Do You Want to Know a Secret

di harinezumi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Fool on the Hill ***
Capitolo 2: *** Getting Better ***
Capitolo 3: *** Blue Jay Way ***
Capitolo 4: *** Got to Get You Into my Life ***
Capitolo 5: *** Here Comes The Sun ***
Capitolo 6: *** I Want to Hold Your Hand ***
Capitolo 7: *** Love me do ***
Capitolo 8: *** Across The Universe ***
Capitolo 9: *** Think For Yourself ***
Capitolo 10: *** Oh! Darling / For no One ***
Capitolo 11: *** A Hard Day's Night ***
Capitolo 12: *** Twist & Shout ***
Capitolo 13: *** Do You Want to Know a Secret ***
Capitolo 14: *** Revolver ***
Capitolo 15: *** Hello Goodbye ***
Capitolo 16: *** All You Need is Love ***
Capitolo 17: *** EPILOGO ***



Capitolo 1
*** The Fool on the Hill ***


Cap 1

The  Fool on the Hill

 

But nobody wants to know him,
They can see that he's just a fool

Il ragazzo biondo con quell’aria da svampito rimase a fissarlo, e per quei lunghi –troppo lunghi- istanti, Kurogane sentì che probabilmente l’avrebbe odiato. C’erano già moltissime cose che non gli piacevano del nuovo arrivato: i suoi occhi, di un blu così glaciale, i suoi lineamenti nient’affatto giapponesi, il suo sorriso, un gesto che al di là dell’apparenza pareva essere vuoto.

Il professore invitò Fay D. Flourite a sedersi. Che nome eccessivo e pretenzioso, tanto da sembrare falso, pensò Kurogane, distogliendo con una smorfia di disappunto lo sguardo dal nuovo studente. Non che quell’individuo dovesse interessargli. Perciò, tentò di non prestargli attenzione quando si sedette sul banco dietro al suo, sfortunatamente l’unico libero a disposizione nella classe.

Kurogane sentiva durante la lezione gli occhi del biondino puntati sulla nuca, e quello sguardo sembrava trapassargli il cervello da parte a parte. Quando ebbe la sensazione che la sua testa stesse prendendo fuoco, non poté trattenersi, e si voltò con un gesto brusco verso Fay, che accolse la sua occhiataccia con un sorriso gentile e un cenno di saluto con la mano. Era solo un idiota. Meglio seguire la lezione se non voleva che il professore notasse quanto era distratto.

Con uno sbuffo, Kurogane si concentrò di nuovo verso il suo libro, leggendo a mente ciò che il professore contemporaneamente spiegava. Ma era ancora troppo poco interessato all’argomento (l’affascinantissima teoria chemiosmotica), perciò poco dopo si sorprese a lanciare occhiate alle sue spalle. Il biondo era sempre lì a fissarlo, con sguardo ebete.

Kurogane sospirò. Sarebbe stata una lunga giornata.

***

Quando buttò malamente lo zaino sul divano di casa propria, si sentiva sollevato dall’essere riuscito a sfuggire così presto al doposcuola, dato che si era iscritto al club di basket. Fortunatamente, l’allenatore aveva spostato la partita di quel pomeriggio, e questo era stato particolarmente gratificante; non solo perché l’indomani avrebbe avuto un test di fisica e non aveva aperto libro, ma anche perché aveva notato benissimo Fay sugli spalti della palestra, quando si era fermato a fare un paio di tiri a canestro. Lo sguardo di quel tipo inquietava Kurogane, che si era dileguato in fretta.

Il ragazzo nuovo non aveva avvicinato né socializzato con anima viva da quando era arrivato quella mattina. Non aveva voluto parlare un granché di dove venisse, aveva preferito mettersi a fare il cretino per un po’ con i loro compagni, prima di sparire chissà dove all’ora di pranzo.

Mentre Kurogane rifletteva su Fay rabbrividendo, dalla cucina apparve la sorellina Tomoyo, con indosso due guantoni da forno e un grembiulino rosa.

«Oh sei tu! Ti ho a malapena sentito arrivare. Che maniere, Kurogane, vieni a salutarmi quando torni a casa!» sbuffò la ragazzina, nonostante la sua aria tranquilla facesse intuire che non aveva avuto nessun dubbio nel captare la presenza di Kurogane in casa, dal momento in cui lui aveva gettato la cartella sul divano.

«Stai cucinando?» chiese, con aria piuttosto allarmata, suo fratello, che si era appena seduto sperando di rilassarsi. Ma per quella giornata, sembrava destinato a restare ben sveglio. «Un altro dolce? Io non mangio quella roba, smettila di sprecare ingredienti».

«Lo so bene che tutta la mia gentilezza è sprecata per uno come te. Questo è per Sakura-chan, viene qui nel pomeriggio perché ho un sacco di abiti nuovi da farle indossare!» esclamò Tomoyo con un’aria sognante che fece rabbrividire suo fratello. «Chissà come sarà carina!»

«Mah, io l’impressione che le tue attenzioni non siano del tutto gradite» sbottò Kurogane, già di pessimo umore.

Ma Tomoyo lo fece pentire immediatamente di quella battuta, perché esibì un’espressione velatamente delusa e malinconica, prima di tornare in cucina senza aggiungere una parola. Kurogane, sebbene giurasse il contrario, era piuttosto rude nelle parole e nei fatti, ma si affrettò a porre rimedio cercando nella cartella un fermaglio che aveva comprato a Tomoyo pochi giorni prima. Non aveva ancora avuto l’occasione di darglielo.

La seguì in cucina, toccandole la spalla per farle sollevare la testa dalla contemplazione del forno, e le allungò la piccola forcina a forma di farfalla. Era composta di perline di un azzurro acceso, scelto per abbinarsi con gli occhi grigi della sorellina e i suoi lunghi capelli neri, alla luce spruzzati di viola. Tomoyo raccolse il regalo dalle mani di Kurogane, sorridendogli contenta e facendogli intuire che pace era fatta.

Ma suo fratello non disse una parola né la sua espressione annoiata cambiò. Kurogane infatti andò in camera sua a studiare in vista del compito del giorno dopo, cercando di considerare il meno possibile i commenti perplessi e spaventati di Sakura un paio di stanze più in là.

Evidentemente, Tomoyo stava dando fondo al suo arsenale di vestiti.

Ma Kurogane era felice di avere Tomoyo in casa. Da quando loro padre era morto, l’unico sfogo che loro madre aveva era il lavoro. Aveva preso a carico tutte le numerose aziende di famiglia, lasciando i tre figli a casa soli tutti i giorni; era parso subito ovvio a Kurogane che avrebbe dovuto occuparsi della sorella minore negli anni a venire, perché la sorella maggiore era andata ad abitare lontana, con la sua ragazza.

La sua RAGAZZA. Kurogane non sapeva ancora a che cosa pensare quando guardava Souma negli occhi, e preferiva non pensare troppo a quello che avrebbe dovuto provare nei confronti di sua sorella. Quello che gli importava davvero era la sua felicità, ma prima tra tutti, gli importava della piccola Tomoyo, che nessun’altro badava a sufficienza.

Nemmeno lui, se ne rendeva conto, era un gran fratello. Non riusciva ad ascoltare i discorsi seri che la sorellina cercava di fargli ogni tanto, ma Kurogane almeno era intuitivo e aveva compreso cosa turbasse Tomoyo. La sua migliore amica, la persona a cui Tomoyo teneva di più in assoluto, si era innamorata e faceva coppia fissa con un ragazzino della loro scuola. E Tomoyo amava Sakura; tuttavia erano molto rari i momenti in cui la vedeva triste per quella situazione.

“Se la persona che amo non volesse stare con me…” pensò Kurogane, perso in quei pensieri e ignorando del tutto il libro di fisica aperto sopra al proprio cuscino. “Non accetterei nulla del genere. Non permetterei mai che qualcuno che amo si allontanasse da me, nemmeno se fosse lui a volerlo”.

***

Quando si sedette al proprio banco, il giorno seguente, notò con orrore che il nuovo arrivato, Fay D. Flourite, se quello poteva considerarsi un nome, era intento a disegnare gatti e cani sul quaderno di storia.

«Buongiorno» lo salutò questi, esibendo un enorme sorriso. Doveva aver notato lo sguardo che Kurogane aveva buttato sui suoi disegni.

«Mh» rispose Kurogane, prendendo dalla cartella il libro di fisica e immergendovi la faccia. Tutto pur di non intavolare una conversazione con quello strano tipo, tanto più che in aula erano presenti solo una manciata di loro compagne, impegnate in una fitta conversazione sui trucchi.

«Fay D. Flourite» sentì Kurogane alle proprie spalle, e si trovò a guardare l’altro con aria spaesata. Per tutta risposta, Fay sorrise e gli porse la mano perché l’altro la stringesse. Ma quello si limitò a fissarla stolidamente senza dire una parola, così venne ritirata. «Dovresti presentarti, è così che funziona» ridacchiò il biondino, divertito dalla sua espressione spersa.

«Kurogane Suwa» borbottò allora Kurogane, non senza sentirsi un po’ idiota. Ma non era colpa sua, l’altro si comportava in maniera molto più idiota di lui. E aveva una matita rosa con un pon pon sopra.

«Che nome da duro» trillò allegramente Fay, convinto di poter parlare a ruota libera ora che sapeva il suo nome. «Awh, non va affatto bene, hai un’espressione truce e un nome ancora più truce… lo alleggerisco un po’, ti va? Da oggi sarai Kuro-wan».

«Mi… mi chiamo Kurogane» ringhiò il moro, stringendo convulsamente lo schienale della propria sedia per impedire a sé stesso di strozzare l’altro. Tuttavia, non dovette sembrare una minaccia molto sinistra, perché Fay la ignorò bellamente e continuò con i suoi sproloqui.

«O Kuro-rin. O Kuro-sama… Ooooh!» esclamò Fay, interrompendo la sfilza di nomi con un gridolino che fece trasalire Kurogane. A quel punto, il biondo alzò il quaderno di storia pieno di disegni di cani e gatti davanti al naso del compagno, e il suo sorriso si inebetì, allargandosi. «Somigli proprio a questo cagnone nero! Ti chiamerò Kuro-baubau!»

«Tu, brutto imbecille…» cominciò Kurogane, ma venne interrotto dall’entrata in classe del professore, che subito intimò il silenzio. Con un ringhio spaventoso, Kurogane si voltò verso la lavagna e prese ad ignorare Fay con tutte le sue forze, sebbene sentisse benissimo che l’altro stava facendo una lista con i soprannomi che avrebbe potuto dargli. Ogni tanto, infatti, ne mormorava uno a bassa voce.

Nonostante questo, sembrava che nessuno degli argomenti delle lezioni potesse coglierlo di sorpresa; ogni volta che il professore interpellava Fay, quello rispondeva con un tono di voce fastidiosamente squillante e deciso, e sempre in maniera corretta. Questo contribuì notevolmente a renderlo odioso agli occhi di Kurogane.

Probabilmente il biondo non ebbe problemi a concludere con successo il compito di fisica, mentre Kurogane sentiva di aver capito si e no dove scrivere il proprio nome sulla pagina. Perciò, ad ora di pranzo, era con un’aria un po’ sconsolata che stava con la schiena addossata ad uno degli alberi in cortile, senza toccare cibo. Era l’unico punto del parco della scuola ad essere lievemente sopraelevato rispetto al terreno, quindi per ognuno degli studenti era una collina da dove si aveva una discreta vista del campo sportivo e di parecchie aule, anche al primo piano.

«Fai lo sciopero della fame?» domandò una voce fin troppo conosciuta e già abbastanza detestata. Fay lo aveva raggiunto.

«Per niente» sbottò Kurogane, nel tentativo di sembrare abbastanza scortese da scacciarlo. Ma quello si sedette accanto a lui, iniziando a scartare con noncuranza la scatola del proprio pranzo.

«Ah! Chi ti prepara il pranzo? È molto carino da parte sua piegare il tovagliolo a forma di cigno».

Kurogane si voltò a guardare Fay, piuttosto spaesato. Lanciò poi un’occhiata al proprio cestino, notando solo in quel momento che tra il nodo che lo teneva legato stava infilato proprio il tovagliolo di cui parlava l’idiota.

«Non mi dire che non te n’eri accorto, Kuro-wanko! Non solo hai un’espressione incredibilmente truce, ma sei anche sbadato… mi chiedo chi è costretto a sopportarti tutto il giorno, davvero».

«Ionononhoun’espressionetruce» sibilò Kurogane tutto ad un fiato, cercando di ignorare i tremori che gli erano saliti ai pugni chiusi, per non rivolgerli alla faccia di quello strano tizio. Provò a rilassarsi rispondendo al biondo con quello che voleva sentire; Tomoyo del resto lo metteva spesso di buon umore. «Il cestino lo ha preparato mia sorella questa mattina. Ha dodici anni, ma cerca di fare del suo meglio».

«Questo perché Kuro-pon non ha l’aria di essere uno bravo in cucina» affermò Fay, osando stuzzicare la guancia del compagno con la forchetta che aveva tirato fuori. Scivolando a sedersi un po’ più distante, data l’occhiata omicida di Kurogane, continuò però a sorridere allegro. «Sei preoccupato per il test di fisica?» domandò con naturalezza allora. «Non dovresti. Ma se proprio vuoi tormentarti, mangia almeno il pranzo della tua sorellina, si sarà impegnata parecchio per prepararlo».

«Che ne sai che non dovrei preoccuparmi?» sbottò Kurogane, afferrando però il proprio pranzo e aprendo il cestino. «E perché non mangi in maniera umana? Ti porti dietro posate d’argento?» Non avrebbe voluto fare quella domanda. Ma l’altro lo aveva incuriosito.

«Oh, ma io non sono capace di usare le vostre bacchette, Kuro-myu!» si giustificò Fay, badando bene però a cambiare subito argomento, tornando a quello precedente. «Non devi preoccuparti per il test di fisica, perché dalle tue spalle ho controllato tutte le risposte che hai dato… e sei andato in maniera più che sufficiente. Siamo secchioni, eh, Kuro-chan?»

«Perché cavolo ti sei messo a leggere il mio compito?»

«Ma è semplice, per controllare che Kuro-rin facesse un buon risultato» rispose Fay con tutta la naturalezza di questo mondo e un sorriso gigantesco. «Mi eri sembrato preoccupato. Non volevo mica rischiare che la tua aria da duro s’incupisse ulteriormente!»

«La prossima volta tieni gli occhi sul tuo compito, idiota» borbottò Kurogane, per niente sollevato dal fatto che qualcuno avesse letto i suoi tentativi di svolgere gli esercizi del test.

In quel momento, proprio quando il biondo stava per scoppiare a ridere, l’altoparlante della scuola chiamò il nome di Fay. Era atteso alla segreteria della scuola, e Kurogane sentì qualcosa come “emergenza di famiglia”, ma Fay emise una risatina nervosa, che coprì giusto quelle parole.

«Sembra che io debba andare» esclamò Fay, alzandosi in piedi e spolverandosi i pantaloni della divisa scolastica. Eppure nei suoi occhi c’era stato per qualche attimo un lampo di paura, e il ragazzo era sbiancato sentendo le parole della preside raggiungerli. «Scusa, Kuro-tan, dovrai finire di pranzare tutto solo. Ma ci vedremo domani in classe, non ti preoccupare» aggiunse con falsa allegria, dato il suo reale stato d’animo. Raccolte le sue cose mentre parlava, toccò la punta del naso di Kurogane con l’indice, con lo scopo di stuzzicarlo un po’.

Kurogane infatti lo stava guardando con aria dubbiosa da quando era partito l’annuncio all’altoparlante, e tornò immediatamente ad infiammarsi a quel gesto, distraendosi dai problemi del biondino.

«Faresti veramente meglio a non farti più vedere da me!» gli urlò dietro, mentre Fay sfuggiva alla sua presa e scappava ridendo verso l’edificio scolastico.

 

 

____________________

e questo è il primo capitolo! sarei contenta di sapere se a qualcuno è piaciuto, anche se mi rendo conto che fin qui la storia non sia molto avvincente né nulla di nuovo :) (forse nemmeno poi, ma magari è in un certo modo piacevole)

il fatto che Fay si sieda dietro a Kurogane è un richiamo a Card Captor Sakura, quando Shaoran arriva nella classe di Sakura e si siede dietro di lei (aww sono così carini). per l’età di Tomoyo ho pensato di fare dodici anni, semplicemente perché Kurogane all’inizio di TRC potrebbe avere vent’anni e considerando la loro differenza d’età, così era più credibile che frequentasse l’ultimo anno di liceo (lasciate stare sto sclero °-°).

la storia è già scritta (va un pò rivista però), tutti i titoli dei dieci capitoli sono tratti da canzoni dei Beatles, ovviamente quelli che mi sembravano più adatti all’argomento trattato o che mi piacevano in modo particolare :D ma se l’insieme vi farà troppo schifo non lo pubblicherò ovvio :P

si accettano recensioni, sia che vogliate prendermi a martellate per l'avere idee così banalmente cretine, sia per amarmi e rispettarmi per il resto della vita (kurogane: meglio che vai a dormire, deficiente.)...

goodnight to everybody °-°

harinezumi

 

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Capitolo 2
*** Getting Better ***


Cap 2

Getting Better

 

Yes, I admit it's getting better, it's getting better
Since you've been mine

Kurogane non capiva come quel genere di pensieri potesse tenerlo sveglio la notte. Perché l’unica cosa a cui riusciva a pensare da cinque giorni a quella parte era il sorriso spezzato di Fay quando aveva sentito la voce all’altoparlante? La risposta poteva essere anche per semplice curiosità. Ma anche con la curiosità la notte si dorme.

Si alzò con un sospiro e guardò l’orologio sul comodino, notando con disappunto che erano le quattro del mattino. E così l’idiota riusciva ad infastidirlo anche mentre dormiva.

Non voglio che lui sia triste.

Kurogane si alzò di scatto a sedere, andando a sbattere la fronte contro la mensola sopra al letto e facendosi cadere addosso tutti i manga che c’erano sopra. Imprecando a bassa voce e stringendosi la testa con le mani, piegato in due dal dolore, non poteva ancora credere a quello che aveva pensato. Lui non voleva che Fay fosse triste.

Era semplicemente assurdo pensare una cosa del genere su un completo estraneo. Cercò di non immaginarsi la risata di Fay nella sua testa e si tirò la coperta sulla testa, chiudendo gli occhi e implorando il proprio corpo di mettersi a dormire. 

***

«Oh, il tizio biondo dal sangue misto non c’è nemmeno quest’oggi».

Kurogane alzò la testa dal libro di biologia che stava cercando di decifrare, e i suoi occhi di fuoco andarono a posarsi su colui che aveva parlato, uno dei compagni di classe più piantagrane che gli fosse mai capitato di avere. Seishiro se ne accorse e gli rivolse un sorrisetto da schiaffi di rimando.

Ma il moro scosse la testa e tornò a leggere con decisione, cercando di ignorare la stretta allo stomaco che lo prendeva ogni volta che si voltava alla proprie spalle, ad osservare il banco vuoto. Fay era tornato soltanto cinque volte a scuola dopo quell’ “emergenza di famiglia”, ed erano passate due settimane da quando si era trasferito all’istituto. Kurogane non poteva più dire di non essere preoccupato, specialmente perché l’idiota si ostinava a pranzare con lui ed a infastidirlo, prima di sparire per giorni.

Seishiro comunque si sbagliava: Fay entrò spalancando la porta della classe e gridando allegramente: «Buongiorno, Kuro-pii!»

Al che, venne travolto da Kurogane che percorse con una velocità sorprendente lo spazio che lo separava dalla porta tra lo stupore dei loro compagni e lo prese per la collottola, fremendo dalla voglia di picchiarlo. Incurante del pericolo, Fay gli prese le guance e le tirò, con un sorriso ebete. «Ti sono mancato, non è vero?» cantilenò felice, ignorando la vena che cominciava a pulsare sulla fronte di Kurogane. «Uh, Kuro-sama, hai battuto la testa?»

Kurogane sapeva di avere ancora il livido che si era procurato in una delle sue notti insonni, ma evitò accuratamente di rispondere. «Senti tu… vedi di lasciami in pace» ringhiò soltanto, lasciando bruscamente Fay e ritornando a sedersi al proprio posto. Mentre passava, i suoi compagni si allontanarono terrorizzati da lui; tranne ovviamente il biondino che lo seguì passo passo tentando di fischiettare, anche se evidentemente non ne era in grado.

«Che pranzo ti ha preparato la tua bella sorellina oggi?» chiese Fay, una volta che si furono seduti, sporgendosi sul proprio banco per avvicinarsi di più a Kurogane, anche se quello non sembrò gradire. Il biondo non si curava del fatto che il professore fosse appena entrato e avesse cominciato a spiegare la lezione; si era limitato ad abbassare il tono della voce.

«Stai cercando di rivolgermi la parola, per caso?» sbottò Kurogane, senza sentirsi affatto in colpa per lo sbuffo di disappunto che sentì poi alle proprie spalle. Fay, a quel punto, infilò la mano nella cartella di Kurogane appesa al banco, estraendone il suo cellulare e facendolo sparire sotto il proprio banco in meno di un secondo. Il moro era talmente perplesso che non riuscì nemmeno a trovare le parole con cui intendeva comunicargli di scegliersi la bara.

Ma Fay gli restituì il cellulare con una certa velocità, appoggiandoglielo sulla spalla e sorridendogli come se non fosse successo nulla. Kurogane si voltò di nuovo sul proprio banco, deciso ad ignorarlo, gettando l’apparecchio nell’astuccio.

Poco dopo, nel bel mezzo della parte più noiosa di spiegazione, quando già stava desiderando di non essersi mai alzato quella mattina, Kurogane posò distrattamente gli occhi sull’astuccio e notò che si era illuminato. Distrattamente, allungò una mano per sbloccare la tastiera del cellulare e leggere il messaggio che gli era appena arrivato.

Su, Kuro-koi, mostra un po’ di entusiasmo per la spiegazione! Ti ho fatto dei dolcetti per dopo! Dolcetti per Kuro-loveee! <3

Kurogane rimase per un attimo senza fiato nel leggere quelle parole. Il biondino si era preso il suo numero a tradimento; e non solo, scriveva idiozie anche per messaggio, idiozie che d’ora in avanti avrebbe dovuto subire… senza considerare molto il fatto che si trovasse ancora in aula, batté con una certa disperazione la testa sul banco, lasciandosi sfuggire un gemito per aver picchiato sulla botta in fronte.

Immediatamente, vide il cellulare nell’astuccio illuminarsi di nuovo. Era una fortuna che nessuno facesse caso a loro.

Kuro-puu, non rompere quella bella testolina… mi piace tanto, non farmi preoccupare!

Con risolutezza, stavolta Kurogane rispose.

LASCIAMI IN P-A-C-E. Idiota.

Alle sue spalle, sentì un risolino affettato, ma sembrava che la risposta avesse avuto un certo effetto, perché il cellulare non si illuminò di nuovo. Era quasi ora di pranzo quando arrivò un terzo messaggio da Fay.

Aaah, Kuro-myu, ero così preso a contemplare i tuoi capelli e il tuo bel collo… e anche qualcos’altro più in basso, che mi sono scordato di prestarti le dovute attenzioni! Mi perdoni vero?

Kurogane divenne viola in viso, e cominciò a tremare, aggrappandosi con le unghie al quaderno che aveva in mano. Il banco fu talmente tanto scosso dalla sua furente agitazione che l’astuccio cadde a terra con un tonfo, e il cellulare finì sotto i piedi di Seishiro, qualche banco più in là.

Mentre la classe si voltava verso Kurogane e qualche risolino si manifestava qua e là, lui non poté fare a meno di cambiare drasticamente il colore della propria faccia in bianco latte. Seishiro aveva sollevato con curiosità il cellulare da terra e aveva letto lo schermo ancora acceso, spalancando gli occhi. Kurogane poteva vedere benissimo da dov’era che il compagno si stava trattenendo dallo scoppiare a ridere.

Cercando di non pensare ai commenti che avrebbe fatto più tardi, si voltò ad fissare Fay con la peggiore occhiata che gli fosse venuta in mente, meditando sul luogo più adatto dove seppellirlo. Il biondino ricambiò lo sguardo con un sorrisetto di scuse e un’alzata di spalle. 

***

«Kuro-tan, mi dispiace tantooo!» cinguettava Fay, inseguendolo per tutti i corridoi della scuola, mentre Kurogane stava solo cercando di arrivare alla palestra levandoselo di torno. «Sei arrabbiato perché Sei-kun ha letto cose private tra noi, vero?»

«Quali cose private?! Io non ho nulla a che vedere con uno come te!» sbottò l’altro, senza fermarsi.

«La prossima volta starò più attento, sussurrerò le frasi dolci solo a te, così nessun altro potrà sentirle!» rispose Fay con decisione, senza ascoltare una parola.

Kurogane si fermò di botto davanti agli spogliatoi, voltandosi verso Fay. Era arrabbiato, certo, ma voleva anche cercare di capire che pensieri ci fossero in una mente bacata come quella del compagno. «Si può sapere che cosa vuoi da me? Smettila di trattarmi così se non hai intenzione di dirmi perché» gli disse con una certa durezza, il che, non mancò di notare, fece immediatamente rattristare gli occhi di Fay. La sua espressione, invece, non cambiò di una virgola.

«Credevo fossi ovvio che mi piaci, Kuro-bau» mormorò Fay, unendo le mani al petto nel tentativo di imitare una fanciulla innamorata.

«Nemmeno mi conosci. Sei sempre a casa ad occuparti di chi lo sa quali casini. Cosa succede nella tua famiglia?» domandò però Kurogane, senza lasciare che l’altro facesse cadere il discorso.

Fay sorrise, con il sorriso che Kurogane odiava tanto perché era il più falso di quelli che sapeva esibire, e tentò di aprire bocca per dirle qualcos’altro di molto stupido, ma l’altro lasciò andare il pallone da basket che teneva e gli afferrò un braccio, conducendolo con sé dentro lo spogliatoio. Chiuse la porta, ignorando le lamentele di Fay, e rimase a fissarlo. «Voglio sapere cosa ti succede».

«Mi hai fatto male!» sbuffò Fay, massaggiandosi il braccio ed evitando accuratamente di guardare Kurogane in faccia. Ma quando il silenzio che seguì cominciò a farsi troppo prolungato, ricominciò a parlare. «Non puoi tenermi qui in ostaggio, Kuro-wan! Tra mezz’ora inizia la tua partita, devo fare il tifo per te!»

Kurogane, che non accennava a muoversi da davanti la porta, rispose freddamente. «Chi se ne strafrega della partita. Ora tu mi darai una spiegazione».

«A te che te ne importa!» quasi gridò Fay, per la prima volta con un tono sinceramente irritato. Eppure, ancora tentava di contenersi in tutti i modi, senza cercare di uscire da lì aggredendo Kurogane, come inizialmente sembrava aver pensato. La situazione non accennava a smuoversi di un millimetro, perciò comprese che avrebbe dovuto fornire al compagno almeno una blanda spiegazione, o altrimenti non sarebbero mai usciti. «Con te sta andando meglio» mormorò.

«Che cosa? Cos’è che prima andava male?».

Fay scosse la testa, abbassando gli occhi. Non aveva intenzione di rispondere più, e Kurogane lo capì, con un sospiro. Aprì la porta dello spogliatoio. «Vattene fuori, mi devo cambiare».

«Ma Kuro-mii…» cominciò a lamentarsi Fay, letteralmente lasciandosi trascinare fuori dato che non accennava a muoversi da solo. «Dopo quello che c’è stato tra noi, non puoi non permettermi di aiutarti a mettere quella divisa tanto sexy!»

Le ultime parole Kurogane le sentì rabbrividendo quando ebbe chiuso la porta, e cominciò a sudare freddo quando Fay cominciò a parlare allegramente con Seishiro là fuori. Dal tono di voce divertito del loro compagno, aveva sentito ogni parola dello sproloquio finale di Fay.

***

Sembrava che il biondino non avesse più intenzione di lasciar perdere Kurogane. L’aveva seguito a casa, scoprendo così la villa dove abitava, ed ora si presentava alla porta nei momenti più improbabili, per trascinarlo a fare le cose più impensabili. L’aveva condotto al lunapark, a fare shopping, allo zoo, all’acquario, in cima alla Tokyo Tower e all’isola di New York*. Aveva preteso di passare una domenica con lui in gita nell’Hokkaido e al mare e chissà quali altre inquietanti idee gli frullavano per la testolina.

Assieme alle giornate in cui Fay non si staccava di dosso da Kurogane nemmeno per un attimo, c’erano giorni in cui non si faceva vedere e nemmeno sentire per telefono.

Kurogane non l’avrebbe mai manifestato apertamente, ma era ogni giorno più in apprensione per quel comportamento così lunatico, eppure ogni volta che lo faceva notare a Fay quello rideva e si affrettava a cambiare argomento. Gli era diventato amico, si, e non solo perché il biondino non sembrava intenzionato a farsi piacere qualcun altro, ma anche perché si era messo in testa di doverlo aiutare. Il motivo, non lo sapeva nemmeno lui, anche se cominciava a sospettarlo.

«Tomoyo…» chiamò sua sorella, una sera che si trovavano soli in soggiorno con la tv accesa. La ragazzina alzò lo sguardo dal suo portatile, nel quale stava sistemando gli spezzoni di un video che aveva girato, e sorrise con aria interrogativa al fratello. «Devo farti un discorso serio su una persona. Per poterti domandare un consiglio».

«Oh, Kurogane si è innamorato!» esclamò allegramente lei, poggiando il computer portatile accanto a sé sul divanetto che stava occupando e accoccolandosi vicina al bracciolo, gli occhi puntati sul fratello. «Dimmi ogni cosa».

«Non dire fesserie…» sbuffò Kurogane, fissando stolidamente il soffitto sopra di sé, steso com’era sull’altro divano di fronte a quello della sorellina. «Si tratta di una persona che viene a scuola con me. Mi sta sempre appiccicata e… ha detto, anche se non capisco in che senso, che gli piaccio. Ma sembra che non l’abbia detto con serietà, né ha intenzione di parlarmi con sincerità di qualcosa. Quando cerco di capire cosa pensa, mi evita e a volte sta a casa per dei giorni, a fare chissà cosa per la sua famiglia…»

«Questa persona... è il tuo amico biondo di nome Fay?» mormorò Tomoyo, dopo un attimo di silenzio. Kurogane la guardò, cercando di capire come diavolo una ragazzina riuscisse ad avere tanto intuito. «Andiamo, era abbastanza ovvio. Com’è abbastanza ovvio che lui piaccia anche a te… e intendo proprio in quel senso, Kurogane».

«In… in nessuno modo al mondo quello mi potrebbe piacere!» s’infuriò suo fratello, rizzandosi a sedere con i pugni stretti, ma la ragazzina rise.

«Non siamo noi a decidere di chi innamorarci. Fay secondo me non ha intenzione di ferirti con il suo comportamento, ha solo molta paura di quello che faresti se venissi a conoscenza della sua situazione…»

«Ha detto che con me va meglio».

«Questo significa che tu, anche semplicemente senza fare nulla, lo stai rendendo felice. Dovresti continuare a stargli accanto, al momento giusto lui ti dirà quello che vuoi sapere, vedrai… era questo che volevi domandarmi?». Tomoyo sorrise. «Come sono invidiosa! Il mio fratellone si è innamorato e sta per vivere una tormentata storia d’amore!»

«TOMOYO! Sei peggio di quell’idiota!» si lamentò Kurogane, chiedendosi mentalmente cosa avesse fatto di male per trovarsi in quella situazione.

Proprio in quell’istante, suonò il campanello e Kurogane trasalì, guardando d’istinto l’orologio appeso al muro. Erano già le dieci e mezza di sera, e anche se sua madre non era ancora tornata, non suonava mai il campanello e non in quel modo. Sembrava piuttosto il modo di qualcun altro…

Quando Kurogane aprì la porta d’ingresso con aria rassegnata, si trovò davanti il sorriso a trentadue denti di Fay, che reggeva tra le mani qualcosa come la scatola di una torta, e gliela allungò sotto il naso, facendoglielo storcere perché emanava uno spaventoso odore di zucchero. «Per te, Kuro-sweet!» esclamò il biondo, ma tutto ciò che ottenne dall’altro fu una lunga occhiata che richiedeva più spiegazioni. «Mi sono dimenticato di portartela oggi a scuola».

«Oggi a scuola tu non c’eri» ribatté Kurogane, senza accennare a lasciarlo entrare.

«Non ha importanza, Kuro-koi! Lo so che l’avresti voluta molto prima, ma come vedi faccio il possibile per il mio maritino!» esclamò Fay, battendogli una mano sulla spalla e ridendo con il suo solito modo di fare idiota.

«Perché sei qui? Se è solo per questa te la puoi anche riprendere» sbottò l’altro, afferrandogli la mano e allontanandola bruscamente da sé. Odiava quel suo comportamento: perché anche in quella situazione faceva finta che fosse tutto normale? Era normale presentarsi a casa sua con appena un maglione e i jeans addosso in pieno inverno, senza giacca o guanti, e i capelli bagnati? Le ciocche bionde di Fay erano fradice e gli stavano attaccate al viso, eppure non aveva nevicato né piovuto.

Fay non accennava ad aprire bocca, ma era evidente che non aveva una scusa pronta, perché non riuscì a rispondere abbastanza in fretta, così Kurogane continuò. «Se hai intenzione di prendermi in giro ancora a lungo ti lascio qui fuori, non me ne importa un accidente se morirai congelato».

Il biondo abbassò lo sguardo, nascondendo il proprio viso volutamente a Kurogane con la scatola che aveva tra le mani, ma cercando di farla sembrare una mossa casuale. «Ti prego, posso stare un po’ con te?» domandò piano. Certamente aveva tentato di dissimulare il fatto che la frase era stata spezzata da un singhiozzo, ma Kurogane lo colse benissimo lo stesso.

Lo prese per mano, togliendogli dalle mani la scatola e appoggiandola accanto all’ingresso. Fay non protestò nemmeno per un attimo, ma si lasciò portare in camera docilmente, rannicchiandosi dietro a Kurogane e cercando in tutti i modi di apparirgli invisibile.

Kurogane lo gettò a sedere sul proprio letto e chiuse la porta. Per allora Fay era riuscito a riprendere un poco di autocontrollo e sorrideva. «Finalmente posso vedere la tua stanza, Kuro-muu! Non mi ci hai mai portato, eppure sono la tua fidanzata!»

Ma l’altro ignorò completamente le sue parole, prendendogli il viso tra le mani e baciandolo. Mentre per Kurogane fu un atto premeditato che gli diede il tempo di chiudere gli occhi, Fay era rimasto con la bocca mezza aperta perché stava parlando, e sgranò gli le palpebre dalla sorpresa, irrigidendosi. Cercò di allontanarsi, ma non gli fu permesso, e dopo qualche attimo lasciò che il proprio corpo facesse quello che desiderava dal primo momento che aveva posato gli occhi su Kurogane.

Si aggrappò alla sua felpa tirandolo verso di sé e scivolando con lui a stendersi sopra il letto, senza smettere di tenere incollate le labbra sulle sue. Sembrava non considerare minimamente importante il fatto di dover respirare o che quando tentò di mordere la lingua al compagno quello mugolò qualche improperio. In quel momento, per nessuna ragione al mondo, Fay avrebbe più voluto separarsi da Kurogane.


* non so il nome preciso, comunque a Tokyo c’è un’isola artificiale che riproduce Manhattan in maniera approssimativa (c’è una Statua della Libertà in miniatura). ci si arriva in metro °-° màh, sti giapponesi. non ho specificato dove si svolge la vicenda, comunque è a Tokyo, yes (=non ho voglia di curarmi dei dettagli perchè sono una scansafatiche u.u)

 

 

____________________

fine del secondo capitolo! è successo qualcosa yee :D tuttavia ho pianificato un sacco di sfiga futura per la coppietta, quindi non c’è molto da esserne allegri u.u’’

grazie per le recensioni, sono stra-commossa T_T e naturalmente grazie a chi legge!

to Ne_chan: anch’io sono abituata a leggere di Kurogane e Fay come professori, ma ho pensato: l’essenza di quasi ogni shojo manga non è forse la presenza di una scuola piena zeppa di studenti con gli ormoni alle stelle? xD spero che lo sviluppo della storia continui a piacerti comunque! :D

to yua: innanzi tutto grazie anche per le tue recensioni a “New Stories” *le manda tanti fiori e cuoricini* mi hanno fatto un sacco piacere!! ovviamente (anche se è ovvio solo per me u.u’) il titolo della fic riguarda proprio il segreto di Fay, quindi è bene che tu sia incuriosita *-*! ehm ci ho pensato anch'io alla faccenda di tre figli omosessuali, è abbastanza tirata xD ma ma.. è colpa delle CLAMP! è sempre colpa loro!! *va a piangere in un angolino*

to ShyRay: già, la conclusione per me non è discutibile :D dev’essere pieno di ammore e baci xD però Kurogane e Fay sono una coppia troppo bella per non scriverci su! grazie mille comunque!

harinezumi

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Capitolo 3
*** Blue Jay Way ***


Cap 3

Blue Jay Way

 

Soon will be the break of day
Sitting here in Blue Jay Way

Kurogane si svegliò poco prima che la sveglia sopra al comodino partisse, e lentamente, senza spostare Fay che dormiva accoccolato tra le sue braccia, afferrò l’apparecchio, annullando la suoneria. Non voleva che il biondo si svegliasse; non in quel momento, quando il suo viso era finalmente sereno.

La sera prima, quando lo aveva accolto in casa sua sotto richiesta di Fay, lo aveva praticamente aggredito saltandogli addosso, ricordò riflettendo. Senza volerlo, Kurogane arrossì e si passò la mano che non stringeva l’altro tra i capelli, dandosi dell’idiota. Non avrebbe dovuto comportarsi in quel modo: Fay aveva bisogno di un amico che lo ascoltasse, non di un imbecille che alla prima occasione soli in camera se lo limonava sul letto.

Non era stato per niente da lui perdere ogni controllo, e Kurogane si augurò immensamente di non essere stato troppo influenzato dalla follia del biondo, a fare quei gesti insensati.

«Mmh, ho freddo Kuro-amore…» mormorò ad un tratto Fay nel dormiveglia, aggrappandosi alla felpa dell’altro con più forza e spostando il proprio corpo più vicino a lui, intrecciando le sue gambe alle proprie, senza alcuna apparente vergogna.

«Avevi i capelli bagnati» rispose Kurogane, ricordandosene improvvisamente. Sfiorò la testa di Fay, ma ormai era appena umida. «Dovevi chiedermi di asciugarli, imbecille. Ora ti prenderai il raffreddore… ti verrà mal di testa, al collo, alla gola…»

Fu interrotto dal risolino di Fay, che gli baciò dolcemente il collo, gli occhi ancora chiusi, facendolo arrossire molto più di un attimo prima. «Non devi preoccuparti per me».

Kurogane stette per qualche istante in silenzio, ma non poté farlo a lungo. «Perché avevi i capelli bagnati? Da dove venivi ieri sera?» Avrebbe voluto aggiungere “scusami, ti ho aggredito dal nulla. Sono un pessimo amico”. Ma non parlò ulteriormente, solo che tenersi quelle parole in gola gli fece cadere un macigno sul cuore.

«Non ha importanza, Kuro-kon… sono con te adesso, no?» mugolò Fay, imitando alla perfezione delle fusa, senza accennare ad aprire gli occhi o a levarsi di dosso.

«A te può non importare nulla, ma importa a me. Ti ho lasciato stare in casa mia, mi devi delle spiegazioni». Il macigno sul petto di Kurogane sembrò farsi più pesante. L’aveva aggredito in quella maniera la sera prima e adesso tentava di farsi passare per il buono. Proprio bravo, a far sentir in colpa Fay così. E purtroppo, sembrava anche che avesse funzionato.

