Buon Sangue Non Mente

di MiaStonk
(/viewuser.php?uid=112385)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cugini, Nemici e innocenti insinuazioni ***
Capitolo 2: *** Riflessioni, ostilità e un bacio ***
Capitolo 3: *** Chiarimenti, gesti inaspettati e il crollo di un pregiudizio ***
Capitolo 4: *** Un bacio, minacce e segreti svelati ***
Capitolo 5: *** Equivoci, ronde e prime volte ***
Capitolo 6: *** Abbandoni, punizioni e confidenze ***
Capitolo 7: *** Sorrisi, cadute e riappacificazioni ***



Capitolo 1
*** Cugini, Nemici e innocenti insinuazioni ***


1.Cugini, Nemici e innocenti insinuazioni

 

Rose percorse correndo  il lungo corridoio freddo , senza badare ai malcapitati ragazzini del primo anno che per un pelo non travolgeva. Scese rapida le scale, ma sopraffatta dall’eccessiva agitazione mancò un gradino, rotolando con poca grazia per gli altri cinque arrivando a toccare col didietro violentemente  il pavimento.

 

<< Miseriaccia! Per le mutande raggrinzite di Merlino e... Miseraccia… Miseriaccia! >>

 

 Imprecò con la consueta poca eleganza che la contraddistingueva e rimettendosi in piedi massaggiava la parte dolorante.

 

<< Accidenti Weasley, la tua goffaggine è pari solo al tuo osceno vocabolario! >>

 

 Una voce estremamente irritante la destò, ma non ebbe bisogno di voltarsi per sincerarsi del proprietario di essa: Scorpius Malfoy, il Serpeverde più insopportabile su cui i suoi occhi avessero avuto la sfortuna di posarsi.

 

<< La giornata non poteva proseguire in un modo migliore! >>

 

 Esclamò sbuffando la ragazza, nel mentre raccoglieva gli enormi volumi che le erano caduti dalla pesante borsa durante il brusco atterraggio. Perché se c’era una cosa che aveva ereditato da sua madre, oltre l’indomabilità dei suoi capelli e una spiccata intelligenza era la sua totale e indiscussa dedizione ai polverosi libri della Biblioteca di Hogwarts e la continua sete di conoscenza. 

 

Rialzò finalmente lo sguardo sul ragazzo che non accennava a muovere un passo, ma restava immobile a fissarla dalla sua notevole statura. Fermo, con le mani in tasca e il solito ghigno dipinto sul pallidissimo volto, in cui si riflettevano due occhi grigi. I capelli più lunghi del dovuto, ma sempre fastidiosamente al loro posto erano di un biondo che ricordava la luce dei raggi lunari.

 

Rose odiava tutta quella perfezione, perché era ben consapevole di non averne nemmeno una briciola. Era magra, con forme appena accennate e sebbene mangiasse più di quanto ad una ragazza fosse concesso, non accennava ad aumentare di un grammo. I capelli di un rosso fuoco ricadevano in boccoli ribelli, che mai,  nemmeno con l’accurato aiuto della cugina Dominique riuscivano ad avere un aspetto quantomeno decente. Il viso era ricoperto di lentiggini, decisamente marchio Weasley come la pelle chiara e il colore dei capelli.

 

Senza nemmeno accennare ad un saluto, girò i tacchi e si affrettò a raggiungere la Sala Grande dove tutti gli studenti erano intenti a far colazione. Si diresse spedita al tavolo di Grifondoro, al solito accanto ai cugini.

 

<< Ben arrivata Rosie! >>

 

 Salutò James affrettandosi a scompigliare la chioma già di per sé indomabile della rossa. Sebbene la cugina fosse ormai abituata a quii fastidiosi gesti affettuosi non poté fare a meno di sbuffare contrariata rivolgendogli un’occhiataccia che reggeva il confronto solo con quelle della bionda Dominique.

 

<< Che c’è? >>

 

Biascicò James con finta innocenza, riportando all’istante lo sguardo alla sua destra dove ritornò a confabulare sugli schemi di attacco della squadra di Quidditch di cui era capitano, con un malcapitato compagno.

 

Rose si limitò a scuotere il capo e sospirare, salutando con ritrovato buon umore il resto della famiglia. Hugo e Lily confabulavano animatamente di qualcosa, di cui Rose non avrebbe voluto sicuramente saperne nulla poiché come Prefetto avrebbe di certo avuto il compito di fermare qualsiasi stramba iniziativa.

 

Si voltò e alla sua destra ciò che vide peggiorò solamente la sua preoccupazione. Roxanne, degna figlia di George Weasley armeggiava con due o tre ampolle contenenti liquidi dai colori più svariati e che senza dubbio avrebbero provocato al malcapitato di turno i capelli di un colore inimmaginabile o l’alito pestilenziale. Ignara della reale gravità di ciò che questo avrebbe comportato, Rox rialzò gli occhi scuri su Rose rivolgendole il più radioso tra i sorrisi e al tempo stesso il più inquietante.

 

Dominique,dall’altro lato della panca imburrava una fetta di pane tostato con la sua solita flemma, lontana da tutto ciò che le accadeva intorno.  Rose spostò la sua attenzione a qualche tavolo più in là, quello della casata dei Serpeverde dove l’odiato biondino prendeva posto accanto ad un ragazzo dalla chioma nera e in disordine, sul cui volto brillavano due occhi di un meraviglioso e vivace verde: Albus Severus Potter, suo cugino.

 

La ragazza non potè evitare una smorfia nell’osservare i due ridere e scherzare amichevolmente, da veri amici quali erano. Sbuffò rumorosamente, concentrandosi finalmente sulla tanta agognata colazione.

 

<< Buongiorno Rose! >>

 

La voce allegra di Lisa Baston con cui, assieme alle cugine condivideva la stanza la fece sobbalzare, rischiando di soffocare col porridge di cui si stava ingozzando.

 

<< Oh,scusami! Ti ho spaventata? >>

 

 Sbiascicò la ragazza, battendole qualche colpetto sulla schiena. Rose scosse la testa, accennando ad un sorriso. E senza che potesse replicare, la vide portare altrove la sua attenzione.

 

<< Capitano  >>

 

Si stava riferendo senza dubbio a James, con cui intavolò da subito una delle loro discussioni sul tanto odiato sport di cui anche lei, assieme a Roxanne, Lily e Hugo erano ossessionati. Del resto, come tutti loro anch’ella vantava genitori talentuosi e come amava ripetere, la passione per il Quidditch l’aveva nel sangue.

 

Rose, sebbene fosse figlia di Ronald Weasley non aveva mai mostrato alcun interesse per esso, pur essendo cresciuta circondata da persone inclini ad averne. Ma l’idea di volare su una scopa, evitando bolidi non l’aveva mai stuzzicata. 

 

Si fermò ad osservare Lisa con spiccato interesse. L’aveva sempre considerata carina: aveva lunghi e ondulati capelli castani anche se le volte in cui non li aveva visti intrappolati in una treccia o in una coda erano davvero poche. Un fisico snello e un viso dolce in cui spiccavano due grandi occhi chiari. Era sempre stata convinta che lei e James, allo stesso anno e che condividevano così tanti interessi,  fossero una coppia perfetta ma era fermamente rassegnata al fatto che suo cugino rivolgesse le proprie attenzioni a ben altro tipo di ragazze, che di certo vantavano una grazia più spiccata di quella della Baston.

 

Sospirò, allontanando quegli assurdi pensieri dalla sua mente e riportandoli alla prossima lezione, nonché alla colazione che ancora non aveva terminato.

 

                                                                                   ***

 

Albus Severus Potter si accasciò con un tonfo poco aggraziato e per niente silenzioso su una sedia della biblioteca, attirandosi le occhiate malevoli di Madame Prince.

 

<< Sei in ritardo >>

 

 Sussurrò Rose al ragazzo, la testa ancora bassa sull’enorme volume di Antiche Rune.

 

<< Solo di qualche minuto >>

 

 Sbuffò Al, divertito. 

 

<< Gli allenamenti di Quidditch sono durati più del prevesto… I Grifondoro riceveranno una bella batosta alla prossima partita. Scorpius ed io… >>

 

  Ma non ebbe tempo di dilungarsi nel suo racconto che la cugina gli lanciò la tipica occhiataccia di cui si serviva quando le parlavano degli unici due argomenti che proprio non riusciva a tollerare: quel dannato sport e quell’odioso Serpeverde.

 

<< Va bene, va bene >>

 

 Al alzò le mani in segno di resa, rovesciando il contenuto della sua borsa sul tavolo. Afferrò una pergamena bianca, una piuma e dopo averne intinto la punta nella boccetta d’inchiostro iniziò il suo tema di Pozioni con palese indolenza. 

 

Trascorsero diversi minuti prima che l’arrivo di una terza persona distrasse entrambi, facendo loro rialzare il capo. Scorpius scostò una sedia,  accanto a quella di Al e si accasciò su di essa per niente interessato all’espressione truce e stupita della ragazza di fronte a lui.

 

<< Che cazzo ci fai qui Malfoy? >>

 

Ma non potè ignorarla a lungo visto che Rose gli rivolse la parola. Il ragazzo alzò un sopracciglio,  rivolgendole il solito ghigno divertito e annoiato al contempo.

<< Vedo che il tuo linguaggio scurrile non ha avuto miglioramenti di alcun genere Weasley >>

 

 Sentenziò tranquillo mentre la rossa iniziava ad innervosirsi ogni secondo di più.

 

<< Rose,andiamo.. >>

 

<< Zitto Al! >>

 

La ragazza non alzò la voce, sebbene la rabbia crescente glielo imponesse. Si limitò a zittirlo con le sue solite occhiate, a cui il cugino si arrendeva ogni volta per niente desideroso di subirsi una delle sue solite scenate.

 

<< Weasley arrabbiarti non fa bene al tuo visino pieno di lentiggini,  diventi di un colorito pericolosamente simile a quello dei tuoi capelli, il che non è esattamente piacevole da guardare! >>

 

  Scorpius al solito si prendeva gioco di lei con una calma disarmante che non faceva altro che aumentare l’incontrollabile voglia di schiantarlo.

 

<< Va al diavolo Malfoy! >>

 

Sbiascicò infuriata, raccolse le sue cose e prima che il cugino avesse tempo di fermarla o dirle qualcosa si era già incamminata in direzione dell’uscita, oltrepassandola spedita senza accennare ad un ripensamento.  Il biondo  Slytherin non potè trattenersi dal sogghignare, incurante dello sguardo seccato del suo migliore amico.

 

                                                                                    ***

 

Il rumore dei passi svelti di Rose Weasley riecheggiavano nel corridoio vuoto, che percorreva così spedita e indispettita  da dare l’impressione di voler fare dei buchi nel pavimento.  Camminò a lungo finchè si rese conto di non aveva imboccato nessuna meta precisa, si appoggiò ad una delle pareti fredde, respirando piano.

 

Rialzò il capo richiamata dalla figura della cugina Roxanne che correva ridendo come solo una fuori di testa avrebbe potuto, seguita da un Lysander Scamander decisamente furioso e Rose dovette sbattere più volte le palpebre e guardarlo con attenzione prima di essere sicura del fatto che i capelli del Corvonero erano di un verde intenso.

 

 Sospirò scosse il capo, sempre più stufa dei comportamenti assurdi della sua intera famiglia. Raggiunse la Sala Comune dei Grifondoro dove notò James seduto sul solito divano dinanzi al camino, intento a maneggiare delle pergamene. Gli si avvicinò sprofondando accanto a lui e sbuffando rumorosamente. Attirò l’attenzione del cugino che la osservò con aria interrogativa.

 

<< Cos’hai Rosie?  Devo schiantare qualcuno? >>

 

Chiese fingendo un tono pericolosamente serio, ma il suo tipico sorriso canzonatorio lo tradì miseramente.

 

<< Tuo fratello e quel decerebrato di Malfoy! >>  Replicò Rose trattenendo un sorriso.

 

<< Perfetto, più tardi provvederò! >>

 

 Rispose prontamente, scompigliandole i rossi capelli e sostituendo l’interesse che poco fa aveva per alcune pergamene su un vecchio libro.  Intanto poco distanti, su due poltrone vicine, due ragazze ridevano e chiacchieravano, incuranti del proprio tono di voce.

 

<< Anch’io sarei restia a crederci, insomma sappiamo tutti che Lisa Baston è attraente quanto potrebbe esserlo uno Spiochiodo, ma ti ripeto che ero presente anch’io quando quell’ incanto di McLaggen le ha chiesto di accompagnarla ad Hogsmeade sabato prossimo! >>

 

 Le parole della Grifondoro furono seguite dalle risatine isteriche dell’amica, che scuoteva la testa e la fissava ansiosa, incitandola a continuare. Ma gli schiamazzi furono interrotti dall’improvviso gesto di James che chiudendo bruscamente il libro rialzò il capo, fissandole minaccioso.

 

<< Non avete altro modo per impiegare il vostro tempo, voi ? >>

 

La voce dura di James impressionò Rose che alternava lo sguardo da quello accigliato del cugino a quello sconvolto delle due amiche che senza indugiare oltre, lasciarono le poltrone su cui sedevano e corsero su per le scale del dormitorio femminile borbottando qualcosa.

 

La giovane Weasley continuò ad osservare il ragazzo che intanto aveva ripreso a sfogliare il pesante libro, mantenendo uno sguardo imbronciato.  Ma dovette accorgersi delle occhiate interrogative di Rose perché destandosi dalla sua lettura la fissò.  Il sorriso della cugina lo confuse maggiormente e con un gesto la incitò a parlare.

 

<< Mi ha solo sorpreso la tua reazione, tutto qui >>

 

Fu la repentina risposta di Rose che, pur sforzandosi,  non riuscì a trattenersi dal sogghignare. 

 

<< Sono il capitano della squadra ed  è naturale che… >> 

 

Scrollò le spalle, non terminando la frase convinto che la cugina ne avrebbe afferrato il senso comunque. 

 

<< Oh, sarà per questa ragione >>

 

Concluse la ragazza, lanciando un’ultima occhiata eloquente al cugino prima di risalire le scale del dormitorio.

 

<< Ehi, che vuoi dire? Rose! >>

 

  James sbuffò, risprofondando nel comodo divano. Passò una mano sulla fronte, avvertendo la stanchezza impossessarsi del suo corpo. Riaprì gli occhi parecchio tempo dopo,quando un colpetto al braccio lo ridestò. Lisa Baston era seduta accanto a lui, gli sorrideva allegra come suo solito.

 

<< Mi dispiace averti svegliato Potter,  ma è piuttosto tardi e ho pensato… >>

 

 James scattò in piedi e a causa del gesto brusco anche il pesante volume che leggeva un attimo prima e alcune pergamene ricaddero sul pavimento.  Si piegò per raccogliere il tutto, rimettendolo con poca cura nella sua borsa.

 

<< Devo aver perso la cognizione del tempo >>

 

 Si limitò a dire con un’alzata di spalle.  La ragazza sorrise, annuendo. Si rialzò stiracchiandosi con poca grazia e accennò ad un saluto incamminandosi su per il dormitorio.

