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È la prima cosa che mi è
venuta in mente, e si accettano suggerimenti x cambiarlo, se è possibile!
A proposito…“L’altra Joey”
del titolo si riferisce a quello che Pacey aveva detto in una puntata: c’è
Joey, la brava ragazza, e “l’altra Joey”, disposta a fare pazzie come passare 3
mesi su una barca con lui.
Vi avviso che è la mia prima
fanfiction, e vi prego… RECENSITEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!!!!!!!!!!
Disclaimer: Dawson’s Creek,
la storia e i personaggi appartengono a…ok, allo sceneggiatore (qualunque sia
il suo nome), al regista, alla WB (che lo trasmetteva in America)… comunque non
a me =(
Ambientazione: comincia con
le ultime scene di 5,20 “Scenata con rissa” (i dialoghi nel primo capitolo sono
praticamente quelli della puntata)
Riassunto: se Joey avesse
risposto diversamente a Charlie. Joey/Charlie, poi Joey/Pacey
Ok, dunque…Ora la pianto.
Ecco la storia (la narratrice
è Joey)
Eccolo
qui. Charlie Todd, in tutto il suo splendore, che mi canta una canzone d’addio.
Sono solo io, o lo vedete tutti quel simpatico fumetto sopra la mia testa? Sì,
proprio quello che dice “Perché ti ho
piantato? Perché ti ho piantato?PERCHE’???”
“Sveglierai tutto il campus,
lo sai?”
“Beh, sai, sto solo cercando
di raccogliere un po' di soldi, le spese per il tour.” Certo, tesoro, fingi
pure di non essere qui per me.
“Quindi stai solo facendo il
suonatore ambulante per un po' di spiccioli.”
”Si.”
“Interessante la scelta del
posto.” Proprio uno a caso, eh…
“Sai, ho pensato che avresti
potuto trovarlo insolito.”
“Allora stai davvero andando
via.” Sapete com’è, ognuno ha i suoi hobby. In questo preciso istante il mio è
negare l’evidenza. E, riflettendoci, nemmeno nascondere la testa sotto la
sabbia mi dispiacerebbe così tanto. Anche se non in senso letterale…mi si
rovinerebbero i capelli. (Oh mio Dio, sto davvero passando troppo tempo con
Audrey!)
“In tour? Si.” Appunto.
“Sono contenta.” Davvero. Chi
non sarebbe orgogliosa di poter dire di aver spezzato il cuoricino di una
nascente rock-star?
“Immaginavo che lo saresti
stata. Sai, non potrei mai essere intelligente come te, ma io diventerò una
persona di valore, e quel giorno, potrei venire a cercarti.”
”Mi piacerebbe.” Specialmente se allora sarai davvero ricco e famoso!
“Non mi sbatteresti la porta
in faccia?” Dipende.
“No. Perché qui non si è mai
trattato di essere inconsistenti. Ma di prendere la decisione più importante
della tua vita basata su...”
”Su di te” Che dolce! No, anzi… insomma…
Joey? Riprenditi!
“Stavo per dire un'avventura
vorticosa.”
“Si, ma qualche volta quelle
sono le migliori. L'infatuazione, il mistero, l'emozione della caccia. Queste
sono cose molto forti.”
Ok, a questo punto c’è solo
una cosa da fare, e cioè dare campo libero a Joey Potter. No, non sono in preda
ad una crisi d’identità. Intendo dire... Joey vecchia versione, non quella che
Pacey definisce “l’altra Joey”, che una sera si è messa a cantare ad un
concerto e poi ha baciato un musicista della band. E che ora vorrebbe seguire
il suddetto musicista in tour.
“Ma non sono reali, e non
durano, e non puoi costruirci la tua vita sopra.”
Inutile. Charlie interrompe
il mio bel discorsetto con un bacio. Non che mi stia lamentando, anzi…
“Io ti odio, Charlie Todd.”
Sguardo vacuo.
“Ti odio perché mi stai
facendo cambiare idea sul fatto di rimanere qui, mentre…” Lui mi interrompe.
“Quindi se io facessi di
nuovo così…” sussurra, baciandomi di nuovo.
“Non rifarlo, perché altrimenti
potrei seguirti in capo al mondo…”
Secondo voi mi ascolta? Come
no.
“Sembra che a questo punto tu
debba seguirmi”
La vecchia Joey ormai è
partita. È “l’altra Joey” (anche se detto così sembra che io abbia una doppia personalità),
quindi, a rispondergli.
“Sembra proprio di sì”
Nota dell’autrice: Questo sarebbe il primo capitolo. In
effetti non è molto… Se vi può interessare, spero di poter scrivere il
secondo capitolo entro una settimana o probabilmente anke meno... dipende dalle recensioni!! Cmq, come
vedete, avete un sacco di tempo a disposizione per scrivermi qualche commentino…
vi prego vi prego vi prego vi prego vi prego vi prego vi prego vi prego!!!
N.d.A.: Nessuno ha recensito il primo capitolo… =( =(
=( Avevo una mezza idea di cancellare la storia, ma per il momento ho cambiato
idea, e anzi ho aggiornato entro una settimana come promesso… Un’altra cosa. La
storia ha già una trama che non penso di cambiare… ma potrei accettare suggerimenti!! Questo non è un buon motivo
per recensire? Se volete vedere qualche personaggio
tornare, andarsene, mettersi con qualcuno, morire (nooo,dai...) o
altro, chiedete… e vedremo.
Capitolo 2- Linee
4 mesi dopo…
“Questa è l’ultima canzone per
questa sera, e per il nostro primo tuor. Dobbiamo
ringraziare voi, il pubblico di New York, tutti quelli chesono stati ai nostri concerti in questi
mesi, e poi…”
Riesco a sentire la voce di Charlie, che si rivolge al pubblico, dal micro-bagno del locale in cui ci troviamo. Non che lo stia ascoltando molto, essendo molto più impegnata a
fissare il test di gravidanza davanti a me. Se non avessi serissimi
sospetti sulle condizioni igieniche di questo posto, prenderei il muro a
testate.
Stupida, stupida, stupida Joey.
Ok,
manteniamo la calma. Ci sono già passata quando stavo con Pacey… ed era un falso allarme. Niente panico, quindi. Voglio dire… Non
posso essere incinta. Di Charlie, soprattutto.
Non dico che mi stia pentendo di averlo seguito, però…
Il fatto è che all’inizio non
sembrava nemmeno la mia vita: lasciare l’università, partire con uno che “prima
ti spezza il cuore e poi ci prova con tua sorella”… il tutto mentre i miei amici
andavano avanti con le loro vite normali. Ci siamo
visti due mesi fa, quando il gruppo ha suonato a Los Angeles: Dawson, Pacey e Audrey hanno passato l’estate lì, mentre Jack e Jen si sono fermati per due giorni prima della loro vacanza
in Costa Rica, dopo aver ricevuto a New York la notizia del divorzio dei Lindley.
Ma tutto
questo non è più solo una specie di follia momentanea. È reale. Spaventosamente,
inesorabilmente reale.
Guardo l’orologio.
Tempo scaduto… è l’ora del
verdetto…
Giro il test, ma copro il
risultato con la mano. Allora. Con una linea è negativo, con due positivo.
Sposto un dito. Prima linea…
presente. Ok, secondo le istruzioni vuol dire che il
test funziona. Adesso guardo… adesso. Al tre. Uno, due…
Non riesco a respirare. Credo di essermi dimenticata come si fa. Morirò soffocata.
E quindi senza sapere il risultato del test. Ok, calma. Respiro e sposto la mano.
Oh. Mio. Dio.
Due
linee.
***
“Joey?
Tutto bene?” La voce di Charlie mi fa tornare in me. A proposito… devo dirglielo, ovvio. Per
qualche istante ero tornata a Capeside, nel bagno di
casa mia, immaginando come avrebbe reagito Pacey di
fronte ad una notizia del genere. Sarebbe stato sconvolto, ma sicuramente
felicissimo. Ma non è Pacey
il padre del bambino che aspetto, bensì Charlie.A cui dovrei rispondere ora, tra
parentesi.
“Certo” dico, alzandomi in piedi.
Siamo tornati nella nostra stanza del motel, e per quanto ne so ho passato
almeno mezz’ora fissando nel vuoto. “Charlie, ascolta…
dovremmo parlare”.
“Ok.
Voglio dire, in effetti avevo qualcosa da dirti, ma
pensavo di aspettare domani mattina, prima di partire.” Partire. Giusto. Domani
tornerò a Capeside, mentre Charlie andrà per un po’ dai suoi. Per qualche ragione il
pensiero di dover diffondere il lieto annuncio mi fa venire la nausea. E dubito che siano nausee mattutine, anche perché è sera.
“Allora? Cosa c’è?” Gli faccio segno di sedersi vicino a me, sul
letto. Almeno se sviene non si fa male. E poi magari
stando seduto ci mette un po’ meno a fuggire.
