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Buonsalve a tutti! Ecco una mia fan fiction, prodotta dalla mia testa non sana sicuramente xD Troverete i nomi dei protagonisti conosciuti, poichè amando follemente Becky Bloomwood e Luke Brandon, ho voluto dare ai miei personaggi i loro nomi e volti. Ma giustamente ho dovuto cambiare i cognomi, altrimenti mi sarei tenuta estremamente legata a loro e non mi va. Ringrazio la mia amica Fe, per avermi suggerito questo titolo =) Spero vi possa piacere! Attendo i vostri pareri <3 Buona lettura!
Lov-boutin
Ho bisogno di spendere.
Questa parola rimbomba nella mia testa e
fa male, tanto male.
Spendere! Spendere! Spendere!
Giro famelica per quella via, quella
meravigliosa, ma tremenda via di New York, e non so dove andare.
E’ tutto così bello, scintillante,
glamour.
I manichini sembrano chiamarmi verso di
loro, sembrano tirarmi con una corda invisibile verso le porte dei negozi e
come non poter seguire il canto delle sirene?
Sarebbe stato impossibile.
Ed eccola..la luce. Lì, davanti a me,
dietro quel doppio vetro, di quella boutique.
Mi avvicino lentamente, il mio passo è
malfermo, il mio respiro affannato ed il mio sguardo fisso sulla visione più
bella del mondo.
Sono loro, sono davvero, assolutamentissimamente loro ed io le ho
davanti.
L’ultima creazione di Christian Louboutin
è proprio lì davanti a me.
Cantano, cantano..ed io non posso non
spingere la porta di quel negozio e non entrare.
“Salve, la posso aiutare?” La commessa si
è avvicinata a me con il solito sorriso prescritto da contratto. Non potrei mai
essere come loro, non potrei mai fare questo lavoro, sarebbe impossibile.
“Vorrei..vorrei quelle.”ed indico le mie amate, ancora lì in vetrina.
Più si avvicinano verso di me, più sento
il mio petto gonfiarsi di soddisfazione, gioia pura, amore.
“Vuole provarle signorina?”
Annuisco distrattamente e quando
finalmente infilo il mio sottile piede al loro interno..mi sento completa, come
poche volte in vita mia.
Sono mie. Sono state create per me. Le
mie anime gemelle.
“Le prendo!”esclamo immediatamente e
sopporto in silenzio il dolore che provo quando me le prende via dalle mani.
Ma ciò che il rumore della carta di
credito che striscia nella barra magnetica può provocare ad una ragazza come
me, non potete immaginarlo.
No, perché è qualcosa di unico, strambo,
eccezionale. E’ ciò che ufficializza il possedimento di ciò che ami e per cui spenderesti dollari su
dollari per averlo, a costo di vivere sotto un ponte.
Lo ami, è tuo, ti appartiene e niente
potrebbe dividerti da lui.
Ed infine..quando esci da quel negozio,
stringendo forte nella mano la busta nera con una scritta bianca stilizzata,
senti di essere una donna migliore, diversa, completa, una Donna con la D
maiuscola.
Mi fermo sul limite del marciapiede e non
appena alzo una mano, un taxi giallo si blocca, facendo stridere i freni.
“Upper
East Side, 155a strada. 52
B.”
L’auto si immerge nel fiume di macchine
del pieno centro di Manhattan ed intanto mi godo, come sempre, le magnifiche
luci, i grattaceli, le insegne, tutto ciò che ho sempre amato di New York, da
quando sono arrivata.
Ma meglio fare un passo indietro.
Mi chiamo Becky Grif e sono nata a
Portland, sulla costa occidentale degli Stati Uniti. Ho vissuto i miei primi
anni di vita lì, ma poi all’età di dieci anni io e mia madre siamo giunte qui,
nella grande mela.
Inutile raccontare i miei voti
scolastici, i miei scarsi successi in amore ed il resto della mia insulsa vita
prima di capire che era la moda ciò che amavo. E quando l’ho incontrata, bè..ho
iniziato a vivere.
Sono l’assistente della temibile
Christine Durou ed è come essere sull’olimpo. Ok, non sono proprio
l’assistente, ma..ci sto lavorando.
Lei è la direttrice di Elle America ed
io..io le porto il caffè.
Ma già essere un membro di quella rivista
è per me qualcosa di sublime, il sogno che diventa realtà.
So che prima o poi diventerò qualcuno,
voglio diventarlo, anzi..devo diventarlo.
Il taxi si ferma davanti un’elegante
palazzo in stile Liberty e dopo aver consegnato un banconota al tassista,
scendo con i miei acquisti ed entro nell’elegante hall.
Le mie Jimmy Choo provocano un ticchettio
particolarmente gradito al mio udito e sorrido soddisfatta mentre chiamo
l’ascensore.
‘E’ stata una giornata positiva.’penso,
mentre controllo il mio riflesso nello specchio dell’ascensore.
I sinuosi boccoli color rame, scendono
dolcemente e perfettamente sulle mie
spalle ed il trucco è ancora lì, intatto, a contornare gli occhi verdi come gli
smeraldi. Devo ammettere che quel mascara appena comprato è davvero a tenuta
giornaliera.
Le porte metalliche si aprono,
accompagnate da un leggero dlin ed
entro nel mio appartamento o meglio di Luke Bray, il mio ragazzo.
Lo intravedo seduto ad uno sgabello in
cucina, che legge attentamente dei fogli, mentre sgranocchia delle noccioline.
“Ehi, sono tornata!”esclamò allegra,
lasciando le buste e il cappotto sul divano di pelle bianca.
Entrando in cucina, stampo un bacio sulla
guancia di Luke.
“Ciao amore, com’è andata?”mi domanda
senza alzare gli occhi dalle pratiche che sta studiando.
“Oh, bene! Giornata
meravigliosa!”rispondo con un sorriso che tocca entrambe le orecchie ed apro il
frigorifero per bere del succo d’arancia.
Luke alza il capo e mi guarda con un
sopracciglio sollevato. “Che cosa hai comprato?”
Uhm. Mi conosce fin troppo bene.
Assumo l’espressione più indignata e lo
guardo offesa. “Sei proprio incorreggibile eh!”, ma lui non accenna a
cancellare quell’espressione dal suo viso e mi ritrovo a sbuffare. “Ok, ho
comprato qualcosina.”
“Qualcosina?”
“Ok, qualcosa di eccezionale!”mi correggo
e l’euforia sprizza da tutti i pori del mio corpo.
Corro a prendere le buste e con un gesto
teatrale, tiro fuori le mie
incredibili, meravigliose, divine anime
gemelle.
Le pongo davanti gli occhi di Luke, che
le osserva inespressivo.
“Sai cosa sono queste?”gli chiedo quasi
con la bava alla bocca. Lui scrolla le spalle e con fare semplice risponde
“Delle scarpe.”
Delle scarpe! Mantieni la calma Becky,
non è colpa sua, non è colpa sua.
“Queste non sono delle scarpe. Guarda attentamente..suola rosso sangue.”gli suggerisco.
“Ci hanno ucciso qualcuno?”
“No!”quasi grido indignata. “Sono delle
incantevoli Louboutin, le ultime..che io dovevo
avere.”
“Cosa hanno di speciale?”
Spalanco gli occhi. Sono al massimo
dell’indignazione, non potrei sopportare altro. Rinfilo bruscamente le scarpe
nella scatola, mentre osservo Luke che cerca di trattenere una risata.
“Non intendo rispondere.”affermo e
afferro i miei amori e le altre buste, dirigendomi verso la camera da letto.
Ora arriva il momento più bello, quello
che amo di più. Prendo le scarpe come se fossero fragili e apro le ante del mio
armadio, anzi no..del mio mondo.
I miei abiti, i miei accessori, le mie
scarpe, le mie borse..tutte lì, racchiuse in quella stanzetta così preziosa per
me.
Mi pongo davanti la rastrelliera delle
scarpe e finalmente trovo un posto libero accanto alle nuove Christian Dior
rosse, comprate la settimana scorsa.
Le guardo con venerazione e quasi una
lacrima di gioia fuoriesce dai miei occhi.
Luke entra eprende una camicia bianca dal suo quarto di
armadio, che gli ho concesso (con non poca tristezza, a dir la verità).
“Dove vai?”domando confusa ed inizio ad
aiutarlo ad abbottonare i polsini.
“Ho una cena con i nuovi clienti che
abbiamo, dobbiamo trattare una questione importante.”
“E proprio di venerdì sera?”mormoro con
il broncio e Luke mi prende il viso fra le mani, concedendomi un sorriso così
dolce da togliere il fiato.
Era capace di far sciogliere il mio cuore
con niente. Lui e le Louboutin ovviamente.
“Film e popcorn li faremo domani se
riesco a liberarmi, ok?”
Annuisco, accennando un sorriso e mi
avvicino alla rassegna di cravatte, optando per una rossa.
“E..”inizio, mentre gli faccio il nodo.
“chi sono questi clienti?”
“Mah, possiedono una multinazionale che
si è messa in mezzo a qualche guaio. Ma nulla di troppo grave, per fortuna.”
“E tu cosa devi fare?”chiedo
ingenuamente, terminando di aggiustargli la cravatta.
Luke prende la giacca, e mentre se la
infila risponde: “Io devo difenderli, ovviamente. Sono il loro avvocato.”
Corrugo la fronte. “Ma come fai a
difendere chi sbaglia a prescindere?”
Mi sorride dolcemente e sfiora il suo
naso col mio. “ Non sempre possiamo fare ciò che più ci piace, Becky.”
Mi è naturale storcere la bocca
contrariata. “Va contro i tuoi principi però.”
“E’ il mio lavoro.”sorride, allargando le
braccia.
“Gran bel lavoro di merd..”
“Forse torno tardi, quindi non mi
aspettare alzata.”mormora, uscendo dalla stanza, ma lo blocco prima che si
avvicini alla porta.
“Ehi! Non dimentichi qualcosa?”
Luke sorride e corre indietro,
stampandomi un forte bacio sulle labbra. “A dopo.”sussurra e va via,
chiudendosi la porta alle spalle.
La sveglia suona incessantemente e i miei occhi a
stento riescono ad aprirsi e a visualizzarla sul comodino di Luke. Allungo una
mano sopra di lui e tasto a vuoto il comodino, finchè non percepisco il tasto
della sveglia sotto le mie dite. E finalmente tutto tace.
Riappoggio il capo sul petto di Luke, che mormora
qualcosa di incomprensibile, prima di sbadigliare.
“Perché c’è la sveglia se è sabato?”mugugna,
portandosi un braccio sulla fronte.
“Merda. Ho dimenticato di spegnarla ieri sera.”
Sbadiglio e mi allungo verso il suo viso, baciandogli leggermente le labbra.
“Scusami.”
“Fa niente..”mormora su di esse e circonda con una
mano la mia mascella, spingendo il mio viso ancor più verso il suo.
Le sue labbra si muovono sensuali, in un modo che
non sarebbe lecito fare di mattina appena svegli e i suoi denti mordono
leggermente il mio labbro inferiore, facendomi uscire uno strano verso
incomprensibile e Luke sorride sulle mie labbra, compiaciuto.
“Spaccone.”sussurro, staccandomi ed osservo il suo
volto assonnato e terribilmente dolce.
“Come è andata ieri sera?”gli chiedo, cercando di
distrarlo. A quell’ora mattutina potrei perdere la ragione se continuassi in
quel modo.
“Direi..”mormora, mentre osserva il suo dito
carezzare il contorno delle mie labbra. “che è andata bene.Quando sono tornato stavi dormendo così
profondamente, che ho preferito non svegliarti.”
“Sono crollata, in effetti.”sbadiglio e riappoggio
il capo sul suo petto marmoreo.
“Troppo shopping ieri?”ridacchia e mi bacia il
capo, prima che possa vendicarmi.
Con l’indice disegno cerchi concentrici sul suo
petto. “E’ stato solo..un regalino per la fine di una stancantissima settimana
di lavoro.”dico sovrappensiero e l’immagine delle mie anime gemelle si staglia davanti ai miei occhi e salto ai piedi del
letto, buttando le coperte in aria e correndo verso la cabina armadio.
Ho bisogno
di rivederle.
Ed eccole. Lì sulla rastrelliera, belle come il
sole. Semplicemente..mie.