Il biondo aveva aperto gli occhi e si era leggermente scostato, fissando la coperta sotto di loro con aria inequivocabilmente triste. «Avevo appena fatto un bagno… ma ho avuto… dei problemi a casa. Così ho preferito andarmene via, ma mi rendo conto di aver fatto male a disturbarti».

Kurogane lo prese d’impulso in braccio per i fianchi, mettendosi steso sul dorso e tenendolo accanto a sé contro il proprio petto, forse cercando di rimediare allo stupido danno che aveva provocato. Ma ci ripensò nel giro di pochi attimi, facendo si che quel gesto sembrasse solo un modo per allontanare l’intralcio del corpo Fay e mettersi seduto. «Non mi hai disturbato, mi sono espresso male. Vorrei sapere anche se ti va di andare a scuola oggi» domandò, gettando uno sguardo alla sveglia.

«Devo andarci. Altrimenti non raggiungerò il minimo di presenze necessarie» mormorò Fay, mordendosi il labbro inferiore con uno sbuffo.

Entrambi, di malavoglia, si alzarono e cercarono di prepararsi, anche se era evidente che Fay non aveva un granché con sé che gli permettesse di farlo. Rimase ad osservare Kurogane che gettava le cose dentro alla cartella con un sorrisetto, seduto a gambe incrociate sopra al suo letto.

«Passiamo a casa tua. Non c’è bisogno che entri se non vuoi, dimmi solo dove stanno le tue cose e le andrò a prendere io» si offrì Kurogane distrattamente, mentre chiudeva le cinghie della cartella e afferrava due sciarpe per loro dall’armadio. Prese anche una giacca, che gettò a Fay, intimandogli di indossarla una volta fuori. «Per i prossimi giorni puoi stare a casa mia, nella stanza degli ospiti. O posso portare qui un futon qualsiasi».

Avrebbe continuato a parlare, ma quando si voltò finalmente verso Fay vide che quello era letteralmente in lacrime. Rimase a fissarlo allibito, senza capire cosa ci si aspettava che facesse a quel punto, con l’altro che singhiozzava liberamente sul suo letto.

«Scusami!» esclamò Fay, cercando in tutti i modi di arginare le lacrime, asciugandole con una manica del suo maglione senza successo. «Ma io non posso tornare a casa. Sei così gentile con me… non me lo merito, non me lo merito proprio! Ho fatto stare male Ashura, è tutta colpa mia…»

«Smettila. Io VOGLIO occuparmi di te» sbottò Kurogane, in maniera molto poco gentile. Gli consegnò un fazzoletto, aspettando che finisse di piangere fino all’ultimo, anche se non ci volle molto tempo. Poi, senza aggiungere una parola, gli aprì la porta della stanza, e finalmente uscirono per andare.

***

Nei giorni successivi a quella sera, Fay tornò esattamente come prima, e non mise più piede in casa Suwa. Fingeva con costanza che nulla fosse successo, eccetto il fatto che le sue provocazioni nei confronti di Kurogane si erano fatte meno accentuate, come se quello che avevano fatto insieme avesse reso tutte le sue attenzioni nei confronti dell’altro un po’ troppo reali.

Quando Fay cominciò ad allontanarsi in quel modo, Kurogane si rese conto di quanto avesse cominciato a contare per lui averlo accanto. Gli mancavano le sue stupide follie, specialmente adesso che lo vedeva sempre più spesso ridere e scherzare con qualcuno che non fosse lui. Il problema era che, per quanto idiota, era una persona socievole, e non sembrava avere difficoltà nel stringere subito un legame con le persone che trovava simpatiche.

Infatti, con un certo disappunto, Kurogane notò che il biondo –il suo, dannazione, biondo- aveva cominciato a fare amicizia con le ragazze della classe, in particolare con Karen, una tipa dai capelli rossi e mossi, sempre pronta ad assecondare Fay con una dolcezza quasi materna.

Per contro, mentre Seishiro non aveva mai smesso di fare stupidi commenti, benché innocui, sul tipo di rapporto tra Kurogane e il “sangue misto”, gli altri ragazzi sembravano non aver preso davvero in simpatia Fay. In particolare, i compagni di squadra di basket di Kurogane lanciavano occhiatacce e a volte anche insulti al biondino, non appena lo vedevano sistemarsi sugli spalti alle loro partite. Il moro aveva la brutta sensazione che a causa della sua disattenzione a questi atteggiamenti Fay sarebbe finito davvero male un giorno.

Dopotutto, era la tipica persona molto facile da prendere di mira: era veramente quel che si dice un secchione, ed era molto carino, anche con quegli occhiali sottili che spuntavano sempre fuori dalla sua borsa in biblioteca*. Era persino simpatico: tutte caratteristiche che in un modo o nell’altro l’avevano fatto spopolare tra le ragazze, e ora qualcuno aveva sparso la voce che usciva con Karen, di fatto la ragazza più carina dell’ultimo anno.

Kurogane sapeva che non aveva motivo di sentirsi geloso, quando anche Fay gli confermò quella tesi con un sorriso ebete e aria spensierata, ma percepì ugualmente una stretta allo stomaco.

«Esci con Karen Kasumi. Davvero» mormorò, voltatosi verso il suo banco durante l’intervallo, dato che almeno i loro posti a scuola non erano cambiati. Aveva buttato lì la domanda, quando aveva visto che gli occhi di Fay avevano vagato in giro per la classe, nonostante stesse parlando con lui, per fermarsi soltanto quando avevano trovato la figura di Karen.

«Mh?» chiese il biondo distrattamente, sempre senza guardarlo. «Si, certo. Karen è una ragazza adorabile e carina» continuò, quando il suo cervello registrò le parole di Kurogane. Si voltò a guardarlo, con un sorriso enorme.

«Perché ci esci?» domandò Kurogane, prima che potesse accorgersi che non era effettivamente una richiesta posta in modo gentile.

Ma l’altro non si scompose, o almeno non lo diede a vedere. «Perché me l’ha chiesto… oh, ho dimenticato delle fotocopie in segreteria. Parliamo dopo, ok, Kuro-bau?» trillò allegramente, alzandosi in piedi con evidente urgenza.

«Va bene» rispose Kurogane. L’occhiata che gli lanciò doveva essere gelida, perché vide il sorriso del biondo sparire per una frazione di secondo, prima che Fay lasciasse la stanza. Ebbe l’impressione di sentirlo correre per il corridoio, una volta fuori dalla porta e dalla sua vista, ma non immaginò nemmeno lontanamente di essere il motivo di quella fretta.

Ovviamente Kurogane non poteva sperare in un po’ di sana pace con i suoi nuovi, deprimenti, pensieri, perché quando si voltò di nuovo verso la lavagna vide che c’era Seishiro davanti al proprio banco, ad ostruirgli la visuale. Alzò gli occhi sui suoi, fissandolo con un’espressione d’odio puro e attendendo tacitamente una spiegazione per la sua presenza nei dintorni, affatto gradita.

«Che strano…» mormorò però quello, con il suo immancabile sorrisetto sulle labbra. Incrociò le braccia al petto, distogliendo lo sguardo da quello di Kurogane e soffermandosi a guardare la porta da dove Fay era sparito. «Avrei proprio detto che gli piaceva qualcun altro» concluse, con un’alzata di spalle.

Tornando a guardare il compagno e vedendo che la sua espressione di macerato desiderio di spezzargli il collo non era cambiata, Seishiro fece una risatina, allontanandosi. Si sedette al proprio banco come se nulla fosse, anche se sicuramente non ignorava affatto la disperazione in cui aveva appena gettato Kurogane.

Fay tornò con le fotocopie giusto un attimo prima che suonasse la campanella per la fine dell’intervallo; all’ora pranzo, poi, era sparito all’istante. Kurogane non riuscì a trovarlo da nessuna parte per finire il loro discorso, così pensò di andare a sedersi sulla collinetta nel parco della scuola. Forse una parte di lui sperava che Fay lo raggiungesse, come faceva sempre.

Appoggiò la schiena contro un albero, incantato a fissare l’edificio scolastico con un’espressione indecifrabile. Non riusciva a capacitarsi di come si potesse essere tanto gelosi di una persona che si conosce da poche settimane. Eppure sentiva di essere innegabilmente geloso di Fay: il pensiero di lui e Karen  Kasumi in giro per Tokyo mano nella mano gli annebbiava la mente come poche cose erano in grado.

Ma perché poi? Quelle erano il tipo di cose che si facevano tra fidanzati, e inoltre Kurogane si sentiva rabbrividire al solo pensiero di stare mano nella mano con Fay. Una parte di lui la trovava una cosa insensata e sbagliata, ma il battito del suo cuore cominciava sempre ad accelerare quando pensava al biondino.

Già, proprio come succede agli innamorati. Gli innamorati sono gelosi l’uno dell’altro, si vogliono tenere per mano e il loro cuore batte sempre così quando pensano all’amato, avrebbe detto Tomoyo con una risatina.

A quel pensiero, sentì di essere spiacevolmente arrossito, e si sentì un idiota anche se non c’era nessuno che potesse vederlo.

Mentre voltava meccanicamente la testa dalla scuola e posava gli occhi scarlatti sul suo cestino del pranzo, Kurogane rifletté che lui non era mai stato un tipo propenso ad innamorarsi. Eppure era quello che rendeva Fay tanto speciale ai suoi occhi: era l’unico al mondo che era stato capace di fargli cambiare idea.

Fu quando si rese conto di questa terribile verità che si vide costretto ad alzare lo sguardo, sentita una risata e una voce a lui familiare.

Fay passeggiava come se nulla fosse poco più in là lungo il muro della scuola, doveva aver attraversato il campo sportivo senza che Kurogane se ne accorgesse, ancora troppo lontano per sentirlo. Accanto a lui camminava Karen, che ogni tanto ricambiava le risatine del biondo.

Sembravano davvero una coppia, e la cosa non sfuggì a Kurogane, che si rese conto solo dopo un po’, quando ormai erano spariti dietro un angolo, di star stringendo così forte la scatola del pranzo da farla scricchiolare.

***

Il giorno dopo, di nuovo a scuola, Kurogane cercò di non sembrare troppo deluso quando posò gli occhi sul banco vuoto di Fay, appendendo la propria cartella al gancio del suo come sempre e immergendosi subito nella lettura del libro di letteratura.

La sua mente ovviamente, volava verso ben altri pensieri: negli ultimi tempi si era trovato a rimuginare così a tanto sulla rottura del rapporto tra lui e Fay che non aveva più considerato i problemi che l’altro aveva evidentemente a casa. Tuttavia, se era possibile, in quel momento si sentiva men che meno in diritto di aiutarlo, figurarsi di chiedergli come andavano le cose.

Era comunque sicuro che Karen fosse molto più brava di lui ad occuparsi di cose del genere; eppure lei non sembrava preoccuparsi troppo dell’assenza di Fay, era tutta presa a ridere e scherzare con le loro compagne…

«Il segno più certo dell’amore è quello della gelosia, e chi non sente la gelosia, certamente non ama**» proclamò solennemente una voce accanto a lui, distogliendolo dalla contemplazione di Karen.

Di nuovo Seishiro, giunto direttamente a lui come punizione divina evidentemente. Kurogane alzò gli occhi su di lui, appoggiato alla finestra accanto al suo banco, cercando di riversare odio a sufficienza nella sola occhiata che gli lanciò. Poi, finse di tornare a leggere letteratura.

«La domanda principale che mi pongo però non è se tu sia geloso o meno» ciarlò Seishiro tranquillamente, senza accennare ad eclissarsi, ma sorridendogli con aria arrogante. Eppure sembrava incuriosito in maniera genuina dal continuo (ed evidente anche ai sassi) tormentarsi di Kurogane. «Ma di chi. Non mi pare tu sia mai stato molto interessato a Kasumi, comunque».

«Potrei sapere perché sei ancora qui?» sbottò allora Kurogane, con falsa gentilezza. Ostentava una certa calma e continuava a leggere. Certo, non poteva mica permettersi di ucciderlo a scuola: l’avrebbe aspettato fuori dal cancello, con un cappio di ferro.

Al che, Seishiro si chinò sul suo banco, poggiandovi un gomito e puntellando la testa con una mano. Teneva il volto fastidiosamente vicino a quello di Kurogane. «Se fossi in te starei più attento al tuo ragazzo» gli sussurrò, allargando poi il proprio sorriso, come se non avesse appena pronunciato quelle parole in tono troppo serio per uno come lui.

«Che idiozie vai dicendo? Ti avverto, Sakurazuka, smettila di starmi intorno o farai una brutta fine» ringhiò Kurogane, ora fissandolo negli occhi. Non accennava a tirarsi indietro, nonostante gli desse fastidio quella vicinanza, per mostrare all’altro che sapeva essere molto minaccioso se lo voleva; peccato che quello non avesse affatto paura di lui.

«Oh, quello a fare una brutta fine non sarò io» mormorò infatti Seishiro. Si tirò indietro, con un sospiro stizzito, finalmente andandosene.

Ma a Kurogane non era sfuggita l’occhiata che aveva lanciato al banco di Fay, mentre pronunciava quelle ultime parole.

 

* in un omake delle Clamp, Fay indossa gli occhiali e sembra non vederci male come gli altri. inoltre mi pare li abbia anche in qualche disegno di Horitsuba! quindi ho supposto che potesse averne bisogno per leggere *-* sarebbe cooosì carino!

** direttamente da “La locandiera” di Goldoni – io non sono capace di pensieri tanto profondi u.u'

 

 

____________________

è finito il terzo capitolo! in qualche assurda maniera forse Kurogane un giorno riuscirà a capire che diavolo passa per la testa a Fay xD e anch’io o.o

premetto che non mi aspettavo che la storia piacesse un granché u.u’ quindi avevo deciso di pubblicarla così, com’era venuta la prima volta che l’ho stesa. è per questo che ci sono frequenti sbalzi temporali, perché non doveva essere qualcosa di elaborato.. ma ho deciso di aggiungerne dei pezzi, dato che per colpa vostra ora ho fiducia in me :D quindi mi scuso per lo stile del cacchio con cui ho scritto stò capitolo, ho aggiunto delle parti ed è stato difficile (si è sdoppiato). sono sotto esami e temo di scrivere come farebbe una nevrotica °-°

il titolo del capitolo in verità non fa riferimento a niente in particolare, ma gli occhi di Fay sono blu, ed è possibile che Kurogane sia “sulla strada” per il blu… (si rende conto da sola della cosa idiota che ha appena detto). ehm… già °-°

 

ringrazio tantissimo tutti quelli che si soffermano a leggere ^^ spero di non deludervi con lo sviluppo della storia! grazie anche per le recensioni, me commossa e felice :°

to ShyRay: se ti ho incuriosita sono riuscita nel mio intento! grazie per il complimento, ma sai non sono troppo brava in realtà :P questi sono solo i risultati di 1000 riletture.. spero che la storia continui a piacerti, da qui in poi non sono tanto sicura di quello che ho scritto xD

to Ne_chan: oh sono così happy che ti piaccia! *-* e la faccenda della mensola è assolutamente tratta da una vicenda personale, anche se ora fortunatamente non ci sono più ripiani killer sopra al mio letto xD per quanto riguarda Kurogane, spero che non sia OOC: ma in effetti qui non è un ninja e ho pensato che uno come lui possa fare gesti del genere (insomma, lascia sempre trasparire molto le proprie emozioni..)! Tomoyo fa un po’ da “Yuko” si xD mi serviva per spiegare le cose a Kurogane (è pur sempre un uomo). io adoro il personaggio di Seishiro °-° certo è bastardo forte..

to yua: l’idea del cellulare mi divertiva troppo, avrei voluto riempire il capitolo di messaggi di Fay.. Seishiro sarà in giro ancora un po’ a tormentare Kurogane, visto? xD grazie mille per i complimenti, spero solo di non aver accelerato troppo il tutto con un salto temporale così grande.. la storia però non è molto lunga! Tomoyo è fondamentale direi, anche se è la sorellina piccola è di certo più sveglia in queste cose *-*

to Harianne: intanto ti ringrazio tantissimo, sono onorata! io ovviamente ho già divorato il nuovo capitolo di “Destino Inevitabile”!! sono felice che ti siano piaciuti i personaggi come li ho gestiti :D però è vero, il bacio  tra Kurogane e Fay è prematuro xD ma se n’è accorto anche Kurogane, solo un po’ troppo tardi.. comunque il tuo commento è stato fondamentale, leggendolo mi sono resa conto di alcuni pezzi che andavano cambiati (anche se dubito che ora il tutto abbia raggiunto la perfezione)! spero che la storia continuerà a piacerti!

 

non ho mai detto a chi fosse dedicata la storia (mi piace dedicare alla gente le mie storie).. beh è per la mia will, la mia anima gemella :D alla prossima!

harinezumi

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Capitolo 4
*** Got to Get You Into my Life ***


(informo in anticipo che nella prima parte del capitolo c'è un linguaggio piuttosto colorito.. h.)

 

Cap 4

Got to Get You Into my Life

 

What can I do, what can I be?  

When I’m with you I want to stay there

Di nuovo in quella situazione, stava diventando sempre più insostenibile. Eppure Kurogane non pensava davvero che si sarebbe potuto sentire più male con i passare dei giorni, a vedere l’allegra coppietta di Fay e Karen sempre e immancabilmente appiccicata.

Come al solito, Seishiro pareva godersi la sua aria afflitta che faceva capolino ogni tanto, tuttavia Kurogane era bravissimo a concentrare i suoi sentimenti in una freddezza quasi glaciale nei confronti di chiunque gli capitasse a tiro. Pareva che il biondo non soffrisse per nulla di quella situazione, ed era sempre piuttosto evasivo quando si trovava a parlare con Kurogane.

Quel giorno, all’ora di ginnastica, Fay e Karen stavano tranquillamente a chiacchierare seduti sugli spalti del campo sportivo, dato che la loro partita di pallavolo con una classe avversaria si era conclusa da pochi minuti. Per il tempo che rimaneva al suono della campanella, si erano messi ad osservare i ragazzi, tra cui Kurogane, che si esercitavano nella corsa veloce. In effetti, Fay non aveva mai mancato un solo evento sportivo a cui il moro aveva partecipato, anche adesso che il loro rapporto si era come congelato.

«Ma dai, guardali là, chi vogliono prendere in giro» sbottò improvvisamente un ragazzo di un’altra classe, mentre Kurogane e alcuni altri alunni erano impegnati a fare stretching a lato del campo dopo l’ultimo scatto provato. Era da un po’ che quel tipo parlava a bassa voce con un suo compagno, lanciando occhiate agli spalti.

Kurogane si mise immediatamente sull’attenti, realizzando che, come aveva intuito dal principio, il discorso riguardava proprio Fay e Karen. Si limitò comunque a lanciare un’occhiata ai due ragazzi, che non sembrarono accorgersi di aver destato la sua attenzione e continuarono a parlare, a voce più alta, perfettamente udibili da chiunque lì.

Non li conosceva di persona, ma di certo non avevano una buona fama in quella scuola.

«È ovvio che quello è completamente finocchio» continuò lo stesso ragazzo di prima, fissando gli occhi innegabilmente su Fay. Quello era troppo lontano anche solo per notarlo, e poi sembrava impegnato a ridere per qualcosa che Karen gli aveva appena detto –oppure rideva da solo, era qualcosa che faceva spesso.

«Beh, Kasumi esce con un tipo del secondo anno dell’università Keio *» rispose il suo compare, alzando le spalle. Era evidente che non stavano facendo caso al fatto che tutti stessero sentendo la loro conversazione.

«Che cazzo pensa di fare, di spacciarsi per il suo tipo? “Oh, Karen, se fortunata ad avere uno come Seiichiro, magari capitasse a me”! Finocchio e pure coglione?»

«Ehi». Kurogane non ce l’aveva fatta. Niente al mondo lo avrebbe trattenuto dall’uccidere con le sue mani quell’individuo, che aveva osato parlare così di Fay; ma prima aveva intenzione di comunicargli la sua imminente morte. «Ripeti un po’ quello che hai detto» sibilò, ignorando le facce agghiacciate dei suoi compagni di classe e avvicinandosi lentamente all’altro ragazzo, i pugni stretti lungo i fianchi.

«Non t’immischiare, Suwa. Dopotutto non sei stato tu a mollare la biondina?» sbottò quello, per niente intimorito. In effetti, doveva far parte della squadra del club calcio, e non era certamente un tipo basso e mingherlino.

Ma di certo la rabbia di Kurogane gli dava comunque molte motivazioni per spaccargli la faccia a suon di pugni, difatti il moro non riuscì a controllarsi ulteriormente, e lo afferrò per la collottola. Lo sbatté con forza sulla rete che delimitava il campo, spingendolo all’indietro in meno di un secondo. Non si rese nemmeno conto che lo stava tenendo sollevato a mezzo metro da terra, e che quello stava annaspando, afferrandosi alle sue braccia per cercare di liberarsi, ora terrorizzato.

Kurogane si sentiva completamente accecato dall’ira, non riusciva a lasciarlo andare, e del resto i loro compagni erano troppo sbalorditi e spaventati per dire anche solo qualcosa. Il professore stava dall’altra parte del campo a seguire le corse degli ultimi alunni, e non doveva essersi accorto di nulla.

Il moro sentì a malapena dei passi che correvano in quella direzione, tanto familiari, e delle mani tremanti afferrargli un braccio, per tirarlo via dal collo dell’altro ragazzo con insolita fermezza. Solo grazie a quelle mani Kurogane riuscì a lasciarlo del tutto, facendolo cadere a terra tra la polvere. Non riuscì nemmeno a sorprendersi di ciò che aveva appena fatto, mentre la rabbia scemava, perché la presa sul suo braccio lo condusse via.

Fay si fermò soltanto quando furono accanto agli spalti. Aveva un’espressione a dir poco atterrita, ma non era nulla in confronto a ciò che si leggeva sul volto di Kurogane.

«Che cosa stavi facendo?» domandò Fay, con voce tremante, lasciando velocemente il braccio dell’altro, come se scottasse.

«Quel bastardo» mormorò Kurogane, cercando con gli occhi il tipo che aveva appena aggredito, tra la piccola folla di ragazzi ancora a bordo campo. Sicuramente non si sarebbe più azzardato a fare commenti del genere sul biondo.

«Ti ho chiesto che cosa pensavi di fare!» esclamò Fay con rabbia, per nulla contento di essere stato ignorato. Quel tono sembrò attirare l’attenzione di Kurogane.

«Niente. Torna a quello che stavi facendo prima» gli rispose, finalmente fissandolo, ma con impassibilità. Come se un momento prima non avesse aggredito qualcuno a causa sua.

Fay arrossì, ancora una volta per la rabbia, probabilmente. Ma sembrava troppo spaventato da quello che aveva visto per ribattere qualcosa. «Ci vediamo» mormorò, distogliendo in fretta gli occhi da quelli di Kurogane e sorpassandolo, per tornare correndo verso dov’era seduta Karen.

In quel momento, Kurogane sentì un suo commento e la sua risata spensierata, e chiuse gli occhi, cercando in tutti i modi di non fare caso al gelo che gli era sceso nel petto.

***

Per la prima volta da quando Fay si era trasferito in quel liceo, non aveva pranzato con Kurogane, ma con Karen, sulla collina della scuola.

Quando il moro se ne rese conto, lanciando un’occhiata fuori dalla finestra per puro caso mentre era il suo turno di mettere in ordine la classe, quasi gli mancò il fiato. Ma non aveva nessun diritto di sentirsi in quel modo, lo sapeva. Tra lui e Fay non c’era mai stato quel tipo di rapporto che impedisce a uno dei due di stare con qualcun altro, e non ci sarebbe mai stato. Era molto meglio che Fay fosse felice… che la sua vita andasse meglio, anche se con Karen Kasumi e non più con lui.

Una volta ti eri detto che non avresti mai lasciato allontanare chi amavi.

Kurogane sospirò, sedendosi sul proprio banco e appoggiandovi la testa. Chiuse gli occhi, cercando di ricordare la meravigliosa sensazione che aveva provato, quando quella sera anche Fay aveva ricambiato il suo bacio. Stette così per parecchio tempo, almeno venti minuti, ma i suoi pensieri erano destinati a venire interrotti di nuovo, perché qualcuno gli fece aprire gli occhi, schiarendosi la voce. Era Seishiro, seduto su uno dei banchi, che sorrideva.

«Mi dispiace disturbare il tuo lavoro di capoclasse, Suwa» cominciò, allargando il suo sorrisetto strafottente e incrociando le gambe. «Ma penso che ci sia una cosa che vorresti sapere».

«Che cosa sarebbe?» domandò Kurogane, senza scomporsi per niente al maligno commento, ma alzandosi e andando a prendere i cancellini della lavagna per pulirli. «Ehi, via dal banco, l’ho appena passato».

«Oh, che spirito casalingo! Deve essere perché vivi da solo con una mocciosetta» cinguettò Seishiro, scivolando però a terra e seguendolo alla lavagna. All’occhiata omicida di Kurogane, alzò le mani aperte, prima di incrociare le braccia  al petto. «Ah, nessuno riesce a comprendere il mio umorismo».

«Vorrai dire la tua cattiveria gratuita».

«Non c’è motivo di essere scortese con chi è venuto a portarti tali informazioni!» esclamò Seishiro, ma si trattenne dal dire di più, e smise di stuzzicarlo. «Non so bene perché, ma tu e il sangue misto formate una bella coppia, e ho una sorta di istinto materno nei vostri confronti **. Sono qui per dirti che i ragazzi del club di calcio hanno intenzione di picchiarlo finito il doposcuola. Lo aspettano fuori dalla palestra, dopo la partita di basket di oggi».

«Perché cavolo…» cominciò Kurogane, all’improvviso dimenticatosi di quanto odiava Seishiro e di quello che stava facendo, visibilmente sconvolto da quell’informazione. Ma l’altro lo interruppe, calmo.

«Non è la prima volta che succede. Se vuoi una risposta semplice alla tua domanda… lo fanno perché è gay» mormorò Seishiro, alzando le spalle. «E suppongo anche perché è un sangue misto, e perché tu hai fatto quella scenata assurda oggi a ginnastica. La sua presunta storia con Karen Kasumi è semplicemente una fesseria colossale, dal momento che lei si è appena messa con uno all’università. Quindi, per il suo bene, ti sto dicendo di far smettere il tuo ragazzo con le sue idiozie».

«Non è il mio…» cominciò Kurogane, ma un istante dopo si zittì, e rimase ad osservare Seishiro per un attimo, in silenzio. «Grazie».

«Ah, no! Il mio gesto significa solo che mi devi un favore. Direi che non mi tratterrò ulteriormente, o farò tardi» rispose il compagno, voltandosi verso la porta e uscendo. Prima, gli accennò semplicemente un gesto di saluto con la mano, poi sparì in direzione delle classi degli anni inferiori, canticchiando qualcosa a proposito di un appuntamento con un certo Subaru.   

***

Kurogane percorse correndo tutti i corridoi della scuola, ma non riuscì a trovare Fay da nessuna parte. In compenso, trovò il proprio allenatore che cercava giusto lui, e che riuscì a trascinarlo in palestra alla partita nonostante le sue proteste. Ma anche se avesse giocato, rifletté Kurogane, individuato il biondo con lo sguardo che gli sorrideva dagli spalti, avrebbe avuto il tempo in un secondo momento di aiutare Fay a sopravvivere.

Per il momento non aveva ragione di preoccuparsi, anche se le occhiate che continuava a lanciare a Fay erano tutt’altro tranquille. L’altro, con un pessimo tempismo, aveva deciso proprio quel giorno di indossare una divisa da cheerleader rossa e bianca, nonostante sotto la minigonna avesse messo dei pantaloncini. Comunque, le codine con cui si era legato i capelli ai lati della testa lasciavano comunque poco spazio all’immaginazione: si, rifletté Kurogane, Fay sembrava decisamente GAY. E il fatto che sulla sua maglietta fosse scritta una grossa “K” avrebbe fatto pensare a chiunque che Seishiro aveva ragione: si, Fay era il SUO ragazzo.

Lasciò per un po’ che la partita lo prendesse a tal punto da dimenticarsi di quello che stava succedendo, ma ben presto si rese conto che non avrebbe mai dovuto distogliere lo sguardo dal biondino: sugli spalti, dopo appena mezz’ora che stavano giocando, Fay non c’era più. Immediatamente, Kurogane si allarmò e cominciò ad agitarsi in campo, facendosi espellere per doppio fallo quando, per l’essere rimasto a fissare gli spalti al posto del campo, un ragazzo della squadra avversaria gli finì addosso.

«A che cosa diavolo stavi pensando, Suwa!» gli gridò l’allenatore da bordo campo, mentre Kurogane era costretto ad uscire per tutto il terzo tempo.

«Mi scusi, coach, davvero. Ma ho un’emergenza, devo lasciare la partita» si affrettò a rispondere Kurogane, lasciandosi scivolare tutti gli improperi dell’allenatore addosso. Ebbe il permesso di defilarsi in quanto “oggi giocava come una fottuta vecchietta”, e corse fuori dalla palestra. Nel corridoio degli spogliatoi, quasi ebbe uno scontro frontale con Karen, che veniva dall’altra parte.

«Suwa! Devi assolutamente andare a cercare Fay!» esclamò lei, concitata, senza nemmeno scusarsi con la sua solita educazione. In mano stringeva un cellulare, probabilmente era da un bel po’ che cercava di contattare il biondo. «I ragazzi del club di calcio…»

«Si, lo so» tagliò corto Kurogane. «Non è fuori dalla palestra? Non è da lì che vieni?»

«Non sono là fuori. Credo che l’abbiano portato da qualche altra parte… è tutta colpa mia, non avrei dovuto dire che stavo con Seiichiro!»

Kurogane non riuscì a starla a sentire un minuto di più, ma corse via con il cuore in gola, senza minimamente sapere dove avrebbe potuto trovare Fay. Se gli avessero fatto del male, Fay non sarebbe più stato in grado di presentarsi in quella scuola; perché, accidenti, si ostinava sempre a dimostrarsi tanto forte, quando non lo era? Quegli insulti che lo avevano preso di mira negli ultimi tempi lo facevano soffrire quasi quanto ciò che succedeva nella sua famiglia.

E, cosa non meno importante, se gli avessero fatto del male, avrebbero fatto del male a Kurogane.

 

* so che quest’università esiste perché ho controllato, non so quanto prestigiosa sia comunque! sappiate che è stata scelta a caso.

** (Seishiro mode on) allevo le truppe: piccoli ghéi crescono u.ù (Kurogane mode on) e non inserire queste fesserie nelle note!!

nota delle note: così sembra che non curi affatto i particolari (ed è vero) u.u' mi dispiace,  ma ho un sacco da fare. spero che queste disattenzioni non vadano ad intaccare la bellezza (bellezza?!) della trama..

 

 

____________________

un risvolto un po’ “telefilm per teenager americano” oserei dire.. prego tutti di non linciarmi dopo aver letto quello che scrivo °-°

questo capitolo è stato diviso a metà (ma che dico, in tre parti xD), perciò sarà leggermente più corto, come quello successivo :) ciò significa in realtà una cosa positiva per coloro che seguono la vicenda, cioè che potrei decidere di aggiornare prima u.u grazie mille a tutti a proposito :D

ho mantenuto la coppia Karen/Seiichiro di “X”, nonostante sappia che in effetti non sono mai stati insieme perché Sei è sposato. comunque li ho sempre trovati tanto teneri, perciò voglio che siano fidanzatini :D forse Seishiro è un po’ OOC con tutta questa bontà (?), anche se alla fine, almeno in TRC, non mantiene i soliti standard di malvagità.

 

to yua: grazie mille, mi scrivi sempre delle recensioni bellissime!! ho interrotto il capitolo lasciando molti punti sfocati, vero.. come la natura del rapporto tra Karen (che io adoro) e Fay e i commenti di Seishiro :D però qui nel quarto capitolo ho svelato tutto *-* penso che Fay avrebbe fatto una fine del genere in una scuola americana.. insomma, è un tipo veramente strano (e se possibile credo di averlo peggiorato)! però sinceramente non so se in Giappone succedano cose simili, non credo e spero di no!

to Shyray: in realtà quel cambiamento così drastico da parte di Fay è una cosa voluta, il lettore non lo capisce subito.. volevo che Kurogane percepisse in maniera forte che c’era qualcosa che non andava nel comportamento dell’altro (e più avanti tutto si spiegherà)! comunque è in sostanza una storia d’amore classica, dove tutto accade in pochi mesi ^^ come in una commedia romantica, dove i protagonisti hanno un colpo di fulmine, per farti un esempio. volevo creare quell’effetto.. non so se è riuscitissimo xD vorrei aver ricevuto commenti come il tuo quando ho scritto tutto un mese fa, ma ora sto cercando di cambiare qualcosa per quanto possibile! grazie :D

to Ne_chan: eh, perché Fay si comporta così? perché il suo cervello lavora in maniera strana u.u purtroppo avendo spezzato il capitolo a metà dovrai attendere ancora per chiarimenti xD mi spiace! comunque grazie della recensione, apprezzo un sacco tutti i tuoi commenti ^^

harinezumi

 

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Capitolo 5
*** Here Comes The Sun ***


 

Cap 5

Here Comes The Sun

 

Here comes the sun

And I say it’s all right

Kurogane corse per un’ora buona in giro per la scuola, ma non riuscì a trovare Fay da nessuna parte. Frustrato, diede un pugno al muro dell’edificio, fermandosi a riprendere fiato. Lo stava percorrendo all’esterno per la quinta volta, e si trovava giusto sopra agli spalti del campo da calcio accanto al cortile. Avrebbe voluto scivolare a terra e scoppiare in lacrime, ma al solo pensiero di comportarsi in maniera così stupida riusciva a rabbrividire.

Fu in quel momento che sentì un singhiozzo anche troppo conosciuto, e alzò si scatto la testa, guardandosi intorno per individuarne la fonte. Non aveva dubbi che quello fosse proprio Fay. Un attimo dopo, si accorse con disappunto che non avrebbe dovuto cercare tanto in là.

Sotto gli spalti e le gradinate di ferro, infatti, stava Fay, rannicchiato contro il muro e nuovamente in lacrime. Nascondeva il viso tra le gambe, che teneva abbracciate al petto convulsamente, senza accennare minimamente a muoversi da quella posizione. Non aveva più i capelli raccolti, e la sua stupida gonna da cheerleader era finita chissà dove.

Lo avevano semplicemente lasciato lì, con i vestiti strappati.

Kurogane saltò giù dagli spalti, infilandosi sotto di essi ed avvicinandosi a Fay, spiantato in maniera incredibile da quella visione. Non aveva fatto in tempo ad aiutare il biondo. Non aveva neanche provato a restargli accanto dopo che quello aveva smesso di stargli addosso: se fossero rimasti amici come prima, forse non sarebbe successo nulla del genere.

S’inginocchiò davanti a lui, gli occhi sgranati dalla sorpresa: la vista di Fay in quelle condizioni era qualcosa di terribilmente imperfetto, qualcosa che non sarebbe mai dovuto accadere. Qualcosa che non sarebbe certamente successo mai più. Kurogane si accorse che le proprie mani tremavano di rabbia, mentre lo pensava.

«Guardami» gli chiese con tono implorante. Ma non lo sfiorò nemmeno; aveva troppa paura di essere respinto. Perché Fay aveva tutti i motivi per avercela con lui, non lo aveva protetto, non si era occupato di lui. Gli aveva detto una dannata bugia. «Ehi. Guardami immediatamente se non vuoi che ti lasci qui».

Fay emise un singhiozzo più forte degli altri, ma si costrinse ad alzare il viso da dove l’aveva nascosto, e i suoi occhi, prima così azzurri, si posarono opachi e pieni di lacrime su quelli dell’altro. Il suo bel viso aveva un livido sulla guancia sinistra, del sangue rappreso sul naso e sul labbro spaccato.

Kurogane non riuscì nemmeno a formulare dei pensieri in quel momento, ma afferrò Fay per le spalle e se lo gettò sul petto, lasciando che l’altro piangesse contro di lui per tutto il tempo che voleva.

Quando si calmò, realizzò che erano seduti a terra da più di un’ora, ma Kurogane non lo aveva mai lasciato né aveva fatto un accenno a cambiare posizione. Eppure non doveva stare affatto comodo, con tutto il peso di Fay addosso.

«Puoi lasciarmi adesso, se ti va» mormorò il biondo, cercando di non dare alla propria voce un tono troppo patetico.

«Non mi va» lo informò Kurogane, senza minimamente a scostarsi. Seguì un lungo silenzio a quel breve scambio di parole. «Dovremmo andarti a lavare la faccia».

«Non voglio più muovermi di qui» singhiozzò invece Fay, aggrappandosi a lui, come se l’idea di uscire lo spaventasse. Le sue nocche erano bianche, avvinghiate con forza alla stoffa della maglietta della divisa di Kurogane. «Non ce la faccio più. Voglio solo stare qui e morire, così almeno qualcuno… sarà contento di quello che faccio, per una volta».

«Stronzate. Io non sarei contento. Io ti riporterei in vita soltanto per picchiarti, e molto più forte dei tipi di oggi» sbottò Kurogane, arrabbiandosi per le assurdità che uscivano dalla bocca dell’altro. «Non ti permetterò mai di lasciarmi, mi hai capito? Sono stato uno scemo a pensare di farlo».

«Non vuoi sapere perché mi sono comportato così male con te? Intendo dire dopo quella sera» domandò Fay dopo un po’, con tono incerto. «Io avevo così paura che tu ti aspettassi qualcosa da me! Non sono mai stato con nessuno, non ho mai avuto nessuno, e non so davvero… che cosa tu ti aspettassi da me, mi dispiace tanto».

«Non ho intenzione di chiederti niente, se tu non ne vuoi parlare. E non te lo lascerei fare comunque, in queste condizioni… ora ti porto da me. Non voglio farti tornare in quel luogo che tu chiami casa e soprattutto non voglio lasciarti più crogiolare nei tuoi pensieri idioti».

Kurogane si rizzò in piedi, ma alzò Fay con sé, e lo prese in braccio con delicatezza, sollevandolo come se fosse una piuma. Uscì da sotto gli spalti, mentre l’altro non osava proferire parola, troppo sconvolto dal modo in cui Kurogane lo portava in giro con naturalezza, senza curarsi se qualcuno li avesse visti o meno.

«Kuro-ni» mormorò dopo un po’, aggrappandosi con una mano alla maglietta della divisa del moro, e fissando il suo petto come se fosse tutt’altro che reale. «Mi stai portando in braccio come una principessa?»

«Un altro commento idiota e ti getto in un cassonetto» fu tutta la risposta, ma a Fay bastò per sentirsi felice.

***

«Lasciami andare» mormorò improvvisamente Fay, adagiato sulla schiena di Kurogane e intento a fissargli la nuca con le guance in fiamme già da un po’ di tempo, mentre erano sulla via per casa Suwa. Fortunatamente non avevano incrociato che un paio di passanti, o l’imbarazzo sarebbe stato quadruplicato: dopotutto nessuno usciva a quell’ora, erano già le sei del pomeriggio e cominciava anche a fare buio.

Kurogane gli aveva lavato il viso a forza, nonostante Fay si ostinasse a cercare di nascondere tutti i lividi che gli avevano procurato, e lo aveva praticamente spogliato a parte i pantaloncini, infilandogli la propria felpa e restando in una divisa da basket di ricambio. Tuttavia, non aveva accennato a buttare la maglia strappata con la “K” su davanti, anzi l’aveva piegata e ficcata nella propria cartella.