“Charlie…”
“Charlie. Sì, è il mio nome. O
almeno lo era l’ultima volta che ho controllato. Cosa devi
dirmi?”
“Charlie… sono
incinta” Si alza in piedi. Non sembra esattamente… be’… felice.
“Tu… Tu COSA? Quindi era questo
che volevi dirmi?” grida. Mi alzo anch’io.
“E cosa
credevi che dovessi dirti, allora?”
“Pensavo che volessi lasciarmi!
Perché era quello che avrei fatto io domani mattina!
Aspetta… non ti staraiinventando tutto per farmi rimanere con
te, perché mi hai sentito dire agli altri di domani?”
“No! Credi che possa arrivare
a una cosa del genere? E per
te, soprattutto? Guarda che ho una vita. E non credere
che avessi programmato qualcosa del genere”
“Vedi? Te ne
accorgi anche da sola. Hai una vita. E se sei davvero
incinta… cosa credi di fare?”
“Non lo so. La prima cosa era
parlare con te, e vedo che sta andando bene”
“In ogni caso, non credere che
questo mi riguardi più.” Dice, uscendo dalla
stanza.
E
probabilmente anche dalla mia vita.
N.d.A.:
che ne dite? Orribile? Stupido? Insensato? Certo che la mancanza di recensioni
fa bene alla mia autostima…
Comunque, questa sarebbe l’uscita di
scena del caro Charlie (che è tanto tanto carino, nonostante qui non l’abbia fatto apparire come
il personaggio più adorabile del mondo)… a meno che qualcuno non voglia
rivederlo… recensite per dirmelo!!
Comunque, nel giro di un paio di
capitoli (o anche meno) si dovrebbe cominciare a capire con chi si metterà Joey in seguito. Indovinate? Of cuorse, uno tra i suoi due ex preferiti…Però no, non credo
nel prossimo capitolo, dove non dovrebbe comparire nessuno dei due (par condicio,
sapete…)
N.d.A.:
grazie a Silvia per la recensione!! Allora, ho deciso di far tornare Charlie tra un po’(ma non in questo capitolo, credo più o
meno nel prossimo)…contenta? Questo in effetti è un
po’ un capitolo di transizione, in cui Joey prende
qualche decisione.
Capitolo tre- Capeside
“Vedi? Dalla dimensione
dell’embrione si capisce che sei alla quarta settimana” spiega la dottoressa… AnneJones, secondo il tesserino
sul camice. L’infermiera è la stessa dell’ultima volta in cui sono stata qui, dopo i consigli di Jen.
Chissà se si ricorda di me. L’infermiera, intendo. Voglio
dire… Capeside è una città piccola, e…
“…così possiamo ascoltarlo” sta
dicendo Anne. Non faccio in tempo a chiederle di cosa
stava parlando mentre io ero persa nei miei farneticamenti mentali, che sento,
amplificato, quello che sembra essere un battito cardiaco. Il cuore del mio
bambino. Non nego di aver pensato, in questi giorni, a come cambierebbe la mia
vita e a cosa potrei fare per evitarlo, ma…
Non posso farlo. Non ora, non dopo aver visto lui o lei.
“Tutto bene?” chiede la
dottoressa. Mi accorgo che sembro (e, in effetti, lo sono) sul punto di
scoppiare a piangere. Annuisco. “Ora sì”
***
Sono qui da una quasi settimana,
e ho saputo ora che io e gli altri riusciremo ad
incontrarci solo a settembre, quando saremo di nuovo tutti a Boston. Almeno ho
più tempo per pensare a come rendere pubblica la bella notizia. Vediamo…
-possibile conversazione numero uno:
Altri:“Joey? Sei
ingrassata per caso?”
Io: “Vedete, ragazzi, la prima cosa che dovreste sapere è che quest’estate è stata abbastanza movimentata, e in effetti…”
-altra possibilità:
Altri: ”Joey, questo bambino/questa bambina è bellissimo/bellissima!! Ma chi è?”
Io:” Ehm… vi ricordate l’anno scorso… quando
sono partita per un po’ di tempo…”
-oppure,
se aspetto qualche anno:
Altri:”Joey?Perchè tuo figlio/tua figlia chiama Charlie
papà?”
Io: “Ecco, questa è una lunga storia, e io ora non ho assolutamente
tempo, quindi… ci vediamo a data da destinarsi!”
In ogni caso, ho l’impressione
che, appena pronunciato il nome di un certo qualcuno, si scatenerebbe il
dramma. La terza guerra mondiale. L’Apocalisse. O, più
semplicemente, l’ira di tutti -e in particolare Pacey-
su Charlie. Che, a
proposito, sembra sparito. Non che io abbia cercato di chiamarlo…
***
Non faccio in tempo ad entrare al
Bed and Breakfast, che vengo
assalita da Bessie.
“Joey,
grazie al cielo sei qui! Potresti sostituirmi, per
favore? Devo correre a prendere Alexander che era all’asilo
ma si è sentito male, e quindi mi hanno appena telefonato per andarlo a
prendere dato che lui non fa che piangere perché io
non sono lì, e ora ho già perso troppo tempo. Allora grazie tesoro, te ne sarò
eternamente grata. Ci vediamo stasera-ciao!” Il tutto detto in circa 0,8 secondi,
comprendendo l’uscita da casa.
Mentre mostro ad una coppia di ospiti la loro stanza e dico loro gli orari della
colazione, rifletto. È così che diventerà la mia vita fra pochi mesi? Ho deciso
di non abortire, e questo rende le possibilità di tornare al college
all’incirca pari a zero. Voglio dire, non potrei
crescere un bambino nella mia stanza del campus. Eanche se mi trasferissi in un appartamento,
avrei delle altre spese, per cui dovrei trovarmi un
lavoro. Per non parlare del fatto che dovrei lasciare il piccolo con qualcuno
per un sacco di ore, dato che non ho mai sentito
parlare di neonati che frequentano lezioni all’università.
Quindi,
sembra proprio che io non possa tornare a Worthington.
Se ora fosse qui la me stessa di qualche anno fa mi
prenderebbe a sberle. E a calci. Riguardo alla me
stessa del presente… lei è parecchio confusa. Ma sa
qual è la cosa giusta da fare. Nel frattempo mi piacerebbe sapere anche per
quale motivo sto parlando di me in terza persona da
circa un quarto d’ora. Ma nella vita certi
interrogativi sono destinati a rimanere irrisolti.
In ogni caso, non sono sicura di
voler restare a Capeside. Voglio
dire… passerei il resto della mia vita facendo la cameriera, probabilmente ancora più stressata di mia sorella (lei
almeno aveva Bodie accanto a lei, mentre per quanto
ne so al momento Charlie potrebbe essere in un’altra
galassia) e frustrata perché ho dovuto rinunciare ai miei sogni. Nel frattempo,
una vocina stronzetta nella mia testa mi informa che le cose probabilmente ora sarebbero diverse
se quest’estate fossi semplicemente andata in vacanza
in qualche posto a caso… Parigi, ad esempio, oppure…
So cosa fare! Grazie, vocina stronzetta.
N.d.A.: fine del terzo capitolo… nel prossimo quasi
sicuramente Charlie tornerà… Nel frattempo vi prego
RECENSITEEEEEE!!!! Anche perché non sono molto
convinta per questo capitolo, soprattutto riguardo alla prima parte… ditemi
cosa ne pensate!! E, ripeto, si accettano
consigli/richieste/critiche anche negative!!
N.d.A.: grazie ancora a Silvia
per la recensione!! Allora… ho modificato leggermente l’ultima parte del
capitolo 3, dove nominavo l’Ice House… che però non compare nella quinta
serie!!Sorry, io idiota… In questo capitolo ci sono un po’ di salti di tempo… spero
che sia comprensibile!!^^
Capitolo 4- Reasons
Parigi. Settembre 2002
“Josephine Potter?”
il postino ha un accento francese molto, molto chic. Il che è un’idiozia.
Voglio dire,non il fatto che mi sembri chic.
Bè, anche quello, in effetti. Intendevo dire che se siamo in Francia… è ovvio
che tutti abbiano un accento francese. Quindi l’idiozia è notarlo. Ecco cosa
intendevo. Uhm… credo di avere scoperto una cosa molto interessante. Una
ragazza incinta può tranquillamente farneticare. Tanto poi può dare la colpa
agli ormoni.
“Ho una lettera per lei, e questo pacco.
Potrebbe firmare qui?”. Firmo. E, dopo aver salutato il
postino-francese-che-parla-con-accento-francese, noto che a) sia il pacco che
la busta sono senza mittente e b) l’indirizzo è scritto su entrambi con la
stessa calligrafia, vagamente familiare, ma che non riesco a riconoscere.
Accosto l’orecchio al pacco… che
non fa tick-tack. Ok, quindi non dovrebbe essere una bomba ad orologeria. Cosa
c’è? L’ho detto prima… ormoni presi dal delirio causa gravidanza = permesso di
delirare per i prossimi mesi.