“Becky! Dai, torna al letto vicino a me..”mugugna
Luke dalla camera da letto e con le Louboutin in mano e gli occhi a cuoricino,
rientro in camera.
“Non-non sono divine?”sospiro innamorata.
Luke sbuffa e incrocia le braccia al petto. “Sono
sicuro che ami più le tue scarpe, le borse e tutti i vestiti che sono lì
dentro, che me.”
Ehm..è un male vero?
“Ma cosa dici. Voi siete il mio mondo.”mormoro
senza abbandonare quel tono adorante.
Ho tra le mani la cosa più bella del mondo,
precisamente l’ottava meraviglia del mondo.
Come ho fatto a vivere senza di loro prima?
“Wow. Sono diventato uno dei tuoi regali di fine
settimana?”
Alzo lo sguardo dalle scarpe e osservo il suo viso
corrucciato; si, è arrabbiato o offeso o..una via di mezzo.
Poggio i tacchi al loro posto e salgo sul letto,
gattonando fino a lui e mettendomi a cavalcioni sulle sue gambe stese.
“Luke, tu sei il regalo di tutta la vita.”sussurro
con il suo viso fra le mie mani e non distolgo lo sguardo da quegli occhi grigi
come nuvole cariche di pioggia, finchè non li vedo addolcirsi e poggio le mie
labbra sulle sue.
“Ecco! Sono pronte!”esclamo, spegnendo la fiamma
del fuoco e posizionando la padella con le omelette sul bancone, tra me e Luke,
che afferra una forchetta e le guarda con aria dubbiosa.
“Uomo di poca fede.”borbotto e ne prendo una,
iniziando a tagliuzzarla. “Dai, su! Prova e dimmi com’è.”
Luke, sempre con lo stesso sguardo schivo, ne mette
una nel suo piatto e con timore ne infila un pezzo in bocca.
Esagerato!
Ok, non sono mai stata una cuoca provetta, lo devo
ammettere e a volte ho rischiato di mandare in ospedale Luke, a causa di alcuni
miei esperimenti culinari.
Ma dopo queste banalissime
vicende, ho deciso di prendere lezioni di cucina; non voglio più costringere me
stessa e Luke a riportare la cena a casa dopo il lavoro o a fare colazione ad
un bar.
“Allora?”domando speranzosa e allargo gli occhi
come due padelle, osservando Luke masticare lentamente l’omelette.
“Hai preso lezioni di cucina?”chiede a sua volta,
pulendosi la bocca.
“Si!Allora come sono?”
Luke mi guarda e lentamente un sorriso si apre sul
suo viso. “Ottime.”
“Ce l’ho fatta! So cucinare le omelette!”esclamo
gioiosa e mi sporgo sul bancone per stampargli un bacio. “Dai! Mangiale!
Mangiale! Hai detto che sono buone!”
“Si, calma! Le mangio!”ridacchia lui, ma lo squillo
del suo cellulare ci interrompe e Luke corre in camera da letto per rispondere,
mentre io mi godo la vittoria e inizio a cucinarne ancora altre.
Possibile che fosse così bello saper cucinare?
“Ok ok, va bene. Ci sarò. A dopo.”mormora Luke al
telefono, entrando in cucina. Poi si risiede sullo sgabello con un sospiro.
Raddrizzo le antenne. A dopo?
“Chi era?”chiedo con nonchalance, il mestolo
stretto nella mano.
“Richard. Dobbiamo incontrarci in studio.”e
riprende a mangiare le omelette in silenzio.
Ignoro il godimento che sto provando a quella
visione e mi schiarisco la gola. “Per fare cosa?”
“I nuovi clienti stanno creando dei problemi.
Evidentemente questa notte non hanno dormito pur di inventare qualche
contrattempo.”
“Quindi..niente uscita insieme?” Cerco di usare un
tono non offeso, dal momento che capisco quanto questi nuovi clienti siano importanti, ma è difficile non rimanerci un po’
male dentro.
A causa dei nostri lavori e impegni vari, non
riusciamo più a dedicare un po’ di tempo a noi stessi e questa mancanza si
percepisce molto, non essendo abituati a vivere in questo modo. O forse..la
percepisco solamente io.
“No, Becky. Non farò in tempo.”risponde senza
alzare la testa dal piatto.
“Okay.”e mi volto verso i fornelli, prestando
attenzione alle omelette che stanno cuocendo.
Tre minuti
un lato, ribaltare, tre minuti l’altro lato e poi servire su un piatto, ripeto mentalmente, ma qualche attimo dopo sento il
tocco del corpo di Luke, che mi circonda il bacino da dietro, appoggiando il
mento sulla mia spalla.
“Mi dispiace.”sussurra semplicemente e stampa un
bacio nell’incavo del mio collo, ma mi limito a scrollare le spalle.
“Di cosa?”
“Di non poter uscire insieme, di non poter stare un
po’ più di tempo assieme, dato che è sabato.”
“Devi lavorare, usciremo quando avrai tempo.”
Luke sospira e sono grata che dopo avermi lasciato
un bacio sulla clavicola, sparisce in camera da letto per prepararsi.
Come trascorrere un sabato in assenza del tuo
fidanzato? Semplice.
Frappuccino Starbucks in mano, i due migliori amici
accanto a te e una via piena di negozi a tua disposizione. Facile no?
“Guardate qui! E’ lo stesso abito che ha indossato
Kate Winslet agli Oscar!”esclama Giselle, correndo verso la boutique Yves
Saint Laurent.
Era un abito luminoso, color argento chiaro,composto da un bustino rigido e da
una lunga gonna in morbida seta accompagnato da una pochette in tinta e da sandali
con tacco alto e plateau sempre in colore argento, ma in una tonalità più
scura. In realtà non era così eccezionale come appariva indosso a lei.
“Fa schifo.” Commenta David. Ecco. La bocca della
verità, sempre e comunque.
“Ma cosa dici! E’ meraviglioso! Poi lei era
perfetta con quest’abito.”
“Appunto. Lei e solo lei.”controbatte David e
Giselle sbuffa, decidendo di lasciare perdere.
David è così: amante della sua opinione, un etero
ufficializzato, ma non convinto, che vive per la moda come..come me!
Lavoriamo insieme da Elle, l’unica differenza è che
lui è uno dei costumisti, io..un assistente che porta il caffè e fa le
commissioni. Ma tutti all’interno della rivista si sono trovati a farlo, perciò
faccio ciò che mi si chiede, sognando il giorno in cui verrò promossa.
Giselle invece è di un altro mondo. Niente riviste
di moda, niente manie per lo shopping, ma la moda è comunque una sua passione.
Lei è un’artista, una fotografa artistica
precisamente e vive a Brooklyn, il posto perfetto per uno spirito libero come
lei; le sue mostre sono tra le più popolari e visitate a New York.
Vi domanderete come persone così diverse, ma
accumunate da una stessa passione, siano finite ad essere inseparabili? A volte
stento a crederci anche io, ma è accaduto e bè, a dirla tutta, è una delle cose
più belle che siano successe nella mia vita.
Butto il mio frappuccino, ormai terminato,nel primo cestino che incontro, quando il mio
telefono squilla e solo leggendo il nome sul display, ho la pelle d’oca.
“Pronto?”
“Il mio caffè? E’ scappato per caso?”
Buongiorno anche a te.
Mi schiarisco la gola, iniziando a sentirmi
agitata. “Ma..oggi è sabato. Ho la giornata libera.”
“Oh, hai la giornata libera.”ripete e per un attimo
penso che abbia una certa umanità in se stessa. “Becky, portami questo caffè
immediatamente, altrimenti puoi scordarti di rientrare in ufficio lunedì.”
Come non detto.
Con un sospiro metto il cellulare in borsa e mi
accorgo che Giselle e David mi stanno osservando preoccupati.
“Vuole il suo caffè. Di sabato.”mormora David,
prendendomi a braccetto e lo stesso fa Giselle dall’altro lato.
“Esatto. Il sabato ho la giornata libera! Spero me
lo paghi questo straordinario.”
“Scordatelo.”dice lui, secco e diretto. “E’ lo
scotto che deve pagare chi inizia questo lavoro; ci siamo passati tutti. Tra un
anno..o due, o bè, lo vedrai da sola.”
Un anno? Due? La vista mi si appanna
improvvisamente.
Quello non è un lavoro! E’ una tortura, un
massacro, una violenza! In compenso però mi avrebbe dato molto, tutto ciò che
ho sempre amato. Ehi..io sono Becky Grif! Posso fare tutto! Ok, non proprio
tutto, ma quasi.
“Vieni con me?”domando implorante a David, che dopo
aver alzato gli occhi al cielo, mi picchietta una mano e sospira: “Andiamo ad
abbeverare Crudelia De Mon.”
Forse ho sbagliato a non prendere subito
un taxi appena uscita dal grattacielo della redazione di Elle Magazine, in cui
lavoro, decidendo di fare due passi, osservando le vetrine. Si, ho sicuramente
sbagliato a fare questa scelta.
Una donna, una qualsiasi donna del globo
terrestre ha il diritto di sognare il giorno più bello della propria vita no?
L’abito perfetto, l’atmosfera romantica in un luogo incantato e principesco.
Non c’è nulla di male vero?
Siamo donne, diamine! Ne abbiamo il
diritto!
Ma allora perché mi sento così in
soggezione e a disagio davanti alla vetrina così incantevole della boutique di
Vera Wang? Perché?
Probabilmente saranno gli occhi a forma
di cuoricini che so per certo di avere o forse..forse la consapevolezza che
sognare non fa bene, per nulla.
Ma la vetrina che ho davanti ai miei
occhi è il paradiso terrestre, che provoca sospiri sognanti ad ogni donna che
vi passa davanti.
Bè, ovvio..è Vera Wang la creatrice di
quel meraviglioso vestito da sposa, che sembra possa essere indossato solo da
una fata.
Corpetto stretto tempestato di piccoli,
ma luccicanti diamanti; dai fianchi si apre una corposa gonna con dieci strati
di tulle, che scende morbido fino a terra e quel nastro lilla stretto in vita è
l’ultimo semplice tocco di eleganza.
Non ci sono parole per descriverlo. E’
l’abito dei miei sogni, l’abito che ho sempre desiderato indossare fin da
bambina.
“E’ sublime vero?”
Mi volto alla mia sinistra e noto che la
ragazza che ha parlato si sta rivolgendo proprio a me.
“Già, lo è davvero.”
“Lo comprerei solo per sfizio, ma so che
mio marito mi ucciderebbe all’istante. Peccato che non ne abbia più
bisogno.”sospira con un’alzata di spalle.
Rapido sguardo al suo abbigliamento e già
dalla Birkin in pelle di coccodrillo capisco che la spesa di quell’abito da
sposa non intaccherebbe il suo conto in banca.
“Lei è sposata?”mi domanda, senza
distogliere lo sguardo dalla vetrina.
Le lancio un’occhiata, chiedendomi perché
voglia sapere qualcosa sulla mia vita privata, ma rispondo con un semplice ‘No,
non ancora.’
“E lo desidera?”
Ora lo ha chiesto, guardandomi da dietro
le scure lenti degli occhiali da sole. Dior, appunto mentalmente.
“Quale donna non lo desidera?”
“Io.”mormora con una scrollata di spalle.
“Se mio marito non fosse stato un milionario, ora sarei in giro per il mondo,
come ho sempre sognato fare. Ma nella vita non si può fare sempre ciò che si
desidera no?”e dopo un piccolo sorriso e un ultimo sguardo all’abito, la donna
si volta, allontanandosi da me.
Rimango ad osservarla per qualche
secondo, poi osservo un’ultima volta quel sogno, scuotendo la testa come per
scacciare via i pensieri che vi turbinano all’interno.
Sul taxi in direzione di casa non posso
fare altro che accorgermi di desiderare davvero il matrimonio. Non ho mai
dedicato molta attenzione a questa cosa, ma ora che ci penso ho sempre voluto
sposarmi, ho sempre voluto avere una famiglia, come quella che aveva creato mia
madre assieme a mio padre e solo ora, su questo taxi giallo, imbottigliato tra
migliaia di altre macchine, mi rendo conto che io e Luke non abbiamo mai preso
in considerazione l’idea, dopo tre anni che siamo assieme.