«Non voglio che cammini» sbottò Kurogane, senza minimamente prendere in considerazione la richiesta di Fay. Tenere sollevato il suo corpo non gli pesava affatto, e nemmeno le due cartelle che stringeva ora in una mano ora nell’altra, sempre sorreggendo le gambe del biondo attorno alla propria vita. Quello che gli pesava davvero e che minacciava di schiacciarlo era il senso di fallimento che lo pervadeva, assieme ad una rabbia cieca nei confronti di coloro che avevano ridotto il biondo così.

I sentimenti di gelosia che aveva cercato di reprimere nel più remoto angolino del suo cuore per tutto quel tempo gli erano come esplosi nel petto. A ripensare a quello che era successo, doveva fare attenzione a non stringere troppo le gambe dell’altro sui suoi fianchi, o gli avrebbe sicuramente fatto male.

«Voglio andare a casa» tentò di spiegare Fay, ma si morse immediatamente il labbro, per altro sfregandosi in tal modo il taglio aperto che vi aveva sopra.

Non erano certo le parole adatte per comunicare a Kurogane le sue intenzioni; ma prima che potesse riprendersi dalla fitta di dolore al labbro e spiegarsi meglio, l’altro gli rispose: «Mi sembra di averti detto che non voglio che torni in quella casa. O credi che io possa lasciartelo fare dopo che mi hai detto di voler morire?»

«N-no…» balbettò immediatamente Fay, ringraziando la sua buona stella che Kurogane non potesse vederlo in volto in quel momento, tanto era arrossito dall’imbarazzo. Purtroppo ricordava benissimo le parole che si era lasciato sfuggire mentre era in lacrime. «Volevo dire che pensavo di informare… una persona… che starò per un po’ da te. S-se tu mi vuoi».

«Va bene» acconsentì allora Kurogane. «Dimmi dove devo andare».

«Sei sicuro di non volermi lasciare camminare?» La voce di Fay tremava, e il tono di quella domanda suonava piuttosto come “sei sicuro di non volermi lasciar andare”.

«No». Risposta secca, decisa.

«Non pensi che io sia stato stupido?»

«Che diavolo di domanda idiota sarebbe?» sospirò Kurogane, preparandosi al fastidioso interrogatorio. Fastidioso specialmente perché comunicare le sue emozioni a Fay in quel modo così spontaneo lo stava facendo uscire di testa, ma non riusciva a trattenersi. «Ovvio che penso che tu sia stato stupido».

«Perché allora stai facendo tutto questo?»

«Anche questa è una domanda idiota. La risposta la sai, ed è decisamente colpa tua se mi sono… ridotto così». *

Fay sgranò gli occhi, ritrovandosi a bocca aperta, senza riuscire a parlare per diversi e lunghissimi istanti. Il suo cuore prese a battergli più veloce nel petto, da dove si espanse sempre di più un calore quasi bruciante e soffocante. Sentiva gli occhi annebbiarsi e le orecchie fischiare, e pregò con tutto sé stesso che Kurogane non si fosse accorto che aveva capito benissimo il significato di quelle parole, ma soprattutto che lo avevano sconvolto tanto. Non si era mai aspettato che il suo sentimento -così profondo e reale, nonostante tutto- venisse ricambiato da parte di Kurogane, e in quella portata per giunta.

«Mi dispiace. Non avrei dovuto trattarti male, e ora tu mi stai facendo un favore enorme… io ho sempre voluto che qualcuno si occupasse di me, ma non voglio che tu sia triste, devi farlo solo se ti va» pigolò Fay, mentre la sua voce si spegneva man mano in un mormorio, come se si stesse rendendo conto che stava parlando troppo e a sproposito.

«Mi hai già detto che ti dispiace» sbuffò Kurogane, tentando a modo suo di fermare sul nascere tutti i viaggi mentali che sicuramente Fay si stava facendo sulla situazione. «E credimi, sei troppo idiota perché io rinunci ad aiutarti. Non so neanche come hai fatto a sopravvivere finora».

«Devi girare a destra dopo il parco» mormorò allora Fay, con un mezzo sorriso di gratitudine, anche se l’altro non poté vederlo.

«Eh?»

«Per andare a casa mia, Kuro-myu!» ridacchiò il biondo, stringendo dolcemente le braccia attorno al collo di Kurogane, mentre fino ad un attimo prima aveva preferito appoggiare le mani sulle sue spalle. Ma, finché aveva il permesso ufficiale dell’altro, non voleva lasciarsi sfuggire l’occasione di abbracciarlo.

***

Fay scriveva in fretta, la mano scossa da tremiti anche se cercava di mantenere un tratto saldo sul foglio. Ogni tanto, sentiva dei brividi salirgli lungo da schiena e i denti prendevano a battergli anche se non voleva. Si dimenticava ogni secondo di avere il labbro spaccato e se lo mordicchiava, freneticamente.

Ma aveva dovuto farlo: era tornato a casa solo per lasciare scritto ad Ashura che se ne sarebbe andato, e voleva farlo per sempre. Non intendeva comunicarglielo per telefono o a voce, non voleva conoscere la sua reazione, o probabilmente sarebbe tornato subito indietro; Kurogane aveva davvero intenzione di prendersi cura di lui e Fay voleva credere che lo avrebbe fatto, non doveva avere ripensamenti. Aveva tassativamente vietato al moro di entrare in casa, perciò avrebbe anche dovuto sbrigarsi, perché quello lo aspettava fuori dal cancello del villino.

Alla fine, dopo una decina di foglietti accartocciarti e infilati nella propria cartella, riuscì a lasciare scritte soltanto poche parole.

Aveva il terrore che Ashura potesse rientrare da un momento all’altro, così lasciò il biglietto sul tavolo del salotto e sparì velocemente da quella casa, senza nemmeno darsi pensiero di prendere le sue cose.

Io me ne vado. Fay

 

* non penso che qui si capisca bene il passaggio.. comunque, le parole a cui Kurogane sta veramente pensando sono: “[..] è decisamente colpa tua se mi sono... innamorato così”, e Fay lo capisce :)

 

 

____________________

ed ecco a voi un aggiornamento super veloce *O* già, non ho di meglio da fare.

questo capitolo non doveva esistere, tranne per il pezzo iniziale, in quanto è ritagliato da quello precedente! spero di averlo arricchito comunque, non rovinato.. intanto l’espansione della storia continua, posso dire con sicurezza che sono ormai sedici i capitoli, e non dieci xD

to Rika_fma_lover: wow, grazie mille della correzione! sei stata gentilissima :D così ho potuto cambiare!  e grazie anche dei complimenti ^^

to Shyray: eh per conoscere tutta la vita di Fay ne deve passare di tempo! intanto qualcosa in più succede qui, quindi per un po’ spero di averti consolata.. la scelta di far finire Fay così male non è stata facile, perché comunque ci si aspetta che Kurogane sia sempre lì per lui.. ma oserei dire che è stato positivo per il loro rapporto. se ti va dimmi che ne pensi! e grazie mille di tutte le belle recensioni :D

to yua: visto, è stato aggiornamento lampo! sono felicissima che ti piacciano i personaggi *-* a me piace renderli fedeli a quelli delle Clamp, spero di esserci riuscita! a dire la verità all’inizio Kurogane non doveva avere affatto una reazione a quello che succede a Fay u.u ma ci ho pensato bene, e voglio che riempia di botte quei bast.. cioè, spero che ti piacerà il prossimo capitolo! *-*

to Ne_chan: diciamo che Fay usciva con Karen perché la trovava simpatica, non ha mentito! solo che non ci usciva in QUEL senso xD Seishiro qui tratta benissimo Subaru, tranquilla u.u sennò gli spezzo io un braccio ^^ Kurogane è arrivato troppo tardi per salvare Fay, ma come ho detto a Shyray.. non è stata del tutto una cosa negativa, no? :D

harinezumi

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Capitolo 6
*** I Want to Hold Your Hand ***


 

Cap 6

I Want to Hold Your Hand

 

Oh please, say to me
You’ll let me be your man

Kurogane stava appoggiato alla parete del corridoio, accanto alla porta dello spogliatoio del club di calcio. Tutto nella sua postura rilassata ostentava una calma olimpica, anche se dentro di sé non riusciva affatto a dimenticare la rabbia cieca che lo aveva preso quando aveva trovato Fay sotto gli spalti del campo sportivo il giorno prima. In fondo, era il motivo per cui stava aspettando.

Non sapeva nemmeno bene che aveva intenzione di fare lì: sapeva soltanto che tra pochi minuti sarebbe stata l’ora in cui di solito venivano ad allenarsi i due ragazzi che avevano insultato Fay davanti a lui. Stando ai fatti, probabilmente erano anche i colpevoli della sua aggressione; ma il biondo era stato molto evasivo nel rispondere alle domande che Kurogane gli aveva posto sulla vicenda. Vista la sua reticenza, aveva preferito non forzarlo a parlare, unicamente per non agitarlo ancora di più dopo quello che aveva passato.

Eppure, anche se era comunque certo della loro colpevolezza, Kurogane non si sentiva affatto tranquillo. Aveva davvero voglia di spaccare la faccia a quegli individui, ma insieme non voleva immaginarsi la reazione di Fay se avesse scoperto che si trovava lì per quello. Ricordava fin troppo bene la sua espressione atterrita quando aveva aggredito quel ragazzo a lezione di ginnastica, appena il giorno prima.

Forse l’idiota mi odierà, ma non posso lasciar perdere, non così…

«Stai aspettando qualcuno?» domandò una voce, riscuotendolo dai suoi pensieri. Kurogane voltò lo sguardo all’entrata del corridoio, posando gli occhi su di un ragazzino dagli enormi occhi verdi e i capelli neri, sicuramente uno del primo anno vista la sua statura piuttosto bassa e la sua aria assolutamente ingenua.

Per diversi attimi non seppe che dire, dato quello che era venuto realmente a fare in quel posto, ma alla fine riuscì a borbottare un “si”.

«Scusami, ma è la seconda volta che passo di qui in un quarto d’ora e ti vedo. Ho pensato di avvertirti, immagino che starai aspettando qualcuno del club di calcio» rispose il ragazzino, con un sorriso gentile. Non sembrava per nulla intimorito dall’espressione dura di Kurogane, anzi il suo tono era di preoccupazione genuina in quel che stava affermando. «L’allenamento è sospeso per oggi. Ieri hanno filmato due ragazzi della squadra mentre aggredivano una persona».

Kurogane non poté fare a meno di sgranare gli occhi per lo stupore, in quanto non gli risultava che vi fossero delle telecamere di sorveglianza nella loro scuola. Il ragazzino, invece, sembrava solamente molto triste nel dargli quella notizia, ed aveva abbassato lo sguardo a terra, con aria mesta.

«Per errore, un mio compagno di classe aveva lasciato la telecamera accesa al palchetto dei cronisti del campo, dopo che aveva filmato le gare di ieri, così ha consegnato le riprese alla preside. È una cosa orribile che cose del genere accadano proprio nella nostra scuola, vero?» domandò il ragazzo del primo anno con convinzione, interpretando lo stupore di Kurogane come indignazione. «Comunque ho sentito che probabilmente quei due non torneranno a scuola, perché non è stata la prima volta che hanno picchiato degli studenti, quindi verranno espulsi…».

Al quel punto, il ragazzino si interruppe perché l’espressione sbalordita di Kurogane gli aveva fatto capire (erroneamente, peraltro) che si stava dilungando troppo e che forse quel discorso improvviso non era ben accetto, così prese a balbettare, arrossendo leggermente.

«S-scusa, non volevo disturbarti, comunque» riuscì a dire, prima di inchinare leggermente la testa –un gesto così inusuale ed elegante per un ragazzo della sua età- e voltargli le spalle, probabilmente in cerca di qualche luogo dove sotterrarsi per l’imbarazzo.

«Grazie» gli rispose semplicemente Kurogane, staccando la schiena dalla parete, dato che non aveva più ragione di aspettare lì.

Il ragazzino parve contento di quella sola parola, perché si voltò per lanciargli un sorriso, prima di sparire dietro l’angolo con un cenno di saluto. *

Kurogane si sentì improvvisamente sollevato, tanto che per un po’ non riuscì a muovere un passo, anche se in quel caso non avrebbe più potuto vendicarsi per ciò che era successo a Fay. Si rendeva ancora conto che era accaduto tutto a causa di un suo fallimento, ma aveva la sensazione che il biondo non l’avrebbe mai perdonato se avesse capito cosa aveva avuto intenzione di fare. Fay avrebbe senz’altro preferito che i suoi aggressori rimanessero impuniti, per qualche assurda ragione.

In un certo senso, quindi, era meglio che quei due non potessero più farsi vedere in quella scuola. Per quanto Kurogane desiderasse sfracellare ad entrambi la testa contro il muro, doveva ammettere che non era mai stato così felice di non poterlo fare; anche se Fay probabilmente sarebbe mai venuto a sapere nemmeno delle sue intenzioni iniziali.

Quel giorno infatti non gli aveva permesso di seguirlo a scuola, così il biondo era mancato alle lezioni, anche se per un motivo diverso dal solito. Aveva dovuto dirgli chiaro e tondo diverse volte che lo voleva ospitare in casa propria, prima di essere sicuro che il messaggio gli penetrasse nella spessa cortina di fumo che sembrava circondargli il cervello. Fay probabilmente aveva capito, perché aveva sorriso e per una volta lo aveva ascoltato, lasciandosi accudire con una mansuetudine di cui Kurogane non l’avrebbe mai creduto capace.

C’era in genere qualcosa di diverso in Fay, rifletté Kurogane, mentre entrava nella sua classe ormai vuota per riprendere le proprie cose. Dopo pranzo aveva saltato metà dell’allenamento di basket per fare quell’incursione agli spogliatoi del club di calcio, ma dato che non aveva più motivo di restare a scuola preferiva andarsene in fretta.

Già, Fay era diverso specialmente per via di quell’espressione sognante che gli aveva riservato in ogni istante di ogni ora, da quando la sera prima era sceso dalle sue spalle a quando quella mattina lo aveva accompagnato alla porta mentre stava per uscire.

Era un’espressione che Kurogane non gli aveva mai visto. Tutto, sul suo viso, riusciva ad annebbiargli la mente in quei momenti: quelle labbra appena tirate in un sorriso, quelle guance lievemente arrossate, ma più del resto, quegli occhi così blu che lo fissavano acquosi e incantati. Aveva la sensazione che non sarebbe riuscito a trattenersi dal baciare Fay per la seconda volta, se quegli occhi lo avessero guardato in quel modo anche una volta tornato a casa.

E una piccola parte di lui sperava vivamente di si.

***

«Sono tornato» si premurò di avvisare Kurogane, ad alta voce, una volta che ebbe varcato la porta della soglia di casa. Tomoyo non avrebbe più potuto accusarlo di rientrare di soppiatto. In realtà, lo aveva annunciato anche per avvertire qualcun altro della sua presenza, e infatti quel qualcuno non mancò di fiondarsi immediatamente all’entrata.

Fay uscì a razzo dal salotto, andando a gettare le braccia al collo di Kurogane con un gridolino che assomigliava paurosamente ad un “Kuro-papààà!”.

«E levati! Così non riesco a salire le scale» biascicò Kurogane, tentando disperatamente di dirigersi al piano di sopra, in camera sua, ma ritrovandosi costretto a trascinare Fay con sé, il cui abbraccio non aveva accennato a ricambiare. Certo, non lo stava nemmeno cacciando via.

«Voglio che mi porti con te! Di nuovo in braccio come una principessa!» esclamò Fay, per niente convinto a mollare la presa, e riuscendo a frapporre il proprio corpo tra l’altro e la rampa di scale, così Kurogane fu costretto a fermarsi e a guardarlo. Non poté fare a meno di sorridere, vedendo quegli occhi scarlatti finalmente su di sé.

Di nuovo, senza rendersene conto, il biondo stava facendo quell’espressione così tenera, e le sue labbra erano talmente vicine a quelle di Kurogane che a questi quasi pareva di sentire la loro umida morbidezza, nonostante quel taglio ancora così evidente che le apriva a metà. In poche parole, al moro andò presto in corto in cervello, e dovette aggrapparsi alla balaustra delle scale, fortunatamente vicina, per non cadere all’indietro a causa del “peso” di Fay.

Il biondo non sembrava essersi accorto dell’effetto che aveva su Kurogane, anche perché quello lo stava a fissare con la sua solita espressione dura e scostante. Non immaginava certo che l’altro avesse semplicemente perso la capacità di muovere i muscoli facciali.

Senza dubbio però nulla lo avrebbe fermato ulteriormente: abbassò di poco le palpebre, stringendo leggermente la presa che aveva al collo di Kurogane e facendo si che i loro volti si avvicinassero ancora. Quando ormai rimanevano pochi millimetri a separarli, fece ricadere la testa lentamente da un lato, per lasciare che le loro labbra socchiuse si sfiorassero.

Non fu un vero e proprio bacio per i primi trenta secondi buoni, almeno fino a quando Kurogane non riprese il proprio equilibrio e lasciò la balaustra, cingendo la vita di Fay e unendo con forza le loro bocche. Sentì come in un sogno la propria di lingua intrecciarsi a quella del biondo, mischiando la loro saliva, mentre si rendeva conto di sbilanciare l’altro sempre più all’indietro, nel tentativo di impossessarsi senza sosta di quelle sue labbra. Tuttavia fermarsi era la cosa a cui pensava meno in quel momento.

Fay sembrava della stessa opinione, perché emise un gemito strozzato, che portò unicamente Kurogane a far scendere le proprie mani lungo i suoi fianchi, e non soltanto per evitargli di cadere all’indietro. Il biondo, agile come non lo si sarebbe mai detto dopo quello che aveva passato, si sollevò grazie alla presa sul suo collo, andando a salirgli in braccio dopo avergli cinto la vita con le gambe.

Salirono così le scale, anche se Kurogane vedeva a malapena dove stava andando e Fay non aiutava di certo, facendo risatine e tornando a baciarlo ogni volta che andavano a sbattere contro il muro. Per poco non rovesciarono un vaso di fiori sopra un cassettone in corridoio, un attimo prima di arrivare nella stanza di Kurogane e gettarsi sul letto.

A quel punto, però, Fay non riusciva più a smettere di ridere, nonostante le guance rosse per l’emozione, così Kurogane separò irritato le loro bocche e si levò le sue braccia dal collo con uno sbuffo, mentre l’altro giaceva steso sotto di lui ed era in preda ad un improvviso e inopportuno attacco di risa.

Il moro si alzò da letto, stizzito per l’interruzione, lasciandolo lì dove stava e pregando di non avere il volto in fiamme come effettivamente se lo sentiva. «Che diavolo ti prende, adesso?» sbottò, allentandosi i bottoni del colletto della divisa scolastica e aprendo il suo armadio, in cerca di vestiti comodi da mettersi. Fay quasi non prendeva fiato, rannicchiato tra le coperte e intento adesso a tenersi il volto nascosto tra le mani.

«È-è stato troppo r-ridicolo!» riuscì ad ansimare, quando finalmente smise di ridere, anche se non trattenne un’altra risatina all’occhiata truce di Kurogane. Gli occhi del biondo parevano persino lacrimare, ma era sicuramente il solo a trovare divertente la situazione.

«Ridicolo? Ma che hai nel cervello?» si arrabbiò infatti Kurogane, afferrando una felpa e uscendo dalla stanza. Sentire che le risate di Fay continuavano non fece altro che acuire la sua irritazione; ma in fondo, davvero aveva sperato che il biondo stesse zitto almeno mentre si baciavano? Forse era davvero pretendere troppo.

***

Fay non sembrava davvero aver preso male il fatto che ora abitava praticamente da Kurogane. C’erano momenti in cui si chiudeva a telefonare a chissà chi in una stanza e non lasciava entrare nessuno, ma per il resto si poteva notare quanto la sua allegria in parte fosse sincera adesso. Nonostante questo, si rifiutava di sporgere denuncia ai suoi aggressori e, tranne i segni sul viso e sul corpo, non mostrava in effetti di essere stato ferito dall’evento. In pratica, si comportava come l’idiota che era sempre stato.

Tuttavia, Kurogane aveva preferito non prendersela per quell’atteggiamento infantile, e considerava il modo di agire più giusto quello di stare semplicemente al fianco di Fay, senza pretendere nulla da lui per il momento.

Il biondo era tornato a casa propria un paio di pomeriggi, soprattutto per recuperare dei libri, ma non vi si era trattenuto molto e non aveva accennato a tornarci in modo definitivo. Entrambe le volte in cui aveva varcato quella soglia, Kurogane lo aveva aspettato fuori e nemmeno dieci minuti dopo Fay era sempre uscito, sorridendo come se fosse tutto normale.

Forse il moro aveva fatto male a credere che la loro nuova vicinanza e la loro convivenza avrebbero portato l’altro a confidarsi. In più, capitava sempre più spesso che Fay decidesse di saltargli addosso dal nulla e cominciasse a baciarlo, prima di interrompersi con una scusa qualsiasi ogni santa volta, come se ci fosse qualcosa a bloccarlo. Così gli ormoni di Kurogane si sentivano piuttosto presi in giro, come il loro proprietario.

«Credi che sia stupido?» domandò quindi Kurogane una domenica, mentre entrambi stavano studiando in camera sua. Fay lo faceva stando a pancia in giù sopra il tappeto, mentre l’altro aveva preferito la scrivania. Ma non era riuscito a concentrarsi, non quel giorno: e non ne poteva più di tutti gli atteggiamenti di falsa tranquillità del biondo.

Fay alzò lo sguardo dal libro e sorrise, guardandolo. «Certo che no, Kuro-tan. Sei molto intelligente invece!»

«Mi tratti veramente da stupido».

Quelle parole fecero scendere un gelo agghiacciante sulla stanza, ma Fay si riscosse in fretta, abbandonando l’espressione avvilita che aveva fatto capolino un momento prima sul suo viso sempre allegro. Sorrise, e guardò Kurogane interrogativamente, senza nessuna intenzione di rispondere.

«Non voglio che tu te ne vada… ma sappi che non sono disposto a lasciarti deprimere in silenzio nella tua schizofrenia per tutto il tempo che starai qui» continuò Kurogane, per niente toccato da quel sorrisetto, che anzi lo aveva irritato parecchio.

Fay sospirò, di nuovo senza rispondere, così l’altro tornò a rivolgersi ai propri libri, convinto che lo stesse prendendo in giro. Ma fu costretto ad alzare gli occhi su Fay quando quello, alzatosi in piedi, gli poggiò una mano sulla spalla e lo fece voltare verso di sé, allontanando dalla scrivania la sua sedia a rotelle. Sorrideva molto più di prima, e Kurogane ebbe la netta impressione di averlo reso felice in qualche stramba maniera che solo il biondo capiva.

Fay si sedette sopra di lui, stringendogli leggermente la vita con le gambe e appoggiando le braccia sulle sue spalle, senza smettere di sorridere e di guardarlo. Il moro lo lasciò fare, unicamente perché si aspettava una risposta in cambio di quelle idiozie. «Sei molto buono con me, Kuro-hin. Ma non c’è qualcosa che devo dirti che non conosci già… perché non puoi accontentarti di quello che hai di me? Perché non puoi accontentarti di essere il mio ragazzo in questo modo?»

Aveva deciso di chiederglielo, si. Perché voleva sforzarsi di capirlo, anche se fare quel genere di domande era imbarazzante.

«Io non sono il tuo ragazzo» ribatté Kurogane, caparbio, nonostante fosse in quella maniera che la sua mente classificava Fay già da un po’. «E se lo fossi dovrei avere il diritto di conoscerti, specialmente se altri sono a conoscenza delle cose che non vuoi dirmi».

Fay parve rattristarsi nuovamente a quelle parole, ma chiuse gli occhi e cominciò a baciargli il volto, lentamente e con dolcezza, senza arrendersi. «Si che sei il mio ragazzo. Perché sei colui che mi ama». Si fermò per un attimo, ma da Kurogane non venne nessuna reazione, così prese a strusciare la sua guancia contro quella dell’altro, sospirando. «E dal momento che anch’io ti amo, e che questa non è una bugia, Kurogane… perché non ti puoi fidare di me? Perché non puoi farti bastare quello che ti ho detto?».

«Lo hai appena detto. Perché ti amo» rispose Kurogane, senza però cedere di un millimetro a tutte le avances di Fay. Aveva il dannato diritto di sapere perché continuava a far finta che nella sua vita andasse tutto bene. «E se vuoi essere il mio ragazzo…» e a questo punto lo scostò da sé bruscamente, afferrandogli le braccia e incrociando gli occhi con i suoi, ora del tutto sgranati, «… se vuoi avere il diritto di sederti sopra di me quando ti pare, di uscire con me e di fare ogni piccola cosa che passa in quella tua mente da pervertito, dovrai dirmi tutto».

Al che, lo gettò letteralmente a terra, e Fay sollevò lo sguardo su di lui, dopo un attimo di stupore in cui aveva cercato di attutire la caduta. Kurogane non aveva mai visto un’espressione tanto meravigliata in vita sua, ma la ignorò completamente, tornando alla sua scrivania.

 

* come al solito sono enigmatica, perciò specifico per chi non l’avesse capito: il ragazzo del primo anno sarebbe Subaru, ho deciso di farlo apparire anche qui, nonostante compaia verso la fine *-* con Seishiro, faccio parte del club "Ama Subby Alla Follia" u.u

 

 

__________________

mi scuso profondamente con tutti con loro che volevano che Kurogane tagliasse la testa ai malvagi individui del club di calcio all’istante °-° anche se la resa dei conti c’è stata più o meno, più “burocratica”. il punto è stato che probabilmente i due si sarebbero voluti nuovamente vendicare, e non l’avrei più finita.. comunque se state a vedere qualcosa succederà u.ù e sarà anche tragico! (e non svelare come finisce -.- ndcervello) quindi non prendetemi a padellate.

questo capitolo è stato molto difficile da scrivere! ma Fay che ride dopo un bacio è troppo stupido xD quello l’ho scritto proprio di cuore, forse perché ho una certa affinità con il soggetto u.u’

visto che bravo Kurogane? si sacrifica in nome della verità.. (perché, credete che a lui faccia piacere rinunciare alle “idee da pervertito” di Fay? beh vi sbagliate °-° Kuropon è un gran maniaco!) mi scuso per il mostruoso salto temporale alla fine, ma questo era il massimo che la mia mente distrutta è riuscita a fare ç-ç (esamiii…)

 

to Shyray: è dispiaciuto anche a me scrivere una cosa del genere.. perché sembra davvero surreale che a Fay possa accadere qualcosa con Kurogane accanto! però intanto l’ho scritta lo stesso xD grazie di continuare a seguire questa storia, spero continui ad essere piacevole! :D

to yua: oh ti ringrazio tanto per aver messo la storia nei preferiti! e anche per averci provato una seconda volta xD purtroppo molte cose verranno svelate dopo quindi sarai curiosa ancora a lungo temo.. diciamo che mi occupo di una cosa alla volta perché sono lentissima a ragionarci su u.u’ vorrei che lo svolgimento fosse migliore, ma pazienza! intanto sono contenta che ti piaccia anche così ^^

to Rika_fma_lover: la battuta sulla principessa piace anche a me (anche se l’ho scritta io)! dopo tanto (tanto?) angst dovevo spezzare con una cosa allegra.. sono felice ti piaccia come scrivo! io non riesco a giudicare il mio stile, per me è tutto confuso! thank you *-*

to Ne_chan: guarda, ti devo solo ringraziare per le tue bellissime recensioni ad ogni capitolo, perciò mettici tutto il tempo che vuoi a scriverle, quando ti va! mi fanno tantissimo piacere, me le leggo con gioia ^^ noto che la faccenda di Ashura intriga abbastanza, ma ehm *si prepara al linciaggio* la spiego negli ultimi capitoli…… *fugge a nascondersi* alla prossimaaa xD

to chimaira : grazie mille del tuo commento, ho proprio cercato di rendere i personaggi abbastanza fedeli :D spero che la fic ti piacerà fino alla fine!!

ovviamente continuo a dimenticarmi di ringraziare tutti quelli che si ricordano di leggere questa fic (nonostante io aggiorni a caso come un’ubriaca ^^ - tipo alle una di notte).. mi piace molto poter pubblicare qui le mie storie, quindi sappiate che mi rendete doppiamente felice anche solo dandoci un’occhiata :D

harinezumi

 

ho deciso di annunciare ogni volta la canzone che dà il titolo al prossimo capitolo, vi assicuro che sono tutte molto belle se non le avete mai sentite.. quindi: il prossimo capitolo s’intitolaaa *rullo di tamburi e sbattere dei coperchi dei bidoni della spazzatura* “Love me do”! sarà pieno di scimmie volanti e cacatua u.u

 

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Capitolo 7
*** Love me do ***


 

Cap 7

Love me do

 

I’ll always be true

So please, love me do

«Domani è San Valentino, Kuro-hime!» esclamò Fay, entrando all’improvviso nella loro stanza e brandendo quello che sembrava il calendario di Tomoyo. La ragazzina lo aveva fatto apposta, a ricordargli l’imminente evento, tanto per godersi la reazione del fratello.

«Non m’interessa» sbottò Kurogane, steso sul proprio letto e intento a leggere il suo manga preferito in religiosa solitudine. Era stato arrangiato lì un letto anche per Fay, ma il moro lo aveva allontanato con cautela dall’altra parte della stanza, per impedire ai pensieri sconci che il biondino gli comunicava la notte di divenire realtà. Era ancora piuttosto deciso a non dargliela vinta, anche dopo che era passata una settimana dalla loro ultima (ed ennesima) discussione sulle “libertà” che si prendeva il biondino.

«Ma cooome, Kuro-amore!» strillò Fay, sbucando all’improvviso da sotto il manga aperto, una volta saltatogli letteralmente addosso.

«Non ti è bastato dormire sul divano ieri?» domandò Kurogane, mentre la solita vena cominciava a pulsargli pericolosamente sulla fronte. Ogni tanto era costretto a cacciare l’altro dalla stanza, per riuscire a dormire almeno qualche ora la notte. E in più quello sembrava non esserne mai stanco.

Fay lo baciò sulle labbra, cercando di dischiudere quelle di Kurogane, che però opponeva fiera resistenza. Alla fine, anche il biondo si arrese e rimase a guardarlo con aria imbronciata. «Non ti va di festeggiare San Valentino con me, mh, Kuro-ku? Eppure a certe parti di te io piaccio così tanto…»

«Vai fuori di qui!»

Kurogane se lo spinse via di dosso, proprio quando Fay stava cominciando a sistemarsi meglio sopra il suo petto. Gli indicò la porta senza parlare, esibendosi in un una delle occhiate truci tanto odiate da Fay, che ebbe per una volta il buonsenso di prendersela abbastanza da svanire dalla sua vista.

Sbatté la porta dietro di sé, senza curarsi più di tanto del fatto che fosse l’ospite lì dentro. Tornò nella stanza di Tomoyo per appenderle il calendario di nuovo alla parete, notando che la ragazzina era tornata in cucina dopo la loro precedente chiacchierata su San Valentino (già, cucinava i cioccolatini per Sakura…). Così, andò in soggiorno, fastidiosamente costretto a stare solo con i propri pensieri, stendendosi su uno dei due divanetti.

Kurogane era stato davvero odioso con lui in particolare quei sette giorni, non lo aveva mai trattato così male nei due mesi in cui si era stabilito in quella grande casa costosa, di cui ancora non capiva i ritmi e lo stile di vita. La madre di Kurogane si era fatta viva appena un paio volte per cena, e se tornava dall’ufficio lo faceva molto tardi, quando tutti erano a dormire da un pezzo. Tomoyo passava il tempo fuori casa, o cucinando, montando film, studiando e cucendo abiti, non l’aveva mai vista con le mani in mano.

Ma non gli importava di dover convivere con quelle che secondo lui erano eccentricità di persone più che benestanti: finora gli era solo importato di Kurogane, e di come l’altro fosse sempre così inaspettatamente gentile con lui. Non sapeva nemmeno che gli era passato per la testa quando si era trasferito lì dal nulla: doveva esserne davvero innamorato, sfortunatamente.

Fay sapeva quello che Kurogane voleva da lui, e non era nient’altro che la verità; ma probabilmente non gliel’avrebbe mai detta, non avrebbe mai sopportato il fatto di dover condividere con qualcuno tanti segreti così orribili. Specialmente quando sentiva di amare quel qualcuno come non aveva mai amato nessun’altra persona… tranne forse lui.

Proprio quando era nel bel mezzo della sua decisione finale, se prendere in considerazione l’idea di dire a Kurogane della sua famiglia oppure se lasciare che l’unica sua possibilità che aveva di avere un ragazzo sfumasse per sempre, Kurogane comparve dalla porta. Fay non fece in tempo a mutare la propria espressione in una un po’ più allegra, così rimase a guardarlo con una smorfia irritata che non gli si addiceva per niente, senza muovere un muscolo, tranne per il proprio indice che continuava ad attorcigliare ciocche dei capelli biondi.

«Potrei prendere in considerazione l’idea di uscire con te domani. Se, concluso il nostro appuntamento, andremo a casa tua e prenderemo almeno il resto delle tue cose… non hai voluto portare via quasi nulla» mormorò Kurogane, rimanendo sulla soglia della porta, incerto.

Fay sorrise, tralasciando di far caso al senso di colpa che gli si era fatto strada dentro. Tutto ciò che l’altro faceva mirava unicamente alla sua felicità, a costo di sopprimere la voglia di conoscere tutto di lui; ma non poteva proprio dirgli nulla di quello che voleva sapere. «Non dovresti fare questo se non vuoi, Kuro-bau» rispose in un sussurro allora, con un sorrisino malinconico.

«Non è mia abitudine fare cose che non sono interessato a fare» sbottò Kurogane, voltandogli allora le spalle e uscendo dal soggiorno, ma il biondo stavolta lo seguì in fretta, raggiungendolo di corsa e abbracciandolo da dietro, come preso dal panico.

«Non mi lasciare!» gridò quasi Fay, stringendolo a sé talmente forte che Kurogane non riuscì più a proseguire, ma rimase fermo nel corridoio, cercando di assimilare quello che era appena successo. Nel silenzio che seguì, gli parve che il biondo, sottovoce, seguitasse ancora a ripetere quella frase.

«Sei incomprensibile. Davvero non capisci in che maniera assurda ti comporti a volte?» domandò Kurogane, dato che ormai non aveva altra scelta che intavolare una conversazione seria con l’altro. Gli sciolse gentilmente le mani dalla propria vita, anche se per riuscirci dovette rassicurarlo: «Non ho intenzione di cacciarti…». Una volta che Fay l’ebbe capito, lasciò che l’altro si rivolgesse a lui, anche se incapace di trovare i suoi occhi, dato che il biondo li teneva fissi sul pavimento.

Kurogane sospirò e lo prese in braccio, come aveva preso l’abitudine di chiedergli spesso Fay nei momenti in cui era particolarmente depresso. Lo portò di nuovo nella propria stanza, lasciandolo seduto sul letto mentre chiudeva la porta, poi si inginocchiò davanti a lui. Ancora non gli fu permesso di guardarlo negli occhi, perché lo sguardo del biondo gli sfuggiva di continuo.

«Se mi vuoi tanto, devi solo rispettare le mie condizioni».

«Non voglio» fu la risposta, data con voce tremante ma senza dubbio decisa. «Non c’è più niente di me che tu debba sapere». Si ripeteva a sua volta quella frase quasi ogni giorno ormai, come una sorta di cantilena. «Ma non posso sopportare questa situazione con te…»

«Posso cambiare i termini del nostro accordo» disse allora Kurogane, intuendo una volta per tutte che non sarebbe mai riuscito a cavargli di bocca una sola parola. Il motivo per cui ritrattava quanto detto in precedenza era, semplicemente, che ci teneva troppo all’idiota per reggere in quella situazione ancora a lungo. «Voglio che un giorno tu mi racconti tutto. Devi fare una promessa: potrà essere in qualunque momento tu lo vorrai, ma mi dirai tutto o io non ti perdonerò mai».

«E questa promessa ha una scadenza?» domandò Fay, titubante.

«Naturalmente, e se fosse per me dovresti dirmi tutto adesso. Ma rispetto le obiezioni che mi fai, anche se non le capisco: per quanto stupido, hai comunque i tuoi motivi. Devi assolutamente permettermi di farti felice… credimi, non m’importa nulla di quello che mi dirai né cambierà niente tra di noi, tu per me sei la persona che già conosco».

«Questo significa che posso stare insieme a te?» chiese sorpreso il biondo, alzando finalmente lo sguardo dal pavimento e spostandolo sugli occhi di Kurogane. «E che posso dormire assieme al mio Kuro- ko? Che posso dirgli le cose dolci senza che lui si arrabbi?»

«Non… esattamente» cominciò Kurogane, immediatamente allarmandosi quando si rese conto dello sfacelo che aveva provocato.

Ma Fay era ormai partito in quarta e non dava segni di volersi riscuotere dall’agitazione da ragazzina adolescente che lo aveva preso. Gettò le braccia al collo di Kurogane, strillando: «Si, si, te lo prometto Kuro-tan! Ti prometto che ti farò conoscere ogni cosa di me! Ma proprio tutto!» Mentre giurava animatamente tutte quelle cose, seguitava a baciarlo ovunque trovasse un lembo di pelle scoperta, il che mise immediatamente sull’attenti Kurogane.

«Che diavolo stai facendo?» esclamò sconvolto, trovandosi improvvisamente steso sul letto con la camicia mezza aperta e Fay a cavalcioni sopra di sé. Non si era nemmeno reso conto del modo in cui l’altro lo aveva trascinato fino a quel punto.

«Comincio a farti conoscere cose di me…» rispose Fay ingenuamente, sollevando appena la testa per incontrare il suo sguardo, anche se in quel momento era piuttosto occupato ad aggredire il collo di Kurogane. Dall’espressione che fece, sembrava davvero non considerare quanto fosse imbarazzante per l’altro il suo comportamento.

Kurogane non era più abituato a tutte quelle effusioni da parte del biondino, dal momento che non gli aveva quasi più permesso di avvicinarsi a lui. Per quanto non gli dispiacessero, il suo cervello doveva registrare tutti quei cambiamenti che sarebbero avvenuti di lì a poco.

«Vai immediatamente al tuo letto!» gli urlò contro, rizzandosi a sedere e liberandosi delle sue gambe sopra di sé.

«Ma Kuro-nan, sono appena le undici…»

«Non m’interessa! Non hai il permesso di oltrepassare il perimetro del mio letto, mi hai capito bene?!»

«Waa! Kuro-pon tratta così male la sua amata mogliettina!»

***

Più tardi, quella notte, Kurogane poteva sentire benissimo Fay rigirarsi nel suo letto, pochi metri più in là, spinto conto il muro opposto della stanza. Invece lui non accennava a muoversi, anche se teneva gli occhi aperti e percepiva ancora benissimo l’agitazione che lo aveva preso nel rendersi conto che qualcosa tra loro era cambiato per sempre.

Una parte di lui la considerava una cosa positiva, ma non poteva certo dire di non sentirsi insicuro.

«Parlavi sul serio, quando mi hai chiesto di dormire insieme?» domandò ad alta voce, rendendosi conto soltanto dopo qualche attimo che aveva parlato al posto di pensare. Immediatamente, si nascose il volto tra le mani con un gemito, aspettando con orrore la risata di Fay.

Che però non arrivò mai. «Certo che si, Kuro-papà» rispose il biondo tranquillamente. Probabilmente aveva percepito l’apprensione con cui Kurogane gli aveva posto quella domanda, anche se gli era evidente che non aveva mai avuto intenzione di fargliela ad alta voce.

«Se fai qualcosa di strano ti uccido» annunciò dopo un po’ l’altro.

Fay sgranò gli occhi che fino a quel momento aveva tentato di tenere chiusi, dato che il sonno non accennava a venire. Voltò il capo verso il letto di Kurogane, anche se nella penombra non ne distinse che i contorni, cercando di capire il significato di quella frase. «Mi stai chiedendo di dormire con te?» mormorò infine, spaesato.