 

<< Dormi bene Capitano! >>

 

<< Anche tu Baston >>

 

 James la seguì con lo sguardo prima di passarsi una mano tra i capelli assonnato.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Riflessioni, ostilità e un bacio ***


2. Riflessioni, ostilità e un bacio

 

Quella mattina la Sala Grande era ancora semi deserta. Ospitava i pochi ragazzi che avevano l’abitudine di alzarsi presto e quelli, come James Sirius Potter che erano stati letteralmente buttati giù dal proprio letto da una cugina fastidiosa ed estremamente noiosa.

 

Il ragazzo, completamente intontito riusciva a stento ad imburrare un fetta di pane tostato mentre osservava imbronciato una pimpante e sorridente Rose che versava succo di zucca nei loro bicchieri. Come se l’allegria della giovane Weasley non bastasse, l’attimo dopo si unì quella di Lisa Baston che di buon umore  come suo solito, si sedette accanto a James.

 

<< Rose, buongiorno!  Capitano… >> 

 

 Li salutò come era abitudine, con voce squillante e col suo disarmante sorriso. Una smorfia d’insofferenza comparve sul volto del giovane Potter che sembrava seccato non solo per gli eccessivi decibel con cui la voce di Lisa gli arrivava, ma soprattutto , cosa che lo sorprese, dal fatto che si ostinasse a non chiamarlo per nome. Da che ricordava non l’aveva mai fatto.  Rispose al suo saluto con un grugnito, sotto lo sguardo divertito di sua cugina.

 

<< Ieri io e James eravamo in Sala Comune e abbiamo assistito, non volendo, alla conversazione di due Grifondoro >>

 

L’occhiata del giovane, che sembrò improvvisamente svegliarsi, fece tentennare Rose che rivolgendogli un gesto di noncuranza continuò a parlare.  

 

<< Parlavano del fatto che McLaggen ti avesse chiesto di accompagnarlo ad Hogsmeade >>

 

 Indugiò con lo sguardo sull’amica che tranquilla beveva il suo succo, in attesa di una conferma o che lei aggiungesse qualche particolare alla vicenda.

 

<< Oh, si… >>

 

  Alzò le spalle, prestando più attenzione alla colazione che alla conversazione.  Sia James che Rose la fissavano, sperando che soddisfacesse la loro curiosità. 

 

<>

 

 << Ma non è vero! >>   Sbottò Rose, facendo sussultare gli altri due. 

 

<< Sabato non avete gli allenamenti! >>   Terminò lanciando un’occhiataccia al cugino che si ostinava a restare in silenzio.

 

<< Si, lo so Rose”   Rispose Lisa tranquilla.  << Ma mi allenerò comunque da sola, lo faccio sempre, lo sai >>

 

James, capo chino nel suo piatto di porridge non riuscì a trattenere un sorriso che non sfuggì a Rose, la quale pensò di approfittare della cosa e fingendo totale disinteresse non ebbe intenzione di concludere il discorso.

 

<< Allora, visto che il tuo capitano è schiavista, sabato si allenerà con te! >>

 

 Divertita dallo sguardo sbigottito del ragazzo, si affrettò a ingurgitare un muffin al cioccolato sperando che con la bocca piena avesse soffocato più facilmente una risata. Inaspettatamente fu Lisa a parlare, prima che James potesse aprir bocca per replicare.

 

<< Non ne vedo il bisogno >> Riprese sbrigativamente,  iniziando una lettura veloce della prima pagina della Gazzetta del Profeta.    << Potter non considera una perdita di tempo trastullarsi per le vie di Hogsmeade con qualcuna del suo fan club >>

 

 Il tono era apparentemente tranquillo, ma a Rose che conosceva la ragazza ormai da anni, non sfuggì una nota di risentimento.  Che fosse innamorata di suo cugino? Quel pensiero si fece largo nella sua mente e assottigliando le palpebre la fissava cercando un particolare nella sua espressione che tradisse la sua compostezza.

 

Dal canto suo James si era limitato a sputacchiare pezzetti di cibo sulla divisa del malcapitato che aveva di fronte, il quale borbottò qualcosa ma nessuno dei presenti gli prestò la benchè minimia attenzione. Immerso ognuno nei propri pensieri continuarono a consumare il loro pasto prima che al loro tavolo si unissero i restanti Weasley e Lily Potter. 

 

E questo significò che la tranquillità che regnava fino ad un attimo prima fu rotta dalle lamentele di Dominique sui suoi capelli che quella mattina, a suo parere, sembravano non andare per il verso giusto, dalle accese discussioni di Lily e Hugo sui giocatori dei Chudley Cannons e dalla vivace descrizione di Roxanne del modo in cui fosse riuscita a  far bere a Lysander il contenuto dell’ampolla che avrebbe indotto i suoi capelli a cambiare colore. 

 

James non prestava minimamente attenzione al chiacchiericcio che animava la tavolata, osservava il contenuto del suo piatto, pensieroso. Si chiedeva il perché la vicinanza di Lisa lo agitasse, il perché fosse sollevato nell’aver saputo che aveva rifiutato l’offerta di Mclaggen e soprattutto perché provasse tutto questo solo ora.

 

Conosceva quella ragazza dal primo giorno in cui aveva messo piede sull’Espresso per  Hogwarts , anzi ancor prima che lo facesse poiché l’attimo prima i genitori di entrambi si erano intrattenuti a chiacchierare da vecchi amici quali erano.  E lui aveva fatto forza a quella ragazzina che sembrava impaurita e spaesata.

 

Si era seduto accanto a lei nello stesso vagone e avevano da subito cominciato a parlare di Quidditch e poi l’anno dopo entrambi erano entrati a far parte della stessa squadra e da allora non era passato giorno senza che lei gli stesse accanto, ma con discrezione e comportandosi come uno dei suoi compagni più che come una ragazza. Forse era questo il problema, era la prima volta che riusciva a guardarla con occhi diversi.

 

                                                                                  ***

 

Rose intravide Albus alla fine del corridoio e ansiosa di parlargli delle sue recenti intuizioni si diresse da lui spedita. Alzò una mano in modo che egli la notasse, come se l’indomabile chioma di un rosso accesso non fosse abbastanza.

 

<< Al ! Devo parlarti assolutamente, c’è una cosa che… >>

 

 Ma si interruppe quando, più vicina, si accorse della presenza di Scorpius, seduto sul davanzale della grande finestra. 

 

<< Non importa >>

 

 Continuò seccata sotto lo sguardo interrogativo del cugino e decisamente divertito dell’altro Serpeverde. Senza aspettare una delle sue sgradevoli repliche, corse in biblioteca.

 

<< Tua cugina mi detesta più di quanto potessi immaginare >>    Ribattè il biondo sogghignando.  << Credo che se non ci fosse, mi annoierei terribilmente >>   Concluse frettoloso senza badare al significato delle sue parole.  Albus alzò un sopracciglio, osservandolo esasperato.

 

<< Non vi stancate mai di inveire l’uno contro l’altro? >>

 

 Alla domanda dell’amico,  Scorpius rispose con un’alzata di spalle, apparentemente pensieroso. Chinò il capo, dando un’occhiata all’interno della Biblioteca la cui porta era ancora aperta.  E la vide. Era , come di consueto, china su un gigantesco volume senza badare alla postura scorretta. I boccoli rossi le ricadevano sul viso concentrato, ma visibilmente ancora imbronciato e di tanto in tanto allontanava qualche ciocca con uno sbuffo o un gesto frenetico della mano.

 

Non potè trattenere un sorriso all’immagine di quella ragazzina che troppo spesso, senza che egli lo desiderasse occupava i suoi pensieri.  La delicata pacca sulla spalla di Albus lo richiamò alla realtà e spingendosi l’un l’altro per i corridoi, ridendo e facendo più rumore del dovuto,  si diressero verso la Sala Comune della loro casata.

 

                                                                                   ***

 

Quella sera,  dopo cena, le ragazze erano rientrate presto nella camera del dormitorio femminile di Grifondoro, che insieme condividevano.  Parlarono a lungo dei tenaci spasimanti di Dominique che nonostante le parole poco gentili che ella rivolgeva loro, allo scopo di sbarazzarsene, si ostinavano a continuare il ridicolo corteggiamento.

 

Risero delle strambe idee di Roxanne sull’ideazione di un piano per sbarazzarsene definitivamente e concordarono sugli epiteti poco carini che Rose riservava al biondo Serpeverde, riconoscendone tuttavia e a dispetto della ragazza un innaturale fascino.  E poi il discorso cadde sul rifiuto di Lisa all’invito di Mclaggen, di cui ormai tutta Hogwarts era a conoscenza.

 

<< Non capisco perché desti tanto scalpore >>   Sibilò la ragazza con una scrollata di spalle.   << Trovate così assurdo che io preferisca il Quidditch ad un bamboccio? >>

 

 Probabilmente il tono indicava che la sua fosse per lo più una domanda retorica ma le altre risposero ugualmente. Dominique annuì energicamente, Roxanne e Lily scossero il capo mentre Rose rimase in silenzio, di nuovo immersa in quel pensiero che stamattina l’aveva così sorpresa, ma allo stesso tempo divertita. 

 

<< Sono certa che se lasciassi sciolti i capelli e indossassi qualcosa di più femminile… >>

 

Dominique si rialzò da suo letto, avvicinandosi con aria minacciosa a Lisa, la quale intuite le intenzioni della bionda balzò dal letto indietreggiando verso la porta. Le altre si limitarono a sorridere e ad ammirare la solita scenetta che si ripeteva decine e decine di volte, e finiva sempre allo stesso modo.

 

<< Ogni anno la mia risposta è sempre la stessa Dom, non ho intenzione di fare niente di quello che mi hai suggerito! >>

 

 E prese a correre per la stanza inseguita da  Dominique che dopo diversi minuti riuscì solo a strapparle l’elastico che intrappolava i suoi capelli in un alta coda, senza riuscire ad ottenere altro da un’irremovibile Lisa.

 

                                                                               ***

 

Rialzando il capo dal tomo di Trasfigurazione e dando un’occhiata fuori dalla finestra, Rose si accorse che probabilmente aveva trascorso in biblioteca più tempo del dovuto: il sole era calato e i caldi colori del tramonto riempivano l’ampia stanza.

 

Prese le sue cose e s’incamminò verso la sala grande guidata dal brontolio del suo stomaco.  Continuava a pensare a Lisa e si chiedeva se il sentore avuto il giorno prima a colazione corrispondesse a verità. Si rimproverò di non essere stata una buona amica perché in sei anni non si era accorta di nulla, ma a sua discolpa doveva ammettere che la ragazza era sempre stata restia ad esternare le sue emozioni.

 

A differenza della giovane Weasley che, ad esempio, non era capace di trattenere la sua collera e soprassedere sulle cose che non le andavano giù. E subito il suo pensiero andò a quell’arrogante Serpe, l’unico che riusciva a tirare fuori il peggio di sé. Si era sforzata, per l’affetto che nutriva nei confronti di suo cugino, ad accettare la costante presenza del ragazzo accanto ad Albus ma non appena incrociava il suo sguardo, qualcosa dentro di lei scalpitava.

 

Una rabbia incontrollabile nei suoi confronti che sapeva bene non derivava da nessun tipo di pregiudizio sebbene suo padre si era raccomandato dal primo giorno, di non dare confidenza ad un Malfoy e ad impegnarsi nel superarlo ad ogni competizione. Ma Rose non era tipo da evitare qualcuno solo per il suo cognome o perché fosse uno Slytherin, del resto anche suo cugino lo era e lei gli era profondamente legata . 

 

Continuando a scervellarsi sulla ragione per cui lo odiasse a tal punto e chiedendosi quando quell’avversione fosse nata, dovette sbattere contro qualcosa o qualcuno perché si ritrovò l’attimo dopo seduta sul freddo pavimento.

 

<< Weasley è paradossale il fatto che pur avendo un avversione per le scope tu abbia sempre la testa fra le nuvole! >>

 

 Il ragazzo che fino ad un attimo prima aveva occupato i suoi pensieri, ora si trovava dinanzi a lei e com’era abitudine stava deridendola.

 

<< Nessun ragazzino del primo anno da spaventare o ragazza da illudere, Malfoy? >> 

 

Fu la replica di Rose che, nel pronunciarla, ebbe l’impressione che gli insulti che gli rivolgeva ormai uscissero da soli dalla sua bocca. 

 

<< Non ora, dal momento che l’altra mia fonte di divertimento mi è letteralmente piombata addosso! >>

 

 Rose che nel frattempo si era rialzata, gli piombò a pochi centimetri dal naso, indispettita dall’innaturale tranquillità con qui si prendeva gioco di lei. Rose non era mai riuscita a mostrare tanta stoicità nei suoi riguardi, anzi più gli parlava e più si infervorava.  Pensò in quel momento di non aver mai visto Scorpius arrabbiato, così come probabilmente egli non aveva mai visto un suo sorriso.

 

<< Merlino! Quanto… quanto ti odio Malfoy! >>

 

Sbottò inferocita, amareggiata dal fatto che la troppa rabbia le impedisse di formulare un’accusa altrettanto pungente, pur consapevole del fatto che qualsiasi cosa gli avesse detto non l’avrebbe scalfito,visto l’importanza che le dava.

 

Girò i tacchi lasciando il ragazzo compiaciuto della sua impresa: molestare i bambinetti del primo anno o intrattenersi con una ragazza qualunque non avrebbero mai retto il confronto col litigare con Rose Weasley, vedere il suo visino imbronciato arrossarsi ed essere consapevole di essere l’unico a riuscire a provocarla a quel punto.

 

                                                                  ***

 

Il giorno seguente la maggioranza degli studenti aveva lasciato il castello per la consueta gita ad Hogsmeade e quando Rose risalì le scale del dormitorio femminile di Grifondoro non trovò nessuna delle sue amica in camera. Per un attimo le balenò l’idea che Lisa avesse accettato di uscire con McLaggen e si accorse che la cosa non l’entusiasmava. Sprofondò nel suo letto rannicchiandosi sotto le coperte godendo di quella quiete che rare volte regnava tra quelle mura. 

 

Ma la giovane Weasley era ben lontana dalla verità: Lisa Baston era, come previsto, al campo di Qudditch. Impugnava il manico della sua Firebolt e aveva lo sguardo rivolto ai tre anelli posti all’estremità del campo. Non fu sola a lungo, il capitano della sua squadra la raggiunse pochi minuti dopo il suo arrivo. Sul volto il solito sorriso sornione che contraddistingueva il maggiore dei fratelli Potter, il quale accennò ad un  saluto con un cenno del capo.

 

<< Potter! >>

 

 Ad accoglierlo fu lo sguardo sbalordito di Lisa che lo fissava come se vederlo lì di fronte a lei fosse l’ultima cosa che credeva possibile. James la fissò a lungo prima di parlare. Indossava come suo solito abiti decisamente poco femminili: un jeans, una camicia sicuramente da uomo che ne nascondeva le fattezze e ai piedi delle scarpe sportive parecchio consumate.