Ormai è passato un anno e mezzo da quando
mi ha chiesto se volessi condividere il suo appartamento con lui e praticamente
viviamo come una coppia di sposati, seppure entrambi possediamo ancora la
nostra libertà. Con un anello al dito cosa potrebbe cambiare?
Persa in quelle congetture mentali,
scendo dal taxi e con l’ascensore arrivo al mio appartamento, dove stranamente
c’è Luke, spaparanzato sul divano, che guarda la partita in compagnia di una
Becks.
“Cosa ci fai qui?Pensavo finissi tardi
questa sera.”domando sorpresa, mentre appendo il cappotto bianco e il basco
all’attaccapanni.
“Mi ero stufato e volevo tornare a casa
prima.”risponde con un sorriso e mi fa segno di raggiungerlo sul divano, dove
con sospiro stanco mi stendo, allungando le gambe sulle sue.
Luke sfila le decollette dai miei piedi, che
inizia a massaggiare dolcemente, mentre io rilascio i muscoli tesi del mio
corpo.
“Giornata stancante?”
“Uhm, uhm.”annuisco ad occhi chiusi. “Ho
dovuto preparare circa cento inviti al party di sabato sera. La mia lingua ha
perso sensibilità.”
“Questo non è un lavoro Becky. Lo
sai.”sbuffa Luke contrariato. Non ha mai accettato il fatto che venga usata
in questo modo, ma non capisce quanto ciò sia indispensabile per ottenere ciò
che voglio, non può capirlo.
“Luke, questo lavoro mi serve. Devo
resistere ancora un po’ e finalmente potrò avere ciò che ho sempre desiderato.”
“E pensi che venire sfruttata in quel
modo, sia giusto? Ne vale proprio la pena?”
Sollevo il capo e apro gli occhi,
fissandolo. “Si, ne vale la pena. Anche Christine ha passato ciò che sto
passando io e guardala! E’ la direttrice di Elle America!”
Vedo Luke alzare gli occhi e al cielo e
continua a massaggiarmi i piedi in silenzio, ma capisco che non sarà mai
favorevole alla mia scelta.
Gioco con i bottoni del tailleur
Dolce e Gabbana che indosso e senza potermi trattenere, do voce ai miei pensieri. “Dovresti
appoggiarmi sai?E non denigrare ciò che vorrei fare.”
“Ma non sto denigrando nulla, amore.
Semplicemente vorrei per te qualcosa di più gratificante, qualcosa che ti
faccia brillare subito, perché so per certo che è così che dovrebbe essere.”
“Si, va bene. Ma ormai ho fatto questa
scelta e se va bene a me, devi accettarla.”dico con fermezza e Luke sorride
spontaneamente, allungandosi verso di me per afferrarmi le braccia e spingermi
verso il suo corpo in modo da trovarmi a cavalcioni su di lui.
“Sai bene che accetto tutto ciò che per
te è importante. Certo, una paio di scarpe in meno sarebbe l’ideale, ma alla
fin fine..non saresti più tu no?”e mi regala uno dei sorrisi più belli che
abbia mai visto.
“Ma quanto ti amo Luke Bray?”sussurro,
circondandogli il collo con le mie braccia.
“Troppo poco.”ridacchia lui ed elimina
quella piccola distanza fra le nostre labbra, che si vanno ad incastrare alla
perfezione, come le due metà di una mela.
Amo lui, amo stargli accanto, amo baciare
quelle labbra carnosee morbide, che
solo guardandole viene voglia di morderle. Sono le labbra più belle che abbia mai
sfiorato e non lo dico perché sono la sua ragazza, ma perché è un dato di
fatto.
Luke morde il mio labbro inferiore, come
gli piace sempre fare, e un lamento di apprezzamento fuoriesce dalle mie
labbra, involontariamente.
Ma quando la sua bocca inizia a sfiorare
il mio collo, sento di stare per perdere la lucidità necessaria per
intraprendere il discorso che volevo fare assieme a lui. Ma è tutto inutile,
poiché la mia schiena è ormai distesa sul divano e le mie gambe sono
attorcigliate attorno al bacino di Luke, che bè..mi sta per mandare in
paradiso.
CiaoArrivederci: Ehi! Sono contentissima che ti piaccia! E sapere che ti faccia sorridere mentre la leggi, è la cosa che più mi interessa! Grazie mille! <3
C r i s: CrisCris! Ahahah qualche altro aggettivo per David no? Si, lo amo anche io! =D Ma non è gay, mannaggia! Grazie di seguirmi anche qui!
Liz: Grazie mille per tutto ciò che hai detto e sono contenta che ti piaccia questa storia! Luke lo adoro anche io! =D Ti assicuro, come hai scommesso tu, che non accadrà!
Anthy: Ti ringrazio per il tuo consiglio, lo apprezzo moltissimo, ma sono solamente i nomi ad essere uguali, i cognomi li ho già cambiati a prescindere, proprio perchè non ho intenzione di legarmi più di tanto ai veri Becky e Luke =) L'omaggio alla Kinsella appunto è solo riguardo i nomi e alla passione di Becky per lo shopping. In ogni caso, grazie : D
“A che ora arrivano i tuoi?”domando a
voce alta a Luke, che sta apparecchiando la tavola in sala, mentre io tagliuzzo
la verdura per il contorno.
“Per le sette e mezza, credo.”risponde,
entrando in cucina ed inizia a riempire il decanter con il vino rosso che avevo
comprato tornando dal lavoro.
“Non ricordo mai se a tua madre piace
l’insalata con l’aceto e mais o senza entrambi.”mormoro sovrappensiero,
guardando i vari condimenti sparsi sul bancone.
“E’ uguale, fidati. Probabilmente non la
mangerà neppure.”
Faccio spallucce e aggiungo all’insalata
il mais e l’aceto: male che va me la sarei mangiata io.
Il telefono prende a squillare e mentre
giro l’insalata, rispondo, appoggiando il cordless tra l’orecchio e la spalla.
“Pron..”
“Non puoi neppure immaginare cosa sia
successo in questi sessanta minuti che sei andata via da qui.”
“Ciao anche a te David.”sospirai. “Dì,
cos’è successo di così clamoroso?”
“Tieniti pronta.”
“Sono pronta.”
“Sicura?”
“Dav, parla!”sbuffai; David e il suo
amore per la suspense..mi faceva saltare i nervi.
“Christine. Io. La nostra rivista. Bryant
Park.”
Il cucchiaio di legno mi cade dalle mani
e Luke si volta di scatto per osservarmi “Non ci posso credere.”
“Come non posso crederci io! Avremo una
sfilata personale alla Settimana Della Moda! E chi sarà lo stilista? Chi?”
“Tu!!!”grido e inizio a saltellare per la
stanza in preda alla gioia.
“Esatto! Vestirò le modelle che hanno
partecipato fino ad ora ai servizi fotografici! Non puoi immaginare Becky
quanto io sia euforico!”
“Si che lo immagino, Dav. Se sto saltellando
io per il mio migliore amico che è finalmente riuscito ad ottenere la sfilata
dei suoi sogni, chissà tu cosa hai potuto fare!”
“Sono svenuto.”risponde semplicemente e
dopo qualche attimo scoppiamo a ridere contemporaneamente.
“Ma non lo dire a nessuno. La notizia è
ancora top secret. Dai, questa sera si festeggia! Io, tu e Giselle a ubriacarci
come matti!”
Sto per rispondere quando Luke mi afferra
per i fianchi e inizia a lambire il mio collo con le sue labbra. “Luke!”esclamo
in un sussurro, allontanando la cornetta dalla bocca, ma sento che David, dopo
un attimo di silenzio mi domanda sospettoso:”Che ti sta facendo il buon caro
Luke?”
“Ehm, niente! Non è ancora rientrato!”
“Ciao David! Come va?” dice Luke a voce
alta, ridendo, ma tace all’istante poiché casualmente
il mio gomito ha colpito il suo stomaco.
Sento David ridere divertito. “Non si
dicono le bugie, Becky.”
“Ooooh! Zitto tu! Comunque..questa sera
non posso, scusami! Vengono a cena i genitori di questo bastardo.”
‘Che
sta baciando il mio collo, tentando di farmi cedere.’ Vorrei aggiungere, ma il campanello
inizia a suonare e Luke sobbalza, ritornando con i piedi per terra.
“Sono arrivati i suoceri?”
“Si, sono arri..suoceri? Ma che dici
Dav!”rido e mi sporgo al di là del bancone per controllare che non siano
entrati. “Ora è meglio che vada. Ci vediamo domani in ufficio e ci organizziamo
per festeggiare.”
“Agli ordini tesoro, in bocca al lupo per
la serata.”
“Grazie.”sbuffo e riattacco il telefono
nell’esatto momento in cui la voce squillante di Giusy mi arriva alle orecchie
e li raggiungo, appoggiando prima l’insalata sul tavolo.
“Becky! Tesoro! Fatti guardare!”
Eccola, Giusy, la madre di Luke, una
donna a dir poco portentosa. Non ho mai conosciuto alcuna donna sessantenne che
si dedica alle scalate in montagna o alle gare di montain bike. Nessuna.
La prima volta che l’avevo conosciuta mi
aveva inquietato abbastanza, poiché non ero abituata alla grinta e
all’entusiasmo che emanava, ma poi con il passare del tempo, abbiamo scoperto
caratteristiche comuni del nostro essere e il nostro rapporto è migliorato
sempre più.
“Giusy! In gran forma come
sempre!”esclamo, abbracciandola.
“Oh cara, ce ne vuole di tempo prima che
mi sentirete lamentarmi di qualche dolore fisico..”
“Nel frattempo sentirete me
lamentarmi.”ridacchia Philippe al suo fianco. Sorrido mentre li osservo
punzecchiarsi e come ogni volta penso che sono una delle coppie più belle che
io abbia mai visto e che Luke non poteva essere più fortunato ad avere dei
genitori così fantastici.
“Mentre voi vi accomodate, vado a finire
di preparare la cena.”e corro in cucina a controllare che il rollè di vitello
abbia quasi terminato di cuocere, mentre Luke e i suoi genitori siedono in
salotto, sorseggiando il vino.
Mentre termino di preparare le ultime
cose per la cena, alzo le antenne per udire di cosa stanno parlando e sento
Philippe parlare subito del lavoro del figlio. “Luke, ho letto sul Times che
sei diventato il legale di John Stewart.”
John Stewart? Mi pare di aver già udito o
letto quel nome da qualche parte e continuando a tagliare il rollè, cerco di
captare più notizie possibili.
“John Stewart? Il proprietario di quella
catena inglese di Spa?”domanda curiosa Giusy e subito ricordo di aver
proposto poco tempo prima a Luke di passare una settimana in agosto a Londra e
avevo mostrato proprio uno di quei meravigliosi Spa che appartenevano a quell’uomo, ma Luke
non era sembrato entusiasta, anzi, lo aveva scartato immediatamente.
“Papà, dobbiamo per forza parlare di
lavoro ora?”sbuffa Luke e decido di andargli in salvo, perciò torno in salotto
col vassoio pieno di rollè nel momento in cui Philippe sta mormorando: “Mi è
semplicemente sembrato strano che tu stia lavorando per loro. Credevo non gli
stimassi.”
“Infatti è così, ma ho dovuto accettare
di lavorare al loro caso.”
“Tutti a tavola!”esclamo, ma nessuno pare
avermi ascoltato, così mi avvicino a Luke, che però è troppo preso dalla
conversazione con suo padre.
“Hai dovuto? Luke, non devi essere
obbligato a lavorare per quelle persone.”lo rimprovera Philippe e il figlio
alza gli occhi al cielo come esasperato.
“Papà, so quello che faccio. Credo di
essere maturo e di avere abbastanza esperienza da capire cos’è giusto o
sbagliato. ”
“Non intendo dire che tu non ne sia
capace, ma forse dovresti tirarti indietro ora che sei ancora in tempo.”
Non sto capendo nulla e dall’espressione
del volto di Giusy comprendo che non riesca a scorgere il senso di quel
discorso criptico tra padre e figlio come me.
Una cosa è certa: la situazione non è del
tutto tranquilla e se Philippe, avvocato di successo ormai in pensione, parla
in quel modo, è vero.
“Luke, è pronto a tavola..”ripeto,
poggiando una mano sulla sua spalla e lui alza il volto per guardarmi e
annuisce.
“Andiamo, altrimenti si rovina il rollè.”