«Dormire, tienilo a mente» sbottò Kurogane, felice che ancora una volta la situazione non permettesse a Fay di vederlo in volto. Cercò comunque di dissimulare l’imbarazzo con uno sbuffo. «Dove vuoi andare domani?»

Ma non gli giunse risposta da Fay, sentì solo un gridolino felice e il corpo del biondo cadergli addosso in delle frazioni di secondo dopo che aveva smesso di parlare, soffocandolo. Non poté nemmeno protestare quando riprese fiato, perché l’altro si era già appropriato delle sue coperte e di un suo braccio.

«Sto così bene, Kuro-amore…» gli sussurrò Fay, avvicinando la bocca al suo orecchio, ma limitandosi a sfiorarlo con le labbra. Nonostante la sua affermazione sincera, in effetti stava rannicchiato sul bordo del letto.

«Si, se per te stare bene significa fare finta che la tua vita ti piaccia» mormorò Kurogane, sistemandosi meglio da un lato del materasso per lasciare che l’altro stesse più comodo.

«Ma stare con te non mi piace per finta» ribatté Fay con una risatina, senza apparentemente considerare quanto quelle parole fossero serie. «E poi hai promesso che non mi chiederai niente di niente, quindi non puoi cominciare questi discorsi, Kuro-chan!»

«Io non ho promesso nulla del genere. Tanto un giorno mi dirai ogni cosa anche senza che sia io a chiederti tutto».

«Ah davvero, Kuro-bun?» chiese Fay, divertito, accoccolandosi di più contro il corpo di Kurogane e cercando la mano del braccio che stringeva. Quando intrecciò le proprie dita con quelle dell’altro, il suo sorriso si allargò.

«Si» affermò Kurogane, senza riuscire a trattenere un sorrisetto a sua volta, quando sentì Fay prenderlo per mano. «Allora capirai che io ho sempre ragione».

«Voglio proprio vedere…».

Il loro scambio di parole finì lì, perché entrambi si erano persi a concentrarsi sulla sensazione di tiepido calore che dava la loro vicinanza. Si addormentarono poco dopo, quasi all’unisono, continuando a tenersi per mano.

Uno degli ultimi pensieri di Kurogane fu che si era messo in una situazione orribile, permettendo a Fay di dormire con lui. Sarebbe stato impossibile contenere la sua esuberanza se avesse continuato a farsi venire quelle idee idiote per accontentarlo, ma almeno il biondo sembrava aver recepito il messaggio di “dormire”. Prima di lasciare che il sonno avesse la meglio, Kurogane si sentì immensamente sollevato di quel traguardo che aveva raggiunto.

Ovviamente, non aveva idea che nei giorni seguenti Fay avrebbe unito i loro letti, cominciando a dargli l’appellativo di suo “marito”, portandogli la colazione la mattina e gettandogliela più che altro addosso nel tentativo di imboccarlo. Certo, non avrebbe più accennato a voler fare cose strane con lui la notte, avrebbe mantenuto la parola per poter continuare a dormire insieme. Ma era perché sapeva che probabilmente Kurogane avrebbe ceduto prima o poi e chiesto di fare cambio, perché quello era molto peggio.

 

 


____________________

immagino tutti i “noooooooooooo” nello scoprire che non ci sono scimmie volanti e cacatua °-°

non c’è un granché da annunciare u.u’ ma se devo sforzarmi.. uhm.. ecco a voi questo capitolo? ora Kurogane e Fay fanno coppia fissa *-* e poi mi sento buona, perciò aggiornerò presto (tipo venerdì pomeriggio, prima sarò in chiesa a pregare per il mio esame di biochimica), dato che questo capitolo è più corto degli altri e.. non succede un fico secco.

 

ringrazio tanto chi sta leggendo (spero apprezzando) e ancora ametohana su DA *-* ci sono davvero rimasta a leggere un commento lì xD

to yua: credi che Fay sia OOC? non so, me lo vedo come uno un po’ schizofrenico, però probabilmente è perché lo sono io e poi si fa fatica a muoverlo u.u’ in ogni caso sta passando un momentaccio, povera stellina, è confuso ç-ç la tua pazienza verrà premiata se arriverai fino alla fine della fic, promesso! so che è una risposta bastarda xD ma ehm, è così!

to Shyray: spiegherò tutto lo giuro ç-ç grazie mille, ma io penso di dover migliorare ancora come scrittrice! insomma, a volte mi chiedo da sola cosa cavolo ho scritto.. Fay sarà sempre tra noi per fare idiozie, yes, è il bello delle KuroFay in realtà xD

to beal95: oooh grazie mille della recensione, lunga che sia io apprezzo *-* sono stra-contenta che ti piaccia la mia storia! e anche di essere riuscita a coinvolgerti nella trama :D è una delle cose che mi fa più piacere, riuscire a farvi deprimere come i personaggi trasmettere emozioni!

to phooka: °-° *rotola a terra morta* giuro, non sapevo che esistesse la parola “inficiando”, speravo in un tuo (improbabile) errore di battitura per rinfacciartelo.. a parte questo, grazie mille, non pensavo avresti recensito davvero :* lo so che spesso mi dici che sono brava, ma vederlo scritto con dovizia di particolari è sempre bellissimo! ç-ç

 

il gentile recensitore sopracitato mi prega di ricordare che Fay ha anche un cromosoma Y. vedrò di non dimenticarlo xD

harinezumi

 

*arriva la capretta Fiocco di Heidi, ruminando e con un cartello appreso al collo:* il prossimo capitolo è “Across the universe”! in cui Fay cavalca in unicorno fino in Alaska *-*

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Capitolo 8
*** Across The Universe ***


 

Cap 8

Across The Universe

 

Words are flying out like
Endless rain into a paper cup

Una delle pretese che il biondo aveva accampato sulla loro nuova relazione, era quella di uscire di casa almeno il sabato pomeriggio, e aveva carta bianca su tutto quello che avrebbero potuto fare. Ecco perché Fay chiedeva di fare cose che mai e poi mai Kurogane si sarebbe sognato; tuttavia quel giorno aveva scelto una semplice passeggiata in centro, tanto per dare un po’ di tregua al compagno.

L’ultimo appuntamento non era andato tanto bene: Fay aveva tentato di aggredire Kurogane al cinema salendogli in braccio, giustificandosi solo con il fatto che il film (una commedia) era troppo triste e aveva bisogno di essere consolato. Al che, il moro era praticamente fuggito dalla sala cinematografica lasciandolo lì, affermando che se fosse rimasto sarebbe stato costretto ad ammazzarlo.

Per non parlare del regalo che alla fine gli aveva donato il biondo per San Valentino: un braccialetto ROSA di cui aveva una copia identica e che pretendeva indossasse.

«Le parole scivolano via, come pioggia infinita in bicchieri di carta…» canticchiò Fay al fianco di Kurogane, mentre stringeva a sé un suo braccio camminando.

L’altro si voltò a guardarlo, interrompendo la sua imbarazzata e furente contemplazione della strada. Non era per niente abituato alle effusioni pubbliche, doveva ancora accettare l’esistenza quelle private, anche se per Fay passeggiare in quel modo sotto gli occhi di tutti non sembrava un problema. «Che hai detto?»

«Attraverso l’universo» fu l’insensata risposta di Fay, accompagnata da un sorriso. Vedendo che l’altro stava cominciando a imprecargli contro perché non era mai in grado di capirlo, si affrettò ad aggiungere almeno qualche altra informazione. «È una canzone, Kuro-amore! Non è colpa mia se non conosci i Beatles».

«Io non sono nato in Europa».

«Non c’entra per niente dove sei nato! Dovresti conoscere la mia band preferita» borbottò Fay, imbronciato. «Ma ti perdono se mi dai un bacio adesso».

«Nemmeno per sogno» sbottò Kurogane, irrigidendosi e cercando di staccarselo dal braccio, tra le sua lamentele sempre più acute, che attiravano l’attenzione dei passanti in effetti molto più di quanto avrebbe fatto un bacio. Individuò presto un negozio di musica e vi entrò, il che zittì immediatamente Fay, che lo lasciò e rimase ad osservarlo con aria incuriosita accanto all’ingresso, mentre cercava qualcosa tra i contenitori di dischi.

Guardò mentre Kurogane prendeva un album, e, senza battere ciglio, si rivolgeva alla cassa per comprarlo. Quando tornò da Fay, lo fissò e glielo mise tra le mani. Era il “White Album”, una raccolta di vari singoli proprio della band di Liverpool.

«Oh, Kuro-kon, ho fatto così bene ad innamorarmi di te…» mormorò Fay, alzando gli occhi dal cd e posandoli su quelli scarlatti dell’altro, che grugnì qualcosa e si riprese l’album, infilandoselo malamente in una delle tasche dei jeans.

«Ora stai zitto?» gli chiese, prendendolo per mano con una gentilezza che non gli si sarebbe mai attribuita a primo impatto e, uscendo dal negozio, lo condusse di nuovo in strada, mentre Fay era ancora del tutto preso a fissarlo con occhi adoranti.

***

Fay alzò gli occhi dalla pagina di giornale che si portava dietro da quel pomeriggio, e studiò con curiosità il tipo di negozio con cui aveva a che fare. Lui non era un grande lettore di fumetti né giocava troppo spesso con la montagna di videogiochi che aveva trovato a casa di Kurogane, ma pensava che senza dubbio sarebbe stato interessante lavorare in un luogo che li vendeva.

Se avesse avuto la possibilità di prendersi del tempo libero quand’era a casa, era certo che un posto del genere sarebbe stato il suo regno. Del resto, in tutti gli altri luoghi in cui si era presentato e che aveva cerchiato in rosso sulla pagina degli annunci lavorativi, non era stato accettato per via della sua aria stravagante.

«Mi scusi, sono qui per l’annuncio sul giornale» disse con un grande sorriso al ragazzo alla cassa, un tipo che sembrava avere circa la sua età. In quel momento, stava stravaccato su una poltrona dietro il bancone, a leggere manga, ma si riscosse subito non appena lo vide.

«Oooh abbiamo il primo aspirante aiutante!» esclamò allegramente il ragazzo, un tipo dai capelli castani a spazzola e dall’aria simpatica. A Fay piacque immediatamente, e desiderò quel lavoro un po’ più di prima. «Io sono Sorata. Dovrei farti delle domande, un… colloquio di lavoro» continuò l’altro, virgolettando le sue ultime parole con un gesto delle dita. «Come ti chiami? Ma prima di tutto… mh, sai qualcosa di fumetti?»

«Un bel niente» rispose Fay ingenuamente, sorridendo molto di più. «Sono Fay Flourite… però ora che ci penso un manga l’ho letto, è quello che sta sopra la mensola del letto di Kuro-chin!»

«Uh, beh a questo si può sempre rimediare. A dirti la verità…» e qui lo fece avvicinare un po’ a sé per sussurrargli più piano le sue parole, «… fosse per me cominceresti anche subito. Perciò, se arriva una ragazza dai capelli lunghi e neri… tu fingiti un grande esperto, perché ti assumo. Ma forse è meglio che cominci a leggere, così non sarà una bugia!»

Fay annuì con convinzione e, un attimo dopo, senza nemmeno sapere come, si trovò in una seconda poltrona dietro al banco della cassa con Sorata, con un manga tra le mani.

Poco male, tanto aveva già detto a Kurogane che quel pomeriggio sarebbe stato via, e in ogni caso lui aveva la partita di basket. Dopo quello che era successo con i ragazzi del club di calcio, comunque, a Fay non era più permesso di entrare ad assistere alle partite, eccetto rare volte in cui si sedeva clandestino sulla panchina delle riserve, assieme a Tomoyo.

Ben presto Fay scoprì che la sua prima impressione sui fumetti era quella corretta: aveva la sensazione che non sarebbe più stato in grado di muoversi da quel luogo, tanto ne era ipnotizzato. Sorata gli spiegò che a quell’ora non c’erano mai molti clienti, ma all’uscita dal doposcuola il posto si riempiva, così fino ad allora potevano leggere.

«Oh, io sto finendo l’ultimo anno di liceo, quindi la mattina è fuori discussione» spiegò Fay quando l’altro gli domandò a che orario preferisse lavorare. «Ma non penso di proseguire con l’università… forse potrei farlo per corrispondenza. Ho bisogno di un appartamento mio, è questa la cosa che mi preme più di tutte ora». Sorrise al suo nuovo amico.

«Quindi dopo questi ultimi mesi di scuola sarai tutto nostro! È perfetto, non osavo sperare di meglio, sei anche simpatico!» esclamò Sorata, mettendogli tra le mani l’ennesimo manga. «Mh, questo non so se fartelo leggere. Non ha nemmeno una conclusione! Ah, certi autori credono di poter tenere sulle spine milioni di fan in questa maniera… non mi sorprenderebbe se da loro le lettere-bomba abbondassero».

«Oh, non fa niente, lo voglio leggere! Correrò il rischio di non sapere come va a finire».

Fay ignorò il fatto che Sorata era in lacrime perché si era tuffato a leggere il volumetto sedici quel manga, ma cominciò ridacchiando dal principio. Alla fine, in effetti, era talmente abbattuto che forse neanche la presenza del suo Kuro-orso l’avrebbe potuto tirare su.

«Somigli ad uno dei personaggi, Sorata!» esclamò però risollevandosi e indicando uno dei disegni sulla pagina che stava leggendo.

«Oh si, forse… ma a differenza di quello io sono riuscito a conquistare la mia Honey in un momento! Vedrai, è pazza di me!»

***

«Sono a casa!» esclamò Fay, aprendo la porta della camera di Kurogane e fiondandosi su di lui dal momento che era steso sul letto e quindi indifeso. «Ti ho preso un regalo» affermò soddisfatto, ignorando le sue imprecazioni. Probabilmente, stava cercando di dormire dopo tutta la fatica fatta alla partita quel pomeriggio.

Fay, seduto sopra di lui, gli mise tra le mani l’ultimo numero uscito del manga sui ninja che tanto piaceva al suo cagnone-orso, sorridendo come un ebete, ma non ricevette nessuna parola di ringraziamento. «Sei sparito tutto il giorno solo per questo?»

«Oh, lo so di cosa hai paura, Kuro-chi!» rispose Fay in tutta fretta, strusciandosi contro il suo petto esattamente come un gatto. «Ma non sono andato a mettermi nei guai, ho soltanto trovato un lavoro part-time! E dato che questa è stata una bellissima giornata, ho portato subito un regalo a Kuro-rin!»

«Ah» grugnì Kurogane, osservando la copertina del manga che aveva ora in mano, senza riuscire ad ammettere che per una volta il regalo era stato gradito. «Non ti stancare troppo».

«Kuro-papà, non sono mica un bambino! Ho trovato quel lavoro perché ne avevo voglia, e poi è a pochi passi dalla scuola così non devo andare tanto lontano… mi perdo ancora in questa città, è così grande!»

Fay sorrise, notando che ancora una volta Kurogane aveva saputo capirlo meglio di chiunque altro. Non solo non aveva fatto storie per il suo lavoro, dato che era evidente di come il biondo si sentisse in colpa a stare in casa sua a sbafo, ma aveva anche capito quanto fosse stanco, benché felice, per la giornata. Sorata infatti aveva ragione, dopo la scuola un’orda di ragazzini si era fiondata dentro il negozio, chiamato “No gravity” *; così Fay si era subito reso utile stando per il momento alla cassa.

«Sorata è davvero simpatico, mi trovo molto bene con uno come lui! Non ho ancora conosciuto Arashi però, è la sua ragazza… si sposeranno a breve, lo sai?» blaterava, raccontando a Kurogane la propria giornata, mentre quello aveva semplicemente chiuso gli occhi. Gli aveva permesso di stare abbracciato sopra di sé e gli aveva cinto la vita con un braccio. «Hanno appena un paio d’anni in più di noi! E allora ho pensato: che buffo sarebbe se io e Kuro-chan ci sposassimo, sarebbe così bello andare in giro a mostrare a tutti il mio meraviglioso anello di fidanzamento!»

«Non dire idiozie» sbuffò Kurogane, nel dormiveglia. Lo aveva lasciato parlare a ruota, ma se si fosse appisolato sul serio Fay avrebbe potuto anche approfittarsene, e non solo per dire cretinate.

«Kuro-sun?» mormorò Fay, guardandolo in viso mentre giocherellava disegnando con l’indice cerchi sul suo petto.

«Mh» rispose Kurogane, infastidito di dover anche rispondere a delle domande.

«Ma tu un giorno vorrai fare sesso con me?» chiese Fay candidamente. Oltre al suo tono da presa in giro, comunque, c’era reale curiosità in quelle parole, e a qualcos’altro che Kurogane identificò come tristezza. Probabilmente il biondo aveva frainteso il modo che aveva di respingerlo sempre, prendendolo come un rifiuto a stare con lui.

Tuttavia, anche facendo queste considerazioni, si trattava di una domanda così imbarazzante che Kurogane arrossì, aprendo gli occhi. Ormai tutto il sonno che aveva si era volatilizzato, ed ora fissava il soffitto senza sapere che risposta dare. «Mi sembra di averti già detto che non devi dire idiozie» sbottò alla fine.

Fay distolse lo sguardo con un mesto: «Ho capito, Kuro-chu». Appoggiò la testa nell’incavo tra il collo e la spalla dell’altro, ma le sue braccia si sciolsero dal suo corpo, e andarono a rannicchiarsi. Non disse più una parola, tanto era rimasto ferito dalle parole di Kurogane. Non che lui volesse farlo a tutti i costi: o meglio, lo avrebbe voluto al momento opportuno. Ma la risposta del compagno somigliava più a un no assoluto… del resto cosa si poteva aspettare? Kurogane abitualmente non lo toccava di sua iniziativa nemmeno per sbaglio.

«Scommetto che sta rimuginando su delle scemenze» mormorò Kurogane dopo un po’ che stavano in silenzio, con un sospiro. Fay non rispose, in parte perché l’altro aveva ragione, in parte perché quella faccenda lo aveva messo fuori combattimento al momento, e non era capace di fingere allegria.

Kurogane però interruppe il filo dei suoi pensieri, sollevandolo su di sé con dolcezza ma anche con una certa decisione, e posando le proprie labbra sulle sue. Non fu un casto bacio come quelli che Fay riusciva a malapena a strappargli, in esso percepì un certo desiderio da parte dell’altro; gli aveva morso il labbro inferiore con delicatezza, passandoci sopra la lingua che poi lentamente era andata ad accarezzare la sua.

E se per caso Fay non fosse arrivato a capire la risposta di Kurogane mente le loro salive erano occupate a mischiarsi, le mani che sentiva scivolare sulla pelle sotto la sua maglietta sollevata e qualche attimo dopo dentro i suoi jeans, sfiorandogli appena i fianchi una volta entrate senza scrupoli nei boxer, non gli lasciavano spazio a molti dubbi.

Tuttavia Kurogane non aveva intenzione di continuare a lungo, perché lo separò a forza da sé proprio come l’aveva preso, fissandolo negli occhi celesti mentre lo teneva sollevato sopra il suo petto, ancora sgranati per lo stupore. «C’è mia sorella in casa. Ma mi auguro che ti basti per non farti troppi viaggi mentali a depressolandia».

Fay, rosso in viso per l’ “emozione” e l’imbarazzo, non osò più dire una parola. Rimase per un bel po’ rannicchiato accanto a Kurogane, zitto e immobile ad osservarlo, mentre quello era immerso come se nulla fosse nella lettura del suo manga.

 

* il “No gravity” esiste, ed è quel luogo meraviglioso che mi ha fatto conoscere e amare i manga! nessuno rimane ipnotizzato in fumetteria? io si °-° sempre (ovviamente ho citato il manga di “X”, che Fay legge quando viene assunto)

 

 

____________________

beh il capitolo finisce qui, per l’allegria di tutti voi (esatto: non succede nulla). la scena finale è stata riscritta cinque volte e mi lascia tutt’ora perplessa, mi spiace, ma non sono riuscita a mettere insieme nient’altro (ho sonno). invece non c’è bisogno che dica che quello che Fay ha trovato è forse il mio lavoro dei sogni x°D (e, in barba alle Clamp, Sorata sta meglio lì dove l’ho messo che a fare il prof di storia)

“Across the Universe” è una delle mie canzoni preferite perciò volevo intitolare così il capitolo anche se non c’entra una cippa a parte il pezzo iniziale. *coff*

Fay è proprio nato in Europa, almeno questo Kurogane lo sa u.u’ e siamo a metà del supplizio della storia ^^

 

to yua: mi sembra giusto che la lunghezza del commento si adatti a quanto pigra è stata l’autrice con il capitolo u.u si, Fay è fastidioso, vero? *-* ma questo significa soltanto che Kurogane lo ama così tanto che è disposto a sopportarlo <3 sono felicissima che continui a piacerti lo svolgimento della storia!! e soprattutto che i personaggi non risultino forzati ^^

to Shyray: io la questione di San Valentino l’avevo cestinata dopo la battuta iniziale di Fay °-° forse perché è un argomento abbastanza trattato nelle fic, quindi il mio cervello ha eliminato senza pensarci quella possibile parte. ma visto che me ne hai fatto ricordare, almeno ho aggiunto una frase sull’argomento x) sennò avrei avuto una svista davvero pessima, grazie!! mi fai dei commenti utilissimi :D

to Ne_chan: tranquilla, non vivo soltanto per le recensioni (e invece siii grazie grazie grazie ç-ç).. poi capisco che in questo periodo ricominci la scuola, è davvero una cosa orribile, io per fortuna me ne sono liberata u.u Kurogane è cattivo con Fay si xD ma penso che sia perché fa parte del suo carattere, innamorato o meno è sempre scorbutico! ed è colpa di Fay se non c’è nessun indizio da nessuna parte sul suo passato °-° si ostina a starsene zitto! (e dì che è colpa tua ^^ ndcervello) Fiocco riscuote successo vero? xD al prossimo capitolo!

harinezumi

 

*arriva Mokona nero che si schiarisce la voce e fa un inchino, unendo le manine dietro la schiena, per annunciare:* puuuh! il prossimo capitolo è “Think for yourself”, l’angst torna a farsi strada gente!

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Capitolo 9
*** Think For Yourself ***


 

Cap 9

Think For Yourself

 

Think for yourself

‘Cause I won’t be there with you

Fay spuntò svogliatamente un altro appartamento dalla lista che proponeva il giornale di quella mattina. Non sarebbe mai riuscito a trovare un luogo adatto dove trasferirsi, tutti erano estremamente costosi per lui e non aveva che poche settimane di lavoro pagato messi da parte. Il tutto lo preoccupava immensamente, ma aveva deciso di abitare da solo a breve e l’avrebbe fatto.

«Fay-san! Non è da te quell’aria pensierosa!» ridacchiò Tomoyo, che da un po’ aveva alzato gli occhi dai propri compiti di scuola, che stava facendo come sempre rannicchiata contro uno dei braccioli del divano in salotto.

«Oh, mi dispiace! Provvedo immediatamente» esclamò Fay, seduto sul tappeto a gambe incrociate, con la schiena solo appoggiata ad una poltrona. Proprio non gli riusciva di sedersi normalmente, avrebbe detto Kurogane. Fece un sorrisone a Tomoyo, tanto per confermare le proprie parole.

«Cosa leggi sul giornale? Ho visto che lo prendi ogni giorno da una settimana, ormai» domandò lei, giocherellando con una matita, ormai del tutto dimentica dei suoi compiti. Era invece piuttosto presa ad osservare il biondo, come se lo stesse analizzando con i suoi enormi occhi grigi e attenti.

«Nulla di che…» disse l’altro, allargando il suo sorriso, ma forse la sua risposta era stata un po’ troppo veloce, perché vide la fronte di Tomoyo, solitamente sempre solare, aggrottarsi appena.

Ma anche la ragazzina era molto brava a dissimulare le proprie emozioni, perché ricambiò il suo sorriso un attimo dopo. «Fan-san, a te piace stare qui con noi? Mio fratello ama averti in casa» commentò, sottolineando quell’ “ama” così tanto che Fay arrossì senza volerlo.

Si costrinse a tornare con gli occhi al giornale, ma la sua mente in subbuglio già si chiedeva se per caso Tomoyo non li avesse visti baciarsi qualche volta, e quanto già sapesse di loro. Probabilmente tutto, considerando quant’era sveglia. «Certo che mi piace stare qui! Tomoyo-chan è tanto carina con me, e anche il suo fratellino!» rispose, cercando di assumere un tono di voce allegro o quantomeno neutro.

«Bene! Perché non so proprio che farei se tu non fossi qui. Kurogane sarebbe sempre così scontroso e intrattabile!»

«Vuoi dirmi che prima era peggio di ora?» chiese Fay, con una risatina, che contagiò presto anche Tomoyo.

La cosa si sarebbe interrotta lì, se Kurogane non avesse scelto quel momento per entrare nella stanza; il che provocò l’ilarità degli altri due, che risero ancora più forte alla sua espressione irritata.

A Fay sfuggì il vero motivo di quella conversazione improvvisa, e cancellò dalla mente il fatto che probabilmente la ragazzina era preoccupata che lui se ne potesse andare. Di certo pensava che avrebbe ferito il fratello, perciò aveva tentato di invitarlo tacitamente a rimanere.

Tomoyo però notò il gesto di Fay, che nascose il giornale un po’ sotto la poltrona, prima di allungare le mani come un bambino verso Kurogane e chiedergli di portarlo a preparare la cena in braccio, cosa che ovviamente il moro rifiutò categoricamente di fare.

***

«Che stavi facendo? Tra un po’ inizia l’ora di biologia» sbottò Kurogane, staccando finalmente la schiena dal muro, dopo che aveva passato un quarto d’ora buono ad aspettare Fay, che camminava su e giù per il cortile, al telefono con qualcuno. E così si era bruciato tutto l’intervallo, a fissare il biondo e a cercare di immaginare la conversazione che stava avendo.

Passava troppo tempo solo con quel dannato telefono, senza accennargli mai chi lo avesse chiamato, eppure, dalla sua espressione, questa volta sembrava allegro, a differenza della faccia da funerale malcelata da falsi sorrisi che esibiva di solito.

«Oh, scusami Kuro-impaziente» rispose Fay con una risatina, tornato al suo fianco e facendo sparire il cellulare nella cartella. Lo precedette dentro la scuola, camminavano fianco a fianco nei corridoi ormai quasi deserti; soltanto quando ormai non ci fu più nessuno nei dintorni, parlò di nuovo. «Ho un’ottima notizia, comunque».

Kurogane alzò un sopracciglio, lanciando un’occhiata al biondo. Non gli era sfuggito il fatto che avesse aspettato di trovarsi soli per dargli l’ “ottima notizia”, ma non disse nulla, aspettando che continuasse a parlare.

«Ieri ho firmato un contratto con l’amministratrice* di un condominio in centro. Ho un appartamento mio adesso! Mi ha appena detto al telefono che posso cominciare a traslocare da oggi» spiegò Fay, allegramente, eppure non senza un certo nervosismo. Ma stavolta non si aspettava che Kurogane si arrabbiasse con lui: perché allora si sentiva sempre più spaventato a continuare a parlare? Certo aveva tenuto ben nascosto il suo trasloco finora, ma l’aveva fatto perché voleva fargli una sorpresa, giusto? Non certo perché temesse la reazione dell’altro…

Sussultò quando Kurogane si fermò di botto, una volta che ebbe sentito quello che aveva da dire. Fay si voltò verso di lui, rallentando e bloccandosi a sua volta lungo il corridoio, sentendo il cuore che prendeva a battergli all’impazzata nel petto non appena aveva visto l’espressione furiosa di Kurogane.

«Kuro-bun, se non ti sbrighi non arriviamo in classe…» mormorò Fay, ma la sua voce si spense quasi immediatamente rifiutandosi di uscire, perciò cercò di sorridere, per non tradirsi.

«E così vuoi andartene» sibilò Kurogane. Il suo tono era gelido quasi quanto la sua espressione, tanto che Fay cominciò a capire che non era stata una buona idea tenerlo all’oscuro di tutto.

«S-si, non sarei comunque rimasto da te per sempre…». Fay cercava di sembrare sicuro mentre parlava, ma sentiva che era sempre più difficile mantenere quell’autocontrollo: la cosa che odiava di più al mondo era far arrabbiare Kurogane.

«Ti rendi conto di quello che ho passato…» cominciò il moro, gettando la cartella a terra e facendolo sussultare di nuovo, spaventato. Kurogane non finì la frase, perché non avrebbe davvero voluto neanche ricordare il periodo in cui era stato lontano da Fay, preda di una tristezza che aveva minacciato più volte di schiacciarlo. Non di nuovo, non l’avrebbe permesso.

Lo afferrò per le braccia, incurante del fatto che Fay non riuscisse in nessun modo a ribellarsi e che sembrasse terrorizzato.

«Mi rendo conto di averti causato problemi, ma ora tutto questo finirà» mormorò Fay, sforzandosi di non far tremare troppo il tono della sua voce. «Pensaci, è molto meglio così! Vivere separati non è una brutta cosa, io…».

«Tu hai solo paura di dover mantenere la promessa che mi hai fatto!» gridò Kurogane, interrompendolo e ignorando il fatto che Fay si era rannicchiato contro la parete, distogliendo lo sguardo dal suo e puntandolo a terra.

«Non è vero! Io voglio ancora dirti tutto, e anche stare con te!» cercò di spiegare Fay, ora completamente bloccato dall’altro contro il muro del corridoio. All’improvviso, avevano cominciato a discutere animatamente ad alta voce, senza considerare che qualcuno avrebbe potuto comunque vederli o sentirli.

«E allora perché stai scappando così?! Ti avverto, se osi sparire tra noi è finita!» lo minacciò Kurogane, fremendo di rabbia, incapace di liberare Fay, spinto ancora di più contro il muro dalla sua stretta. Era furioso: si sentiva di nuovo preso in giro, Fay poi gli aveva comunicato il suo trasferimento con la sua aria da perfetto imbecille, come se fosse una cosa da prendere alla leggera.

«Non voglio sparire!» singhiozzò Fay, cercando in tutti i modi di liberarsi dalla presa ora scivolata sui polsi di Kurogane, che gli ricordava in maniera atroce quello che aveva subito tempo prima a opera dei teppisti del club di calcio. «Io ho bisogno di avere una casa mia! Non posso stare per sempre da te, tu… non hai idea di quanto sia sbagliato che le cose restino così!»

«È sbagliato se sono io a volerti con me? È davvero tanto orribile per te fidarti di qualcuno?»

«Non è questo! Non è assolutamente come pensi, Kurogane… io non voglio essere di peso a nessuno, ti prego… devi rispettare quello che faccio» la voce di Fay aveva tentato di essere decisa, ma le lacrime sul suo viso avvertirono l’altro che stava mettendo davvero alla prova i fragili nervi del biondo, così lo lasciò.

«Lo rispetto, ma ora ho capito quanto valgono le tue promesse. Qualunque cosa ci fosse tra di noi, considerala finita» disse freddamente, prima di voltarsi ed allontanarsi da lui, lasciandolo scivolare a terra piangente. Così come l’aveva trovato, lo stava lasciando; ma il panico che si era impadronito del suo cuore gli impediva di vedere le ragioni di Fay e di tornare indietro. Non poteva assolutamente perderlo in quel modo, non poteva permettergli di andarsene da lui.

Ma preferiva lasciarlo piuttosto che ammettere a sé stesso l’ennesimo fallimento.

***

Fay si era alzato da terra, quando Kurogane lo aveva lasciato solo nel corridoio, e si era diretto a lezione. Non aveva nemmeno cercato lo sguardo dell’altro, arrivato dopo di lui, e si era seduto in disparte nel laboratorio di biologia, pregando Karen di fare coppia con lui nell’esperimento che poi avevano dovuto svolgere.

Non aveva rivolto quasi la parola alla ragazza, che pure si era dimostrata molto preoccupata per il suo stato d’animo; e quando era stata l’ora di tornare a casa, si era sentito sprofondare ancora di più nella paura e nello sconforto. Infatti, non si sognò nemmeno di dirigersi a villa Suwa, ma prese un tram per il centro, trovandosi così ad entrare nel suo nuovo appartamento, praticamente vuoto.

Una volta che ebbe richiuso la porta dietro di sé, poggiandovi la schiena, e che ebbe sentito i passi dell’amministratrice che lo aveva accompagnato allontanarsi, si lasciò scivolare a terra. Le lacrime sul viso cominciarono a scendere prima che potesse rendersene conto, e si trovò a ripetersi nella testa le ultime parole di Kurogane.

E così lo aveva lasciato. Era riuscito a far allontanare la sola persona che era stata in grado di tenerlo in vita e sostenerlo per tutto quel tempo, la stessa persona per cui adesso non poteva più neanche pensare di scomparire.

Perché, per Fay, prima di Kurogane non c’era stato nulla, solo il desiderio che tutta la sua esistenza finisse presto, che tutto il dolore se ne andasse via: nel frattempo, aveva continuato a fingere che quello che stava passando gli andasse bene, sicuro che prima o poi avrebbe trovato l’occasione per lasciare che la sua vita gli scivolasse via.

Tuttavia ora era diverso. Anche senza Kurogane. Anche se si trovava completamente solo. Non poteva più permettersi di morire, perché se lo avesse fatto ogni ricordo che aveva di lui sarebbe svanito. Il suo mondo adesso girava intorno a Kurogane, e se aveva una possibilità di essere felice era insieme a lui.

Perciò, si alzò in piedi, barcollando leggermente ma afferrando con decisione la maniglia della porta, uscendo dall’appartamento con gli occhi ormai asciutti, e pieni di determinazione.

Riprese il tram per dirigersi al quartiere dove stava Kurogane, trovandosi davanti all’enorme cancello della sua villa in meno di venti minuti, nei quali però la sua agitazione era cresciuta sempre di più, ed un bel po’ di coraggio gli era scivolato via dal petto. Perciò, si bloccò all’istante quando vide la scena che gli si parò davanti una volta arrivato.

Fuori dal cancello di villa Suwa, accostati al marciapiede come se si trattasse di spazzatura, stavano due scatoloni che, Fay non ebbe difficoltà a capirlo, erano pieni delle sue cose. Erano poche, dal momento che non aveva mai voluto traslocare la sua roba da casa di Ashura: ma quel gesto lo fece sprofondare in una disperazione cieca.

Senza nemmeno ricordarsi che era venuto a fare lì, Fay si sedette sul bordo del marciapiede, fortunatamente deserto, portandosi le mani tremanti alla bocca. Riusciva a malapena a respirare, ma non ebbe il tempo di registrare altre emozioni, perché sussultò, notando l’auto nera che si stava avvicinando alla villa, ancora parecchio distante, in fondo alla strada. Era una di quelle che usavano le guardie del corpo della famiglia Suwa, e infatti quella era l’ora in cui Tomoyo tornava da scuola.

Non avrebbe mai potuto sopportare che lo  vedesse così. Lei sicuramente si sarebbe arrabbiata con Kurogane e li avrebbe costretti a parlarsi, cosa che Fay non si sentiva già più in grado di affrontare. Così, prima che l’auto si avvicinasse ulteriormente, prese entrambi gli scatoloni tra le braccia e si alzò in piedi.

Voltò le spalle al cancello, dirigendosi dall’altra parte rispetto a quella da cui stava arrivando Tomoyo. Non parve riconoscerlo, perché era già distante diversi metri quando l’auto si fermò per entrare a villa Suwa, e Fay non sentì nessuno chiamarlo.

***

Tomoyo rientrò in casa con aria perplessa, togliendosi le scarpe in entrata come sempre –anche se notò che mancavano quelle di Fay- e andando a riporre la propria cartella nella sua stanza. Aveva la strana sensazione che il ragazzo che aveva appena visto allontanarsi fosse proprio Fay: ma allora perché aveva degli scatoloni tra le braccia?

Se si trattava davvero del loro ospite, era veramente preoccupante il fatto che se ne fosse andato così, perché significava che stava traslocando. Tomoyo era intuitiva, ma l’espressione che vide sul volto di Kurogane quando lo raggiunse poco dopo in cucina lasciava poco spazio all’immaginazione, e il visetto sorridente della ragazzina alla vista del fratello mutò in fretta in un’aria rattristata.

«Cos’è successo tra te e Fay-san?» domandò con la sua vocetta cristallina per annunciare la propria presenza, ancora ferma sulla soglia della cucina. Kurogane, seduto a tavola e intento a bere quella che sembrava una lattina di birra (a quell’ora del pomeriggio era strano anche per lui), voltò lo sguardo su di lei, ma non disse nulla. «Ha portato via le sue cose» mormorò Tomoyo.

«Già» osservò semplicemente Kurogane, tornando a fissare il frigo davanti a lui, come se avesse risposto alla domanda di sua sorella in maniera più che esauriente.

«Avete litigato?» chiese allora Tomoyo, senza darsi per vinta. Probabilmente suo fratello avrebbe preferito che lei lo lasciasse in pace, ma la sua preoccupazione era così evidente che non si vide cacciata all’istante dalla cucina.

«Se ne va ad abitare da un’altra parte» rispose Kurogane, ostinandosi ad ostentare indifferenza. Ancora una volta, non aveva detto a Tomoyo quello che lei voleva sentire, ma in nessun modo sarebbe riuscito a farlo.

«Mi dispiace, sembrava piacergli questa casa…» mormorò la ragazzina, avvicinandosi al tavolo. Sfiorò una delle mani di Kurogane che stringevano la lattina, ma quello si scostò immediatamente con un gesto piuttosto brusco. Tomoyo ritrasse il braccio, mordicchiandosi il labbro. «A me lui piaceva molto».

«Capisco» fece Kurogane, sempre senza degnarla di uno sguardo. Si alzò in piedi, prendendo la lattina con sé e dirigendosi fuori dalla cucina. «Poi dimmi cosa preferisci mangiare per cena» furono le ultime parole che le rivolse, prima di sparire al piano di sopra, in camera sua.

Tomoyo si sedette sulla sedia che fino ad un momento prima era stata occupata da suo fratello, leggermente più pallida del solito. Vista la situazione, era molto probabile che sarebbe passato molto tempo prima che Kurogane smettesse di risponderle a monosillabi; perché Fay non se n’era andato solo da quella casa, ma anche dalla sua vita.