 

Ma l’attenzione del ragazzo si posò sui capelli mossi dal vento che, sciolti, le incorniciavano il viso in modo incantevole.  L’aria interrogativa che sorse sul volto della ragazza lo destò dai suoi pensieri e finalmente sembrò ritornare in sé.

 

<< Si era detto che avremmo passato il sabato ad allenarci, no? >>

 

 James si costrinse ad usare un tono tra i più naturali possibili e pregò che non si accorgesse del suo disagio. Lisa lo fissò per qualche altro secondo prima di sorridergli con naturalezza, annuendo energicamente. 

 

E l’attimo dopo volavano sul campo lanciandosi la pluffa e posizionandosi a turno tra gli anelli. Senza accorgersene trascorsero l’intero pomeriggio a giocare a Quidditch, a burlarsi dell’altro e ridere come poche volte avevano fatto fin ora. Fu quando il sole alle loro spalle cominciò a calare che si decisero ad abbandonare il cielo e calpestare nuovamente l’umido terreno.

 

<< E’ una fortuna per te avermi nella stessa squadra Potter. Avresti avuto una temibile rivale! >>

 

Lisa che camminava davanti al ragazzo, si voltò mostrandogli la lingua e, non riuscendo a fingere a lungo un’aria altezzosa, scoppiò a ridere di gusto.  James contagiato dalla sua allegria la imitò prima di afferrarla per la vita e solleticarle i fianchi ricordandosi del suo, probabilmente unico, punto debole.

 

<< Ma sentitela! L’aria da presuntuosa non ti si addice per niente piccola Baston! >>

 

 E Lisa, che intanto aveva lasciato che la scopa cadesse al suolo, si dimenava ridendo.

 

<< No James, ti prego basta! >> 

 

Furono le uniche parole che riuscì a dire, presa com’era dal tentativo di liberarsi di quella stretta. Il giovane Potter si fermò all’improvviso, fissandola con un espressione indecifrabile. Ancora la stringeva e le sue mani erano ben ferme sui fianchi della ragazza che ora, lo fissava perplessa.

 

<< Cosa hai detto? >>

 

 Sussurrò, guardandola con un’intensità che mise Lisa palesemente a disagio.

 

<< Io…ti ho chiesto di fermarti perché… >>  Non ebbe tempo di continuare che ancora fu interrotta.

 

<< No, il mio nome… hai.. .credo che tu abbia pronunciato il mio nome per la prima volta >>

 

 Lisa lo fissò per diversi secondi e l’espressione sconcertata lasciò il posto ad un sorriso, ad uno dei suoi meravigliosi sorrisi.

 

<< Non è stata la prima volta… >>  Data l’aria interrogativa di James, la ragazza continuò.  << Quando oltrepassammo per la prima volta il ritratto della Signora Grassa e giungemmo nella Sala Comune di Grifondoro eri già attorniato da decine di ragazzine e io che non riuscivo ad attirare la tua attenzione... >>  Abbassò lo sguardo e le sue guance si arrossarono lievemente.  << Salii su una delle tante poltrone e… ti chiamai a gran voce… >>

 

 Deglutì, attendendo che egli replicasse, ma poiché nessuna parola le giungeva rialzò lo sguardo incrociando quello del ragazzo. Fu un secondo dopo che James posò le labbra su quelle di Lisa, baciandole con estrema delicatezza. Una mano risalì a carezzarle il volto, spostandosi infine tra i suoi capelli.  Era stato un impulso che non avrebbe saputo soffocare, ne sentiva l’urgenza e il bisogno di stringerla a sé. 

 

E per la prima volta fu certo che le sue labbra, i suoi occhi, le sue mani, tutto di lui erano fatti per sentirla. Si nutrì del suo sapore, come a volerlo imprimere nella sua mente.  Riaprirono gli occhi quando le loro bocche si separarono controvoglia solo per permettergli di riprendere fiato. Si fissarono a lungo fina che quel piacevole silenzio fu interrotto dall’arrivo di qualcuno.

 

James si staccò bruscamente da lei quando un gruppo di ragazzi che riconobbero poi come compagni di squadra, si avvicinarono borbottando qualcosa spensierati. Si azzuffarono col capitano come da rito e gli parlarono di qualcosa, ma alle orecchie della Baston giunsero soltanto strascichi di conversazione, risate lontane.

 

Li fissava, ma sembrava non vederli. Incrociò per un istante lo sguardo di James, ma lo distolse rapida. Afferrò la sua Firebolt e senza accennare ad un saluto corse, allontanandosi dal campo.

 

<< Ehi, che le prende? >>

 

 Uno dei ragazzi osservò perplesso la dipartita improvvisa di Lisa, sorpreso che non li avesse degnati della minima attenzione, cosa che non era assolutamente da lei. Si voltò verso James, chiaramente in attesa di una risposta. Tutti si zittirono, osservando il capitano che si limitò a scrollare le spalle e fingere di ignorare il motivo del suo turbamento.

 

Ai ragazzi sembrò bastare la sua replica perché ritornarono a saltare uno addosso all’altro, schernendo qualche Serpeverde e ridendo di gusto per i loro insulti coloriti. James rimase a fissare l’uscita del campo, e stavolta non sorrise.

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Chiarimenti, gesti inaspettati e il crollo di un pregiudizio ***


3. Chiarimenti, gesti inaspettati e il crollo di un pregiudizio

 

La mattina seguente Rose varcò la porta della Sala Grande di buon ora, come era solita fare da sei anni. Si avvicinò al tavolo dei Grifondoro e scorse la figura di Lisa, seduta da sola e intenta a sfogliare la Gazzaetta del Profeta. La giovane Weasley sorrise radiosa e le corse incontro, felice di scambiare quattro chiacchiere con l’amica, ma a pochi passi da lei si fermò bruscamente.

 

Il volto della Baston non era disteso e luminoso come al solito, ma piuttosto contorto in una smorfia di dolore. Aveva gli occhi arrossati e i capelli, legati in una coda, erano più arruffati del solito. Rose non ebbe tempo di chiedersi il motivo di tale cambiamento che i loro sguardi si incrociarono. Lisa si sforzò di sorriderle e le fece cenno di sedersi. L’amica annuì, accasciandosi sulla panca di fronte. Esitò qualche istante prima di rivolgergli parola.

 

<< Lisa va tutto bene? >>

 

Doveva aver usato un tono preoccupato ed estremamente ansioso perché l’espressione dispiaciuta di Lisa le strinse il petto. La giovane si limitò a sorriderle, annuendo. Aveva l’aria stanca e sembrava che il semplice parlare le provocasse sofferenza. 

 

Rose capì che insistere non sarebbe servito e decise di cambiare argomento, ma l’arrivo di una terza persona la destò dal suo intento. James non si sedette, ma restò immobile dinanzi alla Baston che si ostinava a non alzare lo sguardo.

 

<< Lisa ho bisogno di parlarti, vieni >>

 

Senza attendere una sua replica la fece rialzare, afferrandone con delicatezza un braccio e insieme si allontanarono dalla sala. Rose non seppe cosa pensare. Aveva udito per la prima volta un tono che non si confaceva al cugino: dolce e premuroso. Inoltre gli aveva sentito pronunciare il nome della ragazza e la cosa accrebbe la sua sorpresa. Era curiosa di saperne di più, ma per il momento si fece bastare le sue congetture e si occupò della colazione.

 

 

James condusse Lisa in un angolo del corridoio, ancora tenendole la mano, ed entrambi non accennarono a rompere il silenzio prima di essersi fermati. Il giovane Potter la fissò nonostante la ragazza continuasse a non guardarlo. Con un gesto della mano James sfilò l’elastico dai capelli di Lisa, lasciando che ricadessero sulle sue spalle e sull’esile schiena.

 

<< Li preferisco così >>

 

Fu la semplice spiegazione. Mise l’elastico intorno al polso e sollevò il mento della ragazza, costringendola a ricambiare il suo sguardo. Un moto di tenerezza lo invase nell’osservare quel viso pallido, stanco. Non esitò e la strinse tra le braccia. Fu in quel momento che Lisa sembrò respirare nuovamente, si avvicinò a lui posando il capo sul suo petto.

 

Respirò il suo profumo e le sembrò di perdersi in esso. I suoi sensi si acquietarono, e si sentì finalmente serena e libera dai dubbi che l’avevano tormentata per l’intera notte. Rialzò lo sguardo e gli sorrise, un sorriso diverso che James sapeva avrebbe riservato solo a lui. Restarono l’una nelle braccia dell’altro a lungo, dando l’impressione di non aver bisogno di nient’altro, nemmeno di parole.

 

                                                                      ***

 

Rose non era riuscita a parlare né con Lisa né con suo cugino  per il resto della giornata, ma sperò che ritornando in Sala comune avrebbe trovato o l’una o l’altro ad attenderla.  Percorrendo il lungo corridoio arrestò il passo, trovandosi di fronte agli schiamazzi dei due Serpeverdi più riprovevoli di cui conoscesse il nome: Zabini e Nott.

 

Seduto sul davanzale dell’ampia finestra a giocherellare con la propria bacchetta c’era invece Scorpius che non si preoccupò di alzare lo sguardo sulla ragazza, indifferente come suo solito.

 

<< Potreste evitare di far tanto baccano? >>

 

Avrebbe potuto ignorarli e continuare a camminare spedita in direzione del ritratto della Signora Grassa, ma la sua dedizione alle mansioni di Prefetto presero il sopravvento. Il ragazzo biondo continuò a non prestale la minima attenzione, irritandola più di quanto non lo fosse, mentre gli altri due le si  avvicinarono, sovrastandola per la loro altezza.

 

<< E tu di essere così tremendamente noiosa e insopportabile? >>  Borbottò uno dei due, erompendo poi in una delle sue odiose risate.

 

<< Sono un Prefetto e come tale vi ordino di tornare alla vostra Sala Comune, altrimenti… >>

 

<< Altrimenti cosa, piccola Mezzosangue? >>

 

Rose rossa dalla rabbia non ebbe tempo di replicare che qualcun altro intervenne.

 

<< Basta così >>

 

Malfoy si era alzato e con le mani nelle tasche e un’espressione che Rose non riuscì bene a decifrare, osservava i due Serpeverde, facendogli cenno di andare via.

 

<< Scorpius che cosa… >>

 

<< Non mi hai sentito Zabini ? >>

 

Rose pensò che quella fosse la prima volta che vedeva Malfoy arrabbiato. In tutte le loro discussioni era sempre lei sola a mostrare segni di collera e irritazione, lui l’aveva sempre derisa con un’innaturale calma.  Il tono di voce del Serpeverde non dovette sorprendere solo la Grifondoro perché a giudicare dalle loro facce, gli altri due erano palesemente sconcertati.

 

Senza aggiungere altro, annuirono alla volta di Scorpius e non risparmiandosi un’ultima occhiata torva a Rose, si allontanarono. Lo Slytherin attese qualche istante, quindi si voltò incamminandosi lungo il corridoio. La giovane Weasley si chiese se avesse dovuto ringraziarlo, del resto lui era intervenuto in sua difesa, ma la cosa le sembrò talmente assurda nonostante fosse appena accaduta che non riuscì a muovere un passo o spiccicare parola per diversi minuti.

 

                                                                   ***

 

Il mattino seguente al tavolo dei Grifondoro, attorniata dai suoi cugini non potè fare a meno di spostare più volte lo sguardo in direzione dei Serpeverde.  Osservò Malfoy e suo cugino ridere fin quasi a soffocarsi per qualche battuta idiota delle loro e non potè fare a meno di sorridere.

 

Dimentica dell’eterno odio che aveva giurato al giovane, doveva ammettere a se stessa che per Albus era un buon amico, che c’era più di una ragione per cui suo cugino gli fosse così legato, sebbene a lei sfuggisse.

 

E poi capì. Il dubbio che l’aveva accompagnata dalla sera prima trovò soluzione. Il motivo per cui Malfoy era intervenuto riguardava solo ed esclusivamente il fatto che lei fosse la cugina del suo migliore amico. Il suo gesto non aveva niente a che vedere con lei, del resto l’aveva sempre trovata insopportabile o peggio ancora, la ignorava.

 

E giunta a questa rivelazione si sorprese di esserne delusa.  Ancora immersa nei suoi pensieri, si ricordò che lo stava fissando insistentemente solo quando egli incrociò il suo sguardo. Rose si voltò rapidamente, arrossendo e maledicendosi per quell’attimo di debolezza.

 

Si rialzò senza finire la colazione, cosa che lasciò suo fratello e i cugini palesemente stupiti , e lasciò la Sala Grande.Poggiò le spalle al muro e inspirò. Attese diversi minuti prima di vederlo uscire e si sentì sollevata che fosse solo.

 

<< Malfoy! >> 

 

Scorpius si voltò e con le mani in tasca ed imperturbabile come sempre si avvicinò alla ragazza.

 

<< Sono sorpreso e sinceramente un po’ dispiaciuto di non vederti a terra come tuo solito >>

 

Sghignazzò il ragazzo e Rose dovette far fronte a tutto il suo autocontrollo per non rispondergli per le rime, ma portare a termine l’intento che si era prefissata.

 

<< Volevo ringraziarti per ieri sera >>

 

Si sforzò di sorridergli e cercare di sembrare il più naturale possibile, cosa che non dovette riuscirle molto bene.

 

<>

 

Fu la secca risposta di Malfoy che si era già voltato e si stava allontanando da lei, quando  la replica di Rose lo costrinse a fermarsi ancora.

 

<< So che lo hai fatto solo perché sono la cugina del tuo migliore amico e… >>

 

<< Non l’ho fatto per questo >> 

 

Rose sgranò appena gli occhi, palesemente sorpresa di  essere smentita e lo vide riavvicinarsi, anche più di quanto avesse mai fatto.  

 

<< Sono l’unico che può prendersi gioco di te Weasley >>

 

Le sussurrò all’orecchio, così vicino che Rose potè sentire il suo respiro sul collo. Era confusa, non le era ben chiaro se a quella replica avrebbe dovuto arrabbiarsi o esserne felice. Rialzò il capo e i loro occhi si incatenarono per un lungo momento.  Si sentì inaspettatamente protetta da quello sguardo, da quelle parole  e per la prima volta in vita sua non riuscì ad aprir bocca.

 

<< Non tentare di analizzare anche questo,Weasley >> 

 

Malfoy le rivolse il solito ghigno, suo marchio di fabbrica, e si allontanò, lasciandola ancora boccheggiante e soprattutto interdetta all’idea che lui potesse conoscerla così bene.

 

                                                                       ***

 

Terminate le lezioni, in una biblioteca deserta, Albus era intento a finire il suo tema di pozioni con scarso successo. Rose alternava lo sguardo dal suo libro di Artimanzia  al cugino, pensierosa, ma soprattutto indecisa sul parlargli o meno dei suoi dubbi. Prima che potesse decidere il da farsi, Al rialzò lo sguardo, fissandola con aria interrogativa, sicuro che qualcosa turbasse la ragazza.