Prima di voltarmi noto Giusy accarezzare
il ginocchio di Phil, che scuote il capo con espressione amareggiata.
La cena prosegue tranquilla e grazie alle
lezioni di cucina tutto è stato mangiato fino all’ultima briciola.
“Complimenti Becky, davvero. Una cena
ottima.”commenta Giusy dopo aver ingoiato l’ultimo pezzo di mousse al
cioccolato e sorrido con gratitudine, ricambiando la stretta della mano di Luke
sotto al tavolo.
“A te come va il lavoro, Becky?”domanda
Phil e mi offre un sorriso sincero e genuino, esattamente uguali a quelli del
figlio.
Luke subito cerca di celare una risata
con un colpo di tosse e gli lancio un’occhiataccia che lo porta solo a ridere
di più.
“Benissimo, davvero. Mi trovo bene.”
“Christine è ancora una
temeraria?”ridacchia Phil, pulendosi gli angoli della bocca con il tovagliolo.
Spalanco gli occhi dalla sorpresa.
“Conosci Christine?”
“Oh si. Agli inizi della sua carriera è
venuta da me per dei consigli legali ed era così sicura di diventare quello che
è ora. Incuteva timore già a soli vent’anni, non oso immaginare ora.”
“Bè si, ma ci si fa l’abitudine sai?
Basta essere sulla sua lunghezza d’onda ed il gioco è fatto.”
“Non è che siete così occupati a lavorare
che volete privarmi a vita di avere dei nipotini?”esclama Giusy con
un’espressione di finto orrore, che però appare realmente sul viso mio e di
Luke, che ci guardiamo per una frazione di secondo.
“Giusy, ma che..”prova a fermarla il
marito, ma lei lo interrompe, alzando la mano.
“Cosa c’è di male a parlarne? Vivono
insieme da due anni! Perché aspettare ancora? Luke, amore, datti una mossa!”
Non provo assolutamente a girare il capo
per osservare Luke accanto a me e abbasso lo sguardo dedicando tutta la mia
attenzione al piatto sporco davanti a me.
“Ma..veramente..non ci abbiamo mai
pensato.”
“Credo sia ora figlio mio!”
“Giusy, smettila.”mormora Phil e gli
lancio un’occhiata di pura gratitudine.
“Oh bè, come volete. Vado in bagno.”e si
alza, scomparendo lungo il corridoio, mentre sul tavolo cala un silenzio
imbarazzato.
“Ecco. Questi sono gli ultimi. Di là ho
messo a posto già tutto.”
Luke poggia i piatti sporchi sul
lavandino, mentre io li infilo nella lavastoviglie.
“Grazie, qui ci penso io.”
Continuo a sistemare piatti, bicchieri e
posate nei giusti spazi, mentre sento gli occhi di Luke scrutarmi dall’alto.
“Siamo stati bene no?”
“Si, si, bella serata.”rispondo
semplicemente.
Per qualche strano motivo mi sento in
imbarazzo, terribilmente in imbarazzo e ciò non è mai successo in tre anni che
stiamo assieme.
Il fatto è che l’uscita di Giusy ha riportato
all’attenzione nella mia testa tutti i pensieri che avevo fatto giorni prima e
che fortunatamente ero riuscita a scacciare via. Ora mi trovo a dover
combattere nuovamente contro di essi per vivere tranquillamente.
Inoltre c’è il discorso riguardo John
Stewart, di cui Luke non mi ha mai parlato e da quanto ho capito è lui uno dei
famosi ‘nuovi clienti’.
“Vado a letto. Vieni?”
Ancora una volta non riesco ad alzare il
capo per guardarlo. “Finisco qui e arrivo.”
Appena sento i suoi passi attraversare il
corridoio, mi appoggio al bancone e prendo un respiro profondo.
Mi sto comportando da stupida. Cosa c’è
di male nel discorso che ha fatto sua madre? Prima o poi sarebbe uscito anche
tra noi! Certo, prima o poi..enon in quel modo.
Probabilmente mi sento così in
soggezione, poiché tengo davvero al matrimonio e soprattutto, sebbene non ne
avessimo parlato tra noi, io ci avevo pensato.
Si, è sicuramente questo il motivo
dell’agitazione che provo.
Termino di mettere in ordine la cucina e
cercando di apparire tranquillissima, entro in camera, dove Luke si stava
iniziando a spogliare.
Mi raggiunge nella cabina e mentre
appende al proprio posto la camicia, mi domanda: “Come mai sei così
silenziosa?”
“Silenziosa? Sarà la stanchezza.”ed entro
in bagno per la pulizia del viso e dei denti.
“Se lo dici tu.”
Tiro indietro i capelli con una fascia e
inizio a passare la spugnetta con il detergente per il viso su ogni angolo di
esso ed intanto entra Luke che si lava i denti, osservandomi.
All’improvviso sbatte i palmi delle mani
contro il vetro del lavabo e mi fissa intensamente.“Ok, basta. Ti prego parla.
Dì quello che ti sta passando per la testa. Questo silenzio mi fa impazzire.”
Guardo il suo riflesso nello specchio e
cerco di sorridere in modo convincente. “Luke, non saprei cosa dirti! Perché
non può essere solo stanchezza la mia?”
“Perché quando sei stanca inizi a parlare
più del solito, finchè non appoggi la testa sul cuscino.”
Merda. Mi conosce troppo bene. “Le
persone cambiano.”
“Dai amore..parlami.”e mi circonda il
ventre con le braccia, appoggiando il mento sulla mia spalla, mentre lavo la
spugnetta appena usata. “E’ per ciò che ha detto mia madre a cena vero?”
“Cosa ha detto tua madre a cena scusa?”
“La storia dei figli, del matrimonio..”
“Ah, quella cosa. No, non è per
quello.”ma istintivamente abbasso lo sguardo, come ogni qual volta dica una
bugia.
“Becky, lo sai che mia madre è sempre
stata così..esplicita. Non devi rimanerci male.”
Cosa? Rimanerci male? Ma non ha capito
nulla!
Lo guardo impassibile e quando i nostri
occhi si incrociano nel riflesso, comprendo che ne è convinto davvero. Non ha
minimamente pensato che forse, probabilmente, ci sia una piccola e remota
possibilità che io lo voglia davvero. No, non l’ha avuta.
“Si, hai ragione. Che stupida eh?”
Luke mi sorride e mi lascia un bacio
sulla clavicola per poi tornare in camera da letto e infilarsi sotto le
coperte.
Non credevo che potesse dispiacermi così
tanto capire che lui non voleva il matrimonio, eppure mi ritrovo a dover dare
il benvenuto ad un peso nello stomaco, mentre Luke circonda il mio corpo con le
sue forti braccia, facendo combaciare la mia schiena con il suo torace, quando
entro nel letto.
Londoner: Vergognati! Sempre la solita ritardataria eh u.ù (Ah no, quella sono io è vero!ahahah). Fattelo dire per la centesima volta..tu sei s t r a n a . Ora anche con i fidanzati dolcissimi che massaggiano i piedi delle proprio ragazze distrutte ce l'hai. xDDD Grazie di seguirmi <3
CiaoArrivederci: Becky la pensa in modo assolutamente differente da quella donna, te lo assicuro! Luke è dolce vero? Sul matrimonio..uhm..forse ci ha pensato, chissà. Grazie!
C r i s : Ecco tu si che sei perspicace, come sempre CrisCris! Ma meglio che non specifico qui il perchè xD <333
Liz: Bride Wars? Uh no, o almeno non credo! o.ò Vera Wang è la maga degli abiti da sposa! Scommetti bene riguardo Becky e quella donna. La mia Becky non sarà mai come lei =D Grazie di seguirmi! <3
La sveglia suona incessantemente e con uno sbuffo
mi allungo verso il comodino di Luke, che ronfa bellamente, per spegnerla.
Mi rigiro nel letto, sperando di poter recuperare
cinque minuti di sonno, ma sento la suoneria del mio cellulare squillare in
quell’attimo e alzo la testa di scatto come un automa.
Solo una persona può avere il coraggio di chiamarmi
alle sei di mattina.
Sbuffando mi alzo dal letto e dopo cinque minuti
interminabili riesco a trovare il cellulare dentro la borsa e con gli occhi
ancora semichiusi per via del sonno leggo sul display il nome di David. Strano.
“Dimmi.”sbadiglio e vado verso la cucina per
preparare la colazione.
“Muoviti. Lavati, vestiti ed esci. Ci sono grandi
novità. Anche per te.”
“Che vuoi dire?”
Lo sento sbuffare sonoramente. “Non fare domande!
E’ già tardi! Devi venire immediatamente qui! Christine sta anche per
arrivare!”
“Ma sono le sei!”mi lamento, non comprendendo
ancora la gravità della situazione, ma il sonno mi ha sempre fatto
quest’effetto.
“Becky Grif, muoviti!”strilla David e mi richiude
il telefono in faccia. Rimango ad osservare il display vuoto. Ma da quando in qua han una così particolare estensione di voce da poter urlare in quel modo? Continuo a
preparare il caffè, finchè la frase ‘ci
sono grandi novità, anche per te ’ mi desta dal sonno e spalanco gli occhi
automaticamente.
“Oh merda!”
Corro verso la camera da letto e mentre spalanco le
porte della cabina armadio, vedo con la coda dell’occhio Luke alzarsi.
“Che succede?”domanda curioso, appoggiandosi con
una spalla allo stipite della porta.
Grandi novità. Grandi novità. Anche per me! Ci
vuole qualcosa di speciale da indossare.
Perlustro tutto il mio lato, finchè non trovo un
abito nero con in vita un cintone a cui abbino leYves Saint Laurent altrettanto nere, poi
corro verso la doccia.
Non ho mai impiegato così poco per decidere cosa
indossare, mai. Ci sarebbe stato un uragano, sicuramente.
“Becky, mi spieghi che diavolo succede?”domanda
ancora una volta Luke dalla porta del bagno.
“Ci sono grandi novità! Anche per me!”esclamò
eccitata e termino di insaponare il mio corpo per poi accogliere il getto
d’acqua per sciacquarmi.
“Cioè?”
“Come posso saperlo se sono ancora qui? Devo
correre alla redazione! Ah, prendimi la Birkin di pelle di coccodrillo fucsia!”
Lo sento tornare indietro per cercarla e nel
frattempo termino di lavarmi ed esco dalla doccia, passando subito alla fase ‘incrematura’.
“Se vuoi mi vesto e ti do un passaggio.”propone,
mentre mi guarda armeggiare con il beauty case per tirare fuori matita,
mascara, fard e eyeliner. Mi dovrebbero dare un premio per la velocità; nessuna
donna a Manhattan impiega così poco tempo per vestirsi. Sono un mito.
“No, fa nulla. Perderei solo tempo.” Ed inizio a
passare l’eyeliner sull’occhio, seguito dalla matita e dal mascara ed infine un
ultimo tocco di fard sugli zigomi ed il viso è a posto.
Corro di nuovo nella cabina e mentre cerco la
biancheria giusta nel cassetto, Luke mi segue come un’ombra; sa essere davvero
irritante a volte.
“Pausa pranzo al solito posto?”
“Amore non so cosa mi sta aspettando in redazione,
quindi non so neppure se potrò pranzare oggi. Mi tiri su la zip?”
Gli do le spalle e intanto che lui mi allaccia
l’abito, io infilo i piedi nelle incantevoli Yves Saint Laurent, ancora nuove.
“Merda si è bloccata.”impreca lui e per poco non mi
volto per picchiarlo.
“Tira su quella maledetta lampo Luke!”mi ritrovo a
dire adirata e dopo diversi tentativi sento finalmente il rumore della zip
chiudersi.
Corro verso il salotto con la Birkin al braccio e
mentre indosso il cappotto Luke mi avvisa di stare attenta a quella chiusura,
poiché potrebbe rompersi all’improvviso.
“Non portarmi sfiga.”ridacchio, ma in verità vorrei
solo schiaffeggiarlo per averlo detto.
Gli do un veloce bacio ed esco di casa, cercando di
fermare il primo taxi disponibile.
Per fortuna è ancora presto e il traffico non è
terribile come quello delle sette e dopo un quarto d’ora, arrivo davanti il
grattacielo in cui risiede la redazione e corro sino agli ascensori, ignorando
il solito “Buongiorno signorina” del
portiere.
