli occhi per vederci bene. C’era qualcosa sulla scrivania, un foglio forse.

Tirai indietro la sedia e mi sedetti prendendo il foglio tra le mani. Lo guardai un attimo, c’erano delle parole scritte con una penna di un colore abbastanza insolito per una penna, viola.

 

Hey fratellino!

Ti sorprendi che ti scrivo una lettera eh?

Beh, ho delle bellissime notizie! Sei stato accettato!

Verrai alla scuola dove va anche la tua sorellona!

Spero di rivederti per i corridoi presto o tardi,

con affetto

your lovely sister.

 

Sister? Non ricordavo di avere una sorella, mi sembrava di essere figlio unico…

Ma non era questa la cosa importante! Ormai avevo già… Aspetta aspetta aspetta, quanti anni avevo…?

-Non posso essermelo dimenticato! È una cosa fondamentale cavolo!- Posai lo sguardo sul muro bianco, lo osservai un paio di secondi, strizzai gli occhi… Finchè non assunsi un’espressione tra l’ebete e lo scocciato… Non ricordavo più nulla su chi ero!

Allora aprì il primo dei tre cassetti del comodino alla ricerca di fogli e penne, che trovai subito. Mi risedetti e appoggiai la punta della penna sul foglio.

-E’ ora di spremersi le meningi! Devo controllare tutto ciò che ricordo di me!-

E il risultato di ciò fu…

 

Nome: ...

Cognome: ...

Provenienza: ...

Data di Nascita: ...

Eta’: ...

Professione: ...

Hobbie: ...

Parenti: ...

Amici: ...

Aspetto: ...

Ricordi: ...

 

…Un disastro.

Avevo scordato tutto e in ogni campo a cui non riuscivo a rispondere mettevo dei puntini di sospensione, sperando di riuscire a scriverlo più avanti. Non ricordavo nemmeno il mio aspetto… Patetico… Ero patetico

Allora riaprii il primo cassetto del comodino e presi un piccolo specchietto – chissà chi si era premurato di fornirmi tutte quelle cose – per poter vedere almeno il mio aspetto.

Mi sedetti per l’ennesima volta e osservai la mia figura nello specchio tondo. I miei capelli erano di un nero intenso, tanto da sembrare blu, o forse era blu tanto scuro da sembrare nero?

-Iridi nere…- Mi avvicinai di più allo specchietto per vederle bene, non erano nere, la pupilla mi copriva l’intera iride, in parole povere o mi avevano fatto qualcosa o non avevo le iridi attorno alle pupille, davvero meraviglioso. La mia pelle era di un bel rosa, del rosa di una persona viva.

-Almeno ho la consolazione di non essere ancora morto, e la mia pelle lo prova-.

Mi sorrisi in modo ebete, lasciando che una lacrima mi scappasse.

-Chi sono?- Non riconoscevo me stesso, ero un’altra persona, non ero più colui che ricordavo di essere, e tutto ciò semplicemente perché non ricordavo chi ero realmente…

Avrei vissuto per sempre così? Chiuso in una stanza bianca in attesa che la mia mente sputasse fuori un’idea geniale per ritrovare me stesso? Bah… Per me, quello era il presente e quello andava vissuto.

Mi alzai in piedi asciugando la lacrima col dorso della mano rosea.

-Devo uscire di qui!- Non c’erano finestre, ma una porta sì, quella c’era.

Mi vestii con dei bianchi vestiti - leggeri e freddi come tutto in quella stanza -, e mi avviai verso la porta. Cercai in lungo e in largo su di essa, ma non vi era traccia di maniglie o serrature, niente. –Non può essere sigillata, devo uscire  tutti i costi di qui- Spinsi leggermente la porta, che cadde in un tonfo.

Dall’altra parte della porta vi era una luce bianca, troppo forte perché io potessi vedere fuori dalla mia stanza.