 

* nella mia testa, questa persona è Chitose Mihara, come in “Kobato” °-° ho ficcato nella storia un sacco di personaggi a caso, si sarà intuito u.u’

 

 

___________________

che cosa hai fatto succedere adesso, stupida autrice?!? *Joryogi mode on* sono scoppiata in lacrime per una cosa che ho scritto io =___= ho pensato “ma che cavolo scrivi, è troppo tristeee”, stiamo messi bene..

un altro capitolo che non doveva esistere u.u’ avevo alleggerito molto la lite tra Kurogane e Fay, ma ora per la giUoia (si guarda li hai fatti felici..) di tutti voi ha un capitolo solo per lei! sembra crudele Kurogane, eh? io lo vedo come un tipo vendicativo, comunque magari è un’impressione personale xD

 

ringrazio ancora tutti coloro che stanno seguendo questa fic *___* non mi stancherò mai di farlo. pochi o tanti che siano sono comunque abbastanza per farmi piacere xD

to yua: infatti, penso che sia soltanto colpa di Kurogane se si è cacciato in una relazione proprio con Fay u.u è inutile che si lamenti sempre se sa che l’altro è un pazzoide xD però hai proprio ragione, sono davvero tenerissimi e carini insieme, ecco perché amo scriverci su! spero che la mia storiella ti piaccia ancora, nonostante gli sviluppi *___* e che non stia tardando mai con i capitoli, a me piace spifferare tutto subito, si sarà capito!!

to Emily00: prima di tutto, la tua recensione mi ha fatto un sacco piacere (hai detto cose magnifiche u.u)!! anche se mi sento lo stesso in colpa per averti tenuta sveglia xD anch’io avevo letto qual cosina in inglese su Kurogane e Fay come studenti, spero che la mia storia non rovini quest’idea di fondo.. anche a me piace l’angst, ma devo dire che non sono molto brava a scrivere cose deprimenti (sono una persona anche troppo allegra =__=)! dici che è abbastanza deprimente quello che è successo? xD comunque ti ringrazio!

to Ne_chan: oh sei molto diligente *-* grazie mille, sono commossa! Sorata secondo me è totalmente tra le nuvole (meno male che c’è Arashi), lo adoro! che peccato che non hai trovato un lavoro così.. anche a me piacerebbe un sacco, purtroppo la mia estate è stata passata sui libri (e a scrivere fic xD) ç-ç sono felice che ti sia piaciuta l’allegria del capitolo, anche perché adesso arrivo alle cose tristi.. alla prossima! ^^

to Julia_Urahara: ora sono curiosa di sapere se ti conosco °-° a parte questo, anch’io ero alle superiori a Thiene :D che strano, mi ero chiesta se qualcuno avrebbe capito di che fumetteria parlavo, ma non pensavo che sarebbe successo xD le canzoni dei Beatles sono per me una manna dal cielo, senza di loro avrei fatto molta fatica ad arrivare fin qui ^^ (esatto, ho scelto prima le canzoni e poi ho scritto la trama <_<) grazie mille della bella recensione!!

to Shyray: ma certo che sei utile! oltre a farmi piacere, mi aiutano moltissimo tutti i commenti che mi lasciate a sistemare qualcosa qua e là ^^ così posso arricchire la storia (che in fondo è fatta anche di particolari) :D naturalmente anche i complimenti gratuiti sono ben accetti, quindi ti ringrazio tantissimo!!

to Yuri_e_Momoka: ooh è molto emozionante che leggiate la mia storia *-* in realtà potreste anche declamare il vostro odio per tutto quello che scrivo, sarei felice lo stesso xD ma questa è una bellissima recensione, il che non guasta affatto! sarei contentissima di sapere l’opinione di entrambe, intanto ringrazio te per tutti i complimenti, spero di migliorarmi ancora :D (riflettendoci, temo che sia stata la vostra storia a farmi cominciare a scrivere fic su Kurogane e Fay, quindi in definitiva è tutta colpa vostra se in futuro infesterò questo luogo xD)

harinezumi

 

*arriva Mokona bianco saltellando, regge un cartello al neon con su scritto:* puuuh! il prossimo ruond è doppio (e quindi luungo –> sta mentendo per tirarsela, è solo una pagina in più u.u’), “Oh! Darling” e “For no one”!

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Capitolo 10
*** Oh! Darling / For no One ***


 

Cap 10

Oh! Darling

~ Fay

 

When you told me you didn’t need me anymore

Well you know I nearly broke down and cried

Fay appoggiò la sua valigia a terra, dopo averla trasportata per le due rampe scale del condominio. Non riusciva più a sollevarla tanto era stanco, così una volta spalancata la porta dell’appartamento la trascinò svogliatamente fino alla camera da letto. Quel posto era ad dir poco spoglio, ma Fay non aveva intenzione di farlo sembrare più accogliente, né il tempo per pensarci.

Così aprì semplicemente la valigia sul pavimento e scrutò al suo interno i pochi abiti che aveva portato via da casa di Ashura, appena recuperati grazie a non sapeva nemmeno lui che coraggio, con aria svuotata. Lasciò tutto com’era e andò in cucina, prendendo una lattina di birra dal frigo, l’unica forma di cibo in tutta la casa. A lui non piaceva, ma gli ricordava molto Kurogane, che amava bere. E ora poi aveva sempre sete, ma non molta fame perché ogni volta che cercava di mandare giù un boccone ripensava alla loro lite e lo stomaco gli si serrava immediatamente.

Preferiva bere che mangiare, lo aveva sempre preferito. Si trascinò sul divano nel salottino, l’unico pezzo dell’arredamento che aveva comprato di persona oltre al letto, dato che l’appartamento era provvisto di cucina, tavolo, sedie, armadio e librerie. Nel complesso, non sapeva bene come sarebbe riuscito ad arrivare sempre a fine mese, nonostante venisse ben pagato al negozio, perché era stato molto fortunato a trovare un luogo così relativamente spazioso e decente, ma il prezzo era comunque alto per lui.

Negli ultimi tempi pensieri del genere avevano assillato la sua mente, contornati dalla stretta al cuore che lo prendeva ogni volta che Kurogane incrociava il suo sguardo a scuola, così Fay si rendeva poco conto di quanto fosse stanco.

Mancava alle lezioni e al lavoro da diverso tempo, tanto che gli erano venuti forti dubbi di riuscire a diplomarsi o meno. Ma aveva promesso a Sorata che sarebbe tornato quel lunedì, guarito e  pieno di energie, anche se ci sperava ben poco se avesse continuato a mangiare solo mikado e liquirizia a pranzo e cena.

Da quando non stava più a casa Suwa, si era preso il raffreddore ad una velocità impressionante a dover fare tutto da solo, ma non aveva osato parlare di queste cose con Karen, che chiamava ogni tanto, o con Sorata, per paura che Kurogane in questo modo le venisse a sapere.

Non riusciva più a sopportare l’immagine della sua espressione furiosa di che gli stava fissa in testa, o il disprezzo che aveva sentito nel suo tono di voce quando l’aveva lasciato. Tuttavia, in quel momento era troppo stanco persino per angosciarsi a quel pensiero, così si addormentò sul divano, stringendo tra le mani la lattina di birra ora vuota, quella lattina che gli ricordava così tanto il suo ragazzo.

«Non la voglio, Kuro-bau! La birra non mi piace!»

«E com’è possibile?» Kurogane lo aveva guardato con perplessità, senza ritrarre la mano con cui gli stava passando la bottiglia.

«Sa un sapore orribile! È difficilissimo baciare Kuro-koi dopo che ne ha bevuta una!» aveva esclamato Fay, osservando la bevanda quasi disgustato. «Ma io m’impegno lo stesso».

Si era sorpreso alla vista del volto di Kurogane. Gli era proprio sembrato che avesse sorriso.

***

Fay non lavorava affatto vicino a casa di Kurogane. Ma si trovò immancabilmente a passarci davanti, quando quel lunedì andò al negozio, nonostante tutto ancora con l’aria di uno che aveva quaranta di febbre. Sentiva gli occhi lucidi –ma forse era per la vista di villa Suwa- e la testa pensante, così passò in fretta il cancello, maledicendosi per aver scelto di fare quel giro assurdo e soprattutto per essere uscito di casa quel giorno.

Se solo non avesse avuto così paura di affrontare Kurogane e di sentire un altro rifiuto da lui, avrebbe sicuramente suonato il campanello e chiesto di poterlo vedere. A quell’ora di solito era appena tornato dall’allenamento, e stava in salotto a chiacchierare con Tomoyo…

Fay deglutì, sentendo la gola bruciare a quel gesto, ma ignorò completamente i sintomi della sua influenza, accelerando il passo e allontanandosi finché non arrivò davanti al negozio. Aprì la porta con la propria chiave personale, trovando Sorata già dietro il bancone, che si fingeva molto occupato alle spalle di Arashi, intenta a sistemare dei videogame, ma in realtà era come al solito immerso nella lettura.

Fay li salutò entrambi, chiedendo immediatamente cosa avessero bisogno che facesse, ansioso di cacciare dalla mente pensieri troppo spiacevoli.

«Mi sembri stanco anche oggi, Fay» gli disse Sorata ad un certo punto. Il biondo alzò gli occhi su di lui, da dove era inginocchiato a terra, intento a mettere a posto i manga sugli scaffali più bassi del negozio.

«Oh» rispose, con un sorriso fiacco. «Dev’essere per la scuola. E ultimamente ho dovuto cercarmi un appartamento, sai… ora che l’ho trovato e ho finito il trasloco mi riposerò di sicuro di più!» lo rassicurò, cercando di emettere una risatina che non sembrasse troppo forzata.

«Mh… ma domani resta a casa, secondo me hai la febbre» mormorò Sorata, senza smettere di osservarlo. Si chinò su di lui, con un sorriso gentile «Se vuoi parlare io sono tuo amico, quindi con me puoi farlo. Perché avevi tanta fretta di trasferirti? Vai appena a liceo… è successo qualcosa nel posto dove stavi prima?»

Fay s’irrigidì, prima di cominciare a pensare a cosa avrebbe potuto dire a quel punto. «Si» sospirò allora, optando per la verità. «Ti ho già parlato di Kurogane».

«Ah, si chiama Kurogane? Da come mi dicevi sembrava avere un sacco di nomi strambi… è il ragazzo con cui stai, no?» rispose allegramente Sorata, sedendosi per terra a gambe incrociate, accanto a lui. Mancava ancora mezz’ora all’apertura pomeridiana del negozio, perciò Fay prese quello come un invito a fare salotto per raccontargli dei propri problemi. L’amico non aveva mai manifestato difficoltà nell’accettare la relazione di Fay con un altro uomo; nemmeno Arashi, la sua fidanzata, anche se lei non apriva quasi mai bocca.

«Ci siamo lasciati da poche settimane». Fay sorrise, senza credere davvero di averlo detto ad alta voce, ma continuò: «Io stavo dalla sua famiglia. Però mi sono sentito sempre di troppo… così lui si è arrabbiato quando ho detto di aver trovato un posto mio. Non credevo fosse così possessivo, e in ogni caso avrebbe dovuto capirmi! Non lo sto certo facendo perché odio stare con lui».

«Hai provato a spiegargli queste cose?» domandò Sorata, immediatamente presosi dall’argomento.

«Si, ma era così furioso che non mi ha voluto ascoltare» ridacchiò Fay, nonostante non si sentisse affatto di scherzare su un argomento simile. «Tra pochi giorni prenderemo il diploma… lui ha deciso di andare all’università. Che si aspettava, che rimanessi a casa sua ad aspettarlo e a fare il mantenuto? Io ho un lavoro…»

«Fay, forse Kurogane non vuole assolutamente allontanarsi da te».

«Ma io non vado da nessuna parte, starò solo in un altro quartiere… ne ho scelto un vicino alla sua università» mormorò Fay, abbassando lo sguardo a terra, con un sospiro.

«Però lo stai escludendo a priori da tutte le tue scelte» gli disse invece Sorata, grattandosi la testa. Quell’affermazione fece alzare gli occhi di Fay, sorpresosi. «Beh, non gli hai lasciato il minimo potere decisionale. Anche se quella era casa sua, vivevate insieme, e adesso tu te ne vuoi andare. Per lui è una cosa improvvisa che non aveva calcolato, perché forse non gliene avevi mai parlato. O almeno credo! Probabilmente Kurogane non ha avuto il tempo di considerare gli aspetti di questa nuova situazione, perciò per lui le cose tra voi cambierebbero troppo».

«È assurdo che la pensi così». Fay, però, non poteva dare minimamente torto a Sorata. Se ora lui si fosse messo nei panni di Kurogane, avrebbe capito soltanto che stava cercando di scappare di nuovo di casa. «Che cosa dovrei fare secondo te?» domandò alla fine, dopo un attimo di silenzio.

«Per me dovresti fargli capire che non ha motivo di preoccuparsi. Questo tipo non mi sembra uno che si convince con le parole, ma sono sicuro che tu Fay sarai benissimo in grado di cavartela!»

«Dovrei fare un gesto estremamente romantico per il mio Kuro-amore?» domandò l’altro, improvvisamente risollevatosi e con una dose inquietante di entusiasmo nello sguardo.

«Esattamente! Forza, mettiamoci a leggere vagonate di shojo manga per trovarne uno di adatto!»

In quel momento Arashi, che aveva sentito l’ultimo scambio di battute, comparve da dietro Sorata, e lo prese per i capelli trascinandolo via e intimandogli di fare il proprio lavoro. Fay rise, ringraziando mentalmente il suo migliore amico.

***

Il cellulare squillava. Ancora.

Fay stava steso sul suo divano a fissare il soffitto, di nuovo a casa dopo l’ennesima protesta di Sorata: non  si curava della sua salute, al lavoro non si poteva venire con la febbre, gli avrebbe proibito di comprarsi un qualunque tipo di manga a vita (la minaccia più efficace in assoluto), eccetera. Tutte cosa che Fay aveva ascoltato distrattamente, senza riuscire a fare a meno di pensare se non ci si sentisse così, ad avere una madre.

Con uno sbuffo, rispose al telefono, e come sempre la voce all’altro capo della cornetta gli fece scendere un brivido freddo lungo la schiena.

«Mi piacerebbe sapere dove sei…».

E a me piacerebbe che tu mi lasciassi in pace. «Non ti preoccupare. Sto bene e non occorre che chiami in continuazione, la maggior parte delle volte sono al lavoro o a scuola!» rispose, maledicendosi interiormente per non riuscire ad assumere un tono più deciso. Colpa del naso completamente chiuso e dei giramenti di testa.

«Come se ti desse fastidio». La voce proruppe in un risolino. «Fay, hai il raffreddore? Perché mai ti ostini a lavorare in queste condizioni?»

«Perché mi piace e mi serve» rispose Fay, irritato. Fortunatamente, l’altro aveva capito che in quel momento si trovava al lavoro, dandogli un pretesto per riattaccare. «Scusa, adesso devo andare» mormorò, prima di mordicchiarsi per un attimo il labbro ed aggiungere, con titubanza: «Tu stai bene, vero?»

Una lunga pausa all’altro capo del telefono, che gli fece salire il cuore in gola. «Sì».

 

 

For no One

~ Kurogane

 

And in his eyes you seen nothing,

No sign of love behind the tears, cry for no one

Kurogane stava tornando a casa dopo aver accompagnato Tomoyo ad una festa che si teneva ad un tempio quella sera. Lui aveva preferito non parteciparvi, e se n’era andato dopo aver accennato un saluto alla sorella e a Sakura, immancabilmente accanto a lei.

Non si sentiva proprio in vena di festeggiare, e anzi scelse le strade meno frequentate possibile per tornare a casa, tenendo gli occhi fissi sull’asfalto del marciapiede e le mani in tasca. Ancora  non riusciva a capacitarsi dell’insensibilità che Fay gli aveva dimostrato, ma soprattutto era per lui inaccettabile l’idea di vederlo allontanarsi così tanto.

Forse il biondo finora aveva solo giocato, e il suo obbiettivo era stato semplicemente quello di avere un letto dove poter dormire per qualche mese, mentre si liberava di quell’Ashura di cui non gli aveva mai detto una parola. Tutti quei “finalmente ho qualcuno che si prende cura di me”, delle bugie completamente buttate al vento.

Mentre Kurogane ci pensava, sentendo che la rabbia dentro di sé cresceva, non si rese conto che dalla parte opposta provenivano due ragazzi, così andò a scontrarsi in pieno contro di  loro, barcollando all’indietro.

Alzò lo sguardo con l’intenzione di scusarsi, ma li riconobbe in quel momento come i due individui colpevoli dell’aggressione di Fay, avvenuta ormai parecchio tempo prima. Kurogane rimase a bocca aperta, incapace di realizzare quello che era successo, mentre quasi non si sentiva insultare da uno dei due perché non guardava dove metteva i piedi.

Non lo avevano evidentemente riconosciuto; probabilmente per loro Fay non era stato altro che un divertimento di passaggio, e nemmeno si ricordavano di quello che gli avevano fatto.

«Siete voi» ringhiò Kurogane invece, ancora senza ascoltare gli improperi che gli venivano rivolti. Afferrò per la maglietta il più vicino, tirandolo contro di sé e fissando gli occhi di brace su quelli sbalorditi e indignati dell’altro. QQQuello si era aggrappato al suo polso, nel tentativo di sciogliere la sua presa.

«Oh, tu! Dimmi, ancora stai a pensare alla biondina? E noi che credevamo di averti fatto un favore…» rise l’altro ragazzo, riconoscendolo in quel momento, ma senza nemmeno pensare di soccorrere il suo amico.

Tuttavia, quello riuscì a liberarsi da solo con uno strattone, barcollando all’indietro e guardando con aria furiosa e umiliata Kurogane. Evidentemente non era da tutti tenergli testa così. «Che cavolo sai facendo, idiota?» gridò, tornando a riprendere la parola e il suo usuale coraggio.

«Avete osato toccarlo. Non c’è bisogno che ti risponda» sibilò Kurogane. Senza aggiungere un’altra parola, tirò un pugno a quella faccia da bastardo che si trovava davanti.

Nulla, neanche ad un certo punto il braccio di uno dei due che gli stringeva sempre di più il collo soffocandolo, riuscì a farlo desistere dallo scontrarsi con di loro. Come nulla avrebbe impedito ai suoi occhi di riempirsi di lacrime poco dopo, mentre ansimando li guardava fuggire. Le scacciò via in pochi attimi.

Non gli importava che aspetto avesse la propria faccia in quel momento, né che qualcosa di caldo  e appiccicoso gli stesse scivolando su una guancia, né che una ferita –uno dei bastardi aveva un coltello- piuttosto profonda gli stesse bruciando su una mano. Colui che avrebbe voluto più di tutti avere al proprio fianco non c’era, e non era servito a nulla cercare di sfogare la propria rabbia: sentiva anzi il terrore e l’ira aumentare nel petto e stringergli il cuore, ancora più di prima.

E ancora più di prima avrebbe sofferto.

***

Quando Tomoyo rientrò in casa e chiuse la porta dietro di sé, sussultò rendendosi conto che il corridoio d’entrata era buio. Kurogane lasciava sempre le luci accese per lei, quindi la cosa la preoccupò leggermente, tanto che salì in camera di suo fratello, per controllare se fosse tornato. Come conferma ai suoi sospetti, la sua stanza era vuota, e anche il resto della casa.

La ragazzina tornò alla porta, pensando di sedersi sui gradini esterni della villa per aspettare il fratello. Eppure le aveva detto che sarebbe tornato a casa subito e che non aveva voglia di stare fuori; d’altra parte, forse era andato finalmente a trovare Fay-san come lei lo pregava di fare quasi ogni giorno, ormai. Ma Kurogane era decisamente troppo testardo per darle ascolto, perciò Tomoyo ci sperava poco.

Era quasi mezzanotte quando sentì il pesante cancello di ferro della villa aprirsi con un cigolio e richiudersi, e Tomoyo tirò un sospiro di sollievo, alzandosi in piedi e sollevando leggermente i bordi del suo kimono da festa, viola con un motivo floreale, per raggiungere Kurogane.

Infatti era proprio suo fratello quello che arrivava dal viale, ma alla vista della sorellina si bloccò. Lei non capì perché finché non fu abbastanza vicina da vedere la sua espressione nella penombra, completamente atterrita, cosa piuttosto inusuale per Kurogane. Tomoyo si fermò a sua volta quando notò il taglio aperto sulla guancia dell’altro, da cui usciva un rivolo di sangue.

La ragazzina si portò le mani alla bocca, mentre i suoi occhi si accorgevano che quello che si trovava davanti non somigliava affatto a suo fratello: oltre alla ferita sul volto, anche sopra l’occhio aveva una chiazza violacea, i capelli spettinati e la camicia scomposta e strappata. Teneva la mano sinistra in tasca, o meglio ce l’aveva infilata non appena l’aveva vista arrivare.

«Che cosa è successo?» domandò Tomoyo in un filo di voce, andando a puntare gli occhi spalancati su quelli del fratello. Quello aveva un’espressione piuttosto colpevole, per quanto dura, e infatti non accennò a risponderle. «Anche se sei triste per Fay-san, questo non ti dà il diritto di farmi preoccupare, mi hai capito?»

«Si, scusami» mormorò Kurogane, colpito visibilmente a quelle parole. Si avvicinò alla sorella, posandole la mano sana sulla spalla e cercando di assumere un tono di voce abbastanza convincente, tra i sensi di colpa. «Vieni, fuori fa freddo». Fortunatamente, Tomoyo si lasciò guidare da lui fino all’entrata, che entrambi varcarono in silenzio.

Si tolsero le scarpe, prima di andare insieme in soggiorno. Kurogane si sedette su uno dei divani, fissando più che altro il pavimento, senza sapere che dire. Da come gli aveva parlato, Tomoyo doveva essere davvero furiosa, anche se ora se ne stava zitta accanto alla porta a guardarlo.

«Cosa hai fatto?» chiese dopo un po’ lei, a bassa voce.

«N…»

«Se stai per rispondere “niente”, ti avverto che mi arrabbierò molto».

«Ho incontrato delle persone con cui avevo un conto in sospeso» fece allora Kurogane, con sufficienza. «Tu, piuttosto, non dovresti andare a dormire? Che ci facevi lì fuori ad aspettare come una scema?»

«Mi sono preoccupata» ribatté lei, gelida e ferita, il che fece sentire Kurogane un vero bastardo. «Non mi pare che tu sia una persona molto matura, se alla tua età regoli ancora le questioni in questo modo stupido. Non fai certo un favore alle persone che ti vogliono bene, ferendo te stesso!»

«Già, è quello che avrebbe detto lui» mormorò Kurogane, con un sorrisetto. Ma non c’era traccia di allegria nel suo tono.

«E allora perché l’avresti fatto, se sai che non avrebbe voluto?» sbottò Tomoyo, aggrottando la fronte. Kurogane dovette ricordarsi ancora una volta di non farla preoccupare mai più.

«Per nessuno».

 

 

 

____________________

il significato del primo titolo è piuttosto evidente: “Oh! Darling” è una canzone in cui qualcuno supplica una persona di credere nel suo amore, proprio come Fay :D ( <- e quindi è triste, non fare quella faccia!! ndcervello)

“For no one” invece è una canzone che tratta di una donna che lascia un uomo senza provare nessun rimorso (e così Kurogane pensa di essere stato lasciato da Fay). per ovvie ragioni, ho cambiato nella citazione “her” in “his”! alla fine Kurogane dice “per nessuno”, è un riferimento alla canzone se non si capiva (= io probabilmente non l’avrei capito perché sono tarda).

ho diviso a metà anche questo capitolo xD ci ho preso gusto! ma non ho separato le reazioni di Fay e Kurogane alla rottura, perché doveva essere letto tutto insieme. non sono molto brava nello scrivere flashback ad effetto però °-°

 

to Julia_Urahara: ovviamente si sistemerà tutto, anch’io faccio un sacco di tifo per loro e soffro nel vederli lontani ç-ç cioè, in realtà potrei anche mentirti e dire che non torneranno insieme, ma.. non ce la faccio (e poi mi uccidereste penso ^^). grazie mille comunque *___*

to Shyray: beeeh, forse anche questo capitolo è un po’ triste, ma qualche spiraglio di luce si vede, vero? (.. come no) Kurogane che reagisce così male è strano in realtà, concordo! però una volta la struttura della storia era un po’ diversa xD sai.. sono un’autrice pigra e non ho cambiato quel pezzo. che dire, ti ringrazio tanto, spero di non deluderti mai!!

to Emily00: per carità, sono tutti vivi si (ma morti dentro ç-ç -> ma dai, cosa infierisco xD).. io non sarò mai sadica come le Clamp (non in questa storia perlomeno)!! mi hanno fatto provare un dolore che non auguro a nessuno con i loro finali del piffero. dovrai aspettare ancora un po’ perché si sistemi ogni cosa, ma aggiornerò presto u.u ho finito gli esami *commossa* grazie mille, a presto!

to Ne_chan: ok la tua recensione mi ha fatto morire dalle risate xD si, quando si lasciano è molto triste, concordo ç-ç ma sarà triste ancora per un pochino, poi prometto che farò la brava scrittrice e vi regalerò un finale pieno di rivelazioni e cuoricini! torneranno insieme in ogni caso, ma prima che ci arrivi uno come Kurogane alla soluzione ce ne vuole u.u’ e Fay non è da meno. A presto, thank you :D (ps: nuoo Chobits non l’ho ancora letto °-° devo! pps: *coff* ppps: bravissima ç-ç)

 

harinezumi

 

*arriva il meraviglioso e morbidoso Kero-chan, corrotto dall’autrice a presentarsi con la promessa di una tavoletta di cioccolata gigante* il prossimo capitolo è “A hard day’s night” :D e ora fuori il cibo è_é

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Capitolo 11
*** A Hard Day's Night ***


 

Cap 11

A Hard Day’s Night

 

When I'm home everything seems to be right

When I'm home feeling you holding me tight

Kurogane non aveva mancato di notare che Fay si era presentato a scuola si e non due volte da quando avevano litigato, nonostante fosse la fine delle lezioni e probabilmente avrebbe fatto meglio a seguirle. Il biondo gli era apparso molto stanco quando l’aveva visto, ma non gli aveva rivolto parola e aveva ignorato i commenti pungenti di Seishiro sulla loro rottura.

Fay dal canto suo aveva compreso quanto faticoso fosse vivere da soli, ma non si era pentito della propria scelta, anche se aveva deciso di aspettare l’ultimo giorno di scuola per parlare finalmente a Kurogane. Ogni volta che lo vedeva, gli si stringeva un nodo alla gola, e si rendeva conto che il giorno in cui avrebbe dovuto mantenere la sua promessa era vicino, anche se ora avevano cose più importanti da chiarire.

A volte ritrattava la decisione che aveva preso, mentre ne parlava con Sorata, ma quello lo aveva spronato fino a quel momento, perché, diceva, era la cosa giusta da fare.

Così Fay si trovò a pararsi davanti al banco di Kurogane, a fine delle lezioni dell’ultimo giorno di scuola, mentre l’altro ficcava malamente i libri dentro la propria cartella. Il moro lo guardò, aspettando che l’altro parlasse.

«Ti voglio parlare» disse Fay, sorridendo. «So che forse non ne hai voglia, però è una cosa importante, penso che dovresti ascoltarmi». Aspettò con pazienza la risposta di Kurogane, che non arrivò, perché quello si limitò ad annuire. «Bene. Vieni fuori con me?»

Fay lo prese per mano, ignorando il fatto che l’altro si fosse irrigidito a quel gesto. Ma probabilmente quel suo atteggiamento doveva averlo incuriosito, perché lo seguì in cortile e successivamente sulla collinetta dove tanto spesso avevano pranzato. Fay si sedette a terra, e invitò anche Kurogane a farlo con un sorrisetto e un cenno della mano, che ora gli aveva lasciato.

«Hai intenzione di cominciare?» domandò Kurogane, quando, anche dopo che si fu seduto e che ebbe aspettato un po’, Fay non accennò a parlare, ma solo a guardarlo sorridendo come un ebete.

«Mh, mi godevo gli ultimi attimi da single che mi rimangono!» esclamò Fay, una colossale idiozia che fece subito montare la rabbia dentro a Kurogane, anche se non glielo diede affatto a vedere, continuando ad esibire un’espressione scocciata. «Apri la mano».

«Spero per te che non sia un gioco» sbottò quello, obbedendo e aprendo la mano sana davanti a lui, con il palmo rivolto all’insù. Attese, e stavolta non ebbe bisogno di spronare il biondo per ottenere qualcosa.

Fay estrasse qualcosa dalla tasca, e gliela andò a posare sulla mano, unendo poi le proprie in grembo e attendendo la reazione del moro. Kurogane abbassò gli occhi sulla chiave che l’altro gli aveva appena passato. Non una normale chiave, ovviamente: una chiave bianca con dei disegni di cuoricini rossi, corredata di un portachiavi con un piccolo peluche di un cane nero e un gatto bianco.

«Così non ti dimentichi che è quella di casa nostra» si giustificò Fay, all’occhiata di Kurogane, in cerca di informazioni su quella nuova fesseria.

«Cosa… ?» chiese Kurogane in maniera molto elegante. Sembrava lui per una volta il perfetto idiota della situazione, ma gli era sempre difficile capire che diavolo stesse pensando il biondino.

«Ti devo spiegare che ti sto chiedendo di vivere con me?» domandò Fay, sinceramente perplesso. «Non più in casa d’altri. Sarà solamente mia e tua, e a duecento metri c’è la tua università, quindi la mattina potrai dormire un po’ di più! Io dovrò andare al lavoro, ma ho degli orari flessibili e posso tornare a casa a prepararti la cena… c’è anche una stanza che non uso, ci puoi mettere tutti i tuoi libri e studiare. Avevo pensato di farci la tua camera da letto, ma ho comprato un lettone enorme, quindi potrai dormire con me! Ti piacerà, Kuro-amore».

Kurogane non aveva ancora avuto la forza di interrompere il fiume di parole che scaturiva dalle labbra di Fay, ma la ebbe in quel momento, quando il biondo lo chiamò con quel nome, quel nome che usava soltanto nei loro tanto decantati “momenti a due”. Lo afferrò e se lo attirò al petto, stringendolo talmente forte che a Fay per un attimo o due parve di soffocare.

«Mi stai schiacciando, Kuro-waaan!» si lamentò il biondo quando riprese fiato, riscuotendo Kurogane dalle sue emozioni.

«Sei veramente un povero idiota!» sbottò quindi, allentando la presa, ma senza togliere le braccia dalla sua vita. Non volle ascoltare la risposta che Fay era in procinto di dargli, ma lo baciò con foga, di nuovo dimenticandosi per parecchio tempo che lo stava praticamente soffocando.

«Non avevo intenzione di ferirti, Kuro-myu… ho fatto male a non dirti le mie intenzioni» mormorò Fay, con un sorrisetto di scuse, una volta che l’altro lo liberò anche da quel bacio, a malavoglia. «Però sono contento che le cose siano andate così, o non mi sarebbe mai venuto in mente di chiedere al mio Kuro-rin di venire con me».

«Io non ho intenzione di fare il mantenuto» ribatté invece Kurogane, piccato. «E non ho detto che starò in un posto in cui soltanto tu paghi l’affitto, o non potrò considerarla davvero la nostra casa».

Fay sembrò sorpreso, tanto aveva contato sul fatto che il suo piano funzionasse. Del resto, la reazione di Kurogane non gli aveva dato motivo di dubitarne.

«Per tua fortuna, posso dirti che accetto la tua proposta» continuò però l’altro. «Perché in questi giorni ho trovato un lavoro part-time al cinema in cui andiamo sempre. Mi chiedono di montare le bobine dei film, ed è un lavoro che posso fare in poche ore dopo pranzo, finite le lezioni… quindi potrò fare la mia parte in casa e tu non sarai costretto a stancarti».

«Oh, Kuro-papà, non è necessario che tu ti preoccupi per me» mormorò Fay, con un sorrisetto. Senza rendersene conto, si era seduto tra le braccia di Kurogane, e gli cingeva il collo con le sue. Con una velocità strabiliante, stava tutto tornando come prima. Eccetto ovviamente il fatto che non aveva ancora mantenuto la sua promessa.

Ma, guardando con adorazione gli occhi scarlatti dell’altro, che cercava di scusarsi senza riuscirci, pensò che ormai aveva deciso di dirgli tutto, e aspettare un po’ non avrebbe fatto alcuna differenza.

***

«Oooh! Ti prego, Kuro-chan, comprami un frappé! Qui lo fanno buonissimo, devi assaggiarlo anche tu!» si agitò il biondino, fermandosi davanti ad una gelateria e afferrando la mano sinistra di Kurogane. Quello la ritrasse con un sussulto, in quanto non era ancora guarita dal suo scontro piuttosto accanito di pochi giorni prima.

«Va bene, prendi quello che ti pare» borbottò, cercando di dissimulare la smorfia di dolore che gli era comparsa sul volto quando Fay gli aveva stretto tra le dita la fasciatura che aveva sul palmo. Seguì il biondo, entrando nel piccolo bar, notando che fortunatamente quello non aveva fatto osservazioni circa quel suo comportamento.

Ma se Kurogane era una persona molto intuitiva, Fay era invece molto intelligente, e sapeva quando era il caso accorgersi delle cose.

«Kuro-bau, cos’è quel taglio sulla guancia?» domandò curiosamente il biondo, prendendo il bicchiere di frappé rigorosamente al cioccolato dal bancone, dopo che la gelataia gliel’aveva passato con un sorriso.

Kurogane non aveva accennato a prendere qualcosa, aveva solo pagato la consumazione dell’altro, rimanendo di qualche passo lontano dalla bacheca dei gelati e dolci con un’aria disgustata. Alle parole di Fay, arricciò ancora di più il naso, sbuffando. «Niente».

«L’ho notato la settimana scorsa» continuò però Fay, rivolgendo un sorrisone alla gelataia e dirigendosi all’uscita del bar, seguito immediatamente dal moro. «Non doveva essere una ferita da poco, anche se ora è praticamente una cicatrice. Ma ti hanno dato dei punti, Kuro-pon?»

«Tre» si ritrovò a rispondere Kurogane, tanto era distratto dal sollievo per l’essere fuggito dalla gelateria. Ma si maledì subito interiormente per averlo detto.

«E sei ferito anche sulla mano» cinguettò Fay, facendolo sprofondare nello sconforto più assoluto.

In pratica, il biondo gli aveva fatto candidamente capire che aveva notato che gli era successo qualcosa, nonostante fossero stati separati per un’infinità di tempo e si fossero ricongiunti solo quella mattina. Avevano pensato di uscire una volta finita la scuola, ma Kurogane cominciava a dubitare che fosse stata una buona idea; Fay non sembrava aver intenzione di demordere dall’argomento, anche se lui aveva inconsapevolmente aumentato il passo.

Si infilò le mani in tasca, come tentando di nascondere ciò che l’altro ormai aveva già visto benissimo, la fasciatura al palmo sinistro era ancora evidente. Ma Fay non lo lasciò svicolare ulteriormente, perché gli si parò davanti all’improvviso, costringendolo a bloccarsi di botto in mezzo al marciapiede.

Il biondo sorseggiò un po’ di frappé dalla cannuccia, fissandolo negli occhi, sorprendentemente in silenzio. Stava perfino sorridendo.

«Beh, non hai nulla da dirmi?» domandò infine, allungando una mano per prendere gentilmente il polso sinistro di Kurogane. Gli sfilò la mano fuori dalla tasca, alzandola all’altezza del proprio viso per osservare la fasciatura, in apparenza soltanto curioso.

«Non sono affari tuoi» sbottò Kurogane, che pure lo aveva lasciato fare anche troppo. Ora lo avrebbe scocciato in eterno.

«Ah no?» chiese Fay, con un risolino, liberando dalle labbra la cannuccia e riprendendo a fissarlo, mentre il suo sorriso si allargava in maniera a dir poco inquietante.

«Vuoi fare l’idiota ancora a lungo o possiamo andare?» domandò il moro, stizzito, sciogliendosi stancamente dalla sua presa. Cercò di non far capire dal proprio tono quanto disperatamente stesse evitando quella conversazione, che già aveva fatto con Tomoyo, e allora era stato assolutamente orribile.

«Parla» ordinò semplicemente Fay con un sorrisetto, sempre con tutta la calma di questo modo. Il moro non aveva mai considerato quanto minaccioso potesse essere, a comportarsi così.

Kurogane era piuttosto interdetto, ma non era affatto plausibile che quell’altra sensazione che stava provando oltre allo stupore fosse paura. Paura dell’idiota? Era semplicemente impossibile, perciò parlò, tanto per dimostrare a sé stesso che non era affatto spaventato. «Ho dato una lezione agli imbecilli che ti hanno picchiato».

«Capisco». Il sorriso di Fay era diventato semplicemente agghiacciante, non c’era dubbio che il suo fosse un atteggiamento completamente falso, adesso. Fingendo noncuranza, il biondo estrasse la cannuccia dal foro sul coperchio del frappé, leccandola un po’ prima di togliere anche il coperchio. «Uhm, quindi… una rissa…».

«Si, e allora?» fece Kurogane, nervosamente. E poi tutti quei movimenti di Fay con la lingua sui rimasugli di frappé della cannuccia gli stavano nuocendo gravemente al cervello.

Il biondo tornò a guardare lui, le labbra ancora piegate all’insù con quell’aria spensierata.

Un attimo dopo, gli lanciò in faccia tutto il contenuto rimasto nel bicchiere del frappé, rimanendo a guardarlo serafico, mentre Kurogane prima tirava un urlo di sorpresa, poi alzava gli occhi scarlatti su di lui con aria sconcertata – e si, attimi dopo anche incazzata nera.

«CHE DIAV…»

«Provaci ancora» lo interruppe Fay, con una risatina raccapricciante. Gli scostò dalla fronte una ciocca di capelli corvini, gocciolante di cioccolato, amorevolmente, godendosi con gioia quel volto paonazzo di rabbia. «Provaci ancora e la prossima volta pregherai che io mi limiti a lanciarti addosso gelato».

 

 

 

____________________

domani parto per il mare *non accoppatela >-<*, quindi aggiorno un po’ prima, perchè non sono certa di riuscire a farlo là :D

ok, probabilmente l’ultima scena ha lasciato tutti così -> O_O ha un contenuto piuttosto idiota, lo ammetto. Fay mi piace un sacco, però spero sia IC °-° cioè, ha ragionissima, Kuropon è troppo una testa calda! inoltre la mano sinistra di Kurogane è un ricettacolo di ferite anche nel manga u.u’

la chiave che Fay dà a Kurogane esiste veramente, è la mia chiave di casa xD con i cuoriciniii! (e ti sembra un commento da fare, scrittrice della malora?! ._. ndcervello) ringrazio tutte le magnifiche persone che seguono la storia! :D

 

to li_l: beh meno male che gli insulti sono per loro e non per la storia xD se li meritano tutti, anzi ho riso un sacco quando li ho letti °-° mi sarebbe piaciuto che Tomoyo li picchiasse con una spranga, altroché!! ottima idea anche quella di legarli insieme.. sono felice che la storia ti piaccia ^^ ti ringrazio!

to shiya_euphie: ciaoo! la recensione va benissimo, grazie mille *-* il capitolo dieci era un po’ deprimente ma ora si è tutto sistemato.. io non so fare durare a lungo le cose troppo tristi! beh quello al telefono era proprio Ashura ^^ non vedo il motivo per tenerlo nascosto u.u anche se in effetti non l’avevo specificato xD alla prossima :D

to Ne_chan: questa mi ha fatto ridere molto più dell’altra recensione (la pubblicità dei medicinali!!) xD per le canzoni del Beatles, devo dire che alcune non sono molto consone alla storia :) ma spero mi perdonerai (in quanto le ho solo deliberatamente usate a seconda dell’ispirazione)! i racconti della tua scuola sono interessanti, anch’io voglio cioccolata °-° per quanto riguarda la storia non ti preoccupare ^^ tra poco dirò ogni cosa! Kurogane le ha prese, ma anche i due tizi, tranquilla u.ù ti ringrazio davvero xD mi scrivi cose fantastiche!!

to Julia_Urahara: ciao cara ^^ come sempre mi fanno tantissimo piacere le tue recensioni *-* sono contenta che tu segua la mia storia! avrei voluto descrivere la rissa di Kuropon, ma sono troppo pigra (non conto più le volte che l’ho detto..). ci sentiamo presto :D

to Shyray: Fay secondo me è un po’ anoressico! insomma, da una battuta che una volta fa Ashura lui praticamente non mangia mai °-° questo lo rende un personaggio ancora più emo bello ai miei occhi xD grazie mille di continuare a seguirmi, mi dispiace un sacco che ora la tua storia sia finita :*

to Emily00: guarda aggiorno il venerdì pomeriggio e il martedì mattina adesso :D ecco ora neanche devi stare a guardare. Wish l’ho letto anch’io da pochissimo e ci sono rimasta da schifo xD però dai è un miglioramento rispetto agli standard delle Clamp.. io se potessi li avrei fatti sposare Kurogane e Fay *O* grazie mille comunque!!

to yua: ok se questi due capitoli ti hanno depressa, mi dispiace xD d’ora in poi sarà tutto abbastanza allegro ^^ il rapporto che Fay ha con Ashura è un’incognita anche per me.. anche se ho scritto la storia xD i tuoi commenti sui personaggi mi fanno sempre molto piacere :D grazie davvero! mi scuso ancora per i malvagi capitoli e prometto che non ce ne saranno quasi più u.ù

 

harinezumi

 

il prossimo capitolo è “Twist and shout”! è la mia canzone preferitaaa ♫ *passa una palla di sterpi perché a nessuno interessa*

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Capitolo 12
*** Twist & Shout ***



Cap 12

Twist And Shout


Come on and twist a little closer now

And let me know that you’re mine

Kurogane, senza riflettere data l’estrema aura di sonno che lo circondava alle sette del mattino, s’infilò in bocca lo spazzolino, cercando di ignorare che il dentifricio del biondo che stava usando a sua volta era quello delle principesse Disney. Fay si stava lavando i denti da mezz’ora a fianco a lui, in più mentre lo faceva continuava a biascicare sciocchezze.