La salita verso il trentesimo piano mi sembra
interminabile e quando le porte dell’ascensore si aprono, accompagnate dal
solito dlin, un sospiro di sollievo
fuoriesce dalle mie labbra.
“Becky!”
Mi volto e vedo David venirmi in contro di fretta.
Se non fossi stata agitata per quella situazione, sarei scoppiata a ridere per
la sua effeminatissima camminata. Ho ancora dubbi sul suo essere etero.
“Diavolo, non mi avevi detto che eri riuscita ad
avere una Birkin!”esclama scandalizzato, sfiorando il gioiello che porto al
braccio.
“Me ne sono dimenticata. Allora, cosa succede?”
“Crudelia mi ha chiamato questa mattina alle
cinque, dicendo di riunire tutti entro le sette. Questioni importanti da
discutere. E ha aggiunto, ‘Voglio parlare anche con Betty’.”
Si, quella megera mi chiama Betty, evidentemente il
mio vero nome non le gusta particolarmente.
Il mio labbro inizia a tremare convulsamente e così
le mie mani. “Non è che mi vuole licenziare, Dav?”
“Ma zitta. Secondo me è qualcosa riguardo la
settimana della moda. Insomma, su cos’altro bisognerebbe discutere
urgentemente? E’ questo l’unico appuntamento importante che abbiamo!”
Si siede sulla mia scrivania e capisco che è
nervoso, molto nervoso, altrimenti non si azzarderebbe a distruggere le sue
intoccabili unghie che ogni settimana fa curare da una delle più costose
estetiste di Manhattan. Non so davvero come faccia Claire, la sua ragazza, a vivergli accanto, ma dopotutto si intenderanno alla perfezione, rispetto alle normali coppie .
“E se ha deciso di togliermi la sfilata e dà
l’incarico a quella troglodita di Jennifer? Mi uccido.”
“Non può fare una cosa del genere. Sa che sei di
gran lunga migliore di Jennifer. Non c’è paragone.”
Lui annuisce secco e riprende a dondolare le gambe,
mentre la sua bocca non si stacca dalle sueunghie.
Rimaniamo in silenzio per qualche minuto, finchè
non sentiamo la voce di Christine giungere dall’ascensore e ci guardiamo
terrorizzati.
Seguita da tutta la troupe, cammina verso di noi,
impartendo ordini alla sua segretaria personale. “..annulla tutti gli
appuntamenti di oggi e dì a Carl che la data di consegna dell’articolo sulla
nuova collezione di Dolce e Gabbana è anticipata a domani.”
Non ci degna di uno sguardo, ma sappiamo di doverci
unire al gruppo che le cammina dietro e così facciamo fino a giungere nella
sala riunioni dove ognuno di noi si siede attorno al tavolo di cristallo. Sono
obbligata a portare le mani sotto il tavolo per non mostrare quanto tremino, ma
David, accorgendosene, ne stringe una. Chi le osservasse si sarebbe spaventato:
il tremore di entrambe le fa muovere convulsamente.
“Bene. Ho poco tempo, perciò aprite le orecchie
perché non ripeterò due volte ciò che ho da dirvi.”
Christine lascia vagare il suo sguardo sul volto di
ogni presente e quando sfiora il mio, sento un brivido percorrere la mia
schiena.
“Come sapete tra un mese ci sarà la Settimana della
Moda qui a New York e non c’è evento più importante che possa accadere. La settimana della moda è un evento che
dura una settimana e che permette agli stilisti ed alle case di moda di presentare
le proprie ultime collezioni ed al pubblico di realizzare quale siano le ultime
tendenze. Ma quest’anno c’è una novità: una giornata sarà dedicata
completamente ai nuovi stilisti nascenti, stilisti che appartengono
naturalmente alle più famose case di moda e riviste. Come noi. Perciò, dopo
un’accurata e attenta riflessione, ho deciso di dare questa enorme possibilità
a David Letter.”
“Si!”grida involontariamente David, divenendo
immediatamente bordeaux per la vergogna. “Scusatemi. E’ la gioia.”
Lo vedo incrociare per un attimo lo sguardo adirato
di Jennifer e girare il capo con superiorità e trattengo una risata con
difficoltà.
“Spero non mi deluderai, David.”mormora Christine,
senza accennare minimamente un sorriso.
Sorrido solare a Dav e gli stringo forte la mano,
ma dentro mi sento morire.
E se davvero mi volesse licenziare? Cosa faccio?
Insomma, non è possibile! Sono sempre stata efficiente! Non le ho mai fatto
mancare nessun caffè e sono stata sempre puntuale con le consegne o gli orari.
Oh Dio, tranne quella volta in cui..
“Andiamo avanti.” Continua Christine. La tensione
in quella stanza è palpabile. L’unico ad essere calmo, ovviamente, è David, che
disegna distrattamente sul suo block notes.
Alla faccia del sostegno morale di un amico.
“Ovviamente durante quella settimana ho bisogno di
uno staff efficiente, organizzato, che sappia risolvere le problematiche che
sicuramente compariranno all’improvviso. Non voglio problemi, non voglio
errori, voglio la perfezione. Non intendo vedere Anna Wintour e il suo Vogue
America rubarci la scena! Naturalmente non parteciperanno tutte le persone
presenti ora qui, ma solo chi mi ha dimostrato di essere all’altezza di tale
impegno. Jack, Sarah, Liam, Jennifer, Roby e Susan. Un solo errore e rischiate
di dire addio alle vostre scrivanie.”
Ecco. Io non
ci sono. Ora mi licenzia. Bè, è stato bello lavorare qui dentro, nonostante sia
stata anche una bella tortura, ma alla fine ho imparato tante cose, che potrei
mettere a frutto altrove. Si, domani inizierò subito a cercare..
“Becky.”
Alzo di scatto il capo e vedo che tutti mi stanno
guardando. E’ arrivato il momento. La tensione è così alta che neppure mi
accorgo di essere stata chiamata col mio vero nome.
Tranquilla Becky, questo non è l’unico lavoro che
esiste. Ne troverai un altro. Ora che penso potrei andare ad aiutare Luke nello
studio legale, come segretaria o assistente. Non sarebbe male dopotutto.
“Tu sarai il capo di tutti loro.”
Cosa?!? Tutti nella stanza trattengono il respiro
come scioccati.
“Come prego?”balbetto; forse ho sentito male, anzi,
sicuramente ho sentito male. Christine alza gli occhi al cielo e con studiata
lentezza, come se stesse parlando con un malato mentale, mi ripete: “Tu sarai a
capo di ogni persona che ho nominato. Ora..potete andare. Manderò un’e-mail ad
ognuno di voi con le indicazioni e i compiti da svolgere.”e si alza dalla
poltrona, uscendo poi dalla sala.
Non ci posso credere. E’ un sogno, non può essere
vero, no..devo essere impazzita all’improvviso.
“Congratulazioni, Becky.”iniziano a dirmi man mano
che escono dalla sala, ma non ho neppure la forza di muovere il capo per
ringraziare.
Poi sento il silenzio attorno a me e riesco a
percepire la mano di Davide ancora stretta nella mia.
“Sto sognando vero?”mormoro con voce atona.
“No, tesoro. E’ tutto vero!”
Lo guardo e vedo i suoi brillare dalla felicità e
all’improvviso realizzo ciò che è appena successo.
“Sarò a capo dell’organizzazione! Sarò a capo
dell’organizzazione!”grido e inizio a saltare dalla gioia per la stanza, mentre
David se la ride bellamente con il capo indietro e le mani sullo stomaco.
Io, Becky Grif, sono un mito.
Mi spiace non poter rispondere alle vostre
recensioni, ma sono un po’ di fretta, perciò..un GRAZIE generale a chi
recensisce, a chi legge questa semplice ff in silenzio, a chi l’ha inserita tra
i preferita, a chi nelle seguite o da ricordare. Ne sono felice =)
“Ti rendi conto Luke? Io no.
Non riesco proprio a rendermene conto. E’ pazzesco, non ci posso credere. Ma ti
rendi conto!”
Si. La felicità mi provoca questo.
Blatero, tremendamente, e non riesco a fermarmi!
L’unica cosa che può sconfiggere la mia
parlantina è il sonno; oh si, quello mi blocca immediatamente.
Luke scuote la testa sconsolato e non mi
risponde più ormai; sa che continuerò così per tutta la cena, perciò è inutile
sprecare il fiato, ripetendo sempre la solita frase.
“Comunque è bello qui sai? Ha un non so
che di..”
“Orientale?”ride lui e mi lancia
un’occhiata divertita, mentre mangia un po’ del suo involtino primavera.
Sconsolata, scrollo le spalle con un
sospiro. “L’ho già ripetuto dieci volte vero?”
“Tredici.”mi corregge, ma mi sorride
dolcemente da sopra il bicchiere di vino.
“Scusami, ma sono così su di giri! Non
ci..ok, non lo ripeto più. Basta parlare di ciò che è successo oggi.”
“Ma no, Becky. E’ comprensibile. Voglio
dire, hai avuto un incarico importantissimo e non te l’aspettavi
minimamente!E’ ovvio che non sei in te.
Certo, se non ripetessi più quella frase mi faresti un gran favore, ma se
proprio ti è difficile, sopporterò.”
Non posso non sorridere con gli occhi che
brillano più delle stelle. Ho un angelo accanto a me!
“Dovrebbero darti un premio per riuscire
a starmi accanto ancora sai?”mormoro tra un boccone e un altro e Luke sorride
per l’ennesima volta, accarezzandomi il palmo della mano con i suoi
polpastrelli.
“La mia vita non sarebbe più così unica
però.”
“Giusto. Ehi, da dove escono queste perle
poetiche?”
Luke fa spallucce. “Anch’io ho le
miedoti personali.”
“Oh si, lo so bene.” E mi esce spontaneo
guardarlo maliziosamente, mentre addento un raviolo al vapore.
Luke fa per rispondere ma l’arrivo della
cameriera con i secondi ci interrompe e il piatto che ho davanti mi distrae
completamente
Cos’è quella roba nel mio piatto? No, no, no. Assolutamente no.
“Luke, che diavolo è questo?”
Indico schifata il piatto davanti a me e
lo allontano verso il centro del tavolo.
“Pollo di Shantung.”
“Ossia?”
“Non ne ho idea.”si limita a rispondere e
riprende a mangiare il suo pollo al limone, l’unico alimento normale in quel posto.
Ma perché siamo venuti a mangiare cinese? Io odio il cinese, odio il cibo
orientale, a parte la cucina italiana ovviamente!
Sbatto le palpebre, sperando di aver
udito male e lo guardo sconvolta. “Fammi capire, tu ordini qualcosa di cui non
sai nulla?”
“Bè, se fossi arrivata puntuale, avresti
potuto pensarci tu no? E poi il nome mi faceva pensare a qualcosa di buono.”
“Sono stata trattenuta.”ribatto piccata e
l’occhio mi cade sulle buste bianche accanto alla sedia.
Trattenuta da un meraviglioso completo di
Victoria’s Secretes che era la fine del mondo. Sicuramente non avrebbe
rimpianto il mio ritardo appena lo avrebbe visto.
“Ehi! C’è Becky il capo!”sento esclamare alle
mie spalle e strizzò gli occhi, cercando di riconoscere il possessore di quella
voce, ma qualche secondo dopo al tavolo mi raggiungo Jack, Roby, Jessica e
Brandon, i miei colleghi, che però ora avrebbero seguito le mie istruzioni.
“Ragazzi! Che ci fate qui?”
Solo un secondo dopo mi accorgo di aver
fatto una domanda veramente stupida, ma degna di Becky Grif.
I miei assistenti iniziano a ridere nello
stesso attimo, tranne Jessica, ovviamente. Probabilmente mi odierà a morte per
averle soffiato quel posto, ma evidentemente un motivo ci sarà no?
“Becky, sei davvero unica.”commenta
solennemente Jack e mi ritrovo ad arrossire spontaneamente, senza poterlo
evitare. “Ma invece tu che ci fai qui?! A te non piace il cinese, vero?”
Ok, sono confusa, molto confusa. Jack
ricorda i miei gusti in fatti di cucina? Impossibile.