Apro prima la lettera, nella
remota speranza di capirci qualcosa…
Cara Joey,
non so nemmeno da dove cominciare. Puoi immaginare che questa non è una
cosa che faccio abitualmente…Ti prego, almeno ora… ascoltami. Hai passato le
ultime settimane a non rispondere alle mie telefonate, mentre l’unica cosa che
volevo era parlarti. Chiederti scusa per quello che ti ho detto quella notte a
New York. So che non basta dirti che non ero in me, che al concerto avevo
bevuto, che mi avevi colto di sorpresa… Quello che ora mi spaventa di più è la
possibilità che sia troppo tardi. Cerca di capire… ho chiamato i tuoi amici, e
poi tua sorella, che mi ha dato quest’indirizzo… ma nessuno ha fatto un solo
riferimento al bambino. Non ne hai parlato con nessuno? E perché sei a Parigi?
Bessie ha detto qualcosa riguardo al fatto che hai deciso di lasciare
l’università per un po’… e sappiamo entrambiche questo non è da te. Cosa è successo in queste settimane? Ti prego,
dimmi che non è troppo tardi… e sai cosa intendo. Lo so, mi conosci e sai
benissimo anche tu che è molto difficile che io arrivi da te in ginocchio e con
un anello di diamanti, ma posso –voglio- prendermi le mie responsabilità.
Quindi ti prego, dammi solo una possibilità. È tutto ciò che ti chiedo.
Ti ho mandato una cosa… anche se non è esattamente per te. Capirai.
Con affetto,
Charlie.
Apro la scatola e, mentre prendo
in mano un tenerissimo orsacchiotto di peluche, l’inchiostro con cui Charlie ha
scritto la sua lettera si sbiadisce per le mie lacrime.
Ma, come ho detto prima… ormoni.
***
Parigi. Giugno 2007
“Mamma!!” mi giro, al suono della
voce di Summer.
“Ciao, cucciola” le do un bacio
in fronte, sedendomi al tavolino del bar dove di solito mangio durante la pausa
pranzo. “Vi siete divertiti mentre io ero al lavoro?”
Annuisce freneticamente, facendo
dondolare le treccine. “Papà mi ha comprato un
gelato, e poi abbiamo girato la città, e abbiamo visto la torre. E poi siamo
andati in un negozio di giocattoli e abbiamo preso tante cose… Guarda!!” Mi
indica il sacchetto posato sull’altra sedia. Io mi limito a sollevare le
sopracciglia, mentre Charlie mi rivolge un sorrisetto
quasi colpevole.
“Parto questa sera… e poi non ci
vedremo più per un sacco di tempo…” dice, prendendo in braccio la piccola.
Mia figlia e suo padre si vedono
solo tre o quattro volte all’anno, ma sono legatissimi. E per colpa sua lei sta
diventando una delle bambine più viziate del mondo.
“Davvero davvero davvero devi
andare via proprio questa sera?”
“Tesoro, lo sai che rimarrei, ma
il tour comincia tra due giorni. Ma tornerò qui appena possibile, promesso.
Prima di quando ricomincerà l’asilo, va bene?” lei annuisce, poco convinta.
“Ma è così lontano Lo… Losa…”
“Los Angeles? Vediamo… se questa”
un po’ di maionese sul piatto di patatine di Summer “è
l’Europa, e Parigi è qui… questa” adesso indica il ketchup “è l’America, e Los
Angeles è più o meno qui” indica la parte del ketchup-America più lontana dalla
maionese-Europa. Mi viene spontaneo chiedermi se Charlie abbia studiato
geografia in una scuola o in un fast-food. Dal canto suo, Summer fissa il suo
piatto (anzi, la cartina geografica) dubbiosa.
“Questa è l’America? Dove vivevi
tu prima?” mi chiede.
“Si, e Capeside è da queste
parti” le indico la parte dell’”America” più vicina all’”Europa”.
“Capeside è più vicina a Parigi
di Los Angeles?”. Ho paura a immaginare dove voglia
arrivare con questo ragionamento… Quando le dico che ha ragione, mi guarda
ancora più pensierosa.
“Quindi si fa prima arrivare a
Capeside che dove sta andando papà?” Inventati qualcosa Joey, inventati
qualcosa…
“Non se passi dall’Asia… ma per
il resto sì, è vero”.
“Allora perché non mi hai mai
portata lì?”
E, mentre due paia di occhi
identici mi fissano con curiosità, io, per la prima volta negli ultimi cinque
anni… non riesco a trovare una risposta sensata.
***
Boston. Luglio 2007
“Siamoarrivate? Siamo in America? Tra quanto saremo
a Capeside? E conoscerò la zia Bessie e lo zio Bodie e Alexander e tutti i tuoi
amici? Adesso dove andiamo?” giuro che è da stamattina alle cinque, quando mi
ha svegliato saltellando sul letto, che Summer è così. Davvero. Parla e
saltella. Saltella e parla. Contemporaneamente.
“Tesoro… siamo a Boston, quindi
in America, ma dovremo prendere un treno per arrivare a Capeside… nel giro di
un’oretta. Si, conoscerai tutti. E adesso andiamo a prendere i nostri bagagli.
Ho risposto a tutte le sue domande, agente?”. Ride mentre, per non perderla tra
la folla, la prendo in braccio con le poche energie che mi restano. Perché è
ovvio che io sia sfinita, come sarebbe qualunque essere umano dopo un viaggio
intercontinentale della durata di quasi un giorno. Mi correggo. Qualunque
essere umano… tranne mia figlia.
“Ma adesso dove… oooooh, bello,
una giostra!!” indica, affascinata dal nastro che trasporta le valigie. Riesco
a placcarla in tempo e ad arrivare in relativa tranquillità, anche con i
bagagli, al parcheggio dell’aereoporto per prendere un taxi e andare alla
stazione.
Quindi… sembra davvero che io sia
tornata. Dopo quasi cinque anni… credo di avere parecchio da raccontare agli
altri. Sì, avete capito. Se nessuno aveva parlato con Charlie della mia
gravidanza… è perché non ne sapevano niente. Lo so, lo so. Non è stata la cosa
più intelligente da fare… anche se all’inizio lo sembrava. E mentre dall’Europa
cercavo un modo per dire tutto agli altri… il tempo è
passato, io mi sono allontanata da loro… e per cinque anni non ho detto a
nessuno (eccetto Charlie, ovviamente) di Summer.
So che il tempo ha reso tutto più
difficile.
E di certo questo non è un
pensiero che mi tranquillizza mentre, con Summer in braccio (si è addormentata,
alla fine), mi avvicino alla porta del Potter Bed&Breakfast e suono il
campanello.
N.d.A.: cosa succederà nel giro
di pochi secondi, quando qualcuno aprirà la porta? Lo saprete nel prossimo
capitolo!! (risata sadica). Visto che ho fatto tornare Charlie? Che comparirà ancora… ma tra un po’ di tempo. E che ne
pensate di Summer? E di questo capitolo in genere? Vi prego
recensiteeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
N.d.A.: ciao!! Prima di tutto grazie x le recensioni a
Silvia: grazie!!!!!
Morgana: grazie!!! riguardo ai tuoi suggerimenti… ora
vedrai, mentre del futuro di Joey parlerò più avanti…
Simo: grazie!!!! Cmq Pacey torna in questo capitolo…
Un’altra cosa… da qui in poi per alcune cose ho preso spunto
dalle ultime due puntate… ma non tutto… per esempio NON voglio fare morire Jen!
E ora il nuovo capitolo…
Capitolo 5- Racconti
“Buonanotte, tesoro” bacio Summer
sulla fronte, mentre lei dorme abbracciata all’orsacchiotto che Charlie mi
aveva mandato prima che lei nascesse. Esco in silenzio da quella che una volta
era la mia camera e mi trovo faccia a faccia con Bessie, in versione pesce fuor
d’acqua. Nel senso che è a bocca aperta da circa un quarto d’ora. Ok, il
momento della confessione è qui… organizziamogli una festa di benvenuto! Seguo
mia sorella in cucina, dove lei si siede. Faccio altrettanto.
“Quindi è questo il motivo per
cui sei sparita per cinque anni?”
“Non sono sparita! Ho sempre
mandato cartoline per Natale e…” vedo la sua faccia “ lo so, ma all’inizio non
sapevo come dirlo, soprattutto perché gli altri di certo non adorano Charlie …
e poi il tempo è passato e… non lo so, ma rimanendo a Parigi, senza parlare con
nessuno di voi, mi sembrava quasi che tutto quanto non fosse reale, non per la
Joey Potter di Capeside, almeno. Ero un’altra persona… non ero più la bambina
con la treccine che si arrampicava nella camera di Dawson e che aveva dei
grandi sogni, ma qualcun altro… più simile a ciò che ho sempre sognato di
essere, anche se tutti potrebbero pensare che io abbia rinunciato ai miei
sogni.Avere Summer mi ha fatto
cambiare… ma tornare qui mi fa sentire in conflitto, come se non sapessi più se
sono la Joey adulta e madre di una bambina o la ragazzina di quindici anni che
sono stata, e che mi sembra di ridiventare ogni volta che torno qui. Ma mi
dispiace, perché so che tutti avevate il diritto di sapere che fine avevo
fatto… E ora mi sento tremendamente in colpa per aver allontanato te e gli
altri in questo modo”.