 

<< Ti Ascolto >> 

 

Furono le uniche parole che le disse, non c’era bisogno di aggiungere altro perché come lui, anche lei era ben consapevole di non poter riuscire a mentire a lungo.

 

<< Albus, mi chiedevo… >> Si interruppe, forse alla ricerca delle parole più appropriate. 

<< Perché sei amico di Malfoy? >>

 

<< Rose,non ricominciare… >>

 

<< No, Al! Non ho intenzione di biasimarti, sono solo curiosa di conoscerne le ragioni >>

 

Albus sembrò indeciso sul risponderle o meno, la fissò per alcuni secondi finchè non si convinse a replicare.

 

<< Scorpius… >>  Sottolineò con enfasi il nome, continuando  << E’ diverso dalla sua famiglia, ti basti pensare che ha scelto me come suo migliore amico, il figlio del salvatore del mondo magico da colui che i Malfoy servivano.  Lotta ogni giorno con i pregiudizi nei suoi riguardi, ma continua a ripetermi che non gliene importa. So che non è così. Egli si dimostra arrogante e finge che il suo stato non gli pesi. E’ più facile per lui che gli altri lo considerino un degno erede di un Mangiamorte>>

 

Sospirò, non distogliendo lo sguardo dalla cugina.

 

<< Ricordi quante volte ci siamo lamentati di essere appellati come i figli Di Harry Potter , di Ronald Weasley ed Hermione Granger?  Senza che andassero oltre e vedessero quelli che siamo? Immagina come deve essere ricevere l’appellativo di mangiamorte! >>

 

Rose lo ascoltava, ripensando a tutte le volte in cui aveva considerato Scorpius solo come un inutile Serpeverde, pur convinta di non essersi lasciata guidare dai pregiudizi.  Non potè fare a meno di odiarsi nel vedersi tra la folla di quelle persone che pensavano a lui come un Malfoy, come un degno erede della sua famiglia senza andare oltre all’apparenza. Senza prendere in considerazione il fatto che lui potesse essere diverso, che come amico di Albus Severus Potter avesse già dimostrato tanto.

 

Ma lei non aveva mai pensato a quanto quella scelta gli fosse costata.  Si vergognò di aver immaginato di essergli superiore solo perché suo padre non era stato un Mangiamorte. Abbassò lo sguardo, non capiva perché sentisse un così forte desiderio di piangere.

 

<< Non l’avevo mai vista in questo modo >>  Riuscì a dire in un sussurro.

 

<< Come tanti altri… capire Scorpius non è cosa facile! >> Ridacchiò, cercando di stemperare la tensione.   << Forse sono l’unico che l’abbia fatto, è per questo che mi sopporta! >>

 

Allungò la mano, stringendo quella di Rose che riuscì a rincuorarsi almeno un po’, orgogliosa di essere la cugina di quel ragazzo straordinario.  Furono interrotti qualche istante dopo dall’arrivo di Malfoy che scostando la sedia vicino a quella dell’amico si accasciò su di essa, visibilmente stanco.

 

<< E’ già finita la punizione? >> 

 

Albus gli diede una pacca sulla spalla, sghignazzando. Il ragazzo annuì, sembrava troppo esausto persino per parlare.

 

<< Perché eri in punizione? >> 

 

Rose si sorprese del suo stesso tono di voce. Era certa di non avergli mai parlato in quel modo, quasi con dolcezza e apprensione.  Il ragazzo dovette accorgersene perché, alzato un sopracciglio, la fissò perplesso per diversi secondi prima di risponderle con la solita calma.

 

<< Dacci un taglio Weasley!  Mi irrita questa tua vocina sdolcinata, e ancor di più che mostri interesse nei miei riguardi. Se avessi saputo che avresti reagito così, ci avrei pensato dieci volte prima di difenderti da quell’idiota di Zabini! >>

 

Nemmeno si premurò di guardarla, prese uno dei libri di Albus, iniziando a sfogliarlo con disinteresse. Rose boccheggiava, in conflitto per ciò che aveva capito su di lui e furiosa per il modo in cui le aveva parlato. Rossa in viso, si rialzò di scatto raccogliendo frettolosamente le sue cose.

 

<< No,non ci riesco! >>

 

Urlò più a se stessa che agli altri due prima di correre via. Albus, incerto su cosa dire rimase in silenzio. Ma Scorpius chiarì i suoi dubbi, prima di rialzarsi pigramente e lasciarlo lì da solo.

 

<< Non è la sua pietà che voglio >>

 

                                                                       ***

 

 

Lisa Baston era seduta al tavolo di Grifondoro, il gomito sulla lignea superficie, la mano a reggerle il viso mentre sorridente osservava la giovane Weasley  che visibilmente fuori di sé si ingozzava e borbottava insulti tra i più coloriti verso il giovane Serpeverde.

 

<< E io che mi sono sentita anche in colpa! Che stupida! No,no...per quanto Albus possa negarlo quello lì è  e rimarrà un arrogante, presuntuoso, borioso… >>

 

<< Rose... Rose! >> 

 

La ragazza rialzò lo sguardo, interrompendo finalmente la serie di appellativi poco carini su Malfoy, perplessa nel vedere Lisa chiaramente divertita.

 

<< Per quasi sei anni non c’è stato un singolo giorno in cui non abbiate litigato. Hai mai pensato che questo cambiamento improvviso possa risultargli sospetto? Soprattutto se, come dice Al, Scorpius sceglie di essere così per difendersi…” 

 

Per la seconda volta in quella giornata, Rose si sentì una stupida. Perché tutti riuscivano a comprenderlo tranne lei? Che fosse lei quella troppo presa da se stessa per riuscirci? 

 

<< Inoltre io ho sempre pensato che tra te e lui ci fosse qualcosa di singolare. Non trovo originale pensare che i vostri litigi siano dati dall’odio, se effettivamente non gli importasse nulla di te,ti avrebbe semplicemente ignorato,come fa con mezza Hogwarts! >> 

 

Rose si scoprì sollevata nell’udire quelle parole, nel prendere in considerazione l’idea che dietro ai loro continui litigi ci fosse qualcosa in più, ma non ebbe tempo di soffermarsi su questo pensiero che arrossendo violentemente scosse il capo, cercando di allontanare quell’assurda idea. Portò una mano al viso e si accorse di essere assai accaldata, di certo pensò di non dover essere un bello spettacolo. Sospirò, rialzando lo sguardo su Lisa e guardandola perplessa.

 

<< Ma non avevi gli allenamenti oggi? >>

 

Non ebbe modo di ricevere una risposta perché la Baston sgranò gli occhi,  scattando in piedi e uscendo di corsa dalla sala Grande. Arrivò agli spogliatoio più velocemente possibile e poi finalmente al campo dove gli altri sfrecciavano in volo sulle loro scope.

 

<< Sei in ritardo Baston! >> 

 

Trasalì nell’udire la voce di James alle sue spalle, si voltò piano vedendolo avvicinarsi con aria non proprio amichevole. Pensò che potesse trarre qualche vantaggio dal fatto che il loro rapporto avesse decisamente fatto dei passi avanti, ma si maledì per non esser capace di far la svenevole o di usare un tono decisamente stucchevole così da far scemare la sua rabbia.  Gli andò incontro accennando ad un debole sorriso.

 

<< Capitano >> 

 

Davanti agli altri continuava ad essere fastidiosamente formale, era convinta che nessuno sarebbe stato pronto a vederli insieme, o forse erano loro a non esserlo. 

 

<< Rimedierò all’istante impegnandomi più del necessario e...e... >>

 

<< Monta su quella dannata scopa allora e fila via! >> 

 

Il tono di James, tra il divertito e l’autoritario, non lasciava repliche, la ragazza obbedì all’istante non prima che il suo viso si contorcesse in una smorfia divertita.

 

Pochi minuti prima che il sole calasse, i Grifondoro uscirono dai loro spogliatoi, accingendosi a raggiungere la Sala Grande il più rapidamente possibile, affamati. Lisa proprio in quell’stante si sentì afferrare per un braccio e trascinare dentro.

 

<< Ora dovrai farti perdonare >>

 

La voce suadente di James, unita al suo sguardo le diede i brividi. Sebbene avesse rindossato la divisa il suo corpo doveva essere ancora bagnato dopo la veloce doccia e goccioline d’acqua ricadevano lungo il viso, il collo e dalla camicia semi aperta notò che accarezzavano anche il petto del ragazzo. 

 

La risposta di Lisa fu un bacio, appassionato ed esigente. James la strinse, mentre una mano sprofondava nei morbidi capelli della ragazza. Le labbra bruciavano, desiderose di scontrarsi ancora tra di loro, di assaporare quel diletto tanto desiderato. La bocca del giovane lasciò quella della ragazza, soffermandosi sul collo, mordendolo.

 

Tra i sospiri e i gemiti Lisa pronunciò il suo nome, ancora e ancora, supplicandolo di non smettere. Niente li avrebbe riportati alla realtà, non si sarebbero accorti che qualcuno si era attardato e dalla porta semichiusa li aveva visti, aveva violato quel segreto che entrambi custodivano anche troppo gelosamente.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Un bacio, minacce e segreti svelati ***


4. Un bacio, minacce e segreti svelati

 

I giorni successivi nulla sembrava cambiato tra le mura di Hogwarts. Lisa e James per il resto del mondo continuavano ad essere il capitano e la sua giocatrice, senza destare il benchè minimo sospetto. E per loro il gioco era anche divertente eccetto quando le ragazzine del suo fanclub lo attorniavano,toccandolo e idolatrandolo. Lo sguardo supplichevole del ragazzo non bastava perché Lisa mettesse fine a quelle scenette, doveva ammettere che la allietavano non poco.

 

<< Dovresti trascinarmi via da loro, non ridere fino a stare male con le mie cugine! >> 

 

Il tono seccato di James, unito al suo viso imbronciato divertivano la ragazza ancora di più, impedendole di vedere la cosa da un punto di vista differente.

 

<< Non potrei mai, Capitano!  Non voglio provocare il suicidio di quasi tutta la popolazione femminile di Hogwarts! >> 

 

Era sempre questa la sua risposta, cosa che contribuiva ad accrescere il malumore del giovane. Ma bastava guardare il suo sorriso, così dolce e spontaneo che James si arrendeva. E così accantonava l’idea di urlare al mondo che lei era l’unica che desiderava, ignaro che da lì a pochi giorni lo avrebbero saputo anche tutti gli altri.

 

                                                                         ***

 

Serpeverde e Grifondoro del sesto anno erano nei sotterranei, alla lezione di pozioni di Lumacorno. Il vecchio professore aveva dato loro il compito di preparare un distillato decente di Veritaserum, provocando i borbottii di molti e la gioia di Rose che sola al suo banco lavorava di buonumore, conscia delle sue capacità.

 

La ragazza non vantava una schiera di amiche. Eccetto le sue cugine e Lisa poteva considerarsi una persona decisamente sola, ma la cosa non pareva le avesse mai creato turbamenti. Chinandosi a raccogliere qualcosa nella sua borsa strapiena non si accorse dell’aggiunta di un ingrediente non richiesto da parte di una serpeverde, la Parkinson.

 

Evidentemente la rivalità tra le loro rispettive madri non era cessata, trascinandosi alla generazione successiva. Ritornando ad occuparsi della sua pozione, Rose si accorse che qualcosa non andava. Il liquido aveva iniziato ad assumere un colore ed una consistenza diverse da quelle che avrebbe dovuto avere.

 

Rilesse velocemente la procedura, cercando di capirne il motivo sotto le risatine e le occhiatacce di alcune serpi. Proprio in quell’istante, il professore annunciò il suo consueto giro tra i banchi per accertarsi del lavoro dei propri studenti.  Quando fu il turno della giovane Weasley una smorfia dispiaciuta comparve sul suo viso raggrinzito.

 

<< Signorina Weasley mi dispiace dirlo ma la sua mistura è ben lontana da essere un distillato di Veritaserum! >> 

 

Rose abbassò lo sguardo, avrebbe voluto nascondersi dagli sguardi divertiti dei compagni e da quello risentito del suo professore. Finita la lezione, i ragazzi abbandonarono l’aula diretti alle loro prossime attività. La voce della Parkinson richiamò l’attenzione di Rose, che si voltò arrestando il passo.

 

<< Forse Weasley hai aggiunto un ingrediente non necessario alla tua pozione… oh, devi stare più attenta la prossima volta! >>

 

Sghignazzava agitando un sacchetto davanti al volto della rossa, che all’improvviso capì.

 

<< Sei stata tu Parkinson! >> 

 

Le urlò contro e scattò verso di lei, non sapeva nemmeno se con l’intenzione di schianatarla, quando qualcuno l’afferrò mentre continuava a dimenarsi, agitando gambe e braccia. Le serpeverdi si allontanarono ridendo e imitando la rabbia della giovane che fu ricondotta nell’aula di pozioni.

 

<< Lasciami Malfoy! >> 

 

Il ragazzo allentò la presa cosicchè ella potesse allontanarsi da lui, si voltò guardandolo in cagnesco e senza volerlo bagnando il viso con le proprie lacrime, che per la rabbia venivano fuori senza che lei ne avesse controllo.

 

<< Ti ho evitato una punizione.. sarebbe stato troppo per Rose Weasley dopo una pozione non riuscita >>

 

Ribattè con calma il ragazzo che, mani in tasca, la fissava tranquillo.

 

<< E’ stata quella dannata Serpe a manomettere la mia pozione! Io la odio... odio tutti voi… tutti i serpe verde >>

 

Si accasciò al pavimento non più capace di trattenere i singhiozzi. Appoggiò le spalle al muro e poggiò la testa sulle ginocchia, coperta interamente dalla moltitudine dei suoi boccoli.

 

<< Vattene via >> 

 

Aveva subito sufficienti umiliazioni per quel giorno e l’idea che Scorpius potesse vederla in quello stato, quando lei non aveva mai pianto davanti a nessuno, la straziava. Non udì nessuna replica, pensò quindi che lui avesse obbedito, ma non ebbe comunque il coraggio di controllare. Il suo dubbio svanì pochi istanti dopo quando sentì qualcuno sedersi accanto a lei e sospirare.

 

<< Non piangere, Rose >> 

 

La ragazza rialzò il capo, sbalordita che quelle parole fossero state pronunciate dalla stessa persona che sapeva l’odiasse. Scoprì per la prima volta un’espressione che non aveva mai visto sul suo viso, un misto di dolore e preoccupazione. Lo fissò, sbattendo le palpebre più volte finchè egli non distolse lo sguardo, puntandolo dinanzi a sé in un punto non precisato della stanza.

 

<< Non sopporto vedere una donna piangere >> 

 

Scorpius continuò, accrescendo la sorpresa e la confusione della ragazza. Rose riflettè su quell’affermazione, non riuscendo a trovare una spiegazione e il ragazzo non proseguì per cui la cosa sembrò finire lì. Si guardarono per diversi secondi, senza bisogno di parlare ancora. La piccola Weasley tirò su col naso, asciugando goffamente le lacrime con la manica della sua divisa. Il biondo non potè non sorridere a quella vista, un vero sorriso, non il solito ghigno.