Avevano deciso di cominciare a passare le notti insieme nel suo appartamento, in vista dell’imminente trasloco di Kurogane, così un po’ dei suoi vestiti avevano cominciato a popolare l’armadio già dopo una settimana, e si era arrivati presto alla sua playstation (quando la playstation di Kurogane appariva in un luogo, era segno che il moro aveva intenzione di passarci parecchie ore al giorno).

Peccato che Kurogane non avesse calcolato che il dentifricio delle principesse potesse bruciare come peperoncino sulla sua lingua, e che Fay avesse dei tempi abnormi quando si trattava di risciacquare il viso.

Rimase a fissarlo malissimo mentre monopolizzava il lavandino per cinque minuti buoni, in cui si chiese se forse non fosse meglio sputarglielo addosso il dentifricio. Quando Fay si voltò verso di lui con un sorriso interrogativo, imprecò tra i denti e andò in cucina, a liberare la sua bocca da quel supplizio nel lavello.

Quasi rabbrividì alla vista del casino che c’era in cucina, così come in tutte le altre stanze della casa. Probabilmente Fay aveva girato tutto l’appartamento sopra ad un tosaerba, fino a quel momento. Senza nemmeno pensare a che stava facendo, afferrò il manico dello spazzolino con i denti, mettendosi a pulire il lavello e le tazze della loro colazione, senza contare la mole discreta di piatti del giorno prima.

Mentre li posava nell’apposito ripiano perché si asciugassero, Fay entrò in cucina, cercando inutilmente di fischiettare, per prendere la borsa a tracolla che aveva lasciato su una sedia. Ma si bloccò immediatamente, senza nemmeno afferrarla.

«Che fai?» domandò, sorpreso.

«Non lo vedi? Sto pulendo, sai cosa vuol dire?» sbottò Kurogane, strascicando le parole grazie allo spazzolino che teneva in bocca.

«Kuro-wan, così mi commuovi» esclamò Fay, avvicinandosi unicamente per beccarsi un’occhiata furente dall’altro e dargli un bacio sulla guancia. «Io adesso vado al lavoro, puoi stare qui se ti va».

«No, scusa, arrivo subito» rispose però Kurogane, riponendo l’ultima tazza ed asciugandosi le mani sulla maglietta, in maniera poco elegante. Si tolse lo spazzolino dalle labbra, sparendo in camera per prendere il suo zaino e lasciando Fay piuttosto perplesso, anche se non lo notò. «Eccomi».

Solo allora vide il biondo fermo sulla soglia della cucina fissarlo con l’aria di un cucciolo che sta per essere stirato da un tir.

«Che cosa c’è?»

«È casa tua» mormorò Fay, alzando le spalle. «Guarda che puoi starci anche quando io non ci sono».

«Non vorrei disturbarti» rispose Kurogane d’istinto, rendendosi conto soltanto dopo che quelle non erano le parole esatte; così era come dire che lì non si trovava a suo agio, ed era proprio ciò di cui il biondino parlava. Ma non riuscì ad elaborare in fretta una frase che fugasse le impressioni di Fay sulla faccenda.

«Tanto non scapperò anche da qui» disse Fay, con un sorrisino, sorprendendolo. «Non avere paura di invadere l’appartamento, perché questa è casa nostra, non mia».

«Credo… che rimarrò qui a leggere meglio la guida dell’università» fece allora Kurogane, dopo che furono rimasti a fissarsi negli occhi per qualche minuto.

Il sorriso di Fay si allargò. Si avvicinò infine alla porta, per infilarsi le scarpe ed aprirla. «Ci vediamo quando torno. Mi farò dare una lunga pausa pranzo, così posso passarla con te, Kuro-love!» esclamò, evidentemente fremendo d’impazienza al solo pensiero.

«A proposito, non hai nessun tipo di cibo in cucina a parte cereali e liquirizia. Oggi pomeriggio vado a prendere qualcosa, perché immagino che uno come te sia troppo idiota per ricordarsi di una cosa elementare come mangiare» borbottò Kurogane, passando sopra all’evidente magrezza del biondo, anche se non gli era parso che in quelle settimane lontani fosse aumentata di molto. In ogni caso, ci avrebbe pensato di persona d’ora in poi.

«Prendi tutto quello che vuoi» rispose Fay, allungando le braccia verso di lui finché non si avvicinò.

Kurogane lasciò che il biondo gli passasse le mani dietro la nuca per attirarlo a sé e lo baciasse, prima di andare. Anche se le sue labbra sapevano terribilmente da dentifricio delle principesse Disney.

***

Quando Kurogane riaprì la porta dell’appartamento, venne quasi spazzato via dall’onda d’urto che stava procurando lo stereo a tutto volume. Aveva pregato con tutto il suo cuore che quel casino non provenisse da casa loro, ma sperare che Fay non facesse nulla di stupido non era possibile.

Si affacciò al soggiorno, tenendosi le orecchie tappate con le mani, e infuriandosi di più se possibile alla vista di Fay seduto a gambe incrociate sul tappeto, intento a dipingere un cartello nei quali aveva disegnato un cane ed un gatto. Lasciò cadere a terra la borsa della spesa che era appena uscito a fare, in modo da far notare la sua presenza.

«Oh, Kuro-pon! Ti piace, questa è l’insegna della nostra casetta! Va messa fuori dalla porta!» esclamò Fay, vedendolo affacciarsi e salutandolo subito con la mano. Aveva della pittura persino su una guancia.

Ma Kurogane non sembrò condividere l’allegria di Fay, perché si diresse con passi decisi verso la spina dello stereo, con l’intenzione di staccarla; il biondo se ne accorse in tempo, perché tirò uno strillo talmente acuto che lo costrinse a voltarsi verso di lui terrorizzato, dato che aveva urlato come se lo stessero per sgozzare.

«Kuro-malvagio, non togliermi la mia colonna sonora!» esclamò Fay, gattonando sul pavimento quanto bastava per raggiungere Kurogane ed aggrapparsi ad un suo braccio, tanto per essere sicuro che non minacciasse ancora di spegnere la musica.

«Ma sei impazzito? A quest’ora la gente sta cenando, sentirà tutto il condominio!» gli sbottò di rimando Kurogane, tentando di scollarselo di dosso.

«Non m’importa! Devo ballare con Kuro-wan prima o non spengo!» ribatté Fay, cocciuto, arrampicandosi letteralmente su di lui dopo essersi alzato con un balzo da terra. Un attimo dopo, era riuscito a stringergli la vita con le gambe e a cingergli il collo con le braccia da dietro, così forte che il moro pensò di soffocare; fu soltanto quel gesto ad allontanarlo dallo stereo.

«Io non ballerò mai con te questa canzone! Levati di dosso!!» Kurogane fece un disperato tentativo di farlo scendere dalle proprie spalle, ma Fay gli si stringeva così forte al collo che non riusciva nemmeno a trovare la coordinazione necessaria per scacciarlo.

Fay scese da solo, soltanto per afferrargli una mano e tirarlo al centro del soggiorno, spingendo via il cartello che aveva appena dipinto con un piede, come se nulla fosse.

«Balliamo, Kuro-chaaan!» lo supplicò, prendendo a canticchiare “Twist & Shout”, forse con la speranza di invogliare Kurogane alla sua richiesta, ma ottenendo ovviamente l’effetto contrario. L’altro infatti stette a fissarlo con aria omicida per qualche secondo, prima di staccarsi dalla sua presa sulla mano e andando a spegnere con decisione lo stereo. Il biondo sbuffò, quando il silenzio calò improvvisamente nell’appartamento.

In effetti, quel gesto fu provvidenziale, perché così poterono sentire il cellulare di Fay prendere a squillare, lasciato sul pavimento e finito accanto ai piedi di Kurogane. Questo si chinò d’istinto a raccoglierlo, ma il biondo fu più veloce e glielo tolse letteralmente dalla mano già protesa.

Quando Kurogane sollevò lo sguardo, perplesso, vide per un attimo il lampo di terrore che era passato negli occhi di Fay. Che stupido, come se da uno squillo l’altro potesse conoscere tutti i segreti che si ostinava a tenersi dentro. Tuttavia, Kurogane si sentì comunque ferito da quel gesto.

«Scusa» disse Fay, con un tono di voce piuttosto tranquillo e mesto per i suoi standard, ma sorridendo con leggerezza, come al solito. Uscì dal soggiorno prima che l’altro potesse rispondergli, andando a chiudersi in camera; nell’istante in cui si serrò la porta, Kurogane sentì la chiave girare nella toppa e il cellulare smettere di squillare.

Fay doveva aver risposto, perché stava parlando con qualcuno; ma, anche se avesse voluto, non c’era modo per Kurogane di sentire le sue parole, perché si sentiva parecchio rintronato dalla musica dello stereo.

Eppure voleva aspettare a chiedere a Fay chi diavolo lo chiamasse sempre: era ancora convinto che prima poi gliel’avrebbe detto da solo, qual’era stata la sua vita prima di innamorarsi di lui.

***

Fay tenne aperta la porta del piccolo appartamento, lanciando un sorriso a trentadue denti a Kurogane, dietro di lui. Stavano per portare dentro gli ultimi scatoloni con le cose del suo compagno –ora ERA davvero il suo compagno. Per poco, tutto preso com’era a contemplare il moro, non inciampò su una delle casse sparse per il soggiorno, ma Kurogane lo afferrò in tempo mormorandogli quanto fosse idiota.

Lo spinse sul divano, intimandogli di fare attenzione, ma Fay fu soltanto in grado di ridere.

Passarono quella domenica mattina e gran parte del pomeriggio a sistemare la casa, anche se Kurogane aveva il forte sospetto che Fay stesse sabotando i suoi tentativi di pulire e mettere in ordine, perché il casino che lasciava dietro di sé sembrava non avere tregua. Fay chiamava quello il suo “disordine creativo”. Le uniche cose che stavano religiosamente al loro posto erano i manga, presenti in casa in numero sterminato adesso, che occupavano due librerie in camera da letto.

«Se hai intenzione di mettere a soqquadro la mia cucina una volta ancora, ti avverto che stai per essere trucidato!» gridò ad un certo punto Kurogane, strappando dalle mani di Fay la scatola dei cereali, di cui pochissimi finivano in bocca al biondo e tantissimi a terra.

«Ma io ho faaame, Kuro-pippi!» piagnucolò Fay, costretto ad uscire dalla cucina dal momento che l’altro lo aveva trascinato fuori. Quando si aggrappò allo stipite della porta, Kurogane lo sollevò di peso sulle sue spalle, andando a gettarlo sul loro letto.

«Sto cercando di rendere questo un posto vivibile, non hai idea di quante schifezze ci siano in giro dall’unico mese in cui ci hai abitato!» lo sgridò, quando Fay si aggrappò alla sua maglia e lo fece cadere a sua volta tra le coperte disfatte. «Lasciami andare» sbottò, intuendo bene cosa significasse l’espressione languida che Fay gli stava facendo.

Ma rimase steso sul letto, lasciando che l’altro si arrampicasse a cavalcioni sopra di lui e che iniziasse a giocare con miagolii soddisfatti, mentre gli sollevava la maglietta e lasciava impressi le sue labbra, la sua lingua e i suoi denti ovunque sul suo petto. Mentre Kurogane teneva la guardia così abbassata, era facile per Fay concentrarsi finalmente su tutti i punti che fremeva dalla voglia di mordere e leccare ogni volta che lo osservava cambiarsi. Intrecciò le proprie gambe con le sue, abbassandosi su di lui e arrossendo appena quando capì dal contatto con il corpo dell’altro che nei propri pantaloni c’era già qualcosa che non andava.

Kurogane, da parte sua, non sembrava dispiaciuto da tutte quelle attenzioni, anche se per delle frazioni di secondo si era sforzato di mantenere un’espressione scocciata. Le sue mani comunque non gli erano complici in quel frangente, perché si erano infilate sotto la camicia di Fay e gli accarezzavano la pelle morbida con delicatezza e innegabile desiderio.

Un paio di minuti in quella situazione, e gliel’aveva prepotentemente sfilata di dosso, lanciandola il più lontano possibile e stringendolo a sé, avvicinando le labbra al suo collo. Morse con delicatezza la pelle nell’incavo della spalla, per poi risalire con la lingua alla sua gola, baciandola, con la mente totalmente annebbiata dai fremiti del corpo di Fay.

«Tu vuoi fare sesso con me, Kuro-chan?» gli domandò dopo un po’ il biondino, scostandosi appena per appoggiandosi con la guancia sul petto di Kurogane, solo per togliersi la soddisfazione di sentire che anche il suo cuore batteva all’impazzata. Aveva lo stesso tono giocoso con cui l’aveva chiesto la prima volta, ma era evidente che non avrebbe più accettato vaghe risposte.

«Si» mormorò Kurogane, chiudendo gli occhi e immergendo per un istante il volto tra i capelli spettinati dell’altro, impregnati di quello stupido profumo di shampoo alla mela, del profumo del suo ragazzo.

Fay non disse più una parola, ma sollevò la testa per guardarlo con un sorrisetto e quei suoi occhi così liquidi e adoranti. Kurogane, senza interrompere quel contatto visivo, alzò leggermente il capo dal cuscino, per afferrare con i denti il campanello rosa che spesso il biondo portava legato al collo, in quel momento penzolante davanti al suo naso.

Tra le risatine di Fay, strinse di più quella presa tornando a stendersi sul cuscino e trascinando il volto di del biondo giù con lui, costringendolo ad abbassarsi e trovandosi a fissare quegli occhi ad un paio di centimetri dai suoi. Sentì le dita del compagno sfiorargli le labbra, mentre le sue sorridevano, e abbandonò il campanello per lasciare che la sua lingua le leccasse, cosa che nemmeno da ubriaco si sarebbe sognato di fare.

Ma Fay lo rendeva molto peggio che ubriaco. E le sue dita sapevano di cereali al miele.

Il biondo le ritrasse piano, per chinarsi a baciarlo, mentre le sua mano scendeva lungo il petto di Kurogane, accarezzandolo, per andare ad occuparsi della chiusura lampo dei suoi jeans.

 In quel momento, quando sentì che la stoffa gli scivolava via dalle gambe, Kurogane decise che per quel giorno e quella notte poteva anche aspettare a sistemare il casino del biondo. Per il momento, preferiva concentrarsi sul modo più veloce di togliergli i vestiti di dosso.

Quello fu il suo ultimo pensiero razionale –se così si può definire-, perché un attimo dopo aveva spinto Fay dall’altra parte del letto e lo aveva intrappolato sotto di sé. Non esisteva che il biondo stesse sopra.


 

 

____________________

*l’intervista fatta a me dal mio cervello medesimo*

domanda: mi dica, autrice del piffero, non si stanca mai di propinare robaccia ai suoi lettori?

risposta: non li costringo a leggere!

domanda: lo interpreto come un no. lo sa che l’ultima scena causerà problemi di vomito alla maggior parte delle persone, che poi verranno ad inseguirla con una spranga per vendicare il vero yaoi?

risposta: .. in effetti, non ci avevo pensato. meglio che spieghi.

ok, io non ho mai scritto scene come quella finale quindi se fa schifo perché c’è troppo poco pathos mi scuso T_T ma non sono molto capace in questo campo (ehm e neanche i tutti gli altri campi della scrittura in verità <_< sorvoliamo). un giorno crescerò e regalerò al mondo un sacco di scene yaoi (l’importante è crederci), anche se io e il mio cervello non ci piacciamo.

 

quel Kuro-pippi (soprannome da me imperdonabilmente dimenticato) è tutto per te, Julia_Urahara: attenta a dirmi certe cose, poi io mi monto la testa e tu te ne pentirai per l’eternità *risata malefica* dopo averti convinta della mia follia, ti ringrazio tanto, mia nuova sensei (d’ora in poi ti chiamerà così u.u’ ndcervello) *-* sono felice che la scena finale funzioni xD perché rido come una cretina ogni volta che la rileggo, quindi doveva piacere ç-ç o mi sarei sotterrata. ci sentiamo presto!

to Emily00: beh Fay è un personaggio “debole” fino ad un certo punto! non mi andava proprio di rappresentare solo il suo lato gaio e fragile, quindi mi ha fatto molto piacere il tuo commento :D in fondo è anche un tipo forte, è solo un po’ stupido e si fa tante tante pare mentali. beh hai ragione su Kurogane e Fay alla fine di TRC °-° meno male che sono rimasti vivi!! grazie mille, a presto!

to Ne_chan: una recensione in technicolor *O* è il massimo!! eh cara, Kuropon e Fay si amano, ma sono uomini.. gli uomini sono così (avrei scritto “stupidi”, ma nell’improbabilità che ci siano lettori maschi me li gioco xD)! sono tanto contenta di suscitare tali reazioni con la mia storia, anch’io propino scuse a mia mamma quando esulto troppo forte xD invece so che il lavoro di montare le bobine esiste °-° lo fa un mio amico (e non potevo mettere Kurogane a fare tipo il fioraio xD). che dire, se aspetti un attimino io la spiego la storia di Fay u.u’ lo giurooo! ciao ciao, grazieee!

to yua: il Magicomondo di nuvole rosa e di piccoli Fay xD OMG quanto ho riso! tipo paradiso dove al posto degli angioletti ci sono maghetti volanti! Fay comunque si lamenta perché se Kurogane si fa del male poi si sente in colpa.. è pur sempre un biondo emo (ha anche la pettinatura adatta), dopotutto. anche questo capitolo è stato pieno di zuccherosità u.u tra un po’ la pianterò anche di tenere il segreto di Fay, spiattellerò ogni cosa xD ti ringrazio tanto, adoro i tuoi commenti :D

to li_l: la bontà dipende da che frappé al cioccolato si tratta *difende il frappé al cioccolato* quello che Fay ha lanciato era di ottima qualità purtroppo, poi ha pianto u.u lo voglio assaggiare alla crema °-° dimmi se l’ingresso di Kurogane al “Nido” ti è piaciuto xD ehm, sappi che siamo masochiste Clamp-fanatiche in due in ogni caso u.u’ Sei e Sub faranno una comparsata, sì sì! :D grazie mille!

harinezumi

 

*and now, un annuncio super importante per chi sta sbattendo la testa sulla tastiera del pc da quando ho nominato Ashura *O* - spero nessuno* il prossimo capitolo è “Do you want to know a secret”!! figo eh, è il titolo della fiction xD (produrne uno mio è faticoso)

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Capitolo 13
*** Do You Want to Know a Secret ***


 

Cap 13

Do You Want to Know a Secret

 

Listen, do you want to know a secret?

 Would you promise not to tell?

Quando Fay si svegliò la mattina seguente alla loro… mh, notte speciale?, si sentiva tutto indolenzito e riflettendo realizzò che Kurogane doveva per forza avergli lasciato dei lividi da qualche parte. Eppure non avrebbe cambiato nulla del modo così possessivo che aveva di stringerlo a sé, pensò con un sorriso, osservando il viso addormentato del compagno accanto al suo.

Rimase a fissarlo finché l’altro non si destò, aprendo appena un occhio e rimanendo subito inquietato dalla vista del biondo che gli faceva quell’espressione imbambolata. Sembrava se possibile più scemo del solito.

«Buongiorno» lo salutò Fay con voce suadente, con il chiaro intento di metterlo in imbarazzo, cosa che gli riuscì benissimo. Difatti Kurogane borbottò qualcosa, prima di voltarsi dall’altra parte e di richiudere gli occhi. «Kuro-amoooreee! Non ignorare la tua mogliettina in questa maniera, cattivo!»

Lamentandosi, Fay lo costrinse a tornare disteso sulla schiena, arrampicandosi sopra di lui e baciandolo. Per qualche attimo si era preoccupato di non sembrare troppo attraente –dopotutto, era mattina-, ma il desiderio di possedere ancora quelle labbra che amava tanto era troppo forte. Si staccò da Kurogane molto più soddisfatto di prima, miagolando e appoggiando il testa sul suo petto, con l’aria di un gattino appagato.

«Senti…» mormorò il moro, abbracciandolo per un attimo a sé, cosa che stupì Fay parecchio, tanto che rialzò il capo per guardarlo negli occhi. Così, poté vedere la fronte di Kurogane aggrottarsi sempre di più, e un sorrisino comparve sul volto del biondo, curioso di sapere il motivo dell’imminente sbotto dell’altro. «… perché cavolo pensi di essere autorizzato a schiacciarmi ogni volta che ne hai voglia?! Levati immediatamente e lasciami dormire! Sono le sette del mattino e io dovrei essere in vacanza!»

Al che, Fay fu quasi lanciato nella sua metà del letto, mentre l’altro si tirava il lenzuolo fin sopra la testa e gli dava la schiena ancora una volta. Il biondino rise, decidendo che per una volta poteva darla vinta a Kurogane e lasciarlo dormire almeno un po’.

Si alzò per preparare la colazione, rivestendosi e in contemporanea raggiungendo la porta, il che lo fece andare a sbattere contro il muro mentre ancora non aveva fatto uscire la testa dalla maglietta.

«Fai meno casino, ho sonno» sibilò Kurogane dal letto, senza dar segno di voler aprire gli occhi.

«Ma certo che hai sonno, Kuro-chi. Però è colpa tua se sei rimasto sveglio tutta la notte, la mammina Fay si sarebbe accontentata delle prime tre volte!» trillò in allegria Fay, schivando per un soffio una delle ciabatte lanciatagli dall’altro, pericolosamente lasciata vicina al letto.

Ridendo il biondino corse in cucina, agendo per una volta in nome della propria incolumità. Prima di uscire per andare al lavoro, però, non poté fare a meno di tornare a posare un bacio sulla fronte del compagno, che stavolta invece di protestare brontolò appena.

***

Kurogane prese l’abitudine di venire a prendere Fay al lavoro, durante le vacanze estive. Puntualmente, all’ora di chiusura, stava ad aspettarlo davanti al negozio, e salutava con un grugnito Sorata e Arashi, mentre il biondo gli saltava addosso. Poi, se lo prendeva passandogli un braccio sulle spalle, e lo portava a casa.

Nemmeno pochi giorni dopo che si ripeteva quella trafila, Fay chiese a Kurogane di andare al parco vicino a casa con un sorriso ebete, e nonostante fosse palese che l’altro non ne aveva nessuna voglia, fu accontentato.

«Vieni, Kuro-pon! Sediamoci ti va?» esclamò Fay, indicando una panchina poco più in là e ignorando le richieste di Kurogane di tornare indietro a cenare. Anzi, lo prese per mano e ve lo trascinò a forza.

Non appena si furono seduti sulla panchina, Fay cominciò a parlare, ma il tono della sua voce era molto diverso dal solito. Non parlò con tristezza o reticenza, ma non dovette essere comunque facile cominciare il discorso in quella maniera così spigliata. «Sai, quand’ero piccolo avevo un fratello gemello di nome Yui. È morto dieci anni fa, dopo che eravamo rimasti orfani…»

«Che stai facendo?» chiese Kurogane bloccandolo quasi immediatamente, aggrottando la fronte e restando a guardarlo senza capire.

«Sto mantenendo la mia promessa. Dato che sono innamorato di te, ti dirò i miei segreti, anche perché tu me l’hai chiesto, certo» rispose Fay, sorridendo nonostante le parole che aveva pronunciato poco prima non fossero una cosa da prendere alla leggera.

Silenzio da parte del moro, tanto che per un attimo il biondo si chiese se avesse mai voluto sapere davvero di lui. «Stammi bene a sentire, non osare pentirti o soffrire per questo» disse alla fine Kurogane, dopo che ebbe passato un minuto buono a fissarlo negli occhi celesti per capire se l’altro fosse davvero convinto delle proprie azioni.

«No, ormai ho deciso» ribatté Fay con risolutezza. Ovviamente, quella di Kurogane non era mancanza di curiosità, ma riguardo nei suoi confronti: avrebbe dovuto immaginarlo. Certo che l’attimo di assestamento e preparazione mentale per l’altro fosse passato, continuò il discorso che aveva cominciato. «I miei genitori morirono quando io e mio fratello eravamo ancora piccoli, così siamo cresciuti in una casa famiglia. Mio padre aveva una malattia ai reni, e mia madre si suicidò dopo la sua morte. Nel complesso, non ricordo molto di loro, e poi mi bastava avere Yui accanto, anche se gli altri ragazzi ci trattavano abbastanza male perché non eravamo giapponesi».

Sospirò interrompendosi, ma Kurogane non disse nulla, lasciando che si prendesse il tempo necessario per continuare. «Siamo venuti qui per curare la malattia di mio padre, lui era nato in Giappone. Prima abitavo a Mosca, ma non occorre che ti dica che non mi ricordo assolutamente niente di quel periodo… non conosco che poche parole in russo. Siamo rimasti perché nessuno è stato in grado di contattare i nostri parenti, se mai ne avessimo. Yui è morto per la stessa malattia che aveva mio padre. Ma Yui era il mio gemello… io avrei potuto donargli un rene e salvarlo».

Si fermò di nuovo, sentendo che nel pronunciare quelle parole una fitta aveva preso a dolergli sulla stomaco, lasciandolo senza fiato. Aveva preso a piangere senza rendersene conto, e non riusciva assolutamente a continuare a parlare. Le lacrime e il nodo alla gola glielo impedivano. Non si accorse nemmeno che Kurogane lo aveva fatto scivolare sulle proprie ginocchia *, e lo stava abbracciando; ma quando lo realizzò, non poté fare a meno di sorridere, tentando di non singhiozzare.

«Kurogane, devo finire di parlarti. O non avrò la forza nemmeno più avanti di dirti ogni cosa» gli mormorò alla fine, più a sé stesso in effetti, cercando di pulirsi il viso ed arginare il pianto.

Per tutta risposta, l’altro allentò leggermente la presa, ma continuò a tenerlo in braccio, nella sua silenziosa maniera di fargli coraggio e consolarlo. Lo osservava mestamente, probabilmente incapace di interrompere quel discorso, perché un turbinio di pensieri gli stava attraversando la mente. Fay fermamente era convinto di aver ucciso suo fratello o chissà quale fesseria, ci avrebbe scommesso.

«A dire la verità avevo fatto degli esami e allora c’erano delle possibilità che contraessi anch’io la malattia di Yui. Anche se a quel punto lui sarebbe vissuto, con un rene soltanto io sarei morto, ma mi andava bene lo stesso… il problema è che lui e i medici si opposero alla mia decisione e lo lasciarono morire, e non posso fare a meno di pensare che è colpa mia! Avrei dovuto insistere di più… anche se fossi vissuto soltanto pochi giorni ancora, l’avrei fatto con lui e sarei stato felice!»

«Tu non hai nessuna colpa. È stata una sua scelta» mormorò Kurogane, cercando di non arrabbiarsi con lui almeno in quel momento, anche se un fiume di parole stupide usciva dalla sua bocca. Come poteva pensare di essere responsabile della morte di qualcuno? «Se nemmeno i medici te l’hanno lasciato fare, c’era un motivo».

«Lo so! Ma anche così non riesco a non pensarci!» pigolò Fay, asciugandosi ininterrottamente gli occhi bagnati con eleganti manate. «Però poi c’è stato Ashura, e sono stato felice di nuovo… almeno credo… anche se lui doveva viaggiare parecchio per lavoro. Ashura è la persona con cui abitavo all’inizio della scuola, ed è il medico che mi ha adottato. Però anche se forse in parte lo ha fatto per darmi una casa, le sue vere intenzioni sono quelle di analizzare il mio caso. Perché vedi, io non ho contratto quella malattia ai reni, e lui vuole trovare una cura, dal momento che ne soffre lui stesso. Negli ultimi tempi è peggiorato, ma io non ce la faccio… non ce la faccio a fare per l’ennesima volta tutti quegli esami, a passare giorni e notti sveglio in ospedale. Gli voglio bene, ma non sono la risposta che cerca!»

«Passavi tutti i giorni in cui non stavi a scuola in ospedale?» domandò Kurogane, agghiacciato.

«Mi ha in dei laboratori di ricerca, aveva bisogno di discutere il mio caso con dei colleghi… io devo tutto ad Ashura, ma ormai ho capito… perché mi ha preso con sé».

Quando Fay ebbe pronunciato quelle parole, si rese conto di aver detto praticamente ogni cosa, e stette in silenzio per parecchio tempo, senza riuscire più nemmeno a piangere. Kurogane, del resto, non dava segno di voler parlare ancora, anche se ovviamente c’erano domande che voleva fargli, quindi aprì bocca per primo. «Quindi quella volta che sei venuto a casa mia…»

«E avevo i capelli bagnati?» lo interruppe Fay, con un risolino. «Te l’avevo detto, stavo facendo il bagno. Ashura mi aveva chiesto di andare in ospedale con lui, quella sera. No, non me l’ha proprio chiesto…» mormorò. «Mi ha spaventato, ed ero anche stanco, quindi mi sono opposto. Sono scappato e sono venuto da te con una scusa qualsiasi».

Kurogane aveva la netta sensazione che ci fosse qualcosa che Fay aveva omesso di dire sul rapporto che Ashura aveva con lui. Sembrava chiaramente atterrito nel nominare il suo tutore, e il fatto che fosse scappato così di casa non era comunque comune al carattere di Fay. Che significava poi mi ha spaventato?

Probabilmente, pensò Kurogane, Ashura aveva i suoi metodi per costringere l’altro a seguirlo. A quel pensiero, tremò di rabbia, ma ebbe l’accortezza di non mostrare a Fay quanto fosse sconvolto, o il biondo sarebbe stato capace di pensare che tutto l’odio che aveva nello sguardo fosse indirizzato a lui.

«Pensi che un giorno ti ammalerai?» mormorò alla fine, dando adito al pensiero che gli martellava in testa da quando aveva sentito quel discorso. Non avrebbe potuto nemmeno pensare ad una vita senza Fay.

«No, io non mi ammalerò. Con tutti gli esami che ho fatto, penso che sia una risposta certa» rispose il biondo con un risolino, avvinghiandosi al collo di Kurogane con le braccia, per stringerlo un po’ a sé. E così l’altro aveva mantenuto la sua promessa, lo aveva accettato per tutto quello che era, e si era persino preoccupato all’eventualità di perderlo. Anche se aveva appena ricordato un passato che non gli piaceva ammettere, non poteva dire di essere infelice.

«Sarà meglio per te che sia la verità» sbottò Kurogane, facendolo scivolare giù dalle proprie ginocchia e tirandolo in piedi con sé. Tutti quei gesti falsamente bruschi fecero allargare il sorriso di Fay. Il moro gli afferrò la mano, aggiungendo unicamente un: «Andiamo a casa».

***

Grazie al fatto che ora sembravano esserci meno segreti tra di loro, la relazione tra Fay e Kurogane procedeva sempre più candidamente, anche se quest’ultimo continuava ad affermare che non aveva mai avuto bisogno di sapere quelle cose su Fay. Il suo obbiettivo, diceva sempre, era renderlo di nuovo felice.

Tuttavia il biondo era contento di averne parlato, anche se non era più tornato sull’argomento e sperava che nemmeno l’altro ci provasse.

Se era ormai abitudine consolidata per Kurogane venire a prenderlo al lavoro, per Fay era assolutamente improrogabile l’uscire la domenica mattina per prendere il caffè insieme e fare una passeggiata nel quartiere. Pretendeva inoltre che anche alla luce del giorno il compagno lo tenesse per mano (Kurogane tendeva a farlo solo nelle ore di buio).

Durante uno dei loro giri, come nei peggiori incubi del moro, incrociarono Seishiro in dolce compagnia, costituita da un ragazzino decisamente più giovane di loro, e dall’aspetto anche molto ingenuo. Kurogane ebbe l’impressione di averlo già visto, ma soprattutto di stare al cospetto di un malvagio leone con la sua indifesa preda, quando squadrò da capo a piedi il vecchio compagno di liceo. Fay aveva preteso di fermarsi a parlare, tirandolo a sé per il braccio mentre cercava di tirare dritto dopo un saluto mugugnato.

«Sei-kun! Siamo tanto contenti di vederti ancora!» esclamò il biondo, sorridendo allegramente.

«Parla per te» disse Kurogane fra i denti, pensando in fretta ad un modo per troncare la conversazione imminente il più presto possibile.

«Oh, ma è un piacere! Noto che siete tornati l’uno tra le braccia dell’altro» osservò Seishiro, senza smettere di esibire il suo sorriso strafottente. Tuttavia, sembrava davvero che provasse simpatia per Fay. «Abitate qui vicino? È buffo avervi incontrato solo oggi, io e Subaru-kun amiamo passeggiare qui intorno!»

Quindi, pensò Kurogane, per sua fortuna avrebbero probabilmente avuto modo di vedersi ancora.

«Ma anche tu sei uno che andava al nostro liceo! Eri al primo anno, vero?» chiese Fay a Subaru con aria festosa, e il ragazzino annuì con un sorrisetto. «Sei decisamente invitato a casa nostra a cena, uno di questi giorni, abbiamo un sacco di cose da raccontarci» esclamò poi il biondino, tornando a rivolgersi all’ex-compagno.

Kurogane si era sempre chiesto perché Fay fosse così gentile proprio con Seishiro, tra tutti i serpenti maligni che popolavano l’universo, ma quando il biondo gli fece quell’invito rimase completamente interdetto. «Ehi, io non voglio sapere niente di questo qui» sbottò, come per sottolineare che la cosa per lui non valeva. Passò a malapena sopra al fatto che Fay avesse definito il luogo dove stavano casa “loro” davanti a Seishiro.

«Oh, a me invece farebbe molto piacere! Sempre se posso portare con me Subaru-kun!» Naturalmente, non era plausibile che il serpente dicesse di no, lui era vissuto tutto il liceo unicamente per tormentare Kurogane.

«Neanche per idea» sibilò il moro, scrutandolo con aria truce, mentre il ragazzino spalancava gli occhi, forse sorpreso da tanto odio gratuito.

«Oh, andiamo, Suwa, mi devi un favore» ridacchiò Seishiro, sostenendo lo sguardo di Kurogane senza battere ciglio e stringendo a sé il ragazzino di nome Subaru con un braccio, come per ribadire che erano due al prezzo di uno. Il moro non ebbe la forza di replicargli qualcosa, perché ricordava benissimo che tipo di favore dovesse a quella specie di demone del male; di certo Seishiro sapeva dove andare a colpire.

«Che cosa stai facendo adesso, Sei-kun? Il mio Kuro-san studia Scienze Motorie**! Sono così fiero di lui che ha passato il test!» continuò il biondo con leggerezza e allegria, senza fare troppo caso a quello scambio di parole.

«Io mi sono iscritto a Veterinaria, anche se faccio veramente fatica a studiare» sospirò Seishiro, in tono falsamente preoccupato. «Subaru non mi dà mai tregua per tutta la notte».

Subaru, a cui Seishiro teneva ancora un braccio sulle spalle, arrossì fino alla punta dei capelli, e i suoi occhi verdi si spalancarono, mentre cominciava a balbettare scuse.

«Ah-ah, ma Sei-kun, anch’io e Kuro-koi stiamo svegli tutta la notte. A giocare a carte» esclamò Fay, all’occhiata truce di Kurogane. «Sai, Kuro-muu è un grandissimo campione di scopa. Stanotte è riuscito a vincere almeno quattro volte consecutive! Per questo stiamo svegli a impegnarci così tanto, deve insegnarmi a battere il suo record…»

A quella spiegazione di Fay, Kurogane divenne presto viola in viso rendendosi conto del suo significato, e mentre Seishiro rise allegramente, assecondando in tutto e per tutto l’idiota, il moro iniziò a tremare. «Comincia a correre…» soffiò al biondino, che si era voltato a sorridergli con aria imbecille.

Subaru non aveva capito assolutamente nulla, e sembrava ammirato dalle capacità strabilianti di Kurogane alle carte, tanto che si voltò verso Seishiro, sbattendo le palpebre. «Seishiro-san! Come si gioca a scopa?» domandò ingenuamente, tutto curioso, mentre l’altro gli accarezzava la testa con un sorrisetto per tutta risposta.

«Ah, Sei-kun, è stato un vero piacere!» urlò Fay, che aveva ben pensato di seguire il consiglio di Kurogane ed era già in fondo alla strada, mentre il compagno gli gridava dietro i modi dolorosissimi in cui intendeva ucciderlo.

 

* questa nota è solo una curiosità: navigando allegramente in internet dopo che avevo scritto questa storia, ho trovato una fan art in cui ci sono proprio Kurogane e Fay nella medesima posizione! °-° è hitsuzen

** in Horitsuba, Kurogane insegna ginnastica; non ho idea se la facoltà esista in Giappone, ma è da lì che viene l’idea comunque! invece bisogna passare veramente dei test per iscriversi alle università u.u (ooh, qualcosa che so)

 

 

 

____________________

*ho la sensazione di dovere un sacco di spiegazioni*

finalmente un titolo che c’entra con il contenuto del capitolo :D inutile dire che la storia dello scambio dei reni è tutta farina del sacco di “Tokyo Babylon”, in omaggio al povero Subaru che voleva salvare con una donazione un bimbo incontrato in ospedale (ma sono sicura che lo ricordate bene, diochetristezza ç-ç) *-* com’è tenero Subaruuuuuuu… ah, qui lui e Seishiro hanno solo cinque anni di differenza.

spero che la storia di Fay (scritta a mio parere da un’ubriaca=me) regga un minimo: ho pensato di mantenere la cronologia e i fatti (cioè in sostanza le morti della famiglia di Fay) simili a quelli di TRC.. Ashura invece finisce sempre per fare la figura del bastardo violento, ma non ci posso fare nulla u.u’ eppure amo questo personaggio.. in pratica non ho sforzato la mia mente nemmeno un po’ ^^’

non so se devo precisare che Fay ha “svelato” il suo segreto. in realtà, non ha detto un benemerito su di lui e Ashura. ecco perché mi posso fregiare del fatto che vi terrò per un altro capitolo a rimuginare sulla faccenda (neanche tanto che non ci vuole un genio a capire) xD

ho aggiornato un po’ in ritardo, spero non siate tristi ^^ (= spero che non vogliate uccidermi)

 

to li_l: eh avrei voluto continuare, davvero xD ma volevo mantenere la storia a rating giallo! Ashura poverino è stato rovinato da Tsubasa, anch’io ho letto RG Veda e mi sono accorta che non c’entra per nulla con quello di Fay! ma immagino che se le Clamp non scrivevano qualcosa di sadico non erano contente.. Tomoyo in realtà li ha pure filmati di nascosto, oh sì! u.u grazie mille ^^

to Emily00: già e poi? ^^ eh voglio che la storia mantenga toni semi-innocenti xD il passato di Fay ti ha soddisfatta? che sia tragico non lo metto in dubbio nemmeno io, forse un però è un po’ troppo banale.. mah, sono qui che penso se ho fatto bene o meno a scriverlo così >-< intanto ti ringrazio moltissimo!!

to Julia_Urahara: che bella giornata oggi, amica mia :D per risponderti, sappi che sono davvero contenta che ti sia piaciuta la scena finale ^^ ormai l’hai capito che mente malata sono, perciò la prossima volta potrei pure andare fino in fondo.. intanto ci sentiamo presto!! che carina che continui a seguirmi :°

to Shyray: eccolo qui il passato di Fay! non c’è una punta di originalità nemmeno a pagarla, ma io spero con tutto il cuore che ti piaccia lo stesso! non ti preoccupare se non riesci a recensire qualche capitolo :D io sono sempre contenta di ricevere commenti, quando hai tempo e voglia!! ciao ciao, grazie davvero ^^

to yua: oddio perché non ho scritto la scena che hai detto tu? °-° Fay che è contento di avere DUE Kurogane x°D sono felice che i capitoli allegri ti piacciano tanto ^^ beh è importante per me dare la giusta coccolosità alle cose u.u per quanto riguarda il segreto di Fay, in effetti l’unico a non accorgersi che a Kurogane avrebbe potuto dire che in realtà lui era un malvagio yakuza che aveva sterminato un villaggio di bambini e non gliene sarebbe importato di meno <-< e che poi la storia non è niente di grave, solo che Fay e le sue pare sono tutto un programma!! ti ringrazio tanto :D

harinezumi

 

*arriva il cronista di Dragon Ball con il suo microfono annesso* come finirà la sfida tra Majin Bu e Mr Satan? cioè....... il prossimo capitolo è “Revolver”!