Fine del discorso. Un po’ per la
mancanza di fiato, ma anche perché sia io che Bessie siamo ad un passo dalle
lacrime. Leisi alza in piedi, gira
intorno al tavolo e mi abbraccia, facendomi capire ancora di più quanto mi è
mancata la mia sorellona preferita (anche perché è l’unica, quindi non è che
abbia molta scelta).
“Vorrei solo che sapessi che io
sono stata, sono e sarò sempre qui per te, qualunque cosa accada. E che puoi
dirmi tutto. E soprattutto che mi sei mancata tantissimo” ci abbracciamo di
nuovo. Ok, meglio che ci ricomponiamo ora… o finiremo annegate nelle nostre
stesse lacrime.
“Tu ti rendi conto che dovrai
fare questo discorso a parecchie persone, vero?” al mio sguardo terrorizzato,
replica “Non ora, ovviamente. Èmeglio
che tu vada a dormire… per i discorsi come questo serve mooooolta energia”
Perché ha quel sorrisetto? Mi sta
prendendo in giro?
Ai posteri l’ardua sentenza, io
vado a dormire. E con questo… Buonanotte a tutti.
***
“Lui non c’è, quindi è inutile
che continui a fissare casa sua in quel modo”. La voce di Bodie mi fa fare un
salto di mezzo metro.
“Quale modo? Sto solo… guardando…
Sicuro che Dawson non c’è?” Su una scala da 1 a 10 quanto suonavo disperata?
“È ancora a Los Angeles, e Lily e
Gale sono andate a trovarlo. Poi… Jen e sua nonna sono a New York. Anche Jack è
con loro al momento, mentre invece…”
“C’è qualcuno che non è ancora
fuggito agli antipodi?”
“Se tu mi avessi lasciato finire,
ti avrei detto che Pacey non è agli antipodi, ma qui a Capeside. Ha comprato
l’Icehouse alcuni mesi fa. Puoi trovarlo lì, e raccontargli subito tutte le tue
intricate vicende”
“Ok… Cosa gli dico?”
“Non saprei, ma se porti con te
Summer e lui ti chiede chi è… quello potrebbe essere un inizio”.
“Allora ci vado… ma tieni
presente che se morirò di paura sarà solo, soltanto ed esclusivamente colpa
tua”.
“È un onore, te lo assicuro” gli
faccio una linguaccia e torno in casa, dove Summer sta guardando la televisione
con Alexander.
“Piccola, ti va di fare un giro
per il paese e andare a conoscere il mio amico Pacey?” Per tutta risposta, lei
si rivolge al cugino.
“È simpatico questo Pacey?”. Lui
annuisce.
“È divertente, e nel suo
ristorante ci sono sempre un sacco di dolci”.
“Allora va bene, possiamo andare” mi dice.
Usciamo di casa. Non sono
nervosa, non sono nervosa, non sono nervosa.
Ok, non è vero. Sono nervosa. Sicuramente molto di più rispetto
a ieri sera, quando stavo per parlare con Bessie. Insomma… è diverso. Lei è mia
sorella, mentre lui è il mio ex. E, per qualche strana ragione, è come se
avessi paura di ferirlo. Il che è assurdo. Voglio dire… tra noi è finita da
secoli, e anche lui si è rifatto una vita… stava con Audrey… anche se questa
mattina Bessie mi ha detto che si sono lasciati. Ma non per questo devo avere
problemi a dirgli che ho avuto una figlia con un altro uomo… che lui non ha mai
sopportato. Oddio. Ora sono ancora più nervosa di prima.
Mentre camminiamo verso il
locale, Summer mi chiede “Pacey è quello di cui mi ha parlato papà una volta?”
Charlie le ha parlato di Pacey? Perché ho come l’impressione di dovermi
preoccupare per quello che sto per sentire?
“Non saprei… cosa ti ha detto?”
“Che papà gli stava antipatico,
secondo lui un po’ perché gli piacevi”. Appunto.
“Davvero? Oh, guarda…. Ecco il
ristorante… andiamo…” Dovrei scriverci un libro: I 1001 modi per cambiare discorso.
Appena entriamo all’Icehouse,
vedo Pacey che parla al telefono e contemporaneamente dà istruzioni ai
camerieri. Sembra … cambiato, credo. Ma non in senso negativo. Sembra così…
adulto. Ma, quando posa il cellulare, si gira e mi vede, nei suoi occhi vedo
una scintilla che c’è sempre stata, che mi dà un senso di familiarità, di
sicurezza e di gioia, mentre lui si avvicina e mi abbraccia.
“Joey Potter? Sei davvero tu o la
gente cerca di assomigliarti per migliorare la razza umana? Non hai idea di
quanto mi sei mancata. Sei stata via troppo a lungo, Jo” (N.d.A.: lo so, sono
una copiona… ma mi piaceva troppo questa scena!!^^ E poi non ho copiato tutto…
solo l’ultima frase).
“Anche tu mi sei mancato… sono
felice di rivederti” Intanto, Summer arriva e stringe la mano a Pacey, che non
si era accorto di lei.
“Ciao! Tu sei Pacey, vero? Ho
sentito molto parlare di te… cioè so che sei un vecchio amico della mamma,
anche se non andavi d’accordo con mio papà, però Alexander dice che sei
simpatico, e dovrebbe essere vero perché la mamma è simpatica e allora
dovrebbero esserlo anche i suoi amici, però papà ha detto…” si ferma un attimo
per riprendere fiato.
“È tua figlia?” Quando annuisco,
dice “Perché ha sicuramente preso da te il modo di parlare. Siediti, ti porto
qualcosa da bere? O un gelato per la piccola?”
“Mi chiamo Summer, e un gelato va
bene. C’è al cioccolato?”. La guardo male “Per piacere” aggiunge. Pacey sorride
(un po’ forzatamente, o è una mia impressione?) e si dirige verso il bancone
del bar. Quando torna con il gelato si siede di fronte a me. “Quindi… ti sei
sposata?” Cosa? Oh mio Dio, a momenti gli scoppio a ridere in faccia. Come gli
può venire un’idea del genere? Sì, in effetti potrebbe essere perché di solito
la gente ha dei figli dopo essersi
sposata.
“No, certo che no… e se te lo
stai chiedendo al momento non sto con nessuno” ma perché l’ho specificato?
Magari è lui quello che nel frattempo si è sposato. No, aspetta… stiamo
parlando di Pacey Witter, vero? Allora direi di no… e perché una vocina nella
mia testa aggiunge spero?“PACEY!!”
“Cosa c’è?”
“Non guardarmi in quel modo… come
se stessi pensando che io non so chi è suo padre!” Alza le mani come per
arrendersi.
“Io non ho detto niente del
genere… e nemmeno pensato. Più che altro riflettevo sul fatto che l’ultima
volta che ti ho vista, cinque anni fa, tu stavi con Charlie e ora tu hai una
bambina che sembra avere quattro anni…”
“Quattro anni e tre mesi” lo
interrompe Summer, che ha finito di mangiare a tempo di record.
“Quattro anni e tre mesi, e
secondo cui io conosco suo padre… Joey? Stavi pensando di dirmi qualcosa?” Ha
ragione… ma non possiamo fare questo discorso davanti a Summer. Annuisco, e
parlo a bassa voce
“Pacey… potremmo parlarne più
tardi? Potresti passare da me stasera, dopo l’orario di chiusura del
ristorante?”
***
“Wow”. È tutto quello che Pacey
ha da dire dopo che gli ho raccontato gli ultimi cinque anni della mia vita?
“Sono senza parole”, aggiunge. Ora va un po’ meglio.
“È solo che… tu che hai una
figlia con quell’id… con Charlie, e lasci il college per crescere da sola una
bambina a Parigi… posso dirti che sono orgoglioso di te?”
“Presumo di sì… anche se non
sarebbe male saperne il motivo. Perché senza offesa, Pacey, ma non capisco dove
vuoi arrivare”
“Quello che sto cercando di dirti
è che sei stata incredibile, in una situazione simile un sacco di persone
sarebbero semplicemente morte di paura, mentre tu…”
“Mamma?” ci voltiamo entrambi verso
la porta di casa, da dove ha appena fatto capolino un’assonnatissima Summer.
“Cucciola, che ci fai qui?”
chiedo, mentre lei ci raggiunge in giardino portandosi dietro la coperta. La
prendo in braccio.
“Mi sono svegliata e non sapevo
dov’eri, e allora sono venuta a cercarti”.
“Avevi fatto un brutto sogno,
piccolina?” le chiede Pacey. Lei lo guarda, troppo stanca per ricordarsi che si
era ripromessa di non sopportarlo. Scuote la testa.