“Ehm, bè in effetti. Ma a volte amo fare
uno strappo alla regola.”butto lì e mi sento davvero stupida per aver motivato
in modo così basso la mia risposta. Sento impercettibilmente l’aria attorno a
me divenire pesante e decido di cambiare discorso immediatamente.
“Ehm, vi presento il mio fidanzato: Luke
Bray.”
Le teste dei quattro si voltano verso
Luke che fino a quel momento era rimasto in silenzio ad osservare la scena, ma
appena lo inserisco nel discorso si apre in un sorriso educato e si alza per
stringere la mano ad ognuno di loro.
Con non poco orgoglio noto Jessica e Roby
scambiarsi un’occhiata d’intesa che solo noi donne possiamo comprendere fino in
fondo. Si, perché quella è la classica occhiata ‘miodiochefigodapaura’ e ‘troviamounmodoperscoparcelo!’.
Su Roby non ho nessun pensiero cattivo,
ma di Jess..bè, potrei scrivere un libro.
“Oh, finalmente conosciamo il fidanzato di Becky.”dice Jack e mi pare
di notare che la loro stretta di mano sia un
po’ troppo calorosa, ma probabilmente è solo la mia immaginazione, come
sempre.
“Già, da tre anni ormai.”
Qualcosa non quadra. Luke non ha mai
sottolineato in presenza di estranei quanto la nostra relazione duri, non
l’aveva mai fatto, accadeva di rado anche tra di noi!
“Becky, non ci avevi detto di avere una
relazione così importante.”mi fa notare Roby ingenuamente e mi ritrovo
nuovamente con le gote rosse per l’imbarazzo, di cui non riesco a comprendere
l’origine.
Gratto con l’unghia ben smaltata la
tovaglia distrattamente. “Preferisco lasciare la mia vita privata al di fuori
di quelle mura, sapete..”
“Si, hai perfettamente ragione. Sono
della tua stessa idea. Mischiare lavoro e vita privata non è proprio il
caso.”si intromette Jack e tutti annuiscono d’accordo.
“Ragazzi, ho fame! E poi è meglio
lasciare i due piccioncini in pace. Li abbiamo fin troppo disturbati.”cinguetta
Jess e dopo aver fatto un occhiolino a Luke si allontana verso l’altra sala,
seguita dagli altri.
“Ci vediamo a lavoro, B.”mi saluta Jack e
mi lascia un buffetto leggero sulla guancia.
Aggrotto la fronte confusa, non capendo
assolutamente quel comportamento; non è da Jack avere quegli atteggiamenti,
cosa gli è preso?
Preferisco buttare alle spalle quei
pensieri inutili e mi rimetto comoda per affrontare quel disgustoso secondo che
avevo davanti, ma noto Luke mangiare con grande velocità e mi bloccò con la
forchetta e il coltello a mezz’aria.
“Luke? Hai fretta?”
“No, no. Ho tutta la sera
libera.”risponde semplicemente, ma non accenna a rallentare.
Scrollo le spalle e cerco tutta la buona
volontà per intraprendere la lotta contro quel pollo Shantung, ma dopo qualche
tentativo sembra decisamente in vantaggio il pollo.
‘Farsi
battere da uno stupido pollo cinese non lo accetto.’commento fra me e me, ma la voce di Luke
mi riporta sulla terra ferma.
“Simpatici i tuoi colleghi.”commenta,
mentre pulisce la sua bocca con il tovagliolo, ma dal tono di voce che ha usato
sento che non è del tutto sincero. Meglio non essere d’accordo completamente
allora.
“Uhm, si..abbastanza.”rispondo disinvolta
e finalmente riesco a tagliare un pezzo di carne ed assaggiarlo.
No, no. Cattivo decisamente. Allontano il
piatto da me e bevo il vino per eliminare il sapore amaro di quella pietanza.
“Apparite molto uniti.”insiste.
Socchiudo gli occhi e cerco di capire
dove voglia andare a parare: non è da lui comportarsi in quel modo! Dio, ma che
hanno tutti questa sera!
“Siamo costretti a lavorare insieme, che
ci piaccia o no. Ad esempio hai visto la mora? Jessica? Bè, se potesse mi
eliminerebbe all’istante, soprattutto dopo che il comando dell’organizzazione è
stato assegnato a me e non a lei. Forse non hai notato le occhiate che mi ha
lanciato prima.”
“Oh tranquilla. Ho notato ogni occhiata che ricevevi.”
Ok, ora sono certa che qualcosa non va e
che non è più merito della mia immaginazione.
Luke tira fuori il portafoglio e va alla
casa per pagare, senza aspettare il conto al tavolo; io rimango immobile con le
labbra arricciate pensierosa e l’unica supposizione possibile che riesco a
trarre mi sembra così ridicola, tanto che vorrei ridere divertita!
Lo raggiungo all’ingresso ed in silenzio
raggiungiamo la sua Cayenne nera, tirata a lucido. Mentre salgo in auto penso
che non riuscirò mai ad amare questo ammasso di ferro così grande e dispersivo;
insomma, come si può preferire un auto ad un paio di scarpe o ad una Birkin? E’
impossibile!
Osservo il profilo di Luke, che guida in
silenzio con gli occhi fissi sulla strada e provo ad aprire bocca,
richiudendola subito dopo. Non voglio che si innervosisca ancora di più,
ascoltando le mie innumerevoli stupidaggini, ma il desiderio di parlare è
troppo forte.
“Becky, a furia di chiudere ed aprire la
bocca, farai scroccare la tua mascella prima o poi.”Luke mi lancia un breve
sguardo e per un attimo vedo l’ombra di un sorriso comparire sul suo volto. “Dì
quello che devi dire, dai.”
“Lascia perdere, una delle mie solite
stupidaggini.”mormoro con gli occhi fissi sulle mani intrecciate in grembo e
sento Luke sospirare.
“Tu non dici stupidaggini Becky. Forza,
parla.”
Lo guardo torva da sotto le lunghe ciglia
e lo vedo più rilassato, segno che è intenzionato a parlare; perciò mi
schiarisco la gola e con finta disinvoltura espongo i miei pensieri ad alta
voce. “Perché questa scenata di gelosia?”
Luke scoppia a ridere sarcasticamente, ma
capisco che è solo una copertura. Non è l’unico a conoscere perfettamente
l’altro.
“Pensi che io sia geloso? E perché
dovrei?”
“Te lo sto chiedendo infatti.”
“Io non sono geloso. E poi di chi? Di
cosa?”
Mi acciglio all’istante. “Bè, non mi pare
che il tuo comportamento sia rimasto immutato dall’inizio della serata, Luke.
Appena sono arrivati Jack e gli altri sei mutato. Perciò..perchè?”
Lo sento sospirare e le sue mani
stringono di più il volante, impercettibilmente. Nessuna gelosia eh? Non era
ancora nata la persona che avrebbe potuto fregarmi.
“Semplicemente non mi vanno così a genio,
tutto qui.”
“E c’è qualcuno che ti sta meno simpatico
degli altri?” Ecco che la sua mascella si indurisce all’istante. Bingo!
Luke mi guarda ancora una volta rapido
per poi tornare a guardare la strada, ma quel tanto che basta per capire di non
avere scampo: ormai l’ho beccato.
Sbuffa contrariato e sbatte le mani sul
volante. “Contenta ora? Hai scovato il criminale!”
Con un sorriso sornione mi allungo verso
di lui, baciandogli una guancia. “Sei delizioso, quando fai il geloso.”gli
sussurro e la sua risposta è un borbottio incomprensibile.
Arriviamo a casa e rimaniamo in silenzio
sino alla camera da letto. Io con un’espressione divertita stampata sul volto,
lui frustrato e sconfitto.
Gli lascio tutto il tempo per elaborare
cosa dire, finchè mentre si sta spogliando scoppia, esclamando:”Chi si crede di
essere, dico io! ‘Hai ragione Becky, sei
un’unica B. , ma a te non piace il cinese, ah ah ah’ ”
“Jack è’ semplicemente gentile, tutto
qui.”cerco di spiegare, ma Luke mi si avvicina, scuotendo il capo. “No, no, no.
Quello non è essere gentili. Quello è volerci provare, stanne certa.
E non può farlo.”
“Ah no?E chi e che cosa glielo
impedisce?”sussurro sfrontata volontariamente; ormai il suo viso è a poche
spanne dal mio e il suo respiro veloce invade tutto il mio volto.
“Io, perché tu sei mia e di nessun
altro.”
Non posso ribattere, non ne ho il tempo
materiale. Le sue labbra si scontrano con le mie famelicamente.
La
stanza è immersa nel buio, ma posso scorgere i lineamenti della sua figura,
illuminati dalla fioca luce lunare, che proviene dalla finestra.
Le
sue mani percorronoil mio corpo,
sfiorandolo con carezze dolci come il miele e lasciando sulla mia pelle scie
infuocate di pura passione.
Indugiano
sui miei esili fianchi e sollevano di poco l’inutile gonna del vestito,
scoprendo un altro lembo di pelle pronto a venir segnato dalla scia di fuoco
che scaturisce da ogni suo tocco.
Accarezzo
la sua schiena, percependo da sopra la camicia che indossa, la perfezione del
suo corpo; scendo lungo i suoi fianchi, giungendo sino alle sue mani.
Intreccio
forte le mie dita fra le sue, come se avessi paura che da un momento all’altro
quel momento incantevole possa finire e non deve essere così.
E’il mio momento, il nostro.
Le
sue labbra, calde come il sole, morbide come petali di rosa, indugiano sul mio
volto, sul profilo della mia mascella e gemo ogni qual volta esse si separano
dalla mia bocca, ma vengo inondata da una miriade di emozioni appena esse ritornano
a baciarmi famelicamente.
Invoca
il mio nome con una meravigliosa dolcezza e la sua voce si disperde per la
camera, seguita dai nostri respiri affannosi e da puri gemiti di piacere, che
rappresentano tutto ciò che stiamo provando l’uno per l’altro.
Mi
allungo, appoggiando il capo sul cuscino e beandomi di quegli attimi divini che
sto vivendo, mentre il mio abito finisce sul pavimento, come d’altronde la sua
camicia.
La
mia mente è vuota. Non penso. Non odo. Ci siamo solo io e lui. Nient’altro..
Mi
lascio andare completamente ai sensi, senza pensare a nulla, ma seguendo solo
ciò che mi grida il cuore: amalo.
Mi
stringe con le sue forti braccia, come per proteggermi, ma facendomi capire che
sono solamente sua, di nessun altro.
Sento
i nostri toraci che si muovono all’unisono e il più bel rumore che le mie
orecchie hanno mai udito: il battito del suo cuore. Incessante, veloce,
emozionato.
Le
mie mani scivolano lungo i suoi glutei, le sue labbra baciano ogni centimetro
del mio corpo oramai nudo e dalle nostre bocche fuoriescono gemiti leggeri,
dolci invocazioni, che riempiono tutto il silenzio della notte.
Un enorme grazie a chi segue questa ff, recensendo o semplicemente in silenzio. Al prossimo capitolo! Un bacio, Lu.
Okay. Niente panico. E’ tutto sotto controllo. Ho tutto sotto controllo. Non devo farmi prendere dall’ansia in questo momento, devo rimanere tranquilla.
Osservo il desktop del mio portatile e picchietto con le unghie ben smaltate sulla superficie della scrivania.
Do un’altra occhiata alla pagina ormai perennemente aperta sul desktop, poi uno schiarirsi di voce mi ricorda che dovrei dire qualcosa di utile e costruttivo.
Mi schiarisco la voce e siedo sulla scrivania di fronte loro. “Bene. Avete ricevuto tutti l’e-mail di Christine?”
Guardo i miei collaboratori, Jack, Sarah, Liam, Jennifer, Robyn e Susan, che da oggi saranno sotto le mie direttive e tutti annuiscono prontamente.
“Perfetto. Allora potremmo..”
Jennifer alza la mano con il suo solito atteggiamento da donna altezzosa e mi blocco, facendole segno di parlare. “Se posso permettermi, non sarebbe meglio partire dal visualizzare l’organizzazione degli scorsi anni? Potremmo confrontarci sui pro e contro. No?” Tutti annuiscono compiaciuti.
“Ci stavo arrivando, ma grazie lo stesso.”mi precipito a dire, mentre sento il sangue fluire leggermente sulle mie guance.