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Capitolo 14
*** Revolver ***



Cap 14

Revolver


 

 
Kurogane non poté fare a meno di aggrottare la fronte, quando aprì l’armadio che divideva con Fay. Ogni volta che lo faceva, notava sempre l’esigua quantità dei vestiti del biondo, ma non era l’unica cosa di cui c’era carenza nell’appartamento: sembrava che Fay non si fosse mai deciso definitivamente a spostare le sue cose dalla casa che aveva condiviso con Ashura.

«Devi assolutamente prendere qualcosa da vestire. Vuoi che ti accompagni a casa oggi? Sono stufo che mi rubi i vestiti, non ti vanno nemmeno» domandò Kurogane con fermezza, afferrando la maglia che voleva e lanciando un’occhiata al compagno, seduto sul letto e intento ad infilarsi i calzini. Sembrava che non ne sapesse mai metterne due dello stesso colore, dato che quelli appaiati finivano risucchiati nel buco nero che sosteneva ci fosse nella lavatrice.

Fay sembrò ignorare le sue parole, e rise, commentando: «Uhm, Kuro-pon, mi scambiano sempre per un pazzo al lavoro, ma questa volta i colori si assomigliano!» Alzò i piedi a mezz’aria come per dimostrarlo, esibendo un calzino beige assieme ad uno bianco con un motivo a fragole.

«Rispondimi» sbottò Kurogane, già seccato. Sbatté l’anta dell’armadio per richiuderlo, facendo sussultare il biondino che si rimise a sedere normalmente. «Hai bisogno di riprenderti le tue cose! Che cavolo stai facendo credere ad Ashura, che un giorno tornerai ad essere il suo cagnolino?»

Fay arrossì leggermente e lo fissò con rabbia, ma non disse nulla. Sembrava spaventato da quel discorso, per lui improvviso; del resto fingeva sempre di non notare quanto Kurogane s’inquietasse quando per errore si lasciava scappare un: «Ah, quello l’ho lasciato a casa…». Gli aveva raccontato il suo passato, si, ma desiderava averci a che fare il meno possibile.

«Non hai nemmeno il caricabatterie del cellulare, prendi sempre il mio. Hai lasciato là tutti i tuoi libri, eppure ami leggere, e sono certo che tieni ancora le foto con tuo fratello… da quello che hai portato via, sembra che qui non ci devi vivere, ma stare solo in vacanza» borbottò Kurogane, ignorando il fatto di averlo turbato tanto. Era ora che lo ascoltasse. «Io non sono legato a nessun oggetto, ma tu sembri proprio il tipo di idiota che si affeziona alle cose… non mi avevi detto di dormire con un orso?»

«Oh» mormorò Fay, con un sorrisetto spento. «Kuro-chan se l’è ricordato…»

«Possiamo entrare quando Ashura non c’è, come hai fatto le altre volte. Gli lasceremo un biglietto e la tua chiave di casa» continuò Kurogane, anche se dall’espressione sperduta di Fay aveva intuito che sarebbe stato molto arduo da convincere. «Lo farei da solo, ma non conosco quello che devo prendere. Sono certo che anche tu non ne abbia idea, dovresti fare una lista… e dì qualcosa, dannazione».

«Non voglio» si trovò a rispondere Fay. L’occhiata omicida che gli lanciò l’altro gli fece venire molta voglia di nascondersi sotto il letto, ma rimase fermo al suo posto, tentando di articolare le sue scuse. «È meglio così. Non ho lasciato niente d’importante da Ashura, tutto quello di cui ho bisogno si trova già qui».

«Se non vuoi venire, io non posso certo costringerti. Ma potrei prendere in considerazione l’idea di gettare giù dalla finestra i tuoi amati fumetti».

«No!! Perché, Kuro-evil?!» prese a strillare Fay, scattando in piedi e parandosi di fronte alle sue librerie, quasi temesse che la minaccia sarebbe stata attuata di là a poco. «Sei il peggior fidanzato che esista, non osare toccare i miei manga!» esclamò, con risolutezza, completamente deciso a proteggere i suoi tesori cartacei.

«Lo vedi, ho ragione io!» ne approfittò Kurogane allora. «A te piacciono quelle scemenze, ti piace avere oggetti assurdi per casa… riflettici con la mente bacata che ti ritrovi, devi riprenderti la tua roba!»

Fay non sembrava intenzionato ad ammettere che era stato fregato, ma dopo un po’ che Kurogane lo fissava attendendo una risposta, non riuscì più a pensare scuse che poteva propinargli. «D’accordo, ci andiamo. Domani dopo il lavoro… ora vado, mi aspettano al negozio» si arrese, distogliendo lo sguardo dal compagno ed uscendo dalla stanza senza aspettarlo.

S’infilò in fretta le scarpe alla porta, e uscì sbattendola dietro di sé, cercando di farlo il più forte possibile. Che Kurogane capisse che idiota insensibile era a volte. Si ritrovava davvero con un fidanzato stupido, impassibile, scortese e purtroppo quasi sempre con la ragione dalla sua.

***


Quando la sera Fay tornò dal lavoro, badò bene a non fare rumore girando le chiavi e dirigendosi silenziosamente in camera, chiudendo la porta d’ingresso dietro di sé più piano possibile. Aveva notato la luce che proveniva dallo spiraglio aperto dell’uscio dello studio di Kurogane, che non era venuto a prenderlo alla chiusura del negozio.

Questo aveva scosso orribilmente Fay, più di quanto volesse ammettere, perciò ora si nascondeva da lui, per non dover fingere che andasse tutto bene. Come per ripromettersi che la sua decisione era quella di far pesare a Kurogane la faccenda del trasloco forzato dimostrandosi arrabbiato, prese dalla libreria un manga qualsiasi, ignorando volutamente il fatto che se non ci pensava lui la cena difficilmente sarebbe lievitata da sola. Era determinato a non rivolgere nemmeno la parola all’altro, poco gli importava quanto si potesse infuriare; forse, pensò speranzoso, se se la fosse presa con lui, l’indomani non avrebbe più voluto accompagnarlo a casa di Ashura.

Si gettò sul letto con un sospiro, ignorando i morsi della fame in favore della più lieta prospettiva di far soffrire Kurogane almeno quanto soffriva lui, costringendolo a procurarsi del cibo commestibile da solo.

Il punto era che non voleva tornare da Ashura, non avrebbe varcato più quella soglia nemmeno per sbaglio se fosse stato per lui. E Kurogane, all’improvviso, pretendeva che tornasse e prendesse tutte le sue cose per portarle da loro, le sue cose che gli ricordavano orribilmente Yui e Ashura, le sue cose che avrebbero stonato come una nota triste in una casa dove adesso abitava con la persona che amava.

Con un sospiro, cercò di convincersi almeno a leggere, ma come aveva sospettato fin dall’inizio, passò più che altro delle ore a fissare la sveglia sopra al comodino. Non si era nemmeno tolto la giacca, né aveva accennato a cambiare posizione.

Verso mezzanotte, sentì bussare alla porta semichiusa e sussultò, ma non mosse un muscolo, ancora deciso a farla pagare a Kurogane. Tuttavia, trovò il silenzio che seguì particolarmente agghiacciante, e non osò immaginare quanto il compagno si stesse arrabbiando per quel suo comportamento infantile e cretino.

«Per quando sarai cresciuto, c’è la cena che ti aspetta sopra al tavolo» lo informò una voce seccata dal corridoio, poi i passi di Kurogane si allontanarono. Fay sentì poco dopo il rumore sommesso della televisione, e si rese conto con rabbia che Kurogane lo stava trattando intenzionalmente come un bambino.

Non potendo tollerare il fatto di dargli ragione, si alzò di scatto e aprì la porta, precipitandosi in soggiorno e parandosi davanti alla tv accesa. Kurogane, perplesso, alzò lo sguardo su di lui dal divano dove stava seduto.

«Non hai il diritto di intrometterti nelle mie cose!» esclamò Fay stupidamente con un tono di voce alterato, incrociando le braccia al petto e fissandolo negli occhi. Si rese immediatamente conto che quelle che stava dicendo erano scemenze colossali da scuola elementare, ma non riuscì a fermarsi. «Io non ci voglio andare in quella casa, possibile che non lo capisci? È fuori discussione, non andremo e basta, non puoi decidere sempre tu! E non m’interessa se il mio rifiuto ti fa sentire meno uomo, io non sono il tipo di persona che ha bisogno di essere costantemente protetta, accidenti a te!»

«È questo che pensavi mentre te ne stavi a leggere al buio?» lo interruppe Kurogane, spegnendo la tv alle sue spalle con un gesto stanco. «Sei veramente un povero idiota».

«Non è vero! Perché non riesci ad accettare che ho ragione io? Non c’è bisogno che torni in quella casa, non voglio rischiare che tutto torni come prima!» si ostinò Fay, caparbiamente. «E in ogni caso se dovessi farlo non sarà certo perché sarai tu a chiedermelo! Come diavolo ti sei permesso? Sei uno stupido, non vedi che io non voglio?!»

«Forse dovrei andarmene e lasciarti» sbottò Kurogane all’improvviso. Quelle parole zittirono Fay, che si portò immediatamente una mano alla bocca, come se ora desiderasse cancellare le proprie parole dalla faccia della terra. Senza volerlo, era di nuovo sul punto di piangere.
Kurogane si alzò con un sospiro, avvicinandosi a lui. «Almeno così non mi faresti diventare matto. Ma tanto ho capito che le cose importanti te le dovrò sempre spiegare per filo e per segno, o non le capirai mai… pensi che io sia arrabbiato per le scemenze che hai detto?»
Fay annuì, tremando leggermente. Appoggiò le mani sul petto di Kurogane, abbassando gli occhi.

«Io non voglio costringerti a tornare da Ashura, né permetterò che accada… ma se tu non tronchi con quella storia per sempre, ho paura che impazzirò» mormorò Kurogane, suscitando la sorpresa del biondo, che aprì bocca, ma senza sapere come replicare. «Non posso vederti soffrire. E tu soffri, perché hai lasciato una parte importante di te dove stavi prima. Gli oggetti non te la potranno restituire, ma tu hai amato quella casa, e sono sicuro che se li porti qui ti sentirai più felice, perché te la ricorderanno. Lo so che tu credi il contrario, ma se mi sbaglio cestinerò personalmente tutto ciò che ti crea brutti ricordi».

Fay balbettò qualcosa, ma si zittì quasi immediatamente, sentendosi improvvisamente un idiota per tutto quello che aveva urlato contro a Kurogane un momento prima. Il terrore di tornare lo aveva attanagliato così tanto che non aveva considerato il fatto che sarebbe tornato con Kurogane.

«E ancora una cosa…» continuò il moro, mentre lo stringeva a sé un attimo dopo. «Non osare mai più dire che sono il peggior fidanzato che esista. Ricordati che ti sopporto».

«Oh, sei cattivo, Kuro-chu» sussurrò Fay, cingendogli la vita un po’ più forte.

***


Fay scese dal sidecar dalla moto di Kurogane appena si fermarono, credendo per un attimo che si sarebbe sentito male. Quell’ultimo acquisto del compagno gli era piaciuto parecchio, ma il modo in cui l’altro lo guidava gli faceva desiderare di sfracellarsi sulla strada piuttosto che continuare. Cercando di tornare a respirare, si tolse il casco, rabbrividendo.

«Quando hai guidato tu è stato molto peggio» si giustificò Kurogane, alzando le spalle, notata la sua espressione sconvolta. Scese con calma dalla moto, aprendo il sedile per riporre i caschi.

«Kuro-sama sta cercando di uccidermiii» si lamentò Fay, avvinghiandosi al suo collo da dietro e simulando un pianto dirotto sulle sue spalle.
«Staccati subito! Vai ad aprire il cancello piuttosto» sbottò Kurogane, cercando di scrollarselo di dosso. Erano appena arrivati a casa di Ashura, e già Fay tergiversava con quelle idiozie, eppure non erano nemmeno entrati. Sarebbe stato un lungo trasloco.

Fay obbedì a malavoglia, tirando teatralmente su con il naso e dirigendosi verso il cancello in ferro della casa, mentre Kurogane rimaneva accanto alla moto, ad imprecare perché non riusciva ad incastrare i caschi correttamente. La vecchia abitazione di Fay era un villino dall’aspetto antico anche se ristrutturata, ed era evidente che chi ci viveva doveva essere benestante: anche senza entrarvi, bastava dare un’occhiata al giardino sul davanti, ben curato.

Kurogane non aveva mai avuto il permesso di avvicinarsi al cancello, perché per un’idiozia o per l’altra Fay l’aveva sempre costretto a restarne fuori. Quel giorno, entrò con lui, richiudendolo dietro di sé.

Fay cercava chiaramente di sembrare padrone di sé, ma la sua espressione era mesta e gli occhi bassi. Aprì la porta d’ingresso, lasciando che Kurogane entrasse dietro di lui. Senza nemmeno lanciare un’occhiata intorno a sé, salì al piano di sopra per la scalinata che c’era in entrata.

«Prima prendiamo le cose in camera mia. Non ti preoccupare, vedrai che ci starà tutto nel sidecar» lo anticipò Fay con un sorriso, quando Kurogane aprì bocca, probabilmente per esprimere di nuovo la sua perplessità per la quantità di cose che avrebbero dovuto prendere.

Quando Kurogane entrò nella stanza di Fay, non poté non riconoscere che tutte quelle cianfrusaglie dovevano per forza appartenere al biondino. Non c’era un centimetro libero sulle pareti, tante erano le idiozie che ci aveva attaccato, quali poster di animali, film o cantanti. A terra c’erano pile di libri, data la mancanza di una libreria dove riporli, il letto era disfatto e l’armadio era aperto, alcuni vestiti a terra. Sul comodino, stavano ben sei orsi di peluche *.

«Ha lasciato tutto come il giorno che me ne sono andato» spiegò Fay, emettendo un risolino inquietante. «Meglio così». Con l’aria di chi si ricorda perfettamente dove ha riposto ogni cosa anche nel caos, prese una valigia da un angolino sotto il letto e cominciò a gettarvi dentro i propri abiti senza un ordine preciso. Non chiese nemmeno per un momento aiuto a Kurogane, continuando a parlare del più e del meno. «Se eviti di guidare come un pazzo, possiamo portare tutto in una volta, anche gli scatoloni con i libri…»

«Senti, lo so che vuoi andartene prima possibile» sbuffò Kurogane, interrompendolo. «Ma dobbiamo fare almeno due giri. Puoi stare qui da solo mentre porto a casa le cose che hai raccolto finora?»

«Certo, Kuro-chin! Per chi mi hai preso» esclamò Fay, lasciando accanto alla porta e a Kurogane lo scatolone che aveva tra le mani e appoggiando le braccia sulle spalle del compagno. Gli dette un veloce bacio sulla guancia, tentando di assumere un sorriso convincente prima di tornare al lavoro. Non era entusiasta all’idea di restare solo, ma Ashura sarebbe tornato tardi quella sera probabilmente e non c’era alcun pericolo di incontrarlo.

Kurogane sapeva benissimo che non era la scelta migliore quello di lasciarlo solo in quella casa, ma era l’unico modo per concludere quella faccenda il prima possibile. Fu comunque con sguardo preoccupato che seguì la figura del biondo mentre scendeva le scale a precederlo, con uno scatolone tra le braccia e continuando nervosamente a parlare.

Accanto all’entrata però, Kurogane si bloccò, lasciandolo inconsapevolmente proseguire da solo quando una cornice attirò la sua attenzione. Sopra ad un mobiletto, c’era una foto che era stata scattata al suo biondo a fianco di un uomo dall’aria che giudicò subito inquietante, che pure lì sorrideva, mentre teneva abbracciato Fay a sé. Era vestito con un completo elegante, in giacca e cravatta, e portava in una coda i lunghi capelli neri. Sembrava giovane, almeno abbastanza da non poter essere assolutamente scambiato per il padre di Fay. Quest’ultimo aveva un sorriso forzato, di circostanza, e conosceva abbastanza bene il suo corpo per dire che non si trovava esattamente a suo agio.

Kurogane deglutì, rabbrividendo, quando sentì il biondo chiamarlo dal cortile, così si affrettò a distogliere lo sguardo da quella foto per raggiungerlo. Prima se ne andavano, meglio era. Così, caricarono il sidecar e Fay tornò dentro, lasciando che l’altro partisse.

***


Quando Kurogane parcheggiò di nuovo la moto davanti all’abitazione, ebbe immediatamente un brutto presentimento. Il cancello, che Fay aveva lasciato socchiuso per dargli modo di entrare, era sbarrato. Mentre rifletteva sulla possibilità di sfondarlo a meno, notò con orrore l’Audi nera parcheggiata sul viale della villetta.

E così Ashura era tornato a casa e l’idiota era ancora là dentro? Come mai non era uscito?

Senza farsi troppi problemi, Kurogane scavalcò il cancello arrampicandosi, e corse alla porta, che spalancò senza pensare nemmeno per un attimo a bussare. Sentiva qualcuno gridare, ma in quel momento non sarebbe riuscito a capire chi era, tanto la sua vista e il suo udito erano annebbiati.

Quando si fiondò in camera di Fay, si sentì montare di rabbia quando gli si presentò quella scena, non riuscì nemmeno a sorprendersi di quello che stava accadendo. L’unica cosa che riusciva a provare era odio verso quell’uomo.

Il biondo doveva aver cercato di scendere dalla finestra nella sua stupidità perché stava seduto sul balcone, ma Ashura lo aveva fermato prima e in quel momento lo teneva afferrato per il collo, mentre tutto ciò che sapeva fare l’altro, senza cercare di difendersi, era stare aggrappato alla sua giacca. La bocca di quell’uomo era vicina –troppo vicina- al collo di Fay. Kurogane si sentì assordare da quel lieve fruscio con cui il petto di Ashura si accostò a quello del biondo.

«Lascialo» ringhiò Kurogane, tremando per la rabbia, ma senza avvicinarsi. Aveva il sospetto che se avesse fatto un altro passo nulla lo avrebbe trattenuto dall’uccidere quell’individuo: però gli era bastato guardare gli occhi di Fay per un millisecondo per capire che non era quello che il biondo voleva.

«E tu chi saresti?» domandò Ashura, voltandosi verso di lui. Sembrava che non gli importasse particolarmente di essere stato sorpreso a trattare Fay in quel modo, e osservava Kurogane come si osserva solitamente un’improvvisa seccatura. «Questa è violazione di domicilio».

«E tu stai osando alzare le mani sul mio ragazzo» ribatté Kurogane, senza staccare gli occhi dalla mano al collo di Fay e desiderando sempre più ardentemente spezzare quel braccio. L’espressione del biondo era terrorizzata. «Lascialo immediatamente o ti ammazzo».

Ashura rise, stringendo per tutta risposta la presa sul collo di Fay e tirandolo verso di sé in quel modo, mentre anche l’altra mano andava ad afferrare il polso del ragazzo, a quel punto totalmente incapace di controbattere in qualsiasi maniera. Stringeva spasmodicamente la giacca di Ashura, ma non sarebbe riuscito a scostarlo da sé nemmeno se ne avesse avuto la forza. «Chiunque tu sia, non hai il diritto di intrometterti in questa faccenda. Perciò vattene, se non vuoi che chiami la polizia».

Kurogane non riuscì più a riflettere. Non gli importava se in quel modo Fay ce l’avrebbe avuta con lui, desiderava spaccare la faccia a quel bastardo e fu esattamente quello che il suo pugno fece un attimo dopo. Ashura lasciò la presa dal collo di Fay, che rimase a guardarlo cadere a terra, tremante e atterrito. Kurogane lo afferrò per un braccio, attirandolo a sé e stringendolo contro il proprio petto, restando a guardare Ashura con aria omicida.

Quello non si era alzato dal pavimento né aveva accennato a una smorfia di dolore per il suo naso spaccato che colava sangue sui suoi vestiti, ma si era seduto con lentezza a schiena contro l’armadio e guardava Kurogane con un sorriso. «Vattene pure, riuscirò a riprendermelo. Io ho bisogno di Fay, e lui di me» sibilò, fissando mentre parlava il biondo, che ancora non riusciva ad emettere un suono.

«Continua a sperarlo» ringhiò Kurogane, prendendo dal letto l’ultima valigia e mettendola tra le mani di Fay, rivolgendosi finalmente a lui. «Vai fuori».

Il biondo obbedì, nonostante fosse palese quando ancora fosse spaventato dal comportamento di entrambi. Kurogane non disse una parola ad Ashura, né tornò ad osservare la sua faccia che lo guardava sorridente. Invece, afferrò gli ultimi due scatoloni sul pavimento ed uscì dalla stanza.

Una volta fuori dal cancello, non incrociò nemmeno lo sguardo di Fay, seduto a terra con la schiena appoggiata alla moto, intento a fissare un punto indefinito della strada. Il biondo rimase immobile in quella maniera finché Kurogane non allungò una mano verso di lui e sbottò: «Dammela».

Fay alzò gli occhi velati su di lui senza capire.

«Voglio la chiave di questo posto schifoso» spiegò Kurogane, attendendo mentre l’altro mostrava qualche attimo di titubanza. Alla fine, gli mise la chiave tra le mani, che il moro afferrò e gettò nel giardino di Ashura con un gesto deciso.

Poi tirò Fay in piedi per un braccio senza nessuna gentilezza, e impresse a forza le sue labbra contro quelle dell’altro. «Non osare mai più spaventarmi così» gli disse, una volta che fu riuscito a staccarsi da quel bacio, che Fay aveva disperatamente ricambiato, anche sconvolto com’era.

«No» mormorò il biondo, abbassando lo sguardo contrito. Lasciò che Kurogane lo sistemasse dietro di sé sulla moto e gli mettesse con cura il casco, senza mai rialzare gli occhi. Il modo con cui si avvinghiò alla vita del compagno durante tutto il viaggio non lasciò dubbi a Kurogane che per tutto il tempo avesse singhiozzato, coperto dal suono del rombo della moto.
 

* praticamente, la mia stanza u.u’ la passione per gli orsi di peluche deriva da “Junjou Romantica”, se ne avete da buttare io li adotto *-* prometto che questa era l’ultima nota idiota ^^




 
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ehm, “Revolver” non è il titolo di una canzone dei Beatles ma di un album, ma per me stava bene così (non credo ci sia una canzone dei Beatles che invita a picchiarsi o simili comunque u.u)

il revolver è una pistola ovviamente, ma “revolver” vuol dire anche “sconvolgere” in spagnolo (com’è acculturata! e invece no, possiede solo il dizionario di spagnolo *-*). inizialmente infatti l’incontro con Ashura doveva essere molto più traumatico, e doveva aver a che fare con una pistola u.u ma.. alla fine il mio cuoricino non avrebbe retto. quindi per me il significato più adatto rimane “sconvolgere”.

ho avuto problemi nel pensare a questa parte della storia, devo dire. avrei voluto dividerla, cambiarla, approfondirla.. perciò vi prego di considerarlo, prima mandare Kurogane a katana sguainata a stanarmi dalla foresta dove mi nascondo: sono consapevole che sia una faccenda della serie “lasciata all’immaginazione del lettore” (vi autorizzo comunque a pensare malissimo di Ashura).
 

to Ne_chan: eh quella certa beal95 autrice si diverte parecchio a tenerci con il fiato sospeso e depresse, vero? xD comunque ricorda: la chimica è più importante delle KuroFay (ma che dico, non è vero °-° solo mantengo la facciata da scienziata)! io faccio sempre come Fay, ascolto la musica a tutto volume e poi.. vengono fuori stè storie xD sono felice che la scena finale di “Twist & Shout” sia piaciuta ^^ era davvero la prima che scrivevo un po’.. così. sono fiera invece della scena con Sei e Sub xD perché più demenziale di così proprio non poteva uscirmi (e poi ho riso un sacco leggendo che hai riso °-° ehm)!! w i doppi sensi *-* a presto spero ^^ e ti ringrazio un sacco!

to Emily00: mossa da compassione per la tua influenza ho aggiornato il venerdì mattina, perché mi commuove quello che mi scrivi ç-ç penso che il Fay di Tsubasa non avrebbe mai raccontato così spudoratamente ogni cosa di sé.. ma in fondo lui mica ci stava con Kuropon u.u’ (almeno, nella mia testa sì, ma io sono solo una povera fangirl). l’idea della cena a 4 è buona (Subaru io lo adoro) xD ammetto che non ho scritto nulla del genere, ma se riuscirò a organizzare un seguito la metterò °-° oh sì, è troppo bella. GRAZIE!! (vuol dire che ti ruberà l’idea ndcervello)

to Julia_Urahara: mi sono divertita anch’io, se ci ripenso mi sembra quasi surreale l’averti trovata! veramente, non parlavo così tanto da mesi xD eh Kurogane secondo me non si rende nemmeno conto di quanto sia tenero il suo comportamento ç-ç forse è proprio per questo che lo trovo doppiamente dolce!! Fay da brava ragazza non può che essere perso di lui.. ci sentiamo presto, sì :D pastaaa anche a teee! (che bello pensare al faccino arrabbiato di Inghilterra sulla tua tazza x°D)

to li_l: Hokuto è la regina delle fangirl, hai ragione °-° com’è che nessuno ci ha mai pensato prima?! purtroppo nella mia storia non c’è ç-ç IO le avrei fatto gli occhi verdi. per quanto riguarda Sei e Sub (che ha imparato a giocare a scopa, sììì).. mi sa che non compariranno più in questa storia (specifico: in questa), sebbene l’idea di trasferirli a casa loro non sia male! specialmente dopo che mi sono figurata la scena della panna *ç* comunque penso anch’io che le pare di Fay si siano fatte poco sentire, mi sa che ho rimediato adesso xD ma la storia è agli sgoccioli e le crisi più grandi ormai sono superate dai u.u ciao ciao, e grazie :D

to Shyray: certo che puoi recensire quando vuoi :D! come ho detto, ho avuto problemi a concepire storia di Ashura.. probabilmente, non è arrivato a tanto con Fay, ma era sicuramente il suo intento. però se fosse riuscito a violentare Fay probabilmente lui non si sarebbe più ripreso conoscendolo xD la loro relazione è comunque ambigua, e, come avrai capito, non ho idea nemmeno io in che cosa consista ^^’ perché sono una scrittrice attenta *coff* ti ringrazio tanto, come sempre sei gentilissima!

to shiya_euphie: non ti preoccupare se non riesci a recensire ^^ il furgone di biscotti però lo accetto *ç* ho una visione quasi a 360° delle opere Clamp, per questo sono riuscita a riprodurre un colossale crossover di tutte le loro opere concentrato in quel capitolo xD una cosa folle. e Yui ci rimette sempre parecchio, poverino. non ti preoccupare per Subaru: è troppo ingenuo per capire di cosa stavano parlando, Kurogane purtroppo per lui no xD Tomoyo è vergognosamente sparita, è vero, ma in CCS dopotutto non ha nemmeno fratelli e sua madre sta veramente via tutto il giorno u.u’ sopravvivrà. l’ultimo capitolo è il 16, tranquilla :D comunque, grazie della recensione sconnessa!! (che ha una risposta sconnessa °-°)

to beal95: non ti perdonerò mai u.u non per le recensioni alla mia storia, sia chiaro: ma perché la tua mi sta deprimendooo xD tranquilla, sono sempre contenta di ricevere commenti, anche se arrivano a salti o che, e grazie!! sono felice che tutti i personaggi e la trama ti piacciano, è importante per me sapere di averli gestiti bene! non ce la faccio a non inserire particolari scabrosi nelle storie, però credo che ora tutti odino Ashura per colpa mia xD nooo! poverino, lui è solo svitato! e poi Fay avrebbe dovuto imparare a pensare con il proprio cervello un po’ prima, ecco u.u anche a me piace tantissimo “Love me do”!! i Beatles regnano, ma soprattutto.. la PASTAAAAAA! *W*

to yua: beh non presto troppa attenzione al numero di recensioni (però amo ogni vostra parola, questo si ^^), ma tra tre e otto c’è una bella differenza, hai ragione!! perciò ti ringrazio, sei davvero gentile ç-ç devo dire che amo ogni giorno di più Kurogane, proprio come hai detto è un personaggio splendido; vorrei un uomo così, davvero. Fay invece rimane sfigato, è vero, ma amo anche lui, anche se gli ho scritto un passato orribile, come sempre xD le cose rimarranno carine e coccolose, promesso, fino alla fine ^^ certo hanno anche loro problemi, però nulla d’insormontabile!! sei sempre un tesoro ç-ç grazie!
 

ho fatto un sacco di fatica a rispondere “brevemente” a ben 8 recensioni (p-r-o-l-i-s-s-a ndcervello) u.u’ oddio, beh.. grazie a tutti ç-ç a chi legge, a chi legge&apprezza, a chi stampa la storia solo per alimentare il proprio tritacarte..

harinezumi

 
bene spaventati amici miei quando leggere le note a fondo pagina, annuncio che il prossimo capitolo è “Hello goodbye” :D ho quasi finito perché è il penultimo ç-ç

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Capitolo 15
*** Hello Goodbye ***



Cap 15

Hello Goodbye

 

You say yes and I say no
You say goodbye and I say hello

«Sono così fiero di te, Kuro-tan!» miagolò Fay, cingendolo con dolcezza il collo del compagno, seduto a studiare alla propria scrivania. «Ti impegni tanto! Diventerai un bravissimo insegnante, ne sono sicuro…».

Fay aveva smesso dopo pochi giorni di sentirsi tormentato dalla faccenda avvenuta con Ashura, anche se ovviamente non aveva voluto parlarne e aveva fatto finta che nulla fosse successo. Tuttavia, sembrava che in qualche modo si fosse ripreso realmente, e non mancava mai di dimostrare la sua rinnovata allegria a Kurogane.

«Se sei qui per scocciare puoi anche alzare i tacchi» rispose quest’ultimo, non particolarmente entusiasta di venire costantemente interrotto dal biondo. Ogni dieci minuti di ogni giorno, entrava nello studio con una scusa diversa, quali portargli uno spuntino o da bere, aprire la finestra, portargli una lampada migliore, prendere un libro che gli interessava. Ma le sue vere intenzioni erano ben altre: ovunque andasse a parare, si finiva sempre lì.

«Prestami un po’ di attenzioni, ti prometto che poi me ne vado!» si lamentò infatti Fay, senza mollare la presa sul suo collo, ma anzi appoggiando anche il mento sopra la sua testa e chiudendo gli occhi, come per ribadire che lui era più importante di qualsiasi libro stesse studiando.

«Vuoi davvero che io un giorno riesca a laurearmi? Smettila di girarmi attorno quando sei in casa» sbottò però Kurogane, tentando di staccarsi di dosso almeno le braccia dell’altro, purtroppo saldamente avvinghiate al suo collo.

Ma Fay non demorse, anzi si gettò letteralmente in braccio al compagno, improvvisando una serie di miagolii soddisfatti, nonostante Kurogane minacciasse ancora di cacciarlo. «Kuro-pii, dovresti proprio venire a letto con me, è tardi…» mormorò, iniziando a baciargli dolcemente il volto, sulle guance, la fronte, gli occhi, ovunque gli venisse in mente di posare le labbra.

«Sono le dieci. Ho ancora un po’ di tempo, lasciami finire…» cercò di ribattere Kurogane, senza successo. Perché, un attimo dopo, era lui stesso che infilava le mani sotto la maglietta di Fay e lo stringeva a sé, le proprie labbra premute contro le sue. Non avrebbe potuto fare un errore più grande se non quello di cedere così, perché era evidente che ora Fay non l’avrebbe più lasciato in pace. Avrebbe preteso di giocare con lui fino a tardi, anche se Kurogane aveva un estremo bisogno di dormire, dato che ogni mattina si svegliava alle sette.

Tuttavia aveva intuito che avrebbe dovuto sopportare quella situazione per un po’. Fay doveva sfogarsi in una qualche maniera, dopo che non era riuscito a respingere Ashura, nemmeno con la presenza di Kurogane. Era probabile che quel comportamento, molto più intraprendente del solito (il che era tutto dire), fosse solo un tentativo del biondo di dimenticare e stare meglio: e questo era un motivo sufficiente per accontentarlo.

L’aveva capito, anche se l’altro non gli aveva detto chiaramente. Ogni cosa in Fay glielo stava urlando: non voglio più sentire la sensazione delle sue mani addosso, voglio che sia soltanto tu a potermi toccare di nuovo.

Kurogane alzò gli occhi sul volto arrossato del biondo, che giaceva sotto di lui, ora sul letto. Probabilmente, rifletté, non c’era qualcosa che davvero non avrebbe fatto per lui. Per quanto stanco anche fisicamente si sentisse ad avere ancora una volta tutto sulle proprie spalle, nulla lo appagava come l’espressione del biondo alla mattina, mentre esibiva quel sorriso ora colmo di ringraziamenti inespressi e inconfondibile amore.

***

«Prima c’è l’amore, è tutto un batticuore, dopo arriva il matrimonio, ma che grande pandemonio!*» canticchiava Fay per il soggiorno, in boxer e maglietta, con tanto di bandana fucsia legata in testa.

Al negozio gli avevano dato un giorno libero, perciò aveva pensato di fare una sorpresa al suo Kuro-pon mettendo la casa un po’ a posto, cosa che di solito considerava meno di niente. Il motivo era che il suo compagno sembrava ogni settimana più scocciato dal caos che spargeva Fay in giro, essendo abituato al suo ordine rigoroso. Meglio non rovinare ulteriormente quella che non era esattamente una tranquilla convivenza in molti campi (specialmente per quanto riguardava le incursioni di Fay sotto le docce di Kurogane).

Occupato com’era, il ragazzo si rese a malapena conto che il suo cellulare, gettato sul divano, stava squillando da un po’. Lo prese, osservando con fierezza che avrebbe potuto fare una pausa ora che era a metà lavoro. Anche se nell’effettivo tutti i loro dvd erano a terra, il tappeto chissà dove, la playstation staccata e gettata sul letto in camera e il divano non più addossato alla parete ma al centro della stanza.
Giocherellando con uno dei buffi oggettini quali graffette e calamite che aveva recuperato da alcuni anfratti, rispose al telefono, sovrappensiero. Rimase impietrito quando sentì la voce dall’altro capo della cornetta.

«Come stai, Fay?» gli aveva appena chiesto Ashura. Sembrava una domanda posta in tutta tranquillità, e Fay avvertì benissimo la preoccupazione paterna in quelle parole, ma faticò a rispondere immediatamente, maledicendosi per non aver dato nemmeno un’occhiata al numero sul display. «Fay? Tutto bene?»

«Si. Scusa» mormorò il biondo, senza aggiungere però un’altra parola. Perché Ashura era così gentile con lui adesso?

«Te ne stavi zitto!» rispose l’altro, ridendo. Possibile che fosse così gentile? «Come sta quel ragazzo con cui stai adesso? Hai ancora lo stesso lavoro? Ti ho proposto tante volte di pagarti ancora gli studi, la mia offerta è sempre valida…»

«Perché hai chiamato?» domandò Fay, interrompendolo. Dubitava, dal modo in cui si erano lasciati l’ultima volta, che ad Ashura importasse molto della salute di Kurogane. Anzi, il suo naso non doveva ancora essere guarito dopo quel colpo in pieno viso. Tuttavia avvertiva un tono strano nella voce di Ashura, come se fosse tornato quello del tutore che quand’era bambino si prendeva cura di lui con mille attenzioni.

«Credevi davvero che non ti avrei più cercato?» gli chiese Ashura di rimando, senza un attimo di esitazione. «Non andiamo molto d’accordo, ma tu sei mio figlio».

Fay rabbrividì, senza sapere esattamente che emozioni avrebbe dovuto provare in quel momento. Amore, affetto? O avrebbe dovuto pensare che Ashura lo stava semplicemente prendendo in giro per avvicinarlo a lui? Se ci fosse stato Kurogane nei paraggi, gli avrebbe sicuramente detto cosa fare.

«Davvero non c’è un altro motivo per cui stai chiamando?» cercò di sillabare alla fine, dandosi dello stupido per quanto riusciva a sembrare emotivo anche per telefono. Persino Kurogane doveva averne davvero abbastanza dei suoi lamenti isterici.

Dall’altro capo della cornetta ci fu per un po’ silenzio di tomba. Poi un: «Se ti dico come stanno le cose, prometti che starai lontano da me?», che fece immediatamente allarmare Fay. Senza bisogno di tante parole, aveva già intuito dove Ashura volesse arrivare.

«Stai molto male?» mormorò, mentre in quei momenti il suo amore verso il suo tutore prendeva totalmente il sopravvento.

«Domani partirò per Seattle, e probabilmente è per sempre. C’è una buona clinica laggiù. Non voglio che ti preoccupi per uno come me. Fino alla fine, non sono stato capace di non coinvolgerti nei miei problemi, ti ho costretto a fare troppo…». Ashura si interruppe, lasciando quella frase in sospeso.

«Già domani?» La voce di Fay era totalmente spenta. Per quanto odio a volte avesse provato per Ashura, lo aveva anche amato. Perché da lui era stato trattato come una persona, da lui aveva ricevuto affetto, prima che l’ossessione dell’altro per il trovare una cura alla sua malattia si facesse così acuta. «C’è qualcuno che ti accompagna, vero? Quella tua assistente… dimmi che c’è qualcuno che verrà con te».

«C’è qualcuno che verrà con me. Fay, non piangere».

Ma Fay non era riuscito a controllarsi, e singhiozzava ormai al telefono, coprendo i propri singulti come poteva con una mano premuta contro la propria bocca. «M-mi dispiace, tu sei quello che sta morendo… e tutto ciò che so fare io per te è piangere! È-è tutta… colpa mia…».

«Non avrei dovuto chiamarti. Ma non potevo non parlarti ancora, desidero partire con un bel ricordo di te, Fay… perciò non fare così. Mai, in nessuna maniera al mondo, sono stato scontento del tuo comportamento, anche se so di averti detto il contrario» gli disse dolcemente Ashura. «Sembra che alla fine, anche se sono stato un pessimo padre, tu sia cresciuto meravigliosamente bene. E parto tranquillo sapendo che hai qualcuno che ti ama».

«Dimmi che aereo prendi! Devo vederti» supplicò allora Fay, intuendo che l’altro non aveva intenzione di parlare ancora a lungo.
«Partirò alle dieci e trenta. Ti saluto, Fay» rispose infatti Ashura, in tono sbrigativo per quanto ancora molto gentile. «Ricordati che non sei costretto a venire solo perché me l’hai chiesto. Sono già contento di te».

Prima che Fay avesse modo di dire una parola, Ashura riattaccò, e il ragazzo si ritrovò in un soggiorno mezzo demolito, distrutto e sconvolto.