 

<< Weasley sicura di essere una ragazza? Ogni tuo gesto mi fa supporre il contrario >>

 

Rideva, di una risata diversa che non provocò la solita indignazione in Rose. Non c’era crudeltà nelle sue parole, e per la prima volta capì che nei suoi numerosi insulti non v’era mai stata. Si ritrovò a pensare alla differenza tra lui e la Parkinson, ad esempio. Entrambi serpeverdi, ma totalmente diversi.

 

Si limitò ad annuire alla domanda del ragazzo, anche se questa pareva essere per lo più retorica. La cosa fece aumentare l’ilarità del giovane che scuotendo la testa le porse un fazzoletto. Afferrandolo Rose si accorse delle iniziali su di esso, lo strinse prima di soffiarvisi il naso, con totale assenza di grazia. Si voltò verso Scopius, sorpresa del fatto che quel sorriso, che mai gli aveva visto, era ancora lì. Si scoprì a parlargli senza badare a ciò che diceva.

 

<< Non è vero che odio tutti i serpe verdi >>  Abbassò lo sguardo, arrossendo.

 

<< Ero certo che non odiassi tuo cugino, certo a volte se lo meriterebbe per quanto è insopportabile, ma… >>

 

<< Non mi riferivo solo a lui >>

 

Riposò i lucidi occhi azzurri in quelli grigi del ragazzo, occhi che la fissavano quasi ansiosi. 

 

<< Non odio nemmeno te >>

 

Le parole le uscirono tutto d’un fiato, e si sorprese di riuscire a reggere ancora lo sguardo magnetico del ragazzo. E cosa più assurda si vide posare le proprie labbra su quelle di Scorpius, sfiorandole appena prima di allontanarsi seppur di poco. 

 

Il giovane serpeverde sembrava intontito, di certo quella poteva considerarsi l’unica cosa che mai avrebbe pensato accadesse, sebbene tra le mura di Hogwarts ne avesse viste tante.  Il viso di Rose si arrossò più di quanto avesse mai fatto, il respiro crebbe così come i battiti del suo cuore. Si sentì una stupida e per la seconda volta in quella stessa stanza si trovò a desiderare di non essersi mai alzata dal proprio letto quella mattina.

 

Ma non ebbe tempo di continuare nei suoi vaneggiamenti che nuovamente le sue labbra erano su quelle del ragazzo. Egli con meno delicatezza aveva portato una mano alla sua nuca, lasciando che indugiasse nei rossi capelli mentre la baciava. Era un bacio diverso, bramato forse da troppo tempo. Era frettoloso, pregno di istinto e passione.

 

Rose non riusciva a controllare il suo corpo,vide le sue mani intorno al collo d Malfoy, si stringeva a lui mentre egli circondava il minuto corpo con le sue braccia dando l’impressione di non volerla più lasciare andare. Quel contatto durò a lungo, ma decisamente troppo poco per entrambi. Le bocche si allontanarono, cosicchè potessero riprendere fiato.

 

Si guardarono, entrambi disorientati, accaldati, ma decisamente diversi. Fu Rose a distogliere per prima lo sguardo e resasi finalmente conto di ciò che aveva fatto balzò in piedi, senza attendere oltre lasciò i sotterranei correndo a perdifiato lungo il corridoio mentre la voce di Scorpius che chiamava il suo nome le giungeva sempre più lontana.

 

                                                                  ***

 

Rose riuscì ad evitare Scorpius per i due giorni successivi, anche se questo le costò stare lontano da Albus più di quanto avesse mai fatto in vita sua. Camminando lungo il corridoio che l’avrebbe condotta alla Sala Grande, rimuginava su quanto era successo, ma soprattutto sui suoi sentimenti.

 

 Lisa accanto a lei, le aveva più volte chiesto il motivo di quell’espressione decisamente  angosciata senza però ottenere una risposta che soddisfacesse la sua curiosità. Poco prima di raggiungere la Sala, davanti a loro si fermarono un gruppo di ragazze,bloccando loro il passaggio. 

 

Davanti a tutte quelle che identificò come Grifondoro, Rose riconobbe una delle ragazze che un giorno di molto tempo fa aveva parlato all’amica dell’invito di McLaggen a Lisa, in sala comune e a seguito del quale James le aveva gentilmente pregato di sparire.

 

<< Baston, ti consiglio di non giocare col fuoco, non è divertente bruciarsi, te l’assicuro! >> 

 

Sotto lo sguardo perplesso di Rose, la Grifodoro si rivolse a Lisa con tono duro e guardandola con sguardo fermamente minaccioso. Capì che quella era parte della schiera di ammiratrici di suo cugino,  ma non riuscì a comprendere perché ce l’avessero tanto con Lisa, la quale a differenza di Rose non sembrava sorpresa di quell’atteggiamento ostile. Ma la Weasley la vide comunque rispondere con assoluta calma.

 

<< Non so di cosa tu stia parlando,Brown >> 

 

La fissò per qualche istante prima di fare cenno a Rose di seguirla e incamminarsi in Sala Grande.

 

<< Te ne accorgerai presto, Baston! >> 

 

Fu la replica della Grifondoro, palesemente seccata. E a quanto Rose scoprì nei giorni successivi, la Brown mantenne la promessa. Una serie di piccoli incidenti coinvolsero Lisa. Diverse pozioni andate a male,  e  spinte nei corridoi accompagnate da insulti poco velati. Ma Lisa non sembrava particolarmente turbata e ai tentativi di Rose e delle altre di spingerla a reagir, rispondeva con un’alzata di spalle ed un sorriso.

 

Ma l’eccessiva calma di Lisa finì pochi giorni dopo, quando qualcosa peggiore degli insulti la colpì. Al campo di Quidditch James era intento ad illustrare uno degli schemi che avrebbero utilizzato contro i Serpeverde nella prossima partita, quando fu interrotto da una Lisa visibilmente fuori di sé che, uscendo dagli spogliatoi, si allontanò dal campo rapidamente con in mano quello che sembrò un pezzo di legno.

 

Non rispose agli altri e al capitano che la richiamarono, ragion per cui sconcertati e preoccupati la seguirono. Nella Sala Grande Rose era seduta al tavolo dei Grifondoro, impegnata in una piacevole chiacchierata con le cugine. L’apparente quiete fu interrotta dall’arrivo della Baston che, furiosa, si avvicinò alla Brown, seduta poco lontano dai Weasley, sbattendole un pezzo della sua Firebolt sul tavolo. Tutti smisero di parlare, di mangiare e portarono l’attenzione sulle due.

 

<< Hai esagerato, Brown! >> 

 

Rose non aveva mia visto Lisa in quello stato, forse come lei nessun’altro perché le facce di molti erano un misto di sorpresa e ammirazione.

 

<< Te la sei cercata Baston, ti avevo avvertito di lasciare James >> 

 

La Grifondoro le rispose con calma, ma l’indignazione era palpabile. A quelle parole si udirono borbotti e gridolini di sorpresa. Lily si rivolse a Rose con gli occhietti sgranati.

 

<< Lisa e mio fratello stanno assieme? >>

 

Rose non avrebbe saputo risponderle, un sospetto l’aveva sempre avuto ma non era mai giunta ad una conferma. Alzò le spalle allargando le braccia, mostrando la sua ignoranza.  Prima che Lisa potesse replicare, in Sala giunse James accompagnato dagli altri giocatori di Quidditch di Grifondoro. Tutti gli sguardi si posarono su di lui che si apprestò ad avvicinarsi alle due.

 

<< Che succede? >>

 

Lo sguardo accigliato del giovane si alternava da quello della Baston a quello della Brown, ma nessuna delle due sembrò intenzionata a dargli una risposta. James afferrò il braccio di Lisa che si divincolò immediatamente allontanandosi  e correndo via, sotto lo sguardo basito del maggiore dei fratelli Potter.

 

Egli scattò verso la Grifondoro, e prima che potesse aprir bocca il suo sguardo si posò sulla Firebolt di Lisa che, a metà giaceva sul tavolo. Fu in un attimo che la rabbia s’impossessò di lui e non fu difficile per gli altri accorgersene. Rose e Albus intanto si erano avvicinati al ragazzo, cercando di richiamarlo, ma egli non sembrava nemmeno udire le loro voci.

 

<< Sei stata tu? >>

 

Sbottò James, avvicinandosi pericolosamente alla Brown, e non ricevendo risposta, la strattonò per un braccio alzando il tono di voce.

 

<< Rispondi… sei stata tu? >> 

 

La giovane, ora visibilmente spaventata, indietreggiò non mancando di annuire alla sua domanda. Tutti rimasero col fiato sospeso, erano convinti che da lì a qualche secondo Potter potesse colpirla con una maledizione Cruciatus o peggio. Ma inaspettatamente James le lasciò il braccio e guardandosi intorno, prese un gran respiro prima di parlare.

 

<< Se ti azzarderai ancora a fare del male alla ragazza di cui sono innamorato, le parole Avada Kedavra saranno le ultime che udirai ! >>

 

L’occhiata truce non ammetteva repliche,s i voltò andando via. Rose sorrise, alzando per un istante lo sguardo in direzione dei Serpeverde dove incontrò quello di Scorpius, arrossì  e lo distolse immediatamente ritornando a sedersi.  Si udì in seguito un pesante vociare, non c’era nessuno che non parlasse dell’accaduto col compagno.

 

James ritornò al campo, sapeva che l’avrebbe trovata lì ed entrato nello spogliatoio la vide, attorniata dalle altre ragazze della squadra. Fece loro cenno di andare via e le si avvicinò, inginocchiandosi davanti a lei, seduta su una panca. Posò le mani sulle sue ginocchia e la fissava, sentiva una rabbia incontrollabile per quello che era successo e al tempo stesso una tenerezza inimmaginabile nei suoi riguardi.

 

Non l’aveva mai vista piangere, ed era assurdamente convinto che non l’avesse mai fatto. La considerava la ragazza più forte che avesse mai conosciuto. Ma ora era lì, piccola e indifesa come non lo era mai stata davanti a nessuno, aveva il volto rosso e completamente bagnato dalle lacrime. Il silenzio era rotto solo dai suoi singhiozzi perché James non osava parlarle.  Portò una mano al viso pallido, accarezzandolo.

 

<< Nessuno capisce, era la mia prima scopa, era stata di mia madre… ho imparato a giocare a Quidditch con quella...io...io… pensi sia una stupida? >>

 

Portò lo sguardo in quello di James quasi supplicandolo di smentirla. Egli le sedette accanto, scuotendo il capo e stringendola tra le sue braccia quasi volesse proteggerla da ogni sofferenza, si sentì tanto impotente da sentirsi male. Promise a se stesso che avrebbe fatto di tutto per scorgere su quel viso solo il suo meraviglioso sorriso, fermando le sue lacrime in ogni modo possibile.

 

Lisa pianse ancora a lungo, bagnando la camicia di James del suo dolore e stringendola tra le dita. Si scostò da lui l’attimo dopo, asciugando il viso con la manica della sua divisa. Si rialzò, attenta a non incrociarne lo sguardo.

 

<< Ho bisogno di stare sola ora >>

 

E non attendendo replica corse via, lasciandolo lì a fissare il vuoto.

 

                                                                     ***

 

La sera stessa, nella camera che le ragazze condividevano, vi era un’agitazione particolarmente visibile. Tutte cercavano di far finta di niente, sotto direttive di Rose e cercavano di parlare del più e del meno, ma vi riuscivano con scarso successo. Fin quando furono interrotte dalla voce di Lisa che, seduta sul suo letto, rialzò finalmente lo sguardo sulle amiche.

 

<< Potete perdonarmi di non avervi detto di me e James? >> 

 

Sembrò trattenere con grande sforzo le lacrime, deglutendo rumorosamente. 

 

<< Non eravamo pronti ed era più facile…. >>

 

Portò una mano alla bocca, soffocando il pianto. Rose si alzò per avvicinarsi a lei, ma Lily la precedette. L’abbracciò con calore, buttandosi sul letto accanto alla ragazza.

 

<< Non piangere Lisa,ti prego!  Altrimenti sembrerò un’insensibile nel saltellare per tutta la stanza, esprimendo la mia felicità per te e James!  Fallo per me... >> 

 

Si staccò dall’abbracciò solo per guardarla negli occhi e mostrarle un visino supplichevole. Lisa le sorrise, carezzandole la testolina rossa prima che le altre le piombassero addosso, abbracciandola. Non c’era dubbio che fossero tutte entusiaste di sapere Lisa accanto a loro cugino.

 

                                                                      ***

 

Il mattino dopo, tutti rivolgevano ancora lo sguardo al tavolo dei Grifondoro dove James, attorniato dai cugini consumava al sua colazione. Ma essere oggetto dell’attenzione di mezza Hogwarts era l’ultimo dei suoi problemi. Osservava il piatto pieno di porridge che non accennava a mangiare. 

 

Le cugine si lanciavano sguardi preoccupati prima che l’arrivo di Lisa le rassicurasse. Lily le fece spazio cosicché potesse sedersi accanto al giovane Potter. Egli rialzò lo sguardo e la fissò. Stava sorridendo,  quel sorriso che lui riconosceva come suo. Lisa afferrò la sua mano e la strinse, non c’era bisogno di aggiungere altro, era tutto perfetto. Ma l’idilliaco momento fu interrotto dalle grida di Lily rivolte all’intera tavolata.

 

<< Smettetela di fissarci o userò su ognuno di voi la mia specialissima fattura Orcovolante, sono stata chiara? >>

 

A quelle parole la maggior parte degli studenti distolsero lo sguardo, borbottando tra loro. In due giorni i Potter avevano decisamente dato troppo spettacolo.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Equivoci, ronde e prime volte ***


5. Equivoci, ronde e prime volte

 

Rose era felice.  Felice per James, per Lisa. Lo era per Roxanne il cui rapporto con Lysander sembrava aver preso una piega strana: trascorrevano assieme più tempo di quanto avessero mai fatto e lei sembrava farsi meno beffe di lui, cosa che convinse Rose che qualcosa fosse cambiato. Lo era anche per Dominique, che sembrava aver trovato modi più audaci per tener lontano le decine di ammiratori.

 

Amava ognuno di loro allo stesso modo e gioiva nel vederli sereni. E poco le importava se negli ultimi giorni riusciva a malapena a concentrarsi durante le lezioni, se a stento riusciva a finire un tema e si sentiva fortunata se non faceva esplodere il proprio calderone.

 

Aveva decisamente la testa altrove e ne era ben consapevole. Sapeva bene a chi e a cosa pensasse, ma ciò che la turbava era l’incertezza di ciò che provava. Infondo non era difficile, avrebbe dovuto fermarsi un istante e domandarselo, chiedersi se fosse o meno innamorata di lui. Ma il solo pensiero la terrorizzava, la possibilità che la risposta fosse stata affermativa l’agitava forse più di quanto avrebbe dovuto.