“Questo è un buon modo per iniziare, ma non ci focalizzeremo solo su questo, il tempo non è molto. Perciò tu, Jennifer, ti dedicherai alla tua proposta, assieme a Susan.”
Ignoro il suo cambio d’espressione e gongolo per un attimo tra me e me..amo essere il capo!
“Robyn e Sarah, vorrei che voi cercaste i contatti dei migliori tecnici delle luci, della musica, del palco. Solo i migliori, non voglio scherzi, poi li selezioneremo assieme. Invece tu Jack assieme a Liam vi dedicherete alla lista degli ospiti. Star, attrici, uomini d’affari, giornalisti, tutti quelli che ritenete adatti, la disposizione la organizzeremo quando avremo la lista definitiva.”Sospiro soddisfatta. “Avete qualche domanda?”aggiungo in un sorriso, ma tutti scuotono la testa con un’espressione tra il divertito e l’ammirato, tutti tranne Jennifer ovviamente, che come loro, non credeva che avrei potuto avere una tale fermezza.
“Perfetto, allora la scadenza è fissata per il fine settimana, in cui ci aggiorneremo e fisseremo nuovi dettagli. Potete andare..e grazie.”
Susan mi lancia un sorriso, mentre Liammi fa l’occhiolino ed insiemeraggiungono le proprie scrivanie, tornando a lavoro.
Sprofondo nella poltrona e sorrido compiaciuta per come me la sono cavata.
Cavolo, non pensavo potesse essere così gratificante avere in mano la situazione! Mi ero preoccupata inutilmente!
Uscita da lavoro sarei passata da Barneys per farmi un regaluccio, niente di eccessivo, ma insomma, me lo merito!
Una borsa casomai, una Marc Jacobs..oh si! La nuova Rio Bag! Devo farvi un salto assoluta..
“Becky?”
Alzo la testa e trovo un Jack sorridente davanti alla scrivania. “Ehi, dimmi.”
“Permettimi di dirlo, ma sei stata fantastica prima.”
“Oh, grazie Jack, sono contenta di saperlo.”dico imbarazzata e chino il capo nascondendo il volto arrossato.
“Christine ha fatto un’ottima scelta, dandoti il comando dell’organizzazione, ne sono convinto.”continua, accomodandosi tranquillamente sulla mia scrivania.
Gli sorrido sincera, ma non posso non dare voce ai miei pensieri. “Come mai tutta questa gentilezza?”
Jack sembra per un attimo sorpreso, poi torna nuovamente al suo solito sorriso. Poveri muscoli facciali. “Cerco di essere semplicemente sincero con te e gentile. Se ti dà fastidio mi limiterò..”
“Oh no. Non intendevo questo. E’ solo che mi pare strano, tutto qui. Ma sono contenta che la pensi così, davvero.”
“Perfetto.”
Il suo sguardo è fermo nel mio ed ho come la sensazione che cerchi di entrarmi dentro, cerchi di trasmettermi qualcosa, ma non sono così forte da sostenerlo a lungo; abbasso lo sguardo sull’orologio e mi accorgo che è giunta l’ora del pranzo: avevo promesso a Luke di vederci.
“Scusami Jack, ma devo scappare. Continuiamo dopo ok?”
Non ha neppure il tempo di rispondere, che sono già volata via verso gli ascensori, mentre infilo il cappotto e il basco.
Nell’ascensore osservo il mio riflesso allo specchio e opto per un ritocco al rossetto; quel mascara tenuta 24 ore è un toccasana per le donne!
Il dlin dell’ascensore mi avvisa che sono arrivata nella hall e lo attraverso accompagnata dal solito ticchettio dei miei tacchi sul marmo lucido e immacolato.
“Eccomi!”esclamò in un sorriso, gettando le braccia attorno al collo di Luke, che mi attende al di là delle porte di vetro.
“Ehi! Cos’è tutta questa foga?”ride e il mio cuore non può non perdere un battito osservando quel sorriso così genuino e al tempo stesso incantevole.
“Questa mattina è stata..utile, si.”affermo, annuendo a me stessa.
Sarebbe meglio un “fantastica, eccezionale, da sballo!” ma meglio che mi trattenga..sono un capo, non posso perdermi in eccessive esclamazioni.
“Ossia?”mi domanda Luke senza abbandonare il suo sorriso e prende a camminare con me sottobraccio.
“Ho avuto la prima riunione, per così dire, con la mia squadra e devo dire che mi sono fatta valere.”
Per quanto mi sia sforzata, il senso di fierezza che provo è stato più che palese. “E Jack mi ha fatto i suoi complimenti personali..”aggiungo con indifferenza, ma con la coda dell’occhio non perdo nulla della sua possibile reazione. “Molto sentiti soprattutto.”
“Sono felice per te amore, davvero.”
Cavolo. Perché ha mantenuto quel sorriso a trecentosessanta denti dipinto sul viso e mi ha guardato con tutta la dolcezza del mondo, senza alcun segno di essere stato scalfito?No, non va.
“Anche tu sembri particolarmente allegro. Dai, racconta; cos’è successo?”mormoro tirandogli il braccio e lui abbasso lo sguardo con un sorriso e mi passa un braccio attorno alle spalle.
“Diciamo che i nuovi clienti hanno avuto buone impressioni sul lavoro che abbiamo svolto per loro fino ad ora e saranno particolarmente generosi con noi, se tutto continua ad andare nel verso giusto.”
Sbeng. Ecco che mi guarda divertito, mentre la mia bocca assume la perfetta forma di un uovo e i miei occhi si aprono come due padelle. Ha precisamente toccato il mio punto debole la sua rivelazione.
“E’ grandioso, Luke!”esclamò abbracciandolo più forte che posso, ma è lui a sollevarmi da terra, mentre le sue labbra si scontrano contro le mie e intraprendono la mia danza preferita.
E lì, su quel marciapiede di Manhattan, gioiamo come due bambini che hanno ricevuto il loro giocattolo preferito a Natale, e non ci curiamo delle occhiate dei passanti, che ci osservano ambigui.
“Ma allora ciò che tuo padre ha detto quella sera a casa nostra su John Stewart?”domando, mentre addento un sandwich al formaggio.
Luke fa spallucce e beve un sorso della sua Coca per mandare giù il boccone. “Non posso seguire i pregiudizi di mio padre, Becky. E’ vero, Stewart non è l’uomo migliore del mondo, ma io sono un avvocato e se qualcuno ha bisogno di me, devo fare il mio lavoro, che a quanto pareha dato ottimi risultati fin’ora.”
“Si, ma forse non dovresti trascurare completamente ciò che tuo padre ti ha detto. Alla fin fine ha anni di esperienza alle spalle, saprà cosa..”
“Non dico di non considerare le parole di mio padre..”mi interrompe, scuotendo il capo. “Ma ora come ora i suoi avvertimenti non mi sono utili, anzi tutt’altro.”
“L’importante è che tu ne sia convinto..”
“Certo che lo sono.”conclude, poi si apre nuovamente in un sorriso, più felice di prima. “Ho prenotato per domani sera in un posto carino.”
Mi avvicino ad una spanna dal suo viso e sorridendo, mormoro: “E come mai?Cos’altro si festeggia?”
“Mi voglio far perdonare per i venerdì sera e i sabati in cui sono stato impegnato.”
Lo guardo severa. “Sai che non ce n’è bisogno.”
“Lo so?”
“Devi.”sorrido sulle sue labbra, che bacio con estrema delicatezza.
“Devi per forza tornare a lavoro ora?”mi sussurra Luke con voce roca, sfiorando la mia guancia con la punta del naso.
Abbasso lo sguardo sul mio orologio e mi accorgo di essere in ritardo già di dieci minuti, perciò salto giù dallo sgabello e infilo il cappotto velocemente.
“Ci vediamo a casa.”lo saluto con un ultimo, breve bacio e corro fuori dalla caffetteria, mentre il suo sguardo sorridente non mi lascia finchè non svolto l’angolo.
Ho sempre pensato che New York non sia più la stessa, quando dicembre apre i battenti: diventa ancor più sorprendente.
L’aria fredda appare frizzante, i passanti stretti nei loro cappotti e le mani attorno ai caldi caffè; iniziano a comparire le prima luci natalizie e tutti sanno che il Natale a New York è qualcosa di speciale.
Non posso non trattenere un sorriso, mentre cammino per una delle strade della Grande Mela, udendo il ticchettio dei miei splendidi stivali Miu Miu.
E stato amore a prima vista.
Ok, è vero, ho parecchi colpi di fulmine, ma come posso ignorarli? Mi chiamano, mi tirano verso di loro e diciamolo, nessuno è così forte da resistere al canto delle sirene no?
Ad esempio, non è colpa mia se i miei occhi hanno immediatamente incontrato l’incantevole, immacolata insegna di Tiffany.
Attraverso la strada senza guardarmi attorno, noncurante dei clacson degli autisti: i miei occhi sono solo per lei, Tiffany.
Mi avvicino lentamente alla vetrina e con la stessa dovuta lentezza sfioro il vetro con i polpastrelli, coperti dai guanti di pelle che indosso.
Nessuna donna normale di questo mondo non può non avere la mia medesima reazione.
Tiffany è..Tiffany. Non ci sono altre parole per descrivere cosa rappresenti.
I miei occhi ormai a forma di cuore saettano per la vetrina e incontrano le famose chiavi che rappresentano questo nome: è il mio sogno da bambina poter finalmente vedere una di esse appesa al mio collo.
Ok, no, da bambina non sapevo neppure cosa fosse Tiffany, ma rende l’idea.
Devo trattenermi. Non posso lasciarmi andare. Rifletti Becky. E’ una spesa superflua, non è qualcosa di veramente utile, perciò va via e allontanati da questa vetrina.
Si, lo farò. Ingoio il groppo che sento in gola e come se avessi subìto da poco una dura perdita, mi allontano con difficoltà dal negozio; sento ancora il filo tirarmi verso di esso insistentemente.
Pensiamo positivo, ho risparmiato mille dollari che potrò spendere in tantissimi altri modi, sicuramente più utili. Ad esempio..un regalo per Luke! Ecco, è perfetto! E’ molto che non compro qualcosa per lui e credo che sia proprio il momento adatto per farlo.
In questi ultimi giorni è stato così..diverso, più dolce di quanto lo fosse già, più protettivo, più interessato a tutto ciò che mi riguardasse; l’ho sorpreso spesso a guardarmi in un modo particolarmente amorevole, mentre lavoravo al portatile o semplicemente guardavo la tv.
Si, ha bisogno assolutamente di un regalo!
Mi incammino spedita sui miei tacchi verso Barneys e sorrido amabile alle commesse che mi salutano non appena faccio il mio ingresso nel negozio: ormai sono di casa lì.
Giunta al reparto maschile, cerco qualcosa che possa gradire e stargli bene e do uno sguardo agli orologi, dove vengo colpita da uno splendido Nixon in acciaio che farebbe invidia a qualsiasi uomo, ne sono sicura.
Ma prima di avvisare una commessa, vengo attratta da dei mocassini rossi scamosciati che starebbero divinamente a Luke! In fondo, lui indossa sempre quel modello così serioso, scuro, anche quando non lavora! Ha bisogno di qualcosa di nuovo, si.
“Può prepararmi queste, per favore? E’ un regalo.”sorriso affabile alla commessa e mentre la ragazza prepara il pacco, il mio occhio si poggia nuovamente sulla teca degli orologi.
Manca poco a Natale no? Perché non comprarli entrambi? Magnifico!
Mi trovo a gongolare da sola, mentre la ragazza termina il conto; amo fare regali, non ricordavo fosse così divertente e appagante.
“Sono settecentonovantacinque dollari.”annuncia la giovane.
Oh mio dio. Settecento..ho cambiato idea, non è così divertente.
Porgo la mia Master card lucente e, anche se impercettibilmente, sento ugualmente quel brivido familiare che provo quando la carta passa nella banda magnetica.
Una cosa è certa, Luke non riceverà un altro regalo da me prima di un anno!
Così presa dai miei pensieri, non mi accorgo di essere già giunta sotto la redazione e dopo aver salutato Claud che mi apre le porte di vetro, salgo con l’ascensore sino al mio piano.
“Ciao Becky, buongiorno, ehi.”
E’ un susseguirsi di saluti cordiali. Cavolo, questa storia del responsabile dell’organizzazione diventa ogni giorno più bella.