 

Note di me:

Bentornati/e! >w<

Che posso dire, questo capitolo l’ho scritto di fretta mentre ascoltavo un paio di canzoncine che miracolosamente mi hanno dato l’ispirazione! ^.^

Allora ditemi, miei cari lettori e Sely, che ne dite del secondo capitolo? Ho parlato un pochino di più sul mio piccolo SenzaAncoraAlcunNome, così da chiarirvi un pochino le idee su di lui ù.u

Come promesso ho scritto il capitolo appena il mio cuore è stato soddisfatto, ovvero quando mi hanno regalato il gioco che volevo tanto! >< Arigatoo!

Ah, comunque sono stata dall’oculista ieri sera e pare che io debba mettere un bel paio di occhiali per una stupida miopia da 0.50 sull’occhio sinistro e 0.25 sul sinistro, speriamo non siano obbligatori per tutto il giorno ò3ò però li ho ordinarti stamani, vado a prenderli mercoledì pomeriggio, e da allora sarò una Nade occhialuta! °w°

 

NonSoCheNomeHo: E grazie per la recensione cara Sely, mi raccomando, impegno per scoprire chi sono eh ù.u

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Capitolo 3
*** Capitolo Terzo: Candido terrore ***


Non appena i miei occhi si adattarono alla bianca luce del mondo esterno cominciai a guardarmi attorno, ero in un ospedale?!

Ma c’era qualcosa di strano in tutto ciò, in quel luogo non c’era nessuno, le porte erano visibilmente sigillate… Che era successo in quel posto?

Un macabro suono si fece avanti pian piano nella bianca sala, il suono di un paio di tacchi a spillo che si avvicinavano al corridoio su cui si affacciava la stanza del ragazzo. -Ah, ti sei svegliato.-

Disse una sensuale voce femminile. La figura che si stava avvicinando però, era tutt’altro che spaventosa, lo capì subito, il moro, appena riuscì a scorgerla bene. Era una semplice donna dai lunghi capelli neri, un occhio blu e uno bendato, con un vestito da infermierina, i tacchi a spillo e due grandi… Grandi… Un gigantesco seno. La donna si piazzò davanti al giovane esaminando la sua cartella clinica del ragazzo, parlandogli nel mentre. –Allora, com’è stato il tuo riposo, Smemorino?-

-Smemorino?- Chiesi, si stava riferendo a me in quel modo per un qualche motivo? Lei sapeva forse qualcosa?

-Il mio nome è Chiyo, sono l’incaricata ad occuparmi di te per i primi periodi post risveglio.- Alzò lo sguardo dal blocco di fogli che teneva in mano.

-Perché hai l’occhio bendato?- Le chiesi.

-Uhm? Ah, è un segreto.- Rispose semplicemente la donna.

-Questo posto è disabitato? Perché sono qui? Cosa sai su di me?- Chiesi curiosamente.

-Quante domande che fai, accidenti! Sei una vera seccatura! Avrai tutte le risposte a tempo addebito, ora seguimi.- Mi rispose con aria brusca, avviandosi poi verso una grande porta, anch’essa bianca, al termine del lunghissimo corridoio candido.

Una volta giunti dinanzi alla porta mi chiese se fossi pronto, così feci segno di assenso con la testa.

Lei aprì la porta provocando un grande cigolio. Dietro quella porta vi era una grandissima stanza bianca, quadrata, dove chiunque avrebbe saputo perdersi. Era completamente vuota, non vi era nulla di nulla, ne finestre, ne alcun tipo di arredo, solo una giovane bambina nell’esatto centro della stanza. Mi avvicinai a piccoli passi finchè non le fui davanti. Aveva lunghi capelli bianchi e teneva gli occhi chiusi. Indossava un camice bianco e non aveva espressione. La pelle era pallida e debole. Era magrolina, di corporatura assai minuta, come un tenero ramoscello.

-Chi è questa bambina?- Chiesi a Chiyo

-Questa stanza è dove teniamo chiusi i Paralleli quando sono ancora deboli, quando non si sono ripresi dall’operazione- Mi rispose.

-Operazione?-

-Sì, presto capirai, ora resta pure qui con lei, vado a prendere delle sedie.- Disse lei poco prima di uscire dalla sala chiudendo la porta.