“No, anzi… era un bel sogno…
c’erano dei gattini… e dei cagnolini… sai che ho chiesto un sacco di volte alla
mamma di regalarmi un cagnolino? Ma lei dice che non potremmo tenerlo in casa e
allora non vuole. E tu hai un cagnolino? O un gattino?” Pacey sorride.
“Avevo un cane, ma quando ero
piccolo… di pochi anni più di te. Era un cane bellissimo, e si chiamava
Scraps”. Oh oh. Conosco questa storia. “Lui era un cane poliziotto, ed era
davvero coraggioso. Una volta, infatti …ma è una storia così noiosa?” mi
chiede, quando nota che Summer si è addormentata in braccio a me, avvolta nella
sua copertina.
“No, è solo che era stanchissima.
Mi aiuti un secondo mentre la porto di là?” Mi apre la porta di casa, mentre io
tengo la piccola in braccio. Arrivati in camera, la rimetto a nanna e mi giro
verso di Pacey. La luce della luna entra dalla finestra nella stanza buia,
facendomi intravedere appena il suo volto. Quasi senza accorgermene faccio un
passo avanti, mentre lui mi sposta una ciocca di capelli dal viso. La sua mano
rimane sulla mia guancia e lui si avvicina per bisbigliarmi qualcosa
all’orecchio.
“Non ti ho vista per anni, Joey,
e non so se mi sbaglio, ma… mi sembri ancora più bella dell’ultima volta in cui
ci siamo incontrati” alzo lo sguardo, incontrando il suo.
“Pacey…” mi avvicino
ulteriormente…
… E qualcuno suona il campanello.
Ci allontaniamo subito di almeno un metro, e io apro la porta della stanza. La
luce del corridoio manda del tutto a quel paese l’atmosfera. Come se non fosse
già stata rovinata da chiunque abbia osato suonare alla porta. Io e Pacey
arriviamo appena in tempo per vedere Bessie che va ad aprire.
“Joey?”
“Jen!”
N.d.A.: nel prossimo capitolo… un
po’ di ritorni: Jen, con Jack e la nonna… e poi anche Dawson. E delle
sorpresine per qualcuno…
Intanto, che ne dite di questo
capitolo? E del ritorno di Pacey? Vi prego
recensiteeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Perché come potete vedere, ho
aggiornato un pochino prima… perché le recensioni mi rendono un’autrice felice,
e un’autrice felice scrive di più…
N.d.A.: grazie a Silvia, Cri e
Sabry per le recensioni!! Due nuovi capitoli in così pochi giorni… non siete
contente? Adesso… un po’ di novità…
Capitolo 6- Ritorno alle origini
Sono sopravvissuta. Mi riferisco
a ieri sera, quando ho parlato con Jen, sua nonna e Jack (che le ha
accompagnate qui prima di tornare a casa sua). Di certo sono stati felici di costatare
che sono ancora viva… E Jen è rimasta sconvolta quando ha saputo che Charlie è
capace di occuparsi di una bimba piccola.
Dato che stavo giusto pensando a
lei, Jen esce dal bagno e, premendosi una mano sulla bocca, si siede accanto a
me.
“Tutto bene?”. Alza le spalle.
“Più o meno, ma non preoccuparti.
A proposito, dove è finito il resto del mondo mentre io dormivo e tu ti
abbuffavi?”
“Tua nonna è andata a trovare
qualcuno, e non ha voluto svegliarti. Poi… Summer sta giocando in giardino con
Alexander, Bessie e Bodie sono a fare la spesa, e gli altri ospiti del
Bed&Breakfast sono andati a fare una scampagnata… o qualcosa di simile.
Comunque, a proposito di abbuffarsi… vuoi un po’ di caffè? Perché mi sembri
stanca”. Lei scuote la testa.
“No, grazie, niente caffeina per
la sottoscritta”. Stanca, niente caffè, nausea al mattino (sembra davvero sul
punto di vomitare)…. Mi sembra di tornare indietro di cinque anni, quando…
“Jen… sei sicura di non essere…
diciamo… incinta?”. La mia amica mi guarda, sorpresa.
“Come…?”
“Se mi stai chiedendo come faccio
a saperlo… bè, esperienza personale. Ma se mi stai chiedendo come hai fatto a
rimanere incinta… sicuramente io non ti farò un disegno”. Jen sorride,
finalmente.
“Non preoccuparti, era la prima
delle due ipotesi. Sai benissimo che non sono così ingenua”.
“Non sapevo che stessi con
qualcuno”. Lei sospira.
“È proprio questo il punto. C’è
questo ragazzo che ho visto l’ultima volta un mese fa, e come avrai capito
abbiamo dormito insieme. La mattina dopo, però, lui ha detto che era stato un
errore perché avevamo entrambi bevuto troppo. Da quel giorno non ci siamo più
sentiti, quindi io non gli ho ancora detto niente…. Il punto è che lo rivedrò
proprio in questi giorni, e il pensiero di parlargli…”. Appoggia la testa sul
tavolo, depressa.
“In questi giorni? Quindi qui a
Capeside? Lo conosco?”. Jen solleva la testa dal tavolo e mi guarda, mordendosi
il labbro inferiore.
“Joey… è Dawson”.
Apro la bocca come per dire
qualcosa, ma la richiudo subito. Dawson e Jen? Sembra di tornare a quando
avevamo quindici anni. Aspetto la coltellata di gelosia allo stomaco… che però
non arriva. Niente gelosia? Dawson, la mia cosiddetta anima gemella ha messo
incinta Jen… e io sono tranquilla? All’improvviso capisco.
È finita.
Tra me e Dawson, intendo. È
finita, siamo andati avanti con le nostre vite. Siamo diventati due persone
diverse. E non perché io ho avuto una figlia o sono andata a Parigi. Era
cominciata prima, quando ci siamo separati per andare al college. Prima avevo
sempre visto (come probabilmente è successo anche a lui) tutto quello che è
successo tra di noi -il dramma, la sofferenza, quella specie di diritto di
esclusiva che avevamo l’uno sull’altra- attraverso una lente formata da anni di
sogni da bambini, amicizia che rasentava la simbiosi e dalle complicazioni portate
dall’adolescenza. In pratica, tutto ciò che io avevo previsto quasi dieci anni
fa.
Con la distanza e il passare del
tempo quella lente è scomparsa. E anche sequesto allontanamento può sembrare una cosa negativa, mi permettedi sperare che le cose tra lui e Jen vadano
bene, e di esserne felice.
***
Ho portato Summer a vedere il
molo dove ho trascorso, sia da sola che con i miei amici, così tanti momenti da
quando sono nata. Mentre stiamo sedute, sento dei passi avvicinarsi a noi. Lei
si gira, mentre io continuo a fissare l’acqua come se potesse darmi le risposte
che cerco.
“Joey?”. Era quasi un sussurro
ma, finita o no, riconoscerei quella voce ovunque.
“Dawson!” mi alzo in piedi e
corro ad abbracciarlo. Non sembra cambiato molto… ok, forse ha perso un po’ di
capelli (N.d.A.: Dawson è stempiato,
Dawson è stempiato!!)… no, forse è semplicemente il taglio diverso.
“Joey… hey. Lo sai, per un
momento mi è sembrato di essere tornato indietro di una ventina d’anni…ho visto
quella bambina, identica a te da piccola… Mi dispiace, lavoro troppo e la mia
salute mentale ne risente. A proposito…”
“Sì, è mia figlia”. Mi giro verso
di lei. “Tesoro, perché non vai a giocare per un po’ con Alexander?”. Mentre
lei corre verso il cugino, io e Dawson iniziamo a camminare lungo il fiume.
“Quindi… hai una figlia. Wow.
Voglio dire, so che in cinque anni possono accadere un sacco di cose, ma
questo… devo dirtelo, mi ha abbastanza sconvolto. A proposito, quanti anni ha?”
“Quattro. Sì, è di Charlie”
rispondo al suo sguardo interrogativo. “Non potevo proseguire l’università,
quindi ne ho approfittato per trasferirmi a Parigi. Risultato? Cinque anni in
una città meravigliosa e Summer che a quattro anni parla due lingue. Dawson?”.
Ha uno sguardo un po’ triste.
“Sto bene, è solo che… ripensavo
a come immaginavamo le nostre vite anni fa. Tutto era così diverso… non so
quando le cose hanno iniziato a cambiare, me forse è stato quando ti sei messa
con Pacey che ho iniziato a capire che la vita reale non va come ci aspettiamo.
E tu che rinunci ai tuoi sogni per avere una figlia… non è una della cose che
ci si aspetta da Joey Potter”.
“Non ho rinunciato ai miei sogni…
più che altro direi che ho semplicemente preso una strada diversa per
arrivarci. Comunque, a proposito di sogni, come va dalle parti di Holliwood?”.
Gli si illumina il volto.