 

L’idea di amare qualcuno che probabilmente la detestava, riusciva solo a paralizzarla. Lui l’avrebbe derisa, umiliata e lei avrebbe solo sofferto, più di quanto soffrisse ora, immersa nei dubbi e nelle paure.

 

Era riuscita ad evitarlo, a cambiare strada nei corridoi quando lui sembrava volesse andarle incontro e a convincere Albus a non fare domande. Era conscia che questo fosse un comportamento che non si confaceva per niente ad una Grifondoro, ma non riusciva ad agire in maniera diversa, almeno non per il momento.  

 

Ma quel giorno, alla riunione dei Prefetti, avrebbe dovuto forzatamente vederlo e trovarsi nella sua stessa stanza almeno per un’ora buona. Nei primi minuti, poco attenta a ciò di cui Lysander blaterava, sperò che egli non si facesse vivo. Certo, non era da Scorpius Malfoy arrivare puntuale ma era trascorsa quasi mezz’ora e di lui e suo cugino non v’era ombra.

 

Proprio quando sembrò convincersi di quella sua speranza, i due Serpeverde si unirono agli altri, giustificando il loro ritardo con l’imminente partita contro i Grifondoro, ragion per cui si erano allenati fino a pochi minuti prima. Scorpius si sedette accanto a Rose, sull’unica sedia lasciata libera, tuttavia non sembrò far minimamente caso alla ragazza, si mostrava annoiato come sempre e ora dopo gli allenamenti anche visibilmente stanco.

 

<< Lysander ci vuole ancora molto? Ormai i turni delle ronde sono gli stessi da mesi e… >>

 

Qualcuno intervenne per il sollievo degli altri, incitando il Corvonero a concludere la riunione il prima possibile.

 

<< Non per questa sera... ci sarà un piccolo cambiamento nei turni >>  Iniziò, lanciando un’occhiata ad Albus, il quale sembrò sprofondare ancora di più nella sua sedia.

 

<< Potter deve essere sostituito, dal momento che sarà impegnato a scontare la sua punizione >>

 

Tutti lo guardarono basiti, più di tutti Rose che si domandava cos’altro avesse combinato il ragazzo. 

 

<< Quindi, vediamo…  sarà Malfoy ad accompagnare Weasley nella sua ronda >> 

 

Fu solo in quel momento che Scorpius sembrò accorgersi di dov’era, rialzò il capo annuendo con noncuranza. Rose intanto aveva rapidamente spostato lo sguardo su Lysander, boccheggiando.

 

<< Ma… >>   Si schiarì la voce, prendendo a torturarsi le dita.

 

<< C’ è qualche problema Rose? >> 

 

Chiese il Corvonero, senza rialzare il capo dalle pergamene che stava esaminando. La ragazza indugiò, accorgendosi che intanto Malfoy la stava guardando. Abbassò gli occhi, arrossendo.

 

<< No,no... va tutto bene Lys >>  

 

Terminata la riunione tutti lasciarono l’aula frettolosamente e visibilmente sollevati, tutti tranne la giovane Weasley che, pallida come un cencio, avanzò verso al sala Comune dei Grifondoro.

 

                                                                       ***

 

Dopo che Rose ebbe lasciato la Sala Comune, sì incamminò verso quella che Lisa aveva chiamato l’ora della verità, beccandosi le occhiatacce truci dell’amica. La Baston era la sola a non essersi rintanata ancora nella sua stanza, decisa ad aspettare che l’amica terminasse la sua spiacevole ronda. 

 

Non rimase sola a lungo, James varcò il ritratto della Signora grassa, avvicinandosi e accasciandosi sul divano che lei occupava. Stancamente le rivolse un sorriso, rialzando con fatica lo sguardo sulla ragazza. Lisa prese ad accarezzargli i capelli, lasciando che egli posasse il capo sul suo grembo.

 

<< Questa volta in che modo hai scontato la tua punizione? >> Chiese la Baston, ridendo.

 

<< Quel  vecchio di Gazza mi ha costretto a lucidare dei vecchi trofei >>   Sospirò, chiudendo gli occhi.     << Credevo che non mi avrebbe più lasciato andare… quello mi odia! >>

 

<< Bhè stavolta te lo sei meritato! >>  Lisa finse un tono grave, sebbene il sorrisino divertito purtroppo la tradisse.  << Hai coinvolto anche quel poverino di Al , senza che sapesse nulla, e lui è un Prefetto! >>

 

<< Non è di certo colpa mia se lui è passato di lì proprio nel momento in cui stavo per. .mhh...agire, ecco! >>  

 

Sghignazzò, ricordando la faccia dei fratello nell’essere stati beccati dal vecchio custode. Lisa non potè evitare di unirsi all’ilarità del ragazzo, non mancando però di assestargli un pugno sulla spalla.

 

<< Ahi ! >>      James si rialzò avvicinandosi pericolosamente alla ragazza.    << Non sono mai riuscito a capire come potesse avere tanta forza una ragazzina minuta come te! >> La fece distendere sul divano, posandosi su di lei che lo accolse tra le sue gambe, e sorridendole nel suo solito modo da furbastro.

 

<< La ragazzina minuta ti ha soffiato il boccino all’ultimo allenamento di Quidditch, pur non essendo una Cercatrice! >>  Lo canzonò, mostrandogli la lingua, divertita.

 

<< Te l’ho lasciato fare, è questa la verità! >>  

 

Ammise il giovane Potter, posando le labbra su quelle di Lisa, impedendole di replicare.  James la baciava con dolcezza, lasciando le labbra per posare le sue sul mento, fino ad arrivare al collo su cui indugiò a lungo, mordendone la morbida pelle. 

 

Lisa, protetta dal corpo del ragazzo, portò le mani alle robuste spalle, scivolando sulla sua schiena e stringendo con forza il tessuto della sua camicia. La mano del ragazzo, prima ferma su un fianco, arrivò rapidamente sotto la camicia di Lisa, carezzandole la pancia e rallentando sul bordo della gonna.

 

La giovane sembrò smettere di respirare,si irrigidì, tentando di rimettersi seduta. James dovette accorgersene perché si fermò, rialzando su di lei uno sguardo confuso. Lisa riuscì ad allontanarlo ed entrambi si ritrovarono non più distesi. James continuava a fissarla, evidentemente ansioso di ascoltarla.

 

<< Ecco io... non sono pronta >>

 

Era la prima volta che Lisa si sentiva tanto a disagio e  al contempo tanto stupida. L’espressione del ragazzo non mutò, ma continuava a guardarla dando l’impressione di non capire.

 

<< Pronta per cosa? >>      La giovane gli lanciò un’occhiata seccata, sospirando.

 

<< Per…per quello! >> 

 

Arossì violentemente e non riuscì più a reggere quello sguardo. James sembrò stranamente più tranquillo, portò le braccia ad incrociarsi dietro la nuca e replicò.

 

<< Io non ho mai avuto l’intenzione di spingermi fino a quel punto con te! >>

 

Ciò che per James voleva essere un modo per rassicurare la ragazza, provocò invece l’esatto contrario. Il volto di Lisa si contorse in un cipiglio che non prometteva nulla di buono. Il giovane Potter deglutì, disorientato.

 

<< Mi stai dicendo che non mi vuoi? >>

 

Lo disse tutto d’un fiato, sperando che fosse comunque giunto alle orecchie del ragazzo, che sembrò forse più sconcertato di prima. Pensò che le donne dovessero essere davvero delle creature strane, le uniche capaci di contraddirsi da sole nel giro di pochi secondi, e Lisa a quanto sembrava,  non faceva eccezione

 

<< Lisa ti sei accorta  che solo pochi secondi fa mi hai fatto sentire un depravato che voleva approfittare della sua ragazza, ed ora mi accusi di non desiderarti?>>     Si rialzò, affondando le mani in tasca.      << Non mi sembra sia un discorso molto coerente >> 

 

Non ebbe finito che sbiancò, indietreggiando appena. Il viso di Lisa, dalla rabbia, aveva preso un colorito tendente al viola. La vide scattare in piedi e aprire la bocca diverse volte nell’intento probabilmente di lanciargli una maledizione, ma pochi attimi dopo la vide voltarsi e risalire le scale del dormitorio femminile, non accennando a fermarsi, nonostante James urlasse il suo nome.

 

                                                                      ***

 

Tutto sembrava fin troppo tranquillo, nessun ragazzino trovato a girovagare per i corridoi e nessuna coppietta impegnata in qualcosa di decisamente inappropriato avevano interrotto la pesante tensione che si respirava tra i due Prefetti che, ignorandosi l’un l’altro continuavano a perlustrare le aree del castello.

 

Rose si ritrovò persino a sperare che quel combinaguai di suo cugino James stesse per farne una delle sue e nonostante non sarebbe stata entusiasta di togliere punti alla sua casa, sarebbe di certo stato meglio che continuare a girovagare con quel peso sul cuore.

 

Alzò il capo, posando lo sguardo sul ragazzo che camminava a pochi metri davanti a lei. Sembrava tranquillo e imperturbabile come sempre, tanto che la ragazza si ritrovò ad invidiarlo per la prima volta in vita sua. Immersa nei suoi pensieri, sussultò nell’udire un rumore sordo provenire da una delle aule che avevano appena oltrepassato.

 

 Scorpius tornò indietro, avvicinandosi alla stanza. Vi entrò, impedendo a Rose di seguirlo con un’occhiata che non ammetteva repliche. Una volta dentro si accorse che altro non era che una finestra lasciata aperta, sbattuta dal vento. Si apprestò a chiuderla rapido,voltandosi verso la ragazza che come lui aveva emesso un sospiro di sollievo.

 

<< Che stupidi >> 

 

Rose ruppe il silenzio, accennando ad un sorrisino. Malfoy le si avvicinò,mani in tasca, camicia fuori dai pantaloni e cravatta allentata. Riusciva ad essere estremamente affascinante, nonostante l’aria trasandata. La fissò coi suoi intensi occhi grigi. Alla luce della luna i suoi capelli sembravano ancora più chiari.

 

<< Già, siamo due stupidi >>

 

Il tono di voce quasi nostalgico convinse la ragazza che egli non si stesse riferendo al recente spavento. Arrossì, distogliendo lo sguardo.

 

<< Scorpius io… >>

 

<< Rose Weasley senza parole… ricorderò questo istante per tutta la vita >>

 

<< Senti un po’… >> 

 

Ma non ebbe modo di continuare. Malfoy l’aveva spinta contro la fredda parete e si era impossessato della sua bocca, senza chiedere alcun permesso.  La spingeva contro il suo corpo con prepotenza cosicchè ella potesse percepire lo smisurato desiderio di possederla. Baciava con foga ogni centimetro del suo viso accaldato, mordeva le labbra rosse e carnose fino a farle male.

 

Le mani esperte affondavano nei capelli rossi e disordinati, scendevano lungo il suo corpo fino a fermarsi sulle cosce, la sollevò senza sforzo e l’attimo dopo Rose si ritrovò distesa su un banco. Stava accadendo troppo velocemente, lo sapeva, ma nonostante tutto non ebbe la forza di fermare l’irruenza di Scorpius.

 

Desiderava ancora le sue labbra sulla sua pelle, le mani che vagavano senza meta sul suo corpo. Il ragazzo aprì con impazienza la camicia bianca della sua divisa, scoprendole il piccolo, ma perfetto seno, su cui posò il volto. Rose portò la testa all’indietro inarcando la schiena e guidando le mani tra i biondi capelli.

 

Gemette, accrescendo l’irruenza del ragazzo che la spinse con forza contro la sua eccitazione. Un altro gemito, i respiri affannati che si mischiavano l’un con l’altro, parole sussurrate nel buio e poi accadde. Scorpius la fece sua, e dopo l’iniziale dolore, il seguente fastidio Rose si abituò alla sua presenza dentro il suo corpo.

 

Ad ogni spinta un gemito, uno sguardo ,un bacio finchè lei sentì il suo cuore perdere un battito e poi accelerare in maniera incontrollabile. Si aggrappò alle sue spalle, premendo le unghie nella carne e soffocò un lamento nell’incavo del suo collo. Un dolce piacere la pervase, inebriò ogni senso.  Non era mai stata così bene, non si era mai sentita così felice. E quando anch’egli raggiunse il culmine e si accasciò su di lei, l’estasi sembrò avvolgere entrambi. Strinsero i loro corpi a quello dell’altro, in un connubio che sembrava non volesse sciogliersi. 

 

Nei minuti successivi Rose, risistemata la divisa, cercava di rendere decenti i suoi capelli, senza successo. Scorpius tentava di rifare un nodo alla cravatta che la ragazza gli aveva sfilato con poca pazienza.  Si guardarono, distogliendo entrambi lo sguardo, rapidamente.

 

<< Forse dovremmo capire cosa proviamo l’uno per l’altra >> 

 

Fu ancora la giovane Weasley a rompere il silenzio, guardandolo avvicinarsi a lei.

 

<< Io so già cosa provo e so quello che voglio >>

 

Il tono deciso di Malfoy, unito al suo sguardo intenso, riuscirono a farla rabbrividire. Non l’aveva mai visto così serio, probabilmente nemmeno durante una partita si Quidditch contro i Grifondoro. Ricambiò il suo sguardo senza riuscire a replicare. Lui attese diversi minuti, poi oltrepassò la ragazza allontanandosi dall’aula, da Rose.

 

 

 

 

 

 

 

 

Per HERMIONE :  Ti ringrazio,sei stata davvero gentilissima!  Oddio,perfetta.. mi fai arrossire!  Sono contentissima che ti sia appassionata così tanto alla mia storia, a cui ammetto sono particolarmente legata! Capisco cosa intendi quando dici di leggere solo storie complete,mi è capitato troppe volte di restare delusa quando una storia veniva abbandonata! Lo trovo assurdo,davvero.. e puoi stare certa che non capiterà con questa,come con nessuna delle mie prossime fanfiction! Scrivere è qualcosa che mi rilassa in modo particolare,quindi solitamente lo faccio prima di andare a dormire salvo impegni vari.  Spero che i prossimi capitoli siano di tuo gradimento!  E mi auguro di leggere ancora le tue opinioni…    ti abbraccio!

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Abbandoni, punizioni e confidenze ***


6. Abbandoni, punizioni e confidenze

 

Quella fu la prima notte in cui James non chiuse occhio. Doveva convincersi che quella fosse solo una banale discussione, che la mattina seguente tutto sarebbe ritornato come prima perché non poteva permettersi di perderla. Da stupido quale si riteneva, ci aveva impiegato sette anni per accorgersi di lei ed ora il cuore di Lisa gli apparteneva, e lei aveva il suo.

 

Si, perché aveva capito di amarla la prima volta che le sue labbra l’avevano sfiorata, e sebbene l’avesse urlato a mezza Hogwarts quel giorno in Sala Grande, a lei non era mia riuscito a dirlo. Ma l’avrebbe fatto.