Mi voltai verso la ragazzina, mi sedetti per terra, così da vederle il viso da di fronte. Era davvero una bimba carina, di una bellezza pura, unica, come quella dei diamanti.

-Hey piccina… Come mai sei in un posto come questo?-

Lei non rispose, solo girò la testa verso di me.

-Non vuoi parlare con me? Non vuoi nemmeno guardarmi?-

Lei mosse la testa quasi meccanicamente, cercava forse di farmi capire che non voleva avere a che fare con me?

-Posso chiederti di aprire gli occhi?-

Lei fece sì con la testa e ne aprì appena uno, il sinistro. Aveva l’iride bianca e la pupilla pari ad un piccolissimo pallino nero, appena visibile.

-Qual è il tuo nome?-

-B-A01…-

-Ma è una numerazione… Non hai un nome tuo?-

Fece segno di no con la testa –Solo B-A01- Disse con voce timida.

-Che cosa fanno qui? Cosa ti hanno fatto?-

-Qui…- La porta si aprì ed entrò di nuovo la mora, portando con se due sedie impilate una sull’altra. Appena la bimba la sentì chiuse gli occhi e tornò seduta al suo posto, quasi come fosse sotto contratto scritto.

-Senta signorina Chiyo… Che è successo a quella bambina?-

-…Assolutamente nulla, è qui solo perché è malata, così noi la curiamo-

-Che malattia ha?-

-Non sono affari tuoi.- Così chiuse la conversazione.

Posò poi le sedie una difronte all’altra, sedendosi su una delle due. –Accomodati pure- Disse.

Mi sedetti e mi guardai attorno, cosa succedeva veramente là dentro? Perché una tenera bambina era chiusa in una stanza bianca e perché le era stata affibiata una numerazione a sostituzione del suo nome? Anche lei aveva perso la memoria?

-Vuoi che risponda ad alcune tue domande?- Mi chiese allora la donna.

-Certo, mi pare ovvio!-

-Prego, fammi pure tutte le domande che vuoi, ma una alla volta.-

-Cosa sai di me?-

-Veramente nulla, non so il tuo nome, non so da dove vieni, ma so che come la maggior parte delle persone che passano di qui non ricordi nulla di te e vieni buttato fuori non appena qualcuno viene a prenderti.-

-Sono mai venuti a prendere qualcuno?-

-Qualcuno sì, ma quasi tutti restano chiusi qui dentro finchè non ricordano tutto o non sono in grado di vivere fuori da qui.-

-Non credo di capire bene…-

-Affari tuoi, melanzano.-

-Melanzano?- Mi scappò una risata, non sapevo perché, ma quella parola mi suonava alquanto familiare.

-CHIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIYO!- Un urlo isterico squarciò l’attimo di silenzio che si era creato nella sala, qualcuno sembrava molto molto arrabbiato.

La porta si spalancò quasi venendo buttata giù e un’altra giovane albina dagli occhi blu elettrico e quindici-sedici anni circa fece la sua comparsa. –Ti avevo detto che il nuovo arrivato doveva stare a riposo! Non gli hai chiuso la stanza?!- Chiyo si spostò leggermente di lato, lasciando intravedere che anche io ero là. –Oh! Scusa ragazzo, non ti avevo visto!- Corse dov’ero io e si chinò leggermente in segno di saluto. –Piacere di conoscerti, sono Karol, una parallel autorizzata- Mi prese la mano e la strinse forte sorridendo. –Io non so chi sono… Ne cosa sono…- Dissi malinconicamente. –Ah, un altro Smemorino! Credo che per ora ti chiameremo proprio così, Smemorino!- Disse soddisfatta mettendosi le mani sui fianchi e ridacchiando in modo abbastanza traente sull’assurdo e lo psicopatico. –Vuoi uscire di qui?-

-Magari potessi- Dissi semplicemente. Lei mi guardò ridacchiando. Anche le sue pupille erano piccole palline scure… O la luce bianca mi giocava brutti scherzi, oppure in quel posto c’era qualcosa che non andava… Decisamente che non andava…

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