“Ho un progetto per il prossimo
anno. Stiamo realizzando una serie! Ci pensi, un telefilm per adolescenti… il
titolo dovrebbe essere The Creek, e
parla di un gruppo di amici, due ragazzi e una ragazza”. Suona familiare.
“Vagamente autobiografico, o è
solo una mia impressione?”.
“In effetti, potrei aver preso
qualche vaga ispirazione dalla mia vita… ok, forse più di qualcuna, in
effetti”. Scoppiamo a ridere. Decido di sondare il terreno riguardo a Jen.
“E come regista, scommetto che
sarai circondato di attrici che ti corteggiano”.
“Più o meno… è che c’è questa
persona… non è un’attrice… con cui sono successe delle cose recentemente,
quando sono stato a New York per lavoro. Solo che la mattina dopo io stavo
iniziando a parlare del fatto che avevamo entrambi bevuto troppo, e avevo
deciso di cominciare una specie di riflessione filosofica sul proverbio In vino veritas per arrivare a chiederle
se vedeva delle possibilità per noi. Solo che lei mi ha interrotto,
probabilmente pensando che per me fosse stato tutto un errore. Da allora non
sono riuscito a chiamarla: ogni volta che prendo in mano il telefono, qualcuno
arriva nel mio ufficio, mi organizzano una riunione, all’improvviso qualcuno
degli sceneggiatori sente il bisogno di modificare la trama di The Creek… Joey? Cosa c’è?”
“Mi hai fatto venire in mente una
cosa fondamentale… grazie Dawson, ci vediamo!!” dico, iniziando a correre verso
il Bed&Breakfast.
***
“Senza offesa, Jen, ma quanto hai
mangiato? Perché ormai devi avere vomitato chili di roba, e tutta estremamente
disgustosa”. A queste parole, replica il suono di quello che sembra un conato
di vomito. Busso e chiamo Jen attraverso la porta del bagno. Lei dice di
entrare. È seduta davanti al water, mentre Jack le tiene i capelli indietro.
“Vi lascio sole? Perché se sono
cose da donne volendo potrei anche ascoltare… voglio dire… ok, me ne vado”.
L’occhiata che gli abbiamo tirato è bastata a farlo fuggire terrorizzato, o
quasi.
“Jen… devi dirlo a Dawson.
Subito”.
N.d.A.: non mi piace molto questo
capitolo, non c’è Pacey… ma lo dovevo scrivere per levare il salame lesso
(Dawson!! Volevo dire Dawson!) dai piedi ma senza farlo marcire di solitudine.
Siccome ha rotto abbastanza, da adesso lo faccio tornare solo nell’epilogo, va
bene? E comunque avevo avuto questa idea (che Dawson potesse essere il padre
della figlia di Jen) un po’ di tempo fa…
Nel prossimo capitolo torna
Pacey, quindi non odiatemi!!^^ Voi intanto vi pregorecensiteeeeeeeeeeeeeeee!!!E, se a qualcuno
può interessare, ho postato il prologo di una fanfic natalizia su Buffy… penso
di aggiungere il primo capitolo oggi o domani…
Capitolo 7 *** Gli usuali, divertenti... sordidi triangoli d'amore ***
capitolo7
N.d.A.:
grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeee a Samy, Elena, Giulia, Giovanna, Anna e Silvia per
le recensioni al capitolo 6 e grazie a MissLeep per quella a “Don’t ask me to
stay”!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! In questo capitolo finalmente torna Pacey… ma
anche qualcun altro… Il titolo l’ho preso da una cosa che dicono Pacey e Dawson
nella penultima puntata. A proposito… oggi è finito Dawson’s Creek… (pianto
disperato). Ma almeno ricomincia Una mamma per amica!! Chissà se rivedendolo
non mi verrà qualche ispirazione per scrivere…^^
Capitolo 7- Gli “usuali,
divertenti… sordidi triangoli d’amore”
“Ho fatto centro!! Cosa ho
vinto?”. Pacey aveva pensato che giocare a palla con Summer sarebbe stata una
buona idea. Si sbagliava. A meno che il suo intento non sia quello di riempirsi
la testa di tanti simpatici bernoccoli. Dopotutto io sono stata via per un
sacco di tempo… e il cranio bernoccoluto potrebbe essere l’ultima moda da
queste parti.
In effetti, ho avuto nostalgia di
tutto questo… no, non Pacey che fa da bersaglio mobile da pallonate solo per
far divertire mia figlia. Intendevo dire Capeside, casa mia, la mia famiglia, i
miei amici. Tutto mi fa pensare a quanto mi è mancato questo posto. Ogni
singola cosa, anche la più insignificante, è piena di ricordi, dal fare una
passeggiata al vedere Pacey e Summer che giocano.
“Gretchen… ma tu ce lo vedi Pacey con un bambino?”
“Più di quanto tu creda. Lui è dolce, tenero, paziente… se tu fossi davvero
incinta lui sarebbe un buon padre”.
“Mamma! Te ne andavi in giro con
questa cosa?”. Mi ricordo improvvisamente di non essere più una ragazzina
preoccupata per il ritardo,e mi
avvicino a Pacey e Summer. Sono sulla riva del fiume, che io attraversavo
sempre con la barchetta a remi… che la mia bambina sta fissando disgustata.
“Potter, non riesco a spiegarmi
questo fatto: tua figlia non è un maschiaccio? Che miracolo della genetica è
questo?”.
Mi avvicino a lui. “Stai forse
dicendo che io sono un maschiaccio?”.
Anche lui si avvicina a me.
“Quello che sto dicendo è che…”
non saprò mai quello che Pacey sta dicendo, perché veniamo interrotti da mia
figlia.
“Papà!”. Mi volto a guardare
nella direzione in cui sta correndo lei. Da una vecchia macchina sta scendendo,
con tutto il suo bagaglio di fascino misterioso e affini, Charlie. Summer gli
butta le braccia al collo, mentre lui la prende in braccio salutandola.
“Charlie Todd a Capeside? Cosa
sta succedendo?”. Lui sorride, sempre tenendo la piccola.
“Avevo una pausa di qualche
giorno tra due concerti, e siccome il prossimo è Boston, ne ho approfittato per
farvi una sorpresa. Ho fatto bene?”. Si rivolge a Summer “E ti ho anche portato
un regalo”. Mentre lei si tuffa in macchina, io mi rivolgo a lui.
“Cosa dicevamo riguardo al fatto
che la stai viziando troppo?”
“Che sono giustificato dal fatto
di non vederla quasi mai”. Scuoto la testa, sorridendo, e lo abbraccio.
Intanto, da sopra la sua spalla,
vedo Pacey che si allontana a testa bassa.
***
“Cosa c’è da ridacchiare in quel
modo?”. Siamo in bagno. Summer èin
piedi su uno sgabello per vedersi allo specchio mentresi lava i denti. Io le sciolgo le trecce,
pettinandole i capelli. Lei si sciacqua la bocca, posa lo spazzolino e continua
a sorridere.
“Tu gli piaci”. Si gira verso di
me.
“A chi?”. Non so perché, ma ho
paura della risposta.
“A Pacey! Questa sera lui
sembrava arrabbiato, guardava male papà e ti fissava con una faccia strana”.
Oh. Mio. Dio. Ha solo quattro
anni!! Non può notare queste cose… che in effetti sono vere, però. Questa sera
abbiamo cenato tutti, Charlie compreso, all’Icehouse. Credo che visti da fuori
Summer, Charlie ed io abbiamo dato l’impressione dell’allegro quadretto
familiare. Certo, non sembrava che fosse un problema per gli altri (shock a
parte)… eccetto Pacey. Non sembrava esattamente entusiasta, ma in effetti non
abbiamo parlato molto da quando è arrivato Charlie. Tornando alle intuizioni di
Summer… non mi piace dirle una bugia, ma non mi sembra un discorso adatto.
“Tesoro… tu guardi troppa
televisione”.
“Ma se vedo solo i cartoni!”.
“Allora la colpa è dei cartoni”.
“Pacey era il tuo fidanzato?”.
Domanda spiazzante. Soprattutto se fatta da una bimba che, come credevo fino a
due secondi fa, dovrebbe ignorare il significato della parola “fidanzato”.
Okay, confesso.
“Lo era… tanto tempo fa. Ma
adesso è finita. La vita non è una favola, piccolina, e non sitrova sempre il principe azzurro. E se anche
può sembrarti di averlo trovato… non è detto che vi amerete per sempre. È così
che succede tra i grandi. È triste, è complicato, e...”
“E lui vorrebbe essere ancora il
tuo principe azzurro”. Sto davvero avendo questa conversazione con mia figlia
di quattro anni?
“Vedi? Troppi cartoni animati. E
quando non saranno più cartoni saranno telefilm, e poi telenovele. Non c’è
proprio scampo. Adesso, piccola consulente sentimentale, andiamo a dormire”.
“E non merito nemmeno una
ricompensa per i miei consigli?”
“E la tariffa sarebbe?”. Lei
sorride. Sadicamente, direi.
“Almeno trefavole”. Tre? Così piccola, così
manipolatrice.