Ma giunta davanti la mia scrivania mi blocco: un enorme, bellissimo mazzo di rose bianche sono posate lì accanto al computer e alle mie scartoffie.
Mi guardo attorno circospetta, ma senza poter trattenere un sorriso e mi accorgo che molti mi stanno osservando curiosi; prendo il mazzo tra le braccia e inspiro sorridente quel profumo incantevole dei miei fiori preferiti, ma udendo la voce di Christine in arrivo, mi affretto a sedermi al mio posto.
“..ho detto che quel look va modificato, David.”sta dicendo mentre mi passano davanti e entrambi lanciano uno sguardo a me e al mazzo sulla scrivania.
Christine di insufficienza e fastidio, David spalanca la bocca coprendosi con una mano per non farsi vedere.
Ridacchio tra me e me e subito tiro fuori il mio side kick per inviare un sms a Luke. ‘Grazie per i fiori, sono splendidi come te. Ti amo, B.’
Chissà cosa gli sarà preso; era molto che non faceva un gesto così dolce, capace di colpirmi completamente. Che avesse cambiato idea riguardo quell’argomento? Che avesse davvero intenzione di chiedermi di…?Oh mio Dio. Oh mio Dio. Sto per andare in iperventilazione, lo sento.
Calma, calma, calma, non c’è motivo di agitarsi. Respiro a fondo, sino quando sento il cuore riprendere a battere tranquillamente.
Tempo al tempo Becky, non bisogna fare previsione che possono illudere, ammonisco me stessa.
Li annuso un ennesima volta e mentre sto accendendo il computer ecco che ricevo il messaggio di risposta. ‘Fiori? Becky, io non ho mandato nulla.’
Sbeng.
Che botta.
Sento tutta la delusione fluire nel mio corpo ed il mio labbro inizia a tremare convulsamente.
Ma allora chi era stato? Vago con lo sguardo per la sala e non scorgo nulla di diverso se non..oh no, oh no. No. No. Se non Jack che mi guarda insistentemente e con un sorriso sghembo che avrebbe dovuto affascinarmi!
Batto le ciglia non credendo a ciò che è estremamente palese ai miei occhi. Non può essere stato lui, non deve essere stato lui.
Neanche lo avessi chiamato, ecco che ricevo un messaggio di posta e non appena lo leggo, i miei occhi si spalancano come due fanali e sento i brividi comparire lungo le braccia. ‘Piaciuti i fiori?’
Un grazie enorme a tutti, a chi legge in silenzio, a chi recensisce, a chi l'ha aggiunta tra le seguite o nei preferiti. Grazie.
Mi fermo un attimo a rispondere al commento sublime di lily25.
Ciao! Innanzitutto grazie per lo splendido commento, mi ha fatto infinitamente piacere leggerlo.
Tu hai compreso questa ff al 100%, fattelo dire. Hai reso perfettamente il quadro generale e le mie intenzioni e ne sono davvero felice.
Questa ff è un ommaggio alla Kinsella, ma come tu hai notato, ci sono moltissime cose che si distaccano da lei, ovviamente. Non potrei non farlo.
Inoltre sono stracontenta che tu abbia notato molto il mio "personale punto di vista" e ciò che ho tolto e ciò che ho inserito di nuovo, giustamente.
Perciò..non rimane che ringraziarti ancora e spero di leggere ancora i tuoi pareri!
Un bacio, Lu.
“..capite? Sono rimasta scioccata.”
Osservo i volti increduli di Giselle e David, sedutimi di fronte sugli sgabelli del bancone in cucina, e attendo ansiosa che mi diano qualche consiglio costruttivo.
“Lo credo bene. Era un mazzo davvero enorme, se solo ci ripenso..dovevi vederlo, saresti rimasta a bocca aperta, Gis!”
Ma si, parlate tra voi, tranquilli. Io sono solamente qui davanti, che mi tormento le mie unghie, sprecando ben cinquanta dollari di manicure. E’ un po’ eccessivo, lo so, ma ho le palmette con i brillantini!
“Davvero così enorme? Cavolo, ci si è messo proprio di impegno allora per..”
“Scusate!”interrompo Giselle ed entrambi si voltano nuovamente nella mia direzione, come se solo in quel momento si fossero ricordati della mia presenza. “Il soggetto sono io e la sottoscritta sta aspettando che voi diciate qualcosa di utile.”
Segue qualche secondo di silenzio, poi David fa spallucce e mormora:”Compra un vaso più grande.”
“Si, è meglio. Rischi di rovinarli altrimenti..”aggiunge Giselle, annuendo solennemente.
Li guardo a bocca aperta, cercando di capire se stiano scherzando o meno, ma a quanto pare sono serissimi..oh Dio, ho due amici idioti e solo ora me ne sono resa conto.
“Cosa abbiamo detto di male, Dave?”domanda preoccupata la mia amica, alternando lo sguardo da me a David.
Sento di avere un’espressione tra lo sconvolto e l’omicida e non so davvero quale sia peggio.
“No, fatemi capire bene. Io vi chiamo, vi racconto questo fatto alquanto spiacevole e che mi ha scombussolato e voi cosa fate? Mi consigliate di comprare un vaso più grande?”mormoro con gli occhi socchiusi e la voce tagliente; si, sto davvero per arrabbiarmi, i primi sintomi ci sono tutti.
Giselle e David si scambiano un’occhiata interdetta; oh so bene cosa stanno pensando ora, qualunque parola storta può compromettere la loro vita.
Ma David è molto furbo e mi conosce come le sue tasche, perciò mi sorride dolcemente e mi stringe una mano fra le sue. “Vedi tesoro, non devi preoccuparti. Insomma, è semplicemente un gesto carino che un collega ha deciso di farti; non vedo dove ci sia il problema. Non crearti problemi inutili. Lo hai ringraziato?”
“No.”
“Fatto bene.”interviene Giselle e David la guarda malevolo.
“Che c’è?Ha fatto bene a non ringraziarlo! Le donne devono apparire distanti e intoccabili a volte. Non dirmi che Diana non lo hai mai fatto con te..”
David socchiude leggermente gli occhi e scuote il capo. “Mai.”
Giselle batte le ciglia sorpresa e si appoggia allo schienale, prendendo a sorseggiare il suo vino. “Sfigata allora.”sussurra, ma Dave fa finta di non aver udito.
“Dicevo..stai tranquilla e non pensarci più. Non è successo nulla di che, ok?”
Annuisco poco convinta e in quel momento si apre la porta di casa, da cui compare uno stanco Luke, con il cappotto e i capelli leggermente bagnati per la pioggia scrosciante che cade su New York.
“Sono a casa!”esclama come è solito fare ed entra in cucina, scompigliandosi i capelli. “Oh ciao David, Giselle.” Entrambi lo salutano con la mano e un sorriso da persone menomate.
Luke mi stampa un bacio sulla bocca e apre il frigorifero tirando fuori del succo alla pesca, che beve direttamente dalla bottiglia.
Mi trovo a stringe i denti infastidita profondamente: ho sempre odiato chi lo facesse ed ora anche il mio ragazzo!
Sento dei risolini provenienti dalle bocche dei miei amici, ma prima che possa rimproverarli con uno sguardo, annunciano di dover scappare, chi per un motivo, chi per un altro. Li avrei uccisi prima o poi.
“Com’è andata oggi?”domando, mentre lavo i calici di vino nel lavandino e Luke accende la tv, sintonizzandola sul canale sportivo.
Gli Yankees contro i Tigers. Wau, da non perdere.
“Come al solito.”risponde distratto, ormai troppo intento nel guardare la partita; cos’è oggi, la giornata dei comportamenti che fanno saltare i nervi a Becky Grif? Bene, ci sta riuscendo.
Mi pongo davanti lo schermo con le mani sui fianchi ed un sorriso teso. “E se non sapessi cosa significasse ‘come al solito’?”
Luke alza gli occhi al cielo e sono tentata dal lanciargli il telecomando in piena fronte. “Stancante e intenso. Ora posso guardare la partita?”
Gli lancio un’occhiataccia e per pura sfida mormoro un ‘No’ secco; ah ah, ora vediamo se Becky Grif non va considerata.
Luke sbuffa e rotea gli occhi infastidito e senza dire una parola si alza e raggiunge il divano, dove allungato bellamente continua a seguire la partita come se niente fosse.
Sono veramente tentata di lanciargli il bicchiere che ho in mano sulla testa e sto già prendendo la mira, quando il mio sguardo si posa sulla busta di Barneys che fuoriesce dalla mia borsa. Perfetto.
“Benissimo, guarda la tua stupida partita, vorrà dire che il regalo che ti ho comprato lo darò...a qualcun altro!”mormoro a voce alta, perché mi senta dalla sala e poi mi volto nuovamente verso il lavandino.
“Un regalo?”
Trattengo un sorriso con grande difficoltà e quando mi giro, lo vedo sporgersi dal divano per guardarmi.
Faccio spallucce, assumendo un tono indifferente. “Si, un regalo che ho pensato di farti. Ma sei troppo occupato con gli Yankees, perciò fa nulla.”
Sento Luke sospirare per poi chiedermi di ricevere ciò che avevo acquistato per lui.
“Oh no, torna a guardare la partita, non preoccuparti.”gli rispondo neutra e vado verso la camera da letto, sentendo il suo sguardo sulla mia schiena.
Brutto patito di baseball che non è altro! Ora se li sogna quei meravigliosi mocassini che avevo comprato pensando amorevolmente a lui..ok, non è del tutto vero. Più che altro avevo pensato a me con indosso l’ultimissimo trench acquistato da Burberry, che si abbina perfettamente con quelle scarpe!
Afferro gli indumenti sporchi che trovo in giro e mentre passo attraverso il corridoio per raggiunge la lavanderia, lancio uno sguardo alla sala e becco Luke chino sulla mia borsa, intento a scorgere cosa ci sia nella busta di Barneys.
“Brutto spione che non sei altro! Giù le mani!”esclamo scandalizzata e corro verso di lui, lasciando cadere tutti gli abiti per il corridoio.
“Dai Becky! E’ mio no? Perché non posso averlo?”si lamenta, alzando la busta in alto, impedendomi dunque di afferrarla.
Benissimo, dovrò portare i tacchi anche in casa!
“Perché sei uno sbruffone patito per degli stupidi che cercano di prendere una pallina!”borbotto, mentre tento di saltare, ma Luke è troppo alto e il braccio ben teso non aiuta di certo.
All’improvviso vengo colta da un’illuminazione e immediatamente salgo sul bracciolo del divano, sporgendomi verso la busta; ma Luke è fin troppo furbo e si scosta in tempo, ma non mi perdo d’animo e mi butto sulle sue spalle, circondando il suo bacino con le mie gambe.
“Dammela Luke! E’ mia!”
“Ma se è un regalo per me!”
“Ho cambiato idea allora. Lo darò a qualcun altro.”sbuffo, continuando a sporgermi sulle sue spalle, ma ora Luke ha teso il suo braccio in avanti.
“Ad esempio a chi?”
“Che ne dici di...Jack?”
Luke si blocca e gira il capo, guardandomi severo con la coda dell’occhio, ma alzo un sopracciglio con superiorità.
Bingo! Becky 1 – Luke 0.
“Non oseresti..”sussurra minaccioso, senza muoversi di un centimetro, al contrario di me che faccio ormai difficoltà a tenermi alle sue spalle.
“I soldi li ho spesi io, perciò la scelta è mia, no?”
E’ un attimo. Luke lascia cadere la busta a terra e mi fa cadere sul divano, dove poi mi raggiunge, sovrastandomi.
“No, o ti lascio.”controbatte a sua volta; socchiudo gli occhi infastidita.
Rettifico: Becky 1 – Luke 1.
“Provaci.”
“Solo se sei tu a provarci.”
Che nervi. Ma deve per forza avere la battuta pronta, tipica degli avvocati? Non poteva fare il..il..il gelataio?
“Ok, basta. Hai vinto. Prendi quella busta.”sbuffo sconfitta, mentre Luke si apre in un sorriso radioso e mi stampa un bacio tutt’altro che casto; poi si alza dal divano, correndo dal suo regalo.
Un cane con il suo osso, ecco cos’è.
Grazie a chi recensisce, a chi legge silenziosamente e a chi l'ha aggiunta tra i preferiti, tra le seguite e tra le ricordate. =D