 

Poco dopo l’alba, abbandonò il suo letto e ritornato in Sala Comune, rivolto alle scale del dormitorio femminile, decise di aspettarla. Si sarebbe scusato con Lisa per uno stupido equivoco e niente gli avrebbe impedito di viverla. Il brontolio del suo stomaco annunciò che l’ora della colazione era giunta, tutti si sarebbero riversati nella sala breve. Rose fu la prima e notando il cugino, impalato davanti alle scale immaginò di sognare ancora.

 

<< Buongiorno Rosie! >>    Le rivolse uno dei suoi sorrisi più belli e le scompigliò i capelli com’era solito fare.

 

<< Perché sei già sveglio? >>  Ancora incredula lo fissava sospettosa.     << Cosa le hai fatto? >>       Incrociò le braccia al petto e gli lanciò una delle sue tipiche occhiatacce.

 

<< Ehi,ehi... perché dovrebbe essere colpa mia? >> 

 

Il ragazzo tentò di difendersi, ma dal momento che sua cugina non sembrava per nulla convinta delle sue parole, sbuffò rumorosamente annuendo rassegnato. 

 

<< E va bene, io... >> 

 

S’interruppe quando Lisa Baston li raggiunse, sorridente e di buon umore come ogni mattina da che James ricordava. La scrutò, fissandola perplesso e prima che potesse prostrarsi ai suoi piedi,  il suo comportamento lo spiazzò.

 

<< Buongiorno James! >>

 

Gli soffiò un bacio sulla guancia, stringendogli la mano esortandoli a recarsi in Sala Grande. Seduti al tavolo dei Grifondoro, i Weasley e i Potter erano impegnati in una delle loro chiacchierate mattutine. James si dedicò poco al cibo, continuava a chiedersi il perché le donne fossero così assurdamente incomprensibili.

 

Si forzava di capire l’ atteggiamento di Lisa, ma proprio non ci riusciva. Era stato piuttosto ottimista poche ore prima, ma mai si sarebbe aspettato che sarebbe stato tutto così semplice.

 

<< Lisa, riguardo ieri… >>    Si avvicinò all’orecchio della ragazza, sussurrando appena, cosicché solo lei avrebbe potuto sentirlo.

 

<< Oh, James va tutto bene >> 

 

Replicò lei con un gesto di noncuranza e un sorriso che il giovane non ricordò come suo. Aveva una sfumatura diversa, ma non comprendeva la differenza. Finchè dopo diversi minuti in cui osservava la ragazza e i suoi gesti fin troppo gentili, giunse alla conclusione. Stava fingendo, non c’era la minima spontaneità in lei quella mattina cosa che lo deluse non poco. Uno dei pregi di Lisa era la sua totale e indiscussa genuinità.

 

                                                                          ***

 

Poche ore dopo ebbe la conferma dei suoi sospetti. Negli spogliatoi, dove dopo gli allenamenti si attardavano, James la strinse a sé baciandola. La ragazza indietreggiò guardandolo con studiata calma.

 

<< Mi dispiace Potter, ma non è il caso… sono stanca e affamata, e dovremmo sbrigarci se vogliamo trovare qualche avanzo >>

 

Gli strizzò l’occhio e aprì la porta degli spogliatoi.

 

<< Vuoi farmela pagare per quello che è successo ieri? >>

 

Il tono del giovane Potter era un misto di rabbia e delusione. Strinse i pugni, cercando di capire come aveva fatto a trovarsi in quella situazione.

 

<< Non essere sciocco James >> 

 

Non ebbe modo di oltrepassare la soglia che il ragazzo le piombò addosso e con una mano richiuse la porta. Le era talmente vicino che il suo respiro solleticava il collo di Lisa, che rimase immobile,la mano ancora sulla maniglia. Si voltò lentamente appoggiandosi al muro e assottigliando le palpebre lo fissava, intenzionata a non distogliere lo sguardo.

 

<< Questa non sei tu >> 

 

Sibilò James, sostenendo il suo sguardo. Lisa si morse il labbro, socchiudendo appena gli occhi, indecisa sul riversare su di lui la rabbia che serbava, o tenerla per sé. Evidentemente scelse la prima opzione perché iniziò ad urlare e ad inveire contro il suo capitano.

 

<< Cosa sarei io, James? >>    Al ragazzo non sfuggì l’enfasi con cui pronunciò il suo nome, ma non la interruppe.             << La dolce e mansueta piccola Baston, l’amica di tutti ! Il maschiaccio che non possiede un briciolo di femminilità, tanto indesiderabile che il suo ragazzo non ha mai avuto l’intenzione di spingersi fino a quel punto con lei ! >>

 

Parlò così velocemente e con tanta rabbia che dovette fermarsi per riprendere fiato. James la guardava boccheggiando, gli occhi sgranati e decisamente disorientato. Avrebbe voluto chiederle di ripetere quanto appena detto perché in una delle sue visioni ottimistiche sperò di aver capito male.

 

Lei era convinta che lui non la desiderasse? Che non rabbrividisse ogni qualvolta lei lo sfiorava,   allontanandosi il più delle volte per non mostrarle la sua eccitazione? Pensava davvero questo? E se era così la colpa era solo sua. In piedi davanti a lei, così minuta paragonata alla statura del giovane, sentì il pavimento crollare sotto i suoi piedi.

 

L’aveva ferita e senza averne l’intenzione.  Si sentì impotente, incapace di renderla felice. Si odiava a tal punto che dovette distogliere lo sguardo dal suo viso, ormai bagnato dalla lacrime. Avrebbe dovuto dirle qualcosa, lo sapeva. Ammettere che la voleva, che non desiderava altro.  Ma le parole si fermarono in gola, incapaci di uscire. Fu Lisa a rompere il silenzio e ciò che disse arrivò appena alle orecchie del ragazzo.

 

<< Lo prendo per un sì >>     Asciugò il volto con la manica della propria divisa, si diresse verso la porta ma attese qualche istante prima di varcarla.

 

<< Ritornerò ad essere semplicemente Baston e tu… >>    Dovette portare una mano alla bocca e inspirare profondamente per riuscire a continuare senza scoppiare in un pianto disperato.    <  >>

 

Corse via, sbattendo la porta alle sue spalle.  James non si era mai sentito a quel modo prima d’ora. Non sembrava nemmeno che stesse respirando. Chiuse gli occhi e si abbandonò sulla panca vicino, con la schiacciante consapevolezza di aver rovinato tutto.

 

                                                              ***

 

Malfoy e Albus erano ancora in Sala Comune, discutevano sulla prossima partita ma l’unico coinvolto sembrava il giovane Potter.

 

<<  … e  quindi avrei deciso di andare di corsa dalla McGranitt e dichiararle il mio amore >>   Al testò l’attenzione dell’amico ed ebbe la conferma ai suoi sospetti.

 

<< Mi sembra un’ottima idea >>      Replicò annoiato il biondino e per tutta risposta ricevette un pugno sulla spalla dalla secondogenito dei Potter.    << Ehi, e questo per cosa! >>

 

<< Non hai sentito nulla di quello che ti ho detto! >>  Proruppe l’altro.   << Che hai in testa? >>

 

Sbuffò rumorosamente, fissandolo in attesa di una risposta. Fu Zabini a parlare però, prima che Malfoy potesse aprir bocca.

 

<< So io cos’ha in testa >>    Si accosciò su una poltrona difronte ai compagni, sogghignando  << Il nostro giovane rampollo di casa Malfoy deve aver perso il senno per una ragazza >>  Lanciò un’occhiata al biondo, sicuro che avesse afferrato la sua insinuazione.

 

<< Come tuo solito dai fiato alla bocca solo per blaterare assurdità >>    Scorpius gli rispose prontamente, sostenendo il suo sguardo e non mostrando il minimo timore.

 

<< Devo essermi sbagliato,allora >>

 

<< Vedo che hai capito >>     Si limitò ad un cenno del capo, rivolgendosi quindi ad Albus.

 

 << Vieni,ho fame >>  

 

Al lo seguì, ed entrambi si incamminarono verso la sala Grande, borbottando qualcosa sulla repulsione che provavano nei confronti di Zabini. A pochi passi dalla loro meta si fermarono, imbattendosi in Rose e James che discutevano animatamente.

 

<< Sei un’idiota!  Devi parlarle… devi… >>

 

<< Rose ti ho detto di non immischiarti ! >>

 

Le urlò contro prima di voltarsi e allontanarsi lungo il corridoio opposto.  La ragazza sbuffò, rossa in viso e sbatté un piede sul pavimento prima di girarsi e accorgersi della presenza di qualcun altro: suo cugino e lui. I due ragazzi le si avvicinarono, guardandola confusi.

 

<< Ehi >> 

 

Accennò ad un sorriso, portando la mano a torturare uno dei suoi boccoli. Albus alzò un sopracciglio, alternando lo sguardo tra i due che stranamente sembravano a disagio e ancora più strano non stavano inveendo l’uno contro l’altro. Sospirò, scuotendo il capo.

 

<< Perché litigavi con mio fratello? Che ha combinato stavolta? >>

 

<< Lui e Lisa devono essersi lasciati, ma sono dannatamente testardi… si rifiutano di parlare! Si amano, dovrebbero stare insiem… >>      

 

S’interruppe, arrossendo violentemente e sia lei che Scorpius girarono il capo altrove.

 

<< Credo siano più affari di famiglia. Ti aspetto al tavolo Al >>     Posò la mano sulla spalla dell’amico, facendo un cenno del capo alla ragazza.   << Weasley >> 

 

E si allontanò con le mani in tasca, con la sua solita aria indolente. Albus spostò lo sguardo sulla cugina, scrutandola. Ma non ebbe tempo di chiederle nulla che lei lo spinse in Sala Grande incolpando il brontolio del suo stomaco.  Sapeva che avrebbe dovuto confidarsi con il suo migliore amico, ma non era il momento giusto così  come non lo era per parlare con Scorpius e magari rivelargli quanto si sentisse stupida.

 

                                                                       ***

 

Rose lo sapeva. Sapeva di essere una stupida. Sapeva di amarlo, ma non era pronta ad aprirgli il suo cuore. E sebbene trascorresse le sue notti a rimuginare sui suoi sentimenti, non riusciva a venire a capo della questione.  Ma accidenti, non poteva temporeggiare ancora. Soprattutto non dopo quello che era successo quella notte, in quell’aula.

 

Gli avrebbe parlato, doveva. Anche se ad unirsi ai suoi problemi c’erano pure quelli di suo cugino e della sua migliore amica. Rose non sopportava di vederli in quello stato. Ogni giorno fingevano, si comportavano come se tra loro non fosse successo nulla, come se non si fossero mai scoperti innamorati. Così ogni mattina si salutavano freddamente, lei rivolgendosi a lui chiamandolo capitano e James si limitava  a grugnire o a un inespressivo  Buongiorno Baston. 

 

Avrebbe voluto prendere le loro teste e farle sbattere l’una contro l’altra, forse si sarebbero destati da quel’insensato torpore. Sperò che agli allenamenti si comportassero in maniera differente, ma a detta di Hugo, Lily e Roxanne le cose stavano esattamente allo stesso modo.

 

 

Al campo di Quidditch il capitano dei Grifondoro illustrava alla squadra un nuovo schema di gioco. Mancavano sempre meno giorni alla partita coi Serpeverde e precisò con determinazione che non avrebbe accettato una sconfitta. I giocatori annuivano concordando e rivolgendogli domande, proponendo variazioni.

 

Un tempo quella più partecipe sarebbe stata Lisa, ma quel giorno rimase in silenzio, palesando appena la sua presenza.  Lo sguardo di James non poteva fare a meno di ricadere sulla ragazza, anche troppo spesso. Osservava il viso scaro e pallido, gli occhi privi di quella luce che li rendevano tanto meravigliosi, i capelli nuovamente arruffati e legati in una coda.

 

Nonostante fosse ancor più trasandata, il giovane non riusciva a non pensare a quanto la ritenesse bella. Il desiderio di correre da lei e stringerla era quasi insopportabile. Ma avrebbe resistito per il suo bene. Lui le avrebbe fatto solo del male continuando a starle accanto, lei meritava molto di più che uno stupido cercatore,troppo pieno di se stesso per accorgersi in sette anni che lei era sempre stata l’unica. 

 

Nelle due ore successive, ognuno sulla propria scopa, seguirono le indicazioni del capitano, sfrecciando, passandosi la pluffa, allenandosi nella massima concentrazione. Tutti tranne la piccola Baston che risultava lenta, deconcentrata e soprattutto stanca. Finiti gli allenamenti James diede consigli, si complimentò con Hugo ma a Lisa non rivolse parola. Una volta che la maggior parte dei giocatori erano scomparsi negli spogliatoi, lei gli si avvicinò.

 

<< Dovresti dirmi che sono stata un disastro e insultarmi in tutti i modi possibili ! >> 

 

Sebbene il tono fosse deciso, James avvertì la delusione della ragazza. La conosceva bene ed era certo che il non aver giocato come si deve, era per lei un castigo sufficiente.

 

<< Non oggi... vai a cambiarti  >>    Le rispose, ancora dandole le spalle risistemando le pluffe nel bauletto.

 

<< Non voglio favoritismi Potter ! >>

 

James si girò di scatto, avvicinandosi e assottigliando le palpebre. Lisa dovette indietreggiare, sovrastata dalla sua statura.

 

<< Non ne avrai, Baston! >>      E poi si allontanò dal campo, apparentemente tranquillo.

 

                                                                 ***

 

Al tavolo di Grifondoro Rose e Roxanne discutevano sulla prossima uscita ad Hogsmeade.

 

<< Troverò io il modo di convincere Lisa a venire con noi, Rose puoi stare tranquilla! >>     Affermò decisa, battendosi un colpetto sul petto e annuendo energicamente.

 

<< Questo non mi rende certo tranquilla Rox! >>   Sbuffò sua cugina, scuotendo il capo.

 

<< Ah ! Non ti fidi di me! >>   Sentenziò, fingendo una smorfia dispiaciuta.

 

<< Sono le tue idee strampalate da cui diffido! >>  Replicò prontamente la rossa, appoggiando il gomito sul tavolo e reggendo il viso col palmo della mano destra.

 

<< Questa volta… >>   

 

S’interruppe, alzando gli occhi all’entrata della sala comune dove Lysander Scamander camminava al fianco di una Corvonero. Rose seguì lo sguardo della cugina e anche la sua attenzione fu attirata dal giovane, che proseguì passando accanto a loro.

 

<< Rose >>   

 

Le sorrise, posandole una mano sulla spalla, ignorando volutamente Roxanne che sbuffò rumorosamente voltandosi dall’altra parte.

 

<< Ancora non deve essergli passata! >>   Sentenziò tranquilla e allo sguardo interrogativo della rossa, continuò.       << Ero nei corridoi.. .ehm,volevo dire fuori al castello, molto lontano dal castello e lanciavo i miei Fresbee zannuti quando hanno cominciato a morderlo, lacerando completamente la sua divisa, tutti erano piegati in due dalle risate... dovevi vederlo Rose… >>

 

 All’occhiata truce della cugina, Roxanne tossicchiò appena,  ricomponendosi.  