***
“Hey”.
“Ciao”. Charlie alza lo sguardo
dai fogli che lo circondano appena faccio capolino nella sua stanza del
bed&breakfast. Èseduto sul letto a
torso nudo. Aspettate… vi ho dato l’impressione che mi stavo lamentando? Perché
non è così. Davvero. Anzi.
“Scrivi una canzone?”. Il suo
gruppo sta iniziando ad avere più successo, quindi invece di cover usano sempre
più spesso canzoni nuove, scritte in maggior parte da Charlie. Ha talento,
almeno secondo me. Ma forse sono un po’ di parte, dato che ne ha dedicate
alcune sia a me che a Summer.
“Che tu non puoi leggere, perché
non è ancora finita. Mi dispiace, ma dovrai fartene una ragione”. Mi siedo
accanto a lui.
“Cattivo. Comunque, volevo
parlarti. È che stando qui, con gli altri… ho capito quanto mi sono mancati
tutti quanti. Quindi stavo pensando che forse io e Summer potremmo trasferirci
qui in America. Non dovrei avere difficoltà a trovare un lavoro, e così anche
tu potrai venire a trovarla più spesso e…”. Lui mi sembra entusiasta. Anzi,
credo che lo sia davvero. Forse troppo, dato che miattira a sé, dandomi un bacio sulle labbra.
“Gretchen… ma tu ce lo vedi Pacey con un bambino?”
“Più di quanto tu creda. Lui è dolce, tenero, paziente… se tu fossi
davvero incinta lui sarebbe un buon padre”.
“Tu gli piaci”
“A chi?”
“A Pacey! Questa sera lui sembrava arrabbiato, guardava male papà e ti
fissava con una faccia strana”.
“E lui vorrebbe essere ancora il tuo principe azzurro”.
“Charlie… cosa stai facendo?”.
Lui mi guarda, confuso. E forse anche ferito.
“Joey, io… credevo che tu volessi
tornare qui per me. Lo hai detto anche tu… pensavo che intendessi che avremmo
potuto provare ad essere una famiglia, tu, Summer ed io. Che mi stavi dando
un’opportunità per…”. Mi alzo in piedi e lui smette di parlare.
“No, ti prego… non so cosa voglio
da quel punto di vista, se voglio tornare quinon è per te… credo… Non lo so! So solo che sono confusa… scusami”. Esco
dalla stanza, mettendo nuovamente in atto quella che sembra stia diventando la
mia filosofia di vita davanti ai problemi.
Scappare.
N.d.A.: scusate per il ritardo…
ma ieri il mio computer aveva semplicemente deciso di non connettersi a
Internet. Che bastardo. Comunque nel prossimo capitolo ci sarà moooooooooooolto
Pacey… ma sarà anche l’ultimo, prima dell’epilogo.
Intanto vi prego
recensiteeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
N.d.A.:
grazieeeeeeeeeeee a Simo per la recensione (ma solo una persona?? L)!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Comunque, ecco finalmente il capitolo più PJ della storia… più che altro perché
sono gli unici due personaggi presenti…^^
Capitolo 8- Ricordi
Come sono finita qui? Okay.
Riformulo la domanda.
Proprio qui dovevo finire, tanto per aggiungere confusione alla mia testa
piena di… bè, confusione?
Stavo camminando per Capeside,
dopo la mia uscita di scena provocata dal bacio di Charlie, e quasi senza
accorgermene sono finita al porto. Cosa? Sì, quel porto. Quanti porti ci devono essere in una città come questa?
Quindi sì, sono più o meno nello stesso punto da cui, ormai più di sette anni
fa, Pacey ed io siamo partiti per passare tre mesi in mare.
Soli. Innamorati. Incuranti del
resto del mondo.
Era questo che forse aveva reso
quei mesi così perfetti… il totale, assoluto distacco dagli altri. Okay, il
totale, assoluto distacco… anche da Dawson, devo aggiungere. Perché poi,
infatti, quando siamo tornati… tutto era cambiato. Dawson, la scuola, le nostre
famiglie, i nostri amici… tutto ha contribuito a rendere le cose complicate,
distruggendo il piccolo universo perfetto e su misura che Pacey ed io ci
eravamo creati. Io dovevo tornare ad essere Joey Potter, Madame Perfezione,
futura promessa delle migliori università… e lui il ragazzo considerato da
molti un perdente. Ma non da me… io avrei solo voluto dimostrargli come lo
vedevo. Quello che era per me. Una persona meravigliosa, che amavo tantissimo.
Ma ovviamente, lui ha dovuto vedersi dal punto di vista degli altri… invece che
dal mio. A lui è venuto un complesso d’inferiorità, a me un mezzo esaurimento e
ci siamo lasciati.
Ma una parte di me sapeva già
allora che, nonostante tutto, non era finita…
“Quindi, parlando ipoteticamente… Se un giorno fossi abbastanza
fortunato da avere di nuovouna barca
tutta mia, e chiedessi alla donna che amo di partire con me… lei direbbe di
sì?”
“Non dovresti neanche chiederlo”.
…e che probabilmente non lo
sarebbe mai stata.
Il punto è ora.
Cosa è cambiato tra noi due? Ma
soprattutto… cosa non è cambiato?
***
Quasi come risposta ai miei
interrogativi, sento una voce familiare provenire da dietro di me.
“Joey? Che ci fai qui?”. Mi giro
e vedo Pacey camminare nella mia direzione.
“Cerco di fuggire ai miei
problemi, sperando che loro non si siano portati una cartina di Capeside”.
Dubito che ne abbiano bisogno… dopotutto, sono nati qui, con me, a causa
soprattutto di due ragazzi a caso, che non nomino nemmeno. Non ce n’è bisogno.
“E funziona?”
“Non molto… se sono da sola non mi
distraggo e penso”.E questo non va
bene. Se vado avanti di questo passo mi si frigge il cervello. Oh… che schifo!
Meglio cambiare argomento. “Tu cosa fai?”
“Sono qui per incontrare
qualcuno… che è circa a cinque metri da tre”. Mi giro. Non c’è nessuno, solo
barche. Mi rivolgo di nuovo a lui.
“Sarebbe?”. Per tutta risposta,
Pacey mi indica una barca a vela, sicuramente più grande della True Love.
“Sembra abbastanza… nuova, questa
volta. Invece di recuperarla da un naufragio l’hai direttamente rubata?”. Lui
si esibisce in un’espressione scandalizzata.
“Per favore… hai così poca
fiducia nelle mie doti imprenditoriali?”. Doti imprenditoriali? Pacey Witter?
Sollevo un sopracciglio. “Questa barca è stata guadagnata con anni di duro
lavoro del sottoscritto, in molteplici attività… tra cui l’agente di borsa,
tanto per citarne una”.
“Agente di borsa? Tu? Okay, confessa… cosa ne hai fatto di
Pacey? Lo hai portato sul tuo pianeta?”. Poteva almeno mandarmi una cartolina…
(N.d.A.: soprattutto se nelle sue peregrinazioni per le galassie incappava in
Tom Welling a.k.a. Clark Kent a.k.a. Superman… così passavo anch’io da quelle
parti!!^^ sì, ora la pianto).
Lui scuote la testa. “Nessun
extraterrestre. Sono il vero, unico e originale Pacey. E poi credi davvero che
nell’universo ci sia spazio per due me?”. Riflettendoci…
“Okay, con questo mi hai
definitivamente convinta. Ma allora come mai hai lasciato un lavoro così adatto
a te?”. Si percepiva quel sottile velo di sarcasmo nella mia voce? Lui sorride,
vagamente imbarazzato.
“Lunga storia… diciamo che mi
sono un po’… azzuffato con il mio capo”. Il volume dell’ultima parte era di
almeno otto decibel più basso. Lo guardo, impressionata. Lui continua. “Ma ero
bravo! E poivestivo tutti i giorni in
giacca e cravatta… e portavo anche il pizzetto”.
“Oh, scommetto che sembravi
molto…” faccio una pausa, pensando al termine più appropriato.
“Professionale ed elegante?”.
“Sinceramente avrei optato per
qualcosa più come ‘viscido ed arrampicatore sociale’, ma se ‘professionale ed
elegante’ ti rende felice…”.
“Sono ferito dalla tua crudeltà!
E questo che vivere a Parigi fa alle dolci fanciulle? No, aspetta… tu non eri
dolce nemmeno prima”. Gli do un pugno. Cambiamo discorso, è meglio…
“E comunque, anche questa barca
ha un nome?”. Ancora dedicato a me, magari. No, aspetta, perché sono quasi…
speranzosa? Voglio dire… questo riavvicinamento tra me e Pacey potrebbe essere
stato solo una mia impressione. In tutti questi anni, non è che è stato lì a
piagnucolare per la nostra rottura. Si è rifatto una vita, come me del resto.
Da dove ho preso queste idee, quindi? Ah, sì. Tutta colpa di Summer e dei suoi
ragionamenti.
“Joy”.
“Sì?”.