***

«Hai saltato il lavoro per venire qui stamattina. Che amico hai tanto importante da correre a salutarlo con un giorno di preavviso?» domandò Kurogane, parcheggiando la moto davanti all’aeroporto. Avevano staccato il sidecar, perché Fay sosteneva che viaggiava meglio accoccolato contro di lui.

«Non ti preoccupare, Kuro-bau. Faccio in un attimo, tu aspetta qui» rispose il biondo, scendendo dalla moto e slacciandosi il casco con un sorriso. Lo porse a Kurogane perché glielo tenesse, ma prima di entrare solo nel terminal si rivolse ancora al suo compagno. «Grazie per avermi accompagnato!»

Una volta fuori dalla vista di Kurogane, il suo sorriso si spense e Fay cominciò a correre nella hall dell’aeroporto, senza staccare gli occhi dal tabellone delle partenze. L’aereo per Seattle stava già imbarcando, perciò doveva veramente sbrigarsi. Passò i metal detector nel limite della legalità, schizzando via non appena la guardia gli fece un cenno, e corse anche lungo le scale mobili. Nel salone d’aspetto, i suoi occhi cercarono sperduti ovunque, finché non trovarono una figura ben precisa.

Ashura era come sempre impeccabile in un completo giacca e cravatta, anche se il suo viso gli apparve subito più pallido e scavato. Del resto, non poteva aspettarsi altro, ma non si immaginava certo di rimanere così impressionato al manifestarsi della sua malattia. Seduta accanto a lui, fortunatamente, c’era veramente l’assistente che lo avrebbe accompagnato, quindi almeno su quel punto non aveva mentito come aveva temuto Fay.

«Fay! Stavo per andare» esclamò Ashura con un sorriso, notandolo prima che il biondo potesse parlare. Era rimasto imbambolato a fissarlo pochi metri più in là, ansimando leggermente per la corsa.

A quel punto, Fay gli si avvicinò, inginocchiandosi lentamente al suo fianco e appoggiando la fronte contro un suo ginocchio, senza dire una parola. Sarebbe rimasto lì anche per diversi minuti, se l’altro non avesse parlato.

«Ti prego, non fare così… alzati» gli disse Ashura, in tono leggermente autoritario. Ma dai suoi occhi era ben visibile quanta tristezza aveva provato a quella vista, e fu solo lo sguardo che Fay incrociò che lo indusse a sollevarsi da terra; tuttavia, Ashura non rinunciò a quel contatto, perché gli prese una mano nella propria. «Non ero sicuro che venissi. Vorrei scusarmi con te… mi perdoni, Fay?»

Fay annuì senza pensarci due volte, ma la sua espressione rimase tetra. «Certo che si».

«Oh, lo so benissimo che non me lo merito. Ma è bello sentirtelo dire» mormorò l’altro, a bassa voce. «Ora fammi un sorriso, ti prego. Così posso andare». Ashura si alzò in piedi, accarezzandogli i capelli con la mano libera e sorridendogli dolcemente. La sua segretaria aveva preso le valige, e si stava dirigendo all’imbarco, dopo aver annunciato con discrezione che era l’ultima chiamata.

«Non morire» gli chiese Fay a bassa voce. Poi, abbozzò un sorriso sul volto, che sembrò persino spontaneo, perché nessuno sapeva sembrare allegro forzatamente quanto lui. «Sarei più contento se non morissi, e tornassi a vivere felice». Cercò di non notare l’ematoma violaceo appena visibile che Ashura aveva sul naso e in parte sulla guancia.

 «A me basta che queste cose le abbia tu» rispose Ashura, baciandolo sulla fronte e lasciandogli la mano. «Addio, Fay».

Fay non emise un suono, nemmeno respirò. Rimase a fissare Ashura mentre si allontanava da lui e raggiungeva la donna, senza più riuscire a sorridere. Ma doveva cercare di riprendersi, altrimenti Kuro-tan all’uscita avrebbe notato che era triste e si sarebbe preoccupato. A quel pensiero, il sorriso gli tornò un attimo alle labbra, e si concentrò su quella prospettiva per riuscire a mantenere un’espressione normale mentre usciva.

Ma Kurogane aveva un fiuto eccezionale nel capire quando Fay mentiva, così lo accolse immediatamente con aria dubbiosa quando lo vide uscire ed esibire uno dei suoi falsi sorrisetti. Gli passò il casco, salendo sulla moto, ma non lasciò correre. «Chi sei venuto a salutare che ti ha ridotto così?» gli chiese, studiando gli occhi azzurri dell’altro, mesti e leggermente bassi.

«Non ti sfugge nulla, eh, Kuro-sama?» mormorò Fay, cercando di allargare il proprio sorriso. Tuttavia, in quel momento non aveva voglia di resistere ancora allo sguardo di Kurogane. «Ashura è partito per gli Stati Uniti, e non tornerà più, perché è andato a morirci. Scusa se non te l’ho detto. Ma anche se penserai che non fosse sincero, io preferisco ricordarmelo com’è stato oggi».

«Non ti posso biasimare» rispose Kurogane, dopo qualche minuto di silenzio. Gli passò una mano dietro alla nuca per attirarlo a sé e lo baciò sulle labbra, preferendo quello a tutte le inutili parole che avrebbe potuto dire per impedire all’altro di deprimersi.

***

«A mia sorella piace fare questo genere di follie. Ma non pensavo che sarebbe partita davvero» stava dicendo Kurogane cercando, cosa insolita per lui, di fare conversazione con quella specie di zombie che si trovava in casa da qualche giorno.

Ma Fay non alzò gli occhi dalla sua colazione, ancora intento a fissare con sguardo vuoto la sua tazza di tè. Da quando Ashura era partito, portava sempre con sé il cellulare e ne controllava le chiamate sempre più spesso, non riuscendo a rassegnarsi all’idea che il suo tutore non l’avrebbe più chiamato. Lui ci aveva provato, ma nessuno aveva risposto.

Kurogane non poteva capire del tutto la sua sofferenza, ma supponeva che saperlo probabilmente morto in qualche ospedale oltreoceano doveva essere un duro colpo per Fay, anche dopo che aveva deciso di tagliare i ponti con quel suo residuo di famiglia che gli era rimasto. Tuttavia, come il biondo ripeteva spesso, adesso aveva Kurogane accanto a sé, che cercava persino di fare conversazione.

«Scusami, Kuro-wan, non ti stavo a sentire» mormorò Fay dopo qualche minuto di silenzio. Sorrise al compagno, finalmente riscosso dalla sua contemplazione del tavolo. Fortunatamente, i momenti in cui s’incantava così erano sempre più radi.

«E non farmi ripetere le cose!» sbottò Kurogane, cominciando a sparecchiare dato che almeno lui aveva finito di mangiare. Fay, invece, non toccava cibo da quando si era seduto, ma l’avrebbe presto fatto, a costo di ficcargli la colazione giù per la gola, rifletté Kurogane. «Mia sorella passerà il resto dell’anno scolastico ad Hong Kong, con la sua migliore amica. Non ho capito bene perché quella ragazzina avesse bisogno di trasferirsi in Cina, ma non c’era bisogno che Tomoyo la seguisse! E invece, testarda com’è…»

«Oh, Kuro-amore! Mi dispiace tantissimo!» esclamò allora Fay, alzandosi con uno scatto felino, improvvisamente pieno d’energia, e andando ad incollarsi a Kurogane, stringendolo in maniera che non potesse liberarsi facilmente.

«Ma che ti piglia?!»

«La tua sorellina parte!» spiegò il biondo, senza accennare a lasciarlo. «Così ti sto consolando, Kuro-mii. Sono così dispiaciuto, non voglio assolutamente che Kuro-bau provi il dolore che sono costretto a provare io… con tutta la sua famiglia lontana!»

Kurogane, dopo quelle parole, non ebbe il cuore di scansarlo come aveva pensato, ma anzi gli passò una mano tra i capelli, accennando appena un sorriso. «La mia famiglia non è lontana, è qui con me. È chiassosa e ha un sacco di problemi… mi tiene sveglio a guardare film idioti, mi cucina dei dolci ripieni di zucchero in maniera improponibile e mi salta addosso nei momenti più inopportuni» sospirò, con una smorfia di sopportazione. «Ma l’ho scelta io, e a lei non permetterò mai di lasciarmi, perché la amo».
 

* non ricordo in che telefilm ci fosse questa canzone.. e più ci penso meno mi viene in mente *-* sorry




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l’ultimo discorso di Kurogane è stato ispirato da “Lilo & Stitch” *-* io AMO quel cartone, e la scena in cui Stitch dice che la sua famiglia è “piccola e disastrata, ma bella.. si, molto bella” è semplicemente strappalacrime T_T

nessuno sta morendo dalla voglia che arrivi Lucca Comics&Games?! ç-ç (in mancanza di cose intelligenti da dire xD)

 
to Shyray: Fay è ancora molto bravo a recitare e a mentire, non ho dimenticato che è la sua natura in fondo! diciamo che per quanto ami Kurogane vuole lo stesso che la sua vita non cambi di una virgola.. della serie, viva le contraddizioni!! spero che la fine della storia ti stia piacendo :D è stata scritta un po’ a casaccio, lo ammetto xD a presto ^^ e grazie, sei sempre gentilissima!

to Emily00: i tuoi commenti mi fanno davvero contenta xD perché il mio scopo è proprio farvi coinvolgere!! io cito sempre tantissimo il manga, a volte non si capisce forse u.u’ l’idea di un seguito ha preso forma già il mese scorso ^^’ ed è a metà della sua realizzazione. spero che mi riesca bene, così potrò farvelo leggere :D mi interessa molto esplorare il rapporto tra Kurogane e Fay in un AU, cercando di mantenere i personaggi sempre uguali a sé stessi! ti ringrazio per l’idea che mi hai dato in ogni caso :D è stata provvidenziale o non avrei avuto più voglia di continuare!

to Julia_Urahara: quanti complimenti.. troppi *-* se continuo a scrivere è soprattutto perché ci sono tante belle persone come te che mi dicono certe cose, oh sì!! secondo me Kurogane in moto ci sta un sacco, lui è un vero uomo u.ù della serie motociclista con giubbotto in pelle.. ecco perché è ancora più figo quando picchia Ashura xD a oggi pomeriggio cara! (non ci credo di poterlo dire *O*)

to li_l: Kurogane è troppo perfetto xD e Fay invece è così imperfetto! Ashura è solo incompreso, secondo me davvero ci teneva al povero Fay, anche se ha un modo un po’ strano di dimostrarlo u.u’ (lezioni da Seishiro x°D tutti dovrebbero prenderle, peccato lo considerino un maniaco) ti auguro un buon tè anche se ormai l’avrai bevuto da quattro giorni °-° a presto, grazie davvero :D

to Ne_chan: era lungo il capitolo, sì? meglio! xD questi ultimi capitoli sono un po’ strani, devo dire che ero un po’ perplessa mentre li scrivevo.. probabilmente perché mi avviavo verso la fine e non sapevo come metterla.. però dai spero non siano tanto tristi! penso che Kurogane sia una specie di superuomo, ora me lo sogno di notte *W* un superuomo che fa tutto, ma proprio tutto, per la sua principessa.. ehm, principe *-* alla prossima spero :D ti ringrazio tanto ^^

to beal95: la pistola è stata eliminata per difficoltà di scrittura della scena xD ma io tendo davvero al tragico in questi casi! comunque anche tu non scherzi, è vero!! Fay e Kurogane sono tutto un programma, non mi stancherei mai di scrivere su di loro! è bello immaginarli litigare come una coppia, visto che le quattro sadiche megere ci hanno privato di questi momenti ç-ç purtroppo oggi non ho mangiato pasta :° ma rimedierò! PASTAAAAAA :D e grazie!

to shiya_euphie: anch’io adoro il lato di Fay che cerca di ribellarsi senza riuscirci (Kurogane è l’uomo u.u)! Ashura mi sta simpatico, davvero, non volevo che per lui la storia finisse male.. ho cercato di risollevarlo un po’ xD sono così contenta che ascolti i Beatles ç-ç purtroppo “Hey Jude” non la potevo inserire (non c’è nessuno che si chiama così °-° ed è tutta cantata al femminile xD), ma l’adoro. so che c’è bisogno di più yaoi in questa fanfic u.ù m’impegnerò nella prossima, promesso! ciao ciao grazie :D (era meno sconnessa comunque sì u.u ma le apprezzo tutte le recensioni!)

harinezumi


 
*Stitch chiude il libro de “Il brutto anatroccolo” e lo lancia via con un ringhio, allora arriva Lilo che lo prende in braccio coccolandolo allegra* il prossimo capitolo è “All you need is love” ed è l’ultimo! ma perché invece l’autrice non ha scritto sulle canzoni di Elvis Presley?!

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Capitolo 16
*** All You Need is Love ***



Cap 16

All You Need Is Love


 
There’s nothing you can do
That can be done

«Sei troppo distratto. Vedi di svegliarti» sbottò Kurogane senza gentilezza, dopo che aveva salvato Fay dalla sua probabile morte sotto un autobus, afferrandolo per il cappotto e impedendogli di attraversare la strada. Lo aveva riportato sul marciapiede, trattenendosi dal tirargli un pugno per la sua stupidità.

«Non l’avevo visto, Kuro-myu…» si giustificò Fay con leggerezza, ridendo come al solito e lanciando uno sguardo sorpreso alla strada, come se non si fosse mai immaginato che lì ci stavano le auto.

«Non ti hanno insegnato ad attraversare con il blu*?! Sei veramente idiota». Kurogane non riuscì a trattenersi, vista la reazione dell’altro ad una situazione così pericolosa, e gli assestò un pugno in testa, e anche molto meno forte di quanto avrebbe voluto, nella sua magnanimità.

«Waa! Kuro-malvagio, non picchiare la tua mogliettina!» piagnucolò Fay, cercando di legarsi ad un braccio di Kurogane anche dopo che lui aveva ripreso a camminare, fumante di rabbia. Ma al biondo non fu permesso di avvicinarsi, e quando Fay si accorse che l’altro si rifiutava anche di rispondergli, si zittì. Continuarono perciò il loro cammino in silenzio, diretti a cena dalla madre di Kurogane, che sembrava aver trovato un’ora per vedere il figlio quella settimana.

Ma in vista del ristorante nel quale sarebbero stati ospiti della signora Suwa, Fay si azzardò a parlare ancora, fermandosi con decisione a pochi passi dall’entrata. «Perché sei arrabbiato adesso, Kuro-wanko? Non l’ho fatto apposta a non guardare…».

Kurogane si voltò verso di lui fermandosi, nient’affatto rabbonito da quei dieci minuti di silenzio, lanciandogli uno sguardo di fuoco. «Sono arrabbiato –idiota- perché se tu ti fai ammazzare dato che sei proprio deficiente, io rimarrò solo. E sarà tutta colpa tua».

«Kuro-chan! Non devi dirmi queste cose!» esclamò Fay, tappandosi le orecchie con teatralità, ma usando poi le mani per trovare quella di Kurogane, che strinse leggermente tra le sue. Gli sorrise con dolcezza, cercando di penetrare almeno un po’ l’aura di rabbia che si era impadronita dell’altro. «Io morirò solo quando il mio Kuro-kun morirà. Finché ci sarà lui, io non mi sognerei mai di lasciare il suo fianco, se lui lo vorrà».

«Se ti fai sfracellare sotto un autobus le tue parole non varranno niente» grugnì Kurogane, per nulla convinto da quel discorso, ma sotto sotto raddolcito dallo sguardo di Fay.

«E invece sì. Kuro-koi troverà sempre il modo di farmi tornare da lui» mormorò il biondo, sollevando la mano di Kurogane fino al proprio volto e carezzandone il dorso strusciando la guancia contro di essa.

Poi, senza nessun preavviso, vi posò sopra le labbra, un gesto che fece arrossire il moro, che d’istinto ritrasse la mano e rimase a fissare lo sguardo sorpreso di Fay come se si trattasse di un alieno.

«Che diavolo fai?!»

«Uhn… baciavo la mano del mio Kuro-amore…» rispose Fay, senza capire il perché di quell’agitazione. «Bisogna baciare le mani alle tenere fanciulle che si amano. E siccome io amo Kuro-love…»

«Ti sembro forse una tenera fanciulla a cui va fatto il baciamano?!» gridò Kurogane, così forte che provocò all’istante l’ululato di un cane in una delle case del vicinato. Dopodiché, girò i tacchi ed entrò nel ristorate in maniera non proprio elegante, mentre il biondo lo seguiva perplesso, ma con un sorrisetto vivace sulle labbra, come sempre.

***

«Dovresti proprio trovare un modo per farti perdonare, Fay-san» commentò Sorata, mentre scaricavano dal camion delle consegne i fumetti di quel mese. Aveva ascoltato la storia dell’autobus ed aveva appreso da Fay che Kurogane non sembrava intenzionato a passare sopra a quella disattenzione del biondino.

Fay, raccogliendo l’ultimo scatolone dal camion e scendendo da esso con agilità dopo averlo passato a Sorata, sbuffò. «Ma perché? Non lo capisco! Non mi sono gettato in mezzo alla strada di mia spontanea volontà. Pensa che a cena non ha detto a sua madre che stiamo insieme! Anche dopo che lei gli ha fatto capire che ne è a conoscenza. Ha fatto finta di non essere il mio ragazzo!»

«Beh, ma te l’ha detto perché è arrabbiato!» esclamò l’amico, frugando in uno dei cassetti del magazzino dopo che ebbero trascinato dentro gli scatoloni. Ne estrasse due taglierini, e ne passò uno al biondo, cominciando ad aprire i pacchi, ma continuò a parlare. «Ha paura che lo lasci solo. Oh, Fay-san, devi essere terribilmente imprevedibile! Kurogane è uno così sicuro di sé che non riesco ad immaginare cose che lo possano preoccupare così…»

«Ma io ripeto in continuazione a Kuro-sama che voglio stare con lui!» affermò Fay, piccato.

«Mah… io credo che ci siano solo un certo numero di volte in cui si può dire una cosa e intenderla davvero. Forse per lui non sei abbastanza sincero» rispose Sorata, alzando le spalle. «Beh, dovrebbe davvero imparare ad abituarsi a te. Deve capire che i tuoi sorrisi e la tua felicità sono reali… perché lo sono, vero, Fay-san?»

Fay non rispose, ma lo guardò sorridere, non senza sentirsi un perfetto idiota, colta l’allusione in quella domanda. Già, era benissimo possibile che Kurogane avesse interpretato male quel modo sconsiderato di attraversare la strada. Forse aveva capito che Fay gli stava di nuovo mentendo, fingendo quell’allegria spropositata che in realtà celava dietro di sé il desiderio di sparire.

Ma anche se non era esattamente felice, Fay non intendeva davvero lasciare Kurogane, accidenti a lui! Perché doveva sempre essere così sospettoso?

«Uffa, sembra che dovrò una spiegazione più esauriente a Kuro-baubau» concluse infine, suscitando l’ilarità di Sorata.

***

«Kuro-muu, sono a casa!» esclamò Fay, spalancando la porta dell’appartamento e arrivando sulla soglia del soggiorno con un sorriso immenso.

Kurogane stava leggendo delle dispense universitarie, steso sul divano, e non alzò nemmeno la testa. Il che, fece immediatamente salire il sangue al cervello di Fay, che eppure non si considerava una persona collerica; ma di fronte a tanta ottusità, non riuscì a trattenersi.

«Kurogane!» strillò, battendo un piede a terra con decisione. Al quel punto, l’altro gli lanciò uno sguardo perplesso. «Smettila di ignorarmi!» continuò Fay, nonostante si sentisse il volto bruciare di vergogna per quel suo ennesimo sbotto isterico. In più, Kurogane non accennava a dire qualcosa, il che lo mise in agitazione tanto che non riuscì a smettere di parlare, imbarazzato dal silenzio. «Non fai altro che trattarmi male in questi giorni… cioè, più male del solito, non hai pensato che questo potesse farmi soffrire? Sei cattivo, e anche insensibile…»

Il discorso di Fay si perse in un balbettio sconnesso e intimorito, specialmente perché a metà Kurogane si era alzato e si era diretto verso di lui, fermandosi a fissarlo a pochi passi con aria di sufficienza.

«Ora capisci cosa si prova a convivere con qualcuno che ha un comportamento inspiegabile ventiquatt’ore al giorno?» domandò Kurogane con tranquillità. E in effetti, al contrario del biondo, tutta nella sua persona trasmetteva assoluta calma.

Per la seconda volta quel giorno Fay si sentì un perfetto idiota. «Si. Ma non dovresti preoccuparti tanto per cercare di capirmi… nemmeno io so perché mi comporto così» mormorò alla fine. «Però sono felice, Kuro-pon! Te lo giuro!»

«Sarà meglio per te che sia vero. Quindi non c’è un motivo oltre alla tua stupidità per cui hai attraversato la strada senza accorgerti che un autobus a due piani ti stava per venire addosso?»

«Assolutamente no!» esclamò Fay, risoluto. Annullò la distanza tra di loro abbracciandolo in vita e appoggiando il capo sul suo petto. «Devi credermi quando ti dico che non vado da nessuna parte senza di te. Certo, sono triste per via di Ashura», mormorò, nominando veramente per la prima volta la causa della sua depressione latente, «ma non voglio permettere che tu rimanga coinvolto da questo mio problema. Cercheresti, per me, di non preoccuparti più?»

Kurogane non rispose subito, circondandogli però le spalle con le braccia. «Se sei sicuro che vada tutto bene, cercherò di non preoccuparmi» disse alla fine, con un tono di voce comunque dubbioso. «Ma non ti prometto nulla. Richiedi troppe attenzioni, dovrei abbandonarti su una statale».

«Ma non lo pensi davvero, Kuro-pii…» mormorò Fay, prima che le sue labbra venissero chiuse dal bacio dell’altro.

***

«Kuro-waaan!» chiamò Fay, irrompendo nello studio del compagno con un berretto rosso con pon pon e pelo bianchi. Sul davanti, portava la scritta “Merry Christmas”, che si illuminava di giallo a intermittenza.

Kurogane non lo degnò di uno sguardo, cercando di ignorare i brividi freddi che gli erano corsi lungo la schiena a quell’interruzione, e tenendo gli occhi fissi sul libro che stava leggendo e sottolineando. Ma il biondo ovviamente non aveva intenzione di levarsi dalle scatole, perché si sedette sulla sua scrivania, scombinando all’istante tutte le carte che c’erano sopra in perfetto ordine.

«Kuro-angel, tra poco è Natale! Così devo farti un discorsetto, si si…» affermò Fay, afferrando in un attimo di distrazione dell’altro l’evidenziatore con cui stava sottolineando, e gettandolo con noncuranza fuori dalla porta, ancora aperto.

«Ma sei scemo?!» ringhiò Kurogane, alzando finalmente gli occhi su di lui, e trovando solo un sorriso compiaciuto.

«Vedo che ho attirato la tua attenzione. È una cosa importante, Kuro-chin! Devi ascoltare con estremo impegno» esclamò Fay, toccandogli il naso con l’indice e senza aspettare una replica da parte di Kurogane per continuare. «Allora, ho pensato: Kuro-pon non è tanto bravo a farmi dei regali. Certo, si spreme sempre un sacco le meningi e mi fa un sacco piacere, ma questo Natale io voglio dargli una mano. Quindi sono venuto in tuo soccorso, per dirti cosa voglio per Natale!»

Nonostante agli occhi di Fay quel discorso non facesse una piega, Kurogane borbottò qualcosa come: «Ma io non ci stavo pensando adesso… studiavo…».

Tuttavia era destinato a non liberarsi di Fay tanto facilmente, perché quello lo freddò con la conclusione del suo ragionamento: «Dopo un’attenta riflessione ed aver soppesato i miei desideri, ho concluso che voglio un cucciolo! Kuro-bau mi deve per forza regalare un tenero micino da tenere qui con me quando nei giorni uggiosi e bui sono da solo ad aspettarlo…»

«Tu… tu a casa ci stai meno di me…» sibilò Kurogane, basito da quella richiesta del cavolo. Mai, per nessun motivo al mondo, avrebbe affidato una creatura vivente a Fay, anche se alla fine, stando le cose come andavano in casa loro, avrebbe dovuto prendersene cura di persona. Il che ovviamente era ancora peggio che lasciare un animale in mano al biondo.

«Ma… !» Fay cominciò all’istante ad esibire una sorta di unione tra un falsissimo labbro tremulo e due occhi lucidi da cerbiatto, ma Kurogane continuò a fissarlo con le sopracciglia aggrottante e con aria decisa.

«Non ti regalerò un cucciolo, te lo puoi scordare. Morirebbe entro pochi giorni, ad ogni modo» affermò senza alcun tatto, e prese dal portamatite accanto un altro evidenziatore, ritornando a prestare attenzione solo al suo libro e distogliendo gli occhi dalla visione pietosa di Fay che simulava un pianto ininterrotto.

«Kuro-chaaan! Sei la persona più malvagia e spietata che io abbia mai incontrato!!» piagnucolò il biondo, quando vide che i suoi lamenti non sortivano alcun effetto sull’altro. Al che, scivolò giù dalla scrivania e prese un libro da sopra di essa, tirandolo senza remore in testa a Kurogane. Poi, girò i tacchi e sparì dalla stanza, un po’ perché si sentiva arrabbiato, un po’ perché se fosse rimasto il moro l’avrebbe come minimo sbranato.

Andò a gettarsi sul il divano, accendendo la tv e rimanendo a guardarla con aria spenta. In quel periodo trasmettevano ovunque film natalizi, e di solito al biondo non dispiaceva, ma in quel momento stava ancora pensando a quanto sarebbe stato bello avere un cucciolo e non prestava troppa attenzione alla tv.

Fay restò a fissare senza veramente vederlo l’albero di Natale in miniatura che aveva preteso di allestire sopra ad una delle casse dello stereo, finché la tv non riuscì ad attirare la sua attenzione. Del resto, era praticamente impossibile che il biondo non si destasse immediatamente sentendo il familiare ritornello… “Love, love, love…”.

Da quel momento in poi, rimase a guardare il film che stavano trasmettendo con aria quasi ipnotizzata, ridendo alle numerose scene comiche piuttosto forte, e senza mancare di commuoversi praticamente in ogni istante in cui era possibile.

Due ore dopo, quando ormai l’orologio sopra al divano segnava le una di notte, Fay si trovava rannicchiato con un cuscino stretto tra le braccia e un sorriso triste stampato sul volto, a guardare gli ultimi istanti di quel film, sul tappeto, a due metri dallo schermo del televisore. Sentendo poi le ultime parole del narratore, i suoi occhi, già colmi di lacrime, cominciarono ad annaffiargli il viso.

L’amore davvero… è davvero tutto.

Quella frase riecheggiò nella sua mente per tutti i titoli di coda, finché non si decise a spegnere la tv, e rimase al buio a fissare incantato lo schermo vuoto, le guance ancora umide. In quel momento, si accorse che Kurogane era appoggiato con una spalla alla porta del soggiorno e lo guardava, con un’aria colpevole, lo poteva notare anche da lì.

«Ehm… scusami… non credevo ci tenessi così tanto» riuscì soltanto a dire Kurogane, rendendosi conto di essere stato colto in flagrante mente lo osservava in silenzio, cosa che, odiava ammetterlo, faceva spesso.

Ma certo, pensò Fay, sorridendo felice. Kurogane doveva aver pensato che stava piangendo per il suo rifiuto di prendergli un cucciolo. Com’era tenero, il suo Kuro-amore! Sempre a preoccuparsi di non ferire i suoi sentimenti. Ma stavolta non aveva nessuna colpa.

Fay si alzò da terra, andando con una calma per lui insolita ad abbracciare il suo Kuro-orso, poggiando la propria fronte sul suo mento. Rimase così per un po’, senza dire una parola, prima di staccarsi e dirigersi verso la loro stanza. Sulla soglia, si fermò e si voltò a guardare Kurogane con un sorriso.

«Non ti devi preoccupare, Kuro-tan. L’unica cosa che voglio per Natale… sei tu». Cercò di non ridacchiare troppo alla vista del rossore che aveva colorato le guance del compagno, e con un ulteriore sorrisetto, più malizioso di prima, aggiunse: «Beh? Non vieni a letto?» 



 
* non ho resistito e ho citato qui praticamente parola per parola l’anime di “Junjou Romantica” u.u’


 


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che ci crediate o meno, il problema principale di questo capitolo e quello precedente è stato che ho esagerato con gli abbracci xD fatemi sapere se è stato bene o male. ah, non l’ho riletto quindi potrebbe fare schifo >-<

il film che sta guardando Fay alla fine è ovviamente “Love Actually”.. mi commuovo da morire a guardarlo, ogni volta! e poi in una delle scene viene cantata proprio “All you need is love” :D

e così sono giunta all’ultimo capitolo. un po’ sono triste perché ora dovrò tornare ad occuparmi di altro, ma spero che questa fic sia piaciuta anche se non era niente di così originale ^^ diciamo che avevo semplicemente molta voglia di scriverla xD in realtà ci sarà un’ultima pagina del genere “epilogo”, che mi era venuta di getto ancora quando scrivevo i primi capitoli, quindi aggiornerò una volta ancora!
 

to Shyray: vai a scuola a Lucca?? oddio e come fai a non lanciarti nei tendoni xD anche se sono vuoti! beh almeno non ti devi fare un viaggio di sei ore come me.. tornando alla storia, Ashura secondo me si è scusato davvero ^^ io sono una persona fiduciosa. grazie mille!!

to Emily00: oh che bello ç-ç sono felice che hai letto la mia fic in the street! anch’io ogni tanto mi metto a leggere per strada, quindi mi sento molto partecipe a quello che hai provato xD per Lucca vado il 31, di domenica ^^ mi farebbe piacere incontrarci!! ho voluto mantenere il rapporto tra Fay e Ashura tenero, tutto sommato.. io non sono una persona crudele xD il mio Fay è felice infatti! ti ringrazio tanto :D

to yua: grazie della doppia recensioneee :D sei stata gentilissima! comunque non ce l’avrei fatta a finire in un altro modo penso (tutti faranno pace all’ultimo nelle mie fic!), anche se credo che sia in qualche maniera insoddisfacente come ultimo capitolo u.u’ in ogni caso c’è un po’ di dolcezza spero!! alla prossima :D e grazie!

to li_l: consumi grandi quantità di tè a quanto ho capito xD anch’io xD sono d’accordo, Fay è troppo sfigato >-< non è quasi possibile immaginarsi una vita come la sua (ma le Clamp ci sono riuscite!).. secondo me tra lui e Subaru vince Fay, anche se è molto dura da decidere u.u grazie mille del tuo commento ^^

to Julia_Urahara: che bello poter messaggiare con te >-< e parlarti a voce, e discutere animatamente di Hetalia, e.. basta hai capito che ti adoro xD potremmo fondare insieme un culto che divinizzi Kurogane comunque, pensaci u.u e andare a pubblicizzarlo a Lucca come delle sceme xD ehm, ok.. ci sentiamo cara, baci e grazie *O*

to beal95: figurati commenta quanto e quando vuoi ^^ Fay è abbastanza stupido! scrivendo di lui me ne sono resa conto, ogni tanto mi chiedo persino se se lo meriti, il suo Kuropon! ma dopotutto separati non ce la farei mai a vederli.. grazie dei complimenti in ogni caso ^^ mi rendono molto feliceee! pastaaaa :D

to shiya_euphie: Kurogane purtroppo è troppo casto per fare i tuoi stessi pensieri xD è un peccato vero? sono contentissima che non odi Ashura, perché a me in fondo piaceva e volevo che sembrasse almeno un po’ buono! sono sicura che con Fay lo è stato anche nel manga! devo dire che alcune canzoni non sono adatte alla storia, ma senza dubbio il tuo esperimento è interessante xD ci ho provato anche io!! grazie mille *-* sono davvero felice che ascolti i Beatles, forse un po’ capirai come mi sono inventata tutto stò casino!


harinezumi

 

il titolo dell’epilogo è un segreto e non ve lo dicooo *____________* *Kurogane apre in due la testa dell’autrice con un pugno perché con questa ha scassato definitivamente le castagne*

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Capitolo 17
*** EPILOGO ***


prima di tutto, ringrazio tutte le canzoni di cui mi sono impunemente servita *______* ascoltarle nell’ordine in cui le ho messe mi fa ancora chiedere che diavolo avessi per la testa xD devo dire ai miei Beatles che li amo tanto e che mi dispiace di averli storpiati usati a mio piacimento (meno male che per la maggior parte sono morti altrimenti mi ammazzavano °-°), ma è stata colpa loro per essere così bravi da ispirarmi <3

seconda cosa, le risposte alle recensioni, un po’ più brevi del solito, ma abbiate pazienza ^^’ questo epilogo consiste praticamente solo in ringraziamenti!
 
to Emily00: sei un tesoro ^^ mi spiace di averti fatto aspettare, ma nemmeno io volevo finire la storia xD ti ringrazio tantissimo, ti scriverò per Lucca!! :D
to Shyray: grazie mille per aver letto fino alla fine!! non ho mai troppo tempo, ma presto finirò di leggere le tue fic, promesso ^^ un bacio!
to li_l: sì, vince Subaru <-< hai ragione. ti ringrazio tanto per i tuoi commenti, specialmente perché anch’io sono maniaca di Seishiro e Subaru xD eeehm.. a presto spero!
to Julia_Urahara: non ti ringrazierò mai abbastanza, sei sempre gentilissima e commenti tutto ciò che scrivo ç-ç sei un’amica adorabile, non vedo l’ora di uscire mercoledì!!
to Ne_chan: grazie per i tuoi commenti colorati e divertenti :D mi sono piaciuti un sacco e non importa se non sei riuscita a recensire tutti i capitoli, sei stata proprio gentile!!
to beal95: ora però erano ben dieci giorni che non aggiornavi (li conta eh) ç-ç ti ringrazio infinitamente, è sempre bellissimo essere seguiti da un’autrice così brava ^^

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Ascolta, vuoi sapere un segreto?
Mi prometti di non svelarlo a nessuno?

 
 

EPILOGO
When I’m Sixty Four

 

 

Will you still need me, will you still feed me,
When I’m sixty four?

«Mh, e tu, Kuro-pon?»

«Io cosa?» borbottò Kurogane, svegliandosi in quella maniera e alzando la testa dal cuscino con estrema lentezza. L’idiota stava in piedi accanto al letto, con solamente i boxer –i boxer di Kurogane, che imbecille- indosso e sfogliando dei cd tra le mani. Solo allora il moro notò che Fay aveva svaligiato l’armadietto dove teneva la sua musica, e dallo stereo provenivano le note di “When I’m sixty four” dei Beatles.

Kurogane si voltò dall’altra parte sbuffando e pregando che l’altro lo lasciasse in pace ancora per qualche minuto. Aveva lanciato un’occhiata alla sveglia sul comodino e aveva notato che tra appena un quarto d’ora avrebbe dovuto trascinarsi a lezione.

Ma le sue speranze erano sempre destinate a rimanere tali, perché Fay riprese a parlare. «Tu mi vorrai ancora quando avrò
sessantaquattro anni?» domandò il biondino con un risolino, arrampicandosi sul letto e infilandosi sotto le coperte con lui, per abbracciarlo da dietro.

«Sei gelido» ringhiò Kurogane, senza però fare nemmeno un tentativo per levarselo di dosso. Fay si sarebbe come minimo messo a piangere, ed ora avevano dei vicini che non potevano permettersi di disturbare.

«Kuro-wanwan, cattivo! Rispondi!» s’impuntò Fay, stringendolo più forte e facendolo rabbrividire, non soltanto perché il corpo del biondino era in effetti congelato. Si metteva a bighellonare per casa la mattina presto d’inverno senza nulla addosso!

Kurogane sospirò, prima di girarsi verso di lui, togliendosi con gentilezza la sua presa di dosso. Rimase a guardarlo sorridere e in attesa, tenendo sollevata la testa grazie al braccio che la puntellava sul cuscino. Quando gli sembrò di averlo studiato un tempo sufficiente da realizzare che non lo stava prendendo in giro, si azzardò a rispondere.

«Ti vorrò sempre» mormorò, non certo senza sentirsi un emerito idiota a pronunciare qualcosa di così sdolcinato, ma Fay se ne accorse e venne subito in suo soccorso. O almeno così credeva di fare.

«Oooh, lo sapevo, Kuro-koi!» esclamò il biondo con un gridolino felice, gettandogli le braccia al collo e tirandolo di nuovo verso si sé. Quando Kurogane cominciò a dare segni d’impazienza, si staccò, ma non senza prima avergli stampato un bacio sulle labbra.

«E tu? Non è che te ne andrai da qualche parte? Lo so che a volte sei ancora troppo stupido per capire che l’unico posto dove ti vorrei è qui» chiese allora Kurogane, senza la minima voglia di scherzare.

«Non me ne vado da nessuna parte» si affrettò a rispondere Fay, cercando di non dare a vedere quanto quella domanda lo avesse commosso. «Se non ci fossi io nessuno si prenderebbe cura del mio cagnolone! Non potrei mai permettere una cosa simile». Mentre pronunciava quelle parole, si rese conto della loro ironia, perché la situazione era esattamente quella contraria.

Kurogane lo baciò inaspettatamente sulla fronte, interrompendo la tristezza che minacciava di impadronirsi una volta di troppo degli occhi di Fay. «Permettimi per sempre di prendermi cura di te».

«La mia casa è qui. Anche se volessi andarmene, questo è l’unico luogo al mondo che mi rende felice… ciò che avevo prima non era paragonabile nemmeno lontanamente a quello che mi stai dando tu. Sei la mia famiglia» mormorò Fay, abbassando lo sguardo ed avvicinandosi a lui in modo da permettergli di abbracciarlo contro il suo petto. «Grazie».
 

 

Più vicino, lascia che te lo sussurri nell’orecchio…
Lascia che ti dica le parole che volevi sentire:
Sono innamorato di te.




 

 

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era un epilogo microbreve (e pure brutto u.u’) :D io considero questa storia finita (mente). a meno che non mi si ordini di continuare, ma non so se qualcuno è tanto masochista, chissà quali geniali idee potrebbe partorire la mia mente xD (ricordo che le canzoni dei Beatles sono centinaiaaa °-° | non inserire messaggi subliminali perché ti chiedano un seguito, tanto l’hai già scritto e se lo sorbiranno ^^ ndcervello)
 
ringrazio immensamente le mie fedeli recensitrici: senza di voi mi sarebbero sfuggiti una marea di particolari della mia stessa storia (non sto scherzando, grazie ç-ç tipo, ma la descrizione di Kurogane quando l’ho fatta?! mai xD), e sono felice di essere riuscita a presentarvela tutta, per quanto rattoppata. m’inchino a voi e alla vostra infinita pazienza.
ringrazio tutti coloro che hanno letto la mia fic (novanta pagine intere °-° come ci siete riusciti?) e a cui spero di aver rubato almeno un sorriso ^^
ringrazio tutti coloro che non solo hanno letto ma l’hanno inserita nelle preferite/ricordate/seguite.. anche se alcuni non mi hanno lasciato neanche un commentino vi voglio benissimo lo stesso xD
ringrazio il mio migliore amico per l’aiuto e le correzioni: sei davvero impagabile, a sopportare la mia smania di yaoi (anche se un giorno lo ammetterai, che non è male -> sogni ad occhi aperti).

e sono immensamente felice di aver conosciuto, proprio grazie a questa fanfic, Giulia ^^ in questo modo mi sono fatta un’adorabile amica, non lo avrei mai creduto possibile :D (ringrazio anche te ovviamente per il costante supporto <3)
 
detto questo, la scrittrice da strapazzo prende baracca, burattini e notebook e ricomincia a studiare u.u’ (yuuuh)

harinezumi

ps: mentiva sullo studio..

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