 

<< No, hai ragione ho esagerato… è stata una cosa orribile >>    Finse un’espressione grave e incrociando le braccia al petto, annuiva energicamente.

 

<< Bene, capita la gravità della cosa ora andrai a chiedergli scusa, giusto? >>   

 

Rose trattenne una risata all’espressione della cugina, un misto di sorpresa e spavento. E non le diede modo di replicare che aggiunse:    <<  O toglierò 10 punti a Grifondoro, nonostante sia la mia casa! >>  

 

Roxanne purtroppo sapeva che l’avrebbe fatto. Sbuffò, rialzandosi e mostrandole la lingua prima di incamminarsi al tavolo dei Corvonero.

 

<< Ehm..Lys >>   

 

La maggior parte dei ragazzi alzarono il capo, fissando Roxanne. Non era provvista delle centinaia di ammiratori come Dominique, ma di certo non le mancavano. Era alta, snella, un vero fisico da battitrice. La pelle appena un po’ più scura, capelli neri e lunghi che finivano in piccole onde e due occhi profondi,vivaci.

 

Il corvonero la fissava e con un gesto la incitò a parlare. L’ultima cosa che Rox avrebbe voluto era che tutta la tavolata ascoltasse quello che aveva da dirgli, per cui si abbassò avvicinando la bocca al suo orecchio.

 

<< Ti chiedo scusa Lys >>  Si allontanò di poco, sbattendo le palpebre e improvvisando un’aria pentita, assolutamente falsa.

 

<< Ti conosco troppo bene per credere che le tue scuse siano sincere Rox e che non sia stata Rose ad obbligarti >>    La ragazza portò le braccia al petto, incrociandole e sospirò.    << Ma ti perdono ugualmente… ad una condizione… >>

 

Roxanne tornò al tavolo dei Grifondoro, lanciando occhiatacce alla cugina.

<< Non ti ha perdonato? >>   Le chiese Rose tra un boccone e l’altro.

 

<< Oh,si.. a patto di riordinare l’archivio della Biblioteca! >>   Rose quasi soffocò,trattenendo una risata.

 

                                                                    ***

 

Il Corvonero non scherzava poiché quella sera stessa Roxanne era seduta sul pavimento della biblioteca, dopo l’orario di chiusura, a scribacchiare su una pergamena. Lysander l’aveva raggiunta, poggiando le spalle agli scaffali e guardandola divertito. La ragazza sbuffò, alzando appena lo sguardo su di lui.

 

<< Invece di restare lì impalato, perché non mi dai una mano? >>   Il tono era decisamente piagnucoloso.

 

<< Non ne ho la minima intenzione,Weasley! >>

 

<< E da quando mi chiami Weasley? >>

 

<< In questo momento sono un prefetto, non… >>

 

<< Non il mio caro e vecchio amico? >>

 

<< Non ci provare… >>  

 

Roxanne si rialzò, sgranando gli occhi come fulminata da una verità. Gli si avvicinò, mostrandogli il suo tipico sorriso inquietante.

 

<< Ricordi che quando eravamo bambini cercavi continuamente di baciarmi? >>  Gli parlò con una naturalezza disarmante, il che provocò nel giovane maggiore disagio.

 

<< Bhè, si ma ero piccolo e… >>

 

<< ..e stupido, ma non soffermiamoci su questo! >>     Ribattè sorridente mentre il ragazzo sembrava sempre più confuso e imbarazzato, nonché lievemente infastidito dall’ultimo commento.  << Ora io ti bacerò, e avrò scontato la mia pena! >> 

 

Saltellò, battendo le mani, orgogliosa della sua geniale iniziativa. Lysander non ebbe il tempo di realizzare la cosa che Roxanne gli portò le braccia al collo, posando le labbra su quelle del ragazzo.  Il giovane Scamander posò le mani sulle sue spalle, allontanandola bruscamente.

 

<< Sei una stupida Roxanne >>

 

La guardò un’ultima volta prima di uscire dalla biblioteca, accompagnato dalle urla della ragazza.

 

<< Questo però significa che non dovrò più riordinare l’archivio, giusto?  Giusto? >>

 

                                                                       ***

 

Nella Sala comune di Grifondoro, Rose sfogliava tranquilla un libro, distratta un attimo dopo dal passaggio attraverso il ritratto che si aprì, palesando la figura di Lisa. La ragazza si avvicinò alla poltrona, accennando appena ad un sorriso.

 

<< Rose ti andrebbe di parlare? >>    La voce era appena un sussurro, la giovane Weasley si alzò lasciando ricadere il libro sul pavimento e correndo ad abbracciare l’amica.

 

<< Anche tutta la notte, Lisa >>

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Sorrisi, cadute e riappacificazioni ***


7. Sorrisi, cadute e riappacificazioni

 

Lisa aveva parlato a Rose per diverse ore fin quando, sfiancata dalle lacrime e dalla giornata orribile che era appena trascorsa, sprofondò in un sonno apparentemente tranquillo. Rose quella notte dormì nel suo stesso letto,tenendola stretta. Poco dopo l’alba si rialzò e indossata la divisa lasciò il dormitorio femminile, nonché la Sala Comune di Grifondoro.

 

Camminava per i corridoi ancora vuoti, immersa nei suoi pensieri. Si affiancò ad una finestra e pianse. Le parole di Lisa le risuonavano nella testa, pensò che nessuna potesse amare suo cugino allo stesso modo e la straziava l’idea che si fossero allontanati. Dei passi, qualcuno che si avvicinava e infine un tocco leggero al braccio, la distolsero dal suo dolore. Incrociò lo sguardo di Scorpius e si sentì stranamente sollevata.

 

<< Rose >>  

 

Il giovane la fissava con un’espressione visibilmente ansiosa, e non ebbe tempo di chiederle la causa delle sue lacrime che lei  lo abbracciò. Si strinse a quel corpo caldo e quando le forti braccia l’avvolsero, chiuse gli occhi, abbandonando il capo sul suo petto. Scorpius le accarezzava i capelli con una dolcezza che la stupì. Rose rialzò appena il capo, e fu allora che lui si avvicinò. Baciò le sue lacrime, prendendo il viso arrossato tra le sue mani.

 

<< Ti avevo chiesto di non piangere >>   Un rimprovero che dal tono aveva più le sembianze di una carezza.

 

<< Scusami >>   Tirò su col naso, passando una mano sul volto.

 

<< Non scusarti, promettimi solo che quando avrai voglia di piangere verrai da me…  farò il possibile per sostituire le tue lacrime con uno dei tuoi meravigliosi sorrisi >>    La osservò, alzando poi gli occhi al cielo.    << Anche se dovesse voler dire ingurgitare un intruglio di Roxanne e cambiare colore ai miei capelli >>

 

Il ragazzo ottenne l’effetto desiderato, Rose scoppiò a ridere, portandogli le braccia al collo e sussurrando sulle sue labbra.

 

<< Te lo prometto >>    Lo baciò, come la prima volta nei sotterranei. Un bacio ancora insicuro, delicato che mostrava tutta la sua fragilità. Capì che anche lui l’amava.

 

<< Da quanto? >>   Gli chiese.

 

<< Da sempre >>    

 

E in quell’istante seppe che ero lo stesso per lei, che i loro cuori si appartenevano da prima che loro riuscissero a comprenderlo.  Troppo stupidi, troppo orgogliosi per ammetterlo.

 

                                                                    ***

 

Quella mattina Rose non fu l’unica ad essersi alzata di buon ora. Roxanne camminava avanti e indietro di fronte all’entrata della Casa dei Corvonero, palesemente in attesa di qualcuno. Lysander Scamander uscì dalla porta qualche minuto dopo, riusciva a stento a tenere gli occhi aperti, era decisamente assonnato.

 

<< Roxanne, prega per te che stavolta sia qualcosa di importante perché… >>

 

Non potè continuare, le labbra della ragazza sulle sue glielo impedirono. Stavolta il Corvonero non l’allontanò, capì che quel bacio era diverso. Non sapeva esattamente in che modo fossero giunti a quel punto, ne era innamorato da sempre, era vero, ma non aveva mai saputo dirglielo.

 

<< Come hai fatto a… >>   Le chiese, tenendo ancora ben ferme le mani sui fianchi della ragazza.

 

<< Mi sono accorta che in realtà l’avevo sempre saputo >>   Gli sorrise, facendo una smorfia. << Ovviamente questo non implica che smetterai di essere la mia vittima preferita! >>   Lysander sgranò gli occhi, deluso.

 

<< Ma… >>   Lei gli posò un dito sulle labbra, zittendolo.   << E’ troppo divertente, è come fare uno scherzo a zio Percy, nessuno può rinunciarci !  >>   Concluse divertita, e non attese una sua replica che ancora una volta lo  baciò.

 

                                                                   ***

 

 

Il tempo sembrò volare e il giorno della partita Grifondoro contro Serpeverde arrivò. Rose era preoccupata per Lisa, e non era l’unica. Come lei anche James si era accorto della sua fragilità, sembrava potesse rompersi solamente guardandola. Gli studenti erano seduti tutt’intorno al campo e come loro, diversi professori. I giocatori erano ancora negli spogliatoi, all’inizio mancavano alcuni minuti.

 

<< Lisa stai bene? >>    James le parlò per la prima volta da giorni ormai, e la sua espressione unita al tono, mostrava ansia.  Lisa alzò appena gli occhi, annuendo.

 

<< Mi impegnerò per vincere, te lo prometto >>

 

<< Non me ne frega nulla della partita! >>   Sbottò arrabbiato. Sembrava volesse aggiungere altro ma si voltò, afferrando la sue Firebolt e uscendo dagli spogliatoi.

 

 

Intanto tra i Serpeverde, Nott e Zabini sembravano coinvolti in un’animata discussione. Malfoy, spalle al muro e braccia incrociate li osservava sospettoso, ma non ebbe tempo di avvicinarsi che Albus li incitò ad uscire e riversarsi sul campo.

 

Madame Bumb diede il via alla partita. Mentre i giocatori sfrecciavano lanciandosi la pluffa, colpendo bolidi, gli studenti dagli spalti gridavano e incitavano la squadra della loro casa. James e Albus sovrastavano gli altri, alla ricerca del boccino. Lisa e Hugo riuscirono a segnare i primi punti, Roxanne colpì accidentalmente qualche Serpeverde con uno dei bolidi mentre Scorpius riuscì a pareggiare.

 

Ma qualcosa attirò la sua attenzione: Nott e Zabini strattonavano ripetutamente la Baston e al giovane fu chiaro il loro intento. Si erano fiondati sulla ragazza, sapendo che in quel modo avrebbe distratto Potter dalla ricerca del boccino, lasciando ad Albus un vantaggio, nonostante egli ne fosse all’oscuro. 

 

Cercò di avvicinarli, ma agirono prima che potesse fermarli. Lisa evitò un bolide che stava per colpirla alla testa e proprio in quel preciso istante, Zabini la spinse.  La ragazza perse l’equilibrio e cadde, tenendosi con una mano sola alla scopa. James, che rincorreva il boccino seguito dal fratello, attirato dalle urla e dagli schiamazzi si voltò e fu solo allora che la vide.

 

Deviò e sfrecciando la raggiunse, afferrandola prima che mollasse la presa o che i professori agissero con un incantesimo. La portò a terra, seguita da alcuni giocatori di entrambe le squadre. Zabini non riuscì nemmeno a trattenere la sua ilarità e non fu una mossa molto intelligente.

 

James, lasciando la ragazza nelle mani di Roxanne, si fiondò sul Serpeverde assestandogli un pugno sul naso. Quello stramazzò al suolo sotto gli sguardi degli studenti e i richiami di Madame Bumb. Quando il giovane Potter si voltò, Zabini si rialzò di scatto pronto a colpirlo alle spall,e ma Scorpius lo fermò con un altro pugno ben piazzato.  

 

James si girò, lanciando un’occhiata a Malfoy.

 

<< Bel colpo! >>

 

<< Anche il tuo non era male! >> 

 

Accennarono ad un sorriso e dopo che la partita fu sospesa, ritornarono negli spogliatoi. Lisa fu accompagnata in infermeria, raggiunta qualche minuto dopo da Rose e James.  La ragazza li accolse con un flebile sorriso e abbassando gli occhi arrossì. Era visibilmente imbarazzata. Il ragazzo le si avvicinò, abbracciandola con foga e a sua cugina sembrò stesse piangendo. Non disse nulla, ma si allontanò lasciandoli soli.

 

<< James, mi dispiace >>  Il ragazzo, seduto accanto a lei rialzò di colpo lo sguardo. 

 

<< Smettila di rimproverarti o dovrai vedertela col tuo capitano ! >>   

 

La guardò accigliato prima che lei scoppiasse a ridere. James la fissò estasiato. Non udiva il suono di quella risata da troppo, eccetto che nei suoi sogni. Non riuscì a trattenersi e la baciò. La strinse, dando l’impressione di volerla proteggere con il suo corpo da ogni dolore.

 

<< Ti amo, Potter >>   Con un sorrisino furbo Lisa ruppe il silenzio. Lui la fissò, accarezzandole una guancia e posando la fronte alla sua.

 

<< Ti amo,Baston >>    E si distese accanto a lei, borbottando qualcosa sul fatto che fosse stanco per l’eccessivo peso della ragazza cosa che gli procurò un pugno sul braccio.

 

                                                                        ***

 

Rose stava uscendo dall’infermeria quando su uno dei letti accanto alla porta vide Scorpisu, era seduto e guardava la sua mano. Gli si avvicinò con aria preoccupata. Il ragazzo rialzò su di lei lo sguardo, sorridendole.

 

<< Nulla di grave, ma sembra che quell’idiota di Zabini abbia la faccia troppo dura >>     Alzò le spalle con noncuranza.        << Madame Chips ha dovuto sistemarmela >>   Le mostrò la mano.  << Ma ne è valsa la pena, devo ammetterlo! >>  

 

Concluse allegro.  Rose gli sorrise prendendo la mano tra le sue e portandola al viso, la baciò con una dolcezza che nemmeno lei sapeva di possedere.

 

<< Naturalmente i miei timpani vi sono grati per aver ridotto i decibel delle vostre conversazioni, però sarei ancora più felice se portaste queste smancerie al minimo! >> 

 

La voce di Albus li interruppe, facendoli sobbalzare. Rose arrossì violentemente, lasciando la mano di Scorpius, quest’ultimo si limitò ad un sorrisino ed un’occhiata divertita all’amico.

 

<< Tu...tu lo sapevi... >>    Farfugliò la cugina, continuando a tenere basso il capo.

 

<< Che sareste finiti insieme?  Si, da qualche anno ormai >>

 

 

 

 

 

 

E anche questa storiella è giunta alla fine. Ma non disperate, non sarà la mia ultima fanfiction sulla nuova generazione, soprattutto non l’ultima che riguardi Rose e Scorpius o James e Lisa!  ;D

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=588470