“Non Joey… Joy! Non stavo
chiamando te: è il nome della barca!”. Piccola scintilla di speranza nel mio
cuoricino… speranzoso, appunto.
“E perché mi sento vagamente
chiamata in causa?”. Sorrisetto ebete da parte mia.
“Stai forse supponendo che io
abbia di nuovo dedicato a te il nome
della mia barca? Lei pecca di superbia, Signorina Potter. Tanto per la cronaca,
questa barca si chiama Joy perché… è una gioia. E di conseguenza mi rende
gioioso. Ecco la spiegazione. Non che debba giustificarmi con te, comunque”.
“Posso almeno fare un giro sulla
barca che non è dedicata a me?”. Lui
annuisce, sorridendo, e sale sulla barca. Io faccio per seguirlo, ma lui mi
ferma.
“Cosa stai facendo? Perché con
tutto questo dejà vu in corso, ti
ricorderai senz’altro che devi chiedermi qualcosa prima”. È vero… stiamo
praticamente tornando indietro nel tempo.
“Ho il permesso di salire a
bordo?”. Pacey sorride, e prende la mia mano tesa verso di lui.
“Permesso accordato”. Mi tira a
sé, baciandomi, ma io mi stacco da lui dopo qualche secondo.
“Pacey…”.
“Sì, certo che è dedicata a te la
barca. Adesso possiamo continuare la nostra precedente attività?”.
“Mi lasci parlare? Perché non è
quello che stavo cercando di dirti”. Lui mi guarda esasperato “Pacey… io ti amo
ancora”. Lui sorride. Di certo non è esasperato, ora.
“Anch’io, Joey. Sempre”. E,
mentre mi avvicino a lui baciandolo di nuovo, il mondo intorno a noi sparisce.
Ma, al sicuro tra le sue braccia, capisco una cosa.
Sono tornata a casa.
Fine (ma c’è ancora l’epilogo!!)
N.d.A.: visto che sono tornati
insieme, dopotutto?!?! Contente? Io sì… ma non era esageratamente sdolcinato
questo capitolo, vero? O fuori personaggio? Vi prego
recensiteeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! E…
Auguroni a tutti per un
felicissimo 2006!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
N.d.A.: grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee per le recensioni a Simo,
Silvia e Cri!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Dunque… ecco il tanto atteso
epilogo… (per la cronaca, il titolo è più o meno il corrispondente in Inglese
di “e vissero tutti felici e contenti”)
Epilogo-
Happily Ever After
Summer POV
Capeside. Giugno 2009
Perché
ai matrimoni cantano canzoni così sdolcinate?
A quanto pare, comunque,
non interessa a nessuno. Anzi, sembra che a tutti piaccia la canzone, dato che la maggior parte degli ospiti sta ballando. Al
centro della pista ci sono, ovviamente, mia mamma e Pacey. Lui adesso mi sta più simpatico… soprattutto da
quando mi ha parlato, prima di regalare alla mamma quel bell’anello
con i brillanti e chiederle di sposarlo. All’inizio non mi piaceva molto,
soprattutto perché non andava molto d’accordo con mio papà quando si erano
conosciuti. Adesso sembra quasi che stiano diventando amici. Poi ci sono la zia
Bessie e lo zio Bodie, che
si sposano tra sei mesi. Anche Lily e mio cugino
ballano. Lei mi ha detto che lui le piace, ma mi ha chiesto di non dirglielo. E la settimana scorsa Alexander mi
ha detto che lei gli piace, ma che non posso dirlo a nes-su-no.Gail balla con il suo nuovo marito, e Jack con Duog, il fratello di Pacey.
In tempo per il matrimonio è
arrivata anche Audrey. Lei è la migliore amica di mia
mamma, e mi sta proprio simpatica. Ma adesso non voglio disturbarla, dato che
sta ballando con William, l’agente della mamma (quello che pubblica tutti i
suoi libri, e con cui le persone parlano prima se vogliono ad esempio
intervistarla). Appena lo ha visto, questa mattina, mi ha chiesto chi era. Poi
ha detto che era davvero carino e che entro stasera se lo sarebbe
portato a casa. Non ho capito bene cosa intendeva… ma per qualche strana
ragione alla mamma non piace molto quando Audrey mi
spiega cose di questo genere. Dice che compromette la mia innocenza e
ingenuità… qualunque cosa voglia dire. Lei adesso fa
la cantante in un gruppo, ed è anche abbastanza famosa. Però
viaggia quasi più di mio papà, quindi non ci vediamo molto spesso. Ma a Natale e d’estate torna sempre a trovarci.
Gli unici che non stanno ballando
sono Jen, Dawson, Amy e la nonna. Lei non è la mia vera nonna, ma quella di Jen. Però tutti la chiamano così,
e lei è contenta. In questo momento è seduta, e tiene in braccio Amy. Lei non balla perché è ancora troppo piccola, e infatti non sa ancora camminare. Sua mamma e suo papà,
invece, parlano con la nonna. Il loro è stato il primo
matrimonio a cui sono andata, un anno e mezzo fa. Non me lo ricordo molto bene,
ma mi sembra che Jenfosse
più grassa di ora, e che Amy sia nata solo cinque
mesi dopo. Ma i bambini non nascono in nove mesi?
Forse sono io che non ho capito bene. Ovviamente, è stata Audrey
a spiegarmelo.
Sul palco c’è mio papà. Due sere
fa era a New York per un suo concerto, ma ha fatto in tempo ad arrivare qui prendendo l’aereo. È davvero famoso, ora. Infatti ha anche firmato un po’ di autografi. Quando qualcuno l’ha visto, oggi, gli ha chiesto di
cantare.Lui stava ballando con una, che
lo ha seguito anche sul palco. Gli sta incollata, un po’ cantando e un po’
ballando. Ha capelli biondi e la faccia da antipatica. La mamma ha detto che si
chiama Andie, è la sorella di Jack e che andava a
scuola insieme a lei e tutti i suoi amici. Audreyha detto che
era la fidanzata di Pacey al liceo, e che è anche
stata in un manicomio per qualche mese. Però mi ha
detto anche di non parlarne con nessuno oggi, perché non sarebbe stata una cosa
molto carina, soprattutto ad un matrimonio.
Insomma, considerando questo, e
le cose che mi hanno detto Lily e Alexander…sembra proprio che io sia l’unica a sapere un
bel po’ di segreti.
Ma sono
anche l’unica che non sta ballando con nessuno. Fa niente. Sto qui sul prato
del Bed&Breackfast della zia Bessie
e dello zio Bodie, in riva al lago, e mi metto a
ballare da sola, guardando la mia gonna svolazzare quando faccio una giravolta.
Il mio vestito è il più bello di tutti, perché sono la damigella della mamma.
L’ho scelto io: è tutto rosa, con dei fiorellini che…
“Cosa stai
facendo? Sembri proprio stupida, sai?”. Io stavo pensando al mio vestitino, e
David è venuto qui ad interrompermi. Antipatico. Però alla mamma e a Pacey sta
simpatico, perché dicono che quando litighiamo ricordiamo loro due quando
avevano la nostra età. Io non lo sopporto, ma lo devo vedere tutto
i giorni perché è il mio vicino di casa. Non è giusto.
“Sto guardando il mio vestito, lo
stupido sei tu, e che cosa ci fai qui?” gli chiedo, facendogli anche una
linguaccia.
“Tua mamma ha invitato i miei, e
hanno portato anche me. Adesso stanno ballando”.
“È ovvio che stanno ballando.
Tutti stanno ballando!!”. Gli indico la pista, piena
di persone.
“Tu no, e nemmeno io”. Ha
ragione. Ma solo per questa volta nella sua vita. Lo
prendo per mano, e lo trascino verso la pista da ballo.
“Cosa stai
facendo?”, mi chiede sconvolto.
“Balliamo! Questo è un
matrimonio, e ai matrimoni tutti devono ballare. Anche
tu”. Perché se dico tutti, vuol dire anche lui… ma è
così stupido da non capire? In effetti, conoscendolo, direi proprio di sì.
“Io non ballo con te”. Fa per
allontanarsi di nuovo.
“Sì, invece” .
Lo tiro per un braccio, arrivando sulla pista e iniziando a ballare. Perché ai matrimoni tutti ballano, e io non posso mica stare
lì seduta a guardare gli altri, no?
Fine… davvero questa volta!! E vissero tutti felici e contenti…
N.d.A.: scusate se il capitolo è così corto, ma
all’inizio volevo comprenderlo nel precedente… Cmq,
sembra proprio che sia arrivata la fine della mia prima fanfiction!!
Okay, nel frattempo ne ho scritte altre cinque e ne ho iniziata un’altra (su
Buffy… Spuffy, come al solito!) proprio ieri. È solo
che da un certo punto di vista mi dispiace finire questa storia, soprattutto
ora che Dawson’s Creek è
finito…
Adesso l’ultima cosa che rimane da dirvi è, come sempre…
Vi prego
recensiteeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!